Le Stelle Cadenti, Il Profumo Del Vento

di Nanek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E da qui ***
Capitolo 2: *** Gli amici di sempre, gli abbracci più lunghi ***
Capitolo 3: *** Oggi qui ci siamo stati noi ***
Capitolo 4: *** Da te ho imparato tante cose ***
Capitolo 5: *** Un giorno mi incontrerai ***
Capitolo 6: *** Let me love you ***
Capitolo 7: *** I’m asking you to stay ***
Capitolo 8: *** Don’t you worry child ***
Capitolo 9: *** I know you care ***
Capitolo 10: *** So tired of tears ***
Capitolo 11: *** Parla con me ***
Capitolo 12: *** Noi due ***
Capitolo 13: *** Gli sguardi e quell’attimo prima di un bacio ***
Capitolo 14: *** Per la voglia che hai di ridere ***
Capitolo 15: *** Una parte di me ***
Capitolo 16: *** Wanna go back there every night ***
Capitolo 17: *** The times that we had ***
Capitolo 18: *** Irresistible ***
Capitolo 19: *** As long as you love me ***
Capitolo 20: *** Lego House ***
Capitolo 21: *** La vita rimane la cosa più bella che ho ***
Capitolo 22: *** The best of me ***
Capitolo 23: *** Dentro l’anima ***
Capitolo 24: *** Back for you ***
Capitolo 25: *** Le stelle cadenti il profumo del vento ***



Capitolo 1
*** E da qui ***


Capitolo 1

E da qui




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Lei sedeva sull’altalena.
Lo faceva sempre, sin da bambina, quando aveva bisogno di stare chiusa in se stessa, con i suoi pensieri, con i suoi interrogativi, o semplicemente con i suoi ricordi.
Era luglio, ma l’aria di quel posto sembrava sempre troppo fredda per dar libero sfogo al vento estivo che caratterizzava altre città.
Si dondolava piano, e i capelli lunghi le andavano negli occhi.

Sentì, poi, le sue mani, che si avvolsero davanti alla sua pancia, sentì il calore del suo petto sulla schiena, il calore del suo viso vicino al suo.
Le sue labbra si appoggiarono alla guancia di lei, lasciandole un piccolo bacio, quasi sussurrato, che la fece rabbrividire.
-Ti prenderai qualcosa con solo questo vestito- le sussurrava all’orecchio, cercando di ripararla.
Ma lei non diceva nulla.

Sentì lui allontanarsi, per poi appoggiarle sulle spalle la sua felpa, che lei infilò, sentendo nuovamente quel calore, invasa dal suo profumo.
-Mi dondoli un po’?- chiese lei, in un sussurro.
E lui cominciò a spingere, piano.

Guardava i suoi capelli, andare avanti e indietro, amava fissarli.
Guardava le sue gambe, che si muovevano a ritmo dell’altalena, amava quelle gambe.
Guardava quelle mani, che si tenevano alle corde dell’altalena, le sue mani magre, affusolate, che lui amava tenere intrecciate alle sue, che non avrebbe mai voluto lasciare.
Sorrideva a quella vista, sorrideva soddisfatto di esser riuscito a conquistarla, sorrideva a quella ragazza che conosceva da ormai dieci anni, e che non aveva mai smesso di amare.

La osservò mentre gli faceva cenno di smettere di spingere, e la guardò scendere con la sua solita lentezza.
Guardò i suoi occhi, che cercavano i suoi, i suoi soliti occhi blu, i soliti occhi che lo avevano fatto innamorare.
La avvolse cingendole il collo, e si misero a guardare il paesaggio.

Quella città, era l’album dei loro ricordi: quei posti, quei locali, avevano una traccia di loro, avevano qualcosa da ricordare, qualcosa da far tornare in mente, qualcosa che li faceva tornare indietro, nei loro ricordi, nel loro passato.
-Ti va di andare a passeggiare un po’?- gli chiese lei, abbracciandolo.
-Non è che ti affatichi troppo?- rispose lui.
-Sono incinta, non decrepita- rise lei, facendolo sorridere a quella risposta.
Si presero per mano e si avviarono per le vie di quella piccola cittadina, che lei aveva tanto odiato, ma che le aveva fatto conoscere la persona più importante della sua vita.

 
Passarono davanti a quella scuola, la scuola che li aveva fatti incontrare, tra quei corridoi, ed entrambi sorrisero alla vista, quel lontano primo giorno di scuola del settembre 2011 se lo ricordavano ancora, se lo ricordavano entrambi.

Lei si strinse più forte a lui; -chi l’avrebbe mai detto che la scuola sarebbe stata utile?- chiese lui ridendo.
-Non ti viene voglia di andare a salutare la preside?- chiese lei.
-Non metterei piede dentro quella scuola per nessuna ragione al mondo.-
-Come sei gentile amore mio-
-Non mi serve più la scuola per vederti Vane, a me basta trovarti a casa-  rispose lui, baciandole la fronte.

E i ricordi, per Vanessa, cominciarono a farsi sentire.

***

La crisi in Italia non risparmiava nessuno.
Il trasferimento nel paese di Mullingar era stato una benedizione per i genitori di Vanessa: il padre lavorava in una azienda che fabbricava insegne luminose, nell’ultimo periodo le cose andavano un po’ a rilento, non che stesse fallendo, ma non si poteva continuare così.
La salvezza erano stati i nuovi capi che comprarono l’azienda, persone disposte a salvare il posto di lavoro a tutti gli impiegati, disposti a non diminuire i salari ma ad una condizione: trasferimento dello stabilimento in Irlanda.

C’erano più possibilità, in Italia non c’era più futuro, la fortuna aveva sorriso loro.. queste le parole che le venivano ripetute ogni santo giorno prima di lasciare definitivamente la sua patria, i suoi amici, il suo mondo.
Si chiedeva spesso perché proprio l’Irlanda, perché un posto così desolato, triste, grigio, dove il freddo sembrava essere padrone, dove l’estate sembrava inverno e la primavera non esistesse.

Odiava quel posto, e soprattutto odiava la lingua che doveva parlare per farsi capire: certo, studiava ad un  liceo linguistico, ma l’inglese non lo digeriva per niente. Era una lingua stupida, odiosa, ma utile: come le ricordava sempre sua madre.
Ma poco importava l’utilità, lei era una tipa a senso unico: una cosa o le piaceva o poteva sparire dalla sua vista.
Ed ora lei era lì, segregata su quell’isola, lontana da tutto quello che si era costruita in 18 anni.

Potevano aspettare che finissi il liceo in Italia. Potevano almeno farmi passare l’ultima estate al caldo. Non in questo schifo .

Si ripeteva quando guardava i libri nuovi accumulati sopra la scrivania. Invece no.
9 giugno 2011, l’ultimo giorno di scuola, l’ultimo giorno in Italia. Non aveva neanche passato il suo 18esimo compleanno con i suoi amici, nulla. Poco importava. Dovevano partire. E lei doveva capire che era anche per il suo bene.
Passava le sere a piangere di nostalgia, si vergognava un po’ per il suo egoismo, in fin dei conti, le possibilità economiche rimanevano un bel punto a favore, poteva continuare a divertirsi, comprarsi vestiti e vivere normalmente.
Ma che divertimento c’era se non poteva condividerlo con i suoi amici?


 
Il primo giorno di scuola se lo ricordava fin troppo bene, tutti quegli sguardi puntati su di lei, tutte quelle persone che bisbigliavano qualcosa di incomprensibile, tutto la infastidiva.
Odiava essere guardata, odiava non capire quello che dicevano di lei, odiava quell’ambiente; Voleva urlare, voleva correre via, voleva maledirli e tornarsene in Italia a piedi se fosse stato necessario.

Però, qualcuno l’aveva presa sotto braccio e l’aveva trascinata con sé verso la presidenza, per fortuna che lui era con lei, per fortuna che lui non era rimasto in Italia, lui era il suo punto di riferimento, la sua forza, lui era il suo caro cuginetto dai capelli rossi.
Suo cugino era più piccolo di lei di un anno, ma era talmente alto da sembrare il contrario, capelli rossi e ricci, difficile da dimenticare, occhi grandi color marrone, poteva essere scambiato per un Irlandese, bianco latte e pieno di lentiggini.

Nessuna delle sue amiche lo considerava un “figo” da conoscere, lui era.. normale.. ai suoi occhi lui era solo il piccolo Alberto dal cuore d’oro, il cuginetto che abitava in campagna e che la faceva sentire protetta nei momenti di tristezza.
Si volevano bene, quasi come due fratelli, si confidavano segreti, si davano consigli, erano stretti da un legame bellissimo e forte: a volte si chiedeva come avrebbe fatto senza di lui.

E anche in quell’occasione lui l’aveva aiutata, avevano varcato insieme la porta di quella orrenda scuola di mattoni, quando la vide incerta non la lasciò sola.
Bussarono alla porta della presidenza, entrarono timorosi e con il loro strano accento dissero soltanto “buongiorno”.
La preside era seduta sulla sedia con gli occhiali appoggiati sulla punta del naso, stava mettendo a posto delle carte. I capelli grigi erano raccolti in uno chignon perfetto, nessun capello fuori posto, le labbra colorate di rosso che mettevano in risalto la pelle bianca, indossava una camicia color crema abbinata a una giacca color prugna.

Alzò lo sguardo verso i due nuovi arrivati e li invitò ad accomodarsi.
Suo cugino le diede una spinta e la fece quasi inciampare, trattennero una risata, erano dei tipi dalla risatina facile e non sempre questa caratteristica andava bene.

La preside si presentò “Miss Doyle” strinse loro la mano, li studiò per bene, e lei si sentì imbarazzata: i suoi capelli quella mattina erano un autentico disastro, se al naturale erano lunghi e mossi, quella mattina erano magicamente lisci e orribili, inoltre non avendo chiuso occhio durante la notte, aveva sotto i suoi occhi blu delle deliziose borse nere che la facevano sembrare uno zombie: la sua prima impressione non era delle migliori.
Suo cugino invece, sembrava appena uscito dal parrucchiere, i capelli ramati stavano divinamente, aveva il viso dolce e riposato e un sorriso che gli illuminava il volto. Con quel maglioncino blu poi era veramente perfetto: lui sì, che sembrava felice di essere in quel posto.

Dopo averli osservati attentamente, la preside lesse le loro cartelle scolastiche, almeno su quella non si poteva vergognare, non era male a scuola, non che fosse una secchiona, ma i suoi voti non erano proprio da buttare.

La scuola irlandese non era come quella italiana, e i due cugini lo sapevano: avevano compilato dei moduli dove venivano specificate le materie obbligatorie e quelle a scelta, in Italia la parola “scelta” in ambito scolastico, era davvero dura da trovare.
Era una scuola niente male, e lei si sarebbe abituata subito a quella lieve libertà proposta.
-Beh, che ci fate ancora qui? Avete lezione.. e siete già in ritardo- li riprese la preside sorridendo.


Vanessa guardò l’orologio, segnava le 8 e 30 a emme, sospirò.
-Io mi vergogno ad entrare in classe a quest’ora!- disse mentre il suo viso diventava sempre più rosso, e non a causa del caldo.

Suo cugino la spintonò un po’ prendendola in giro per la sua improvvisa timidezza, se lei era timida, lui poteva considerarsi il principe d’Inghilterra; era sempre stata un tipa solare, attiva, una che faceva amicizia subito, o quasi; da quando erano lì ,però, era diventata l’insicurezza fatta a persona, non era a suo agio, forse temeva di sbagliare qualcosa.

-Se vuoi ti accompagno in classe per manina, come i bambini piccoli, e dico come ti chiami va bene?-  rideva il ragazzo, la cugina intanto diventava sempre più rossa.
-Oh ma guarda chi c’è!- annunciò Alberto, voltando lo sguardo dietro di lei.

Vanessa si girò, e nel vederlo, si gettò tra le sue braccia.

-Antipatico, perché non sei venuto con noi sta mattina?- chiese lei, continuando ad avvolgere il ragazzo.
-Lo sai che forse mi interrogava di brutto in matematica, l’ho scampata per un pelo! mi spiace amore- rispose il ragazzo, lasciandole un bacio sulle labbra.

-Conor, accompagnala in classe che si vergogna come una bambina!- annunciò suo cugino, deridendola.

Conor, il ragazzo di Vanessa.

Conosciuto quell’estate, per caso, in un parco, un incontro che non si dimenticava facilmente.
-Davvero ti vergogni, amore?- le chiese dolce, fissandola mentre il viso cominciava ad arrossire.
-No, sono coraggiosa, e te lo dimostrerò- rispose la ragazza, salutandoli e incamminandosi con i loro sguardi addosso, verso la porta dell’aula che l’aspettava.
Senza pensarci due volte bussò, si sentì il viso in fiamme.

Una voce da dentro la incitava ad entrare, aprì la porta velocemente e si sentì osservata da troppi occhi; fece un passo in avanti, richiuse la porta dietro di sé per poi sorridere timidamente alla classe, facendo un cenno con la mano.
Poi guardò la prof e si presentò.
- Buongiorno, ehm, sono Vanessa, scusate il ritardo, sono nuova.. non succederà più-, la professoressa non sembrava minimamente infastidita dal suo ritardo, le sorrise e le chiese di ripetere il tutto in spagnolo.

Si limitò a dire - Buenos dìas, soy Vanessa, soy una nueva estudiante- .
Non aveva detto chissà cosa, erano due parole in croce, ma che resero felice la professoressa; solo in quel momento Vanessa notò una tipa seduta vicino alla cattedra: era bionda, capelli lisci, un ciuffo da “emo”, la camicia aperta per bene, le gambe accavallate, la stava interrogando.

La professoressa fece notare alla biondona che bell’accento e che disinvoltura possedeva la nuova arrivata, che forse poteva farsi aiutare visto che non sapeva “neanche dire il suo nome”, bene, facciamoci nuovi nemici appena arrivate, brava Vane, continua così, pensava Vanessa mordendosi il labbro.

La bionda la uccise con lo sguardo, e annunciò di voler cambiare corso, -Il francese mi aspetta, quella sì che è una materia.- si alzò e sculettando andò a sedersi.
Il viso di Vanessa era color fragola, non si aspettava che tutti si offrissero volontari per averla come compagna di banco, per questo motivo si mise in un angolo dove c’erano due banchi vuoti, vicino alla finestra, tirò fuori il quaderno e si preparò alla lezione, in attesa della campanella della ricreazione.
 

 

Note di Nanek:
cabaaaam! L’avevo detto o no che sarebbe tornata questa storia? Eccola qua!!! Mamma mamma quanto sono emozionata nessuno lo sa!
Sono emozionata sì, ho le mani che tremano, i miei occhi sono contenti di rivederla qui!

Carissima storia da quanto che ti aspettavo!! E ora, sono contenta che tu ci sia, davvero.
*persona strana che parla con la storia*
Care lettrici, ecco qui la mia vecchia gialla, che è diventata arancione, e che è stata modificata per bene dalla sottoscritta, per essere resa più carina e più adorabile/leggibile (o almeno secondo me).
La ripropongo perché io credo in lei, e perché mi mancava troppo T.T  Okay basta, è l’emozione che mi fa dire certe cose!
Carissime, poco da dire, spero vivamente che vi piaccia, che vi appassioni, e tutto quello che volete! ;) spero di trovare qualche vostra recensione, ve ne sarei grata <3

Detto ciò, aggiornerò presto! Ve lo garantisco! ;)
Un abbraccio alla Horan, e già un MASSIVE THANK YOU a chi leggerà <3

PS IMPORTANTE: PER EVITARE CONFUSIONE: QUANDO VEDETE CHE DOPO GLI ASTERISCHI *** IL TESTO CAMBIA LO STILE è UN INIZIO DI FLASHBACK!!!! :):)
Nanek

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Capitolo 2
*** Gli amici di sempre, gli abbracci più lunghi ***


Capitolo 2

Gli amici di sempre, gli abbracci più lunghi




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Lui era uscito, doveva andare a lavoro, come ogni mattina.

Il suo lavoro non era male, piaceva a lui: il dentista.

Lavorava insieme ad alcuni vecchi amici, avevano uno studio tutto loro, si divertivano insieme, c’era la complicità che faceva venire la voglia di darsi da fare.
Non stava via tutto il giorno, ogni pomeriggio alle cinque e mezza, era sempre di ritorno: non era mai troppo stanco per lei, tornava a casa sereno, la voglia di abbracciarla c’era sempre.

Vanessa guardava fuori dalla finestra, mentre quello che era suo marito, sfrecciava via con la sua macchina nera.
Due colpi di clacson, e la salutava con la mano fuori dal finestrino: certe cose non cambiavano mai.
Sorrideva, e mentre ricambiava il saluto con un cenno della mano, il bambino nella sua pancia scalciò, lei sorrise.

Le mancava andare a lavoro, le mancavano i suoi alunni: faceva la maestra alla scuola elementare di Mullingar, insegnava storia; si metteva spesso a pensare a tutti loro, ai suoi bambini e alle sue bambine, si chiedeva se si trovassero bene con la supplente, si chiedeva se l’avrebbero riconosciuta una volta tornata.
Era a casa da sette mesi, e già le mancava quella scuola, quei corridoi, amava quel posto, amava stare con i bambini.

Stava cercando qualcosa da bere nel frigo, e quando lo richiuse, non poté far a meno di notare una foto appesa; ritraeva lei e suo cugino Alberto, la sera del suo compleanno, in mezzo a loro c’era una donna, i capelli arancioni e ricci, gli occhi color pece, le lentiggini che la caratterizzavano: sorridevano all’obiettivo, come poteva dimenticarsi di lei?
Colei che le aveva insegnato molte cose sul mondo del lavoro, colei che accolse lei e suo cugino con entusiasmo, colei che le mancava da morire, le mancava quel posto, quel locale: il suo primo lavoro.

 
Si mise qualcosa di carino, non troppo scollato, per evitare di prendere freddo, e si avviò con la bicicletta verso quel pub: Jody Daly.
Non era troppo distante da casa loro, ma tra il lavoro, il bambino in arrivo, e tutti gli altri problemi, passava di rado da quelle parti.

Varcò la porta di quel vecchio pub, anche se non era orario di apertura, ma sapeva che l’avrebbe trovata lì, come sempre: doveva pulire e sistemare tutto, era una sua mania.

 -Ma guarda chi è venuto a trovarmi!- urlò Roxy, avvolgendo Vanessa e lasciando lo straccio con cui stava pulendo un tavolo: sempre la solita Roxy, i capelli sempre arancioni, sempre ricci, sempre lei, sempre uguale.
-Ma quanto cresce questo bambino? È più grande di te ormai mia piccola italiana!- continuava, accarezzandole il pancione.
-Eh, mangia tanto! come stai Roxy?- chiese timida Vanessa.
-Non sai che piacere vederti! Saranno anni che non ti vedo! Siediti piccina! Come stai tu? E quel matto di tuo cugino? Sta bene?- continuò a chiedere Roxy, gli occhi che brillavano.

Si accomodarono al bancone, un bancone che Vanessa conosceva fin troppo bene.

***

Ricordava ancora la prima volta che varcò la porta di quel pub, era insieme a suo cugino, la piccola cugina Gaia, e Conor.
I due cugini volevano lavorare, quell’anno, volevano dare una mano alla famiglia, volevano trovarsi qualcosa da fare per il week end.
-Ho io il posto che fa al caso vostro- aveva detto Conor, e loro finirono lì, in quel pub irlandese, tra le braccia di Roxy, la proprietaria, fin troppo entusiasta dei due nuovi arrivati.
E fu anche grazie a quel pub che conobbe uno dei suoi amici più cari: Zayn Malik.

 
La prima sera di lavoro, lo vide entrare da solo, con gli occhi fissi nel vuoto.
Si avvicinò a lui, e lui le chiese un tavolo per uno.
Lo fece accomodare vicino alla finestra, ma lui, chiese se poteva sedere vicino al bancone.
Lei annuì, e gli indicò gli sgabelli.

Dopo aver servito un tavolo, si dedicò al ragazzo appena arrivato: era un bel ragazzo, e trovarselo lì davanti a fissarla, mentre preparava le bibite, un po’ la imbarazzava.
I capelli corvini, gli occhi color nocciola, una bocca a dir poco perfetta, un ragazzo così bello non l’aveva mai visto a Mullingar, e dai lineamenti, non doveva neanche essere inglese.

-Cosa mi consigli?- chiese lui, accennando un sorriso, e mostrandole quanto il suo sorriso fosse perfetto.
Lei abbassò lo sguardo, dicendo che i suoi gusti erano troppo strani per piacere alla gente comune.
-Ci sarà qualcosa di commestibile.- continuò lui.
-I club sandwich sono buoni- concluse lei, dopo aver finito di preparare il vassoio con le bibite del tavolo 14 ed aver urlato a suo cugino di andare a prenderlo.
-Vada per un club allora, e una tequila, facciamo tre- concluse il ragazzo misterioso, chiudendo il menù.
-Una tequila con un club sandwich? Non ti farà male?- chiese lei.
-Peggio di così..- rispose lui.
-Guarda che pago la tequila, non vado a scrocco.- continuò con voce quasi irritata, fissandola negli occhi, spaventandola un po’.
-Non.. intendevo questo..- disse lei, riempiendo tre bicchieri con la bevanda richiesta e porgendogliela.
-Scusami..- disse lui, prendendole la mano –Non volevo essere brusco-
Lei si liberò dalla presa, e scappò in cucina, dove rimase fino alla chiusura del pub.
Il ragazzo strano, se n’era andato, e lei poteva considerarsi salva, non appena si ritrovò tra le braccia di Conor.

 
Il giorno seguente però, il ragazzo misterioso fece di nuovo tappa al pub, sta volta, prima dell’inizio del turno: posizionato su una panchina, la sigaretta tra le labbra, appena la vide arrivare con Alberto, le chiese di non scappare.

-Mi spiace ma.. io.. devo.. lavorare..- si giustificò lei, cercando di nascondersi dietro Alberto.
-Come vuoi, vorrà dire che parleremo dentro.- concluse il ragazzo, entrando con loro e rimettendosi nel posto della sera precedente.
Vanessa cominciò a preparare il bancone, osservata dal ragazzo misterioso, che la osservava in silenzio, senza rivolgerle la parola.
-Non volevo spaventarti, mi spiace- sbottò.
-Io.. non sono spaventata-
-Come ti chiami?- chiese il tipo.
-Io.. Vanessa.. tu?-
- Zayn-
- Zayn? Che nome strano-
-Sono per metà pakistano sai com’è.. tu invece? Il tuo accento non sembra irlandese-
-Italiana.-
-E che ci fai qui?-
- Io.. ehm.. – continuava a balbettare.
- Sta tranquilla, non voglio rimorchiare, so che hai un ragazzo, lo conosco Conor, gioca a rugby con me-

All’udire quel nome, i suoi muscoli si rilassarono.

Come un fulmine a ciel sereno, cominciò a capire chi fosse quel ragazzo.
Lo fissò, con sguardo serio, quasi da spaventarlo, gli prese il braccio e gli sollevò la manica del golfino fino al gomito.
Notò quel famoso tatuaggio.

-Oddio ma tu sei Zayn quello del microfono!- urlò Vanessa, facendolo imbarazzare.
-Conor mi ha parlato di te! Tu sei quello che si è fatto questo tatuaggio! Oddio scusami!- e Zayn si liberò dalla sua presa, tirandosi giù la manica del maglione.
Sorrise alla ragazza, lui sapeva bene chi avesse davanti agli occhi.
Zayn cominciò a raccontarle di Conor, di quante volte si metteva a parlare di lei in spogliatoio, assillando i suoi compagni, facendoli ridere.

-Dire che è innamorato perso è dire poco!- diceva Zayn, facendola arrossire.
-Dopo che dici di fare un giro?- le propose, ma lei fece cenno di “no” con il capo: Conor sarebbe andato a prenderla, gli aveva promesso una serata in discoteca.
-Spiacente miss, ma Conor non può venire, è per questo che sono qui-
-E perché non può venire?-
-Partita miss, una delle più importanti-
-E tu non giochi?-

Zayn sollevò il piede e lasciò intravedere la fasciatura alla caviglia.

-Che ti sei fatto?-
-Ti va se te ne parlo dopo allora?-
-Va bene dai, finisco il turno a mezza notte e mezza.. se sei sveglio..-
-Ci vediamo dopo miss- rispose il ragazzo, sorridendole e lasciandola interdetta.

Quella notte, non se la sarebbe mai scordata.

Zayn era qualcosa di strano e di unico allo stesso tempo: le piaceva la sua compagnia, le piaceva il suo strano modo di porsi, era simpatico, era piacevole, era una cara persona; sarebbe presto diventato suo amico, fu lui che le insegnò qualcosa che dava molto fastidio a Conor: fu Zayn a insegnarle a fumare, e glielo insegnò quella notte stessa, quando lui le chiese:

-Vuoi una sigaretta?- e lei rifiutò, dicendo –Non fumo.-
-Hai mai provato?-
-No.. poi Conor è un tipo tutto salutista, non gli andrebbe bene questa cosa-
-Dai dai, Conor non c’è, sono leggere le mie, te lo garantisco!-
-Che fumi?- chiese curiosa.
-Marlboro rosse- rispose Zayn soddisfatto.
-Alla faccia, sono tra le più pesanti! No, no, non le voglio grazie.-
-Che dici di queste allora? Phillip Morris, queste sono aria pura!-
-Ma in quella giacca hai una tabaccheria tu?- chiese lei, facendolo ridere.
-No, è che volevo provare a smettere, e ho provato con queste, ma.. il fumo ha sempre la meglio, è il mio vizio, non riesco a smettere- sorrise lui, porgendole una sigaretta.
-Dai prova, non lo dirò a nessuno!-
-Come faccio a fidarmi? Non ti conosco nemmeno- chiese lei, sorridendo, e prendendo la sigaretta.
-Il fatto stesso che l’hai presa in mano, dimostra che tu ti fidi già di me.- rispose soddisfatto.

-E faccio male?-

-Al massimo diventerai una ciminiera, ma non temere, saremo in due a farci compagnia- concluse Zayn, prendendo l’accendino.

Lei si avvicinò la sigaretta alle labbra, lui si avvicinò con la fiamma dell’accendino.

-Ora, io accenderò con la fiamma, ma devi inspirare, capito? Tira su- la incitò lui.

Vanessa prese alla lettera le sue parole, e inspirò un po’; quando si trovò il fumo in bocca, lo buttò fuori subito, facendo uscire una nuvoletta piccolissima.
Zayn rise divertito; si prese una sigaretta anche lui, e cominciò a spiegare.

-Non devi tenerlo in bocca, sciocca! Quando lo tiri su, devi mandarlo ai polmoni, così- e fece vedere lo strano meccanismo.
-Così quando espiri, ti viene fuori una nuvolona tipo drago sputa fuoco!- e mandò fuori il fumo.

Vanessa riprovò.

Inspirò, e una volta avuto il fumo in bocca, inspirò nuovamente, facendolo andare giù, nei polmoni, per poi buttarlo fuori, e far uscire quello che Zayn si aspettava.
Aveva le mani fredde, e la testa le girava, si sedette per terra.

-Mi gira la testa- si giustificò.
-é normale le prime volte, brava comunque, impari in fretta- disse Zayn, sedendosi vicino a lei e continuando a gustarsi la sua sigaretta.

Vanessa inspirò di nuovo, poi ancora e ancora, fino a finirla.
Non pensava fosse così complicato, fumare; ma di una cosa era certa, quello che provava ad ogni tiro, era qualcosa di strano, si sentiva più attiva, si sentiva quasi leggera, non capiva perché; l’unica cosa che la infastidiva, era l’odore del fumo sulle dita e in bocca.

-Non hai una caramella?- chiese a Zayn, che prontamente le passò una caramella alla menta.
-Sei delicata ragazza- la derise.
-Fammi abituare almeno, credo che questo vizio me lo porterò per sempre, mi piace questa cosa! Guarda che mi fido, non dirlo a Conor!- concluse.

Zayn annuì.



Poteva  sempre contare su Zayn, di lui si poteva fidare e affidare ciecamente.
Quel vizio però, lei non lo prese mai davvero, lei non era come lui; lui si lasciava trasportare da tutto, era una preda facile per ogni cosa, lei no: lei era forte, lei non si lasciava sopraffare dal fumo o dall’alcol, era diversa da lui.

Le poche volte che fumava, scroccava a lui le sigarette, e quando lo faceva era sempre in base a qualcosa: un litigio con Conor, o con suo cugino, o un voto non meritato, cose passeggere; la scusa della sigaretta, era il suo modo di dire a Zayn che aveva bisogno di lui, della sua comprensione, dei suoi consigli: aveva bisogno del suo amico.
Zayn era l’amico che lei stava cercando.

Se a primo impatto le sembrava una persona molto strana e rude, si rese conto presto del suo lato tenero, del suo lato dolce che sapeva avvolgerla.
Con Zayn non aveva nulla da nascondere: con lui poteva parlare di tutto, dai vestiti, alle scarpe, amava anche lui essere perfetto e farsi guardare dalla gente, era un narciso, o almeno così si divertiva a chiamare, amava guardarsi allo specchio, amava piacere alle ragazze per il suo aspetto, cosa che a lei non importava molto in fatto di ragazzi.

La sua massima era sempre –essere belli esteriormente è segno di amore nei propri confronti- , così si giustificava quando arrivava in ritardo ai loro incontri, facendola innervosire ancora di più.

-Zayn sei sempre il solito!- gli urlava lei, facendolo ridere.

Ma poi lui, la prendeva vicino a sé, le lasciava un bacio sulla guancia, e le prometteva di comprarle qualcosa di carino.

Insieme facevano shopping, facevano i compiti, erano talmente diversi che Conor e Alberto spesso si interrogavano sul motivo di tale legame così forte tra di loro.
Lui era il cocco della professoressa di inglese, lei di quella di italiano, lui amava la geografia, lei preferiva la matematica; lui era un appassionato di rugby, lei preferiva nuotare; lei amava i colori accesi, lui era il ragazzo delle tenebre.

Lui amava il pericolo e l’adrenalina nelle vene, lei in mezzo ai vecchietti stava bene.
Lei gli consigliava i regali più adatti per le sue eventuali ragazze, come dei braccialetti, o delle collane con dei ciondoli, lui invece, la portava nei negozi di intimo: pizzo nero era sempre un “must” per lui.
-Conor impazzirà- o almeno così diceva mentre le passava le cose da provarsi.

Si divertivano insieme, erano fatti per essere amici, erano fatti per sopportarsi a vicenda: lui sopportava le sue lamentele e i suoi giorni “no”, lei sopportava i suoi monologhi sull’essere innocente per la rottura con l’ultima ragazza conosciuta.

Zayn, a differenza di lei, non amava le storie fisse, e molto spesso, questo suo atteggiamento menefreghista verso le altre fanciulle, spaventava Conor.

-Quello lì ti metterà contro di me- diceva a Vanessa, quando loro due litigavano e Conor non capiva il motivo.
-So che ti comporti così perché lui ti fa il lavaggio del cervello, lui ti dice come comportarti! Mi sembri Zayn in questo momento, non tu- le ripeteva sempre, quando lei alzava la voce.

Ma a lei poco importava, non avrebbe mai lasciato andare la sua amicizia per delle incomprensioni, e Conor, aveva imparato ad accettarlo.

***

Vanessa, dopo un’ora passata a parlare con Roxy, la salutò e si diresse con la bicicletta verso quella casa arancione, che non scordava mai, e che ogni volta che la vedeva, la faceva singhiozzare: casa di Zayn.
Il ricordo di quel ragazzo la rattristava, la faceva sentire male, e per questo si avviò in fretta verso casa, dove il pranzo da preparare l’aspettava.
Si lasciò alle spalle quella casa, piena di ricordi, e si diresse verso il parco, per tagliare un po’ di strada, un parco che segnò la sua adolescenza.

 




Note di Nanek:
eccomi tornata! con il capitolo 2 di questa storia :)

che dire, beh, alcune cosette, tanto per chiarire un po': prima di tutto, NON preoccupatevi se non capite chi sia il misterioso ragazzo con il quale la nostra Vanessa vive, il quale è evidentemente suo marito, la sua identità si scoprirà leggendo ;)

poi, questa storia è basta moooooooooooolto sul passato, sui ricordi dei protagonisti, e per segnalarveli: dopo gli asterischi *** cambio lo stile del racconto, in modo da non confondere presente-passato ;)

il capitolo di oggi introduce una nuova figura, quella dell'amico ;) Zayn Malik :) viene raccontato l'episodio del loro incontro e fatto un quadro generale della loro amicizia :) spero che vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito ;) posso garantirvi che sarà un tipo simpatico il nostro Malik ;)

per quanto rigurda i ringraziamenti: ringrazio le due persone che hanno recensitxlovaticforevah e Mari_BubblyGirls
ma ri
ngrazio anche Mari_BubblyGirls e  niallsvoice_x per aver messo questa storia tra le
preferite ;)

spero di icevere altre recensioni da parte vostra :) e spero di non deludervi :)
a presto!
Nanek

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Capitolo 3
*** Oggi qui ci siamo stati noi ***


Capitolo 3

Su una panchina scriverai: oggi qui ci siamo stati noi


 

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-No, no, amore mio non così forte! La mamma non è un sacco da box! Ahia! Ma guarda che bambino dispettoso!- si lamentava Vanessa, mentre pedalava attraversando il parco.

Il bambino dentro di lei si stava divertendo a scalciare, più forte del solito, e lei non riusciva a pedalare; si fermò, notando una panchina,  si sedette.

-Piccolo insolente! Ora calmati!- parlava alla sua pancia, accarezzandola dolcemente e soffermandosi qualche volta per sentire i movimenti del piccolo.

Lo sentiva dentro di sé e quella sensazione era qualcosa di unico; si era sempre chiesta come sarebbe stato avere una creatura in grembo, come sarebbe stato sentirla crescere, sentirla muoversi dentro di lei: quasi la stupiva che lei stesse crescendo un essere umano con il suo corpo.

-Oh, finalmente! Sei tremendo bimbo mio- esclamò infine, una volta che il bambino si calmò.
-Ma guarda te se dovevi proprio farmi fermare qui- continuava Vanessa, guardandosi attorno.

Quel parco, lo conosceva fin troppo bene.
Guardava quei vecchi giochi per bambini, guardava le nonne con i propri nipoti, e la vide; si alzò di scatto, come presa da una strana curiosità: si avvicinò alla panchina vicino all’altalena.
Quando vide di nuovo quella scritta, sorrise spontaneamente, con il dito la ripassò.

***

-Che fai questo pomeriggio cuginetta?- le chiese Alberto, quando la vide uscire armata di libro e di occhiali da sole.
-Vado al parco, sarò di ritorno prima di cena, dopo andiamo a fare un giro okay?- rispose Vanessa.
-A dopo allora- la salutò il rosso, rientrando in casa, per sistemare gli scatoloni.

Erano arrivati a Mullingar da appena tre settimane, e gli scatoloni del trasloco erano ancora tutti lì, da sistemare; ma lei, quel giorno, si sentiva bisognosa d’aria, aveva bisogno di stare da sola, per poche ore, solo lei e il suo libro.
Quel parco l’aveva notato da pochi giorni, sembrava accogliente, sembrava perfetto per lei e la sua voglia di solitudine: c’era il sole, c’erano panchine, l’ideale.
Sedeva su quella panchina e si gustava il suo libro, un libro d’amore, Sparks era la miglior medicina contro la nostalgia, o almeno così credeva; quell’autore riusciva a travolgerla con le sue parole, con i suoi dettagli, con le sue trame.

Si sentiva sciocca a pensarlo, ma quell’uomo le dava l’illusione di poter incontrare anche lei un ragazzo perfetto come quello che trovava nei suoi racconti, un ragazzo di cui innamorarsi, un ragazzo speciale, che lei stava aspettando anche in quel momento, seduta su quella panchina.
Stava rileggendo l’ultima frase di quel capitolo da ormai cinque minuti: era distratta, da una musica, la musica di un pianoforte, o almeno così le sembrava, una melodia armoniosa che non le permetteva di continuare il suo racconto.

Alzò lo sguardo, appoggiò accanto a sé il libro, e cercò da dove provenisse quella canzone.
Sentiva una voce intrecciarsi a quella melodia, e come se qualcuno le avesse messo le mani fredde sulla schiena, sentì i brividi farsi spazio nella sua pelle.

“Stranded, stranded, stranded.
I’m so stranded..
Oh baby oh..
It’s over and done now..”

 
Le parole della canzone.
Continuava a cercare chi fosse il possessore di tale voce, chi fosse quel ragazzo dalla voce così armoniosa, da farla rabbrividire.

“all we had is gone and I’m sad baby,
What am I gone to do now”
 

Poi finalmente lo vide, quel ragazzo, in piedi, davanti a una panchina, dove aveva appoggiato un computer bianco, dove una tastiera sullo schermo, stava proponendo la base per quelle parole.
Il ragazzo le dava le spalle, aveva i pantaloni blu, e le scarpe fin troppo colorate, una maglia verde acido, e un cappello grigio.

Si mise con le spalle appoggiate al tronco dell’albero e cominciò a fissarlo: lui cantava, e a volte si girava, ma teneva gli occhi chiusi, le sue mani sembravano accarezzare qualcosa di invisibile, sembrava buffo.
Lo guardava mentre cantava, lo guardava e si faceva trasportare dalla sua voce, una voce diversa, non l’aveva mai sentita una voce così, tenue, delicata, una voce che la incantava; il ragazzo che cantava davanti a lei era un ragazzo sicuro di sé, della sua voce; era un ragazzo fiero di sé, che riusciva a farle battere il cuore, che la faceva sentire strana, era una voce che le piaceva, e che temeva di dimenticare.

Chiuse gli occhi anche lei, avvolta da quelle parole, e le sembrò di essere sparita in una bolla, dove dentro c’era solo lei e quella melodia che la rilassava, che le faceva venire i brividi, una melodia che non avrebbe mai smesso di ascoltare.
Non si rese conto però, che il ragazzo l’aveva notata, quando la melodia finì, e lui aprì gli occhi, trovandosi un’intrusa appoggiata al tronco dell’albero.

Le si avvicinò, lei ancora a metà tra il mondo reale e quello dei sogni.

-E tu che ci fai qui?- chiese, facendola tornare bruscamente alla realtà e spaventandola, tanto da farla sobbalzare.

Il ragazzo rise alla vista, e lei diventò di tutti i colori: il ragazzo che si trovava di fronte aveva gli occhi azzurri, i capelli castani, tendenti al rossiccio, la pelle chiara, e un piccolo neo sotto l’occhio sinistro.
La sua risata la fece ridere a sua volta.

-Scusami io.. non volevo spiarti.. ma ho sentito la musica, ero curiosa- si giustificò lei, cercando di trattenere il rossore.
-Oh, scusa se ho disturbato- rispose lui, abbassando lo sguardo, accennando un sorriso.
-No, no.. non disturbi.. è.. hai.. canti bene- tagliò corto lei, notando un lieve rossore sulle guance di lui.
-Grazie.. io, sono Conor comunque- riuscì a dire, tenendo lo sguardo lontano dal suo.
-Vanessa- rispose lei.

Calò il silenzio tra i due, che venne però interrotto dal cellulare di lei, lasciato sulla panchina insieme al libro: una melodia assordante, che la imbarazzò e la fece scappare a rispondere, lasciando il ragazzo impietrito.
Era suo cugino, che aveva bisogno di assistenza per ripassare matematica, la necessitava al suo fianco ad ogni costo.

Prese il suo libro, doveva andare, ma il ragazzo dalla voce melodiosa, le comparve alle spalle.

-Vai di già?- chiese, con tutto il coraggio che aveva in corpo.
-Mio cugino, un rompi, ha bisogno di me per matematica- rispose lei, abbassando lo sguardo.
-E quando ti rivedo io?- chiese nuovamente, facendola irrigidire.
-Ehm, io.. ehm- balbettò lei.
-Okay ho capito, fidanzato di mezzo, scusami, non volevo- si scusò lui, mordendosi il labbro.
Lei sorrise –Magari tra tre giorni passo di qua di nuovo- accennò.
-E come faccio a trovarti? il parco è grande-
-Fatti sentire, cantante- rispose lei, con una strana sicurezza, e corse via, verso casa.

 
Inutile ricordare, che tre giorni dopo lei si presentò lì, di nuovo, e che la musica di “Lay in my bed” la chiamò verso di lui.
Conor era destinato a diventare qualcosa di più di un semplice amico, e quello lo intuì, quando dopo appena un mese, si baciarono su quella panchina, al tramonto, dopo che lui le cantò quasi in un sussurro “crew love”.

Quel bacio se lo ricordava bene, era un bacio così tenero, che ogni volta al pensiero si sentiva le guance arrossire: Conor sapeva farla sciogliere, sapeva come fare per farla arrossire, sapeva come avvolgerla e farla sentire protetta.
Dopo quel bacio, lui tirò fuori dalla tasca un pennarello indelebile, e scrisse la data di quel giorno e chiese –Poi che scriviamo? Questa panchina è nostra- le disse sorridendo.
Lei ci pensò un po’ prima di prendere quell’indelebile e scrivere quelle parole.


 
Conor era diventato così, il suo ragazzo, un mese prima di cominciare la scuola.

Il loro rapporto non era qualcosa di unico, e questo lei lo sapeva bene: voleva bene a quel ragazzo, le piaceva fisicamente e non solo, ma avevano idee in testa troppo diverse per stare almeno un mese senza litigare per qualcosa.
Lei amava starsene anche per conto suo, lui era talmente preso da lei, che a momenti non la lasciava respirare; a volte riusciva a essere geloso pure di Zayn, o di suo cugino, e lei non ci impiegava troppo a esplodere e ad alzare la voce.

Più di una volta Conor arrivava al punto di dirle –Finiamola qui, così tu hai la libertà che cerchi- facendola sbiancare, pietrificandola e facendole venire il magone.
Per quando insopportabile fosse il fatto che litigassero molto spesso, il pensiero di non vederlo più la spaventava: Conor era la sua ancora, era il suo punto di riferimento, Zayn non poteva darle la sicurezza che le dava lui.
Conor era tutto, lui era perfetto in tutto e per tutto, non le faceva mancare nulla, non la trascurava mai, faceva davvero l’impossibile per lei, anche arrivare a lasciarla pur di darle quello che lei richiedeva.

E in quei momenti, si sentiva lei colpevole di tutto, si sentiva la causa dei loro litigi, si sentiva in colpa come non mai, e cominciava a scusarsi, a promettere di non arrabbiarsi più, a promettere cose che poi non riusciva a mantenere.
Non riusciva a dare il meglio di lei a quel ragazzo, e non capiva perché.

Molte volte chiamava Zayn, anche tre volte al giorno, per vederlo, per parlare, per capire cose ci fosse di sbagliato in lei; fumava con Zayn sperando di calmarsi o di trovare una soluzione, ma questa soluzione non c’era, non riusciva a venirne fuori, sapeva solo che lei aveva bisogno di Conor.

-La verità è che tu non lo ami- gli diceva sempre Zayn, quando lei si appoggiava al suo petto in lacrime.
E quella frase, la mandava su di giri.
-E tu che ne sai di amore? Te ne fai una al giorno!- rispondeva acida, sentendosi nuovamente cattiva pure con chi non se lo meritava.

Zayn ogni volta la perdonava, taceva e fingeva di non sentire, avvolgendola e dicendole che si sarebbe sistemato tutto in qualche modo.
Ma questo, non avveniva mai, ogni mese, lei e Conor trovavano un argomento su cui discutere.
Lei si chiedeva spesso quando avrebbe smesso di dipendere da lui, si chiedeva spesso quando avrebbe smesso di sopportare tutta quella situazione, che stava rovinando lei, e stava rovinando lui, troppo innamorato per cedere davvero.

Conor soffriva, ma non riusciva a pensare di dividersi da lei, il pensiero lo soffocava, non gli sembrava possibile una cosa del genere, lei era lei, e lui non voleva lasciarla andare per delle incomprensioni.

-Un giorno esploderai davvero- gli diceva Alberto, quando lo vedeva uscire da casa della cugina, dopo l’ennesima discussione.
-La amo, non esploderò mai davvero- rispondeva sempre lui, cercando di convincersi di quelle parole, che continuava a ripetere come se fossero registrate.

Fortunatamente entrambi, riuscivano a gestire la cosa: il loro rapporto non influenzava le loro valutazioni a scuola, e neanche le loro amicizie; a scuola ognuno stava per conto proprio in caso di litigio, ma i loro rancori, non li sfogavano con nessuno dei presenti: odiavano le scenate, soprattutto a scuola, erano imbarazzanti, e loro non erano come Holly Scally e Niall Horan: loro sì che litigavano di brutto nei corridoi, ma Conor e Vanessa erano diversi.
Loro si volevano bene, in qualche modo, ed entrambi volevano la felicità l’uno dell’altro.

***

Rileggere quella frase, le faceva venire in mente tutte le loro litigate, tutti i suoi pianti, erano giornate che avrebbe voluto rimuovere dalla sua mente per lasciare spazio alle cose belle di Conor, ma il suo ricordo era anche quello, non si poteva ignorare.
Guardò un’ultima volta quella frase scritta con l’indelebile, e dopo aver soffocato un singhiozzo, si diresse nuovamente verso casa, dove la sua nuova e perfetta vita, la stava aspettando.
Corse via da quei ricordi, corse via senza voltarsi, lasciando come unica memoria di quel suo ragazzo quella frase:

“oggi qui ci siamo stati noi”

 
Note di Nanek:

eccomi quiiiiiiiiiiiiiiiiiii :) spero non troppo in ritardo ^-^
carissime lettrici!!! quanto vi amo io? sì vi amo sappiatelo! 
passiamo subito ai ringraziamenti, e poi parleremo del capitolo in questione u.u


un mega ringraziamento a:

Mari BubblyGirls e Malika Taxi per aver recensito <3

un mega ringraziamento a:

You are a spiaggia_BlaBla che ha messo la mia storia tra le ricordate <3


BENE.

passiamo al capitolo... allora che ne pensate di questo Conor? che ne pensate di questo "amore" che travolge e distrugge la nostra protagonista?
vi piace? speravate in qualcosa di più.... romantico? mi spiace... ma questa coppia è mooooooooooooolto incasinata ;)
che succederà? beh, lo scoprirete nei prossimi capitoli ;)

spero di trovare altre recensioni :) mi fa piacere leggere che la storia vi piace <3 davvero <3
alla prossima care mie <3
e se volete leggere qualcosa di più Rosso, se aveva voglia passate alla mia nuova ff "Speedy Pictures" ;)
bacione <3

PS: QUALCUNO SA COME METTERE LE IMMAGINI? O BANNER? Se qualcuno lo sa me lo può dire? *occhi dolci* <3

Nanek

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Capitolo 4
*** Da te ho imparato tante cose ***


Capitolo 4

Da te ho imparato tante cose, però soffrire quello no.





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-Avanti il prossimo!- urlò dalla porta.

Guardò la sala d’aspetto, era vuota, aveva appena finito una pulizia dei denti, ma sapeva che la giornata non era ancora finita: ancora uno e poi pranzo, per poi dedicarsi ad altre quattro persone.

-Sean ma.. non c’è nessuno?- chiese avvicinandosi al bancone.
-In teoria c’è una bambina ora, sarà in ritardo, Niall- rispose il suo amico.

Niall sospirò, e si sedette su una sedia, prendendo il cellulare in mano.
Scrisse un messaggio e lo inviò in rapida velocità.

-Sempre a messaggiare, Horan- lo rimproverò Sean.
-Sempre a curiosare, Cullen- rispose lui sorridendo.
-Che le scrivi piccioncino? Siete peggio di quando eravate adolescenti!-
-Certe cose non cambiano con l’età-

Il loro discorso fu interrotto dall’arrivo di una donna: i capelli neri, ricci, gli occhi marroni, la mamma della bambina in ritardo.
Sean la fece accomodare, e suggerì alla bambina di seguire il dentista biondo dagli occhi azzurri, rassicurandola –è buono, da pure le caramelle!- e facendole l’occhiolino.
Niall si alzò in piedi e porse la mano alla bambina timorosa, l’accompagnò verso il suo ambulatorio e la fece sedere.

-Dimmi allora, che hai piccolina? Male ai denti?- chiese dolce, mentre le metteva un pezzo di carta davanti al petto, la bambina non rispondeva.
Le sorrise dolce –Come ti chiami tu?- cercando di rilassarla.

-Holly- rispose con decisione, facendolo irrigidire, quel nome.

-Bene, Holly, apri la bocca e vediamo che hanno i tuoi dentini- concluse Niall.
Quel nome l’aveva turbato un po’, quel nome lo riportava indietro di una decina d’anni, quel nome lo faceva sobbalzare, troppi ricordi tristi legati a quel nome.

***

Holly Scally, la sua ragazza del liceo, la sua prima ragazza.

Ricordava benissimo il giorno in cui lei, trovata per caso in panificio, si era avvicinata a lui, per chiedergli se in quel posto, avessero il pane con semi di papavero.
La sua faccia era diventata color papavero effettivamente, non si aspettava che una bella ragazza come lei, si avvicinasse a uno come lui, anche per un’informazione simile.
Per lei non era stato amore a prima vista, come per lui; aveva faticato tanto per conquistarla, aveva fatto davvero l’impossibile.

Erano stati amici, poi migliori amici, poi un giorno lui, con tutto il fiato che aveva in corpo, si dichiarò, una sera d’agosto, mentre erano in campeggio, vicino al fuoco.
Il viso di lei, sembrava così sconcertato, continuava a dirgli che lui era il suo migliore amico, che lei non lo vedeva come qualcos’altro, che non sapeva cosa fare.
Niall era rimasto pietrificato da quelle parole, era così male da non poter essere considerato come un ipotetico fidanzato? Evidentemente sì.

Dopo quella dichiarazione, Niall sapeva di aver bisogno di tempo, prima di poter ricominciare a uscire con lei da “amico”; e sparì.

A scuola la evitava, se la stava per incrociare, si nascondeva, se lei lo chiamava, lui si metteva le cuffie sulle orecchie, o si fermava a parlare con qualcuno; se doveva uscire, usciva solo con Sean e i ragazzi, se sapeva della sua presenza, se ne stava a casa a suonare la chitarra e a dedicarle tutte le canzoni d’amore che gli passavano per la mente.
Lui la amava, Holly; era bella, bionda, gli occhi azzurri, le labbra carnose, il suo corpo era qualcosa di irresistibile ai suoi occhi; certo, non era tutta quella simpatia, abbastanza ochetta, come la definivano i suoi, ma a lui non importava nulla, lui voleva Holly Scally, per quanto fosse oca o meno, lei e solo lei.

Poi però, l’impossibile diventò qualcosa di reale; tutto quello che lui desiderava, o che si limitava a sognare, diventò reale: Holly, il giorno del suo compleanno, si fece trovare sotto casa sua, a mezza notte in punto, con un regalo in mano, e con un fiocco messo vicino al suo cuore.
Niall scese le scale, e lei, dopo averlo abbracciato, gli disse che gli regalava il suo cuore, che anche lei voleva qualcosa di più di una semplice amicizia; quasi si metteva a urlare dalla gioia, ma era meglio evitare, a mezza notte.

Si limitò ad abbracciarla, a darle un bacio, tentando di farle capire quanto la amasse, quando desiderasse quel momento; lei sembrava essere ugualmente felice, gli mise le mani dietro la nuca e ricambiò il bacio.
Niall era davvero innamorato di lei.

Insieme ne passarono di tutti i colori: feste, cinema, campeggio, sempre insieme, inseparabili; con lei Niall affrontò la cosiddetta “prima volta”.
Quel giorno lo ricordava fin troppo bene, erano a casa di lui, suo padre a lavoro e suo fratello da sua madre, era l’ideale; l’agitazione di quella notte era agli estremi, lui sapeva che per lei non era una cosa nuova, l’aveva già fatto, con un suo ex, e questo lo metteva molto a disagio, soprattutto la sicurezza di lei lo turbava.
Lui voleva fare qualcosa di dolce, di lento, senza avere troppa fretta: magari una cena romantica insieme, un film, e poi, tra un bacio e l’altro, sarebbe successo; ma i piani non andarono secondo le sue aspettative.

Holly si presentò dopo cena, e lui non fece in tempo ad aprire la porta, che lei gli saltò subito addosso, cogliendolo alla sprovvista; lo trascinò in camera, ormai quella casa la conosceva molto bene, si spogliò, e spogliò lui, e con la velocità di chi aveva proprio tanta fretta, fecero l’amore per la prima volta, sempre se si poteva definire così.
Non che la cosa non l’avesse soddisfatto, ma non se l’aspettava proprio così, non era quello che aveva immaginato per loro, non era minimamente simile a quello che aveva pensato.

Quando Holly prese sonno, appoggiata al suo petto, gli mancò il coraggio di dirle che l’amava, non sembrava opportuno, sembrava così fuori luogo, sembrava così stupido.
E presto, cominciò a capire che, le cose stupide, erano quelle più vicine a Holly.

Non aveva smesso di amarla, ma cominciava a vedere il lato di lei che aveva sempre voluto evitare; vedeva Holly e i suoi atteggiamenti da snob nei confronti delle altre persone, vedeva una Holly antipatica che tutti evitavano.
Lei non era così perfetta come credeva, lei non era la persona con cui condividere certe sue idee, certi suoi valori, infatti, lui non le disse mai quelle due parole che tanto voleva dirle quando si misero insieme: ti amo.

Non gliele disse mai, non sembrava mai il momento adatto, lei non sembrava farci troppo caso.
Passavano i mesi, e la storia con Holly stava arrivando al capolinea, e lui lo sapeva, ma il suo buon cuore non aveva il coraggio necessario per lasciarla, aveva faticato tanto, troppo, forse potevano ancora rimediare.

Litigavano più frequentemente, per ogni cosa, per un bacio mancato, per uno sguardo rivolto ad un’altra persona, per ogni cosa.
Litigavano a scuola, davanti a tutti, urlavano, si insultavano, stavano giorni senza vedersi e poi tornava la quiete.
Lui passava le notti insonni, a pensare a cosa fare per rimediare, cercare una soluzione, un rimedio, ma non c’era una via di scampo a quella situazione, dovevano finirla.

Lui non ce l’avrebbe mai fatta, il suo cuore era troppo buono e fragile per ferire gli altri, ci pensò Holly a peggiorare le cose, quando a scuola, scoppiò un’altra loro lite, durante la ricreazione, sotto gli occhi di tutti.

-Sei insopportabile Horan! Ma maledetto quel giorno che te l’ho data!- gli urlava lei.
-Ma vaffanculo Holly! Maledetto quel giorno che ti ho conosciuto!-
-Almeno impara a stare zitto, e a non insultare chi ti ha dato tutto per ricevere quel poco che dai tu!-
-Quindi sarei io quello che non da nulla vero?! Bel modo di ringraziare il mio affetto! L’affetto non è il tuo stupido sesso mia cara!-
-Ah no e cos’è? Stare a fissarsi per ore? Cresci Horan! Non sei un bambino!-
-Sei una superficiale di merda!- continuava lui.
-Smettila Horan! Lo so benissimo che dipendi da me!-
-Ah sarei io quello che dipende da qualcuno ora? Miss non ho la macchina e sfrutto Niall solo per andare dove mi pare?!-
-Io so vivere senza di te!-
-Vorrei proprio vedere!-
-Se non ci credi mio caro, chiedi al tuo amico John! Andiamo a letto insieme da mesi e tu neanche te ne rendi conto!- concluse Holly, pietrificandolo.
-Vaffanculo Scally- riuscì a dire Niall, correndo via, e cercando di trattenere le lacrime.

Ancora un volta, quella ragazza era riuscita a ferirlo, e quella volta, lo ferì davanti agli occhi di tutti.
Insensibile, stupida, superficiale: le parole che continuava a ripetersi mentre tratteneva dei singhiozzi, seduto per terra, le gambe sul petto, nel giardino della scuola, nascosto da occhi indiscreti.

***

-Bene, Holly, ho finito qui, spero di non averti fatto male- annunciò Niall sorridendole.
-Grazie dottore- rispose la bambina, scappando verso la madre.

La salutò con la mano e si avviò con Sean verso la loro stanza privata: era ora di pranzo.

-Ti spiace se la chiamo un attimo?- chiese Niall.
-Come vuoi piccioncino- rispose Sean ridendo.
-Sto veloce.- lo assicurò, prendendo il cellulare e chiamando quel contatto, salvato in rubrica con il nome “Amore”.

Quando sentì la sua voce, si sentì meglio, si sentì sollevato.
Si appoggiò al muro del suo ambulatorio, e cominciò a parlarle: parlava a raffica, continuava a ripeterle quanto non vedesse l’ora di vederla.
Lei chiese se stava bene, che la sua voce era strana.

-Certo che sto bene, sono felice- disse lui –ti amo- concluse, sentendola ridacchiare.
-Che stai mangiando amore mio?- chiese lui, facendola letteralmente ridere.

Quello che lei rispose, fece entrambi pensare a quel giorno che segnò le loro vite.
 



Note di Nanek:

allora… cominciamo a capire chi sia il misterioso maritino? ;) eh? Eh? ;)

ma che triste questo capitolino.. piccino mio quanto ti ha fatto soffrire quella lìììììì T.T *PIANGE*

okay basta. Smettiamola.

Care lettrici, io posso solo dirvi che VI AMO.

Vi amo davvero, per il semplice fatto che mi piace vedere la piega che sta prendendo questa storia.

Ringrazio voi: Shazza e Mari_BubblyGirls  GRAZIE mille della recensione <3 siete adorabili, vi adoro <3

Ringrazio:  ilredelnulla_beth  e Shazza  GRAZIE mille per aver messo questa storia tra le RICORDATE <3 vi adoro <3

E grazie ancora a SHAZZA, che SEGUI La mia storia <3 ti adoro <3


che dire, io aspetto sempre le vostre recensioni :) spero che questo capitolo vi piaccia almeno un po', e se avete domande sul come mettere le immagini: chiedete x messaggio privato, ora so come si fa buahahhahaah e vi aiuto :):)

grazie sin d'ora <3 a presto!
Nanek
 

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Capitolo 5
*** Un giorno mi incontrerai ***


Capitolo 5


Io lo so tu riderai se un giorno mi incontrerai, mi cercherai, tu lo farai, lo so.




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Lui appoggiato al muro del suo ambulatorio, lei seduta in cucina con il pranzo caldo.
La domanda di lui la fece sorridere, perché come se lo avesse fatto apposta, le fece ricordare una cosa bella, importante per entrambi.
Quando lei rispose, lui sorrise: cominciarono entrambi a pensare a quel lontano 10 novembre 2011.

***

Vanessa non andava mai al bar della scuola, era sempre affollato, bisognava aspettare troppo tempo per prendersi da mangiare; ma quel giorno, dopo l’ennesima discussione con Conor in fatto di minigonne, si era completamente dimenticata lo spuntino per la ricreazione.

-Quello lì mi fa perdere la testa! Io ho fame.. Zayn tu non hai qualcosa da offrirmi?- chiese al suo amico che le offrì un mandarino.
-Bleah! Non mi piacciono i mandarini-
-Sei pure delicata, mi spiace miss, ho solo questo come spuntino, vai al bar-
-Sarà super pieno- si lamentò lei, sbuffando.

Sentiva il suo stomaco emettere rumori imbarazzanti, aveva fame, molta, e l’ora di pranzo era fin troppo lontana per poter resistere.
Prese dal portafogli un paio di monete, e sperando di non trovare coda, si avviò verso il bar.
Davanti a lei c’erano solo due persone, si considerava fortunata, era un autentico miracolo; si guardava attorno, il bar era popolato dall’intera scuola, riconosceva alcuni compagni di corso, altri che facevano parte della compagnia di suo cugino, intravide anche gli amici di Conor.
Li guardò attentamente, uno ad uno, c’era Josh, Michael, che giocavano a rugby con lui, c’era George, Stan, che lo conoscevano dalle elementari, c’erano tutti, e non appena la notarono, si sentì osservata.

La stavano fissando, distogliendo lo sguardo, cercando di non essere notati troppo.

Idioti, che avete da guardare con quelle facce?  Pensava lei, non capendo.

Li fissava, e cercava Conor, nonostante la litigata: ma lui non c’era in mezzo a loro.
Guardò in giro, cercò i suoi capelli, o le sue scarpe colorate, o una delle sue solite felpe, ma di Conor non c’era traccia; poi lo vide, mentre avanzava con Cloe verso il gruppo, con a seguito altri due ragazzi, niente di cui preoccuparsi, era vivo, e stava benone, e quel sorriso stampato sul suo volto la innervosiva come non mai.
Avevano litigato e lui non dava segno di essere leggermente triste, sbuffò maledicendolo in tutte le lingue che conosceva, e si fissò le scarpe non appena lui rivolse lo sguardo verso di lei.

Mentre si perdeva nei suoi lacci bianchi, non si rese conto che qualcuno le era appena passato davanti, prendendole il posto.
Alzò lo sguardo, incrociò quello di Conor, e si girò di scatto esclamando –Ehy furbetto! Esiste una coda per qualcosa!- disse con tono antipatico.

Il “furbetto” si girò verso di lei, facendola arrossire, incantandola.

 I suoi occhi azzurri, che la stavano fissando, la paralizzarono, il suo sguardo, il suo viso, si sentiva strana, non capiva più nulla, continuava a fissarlo, a fissare quegli occhi color cielo, che le sembravano la cosa più bella che avesse mai visto, non riusciva a staccarsi da quello sguardo, era inerme forse.
Appena lo vide, sentì il suo cuore battere più forte, non aveva un ritmo regolare, era strano, era impazzito, non aveva mai provato nulla di simile.
Sapeva benissimo chi fosse quel ragazzo, non si poteva non notarlo per i corridoi: Niall James Horan, il ragazzo di Holly Scally, o meglio ex.
Lo conosceva anche perché seguivano un corso insieme, lui era sempre seduto con il suo amico John, ma non lo aveva mai fissato così da vicino.
Era un ragazzo sfuggente Niall, non ci parlava mai, erano troppo distanti per farlo, erano in due compagnie completamente diverse, e lui, non sembrava neanche tanto simpatico ai suoi occhi.
Nonostante questi pregiudizi su di lui, quel giorno, quel ragazzo, la fece sentire strana davvero, come se non avesse mai visto un viso così dolce.
Non riusciva a muoversi, continuava a tenere lo sguardo fermo, le mani chiuse in piccoli pugni, lungo i fianchi, che le stava succedendo? Come se avesse visto un angelo, un angelo biondo, dagli occhi azzurri, il viso illuminato da una qualche luce.
 
Anche lui la fissava, riconosceva quegli occhi blu, nascosti dagli occhiali, erano gli stessi che aveva visto più volte, durante l’ora di spagnolo, o per i corridoi, quando la vedeva camminare abbracciata a Conor Maynard, il ragazzo più pompato della scuola, o almeno così lo definiva la sua compagnia; sapeva chi fosse quella ragazza: Vanessa, non era possibile non notarla, il suo zaino giallo era come una luce in quel grigiore che caratterizzava Mullingar.
Ma in quel momento, erano i suoi occhi a invaderlo, come se lo stessero guardando dentro, come se fossero fatti per metterlo a disagio, vederli così da vicino, era una cosa diversa, erano belli, erano profondi.

Non poteva starsene lì impalato, Sean era lì con lui e con i suoi amici, non poteva mostrarsi debole o estremamente sensibile; la guardò un’ultima volta, per poi uscire con un -Se ti fai fregare il posto non è un problema mio, sfigata.- facendo ridere gli altri.

Lei tornò in sé, o almeno se l’era imposto dopo quel “sfigata”; deglutì, e cercò di ripetersi mille volte che sembrare timida non andava bene: perché uno, non era il suo ruolo, secondo, glielo faceva vedere lei all’angelo chi fosse la sfigata.
Non si era fatta mettere i piedi sulla testa da nessuno, si vietava di farseli mettere da lui, nonostante il suo sorrisetto stronzo le facesse diventare le gambe molli.
Fece cadere la moneta da 1 euro, e lui non poté fare a meno di guardarla rotolare per terra, proprio mentre la tipa del bar stava arrivando con la pizzetta calda, e lei con scatto veloce la prese in mano.

Lo guardò, mentre non capiva esattamente che fare, e disse -Beh, grazie mille della pizza, biondino.- gli mandò un bacio con la mano, per poi andarsene, sculettando il più possibile, anche se si sentiva un po’ scema, visto che pure Conor la stava fissando.

Lui non capiva più nulla, l’aveva fregato, gli aveva fatto fare la figura dell’idiota di fronte a tutti i suoi amici; la tipa del bar chiese a lui i soldi della pizza, e con vergogna, dovette pagare, con quei pochi soldi che aveva.
Raccolse  la moneta che lei aveva fatto cadere e se la mise in tasca, che poteva fare con un semplice euro? Poteva prendersi i cracker alle macchinette, sempre meglio di nulla.
Sean lo stava prendendo in giro come pochi, su come si era fatto fregare dall’italiana, e sulla faccia che aveva fatto quando l’aveva vista; gli tirò uno spintone e lo invitò a starsene zitto.
Quella lì lo aveva fregato, e lui non capiva come avesse fatto. Colpa dei suoi occhi blu si diceva tra sé e sé. Quegli occhi l’avevano un po’ rimbambito, non era bello, non doveva succedere più, questo quello che si giurò mentre si avviava alle macchinette.
 




Vanessa e Zayn avevano due ore di matematica, due ore di noia; Si sedettero in ultimo banco. Lei, con il quaderno aperto e la penna nera appoggiata sopra, non aveva proprio voglia di fare matematica in quel momento, il che era strano, quella materia la rilassava.
Ma dopo quella ricreazione, dopo quell’incontro, non riusciva a stare attenta, continuava a pensare al quel ragazzo dagli occhi cielo.

Nonostante il casino della classe, lei riusciva a isolarsi, a scappare nel suo mondo, nei suoi pensieri, e si incantava, mentre con una mano si girava i capelli.
Venne interrotta dallo sbraitare della professoressa, ormai esaurita del brusio della classe; Vanessa la guardò, voleva sembrare un minimo attenta, e ascoltò quello che aveva da rimproverare a quella mandria di “delinquenti”, o come li definiva lei.

Non era una tipa cattiva, la prof di matematica, la signorina Kelly, già dal cognome ispirava tenerezza e una bontà infinita; era brava, spiegava tutto nel dettaglio, era paziente con chi non riusciva a fare il delta, dopo due anni che l’aveva spiegato, era buona, era la prof perfetta.
Da quel che ne sapeva, non aveva mai fatto un compito a sorpresa, non era di quelle stronze, lei era buona, e voleva bene ai suoi studenti, o almeno, così le aveva detto Zayn.
Il massimo che faceva, era arrabbiarsi, dire che erano delinquenti, e dare esercizi a manetta da fare in classe, mentre lei leggeva un giornale o sorseggiava un caffè: come in quel momento.

Finì la ramanzina, e cominciò a dettare i numeri degli esercizi da svolgere all’istante; 30 esercizi, da fare in due ore.
Non erano troppo lunghi, si potevano fare, ma anche se non li finivano, a lei non importava molto, a lei bastava avere il silenzio, odiava avere il mal di testa.
Vanessa cominciò il primo esercizio, ma.. era inutile: anche i numeri sembravano assomigliare a quegli occhi, il numero 3 sembrava trasformarsi nel suo sorriso dolce, il numero 7 sembrava il suo dente leggermente storto che aveva notato mentre le diceva che era una sfigata, il numero 9 sembrava il suo viso.
Le piaceva quel ragazzo, non poteva nasconderlo a se stessa, le piaceva, e a quanto pare non poco, visto che il grafico della funzione stava diventando un’insegna con scritto “Biondino”, o “Pizza”.

Si sentì stupida a fantasticare su Niall Horan, lei un ragazzo ce l’aveva, ed era Conor, eppure, era bastata una litigata e un incontro ravvicinato con il biondino, per far dipendere i suoi pensieri solo da lui.
Zayn, seduto accanto a lei, chiese cosa significassero quelle scritte.

Lei arrossì, e rispose timidamente –Niall Horan.. hai presente?- chiese, il ragazzo annuì.
-Non è male..- disse lei, cercando di non esagerare con i suoi pensieri.

Zayn sorrise divertito a quella piccola confessione da parte dell’amica.

-Qualcuno ha già cambiato partner?- le chiese.
-Ho solo detto che è carino!- rispose lei, diventando sempre più rossa.
-è amico mio sai..- rispose Zayn, facendole l’occhiolino –vuoi che ti organizzi qualcosa?-
-Ti ricordo che si è appena lasciato con Holly.. poverino.. sarà ancora debole per quella stron.. ma che sto dicendo?! Io ce l’ho già un ragazzo, idiota di un Malik!- sbottò lei, sentendosi sempre più calda.
La professoressa la sentì –Tutto bene lì in fondo?-
-Prof, posso uscire un attimo?- chiese la ragazza, che una volta ricevuto il consenso, corse fuori, verso i bagni, lasciando Zayn sghignazzare.




 Situazione differente per qualcun'altro, nell'aula di francese, nello stesso momento.
-Signor Horan, se questa lezione la annoia così tanto, può sempre andare a farsi un giretto fuori!- lo rimproverò la prof di francese.
Niall prese quelle parole al volo, quella lezione lo stava facendo addormentare, si alzò, e uscì dalla classe.
Il francese non gli piaceva più, e quella prof lì, da quando aveva partorito, era diventata una cosa insopportabile, sembrava che in quella classe ci fosse solo lui, solo lui da rimproverare, solo lui da mandare fuori, anche se stava in silenzio.

Camminava per i corridoi, si guardava attorno, aveva fame, ma non aveva soldi per comprarsi qualcosa.
Quella lì, per colpa sua ho una fame da lupi! brontolava, mettendosi la mano sulla pancia.

Cominciò a leggere i volantini, sparsi per i corridoi, tanto per fare qualcosa, tanto per perdere tempo.
Non erano interessanti, gente che dava ripetizioni, gente che vendeva libri, le solite cose.
Fece l’errore di leggere anche il volantino verde acido appiccicato alla porta del bagno delle ragazze, si era messo troppo vicino, e quello che successe era fin troppo scontato.

Mai passare davanti alla porta chiusa dei bagni, si rischiava di prendersela in viso, e così fu.
Qualcuno, con la grazia di un camionista, aprì la porta, di forza, e lui.. se la ritrovò spiaccicata sul naso.

-Ahia!- urlò, mentre il suo naso diventava rosso come un peperone e un po’ di sangue gli uscì da un piccolo graffio.
-Oddio, scusami io non..- diceva la voce, proveniente dall’interno.

Lui fece un passo indietro, e si teneva il naso tra le mani.
Sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla, sentì il calore di un viso vicino al suo.

-Stai bene?- chiese una voce; una voce che aveva già sentito.

Si tolse la mano dal naso, e guardò chi fosse colei che apriva le porte così violentemente.
Ed ecco di nuovo quegli occhi blu, ecco di nuovo quegli occhiali, quel viso, quella.. quella che gli aveva fregato la pizza!

-Cazzo! Ma tu hai la grazia di un camionista eh!- gli brontolò dietro.
Lei rise e rispose -Me lo dicono in tanti, spero di non averti fatto troppo male, bambino-.
Non rispose, la ragazza sapeva difendersi.
Continuò a fissarla, mentre lei gli mise la mano sulla faccia per guardare il taglio.

-Meglio se vai a prendere del ghiaccio sai, ho fatto un bel lavoro- disse sorridendo.
Ma lui non mosse un dito, era troppo paralizzato, sentiva il pulsare del suo cuore anche sul naso, e questo gli faceva ancora più male, ma.. continuò a fissarla, immobile, ipnotizzato da quella lì.
Lei si fece seria, lo mosse un po’, scuotendogli il braccio, e incitandolo a dire qualcosa.

-La prossima volta che vuoi farmi ancora? Mi hai fregato la pizza e distrutto il naso, la prossima volta che fai? Mi buchi le ruote della bici?- disse lui.
Lei sorrise -Non è colpa mia se tu mi segui anche quando sono in bagno.- e si sentì stupida dopo quella frase: che stava facendo? Ci stava provando con Niall Horan? Arrossì.
Queste parole lo fecero arrossire a sua volta -Non ti stavo seguendo! A me quelle come te.. non rivolgo neanche la parola! Sfigata italiana-

Lei rimase impassibile a quelle parole, non sembravano neanche sfiorarla -Puoi anche andare a farti fottere Horan, la prossima volta aprirò la porta con più forza, chissà che si smuova un po’ del poco di cervello che hai in testa.- e si girò per andarsene.

Ora capisco la povera Holly, sto antipatico. Si ripeteva lei nei suoi pensieri.

Forse era la botta, forse il suo cervello si era trasferito sul naso, ma le prese il polso.
Lei si girò sorpresa, e lo incitò a lasciarla andare; tutto quello che uscì dalla bocca del biondo fu un -scusami, non volevo, lo giuro.-
E lei arrossì brutalmente, l’aveva offesa di nuovo, ma dopo la sua risposta niente male, lui le aveva preso il polso, e le aveva chiesto scusa.
Non capiva perché continuasse a stare lì, nonostante le offese, le faceva tenerezza; quel suo naso, così rosso, così gonfio, il suo viso da bambino che chiedeva scusa per quello che aveva fatto, quella sua mano, che le teneva il polso, che le stava facendo battere il cuore a mille.

Stava urlando dentro di sé, si incitava a fare qualcosa, che quel rossore la stava rovinando, che non doveva farsi mettere in difficoltà da lui.
La mano del ragazzo, quella che la teneva per il polso, si fece più leggera, e l’avvicinò a sé.
-Scusami, davvero- le ripeté da più vicino, con voce dolce.
Lei sentì quei suoi occhi su di lei, si sentì guardata dentro, abbassò lo sguardo.

Una voce interruppe quel silenzio, quell’attimo.
-Ni! Coglione! Che cazzo stai facendo?-.
Il biondino si girò, per guardare chi lo stesse chiamando, ma nel farlo, sentì il polso di lei sfilarsi dalla sua mano; si voltò nuovamente e la vide correre via.
-Niall? Che cazzo ti è successo al naso?-
-Niente Sean, mi sono preso solo una botta, vado a mettere del ghiaccio.- disse, e prima di dirigersi verso l’infermeria diede un’ultima occhiata indietro, lei non c’era più. 

***

-Amore? Ci sei?- chiese Niall, non sentendola rispondere.

-Sì amore, sono qui.. è che questa pizza.. fa ricordare- rispose lei

-Ricorda per caso il tuo modo gentile di sbattermi la porta in faccia?-

-Ricorda il tuo essere sgarbato, sottospecie di sfigato.-

-Non lo facevo apposta..-

-Oh giusto, eri a pezzi per Holly..-

-Ero a pezzi per averla ritenuta importante per me-

-Come siamo dolci amore..-

-Dai perdonami per quel “sfigata italiana”.. non ero me stesso-

-Sto scherzando amore.. figurati se i tuoi insulti mi sfiorano-

-Lo sai che ti amo vero?-

-Anche io Niall, forse troppo-

-Come sta il mio bambino invece?-

-Oggi crede che io sia un sacco da box..-

-Aha! Riposati un po’ amore, tra poche ore torno-

-Ci vediamo dopo Niall, buon lavoro biondino-

E lui chiuse la chiamata.
Sorrise a quell’immagine che teneva come sfondo, si sentì arrossire, sentì il suo cuore battere forte a quei ricordi; ritornò dove aveva abbandonato Sean.
-Tua moglie sa come rinsanirti Niall, guarda che faccia da rincitrullito che ti ritrovi-
E Niall sorrise.

 
 

Note di Nanek:

sono in mega ritardo?
Mi sa proprio di sì eh, pessima che sono.
Chiedo scusa care lettrici, di tutto cuore.

Chiedo scusa, ma spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare =) che dite allora? Abbiamo capito chi è il marito della nostra Vanessa? =) eh già, teneri loro due, mi piace davvero tanto questo incontro, fa ridere, e soprattutto, sì, a me mette di buon umore e non so perché :D
Care lettrici, passiamo ai ringraziamenti anche per oggi =)

Un mega grazie a Horan 93 per aver messo la storia tra le seguite =) <3 (bel nome, pensavo fosse il nostro biondino che la seguisse :D scherzo <3 )
Un mega grazie a: Malika taxi Mari_BubblyGirls  e Shazza  per aver recensito =) <3
Ma un mega grazie anche a tutte le lettrici “invisibili” che vengono a curiosare lasciando la loro visita =) <3

Grazie davvero di tutto <3 spero di trovare altre recensioni <3 che mi piacciono davvero tanto <3
A presto!
Nanek

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Capitolo 6
*** Let me love you ***


Capitolo 6

Let me love you




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Quel pomeriggio starsene in casa era una perdita di tempo: guardava fuori dalla finestra, Vanessa, il sole era splendente in quel cielo così azzurro.
C’erano quasi venti gradi, e lei si stava annoiando.
Sbuffò, e il suo sguardo cadde sul telefono portatile bianco, vicino a lei: lo prese in mano e digitò quei numeri che chiamavano quella che era casa dei suoi genitori.
Sua madre rispose, e dopo le solite domande di routine, chiese se poteva andare a trovarla, data la splendida giornata: il tempo di una bibita fredda e poi magari un giro al supermercato.
 
Non ci impiegò molto ad arrivare: appena dieci minuti in bicicletta, e si trovò in quella via, nella quale aveva vissuto per appena cinque anni, nella ancora nuova casa gialla, con a destra quella arancione di Alberto, e a sinistra quella rosa della piccola cugina Gaia.

Che poi piccola, ormai ha già 19 anni. Pensava tra sé.

Quando sorpassò la casa di quest’ultima, intravide un ragazzo al cancello: i capelli castani, alzati in una crestina, in mano due caschi, l’aria impaziente di chi stava aspettando una ragazza.
Sapeva bene chi fosse quel ragazzo: Josh, il ragazzo di sua cugina Gaia, fidanzati da appena un anno.
-Ciao Josh- gli urlò, sorpassandolo, e facendolo sobbalzare.

Lui si girò, e nel vederla, le sorrise –Ehy Vane!-
-Ti sta facendo aspettare la ritardataria?- chiese lei, fermandosi e scendendo dalla bici.
-Come sempre.. non cambierà mai, come stai?-
-Bene direi, tu? Fate un giretto in moto?-
-Già- e lui arrossì, non era un tipo loquace.
-Fai l’interrogatorio pure a lui ora?- intervenne una voce.

Gaia, la sua piccola Gaia, ormai 19enne, alta, le gambe lunghe e magre come bastoncini, i capelli castani corti e lisci, gli occhi ricoperti di matita nera e mascara, ma erano sempre i suoi occhi, gli occhi della sua piccola Gaia.
Sorrise guardando Vanessa, e le si fiondò contro, abbracciandola e accarezzandole la pancia.

-Il mio nipotino qui! Quanto cresce! E tu invece, sempre così magrolina e vecchia!- disse sorridendo, mostrando tutti i suoi denti, labbra troppo fine per essere notate.
-Hai capito la giovincella qui, antipatica di una Gaia!- sorrise Vanessa, abbracciandola così forte da assaporare il suo profumo.
-Che dici amore, andiamo?- chiese Josh impaziente, con il rossore che lo stava invadendo.
Le due cugine si lasciarono da quell’abbraccio, la più grande la salutò con un bacio sulla fronte, e le fece segno di andare –non bisogna far aspettare così tanto- e le fece l’occhiolino.

Vanessa li guardava, mentre si dirigevano mano nella mano verso la vecchia moto rossa di Josh; li fissava, mentre lui le chiudeva il casco; sentiva la preoccupazione salire mentre sfrecciavano via, allontanandosi, diventando sempre più piccoli, diventando dei puntini all’orizzonte.
Vanessa suonò il campanello della casa gialla, e appena si aprì, un ricordo le balzò alla mente, un ricordo legato a un ragazzo che passava a prenderla a casa sua, un ragazzo che l’aspettava su quel cancello, di spalle, appoggiato, un ragazzo che lei voleva evitare ad ogni costo.

***

Da quell’incontro ravvicinato con Niall Horan, qualcosa dentro di lei, e dentro al mondo stesso, mutò.

Il mondo era strano, per il semplice motivo che tutte le strade, tutti i vicoli, tutto quello che poteva incontrare nel suo cammino, le faceva incontrare il biondino.

Sembravano solo coincidenze all’inizio: casualmente lui cambiò posto e se lo ritrovò come compagno di banco durante spagnolo; casualmente lo incrociava sempre davanti al suo armadietto, e lui si avvicinava, la salutava con un certo entusiasmo, sotto gli occhi di tutti; le passava da dietro, l’abbracciava, e le sussurrava il “buongiorno”; tutte queste attenzioni avvenivano di frequente, anche tre volte al giorno, anche fuori dalla scuola, ma fortunatamente, non quando Conor era lì con lei.

Niall lo vedeva anche al pub, ogni sabato sera, si presentava da solo, o in compagnia di Sean, si sedevano in un posto abbastanza visibile, come per poterla spiare per bene, e passavano seduti lì tutta la serata: prendevano da mangiare, da bere, poi il dolce della serata, non si perdevano un sabato.
Più di una volta, capitò che a spagnolo Niall dimenticasse i libri a casa, o direttamente in armadietto, e le chiedesse di mettere il suo libro in mezzo, come per starle più vicino, come per poter sentire il suo respiro.
Se inizialmente tutti quegli episodi erano definiti da lei come “coincidenze”, ben presto Vanessa si rese conto del contrario, e tutto ebbe inizio una mattina di gennaio, subito dopo le vacanze natalizie.

 
Quella mattina alle 7 a emme la sveglia si fece sentire, e lei si maledisse di essersi svegliata durante la notte: questo comportava ad avere ancora più sonno del solito, e ancora meno voglia di andare a scuola.
Ebbene sì, Vanessa di notte non dormiva, ma il motivo di tale tormento, non erano i litigi con Conor, che in quell’ultimo periodo erano solo peggiorati a causa dello strano interessamento di Niall, lei stava sveglia pensando al biondino dagli occhi azzurri.

Non poteva stare una notte senza pensare a lui, era diventato un pensiero fisso, tutte quelle coincidenze la stavano incuriosendo, le piacevano quelle coincidenze, quel suo modo di trovarlo sempre davanti ai suoi occhi, quel suo modo di metterle allegria e ansia allo stesso tempo.
Ansia per Conor, logicamente, ansia per i suoi modi poco carini nel rivolgersi a Niall quando lui la salutava con un sorriso.
Si sentiva una traditrice a pensare a un altro che non fosse il suo ragazzo, ma quel pensiero svaniva ogni volta che il sorriso del biondino si formava nella sua mente, la invadeva e non la lasciava libera di immaginarsi qualcos’altro: Niall Horan le piaceva un po’ troppo.

Quindi, nonostante i suoi pensieri notturni, non le dispiaceva esser svegliata da quell’aggeggio posato sul comodino: ormai, la voglia era sempre troppa, la voglia di alzarsi e dirigersi verso quell’edificio, dove sapeva che ad aspettarla, ci sarebbe stato lui, il suo pensiero fisso.
Forse non l’aspettava, come pensava lei, ma l’importante era vederlo; non aveva bisogno di parlare con lui, le bastava uno sguardo, le bastava intravedere i suoi capelli biondi, le bastava passare per i corridoi e sperare di sentire la sua voce, o il suo profumo quando l’abbracciava amichevolmente.
Si alzava ogni mattina alle 7 a emme per vestirsi e truccarsi, per rendersi presentabile ai suoi occhi.

Mentre si lavava i denti, ricevette un messaggio, era Zayn.

“oggi porta tu il libro di matematica, il mio l’ho perso!! Xx Zayn”

Ma quel messaggio quasi non la sfiorava minimamente, si sentiva cattiva a non interessarsi del suo amico, ma quella mattina si sentiva completamente persa nel suo mondo, dove c’era solo un ragazzo biondo dagli occhi azzurri.
Prese lo zaino giallo e chiuse dietro di sé la porta di casa; sentì altre due porte chiudersi nello stesso istante, guardò a destra e a sinistra, i suoi cugini erano già pronti ed avevano appena varcato la porta.

Salutò Gaia, e poi Alberto, ma quest’ultimo, era imbambolato, stava fissando qualcosa.

-Ehy rosso ci sei?- chiese Vanessa con aria divertita.
Alberto si voltò verso di lei, e sorridendole rispose -Impara a guardare quello che ti passa sotto il naso, cuginetta- e sghignazzò.
Vanessa non capiva certe metafore o proverbi che si inventava al momento suo cugino, soprattutto di prima mattina; decise di prendere alla lettera quelle parole e si guardò il naso.

Di sfuggita, vide qualcosa, e capì che non era il naso che doveva guardare, ma quello che c’era davanti a quest’ultimo.
Alzò lo sguardo e guardò verso il suo cancello, e solo in quel momento notò un ragazzo di spalle, appoggiato, biondo, non poteva sbagliarsi, era lui.

Diventò rossa in viso, e indietreggiò, ma sbatté contro il portone di casa, trattenne a denti stretti un “ahia”, e sentì suo cugino ridere come un pazzo.
La sua risata era fin troppo rumorosa, e catturò l’attenzione del ragazzo appoggiato al cancello, il quale si girò, e la vide: completamente rossa, appiccicata al portone di casa, gli occhi fissi verso il pavimento, accennò un sorriso.

-Ciao Vanessa- esclamò, facendola arrossire ancora di più.

La ragazza continuava a stare immobile, non sapeva che fare, accennò solo un saluto con la mano, e si diresse con passo incerto verso il cancello.
Sentiva lo sguardo divertito di suo cugino, e questo le metteva ancora più ansia.
Quando fu a un passo dal biondino, quest’ultimo le chiese se volesse un passaggio in Vespa verso scuola;  -No, i miei cugini sono da soli.. non mi va di abbandonarli- si giustificò.
Ma il rosso sembrava volerla mettere in difficoltà.

-Non preoccuparti per noi Vane, va pure, noi sappiamo cavarcela- e fece l’occhiolino a Niall.

Non poteva tirarsi indietro, e inventarsi una scusa era fin troppo palese.
Guardò Niall e gli chiese il casco, e sfrecciarono verso scuola.

Quello che più la imbarazzava di quella situazione non era tanto il suo essere così goffa nello scendere dalla Vespa, ma il fatto che Niall parcheggiasse esattamente in mezzo al piazzale principale, dove tutti gli studenti si radunavano prima di entrare in classe; tutti l’avrebbero vista, e tutti la videro scendere dal sedile posteriore della Vespa di Niall James Horan; gli occhi di tutta la scuola erano puntati su di lei, che goffamente scendeva, che goffamente cercava il modo di slacciarsi il casco, ma invano, non riusciva a toglierlo, non capiva che dovesse fare, si stava innervosendo.

Niall legò la Vespa, e girandosi, la vide presa dal laccio del casco, rise divertito, facendola arrossire.

-Invece di ridere dammi una mano, idiota- rispose lei con modo poco carino.

Il biondo le si avvicinò, a due centimetri dal naso le sussurrò -che mi dai se te lo slaccio?- e lei prontamente rispose -un pugno in faccia, muoviti-
-Potrei lasciarti così per tutto il giorno sai?- disse serio.
-Per favore, slaccialo- continuò lei, con l’ansia nelle vene, erano passati già due minuti dal loro arrivo, e lei ancora aveva il casco addosso, tutti la stavano fissando, tutti forse, si stavano chiedendo cosa stesse facendo.

Niall avvicinò le mani al suo viso, le appoggiò delicatamente, e un secondo prima che il casco fosse slacciato si appoggiò alle labbra di lei; un bacio veloce, a stampo, un bacio rubato.

Si staccò subito, e prima che lei potesse dire qualcosa, la salutò -non perderlo il casco, ci vediamo quando hai finito- e le fece l’occhiolino.
Lei rimase immobile, con il casco in testa, e gli occhi sbarrati, non sapeva che fare, non sapeva cosa dire, non si rendeva conto che la campanella fosse suonata e lei fosse ancora davanti alla Vespa con il casco sulla testa.

A riportarla nel mondo reale fu, sfortunatamente, Conor.

-Beh, complimenti.- esordì lui, che aveva assistito alla scena.

Presa dal panico, lei si girò, gli occhi preoccupati come non mai.

-A quanto pare devo pure essere tradito oltre che umiliato no? Beh complimenti- continuava lui; aveva visto tutto, purtroppo.
-Conor io.. io.. no ti prego, non fraintendermi ti scongiuro! Non è stato nulla!!-
-Ti sei appena baciata con un altro e questo lo chiami nulla?! Cazzo Vane, almeno abbi la decenza di dirmi le cose come stanno!!-

E vide negli occhi di lui quel velo di tristezza che le faceva venire un crampo allo stomaco.

-Conor.. è stato lui, e poi era un bacio sulla guancia!- mentì, sperando che lui non l’avesse vista davvero così bene.
-Avanti Conor, non sarai geloso di un idiota?!- alzò la voce lei, l’unico modo per convincerlo era sembrare scocciati.
-Avanti abbi il coraggio di rispondere Maynard! Cioè, tu vuoi farmi la scenata qui, davanti a tutti solo perché un cretino è un idiota con me? Se vuoi sei libero di farlo, ma non mi sembra proprio il caso. E poi, vorrei ricordarti il tuo bacio a Cloe perché “stavamo giocando al gioco della bottiglia”, te lo sei forse dimenticato quello? Eppure mi pareva che lì ci avevi messo pure un po’ di lingua no?- continuò lei, facendogli abbassare lo sguardo; quel bacio era l’unica sua arma di difesa in quel momento, non le era mai importato nulla seriamente, stavano giocando, erano pure un tantino brilli, non gliel’aveva mai rinfacciato prima di quel momento.

-Ah bene insomma, io devo stare attenta pure a dare un bacio sulla guancia a mio cugino, mentre tu puoi slinguazzarti tutte le tue amiche per un gioco no?, beh grazie Conor!- alzò la voce lei, per poi girarsi verso l’ingresso.

Ma ancora una volta, sentì la sua mano prenderla per le dita.
Conor l’aveva fermata, e la avvicinò a sé, avvolgendola in un abbraccio, e lei, si sentì una stupida.

-Scusa, scusa, scusa, hai ragione- disse Conor tutto d’un fiato.
-Hai ragione, io.. sono in torto..- continuò –è che ti ho visto arrivare con lui e.. e.. non ci ho più visto, e da lontano non capivo se fosse la guancia o la bocca.. io.. scusa, non mi comporterò più come un bambino.. però tu, ti prego avvisami se vieni a scuola con lui- concluse, per poi darle un bacio, facendola sentire ancora più stupida.

Si separarono, avevano materie diverse quella mattina, lui biologia, lei due ore di matematica.

Quando Vanessa entrò in classe, confusa, persa nei suoi pensieri, si stupì, nel vederlo lì: Niall, che parlava con delle ragazze, ma che quando la vide entrare, la fissò per tutto il suo tragitto dall’entrata all’ultimo banco, dove ad aspettarla, c’era Zayn.
Lei si sedette, e tirò fuori il libro, e salutò con un cenno l’amico.

-Beh, direi che ti manca una guancia- annunciò lui, Vanessa lo guardò confusa.
-Beh, Vane, ti ha mangiato con lo sguardo!- rispose Zayn, alludendo a Niall, e scoppiò a ridere da solo.
-Mi chiedo come un idiota possa essere mio amico- rispose lei con fare acido.
-Qualcuno è di pessimo umore?- chiese Zayn, ma la professoressa era appena entrata, urlando.
-Zayn, armati di foglietto, ho tanto da dirti- concluse velocemente lei.
-Vanessa, vedo che sei vogliosa di parlare, che dici, un bellissimo studio di funzione con grafico da fare? Vieni cara.- la riprese la professoressa.
-Ora?- chiese Vanessa, facendo ridere la classe.
-Immediatamente- rispose la professoressa.

Vanessa si alzò, sbuffando, e si diresse verso la lavagna, prese il gessetto e cominciò a scrivere quello che la professoressa dettava.
Se ne tornò al posto dopo dieci minuti, con una “A” tonda tonda, Zayn le aveva scritto sul banco “secchiona fai schifo”.
-Il prossimo direi.. Horan, vieni caro- annunciò la professoressa.
Il biondino si alzò, rosso in viso, e incerto andò alla lavagna.

Zayn le scosse il braccio, per farle vedere che aveva preparato il foglio sul quale scrivere cosa fosse successo.
Vanessa prese la penna, cominciò a scrivere nervosamente:

“Zayn, il disastro: Niall è venuto a casa mia.. mi ha portato a scuola in Vespa.. e poi.. mio Dio.. mi ha baciato.. ma il brutto è che: Conor ci ha visto!!!! Robe che mi molla davanti a tutti!!! Zayn, sto ancora tremando, necessito di una sigaretta”


Zayn si lasciò scappare una risatina, mente leggeva quelle parole, poi rispose:

“ma un bacio con la lingua spero!!

“Zazo -.-“

“eddai, un bacio casto casto lo so dare pure io!!!!”

“ma.. tu non sembri capire: CONOR ERA Lì E MI HA VISTOOOOOOOO

“ho capito che era lì, spero vi siate mollati finalmente”

“-.- spiacente, gli ho rinfacciato il bacio di Cloe e ha chiesto scusa”

“avevi la scusa di mollarlo su un piatto d’argento -.- sei stupida”

“ma perché tutto questo odio per Conor?!”

“non è odio, ma tu sbavi per il biondino, non capisco che ci fai ancora con Conor! Cos’è? Ce l’ha d’oro??”

“O.O Zayn!!!! Ma che discorsi sono?!?”

“aha! Beh, certe cose me le togli dalla bocca! Mollalo Vane.”

“no, non posso”

“e smettila di fissare il culo di Horan”

“io non lo sto fissando!!!”

“ti farai del male a continuare così”

“non voglio lasciare Conor per poi trovarmi sola”

“Horan credo sia pronto a consolarti”

“magari”

“Vane ti ha baciato sulla bocca!!!!!!”

“e allora?”

“tu sei strana”

“parla quello che usa la penna rossa perché ha perso quella nera..”

“non cambiare discorso ora, ti stai facendo del male, stai facendo male a tutti e tre!! Credimi se ti dico che Niall ci sta!”

“oddio, non dirmi che gliel’hai detto. Ti uccido”

“non è servito dirglielo, Vane. Lo sa tutta la scuola che ti muore dietro”

“io non le ho sentite queste voci di corridoio”

“tu fingi di non sentire, è diverso”

“posso giurarlo

“tu sei stupida. Dopo uscite insieme?”

“no.”

“e quel casco?”

“dopo glielo ridarai tu, e digli di lasciarmi in pace, mi sta solo creando casini con Conor”

“mi spieghi che bisogna fare per fartelo mollare?!”

“Zayn, segui la lezione. Finiamola qui”

Concluse Vanessa, per poi tornare a fissare la lavagna, dove il fondoschiena di Niall la stava aspettando.


 
Quando la campanella della ricreazione decise di salvarla, sgattaiolò nei bagni delle ragazze.
Non c’era ancora nessuno quando entrò lei, ma appena si chiuse la porta dietro di sé, sentì delle voci femminili: quelle voci di corridoio di cui parlava Zayn, stavano per essere sentite da lei per la prima volta.
Non riconosceva a chi appartenessero quelle voci, dovevano essere ragazze del terzo anno, se non più piccole; ridevano, lanciavano urletti da ochette, e poi, il momento del gossip.

-Certo che Conor è proprio carino quando gioca eh-

-Hai visto che muscoli? Quanto me lo farei-

-Illusa, ce l’ha l’italiana quello-

-Ma stanno ancora insieme dopo sta mattina??-

-A quanto pare lei lo sa girare come vuole..-

-Ma siamo sicuri? Io avevo capito che stava con Horan!-

-No, sono solo arrivati a scuola insieme, e a quanto ho sentito: un bel bacio in bocca, direi che Niall ha deciso di dichiararsi nel più diretto dei modi!-

-E Conor l’ha perdonata?-

-Conor a quanto pare non ci da peso-

-O forse è lei che non da peso a Niall, non la vedo così entusiasta delle sue attenzioni-

-Ma chi la capisce quella, è strana-

-Dai andiamo a prendere un po’ d’aria, ho la faccia pallida-

Concluse l’ultima, per poi sbattere la porta e andarsene.
Okay, 1 a 0 per Zayn. Aveva ragione lui. Pensava Vanessa, mentre usciva a sua volta dal bagno per andare a trovare Conor.

***

-oh ma guarda chi mi è venuta a trovare, mia figlia!- annunciò la madre di Vanessa, appena varcò la porta di casa.
-qual buon vento miss super impegnata? Guarda che grandi che diventiamo qui- continuò accarezzandole la pancia.
-beh, passavo per scroccarti qualcosa di fresco, e magari, un bel giro al supermercato?-
-accetto, devo riempire questo frigo, è troppo vuoto per i miei gusti- rispose sua madre, dopo essersi seduta davanti a lei.
 

 



Note di Nanek:
ehy there! Eccomi tornata =)
care lettrici, che mi dite allora? La storia si sta già evolvendo insomma =) vi piace? ;) cos’abbiamo qui??
Abbiamo un biondino coraggioso a quanto pare, che sembra essere interessato all’italiana, che si fa voler bene con così poco non trovate? *-* e che ha dato un “bacio problematico” alla nostra Vanessa……
poi abbiamo, un Conor geloso da morire, ma da non considerare un santo, consiglio: ricordatevelo bene quel “bacio dato a Cloe per gioco”, può sempre tornare fuori u.u
poi chi c’è? Anzi, chi ci sono? Alberto e Zayn: che io semplicemente adoro, perché sono troppo simpatici :D Alberto che abbandona la cugina con il biondino, Zayn che fa l’amico pervertito e che si diverte a prenderla in giro, ma che dice molte verità nascoste u.u
abbiamo poi delle voci di corridoio.. quante cose non si scoprono nei bagni delle scuole?
E poi c’è lei, la nostra Vanessa, colei che ricorda questo episodio guardando la cugina andare via moto: una protagonista un po’ confusa non vi pare? Pensa a Niall, ma continua a stare con Conor.. piccina lei.. forse è timida? Mah.

Care lettrici, spero vivamente che questo capitolo, pieno di pettegolezzi, pieno di ricordi, pieno di amicizia e affetto, vi sia piaciuto =)
Non vi ringrazierò mai abbastanza, davvero.
Ringraziamo le ultime arrivate:

Un mega grazie a niallsam_ , _Beth,  e Curly_crushper aver messo la storia tra le seguite =) <3

Un mega grazie a niallsam_ per aver messo la storia tra le preferite =) <3

Un mega grazie a Malika taxi e niallsam_per aver recensito =) <3

Ma grazie anche a tutte quelle che leggono e non dicono nulla, forse sono timide anche loro ;) <3


Grazie davvero di tutto, mi rendete felice.
Spero di trovare altri commenti, altre recensioni <3
A presto!
Nanek
 

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Capitolo 7
*** I’m asking you to stay ***


Capitolo 7

 

I never had the words to say, but now  I’m asking you to stay for a little while inside my arms



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Il campanile della chiesa vicina al suo studio, scoccava le tre e mezza del pomeriggio.

Niall era ancora in ambulatorio, in un momento di pausa, dopo l’ennesima pulizia dei denti; il prossimo paziente sarebbe stata una ragazza: impronte per l’apparecchio.
A 18 anni, anche lui l’aveva messo, e il ricordo, lo fece sorridere: ricordava quell’ammasso che teneva in bocca, ricordava il cibo che si incastrava con fin troppa facilità tra quei ferretti, ricordava quante volte al giorno si lavava i denti per sembrare perfetto.

Ricordava l’impossibilità di dare un morso deciso a una mela, o a una noci pesca, i ferretti sarebbero potuti saltare, ma soprattutto, ricordava come la lingua della sua ragazza passava tra quelle coroncine, e come dimenticare i suoi lamenti quando le lasciava un succhiotto?
Sorrise di nuovo al pensiero di quell’affare, e tutto sommato, non era stata un’esperienza così traumatica: lei alla fine era rimasta.

Guardò fuori dalla finestra: il sole era ancora in cielo, niente nuvole, solo l’azzurro dell’Irlanda, una giornata splendida d’estate, che lui doveva passare a lavoro.

Solo un’altra settimana, e dopo andiamo in vacanza. Pensava tra sé.

Continuava a guardare fuori, e quasi si incantò: lo vedeva dalla finestra del suo ambulatorio, vedeva quel campanile di quella vecchia cattedrale, lo vedeva e lo sentiva, le sue campane le avrebbe riconosciute tra mille, non si sarebbe mai confuso con nessun’altra.
Quella era la cattedrale, per la precisione “Cathedral of Christ the King” , e in quel posto, risiedeva uno dei ricordi più belli della sua adolescenza, dei suoi 18 anni, un posto che non segnò la svolta di un momento cruciale, ma bensì: l’inizio.

***

Vanessa lo aveva evitato, o meglio, Vanessa lo evitava.

Quello stesso giorno in cui l’aveva accompagnata a scuola in Vespa, il giorno stesso in cui aveva tentato il tutto per tutto baciandola di sorpresa, lei lo evitò.
Dopo la ricreazione si era come mimetizzata, era sparita, non l’aveva più vista.
Sperava di trovarla vicino alla sua Vespa, dato che le aveva chiesto di aspettarlo, e in più aveva il suo casco, non poteva di certo tenerselo.
Ma purtroppo, vicino alla sua Vespa, non c’era la ragazza dagli occhi blu, ma il suo amico Zayn, che si stava fumando una sigaretta.

-Ehy Zayn! – lo salutò, sfoggiando il suo sorriso.
-Ehy Niall- rispose lui, con meno entusiasmo.

Niall si guardava in giro, ma di lei, non c’era traccia; notò in seguito che Zayn aveva il casco che aveva prestato a Vanessa.

Il biondino lo guardò strano, e dopo un sospiro, Zayn disse tutto d’un fiato un –Non verrà- abbassando lo sguardo.
-Perché?- chiese Niall, lasciando spazio a un’espressione triste sul suo viso.
-Perché.. Conor la portava a casa..- rispose Zayn, tenendo sempre lo sguardo basso.

Niall si limitò a sospirare, d’altronde, che poteva aspettarsi? Che lei avrebbe lasciato Conor per un bacio? O semplicemente perché lui l’aveva accompagnata a scuola? Di certo no.
Quel giorno salutò Zayn, e mentre si avviava verso casa, elaborava un modo per poter parlare con lei.
 
 

Da quel giorno passarono circa dieci giorni, i dieci giorni più orribili della sua vita.

Vanessa lo evitava, nel vero senso della parola: la salutava e lei voltava lo sguardo altrove, non poteva passarle vicino per abbracciarla, perché Conor era sempre con lei, al mattino non riusciva più a beccarla all’uscita di casa, per il semplice fatto che Conor la passava a prendere, durante spagnolo si era seduta vicina a una ragazza, e durante matematica, Zayn era il suo compagno di banco.

Non la vedeva mai sola, né in giardino, né all’uscita, era sempre con qualcuno, al pub era difficile parlarle, troppa gente, oppure lei spariva in cucina, e quando il turno finiva, c’era sempre Conor con la sua macchina nuova ad aspettarla: dentro di Niall cresceva lo sconforto.

Fu grazie a suo cugino Alberto, e a Zayn, se riuscì a trovare un modo per poter parlare con lei, da soli.
La cosa lo aveva a dir poco sorpreso, soprattutto da parte del rosso: non capiva il motivo di tale interessamento a lui, Vanessa aveva un ragazzo, perché aiutare lui a cambiare le cose?
-Perché mi assilla di messaggi su quanto sei carino- la sua risposta, che lo fece arrossire brutalmente.


 
Quel giorno, o meglio, quella notte, era la notte dell’inizio.

Era scoccata la mezza notte, che segnava il nuovo giorno: 18 dicembre 2011, e Niall era seduto sulla sua Vespa davanti al Jody Daly, aspettava che lei uscisse.
Zayn gli aveva garantito che quella sera, Conor non sarebbe andato a prenderla: partita importante, e in caso di vittoria, molto probabile, sarebbero andati a festeggiare, ma sicuramente, non al Jody Daly.

Niall aspettò per sicurezza il suo messaggio, che non tardò ad arrivare, e a mezza notte meno dieci, il suo cellulare vibrò:

“vai pure, abbiamo vinto, vai  e fatti valere. Zayn”

Era il suo momento.

Sedeva lì, su quella Vespa, il cappello grigio in testa, la sciarpa, il cappotto pesante, faceva freddo quella sera, i denti battevano, anche a causa dell’agitazione, era pronto a tutto, doveva parlare con lei, voleva farsi del male, voleva sentirsi dire una volta per tutte quel “no”.
Non voleva arrendersi senza provarci, voleva tentare il tutto per tutto, lei piaceva a lui, e a quanto poteva constatare, era lo stesso per lei, nonostante cercasse di nasconderlo; sapeva che poteva farcela, sapeva che pensava a lui, troppe cose glielo facevano capire.

Lo evitava, era certo, ma lui sapeva come lo guardava, lui sentiva quando erano vicini di banco l’agitazione di lei nell’averlo così vicino, vedeva come arrossiva quando le chiedeva di condividere con lui il libro; la vedeva mentre lo cercava con lo sguardo tra i corridoi quando era tra le braccia di Conor, non fissava il suo ragazzo, guardava altrove, cercava lui, ne era certo; e quando andava ad abbracciarla, non diceva mai di “no”, si lasciava travolgere dalle sua braccia, si lasciava fare, sorridendo, non dicendo nulla: Vanessa nascondeva quello che realmente provava, e la conferma gliel’avevano data due persone molto vicine a lei, Zayn e suo cugino, loro non si sarebbero mai sbagliati.
E quella notte era lì, al freddo, pronto a riprovarci, pronto a prendersi il suo affetto.

Passarono cinque minuti, interminabili, prima che lei varcasse la porta del pub.

I loro occhi si incrociarono, e la vide incerta: indietreggiò di scatto, andando addosso a suo cugino, che le diede dell’imbranata, per poi spingerla verso di lui.
Si avvicinò con passo incerto, gli occhi bassi, e in un sussurro lo salutò.

-Ehy- si limitò a dire, con lo sguardo sempre fisso sulle scarpe.

Lui scese dalla Vespa, e le si avvicinò, le alzò il viso con le mani, e quando i suoi occhi furono davanti ai suoi, lui sorrise, dicendo solo –Ehy-
Sorridendo, lasciò intravedere l’apparecchio che gli avevano messo lo stesso pomeriggio.

-Da quando hai l’apparecchio?- chiese prontamente lei.
-Non ti sfugge niente- rispose lui, sorridendo –Da questo pomeriggio comunque- terminò lui, continuando a tenerle il viso tra le mani.
-Che ci fai qui?- gli domandò lei, liberandosi da quella presa, e guardandosi in giro, come se avesse paura di un arrivo improvviso da parte di Conor.
-Tranquilla, Conor non verrà, hanno vinto- la rassicurò lui, come se l’avesse letta nel pensiero, facendole spalancare gli occhi.
-Ti va.. di fare un giro?- le chiese timido, ma lei rispose di “no” con il capo.
-Mio cugino mi sta aspettando- si giustificò, girandosi verso Alberto: ma lui, non c’era più.
-Mi sa che ti accompagno io a casa- annunciò Niall, sorridendole e porgendole il casco.

Forse lei era troppo stanca per replicare, forse era troppo agitata per dire qualcosa, ma lo accettò.

-Sai come si allaccia?- le chiese Niall, ricordando il suo essere impedita nell’allacciare/slacciare un casco.
Lei rispose di “no” con la testa –Me lo allacci tu?- chiese, cercando di nascondere un sorriso.
Le mani di Niall, come se fossero state scosse da qualcosa, si precipitarono verso il suo mento; lei sobbalzò un po’ a qual contatto: aveva le mani fredde, il suo viso invece era bollente.

Erano di nuovo vicini, di nuovo a pochi centimetri di distanza, i loro occhi si guardavano, gli uni negli altri, e lui le sorrideva, facendola arrossire ancora di più, facendola diventare ancora più calda; lui le lasciò un bacio sulla punta del naso, e lei si sentì le gambe cedere un po’, ma non troppo, riuscì a restare in piedi.
Niall mise in moto la Vespa, diretti non sapeva dove, ma per stare soli, solo loro due, senza Conor di mezzo.

Niall la sentiva, stretta a lui, sentiva le sue braccia intrecciate al suo corpo, si sentiva strano a tenerla così, così vicina, una sensazione che aveva provato anche quella mattina stessa mentre andavano a scuola, dieci giorni prima, si sentiva felice anche così.
Lasciò con una mano il volante, e incitò le sue mani a mettersi nelle tasche della sua giacca, le sentiva così fredde, così morbide, che si pentì di averle lasciate per riprendere il controllo della Vespa.

Quando arrivarono, lei si guardò attorno, come spaesata.

-Dove siamo finiti?- chiese, mentre si metteva con il mento all’insù per farsi slacciare il casco.
- Cathedral of Christ the King, mai vista?- chiese lui, mentre con le mani fredde tornava a contatto con la sua pelle.
-Mi sa di no..- rispose lei, che continuava a fissare quella cattedrale illuminata, circondata dalla neve.

Lui la guardava, e sorrideva: gli occhi di lei erano incantati da quel posto, sarebbe rimasto lì a fissarla per tutta la notte, ma doveva parlare con lei, o almeno, cercare di fare qualcosa.
Le si avvicinò, si avvicinò al suo orecchio, e le sussurrò –Vieni con me- e la vide irrigidire.
Le prese la mano, intrecciando le sue dita alle sue, aveva le mani magre, delicate, e congelate, che si stringevano alle sue, come per scaldarsi, come per cercare di stargli più vicino.

La portò con sé verso il retro della cattedrale, dove c’era il bellissimo giardino innevato ad aspettarli.
Lui la guardava, non le toglieva lo sguardo di dosso, e sorrideva, notando che anche lei voltava spesso lo sguardo verso di lui, di nascosto, per poi cambiare obiettivo quando incrociava i suoi occhi.

-Che dici di sederci lì?- le chiese, indicandole una panchina, completamente piena di neve.
-C’è la neve, sciocco- rispose lei.

E lui sorrise, lasciandole la mano e dirigendosi verso la panchina vicino al pozzo; pregò il cielo di non congelarsi troppo per quello che avrebbe fatto: avvolse la mano nella sciarpa, e fece cadere la neve che c’era sopra; con il cappello, poi, cercò di asciugarla.
Toccò con la mano, si girò verso di lei –è asciutto, dai vieni- la incitò lui, facendola sospirare; lei si avvicinò.
Tastò anche lei la panchina con la mano: non era bagnata, era congelata.

-Mi iberno se mi siedo- rispose lei, sorridendo e diventando rossa.

Lui si sedette, e trattenne una possibile parolaccia: la panchina lo aveva congelato.
Continuò a sorriderle, e le fece segno di sedersi sulle sue gambe.
-Posso garantirti che non sono fredde- l’assicurò lui, incitandola, battendo con le mani.
Lei, non se lo fece ripetere due volte, e si sedette di lato, lasciando le gambe sopra alla panchina, e sedendosi su Niall.

-Sai una cosa?- chiese lui.
-Cosa?-
-Se ti appoggiassi verso di me, mi terresti più caldo- rispose lui, avvicinandola con la mano, e ritrovandosi il suo viso vicino al suo.

Lei, cercando di essere più delicata possibile, si sistemò meglio: il viso sulla spalla di Niall, il naso di lei gli sfiorava il collo, la mano di lei che si appoggiava al suo petto; lui, che la teneva vicina e stretta a sé con entrambe le mani, appoggiate sul suo fianco.

-Meglio Horan?- chiese lei.
-Decisamente- fu la sua risposta.

Rimasero un po’ così, l’uno abbracciato all’altra, con in testa un solo pensiero: loro due, lì da soli, in mezzo alla neve, su quella panchina, dove a spiarli c’erano solo le stelle, dove potevano pensare solo a loro due, agli occhi di lei, alle gote di lui, loro due e basta, isolati in quel giardino, lontani dalle loro vite, lontani dai loro problemi.
Niall avvicinò la sua mano al viso di lei, l’accarezzò.

-Mi piace averti tra le mie braccia- disse tutto d’un fiato, con il cuore a mille, e sentendo la mano di lei cercare la sua, per poi intrecciarla.

La sentì sospirare.

-Dimmi che stai bene, qui, con me..- continuò lui, stringendole la mano, avvolgendola, ancora più vicina a lui.
-Ti prego.. mi sento idiota se non me lo dici- concluse lui, facendola sorridere.

Lei si alzò, per trovarsi davanti ai suoi occhi, che quasi tremavano, in attesa di una risposta, o di una frase.
Lui la fissava, e la vide sorridere, non riusciva a calmarsi, come se avesse paura.

-Io.. passerei ore abbracciata a te, Niall- disse tutto d’un fiato, senza esitazione, senza paura, semplicemente, come se fosse la cosa più naturale al mondo, gliel’aveva detto, non c’erano “ma” o “se”, era certa.

Il viso di Niall si aprì in un sorriso, abbassò lo sguardo, e arrossì.
Quando lo rialzò, lei si avvicinò a lui, per abbracciarlo, e quando i loro visi si ritrovarono vicini, si sfiorarono, per poi far combaciare le loro labbra.
Un bacio semplice, come i loro sentimenti, un bacio senza lingua, senza quella passione che travolge, solo un bacio, un bacio semplice  come lo erano loro, un bacio tra due ragazzi, che non desideravano altro.
Le loro labbra erano così, attaccate l’una con l’altra, ma non si muovevano, come se avessero paura di perdersi, come se bastasse così, come se non avessero bisogno d’altro, lui era lì per lei, e viceversa, pronti a riempire quello che mancava loro.

Lui le avvolse le braccia intorno alla vita, lei, gli mise le mani sul viso, e rimasero così, a lungo, con le labbra sempre più fredde, come se fossero state congelate così.
Poi lei, lo colse di sorpresa, e si alzò in piedi, di scatto, come tormentata da un pensiero.
Vanessa si allontanò da lui, che prontamente si era alzato, e l’aveva raggiunta, prendendole la mano, fermandola, e riprendendola vicino a lui.

-Perché scappi?- le chiese, mentre le accarezzava la schiena.
-Perché io non posso stare qui, io non devo stare qui- fu la sua risposta.
-Non andartene da me- riuscì a sussurrare lui, sentendosi lo stomaco contorcersi.
-Horan- gli rispose lei, staccandosi da quell’abbraccio –Io sto con Conor, perché non lo vuoi capire? Perché continui a.. a provarci, senza pietà, con me? Io sto con Conor, e.. dannazione, tu mi stai rovinando!- alzò la voce, facendolo ridere.

-Sei più carina quando non ti fingi arrabbiata sai? E comunque: continuo perché so che non sto sbagliando- si difese lui, con le mani che tremavano.
-E chi ti dice che non stai sbagliando? Illuminami Horan. Cosa credi? Che se mi importasse qualcosa di te, ti eviterei esattamente come sto facendo? Mi sa che tu mi stia solo fraintendendo. Io sto con Conor.-
-E allora perché mi hai detto che staresti ore con me? Perché non ti sei tirata indietro pochi istanti fa? Cos’è.. ti faccio pena? Sono Niall il poverino che è stato tradito, da consolare? Ma come siamo caritatevoli, Vanessa-

Lei spalancò gli occhi a quelle supposizioni.

-Io.. io non voglio consolare nessuno.-
-E allora dimmi perché mi assecondi- e la guardò negli occhi, che lei prontamente abbassò.
-Guardami negli occhi, e dimmi che devo smetterla, ti lascerò in pace, ti lascerò alla tua vita con Conor, ma abbi il coraggio di dirmelo- continuò Niall.

Lei alzò lo sguardo, ma l’unica cosa che riuscì a dire fu –Io sto con Conor- di nuovo.
-Non ti ho chiesto con chi stai. Ti ho detto di dirmi di lasciarti in pace- continuò lui.
- I-io.. n-non.. voglio chiederti di farlo- confessò lei –portami a casa, ti prego- concluse, lasciando Niall confuso.

 
Una volta giunti alla casa gialla, Vanessa lo salutò, il viso fisso per terra, e l’unica cosa che riuscì a dire fu –Ti prego.. non venire qui.. io.. non voglio che Conor ti veda..- e si avviò verso il portone.
 

Niall tornò a casa, con due sentimenti contrastanti dentro di lui.

Su di una cosa era certo: non si era sbagliato, e lei provava davvero qualcosa per lui; ma quella cosa, non era abbastanza forte da farle lasciare Conor.

Non capiva cosa dovesse fare, non capiva come dovesse reagire, lasciar perdere o continuare? Che senso aveva continuare se lei non avrebbe mai fatto una scelta? Che senso aveva continuare se alla fine l’unico che restava solo era lui?

Ricevette un messaggio di Zayn, che chiedeva come fosse andata.
“più confuso di prima” gli rispose, l’amico non tardò a farsi sentire.

“che le hai detto?”

“di dirmi se devo lasciarla in pace

“.. che ti ha detto quella scema?” si lasciò scappare un sorriso.

“ mi ha detto che non vuole chiedermi di lasciarla stare.. non la capirò mai”

è cotta Niall”

“lo dite tutti, ma lei continua a stare con Conor”

“non prova nulla per lui, se non la paura di ferirlo

“ma così ferisce me!”

“dalle tempo”

“non posso aspettarla in eterno”

“siete due testoni. Niall, è palese che ti viene dietro

“non mi bastano le parole Zayn, anche suo cugino dice così, ma che senso ha? Che senso ha aspettare e continuare così? Non voglio perdere tempo”

“pensavo che lei non fosse una perdita di tempo. Notte Horan”

“ehy no aspetta Zayn! Non fare l’offeso ora!!” ma da quel ragazzo, quella notte, non ricevette risposta.

 
Si diresse verso la cucina, e si preparò un latte caldo, chiudere occhio era impossibile: troppi pensieri, troppi dubbi, troppe paure, troppe parole che giravano a vuoto nella sua testa.
Zayn lo incitava a continuare, Alberto era dalla sua parte, Vanessa sembrava volerlo con sé, eppure qualcosa lo bloccava, qualcosa continuava a rimbombargli in testa, qualcosa che lo frenava: Conor.
Si sedette su uno sgabello, dopo essersi versato il latte, e mentre mescolava il cacao con il cucchiaino, cominciò a pensare a Conor e a Vanessa, solo loro due, voleva concentrarsi su di loro, cercare di capire quella relazione.

Erano strani, e lo capiva da solo, erano una coppia misteriosa, che tutti avevano soprannominato “bipolare”: un giorno erano le persone più felici del mondo, l’altro, si evitavano come due perfetti estranei.
Non si capiva bene cosa avessero in comune, non condividevano molto, e si sentiva dire spesso che lei avesse più cose in comune con Zayn o suo cugino che con il suo ragazzo.
Cos’avevano loro due? Perché continuavano a stare insieme? C’erano tante voci negative nei confronti di lui, riguardo a baci rubati a qualche altra ragazza che non fosse Vanessa, giravano voci sul suo perdono, giravano voci che lei non riuscisse a lasciarlo per troppa paura di ferirlo, giravano talmente tante voci che non sapeva a chi dare ascolto.

Ascolta te stesso, magari. Pensava mentre sorseggiava un po’ di latte.
E cosa diceva Niall Horan? Cosa sentiva dentro di lui? Cosa sentiva quando la guardava? Era davvero felice così, come appariva? Cosa vedeva negli occhi di Vanessa quando era con il suo ragazzo?

Tristezza. Si rispose, con una strana certezza: quando lei era con Conor, o quando lei parlava di Conor, il suo viso era solo quello: tristezza.

E cosa vedeva quando Conor non c’era? Cosa aveva visto quella notte?

Semplicemente lei.

Sorrise, immaginandosi il viso di lei, che lo rendeva il vincitore di quella sfida.





Note di Nanek:

ehy there! I’m back!
Sono in ritardo per caso? No dai…. Forse posto troppo poco, ma perdonatemi T.T sono piena di cose da fare, e non ho mai tempo!! Perdonatemi sono pessima, lo so.
Cos’abbiamo qui care lettrici? Beh, notiamo prima di tutto un racconto fatto da Niall il dentista =) per la prima volta, ecco qualcosa che ricorda il nostro Niall da grande: un episodio legato a una cattedrale, che esiste davvero, e che è davvero molto bella secondo me, vi metto la foto qui sotto così mi dite che ve ne pare ;)
 
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Allora, allora, che dire? Questo Niall sembra così.. piccino e coccoloso *-* poverino, non sa che fare, non sa come gestire la cosa, ma dopo una tazza di latte sembra capirci un po’ meglio no? Genietto adorabile lui <3

Poi cosa c’è ancora? Alberto e Zayn, molto semplicemente, dimostrano ancora una volta di essere pro “Niall e Vane”, che come nome di coppia… beh, direi “Nane” , non è adorabile? =) (riferimento molto casuale a come mi chiamo io neh :D Nanek )

poi c’è Conor, che vengono fuori voci sempre più negative nei suoi confronti. Sto cretino.

Poi, poi, poi, c’è sempre lei: Vanessa.
Ora so cosa state pensando: sta TROIA! Sta zoccola che fa soffrire il povero biondino.

Non vi darò torto, Vanessa sta un po’ giocando con il fuoco lo ammetto, ma.. cerchiamo anche di capirla, vediamola così: è COTTA, come dice Zayn, di Niall, e su questo, dubbi non ce ne sono neanche un po’, è cotta, le piace il biondino, le piace dargli baci, confessargli quanto le piace stare con lui, NON prendere una decisione definitiva perché NON vuole che Niall la lasci sola…dubbi non ce ne sono; però.. lei è impegnata, e come dice Zayn, lei ha paura di far soffrire Conor, ovvio, non è una giustificazione, ma lei è fatta così, non sa far soffrire la gente, nonostante Conor sia un cretino, Vanessa è troppo buona per i miei gusti, e non vuole ferire nessuno: ma prima o poi dovrà fare una scelta, no? Diamole tempo, riuscirà a darsi una mossa ve l’assicuro.

Ora, dopo questo quadro generale della situazione, passiamo ai ringraziamenti che io faccio sempre, perché io vi amo <3 vi adoro <3 non so come farei senza di voi, davvero <3

Un mega grazie a Malika Taxi e Malu_BB  per aver messo la storia tra le seguite =) <3

Un mega grazie a Malika taxi,  niallsam_ e Curly_crushper aver recensito =) <3

Ma grazie anche a voi, che state leggendo, che non scrivete nulla, ma avete aperto questo capitolo e magari lo avete letto, lasciando la vostra visita =) grazie <3

Aspetto con ansia le vostre recensioni =) che semplicemente adoro <3
A presto care mie! Vi adoro!
Nanek
 
 

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Capitolo 8
*** Don’t you worry child ***


Capitolo 8

Don’t you worry child





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-Che devi comprare mamma?- chiese Vanessa, varcando, con sua madre, l’entrata del supermercato.
-Un bel po’ di roba devo dire, che dici, dividiamo e ognuno per il proprio scaffale?-
-Vada per questa bella idea- rispose lei, stringendo il cestino per la spesa, prendendo metà della lista e dirigendosi verso il reparto dei cereali.

Camminava piano, Vanessa, la pancia che si ritrovava era a dir poco enorme, faceva fatica a camminare velocemente, e soprattutto, aveva paura che il bambino dentro di lei fosse sballottato da una parte all’altra.
Teneva una mano su quella sporgenza, mentre l’altra teneva stretta quel foglio bianco, scritto appena dalla penna blu di sua madre.
Camminava piano e sentiva il bambino dentro di lei muoversi, o meglio, scalciare di nuovo.

-Possibile che tu debba scalciare in posti che mi fanno ricordare qualcosa?- parlava tra sé, a bassa voce, per non sembrare matta.

Appoggiò a terra il cestino della spesa, e ci mise dentro la scatola di cereali segnata nella lista; sentì un altro calcio.

-Ahia! Bambino insolente- e accarezzò il punto in cui suo figlio aveva appena appoggiato il piede.

Si guardò attorno, quel supermercato lo conosceva, andava sempre a fare la spesa lì, ma solo in quel momento, cominciò a pensare a quel giorno, lontano, quando era a fare la spesa con Zayn, e proprio in quel reparto, accadde qualcosa di speciale per lei.
-Ti denuncio per stalking- sussurrò a bassa voce, e si lasciò scappare una risatina, per poi lasciare la sua mente andare indietro, ad anni prima: era passata una settimana dalla sua uscita alla cattedrale con Niall, e quel giorno lei, faceva la spesa…

 

***

-Grazie per avermi accompagnato Zazo.. avevo bisogno di una compagnia diversa per fare la spesa- disse Vanessa appena varcata l’entrata del supermercato.
-Figurati, ne approfitto per compare due robe pure io, e magari.. per parlare un po’- annunciò lui, guadagnandosi da parte di lei uno sguardo interrogativo.
-Non fare la finta tonta, miss-
-Non credo di capire-
-Tu capisci benissimo, fingi di essere una scimmia e di non saperlo.. ma tu sai di che parlo-
-Zayn, facciamo la spesa, che è meglio- tagliò corto lei, guardando la lista di cose da comprare.

Si diressero al reparto di frutta e verdura, lei si armò di sacchetto e guanto: cominciò a cercare i pomodori migliori.

-Credo tu stia peggiorando la situazione, amica- continuò Zayn, fissandola.
-E non è che stando in silenzio cambierai la situazione.- riprendeva, mentre lei riempiva il sacchetto.

Zayn sospirò, alzando gli occhi al cielo.
La guardava, mente nervosamente prendeva le cose segnate sulla lista, la guardava, e notava la sua agitazione, glielo leggeva in faccia, fingeva che fosse tutto normale, fingeva che quella sera passata con Niall non fosse nulla di importante, fingeva a se stessa e a lui, e quello lo innervosiva: si dicevano sempre tutto, e lei sapeva che lui l’avrebbe aiutata, ma su quella storia, sembrava volere solo l’indifferenza di tutti.

Sbuffando più rumorosamente, si fece scappare un –E adesso smettila!- alzando la voce, e ritrovandosi gli occhi di un po’ di persone addosso.

Lei lo stava fissando a sua volta, completamente rossa in faccia per l’imbarazzo, con in mano l’ultimo sacchetto pieno di mele.
Lui continuava a fulminarla, come se con lo sguardo la stesse rimproverando, poi, prese il comando del carrello con una mano, e con l’altra la trascinò con sé verso il reparto dei cereali.
Lei non diceva una parola, si lasciava trasportare, e nella sua testa, stava già formulando qualcosa da dirgli.

-Ora, tu, mia cara, mi parli.- esclamò Zayn, una volta trovatosi isolati in quel riparto.
-Cosa ti devo dire Zayn?-
-Cosa stai aspettando Vanessa?-
-Io? Nulla..-
-Sicuro. Perché non lo chiami?-
-Chi?-
-Sai di chi parlo, smettila di fare la scimmia-
-Ehy! La scimmia sarai tu, peloso-
-Vane la smetti di cambiare discorso?!- esclamò più forte Zayn –Cosa stai aspettando a mollare Conor?! Cosa stai aspettando a chiamare Niall?! È da quella sera che abbiamo vinto la partita che sei persa in un mondo tutto tuo! Ti parlo e non mi ascolti, a scuola sei sempre a scarabocchiare o direttamente a fissare quella testa bionda! Perché non ti apri con me? Io pensavo fossimo amici.- concluse, vedendola arrossire sempre di più.

Si avvicinò a lei, si avvicinò al suo orecchio, e le sussurrò un –Dimmi cos’hai combinato una settimana fa, quella notte, tu e Niall da soli. Dimmelo. Sono troppo curioso- e si lasciò scappare una risatina.

Lei sorrise, abbassò lo sguardo, e cercando le parole giuste, cominciò a raccontare, a bassa voce, quello che era successo.
Gli parlò della cattedrale, gli raccontò i dettagli delle loro mani intrecciate, parlò di Niall e del suo modo dolce di avvolgerla a sé, seduti su quella panchina, su come fosse perfetta quell’immagine di loro due, da soli, lontani da tutto e da tutti, senza Conor a fermarli, senza nessuno a giudicare, solo loro due.
Con il rossore sempre più evidente, gli raccontò del suo modo di lasciarsi andare, del suo improvviso coraggio, mentre gli confessava quanto le piacesse stare tra le sue braccia, e Zayn, al sentirlo dire, si lasciò sfuggire una risata; e poi, momento più importante, di nuovo un bacio, di nuovo le sue labbra sulle sue, ma sta volta, non un bacio rubato, un bacio semplice, certo, ma che durò un po’ di più, un bacio che l’aveva mandata in estasi.

E poi, l’attimo: un pensiero nella sua testa, Conor.

Il suo sentirsi così in colpa nei suoi confronti, l’ansia di ferirlo e vederlo soffrire ebbe il sopravvento su di lei, e questa sensazione la fece scappare, lontana: cominciò a camminare lontana da Niall, che prontamente l’aveva fermata, e avvolta nuovamente a sé, ma poco serviva in quel momento.
Era accecata dall’ansia, dalla preoccupazione, dal senso di colpa: stava davvero facendo del male a Conor a stare lì, con Niall, in quel momento.
Raccontò a Zayn la loro “discussione”, parlò del suo strano cambiamento, come se fosse diventata un’altra persona: aveva detto a Niall di smetterla, che stava fraintendendo quello che in realtà non aveva nulla di sbagliato, parlò del suo modo sgarbato di rinfacciargli che lei stesse con Conor e che lui doveva lasciarla vivere, e non complicarle la vita.

E poi, l’attimo di panico, quando Niall le mise davanti agli occhi una scelta: o lui o Conor, bastava così poco, solo poche parole, sufficienti a esser lasciata in pace da lui, sufficienti ad allontanarlo, sufficienti a salvare la sua relazione con Conor.
E lei era lì, con gli occhi di Niall puntati addosso, in attesa di quella risposta che lei non sapeva dare, perché lei non voleva scegliere, non voleva scegliere di lasciarlo andare.
Dentro di lei era il caos, non sapeva cosa fare, o meglio, sapeva bene cosa volesse, ma il pensiero di ferire Conor, la spaventava a morte, ne uscì con una risposta confusa: il non voler allontanarlo.
Confusione, caos, disordine, quello popolava la sua testa in quei giorni, per quel motivo era distratta, assente, e non si confidava con nessuno.
Niall, tuttavia, non aveva smesso di starle vicino: certo, non erano più rimasti da soli, a causa dell’iperprotettività di Conor, geloso come non mai, geloso degli sguardi di Niall quando la vedeva per i corridoi, geloso dei suoi sorrisi, geloso dei suoi cenni con il capo.
Inutile dire  che, vedere Niall continuare in quel modo, la sollevava.

Zayn ascoltava le sue parole, e dentro di lui, desiderava non capitare mai in una situazione come quella; la sua amica era combattuta tra due persone: una, che poteva fissare per tutto il giorno senza stancarsi mai, e alla quale “rinunciava” a causa di un’altra, che non la rendeva così felice come lei sperava, ma che comunque, non meritava di star male a causa sua, o almeno così lei si difendeva.
Quando lei smise di parlare, e concluse con un –Questo è tutto- Zayn rimase spiazzato.
Decise però, di essere diretto.

-Devi lasciare Conor.- facendole spalancare gli occhi.
-Devi Vane, non c’è un “ma” “perché” “forse”, non puoi stare con lui solo perché hai paura di ferirlo-

Lei continuava a stare zitta.

-Vane, ora non stare zitta e parlami! Non puoi fare così, e dico davvero, non farti del male in questo modo, lo sai meglio di me che tra te e Conor non c’è nulla! E non da quando Niall ti viene dietro, ma da tempo..- lasciò la frase in sospeso.
-Cosa stai cercando di dirmi, Malik?- chiese lei, con gli occhi assassini verso di lui.
-Dal bacio con Cloe, Vane-
Lei alzò gli occhi al cielo, scocciata –Ancora con questa storia Zayn? Era un gioco, eravamo brilli! È successo tempo fa! Non puoi davvero dirmi questo!- urlò lei, nervosa, seccata, imbarazzata: Zayn aveva fatto centro.
-Un gioco, Vane? Un gioco dove bisogna ficcare la lingua in bocca a un’amica davanti alla propria ragazza?! Davanti ai tuoi occhi?! Mi spieghi come cazzo fai a giustificarlo?! Ma non ti rendi conto che tutti sanno che lui nasconde qualcosa e l’unica che finge di essere stupida sei tu?!- esclamò Zayn, nervoso anche lui, arrabbiato con lei, così cieca da non voler affrontare la realtà.

-Da quando dai retta ai pettegolezzi, Malik?- rispose lei, le mani tremavano.
-Da quando la mia amica ha smesso di stare bene con lui.- e continuava a fissarla.
-Devi mollarlo Vane. Non capisco cosa tu stia aspettando. Hai un’altra persona disposta a volerti bene per davvero, a darti quello che meriti, e tu la stai lasciando andare per un coglione.. cos’è? Te l’ha dato e non puoi più farne a meno per caso?-

Lei lo guardò male, e rossa in viso, si lasciò andare a una risata rumorosa.
Zayn rise a sua volta, e l’avvolse a sé, abbracciò quella ragazza, abbracciò lei e le sue insicurezze, le sue paure, il suo essere troppo ingenua e buona nei confronti di Conor, abbracciava la sua migliore amica, e le sussurrava all’orecchio che sarebbe andato tutto bene, che lei avrebbe trovato il modo e il coraggio di fare la cosa giusta.
Furono interrotti da un rumore: come se un cartone fosse caduto.

Si staccarono da quell’abbraccio e si voltarono, e niente meno che Niall Horan, in tuta grigia, con il cestino della spesa, era lì, davanti a loro.
Niall stava raccogliendo la scatola di cereali, che aveva appena fatto cadere, completamente rosso in viso, rivolse loro un sorriso.

-Niall! Ma guarda chi c’è!- annunciò Zayn, andandogli vicino e dandogli una pacca sulla spalla –Sai? Parlavamo proprio di te!- annunciò, facendo sbiancare Vanessa, che gli inflisse una maledizione da chilo nei suoi pensieri, mentre Niall, si limitò a sorridere imbarazzato.
-Oh.. spero abbiate detto solo cose belle..- riuscì a dire il biondino, guardandola.
-Ovvio, non sai cosa è uscito dalla bocca della mia amica- rispose prontamente Zayn, facendo diventare rossa Vanessa, tutto su un colpo.
Lei si difese –Veramente avevo pensato di denunciarti per stalking, Horan. Mi segui ora? Pure al supermercato?- chiese lei, con il viso seccato, cercando di nascondere la sua gioia nel vederlo lì, davanti ai suoi occhi.

Poi quella tuta grigia.. quanto siamo belli. Pensava tra sé.

Niall perse quel sorriso che aveva inizialmente, e si limitò a dire –Oh, scusami.. io.. dovevo fare le commissioni per mio padre.. sono io la donna di casa sai- cercò di dire lui, facendosi solo piacere di più agli occhi di lei, che cercava in tutti i modi di non cambiare espressione e soprattutto di non correre tra le sue braccia.
-Certo Horan, ogni scusa è buona- continuò lei, guardando Zayn, che tratteneva una risata.
Niall abbassò lo sguardo, sussurrò un –Mi spiace allora- che fece intenerire ancora di più Vanessa.
Zayn prese parola –Vi devo lasciare soli.. sapete com’è.. devo chiedere a.. Izzie se viene al ballo con me, sapete com’è.. è tra quindici giorni esatti- e fece l’occhiolino alla sua amica, allontanandosi, dopo aver sottolineato per bene le parole “quindici giorni”.

Lo uccido. Pensò Vanessa, guardandolo svoltare l’angolo.

Niall intanto, continuava a fissare lo scaffale, come in cerca di qualcosa.
Poi, senza guardarla le chiese –Tu ci vai al ballo?- sorridendo.
Lei, giocava con i piedi, passava da un piede all’altro, come per cercare un equilibrio.

-Credo di sì- rispose, incerta.
-Con Conor?- continuò lui, fissando le scatole di cereali.
-Se me lo chiede..- annunciò lei, mordendosi il labbro. Chiedimelo tu, ti prego. Pensava in quel momento.
Ma Niall, rispose solo con un -Capisco- , che la fece sospirare.
-Tu con chi vai?- chiese lei, continuando a torturarsi con i denti.
Lui sorrise, sembrò pensarci un attimo –Mmm, direi, che.. ho due persone a cui vorrei chiedere- lasciò la frase in sospeso, la guardò, e sorrise divertito nel vedere gli occhi di lei così attenti su di lui.
Si girò nuovamente verso lo scaffale –Vorrei chiedere a Cloe, e.. a te magari?- chiese, sempre sorridendo.

La guardò: era il ritratto dell’agitazione; si mordeva con fin troppo nervosismo il labbro inferiore, i piedi non stavano fermi, con le dita continuava a giocare con il suo orologio, sorrise, e poi riprese –Ma tu andrai con Conor, sicuramente, quindi.. mi sa che chiederò a lei- concluse.
Lei, lasciò uscire solo un –Oh..- e abbassò lo sguardo.
-Ma..- continuò lui, ricatturando l’attenzione dei suoi occhi –Se tu volessi..- si girò verso di lei che lo stava di nuovo fissando, riprese –Potremmo..-

-Eccomi qui ragazzi!- esclamò Zayn da dietro di Niall, facendoli sobbalzare, e interrompendo la frase del biondino.
Zayn si ritrovò gli occhi azzurri dei due su di lui, lo stavano fulminando entrambi.

-Ho interrotto qualcosa?- chiese, mordendosi la lingua.
-No Zazo, avanti, è tardi, dobbiamo andare- rispose Vanessa, velocemente, e spingendo il carrello verso l’amico, che continuava a non capire.
-Ciao Horan- lo salutò lei, passandogli vicino, sfiorando la sua mano con la sua.
-Ciao Vane- ripose lui, che poi guardò Zayn e lo salutò con un cenno, ricevette lo stesso gesto dal moro.
 

Una volta usciti dal supermercato, Zayn la prese sotto braccio.
-Mia cara, cosa mi sono perso?- chiese –ho bisogno di gossip!-
Lei rise –Mi stava chiedendo di andare al ballo.. con lui- rispose, semplicemente.
Zayn si morse lingua e labbra, si sentì in colpa, ma riuscì a giustificarsi –Beh, allora meno male che sono arrivato! Che orribile! Un invito in un supermercato? Pessimo!- concluse, soddisfatto della sua risposta.

-Tanto non ci andrò con lui- rispose lei, secca.
-Oh, giusto, tu sei quella che fa la preziosa- esclamò lui –Sciogliti bambina, il ballo deve essere una bella esperienza, non un incubo. Conor è da incubo-
-Ricordami perché io e te siamo amici?-
-Perché tu hai bisogno di me che ti apro gli occhi- concluse lui, abbracciandola di nuovo.
-Don’t you worry child, sarà tutto perfetto- le sussurrò all’orecchio, facendola sorridere.

 



Note di Nanek:
ehy there I’m back!!!
Eccomi qui care lettrici con un nuovo e spero decente capitolo!
Che ve ne pare eh? Voi che fareste se niente meno che NIALL JAMES HORAN IN TUTA DA GINNASTICA GRIGIA, si facesse trovare nel supermercato vicino casa vostra mentre svolge le sue mansioni di figlio perfetto? Io.. eheh come minimo gli salto addosso, o mi metto a spiarlo, una cosa vale l’altra: sta di fatto che io non trovo mai Niall al supermercato -.- uff!
Però la nostra Vanessa, a quanto pare, ha pure questa fortuna ;)

Che dire poi? Vi piace questo lato di Zayn di autentico “amico protettivo e spacca palle”? peggio delle donne: vuole sapere tutto quello che Vanessa combina, e lei invece fa la misteriosa.. poverina, si tiene tutto per sé, anche se poi trova il coraggio di confidarsi..

C’è stato pure in questo capitolo un momento molto breve per “Nane”: loro due da soli a parlare del BALLO DELLA SCUOLA.
Quante di voi vogliono andare al ballo della scuola con Niall?!?! *alza la mano e salta come una scema*
A quanto pare forse, il biondino voleva chiedere a Vanessa di andare insieme.. ma Zayn arriva e distrugge il momento magico: fiol Malik, fiol *batte le mani fulminando il moro*
Che dite? Niall riuscirà a invitarla per bene? Questo si vedrà insomma =)

Dopo questo papiro che scrivo ogni volta, passiamo subito ai ringraziamenti =)

Grazie a voi, che avete messo la mia storia tra le Preferite:   freckles_blue  lookatbiebsmile <3 vi adoro <3
Grazie a te, che hai messo la mia storia tra le Ricordate:  _Beth <3 ti adoro <3
Grazie a voi, che avete messo la mia storia tra le Seguite:PretendToDream  stuckinsilence_  <3 vi adoro <3
Grazie a voi, che avete Recensito: Curly_Crush  Laragazzatropposensibile <3 vi adoro <3
Ma grazie anche a voi, che leggete in silenzio e non dite nulla <3 spero che vi piaccia questa storia, spero di riuscire a farvi sorridere <3

Spero di trovare qualche recensione <3
A presto care lettrici! Vi adoro!
Nanek

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Capitolo 9
*** I know you care ***


Capitolo 9

You know you love me, I know you care



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-Sean, avvisa la prossima paziente che sono in ritardo, circa dieci minuti- urlò Niall dall’ambulatorio, mentre curava una carie non prevista alla ragazza dell’apparecchio.
Sean si presentò alla porta, con aria interrogativa –Ma come? Non dovevi fare solo le impronte?-
-Sì ma.. guarda che roba!- indicò il biondino, con l’indice, il molare della sua paziente, che tentava di tenere la bocca aperta.
Sean si coprì gli occhi con le mani –Va bene va bene, che cos’ha?- continuò, senza guardare.
-Ha una carie sul molare, devo curarla, ci impiego un po’.. sono già a metà comunque- rispose Niall, fin troppo emozionato all’idea di curare quella cosa enorme che aveva davanti ai suoi occhi.
-Divertiti dottore- continuò Sean, senza sbirciare, quella vista lo infastidiva.
-Oh e Sean- lo richiamò Niall –Alza il volume della radio, non sento nulla-
-Agli ordini- e chiuse la porta dietro di sé.

Niall si rimise la mascherina davanti alla bocca –Bene signorina, riprendiamo, non senti male vero? L’anestetico dovrebbe durare un po’- chiese alla sua paziente dai capelli rossi e gli occhi marroni.
Lei, si limitò ad annuire e tentò di sorridere, ma la smorfia che ne uscì fece sghignazzare Niall, che cercò, invano, di sopprimere.

-Rilassa il viso, non ci impiegherò molto- la rassicurò, riprendendo a curare con il trapano il dente.

Mentre lo faceva, una melodia in sottofondo, proveniente dalla cassa nel suo ambulatorio, lo fermò.
Si mise in ascolto, chiuse l’arnese che teneva in mano: riconosceva quella melodia, riconosceva quel ritmo, quel cantante era il suo idolo, era il ragazzo che aveva segnato la sua adolescenza, niente meno che Justin Bieber.

La canzone che proponevano alla radio, la conosceva bene, una canzone che segnò un giorno particolare, sempre riguardo quel lontano 2012: il giorno delle votazioni della reginetta e del re del ballo;  ma poco gli importava di quelle elezioni, quel giorno era stato il giorno più faticoso della sua vita.
Aveva fatto tante cose quel giorno, le aveva combinate tutte, pur di farsi piacere un po’ di più, quel giorno doveva prepararla, doveva farle capire quanto ci tenesse a lei.
-You know you love me.. I know you care..- cominciò a canticchiare, mentre riprendeva il suo lavoro.

***

 
Era il 3 gennaio 2012, tutti gli studenti erano fuori in giardino, pronti al rientro a scuola, dopo le vacanze di Natale.

Niall continuava a fissarla, nonostante lei avesse distolto lo sguardo da lui, per voltarsi verso Conor, che la teneva tra le sue braccia.
Quella mattina era ancora più bella del solito, i capelli lisci erano davvero belli, facevano venire voglia di toccarli per tutto il giorno, poi quel giubbotto aperto, e quella camicia più sbottonata del solito..

Non riusciva a non fissarla, e non riusciva a non pensare a quell’ultimo incontro al supermercato, dove il coraggio di chiederle di andare al ballo era stato interrotto dall’arrivo di Zayn; ma il pensiero che lo assillava da settimane, ormai, era sempre quello: la sera alla cattedrale. Voleva stringerla a sé come quella notte, su quella panchina, solo loro due, e darle un bacio per bene, di quelli che non si dimenticano, di quelli che fanno diventare le labbra rosse, fantasticava ad occhi aperti, e non si rendeva conto che Conor lo stesse fulminando con lo sguardo.

Sentiva l’agitazione scorrergli nelle vene pensando alle labbra di lei, e si rese conto, che stare lì fermo, peggiorava solo le cose: aveva in mente un’idea, quel giorno l’avrebbe riempita d’attenzioni, più del normale, più delle altre volte, voleva convincerla a non lasciarlo in disparte.
Prese il suo zaino, e nonostante le porte fossero ancora chiuse, decise di entrare a scuola.
Sapeva benissimo che lei lo aveva osservato per tutto il suo tragitto, sentiva quegli occhi blu su di lui, e quasi arrossiva.

Varcò il portone, e si diresse verso la classe di spagnolo, quella mattina aveva lezione con lei, solo un’ora, ma poteva bastargli.
Aprì la porta, e ci trovò dentro la prof, la salutò con un sorrisone.
Si sedette, voleva essere vicino a lei per quella lezione, nonostante lei si fosse seduta vicina a un’altra ragazza; tirò fuori un pezzo di carta, lo scarabocchiò, e lo incollò con lo scotch al banco della ragazza; poi prese un altro foglio, e incollò anche quello, poi un altro, e un altro.. il banco era pieno di fogli.
La professoressa chiese il motivo di tutti quei foglietti, e lui in risposta disse –ehm.. sono un tipo dolce prof- arrossendo.
La prof sorrise e gli augurò buona fortuna –speriamo che la fortunata abbia un debole per i ragazzi teneri-.
La campanella suonò puntuale, e Niall guardò i suoi compagni entrare, uno ad uno.

Per ultima entrò lei, che non lo guardò neanche in faccia appena gli fu accanto.
Si sedette, vicina a lui, e lui sorrideva, mentre fingeva di leggere gli ultimi appunti di spagnolo.
Solo quando Vanessa appoggiò il libro, si rese conto dello stato del suo banco.
Spalancò gli occhi, e cominciò a leggere quei biglietti, uno ad uno, e arrossì brutalmente.


“sei bellissima”
“se volevi essere fissata da me tutto il giorno, ci sei riuscita, ma lo faccio sempre, anche quando non ti rendi ancora più bella”
“una calamita per gli occhi”
“nessuno può paragonarsi a te”
“mi manchi”
“vorrei tornare su quella panchina, tu no?”
“non starmi lontana”
“ti voglio”
“non sfuggirmi”

“guarda che abbiamo una conversazione in sospeso dal quel giorno al supermercato”


Poi, si vide arrivare un altro foglietto, tutto piegato, lo prese e lo aprì.

“pure il tuo profumo mi tortura!”
E quasi scoppiò a ridere.
Prese anche lei un foglio, e ci scrisse qualcosa, per poi passarlo al suo compagno di banco.
Niall aprì quel pezzo di carta, “piantala Horan, io e te non abbiamo nulla da dirci” e lui sorrise.

La guardò, mentre scriveva qualcosa sul diario, e anche se lo nascondeva, il suo sorriso era visibile a chilometri di distanza.
Riusciva a sentire il suo cuore battere a mille, sentiva la sua agitazione, che lei tentava di sopprimere, come se ormai, la conoscesse fin troppo bene.
Continuò a guardarla, a fissarle quegli occhi blu, e notò qualcosa di diverso, in lei, per la prima volta.
Aveva qualcosa di strano, aveva gli occhi che brillavano quasi, come se fosse felice, come non mai, e quasi si sentì la causa di quella felicità.
Si sentì felice pure lui, non sapeva che gli stesse succedendo, ma era da tanto che non sentiva quella sensazione nelle vene, era da tanto che non vedeva negli occhi di qualcuno quella gioia che lui sapeva dare davvero.

Quando la lezione cominciò, si rese conto di quanto fosse difficile seguire con lei accanto quel giorno; si toccava i capelli, li girava, li spostava da una parte all’altra, facendogli arrivare sotto il naso quel profumo, che cominciava ad amare sempre di più; poi si incantava a fissarla, le guardava gli occhi, che passavano dal foglio alla lavagna, le fissava la bocca, sempre chiusa, che a volte apriva per sbuffare se sbagliava a copiare, le fissava le mani magre e affusolate, che continuavano a muoversi all’impazzata dall’astuccio al quaderno, o sfogliavano a raffica il libro di grammatica spagnola.
Nonostante fosse così vicino a lei, voleva sentirla ancora più attaccata a lui, voleva sentire il suo respiro, voleva riuscire a sentire il battito del suo cuore pur di starle a pochi millimetri di distanza.

Mentre la prof leggeva un brano, Niall si avvicinò e le bisbigliò -Non ho il libro, mi fai guardare?- mentì come faceva sempre, il libro ce l’aveva sotto al banco, e lei stessa lo aveva notato, ma si limitò ad annuire, e a spostare verso il centro del banco quell’ammasso di fogli di letteratura.

I loro visi erano così vicini, Niall continuava a sentirsi le guance color fuoco, e non trovava il modo di calmarsi; giocava nervosamente con la penna, muovendola su e giù tra il pollice e l’indice, aveva paura a guardarla.
Faceva finta di seguire, si guardava attorno, e poi il suo sguardo, cadde proprio dove ogni maschio avrebbe guardato: la camicia aperta, dove riusciva ad intravedere il reggiseno bianco.

Vanessa prese un foglio di carta, e dopo averci scritto qualcosa, lo passò al biondino; lui lo aprì, e quasi sbiancò dall’imbarazzo: “smettila di guardarmi le tette. Pervertito.”.
Lui rise leggermente, senza farsi sentire dalla professoressa, e le rispose sussurrando -Non è colpa mia se quel bottone è aperto nel punto giusto-.
Lei lo fulminò con lo sguardo -Tu guarda ancora una volta, e ti impianto questo libro sul naso, Horan- cercò di trattenere un sorriso.
Niall alzò gli occhi al cielo, sorrise, -Va bene, va bene, suor Vanessa - scherzò lui.

Lei, quasi offesa, prese in velocità supersonica una matita che aveva nell’astuccio, ben appuntita, voleva conficcargliela nella mano.
Ma appena si mosse verso di lui, il biondino la bloccò, prendendola per il polso.

-Vuoi ferirmi ora? Non credi che la porta sul naso sia abbastanza? -le chiese, facendola diventare rossa e facendole spostare lo sguardo altrove.

Lei si voltò verso il brano che la professoressa stava ancora leggendo, ignara di quello che stavano combinando all’ultimo banco.
Niall continuava a tenerle il polso, e la incitò a lasciare “l’arma”, lo disse sorridendo, quella situazione lo divertiva.
Vide la mano di lei aprirsi, e lasciar cadere sul banco la matita.

-Cattiva, volevi farmi ancora male? Non merito tutto questo- disse serio, con la faccia da cane bastonato.

Lei continuava a fissare il libro, anche se non stava seguendo nulla; lui, le lasciò il polso, per far scivolare la sua mano nella sua, palmo contro palmo, per poi intrecciare le sue dita alle sue.
Niall giocava con quelle dita, le accarezzava, le sfiorava, e la mandava nuovamente in tilt.
Lei si lasciava sfiorare da quelle dita, e quasi si vergognava di quella sua debolezza, sapeva che era sbagliato, eppure gli lasciava fare quello che voleva, come se lui fosse l’unico a potersi permettere certe libertà.
Giocava anche lei, con le mani di lui, e si sentiva felice così.
Vide il viso di Niall avvicinarsi di più a lei, precisamente, vicino all’orecchio.

-Dopo bisogna votare per il ballo…- lasciò la frase un po’ in sospeso –Per chi voti tu?- chiese curioso, lei sorrise.
-Guarda, ho quattro possibili scelte..- rispose lei, facendolo irrigidire.
-Quattro?!- riuscì a dire lui, guardandola con viso incredulo.
-Già, c’è mio cugino, che meriterebbe di essere adocchiato da qualcuno; c’è Zayn, che meriterebbe di vincere, non si può negare, è bello il mio amico; poi c’è Conor, che è il mio ragazzo, e dovrei votare per il mio ragazzo, no?- Vanessa lo guardò negli occhi, seria, convinta delle sue parole.

Niall non diceva nulla in risposta, stava in attesa, in attesa del quarto nome.

-Poi però..- riprese lei, continuando a giocare con la sua mano, -C’è un ragazzo.. che, potrei votare, visto che anche lui è carino..- Niall strinse di più le sue dita tra le sue, come a incitarla ad andare avanti.
-.. E avevo pensato a te- concluse lei, fissandosi i pantaloni.

Niall riprese un po’ di colorito in viso, allentò la presa sulla sua mano.
Le si avvicinò nuovamente, e le lasciò un bacio sulla guancia, facendola arrossire, per poi spostarsi nuovamente verso il suo orecchio.

-Come siamo gentili- le sussurrò -Sai, pensavo anche io di andare a votare quest’anno, e a differenza tua, io ho solo un nome da scrivere.- concluse la frase, e si rimise comodo, per riprendere ad ascoltare la lezione.

Lei gli lasciò la mano, e presa dalla curiosità, cominciò a scrivere qualcosa su un foglio, per poi passarglielo.
Niall sorrise al leggere quella domanda: “e.. non mi puoi dire chi voti tu?”
Prese la penna rossa, e rispose; le passò il foglio.

Lei sorrise alla vistaVanessa, Vanessa, Vanessa, Vanessa, Vanessa, Vanessa, e se non la conosci, è seduta vicino a me in questo momento, e ha gli occhiali e gli occhi blu, e pure un cugino dai capelli rossi… Vanessa, Vanessa, Vanessa.”
Si sorrisero.
Fu lei ad avvicinarsi al suo orecchio.

-Sta sera passa al Jody se ti va, c’è una cosa nuova, dobbiamo avere tanti clienti, sennò Roxy si lamenta e non manda avanti questa cosa.. se vuoi portare un po’ di gente..-
-E io che pensavo fosse un appuntamento, solo io e te-

Lei alzò gli occhi al cielo.

-Devo lavorare-
-Ma durante la settimana?-
-Ti ho detto, solo per un giorno, perché al martedì c’è questa novità-
-Di che si tratta?-
-Tu vieni e lo scopri-
-Non è che il tuo amato ragazzo mi uccide se mi vede lì?-
-Tranquillo, Conor domani ha compito.. solo se ti va Niall.. ma ti divertiresti-
-Alle nove sarò lì- rispose, riprendendole la mano e girandosi verso la professoressa che stava spiegando.

 
 
Alle nove di sera,di quello stesso giorno, Niall varcò la porta del Jody Daly con Sean ed altri tre ragazzi.

Niall spalancò gli occhi alla vista: avevano montato un piccolo palco, uno schermo abbastanza grande sulla parete, microfoni, e musica.
“il martedì Karaoke al Jody”,diceva l’insegna attaccata al bancone.

-è il mio mondo- riuscì a dire, sorpreso, contento.
Alberto si avvicinò a loro.
-Ehy! Qual buon vento!- e diede una pacca sulla spalla a Niall.
-Tua cugina mi aveva accennato di qualcosa di nuovo, ma, è grandiosa questa cosa!!- rispose il biondo.
-Già, porta un sacco di clienti, Roxy è al settimo cielo, io un po’ meno-
-Come mai?-
-Domani ho allenamento, sarà dura alzarsi dopo questa sera, mia cugina invece domani dorme sul banco-

Niall rise, e la cercò con lo sguardo.
-Venite comunque, c’è un tavolo libero vicino alla finestra, così vi godete lo spettacolo- annunciò il rosso, sorridendo.
Niall e gli altri si sedettero, Alberto portò i menù.
-Vado a servire di là, ti mando qui la tua cameriera- e gli fece l’occhiolino, facendolo arrossire.

Dopo circa cinque minuti, la vide arrivare.
La solita maglia bianca, con un gilè nero, jeans scuri, i capelli raccolti in una coda alta, in mano il blocchetto e una penna.
-Sei venuto alla fine, bravo Horan, così facciamo il pienone- esclamò lei, quando lo vide.
Lui arrossì.
-Che vi porto?-
- Cinque birre bionde, direi- annunciò Sean.
-No, quattro, per me.. una Redbull- annunciò Niall.
-Qualcuno deve stare sveglio tutta la notte?- ammiccò Sean, guardando Vanessa.
-No, dopo canto, devo essere lucido- intervenne Niall, mentre Vanessa andava al bancone.
Sean aveva seguito l’intero tragitto della ragazza, l’aveva osservata bene per poi annunciare un –sculetta bene quel suo sedere, sempre bello sodo lo vuoi, Niall- e quella battuta gli costò un colpetto in testa.
Niall, rosso più che mai in viso, cercò di difendersi, in qualche modo, ma tutti continuavano a ridere.

L’imbarazzo era alle stelle, in particolare quando la diretta interessata fu di ritorno con il vassoio; gli amici di Niall la fissavano, trattenevano le risate, mentre il biondino sprofondava nella vergogna più assoluta.
Lei tornò a lavorare, mente Niall si avvicinò al “Dj”, che proiettava le parole dei testi delle varie canzoni che qualche volenteroso provava a cantare.
Il tipo in questione lo guardò strano, quando gli diede il titolo della canzone da lui scelta.

-Non puoi non conoscere Justin Bieber! Che Dj sei?!- ironizzò, mentre l’altro cercava sotto il suo sguardo.
-Ecco questa! Perfetta- annunciò, sentendo la base partire.

Nel pub calò il silenzio, come se quella canzone avesse richiamato l’attenzione di tutti.
Il DJ fece una rapida presentazione, gli amici di Niall fischiarono, facendolo sorridere nervoso, mentre si avvicinava il microfono alla bocca.
Si guardò attorno: oltre ad esserci fin troppa gente, notò seduto al bancone Zayn, che parlava con Alberto, ma si interruppe al vederlo lì, davanti a tutti, lo salutò con la mano; si guardò ancora intorno, in cerca degli unici occhi che voleva puntati addosso, in cerca di quella ragazza alla quale stava dedicando quella canzone, in particolare, le prime parole.
Vanessa era lì, davanti a lui, teneva il vassoio vuoto lungo il fianco, con una mano, lo stava fissando, come in attesa di sentire la sua voce.

-You know you love me, I know you care- cominciò ad intonare Niall, scandendo bene quelle parole, mandando fuori tutta la voce che teneva dentro.

Sfortunatamente però, il microfono era spento.
Il DJ fermò la base, Niall rideva, insieme a tutti gli altri, insieme a lei, che si era portata la mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere come una scema.
Il biondino controllò bene, prima di cominciare nuovamente.

-Funziona sì.. prova.. prova, sì funziona- rassicurava il DJ e il suo pubblico.

E di nuovo la base di “Baby” cominciò a invadere quel pub irlandese.

Niall sorrideva, a suo agio, come se stare su quel palco fosse la cosa più semplice e naturale al mondo, sorrise, e indicò con l’indice in direzione della ragazza dagli occhi blu, per poi ripetere - You know you love me, I know you care-

Il suo gruppo di amici batté le mani, per esser riuscito a cominciare, Vanessa invece, fece cadere il vassoio che aveva con sé.
Lui la fissava, e sorrideva: lei aveva gli occhi spalancati, il viso sempre più tendente al rosso, la vide muoversi di scatto mentre raccoglieva il vassoio ai suoi piedi e si spostava verso il bancone per prendere un bicchiere di birra.

-You are my love, you are my heart, and we will never ever ever be apart- continuava Niall.

Il risultato di quella frase, fu la caduta libera di quel bicchiere che Vanessa teneva in mano, addosso alle scarpe di Zayn, che scoppiò a ridere.
Vanessa si scusava, la guardava gesticolare, la guardava arrossire, mentre asciugava per terra con una spugna.
Il biondino continuava a cantare, e ad ogni frase, Vanessa si sentiva sempre più presa in causa: inciampava, arrossiva, si scontrava con Alberto, un autentico disastro, causa della vergogna e dell’imbarazzo.
Niall tratteneva le risate.
Una volta terminato, un applauso generale lo travolse, lui ringraziò, facendo un piccolo inchino, e prima di scendere dal palco, volle rendere la situazione ancora più imbarazzante.
-Dedico questa mia performance a quella cameriera imbranata lì in fondo, con gli occhiali, e assicuro Roxy, che pagherò io tutti i suoi danni- e si sentì il vassoio cadere per terra, di nuovo.
Niall rise, e si avvicinò ai suoi amici.

 
Scoccò la mezza notte quando Vanessa e Alberto terminarono il loro turno, e Niall, li aveva aspettati all’uscita, in compagnia di Zayn.

-Deduco che questa sera mi porti a casa, bel moro- scherzò Alberto, avvicinandosi a Zayn e trascinandolo via sotto braccio.
-Certo, andiamo a fare sconcerie- continuava l’amico di Vanessa, mentre la salutava con la mano.

Di nuovo loro due, da soli.
Il silenzio era imbarazzante.
Lei continuava a fissarsi i piedi, lui continuava a fissare lei, sorridendo, ma senza dire una parola.
Sospirò, prima di avvicinarsi e avvolgerla con il braccio, cingendole il collo, e facendole segno di camminare.

-Niente Vespa?- chiese lei, con un fil di voce.
-Avevo voglia di camminare- si giustificò lui, nascondendo il fatto di essere arrivato lì dietro la sella della bici di Sean.

La mano di lei lo avvolse sulla schiena.
Camminavano così, l’uno stretto all’altra, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Lei continuava a fissare a terra, lui continuava a stringerla a sé, rallentando il passo, come se volesse passare la notte così.
-Quanti organi devo vendere per ripagare tutti i danni a Roxy?- chiese lui.
Lei rise –Ho rotto solo quattro bicchieri, i vassoi sono integri-
-Quanto siamo imbranate, Miss cameriera perfetta- la istigò lui.
-Colpa tua e del tuo modo di mettermi a disagio- si giustificò lei, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
-Che ho fatto di male? Ho solo cantato una canzone- continuava il biondino, fermandosi e mettendosi davanti a lei.
-Non dirmi che sei così innamorata di me, da non riuscire a sopportare qualche misera frecciatina- concluse lui, spostandole un ciuffo ribelle dalla guancia, portandoglielo dietro l’orecchio.

Lei si limitò a stare in silenzio.
-Per chi hai votato allora?- chiese lui, curioso.
Lei continuava a tacere.
-Abbiamo perso la lingua per caso?- ammiccò lui, avvicinandosi al suo viso.
-Fammi controllare allora..- le sussurrò sulle labbra.
Ma una voce, li interruppe.

-Ehy! Niall! Niall!- urlava qualcuno, facendoli sobbalzare.
Il biondino si irrigidì a sentire quella voce, si girò, e quando lo vide, pregò tanto che fosse un fantasma.
Suo fratello Greg.
Si avvicinò a loro, che si erano staccati alla velocità della luce l’uno dall’altra, e fissavano in giro, per non dare troppo nell’occhio.

-Greg!... che ci fai qui?- chiese Niall, cercando di restare calmo.
-Sean mi ha detto che ti trovavo da queste parti.. pensavo fossi solo e bisognoso di un passaggio- lasciò la frase in sospeso –Ma a quanto pare sei in buona compagnia- ammiccò, volgendo lo sguardo verso Vanessa e porgendole la mano.
-Piacere, io sono Greg, sono suo fratello- sorrise, mentre stringeva la mano della ragazza.
-Io.. sono..- tentò di dire lei, ma Greg la interruppe –Tu sei Vanessa immagino!- esclamò, facendole spalancare gli occhi.
-Sì, Niall ti nomina circa mille volte al secondo! Ormai sei di famiglia- continuò, facendola sorridere, imbarazzata.
Niall si sentì in dovere di difendersi –Ma.. ma.. non è vero!! Ti giuro non è vero, racconta balle!- dissimulò, colpendo il fratello sulla spalla –Lui scherza, vero Greg?- lo incitò a tenergli il gioco.
-Ma non è lei quella che ti distoglie dal prendere appunti a spagnolo?- continuò il più grande, facendolo arrossire ancora di più.
Niall cambiò tattica.
-Greg! Visto che sei in macchina, ci dai un passaggio a entrambi?-
-Oh, ma certamente! Vieni pure, non c’è problema- disse rivolgendosi alla ragazza, che imbarazzata, salì in macchina.

 
Una volta raggiunta casa di Vanessa, i due si salutarono, rapidamente, solo un bacio sulla guancia, e un “a domani” frettoloso.
Quando Greg la vide entrare in casa, rivolse uno sguardo complice al fratellino, e prendendolo a gomitate annunciò –Io e te abbiamo tante cose da dirci-


 


Note di Nanek:

ehy there I’m back!!
Ahahah tantissima stima a Greg Horan gente! Io amo quel ragazzo :D me lo vedo proprio ad arrivare dal nulla e a sputtanare il piccolo Niall davanti agli occhi di Vanessa :D

Cosa abbiamo poi? Un Niall che continua a farsi piacere sempre di più: bigliettini sul banco *-* anche io li voglio! Poi la manina che gioca con quella di Vanessa.. e chi segue più le lezioni con un compagno di banco così?!
E poi: il Karaoke! Che figata! Niall poi lo faceva veramente =) infatti le foto iniziali sono scatti fatti in qualche pub ;) carino lui a dedicarle la canzone =) e imbranata lei a far cadere tutto!! Ahahah povera ragazza!

Care lettrici, vi do un consiglio, non perdetevi il prossimo capitolo, perché sarà stra lungo, e ci saranno tante di quelle sorprese da non perdere assolutamente!! Quindi cercate di esserci u.u

Inoltre inoltre: passiamo ai ringraziamenti, che per questa settimana sono pochetti =(

Ringrazio plaff che ha messo la mia storia tra le seguite <3 sei adorabile <3
E grazie alla mia Malika per la sua immancabile recensione =) ti adoro <3

Che dire per concludere? Che vi adoro, e che ringrazio le visite dell’ultimo capitolo, ringrazio tutte voi che seguite, mettete tra le ricordate, le preferite, che insomma, volete bene a questa storia <3 vi ringrazio davvero..
Ma se riuscite a lasciare qualche recensione in più, mi rendereste ancora più felice =) sempre se non chiedo troppo..
A presto care lettrici =)
Nanek

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Capitolo 10
*** So tired of tears ***


Capitolo 10

I’m so sick of love songs, so tired of tears





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La soffitta la stava aspettando da tempo.
Da quando lei e Niall si erano trasferiti in quella casa, non avevano mai avuto il tempo di sistemarla.
Due anni prima, quando chiesero il prestito per comprarla, avevano sempre rimandato quella faccenda, che poteva aspettare.

Dopo due anni però, meglio rimboccarsi le maniche visto che ho tempo.Pensò Vanessa tra sé, mentre saliva le scale.

Erano già passati due anni dalla loro entrata in quella casa, erano già passati due anni da quando avevano firmato il prestito per comprarla; le sembrava così strano, due anni: lei lavorava già, come maestra, nella scuola di Mullingar, un lavoro che le piaceva; lui invece, era fresco di laurea, soddisfatto del suo risultato, soddisfatto di poter lavorare in un campo che lo faceva sentire bene e adatto.

Vanessa accese la luce, e il disordine di quella soffitta le fece spalancare gli occhi.
Scatoloni ovunque, vecchi materassi che i suoi genitori non sapevano dove mettere, chitarre appese al muro di Niall, un vecchio stereo: regnava il caos e la polvere.

-Figlio mio, faremo radici qui- annunciò lei, toccandosi la pancia, per poi mettersi all’opera.

Le piaceva stare in quel posto, nonostante il disordine: per lei era come stare in mezzo ai suoi ricordi, riconoscere un oggetto, collegarlo a qualche episodio lontano, pensare a quel fatto, e magari riderci sopra.
Riconobbe il suo scatolone, che aveva portato lì sopra due anni prima, ma che teneva da tempo, con sopra scritto “proprietà della Vane che vi uccide se aprite, in particolare voi cari Malik e Alby e Gaia!” e sorrise alla vista.
Lo aprì, curiosa di vedere cosa teneva dentro.

Un album di fotografie sovrastava il tutto, era color arancione, fin troppo acceso per non essere notato, fin troppo grande per passare inosservato.
Lo prese in mano, cominciò a sfogliare: foto di Zayn con lei, mentre mangiavano patatine fritte, una foto di Alberto in compagnia di una ragazza, seduti fuori casa sua, Zayn che fumava, Gaia in groppa a Zayn, lei, Gaia e Alberto insieme, Zayn che la bagnava con un secchio d’acqua in pieno inverno, Gaia e un pupazzo di neve.
Ricordava quei momenti, uno ad uno.
Sfogliava le pagine, e più andava avanti, più sorrideva a quei ricordi, che si aprivano davanti ai suoi occhi.

Poi arrivò all’ultima pagina di quell’album.
C’era una foto, girata nel senso sbagliato, con dietro scritto “ballo 2012”.

Il suo cuore batté più forte a leggere quelle parole, che quasi la spaventarono; prese in mano quella foto, e la girò: raffigurati, lei e Conor, la sera del ballo, appena arrivati.
Lui, bello, affascinante, come lo era sempre, con il completo nero, i capelli al punto giusto, il suo sorriso che faceva sciogliere le ragazze del primo anno, lui, che teneva stretta a sé lei, con il suo vestito blu, che sua madre le aveva fatto trovare sul letto abbinato alle scarpe chiare, non eccessivamente alte, insieme alla sua collana con il brillantino, che le dava un bel punto luce.
Lei, che tentava, in quella foto, di nascondere le lacrime che le avevano rigato il viso fino a poche ore prima, ma che era riuscita a nascondere con il fondotinta e gli occhiali; lei, che avrebbe voluto starsene a casa, a girarsi i capelli, invece di lavarli e renderli perfetti per lui.

Guardava quella foto, e il bambino dentro di lei scalciò, come se avesse capito che la sua mamma era triste.

***

-Vanessa! Che combini lì imbambolata? Muoviti con quelle gambe su!- le stava urlando il suo istruttore di nuoto, mentre lei, ferma a bordo piscina, aveva appena notato un ospite inaspettato, seduto con altre persone, e la stava fissando: Niall.

Frettolosamente cominciò a nuotare, il viso rosso, per la fatica e per l’imbarazzo, le gambe andavano a mille, voleva uscire, andarsene, era imbarazzante: il costume nero, contrasto con la sua carnagione bianca, la cuffia gialla, gli occhialini rosa, si sentiva ridicola.
Dopo circa mezz’ora uscì dallo spogliatoio, tuta da ginnastica, borsone sulla spalla, capelli ancora un po’ bagnati, aveva paura a presentarsi così.

-Come siamo carine con quel costumino- la riprese una voce davanti a lei.
Niall, appoggiato al muro, la stava fissando.

-E che graziosa cuffietta- continuò lui, sorridendo e andandole incontro.
-Che fai Horan? Mi spii pure quando nuoto?- chiese lei, quando se lo ritrovò vicino.
-Già, volevo vedere se superavi la prova costume- sghignazzò il biondino, facendole abbassare lo sguardo.
Le si avvicinò all’orecchio –Direi superata a pieni voti, piccolo pesciolino- e le lasciò un bacio sulla guancia.
Lei arrossì ancora di più.
-Ti va.. se andiamo, in un posto? Al caldo magari, se no ti congeli, c’è un bar qui dietro..- ammiccò Niall, lei si limitò ad annuire.
-Permetti, madame?- chiese lui, prendendole il borsone con una mano, mentre con l’altra la prendeva vicino a sé.


 
Dieci minuti dopo erano lì, in quel bar, l’uno davanti all’altra, il cappuccino caldo pronto che lasciava il suo profumo entrare nelle narici di lei.
Lui, sembrava strano.
Vanessa lo fissava, mentre lui continuava a girare il cucchiaino nel cappuccino; aveva qualcosa di diverso, Niall, quel giorno; era meno chiacchierone del solito, meno in cerca di un contatto con lei, come se si vergognasse, come se stesse nascondendo qualcosa, non riusciva a capire.

-Stai bene?- gli chiese, facendolo sobbalzare e arrossire brutalmente.

Le scappò una risatina, non l’aveva mai visto così impacciato, non ne capiva il motivo, le era sempre sembrato un tipo sicuro delle sue idee, o almeno, era quello che aveva capito quando stavano insieme.
-Diciamo che.. potrei stare meglio tra dieci minuti, o forse starò peggio, chi lo sa, ma fatto sta che.. devo aspettare dieci minuti, o forse di meno, chi lo sa..- confessò lui, fissando la schiuma che aveva nel bicchiere.
-Ma che dici? Sei strano..- annunciò lei, continuando a fissarlo.
Lui sospirò a fondo.
Sbuffò.
Si guardò intorno, come in cerca di qualcosa, di un suggerimento magari.

Poi, finalmente, la guardò negli occhi, con la stessa intensità di sempre, sorrise, e con le guance rosse annunciò –non me lo sono dimenticato il nostro discorso al supermercato sai- , lo disse così velocemente da mordersi la lingua.
Lei gli fece cenno di continuare.
-Beh, ecco, io.. mi chiedevo, sempre se non rischio la vita.. mi chiedevo se..- lasciò la frase in sospeso, fissò il tavolo, e poi concluse –Ti va di venire al ballo con me?- quasi sussurrò.
Lei sorrise, mentre lui continuava a cercare un punto da guardare, lontano dai suoi occhi.

-Credo di non aver sentito bene- annunciò lei, sentendosi cattiva e perfida nei suoi confronti.

Lo vide arrossire ancora di più, le mani che si torturavano, gli occhi che si alzavano piano verso di lei, la bocca che quasi balbettava, ma che pronunciò più ad alta voce quella domanda –Vanessa sono un pesciolino e amo mettere in imbarazzo Niall, verresti al ballo con me?- e lei rise.
Non ci sperava più ormai, lei.

Si chiedeva spesso quando lui avrebbe avuto il coraggio di riprendere quel discorso, di farle quella proposta; i giorni passavano, e lei stava perdendo la speranza, ma quel momento tanto atteso, era arrivato, dal nulla, e non come se l’era immaginato.
Lei non era vestita bene, o truccata a pennello, era semplicemente lei, vestita con una misera tuta, i capelli in disordine, la pelle che sapeva di cloro, e lui, l’aveva scelta così, glielo aveva chiesto, finalmente.

Sorrise a quel ragazzo che si stava torturando le unghie con i denti, che continuava a essere rosso in viso, e che doveva avere il cuore a mille.
Quand’era stata l’ultima volta che Conor era arrossito per una cosa simile? Non se lo ricordava; Conor.. dava pure per scontato che lei andasse al ballo con lui, non gliel’aveva neanche chiesto, non accennava neanche a quella sera, e quello la deludeva, visto che lui, il suo ragazzo, non riusciva a darle un minimo di importanza.

Si alzò in piedi, si avvicinò al biondino, e lo abbracciò.
Lui, si limitò a farla sedere sulle sue gambe, intrecciò le braccia dietro la sua schiena.
Lei gli accarezzava i capelli, e riuscì a sussurrargli un –- nulla di più.
Lo sentì rilassarsi, i muscoli meno tesi, le sue mani meno impietrite, le sue braccia che la stringevano di più.

-Non me lo sto sognando vero? Hai detto “sì” vero?- chiese Niall, facendola ridere.
-Sì Niall sordo, ho detto sì, vengo al ballo con te- ripeté lei, più sicura delle sue parole.
-Non sei già impegnata con qualcuno vero?- riprese lui, incerto.
-Certo che lo sono..- lui la guardò negli occhi, poi lei riprese –con Niall Horan! se non lo conosci è biondo, occhi azzurri, rosso in faccia, che mi porta al ballo, che è pure uno dei possibili “Re” della serata, che è uno spione assurdo, ma..- lasciò nuovamente la frase in sospeso.
-Ma?- continuò lui.
-Ma..- lei arrossì, e posò lo sguardo sul suo mento –Ma..- deglutì –Al quale voglio bene- disse velocemente, abbassando il tono della voce, mordendosi l’interno della guancia.
Niall sorrise –Anche io ti voglio bene, persona strana- concluse lui, stringendola ancora di più a sé.


 
Il giorno dopo, il giorno del ballo, il giorno tanto atteso.

Vanessa stava prendendo i libri dall’armadietto, pronta a tornare a casa, pronta a indossare il vestito blu che sua madre, la sera precedente, le aveva fatto trovare sul letto: senza spalline, blu, dal ginocchio, abbinato a delle scarpe chiare, il tacco non eccessivamente alto, e poi, una collana speciale, che usava sempre sua madre nelle occasioni importanti, una collana con un brillantino come ciondolo, assolutamente perfetto.
Stava pensando a che fare con i capelli per la sera: lisci? Ricci? Raccolti? Ci stava pensando, ma i suoi pensieri furono interrotti dall’urlo di Zayn, che si posizionò davanti a lei, saltellando come uno scemo; aveva appena saputo le due notizie: la prima, che era un candidato alla corona del ballo, la seconda, che lei aveva detto di “” a Niall.

-Tu sei orribile! Non dirmi nulla sai! Mi tocca fare tipo Gossip Girl per scoprire quello che nascondi!- esclamò il moro.
-Sembri un’ochetta Zazo, calmati ti prego, non è regale- lo riprese lei, facendogli l’occhiolino.
-Hai saputo anche tu?- alludendo alla sua possibile incoronazione.
-Zayn, i risultati sono fuori da giorni.. non hai votato la regina?-
-Credo di essermene dimenticato.. ero troppo impegnato ad allenarmi, chi sono i miei sfidanti allora? E la regina? Dai aggiornami Miss!- continuava lui, sembrava caduto dalle nuvole.
- I “Re” sono: Zayn il ghiro, Conor, Alberto il rosso e.. rullo di tamburi prego- lo incitò lei.

Lui si mise a fare un possibile suono somigliante a quello dei tamburi sull’armadietto.

-E l’altro ed ultimo, ma non meno importante, è Niall James Horan!- urlò lei, facendogli spalancare gli occhi, e facendo voltare lo sguardo dei passanti verso di lei.
Si portò una mano alla bocca –L’ho urlato troppo forte?-
-No.. credo che ti abbia solo sentito pure la Preside- la derise lui, cominciando a ridere.
-Dai Miss, e le Reginette?- continuò Zayn.
-Le Reginette sono: Holly, Cloe, Allyson e Izzie- tagliò corto lei, facendo sbattere fin troppo rumorosamente la porta dell’armadietto.
-Ahia, qualcuno è geloso.. una ex di Niall, una delle troiette del tuo ancora, ipotetico, “fidanzato”, Allyson la scema, e il mio angelo Izzie- annunciò con aria sognante il moro.
-Il clan delle oche al completo- sputò lei, cominciando ad avviarsi verso l’uscita.
-Dai Vane, la gelosia fa male, sai? Su su, non fare la bambina piccola ora- la rimproverò Zayn, andandole dietro, con la sigaretta già pronta in mano.

Una volta usciti, Vanessa continuava ad accelerare il passo, e il suo amico, scelse il peggiore dei modi per farla fermare.
-Vanessa! Perché non mi racconti dell’invito di Niall James Horan e del tuo essere così dolce nel dirgli di “sì”?- urlò Zayn.
Gli studenti che erano fuori, drizzarono le orecchie a quelle parole, si voltarono quasi all’unisono verso Vanessa, che si era effettivamente fermata, al centro del piazzale della scuola, completamente rossa in viso, la schiena irrigidita.
Si voltò verso il moro, e lo fulminò con lo sguardo; lo raggiunse, sotto gli occhi di tutti, compresi quelli di Holly, di Cloe, di Sean, degli amici di Conor, sotto gli occhi di tutte le persone più sbagliate.

-Ma sei diventato idiota?!- gli urlò lei, facendolo ridere.
-Ma come?- continuò urlando Zayn –Non è forse vero che tu e Niall andate al ballo insieme?- tutti lo stavano ascoltando.
-Zayn stai zitto- gli sussurrava lei, a denti stretti.
-Avanti piccioncina, non è forse vero che tu e Niall- rise –Dai, sappiamo bene del vostro “rapporto” di puro am..- Zayn si bloccò all’istante.

Conor fece la sua comparsa all’uscita, e quasi calò il silenzio tombale, come se il capo della tribù avesse appena fatto il suo ingresso.
Si avvicinò a Zayn e Vanessa, salutò lui con una pacca sulla spalla, poi prese lei, cingendole il collo, e si avviarono verso la macchina.

-Ciao amore mio- la salutò, cercando di lasciarle un bacio sulle labbra, che lei evitò, spostandosi di lato, lasciandogli la guancia.
-Ehy- si limitò a rispondere lei.
-Allora sta sera, a che ora passo a prenderti?- domandò diretto Conor, mentre passava dalla parte del volante.
-Scusa?- chiese lei, confusa.
-Sta sera.. il ballo, no? A che ora passo a prenderti a casa?- chiese nuovamente Conor, con il sorriso sulle labbra.
-Perché dovresti passare tu?- chiese Vanessa, fissandolo.
-Forse perché andiamo al ballo insieme?-
-E quando l’hai deciso questo?-
-Di solito, tra fidanzati, si va al ballo insieme, no?-
-No- rispose secca lei –Non c’è scritto da nessuna parte questo.-
-Cosa stai tentando di dirmi?-
-Semplicemente: ci vado con un altro che ha avuto la briga di invitarmi, non con te.- rispose nuovamente, ancora più duramente; Conor le si avvicinò.
-Pensavo fosse scontato che tu venissi con me- le rispose a tono.
-Tu dai tutto per scontato, Conor, ma non è così. Non vengo con te, sono già impegnata.-
Conor scoppiò a ridere –Dai amore, non fare la bambina ora, ti chiedo scusa, se non te l’ho chiesto, ma ora puoi finirla con questa farsa, so bene che nessuno ti ha invitata-
-Ah sì? Ne sei davvero così convinto? Certo, non sarò troia come la tua amica Cloe, ma ho ricevuto anche io un invito, a questo mondo c’è chi sa apprezzare l’essere normali.-
-Che c’entra Cloe ora? Sei davvero insopportabile quando fai così, è solo un invito, non è qualcosa di importante-
-Per te, tutto quello che riguarda me, non è importante.- sbottò nuovamente lei.
-Sta sera cercherò di rimediare a questa mia mancanza allora.- sospirò Conor.
-Ma sei sordo per caso? Ti ho detto che ci vado con un altro!- alzò la voce lei, richiamando l’attenzione degli ultimi studenti che stavano uscendo da scuola.
-Chi ti ha invitato? Se posso almeno permettermi di saperlo.- chiese lui, nervoso, rosso in viso, dalla rabbia e dall’imbarazzo, non avevano mai discusso davanti ad altri.
-Ci vado con Niall.- concluse lei, marcando per bene quel nome, convinta delle sue parole, convinta di quello che diceva.

Non sapeva però, che quello fu l’inizio di un nuovo litigio.

Conor scoppiò, nel verso senso della parola, scoppiò per davvero: cominciò ad insultarla, cominciò a riprenderla sul suo comportamento, sul suo modo di essere così schiva con lui, sul suo atteggiamento di indifferenza nei suoi confronti, sul suo menefreghismo, sul suo essere la peggior ragazza che si potesse avere, una ragazza che preferiva andare al ballo con un altro piuttosto con il proprio ragazzo, una ragazza che da settimane non si dedicava a lui, che preferiva andare a lavorare o farsi trovare in giro con un altro, una ragazza che meritava solo di essere sola e che aveva pure il coraggio di lamentarsi per piccole e stupide mancanze da parte sua.
Nuovamente, Conor riuscì a far sentire lei, la causa di tutto.
Nuovamente, lui faceva ricadere la colpa su di lei, tutto, niente escluso, solo colpa sua, sua di lei, che non era come lui voleva, che lui cercava di assecondare ma senza successo.

-A volte mi chiedo che ci faccio con una come te!- concluse, facendola irrigidire.

Vanessa però, quasi si sentì sollevata, forse quel momento tanto atteso, quello di staccarsi definitivamente da Conor, stava arrivando.
Ma nulla, andò come lei sperava.

-Ma poi.. ti penso, e.. non potrei stare senza di te, e il tuo strano modo di comportarti- concluse Conor, prendendole le mani.

Lei abbassò lo sguardo.

-..Perché io ti amo- le sussurrò all’orecchio –ti prego, non buttare tutto all’aria.. io ho bisogno di te- e lei deglutì, nervosa.
-Vieni al ballo con me sta sera- le sussurrò ancora Conor.
-N-non posso dire a N-niall..- balbettò lei.
-Il nostro rapporto è più importante di uno come lui- sputò Conor –E lo sai- la fissò negli occhi, e lei si sentì un nodo in gola.
Conor le fece segno di entrare in macchina, -Andiamo da Niall, prima lo sa prima si trova un’altra- concluse, per poi mettere in moto.

Pensieri di tutti i tipi nella sua mente, pensieri confusi, pensieri che non sapeva come ordinare; non le aveva permesso di scegliere, le aveva solo detto quello che era meglio fare per loro due; ma come poteva ancora parlare di loro due? Come poteva ancora esistere un ”noi” tra loro? Come potevano essere ancora una coppia dopo tutta quella confusione? Che coppia potevano essere, quando lei lo vedeva solo a scuola? Quando il loro ultimo bacio, risaliva a troppi giorni prima? Come potevano essere una coppia, quando non si sfioravano nemmeno più? Cosa li stava ancora legando? Cosa? Una corda? E perché non tagliarla? Perché lui mi ama. Si ripeteva, eppure, anche questo motivo sembrava insufficiente.

Ma era bastato a farla arrivare lì, davanti a casa di Niall, davanti al suo portone, le aveva già fatto suonare il campanello, e il biondino, le aveva già aperto la porta.
Indossava una camicia bianca, con la cravatta, il nodo alla gola si fece sentire nuovamente, quando lui la salutò con un –Ciao! Sto già facendo le prove per questo nodo, ma non preoccuparti, entro le otto arrivo- e rise da solo.
Si sentì male a reggere il suo sguardo, si sentì le gambe molli a trovarsi lì davanti, sotto gli occhi vigili di Conor, e sotto gli occhi ingenui di Niall.

Abbassò lo sguardo, lo allontanò da quel ragazzo, che all’ora di pranzo, si stava già preparando, per lei, per andare a prenderla, per rendersi impeccabile ai suoi occhi; abbassò lo sguardo dalla vergogna, vergogna di essere lì davanti, bloccata da quel nodo, che non riusciva a farla parlare.
Niall le alzò il viso, mettendo la mano sotto al suo mento, gli occhi di lei erano già lucidi, rossi, non capiva.

Vanessa chiuse gli occhi, e riuscì a sussurrare solo un –Mi dispiace- confondendolo ancora di più.

Poi Niall lo vide, scorse la macchina di Conor davanti casa sua, scorse il suo sguardo, che li fissava, come se qualcosa potesse sfuggirgli.
Il biondo allontanò la mano dal viso della ragazza, e il suo sorriso iniziale sparì, lasciando spazio a un’espressione di delusione, di rabbia, sospirò, senza dire nulla.
Fu lei a rompere il silenzio, ripetendo quelle parole –Mi dispiace Niall, io.. io.. ti prego perdonami.- un singhiozzo la fermò.

-Girava voce che fossi una stronza- disse acidamente lui, facendole spalancare gli occhi –Ma non ci volevo credere- la fissò, fulminandola –Ma a quanto pare, avevano tutti ragione.- concluse.
-Ti prego Niall io..- cercò di dire lei.
-Non giustificarti, non ce n’è bisogno. La prossima volta magari, invece di venirmelo a dire pure sotto gli occhi di quel coglione in macchina, dimmelo quando nessuno può deridermi-
-Io non volevo arrivare a questo- tentò di dire lei.
-Ah no? Allora cosa? Lo hai fatto apposta? Per essere calcolata da quello lì? Giusto! Che idiota che sono, era tutto così chiaro! Accettiamo l’invito di un altro, così magari Conor torna da me; ottimo, hai quello che vuoi, mi sembra-
-Ma come puoi davvero pensarlo?!- chiese lei, scioccata, sentendo una lacrima solcarle la guancia.
-Posso eccome. Beh, complimenti, forse non Reginetta, ma il premio per essere la più manipolatrice non te lo toglie nessuno- concluse Niall, per poi sbatterle la porta in faccia.

Il cuore di lei sembrò fermarsi per un secondo, ma forse era solo una sua impressione.
Il suo cuore batteva, batteva forte, fin troppo, soffocato dai suoi singhiozzi, che si fecero sentire di più.
Cercò di trattenersi, mentre si avvicinava alla macchina di Conor, e dal finestrino gli disse che sarebbe andata a casa a piedi –Niente storie, Conor, vado a piedi, ci vediamo sta sera- lo liquidò, e cominciò a camminare.

Camminava, e le si riempivano gli occhi di lacrime, che non le permettevano di vedere.
Camminava veloce, e quando arrivò davanti alla casa gialla, avanzò, verso la casa di suo cugino; suonò il campanello tre volte, il loro modo di riconoscersi.
Lo vide spalancare il portone, e doveva avere un viso alquanto sconvolto, perché lui corse fuori, e la prese in un abbraccio, e lei, lasciò libero sfogo alle lacrime, di nuovo.
-è colpa mia-continuava a ripetersi tra un singhiozzo e l’altro, mentre lui le accarezzava la schiena, il viso appoggiato sulla spalla di lei, le lasciava qualche bacio sulla testa, sperando che si calmasse, ma sembrava tutto inutile.
La portò in casa, era da solo,  e si misero sul divano, dove lei cercò di spiegare tutto.
Dopo mezz’ora di lacrime, si sentì la testa pesante, e chiudendo gli occhi, prese sonno, sul suo petto.


 
Alle otto e mezza in punto, lei e Conor facevano il loro ingresso al ballo.

Lui, sorridente, e vittorioso, lei, una smorfia, che doveva essere la sua espressione di felicità.
Lui tentava di prenderle la mano, lei, la evitava.
Passò la serata a cercarlo con lo sguardo, Niall, lo cercava, sperando di scorgerlo, per poter spiarlo di nascosto, ma non lo vedeva, come se non fosse neanche lì.
Guardava suo cugino, che parlava con una tipa del suo stesso anno, guardava Zayn, che rideva, si pavoneggiava davanti agli occhi timidi di Izzie, che arrossiva ad ogni sua parola, e la vedeva irrigidire quando il suo amico si avvicinava di più; e Conor dov’era? A parlare con Cloe: non aveva neanche la forza di reagire, di dire qualcosa, di lamentarsi, restava appoggiata alla colonna della stanza, e si guardava intorno.
Il momento tanto atteso stava per arrivare: incoronare il Re e la Regina del ballo, che avrebbero dato inizio alle danze.

Vanessa si mise in ascolto.

Una ragazza, mora, i capelli lunghi e ricci, gli occhi marroni, con un vestito arancione, annunciò quei nomi –Per la Reginetta 2012: complimenti a CLOE!- l’applauso generale la travolse, mentre saliva sul piccolo palco, con il suo vestito lungo, bianco e indossava sorridente la sua coroncina.
-E il nostro Re.. avevamo dei bellissimi ragazzi quest’anno eh- fece l’occhiolino la ragazza –Ma colui che ha battuto gli altri, è: colpo di scena direi! NIALL!-
Un colpo al cuore.
Lo cercò nuovamente con lo sguardo, mentre Conor spalancò gli occhi al sentire quel nome.
Fu Sean a farlo notare alla folla –è qua il timidone!- e lo spintonò in avanti, verso il palco.
Lei rimase incantata alla vista: la camicia bianca, che gli aveva visto poche ore prima, la cravatta nera, la giacca scura, i pantaloni perfetti, era semplicemente il Re perfetto per la serata; lo guardò, mentre arrossiva e si appoggiava la corona in testa, salutando i suoi “sudditi” con la mano, e ridendo.
Lo fissava, e lui se ne rese conto: l’unica ragazza in disparte, appoggiata alla colonna, gli occhi fissi su di lui, distolse lo sguardo, quando la mano di Cloe si intrecciò alla sua, per cominciare a ballare.

Le mise una mano sulla schiena, e diedero inizio alle danze.

Vanessa abbassò lo guardo, e fu risvegliata dalla mano di Conor che prendeva la sua, e la incitava a seguirlo: chi si sarebbe perso un lento?
Lei avrebbe tanto voluto evitarlo.
Conor poi, sembrava interessato a stare vicino alla coppia vincente, come per farle un dispetto.
Vanessa teneva lo sguardo basso, o fissava suo cugino, o Zayn, tutti, ma non Niall, non riusciva a reggere i suoi occhi glaciali su di lei, che la guardavano con disprezzo, che la odiavano, e che avrebbero solo voluto cancellarla dalla faccia della terra.
Notò poi, che Conor non la voleva istigare, lui voleva stare vicino ai vincitori, per guardare Cloe.
Guardò, quello che era il suo ragazzo, mentre fissava con occhi sognanti la reginetta del ballo, che a sua volta, lo fissava, come se avesse voluto lui al suo fianco, come se avesse voluto stare tra le sue braccia.

Vanessa si sentì stupida.

Si sentì presa dal nervosismo, dal senso di colpa, e non appena rivide quello scambio di sguardi tra Conor e Cloe, esplose.
Si limitò a fermarsi, immobile, a lasciargli le mani, ad allontanarlo.
Quei pochi vicino a loro lo notarono.
Lo fissò negli occhi, anche se lui, era ancora incantato sul vestito di Cloe, e quello bastò, a farla scappare via.
Corse fuori, con solo quel vestito addosso, quando fuori stava nevicando, e rischiava di congelare.
Si appoggiò al muro appena fuori, e cominciò a lasciarsi andare, di nuovo, da sola, con il fumo che le usciva dalla bocca per il freddo; si portò le mani agli occhi, incurante del mascara, completamente rovinato e sbavato, incurante dell’ombretto, del rossetto, incurante di tutto.

Aveva lasciato Niall, per poi scoprire che Conor voleva stare con un’altra, che non era lei; era stata stupida, nuovamente, aveva creduto alle sue parole, al suo amore per lei, e quello era il risultato: da sola, fuori, a rimpiangere tutto quello che aveva fatto.

-Sei pazza a stare qui fuori con questo gelo?!- la richiamò una voce, che conosceva fin troppo bene.

Sperava fosse quella di Niall, ma a porgergli il suo cappotto lungo, fu Zayn.
La coprì, e chiuse per bene ogni bottone, per ripararla al meglio; le porse un fazzoletto, e la avvolse a sé.
Lei si soffiò il naso, e continuò a singhiozzare, appoggiata al suo petto.

-Izzie mi odierà. Va dentro Zayn- riuscì a dire, mentre il suo amico, con un altro pezzo di carta, cominciò a pulirle il viso.
-Sembri un pagliaccio, non ti hanno mai insegnato che piangere con il trucco ti rovina tutto?- continuava lui, pulendole le guance, le labbra.
-Va dentro Zayn!- urlò lei, presa da un attacco di nervi.
-Fatti i cazzi tuoi! Io sto dove mi pare!- le rispose a tono lui.
-Izzie..- cominciò la frase lei, che lui interruppe.
-Izzie è a posto, si è presa una pausa dal ballo, e mi ha dato il permesso per venire, va bene ora? O devo farle scrivere una delibera?- continuò acido Zayn.

Lei non rispose più.

-Allora, dopo questa bellissima messa in scena, credi sia ancora opportuno stare in compagnia di quel coglione lì, o dobbiamo aspettare che si slinguazzi Cloe sotto ai tuoi occhi di nuovo? Magari mezzi nudi, così capisci meglio.- sbottò Zayn, quasi arrabbiato.
-Io..-
-Io un cazzo, Vanessa. Mollalo. E questo è un ordine. Sei un’idiota. Lasciare Niall per un coglione del genere: tutto mi aspettavo da te, ma questo, è stato proprio da idioti.-
-Non ho bisogno della tua ramanzina Zayn-
-E io te la faccio lo stesso, mi diverto- sorrise lui, abbracciandola.
-Voglio andare via Zayn, torna dentro-
-E come ci torni a casa? Volando?-
-Non ci torno lì dentro-

-Ti accompagno a casa se vuoi.- la interruppe una voce dietro di loro: Alberto.

-Che ci fai anche tu qui?- chiese la cugina, vedendolo lì, con il cappotto già indossato, e in mano il suo: glielo porse, e lei si cambiò velocemente.
-La mia accompagnatrice si è buttata tra le braccia di Conor, appena te ne sei andata.. andiamo a casa?- chiese lui, con sguardo sconfitto, triste.
Vanessa lo avvolse vicino a sé, il suo piccolo rosso, abbandonato da qualche ochetta stupida, che non lo meritava.
-Andiamo a casa Vane?- gli sussurrò lui, all’orecchio, lei annuì.
-Zayn, tu vai dentro- lo incitò Alberto.
Il moro si limitò ad annuire, salutò l’amica con un bacio sulla guancia, sussurrandole di non fare l’idiota, e li lasciò andare, verso casa, da soli, con la neve che scendeva.

***

Vanessa buttò con fin troppo nervosismo quell’album dentro lo scatolone.
Sentiva il suo bambino muoversi, con fin troppa agitazione; cominciò ad accarezzare il suo ventre.

-Sai che lo “zio” Alberto, quella notte, ha dormito tenendomi la mano? È un tipo coccoloso lo “zio”, soprattutto quando si sente triste- raccontava al suo bambino, che si faceva sentire con il suo piedino.
-Ma solo quando è triste, se no dice che comportarsi così è da “femminucce stupide”- continuava lei –Quando nascerai verrà a conoscerti, vedrai che ho ragione io, te l’assicuro, è la persona più tenera del mondo..-

Un altro calcio.

-Sì hai ragione, nessuno è più tenero del tuo papà, scusami permalosetto- sorrise, e il bambino dentro di lei, si calmò.
Si alzò in piedi, e cercando di allontanare il pensiero di quella sera, ricominciò a sistemare.





 
Note di Nanek:

ehy there =)
come promesso, il capitolo è molto lungo, un autentico papiro, pieno di colpi di scena e di lacrime a quanto pare.
Comincio il mio solito monologo con un: STRONZO.
Stronzo a te, caro Conor, per essere il più cattivo di tutto questo capitolo!! =(
Proseguo dicendo: IDIOTA.
Idiota a te cara Vanessa, e mi sto trattenendo dal dirti altro.
Procediamo con un: PICCINO.
Piccino il mio Niall =(
Concludo con un: TENERI.
Teneri a Zayn e Alberto, siete adorabili <3

Che dire care lettrici? Non mi dilungo troppo, ho già scritto abbastanza in questo capitolo =) ma una cosa ve la dico lo stesso: GRAZIE.
Grazie a tutte voi che leggete, che ogni settimana mi fate sorridere per l’attenzione che date a questa storia <3 vi adoro <3
Ringrazio le nuove arrivate:

grazie a voi, per aver messo la storia tra le Preferite: curly_crush  LadyTsuky <3 vi adoro <3
grazie a te, per aver messo la storia tra le  Ricordate: sam4ever <3 ti adoro <3
grazie a voi, per aver messo la storia tra le Seguite: federaura2000  one_direction_forever  Dramione_lol  <3 vi adoro <3
grazie a voi, per aver lasciato unaRecensione: Dramione_lol  Curly_crush    niallsam_ <3 vi adoro <3
ma grazie anche a voi <3 che leggete e mi rendete felice con le vostre visite <3


a presto care lettrici =) aspetto le vostre recensioni =)
Nanek

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Capitolo 11
*** Parla con me ***


Capitolo 11

Parla con me, io ti ascolterò


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Vanessa continuava a sistemare, e dopo circa un’ora e mezza, si riteneva soddisfatta della piega che stava prendendo il suo lavoro.
C’erano parecchie cose da buttare, altre da conservare: come un piccolo scatolone, appartenente a suo cugino Alberto.
La scritta “se volete morire aprite”  la faceva ridere.
Lo aprì, anche se conosceva bene il contenuto di quella scatola: vecchie divise sportive, trofei, medaglie, cappellini, tutte cose che Alberto aveva vinto prima e dopo il trasferimento, e che aveva lasciato lì in Irlanda.
Trovò inoltre, una specie di rivista: la stessa che Alberto aveva sfogliato più volte, per poter fare l’ultimo anno di liceo all’estero.
Ricordava bene il giorno in cui glielo disse, era passata circa una settimana dal ballo scolastico, e lei, si era beccata l’influenza, o così si giustificava.

***

-Dai apri malata!- urlava il rosso, battendo al portone principale della casa gialla.
-Ehy scalmanato, c’è gente che sta male qui- lo accolse Vanessa, ancora in pigiama, i capelli arruffati, il viso pallido, gli occhi gonfi.
-Apri bene le orecchie mia cara: vado via!- esultò lui, varcando la porta e sedendosi sul divano, sbandierando un giornaletto.
-Scusa?- si limitò a dire lei, il viso confuso.

Si sedette accanto a lui, per capirci qualcosa, e lui, cominciò a raccontare.
Quello stesso giorno, la preside aveva organizzato un’assemblea, durante la quale, aveva annunciato la possibilità di fare un anno all’estero, andando a scuola, imparando una lingua nuova e vivendo in famiglia.

-Tanto tu l’anno prossimo non sei più al liceo, e io resterei solo, un bell’anno fuori non mi farebbe male!- continuava lui, fin troppo entusiasta all’idea.

La sua meta l’aveva già scelta.

-Spagna!- annunciò lui, con gli occhi che brillavano, sotto lo sguardo triste della cugina, che prendeva quelle parole come un abbandono.
-E le famiglie sono molto ospitali, la preside ci ha fatto vedere vecchie foto.. e le ragazze non sono mica male- ammiccò il rosso, facendole l’occhiolino.

Continuava a parlare a raffica di quel progetto, come se fosse diventato la sua ragione di vita, non vedeva l’ora di compilare moduli e carte, fare i bagagli e sparire.

-Non per sempre, sto via solo sei mesi- cercò di calmarla, anche se quel numero la metteva solo più a disagio.

Sei mesi.
Sei mesi senza di lui.

-Beh allora? Non mi dici nulla?- chiese, guardandola negli occhi.

Lei si buttò tra le sue braccia.

-Sono felicissima per te!- gli urlò nell’orecchio, facendolo ridere.

Non capiva perché stesse mentendo a suo cugino, non capiva perché gli stesse dicendo il contrario di quello che sentiva davvero, ma si sentiva in dovere di farlo.
Dentro di lei, si sentì vuota, come se una parte di lei stesse per partire, per sei mesi, e non sarebbe ritornata prima.
Si sentiva già incompleta, nonostante suo cugino le avesse assicurato che sarebbe partito a settembre.

-Parto tra un bel po’ direi! Siamo appena a febbraio!- l’aveva rassicurata.

Ma non le importava, sapeva che quel tempo che le restava sarebbe volato, sapeva che lei ne avrebbe sofferto parecchio.
Non andava in guerra, e non stava morendo, ma suo cugino, la stava lasciando, per sei mesi, quando dal loro trasferimento, non era ancora passato un anno.

Come poteva andarsene di già?
Come poteva davvero lasciarla lì in quell’isola?
Come aveva potuto pensare una cosa simile?
Come avrebbe fatto lei senza di lui? Senza il suo strimpellare il campanello per tre volte per farsi riconoscere? Con chi avrebbe passato le notti insonni? Come poteva andarsene così lontano, ora che erano vicini di casa? Come poteva andarsene? Come avrebbe fatto al pub senza di lui? Che poi, lei avrebbe continuato a lavorare per Roxy?

Ma soprattutto: come poteva decidere di partire quando lei ancora non sapeva che fare con Niall?

Si sentiva una piccola egoista a pensare tutte quelle cose, a porsi tutti quegli interrogativi, mentre lui era al settimo cielo, e la prima persona a cui si era rivolto, era stata lei.
Lo guardava, e cercava di simulare un finto entusiasmo, per non deluderlo.
Lo ascoltava, e gli faceva domande.
Cominciava già con le raccomandazioni.

-Ma stai attento quando vai lì eh, cerca di non farti amici strani, mi raccomando di notte, testa sulle spalle, ma in funzione! E non ubriacarti di sangria, e soprattutto, studia-

Gli ripeteva, come se fosse sua madre; lui rideva di lei, e si limitava ad assecondarla.

-Ma soprattutto, scrivimi- concluse, cercando sempre di non perdere il suo sorriso.

Lui abbassò lo sguardo, e le sussurrò un –Ogni volta che posso- e le lanciò un cuscino in testa, facendole cadere gli occhiali lungo il naso.
-Ehy!! Se me li rompevi ti ammazzavo!- lo minacciò lei, ridendo.
-Sto morendo di paura!! Guarda ho la tremarella- e fece tremare le mani, ridendo.

Lei si avvicinò ancora una volta, abbracciandolo di nuovo.
-Mi mancherai- gli sussurrò, sentendo come risposta, solo le braccia di lui più strette al suo corpo.
Quando si ritrovarono di nuovo faccia a faccia, lui le chiese quando avesse intenzione di tornare a scuola.

-Sono malata- tagliò corto lei, anche se di malato non aveva nulla.
-Tu stai benone, fingi di stare male. Non puoi stare qui in eterno, come fai a essere promossa?- continuava lui, mentre lei si fissava le mani.
-Qualcuno ha chiesto di te..- ammiccò lui, richiamando la sua attenzione.
-Chi? Chi?- chiese, con fin troppo entusiasmo, gli occhi puntati su suo cugino.
-Zayn- rispose lui, ridendo, e facendola sentire stupida.

Lei sbuffò, sentendo il rossore invaderla.

-Chi ti aspettavi?- le chiese lui, notando il suo disagio.
-Nessuno- tagliò corto di nuovo, sentendosi un crampo allo stomaco, e fissando il vuoto.
-Non chiede.. ma guarda di nascosto se uno zaino giallo mi tiene compagnia al mattino.- confessò il rosso.

Lei voltò lo sguardo verso di lui.

-Chi?- sussurrò.
-Indovina- sbuffò lui, come se la risposta non fosse abbastanza ovvia.

Lei sospirò, e lui, intuendo il suo nervosismo, la precedette –Niall, stupida, chi se no? Conor?-

-Sai com’è, è lui con cui sto insieme- sputò lei, vergognandosi a morte di quelle parole, che suonavano amare nella sua bocca.
Lui si lasciò scappare un sospiro fin troppo rumoroso.

-Scusa- continuò lei –Non so perché l’ho detto, forse perché.. mi sembra impossibile che Niall lo faccia- confessò, abbassando lo sguardo, rattristandosi.
-Cosa stai aspettando a sistemare il tutto? L’illuminazione?-
-Non so cosa fare, mi sento una stupida.-
-Potresti cominciare lasciando Conor-
-Questo non mi aiuterebbe a sollevarmi di morale, tu non capisci, nessuno capisce quello che sto passando, nessuno lo sa cazzo!- urlò lei, presa dalla rabbia.
-E cosa staresti passando scusa? E non serve alzare la voce, sei peggio delle bambine- la rimproverò lui, cercando di stare calmo.
-Va a casa Alberto, devo dormire.- rispose secca, correndo su per le scale e sbattendo la porta.

 
Si buttò sul letto, di peso, e sbuffò rumorosamente.

Nessuno mi capisce, nessuno. Si ripeteva nella sua mente, mentre fissava un punto indeterminato del pavimento.

Cominciò a pensare, cominciò nuovamente a ripensare a tutto quello che le stava succedendo: lo aveva fatto più volte, quella settimana, e non sapeva che decisione prendere.
Non voleva l’aiuto di nessuno, anche perché sia Zayn che Alberto le dicevano solo di lasciare Conor, senza prendere in considerazione quello che lei provava, senza considerare il fatto che lei, si sarebbe sentita in colpa da morire.
Continuava a pensarci, a pensare alla figura di Conor, lei e lui.

Non capiva perché continuasse a stargli dietro, non lo capiva, o forse, non voleva capirlo: non voleva ammettere a se stessa che come coppia avevano fallito, non voleva ammettere che tra loro era tutto finito, da un po’ di tempo, non voleva ammetterlo e non ne capiva il motivo.
Forse il senso di colpa, forse gli occhi di Conor che la supplicavano di non lasciarlo le facevano ancora un effetto strano.

Il suo flusso di pensieri, passò dagli occhi di Conor, agli occhi di Niall, senza un particolare motivo, ma cominciò a pensarci.
Ripensava a tutto quello che aveva passato con lui, dal loro incontro ravvicinato al bar, in particolare, che era il giorno che segnò l’inizio di tutto quello che stava vivendo.
Da quell’incontro, Niall la guardava con occhi diversi, la riempiva di attenzioni che lei notava bene, e che, non sapeva neanche lei perché, assecondava, senza evitarle, anzi, incitandolo a fare sempre di più.
Le cose andavano prendendo una piega sempre più pericolosa per il suo rapporto con Conor, e il culmine, lo aveva raggiunto con quel bacio rubato a scuola, davanti agli occhi di tutti, con il casco di Niall ancora sulla testa, un bacio che invece di turbarla, per i problemi che avrebbe potuto avere con Conor, l’aveva solo fatta sentire strana, sensazioni nuove, positive, come quando si è innamorati.

Da quel giorno, lei si era completamente affidata a Niall.
Si era lasciata andare completamente, quella sera alla cattedrale, durante quella lezione di spagnolo, quella sera dopo il karaoke, quel giorno che lui l’aveva invitata al ballo: si era lasciata andare, si era lasciata prendere da quel biondino, che la considerava la persona più importante del mondo, che sapeva farla sorridere, con i suoi biglietti incollati al suo banco, con i suoi sguardi dolci, le parole sussurrate, i brividi che le provocava quando le loro mani si sfioravano, per poi unirsi, intrecciando le dita tra loro, come se fossero fatte per stare insieme.

Ti voglio bene. La voce di lui le rimbombava nella testa, la sua bocca vicina al suo orecchio, e quelle parole, che la facevano arrossire pure in quel momento, su quel letto.

Pensava agli occhi di Niall, al loro modo di guardarla, pensava a quello sguardo, che non le aveva mai fatto capire quanto fosse triste, visto che lei non si decideva a prendere una scelta definitiva, ma che comunque, non l’aveva ancora lasciata andare, come se il suo sguardo fosse ciecamente affidato alla speranza di riuscire a tenerla per sé.
Ma quello sguardo, era riuscita a deluderlo, era riuscita a farlo soffrire, per la sua stupidità.
Ripensava a quel giorno, l’ora di pranzo, quando lei si presentò sotto casa sua per dirgli del suo cambiamento di programma: quegli occhi, che la guardavano con disprezzo, che non le avevano dato il tempo di spiegare, che lasciavano trasparire la delusione e la tristezza di quel momento.
Si sentì di nuovo un nodo in gola al pensiero.

Se potessi tornare indietro. Pensava, e si chiedeva cosa avrebbe fatto.

Si sarebbe davvero presentata sotto casa di Niall per dargli buca? Oppure no?
No. Si ripeteva, e cominciò a pensare a come sarebbero potute andare le cose: lei al ballo, con l’unica persona che meritava di starle accanto, l’unica persona che l’aveva fatta sentire bene in quel periodo, l’unica persona che riusciva a intenerirla, solo lui: Niall.
Pensava, a loro due, mentre ballavano, pensava al suo profumo che la travolgeva, pensava al suo sguardo dolce che la fissava, pensava alle sue mani che la tenevano stretta a sé.
Quelle immagini la stavano assillando, la torturavano, e le facevano venire le lacrime agli occhi.

Come ho potuto fare questo casino?. Si mise le mani negli occhi, che lasciavano via libera alle lacrime.
Ma perché piangeva? Perché?
Scusami Niall. Continuava a ripetersi.

Quando i singhiozzi cessarono, si rese conto di quello che i suoi occhi cercavano di non vedere.
Come poteva piangere per un altro che non fosse Conor? Perché piangeva per Niall e non per il suo rapporto che andava a rotoli?
Perché Conor è un coglione. Pensò, mentre si tirava su dal letto, e cercava freneticamente quei biglietti che custodiva nel suo cassetto: i biglietti che Niall le aveva incollato al banco.

Li leggeva, arrossiva, sorrideva, e come se quei biglietti fossero l’illuminazione che lei stava aspettando, un pensiero la travolse.
Delle frasi, in quel momento, la stavano tormentando, entrambe appartenenti a un uomo a cui lei aveva dato fiducia, uno scrittore che la incoraggiava a cercare tra i visi che la circondavano, quello del ragazzo che meritava il meglio di lei: Nicholas Sparks.
Il motivo per cui lei e Conor non potevano stare insieme era così semplice, così palese, che lei non lo capiva: lui non era il meglio di lei, lei non era destinata a lui.

Un ragazzo là fuori è nato per essere l'amore della tua vita, il tuo migliore amico, la tua anima gemella. Cresci pensando che la favola sia vera e, soprattutto, credi di avere il diritto a viverla anche tu. Si ripeteva dentro di lei.

Quel ragazzo di cui Sparks parlava, non era Conor, non poteva essere Conor, il ragazzo che lei cercava non baciava la sua migliore amica, neanche per un gioco, il ragazzo che era destinato a lei, non le faceva sparire il sorriso, il ragazzo destinato a lei, non le faceva sentire quel senso di colpa e di tristezza che lei provava quando stava con Conor.
Pensieri nella sua mente si facevano più vivi: Niall era la soluzione, Niall era l’unica cosa che realmente importava, e che meritava di avere uno spazio importante nella sua vita.
E lei era stata cieca, e lei tentava di nascondere quello che sentiva per lui.

Lui è quello di cui ho bisogno. Si ripeteva, mentre ripensava al suo sorriso, mentre pensava a lui appoggiato al suo cancello, pronto ad aspettarla, pronto a travolgerla.
Sapeva di averlo ferito, sapeva che non sarebbe bastato un “mi dispiace” a sistemare le cose, ma doveva cominciare in qualche modo, doveva riprendere quella strada verso Niall, che aveva interrotto per una sciocchezza.
Sapeva che avrebbe dovuto fare molto di più, per poter esser perdonata, e il primo passo che fece fu quello di mandare un messaggio a quel contatto: Conor.

“sta sera da me, starò veloce, alle 9, devi esserci. È importante”

Non una parola di più, non una parola di meno, e lo inviò.
Avrebbe oltrepassato i limiti pur di rimediare, avrebbe fatto l’impossibile per non lasciar scappare Niall, per non allontanarlo più dal suo cammino: lo giurava a se stessa, e si sentiva quasi sollevata al pensiero.
Scrisse in seguito un ulteriore messaggio, che arrivò alla casa accanto alla sua.

“ Conor viene qui alle 9. Lo farò, ti voglio bene Alby”

 


 
Note di Nanek

*non uccidetemi*
Lo so, sono in mega ritardo, ma dovete perdonarmi, ero via per una settimana =)
Questo capitolo è molto introspettivo, spero non vi abbia annoiato troppo =)
E speriamo che Vanessa si decida a fare la cosa giusta =) che dite voi? Niall la perdona o no questa fanciulla? Chi lo sa ;)
Che dire? Per l’altro capitolo mi aspettavo un po’ più commenti.. era abbastanza scioccante, e pensavo che ci fossero recensioni più cattivelle per la nostra protagonista..
Ad ogni modo, cominciamo a ringraziare le nuove arrivate =)

Grazie a voi, che già vi adoro, per aver messo la mia storia tra le preferite =) : its_Totally_makayla  e _Vas Happenin <3 grazie mille =)
Grazie a te, che ti adoro, perché leggere le recensioni mi rende davvero felice =) : Dramione_lol   <3 grazie mille =)
Ma grazie a tutte voi, lettrici silenziose =) le vostre visite mi rendono felice =)

Spero di leggere qualche commentino in più =) io aspetto <3
A presto!
Nanek

 
 

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Capitolo 12
*** Noi due ***


Capitolo 12

Noi due





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-Niall hai finito qui?- chiese Sean, entrando nel suo ambulatorio.
-Certo, ho finito giusto adesso, perché?- ripose il biondo, facendo segno alla paziente di sciacquarsi la bocca.
-Abbiamo un problema- annunciò Sean, confondendo Niall.

La ragazza dell’apparecchio uscì dall’ambulatorio, mentre Sean, accompagnava dentro un ragazzo: avrà avuto quindici anni, aveva il labbro rotto, ma sanguinava appena.
Niall spalancò gli occhi alla vista –Che è successo qui?!- riuscì a dire, riconoscendolo: quel ragazzo era andato da lui circa una settimana prima, si chiamava Ben, o almeno gli pareva, era andato per mettere l’apparecchio.
Gli si avvicinò, chiedendo come potesse aiutarlo, dato che era un dentista e non un infermiere.

-La madre vorrebbe che lo controllassi, gli hanno tirato un pugno.. non vuole che ci siano danni- accennò Sean, mentre Niall lo faceva accomodare.
-Apri la bocca, eroe- e il ragazzino eseguì.
-La stavano prendendo in giro, dovevo aiutarla- gli confessò Ben, mentre lo sguardo di Niall era fisso sui suoi denti.
-Sempre detto che sei un tipo coraggioso, magari evitiamo di essere colpiti alla bocca eh..-
-Ma l’apparecchio gli ha fatto malissimo! Ho uno scudo in bocca, non lo tolgo più- annunciò il ragazzino, facendolo ridere.

Cosa non si fa per una ragazza. Pensava Niall, ricordando bene quello che lui aveva fatto per lei.

***

“biondo, vieni da me verso le 9? Super torneo alla play con Zayn e vari! Dai vieni ci si diverte ;) “

Il messaggio che Alberto gli aveva mandato verso le cinque.

Era la prima volta che lo invitava da lui, ma non ci aveva fatto troppo caso: una serata davanti alla Play, con persone simpatiche, non gli dispiaceva, aveva accettato.
Aveva deciso di andare a piedi, giusto per fare due passi, giusto per non farsi sentire da lei, visto che lui sarebbe stato lì, a un muro da lei, un muro che li separava, andare con la Vespa equivaleva a rumore, equivaleva a lei che si affacciava alla finestra, equivaleva a lui che sarebbe pure riuscito ad andare a suonare al suo campanello.
La tentazione era davvero tanta, alle stelle, soprattutto in quei giorni.

Avrebbe tanto voluto parlarle, avrebbe tanto voluto andare a trovarla, chiederle scusa per tutte le cattiverie che la sua rabbia gli aveva fatto dire, chiederle scusa e abbracciarla, ma non lo aveva fatto.
Si sentiva ridicolo a farlo, a dimostrare al mondo che le moriva davvero dietro, che avrebbe pure messo da parte l’orgoglio pur di andare a parlarle.
Fu tentato molte volte, quella settimana, data la sua assenza per “influenza”, di mandarle un messaggio, anche solo per chiederle se stava bene, quando sarebbe tornata, se le servivano gli appunti di spagnolo: ogni scusa era buona per scriverle, ma non l’aveva fatto, l’immagine di lei che ballava con Conor rodeva ancora troppo, anche se lei, in seguito, era scappata.

Si sentiva uno stupido ad esser stato così passivo nei suoi confronti: poteva magari chiedere ad Alberto come stava, sapeva che gliel’avrebbe riferito, oppure chiedere a Zayn, invece no; lui si era limitato, per tutta la settimana, a spiare il rosso e il moro, sperando di scorgere in mezzo a loro degli occhiali, degli occhi blu, o uno zaino giallo.
I suoi pensieri furono interrotti quando si trovò, dall’altro lato della strada, di fronte alla casa di Alberto, e sentì delle voci, provenienti dal cancello accanto: casa di Vanessa.
Cercò di non farsi vedere, e si nascose dietro a una macchina, parcheggiata lì vicino.

Riconobbe i proprietari delle voci: Conor, e l’altra era la sua, di lei.
La sentiva parlare, e quella frase, in particolare, la sentì anche fin troppo bene per sbagliarsi.

-Conor è finita- detta con decisione, senza balbettii, solo con decisione, marcata, perfetta, quasi non riusciva a crederci: si stavano lasciando, o meglio ancora, lei stava lasciando lui.
Quasi non si sentiva più le gambe dalla felicità, quasi tremava dall’emozione, non riusciva a crederci, quella scelta che lei doveva fare, la stava facendo, sotto i suoi occhi.
-Non dire idiozie, non è finita- ribatteva Conor.
-Invece è proprio finita mio caro, f-i-n-i-t-a. non ti è chiaro il concetto?-
-Non capisco tutto questo-
-Ah non capisci, vedila così:  ora sei libero di fare quel che ti pare e piace con Cloe, va meglio adesso?-
-Ancora con questa storia Vane? Ancora? Ma la vuoi piantare?-
-Senti Conor, prima che cominci ad arrabbiarmi per davvero, fa almeno l’uomo e va via, è finita, non ci sarà più un noi o qualsiasi cosa tu voglia, ora io sono io e tu sei libero per conto tuo, non cambio idea, questo è quello che dovevo dirti-

Il silenzio.

Poi Conor prese parola –è colpa di quello lì vero? È colpa di Niall se mi stai facendo tutto questo?-
-Credo che questo non sia più affare tuo-
-Non puoi permettere che uno come lui rovini quello che abbiamo costruito insieme-
-Ancora con questa storia, Conor, io e te non abbiamo più nulla da dirci da quando ti sei baciato con Cloe sotto ai miei occhi!- urlò lei.
-è storia vecchia.- si giustificò lui, quasi insicuro.
-Che sia vecchia o no, non cambio idea.- ripeté lei, con il suo tono fermo e convinto.
-Sei una stronza- sputò lui.
-Lo dicono in tanti, che ci vuoi fare? Evidentemente è una mia caratteristica- gli rispose lei, e Niall, si sentì preso in causa.

Conor sembrava in difficoltà.
Niall lo spiava, mentre si portava le mani dietro la nuca, mentre sospirava, senza potersi difendere in qualche modo da quegli attacchi.
Poi, il suo spirito da uomo idiota, gli fece dire quelle parole –Sai che ti dico? Che forse ho proprio fatto bene a scoparmi Cloe per tutto questo tempo, almeno lei sa apprezzare- e Niall, si sentì doppiamente preso in causa.

Holly.
Le sue parole.
Lei e John.
Il vedersi anche se loro stavano ancora insieme.
Conor.
E Cloe.
Alle spalle di lei, che in quei mesi aveva continuato a dare una speranza al loro rapporto, proprio come aveva fatto lui, ed ora, lui le svelava quel segreto.
Preso da una strana rabbia, si avvicinò velocemente verso Conor.
Quando si ritrovò di fronte a lui, lo spintonò con una forza tale da fargli perdere l’equilibrio.
Pessima scelta, istigare Conor: rugbista, muscoli scolpiti, e pugni pericolosi.
Quest’ultimo infatti, non lasciò il tempo a Vanessa di fermarlo, che colpì Niall in pieno viso, facendolo quasi cadere.

-Ma dico sei impazzito?!- gli urlò dietro lei, spintonandolo lontano.
-Va via Conor, va via, o giuro che chiamo Zayn e Alberto, poi vediamo chi tira ancora pugni- lo minacciò lei, facendo sorridere Niall, che stava già immaginandosi la scena.

Conor si allontanò, mormorando parole incomprensibili, sbattendo la porta della macchina, e sfrecciando via.
Niall sentiva sulla sua guancia il pulsare del colpo, e il dolore arrivava sempre di più.
Guardò lei, che gli si avvicinò, gli prese il viso tra le mani, per poi prenderlo per mano incitandolo ad entrare.


 
Entrambi seduti sul divano, lei gli teneva il ghiaccio sulla guancia, lui stava in silenzio.

-Mi spiace, ti giuro non sapevo che.. – lasciò la frase in sospeso –Oh insomma Niall! Ma che ti è saltato in testa?!- urlò in seguito, facendolo sorridere appena, il dolore era troppo forte per permettersi una risata.
La sentiva sospirare, la guardava con la coda dell’occhio mentre controllava la botta che si ritrovava.

-Sei gonfissimo, andiamo in ospedale?- propose lei.
-Ma va ospedale, è solo una botta- sussurrò lui.
-Ma se ti ha rotto qualcosa? Oddio Niall ma sei sicuro? L’apparecchio sta bene?- continuava lei, preoccupata.
Lui si girò verso di lei, la guardò negli occhi –è solo una botta, non preoccuparti- spostò poi lo sguardo.

C’era fin troppo silenzio tra loro due.
Ma a lui bastava così: si sentiva stranamente felice, soddisfatto, liberato da un peso, si sentiva bene, con lei accanto, finalmente libera di guardarlo, finalmente lui era libero di stare in pace con lei.
-Mi dici che ti è preso?- chiese lei in un sussurro –E che ci facevi qui?-
Lui accennò un sorriso.

-Dovevo andare da tuo cugino.. per.. una partita alla Play- confessò lui, notando un po’ di delusione per la riposta negli occhi di lei.
-E invece.. ho sentito qualcosa che mi andava di sentire, e ho cominciato ad origliare.- continuò lui, facendola sorridere.
-Poi però quel coglione ti sbatte in faccia il suo essere un idiota, e io non ci ho visto più, nessuno merita di essere trattato così, nessuno- sentenziò.
-Neanche una stronza come me?- ammiccò lei, rimettendo il ghiaccio sulla sua guancia.
Niall le prese il polso, voltò lo sguardo verso di lei, i loro occhi si fissavano.

-Non sei una stronza, io.. scusa.. non volevo dire quello che ti ho detto, non lo penso davvero, ero solo..- lasciò la frase in sospeso.
-Incazzato nero- concluse lei al suo posto.
-Appunto, mi sentivo.. un po’ ferito, preso in giro, ma non..- la sua frase fu bloccata da lei, che si buttò tra le sue braccia.

Lo teneva stretto a sé, le braccia attorno al collo, quel suo gesto lo colse di sorpresa.
Si limitò ad abbracciarla, intrecciando le sue braccia sulla sua schiena.
Sentì le sue labbra vicine al suo orecchio –Scusa Niall, ti prego scusami- gli sussurrò, facendolo rabbrividire.
Gli parve di scorgere un singhiozzo, il respiro di lei era strano, a scatti, come se stesse piangendo.

-Ehy- le sussurrò a sua volta, accarezzandole la schiena, sorridendo dolce a quel momento.
-Io non volevo, io.. non lo so cosa credevo, non lo so perché l’ho fatto, io.. so solo che se tornassi indietro non lo farei. Perdonami- riuscì a dire lei, per poi farsi travolgere dai singhiozzi.

Lui la allontanò leggermente da sé, voleva guardarla in viso.
Gli occhi blu, completamente bagnati, lacrime che le solcavano le guance, il viso rosso, le labbra rivolte verso il basso, l’espressione triste, colpevole, che non aveva mai visto su una ragazza quando si scusava con lui.
Portò una mano sul suo viso, e le asciugò le lacrime, la guardava con viso dolce, e le sussurrava di non piangere.
La riavvicinò a sé, facendole appoggiare la testa al suo petto, e accarezzandole la guancia, rassicurandola con parole dolci, dicendole che l’aveva perdonata da tempo, dicendole che sapeva bene quello che lei stava cercando di fare con Conor: cercare di salvare un rapporto, la stessa cosa che aveva fatto lui tempo prima.

-Però adesso, Conor è argomento finito.. vero?- le chiese, facendola ridere ed annuire con convinzione.
-Credo allora che con questa bella notizia, siamo a posto- concluse, stringendola più a sé, sentendo le mani di lei avvolgersi ancora di più a lui; finalmente erano libere di stringerlo, senza paura, senza esitazione.
-Ti voglio bene davvero- sussurrò lei, sentendo la mano di Niall cercare la sua, per poi intrecciare le loro dita, e darle quella sensazione di brividi che il suo contatto le dava.
-Anche io ti voglio bene, ma..- si interruppe Niall, sentendo la ragazza irrigidirsi, e alzare lo sguardo verso di lui: occhi fermi, spaventati, la bocca che aveva lasciato uscire un flebile “ma?” che aveva sentito appena.
-Ma.. mi devi un ballo- annunciò lui, facendola arrossire.
-Mi sembra che casa tua sia deserta, quindi.. mi devi un ballo all’istante- annunciò lui, guardandosi intorno, come per controllare se fossero davvero da soli.
-I miei non ci sono, tornano domani, non serve che controlli- lo precedette lei, asciugandosi con il palmo della mano una guancia.

Lui si voltò verso di lei, che si era alzata dal suo petto.

-Voglio un ballo con lo stesso vestito che avevi indossato- confessò, il rossore che si faceva sentire.
-I capelli sono un disastro- cercò di difendersi lei.
-Guardami- la incitò lui, alzandosi dal divano, e mostrandole il suo abbigliamento: un paio di jeans, e una felpa scura, i capelli in disordine, la guancia gonfia.
-Ho messo le prime cose che mi sono capitate- confessò, incitandola ad andare a cambiarsi.

Lei lo guardò un ultimo istante, prima di sparire al piano di sopra.
Dopo circa dieci minuti, la vide scendere.
I capelli raccolti, che nonostante lei definisse “disastrosi” sembravano perfetti ai suoi occhi, il vestito blu, lo stesso che aveva indossato una settimana prima, era diverso, sembrava più bello, le scarpe però, erano basse: delle ballerine, sempre blu.
Il viso leggermente truccato, la collana che le brillava pure quella sera, era presente.

-Niente tacchi? Male ragazza- la rimproverò lui.
-Mi piace appoggiarmi al petto del mio accompagnatore quando ballo..- confessò lei, accennando un sorriso.
Si avvicinò a lui, indicando lo stereo –Che canzone vuoi ballare?- gli chiese.

Ma lui, prontamente, le prese le mani e le accompagnò vicino al suo collo, dove lei le intrecciò; le mani di lui le cinsero la vita, e la avvicinarono, facendo combaciare i loro bacini, i loro petti, i loro respiri.
Gli occhi di lei lo guardavano, confusi, non capivano le sue intenzioni; lui sorrideva, sicuro che la guancia gonfia lo rendesse un po’ goffo.
Si avvicinò al suo orecchio, e con voce lieve le sussurrò –Niente musica, solo noi- facendola rabbrividire, facendola arrossire, cominciando a guidarla in quel ballo senza una melodia in sottofondo da ricordare, solo loro due, solo la musica dei loro respiri, solo il battito dei loro cuori.
Lei, fissandolo, si lasciò trasportare.

Lui si muoveva piano, pochi passi, pochi movimenti, un leggero ondeggiare, che muoveva appena il suo vestito; la stringeva a sé, incredulo di tutta quella situazione, incredulo di poter davvero averla tra le sue braccia, senza più timori, senza più paure di perderla: lei era lì, con lui, per lui.
Si inebriava del suo profumo, che non aveva mai dimenticato, un profumo dolce, che gli ricordava un fiore delicato, che non respirava da una settimana a scuola, ne sentiva quasi la mancanza.
Si avvicinò nuovamente al suo collo, per poterlo sentire ancora di più: la vide rabbrividire, inclinare leggermente la testa e sussurrare un –Mi fai il solletico- , facendolo ridere, facendolo avvicinare ancora di più.

Le sfiorò il collo con le labbra, le lasciò un bacio, per poi risalire, avvicinandosi al suo orecchio, lasciandole sempre qualche bacio, facendola arrossire, facendola irrigidire.
Lei, sfilò le braccia dal suo collo, per avvolgerle dietro la sua schiena; la sentì stringersi più forte a lui, la sentì appoggiare la testa contro il suo petto.
La sentì sospirare, un sospiro di sollievo, che lo fece sorridere.
Portò anche lui le braccia dietro la sua schiena, continuando a ballare, in quel salotto.
Sentiva le sue carezze, sentiva il suo calore, quel momento aveva qualcosa di speciale, nella sua semplicità; un ballo improvvisato, un ballo senza musica, l’unico ballo che valeva la pena di ricordare.
 


Si salutarono, con dei sorrisi timidi sulle labbra; lui le si avvicinò, e le lasciò un bacio sulla guancia, -Domani vieni a scuola?- le chiese, prima di andarsene.
Lei si limitò ad annuire.
Quando lui si girò, per andarsene, lei lo avvolse di nuovo, intrecciò le sue mani sul suo ventre, e lui sorrise.

-Posso venire a prenderti?- gli sussurrò lei, facendolo arrossire.
-Non se ne parla neanche- rispose lui, prendendole le mani e avvolgendole alle sue –Vengo io a prenderti, è il ragazzo che passa a prendere la ragazza, non viceversa- concluse lui, voltandosi, guardandola.

-Ma io devo farmi perdonare- continuò lei –Farmi perdonare per davvero- sussurrò.
Lui, sembrò pensarci su –Allora, vieni con me domani-
-Dove?-
-Troppe domande. Vuoi farti perdonare? Vieni con me domani- ripeté lui.
-Verrò- rispose lei, stringendolo ancora una volta, come se quell’abbraccio dovesse bastare per quella notte.

 
 


Note di Nanek

Ehy there =)
*-* ma posso dirlo? Ma FINALMENTE!!
Finalmente Conor si leva dalle scatole una volta per tutte!
E che mi dite di questo lento? *-* anch’io voglio *-*
Questi due sono così carini *-*
Per la prima volta non ho troppe cose da dire XD
Passiamo a voi care le mie lettrici <3

gaiettadirectioner  ma ciao a te =) e grazie mille per aver messo questa storia tra le preferite <3 ti adoro <3
Lore Styles  ma ciao anche a te =) e grazie per aver messo questa storia tra le seguite <3 ti adoro <3
Malika taxi finalmente sei tornata <3 GRAZIE MILLE <3 mi mancavi già =)
Curly <3 <3 ciao cara <3 grazie mille per la tua recensione <3 sei adorabile =)
Laragazzatropposensibile  =) ciao =) grazie mille per aver recensito<3 ti adoro <3
Ma grazie anche a tutte voi, per le vostre visite =)


Spero di trovare qualche recensione =) a presto care lettrici =)
Nanek

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Capitolo 13
*** Gli sguardi e quell’attimo prima di un bacio ***


Capitolo 13

Gli sguardi e quell’attimo prima di un bacio





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Vanessa scendeva le scale, la soffitta poteva considerarsi pulita e ordinata, un autentico gioiello.
In mano teneva un ciondolo a forma di goccia d’acqua.

-Sai piccoletto? L’ho cercato ovunque questo affare- raccontava alla sua pancia, mentre entrava in camera e cercava la collana d’argento che teneva tra i suoi anelli, orecchini e braccialetti.

Appena la trovò, le agganciò il ciondolo e se la legò al collo.
Si guardò alla specchio, l’immagine riflessa la fece sorridere.
La prima volta che si era specchiata con quel ciondolo addosso, aveva 18 anni: i capelli sempre lunghi, mossi, castani, gli occhi sempre blu; ma il suo viso aveva qualcosa di diverso, i lineamenti erano cambiati, lineamenti da donna, non più da ragazzina, il fisico più sviluppato, sempre molto esile, ma diverso; si sentiva diversa, era diversa, a 18 anni non aveva dentro di sé suo figlio.
Sorrise, fissando quel ciondolo, lo toccò con la mano, e sentiva ancora il respiro di lui sul suo collo scoperto, quello stesso giorno, quando glielo aveva dato, mentre l’aiutava ad indossarlo.

***

“Alby, oggi non vengo a scuola, sto bene, ma.. devo andare in un posto con Niall, cerca di non farmi beccare. Ti adoro. Vane xx”

“Zazo, oggi scappo con Niall, cerca di non passare da me per chiedere a mia mamma come sto -.- evita di farmi beccare ti prego, tanto love, Vane xx”

Inviò i due messaggi velocemente, appena varcata la porta di casa, quella mattina, il giorno seguente alla sua rottura con Conor.
Erano le 7:15 am, in punto, si chiedeva come avesse fatto a essere già pronta.
Uscì dal cancello, e lo vide: appoggiato alla sua Vespa, l’aria ancora un po’ troppo assonnata, fissava per terra.
Quando gli fu vicino, lui alzò lo sguardo, e il suo viso si aprì in un sorriso timido, tanto da farlo arrossire un po’.

-Buongiorno Horan- esultò lei, salutandolo con la mano.
-Buongiorno a te, spiritosa- rispose lui –non chiamarmi Horan, è orribile- concluse, lei rise appena.
-Dove andiamo?- domandò lei.
-Lough Ennell- rispose prontamente lui, sorridendo.
-Mai sentito prima- confessò lei.
-Immaginavo, per questo ti porto, se no, che sorpresa è?- le fece l’occhiolino, porgendole il casco.

Non appena se lo appoggiò alla testa, le mani di lui si avvicinarono al suo mento, e glielo allacciarono.
Si guardarono, un istante, e arrossirono.
Come se fosse la prima volta, la prima volta in cui i loro visi si trovassero così vicini l’uno all’altro.
Niall le prese la mano, e l’avvicinò alla Vespa, incitandola a salire.
In una mezz’oretta, arrivarono a destinazione.
Lei si guardava nuovamente attorno, con gli occhi di una bambina, curiosa, in cerca di un dettaglio da ricordare di quel posto, un dettaglio da imprimere nella mente.
Lui le cinse la vita, dopo aver legato la Vespa, e la trascinò con sé, verso la riva del lago.
C’era vento, tanto da far lacrimare gli occhi, tanto da farli stringere l’uno all’altra, i nasi nascosti nel colletto dei giubbotti, le guance rosse, i denti di lei che battevano appena.

Si sedettero sull’asciugamano che lui teneva nello zaino, a pochi passi dall’acqua: lei in mezzo alle gambe di lui, la sua schiena appoggiata al suo petto, le braccia di lui che si avvolgevano a lei, le loro mani intrecciate, il viso di Niall appoggiato alla sua spalla.
-Mi spieghi perché qui?- chiese Vanessa, interrompendo quel silenzio.
Lui le lasciò un bacio sulla guancia, per poi cominciare a spiegare.

-Nei dintorni c’è un paesino- cominciò il biondo –dove ha abitato uno scrittore irlandese, Jonathan Swift, non per molto, lui era di Dublino, e poi è stato pure a Londra, ma tralasciando questo, ha abitato pure qui vicino, vicino Mullingar- concluse Niall.
Vanessa lo ascoltava, chiedendosi dove volesse andare a parare; quel nome l’aveva già sentito da qualche parte, ma in quel momento, dipendeva dalla voce di Niall, e non riusciva a sforzarsi di ricordare.

-Questo scrittore aveva una relazione con una certa Esther Vanhomrigh- continuò Niall –e per darle un soprannome, ha unito le prime sillabe del cognome e del nome, indovina che viene fuori- la incitò.

Vanessa prese il cellulare, e lo porse a Niall, incitandolo a scrivere il nome di quella donna.
Appena glielo restituì, fece ciò che gli aveva detto di fare, risultò un nome non troppo strano: “Vanes”.

-Vanes?- chiese lei, lui sorrise.
-Si dice che sia stato questo scrittore ad inventare il tuo nome, Vanessa.- concluse Niall, lasciandole un bacio sulla guancia.
Si avvicinò poi al suo orecchio –è grazie ad un irlandese, quindi, se tu hai un nome- e rise leggermente, sfiorandole il lobo, facendola rabbrividire.
-E tutte queste informazioni da dove vengono, genietto?- chiese lei, piegando leggermente la testa di lato.
-Le ho studiate per fare colpo- confessò lui, facendola ridere appena –sei in debito con un irlandese mia cara-
-Cosa posso fare per sdebitarmi allora?- chiese lei, girandosi verso di lui.
-Mah, mi sa che ci devo proprio pensare, sai? – rise lui, diventando rosso.
-Magari un bacio?- ammiccò lei, fisandogli le labbra.

Lui deglutì a fatica.

-Non so mica quanto possa bastare, cioè, tu hai un’identità grazie a un irlandese, un bacio è troppo poco- concluse rapidamente, il rossore che si accentuava.

Lei gli diede nuovamente le spalle, si mise a guardare il lago.
In seguito, si alzò di scatto, e si incamminò verso la riva.
Si tolse le scarpe, per poi cominciare ad avanzare, per sentire l’acqua scorrerle tra le dita.
Sentì brividi, salirle le caviglie, diffondersi in tutte le gambe, salire lungo la schiena, era una sensazione piacevole.
Fissava quell’acqua, senza un obiettivo preciso, la fissava e basta, aveva bisogno di allontanarsi un po’, non per evitarlo, ma per allontanarsi dal quel suo essere così impacciata.
Quando stava con Conor era la disinvoltura fatta a persona, con Niall non aveva problemi ad accarezzarlo, ad abbracciarlo, l’unico problema era solo il senso di colpa, ma per il resto, poteva considerarsi sicura.
In quel momento però, la sua sicurezza era come svanita.
Era finalmente libera, libera dall’angoscia, poteva lasciarsi andare: ma aveva perso quella sicurezza che la caratterizzava.
Si sentiva timida, meno loquace, si sentiva le guance in fiamme per un suo sorriso, si sentiva le gambe molli per un suo bacio sulla guancia: lo stesso effetto che aveva avuto quella volta al bar della scuola, quando lo aveva incontrato così da vicino.
Quelle sensazioni, di incertezza, di timidezza, si stavano nuovamente impossessando di lei, come se fossero davvero parte del suo “io”, come se quel ragazzo riuscisse a renderla inerme con le sue carezze.
Fissava l’acqua, e nella sua mente si ripeteva di non agitarsi, di respirare a fondo, di calmarsi, di non far battere il cuore così tanto, perché rischiava l’infarto, di non far tremare le gambe così tanto, o avrebbero ceduto, di non far congelare le mani, mettevano la pelle d’oca al contatto con un corpo caldo, di non far arrossire ancora le sue guance, sembrava una fragola.
Si ripeteva queste cose, sospirava, e si chiedeva che cosa stesse pensando lui in quel momento.

Che sono una scema, ecco che pensa. Continuava a dirsi tra sé e sé.

Due braccia la avvolsero da dietro.
Una voce le sussurrò –Non prendi freddo stare con i piedi a mollo?-
Si girò lentamente verso di lui, tenendo lo sguardo basso, sperando di non essere eccessivamente rossa sulle guance.
-L’acqua non è male- si giustificò, fissando a terra, e notando che anche lui era senza scarpe.
-Se lo dici tu, io credo di aver perso la sensibilità delle dita- annunciò lui, ridendo, per poi prenderla per mano e trascinarla con sé verso la riva, lontana dall’acqua.
Una volta rimesse le scarpe, lei notò una barca.
-Se facesse caldo sarebbe carino uscire in barca- annunciò lei, facendolo sorridere, ma senza ricevere risposta.

Lui intrecciò nuovamente le sue dita alle sue, e cominciarono a camminare.
Vanessa sentiva le dita di Niall accarezzare le sue, e riusciva appena a ricambiare quel gesto: si sentiva nuovamente impacciata.

-C’è qualcosa che non va?- chiese lui.
-Eh? Cosa? No, no, sto bene- riuscì a rispondere.
Lui si fermò, girandosi verso di lei, e alzandole il viso, portando la mano sotto al suo mento.
-Perché sei così rossa? Stai male?- chiese preoccupato.
Lei spalancò gli occhi.
Si portò una mano sulla guancia –No, no sto benissimo, non è febbre- lo rassicurò.
-E allora cos’è?- continuò lui, nascondendo un sorriso.
-Sei tu- rispose lei, facendolo sorridere, e arrossire.
-Io? Che ho fatto?- continuava lui, come se stesse aspettando di sentirsi dire quelle parole.
Lei sospirò, sentì nuovamente il calore invaderla; sentiva lo sguardo fermo di lui, su di lei.
-Non mi sembra vero essere qui- confessò lei –finalmente da soli, finalmente.. così- lasciò la frase in sospeso –così.. liberi, senza spine nel fianco, senza sensi di colpa, solo io e te- concluse Vanessa, con il cuore a mille, le mani che tremavano.
-Come siamo tenere- riuscì a dire lui, lasciandole un bacio sulla guancia, fin troppo vicino all’angolo della sua bocca.

Non si allontanò troppo dal suo viso, rimase con il naso che toccava il suo, con gli occhi fissi sui suoi.
Con le mani l’avvolse, cingendole la vita, avvicinandola a sé; Vanessa fece lo stesso, avvolgendolo le sue mani sulla sua schiena.
I loro bacini combaciavano, i loro petti si scambiavano lo stesso battito, i loro occhi non riuscivano ad evitarsi.

-Quindi.. dici che se io ti baciassi.. nessuno verrebbe a picchiarmi?- chiese Niall, sussurrandole sulle labbra.
-Credo che qualcuno ti picchierebbe..- lasciò la frase a metà lei, per sorridere –solo se non ti decidessi a farlo.-

Si sorrisero, per poi avvicinare i loro visi.
Gli occhi chiusi.
Le loro guance si sfiorarono.
Le loro pelli si scambiarono gli stessi brividi.
Poi finalmente le loro bocche combaciarono, di nuovo.
Le loro labbra si schiusero insieme, e le loro lingue, si sfiorarono per la prima volta.
Si tenevano stretti in quel bacio, come per poter essere una cosa sola, come per poter dare a quel bacio, l’importanza che meritava: il loro primo bacio.
Lo avevano aspettato da troppo tempo, lo avevano immaginato in tanti modi, avevano sempre sperato che avvenisse, anche nei momenti più difficili, non avevano mai perso quella speranza, loro erano destinati a stare insieme, avevano qualcosa che li legava, che li rendeva perfetti l’uno per l’altra, e loro, in qualche modo, lo sapevano, lo sentivano.
Sorridevano in quel bacio, sorridevano, finalmente potevano essere loro, finalmente potevano essere liberi di essere semplicemente loro due, come aveva detto lei.
Quando si guardarono nuovamente, sorrisero; lui le accarezzò una guancia.

-Credo tu sia importante- sussurrò Vanessa, -so che è presto per dirlo, ma credo tu lo sia davvero- confessò.
Niall le lasciò un altro bacio.
-Sei importante anche tu, Vane- sussurrò lui –da sempre-.
 
 
Da quel giorno al lago, passò un mese, o forse di più.

A scuola, era un continuo scambio di sguardi, di sorrisi, di baci rubati, di corse da un corridoio all’altro per vedersi al cambio dell’ora.
Zayn derideva Vanessa, per la sua “faccia da ebete” ogni volta che si assentava due minuti durante la lezione,  le rideva in faccia quando la beccava per i corridoi, appoggiata al suo armadietto, con Niall davanti, con il viso fin troppo vicino al suo, la prendeva in giro per ogni cosa, facendola arrossire, facendola ridere.

Suo cugino Alberto si era abituato all’idea di andare a scuola e tornare a casa da solo: Niall la passava a prendere e la riportava a casa; stessa cosa valeva per il pub: non c’era un week end che Niall non l’accompagnasse, o la venisse a prendere, o, logicamente, la andasse a trovare; si presentava anche per il karaoke, e le dedicava canzoni di tutti i tipi, facendola arrossire: il risultato era sentir cadere, a volte, qualche vassoio, vedere Zayn e Alberto ridere, mentre lei arrossiva, abbassava lo sguardo, e continuava a lavorare.
Una volta finito il turno, stavano un po’ insieme, camminavano abbracciati, si sedevano su un muretto, e passavano ore a parlare, a scambiarsi carezze, abbracci, baci timidi, che li facevano arrossire.
Si trovavano di pomeriggio, per studiare insieme, magari al parco, non amavano la biblioteca, ma mai a casa dell’uno o dell’altro; si stavano frequentando, e non volevano affrettare troppo i tempi: volevano che fosse tutto perfetto, nessuna fretta li avrebbe distolti da quel cammino che avevano intrapreso insieme, nessuna fretta avrebbe rovinato il loro rapporto.
Pure durante le lezioni si sentivano: messaggi che arrivavano a pochi secondi l’uno dall’altro, Vanessa non riusciva più a prendere appunti, si limitava a studiare dal libro, o a rubare qualche appunto di Zayn.

 
Durante l’ora di storia, lei ricevette un messaggio, quel giorno, il 10 marzo 2012.

Quando tirò fuori il cellulare dall’astuccio, Zayn glielo rubò dalle mani, e cominciò a recitare a bassa voce.

-Da parte di “Niall <3” oh, ma come siamo tenere, pure il cuoricino? Piccina lei- e le pizzicò la guancia.
-“Ehy baby, appena esci da scuola aspettami, dobbiamo andare in un posto. Xx Ni”, ma quanto siamo romantici!-
-Dai Zayn, non fare l’idiota, dammi il cellulare, devo rispondere- sussurrò Vanessa.

L’amico sorrise, porgendoglielo, e poi chiese –Che gli dici? E dove andate?- facendole l’occhiolino.

-Non ne ho idea, fa sempre il misterioso- rispose lei, facendo spallucce.
-Furbo il biondino, ti porta in un posto appartato eh?- le strizzò l’occhio Zayn.
-Sei un pervertito, Niall no, quindi meno castelli amico mio- rispose lei, rossa in viso.
-Pervertito o meno, anche Niall ha ormoni che necessitano di essere soddisfatti- ammiccò Zayn.
-Credo Niall sappia quando sarà quel momento, ci stiamo frequentando, non stiamo insieme- si giustificò lei.
-Sì, sì lo so, me l’hai detto circa mille volte.. stavo scherzando dai- le sorrise, per poi accarezzarle la guancia.
-Cerca di farti trattare come una dea, o mi sente il folletto biondo, che stiate insieme o meno, voglio il massimo per la mia piccola scema- annunciò Zayn, facendola ridere.
-Quando torno da questo incontro, ti aspetto al Jody?-
-Lavori anche questo sabato giusto.. va bene ti aspetto lì, così mi dici tutti i dettagli-
-Zayn sei davvero peggio di una donna-
-Beh, sei tu che mi hai scelto come confidente, e so che non vedi l’ora di raccontarmi-
-Va bene Malik, l’hai vinta tu- concluse lei, per poi prendere il cellulare e digitare quel messaggio di  risposta “Okay biondino, non vedo l’ora. Xx Vane”.
 

Quello stesso pomeriggio, Niall portò Vanessa al lago, lo stesso lago del mese precedente.
-So che ci siamo già stati, non ho la memoria corta, ma.. oggi ti porto in barca- annunciò Niall, una volta legata la Vespa.
Lei lo guardò stupita –In barca?! Ma la sai usare? Non è che cado in acqua?- esclamò, guadagnandosi da parte del biondino una risata antipatica.
-Come siamo divertenti- rispose lui, avvicinando la mano al viso di lei, e lasciandole un bacio sulle labbra.
In seguito, le prese la mano, e la trascinò verso la barca che aveva noleggiato.
Una barca piccola, a remi, rossa con i contorni azzurri, aveva anche un nome “Felipe”.
Niall l’aiutò a salire, mise dentro le sue scarpe, e cominciò a spingere verso il largo la barchetta, rabbrividendo al contatto con l’acqua fredda.
Una volta seduto, prese il comando, e cominciò a remare, lontano, con gli occhi di Vanessa che lo guardavano, incantati, emozionati come quelli di una bambina.
 
-Non posso crederci che tu mi abbia davvero portato fuori in barca, non hai venduto organi per prenderla vero?- chiese lei, una volta che si fermarono, in mezzo al lago.
-Tranquilla, ho conoscenze anche nel campo delle barche, mi hanno fatto un favore- le fece l’occhiolino lui.
-Sta sera se vieni al Jody ti offro da bere, grazie- sussurrò lei, prendendogli le mani.
Niall le si avvicinò, lasciandole un bacio, mordicchiandole appena il labbro.
-Ho.. qualcosa da dirti- le sussurrò sulle labbra.
Si allontanò dal suo viso, tenendole sempre le mani, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi blu.

-10 novembre 2011, ti dice nulla?- le chiese, sorridendole.
Vanessa arrossì leggermente, annuì –Mi ricorda.. una pizza, un naso rotto..- lasciò la frase in sospeso –un ragazzo dagli occhi color cielo- concluse.
-Sai cosa ricorda a me invece?- domandò di nuovo Niall, Vanessa si limitò a guardarlo.
-Mi ricorda.. l’inizio della distruzione del cervello di Greg, o di mio papà o di Sean- rise lui –sì, lo ammetto, ho parlato molto di te- confessò, diventando ancora più rosso.
-Da quando ti ho incontrata, così da vicino, non ho fatto altro che rompere le palle a tutti quelli che mi circondavano, continuavo a tenerli aggiornati su quello che facevi, o di come fossi bravo a starti vicino, mi prendevano tutti in giro, in una maniera assurda- continuava, facendola arrossire a sua volta.
-La verità è che.. ero troppo attratto da te- confessò.
-Poi sono riuscito a farmi voler bene in qualche modo, e a quanto ho potuto constatare, pure tu mostravi interesse per me.. e.. questo non ha fatto altro che aumentare il mio affetto nei tuoi confronti- sospirò.
-Hai lasciato Conor, per me; mi rendi importante, e questo.. beh.. mi ha fatto giungere a una conclusione- riprese.
-Non che non volessi chiedertelo prima, sappilo, sogno di porti questa domanda da tempo, ma non mi sembrava mai il momento adatto, ti eri appena lasciata con Conor, forse avevi ancora dubbi, forse li hai tutt’ora..- si morse il labbro Niall.
-Sta di fatto che, io sto bene con te, sono davvero.. felice- si grattò una guancia dal nervosismo.
-E credo che.. sì insomma..- abbassò lo sguardo –se due stanno bene insieme, si vogliono bene, possano pensare a qualcosa di più di un semplice “frequentarsi”- alzò nuovamente lo sguardo, come per spiare la sua reazione: lei sorrideva.
-Quello che sto cercando di dire è: io.. vorrei poterti considerare la mia ragazza, solo mia, e di nessun altro.- deglutì –ma.. tu.. mi vorresti come ragazzo?- domandò infine, con il cuore a mille e le mani che stringevano fin troppo quelle di Vanessa.
-è la dichiarazione d’amore più strana che abbia mai sentito- confessò lei, sorridendo, avvicinandosi al viso di Niall, prendendolo tra le mani.

Gli lasciò un bacio.

-Sì Niall, mi farebbe molto piacere considerarti il mio ragazzo, solo mio, e di nessun’altra- annunciò infine, emozionata come non mai: quel momento tanto atteso, era finalmente arrivato, essere la ragazza dell’unica persona che l’aveva resa felice.
Il ragazzo aprì il suo volto in un sorriso, e mentre lei si avvicinava per lasciargli un altro bacio, lui distolse lo sguardo, per cercare qualcosa nello zaino.
-Antipatico, hai appena evitato un bacio- lo rimproverò Vanessa, ridendo.
Lui alzò lo sguardo, e nella mano sinistra teneva qualcosa.
-Con questo mi farò perdonare- annunciò lui, porgendole una piccola scatola con la carta azzurra.
-Per me?- chiese lei, lui annuì.
Vanessa aprì quel piccolo dono, e quando sollevò il coperchio, i suoi occhi brillarono come quel ciondolo contenuto all’interno.
Una collana, con un ciondolo a forma di goccia: la tirò fuori e incitò Niall a mettergliela.

-Spiegami perché mi fai tutti questi regali senza dirmelo? Mi sento una scema- gli disse, non appena sentì appoggiarsi sul suo petto il regalo di Niall.
-Grazie- gli sussurrò, toccandosi il ciondolo, per poi girarsi e baciarlo nuovamente.
La mani di Niall l’avvolsero, intrecciandosi sulla schiena, lei gli teneva il viso.
-Ti voglio bene- le sussurrò lui, e prima che lei potesse rispondere esclamò –siamo in mega ritardo, Roxy mi uccide se non ti porto puntuale-
-Vabbè dai, sono in ritardo per una giusta causa..- lasciò la frase in sospeso lei –finalmente ci siamo messi insieme- concluse, appoggiando le sue labbra alle sue.

***

Vanessa sorrise a quel ricordo, sentì le guance arrossire leggermente.
Il bambino dentro di lei si fece nuovamente sentire, un colpetto.
-Ora capisci perché ti chiamerai Filippo? Quella barca ha un posto speciale nel cuore della mamma e del papà, sai?- accarezzò la sua pancia.
-Da quel giorno, nulla ci ha più diviso- sussurrò, per poi dirigersi verso la cucina.




 
Note di Nanek

Sono ufficialmente in ritardo! Bella lì Nanek, mi faccio i complimenti da sola.
Perdonatemi, vi prego perdonatemi, non l’ho fatto di proposito, ma in questo periodo (se non si fosse notato) mi sono dedicata alle OS, e devo ammetterlo: Luke Hemmings mi sta portando sulla strada della perdizione.. cattivo pinguino U.U e quindi non ho avuto tempo di postare =(
Ma spero che questo capitolo, zuccheroso da morire, sia di vostro gradimento e mi faccia meritare il vostro perdono =)

Awww tenero Nialler *-* che si impara cose di letteratura per fare colpo *-* che cmq sono vere! Quello scrittore si pensa sia il creatore del nome Vanessa =) fortunate tutte quelle con questo nome! Perché un IRLANDESE, che ha abitato vicino a Mullingar, lo ha creato! Yeee! =)

Passiamo alle nuove arrivate =)

Un grazie di cuore a te, che hai messo la storia tra le preferite =) LadyTsuky<3 ti adoro <3
Un grazie di cuore a te, che hai messo la storia tra le seguite =) Selmaelb<3 ti adoro <3
Un grazie di cuore a voi, che avete recensito =) Selmaelb  austinshawty  e Curly <3 vi adoro <3
Un grazie di cuore a tutte voi, che leggete e fate aumentare le visite di ogni capitolo =)


Spero di trovare qualche commentino da parte vostra =) che io adoro <3
A presto care mie! Vi adoro tutte!!
Nanek

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Capitolo 14
*** Per la voglia che hai di ridere ***


Capitolo 14

Per la voglia che hai di vivere e di lasciarmi fare, per la voglia che hai di ridere




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-Ciao Sean! Ciao ragazzi, ci vediamo lunedì! Finalmente: week end!- urlò Niall, salutando con la mano i suoi colleghi di lavoro, dopo essersi messo il cappotto ed aver preso le sue cose.
-Ciao Niall! Salutaci la Vane!- risposero quasi all’unisono, mentre lui richiudeva la porta dietro di sé.
Scese le scale, e si trovò fuori, all’aperto, i capelli mossi dal vento leggermente freddo: aveva finito la sua settimana di lavoro, lo aspettava un week end di riposo con la sua famiglia.
Quando si avvicinò alla macchina, notò un foglietto fucsia tra i tergicristalli, lo prese in mano, e cominciò a leggere.
“Mask party! Ore 23, donne entrano gratis, uomini soli 8€! Free drink! Rendiamo l’estate più interessante!” diceva il cartoncino.
 Niall si lasciò sfuggire una risatina, immaginando sua moglie, incinta, che ballava in mezzo alla pista, o sopra un cubo.
Magari se glielo mostro mi costringe a partecipare. Pensò, piegando quell’invito e mettendolo in tasca.

È sempre stata una tipa da feste.. ,continuò nei suoi pensieri, come quella volta alla festa di Zayn e John.
Pensò un’ultima volta, per poi riempire la sua mente di immagini, immagini di quella sera, immagini di quella festa, alla quale lui non voleva andare.

***

-Dai Niall.. sei un folletto scemo quando fai così- gli diceva Vanessa, seduta sul letto, già vestita per andare alla festa di compleanno di Zayn.
-Non possiamo dare buca a Zayn, sono mesi che la sta organizzando, e sarà da divertirsi!- continuava a canzonargli, mentre lui continuava ad asciugarsi, appena uscito dalla doccia.
-Non ci vengo, sai che non mi piacciono certe cose- rispondeva lui.
-Ma è bello! È divertente! Non puoi lasciarmi andare da sola..- insisteva lei.
-Non andarci allora: stiamo qui, un bel film, coccole, che vuoi di più?-
-Voglio andare a ballare, a muovere un po’ queste gambe che mi ritrovo, e magari strusciarle su di te- ammiccava lei, facendolo arrossire.
-Poi questa sera Zayn ha deciso di fare un gioco..- ricominciò lei, ma lui la precedette.
-Lo so: abbiamo le maschere, c’è la musica alta, luci bassissime, e bisogna cercare il proprio compagno solo con l’uso del tatto, me l’hai ripetuto circa settanta volte, ma io ripeto: non mi piace questa cosa, e mi tenta sempre di più il divano.- concluse Niall.

L’idea di quel gioco non gli piaceva molto: cercare la sua lei toccando infinite ragazze, sapendo che anche lei sarebbe stata toccata da altri, che non sarebbero stati lui, tutto ciò lo innervosiva troppo, non gli andava a genio, era un gioco stupido, ma che lei, come tanti altri suoi amici, trovava eccitante.

-Sei noioso Horan- sbuffò lei, incrociando le braccia sul petto, mettendo il broncio.
-Un mese insieme e già litigate? Ciao Vane- esclamò una voce, fuori dalla camera di Niall: suo fratello Greg.
-Greeeg!- strillò lei, vedendolo comparire alla porta, gli si avvicinò abbracciandolo.
-Da quanto che non ti vedo, che fine hai fatto? Come sta Denise?- gli chiese.
-Sta bene, sta bene, io sono sempre qui mia cara, sei tu con il tuo folletto che sparite nei boschi come ladri- ammiccò Greg, facendole l’occhiolino.

Lei sorrise, arrossendo un po’.
Greg le chiese in un sussurro quale fosse il problema, e lei, sbuffando, si limitò a dirgli che Niall non voleva andare a divertirsi.
Lui alzò gli occhi al cielo: Niall era sempre il solito in quel genere di cose, e quasi mai aveva ceduto.

-Ti accompagno io se vuoi- concluse Greg, alzando il tono della voce, in modo da farsi sentire dal fratello minore, ancora davanti allo specchio a pettinarsi.
Vanessa spalancò gli occhi, incredula –Davvero?- gli chiese, con un sorriso che comparve sul suo viso.
Niall, uscì dal bagno, con l’asciugamano legato in vita, le braccia incrociate sul petto, la faccia contrariata.

-Se devi tastare qualcuno, hai già Denise, mio caro Greg- gli disse in tono quasi minaccioso, fulminando il fratello con lo sguardo.
-Beh, meglio che lo faccia un parente che un estraneo, no?- chiese Greg, sorridendo, trattenendo una risata, mentre Niall continuava a guardarlo male.
-Se tu vuoi stare sul divano, l’accompagno, non è un problema per me, sono ancora giovane e in forze- concluse Greg, prendendo Vanessa sotto braccio.
-Ci divertiremo tantissimo! Vero Vane?- le chiese, lasciandole una carezza sulla testa.
Niall si avvicinò, e con fare fin troppo brusco, li divise, prendendo la sua ragazza vicino a lui –Ho capito, ci vengo, non serve che ti disturbi, fratellone- concluse secco, notando un sorrisone da parte di Greg, che si trasformò in una rumorosa risata.
-Sapevo io che avresti ceduto alla gelosia, folletto- lo derise il maggiore, facendolo arrossire, salutandoli, scendendo le scale.

Vanessa abbracciò Niall, e gli lasciò un bacio sulla punta del naso –Mi farò perdonare per questa tua sofferenza- ammiccò lei, sfiorandogli la schiena nuda con le dita, provocandogli brividi.
-Tu e mio fratello siete davvero cattivi con me- frignò il biondino, facendo lo sguardo triste.
Lei lo abbracciò più forte –Ma lo sai che ti voglio tanto bene, dai Niall, se ti annoi andiamo via, te lo prometto-
-Devo prima trovarti però, in mezzo a quella folla-
-Vorresti insinuare che non ne sei capace?- alzò il sopracciglio lei.
Lui cominciò a tastarle i fianchi, facendola sobbalzare appena –Ho la mia arma di riconoscimento, mia bella- sorrise divertito lui, mentre lei gli spostava le mani.
-Va a cambiarti biondino, siamo già in ritardo.- lo incitò lei, spingendolo verso il bagno.

 
 
Vanessa e Niall, una volta arrivati, vennero divisi: le ragazze entravano da destra, i ragazzi a sinistra, per evitare di trovare con fin troppa facilità la propria dolce metà.
Niall sbuffò a quell’ ulteriore regola, ma si diresse ugualmente verso la porta “maschile”, dove ad accoglierlo c’era Zayn, il festeggiato, che si stupì di trovarlo lì.

-Niall Horan?! Alla mia festa? Ma che miracolo!-gli diede una pacca sulla spalla –la Vane mi aveva detto che non venivate, forse- ammiccò il moro, segnando il suo nome sulla lista.
-La Vane insieme a Greg trovano sempre il modo peggiore per convincermi- rispose Niall, alzando gli occhi al cielo, facendo ridere Zayn.
-Tieni qua biondo, ti diverti, te l’assicuro- continuò Zayn, porgendogli la maschera blu, con delle orecchie da gatto.
-Che maschere adorabili Malik, così virili- lo derise Niall.
- Lascia stare, John ha strani gusti- si giustificò Zayn, mostrandogli la propria –io ho il coniglio rosa, lascio a te i commenti-
Niall trattenne una risata.

-Ma toglimi un dubbio: chi non è accoppiato come fa?- chiese il biondino.
-Semplice: chi è single si trova una a caso, la deve riconoscere solo attraverso la maschera, per le coppie invece, la parte interessante sta proprio nel cercarsi..- lasciò la frase in sospeso –toccandosi- concluse Zayn, con sguardo malizioso e passandosi le labbra con la lingua.
-Menti diaboliche voi- sussurrò Niall, sorridendo, -ma se si sbaglia?- continuò a domandare.
-Abbiamo un tempo limite, avete mezz’ora per trovarvi, poi si accendono le luci, in caso qualcuno confondesse la propria ragazza con un’altra.. beh: fa una figura di merda in primis, ma poi può capire dove sia e cercare di farsi perdonare- rise il moro –ma non ti preoccupare, non credo proprio sia il tuo caso, al massimo, se vuoi un consiglio, non baciare nessuno fino a quando accendiamo le luci- lo rassicurò Zayn, rendendo sempre più nervoso Niall.

E se non la riconoscessi? E se la confondessi? Che figura, che figura. Continuava a pensare, mentre varcava la porta, e fu invaso dalle luci fioche del posto.
Si appoggiò al muro, in attesa dell’inizio.
Fu la voce dell’altro festeggiato a dare inizio al gioco, ricordando che i single erano stati accoppiati a caso, che le coppie non correvano rischi, o almeno se lo augurava, consigliava di essere cauti prima di baciare qualcuno senza la certezza di chi si avesse davanti, e poi diede inizio al gioco, facendo alzare la musica al massimo, e facendo partire il conto alla rovescia.
Io da qui non mi muovo. Si ripeteva Niall, notando che tutti si erano spostati verso il centro della pista, con le mani in avanti per non sbattere contro qualcuno.
Stava lì, immobile, in attesa di qualcosa, in attesa che lei capisse che lui non sarebbe stato in mezzo alla folla.
E se trova Conor? Pensava tra sé, ma il pensiero svanì subito: lo avrebbe riconosciuto ed evitato sicuramente.
Fissava lo schermo con il conto alla rovescia, e pregava che quel gioco finisse al più presto.
Perché non è ancora arrivata verso di me? Lo sa che odio questi giochetti. Continuava ad assillarsi, cominciando a preoccuparsi seriamente, quando al quindicesimo minuto non la sentì ancora arrivare.
Decise di staccarsi dal muro, per andare a cercarla, in mezzo alla folla.

Non sapeva come fare per riconoscerla, schivava le mani altrui, che lo toccavano ovunque appena lui le sfiorava, si sentiva imbarazzato, e preso dal panico.
Continuava a cercarla, senza risultato.
La sua salvezza, fu un profumo, che aveva sentito anche all’entrata: il profumo di Zayn, mescolato all’odore di tabacco; lo sentì passargli sotto al naso, e come preso dall’ansia, lo prese per il braccio.
Zayn, cominciò a toccarlo, ma lui gli bloccò le mani, urlandogli all’orecchio chi fosse.
Lo vide piegarsi un po’, forse stava ridendo: lo aveva forse scambiato per una ragazza? Probabile.
Gli chiese, urlando, dove fosse Vanessa, glielo urlò così forse da rompergli un timpano a momenti; il moro si limitò a indirizzarlo verso la colonna.
Lo salutò con un colpo sulla spalla, e cominciò a farsi spazio tra la gente, quasi correndo, fino a giungere al punto che Zayn gli aveva indicato.
Tastò per bene, e le sue dita, si ritrovarono a toccare dei capelli.
La persona che aveva davanti, non si mosse di un millimetro, si lasciò fare.

Continuò ad accarezzare quei capelli, lunghi, mossi, sentì il loro profumo invaderlo; scese con le dita, lungo il viso, trovò degli occhiali, abbastanza grandi; scese ancora, per tutta la lunghezza del vestito, corrispondeva a quello che indossava Vanessa.
Continuava a essere titubante, e continuò a toccare: le sfiorò i lobi delle orecchie: riconobbe i tre buchi per orecchio che lei aveva, le toccò la bocca, la stessa bocca che aveva fissato per troppo tempo, che aveva baciato con fin troppa insistenza per non riconoscerla, passò alle mani, le sue mani magre, affusolate, con il suo solito anello alla mano destra; passò al collo, e lì, trovò un ciondolo, lo stesso ciondolo a goccia che lui le aveva regalato; passò alle guance, le sue guance.
Le toccò, infine, i fianchi, e la sentì spostargli le mani, per portargliele dietro la schiena di lei; la ragazza che aveva di fronte a lui, lo avvicinò ancora di più, facendo combaciare i loro bacini, cingendogli il collo con una mano, mentre con l’altra gli dava un’altra prova, che non fece che convincerlo ancora di più: era Vanessa.

Lei cominciò con il dito, spostando la maschera, a delineare il contorno della bocca di lui, dei suoi occhi, delle sopracciglia, del suo naso, delle sue guance, una cosa che lei faceva sempre, e che lo faceva sorridere.
Vanessa lo fece appoggiare alla colonna, invertendo le posizioni, e cominciò a toccarlo.
Sentiva le sue mani, così leggere, sul suo corpo: cominciarono dai capelli, per poi scendere lungo il viso, sfiorandogli appena la punta del naso; sentiva l’indice di lei che gli sfiorava la bocca, e poi scendeva sempre di più, verso il collo.
Sentì il suo dito allontanarsi, sentì sul suo collo le sue labbra, che lo sfioravano, che gli lasciavano qualche bacio frettoloso, ma che gli procuravano brividi; la sua bocca si allontanò, e lui si sentì il cuore battere più forte.
L’indice tornò a farsi sentire, e continuò a delineare le sue forme, passò al petto, poi alle spalle, per poi sentire le mani di lei intrecciarsi alle sue.
Le gambe di Vanessa erano intrecciate a quelle di Niall, i loro bacini fin troppo attaccati; quella situazione gli piaceva, nonostante lui fosse contrario a quel tipo di giochi, si stava rimangiando tutto quello che aveva dichiarato fino a poche ore prima, quella situazione era interessante.
Vanessa si fermò, come in attesa di una sua mossa: lei lo aveva riconosciuto, e viceversa, non doveva più avere dubbi, o paura di sbagliare.
Niall le lasciò le mani, e le cinse la vita, sentì le mani di lei tra i capelli, e avvicinandosi ancora un po’ fece combaciare le loro labbra, le labbra che non avrebbe mai confuso.
Fu in quel momento che accesero le luci.

Lui aprì gli occhi, e  si ritrovò gli occhi blu di lei, che lo fissavano, le sue labbra aperte in un sorriso.
-Ce l’hai fatta ad arrivare, Niall- sussurrò lei, sulle labbra, facendolo arrossire.
-Mi hai fatto venire un colpo, non ti trovavo- confessò lui, spostandole un ciuffo di capelli dagli occhi, e portandolo dietro l’orecchio.
-Sono sempre stata qui- rispose lei, facendogli spalancare gli occhi.
-Io ero appoggiato al muro e ti aspettavo, ma tu non arrivavi, furbetta- la rimproverò –meno male che Zayn mi ha dato una mano, stavo per soffocare in quella folla- indicò il resto degli amici.
-Povero biondino spaventato- continuò con viso dolce lei, accarezzandolo sulla guancia –se vuoi ora possiamo andare a casa- propose lei.
Niall spalancò gli occhi.
-Con tutta la fatica che ho fatto? No cara, ora voglio che tu ti faccia perdonare- ammiccò lui, passandosi la lingua sulle labbra.
-E non posso farlo a casa?- continuò lei, alzando un sopracciglio.
-Zayn ti sta contagiando con la sua malizia, pervertita, voglio ballare con te-
-Sai, Niall, è difficile capire quando tenti di fare il malizioso e quando no, leccarsi le labbra è essere maliziosi piccolo inesperto- lo derise lei.
-Inesperto dici? Ricordami questa cosa, quando sarà il momento- ammiccò Niall, prendendola per mano, e portandola al centro della pista.

 
-Visto che non hai corso rischi?- urlò Zayn, cingendo Niall per il collo.
-Zazo non dovevi aiutarlo!- lo rimproverò Vanessa, con sguardo severo.
-Poverino, era così impacciato, toccava tutti!- continuava Zayn, mentre il viso di Niall tendeva sempre di più al rosso acceso.
Vanessa si “rimpossessò” del proprio ragazzo, prendendolo per mano, e portandolo più vicino a sé –Lui è mio, e non si tocca- annunciò, mostrando la lingua all’amico.
-Va bene leonessa gelosa, va bene, devo scusarmi per avergli pure toccato parti nascoste?- rise Zayn.
-Tu cosa?! Idiota di un Malik! Corri prima che ti sbrani- lo minacciò lei, ridendo a sua volta, mentre il moro se la dava a gambe levate con la sua “nuova dolce metà”, Kate.

-E Izzie dove l’ha lasciata?- chiese Niall, sussurrando all’orecchio di Vanessa.
-Come tutte le altre, l’ha lasciata in attesa- rispose lei, sospirando, guardando Zayn che si divertiva a ballare da dietro alla sua nuova ragazza, tenendo le mani sulla sua vita, facendo movimenti davvero strani, ma che a Kate, piacevano.
-Non lo capirò mai, sembra che non voglia legarsi a nessuno- concluse Vanessa, girandosi verso Niall e lasciandogli un bacio.
-Allora biondino? Che aspetti a muovere quei fianchi?- lo incitò lei.
-Preparati bambina, hai come accompagnatore il primo ballerino di tutta Mullingar- rise lui, per poi spostarsi dietro Vanessa, facendo combaciare il suo petto con la schiena di lei, posarle le mani sulla vita e cominciare a muoversi più sensualmente possibile.
Vanessa rideva, e lui la seguiva –Sembri.. non lo so, ma credo di preferirti in versione “ballo lento”- concluse la ragazza.
-Devo dire che invece tu.. sei molto eccitante, dici che se ti salto addosso qualcuno lo nota?-
-Poi sono io la maliziosa-
-Ti voglio bene anche io pervertita- concluse Niall, per poi appoggiare nuovamente le labbra sulle sue, e riprendere a ballare come solo lui sapeva fare: facendola ridere.
 
 

 


Note di Nanek

Ehy there!
Eccomi tornata insomma! Con un capitolo pieno dei nostri piccioncini ma in un contesto un po’ diverso: una festa di compleanno molto interessante =)
Vi è piaciuta l’idea? Spero di sì =) anche perché una festa del genere con Niall Horan.. beh, sì, ci andrei subito!!
E Zayn? Consiglio: ricordatevelo bene quel piccolo dialogo tra Niall e Vanessa riguardo la situazione sentimentale del moro u.u vi assicuro che salterà nuovamente fuori u.u
Che dire ancora? Io sono completamente persa sulla scena della colonna mentre i due si sfiorano a vicenda… *persa*
Ma tornando a noi, care mie, passiamo ai ringraziamenti =)

Grazie a I love Niall Horan e NonaD per aver messo la storia tra le preferite <3 vi adoro <3
Grazie a Liamjpayne per aver messo la storia tra le ricordate <3 ti adoro <3
Grazie a fuckbimbeminkia e Liamjpayne per aver messo la storia tra le seguite <3 vi adoro <3
Grazie a austinsheart Selmaelb e I love Niall Horan per aver recensito <3 vi adoro <3
Grazie a tutte voi che leggete <3 io sono davvero felice di trovare le vostre visite <3


Spero di riuscire a postare presto, solo che ho esami in vista, e la vedo molto dura.. farò il possibile! Aspetto come sempre i vostri commenti =)
A presto!
Nanek

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Capitolo 15
*** Una parte di me ***


Capitolo 15

Una parte di me



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Il garage già aperto, pronto ad accogliere la sua macchina, lei glielo apriva sempre dieci minuti prima del suo arrivo.

Niall parcheggiò, per poi avviarsi fuori, verso il cancello bianco, che ancora una volta non si chiudeva nonostante lui avesse usato il telecomando.
Sbuffava, non capiva perché quell’arnese non si chiudesse, l’avevano riparato appena due mesi prima, e lo stesso problema si stava rifacendo vedere.
Mentre lo richiudeva con forza, intravide un ragazzo e una ragazza.
Lei, stava al portone di casa, e salutava lui, che si stava avviando per la via, lanciandole baci con la mano: un ragazzo bassino, i capelli rasati, gli occhiali grandi, forse si trattava di Patrick, abitava alla fine della strada.
Lei era la figlia di Ben Thomas, il loro vicino di casa, bionda platino, i capelli corti e ricci, il corpo esile, aveva pressappoco quattordici anni: Ailis Thomas.
Appena lo vide alle prese con il cancello lo salutò con la mano, Niall ricambiò.

-Anche voi problemi con il cancello?- urlò lei.
-Sì purtroppo- sbuffò Niall –anche da voi?- chiese.
-Sì! Mio papà oggi ha avvisato la Vane, domani vengono quelli per metterlo a posto!- lo rassicurò lei.
-Oh, beh grazie!- esultò lui, sorridendole.
Ailis lo salutò nuovamente, per poi tornare dentro casa, doveva far trovare la cena a suo padre.

Quella ragazza si porta a casa un ragazzo diverso ogni settimana. Pensò Niall, notando la luce di casa Thomas accendersi.
Cominciò a immaginarsi suo figlio all’età di quattordici anni.
Se lo immaginava alto, ma non troppo, ancora troppo “piccolo” per essere alto come un grattacielo; se lo immaginava castano, con qualche riflesso rossiccio qua e là, come il suo colore di capelli al naturale, però con i capelli mossi, come li aveva Vanessa, tenuti corti, tenuti perfetti; se lo immaginava con gli occhi azzurri, non poteva essere altrimenti: lui occhi color cielo, lei occhi blu, si immaginava un possibile mix tra i due colori; si immaginava un sorriso dolce, e si augurava che a lui non servisse l’apparecchio.
Si immaginava la fisicità di suo figlio, e non solo: si immaginava il suo aspetto interiore.

Un ragazzo per bene, che piaceva per la sua “innocenza”, simpatico, solare, ma soprattutto: non uno che se le faceva tutte; immaginava suo figlio come un ragazzo serio, come lo era lui, non desideroso di tante, ma solo di una, una che lo completasse, una che bastasse, e che fosse importante.
Pensava a una possibile storia per suo figlio: come la sua, ma senza troppi casini, a lui piaceva lei e viceversa, si sarebbero baciati, si sarebbero messi insieme nel migliore dei modi, avrebbero passato i giorni più belli delle loro vite.
Si sarebbero detti “ti amo”, si sarebbero amati.
Fermò i suoi pensieri a quell’immagine.
“Ti amo”.
Un sorriso si fece spazio nelle sue labbra.
Un altro ricordo gli era passato davanti agli occhi..

***

 -Niall! Lei è arrivata da anni e tu sei ancora in ritardo! Datti una mossa!- urlava Greg dal piano inferiore.
-Arrivo! un attimo! È lei che è sempre in anticipo!- urlò a sua volta Niall, in camera sua, mentre cercava la camicia più adatta per quella serata: picnic sotto la luna, un’idea sua, l’ideale per starsene da soli.

Speriamo di non congelarci. Pregava nella sua mente, mentre riempiva lo zaino di coperte di lana.
Dopo aver infilato malamente la scarpa, corse giù per le scale, alla velocità della luce.
-Sono qui!!- esclamò, ma in soggiorno, non trovò nessuno.
Si guardò intorno, sentì qualche scambio di battute provenire dalla cucina: l’accento inconfondibile di suo padre, che parlava del più e del meno, e una voce più incerta, con un accento non propriamente irlandese, ma italiano puro, che gli rispondeva.

Si avvicinò alla porta, e si mise a guardare: suo padre Bobby seduto a capotavola, che commentava l’ultima canzone di Michael Bublé, occhi fissi su di lei, seduta sulla sedia accanto, la schiena dritta e rigida, le mani intrecciate appoggiate sulle gambe accavallate, completamente rossa in viso.
Greg, era messo appoggiato al frigo, e stava in ascolto.
Decise di intervenire –Che succede qui? Interrogatorio?- chiese, guardando suo padre, che distolse lo sguardo da Vanessa per rispondergli.
-No, le ho offerto qualcosa da bere, visto che tu sei troppo impegnato ad essere in ritardo- lo rimproverò Bobby, per poi volgere lo sguardo a Vanessa nuovamente –perdonalo, è colpa mia forse, gli ho fatto fare tutte le commissioni- si scusò, sorridendo.
-Non si preoccupi.. cioè, scusi, scusami! Intendevo: non Ti preoccupare Bobby- si corresse Vanessa, ricordandosi che doveva dargli del “tu”.
Niall si avvicinò a lei, per lasciarle un bacio sulla testa, e poi dirigersi verso il frigo, facendo spostare Greg.

-Sai Vanessa..- cominciò Bobby, per poi fermarsi – intendevo, Vane, mio figlio ha svaligiato un supermercato per questa sera, siamo sicuri che dovete mangiare solo voi tutta quella roba?- le chiese, indicando l’enorme sacco della spesa che Niall aveva appena tirato fuori, lei spalancò gli occhi alla vista.
-Ma quanta roba hai preso?!- esclamò incredula.
-Fidati, non è tanta roba, è solo troppo grande- si giustificò lui.
Lei si mise la mano sul viso –Come al solito sei un ingordo- concluse, facendo ridere Greg e Bobby.
-Parla lei- continuò Niall, ridendo.
-Dai muoviti Niall James, non vorrai farla aspettare ancora- si intromise Greg, facendo l’occhiolino a Vanessa.

 
Dopo circa mezz’ora, Niall e Vanessa erano arrivati a destinazione.

Erano su una piccola collinetta, non troppo lontana dal centro di Mullingar, perfetta per ammirare il paesaggio, perfetta per ammirare il cielo notturno irlandese.
Niall cominciò a montare la tenda che aveva portato, la stessa che usava per andare in campeggio: non troppo grande, non ingombrante, ma soprattutto: facile da usare.
-Il bello di questa tenda è che si può aprire la parte sopra, così non serve congelarsi per guardare il cielo- annunciò lui entusiasta, una volta posizionata nel punto migliore.
Vanessa sorrise, e cominciò a posizionare i sacchi a pelo, coprendoli con le numerose coperte che Niall aveva portato.
Niall le si avvicinò da dietro, le fece il solletico ai fianchi.

-Non vale attaccare alle spalle!- lo rimproverava lei, ritrovandosi distesa, sotto di lui.
-Non mi hai ancora salutato come si deve da quando sei arrivata, antipatica- si giustificò lui, fingendosi offeso.

Lei in risposta, lo avvicinò, lasciandogli un bacio.
-Ora possiamo mangiare tutto quello che hai comprato? Ho fame- annunciò lei, per poi scappare alla sua presa: andò fuori dalla tenda, e cominciò a curiosare.
-Tramezzini, panini, patatine, bibite, dolci! Ti adoro Horan- esclamò, tirando fuori il sacchetto di patatine con la paprica e cominciando a mangiarle.
-Ehy! Condividi il cibo con il tuo ragazzo perfetto- la incitò lui, cercando di afferrarle il sacchetto bianco, che lei nascondeva dietro la schiena.
-Le patatine sono mie- annunciò lei, cominciando a correre, con lui a seguito.

Ma lui, correva troppo veloce, o forse lei, voleva lasciarsi prendere.
L’afferrò per la vita, e la sollevò di peso, riportandola verso la tenda; lei scalciava per ribellarsi, e continuava a ingoiare patatine, rideva, e a momenti si soffocava.
La mise giù –Anche io ho fame di patatine alla paprica! E tu sei una ladra- la rimproverava sorridendo, per poi avvicinarsi alla bocca di lei.
Sentiva le sue labbra, la polvere rossa delle patatine le faceva da rossetto, cominciò a passare la sua lingua su quelle, delicatamente, sentendo il gusto della paprica invaderlo, mordicchiava, cercando di non farle troppo male, cercando di non scambiarla per cibo.
Quando si allontanò, lei gli porse il sacchetto bianco –Tieni dai- e lo incitò a prendere qualcosa.
Lui infilò la mano, prese una patatina, e la avvicinò al viso di Vanessa, la passò sulle sue labbra.
La ripose nel sacchetto, e si riavvicinò di nuovo, assaporandola nuovamente.

-Tu lo sai vero che io non sono da mangiare?- chiese lei, quando lui si allontanò, per poi prendere una manciata di patatine, mettendole in bocca.
Lui annuì, e una volta deglutito rispose –Certo che lo so, ma che ci posso fare? Le tue labbra con la paprica sono una combinazione vincente- confessò, sorridendole.
-Ah si? Bene, metterò alla prova le tue con la maionese dei tramezzini allora- concluse Vanessa, incitandolo a sedersi, lei continuava ad avere fame.


Dopo la cena, si coricarono dentro la tenda: il vento irlandese era ancora troppo gelido per permettere loro di stare all’aperto; si rifugiarono sotto le coperte.
-Quanto ho mangiato! Potrei esplodere- annunciò Vanessa, portandosi una mano sulla pancia, per poi sorseggiare un po’ d’acqua dalla bottiglia.
-Guarda Vane! Sono incinto!- annunciò Niall, alzando la camicia, e mostrando il suo ventre.
Vanessa si mise a ridere, per poi assumere un viso serio, e quasi arrabbiato.
-Sei incinto?!- urlò quasi –e chi è la zoccola che ti ha messo in questa situazione?!- domandò, con le labbra aperte in un sorriso, che fecero ridere fin troppo rumorosamente Niall.
Lui continuò la recita –Oddio amore perdonami, è stato un incidente!- esclamò, accarezzandosi la pancia, come se un bambino fosse davvero dentro di lui.
-Amore un cazzo! Sputa il nome! È Holly vero? Quella.. quella.. quella cretina! Complimenti a entrambi- continuò Vanessa, mettendo il broncio, distendendosi, dandogli le spalle.

Niall le si avvicinò, facendo combaciare il suo petto con la sua schiena, portò la mano sulla pancia di lei, portandola sotto la sua maglietta.
-Tu invece? Cos’hai qui dentro? Un altro piccolo Conor?- le sussurrò all’orecchio, facendola girare di scatto.
-Per favore, assolutamente no!- esclamò lei, con gli occhi spalancati.
Lui rise a quell’espressione, -Sto scherzando- si affrettò a dire, accarezzandole la guancia.

Lei in risposta, intrecciò le mani tra i suoi capelli, e lo portò verso di sé, facendo combaciare i loro corpi.
Gli baciò il naso, per poi scendere, passare alla guancia, il mento, il collo; lui si lasciava trasportare da quei baci, si lasciava trasportare da quei brividi; poi si avvicinò ancora di più a lei, le baciò la fronte, per poi scendere anche lui, verso la sua bocca.
La baciò dolce, per poi schiudere le labbra; la sua lingua accarezzava le labbra di lei, le sfiorava dolcemente, e lei rimaneva immobile, come incantata, ipnotizzata, non osava muoversi o interromperlo.
Quando finalmente le loro lingue si fiorarono, Vanessa lo avvicinò ancora di più a sé.
Lui sentiva i loro denti scontrarsi, qualche volta, sentiva la lingua di lei che si divertiva a passare sulle sue coroncine dell’apparecchio, lui sorrideva, e la lasciava fare, mentre con la mano le accarezzava la guancia, tracciava il contorno delle sue sopracciglia, giocava con i suoi capelli.
Fu lui, poi, a invertire le posizioni, a passare sotto di lei, in modo che lei potesse appoggiarsi al suo petto, in mondo che lei potesse accarezzarglielo come faceva sempre, provocandogli brividi, brividi che non avrebbe mai voluto perdere.

Un pensiero poi, gli passò davanti agli occhi.

-Vane?- riuscì a sussurrare, fermandola, e trovandosi i suoi occhi blu a fissarlo.
-Dimmi?- riuscì a rispondere lei, non capendo dove volesse andare a parare.
-Lo so che sto per distruggere un momento come questo.. ma devo chiederti una cosa- confessò lui, sorridendo, arrossendo un po’.
-Devo preoccuparmi?- chiese lei, inarcando il sopracciglio.
Si sedettero a gambe incrociate, l’uno di fronte all’altra, lei con lo sguardo fisso su di lui, curiosa come non mai.
-Niente di grave Vane, lo giuro- si mise la mano sul petto.
-Che devi chiedermi?- continuò lei, lui le prese la mano.
-Devi dirmi una cosa..- cominciò a tracciare segni circolari sul palmo della sua mano –una cosa che non mi hai ancora detto, e che io voglio sapere-
-Una cosa che non ti ho detto..- ripeté lei, cominciando a pensare a cosa potesse avergli nascosto.
-Lo so è una scemenza..- continuò lui –ma visto che ora stiamo insieme, mi piacerebbe saperla- sospirò.
-Chi hai votato?- chiese lui, fissandola; lei non capiva.
-Votato? Quando?- rispose Vanessa, con sguardo stranito.
Lui sorrise –Per il ballo.. non mi hai detto chi hai votato tra i quattro possibili “Re”- continuò Niall.

Vanessa cominciò a ridere, si distese sul sacco a pelo, le mani intrecciate sulla pancia, la sua risata rumorosa riempiva la tenda.
Niall la guardava, non sapeva che fare.

-Tu hai interrotto tutto questo, per una domanda del genere?- lo rimproverò lei, continuando a ridere.
Lui arrossì brutalmente, e per difendersi, le si buttò contro, facendole il solletico.
-Non ridere di me, antipatica- le sussurrava.
Vanessa si calmò, non appena lo vide serio.
-Elimina Conor dalla lista, indovina un po’ chi ho votato tra i tre rimasti- gli disse, rimettendosi seduta, più vicina a lui.
Niall sembrò pensarci su –Alberto forse: tuo cugino, bisognoso di fare nuove amicizie; o Zayn magari: il tuo migliore amico, carino, e degno di essere un Re del ballo..- concluse la sua ipotesi, abbassando la testa, fissandosi i piedi.
-E poi c’era Niall..- riprese lei, portando la mano sul suo mento, e alzandogli il viso.
-C’era Niall: biondo, gli occhi azzurri, il sorriso dolce..- continuò Vanessa –colui che mi piaceva un po’ troppo, e che io lasciavo soffrire restando con Conor- si avvicinò alle labbra di lui, gli fece cenno di distendersi, lei appoggiata al suo petto.
Si staccò da quel bacio, e riprese –Colui che mi rendeva felice- un altro bacio –colui che mi rende felice- labbra che si sfioravano –colui che..- stava per riprendere lei, ma lui la anticipò.

-Ti amo.- le confessò, lasciandola incredula, senza parole, gli occhi spalancati, la bocca leggermente aperta.

Gliel’aveva detto.
Quelle parole, cinque lettere, che non era riuscito a dire a nessuno prima di lei, erano scivolate fuori dalla sua bocca, era riuscito a confessarle quello che provava, era riuscito a dichiararsi, ad affidarsi completamente a lei.
Continuava a tenere lo sguardo fermo su di lei, serio, in attesa di una sua reazione, che non tardò ad arrivare.
Vanessa gli si avvicinò ancora di più, fino a far combaciare le loro labbra, sentiva le sue dita avvicinarsi alle sue guance, i capelli di lei che scivolavano sul suo collo.
In quel bacio sorrise, non riusciva a pensare ad altro: non l’aveva pianificato, non l’aveva pensato, quella piccola confessione era pura casualità, come voleva lui, senza bisogno di giri di parole, senza bisogno di captare il momento perfetto: gliel’aveva confessato, dal nulla, in un momento in cui il suo cuore gli diceva di farlo, senza consultare il cervello, farlo e basta, davanti a lei, confessarlo in quell’attimo, senza adrenalina per l’ansia, un gesto spontaneo, un gesto puro e semplice.
Quando lei allontanò le sue labbra dalle sue, si distese affianco a lui, e sempre tenendogli il volto, riuscì a rispondere a sua volta.

-Se mi lasciavi finire la frase te l’avrei detto prima io- sussurrò –colui che amo- terminò.
-Non puoi anticiparmi in tutto, sono io il ragazzo perfetto- rise lui.
-Il Re del ballo che io ho votato..- continuò lei, facendolo sorridere, mentre lui le accarezzava la guancia con l’indice.
-Siamo sicuri?- la istigò, inarcando il sopracciglio.
-Ti amavo Niall, solo che..- riprese lei, ma lui le parlò sopra nuovamente –Amavi anche Conor- sbuffò quasi, alzando gli occhi al cielo.
Lei sospirò, e voltandogli il viso verso di lei continuò il suo discorso –Solo che non trovavo il coraggio di dirtelo, geloso che non sei altro- lo rimproverò lei –volevo bene a Conor, ma credo che amare qualcuno sia diverso.. voler bene è troppo.. comune: vuoi bene alla tua famiglia, ai tuoi cugini, al tuo migliore amico; puoi anche dire di amarli, perché sono parti di te che non vorresti mai lasciare.- lui si decise a guardarla negli occhi.
-Ma quello che provavo, quello che provo per te, non è un “ti voglio bene”, non è un “ti amo” come tutti gli altri; io Ti amo davvero, come nessun altro prima di te, neanche Conor ha avuto questo privilegio, ficcatelo bene in quella testa bionda, io Amo te Niall James Horan- confessò, scandendo bene quelle parole, sottolineando per bene l’importanza che lui aveva nella sua vita, era importante, era lui, era parte di lei.

Niall sorrise a quella confessione, e l’unica cosa che poté fare, fu avvicinarsi a lei, lanciandole un bacio sulla fronte, uno sulle labbra, mentre con la mano le accarezzava il collo, e scendeva, sulle spalle, sul fianco; le mani di lei lo avvolsero in un abbraccio, e si intrecciarono dietro la sua schiena.
Quei baci, si fecero più veloci, d’un tratto, le loro mani, sfioravano i loro corpi con strana impazienza; quell’atmosfera che Niall aveva interrotto, si stava ricreando, con una strana velocità.
Si cercavano a vicenda, come bisognosi di contatto tra di loro, si cercavano con le labbra, con le mani, con lo sguardo.

Una voce però, interruppe di nuovo quel momento.

-Ma chi abbiamo qui? Scommetto che qui dentro c’è un biondo!- urlava qualcuno da fuori.
I due si staccarono velocemente, sussultando dallo spavento.
Niall si alzò leggermente, aveva riconosciuto quella voce, quell’accento, e aprì la cerniera della tenda: davanti ai suoi occhi, si ritrovò Sean, che teneva per mano Kayla, la sua ragazza, lo guardava divertito.

-Che combini dentro a quella tenda? Pervertito!- continuò a deriderlo Sean, mentre la ragazza accanto a lui lo incitava a stare zitto.
-Non lo sai che potrei denunciarti per atti osceni?-
-Sai che invece io vorrei denunciarti per disturbo della Mia quiete?- rispose a tono Niall, uscendo dalla tenda e salutandolo con una pacca sulla spalla, per poi incrociare le braccia sul petto: uscire senza giubbotto voleva dire congelarsi.
Vanessa uscì a sua volta, armata di coperta, salutò i due arrivati, per poi avvolgere Niall.

-Passeggiata romantica?- domandò a Kayla, che le rispose sorridendo, e avvinghiandosi ancora di più a Sean, che ricambiò quella stretta.
-Diciamo di sì..- riuscì a rispondere la ragazza –voi invece? Scusate se vi abbiamo interrotto, ma questo testone appena vede Niall va in estasi, devo essere gelosa?- inarcò il sopracciglio, facendo scoppiare il biondino in una risata.
-Bene insomma, Sean gira al largo, so essere bestiale- rise a sua volta Vanessa, guardandolo con viso “maligno”.
Sean abbassò lo sguardo, come preso dalla vergogna; Kayla lo abbracciò ancora di più, rassicurandolo che stavano scherzando, lui in risposta, si avvicinò al volto di lei, lasciandole un bacio.
-Poi siamo noi quelli sconci- sussurrò Niall all’orecchio di Vanessa, che sorrideva divertita.
-Volete unirvi a noi?- domandò il biondino, che come risposta ricevette una risata da parte dell’amico.
-No, volevo solo romperti un po’ le palle, mi diverto con poco- rispose Sean.
-Tu lo sai vero che tutte queste cose, un giorno saranno scagliate contro di te?- lo minacciò Niall.
Sean però, non gli diede troppo peso –Sei talmente dipendente dalla tua “occhioni blu” che non hai tempo per vendicarti- lo derise ancora.
-Parla lui, no?- lo fulminò Niall, incitando Vanessa a tornare dentro: il vento era dannatamente freddo, gli lacrimavano gli occhi.

Salutarono Sean e Kayla, velocemente, e si coricarono di nuovo in quella tenda, al riparo, al caldo.
Si misero sotto le coperte, i denti che battevano un po’, l’uno di fronte all’altra.

-Che freddo- sussurrò lei, avvicinandosi al petto di Niall, abbracciandolo, e sperando di trovare un po’ di calore.
Lui la teneva stretta a sé.
-Dovevo chiudere la tenda quando sono uscito, scusami- riuscì a sussurrarle, accarezzandole i capelli.
-Sean mi detesta..- si lasciò sfuggire Vanessa, facendo spalancare gli occhi al biondino, che cercò il suo sguardo, incredulo a quelle parole.
-Perché dovrebbe?- le chiese, alzandole il viso con la mano.
-Forse dovresti uscire di più con lui.. non voglio essere la causa del tuo allontanamento dai tuoi amici- confessò tutto d’un fiato, abbassando lo sguardo sul petto di lui.
-Credi davvero a quello che hai detto?- le domandò, lasciando spazio a un sorriso tenero sul volto.
Lei si limitò ad annuire, mentre lui le accarezzava la testa, per poi appoggiarsi su questa, lasciandole un bacio.
-Peccato che lui ti adori, e mi rompa sempre per un’uscita a quattro..- confessò Niall.
-E perché non me l’hai detto?!- balzò di scatto lei, fissandolo incredula –potevi dirmelo! Potevamo organizzare qualcosa!- esclamò  nervosa.
Lui sorrise, e la fece avvicinare di più al suo viso –Perché io voglio stare da solo con te, con Sean ci passo tutte le lezioni, e tutte le volte che tu non ci sei- le lasciò un bacio, e cercò di stare sulle sue labbra a lungo, come per concludere il discorso, ma lei, lo scostò.
-Voglio un’uscita a quattro con Sean e Kayla- annunciò, cercando di schivare la sua bocca, che cercava la sua, con fin troppa impazienza.
-Per favore Niall, trattieni i tuoi ormoni- continuava lei, ridendo appena, facendo cadere le sue labbra sulle sue guance, sul naso, sulla fronte, vicino agli occhi.
-Dai- continuava, per poi cedere, e lasciarlo fare.

Si lasciava baciare, si lasciava togliere il respiro, le sue mani sul suo viso, che lo accarezzavano, lo avvicinavano ancora di più a lei, che stringevano le sue guance morbide.
Guance fin troppo tenere.
Si staccò da quel bacio, avvicinò la sua bocca alla guancia destra di Niall, cogliendolo di sorpresa, ma senza spaventarlo: e quel suo essere ciecamente fiducioso in lei, gli costò un morso in piena guancia, l’arcata dentale di Vanessa marchiata sul suo viso.

-Ahia!- si lasciò scappare una piccola lamentela lui, portandosi la mano sul viso, massaggiandosi appena.
-Questo è per il tuo essere così dannatamente.. attraente. Non mi farai cambiare idea con i tuoi baci: voglio uscire con loro- concluse lei, sotto lo sguardo severo di lui.
-E va bene principessina, lo faremo- tentò di avvicinarsi di nuovo.
Lei gli mise un dito davanti alle labbra –Devi giurarmelo- gli sorrise.
-Lo giuro- continuò lui, mettendosi una mano appoggiata dalla parte del cuore –Lo giuro sulla persona più importante che ho- continuò, sorridendole, –e se te lo stai chiedendo, quella persona..- si avvicinò al suo viso, le sue labbra soffiarono appena su quelle di lei –quella persona sei tu- .

 
 


Note di Nanek
Ciao a tutte mie care!
Eccomi tornata dopo un bel periodo di esami, ancora viva, o almeno credo, e con questo capitolo super coccoloso.
Devo essere sincera, mi faccio del male a scrivere certe cose a volte: quante di voi vogliono della paprica sulle labbra e farsi quasi mangiare da Niall?? Quante di voi vogliono un’uscita in tenda con Niall?? Quante di voi vogliono sentirsi dire tutte quelle cose carine e coccolose? *tiene entrambe le mani alzate e dice io io scegli me mi offro come tributo*
La mia stupidità non ha fine XD scusate!
Comunque, sperando che vi sia piaciuto, passiamo a ringraziare le nuove arrivate =)

Grazie a voi che avete messo la mia storia tra le preferite _xlovescarrots_  rups96  Nicole998 <3 vi adoro =) <3
Grazie a voi che avete messo la mia storia tra le ricordate Aleran shehaswritten  <3 vi adoro =) <3
Grazie a voi che avete messo la mia storia tra le seguite cate_97 Ridichetifabene <3 vi adoro =) <3
Grazie a voi che avete recensito malika taxi Horan_s9 <3 vi adoro =) <3
Grazie a tutte voi che leggete, vi giuro, le visite che ricevo mi danno davvero tanta soddisfazione!! <3


In attesa di vostri commenti, che io semplicemente adoro leggere, ci vediamo presto =)
Nanek

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Capitolo 16
*** Wanna go back there every night ***


Capitolo 16

Wanna go back there every night



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Il piccolo cancello della loro casa era rimasto aperto.

Notandolo, Niall si avvicinò per richiuderlo, e nel farlo, notò una busta dentro la cassetta della posta; si affrettò a prenderla, non era una comune busta, era più grande, più colorata, con i bordi dorati, e con una scritta a caratteri strani, in corsivo, elegante, e già stampata, non fatta a mano, “per la Famiglia Horan più Vanessa” lesse davanti; la girò, e notò sul retro la città di provenienza di quella busta: Spagna.
Alberto. Pensò il biondino, sorridendo appena, e avviandosi alla porta di casa.
Suonò il campanello, e lei non lo fece aspettare troppo: Vanessa aprì la porta, lo accolse con un sorriso, un profumo lo invase quando le si avvicinò per abbracciarla.
La pancia di lei li divideva, lui l’accarezzava, e suo figlio, non tardò a farsi sentire.

-Ma ciao a te, piccolo mio- si rivolse verso quel colpetto, posandoci le labbra; Vanessa tossì di proposito.
-Ciao anche a te, amore mio- alzò lo sguardo Niall, notando gli occhi di lei quasi offesi, lasciandole un bacio sulla punta del naso.
-Oh, grazie di avermi notato, Horan- rispose lei, dicendogli di muoversi, che la cena era già in tavola.

Niall andò verso il bagno, si tolse la camicia e i jeans, per potersi immergere in indumenti più comodi: pantaloni corti della tuta e canottiera, faceva troppo caldo secondo lui.
Mentre ripiegava i pantaloni, si ricordò della busta appena ricevuta; si diresse verso la cucina e prima di sedersi vicino a Vanessa, gliela posò davanti agli occhi.

-Cos’è?- chiese lei.
-C’è posta per noi amore!- esclamò entusiasta –Dai aprila sono curioso!- continuava.

Vanessa guardava con attenzione quella busta, e appena vide il francobollo spagnolo, quasi si irrigidì.
-A-Alby..- balbettò, accarezzando quel pezzo di carta, come se una fitta di nostalgia l’avesse appena travolta.
Aprì la busta, e dentro, un foglio bianco, con cornici in oro, si mostrò ai suoi occhi: un invito a un matrimonio.

“Alberto e Leticia sono lieti di annunciare le loro nozze,
che si terranno a Madrid il giorno 24 ottobre ore 15:00 presso la Chiesa Di San Francisco el Grande.
Sperando di vedervi in questa occasione,
un abbraccio.”

Vanessa sorrise.
-Finalmente dopo anni si sposano quei due!- annunciò, tenendo lo sguardo basso.
-Già- riuscì a dire Niall –Spagna arriviamo insomma!!- si lasciò andare all’entusiasmo, abbracciandola, e accarezzandole la pancia.
Vanessa sorrise nuovamente, avrebbe rivisto suo cugino, dopo anni di scambi di lettere e, occasionalmente, qualche video chiamata su Skype.

Pensare che doveva stare via solo per un anno scolastico. Si ripeteva nella sua testa, e quel pensiero, l’accompagnò per tutta la cena.

Niall parlava, e organizzava già il giorno della partenza, nonostante mancassero ancora diversi mesi: era emozionato, fin troppo, era la prima volta che andavano in Spagna, e la cosa lo emozionava, come un bambino, lo riempiva d’entusiasmo.
Mentre lei, fissava il piatto.
Portava alla bocca il cibo, a volte rivolgeva lo sguardo a suo marito, sorrideva, annuiva, ma non era partecipe a quella conversazione, Vanessa quella sera era persa nei suoi pensieri.
Per tutta la giornata aveva pensato a suo cugino, rivedendo quelle foto, ritrovando quella rivista per studi all’estero, quella giornata era stata caratterizzata da soli ricordi, ricordi di Alberto, di Niall soprattutto, e di Zayn.
Come se quei ricordi fossero arrivati nel momento più opportuno, come se fossero capitati apposta per avvertirla dell’arrivo di quell’invito, come se il destino avesse voluto prepararla a tale sorpresa.

-Vane? Mi ascolti?- la richiamava Niall, accarezzandole il braccio.
Spostò lo sguardo verso il suo, sorrise, e mentì –Certo che ti ascolto, va avanti..- .

Niall continuava a fissarla con viso strano, come se avesse capito che qualcosa non andava per il verso giusto.
Finirono di mangiare in silenzio, e quando fu l’ora di spreparare, Niall si offrì di mettere in ordine.
-Ti dispiace se esco un attimo? Sono sull’altalena- domandò lei, ricevendo come risposta un sorriso, e un cenno con il capo.

Altalena, solo una cosa vuol dire: ha bisogno di star sola. Ripeteva nella sua mente il biondino, cominciando il suo lavoro.

 
Vanessa si dondolava piano, sull’altalena che avevano nel giardino di casa.
Fissava il vuoto, stava in silenzio, guardava ciò che la circondava, si lasciava accarezzare dal vento, i capelli che si spostavano leggeri, le mani che si tenevano strette alla corda.
Il silenzio la circondava, ma nella sua mente, delle risate riempivano quel momento.
Risate.
Ragazzi brilli che dicevano cose insensate.
Abbracci che non dovevano finire così presto.
Una musica di sottofondo che li avvolgeva.
I ricordi di quella sera si fecero spazio davanti ai suoi occhi, si fecero avanti, portando anche quella nostalgia che avvertiva ogni tanto, e che mai, come in quel giorno, si era fatta sentire così tanto.
Quella sera, il giorno in cui Alberto annunciava la sua partenza per la Spagna, una sera tranquilla, tra amici, una sera dove bisognava festeggiare, una serata da non scordare mai.

***

-Alziamo le lattine ragazzi!- annunciò il rosso, reggendosi a mala pena in piedi: la sua quarta birra si faceva sentire troppo evidentemente.
-Brindiamo! Perché mi è stato comunicato che il giorno 18 settembre 2012, partenza da Dublino, un aereo mi porterà a Madrid, per dare inizio al mio anno all’estero!- annunciò tutto d’un fiato.

Un boato lo accolse, il piccolo gruppo di amici che si era ritrovato quella sera, nel piazzale vicino al campo di basket, cominciò a urlare, ognuno a modo proprio, i complimenti al rosso.
Qualcuno batteva le mani, qualcuno fischiava, Zayn si era alzato per battergli la mano sulla spalla, altri bevevano la birra tutta d’un fiato.
Sean rubò la chitarra di Niall, e cominciò a intonare una canzone per Alberto, sotto lo sguardo fulmineo del proprietario, in pena per il suo povero strumento.
Il biondino era seduto con Vanessa tra le gambe.
La schiena di lei, sul petto di lui, lei era l’unica a non aver detto una parola.
Lei sapeva già della sua partenza, suo cugino l’aveva avvisata quello stesso pomeriggio, urlandoglielo dalla finestra.
Il biondino appoggiò le labbra alla spalla di lei, le mani si avvolsero sulla sua pancia, la strinse di più a sé, e la sentì rigida, immobile, pietrificata.

-Vane.. guarda che torna- le sussurrava, ma lei, non rispondeva, era persa nel vuoto.

Poteva sentire il suo cuore, battere più forte, poteva sentire i suoi singhiozzi strozzati, che non riusciva a trattenere, nonostante si imponesse di farlo.
Niall l’avvolse ancora di più, ma sembrava tutto invano, come se non ci fosse cura a quella tristezza che la stava travolgendo da appena sette ore.
Vanessa era triste, non riusciva a trovare il lato positivo della cosa, sentiva già un vuoto dentro di lei, un vuoto che le faceva troppo male, un vuoto che neanche Niall poteva riempire: doveva trovare da sola, il modo per conviverci.

-Sto bene- riuscì finalmente a dire, sollevando un po’ di morale Niall, che continuò ad accarezzarla.
-Cerca di capire, sono gli ormoni- si giustificò lei, facendolo ridere appena, prendendo le sue mani e intrecciandole alle sue.

Zayn in quel momento, fece partire della musica dal suo portatile, facendo sobbalzare tutti dallo spavento.
Il moro rise, troppo brillo anche lui, e si giustificò –Balliamo un po’ dai!- e rise ancora.
-è andato completamente- annunciò Vanessa, ridendo di lui, e mostrandogli la lingua.
Zayn rispose con una smorfia, provocando risate generali, e sfidandola.

-Scommetto che sei talmente ubriaca da non saper più reggerti in piedi- rise.
-Potrei bere altre tre birre ed essere più sobria di te Malik- rispose a tono, cominciando a sorseggiare dalla lattina.
-Andata allora- dichiarò lui, cominciando a bere altra birra.
-Anche io partecipo!- si unì Alberto, che appena fece un passo in avanti, inciampò, cadendo addosso a Niall.
-Meglio se tu stai qui, stellina di mamma- lo abbracciò Niall, facendolo distendere, ridendo, mentre Alberto si lasciava coccolare come un bambino inerme e bisognoso d’attenzioni.

Dopo aver bevuto le tre lattine, Zayn fece ripartire la musica, assordando il gruppo.
Fu Sean a prendere il comando del computer, proclamandosi il DJ della serata, e facendo riempire l’atmosfera con le note di un ballo particolare: La Macarena.
Zayn cominciò subito a lamentarsi, parlava balbettando, non riusciva quasi a formulare una frase di protesta.
-Io non so ballare la Macarena- annunciò, allungando un po’ troppo la “a” finale, facendo scoppiare tutti a ridere.
-Avanti Malik, muovi quel culetto su- lo incitava Vanessa, un po’ barcollante, e non troppo in grado di formulare una frase in inglese: mescolava l’italiano, lo spagnolo, le frasi erano un po’ troppo campate in aria, e i ragazzi rimanevano con aria stranita al sentirla.
Zayn invece, la derideva, si piegava in due dalle risate, mentre lei lo schiaffeggiava appena incitandolo di smettere.
-Diamoci una mossa, ballerini- li rimproverava Sean, facendo ripartire nuovamente la musica.
Vanessa non riusciva a smettere di ridere, muoveva le braccia e le mani a tempo, scuoteva il bacino, se la cavava, ma non appena il suo sguardo cadeva su Zayn, cominciava a ridere fin troppo rumorosamente.
Zayn era scoordinato, non conosceva tutti i passi, e invece di muovere il bacino durante il ritornello, sbatteva i piedi per terra, e muoveva le braccia come se fossero ali di papera.
La risata generale lo travolse.
Quando la canzone finì, Vanessa non aveva più fiato per parlare, continuava a ridere, le facevano male le guance.
-Zayn sei un tonto- lo derideva, mentre il moro continuava la sua danza senza bisogno di musica in sottofondo.

 
Dopo circa due ore, Zayn era disteso per terra, travolto dalla stanchezza e dal sonno, le sue energie esaurite completamente: dormiva con la testa sulle gambe di Vanessa, che man mano che passavo i minuti, ritornava un po’ più se stessa.
Kayla e Sean furono i primi ad andare via, li aspettava una notte interessante, a quanto diceva John; poi, poco a poco, la compagnia andava diminuendo, era giunta l’ora di ritornare a casa, per tutti.
Rimasero per ultimi solo Niall, Vanessa, Zayn addormentato sulle sue gambe, Alberto, più lucido rispetto alle ore precedenti, ed Anne.
Mentre Niall rimetteva la chitarra al proprio posto, Anne, la piccola e nuova fiamma di Zayn, si fece coraggio, e chiese a Vanessa se qualcuno la potesse accompagnare a casa, date le pessime condizioni del suo accompagnatore.
-Non fraintendermi, ma.. ho paura ad arrivare a casa da sola, a quest’ora, di notte- cercò di spiegare, mentre si torturava le unghie.
Vanessa la tranquillizzò, capiva benissimo il suo stato d’animo, Anne aveva solo 16 anni, era comprensibile la sua paura, le faceva tenerezza, e chiese a Niall di accompagnarla.

-E tu con chi torni?- domandò il biondo, ma lei, indicò suo cugino, sveglio e abbastanza attivo.
-Portiamo questo ubriaco a dormire da me, non preoccuparti, non sono sola- lo tranquillizzò, sorridendogli, e facendo cenno ad Alberto di aiutarla a sollevare Zayn.

Niall, sebbene fosse un tantino contrariato, non si lamentò: Vanessa doveva stare un po’ da sola con il cugino, aveva bisogno di parlargli, e lui l’aveva intuito; fu così, che le si avvicinò, le lasciò un bacio, e fece cenno ad Anne di seguirlo, verso la sua bici.
-Scrivimi quando arrivi- esclamò lui.
-Come sempre- continuò lei, per poi vederlo allontanarsi.
-Avanti ora, portiamo questo moro a dormire- annunciò il rosso, sollevando Zayn, aiutato da Vanessa.

 
Il tragitto verso casa di lei, fu caratterizzato da un silenzio tombale.
Tranne certe strane frasi che Zayn esclamava a colpi, e che interrompevano quella quiete, i due cugini non si rivolsero la parola.
Restarono in silenzio anche quando giunsero a destinazione: appoggiarono Zayn sul divano di casa di lei, lo coprirono con una coperta, e poi uscirono nuovamente, verso il giardino, dove si sedettero sulle sedie a dondolo con le bottiglie dell’acqua.

-Pesa tantissimo il tuo amico, son distrutto- annunciò Alberto, sorseggiando dalla bottiglia.
-Siamo affaticati anche dalla birra, siamo ancora un po’ andati- rispose lei, bevendo a sua volta, sentendosi la gola secca.

Ed ecco di nuovo quel silenzio tra di loro.
Alberto la fissava, anche se non aveva una luce ad illuminare il suo volto, la fissava, e riusciva a vedere la tristezza nel suo viso.
Lei fissava il vuoto, come aveva fatto per tutta la giornata, lei stava in silenzio, e la cosa non era normale, abituato com’era a chiederle di stare zitta per almeno cinque secondi; Vanessa sembrava persa in un altro mondo, e lui non riusciva a capire il motivo di tale comportamento: se ne andava, era vero, ma sarebbe tornato, non l’avrebbe abbandonata, le avrebbe sempre scritto, l’avrebbe chiamata, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarla sola; poi lei aveva Niall, che la riempiva di attenzioni e di affetto, aveva Zayn, che era l’amico migliore che potesse desiderare, eppure non sembrava bastare.

-La verità è che.. non so neanche io perché sto reagendo così- disse lei, come se gli avesse letto la mente.
-So che ho Niall e Zayn, e lo giuro, non mi fanno mancare niente, ma.. tu sei tu Alby, sei il mio rosso, piccolo e indifeso, e mi mancherai da morire- sorseggiò un altro po’ d’acqua.
-Mi mancherai quado andrò a lavoro e non ti troverò lì, mi mancherai quando tornerò a casa e non ti vedrò alla finestra di camera tua mentre mi saluti.. mi mancherà stare qui fuori, e.. parlare, semplicemente- concluse, per poi avvicinarsi a lui.
Anche lui si alzò in piedi, e l’avvolse in un abbraccio.
-Mi mancherai anche tu, scema di una cugina- confessò, sentendo la presa di lei stringere un po’ di più –Ti voglio bene-

***

Il ricordo di quell’abbraccio le costò una lacrima sulla guancia.
Ancora seduta su quell’altalena, Vanessa sentiva le braccia di suo cugino sulla schiena, sentiva i loro petti ancora stretti l’uno all’altro, sentiva la voce di lui che le diceva che le voleva bene, sentiva il suo profumo che da troppi anni mancava nell’aria.
Suo cugino Alberto non era più tornato da quell’anno all’estero: aveva trovato un buon lavoro, che gli permetteva di mantenersi gli studi, si era laureato, e cosa più bella, si era innamorato.

La famiglia che lo ospitava, aveva una figlia, l’età di Alberto, Leticia: capelli castani, gli occhi verdi smeraldo, un colpo di fulmine, una storia che aveva completamente travolto il rosso, facendolo arrivare a quel passo tanto atteso: il matrimonio.
Vanessa ricordava ancora, come lui, durante una chiamata Skype, le aveva detto della sua decisione di restare in Spagna, perché era innamorato, perché quella vita era il suo destino, perché non se la sentiva di abbandonare tutto quello che aveva creato in quel misero anno.
Ricordava gli occhi di suo cugino, che cercavano un po’ di comprensione da parte sua, dato che la famiglia non era molto entusiasta della sua decisione, e dato che lei, era l’unica che poteva capirlo davvero.
Ricordava il suo finto sorriso, le sue finte parole, nel dirgli “Segui quella vita, non lasciartela scappare”, sorridendogli, augurandogli ogni bene, rendendolo felice, rendendolo sicuro di quella scelta; ma appena la chiamata fu chiusa, l’unica cosa che seppe fare, fu piangere sul cuscino di camera sua.
Alberto non venne mai a sapere di quel pianto, come non lo venne a sapere Niall, o Zayn: Vanessa non voleva più sembrare la piccola di turno che aveva bisogno dell’appoggio di qualcuno per non sentirsi sola, si sentiva abbastanza matura da poter affrontare la cosa da sola; e così aveva fatto, nascondendo il suo pianto, continuando ad essere felice per la nuova vita del cugino, isolandosi su un’altalena, quando non riusciva a fingere di essere felice.

-Ehy, piccina- una voce interruppe quei pensieri, delle mani si intrecciarono sul suo ventre, delle labbra si fecero sentire vicino al suo orecchio.
-Non piangere- continuava lui, abbracciandola.
-Non sto piangendo- rispose lei, mentre lui si posizionava di fronte ai suoi occhi.
-Oh giusto, è solo caduta una goccia d’acqua sulla guancia, aspetta che ti asciugo allora- scherzò lui, facendola sorridere, mentre con la mano le asciugava quella lacrima.
-Mi manca- confessò lei, e Niall continuò a sorriderle.
-Lo so, ma lo rivediamo presto- la rassicurò, facendole cenno di alzarsi, per abbracciarla.
-Se piangi, il nostro bambino nasce con il viso triste, non sarebbe carino- le sussurrava all’orecchio, mentre con le mani, le accarezzava la schiena.
La sentì ridacchiare appena.
-Non piangere piccina, ci sono io qui..- le sussurrò nuovamente, per poi lasciarle un bacio sulle labbra –.. sempre e in ogni circostanza- concluse, per poi prenderle la mano, e incamminarsi insieme verso casa.

Quella sera, alla televisione, c’era una partita importante ad aspettarli.

 




Note di Nanek

Ehy there! =)
Eccomi di ritorno, in mega ritardo.
Devo essere sincera: questo capitolo è stato un’impresa, e lo sarà pure il successivo, yuppi!
No dico davvero, cioè, anche questo capitolo.. è la tristezza, nonostante Niall sia un pulcino affettuoso e tenero, è la tristezza: finalmente abbiamo capito dove s’è cacciato Alberto almeno, in Spagna! Sto furbo, è partito e non è più tornato -.-
Con il prossimo capitolo, scopriremo anche dove s’è cacciato un altro personaggio ;) chissà chi ;) e chissà perché i due piccioncini hanno questa pressa di andare a vedere una partita.. mah! U.U
Spero di riuscire a farmi perdonare in qualche modo per questo ritardo <3
Passiamo a voi =)

Grazie a voi che avete messo la mia storia tra le seguite =)  i love my panda  ilaperla  JoJo_27 __sara__  <3 vi adoro <3
Grazie a voi che avete recensito =) Curly e austinsheart <3 vi adoro <3
Grazie a voi che avete letto la mia storia e lasciato la vostra visita =) <3


Bene insomma, ora che sono tornata al mio pc, vedo di postare prima magari eh? ;) ve lo prometto!
In attesa dei vostri commentini adorabili,
A presto!
Nanek

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Capitolo 17
*** The times that we had ***


Capitolo 17

The times that we had, I'll keep like a photograph 


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Sedevano sul divano, Niall e Vanessa.

Lei appoggiata a lui, lui, con una mano teneva la sua, accarezzandola.
La televisione era accesa, già preparata sul canale giusto: la partita di rugby sarebbe cominciata a breve, quella sera giocava l’ England National rugby Union Team, non una squadra a caso, una squadra che lei seguiva ad ogni partita.
I rugbisti fecero il loro ingresso in campo, le loro divise bianche e rosse spiccavano, la rosa su ogni maglia, il simbolo della squadra.
Ci fu un primo piano di ognuno di loro, e in quel momento lo vide, il ragazzo dalla maglia numero 3.
La pelle abbronzata, contrasto con la maglia bianca, i capelli scuri, sempre lo stesso taglio, senza orecchini per giocare, e poi: i suoi occhi color nocciola, i suoi occhi di sempre, occhi che l’avevano guardata per rassicurarla, per calmarla, per scherzare con lei, occhi che non avrebbe mai dimenticato.
Il suo sorriso non c’era, era serio quella sera, le labbra chiuse, che non lasciavano intravedere i suoi denti perfetti: Zayn Malik era pronto a giocare.

-è diventato ancora più muscoloso o sbaglio?- domandò Niall, voltando lo sguardo verso di lei, che fissava ogni singolo particolare di quel che era il suo migliore amico Zayn.
Lo fissava, e riconosceva nei suoi occhi, la stessa espressione di sempre.

Come se Zayn si sentisse osservato, alzò lo sguardo verso la telecamera, e gli occhi color nocciola del moro, fissarono quelli di Vanessa, facendola arrossire, facendole distogliere lo sguardo.
Vedere Zayn, fu il colpo di grazia per il suo umore, e nuovamente, i suoi pensieri cominciarono a perdersi nel passato, mentre alla televisione, davano inizio alla partita.

***

-Dai ragazzi, giochiamo a Taboo!- aveva proposto Vanessa, ormai esausta di stare a fissare Niall, Zayn, Alberto e Sean giocare con la Play.

Era un’altra serata tra amici, e si erano trovati tutti a casa di Zayn, per una cena, e del tempo insieme: era passata circa una settimana dall’annuncio di Alberto.
Avevano mangiato una pizza, e poi loro, i “maschi”, si erano lasciati travolgere dalla loro immancabile Play Station, lasciando Vanessa, Kayla, la piccola Anne e Waliyha, la sorella di Zayn, isolate dal mondo, ad annoiarsi, a girarsi i pollici.
La proposta di Vanessa, non sfiorò neanche di un centimetro i ragazzi, che continuarono la loro partita, senza togliere lo sguardo dallo schermo.
Le ragazze sbuffarono all’unisono, e si guardarono con aria complice: dovevano trovare un modo per farli smettere.
Si posizionarono, ognuna dietro un ragazzo, e portarono le loro mani davanti ai loro occhi.

-Vane no!! Sto vincendo!- si lamentò Niall.
-Kayla!! È la partita decisiva questa!- continuava Sean.
-Anne! Non puoi volere la mia sconfitta!- urlava Zayn.
-Zayn! Tua sorella mi distrae!- esclamò Alberto, cominciando a schiacciare pulsati a caso.
Vanessa poi, lasciando Niall, si precipitò a spegnere la televisione.
-Ma no!!- la rimproverarono, sotto lo sguardo divertito delle ragazze.
-Siete dei pessimi cavalieri! Alzate quei culi, si gioca a Taboo! E tu Zazo, sei con me- concluse la ragazza dagli occhi blu, puntando il dito sul suo amico, e incitando gli altri ad alzarsi, senza lamentarsi troppo.

Fu così che si ritrovarono, finalmente, nuovamente tutti insieme, seduti attorno al tavolo del salotto di casa Malik, ognuno con il proprio compagno di squadra: Vanessa e Zayn, Niall e Kayla, Alberto e Sean, Anne e Waliyha.
Taboo era un gioco molto semplice: avevano dei biglietti, una parola scritta in alto, da far indovinare al compagno, senza però usare altre parole sotto indicate, tutto ben cronometrato; ci avevano già giocato, ed era stato divertente.
In testa c’erano i due ragazzi, Alberto e Sean, seguiti dalla coppia delle due ragazze, poi Niall ed Anne, ed ultimi, Zayn e Vanessa.

-Zayn perché oggi sei così schiappa mi chiedo?!- lo rimproverava la ragazza, sbuffando.
Il moro sorrise appena, e sistemandosi un ciuffo di capelli, si scusò.
-Dai, adesso recuperiamo- annunciò, prendendo i biglietti in mano: era il suo turno, doveva far indovinare a Vanessa le parole che aveva davanti agli occhi.
Quasi spalancò gli occhi al vedere quella parola tra le mani.

-Allora.. ehm, qual è il mio sogno più grande?- domandò il moro, e Vanessa cominciò ad elencare una lista infinita di cose: essere famoso, laurearsi, avere una Ferrari.
-Vane, qualcosa di più concreto, è qualcosa che è in relazione.. con qualcosa.. che faccio tre volte a settimana- continuò lui, provocando la risata generale.
-Oddio Zayn, vuoi fare il porno divo?- annunciò Vanessa, ridendo di gusto, facendo arrossire Zayn.
-Avanti scema, cosa faccio tre volte a settimana? E non pensare male- continuò il moro.
Vanessa ci pensò su.
-Rugby?- domandò, il moro annuì, sorridendo.
-Ecco, quindi il mio sogno collegato a questo..?- la incitò muovendo piano la mano.
-Giocare nella squadra inglese?- continuò la ragazza.
-E che tipo di squadra è..?-
-Nazionale..?- domandò incerta.
-Esatto! Andiamo avanti, allora.. e se così fosse, io cosa dovrei ricevere, per giocare?- continuò Zayn, fissandola.
-Un contratto?- azzardò Vanessa.
-Molto bene! Ed ora.. cosa risponderei io, se ricevessi tale opportunità? Il verbo-
-Accettare?-
-Molto bene Vane, anche questa parola è andata!- annunciò entusiasta, e Niall bloccò il tempo.
-Dammi il cinque Vane, tre parole!- sorrise Zayn.

-Quindi è questo che hai ricevuto oggi? Il contratto per la squadra nazionale inglese?- una voce lieve fece quelle domande: la sorella di Zayn, seduta dall’altra parte del tavolo, teneva lo sguardo basso, mentre lasciava scorrere quelle parole.

-è per questo che mamma era triste? Perché te ne vai?- continuò lei, sotto lo sguardo fulmineo del fratello, che si sentì arrossire.
-Waliyha, non è il momento- rispose secco Zayn.
-Sei cattivo Zayn, ci lasci qui da sole! E non hai neanche il coraggio di dircelo- strillò la piccola, alzandosi e salendo le scale, verso la camera.

Gli ospiti, rivolsero il loro sguardo verso il moro, ancora impietrito, gli occhi spalancati.
Anne lo guardava, in attesa di una risposta, che Zayn non si decideva a dare, si alzò in piedi, come presa da una strana rabbia, e uscì di casa.
Il silenzio continuava a essere protagonista.
Sean e Kayla si guadarono, come se avessero intuito la situazione, e dopo aver accennato le loro congratulazioni al moro, decisero di andarsene.
Alberto e Niall uscirono a loro volta, sussurrando un –Vane, ti aspettiamo fuori- senza ricevere risposta dalla ragazza.
Restarono soli, Zayn e Vanessa, l’uno di fronte all’altra.
Lei, si mordeva il labbro dal nervosismo, lui, si limitava a tenere lo sguardo basso.

-Dimmi che non è vero- si lasciò andare lei, aspettando che il moro alzasse lo sguardo.
-Dimmi che non è vero che anche tu te ne vai- ripeté, continuando a fissarlo, senza avere gli occhi color nocciola sui propri.

Lei sospirò, un tremolio della mano si fece un po’ più vivo.
-Cosa cazzo stavi aspettando a dirmelo?!- strillò un po’ più forte, Zayn si sistemò i capelli con la mano.
-L’ho saputo oggi- rispose di getto –e non mi sembrava il momento, dato che non avevi preso troppo bene la partenza di Alberto- deglutì.
-E allora tanto valeva aspettare no? Dirmelo quando saresti stato all’aeroporto no? Ma come siamo intelligenti Jawaad!- sputò acida lei, presa da una strana rabbia nei suoi confronti.

O forse, era paura.
Paura mescolata a tristezza.
Tristezza: perché anche il suo migliore amico se ne sarebbe andato via da lei.
Se fino a poche ore prima, riusciva ad accettare la partenza del cugino, perché la presenza di Niall e l’appoggio del moro l’avrebbero aiutata, in quel momento, la situazione cambiava nuovamente.
Anche Zayn se ne sarebbe andato.
E lui, a differenza di Alberto, se ne sarebbe andato per molto tempo.
Anche Zayn aveva deciso di lasciare l’Irlanda, anche Zayn la stava abbandonando lì.

-Ci manca solo che Niall decida di.. che ne so, andare a farsi un viaggetto altrove ed eccomi finalmente sola! Ma tanto, io sono io, chi vuoi che si preoccupi di me?! Valgo meno di zero!- esclamò, facendo irrigidire Zayn, che le prese la mano.
-Non dire scemenze, tu non vali meno di zero-
-E allora perché te ne vai? Perché ve ne andate? Perché mi lasciate qui da sola?!- domandava a raffica, cercando di non farsi sopraffare da un pianto.
-è il mio sogno questo- riuscì a rispondere il moro –e purtroppo, non può essere vissuto qui, ma non ti sto abbandonando! Saresti stupida a pensarlo-
-E tu sei stupido a pensare, che d’ora in avanti ti rivolgerò ancora la parola- concluse Vanessa, secca, mordendosi la lingua per la scemenza appena detta.
Si alzò in piedi, ma Zayn la prese per il braccio –Non dirai sul serio vero?!- le urlò.
-Mai stata più seria di così-
-Vane, non puoi essere così infantile, non puoi proprio, tu sei la mia migliore amica! Dovresti essere la prima ad appoggiarmi!-
-Mi sono rotta le palle di appoggiare sempre tutti quanti! Cazzo!- urlò lei a sua volta, lasciando la presa di Zayn, che la guardava con aria sconvolta.

Lacrime sul viso di lei.

-Io sono stanca di fingere che queste vostre idee mi vadano bene! Sono stanca! Perché quella che resta sola sono io! Io e non voi!- continuò a dire, sfogandosi, interrotta dai singhiozzi.
-Ma non puoi negarmi la parola, tu sei amica mia, e io ho bisogno di te- continuava Zayn, il cuore che batteva forte, l’ansia di perderla nelle vene.
-Io ho bisogno di abituarmi a stare senza di te- concluse lei, asciugandosi le guance, prendendo la borsa e andando verso la porta.
-Mi dispiace- sussurrò nuovamente, guardando un’ultima volta il moro, per poi uscire, senza aggiungere altro.

Ad aspettarla fuori, c’era solo Niall.
La prese tra le sue braccia, le sussurrava di stare calma, di non piangere, che lui era lì, e non doveva essere triste.
-Dai piccina, fallo per me- le diceva, portandola verso casa, camminando stretto a lei, accarezzandola, facendole sentire che lui c’era, e non se ne sarebbe andato.
-Non ti lascio piccina, non piangere- sentiva la presa di lei stringere di più.
-Vane, guardami- la incitò, e fissare quei suoi occhi blu, pieni di lacrime, gli fecero provare dei brividi strani, un crampo allo stomaco, come se vederla piangere fosse la cosa peggiore del mondo.
-Io, lo giuro, non ti lascio sola- le prese il viso tra le mani, la baciò dolcemente, sentendo le braccia di lei tirarlo più a sé, come se in quel momento, un suo abbraccio fosse la sua cura.

 
-Resta da me, sta notte, per favore- sussurrò lei, quando si trovarono davanti alla casa gialla.
-Con i tuoi in casa? Vuoi che mi uccidano?- domandò Niall, ridendo, ma non lasciando la mano di lei.
-Chiudo la porta a chiave, domani vanno a lavoro, non ti vedranno- continuò lei, e senza bisogno di persuaderlo ulteriormente, Niall accettò, baciandole la guancia.
 

Sgattaiolarono in camera velocemente, senza fare troppo rumore, Niall che stava per scoppiare a ridere, senza una particolare ragione.
Si misero sul letto di lei, l’uno attaccato all’altra, il letto di Vanessa era per una persona, starci in due era un’impresa.
-Se vuoi prendo la rete e ti faccio un letto a parte- propose lei.
-Sei impazzita per caso? Io sto benone- rise lui, avvicinandola ancora di più a sé.
I loro petti attaccati, le gambe intrecciate, il viso di Vanessa sul petto di Niall: lui le accarezzava i capelli, le lasciava qualche bacio sulla testa.

-Lui ti vuole bene- sussurrò il biondino.
-Anche io gli voglio bene-
-Sei sicura di quello che gli hai detto? Non parlargli più?- domandò Niall, continuando a giocare con i suoi capelli.
-Non riesco a sopportare un’altra partenza, mi fa troppo.. male- la sentì irrigidire, la sua voce andava diminuendo, stava per piangere di nuovo, e quella non era la sua intenzione.
Le sussurrò di non piangere, lui non voleva che si pentisse, ma se quella era la sua scelta, lui non le avrebbe remato contro, perché sapeva che voleva dire dividersi da qualcuno, e sapeva che lei era fin troppo fragile per sopportare tale divisione.
Vanessa sospirò, e si strinse ancora di più al petto di lui.
-Se ti canto qualcosa, mi prometti che dormi?- chiese il ragazzo, ricevendo un flebile “sì” come risposta.
Continuò ad accarezzarle i capelli, e dopo averle baciato la fronte, cominciò ad intonare le note di una canzone, una delle tante che le aveva dedicato durante il Karaoke al Jody; la voce di lui, risuonava angelica nelle orecchie di lei, quella voce che solo lui aveva, quella voce che la faceva rabbrividire, ma che allo stesso tempo, la faceva sentire a casa, protetta, la portava su una bolla, la isolava dal mondo, la portava in un posto, dove c’erano solo loro due, dove tutti i pianti di quei giorni sparivano, perché attorno a loro, c’era solo la loro felicità.
Si lasciò travolgere da quella voce, che l’accompagnava piano nel suo sonno, come se Niall fosse un angelo, un angelo nato per calmare il suo animo.

 
Da quella serata, Vanessa mantenne la parola data: lei e Zayn, non si parlarono più.

 
Nessuna lettera da parte di Zayn arrivò in casa di Vanessa, neanche quando lui partì per quel suo grande sogno, regnava il nulla tra i due.
Niente andò come spesso accade nei film: lei non andò all’aeroporto a salutarlo, lei non corse tra le sue braccia per confessargli quando le sarebbe mancato, lui non la chiamò prima di decollare, per ricordarle che per lei ci sarebbe sempre stato, Niall non ricevette messaggi da parte del moro da portare a Vanessa.
Come da copione per la vita reale, i due amici non si scambiarono neanche un cenno con il capo, il giorno della partenza di Zayn: lei rimase segregata in casa, a guardare la televisione, in compagnia di sua nonna, lui invece, era stato accompagnato all’aeroporto di Dublino con tutti a seguito: Alberto, Sean, Niall, Kayla, le sue sorelle, i suoi genitori, e nonostante tutto, pure la piccola Anne trovò il coraggio di andare a salutarlo, un’ultima volta, pur sapendo che la loro storia non avrebbe avuto seguito, Zayn non voleva storie troppo fisse, lo aveva sempre dimostrato, e in quel momento fu chiaro a tutti il motivo di tale scelta: lui voleva mirare a qualcosa di più grande, lui voleva lasciare Mullingar, e se si fosse affezionato troppo a qualcuno, non ce l’avrebbe mai fatta.
Ci fu un abbraccio generale, un saluto tra lacrime e pacche sulla spalla.
Zayn poi, si avviò da solo, incontro al suo sogno.

***

La partita era finita, con grande vittoria per la squadra di Zayn.
Niall portò la mano sulla gamba di Vanessa, e l’accarezzò.

-Oggi è la giornata dei tuoi “fratelloni” insomma- annunciò il biondo, con un sorriso, guardandola.
-Hanno voglia di farmi piangere un po’ evidentemente- rispose lei, appoggiando il viso sulla spalla di lui.
-Perché non lo chiami?- propose il biondino.
-Perché secondo me non ha più lo stesso numero-
-Sai bene dov’è casa Malik, puoi sempre chiedere a loro-
-Forse non ho voglia di chiamarlo- rispose secca.
-So che non è vero- continuò lui.
-Ormai non si ricorderà neanche chi sono- sospirò.
-Non è così facile dimenticare un’amica come te- le accarezzò la spalla.
Vanessa alzò lo sguardo, lasciò un bacio sulle labbra di suo marito.
-Meglio che vada a lavarmi i denti, questo bambino deve dormire, e la mamma ha bisogno delle coccole del papà Niall sul lettone- ammiccò lei, vedendolo sorridere.
Si alzò in piedi, e andò verso il bagno.

Dopo aver finito di sciacquarsi la bocca, guardò lo schermo del suo cellulare, guardò l’ora, per poi accedere al menù.
Selezionò la galleria di foto, le scorse tutte, fino ad arrivare quasi alla fine, dove una piccola cartella si faceva spazio: “Friends”.
L’aprì, e vedere i suoi occhi color nocciola la fecero quasi rabbrividire.
In quella cartella, c’era solo una foto, scattata molti anni prima: ritraeva lei e Zayn, seduti su una panchina, lui le cingeva le spalle, lei aveva il braccio dietro la schiena di lui.
I capelli di lui, alzati in un cresta, un ciuffo biondo, che aveva tenuto per poco tempo, e che lei si divertiva a deridere, gli occhiali da vista indossati, la sua solita felpa grigia; lei, i capelli mossi, gli occhi blu che sorridevano.
Sorridevano entrambi all’obiettivo, Zayn e Vanessa.
Il bambino dentro di lei, scalciò appena.
Una lacrima le solcò nuovamente il viso.




 
Note di Nanek
Ehy there!
Sapevo io che postavo in ritardo LOL
Scusatemi, ma come avevo annunciato, questo capitolo è stato un’altra sofferenza =(
Ed ecco qui che ricompare il nostro amichetto Zayn Jawaad Malik!! Che dite allora? Voi ve lo vedete come giocatore di rugby a livelli abbastanza alti?? ;) beh, diciamo che la divisa gliela vedevo bene :D
E così insomma, ora sappiamo perché pure questo capitolo è la tristezza2.. la fine dell’amicizia tra Zayn e Vanessa.. ve l’aspettavate una reazione simile? Forse un po’ troppo esagerata? Mah. Poverini, a me piacevano tanto come amici.. a voi?
E Niall, ma quanto siamo coccolosi :3 e anche io vorrei le coccole di “papà Niall sul lettone” eh. *PERSA*
Che dire, spero vi sia piaciuto lo stesso ;)
Passiamo ai ringraziamentiiiii <3

Grazie a te <3 per aver messo la storia tra le preferite <3 Arionedirection  ti adoro <3
Grazie a voi <3 per aver messo la storia tra le ricordate <3 _Ale lilla_90 vi adoro <3
Grazie a voi <3 per aver messo la storia tra le seguite <3  lbs_natalia _Ale Free__Hugs vi adoro <3
Grazie a voi <3 per aver recensito <3 Free__Hugs  Curly e WeDontNeedWingsToFly  vi adoro <3
Grazie a voi perché leggete questa storia, il primo capitolo è arrivato a 1039 visite, e se siamo a questi livelli, è solo grazie a voi <3 vi adoro tutte <3


Spero di trovare i vostri commentini, spero che questa storia continui a stupirvi/emozionarvi/piacervi <3
A presto!
Nanek

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Capitolo 18
*** Irresistible ***


Capitolo 18

Irresistible



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Niall era disteso sul loro letto, la stava aspettando.
Sentì la porta del bagno chiudersi, e i suoi occhi si rivolsero all’ingresso della loro camera: Vanessa, con il pigiama, stava avanzando verso di lui.
Si sedette sotto le lenzuola, appoggiando la schiena alla testiera del letto, un po’ a fatica, tenendo una mano sulla pancia, come per non svegliare il bambino dentro di lei.
Si sorrisero.

-Dici che dorme già?- chiese Niall, avvicinandosi a lei, e aiutandola a sistemarsi il cuscino.

Lei tastò la sua pancia, rimanendo in silenzio.
Prese inseguito la mano di lui, e la avvicinò in punto di quella sporgenza.
Niall sorrise al sentire quel lieve colpetto che suo figlio aveva dato, sorrise dolce e avvicinò le labbra in quel punto.
Il bambino sembrava quasi agitato: cominciò a muoversi nuovamente.
Il biondino appoggiò il suo viso, delicatamente, e cominciò a sussurrare –Devi dormire è tardi- lasciando qualche bacio.
Vanessa gli accarezzava i capelli, sorrideva anche lei a quell’immagine.
Il bambino sembrava averlo ascoltato.

-Questo teppista darà ragione solo a te- esclamò Vanessa, facendo ridere Niall, che si sollevò per lasciarle un bacio.
-Che ci posso fare? Ho fascino irlandese puro- si vantò lui, continuando ad accarezzarla.
-Fascino dici? Convinto tu amore- ironizzò lei, appoggiando la testa alla spalla di Niall.
-Sto pensando a una cosa..- annunciò lui, mentre la sua mano continuava a lasciare carezze alla pancia di lei.
Vanessa lo guardò negli occhi, lo vide sorridere.

-Ma ti ricordi la nostra prima volta insieme?- chiese lui, guadagnandosi una risata da parte di lei.
-Sembri un vecchietto- affermò Vanessa.
-Tu ridi, ma.. sembra passato così poco tempo, e adesso guarda!- indicò il suo ventre –stai per avere un bambino, un bambino da me, c’è mio figlio  qui dentro, c’è sangue Horan nella tua pancia, amore mio- concluse lui, arrossendo a quelle parole.
-Un altro rompi palle è nella mia pancia insomma- rise lei, guadagnandosi un morsetto sulla guancia.
-Non mi hai risposto comunque- la riprese lui, facendola arrossire.
-Sì Niall, me la ricordo la nostra prima volta insieme..- abbassò lo sguardo, e intrecciò la sua mano a quella di Niall, quella che teneva ancora sopra suo figlio.
-Sei stato il ragazzo più adorabile del mondo..- confessò, giocando con le sue dita.
-E ora non sono il marito più adorabile del mondo? Moglie antipatica?- si vantò lui.

Lei sorrise, alzò lo sguardo e gli prese il volto tra le mani.
-Il marito perfetto- lo lusingò lei, lasciandogli un bacio sulle labbra.
-Poi chi è il lecchino della coppia?- chiese lui, riferendosi a quella notte.

-Scemetto- rispose lei, appoggiando le sue labbra alle sue, nuovamente, per poi lasciare i loro ricordi farsi spazio nelle loro menti..
 
***
 
-Ma quindi dormi fuori?- le chiese sua madre, mentre la guardava prendere lo zaino giallo.
-Sì mamma, ti ho detto: Sean fa una festa e dopo dormiamo tutti lì!- la tranquillizzò Vanessa, tentando di essere più calma possibile.
-Vedi di non ubriacarti signorinella-  concluse sua madre, che scese le scale per dirigersi verso la cucina.

Vanessa continuava a controllare di aver preso tutto: il pigiama, lo spazzolino, l’asciugamano, le ciabatte, aveva tutto; si guardò allo specchio, era sistemata, i jeans stretti, stavano a pennello, le scarpe con il tacco, e per concludere un top nero con il copri spalle, poteva davvero sembrare l’abbigliamento per una festa.
Si sentiva un po’ in colpa a mentire in quel modo a sua madre, ma se le avesse detto cosa avrebbe fatto per davvero, non gliel’avrebbe mai permesso, troppo protettiva.
Era tutto studiato a pennello, Niall aveva chiamato Sean, e gli aveva detto di tenergli il gioco, fingere di organizzare una festa, alla quale loro due erano invitati.
Ma la verità era un’altra: il padre di Niall era fuori città, per tutto il week end, mentre suo fratello Greg, era da sua madre, stava male, e non doveva contagiare Niall, più lontano stava meglio era.
Niall quindi, si trovava da solo, a casa.
Lei sarebbe andata lì, a tenergli compagnia, anche durante la notte, per la prima volta.
Niall non era molto convinto di quella bugia, ma lei gli assicurò che per quanto lui potesse piacere ai suoi genitori, non le avrebbero mai permesso di passare la notte a casa sua, da soli, senza nessuno a controllarli: o si raccontava una piccola bugia, o lui doveva stare da solo: non ci furono troppi giri di parole da parte del biondino, organizzò il tutto e sperò che qualcuno li aiutasse a non essere scoperti.

Guarda te se devo ancora fare questi giochetti, pensava lei mentre si infilava il giubbotto.

Il campanello suonò in quel momento, la voce di sua madre urlò un –Niall è arrivato!- e lei scese le scale alla velocità della luce.
Lo trovò lì, davanti a lei, pantaloni azzurro chiaro, che lei semplicemente adorava, erano attillati al punto giusto, la camicia bianca e una giacca; i capelli biondi leggermente più alzati del solito in una crestina, e i suoi occhi, sempre troppo belli, sempre così perfetti, che la mettevano a disagio.
Quando la vide arrivare, la sua bocca si aprì in un sorriso, mostrando il suo apparecchio, catturando l’attenzione di sua madre.
-Niall, Niall, qui i tuoi denti diventano sempre più belli eh..-
Lui arrossì –eh, quest’affare almeno funziona a quanto pare, grazie comunque- e fissò il pavimento.
Vanessa gli andò vicino, barcollando un po’, quella sera era alta come lui, o forse di più; lui le lasciò un bacio sulla guancia e salutò sua madre.
-Divertitevi alla festa!- urlò lei dalla cucina e poi continuò –e attenti per strada!-
-Sì mamma! Va bene! Notte!- urlò Vanessa, rossa per l’imbarazzo.
Chiusero la porta dietro di loro e si avviarono verso la Mito nera di Niall.

Una volta in macchina Vanessa si lasciò scappare un sospiro di sollievo –Finalmente liberi! Vestito così sembri davvero qualcuno che deve andare ad una festa amore.. e quei pantaloni devo proprio dire che ti fanno un sedere.. mica male-
Niall sorrise, arrossendo –Perché sta sera siete tutte prese a farmi complimenti? Mi mettete a disagio- e si girò verso di lei, si avvicinò alle sue labbra, un bacio a stampo, semplice, come quello che si davano ogni volta che si incontravano, come la prima volta che si erano baciati alla cattedrale, solo labbra, solo questo piccolo gesto, il loro piccolo gesto.
Si avviarono verso casa Horan, entrambi con la loro agitazione in corpo, entrambi troppo felici per quello che stava succedendo.
Lei continuava a sorridere, a guardare fuori dal finestrino; si era sempre chiesta come sarebbe stato dormire con Niall, avvolta tra le sue braccia, avvolta dal suo profumo, chissà cosa avrebbe sognato, chissà se sarebbe riuscita a dormire con lui in fianco.
Lui fissava la strada, e pensava a quante volte aveva aspettato quel momento, loro due da soli, nel suo letto, vicini, l’uno stretto all’altra, svegliarsi insieme, era tutto così.. magico.
Un pensiero sfiorò entrambi su quella sera, un pensiero che sicuramente non passava inosservato, un  pensiero che tutti sembravano aver colto prima di loro due.
Sean lo aveva scritto a Niall per messaggio:

“sta sera altro che dormire, attento a non diventarmi padre”

Invece a lei, lo aveva detto Alberto: le aveva detto di stare attenta, di non fare bravate e soprattutto, di non lasciarsi convincere in caso lei fosse stata insicura.
Entrambi lo avevano pensato, erano una coppia ormai, da mesi, si volevano bene, avevano l’uno dall’altra la felicità di cui avevano bisogno, insieme trascorrevano ore e ore a parlare, a coccolarsi, a scambiarsi il loro affetto, ma non poteva bastare, sapevano che volevano entrambi qualcosa di più, qualcosa che fosse più intimo.
Però, era solo un loro pensiero; forse troppo timidi per renderlo reale, forse troppo insicuri del proprio essere, forse troppo preoccupati del pensiero dell’altro.

E se non gli piacesse il mio corpo?
E se le facessi male?
E se mi trovasse troppo impacciata?
E se non fossi all’altezza?

E se non lo volesse fare con me?

Tutti quei “e se”, li avevano sempre bloccati, li avevano sempre scoraggiati, abbassavano sempre lo sguardo, e tentavano di sopprimere quel pensiero, come se non appartenesse loro.

 
-Finalmente a casa al caldo!- annunciò il biondino, appena varcata la porta di casa.
Vanessa annuì, appoggiò lo zaino con la roba sul divano, non era la prima volta che andava a casa sua, ma sicuramente, era la prima volta che erano soli in quella casa.
-Che mangiamo amore?- chiese lei, togliendosi le scarpe alte e dolorose.
-Mah, io avrei anche preso qualcosa da Nando’s e l’avrei messa in forno per non farla raffreddare-
-Piccolo genietto, scansa fatiche, io sono ospite da te e non mi cucini nulla? Bah..- si finse offesa mettendo il broncio, a braccia conserte.

Niall sorrise a quella ragazza, le andò dietro e l’avvolse in un abbraccio, come faceva sempre quando si fingeva arrabbiata; da quando stavano insieme, il suo lato antipatico era decisamente sparito, e non negava a se stesso, che un po’ gli mancava quel suo atteggiamento, quel suo essere acida per farlo arrabbiare ancora di più, gli mancava quel periodo, pieno di incomprensioni, non avrebbe mai voluto tornare indietro, se il risultato fosse stato negativo, ma visto com’erano andate le cose, un piccolo viaggio nel tempo lo avrebbe fatto, solo per poter rivedere quel lato di lei che tanto lo metteva in difficoltà.

-Eddai, non vorrai fare l’offesa ora? Sei più carina quando non sei arrabbiata, amore- le sussurrava all’orecchio, proprio come faceva in quel periodo.
Lei cercò di trattenere un sorriso –Sparisci Horan, o parlo arabo per te?- recitò lei, per poi girarsi e abbracciarlo.
-Credevo avessi detto di sparire, Miss Coerenza- continuò lui, accarezzandole la schiena.
-Non riesco più a essere cattiva con te, non ti resisto più- continuò lei, alzando lo sguardo e lasciandogli un bacio sul mento.
Lui si chinò leggermente, per baciarle le labbra, e chiuse gli occhi.
Sentiva le sue labbra cercare le sue, con la stessa delicatezza di sempre, sentiva il suo affetto anche solo con un bacio, sentiva di aver scelto la persona giusta a cui affidare tutti i suoi sentimenti.

-Sai, a volte mi manca la Vane acida che appena mi vede mi minaccia di denunciarmi per stalking- confessò lui, facendola sorridere.
-A me invece non manca per niente il cretino che sta con Holly Scally- rispose lei, con un certo nervosismo nel pronunciare quel nome.
-Quanto ti rode il fatto che lei sia stata con me?- la istigò lui, anche se conosceva benissimo la risposta.
-Tu non lo vuoi sapere amore- continuò lei, lasciandogli un altro bacio.

Lui sorrise, e si sentì in dovere di dire –Beh, anche a me non manca la signora Maynard, piccola parentesi-
-Brucia ancora, Horan, che io sia andata al ballo con lui?- sghignazzò lei.
-Mi hai fatto penare amore, tanto, credo che tu debba farti perdonare per la tua cattiveria, a partire da ora-
Lei sorrise, e appoggiò la testa contro il suo petto, sentiva il suo cuore, battere forte, gli faceva tenerezza.
-Va bene ho capito, mi accontento di una cena non cucinata da te- concluse, facendolo ridere.


 
-Dai amore sbrigati con quei denti! Il film comincia!- urlò Vanessa dal salotto, già in pigiama e lavata per bene.
-Un attimo, ho quasi finito- rispose lui che continuava a grattare con lo spazzolino.
Quando finì, si fiondò vicino a lei, abbracciandola e dandole un bacio.
-Scusami, ma non è bello avere il cibo tra l’apparecchio- si giustificò lui, e mettendosi a fissare lo schermo della televisione.
Lei teneva la testa appoggiata alla sua spalla, e lui, giocava con le sue mani, intrecciandole alle sue, qualche volta lasciando qualche bacio, erano tesi, quella sera.

 
-Credo che, dopo questo film meraviglioso, sia ora di un bel letto comodo- annunciò lui, sollevandola di peso dal divano.
Lei si strinse a lui mentre salivano le scale, lui la teneva stretta a sé.
Ma una volta giunti al piano superiore, lei chiese di essere lasciata giù, doveva casualmente, andare al bagno, -Devo togliere il trucco amore- si giustificò.
Lui annuì, dicendo che nel frattempo, avrebbe acceso l’allarme.

 
Una volta rimasta sola, Vanessa si concesse pochi minuti per se stessa.
Si guardò allo specchio, doveva davvero togliersi tutto quel mascara, ma principalmente, doveva davvero guardarsi.
Continuava a fissarsi, cercava di mettersi i capelli in ordine, cercava di prendere un po’ di colorito schiaffeggiandosi leggermente le guance, si guardava i denti e cercava qualcosa che potesse essere fuori posto.
Non notò nulla di anormale, ma si sentiva comunque, impreparata.

 
Anche Niall si stava fissando, guardava il suo apparecchio, cercava quello che avrebbe potuto rovinare tutto, cercava di sistemarsi i capelli, continuava a fare respiri profondi, cercava di stare calmo, spense il cellulare.
Nel farlo, si ricordò del messaggio di Sean.
Cominciò a frugare nel suo comodino, vicino al letto, in cerca di quelle buste argentate che aveva comprato giorni prima, non perché avesse pianificato tutto, ma come gli aveva detto Sean “meglio non farsi trovare impreparati”, e soprattutto “mai correre quel rischio”.
Quando le ebbe tra le mani, quasi sobbalzò, lei era entrata in camera, nascose quelle buste e si girò.
Entrambi paonazzi in viso, nessuno dei due riusciva a parlare, si limitarono a dei sorrisi.
Lei si distese sotto le coperte, lui abbassava le tapparelle.

-Hai un letto enorme amore- ruppe il silenzio lei, dopo essersi tolta gli occhiali.
Lui si mise vicino a lei, -Lo so, ma è triste condividerlo solo con me stesso- e si avvicinò alla sua bocca.

Si distesero, uno di fronte all’altra, la luce del comodino accesa, i loro sguardi l’uno sull’altra.
Continuavano a fissarsi, senza dire nulla, si lasciavano a qualche carezza sulla guancia, a qualche sorriso, ma erano entrambi paralizzati, come se nessuno dei due sapesse cosa fare in quel preciso istante.
Non era la prima volta per nessuno dei due, e questo, lo sapevano entrambi, ma dall’ultima volta che avevano amato qualcuno, era passato troppo tempo: lui con Holly, non si sfioravano da tempo, lei, con Conor, quegli attimi sembravano troppo lontani.
Tutto quel tempo li aveva azzerati quasi, li aveva fatti ritornare indietro, come se avessero dimenticato quello che si dovrebbe fare, come se fossero davvero alla loro prima volta.
Ma oltre a questo, a paralizzarli, erano sempre i loro numerosi “e se”, che pure in quel momento, li stavano bloccando.
Chi dei due avrebbe fatto qualcosa? Chi dei due avrebbe trovato il coraggio di rompere quello stato di insicurezza?
Ancora una volta, fu lui.
Si avvicinò a lei, e le prese il viso con una mano, la baciò sulle labbra e le sussurrò quelle parole che non aveva mai detto a nessuno, ma che a lei, non si sarebbe mai stancato di ripetere.

-Ti amo, Vane- disse in un sussurro e facendola arrossire, come sempre.
-Ti amo anche io, Niall- rispose prontamente lei, cercando di nascondere il suo imbarazzo con un bacio.

Ricominciò a fissarla, per poi tornare alla sua bocca, alle sue labbra.
Imbarazzato come non mai, decise però di andare fino in fondo.

-Vorrei fare l’amore con te- disse nuovamente in un sussurro, e subito precisando –solo se tu lo vuoi- facendola sorridere.

Vanessa sorrideva a quel ragazzo, sorrise a quel ragazzo così sensibile, così dolce ai suoi occhi, che tentava sempre di fare quello che sarebbe stato più opportuno per lei, preoccupandosi sempre di quello che lei potesse provare.
Non le aveva imposto mai nulla, e neanche in quella situazione lo aveva fatto, aveva detto “vorrei”, non “voglio”, e solo “se tu lo vuoi”, come se avesse paura delle sue azioni, come se anche lui, come lei, fosse insicuro di se stesso.
Sorrise a quel ragazzo, rosso in viso e preso dal panico per averle rivolto quel pensiero, che cercava di nascondere il suo imbarazzo abbassando lo sguardo, tenendo i suoi occhi azzurri lontani dai suoi.
Quasi sentiva il suo cuore battere ancora più velocemente, quasi voleva stringerlo a sé per calmarlo un po’, e lo fece.
Abbracciò Niall, che continuava a tremare al nervosismo, come se avesse paura della sua risposta, poi, sentì lei bisbigliare qualcosa al suo orecchio.

-Lo vorrei anche io- e quasi si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

La guardò negli occhi, rossa anche lei in viso, e la baciò sul naso, sorridendole.
Cominciò poi a baciarle la bocca, piano, dolce, come sempre, non sembrava voler accelerare le cose, non sembrava avere fretta.
Continuavano a baciarsi con quella lentezza infinita, come se loro, avessero un modo diverso di amarsi, come se loro, non sapessero che volesse dire la fretta, loro erano lì, nessuno dei due voleva scappare, nessuno dei due voleva concludere velocemente.
E sempre con quella calma, si spogliarono a vicenda, l’uno spogliava l’altra, senza perdere mai le proprie labbra, senza mai allontanarsi troppo.
Le loro mani si sfioravano, si accarezzavano tenere, leggere, provocandosi brividi a vicenda; si lasciavano scappare qualche gemito, si lasciavano scappare qualche bacio sul collo, sulle spalle, sul seno di lei, sul petto di lui, ma poi, tornavano sempre alle loro labbra, come se fossero la cosa che più li univa.
Quando anche l’ultimo indumento fu tolto, lui si adagiò piano sopra di lei, senza schiacciarla, come per proteggerla; continuava a tenerle il viso con le mani, continuava a baciarla, mentre lei continuava a provocargli brividi con le mani sulla sua schiena.
Quando Niall distolse lo sguardo verso il suo comodino, lei gli porse quella domanda.

-Non puoi spegnere la luce?- e lui la guardò con viso strano, facendo di “no” con la testa.
-Perché no?- continuò lei, ritrovandosi di nuovo le sue labbra sulle sue.
-Perché sei bella da guardare- gli sussurrò baciandola.
La sua risposta non fece che farla arrossire ancora di più, e lui lo notò.
-Non diventare così rossa- e lei si mise a fissarlo –Amo guardarti- concluse lui, avvicinandosi al suo orecchio –E amo ciò che vedo- e riprese a baciarla.
-Anche io amo ciò che vedo, e tu sei un lecchino, ma.. amo anche i lecchini a quanto pare–rispose lei, cercando di essere più calma.

Lui le sorrise, e lei lo riavvicinò a sé.
Passarono pochi istanti, e poi, giunse il momento che entrambi aspettavano.
Vanessa cercò di sopprimere un piccolo gemito di dolore, gli occhi chiusi, mordendosi il labbro, e facendo quasi sentire in colpa Niall, che la guardava e non sapeva che fare, non sapeva come proteggerla, sapeva solo, che forse, era meglio smetterla.
-Vane, scusami, dimmi se vuoi che la smetta- le disse accarezzandole il viso, con l’ansia nelle vene.

Lei aprì gli occhi e lo portò vicino a sé –Io mi fido di te-
-Non voglio farti male- continuava lui, facendola sorridere teneramente.
-Niall, smettila di preoccuparti per niente, sto bene, e non vorrei essere in nessun altro posto se non qui con te, non mi fai male, davvero- e lo strinse a sé, convinta delle sue parole, convinta del suo amore per lui, convinta che come lui non l’avrebbe amata nessuno.

Niall le lasciò un altro bacio prima di continuare, le lasciò un bacio sperando di non peggiorare la situazione, si sentiva  così insicuro di quello che stava facendo, così impacciato, così timoroso di non fare quello che lei si aspettava.
Ma lei, tutto quello che poteva desiderare, lo stava avendo, e presto, se ne rese conto pure lui, quando la guardò e notò nei suoi occhi, nel suo viso, quell’espressione di piacere che non aveva mai visto in una ragazza quando era con lui, quell’espressione che vedeva sempre nei suoi occhi quando loro due erano insieme, quell’espressione che in quel momento lo rassicurava  e gli faceva capire che quello che faceva era giusto, era perfetto, era per lei.

 
Quando si trovarono uno di fianco all’altra, di nuovo, si sorrisero; lei gli accarezzò la guancia rossa, lui la strinse a sé.
-Non sai da quanto lo aspettavo questo momento, e non sai quanta ansia avevo dentro- confessò lui, sussurrandolo all’orecchio.
-Non sai quanta paura avevo io..- aggiunse lei.
-Non volevo spaventarti, non volevo lo giuro..- la strinse più forte Niall.
-Non avevo paura di te, scemetto, avevo paura.. di non piacerti abbastanza- disse tutto d’un fiato, e stringendolo ancora di più.
Niall le accarezzò la schiena nuda –Tu mi piaci troppo- disse baciandole la spalla.
-Poi sono io lo “scemetto” no? Scemetta-
 

***

Niall baciò Vanessa sul collo, provocandole brividi infiniti su tutta la schiena.
La baciava con voglia, e lei arrossiva.

-Dai Horan smettila..- gli diceva, mentre le mani di Niall le accarezzavano i seni.
-Lo sai che questo mese è critico..- lo rimproverava lei: il bambino poteva nascere da un giorno all’altro, e loro due si erano promessi di non combinare qualche danno.
Ma lui non sembrava ascoltarla, la riempiva di baci, la toccava, facendo finta di non sentire le sue lamentele.
-Nostro figlio nascerà traumatizzato..- sbuffò lei, e sentì la mano di Niall fermarsi, lei riprese –Fare del sesso con tuo figlio presente.. povero piccino- concluse lei, vedendo gli occhi di Niall che la fissavano.
Lui arrossì –Tu usi nostro figlio come scusa, io intanto muoio di voglia- confessò.
-Come se io non morissi di voglia.. con un marito del genere- sospirò lei, guadagnandosi un bacio.
-Hai ragione però, evitiamo i rischi, mio figlio non merita certe torture- concluse Niall, appoggiando la mano sulla pancia di lei, e sentendo un calcio.
Lui spalancò gli occhi, incredulo, -Ancora sveglio sei?!- parlò a quella sporgenza, che si fece nuovamente sentire.
-Guarda te che piccola peste- lo rimproverò –a dormire ora, furbetto- continuava, sorridendo.

Vanessa si distese, pancia verso l’alto, mentre Niall si mise di lato, vicino a lei, dopo aver spento la luce, e mettendo nuovamente la mano sulla sua pancia.
Lasciò un ultimo bacio a sua moglie, e lei chiuse gli occhi; lui continuava ad accarezzarla, dolcemente, piano, sentendo il bambino calmarsi un po’.
Vanessa sorrideva, e unì la sua mano a quella di Niall, che la strinse alla sua, poi lui, cominciò a intonare una canzone, una ninna nanna, che la fece rilassare ancora di più.
Vanessa sentì i muscoli distendersi, sentì il respiro farsi più lento, sentì il bambino non muoversi più, lei e suo figlio presero sonno, ascoltando la voce di Niall. 

 
 


Note di Nanek

Ehy there! =)
Ma posso dire che anche io voglio essere su un letto con il pancione e avere Niall Horan così dolcioso vicino a me? Posso? *persa*
Che dire, questo capitolo è arancione molto acceso direi :D ma vi piace lo stesso vero? Sono tanto teneri insieme questi due!! <3 no? =)
E cmq, nel banner volevo mettere la foto di Niall con il nipotino *-* però, però, ho deciso di no ;) ma non temete, arriverà ;) ;)
Congratulazioni Greg e Denise cmq <3 sono una famiglia meravigliosa <3 io li adoro <3 <3
Passando ad altro, care lettrici, passiamo ai ringraziamenti <3

Grazie a te che hai messo la storia tra le preferite <3 Niallpleasehugme ti adoro <3
Grazie a te che hai messo la storia tra le seguite <3 pafra1D ti adoro <3
Grazie a voi che avete recensito <3 Niallpleasehugme  WeDontNeedWingsToFly  Horan_s9 vi adoro <3
E grazie a tutte voi che leggete <3 vi adoro <3


Spero di trovare le vostre recensioni <3
A presto!
Nanek

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Capitolo 19
*** As long as you love me ***


Capitolo 19

As long as you love me



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Il sole estivo cominciava a illuminare la città di Mullingar.
Saliva, man mano che le ore scorrevano, e illuminava ogni cosa: illuminava la strada, illuminava le prime macchine che percorrevano le vie, persone che andavano a lavorare, persone che si avviavano verso il mare per il week end, persone che si allontanavano per raggiungere dei parenti.
Quei raggi di sole, arrivarono anche alla finestra di casa Horan, andando ad illuminare leggeri il volto di Vanessa, mentre dormiva ancora nel loro letto: messa di lato, le lenzuola che le coprivano solo i piedi.

Accanto a lei il vuoto; Niall si era già alzato, era in cucina, aspettava che il caffè fosse pronto, sul tavolo un vassoio già pieno: un piatto con fette di pane tostato, in un altro dei pezzi di burro, i due barattoli, uno di Nutella uno di marmellata, le due tazze con lo zucchero già messo.
La moca si fece sentire, invadendo la stanza con il profumo di caffè appena pronto, Niall spense il fuoco e versò la bevanda calda nelle tazze, ci aggiunse, per concludere, un po’ di latte, come voleva lei, per poi dirigersi verso la loro camera.
Appoggiò il vassoio sul suo comodino, si distese, poi, nuovamente al suo fianco.

Amava svegliarsi prima di lei, amava fissarla mentre dormiva, amava poterla svegliare.
Le accarezzò il viso, come era solito fare, con il pollice le accarezzava la guancia, poi, cominciava ad accarezzarle le sopracciglia, tracciandone il contorno, per poi scendere ai suoi occhi grandi, per poi giungere alla sua bocca socchiusa.
La mano di Niall le accarezzò la pancia, e fu sorpreso nel sentire che suo figlio era già sveglio dentro di lei.
Quando alzò nuovamente lo sguardo verso sua moglie, si ritrovò un occhio blu a fissarlo, e richiudersi immediatamente: lei sorrideva.

-Chissà quando si sveglia la Vane- recitò lui, lasciandole un bacio sulla fronte.

La bocca di lei si aprì ancora di più in un sorriso divertito, la sentì portare la mano dietro la sua nuca, come per avvicinarlo a lei, al suo viso, alle sue labbra.
Gli lasciò un bacio e aprì definitivamente gli occhi.

-Ma guarda, sei già sveglia- la derise lui, mentre lei allungava le braccia e le gambe per stiracchiarsi.
-Buongiorno a te- mugugnò lei, gli occhi chiusi, le mani ancora verso l’alto, le dita dei piedi distese completamente.

Si sistemò il cuscino dietro la schiena, e si mise a sedere.
-Oh! La colazione a letto! Che bello!- esclamò lei, con tono quasi infantile, mentre lui le posizionava un altro cuscino sulle gambe. Dove ci appoggiò il piatto con il pane tostato.
-Tuo figlio potrebbe essere un ottimo appoggio- scherzò lei, appoggiando il piatto sulla sua sporgenza, Niall rise appena.
-Povero piccino, che madre snaturata che lo usa come tavolino- la rimproverò, mentre lei si limitò a sbuffare, e a spalmare la Nutella con un cucchiaio.
-Vedrai quanto sarà felice invece, appena gli arriva il gusto della cioccolata, diventa matto- annunciò lei, per poi addentare un pezzo di pane.
-Un goloso come suo padre allora- riprese Niall, sorridendo, e sorseggiando un po’ di caffè.
Finirono la loro colazione, posando il tutto sul comodino, rimasero sul letto, come piaceva loro: il sabato era un giorno di puro relax, e di mattina, amavano starsene sul letto, a parlare, a guardarsi, a passare il loro tempo così.

-Hai della nutella sul mento, pasticciona- l’avvisò lui, indicando il punto con l’indice.
Lei avvicinò la mano per pulirsi, ma si fermò, e guardandolo con aria quasi maliziosa lo istigò –Mi pulisci tu?- e lui sorrise.
Le si avvicinò e posò le sue labbra sul suo mento, succhiando appena, la punta della sua lingua che trascinava via quella piccola goccia di cioccolata.

-Fatto- rispose lui, e lei lo guardo con viso contrariato.
-Mi sa di no sai, sento di avere della Nutella proprio qui- indicò il centro delle sue labbra, sorridendo, e facendolo sorridere a sua volta.

Niall le si riavvicinò nuovamente, facendo combaciare le sue labbra alle sue.
Le loro lingue si unirono, e si scambiarono sapori differenti: lei, sapeva di Nutella, lui, sapeva di caffè, sorrisero in quel bacio, la mano di Niall stava appoggiata su suo figlio, che si fece sentire, scalciando.

-Ahia!- si lamentò Vanessa, facendo ridacchiare Niall.
-Hai sentito che colpetto? È micidiale questo fanciullo- continuò lei, e Niall l’accarezzò.
-Su Filippo, non fare male alla mamma, che è una femminuccia frignona- scherzò il biondino, sotto lo sguardo incredulo di Vanessa.
-Avvicinati a me Horan- lo incitò lei, e lui, sebbene sapesse a cosa stesse andando incontro, si avvicinò.
Lei, gli prese il viso tra le mani, glielo voltò appena, e appoggiò le labbra alla sua guancia, per poi mordicchiarla appena, come faceva sempre quando si sentiva offesa.
-Sei prevedibile amore mio- le diceva lui, ormai abituato ai suoi morsi, ai suoi denti sul suo viso.
-E tu sei antipatico- lo riprese lei, mettendo il broncio.
Lui alzò gli occhi al cielo, sospirò –Che posso fare per farmi perdonare?- chiese, lei ci pensò un attimo.
-Organizza una caccia al tesoro, come hai fatto per il nostro primo anniversario- annunciò, facendolo sorridere.
-Magari per il tuo compleanno ci posso pensare- le disse, lasciandole un altro bacio sulle labbra.
-Sta sera abbiamo un invito- riprese lui –mia mamma ci vuole tutti a cena, ossia noi e mio fratello con Denise e il piccolo, ti va di andarci?- le propose.
-Neanche da chiedere! Ovvio che voglio andarci! Il mio nipotino preferito ha compiuto dieci anni da poco, è un ometto ormai- si illuminò lei a quella proposta, facendo sorridere Niall.
-Allora non mancheremo- le sussurrò all’orecchio, per poi lasciarle un bacio sulla tempia.
Il viso di Vanessa si girò su quello di Niall, i loro nasi si sfiorarono, le loro bocche si unirono di nuovo.
Lei cominciò a pensare a suo nipote, cominciò a pensare a quella caccia al tesoro che Niall le aveva organizzato quel lontano 10 marzo 2013, e alla quale, avevano partecipato Greg, e pure Denise, incinta e pronta a darle una notizia..

***

Vanessa sedeva su una panchina, nel giardino dell’Università, mentre mangiava una mela come spuntino prima del pranzo.
Stava aspettando che la lezione di storia moderna iniziasse, si godeva quei minuti di attesa esposta ai primi raggi di sole che caratterizzavano l’arrivo, non troppo distante, della primavera irlandese.
Sfogliava i suoi appunti, copiando in bella copia la lezione precedente, ripassando un po’ gli argomenti, per non trovarsi a studiare tutto all’ultimo.
Era il 10 marzo 2013: in pieno secondo semestre universitario; suo cugino Alberto era già in Spagna, Zayn era già a giocare in Inghilterra, lei e Niall avevano cominciato il loro nuovo cammino, in Università diverse, ma non troppo distanti tra loro.
Si vedevano sempre, pure per studiare insieme, sebbene le materie non coincidessero, passavano i week end fuori, senza abbandonarsi mai, sembravano entrambi intenti a non dividersi, a non lasciare che la loro storia diventasse un ricordo del liceo: loro erano fatti per stare insieme per sempre.
Quel giorno poi, era un giorno speciale, che per lei, rappresentava un punto importante per il loro rapporto: duraturo, stabile, sempre nuovo, instancabile, un anno insieme.
Era passato un anno da quando Niall l’aveva portata fuori in barca e le aveva chiesto di essere la sua ragazza, era passato un anno da quel giorno così indimenticabile per lei: ricordava ogni cosa di quel giorno, ricordava di aver ricevuto il suo messaggio nel bel mezzo della lezione, ricordava Zayn che leggeva, prendendola in giro, il messaggio del biondino, ricordava quella barchetta a remi, ricordava gli occhi di lui nei suoi, ricordava la sua voce esitante, ricordava il loro bacio.
Ed ora era lì, lui l’aveva chiamata al mattino, dicendole che dovevano festeggiare, che sarebbe passato a casa sua verso sera, pronto a passare una serata indimenticabile.

-Ehy Vane!- la richiamò una voce a lei famigliare, che le fece alzare lo sguardo.
Vederlo lì, in quel giardino, la sorprese: Sean, che ci poteva fare lì? All’Università? Non doveva essere a scuola?
-Sean? Qual buon vento- lo salutò, mettendosi dritta sulla schiena.
-Ti sorprende vedermi qui?- le domandò, facendole l’occhiolino, e lei si limitò ad annuire.
-Lo so, non dovrei essere qui, ma dovevo portarti una cosa- si giustificò lui, cercando nella tasca dei pantaloni.
Sean tirò fuori una busta di carta e gliela porse.
-Tieni, leggi ed esegui. Non ho altro da aggiungere se non un: ti divertirai! Buon anniversario Vane, comunque- annunciò, per poi darle le spalle e avviarsi per la sua via.

Vanessa era incredula, non capiva, si ritrovava con quella busta in mano senza sapere che aspettarsi; presa dalla curiosità, l’aprì, e ne tirò fuori il contenuto.
La calligrafia di lui, era inconfondibile: la solita penna blu, le solite lettere piuttosto rotondeggianti, i punti delle “i” più marcati, un classico del suo modo di scrivere: quella lettera, se così si poteva definire, era di Niall.

“Credevi davvero che avrei aspettato sta sera per vederti? Con una giornata così importante come questa? Se l’hai anche solo pensato vergognati, mettiti un sacchetto in testa e vergognati mia cara, perché non è così! Oggi no, mi spiace, non andrai a seguire il tuo “bellissimo corso di storia moderna” perché oggi tu sei mia, occupata 24 ore su 24, e devi venire a cercarmi, senza discutere!
Questo foglio che hai in mano, è l’inizio del nostro gioco, della nostra Caccia al Tesoro, il Tesoro sono io, e quindi, devi trovarmi! Ahah!
Sean è stato il primo, dei tanti aiutanti, che ti daranno mano a mano un foglietto per trovarmi: molto semplice no?
Bene, la tua prossima tappa.. eheh, ti avviso, va a prenderti la bici, ti dovrai spostare da quella Università.
Dove devi andare? Beh, allora: è una caccia al tesoro, fatta per il nostro anno insieme, che dici di cominciare dal principio? Ecco dove devi andare: vai dove ci siamo incontrati la prima volta, proprio la primissima! Se non sai la soluzione.. beh, in primis VERGOGNATI, in secondo luogo: ti darà una mano Sean che è nulla facente tutto il giorno!
Al prossimo foglietto amore mio, ti amo xx Niall”

Vanessa sorrise al leggere quelle parole: effettivamente, era già un po’ giù di morale al pensiero di doverlo vedere solo per la sera, di quel giorno tanto importante; ma trovare quel foglio, trovare quelle parole, capire cosa aveva organizzato Niall per loro due, le riempiva l’animo di felicità.
Raccolse le sue cose, in fretta, e si avviò a prendere la bicicletta: sapeva benissimo dove doveva andare a cercare il secondo biglietto, non si sarebbe mai scordata il loro primo incontro.
La seconda tappa era: il bar della loro scuola, del loro vecchio liceo.

 
Entrare in quei corridoi.. la mettevano un po’ a disagio: non era più una studentessa di quel posto, e temeva di essere scoperta: ma tutti erano a lezione ancora, era appena finita la ricreazione, non correva rischi.
Si diresse verso il bar, quel bar che le aveva fatto incontrare Niall, e i ricordi di quel giorno, le comparivano davanti agli occhi: rivedeva Zayn, che le diceva di andare a prendersi da mangiare, rivedeva Conor, in compagnia dei suoi amici, che neanche la salutava, causa di una lite, ricordava di esser stata sorpassata da qualcuno, mentre era in coda per ordinare una pizzetta: ricordava gli occhi di Niall davanti ai suoi, ricordava quell’attimo come se si stesse riproducendo nuovamente davanti ai suoi occhi, lei che gli rubava la pizzetta, gli sorrideva, lo lasciava a bocca asciutta, ricordava quegli occhi color cielo che la fissavano senza mai batter ciglio.
Si avvicinò alla tipa del bar, che le sorrise, forse aveva intuito chi fosse la ragazza che si presentava a quell’ora al di fuori dell’orario della ricreazione.

-Vuoi qualcosa cara?- le chiese, e Vanessa ne approfittò per mangiare.
-Magari una pizzetta, grazie- ordinò, lasciandole le monete necessarie a pagare.
-Non servono, ha già pagato Niall- la rassicurò la tipa del bar, porgendole, al posto dello scontrino, un altro foglietto, e dicendole che la pizzetta sarebbe stata pronta in pochi minuti.
Vanessa annuì, e si sedette ad un tavolo, pronta a leggere la sua prossima tappa.

“Niente male amore mio! Sei pure arrivata qui! Beh, ci mancherebbe anche altro :P ti ho ordinato una pizzetta, spero sia di tuo gradimento: ladruncola! :P
Bene direi, passiamo al prossimo posto da andare a visitare: che ne dici se passiamo alle cose più pratiche? ;) devi andare nel posto dove ci siamo baciati!
Non sbagliare: potresti confonderti, io intendo un posto speciale! E non troppo lontano da Mullingar.. Se vuoi ti do una mano per riconoscerlo: quella notte c’era la neve ;)
Ho parlato troppo, come al solito, ma non vedo l’ora di vederti <3
Ti amo xx Niall”

Vanessa sorrise nuovamente: la sua nuova meta era una cattedrale.

 
Cathedral of Christ the King, come poteva scordarsi quel posto?
Certo, appena aveva letto le parole “dove ci siamo baciati” aveva pensato al lago, ma Niall aveva anche scritto “c’era la neve”, e quel giorno al lago, la neve non c’era: era sicura di esser andata nel posto giusto.
E la conferma gliela diede la panchina dove, quella notte, lei e Niall si erano baciati, il loro bacio puro, solo “labbra e senza lingua” come diceva sempre il biondino: un cartello abbastanza grande e giallo spiccava con le sue scritte in rosso.

“Brava amore mio!” diceva la scritta più grande, e Vanessa sorrise, avvicinandosi, per leggere le altre istruzioni.

“Brava Vane, tu sì che sei adorabile! Hai indovinato pure questo, pensavo ti confondessi con il lago, o con il bacio veloce che ti ho dato a scuola quella volta che ti ho portato in Vespa.. ma io intendevo il bacio che ci siamo dati qui.. chi se la dimentica quella notte? Mi hai baciato e poi dicevi che non potevi farlo perché “povero Conor”… no: POVERO NIALL! Direi.. no? :P
Passiamo a qualcosa di più dolce, ossia noi due: prossima tappa!
In questo posto ti ho cantato tutte le canzoni possibili e immaginabili.. credo tu abbia già capito di che parlo ;)
Ti amo xx Niall”

Il Jody Daly. Pensò Vanessa sorridendo.

 
Roxy l’accolse con un sorriso fin troppo strano.
-Roxy! Ma come mai così sorridente?- le chiese Vanessa, avvicinandosi.
-Sono sempre sorridente!- rispose la rossa.
-Ovvio.. senti ma.. non hai nulla da darmi? O da dirmi?- chiese nuovamente, notando il nervosismo della donna, fin troppo emozionata all'idea di consegnarle il biglietto.
Lo tirò fuori dal suo grembiule, e glielo porse.
-Che carini che siete, io lo sapevo che finivate insieme! Sempre detto!- quasi squittì Roxy, sotto il rossore di Vanessa, imbarazzata a quelle parole.
Cominciò a leggere.

“Troppo brava amore mio, o forse sono io che rendo questo gioco troppo facile :P
La prossima tappa è la penultima.. devi andare.. in un posto.. dove io e te.. abbiamo dormito una notte.. da soli.. e tua mamma credeva che fossimo a una festa.. certo poi ci abbiamo dormito anche altre volte ;)) ahah
Ti amo xx Niall”

 
Lei sorrise.

 
Ad aprirle il portone di casa Horan fu Denise.

-Denise!- esclamò Vanessa, abbracciandola –Da quanto che non ti vedo! Come stai? Cresce sempre più questo bambino!- le accarezzò la pancia.
-Eh già, baby Horan non è poi così “baby” sai- sorrise dolce la fidanzata di Greg.
-Ciao a te cognatina- la riprese una voce dall’interno, che lei riconobbe immediatamente.
-Greeeg!- lo abbracciò a sua volta.
-è da troppo tempo che non ci vediamo, questa Università mi vieta una vita sociale!- si lamentò Vanessa, facendo sorridere Greg e Denise.
-Abbiamo due cose da dirti- annunciò lui, facendo sorridere la ragazza.
-La prima è: saremo noi a portarti all’ultima tappa di questa caccia al tesoro, ci sentiamo importanti- rise, per poi riprendere –La seconda.. è una notizia- prese la mano di Denise.
Si guardarono, per poi sorridersi, fu Denise ad annunciare quelle parole –Ci sposiamo a fine mese- annunciò tutta d’un fiato, facendo aprire il viso di Vanessa in un sorriso di gioia.
-Oddio ma è meraviglioso!- annunciò la ragazza dagli occhi blu, per poi avvolgerli in un abbraccio.
Greg continuò –E a me, farebbe piacere che vicino a Niall, ci fossi anche tu come testimone- disse sorridendo, facendo arrossire Vanessa, che incredula cominciò a ripetere a raffica “sì Greg”.

 
Vanessa fu bendata durante il tragitto in macchina, non doveva vedere dove la stavano portando: parlarono per distrarla un po’, del matrimonio, della festa che stavano organizzando, sul quanto fossero felici insieme; lei sorrideva, emozionata tanto quanto loro.
Quando giunsero a destinazione, l’accompagnarono nel punto che Niall aveva indicato loro, e salutandola, le ricordarono di togliere la benda solo quando avesse sentito un “segnale”.
La ragazza rimase in silenzio, in piedi, senza sapere che fare.
Sentiva sul suo viso, il vento, che profumava di qualcosa di diverso dal solito; restava in ascolto, in attesa di percepire il “segnale”, ma attorno a lei regnava solo il silenzio, interrotto dal cinguettio di qualche uccellino.
Una melodia poi, cominciò a farsi sentire, piano piano, sempre più vicina a lei.
As long as you love me. La riconobbe, quella canzone che in quel periodo la ossessionava, la faceva ascoltare a Niall più di dieci volte al giorno, come se fosse una droga, come se fosse una promessa.
Due mani poi, le sfilarono la benda, e lei aprì gli occhi: si trovava al lago, dove lei e Niall si erano messi insieme.
Si girò di scatto, e trovò gli occhi di lui ad accoglierla: si fiondò sulle sue labbra, senza pensarci troppo, andando ad intrecciare le sue mani sui suoi capelli biondi.

-Ti amo- gli confessò, non appena si ritrovarono a fissarsi nuovamente.
-Anche io, e complimenti, sei stata veloce, la prossima volta faccio foglietti più difficili- scherzò lui, accarezzandole la schiena.
-Hai pure messo la canzone che mi ossessiona, sei un amore- continuò lei, sorridendogli, continuando ad accarezzarlo sulla guancia.
Niall le lasciò un altro bacio a stampo, per poi prenderle la mano e portarla più vicina al lago, dove degli asciugamani li aspettavano.

 
Si distesero, Niall l’avvicinò a sé abbracciandola, unì le sue labbra alle sue.
Si lasciarono andare a quei baci, ma lei, lo allontanò.
-Me la sentivo che combinavi qualcosa di meraviglioso- annunciò –ed è per questo che devo darti una cosa- sorrise, cominciando a cercare nella sua borsa, prendendo l’agenda, prendendo una busta blu.
Gliela porse, Niall inarcò il sopracciglio, facendola sorridere ancora, e la aprì.
Dentro c’erano tre biglietti.
Uno era un foglio giallo.

“Ti amo, e non vedo l’ora sia questa sera. As long as you love me, I’ll be your platinum, I’ll be your silver, I’ll be your gold;  we don’t need no wings to fly just take my hand”

Guardò gli altri due biglietti, e quando capì di cosa si trattava, si lasciò sfuggire un urlo.
-Tu stai scherzando vero?! Oddio, questi sono davvero due biglietti per il concerto di Justin Bieber a Dublino, questa sera??- spalancò gli occhi il biondino.
-Esattamente, dillo che sono un genio- rise lei, trovandosi il biondino tra le sue braccia, l’abbracciava, troppo emozionato, incredulo della notizia.
-Ma come hai fatto?? Era sold out!-
-Sono una fatina e faccio magie- lo derise nuovamente, per poi lasciargli un bacio.

 
Quella sera, quasi a mezza notte, Vanessa e Niall erano già da un’oretta al concerto, lui dietro di lei, le sue mani sulla sua pancia, le mani di lei appoggiate a sua volta sulle sue, abbastanza vicini al palco, Justin Bieber cantava davanti a loro, davanti ai loro occhi: gli occhi di Niall quasi luccicavano, emozionati come non mai, e Vanessa poteva sentire la sua agitazione, poteva quasi sentire il suo cuore, che batteva più forte, che faceva più rumore della musica che usciva dalle casse.
Qualche volta si fissavano, e si baciavano, come se non ci fosse momento migliore di quello per baciarsi, come se fosse la scena perfetta per ogni cosa.

Quando Justin annunciò –As long as you love me, Dublino!- un boato lo travolse, tra urla, ragazze in lacrime, e “I love you” urlati al cielo.
Vanessa strinse di più la presa sulla mano di Niall, quella canzone.
Lui sorrise alla sua reazione, e capì, che quello era il momento giusto: il momento di darle il suo regalo.
Non appena Justin cantò quelle frasi che a lei piacevano troppo, le stesse che gli aveva trascritto nel biglietto, la fece girare verso di lui: gli occhi di lei sorridevano, lo guardavano con viso quasi interrogativo, e fu in quel momento che Niall tirò fuori dalla tasca una scatoletta.
Scartò lui stesso la carta gialla, togliendo il nastro bianco, tolse tutto, lasciando spazio alla scatoletta blu; l’aprì, e un anello si fece vedere agli occhi di lei: una semplice fedina in oro, ma che per lei era la cosa più meravigliosa del mondo.
Niall la prese, e gliela infilò al dito, sotto lo sguardo incredulo ed emozionato di Vanessa, che continuava a sorridergli, senza trovare le parole da dirgli.

-As long as you love me we could be starving, we could be homeless, we could be broke- le cantò a ritmo con Justin.
-As long as you love me, I’ll be your platinum, I’ll be your silver, I’ll be your gold- rispose lei, avvicinandosi al suo viso, fece sfiorare i loro nasi, per poi intrecciare le sue labbra alle sue.

Si baciarono circondati da quelle note, si baciarono per festeggiare il loro primo anno insieme, un anno indimenticabile, un anno che li univa.
Si baciarono avvolti da quelle parole, si baciarono con il sorriso sulle labbra.
Quell’anello, sebbene non fosse una promessa di matrimonio, però, li stava già unendo, li stava già preparando a qualcosa di grande, qualcosa di duraturo, quell’anello era come un primo indizio, che suggeriva loro, che momenti, attimi, come quelli che stavano vivendo,  non sarebbero mai finiti: ce ne sarebbero stati tanti, infiniti, era una promessa.

E loro, in quel bacio sorridevano, perché forse, lo avevano capito.



 
 
Note di Nanek
Se siete arrivate fin qui, vuol dire che non avete preso sonno e ne sono felice :D
Scusatemi per il papiro di capitolo che ho sfornato, ma.. ero partita con poca ispirazione e ho allungato tantissimo la parte al presente.. poi però l’illuminazione è arrivata e BAAAM! Una marea di parole una dietro l’altra!! Sono folle lo so, ma spero vi sia piaciuto lo stesso ;)
Chiedo scusa a chi non piace Justin Bieber… ma a me piacciono le sue canzoni, e questa in particolare “As long as you love me” mi sta davvero ossessionando in questo periodo LOL e cmq, lui è l’idolo di Niall, non potevo non inserirlo.. ho pensato fosse un regalo carino da fargli ;) e l’anellino? Vi piace l’idea/come gliel’ha dato? Io mi sciolgo *-*
Che dire ancora? Passiamo a voi <3

Grazie a te <3 che hai messo la mia storia tra le seguite <3  Sharon13  ti adoro <3
Grazie a voi per le vostre recensioni <3  Curly_crush  WeDontNeedWingsToFly  ilaperla  austinsheart  Niallpleasehugme  vi adoro <3
Grazie ancora a tutte le lettrici silenziose, grazie per le visite che lasciate <3


Bene, anche per oggi è andata ;) spero di trovare le vostre recensioni <3 grazie mille ancora a tutte voi, per tutto <3
A presto!
Nanek

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Capitolo 20
*** Lego House ***


Capitolo 20

Lego House


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-Dai Niall..- lo riprendeva lei, mentre lui, continuava a riempirle di baci la pancia, ogni millimetro di pelle era toccato dalle sue labbra, non ne perdeva uno, la baciava, e sentiva suo figlio muoversi.

Non era la prima volta che succedeva, a lui piaceva, era un modo per coccolare suo figlio, farlo sentire già amato, fargli sentire che il suo papà era lì per lui, e gli voleva un bene dell’anima.
Lei si lamentava, perché quelle labbra, a contatto con la sua pelle, la facevano rabbrividire, una scia di pelle d’oca la invadeva, e percorreva il suo corpo.
Accarezzava i capelli di lui, incitandolo a smettere, ma lui sorrideva e riprendeva.
Era pomeriggio, erano distesi nel loro letto, dopo aver pranzato: la finestra aperta, un po’ d’aria che ventilava la stanza.

-Dobbiamo prepararci per sta sera, o almeno fare una doccia, non possiamo arrivare tardi perché facciamo tutto all’ultimo- ricordava lei, ma lui non l’ascoltava, troppo preso da suo figlio.
-Ehy? Niall? Ti ricordo che in questa casa non vivi con una pancia- sbuffava Vanessa, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.
Lui la guardò, sorridendo.
-Filippo dammi un secondo- sussurrò a suo figlio, e si avvicinò al viso di lei, baciandole la guancia.
-Qualcuno è geloso del proprio bambino?- domandò, prendendola in giro, e lei non gli diede risposta, continuando a fissare lontana, seria in viso.
Le labbra di Niall la baciarono ancora, ma non ci fu reazione da parte di lei.
-Dai Vane.. un bel sorriso per il tuo maritino perfetto- le baciò il naso.
-Non sei perfetto, sei cattivo- rispose secca –quella volta che mi hai proposto di vivere con te dovevo dire di “no”- continuò, accennando appena un sorrisetto.
Lui le accarezzò la guancia –Era impossibile che mi dicessi di no- affermò lui –Mi ami troppo per dirmi di no- convinto delle sue parole.
-La verità è che quel giorno ero troppo su di giri, dicevo “sì” a qualsiasi cosa- rise divertita lei, notando il suo sguardo rattristarsi.

Vanessa lo trascinò più vicino a sé, portò le sue mani sulle sue guance, e avvicinandolo ancora di più alle sue labbra, lo baciò.
Sentì Niall ricambiare quel bacio, quando si separarono gli bisbigliò un “sto scherzando”, lui sorrise, e riprese ad intrecciare le sue labbra con le sue.
Il ricordo di quel giorno, li travolse entrambi, ed entrambi si ritrovarono a rivivere quel giorno: non avevano ancora compiuto 28 anni, era aprile, lei si era già laureata, e insegnava nella scuola di Mullingar, Niall avrebbe concluso i suoi studi nel giro di pochissimi mesi, e lo studio dentistico lo stava già aspettando.

***

Vanessa era a casa sua, quel sabato mattina, stava preparando la lezione ideale per i suoi alunni: stavano studiando gli egizi.
Sceglieva disegni da mostrare, quelli che li avrebbero incuriositi di più, immaginava i loro occhi luccicare, era convinta che quella lezione sarebbe rimasta impressa.
Lei e Niall stavano ancora insieme, era passato un mese dal loro nono anniversario, nove anni che stavano insieme, nove anni che sembravano essere passati fin troppo velocemente.
Lui era carico di studio, la fine della sua carriera da studente era vicina, tutti aspettavano con ansia quel momento, per festeggiarlo al meglio.
Sean e gli altri, avendo già il loro diploma da odontoiatri, lavoravano nello studio del padre di Darragh, pronto a cedere l’attività al figlio per andare in pensione: il suo posto da dentista era stato prenotato per Niall, emozionato come non mai a cominciare quella carriera insieme ai suoi migliori amici.
Qualcuno suonò al campanello, Gaia, la cugina di Vanessa, si affrettò ad aprire.
Salutò l’ospite, e Vanessa non tardò a riconoscere la sua voce, che rivolgeva un saluto, sentiva i suoi passi avanzare, e quasi vedeva gli occhi di lui cercarla, fino ad individuarla: seduta al tavolo in cucina, circondata da fogli e colori.

-Buongiorno maestra- la salutò, lasciandole un bacio sulla testa, facendola ridere.
-Buongiorno Dottore- ricambiò a sua volta lei, continuando a colorare di giallo una piramide.
-Mmm, egizi, interessanti- commentò lui, sedendosi vicino a lei, appoggiando in un’altra sedia la sua valigetta da universitario piena di libri.

Cominciò a fissarla, e si perse mentre l’ammirava.
Aveva una maglia rossa, maniche corte, le gambe accavallate, ricoperte dal tessuto dei jeans chiari, i capelli raccolti in una treccia, gli occhiali indossati, gli occhi blu concentrati su quei fogli, le mani di lei che coloravano e notò alcuni segni colorati sulle dita; la bocca di lei, nonostante fosse seria, lasciava trasparire un sorriso, le guance leggermente arrossate, degli orecchini piuttosto grandi per non essere notati.
Inspirò il suo profumo, riconobbe il profumo di mirra, la crema che sua cugina le aveva regalato a Natale, e che lui aveva amato subito, era un profumo delizioso, irresistibile, e si divertiva a stare sul letto con lei per annusarla, e qualche volte mordicchiarle la pelle.
Appoggiò la sua mano sul polso di lei, quasi per fermarla, e lei lo guardò, come se sapesse che doveva parlarle.

-Ti devo portare in un posto, con urgenza, mi spiace distoglierti dalle tue piramidi, ma.. è importante- le disse, e lei lo guardò ancora più confusa.
-Niente domande, solo.. vieni con me- le disse, per poi alzarsi in piedi e incitarla a seguirlo.
Lei si mise le scarpe, avvertì Gaia e sua nonna, dicendo che sarebbe tornata presto, e come risposta, ricevette delle risatine.
 

Una volta in macchina, Niall la fece voltare verso di lui.
-Devo metterti una cosa- e le fece vedere la benda, lei, senza parole da dire, si lasciò coprire gli occhi; sentì le labbra di Niall appoggiarsi alle sue, e poi, il motore acceso, e loro due che si allontanavano da casa.

 
Fu un tragitto piuttosto lungo, Niall le parlava, cantava qualche canzone, discutevano della giornata, fino all’arrivo.
Lui l’aiutò a scendere, e le chiese di tenere la benda ancora un po’.
La guidò, tenendola per la vita, intrecciando una mano con la sua, e con passo incerto, presero a camminare.

-Scalino!- l’avvisava lui, e lei alzava il piede, ridacchiava, e lui la seguiva.
-Ferma qui ora! Siamo arrivati- annunciò lui, e lei rimase ad aspettare.

Sentiva attorno a sé la presenza di altre persone: sentiva bisbigli, persone che parlavano e commentavano tra di loro, non fece caso alle loro conversazioni, si preoccupò di tenere salda la sua mano su quella di Niall, si preoccupò di sentire le labbra di lui che a volte le baciavano la guancia, facendola arrossire.
Non capiva dove l’avesse portata, e di sicuro, non era un posto appartato, data la presenza di altra gente.
Ci fu un istante, e la folla lanciò un grido.

-Oddio che succede?- sobbalzò lei, andando a scontrarsi sul petto di Niall, che l’avvolse a sé.
-Oh non preoccuparti, non è nulla- la rassicurò lui, accarezzandole le spalle.
-Perché non puoi togliermi la benda? Siamo arrivati no? Mi sta venendo l’ansia- lo strinse più forte lei, e lui rise.
-Impaziente, ancora un po’ di minuti- la incoraggiò, lasciandole un bacio sulla punta del naso.

Lei sbuffò, e si mise in attesa.
Qualche volta Niall la spingeva appena in avanti, erano in coda, e lei non capiva per cosa.
-Ecco tocca a noi- annunciò al suo orecchio, e lei sentì le sue mani spingerla ulteriormente in avanti.
Sentì l’aria cambiare, il posto dove erano appena entrati era più freddo, si sentì i brividi invaderle le braccia, e cercò riparo nella stretta di Niall che la guidava ancora.

-Ciao- li salutò una voce, e lei si fermò.

Quella voce, non le era particolarmente estranea, quell’accento, così italiano, così perfettamente familiare, non aveva un irlandese davanti a lei, ne era più che sicura.
Niall salutò a sua volta, sfoderando quel poco di italiano che lei gli aveva insegnato, cercando di non sembrare ridicolo con il suo accento.

-Che dici gliela togliamo?- continuava quella voce, e lei sentì Niall ridere.

Le mani di lui erano dietro di lei, sulla sua testa, e slacciavano il nodo della benda; lei prese gli occhiali, e appena le fu tolto quel pezzo di stoffa dagli occhi, li indossò, per poi alzare lo sguardo.

Oh mio Dio. Pensò, spalancando gli occhi.

-Ciao!- la salutò quell’uomo davanti a lei, che le stava sorridendo.
Vanessa rimase senza parole.
Indietreggiò, scontrandosi contro il petto di Niall, arrossì violentemente, e si sentì le farfalle nello stomaco agitarsi come non mai.
Lo guardò, quell’uomo, e non riusciva a connettere, come se fosse troppo impossibile per essere vero: i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi azzurri la stavano fissando, il suo sorriso, il suo meraviglioso sorriso era rivolto verso di lei, e lei si sentì le gambe molli.
I suoi capelli castani, alzati nella sua cresta, la barba più lunga, i suoi jeans, ma sempre lui, in tutto il suo fascino, in tutto il suo splendore.

-Vieni avanti, non ti mangio, al massimo, ti bacio, sempre che il tuo ragazzo non mi uccida- scherzò quell’uomo, e Niall la spinse nella sua direzione.
Vanessa finì tra le sue braccia, e non si sentì più i piedi, come se fosse volata in una nuvola; abbracciò quell’uomo, che le baciò le guance, e si sentì arrossire ancora di più.
-Nek, cioè, Filippo, oddio, ma sei tu?- chiese con viso sconvolto, facendo ridere il suo idolo, sentendo il cuore battere ancora più forte, abituata com’era, a vederlo solo nello schermo della televisione, o a sentire la sua voce melodiosa, solo alla radio o grazie al suo Ipod.

-Sì, questo è il mio nome- rispose, sorridendole ancora, e lei non riuscì più a parlare.
-Dai Vane, amore mio, respira, ce la puoi fare- scherzò Niall, parlando in italiano, facendola agitare ancora di più.
-Tu mi hai portato qui senza avvisarmi? Dio mio..- lasciò la frase in sospeso lei, sotto il sorriso di Niall, che la guardava con aria dolce.
-Su fai un sorriso, è Nek, mica un fantasma- ridacchiò il biondo, preparando la macchina fotografica.
Vanessa deglutì, e portando una mano dietro la schiena del suo idolo, si mise in posa, sorridendo.
-Credo di non averti mai visto con un sorriso del genere- annunciò Niall, lasciando trasparire un lieve tono di gelosia, facendo ridere il cantante, che gli strinse la mano.
-è un piacere conoscerti, questa qui non fa che cantare le tue canzoni ovunque, ormai canto pure io in italiano, sono Niall- annunciò, sotto lo sguardo fulmineo di Vanessa, che però, non negò l’affermazione del ragazzo.
Filippo sorrise –Siete sposati?- domandò, facendo arrossire entrambi, che scossero la testa.
-Fidanzati, da nove anni- lo informò Vanessa.
-Però, vuol dire che le mie canzoni non sono così insopportabili- scherzò il cantante, facendo sorridere entrambi.

-è stato un piacere vederti, grazie- lo salutò Vanessa, abbracciandolo ulteriormente, per poi avvicinarsi a Niall e dirigersi verso l’uscita.
 

Appena fuori, Vanessa si lasciò andare a un urletto.
-Oddio ho incontrato Nek!!- urlò, allungando le “e” di quel nome, facendo scoppiare Niall in una risata.
-Tu!- lo indicò –Sei una cosa.. oddio non ho le parole per descriverti!- si buttò tra le sue braccia –Grazie, grazie! Ti amo, io non so cosa dire! Sono ancora tutta emozionata!- e lui sorrise.
-Appena l’ho scoperto, che era qui a Dublino per un M&G non ho potuto far finta di niente- annunciò, sentendo poi, le labbra di lei, appoggiarsi alle sue.
Il tragitto di ritorno verso Mullingar, fu caratterizzato da un silenzio strano.

Vanessa era ancora nel suo mondo, dove gli occhi azzurri del suo amato Filippo erano ancora davanti ai suoi, dove il suo sorriso la faceva arrossire, dove i suoi abbracci la facevano volare su una nuvola, con il cuore ancora a mille e le farfalle nello stomaco che volavano da una parte all’altra; in viso aveva ancora quel sorrisetto, che lei definì “da Nek davanti ai tuoi occhi che ti abbraccia e ti bacia e ti sorride”, e arrossiva ancora al pensiero di quel che le era successo fino a pochi minuti prima.
Niall invece, era serio, e silenzioso.
Guidava, ma non era concentrato, era nel caos, i suoi pensieri erano in disordine, come se qualcosa li avesse scossi, scombinati, turbati.
Nella sua mente, continuavano a rimbombare quelle parole: “siete sposati?” e la cosa lo aveva, in qualche modo, scosso.
Certo, sapeva benissimo che era impossibile parlare di matrimonio negli anni precedenti: lui era carico di studio, lei doveva laurearsi, e si era appena trovata un lavoro a tempo pieno, i soldi non mancavano, ma comunque, non ci avevano mai pensato, o almeno, lui non ci aveva neanche pensato.
Non gli era mai sembrato il momento opportuno per parlarne, non gli sembrava.. mai il momento, oppure, non ci aveva proprio mai pensato.
Eppure, dentro di sé, non era una cosa che lo lasciava indifferente: lui lo voleva.
Voleva sposarsi, e voleva con lei.
Voleva passare il resto della sua vita in sua compagnia, voleva vivere in una casa tutta loro, voleva avere dei figli, lui lo voleva, ne era più che sicuro.
Arrivarono a casa di Vanessa, e la salutò con un bacio sulle labbra: si diresse verso casa di sua mamma, aveva bisogno di pensare.

 
-Qualcosa ti turba?- chiese Maura, raggiungendolo in giardino: lui sedeva su una sedia, contemplava il paesaggio davanti a sé.
Vide davanti ai suoi occhi la mano di sua madre, teneva un bicchiere, dentro c’era del thè fresco.
-Ho pensato ne volessi un po’- continuò la donna, sedendosi vicino a lui, che mormorò un “grazie”.
La sentì sospirare, stava aspettando una sua risposta.

-Vado al sodo?- le domandò, e lei sorrise, annuendo.
-Credo sia giunto quel momento- annunciò lui, facendo scoppiare sua madre in una risata.
-Sembra tu stia andando al patibolo tesoro mio- ridacchiò ancora, facendolo arrossire.
-Intendevo di andare via di casa, magari.. sposarmi- continuò lui, e Maura poggiò la mano sulla sua.
-Continui a dirlo con aria troppo poco convinta, se non vuoi farlo non ti costringe nessuno- lo rassicurò premurosa.
-Io voglio farlo- sospirò –ma mi sento stupido-
-Stupido perché?- chiese Maura, anche se conosceva già la risposta.
-Perché non mi è venuto in mente prima, non ci ho mai pensato, e mi sento.. idiota- lei rise ancora.
-Sei troppo problematico figlio mio, ma fidati: non è così grave, te lo garantisco- gli accarezzò i capelli.
-Dici che debba proporglielo? Dici che accetterà se glielo chiedo?- domandò ancora, sua madre continuava a sorridere.
-Ma cosa dici.. lascia che glielo chieda un altro al posto tuo- lo prese in giro, e lui la fissò.
-Non sei simpatica- rise, scoppiando poi in una risata rumorosa.
-Credo che anche lei stia aspettando quel momento, ti sopporta da anni, è una ragazza coraggiosa- continuò a deriderlo.
-Continuo a credere che tu non sia simpatica, mamma- sorrise, per poi alzarsi ed abbracciarla.
Le sussurrò che le voleva bene, la ringraziò per quelle poche parole, per poi chiederle di andare con lui in un posto.
 
 
Era sera, quasi le dieci, e il cellulare di Vanessa vibrò l’arrivo di un messaggio.

“Ehy, vieni fuori? Ti devo parlare. Xx Niall”

Lei sorrise, si alzò dal divano, e dopo aver indossato il cappotto e le scarpe uscì.
-In pigiama?- domandò una voce davanti a lei, con la mano accese la luce.
-Non avevo voglia di cambiarmi- si giustificò, raggiungendolo sulla sedia a dondolo, dove lui l’aspettava, sotto al portico di casa sua.
Si sedette sulle sue gambe, si appoggiò a lui.
-Non riuscivi a dormire piccino?- domandò, accarezzandogli il viso.
-Eh no, ancora troppo emozionato per aver visto Nek- la derise, prima di baciarle le dita della mano.
-Scemo- lo rimproverò lei, sorridendo al ricordo di quell’incontro.

Si dondolarono un po’, lui le prese diverse volte il viso tra le mani, l’avvicinava a sé, e la baciava, baci lunghi, sembrava non volerli concludere mai, poi l’accarezzava, facendola rabbrividire, la teneva stretta a sé, come se avesse paura di perderla, e lei non capiva il suo silenzio: sembrava turbato, sembrava nervoso, e non capiva il motivo.
-Sei in ansia per gli esami?- domandò, e non ricevendo risposta, si convinse che fosse quello il motivo; lo abbracciò, cercando di passargli un po’ di calma, e gli sussurrò parole dolci all’orecchio, rassicurandolo che sarebbe andato tutto bene.
Lo sentì sospirare, si decise a prendere parola –Ho.. pensato molto oggi.. ho pensato a.. noi due- disse diretto, senza troppi giri di parole.
-Il tuo idolo mi ha fatto riflettere su una cosa, e ti chiedo scusa, se non ci ho pensato prima, mi sento uno stupido a non aver mai pensato a questa cosa, quindi, ti prego, perdonami- continuò lui.
Vanessa spalancò gli occhi –Stai bene? Che è successo? È grave? Mi stai preoccupando- chiese a raffica, presa da uno strano tremolio alla mano e alle gambe.
-Alzati, per favore- riprese Niall, e lei si alzò.

Lo osservò, mentre si alzava a sua volta, non osava rivolgerle lo sguardo, e poi.. si abbassò, inginocchiandosi davanti a lei.
Il suo cuore quasi si fermò in quell’attimo, gli occhi spalancati che lo guardavano, mentre lui, con la mano, tirava fuori dalla tasca del giubbotto una scatoletta; non riusciva a respirare, la saliva era come esaurita, la gola secca, il sangue che non circolava più, le mani fredde, l’emozione che saliva man mano che quel momento si evolveva davanti a lei.
-Vane..- cominciò lui, e lei, al sentire il suo nome, quasi sobbalzò, sentendosi arrossire.
-Mi vuoi sposare?- domandò, aprendo quello che teneva tra le mani, e un anello si mostrò ai suoi occhi: una fede d’oro, con un brillante che luccicava davanti a lei, sufficiente a farla tremare ancora di più, sentiva le gambe molli, pronte a cedere da un momento all’altro.
Abbassò lo sguardo, e si rese conto di essere in pigiama, in quella situazione così importante, lei era con il suo pigiama giallo.
-Sì Niall- rispose, balbettando appena –e sono pure in pigiama, perdonami- si scusò, mentre lui si alzava in piedi davanti a lei, e le infilò quella promessa all’anulare sinistro.
-Sei perfetta anche in pigiama- le sussurrò sulle labbra, per poi unirsi alle sue; quasi la sentiva tremare ancora per quella richiesta, sentiva le sue mani completamente fredde che si intrecciavano alle sue, ancora tremanti, ancora nervose, sentiva le sue labbra, che lo baciavano come se cercassero di essere protette.
L’abbracciò, cercando di calmarla un pochino, e lei si lasciò avvolgere da quell’abbraccio.

 
Tornarono a sedersi sulla sedia a dondolo, Vanessa cominciò ad ammirare l’anello che lui le aveva dato: era bello, era meraviglioso, e lei non riusciva a crederci.
-Prima del matrimonio dobbiamo portarlo a fare una piccola modifica- le annunciò Niall, mentre ammirava anche lui l’anello che lei gli aveva infilato pochi istanti prima.
-Cioè?- domandò lei.
-Volevo.. beh non te lo dico, lo vedrai quando saremo all’altare- rispose lui, mostrandogli la lingua, lei rise.
-Hai già fissato la data?- domandò Vanessa.
-No, perché.. beh, ci vuole una casa direi, dove possiamo discutere della data, volevo scegliere quel giorno insieme a te- spiegò lui, mentre lei aveva gli occhi che brillavano al sentirlo pronunciare quelle parole.
-Da domani andiamo a cercarla allora- propose lei, e lui, annuì.

 
Le loro ricerche non durarono a lungo, le case in vendita non erano molte, e lei, la loro casa, si fece trovare piuttosto velocemente.
Era passato appena un mese da quella richiesta, era passato un mese, e Niall si avvicinava sempre più verso la fine dei suoi studi.
La loro casa la trovarono durante una passeggiata, una domenica mattina.
Era in un quartiere carino, pieno di case a schiera, piuttosto vicino al centro della città, vicino ai loro genitori ed amici, e lei era lì: una casa non troppo grande, che spiccava tra le altre, non era a schiera, era una casa unica, il giardino grande, le finestre dai balconi marroni, era gialla, e questo fece innamorare Vanessa.
Era a due piani, aveva salotto, cucina e un bagno con la doccia al piano di sotto; la cucina era spaziosa, il lavandino sotto la finestra, era graziosa, era bella; il salotto era grande, e c’era pure il camino che Niall tanto voleva; le scale portavano al piano superiore: un altro bagno, molto più grande, con la vasca, un corridoio spazioso che conduceva alle quattro camere: una matrimoniale, che aveva una bellissima terrazza, due singole, e un piccolo studio, tutte perfette.
Era impossibile non innamorarsi di quella casa così bella.
Stipularono il mutuo, e la comprarono senza pensarci troppo: era lei che volevano.
L’arredarono, si divertirono a dipingere le pareti dei colori che preferivano, la resero la loro casa, accogliente, e calda.
La prima notte in quella casa la passarono a dormire sul materasso, una coperta e senza cuscini, troppo emozionati all’idea che avrebbero passato il resto della loro vita lì, insieme.

***

-Sai cosa penso?- le domandò Niall, fissando il soffitto.
-Dovremmo decorare un po’ meglio le pareti della cameretta per il bambino, farla.. più azzurra, magari ci facciamo qualche ghirigoro in blu scuro..- spiegò, e lei rise.
-Sei un pittore ora?- sghignazzò –Sai che pensavo io invece?- lui la guardò.
-Dovresti tagliare l’erba, non voglio vivere nella giungla- arrossì –e poi, voglio vederti a petto nudo mentre fai questo piccolo lavoretto- lui si sentì le guance arrossire.
-Con tutto il sudore che ti fa brillare la pelle…- ammiccò lei, gli occhi sognanti.
-… Sì, e poi io che ti avvolgo in un abbraccio, tutto sudore, erba e magari fango- concluse Niall.
Lei assunse un’aria quasi disgustata -Hai rovinato le mie fantasie su di te come giardiniere-
-Nostro figlio sta sentendo i tuoi discorsi da pervertita- le accarezzò la guancia.
-Oh beh, sente anche i miei pensieri se per questo..- abbassò lo sguardo, vergognandosi.
-Vane, Vane.. meno male che io non ho bambini, dentro di me, che sentono quello che penso su di te- ridacchiò, facendola ridere a sua volta.
-La situazione degenera- disse lei, e sgattaiolò giù dal letto –e noi dobbiamo fare i bravi, quindi: io vado in doccia- annunciò.
-Credi che questo migliori i miei pensieri? Tu.. la doccia.. l’acqua sulla tua pelle..- lei lo fermò, lanciandogli il cuscino addosso.
-Non andare avanti, perverso, chiuderò la porta a chiave, fa il bravo- concluse lei, e dopo avergli lasciato un bacio sulle labbra, uscì dalla camera.

 
 


Note di Nanek
Eccomiii in ritardo, credo, non so :D
Devo essere sincera: non ho neanche un capitolo pronto, per questo ci impiego così tanto, perdonatemi =(
Capitolo 20 questo.. ma lo sapete che questa storia si conclude al capitolo 25? Manca pochissimo =( ma ne succederanno delle belle non preoccupatevi ;)
Allooooooooooora
*-* Nek *-* che dolce Niall ad accompagnarla lìììììììììììììììììììì *-* posso assicurarvi che davanti a Nek si hanno solo reazioni tipo Vanessa, l’ho provato sulla mia pelle, i suoi occhi ti fanno imbalbare, ve lo garantisco <3 caro amore mio <3
Poi poi poi
Yeeeeeeeeeeeee tra rose e fior nasce l’amor, Niall e Vane si voglion sposar!!! Che carrrrrrrrriniiiiiiiiiiiiiii <3 <3
E la parte finale? Ahahahaha fantasie nascoste qui :D
Passiamo a voi care mie <3

Grazie a voi <3 per aver messo la mia storia tra le preferite <3 BabyAngel483  GloYute vi adoro <3
Grazie a te <3 che hai messo la mia storia tra le ricordate <3 One direction four ever ti adoro <3
Grazie a te <3 che hai messo la mia storia tra le seguite <3 Emma_x ti adoro <3
Grazie a voi <3 per aver recensito <3 Sharon13  Niallpleasehugme Curly vi adoro <3


Grazie a tutte voi che leggete <3 manca poco alla fine, ma spero di non deludervi proprio ora con questi pochi capitoli =)
A presto!
Nanek

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Capitolo 21
*** La vita rimane la cosa più bella che ho ***


Capitolo 21

La vita rimane la cosa più bella che ho



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Ad accogliere Niall e Vanessa, quella sera a casa di Maura, fu Theo.
Il piccolo esitò ad aprire, dopo aver sentito il campanello suonare, con voce flebile chiese –Chi è?- ricevendo come risposta dallo zio –Il lupo cattivo- che lo fece ridere.
Theo lo aveva riconosciuto e spalancò la porta: un sorriso solare gli caratterizzava il viso, gli occhi azzurri, come quelli di Greg, come quelli di Niall, i capelli castani alzati in una crestina, si buttò incontro ai due nuovi arrivati.

-Zio!!- urlò emozionato, prolungando la “o”, mentre Niall lo prendeva in braccio.
-Quanto sei pesante Theo! Non riesco più a sollevarti!- lo salutò il biondo, lasciandogli un bacio sulla fronte.
-Ciao Zia!- salutò nuovamente il bambino, facendo sorridere Vanessa che teneva in mano una borsa piuttosto grande –Cos’hai lì?- le chiese.
-Una sorpresa- annunciò, accarezzandogli la guancia.
-Ben arrivati ritardatari!- annunciò una voce, che fece ridere Niall: suo fratello Greg avanzava insieme a Denise e sua madre.
-Non siamo in ritardo! E anche se fosse.. è colpa della Vane, sempre a perdere tempo a truccarsi- esclamò il biondo, facendo alzare gli occhi a tutti i presenti.
-Sempre a incolpare gli altri.. ciao cognatina, come stai? Vuoi una mano? Quella borsa sembra pesante- si offrì Greg, prendendole quel peso dalla mano.
-Grazie, sai.. tuo fratello invecchia, non ha più forze- lo derise lei, avanzando verso Maura, abbracciandola, fece lo stesso con Denise.
-Il piccolo Horan è quasi in arrivo!- esclamarono e Vanessa arrossì, portandosi la mano sulla pancia.
Theo si posizionò davanti a lei –Si muove Zia?- le chiese, e lei lo incitò ad appoggiare la mano sulla pancia, appena sopra l’ombelico.
Un colpetto.
-L’ho sentito! Si è mosso!- esclamò lui, contento che il suo cuginetto lo avesse riconosciuto.
-Che dite? Andiamo a mangiare? Si fredda tutto- chiese Maura.

Suo figlio, il più piccolo, le cinse le spalle, e si diresse con lei verso il soggiorno –Che mi hai preparato di buono mamma? Ho una fame- le domandò, facendo sorridere tutti: Niall, sempre il solito.

 
-Il mio stomaco non è mai stato più contento! Tutto perfetto mamma- esordì Niall, portandosi una mano sulla pancia, facendo arrossire appena Maura, sempre lieta di sentire i suoi complimenti.
-Zio hai il pancione anche tu adesso!- lo derise Theo, facendo scoppiare tutti in una risata: portò la mano sulla pancia dello zio, ma non sentì nessuno muoversi.
-Su simpaticone, vai a prendere la borsa pesante, abbiamo delle consegne da fare- lo incitò, spingendolo appena.

Quando Theo fu di ritorno, posizionò il contenuto della borsa sopra al tavolo: c’erano diversi pacchetti, ma uno in particolare, catturò la sua attenzione, carta azzurra, un fiocco enorme, e soprattutto, il biglietto con scritto “Per Theo”.

-Allora, questo pacchettino rosa è per nonna Maura- esclamò Niall, porgendoglielo.
-Questo è per la mia adorata cognatina- guardò Denise –e questo è per quel rompi scatole di mio fratello- rise, passando il regalo a Greg.
-E questo invece, piuttosto grande, è per il mio nipotino preferito!- Theo lo guardò con gli occhi che brillavano.
-Lo apriamo insieme Zio?- chiese, e Niall sorrise.

Scartarono il regalo, Theo era un fascio di nervi, preso dall’adrenalina, e dalla voglia di scoprire che regalo lo aspettasse sotto quella carta azzurra.
Spalancò gli occhi, non appena capì di cosa si trattasse.

-La Wii! Quella che fanno vedere in televisione! Ma.. ma.. oddio che bella! Grazie!- quasi urlò, abbracciando Niall, che sorrise a quella reazione.
Theo poi, si precipitò verso Vanessa e abbracciò anche lei, per ringraziarla.
Greg guardò storto suo fratello –Tu mi vuoi viziare il fanciullo, non va bene- sorrise.
-Oh beh, quando nasce mio figlio mi aspetto di giocare con l’Xbox che tu gli regalerai, fratellone- scherzò  Niall, dandogli un colpetto sulla spalla.

La serata passò nel migliore dei modi, parlarono del lavoro, del bambino in arrivo, Denise raccontava le piccole marachelle di Theo.
-Mi ha portato in casa circa dieci lucertole!- si mise a spiegare, facendo scoppiare Vanessa in una risata.
Ma nonostante quei pochi episodi, era un bambino meraviglioso, a scuola andava con piacere, faceva i compiti, e non richiedeva mai troppo, era l’orgoglio di mamma Denise e papà Greg, era il nipotino perfetto di Niall e Vanessa.
Maura ascoltava, e osservava i suoi figli, quasi incredula che fossero già così grandi, così adulti, ancora poco maturi su certi aspetti, ma sicuramente responsabili e legati alle loro famiglie; guardava Denise e Vanessa, e si meravigliava nel vederle in quel soggiorno: loro erano le mogli dei suoi bambini, non erano più le ragazzine che andavano di sfuggita a trovare Niall o Greg per fare i compiti o per invitarli fuori con gli amici, loro erano le loro mogli, Denise aveva già avuto il piccolo Theo, Vanessa aveva in grembo il figlio di Niall, che sarebbe nato a giorni.
Sorrideva a quel quadretto che aveva davanti agli occhi, felice e orgogliosa di quello che i suoi figli erano riusciti a creare, da soli, senza che lei si intromettesse troppo: era felice e soddisfatta, il suo lavoro come madre, aveva dato buoni risultati.

Si alzò in piedi, e andò a cercare qualcosa nel cassetto del mobile che teneva vicino alla televisione: tirò fuori un album di foto, e lo appoggiò sul tavolo.
-Questo album l’ho messo a posto di recente, vi va di sfogliarlo?- domandò, e Vanessa le balzò accanto, curiosa come non mai di vedere le foto.
Tutti si avvicinarono, curiosi di vedere che foto aveva stampato Maura, e cominciarono a guardare.
C’erano foto del matrimonio di Greg.

-Oddio guarda che giovani!- commentò Denise, fissando quella foto, che la ritraeva vicino a Greg, davanti alla chiesa, con il suo abito bianco, lungo, gli occhi azzurri che brillavano, il sorriso meraviglioso.
-Oh che dolci, Horan al completo!- commentò ridendo Niall: una foto sua con Greg e Bobby, tutti con tanto di cravatta a righe rosa e bianche, solo loro potevano trovare colori così bizzarri.
-Qua la Vane stava per prendere sonno- commentò ancora il biondino, indicando Vanessa, seduta vicino a lui, in chiesa, per fare da testimoni: aveva il viso concentrato sul foglio bianco che aveva in mano.
-Stavo leggendo, a differenza tua che eri perso in non si sa quale pensiero- si giustificò lei, facendogli la linguaccia.
-Boia.. guarda che torta- annunciò Greg, notando la foto di lui e Denise mentre tagliavano quella torta a più piani, sorridenti, e felici di essere lì.
-Qua lo Zio canta!- annunciò Theo, indicando la foto di Niall, posizionato su un piccolo palco, con il microfono in mano, indicava la coppia di sposi: stava dedicando loro una canzone.
-Queste sono le mani della mamma e papà, vero nonna?- chiese nuovamente il bambino, indicando la foto: due mani intrecciate, si vedevano le fedi argentate, le mani di Denise e Greg, in una foto con l’effetto bianco e nero.
-Oh guarda guarda qui- annunciò Greg, puntando l’indice su una foto: Niall e Vanessa che ballavano al matrimonio.
Lei indossava un vestito lungo fino al ginocchio, blu, i capelli sciolti, gli occhi che sorridevano con le labbra, mentre ballava con Niall, con le mani sulle sue spalle; lui ricambiava quel sorriso, era come perso negli occhi di lei.
-Carini loro- commentò Denise, facendo arrossire Vanessa.

Theo cambiò pagina, e cambiò pure il matrimonio.
-Oh adesso ci sono anche io!- annunciò il bambino, indicandosi vicino agli sposi..

***

Il ricordo di quel giorno si impossessò della mente di tutti i presenti, il giorno del matrimonio di Niall e Vanessa.

Celebrato a metà settembre, pochi giorni dopo il compleanno di Niall, alla loro cattedrale, la cattedrale della caccia al tesoro, la cattedrale che ricordava loro qualcosa di speciale: Cathedral of Christ the King.
Niall era all’altare, continuava a tirarsi la giacca del completo verso il basso, come se volesse sistemarla, per paura di essere preso male, per paura di non essere perfetto; si toccava la cravatta, si sistemava i capelli: non riusciva a stare fermo.

-Niall, relax, respira, è il tuo matrimonio non la tua condanna a morte!- gli sussurrò una voce dietro di lui, sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla: Sean, il suo testimone.
-Sono nervoso a mille, ho le mani che sudano- annunciò il biondino.
-Beh che schifo!- rise ancora Sean, dandogli una pacca sulla schiena.
-Coraggio, tranquillo, sarà tutto perfetto- lo rassicurò ancora, e Niall deglutì appena.

Si guardò intorno, scrutò i presenti: vide la sua famiglia, al completo, c’era Maura, Bobby, Greg, Denise, tutti i suoi amici erano lì seduti a guardarlo, Darragh, Brad, Dylan, Kayla, le sue cugine, tutti erano lì presenti.
Volse lo sguardo verso i testimoni della sposa, e sorrise a quella ragazza così giovane di neanche 19 anni: Gaia.
Aveva un vestito lungo fino al ginocchio, verde chiaro, i capelli corti, un ciuffo che le cadeva perfetto, lo sguardo perso nel vuoto, e un lieve rossore sulle guance, come se fosse imbarazzata a star davanti a tutte quelle persone.
Passò a scrutare la famiglia di lei, vide sua madre, sua nonna, le sue zie, vide Roxy..
Mancavano due persone tra quegli invitati, le uniche due persone che Vanessa voleva assolutamente vedere, ma che per ragioni di lavoro e impegni vari, non si presentarono: Zayn e Alberto non c’erano.

Quel triste pensiero fu scacciato via dall’arrivo del piccolo Theo: Niall lo guardò avanzare verso di lui, in mano un cuscinetto, le due fedi dorate appoggiate sopra.
Sorrise a quel bambino, gli baciò la testa appena gli fu vicino, e gli prese il cuscinetto, passandolo a Sean, che spalancò gli occhi: non sapeva che cosa dovesse fare.
La melodia della marcia nuziale fece voltare lo sguardo di tutti verso l’entrata: l’organo della chiesa cominciò a suonare, facendo tornare Niall alla realtà, i suoi occhi si alzarono verso l’entrata della chiesa.

La vide entrare, accompagnata da suo padre, e Niall si sentì le gambe molli: il vestito bianco, lungo, le spalline fine, i capelli castani raccolti, gli occhi blu che li vedeva brillare, mentre lo guardavano, in mano un bouquet di rose gialle; sorrideva, mentre avanzava verso di lui, e lui si sentì arrossire.
Quando si trovarono l’uno di fronte all’altra, lei lo salutò, e lui non riuscì ad aprire bocca, facendola sorridere ancora.
Era bella, ancora di più quel giorno, il trucco leggero che delineava i suoi lineamenti dolci, il lucidalabbra che rendeva le sue labbra ancora più attraenti, il suo profumo che gli entrava nei polmoni era qualcosa di perfetto.
Le prese la mano, e lei ricambiò quella stretta, come se volesse fargli capire quanto fosse nervosa in quel momento, e lui sorrise, cercando di mantenere la calma.
Anche lei lo guardava, con la coda dell’occhio, e si sentiva arrossire, era meraviglioso: il completo gli stava benissimo, la cravatta gli dava quel tocco perfetto che le faceva avere gli occhi a cuore, i capelli così morbidi e così perfetti, la rosa gialla che aveva all’altezza del cuore la fece sorridere, ma soprattutto: i suoi occhi non erano mai stati così belli come in quel giorno.
I suoi occhi azzurro cielo erano qualcosa di meraviglioso, erano felici, li vedeva brillare, e lei si sentì arrossire al pensiero che quegli occhi, li avrebbe visti per tutta una vita insieme.
Lei si voltò più volte verso sua cugina, la “piccola” Gaia, che la guardava sorridente, e lei, sorrideva a sua volta, fin troppo contenta di averla lì al suo fianco, almeno lei, in quel giorno tanto speciale.
 

-Vuoi tu, Niall James Horan, prendere Vanessa come tua legittima sposa, per amarla e onorarla..- cominciò quel fatidico momento, il momento che li avrebbe legati per sempre.
-.. finché morte non vi separi?-
-Sì lo voglio- disse Niall, cercando in tutti i modi di sopprimere il suo nervosismo.

Prese la fede, e gliela portò all’anulare sinistro; lei riuscì a intravedere il “ritocco” che lui aveva fatto al suo anello: dentro c’era inciso il nome “Niall”, lei sorrise.
Lo guardò negli occhi, e lui quasi le sussurrò le sue promesse: di amarla, di essere presente sempre, di non abbandonarla mai..

-Non vedo l’ora di passare il resto della mia vita con te- concluse, arrossendo ancora di più, facendole diventare gli occhi un po’ lucidi, facendola sorridere ancora di più.
-E vuoi tu Vanessa..- era il suo momento, deglutì a fatica.
-..finché morte non vi separi?-
-Sì, sì lo voglio- disse, cercando di non essere troppo impacciata, e prese anche lei, la fede di Niall, anche lui aveva inciso qualcosa all’interno, aveva il suo nome: “Vanessa”.
Quasi si scordò, per un secondo, le promesse che si era ripetuta fino a poche ore prima, le parole, poi, arrivarono da sole, e con un po’ di coraggio, riuscì a dirle tutte.
-E sì, anche io non vedo l’ora di passare il resto della mia vita con te- concluse, rossa come non mai, e infilò la fede al suo anulare sinistro.
Si sorrisero.
-Può baciare la sposa- e le loro labbra si unirono, travolti dall’applauso generale, che li fece arrossire ancora di più.
 
 
Come da rituale, quando la cena finì, e loro giunsero a casa, Niall la portò fino all’entrata in braccio.
Salì le scale tenendola stretta a sé, giunsero alla loro camera matrimoniale, e la distese sul letto.

-Vieni qui maritino mio- lo trascinò lei, portandolo vicino a sé, lasciandogli un bacio.
-è già finita questa giornata, quasi non ci credo!- si lamentò lui, accarezzandole il viso.
Avevano festeggiato, con tutti i loro amici e parenti, avevano mangiato la mega torta che avevano scelto mesi prima, avevano ballato, Niall aveva pure cantato, si divertirono davvero tanto, e la giornata era passata così veloce che neanche se ne resero conto in tempo.
-Quando Sean ti ha preso in braccio pensavo si rompesse in due- commentò Vanessa, ricordando un aneddoto di quel giorno, facendolo ridere.
-Invece tu mentre ballavi con Theo mi hai fatto una tenerezza unica..- rispose lui, baciandole la guancia.
-è stato bello ballare quel lento con te- sussurrò lei.
-è bello credere che ora vivremo sempre insieme- sussurrò lui, baciandole il collo, portando una mano sul suo fianco, per poi passare alla schiena, cercava la cerniera di quel vestito.
Lei, prese a sbottonare la camicia bianca di lui, lasciandosi trasportare da quel momento.
Si erano sposati, avevano una casa insieme, erano felici, e la loro vita stava iniziando di nuovo.

La loro vita insieme.




 
Note di Nanek

*-* posso essermi persa perché Niall ha detto “sì lo voglio”? *-*
Ciao a tutte care lettici =) bene, insomma, viva gli sposiiiii *-*
Vi giuro sono tanto sulle nuvole *-*
Spero che questo capitolo vi piaccia =) ci ho impiegato un po’ a farlo, e spero di non aver fatto una schifezza per un momento tanto importante come questo =)

Ringrazio voi che avete recensito lo scorso capitolo <3 Niallpleasehugme  stuckinsilence_  vi adoro <3

E ringrazio tutte voi che continuate a seguire <3 siamo quasi alla fine.. e non sapete che sofferenza per me concludere questa storia, ormai è parte di meee :D
Spero di non deludervi <3 aspetto le vostre recensioni <3
A presto!
Nanek

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Capitolo 22
*** The best of me ***


Capitolo 22


The best of me




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Vanessa si sentì una strana fitta all’altezza del ventre, il bambino dentro di lei, forse, aveva scalciato più forte del solito.
Spalancò gli occhi, e si portò una mano su quella sporgenza, sussurrando a suo figlio di non fare i dispetti.
Niall, disteso sul loro letto, la vide impallidire, all’entrata di camera loro.

-Stai bene?- le chiese, andandole vicino, e lei si limitò ad annuire.
-Tuo figlio è emozionato per aver “visto” il piccolo Theo- si giustificò lei, facendogli cenno di tornare sul letto.
Si distesero, l’uno a fianco all’altra, lei si mise in pancia in su, Niall l’accarezzava ancora, sperando che il piccolo si calmasse.
-Ormai manca poco- sussurrò Vanessa, e Niall annuì.
-Pensare che nove mesi fa, ero in ansia- continuò lei, avvicinandosi alla bocca di suo marito, per poi distendersi nuovamente e chiudere gli occhi.
-Quel giorno eri preoccupata a mille- le parlò lui, e lei rise appena, ricordando quei momenti di panico, ma non dovuti alla sua scoperta di diventare madre, ma riguardo ad un’altra persona..

***

Quella notte, ricorreva nella mente di entrambi, la notte in cui, lui le dichiarò apertamente di volere un bambino.
Niall era sopra di lei, si muoveva lentamente.
Vanessa si lasciava andare a qualche gemito, seguito da lui, teneva gli occhi chiusi, lo sentiva avvicinarsi alla sua bocca, a volte, per lasciarle un bacio.
Lo sentì avvicinarsi al suo orecchio, la sua voce bassa la fece quasi rabbrividire.

-Non prendi più la pillola, vero?- domandò, e lei annuì appena, lasciando uscire dalle sue labbra un flebile “non la prendo più”.

Non usava più la pillola da un po’ di tempo, da quando lui, un giorno, le aveva gettato via la scatola vuota, dicendole, che, quel momento, doveva arrivare.
Ricordava il suo viso rosso, gli occhi bassi, mentre le faceva quella richiesta, che la fece sorridere teneramente, e senza volerlo imbarazzare ulteriormente, si limitò a dirgli che per lei andava bene.
D’altronde, come si poteva chiedere così apertamente di volere un figlio? Poi lui, era così timido, e la sua richiesta venne formulata nei più timidi dei modi.
Quella notte, poteva essere la notte speciale.

-Un bambino con i tuoi stessi occhi- le sussurrava all’orecchio, come se in quel momento, non ci fosse imbarazzo tra di loro, come se fosse il momento per parlarne, nonostante lei, avesse capito da subito, le sue intenzioni.
-O magari con i tuoi occhi- lo corresse lei, sorridendo.
-Diventare papà mi rende timido e nervoso- ammise lui, baciandole la fronte.
-Sarai perfetto- lo rassicurò lei.
-Scusa per essere stato così impacciato- continuò lui.
-Niall, sei la persona più dolce del mondo, ti voglio per come sei- continuò lei, portando le mani sul suo volto, avvicinandolo alla sua bocca, baciandolo come non aveva mai fatto prima.
 
 


-Ehy Gaia! Che combini?- chiese Vanessa, un sabato, appena passata l’ora di pranzo, diverse settimane dopo quella notte, andando verso la cugina, che leggeva con fin troppo nervosismo una rivista.
Gli occhi concentrati sulla lettura, il corpo teso, la penna mossa tra l’indice e il medio con fin troppa agitazione.
La vide sobbalzare quando la chiamò, e la cosa la sorprese.
-Hai qualche compito importante?- le chiese ancora, ma la cugina non rispose.
Le si avvicinò, sedendosi accanto, e la vide pallida in viso.
Le prese la mano, con fare preoccupato –Stai male?- chiese ancora, Gaia non rispondeva.
Continuò a fissarla, il cuore che le batteva forte, non capiva che cosa stesse succedendo, e la cosa la agitava parecchio.
-Andiamo fuori- le disse la cugina, a denti stretti.
 
Quando si trovarono nel giardino di casa di Vanessa, Gaia tirò fuori la sua agendina rossa e gliela passò.
Vanessa la prese in mano, confusa, cominciò a sfogliare.
C’erano segnati i compiti da fare, le interrogazioni, i voti, c’erano dei disegni, fatti dalla cugina o dalle sue compagne di banco; comparivano delle foto di lei e Josh, il suo ragazzo, o semplicemente, foto con Vanessa, era un piccolo diario di tutte le sue giornate.

-Che c’è di strano?- domandò inarcando il sopracciglio, e sua cugina, cominciò a sfogliare le pagine, arrivando alla fine del mese precedente.

C’era un giorno segnato con un cerchio rosso, e delle faccine in lacrime, come se stessero male.
Vanessa sorrise, quasi divertita.

-Questo è il tuo modo di dire che hai il ciclo? Originale non c’è che dire- la derise, ma la cugina non cambiava espressione, sempre persa nei suoi pensieri, seria, una linea retta sulle labbra, non un’espressione di felicità.

Vanessa colse quel buio nei suoi occhi, e cominciò di nuovo a sfogliare le pagine, di ventotto giorni.
Il ventottesimo giorno però, non era segnato.
E da quel ventottesimo giorno, erano passati quasi quindici giorni.
Impallidì.

-Ma.. tu.. non prendi.. nulla?- le chiese, vedendola scuotere la testa in risposta.
-Josh usa i.. – stava per spiegare Gaia, ma Vanessa la fermò, aveva capito.
-Quindi tu credi di..- cominciò la più grande, e la piccola le si gettò sul petto, cominciando a piangere.

Singhiozzava, senza commentare nulla, mentre Vanessa le accarezzava i capelli, e cercava in tutti i modi di calmarla, poteva essere solo un ritardo, niente di preoccupante, ma la cugina non sembrava ascoltarla, troppo disperata per vedere un filo di ottimismo.
-Cosa dico a Josh? Cosa dico ai miei? Cosa faccio con la scuola?- cominciò a chiedere a raffica, gli occhi che piangevano, le labbra rivolte verso il basso.
-Non è detto che tu lo sia..-
-E se invece lo fossi?!- ribatteva Gaia, presa dal panico e dall’ansia.
-Andiamo a fare un test allora- propose la più grande, porgendole un fazzoletto.
-Ho paura- bisbigliò, e Vanessa l’abbracciò ancora.

 
Mentre Gaia si sciacquava il viso, Vanessa cominciò a preparare la borsa per uscire, e nel farlo, buttò l’occhio al calendario: forse, doveva fare anche lei un controllo, anche se non era troppo sicura, dato che non aveva nessun sintomo.

 
-Test di gravidanza, i più affidabili che avete- chiese Vanessa alla farmacista, mentre Gaia si nascondeva tra gli scaffali.
Vanessa la guardava con la coda dell’occhio, era preoccupata come non mai, eppure, si obbligava a restare calma, a non perdere la testa, sua cugina aveva bisogno di lei.

 
-Come funziona questo affare?!- domandò la più piccola, tirando fuori un test, e fissandolo in ogni lato.
-Ci devi fare la pipì, e poi ti da il risultato, più facile di così-
-E se sbaglia? Io non mi fido di questi aggeggi, io voglio essere sicura-
-Andiamo a fare una visita di controllo, ho già pensato a tutto, non ti preoccupare, va in bagno ora, io vado in quello al piano di sotto- concluse Vanessa, dirigendosi verso le scale.

 
Si ritrovarono dopo pochi minuti, entrambe, a fissare quei test appena fatti, in attesa dei risultati.
-Quindi tu.. speri di essere incinta?- domandò Gaia, Vanessa sorrise.
-Niall ne sarebbe molto contento.. e pure io- confessò la più grande.
-Che carini.. quindi diventerei zia?- la ragazza dagli occhi blu annuì.
-Allora spero per te che siano tutti positivi- l’abbracciò la piccola, facendola sorridere.
Rivolsero lo sguardo ai loro test.
I primi che guardarono: quelli di Gaia.
Negativo. Negativo. Negativo.
Tirarono un sospiro di sollievo entrambe.
-Meglio andare lo stesso alla visita- annunciarono, abbracciandosi, i muscoli tesi che si rilassarono all’unisono.
I test di Vanessa non si capivano troppo bene: uno positivo, uno non aveva definito bene il risultato, uno positivo.
-Sei sempre quella strana tu eh..- annunciò la piccola, facendo ridere la più grande.
-Questo pomeriggio andiamo dalla mia dottoressa, ci darà risultati più chiari-
 

Gaia era appena entrata nell’ambulatorio della dottoressa, Vanessa aspettava fuori: non voleva mettere a disagio sua cugina.
Mentre aspettava, si guardava intorno.
Non c’era nessuno quel pomeriggio, e forse, la sua dottoressa le aveva fatto un favore enorme a riceverle, di sabato pomeriggio, su appuntamento.

D’altronde, Niall ha messo a posto il dente di suo figlio a un prezzo stracciato. Pensava tra sé: avere un marito dentista, e conosciuto da quasi tutta Mullingar era un gran punto a suo favore, e soprattutto in quel momento, gli era stato davvero utile.

Gaia incinta.
Non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa, come se fosse un’ossessione: troppo giovane, ancora così bambina su certi aspetti, ancora a scuola, ancora con una vita davanti, come poteva essere successo?
Ovvio, non erano stati troppo attenti.
Sospirò, e cercò di scacciare via il pensiero di sua cugina e Josh nello stesso letto.
Sperava che fosse tutto a posto, sperava che fosse solo un semplice ritardo, lo sperava e lo ripeteva all’infinito nei suoi pensieri.

E io invece?. Si chiese.

Lei invece cosa doveva aspettarsi?
Erano passate settimane da quella notte con Niall, era certa che fosse la notte giusta, eppure, non aveva avuto nessun sintomo: nessuna nausea, nessuna voglia, niente di niente.
Forse è troppo presto. Diceva dentro di sé, e sospirava ancora.

Si toccò la pancia, e nello stesso istante in cui lo fece, Gaia balzò fuori dall’ambulatorio, con un sorriso da un orecchio all’altro.
Le si gettò sul petto, e cominciò a ripetere a raffica –Non sono incinta! Non sono incinta!-
Vanessa tirò nuovamente un sospiro di sollievo, e quella volta, era un sospiro decisivo.
-Però d’ora in poi devo prendere la pillola- si lamentò la ragazza, facendo sorridere la più grande.
-Vai ora, tocca a te- le disse, scuotendole il braccio.
-Accompagnami- chiese flebilmente Vanessa, facendo sorridere la cugina, che le rivolse un sorriso meraviglioso: sapeva che la più grande era in ansia da morire.

 
Vanessa deglutiva fin troppo rumorosamente mentre la dottoressa la visitava, sua cugina era seduta alla sua destra, e le teneva la mano, la sua era un pezzo di ghiaccio a confronto di quella mano più piccola.
-Lo vedi quel puntino minuscolo?- chiese la dottoressa, rivolgendole lo sguardo, e puntando allo schermo accanto a lei, Vanessa annuì.
-Quello lì, è il tuo bambino- annunciò sorridente, facendo stringere la presa di Vanessa sulla mano di Gaia.
-Quindi.. sono incinta?- chiese la ragazza dagli occhi blu, quasi tremando.
-Direi di sì, complimenti- sorrise ancora.
Vanessa si sentì le lacrime agli occhi.
-Si può avere una foto di quel puntino?- chiese Gaia, mentre la dottoressa annuiva.

 
Sulla strada di ritorno verso casa, le due non smettevano di fissare quel puntino minuscolo stampato.
Gaia sorrideva, emozionata come non mai di aver visto per prima il futuro baby Horan, di aver visto suo “nipote” prima di tutti gli altri; Vanessa aveva il cuore all’impazzata, felice come non mai, e meno nervosa, grazie alle rassicurazioni della dottoressa riguardo ai sintomi.
Varcarono la porta di casa della più grande, e trovarono nel soggiorno Niall e Josh, intenti a fissare tutti i test di gravidanza che loro credevano di aver cestinato ore prima.
-Che state facendo?- chiese Gaia ridendo, le espressioni dei loro volti erano davvero buffe.
Josh la guardò, pallido in viso, mentre Niall guardava Vanessa, in attesa di una risposta.
Si sedettero con loro, e Gaia fu la prima ad annunciare di non essere lei la futura mamma del gruppo.
-La Vane è più adatta a questo ruolo- disse sorridente, mentre baciava la guancia a Josh, che riprese un po’ di colorito in viso.
Niall spalancò gli occhi a quell’annuncio, e abbracciò Vanessa, intenta a cercare la foto che teneva in mano fino a pochi istanti prima.
-Questo puntino minuscolo è tuo figlio- dichiarò, porgendogliela.
-E io l’ho visto prima di te!- mostrò la linguaccia Gaia, verso Niall, che sorrideva incredulo.
-Mio Dio dobbiamo festeggiare!- dichiarò infine, avvicinandosi al viso di Vanessa, e lasciandole un bacio sulle labbra.

***

-Tua cugina ha assistito alla prima ecografia di nostro figlio- dichiarò con tono quasi offeso.
-Su dai.. tu sei venuto a tutte le altre, non lamentarti. Ti ricordi quando ci hanno detto che era un maschio?- domandò Vanessa, accarezzandogli la mano.
-Sì. Stavo per mettermi a piangere- disse lui velocemente.
-Ti correggo: hai pianto. Caro il mio sensibile- lo derise lei, ridacchiando appena.
-Sono stati i momenti più incredibili della mia vita. Vederlo crescere dentro di te, così piccolo, e ora così grandicello. Ti giuro non ci credo! Sono ancora emozionato al pensiero- continuò lui, mentre lei portava la mano sulla pancia: nuovamente quella fitta.
-Stai bene?- chiese allarmato, e lei annuì.
-Non so perché ma sta notte mi fa male quando scalcia, ma passa, stai tranquillo- cercò di rassicurarlo, mettendosi di lato, ritrovando il suo viso poco distante dal suo.
-Buonanotte Niall- lo salutò, baciandogli la punta del naso.
-Buonanotte amori miei- ricambiò lui, chiudendo gli occhi.
Vanessa cercò di rilassarsi, sentiva la mano di Niall che l’accarezzava, e sperava che suo figlio non si muovesse più troppo bruscamente: quelle fitte le facevano male, non era mai successo prima.

Forse, il momento tanto atteso, stava per arrivare.





 
Note di Nanek

Ehy!!! =))
Sono in ritardo, lo so. Vi chiedo scusa, davvero.
Il problema è: devo studiare, è estate, e ho pochissimo tempo!! E devo ancora scrivere i prossimi capitoli ovviamente!! -.- che pessima che sono.
Questo capitolo è un po’ di passaggio, e spero vi piaccia, perché a me non convince troppo.
Che dite allora? Sto bambino arriva o non arriva? ;)) lo vedremo nel prossimo capitolo ;))
Passiamo a voi care lettrici <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le  preferite <3  Directioner 98  My_Nialltingale  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le  ricordate <3  Smartis_  Stella cadente  vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la storia tra le  seguite <3  My_Nialltingale  ti adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3  My_Nialltingale  ilaperla  stuckinsilence_  vi adoro <3


Spero di riuscire ad aggiornare in tempo =)
Vi ringrazio di tutto <3 alla prossima <3
Nanek

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Capitolo 23
*** Dentro l’anima ***


Capitolo 23

Dentro l’anima


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Stavano sognando entrambi, quella notte.

Vanessa sognava il mare, un mare blu davanti ai suoi occhi: non capiva perché si trovasse in quel posto, non c’era un motivo preciso, ma nei sogni, nulla ha un determinato perché; sedeva sulla sabbia, quasi la sentiva sotto le gambe, si spalmava la crema, sul pancione scoperto.
Vedeva Niall, davanti a lei, mentre usciva dall’acqua, camminava, avanzava sempre più vicino, le sorrideva, e lei si sentiva arrossire.
Sembrava strano, in quel sogno, aveva il viso quasi più.. giovane.
Non che fossero di età avanzata, ma quel sorriso lo tradiva: era il sorriso che aveva quando lo aveva conosciuto, quando i suoi denti erano ancora leggermente storti, quei denti che l’avevano fatta arrossire, nonostante lui li odiasse e avesse voluto sistemarli con un apparecchio; in quel sogno, lui aveva di nuovo il suo sorriso, il sorriso che più gli apparteneva, secondo lei.
Quando se lo trovò faccia a faccia, sorrise a sua volta, e lo vide buttarsi su di lei, abbracciandola, facendola distendere sotto di lui.
Sentì però, una fitta di dolore, con il suo peso su di lei, lo sentì forte: Niall era sopra il loro bambino.
Lo incitava con le mani a spostarsi, gli diceva che Filippo era lì con loro, e che le stava facendo male, male da morire.

Niall, nei suoi sogni, non era mai troppo preciso: passava da una scena all’altra, un flusso di pensieri continuo, che lo spostavano dal suo ambulatorio a casa di sua madre, da casa di Greg a un giardino.
Vedeva un bambino in quel giardino, voltato di spalle, che si dondolava su un’altalena.
Aveva i capelli biondi e mossi, una maglietta verde e dei jeans, i piedi scalzi.
Lo chiamava, quel bambino: Filippo, ma lui non rispondeva.
Avanzava verso quel bambino, lentamente, come se i piedi pesassero.
Gli toccò una spalla, e lo chiamò ancora, ma nel momento in cui suo figlio si stava per voltare, una voce lo svegliò di colpo.

-Niall!- urlava Vanessa, accanto a lui, facendolo sobbalzare dallo spavento.
-Niall! Niall ti prego svegliati!- lo implorava, e lui si affrettò ad accendere la luce del comodino: sua moglie era seduta sul letto, le gambe incrociate, le mani avvolte sulla sua pancia, i lineamenti del viso tirati, l’espressione dolorante, mentre tentava di respirare a fondo.
Le si avvicinò, accarezzandole la schiena, e spalancò gli occhi al vedere che le lenzuola erano bagnate.
Balzò in piedi, preso dall’ansia, indossò velocemente i jeans e la maglia, per poi dare una mano a Vanessa ad alzarsi e a mettersi un vestito al volo: dovevano correre in ospedale.
Lei urlava, non riusciva a stare calma, nonostante lui la incitasse a respirare, a stare tranquilla, a rassicurarla che sarebbe andato tutto bene.
Nel loro breve tragitto in macchina le teneva la mano, che lei stringeva forte, come se fosse una valvola di sfogo.
-Respira Vane, respira, dai respiriamo insieme amore mio- la incitava, inspirando tutta l’aria possibile, e buttandola fuori lentamente: anche lui era nervoso da morire.
 

L’arrivo all’ospedale di Mullingar, dove Niall era nato, il parcheggio trovato per grazia divina, gli infermieri allarmati, dato che Niall si era pure dimenticato di avvisare del loro arrivo, preso dal troppo panico, e poi: la corsa in sala parto.
Vanessa preparata, le gambe aperte coperte da un lenzuolo azzurro, il camice già indossato, il viso rosso e sudato, il medico che la controllava, e quasi si sentiva in imbarazzo ad essere osservata nella sua parte più intima; il pensiero però, fu scacciato velocemente dalle contrazioni, che la facevano urlare appena, le tagliavano il fiato, nonostante si ostinasse a respirare a fondo.

-Dov’è Niall- chiedeva con fare aggressivo alle infermiere, che le passavano un asciugamano sulla fronte, e la incitavano a stare tranquilla.
-Dov’è Niall dannazione! Rispondete!- ribatteva lei, perdendo in quei pochi attimi, il suo carattere docile e sensibile.
-è fuori, non può..- le rispose l’infermiera, ma lei non le fece terminare la frase in tempo.
-Voglio Niall! Lo voglio qui! Smettila di asciugarmi la fronte e va a chiamarlo! È mio marito! Voglio Niall, il mio Niall!- urlò ancora, presa dal dolore ancora più forte.

Notò il medico lanciare uno sguardo all’infermiera, la vide uscire.
-Respiri a fondo, ci siamo ormai- la calmava, ma lei continuava a fissare la porta, in attesa di vedere Niall.
Respirava ancora, cercava di ascoltare solo la sua voce nella testa: la voce di Niall che la incitava ad inspirare ed espirare, l’unica voce a cui lei dava ascolto.
Quando la porta si aprì, a momenti neanche lo riconosceva: indossava anche lui un camice, azzurro, i capelli non si vedevano neanche, avvolti nella “bandana” da infermiere, la mascherina poi, copriva quasi tutto il suo viso: ma non i suoi occhi.
I suoi occhi azzurro cielo, spalancati, quasi spaventati nel vederla in quelle condizioni, si sentì brutta, si sentì spaventosa, con il viso rosso e il sudore che le bagnava i capelli, ma aveva bisogno di lui.
Lo vide avvicinarsi, il medico che gli diceva dove mettersi, lei che sorrideva, quasi divertita, al vederlo così conciato.
Quando si trovò al suo fianco, le prese la mano, che lei strinse forte.
Dentro di lui, un mix di emozioni: di ansia, nervosismo, ma anche felicità, ansia di poter vedere suo figlio, di poterlo abbracciare, di poterlo accarezzare, era un vortice di emozioni, e quasi gli tremavano le gambe.
Si abbassò la mascherina, e guardò sua moglie, le baciò le labbra.

-Sono presa malissimo- gli disse lei, e lui alzò gli occhi al cielo.
-Sei bellissima- rispose lui.
-Sei un bugiardo- attaccò lei, e lui sorrise ancora.
-E tu sei sempre la solita Vane- concluse lui, accarezzandole la schiena.
-Sua moglie sa essere persuasiva quando vuole qualcosa o qualcuno- commentò il medico con un sorriso, facendoli sorridere appena.
-è ora- annunciò in seguito, posizionandosi davanti a lei, seguito da altre infermiere.
-Al tre, cominci a spingere- guardò Vanessa, che faticò a deglutire.

L’ansia le scorreva nelle vene, il suo battito era accelerato, aveva paura, e Niall glielo leggeva in faccia; quel numero “tre” arrivò fin troppo velocemente, e lei non si sentiva pronta, si sentiva male.
Spinse, incitata dal medico.
Spinse, e urlava per il dolore.
Spinse e non sapeva se stesse facendo la cosa giusta in quel momento.
-Spinga, spinga, ancora- la incitava il dottore, e lei stringeva tra i denti gli insulti che voleva strillargli nei timpani: mica era lui a dover spingere, mica era lui a dover provare quel dolore.
-Vedo la testa! Vedo la testa! Continui così- e lei avrebbe voluto ucciderlo: non poteva starsene zitto?
Respirava e spingeva, e quel dottore continuava a parlarle, le dava il nervoso, non riusciva a concentrarsi, le metteva ansia, le metteva paura.

-Non avere paura Vane- disse poi una voce, alla sua destra.
-Stai andando benissimo, non avere paura, sono qui- continuava quella voce, l’unica voce a cui lei dava ascolto.

Avrebbe voluto rispondere a quella voce: dirle che aveva paura, che stava male, che non ce la faceva, stringeva la mano al proprietario di quella voce, e sperava di trovare quella forza che le mancava.
-Sei forte Vane, spingi amore, tra poco sarà tutto finito- e sentì la sua mano sulla schiena, sentì il suo profumo invaderla.

Cercò i suoi occhi, i suoi splendidi occhi azzurri, che le sorridevano, che le davano coraggio, quei suoi occhi azzurri che amava più di ogni cosa e che le diedero la forza di spingere ancora.
Un’ultima spinta.
Un altro respiro.
E poi un silenzio interrotto da un pianto.
Il dolore che si attenuava.
Il cuore che le rimbombava pure nella testa.
Gli occhi che si alzarono, nel vedere quel bambino tra le braccia dell’ostetrica.
Un bambino in lacrime, dai capelli scuri, ancora tutto sporco, che piangeva, avvolto da un lenzuolo azzurro.
Vide quel bambino passare tra le braccia del suo biondino, vide Niall prenderlo con sé, vide i suoi occhi increduli davanti a quel fagottino, mentre si girava verso di lei.
Sorrise nel vederli insieme, e quasi le lacrimavano gli occhi al vedere suo figlio con suo padre.
Niall era senza parole.
Teneva tra le braccia suo figlio, Filippo era davvero lì con lui, quel bambino che tanto aveva aspettato, quel bambino che amava ancora prima di vederlo con i propri occhi.
Camminò piano verso sua moglie, ancora rossa in viso, ma bella come sempre ai suoi occhi, le si avvicinò, e le avvicinò il loro bambino, che si era calmato un po’, ed aveva smesso di piangere.
-è uguale a te- riuscì a dire Vanessa, accarezzandogli il nasino –è bellissimo- commentò ancora.
Niall le baciò la guancia.
-Credo che potrei piangere ancora- riuscì a sussurrare, accarezzando quella manina così piccola, morbida, la mano di suo figlio.
-Filippo- lo chiamarono insieme, e il bambino, quasi ad aver riconosciuto quelle due voci, aprì gli occhi verso di loro.
 
 
La mattina seguente, dopo aver spedito un messaggio all’intera famiglia riguardo la nascita del Baby Horan, all’ora delle visite, l’ospedale cominciò ad accogliere i parenti e gli amici di Niall e Vanessa.
Greg era l’emozione fatta a persona, gli occhi azzurri che brillavano, seguiti da quelli di Theo, che non vedeva l’ora di incontrare il suo cuginetto; Gaia era emozionata all’idea di essere considerata la sua “zia”, e Josh arrossiva quando si lasciava sfuggire qualche urletto euforico; i nonni Bobby e Maura arrivarono insieme, seguiti dai genitori di Vanessa, dei nonni emozionati, quest’ultimi, dato che Filippo era il loro primo nipote.
Le nonne dei due neo genitori furono acclamate con entusiasmo: erano diventate bisnonne, ancora.
Regali per il nuovo arrivato riempirono la stanza di Vanessa: scarpette blu, vestitini azzurri, ciucci, pannolini, giochi a non finire, sembrava di entrare in un negozio per giocattoli che in una stanza d’ospedale.
-Allora, volete vederlo questo baby Horan?- chiese Vanessa, alzandosi dal letto.
 

Entrò al nido, circondata da numerosi lettini, cercò il bambino dal numero “313”, e quasi sorrise nel vederlo già sveglio e attivo.
-Sei già una peste- gli diceva in un sorriso, alzandolo e prendendolo in braccio, cercando di non fargli male, ma il fagottino non si lamentò.
Lo portò vicino agli occhi di tutti i presenti, che lo fissavano dall’altra parte del vetro: leggeva nelle labbra i vari commenti, vedeva gli occhi di tutti che brillavano al vedere quel bambino; vedeva Gaia con la bocca aperta, emozionata come non mai; vedeva Theo con un sorrisone che andava da un orecchio all’altro; Sean dava pacche sulla schiena a Niall, Kayla la fissava dolce, mentre le scattava una foto.
Suo figlio però, sembrava troppo preso a fissare qualcosa in particolare, non davanti a lui, di lato.
Teneva la testa all’indietro, gli occhietti ben aperti, e Vanessa lo guardò curiosa.
Volse lo sguardo nella sua stessa direzione.
-Che guardi tu?- gli domandò, e alzò gli occhi.

Vederlo lì, le fece rabbrividire la pelle.
Come aveva potuto non notarlo?
Come aveva fatto a non notare quei capelli?
Quei capelli rossi che non vedeva da troppo tempo.
Quelle lentiggini che non avevano lasciato le sue guance.
Quegli occhi grandi, come i suoi, ma marroni.
Come aveva fatto a non notare che suo cugino Alberto era lì?
Spalancò gli occhi, la bocca aperta in un sorriso ebete, incredula, stupita, sorpresa di vederlo lì.
Lui le sorrideva, la salutava con la mano, e poi rivolse lo sguardo al piccolo Filippo, che lo stava ancora fissando.
 
Quando ripose suo figlio nel lettino, gli lasciò un bacio veloce, dicendo che lo “zio” Alberto doveva abbracciarlo ad ogni costo.
Quasi corse verso la sua stanza, nonostante le avessero detto di non affaticarsi, corse con il cuore in gola, e quasi lo sentì smettere di battere quando trovò suo cugino ai piedi del suo letto, mentre parlava con Niall.
Gli si buttò contro, abbracciandolo da dietro, inspirando quel profumo che le era mancato da morire; suo cugino si girò, e l’avvolse a sua volta in un abbraccio, accarezzandole i capelli.
-S-sei qui- quasi balbettò, e una lacrima le solcò il viso.
-è nato mio nipote, non me lo sarei perso per nessuna ragione al mondo-
-Ti voglio bene, mi sei mancato da morire-
-Ti voglio tanto bene anche io, cuginetta mia-
 
Quattro giorni dopo, Niall, Vanessa e Filippo, varcarono la porta della loro casa.
-Benvenuto a casa Filippo- annunciò Niall, suo figlio tra le braccia, mentre Vanessa portava dentro i regali ricevuti.
-Tuo cugino mi ha detto che domani ci offre la cena- continuò Niall, mentre faceva vedere al piccolo la cucina.
-Sì me l’ha detto, sono contenta che stia qui due settimane, ne avevo bisogno- rispose lei, mentre richiudeva a chiave la porta, con un sorriso che le riempiva il volto.
-Filippo andiamo a vedere la tua cameretta- parlava Niall, e Vanessa rideva: la sua voce era buffa quando si rivolgeva a suo figlio, gli parlava, faceva domande, come se suo figlio a pochi giorni di vita potesse già rispondergli.
Lo teneva in braccio, come se fosse la cosa più naturale al mondo, lo accarezzava, gli baciava le guance, suo figlio era prezioso, era la cosa più preziosa che avesse.
 
Dopo cena si sedettero tutti e tre sul divano, Filippo in braccio a Niall, quasi pronto a dormire,  mentre i suoi genitori lo fissavano con occhi increduli.
-Quanto bello non è mio figlio? Cioè guardalo, è bellissimo, diventerà un rubacuori- diceva Niall.
-Beh, guai a chi si avvicina al mio bambino, single fino ai trent’anni- scherzò Vanessa, facendo ridere Niall, accarezzando la mano di suo figlio.
-Dovremmo fare una foto, tutti e tre insieme- propose lei, baciando le labbra di lui, che annuì, maledicendosi di non aver ancora fatto una foto di loro tre insieme.
-Qualche dichiarazione da fare prima che parta l’autoscatto?- domandò Vanessa, posizionando la macchina fotografica sopra alla televisione.
-Ti amo, e sono il papà più felice del mondo- annunciò Niall, sorridendo –e tu?-
-Ti amo, e sono super felice di averti qui, e di avere Alberto qui, e sono contenta anche per Gaia e Theo e.. e.. la mia vita non potrebbe essere più perfetta di così- confessò lei, schiacciando il tasto per fare la foto, per poi correre vicino a Filippo e Niall, mentre una lucetta rossa lampeggiava i secondi prima dello scatto finale.
Sorrisero entrambi in quella foto, il piccolo Filippo aveva gli occhi aperti.

La loro prima foto insieme, la loro prima foto come famiglia.

 




Note di Nanek

Ehyoooo =)
Eccomi quiiiiii oddiooooo sono emozionataaaaaa *-* voi no??
Vi dirò, questo capitolo è stato proprio un parto  *battutona* e chiedo scusa se magari è troppo surreale, soprattutto quando sta nascendo Filippo.. ma non avendo ancora provato questa gioia immensa, ho cercato di essere il più coerente possibile!
Insomma insomma, questo baby Horan è nato!!! Papà Niall lo tiene sempre in braccio ed è la cosa più asdfghjk coccolosa del mondo <3
Che famiglia <3 vi piace? Spero di sì <3
Colpo di scena lettrici!!!! ALBERTO IS BACK!!
Back per due settimane, ma è tornato, e la nostra Vanessa è felice <3
Scusate se ho trascurato la scena tra i due cugini, lo so, ci voleva qualcosa di più.. però insomma, il protagonista di questo capitolo è Filippo Horan u.u
Nel prossimo (che devo ancora scrivere) vedrò di approfondire un po’ di più.. il prossimo sarà il PENULTIMO capitolo T.T e io piangerò a mo’ di fontana: mi piange il cuore a dire che questa ff finirà, sono affezionata a questa ff T.T
Passando oltre: vi piace il banner? So che è Theo Horan, ovviamente, ma.. dai insomma, fingiamo che tra cugini di primo grado ci sia una somiglianza assurda :D e poi Niall è così carrrrinooooooooo <3
Basta. Sto impazzendo, passiamo a voi <3

Grazie a voi che avete messo la storia tra le Seguite <3  Directionina  Aspasia96  paola_m  thenefia  vi aodro <3
Grazie a te che hai messo la storia tra le Ricordate <3  ylenia_malik_1d  ti adoro <3
Grazie a voi che avete messo la storia tra le Preferite <3  clasp_   _beconfident_  veroloccola88  vi adoro <3
Grazie a voi che avete lasciato la vostra Recensione  <3  My_Nialltingale  Directionina  stuckinsilence_  vi adoro <3


Direi che per ora è tutto, vi ringrazio ancora per ogni cosa che fate, spero che questi ultimi capitoli vi piacciano <3
A presto!
Nanek

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Capitolo 24
*** Back for you ***


Capitolo 24

Back for you



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Tre anni dopo.

-E Filippo dove lo hai lasciato?- chiese il rosso, non appena la vide entrare al Jody Daly, da sola.
-Niall ha detto che aveva bisogno di lui, ben tornato cuginetto! Sono contenta di averti qui altre due settimane!- esclamò lei, abbracciandolo.
-Buon compleanno vecchietta- le sussurrò all’orecchio.

Il sole d’agosto splendeva come non mai nel cielo di Mullingar, l’aria estiva era nel pieno del suo corso, e Alberto, aveva deciso di prendersi due settimane di vacanza da passare in quell’isola, per stare con lei, con Vanessa, per festeggiare il suo compleanno.
Sua moglie era rimasta in Spagna, per via del lavoro, e la cosa lo rattristava un po’, dato che Vanessa l’aveva vista solo il giorno del loro matrimonio, ma l’idea di passare due settimane con la famiglia, lo emozionava tantissimo, gli mancava quel posto, ma soprattutto, gli mancava lei.
Si diedero appuntamento al Jody, il loro pub, il pub che li aveva fatti divertire, il pub che aveva dato loro tanti bei ricordi da raccontare: erano appena le due di pomeriggio, e solitamente era chiuso, ma Roxy, non appena venne a sapere dell’arrivo di Alberto, non ci pensò due volte ad aprirgli le porte di quel posto, per trovarsi insieme, per brindare alla sua visita, per brindare a Vanessa e al suo compleanno.
-Dai Al, raccontaci un po’! santo cielo ragazzi siete così grandi e io così vecchia- si lamentava Roxy, bevendo un po’ di birra.
E Alberto rise di lei, cominciando a descrivere la sua nuova vita in Spagna: commentò il clima, migliore di quello irlandese, commentò le persone, diverse in tutto da quelle di quell’isola, parlò di Leticia e dei loro lavori, e Vanessa vedeva i suoi occhi splendere quando nominava sua moglie, quando raccontava del loro rapporto, così speciale, che lo faceva ancora arrossire.
-Sei un romanticone- commentava Roxy, e lui alzava le mani al cielo.
-Lo ammetto, è vero- diceva, facendo ridere la cugina.
Suo cugino non era cambiato di una virgola.
Dopo aver passato quasi due ore a parlare, il cellulare di Alberto squillò appena, era arrivato un messaggio.
Guardò Vanessa con un’aria strana, e la incitò ad alzarsi.
-La nonna vuole vederci- si giustificò, ma quella frase, detta quasi tremando, dava tanto la sensazione di essere una scusa.
 
La strada verso casa fu caratterizzata da uno strano silenzio, che Vanessa interpretò come qualcosa di brutto, suo cugino non aveva mai avuto problemi a parlare con lei, era sempre stato un autentico chiacchierone, eppure in quel momento, sembrava perso nei suoi pensieri.
Quando giunsero a casa di Vanessa, Alberto si precipitò fuori dalla macchina, quasi correndo, e lei lo guardò sbalordita: ma che stava combinando?
Inarcò il sopracciglio al vederlo correre senza una meta precisa, mentre lei chiudeva l’auto, dove voleva andare? Non aveva le chiavi di casa.
Si incamminò lentamente, perdendo di vista i capelli rossi di suo cugino, e la risposta al suo essere strano, arrivò in seguito, quando notò un cartellone giallo, enorme, attaccato alla porta d’ingresso.
Le scritte enormi, in nero, erano fin troppo riconoscibili, lo zampino di Niall era fin troppo facile da scoprire.
“Buon compleanno amore mio! Ti aspettiamo dietro casa <3”
Diceva quel cartello, e lei alzò gli occhi al cielo: suo marito sapeva comportarsi come un’adolescente, e la cosa la fece sorridere.
 
-Sorpresa!!- urlarono i presenti all’unisono, non appena la videro comparire.
Palloncini colorati, addobbi di mille forme, cartelloni appesi qua e là, e tutti che le auguravano un buon compleanno; tre tavoli, messi a “U” strabordavano di bibite e tantissimo cibo; tutti gli invitati le si avvicinarono, le lasciarono abbracci e baci sulle guance, facendola arrossire.
In ultimo, arrivarono i suoi due “uomini”: Niall, che teneva la mano a Filippo, il quale si buttò tra le braccia della madre, non appena fu libera dalle braccia altrui e si inginocchiò per accoglierlo.
-Auguri Mamy- le disse all’orecchio, abbracciandola tenero, mentre lei lo ringraziava e gli accarezzava la testa, lasciandogli tanti baci sulla fronte.
Lo sollevò di peso, per poi volgere lo sguardo a Niall, prenderlo anche lui in un abbraccio e sussurrargli quanto fosse bello quello che aveva preparato per lei.
-Buon compleanno amore mio- sussurrò lui, baciandole le labbra, sotto gli occhi di Filippo.
-Anche io voglio tanti baci- si lamentò il piccolo, facendo ridere i genitori, che quasi all’unisono gli baciarono le guance, uno a destra l’altra a sinistra.
-Vi voglio bene- continuava il piccolo Horan, facendo sfuggire alla maggior parte dei presenti un “Oh” di tenerezza.
 
-Sì perché la mamma mi ha comprato il trattore, e da grande faccio il contadino- spiegava il bambino dagli occhi color cielo agli zii e al cuginetto Theo.
-Il contadino? Non ti piacerebbe fare il calciatore?- chiedeva Alberto, trattenendo le risate, Filippo era davvero simpatico: il contadino, ma quale bambino avrebbe mai voluto fare il contadino?
Solo Filippo Horan con il senso dell’umorismo e la parlantina di sua madre.
-Ma il papà è d’accordo che vuoi fare il contadino?- intervenne Gaia.
-Il mio papà dice che lo farebbe anche lui il contadino, per poter comprare tante pecorelle- rispose a tono il bambino, mentre Greg si lasciava andare a qualche battutina su Niall: immaginarlo passare da uno studio dentistico a stare in mezzo un gregge di pecore lo divertiva, soprattutto perché Niall non era mai stato un tipo troppo campagnolo, e secondo lui, aveva pure paura di certi animali, soprattutto quando se ne trovava più di uno a circondarlo.
-Cos’hai regalato alla mamma?- chiese dolce Denise, mentre Filippo continuava a pulire con un tovagliolo il suo bel trattore rosso fuoco.
-Non posso dirlo, il papà mi ha detto che lo vediamo dopo-
-Ma tu ascolti sempre quello che ti dice il papà?- domandò sbalordito Greg: lui non aveva mai dato ascolto a Niall.
-Se lo faccio.. il papà mi compra le ciambelle al cioccolato- bisbigliò il bambino, come per non farsi sentire da nessuno.
La risata generale travolse tutti.
-E la mamma lo sa?-
-Meglio di no- sorrise Filippo, per poi volgere lo sguardo al cuginetto Theo –Andiamo a giocare?- domandò gentile e Theo non ci pensò due volte a prendergli la mano e a dirigersi verso un albero, dove c’era un po’ di spazio verde isolato, lontano dal trambusto dei “grandi”.
La festeggiata lasciò i genitori e quelli di Niall, per andare a parlare un po’ con il gruppo che lei definiva “dei giovani”.
-Tuo figlio è una cosa micidiale! Parla tanto!- si stupì Denise –Theo a tre anni non spiaccicava parola!-
-Assomiglia a me in questo, siamo due chiacchieroni- specificò Vanessa sorridendo.
-Però fisicamente è bello come me- intervenne Niall, ricevendo come risposta diverse risate o frasi tipo “tiratelo di meno”, lui ribatté con una risata.
 
-Taaanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Vanessa, tanti auguri a tee!- le voci di tutti cominciarono a cantare all’unisono quelle parole, mentre Niall, con passo lento, avanzava verso di lei con la torta: cioccolato e fragole, un’autentica bomba, ma che avrebbe fatto luccicare gli occhi golosi della festeggiata.
Le candeline erano davvero tante, Vanessa quasi si lamentò di non farcela con un unico soffio a spegnerle tutte, ma poi, incoraggiata dagli invitati, cercò di concentrarsi.
-E non dimenticarti il desiderio!- le urlò Gaia, facendola sorridere.
Il desiderio: cosa poteva desiderare ancora?
Aveva una famiglia perfetta, un marito stupendo, un figlio meraviglioso, i suoi cugini più cari erano lì, i suoi amici erano lì, che desiderare ancora?
Ci pensò un istante, per poi volgere il suo pensiero a lui, l’unica persona che mancava a quella festa.

Vorrei che Lui fosse qui.

Pensò nella sua mente, per poi buttare fuori tutta l’aria che poteva, fino a spegnere tutte le candele.
Il campanello di casa, arrivò lieve all’orecchio di Niall, che si assentò con Filippo e Theo per andare a controllare chi fosse arrivato.
Vanessa intanto, si gustava la sua fetta di torta, gli occhi che brillavano, lo stomaco che ringraziava, e intratteneva una piccola conversazione con Gaia e Josh: parlavano di una festa alla quale erano andati, una cosa stupenda, con tanto di schiuma che appiccicava i vestiti.
-Josh aveva i capelli tutti schiumosi! Non ti dico che ridere- commentava la cugina, mentre il suo ragazzo arrossiva, quasi imbarazzato.
Uno strano silenzio, poi, si creò nell’aria.
Un silenzio quasi tombale, strano, che catturò l’attenzione della festeggiata.
-Come mai questo silenzio?- chiese, guardandosi intorno: gli occhi di tutti erano rivolti verso qualcosa, tutti stavano zitti, ma con un sorriso enorme sul volto.
Vanessa mise in bocca l’ultimo boccone, e dopo aver appoggiato il piatto di plastica al tavolo, si voltò curiosa.
Ebbe un attimo di panico, o forse di agitazione, che quasi la fece soffocare.
Tossì leggermente, per poi ricomporsi subito, alla vista di quell’uomo davanti a lei.
Sì, perché lei lo aveva salutato da ragazzo, e ora lui, era diventato grande.
Accompagnato da una ragazza, più piccola di lui, e che non le pareva un viso troppo sconosciuto, e una bambina piccola, che gli teneva la mano, e la fissava.
Gli occhi di quella bambina, erano uguali a quelli di lui, lo stesso color nocciola, la stessa forma, la stessa bellezza.

-Ciao Vane- la salutò quell’uomo dai capelli scuri, i lineamenti di sempre, belli, perfetti, come lei se li ricordava.

Pure la donna vicino a lui la salutò, e quel sorriso, le ricordò il suo nome: quella ragazza era Anne, l’ultima ragazza che aveva avuto Zayn.
Niall, comparve da dietro, e quasi si lasciò andare a una risata –Vane, respira ti prego, è Zayn, non un fantasma- annunciò, mentre sua moglie continuava a guardarlo incredula.
Il moro lasciò la manina della bambina, si diresse verso di lei.
Quando fu abbastanza vicino, lei gli si buttò tra le braccia, abbracciandolo forte.
Lui ricambiò quella stretta, andando ad appoggiare il viso sulla sua spalla; lei inspirò quel profumo di sigaretta, mescolato a uno dei suoi tanti profumi, di cui non ricordava mai il nome, ma che le ricordava che quello era il profumo di Zayn, e di nessun altro.
Una lacrima si fece spazio sulla guancia di Vanessa, che cercò di trattenere un singhiozzo.
Sentì la mano di Zayn accarezzarle la schiena, le sussurrò qualcosa all’orecchio.
-Non piangere, sono qui- che non fece altro che farle battere il cuore ancora più forte.
-Mi sei mancato da morire-
-Tu di più-
Zayn era lì, era lì con lei, e non ci poteva credere.
 
-Tutto avrei pensato, ma non che avessi seguito Zayn in capo al mondo Anne! Vi giuro quando vi ho visti all’aeroporto pensavo fosse finita! E invece siete sposati e con una figlia!- commentò sorpreso Niall, mentre i nuovi arrivati mangiavano una fetta di torta, la loro bambina, Rebecca, era già a giocare con Filippo e Theo.
-Che ci vuoi fare Horan, sono irresistibile- commentò ridendo Zayn, ricevendo una gomitata da Anne.
-Vostra figlia è davvero bella, ti somiglia molto Zayn- annunciò Vanessa, facendolo arrossire.
-E voi due invece? Beh, io ci avrei scommesso che sareste finiti insieme per sempre- Anne rispose al commento precedente di Niall.
-So essere possessiva- confessò Vanessa, facendo sorridere l’amico moro.
Rebecca e Filippo corsero velocemente verso i genitori.
-Mamma! Quando apri i regali?- chiese il piccolo dagli occhi azzurri.
-Papà, quando dai alla mamma di Filippo il tuo regalo?- intervenne la piccola strattonando i pantaloni del padre.

Sorrisero tutti, era giunto il momento: i regali di compleanno.
Niall, insieme a Filippo, non si fecero mancare un regalo stupendo, con tanto di biglietto da parte del bambino, e tanto di brillanti da parte del biondo: un braccialetto in oro, con brillanti attaccati, e un ciondolo ovale, contenente dentro la prima foto scattata insieme come famiglia, che fece arrossire Vanessa non appena la vide.
Tutti gli invitati si fecero valere, regali di ogni tipo: centro benessere per un massaggio, vestiti, collane stupende, tutti regali che Vanessa apprezzò molto, e quasi si sentì in debito con tutti loro.
Per ultimo, si fece avanti Zayn: un paio di orecchini a forma di stella, e un cd.
-Un cd?- domandò Vanessa.
 
Posizionarono il computer portatile di Niall sul tavolo, collegato alla televisione che avevano in salotto: tutti seduti, chi nel divano, chi in qualche sedia, chi seduto per terra come la stessa festeggiata, tutti curiosi di vedere cosa nascondeva quel cd.
Sullo schermo, apparvero dei disegni, disegni che Vanessa non aveva mai visto, disegni a colori o in bianco e nero, che la ritraevano.
Ogni disegno, aveva una didascalia.
Il primo rappresentava lei, dietro al bancone del Jody, con lo sguardo quasi spaventato, mentre rivolgeva la parola ad un ragazzo, che le mostrava la caviglia fasciata.
“La prima volta che ti ho visto” commentava la frase accanto.
C’erano disegni di Vanessa mentre studiava, Vanessa mentre leggeva un libro fuori casa Malik, Vanessa e Zayn mentre si scambiavano bigliettini in classe.
Quei disegni, fatti da Zayn, rappresentavano tutto quel che era la loro amicizia, fatta di risate, di abbracci, di scene importanti e da ricordare per sempre, quei disegni erano stupendi, e Vanessa si chiese quando li avesse fatti, e soprattutto, quanto tempo gli avessero portato via, erano troppo perfetti da realizzare in un’oretta.
L’ultimo disegno che si aprì, fu quello che Vanessa preferì in assoluto.
Un disegno di tutti loro: c’era Niall, abbracciato a lei, c’era Zayn con Alberto con delle facce buffe, c’era Gaia dietro di loro con uno strano cappello in testa.
Se lo ricordava quel momento, uno dei tanti ricordi di quei mesi, quando lei stava con Niall, i suoi due “fratelloni” non se n’erano ancora andati via, e la sua Gaia, era ancora piccola.
Quel disegno la fece commuovere, gli occhi le diventarono lucidi su un colpo, ma fortunatamente, suo figlio, riuscì a fermarle quel pianto.
-Papà eri tanto giovane- commentò, facendo ridere i presenti, facendo ridere lei, che volse lo sguardo al suo amico, al suo amico che era tornato per lei.

 


 
Note di Nanek

Ehyoooooooo
Ragazzeeeeeeeeeee ZAYN IS BACK TOO!!!!!
Siete contente? =) io shì ;) vi è piaciuta l’idea dei disegni? Cioè immaginatevi dei disegni stupendi che ritraggono la bellissima amicizia tra questi due *-* mamma mamma quanto sono carini <3
E Niall con il caro Filippo? Io li amo <3 cioè sono troppo asdfghjkl
Che dire ancora? Ho un annuncio da fare: sono stata brava, mi faccio pat pat sulla spalla, perché ho già fatto il capitolo conclusivo(che fa anche da epilogo) di questa storia, con tanto di note chilometriche già scritte per bene u.u quindi, la settimana prossima il capitolo arriverà puntuale e spero che vi piaccia ;)
T.T sono molto triste.
Questa storia sta finendo, cioè manca un niente ed è conclusa, e io vorrei affogare nelle mie lacrime, ma meglio trattenersi, per ora.
Passiamo a voi, care mie, che vi adoro, e non smetterò mai di ringraziarvi!

Grazie a voi per aver messo la mia storia tra le preferite <3  Demetria_  Aspasia96  Hope_17  Big_Smile  vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la mia storia tra le seguite <3  I am not a perfect Girl  ilnostropiccolosegreto MissMSunset vi adoro <3
Grazie a te per aver messo la mia storia tra le ricordate <3 musicandbackstageaddicted  ti adoro <3
Grazie a voi per aver recensito lo scorso capitolo <3 stuckinsilence_   My_Nialltingale   Directionina   ilaperla   vi adoro <3


In attesa del prossimo e ultimo aggiornamento, un abbraccio a tutte <3 grazie di tutto <3
Nanek

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Capitolo 25
*** Le stelle cadenti il profumo del vento ***


Capitolo 25

Le stelle cadenti il profumo del vento


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Le piccole cose sono quelle più vere e restano dentro di te
 
Vanessa si dondolava nella loro altalena in giardino.
Si dondolava piano, e non osava alzare i piedi da terra, non era un autentico dondolarsi, come era solita fare, ma il motivo di tale cambiamento, era il bambino che teneva in braccio: Filippo era lì con lei, appoggiato al suo petto e guardava anche lui, con il ciuccio in bocca, il paesaggio davanti ai loro occhi chiari.
Vanessa teneva le mani intrecciate sul suo pancino, qualche volta gli dava un bacio tra i capelli e inspirava quel profumo da bambino, un profumo così buono, così delicato, da farla sorridere.
Non si lamentava il suo bambino, non piangeva, non emetteva suoni, stava in silenzio come lei, ad ascoltare quello che li circondava, avvolti da quel vento leggero, avvolti dal suono delle campane lontane, avvolti da quei colori stupendi che caratterizzavano il paesaggio irlandese.
Sentì dei passi, dei passi che avrebbe riconosciuto tra mille, li sentì fermarsi esattamente dietro la sua schiena, e due braccia l’avvolsero, catturando l’attenzione di suo figlio, che si girò quasi allarmato, e che cominciò ad agitarsi.

-Il mio papà!- lo chiamava il bambino, alzando le mani verso di lui, come per essere preso in braccio.
Le mani grandi di Niall, accolsero la sua richiesta.
-Tuo figlio appena ti vede si illumina- commentò Vanessa, girandosi a sua volta verso suo marito, notando Filippo appoggiato sulla spalla di lui, intento a coccolarlo.
-Ti ripeto, è fascino irlandese amore mio- rispose lui, sorridendole, per poi avvicinarsi a lei, lasciandole un bacio sulle labbra.
Vanessa si alzò dall’altalena, lo abbracciò.
-Che dici di fare una passeggiata?- propose, e lui accettò, incamminandosi insieme verso casa per prendere il passeggino per Filippo.



 
 I viaggi lontani che fanno sognare
 
Camminano per quelle vie irlandesi, Niall spinge il passeggino, mentre Vanessa gli cammina accanto, a volte tenendo una mano avvolta alla vita di lui, a volte fermandolo bisognosa di un suo bacio, a volte andando davanti per controllare il loro bambino, che le sorride, le mostra la bellezza dei suoi occhi, che la fanno arrossire, perché secondo lei, sono uguali a quelli del padre.
Camminano per quelle vie, che conoscono bene, che nascondono qualcosa di loro, qualcosa della loro storia, qualcosa della loro vita.

 
Una stretta di mano, 
tuo figlio che ride, 
la pioggia d'agosto 
e il rumore del mare

Camminano, e a volte interrompono il silenzio della città salutando qualcuno, o semplicemente ridendo forte, come solo loro sanno fare: la risata di Niall rimbomba per le vie di Mullingar, e contagia Vanessa, che lo segue a sua volta, con le lacrime agli occhi e gli zigomi che le fanno male a forza di ridere; pure Filippo si fa sentire, chiamando i suoi genitori, rendendoli fieri di quanto impari velocemente a parlare, a farsi capire.
Le mani di Niall cercano spesso quelle di lei, come se fossero la cosa più preziosa del mondo, mentre lei cerca sempre le sue labbra: come se fossero il suo ossigeno.
Quelle strade sanno di loro, profumano della loro storia, una storia che racchiude valori universali che li ha portati ad essere quello che sono: una famiglia.
La loro storia non è solo amore, la loro storia è un mix di cose.
Cose semplici, ma vere, che portano le persone ad essere migliori.
Amicizia, prima di tutto.
Gli amici di sempre, 
gli abbracci più lunghi 

L’amicizia con Zayn, con Sean, con tutta la loro compagnia: amici importanti, senza i quali non avrebbero mai passato dei momenti così indimenticabili; dentro le loro anime, resterà sempre il ricordo di quell’Amicizia vera, un’Amicizia che li ha avvolti in ogni situazione, quell’Amicizia che ha dato loro conforto, sicurezza, possibilità di farcela, l’Amicizia di cui tutti noi abbiamo bisogno per essere migliori.

Famiglia.
Un bicchiere di vino insieme a tuo padre, 
aiutare qualcuno a sentirsi migliore 

L’affetto che lega Vanessa a Gaia, ad Alberto, due figure importanti nella sua vita, una delle quali ha dovuto lasciare, ma che si è ripresentata quando più ne aveva bisogno; l’affetto che prova per i due cugini, come se fossero i suoi fratelli più giovani, sempre bisognosi di lei, come lei di loro, sempre pronti ad intervenire per il bene l’uno dell’altra, sempre pronti ad aiutarsi, a non lasciarsi mai.
L’affetto che lega Niall a Greg, un legame così forte, così bello, il legame che lega due fratelli, e rende le cose così meravigliose da non poterne fare a meno.
Il legame con i genitori, che nonostante le incomprensioni, sono sempre pronti ad aiutarli, ad appoggiare loro una mano sulla spalla e dare il consiglio che manca, il consiglio che li porterà a fare la scelta giusta.

Autostima.
È bello sognare di vivere meglio, 
è giusto tentare di farlo sul serio 
per non consumare nemmeno un secondo 
e sentire che anche io sono parte del mondo 
e con questa canzone dico quello che da sempre so 
che la vita rimane la cosa più bella che ho... 

La voglia di essere sempre il meglio di se stessi, la voglia di non lasciarsi sopraffare dagli altri, la voglia di vivere, la voglia di dire “basta”, di farsi valere, di non farsi travolgere dalla tristezza o dallo sconforto, la voglia di essere se stessi e di accettarsi con i propri difetti e i propri pregi, perché qualcuno, un giorno, ti vedrà, e si innamorerà di te nonostante tutto.

Amore.
Gli sguardi e quell'attimo prima di un bacio, 
le stelle cadenti, il profumo del vento.
E poi fare l'amore sotto la luna 
guardarsi e rifarlo più forte di prima, 
la vita rimane la cosa più bella che ho... 

Perché l’amore che lega Niall e Vanessa è l’amore che tutti cercano, perché tutti siamo bisognosi d’amore, di quello vero, che sembra essere riservato sempre ai protagonisti dei libri o dei film, ma che in realtà, si nasconde sempre dietro l’angolo, senza che noi ce ne accorgiamo.
L’amore che lega Niall e Vanessa, fatto di ostacoli, fatto di tutte le cose che comporta l’amore: dalle cose più tristi, come la delusione, come lo sconforto, come la mancata forza di lottare per chi si ama, ma che verranno sempre sopraffatte dalle cose più belle.
Le cose belle dell’amore..
Le piccole cose son quelle più vere 
e restano dentro di te 
e ti fanno sentire il calore 
ed è quella la sola ragione 
per guardare in avanti e capire 
che in fondo ti dicono quel che sei.

 
Gli occhi di lui che ti cercano sempre, che non sembrano mai sazi della tua immagine, le vostre mani che sembrano davvero esser state disegnate per unirsi, in modo perfetto, e che non ti stancherai mai di stringere, di aggrapparti a quelle mani, come se fossero il tuo supporto.
Quelle labbra, che non ti stancherai mai di baciare, che nascondono quel sorriso che tanto ami, che non cambieresti mai per nessun motivo al mondo, quel sorriso che ti riempie, e ti fa sentire importante, perché tu sei la causa di quel sorriso, tu e nessun altro.
Ma la cosa più bella dell’amore, è proprio lo stato d’animo che ti fa provare: ti senti in pace, ti senti appagato, non hai bisogno di nulla di diverso, perché hai finalmente trovato quello che ti serve per sentirti innamorato.
E da qui 
non c'è niente di più naturale che fermarsi
un momento a pensare che le piccole cose
son quelle più vere le vivi le senti e tu 
ogni giorno ti renderai conto che sei vivo 
a dispetto del tempo 
quelle cose che hai dentro le avrai al tuo fianco 
e non le abbandoni più 
e non le abbandoni più 
dicono chi sei tu...

 
E quelle farfalle allo stomaco, chi se le scorda?
Vanessa e Niall le provano ancora, anche solo sentendosi al telefono.
E loro amano quelle farfalle, e loro amano sentirsi così, come su una nuvola, dove loro possono vivere in pace.
E loro, nelle loro passeggiate, quando passano davanti a quella scuola, la scuola di Mullingar che hanno frequentato insieme, sorridono, e quasi arrossiscono a quel ricordo, e sempre saranno grati a quel bar della scuola.
Vanessa ringrazia se stessa, per aver dimenticato, quel giorno, lo spuntino prima di pranzo a casa, ringrazia Zayn per averla incitata ad andare al bar, a prendersi qualcosa, dato che lui poteva solo offrirle un’arancia: e lei odia quel frutto.
Niall, ringrazierà sempre il suo essere pigro e impaziente, perché lo ha spinto a passarle davanti, mentre lei, era persa nei suoi pensieri.

 
–Ehy furbetto! Esiste una coda per qualcosa!-
-Se ti fai fregare il posto non è un problema mio-

 
E loro due, sorrideranno sempre a quel ricordo.
 

 
THE END
 



Note di Nanek
Ci credete che sto piangendo?
Eppure questa storia non finisce male, anzi, finisce bene con un bel felici e contenti, eppure io piango.
Neanche sapete cosa vuol dire chiudere questa ff, accendere il computer e non pensare più “Devo scrivere un capitolo de –Le stelle cadenti il profumo del vento-“ , vi giuro, mi mancherà in eterno questa storia, che anche se sembra impossibile, ha già compiuto un anno; eh già, un anno, vi sembra strano? Il motivo è semplice: l’avevo già pubblicata una volta, era gialla e abbandonata al suo destino, nessuno se la filava troppo, e io decisi di cancellarla, perché mi rendevo conto che fosse troppo noiosa.. ci ho lavorato di nuovo, cambiando un po’ i capitoli, ed eccola qua, alla fine, al 25esimo capitolo, la conclusione.
Ho la vista annebbiata dalle lacrime, ve lo giuro: questa storia è la mia “prediletta”, davvero, ci sono troppo affezionata, e sono triste.
Lasciando da parte questa introduzione triste e strappa lacrime, che ne dite di questa fine? Vi è piaciuto il cambio di stile improvviso? È che volevo fingere che ci fosse una voce a dire quelle cose, una voce che vedeva Niall e Vanessa con Filippo mentre passeggiavano e cominciava a fare le sue considerazioni istantanee, nel presente, con qualche frase in corsivo che riporta la canzone “E da qui” di Nek, la canzone che avvolge questa storia: spero vivamente che vi piaccia, e spero di non avervi deluso proprio ora che siamo alla fine insomma!!
Leggevo le vostre recensioni, come sempre, e mi mancheranno un casino; alcune di voi mi hanno detto “ma mi raccomando continua a scrivere su Niall!” e io da quel momento, ho cominciato a pensare a una storia..
Il risultato? Beh sì c’è stato: ho in mente una nuova storia, che si intitola “Tell me why”, sempre su Niall e su una certa Vanessa (perdonatemi la mia scarsa originalità..), ha di pronto solo il capitolo 1, e so che sarà a rating verde ;)
Quando la posterò? Non ne ho idea, più che altro è un tantino impegnativa, e ho deciso che prima la scrivo tutta tutta e poi la pubblico, così non devo far aspettare a nessuno troppo tempo: vi dico queste cose perché… siete le mie lettrici più dolci, e mi mancherete un casino, e spererei di ritrovarvi in quella storia.. poi se non volete okay tranquille :D ma io ci tenevo a dirvelo :D
Vi lascio qui il banner, così vi fate un’idea, e se vi incuriosisce, prestate attenzione nei prossimi mesi insomma ;)
 

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Che altro posso dire ancora? Credo di dover passare a voi, le mie care lettrici, che io amo tanto, e che mi hanno resa orgogliosa di questa storia <3

Un ringraziamento a tutte voi, che avete messo la mia storia tra le preferite <3 vi adoro <3

 
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Grazie, grazie davvero di cuore a tutte voi, vi adoro tutte, grazie anche delle vostre visite: il primo capitolo è a 1802!!! Vi adoro <3
Grazie inoltre alla mia fonte d’ispirazione di sempre, il mio Nek, che in questa storia è molto presente, soprattutto in questo ultimo capitolo <3
Ma grazie anche a te Niall, per essere il mio angelo dai capelli biondi e gli occhi color cielo, il ragazzo che tutte vorrebbero avere <3
Nanek
 

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