COMPLICATED

di elena 10520
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Harry ***
Capitolo 2: *** 2 Louis ***
Capitolo 3: *** 3 Harry ***
Capitolo 4: *** 4 Louis ***
Capitolo 5: *** 5 Harry ***
Capitolo 6: *** 6 Louis ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 1 Harry ***


COMPLICATED...
COSA NON SI FA PUR DI NON AFFRONTARE I PROBLEMI

Erano mesi che i miei genitori litigavano ogni santissimo giorno.
Erano sempre dei mesi che la mia vita stava sempre più diventando la merda che è adesso!
Non capivo il motivo per il quale i miei vecchi continuassero a litigare, ma aimè per pura mia sfortuna presto me l’avrebbero detto.
 
Oh che sbadato, mi sono dimenticato di annunciarmi, il mio nome è Harry, Harry Styles, un ragazzo a quanto pare complessato, come tutti i teenager in via di sviluppo, che cerca di vivere la sua vita il più “shallo” possibile, ma che per quanto ci provi è continuamente investito da eventi problematici che non mi permettono di essere molto tranquillo.
 
Un giorno, più precisamente il 12 Giugno, o meglio l'ultimo giorno di scuola di queste dannatissime superiori, mio padre ci venne a prendere.
Vi state chiedendo il perchè del CI venne a prendere?
Semplice venne prendere me e mia sorella Gemma a scuola.
 
Gemma è la classica sorellona maggiore, se si può dire gnocca, che tutti vorrebbero avere, chi come sorella chi come raga.
 
Certo non ero molto felice che fosse venuto a prenderci, insomma pensate che sfiga è per un diciassettenne essere venuto a prendere a scuola dal proprio padre, al posto che uscire fuori con gli amici per festeggiare.
Non che io avessi molti amici, ma ne avevo abbastanza  di cui potermi “fidare”, anche se la parola fidare è veramente un parolone al giorno d’oggi.
Ricapitolando mio padre è venuto a prenderci a scuola con la sua kia nera metallizzata e io cercai di indirizzarmi verso la macchina il più veloce possibile, perché si mi vergogno altamente di essere venuto a prendere a scuola, e ci tengo alla mia reputazione di ragazzo normale e me la voglio tenere anche negli anni successivi.
Cosi entrai in macchina velocemente pronto a polemizzare la scelta di venirmi a prendere di mio padre, ma nel momento i cui aprii la portiera e lo vidi in volto mi zittii.
 
Non aveva una bella cera, sembrava distrutto e abbastanza sconsolato.
Nel vederlo così mi vene subito uno strano presentimento, un’ idea che una volta balenata nella testa mi fece salire un senso d'angoscia.


Fissavo mio padre in cerca di spiegazioni tanto che non mi accorsi che mia sorella mi stava chiedendo di spostarmi nell’ altro sedile perché non aveva voglia di fare il giro.
 
Quando finalmente anche Gemma salì in macchina, mi sembra che ebbe la mia stessa sensazione e così passammo tutto il tragitto da casa a scuola quasi del tutto in silenzio.

Una volta arrivati a casa ci accolse nostra madre con un falso sorriso, che a dirla tutta non le era nemmeno venuto bene, ma che per pietà facemmo finta di niente.
Io e mia sorella iniziammo a mettere via la roba di scuola e a sistemarci e mentre stavo programmando di salire in camera mia, mai madre venne a chiedermi se potevo andare in sala che doveva parlarmi.
Uff, i genitori sono davvero stressanti, quando ti servono ci sono quando hai bisogno di un favore non ci sono mai, ma quando devono romperti le scatole al fine di non farti riposare allora li ci sono sempre.
 
Molto scazzato mi diressi in sala dove notai qualcosa di diverso, per cominciare i divani erano messi uno di fronte all’ altro, e non a elle, e per secondo i miei erano seduti sul divano grande posti ognuno alle due estremità e mia sorella svaccata sull’ altro.
La raggiunsi e molto stranito mi sedetti affianco a lei.
Neanche il tempo di sedermi che mia madre mi diede in mano una tazza fumante di cioccolata calta, il che era molto strano visto la sua politica “ tutto quel che è cibo fa ingrassare”.
A questo punto o mia madre era stata posseduta da un angelo che mi viziava con dolci e che con essi sarebbe riuscito a farmi fare di tutto, persino portarmi al cospetto di satana, o voleva addolcire la pillola con ciò che reputava abbastanza dolce e rilassante per fartela ingoiare.
 
Chiacchierammo  circondati da un gelo persistente creato dalle frecciatine che di continuo i miei si tiravano.
Quando a un certo punto mio padre esasperato disse delle parole che mi arrivarono come lame di ghiaccio nel cuore : - basta non ce la faccio più a vivere con te, ti prego digli meglio te le motivazioni per le quali ci separiamo perchè io così non ce la faccio più a sopportare la situazione.-
 
Preso per lo più da panico strinsi fortissimo la mano di Gemma per ricevere almeno un calore fraterno che riuscisse a sciogliere almeno le lame di ghiaccio che mi avevano trapassato il cuore e mi avevano scombussolato l’anima.
 
Nel frattempo mio padre si alzò e camminava nervoso avanti e indietro per la stanza, mentre mia madre che era ancora seduta si mordeva il labbro in maniera colpevole, come se avesse un peccato da confessarci.
Mia sorella altrettanto spaesata quanto me decise però di intervenire chiedendo che cosa fosse mai successo di così grave da farli divorziare.
Il cuore aveva iniziato a battermi forte a causa della suspense, della paura e del terrore per la risposta terribile che sapevo sarebbe arrivata.
Mia madre iniziò con un semplice  mi dispiace che la fece iniziare a lacrimare ma che poi si concluse con un - ragazzi mi dispiace , mi dispiace veramente tanto, ma io non amo più vostro padre, mi sono innamorata di un' altro uomo e ... –
Non ce la faci ad ascoltarla ancora .

Mi alzai di scatto e rimasi in piedi a fissarla,in quel momento non volevo sentire nessuna delle sue scuse, volevo sperare in un  PESCE D’PRILE o SEI SU SCHERZI A PARTE, ma ovviamente nessuno da retta a Harry sfigato Styles.
Si, sfigato perché arrivare a diciassette anni con una situazione famigliare tipo beautiful non è proprio il massimo.
 
E così si ricomincia nel momento in cui pensavo che per me fosse arrivato il periodo dello svago estivo, del cazzeggia mento o di quant’ altro, doveva sempre succedere qualcosa che non mi permetteva di rilassarmi o di liberare il cervello dalle idee stressanti.

Avevo un istinto d’odio verso i miei genitori, perché mi sentivo tradito, insomma ero stato tradito persino da loro che erano la mia più grande fonte di fiducia.
E così deluso decisi di alzarmi e scappare, ma non scappare dalla mia famiglia ma cercare di assimilare la cosa prima di affrontare le conseguenze che la decisione dei miei comportasse.
 
Così feci muovere le mie gambe e andai fuori dalla porta sotto lo sguardo triste dei miei genitori.
Mentre passeggiavo da un po’ mi arrivò un messaggio da mia madre, il messaggio enunciava tutte le sue scuse e le sue spiegazioni all’ accaduto
 
Ciao Harry.
so che non è normale che una madre debba dare spiegazione a un figlio, ma volevo raccontarti col cuore in mano come una stupida donna si sia fatta abbindolare da un uomo fantastico, che alla fine è riuscito persino a farle incendiare il cuore e farle promettere eterno amore.
È iniziato tutto al  corso di potenziamento di lingue straniere, li vi ho trovato questo uomo fantastico, al quale era morta la moglie.
Inizialmente mi faceva molta pena insomma  aveva sei figli e doveva  mantenere da solo tutto sotto controllo in casa, e col tempo iniziai a frequentarlo per favori banali, giusto per alleggerirgli il peso dalla famiglia ormai portato unicamente sulle sue spalle.
Ma giorno dopo giorno iniziai a innamorarmi di quest’ uomo e sentivo di cercar di voler passare più tempo con lui.
Di conseguenza a casa mia i problemi non andavano bene, mano a mano che frequentavo quest’ uomo, sentivo di separami sempre più da mio marito, così tanto che non lo vedevo più come tale ma come un amico.
E così un giorno decisi di raccontare la mia storia d’ amore con signor Tomlinson a tuo padre, che da come si può vedere non l’ ha presa bene.
Ma ciò lo sospettavo a nessuno della famiglia andrà giù il mio tradimento.
Ti chiedo per favore di non giudicarmi e di starmi accanto anche se so di non meritarlo, ma lo chiedo come gentilezza perché so come vi ho cresciuti e perciò vi chiedo compassione.
E di venire con me a vivere da quest’uomo giusto il tempo di conoscerlo, e poi potrai tornare a vivere a casa tua con tuo padre e tua sorella.
Ti prego analizza l’offerta non scartarla subito.
 

Mentre camminavo, mi dovetti assolutamente fermare e riprendere fiato.
Mia madre mi tradiva col signor Tomlinson il padre di quella  testa di cazzo che non mi lasciava mai in pace .
Tomlinson quel ragazzo che si divertiva a bulleggiarmi o a farmi scherzi solo perchè io ero e tutt’ ora sono debole.
 
Sono un ragazzo esile e tranquillo e non ho mai fatto rissa con qualcuno, quindi lui sfrutta questa mia indole pacifica per scavalcarmi da classico bullo.


Ragioniamo insieme ,sono un ragazzo fragile e lui un bullo, e cosa fanno i bulli ai ragazzi fragili, di tutto gli rovinano la vita trasformandola in un inferno.
E cosa fanno i ragazzi fragili ai bulli?
Assolutamente niente.


Ripresi a camminare verso la mia meta imprecisata  senza calcolare la strada o le persone che vi camminavano su di essa e così sbadatamente andai a sbattere contro qualcuno.


Mi scusai senza nemmeno guardare in faccia l’essere vivente che avevo urtato preso in uno stato di trance e cercai di tirar dritto.
Ma una mano prepotente mi stringe il polso riportandomi davanti al volto della persona che avevo urtato.
Quanto si può essere sfigati ad andare a sbattere contro l’ unica persona che ti rovina l’esistenza?
Appena realizzai chi mi stringesse il polso lo tirai indietro con un velocissimo scatto dicendo con voce decisa – lasciami stare Louis che non è giornata- e cercai di procedere per la mia strada, ma la sua compagnia si mise in mezzo, impedendomi il passaggio.

In quel preciso momento imprecai, dovevo per forza avere qualche divinità contro se me ne dovevano capitare di ogni, è impossibile ricevere brutte notizie ed essere bulleggiati senza l’ aiuto della mano del destino.

Abbassai il volto verso il terreno, per proteggermi da un qualsiasi ed eventuale colpo che avrebbe potuto arrivarmi, ma al contrario una mano mi prese con violenza il mento e mi fece alzare la testa abbastanza da permettermi di puntare il mio sguardo negli occhi del suo possessore che  mi disse  - cosa c'è Styles non ce la fai nemmeno a guardarmi negli occhi? – poi si girò verso i suoi compagni per darsi più forza e continuò- guardatelo ragazzi ha paura -.
Inizialmente ancora sconvolto dalla giornata stetti zitto ma dopo qualche secondo mi riscossi e iniziai a trovare un modo per rispondergli senza fare la figura dell’ idiota, perché oggi proprio non era la giornata per essere sottomesso.
E così risposi con tono saccente -  Tomlinson no ho paura, fino a prova contraria non sono io che ha distolto lo sguardo per primo-
Ero un idiota stavo parlando in maniera arrogante al capo dei bulli e se la situazione non vi è ancora chiara lui stava ancora continuando a stringermi il mento.
Tomlinson ci mise meno di un secondo a squadrarmi con occhi di sfida e mi disse con finto perbenismo, quasi volesse trovare il mio punto debole per affondarmi - e allora cos' hai? –
Ripensai al messaggio di mia madre e sta volta mi sentivo, stupidamente, superiore a lui perché sapevo una cosa che ancora lui non sapeva e senza ragionare mi sentivo il vincitore.
Di che cosa poi non si sa, visto che andavo solo in contro alla mia morte, ma visto che non c’ero ancora arrivato  dissi- fidati lo scoprirai presto - detto questo la stretta sulla mia mascella divenne più forte e Tomlinson incominciò a spazientirsi chiedendomi , più che chiedermelo me lo ordinava, di dirgli ciò che sapevo più di lui ma la mia risposta rimase sempre negativa.

Poi ad un certo punto un ragazzo moro capelli castani che classificai come il fidanzato di Tomlinson...

Ah scusate mi ero dimenticato di dirvi che  Louis Tomlinson è gay, più che gay è bisex dichiarato, attualmente è pure fidanzato con un ragazzo, la descrizione che la gente dice molto spesso su di lui è che è un “figo” che si fa  rispettare da tutti, e sia uomini che donne gli vanno dietro( e vogliono essere portati a letto da lui, o se meglio volete vogliono avere la fama di essere scopati da lui.)...
Si perché pensano che li faccia salire nella classe sociale, invece li rende solo pecore che possono essere archiviate perché hanno ottenuto la loro maggior aspirazione nella vita .
Probabilmente in questo schifo di città si sarà fatto tutti apparte le eccezioni, che dovrei essere io e qualche altro sfigato come me.
Si perché io per lui sono il pesce più grosso da tormentare, il massimo degli sfigati, non che ci sia molta più gente sotto al mio livello nella classifica degli sfigati, ma visto che sono stato preso per qualche motivo di mira da lui, la mia posizione nella classe sociale è molto calata, ma a me non importa continuo a definirmi un ragazzo nomale, che poi è quello che sono.

Comunque il fidanzato di Louis disse con fare tra il geloso e lo schizzato gli disse - Lou ci penso io a questa meda tu non surriscaldarti - detto questo strappò dalle mani di un ragazzo una sigaretta appena accesa e iniziò a fumarla.
Quando Louis si fu allontanato iniziò a girarmi e per prima cosa si fermo davanti e mi disse che sono una merda col conseguente sputo.
Ma io gli ribadii con quel tono saccente che iniziava a farli surriscaldare e che mi stava mettendo nei guai – preferisco essere una merda che te, perché almeno quella qualcuno la caga-  neanche il tempo di farmi realizzare ciò che avevo detto che mi ritrovai il suo destro in faccia che mi fece cadere a terra.
Lo sbruffone di nome jack mi disse con fare simpatizzante ti è andata bene che sono mancino mentre si rigirava tra le mani la sigaretta ormai quasi finita.
Mentre ero ancora per terra a controllare che la mia testa non si fosse staccata dal corpo perché io alla forza di quel pugno dubitai altamente che il tipo fosse mancino, lui si chinò su di me dicendo – Lou questo è per te – e mi spense la sigaretta sul palmo mano.
Non urlai subito, anzi cercai di mordermi la lingua e di fare il più virile possibile ma non resistetti, la pressione della giornata era troppa il dolore alla mano anche che inizia a vedere tutto offuscato e feci l’errore di chiudere gli occhi e lasciare il mio corpo esanime in balia di quei scapestrati.

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Capitolo 2
*** 2 Louis ***


COMPLICATED 
COSA NON SI FA PER NON AFFRONTARE I PROBLEMI


Ah quello sfigato di Styles era addirittura svenuto, si può cadere così in basso.
Mentre pensavo tra me e me alcuni ragazzi della mia compagnia mi chiamarono e mi dissero allarmati di andarcene.
Ma insomma non potevo lasciarlo li in quelle condizioni svenuto in mezzo al marciapiede.
Così mi mossi guardando spazientito i ragazzi lo sollevai, prendendolo come una principessa svenuta e lo portai dall’ altro lato della strada, dove c’era un parco con delle panchine.
Mi diressi verso una di quelle e ce lo gettai sopra, lo misi come se si fosse addormentato e raggiunsi gli altri.
Raggiunto il gruppo Jake venne vicino a me, cercò di darmi la mano ma mi divincolai subito e lo guardai sbigottito.
Lui sa come la penso, va bene che siamo fidanzati, ma siamo comunque maschi e siamo entrambi grossi non abbiamo bisogno di qualcuno che ci stringa la mano per darci forza.
Jake sconsolato fece finta che il mio rifiuto non gli fosse pesato e mi iniziò a raccontare quanto gli fosse dato fastidio il tono saccente con il quale parlava Styles.
Ci pensai anche a me aveva dato fastidio il suo tono, ma chissà come ho il presentimento che l’avrei scoperto in un basso lasso di tempo.
Con la mia compagnia andammo al “nostro posto”, un parco con una pista da skate molto bella e tante panchine.
Ci sedemmo al solito posto, ascoltammo la solita musica rap e facemmo come consuetudine freestyle tra uno spinello e un altro.
 
Ora che nessuno si faccia venire una crisi di perbenismo e mi dica che la droga fa male, perché lo so anche io che è una merda  che aspiro spesso, ma ormai al giorno d’oggi è una moda e a nessuno importa se faccia male o meno, ma a tutti interessano gli effetti.
 
Per appunto ho iniziato a  fumare quando mia madre è morta e ogni spinello mi calma e non mi fa sclerare in mezzo a tutti i doveri che ho verso la mia famiglia.
 
Se ve lo state chiedendo ho cinque sorelle e ovviamente mio padre dovendo mantenere sei figli mi ha delegato certi compiti, che mi sembra immorale non rispettare per rispetto. Solo che ho vent’anni e mi sento come se mi fossi un genitore di quaranta, e senza aiuto di un “calmante” non riesco a resistere.
 
Arrivata quasi l’ora di cena decisi di avviarmi verso casa mia, perché dovevo preparare la cena.
Mi alzai e iniziai a salutare tutti, certo che ne ho troppi di amici, per salutarli tutti ci metto come minimo sei o sette minuti.
Jake mi fissò e quando avevo quasi salutato tutti, mi chiese di aspettarlo che mi accompagnava a casa.
Lo aspettai e quando ebbe finito iniziammo a dirigerci verso casa mia.
Arrivati davanti alla porta mi sbatté contro il muretto e mi iniziò a limonare pesantemente, per carità non che mi dispiacesse, ma ero tutto fatto e non avevo molta voglia di farmi aspirare la faccia.
Ma non so per quale motivo anche se controvoglia risposi al suo bacio cercando di rallentarlo.
Mentre ci baciavamo mi spingeva sempre più contro il muro schiacciandomi con il suo inguine il mio, ammetto che non mi dispiaceva e assolutamente adoravo questo lato spinto di Jake.
Mentre la sua mano avanzava verso il basso partendo dalla mia spalla al mio inguine la porta di fianco a noi si aprì di scatto, mostrando un uomo molto innervosito, che classificai come mio padre.
Il quale era rimasto sulla porta con le braccia conserte che batteva il piede per terra.
Io e Jake ci dividemmo abbastanza imbarazzati...
 
Voglio vedere voi che fareste se i vostri genitori vi beccassero con il vostro fidanzato mentre siete in procinto di fare cose porno erotiche.
 
Guardai mio padre con imbarazzo, e subito dopo mi voltai verso il mio tipo e lo guardai con uno sguardo che diceva : ti prego rimani.
Ma mio padre ci intercettò e si volse verso di me facendomi intendere con le semplici parole – ti voglio in casa subito, da solo! -.
Questa frase non ci aveva lasciato scampo tanto era ferma e decisa che non poteva essere in alcun modo ribadita.
 
Jake mi diede un ultimo bacio a stampo e poi si volse per scendere le scale del vialetto e si diresse verso casa sua, che non era molto distante dalla mia.
 
Fissai Jake finche non sparì dalla mia vista e poi decisi di entrare in casa scostando mio padre che mi fissava con un fare un po’ schifato.
 
Piccola premessa, non è che mio padre fosse omofobo solo che è un po’ riluttante ad accettare che ora suo figlio sta con un uomo e che ci fa le classiche porcate con lui.
Insomma non mi impedisce di strare con lui, solo che mi chiede di non fare certe cose in pubblico.
 
Entrai in casa e mio padre mi guidò verso la cucina...
Ora che ci penso mio padre era tornato prima da lavoro, e aveva persino preparato la cena.
 
Arrivato in cucina vidi le mie sorelle già tutte accomodate e in mezzo a loro aggirava una strana aria.
La classica aria che “emanano” le ragazze quando vogliono sapere a tutti costi qualche gossip.
 
Insomma non trovate che le donne siano strane?
Pensateci fanno finta di essere perbeniste, perché la cultura della nostra società le vuole così, solo che sono pazzissime, basta guardarle quando fanno shopping il giorno dei saldi, o quando fanno qualche rissa per un tipo;
eppure quando sentono che stanno arrivando dei gossip si calmano, placano la loro aria da pazze perbeniste  e diventano delle persone ubbidientissime che non fanno altro che eseguire qualsiasi favore per avere qualche informazione.
 
Infatti come sospettavo questa cena si stava svolgendo nel modo più calmo e silenzioso possibile.
Questa situazione mi piaceva, insomma continuavo a chiedere cose come: mi passi l’acqua, o il sale o cose del genere, e loro eseguivano senza ribattere.
Normalmente quando chiedevo qualcosa loro mi guardavano e mi dicevano spudoratamente - no te le prendi da solo- e ora invece erano peggio di cagnoline ammaestrate.
Nonostante questa situazione mi piacesse l’aria si stava facendo pesante e mio padre si schiarì la gola.
Ci girammo in automatico verso di lui, e stemmo tutti zitti nell’ ascoltare il suo discorso.
- ragazzi, spero che la cena vi sia di gradimento.
So di non essere un grande padre, un padre neanche molto presente.
Ma questo padre per darvi il meglio ha commesso un errore e si è innamorato, si è innamorato di una donna bellissima, che anche se questa donna non potrà mai sostituire vostra madre, nella mia vita ha un ruolo importante e ho deciso di farla venire a vivere qui, per darvi la possibilità di avere una figura femminile che voi poteste considerare come madre.-
Quando mio padre finì il discorso non sapevo più cosa dire, ne pensare onestamente.
Le mie sorelle erano entusiaste, in un certo senso, sapevano che quella donna non avrebbe mai sostituito la mamma, ma io so quanto loro volessero una figura femminile che gli desse consigli nelle loro “sfilate di moda” o nei loro mondi fatati.
Perché per quanto io e mio padre ci provassimo nessuno dei due riusciva ad entrare molto in empatia con le bambine durante quei giochi.
Va bene se si gioca a calcio o pallavolo ma che dovrei fare se mi chiedono di fare il principe delle fate .
 
Comunque non potei non fare una domanda a mio padre: chi era questa donna.
La sua risposta mi chiarii molte cose e mi lasciò veramente di stucco.
Mio padre si era innamorato della signora Styles, la madre di quella bomba sexy di Gemma Styles e anche di quello sfigato di Harold.
Successivamente mio padre ci annunciò che non sarebbe venuta a vivere con noi solo la donna ma anche il figlio, ma che lui non sarebbe rimasto a lungo solo il tempo di conoscerci.
Insomma che cazzo significa che la madre di Styles e suo figlio verranno a vivere con noi.
Questa cosa mi sta mandando in bestia, pensate se la gente viene a sapere che quello sfigato diventerà mio fratello, che figura ci faccio.
Ma penso che questa sia la solita decisione di mio padre, ovvero che per quanto le si discuta siano irremovibili.
Nonostante questa decisione non mi vada a genio volevo spiegazioni, insomma noi questa donna non l’ avevamo mai neanche vista e moh dovevamo viverci persino insieme compreso a quel suo figlio pulcioso.
Ma se mio padre si era innamorato della signora Anne io non potevo odiarlo.
Non posso allontanarmi anche da lui, l’unica persona che mi sia rimasta a rappresentare la mia famiglia, quella protettiva, quella degli adulti, quella che ti dice cosa fare e cosa no, quella che cerca di tenerti fuori dai problemi e ti aiuta a risolvere i tuoi.
 
Guardai mio padre fisso e capì che lui si sentiva un egoista, ma sapevo che dovevo sostenerlo, per non fargli pesare la cosa.
E so quanto gli è pesata la morte di mamma, so per quanto tempo è stato in depressione e so che si merita una nuova storia d’amore, che lo faccia rimettere in carreggiata come uomo.
Anche se pensavo che la memoria di mia madre non dovrebbe essere sostituita, di certo non potevo evitare a mio padre di rifarsi una vita.
Ma ovviamente mezzo strafatto com’ ero dissi con parole di disprezzo che Harold non lo volevo...
E all’ improvviso l’espressione sulla sua faccia  cambiò e sentii bruciare la mia guancia.
Non ci misi molto a capire che mi aveva tirato un schiaffo, e rispetto a tutti gli altri faceva male, ma un male interiore, papà non mi aveva mai tirato uno schiaffo, o meglio mai con quello sguardo...


Di scatto mi girai e corsi in camera mia.
Appena arrivai  nella mia stanza sbattei la porta con fin troppa forza e mi buttai sul letto, sul quale mi misi a fissare il soffitto prima di addormentarmi.
 

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Capitolo 3
*** 3 Harry ***


COMPLICATED
COSA NON SI FA PUR DI NON AFFRONTARE I PROBLEM


All’ improvviso sentì qualcosa muovermi abbastanza bruscamente.
Aprii di scatto gli occhi spaventato da ciò che sarebbe potuto succedermi, e con mio stupore capii che fosse già sera, e davanti a me c’erano delle gambe di una ragazza.
Mi sedetti misi a fuoco la vista e notai che davanti a me c’era mia sorella Gemma che non mi fece neanche riprendere del tutto, che già mi chiedeva che avessi.
Non mi ci volle molto che tutta la realtà accaduta nel pomeriggio mi investisse come un tir carico che viaggiava a 80/km in autostrada.
Inizialmente stetti zitto ma nel guardare il suo sguardo severo decisi di sintetizzate i miei problemi in una sola parola : Tomlinson.
Mia sorella capì improvvisamente, e mi aiutò ad alzare dalla panchina.
Per farlo appoggia la mano su di essa e mi causò un dolore tremendo, così per istinto la guardai e ci viti la bruciatura di sigaretta che ci avevo sopra, così mi balenò per la mente una domanda, chissà se mi sarebbe mai andato via il segno.
Mi guardai intorno e misi a fuoco e vidi che ero nel parco opposto al marciapiede dove ero svenuto, vuol dire che qualche anima buona mi aveva soccorso con compassione, anche se non avrei mai scoperto chi fosse avrebbe sempre avere la mia gratitudine.
Chiesi a Gemma perché fosse venuta a cercarmi, e lei mi rispose che mia madre voleva parlarmi e che poi avremmo dovuto fare le valigie per trasferirmi a casa di Tomlinson.
 Al solo ,però, anche nominare il nome Tomlinson il mio corpo venne traversato da un sacco di brividi che mi fecero tremare.
Così Gemma mi chiese se volessi andare a casa ma ovviamente non ero molto felice di andare in contro al destino che mi sarebbe aspettato.
Non me ne sarei mai voluto andare via da questo parco, perché strano ma vero la persona che mi aveva lasciato qui mi aveva portato in un posto tranquillo dal quale si poteva vedere uno spettacolo abbagliante.
Chiesi a mia sorella di sedersi sulla panchina e aspettare insieme a me, lei inizialmente iniziò a polemizzare, ma appena si accorse dov’ era puntata la mia attenzione decise di godersi anche lei lo spettacolo.
Un tramonto mozzafiato pieno di colori che passavano dal giallo vivace al viola notturno in una sfumatura di colori perfetta.
Per una volta volevo godermi l’attimo e tenere i problemi fuori dalla mia testa, e vivere l’attimo il più shallo possibile.
Ah il classico carpe diem, ma per sta volta non posso cogliere assolutamente niente, ma solamente vivere in modo passivo il momento.
 
 Una volta che divenne definitivamente il buio io e mia sorella ci dirigemmo verso la sua moto dove lei mi confessò il suo segreto, che possiamo anche definire con il motivo per il quale lei non viene a vivere da Tomlinson.
Così mi confessò che andava a convivere con il suo fidanzato John e qualche amico.
 
Ma insomma qualcuno che mi fosse rimasto accanto, perché se ne dovevano andare via tutti.
Ma lei come se avesse letto il mio sguardo mi disse semplicemente che ci sarebbe andata a vivere lo stesso con il suo tipo, lo progettava già da tempo, da molto prima che i nostri ci dessero la notizia.
Che poi poverina come avrebbe mai fatto a sapere che i nostri avrebbero divorziato se ce l’hanno detto solo oggi pomeriggio.
 
Salimmo sulla moto e andammo a casa, perché finalmente era ora di affrontare i nostri genitori, si era arrivata veramente l’ ora.
 
Una volta entrato in casa incontrai lo sguardo preoccupato di mia madre e salii in camera mia per fare la valigia, la mia unica valigia, perché sapevo che non sarei rimasto molto in casa Tomlinson.
Appena pensai questo mi fissai la bruciatura sulla mano, quanto mi faceva male pensare che per sostenere mia madre avrei dovuto soffrire.
 
Il giorno dopo era ormai il fatidico giorno.
Il giorno in cui io mi sarei dovuto trasferire dai Tomlinson, e in giro di poco mi ritrovai in macchina di mia madre diretto, probabilmente, verso la mia morte.
ignorai mia madre, non ce la facevo a fare dialogo così come risultato ad ogni sua ricerca di dialogo la mia risposta era un continuo e sonoro sbuffare.
Insomma suppliche, suppliche e ancora suppliche, ma questa donna non è capace di fare altro?
Così spazientito urlai – mamma basta non sono arrabbiato con te piantala non sono ancora sveglio del tutto e non ho voglia di parlare – mia madre ricevette il messaggio forte e chiaro.
È pazzesca la capacità dei nostri genitori di fare i bambini, solo che loro provavano a nasconderlo, ma a mia madre non veniva granché bene.
Ma non avevo proprio voglia di scusarmi, magari l’avrei fatto dopo; dopotutto di scuse ne erano già girate troppe non ne volevo sentire altre.
 
Arrivammo a casa di Tomlinson.
La squadrai tutta era una modesta villetta ben tenuta, di un color giallo opaco ma che la rendeva la casa dei sogni di qualsiasi bambina.

Da quella casa uscì un uomo che raggiunse l’auto, fino ad aprire la portiera di mia madre.


Essa sembrava reprimere l’istinto di saltargli addosso ma lo abbracciò compostamente in un abbraccio caloroso.
Poi si voltò verso di me, e ci presentò e scoprii che quell’ uomo si chiama Mark.

Mark ci guidò fino al entrata di casa sua ove ad aspettarci c’erano 2 bambine bionde e una un po’ più grande castana chiara.
Mark le presentò – loro due sono Daisy e Phoebe , anche detta Phiby – disse indicando due bambine che credo siano delle gemelle di sei o sette anni all’ incirca, – poi, lei invece è Felicite anche meglio nota come Fizzi – indicando una bambina sui dieci anni castana chiara, subito dopo però si guardò in torno, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Ed all’ improvviso urlò – Lottie, Louis scendete-.
Poi si volse verso di me e mi porse le sue scuse sul perché i suoi figli non si fossero fatti trovare preparati.
 
Scese una ragazza bionda che si presentò a nome di Lottie, sembrava molto simpatica e disponibile, e mi trasmetteva allegria e tranquillità.
Era molto carina, occhi azzurri, viso angelico e occhi azzurro giaccio, e poi non sembrava Louis, era, era , come dire, FANTASTICA, anche se in verità ci assomigliava molto.

Subito dopo Mark si girò verso le scale sconsolato e sospirò, ma senza farsi vedere scoraggiato chiese a Lottie di farmi vedere in che stanza avrei alloggiato.


Stranamente non mi avevano sistemato in camera con Louis ma nella camera degli ospiti.
Una volta entrato in stanza sospirai, perché era un vero soglievo non stare insieme a quello.
 
Mentre sistemavo la mia roba in quella stanza, sentii qualcuno bussare alla porta ,e senza il mio permesso, sempre quel qualcuno entrò nella stanza .
- Styles – quella voce, deglutì di colpo, poi quella voce continuò – ha detto mio padre che è pronta la cena quindi muoviti- .


Nel sentirlo mi girai di scatto e lo guardai fermamente, anche se mi era difficile perchè una scossa mi percorse tutta la colonna vertebrale.
Una volta valutata la situazione mi persi nel mio inconscio...
 
Frena, frena, frena, perché questo brivido???
Insomma la scena si presentava così, davanti a me presenziava un Louis Tomlinson con solo i pantaloni firmati Jack Wills e un petto poco scolpito in bella mostra, mica una modella dell’ Aber Crombie.
Eppure faceva lo stesso effetto di una modella sulle riviste porno.

Comunque risposi a Louis con voce fredda che fossi pronto anche se non riuscivo a smetterlo di fissarlo, lui come al solito mi squadrò e subito dopo distolse velocemente lo sguardo da me e scendendo di fretta le scale.
 
Andai verso lo specchio e mi fissai.
Insomma non ero proprio trasandatissimo, si avevo un po’ di capelli disordinati ma in compenso avevo dei jeans blu opachi e una maglietta attillata grigia.


Mi riscossi e seguii la direzione che aveva preso Louis, e mi ritrovai in cucina.
Dove erano tutti seduti composti e moderati ad eccezione di Louis che continuava a non indossare la maglietta.
 
Mi accomodai anch’ io nell’ unico posto libero che era affianco a Louis.
La cena si svolse silenziosa,paragonabile quasi ad un cimitero di notte.
Dopo circa quindici minuti di angosciante silenzio, Mark decise di parlare elogiando quanto fosse bella l’unione famigliare, ma sia io che Louis lo squadrammo.
Ma Mark decise di continuare il suo scadente e già fallito dialogo ma che divenne solamente una litigata con Louis che offeso aveva deciso di andarsene in camera sua seguendo l’ordine del padre.
 
Probabilmente negli ultimi tempi queste discussioni accadevano spesso, perché Lottie, appena Louis aveva aperto bocca, aveva prontamente portato su le sue sorelle, al sicuro da parolacce e insulti.


Insomma in quell’ locale rimanemmo solo io mia madre e Mark e così decisi di ringraziare per il pranzo offerto e andai in camera.


Mentre mi incamminavo vesto la stanza degli ospiti che occupavo, passai davanti alla camera dei giochi delle bambine, dove c’erano Dasy e Phiby che giocavano, così decisi di unirmi a loro, dopo tutto prima mi ambientavo prima me ne sarei andato.
Le bambine giocavano con delle bambole, così chiesi e avessi potuto giocarci anche io.
Ovviamente la loro risposta fu positiva e mi diedero una coperta che una delle due bambine mi legò sulle spalle come un mantello .
Successivamente una delle due presa dal gioco mi chiese se volevo essere il loro principe e io risposi sicuro - solo se voi volete essere le mie principesse- appena detto ciò loro mi salarono addosso e mi strinsero in un forte abbraccio.
e poi una voce alta e scazzata disse un sonoro adesso basta, e noi ci fermammo come terrorizzati dal tono autoritario.
...

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Capitolo 4
*** 4 Louis ***


COMPLICATED
COSA NON SI FA PUR DI NON AFFRONTARE I PROBLEMI 


Ero appena entrato nella mia stanza quando dal nervoso decisi di fumarmi una paglia.
Ma mentre la fumavo al posto di calmarmi i nervi, mi stava facendo venire dei tic strani alla mano, così decisi di prendere il mio “ calmante naturale” .
Andai dritto verso la mia scrivania e tirai fuori una scatoletta d’alluminio.
In essa c’erano dentro uno 0,5 di erba, non mi hanno mai detto che cosa fosse se pourple, amnesia o cos’altro ma sapevo soltanto che era roba buona.
Perché da me girava solo roba buona, insomma guai a chi paccava.
Così presi il mio occorrente e mi feci sto spinello.

Mi ci volle un po’ per farlo perché il tic alla mano mi impediva di tirar su come si deve.
Provateci voi a  rollare una canna o un drum con una mano ballerina, direi che è quasi impossibile.
Per fortuna, e molta pazienza ce la feci ed aprii la finestra che dava sul balcone della mia camera e mi portai la sedia della mia scrivania fuori e mi fumai sto benedettissimo cannone.

Una volta finito ero molto rilassato e finalmente il mio fastidioso tic procurato dal nervosismo era passato.
Calmo e in balia del senso di libertà mi diressi verso il bagno per pisciare e come di mia consuetudine gettai lo sguardo dentro la camera delle bambine che stavano giocando con Harold.
Così decisi di rimanere sulla porta ad ascoltare, fino a che lui non iniziò ad ingraziarsi le mie sorelle con le patetiche fesserie sui principi.
Per carità anche io giocavo a fare il principe con loro, ma quello stupido in neanche una giornata che le conosce si è già impossessato del mio mantello, del mio ruolo e delle mie sorelle?
Un senso di gelosia mi pervase non poteva portarmele via, e prima di pensare preso dagli effetti della droga, intimai ad Harold di fermarsi e di venire fuori dalla porta che  gli dovevo parlare.
Vidi lo sguardo delle due gemelline dispiaciuto ma non me ne curai, si mi dispiaceva , ma con lui dovevo determinare i ruoli.
Io ero il fratello e lui un semplice tizio a casa loro di passaggio.
Così quando uscì lo portai in un punto cieco del corridoio.
Mentre mi seguiva l’ osservavo, aveva un passo incerto e tremolante, sul viso era impressa un’ espressione spaventata che cercava di nascondere e per fattore dominante continuava a deglutire.
Era terrorizzato.
 
Raggiunto il punto da me prestabilito mi fermai e lui fece di conseguenza.
Per prima cosa lo sbattei al muro, ma per mia sfortuna questo punto cieco era vicino alle scale e se fossi continuato di questo passo qualcuno ci avrebbe visti.
Perciò lo presi per un braccio e strattonandolo , forse anche con troppa forza, lo portai in camera mia.
Dove una volta entrati vi chiusi la porta a chiave.
 
Neanche il tempo di essere entrato che mi venne uno strano pensiero per la testa: per fortuna che avevo riordinato la stanza.
Hey ma che mi prendeva a me non me n’è mai importato delle condizioni della mia stanza, ne per ospiti ne per nessuno.
 
Riacquistai un momento di lucidità e in meno di un secondo chiusi la porta a chiave e sbattei quell’ insulso personaggio contro il muro con violenza.
Ma nel farlo come una strana aurea mi investii, o per meglio dire una folata del  suo buon profumo mi investii facendomi perdere per qualche momento la concentrazione.
Lo fissai dritto negli occhi e aveva un espressione sconvolta che non avevo mai visto quasi che gli piacesse essere spinto ma che non se l’ aspettava.
Scossi la testa per farmi uscire stupide idee e distrazioni inutili, ma niente avevo ancora il suo profumo tra le narici che mi inebriava i sensi, non che fosse chanel n° 5 ma aveva un odore irresistibile.
 
Ad un tratto sentii le urla starnazzanti delle bambine che giocavano correndo nel corridoio e mi ricordai il motivo per il quale avevo sequestrato la mia vittima.
E ormai essa non aveva più vie di fuga visto che era incastrato tra il muro e le mie braccia.
E così gli intimai di lasciare strare le mie sorelle con semplici frasi quasi fossero pronunciate da un bambino delle elementari un po’ cresciutello.
Fissai meglio il mio sguardo nei suoi occhi ormai pietrificati e iniziai - tu  non le devi toccare, loro sono le mie sorelle, non le tuetu non le puoi contagiare , loro non sono deboli come te, ok?, le devi lasciare stare  –.
 
Feci un sospiro perché ogni volta che dicevo mie e tue il mio tono calava perché mi sentivo sempre più idiota.
Mi sentivo come se stessi facendo un monologo dove straparlavo e dicevo cose inutili.
Ormai la gelosia non la sentivo nemmeno più l’ effetto della canna appena fumata si stava già sentendo e così  ebbi la percezione di diventare debole e che il suo corpo anche se immobile mi chiamasse.
 
Iniziai a tremare, dovevo resistere all’ impulso di far qualcosa che alla fine mi avrebbe fatto pentire delle mie azioni.
Non potevo andare verso quel corpo anche se mi chiamava come una barretta di cioccolato chiama un uomo che non ha mangiato da giorni.
 
Mi sentivo senza difese, con una sola voglia andare verso quel corpo, avvicinarmi più di quanto non lo fossi già, quasi a volermici unire...
 
Maledetta canna!
 
 
Tra noi era calato il silenzio, e io non resistevo più avevo bisogno di un contatto se no sarei impazzito, ne avevo bisogno quasi quanto l’aria che mi mancava in quel momento.
Possibile che stia tremando così tanto da impedire di far entrare l’aria correttamente nei polmoni.
 
Piccola lezione di biologia se l’aria non entra nei polmoni il sangue non può portare ossigeno a sufficienza ai muscoli e così essi perdono potenza.
 
In base a ciò il mio corpo mi stava abbandonando attirato da chissà quale forza che voleva portarmi via le energie,e così le gambe si fecero pesanti e cedetti.
In pratica in maniera abbastanza lenta, penso perché solo molto rallentato dall’ effetto della droga, che mi lancio contro di lui.
Comprimendo il suo bacino con il mio e schiacciandolo ancora di più contro la parete.
 
In quel momento avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa, ero alla sua mercé, avrebbe potuto spingermi, spostarsi o semplicemente insultarmi e vendicarsi per tutti i torti che gli avevo fatto in passato, ma a quanto pare era troppo sfigato o perbenista per farmi una cosa simile.
 
Mi sembrava che nella sua espressione ci fosse un senso di eccitazione misto a spavento e ciò mi attirava ancora di più verso di lui.
Poi continuava a tenere la testa alta porgendomi involontariamente una parte del suo collo.
Io sentivo che il suo collo mi attirava a se, volevo di più avrei gradito avere più attenzioni e non essere lasciato in balia delle emozioni per una statua di bronzo immobile e spaventata.
 
Così approfittai del suo corpo esanime e decisi di soddisfare di più la mia voglia di contatto appoggiando la sua zona lombare alla sua e comprimendo anche essa.
Se a primo impatto pensai che la situazione gli piacesse la pressione che esercitava il mio inguine la risposta del suo mi stava dando la conferma era in procinto di eccitarsi.
 
Ma ciò non mi bastava ormai sopraffatto dalla fattanza volevo solamente soddisfare le mie voglie e così cedetti persino al richiamo del suo collo.
E per principio misi la testa nell’ incavo del suo collo, muovendola e aspirando l’odore inebriante.
Ipotizzai per qualche strano motivo che quell’ odore avesse persino un buon odore così decisi di dargli una leccata.
Una lunga e lenta, ma molto saporita leccata che mi permise si sentire il suo corpo fremere impercettibilmente sotto al mio tocco.
 
Ma ormai il mio corpo oltre ad essere rallentato era anche molto pesante e così girai la testa ponendola sulla sua spalla e facendo perso su di essa.
Cosa che se Styles avesse deciso mai di tenere le spalle morbide io sarei caduto.
Nel sorreggermi in piedi il mio sguardo si era soffermato su uno strano particolare che Harold aveva sulla mano.
Mi ci volle tanta pazienza e tanta forza d’animo per mettere a fuoco lo sguardo.
Così gli presi la mano e la fissai, ma macchia era la bruciatura che gli aveva fatto Jake con la sigaretta.
Lo sfigato era stato marchiato da un altro che non fossi io e questo mi diede molto fastidio, ma non ci diedi peso, perché nel frattempo avevo preso la sua mano e me l’ero portata vicino alla bocca, tanto che sentivo il mio respiro caldo rimbalzargli contro e finirmi in faccia.
 
Lui anche se sembrava una statua immobile era molto maneggevole e passivo e si faceva fare di tutto.
 
Ma ritornando alla mano avevo un irrefrenabile impulso di marchiarla.
Ma resistetti perché per ora la priorità era un'altra.
Quindi come un automa gli baciai la bruciatura e iniziai a leccargliela.
 
Eravamo entrambi in uno stato di quiete fin quando un bussare persistente ci fece sobbalzare.
Improvvisamente la realtà sull’ accaduto mi ritornò alla coscienza come una secchiata d’acqua e mi spostai.
Dal suo viso anche lui si era ripreso anche se si vedeva che era visibilmente scioccato.
 
Oltre che al bussare persistente c’era la voce di mio padre che mi intimava di aprire perché dovevamo parlare altrimenti avrebbe buttato giù la porta.
 
Il primo a svegliarsi fu Styles che presa coscienza mi aveva fissato si era sistemato i vestiti ed aveva aperto la porta , senza il mio permesso, e era uscito velocemente dalla stanza scontrando Mark.
Chè lo fissò fin quando non si era dileguato del tutto giù per le scale.

Appena si volse mio verso di me mio padre mi guardò sbigottito come per chiedermi spiegazioni ma gli sorrisi rassicurandolo facendogli capire che era tutto a posto.

Non so quanto questo sia stato realistico ma a quanto pare Mark ci credette ed entrò storcendo il naso quando si avvicinò a me, a quanto pare puzzavo ancora di spinello.
Ma conoscendo mio padre che non accettava la mia “passione” per la droga non mi diceva lo stesso nulla perché sapeva che non ne abusavo e che quando mi sarei sentito pronto a smettere avrei smesso senza problemi.
 
O meglio questo era quello che speravamo entrambi, perché questa convinzione col tempo mi suonava come una falsità, e avevo la persistente paura di esserci “rimasto sotto”.
 
Feci accomodare mio padre sul letto e iniziammo a parlare del più e del meno, fino a chiarire tutti i nostri impicci.
Per quanto si possa fare con uno sotto uso di stupefacenti.

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Capitolo 5
*** 5 Harry ***


COMPLICATED...
COSA NON SI FA PUR DI NON AFFRONTARE I PROBLEMI

E all’ improvviso mi ritrovo a camminare per le vie della mia città pensando ala scena vissuta prima in camera di Louis.
Com’ ero mai potuto arrivare al punto si essere così scemo da essermi ficcato in una situazione come quella.
Insomma ero rimasto immobile mentre lui mi insultava, mentre lui si avvicinava a me, mentre si strusciava o al meno ci provava a strusciarsi perché mi pesava addosso e basta, mentre mi leccava, e poi cosa mi sta a significare la mano.
È stato lui a mandarmi il suo ragazzo a farmi la bruciatura e poi per prendermi in giro la leccava mentre io gli facevo da supporto al suo corpo in collasso.
 
Mi fermai un secondo.
 
La parte peggiore di tutto questo era che io non mi sono mosso per nulla.
Complimenti signor Styles lei è arrivato a un livello di demenza colossale.
Da insomma perché me ne sono stato fermo, potevo fare almeno un minimo di contrattacco.
 
Idiota, sono un idiota.
 
Ora sono fermo su un marciapiede a pensare a tutte le cose che avrei potuto fare prima.
Normalmente queste cose le pensi in doccia dove nessuno ti può vedere, non in mezzo ad una strada fermo e impalato come uno stoccafisso a fare smorfie con la gente che passa e ti fissa.
 
Probabilmente penseranno che sia pazzo...
E hanno ragione!
 
Ripresi a camminare facendo scorrere nella mia testa tutti i pensieri cercando di trovarne una logica.
Perché effettivamente non c’era nessuna logica a partire dalla sclerata di Louis a quando sono scappato sotto lo sguardo curioso di Mark, che a dirla tutta se gli avessi confessato la situazione avrebbe capito che mostro fosse suo figlio e mi avrebbe aiutato.
E invece ero semplicemente scappato. 
 
Ormai era da un po’ che camminavo senza meta ed era arrivato anche il momento di capire dove fossi, così alzai lo sguardo e vidi davanti a me un albero.
Non era un albero qualunque, era un albero grosso e possente, imponente forse era l’aggettivo più adatto, era robusto e solido e sembrava che nessun evento meteorologico potesse scalfirlo minimamente.
Se non si è capito quest’ albero rappresenta tutto ciò che non sia io.
Con la sua grigiezza che lo rendeva particolare.
 
Quest’ albero lo conoscevo bene, venivo sempre a giocare con i miei amichetti, quando avevo 5 o 6 anni, nel parchetto qui vicino.
Non c’era mai un giorno in cui noi piccoli avventurieri, non avessimo mai cercato di scalarlo, e ogni volta che ci riuscivamo eravamo i re del mondo.
 
Quest’ albero mi era sempre stato vicino,...
 
quanto sono messo male per fidarmi più di un albero che delle persone
 
... era l’albero dove correvo a rifugiarmi nelle giornate belle ed entusiasmanti, ma anche in quelle  brutte, e in quelle piene di problemi.
Infatti mi ero rifugiato qui la prima volta che Louis mi aveva pestato.
Come in tutte le seguenti volte che mi ha pestato .
 
Ovviamente anche quando non volevo pensare a lui pensavo a lui.
Avevo deciso di dimenticare la situazione avvenuta prima non di imprimerla nella mia testa.
Mi aveva pestato tante di quelle volte che vederlo per trenta secondi gentile mi sembrava surreale.
Sicuramente si era sbagliato, la canna non l’avrà fatto ragionare.
Ma quanto sono illuso, non è che per un momento gentile che ha fatto, neanche cosciente per giunta, io devo perdonargli tutti i torti che mi ha fatto.
Gia, tutti i torti..
Solo questo monologo insensato e irrazionale mi aveva sprigionato tutti i ricordi di lui e della tua banda che mi assalgono.
Preso da una ventata di rabbia iniziai a prendere a pugni, con gli occhi chiusi, perché accecati dalla rabbia, l’albero finché non sentii male alle nocche.
Quando riaprii gli occhi sentii un maledetto pulsare alle nocche e vidi sullo sfondo grigio della corteccia dell’ albero delle macchie di sangue.
 
Mi guardai la mano e la mia attenzione fu distratta da qualcosa, più che qualcosa qualcuno, che stava ridendo di gusto.
 
Evvai figura di merda numero duecentoottantotto mila!
 
 
Insomma non c’era nemmeno bisogno di chiedersi cosa c’era da ridere, avevo appena tirato un pugno ad un albero, oltretutto a quel povero albero che mi aveva sempre fatto da psicologo, l’unico che mi aveva sempre protetto e coccolato tra i suoi possenti rami, l’unico che mi aveva sempre sostenuto e l’unico che non mi aveva mai tradito.
 

non sapendo cosa fare inizialmente rimasi paralizzato dal suono di quella risata.
Sembrava che si stesse prendendo gioco di me, insomma come biasimarla, solo un completo idiota può tirare così , per qualche strana ragione, pugni  ad un albero fino a farsi uscire del sangue dalle nocche.
Però a pensarci bene era una risata così bella, vera e allegra, che mi faceva rendere conto che io risate così era da un po’ che non le facevo e questo mi irritava, mi irritava da morire.
 
Rimasi con fermo per qualche secondo prima di decidermi a scoprire da dove e da chi provenisse quella risata, cercai di ascoltarla meglio per capire da dove provenisse e stano ma vero veniva dall’ alto, precisamente da sopra la mia testa.
 
Le cose sono due: o sono scemo io che non capisco più un cazzo e sono strafatto grazie alla puzza di erba che c’era sui vestiti di Louis, o la risata proviene dal mio albero.
 
In un certo senso questo mette delusione persino l’unico che non mi ha mai tradito, mi ha sempre ascoltato in silenzio, non che potesse molto dibattere, si stava prendendo gioco di me.
 
Mi ci volle una frazione di  secondo per realizzare che probabilmente era per forza la prima opzione perché un albero non può assolutamente ridere.
 
Ritornato, o meglio cercando di ritrovare la mia ragione, alzai la testa ritrovandomi a contemplare l’ immagine di due ragazzi seduti sui rami più alti e grigi della quercia sempreverde .
 

Erano due ragazzi.
 
“Sempre più scemo e banale.”
 
Uno biondo con pelle bianca vestito con dei jeans beige non proprio attillati ed una polo rossa.
L’altro era moro con un ciuffo abbastanza lungo tendente verso l’alto, con la pelle ambrata ed indossa dei semplici jeans e una normalissima maglietta.

I ragazzi iniziarono a scendere quel grosso e maestoso albero e una volta raggiunto, potei contemplarli bene.


“Sempre più interessato agli uomini.”
 
Il ragazzo biondo oltre ad avere dei fantastici occhi color cielo, proprio come quelli di Louis o forse più chiari , no decisamente più chiari, era poco più basso del ragazzo che gli stava a fianco che invece aveva gli occhi di un castano chiaro quasi color caramello.


A prima vista non mi dicevano niente, ma mi sembrava di averli già visti, magari facevano parte della compagnia di Louis, e ora non era il momento.
 
E con i poteri e la speranza di un supereroe fallito decisi di affrontarli e chiusi le mani, ancora doloranti, a pugno pronto per affrontarli.


Il ragazzo biondo ricominciò a ridere e con fare gentile mi disse di calmarmi.
Vedendo il mio scetticismo si presentarono.
Avevo dato il nome ai due ragazzi misteriosi, e no, decisamente non facevano parte del gruppo di Louis.
Il moro ha il nome di Malik e il biondo, che a sue parole è il suo migliore amico si chiama Niall Horan.
Questi ragazzi facevano parte di una compagnia rivale a quella di Louis

Nella nostra sfigata città c’erano due gruppi in conflitto: il primo gruppo era quello guidato da Tomlinson e il secondo era quello guidato da Malik.
 
Quindi ribadisco, no, non  erano dalla parte di Tomlinson, anzi erano rivali, ovvero ottimi amici per me se avessi giocato bene le mie carte.
 
A quanto pare avevo  fatto segno.
 
I due si resero subito disponibili e così iniziai a parlarci.

Incuriosito il biondo mi chiese – come ti chiami, va tutto bene, sai non è normale tirare con tanta foga dei pugni ad un albero, le tue mani dovrebbero protestarti contro, non dovresti trattarle così- .
Scoppiai a ridere e mi presentai.
A conoscenza fatta del mio nome Zayn  mi guardò e come folgorato da un lampo di genio mi chiese: - ma tu non sei mica il ragazzo che viene sempre pestato da quello schifo di Tomlinson, il bastardo deve morire -.
 
Oddio che esagerazione, schifo, non è poi così tanto schifoso, e morire, non è troppo? Poi se morisse l’unica cosa bella di lui andrebbe persa, e nessuno avrebbe mai potuto rivederla,  perché si sarebbero chiusi...
 
“Sempre più stupido e...”
 
No, forse ha ragione Zayn, è orribile.
 
Gli risposi purtroppo affermativamente.
 
Ma Niall ancora incuriosito riprovò con la sua fatidica domanda: -Vorresti dirci cos’ è successo per averti ridotto in questo stato?- non risposi, troppo vigliacco per rispondere e troppo teso per riportare alla mente ciò che ormai stavo riguardando nella mia desta da un milione di volte, ciò che era successo prima, non meno di due ore fa, che mi aveva sconvolto tanto.
 
Dovrei fare una sala cinema al mio cranio per tutti i film mentali che mi faccio .
 
Il biondo ormai scoraggiato dal mio silenzio decise di offrirmi di fare un giro con loro per comprare un gelato.
Non sapevo se accettare o no, insomma era un’ offerta allettante così non sarei dovuto rimanere solo. Decisi comunque di accettare.

Andammo per prima cosa in un bar dove rimasi scioccato ed a bocca aperta nel vedere quanto i piccolo Niall riuscisse ad ingurgitare, fortuna che voleva solo un gelato.
 
Zayn guardando la mia espressione scoppiò a ridere e scrisse su un foglio a chiare lettere:  ‘non ti preoccupare, è un pozzo senza fondo, e gli piace esserlo’.
 
 Dopo aver letto scoppiai a ridere, non li conoscevo da tanto ma con loro avevo già fatto la prima vera risata della giornata, la mia prima vera risata di questi ultimi giorni.
 
E come bravo forever alone che sono di certo non manca:
la prima vera risata fatta con un amico dopo che i miei amici mi avevano abbandonato, chi per paura di Tomlinson chi perché non voleva stare con uno sfigato che veniva preso di mira.
 
La logica è facile stai con uno che viene bulleggiato, verrai bulleggiato pure te.
 
Era impressionante come quel ragazzo era riuscito a condizionare la mia vita, insomma tutti se n’erano andati per colpa sua.
Ovviamente a quel pensiero la mia risata scomparve letteralmente, cosa che i miei due compari avevano notato e infatti era partito un interessamento, soprattutto da parte del biondo.
 
Feci finta di niente, dopo tutto non sono ne una checca, ne una ragazza petulante, sono un uomo e come tale mi devo comportare.
Quindi basta piangere in pubblico, basta abbattersi per ogni cosa e basta fare la vittima, che qui ho la possibilità di farmi degli amici.
 
 
 Passai un ottima giornata con Niall e Zayn che mi avevano presentato tutta la loro cumpa (banda di amici, coglionazzi che si ritrovano in un luogo ogni giorno e si considerano una famiglia ).
 
Ci rimasi quando vidi quanti erano, e molti erano anche simpatici.
Così iniziai a parlarci.
 
Mentre ero li che chiacchieravo con alcuni ragazzi che per ora ricordavo a stento il nome, si avvicinarono a noi due ragazzi abbracciati.
 
A prima vista pensai la semplice e comune frase piena di pregiudizi: sono due ricchioni, ma poi pensai che sotto sotto, finchè non toccano me, sono teneri.
 

mi girai verso Zayn e quando vidi la sua reazione non mi piacque molto, li stava squadrando, senza dubbio li stava guardando male e sputò energicamente per terra davanti a se.
 
“omofobia?”
 
Ma la coppietta al posto di cambiare strada si diresse lo stesso verso Zayn.
Quando si fermarono Zayn si rivolse verso di loro in modo abbastanza aggressivo:- ei frocetti come mai da queste parti ? –.
 
Dopotutto loro facevano parte del gruppo opposto a quello di Louis, quindi se nel gruppo dello stronzo si accettavano relazioni di qualsiasi tipo, in questo i gay erano visti di mal occhio.
Una strana sensazione mi si era bloccata per la gola e non mi permetteva di deglutire.
 
Trattenni il fiato mentre vidi il moro avvicinarsi alla coppia.
Ero in ansia per i due ma osservandomi in torno vedevo il menefreghismo più totale.
Ma rimasi totalmente colpito alla risposta di uno dei due:- minchia senti chi parla, quello che sbava addosso a Liam Payne ma che non ha il coraggio di dirgli niente perché il suddetto ragazzo è dalla parte di Tomlinson - .
 
Rimasi a bocca aperta, letteralmente era dovuto passare un ragazzo a chiudermela.
Continuai a osservare il colloquio tra i tre e capii che Zayn era un po’ in imbarazzo.
 
Ero sollevato dal fatto che fossero amici.
 
Alla fine la coppietta sentitasi osservata da un gufo, che in questo caso sarei io, rivolse la sua attenzione verso di esso.
Così iniziarono ad interessarsi a me.
Ci presentammo, e conobbi i due ragazzi, il primo il moro e più alto e con la pelle ambrata prese il nome di Ben e si scoprì come il cugino di Zayn, pubblicamente gay.
E infine c’era il suo fidanzato David, un ragazzo anche lui molto alto ben vestito, palestrato,forse un po’ tamarro ma anche lui decisamente troppo sexy, con capelli castani ed occhi verdi.
Senza contare che pure il moro non era propriamente una merda col suo fisico tonico, con i suoi capelli neri acconciati in un’ alta cresta , con occhi castani tendenti al nero abbastanza alto e vestito tremendamente sexy.
 
“Sempre più strano”
 
Oggi mi posso definire generoso coi complimenti.
 
Zabettai un po’ con loro e scoprì che erano ragazzi alla mano e mi rivelarono molti segreti sul gruppo, come uno di nome Mike avesse paura delle api e che al solo nominarle iniziava a sfasare, poi ci furono molte altre notizie più importanti, come per esempio che Zayn fosse innamorato si un nemico, forse il più gentile ed educato dei nemici, completamente e totalmente etero e che ci soffriva un casino per questo.
 
Dopo un po’ di chiacchiere i due decisero di andarsene lasciandomi con un supplicante Zayn che mi chiedeva di mantenere il segreto.
 
Risi, ancora una volta di gusto,
 
troppe volte avevo riso di gusto oggi rispetto al solito,
 
ma poi mi bloccai, a chi mai avrei potuto dirlo.
 
A un certo punto Zayn chiese se avessi voluto andare a casa perché essendo in ritardo avremmo potuto fare la strada insieme.
A quanto pare abitiamo vicini.
Così seguendo il moro iniziai a salutare i mille ragazzi della cumpa e finito ci dirigemmo verso casa.

Neanche cinque minuti di cammino e il mio telefono prese a vibrare incessantemente, aveva una suoneria che poche volte avevo sentito.
Quella di whatsapp, prima avevo si e no sei o sette contatti quasi tutti dei miei famigliari, eccetto uno di una ragazza della mia classe che mi aveva chiesto una mano per un compito.
Guardai stupito il telefono e notai di avere troppi, se non tantissimi messaggi non letti, e più passava il tempo e più i messaggi aumentavano.
A quanto pare mi avevano aggiunto ad un gruppo whatsapp chiamato “lamegliocumpa” .
Sorrisi a quel titolo, ormai avevo il sorriso stampato in faccia, se ripenso a come era iniziata la giornata...
 
Arrivai davanti a casa mi fermai e salutai Zayn, ma a quanto pare il moro non era un ragazzo tanto taciturno e quindi continuò a parlare e infine mi disse una raccomandazione per me troppo tenera:- se vorresti fare parte della cumpa ci sono condizioni, la prima è odiare quella di Tomlinson e la secondo emanata unicamente per te, stagli lontano-.
Mi sentii lusingato dalla sua premura, ma come avrei fatto a stargli lontano se ero costretto per obbligo morale a vivergli accanto sotto lo stesso tetto?
 
Ovviamente non essendo stupido accettai senza neanche pensarci due volte la proposta dell’ ambrato, e in aggiunta gli dissi la verità che mia madre e il signor Tomlinson sono conviventi e che sarebbe stato difficile stargli lontano.
E Zayn non scoraggiato da ciò si cercò qualcosa nelle tasche, quando sembrò averla trovata fece una faccia vittoriosa.
Estrasse dalle tasche un foglio e me lo porse, poi guardò l’orario, mi salutò velocemente e se ne andò, lasciandomi un foglio in mano e una parola: - pensaci-.
Guardai il foglio e l’osservai bene,  era un coupon per una palestra di arti marziali e combattimenti misti.
Sorrisi ed entrai in casa.

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Capitolo 6
*** 6 Louis ***


COMPLICATED
COSA NON SI FA PUR DI NON AFFRONTARE I PROBLEMI


Vidi mio padre sulla soglia della porta che guardava Harry scendere di corsa di scale.
Quando il riccio sparì dalla sua visuale, Mark si girò verso di me con sguardo interrogativo, per chiedermi spiegazioni.
Sinceramente , non glie le potevo dare, non perché non volevo , ma perché non le sapevo.

Ma ovviamente mai tentare di uscire vincitori in una lotta coi propri genitori.
E quindi mio padre non poté fare a meno di farmi innumerevoli domande.
Perché lui voleva avere spiegazioni...
 
Ma non capisce che sono una causa persa ?
 
L’agognato colloquio con mio padre iniziò ovviamente il discorso parlando di Harry.
 
Ma non ci credo, ma quale argomento migliore per allentare la tensione tra noi due e placare il monsone che abbiamo al posto di un rapporto.
 
E iniziò a fare domande, inutili per giunta:
se mi piace il mio nuovo fratello, se mi sta simpatico, se mi trovo bene con lui, se riuscirò mai ad accettarlo, perché è scappato trenta secondi prima...
 
ma insomma non può fare il ruolo di un normale padre menefreghista?
Ma no.
Deve pure cercare di immedesimarsi nel ruolo di mia madre?
Peccato che se mia madre fosse stata ancora viva avrebbe capito che io ODIO quello stupido, e non mi avrebbe mai costretto a tenermelo sotto lo stesso tetto, e cosa più importante mia madre non avrebbe MAI sopportato che mio padre andasse con un’altra donna.
 
Nonostante tutte le cose che volevo dirgli repressi tutto e tentai di negare la faccia sconvolta di Harry.
Ma mio padre non ci credette, si sistemò vicino a me sul letto, e iniziò a farmi una romanzata che già da sobrio risultava ridicola figurati da fatto.
 
Blaterava su come assomigliassi a mia madre, mossa sleale usare la mamma per farmi parlare, sapeva fosse il mio punto debole; continuò poi su come ho ereditato la sua incapacità a mentire, bravo cerca di distruggermi le difese...
 
E io rido,
 
Aggiunse parlandomi di vecchi ricordi: di quando ero piccolo ed eravamo andati al parco solo io, lui e lei. Mi fece ricordare di come c’eravamo divertiti, di come giocavamo a baseball anche se io riuscivo a malapena a correre.
Per quanto penso che sia spregevole usare questa tecnica, i ricordi iniziavano a fasi strada per la testa, di quella giornata mi ricordo solo i video che mi avevano mostrato col passare degli anni e che mi facevano sempre una strana sensazione.
 
E nel momento in cui mi ripresi e l’effetto della droga passò il felino predatore, nelle vesti di mio padre, attaccò, ma lo fece in modo potente come se l’attacco provenisse da un squalo.
 
: - Louis, a cosa pensi, di me ti puoi fidare, parlami di te e fallo seriamente-
 
Sbamm.
 
 Ha attaccato, e devo ammetterlo che l’ha fatto nel migliore dei modi, chissà quante volte l’avrà fatto con le mie sorelle prima di affinare la tecnica così bene.
Ma rimasi comunque zitto, avevo tante cose da dirgli, tante, forse troppe, ma non sapevo minimamente trovare l’appiglio da dove iniziare.
E per qualche strana ragione arrivarono persino i sensi di colpa.
Tutta la pressione, i ricordi e quei bastardi sensi che mi facevano sentire fragile e troppo buono, non ancora immune alle chiacchiere di mio padre mi stavano facendo cedere.
Stavo per confessare a mio padre che razza di figlio avesse, bullo, drogato, arrogante, depresso, disperato e soprattutto Gay, cosa che Mark con sopportava affatto.
 
Sapeva di Jake,ma pensava fosse una sbandata come un’ altra, perché ero già andato con delle tipe.
Ma non sapeva che io preferivo di gran lunga il corpo muscoloso e virile di un uomo a quello sciatto e morbido, anche fin troppo, di quello femminile.
 
Questa cosa non gliel’ avrei mai detta, con quale faccia tosta potevo dirgli papà sono gay dimenticati una futura dinastia Tomlinson da parte mia e stai tranquillo che a momenti con le ragazze non si alza neanche, quindi rinuncia.
 
Figuriamoci, sarebbe morto di dispiacere e disprezzo.
E pensare che per farmi cedere mi aveva portato alla mente il ricordo che lo rendeva in assoluto più orgoglioso di me.
Il ricordo che esprimeva quanto io anche a quattro anni non mi arrendessi mai.
 
Un piccolo Louis al parco che cercava di lanciare una palla più grossa della sua stessa mano sulla mazza del padre... e ce la fece, oh ci potete scommettere che ce la fece e successivamente si vedeva correre, in modo goffo ed impacciato il piccolo ometto verso il padre tutto orgoglioso.
 
Ma ormai di quel piccolo Louis che era rimasto?
 
Solo un bugiardo!
 
Mio padre ancora seduto accanto a me sul letto mi fece un’ altra domanda sconvolgente, ma questa volta ci aggiunse anche un mezzo tono sprezzante, forse istintivo.
 
:- cos’ è per te Jake?-
 
Vedevo il suo sguardo confuso e spaventato alla ricerca di una mia risposta di un mio minimo movimento che gli potesse indicare qualcosa.
 
Possibile che gli facesse così tanto schifo l’idea di avere un figlio, come si dice..., ricchione, frocio, come dicevano i suoi amici ai dannati omosessuali, senza palle?
 
Oh no papà puoi dire tutto ma senza palle te lo puoi pure sognare, io sono a capo della cumpa più forte e rispettata della città, io ho un lavoro, io mi sono fatto rispettare da tutti, io sono quello che toglie le sorelle dai guai, io sono quello che va a fare volontariato  in un canile, io sono quello rispettoso delle regole della casa, io sono quello che in casa si nasconde con Jake in casa propria per paura di essere visto, sono quello che quando è in casa cerca di non dare più di un semplice bacio sulla guancia al proprio fidanzato perché ha paura del giudizio del padre.
 
Persino mentalmente riesco a distruggere le mie certezze.
 
Se solo Mark avesse aspettato qualche istante in più nel silenzio io gli avrei detto tutto, da quanto faccio schifo a quanto sono orgoglioso di lui.
 
Il mio papà il mio eroe.
Un eroe che però se avesse saputo sarebbe stato discriminatorio, e non mi avrebbe accettato.
 
A salvarmi dal mio grande incubo, l’affrontarmi col mio idolo, fu Anne che con un bussare delicato entrò nella mia stanza.
Chiese a mio padre, che ormai a causa del mio prolungato silenzio era ormai alterato, di uscire dalla stanza e lasciarci soli.
 
La guardai e con fare rassicurante ispirato da un sorriso sincero disse:- non voglio sostituirmi a tua madre ma penso ti farebbe bene sfogare i tuoi rancori a qualcuno in modo da sanare il rapporto con tuo padre visto che con lui non riesci a farlo, prendilo come un consiglio d’amica-. Detto questo prese ed iniziò ad incamminarsi verso l’uscita della stanza.
Ma prima che toccasse la maniglia della porta iniziai a parlare.
Più che confidarmi con lei stavo mettendo in chiaro le cose con me stesso ed iniziai così il mio lungo monologo auto angosciante spinto dai miei sensi di colpa.
 
Iniziai a parlare di quello che mi urgeva di più far sapere a qualcuno, ovvero che era da un po’ di tempo che mi sentivo instabile, insicuro e che non riuscivo più a essere me stesso.
Le spiegai questo con un mucchio d’esempi come l’averle detto che scopavo con mezza città compresa tra i dodici e i vent’anni perché non riuscivo a prendere la decisione di confessare a mio padre la mia omosessualità, e per paura di essere scoperto ds qualcuno che avrebbe potuto fare la spia, così iniziando a farmi coperture.
 
Pensai per un attimo prendendo coscienza di me che stavo esternando tutti i miei problemi a una donna che mio padre aveva imposto come surrogata di una mamma e che conoscevo da veramente poco.
Ma forse era proprio questo che mi faceva sentire sicuro.
Così dopo pochi secondi di ripensamento decisi di esternare tutto, ormai non avevo più via di scampo, se mi avesse dovuto giudicare l’avrebbe fatto ora.
 
Così parlai d come non ero più il ragazzo tranquillo e solare magari un po’ scatenato che la gente pensa fossi, fumo, tutto, anche cose pesanti, mi ubriaco, faccio atti di bullismo ...
 
Improvvisamente sentii delle braccia che mi avvolsero in un forte abbraccio e appoggiai la faccia contro la sua maglietta accorgendomi che più stavo a contatto più s’ inumidiva.
 
Piangere, che disprezzo.
Disprezzo per me stesso ero arrivato a disonorarmi tanto da arrivare a perdere la mia virilità.
 
Iniziai disperato ad urlare scuse, scuse per tutti, scuse per mio padre scuse per il mio ragazzo come un indemoniato.
 
Infine stanco mi calmai e una volta ripresa coscienza mi sentii molto meglio.
Non riuscivo nemmeno a vergognarmi di me stesso, mi sentivo a posto ora tranquillo, ma molto, molto collassato.
La canna d’altronde mi aveva tolto le energie.
 
Anne capì che era arrivato il  momento di lasciarmi solo.
Uscita dalla stanza mi diressi verso il letto presi da sotto ad esso un album, l’album dove avevo i ricordi di mia madre e i ricordi migliori di me e iniziai a sfogliarlo sorridendo allo scorrere involontario dei ricordi.
 
Dopo qualche secondo sentii bussare alla porta alla porta, andai nel bagno della mia stanza a sciacquarmi la faccia e poi diedi il permesso per entrare.
Mi si presentò davanti mio padre che facendomi intendere di aver sentito le mie urla, come probabilmente tutto il vicinato, disse una semplice frase:
- stai tranquillo troverò il modo di far vivere te stesso-.
Frase apparentemente senza senso, ma piena di significato.
 
Detto questo prese e lasciò la stanza lasciandomi solo tra la vergogna.
 
Passarono diverse ore che se.
 
Trascorse alcune ore da quando mio padre era uscito dalla mia stanza e stavo sull’ mio letto a guardare gli album di famigli facendomi trasportare dai ricordi passati, fino a quando non venni distratto da delle voci provenienti da fuori.
 
Non mi alzai per andare a vedere di chi fossero.
Spostai lo sguardo sul mio cellulare e vidi che qualcuno mi stava chiamando.
 
Jake, perfetto il modo migliore per finire la giornata.
Risposi alla chiamata e Jake iniziò a raccontarmi la storia della sua giornata e io l’ascoltai ed infine gli raccontai pure della mia conversazione con mio padre e successivamente con quella con Anne.
 
Ma mentre gli parlavo sentivo degli affanni da parte sua, così gli chiesi che stesse facendo e come risposta ebbi la tipica di Jake:- è che la tua voce è troppo sexy-.
A ciò scoppiai a ridere di gusto ma quanto poteva piacermi uno così?
Gli chiesi che stesse facendo di preciso e lui mi fece intuire molto esplicitamente di starsi toccando il cazzo, così decisi di telecronacargli ogni mia singola mossa.
 
Sono seduto sul letto con una maglietta blu attillata che prontamente alzo di poco con la mano libera e mi massaggio la pancia in modo sensuale ogni tanto tirandomi qualche piccolo pizzicotto, perché un po’ di violenza ci vuole sempre, e faccio salire la mano con estrema lentezza vino ai pettorali ancora coperti dalla maglietta. Con un dito giro intorno ad uno, e a far ciò sentivo il muscolo iniziare ad irrigidirsi, rifeci riscendere la mano per tutti gli addominali poco delineati fino arrivare al bordo della maglietta che prontamente alzai fino al collo e poi cercai di sfilarmela cercando di non tenere per troppo tempo il telefono lontano.
 
Mentre parlavo potevo sentire i sospiri di Jake farsi più penanti.
 
Appena mi tolsi la maglietta feci riscendere la mano ai capezzoli che torturai accuratamente prima uno e poi l’altro facendomi far uscire nel frattempo gemiti che non limitavo a trattenere.
 
E questo al mio ragazzo piaceva, altro che se piaceva.
 
Feci scendere la mia mano a delineare tutte le linee dei miei muscoli e mentre passavo con il dito sentivo invadere il mio corpo di piccoli brividi che mi facevano letteralmente impazzire.
 
Continuai a far scendere la mano passandomela sui pantaloni fino a sfiorarmi il pacco ormai in tiro che mi pregava di dargli attenzioni e di liberarlo dalla “gabbia” in cui era.
Decisi di farmi violenza e ritornai su con la mano fino arrivare all’ ombelico dove simulai una specie d’amplesso.
 
A far ciò spinto dalla mia immaginazione sentii il mio cazzo perdere liquido, dovevo assolutamente dargli attenzioni.
 
Infilai una mano tra le mutante e i pantaloni e iniziai a stuzzicarmi le palle usandole, da vero masochista, come cuscini anti stress.
Continuai così per un po’ finché non sentii la voce del mio tipo supplicante chiedermi di più.
 
Così fiero di riuscire a condizionarlo persino col sesso telefonico, anche se eravamo ancora ai preliminari in questa chiamata, iniziai a sfilarmi i pantaloni facendo ben attenzione a provocarmi gemiti facendo scorrere l’elastico dei pantaloni sul mio cazzo coperto ancora dalle mutande.
Decisi di scendere pure quelle e finalmente potei notare il vigore del mio cazzo che sfoggiava possente all’ aria aperta. Ora non era più intrappolato nei miei vestiti.
 
Passai due dita sulla vena che percorreva il cazzo facendolo andare più in tiro di quanto già non fosse.
Misi la mia mano libera alla base e a quel gesto dovetti per forza sdraiarmi, ormai il mio corpo era scosso dai fremiti che aumentarono quando iniziai a muoverla.
 
Quasi gridavo, e più urlavo più sentivo Jake gemere, che ciò mi portava ad eccitarmi ancora di più.
 
Mentre mi facevo una sega mi posizionai il cellulare tra il collo e l’orecchio in modo da potermi liberare l’altra mano e gestirmi meglio.
 
Mi misi due dita in bocca e iniziai a leccarle e succhiarle, ora non potevo più descrivere ogni mia mossa  ma potevo ben capire che il ragazzo dall’ altro capo del telefono intuiva benissimo cosa stessi per fare.
 
Continuai a succhiarmi le dita e quando furono ben umide me le portai al sedere giocando con il mio buco.
 
Non riuscivo letteralmente più a parlare tanto ero invasato dal piacere.
 
Mi penetrai prima con un dito, poi con due e infine con tre iniziando a muoverle e a regalarmi piacere, anche se sentivo che non era abbastanza perché volevo qualcosa di più solido dentro decisi di dedicarmi meglio al mio cazzo che pulsava impazzito perché era da un po’ che avevo raggiunto il limite ma stavo trattenendomi dal venire.
 
Aumentai la stretta sul mio cazzo e aumentai il ritmo finche non venni nel silenzio alterato solo dai miei gemiti e dai miei sospiri.
 
Al telefono sentii Jake ridere.
Ancora affannato mi misi a ridere insieme a lui e poi presi una maglietta sporca da terra e iniziai a pulirmi.
 
Quando il mio fighissimo tipo smise di ridere sentii il bisogno spropositato di dirgli: - mi manchi, avrei voluto averti qui con me adesso.-
Nonostante le mie parole continuò a ridere e continuammo la nostra chiamata zabettando su ogni cosa.
 
Ad un certo punto sentii qualcuno bussare alla mia porta a cercare di aprirla, mi agitai un  attimo, ero ancora ansimante steso nudo sul letto. Così lanciai il telefono e iniziai a ricompormi infilandomi i boxer.
 
Mi guardai per qualche secondo allo specchio mi pettinai i capelli velocemente con le mani e aprii la porta.
 
Non c’era nessuno.
 
Quando stetti per chiudere la porta passò quello sfigato del mio quasi fratellastro e gli chiesi se avesse visto chi avesse bussato.
Lui si fermò qualche secondo a guardarmi poi spostò lo sguardo sul foglietto che aveva in casa e successivamente ripose in tasca e mi disse con la voce un po’ imbarazzata che aveva bussato mia sorella per dirmi che fosse pronto da mangiare.
Poi mi guardò per qualche istante abbassò di scatto la faccia verso il pavimento e corse al piano di sotto.
 
Certo che era proprio sfigato.
 
Mi misi i pantaloni della tuta una canotta leggera e scesi a mangiare.
 
Una volta scesi mi misi a tavola dove mio padre e Anne fecero finta  che non fosse successo niente nel pomeriggio e Harry era strano a stento mi guardava.
Per tutto il tempo della cena aveva alzato lo sguardo dal piatto si e no due volte e quando mi aveva fissato per puro caso era arrossito pesantemente.
 
Proprio strano questo tipo.
 
A fine cena quando le mie sorelle se ne andarono rimanemmo io i miei genitori e il mio fratellastro a tavola.
 
Anne iniziò a sparecchiare i piatti e riporli nel lavandino mentre faceva domande sulla giornata a Harry .
 
Così lo sfigatello aveva ancora amici, bene bene...
Allora non era messo così male come pensavo.
 
Finita questo piccolo interessamento di famiglia Anne si sedette affianco a mio padre che prese parola facendo un lungo, anzi lunghissimo, monologo sulla responsabilità che pensavo andasse ben presto a sfociare con dei consigli sulla limitazione del fumare e del drikare , ma invece mi sbagliai.
 Ma quando il discorso iniziò a farsi interessante iniziai a capire bene le parole di mio padre :- ormai voi due siete entrambi maggiorenni e questa casa sta iniziando ad essere piccola per sette persone, così io ed Anne abbiamo deciso di comprarvi un appartamentino non tanto distante da qui che dovete dividere senza combinare casini... -.
 
Molto, molto interessante
In tutto ciò c’è solo una parte che non mi piace: che dovete dividere!
 
Lo guardai, pensando con quale faccia avrei potuto invitare gente a casa e presentarlo come coinquilino , però l’idea di avere una casa tutta per me non mi dispiace.
 
Ecco come mio padre ha tentato di sistemare la situazione difficile tra noi, allontanandomi in un’ altra casa.
Giusto allontaniamo i problemi al posto che affrontarli!
E poi mi chiedono da chi abbia imparato.
Però devo ammettere che è un bel gesto quello di mio padre,insomma per una volta si è veramente interessato a me e ha veramente cercato di trovare un rimedio.
Ha mantenuto la promessa fattami prima dopo il mio sfogo.
 
Quindi da una parte sono felice perché non sarà stato facile per lui prendere questa decisione, dall’ altro sono amareggiato perché avrei preferito che cercasse di modificare se stesso in relazione alle mie esigenze , e io di conseguenza, invece di allontanarmi.
 
Ritornai ad ascoltare mio padre che continuava a blaterare.
Devo dire che gli manca seriamente l’arte del riassumere, devo vedere se fanno un corso per imparare a riassumere che ce lo mando.
 
Purtroppo quel corso mio padre non l’aveva fatto ed era li da cinque minuti che parlava di quale fortuna avevano avuto giorni fa, che gli era stata proposta un’ offerta per comprare la casa , che dovrà in futuro essere mia e dello sfigatello, avrebbero dovuto comprarla per metterla in affitto e che dopo oggi , chissà di chi è la colpa, hanno deciso di darla a noi...
 
Bla bla bla .
 
Tante blatere sulla responsabilità ed altro.
 
Mamma quanto è lungo, se ci fosse un modo per collegare il mio cervello ad un elettroencefalogramma il grafico sarebbe risultato piatto.
 
Bla , bla , bla.
 
Mio padre ha seriamente sbagliato lavoro, avrebbe dovuto fare l’omino anti guerra, appena i nemici entrano nel nostro territorio basta che mio padre inizi a fare discorso e quelli si suicidano.
 
Bla , bla, bla.
 
Ma sentitelo, non voglio che facciate rave party , non voglio che abbiate problemi col vicinato, dovrete tenere la casa pulita...
 
Insomma bla, bla, bla .
 
Forse lo sfigatello era troppo perbenista per interromperlo, ma si capiva che si stava annoiando,  ma io vivevo da troppo tempo con mio padre, sapevo come fare per interromperlo.
 
Quindi mi alzai e dissi entusiasta:- per me va benissimo -.
 
Harold mi guardò, veramente  mi sbirciò e basta visto che non sostenne lo guardo cinque secondi che divenne rosso come un peperone e disse la sua : non acconsente.
 
Peccato che una delle clausole dettate da mio padre era per forza la nostra condivisione dello stabile, anche se non mi sarebbe dispiaciuto tenerlo solo per me.
 
Non poteva farmi questo.
Devo obbligarlo, devo per forza riuscire a convincerlo a trasferirsi con me.
 
Iniziai a pensare a mille modi per convincerlo.
Così quando la mia nuova preda si era alzato per dirigersi in camera sua io mi mossi di conseguenza dietro di lui e una volta che ebbe salito l’ultimo gradino lo presi per un braccio e per la seconda volta nella giornata lo rinchiusi in camera mia.

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Capitolo 7
*** 7 ***





POV LOUIS :

Era ormai passato un giorno da quando mio padre aveva dato a me ad a Harry la possibilità di andare a vivere insieme, ma il coglioncello sfigato alcuni minuti dopo aver ricevuto la

notizia era tornato giù e aveva annunciato che non aveva la minima intenzione di andare a vivere da solo con me.
Ma dico io non di può essere così deficienti, insomma papà odia i gay, io non posso assolutamente vivere in questa casa, c’è il rischio che mio padre scopra di me e di Jake.
Non posso assolutamente restare , no è da escludere. Avrei fatto di tutto pur di far cambiare idea allo sfigato, anche se l’idea di condividere un appartamento con lui non mi allettava

anzi mi faceva quasi ribrezzo io non potevo permettere che mio padre mi scoprisse e magari mi ripudiasse come figlio.
Così presi ,mi rimboccai le maniche e mi diressi sparato e deciso verso la camera di Harry, come ogni santissimo giorno da quando avevamo ricevuto la proposta, entrai deciso nella

stanza senza bussare e chiusi la porta alle mie spalle.
Lo guardai era fisso sul suo letto che messaggiava con foga mentre ascoltava della musica con le cuffiette. Con chi mai potrebbe messaggiare uno senza amici come lui.
Decisi di mettere da parte i pensieri ed iniziare il discorso incominciando attirare la sua attenzione sendendmi sul bordo del suo letto, visto che non mi aveva ancora notato.
Quando mi vide fece un salto sul posto rimbalzando più volte sulle molle del morbido letto e poi sbottò irritato << che cazzo ci fai qui ???>> << non surriscaldarti bello, sono

venuto qui a chiederti di ripensare all’ offerta di papà >>  << perché dovrei , non ho la minima intenzione di dividere un appartamento con un montato stronzo come te>> << senti

tizio inizi a scazzarmi, tu non hai  capito che io ho bisogno di quell’ appartamento e l’unico modo per averlo è che tu venga a vivere con te, quindi se non ti dispiace gradirei che tu

accettassi, perché una proposta del genere non ti riaccadrà mai>>.
Cavolo come mi faceva perdere la pazienza lui non me la faceva perdere nessuno.
E che cavolo, dovevo desistere dall’ forte impulso di saltargli addosso e menarlo, dovevo essere gentile, almeno fino a quando non avrebbe accettato.
Cercai per tipo un ora a convincerlo ma niente , quella testa di cazzo riccia non ne voleva proprio sapere di venire a vivere con me.
Orma completamente esausto persi ed uscì dalla sua stanza, fin a d’ora le avevo provate tutte, ma non ero mai riuscito a convincerlo, mi restava solo una carta da giocare, ed ero

sicuro che avrebbe perfettamente funzionato.
Feci una chiamata sperando che il pesonaggio in questione avesse accettato.
<< hey bello sono io louis,  posso chiederti un favore, ti avviso che in cabio ti facico entrare nel gruppo>>
ok, ed il primo passo era andato
<< em , si ,si, è solo che dovresti ...>>
<< grazie amico non te ne pentirai >> sfigato figlio di puttana
Ci avevo messo un po' a convincerlo, ma alla fine ce l'avevo fatta e così iniziai ad organizzare e preparare tutto per il mio piano.
Harold sarebbe venuto a vivere con me o con le buone o con le cattive, e ora come ora potevo usufruire  solamente della seconda opzione visto che la prima si era completamente  

incenerita, dissolta dai sui continui no.
Approfittai dell’ assenza di Edward che ora come ore era andato in bagno ed piazzai tre o quattro strumenti fondamentali per la riuscita del mio piano nascondendoli un po' ,  

assicurandomi che tutti puntassero il letto.
Una volta finito presi ed andai di corsa nella mia stanza visto che appena socchiusi la porta della mia camera lo sfigato era uscito dal bagno.
Prima che potesse rientrare in camera sua il rumore del campanello di casa che trillava incessantemente lo costrinse a scendere ed andare a vedere chi era quella persona che

rompeva nel pieno del pomeriggio.
Mi posizzionai nascostro dietro le scale mentre potevo già intravedere il mio piano evolversi.
Vidi Harry aprire la porta e con poco stupore vidi la sua faccia sorpresa nel ritrovarsi davanti Daniel , uno dei suoi ex migliori amici che lo avevano abbandonato quando avevo

iniziato a prendere il ragazzo riccio di mira.
Daniel non mi era mai piaciuto, e non avevo la minima intenzione di farlo entrare nel mio gruppo di amici come promesso, a tuttalpiù se riusciva bene in ques't impresa un

pensierino glielo avrei fatto.
Daniel aveva già iniziato la sua parte, e devo ammettere che non era niente male a recitare, sempre se stesse recitando, spero solo che Harry abbocchi prechè se no è finita.
Per il mio piano avevo scelto l' ex miliore amico di harry ,Daniel , era un ragazzo alto fisico longilineo e con occhi e capelli nocciola. Era perfetto.
Sentii Daniel dire qualcosa al ricciolino << hey Hazz, sai in questi mesi ti ho pensato sai, non c'era giorno in cui io pensassi a quanto mi mancavi, così oggi ho deciso di prendere in

pugno la situazione e di venire a chiederti scusa per averti abbandonato>>
Oddio ma è patetico dai...
Guardai Harry che era un po' scettico sul dafarsi << e perchè dovrei fidarmi di te???>> << perchè io ero e vorrei ancora essere il tuo migliore amico e poi se io non ci tenessi a te non credi che non sarei venuto a chiederti scusa nella tana del nemico???>>
Se Edward gli credeva davvero giuro che lo avrei iscritto in un posto per far diventare gli ingenui in anti ingenui, perchè così proprio non poteva andare.
Harry fece un mezzo sorriso e disse << senti , non voglio ritornare subito ad essere il tuo migliore amico, ma magari potremmo iniziare ad essere semplici conoscenti >>
Appena vidi Harry chiudere la porta, uscii silenziosamete dal mio nascondiglio, senza farmi accorgere da Harry che mi dava ora le spalle e mi portai il pollice al collo in modo da far capire a Daniel che se non fosse riuscito oggi nella sua impesa sarebbe morto. Lo vidi sbiancare e prima che harry potesse chiudere definitivamente la porta Dan mise un piede in mezzo, io a que gesto ritornai al mio nascondiglio di prima.
<< perfavore Haz, fidati , insomma almeno paliamo >> Harry non so per quale motivo gli spalancò la porta facendolo entrare.
Io appena vidi Harold aprie la porta corsi  di volata in cucina.
perfetto, il pesciolino aveva abboccato all' amo.
Harry portò di sopra l'ospite e così li seguii.
Entrai in camera mia ed acecsi il monitor del pc et attivi tutte le webcam che prima avevo posizionato in camera di Harry e cliccai il tasto registra.
Da quello che potevo vedere entrambi erano seduti sul letto.
Ad un certo punto Daniel mise una mano sulla coscia di Harry e lui sussutò lievemente ma senza scostae la mano. An dun certo punto l' ospite iniziò a parlare con voce roca vicino all' orecchio del mio fratellastro.
Quanto avrei pagato per sentire quello che dicevano.
Dopo una buona quartodoa passata da Daniel a far diventare Harry completamente bordaux, Daniel si avvicinò molto lentamente e pericolosamente al volto di Harry, che sembrava pietrificato sul posto. Ad un cero punto potei sentire un forte e chiaro rilassati provenire dalla bocca dell' ospite.
Prima che potessi vedere altro ricevatti una telefonata dal mio amore.
<< hay baby perchè mi chiami ???>> dissi io con voce abbastanza sensuale, e la sua risposta non tardò di certo ad arrivare << senti Lou mi hai detto tu del piano e visto che non voglio interrompere niente ho deciso di farti uno squillo per farmi aprire la porta di casa >> << cosa , cosa??? sei sotto a casa mia, perchè non mi hai avvisato?>> << perchè così non hai avuto il temo di prepararti e sei molto più sexy quando non ti prepari>> le sue parole mi fecero istintivamente mordere un labbro, dovevo calmarmi, non potevo iniziare a eccitarmi solo sentendo la sua voce, io non ero una checca urlante in astinenza. << stronzo >> dissi prima di chiudere la telefnata e precipitarmi di sotto ad aprirgli la porta.
Aprì di scatto la porta, ma davanti non vi trovai nessuno, guardai un po' intorno per vedere se c'era qualcuno, ma niente,  era possibile che Jake mi abbia preso in giro?? Prima ancora che potessi chiudere la porta vidi una mano prendermi il polso e tirarmi fuoricon un po' di violnza.
Osservai quella sottospece di violentatore/rapinatore che era il mio ragazzo e gli sorrisi, ma nel momento in cui lui si stava avvicinando per darmi un delicato e morbido bacio sulla guancia io spostai la testa di lato impedendogli di compiere ciò che aveva programmato.
Jake mi guardò confuso e affranto da ciò che avevo appena fatto, lo presi per mano e chiusi la porta di casa, dopo di che corsi diretto in camera mia tirandomelo dietro.
Entrati in camera chiusi la porta a chiave e appena lui si sedette sull letto mi precipitai a chiudere anche le tende. Molto probabilmente c'era rimasto male dal mio rifiuto al suo bacio, solitamente non lo rifiutavo mai.
Il segnale che mi avvertì che era arrabbiato era quello che era zitto ed immobile seduto sul mio letto e non straiato e chiaccioerone come al dolito.
Mi avvicinai a lui e gli misi uan mano sul volto sìcostringendolo a guardarmi << hey amore calmati, lo sai che mio padre odia i gay e io ora come ora ho vicini troppo pettegoli per permettermi di baciarti davanti a casa, spero che non ti sia arrabbiato>> lui mi guardò un po' scettico ma poi fece un enorme sorriso che mi riscaldò il cuore. << è tutto a posto Louis , solo che mi dovevi avvisare prima anche di questo, mi hai fatto fare una figura di merda>> alle sue parole scoppiai a ridere, non si era arrabbiato perchè io l' avevo rifiutato, ma solo perchè facendo così gli avevo fatto fare lafigura dell' idiota. << che hai da ridere cazzo Loulou mi sono sentito umigliato>> << non ti preoccupare jake, sei troppo figo per fare figure di merda>>. Lui rise alla mia affermazione, era così bello, fino a quando no spostò il suo sguardo sul monitor.
<< allora il tuo piano come procede?? >> finalemte rspostai la mia concentrazione sul monitor e potei osservare con grande ammirazione che il mio piano procedeva alla grande.
C'erano Harry e Daniel sdraiati sul letto ,sudati e mezzi nudi che respiravano affannosamente, probabilmente avevano fatto sesso.
Nel vedere questa scena mi venne uno specie di stimolo di ribrezzo, gli osservai entrambi Harry era tutto con i capelli sudati e scompigliati con le goccioline di sudore che gli scendeano dalla mente, mentre Daniel era presso che orribile, era meglio s si dava una sistemata. Ma il parere di Jake mi distrasse << certo che quel ragazzo e non sto parlando del tuo fratellastro sfigato e proprio un figo, e tuttoo sudato e proprio sexy>> rifilai a Jake un occhiataccia omicida e lui successivamente riprese il discorso, << ma mai quanto te tesoro>> concluse con un sorriso a 18374 denti. << lecca culo >> gli dissi e lui per ribattere fece << se vuoi posso farlo anche ora>> lo guardai voglioso, ma decisi di interrmopere qui, magari l'avremmo fatto domani nella casa nuova.
Feci un cenno a Jake e lui prese il cellulare e chiamò Daniel, dal monoitor potemmo vedere che si alzò di scatto e rispose al cellulare.
Jake gli disse che il suo compito era finito e che se il piano si svogleva correttamente aveva moltissime scians di entrare nella nostra cerchia.
Vedemmo Daniel prendere ed iniziare a vestirsi dicendo ad Harry che doveva andare perchè sua mamma gli aveva ordinato di tornare a casa, e prima che se ne potesse andare disse facendo un ochhiolino provocanet ad Harry < è stato bello tornare come hai vecchi tempi>>. Rimasi scioccato  dalle sue parole, questo stava a significare che Harry e Daniel scopavano ???
A distrarmi fu proprio la forte risata di Jake che puntualizzò tra le lacrime< odio, non , ci , c--cre. do , sto per mo-ri-rrre . quei, due scopavano da... >> da bravo coglione com'è non ce la fece a dire la frase senza scoppiare a ridere così la conluisi io al posto suo, anche se di divertente non c'era prprio niente << da tempo>>.
Qunado Daniel se ne fu andato io e Jake interrompemmo la registrazione  e iniziammo a fare i fatti nostri.
Appena i miei rientrarono in gli avvisai che Jake mangiava da noi, con grande sorpresa vidi che l'espressione di mio padre non era dispiaciuta od omofoba ma semplicemente normale.
Salì veloce in camera mia e feci un grande respiro, era arrivata l'ora di attuare la fine del mio piano.
Mi diressi semre con il solito passo spedito nella stanza di Harry e lo vidi vestito che  messaggiava ancora, così dinuovo decisi di distrarlo .
<< hey sfigatello,..>> << ti ho detto che per nessuna ragione al mondo verrò a vivere con te >> << non ti permettere più di interrmompermi, lo sai che è maleducazione??? , comunque credo proprio che ora accetterai >> << se, se come no, >> << be , lo sai che Mark è omofobo ???>> << e a me che me ne deve importare ???>> << dovrebbe se non vuoi che sappia cosa avete fatto tu e Daniel oggi pomeriggio>> deglutì ma poi rispose << credi seriamente che lui crederà alla tua parola? , lui Daniel non l'ha mai visto ma se io gli dicessi di Jake???>> feci un sorriso stirato, di voitoria, quel ragazzo per qunto ci provasse ai miei occhi ristultava danatamente patetico.
<< tesoro le tue sono parole, le mie sono immagini, fatti>> mentre dicevo ci mi diressi nel posto in cui avevo nascosto la prima , poi la teconda , la terza, la quarta ed infine la quinta telecamera rendendole ben visibili al mio sfigatello fratellastro. Lui si morse insistentemente il labbro inferiore fino a farci uscire del sangue e poi arreso all' evidenza abbassò la testa.
io trionfante presi le telecamere e prima di uscire dalla stanza gli dissi << so che farai la scelta giusta>> mentre lui sibilava tra i denti un maledizione ben udibile, così con sguardo trionfante mi diressi nella mia camera ed una volta entrato misi via le mie telecamere e scsi in cucina vsto che i miei avevano dichiarato che era pronto da mangiare almeno cinque minuti prima.
quando ormai tutti stavamo mangaindo Harry disse nel pieno silenzio << Ho deciso di andare a vivere da solo con Louis>>.



ommama scusatemi per l'immenso ritardo ma ho avuto problemi con la suisse ( svizzera e varie uscite con amici ) mi dispiace, ma non sono mai riuscita a trovare il tempo, ma sapete cosa, ora come ora ho deciso che pubblicherò seriamente ogni 10 giorni perchè mi sono messa daccordo con dei miei amici se io non riesco a pubblicare pubblicheranno loro per me.

va bene è da tanto che vi devo mettere una foto di jake e ho deciso di mettervi questa.



spero che vi piaccia

vi faccio solo una domanda per il queez time perchè se no siventa davvero lungo il mio soazio autrice

- vi piace jake??? non come aspetto ( anche quello), ma come personaggio, secondo voi com'è caratterialmete...

- vi piace jake con Louis??



ok ora è arrivato il momento dei ringraziamenti:
ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite

1 - Alyson Nobody
2 - Cyrus Cearly
3 - lala_fra
4 - mely98
5 - OneDLover
6 - Partenopea
7 - rixi

chi ha messo la stroria tra le ricordate
1 - Blow_97
2 - fri for your dream
3 - I_Cant_be_no_superman
4 - LuciaKevinStyles
5 - onemorething

e chi la messa tra le seguite
nhjkmndxhf

1 - Always_Happy
2 - Amicamia
3 - Ashuashuah
4 - blue drop
5 - crazy 12
6 - Eris666
7 - il phard di biancaneve
8 - iShipLarryS
9 - Jacqueline xx
10 - Kristen Victoria Madelein
11 - led__J
12 - livelifeforthemoments
13 - Love is equal
14 - MartyOwen
15 - nostressYO
16 - onemorething
17 - PrettySquirrel
18 - supermimi213
19 - ViviELasciaVivere
20 - Wendy Stylinson
21 - WithJustOneLook
22 - _BooBear__
23 - __slytherin

ed ora come ora ho decio di scrivere i momi di tutte le persone che hanno recensito nel prossimo capitolo ci vediamo tra 10 giorni ( spero , e non fatevi ilusiioni ciao )
DFS

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