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di Melinda2606
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** modi poco convenzionali ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Takao sospirò.
Erano due anni che non vedeva i suoi amici, e adesso sarebbero arrivati a momenti.
Era davvero felice, soprattutto se pensava a come si erano salutati.
Lui aveva urlato contro Kei, Max aveva urlato per conto suo perchè non riusciva a capire cosa fosse successo, Rei aveva urlato contro tutti cercando di farli ragionare.
Morale della favola, avevano dato spettacolo in aereoporto e tutti i viaggiatori li avevano fissati come se fossero dei matti scappati dal manicomio.
Ma erano passati due anni, tutto, almeno apparentemente, era stato superato, quindi non vedeva l'ora che gli aerei dei suoi amici atterrassero.
Certo non sarebbero stati soli, stavano arrivando con le rispettive squadre, ma andava bene lo stesso.
Takao era davvero grato al signor Daitenji per aver organizzato quella specie di rimpatriata, chissà quanto avrebbero dovuto aspettare per vedersi altrimenti!
Sospirando un ultima volta, alzò gli occhi verso i tabellone degli arrivi.


Rei sorrise.
Vedere Mao così felice lo faceva sentire l'uomo più fortunato del mondo.
Osservò il paesaggio fuori da finestrino dell'aereo, ormai doveva mancare poco all'arrivo.
Fortunatamente, perchè Gao e Kiki, abituati a sconfinati paesaggi, faticavano alquanto a restare seduti composti sul loro sedile, e non facevano altro che sbuffare in direzione di Lai, che era riuscito a prendere sonno all'inizio del viaggio.
Mao non faceva altro che controllare l'orologio, era impaziente di ritrovare le sue amiche, erano le uniche ragazze con cui aveva legato, ma avevano così poche occasioni di parlarsi faccia a faccia!
Anche Rei era impaziente, nonostante mantenesse la solita calma, ma la sua mente vagava.
Aveva ancora impressa in mente la rabbia di Takao, la confusione di Max e l'esprrssione sconfitta di Kei.
Li aveva sgridati, ma aveva fatto la cosa giusta?
Se lo era chiesto tante volte, ma Kei non ne aveva più voluto parlare e Takao gli aveva assicurato che tutto, anche se in modo poco ortodosso, era passato.
Adesso Rei era impaziente di vedere con i suoi occhi gli sviluppi che aveva avuto quella brutta storia.


Max rise.
Quello che gli aveva appena raccontato Emily era talmente inverosimile che non ce la fece a trattenersi.
Quando però quell'attacco di risa gli fu passato, in realtà cominciò a vedere un filo logico in quel discorso, e poi se glielo aveva detto Emily, non poteva che essere vero.
Lui non aveva capito, come al solito.
Adesso si spiegava l'ira di Takao e lo sguardo di Kei.
Aveva pensato che quello fosse un semplice capriccio di una ragazzina, e invece poverina si trattava di una cosa seria.
Sul suo volto sempre sereno si dipinse un'espressione preoccupata: ma come era potuta accadere una cosa simile?
Sentiva che sarebbe stata una rimpatriata particolare, ma vedere Michael preparare foto autografate per ingannare il tempo durante il volo ed Emily comportarsi normalmente dopo avergli fatto quella dichiarazione lo fece tranquillizzare.
La stessa Emily gli aveva garantito che non sussisteva più quel determinato problema.
Allora perchè preoccuparsi?


Kei si accigliò.
Possibile che il volo che lo avrebbe riportato in Giappone stesse già per atterrare?
Lui non era il tipo da pentirsi delle scelte fatte o dei sentimenti delle persone.
Eppure non era passato un singolo giorno, un singolo minuto senza che lui pensasse a quel momento di due anni prima.
Ci pensava nei momenti meno opportuni: quando si allenava, quando studiava, quando era con una ragazza.
Takao, dopo avergli urlato contro come non aveva mai fatto, lo aveva rassicurato dopo qualche mese, dicendogli che era andato tutto apposto.
Era stato troppo orgoglioso per chiedergli come fosse andato tutto apposto, ma da quel momento il suo tormento era aumentato in maniera quasi intollerabile.
Rei gli aveva sottolineato che era stato uno stupido e che le motivazioni che aveva dato per quel gesto erano infondate.
E aveva perfettamente ragione, ma Kei non lo avrebbe mai ammesso.
Yuri stava dormendo, incurante dei dubbi che l'amico aveva, mentre Boris e Sergey stavano rimettendo velocemente le carte da gioco che avevano usato fino a poco prima.
Tutti e tre sapevano che era accaduto qualcosa, perchè quando era tornato in Russia Kei era ancora più scontroso del solito, ma non c'era stato modo di fargli dire una parola.
Kei si allacciò la cintura, preparandosi all'atterraggio e alle conseguenze di quel suo gesto così meschino.


Hilary sbadigliò.
Aveva fatto davvero tardi la sera precedente, ma non poteva evitare di andare al tirocinio, sarebbe stata un'assenza ingiustificata.
Il traffico a quell'ora era intenso, così alzò leggermente il volume dello stereo e tamburellò sul volante della sua Lancia Ypsilon.
Mentre aspettava che scattasse il verde, pensò a Takao: doveva già essere arrivato all'aereoporto.
Era così felice la sera prima!
Aveva cercato di contenersi davanti a lei, ma quando lo aveva rassicurato, lui si era lasciato andare a quell'entusiasmo che lo aveva sempre caratterizzato.
Anche lei era felice che tornassero i ragazzi, ma soprattutto le sue amiche, finalmente avrebbero potuto parlare senza un telefono!
Le erano state vicine due anni prima, senza loro e Takao sarebbe sicuramente stata persa, perciò voleva sdebitarsi.
Per cominciare, aveva accettato la richiesta del signor Daitenji: il presidente della BBA le aveva chiesto di organizzare una festa di benvenuto in grande stile.
Niente di pomposo: una serata fresca e giovanile a cui tutti, sia blader che non, avrebbero potuto partecipare.
L'uomo sapeva che lei aveva un sacco di agganci e che sicuramente avrebbe organizzato una festa degna di questo nome.
Hilary si era impegnata davvero tanto, e dopo il tirocinio aveva già in programma di correre a controllare che non mancasse niente.Era cresciuta, ed era il momento che lo dimostrasse.
Soprattutto a chi era il responsabile della sua trasformazione. 

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Capitolo 2
*** modi poco convenzionali ***


Kei si allacciò la cintura di sicurezza, preparandosi all’atterraggio.
Da quando il volo Mosca-Tokyo era così breve?
Cos’è, avevano preso un razzo?
Il ragazzo notò Sergey più pallido del solito, poiché non amava particolarmente l’aereo.
Kei avrebbe preferito un milione di volte avere la nausea per l’atterraggio che per quello che lo aspettava.
Nonostante tutte le preoccupazioni, il ragazzo mantenne il suo contegno glaciale, socchiudendo appena gli occhi quando l’aereo atterrò sulla pista.
Ci volle quasi un’ora prima che i quattro ragazzi riuscissero a scendere dall’aereo e recuperare i propri bagagli, poi andarono nella sala d’attesa, il punto in cui avevano deciso di incontrarsi.
Kei sentì un piccolissimo tuffo al cuore quando vide il suo eterno rivale, Takao, sventolare allegramente una mano nella loro direzione.
Da solo.
Takao fissò l’amico per quello che parve un secolo, come per leggere qualcosa in quegli occhi glaciali.
Kei sentì i battiti aumentare, sicuro che Takao lo stesse ancora giudicando, ma poi il ragazzo sorrise e si dimostrò amichevole come sempre: - Siete arrivati! Il vostro aereo è stato il primo ad atterrare! Allora, come state? –
- Takao, calmati, non c’è bisogno di essere così scalmanati – lo rimbeccò Kei, mentre gli altri russi sorridevano per quello scambio di battute.
La conversazione si tenne leggera: nessuno avrebbe mai pensato che due anni prima in quello stesso posto si era svolta una litigata colossale.
Dopo circa mezz’ora arrivò l’aereo di Rei: il cinese sorrise radioso nel rivedere i suoi amici.
Gli erano mancati così tanto!
Quando nella sala di attesa entrarono Max e gli altri americani, fu impossibile per il resto della comitiva salutarli con entusiasmo, perché le urla felici di Emily e Mao coprirono ogni parola.
- Bene, ci siamo tutti! Possiamo andare! – esclamò Takao entusiasta.
- Come arriviamo in albergo? E poi dov’è Hilary? – domandò Emily in modo pratico.
- Il presidente Daitenji ha affittato un pulmino per potersi muovere. Io però sono in auto, quindi vi seguirò! Hilary è andata allo studio della psicologa che le fa da tutor, le permette di fare il consultorio da sola! Se la cava molo bene. Tranquille, la vedrete stasera! –
Il gruppo si diresse verso l’uscita, carico di bagagli, notando il grosso pulmino rosso con il logo della BBA che li aspettava.
- Takao, che ne diresti se io, Kei e Max veniamo con te in macchina? Dovrei parlarvi – propose Rei, guardando tutti i componenti della sua vecchia squadra di beyblade.
Takao annuì, guidando i tre amici verso la sua auto.
Non appena furono saliti, Rei domandò senza preamboli: - Hilary non è venuta a causa nostra? –
- No, vi ho detto la verità, aveva il tirocinio, e il presidente Daitenji le ha chiesto di organizzare una festa per stasera in  vostro onore –
- Io… io non ne sapevo niente. Di tutto quella che era successo. Mi dispiace – commentò Max, guardando Kei.
- Bè, è a me che dovrebbe dispiacere, non credi? – il russo inarcò un sopracciglio.
Calò un silenzio freddo e imbarazzante, fino a che Takao non esclamò: - Basta, non pensiamoci più! Hilary è serena, davvero. Lo vedrete voi stessi. È impaziente di vedervi –
- Tu hai detto che lei ha superato… ehm… il tutto in modo poco convenzionale, ma che vuoi dire? – domandò nuovamente Rei.
- Questo… questo lo vedrete da soli. Anzi, spero di no – rispose vagamente, rifiutandosi di dare ulteriori spiegazioni.
L’albergo che il signor Daitenji aveva prenotato era meraviglioso, le stanze erano spaziose e confortevoli.
Emily e Mao erano particolarmente felici perché avevano un’enorme camera tutta per loro e il signor Daitenji aveva dato disposizione affinché  fosse aggiunto un letto per permettere a Hilary di rimanere a dormire lì.
- Bene, vi lascio qui, ci rivediamo alle dieci e mezza per la festa, devo aiutare Hilary! – disse Takao, sventolando una mano e saltellando fuori dall’albergo.
Rei si avvicinò a Kei: - Stai bene? –
- Non chiederlo a me, non sono io quello che sta male. O è stato –
- Ti conosco, Kei. Lo so che anche se fai finta di niente in realtà stai male, sai benissimo da solo che quel giorno hai fatto la più grande stupidaggine della tua vita -
Kei lo fissò: - No dire sciocchezze. Adesso vado a fare la doccia, stasera c’è quella stupida festa, non vorrei offendere il presidente visto che ci paga tutte le spese – poi se ne andò mantenendo un’espressione seria.
Max raggiunse il cinese: - Allora, Rei, dimmi cosa ne pensi realmente di questa faccenda… -
 
 
L’enorme stanza che Daitenji aveva affittato per la festa era stata preparata a dovere.
C’erano divanetti e tavolini per i tre lati della stanza, seminascosti da tendine bianche con i drappeggi rossi.
Nella quarta parete invece c’era un lungo bancone dove tre bei ragazzi stavano iniziando ad armeggiare con varie bottiglie e bicchieri; al centro della stanza su una pedana rialzata era stata sistemata la console del dj, dove un altro ragazzo stava sistemando dei cd.
Hilary andava su e giù nervosa, cercando di dare una mano dove c’era bisogno e facendo impazzire i ragazzi che stavano sistemando le luci.
- Mettetele bene, deve essere tutto perfetto. Colin, non ti sembra che quel faretto sia storto? –
Colin la guardò: - Hil, per favore, stai buona, fidati, ok? –
- Stai facendo impazzire tutti? – chiese una voce familiare.
Hilary si voltò e vide che era arrivato Takao, che le si avvicinò baciandola sulla guancia.
Erano passati gli anni in cui litigavano continuamente, adesso erano cresciuti ed erano diventati inseparabili.
Takao aveva mostrato una maturità inaspettata e le era stato vicino in un momento difficilissimo, rendendolo indispensabile per lei.
- Hai mangiato, Hil? – le chiese serio.
- Sì, ho mangiato un’insalata con le uova –
- Solo quello? –
- Sono nervosa, Takao, ti prometto che domani farò una colazione abbondante, anzi, facciamola insieme, almeno potrai controllare tu stesso.
- Perfetto. Dormi nel nostro appartamento? –
I due avevano preso un piccolo appartamento in affitto fatto da una cucina, un piccolo salotto, un bagno e due camere da letto.
C’erano vari motivi per cui lo avevano fatto: potevano organizzarci feste senza dare fastidio a nessuno, Hilary ci poteva studiare in pace, Takao poteva tenerla sotto controllo.
Non voleva vederla mai più soffrire come era successo due anni prima.
- Si! Allora? Che ne pensi? – gli chiese, stringendogli una mano.
- Ehi, è panico quello che sento nella tua voce? Erano anni che non ti sentivo in ansia. Stai tranquilla, è bellissimo. Guarda, la gente sta già arrivando. Ma hai invitato tutta Tokyo? –
Effettivamente nella stava si stava riversando un bel po’ di gente.
Hilary era diventata molto popolare grazie alla sua allegria e alla sua spontaneità, tutti le volevano molto bene.
Senza contare il fatto che crescendo era diventata bellissima.
- Se hai sete vai lì al bancone, i ragazzi ti prepareranno quello che vuoi, io vado da Ethan per dirgli di mettere la musica, ci vediamo dopo! –
Il dopo non arrivò, perché Hilary si perse tra la gente che stava entrando, visto che tutti cercavano di attirare la sua attenzione, e lei era troppo cordiale per liquidarli in fretta.
Takao si sedette su uno sgabello davanti al bancone, aspettando gli altri blader e osservando Hilary muoversi fluidamente e parlare con tutti.
Sperava che continuasse solo a parlare, si era ripromesso di non perderla di vista nemmeno un secondo.
- Takao, allora, che ne pensi di mettere una buona parola per me con Hilary? – gli chiese senza tanti giri di parole Dylan, uno dei barman.
- No. Lo sai come la pensa, è inutile – ribatté secco il ragazzo, poi si alzò all’improvviso per dirigersi verso l’ampio gruppo dei suoi amici che era appena entrato.
- Siete arrivati! Visto che posto? È stata Hilary ad organizzare il tutto, è diventata bravissima in queste cose! – urlò entusiasta, cercando di farsi sentire da tutti sopra la musica.
- Meraviglioso! Adesso ce lo dici dov’è Hilary? – chiese Mao, mentre Emily annuiva energicamente e gli altri avevano preso a cercarla con lo sguardo.
Takao si guardò un po’ intorno, poi indicò un punto con la mano, e senza aspettare gli altri le due ragazze vi si diressero velocemente nonostante i tacchi.
Hilary stava parlando allegramente con un amico dell’università, ma all’improvviso due urla acute nelle orecchie la fecero zittire.
Si voltò e le si illuminò lo sguardo, saltando quasi letteralmente addosso alle sue amiche.
- Siete arrivate! È stupendo! Come state? Ehm… ragazze, ci siete? – domandò, sventolando una mano davanti alle due che sembravano essersi paralizzate.
- Santo cielo, Hilary, sei quasi irriconoscibile. Sei meravigliosa, davvero splendida – commentò Emily.
Mao la fissò a bocca aperta:  l’amica aveva indossato un vestito lilla, aderente sui fianchi che le metteva in risalto le gambe perfette e aveva anche un discreto scollo che la rendeva sexy, anche se non aveva un grande seno.
I tacchi viola la rendevano ancora più slanciata e i capelli le cadevano morbidi sulla schiena, dandole un’aura incantata.
- Oh, quante sciocchezze. Dove sono gli altri? È così bello avervi qui! –
Come richiamati, tutti i blaider arrivarono da lei, ed ebbero la stessa reazione di Mao ed Emily.
Hilary li salutò tutti, baciandoli sulle guance e sorridendo loro carolosamente.
Si fermò davanti a Kei.
I due si fissarono per qualche secondo, rendendo intorno a loro l’aria carica di tensione, anche se non tutti capirono cosa stava succedendo.
Hilary si morse il labbro, poi si sciolse in un piccolo sorriso e baciò anche Kei, che rimase immobile.
- Ragazzi, andate a prendere da bere, i ragazzi al banco sono bravissimi! – esclamò, afferrando le mani di Mao ed Emily e trascinandole a ballare.
- Accidenti, Kei, non sapevo che la tua amichetta fosse così. Ci potrei fare un pensierino volentieri – commentò Boris.
- Non è la mia amichetta. Ed evita di fare pensieri su di lei – rispose il russo gelido, per poi allontanarsi tra la folla.
Gli altri tre russi si guardarono spiazzati: - Qui gatta ci cova ragazzi… - commentò Sergey.
Hilary presentò alle amiche un sacco di persone, risero molto e si divertirono tantissimo.
- Hilary, ti cercano al bancone! – urlò nel microfono il dj.
La ragazza lasciò le amiche in compagnia di Rei e Max, che si stavano aggirando per controllare che nessuno le infastidisse più di troppo.
Dopo circa mezz’ora, Takao si avvicinò: - Ragazze, dov’è Hilary? –
- Non è tornata, infatti volevamo cercarla! Aspetta, veniamo con te! –
Takao si avvicinò al bancone, notando con sgomento che Dylan, il barman, non c’era più.
Si voltò verso i divanetti, e scoprì sia dov’era finita Hilary, sia dove era sparito Dylan.
- Quello è… è il ragazzo di Hilary? – domandò Rei.
Hilary e Dylan erano seduti sul divanetto e si baciavano, mentre il ragazzo faceva scorrere le mani lentamente lungo i lineamenti sensuali della ragazza.
Takao sospirò.
- No, Hilary non vuole un ragazzo. Lei dopo quello che è successo due anni fa non crede più nell’amore. Niente di serio. Solo sesso senza complicazioni. O questo – spiegò, allungando una mano nella direzione della ragazza.
- Accidenti… è questo il modo poco convenzionale di cui parlavi? – domandò Rei.
Takao annuì, poi si accorse di una figura che si spostò alle sue spalle.
Voltandosi riconobbe il profilo di Kei, e dal suo sguardo era chiaro che avesse visto e sentito tutto. 

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