Dolce flirt

di Lelusc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro e la notizia ***
Capitolo 2: *** la pertenza e i preparativi ***
Capitolo 3: *** ricordi di una ***
Capitolo 4: *** il primo giorno di scuola e la sorpresa ***



Capitolo 1
*** L'incontro e la notizia ***


Le cicale cantavano tra le fronde degli alberi, illuminate dai caldi raggi del sole,l’erba verde era stranamente corta dove mi trovavo. Adoro la natura, ma non mi piacciono tanto gli insetti ma è anche vero che nessuno può avere tutto nella vita e io non mi reputo così sciocca da non stare tranquilla, a farmi accarezzare dai caldi raggi del sole, in un campo erboso perché ci sono gli insetti.

Sotto all’ombra di una grande quercia guardavo i giochi di luce che creava il sole fra le fronde e i rami del albero. Mancavano solo due giorni alla fine delle vacanze estive e all’inizio di settembre e della scuola,sono felice di poter rivedere i miei amici,ma mi dispiace lasciare la campagna,un posto che mi fa pensare e mi calma,forse non avrei dovuto andare a fare una passeggiata oggi, visto che aveva piovuto,ma con questo bel sole orami la terra era quasi  del tutto asciutta,forse un po’ umida, come dimostrava il suo odore,ma non era un problema.
I riflessi erano bellissimi e luccicanti e mi sentivo così bene nella quiete della campagna e tra la natura, mentre evitavo di pensare a gli insetti che ci potevano essere.

Davanti a me c’era una stradina di terriccio che avevo passato un ora prima,la stradina portava alla villa di miei zii,avevo già preparato le valige per l’imminente partenza e poi ero scappata per stare tranquilla,infondo eravamo lì per una vacanza.
Mio fratello non era venuto con noi,lui e i suoi amici erano al mare per conto loro e io che avrei tanto voluto seguirli,ero stata lasciata con i miei.

 Quando avevo chiesto a Erik se potevo andare con lui, mi aveva rifilato questa frase “no, noi faremo tardi e tu non puoi stare così tanto sveglia e poi mi toccherà guardarti e così mi limiti,per carità ti voglio bene, sei la mia dolce sorellina, ma, no” “io credo ancora che mio fratello,non abbia capito, che ho diciotto anni e sono maggiorenne,ma ormai era partito e anzi sicuramente era già sul punto di ritornare a casa.

“Giorgia! Tesoro dove sei!?” (no, mia madre,cosa vuole,perché non mi lascia in pace,mancano solo due giorni, compreso questo e poi saremmo ripartiti per New York,perché non mi lasciava tranquilla.
Mi alzai in fretta, presi la giacca dove mi ero sdraiata e camminando velocemente continuai a percorrere il sentiero.

Mi fermai, la voce di mia madre non la sentivo più,sospirai sollevata e continuai a camminare. Non sapevo dov’ero,mi sarei dovuta preoccupare, ma c’era tempo, perché non curiosare un po’ in giro,sentivo ancora le cicale cantare e degli uccellini cinguettare, alzai lo sguardo e notai un nido di passerotti,era tutto così semplice indifeso, la natura gli animali,era tutto un balsamo calmante e un posto buono nel caso si volesse stare soli,sorrisi agli uccellini come segno di saluto e continuai ad esplorare.

 Quando la stradina finì e mi ritrovai in un campo di fiori,era tutto pieno di fiori colorati di vario genere,violette le semplici e pudiche margherite,i papaveri,ciclamini,bellissimi e infatti non ci pensai nemmeno, m’inginocchiai a terra e presi un papavero,rompendo delicatamente uno stelo,poi vidi due farfalle passarmi davanti,quelle farfalline bianche delicate,e io adoro le farfalle, anche se sono insetti.
Poi guardai in lontananza e mi sorpresi di vedere un bellissimo specchio d’acqua, un laghetto,gli corsi incontro anche se sapevo bene che non sarebbe andato da nessuna parte.

Già vedevo l’acqua splendente come coperta da tanti piccoli diamanti luccicanti,non vedevo l’ora di toccare quella limpida e naturalmente fredda acqua,ma scivolai.
Non mi ero accorta del fango vicino al laghetto,sentii un forte dolore alla caviglia che presi fra le mani, facendo una smorfia di dolore, poi sentii un allegra e calda risata.
Mi girai e vidi avvicinarsi un ragazzo,era vestito con una maglietta a maniche lunghe verde,dei pantaloni lunghi marrone scuro,come il gilè, il capello verde chiaro e degli stivali, chissà forse era già lì da molto e visto come era vestito si era mimetizzato e non lo avevo visto.

Stava cercando di smettere di ridere mentre ancora mi guardava“scusami non avrei dovuto ridere, ma sei così buffa,dai ti aiuto ad alzarti” mi disse porgendomi la mano,gliela afferrai e una volta in piedi lo guardai bene in viso,aveva dei capelli corti corvini e dei bellissimi occhi verdi “grazie per avermi aiutata ad alzarmi” “niente e scusa per aver riso” “ non importa sono caduta come una stupida,non pensavo ci fosse ancora del fango” “a si? però pensa che è terra vicino ad un laghetto,quindi  è sempre umida e comunque anche se oggi fa caldo, solo ieri a piovuto” gli sorrisi e feci un passo, sentii dolore e mi piegai “ti sei fatta male vero? Forse è solo una storta,vieni” e mi accompagnò verso un albero e mi sedetti appoggiando la  schiena al tronco.

“Per fortuna che hai i pantaloni lunghi,però non credo che le ballerine siano adatte alle passeggiate” “è vero,ma non pensavo di andare lontano da casa” “un attimo, aspetta qui”.
 Ritornò con un fazzoletto bagnato, che mi poggiò,sulla caviglia,e istintivamente  spostai la gamba “lo so è fredda,apposta per questo ti devo legare il fazzoletto,o vuoi che si gonfi?” “no, va bene” mi legò il fazzoletto e io continuai a guardarlo,stringeva forte, ma lui era gentile anche nei modi,non mi sarebbe dispiaciuto avere un amico così, ma ormai.

“Ecco fatto,ma perché ti sei allontana da casa?” “per non sentire mia madre,volevo stare tranquilla” “quindi ti piace la campagna” “si molto, anche se non sopporto gli insetti” “e che ci fai in campagna se non sopporti gli insetti?” mi chiese sorridendo “si lo so è strano,ma perché devo negarmi il sole e la natura, per via di qualche insetto” “giusto, ah io sono,Jade” “Giorgia” dissi sorridendogli,mi sentivo nonostante la figura che avevo fatto calma, anche perché lui era tranquillo e non mi faceva pesare la brutta figura.

 

“Hai visto il cielo? Che bello e quella nuvola mi sembra un gelato”scoppiò a ridere “perché ridi a te che sembra?” “Ma non saprei,però quella accanto mi sembra un fiore” “è vero e quella laggiù,che ti sembra?” “un insetto” “bla!” al mio verso di disgusto ricominciò  a ridere,lo guardai allegra, la sua risate era, contagiosa.

“Ma tu abiti in una delle villette?” “si ho i miei nonni qui e tu?” “io sto dai miei zii a via Margherita,carina come via” “e io a via dei ciliegi” “Me lo sono chiesta appena arrivata, qualche settimana fa,ma qui tutte le via anno nomi di fiori o piante?” “a quanto pare,non che mi dispiaccia” mi confidò  Jade “no infatti credo sia una cosa carina”.
“Quanto tempo rimarrai,hai detto che sei arrivata da qualche settimana ” lo guardai “scusa non volevo impicciarmi” “ma no,non ti preoccupare,domani purtroppo devo ritornare a New York” “scusa, ma le scuole non iniziano esattamente il primo settembre no,potresti rimanere ancora” “si, ma mia madre comincia a lavorare il primo settembre” “ah giusto,non ci avevo pensato”mi disse “però credo sia un peccato,se ti avessi incontrato prima,avrei imparato molto sulla natura e avremmo parlato molto di più”.

  “Ma posso farti vedere adesso quello che vuoi” “davvero?” chiesi felice “certo,sarò la tua guida” “si così eviterò di cadere un'altra volta” “a proposito di cadere,come sta la tu caviglia?” “scopriamolo” e aiutandomi con il tronco mi alzai,e battei il piede a terra “pare non mi faccia più male” “forse era una storta dolorosa e basta” “può darsi” .
“Allora se mi segui ti mostro una cosa bella” “mi devo fidare?” “ma certo o ti sembro cattivo,il lupo e cappuccetto rosso” cominciai a ridere “no  certo che no,ti seguo” c’incamminammo e davvero la caviglia non mi doleva più e forse era perché non la sforzavo,andavano tranquilli a passo calmo, lenti e intanto chiacchieravamo.

“Ecco guarda questa valle,vedi quel albero cavo,sta a guardare” “che cosa vuoi fare?” “guarda, fidati” lo guardai prendere una roccia e lanciarla contro l’albero,fece un rumore secco e all’improvviso una miriade si farfalle colorate uscì dal incavo e mi passò davanti “ma sono stupende!” esclamai guardandole sorridendo e portandomi le mani alla bocca “quelle sono le piccole bianche, ma le altre come si chiamano? Conosci quei tipi di farfalla?” chiesi curiosa girandomi verso di lui, con ancora con una luce splendente negli occhi.
 “Si ne conosco la maggior parte,con il nome scientifico, ma posso dirti due specie che puoi aver sentito tu stessa in giro,il Macaone e la farfalla Monarca” “ah si! La farfalla Monarca,mai sentita” “ma tu,”e proruppe in un'altra risata,non facevamo altro tutto il giorno,ma mi piaceva questa atmosfera allegra e gioviale.

“Però quanti arbusti qui e che belli sono tutti in fiore” “si ce ne sono molti” “ah ma quelle non sono mele?” “si è un melo,che hai fame?” “gusto un languorino,vediamo se c’è una mela bassa così riesco a prenderla”dissi allegra. Sotto al albero ne avvistai una “uffa mancava giusto un centimetro in più e l’avrei presa, pazienza” “aspetta ci penso io” e allungando solo un braccio prese la mia mela e quella accanto, per se suppongo” “ma guarda,ma non è giusto,perché tu devi esse più alto?” “perché sono un ragazzo” “bella risposta pronta” “comunque abbiamo la stessa altezza”disse lui per rincuorarmi “ma, su per giù”.
Ci sedemmo sotto al melo e detti un morso al frutto“che buon sapore e com’è succosa”dissi entusiasta “e rossa,speriamo di non sentirci male, dopo bianca neve” “che spiritoso,comunque, si,spero proprio di non sentirmi male” e calò il silenzio mentre continuammo a mangiare “aspetta ora ti porto una cosa,attendi qui, ora ritorno” “va bene”.

 Si allontanò e non ci mise molto a ritornare “che hai fatto?” “guarda” “che belle e sono enormi,non ti sei punto vero?” “no,avrei dovuto?” “certo che no, sai che dolore” mi sorrise, tieni assaggia “incredibile ”ne assaggiai una, poi lo guardai “è aspra” “ah si? La prossima volta ti porto e sentiamo se le tue saranno migliori” “affare fatto,ma quando?” “ah è vero,beh la prossima estate ritorni” “affare fatto,ho un impegno per questa estate,dissi sorridente,ha quella è una fragolina di bosco,questa è dolce e si sente bene il sapore” “modestamente le ho trovate e prese io” “sei modesto, molto modesto”dissi sorridendo e continuammo a mangiarle, era incredibile quante ne aveva prese, tra fragole more e lamponi.

 All’improvviso mi parve di sentire la temperatura scendere,ogni tanto avevo dei brividi “mi pare che cominci a fare freddo, vero?” “si perché manca poco al tramonto” “capisco,devo ritornare,però, sai, è un peccato esserci incontrati solo ora” “perché?” “perché potevamo vederci di più,sono ancora certa che avrei imparato molto da te e poi saremmo potuti diventati amici” “lo siamo, già, andiamo molto d’accordo” “ah si,bene” dissi sorridendo, avevo trovato un amico.
 “Va bene ti accompagno a casa allora” “grazie” ci alzammo e c'incamminammo.

“Ecco,continuo a camminare e mi ritrovo davanti alla villetta,grazie per avermi accompagnata,veramente l’ho apprezzato molto,spero di rivederti questa estate” “anche io, sei simpatica,sai” “allora ciao”.
M’incamminai verso la villa triste,ero stata veramente bene con lui e non vedevo l’ora che passasse un altro anno,avrei voluto rivederlo ne ero certa.

“Sono a casa!” e vidi sbucare mia madre dal arco che portava al soggiorno“Giorgia tesoro dove stavi? Ero preoccupata,ti devo dire una cosa” “va bene mamma, ma prima vorrei lavarmi,sono scivolata sul fango e sono tutta sporca” “va bene la merenda è pronta o se preferisci la cena” “si grazie aspetterò la cena” e salii le scale di legno che portavano di sopra.
Guardia la mia stanza o meglio la stanza degli ospiti che era diventata la mia stanza  in queste settimane,era spoglia e la valigia era sul letto, già pronta.
Fuori c’erano solo le cose indispensabili per la partenza,presi il cambio e da sotto il cuscino la camicia e andai al bagno.

Volevo farmi una doccia calda e rilassante e pensare alla bellissima giornata che avevo trascorso,mi spogliai, dannazione ero veramente bassa e non ero alta quanto lui, lui aveva dei centimetri più di me.
Misi a mollo gli abiti per dargli una sciacquata intimo e tutto e mi misi sotto al getto caldo e reggendomi al muro rimasi la sotto, in silenzio a pensare, con l’acqua che mi colava sul corpo e il viso e che mi faceva appiccicare i capelli,c’era qualcosa che non andava, ma cosa poteva essere?

Finita la doccia fresca e profumata scesi di sotto con il fazzoletto di lui piegato meticolosamente nella mano,lo guardavo e non capivo neanche io come mi sentivo,era stato gentile un perfetto amico e lo ringraziavo per questo,lo misi in tasca ed entrai in soggiorno “Mamma,che guardi?” “le previsioni di domani,a quanto pare sarà sereno” “meglio,così possiamo ritornare senza preoccuparci della pioggia” “infatti”rispose sorridendomi  “la zia?  “In cucina”.

“Zia che si mangia oggi?” “a ma che bel completino che indossi,e velluto vero?” annuii “comunque si mangia del buon pesce al forno,una bella insalatina e una minestra di verdure” “approvo la scelta” dissi sorridendo.
Poi andai in sala  a vedere la televisione insieme a mia madre,un gioco a quiz e poi un poliziesco “è pronto! A tavola!”.

A tavola avevo accanto mia madre  e di fronte mia zia,mio padre era a lavoro, purtroppo lui prendeva le ferie a settembre,ma meglio di niente.
La zia servì il minestrone e come prima si alzò un buon profumino “zia posso chiederti una cosa?” gli chiesi dopo che si sedette “certo cara dimmi” e attesero la mia domanda con estrema attenzione “conosci un certo Jade che abita in via dei ciliegi?” “si cara,è un così caro ragazzo,ma tu come lo conosci? e perché mi hai fatto questa domanda?” “stavo esplorando le vicinanze, sono  arrivata davanti ad un laghetto, sono scivolata sul fango o preso una storta e lui mi ha soccorso” “non ti sei fatta male vero tesoro?” “no mamma tranquilla” “e allora siamo diventati amici,mi ha fatto vedere delle cose bellissime”.

 “Ne sono felice amore della zia,infatti lui conosce la zona meglio di chiunque latro,sai ogni estate sta qui,dai nonni,i suoi genitori sono divorziarti,la madre e una biologa marina molto famosa e suo padre un botanico anche lui più tosto famoso,ma per via del lavoro non si vedevano molto, poi con la separazione, capisci da te, che,insomma”.

 “Però è bello vedere che è così dolce” “si non è cambiato affatto o almeno questo dice sua nonna,che conosco di persona,sai è una conoscente l’ho incontrata per caso al mercato e da li abbiamo continuato a parlare, visto che questo paesino di campagna e piccolo tutti sanno tutto di tutti,se tu vai in giro e chiedi di te,tutti sanno che sei qui e qualcuno ti direbbe anche che sei strana,perché ti conoscono di persona, nessuno passa inosservato,ti conoscono e tutti conoscono Jade”.
 “Però,che fico” “ma non proprio e ora cara continuammo a magiare o si raffredda e ci aspetta il pesce” “va bene zia” misi una mano in tasca e strinsi il fazzoletto di seta,poi continuai a mangiare.  

“Seconda portata, il pesce, la zia lo servì con di contorno le patate al forno e si sedette “ditemi cosa ne pensate” “si sorella,Giorgia ti devo dire una cosa” mi girai verso di lei,non mi piaceva la sua espressione,voleva dire che dovevo fare qualcosa che non mi sarebbe piaciuta “che c’è mamma?” “dovrai cambiare scuola, una volta a New York,devo lavorare per un po’ in un'altra parte,che è lontana dalla tua scuola,mi dispiace cara” “e io che dovrei fare? lasciare i miei amici? così senza dare spiegazione!?” “lo so cara non posso fare niente” “ah tanto con te è inutile e va bene e sentiamo la scuola come si chiama? chiesi arrabbia non guardandola neanche in faccia“Dolce Amoris” “Dolce Amoris,meglio non commentare,ma forse potrebbe essere carino” “grazie di aver capito tesoro” “si va bene, tu e il tuo lavoro d’avvocato” dissi scocciata,poi infilzai un enorme pezzo di pesce e lo portai alla bocca e per  tutta la cena non fiatai.

Avevo sparecchiato la mia parte di piatti e avevo appena finito di lavarla quando, decisi di andare a dormire, ero turbata e stanca “buona notte!” urlai a tutti e a nessuno e se mi avevano sentito meglio, e se no, non mi importava.
Di sopra lavai i denti e mi pettinai, spensi la luce e m’infilai sotto la coperta,cercando di calmarmi e di rilassarmi,poco dopo, mi addormentai.
 

 

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Capitolo 2
*** la pertenza e i preparativi ***


La mattina seguente mi svegliai tardi o meglio mi svegliò mia madre a cui cadde qualcosa a terra,o era stata la zia?
Comunque a piedi scalzi e assonnata scesi di sotto,era la zia “zia che cosa è successo” “niente cara,scusa se ti ho svegliata,mi è caduto un piatto” alla faccia del piatto, una bomba pensai,poi risalii e mi cambiai,misi dei pantaloni da militare, maglietta verde palude, scarpe da ginnastica che erano ingombranti in valigia,mi diedi una bella spazzolata, una lavata al viso ed ero pronta e pronta in tutto e per tutto la valigia, la presi e la portai  accanto alla porta d’entrata e andai in cucina.
Mia zia stava mescolando qualcosa “zia che cucini?” “una colazione fuori orario,visto che è  quasi ora di pranzo,poi vi faccio un panino e ci salutiamo” annuii “vuoi una mano?” “si cara
prepara la padella e lava le fragole,facciamo le frittelle con le fragole” “buone,agli ordini”esclamai euforica.

Quando il profumino cominciò a farci venire all’acquolina in bocca, mia madre in vestaglia si presentò in cucina,era un mostro,bianca cadaverica, sicuramente per la nostra litigata non aveva dormito e aveva pensato alla discussione tutta la notte,se mia madre non fosse stata così non l’avrei mai perdonata per tutte le cose ingiuste che mi faceva sopportare.
Le frittelle erano pronte e le divorai,amavo le fragole e i dolci “vedo che hai appetito tesoro,beh è importante per superare bene il viaggio”dissi mia zia sorridendomi, annuii e continuai a mangiare, ne presi anche un'altra porzione e un altro bicchiere di succo di mela,poi dissi alla zia che tipo di panino volevo.
 “Allora, ciao Francesca e ciao Giorgia,venite a trovarmi presto,disse la zia dandoci un bacione ad entrambe,poi ci diede i panini,prendemmo ognuna le nostre valigie e le portammo al taxi che avevamo chiamato.
Mentre il taxista caricava le valigie mi girai ha guardare la casa e ha fissare ogni ricordo nella mia vacanza nella mente e anche il ricordo di Jade.

La macchina era da poco che camminava e io ero curiosa di vedere in che appartamento ci saremmo trasferiti,per la nuova vita dal altra parte della città e poi dovevo anche andare nella nuova scuola,nuove conoscenze, amici si spera e anche doppia stanchezza, per mettermi a pari con il programma e poi dovevo fare i conti per il nervosismo,era tutto nuovo e faticoso, stressante, anzi molto stressante.

La macchina dopo un ora e qualche cosa, si fermò davanti ad un palazzo,era da un po’ che non facevo che vedere palazzi, strade macchine e cassonetti,potevo dire addio alla verde e calma campagna e salutare la caotica e rumorosa città.

Davanti al palazzo ad aspettarci c’era mio padre e ogni volta vederlo mi strappava un sorriso,anche se per tutto quello che era successo non ci doveva essere,ma, era così’ giovane e bello io adoro mio padre e poi è gentile e mi vizia un po’ “ciao Papà!”dissi andandogli incontro per poi abbracciarlo“Giorgia la tua valigia!”mi urlò mia madre la ignorai,insomma stavo con papà.
“Ciao tesorino,com’è stata la vacanza?” “bella peccato che tu non ci fossi e l’appartamento nuovo com’è? e Erik e già a casa?” “no ancora no, starà per strada,sicuramente c’e traffico” “suppongo” dissi, ma era più probabile che stesse mangiando in un fast- food con gli amici e che se tutto andava bene lo avremmo rivisto sta sera tardi,molto tardi.

Giorgia la valigia,dissi mia madre toccandomi una spalla,mi girai, è già era rimasta la sul ciglio della strada “la prendo io”si offri mio padre “grazie papi” “Thomas così la vizi” “si hai ragione cara scusa”disse mio padre facendomi l’occhiolino e prendendo la mia valigia,quanto lo adoro.

Entrati in casa mi guardai intorno, si mi piaceva,la sala era spaziosa e mio padre non si era trattenuto nel aprire qualche pacco imballato e mettere qualcosa nei mobili,la cucina era anche quella grande e allora potevo dare sfoco alla mia creatività e preparare tante torte,poi andai di sopra.
I miei non dissero niente mentre mi aggiravo nella casa come un ossessa e mentre correvo di sopra, nonostante tutti i trasferimenti, la sensazione era sempre la stessa e la curiosità non mancava mai, come l’agitazione per l’inizio in una nuova scuola.

La mia stanza invece non era tanto grande, beh naturalmente non poteva essere ampia quanto la sala, non sarebbe stato normale,i colori che dominavano la stanza erano il beige del chiaro parquet, le tende color crema e il rilassante verde chiaro e naturalmente il marrone che non poteva mancare e poi c’erano tutti i miei scatoloni,da aprire,ne avrei avuto per qualche giorno.

Guardai la stanza e già sapevo dove mettere tutto,avevo idee da mettere in pratica e non mi serviva che scegliere uno scatolone aprirlo e cominciare a sistemare la stanza,poi al sentirmi a casa ci avrebbe pensato il tempo.
Primo scatolone da aprire vestiario e naturalmente lenzuola e coperte,mi divertii a rompere la plastica del materasso nuovo e mi rifeci il letto,i miei armadi e poi quelli nuovi li riempii a piacimento e poi continuai.

Dopo non so quante ore, non mi avevano ancora disturbata e  avevo fatto tutto,mi mancava giusto d’appendere lo specchio e avevo fatto e con perfetto tempismo qualcuno bussò alla porta “si?” “tesoro che fai lì dentro? Ci sei da quattro ore” “sistemavo papi,che c’è?” “sono venuto a dirti che la merenda e di sotto” “grazie vengo”attaccai un bel poster del mio attore preferito, gli stampai un bacio sulla bocca disegnata e scesi di sotto,lo so è da tredicenni fare così, ma infondo non mi aveva visto nessuno.

La cucina era bella areata dalle finestre che avevano aperto e illuminata, sul tavolo c’erano delle creap,al cioccolato che sicuramente  aveva fatto papà, perché mamma le brucia sempre,però lei aveva fatto un buon frullato di frutta, il suo è sempre squisito, anche se non so cosa ci mette dentro,
Erano tutti seduti a tavola aspettavano me “allora creap alla fragola o al cioccolato”chiese mia madre, rimasi un attimo pensierosa “entrambi non si può?” “ma si, allora vieni qui vicino a me”disse mio padre mi sedetti e me ne portai subito un pezzo in bocca “cara per la scuola sei già iscritta, comincerai il sedici, intanto puoi finire i compiti e divertirti andremo noi due al parco o dove vuoi “va bene papà”dissi sorridendogli.

Finita la merenda andai in camera mia e mi sdraiai sul letto,al’improvviso sentii un rumore,mi guardai intono la stanza era in penombra grazie all’lampione di fuori a cui mi sarei dovuta abituare.
A quanto pareva mi ero addormentata,ma il rumore non lo avevo sognato,scesi di sotto e vidi la luce accesa,mio padre andava a dormire sempre presto,mia madre no, ma visto che doveva ritornare a lavoro,sicuramente era già a letto,rimaneva mio fratello o un ladro,scesi silenziosamente le scale,poi vidi mio fratello,non so come avesse aperto la porta, ma era lui “Erik!” lo chiamai fece un salto e si girò verso di me “mi hai fatto prendere un colpo Giorgia, che fai ancora sveglia è  l’una “mi sono svegliata perché ho sentito un rumore” “ah forse ero io che non riuscivo ad aprire la porta” “ma la chiave dove l’hai presa?” “da sotto lo zerbino” “ah,se vuoi ti faccio vedere in due secondi casa e dov’è la tua camera” “sarebbe gradito,sorellina” “allora vieni”.

Gli mostrai la cucina i bagni la sala l’aveva già vista e poi la sua stanza,lui aveva più roba di me e infatti la stanza era piena di scatoloni “si mi piace la camera” “ne sono felice fratello,la mia è uguale,vuoi una mano per aprire qualche pacco che ti serve ora?” “no tranquilla vai a dormire” “va bene a domani” “a domani”. 

 

 

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Capitolo 3
*** ricordi di una ***


Passarono giorni e io e mio fratello andammo da tutte le parti accompagnati da papà,un giorno decidevo io dove andare e un giorno Erik e mi ero fatta comprare un album dove mettere tutte le foto che avevamo fatto e ora sono in camera mia a incollarle tutte e ogni tanto mi perdevo nei ricordi,mi dava fastidio e mi agitava il fatto che l’indomani sarei dovuta andare alla scuola nuova, perché sarebbe stato il sedici il primo giorno.

Mio padre era passato davanti alla scuola un giorno,per mostramela,dal esterno,non era male e mi parve di vedere anche una serra e la serra, diceva tutto della scuola.
Ed ora sono alla mia scrivani a incollare le foto delle mie vacanze con papà,avevo già incollato quella del zoo,mi ero divertita molto a vedere  tutti gli animali a parte mio fratello che mi aveva detto che sembravo una scimmia è andato tutto bene e mi sono divertita.

Poi ho attaccato quella della partita di beisbool,li mi sono un po’ annoiata,la squadra non era proprio informa, però in certi momenti andava forte,alla fine mio fratello ricevette una pallina in faccia che poi poté tenere e ritornammo a casa che lui aveva sulla guancia un bel livido blu a forma di pallina,quanto ho riso,forse era successo perché mi aveva chiamata scimmia giorni a dietro.

Poi ho incollato la foto del mare,è strabiliante come facesse caldo quel giorno, anche se siamo a settembre,ed è stato magnifico,le onde spumeggianti, l’acqua limpida,la sabbia fine e d’orata e i caldi raggi del sole. Credo di essermi presa una bella tintarella e poi ho raccolto molte conchiglie e mi sono rilassata sul materassino,fino a che la dispettosa bertuccia di mio fratello non mi ha fatto capovolgere,allora l’ho inseguito per mezza spiaggia.

Poi mio fratello stranamente volle andare all’orto botanico,pensavo volesse vedere le piante rare, che normalmente non si possono vedere perché di altri climi,invece no era andato per oziare al fresco sotto un albero,questo lo puoi fare anche al parco pubblico, nessuno te lo vieta,infatti l’hanno fatto alzare,che figuraccia povero papà,però mi è piaciuto, ho visto fiori e piante rare e ho consultato anche l’erbario.

Alla fine abbiamo fatto scegliere a papà dove andare e ha pensato ad un buon picnic in campagna, poi volle fare una passeggiata e salire su una collinetta una roccia non saprei bene dire cos’era, ma tanto andava a finire uguale,si prese il colpo della strega.

Così non finì,dopo che gli passò, volle andare ad un centro benessere e io giustamente mi offrii di accompagnarlo,tanto conoscendo mio padre me lo avrebbe chiesto,però non credevo che si sarebbe unito anche mio fratello. Mi feci fare un assaggio in una cabina con luci soffuse, un buon profumo di vaniglia e cosparsa di petali colorati,poi mio fratello volle andare a fare una sauna,ma ci rimase troppo e dovetti andarlo ha prendere,nella parte degli uomini, altrimenti sarebbe collassato,perché il mio dolcissimo padre, era intento a farsi un massaggio a sua volta,mio fratello ancora mi deve un favore,neanche a dire che erano belli gli uomini,certi erano orrendi.

  E poi siamo andati in altri posti che sarebbero tanti da dire e non è il caso,io non so tutti i soldi che ha speso papà dove li tenesse,ma ormai è andata,riposi nella libreria l’album fotografico, mi cambiai e andai  a letto,avevo già preparato la cartella e gli abiti per l’indomani, il fatidico primo giorno di scuola. 

 

 

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Capitolo 4
*** il primo giorno di scuola e la sorpresa ***


Aprii gli occhi e confusa mi sedetti sul bordo del letto,le tende erano tirate quindi il sole non entrava nella stanza che quindi era parzialmente illuminata in maniera da non darmi fastidio, ma lo stesso in grado di permettermi di vedere intorno a me.
Sentivo freddo ed ero ancora assonnata, soffocai uno sbadiglio e posai lo sguardo sulla sveglia sul comodino accanto al letto e notai che erano le sei,era incredibile ero così nervosa da svegliarmi un ora prima del dovuto,questo non mi avrebbe aiutata affatto.
Così mi alzai barcollando e presi gli abiti dalla spalliera della sedia e cominciai a vestirmi,maglietta nera a maniche lunghe e dei Jeans chiari poi spalancai le tende e lasciai che la stanza s’illuminasse,rifeci il letto e andai al bagno.

Lungo il corridoio non si sentiva niente, era tutto silenzioso, mia madre doveva già essere a lavoro,invece mio padre a letto,aveva ancora qualche giorno di vacanza,peccato dovessi andare a scuola. Stranamente trovai la porta del bagno semiaperta,entrai e trovai Erik davanti al lavandino intento a lavarsi i denti,aveva i capelli umidicci perché si era lavato il viso e indossava una semplice camicia candida e dei jeans.
 Subito sentendo la mia presenza si girò e poi ritornò a guardarsi allo specchio,gli andai vicino e gli diedi una botta con il fianco per fargli capire di farmi spazio davanti al lavandino e mi lavai il viso,poi presi anche io lo spazzolino mentre mio fratello lo metteva apposto.

 “Ciao Giorgia,vedo che sei più che mattiniera” annui “anche tu”gli risposi con lo spazzolino in bocca cercando di farmi capire “si,ho l’ansia per via della nuova scuola” annuii per fargli capire che per me era esattamente lo stesso e cominciai a spazzolare i denti,poi li sciacquai “lo so la mamma e il suo lavoro,immagino sia dispiaciuto anche a te lasciare la vecchia scuola e tutti i tuoi amici”alzò le spalle “si,ma che devi fare” “già” poi uscimmo dal bagno e ritornai in camera.

Ancora non indossavo le scarpe, vidi le ballerine e mi ricordai Jade,infilai gli stivali, aprii il cassetto del comodino e presi il fazzoletto di seta, lo avrei portato con me,lo misi nello zaino insieme a qualche quaderno nuovo e l’ astuccio e qualche spiccio per quando sarebbe stata la pausa e scesi di sotto.
Alla colazione dovevo provvedere io, sia per me che per mio fratello,intanto portai i cereali e la marmellata a  tavola e misi a riscaldare del latte poi misi qualche fetta di pane a tostare.

“Ecco fatto”mi girai, mio fratello aveva provato a inumidire i capelli ribelli per tenerli buoni e c’era riuscito o almeno fino a che non si sarebbero asciugati “vieni siediti e facciamo colazione” dissi portando il latte a tavola e sedendomi accanto a lui,ma sempre pronta  a prendere il pane appena pronto “sei preoccupato fratello?” “si,è tutto nuovo,questa è la quindicesima volta che ci fa cambiare casa e scuola”

"La quindicesima? Dai non scherzare”dissi in tono ironico “questa e la ventesima fratello”dissi seria e scocciata prendendo un sorso di latte caldo dalla mia tazza floreale “aspetta hai ragione,l’ultima volta,mi sono preso una bella batosta da dei bulletti  e poi siamo dovuti  partire e sicuramente avranno pensato che avessi paura di loro,che schifo di figura” “si,è vero me lo ricordo, me ne hai parlato” “davvero? Si, ti sei come si dice, sfogato con me,per fortuna non su di me” mi fece un sorriso,poi sentii il tin del tosta pane e recuperai le fettine e subito in una spalmai della marmellata “tu e la confettura,ma la classica e paradisiaca nutella no?” “zitto fratello e mangia e poi non voglio ingrassare” “donne” disse portandosi  una cucchiaiata di cereali alla bocca,sorrisi e continuai a mangiare.

Quando finimmo era ancora presto “che si fa?” “ci si calma”mi rispose mio fratello annoiato (già sono così nervosa) “fratello che faresti se cominciassi a fumare?” gli chiesi tranquillamente “ti prenderei a schiaffi,non lo devi fare,non te lo permetto!” “ehi calmo era per dire,sai che non fumerei mai” (beh forse per allentare la tensione che ho, due tiri) “invece di fare cavolate,prende dei grandi e lunghi respiri e vedrai che ti calmerai,o almeno a me succede così”annuii

“Senti andiamo a prendere l’autobus,così faremo il un giretto per la scuola e prendiamo confidenza e ci calmiamo” “va bene andiamo”disse annoiato “cavolo che allegria fratello” lo vidi sbadigliare rumorosamente e liberamente “è che ho ancora sonno”mi disse mettendosi lo zaino in spalla e dirigendosi alla porta “capisco,comunque quando si sbadiglia si mette la mano davanti alla bocca e non si fa rumore” “che palle che sei quando vuoi”gli diedi uno scappellotto dietro alla testa, mi misi lo zaino in spalla e mentre lui chiudevo la porta io aprivo l’ascensore già al nostro piano “un altro scappellotto e finisci al ospedale a forza di solletico,chiaro?” mi avvisò facendo un ghigno tra il carogna e il divertito,alzai un sopracciglio (io odio il solletico,rido come una matta).

Poi scendemmo e c’incamminammo verso la fermata dell’autobus,fuori sentii fresco,ma non freddo,i marciapiedi non erano molto trafficati,anzi non c’era un anima viva,cosa davvero strana,ma comunque era un'altra parte della città,chissà forse qui è così,invece che da noi che c’era un via vai di gente,davanti al semaforo ad attendere il verde c’erano gruppi di persone una cosa veramente anormale,qui invece e tutto così tranquillo,alzai così all’improvviso per nessunissimo motivo gli occhi al cielo,era bellissimo terso, con uno splendente sole che ci riscaldava “Giorgia ecco la fermata dell’autobus (anche quella spoglia) notai sorridendo “Giorgia il nostro autobus corri!”mi gridò partendo in una corsa tragica da fil d’amore e io non fui da meno.

Entrammo nell’autobus con il fiatone e il cuore a mille,afferrai la sbarra di ferro e visto che era tutto occupato rimanemmo in piedi,io, tra mio fratello e l’autobus,Erik faceva sempre così per evitare che cadessi,ecco perché adoro mio fratello sembra spavaldo e indipendente,fa a botte, ma è veramente il ragazzo più dolce e sensibile che io conosca e il più bello,ne sono orgogliosa.

   Devo dire che sono sorpresa di scoprire che quest’autobus si fermava proprio davanti alla scuola, ed io che credevo che visto come si chiamava la scuola l’autobus fosse rosa a fiorellini, con qualche  arcobaleno e perché no anche qualche cuore. Per fortuna la gente scese quasi tutta e quando toccò a noi scendemmo tranquilli “guarda sorella la scuola” mi fece notare Erik “si,forza attraversiamo e saremo arrivati e vista l’ora credo anche in anticipo” attraversammo la strada e entrammo dal cancello bianco e ci trovammo in un vialetto molto curato,c’era un solo e grande albero verde recintato tutt’intorno e delle bellissime aiuole di fiori colorati di diverse sfumature e l’entrata della scuola,le classiche due porte per far entrare le vagonate di alunni.

“Allora Fratello facciamo un giro della scuola?” “si,perché no,visto che ci siamo” La struttura era enorme ma quello che mi interessava maggiormente era l’aula A quella che sarebbe stata la mia aula per tutto l’anno e naturalmente la serra, o era un vivaio? Non saprei.
“In che classe starai fratello?” “la classe C” “davvero? Quella la in fondo? È molto lontana,non c’incontreremo molto spesso per la scuola allora” “pare di no” “va bene allora andiamo a vedere altro” “bella la palestra ti ci ritroverò dopo le lezioni o non intendi fare niente?” “no,pensavo di fare un po’ di sport nel tempo che ci rimane prima che mamma riparta” “bene,io credo che farò parte di un club,se c’è quello di giardinaggio”

“Allora credo che mi divertirò” “in che senso?” “nel senso che mi divertirò se ti vedo correre e urlare per la scuola perché hai visto un bruco o un insetto” “ma che spiritoso fratello,più che altro credo che ti vergognerai,sarai il fratello di quella stramba che urla per un insetto” “no,non mi importa di quello che potranno dirmi,io non mi vergogno della mia famiglia,tanto meno di mia sorella” “grazie questo mi solleva,allora divertiti quando mi sentirai urlare” “lo farò, stanne certa” ed ecco la campanella suonare “va bene sorellina,vado in classe ci vediamo dopo,ritorniamo a casa insieme ve bene? “va bene,a dopo”

Mio fratello si diresse in classe, tranquillo quasi come se non gli importasse,ma io non ero per niente come lui, ero così nervosa da sentirmi svenire,così decisi di andare in cortile per prendere una boccata d’aria,ma non mia piaceva fere la bella statuina seduta su una panchina,così rimasi in piedi poggiata al muro accanto alla porta,alcuni minuti potevo prendermeli,sono nuova e posso inventarmi una scusa.
All’improvviso vedo uscire un ragazzo, si appoggia di peso al muro leggermente distante da me e tira fuori una sigaretta l’accende e fa un tirata,quanto era allettante per far scemare la tensione,ma non potevo era chiaro come l’avrebbe presa mio fratello e perché i mie genitori,purtroppo mi conosco devo dire loro tutto o mi sento in colpa, quindi alla fine lo avrebbero saputo.

Così faccio come mi aveva consigliato mio fratello, cominciai a fare respiri gradi e a far uscire l’aria lentamente “tzc c’è qualcuno che è agitato qui” mi girai (è quel ragazzo che fuma e mi sta prendendo in giro forse?) “che sei nuova?” “si,mi sono appena trasferita” “e sei agitata,buoi fare un tiro?” “no,grazie non sono abituata” a capisco disse facendo un altra tirata,rimasi a guardare sottecchi quel ragazzo, capelli rossi e occhi azzurri, il suo viso è freddo e mi sembra sia anche difficile parlare con lui,credo sia di poche parole e poi non sono certa gli faccia piacere essere fissato e mi sembra anche che abbia un bel caratterino, devo aver cautela con lui nel parlare,chissà come faccio, ma inquadro sempre le persone appena le conosco,speriamo di non sbagliarmi “io vado o farò tardi” non mi risponde e m’incamminai verso la classe.

Davanti alla porta faccio un ultimo profondo respiro e poi la apro,una professoressa dall’aria dolce e comprensiva sta facendo l’appello “mi scusi sono in ritardo” “prego, entra pure e non ti preoccupare,ragazzi lei è Giorgia Eptichet sarà la vostra nuova compagna di classe” “Giorgia non è possibile sei tu?” guardai il ragazzo di fronte a me,non lo ricordai,ma mi sembrava brutto dirglielo,ma il mio sguardo credo mostrò la mia perplessità perché si presentò.

 “Come? non ti ricordi di me? sono Kenti,Ken, siamo stati compagni di scuola” “ah si, Ken è vero,che coincidenza ritrovarsi nella stessa scuola” “si è vero” “bene a quanto pare conosci già qualcuno Giorgia,bene, comunque vorresti parlarci un po’ di te,poi puoi andare a sederti in quel banco libero infondo all’aula” “si,professoressa”

“Beh cosa dire,mi chiamo Giorgia Eptichet mi sono trasferita in una nuova casa qualche settimana fa,per via del lavoro di mia madre che è avvocato,prima abitavo con la mia famiglia in un'altra zona della città,spero che andremo d’accordo e che diventeremo amici e naturalmente d’imparare cose nuove”questo è tutto” “grazie Giorgia ora vai pure a sederti”
M’incamminai fra la fila di banchi e mi sedetti a uno degli ultimi posti infondo all’aula “bene ora continuiamo l’appello,Castiel? “Castiel? Non c’è?” “no professoressa,capisco allora continuiamo “Ambra?” “si,presente” (ma che strano,ha saltato l’appello e non dicono niente, solo “capisco”ma?) all’improvviso si spalancò la porta ed entrò il ragazzo dai capelli rossi del cortile, impassibile come prima,sono quasi certa sia perennemente imbronciato,chissà perché? Gli sarà successo qualcosa”

“Ah Castiel sei arrivato,bene ora finisco l’appello e cominciamo la lezione” (allora è lui Castiel,si chiama così bene) la professoressa scoprii poi che era anche esigente e perse qualche punto a suo favore per il solo fatto che c’insegnava matematica,però era molto bella e aveva un sorriso per tutti.
Facemmo due ore di lei e poi arrivò un professore calvo, che ci fece italiano, però devo dire che mi stette molto simpatico, mi sembrava un padre o un nonno coccoloso nonostante la sua serietà,mi veniva sempre l’istinto di abbracciarlo e di farlo sorridere così da vedere le sue guance paffute gonfiarsi.

Dopo la terza ora fu il tempo della pausa e m’incamminai fra i ragazzi di tutte le classi, verso il cortile per poi andare nel giardino della scuola dove c’era la serra o il vivaio,ancora non sapevo con esattezza cosa fosse, ma prima mi guardia intorno per scorgere fra i ragazzi mio fratello, ma non lo vidi,alzai le spalle e continuai a camminare.

All’improvviso fui spinta da qualcuno “togliti di mezzo sfigata”disse con tono di superiorità una ragazza che riconobbi, era Ambra ed era una mia compagna di classe,la sua spinta era forte e mi fece cadere a terra,lo zaino cadendo mi si aprì e si sparsero i quaderni a terra e nessuno ma davvero nessuno, si fermo a darmi una mano per raccoglierli.
All’improvviso però vide delle mani e alzai lo sguardo. Inginocchiato davanti a me c’era un ragazzo davvero carino,dai serici capelli color oro e mi stava aiutando con i quaderni “ecco fatto,abbiamo raccolto tutto” “grazie” “figurati,ti prego di scusare quella ragazza,non intendeva,c’è” “non ti preoccupare non importa” “ah, li c’è un ultimo libro” disse andando a prenderlo,infatti c’era un altro libro che era scivolato molto più lontano,ma non era affatto un libro.

“Aspetta questo è…” “ un libro poliziesco” “Si,avevo pensato di leggere qualche pagina durante la pausa o in momenti liberi,di solito facevo così nella scuola dove andavo prima,ma comincio a pensare che qui sia impossibile” “lo penso anche io,sai mi piacciono molto questi libri,ho letto anche quello prima di questo” “La settima strada?”dissi d’istinto

“Si, esatto quindi ti piacciono anche a te” “si,io ne vado matta,certo leggo molto volentieri anche quelli d’amore,ma questi poliziechi sono la fine del mondo e c’è molto mistero che mi incuriosisce,a volte non mi do pace finché non so come finisce” “ti capisco”ero rimasta a terra mentre lui era in piedi con in mano il mio romanzo,mi alzai a mia volta e presi lo zaino da terra. “Comunque piacere di conoscerti sono Giorgia e mi sono appena trasferita come avrai già intuito” “e io sono Nathaniel” “sei uno studente anche tu?” “no sono solamente un segretario”

 “Capisco è stato un piacere conoscerti” “anche per me”e dicendo questo mi restituì il libro che infilai nella cartella che poi mi misi in spalla e mi rincamminai verso il giardino della scuola,ma prima mi fermai al distributore e presi qualcosa di dolce, io adoro i dolci,poi presi un cartoccetto di te e uscii.
Vidi la serra e istintivamente allungai e velocizzai il passo,volevo vedere tutto quello che c’era dentro e non rimasi per niente delusa,cerano molte piante e vasi di fiori che non avevo mai visto e erano di diversi colori e tipi,mi avvicinai a certi screziati e li ammirai,mi piacevano molto,all’improvviso in lontananza vidi qualcuno di  famigliare,ma no non era possibile (cavoli  lo hai conosciuto qualche settimana fa e ti manca già così tanto da vedertelo davanti,che hai le visoni?)mi dissi fra me e me, mi avvicinai al ragazzo che somigliava tanto al mio amico e non ero più nella pelle,non poteva essere lui, sarebbe stata veramente una bellissima coincidenza,ma da dietro sembrava lui,sperai di non sbagliarmi e di non fare una figuraccia.

“Jade?”chiesi con cautela,il ragazzo si girò e mi guardò “Giorgia” “allora sei veramente tu? Non ci posso credere” “che ci fai qui Giorgia” “mi sono trasferita con la mia famiglia in un'altra casa in questa zona della città per via del lavoro d’avocato di mia madre,ma non avrei mai pensato di rivederti” “neanche io”disse sorridendomi dolce, poi si tolse i guanti da giardiniere e se li infilò in una tasca della divisa.

“Ma tu sei uno studente di questa scuola?” “no,io vengo ad occuparmi di questo giardino di tanto intanto,frequento la Diurel Accademy” “ma da qui è lontana, ed è una scuola famosa ci vanno i ragazzi con voti altissimi,sei un genio” “non esageriamo sono solo bravo, tutto qui” “e anche più tosto benestante,forse non avrei dovuto ma ho chiesto di te a mia nonna” “e ti ha detto dei miei suppongo” “si,ecco volevo sapere più cose di te,non c’è stato molto tempo l’altra volta” “si,non mi dispiace che tu sappia quelle cose,ormai sono di dominio pubblico,comunque perché sei venuta qui alla serra?”

“Volevo sapere se esisteva un club di giardinaggio per iscrivermi,sai non ne ero sicura” “si,c’è, però a solo il numero necessario degli scritti e ogni tanto chiedono a me consigli” “capisco e in che giorno vieni a curare il giardino di solito?” “solo due giorni alla settimana,il venerdì e il mercoledì,perché?” “perché se non ti do fastidio posso darti una mano” “certo perché no?” “e che ora fai oggi?” “faccio le cinque, poi vado a casa”
“Ti da fastidio se dopo le lezioni vengo e ti do una mano?” “certo che no,veni pure ti spetto” “ora vado,staranno per iniziare le lezioni”lo salutai con un cenno della mano e felicissima ritornai in classe,lungo il corridoio finii il cartoccio di tè e la merendina al cioccolato e prima che suonasse andai al bagno e lì ci trovai Ambra e due sue amiche a ripassarsi il rossetto,feci finta di non vederle e andai a fare pipì, a quanto pareva neanche loro fecero caso a me per fortuna.

“Ambra tutto bene con tuo fratello?” “Si perché?” “mi sembra che non vi parliate” “sapete com’è Nathaniel è sempre serio e poi qui sta lavorando,non vi dimenticate che è un segretario” “è vero, però potrebbe trattarti meglio” “non m’interessa vivo lo stesso benissimo anche senza le sue attenzioni e a voi questo non deve interessarvi,andiamo che la lezione sta per iniziare” “e la sfigata che a passo felpato è andata in bagno?” “lasciate in pace, non  dovremmo neanche rivolgere la parola a un tipo insignificante come lei e poi il fatto che Nathaniel è mio fratello lo sa tutta la scuola,quindi lo verrebbe a sapere  lo stesso,se non glielo avesse detto lui stesso,ci stava parlando prima quella piccola stracciona,ora andiamo parlare di lei mi fa venire mal di pancia”

E dicendo così sentii la porta del bagno chiudersi,ero rimasta dentro la cabina con il water a sentire tutto, senza neanche accorgermene e mi era salita una rabbia,stinsi le mani a pugno poi pensai a Jade e mi calmai,lui era come un lenitivo per tutta il brutto che avevo intorno,infilai una mani nella tasca e strinsi il suo fazzoletto di seta. Lo avevo spostato dallo zaino alla tasca per averlo sempre con me e avere qualcosa di buono accanto per ogni eventualità,così per darmi forza,non m’importava di come aveva parlato di me quella presuntuosa,l’avrei ignorata e tutto sarebbe andato per il meglio.

Finalmente le lezioni finirono e fortunatamente ci diedero pochi compiti,così  senza pensare presi raggruppai i libri l’infilai nella cartella, me la misi in spalle e velocemente senza vedere nessuno m’incamminai verso la serra dove sicuramente mi spettava Jade.
Arrivata lo vidi inchinato vicino ad un tratto di terra a piantare dei fiori che non avevo mai visto, concentrato e con la massima cura,posai accanto al muro, vicino alla porta, lo zaino mi rimboccai  le maniche e gli andai incontro,quando Jade mi notò alzò il capo e mi sorrise “sono tornata” dissi facendogli un sorriso “lo vedo”disse alzandosi “vieni mettiti questi guanti e vieni a darmi una mano”mi disse facendomi l’occhiolino “agli ordini capo”disse scherzosa e lo seguii.  

Non so quanto tempo passò,ma stavo bene con lui, ero tranquilla e c’era dolcezza nel aria,non tensione, ne rabbia, ne altro,seguendo le sue istruzioni travasai fiori da vaso in vaso insieme a lui,piantai delle piante e le annaffiai e ogni tanto mi dava dei consigli e delle lezioni base,tipo le unghie è meglio che siano corte se vuoi fare giardinaggio o si riempiono di terra,una cosa sciocca da dire ma fondamentale e giusta.

Ero intenta a legare delle piante cadenti a dei bastoncini quando mi bloccai “J- J- Jade un bruco,dissi paralizzata e barbetante,lo vidi girarsi verso di me e sorridermi poi lo prese e lo spostò “ecco, ora non c’è più,fifona” “non sono fifona”dissi mettendo il broncio e poi scoppiai a ridere”
“Giorgia”disse qualcuno all’improvviso da dietro, mi girai e mi ritrovai di fronte mio fratello con il fiatone e con la fronte imperlata di sudore, aveva sul braccio la giacca e aveva i primi due bottoni della camicia sbottonati e mi sembrava sollevato “oh Erik scusa”dissi alzandomi “mi sono dimenticata,mi dispiace scusa”dissi unendo le mai a preghiera sperando mi scusasse,il suo sollievo mi diceva che lo avevo fatto preoccupare davvero tanto e pure come era conciato.

Mi si avvicinò minaccioso e pensai ad una bella lavata di capo,ma come molte volte mi sorprese,mi posò una mano sul capo che avevo abbassato pronta per la ramanzina che non arrivò, sollevai la testa e lo vidi  sorridermi “va,bene mi hai fatto davvero preoccupare testona! La prossima volta avvisami o chiama” “va bene,ah,Jade,dissi girandomi vero di lui che era rimasto a guardarci “lui è mio fratello Erik frequenta come me questa scuola e sta  all’ultimo anno e fratello, lui è Jade un mio amico, l’ho conosciuto in campagna,dalla zia, però purtroppo il giorno prima della nostra partenza e oggi l’ho ritrovato qui a scuola”

“Piacere”disse Jade tranquillo e gioviale come sempre “piacere mio”rispose mio fratello calmo e gentile.
“Scusa fratello mi ero dimenticata che dovevamo ritornare a casa insieme” “non fa niente,puoi anche rimanere, ci vediamo a casa,ma sai la strada poi” “si,mi sono fata scrivere la strada da mamma e me la ricordo” “bene allora ci vediamo dopo,abbi cura della mia sorellina” arrossii all’istante “ma che dici? Via, forza, vai a casa”dissi spingendolo imbarazzata “ok vado,a dopo”

Ritornai da Jade e gli sorrisi a disagio “simpatico tuo fratello”mi disse “a, si? Certe volte lo strozzerei” “si,ma ti vuole bene e ti ha cercato per tutta la scuola, ne sono sicuro” “lo credo anche io,la prossima volta lo avviserò,dove eravamo rimasti?” “al bruco” mi rispose Jade “eh? non è vero?” e scoppiò a,ridere,sospirai e mi si creò sulle labbra un sorriso.

“Ecco fatto per oggi abbiamo finito” (uffa ora mi toccherà aspettare fino a dopodomani per rivederlo,per fortuna che la scuola è iniziata di mercoledì) pensai felice “che c’è?” “no niente”risposi  “ma non è che ci hanno chiusi dentro scuola vero?” “no,sanno che sto qui fino a tardi due giorni a settimana”  “ah allora tutto a posto” “non mi dire che hai anche paura del buio” “no,fortunatamente di quello no”dissi
“Volevo ben vedere”disse scherzando “certo però che la scuola deserta mette tristezza e inquietudine” “attenta hai fantasmi” “che spiritoso,che sei” “non mi dire,hai paura anche di quelli” “e chi no?” scoppiò ancora a ridere “sei una forza della natura”mi disse tra le risate “la smetti di ridere di me” “ok,scusa”poi ricominciò a ridere e mi precedette lungo il corridoio “Jade!”

Uscimmo dalla scuola e la faccia scocciata del custode ci saluto dicendo “mannaggia  a voi, anche fuori orario devo lavorare per colpa vostra”  (beh buona giornata anche a lei)pensai divertita “hai visto il custode, ci voleva menare”disse Jade divertito “ma,infondo è il suo lavoro, non si dovrebbe lamentare,comunque che autobus prendi?” “ 80 perché” “niente così,sai una cosa?” si girò verso di me perplesso “prendo lo stesso” “ma dai! ”Esclamò sorpreso.

L’autobus si fece attendere e non so quante volte sospirai “ma è un vizio?” “è?” “quello di sospirare ogni due minuti” “scusa non ci ho fatto caso” “ma no,sto scherzando,hai ragione ci mette troppo questo autobus”annuii concordando poi guardai la strada “parli del diavolo” cominciai a dire “e spuntano le corna”finì Jade,era arrivato e salimmo, era come normale a quel ora, mezzo vuoto ci sedemmo uno accanto all’altro “ora però tocca a me,a che fermata scendi?”mi chiese Jade “secondo il foglio di mia madre, la sesta” “stai scherzando vero?” “no, perché sei diventato così serio?” “perché è dove devo scendere io” “non scherzare”dissi “ma non ti prendendo ne in giro ne scherzo, dico veramente,disse ritornando a sorridermi” “allora,a questo punto abitiamo anche nello stesso palazzo”dissi buttandola lì .

Cominciò a ridere “tutto è possibile,ma non credo,conosco tutti nel palazzo e non ci sono nuovi trasferiti” “ah,beh ci sarebbero state troppe coincidenze se no”dissi scherzosa (però ci rimasi un po’ delusa) e guardai fuori dal finestrino “ecco la prossima è la nostra” “infatti”gli risposi alzandomi e rimettendomi lo zaino che avevo posato al posto libero accanto a me sulla spalla,ci fermammo davanti alla porta e scendemmo “ora devo andare,che vuol dire?” “vuol dire numero nove" ”ah,ma come scrive mia madre?” “come tutti gli adulti,velocemente” gli sorrisi.
“Allora vado” “ti accompagno, o ti perdi e poi il mio portone a quanto pare è vicino al tuo,è l’interno 5” “ma che davvero?” “si” “allora in marcia” “arrivati,ci vediamo venerdì” “va bene” così ci salutammo e lui dopo avermi lasciata al mio portone s’incamminò verso il suo,salii al quinto piano e suonai il campanello,mi aprì Erik.

 “Quanto ci hai messo? E perché non rispondi al cellulare?” “cosa?” controllai le chiamate 6 “scusa stavo” “stavi con quel ragazzo che ti piace e ti prende tutta l’attenzione”m’interruppe  “ma che dici!”gli risposi alzando un tantino la voce imbarazzata “comunque abita qui,all’interno 5” “ma che davvero?” annuii “certo che sei fortunata”
 “Ma che ti sei messo in testa?” “è lo so io cosa” e dicendo questo sparì in sala,invece io andai di sopra in camera mia,mi cambiai sistemai nel armadio i vestiti che avevo indosso e accesi il portatile,poi preparai i libri per i compiti dell’indomani a scuola e mi buttai sul letto, alzando gli occhi al soffitto bianco che avevo tempestato di stelle fluorescenti e pensai al mio primo giorno di scuola.
E al finale della giornata,ma chi si sarebbe aspettato di trovarlo nel nuovo liceo e poi vicino a casa nuova,io da qui non mi sposto più,parola mia,infilai la mano nella tasca e strinsi il fazzoletto di seta di Jade,mi dispiace per lui ma non lo riavrà indietro.

Poi mi alzai e vidi se per caso qualche amico era in chat,nessuno (strano) pensai, spensi e decisi di riprovare dopo,così mi misi seduta sulla scrivania e cominciai a fare i compiti.
Finii matematica velocemente, anche se dovetti pensare un po’ di più a certi esercizi,poi passai a studiare il paragrafo di storia (che barba) e infine avevo da fare degli esercizi d’Inglese,leggi il testo e rispondi alle domande, che fa Elena? E che farà domani Rosa? (niente) pensai. Finii tutto preparai la cartella per il giorno seguente e anche i vestiti che lasciai sulla spalliera della sedia e scesi di sotto.

“Fratello che fai?” “guardo la televisione non si vede?” “non si direbbe,visto che la televisione parla a  vanvera e tu stai compilando le parole crociate” “sto attendendo un film poliziesco e intanto ammazzo il tempo” “ah,quando cominciami chiami” “si” e intanto andai in cucina,mi versai del succo di frutta e lavai una mela poi mi sedetti a tavola “mamma ho una fame” “certo hai saltato la merenda” cominciai a mangiarla dandogli un bel morso, era succosa e dolce come quella di quando incontrai Jade dalla zia,beh questa non era proprio presa dall’albero ma era uguale il ricordo che creava era sempre lo stesso.

“Inizia”mi disse Erik, lo raggiunsi sedendomi accanto a lui e ci gustammo il poliziesco,ad un tratto che ormai ero più nel film che nella realtà sentii aprire la porta “sono a casa” “mamma,hai fatto presto oggi” “si,non avevo molto da fare,oggi cucino io” “va bene”dissi ritornando al film,era quasi il momento di dire chi era l’assassino e avevo già qualche idea in proposito.

All’improvviso suonò il telefono e infastidita risposi “pronto?”ma il mio fastidio passò sentendo la voce di mio padre “ciao papà dimmi,d’accordo allora avverto la mamma,a dopo” appesi e ancora guardando il film avvertii mamma “mamma era papà, dice che sta venendo a casa,quindi oggi si cena tutti insieme, che bello!” “ma come? l’assassino è Roberto?” “come dici fratello,non l’ho sentito, accidenti,davvero?”
“Ho capito, cosa volete da mangiare" quello che ti riesce meglio”dimmo in coro “grazie dell’interessamento”disse nostra madre iniziando a cucinare,mentre io e Erik cercavamo di capire qualcosa sull’omicidio.  

È pronto a tavola e proprio quando la mamma chiamò il film finì e la porta di casa si aprì ed entrò papà  “ciao sono a casa” “ciao papà!” lo salutai “però che film demenziale” “hai proprio ragione,finisce da schifo” concordai con mio fratello “se lo sapevo che finiva così non lo vedevo affatto” “già era veramente ridicolo”aggiunsi .

“Basta con la tv spengete e venite a tavola” “si mamma”rispondemmo in coro e due minuti dopo ci ritrovammo seduti a tavola io come sempre avevo accanto Erik con davanti papà e dall’altro lato la mamma e nel piatto avevo i piselli che adoro e un bel petto di pollo al limone “mamma che stiamo a dieta?” “si lamentò mio fratello” ma io non avevo niente da dire e continuai a mangiare, era già tanto non avesse bruciato il petto di pollo “no,ma oggi ho fatto questo,non c’era molto in frigo” “allora domani quando ritorno da scuola farò io la spesa mamma”mi offrii “bene allora ti lascio i soldi sul mobile domani mattina”disse portandosi un pezzo di petto di pollo alla bocca “si, ma vedi di non fare tardi un altra volta,come oggi”disse mio fratello.

“Perchè hai fatto tardi oggi? è successo qualcosa mentre tornavi a casa?”chiese mio padre preoccupato “no ,papà, da come parla Erik che sembra chissà che cosa” “ha solamente rincontrato il ragazzo che aveva conosciuto in campagna dalla zia,ti ricordi mamma Jid”intromise Erik “Jade,Erik” lo corressi irritata “ho scusami tanto non sia mia che sbagli il nome del tuo “amico” disse enfatizzando amico.
Lo guardai male (che gli da fastidio che lo abbia lasciato ritornare a casa da solo? O fa il geloso?) Mi chiesi,però un po’ mi fa piacere “a si? Fa la tua stessa scuola?” “no,lui cura due giorni a settimana il giardino del mio liceo” “ah,capisco”

“E non è tutto mamma,sai lui abita qui,all’interno 5” “davvero? Che fortunata che sei,hai un amico così vicino” “eeeh” “la smetti di essere geloso Erik” “io non sono geloso  Giorgia” “se lo dici tu”  “e a che scuola va?”chiese mamma “momentaneamente mi sfugge il nome,ma è una prestigiosa” “allora è un cervellone”disse Erik ancora più irritato “già”gli risposi felice e lasciando senza parole, “va bene,ma ora basta mangiamo” disse nostro padre “annuimmo e continuammo a mangiare mente toccava a Erik raccontare la sua giornata.

Finita la cena aiutai mia madre a lavare i piatti e salii di sopra lasciando mio padre vedere la televisione con mio fratello e mia madre e una volta chiusa in camera e seduta alla scrivania accesi il computer e vidi se qualcuno era in chat e ci trovai Melani la mia migliore amica,che subito mi chiese dove ero finita e mi disse anche che c’era rimasta male perché ero scomparsa all’improvviso.

Gli raccontai tutto,delle vacanze,di Jade,della decisione improvvisa e del primo giorno di scuola, poi l’ultima cosa che mi rimase impressa delle chiacchiere con Melani fu il suo buona fortuna pieno di punti esclamativi e il buonanotte che mi scrisse. Poi io che letteralmente distrutta caricavo la sveglia,spero al giusto orario e che m’infilavo nelle coperte. 
 
  

 

 

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