Men In Black II

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno di lavoro ***
Capitolo 2: *** Prechi ***
Capitolo 3: *** Specchi ***
Capitolo 4: *** Le altre ***
Capitolo 5: *** Ancora loro ***
Capitolo 6: *** Solo una ***
Capitolo 7: *** Solo loro ***
Capitolo 8: *** La pioggia ***
Capitolo 9: *** Sbaglio ***
Capitolo 10: *** Beiste e Sugar ***
Capitolo 11: *** Lasciarla indietro ***
Capitolo 12: *** Decisioni e scoperte ***
Capitolo 13: *** Fuggire ***
Capitolo 14: *** Gioco di ruolo ***
Capitolo 15: *** Casa ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno di lavoro ***


Finalmente è pronto, eccovi uno dei sequel che vi avevo promesso.

Un piccolo riassunto? L’agente S, Santana per chi non lo ricordasse, si era trovata come vicina una giovane e affascinante ragazza, Brittany, e se ne era innamorata, per poi scoprire che era un’aliena braccata da un gruppo di feroci e spietati Trolliani: alieni invasori di mondi. Sentendosi tradita S aveva chiesto alla collega Q, Quinn, di usare su di lei il neuralizzatore perdendo i ricordi di Brittany e del loro amore che considerava falso, perché basato su menzogna e opportunismo. Quando però Brittany si trova in pericolo Q, Rachel e Finn, rispettivamente R e F intervengono spingendo S a salvarla e poi aiutando Brittany ad entrare nel MIB come un effettivo agente e facendola diventare la collega di S.

Non ci resta che riprendere la storia da questo punto…

Buona lettura!

 

 

 

Men In Black II

 

 

Prologo: Il primo giorno di lavoro

 

Si guardò allo specchio, la cravatta era perfetta ma lei strinse ancora un po’ il nodo, poi passò la mano lungo la linea dalle giacca nera che cadeva su un paio di pantaloni altrettanto neri. Annuì alla sua immagine e uscì dall’appartamento.

“San! Andiamo?” S sobbalzò davanti alla ragazza che l’aveva colta di sorpresa. Doveva essersi appostata davanti al suo appartamento.

Brittany, quante volte ti ho detto che mi devi chiamare S” arrossì, “Voglio dire, B, agente B, devi chiamarmi S…” La ragazza era raggiante e annuì convinta,

“Ok San” Santana dovette trattenere un sorriso mentre scuoteva la testa, quella ragazza l’avrebbe fatta impazzire.

“Andiamo?” Le chiese di nuovo Brittany. Era il suo primo giorno come agente ufficiale del MIB, il primo extraterrestre ad entrare nel gruppo per il controllo delle attività aliene sulla terra. La ragazza che lei aveva salvato qualche settimana prima, ma di cui sapeva ben poco. Sembrava innocua se si escludeva il fatto che ogni volta che S la guardava sentiva un’inspiegabile forza che la spingeva a sorriderle.

Brittany…” Si morse la lingua, “B, quella non mi sembra l’uniforme regolamentare che ti ho mostrato…” La ragazza guardò perplessa il completo nero che indossava,

“Non è il giusto nero? Perché sai ce ne sono parecchi ma…” S alzò la mano fermandola,

“No il completo è perfetto…” Perfetto era dir poco, la ragazza stava una meraviglia! Scosse la testa, “E’ la cravatta che non va bene.” La ragazza la guardò e poi alzò gli occhi su di lei, occhi supplicanti,

“Oh per favore San. Mi piace tanto, quella tutta nera era così triste” S dovette ingoiare a vuoto, quegli occhi, sentiva che se quello sguardo si posava su di lei avrebbe detto sì a qualsiasi cosa,

“Ok… la puoi tenere, ma…” La ragazza fece un salto di gioia,

“Evviva! Grazie San” S scosse la testa, era senza speranze. Dove poteva averla trovata una cravatta nera con dei piccoli unicorni?

“Andiamo, ci aspettano al MIB…”, Si incamminò e la ragazza fu subito al suo fianco, sembrava saltellare invece che camminare, S sorrise, era innegabile che la metteva di buon umore.

 

Brittany lanciò un’occhiata alla ragazza che seria camminava accanto a lei, era bellissima in nero, ma lo era sempre. Dovette trattenersi per non prenderle la mano, lo desiderava con tutta se stessa, ma doveva pazientare, doveva lasciare alla ragazza il tempo di capire quello che provava, perché Brittany lo sapeva, Santana la amava. Sorrise, forse non lo ricordava, ma presto lo avrebbe capito e tutto sarebbe tornato al suo posto.

“Buongiorno”, Brittany sorrise voltandosi verso la voce,

“Ciao Lord Tubbington!” Nel vedere la faccia contrariata di Santana si trattenne da andargli a grattare la testa dietro le orecchie, “Ci vediamo dopo… ora devo andare. E’ il mio primo giorno!” Gli ricordò, il gatto era più difficile da decifrare rispetto a quando era nella sua mente, ma le sembrò proprio che sorridesse,

“Ne sono al corrente, piccola, non parli d’altro da quando hai saputo che entravi nel MIB…” poi guardando Santana che aveva incrociato le braccia e lo fissava infastidita aggiunse, “Salve agente S, fate attenzione a lei, vi ritengo responsabile…”

“Gatto, B ora è la mia collega e non deve temere niente con me al suo fianco.” Brittany si illuminò nel sentire quelle parole poi anticipando la risposta di Lord Tubbington, che dal fremere della coda, sarebbe stata alquanto pungente, intervenne,

“Starò bene con lei, lo sai.” Santana la guardò come faceva sovente, come se cercasse di ricordare qualcosa, mentre il gatto annuì,

“Bene, buona giornata allora.” Si alzò e se ne andò, Brittany si dispiacque di non potergli fare due coccole ma Santana si era già mossa e lei dovette correre per raggiungerla.

 

Ecco che succedeva di nuovo. Perché doveva sempre uscirsene con frasi come quella? Perché il gatto doveva sapere che sarebbe stata al sicuro con lei? Cos’è che aveva dimenticato? Aveva interrogato Q ma la ragazza era stata più muta di un Ferlino con la pertosse. E gli altri? Solo capaci di lanciarle occhiatine e sorrisini. Di certo non si sarebbe abbassata a chiedere loro spiegazioni. Fastidiosi, irritanti e inutili!

“San?” Si voltò verso la ragazza, seduta accanto a lei in macchina, senza risponderle avvio il motore e si mosse. Avrebbe potuto chiedere a Brittany, non lo avrebbe mai ammesso ma ne aveva timore. Aveva paura di quello che le avrebbe detto, perché sentiva che avrebbe cambiato tutto.

 

 

 

Note

 

E così si riinizia, Brittany è fiduciosa ma saprà far innamorare ancora una volta S? Non sembra una missione titanica… ;-)

Spero che la storia vi piaccia quanto l’altra, di sicuro sarà ricca di… complicazioni! XD

Grazie mille, in anticipo, a tutti quelli che faranno un sorriso, anche solo piccolo, nel vedere la nuova storia. ;-)

Ciao ciao e al prossimo capitolo.

Dimenticavo, se qualcuno ha voglia di sbizzarrirsi in disegni o con photoshop sarò felicissima di aggiungere le vostre opere ai capitoli.

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Capitolo 2
*** Prechi ***


Primo capitolo: Prechi

 

Le porte si aprirono e S attraversò veloce l’atrio dirigendosi verso l’ascensore.

“Ciao!” Brittany agitò la mano verso il custode che sorrise,

“Buongiorno agente B, il primo giorno vero? Buona fortuna.”

“Grazie Fred” S inarcò le sopracciglia, lavorava da anni al MIB e non aveva mai saputo che l’agente di guardia si chiamasse così.

La ragazza la raggiunse sorridendo e poi furono nell’ufficio del MIB, come sempre pieno di attività. Brittany salutò un gran numero di persone, era il suo primo giorno ufficiale ma aveva già passato molto tempo al quartier generale per imparare le procedure e conoscere i materiali che usavano, era ovvio che aveva usato quel tempo anche per fare amicizia.

“S! Era ora.” Q la sua vecchia compagna di squadra la raggiunse, poi notò chi c’era dietro di lei e sorrise, “Oh… il suo primo giorno? Capisco il ritardo allora…”, S si ritrovò come sempre a irrigidirsi,

“Q, mi sembrava che tu avessi fretta di dirmi qualcosa” Q ridacchiò lanciandole una delle sue solite occhiate alla ‘tanto non te la lascio passare’ poi annuì,

“Sì, guarda…” Toccò alcuni tasti sulla tastiera e poi richiamò dei dati toccando lo schermo, “E’ successo questa mattina, verso le sei…” S osservò il picco di energia e corrugò la fronte,

“Troppo poco per una sbarco… troppo per un arma…”

“Già, la penso così anche io, pensavo di andare a vedere… ma…” La guardò e si strinse nelle spalle. S era stata la sua compagna per anni, insieme avevano affrontato un bel po’ di sfide, eppure notò qualcosa in Q per la prima volta. La ragazza era tesa, non era da lei, lei che ad un intelligenza acuta aggiungeva un certo sprezzo del pericolo.

“Beh, una missione di ricognizione… sembra perfetta per Britt… B!” Si corresse anche se notò il lampo passare negli occhi di Q, “Ti dispiace se veniamo anche noi?” Chiese sapendo che era quello che la giovane le stava silenziosamente proponendo.

“Certo, nessun problema…” E i suoi occhi la ringraziarono.

“Ciao Q” Entrambe si voltarono verso Brittany che era rimasta indietro a chiacchierare con dei Trogloniani in attesa del visto turisti,

“Ciao B, bella cravatta…” Q lanciò un occhiata divertita verso S, ma lei non la notò, era ipnotizzata, Brittany che passava la mano sulla cravatta le aveva momentaneamente tolto il respiro.

“S?” Scosse la testa,

“Sì?”

“Andiamo?” Si rese conto che Q aveva indossato la giacca. Tornò a guardare Brittany, la ragazza le sorrise dolce, come se condividessero un segreto, dovette scuotere la testa ancora una volta,

“Andiamo” Fece un cenno della mano affinché la seguissero, anche se era inutile visto che le due donne erano già in movimento.

Si separarono prendendo le due macchine e S si ritrovò a lanciare occhiate verso Brittany che aveva abbassato il finestrino e giocava con la mano lasciandola portare dal vento.

Brittany…” La ragazza si voltò a guardarla interrogativa, “Io… credo che dovremmo parlare…”

“Di cosa San?” S strinse il volante con entrambe le mani cercando il coraggio,

“Ecco… volevo sapere come…” Stava per dire: ci siamo conosciute, ma il comunicatore della sua macchina la interruppe,

“Emergenza tra la sesta e la ventiquattresima, raggiungere il posto immediatamente, codice arancio.” S premette il pulsante,

“Agente S e B, andiamo noi, dettagli.” Una piccola vocina dentro S le disse che era una codarda, che prendere quella chiamata era stato solo un vile e patetico modo di sottrarsi alle risposte, ma quella voce fu messa a tacere.

“Un Deroliano sta creando disordini, si è spostato dalla sua zona…” S fece una smorfia, i Deroliani erano sempre così intrattabili.

“Chiama Q, ci metteremo qualche minuto di più… digli di attendere il nostro arrivo” Brittany annuì e chiamò la ragazza.

Pochi minuti ed erano dal Deroliano.

“Ok, B, speravo che la tua prima azione fosse una semplice ricognizione… ma sembra che ti tocchi un Deroliano incazzato…”

“Mi piacciono i Deroliani, hanno tutte quelle zampette e poi hanno degli occhi così belli” S non fece una smorfia solo grazie all’uso di un notevole autocontrollo, i Deroliani avevano all’incirca duecento zampe dotate di lunghi e pericolosi artigli, e un numero quasi doppio di occhi, posizionati lungo tutto il corpo, assolutamente repellenti, anche per gli standard della via lattea!

“Va bene… ma stai dietro di me e se ti dico di scappare obbedisci” Brittany annuì, ma a S sembrò che non prendesse davvero sul serio il pericolo.

Estrasse la pistola e la tenne lungo la gamba puntata verso terra, un avvertimento e non una minaccia, non ancora…

Il grosso e cattivo Deroliano aveva la testa infilata nel tombino, S capì che era la testa che mancava all’appello perché non vedeva da nessuna parte le lunghe e velenose zanne che l’alieno aveva in bocca.

Hei!” Urlò richiamando l’attenzione del Deroliano che infatti estrasse la testa dal tombino fissando tutti i suoi numerosi occhi su di lei, “Sai chi sono, cosa posso farti e perché sono qui” Gli disse, per tutta risposta l’alieno alzò metà del suo corpo. Ora era alto almeno tre metri,

“Ok, ok, sei bello grande, ma questa non è la tua zona” Il deragliano scattò in avanti e lei puntò la pistola, “Fermati subito o ti rispedisco dal tuo dio tutte zampe e occhi”.

S vide le cose al rallentatore, il suo dito che premuto sul grilletto si tendeva per esplodere il colpo mentre il Deroliano le si avventava contro, le zampe sollevate che scattavano, le fauci spalancate a mostrare le due zanne. E poi… lei. Brittany si parò tra loro due con le braccia sollevate. S trattenne il colpo mentre con orrore si rendeva conto che presto della ragazza non sarebbero rimasti che brandelli.

Prechi! Surna te lon dicre!” Disse la ragazza o almeno qualcosa di simile, erano più che altro schiocchi. Con sua immensa sorpresa il Deroliano invece di divorare la ragazza la avvolse tra le zampe facendola volare in aria per poi riprenderla al volo. S avrebbe sparato, ma sentire la risata della ragazza la sconvolse talmente tanto che la sua mandibola quasi toccava l’asfalto mentre la sua mano si rifiutava di collaborare nell’alzarsi e riprendere la mira.

“Sono tanto felice anche io di vederti!” Brittany tornò a terra sorridente e felice come sempre, guardò lei e la presentò, “Santana, oh voglio dire, l’agente S…” Il Deroliano fece qualche commento e Brittany scosse la testa, “Oh no, non ti avrebbe mai sparato” Altri commenti da parte dell’alieno e Brittany si strinse nelle spalle, “Sono sicura che non ti avrebbe sparato, come sono sicura che tu non le avresti mai fatto del male”.

Era curioso, S e il Deroliano erano due specie diverse, provenienti da mondi diversi, con pensieri e desideri diversi, ma quando i due occhi di S incrociarono quelli molto più numerosi dell’alieno vi si specchiò la stessa vergogna. Entrambi sapevano perfettamente cosa avrebbero fatto se non fosse intervenuta Brittany ed entrambi condivisero il desiderio di non deluderla.

“Certo… sono sicura che saremmo giunti ad un accordo…” guardò il Deroliano, “Pacifico…”, Brittany sorrise e poi guardò l’alieno che a schiocchi dovette dire qualcosa di simile perché Brittany annuì contenta.

Dieci minuti dopo erano di nuovo in macchina, S non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era successo, ma a quanto pareva il Deroliano aveva promesso di non sconfinare più in cambio avrebbe potuto avere accesso ad una nuova via che gli permetteva di raggiungere una zona della fogna che lui considerava interessante.

“Mi spieghi com’è che parli il Deroliano?”

“Ho passato almeno tre mesi sul loro pianeta, è lì che ho incontrato Prechi”.

Certo, S aveva letto la scheda della ragazza, aveva girato mezza galassia prima di arrivare sulla terra, anche se non c’era scritto perché.

“Capisco… eri lì per… studio o vacanze?” Provò ad indagare, Brittany la guardò sorpresa poi sembrò ricordare qualcosa, fece una piccola smorfia dispiaciuta e poi tornò a guardare avanti,

“No… credevano fosse un pianeta sicuro… ero molto piccola, dovevo avere sette anni credo, Prechi, riusciva a farmi volare molto più in alto…” Un piccolo sorriso apparve a spezzare la tristezza che aveva oscurato il suo volto. S alzò la mano dal cambio per accarezzare le dita della ragazza. Le sembrò la cosa più naturale e giusta del mondo, ma quando vide Brittany voltarsi a guardarla stupita, arrossì e si allontanò. Il silenzio si protrasse e per spezzarlo S parlò ancora,

“Sei stata brava, molto… poteva finire male…” Brittany la guardò e il buon umore tornò sul suo volto,

“Davvero?”

“Certo. Anche se… la prossima volta non metterti sulla mia linea di fuoco… e magari non gettarti davanti ai denti o agli artigli o tentacoli o a qualsiasi altra escrescenza pericolosa.” Brittany ridacchiò poi annuì,

“Ok” S le lanciò un occhiata e scosse la testa,

“Ora andiamo da Q, sperando che la ricognizione non ci riservi altre emozioni”. Brittany annuì convinta e S ripensò alla timore di Q, doveva parlarle, doveva essere successo qualcosa, perché la ragazza si lasciasse intimorire da un piccolo mistero.

 

 

 

Note

 

Qualche piccolo mistero sembra iniziare a delinearsi, mentre Brittany dimostra di affrontare i problemi in modo totalmente differente rispetto a quello di S.

Al prossimo capitolo, grazie a tutti voi che leggete!

Ciao ciao

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Capitolo 3
*** Specchi ***


Buona lettura!

 

 

Secondo capitolo: Specchi

 

La macchina di Q era all’esterno dell’edificio, S si guardò attorno cercando la donna senza risultato,

“Accidenti Q, dove sei andata?” Non trovare la ragazza la mise in agitazione, quel curioso picco di energia era forse pericoloso? Potevano fingere di essere degli esperti della galassia, ma in realtà venivano smentiti quasi ogni giorno e quello era la parte eccitante del suo lavoro. Vedere l’esitazione negli occhi di Q forse l’aveva colpita più di quanto immaginasse.

“Siamo in pericolo?” Brittany era al suo fianco e la guardava interrogativa, solo allora S si rese conto di aver estratto la sua arma.

“Non lo so… ma non mi piace questa situazione…” Si guardò attorno ancora per un po’ poi sospirò, “Entriamo… Q mi sente non appena la trovo.” Fece qualche passo poi vedendo che Brittany non aveva estratto la pistola che le era stata data in dotazione aggiunse, “Rimani dietro di me…”. Provava uno strano senso di protezione per quella ragazza, avrebbe dovuto essere la sua collega, avrebbe dovuto proteggerle le spalle, non rimanere alle sue spalle. Avrebbe dovuto dirgli di estrarre la pistola, eppure non lo fece, perché in qualche modo strano e inspiegabile non voleva che Brittany si mettesse in alcun modo in pericolo, e lei sapeva, per esperienza personale, che se si impugna un’arma ci si mette in pericolo.

L’edificio era in costruzione, uno dei tanti in quella zona di New York, S si mosse con circospezione, la pistola tenuta ben salda nel pugno. Dietro di lei sapeva esserci Brittany, ma la ragazza si muoveva così silenziosamente da farla dubitare della sua presenza. Ottimo, almeno sapeva essere furtiva.

Un rumore attrasse la sua attenzione e lei si diresse verso la fonte.

“A me non sembra esserci nulla di strano…” La voce risuonò nella stanza accanto, enfatizzata dal cemento non ancora ricoperto,

“Sì, a parte questi specchi… che ci fanno degli specchi in un edificio in costruzione?” Le voci erano distorte e strane, eppure avevano qualcosa di dannatamente famigliare. S non abbassò l’arma ed entrò nella stanza. In effetti era piena di specchi, a parte quello era vuota.

Brittany era al suo fianco e guardava perplessa come lei la stanza deserta,

“Credevo di aver sentito della voci…” Disse,

“Già… le hai riconosciute?” Le chiese S speranzosa, ma la ragazza scosse la testa,

“No… ma mi sembrava di conoscerle…” S annuì,

“Va bene, qua non c’è nessuno, proviamo al piano di sopra…” Brittany però aveva inclinato la testa e osservava perplessa uno specchio, “Cosa…?” Provò S, ma poi lo notò anche lei, se li si fissava non si notava nulla di strano eppure nel momento in cui si distoglieva lo sguardo si aveva come l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Brittany fece qualche passo in avanti verso lo specchio.

“Aspetta…” Disse solo lei alzando la mano e sfiorando la spalla di Brittany ma era troppo tardi, la ragazza aveva già appoggiato la mano allo specchio, il riflesso di S sgranò gli occhi esattamente come l’originale, ma non accadde nulla.

Brittany si strinse nelle spalle e si voltò,

“Mi sembrava strano, ma è solo una specchio.”

“Già…”. S si appuntò di dire a Brittany che doveva imparare a non toccare quello che trovava strano.

Ripresero l’esplorazione dell’edificio senza trovarvi nulla, dieci minuti dopo erano all’esterno.

“Dove diavolo è la macchina?” Chiese S. La loro macchina e quella di Q non c’erano più. “Se questo è un dannato scherzo mi sentiranno…” Si interruppe e si batté la mano sulla fronte, “Ma certo!”

“Non capisco…”,

“E’ il tuo primo giorno, si fanno sempre scherzi il primo giorno di un agente. In genere si avvisa il collega però, ora tutto ha un senso, questa ricognizione assurda e la strana reazione di Q…” Scosse la testa e poi sospirò.

“Vuoi dire che è uno scherzo per me?” Chiese Brittany tutta sorridente,

“Sì, direi proprio di sì” La ragazza batté le mani felice,

“Che bello, nessuno mi ha mai fatto degli scherzi. Non vedo loro di raccontarlo a Lord Tubbington!” S non riuscì a trattenersi dal sorridere, ricordava quando lo scherzo lo avevano fatto a lei, era stata molto meno entusiasta e di sicuro con lei non erano stati così elaborati come questa volta.

“Va beh, torniamo al MIB, chiamo un taxi…”.

 

“Ciao Fred, bello scherzo.” Brittany sorrise mentre il portiere aveva abbassato il giornale e le guardava perplesso ma prima che potesse dire qualcosa S aveva già chiuso l’ascensore e loro erano nel quartier generale del MIB. S si aspettava un applauso o qualcosa di simile, ma niente, l’attività era assolutamente normale. Corrugò la fronte prevedendo altri guai, forse lo scherzo non era finito…

S vide la chioma bionda di Q e si diresse verso di lei a passo di marcia,

“Q! Se ti è sembrato divertente per me non lo è stato!” La ragazza di voltò verso di lei perplessa.

S si bloccò, la bocca spalancata e gli occhi sgranati.

“Q… cosa… è uno scherzo…” Tentò di dire ma la ragazza la guardava come se fosse impazzita.

“S, cosa c’è? Non ti senti bene?”

“Io? Tu piuttosto cosa…” Si interruppe, “O cavolo, andiamo. Lo scherzo lo dovete fare a lei non a me.”

“Cosa diavolo significa questo?” La voce della Sy, potente e autoritaria come sempre fece immobilizzare tutti gli agenti, S ghignò divertita, ora si sarebbe goduta lo spettacolo, si erano divertiti alle sue spalle, bene, ora la Sy gliele avrebbe cantate. Nel vedere lo sguardo sbalordito di Q correre da lei all’ufficio della Sy che dominava la stanza però iniziò a preoccuparsi. Poi la voce di Brittany alle sue spalle le confermò che qualcosa non andava,

“San, cosa succede?” Nel suo tono era scomparso tutto il divertimento per lo scherzo, vi era solo perplessità e una punta di paura. Lentamente, come se cercasse di evitarlo, ma ne fosse incapace S alzò lo sguardo, si era aspettata di tutto, ma non quello. Spalancò la bocca e sgranò gli occhi, poi fu colpita e cadde a terra. Il suo ultimo pensiero fu che quello era il peggior e il miglior scherzo mai organizzato.

 

 

Note

 

Finalmente la storia è entrata nel vivo, cosa ha sbalordito S e preoccupato Brittany? Cosa c’è di tanto strano in Q? E chi, alla fine, ha colpito S?

Lo vedremo nel prossimo capitolo! ;-)

Ciao e grazie a tutti, come sempre!

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Capitolo 4
*** Le altre ***


Piccola premessa… concentratevi! ;-)

Buona, spero, lettura!

 

 

Terzo capitolo: Le altre

 

Aprì gli occhi e si ritrovò a guardare il lontano soffitto del MIB.

Un viso sorridente comparì nel suo campo di osservazione, doveva essere stato tutto un brutto sogno.

“Come ti senti?” Sospirò, non si era mai resa conto che la ragazza aveva delle piccole e deliziose lentiggini sul naso. Si tirò su e incrociò lo sguardo corrucciato che l’aveva proiettata nell’incubo,

Britt, stai lontano da lei, non mi fido.” Disse lei,

“Ma San, come fai a non fidarti?” Chiese la ragazza che ancora le sorrideva e solo allora lei notò che portava una cravatta con degli anatroccoli, niente unicorni in campo nero.

“Dov’è?” La… lei, quella che le stava davanti, strinse gli occhi come se la valutasse poi annuì,

“E’ laggiù…” Le indicò le sue spalle e S si voltò, Brittany, la sua Brittany, stava chiacchierando con dei trogloniani… gli stessi di quella mattina? La ragazza sembrò sentire il suo sguardo perché le si avvicinò subito.

“Sono proprio gli stessi San, hanno gli stessi nomi e tutto il resto.” S però faceva fatica ad ascoltarla, stava guardando la sua Brittany con accanto un’altra Brittany. Due gocce d’acqua, ben più che gemelle, sorridevano nello stesso identico modo, se non fosse stato per la cravatta le avrebbe confuse…

“Sì, siamo d’accordo, è strano” Si voltò ancora una volta e si specchiò negli occhi scuri che vedeva riflessi ogni mattina. Se stessa. Sulla scrivania davanti a lei c’era la sua copia sputata.

“Strano, sì fottutamente strano.” Le due Brittany si accigliarono allo stesso modo, mentre la sua copia ghignò.

“Se è uno scherzo allora siete stati davvero bravi e vi pentirete di avermi colpito”

“Non è uno scherzo e mi dispiace di averti colpito…” S si voltò verso la voce,

“No, ti prego, non dirmi che sei stata tu a stendermi” Guardò interrogativa verso se stessa che fece una smorfia poi annuì,

“Ho il sospetto che desiderava farlo da tempo”

“Oddio, no” R alzò gli occhi al cielo dopo quella sua esclamazione,

“Sì, sei decisamente tu S, anche se non credevo alle analisi del computer ora non ho più dubbi!”,

“Fatemi capire, siamo state… duplicate o…”

“No, non direi” S guardò Q e ancora una volta rimase a bocca aperta, credeva che fosse stato uno scherzo del suo cervello, ma la ragazza era di nuovo lì davanti ai suoi occhi invariata, “Anche perché tu non faresti quella faccia ogni volta che mi guardi” Aggiunse la ragazza portando le braccia al fianco.

“Sì, ci sono rimasta così anche io quando me l’ha detto” Le disse comprensiva l’altra lei. S guardò Q, la cui pancia era… enorme!

“Aspetti un bambino?”

“Sì, S, aspetto un bambino, possiamo passare oltre e scoprire cosa siete o cosa fate qui?”

“E’ bellissimo Q, sono molto felice per te!” Le disse Brittany ottenendo un sorriso da Q che però guardando S aggiunse,

“Impara dalla tua ragazza ad essere un po’ più educata” S sbiancò,

“Cosa… cosa hai detto?” Le persone attorno a lei la guardarono perplessi, persino la sua copia e la copia di Brittany. Si voltò verso la sua Brittany e notò il rossore sospetto sulle guance della ragazza.

“Siamo colleghe, compagne di squadra…” Q lanciò un’occhiata alla sua Santana che corrugò di nuovo la fronte e S seppe che a se stessa non era piaciuta quella risposta. Brittany (cravatta anatroccoli) si mosse e posò una mano sulla spalla della sua San. Il gesto fu curioso e S sbatté le palpebre perché non capiva, mentre la sua Brittany arrossì ancora una volta.

“Non siamo qui per cogliere le differenza… ma per capire quindi…”

“Mondi paralleli!”

“Come agente A?” Il ragazzo in sedia a rotelle arrivò lo sguardo acceso,

“Mondi paralleli! I fisici e gli scienziati ne parlano da anni, e non solo sul nostro mondo”, Il silenzio scettico spinse il ragazzo a spiegarsi ancora, “Alcuni credono che ogni scelta crei una nuova realtà, da una parte una possibilità, dall’altra l’altra e così via, milioni di scelte ogni istanti, milioni di mondi possibili”

“E’ assurdo” Dissero in coro le due S e A lanciò un occhiataccia a tutte e due,

“Avete altre spiegazioni possibili?”

“Clonazione”,

“Salto temporale”,

“Trauma cranico”,

“Realtà illusoria”, S guardò la sua copia e si sorrisero, finalmente qualcuno con cui si sentiva perfettamente in sintonia.

“Ok, smettetela” Q le guardò esasperata, “A, perché propendi per la teoria dei mondi paralleli?”

“Perché abbiamo appurato che non siete delle copie, non sono stati registrati salti temporali e poi ve lo ricordereste”

“Passi, ma…” Q alzò la mano ad interrompere S,

“Se si tratta di una illusione sensoriale allora noi non possiamo farci niente e a meno che non vuoi rimanere ferma ad aspettare che passi…” S incrociò le braccia facendo una smorfia,

“Ok, forse hai ragione…”

“Sì, ho ragione” Il silenzio si protrasse poi Brittany (cravatta con gli unicorni) chiese,

“Cosa facciamo?” S la guardò stava reggendo bene, in fondo era una situazione pazzesca e quella era la sua prima missione, eppure la ragazza appariva calma.

“Ripercorriamo tutte le vostre azione e scopriamo cosa è successo…” Suggerì Q ottenendo solo cenni di assenso.

 

S lanciò un occhiata alla donna al volante, oramai doveva essersi abituata eppure le faceva strano, era proprio uguale a lei.

“Avete detto tra la sesta e la ventiquattresima?”

“Sì” rispose e l’altra Brittany si voltò verso di lei,

“Oh deve essersi trattato di Prechi, ci siamo andate anche noi questa mattina”

“Sì” Confermò la Brittany seduta dietro accanto a lei. Un istante e le due ragazze erano perse in una fitta conversazione. Chiunque l’avrebbe trovata assurda, ridevano alle stesse battute, ricordavano esattamente le stesse cose, eppure le due ragazza si stavano divertendo un sacco. S guardò verso la sua sosia al volante e si stupì nel vedere lo sguardo dolce che rivolgeva alla ragazza seduta accanto a lei. S arrossì e distolse lo sguardo in imbarazzo.

Trovarono il posto e non rilevarono anomalie, poi parlarono con Prechi, che sembrava deliziato di poter avere due Brittany da far volare, anche lì non ottennero risultati. Tornarono in macchina per dirigersi all’edificio che entrambe le coppie avevano esplorato poche ore prima. S seduta accanto alla sua Brittany sul sedile posteriore notò i sorrisi e gli sguardi che le due donne sedute davanti si lanciavano.  Q era stata chiara, loro due stavano assieme… e Brittany, la sua Brittany era arrossita…

“S?” La sua copia la guardò interrogativa e lei prese un respiro per poi chiedere, “Ti sei fatta smemorizzare qualche settimana fa?” Un lampo di dolore passò negli occhi della ragazza e all’istante la mano di Brittany andò a chiudersi su quella di Santana.

“No” Disse la donna poi lanciò un’occhiata alla Brittany che era rigidamente seduta sul sedile posteriore, “Tu sì?”

“Q mi ha detto che mi ha smemorizzato…”

“Sì. Gliel’ho chiesto anche io ma…” La mano di Brittany si chiuse un po’ più forte “non ha voluto farlo, mi ha detto di trovare qualcun altro, mi ha detto che la sua bambina mi avrebbe avuto come madrina e che mi voleva integra, con tutta la mia memoria, nel bene e nel male.”

“Capisco…” In realtà non capiva, certo la sua Q non era incinta e questo avrebbe potuto essere una variante sufficiente… almeno credeva…

“Siamo arrivate.” Fermarono la macchina e risalirono i piani, le armi in pugno. Di nuovo non incontrarono nessuno. Giunsero nella stanza degli specchi e si guardarono attorno perplesse,

“Direi che è tutto normale, tranne quegli specchi certo…”

“Già… Brittany ne ha toccato uno…” Disse S e si avvicinò allo specchio alzando la mano, “Forse non dovrei…”

“Già forse non dovresti…” Le due S si guardarono, toccava a loro, loro erano la prima linea, sempre. S sentì la mano di Brittany sfiorare la sua, era molto vicino a lei fu sul punto di dirle di allontanarsi ma le sue dita toccarono lo specchio e di nuovo non avvenne niente.

“Nulla…”

“San non ci sono più!” Brittany era lì, con la sua rassicurante cravatta con gli unicorni, ma di S e di Brittany cravatta con gli anatroccoli nessuna traccia.

“Siamo tornate indietro?”

“Mani in alto!” No, decisamente non erano tornate indietro, perché a meno che il MIB non avesse reclutato nuovi agenti quei due lei non li aveva mai visti.

 

 

Note

 

Si lo so… non vi siete concentrate e non avete capito nulla! XD

E’ veramente difficile gestire delle copie identiche… spero di non avervi confuso troppo e che almeno un pochino siate riuscite a seguire il filo del racconto. ;-)

Tornando alla storia… mondi paralleli! Sì, li adoro, tanto quanto amo i viaggi nel tempo e i super poteri.

S e Brittany stanno saltando tra i mondi, il primo giro è andato bene ma il prossimo? Lo scopriremo presto, se avrete ancora voglia di seguire la storia! ;-)

Ciao ciao e grazie a tutti!

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Capitolo 5
*** Ancora loro ***


Buona lettura! Oh… non perdete il filo! ;-)

 

 

Quarto capitolo: Ancora loro

 

“Non vi muovete!” Intimò ancora l’uomo puntando verso di loro la propria arma

“Giù quelle armi, siamo del MIB” Provò S mettendosi sulla linea di tiro e coprendo Brittany,

“Perché credi sia sufficiente indossare un completo nero per…” Si interruppe, il collega, alto e biondo che aveva al fianco si era praticamente messo davanti a lui, aveva abbassato l’arma e la stava fissando ad occhi sgranati.

“B, cosa…?” Ancora una volta l’uomo si interruppe questa volta perché aveva visto Brittany, “Cosa…” Riprovò,

“Ok, sentite, questa è una situazione strana, lo ammetto, ma perché non abbassiamo tutti le armi per un istante?” Riprovò S, non sapeva cosa aveva confuso quei due, ma era uomini, potevano essere rimasti confusi dalla loro stessa ombra, quello che contava è che sembravano meno inclini a sparare e più a parlare.

“San, non lo vedi?” S si voltò a guardare Brittany che fissava stupita l’uomo in completo scuro che aveva parlato per primo.

“Cosa?”

“Sono noi!” Allora S guardò, per davvero, l’uomo che la fissava, era biondo, la pelle chiara e gli occhi… il suo pensiero si perse, quegli occhi lei li conosceva, blu e dolci, belli.

“Non è possibile…” Disse l’altro uomo e lei lo guardò, pelle ambrata, occhi scuri, profondi, era senza dubbio un gran bel ragazzo.

“Cavolo sono proprio bello da donna” Affermò lui e ritirò la pistola per poi fare un sorriso affascinante, “E tu, B, sei perfetta!” Questa volta i suoi occhi luccicarono.

“Piacere di conoscervi!” il ragazzo biondo tese la mano a S che la prese, sentendo un brivido, era giusto eppure sbagliato, era la sensazione più strana che avesse mai provato. Lui sorrise e ancora una volta S si sentì disorientata.

“Non sembrate troppo stupiti dalla cosa” Commentò allora,

“Non ci aspettavano certo dei noi femmina, però sospettavamo che questi specchi sono portali tra i mondo paralleli, quindi… beh perché no?” Gli rispose la sua coppia maschile,

“Sapete per caso chi li ha messi?” Chiese poi il Brittany uomo,

“No, immagino neppure voi…” Scossero la testa entrambi,

“Tutto bene?” Un altro uomo entrò nella stanza, capelli biondi e occhi verdi,

“Oddio, Q?” Chiese S mentre guardava l’uomo che la scrutò perplesso,

“Sì, voi invece siete…?”

“Ah questa ti piacerà Q, sono noi!” B si spostò per mettersi al fianco di Brittany che gli sorrise e la somiglianza fu così evidente da far spalancare la bocca al nuovo arrivato.

“Grazie B, questa faccia va finire dritta dritta in bacheca” Disse S maschio, mentre scattava la foto, Q si riscosse all’istante,

“Non ci pensare neppure!” lui lo ignorò,

“Diteci, Q da voi è una donna?”

“Sì” L’uomo sorrise alla sua risposta affermativa,

“E scommetto che…”

“E’ molto meno bella di me, certo” i due S si guardarono compiaciuti mentre anche questo Q alzava gli occhi al cielo.

“S, credi che invece di pensare a simile cose potremmo risolvere questa faccenda?”

“Q non sai proprio come divertirti”

“Dimmi cosa è successo piuttosto.”

“Niente di che, io e B eravamo qui nella noiosissima missione di controllo che ci ha appioppato Sy solo perché ho detto a F che quella minigonna gli stava un orrore e poi sono saltate fuori loro” S ebbe una fugace ma fantastica immagine del suo agente F in minigonna poi intervenne,

“Noi nel nostro mondo abbiamo trovato gli specchi e li abbiamo toccati, questo è il secondo mondo che incontriamo, nel primo abbiamo sperato che ritoccare gli specchi ci riportasse semplicemente a casa… ma non si direbbe…”

“Secondo me dobbiamo chiedere a Lord Tubbington, chiedo sempre a lui se non capisco qualcosa” Disse Brittany parlando per la prima volta,

“Oh, ottima idea” Confermò B che era stato sul punto di parlare ma aveva lasciato la parola alla ragazza.

“Lord chi?”

“Lady Tubbington la Corei di B” Spiegò S maschio a Q,

“Oh capisco la Corei”.

S scosse la testa, certo, tutto rovesciato, divertente, ma assai confusionale. Si avvicinò a Brittany,

“Come credi che sia Kurt qui?” La ragazza sorrise,

“Dopo lo chiedo a B” S scosse la testa sorridendo a sua volta, ovviamente Brittany non aveva colto la sua malizia.

“Allora…” La sua versione maschile si interruppe, “Come devo chiamarvi?”

Brittany!” Disse subito lei e lui le sorrise,

“Bel nome” Poi guardò lei,

“S” Lui corrugò la fronte poi annuì,

“Ok, venite con me, Q fai tu rapporto? Noi andiamo da Lady T”

“Sì, chiamo F e R per sostituirvi.” S sorrise soddisfatto e poi le accompagnò all’esterno.

 

New York era esattamente come l’avevano lasciata, anche se la luce iniziava ad affievolirsi segno che il tempo almeno passava nello stesso modo in tutti i mondi. La macchina era esattamente come la loro. S vi salì ma prima che Brittany potesse sedersi accanto a lei, l’altro S le aprì la portiera davanti facendole un sorriso e invitandola ad entrare. La ragazza rimase un istante perplessa poi si sedette mentre a salire dietro fu B.

“Mi confonde un po’ questa situazione” Le disse lui osservandola,

“B, tu rimani confuso anche dai salti Repliani” disse il ragazzo alla guida,

“In effetti si chiamano salti ma non si muovono, allora se un Repliano salta e si muove come lo chiama?” Chiese Brittany che chiaramente si era sentita interpellata, B annuì convinto dall’argomentazione della ragazza,

“A te non ti confonde S?” Chiese il ragazzo, i due interpellati rimasero in silenzio attendendo che fosse l’altro a parlare, ma visto che il silenzio rimaneva B parlò ancora, “Perché io sento qualcosa che mi lega a te…” E B la guardò, S si perse per un istante in quegli occhi azzurri,

“B, hai davanti a te una donna a dir poco perfetta, con tutti gli attributi al posto giusto, sei un alieno ma sei pur sempre un maschio, ci credo che provi qualcosa.” Intervenne prontamente il ragazzo alla guida.

S lanciò un’occhiata a Brittany che si era immobilizzata sul suo sedile, l’argomento sembrava metterla in imbarazzo, poi guardò se stessa in versione maschile, stringeva il volante con due mani e lanciava occhiate troppo numerose agli specchietti retrovisori, lei lo faceva solo quando era tesa e la spacconeria era un altro sintomo.

“Siamo arrivati” Disse l’S al volante e poi parcheggiò la macchina. Chissà perché S non si stupì affatto di trovarsi davanti al suo palazzo, lì dove per una strana casualità c’era anche l’appartamento di Brittany.

“Eccoci a casa, B fai strada” Il ragazzo li condusse verso l’ascensore, vi entrò e Brittany lo seguì, ma prima che S li imitasse il suo omologo maschile la prese per il braccio, “Noi prendiamo il prossimo.” Prima che B e Brittany potessero lamentarsi le porte si chiusero e loro due rimasero soli.

 

“Dobbiamo parlare”,

“Ma dai? Pensavo mi avessi trattenuta per guardare il panorama” Lui fece una smorfia,

“Fa questo effetto il nostro sarcasmo?” Lei lo guardò poi scosse la testa,

“Spara” Lui annuì improvvisamente più insicuro, era facile leggere in lui, quasi come guardarsi allo specchio, quasi. “Parla alla specchio”,

“Come?” Gli chiese lui confuso,

“Noi parliamo allo specchio no? Parlami come se fossi il tuo specchio, è praticamente la stessa cosa solo che io rispondo”. Lui annuì convinto,

“Ok, senti qua, io…” Sbuffò, “Ok…” Si interruppe ancora e fece una smorfia,

“S!” Lo riprese lei,

“Lui mi piace” S sgranò gli occhi,

“Cosa?” Lui trangugiò poi scosse la testa,

“Non hai chiesto chi…” S si morse un labbro,

“Io… ecco… voglio dire…” Lui le lanciò uno sguardo divertito e lei fece una smorfia,

“Ok e allora?” S maschio tornò immediatamente serio,

“Beh non è facile accettare di essere attratto da un uomo, poi arrivate voi e… pochi minuti con Brittany e…”

“Brividi…” Lui la guardò interrogativo e S sospirò, “Quando B mi ha dato la mano io…”

“Già… volevo solo sapere, sai magari tu come donna potevi capirci qualcosa di più…”

“Non ci capisco nulla! Come l’hai conosciuto B?” lui la guardò perplesso,

“Esattamente come te no?”

“Io non lo ricordo, mi sono fatta cancellare la memoria ad un certo punto e…” Si interruppe e lui annuì,

“Capisco… beh, era il mio nuovo vicino e si è rivelato essere l’obiettivo di un gruppo di Trolliani, molto cattivi per dirlo alla B, l’ho salvato e ora è il mio collega nel MIB…” Si strinse nelle spalle,

“Quando hai capito… che beh…” Chiese allora lei,

“La prima volta che l’ho visto aprire la porta del suo appartamento…” Sorrise, lo sguardo perso, “E poi quando l’ho accompagnato all’osservatorio, sosteneva non si vedessero le stelle a New York… e quando mi ha costruito un giardino sul tetto…” S lo ascoltava mentre lui rapito ricordava, “E quando il richiamo mi ha bruciato il corpo in ogni atomo, il terrore di non vederlo più che mi faceva ancora più male… la barriera blu che ci separava, quando batteva i pugni nel vano tentativo di rompere il vetro dell’incrociatore su cui li avevo messi tutti.” Si interruppe e la guardò arrossendo,

“Sei cotto e Brittany non cambia nulla.” Disse lei e lui annuì più tranquillo.

S rimase in silenzio mentre nell’ascensore risalivano il palazzo, erano quelli i ricordi che lei aveva cancellato? Quelli che facevano brillare gli occhi della sua copia maschile? Cosa diavolo aveva fatto?

 

Brittany lanciò un occhiata verso di lei, era preoccupata e nel vederla arrivare sorrise rilassandosi,

“Questo è ancora più interessante…” S guardò tra le braccia di B,

“Lord… Lady Tubbington, che piacere” Il tono sarcastico non sfuggì alla gatta che fece saettare la coda,

“Vedo che certe cose non cambiano”

“Forse anche lei non ha apprezzato le tue menzogne e i tuoi raggiri” Le disse il bruno ragazzo che aveva incrociato le braccia e guardava la Corei,

“Lei non ricorda, questo mi è stato detto.” Brittany abbassò lo sguardo sfuggendo quello di S.

“Siamo qui per risolvere altri problemi, che direi sono evidenti, cosa puoi dirci?” Intervenne S togliendo la sua copia femminile dall’imbarazzo.

“Sì, noi Corei siamo informati sulla possibilità dell’esistenza di mondi paralleli…”

“E sai dirci come tornare a casa?” La gatta guardò Brittany inclinando la testa,

“No, mi dispiace, ma quegli specchi sono comparsi nello stesso momento in tutti i mondi, chiunque li ha posizionati lì deve avere uno scopo, direi che sarebbe prudente scoprire chi sia e perché lo ha fatto”. I quattro si guardarono non ci avevano pensato, le ragazze troppo occupate a tornare a casa mentre i ragazzi consideravano gli specchi ancora solo come un incarico noioso e punitivo.

“Quindi cosa facciamo? Saltiamo da un mondo all’altro alla ricerca di risposte? E magari di un colpo di fortuna che ci faccia incontrare i colpevoli?” Chiese S, che davvero non sapeva cosa fare e iniziava a temere di non sapere come riportare Brittany a casa.

Il gatto passò lo sguardo su di lei poi su Brittany,

“Potrei sapere chi conosce la risposta…”

“Avanti gatta, non fare la reticente” La sollecitò l’S uomo,

“Piccolo ricordami perché lo sopporto?” Si rivolse a B che le sorrise grattandole la testa proprio dietro le orecchie, S guardò Brittany che aveva lo stesso identico sorriso e guardava lei, “Dovete parlare con Beiste” B e Brittany sgranarono gli occhi allo stesso modo,

“Ma…”

“E’ morto…” B concluse l’obiezione di Brittany,

“In questo mondo e anche nel tuo ma…”

“In un altro potrebbe essere ancora vivo” proseguì il ragionamento S,

“Quindi dovremmo vagare tra i mondi fino a trovare quello giusto, quello in cui questo…”

Beiste” La aiutò Brittany,

“Questo tipo sia vivo e ci possa dare, forse, delle informazioni?”

“Esatto agente S donna” La gatta si mise a leccarsi le zampe sembrando aver archiviato l’argomento, S guardò gli altri a bocca spalancata,

“Sta scherzando vero?”

“Non credo San…” Brittany la guardava preoccupata e B si strinse nelle spalle,

“Temo che non abbiamo molte altre opzioni.” Aggiunse l’altro S alle sue spalle, lei si voltò, si sentiva pugnalata alle spalle, il ragazzo alzò le mani,

“Senti S, lo sappiamo che non ci piace, ma lo faremo lo stesso no?” Lei fece una smorfia e incrociò le braccia pronta ad opporsi, “Dobbiamo riportarli a casa, è più forte di noi…” Aggiunse allora lui bloccando sul nascere ogni protesta.

“Chi?” Chiese B, ma S scosse le spalle,

“Non ha importanza B, S ha capito cosa voglio dire”.

Aveva ragione, dannatamente, completamente ragione, già una volta era salita su una nave Trolliana spinta solo da una sensazione senza sapere perché ma compiendo un’azione suicida. Aveva fatto da scudo a quella ragazza sapendo appena il suo nome, ora avrebbe viaggiato tra i mondi nell’unico scopo di farla tornare a casa.

“Va bene, ritorniamo agli specchi”,

“Sei sicura San?” S guardò la ragazza e le sorrise,

“Sì Brit, sono sicura” Sul volto della ragazza si aprì un ampio sorriso e S si rese conto che era la prima volta che abbreviava a qual modo il suo nome. Non si corresse invece guardò la sua copia che le annuì.

 

Erano di nuovo davanti allo specchio,

“Pronte?”

“S, dimmi di nuovo perché non andiamo con loro” Chiese B, era corrucciato,

“Perché rischiereste di perdervi anche voi” Gli disse lei anticipando la sua copia uomo.

“Vedrai che andrà tutto bene…” Gli disse Brittany poi lo strinse in un abbraccio, il ragazzo nascose il volto nella sua spalla poi sospirando si separò da lei,

“Saluta Lord Tubbington da parte mia…”

“Contaci” Si sorrisero e i due S si guardarono sorridendo a loro volta, perché conoscevano alla perfezione cosa passava nella mente dell’altro in quel momento.

“Vado San?” Chiese Brittany,

“No, lo faccio io…” Le prese la mano, improvvisamente spaventata di perderla nel passaggio.

“S?” La chiamò il suo omonimo maschile, “Qual è il tuo nome?”

“Santana” Le disse lei e lui sorrise,

“Lo sapevo che doveva essere un nome figo” Si sorrisero ancora una volta poi, mentre S alzava la mano per sfiorare il vetro, vide il ragazzo allungare la propria per stringere quella di B.

Un attimo c’erano e l’istante successivo erano spariti.

“Altro giro, altro regalo…” Mormorò,

“Li rincontreremo?”

“Non credo Brit…”

“Già, non credo neppure io…” S le strinse un po’ di più la mano poi la lasciò andare,

“Andiamo?” La ragazza annuì e uscirono per l’ennesima volta da quell’edificio.

 

 

Note

 

Capitolo lunghissimo, almeno per i miei standard… era diviso in due ma devo pur farmi perdonare la confusione intrinseca alla storia! ;-)

Di nuovo loro, ma in versione maschile, ah la bellezza dei mondi paralleli… e… piaciuta Lady T?

Grazie mille a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare fino in fondo… sperando che non abbiate voglia di riempirmi di insulti! XD

Ciao ciao

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Capitolo 6
*** Solo una ***


Buona lettura!

 

 

Quinto capitolo: Solo una

 

“Dove vi porto signorine?” S diede al taxista l’indirizzo di casa sua, il meglio era parlare direttamente con il Lord T del posto, in qualsiasi versione si sarebbe manifestato.

Osservando New York dal finestrino non si notavano variazioni, il sole ormai era quasi tramontato, ma la luce era ancora sufficiente e gli abitanti della città si muovevano nel solito modo febbrile.

“Come credi che sarà?”

“Non lo so…” Brittany rimase di nuovo in silenzio poi la guardò e disse,

“Cosa ti ha detto l’S uomo prima?” Lei si strinse nelle spalle,

“Voleva parlare di alcune cose che ci riguardano…” Disse molto generica,

“B mi ha detto che è innamorato di lui” Se non fosse stata seduta S sarebbe caduta a terra, si riprese a sufficienza dal dire:

“Oh…”

“Sì, dice che aspetta solo che lui sia pronto” S inghiottì a vuoto poi si voltò a guardarla,

“Lui non si è fatto cancellare la memoria” le disse, Brittany distolse subito lo sguardo,

“Lo so…” Mormorò,

“Mi dispiace…” S era incapace di provare un sentimento diverso, sentiva di averla in qualche modo tradita e ferita con quel gesto, anche se non sapeva perché.

“Non è stata colpa tua… io capisco perché lo hai fatto…”

“Davvero?” Brittany alzò lo sguardo e S vi vide il dolore, il senso di perdita che le aveva causato. Alzò la mano in un tentativo inutile di cancellare quello che vedeva.

“Eccoci!” Il taxista le interruppe e S pagò per poi scendere.

Risalirono in silenzio l’edificio poi bussarono alla porta che abitava Brittany nel loro mondo,

“Potrebbe anche non esserci nessuno, tu sei di turno al MIB e magari non abiti nemmeno qui…” La porta si aprì e davanti a loro apparve Brittany. Una copia uguale alla ragazza che aveva al fianco. Non indossava l’uniforme ma un paio di jeans e una maglietta che le ricadeva ampia lasciandole le spalle nude che però erano ricoperte dai lunghi capelli biondi.

La ragazza sgranò gli occhi e spalancò la bocca poi senza preavviso si gettò tra le sue braccia iniziando a singhiozzare. Ogni singhiozzo spezzava il cuore a S che non riuscì a trattenersi dal stringerla a sua volta tentando di consolarla.

“Sei tornata! Lo sapevo, lo sapevo…” Continuava a dire. La sua Brittany si mordicchiava le labbra osservando quella scena senza ben sapere cosa fare.

Poi comparve Lord Tubbington,

“Piccola…” La chiamò e la ragazza si separò da S, sorrideva ora tra le lacrime,

“Sei tornata da me!” Le disse ancora, poi vide Brittany e sbatté le palpebre, “Ma…”

“Mi dispiace, non solo la tua Santana…” Le disse S dolcemente, la ragazza le teneva ancora le mani e lei sentì il suo sussultò a quelle parole,

“Per quanto vorrei che fosse come desideri, piccola, questa non è lei” Il Corei mise una certa enfasi sul lei poi inclinò la testa, S aprì la bocca per intervenire ma la sua Brittany le posò la mano sul braccio,

“Stanno parlando.” Disse e S la guardò perplessa, i due si guardavano e basta, “Lord Tubbington ed io siamo stati connessi a quel modo prima che tu mi liberassi dalla minaccia dei Trolliani” Le spiegò Brittany, “Potevamo parlare nella mente… anche se parlare è riduttivo…”.

“Non sei lei…” le interruppe l’altra Brittany poi tornò a guardarla “Come?”

Brittany ti sta chiedendo come sei sopravvissuta al colpo esploso dalla nave madre Trolliana” La aiutò il Corei,

“Mi sono lanciata con la capsula di salvataggio” La ragazza annuì,

“E poi?”

“Sono atterrata in un campo di pecore ed è arrivata Q a prendermi.” Raccontò, la copia di Brittany annuì ancora poi si voltò e entrò in casa correndo.

S fece un passo avanti ma il gatto le si parò davanti,

“Non credo che possiate esserle di qualche aiuto ora.”

“Perché?”

“Perché vi ha perso e per un istante ha creduto che foste di nuovo qui” Brittany si mordicchiava un dito un’espressione di dolore sul volto, poi si mosse,

“Vado io…” Disse e entrò in casa seguendo la ragazza. S rimase sola con il Corei,

“Non mi aspettavo questo…”

“Potrei dire lo stesso.” Disse il gatto e S credette di identificare sul quel volto da felino un certo sarcasmo, “Potete dirmi agente S cosa fate qui?”

“Veniamo da un mondo parallelo e cerchiamo un certo Beiste” Il gatto annuì,

“Sì, Beiste avrebbe potuto sapere qualcosa dei mondi paralleli” S sospirò,

“L’uso del passato implica che è morto?”

“Sì e da parecchi anni, mi dispiace”.

 

Brittany raggiunse la sua camera senza dubbi, infatti vi trovò la sua copia stesa sul letto, la sorprese vederla con gli occhi asciutti.

“Ciao…” Le disse e lei si voltò a guardarla con un piccolo sorriso,

“Ciao” Brittany si sedette accanto a lei e la ragazza indicò il suo abito “Sei entrata nei MIB?”

“Sì, era l’unico modo per starle vicino.” Lei annuì,

“E com’è?” Brittany non ebbe bisogno di chiarimenti per capire che non le chiedeva com’era lavorare nel MIB,

“Lei si è fatta cancellare la memoria, non si ricorda di noi” La ragazza annuì ancora,

“Anche San voleva farlo, credo che si sentisse tradita…” le scappò un altro singhiozzo ma si trattenne dal piangere di nuovo, invece con amarezza disse, “E’ morta senza neppure sapere che l’amavo.”

“Lei lo sa e venuta a prenderti.” Le disse Brittany convinta, “E tu lo sai come lo so io” La ragazza la guardò in silenzio poi annuì anche se con incertezza. Sorrise,

“Non mi ricordavo fosse così bella…”

“Lei è stupendissima” Concordò Brittany, “Mi dispiace tanto che…”

“Sono contenta che per te sia diverso…” Si sorrisero poi la ragazza corrugò la fronte, “Cosa ci fate qui?”

“Oh… non ho ben capito, qualcosa sui mondi laterali… tocchiamo uno specchio e siamo in un altro posto con delle altre noi… una volta erano persino uomini” L’altra Brittany sgranò gli occhi stupita e lei annuì per confermare le sue parole, “Davvero!”,

“Ci credo…” poi disse, “Penso che non sia saggio lasciare San a lungo con Lord Tubbington.” Brittany concordò senza difficoltà con la sua copia e insieme tornarono nell’atrio.

“Ti dico che eri una gatta”

“La tua mente deve essersi confusa, io posso solo essere un maschio”

“Ma certo, concordo, sei troppo pomposo e pieno di te per essere una donna. Eppure ti assicuro che ti ho visto femmina, avevi il pelo tutto curato e…”

“San?” La ragazza si interruppe per alzare lo sguardo sulle due Brittany che si tenevano per mano.

“Ecco, chiedilo a lei, lei ti ha visto e a lei devi credere.” Il Corei scosse la coda, poi si allontanò ignorandola. “Ecco scappa, troppa paura della verità!”.

“Gli hai chiesto di Beiste?” Le chiese Brittany e lei annuì,

“Morto anche qui, questo tipo deve essere bello sfortunato”

“Quindi andiamo via?”

“Sì” Disse lei e notando lo sguardo addolorato dell’altra Brittany distolse il proprio,

“Di già? Q sarebbe stata contenta di vederti… aspetta una bambina e la vuole chiamare Santana…” S la guardò stupita,

“Davvero?”

“Sì, ha lasciato il MIB, ora lavora…”

“Aspetta, ha lasciato il MIB? Q?”

“Sì, la tua morte l’ha cambiata… lei, credo si senta colpevole, pensa ancora che avrebbe dovuto andare su con te, dice che non ti avrebbe permesso di fare una stupidata simile, che a lei sarebbero venuti in mente almeno altri tre piani per salvarci tutti…”

“Sì, ora la riconosco.”

“Andiamo a trovarla?”

“Non credo che sia il caso, aspetta un bambino, non voglio che si prenda un colpo…” Non disse che trovava crudele presentarsi alla sua migliore amica che la credeva morta per poi scomparire di nuovo, non lo disse perché davanti a lei c’era qualcuno che aveva perso qualcosa di più di una migliore amica e a lei, S, aveva inflitto proprio quella pena.

L’altra Brittany insistette per accompagnarle fino all’edificio in costruzione, risalì con loro le scale e insieme raggiunsero gli specchi.

“Io…” Iniziò S ma la ragazza scosse la testa, poi sorprendendola le si avvicinò, le prese il volto e le catturò le labbra in un bacio che lei non ebbe la forza e il desiderio di negargli.

“Addio” Soffiò poi al suo orecchio stringendola. Si voltò e corse via senza voltarsi. S rimase immobile ad ascoltare quei passi veloci che risuonavano. Poi una mano avvolse la sua,

“Andiamo?”

Annuì, era troppo scossa per fare altro, Brittany alzò la mano a sfiorare lo specchio e lei si trovò in un inferno di fuoco.

 

 

Note

 

Mi piace questo capitolo! Non so perché… sarà il finale aperto o il bacio a sorpresa… mi piace! XD

Spero sia lo stesso per voi.

S si è decisamente scontrata con la realtà dell’amore tra lei e Brittany! Festeggiamo? Mah, sembrano essere finite in un bel guaio…

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie mille e a tutte!

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Capitolo 7
*** Solo loro ***


Eccovi il capitolo in anticipo! ;-)

Buona lettura!

 

 

Sesto capitolo: Solo loro

 

Non riuscì più a pensare ne a respirare, poi sentì la pressione della mano che Brittany le stringeva ancora, un istante e tutto tornò normale. Iniziò a tossire cercando di liberare i suoi polmoni che in quell’unico breve respiro si erano riempiti di cenere e calore. Brittany era finita in ginocchio, come lei tossiva faticando a respirare, se non avesse avuto la prontezza di toccare di nuovo lo specchio sarebbero morte.

“Grazie…” Riuscì a dire e la ragazza alzò la testa verso di lei per poi trascinarsi e stringersi al suo corpo. Aveva gli occhi sgranati, era completamente sotto shock.

“Respira Brittany, piano, un attimo e andrà meglio…” La coccolò dolcemente stringendola a sé e permettendole di calmarsi. Le sue dita che giocavano con i biondi capelli della ragazza, “Ci hai salvato sai, sei stata grande!” Brittany alzò finalmente la testa per guardarla, aveva gli occhi pieni di lacrime. Malgrado se la fossero vista brutta Brittany era davvero un po’ troppo sconvolta.

Brit… cosa succede?” Le chiese allora dolcemente,

“C’era tutto quel fuoco…” la ragazza scoppiò a piangere e lei la strinse più forte cercando di allontanare la sua paura,

“Ora siamo al sicuro… l’edificio doveva essere in fiamme per qualche motivo, ci siamo finite in mezzo, ma tu ci hai salvato e ora siamo al sicuro…” le spiegò, le sue parole o forse semplicemente la sua voce calmarono Brittany che si separò da lei allontanando le lacrime,

“Scusa…”

“Non scusarti, ce la siamo vista davvero brutta ed è il tuo primo giorno…” La ragazza scosse la testa,

“Non è quello… è che i miei genitori sono morti così, io sono stata portata via dalla nostra casa in fiamme, avevo quattro anni, ma me lo ricordo e…”

“Hai paura del fuoco…” Concluse per lei S, come biasimarla, aveva visto i suoi genitori morire in un incendio, normale che fosse un tantino sotto shock. Infatti Brittany annuì,

“Lo so che è stupido…”

“Non è stupido! E’ normale e comunque io ero totalmente fuori, sei stata tu a toccare di nuovo lo specchio, dicevo sul serio, ci hai salvato.” Sul viso di Brittany si aprì un piccolo sorriso e S rimase affascinata a guardarlo.

“Lo sapevo?” Nel vedere lo sguardo interrogativo di Brittany si spiegò, “Sapevo che hai paura del fuoco?” Lei scosse la testa,

“No” S annuì, sollevata,

“Andiamo?”

“Non sono tanto sicura di averne voglia…”

“Neanche io… cosa ne dici se andiamo a mangiare qualcosa?” Mentre S lo diceva il suo stomaco si fece sentire, avevano passato tutto il giorno a saltare da un mondo all’altro e non avevano messo nulla sotto i denti.

 

Ovviamente a New York i taxi c’erano sempre e loro si fecero portare ad un piccolo ristorante dove S andava spesso a mangiare. Ordinarono e senza sorprese si gustarono la loro cena, Brittany sembrava essersi ripresa e dimostrò tutta la sua abituale vivacità.

Iniziarono un gioco in cui ognuna doveva dire cosa amava o odiava di un’altra razza o di un altro pianeta. Inutile dire che S trovò un sacco di cose che odiava mentre Brittany trovò solo cose che amava.

 

S non era così, lei non usciva a cena con gli amici, neanche con Q, lei era solo lavoro e sarcasmo. Trovarsi lì a ridere e giocare con Brittany era per lei un’esperienza del tutto nuova. Il fatto poi che fossero in una delle situazioni più assurde che avesse mai vissuto e lei riuscisse a rilassarsi in quel modo non faceva altro che enfatizzare il suo stupore. Guardò Brittany che parlava di come fossero divertenti le lande desolate di Krim e sorrise, perché la ragazza gesticolava e sorrideva nel raccontare e i suoi occhi azzurri brillavano.

Mentre la guardava gli occhi di S persero quota finendo per osservare quelle labbra sottili, fatte per sorridere e ridere, fatte per essere baciate. L’aveva sconvolta quel bacio rubato e ora quello che desiderava era riprovare, questa volta con la Brittany giusta. Eppure qualcosa la tratteneva, aveva paura, perché se l’aveva amata perché si era fatta cancellare la memoria? Aveva incontrato altre due se stessa che avevano scelto di non dimenticare e ne sembravano felici. Eppure… eppure…

“San ti dispiace se prendo altri gamberetti? Sono così buoni.” S annuì e Brittany sorrise per poi chiamare il cameriere.

Brittany ti ho portato all’osservatorio?” La ragazza si gelò immediatamente, “Devo sapere cosa ho dimenticato” Le disse lei quasi disperata. Brittany allora annuì,

“Sì… a guardare le stelle…”

“E’ lì che mi sono ritrovata dopo che Quinn mi ha smemorizzata” Chiamò l’ex compagna con il suo vero nome indice di quanto fosse tesa. Brittany si morse un labbro,

“Non lo sapevo…”

“Perché sono andata lì? Cos’è successo di così importante?” Brittany scosse la testa poi si alzò, la accompagnò alla cassa e attese che S pagasse, dimenticandosi del bis di gamberetti. Non disse una parola, chiamò un taxi e gli diede l’indirizzo dell’osservatorio.

Brittany cosa…?” La ragazza la ignorò invece la prese per mano e la portò all’interno.

“Aspettami qua” Ordinò e poi la lasciò sola. Il luogo era buio e vuoto. S si guardò attorno senza capire perché avrebbe voluto portarla in un luogo così squallido… si interruppe. Il cielo si era acceso e ora sulla cupola brillavano le stelle. S alzò gli occhi osservandole a bocca spalancata. Non si ricordava che fossero così belle, il cielo di New York ne era così tristemente privo.

Una mano scivolò nella sua avvolgendola,

“Non sono bellissime?” Le sussurrò la ragazza e lei abbassò lo sguardo a guardarla, lei era bellissima. Brittany sentì il suo sguardo e si voltò, i loro occhi si allacciarono e S sentì il cuore accelerare, improvvisamente intuì cosa fosse successo in quell’osservatorio. Poi prima che il suo cervello potesse rifletterci il suo corpo annullò le distanze e le sue labbra sfiorarono quelle di Brittany. Alla ragazza sfuggì un sospiro mentre avvolgeva le braccia attorno al suo corpo e catturava le sue labbra in un bacio molto più deciso.

Era inebriante, in pochi istanti S si ritrovò ad esplorare la bocca di Brittany, le loro lingue che si cercavano con bisogno. Una mano della ragazza le accarezzava la schiena mentre l’altra era premuta conto la sua nuca nel tentativo di attirarla ancora di più contro di sé. Le loro labbra si separarono e S poté riprendere coscienza del mondo che le circondava, compreso il suo cuore che batteva all’impazzata.

“Quanto mi mancavi…” disse Brittany in un sospiro, gli occhi chiusi dai quali scendeva un singola lacrima, S tenne la fronte appoggiata alla sua, mentre con le dita catturava quella lacrima.

Brit…” Chiamò piano, la ragazza aprì gli occhi guardandola, “Perdonami… non capisco perché…” Brittany le mise due dita sulle labbra fermandola. Sembrò ipotizzata dal suo gesto infatti i suoi occhi caddero di nuovo sulle sue labbra e il movimento delle dita si trasformò in una carezza che ne seguiva il contorno. Un istante e le loro labbra riiniziarono ad assaporarsi. Le dita di Brittany questa volta andarono a cercare i bottoni della sua camicia e S sentì il suo cuore accelerare ancora, si trasse indietro, il respiro mozzato,

“Io…” Brittany si morse le labbra,

“Scusa, scusa lo so che per te è tutto nuovo è solo che…” S non la lasciò finire la baciò con passione, non doveva pensare, neppure per un istante, che non la desiderasse, che non la volesse.

“Ti voglio Brit, tanto, davvero tanto!” La ragazza arrossì mentre rideva e S la imitò, “E’ solo che non è il momento, questa situazione… è assurda e difficile e io voglio che tra noi sia tutto chiaro, devo riavere la mia memoria, non appena saremo a casa mi farò sbloccare i ricordi, voglio ricordarlo Brit, il nostro primo bacio e…” Arrossì lei questa volta, aveva capito che c’era stato più di un bacio tra loro due,

“Va bene” Le disse Brittany poi la baciò delicatamente e S chiuse gli occhi assaporando le sensazione che le dava quel piccolo contatto, quella promessa.

 

 

Note

 

Allora? Cosa ne dite? E’ stato migliore questo bacio? ;-)

Dopo tutto S è riuscita a fare tesoro delle esperienze delle sue copie negli altri mondi!

Al prossimo capitolo, dopo domani…

Ciao ciao e grazie, come sempre, a tutti!

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Capitolo 8
*** La pioggia ***


Buona lettura!

 

 

Settimo capitolo: La pioggia

 

Lasciarono l’osservatorio tenendosi per mano,

“Signorine!” Le richiamò una voce, S si voltò trovandosi davanti un vecchietto, lo conosceva, era lui a gestire l’osservatorio, “Scusate, ma l’altra volta vi siete dimenticate di questa…” Consegnò loro una giacca nera, Brittany fu sul punto di negare, ma S pensò fosse più pratico prenderla,

“Grazie, a volte non so dove ho la testa!” Sorrise all’uomo che le salutò e tornò all’interno della grande cupola.

S sfilò la giacca nera e la indossò,

“Non è la mia, deve essere tua…”

“Come fai a dirlo?” S infilò la mano nella tasca alla Mary Poppins della giacca e ne estrasse un pacchetto di crocchette per gatti, fece una smorfia significativa e Brittany si strinse nelle spalle,

“Beh non è proprio mia mia…”

“Va bene, però ormai l’ho presa e Lord T si sarà arrangiato.”. Fece un sorriso e Brittany si strinse nelle spalle prendendo la giacca,

“La restituiremo alla giusta Brittany non appena la incontriamo!” S annuì, poi riprese la mano della ragazza che le fece un enorme sorriso.

“Sono felice!” Confessò, poi fece una faccia colpevole, “Non dovrei vero?”, S la guardò sentì le labbra incurvarsi verso l’alto, cosa le faceva quella ragazza? Strinse un po’ di più la sua mano non era brava con i sentimenti, già faticava a capire ciò che provava, esprimerli poi era una vera sofferenza, eppure con Brittany era come entrare in autostrada e lasciare che la macchina andasse a tutta velocità, con la sicurezza che non ci sarebbero state curve, dossi o pedoni. Non che fosse sicuro, perché S aveva paura, dal primo momento in cui aveva capito che c’era di più tra lei e quella ragazza, eppure stringendo la sua mano si sentiva al sicuro, sapeva che il suo cuore sarebbe stato bene tra le mani di quella ragazza.

“Sono felice anche io” Disse e Brittany le si avvicinò per darle un veloce ma profondo bacio.

Un tuono le fece separare, alzarono entrambe il viso giusto in tempo per ricevere le prime grandi gocce d’acqua.

“Vieni!” S prese la mano della ragazza e insieme si misero a correre. Brittany aveva alzato sulle loro teste la giacca in più, ma quando raggiunsero il palazzo che ospitava i loro appartamenti e che era poco distante dal ristorante, erano bagnate fradice. S entrò ridendo nell’edificio e chiamò l’ascensore, Brittany la guardava, gli occhi che brillavano, un sorriso ampio sulle labbra,

“Mi piace quando ridi.” Le disse e S si morse un labbro poi la attirò a sé baciandola. L’ascensore fu troppo veloce per i gusti di S che stava assaporando le labbra di Brittany, le mani perse nei capelli bagnati della ragazza.

Il corridoio era vuoto, S prese la ragazza per mano e la condusse verso il suo appartamento che aprì senza difficoltà con la sua chiave.

“San…” Brittany la fissò interrogativa quando lei chiuse la porta dietro di sé per poi appoggiarvisi in silenzio. Rimasero così, a guardarsi per alcuni istanti, poi entrambe raggiunsero l’altra. Le mani di Brittany questa volta non indugiarono iniziando a sfilare la giacca e poi lottando con i bottoni della ragazza che non era rimasta inattiva. In pochi istanti i vestiti bagnati finirono a terra e S guidò con sicurezza Brittany nella sua camera.

I suoi occhi corsero lungo quel corpo che scopriva per la prima volta, ma che sentiva appartenergli. La fretta di poco prima si era spenta, con le dita accarezzò il fianco della giovane, che era stesa immobile accanto a lei e la guardava, la guardava con dolcezza e amore.

Si piegò su di lei e la baciò ancora, le braccia di Brittany che la avvolgevano. Sospirò sentendo la bocca di Brittany chiudersi su sul collo. Erano entrambe su un fianco così S lasciò la mano scivolare lungo il corpo di Brittany, scese delicatamente apprezzando i brividi che procurava, indugiò un secondo sul sedere della ragazza poi scese lungo la coscia e quando raggiunse il ginocchio lo tirò sopra di sé. Brittany la assecondò anche se non smetteva di baciarle e mordicchiarle il collo, rendendole difficile pensare, in particolare visto che le mani della ragazza erano scese sui suoi seni. I loro corpi ora erano allacciati. S risalì il corpo della ragazza e poi intrufolò la mano tra i loro corpi e scese di nuovo. Sentì il corpo di Brittany tendersi e chiuse gli occhi entrando dolcemente in lei. Il respiro di Brittany accelerò e i suoi movimenti la imitarono. Aprì gli occhi, perché aveva bisogno di vederla. Brittany teneva la testa indietro, gli occhi chiusi, le braccia che sembravano essere la sua unica ancora, erano avvolte attorno a lei.

“Brit…” Chiamò mentre deponeva un bacio sul collo della ragazza, senza smettere di muoversi dentro di lei. La ragazza la guardò e S si perse nei suoi occhi divenuti blu scuro. Il corpo di Brittany si tese contro il suo e le sue labbra, premute contro quelle di S, lasciarono sfuggire un gemito di piacere.

Rimase abbracciata a lei mentre il suo respiro e il suo corpo si calmavano, poi si scostò appena, sorrise,

“Non avevi detto che dovevamo aspettare?” S accarezzò il corpo di Brittany che stringeva ancora,

“Non potevo…”.

Brittany la baciò lasciando che fosse quel bacio a parlare per lei.

“Ti amo…” Sussurrò ancora S e Brittany si separò da lei per poterla guardare negli occhi, S trattenne il respiro, forse non avrebbe dovuto dire una cosa simile, forse…

“Davvero?” Gli occhi di Brittany brillavano di gioia, le labbra si erano incurvate verso l’alto in un sorriso impossibile da contenere,

“Sì…” Disse lei e poi distolse lo sguardo sentendosi una stupida, ma la mani di Brittany le presero dolcemente il volto affinché i loro occhi si incontrassero di nuovo,

“Lo sapevo! Non me l’hai mai detto, ma io lo sapevo!” S sbatté le palpebre sorpresa per quelle parole, poi le labbra di Brittany furono sulle sue in un bacio appassionato, la mani della ragazza che si spostavano sul suo corpo, si separò da lei solo per sorridere e dire:

“Ti amo tanto anche io!” S a quelle parole sentì che il suo cuore accelerava più di quanto non lo fosse già. Baciò la ragazza poi lasciò che il suo corpo assaporasse il piacere che poco prima lei aveva dato a Brittany.

 

Il corpo di Brittany era sotto il suo, le lunghe gambe della ragazza erano avvolte attorno alle sue così come le braccia che le circondavano la vita, sembra non volere separarsi da lei, non che S si lamentasse, non aveva nessuna intenzione di allontanarsi da quella donna.

Brittany ridacchiò mentre lei le baciava il collo, appena dietro l’orecchio, per poi prenderle il lobo tra le labbra succhiandolo, la risatina si trasformò rapidamente in un ansimo, S aveva scoperto piuttosto in fretta che quello era un suo punto debole. Sentì il corpo della ragazza irrigidirsi contro il suo e non per il piacere,

“Santana!” Disse la ragazza, S si allontanò per guardarla aveva gli occhi sgranati e il suo cuore batteva veloce, lo poteva sentire, premuta com’era contro di lei, ma non era piacere o desiderio o passione, la sua era paura.

 

 

Note

 

Capitolo davvero corto… ma dovevo proprio spezzarlo in questo punto!

S non ha tenuto fede alle sue parole, ma come resistere a Brittany? E poi la pioggia sa essere così romantica! ;-)

Ora però sembra che qualcosa abbia spaventato Brittany, cosa sarà?

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!

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Capitolo 9
*** Sbaglio ***


Buona lettura!

 

 

Ottavo capitolo: Sbaglio

 

Brittany sgranò gli occhi, davanti a sé c’era una persona distrutta.

All’inizio aveva letto stupore, ma poi c’era stato spazio solo per il dolore. Lei la fissava come se le se si fosse spezzato il cuore.

“Non è come credi!” Riuscì a dire.

 

S desiderava ardentemente una doccia, si era presa tutto il temporale sulla testa e ora rabbrividiva dal freddo nei suoi abiti bagnati. Una doccia calda e poi sarebbe andata da Brittany… oppure avrebbe potuto andare da Brittany subito e farla con lei la doccia calda. Sorrise all’idea, pregustando il piacere di avere il corpo caldo e bagnato della ragazza premuto contro il suo. Alzò la mano per bussare alla porta di Brittany quando notò qualcosa che non andava. Il tappeto davanti alla sua porta era stato spostato.

S corrugò la fronte e portò la mano alla pistola. La porta era chiusa a chiave e lei la aprì con la propria, la serratura scattò senza rumori e lei entrò nell’appartamento. A terra c’erano degli abiti: uniformi dei MIB. S abbassò la pistola con un sorriso, Brittany doveva aver deciso di fargli una sorpresa. Sentì la ragazza ridacchiare e corrugò la fronte, rendendosi conto che gli abiti erano troppi per essere solo quelli di Brittany. Improvvisamente il suo cuore accelerò, il suo corpo la portò avanti anche se la sua mente le urlava di andarsene. Entrò nella stanza senza badare ai rumori e quello che trovò nel suo letto fermò del tutto il suo cuore. Brittany incrociò i suoi occhi e lei vi lesse tutta la paura. Non guardò chi fosse l’altra, non le importava. Fissò gli occhi in quelli di Brittany mentre il dolore la sommergeva, perché? Perché Brittany l’aveva tradita? Credeva che tra loro due sarebbe stato per sempre, sapeva, dentro di sé, che mai le avrebbe fatto del male, eppure sarebbe stato meno doloroso se Brittany l’avesse colpita con la sua pistola.

“Non è come sembra!” Le disse la ragazza, S sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime, davvero era quello che aveva detto, la frase più stupida e sciocca e dolorosa che ogni traditore propinava allo stupido tradito?

 

“Io non sono la tua Brittany” S si era voltata e osservava a bocca aperta la donna in piedi davanti al letto. Avevano fatto un errore enorme, si erano dimenticate di dove fossero. Presa dal momento S aveva portato Brittany a casa sua, aveva aperto la porta con la sua chiave, aveva trovato il suo letto, con le lenzuola che aveva cambiato il giorno prima, eppure non era lei che aveva cambiato quelle lenzuola perché non era suo quel letto e neppure quella stanza e quel palazzo.

L’altra S aveva un espressione sofferente sul volto, lottava con le lacrime, la mano che teneva la pistola tremava e Brittany la guardava con una sofferenza quasi simile.

 

“San?” Chiamò una voce alle sue spalle e S sbatté le palpebre. Conosceva quella voce, eppure la ragazza che stava fissando negli occhi non aveva parlato.

“San?” Questa volta c’era perplessità e stupore nella voce alle sue spalle. S si voltò e la vide: Brittany. Tornò a girarsi e guardò la ragazza nel letto: Brittany.

Allora per la prima volta spostò lo sguardo sulla seconda figura nel letto. Ormai non poteva stupirsi più di così, eppure si sorprese nell’incrociare i propri occhi.

Brittany le arrivò al fianco e le prese la mano stringendola e S sentì il suo cuore ricominciare a battere. Si voltò a guardarla,

“Non lasciarmi mai…” Supplicò e Brittany le prese il volto tra le mani in un imitazione perfetta anche se inconsapevole di come aveva fatto poche ore prima l’altra Brittany,

“Mai, ti amo”.

 

S guardò la scena e riprese a respirare, mentre cercava la mano di Brittany sotto le lenzuola. L’altra S riportò lo sguardo su di loro, il dolore era stato cancellato, ora però vi era aggressività, alzò la pistola che stringeva ancora e la puntò su di loro.

S avrebbe potuto giurare che stava mirando a lei e non a Brittany, ma come biasimarla?

“Credo di meritare delle spiegazioni”

“Sì… ti dispiace se ci rivestiamo?”

“Perché? Ho visto tutto quello che c’è da vedere” Rispose lei senza muovere di un millimetro la pistola,

“San, credo che sarebbero più a loro agio vestite…” Le suggerì Brittany che la teneva ancora per mano,

“Lo so, ma dovevano pensarci prima di spogliarsi e infilarsi nel mio letto”

“Ok, colpevoli” S si alzò infischiandosene del fatto che fosse nuda. Aprì l’armadio con la sua biancheria,

“Quella è mia, e non ti ho detto che potevi muoverti” Protestò l’altra S,

“Sì, senti, se noi vogliamo sparare lo facciamo subito” Le disse, mentre si spostava verso l’armadio e ne tirava fuori un paio di pantaloni neri, “Oh, Brittany, ti dispiacerebbe andare a prendere un’uniforme per la mia Brit?”,

“Certo San” Disse la ragazza,

Hei aspetta!” Tentò di protestare ancora la S armata,

“Non posso lasciarla lì così…” Disse la ragazza per spiegarsi ricevendo uno sguardo di ringraziamento dalla sua copia a letto. S sbuffò ma abbassò l’arma mentre Brittany lasciava la stanza poi incrociò le braccia mentre la sua copia infilava una camicia appena presa dall’armadio.

“Se pensi di prenderti anche un paio dei miei occhiali…”,

“No, grazie, ho i miei” Le disse e lei fece una smorfia,

“Aspetto ancora spiegazioni”

“E io aspetto ancora che tu te ne vada in cucina” Le ritorse S, le due donne si guardarono in cagnesco, con espressioni così simili da sembrare allo specchio.

“Va bene. Ma non toccare le mie armi” S uscì a passo di marcia e l’S rimasta si voltò con tenerezza verso Brittany,

“Mi dispiace per l’interruzione…” Brittany la attrasse a sé per baciarla,

“Dispiace anche a me…” Si morse un labbro poi tornò a guardarla, “Io non ti tradirò mai”, S le accarezzò il volto poi la baciò di nuovo,

“Ti amo…” Le disse ancora.

“Entro” Annunciò la voce ridente dell’altra Brittany che infatti irruppe nella stanza con un’uniforme tra le braccia, “San inizia a spazientirsi…” Disse loro prima di uscire.

Brittany si rivestì in fretta mettendoci quasi lo stesso tempo che ci volle a S per stringere alla perfezione il nodo della cravatta.

“Immagino che chiederle una cravatta nera era troppo vero?” Chiese poi a Brittany che ne stava allacciando una con dei piccoli usignoli sempre su sfondo nero.

“A me piace così” S sorrise,

“Anche a me tu piaci così”. Arrossì mentre la ragazza sorrideva.

Uscirono dalla stanza e trovarono le loro copie abbracciate,

“Torniamo più tardi?” Chiese ironica S, ma Brittany intrecciò le dita con le sue e lei si voltò a guardarla,

“Sentì chi parla, la mia stanza puoi sognartela questa volta.” Fu il turno dell’altra S di sentire la mano di Brittany su di lei.

“Cosa ne dite se ci sediamo e ne parliamo un istante?” Propose la Brittany di quel mondo,

“Mi sembra una buona idea” Confermò la sua Brittany,

“Io volevo fare una doccia” Tentò per l’ennesima volta di protestare l’altra S, ma poi si sedette al tavolo sospirando.

S la imitò e così le due Brittany.

“Questa mattina siamo andate a fare una ricognizione in un palazzo in costruzione…” Iniziò S,

“Sì, Q aveva qualcosa di strano…” proseguì l’altra S,

“Era tesa, lei non è mai spaventata”

“Già” Si guardarono perplesse poi S sgranò gli occhi,

“Accidenti, non ci abbiamo più pensato Brit, lei non c’era nel palazzo. E se fosse finita in altri mondi paralleli come noi due?” Brittany sgranò gli occhi ma prima che potesse parlare l’altra S intervenne,

“Ok, ora mi sono di nuovo persa, mondi paralleli?”

“Sì, sembra assurdo, eppure è da questa mattina che viaggiamo da un mondo all’altro…”

“Come?”

“Con gli specchi che abbiamo trovato nell’edificio”

“Quelli che non mi hai lasciato toccare?” Chiese l’altra Brittany attirando l’attenzione della sua copia e di S,

“Io, invece, temo di non aver impedito a Brittany di farlo” Ammise lei con una smorfia,

“Mi dispiace…” Disse subito l’interpellata, “Credi che anche Q lo abbia fatto?”

“Non credo, non sarebbe da lei rischiare a quel modo anche se oggi era strana…” S si bloccò per la seconda volta, “Oddio, ho capito”

“Cosa?” Le chiese Brittany,

“Aspetta un bambino” Rivelò allora lei,

“Cosa?” La sua copia e quella di Brittany la guardavano incredule,

“Ma certo, Brit, in ben due mondi in cui siamo state lei è in dolce attesa…”

“Spiegherebbe perché era tesa, ora deve pensare anche al suo bambino” Disse subito Brittany le due S si guardarono,

“Non è possibile…” Mormorò la sua copia “E chi sarebbe il padre?” S aveva una certa idea, fu sul punto di dire il nome di un certo alieno piuttosto belloccio e con una notevole cresta sulla testa,

“Non possiamo saperlo quindi inutile preoccuparsi…” Intervenne però l’altra Brittany, “Ce lo dirà quando lo riterrà opportuno, qual è il vostro piano?”

“Stiamo cercando Beiste!” Disse pronta Brittany assecondando la volontà della sua copia di cambiare argomento,

“Lei è un genio.” Confermò subito la ragazza,

“Lei?” Chiesero in coro le due S,

“E’ viva?” Chiese invece Brittany cogliendo il punto,

“Sì, certo perché?” Domandò perplessa la sua copia,

“Perché era morta in tutti i mondi che abbiamo oltrepassato”

 

 

Note

 

Spero siate state attente, perché temo fosse di nuovo un capitolo complicato!

Per fortuna era solo S ad aver spaventato Brittany e ora finalmente potranno incontrare Beiste e forse ottenere delle risposte.

Al prossimo capitolo, grazie mille e ciao ciao!

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Capitolo 10
*** Beiste e Sugar ***


Capitolo lunghissimo…

Buona lettura!

 

 

Nono capitolo: Beiste e Sugar

 

“Non mi piace” S guardò apprensiva verso l’esterno,

“Anche a me non piace…” confermò la sua copia,

“Non avevo dubbi” Alzò gli occhi al cielo R.

L’S del mondo parallelo in cui erano finite aveva chiamato la base ed era arrivata Q, che a sorpresa faceva copia con R in quel mondo.

“Cosa stanno facendo?” Chiese agitata S, ok non lo avrebbe mai ammesso, ma non le andava proprio giù che Brittany le avesse chiesto di aspettarla in macchina e non le importava che anche la sua copia avesse ceduto.

“Sono dentro da troppo tempo” Disse l’altra S e lei colse la palla al volo,

“Io dico di andare a prenderle”

“S vi prego” Q sbuffò,

“Non riuscite a stare senza di lei per più di dieci minuti?” Chiese sarcastica R ricevendo un’occhiata fulminante gemella.

“Sentite, non sono delle sprovvedute” Ricordò loro Q, R fece una smorfia ma lei continuò “Possono sembrare un po’…” Ricevette due sguardi ammonitori identici e sorrise, “Distratte, ma ricordate che hanno viaggiato per molti mondi e conoscono molti più alieni di noi”

“Oltre al fatto che hanno una storia difficile alle spalle, di sicuro sanno come cavarsela” Concluse R. Le due S si guardarono poi a malincuore si rassegnarono ad aspettare.

Passarono alcuni minuti poi S, che era seduta sul sedile davanti, accanto alla propria copia di quel mondo ed era concentrata ad osservare la porta del capannone in cui era scomparsa Brittany insieme alla sua copia, fu distratta da una risatina alle sue spalle. Si voltò perplessa e sgranò gli occhi,

“Cosa diavolo…!” R arrossì mentre Q le lanciò un’occhiata divertita, “Aspetta, aspetta. Non ci credo” Disse S sbalordita. La sua copia si voltò a sua volta e S notò che non appariva stupita, “Tu lo sapevi? Voglio dire…”

“Sì, da te…?”

“Oddio no! F lo sa?”

“Chi?”

“L’agente F… Finn” si spiegò S vedendo solo facce perplesse, “Una pertica, pallida e noiosa?” Provò a dire, R la guardò perplessa,

“Era il mio ragazzo alle superiori… Non è mai stato niente di serio.”

S tornò a sedersi sul sedile cercando di rimuovere l’immagine della sua migliore amica che accarezzava estasiata il volto di R, mentre la ragazza ridacchiava.

“Non credo che dormirò stanotte” Disse ancora e l’S alla guida ghignò,

“Ho detto la stessa cosa anche io quando le ho beccate… ed erano in atteggiamento molto più compromettente” S chiuse gli occhi cercando di non immaginare, fu ovviamente inutile.

“Piantatela, e poi S/bis, se non sbaglio ti sei fatta beccare anche tu proprio poche ore fa” Le disse R e a sorpresa della ragazza S sorrise, pensare a quella notte le faceva formicolare piacevolmente lo stomaco, guardò di nuovo verso il capannone, chiedendosi per l’ennesima volta quanto ci mettesse Brittany.

“Uffa, sembra che quella ragazza sia la vostra kriptonite” sospirò R e vedendo lo sguardo perplesso delle due S si spiegò, “Vi stende!” Come risposta ottenne due dolci sorrisi gemelli,

“Oddio siete inguardabili e poi dite di noi” Rise Q.

“Tornano” disse l’agente R bloccando qualsiasi risposta,

“E quella sarebbe…”

“Direi…” Le due S si guardarono,

“Non credevo…”

“Fosse così…”

“Già, non sembra…”

“Una che si intende…”

“Di tecnologia dei mondi…”

“Paralleli...”

“Smettetela! Fate impressione” Le due S si voltarono verso Q e R che le guardavano ad occhi sgranati,

“Cosa abbiamo fatto?” chiesero in coro e poi si guardarono sorridendo e insieme uscirono dalla macchina.

Q guardò R,

“Accidenti, questa situazione è surreale. Non so se sia peggio che siano in perfetta armonia oppure se non andassero d’accordo”

“Oh… sarebbe uno scontro da vedere, S vs S” Si guardarono un istante poi risero,

“Andiamo” uscirono anche loro raggiungendo le altre ragazze.

 

“Davvero interessante”

Beiste immagino…” Disse S guardando l’enorme donna che aveva davanti,

“Sì… Brittany… una delle due, non ricordo quale, mi ha detto che avete viaggiato tra i mondi paralleli.”

“Esatto, ci hanno suggerito di cercare lei per delle spiegazioni e per trovare un modo di tornare a casa” Confermò S mentre la donna annuiva chiaramente già informata dalle due ragazze che aveva accanto.

“In effetti sono anni che studio un modo di viaggiare tra i mondi… potrei aiutarvi…”

“Ottimo, quando possiamo partire?” Chiese impaziente S,

“Pazienza, giovane umana, pazienza…”

“Cosa vuol dire?”

“Vuole dire che devi aspettare un po’ di tempo…” Spiegò rapidamente Brittany,

“Grazie Brit, ma io volevo sapere per quanto devo pazientare”

“Venite, ve lo mostrerò…”, La donna si voltò tornando nel suo capannone. La seguirono all’interno e S si ritrovò circondata da ogni genere di oggetto di fattura chiaramente artigianale,

“Siete un’inventrice?”

“Si può dire così…”

“Non sembra un lavoro pericoloso”

“Perché dovrebbe essere un lavoro pericoloso?” Chiese la donna stupita e S si morse la lingua, non poteva dirle che era morta in ogni mondo che avevano visitato.

“Voglio dire…”

“Le ho raccontato di quando hai fatto esplodere il laboratorio su Dricky!” Intervenne a salvarla Brittany,

“Oh… quella volta. Mai mescolare i frenichi con della dronica” La donna ridacchiò e S lanciò uno sguardo di ringraziamento a Brittany che le sorrise. “Ecco…” La Beiste arrivò ad un grande tendone e lo sollevò senza fatica, d'altronde era alta e forte.

Tutte le ragazze osservarono stupite quello che vi era nascosto sotto.

“Sono…?”

“Assolutamente”

“Ma…?”

“Eppure”

“Non riiniziate” Bloccò le due S l’agente Q, “Sì, sono assolutamente gli stessi e questo risponde alla nostra prima domanda”.

“Siete stata voi a creare gli specchi!” Disse S mentre portava la mano alla pistola, la sua copia eseguì lo stesso identico movimento,

“Aspettate, li ha creati lei…”

“…ma non sono i suoi” Le parole delle due Brittany le fermarono,

“Cosa intendete dire?”

“Beh gli specchi sono qui no?” Rispose una delle due ragazze, S si accigliò, l’affermazione non faceva una grinza.

“Ok, allora come è possibile che siano uguali?”

“Ovvio” Disse la Beiste che era rimasta assolutamente indifferente all’accusa delle due S, “Sono gli stessi”

“Adesso sono confusa…” Disse Brittany,

“Anche io…” Confermò l’altra e le due guardarono in cerca di aiuto verso le loro compagne.

“Mi spiace ma credo di non capire neanche io…” Ammise S.

“Ma certo” Disse R tronfia, “Non siete stata voi, ma una vostra copia in un altro mondo”

“Esatto, questo è anche il mio pensiero” Confermò la Beiste.

“Da qualche parte, in uno dei mondi qualcuno ha messo in funzione gli specchi e ha aperto un ponte tra i mondi.” Affermò R che sembrava piuttosto soddisfatta di aver afferrato il concetto.

“Va bene, come torniamo a casa?” S guardò la Beiste che corrugò la fronte,

“Muoversi tra i mondi non è difficile una volta creato il portale, il problema è indirizzare il viaggio”

“Cosa volete dire?” Chiese questa volta Q,

“Per ‘viaggiare’ in maniera controllata tra i mondi paralleli c’è bisogno di un grande dispendio di energia e del congegno di controllo che io stessa ho creato.”

“Un congegno? Datecelo!” Intervenne S, a cui importava più di ogni altra cosa tornare nel suo mondo, più che ottenere risposte scientifiche. La Beiste si mise a cercare sugli scafali ripieni di oggetti e alla fine ne estrasse un piccolo oggeto che tese a S.

“Tutto vostro, ma non vi porterà da nessuna parte.”

“Perché?” chiese Brittany,

“Come vi dicevo serve una grande fonte di energia, in questo caso un frammento di Octarium”,

S sbuffò infastidita,

“E dove si trova?”

“Non ne ho mai sentito parlare…” Disse R guardando poi Q che scosse la testa a sua volta,

“E’ un minerale molto raro, proviene da un pianeta di quella che chiamate la galassia di Andromeda, un pianeta che è andato distrutto cinque secoli terrestri fa.” Spiegò la Beiste,

“Ora non dirci che è introvabile perché…”

“E’ in pratica introvabile.” Concluse l’aliena con la sua solita calma. S inclinò la testa,

“Ma?” Chiese. Aveva notato qualcosa nel tono della Beiste ed infatti la donna continuò,

“Ma, conosco qualcuno che ne possiede una certa piccola quantità.”

 

“No” S incrociò le braccia e scosse la testa,

“Andiamo, è la vostra unica possibilità non capisco perché…”

“Una Ludiana? Sono vanesi, pieni di sé, pacchiani e insopportabili” Riassunse S facendo alzare gli occhi alla sua copia che guidava l’auto dirigendosi verso quella che la base le aveva detto essere la dimora dell’unica proprietaria dell’Octarium.

“Ci serve il minerale, vi serve il minerale” Le ricordò lei facendola sbuffare,

“Vacci tu, io ti aspetto nella macchina, lo sai come sono i Ludiani, odiano separarsi dalle loro cose”

“Ma sono anche pronti a sperperare e a buttare via i tesori più immensi.” Controbatté S, “Ti darà l’Octanium se tu gli farai i tuoi occhi da cerbiatta.”

“Sono molto generosi, un Ludiano una volta mi ha regalato la sua astronave” Commentò Brittany,

“Esatto, sanno esserlo se si toccano i tasti giusti, dobbiamo raccontarle la vostra storia e allora forse sarà generosa con noi” S sbuffò e si voltò verso la sua copia,

“Perché diavolo non siamo d’accordo su questa cosa?”

“La cosa migliore secondo me sarebbe aspettare che sia buio poi entrare e portare via l’Octanium” S sorrise,

“Ma allora perché non lo facciamo?”

“Perché Q ha parlato con la Sy e lei non vuole che ci inimichiamo un Ludiano…”

“Ricordatemi perché Q non viene con noi?”

“Perché la Sy ritiene che io e Brit siamo già più che sufficienti per questa missione, credo che stia seriamente pensando ai vantaggi di avere altri due agenti già addestrati, considerando che ci pagherebbe come una sola”. Le due S fecero una smorfia gemella,

“Non faccio fatica a crederlo”,

“Sarebbe strano…” Fece notare Brittany ottenendo un cenno di assenso dalla sua copia, “Voglio dire, è bello ma…”

“Sarebbe strano” Ripeté l’altra ragazza.

S prese un respiro poi guardò le altre,

“Andiamo.”

L’uniforme del MIB aprì loro le porte fino ad un salottino che avrebbe lasciato nauseato anche un amante del rosa. L’arredatore doveva aver pensato al suicidio oppure essere totalmente pazzo. Le tonalità di rosa si rincorrevano in ogni oggetto, contrastando tra loro, oggetti che poi sarebbe stato un complimento definire eccessivi.

“Sto per vomitare” Commentò S,

“Credo che mi verrà mal di testa” Rincarò la gemella,

“A me piace… sembra di essere nella pancia di un Roniss” disse invece Brittany,

“Già, c’è anche il giusto calore”, annuì con un sorriso l’altra Brittany.

“Esattamente! L’esperienza più interessante della mia vita!” Urlò entusiasta una ragazza entrando nella stanza da una porticina laterale. Se si fosse appoggiata ai muri probabilmente si sarebbe mimetizzata alla perfezione. “Che meraviglia! Agenti MIB nell’umile casa di Sugar Motta! Che sarei, io, ma lo so che mi conoscete!” Batté le mani entusiasta. L’agente S si chiese che problema avesse la Ludiana con i punti esclamativi, doveva essere affetta da entusiasmo cronico.

“Sì…” Questa era la parte che preoccupava S, non era abituata a chiedere le cose, quando lo faceva lei aveva una pistola in mano e non si poteva dire che la sua era una richiesta amichevole.

“Ci serve l’Octa… il minerale per tornare nel nostro mondo verticale” Le venne in aiuto Brittany. La loro ospite la fissò un attimo confusa,

“Non credo di aver capito molto bene…”

“Avrà notato che siamo due copie in questa stanza no?” Le chiese ovvia S, “Noi due proveniamo da una realtà parallela e per tornarci ci serve il minerale di Octanium che sappiamo essere in suo possesso”, La ragazza sbatté le palpebre più volte passando lo sguardo sui quattro agenti presenti nella stanza.

“Oh… sono confusa… a me sembrate sempre tutti uguali…” Fece un sorriso e batté le mani, “Cosa ne dite di una tazza di the?”,

“Ecco, veramente…”

“Grazie, sei molto gentile Sugar” La interruppe Brittany.

Solo dopo mezzora di futilissime chiacchiere in cui Sugar era riuscita da sola a tenere il bandolo dell’intere conversazione e nessuno era riuscito ad intervenire se non con qualche cenno di assenso o sorriso delle due Brittany, S decise infine di averne abbastanza e di ritornare al loro problema.

“Ora basta, possiamo avere l’Octanium o no?”, Sugar la fissò perplessa dall’essere stata interrotta,

“Non posso”

“Non puoi?” Iniziò S, mentre l’irritazione per tutto il tempo sprecato iniziava a salirle alla testa,

“Ma a noi serve tantissimo!” Sugar si strinse nella spalle alle parole di Brittany.

“Ve lo darei… non è neanche bello, ma mi è stato detto che è molto prezioso e mi dispiace separarmi dalle cose molto preziose”, S si alzò in piedi,

“Andiamocene”

“Mi dispiace molto…” Disse loro Sugar stringendosi nelle spalle, non appariva per nulla contrariata,

“San, come facciamo senza minerale? Non possiamo stare qui per sempre, dobbiamo tornare nel nostro mondo se vogliamo sposarci, avere dei bambini…” Iniziò Brittany guardandola preoccupata,

“Avete dei bambini?”

“Non ancora ma ne avremo di sicuro… se solo potessimo tornare nel nostro mondo, perché non possiamo portare via i loro” Le spiegò Brittany indicando le loro copie apparendo però confusa ora, S scosse la testa,

“Non importa Brit troveremo un altro modo…”

 

Sugar guardò le quattro donne, due erano bionde e due more, osservò quella che aveva parlato, c’era la forza nei suoi occhi e la caparbietà nella linea del suo mento e nel modo in cui si muoveva, poi passò lo sguardo sulla biondina che la guardava preoccupata, era dolce il suo sguardo e i movimenti erano aggraziati.

Era strano come quelle due contenessero le qualità che lei sapeva di avere, non tutte le sue qualità certo, ma una parte. Poi successe una cosa strana, Sugar notò il riflesso di sé in uno specchio e fu folgorata da un’idea.

 

“Va bene!” Tutte e quattro si voltarono verso Sugar, “Io, posso darvi l’Octanium

Non che S volesse lamentarsi ma le sfuggì un:

“Perché?”

“Siete le mie mamme!” Disse lei tutta felice, la mandibola di S rimase al suo posto solo perché era troppo stupita anche per quella reazione,

“Scusa?” Chiese ancora,

“Sì, sono vostra figlia è molto più che ovvio, è chiaro che provenite dal passato e non volete dirmelo, ma sono troppo intelligente perché una cosa simile mi possa sfuggire!” Sorrise, “Non posso non aiutare le mie mamme!”.

 

“E’ stata la mezzora più strana della mia vita… e ne ho viste di cose strane” S fissava ancora incredula il piccolo frammento di Octarium che Sugar aveva consegnato loro, “Ancora non capisco cosa sia successo”,

“Non credo di aver capito neanche io…” Ammise Brittany,

“Andiamo, la Beiste deve regolare il congegno” Ricordò loro l’altra S,

“E poi torniamo a casa…” Le disse Brittany, nei suoi occhi brillò una luce, si tese verso di lei e le depose un bacio sulle labbra, “Non vedo l’ora di stare da sole” Mormorò facendo rabbrividire di aspettativa S, che per risposta annullò di nuovo le distanze catturandola in un bacio molto più deciso.

“Ragazze!” Le richiamò la sua copia mentre saliva sulla macchina dove la copia di Brittany molto sorridente era già seduta,

“Siete tenere” Disse loro mentre si sedevano facendo arrossire S,

“Non quanto noi” Replicò la sua copia,

“Ma San… sono noi…” Le rispose Brittany confusa,

“Certo ma noi siamo comunque più tenere”. Concluse lei avviando la macchina verso il magazzino della Beiste.

Tutto era andato nei migliori dei modi, ancora poco tempo e sarebbero tornate a casa. S sorrise mentre stringeva la mano di Brittany. Tutto andava bene.

 

 

“Non puoi” La aggredì immediatamente,

“Non so neppure a cosa ti riferisci” La donna le fece un sorriso sarcastico,

“Io sono te, tu sei me! Pensiamo nello stesso identico modo, so cosa hai pensato, so cosa stai pensando!” S incrociò le braccia,

“Allora dovresti essere d’accordo con me”

“Abbandonare Brittany? Non sarò mai d’accordo”

“Non la abbandono, la proteggo”,

“Stupida!” S fece una smorfia,

“Non permetterti. Tu non sai…”

“Io non so? Stai scherzando?”

 

 

 

Note

 

Il finale è volutamente confuso! Lo devo dire visto quanto è confusa l’intera storia! ;-)

Abbiamo avuto le nostre risposte e visto che ho unito due capitoli anche le soluzioni, tutto sembrava andare alla perfezione però poi… cosa è successo? Perché S pensa di abbandonare Brittany?

Al prossimo capitolo!

Grazie mille, in questa storia vi devo ringraziare più che mai per non avermi (ancora) riempito di insulti! ;-)

Ciao ciao.

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Capitolo 11
*** Lasciarla indietro ***


Buona lettura!

 

 

Decimo capitolo: Lasciarla indietro

 

La stanza era esattamente come sempre, vuota e spoglia se non per quegli strani specchi.

“Siete sicure?” Q le guardava preoccupata, continuando a passare lo sguardo tra le due S.

“Sì, torniamo a casa” Disse sicura S.

Brittany era al suo fianco, le stringeva la mano, non gliel’aveva più lasciata da quando erano uscite dal magazzino della Beiste.

“Potreste rimanere qua… lo so che sarebbe strano all’inizio però…” Insistette Q,

“No, ognuno ha il suo mondo, questo non è il nostro.” Q annuì anche se poco convinta. R al suo fianco sembrava molto più rilassata di lei,

“Andrà tutto bene, tranquilla, vedrai, questa sera rideranno della loro avventura.” Rise, ma nessuno nella stanza la seguì, vi era tensione e Q non riusciva a capire perché.

Rimasero tutti in silenzio per un istante poi S sorrise,

“Andrà tutto bene.” Disse mentre lasciava la mano di Brittany per estrarre dalla tasca il congegno della Beiste. Guardò la sua gemella, aveva il volto teso ma avrebbe fatto quello che doveva.

Le parole della Beiste risuonavano ancora nella sua testa mentre stringeva quel piccolo congegno. Troppo poco Octanium, solo una persona avrebbe potuto tornare a casa. Glielo aveva detto mentre le due Brittany erano intente a giocare con un diverificatore Cadoriano. Brit non lo sapeva.

S aveva dovuto prendere una decisione.

 

“Non puoi” La aggredì immediatamente,

“Non so neppure a cosa ti riferisci” La donna le fece un sorriso sarcastico,

“Io sono te, tu sei me! Pensiamo nello stesso identico modo, so cosa hai pensato, so cosa stai pensando!” S incrociò le braccia,

“Allora dovresti essere d’accordo con me”

“Abbandonare Brittany? Non sarò mai d’accordo”

“Non la abbandono, la proteggo”,

“Stupida!” S fece una smorfia,

“Non permetterti. Tu non sai…”

“Io non so? Stai scherzando?”

 

Si erano fissate con ira e rabbia, le era impossibile dimenticare le sfumature che poteva leggere così facilmente guardando il volto della sua copia.

 

“Lo so che ti sei fatta cancellare la memoria”

“Stai zitta!”

“No, codarda, l’hai già abbandonata una volta. Ti ha perdonato, ti ha dato una seconda possibilità e ora tu la lasci di nuovo? Non possiamo farlo!” Le urlò contro la sua copia, lei la guardò senza fiato,

“Tu… tu ti sei fatta smemorizzare! Esattamente come ho fatto io” La accusò e la donna non negò. Rimasero in silenzio a guardarsi,

“Non puoi farlo…”

“Devo”

“Io…”

“Lo so”.

 

Non c’era stato bisogno di molte parole, eppure avevano deciso. Lei aveva deciso e così avrebbe fatto. Brittany doveva aver sospettato qualcosa perché le era rimasta sempre vicina, in silenzio stringendole la mano come se avesse paura che S la abbandonasse. Aveva ragione. Era quello che avrebbe fatto… ma solo per lei, lo avrebbe fatto per lei.

“Andrà tutto bene BriBri…” Le disse, poi sorrise, “Ti amerò per sempre…”.

 

Brittany sgranò gli occhi e si mosse, ma fu troppo lenta, quando strinse le dita afferrò solo l’aria davanti a sé la sua Santana non c’era più.

“No!” Urlò poi si gettò sugli specchi ma l’altra S fu più veloce, la tenne stretta tra le braccia impedendole di saltare in un altro mondo,

“E’ inutile, è praticamente impossibile che tu finisca per caso nel mondo in cui è andata lei…” Le sussurrò tenendola con tutte le sue forze. Poi le mostrò ciò che stringeva tra le mani, il piccolo congegno donato dalla Beiste. Con quello lei poteva tornare a casa, mentre Santana sarebbe rimasta lì dov’era andata.

Brittany sentiva le lacrima scendergli lungo il viso, capiva le parole della donna, sapeva che c’era la verità in quelle parole, eppure continuava a lottare, perché era tutto sbagliato, perché quelle braccia non erano quelle della sua Santana, perché malgrado fossero così uguali non c’era il suo profumo nell’aria, e quando sorrideva lo faceva in maniera diversa, nei suoi occhi non c’era la luce che c’era negli occhi della sua San quando la guardava.

“Perché?” Chiese singhiozzando,

“Perché ti ama” Le disse S, “Perché non può vivere senza di te”

“Mi ha lasciato!”

“No, ti ha permesso di vivere…”

“Stupida testarda” Disse Q alle sue spalle, “Tu lo sapevi” Accusò poi S che non negò, “E glielo hai lasciato fare?!”

“Sì” Disse solo lei mentre teneva ancora stretta Brittany e guardava la propria ragazza. C’era uno sguardo scioccato in quegli occhi blu che amava. “L’ho fatto per te…” Disse solo, senza sapere se parlasse per se stessa o per la sua copia.

 

“Baderai a lei?” S annuì amaramente,

“Bene, io troverò un modo per tornare da Brittany…” S annuì, una bugia evidente a entrambe,

“Lo so…”

“Non deve saperlo…”

“Lo so” S si tese e la abbracciò. Un istante dopo stringeva Brittany e le mentiva.

 

 

S si guardò attorno, era sola. Questa volta totalmente sola. Strinse i denti, ricordava quando aveva scelto di prendere un secondo incrociatore e mettersi sulla traiettoria di fuoco, ora era più difficile e più semplice al contempo. Allora era stato un istinto proteggere Brittany, ora era un assoluto dovere, eppure lasciarla, dopo quello che aveva provato stando con lei, amandola, le era insopportabile.

“Sei tornata prima del previsto…” S alzò la testa cercando di apparire calma, davanti a lei c’era la Sy,

“Sì.” Disse solo, cacciando le lacrime che minacciavano di sopraffarla,

“Meglio, B arriverà a minuti…” Lo disse e la donna fu al suo fianco. Per S fu un tuffo al cuore, lei era lì, eppure qualcosa non andava, la sua cravatta era interamente nera.

“Già qui?” Chiese la donna gettandole appena un’occhiata,

“Sì” Disse lei di nuovo anche se era spaesata. Era tutto tremendamente sbagliato.

Erano loro ad aver posizionato gli specchi? Erano loro i cattivi?

“L’hai fatto?” Chiese la Sy e Brittany sorrise, un sorriso che mai S aveva visto sulle sue labbra, un sorriso cattivo.

“Sì, facile come sempre, sembra che io sia molto amata.” Rise e S rabbrividì, perché non era la risata gioiosa di Brittany, che fosse finita in una specie di incubo? Notò che le due donne la guardavano,

“Sì, tutto ok anche io…” La Sy annuì mentre Brittany strinse gli occhi guardandola.

“Andiamo allora, non ho tutto il giorno”.

Salirono su due auto differenti e istintivamente lei salì con Brittany che si mise alla guida. Percorsero pochi metri poi la donna arrestò la macchina e le saltò addosso. S chiuse gli occhi mentre assaporava le labbra della giovane finché non si rese conto di quello che faceva.

“Ferma!” Le disse e la donna sorrise per poi morderle un labbro. Le fece male e lei la spinse via, “Che diavolo hai?” la chiese Brittany tirandosi indietro, “Hai sempre voglia di me dopo che siamo state lontane! Anzi hai sempre voglia di me punto.” S si sentiva tremare, gli occhi di Brittany erano così freddi.

“Oggi no…” Disse e Brittany dovette sentire la sua indecisione perché sorrise di nuovo e si fiondò su di lei, catturandole le labbra con violenza, i denti che andavano a urtarsi, mentre con le mani le apriva la camicia senza badare al fatto che i bottoni saltavano uno dopo l’altro. S la spinse di nuovo via,

“Oh detto di no Brittany!” La donna la guardò intensamente e poi estrasse la pistola puntandogliela,

“Lo sapevo che non eri lei, dov’è?” S tremò, in quegli occhi di ghiaccio ora c’era il fuoco. “Dimmelo!”

“Io… non lo so…” Brittany la colpì al volto,

“Dimmelo!” Era fuori di sé e S capì che presto le avrebbe sparato,

“Non lo so, ho solo attraversato lo specchio…” Disse e Brittany si rilassò,

“E’ viva” Disse e per un attimo ci fu un po’ di calore nel suoi occhi, ma quando si voltò era sparito,

la colpì di nuovo, questa volta il colpo fu preciso e la spedì nel mondo dei sogni.

 

 

 

Note

 

Era tutto troppo bello, giusto? S si è di nuovo sacrificata per permettere a Brittany di tornare a casa, ha compiuto il salto senza di lei ed è finita… dov’è finita? In un mondo assai interessante! ;-)

Al prossimo capitolo!

Grazie mille a tutti voi che leggete anche se in silenzio e in particolare grazie a voi che mi lasciate un commento. Grazie davvero!

Ciao ciao

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Capitolo 12
*** Decisioni e scoperte ***


Buona lettura!

 

 

Undicesimo capitolo: Decisioni e scoperte

 

“Non voglio!”

Brittany…” Tentò Q,

“No! Ho detto di no!”

“Ma…”

“Zitte, tutte, S dammi il congegno.”

Brittany, ho fatto una promessa…”

“Non mi importa nulla di quello che hai promesso! Voglio il congegno! Voglio San!” Urlò allora lei, le lacrime agli occhi,

Brittany, lei tornerà… vedrai…” Provò ancora S,

“E’ una bugia! Lo so, quando menti: non mi guardi negli occhi”

“Ha ragione lei.” Intervenne per la prima volta l’altra Brittany attirando l’attenzione di tutti, “Io ho ragione, voglio dire… la mia copia… San dagli il congegno, lei andrà a prenderla.” Brittany sorrise alla ragazza che la imitò, “Vedrai, la ritroverai e potrete tornare a casa…”

“No, no, S sapeva cosa voleva, è andata da sola perché era pericoloso, voleva che io ti rimandassi a casa nel tuo mondo, con questo posso farlo.” Replicò la Santana di quel mondo.

 

Quando riaprì gli occhi era al MIB e non era una cosa positiva. Non si trattava, infatti, dell’area in cui solitamente si muoveva lei, ma della zona di detenzione. Si alzò in piedi portandosi la mano alla fronte. La testa le pulsava.

“Passerà, chi l’avrebbe detto che Brittany poteva colpire così forte…” S si voltò, sapendo già cosa avrebbe visto. Nella cella accanto la stava osservando una sua copia.

“Pensi che ci cascherò e ti rivelerò tutto? E’ ovvio che questo è soltanto un tentativo di estorcermi la verità” La sua copia sorrise,

“Certo, come no, mi piacerebbe, ma posso assicurarti che il MIB di questo mondo ha molti altri modi di farti parlare… modi più dolorosi.” Si alzò in piedi e arrotolò la manica della camicia mostrando una serie di marchi violastri, “Questi non sono male, ma…” Tirò su l’altra manica mostrando dei segni verdi, “Questi sono micidiali.” Tirò di nuovo giù le maniche sistemandosi i polsini e poi tornò a sedersi, “Ho detto tutto quello che volevano sapere”.

“Non ho paura” Le rispose con sfida S, anche se capì dal sorriso che le rivolse la sua copia che anche lei sapeva che mentiva. “Perché sei qui?” Chiese allora, “Dov’è Brittany?”. Notò immediatamente come le si irrigidì il corpo nel sentirla nominare il nome della ragazza.

Brit…” Disse solo, poi si portò le mani al volto, “Io volevo solo salvarla”, S rimase in silenzio e la sua copia continuò, sembrava che non desiderasse altro che condividere il suo dolore, “Era stata catturata dai Trolliani, l’avevo lasciata sola per un istante, solo pochi minuti… ma non avrei permesso loro di portarla via, di farle del male, così ho raggiunto la nave madre, l’ho cercata e trovata.” Si interruppe, si alzò e la fissò attraverso le sbarre, “Ho scelto di metterla sulla prima navetta mentre io la coprivo sulla seconda.”

“L’hanno colpita?” chiese S, il cuore che all’idea batteva rapido, non importava se non era la sua di storia.

“No, hanno colpito me, avevo deciso di lanciarmi con una navetta di salvataggio, ma ho perso il controllo entrando nell’atmosfera, mi sarei schiantata così ho… ho preso un congegno dalla tasca della giacca, lo avevo requisito quella mattina stessa, non sapevo cosa fosse esattamente…”

“Cosa è successo?” Le chiese S visto che lei si era interrotta,

“Non l’ho capito subito, ma quel congegno era un passaggio tra i mondi, mi sono ritrovata in un mondo diverso dal mio. Il congegno non funzionava più e BrittanyBrittany non era la mia Brittany.”

All’improvviso S capì,

“Sei stata tu a mettere gli specchi!”

“Sì, ho trovato la Beiste e le ho fatto impiantare il sistema, ma…”

“Non sapevi come raggiungere il tuo mondo” S annuì, si voltò e tornò a sedersi, sembrava aver finito le parole. “Mi dispiace…” Le disse ma lei rimase in silenzio poi alzò lo sguardo,

“Non credo che tu possa dispiacerti per me, dov’è la tua Brittany?” Chiese e S strinse i denti,

“Al sicuro, abbiamo toccato gli specchi e abbiamo iniziato a muoverci tra i mondi…” S spalancò gli occhi, “Ma certo! Ecco cosa fanno su questo mondo!”, La sua copia la guardò con scarso interesse ma lei spiegò, “Fanno razzie, cercano l’Octanium, una fonte di energia potentissima.”

“Non dire idiozie, non possono muoversi tra i mondi e tornare a casa, si perderebbero, come abbiamo fatto tu ed io.”

“No, no, c’è un congegno, la Beiste ha creato un congegno!” S la guardò come se fosse pazza,

“La mia Beiste non aveva nessun congegno”

“No, e la mia era morta, come quella di chissà quanti altri mondi, non ha importanza, le cose vanno in maniera differente, io mi sono fatta smemorizzare, tu no, io sono atterrata con la navetta di salvataggio, tu no, Q può essere etero oppure no, differenze, piccole e grandi differenze, non importa.” Ripeté ancora, quella era la via, lo sentiva, se riusciva ad uscire da lì avrebbe trovato un congegno, raggiunto gli specchi e avrebbe potuto tornare a casa da Brittany.

“Un congegno…” S sembrava finalmente capire, “Non ha importanza, non conosco più la via di casa, la Beiste è stata chiara, il congegno che ho usato io non era come gli specchi, non lascia tracce, non posso ritrovare il mio mondo”.

S aprì la bocca per replicare poi la richiuse, non c’erano vie, non per la sua copia. Rimase in silenzio riflettendo sulla sua situazione, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era all’uscire da lì.

“So a cosa stai pensando” S si irrigidì mentre una terza sua copia le si avvicinava. Indossava l’uniforme dei MIB come loro ma c’era qualcosa di malvagio nel suo sguardo. “Quella lì non ti ha ancora detto che non si può fare?”, Le chiese sarcastica indicando con la testa l’altra S nella cella che si era allontanata dalle sbarre non appena la nuova arrivata aveva fatto il suo ingresso.

“Lasciaci andare” Le disse lei fissando gli occhi nello sguardo nero della sua copia che sorrise,

“Credo che potrei farlo…” S ebbe appena il tempo per stupirsi prima di ricevere un colpo dritto nello stomaco, “Questo è perché hai baciato la mia B e questo…” Un secondo colpo la raggiunge mentre lei piegata in due cercava di recuperare il respiro, “E’ perché l’hai respinta.” Si allontanò con una smorfia, “Che diavolo, nel vostro mondo siete idioti?”. S si rialzò cercando di ignorare il nuovo intenso dolore alla testa,

“No, ma la tu B non la bacerei neanche se fosse l’unica rimasta” Vide la rabbia alterare il volto della sua copia poi si ritrovò con una pistola puntata contro,

“Lo so che la vuoi, come tutte noi!”

“Io, Brittany, la amo, è diverso” Ripeté pacata e sorrise nel vedere la rabbia dell’altra, “E Brittany ama me… ma tu? Tu sei amata dalla tua B?” Il dubbio si mescolò al dolore e alla rabbia nella sua copia mentre il dito si contraeva sul grilletto. Il colpo esplose e S rabbrividì mentre il dolore le attraversava il corpo. Forse aveva esagerato. Si accasciò a terra mentre l’aria rifiutava di entrare nei suoi polmoni e il mondo si faceva terribilmente nero.

 

“Non posso lasciarti andare, la Beiste ha detto che solo una poteva tornare a casa, S sapeva che non le avresti permesso di scegliere te, così ha deciso di andare avanti.”

“Avrebbe dovuto parlarne con me” Rispose con rabbia Brittany, si sentiva male, come poteva anche solo pensare di lasciarla? Non le aveva forse detto che l’amava? Come poteva ora lasciarla indietro, abbandonarla a quel modo, senza una parola?

“Non poteva… saresti riuscita a convincerla, non avrebbe potuto rischiare di cambiare ancora mondo fino a trovare un altro frammento di Octarium. Avete rischiato di morire già una volta.” Cercò di spiegare S,

“Non mi importa” Brittany ricordava gli occhi di Santana quando l’aveva messa sull’incrociatore Trolliano rimanendo indietro, ora aveva fatto la stessa cosa, aveva deciso per tutte e due, aveva messo in pericolo se stessa rischiando di perderla per sempre pur di non permettere a lei di starle accanto affrontando gli stessi pericoli. “Lei può scegliere di sacrificarsi per me, io posso fare la stessa cosa” Disse risoluta.

“Non posso permettertelo.” Rispose S e Brittany sorrise,

“Questa è la mia scelta e tu la rispetterai”.

 

Brittany prese un profondo respiro, se San aveva già cambiato mondo allora non l’avrebbe più trovata. Poteva scegliere, poteva tornare a casa e sperare, sperare che Santana trovasse un modo per tornare da lei, oppure poteva seguirla, poteva trovarla e dividere il futuro con lei, dovunque fosse e comunque fosse, pieno di pericoli o no. Sorrise e senza esitare alzò la mano a toccare gli specchi.

Quando riaprì gli occhi che aveva chiuso, era di nuovo lì. Vedersi riflessa negli specchi senza avere al fianco Santana le fece stringere la mascella. Aveva fatto la scelta migliore, ne era sicura.

 

 

 

Note

 

Brittany ha preso una decisione quale? S invece ha trovato una idea per tornare a casa ma poi ha combinato un casino, cosa succederà?

Abbiamo anche scoperto finalmente la storia degli specchi insomma un capitolo breve ma pregno di informazioni! ;-)

Al prossimo e grazie mille!

Ciao ciao

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Capitolo 13
*** Fuggire ***


Ora le S sono 3… auguri! XD

Buona lettura!

 

 

Dodicesimo capitolo: Fuggire

 

Faceva male, faceva dannatamente male. S aprì gli occhi per l’ennesima volta incrociandone un paio identici ai suoi,

“Fa male?” Chiese la sua voce. Tentò di rispondere qualcosa ma riuscì solo a tossire, la sua copia sorrise soddisfatta e allora lei scattò. La colpì, con tutta la forza che aveva, sotto il mento. Il colpo non raggiunse esattamente il punto che voleva lei, ma fu sufficiente perché la sua copia fosse rovesciata indietro.

Si rimise in piedi in fretta ignorando il dolore che le percorreva ancora il corpo, afferrò la pistola che la sua copia aveva fatto cadere e poi gliela punto addosso,

“Ora lo scoprirai” Disse e tirò il grilletto. Il colpo raggiunse la sua copia in pieno petto e la donna si accasciò a terra priva di sensi. S si piegò appoggiandosi alla parete, cercando di respirare. Con la mano libera scostò la camicia osservando sul suo petto all’altezza del cuore una macchia verde.

“Non sparirà tanto in fretta e il dolore sarà lì fino a quando non se ne andrà il colore… ma tranquilla, dopo un po’ uno si abitua.” S osservò la donna nella cella, non si era mossa mentre lei si liberava.

“Vieni con me?”

“Perché dovrei?”

“Perché in due avremo più possibilità, e perché dovunque e meglio di qui”. Si guardarono. Per un istante S temette che la sua copia si fosse arresa e che sarebbe rimasta lì ma poi lo vide, il piccolo sorriso nascere sulle sue labbra,

“E’ stato divertente il modo in cui l’hai provocata… come sapevi che non ti avrebbe semplicemente ucciso?”. S sorrise a sua volta,

“Non lo sapevo, ma contavo sul fatto che preferisse godere del mio male.” disse poi le aprì la cella con il tesserino preso alla sua copia insieme alla giacca e la cravatta. Gettò uno sguardo alla donna ancora stesa priva di sensi sul fondo della cella e poi lì la rinchiuse.

 

Ora dove poteva andare? Brittany si mordicchiò un’unghia mentre rifletteva, doveva andare dove sarebbe andata San, poteva essere la Beiste direttamente oppure il MIB. Riflette ancora qualche secondo poi decise che il MIB era sicuramente il posto migliore in cui andare. Fece qualche passo poi si fermò colta da un improvviso dubbio: e se non avesse incontrato Santana prima che lei passasse gli specchi? Non poteva correre un simile rischio, doveva lasciargli un segnale del suo passaggio. Sorrise felice per quell’intuizione geniale, di sicuro Lord Tubbington sarebbe stato fiero di lei.

Quando uscì per prendere un taxi lo fece fermare solo per una breva pausa, poi si fece portare al centro dei MIB.

 

“Che diavolo succede?” Q venne loro incontro,

“Questa stronza vuole vuotare il sacco è stato più facile di quello che pensassi”,

“Ma davvero?” Chiese Q mentre posava il suo sguardo su di lei che era tenuta sotto la minaccia della pistola. C’era nel suo sguardo qualcosa che fece venire i brividi a S, piacere, piacere per il dolore che vedeva in lei e che lei non aveva bisogno di fingere. “Molto bene… B dovrebbe essere… eccola.” S sì gelò mentre alzava appena lo sguardo, sapeva che lo stesso terrore si era impadronito anche della sua copia, B non si sarebbe lasciata ingannare neanche per un istante.

“Di là, la porto di là” Disse subito la sua copia mentre la trascinava verso un ufficio, sperando che B non le vedesse. Raggiunsero l’ufficio e chiusero la porta alle loro spalle,

“Non abbiamo molto tempo, se Q…”

“Tu!” B, quella Brittany dalla cravatta nera, entrò nella stanza fissandola con rabbia, la loro idea di defilarsi era appena drasticamente naufragata. “Tu! Come hai potuto lasciarmi indietro?” La sua voce si spezzò mentre grosse lacrime iniziarono a scenderle lungo il viso.

Brit?” Chiese solo S mentre il dolore fisico spariva davanti a quelle lacrime, la gioia che la sopraffaceva. La raggiunse con due passi e la attirò tra le sue braccia. “Oh, Brittany, ti amo così tanto” Le disse mentre la stringeva,

“Mi hai lasciato indietro” Le ritorse contro lei i pugni chiusi dietro alla sua schiena.

“Ti amo” Le ripeté lei, “Sono così felice che tu sia qui” Brittany sospirò poi affondò il volto nel suo collo,

“Non farlo mai più, giuralo.” Chiese la voce ancora rotta dal pianto,

“Lo giuro” Disse lei per poi liberarla dal suo abbraccio e guardarla, “Perdonami” Chiese piano, Brittany si morse un labbro poi annuì piano.

“Perché hai la cravatta nera?” Brittany si strinse nelle spalle,

“Non ne avevano altre al negozio… la mia l’ho lasciata agli specchi, sapevo che l’avresti riconosciuta”. S fu sul punto di baciarla ma ricordò che non erano sole in quella stanza. Fece un passo per separarsi da Brittany e quando si voltò vide lo sguardo della sua copia. Il dolore era evidente. Non appena si accorse di essere osservata la ragazza si girò nascondendo il volto.

“San, possiamo tornare a casa ora?”

“Non è così semplice Brit, questo mondo è… siamo cattive qua” Brittany alzò lo sguardo guardando verso la sua copia che se ne stava in silenzio in un angolo.

“A me non sembra cattiva, solo triste” Disse evidenziando ancora una volta la sua capacità di capirla,

“Lei non è quella di questo mondo…” Iniziò a spiegarle,

“Sono quella che ha creato il problema, volevo solo ritrovarti” intervenne la sua copia facendo un passo verso di lei.

“Mi hai persa?” Chiese Brittany,

“Cosa succede qui?” La sua copia alzò rapida la pistola puntandola verso la nuova arrivata che le guardava torva incurante dell’arma puntata contro di lei, “Scommetto che la mia cara S è rinchiusa in cella non è vero? E direi che questa non è la mia B, non credo di averla mai vista sorridere nel modo in cui l’ha fatto quando è entrata e vi ha visto”.

S guardò perplessa la Sy, non era il tipo di discorso che si aspettava,

“Non guardatemi così, è chiaro che qui è tutto al contrario no? Qua sono io la buona” Sorrise, anche se a ben vedere c’era un certo sarcasmo nella sua voce.

“Cosa significa?” Le chiese S,

“Significa che potrei darvi una mano invece di denunciarvi e farvi sbattere tutte e tre nelle nostre accoglienti celle”,

“Aiutarci? Perché?”

“Perché sono buona no?” Disse lei facendo loro l’occhiolino.

S guardò la sua copia che si strinse nelle spalle, sembrava più abbattuta di prima,

“Ci aiuti a tornare a casa?”

“E’ quello che ho detto sì, ma dobbiamo darci una mossa mia care, la mia B non rimane mai a lungo divisa da S, la starà già cercando…” Si interruppe, le guardò e si corresse “Credo che valga per tutte le S e le B. Comunque decidete, mi colpite e vi arrangiate o accettate il mio aiuto.”

“Bene, cosa facciamo?” S non aveva nessuna intenzione di fidarsi, ma avevano bisogno di qualcuno e a quanto pareva la Sy sembrava volerle aiutare.

“Facile, vi rispediamo a casa, ma prima di tutto due regole, altrimenti non andremo da nessuna parte. B, niente sorrisi, niente sguardi a S, guarda tutti come se fossero dei vermi Fregun appena digeriti da un DebtyBrittany fece una smorfia e la Sy annuì, “Esatto, solo più gelida per favore. Visto che siete due S una farà la prigioniera, mentre l’altra la mia S, sguardo di fuoco e se qualcuno per sbaglio guarda B estrai la pistola e magari fai anche fuoco… lei lo fa spesso. Ora usciamo in fretta, voi vi dirigete verso le auto, ci vediamo agli specchi. Ok?”,

S annuì e la Sy sorrise, poi indicò la porta.

 

Q chiuse il file e alzò la testa, S stava uscendo dall’ufficio in cui si era rintanata con la sua copia prigioniera e dove le aveva raggiunte B. Fece una smorfia, era un peccato che non la lasciassero assistere, era sempre bello vedere come quelle due riuscivano a spremere le informazioni agli interrogati, nessun poliziotto buono e cattivo, solo violenza, minacce e dolore. La prigioniera era quasi piegata su se stessa, S la teneva per un braccio mentre B camminava loro vicino. Q inclinò la testa c’era qualcosa di strano. Qualcosa nel modo in cui B teneva le spalle e la testa era più… cercò la parola, morbida. La sua attenzione fu attirata dalla Sy che usciva dallo stesso ufficio, non l’aveva vista entrare, era strano. Forse era quello il motivo per cui S si guardava attorno con circospezione. Forse era solo irritata per essere stata interrotta. Forse…

Q si alzò, perché stavano portando via la prigioniera?

Hei B” Chiamò, l’agente si voltò, “Dove state andando?” B rimase in silenzio a guardarla,

“Non sono affari tuoi Q” Le rispose allora S. Q portò la mano alla pistola, non aveva mai visto l’esitazione sul volto di B. Mai.

“Ferme!” Urlò ma S aveva già estratto la pistola, la S che doveva essere dolorante e ammanettata. Il colpo la raggiunse al braccio, non perse i sensi ma il dolore fu atroce. Sparò a sua volta ma ormai le tre erano già fuori dall’edificio.

“Che succede?” Q sgranò gli occhi nel veder comparire B.

“Maledizione, ci sono delle vostre copie che stanno scappando!”. Non ci fu bisogno di aggiungere altro, B era già partita. Ma non all’inseguimento, no, stava andando alle celle. Q sbuffò poi si voltò verso i colleghi,

“Inseguiteli, ora!” Quando le avrebbe avute tra le mani avrebbe fatto loro del male, avrebbe ridefinito nel loro cervello il concetto di dolore.

 

 

 

Note

 

E la fuga è iniziata, con un aiuto inaspettato della Sy, ma è iniziato anche l’inseguimento, ce la faranno a lasciare quel pianeta malvagio?

Quel che conta è che sono insieme! ;-)

Al prossimo capitolo!

Ciao ciao e grazie!!

 

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Capitolo 14
*** Gioco di ruolo ***


Ultimo capitolo… vi avviso così magari reggete fino alla fine! ;-)

Buona lettura!

 

 

Tredicesimo capitolo: Gioco di ruolo

 

Le strade di New York sfrecciavano sotto di loro mentre S guidava, il più rapidamente possibile, verso l’edificio in costruzione che conteneva gli specchi. Dietro di lei numerose macchine nere identiche alla sua la tallonavano.

“Idee?” Chiese senza distogliere gli occhi dalla guida,

“Arriviamo agli specchi e ci asserragliamo sperando che la Sy trovi un modo per farci arrivare il congegno e l’Octanium.” Disse la sua copia che era stata informata dei dettagli. Brittany non disse niente era rimasta sconvolta dall’aggressione di Q, non riusciva a vedere la malvagità nelle persone, figurarsi in quelli che considerava suoi amici.

Avrebbero potuto nascondersi, ma poi sarebbe stato loro impossibile raggiungere gli specchi e la Sy, se volevano passare dovevano farlo ora.

Raggiunsero l’edificio e vi entrarono correndo, i primi colpi degli inseguitori che si infrangevano sui muri,

“Quella doveva essere R, spara male anche in questa realtà per fortuna…” Ebbe il tempo di dire S prima che il fragore dei colpi coprisse la sua voce.

Durò una decina di minuti, poi si fermarono,

“Molto bene, hanno capito che non possono entrare.”

L’edificio non aveva particolari sistemi di sicurezza ma la presenza degli specchi aveva fatto installare al MIB alcuni accorgimenti, per cui le entrate erano state sigillate e l’unica porta usufruibile era ben sorvegliata dalle armi delle due S.

“Potremmo usare gli specchi…” Suggerì Brittany ma S scosse la testa,

“Non possiamo riiniziare da capo, ogni salto è pericoloso e chissà dove potremmo ritrovare una Beiste viva assieme ad un congegno e a dell’Octanium, no, questa è la nostra migliore occasione.” Brittany aprì la bocca ma la sua voce provenne dall’esterno,

“Cosa ne dite di uscire con le mani alzate?” Brittany si morse un labbro e fu S a rispondere,

“Andate a quel paese!” Una risata seguì quelle parole,

“Molto bene allora veniamo a prendervi noi e non vi piacerà”

“Ci avete già provato, continuate pure”. Dall’esterno non giunse risposta per alcuni minuti poi si udì la voce di Q,

“Possiamo trovare un accordo”

“Per esempio?” S scosse la testa verso Brittany che l’aveva guardata spaventata, no, non aveva nessuna intenzione di fare accordi con loro, ma doveva prendere tempo, volgere quella situazione di stallo a loro favore.

“Potremmo lasciare andare B. Voi due venite con noi e B torna a casa” Suggerì la voce di Q dall’esterno, S sgranò gli occhi ma la mano di Brittany si chiuse con forza sul suo braccio,

“No” Disse con fermezza. S non distolse lo sguardo dai suoi occhi azzurri, la fuori c’era qualcuno che la conosceva alla perfezione, si chiese se fosse stata un’idea della sua copia o della copia di Brittany.

“S, questa era la risposta della tua B, ma io voglio la tua” A parlare questa volta era la sua copia di quel mondo, come a voler rispondere al suo pensiero.

“No” Disse allora lei mentre la mano di Brittany la teneva ancora con la stessa forza,

“Avevi detto di amarla, così la condanni” Le ricordò la sua copia all’esterno dell’edificio, non fu lei a rispondere, ma l’S che difendeva la porta con lei,

“Verrò io, loro lasciatele andare”

“No” Protestarono in coro loro due ma S sorrise amaramente,

“Non ho niente per cui lottare, non ho niente da cui ritornare”

“Non è vero!” Tutte e due le S guardarono Brittany,

“Noi abbiamo incontrato la tua Brittany, ti aspetta ancora, ti aspetterà sempre!”

“Aspetta Brit… non siamo sicure che…” Mentre lo diceva vide lo sguardo della sua copia cambiare, c’era la speranza e la gioia oltre che delle lacrime nei suoi occhi,

“E se non fosse lei… le possibilità sono infinite…”

“Era lei” Disse con sicurezza Brittany.

La conversazione era avvenuta a bassa voce e dall’esterno si udì di nuovo la voce forte di B,

“Va bene, vi mandiamo dentro qualcuno con il congegno e l’Octanium che vi consegnerà mentre S esce allo scoperto”.

“Non ci daranno mai il congegno…” Disse piano S mentre si guardava attorno, gli specchi che la riflettevano. Sorrise mentre notava la cravatta con gli usignoli che Brittany aveva lasciato appesa agli specchi qualche tempo prima. Avevano quell’unica possibilità,

“Vieni tu B” Disse forte, Brittany e la sua copia la guardarono perplesse ma lei sorrise.

 

B entrò lentamente nell’edificio, le mani alzate il congegno ben in vista.

“S!” Chiamò e dalla porta si stagliò la donna, era strano vederla così uguale eppure così diversa. Era debole, lo si poteva vedere anche da lì, non era la sua S.

“Ti stanno aspettando.” Le disse facendo un sorriso, vide la smorfia sul volto della donna e sorrise di nuovo.

Quando le passò accanto non la guardò neppure invece camminò decisa verso la porta. Doveva consegnare un falso congegno e mentre le due tonte si fossero distratte lei avrebbe agito, era veloce, molto veloce, probabilmente nel richiedere lei avevano pensato di avere a che fare con la più debole, avrebbero presto capito quanto si erano sbagliate.

“Eccovi il congegno…” Non ebbe il tempo di finire, il buio si chiuse su di lei.

 

“Sei pronta?”

“Non lo so…”

“Sì che lo sei, ti amo e andrà tutto bene” Brittany annuì poi sorrise,

“Anche io ti amo, sono contenta che tu abbia fiducia in me” Disse poi irrigidì le spalle, “Vado”. S la osservò mentre si dirigeva verso l’esterno dell’edificio, rigida e sicura. Tremava all’idea del pericolo in cui la stava spingendo ma non poteva proteggerla sempre, non poteva vivere nel terrore di perderla, doveva smettere di crederla incapace di difendersi. L’amava e doveva fidarsi di lei, doveva credere in lei. Prese un profondo respiro poi osservò B stesa a terra, gli occhi gelidi che la fissavano con rabbia.

“Buona notte” Le disse mentre la colpiva una seconda volta.

 

Brittany uscì all’esterno e si guardò attorno cercando S, sapeva in maniera istintiva che era da lei che doveva andare, la vide e le fece un cenno di assenso.

“Fatta, sono stese tutte e due all’interno, voi avete la terza?”

“Hanno abboccato?”

“Più facile che prendere un Hew nel periodo dell’accoppiamento” disse lei mantenendo un tono beffardo. Fece ruotare lo sguardo e notò S legata e trattenuta da due agenti MIB, uno di loro era F. Il ragazzone non le aveva mai provocato il benché minimo brivido di paura, invece ora la intimorì decisamente. Non si permise di lasciar trapelare nessuna emozione invece tornò a guardare S.

“Dopo le voglio io, tutte e tre” Intervenne Q,

“No!” Disse subito lei ottenendo l’attenzione degli agenti MIB, ricordò il suo ruolo e fissò gli occhi in quelli gelidi di Q, “No, sono mie, tutte e tre”.

“Mi hanno sparato, le voglio!” Insistette lei, prima che avesse il tempo di replicare, S era già scattata, ora puntava la pistola direttamente sotto al mento di Q,

“Ha detto che sono nostre, non ti è chiaro il concetto?” Chiese in un sibilo,

“Va bene, va bene, sono vostre” Q alzò le mani allontanandosi con una smorfia, Brittany non si mosse, incapace di decidere cosa fare. S si voltò e le sorrise,

“Sono nostre, ti piacerà…” Le disse. Quel sorriso, quel tono era così pieno di sottintesi fece accapponare la pelle a Brittany, come poteva essere così simile eppure così diversa dalla sua San?

Per fortuna non dovette risponderle, infatti un gruppo di agenti uscì trasportando B e spingendo Santana che tentava di liberarsi e lanciava frequenti occhiate verso B.

“Ci sei andata pesante è?” Le chiese l’S di quel mondo,

“Non voleva smetterla di chiedermi perché” Disse lei facendola ridere.

 

Quando entrò nel MIB per la seconda volta fece attenzione ai dettagli, era effettivamente diverso, non nell’edificio, no, ma nelle persone, c’era un’oscurità in loro, nessun sorriso, nessuna risata e mentre loro passavano c’erano solo teste basse, come se tutti temessero di incrociare il loro sguardo.

“Aspetta” Brittany richiamò S, che la guardò perplessa, era chiaro che avesse solo una cosa in mente, torturare le prigioniere. Brittany alzò la mano mostrandole il congegno,

“Lo sistemiamo dopo”

“No, adesso” Brittany era sicura che avrebbe protestato, ma la ragazza annuì docile e poi con suo grande sollievo la condusse esattamente lì dove voleva andare. Dovette trattenersi dallo spalancare la bocca, all’interno della stanza dove l’aveva condotta S c’erano una decina di armadietti contenenti ognuno almeno cento congegni e poco più in là l’Octanium. Brittany si voltò verso S. Ora dove fare una cosa che aveva fatto storcere il naso a Santana. La afferrò attirandola a sé e la baciò.

 

S ebbe il tempo di sorprendersi poi rise mentre la bocca di B si chiudeva sulla sua, sapeva che non poteva essere solo per riporre il congegno che B l’aveva condotta lì. Poi spalancò gli occhi perché quella non era B. La spinse via ma la ragazza che aveva davanti ora le puntava una pistola, la mano di S corse a prendere la sua che non era più al suo posto, era stata così stupida!

E per la seconda volta in un giorno fu colpita da un violento colpo che annullò il mondo attorno a lei.

 

“Non ci credo che siamo di nuovo qui…” Mormorò S mentre osservava il corpo steso di B. Si sarebbe svegliata presto e Brittany non tornava.

“Andrà bene, vedrai” Cercò di consolarla la sua copia, in gabbia accanto a lei. La porta si spalancò in quel momento e apparve Brittany. Il sorriso sulle sue labbra fu eloquente ma lei aggiunse,

“Fatto, ho preso tutto” Alzò la mano mostrando i congegni che aveva rubato e poi dalla tasca estrasse una manciata di sassolini di Octanium.

“Ora ci serve soltanto qualcuno che sappia calibralo…”

 

Q osservava con rabbia lo schermo del computer, non stava leggendo, non riusciva a leggere, era stufa di quelle due, perché dovevano sempre prendersi loro tutto il divertimento? Alzò lo sguardo osservandole mentre spingevano una copia di S. Il deja vu la colpì e le ritornò in mente un particolare. Perché la Sy era uscita dall’ufficio in cui c’erano le finte S e B? Si alzò in piedi e sorrise, forse non avrebbe avuto il piacere di sentir urlare dalla voce di S e B, ma avrebbe potuto godersi le urla di Sy.

Sy!” Chiamò mentre la vedeva passare, la donna si voltò verso di lei,

“Che c’è?” Le chiese e lei sorrise,

“Dimmi, cosa ci facevi nella stanza con le false S e B?” Non ebbe bisogno di altro, lo sguardo colpevole duella donna era più che evidente. Estrasse la pistola e la puntò, questa volta nessuno le avrebbe sparato, oh no, sarebbe stata lei a fare fuoco.

“Non ti muovere, questa volta non posso sbagliare”. La voce che aveva pronunciato quelle parole era a pochi centimetri dal suo orecchio.

“Che diavolo fai S?” Chiese anche se la sua voce tremò, l’arma era puntata alla sua testa, avrebbe potuto ucciderla.

“Ora noi ce ne andiamo e tu vieni con noi…”, solo allora Q capì che ancora una volta erano stati tutti ingannati. Da quell’edificio in costruzione doveva essere uscita la B sbagliata.

Si mosse lentamente facendo attenzione a non fare movimenti bruschi. Alcuni agenti lanciarono loro degli sguardi, ma nessuno intervenne, era così normale vedere S puntare la pistola contro qualcuno, così normale…

La Sy si affiancò a loro e tutte e tre uscirono dalla sede dei MIB, all’esterno c’era una macchina ad attenderle, alla guida c’era un’altra S e poi c’era B. Ora che non fingeva la differenza era abissale.

“Perché hai preso anche lei?” Chiese subito l’S alla guida,

“Perché aveva capito che sono dalla vostra parte” La anticipò la Sy,

“Come hai osato tradirci?” Le chiese lei ignorando per una volta la pistola contro la sua testa,

“Sono stufa di questo mondo, ne ho visitati molti altri e lì io sono il dannato capo dei MIB!”.

“Questo ha molto più senso” Mormorò S senza abbassare l’arma, poi rivolgendosi alla Sy aggiunse: “Ora che conosciamo le tue motivazione sono più propensa a fidarmi, non c’è dubbio”.

 

Salirono in macchina e si diressero ancora una volta verso l’edificio che conteneva gli specchi. Questa volta nessuno le raggiunse e nessuno le fermò ma era questione di minuti, presto avrebbero scoperto le celle vuote e i corpi svenuti della sua copia e B.

Salirono in fretta fino agli specchi poi guardarono Sy,

“Ora tocca a te” La donna annuì, in pochi minuti calibrò i congegni. S guardò Q che era legata e appoggiata contro il muro,

“Ti spedirei in qualche mondo ma nessuno mondo dovrebbe conoscere una Q come te, inoltre ho come l’impressione che non ti divertirai quando scopriranno che non sei riuscita a fermarci” Negli occhi della donna c’era una rabbia quasi accecante, S si voltò decidendo di non guardarla più,

“Buona fortuna…” Disse dubbiosa alla Sy che teneva tra le mani un congegno che l’avrebbe portata, a suo dire, in un mondo in cui il capo del MIB era morta in azione. Tese la mano a Brittany che le sorrise stringendola mentre la sua copia le appoggiò una mano sulla spalla,

“Andiamo” le disse, nella sua voce c’era una traccia della tensione che S poteva sentire anche nel modo  in cui era aggrappata alla sua spalla. Alzò la mano libera e sfiorò il vetro.

Q e la Sy sparirono il resto rimase uguale.

 

“Sei pronta?”

“Non lo so… sì” Lo disse e poi alzò la mano per bussare alla porta. S e Brittany erano un po’ più indietro. La porta si aprì mostrando loro un’altra Brittany. S e Brittany poterono notare gli occhi di quella Brittany cambiare, come solo i suoi sapevano farlo, questa volta però non si gettò tra le braccia della ragazza che aveva bussato, no, inclinò la testa e chiese piano:

“San?” Videro S sorridere e il viso della ragazza lasciar scivolare lacrime di gioia, “Sei tu? Sei veramente tu?” Non ci furono altre parole, S la attrasse a sé baciandola. Un istante e Brittany si abbandonò al suo bacio.

“Direi che avevi ragione, si sono ritrovate…” disse S mentre osservava le loro due copie baciarsi.

“Non pensavo di rivedervi” La voce proveniva dalle loro spalle, Lord Tubbington passò loro accanto facendo poi quello che avrebbe potuto essere solo un sorriso. “Bene” Aggiunse sedendosi e osservando Brittany che rideva e piangeva stringendo una altrettanto emozionata S.

“Andiamo?” Chiese la sua Brittany stringendole la mano.

“Sì” Disse lei, nella tasca al sicuro c’era il congegno che le avrebbe riportate a casa.

 

 

 

Note

 

Tutto è tornato al suo posto, persino l’S dispersa ha avuto la fortuna di ritrovare la sua Brittany, cosa potevamo sperare di meglio?

Magari la chiarezza… XD Spero che questo capitolo d’azione e di scambio di ruoli non sia stato troppo ostico per voi… comunque era l’ultimo, quindi vi ringrazio moltissimo incrocio le dita e ci vediamo per l’epilogo! ;-)

Ciao ciao

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Capitolo 15
*** Casa ***


Buona lettura!

 

 

Epilogo: Casa

 

S si guardò attorno, tutto come sempre.

“Siete qui!” Si voltò sorpresa a guardare Q, sentì la mano di Brittany irrigidirsi nella sua e portò d’istinto la mano alla pistola. Q si bloccò stupita, “Cosa succede?” Chiese,

“Sei tu? Voglio dire: siamo a casa?”

“Cosa?” Chiese di nuovo lei ora decisamente confusa, poi il suo sguardo si fissò sulle loro mani intrecciate e la ragazza sorrise, “Oh… le cose si sono risistemate?” S arrossì mentre Brittany annuiva,

“Sì, mi ama” Spiegò. S si morse un labbro mentre arrossiva ancora, eppure non le dava fastidio no, era troppo felice,

“Questo lo sapevamo già” Disse Q per poi farle un occhiolino,

“Smettila subito, dov’eri finita? Dovevi aspettarci qua e invece non c’eri!”

“Io? Ma se vi abbiamo cercato per due giorni!” S aprì la bocca per ribattere ma intervenne Brittany,

“Q, ti raccontiamo poi tutto, ma ora io e San dobbiamo… parlare…” S arrossì mentre un largo sorriso si apriva sul volto di Q,

“Va bene, capisco”.

“Non è come pensi tu!” Disse subito S, che a differenza della ragazza sapeva che Brittany voleva davvero parlare, ora che erano tornate a casa lei doveva riprendersi i suoi ricordi e…

“Ma certo, assolutamente, parlate pure quanto volete” Si voltò ridendo ma S la richiamò,

“Q, c’è un'altra cosa prima…”.

Mentre si allontanavano una piccola esplosione si fece sentire alle loro spalle. Degli specchi non rimaneva che polvere.

 

S si stava godendo un lungo bagno, purtroppo da sola. Brittany infatti era stata trattenuta al MIB, il loro desiderio di rimanere sole era stato spazzato via non appena la Sy aveva saputo del loro ritorno. Avevano passato il giorno sotto interrogatorio non solo della Sy ma anche dalle macchine che le avevano analizzate sotto tutti i punti di vista.

“Fa male?” Non sobbalzò perché l’aveva sentita entrare, aprì gli occhi e sorrise a Brittany che invece guardava preoccupata la macchia verde che aveva sul petto.

“Un po’…” Non mentì, le faceva ancora male, poi sorrise di nuovo, “Vieni…” La ragazza si sedette sulla vasca per poi piegarsi verso il suo volto e baciarla dolcemente.

Rimase con gli occhi e la fronte appoggiata alla sua poi sorrise,

“Sei tu…” Mormorò piano e S sorrise,

“Sì” Disse, poi alzò le braccia attorcigliando la cravatta al suo polso, “Vieni” Ripeté.

Qualche minuto dopo  Brittany era nuda contro di lei, l’acqua che le avvolgeva rendeva la sua pelle ancora più morbida sotto le sue dita.

S la baciò, aveva voglia di lei, ma voleva che fosse dolce, voleva cancellare da se stessa e da Brittany il ricordo delle loro copie malvagie. Lasciò che le mani di Brittany scivolassero tra i suoi capelli mentre lei le accarezzava la schiena e le loro bocche si assaporavano.

Brittany abbandonò le sue labbra per scendere lungo il suo collo, i suoi movimenti erano lenti, delicati, anche lei aveva lo stesso desiderio di dimenticare. L’acqua in cui erano immerse non le permise di scendere verso il suo seno con le labbra così Brittany lasciò i suoi capelli e continuò la sua strada con una mano.

Il suo corpo si tese ma S non distolse lo sguardo dai suoi occhi, le dita di Brittany scesero lentamente fino a toglierle il respiro. Chiuse gli occhi e Brittany scese a baciarla mentre le sue dita scivolavano in lei iniziando un movimento dapprima lento ma che poi si fece più urgente. Improvvisamente l’acqua attorno a lei fu bollente e S si lasciò andare al piacere. Quando riaprì gli occhi Brittany le sorrideva,

“Ti amo” Le disse. Avrebbe potuto dirglielo mille volte ma il suo cuore avrebbe gioito come la prima volta. “Sai… se non vuoi riavere i ricordi… non importa…” S alzò la mano posandogliela sulle labbra.

“Ogni momento, ogni singolo minuto con te, vale la pena di essere ricordato.” Si tese e la baciò, come ad imprimere quel concetto con forza. “So di amarti e ciò potrebbe bastarmi, ma voglio ricordare tutto lo stesso, il nostro primo incontro, il nostro primo bacio, non importa se ricorderò anche qualcosa di doloroso, non mi importa. Ho fatto una sciocchezza quando ho chiesto a Q di cancellarmi la memoria e ora devo rimediare.” Le accarezzò il volto poi si sollevò “Andiamo”.

“Aspetta… vuoi dire ora?” Chiese Brittany mentre lei già usciva dal bagno, S rientrò osservandola, nuda e bellissima, sorrise,

“Tra un po’…” Disse per poi tenderle la mano e condurla verso il suo letto.

 

S osservò B stesa nel suo letto, era bellissima, come sempre. Aveva una macchia verde sul petto. S fece una smorfia, lei ne aveva due e l’idea che lo stesso dolore lo provasse anche lei la faceva infuriare.

“Perché non torni qui?” Le chiese con voce suadente B e lei annuì.

Torno da lei e fu catturata dalla sua braccia, lanciò un ultimo rabbioso sguardo verso l’armadio a cui era appesa una cravatta non del tutto nera prima di dedicarsi completamente alla compagna.

 

“L’ho dimenticata lì!” S guardò Brittany che si stava rivestendo,

“Cosa?” Chiese mentre stringeva il nodo della cravatta,

“La mia cravatta!”

“Come?”

“L’avevo lasciata agli specchi così se tu tornavi prima di me l’avresti vista, per quello ne avevo una nera, ricordi?” S a cui il dettaglio era sfuggito di mente tra tutti gli avvenimenti annuì,

“Sì, mi ricordo, per un attimo ho creduto che fossi l’altra…” rabbrividì al ricordo,

“Mi piaceva…” Si lamentò Brittany osservando la lunga fila di cravatte nere di S.

“Te ne comprerò altre dieci, vedrai, sfondo nero e tutti i disegnini che vuoi”,

“Davvero?” Gli occhi di Brittany brillavano, “Pensavo che non ti piacessero…”

“Oh Brit… a me piace tutto di te!” Si sorrisero, poi il suo telefono squillo, “E’ Q…”.

Raggiunsero il MIB qualche minuto dopo, Q venne loro incontro sorridente,

“Siete pronte per tornare al lavoro?”

“Certo… piuttosto, tu?”

“Io cosa?” Chiese lei distratta.

“Non hai nulla da dirmi? Perché sai, nel rapporto non ho detto proprio tutto…”

“Non capisco a cosa ti riferisci” Rispose lei mentre digitava una serie di codici,

“In un mondo aspettavi un bambino e San è sicura che è per quello che non sei voluta andare da sola agli specchi” Spiegò Brittany.

Brit! Così mi rovini il divertimento!” Si voltò verso Q che aveva sgranato gli occhi sorpresa, “Questo è un sì?” Chiese allora lei e la ragazza arrossì per poi sorridere,

“Sì”,

“Sì cosa?” La voce irritante di R interruppe la loro conversazione,

“Non ti riguarda nana” S si voltò poi sgranò gli occhi, “Oppure sì… Q, non è che tu e R…” E fece un cenno con la testa piuttosto eloquente. Q arrossì se possibilmente ancora di più,

“No, no, certo che no!”

“In un mondo vi amavate e stavate assieme” spiegò di nuovo Brittany lasciando a bocca spalancata tutte e due.

“Ecco Brittany, ora sei stata perfetta. Mi divertirò un mondo ogni volta che ripenserò alle vostre facce in questo momento!” S sorrise compiaciuta poi si voltò, “Andiamo, abbiamo un codice viola tra la settantaduesima e la novantatreesima”.

 

 

Note

 

E anche questa volta sono giunta alla fine!

Le fanciulle hanno ritrovato il loro mondo e il loro amore, insomma il tanto sospirato lieto fine… prima o poi dovrò far finire male qualche storia… ;-)

Avrei bisogni di qualche pagina solo per ringraziarvi, perché ancora una volta siete state in molte a seguire e leggere la storia. Ovviamente a voi che avete speso del tempo a commentare ogni capitolo va tutto il mio amore! Siete fantastiche, gentilissime e una vera gioia da leggere! Davvero! Scrivere è bello ma condividere è meraviglioso!

I mie progetti futuri… nel caso vi interessi posso dirvi che presto ci sarà una nuova storia. In realtà come ormai sapete ho molti progetti iniziati, ma questa è quasi giunta alla fine e mi piace molto, forse perché adoro il libro da cui ho preso ispirazione (sempre la famosa ispirazione alla francese!)… E’ un po’ diversa dal mio solito, almeno così mi sembra mi direte voi cosa ne pensate, o almeno spero! ;-)

Ancora grazie a tutti per la pazienza con cui avete seguito questa storia così confusa!!

Ciao ciao e a presto!

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