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Finalmente è pronto, eccovi uno dei sequel che vi avevo
promesso.
Un piccolo riassunto? L’agente S, Santana per chi non lo
ricordasse, si era trovata come vicina una giovane e affascinante ragazza, Brittany, e se ne era innamorata, per poi scoprire che era
un’aliena braccata da un gruppo di feroci e spietati Trolliani:
alieni invasori di mondi. Sentendosi tradita S aveva chiesto alla collega Q,
Quinn, di usare su di lei il neuralizzatore perdendo
i ricordi di Brittany e del loro amore che
considerava falso, perché basato su menzogna e opportunismo. Quando però Brittany si trova in pericolo Q, Rachel
e Finn, rispettivamente R e F intervengono spingendo
S a salvarla e poi aiutando Brittany ad entrare nel
MIB come un effettivo agente e facendola diventare la collega di S.
Non ci resta che riprendere la storia da questo punto…
Buona lettura!
Men In Black II
Prologo: Il primo
giorno di lavoro
Si guardò allo specchio, la cravatta era perfetta ma lei
strinse ancora un po’ il nodo, poi passò la mano lungo la linea dalle giacca
nera che cadeva su un paio di pantaloni altrettanto neri. Annuì alla sua
immagine e uscì dall’appartamento.
“San! Andiamo?” S sobbalzò davanti alla ragazza che l’aveva
colta di sorpresa. Doveva essersi appostata davanti al suo appartamento.
“Brittany, quante volte ti ho detto
che mi devi chiamare S” arrossì, “Voglio dire, B, agente B, devi chiamarmi S…”
La ragazza era raggiante e annuì convinta,
“Ok San” Santana dovette trattenere un sorriso mentre
scuoteva la testa, quella ragazza l’avrebbe fatta impazzire.
“Andiamo?” Le chiese di nuovo Brittany.
Era il suo primo giorno come agente ufficiale del MIB, il primo extraterrestre
ad entrare nel gruppo per il controllo delle attività aliene sulla terra. La
ragazza che lei aveva salvato qualche settimana prima, ma di cui sapeva ben
poco. Sembrava innocua se si escludeva il fatto che ogni volta che S la
guardava sentiva un’inspiegabile forza che la spingeva a sorriderle.
“Brittany…” Si morse la lingua, “B,
quella non mi sembra l’uniforme regolamentare che ti ho mostrato…” La ragazza
guardò perplessa il completo nero che indossava,
“Non è il giusto nero? Perché sai ce ne sono parecchi ma…” S
alzò la mano fermandola,
“No il completo è perfetto…” Perfetto era dir poco, la
ragazza stava una meraviglia! Scosse la testa, “E’ la cravatta che non va
bene.” La ragazza la guardò e poi alzò gli occhi su di lei, occhi supplicanti,
“Oh per favore San. Mi piace tanto, quella tutta nera era
così triste” S dovette ingoiare a vuoto, quegli occhi, sentiva che se quello
sguardo si posava su di lei avrebbe detto sì a qualsiasi cosa,
“Ok… la puoi tenere, ma…” La ragazza fece un salto di gioia,
“Evviva! Grazie San” S scosse la testa, era senza speranze.
Dove poteva averla trovata una cravatta nera con dei piccoli unicorni?
“Andiamo, ci aspettano al MIB…”, Si incamminò e la ragazza fu
subito al suo fianco, sembrava saltellare invece che camminare, S sorrise, era
innegabile che la metteva di buon umore.
Brittany lanciò un’occhiata alla ragazza che
seria camminava accanto a lei, era bellissima in nero, ma lo era sempre.
Dovette trattenersi per non prenderle la mano, lo desiderava con tutta se
stessa, ma doveva pazientare, doveva lasciare alla ragazza il tempo di capire
quello che provava, perché Brittany lo sapeva,
Santana la amava. Sorrise, forse non lo ricordava, ma presto lo avrebbe capito
e tutto sarebbe tornato al suo posto.
“Buongiorno”, Brittany sorrise
voltandosi verso la voce,
“Ciao Lord Tubbington!” Nel vedere
la faccia contrariata di Santana si trattenne da andargli a grattare la testa
dietro le orecchie, “Ci vediamo dopo… ora devo andare. E’ il mio primo giorno!”
Gli ricordò, il gatto era più difficile da decifrare rispetto a quando era
nella sua mente, ma le sembrò proprio che sorridesse,
“Ne sono al corrente, piccola, non parli d’altro da quando
hai saputo che entravi nel MIB…” poi guardando Santana che aveva incrociato le
braccia e lo fissava infastidita aggiunse, “Salve agente S, fate attenzione a
lei, vi ritengo responsabile…”
“Gatto, B ora è la mia collega e non deve temere niente con
me al suo fianco.” Brittany si illuminò nel sentire
quelle parole poi anticipando la risposta di Lord Tubbington,
che dal fremere della coda, sarebbe stata alquanto pungente, intervenne,
“Starò bene con lei, lo sai.” Santana la guardò come faceva sovente,
come se cercasse di ricordare qualcosa, mentre il gatto annuì,
“Bene, buona giornata allora.” Si alzò e se ne andò, Brittany si dispiacque di non potergli fare due coccole ma
Santana si era già mossa e lei dovette correre per raggiungerla.
Ecco che succedeva di nuovo. Perché doveva sempre uscirsene
con frasi come quella? Perché il gatto doveva sapere che sarebbe stata al
sicuro con lei? Cos’è che aveva dimenticato? Aveva interrogato Q ma la ragazza
era stata più muta di un Ferlino con la pertosse. E gli altri? Solo capaci di
lanciarle occhiatine e sorrisini. Di certo non si sarebbe abbassata a chiedere
loro spiegazioni. Fastidiosi, irritanti e inutili!
“San?” Si voltò verso la ragazza, seduta accanto a lei in
macchina, senza risponderle avvio il motore e si mosse. Avrebbe potuto chiedere
a Brittany, non lo avrebbe mai ammesso ma ne aveva
timore. Aveva paura di quello che le avrebbe detto, perché sentiva che avrebbe
cambiato tutto.
Note
E così si riinizia, Brittany è
fiduciosa ma saprà far innamorare ancora una volta S? Non sembra una missione
titanica… ;-)
Spero che la storia vi piaccia quanto l’altra, di sicuro sarà
ricca di… complicazioni! XD
Grazie mille, in anticipo, a tutti quelli che faranno un
sorriso, anche solo piccolo, nel vedere la nuova storia. ;-)
Ciao ciao e al prossimo capitolo.
Dimenticavo, se qualcuno ha voglia di sbizzarrirsi in disegni
o con photoshop sarò felicissima di aggiungere le
vostre opere ai capitoli.
Le porte si aprirono e S attraversò veloce l’atrio
dirigendosi verso l’ascensore.
“Ciao!” Brittany agitò la mano
verso il custode che sorrise,
“Buongiorno agente B, il primo giorno vero? Buona fortuna.”
“Grazie Fred” S inarcò le sopracciglia, lavorava da anni al
MIB e non aveva mai saputo che l’agente di guardia si chiamasse così.
La ragazza la raggiunse sorridendo e poi furono nell’ufficio
del MIB, come sempre pieno di attività. Brittany
salutò un gran numero di persone, era il suo primo giorno ufficiale ma aveva
già passato molto tempo al quartier generale per imparare le procedure e
conoscere i materiali che usavano, era ovvio che aveva usato quel tempo anche
per fare amicizia.
“S! Era ora.” Q la sua vecchia compagna di squadra la
raggiunse, poi notò chi c’era dietro di lei e sorrise, “Oh… il suo primo
giorno? Capisco il ritardo allora…”, S si ritrovò come sempre a irrigidirsi,
“Q, mi sembrava che tu avessi fretta di dirmi qualcosa” Q
ridacchiò lanciandole una delle sue solite occhiate alla ‘tanto non te la
lascio passare’ poi annuì,
“Sì, guarda…” Toccò alcuni tasti sulla tastiera e poi
richiamò dei dati toccando lo schermo, “E’ successo questa mattina, verso le
sei…” S osservò il picco di energia e corrugò la fronte,
“Troppo poco per una sbarco… troppo per un arma…”
“Già, la penso così anche io, pensavo di andare a vedere…
ma…” La guardò e si strinse nelle spalle. S era stata la sua compagna per anni,
insieme avevano affrontato un bel po’ di sfide, eppure notò qualcosa in Q per
la prima volta. La ragazza era tesa, non era da lei, lei che ad un intelligenza
acuta aggiungeva un certo sprezzo del pericolo.
“Beh, una missione di ricognizione… sembra perfetta per Britt… B!” Si corresse anche se notò il lampo passare negli
occhi di Q, “Ti dispiace se veniamo anche noi?” Chiese sapendo che era quello
che la giovane le stava silenziosamente proponendo.
“Certo, nessun problema…” E i suoi occhi la ringraziarono.
“Ciao Q” Entrambe si voltarono verso Brittany
che era rimasta indietro a chiacchierare con dei Trogloniani
in attesa del visto turisti,
“Ciao B, bella cravatta…” Q lanciò un occhiata divertita
verso S, ma lei non la notò, era ipnotizzata, Brittany
che passava la mano sulla cravatta le aveva momentaneamente tolto il respiro.
“S?” Scosse la testa,
“Sì?”
“Andiamo?” Si rese conto che Q aveva indossato la giacca.
Tornò a guardare Brittany, la ragazza le sorrise
dolce, come se condividessero un segreto, dovette scuotere la testa ancora una
volta,
“Andiamo” Fece un cenno della mano affinché la seguissero,
anche se era inutile visto che le due donne erano già in movimento.
Si separarono prendendo le due macchine e S si ritrovò a
lanciare occhiate verso Brittany che aveva abbassato
il finestrino e giocava con la mano lasciandola portare dal vento.
“Brittany…” La ragazza si voltò a
guardarla interrogativa, “Io… credo che dovremmo parlare…”
“Di cosa San?” S strinse il volante con entrambe le mani
cercando il coraggio,
“Ecco… volevo sapere come…” Stava per dire: ci siamo
conosciute, ma il comunicatore della sua macchina la interruppe,
“Emergenza tra la sesta e la ventiquattresima, raggiungere il
posto immediatamente, codice arancio.” S premette il pulsante,
“Agente S e B, andiamo noi, dettagli.” Una piccola vocina
dentro S le disse che era una codarda, che prendere quella chiamata era stato
solo un vile e patetico modo di sottrarsi alle risposte, ma quella voce fu
messa a tacere.
“Un Deroliano sta creando
disordini, si è spostato dalla sua zona…” S fece una smorfia, i Deroliani erano sempre così intrattabili.
“Chiama Q, ci metteremo qualche minuto di più… digli di
attendere il nostro arrivo” Brittany annuì e chiamò
la ragazza.
Pochi minuti ed erano dal Deroliano.
“Ok, B, speravo che la tua prima azione fosse una semplice
ricognizione… ma sembra che ti tocchi un Deroliano
incazzato…”
“Mi piacciono i Deroliani, hanno
tutte quelle zampette e poi hanno degli occhi così belli” S non fece una
smorfia solo grazie all’uso di un notevole autocontrollo, i Deroliani
avevano all’incirca duecento zampe dotate di lunghi e pericolosi artigli, e un
numero quasi doppio di occhi, posizionati lungo tutto il corpo, assolutamente
repellenti, anche per gli standard della via lattea!
“Va bene… ma stai dietro di me e se ti dico di scappare
obbedisci” Brittany annuì, ma a S sembrò che non
prendesse davvero sul serio il pericolo.
Estrasse la pistola e la tenne lungo la gamba puntata verso
terra, un avvertimento e non una minaccia, non ancora…
Il grosso e cattivo Deroliano aveva
la testa infilata nel tombino, S capì che era la testa che mancava all’appello
perché non vedeva da nessuna parte le lunghe e velenose zanne che l’alieno
aveva in bocca.
“Hei!” Urlò richiamando
l’attenzione del Deroliano che infatti estrasse la
testa dal tombino fissando tutti i suoi numerosi occhi su di lei, “Sai chi
sono, cosa posso farti e perché sono qui” Gli disse, per tutta risposta
l’alieno alzò metà del suo corpo. Ora era alto almeno tre metri,
“Ok, ok, sei bello grande, ma questa non è la tua zona” Il
deragliano scattò in avanti e lei puntò la pistola, “Fermati subito o ti
rispedisco dal tuo dio tutte zampe e occhi”.
S vide le cose al rallentatore, il suo dito che premuto sul
grilletto si tendeva per esplodere il colpo mentre il Deroliano
le si avventava contro, le zampe sollevate che scattavano, le fauci spalancate
a mostrare le due zanne. E poi… lei. Brittany si parò
tra loro due con le braccia sollevate. S trattenne il colpo mentre con orrore
si rendeva conto che presto della ragazza non sarebbero rimasti che brandelli.
“Prechi! Surna
te londicre!” Disse la
ragazza o almeno qualcosa di simile, erano più che altro schiocchi. Con sua immensa
sorpresa il Deroliano invece di divorare la ragazza
la avvolse tra le zampe facendola volare in aria per poi riprenderla al volo. S
avrebbe sparato, ma sentire la risata della ragazza la sconvolse talmente tanto
che la sua mandibola quasi toccava l’asfalto mentre la sua mano si rifiutava di
collaborare nell’alzarsi e riprendere la mira.
“Sono tanto felice anche io di vederti!” Brittany
tornò a terra sorridente e felice come sempre, guardò lei e la presentò,
“Santana, oh voglio dire, l’agente S…” Il Deroliano
fece qualche commento e Brittany scosse la testa, “Oh
no, non ti avrebbe mai sparato” Altri commenti da parte dell’alieno e Brittany si strinse nelle spalle, “Sono sicura che non ti
avrebbe sparato, come sono sicura che tu non le avresti mai fatto del male”.
Era curioso, S e il Deroliano erano
due specie diverse, provenienti da mondi diversi, con pensieri e desideri
diversi, ma quando i due occhi di S incrociarono quelli molto più numerosi
dell’alieno vi si specchiò la stessa vergogna. Entrambi sapevano perfettamente
cosa avrebbero fatto se non fosse intervenuta Brittany
ed entrambi condivisero il desiderio di non deluderla.
“Certo… sono sicura che saremmo giunti ad un accordo…” guardò
il Deroliano, “Pacifico…”, Brittany
sorrise e poi guardò l’alieno che a schiocchi dovette dire qualcosa di simile
perché Brittany annuì contenta.
Dieci minuti dopo erano di nuovo in macchina, S non riusciva
ancora a capacitarsi di quello che era successo, ma a quanto pareva il Deroliano aveva promesso di non sconfinare più in cambio
avrebbe potuto avere accesso ad una nuova via che gli permetteva di raggiungere
una zona della fogna che lui considerava interessante.
“Mi spieghi com’è che parli il Deroliano?”
“Ho passato almeno tre mesi sul loro pianeta, è lì che ho
incontrato Prechi”.
Certo, S aveva letto la scheda della ragazza, aveva girato
mezza galassia prima di arrivare sulla terra, anche se non c’era scritto
perché.
“Capisco… eri lì per… studio o vacanze?” Provò ad indagare, Brittany la guardò sorpresa poi sembrò ricordare qualcosa,
fece una piccola smorfia dispiaciuta e poi tornò a guardare avanti,
“No… credevano fosse un pianeta sicuro… ero molto piccola,
dovevo avere sette anni credo, Prechi, riusciva a
farmi volare molto più in alto…” Un piccolo sorriso apparve a spezzare la
tristezza che aveva oscurato il suo volto. S alzò la mano dal cambio per
accarezzare le dita della ragazza. Le sembrò la cosa più naturale e giusta del
mondo, ma quando vide Brittany voltarsi a guardarla
stupita, arrossì e si allontanò. Il silenzio si protrasse e per spezzarlo S
parlò ancora,
“Sei stata brava, molto… poteva finire male…” Brittany la guardò e il buon umore tornò sul suo volto,
“Davvero?”
“Certo. Anche se… la prossima volta non metterti sulla mia
linea di fuoco… e magari non gettarti davanti ai denti o agli artigli o
tentacoli o a qualsiasi altra escrescenza pericolosa.” Brittany
ridacchiò poi annuì,
“Ok” S le lanciò un occhiata e scosse la testa,
“Ora andiamo da Q, sperando che la ricognizione non ci
riservi altre emozioni”. Brittany annuì convinta e S
ripensò alla timore di Q, doveva parlarle, doveva essere successo qualcosa,
perché la ragazza si lasciasse intimorire da un piccolo mistero.
Note
Qualche piccolo mistero sembra iniziare a delinearsi, mentre Brittany dimostra di affrontare i problemi in modo
totalmente differente rispetto a quello di S.
Al prossimo capitolo, grazie a tutti voi che leggete!
La macchina di Q era all’esterno dell’edificio, S si guardò
attorno cercando la donna senza risultato,
“Accidenti Q, dove sei andata?” Non trovare la ragazza la
mise in agitazione, quel curioso picco di energia era forse pericoloso?
Potevano fingere di essere degli esperti della galassia, ma in realtà venivano
smentiti quasi ogni giorno e quello era la parte eccitante del suo lavoro.
Vedere l’esitazione negli occhi di Q forse l’aveva colpita più di quanto
immaginasse.
“Siamo in pericolo?” Brittany era
al suo fianco e la guardava interrogativa, solo allora S si rese conto di aver
estratto la sua arma.
“Non lo so… ma non mi piace questa situazione…” Si guardò
attorno ancora per un po’ poi sospirò, “Entriamo… Q mi sente non appena la
trovo.” Fece qualche passo poi vedendo che Brittany
non aveva estratto la pistola che le era stata data in dotazione aggiunse,
“Rimani dietro di me…”. Provava uno strano senso di protezione per quella
ragazza, avrebbe dovuto essere la sua collega, avrebbe dovuto proteggerle le
spalle, non rimanere alle sue spalle. Avrebbe dovuto dirgli di estrarre la
pistola, eppure non lo fece, perché in qualche modo strano e inspiegabile non
voleva che Brittany si mettesse in alcun modo in
pericolo, e lei sapeva, per esperienza personale, che se si impugna un’arma ci
si mette in pericolo.
L’edificio era in costruzione, uno dei tanti in quella zona
di New York, S si mosse con circospezione, la pistola tenuta ben salda nel
pugno. Dietro di lei sapeva esserci Brittany, ma la
ragazza si muoveva così silenziosamente da farla dubitare della sua presenza.
Ottimo, almeno sapeva essere furtiva.
Un rumore attrasse la sua attenzione e lei si diresse verso
la fonte.
“A me non sembra esserci nulla di strano…” La voce risuonò
nella stanza accanto, enfatizzata dal cemento non ancora ricoperto,
“Sì, a parte questi specchi… che ci fanno degli specchi in un
edificio in costruzione?” Le voci erano distorte e strane, eppure avevano
qualcosa di dannatamente famigliare. S non abbassò l’arma ed entrò nella
stanza. In effetti era piena di specchi, a parte quello era vuota.
Brittany era al suo fianco e guardava perplessa
come lei la stanza deserta,
“Credevo di aver sentito della voci…” Disse,
“Già… le hai riconosciute?” Le chiese S speranzosa, ma la
ragazza scosse la testa,
“No… ma mi sembrava di conoscerle…” S annuì,
“Va bene, qua non c’è nessuno, proviamo al piano di sopra…” Brittany però aveva inclinato la testa e osservava
perplessa uno specchio, “Cosa…?” Provò S, ma poi lo notò anche lei, se li si
fissava non si notava nulla di strano eppure nel momento in cui si distoglieva
lo sguardo si aveva come l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Brittany fece qualche passo in avanti verso lo specchio.
“Aspetta…” Disse solo lei alzando la mano e sfiorando la spalla
di Brittany ma era troppo tardi, la ragazza aveva già
appoggiato la mano allo specchio, il riflesso di S sgranò gli occhi esattamente
come l’originale, ma non accadde nulla.
Brittany si strinse nelle spalle e si voltò,
“Mi sembrava strano, ma è solo una specchio.”
“Già…”. S si appuntò di dire a Brittany
che doveva imparare a non toccare quello che trovava strano.
Ripresero l’esplorazione dell’edificio senza trovarvi nulla,
dieci minuti dopo erano all’esterno.
“Dove diavolo è la macchina?” Chiese S. La loro macchina e
quella di Q non c’erano più. “Se questo è un dannato scherzo mi sentiranno…” Si
interruppe e si batté la mano sulla fronte, “Ma certo!”
“Non capisco…”,
“E’ il tuo primo giorno, si fanno sempre scherzi il primo
giorno di un agente. In genere si avvisa il collega però, ora tutto ha un
senso, questa ricognizione assurda e la strana reazione di Q…” Scosse la testa
e poi sospirò.
“Vuoi dire che è uno scherzo per me?” Chiese Brittany tutta sorridente,
“Sì, direi proprio di sì” La ragazza batté le mani felice,
“Che bello, nessuno mi ha mai fatto degli scherzi. Non vedo
loro di raccontarlo a Lord Tubbington!” S non riuscì
a trattenersi dal sorridere, ricordava quando lo scherzo lo avevano fatto a
lei, era stata molto meno entusiasta e di sicuro con lei non erano stati così
elaborati come questa volta.
“Va beh, torniamo al MIB, chiamo un taxi…”.
“Ciao Fred, bello scherzo.” Brittany
sorrise mentre il portiere aveva abbassato il giornale e le guardava perplesso
ma prima che potesse dire qualcosa S aveva già chiuso l’ascensore e loro erano
nel quartier generale del MIB. S si aspettava un applauso o qualcosa di simile,
ma niente, l’attività era assolutamente normale. Corrugò la fronte prevedendo
altri guai, forse lo scherzo non era finito…
S vide la chioma bionda di Q e si diresse verso di lei a
passo di marcia,
“Q! Se ti è sembrato divertente per me non lo è stato!” La
ragazza di voltò verso di lei perplessa.
S si bloccò, la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
“Q… cosa… è uno scherzo…” Tentò di dire ma la ragazza la
guardava come se fosse impazzita.
“S, cosa c’è? Non ti senti bene?”
“Io? Tu piuttosto cosa…” Si interruppe, “O cavolo, andiamo. Lo
scherzo lo dovete fare a lei non a me.”
“Cosa diavolo significa questo?” La voce della Sy, potente e autoritaria come sempre fece immobilizzare
tutti gli agenti, S ghignò divertita, ora si sarebbe goduta lo spettacolo, si
erano divertiti alle sue spalle, bene, ora la Sy
gliele avrebbe cantate. Nel vedere lo sguardo sbalordito di Q correre da lei
all’ufficio della Sy che dominava la stanza però
iniziò a preoccuparsi. Poi la voce di Brittany alle
sue spalle le confermò che qualcosa non andava,
“San, cosa succede?” Nel suo tono era scomparso tutto il
divertimento per lo scherzo, vi era solo perplessità e una punta di paura.
Lentamente, come se cercasse di evitarlo, ma ne fosse incapace S alzò lo
sguardo, si era aspettata di tutto, ma non quello. Spalancò la bocca e sgranò
gli occhi, poi fu colpita e cadde a terra. Il suo ultimo pensiero fu che quello
era il peggior e il miglior scherzo mai organizzato.
Note
Finalmente la storia è entrata nel vivo, cosa ha sbalordito S
e preoccupato Brittany? Cosa c’è di tanto strano in
Q? E chi, alla fine, ha colpito S?
Aprì gli occhi e si ritrovò a guardare il lontano soffitto
del MIB.
Un viso sorridente comparì nel suo campo di osservazione,
doveva essere stato tutto un brutto sogno.
“Come ti senti?” Sospirò, non si era mai resa conto che la
ragazza aveva delle piccole e deliziose lentiggini sul naso. Si tirò su e
incrociò lo sguardo corrucciato che l’aveva proiettata nell’incubo,
“Britt, stai lontano da lei, non mi
fido.” Disse lei,
“Ma San, come fai a non fidarti?” Chiese la ragazza che
ancora le sorrideva e solo allora lei notò che portava una cravatta con degli
anatroccoli, niente unicorni in campo nero.
“Dov’è?” La… lei, quella che le stava davanti, strinse gli
occhi come se la valutasse poi annuì,
“E’ laggiù…” Le indicò le sue spalle e S si voltò, Brittany, la sua Brittany, stava
chiacchierando con dei trogloniani… gli stessi di
quella mattina? La ragazza sembrò sentire il suo sguardo perché le si avvicinò
subito.
“Sono proprio gli stessi San, hanno gli stessi nomi e tutto
il resto.” S però faceva fatica ad ascoltarla, stava guardando la sua Brittany con accanto un’altra Brittany.
Due gocce d’acqua, ben più che gemelle, sorridevano nello stesso identico modo,
se non fosse stato per la cravatta le avrebbe confuse…
“Sì, siamo d’accordo, è strano” Si voltò ancora una volta e
si specchiò negli occhi scuri che vedeva riflessi ogni mattina. Se stessa.
Sulla scrivania davanti a lei c’era la sua copia sputata.
“Strano, sì fottutamente strano.” Le due Brittany
si accigliarono allo stesso modo, mentre la sua copia ghignò.
“Se è uno scherzo allora siete stati davvero bravi e vi
pentirete di avermi colpito”
“Non è uno scherzo e mi dispiace di averti colpito…” S si
voltò verso la voce,
“No, ti prego, non dirmi che sei stata tu a stendermi” Guardò
interrogativa verso se stessa che fece una smorfia poi annuì,
“Ho il sospetto che desiderava farlo da tempo”
“Oddio, no” R alzò gli occhi al cielo dopo quella sua
esclamazione,
“Sì, sei decisamente tu S, anche se non credevo alle analisi
del computer ora non ho più dubbi!”,
“Fatemi capire, siamo state… duplicate o…”
“No, non direi” S guardò Q e ancora una volta rimase a bocca
aperta, credeva che fosse stato uno scherzo del suo cervello, ma la ragazza era
di nuovo lì davanti ai suoi occhi invariata, “Anche perché tu non faresti
quella faccia ogni volta che mi guardi” Aggiunse la ragazza portando le braccia
al fianco.
“Sì, ci sono rimasta così anche io quando me l’ha detto” Le
disse comprensiva l’altra lei. S guardò Q, la cui pancia era… enorme!
“Aspetti un bambino?”
“Sì, S, aspetto un bambino, possiamo passare oltre e scoprire
cosa siete o cosa fate qui?”
“E’ bellissimo Q, sono molto felice per te!” Le disse Brittany ottenendo un sorriso da Q che però guardando S
aggiunse,
“Impara dalla tua ragazza ad essere un po’ più educata” S
sbiancò,
“Cosa… cosa hai detto?” Le persone attorno a lei la
guardarono perplessi, persino la sua copia e la copia di Brittany.
Si voltò verso la sua Brittany e notò il rossore
sospetto sulle guance della ragazza.
“Siamo colleghe, compagne di squadra…” Q lanciò un’occhiata
alla sua Santana che corrugò di nuovo la fronte e S seppe che a se stessa non
era piaciuta quella risposta. Brittany (cravatta
anatroccoli) si mosse e posò una mano sulla spalla della sua San. Il gesto fu
curioso e S sbatté le palpebre perché non capiva, mentre la sua Brittany arrossì ancora una volta.
“Non siamo qui per cogliere le differenza… ma per capire
quindi…”
“Mondi paralleli!”
“Come agente A?” Il ragazzo in sedia a rotelle arrivò lo sguardo
acceso,
“Mondi paralleli! I fisici e gli scienziati ne parlano da
anni, e non solo sul nostro mondo”, Il silenzio scettico spinse il ragazzo a
spiegarsi ancora, “Alcuni credono che ogni scelta crei una nuova realtà, da una
parte una possibilità, dall’altra l’altra e così via, milioni di scelte ogni
istanti, milioni di mondi possibili”
“E’ assurdo” Dissero in coro le due S e A lanciò un
occhiataccia a tutte e due,
“Avete altre spiegazioni possibili?”
“Clonazione”,
“Salto temporale”,
“Trauma cranico”,
“Realtà illusoria”, S guardò la sua copia e si sorrisero,
finalmente qualcuno con cui si sentiva perfettamente in sintonia.
“Ok, smettetela” Q le guardò esasperata, “A, perché propendi
per la teoria dei mondi paralleli?”
“Perché abbiamo appurato che non siete delle copie, non sono
stati registrati salti temporali e poi ve lo ricordereste”
“Passi, ma…” Q alzò la mano ad interrompere S,
“Se si tratta di una illusione sensoriale allora noi non
possiamo farci niente e a meno che non vuoi rimanere ferma ad aspettare che
passi…” S incrociò le braccia facendo una smorfia,
“Ok, forse hai ragione…”
“Sì, ho ragione” Il silenzio si protrasse poi Brittany (cravatta con gli unicorni) chiese,
“Cosa facciamo?” S la guardò stava reggendo bene, in fondo
era una situazione pazzesca e quella era la sua prima missione, eppure la
ragazza appariva calma.
“Ripercorriamo tutte le vostre azione e scopriamo cosa è
successo…” Suggerì Q ottenendo solo cenni di assenso.
S lanciò un occhiata alla donna al volante, oramai doveva
essersi abituata eppure le faceva strano, era proprio uguale a lei.
“Avete detto tra la sesta e la ventiquattresima?”
“Sì” rispose e l’altra Brittany si
voltò verso di lei,
“Oh deve essersi trattato di Prechi,
ci siamo andate anche noi questa mattina”
“Sì” Confermò la Brittany seduta
dietro accanto a lei. Un istante e le due ragazze erano perse in una fitta
conversazione. Chiunque l’avrebbe trovata assurda, ridevano alle stesse
battute, ricordavano esattamente le stesse cose, eppure le due ragazza si
stavano divertendo un sacco. S guardò verso la sua sosia al volante e si stupì
nel vedere lo sguardo dolce che rivolgeva alla ragazza seduta accanto a lei. S
arrossì e distolse lo sguardo in imbarazzo.
Trovarono il posto e non rilevarono anomalie, poi parlarono
con Prechi, che sembrava deliziato di poter avere due
Brittany da far volare, anche lì non ottennero
risultati. Tornarono in macchina per dirigersi all’edificio che entrambe le
coppie avevano esplorato poche ore prima. S seduta accanto alla sua Brittany sul sedile posteriore notò i sorrisi e gli sguardi
che le due donne sedute davanti si lanciavano.Q era stata chiara, loro due stavano assieme… e Brittany,
la sua Brittany era arrossita…
“S?” La sua copia la guardò interrogativa e lei prese un
respiro per poi chiedere, “Ti sei fatta smemorizzare
qualche settimana fa?” Un lampo di dolore passò negli occhi della ragazza e
all’istante la mano di Brittany andò a chiudersi su
quella di Santana.
“No” Disse la donna poi lanciò un’occhiata alla Brittany che era rigidamente seduta sul sedile posteriore,
“Tu sì?”
“Q mi ha detto che mi ha smemorizzato…”
“Sì. Gliel’ho chiesto anche io ma…” La mano di Brittany si chiuse un po’ più forte “non ha voluto farlo,
mi ha detto di trovare qualcun altro, mi ha detto che la sua bambina mi avrebbe
avuto come madrina e che mi voleva integra, con tutta la mia memoria, nel bene
e nel male.”
“Capisco…” In realtà non capiva, certo la sua Q non era
incinta e questo avrebbe potuto essere una variante sufficiente… almeno
credeva…
“Siamo arrivate.” Fermarono la macchina e risalirono i piani,
le armi in pugno. Di nuovo non incontrarono nessuno. Giunsero nella stanza
degli specchi e si guardarono attorno perplesse,
“Direi che è tutto normale, tranne quegli specchi certo…”
“Già… Brittany ne ha toccato uno…”
Disse S e si avvicinò allo specchio alzando la mano, “Forse non dovrei…”
“Già forse non dovresti…” Le due S si guardarono, toccava a loro,
loro erano la prima linea, sempre. S sentì la mano di Brittany
sfiorare la sua, era molto vicino a lei fu sul punto di dirle di allontanarsi
ma le sue dita toccarono lo specchio e di nuovo non avvenne niente.
“Nulla…”
“San non ci sono più!” Brittany era
lì, con la sua rassicurante cravatta con gli unicorni, ma di S e di Brittany cravatta con gli anatroccoli nessuna traccia.
“Siamo tornate indietro?”
“Mani in alto!” No, decisamente non erano tornate indietro,
perché a meno che il MIB non avesse reclutato nuovi agenti quei due lei non li
aveva mai visti.
Note
Si lo so… non vi siete concentrate e non avete capito nulla!
XD
E’ veramente difficile gestire delle copie identiche… spero
di non avervi confuso troppo e che almeno un pochino siate riuscite a seguire
il filo del racconto. ;-)
Tornando alla storia… mondi paralleli! Sì, li adoro, tanto
quanto amo i viaggi nel tempo e i super poteri.
S e Brittany stanno saltando tra i
mondi, il primo giro è andato bene ma il prossimo? Lo scopriremo presto, se
avrete ancora voglia di seguire la storia! ;-)
“Non vi muovete!” Intimò ancora l’uomo puntando verso di loro
la propria arma
“Giù quelle armi, siamo del MIB” Provò S mettendosi sulla
linea di tiro e coprendo Brittany,
“Perché credi sia sufficiente indossare un completo nero
per…” Si interruppe, il collega, alto e biondo che aveva al fianco si era
praticamente messo davanti a lui, aveva abbassato l’arma e la stava fissando ad
occhi sgranati.
“B, cosa…?” Ancora una volta l’uomo si interruppe questa
volta perché aveva visto Brittany, “Cosa…” Riprovò,
“Ok, sentite, questa è una situazione strana, lo ammetto, ma
perché non abbassiamo tutti le armi per un istante?” Riprovò S, non sapeva cosa
aveva confuso quei due, ma era uomini, potevano essere rimasti confusi dalla
loro stessa ombra, quello che contava è che sembravano meno inclini a sparare e
più a parlare.
“San, non lo vedi?” S si voltò a guardare Brittany
che fissava stupita l’uomo in completo scuro che aveva parlato per primo.
“Cosa?”
“Sono noi!” Allora S guardò, per davvero, l’uomo che la
fissava, era biondo, la pelle chiara e gli occhi… il suo pensiero si perse,
quegli occhi lei li conosceva, blu e dolci, belli.
“Non è possibile…” Disse l’altro uomo e lei lo guardò, pelle
ambrata, occhi scuri, profondi, era senza dubbio un gran bel ragazzo.
“Cavolo sono proprio bello da donna” Affermò lui e ritirò la
pistola per poi fare un sorriso affascinante, “E tu, B, sei perfetta!” Questa
volta i suoi occhi luccicarono.
“Piacere di conoscervi!” il ragazzo biondo tese la mano a S
che la prese, sentendo un brivido, era giusto eppure sbagliato, era la
sensazione più strana che avesse mai provato. Lui sorrise e ancora una volta S
si sentì disorientata.
“Non sembrate troppo stupiti dalla cosa” Commentò allora,
“Non ci aspettavano certo dei noi femmina, però sospettavamo
che questi specchi sono portali tra i mondo paralleli, quindi… beh perché no?”
Gli rispose la sua coppia maschile,
“Sapete per caso chi li ha messi?” Chiese poi il Brittany uomo,
“No, immagino neppure voi…” Scossero la testa entrambi,
“Tutto bene?” Un altro uomo entrò nella stanza, capelli
biondi e occhi verdi,
“Oddio, Q?” Chiese S mentre guardava l’uomo che la scrutò
perplesso,
“Sì, voi invece siete…?”
“Ah questa ti piacerà Q, sono noi!” B si spostò per mettersi
al fianco di Brittany che gli sorrise e la
somiglianza fu così evidente da far spalancare la bocca al nuovo arrivato.
“Grazie B, questa faccia va finire dritta dritta
in bacheca” Disse S maschio, mentre scattava la foto, Q si riscosse
all’istante,
“Non ci pensare neppure!” lui lo ignorò,
“Diteci, Q da voi è una donna?”
“Sì” L’uomo sorrise alla sua risposta affermativa,
“E scommetto che…”
“E’ molto meno bella di me, certo” i due S si guardarono
compiaciuti mentre anche questo Q alzava gli occhi al cielo.
“S, credi che invece di pensare a simile cose potremmo
risolvere questa faccenda?”
“Q non sai proprio come divertirti”
“Dimmi cosa è successo piuttosto.”
“Niente di che, io e B eravamo qui nella noiosissima missione
di controllo che ci ha appioppato Sy solo perché ho
detto a F che quella minigonna gli stava un orrore e poi sono saltate fuori
loro” S ebbe una fugace ma fantastica immagine del suo agente F in minigonna
poi intervenne,
“Noi nel nostro mondo abbiamo trovato gli specchi e li
abbiamo toccati, questo è il secondo mondo che incontriamo, nel primo abbiamo
sperato che ritoccare gli specchi ci riportasse semplicemente a casa… ma non si
direbbe…”
“Secondo me dobbiamo chiedere a Lord Tubbington,
chiedo sempre a lui se non capisco qualcosa” Disse Brittany
parlando per la prima volta,
“Oh, ottima idea” Confermò B che era stato sul punto di
parlare ma aveva lasciato la parola alla ragazza.
“Lord chi?”
“Lady Tubbington la Corei di B”
Spiegò S maschio a Q,
“Oh capisco la Corei”.
S scosse la testa, certo, tutto rovesciato, divertente, ma
assai confusionale. Si avvicinò a Brittany,
“Come credi che sia Kurt qui?” La ragazza sorrise,
“Dopo lo chiedo a B” S scosse la testa sorridendo a sua
volta, ovviamente Brittany non aveva colto la sua
malizia.
“Allora…” La sua versione maschile si interruppe, “Come devo
chiamarvi?”
“Brittany!” Disse subito lei e lui
le sorrise,
“Bel nome” Poi guardò lei,
“S” Lui corrugò la fronte poi annuì,
“Ok, venite con me, Q fai tu rapporto? Noi andiamo da Lady T”
“Sì, chiamo F e R per sostituirvi.” S sorrise soddisfatto e
poi le accompagnò all’esterno.
New York era esattamente come l’avevano lasciata, anche se la
luce iniziava ad affievolirsi segno che il tempo almeno passava nello stesso
modo in tutti i mondi. La macchina era esattamente come la loro. S vi salì ma
prima che Brittany potesse sedersi accanto a lei,
l’altro S le aprì la portiera davanti facendole un sorriso e invitandola ad
entrare. La ragazza rimase un istante perplessa poi si sedette mentre a salire
dietro fu B.
“Mi confonde un po’ questa situazione” Le disse lui
osservandola,
“B, tu rimani confuso anche dai salti Repliani”
disse il ragazzo alla guida,
“In effetti si chiamano salti ma non si muovono, allora se un
Repliano salta e si muove come lo chiama?” Chiese Brittany che chiaramente si era sentita interpellata, B
annuì convinto dall’argomentazione della ragazza,
“A te non ti confonde S?” Chiese il ragazzo, i due
interpellati rimasero in silenzio attendendo che fosse l’altro a parlare, ma
visto che il silenzio rimaneva B parlò ancora, “Perché io sento qualcosa che mi
lega a te…” E B la guardò, S si perse per un istante in quegli occhi azzurri,
“B, hai davanti a te una donna a dir poco perfetta, con tutti
gli attributi al posto giusto, sei un alieno ma sei pur sempre un maschio, ci
credo che provi qualcosa.” Intervenne prontamente il ragazzo alla guida.
S lanciò un’occhiata a Brittany che
si era immobilizzata sul suo sedile, l’argomento sembrava metterla in imbarazzo,
poi guardò se stessa in versione maschile, stringeva il volante con due mani e
lanciava occhiate troppo numerose agli specchietti retrovisori, lei lo faceva
solo quando era tesa e la spacconeria era un altro sintomo.
“Siamo arrivati” Disse l’S al volante e poi parcheggiò la
macchina. Chissà perché S non si stupì affatto di trovarsi davanti al suo
palazzo, lì dove per una strana casualità c’era anche l’appartamento di Brittany.
“Eccoci a casa, B fai strada” Il ragazzo li condusse verso
l’ascensore, vi entrò e Brittany lo seguì, ma prima
che S li imitasse il suo omologo maschile la prese per il braccio, “Noi prendiamo
il prossimo.” Prima che B e Brittany potessero
lamentarsi le porte si chiusero e loro due rimasero soli.
“Dobbiamo parlare”,
“Ma dai? Pensavo mi avessi trattenuta per guardare il
panorama” Lui fece una smorfia,
“Fa questo effetto il nostro sarcasmo?” Lei lo guardò poi
scosse la testa,
“Spara” Lui annuì improvvisamente più insicuro, era facile
leggere in lui, quasi come guardarsi allo specchio, quasi. “Parla alla specchio”,
“Come?” Gli chiese lui confuso,
“Noi parliamo allo specchio no? Parlami come se fossi il tuo
specchio, è praticamente la stessa cosa solo che io rispondo”. Lui annuì
convinto,
“Ok, senti qua, io…” Sbuffò, “Ok…” Si interruppe ancora e
fece una smorfia,
“S!” Lo riprese lei,
“Lui mi piace” S sgranò gli occhi,
“Cosa?” Lui trangugiò poi scosse la testa,
“Non hai chiesto chi…” S si morse un labbro,
“Io… ecco… voglio dire…” Lui le lanciò uno sguardo divertito
e lei fece una smorfia,
“Ok e allora?” S maschio tornò immediatamente serio,
“Beh non è facile accettare di essere attratto da un uomo,
poi arrivate voi e… pochi minuti con Brittany e…”
“Brividi…” Lui la guardò interrogativo e S sospirò, “Quando B
mi ha dato la mano io…”
“Già… volevo solo sapere, sai magari tu come donna potevi
capirci qualcosa di più…”
“Non ci capisco nulla! Come l’hai conosciuto B?” lui la
guardò perplesso,
“Esattamente come te no?”
“Io non lo ricordo, mi sono fatta cancellare la memoria ad un
certo punto e…” Si interruppe e lui annuì,
“Capisco… beh, era il mio nuovo vicino e si è rivelato essere
l’obiettivo di un gruppo di Trolliani, molto cattivi
per dirlo alla B, l’ho salvato e ora è il mio collega nel MIB…” Si strinse
nelle spalle,
“Quando hai capito… che beh…” Chiese allora lei,
“La prima volta che l’ho visto aprire la porta del suo
appartamento…” Sorrise, lo sguardo perso, “E poi quando l’ho accompagnato
all’osservatorio, sosteneva non si vedessero le stelle a New York… e quando mi
ha costruito un giardino sul tetto…” S lo ascoltava mentre lui rapito
ricordava, “E quando il richiamo mi ha bruciato il corpo in ogni atomo, il
terrore di non vederlo più che mi faceva ancora più male… la barriera blu che
ci separava, quando batteva i pugni nel vano tentativo di rompere il vetro
dell’incrociatore su cui li avevo messi tutti.” Si interruppe e la guardò
arrossendo,
“Sei cotto e Brittany non cambia
nulla.” Disse lei e lui annuì più tranquillo.
S rimase in silenzio mentre nell’ascensore risalivano il
palazzo, erano quelli i ricordi che lei aveva cancellato? Quelli che facevano
brillare gli occhi della sua copia maschile? Cosa diavolo aveva fatto?
Brittany lanciò un occhiata verso di lei, era
preoccupata e nel vederla arrivare sorrise rilassandosi,
“Questo è ancora più interessante…” S guardò tra le braccia
di B,
“Lord… Lady Tubbington, che piacere”
Il tono sarcastico non sfuggì alla gatta che fece saettare la coda,
“Vedo che certe cose non cambiano”
“Forse anche lei non ha apprezzato le tue menzogne e i tuoi
raggiri” Le disse il bruno ragazzo che aveva incrociato le braccia e guardava
la Corei,
“Lei non ricorda, questo mi è stato detto.” Brittany abbassò lo sguardo sfuggendo quello di S.
“Siamo qui per risolvere altri problemi, che direi sono evidenti,
cosa puoi dirci?” Intervenne S togliendo la sua copia femminile dall’imbarazzo.
“Sì, noi Corei siamo informati sulla possibilità
dell’esistenza di mondi paralleli…”
“E sai dirci come tornare a casa?” La gatta guardò Brittany inclinando la testa,
“No, mi dispiace, ma quegli specchi sono comparsi nello
stesso momento in tutti i mondi, chiunque li ha posizionati lì deve avere uno
scopo, direi che sarebbe prudente scoprire chi sia e perché lo ha fatto”. I
quattro si guardarono non ci avevano pensato, le ragazze troppo occupate a
tornare a casa mentre i ragazzi consideravano gli specchi ancora solo come un
incarico noioso e punitivo.
“Quindi cosa facciamo? Saltiamo da un mondo all’altro alla
ricerca di risposte? E magari di un colpo di fortuna che ci faccia incontrare i
colpevoli?” Chiese S, che davvero non sapeva cosa fare e iniziava a temere di
non sapere come riportare Brittany a casa.
Il gatto passò lo sguardo su di lei poi su Brittany,
“Potrei sapere chi conosce la risposta…”
“Avanti gatta, non fare la reticente” La sollecitò l’S uomo,
“Piccolo ricordami perché lo sopporto?” Si rivolse a B che le
sorrise grattandole la testa proprio dietro le orecchie, S guardò Brittany che aveva lo stesso identico sorriso e guardava
lei, “Dovete parlare con Beiste” B e Brittany sgranarono gli occhi allo stesso modo,
“Ma…”
“E’ morto…” B concluse l’obiezione di Brittany,
“In questo mondo e anche nel tuo ma…”
“In un altro potrebbe essere ancora vivo” proseguì il
ragionamento S,
“Quindi dovremmo vagare tra i mondi fino a trovare quello
giusto, quello in cui questo…”
“Beiste” La aiutò Brittany,
“Questo tipo sia vivo e ci possa dare, forse, delle
informazioni?”
“Esatto agente S donna” La gatta si mise a leccarsi le zampe
sembrando aver archiviato l’argomento, S guardò gli altri a bocca spalancata,
“Sta scherzando vero?”
“Non credo San…” Brittany la
guardava preoccupata e B si strinse nelle spalle,
“Temo che non abbiamo molte altre opzioni.” Aggiunse l’altro
S alle sue spalle, lei si voltò, si sentiva pugnalata alle spalle, il ragazzo
alzò le mani,
“Senti S, lo sappiamo che non ci piace, ma lo faremo lo
stesso no?” Lei fece una smorfia e incrociò le braccia pronta ad opporsi,
“Dobbiamo riportarli a casa, è più forte di noi…” Aggiunse allora lui bloccando
sul nascere ogni protesta.
“Chi?” Chiese B, ma S scosse le spalle,
“Non ha importanza B, S ha capito cosa voglio dire”.
Aveva ragione, dannatamente, completamente ragione, già una
volta era salita su una nave Trolliana spinta solo da
una sensazione senza sapere perché ma compiendo un’azione suicida. Aveva fatto
da scudo a quella ragazza sapendo appena il suo nome, ora avrebbe viaggiato tra
i mondi nell’unico scopo di farla tornare a casa.
“Va bene, ritorniamo agli specchi”,
“Sei sicura San?” S guardò la ragazza e le sorrise,
“Sì Brit, sono sicura” Sul volto
della ragazza si aprì un ampio sorriso e S si rese conto che era la prima volta
che abbreviava a qual modo il suo nome. Non si corresse invece guardò la sua
copia che le annuì.
Erano di nuovo davanti allo specchio,
“Pronte?”
“S, dimmi di nuovo perché non andiamo con loro” Chiese B, era
corrucciato,
“Perché rischiereste di perdervi anche voi” Gli disse lei
anticipando la sua copia uomo.
“Vedrai che andrà tutto bene…” Gli disse Brittany
poi lo strinse in un abbraccio, il ragazzo nascose il volto nella sua spalla
poi sospirando si separò da lei,
“Saluta Lord Tubbington da parte
mia…”
“Contaci” Si sorrisero e i due S si guardarono sorridendo a
loro volta, perché conoscevano alla perfezione cosa passava nella mente dell’altro
in quel momento.
“Vado San?” Chiese Brittany,
“No, lo faccio io…” Le prese la mano, improvvisamente
spaventata di perderla nel passaggio.
“S?” La chiamò il suo omonimo maschile, “Qual è il tuo nome?”
“Santana” Le disse lei e lui sorrise,
“Lo sapevo che doveva essere un nome figo” Si sorrisero
ancora una volta poi, mentre S alzava la mano per sfiorare il vetro, vide il
ragazzo allungare la propria per stringere quella di B.
Un attimo c’erano e l’istante successivo erano spariti.
“Altro giro, altro regalo…” Mormorò,
“Li rincontreremo?”
“Non credo Brit…”
“Già, non credo neppure io…” S le strinse un po’ di più la
mano poi la lasciò andare,
“Andiamo?” La ragazza annuì e uscirono per l’ennesima volta
da quell’edificio.
Note
Capitolo lunghissimo, almeno per i miei standard… era diviso
in due ma devo pur farmi perdonare la confusione intrinseca alla storia! ;-)
Di nuovo loro, ma in versione maschile, ah la bellezza dei
mondi paralleli… e… piaciuta Lady T?
Grazie mille a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di
arrivare fino in fondo… sperando che non abbiate voglia di riempirmi di
insulti! XD
“Dove vi porto signorine?” S diede al taxista l’indirizzo di
casa sua, il meglio era parlare direttamente con il Lord T del posto, in
qualsiasi versione si sarebbe manifestato.
Osservando New York dal finestrino non si notavano
variazioni, il sole ormai era quasi tramontato, ma la luce era ancora
sufficiente e gli abitanti della città si muovevano nel solito modo febbrile.
“Come credi che sarà?”
“Non lo so…” Brittany rimase di
nuovo in silenzio poi la guardò e disse,
“Cosa ti ha detto l’S uomo prima?” Lei si strinse nelle
spalle,
“Voleva parlare di alcune cose che ci riguardano…” Disse
molto generica,
“B mi ha detto che è innamorato di lui” Se non fosse stata
seduta S sarebbe caduta a terra, si riprese a sufficienza dal dire:
“Oh…”
“Sì, dice che aspetta solo che lui sia pronto” S inghiottì a
vuoto poi si voltò a guardarla,
“Lui non si è fatto cancellare la memoria” le disse, Brittany distolse subito lo sguardo,
“Lo so…” Mormorò,
“Mi dispiace…” S era incapace di provare un sentimento
diverso, sentiva di averla in qualche modo tradita e ferita con quel gesto,
anche se non sapeva perché.
“Non è stata colpa tua… io capisco perché lo hai fatto…”
“Davvero?” Brittany alzò lo sguardo
e S vi vide il dolore, il senso di perdita che le aveva causato. Alzò la mano
in un tentativo inutile di cancellare quello che vedeva.
“Eccoci!” Il taxista le interruppe e S pagò per poi scendere.
Risalirono in silenzio l’edificio poi bussarono alla porta
che abitava Brittany nel loro mondo,
“Potrebbe anche non esserci nessuno, tu sei di turno al MIB e
magari non abiti nemmeno qui…” La porta si aprì e davanti a loro apparve Brittany. Una copia uguale alla ragazza che aveva al
fianco. Non indossava l’uniforme ma un paio di jeans e una maglietta che le
ricadeva ampia lasciandole le spalle nude che però erano ricoperte dai lunghi
capelli biondi.
La ragazza sgranò gli occhi e spalancò la bocca poi senza
preavviso si gettò tra le sue braccia iniziando a singhiozzare. Ogni singhiozzo
spezzava il cuore a S che non riuscì a trattenersi dal stringerla a sua volta
tentando di consolarla.
“Sei tornata! Lo sapevo, lo sapevo…” Continuava a dire. La
sua Brittany si mordicchiava le labbra osservando
quella scena senza ben sapere cosa fare.
Poi comparve Lord Tubbington,
“Piccola…” La chiamò e la ragazza si separò da S, sorrideva
ora tra le lacrime,
“Sei tornata da me!” Le disse ancora, poi vide Brittany e sbatté le palpebre, “Ma…”
“Mi dispiace, non solo la tua Santana…” Le disse S
dolcemente, la ragazza le teneva ancora le mani e lei sentì il suo sussultò a
quelle parole,
“Per quanto vorrei che fosse come desideri, piccola, questa
non è lei” Il Corei mise una certa enfasi sul lei poi inclinò la testa, S aprì
la bocca per intervenire ma la sua Brittany le posò
la mano sul braccio,
“Stanno parlando.” Disse e S la guardò perplessa, i due si
guardavano e basta, “Lord Tubbington ed io siamo
stati connessi a quel modo prima che tu mi liberassi dalla minaccia dei Trolliani” Le spiegò Brittany,
“Potevamo parlare nella mente… anche se parlare è riduttivo…”.
“Non sei lei…” le interruppe l’altra Brittany
poi tornò a guardarla “Come?”
“Brittany ti sta chiedendo come sei
sopravvissuta al colpo esploso dalla nave madre Trolliana”
La aiutò il Corei,
“Mi sono lanciata con la capsula di salvataggio” La ragazza
annuì,
“E poi?”
“Sono atterrata in un campo di pecore ed è arrivata Q a
prendermi.” Raccontò, la copia di Brittany annuì
ancora poi si voltò e entrò in casa correndo.
S fece un passo avanti ma il gatto le si parò davanti,
“Non credo che possiate esserle di qualche aiuto ora.”
“Perché?”
“Perché vi ha perso e per un istante ha creduto che foste di
nuovo qui” Brittany si mordicchiava un dito un’espressione
di dolore sul volto, poi si mosse,
“Vado io…” Disse e entrò in casa seguendo la ragazza. S
rimase sola con il Corei,
“Non mi aspettavo questo…”
“Potrei dire lo stesso.” Disse il gatto e S credette di
identificare sul quel volto da felino un certo sarcasmo, “Potete dirmi agente S
cosa fate qui?”
“Veniamo da un mondo parallelo e cerchiamo un certo Beiste” Il gatto annuì,
“Sì, Beiste avrebbe potuto sapere
qualcosa dei mondi paralleli” S sospirò,
“L’uso del passato implica che è morto?”
“Sì e da parecchi anni, mi dispiace”.
Brittany raggiunse la sua camera senza dubbi,
infatti vi trovò la sua copia stesa sul letto, la sorprese vederla con gli
occhi asciutti.
“Ciao…” Le disse e lei si voltò a guardarla con un piccolo
sorriso,
“Ciao” Brittany si sedette accanto
a lei e la ragazza indicò il suo abito “Sei entrata nei MIB?”
“Sì, era l’unico modo per starle vicino.” Lei annuì,
“E com’è?” Brittany non ebbe
bisogno di chiarimenti per capire che non le chiedeva com’era lavorare nel MIB,
“Lei si è fatta cancellare la memoria, non si ricorda di noi”
La ragazza annuì ancora,
“Anche San voleva farlo, credo che si sentisse tradita…” le
scappò un altro singhiozzo ma si trattenne dal piangere di nuovo, invece con
amarezza disse, “E’ morta senza neppure sapere che l’amavo.”
“Lei lo sa e venuta a prenderti.” Le disse Brittany convinta, “E tu lo sai come lo so io” La ragazza
la guardò in silenzio poi annuì anche se con incertezza. Sorrise,
“Non mi ricordavo fosse così bella…”
“Lei è stupendissima” Concordò Brittany,
“Mi dispiace tanto che…”
“Sono contenta che per te sia diverso…” Si sorrisero poi la
ragazza corrugò la fronte, “Cosa ci fate qui?”
“Oh… non ho ben capito, qualcosa sui mondi laterali…
tocchiamo uno specchio e siamo in un altro posto con delle altre noi… una volta
erano persino uomini” L’altra Brittany sgranò gli
occhi stupita e lei annuì per confermare le sue parole, “Davvero!”,
“Ci credo…” poi disse, “Penso che non sia saggio lasciare San
a lungo con Lord Tubbington.” Brittany
concordò senza difficoltà con la sua copia e insieme tornarono nell’atrio.
“Ti dico che eri una gatta”
“La tua mente deve essersi confusa, io posso solo essere un
maschio”
“Ma certo, concordo, sei troppo pomposo e pieno di te per
essere una donna. Eppure ti assicuro che ti ho visto femmina, avevi il pelo
tutto curato e…”
“San?” La ragazza si interruppe per alzare lo sguardo sulle
due Brittany che si tenevano per mano.
“Ecco, chiedilo a lei, lei ti ha visto e a lei devi credere.”
Il Corei scosse la coda, poi si allontanò ignorandola. “Ecco scappa, troppa
paura della verità!”.
“Gli hai chiesto di Beiste?” Le
chiese Brittany e lei annuì,
“Morto anche qui, questo tipo deve essere bello sfortunato”
“Quindi andiamo via?”
“Sì” Disse lei e notando lo sguardo addolorato dell’altra Brittany distolse il proprio,
“Di già? Q sarebbe stata contenta di vederti… aspetta una
bambina e la vuole chiamare Santana…” S la guardò stupita,
“Davvero?”
“Sì, ha lasciato il MIB, ora lavora…”
“Aspetta, ha lasciato il MIB? Q?”
“Sì, la tua morte l’ha cambiata… lei, credo si senta
colpevole, pensa ancora che avrebbe dovuto andare su con te, dice che non ti
avrebbe permesso di fare una stupidata simile, che a lei sarebbero venuti in
mente almeno altri tre piani per salvarci tutti…”
“Sì, ora la riconosco.”
“Andiamo a trovarla?”
“Non credo che sia il caso, aspetta un bambino, non voglio
che si prenda un colpo…” Non disse che trovava crudele presentarsi alla sua
migliore amica che la credeva morta per poi scomparire di nuovo, non lo disse
perché davanti a lei c’era qualcuno che aveva perso qualcosa di più di una
migliore amica e a lei, S, aveva inflitto proprio quella pena.
L’altra Brittany insistette per
accompagnarle fino all’edificio in costruzione, risalì con loro le scale e
insieme raggiunsero gli specchi.
“Io…” Iniziò S ma la ragazza scosse la testa, poi
sorprendendola le si avvicinò, le prese il volto e le catturò le labbra in un
bacio che lei non ebbe la forza e il desiderio di negargli.
“Addio” Soffiò poi al suo orecchio stringendola. Si voltò e
corse via senza voltarsi. S rimase immobile ad ascoltare quei passi veloci che
risuonavano. Poi una mano avvolse la sua,
“Andiamo?”
Annuì, era troppo scossa per fare altro, Brittany
alzò la mano a sfiorare lo specchio e lei si trovò in un inferno di fuoco.
Note
Mi piace questo capitolo! Non so perché… sarà il finale
aperto o il bacio a sorpresa… mi piace! XD
Spero sia lo stesso per voi.
S si è decisamente scontrata con la realtà dell’amore tra lei
e Brittany! Festeggiamo? Mah, sembrano essere finite
in un bel guaio…
Non riuscì più a pensare ne a respirare, poi sentì la
pressione della mano che Brittany le stringeva
ancora, un istante e tutto tornò normale. Iniziò a tossire cercando di liberare
i suoi polmoni che in quell’unico breve respiro si erano riempiti di cenere e
calore. Brittany era finita in ginocchio, come lei
tossiva faticando a respirare, se non avesse avuto la prontezza di toccare di
nuovo lo specchio sarebbero morte.
“Grazie…” Riuscì a dire e la ragazza alzò la testa verso di
lei per poi trascinarsi e stringersi al suo corpo. Aveva gli occhi sgranati,
era completamente sotto shock.
“Respira Brittany, piano, un attimo
e andrà meglio…” La coccolò dolcemente stringendola a sé e permettendole di
calmarsi. Le sue dita che giocavano con i biondi capelli della ragazza, “Ci hai
salvato sai, sei stata grande!” Brittany alzò
finalmente la testa per guardarla, aveva gli occhi pieni di lacrime. Malgrado
se la fossero vista brutta Brittany era davvero un
po’ troppo sconvolta.
“Brit… cosa succede?” Le chiese
allora dolcemente,
“C’era tutto quel fuoco…” la ragazza scoppiò a piangere e lei
la strinse più forte cercando di allontanare la sua paura,
“Ora siamo al sicuro… l’edificio doveva essere in fiamme per
qualche motivo, ci siamo finite in mezzo, ma tu ci hai salvato e ora siamo al
sicuro…” le spiegò, le sue parole o forse semplicemente la sua voce calmarono Brittany che si separò da lei allontanando le lacrime,
“Scusa…”
“Non scusarti, ce la siamo vista davvero brutta ed è il tuo
primo giorno…” La ragazza scosse la testa,
“Non è quello… è che i miei genitori sono morti così, io sono
stata portata via dalla nostra casa in fiamme, avevo quattro anni, ma me lo
ricordo e…”
“Hai paura del fuoco…” Concluse per lei S, come biasimarla,
aveva visto i suoi genitori morire in un incendio, normale che fosse un tantino
sotto shock. Infatti Brittany annuì,
“Lo so che è stupido…”
“Non è stupido! E’ normale e comunque io ero totalmente
fuori, sei stata tu a toccare di nuovo lo specchio, dicevo sul serio, ci hai
salvato.” Sul viso di Brittany si aprì un piccolo
sorriso e S rimase affascinata a guardarlo.
“Lo sapevo?” Nel vedere lo sguardo interrogativo di Brittany si spiegò, “Sapevo che hai paura del fuoco?” Lei
scosse la testa,
“No” S annuì, sollevata,
“Andiamo?”
“Non sono tanto sicura di averne voglia…”
“Neanche io… cosa ne dici se andiamo a mangiare qualcosa?”
Mentre S lo diceva il suo stomaco si fece sentire, avevano passato tutto il
giorno a saltare da un mondo all’altro e non avevano messo nulla sotto i denti.
Ovviamente a New York i taxi c’erano sempre e loro si fecero
portare ad un piccolo ristorante dove S andava spesso a mangiare. Ordinarono e
senza sorprese si gustarono la loro cena, Brittany
sembrava essersi ripresa e dimostrò tutta la sua abituale vivacità.
Iniziarono un gioco in cui ognuna doveva dire cosa amava o
odiava di un’altra razza o di un altro pianeta. Inutile dire che S trovò un
sacco di cose che odiava mentre Brittany trovò solo
cose che amava.
S non era così, lei non usciva a cena con gli amici, neanche
con Q, lei era solo lavoro e sarcasmo. Trovarsi lì a ridere e giocare con Brittany era per lei un’esperienza del tutto nuova. Il
fatto poi che fossero in una delle situazioni più assurde che avesse mai
vissuto e lei riuscisse a rilassarsi in quel modo non faceva altro che
enfatizzare il suo stupore. Guardò Brittany che
parlava di come fossero divertenti le lande desolate di Krim e sorrise, perché
la ragazza gesticolava e sorrideva nel raccontare e i suoi occhi azzurri
brillavano.
Mentre la guardava gli occhi di S persero quota finendo per
osservare quelle labbra sottili, fatte per sorridere e ridere, fatte per essere
baciate. L’aveva sconvolta quel bacio rubato e ora quello che desiderava era
riprovare, questa volta con la Brittany giusta.
Eppure qualcosa la tratteneva, aveva paura, perché se l’aveva amata perché si
era fatta cancellare la memoria? Aveva incontrato altre due se stessa che
avevano scelto di non dimenticare e ne sembravano felici. Eppure… eppure…
“San ti dispiace se prendo altri gamberetti? Sono così buoni.”
S annuì e Brittany sorrise per poi chiamare il
cameriere.
“Brittany ti ho portato
all’osservatorio?” La ragazza si gelò immediatamente, “Devo sapere cosa ho
dimenticato” Le disse lei quasi disperata. Brittany
allora annuì,
“Sì… a guardare le stelle…”
“E’ lì che mi sono ritrovata dopo che Quinn mi ha smemorizzata” Chiamò l’ex compagna con il suo vero nome
indice di quanto fosse tesa. Brittany si morse un
labbro,
“Non lo sapevo…”
“Perché sono andata lì? Cos’è successo di così importante?” Brittany scosse la testa poi si alzò, la accompagnò alla
cassa e attese che S pagasse, dimenticandosi del bis di gamberetti. Non disse
una parola, chiamò un taxi e gli diede l’indirizzo dell’osservatorio.
“Brittany cosa…?” La ragazza la
ignorò invece la prese per mano e la portò all’interno.
“Aspettami qua” Ordinò e poi la lasciò sola. Il luogo era
buio e vuoto. S si guardò attorno senza capire perché avrebbe voluto portarla
in un luogo così squallido… si interruppe. Il cielo si era acceso e ora sulla
cupola brillavano le stelle. S alzò gli occhi osservandole a bocca spalancata.
Non si ricordava che fossero così belle, il cielo di New York ne era così
tristemente privo.
Una mano scivolò nella sua avvolgendola,
“Non sono bellissime?” Le sussurrò la ragazza e lei abbassò
lo sguardo a guardarla, lei era bellissima. Brittany
sentì il suo sguardo e si voltò, i loro occhi si allacciarono e S sentì il
cuore accelerare, improvvisamente intuì cosa fosse successo in quell’osservatorio.
Poi prima che il suo cervello potesse rifletterci il suo corpo annullò le
distanze e le sue labbra sfiorarono quelle di Brittany.
Alla ragazza sfuggì un sospiro mentre avvolgeva le braccia attorno al suo corpo
e catturava le sue labbra in un bacio molto più deciso.
Era inebriante, in pochi istanti S si ritrovò ad esplorare la
bocca di Brittany, le loro lingue che si cercavano
con bisogno. Una mano della ragazza le accarezzava la schiena mentre l’altra era
premuta conto la sua nuca nel tentativo di attirarla ancora di più contro di
sé. Le loro labbra si separarono e S poté riprendere coscienza del mondo che le
circondava, compreso il suo cuore che batteva all’impazzata.
“Quanto mi mancavi…” disse Brittany
in un sospiro, gli occhi chiusi dai quali scendeva un singola lacrima, S tenne
la fronte appoggiata alla sua, mentre con le dita catturava quella lacrima.
“Brit…” Chiamò piano, la ragazza
aprì gli occhi guardandola, “Perdonami… non capisco perché…” Brittany le mise due dita sulle labbra fermandola. Sembrò
ipotizzata dal suo gesto infatti i suoi occhi caddero di nuovo sulle sue labbra
e il movimento delle dita si trasformò in una carezza che ne seguiva il
contorno. Un istante e le loro labbra riiniziarono ad assaporarsi. Le dita di Brittany questa volta andarono a cercare i bottoni della
sua camicia e S sentì il suo cuore accelerare ancora, si trasse indietro, il
respiro mozzato,
“Io…” Brittany si morse le labbra,
“Scusa, scusa lo so che per te è tutto nuovo è solo che…” S
non la lasciò finire la baciò con passione, non doveva pensare, neppure per un
istante, che non la desiderasse, che non la volesse.
“Ti voglio Brit, tanto, davvero
tanto!” La ragazza arrossì mentre rideva e S la imitò, “E’ solo che non è il
momento, questa situazione… è assurda e difficile e io voglio che tra noi sia
tutto chiaro, devo riavere la mia memoria, non appena saremo a casa mi farò
sbloccare i ricordi, voglio ricordarlo Brit, il
nostro primo bacio e…” Arrossì lei questa volta, aveva capito che c’era stato
più di un bacio tra loro due,
“Va bene” Le disse Brittany poi la
baciò delicatamente e S chiuse gli occhi assaporando le sensazione che le dava
quel piccolo contatto, quella promessa.
Note
Allora? Cosa ne dite? E’ stato migliore questo bacio? ;-)
Dopo tutto S è riuscita a fare tesoro delle esperienze delle
sue copie negli altri mondi!
“Signorine!” Le richiamò una voce, S si voltò trovandosi
davanti un vecchietto, lo conosceva, era lui a gestire l’osservatorio,
“Scusate, ma l’altra volta vi siete dimenticate di questa…” Consegnò loro una
giacca nera, Brittany fu sul punto di negare, ma S pensò fosse più pratico
prenderla,
“Grazie, a volte non so dove ho la testa!” Sorrise all’uomo
che le salutò e tornò all’interno della grande cupola.
S sfilò la giacca nera e la indossò,
“Non è la mia, deve essere tua…”
“Come fai a dirlo?” S infilò la mano nella tasca alla Mary
Poppins della giacca e ne estrasse un pacchetto di crocchette per gatti, fece
una smorfia significativa e Brittany si strinse nelle spalle,
“Beh non è proprio mia mia…”
“Va bene, però ormai l’ho presa e Lord T si sarà
arrangiato.”. Fece un sorriso e Brittany si strinse nelle spalle prendendo la
giacca,
“La restituiremo alla giusta Brittany non appena la
incontriamo!” S annuì, poi riprese la mano della ragazza che le fece un enorme
sorriso.
“Sono felice!” Confessò, poi fece una faccia colpevole, “Non
dovrei vero?”, S la guardò sentì le labbra incurvarsi verso l’alto, cosa le
faceva quella ragazza? Strinse un po’ di più la sua mano non era brava con i
sentimenti, già faticava a capire ciò che provava, esprimerli poi era una vera
sofferenza, eppure con Brittany era come entrare in autostrada e lasciare che
la macchina andasse a tutta velocità, con la sicurezza che non ci sarebbero
state curve, dossi o pedoni. Non che fosse sicuro, perché S aveva paura, dal
primo momento in cui aveva capito che c’era di più tra lei e quella ragazza,
eppure stringendo la sua mano si sentiva al sicuro, sapeva che il suo cuore
sarebbe stato bene tra le mani di quella ragazza.
“Sono felice anche io” Disse e Brittany le si avvicinò per
darle un veloce ma profondo bacio.
Un tuono le fece separare, alzarono entrambe il viso giusto
in tempo per ricevere le prime grandi gocce d’acqua.
“Vieni!” S prese la mano della ragazza e insieme si misero a
correre. Brittany aveva alzato sulle loro teste la giacca in più, ma quando
raggiunsero il palazzo che ospitava i loro appartamenti e che era poco distante
dal ristorante, erano bagnate fradice. S entrò ridendo nell’edificio e chiamò
l’ascensore, Brittany la guardava, gli occhi che brillavano, un sorriso ampio
sulle labbra,
“Mi piace quando ridi.” Le disse e S si morse un labbro poi
la attirò a sé baciandola. L’ascensore fu troppo veloce per i gusti di S che
stava assaporando le labbra di Brittany, le mani perse nei capelli bagnati
della ragazza.
Il corridoio era vuoto, S prese la ragazza per mano e la
condusse verso il suo appartamento che aprì senza difficoltà con la sua chiave.
“San…” Brittany la fissò interrogativa quando lei chiuse la
porta dietro di sé per poi appoggiarvisi in silenzio. Rimasero così, a
guardarsi per alcuni istanti, poi entrambe raggiunsero l’altra. Le mani di
Brittany questa volta non indugiarono iniziando a sfilare la giacca e poi
lottando con i bottoni della ragazza che non era rimasta inattiva. In pochi
istanti i vestiti bagnati finirono a terra e S guidò con sicurezza Brittany
nella sua camera.
I suoi occhi corsero lungo quel corpo che scopriva per la
prima volta, ma che sentiva appartenergli. La fretta di poco prima si era
spenta, con le dita accarezzò il fianco della giovane, che era stesa immobile
accanto a lei e la guardava, la guardava con dolcezza e amore.
Si piegò su di lei e la baciò ancora, le braccia di Brittany
che la avvolgevano. Sospirò sentendo la bocca di Brittany chiudersi su sul
collo. Erano entrambe su un fianco così S lasciò la mano scivolare lungo il
corpo di Brittany, scese delicatamente apprezzando i brividi che procurava,
indugiò un secondo sul sedere della ragazza poi scese lungo la coscia e quando
raggiunse il ginocchio lo tirò sopra di sé. Brittany la assecondò anche se non
smetteva di baciarle e mordicchiarle il collo, rendendole difficile pensare, in
particolare visto che le mani della ragazza erano scese sui suoi seni. I loro
corpi ora erano allacciati. S risalì il corpo della ragazza e poi intrufolò la
mano tra i loro corpi e scese di nuovo. Sentì il corpo di Brittany tendersi e
chiuse gli occhi entrando dolcemente in lei. Il respiro di Brittany accelerò e
i suoi movimenti la imitarono. Aprì gli occhi, perché aveva bisogno di vederla.
Brittany teneva la testa indietro, gli occhi chiusi, le braccia che sembravano
essere la sua unica ancora, erano avvolte attorno a lei.
“Brit…” Chiamò mentre deponeva un bacio sul collo della
ragazza, senza smettere di muoversi dentro di lei. La ragazza la guardò e S si
perse nei suoi occhi divenuti blu scuro. Il corpo di Brittany si tese contro il
suo e le sue labbra, premute contro quelle di S, lasciarono sfuggire un gemito
di piacere.
Rimase abbracciata a lei mentre il suo respiro e il suo corpo
si calmavano, poi si scostò appena, sorrise,
“Non avevi detto che dovevamo aspettare?” S accarezzò il
corpo di Brittany che stringeva ancora,
“Non potevo…”.
Brittany la baciò lasciando che fosse quel bacio a parlare
per lei.
“Ti amo…” Sussurrò ancora S e Brittany si separò da lei per
poterla guardare negli occhi, S trattenne il respiro, forse non avrebbe dovuto
dire una cosa simile, forse…
“Davvero?” Gli occhi di Brittany brillavano di gioia, le
labbra si erano incurvate verso l’alto in un sorriso impossibile da contenere,
“Sì…” Disse lei e poi distolse lo sguardo sentendosi una
stupida, ma la mani di Brittany le presero dolcemente il volto affinché i loro
occhi si incontrassero di nuovo,
“Lo sapevo! Non me l’hai mai detto, ma io lo sapevo!” S
sbatté le palpebre sorpresa per quelle parole, poi le labbra di Brittany furono
sulle sue in un bacio appassionato, la mani della ragazza che si spostavano sul
suo corpo, si separò da lei solo per sorridere e dire:
“Ti amo tanto anche io!” S a quelle parole sentì che il suo
cuore accelerava più di quanto non lo fosse già. Baciò la ragazza poi lasciò
che il suo corpo assaporasse il piacere che poco prima lei aveva dato a
Brittany.
Il corpo di Brittany era sotto il suo, le lunghe gambe della
ragazza erano avvolte attorno alle sue così come le braccia che le circondavano
la vita, sembra non volere separarsi da lei, non che S si lamentasse, non aveva
nessuna intenzione di allontanarsi da quella donna.
Brittany ridacchiò mentre lei le baciava il collo, appena
dietro l’orecchio, per poi prenderle il lobo tra le labbra succhiandolo, la
risatina si trasformò rapidamente in un ansimo, S aveva scoperto piuttosto in
fretta che quello era un suo punto debole. Sentì il corpo della ragazza
irrigidirsi contro il suo e non per il piacere,
“Santana!” Disse la ragazza, S si allontanò per guardarla
aveva gli occhi sgranati e il suo cuore batteva veloce, lo poteva sentire,
premuta com’era contro di lei, ma non era piacere o desiderio o passione, la
sua era paura.
Note
Capitolo davvero corto… ma dovevo proprio spezzarlo in questo
punto!
S non ha tenuto fede alle sue parole, ma come resistere a
Brittany? E poi la pioggia sa essere così romantica! ;-)
Ora però sembra che qualcosa abbia spaventato Brittany, cosa
sarà?
Brittany sgranò gli occhi, davanti a sé c’era
una persona distrutta.
All’inizio aveva letto stupore, ma poi c’era stato spazio solo
per il dolore. Lei la fissava come se le se si fosse spezzato il cuore.
“Non è come credi!” Riuscì a dire.
S desiderava ardentemente una doccia, si era presa tutto il
temporale sulla testa e ora rabbrividiva dal freddo nei suoi abiti bagnati. Una
doccia calda e poi sarebbe andata da Brittany… oppure
avrebbe potuto andare da Brittany subito e farla con
lei la doccia calda. Sorrise all’idea, pregustando il piacere di avere il corpo
caldo e bagnato della ragazza premuto contro il suo. Alzò la mano per bussare
alla porta di Brittany quando notò qualcosa che non
andava. Il tappeto davanti alla sua porta era stato spostato.
S corrugò la fronte e portò la mano alla pistola. La porta
era chiusa a chiave e lei la aprì con la propria, la serratura scattò senza
rumori e lei entrò nell’appartamento. A terra c’erano degli abiti: uniformi dei
MIB. S abbassò la pistola con un sorriso, Brittany
doveva aver deciso di fargli una sorpresa. Sentì la ragazza ridacchiare e
corrugò la fronte, rendendosi conto che gli abiti erano troppi per essere solo
quelli di Brittany. Improvvisamente il suo cuore
accelerò, il suo corpo la portò avanti anche se la sua mente le urlava di
andarsene. Entrò nella stanza senza badare ai rumori e quello che trovò nel suo
letto fermò del tutto il suo cuore. Brittany incrociò
i suoi occhi e lei vi lesse tutta la paura. Non guardò chi fosse l’altra, non
le importava. Fissò gli occhi in quelli di Brittany
mentre il dolore la sommergeva, perché? Perché Brittany
l’aveva tradita? Credeva che tra loro due sarebbe stato per sempre, sapeva,
dentro di sé, che mai le avrebbe fatto del male, eppure sarebbe stato meno
doloroso se Brittany l’avesse colpita con la sua
pistola.
“Non è come sembra!” Le disse la ragazza, S sentì i suoi
occhi riempirsi di lacrime, davvero era quello che aveva detto, la frase più
stupida e sciocca e dolorosa che ogni traditore propinava allo stupido tradito?
“Io non sono la tua Brittany” S si
era voltata e osservava a bocca aperta la donna in piedi davanti al letto.
Avevano fatto un errore enorme, si erano dimenticate di dove fossero. Presa dal
momento S aveva portato Brittany a casa sua, aveva
aperto la porta con la sua chiave, aveva trovato il suo letto, con le lenzuola
che aveva cambiato il giorno prima, eppure non era lei che aveva cambiato
quelle lenzuola perché non era suo quel letto e neppure quella stanza e quel
palazzo.
L’altra S aveva un espressione sofferente sul volto, lottava
con le lacrime, la mano che teneva la pistola tremava e Brittany
la guardava con una sofferenza quasi simile.
“San?” Chiamò una voce alle sue spalle e S sbatté le
palpebre. Conosceva quella voce, eppure la ragazza che stava fissando negli
occhi non aveva parlato.
“San?” Questa volta c’era perplessità e stupore nella voce
alle sue spalle. S si voltò e la vide: Brittany.
Tornò a girarsi e guardò la ragazza nel letto: Brittany.
Allora per la prima volta spostò lo sguardo sulla seconda
figura nel letto. Ormai non poteva stupirsi più di così, eppure si sorprese
nell’incrociare i propri occhi.
Brittany le arrivò al fianco e le prese la
mano stringendola e S sentì il suo cuore ricominciare a battere. Si voltò a
guardarla,
“Non lasciarmi mai…” Supplicò e Brittany
le prese il volto tra le mani in un imitazione perfetta anche se inconsapevole
di come aveva fatto poche ore prima l’altra Brittany,
“Mai, ti amo”.
S guardò la scena e riprese a respirare, mentre cercava la
mano di Brittany sotto le lenzuola. L’altra S riportò
lo sguardo su di loro, il dolore era stato cancellato, ora però vi era
aggressività, alzò la pistola che stringeva ancora e la puntò su di loro.
S avrebbe potuto giurare che stava mirando a lei e non a Brittany, ma come biasimarla?
“Credo di meritare delle spiegazioni”
“Sì… ti dispiace se ci rivestiamo?”
“Perché? Ho visto tutto quello che c’è da vedere” Rispose lei
senza muovere di un millimetro la pistola,
“San, credo che sarebbero più a loro agio vestite…” Le
suggerì Brittany che la teneva ancora per mano,
“Lo so, ma dovevano pensarci prima di spogliarsi e infilarsi
nel mio letto”
“Ok, colpevoli” S si alzò infischiandosene del fatto che
fosse nuda. Aprì l’armadio con la sua biancheria,
“Quella è mia, e non ti ho detto che potevi muoverti”
Protestò l’altra S,
“Sì, senti, se noi vogliamo sparare lo facciamo subito” Le
disse, mentre si spostava verso l’armadio e ne tirava fuori un paio di
pantaloni neri, “Oh, Brittany, ti dispiacerebbe
andare a prendere un’uniforme per la mia Brit?”,
“Certo San” Disse la ragazza,
“Hei aspetta!” Tentò di protestare
ancora la S armata,
“Non posso lasciarla lì così…” Disse la ragazza per spiegarsi
ricevendo uno sguardo di ringraziamento dalla sua copia a letto. S sbuffò ma
abbassò l’arma mentre Brittany lasciava la stanza poi
incrociò le braccia mentre la sua copia infilava una camicia appena presa
dall’armadio.
“Se pensi di prenderti anche un paio dei miei occhiali…”,
“No, grazie, ho i miei” Le disse e lei fece una smorfia,
“Aspetto ancora spiegazioni”
“E io aspetto ancora che tu te ne vada in cucina” Le ritorse
S, le due donne si guardarono in cagnesco, con espressioni così simili da
sembrare allo specchio.
“Va bene. Ma non toccare le mie armi” S uscì a passo di
marcia e l’S rimasta si voltò con tenerezza verso Brittany,
“Mi dispiace per l’interruzione…” Brittany
la attrasse a sé per baciarla,
“Dispiace anche a me…” Si morse un labbro poi tornò a guardarla,
“Io non ti tradirò mai”, S le accarezzò il volto poi la baciò di nuovo,
“Ti amo…” Le disse ancora.
“Entro” Annunciò la voce ridente dell’altra Brittany che infatti irruppe nella stanza con un’uniforme
tra le braccia, “San inizia a spazientirsi…” Disse loro prima di uscire.
Brittany si rivestì in fretta mettendoci
quasi lo stesso tempo che ci volle a S per stringere alla perfezione il nodo
della cravatta.
“Immagino che chiederle una cravatta nera era troppo vero?”
Chiese poi a Brittany che ne stava allacciando una
con dei piccoli usignoli sempre su sfondo nero.
“A me piace così” S sorrise,
“Anche a me tu piaci così”. Arrossì mentre la ragazza
sorrideva.
Uscirono dalla stanza e trovarono le loro copie abbracciate,
“Torniamo più tardi?” Chiese ironica S, ma Brittany intrecciò le dita con le sue e lei si voltò a
guardarla,
“Sentì chi parla, la mia stanza puoi sognartela questa volta.”
Fu il turno dell’altra S di sentire la mano di Brittany
su di lei.
“Cosa ne dite se ci sediamo e ne parliamo un istante?”
Propose la Brittany di quel mondo,
“Mi sembra una buona idea” Confermò la sua Brittany,
“Io volevo fare una doccia” Tentò per l’ennesima volta di
protestare l’altra S, ma poi si sedette al tavolo sospirando.
S la imitò e così le due Brittany.
“Questa mattina siamo andate a fare una ricognizione in un
palazzo in costruzione…” Iniziò S,
“Sì, Q aveva qualcosa di strano…” proseguì l’altra S,
“Era tesa, lei non è mai spaventata”
“Già” Si guardarono perplesse poi S sgranò gli occhi,
“Accidenti, non ci abbiamo più pensato Brit,
lei non c’era nel palazzo. E se fosse finita in altri mondi paralleli come noi
due?” Brittany sgranò gli occhi ma prima che potesse
parlare l’altra S intervenne,
“Ok, ora mi sono di nuovo persa, mondi paralleli?”
“Sì, sembra assurdo, eppure è da questa mattina che viaggiamo
da un mondo all’altro…”
“Come?”
“Con gli specchi che abbiamo trovato nell’edificio”
“Quelli che non mi hai lasciato toccare?” Chiese l’altra Brittany attirando l’attenzione della sua copia e di S,
“Io, invece, temo di non aver impedito a Brittany
di farlo” Ammise lei con una smorfia,
“Mi dispiace…” Disse subito l’interpellata, “Credi che anche
Q lo abbia fatto?”
“Non credo, non sarebbe da lei rischiare a quel modo anche se
oggi era strana…” S si bloccò per la seconda volta, “Oddio, ho capito”
“Cosa?” Le chiese Brittany,
“Aspetta un bambino” Rivelò allora lei,
“Cosa?” La sua copia e quella di Brittany
la guardavano incredule,
“Ma certo, Brit, in ben due mondi in
cui siamo state lei è in dolce attesa…”
“Spiegherebbe perché era tesa, ora deve pensare anche al suo
bambino” Disse subito Brittany le due S si
guardarono,
“Non è possibile…” Mormorò la sua copia “E chi sarebbe il
padre?” S aveva una certa idea, fu sul punto di dire il nome di un certo alieno
piuttosto belloccio e con una notevole cresta sulla testa,
“Non possiamo saperlo quindi inutile preoccuparsi…”
Intervenne però l’altra Brittany, “Ce lo dirà quando
lo riterrà opportuno, qual è il vostro piano?”
“Stiamo cercando Beiste!” Disse
pronta Brittany assecondando la volontà della sua
copia di cambiare argomento,
“Lei è un genio.” Confermò subito la ragazza,
“Lei?” Chiesero in coro le due S,
“E’ viva?” Chiese invece Brittany
cogliendo il punto,
“Sì, certo perché?” Domandò perplessa la sua copia,
“Perché era morta in tutti i mondi che abbiamo oltrepassato”
Note
Spero siate state attente, perché temo fosse di nuovo un
capitolo complicato!
Per fortuna era solo S ad aver spaventato Brittany
e ora finalmente potranno incontrare Beiste e forse ottenere delle risposte.
“Non mi piace” S guardò apprensiva verso l’esterno,
“Anche a me non piace…” confermò la sua copia,
“Non avevo dubbi” Alzò gli occhi al cielo R.
L’S del mondo parallelo in cui erano finite aveva chiamato la
base ed era arrivata Q, che a sorpresa faceva copia con R in quel mondo.
“Cosa stanno facendo?” Chiese agitata S, ok non lo avrebbe
mai ammesso, ma non le andava proprio giù che Brittany
le avesse chiesto di aspettarla in macchina e non le importava che anche la sua
copia avesse ceduto.
“Sono dentro da troppo tempo” Disse l’altra S e lei colse la
palla al volo,
“Io dico di andare a prenderle”
“S vi prego” Q sbuffò,
“Non riuscite a stare senza di lei per più di dieci minuti?”
Chiese sarcastica R ricevendo un’occhiata fulminante gemella.
“Sentite, non sono delle sprovvedute” Ricordò loro Q, R fece
una smorfia ma lei continuò “Possono sembrare un po’…” Ricevette due sguardi
ammonitori identici e sorrise, “Distratte, ma ricordate che hanno viaggiato per
molti mondi e conoscono molti più alieni di noi”
“Oltre al fatto che hanno una storia difficile alle spalle, di
sicuro sanno come cavarsela” Concluse R. Le due S si guardarono poi a
malincuore si rassegnarono ad aspettare.
Passarono alcuni minuti poi S, che era seduta sul sedile
davanti, accanto alla propria copia di quel mondo ed era concentrata ad
osservare la porta del capannone in cui era scomparsa Brittany
insieme alla sua copia, fu distratta da una risatina alle sue spalle. Si voltò
perplessa e sgranò gli occhi,
“Cosa diavolo…!” R arrossì mentre Q le lanciò un’occhiata
divertita, “Aspetta, aspetta. Non ci credo” Disse S sbalordita. La sua copia si
voltò a sua volta e S notò che non appariva stupita, “Tu lo sapevi? Voglio
dire…”
“Sì, da te…?”
“Oddio no! F lo sa?”
“Chi?”
“L’agente F… Finn” si spiegò S
vedendo solo facce perplesse, “Una pertica, pallida e noiosa?” Provò a dire, R
la guardò perplessa,
“Era il mio ragazzo alle superiori… Non è mai stato niente di
serio.”
S tornò a sedersi sul sedile cercando di rimuovere l’immagine
della sua migliore amica che accarezzava estasiata il volto di R, mentre la
ragazza ridacchiava.
“Non credo che dormirò stanotte” Disse ancora e l’S alla
guida ghignò,
“Ho detto la stessa cosa anche io quando le ho beccate… ed
erano in atteggiamento molto più compromettente” S chiuse gli occhi cercando di
non immaginare, fu ovviamente inutile.
“Piantatela, e poi S/bis, se non sbaglio ti sei fatta beccare
anche tu proprio poche ore fa” Le disse R e a sorpresa della ragazza S sorrise,
pensare a quella notte le faceva formicolare piacevolmente lo stomaco, guardò
di nuovo verso il capannone, chiedendosi per l’ennesima volta quanto ci
mettesse Brittany.
“Uffa, sembra che quella ragazza sia la vostra kriptonite” sospirò R e vedendo lo sguardo perplesso delle
due S si spiegò, “Vi stende!” Come risposta ottenne due dolci sorrisi gemelli,
“Oddio siete inguardabili e poi dite di noi” Rise Q.
“Tornano” disse l’agente R bloccando qualsiasi risposta,
“E quella sarebbe…”
“Direi…” Le due S si guardarono,
“Non credevo…”
“Fosse così…”
“Già, non sembra…”
“Una che si intende…”
“Di tecnologia dei mondi…”
“Paralleli...”
“Smettetela! Fate impressione” Le due S si voltarono verso Q
e R che le guardavano ad occhi sgranati,
“Cosa abbiamo fatto?” chiesero in coro e poi si guardarono
sorridendo e insieme uscirono dalla macchina.
Q guardò R,
“Accidenti, questa situazione è surreale. Non so se sia
peggio che siano in perfetta armonia oppure se non andassero d’accordo”
“Oh… sarebbe uno scontro da vedere, S vs S” Si guardarono un
istante poi risero,
“Andiamo” uscirono anche loro raggiungendo le altre ragazze.
“Davvero interessante”
“Beiste immagino…” Disse S
guardando l’enorme donna che aveva davanti,
“Sì… Brittany… una delle due, non
ricordo quale, mi ha detto che avete viaggiato tra i mondi paralleli.”
“Esatto, ci hanno suggerito di cercare lei per delle spiegazioni
e per trovare un modo di tornare a casa” Confermò S mentre la donna annuiva
chiaramente già informata dalle due ragazze che aveva accanto.
“In effetti sono anni che studio un modo di viaggiare tra i
mondi… potrei aiutarvi…”
“Ottimo, quando possiamo partire?” Chiese impaziente S,
“Pazienza, giovane umana, pazienza…”
“Cosa vuol dire?”
“Vuole dire che devi aspettare un po’ di tempo…” Spiegò
rapidamente Brittany,
“Grazie Brit, ma io volevo sapere
per quanto devo pazientare”
“Venite, ve lo mostrerò…”, La donna si voltò tornando nel suo
capannone. La seguirono all’interno e S si ritrovò circondata da ogni genere di
oggetto di fattura chiaramente artigianale,
“Siete un’inventrice?”
“Si può dire così…”
“Non sembra un lavoro pericoloso”
“Perché dovrebbe essere un lavoro pericoloso?” Chiese la
donna stupita e S si morse la lingua, non poteva dirle che era morta in ogni
mondo che avevano visitato.
“Voglio dire…”
“Le ho raccontato di quando hai fatto esplodere il
laboratorio su Dricky!” Intervenne a salvarla Brittany,
“Oh… quella volta. Mai mescolare i frenichi
con della dronica” La donna ridacchiò e S lanciò uno
sguardo di ringraziamento a Brittany che le sorrise. “Ecco…”
La Beiste arrivò ad un grande tendone e lo sollevò
senza fatica, d'altronde era alta e forte.
Tutte le ragazze osservarono stupite quello che vi era
nascosto sotto.
“Sono…?”
“Assolutamente”
“Ma…?”
“Eppure”
“Non riiniziate” Bloccò le due S l’agente Q, “Sì, sono
assolutamente gli stessi e questo risponde alla nostra prima domanda”.
“Siete stata voi a creare gli specchi!” Disse S mentre
portava la mano alla pistola, la sua copia eseguì lo stesso identico movimento,
“Aspettate, li ha creati lei…”
“…ma non sono i suoi” Le parole delle due Brittany
le fermarono,
“Cosa intendete dire?”
“Beh gli specchi sono qui no?” Rispose una delle due ragazze,
S si accigliò, l’affermazione non faceva una grinza.
“Ok, allora come è possibile che siano uguali?”
“Ovvio” Disse la Beiste che era
rimasta assolutamente indifferente all’accusa delle due S, “Sono gli stessi”
“Adesso sono confusa…” Disse Brittany,
“Anche io…” Confermò l’altra e le due guardarono in cerca di
aiuto verso le loro compagne.
“Mi spiace ma credo di non capire neanche io…” Ammise S.
“Ma certo” Disse R tronfia, “Non siete stata voi, ma una
vostra copia in un altro mondo”
“Esatto, questo è anche il mio pensiero” Confermò la Beiste.
“Da qualche parte, in uno dei mondi qualcuno ha messo in
funzione gli specchi e ha aperto un ponte tra i mondi.” Affermò R che sembrava
piuttosto soddisfatta di aver afferrato il concetto.
“Va bene, come torniamo a casa?” S guardò la Beiste che corrugò la fronte,
“Muoversi tra i mondi non è difficile una volta creato il
portale, il problema è indirizzare il viaggio”
“Cosa volete dire?” Chiese questa volta Q,
“Per ‘viaggiare’ in maniera controllata tra i mondi paralleli
c’è bisogno di un grande dispendio di energia e del congegno di controllo che
io stessa ho creato.”
“Un congegno? Datecelo!” Intervenne S, a cui importava più di
ogni altra cosa tornare nel suo mondo, più che ottenere risposte scientifiche.
La Beiste si mise a cercare sugli scafali ripieni di
oggetti e alla fine ne estrasse un piccolo oggeto che
tese a S.
“Tutto vostro, ma non vi porterà da nessuna parte.”
“Perché?” chiese Brittany,
“Come vi dicevo serve una grande fonte di energia, in questo
caso un frammento di Octarium”,
S sbuffò infastidita,
“E dove si trova?”
“Non ne ho mai sentito parlare…” Disse R guardando poi Q che
scosse la testa a sua volta,
“E’ un minerale molto raro, proviene da un pianeta di quella
che chiamate la galassia di Andromeda, un pianeta che è andato distrutto cinque
secoli terrestri fa.” Spiegò la Beiste,
“Ora non dirci che è introvabile perché…”
“E’ in pratica introvabile.” Concluse l’aliena con la sua
solita calma. S inclinò la testa,
“Ma?” Chiese. Aveva notato qualcosa nel tono della Beiste ed infatti la donna continuò,
“Ma, conosco qualcuno che ne possiede una certa piccola
quantità.”
“No” S incrociò le braccia e scosse la testa,
“Andiamo, è la vostra unica possibilità non capisco perché…”
“Una Ludiana? Sono vanesi, pieni di sé, pacchiani e
insopportabili” Riassunse S facendo alzare gli occhi alla sua copia che guidava
l’auto dirigendosi verso quella che la base le aveva detto essere la dimora
dell’unica proprietaria dell’Octarium.
“Ci serve il minerale, vi serve il minerale” Le ricordò lei
facendola sbuffare,
“Vacci tu, io ti aspetto nella macchina, lo sai come sono i
Ludiani, odiano separarsi dalle loro cose”
“Ma sono anche pronti a sperperare e a buttare via i tesori
più immensi.” Controbatté S, “Ti darà l’Octanium se
tu gli farai i tuoi occhi da cerbiatta.”
“Sono molto generosi, un Ludiano una volta mi ha regalato la
sua astronave” Commentò Brittany,
“Esatto, sanno esserlo se si toccano i tasti giusti, dobbiamo
raccontarle la vostra storia e allora forse sarà generosa con noi” S sbuffò e
si voltò verso la sua copia,
“Perché diavolo non siamo d’accordo su questa cosa?”
“La cosa migliore secondo me sarebbe aspettare che sia buio
poi entrare e portare via l’Octanium” S sorrise,
“Ma allora perché non lo facciamo?”
“Perché Q ha parlato con la Sy e
lei non vuole che ci inimichiamo un Ludiano…”
“Ricordatemi perché Q non viene con noi?”
“Perché la Sy ritiene che io e Brit siamo già più che sufficienti per questa missione,
credo che stia seriamente pensando ai vantaggi di avere altri due agenti già
addestrati, considerando che ci pagherebbe come una sola”. Le due S fecero una
smorfia gemella,
“Non faccio fatica a crederlo”,
“Sarebbe strano…” Fece notare Brittany
ottenendo un cenno di assenso dalla sua copia, “Voglio dire, è bello ma…”
“Sarebbe strano” Ripeté l’altra ragazza.
S prese un respiro poi guardò le altre,
“Andiamo.”
L’uniforme del MIB aprì loro le porte fino ad un salottino che
avrebbe lasciato nauseato anche un amante del rosa. L’arredatore doveva aver
pensato al suicidio oppure essere totalmente pazzo. Le tonalità di rosa si
rincorrevano in ogni oggetto, contrastando tra loro, oggetti che poi sarebbe
stato un complimento definire eccessivi.
“Sto per vomitare” Commentò S,
“Credo che mi verrà mal di testa” Rincarò la gemella,
“A me piace… sembra di essere nella pancia di un Roniss” disse invece Brittany,
“Già, c’è anche il giusto calore”, annuì con un sorriso
l’altra Brittany.
“Esattamente! L’esperienza più interessante della mia vita!”
Urlò entusiasta una ragazza entrando nella stanza da una porticina laterale. Se
si fosse appoggiata ai muri probabilmente si sarebbe mimetizzata alla
perfezione. “Che meraviglia! Agenti MIB nell’umile casa di Sugar Motta! Che
sarei, io, ma lo so che mi conoscete!” Batté le mani entusiasta. L’agente S si
chiese che problema avesse la Ludiana con i punti esclamativi, doveva essere
affetta da entusiasmo cronico.
“Sì…” Questa era la parte che preoccupava S, non era abituata
a chiedere le cose, quando lo faceva lei aveva una pistola in mano e non si
poteva dire che la sua era una richiesta amichevole.
“Ci serve l’Octa… il minerale per
tornare nel nostro mondo verticale” Le venne in aiuto Brittany.
La loro ospite la fissò un attimo confusa,
“Non credo di aver capito molto bene…”
“Avrà notato che siamo due copie in questa stanza no?” Le
chiese ovvia S, “Noi due proveniamo da una realtà parallela e per tornarci ci
serve il minerale di Octanium che sappiamo essere in
suo possesso”, La ragazza sbatté le palpebre più volte passando lo sguardo sui
quattro agenti presenti nella stanza.
“Oh… sono confusa… a me sembrate sempre tutti uguali…” Fece
un sorriso e batté le mani, “Cosa ne dite di una tazza di the?”,
“Ecco, veramente…”
“Grazie, sei molto gentile Sugar” La interruppe Brittany.
Solo dopo mezzora di futilissime chiacchiere in cui Sugar era
riuscita da sola a tenere il bandolo dell’intere conversazione e nessuno era
riuscito ad intervenire se non con qualche cenno di assenso o sorriso delle due
Brittany, S decise infine di averne abbastanza e di
ritornare al loro problema.
“Ora basta, possiamo avere l’Octanium
o no?”, Sugar la fissò perplessa dall’essere stata interrotta,
“Non posso”
“Non puoi?” Iniziò S, mentre l’irritazione per tutto il tempo
sprecato iniziava a salirle alla testa,
“Ma a noi serve tantissimo!” Sugar si strinse nella spalle
alle parole di Brittany.
“Ve lo darei… non è neanche bello, ma mi è stato detto che è
molto prezioso e mi dispiace separarmi dalle cose molto preziose”, S si alzò in
piedi,
“Andiamocene”
“Mi dispiace molto…” Disse loro Sugar stringendosi nelle
spalle, non appariva per nulla contrariata,
“San, come facciamo senza minerale? Non possiamo stare qui
per sempre, dobbiamo tornare nel nostro mondo se vogliamo sposarci, avere dei
bambini…” Iniziò Brittany guardandola preoccupata,
“Avete dei bambini?”
“Non ancora ma ne avremo di sicuro… se solo potessimo tornare
nel nostro mondo, perché non possiamo portare via i loro” Le spiegò Brittany indicando le loro copie apparendo però confusa ora,
S scosse la testa,
“Non importa Brit troveremo un
altro modo…”
Sugar guardò le quattro donne, due erano bionde e due more,
osservò quella che aveva parlato, c’era la forza nei suoi occhi e la caparbietà
nella linea del suo mento e nel modo in cui si muoveva, poi passò lo sguardo
sulla biondina che la guardava preoccupata, era dolce il suo sguardo e i
movimenti erano aggraziati.
Era strano come quelle due contenessero le qualità che lei
sapeva di avere, non tutte le sue qualità certo, ma una parte. Poi successe una
cosa strana, Sugar notò il riflesso di sé in uno specchio e fu folgorata da
un’idea.
“Va bene!” Tutte e quattro si voltarono verso Sugar, “Io,
posso darvi l’Octanium”
Non che S volesse lamentarsi ma le sfuggì un:
“Perché?”
“Siete le mie mamme!” Disse lei tutta felice, la mandibola di
S rimase al suo posto solo perché era troppo stupita anche per quella reazione,
“Scusa?” Chiese ancora,
“Sì, sono vostra figlia è molto più che ovvio, è chiaro che
provenite dal passato e non volete dirmelo, ma sono troppo intelligente perché
una cosa simile mi possa sfuggire!” Sorrise, “Non posso non aiutare le mie
mamme!”.
“E’ stata la mezzora più strana della mia vita… e ne ho viste
di cose strane” S fissava ancora incredula il piccolo frammento di Octarium che Sugar aveva consegnato loro, “Ancora non
capisco cosa sia successo”,
“Non credo di aver capito neanche io…” Ammise Brittany,
“Andiamo, la Beiste deve regolare
il congegno” Ricordò loro l’altra S,
“E poi torniamo a casa…” Le disse Brittany,
nei suoi occhi brillò una luce, si tese verso di lei e le depose un bacio sulle
labbra, “Non vedo l’ora di stare da sole” Mormorò facendo rabbrividire di
aspettativa S, che per risposta annullò di nuovo le distanze catturandola in un
bacio molto più deciso.
“Ragazze!” Le richiamò la sua copia mentre saliva sulla
macchina dove la copia di Brittany molto sorridente
era già seduta,
“Siete tenere” Disse loro mentre si sedevano facendo
arrossire S,
“Non quanto noi” Replicò la sua copia,
“Ma San… sono noi…” Le rispose Brittany
confusa,
“Certo ma noi siamo comunque più tenere”. Concluse lei
avviando la macchina verso il magazzino della Beiste.
Tutto era andato nei migliori dei modi, ancora poco tempo e
sarebbero tornate a casa. S sorrise mentre stringeva la mano di Brittany. Tutto andava bene.
“Non puoi” La aggredì immediatamente,
“Non so neppure a cosa ti riferisci” La donna le fece un
sorriso sarcastico,
“Io sono te, tu sei me! Pensiamo nello stesso identico modo,
so cosa hai pensato, so cosa stai pensando!” S incrociò le braccia,
“Allora dovresti essere d’accordo con me”
“Abbandonare Brittany? Non sarò mai
d’accordo”
“Non la abbandono, la proteggo”,
“Stupida!” S fece una smorfia,
“Non permetterti. Tu non sai…”
“Io non so? Stai scherzando?”
Note
Il finale è volutamente confuso! Lo devo dire visto quanto è
confusa l’intera storia! ;-)
Abbiamo avuto le nostre risposte e visto che ho unito due
capitoli anche le soluzioni, tutto sembrava andare alla perfezione però poi… cosa
è successo? Perché S pensa di abbandonare Brittany?
Al prossimo capitolo!
Grazie mille, in questa storia vi devo ringraziare più che
mai per non avermi (ancora) riempito di insulti! ;-)
La stanza era esattamente come sempre, vuota e spoglia se non
per quegli strani specchi.
“Siete sicure?” Q le guardava preoccupata, continuando a
passare lo sguardo tra le due S.
“Sì, torniamo a casa” Disse sicura S.
Brittany era al suo fianco, le stringeva la
mano, non gliel’aveva più lasciata da quando erano uscite dal magazzino della Beiste.
“Potreste rimanere qua… lo so che sarebbe strano all’inizio
però…” Insistette Q,
“No, ognuno ha il suo mondo, questo non è il nostro.” Q annuì
anche se poco convinta. R al suo fianco sembrava molto più rilassata di lei,
“Andrà tutto bene, tranquilla, vedrai, questa sera rideranno
della loro avventura.” Rise, ma nessuno nella stanza la seguì, vi era tensione
e Q non riusciva a capire perché.
Rimasero tutti in silenzio per un istante poi S sorrise,
“Andrà tutto bene.” Disse mentre lasciava la mano di Brittany per estrarre dalla tasca il congegno della Beiste. Guardò la sua gemella, aveva il volto teso ma
avrebbe fatto quello che doveva.
Le parole della Beiste risuonavano
ancora nella sua testa mentre stringeva quel piccolo congegno. Troppo poco Octanium, solo una persona avrebbe potuto tornare a casa.
Glielo aveva detto mentre le due Brittany erano
intente a giocare con un diverificatoreCadoriano. Brit non lo sapeva.
S aveva dovuto prendere una decisione.
“Non puoi” La aggredì immediatamente,
“Non so neppure a cosa ti riferisci”
La donna le fece un sorriso sarcastico,
“Io sono te, tu sei me! Pensiamo
nello stesso identico modo, so cosa hai pensato, so cosa stai pensando!” S
incrociò le braccia,
“Allora dovresti essere d’accordo con
me”
“Abbandonare Brittany?
Non sarò mai d’accordo”
“Non la abbandono, la proteggo”,
“Stupida!” S fece una smorfia,
“Non permetterti. Tu non sai…”
“Io non so? Stai scherzando?”
Si erano fissate con ira e rabbia, le era impossibile
dimenticare le sfumature che poteva leggere così facilmente guardando il volto
della sua copia.
“Lo so che ti sei fatta cancellare la
memoria”
“Stai zitta!”
“No, codarda, l’hai già abbandonata
una volta. Ti ha perdonato, ti ha dato una seconda possibilità e ora tu la
lasci di nuovo? Non possiamo farlo!” Le urlò contro la sua copia, lei la guardò
senza fiato,
“Tu… tu ti sei fatta smemorizzare! Esattamente come ho fatto io” La accusò e la
donna non negò. Rimasero in silenzio a guardarsi,
“Non puoi farlo…”
“Devo”
“Io…”
“Lo so”.
Non c’era stato bisogno di molte parole, eppure avevano
deciso. Lei aveva deciso e così avrebbe fatto. Brittany
doveva aver sospettato qualcosa perché le era rimasta sempre vicina, in
silenzio stringendole la mano come se avesse paura che S la abbandonasse. Aveva
ragione. Era quello che avrebbe fatto… ma solo per lei, lo avrebbe fatto per
lei.
“Andrà tutto bene BriBri…” Le disse,
poi sorrise, “Ti amerò per sempre…”.
Brittany sgranò gli occhi e si mosse, ma fu
troppo lenta, quando strinse le dita afferrò solo l’aria davanti a sé la sua Santana
non c’era più.
“No!” Urlò poi si gettò sugli specchi ma l’altra S fu più
veloce, la tenne stretta tra le braccia impedendole di saltare in un altro
mondo,
“E’ inutile, è praticamente impossibile che tu finisca per
caso nel mondo in cui è andata lei…” Le sussurrò tenendola con tutte le sue forze.
Poi le mostrò ciò che stringeva tra le mani, il piccolo congegno donato dalla Beiste. Con quello lei poteva tornare a casa, mentre
Santana sarebbe rimasta lì dov’era andata.
Brittany sentiva le lacrima scendergli lungo
il viso, capiva le parole della donna, sapeva che c’era la verità in quelle
parole, eppure continuava a lottare, perché era tutto sbagliato, perché quelle
braccia non erano quelle della sua Santana, perché malgrado fossero così uguali
non c’era il suo profumo nell’aria, e quando sorrideva lo faceva in maniera
diversa, nei suoi occhi non c’era la luce che c’era negli occhi della sua San
quando la guardava.
“Perché?” Chiese singhiozzando,
“Perché ti ama” Le disse S, “Perché non può vivere senza di
te”
“Mi ha lasciato!”
“No, ti ha permesso di vivere…”
“Stupida testarda” Disse Q alle sue spalle, “Tu lo sapevi”
Accusò poi S che non negò, “E glielo hai lasciato fare?!”
“Sì” Disse solo lei mentre teneva ancora stretta Brittany e guardava la propria ragazza. C’era uno sguardo
scioccato in quegli occhi blu che amava. “L’ho fatto per te…” Disse solo, senza
sapere se parlasse per se stessa o per la sua copia.
“Baderai a lei?” S annuì amaramente,
“Bene, io troverò un modo per tornare
da Brittany…” S annuì, una bugia evidente a entrambe,
“Lo so…”
“Non deve saperlo…”
“Lo so” S si tese e la abbracciò. Un
istante dopo stringeva Brittany e le mentiva.
S si guardò attorno, era sola. Questa volta totalmente sola.
Strinse i denti, ricordava quando aveva scelto di prendere un secondo
incrociatore e mettersi sulla traiettoria di fuoco, ora era più difficile e più
semplice al contempo. Allora era stato un istinto proteggere Brittany, ora era un assoluto dovere, eppure lasciarla,
dopo quello che aveva provato stando con lei, amandola, le era insopportabile.
“Sei tornata prima del previsto…” S alzò la testa cercando di
apparire calma, davanti a lei c’era la Sy,
“Sì.” Disse solo, cacciando le lacrime che minacciavano di
sopraffarla,
“Meglio, B arriverà a minuti…” Lo disse e la donna fu al suo
fianco. Per S fu un tuffo al cuore, lei era lì, eppure qualcosa non andava, la
sua cravatta era interamente nera.
“Già qui?” Chiese la donna gettandole appena un’occhiata,
“Sì” Disse lei di nuovo anche se era spaesata. Era tutto
tremendamente sbagliato.
Erano loro ad aver posizionato gli specchi? Erano loro i
cattivi?
“L’hai fatto?” Chiese la Sy e Brittany sorrise, un sorriso che mai S aveva visto sulle
sue labbra, un sorriso cattivo.
“Sì, facile come sempre, sembra che io sia molto amata.” Rise
e S rabbrividì, perché non era la risata gioiosa di Brittany,
che fosse finita in una specie di incubo? Notò che le due donne la guardavano,
“Sì, tutto ok anche io…” La Sy
annuì mentre Brittany strinse gli occhi guardandola.
“Andiamo allora, non ho tutto il giorno”.
Salirono su due auto differenti e istintivamente lei salì con
Brittany che si mise alla guida. Percorsero pochi
metri poi la donna arrestò la macchina e le saltò addosso. S chiuse gli occhi
mentre assaporava le labbra della giovane finché non si rese conto di quello
che faceva.
“Ferma!” Le disse e la donna sorrise per poi morderle un
labbro. Le fece male e lei la spinse via, “Che diavolo hai?” la chiese Brittany tirandosi indietro, “Hai sempre voglia di me dopo
che siamo state lontane! Anzi hai sempre voglia di me punto.” S si sentiva
tremare, gli occhi di Brittany erano così freddi.
“Oggi no…” Disse e Brittany dovette
sentire la sua indecisione perché sorrise di nuovo e si fiondò su di lei,
catturandole le labbra con violenza, i denti che andavano a urtarsi, mentre con
le mani le apriva la camicia senza badare al fatto che i bottoni saltavano uno
dopo l’altro. S la spinse di nuovo via,
“Oh detto di no Brittany!” La donna
la guardò intensamente e poi estrasse la pistola puntandogliela,
“Lo sapevo che non eri lei, dov’è?” S tremò, in quegli occhi
di ghiaccio ora c’era il fuoco. “Dimmelo!”
“Io… non lo so…” Brittany la colpì
al volto,
“Dimmelo!” Era fuori di sé e S capì che presto le avrebbe
sparato,
“Non lo so, ho solo attraversato lo specchio…” Disse e Brittany si rilassò,
“E’ viva” Disse e per un attimo ci fu un po’ di calore nel
suoi occhi, ma quando si voltò era sparito,
la colpì di nuovo, questa volta il colpo fu preciso e la
spedì nel mondo dei sogni.
Note
Era tutto troppo bello, giusto? S si è di nuovo sacrificata
per permettere a Brittany di tornare a casa, ha
compiuto il salto senza di lei ed è finita… dov’è finita? In un mondo assai
interessante! ;-)
Al prossimo capitolo!
Grazie mille a tutti voi che leggete anche se in silenzio e
in particolare grazie a voi che mi lasciate un commento. Grazie davvero!
“Non mi importa nulla di quello che hai promesso! Voglio il
congegno! Voglio San!” Urlò allora lei, le lacrime agli occhi,
“Brittany, lei tornerà… vedrai…”
Provò ancora S,
“E’ una bugia! Lo so, quando menti: non mi guardi negli occhi”
“Ha ragione lei.” Intervenne per la prima volta l’altra Brittany attirando l’attenzione di tutti, “Io ho ragione,
voglio dire… la mia copia… San dagli il congegno, lei andrà a prenderla.” Brittany sorrise alla ragazza che la imitò, “Vedrai, la
ritroverai e potrete tornare a casa…”
“No, no, S sapeva cosa voleva, è andata da sola perché era
pericoloso, voleva che io ti rimandassi a casa nel tuo mondo, con questo posso
farlo.” Replicò la Santana di quel mondo.
Quando riaprì gli occhi era al MIB e non era una cosa
positiva. Non si trattava, infatti, dell’area in cui solitamente si muoveva
lei, ma della zona di detenzione. Si alzò in piedi portandosi la mano alla
fronte. La testa le pulsava.
“Passerà, chi l’avrebbe detto che Brittany
poteva colpire così forte…” S si voltò, sapendo già cosa avrebbe visto. Nella
cella accanto la stava osservando una sua copia.
“Pensi che ci cascherò e ti rivelerò tutto? E’ ovvio che
questo è soltanto un tentativo di estorcermi la verità” La sua copia sorrise,
“Certo, come no, mi piacerebbe, ma posso assicurarti che il
MIB di questo mondo ha molti altri modi di farti parlare… modi più dolorosi.”
Si alzò in piedi e arrotolò la manica della camicia mostrando una serie di
marchi violastri, “Questi non sono male, ma…” Tirò su
l’altra manica mostrando dei segni verdi, “Questi sono micidiali.” Tirò di
nuovo giù le maniche sistemandosi i polsini e poi tornò a sedersi, “Ho detto
tutto quello che volevano sapere”.
“Non ho paura” Le rispose con sfida S, anche se capì dal
sorriso che le rivolse la sua copia che anche lei sapeva che mentiva. “Perché
sei qui?” Chiese allora, “Dov’è Brittany?”. Notò
immediatamente come le si irrigidì il corpo nel sentirla nominare il nome della
ragazza.
“Brit…” Disse solo, poi si portò le
mani al volto, “Io volevo solo salvarla”, S rimase in silenzio e la sua copia
continuò, sembrava che non desiderasse altro che condividere il suo dolore,
“Era stata catturata dai Trolliani, l’avevo lasciata
sola per un istante, solo pochi minuti… ma non avrei permesso loro di portarla
via, di farle del male, così ho raggiunto la nave madre, l’ho cercata e
trovata.” Si interruppe, si alzò e la fissò attraverso le sbarre, “Ho scelto di
metterla sulla prima navetta mentre io la coprivo sulla seconda.”
“L’hanno colpita?” chiese S, il cuore che all’idea batteva
rapido, non importava se non era la sua di storia.
“No, hanno colpito me, avevo deciso di lanciarmi con una
navetta di salvataggio, ma ho perso il controllo entrando nell’atmosfera, mi
sarei schiantata così ho… ho preso un congegno dalla tasca della giacca, lo
avevo requisito quella mattina stessa, non sapevo cosa fosse esattamente…”
“Cosa è successo?” Le chiese S visto che lei si era
interrotta,
“Non l’ho capito subito, ma quel congegno era un passaggio
tra i mondi, mi sono ritrovata in un mondo diverso dal mio. Il congegno non
funzionava più e Brittany… Brittany
non era la mia Brittany.”
All’improvviso S capì,
“Sei stata tu a mettere gli specchi!”
“Sì, ho trovato la Beiste e le ho
fatto impiantare il sistema, ma…”
“Non sapevi come raggiungere il tuo mondo” S annuì, si voltò
e tornò a sedersi, sembrava aver finito le parole. “Mi dispiace…” Le disse ma
lei rimase in silenzio poi alzò lo sguardo,
“Non credo che tu possa dispiacerti per me, dov’è la tua Brittany?” Chiese e S strinse i denti,
“Al sicuro, abbiamo toccato gli specchi e abbiamo iniziato a
muoverci tra i mondi…” S spalancò gli occhi, “Ma certo! Ecco cosa fanno su
questo mondo!”, La sua copia la guardò con scarso interesse ma lei spiegò,
“Fanno razzie, cercano l’Octanium, una fonte di
energia potentissima.”
“Non dire idiozie, non possono muoversi tra i mondi e tornare
a casa, si perderebbero, come abbiamo fatto tu ed io.”
“No, no, c’è un congegno, la Beiste
ha creato un congegno!” S la guardò come se fosse pazza,
“La mia Beiste non aveva nessun
congegno”
“No, e la mia era morta, come quella di chissà quanti altri
mondi, non ha importanza, le cose vanno in maniera differente, io mi sono fatta
smemorizzare, tu no, io sono atterrata con la navetta
di salvataggio, tu no, Q può essere etero oppure no, differenze, piccole e
grandi differenze, non importa.” Ripeté ancora, quella era la via, lo sentiva,
se riusciva ad uscire da lì avrebbe trovato un congegno, raggiunto gli specchi
e avrebbe potuto tornare a casa da Brittany.
“Un congegno…” S sembrava finalmente capire, “Non ha
importanza, non conosco più la via di casa, la Beiste
è stata chiara, il congegno che ho usato io non era come gli specchi, non
lascia tracce, non posso ritrovare il mio mondo”.
S aprì la bocca per replicare poi la richiuse, non c’erano
vie, non per la sua copia. Rimase in silenzio riflettendo sulla sua situazione,
ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era all’uscire da lì.
“So a cosa stai pensando” S si irrigidì mentre una terza sua
copia le si avvicinava. Indossava l’uniforme dei MIB come loro ma c’era
qualcosa di malvagio nel suo sguardo. “Quella lì non ti ha ancora detto che non
si può fare?”, Le chiese sarcastica indicando con la testa l’altra S nella
cella che si era allontanata dalle sbarre non appena la nuova arrivata aveva
fatto il suo ingresso.
“Lasciaci andare” Le disse lei fissando gli occhi nello
sguardo nero della sua copia che sorrise,
“Credo che potrei farlo…” S ebbe appena il tempo per stupirsi
prima di ricevere un colpo dritto nello stomaco, “Questo è perché hai baciato
la mia B e questo…” Un secondo colpo la raggiunge mentre lei piegata in due
cercava di recuperare il respiro, “E’ perché l’hai respinta.” Si allontanò con
una smorfia, “Che diavolo, nel vostro mondo siete idioti?”. S si rialzò
cercando di ignorare il nuovo intenso dolore alla testa,
“No, ma la tu B non la bacerei neanche se fosse l’unica
rimasta” Vide la rabbia alterare il volto della sua copia poi si ritrovò con
una pistola puntata contro,
“Lo so che la vuoi, come tutte noi!”
“Io, Brittany, la amo, è diverso”
Ripeté pacata e sorrise nel vedere la rabbia dell’altra, “E Brittany
ama me… ma tu? Tu sei amata dalla tua B?” Il dubbio si mescolò al dolore e alla
rabbia nella sua copia mentre il dito si contraeva sul grilletto. Il colpo
esplose e S rabbrividì mentre il dolore le attraversava il corpo. Forse aveva
esagerato. Si accasciò a terra mentre l’aria rifiutava di entrare nei suoi
polmoni e il mondo si faceva terribilmente nero.
“Non posso lasciarti andare, la Beiste
ha detto che solo una poteva tornare a casa, S sapeva che non le avresti
permesso di scegliere te, così ha deciso di andare avanti.”
“Avrebbe dovuto parlarne con me” Rispose con rabbia Brittany, si sentiva male, come poteva anche solo pensare
di lasciarla? Non le aveva forse detto che l’amava? Come poteva ora lasciarla
indietro, abbandonarla a quel modo, senza una parola?
“Non poteva… saresti riuscita a convincerla, non avrebbe
potuto rischiare di cambiare ancora mondo fino a trovare un altro frammento di Octarium. Avete rischiato di morire già una volta.” Cercò
di spiegare S,
“Non mi importa” Brittany ricordava
gli occhi di Santana quando l’aveva messa sull’incrociatore Trolliano
rimanendo indietro, ora aveva fatto la stessa cosa, aveva deciso per tutte e
due, aveva messo in pericolo se stessa rischiando di perderla per sempre pur di
non permettere a lei di starle accanto affrontando gli stessi pericoli. “Lei
può scegliere di sacrificarsi per me, io posso fare la stessa cosa” Disse
risoluta.
“Non posso permettertelo.” Rispose S e Brittany
sorrise,
“Questa è la mia scelta e tu la rispetterai”.
Brittany prese un profondo respiro, se San
aveva già cambiato mondo allora non l’avrebbe più trovata. Poteva scegliere,
poteva tornare a casa e sperare, sperare che Santana trovasse un modo per
tornare da lei, oppure poteva seguirla, poteva trovarla e dividere il futuro
con lei, dovunque fosse e comunque fosse, pieno di pericoli o no. Sorrise e
senza esitare alzò la mano a toccare gli specchi.
Quando riaprì gli occhi che aveva chiuso, era di nuovo lì.
Vedersi riflessa negli specchi senza avere al fianco Santana le fece stringere
la mascella. Aveva fatto la scelta migliore, ne era sicura.
Note
Brittany ha preso una decisione quale? S
invece ha trovato una idea per tornare a casa ma poi ha combinato un casino,
cosa succederà?
Abbiamo anche scoperto finalmente la storia degli specchi
insomma un capitolo breve ma pregno di informazioni! ;-)
Faceva male, faceva dannatamente male. S aprì gli occhi per
l’ennesima volta incrociandone un paio identici ai suoi,
“Fa male?” Chiese la sua voce. Tentò di rispondere qualcosa
ma riuscì solo a tossire, la sua copia sorrise soddisfatta e allora lei scattò.
La colpì, con tutta la forza che aveva, sotto il mento. Il colpo non raggiunse
esattamente il punto che voleva lei, ma fu sufficiente perché la sua copia
fosse rovesciata indietro.
Si rimise in piedi in fretta ignorando il dolore che le
percorreva ancora il corpo, afferrò la pistola che la sua copia aveva fatto
cadere e poi gliela punto addosso,
“Ora lo scoprirai” Disse e tirò il grilletto. Il colpo
raggiunse la sua copia in pieno petto e la donna si accasciò a terra priva di
sensi. S si piegò appoggiandosi alla parete, cercando di respirare. Con la mano
libera scostò la camicia osservando sul suo petto all’altezza del cuore una
macchia verde.
“Non sparirà tanto in fretta e il dolore sarà lì fino a
quando non se ne andrà il colore… ma tranquilla, dopo un po’ uno si abitua.” S
osservò la donna nella cella, non si era mossa mentre lei si liberava.
“Vieni con me?”
“Perché dovrei?”
“Perché in due avremo più possibilità, e perché dovunque e
meglio di qui”. Si guardarono. Per un istante S temette che la sua copia si
fosse arresa e che sarebbe rimasta lì ma poi lo vide, il piccolo sorriso
nascere sulle sue labbra,
“E’ stato divertente il modo in cui l’hai provocata… come
sapevi che non ti avrebbe semplicemente ucciso?”. S sorrise a sua volta,
“Non lo sapevo, ma contavo sul fatto che preferisse godere
del mio male.” disse poi le aprì la cella con il tesserino preso alla sua copia
insieme alla giacca e la cravatta. Gettò uno sguardo alla donna ancora stesa
priva di sensi sul fondo della cella e poi lì la rinchiuse.
Ora dove poteva andare? Brittany si
mordicchiò un’unghia mentre rifletteva, doveva andare dove sarebbe andata San,
poteva essere la Beiste direttamente oppure il MIB.
Riflette ancora qualche secondo poi decise che il MIB era sicuramente il posto
migliore in cui andare. Fece qualche passo poi si fermò colta da un improvviso
dubbio: e se non avesse incontrato Santana prima che lei passasse gli specchi?
Non poteva correre un simile rischio, doveva lasciargli un segnale del suo
passaggio. Sorrise felice per quell’intuizione geniale, di sicuro Lord Tubbington sarebbe stato fiero di lei.
Quando uscì per prendere un taxi lo fece fermare solo per una
breva pausa, poi si fece portare al centro dei MIB.
“Che diavolo succede?” Q venne loro incontro,
“Questa stronza vuole vuotare il sacco è stato più facile di
quello che pensassi”,
“Ma davvero?” Chiese Q mentre posava il suo sguardo su di lei
che era tenuta sotto la minaccia della pistola. C’era nel suo sguardo qualcosa
che fece venire i brividi a S, piacere, piacere per il dolore che vedeva in lei
e che lei non aveva bisogno di fingere. “Molto bene… B dovrebbe essere… eccola.”
S sì gelò mentre alzava appena lo sguardo, sapeva che lo stesso terrore si era
impadronito anche della sua copia, B non si sarebbe lasciata ingannare neanche
per un istante.
“Di là, la porto di là” Disse subito la sua copia mentre la
trascinava verso un ufficio, sperando che B non le vedesse. Raggiunsero
l’ufficio e chiusero la porta alle loro spalle,
“Non abbiamo molto tempo, se Q…”
“Tu!” B, quella Brittany dalla
cravatta nera, entrò nella stanza fissandola con rabbia, la loro idea di
defilarsi era appena drasticamente naufragata. “Tu! Come hai potuto lasciarmi
indietro?” La sua voce si spezzò mentre grosse lacrime iniziarono a scenderle
lungo il viso.
“Brit?” Chiese solo S mentre il
dolore fisico spariva davanti a quelle lacrime, la gioia che la sopraffaceva.
La raggiunse con due passi e la attirò tra le sue braccia. “Oh, Brittany, ti amo così tanto” Le disse mentre la stringeva,
“Mi hai lasciato indietro” Le ritorse contro lei i pugni
chiusi dietro alla sua schiena.
“Ti amo” Le ripeté lei, “Sono così felice che tu sia qui” Brittany sospirò poi affondò il volto nel suo collo,
“Non farlo mai più, giuralo.” Chiese la voce ancora rotta dal
pianto,
“Lo giuro” Disse lei per poi liberarla dal suo abbraccio e
guardarla, “Perdonami” Chiese piano, Brittany si morse
un labbro poi annuì piano.
“Perché hai la cravatta nera?” Brittany
si strinse nelle spalle,
“Non ne avevano altre al negozio… la mia l’ho lasciata agli
specchi, sapevo che l’avresti riconosciuta”. S fu sul punto di baciarla ma
ricordò che non erano sole in quella stanza. Fece un passo per separarsi da Brittany e quando si voltò vide lo sguardo della sua copia.
Il dolore era evidente. Non appena si accorse di essere osservata la ragazza si
girò nascondendo il volto.
“San, possiamo tornare a casa ora?”
“Non è così semplice Brit, questo
mondo è… siamo cattive qua” Brittany alzò lo sguardo
guardando verso la sua copia che se ne stava in silenzio in un angolo.
“A me non sembra cattiva, solo triste” Disse evidenziando
ancora una volta la sua capacità di capirla,
“Lei non è quella di questo mondo…” Iniziò a spiegarle,
“Sono quella che ha creato il problema, volevo solo
ritrovarti” intervenne la sua copia facendo un passo verso di lei.
“Mi hai persa?” Chiese Brittany,
“Cosa succede qui?” La sua copia alzò rapida la pistola
puntandola verso la nuova arrivata che le guardava torva incurante dell’arma
puntata contro di lei, “Scommetto che la mia cara S è rinchiusa in cella non è
vero? E direi che questa non è la mia B, non credo di averla mai vista
sorridere nel modo in cui l’ha fatto quando è entrata e vi ha visto”.
S guardò perplessa la Sy, non era
il tipo di discorso che si aspettava,
“Non guardatemi così, è chiaro che qui è tutto al contrario
no? Qua sono io la buona” Sorrise, anche se a ben vedere c’era un certo
sarcasmo nella sua voce.
“Cosa significa?” Le chiese S,
“Significa che potrei darvi una mano invece di denunciarvi e
farvi sbattere tutte e tre nelle nostre accoglienti celle”,
“Aiutarci? Perché?”
“Perché sono buona no?” Disse lei facendo loro l’occhiolino.
S guardò la sua copia che si strinse nelle spalle, sembrava
più abbattuta di prima,
“Ci aiuti a tornare a casa?”
“E’ quello che ho detto sì, ma dobbiamo darci una mossa mia
care, la mia B non rimane mai a lungo divisa da S, la starà già cercando…” Si
interruppe, le guardò e si corresse “Credo che valga per tutte le S e le B.
Comunque decidete, mi colpite e vi arrangiate o accettate il mio aiuto.”
“Bene, cosa facciamo?” S non aveva nessuna intenzione di
fidarsi, ma avevano bisogno di qualcuno e a quanto pareva la Sy sembrava volerle aiutare.
“Facile, vi rispediamo a casa, ma prima di tutto due regole,
altrimenti non andremo da nessuna parte. B, niente sorrisi, niente sguardi a S,
guarda tutti come se fossero dei vermi Fregun appena
digeriti da un Debty” Brittany
fece una smorfia e la Sy annuì, “Esatto, solo più
gelida per favore. Visto che siete due S una farà la prigioniera, mentre
l’altra la mia S, sguardo di fuoco e se qualcuno per sbaglio guarda B estrai la
pistola e magari fai anche fuoco… lei lo fa spesso. Ora usciamo in fretta, voi
vi dirigete verso le auto, ci vediamo agli specchi. Ok?”,
S annuì e la Sy sorrise, poi indicò
la porta.
Q chiuse il file e alzò la testa, S stava uscendo
dall’ufficio in cui si era rintanata con la sua copia prigioniera e dove le
aveva raggiunte B. Fece una smorfia, era un peccato che non la lasciassero
assistere, era sempre bello vedere come quelle due riuscivano a spremere le
informazioni agli interrogati, nessun poliziotto buono e cattivo, solo violenza,
minacce e dolore. La prigioniera era quasi piegata su se stessa, S la teneva
per un braccio mentre B camminava loro vicino. Q inclinò la testa c’era
qualcosa di strano. Qualcosa nel modo in cui B teneva le spalle e la testa era
più… cercò la parola, morbida. La sua attenzione fu attirata dalla Sy che usciva dallo stesso ufficio, non l’aveva vista
entrare, era strano. Forse era quello il motivo per cui S si guardava attorno
con circospezione. Forse era solo irritata per essere stata interrotta. Forse…
Q si alzò, perché stavano portando via la prigioniera?
“Hei B” Chiamò, l’agente si voltò,
“Dove state andando?” B rimase in silenzio a guardarla,
“Non sono affari tuoi Q” Le rispose allora S. Q portò la mano
alla pistola, non aveva mai visto l’esitazione sul volto di B. Mai.
“Ferme!” Urlò ma S aveva già estratto la pistola, la S che
doveva essere dolorante e ammanettata. Il colpo la raggiunse al braccio, non
perse i sensi ma il dolore fu atroce. Sparò a sua volta ma ormai le tre erano
già fuori dall’edificio.
“Che succede?” Q sgranò gli occhi nel veder comparire B.
“Maledizione, ci sono delle vostre copie che stanno
scappando!”. Non ci fu bisogno di aggiungere altro, B era già partita. Ma non
all’inseguimento, no, stava andando alle celle. Q sbuffò poi si voltò verso i
colleghi,
“Inseguiteli, ora!” Quando le avrebbe avute tra le mani
avrebbe fatto loro del male, avrebbe ridefinito nel loro cervello il concetto
di dolore.
Note
E la fuga è iniziata, con un aiuto inaspettato della Sy, ma è iniziato anche l’inseguimento, ce la faranno a
lasciare quel pianeta malvagio?
Ultimo capitolo… vi avviso così magari reggete fino alla
fine! ;-)
Buona lettura!
Tredicesimo capitolo:
Gioco di ruolo
Le strade di New York sfrecciavano sotto di loro mentre S
guidava, il più rapidamente possibile, verso l’edificio in costruzione che
conteneva gli specchi. Dietro di lei numerose macchine nere identiche alla sua
la tallonavano.
“Idee?” Chiese senza distogliere gli occhi dalla guida,
“Arriviamo agli specchi e ci asserragliamo sperando che la Sy trovi un modo per farci arrivare il congegno e l’Octanium.” Disse la sua copia che era stata informata dei
dettagli. Brittany non disse niente era rimasta
sconvolta dall’aggressione di Q, non riusciva a vedere la malvagità nelle
persone, figurarsi in quelli che considerava suoi amici.
Avrebbero potuto nascondersi, ma poi sarebbe stato loro
impossibile raggiungere gli specchi e la Sy, se
volevano passare dovevano farlo ora.
Raggiunsero l’edificio e vi entrarono correndo, i primi colpi
degli inseguitori che si infrangevano sui muri,
“Quella doveva essere R, spara male anche in questa realtà
per fortuna…” Ebbe il tempo di dire S prima che il fragore dei colpi coprisse
la sua voce.
Durò una decina di minuti, poi si fermarono,
“Molto bene, hanno capito che non possono entrare.”
L’edificio non aveva particolari sistemi di sicurezza ma la
presenza degli specchi aveva fatto installare al MIB alcuni accorgimenti, per
cui le entrate erano state sigillate e l’unica porta usufruibile era ben
sorvegliata dalle armi delle due S.
“Potremmo usare gli specchi…” Suggerì Brittany
ma S scosse la testa,
“Non possiamo riiniziare da capo, ogni salto è pericoloso e
chissà dove potremmo ritrovare una Beiste viva
assieme ad un congegno e a dell’Octanium, no, questa
è la nostra migliore occasione.” Brittany aprì la
bocca ma la sua voce provenne dall’esterno,
“Cosa ne dite di uscire con le mani alzate?” Brittany si morse un labbro e fu S a rispondere,
“Andate a quel paese!” Una risata seguì quelle parole,
“Molto bene allora veniamo a prendervi noi e non vi piacerà”
“Ci avete già provato, continuate pure”. Dall’esterno non
giunse risposta per alcuni minuti poi si udì la voce di Q,
“Possiamo trovare un accordo”
“Per esempio?” S scosse la testa verso Brittany
che l’aveva guardata spaventata, no, non aveva nessuna intenzione di fare
accordi con loro, ma doveva prendere tempo, volgere quella situazione di stallo
a loro favore.
“Potremmo lasciare andare B. Voi due venite con noi e B torna
a casa” Suggerì la voce di Q dall’esterno, S sgranò gli occhi ma la mano di Brittany si chiuse con forza sul suo braccio,
“No” Disse con fermezza. S non distolse lo sguardo dai suoi
occhi azzurri, la fuori c’era qualcuno che la conosceva alla perfezione, si
chiese se fosse stata un’idea della sua copia o della copia di Brittany.
“S, questa era la risposta della tua B, ma io voglio la tua”
A parlare questa volta era la sua copia di quel mondo, come a voler rispondere
al suo pensiero.
“No” Disse allora lei mentre la mano di Brittany
la teneva ancora con la stessa forza,
“Avevi detto di amarla, così la condanni” Le ricordò la sua
copia all’esterno dell’edificio, non fu lei a rispondere, ma l’S che difendeva
la porta con lei,
“Verrò io, loro lasciatele andare”
“No” Protestarono in coro loro due ma S sorrise amaramente,
“Non ho niente per cui lottare, non ho niente da cui
ritornare”
“Non è vero!” Tutte e due le S guardarono Brittany,
“Noi abbiamo incontrato la tua Brittany,
ti aspetta ancora, ti aspetterà sempre!”
“Aspetta Brit… non siamo sicure
che…” Mentre lo diceva vide lo sguardo della sua copia cambiare, c’era la
speranza e la gioia oltre che delle lacrime nei suoi occhi,
“E se non fosse lei… le possibilità sono infinite…”
“Era lei” Disse con sicurezza Brittany.
La conversazione era avvenuta a bassa voce e dall’esterno si
udì di nuovo la voce forte di B,
“Va bene, vi mandiamo dentro qualcuno con il congegno e l’Octanium che vi consegnerà mentre S esce allo scoperto”.
“Non ci daranno mai il congegno…” Disse piano S mentre si
guardava attorno, gli specchi che la riflettevano. Sorrise mentre notava la
cravatta con gli usignoli che Brittany aveva lasciato
appesa agli specchi qualche tempo prima. Avevano quell’unica possibilità,
“Vieni tu B” Disse forte, Brittany
e la sua copia la guardarono perplesse ma lei sorrise.
B entrò lentamente nell’edificio, le mani alzate il congegno
ben in vista.
“S!” Chiamò e dalla porta si stagliò la donna, era strano
vederla così uguale eppure così diversa. Era debole, lo si poteva vedere anche
da lì, non era la sua S.
“Ti stanno aspettando.” Le disse facendo un sorriso, vide la
smorfia sul volto della donna e sorrise di nuovo.
Quando le passò accanto non la guardò neppure invece camminò
decisa verso la porta. Doveva consegnare un falso congegno e mentre le due
tonte si fossero distratte lei avrebbe agito, era veloce, molto veloce,
probabilmente nel richiedere lei avevano pensato di avere a che fare con la più
debole, avrebbero presto capito quanto si erano sbagliate.
“Eccovi il congegno…” Non ebbe il tempo di finire, il buio si
chiuse su di lei.
“Sei pronta?”
“Non lo so…”
“Sì che lo sei, ti amo e andrà tutto bene” Brittany annuì poi sorrise,
“Anche io ti amo, sono contenta che tu abbia fiducia in me”
Disse poi irrigidì le spalle, “Vado”. S la osservò mentre si dirigeva verso
l’esterno dell’edificio, rigida e sicura. Tremava all’idea del pericolo in cui
la stava spingendo ma non poteva proteggerla sempre, non poteva vivere nel
terrore di perderla, doveva smettere di crederla incapace di difendersi.
L’amava e doveva fidarsi di lei, doveva credere in lei. Prese un profondo
respiro poi osservò B stesa a terra, gli occhi gelidi che la fissavano con
rabbia.
“Buona notte” Le disse mentre la colpiva una seconda volta.
Brittany uscì all’esterno e si guardò attorno
cercando S, sapeva in maniera istintiva che era da lei che doveva andare, la
vide e le fece un cenno di assenso.
“Fatta, sono stese tutte e due all’interno, voi avete la
terza?”
“Hanno abboccato?”
“Più facile che prendere un Hew nel
periodo dell’accoppiamento” disse lei mantenendo un tono beffardo. Fece ruotare
lo sguardo e notò S legata e trattenuta da due agenti MIB, uno di loro era F.
Il ragazzone non le aveva mai provocato il benché minimo brivido di paura,
invece ora la intimorì decisamente. Non si permise di lasciar trapelare nessuna
emozione invece tornò a guardare S.
“Dopo le voglio io, tutte e tre” Intervenne Q,
“No!” Disse subito lei ottenendo l’attenzione degli agenti
MIB, ricordò il suo ruolo e fissò gli occhi in quelli gelidi di Q, “No, sono
mie, tutte e tre”.
“Mi hanno sparato, le voglio!” Insistette lei, prima che
avesse il tempo di replicare, S era già scattata, ora puntava la pistola
direttamente sotto al mento di Q,
“Ha detto che sono nostre, non ti è chiaro il concetto?”
Chiese in un sibilo,
“Va bene, va bene, sono vostre” Q alzò le mani allontanandosi
con una smorfia, Brittany non si mosse, incapace di
decidere cosa fare. S si voltò e le sorrise,
“Sono nostre, ti piacerà…” Le disse. Quel sorriso, quel tono era
così pieno di sottintesi fece accapponare la pelle a Brittany,
come poteva essere così simile eppure così diversa dalla sua San?
Per fortuna non dovette risponderle, infatti un gruppo di
agenti uscì trasportando B e spingendo Santana che tentava di liberarsi e
lanciava frequenti occhiate verso B.
“Ci sei andata pesante è?” Le chiese l’S di quel mondo,
“Non voleva smetterla di chiedermi perché” Disse lei facendola
ridere.
Quando entrò nel MIB per la seconda volta fece attenzione ai
dettagli, era effettivamente diverso, non nell’edificio, no, ma nelle persone,
c’era un’oscurità in loro, nessun sorriso, nessuna risata e mentre loro
passavano c’erano solo teste basse, come se tutti temessero di incrociare il
loro sguardo.
“Aspetta” Brittany richiamò S, che
la guardò perplessa, era chiaro che avesse solo una cosa in mente, torturare le
prigioniere. Brittany alzò la mano mostrandole il
congegno,
“Lo sistemiamo dopo”
“No, adesso” Brittany era sicura
che avrebbe protestato, ma la ragazza annuì docile e poi con suo grande
sollievo la condusse esattamente lì dove voleva andare. Dovette trattenersi
dallo spalancare la bocca, all’interno della stanza dove l’aveva condotta S c’erano
una decina di armadietti contenenti ognuno almeno cento congegni e poco più in
là l’Octanium. Brittany si
voltò verso S. Ora dove fare una cosa che aveva fatto storcere il naso a
Santana. La afferrò attirandola a sé e la baciò.
S ebbe il tempo di sorprendersi poi rise mentre la bocca di B
si chiudeva sulla sua, sapeva che non poteva essere solo per riporre il
congegno che B l’aveva condotta lì. Poi spalancò gli occhi perché quella non
era B. La spinse via ma la ragazza che aveva davanti ora le puntava una
pistola, la mano di S corse a prendere la sua che non era più al suo posto, era
stata così stupida!
E per la seconda volta in un giorno fu colpita da un violento
colpo che annullò il mondo attorno a lei.
“Non ci credo che siamo di nuovo qui…” Mormorò S mentre
osservava il corpo steso di B. Si sarebbe svegliata presto e Brittany non tornava.
“Andrà bene, vedrai” Cercò di consolarla la sua copia, in
gabbia accanto a lei. La porta si spalancò in quel momento e apparve Brittany. Il sorriso sulle sue labbra fu eloquente ma lei
aggiunse,
“Fatto, ho preso tutto” Alzò la mano mostrando i congegni che
aveva rubato e poi dalla tasca estrasse una manciata di sassolini di Octanium.
“Ora ci serve soltanto qualcuno che sappia calibralo…”
Q osservava con rabbia lo schermo del computer, non stava
leggendo, non riusciva a leggere, era stufa di quelle due, perché dovevano
sempre prendersi loro tutto il divertimento? Alzò lo sguardo osservandole
mentre spingevano una copia di S. Il deja vu la colpì
e le ritornò in mente un particolare. Perché la Sy
era uscita dall’ufficio in cui c’erano le finte S e B? Si alzò in piedi e
sorrise, forse non avrebbe avuto il piacere di sentir urlare dalla voce di S e
B, ma avrebbe potuto godersi le urla di Sy.
“Sy!” Chiamò mentre la vedeva
passare, la donna si voltò verso di lei,
“Che c’è?” Le chiese e lei sorrise,
“Dimmi, cosa ci facevi nella stanza con le false S e B?” Non
ebbe bisogno di altro, lo sguardo colpevole duella donna era più che evidente.
Estrasse la pistola e la puntò, questa volta nessuno le avrebbe sparato, oh no,
sarebbe stata lei a fare fuoco.
“Non ti muovere, questa volta non posso sbagliare”. La voce
che aveva pronunciato quelle parole era a pochi centimetri dal suo orecchio.
“Che diavolo fai S?” Chiese anche se la sua voce tremò,
l’arma era puntata alla sua testa, avrebbe potuto ucciderla.
“Ora noi ce ne andiamo e tu vieni con noi…”, solo allora Q
capì che ancora una volta erano stati tutti ingannati. Da quell’edificio in
costruzione doveva essere uscita la B sbagliata.
Si mosse lentamente facendo attenzione a non fare movimenti
bruschi. Alcuni agenti lanciarono loro degli sguardi, ma nessuno intervenne,
era così normale vedere S puntare la pistola contro qualcuno, così normale…
La Sy si affiancò a loro e tutte e
tre uscirono dalla sede dei MIB, all’esterno c’era una macchina ad attenderle,
alla guida c’era un’altra S e poi c’era B. Ora che non fingeva la differenza
era abissale.
“Perché hai preso anche lei?” Chiese subito l’S alla guida,
“Perché aveva capito che sono dalla vostra parte” La anticipò
la Sy,
“Come hai osato tradirci?” Le chiese lei ignorando per una
volta la pistola contro la sua testa,
“Sono stufa di questo mondo, ne ho visitati molti altri e lì
io sono il dannato capo dei MIB!”.
“Questo ha molto più senso” Mormorò S senza abbassare l’arma,
poi rivolgendosi alla Sy aggiunse: “Ora che
conosciamo le tue motivazione sono più propensa a fidarmi, non c’è dubbio”.
Salirono in macchina e si diressero ancora una volta verso
l’edificio che conteneva gli specchi. Questa volta nessuno le raggiunse e
nessuno le fermò ma era questione di minuti, presto avrebbero scoperto le celle
vuote e i corpi svenuti della sua copia e B.
Salirono in fretta fino agli specchi poi guardarono Sy,
“Ora tocca a te” La donna annuì, in pochi minuti calibrò i
congegni. S guardò Q che era legata e appoggiata contro il muro,
“Ti spedirei in qualche mondo ma nessuno mondo dovrebbe
conoscere una Q come te, inoltre ho come l’impressione che non ti divertirai
quando scopriranno che non sei riuscita a fermarci” Negli occhi della donna
c’era una rabbia quasi accecante, S si voltò decidendo di non guardarla più,
“Buona fortuna…” Disse dubbiosa alla Sy
che teneva tra le mani un congegno che l’avrebbe portata, a suo dire, in un
mondo in cui il capo del MIB era morta in azione. Tese la mano a Brittany che le sorrise stringendola mentre la sua copia le
appoggiò una mano sulla spalla,
“Andiamo” le disse, nella sua voce c’era una traccia della
tensione che S poteva sentire anche nel modoin cui era aggrappata alla sua spalla. Alzò la mano libera e sfiorò il
vetro.
Q e la Sy sparirono il resto rimase
uguale.
“Sei pronta?”
“Non lo so… sì” Lo disse e poi alzò la mano per bussare alla
porta. S e Brittany erano un po’ più indietro. La
porta si aprì mostrando loro un’altra Brittany. S e Brittany poterono notare gli occhi di quella Brittany cambiare, come solo i suoi sapevano farlo, questa
volta però non si gettò tra le braccia della ragazza che aveva bussato, no,
inclinò la testa e chiese piano:
“San?” Videro S sorridere e il viso della ragazza lasciar
scivolare lacrime di gioia, “Sei tu? Sei veramente tu?” Non ci furono altre
parole, S la attrasse a sé baciandola. Un istante e Brittany
si abbandonò al suo bacio.
“Direi che avevi ragione, si sono ritrovate…” disse S mentre
osservava le loro due copie baciarsi.
“Non pensavo di rivedervi” La voce proveniva dalle loro
spalle, Lord Tubbington passò loro accanto facendo
poi quello che avrebbe potuto essere solo un sorriso. “Bene” Aggiunse sedendosi
e osservando Brittany che rideva e piangeva
stringendo una altrettanto emozionata S.
“Andiamo?” Chiese la sua Brittany
stringendole la mano.
“Sì” Disse lei, nella tasca al sicuro c’era il congegno che
le avrebbe riportate a casa.
Note
Tutto è tornato al suo posto, persino l’S dispersa ha avuto
la fortuna di ritrovare la sua Brittany, cosa
potevamo sperare di meglio?
Magari la chiarezza… XD Spero che questo capitolo d’azione e
di scambio di ruoli non sia stato troppo ostico per voi… comunque era l’ultimo,
quindi vi ringrazio moltissimo incrocio le dita e ci vediamo per l’epilogo! ;-)
“Siete qui!” Si voltò sorpresa a guardare Q, sentì la mano di
Brittany irrigidirsi nella sua e portò d’istinto la
mano alla pistola. Q si bloccò stupita, “Cosa succede?” Chiese,
“Sei tu? Voglio dire: siamo a casa?”
“Cosa?” Chiese di nuovo lei ora decisamente confusa, poi il
suo sguardo si fissò sulle loro mani intrecciate e la ragazza sorrise, “Oh… le
cose si sono risistemate?” S arrossì mentre Brittany
annuiva,
“Sì, mi ama” Spiegò. S si morse un labbro mentre arrossiva
ancora, eppure non le dava fastidio no, era troppo felice,
“Questo lo sapevamo già” Disse Q per poi farle un occhiolino,
“Smettila subito, dov’eri finita? Dovevi aspettarci qua e
invece non c’eri!”
“Io? Ma se vi abbiamo cercato per due giorni!” S aprì la
bocca per ribattere ma intervenne Brittany,
“Q, ti raccontiamo poi tutto, ma ora io e San dobbiamo…
parlare…” S arrossì mentre un largo sorriso si apriva sul volto di Q,
“Va bene, capisco”.
“Non è come pensi tu!” Disse subito S, che a differenza della
ragazza sapeva che Brittany voleva davvero parlare,
ora che erano tornate a casa lei doveva riprendersi i suoi ricordi e…
“Ma certo, assolutamente, parlate pure quanto volete” Si
voltò ridendo ma S la richiamò,
“Q, c’è un'altra cosa prima…”.
Mentre si allontanavano una piccola esplosione si fece
sentire alle loro spalle. Degli specchi non rimaneva che polvere.
S si stava godendo un lungo bagno, purtroppo da sola. Brittany infatti era stata trattenuta al MIB, il loro
desiderio di rimanere sole era stato spazzato via non appena la Sy aveva saputo del loro ritorno. Avevano passato il giorno
sotto interrogatorio non solo della Sy ma anche dalle
macchine che le avevano analizzate sotto tutti i punti di vista.
“Fa male?” Non sobbalzò perché l’aveva sentita entrare, aprì
gli occhi e sorrise a Brittany che invece guardava
preoccupata la macchia verde che aveva sul petto.
“Un po’…” Non mentì, le faceva ancora male, poi sorrise di
nuovo, “Vieni…” La ragazza si sedette sulla vasca per poi piegarsi verso il suo
volto e baciarla dolcemente.
Rimase con gli occhi e la fronte appoggiata alla sua poi
sorrise,
“Sei tu…” Mormorò piano e S sorrise,
“Sì” Disse, poi alzò le braccia attorcigliando la cravatta al
suo polso, “Vieni” Ripeté.
Qualche minuto dopoBrittany era nuda contro di lei, l’acqua che le avvolgeva
rendeva la sua pelle ancora più morbida sotto le sue dita.
S la baciò, aveva voglia di lei, ma voleva che fosse dolce,
voleva cancellare da se stessa e da Brittany il
ricordo delle loro copie malvagie. Lasciò che le mani di Brittany
scivolassero tra i suoi capelli mentre lei le accarezzava la schiena e le loro
bocche si assaporavano.
Brittany abbandonò le sue labbra per scendere
lungo il suo collo, i suoi movimenti erano lenti, delicati, anche lei aveva lo
stesso desiderio di dimenticare. L’acqua in cui erano immerse non le permise di
scendere verso il suo seno con le labbra così Brittany
lasciò i suoi capelli e continuò la sua strada con una mano.
Il suo corpo si tese ma S non distolse lo sguardo dai suoi
occhi, le dita di Brittany scesero lentamente fino a
toglierle il respiro. Chiuse gli occhi e Brittany
scese a baciarla mentre le sue dita scivolavano in lei iniziando un movimento
dapprima lento ma che poi si fece più urgente. Improvvisamente l’acqua attorno
a lei fu bollente e S si lasciò andare al piacere. Quando riaprì gli occhi Brittany le sorrideva,
“Ti amo” Le disse. Avrebbe potuto dirglielo mille volte ma il
suo cuore avrebbe gioito come la prima volta. “Sai… se non vuoi riavere i
ricordi… non importa…” S alzò la mano posandogliela sulle labbra.
“Ogni momento, ogni singolo minuto con te, vale la pena di
essere ricordato.” Si tese e la baciò, come ad imprimere quel concetto con
forza. “So di amarti e ciò potrebbe bastarmi, ma voglio ricordare tutto lo
stesso, il nostro primo incontro, il nostro primo bacio, non importa se
ricorderò anche qualcosa di doloroso, non mi importa. Ho fatto una sciocchezza
quando ho chiesto a Q di cancellarmi la memoria e ora devo rimediare.” Le
accarezzò il volto poi si sollevò “Andiamo”.
“Aspetta… vuoi dire ora?” Chiese Brittany
mentre lei già usciva dal bagno, S rientrò osservandola, nuda e bellissima,
sorrise,
“Tra un po’…” Disse per poi tenderle la mano e condurla verso
il suo letto.
S osservò B stesa nel suo letto, era bellissima, come sempre.
Aveva una macchia verde sul petto. S fece una smorfia, lei ne aveva due e
l’idea che lo stesso dolore lo provasse anche lei la faceva infuriare.
“Perché non torni qui?” Le chiese con voce suadente B e lei
annuì.
Torno da lei e fu catturata dalla sua braccia, lanciò un
ultimo rabbioso sguardo verso l’armadio a cui era appesa una cravatta non del
tutto nera prima di dedicarsi completamente alla compagna.
“L’ho dimenticata lì!” S guardò Brittany
che si stava rivestendo,
“Cosa?” Chiese mentre stringeva il nodo della cravatta,
“La mia cravatta!”
“Come?”
“L’avevo lasciata agli specchi così se tu tornavi prima di me
l’avresti vista, per quello ne avevo una nera, ricordi?” S a cui il dettaglio
era sfuggito di mente tra tutti gli avvenimenti annuì,
“Sì, mi ricordo, per un attimo ho creduto che fossi l’altra…”
rabbrividì al ricordo,
“Mi piaceva…” Si lamentò Brittany
osservando la lunga fila di cravatte nere di S.
“Te ne comprerò altre dieci, vedrai, sfondo nero e tutti i
disegnini che vuoi”,
“Davvero?” Gli occhi di Brittany
brillavano, “Pensavo che non ti piacessero…”
“Oh Brit… a me piace tutto di te!” Si
sorrisero, poi il suo telefono squillo, “E’ Q…”.
Raggiunsero il MIB qualche minuto dopo, Q venne loro incontro
sorridente,
“Siete pronte per tornare al lavoro?”
“Certo… piuttosto, tu?”
“Io cosa?” Chiese lei distratta.
“Non hai nulla da dirmi? Perché sai, nel rapporto non ho
detto proprio tutto…”
“Non capisco a cosa ti riferisci” Rispose lei mentre digitava
una serie di codici,
“In un mondo aspettavi un bambino e San è sicura che è per
quello che non sei voluta andare da sola agli specchi” Spiegò Brittany.
“Brit! Così mi rovini il
divertimento!” Si voltò verso Q che aveva sgranato gli occhi sorpresa, “Questo
è un sì?” Chiese allora lei e la ragazza arrossì per poi sorridere,
“Sì”,
“Sì cosa?” La voce irritante di R interruppe la loro
conversazione,
“Non ti riguarda nana” S si voltò poi sgranò gli occhi,
“Oppure sì… Q, non è che tu e R…” E fece un cenno con la testa piuttosto
eloquente. Q arrossì se possibilmente ancora di più,
“No, no, certo che no!”
“In un mondo vi amavate e stavate assieme” spiegò di nuovo Brittany lasciando a bocca spalancata tutte e due.
“Ecco Brittany, ora sei stata
perfetta. Mi divertirò un mondo ogni volta che ripenserò alle vostre facce in
questo momento!” S sorrise compiaciuta poi si voltò, “Andiamo, abbiamo un
codice viola tra la settantaduesima e la novantatreesima”.
Note
E anche questa volta sono giunta alla fine!
Le fanciulle hanno ritrovato il loro mondo e il loro amore,
insomma il tanto sospirato lieto fine… prima o poi dovrò far finire male
qualche storia… ;-)
Avrei bisogni di qualche pagina solo per ringraziarvi, perché
ancora una volta siete state in molte a seguire e leggere la storia. Ovviamente
a voi che avete speso del tempo a commentare ogni capitolo va tutto il mio
amore! Siete fantastiche, gentilissime e una vera gioia da leggere! Davvero!
Scrivere è bello ma condividere è meraviglioso!
I mie progetti futuri… nel caso vi interessi posso dirvi che
presto ci sarà una nuova storia. In realtà come ormai sapete ho molti progetti
iniziati, ma questa è quasi giunta alla fine e mi piace molto, forse perché
adoro il libro da cui ho preso ispirazione (sempre la famosa ispirazione alla francese!)…
E’ un po’ diversa dal mio solito, almeno così mi sembra mi direte voi cosa ne
pensate, o almeno spero! ;-)
Ancora grazie a tutti per la pazienza con cui avete seguito
questa storia così confusa!!