Invisibile e libera

di Osage_No_Onna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sky cries with me ***
Capitolo 2: *** A misterious girl, a misterious man, those misterious crystals. ***
Capitolo 3: *** Oh, I walk alone. ***
Capitolo 4: *** Let' s go Slashdown and let's find the blue crystal! ***
Capitolo 5: *** This new era starts... with axels! ***



Capitolo 1
*** Sky cries with me ***


Invisibile e libera
 

24 maggio 2012, Firenze.
Una ragazza corre sotto la pioggia. È una bella ragazza snella, non molto alta, con i capelli lunghi e castani rinchiusi in una treccia bassa, leggermente scalati. I suoi occhi erano alquanto allungati, marroni con qualche venatura azzurra. Era proprio a causa dei suoi occhi che scappava. Tre zoticoni di terza media, violenti e senza un briciolo di umanità, avevano preso a pedinarla e poi ad inseguirla, lanciandole parolacce ed insulti. Fortunatamente, la ragazza riesce a svicolare ed a perdere di vista i tre ragazzi, poi con un cellulare era riuscita a chiamare la Polizia, che accorre veloce. Racconta tutto l’ accaduto ai poliziotti con voce ferma e sguardo duro e poi segue con lo sguardo un poliziotto e i tre ragazzi. Dai suoi occhi spuntano prima due lacrime, poi ne seguirono altre. Era troppo che quella storia andava avanti. Non ne poteva più. Da un mese, ormai, veniva sbeffeggiata, insultata e inseguita da quei tre ragazzi, tutto a causa dei suoi occhi. E solo oggi riusciva a denunciare il fatto.
Si materializzarono tre snelle figure vicino a lei: Sadako, Letizia e Valentina, le sue sorelle, la guardavano preoccupate.
“Ma sei tutta bagnata! Vieni, mettiti qui sotto.”disse Letizia abbracciandola. Era vero: il suo abito era ormai fradicio. A dire il vero era un serafuku riadattato: era un bel vestito blu a giromaniche con una gonna a piegoline lunga fino al ginocchio. Sotto indossava una camicetta bianca, dei calzettoni bianchi che le arrivavano sotto le ginocchia e delle ballerine blu di vernice. La ragazza sentì i ricci neri e vaporosi della bella sorella maggiore sul viso e si sentì riconfortata. Sadako le diede il suo giubbotto pesante e Valentina le offrì un pacchetto di Smarties. Letizia fu subito messa al corrente dei fatti dal poliziotto, che commentò: “Vostra sorella è stata molto saggia e coraggiosa. Non è da tutti chiamare la polizia spontaneamente, e considerando come vanno le cose per lei…”. A questo punto terminò diplomaticamente la frase.
All’ improvviso una grande folla si radunò vicino a loro: erano giornalisti e semplici curiosi. Provarono a fare qualche domanda alla ragazza, che era tristissima e non aveva per niente voglia di parlare con degli estranei, ma Valentina si indignò e gridò: “Ma non avete alcun rispetto per i sentimenti altrui? Sloggiate! Mia sorella non vuole parlare, è distrutta. Lasciatela stare, è già abbastanza provata di per sé, non vi ci mettete anche voi!”.
Poi le quattro sorelle se ne andarono, sotto gli occhi stupiti di tutti. La ragazza ringraziò Valentina, la sua sorellina, che riusciva sempre a sbloccare le situazioni imbarazzanti, e si chiese perché mai provasse ancora quella strana sensazione di impotenza e profonda tristezza che aveva sperimentato durante quei giorni da incubo.    

 

Angolo dell' autrice
Hello! Mi scuso tanto se il capitolo è corto, ma questa era una FF di 19 pagine(!) scritta tutta di seguito, il che per me è un vero e proprio record! Spero che seguirete questa storia fino alla fine e che vi piaccia, essendo una storia un po' vecchiotta (l' ho finita a giugno del 2012) il cui stile ovviamente non è il massimo...
Lasciate qualche recensione! Ci conto!
See you!
-Puff 

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Capitolo 2
*** A misterious girl, a misterious man, those misterious crystals. ***


25 maggio 2012, Firenze.
Il campus musicale di Firenze riprende la solita routine. Per corridoi e stanze, ragazzi e ragazze eccitatissimi si aggiravano, in preda ad entusiasmo e ad eccitazione.
Tra questi, un gruppetto di cinque individui, tre ragazze e due ragazzi, è riunito in circolo davanti all’ atrio.
“Tra poco verranno presentati i nuovi ragazzi del campus, che si esibiranno davanti a tutti con i loro strumenti.”disse Matilde, una ragazza vestita da collegiale e con un caschetto di capelli rossi.
“Chissà che tipi sono!” esclamò Paula, la cugina batterista, famosa per i suoi “assoli” che spaventavano tutto il vicinato.
Proprio in quel momento, una campanella suonò e tutti si accomodarono su delle sedie di plastica bianche.
Sul palco si trovavano vari ragazzi: una ragazza biondissima e con gli occhi blu con una balalaika in mano, uno con la pelle scurissima da sudafricano e dei polsini, un altro ragazzo biondo e riccissimo con gli occhi grigi, capelli lunghi e l’ aria da artista. Ma tra tutti spiccava una ragazza solitaria, con un abito blu dalla una gonna a pieghe piccolissime che le arrivava al ginocchio, i calzettoni, un severo chignon e uno sguardo duro ed allo stesso tempo di chi vorrebbe che le mattonelle sotto i propri piedi sprofondassero. Sembrava non essere presente e teneva gli occhi verso un punto fisso ad est.
“Non mi piace quella ragazza.”disse Paula indicandola con la mano. “Ha un’ aria strana.”
“Probabilmente è solo infastidita.” disse Isaia, occupato a controllare se le corde della sua chitarra elettrica fossero tutte accordate.
“No, secondo me c’ è qualcosa di più. E, per favore, Paula, smettila di tenere il dito proteso, può darle fastidio.” Disse Chen, che stava scrutando ben bene gli strumenti dei concertisti.
“Ma non puoi farlo in un altro momento? Guarda che stanno per iniziare, non puoi mica restare così tutto il tempo, a controllare.”disse Tomoya ad Isaia, che ancora non aveva finito.
“Un attimo di silenzio, per favore!”disse il direttore del campus al microfono.
“Posa la chitarra, svelto!”ordina Tomoya a Isaia, che ubbidisce prontamente.
Il direttore continua: “Un applauso a questi nuovi ospiti!”.
Per la sala scrosciò un forte applauso.
Il primo a presentarsi fu il ragazzo sudafricano. “Ciao a tutti, io sono Muhammad Ahmed e vengo da Città del Capo, in Sudafrica.”
“Ma Muhammad ed Ahmed non sono nomi islamici?” si sentì bisbigliare tra la folla.
“Mi pare di sì.” rispose un ragazzo.
“E allora, se è sudafricano, perché ha questi nomi, se lì per la maggior parte sono cristiani?”chiese di nuovo la voce, che era quella di una ragazza francese che suonava il kazoo.
“Ma che noia! Ognuno ha il nome che ha.”sbuffò Paula. “Certa gente proprio… e poi può avere radici familiari musulmane. Risolto il grande mistero.”
“I miei interessi sono la tecnica e l’ elettronica e ho l’ hobby della modellistica.” A questo punto, il ragazzo prese le sue bongas e cominciò a suonare un pezzo allegro.
Così andò avanti con ogni ragazzo, poi, ad un certo punto, il direttore presento la ragazza dura. “Siamo lieti di accogliere qui Yumiko Santoro, una delle figlie dell’ architetto Santoro.”
La ragazza si fece avanti e tutti poterono vedere che era veramente carina.
“Che strano… perché non si è presentata?”si chiese Chen osservando ben bene la ragazza sul palchetto di legno.
A Paula scappò un: “Ma non è la ragazza che è stata coinvolta in quel fatto ieri?”
Immediatamente, tutta la platea si voltò a guardarla.
“Mia cugina è imbattibile nell’ attirare l’ attenzione, non c’ è niente da fare…”sospirò Matilde con un lieve sorriso.
“Ok, ragazzi, non state a guardarmi, io non ho detto assolutamente niente, chiaro?!?”esclamò Paula per togliersi dall’ imbarazzo (ed anche i suoi amici), poi si accorse che la ragazza, Yumiko, con il suo sguardo da assassina spietata, la guardava con un non so che di curiosità amichevole.
“Scusate i nostri ragazzi, signorina Santoro. Vuole farci sentire un pezzo al violino?”intervenì a questo punto il direttore. La ragazza fece cenno di sì con la testa e poi andò a prendere il proprio violino, stupendo, molto ben tenuto e lucido. Poi impugnò l’ archetto e cominciò a suonare, con un volto completamente inespressivo e lo sguardo sempre duro, suonò tempestosamente un pezzo di una melodia che da lenta e dal ritmo molto somigliante al valzer passava ad essere veloce e che costrinse la violinista a muovere continuamente dita e mani.
“Ma è Mozart?”chiese Isaia interessato.
“Sì”gli rispose Matilde, che era una vera esperta di musica. “È l’ Eine Kleine NachtMusik”
“Ah, ecco perché mi pareva di averla già sentita da qualche parte prima. Spero solo non abbia intenzione di suonarla tutta, perché in sette minuti e cinquanta secondi farà sobbalzare e addormentare la platea di continuo.”rise Isaia.
“Ma cos’ è quel fatto che ha detto Paula prima?”chiese poi Tomoya a Matilde.
“Poi ti spiego.”tagliò corto lei, perché si accorse che il direttore lanciava uno sguardo ammonitore verso di loro.
La ragazza, quindi, suonò per tre minuti e quindici secondi l’ Eine Kleine Nachtmusik e la platea fece scrosciare un fortissimo applauso. La ragazza ringraziò tutti con breve inchino e, sotto gli occhi incuriositi dei presenti, lasciò la platea. Sembrava sulle spine.

“Che tipo strano questa Yumiko: prima fa finta di non esserci, poi fa scatenare il pubblico e infine se la squaglia alla chetichella, ovviamente tra virgolette.”fece Paula, avviandosi verso uno stanzino, dove aveva intenzione di scatenarsi a “rullare” con la batteria, con grande strazio (dei timpani) della sua povera cugina Matilde e con gran divertimento di tutti.
I cinque ragazzi si diressero tutti verso lo stanzino a cui era diretta Paula e, prima di suonare (chitarra classica, elettrica, marimba, batteria ed esraji) si sedettero tutti in cerchio con l’ intenzione di chiacchierare un po’.
“Allora, Matilde, che cosa è successo ieri? Voglio sapere.”disse Tomoya, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i suoi capelli castani e lisci.
“Come premessa, ne so poco più di te e quel poco che so l’ ho origliato durante una conversazione tra le signore Bianchi e Zanotto.”cominciò Matilde schiarendosi la voce.
“Che poi sarebbero l’ FBI del quartiere.”spiegò Paula con un’ aria sbarazzina e divertita negli occhi. “Sono così pettegole che quasi quasi sanno i fatti di ogni singolo abitante di Firenze.”
“Per farla breve, ieri questa ragazzina, Yumiko, è stata inseguita da tre bulli, però poi è riuscita a chiamare la polizia. Quando sopraggiungono le sorelle, tutti quanti vogliono sapere che è successo, ma una delle sorelle, la più piccola, ha gridato di non disturbare e se ne sono andati tutti.”raccontò Matilde.
“E dopo un giorno è ancora depressa?”domandò Chen mentre con una mano accarezzava Cin, il suo coloratissimo e abilissimo cincillà.
“Oh no, c’ è anche il topastro variopinto!”bisbigliò Isaia, ma Cin aveva un udito finissimo e, per vendetta, tirò giù gli occhiali ad Isaia facendoli cadere a terra, con grande spasso di tutti.
Dopo essersi rimesso gli occhiali, Isaia disse: “Probabilmente non ha ancora superato lo shock ed ha un carattere molto sensibile.”
“Carattere molto sensibile?!? Ma l’ hai vista bene, Isaia? Ha lo sguardo da killer professionista!”esclamò Paula, incredula per le parole dell’ amico.
“Che c’ entra, può darsi che sia una maschera per proteggersi.”fece tranquillamente Isaia, per niente offeso.
“E tu che ne sai, cittadino?”chiese sarcasticamente Tomoya, con un mezzo sorriso beffardo.
“Si dà il caso che ci sia passata la mia amica Jade sei mesi fa ed io, da bravo amico, l’ ho aiutata.”ribattè Isaia fiero, con uno sguardo che voleva dire “Tiè!”.
Tomoya scrollò le spalle. “Inoltre può anche essere cha la persecuzione sia stata duratura, per cui ci vuole un po’ più di tempo. Neanche io sarei così felice se dei bulli di perseguitassero.”disse Isaia, facendo delle supposizioni. Ancora non sapeva che ci aveva preso in pieno su quella ragazzina misteriosa.
“Nessuno lo sarebbe, e per questo si fabbricano una maschera per la società. Il caro Pirandello ha proprio ragione.”disse Matilde alzandosi.
“Cuginetta, non parlare dei tuoi autori preferiti proprio adesso, si comincia a suonare!”esclamò Paula, e partì con una sonorissima rullata, che per poco non fece rompere le bacchette della sua batteria.

Ore 17.00, 25 maggio 2012.
“Due ore per non fare niente. Noia totale.”osservò Paula, soffocando un’ enorme sbadiglio.
“Sbagliato! Guardate un po’ che ho trovato due giorni fa.”disse Matilde, che mostrò una pergamena ingiallita dal tempo, scatenando l’ interesse generale.
Tutti si strinsero intorno a lei a cerchio.
“Ma guarda tu, la nostra vecchia conoscenza!”esclamò Isaia, notando che la pergamena era stata scritta da Sigismondo da Pietrasanta.
“E questo chi è?”chiese Paula, indicando con il dito un giovane uomo, magro, abbastanza alto e con dei lunghi capelli lisci e marroni.
“Si chiama… Michelangelo Santoro? Ma non è lo stesso cognome di quella Yumiko?”chiese Chen, sgranando gli occhi.
“Una banale coincidenza.”disse Tomoya, più interessato al contenuto della pergamena che ad altro.
“C’ è scritto che questo Michelangelo Santoro aveva trovato otto cristalli speciali, in grado di purificare un’ animo corrotto e malvagio. Che forza!”esclamò Isaia.
“Ma funziona solo con questo ciondolo speciale.”fece notare Matilde, indicando il dipinto di un ciondolo abbastanza grande, dalla forma circolare, decorato da nove cerchi multicolore.
“Perché mi sembra di averlo già visto di qualche parte?”si chiese Paula cercando di ricordarsi dove poteva averlo visto.
“Ragazzi, come ho già detto, avete uno spirito di osservazione pari a zero!”disse fiero Isaia. “Se avete guardato bene, ce l’ aveva al collo la signorina Santoro. Intendo Yumiko.”
“Ah, ho notato la stavi guardando intensamente alla presentazione.”osservò Tomoya, ammiccando verso Isaia. “C’ è qualcosa al riguardo?” chiese poi malizioso.
“Assolutamente no!”esclamò Isaia.
“Un antico proverbio del mio paese dice: se un ragazzo guarda molto una ragazza, c’ è sempre qualcosa di mezzo!”disse Tomoya con l’ indice proteso.
“Allora adesso i tuoi proverbi si sbagliano. Per l’ ennesima volta.”puntualizzò Isaia.
“Secondo me non è una coincidenza se QUELLA ragazza ha QUEL ciondolo. Ci deve essere qualcosa sotto.”suppose Chen pensierosa.
“Giusto! Le coincidenze non esistono.” le disse Paula facendo l’ occhiolino.
“La dovremmo pedinare e scoprire cosa ne sa.”continuò poi.
“Ma non è una forma di violazione della privacy?”chiese Matilde titubante.
Tutti la guardarono un po’ storto. “E va bene, se è a fine positivo lo faccio anch’ io.”si arrese.
E così i cinque ragazzi si misero a pedinare la misteriosa violinista. Particolare non da poco, aveva cambiato gli abiti: portava una camicia nera, un pantalone stretto sulle cosce viola, calzini di lycra dello stesso colore e un paio di ballerine nere, dimostrando di non sentire affatto caldo sotto quegli abiti.
“Va a compiere qualche delitto in città?”si chiese Paula notando il cambiamento.
In effetti fu così: la ragazza andò in città e, più precisamente, in una cartolibreria la cui insegna proclamava “Vendesi manga”.
“Accidenti, mi sono dimenticata che devo prendere un quaderno a righi!”esclamò Matilde.
“Vai a comprarlo, allora, così vedi anche che cosa sta facendo Y.”acconsentì Chen parlando a nome di tutti.
Qualche minuto dopo, Yumiko uscì con una busta in mano e andò verso la fermata del bus. Matilde invece ritornò dalla banda.
“E allora?”chiese Paula.
“Non ha fatto né detto niente di inusuale: ha chiesto se c’ era il terzo volume di un manga e ha comprato una penna nera e un libro.”la informò Matilde.
Poi i cinque amici corsero verso la fermata del bus, dove Yumiko si era appostata con un’ altra ragazza dai capelli lisci, lunghi e neri con la frangetta, gli occhi grigio-verdi e un’ abbigliamento costituito da maglietta a mezze maniche rossa, gonna lunga fino al ginocchio a pieghe dello stesso colore e sandali bianchi chiusi da un cinturino.
“Sadako Santoro.”bisbigliò Isaia.
“Chi?”chiese Tomoya.
“Sadako Santoro, la sorella gemella.”lo informò Isaia.
“Ma ne sei sicuro? Non si somigliano per niente, forse giusto un po’ di carattere…”gli fece notare Tomoya.
“É così, ho sentito la presentazione. E adesso zitti, che stanno parlando!”disse Isaia ritirandosi.
“Allora, Yumiko-san, quando smetterai di portare il lutto?”
“Quando comincerò a dimenticare, Sadako-chan. Ma sarà molto difficile.”
“Difficile? E perché mai?”
“Lo sai quanto le ero affezionata. Per me è terribile. Inoltre le devo portare rispetto, ora che probabilmente è nel Mu.”
«“Probabilmente”?»
“Sì. Io, nonostante tutto, stento ancora a crederci. Spero con tutta l’ anima che se la sia cavata e che sia ancora viva. So che è una speranza vana, ma io continuo imperterrita a sperare.”
Per un po’ di tempo, le due ragazze rimasero zitte, poi Yumiko si tolse il ciondolo dal collo e lo aprì. Dentro c’ erano otto minerali dalle dimensioni di una perla.
“Avete visto? Il ciondolo è cavo e dentro ci sono delle pietre!”esclamò Chen, scattando una fotografia a quelle curiose pietre.
Yumiko però riuscì a sentire il flash e si voltò indietro irritata. Chen si scansò abilmente. La ragazza, che non vide nessuno, alzò le spalle e le scrollò indispettita, poi disse a sua sorella: “Sadako, andiamo, c’ è il bus. Inoltre mi sembra di essere spiata.”
“Che ragazzina intelligente! Sembra che abbia un sesto senso!”esclamò sottovoce Tomoya. Isaia sorrise beffardo.
Sadako fece un piccolo sospiro e disse: “Ma vedi nemici dappertutto? Ti fai certe idee che sono da film tipo 007! Cambiando argomento, cos’ erano quelle perline?”chiese infine, con gli occhi che brillavano di passione e curiosità.
“È una cosa complicata.”fece Yumiko avviandosi verso il bus. “Solo io, Muhammad Ahmed e Stephan sappiamo cosa sono…”. A questo punto, le due ragazze furono inghiottite dal bus.
“Accidenti, eravamo così vicini a scoprire cosa fossero e a cosa servissero!”
disse Paula contrariata.
“Non vuoi certo metterti a rincorrere l’ autobus, vero?”chiese Matilde.
“Non è una cattiva idea… del resto quando lo perdo per andare a scuola lo faccio sempre! ” disse Paula illuminandosi tutta.
“Sarebbe del tutto inutile, non sentiresti niente e non hai neanche il biglietto. La prossima biglietteria è a duecento metri da qui e faresti troppo tardi, in quanto lei sarebbe già scesa.”ribattè Matilde scuotendo la testa.
“E chi te lo ha detto che sarebbe scesa a quella fermata?”chiese Chen incrociando le braccia.
“In cartolibreria l’ ho sentita dire che, prima di tornare al campus, sarebbe tornata a casa a prendere dei fogli e una matita.”dichiarò Matilde.
“Perché, è fiorentina? A me non sembra proprio.”chiese Isaia.
“Infatti non lo è, si è trasferita qui a maggio.”precisò Matilde. “Vedete quel quartiere?”chiese poi agli altri, puntando il dito verso una serie di palazzi circondati dal verde. “È quello più influente di Firenze e suo padre si è trasferito proprio lì. Io ci passo spesso e la biglietteria che ho nominato prima si trova lì. Per cui Yumiko scenderà lì o poco prima.”
“In conclusione sarebbe meglio cercare di collegare quel poco che sappiamo.”concluse Chen facendo per avviarsi verso il campus.
“Giusto!”esclamarono all’ unisono gli altri, seguendola.
Un quarto d’ ora più tardi…
“Allora: questo Michelangelo Santoro aveva trovato dei cristalli speciali, che funzionano con un ciondolo altrettanto speciale. Ora si dà il caso che una ragazza abbia lo stesso ciondolo, che è cavo e ha delle pietre dentro.”ricapitolò Paula. “Non vedo il collegamento.”
“È come un puzzle incompleto.”sospirò Tomoya, che si stava scervellando per trovare una via d’ uscita dal quel rompicapo.
“Diciamo pure che lo è!”sbuffò Chen.
“Però… avete notato che Yumiko e quel Michelangelo hanno lo stesso cognome? Secondo me non è un caso…”rifletté Matilde, lasciando volutamente la frase in sospeso.
“Vorresti dire che quei due sono imparentati, e che magari Michelangelo Santoro è un antenato di quella ragazza?”le chiese Isaia trasecolando.
“Ecco, mi hai tolto le parole di bocca. Niente va dato per scontato, ma se devo essere sincera non ci sto capendo niente.”gli rispose Matilde sorridendo.
“Scusa, cuginetta, ma dove l’ hai trovato quel manoscritto?”chiese Paula.
“È sbucato fuori per caso da uno dei cassetti. Probabilmente l’ ho preso per sbaglio quando abbiamo fatto la gita a Borgo del Merlo…”
“Allora che ne dite se stasera ci ritorniamo? Magari potremmo scoprire qualcosa di più!”propose Paula agli altri.
Essi acconsentirono e poi si avviarono a suonare.


Angolo dell' Autrice.
Hey! In primis, ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo, che hanno recensito la storia o che l' hanno messa tra la preferite/seguite/ricordate. Come promesso questo capitolo è più lungo, spero vi faccia piacere ^-^ Non vedo l' ora di pubblicare il prossimo capitolo!
See you!
-Puff  

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Capitolo 3
*** Oh, I walk alone. ***


Ore 23.45
“Ragazzi, ci siamo tutti?”chiese Paula, puntando una piccola torcia verso gli altri.
“Sicuri che non ci scopriranno?”chiese Isaia sospettoso. “È la seconda volta che andiamo dove è proibito, e guarda caso, come l’ altra volta, piove.”fece notare.
“Sta’ tranquillo: a quest’ ora stanno dormendo tutti.”lo rassicurò Paula.
“Infatti io ho un po’ di sonno…”disse Matilde strofinandosi gli occhi.
“Tra poco ti sveglierai, ne sono sicura!”disse Paula tutta elettrizzata al pensiero dell’ imminente avventura.
Qualche minuto dopo i ragazzi si ritrovarono nell’ antico castello vicino al campus.
“Allora, dobbiamo trovare qualcosa che rimandi a questo Michelangelo Santoro.”annunciò Matilde. “Forza, al lavoro!”
Per i successivi dieci minuti, i cinque amici rovistarono a fondo ogni angolo del castello. In quel maniero c’ era di tutto e di più, persino un vecchissimo organo, spesso usato durante le celebrazioni sacre, ma niente che rimandasse a Santoro o ai suoi cristalli, a parte una strana incisione in latino che notarono tutti.
All’ improvviso, da un’ altra stanza del castello si sentirono tre voci.
“Io DEVO trovare quei cristalli. DEVO, capite?”implorò la prima voce, femminile, decisamente dolce e melodica e, in quel momento, determinata e preoccupata nello stesso tempo.
“No.”affermò recisamente la seconda voce, dal timbro basso. “Alla nostra età i doveri non esistono.”
“Ah, no? E allora, testa di piombo, cosa sarebbero i compiti scolastici?”domandò sarcastica la prima voce.
“Lasciamo perdere.”disse seccamente la seconda voce.
“Quelli sono diritti-doveri.”disse una terza voce, sempre maschile. “E poi perché li dovresti trovare per forza?”
“Perché quelli appartenevano ad un mio antenato, e le cose degli antenati sono SACRE!”esclamò la prima voce.
“E da quando sei scintoista?”chiese la seconda voce.
“Da quando sono nata.”le rispose la prima voce.
“Toh! Non eri cattolica?”chiese la terza voce.
“Sorvoliamo.”concluse la prima voce.
All’ improvviso, il pesante portone di legno della stanza si aprì, accompagnato dal cigolare dei cardini arrugginiti, e la chiara luce lunare rivelò tre snelle figure: la prima era un ragazzo dalla pelle scura, capelli ricci e corti castano-neri, occhi marroni e le labbra carnose.
Indossava una maglia a mezze maniche dorata e rossa, un pantalone lungo fino al ginocchio dai medesimi colori, scarpette da ginnastiche bianche e rosse e dei polsini bianchi.
La seconda era un ragazzo veramente carino, dai capelli biondi e ricci che gli arrivavano alle spalle, gli occhi grigi e belle mani lisce dalle dita lunghe.
Lui, invece, aveva addosso una maglia a maniche lunghe verde, un jeans e delle sneakers.
L’ ultima… quando i ragazzi la misero a fuoco, rimasero impietriti dalla sorpresa.
“La signorina Santoro?!?”esclamarono, sbalorditi. Non riuscirono a dire Yumiko per lo shock.
“Sì.”disse recisamente lei. “Ma chiamatemi Yumiko, per distinguermi e perché… non ne posso più.”disse abbassando la testa.
“Non ne puoi più di cosa?”chiese Paula incuriosita.
Yumiko sollevò la testa e disse: “Di dubitare degli altri. Ho bisogno di fidarmi di qualcuno, altrimenti non so dove andrò a finire.”concluse in tono tragico.
All’ improvviso la ragazza sgranò gli occhi.
“Non sbattere le ciglia!”le raccomandò Muhammad, il primo ragazzo.
“Ma che fa?”chiese Paula.
“Sgranare gli occhi è un trucchetto semplicissimo per non piangere, ma è perfettamente inutile se si sbattono le palpebre.”le spiegò Stephan, il secondo ragazzo. “Anche se adesso le farebbe molto bene sfogarsi.”si accigliò.
“Davanti a tutti non è molto conveniente mostrare la propria debolezza.”disse Chen.
“Appunto per questo sta sgranando gli occhi.”le rispose Stephan con un sorriso smagliante.
“Inutile chiederti perché sei qui in quanto abbiamo sentito tutta la vostra conversazione.”disse Isaia prendendo la parola.
“Accidenti, l’ avevo detto io che dovevamo parlare sottovoce, o no?”chiese Muhammad a Stephan lanciandogli un’ occhiataccia.
“Questa non fa ridere, Ahmed.”gli rispose Stephan serissimo.
“Infatti ti hanno sentito tutti, dato il tuo tono di voce.”puntualizzò Yumiko, che finalmente si sbloccava un po’.
“Volevamo chiederti cosa sapevi su questo Michelangelo Santoro e dei suoi cristalli.”disse Isaia a Yumiko sbloccando la situazione al momento opportuno.
“Una storia molto lunga…”sospirò Yumiko. “Santoro è un mio antenato, che nel 1430, dopo aver viaggiato per il mondo allora conosciuto, ha scritto di aver trovato otto cristalli speciali, che possono far rinascere l’ animo di una persona malvagia.”
“A parte il discorso della parentela, sapevamo già quanto ci hai raccontato.”la interruppe Matilde. “Noi ci chiedevamo se per caso tu sapessi un po’ di più sui cristalli.”
“Questi cristalli sono sparsi in giro per il mondo: uno è in America, due in Europa, due nell’ Estremo Oriente, uno in Africa, uno in Oceania e l’ ultimo nel Pacifico. Quello che è strano è che Santoro conoscesse l’ America e L’ Oceania..”
“La pietra!”esclamò Chen.
“Scusa?”le chiese Stephan, che insieme a Muhammad aveva seguito con interesse tutta la storia.
“Questa pietra verde che abbiamo al collo in origine serviva a Sigismondo da Pietrasanta per teletrasportarsi nello spazio. Probabilmente l’ ha usata anche Santoro.”gli spiegò Tomoya.
“Fantascientifico!”esclamò Stephan. “E funzionano ancora?”chiese.
“Sì, solo che adesso si usano con la rete Internet.”
“Veniamo dritto al sodo: Yumiko, sai tradurre il latino?”chiese Paula interrompendo le spiegazioni.
“Mi mancano la quarta e la quinta declinazione…però penso di sì.”rispose Yumiko titubante.
«Perché “pensi”?»le chiese Paula.
“È da un bel po’ che non lo faccio e temo di essermi dimenticata qualcosa.”le rispose Yumiko, piegando la testa di lato, immediatamente seguita dalla sua lunga treccia bassa.
Eh sì, Yumiko si era cambiata di nuovo: non aveva più la rigida divisa giapponese o gli abiti da funerale. Adesso indossava una maglia a mezze maniche bianca immacolata, un fazzoletto rosa al collo, un pantalone largo blu fermato da una cintura dove teneva il ciondolo misterioso, e delle scarpe comode a strappi bianche e rosse.
“A parte il pantalone e le scarpe, sembri la classica studentessa dei cartoni animati giapponesi, lo sai?”fece notare Matilde a Yumiko.
“Eh, lo so. Ma, cortesemente, potresti dire anime?”le domandò a sua volta Yumiko, alzando le spalle.
Matilde annuì e poi le mostrò l’ incisione in latino. “Eccola, è quella.”
“Vediamo… Gli otto cristalli sono ben nascosti in otto posti… oddio, questa è una U o una V? una u…del mondo finora conosciuto e sconosciuto… caspita, che gioco di parole!... E questo è un dativo o un ablativo?”tradusse Yumiko, commentando e domandandosi alcune cose. “Un dativo.”
“Che cosa cambia?”volle sapere Chen.
“Il dativo indica il complemento di termine, l’ ablativo gli altri complementi.”le spiegò Muhammad.
Yumiko continuò la sua traduzione: “A voi che state leggendo, celate questo segreto a orecchie… mhhhh… indiscrete, direi… e… Aaaaah!”
“E adesso cosa c’è?”chiese Isaia sobbalzando all’ urlo della ragazza.
«Sta scritto: “Agli otto ragazzi prescelti: trovate i cristalli a voi destinati…uhmmmm…. Sprigionate l’ energia dei vostri…. Elementi? Santissimo cielo!... e purificate il nero.”»
Per un istante, calò il silenzio.
“Ma come faceva a sapere di noi?”chiese Stephan.
“Quali sarebbero i nostri elementi?”si chiese Tomoya, sotto sotto elettrizzato dalla scoperta.
«E che cosa significa “Purificare il nero”?» fece Paula. “Non si può purificare un colore, si cambierebbe!”
«Forse con “nero” Santoro intendeva qualcos’ altro.»suppose Stephan portandosi pollice e indice al mento.
Ad un certo punto il ciondolo alla cintura di Yumiko si illuminò in una parte, la parte colorata di blu.
“Cos’ è questa luce?”domandò Matilde.
“Dobbiamo trovare il cristallo blu!”esclamò Muhammad.
“Ah, chi era che diceva che alla nostra età i doveri non esistono?”chiese sarcastico Stephan.
Tutti scoppiarono a ridere.
All’ improvviso la luce blu del ciondolo illuminò una strana mappa sul pavimento.
“Sul pavimento c’è una mappa!”esclamò Chen. “Che zona è quella?”
“Ma siamo sicuri che è Firenze?”chiese Stephan.
«Si può sapere perché devi mettere i bastoni tra le ruote? C’ è scritto “Florentiam”, che vuol dire Firenze.»ribattè Muhammad.
“Lì c’ è una biblioteca, però ci vogliono tre quarti d’ ora per raggiungerla in auto, figuriamoci a piedi!”disse Matilde.
Per un momento tutti rimasero zitti, poi Paula disse: “Ed è in momenti come questi che mi manca il computer. Ci vorrebbe uno slashdown!”
Yumiko domandò: “Ce la fate a farvi quattrocento metri di corsa?”
“Ma sta diluviando…”fece notare Isaia.
“Sta smettendo.”lo rassicurò Yumiko.
“Allora sì!”strillarono tutti.
I ragazzi scesero di corsa le scale, con Muhammad che rischiò di inciampare un paio di volte, e si ritrovarono in strada. Così, sotto una lieve pioggia passeggera, cominciarono a correre. Yumiko alzò gli occhi al cielo: perché le sembrava di aver già vissuto quella scena? Ah sì: era quella terribile notte pre-partenza, quando si ritrovò da sola in un vicolo macchiato di sangue e un terribile “teke-teke” che sembrava inseguirla dappertutto. In Giappone… come mai le mancava così tanto casa sua? Smise di pensare ai ricordi e si concentrò sulla corsa. Ad un certo punto si ritrovarono a delle strisce pedonali.
E proprio in quel momento, mentre i ragazzi stavano per attraversare, un’ auto dai fari gialli sgommò passando, fortunatamente 500 metri lontano da loro.
“Ma la gente deve proprio viaggiare all’ una di notte?”si chiese Tomoya contemplando il disastro, mentre attraversava la strada con gli altri.
Stephan giudò i ragazzi verso un lussuoso palazzo di città.
Niente di speciale, era un palazzo come tutti gli altri, di sei piani, finestre piccole, appartamenti frazionati. L’ unica differenza era la pittura bianca immacolata, senza l’ ombri dei “capolavori” dei graffitisti di strada.
“Questa è casa tua? Accidenti!”esclamò Paula meravigliata, rivolta a Yumiko. “Un po’… monotona, però.”
“Grazie, Paula, ma non è casa mia. È una sede provvisoria di mio padre, che è architetto. Noi abitiamo a Napoli.”le rispose Yumiko.
“Sotto al Vesuvio?”le domandò Chen.
“Ma no! Sarei morta già di spavento se abitassi là.”rise Yumiko.
“Non sembri italiana, però…”le disse Isaia.
“Sono nata a Tokyo.”
“Edochiana, quindi. Io sono di Los Angeles.”
Yumiko strizzò gli occhi e accese un computer, poi mise la connessione ed aprì Internet.
“Via le pietre, ragazzi!”disse Matilde.
“Come si chiama quella libreria?”chiese Yumiko, pronta con le mani sulla tastiera.
Matilde le disse il nome, Yumiko lo digitò svelta nella barra di ricerca e POOF: ecco il sito della libreria.
“Tenete queste pietre anche voi, così ci seguirete!”disse Chen, dando un pezzo della famosa pietra verde anche a Stephan, Yumiko e Muhammad.
“Via!”esclamò.
Tutti presero le loro pietre, che sprigionarono un bagliore.
Ecco.

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Image and video hosting by TinyPic Angolo dell' Autrice
Terzo capitolo di questa FF che nessuno si degna di prendere in considerazione! LOL! Per questo ringrazio tutti coloro che la leggono/l' hanno letta/leggeranno, a prescindere da tutto. Grazie mille!
Un' altro capitolo cortino, a quanto pare vado ad alternanza. Come ho detto, questo testo in origine era tutto unito, ma su EFP ho scelto di pubblicarlo a capitoli.
Se la storia vi piace (lo spero vivamente), vi consiglio di leggere il mio "Nemesis", un cross-over tra questo cartone e Puella Magi Madoka Magica, con gli stessi personaggi e il gatto (leggere Incubator) abusivo Kyubey.
Oltre alla storia vi lascio un disegno di Yumiko Santoro realizzato dalla mia cara amica e compagna di classe Gaia_argetlam. Non la smetterò mai di esserti grata Gaia! Sei bravissima!
See you!

-Puff

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Capitolo 4
*** Let' s go Slashdown and let's find the blue crystal! ***


Iniziò lo slashdown, con l’ aggiunta di tre posti davanti alla gigantesca pietra verde.
Un secondo dopo, gli otto ragazzi si ritrovarono un una libreria antichissima, risalente al ‘500, piena di libri, dipinti, manoscritti e quant’ altro.
“E allora, cosa ve ne è parso?”chiese Chen ai tre nuovi.
“Mi sento tutto scombussolato…”recitò Muhammad barcollando, facendo finta di svenire e facendo ridere tutti. “Ma ne è valsa la pena!”si entusiasmò alzando il pugno in aria.
“Ragazzi, questo sì che è il paradiso!”disse Matilde estasiata, facendo scorrere lo sguardo dappertutto.
“Guardate, qui è esposto persino uno Stradivari!”esclamò Isaia, che stava girellando per la libreria.
“Uno Stradivari? Fa’ vedere!”disse Yumiko entusiasta.
Il violino era esposto in una teca di vetro. Come tutti gli Stradivari, era bellissimo, curato nei minimi dettagli e ben tenuto.
“Caspita…lascia senza fiato!”esclamò Stephan.
Muhammad finse di aver finito l’ ossigeno e tossì. Tutti si lasciarono sfuggire un risolino.
All’ improvviso si sentirono risuonare dei passi e borbottare delle voci. Poi alcune porte cigolarono e si aprirono.
“Presto, tutti lì dietro!”gridò Paula fiondandosi dietro uno scaffale.
Entrarono due figure basse vestite di nero, l’ una molto magra e con i capelli castani, l’ altra grassa e con i capelli rossi.
“Perfetto, quello è il violino che dobbiamo portare al padrone.”disse la prima figura.
La seconda si limitò ad annuire, anche se aveva l’ aria di non capire niente.
“Per tutte le maratone, e quelli chi sarebbero?”chiese Muhammad.
“Cosa ci fanno quei due qui?!?”chiese Paula rischiando di farsi sentire.
Gli altri si limitarono a farle “shh” con il dito, tranne Yumiko, Muhammad e Stephan che osservavano senza capire.
“Ma chi sono?”chiese di nuovo Muhammad.
“Smilzo e Botte sono i due assistenti del Cobra, ma non combinano mai niente di buono.”gli rispose Isaia.
“Soprannomi decisamente originali…”commentò Stephan scuotendo la testa, ironicamente.
“E perché vorrebbero portarsi via lo Stradivari?”si domandò Yumiko.
“E chi lo sa. Sicuramente c’ è sotto la vendetta da parte del capo.”affermò Tomoya.
“Potresti spiegare meglio la faccenda?”chiese Yumiko a Tomoya guardandolo fisso negli occhi.
Lui si sentì scombussolato dagli occhi della ragazza: erano occhi leggermente allungati, marroni con alcune venature azzurre. Un mix insolito tra Oriente e Occidente, che rappresentavano perfettamente quella ragazza cresciuta tra due culture.
 “Allora… quei due tizi lavorano per il Cobra, un ex studente universitario assetato di vendetta, perché da giovane faceva degli studi sulla pietra verde che adesso abbiamo noi e tutti lo prendevano in giro.”le spigò lui, arrossendo leggermente. Lei, invece, lo guardava attentamente con gli occhi limpidi. Quello che non si sarebbe mai detto è che dentro Yumiko si sentì avvampare.
Non sapeva dare un nome preciso a quel sentimento che in seguito avrebbe chiamato amore, per ora sentiva solo un forte interesse per quel ragazzo.
“Ah. Poverino.”disse alla fine Yumiko, soprapensiero.
“POVERINO?!? Bella questa!”esclamò Paula.
“Perché dici questo?”chiese Yumiko a Paula.
“Perché non fa altro che intralciare i piani di persone che vogliono fare qualcosa di buono. Certe volte mi sembra quasi di odiarlo.”
“A te, Yumiko, è mai capitato di odiare qualcuno?”chiese Matilde.
“No. Ho avuto la fortuna di incontrare persone buone, che mi permettevano di essere me stessa. La mia durezza è solo una maschera. E poi mi sembra di capire che cosa ha provato quell’ uomo. Ci sono passata anch’ io, perciò riesco a comprendere.”le rispose Yumiko, che con questo discorso lasciò tutti a bocca aperta.
“Come diceva quella frase che citasti: quando le persone vengono deluse, i loro cuori diventano freddi e duri come il ghiaccio.”disse Stephan teatralmente.
Contemporaneamente, nel suo rifugio segreto a Borgo del Merlo, il Cobra girovagava per le stanze, mentre il suo pensiero lo portava a tanti anni fa, quando il suo collega scoprì per caso uno Stradivari e, oltre a vantarsi, si beffava anche di lui. “Presto” pensò l’ uomo “quello sbruffone avrà mie notizie e si compirà la mia vendetta, a meno che quei cinque ragazzini ficcanaso non intervengano di nuovo.” Qui si allarmò, ma decise di non pensarci e si rilassò.
Dietro di lui, i due cani Numero 1 e Numero 2 erano sdraiati proni (a pancia in giù) per terra.
“Non capisco perché il padrone si debba per forza vendicare.” disse Numero 2, decisamente annoiato. Era da secoli che il padrone diceva di doversi vendicare, ma puntualmente veniva battuto.
“A che ti serve capire? Se il padrone si deve vendicare, lo deve fare e basta.”gli rispose Numero 1, che era decisamente più fedele al padrone rispetto a Numero 2, più cinico.
Numero 2 sbuffò ed esclamò: “Come vorrei essere nato gatto!”
Nello stesso tempo, gli otto ragazzi discutevano su come fermare gli uomini appena entrati.
“Come facciamo a fare deconcentrare quei due dalla loro missione?”si chiese Matilde. “Dobbiamo indagare!”
“La loro capacità di concentrazione non è il massimo, no? Basterà scatenare un putiferio fuori per distrarli!”affermò con convinzione Paula.
“Sì, ma per quanto li fermerà?”domandò Muhammad che si sentiva a tutti gli effetti parte del gruppo.
“Abbastanza per permetterci di scoprire qualcosa.”gli rispose Chen, che era più esperta di lui.
“Allora va bene.”approvò Isaia. “Cosa dovremmo fare?”
“Tu vieni con me!”gli disse Paula. Poi, rivolta gli altri: “Non preoccupatevi, ci pensiamo noi!”. Infine si precipitò fuori, passando per una finestra rimasta aperta, insieme ad Isaia.
“Venite a vedere, qui c’ è la foto del proprietario!”esclamò Stephan, che era sgattaiolato dietro ad un altro scaffale. Gli altri ragazzi lo seguirono, sempre attenti a non farsi scoprire.
“Kevin White.”lesse Matilde. “Lo conosco! Ha passato la sua vita a cercare manoscritti preziosi.”
“Chen, puoi controllare se nelle foto che hai scattato al rifugio c’ era anche lui?”chiese Tomoya.
La ragazza prese la macchina fotografica, la accese e fece scorrere velocemente le foto in memoria, poi disse agli amici: “Non c’ è.”.
Però Cin le indicò la macchina fotografica. Chen la riaccese e ricontrollò di nuovo le foto, fermandosi quando Cin si mise a strepitare. Attivò lo zoom e si accorse che quel Kevin White era raffigurato in una foto in bianco e nero.
Lei esultò: “Ragazzi, l’ ho trovato!”. Poi mostrò la foto agli amici.
“Bene. La cosa più logica da fare sarebbe sostituire il violino.”disse Stephan ragionando.
“E dove lo troviamo, un violino, così su due piedi?”gli chiese Muhammad. 
 Gli seccava molto fare “l’ uccellaccio del malaugurio”, come diceva lui, ma in effetti la situazione era critica: un altro violino non si vedeva neanche a peso d’ oro e non sapevano dove trovarlo.
All’ improvviso, si sentì un gran fragore all’ esterno, provocato dalla caduta di tante botti di legno e poi scattò un allarme.
“Presto, usciamo fuori!”si sentì esclamare da Botte.
I ragazzi aspettarono che i due assistenti fossero usciti, poi uscirono fuori, giusto in tempo per vedere Paula e Isaia entrare dalla finestra.
“Siete state fantastici!”esclamò Yumiko, decisamente emozionata, mentre si tappava le orecchie con le mani.
“Grazie!”la ringraziarono in coro Isaia e Paula.
«Adesso dobbiamo “solo” vedere dove scovare un violino.»disse decisamente Tomoya, cercando di sovrastare il volume della sirena.
Si sentì aprire una porta e un rovistare, poi Stephan si presentò con un violino finto e gridò: “Che ne dite di questo?”
“Ma dove l’ hai trovato?”gli gridò Chen.
“Era in uno stanzino attiguo a questo, insieme a quelli che sembravano delle scenografie.”
“Non si potrebbe far smettere di suonare l’ allarme?”chiese Matilde, che cercava disperatamente di prendere la parola, ma veniva puntualmente interrotta da uno squillo più forte della sirena.
“Ma così quei due rientrerebbero!”le strillò la cugina.
“Fate spegnere le luci e scattare l’ allarme antincendio!”propose Isaia.
“Giusto!”approvò Paula alzando il pollice. “Vado subito!”
Due secondi dopo, Paula rientrò e chiuse la porta. Nella stanza accanto, dove si trovavano i due delinquenti, avvenne quanto detto.
“Perfetto.”disse Stephan. “Ora sostituiamo il violino. Ci pensi tu, Muhammad?”
Muhammad annuì e, veloce come un fulmine, sostituì lo Stradivari con quel violino che sembrava fatto di compensato. Tra l’ altro, la teca era già aperta.
Poi consegnò lo Stradivari a Yumiko.
“Perché a me, Muhammad?”gli chiese lei, stupita ma felice.
“Tu hai un violino, sai come maneggiarli.”le rispose Muhammad facendole l’ occhiolino.
“Come facevi a sapere che qui si era tenuta una recita?”chiese Matilde a Stephan, che si stava rilassando con la schiena poggiata ad uno scaffale.
“A dire il vero non lo sapevo. Sono capitato in quello stanzino per caso.”
Paula disinnescò l’ allarme antincendio.
Smilzo e Botte rientrarono, presero il violino finto, rimisero la teca a posto e se andarono, esultando: “Per una volta il padrone sarà contento di noi!”
I ragazzi non riuscirono a trattenere una risata, ma i due tonti non li sentirono.
“Qui noi abbiamo finito.”concluse Isaia, decisamente intenzionato a tornare al campus per dormire.
“No.”disse fermamente Yumiko. “Dobbiamo prendere ancora qualcos’ altro.”
Poi posizionò lo Stradivari che aveva in mano per suonare e cominciò a maneggiare l’ archetto.
“No, Yumiko, che fai?”provò a fermarla Stephan. “Non puoi suonarlo, lo rovineresti irrimediabilmente!”
“So quel che faccio.”lo rassicurò lei, che aveva lo sguardo stranamente vuoto.
La ragazza cominciò a suonare. Era una melodia non eccessivamente lenta, ma classica, solenne.
“Jupiter…”mormorò Stephan. “La sta interpretando benissimo!”
Yumiko non lo sentì. Era troppo concentrata sulla canzone e inoltre pareva essersi “svuotata”. Non si accorgeva di niente, neanche degli sguardi stupiti degli altri.
Ad un certo punto, a neanche metà melodia, da sotto una pila di riviste si sprigionò una luce blu.
Muhammad decise di agire, così raggiunse quei libri, li alzò e trovò un cristallo, che mostrò agli altri. Quel cristallo aveva la forma di una stella a quattro punte, perfettamente appuntita, presentava un foro al centro e, sopra la punta superiore, un forellino. Era di colore blu.
Yumiko si fermò un attimo, aprì il ciondolo che aveva appeso alla cintura e prese una perlina azzurra, che mise nel foro al centro del cristallo. Poi riprese a suonare. Da un libro si sprigionò una grande energia sottoforma di luce blu.
Yumiko, con le mani, separò una parte dell’ energia, che prese la forma di una linea retta verticale, poi radunò la restante sottoforma di una sfera luminosa.
Gli altri si scansarono per evitare di restare accecati e ad un certo punto Muhammad si lasciò sfuggire il cristallo dalle mani, che fu abilmente preso da Matilde.
Ad un certo punto, Yumiko puntò il dito al gruppetto dei sette amici e la linea di energia si scagliò contro di loro. Pareva analizzarli ad uno ad uno, poi, arrivata a Matilde, la linea si trasformò in una spirale e girò intorno a lei, per poi andarsi a riflettere per un attimo sulla pietra verde. Infine, tutta l’ energia radunata da Yumiko andò a mettersi all’ interno della perlina azzurra, posizionata nel cristallo.
Yumiko si riprese e solo dopo riuscì a realizzare che aveva trovato il cristallo blu, così sorrise. Quel sorriso così bello e aperto la fece sembrare bellissima agli occhi di tutti, ma agli occhi di un ragazzo con i capelli lunghi, marroni e lisci, con gli occhi a mandorla azzurri, e a quelli di un ragazzo dai capelli biondi e ricci si aprì un varco abbagliante e la solitaria, scontenta e fredda Yumiko divenne una dea benevole e sorridente, che pareva invitarli in un posto speciale.
“Che bello, Matilde!”esclamò Yumiko, ancora mezza frastornata ma felicissima. “Hai ottenuto il cristallo blu della Sapienza!”
“Guarda cosa c’ è disegnato sulla pietra!”esclamò Stephan.
Matilde, che aveva ancora in mano il cristallo, prese la sua pietra in mano e vide che l’ energia blu le aveva lasciato il disegno di un libro aperto. Poi mise il cristallo insieme alla pietra, sorrise anche lei e prese Yumiko per le mani.
“Ora sarà meglio tornare alle tende.”commentò Muhammad che non amava le sdolcinatezze. “Ho un sonno pazzesco.”
“Va bene.” Acconsentì Yumiko, piuttosto di malavoglia. Voleva restare a parlare con quei cinque ragazzi tanto simpatici. Poi si rivolse a loro ed esclamò: “Nandomo meguri-au! Oppure ci seguite?”
“Ma che ha detto?”chiese Paula che della prima parte non aveva capito un bel niente.
«Oh, scusate: quando mi sciolgo prendo a parlare in giapponese all’ improvviso. “Nandomo meguri-au” vuol dire “Ci incontreremo molte volte”.»
“Sicuro!”esclamò Chen parlando per tutti. “Comunque torniamo anche noi.”
“Ci vogliamo sbrigare?!?”urlò infastidito Muhammad.
“Arrivederci, ragazzi!”salutò Stephan con la mano, avviandosi insieme a Yumiko e Muhammad verso il campus.
Loro restarono a guardarli per cinque minuti buoni, poi uscirono dalla libreria.


Angolo dell' Autrice
Konnichiwa Guys! Quarto e penultimo capitolo di questa luuuuuuuuuuuunghissima FanFiction. Qui c'è la vera e propria azione... a cavallo tra Borgo del Merlo, un palazzo e una libreria! Ed ecco che saltano fuori i cristalli! Inoltre Yumiko rivela il proprio vero carattere. Lei è il mio Alter Ego, ci somigliamo quasi in tutto e per tutto... lei è molto più bella e jappo!
Spero che questo quarto capitolo vi piaccia!
Sore ja mata ne Shounen to Shoujo! (Quando parto con la jappomania si mette male!)
See you!
-Puff

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Capitolo 5
*** This new era starts... with axels! ***


26 maggio, ore 08.45
Stava per iniziare il secondo giorno del campus e i cinque ragazzi volevano rivedere Yumiko, Muhammad e Stephan.
“Ragazzi, qualcuno di vuoi ha visto Yumiko o qualcuno dei suoi amici?”chiese Tomoya guardandosi intorno.
“No, ma ecco una buona notizia: sta arrivando Sadako Santoro.”annunciò Isaia notando che la sorella gemella della “signorina Santoro”, come tutti chiamavano rispettosamente Yumiko, si stava avvicinando.
“Ehilà!”la chiamò Paula sventolando il braccio.
“Sì, che volete?”chiese Sadako fermandosi a guardarli.
“Dov’ è tua sorella?”le chiese Chen.
“Mia sorella chi? Sapete, ne ho tre.”
“La tua gemella.”rispose Matilde.
“Ah, Yumiko-san…”disse lei pensierosa, cercando di ricordarsi dove potesse aver visto sua sorella. “Mi sembra che sia con i suoi amici alla pista di pattinaggio.”Si riferiva ad una pista in pavimento gessato poco lontano dal campus, circa cento metri.
“Grazie.”la ringraziò Isaia.
“Di niente.”fece lei con un piccolo inchino alla giapponese, poi se ne andò.
“Dov’ è questa pista di pattinaggio?”si chiese Tomoya. “Non mi pare che ce ne sia una nei dintorni.”
“È perché non consci bene la zona. Guarda dietro di te.”gli disse Matilde.
Lui si girò e vide che in effetti c’ era veramente una pista: era abbastanza spaziosa, circondata da una balaustra gialla e con le mattonelle verdi. C’ erano tre persone, due all’ interno della pista ed una “comodamente” seduta sulla balaustra, in perfetto equilibrio.
“Ma l’ anno scorso non c’ era!”esclamò Paula guardando la pista.
“È stata completata a marzo.”la informò Matilde.
Yumiko, Muhammad e Stephan erano lì, ma non stavano pattinando.
Yumiko si allenava su un salto parecchio complicato, Stephan la squadrava con aria critica mentre saltava e Muhammad si godeva la scena facendo commenti a sproposito.
Proprio in quel momento, Stephan stava dicendo a Yumiko: “Il salto è buono ma l’ arrivo è fuori. Era decisamente pessimo.”
Lei fece una smorfietta contrariata e disse: “Lo so, non ci ho ancora preso la mano, ma lo devo fare bene!”
Muhammad, dondolandosi lievemente avanti e indietro, commentò: “Per me non ha senso ripeterlo. Se fai bene il salto è tutto.”
Yumiko scosse la testa. “Come al solito non hai capito niente. Alle gare ogni singola parte del salto è importante, quindi, per ottenere una buona valutazione, quest’ axel mi deve venire perfetto!”
Matilde troncò la discussione con un’ allegro: “Salve ragazzi!”
“Oh… ciao!”li salutò Stephan allegramente.
“Che state facendo?”chiese Paula incuriosita dal precedente scambio di battute.
“Niente, sto provando un salto, l’ axel, e loro due mi assistono.”le rispose Yumiko, che aveva la gamba destra protesa indietro e quella sinistra leggermente piegata.
“L’ Axel?”si stupì Tomoya.
“Sì, è un salto da una rotazione e mezza, il più complicato del pattinaggio artistico.”disse Isaia.
“E tu come lo fai a sapere?”chiese Muhammad stupito.
“Me l’ ha spiegato un’ amica.”
“L’ amica è quella Jade di ieri?”chiese Tomoya a Isaia.
“Esattamente.”
“Ce lo fai vedere?”chiese Chen incuriosita.
Yumiko prese un po’ di slancio e saltò, partendo su una sola gamba, fece un giro e mezzo in aria, poi atterrò con la gamba sinistra avanti e le braccia unite.
Infine le aprì e portò la gamba indietro.
“Questo è stato particolarmente bello, complimenti!”esclamò Stephan, complimentandosi con Yumiko.
Lei fece un cenno con la testa, ma non fece in tempo ad aprire bocca che fu bombardata di domande.
“Wow, come hai fatto?”
“Dove hai imparato?”
“Ci dici qualcosa su di te?”
“Come mai sei così…strana?”
Questa domanda se l’ era lasciata sfuggire Tomoya per sbaglio.
Lei lo guardò in modo strano. Lui continuò: “E a chi devi portare rispetto?”
“Eravate voi che mi spiavate ieri?”chiese Yumiko ai cinque amici, mentre Stephan e Muhammad seguivano interessati.
“Ehm… sì.”ammise Paula leggermente imbarazzata. “Come hai fatto a scoprirlo?”
“Ieri ho sentito il flash di una certa macchina fotografica e alcuni bisbigli mentre ero alla fermata dell’ autobus. Non ho gradito, era una specie di violazione della privacy.”disse Yumiko sottolineando le ultime parole.
“Ecco, l’ avevo detto io, o no?”fece Matilde soddisfatta.
“Però ha portato a qualcosa di positivo. In quanto a quello che mi avete chiesto, presto saprete tutto di me…”concluse Yumiko, avviandosi verso il campus. Erano le nove ed era l’ ora di cominciare.
Contemporaneamente, nel rifugio del Cobra i due assistenti gli avevano consegnato il finto violino.
“Ecco, signore, le abbiamo portato il violino come ci aveva questo.”disse Smilzo fregandosi le mani.
“Speriamo che sia la volta buona.”commentò scettico Numero Due, in disparte.
“Numero Due, quante volte ti devo ripetere che è SEMPRE la volta buona per il padrone?!?”lo riprese Numero Uno.
“Stupidi incapaci, questo non è uno Stradivari, è segatura!”stava strillando il Cobra inferocito.
“Dicevi?”disse ancora Numero Due, poi si mise a fare un pisolino.
L’ avventura continua…


Angolo dell' Autrice
Bene ^_^ Anche questa storia è finita, ma... è incompiuta! Il che vuol dire che l' avventura è ancora in corso. Infatti ci sono altre storie, sia precedenti che successive a questa, che sono ancora in corso di scrittura... e probabilmente non finirò mai.
Anche questo capitolo è breve, anzi è il più corto di tutti! .-. Yeee!
*L' autrice viene uccisa*
Se l' avventura vi è piaciuta, vi consiglio vivamente ( e nuovamente) di leggere "Nemesis", con gli stessi personaggi.
Bene, mi congedo con la chiusura di questa storia e spero che vi sia piaciuta!!
Mata ne!
-Puff

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