E se Cupido decidesse di aspettare?

di Heart_ShapedBox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sconosciuta della festa ***
Capitolo 2: *** Sintomi ***
Capitolo 3: *** Imprevisti ***
Capitolo 4: *** Lettera incognita ***
Capitolo 5: *** Colpevole ***
Capitolo 6: *** Baise aux questions ***
Capitolo 7: *** La tecnologia di oggi ***
Capitolo 8: *** Pazzia ***
Capitolo 9: *** Mercato ***
Capitolo 10: *** Vampiri e licantropi ***
Capitolo 11: *** Kit Kat ***
Capitolo 12: *** Rime spiacevoli ***
Capitolo 13: *** Il giorno dei tonfi ***
Capitolo 14: *** Sguardi ***
Capitolo 15: *** Attenzione: il freddo è altamente nocivo per il cervello di un ragazzo ***
Capitolo 16: *** Back again ***
Capitolo 17: *** Palle di tutti i tipi ***
Capitolo 18: *** La vera storia ***



Capitolo 1
*** La sconosciuta della festa ***


Capitolo 1 - La sconosciuta della festa
 
Chiusi la porta dietro di me e lanciai lo zaino sul divano. Non ne potevo più, ero veramente stanchissima. Le settimane che passavano sembravano una più stancante dell’altra, eppure ero ancora al secondo mese di scuola.
<< Certo che le superiori non sono poi così facili come mi aspettavo >> salutai mia mamma con la solita allegria tipica del doposcuola.
<< Hai appena iniziato il nuovo anno, è normale che le giornate siano più pesanti da sopportare, devi solo abituarti >> mi risalutò lei abbracciandomi. E’ bello avere una mamma che, quando sei giù di morale, trova sempre qualcosa da dire per consolarti. Dopo aver mangiato gli ultimi avanzi nel frigo andai in camera e mi sdraiai sul letto - dio quanto sono stanca, e stasera ho anche la festa per il compleanno di Greta – pensai. Greta era la mia migliore amica che, quella sera, sabato 23 Ottobre, avrebbe compiuto 14 anni. Erano le due del pomeriggio, avevo ancora un po’ di tempo per avvantaggiarmi sui compiti e prepararmi alla festa, perciò mi alzai faticosamente dal letto e presi il libro di storia da uno scomparto nella libreria. Mi misi d’impegno e studiai per un’oretta buona, dopodiché, feci la doccia, aprii l’armadio e arraffai una maglia, dei jeans e un paio di all star. Si, poteva bastare, non c’era bisogno di essere eccessivi. Erano quasi le cinque perciò dissi a mia mamma che ero pronta e lei mi accompagnò in via Garibaldi al numero 4. Era una casa a dir poco enorme quella di Greta: aveva un giardino grande e curato nei minimi dettagli, completo di tavolini per mangiare fuori d’estate e persino di un dondolo.
Scesi dalla macchina e la mia amica mi corse incontro:
<< Sary eccoti finalmente! Ben arrivata, vieni, andiamo dentro >>.
Salutai mia mamma e seguii Greta oltre la porta che conduceva all’interno. Nel salotto vidi delle ragazze e dei ragazzi intenti nel guardare un film, “una serie di sfortunati eventi” – Cominciamo bene – pensai. Mi accorsi di non conoscere assolutamente nessuno oltre a Greta, perciò adocchiai una sedia libera e mi concentrai sulla televisione. Quando il film finì, iniziò il vero divertimento; tutti gli invitati, nonostante fosse ormai buio, uscirono in giardino e presero in mano i cellulari: era arrivata l’ora degli scherzi telefonici. Il primo a chiamare fu un ragazzo abbastanza basso, capelli e occhi color nocciola, con un piccolo naso a patata. La persona dall’altra parte della cornetta non ci cascò e lui, che, da quello che capii, si chiamava Leonardo, passò il cellulare al ragazzo più vicino. Rimasi fulminata. Il tempo rallentò ed era come se le persone si spostassero in una massa viscida e gelatinosa, i suoni giungevano alle mie orecchie ovattati e tutto prese un atmosfera quasi surreale. Sembra strano, eppure i miei occhi si rifiutavano di staccarsi dal ragazzo con il telefono in mano, era come se fossi ipnotizzata.
Fortunatamente nessuno si era accorto della mia faccia da babbea in quel momento e la serata finì piacevolmente, scherzando, ballando e cantando.
In macchina, mentre tornavo a casa, ripensai al ragazzo della telefonata: non sapevo neanche il suo nome. Però chissà, forse l’avrei rivisto…

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Capitolo 2
*** Sintomi ***


Capitolo 2 - Sintomi
 
Le prime luci del mattino entrarono fioche dalla finestra, riportandomi dolcemente nel mondo reale, quello in cui avrei vissuto le avventure più incredibili della mia vita. Quando, finalmente, i miei occhi si aprirono, indirizzai lo sguardo sull’unico orologio appeso al muro della mia camera: segnava le 6.45. Oramai era inutile tornare a dormire, perciò infilai i piedi nelle babbucce rosse sotto al mio letto e mi avviai verso il bagno. Avevo tutti i capelli spettinati; sembravo la professoressa Sybill Trelawney in Harry Potter: un vero disastro.
Dopo essermi sistemata al meglio scesi le scale e trovai mia mamma che preparava alcune crepes con Nutella per colazione. Ne presi una già pronta ma ne lasciai più della metà. Mia madre mi guardò come se provenissi da un pianeta alieno:
<< Sara! Da quando in qua rifiuti di mangiare le tue crepes preferite? >>.
In effetti si, era parecchio strano. A dire la verità mi stupii anch’io, eppure continuavo a non avere fame.
Tornai in camera e frugai nell’armadio – non ho una maglietta decente! – pensai, bloccandomi di colpo: non era assolutamente normale che certe idee mi passassero per la testa. Cosa mi stava accadendo? Colpa dell’adolescenza? Fatto sta che presi un paio di jeans, un maglione color nocciola e degli stivali con il mezzo tacco abbinati. La mattina andavo a scuola con Greta, perciò uscii di casa e attraversai la strada, premendo leggermente il bottone del suo campanello. Poco dopo lei fece capolino dalla porta:
<< Allora Sary? Ti sei divertita ieri sera? >>.
<< Si, è stata una festa grandiosa! >>.
<< Lo credi davvero? Sono molto contenta che tu la pensi così, dopotutto, eri l’unica ragazza a non conoscere nessuno e quindi il tuo parere vale il doppio degli altri >>.
<< Apprezzo il fatto di essere considerata importante, ma piuttosto: i regali ti sono piaciuti? >>.
<< Ovviamente! Come si dice sempre “è il pensiero che conta”, anche se, al posto dello shampoo al gelsomino di Chiara, avrei preferito un qualsiasi altro gusto purché non fossi allergica >>.
<< Giusto, hai ragione >>. Greta aveva un’allergia per il gelsomino e, quando la ragazza che glielo aveva regalato ne è venuta al corrente, per poco non è scoppiata a piangere << povera Chiara, è rimasta sconvolta >>.
<< Lo so e me ne dispiace… ma tornando a te: hai conosciuto qualche ragazzo carino? >> arrossii di colpo senza alcun motivo << si, te lo leggo negli occhi cara mia! Anche perché sei tutta rossa! Avanti spara: chi è? >>.
<< Non ho parlato con nessuno >>.
<< Allora lo hai solo visto e hai pensato che fosse un ragazzo carino >>.
<< Nessuno >> mentii.
In qualità di migliore amica sapeva quando si poteva insistere con me e, beh, quella non era la volta buona.
Eravamo quasi arrivate alla scuola; mancavano poco più di 20 metri al luogo in cui avremo passato il resto della mattinata. Raggiunta la meta ci aggregammo ad un gruppetto di ragazze che più o meno conoscevamo, quando, improvvisamente, vidi arrivare alcuni ragazzi di cui fino ad allora non avevo notato la presenza – o mio dio – pensai allarmata – è lui -. Arrossii violentemente e Greta se ne accorse; voltò lo sguardo verso il gruppo in avvicinamento e calcolò la traiettoria del mio viso:
<< Si chiama Alessandro Ricci, è lui vero? >> disse.
<< Non mi sembra che abbia tanti ricci in testa >> replicai, puntando su un’altra tematica.
<< Eh no bella, adesso basta cambiare discorso! Vieni che vi presento >> così dicendo, afferrò la manica del mio cappotto ed iniziò a tirarmi, cercando, inutilmente, di portarmi da Alessandro:
<< Va bene, significa che farò tutto a modo mio. Ma stai pur certa che voi due non resterete impalati a non far niente, questa è una promessa Sara Guastini: tu ed Ale vi conoscerete! >>.

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Capitolo 3
*** Imprevisti ***


Capitolo 3 - Imprevisti
 

Passò una settimana da quando Greta giurò che, in qualche modo, avrebbe fatto incontrare me ed Alessandro. Purtroppo per lei non fu così facile: fra compiti, sport ed impegni personali nessuno aveva tempo da perdere.
Pensai che ormai la mia migliore amica si fosse arresa e che non sarebbe mai potuto accadere niente con il ragazzo sconosciuto, ma il problema era che mi sbagliavo. Lunedì, tornando a casa con Greta, seppi che qualcuno ci aveva sentite mentre parlavamo di Alessandro Ricci (o più probabilmente era lei che aveva spifferato tutto) e quel “qualcuno” si chiamava Alessia Pieraccioli.
Quella mattina, infatti, ella si era avvicinata al compagno di classe chiedendogli se conoscesse una certa “Sara Guastini”:
<< No, mai vista e mai conosciuta >> aveva risposto Alessandro << perché me lo chiedi? >>.
<< Perché tu a lei… >> stava per rivelare il segreto di una ragazza che persino Alessia conosceva a malapena. Ebbene, quella ragazza ero io e, se non fosse stato per la mia migliore amica, probabilmente lui avrebbe scoperto tutto quanto già in principio.
<< … lei ti conosce! >> è intervenuta Greta, sbucando da dietro proprio al momento giusto nel posto giusto; cosa che a me, invece, accade molto di rado. Detto ciò, Alessandro, fissando entrambe con sguardo interrogativo, ha alzato le spalle ed è tornato al proprio banco.
Accidentalmente i miei “imprevisti” (se così possiamo chiamarli) di quel giorno non erano ancora finiti: durante l’ora di educazione fisica è noto che quasi tutte le classi della scuola debbano fare almeno una lezione alla settimana assieme ad un’altra sezione. Alla 1°A, ovvero la mia classe, era stata assegnata la 1°B, cioè quella in cui si trovavano Greta, Alessandro ed Alessia.
Era la quarta ora e la professoressa di motoria entrò nervosa in aula, dicendoci di scendere alla svelta. Io ed i miei compagni eseguimmo immediatamente gli ordini; avevamo perfettamente capito che era una “giornataccia”.
Per tutta la durata della lezione venni richiamata almeno una decina di volte per la disattenzione, il chiacchiericcio, per come mettevo un piede o per come piegavo la gamba, insomma, quel giorno toccava a me esser presa di mira.
<< Una volta giunti in classe >> mi spiegò Greta << Alessandro aveva una faccia che si poteva definire a dir poco sconvolta. Non faceva altro che sussurrare tra se e se: ma chi Sara? Forse sarà quella? No, è impossibile.. e se magari Sara è quell’altra? >>. Insomma, la mia migliore amica aveva lasciato che, mentre le domande del compagno si susseguivano l’una dopo l’altra, lui la fissasse inconsciamente, rendendosene conto soltanto quando lei gli aveva fatto segno di smettere e concentrarsi sul problema di geometria. Probabilmente Alessandro le diede retta, si mise d’impegno e, mentre finiva il problema, anche le domande cessarono di assillarlo.

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Capitolo 4
*** Lettera incognita ***


Capitolo 4 – Lettera incognita
 
Era l’ultima ora del mercoledì ed io mi stavo tranquillamente gingillando con  un orsacchiotto attaccato all’astuccio mentre il professore di storia faceva il ripasso della prima rivoluzione industriale. Improvvisamente il cellulare nella mia tasca vibrò, così lo presi e lessi sulla schermata principale “6 nuovi messaggi da Greta#kissyou”:
- Saraaaaaaa! Da quando in qua nn racconti quello ke combini alla tua migliore amica? >.<
- Potevi dirmelo ke avevi intenzione di scrivere 1 lettera ad Alessandro, mica ti avrei uccisa! =P
- E poi ke parole dolci; ti 6 messa proprio di impegno, eh? <3 ;) <3 Anche se mi pare un po’ strano ke dalla tua testa possa uscire roba simile.. sicura di sentirti bene?
- Cmq ti informo ke adesso tutta la classe sa ke Ale ti piace! o.O
- Rispondimi pleaseeeeeee
Sary#djPlay scrive:
- Ma di cosa diavolo stai parlando..?!
- Vediamoci in bagno tra 10 secondi
Chiesi il permesso al professore per uscire dall’aula e vidi Greta spuntare dall’altra parte del corridoio. Non appena fummo al sicuro dentro il bagno lei partì con le domande:
<< Come ti senti? Sei triste? Sei agitata? Sei arrabbiata? Sei contenta? >>.
<< Gre’ io non ho scritto nessuna lettera! >>.
<< Ma se c’era anche la tua firma! >>.
<< Io non ho firmato niente! >> il terrore si riversò dentro di me << Che cosa c’era scritto esattamente? >>.
<< “Ciao Alessandro! Sono una ragazza della 1°A e penso tu sappia già come mi chiamo… Non so come faccia a piacermi una persona che nemmeno conosco eppure pensa che durante le spiegazioni noiose scarabocchio il banco con il tuo nome! Mi sono accorta che senza di te la mia vita sarebbe uno schifo e, invece, tutte le volte che ti vedo arrivare a scuola, il mio sguardo si illumina! Sei tu che fai diventare splendido ogni mio giorno e l’unica cosa che vorrei davvero dirti adesso è che mi piaci! Ti do’ un consiglio: guardati meglio intorno perché potresti scoprire che ci sono delle persone davvero fantastiche in giro! S.G.” l’ho riletta talmente tante volte che la ricordo ancora perfettamente ma, in effetti, è troppo sdolcinata per essere una delle tue. Cavolo, e lui l’ha letta davanti a tutta la classe.. >>.
I miei occhi si riempirono di lacrime:
<< E ora come faccio? Mi prenderanno in giro a vita per una cosa che neanche ho fatto. Chi ha scritto quella lettera al posto mio? E perché? >>.
<< Non so chi ha scritto quelle righe ma, se non sei stata tu, quella persona la pagherà cara! >> disse abbracciandomi << e poi non potranno prenderti in giro finché non scopriranno chi sei >>.
<< Sarebbe una follia! Non posso nascondermi ogni volta che li vedo! >>.
<< E chi ha parlato di nascondersi? Io pensavo più ad una certa “Arianna Pucci”, la conosci per caso? >> Greta mi fece l’occhiolino e rimasi stupita della brillante idea che aveva appena avuto:
<< Vorresti cambiarmi nome? >>.
<< Esatto. E’ un problema convincere i tuoi compagni a chiamarti Arianna quando siete fuori dall’aula? >>.
<< Posso provare. Ma se non funziona? E se qualcuno dice la verità ad Alessandro? >>.
<< Quella sarebbe la situazione meno preoccupante dal momento che non hai molti nemici, e poi, per impedire che venga svelata la tua identità, ci sarò io >>.
<< Grazie Greta >>.
<< Figurati! E tranquilla, andrà tutto bene >> mi rassicurò la mia migliore amica.
<< Lo spero davvero.. ora però sarà meglio uscire da qui, prima che i professori vengano a cercarci con un coltello in mano >>.
<< Si, e magari anche con il registro e un rapporto nell’altra! >>.
Uscimmo dal bagno ridendo e ci avviammo ognuna nelle rispettive classi.
Una volta dentro, diedi l’ordine di fare passaparola col mio nuovo nome: Arianna Pucci; finché avrebbe funzionato.

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Capitolo 5
*** Colpevole ***


Capitolo 5 – Colpevole
 
Mi trovavo nella palestra della scuola, circondata dai ragazzi della 1°B che urlavano prendendomi in giro e ripetendo che l’unica che il Ricci avrebbe potuto filarsi era la sua ex: Laura. Io, accasciata per terra, piangevo cercando di spiegare che non ero l’autrice della lettera. Ma nessuno mi ascoltava tranne Alessandro che, anzi, sembrava godere, con tanto di sorrisetto compiaciuto, della mia sofferenza.
Poi sentii un suono stridulo e la sveglia suonò le sette del mattino. Per fortuna era solo un incubo; soltanto un maledettissimo incubo.
Mi doleva ancora il fondoschiena a causa delle troppe cadute durante l’allenamento di pattinaggio sul ghiaccio, il giorno prima, perciò mi alzai mugugnando qualche imprecazione e scesi per la colazione. Mio padre era già uscito, mia mamma dormiva e così pure il mio fratellino Jack. Presi dalla dispensa due biscotti, dopodiché risalii le scale che portavano alla mia camera e, velocemente, indossai i vestiti preparati con insistenza da mia madre. Mi diedi una spazzolata veloce ai capelli e feci una riga di matita nera sugli occhi. Poi indossai il giubbotto e mi fermai sull’uscio:
– dai Sara ce la puoi fare! Apri quella porta! – mi incitò quella che credo fosse la mia coscienza. Dunque feci un respiro profondo e abbassai la maniglia, aprendo l’ingresso.
Subito una ventata gelida mi investì ed imprecai nuovamente, stavolta per il freddo. Percorsi un pezzo di strada e raggiunsi Greta che mi aspettava già sugli scalini davanti a casa sua:
<< Ce ne hai messo di tempo! >> si lamentò lei.
<< Scusa ma la sveglia è suonata dopo >> mentii.
<< Va bene, scuse accettate. Come ti senti? >> disse, iniziando a camminare.
<< Congelata >> risposi, stringendomi ancor di più nei vestiti.
<< Si, anch’io. A parte questo però? >> chiese ancora Greta.
<< Sto cercando di non pensarci >> dichiarai.
<< Ah >>. Restammo in silenzio per qualche minuto, poi io continuai:
<< Sei riuscita a scoprire chi ha scritto la lettera? >>.
<< Non ancora ma puoi giurarci che quando scopro chi è stato lo faccio nero.. >>.
<< Hai qualche sospetto? >>.
<< Non saprei, tu? >>.
<< Boh. Neanche ci fosse stato qualcun altro che sapeva, ancor prima della lettera, che mi piaceva Alessandro e.. aspetta un attimo! >>.
Ci bloccammo immediatamente e la mia amica scattò:
<< Alessia Pieraccioli! >>.
Cominciammo a correre verso la scuola e, quando fummo abbastanza vicine, vidi Alessia che chiacchierava animatamente con le sue compagne di classe. Greta si avvicinò e le chiese se aveva un minuto libero per fare un giro, io, nel frattempo, mi ero già avviata verso il parcheggio sul retro della scuola, praticamente sempre vuoto.
Dopo qualche minuto le vidi finalmente arrivare e mi unii alla conversazione:
<< Quindi ieri hai letto la lettera? >> stava dicendo, in quel momento, Greta.
<< Certo, come tutta la classe! Oh ciao Sara, complimenti per la dichiarazione! >>.
<< Non sono stata io >> risposi secca.
<< Si invece, >> ribadì Alessia << c’era persino la firma! >>.
<< Qui gatta ci cova >> disse piano la mia migliore amica.
Sul viso della Pieraccioli si era pian piano allargato un sorrisetto furbo.
<< Cos’è quella faccia? >> le chiese Greta, prendendola in castagna.
<< Quale faccia? >> ribatté lei, tornando immediatamente seria.
<< Dì la verità e non diremo niente in giro >> la mise alle strette.
<< Non ho la più pallida idea di cosa stiate parlando >>.
<< Al contrario, lo sai benissimo >> insistette la mia complice.
<< Voi due eravate le uniche a sapere che mi piace Alessandro anche prima della lettera e, se non è stata Greta, allora non rimani che tu >> dichiarai.
Lei rise sonoramente ma sembrava in difficoltà:
<< Come vi viene in mente una cosa simile? Non potrei mai! >>.
<< Io credo di si >> affermò Greta convinta.
<< Ma dovrei architettare il piano tempo prima e poi trovare il modo di mettere la lettera sotto il banco del Ricci senza che lui se ne accorga; inoltre, se lo avessi fatto, non ci sarebbero stati neanche tanti problemi, dato che nessuno conosce la calligrafia di Sara nella nostra classe! >> si tappò la bocca non appena ebbe finito la frase.
<< Ti sei fregata da sola >>.

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Capitolo 6
*** Baise aux questions ***


Capitolo 6 – Baise aux questions
 
Entrai in classe salutando i miei compagni che risposero in coro:
<< Giorno Ary! >> sorrisi. Almeno loro erano dalla mia parte.
Poco dopo fece il suo ingresso anche la professoressa di tecnica, con una delle sue solite giacche interamente formate da piume, pelle di serpente, pelliccia generale.. insomma, una prof. amante della “moda animalista”, se la si può definire tale. Stavo giusto pensando se nel suo armadio ci fossero anche dei pantaloni in pelle di coccodrillo quando mi chiamò alla lavagna.
<< Ma come? Oggi non c’era pratica? >> domandai allarmata a Catherine, la mia compagna di banco. Era francese ma, anche se capiva perfettamente l’italiano, fece spallucce, così mi avvia verso la cattedra.
<< Dunque Guastini, vorrei tu disegnassi un’assonometria cavaliera >>.
Indugiai qualche secondo, il tempo di ricordare cosa fosse un’assonometria, dopodiché cominciai a squadrare la lavagna e a tracciare gli assi y e z, ma la professoressa mi interruppe e chiese alla classe:
<< In un’assonometria cavaliera quanto è ampio l’angolo tra x e z? >>.
<< 45° >> risposero Ilenia e Tina all’unisono.
<< Benissimo >> assentì la prof.
Riuscii a completare il disegno e, subito dopo, Marco mi sostituì nell’interrogazione.
Marco era il mio migliore amico; in quarta elementare si trasferì nello stesso palazzo in cui vivevo io e da lì abbiamo sempre frequentato la scuola assieme, persino adesso, alle superiori, era finito nella mia classe. Non so proprio come avrei fatto in alcuni momenti senza di lui. Certo, avere delle amiche ragazze è bello, ma lo è ancora di più con i ragazzi: loro hanno un modo diverso di pensare e riescono a farti passare il malumore in un batter d’occhio! Da qualche parte dovevo aver letto qualcosa a proposito di motivi per avere un amico maschio.. poi mi ricordai di un post pubblicato su facebook, perciò accesi il cellulare nell’astuccio e andai a rintracciarlo, dato che non avevo nient’altro da fare:
 
1. I ragazzi sono più sinceri delle femmine.
2. Trovano sempre una buona parola per te.
3. Quando stai male riescono sempre a farti sorridere.
4. Sono leali.
5. Con loro non c'è mai noia e passi giornate indimenticabili.
6. Impari nuove parole.
7. Fai nuove esperienze (imparare a giocare alla play, ad esempio).
8. Ti sanno ascoltare e ti capiscono.
9. Anche se sei l'unica ragazza del gruppo ti accettano senza problemi.
10. Cercano di non escluderti mai, evitando di fare cose ''solo da maschi''.
11. Quando ti dicono che ti vogliono bene è perché lo pensano davvero.
12. Sanno chiedere scusa.
13. Impari a conoscere l'altro mondo.
14. Non si vergognano.
15. Impari ad essere competitiva.
16. Ti fanno vincere per non farti arrabbiare (a meno che non ci sia una gara che include altri ragazzi).
17. All'inizio ci provano, ma smettono subito appena sanno che hai occhi solo per un altro e se quello ti fa stare male, loro sono pronti a prendersele pur di farti capire che non ti meriti di stare male per un cretino.
18. Un abbraccio lo trovi sempre.
19. Ti difendono.
20. Sono unici.
 
Solo leggendo quel post mi spuntò un sorriso sulle labbra.. eh già, quante ne avevamo passate insieme. Ultimamente ci eravamo un po’ distaccati perché lui era spesso impegnato con il calcio e, soprattutto, con la sua ragazza, Pamela. Non ero gelosa, anzi, ero felice per lui perché almeno aveva trovato la sua “anima gemella”, come la chiamava quando ne parlavamo.
Suonò la campanella e la professoressa di tecnica uscì dall’aula facendo entrare il professore di francese, che rimase accostato alla porta finché tutti non si furono alzati.
<< Bonjour >>.
<< Bonjour professeur >>.
<< Comment ça va aujourd’hui Catherine? >>. La settimana prima era stata malata.
<< Bien, il? >> rispose lei.
<< Ça va bien, merci. Est-ce qu’il pleut Luigi? >>. Luigi aveva preso 4 durante la scorsa lezione per non aver studiato il tempo atmosferico in francese.
<< Non, il y a du soleil >>.
<< Bien, asseye-vous et allez à la page quarante et un >>.
Mentre gli alunni prendevano uno per uno il libro si sentì qualcuno bussare ed io ed i miei compagni gridammo in coro “avanti”. Lentamente la porta si aprì e vidi sbucare prima un ragazzo abbastanza basso, occhi scuri ed un piccolo naso a patata.. poi una ragazza dalle punte rosso acceso e l’aria di chi sta per prendersi una bella vendetta.. ed infine un ragazzo dai capelli color nocciola, occhi azzurri e sorriso contagioso. Ebbene, nella mia classe, erano appena entrati Leonardo, Alessia ed Alessandro.
<< Ilenia lis la lettre de correspondance >>.
La mia compagna si schiarì la voce e poi cominciò:
<< Cher Daniel, j’ai eu ton adresse au collège. C’est mon professeur de français qui me l’a donnée et j’en suis très heureux! Nous deviendrons certainement de bons amis! Je me présente: je m’appelle Louis, j’ai 15 ans, j’habite a Paris. Je suis grand et mince, j’ai les cheveux blonds et les yeux verts >>.
<< Continue Sara >>.
L’aveva detto; il professore aveva detto il mio nome, stavo per svelare la verità, Alessandro avrebbe saputo ma io non potevo rifiutarmi di leggere.
<< Je suis sportif. Je fais de l’équitation et je joue au basket. J’adore la musique, je joue de la batterie. Je suis aussi un fana du multimédia. Mon meilleur copain s’appelle André. Je m’entends très bien avec Paolo, aussi. C’est un copain italien qui habite à Paris >>. Venni fermata dal prof. che fece continuare Tina e mi voltai immediatamente verso i tre divisi: Leonardo chattava con il cellulare, Alessandro era paonazzo e quasi quasi avrei potuto scambiare la sua faccia per una pizza margherita, mentre Alessia sorrideva compiaciuta e sussurrava qualcosa nell’orecchio dell’amico.
Sentii il telefono vibrare nella mia tasca; era Greta:
Greta#kissyou
- Sara siamo nei guai..
- Leo ha scritto sul gruppo di classe ke sanno ki 6.. D=
- Ci vediamo all’uscita e poi filiamo via! >.<

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Capitolo 7
*** La tecnologia di oggi ***


Capitolo 7 – La tecnologia di oggi
 
Vidi Greta uscire come un razzo dalle porte e venirmi incontro:
<< Presto presto via! Sono dietro di noi! >>.
Non feci in tempo a fare il primo passo che sentii qualcuno urlare:
<< Guardate chi c’è, Sara! Ma come, non ti giri? C’è qui per te il tuo amoruccio Alessandro! >> sentivo i ragazzi ridere a crepapelle << Avanti che aspetti? Non glielo dai un bacino? >>. Poi misi a correre, trascinando Greta, o forse, era lei che portava me. Durante la fuga mi voltai indietro e notai Alessandro sdraiato in terra per le risate; perché i ragazzi devono essere così stronzi a volte?
Arrivammo a casa col fiatone ed io mi accasciai sulle scale davanti al cancello d’entrata, prendendomi il viso fra le mani. La mia amica fece lo stesso e, dopo interminabili attimi di silenzio, parlò:
<< Mi dispiace >>.
La guardai stupita e chiesi:
<< Di cosa? >>.
<< Avrei dovuto stare più attenta che la voce non si diffondesse, avrei dovuto capirlo subito che era stata Alessia a scrivere la lettera, avrei potuto fermarla non appena l’avesse consegnata ad Alessandro; sarei potuta uscire per prima invece di aspettare il resto della classe e lasciare che mi fossero alle calcagna per poi prenderti in giro. Scusami >>.
<< Non devi scusarti di niente, Greta; non è colpa tua >>. La abbracciai.
Entrammo in casa della mia migliore amica, dove avrei passato il resto della serata. Il giorno seguente sarebbe stato sabato ed il pomeriggio, finalmente, avrei avuto un po’ di pace. Facemmo qualche esercizio di algebra e studiammo inglese, poi lei accese il computer e facebook, scoprendo che in linea c’era un suo “caro” compagno di classe:
<< Toh guarda: Alessandro è online. Ora mi sente! >>.
<< No, meglio che non gli scrivi nulla. Potrebbe pensare che te l’abbia chiesto io e che mi sia offesa per il comportamento dei suoi amici >>.
<< E non è così? >>.
<< Beh si, ma non voglio che lo capisca >>.
<< Va bene. Sappi però che se non era per te, lui aveva già la conversazione piena di “domani ti ammazzo!”, e sarebbe accaduto davvero >>.
<< Non ti credo >> feci un sorrisetto malizioso e lei fu costretta ad ammettere che no, non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
<< Vuoi scrivergli tu? >>.
<< Io? E cosa gli dovrei dire? >>.
<< Qualcosa! Per conoscervi un po’ >>.
<< Dopo ciò che è successo oggi? Sarà meglio che gli chieda soltanto l’amicizia >>.
<< Si, hai ragione >> ammise lei.
Dopodiché disconnesse l’account, permettendomi di accedere nel mio.
<< Cerca “Alessandro Riccio” >> mi ordinò.
<< Perché “Riccio”? >>.
<< Non ne ho la più pallida idea; è lui che si dà questi soprannomi cretini >>.
<< Ah, okay. Aspetta, e se poi mi scrive lui? >>.
<< Tu rispondi, che domande! >>.
<< Eccolo qui: Alessandro Riccio >>.
<< Avanti, clicca quel benedetto invio >>.
<< Non ci riesco >> Le mie dita erano come pietrificate.
<< Dai, so che ce la puoi fare >>.
<< Gre’, puoi inviarla tu la richiesta? >>.
<< No Sara, devi farlo tu >>.
Feci un respiro profondo e, incredibilmente, spinsi il pulsante sul mouse. Non passarono che pochi secondi e vidi comparire sulla schermata una notifica:
<< “Alessandro Riccio ha accettato la tua richiesta di amicizia” >> sorrisi.
<< Sapevo che ci saresti riuscita! >> la mia migliore amica mi fece l’occhiolino.
<< Ed ora non resta altro da fare che aspettare >> dissi, sperando in cuor mio di ricevere almeno un “ciao” per cominciare la conversazione.
Lasciai la chat aperta, per controllare esitazioni o messaggi in arrivo da parte di Alessandro. Nulla. Tutto sembrava immobile, persino gli altri account:
<< Niente da fare >> mi buttai sul letto scoraggiata.
<< No invece, guarda! >>.
Tornai vicino al desktop e notai un nuovo messaggio nella chat del Riccio.
– Spiegatemi questa cosa: per ricevere un suo saluto devo allontanarmi dal PC? – pensai, mentre la mia amica era occupata a leggere le news sui One Direction pubblicate da Pamela. Si scostò dalla sedia per lasciarmi scrivere:
<< Solo un semplice “ciao”, giusto? >> domandai incerta.

<< Esatto >>.
 
Alessandro Riccio
Ciao
Sara Guastini
Ciao
Alessandro Riccio
Che fai???
Sara Guastini
Ho appena finito di studiare
Tu?
Alessandro Riccio
Nulla, i compiti li ho già finiti. Ora guardo la tv
Sara Guastini

Ok
 
<< E’ andato offline >> esclamai avvilita.
<< Tranquilla, lo fa sempre >> rispose Greta con noncuranza.
<< Senza salutare? >>.
<< Normale per lui >>.
<< Ah, si va bene di nulla >>.
<< Significa che ti considera una conoscente >>.
<< Fantastico, ora conosco le persone senza mai averci parlato realmente >>.
<< Beh, questa è la tecnologia di oggi >> lei sorrise.
E dal quel sorriso capii che l’avrei risentito, presto.

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Capitolo 8
*** Pazzia ***


Capitolo 8 – Pazzia
 
<< Siamo in vacan-za! S-siamo in vacan-za! >> cominciò Greta.
<< Ora niente professo-ri e ne interrogazio-ni! >> continuai la canzoncina.
Okay, per chi non l’avesse capito eravamo appena tornate da scuola, il sabato pomeriggio e, per la cronaca, ogni volta era la stessa storia. Nessuno si trovava in casa a parte noi, quindi potevamo fare tutto il baccano che volevamo senza che nessuno ci disturbasse. Giravamo per il salotto facendo il trenino e, cos’ho detto prima? “Senza che nessuno ci disturbasse”? Ah beh, sottintendendo il fatto che dev’esserci sempre una vecchina rompiscatole che si affaccia dalla finestra di fronte e implora noi, povere ragazze tartassate dai compiti e dalla scuola, di smetterla con quelle grida insopportabili:
<< Va bene, va bene, signora >> cercò di farla ragionare la mia amica.
<< Ma quale “va bene”? Figlioline io sto cercando di dormire ed ogni sabato è sempre la stessa storia, non ne posso veramente più! Se succede un’altra volta chiamo i vostri genitori! >>.
<< E sai che paura, sanno meglio di noi che siamo pazze >> sogghignai.
<< Mi scusi se le faccio questa domanda: essendo lei disoccupata non potrebbe dormire tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì e lasciare il sabato per un giretto al parco? No, eh? >>.
Giochiamo a trova le differenze tra Sara Guastini e Greta Manci:
1. Diversamente dalla mia migliore amica io non sopporto le vecchine isteriche.
<< Assolutamente no! Questi non sono affari vostri e se vi azzardate.. >>.
<< Si si si >> chiusi le persiane della finestra e sospirai << Non capisco davvero come fai a ragionarci. Io perdo subito la pazienza con tipi come quelle >>.
<< Cerca di capirle: neanche loro sono tanto contente di essere vecchie >>.
Scoppiai a ridere e Greta mi seguì a ruota.
<< Sai, dovrebbe essere riconosciuto farmacologicamente che le vacanze fanno questo effetto agli studenti >> dissi ironica.
<< La trovo un’osservazione alquanto intelligente dottoressa Guastini >> ribatté.
<< Modestia a parte, certo che è intelligente.. l’ho pensata io! >> feci un sorrisetto e le risate continuarono per altri 10 minuti, dopodiché la mia migliore amica propose:
<< So che ridere fa bene alla salute ma adesso basta, andiamo a fare qualcosa di più costruttivo >>.
<< Del tipo? >> domandai.
<< Il computer si trova sempre sulla tua scrivania, vero? >>.
<< Ah no, no, no, no, no e ancora no. E’ sabato, siamo in vacanza, e io con Alessandro non ci voglio parlare, chiaro? >>.
<< Mhm ne sei davvero sicura? >>.
<< Sono la verità in persona! >>.
<< Peccato allora perché ti avevo fissato un appuntamento su facebook proprio per le quattro e mezza >> sorrise con aria complice ed io cominciai a rincorrerla su e giù per la casa urlando “che cosa hai fatto tu?” e “se ti prendo finisce male Greta!”.
Dopo circa cinque minuti però eravamo già distese per terra, completamente sfinite.
<< No, sul serio.. cos’hai combinato? >> chiesi col fiatone.
<< Nulla, era un modo per farti arrabbiare >> rispose tranquilla.
<< Ehi! Brutta monella che non sei altro! >> mi stupii del suo atteggiamento.
<< Va bene, scusami. Ma non vuoi neanche farmi vedere se è online? >>.
<< Non ci provare; quegli occhietti dolci da cerbiatta non funzionano con me >>.
– Una delle cavolate meno credibili che abbia mai detto, me la devo segnare – pensai, ed infatti, poco dopo, eravamo sedute davanti allo schermo del pc.
<< Ora che hai visto Ale in linea, possiamo tornare a ridere e scherzare? >> chiesi.
<< No no, lo devi salutare >>.
<< Cosa? Ti ricordo che questo non era compreso nel patto >>.
<< E dai, please >>.
<< Ma perché io? Non può farlo lui se gli interessa? >>.
<< Con i ragazzi è tutto un “prima tocca a me e poi a te” >>.
<< Ah, ora capisco >> annuii << Scherzavo no, non li capisco >>.

Con ciò presi coraggio e scrissi un “ciao” nella chat denominata “Alessandro Riccio”:
 
Sara Guastini
Ciao
Alessandro Riccio
Ciao
Che fai?
Sara Guastini
Faccio due chiacchiere con Greta, tu?
Alessandro Riccio
Ho appena finito i compiti per lunedì
Sara Guastini
Ci sarete ad educazione fisica?
Alessandro Riccio

Si, dovremmo esserci
 
<< E adesso? Cosa gli chiedo? Non posso fare tutte le domande io >> mi lamentai.
<< Devi trovare un argomento che avvii la conversazione, per esempio il laboratorio di fumetto che c’è il giovedì pomeriggio, lui si è iscritto >>.
<< Giusto. Per caso sai come si chiama l’insegnante? >>.
<< Il professor Vonni, intendi? >>.
<< Lui, esatto >>.

 
Sara Guastini
Cosa fate di solito con il Vonni?
Alessandro Riccio
Impariamo le basi del disegno ed i modi in cui devono essere scritte le frasi
Sara Guastini
E’ divertente oppure no?
Alessandro Riccio
Abbastanza
Sara Guastini
E con gli altri professori come va?
Alessandro Riccio
Mah, insomma. Con quella di scienze non tanto bene
Sara Guastini
Perché?
Alessandro Riccio
Dice che non studio e che se non miglioro mi boccia
Sara Guastini
Non può bocciarti, casomai ti rimanda
Alessandro Riccio
Beh, ha anche ragione in fondo.. ho 4 e mezzo
Anzi, forse ora ho 5 perché mi ha interrogato
Sara Guastini
Allora stai recuperando (piano piano)..
Alessandro Riccio
Manca poco alla fine del primo quadrimestre
Sara Guastini
Invece ce la puoi fare benissimo
Alessandro Riccio
E poi la trovo tanto stronza
Sara Guastini

Perché? Cosa ti ha fatto?
 
<< Sono 20 minuti che parlate ininterrottamente e lui inizia a sciogliersi e a confidarsi, in così poco tempo.. Sary stai facendo passi da gigante! >> esclamò Greta.
<< Secondo te sto andando bene? Non so, sembra che sia solo io a fare domande >>.
<< Macché! Non preoccuparti, serve soltanto per sollecitarlo a parlare, vedi quanto vi siete scritti fin’ora? Per essere la seconda volta è anche troppo >>.
La mia amica saltellava per la camera e sembrava quasi più felice lei di me.

 
Alessandro Riccio
Si immischia negli affari della mia famiglia e dice che, per colpa del laboratorio di fumetto, ho smesso di studiare perché non ho tempo.
Sara Guastini
Che gran cavolata.. non dargli peso, è una stronza e basta
Alessandro Riccio
Si, lo so, ma rompe le palle
Sara Guastini
Già
Alessandro Riccio

E tu perché hai scritto che la Fargilli è matta?? Cosa vi ha detto o fatto fare??
 
 
<< Mamma mia quante domande; dove siamo? Ad un interrogatorio? >> scherzo.
<< Ma quale interrogatorio! Questa è l’occasione che stavamo aspettando Sary, ha chiesto di te e di quello che ti è accaduto! >> sbottò la mia migliore amica.
<< Con la professoressa di ginnastica? >> la guardai incredula << Gre’ non mi sembra un tentativo molto azzeccato >>.
<< Su via poche storie e rispondigli >>.
Greta mi fece l’occhiolino ed io continuai a scrivere.

 
Sara Guastini
Dunque, voi avete l’incaricata di classe che apre le porte dello spogliatoio alle ragazze ogni volta che andate in palestra?
Alessandro Riccio
Beh no, chi arriva per primo.. cioè non io
Sara Guastini
Non sapevo fossi una ragazza
Alessandro Riccio
Si, ora mi chiamo Alessandra
Sara Guastini
Davvero? Oh ciao Alessandra! Bel nome! ;)
Alessandro Riccio
Ehhh si, proprio così
Sara Guastini
Ahahah, comunque..
Alessandro Riccio

Vai continua
 
<< O mio Dio! Ti ha scritto di continuare >>.
<< E quindi? Stavo parlando io, ci credo che devo continuare >>.
<< Sei proprio una frana >>.
<< Grazie, anch’io ti voglio tanto bene >>.
Greta sospirò voltandosi di nuovo verso lo schermo, probabilmente pensando che fossi un caso perso.

 
Sara Guastini
Nella mia classe l’incaricata sono io e, in pratica, devo passare dagli spogliatoi dei ragazzi prima che entrino i maschi per poi andare ad aprire alle femmine.
Alessandro Riccio
Oddio
Sara Guastini
Lo so, non è piacevole, e tutto per una stupida porta bloccata.
Alessandro Riccio
Giusto
Sara Guastini
Inizialmente era solo questo, poi la professoressa ha cominciato ad aggiungermi i più svariati compiti: aprire e chiudere i cancellini d’entrata alla palestra, chiudere quello grande prima di tornare in aula.. contando però che la mia memoria non è affatto una delle migliori, un giorno mi sono scritta tutto su una mano.
Alessandro Riccio
Woooow
Sara Guastini
Ma non è bastato!
Alessandro Riccio
Cos’altro ti ha fatto???
Sara Guastini
Mi ha affibbiato anche il compito di tenere d’occhio le porte degli spogliatoi durante la lezione per evitare che entri qualche sconosciuto. E’ assurdo! O ascolto lei che spiega, o sto attenta alle porte.. non posso fare entrambe le cose!
Alessandro Riccio
Sono senza parole
Sara Guastini
E non è tutto
Alessandro Riccio
C’è dell’altro??

 
<< Benissimo Sara, ed ora lascia il mistero >> ordinò Greta.
 
Sara Guastini
Eh già.. ma adesso devo andare a cena
Ci vediamo lunedì a scuola, ciao!
Alessandro Riccio

Ciao! A lunedì!
 
Spensi il computer e mi voltai lentamente verso la mia amica, poi dichiarai:
<< Missione 1: conoscersi un po’. Completata >>. 

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Capitolo 9
*** Mercato ***


Capitolo 9 – Mercato
 
<< Lei è fatta così; se è stronza è stronza e non c’è niente da fare. Anzi, se ti ribelli e le rispondi male rischi che vada a spifferare tutto ai quattro venti o potrebbe persino inventarsi altre falsità come la tua presunta dichiarazione su lettera >> rifletté.
Era domenica pomeriggio, io e la mia compagna di classe, Livia, stavamo facendo un giro al mercato, scambiando due chiacchiere prima di tornare sui libri:
<< Si, ma allora cosa devo fare? Subire come un cane bastonato? >> replicai.
<< Finché la situazione non si evolve e tu ed Alessandro non iniziate a conoscervi davvero, e qui intendo dal vivo, temo proprio che dovrà essere così >>.
<< Mi stai dicendo che dovrei parlargli realmente? >> strabuzzai gli occhi incredula.
<< Hai capito bene >> rispose lei in tutta calma.
<< Sei fuori di testa? A scuola e, per di più, davanti ai suoi amici? >>.
<< Tu ti fai troppi problemi Sara >> dichiarò Livia.
<< Vorrei vedere te a fare la “bambolina” che viene presa in giro continuamente! >>.
<< Non diranno niente i suoi amici, secondo me >> così dicendo si avvicinò ad un paio di orecchini giallo fluorescente e, provandoseli, mi chiese se le stavano bene.
<< Comprali, sono fantastici addosso a te >> risposi, tanto li avrebbe presi comunque.
Livia era una ragazza dalla pelle chiara e gli occhi verdi; quando qualcuno la vedeva però la prima cosa che notava erano i suoi capelli: biondi e perfettamente lisci. Sembravano quasi bellissimi fili di paglia dorata. In più era alta e snella, il modello perfetto per ogni ragazzo; non a caso per lei era tutto un fidanzarsi.
Io ero completamente il contrario: pelle abbastanza scura, occhi marroni (quasi neri) e capelli castani, mossi. Per quanto riguarda l’altezza ero poco più bassa della mia amica, no, ma che dico? Molto più bassa di Livia. Sapendo che lei era 1.77 ed io 1.63, beh, c’era una bella differenza. Lei andava in palestra quattro giorni la settimana per correre su un tappetino e fare qualche piegamento, io invece preferivo andare a fare un giro la domenica mattina insieme a Marta, una nostra compagna, e magari fare anche una bella corsetta, sempre all’aria aperta.
Nel tempo restante facevo pattinaggio sul ghiaccio lunedì, mercoledì e venerdì, impegnativo soprattutto perché frequentare il Liceo Linguistico non è un affare semplice, specialmente con la valanga di compiti che ci affibbiano già al primo anno. Quindi okay, con i pesti che mi procuravo sulle gambe forse non ero proprio il massimo, o almeno, non come Livia. Si potrebbe, a questo punto, pensare che io sia una persona tranquilla, precisa e viziata, come tutte le ballerine e le pattinatrici; se per “tranquilla” intendete il mio comportamento del sabato pomeriggio e se gli aggettivi “precisa e viziata” sono quelli che usate per definire una ragazza che vorrebbe fare la dj, che conosce a memoria i titoli delle canzoni, degli artisti e dei loro album, beh si, allora va bene.
<< Adesso però cerchiamo qualcosa per te: sono quasi le sei, tra poco torniamo a casa, e ancora non hai comprato niente mentre io qui sembro.. >>.
<< Una borsa ambulante? >> proposi.
<< Si, esatto >> assentì.
<< Concordo >>.
Probabilmente “comprare qualcosa” per Livia significa acquistare un intero negozio, perché è questo che fece e, siccome non mi decidevo a scegliere niente, per poco non fu lei a prendere la roba per conto mio. Esclamazioni come “guarda questo!” o “lo devi assolutamente avere!” erano non frequenti, di più.
Si fecero le sei e noi facemmo per avviarci verso il punto di ritrovo in cui avevamo fissato con la madre di Livia quando, voltandomi, ebbi la spiacevole sorpresa di trovarmi una persona poco gradita proprio dietro le spalle:
<< Ehi Sara, che coincidenza! Anche tu a far compere? >> mi domandò Alessia.
<< Già >> risposi secca.
<< E sei sola? >> indagò attorno a me con lo sguardo.
<< No, c’è con me una mia amica >> Livia si riavvicinò proprio in quel momento.
<< Ah peccato; credevo che Alessandro ti avesse chiesto di uscire, dopo quella dolcissima dichiarazione! >> ammise, con un sorrisetto diabolico stampato in faccia.
<< So che sei stata tu, Alessia, non mentire e spiegami invece perché lo hai fatto >>.
<< Uffa, ancora con questa storia? >> si lamentò, quasi annoiata.
<< E tu ancora con queste bugie? >> ribattei, con i nervi a fior di pelle.
<< L’ho fatto per il tuo bene, perché sapevo che da sola non saresti mai riuscita a fare il primo passo >> si vantò.
<< Chi ti dice che io avrei voluto farlo? >>.
<< Naturalmente avevi quell’intenzione, è normale >>.
Aveva ancora quel sorriso maligno in viso e mancava poco che sarei esplosa.
<< Se hai bisogno di una mano però ricordati che ci sono sempre io >> mi fece l’occhiolino, dopodiché, prese un block notes dalla borsa e si mise a scrivere.
<< Ho forse chiesto il tuo aiuto? >> ovviamente la mia era una domanda retorica.
<< Questo è il suo numero di cellulare >> mi porse il foglietto con insistenza ed io lo afferrai tanto per non averla più tra i piedi << Figurati >> disse poi.
<< Non mi pare di averti ringraziata, Alessia >>.
<< Non devi, un aiuto si da sempre alle amiche! >> esclamò eccitata.
– Certo, perché io e lei siamo amiche – pensai, ma non espressi il mio parere ad alta voce, per evitare altri battibecchi, me ne andai piuttosto, salutando come una persona civile saluta un’altra persona (un po’ meno civile).
Finalmente in macchina, Livia mi chiese il biglietto e lo studiò attentamente:
<< E’ davvero il numero di Alessandro? >>.
Non risposi e rimasi con lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
<< Perché se lo è sul serio, ti è stata utile stavolta >>.
<< Con quel tipo di persone mi saltano i nervi a fior di pelle e tu mi dici pure che ci è stata utile? >> esclamai, quasi arrabbiata << Le stai dando ragione! >>.
<< Non le sto dando ragione! Sto soltanto dicendo che se questo è davvero il numero di Alessandro adesso potrai messaggiare con lui e persino chiamarlo quando vuoi >>.
<< Cosa che non farò mai >>.
<< Fa’ come ti pare >>.
Arrivai a casa mezz’ora dopo ed accesi facebook, trovando Marco in linea che mi salutò come al nostro solito fare:

 
Marco Pini
Ciao zia! =D
Sara Guastini
Ciao zio! =D
Marco Pini
Allora? Che hai fatto di bello oggi? ;)
Sara Guastini
Sono stata al mercato con Livia *-*
Marco Pini
C’eri anche te? No dai! Perché non me lo hai detto?
Sara Guastini
E perché avrei dovuto dirtelo? o.O
Marco Pini
Perché mi stavo annoiando a morte con mia mamma che provava un vestito di qua, una gonna di là, invece con voi due mi sarei divertito molto di più! =P
Sara Guastini
Dubito fortemente che Livia ti avrebbe voluto..
Marco Pini
Giusto, dimenticavo che non mi sopporta. Il perché tu lo sai? =(
Sara Guastini
Ehm, ad essere sincera no. Devo chiederglielo?
Marco Pini
No, stavo scherzando, non me ne frega niente!
Sara Guastini
Sapevo che avresti risposto così =3 Ihihih
Marco Pini
Sono troppo prevedibile per te, devo inventarmi qualcosa di nuovo >.<
Sara Guastini
Non riuscirai mai a liberarti di me, sappi che sarò sempre nei paraggi ad indovinare quello che pensi =) Con Pamela come va?
Marco Pini
Per ora bene e si spera che continui così. L’altro giorno siamo usciti insieme e, siccome fa buio presto, siamo anche riusciti a vedere il tramonto mano nella mano <3
Sara Guastini
Che romanticone che sei ;)
Marco Pini
Si, ma tu? Quando ti fidanzi?
Sara Guastini
Io? Lo sai che non sono tipa da ragazzi..
Marco Pini
Ah no? E allora quello che è venuto diviso da noi non ha niente a che fare con te?
Sara Guastini
Chi? Alessandro?
Marco Pini
Ahn vedi che il nome lo sai? ;)
Sara Guastini
E’ solo un mio conoscente.. niente di che
Marco Pini
Guarda che a me puoi dirlo, non lo dico a nessuno! =)
Sara Guastini
Lo so, non a caso sei il mio migliore amico
Marco Pini
Allora perché non mi confessi che ti piace dato che lo guardavi continuamente e che lui aveva la faccia simile a una pizza dopo che ha sentito il tuo nome?
Sara Guastini
Ops.. xD
Marco Pini
Io -  so - tutto, Sary! Non ti sei ancora abituata?
Sara Guastini
Quando mi chiedi di queste cose no.. /*
Marco Pini

Beh, ti conviene abituarti. Avanti, com’è iniziata la vostra storia? ^-^
 
Gli raccontai tutto, dalla prima all’ultima impressione che avevo avuto. A Marco dissi del suo sorriso, del modo in cui mi aveva colpito, della lettera che aveva scritto Alessia, del nostro incontro di quel pomeriggio e delle conversazioni tra me ed Alessandro.

 
Sara Guastini
E con questo è tutto.
Marco Pini
Molto interessante questo racconto =)
Sara Guastini
Che devo fare adesso?
Marco Pini
Ci devi parlare, e anche tanto! Senza assillarlo troppo magari, e facendolo ridere con le tue battutine ironiche fuori luogo, come fai con me xD
Sara Guastini
Wow.. quindi il miglior trucco è essere se stessi?
Marco Pini
Esatto zia
Sara Guastini
Ricevuto zio.
Marco Pini
Usciamo martedì pomeriggio? Voglio portarti in un posto fantastico!
Sara Guastini
Va bene, ci sto. 

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Capitolo 10
*** Vampiri e licantropi ***


Capitolo 10 – Vampiri e licantropi
 
Quella sera rimasi a lungo a rimuginare; su ciò che era successo fino a quel momento, su che tipo di persona fosse Alessia, su Alessandro ed il suo comportamento enigmatico, ma, soprattutto, ripensai alle parole di Livia “se questo è davvero il numero di Alessandro, potrai messaggiare con lui e persino chiamarlo quando vuoi”.
Non sarebbe stata una cattiva idea mandargli un messaggio, insomma, in qualche modo dovevo pur farmi sentire nel caso non accendesse facebook. Dopotutto, persino Marco aveva detto che avrei dovuto parlarci.
Trascorsi ore a riflettere, eppure le domande ed i pensieri nella mia testa sembravano non voler smettere di assillarmi: Chi era davvero Alessandro? Quel ragazzo che si sbellicava dalle risate mentre i suoi amici mi prendevano in giro, oppure, quello che chiedeva di me e di ciò che mi era accaduto di sfortunato? Ed invece, Alessia, che intenzioni aveva? Voleva realmente aiutarmi?
Erano le undici ed il sonno non arrivava. Scesi dal letto e diedi un’occhiata ai volumi nella libreria della mia camera; c’era soltanto un libro che non avevo ancora iniziato, uno che avevano deciso di regalarmi per il compleanno Tina ed Ilenia: “Ragazzi, istruzioni per l’uso”. Cominciai con le prime pagine “classificazione dei ragazzi” – mah, questa roba non serve proprio a niente – pensai. Perciò richiusi il libro ed accesi il computer. Si, so che non avrei dovuto accendere il pc a quell’ora perché tutti, nella mia casa, stavano ormai dormendo (genitori compresi), ma dovevo assolutamente dare una risposta perlomeno alle domande possibili. Pur facendo delle ricerche su Internet, però, trovai poco e nulla; la situazione doveva ancora evolversi per poter dare delle risposte definite, anche se, in realtà, avevo la netta sensazione che “davvero chiare” non le avrei mai avute.
Stavo per spegnere tutto e, finalmente, andare a godermi il letto, quando vidi comparire nella chat di facebook il numero 1 – Toh guarda, non sono l’unica scema che a  quasi mezzanotte è sveglia al computer – questo lo pensai prima di aprire la lista di contatti online e prima di leggere il nome “Alessandro Riccio”.

 
Sara Guastini
Ehi
Alessandro Riccio
Ciao
Sara Guastini
Che ci fai in linea a quest’ora?
Alessandro Riccio
Boh, così.. avevo voglia di venire
E tu invece che ci fai in linea a quest’ora?
Sara Guastini
Così
Alessandro Riccio
Ah wow
Sara Guastini
Che stai facendo?
Alessandro Riccio
I miei stasera tornano verso le 2, quindi guardo la tv con mio fratello, tu?
Sara Guastini
Da me tutti dormono già..
Alessandro Riccio
E perché tu no?
Sara Guastini
Sono un lupo mannaro..
Alessandro Riccio
Ahahah e io un vampiro va’
Sara Guastini
Ahahah sai che allora siamo nemici?
Alessandro Riccio
No, perché?
Sara Guastini
In Twilight vampiri e licantropi si “odiano”
Alessandro Riccio
Va beh

 
Era passata mezzanotte da 5 minuti ed era arrivata l’ora di salutare..
 
Sara Guastini
Io spengo
Alessandro Riccio
Anch’io, ciao
Sara Guastini
Ciao
Alessandro Riccio
A domani.. anzi, a oggi!
Sara Guastini
Ahahah a oggi!
 
Spensi il pc con un sorriso enorme stampato in faccia e, fu in quel momento, che mi ricordai del numero di cellulare. Lo presi e, prima di spegnerlo, mandai un messaggio ad Alessandro: “Attento stanotte, ci sarà un lupo mannaro che gira per le case.. ;)”.

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Capitolo 11
*** Kit Kat ***


Capitolo 11 – Kit Kat
 
<< Sara, svegliati! Dai, Sary, muoviti! Devo andare in gita! >>.
Un “qualcosa” mi stava brutalmente scuotendo a destra e a sinistra, così aprii gli occhi e vidi una piccola figura smagrita, dagli occhi marroni ed i capelli castani sparati all’insù, che urlava con la sua vocina stridula nel tentativo di svegliarmi. Non a caso si trattava del mio fratellino che, con i suoi modi “gentili”, finì per buttarmi giù dal letto e farmi battere una testata tremenda.
<< Cavolo, ma si può sapere cos’hai contro di me!? >>.
<< Devo andare in gita tra mezz’ora! >>.
<< Capirai, mica sono così lenta! Aspetta.. e che centro io con te? >>.
<< Mamma ha detto che stamattina accompagnava anche te e Greta >>.
Buttai via le coperte e scesi le scale di volata, arrivando in cucina da mia madre:
<< Perché non posso andare a piedi con la mia migliore amica e svegliarmi ad un’ora decente? >> chiesi arrabbiata.
<< Perché ho già fissato con la mamma di Greta che vi avrei portate io, dato che dovevo comunque accompagnare tuo fratello a scuola. Inoltre pensavo di farti un piacere: lì fuori si congela! >> rispose con aria innocente << Ah, e buongiorno >>.
<< Buongiorno >> ribattei secca.
Presi al volo un pezzetto di crostata all’albicocca per poi tornare subito in camera, pensando a come e a quando avrei potuto raccontare alla mia amica della sera precedente. Accesi il cellulare e, mentre mi vestivo, sentii un “bip bip” provenire dall’apparecchio, un messaggio da Alessandro, delle 7.07: “Sono vivoo! ;)”.
Risi, e le mie guance si colorarono leggermente di rosso.
Poco dopo mi trovavo in macchina con Greta e, insieme, riuscimmo a convincere mia madre a farci scendere 50 metri dalla scuola – il che è tanto, ve lo assicuro – perché io potessi raccontarle i fatti accaduti:
<< Allora, cos’è successo di tanto importante? >> domandò curiosa la mia amica.
<< In breve o devo comunicarti anche tutti i dettagli? >>.
<< Come vuoi tu >> rispose lei sorridendo.
<< Dunque, domenica ero al mercato con Livia ed abbiamo incontrato Alessia che, come sempre, si è comportata da stronza e mi ha dato, però, il numero di cellulare del Ricci >> spiegai, aspettandomi un commento di Greta.
<< Mhm, che sarebbe stata stronza potevo immaginarlo ma per quanto riguarda il numero.. glielo hai mandato almeno un messaggio, vero? >>.
<< Si, ieri sera, dopo averci parlato su facebook >> ammisi; ero sorpresa persino io di ciò che ero riuscita a fare e, infatti, la mia migliore amica strabuzzò gli occhi.
<< E hai fatto tutto questo da sola? >> quasi gridò, incredula.
<< Esatto. Ma non è stato tanto difficile perché anche lui.. >> la frase mi si troncò a metà, quando lo vidi avvicinarsi all’istituto, dalla parte opposta del marciapiede.
Dovete sapere che davanti alla nostra scuola, ed in tutta la via, c’è soltanto un punto in cui si può attraversare sulle strisce pedonali (senza essere investiti, ovvio) e quelle si trovavano precisamente alla stessa distanza tra me e Greta con il gruppo di Alessandro. Guardai la strada, ma le macchine passavano continuamente e in velocità, non c’era modo di attraversare prima delle strisce.
<< Mannaggia alla gondola >> sussurrai. Greta mi sentì ugualmente:
<< Che cosa c’è? >> poi si accorse del gruppo davanti a noi e continuò << Ahn.. perché non lo saluti? >>.
<< Ma sei matta? Ci sono tutti i suoi amici intorno! >>.
<< Fregatene, cosa ti possono dire di male? >>.
<< Quello che hanno urlato la scorsa volta? >> la mia era più un affermazione che una domanda, ma lei rispose ugualmente:
<< Non sono così cattivi dai, ormai un po’ li conosco >>.
Mi ritrovai accanto ad Alessandro non appena ci ebbero raggiunte, ma non riuscii a mormorare niente, anzi, tenni la testa bassa e cercai di non guardarlo in viso.
– Perché sono così stupida? Perché non lo saluto e la faccio finita con questa storia del vergognarsi? – pensai, mentre attraversavamo la strada. Poi, però, fummo dall’altra parte ed i gruppi si divisero senza che io potessi più dire niente. Una volta lontane, Greta mi spinse a fare un giro intorno all’edificio per rimproverarmi:
<< Era accanto a te! Mi sono trattenuta dal non darti una spinta per farti andare addosso a lui, insomma, credevo che almeno un “ciao” glielo avresti detto! >>.
<< Mi dispiace Gre’, non ce l’ho fatta.. per di più mi sentivo bordeaux >> ed era vero.
<< Beh, in compenso anche lui lo era >> mi voltai stupita verso di lei.
<< Che cosa hai detto? >> per poco la bocca non mi si aprì per la sorpresa.
<< Ho detto che anche lui era rosso >> sorrise e mi fece l’occhiolino.
<< O. My. Gosh >>. Non credevo alle mie orecchie.
<< Ci vediamo a ricreazione, devi finire di raccontarmi i dettagli >> disse, mentre si allontanava per entrare ed il suono della campanella riempiva l’aria.
<< Sicuro >> le gridai dietro. Dopodiché, mi avviai per la mia aula e, quando fui nuovamente dentro, tutti i miei compagni (maschi compresi) mi si avventarono contro, pretendendo di sapere qualunque cosa fosse successa dopo che Alessandro aveva saputo il mio vero nome. Purtroppo durante il sabato, a scuola, non abbiamo mai troppo tempo per parlare fra di noi, perciò spiegai loro brevemente cos’era accaduto all’uscita di venerdì con i ragazzi della 1°B.
Qualche minuto dopo la professoressa di matematica entrò in aula ed iniziò col farci fare il ripasso di insiemistica e relazioni, successivamente passò a scienze e parlammo delle stelle, dell’universo e delle 3 leggi di Giovanni Keplero.
Trascorsero così due ore e, finalmente, suonò la ricreazione. Uscii immediatamente dalla classe e mi diressi dalla parte opposta del corridoio, verso la 1°B, per incontrare la mia migliore amica e finire il racconto. Purtroppo, però, non passai inosservata: in seguito al fatto che Alessandro, Leonardo ed Alessia erano entrati nella mia aula, scoprendo chi ero, ormai tutti mi “conoscevano”. Perciò qualcuno mi avvistò non appena fui abbastanza vicina e non era Greta, ne quella vipera di Alessia: era Laura.
<< Ricci c’è Sara! E’ arrivata Sara, vieni fuori! >> urlò, nel tentativo di far uscire nel corridoio l’ex. Poi, come se fossimo amiche da una vita, Laura mi venne incontro ed iniziò a farmi domande su Alessandro, su come ci fossimo conosciuti, quali erano i motivi per cui mi piaceva, giungendo persino a quale ragione mi avesse spinto a scrivere una lettera e presentarmi in un modo così all’antica. A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai, in un’unica frase, forse, detta un po’ troppo ad alta voce:
<< Non sono stata io a scrivere quella lettera! >>.
<< Si, certo che non sei stata tu >> rise allegramente l’ex di Ale.
Un gruppetto di persone della 1°B cominciava a radunarsi intorno a noi, interessata dai nostri discorsi.
<< Io non ho scritto niente! >> ero sconvolta; la situazione mi stava lentamente sfuggendo di mano e, in preda alla rabbia, rischiavo di mandare all’aria la reputazione di “ragazza normale” per trasformarmi in “ragazza isterica”. Ma se avessi detto il nome della vera autrice di quella dichiarazione, forse, mi avrebbe lasciata in pace e, con lei, la folla uditoria << E’ stata.. >>.
Non feci in tempo a pronunciare quelle maledette 7 lettere che, Alessia, ci raggiunse prendendomi sotto braccio e gridando:
<< Ehi Sara! Come va la vita? Non starai mica parlando di Alessandro un’altra volta? Ultimamente sai parlare soltanto di quel ragazzo, datti un po’ di pace! >>.
Liberai il braccio dalla sua presa e la fulminai con uno sguardo omicida. Fu allora che arrivarono anche Greta e.. Alessandro. La vipera non si accorse di niente e continuò:
<< Guarda: il tuo ragazzo mi ha dato un kit kat. Lo vuoi anche tu? Oh, ma che domande faccio, certo che lo vuoi! Ricci, vieni qui che Sara vuole un kit kat! >>.
Si voltò con l’intenzione di entrare nell’aula e trascinare il compagno fuori ma, con sua grande sorpresa, lo trovò già lì, alle sue spalle. Alessia fece un salto indietro per lo spavento e avrebbe finito per pestarmi un piede, se non mi fossi scostata in tempo.
Alessandro sembrò non far caso a lei e, porgendomi una barretta, chiese:
<< Lo vuoi? >>.
Non sorrise, non mi guardò male, ma sbarrò gli occhi azzurri e arrossì leggermente. Pensai al perché avesse aperto gli occhi in quel modo, aveva forse visto uno scoiattolo che mi ballava in testa? Per sicurezza mi voltai verso Greta, aspettando che mi facesse un segno indicando cos’avevo di strano. Nulla. Poi mi ricordai che dovevo ancora rispondere alla domanda e dissi un frettoloso “no, grazie, ho già mangiato”. Ad essere sincera, in quel momento, avevo una fame pazzesca, ma non acconsentii perché altrimenti avrei dato ragione ad Alessia, oppure no? Dovevo fermare Alessandro e prendere quel kit kat? Avrei fatto bene? La mia nemica se ne sarebbe approfittata? Cavolo, non capivo più niente. Non riuscivo a pensare!
Il Ricci fece retrofronte qualche secondo dopo, lanciando un’occhiataccia ad Alessia; Greta mi fece voltare di lato e, mentre mi riaccompagnava in classe, disse che avremmo parlato al ritorno da scuola. Raggiungemmo l’aula e salutai la mia migliore amica.
L’ora successiva fu noiosa e soporifera, finché non sentii il cellulare vibrare:
Greta#kissyou
- lezione di educazione fisica annullata.
- la nostra professoressa si è ammalata.

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Capitolo 12
*** Rime spiacevoli ***


Capitolo 12 – Rime spiacevoli
 
Greta era sdraiata in terra per le risate e sembrava non aver intenzione di smettere. Avevo appena finito di leggerle la conversazione con Alessandro e lei era scoppiata a ridere come una matta:
<< Ahahah! Quella del vampiro è troppo divertente! Ahahah! E poi il messaggio di Ale stamani? “Sono vivo” ahahah! >>.
<< Okay, è ufficiale: la mia migliore amica è impazzita >> dichiarai.
<< Che ho fatto? Sto soltanto.. ridendo! Ahahah >> e continuò come se niente fosse.
<< Bene, io, nel frattempo, vado a mangiarmi le 10 fette di pane e Nutella che ci sono di là in cucina, comprese le tue >> feci un sorriso furbetto e lei scattò in piedi, bloccandomi la porta per non farmi passare << sapevo che avrebbe funzionato! >>.
Lei mi fece una linguaccia, dopodiché, ci avviammo insieme verso la merenda. Una volta sedute a tavola, Greta prese un pezzo di pane tra le mani e chiese:
<< Beh, e ora che si fa? >>.
<< Come “che si fa”? Si mangia! >> risposi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<< Non intendevo in quel senso, intendevo con Alessandro >> precisò.
<< Potremmo invitarlo a mangiare pane e Nutella qualche volta, chissà se piace anche agli extraterresti come lui >>. La mia amica mi guardò storta e fui costretta a tornare seria, lasciando perdere la fetta che stavo per mettere in bocca:
<< Va bene.. non so cosa potremmo fare, io propongo di lasciare che la situazione si evolva. Dopotutto, non posso sempre stressarlo, deve poter respirare anche lui >>.
<< Giusto, forse hai ragione tu >> spalancai gli occhi.
Aspetta un attimo, ferma e riavvolgi tutto. Cosa disse Greta? “Hai ragione tu”? O santo il cielo! E’ un miracolo! Io che ho ragione? No no no aspetta.. non è possibile..
<< Gre’ cos’hai mangiato a pranzo? >>.
<< Pasta al pomodoro, insalata e frutta. Perché? >> chiese, stupita.
<< Mi prendi in giro? >>.
<< No, affatto >> rispose confusa.
<< Devono esserci state delle sostanze altamente alcoliche nei tuoi piatti, o magari nel tuo bicchiere. Non hai mica bevuto il vino, vero? >>.
<< Sary che ti prende? >>.
<< Gre’ >> la interruppi << Sicura di sentirti bene? Da quando in qua io ho ragione? >>.
<< In certi casi puoi avere ragione anche tu, non sei una creatura senza cervello >>.
<< Ah no? >> scherzai. Lei scoppiò a ridere (di nuovo) ma si fermò poco dopo per finire di mangiare le sue 5 fette di pane. Successivamente andammo in camera e la mia migliore amica mi raccontò una cosa a dir poco spiacevole:
<< Oggi, durante l’ora di sostituzione, Laura ed Alessia si sono piazzate accanto ad Alessandro e si divertivano a scrivergli sulle braccia >> disse.
<< Contente loro; e con questo? >> domandai annoiata.
<< Ad un certo punto le due si erano messe d’accordo per scrivere “Sara Guastini + Alessandro Ricci = love”, le solite cretinate; ma prima che potessero mettere il suo nome lui le ha fermate e ci ha scritto “si fa due pompini”. Se ci avessi fatto caso, all’uscita avresti notato che sul braccio di Ale c’era scritto “ Sara Guastini si fa due pompini”. Tipica demenza maschile >>.
<< Ah >> fu l’unico commento che riuscii a tirar fuori; ci ero rimasta male, più di quanto avrei creduto.
<< Aspetta, ancora non è arrivato il bello. Qualche minuto dopo, tutta la classe si è riunita a chiacchierare in fondo all’aula ed io ho notato la scritta sul braccio; ero tentata dal tirargli un calcio dritto in quel posto ma ci aveva già pensato Pietro Ferri (sai, quello alto e cicciottello?), che gli ha urlato “Ricci! Che si dicono queste cose alle donne?” e tutti siamo scoppiati a ridere. Poi lui mi ha presa da una parte e mi ha scongiurato di non dirti niente ma, come ben sai, non ci sono segreti tra noi due >> mi sorrise << tu pensa che ci ho guadagnato persino un pacchetto di gomme alla menta forte! >>.
<< Buon per te, Greta, almeno tu hai rimediato qualcosa di piacevole >>.
Non me lo sarei mai aspettato, non in questo periodo. Beh si, i ragazzi sono fatti così, lo sanno tutti; però ci “conoscevamo” da pochissimo ed aveva già ha iniziato a prendere in giro alle spalle. Non andava affatto bene, era meglio mettere le cose in chiaro da subito:
<< Gre’ ho un compito per te, da mettere in pratica domani a scuola >> dissi.
<< Parla, ti ascolto >> assentì la mia migliore amica.
<< Dobbiamo subito far entrare, in quella testolina vuota, che non mi deve prendere in giro alle mie spalle o ne pagherà le conseguenze >>.
<< Mhm, cosa intendi fare? >>.
<< A dire il vero non ne ho idea >> mi misi le mani tra i capelli, sconsolata << non sono mai stata una ragazza vendicativa >>. Greta scosse la testa e disse:
<< Ci penserò io, non preoccuparti. Soltanto una cosa vorrei chiederti: posso farmi aiutare da Erika? >>. Riflettei sull’opzione di avere delle aiutanti ma poi mi bloccai:
<< E chi sarebbe Erika? >>.
<< Una mia compagna di classe, la conosco dalle elementari e potrebbe aiutarci, sono sicura che non ci tradirebbe e magari diventerete anche buone amiche >>.
<< Mhm.. va bene, ma non combinate troppi guai, intese? >>.
<< Intese, Sary >> acconsentì la mia amica << e ora andiamo a fare geometria >>.
<< Uffa! Perché ci affibbiano sempre quegli esercizi noiosissimi? Sanno persino i professori che non mi metterò mai a calcolare l’area di tutti i parchi che incontro sulla mia strada, o il volume dei palazzi nei dintorni della scuola; a cos’altro dovrebbe servire la matematica? >> mi lamentai.
<< Serve, serve cara mia >> ribatté Greta.
<< E’ arrivata la super genia amante della matematica! >> la presi in giro.
<< Non sono amante della matematica, altrimenti perché avrei scelto il linguistico? Sto solo dicendo che nella vita i calcoli possono servire più di quanto pensi, Sara >>.
<< Fai come credi >> le sorrisi e ci dirigemmo verso la mia camera. Mio fratello Jack sarebbe a momenti tornato dalla gita dato che, mia madre, era partita per andare a prenderlo soltanto qualche minuto prima.
Finiti gli esercizi di geometria passammo al latino e ripassammo per la centesima volta le declinazioni del singolare: ros-ă, ros-æ, ros-æ, ros-am, ros-ă, ros-ā.
E le declinazioni del plurale: ros-æ, ros-arum, ros-is, ros-as, ros-æ, ros-is.
Una volta terminato anche il ripasso di latino, giocammo un po’ alla wii, finché per Greta non fu l’ora di tornare a casa. Sua mamma suonò, infatti, mentre stavo perdendo rovinosamente una partita a Just Dance.
Poco dopo mi trovavo in camera mia, con il cellulare in mano e whatsapp aperto per parlare con Marco. Non avevo voglia di accendere facebook; sapevo che, se avessi trovato in linea Alessandro, lo avrei molto probabilmente insultato a non finire.
PiMarco#ok
- Su via non ti deprimere Sarina
- Lo sai come siamo fatti noi ragazzi!
Sary#djPlay
- Certo che so come siete fatti, è solo che..
PiMarco#ok
- Solo che?
Sary#djPlay
- E’ solo che da lui non me lo aspettavo! Non può prendersi certe libertà di chiamarmi come gli pare perché conosce il mio nome!
PiMarco#ok
- E rieccola! Ho detto che non ti devi preoccupare, okay?
- Fidati di me ;) A volte noi ragazzi diciamo così per mantenere la “copertura”..
Sary#djPlay
- E cioè? Cosa intendi per “copertura”?
PiMarco#ok
- Chissà, magari ti trova carina ma non vuole darlo a vedere :)
Sary#djPlay
- Non penso sia così.. io non piaccio mai a nessuno..
PiMarco#ok
- A me si (non fraintendere) :3
Sary#djPlay
- Ti voglio bene zio :D
PiMarco#ok
- Anch’io zia :D
Sary#djPlay
- Dove hai detto che mi porti domani?
PiMarco#ok
- In un posto fantastico, ma non posso dirti dove ^-^
Sary#djPlay
- Ti pregoooooo
PiMarco#ok
- No, non mi freghi ;) Sarai costretta ad aspettare domani
Sary#djPlay
- D’accordo, ma spero per te che sia davvero un bel posto..
PiMarco#ok
- Oh, lo sarà eccome!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
Ciao a tutti! Questa è la prima volta che scrivo qualcosa, perciò vi avverto che non sono molto esperta.. ^-^ Dunque, volevo ringraziare tantissimo cardie9980, drawandwrite e Gaia_Metozzi99 che hanno recensito e messo la storia tra le seguite/preferite, grazie ancora =D Ringrazio anche chi legge soltanto e chi mette la storia fra le seguite ma non recensisce perché, dopotutto, ognuno può fare come vuole e l'importante è, appunto, che il lettore legga! =) Spero che anche questo capitoletto sia stato di vostro gradimento, nonostante i fatti accaduti non siano stati proprio dei migliori... ma che volete farci? Non può andare sempre tutto rose e fiori, giusto? *-* Spero di riuscire ad aggiornare presto; alla prossima! <3 I love you all guys! Thanks again! <3

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Capitolo 13
*** Il giorno dei tonfi ***


Capitolo 13 – Il giorno dei tonfi
 
Suonai al campanello di Greta e, come al solito, andammo a scuola insieme.
Una volta giunte alla meta ci accorgemmo di essere arrivate tra le prime, perciò ricavammo un angolino del marciapiede per chiacchierare indisturbate:
<< Allora, cosa avete intenzione di fare tu ed Erika? >> domandai.
<< Pensavo a qualche dispetto: qualche scarabocchio a destra e a sinistra, qualche “full” inaspettato.. sai com’è, cose discrete >> spiegò la mia amica.
Di lì a poco ci raggiunse anche quella che doveva essere Erika e si unì al nostro gruppo, per definire meglio i dettagli del piano. Era una ragazza minuta che, molto probabilmente, era sembrata a tutti una studentessa delle medie, più che del liceo; ma mai giudicare una persona dalla propria statura o dalla propria massa corporea, perché quella “tappetta”, come veniva spesso chiamata, era un concentrato di energia e di positività. I capelli castani erano tagliati a caschetto sbarazzino e il colore era a tratti interrotto da meches bionde; il corpicino era esile e snello ma lei sembrava non esserne contenta e aveva la convinzione di dover dimagrire. Perché tale decisione? La maggior parte delle ragazze anoressiche lo diventano perché pensano di esser grasse mentre, in realtà, quello è il loro peso forma. Seppi che anche Erika era un’amica d’infanzia di Greta ed era la sua migliore amica, oltre a me.
Passammo così una decina di minuti a parlare tra di noi, in particolare dei cantanti e degli attori che ognuna preferiva. Come la mia migliore amica, Erika era una Directioner e non si vergognava ad ammetterlo; per quanto riguardava me, beh, rimanevo sulla regola del “semplice uno”, ovvero: Selena Gomez.
Qualche minuto dopo la campanella suonò ed io dissi loro un’ultima cosa, prima di entrare nella “prigione”:
<< A ricreazione non verrò in 1°B. Voi comunque non ditegli che i dispetti sono da parte mia, per favore.. >>.
<< Sicuro >> risposero in coro le due migliori amiche.
A quel punto sparii nella mischia di alunni che si dirigevano verso le aule e per poco non mi ritrovai spiaccicata alla porta della 1°A. Posai lo zaino sulla sedia accanto a Catherine e sentii un tonfo provenire dall’ingresso della stanza, – ma allora non sono l’unica scema ad essere stata trasportata dalla corrente.. ahn, vedi – pensai, e feci un sorrisetto notando che persino Tina si era schiantata contro la porta a causa del fiume di ragazzi. Qualche secondo dopo ci fu un altro tonfo da parte di Luigi e Livia.
Dopo essermi assicurata che i miei amici stessero bene, tornai a sedere e feci per rilassarmi, tirando fuori i libri.. e borda, un altro tonfo! - E ma allora! Schiantiamoci tutti e facciamola finita! - Non riuscii a trattenere una risata a quel pensiero e gli altri mi guardarono come se avessi perso qualche rotella. Decisi che era meglio stare accostata all’ingresso ad afferrare al volo i miei compagni, prima che qualcun altro si facesse del male serio. Acchiappai Marta e per un pelo Ilenia non mi venne addosso. Il mio migliore amico mi diede una mano ed esclamò, ridendo:
<< Ma cos’è stamani? Il giorno dei pasticci sulla porta? Ahahah >>. Risi.
Purtroppo la nostra non è una gran struttura e siamo tutti più o meno ammassati tra il primo ed il secondo piano; perciò, mentre gli alunni cominciavano a diradarsi, riuscii a distinguere qualche viso familiare: riconobbi una ragazza della classe di Greta, che mi pareva dovesse chiamarsi Viola, subito dietro di lei notai Laura ed Alessia che spettegolavano animatamente, ed infine, Alessandro e Pietro. Entrambi si accorsero della mia presenza e Pietro non perse occasione per battere una pacca sulla schiena dell’amico, sussurrando:
<< Eeeh, Sara.. >>. Avrei voluto interromperli e rispondere - “eh Sara” cosa? Ora non posso più neanche starmene tranquilla sulla porta, che la gente passa e si mette a parlare di me? -.
Dopo ben cinque ore di scuola, tornai a casa sfinita. Come potete sperare di sopravvivere a 3 ore consecutive di latino? Roba da pazzi! Voglio dire: mancava la professoressa di matematica (estremamente vulnerabile quando si tratta di clima freddo, in particolare a fine novembre ed inizio dicembre) ma ciò non significava che avrebbero dovuto far rimanere la prof. di latino per coprire le due ore mancanti, potevano benissimo chiamare qualcuno di un’altra sezione.
Quel pomeriggio sarei uscita con Marco e non avevo la più pallida idea di dove mi avrebbe portata. Era quasi l’una e dovevo mangiare e fare i compiti, dopodiché, il mio migliore amico sarebbe passato a prendermi alle tre.
Mentre facevo gli esercizi di inglese chiamai Greta sul telefono fisso e misi il vivavoce:
<< Ciao Gre’! Ti sei divertita oggi? >> le chiesi, sapendo cosa avrebbe risposto.
<< Non l’avrei mai creduto ma.. si! Alessandro si è beccato una bighellata in testa da parte mia (però non tanto forte), mentre Erika gli ha scarabocchiato la copertina del quaderno di geografia. E, quando abbiamo finito, gli abbiamo detto “da parte di Sara”, come avevi ordinato >> era soddisfatta del lavoro compiuto, eppure c’era qualcosa che non mi tornava.. Ripassai mentalmente le ultime parole della mia migliore amica e ricordai:
<< Gre’, no! Cosa non avevi capito della frase “non ditegli che i dispetti sono da parte mia”? >>.
Io mi chiedo: perché? Ma perché, tutte le sacrosante volte che cerco di fare le cose per bene, c’è sempre qualcosa che non va? Perché comprendono tutti il perfetto contrario?
Greta rimase zitta e, soltanto dopo qualche secondo, la sentii sussurrare un “ops”.
<< Fa niente, non è un problema >> le dissi.
<< Perdonaci... non avevamo capito bene >> si scusò.
<< Non preoccuparti, non è grave >> la rassicurai.
Alle tre ero pronta e scesi in anticipo per evitare che il campanello svegliasse mia mamma durante uno dei suoi rari sonnellini pomeridiani. Vidi Marco giungere poco distante e gli venni incontro, salutandolo come al solito.
<< Bene, adesso mi puoi dire dove stiamo andando? >> domandai curiosa.
<< Non ancora, lo vedrai quando saremo lì. O forse lo riconoscerai strada facendo >>.
<< Chi lo sa; però muoviamoci perché devo tornare entro le cinque, fa buio presto >>.
<< Tranquilla, faremo veloce, basta solo che muovi un po’ quelle zampette da gallina >> mi fece l’occhiolino e seppi che mi stava prendendo in giro.
<< Grazie mille eh! >> ribattei, altrettanto scherzosa.
Ci furono vari intervalli di silenzio nella nostra conversazione, mentre continuavamo a camminare attraversando strade, svoltando a destra, a sinistra e passando sotto e sopra ponti. Il luogo in cui ci trovavamo mi sembrò familiare, finché non arrivammo ad una grande piazza completa di panchine e giardinetti nei dintorni; e fu allora che lo riconobbi: Campo di Venere, il quartiere di Alessandro.
<< Hai capito dove siamo? >> chiese Marco, intuendo la mia agitazione.
<< Campo di Venere >> risposi, ma lo feci come se stessi annunciando il nome di un territorio di guerra << perché mi hai portata qui? >>.
<< Pensavo ti piacesse scoprire dove abita Alessandro. Magari, passando davanti a casa sua, potresti incontrarlo, chissà, il caso.. >> mi sorrise, non aveva cattive intenzioni. Quindi mi condusse poco più in là della piazza e svoltammo un angolo, trovandoci in “via Giovanni Ferrara”.
<< Eccoci arrivati >> il mio migliore amico indicò il numero 13 di una palazzina a due piani. Mi avvicinai e lessi sul campanello i nomi “Ricci – Magnani”.
<< Sai, oggi li ho sentiti.. lui e il suo amico >> confessò Marco.
<< Ah si? >> mi voltai stupita, ricordando che si trovava con me sulla porta.
<< Probabilmente Alessandro gli ha parlato di te o di qualcosa che è successo recentemente, hai una vaga idea di cosa potrebbe essere? >>.
<< Forse la storia del kit kat, lunedì >> e gli raccontai ciò che era accaduto.
<< Mhm quasi certamente i ragazzi gli avranno chiesto cos’è successo quel giorno; siamo abbastanza curiosi quando si tratta di certe cose >> strizzò l’occhio.
<< Mah.. speriamo che sia vero! >>.
Mi diressi verso la piazza, per tornare a casa, ma sentii qualcosa cadere alle mie spalle. Mi voltai e vidi il mio migliore amico a terra. Scoppiai a ridere, pur non volendo; era più forte di me:
<< Ahahahah non ci credo, di nuovo! >> mi faceva male la pancia dalle troppe risate << oddio, questa è davvero la giornata dei tonfi! >>.
 
 
_ _ Another point of view _ _
 
Sentivo qualcuno che rideva, fuori, vicino alla mia finestra. Mi affaccia e vidi colei che non mi sarei mai aspettato di trovare. Tenevo il cellulare in mano, proprio in quel momento, e rilessi il messaggio più recente - ho una vampiretta sotto casa – sorrisi come uno stupido a quel pensiero. Mio fratello, Davide, si avvicinò chiedendo cosa stessi guardando; non appena la vide mi tirò una gomitata ed io uscii dalla stanza, per dare una mano a mia mamma con la cena.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
Quand’è che ho pubblicato l’ultima volta? Ieri? Ok.. sono decisamente un mostro della scrittura xD Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e prometto che nei prossimi ci saranno più cose interessanti, e, dato che questo racconto è tratto da una storia vera, direi che ve lo posso assicurare ;) Un grandissimo grazie a tutti quelli che recensiscono, a chi mette la storia fra le preferite/seguite e anche a chi legge soltanto :D A presto! I love you all guys! <3

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Capitolo 14
*** Sguardi ***


Capitolo 14 – Sguardi
 
Con il sopraggiungere delle vacanze natalizie le temperature calavano di giorno in giorno, talvolta lasciando magnifici disegni cristallizzati sulle finestre delle case; eppure io e Greta continuavamo a fare, con i nostri beneamati piedi, tutto il tragitto fino alla scuola.
La vidi chiudere la porta alle sue spalle e venirmi incontro:
<< Mannaggia alla gondola, qui fuori si gela! >> protestò la mia amica.
<< Non sono io quella che si rifiuta di andare in macchina per farsi raccontare le “storielle” su me ed Alessandro >> ribattei.
<< Ehi, sono la tua migliore amica, ho diritto di sapere! Ma facciamo in fretta, dimmi cos’è successo ieri e filiamo dentro la scuola, sto congelando >> batteva i denti per il freddo, così saltai subito al punto in cui Marco mi aveva rivelato un piccolo segreto sui ragazzi. Lei sembrò molto sorpresa dell’informazione perché, dopotutto, ci si aspetterebbe che siano le ragazze, quelle pettegole.
Una volta giunte a destinazione ci fiondammo subito all’interno della struttura per poter sentir tornare la circolazione nei nostri corpi assiderati.
Mentre aspettavamo il suono della campanella insieme ad altre ragazze che si erano rifugiate dentro, lanciai un’occhiata fugace ad Alessandro che se ne stava tranquillamente fuori a chiacchierare con Pietro; ma non parlavano e basta. Guardavano in una direzione particolare, al di là della porta d’entrata: dove mi trovavo io. Pensai che fosse solo il frutto della mia immaginazione a giocarmi strani scherzi (di certo non era la prima volta) così mi voltai, senza riuscire a scrollarmi di dosso la sensazione di essere osservata. Non resistetti e girai di nuovo la testa: erano ancora lì che mi fissavano.
Poi, forse accortisi della mia consapevolezza, cominciarono ad allontanarsi, sempre parlando fitto fra di loro come se non ci fosse mai stata cosa più interessante da raccontare. Attesi che svoltassero l’angolo, dopodiché afferrai Greta per una manica e la trascinai con me in quello che si potrebbe definire un pedinamento (a scopo positivo, ovvio). Dovevo scoprire cosa stavano blaterando o, sicuramente, non avrei ascoltato una parola della spiegazione pre-compito d’inglese e avrei passato l’intera mattinata a torturarmi dalla curiosità di sapere.
Mentre svoltavamo l’angolo del parcheggio, notai qualcuno che agitava la mano dalla nostra parte, per farci segno di aspettarla: a quel punto spedii anche Erika in missione, nella direzione opposta a quella dei due ragazzi che eravamo riuscite ad individuare poco lontano.
Erano ancora assorti in quel discorso tanto importante che non si accorsero della presenza di me e Greta.
Quando, finalmente, ci avvicinammo abbastanza riuscii a capire qualche parola come “messaggio” “ragazzo” “fratello” “roast beef”, ora, la domanda è: che diavolo centra il roast beef con un messaggio? Mica una vacca si è mangiata i bigliettini che mi ha sequestrato il prof.? Dubito fortemente che Alessandro verrebbe a saperlo.
<< Sary >> stavo sorridendo come un imbecille al pensiero di ciò che avevo scritto nei biglietti diretti a Marco.. << Sary! >> Purtroppo spesso non eravamo abbastanza veloci e, cavolo, che figuracce quando i professori ci beccavano! Nonostante tutto però ci eravamo sempre fatti delle belle risate.. << Sara ti vuoi svegliare! >>. Greta mi scosse ed io inciampai su quello che doveva essere l’orlo del marciapiede per poi ricadere proprio dietro alla macchina parcheggiata dove se ne stava acquattata la mia amica.
<< Ma insomma, Sara, ti sembra il momento di dormire in piedi?! Stavi per farci scoprire! Non è così che fanno le spie, con tutti quei libri e film polizieschi che guardi dovresti saperlo ormai! >>. Beh, si, in effetti sono una fan di misteri, agenti segreti, operativi sotto copertura, CIA, FBI, MI6 e roba del genere ma.. alzarsi tutti i giorni alle 6:45 sicuramente non aiuta a restare svegli.
<< Tra un minuto suona la campanella, dobbiamo tornare indietro e farci trovare in cortile o Pietro e Alessandro potrebbero insospettirsi; conviene muoverci >> disse, e io annuii aspettando che svoltassero l’angolo del parcheggio vuoto per iniziare a correre verso l’entrata della scuola.
Arrivammo appena in tempo per buttarci a sedere sulle panchine dietro agli ulivi nella piazza, a qualche metro dalla porta. Erika si avvicinò e cominciammo immediatamente a chiacchierare di cose assurde, ridendo come matte. Intanto controllavo nervosamente intorno a noi per evitare che qualcuno ci sentisse delirare, ma poi lo vidi: Alessandro che mi guardava, dritta negli occhi, dall'altra parte delle fronde. Ma non sorrideva. Probabilmente il cuore perse un battito e l'unica cosa che sentii fu l’inquietudine assalirmi. Cosa avevo fatto? Ci aveva forse viste mentre lo spiavamo? Alessia gli aveva raccontato qualche altra baggianata?
 

_ _ Another point of view _ _

 
<< E se mi stesse usando? >>.
<< Ma che stai dicendo, Ale! Non ti conosce nemmeno e tu credi che ti stia usando? E per fare cosa? No, è fuori discussione >>.
<< Allora perché se ne stava sotto la mia finestra a ridere come una matta con quel ragazzo? >> insomma, dopotutto era di me che aveva scritto nella lettera.
<< Non puoi saperlo, magari era il suo migliore amico! >> Pietro non era di aiuto.
<< Magari, se non fosse arrivato mio fratello, sarei riuscito a vedere qualcosa di più >>. Va bene, d’accordo, lo ammetto: sono un po’ geloso. Scusatemi, cercate di capire il mio ragionamento: se una ragazza vi dice che le piacete, e se fosse davvero così, uscirebbe con altri ragazzi? A mio parere no.
<< Il roast beef non si cucina da solo, Alessandro >>.
<< Sembri mia madre >> sbuffai.
Svoltammo l’angolo del parcheggio per girare intorno alle siepi che nascondevano la scuola dalla nostra vista. Una volta entrati nel cortile, Leo, si aggregò, parlando della nuova versione di Assassin’s Creed e delle future uscite dei videogiochi più megastratosferici di tutti i tempi. Certo, la conversazione era interessante, eppure il mio sguardo era da un’altra parte: fissavo Sara, cercando di capire che cosa le frullava per la testa, che cosa voleva da me. Pensavo a lei come fosse stata una criminale con un delitto sulle spalle ed un caso da risolvere, io ci sarei riuscito. Già una volta Laura mi aveva ingannato, ora non mi sarei più fatto prendere in giro dalle ragazze.. tutte uguali.. no, avrei fatto il loro gioco. Avrei finto.
 

What’s happening Sara?

 
<< Come here >> la prof. d’inglese ci fece sistemare accanto alla cattedra, in modo che potessimo seguire l’interrogazione faccia a faccia con gli alunni della 1°C. La nostra professoressa di matematica era ancora malata ed eravamo stati divisi nelle altre sezioni, io con Luigi, Giacomo, Tina e Marta.
<< So, Elisa Morriciani, what you had to study for today? >>.
<< London >> rispose la ragazza.
<< In particular? >>.
<< The London Eye >>.
<< Oh, the London Eye.. good, start >>.
<< The London Eye is a giant Ferris wheel on the South Bank of the River Thames in London, England. It is was erected in 1999 and is the tallest Ferris wheel in Europe. But also the most popular paid tourist attraction in the United Kingdom, visited by over 3.5 million people annually >>.
<< Have you ever seen the London Eye? >>.
<< No, sorry, I’ve only saw it in pictures. And you, teacher? Have you ever climbed up a Ferris wheel? >>.
<< Yes, when I was a little girl. But don’t stop, Elisa, continue >>. Detto ciò, tirò fuori dalla borsa quelle che dovevano essere delle verifiche; lessi il nome e la classe su uno dei fogli e scoprii che appartenevano alla 1°B. Uno ad uno, i compiti vennero corretti e vi venne dato un voto che vidi soltanto per alcuni. Chiesi alla professoressa di uscire e mi diressi verso il bagno. Inviai un messaggio alla mia migliore amica in cui riscrivevo i voti che ero riuscita a scorgere:
Sary#djPlay scrive:
- Dimmi la verità.. cosa sei? Un mostro dell’inglese? Greta, hai preso 9 alla verifica! 0.0 Mi spieghi come diavolo hai fatto?
Greta#kissyou scrive:
- 9????????? 0.0 Scherzi, vero???
Sary#djPlay scrive:
- No, non scherzo affatto! Questi sono gli altri voti: Alessia 6, Laura 8, Mirco 6, Francesco 7, Alessandro 7, Viola 6, Erika 9. Siete una classe di secchioni, sul serio! xD
Greta#kissyou scrive:
- Come li hai saputi i voti?? Non sei mica andata a frugare tra i documenti ufficiali??
Sary#djPlay scrive:
- Ma che sei scema?? -_- Non lo farei mai! Sono divisa in 1°C, per l'appunto accanto alla cattedra, e la professoressa stava correggendo i compiti.
Greta#kissyou scrive:
- Aaaaaaah beh, questo spiega tutto :) Adesso però è in corso un’interrogazione di tedesco e devo stare attenta, quindi faccio veloce e ti riferisco quello che a malapena è riuscita a sentire, Erika, stamattina: “ti sta usando”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
Hola lettori! Come vanno le vacanze? Domani è già ferragosto e io vorrei ricominciare da capo tutta l’estate. Beh, che ci volete fare se 3 mesi passano così veloci? :) Ma ora andiamo al sodo: mi scuso se per due intere settimane non mi sono fatta sentire per niente ma ero al mare (senza computer) quindi impossibilitata a scrivere; è stata una tortura.. ve lo posso assicurare! Adesso sono qui però e spero di poter recuperare il tempo perso con dei capitoli che si riveleranno sempre più interessanti e, devo dirlo, sempre più strani e intricati >.< Perdonatemi.
Bene, spero che anche questa volta l’elaborato sia stato di vostro gradimento e, come al solito, ringrazio tantissimo i lettori che hanno messo tra le seguite/preferite la storia, un grazie ENORME a chi recensisce per la prima volta e chi continua a recensire nonostante gli impegni e tutto. Grazie, ovviamente, anche ai nuovi lettori che scoprono questa storia per la prima volta ed auguro a tutti quanti buon ferragosto! A presto! :D I love you all guys <3

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Capitolo 15
*** Attenzione: il freddo è altamente nocivo per il cervello di un ragazzo ***


Capitolo 15 – Attenzione: il freddo è altamente nocivo per il cervello di un ragazzo
 
<< Beh, allora ci vediamo all’arrivo >> mi salutò Greta.
Era giunta l’ora di partire per la gita in montagna con la scuola, finalmente. Potevamo fare una pausa e rilassarci, godendoci quei 3 giorni di “vacanza” che ci erano stati concessi. Peccato che, neanche nell’autobus per l’andata, finii insieme alla classe della mia migliore amica. Possibile? Di solito dopo la lettera A c’è la lettera B e, di conseguenza, le nostre sezioni dovrebbero essere assegnate l’una all’altra; già, “dovrebbero”, ma la nostra è una scuola superiore complicata che non segue affatto le regole: affibbia un quintale di compiti e non fa scegliere assolutamente niente.
Salii sull’autobus e mi sedetti vicino a Livia. Durante il viaggio Ilenia e Tina, dietro di noi, chiacchieravano con alcune ragazze della 1°C, mentre nei sedili davanti Marco e Giacomo si scambiavano a turno la PSP per giocare al nuovo Grand Theft Auto.
Invece io, dato che la mia compagna di bus aveva iniziato a leggere un libro e non volevo disturbarla, decisi che non mi restava altro da fare se non indossare le cuffie e concentrarmi sulla musica, unica cosa in grado di distrarmi completamente dal mondo esterno. Fissai lo sguardo fuori dal finestrino ed osservai il paesaggio: dovevamo essere più o meno a metà strada, perché la pianura cominciava a farsi salita e piccole montagne dalle cime innevate riempivano l’intero spazio attorno a noi.
Quando mi voltai di nuovo verso i miei compagni, scoprii che Livia si era addormentata. Poco dopo, Marco mi fece segno di andare a sedermi nel posto accanto a lui, vuoto ormai da qualche minuto perché l’amico si era spostato in fondo al bus, vicino a un ragazzo di 1°C. Scavalcai Livia, facendo attenzione a non svegliarla e mi spostai dal mio migliore amico. Ovviamente lui però intuì subito che qualcosa non andava..
<< Avanti, che è successo con Alessandro? >> mi sussurrò.
<< Diavolo, ma ho un biglietto appeso dietro la maglia per caso? >>.
<< Un che..? >>.
<< Non penso tutto il tempo ad Alessandro, va bene? Non è giusto che per qualunque cosa la colpa sia sempre sua, posso benissimo essere felice o triste anche senza di lui! >> stavolta parlai un po’ più forte e sentii la professoressa di italiano dire “sssssst” e voltarsi dalla nostra parte.
<< Vuoi farci beccare un rapporto o cosa? >>.
<< Scusa, lasciamo perdere, sono nervosa >>.
<< Okay e allora, se non sei nervosa per Ale.. perché? >>.
<< Insisti anche, eh? >>.
<< Cerco solo di essere d’aiuto >> sorrise.
<< D’accordo >> feci un respiro profondo << è per lui >>.
<< Ahn, vedi che avevo ragione! >> vedendomi irritata si scusò subito e continuò << Beh, racconta, no? >>.
<< Non lo so, non so neanche cosa raccontarti perché non ci capisco niente! >>.
<< Ehi ehi ehi frena! Ricordati che sono un ragazzo anch’io e, certo, non so proprio che tipo di persona è Alessandro, ma perlomeno se provi a spiegarmi qualcosa saprò come aiutarti; non potrò capire voi femmine ma almeno questo direi che posso farlo >>. Trattenni una risata, giusto per non dare alla prof. un altro motivo per cui richiamarci.
<< Qualche giorno fa, di mattina, io e Greta abbiamo seguito Alessandro e Pietro mentre facevano un giro intorno alla scuola dopo averci fissate per almeno 5 minuti; siamo riuscite a capire poche parole che non incastrano niente l’una con l’altra, ovvero “messaggio” “ragazzo” “fratello” “roast beef” e “ti sta usando” (sentita da Erika da un’altra prospettiva). Quando siamo tornati tutti nel cortile lui guardava dalla mia parte come se volesse terrorizzarmi; era inquietante, e.. ho pensato di aver fatto qualcosa, qualcosa che non gli è piaciuto, o magari mi ha vista mentre lo spiavo >> abbassai lo sguardo e Marco rise senza preoccuparsi minimamente delle occhiate assassine lanciate dai nostri professori.
<< Tu? Terrorizzata? Mi prendi in giro? Ahahahah! Ma se l’unico videogioco per x-box che hai e che non sia un horror è Just Dance! >>.
<< Senti, i giochi delle principessine da vestire e delle sfilate di moda mi annoiano, hai forse qualcosa in contrario o sei d’accordo con me? >> ribattei, sapendo già cosa avrebbe risposto.
<< Non ti contraddirei mai su questo, lo sai benissimo. Ma, se proprio vogliamo dirla tutta.. >> si avvicinò al mio orecchio << mi sa che quella meglio vestita qui dentro sei tu >>.
Doveva essere un complimento, e, per la prima volta in quel giorno, lo presi come tale.
<< Perché non mandi un messaggio a Greta e le chiedi com’è la situazione dall’altra parte? >>.
Acconsentii e scrissi subito alla mia migliore amica:
Sary#djPlay scrive:
- Ehi Gre’, come va di là? Qui da noi dormono praticamente tutti e possiamo a malapena chiacchierare con il compagno di sedile =( Ho raccontato a Marco di quello che è successo con Alessandro e..
 
<< Marco, secondo te cosa significa il comportamento di Ale? >> gli chiesi, interrompendo la scrittura.
<< Credo di doverci riflettere sopra, poi ti farò sapere >>.
<< Okay >> risposi, con poca convinzione.
 
- ..Dice che deve pensarci su per darmi i risultati del “caso”.
 
Vidi che il messaggio era stato visualizzato ma, prima che la mia migliore amica rispondesse, passarono almeno cinque minuti.
Greta#kissyou scrive:
- CODICE ROSSO, CODICE ROSSO, SARA! Quando mi hai mandato il mex io e Laura avevamo fatto a cambio di cellulare e lei ha letto al Ricci quello che hai scritto! Mi dispiace, ho provato a fermarla.. mi sono quasi presa un rapporto per impedirle di leggere, ma non me ne sono accorta in tempo! Ti prego, perdonami! :’(
 
<< Oh porca miseria >>.
Il mio migliore amico lesse la risposta di Greta e rispose lui stesso. Non ebbi il coraggio di guardare cosa scrisse, l’unico dubbio che mi frullava per la testa in quel momento era se la fortuna avrebbe mai smesso di remarmi contro.
Arrivammo verso mezzogiorno e quando dovetti scendere dall’autobus mi nascosi dietro alle mie amiche per cercare di non essere riconosciuta, pertanto che i 2 hotel erano diversi e distanti ma il tragitto iniziale era il medesimo. Notai Alessia lanciare un paio di sguardi tra la folla delle 3 classi nel mio autobus e probabilmente non riuscì a trovarmi perché svoltai l’angolo dell’albergo senza aver subito alcuna umiliazione (il che, lasciatemelo dire, fu molto strano).
Non avevo mai sciato prima di allora, di conseguenza non avevo neanche la più pallida idea di come si mettessero gli scii. Per grazia di Dio non ero la sola ad avere questo problema, peccato che così sia io che Livia fummo le ultime a raggiungere le altre classi per cominciare la lezione.
Nel complesso, tutta quell’“armatura”, pesava un sacco, e me ne resi conto soprattutto quando dovetti percorrere l’intera strada fino al termine della fila di ragazzi e ragazze delle altre sezioni.
Con la solita “fortuna” che mi ritrovo però, qualcosa doveva pur andare storto se non lo era già stato negli ultimi 20 minuti, e infatti, sotto il peso schiacciante dei miei scii, stavo cercando di raggiungere Marta in fondo al gruppo, Livia subito dietro di me, quando uno dei nostri futuri insegnanti di sci mi richiamò:
<< Ehi tu! Fermati! Di che classe sei? >>. Avrei voluto rispondergli “ma sei cieco o hai qualche problema di incomprensione mentale?”, insomma, dopotutto era prefissato che in quei 3 giorni sarebbero state le prime a frequentare le lezioni.
<< Sono di prima superiore >> risposi scocciata, e ripresi a camminare.
<< Ti ho detto di fermarti! Dimmi di quale classe sei! >> insistette.
- Madonna santa, oltre che cieco sei pure sordo? – naturalmente, non gli dissi neanche questo, e ripetei la risposta precedente. Fu allora che mi prese il tutto di mano, mi fece mettere gli sci (pretendendo tra l'altro che facessi in fretta, nonostante non avessi la più pallida idea di come indossarli), dopodiché, mi fece scivolare all’indietro in mezzo alla fila della 1°B.
 
*Scrittrice*
Arrivati a questo punto, voi che state leggendo starete pensando “e ti pareva che non capitava in quella classe!” perché si, in effetti è molto prevedibile, specialmente nelle storie inventate, ricordiamoci però che questo è un fatto accaduto realmente, perciò immedesimiamoci completamente nel personaggio (incosciente di tutto) e ripartiamo, sapendo che ciò a cui stavo pensando in quel momento era..
 
- Perché? Perché diavolo deve capitare sempre a me? Minchia, ma due persone più indietro non andava bene? Non ti dico dieci, ma perlomeno ero insieme ai miei compagni.. aspetta, no, cosa dico? Io devo finire nella sezione di Alessandro, tanto per fare altre bellissime figure proprio sotto il suo naso. Okay, perfetto. Mi arrendo. -.
Quando tutti fummo in fila, i maestri ci spiegarono come dovevamo tenere i bastoni, a cosa servivano, in che posizione mettere gli sci, e altri fondamentali dello sport.
Detto questo, per l’intera ora che seguì, ci obbligarono a fare su e giù per un dislivello, sudando sette camice dalla fatica. E non è finita qui: il pomeriggio passammo ad una vera e propria discesa che, anche se piccola, risultò sfinirci tutti.
All’ultimo giro, finalmente, ci fu concesso di risalire con il tapirulan, quando ormai cominciava a girarmi la testa per la stanchezza. Devo ammettere che era un po’ strano trovarsi sopra a quel tappetino che ti trascinava in salita perché, anche se era identico alle scale mobili, dopotutto indossavamo gli sci!
Immersa nei miei pensieri, sentii a malapena una voce gridare:
<< Ehi guardate chi c’è, ciao Sara! >>.
<< Chi diavolo..? >> sussurrai, mentre mi voltavo; purtroppo me ne pentii subito dopo perché uno dei miei scii si incastrò in una fessura del tappeto e non potei più muovermi.
<< Ricci muoviti, vieni qui: c’è la tua ragazza! >>. Lanciai un’imprecazione a bassa voce, beh, forse non troppo bassa perché la ragazza davanti a me si voltò con un’occhiataccia. – Benissimo, ora ho anche la religiosa che mi fa compagnia sul tapirulan! Questa si che è proprio sfiga! –.
Prima che si zittissero completamente sentii una voce molto familiare chiedere qualcosa al gruppo:
<< E chi sarebbe la tua ragazza? >> sembrava Tina, ma non ne fui convinta.
<< Sara, naturalmente! >>. Ecco, questo era Alessandro.
Quella volta rischiai davvero di cadere dal tappeto e di rotolare giù per lo stupore. – Naturalmente!? NATURALMENTE!? Chi si crede di essere quello? Per caso è il mio babysitter che può dire tutto quello che vuole su di me ai miei genitori? No. Ci conosciamo a malapena e, una qualunque persona come Alessandro Ricci, si permette di dire che IO sono la sua fidanzata?! E no, caro mio, qui non ci siamo proprio capiti: parlo, faccio, dico e, soprattutto, decido io! Diamine! –.
Quando scesi dal tapirulan ero talmente “arrabbiata” che liberai, senza volere, lo scii dalla fessura in cui si era incastrato, il che mi fu molto utile nel caso avessi voluto evitare un’altra figuraccia, dopodiché, seguii le mie compagne verso il luogo in cui avremmo lasciato l’imbracatura e tornai con loro all’hotel, sognando una doccia calda che facesse scivolare via le brutte sensazioni e che calmasse i nervi.
 
*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
Oh-oh.. vi prego non uccidetemi! So di non aver pubblicato praticamente niente per le ultime 3 settimane (?) ma il fatto è che, oltre ad essere stata piuttosto occupata, non avevo ispirazione e chiunque scriva sa bene che non è MAI una buona idea buttar giù qualcosa senza l’ispirazione. Bene, detto questo, chiudiamo l’argomento “scrittori in palla” e passiamo alla storia: dunque, la protagonista è partita per una gita con la scuola ed è molto nervosa soprattutto per via di Alessandro, di cui non riesce a comprendere lo strano comportamento (tanto per cambiare). xD Spero, come al solito, che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio di cuore cardie9980, Gaia_Metozzi99 e drawandwrite che recensiscono praticamente tutti i miei capitoli :) Thank you so much <3 Grazie anche a chi legge soltanto, ai nuovi lettori e beh, spero di sentire anche i vostri pareri in futuro ;) Alla prossima, cercherò di farmi viva presto! :D I love you all guys <3

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Capitolo 16
*** Back again ***


Capitolo 16 – Back again
 
Il cibo non era un granché, considerando il fatto che per cena ci avevano dato soltanto un toast e, subito dopo, una fetta di torta della nonna. In più, fummo costretti ad aspettare almeno un quarto d’ora per avere il dessert, e, ovviamente, nessuno perse l'occasione per tirare fuori i cellulari e chattare con le classi nell’altro hotel. Sinceramente, non è che avessi tutta questa voglia di correre altri rischi, ma pensai che quel giorno tanto valeva concludere in bellezza e fare anche le ultime figuracce; ormai davo per scontato persino che accadessero. Perciò scrissi alla mia migliore amica, decisa a sapere chi fosse stato a chiamare il Ricci durante la mia “fantastica” semi-caduta sul tapirulan. Mentre il messaggio veniva inviato, ripensai a Laura che mostrava ad Alessandro la conversazione in cui raccontavo a Greta della mia conversazione con Marco; in effetti, adesso che ci riflettevo su, non era poi così male; almeno aveva capito che non esiste solo lui per me, ma che ci sono molte altre persone importanti nella mia vita e si, ho anche un migliore amico, maschio perdipiù, a cui voglio un sacco di bene e di cui mi fido.

Greta#kissyou scrive:
- Se è chi penso che sia, è stato Leonardo Tulli, o perlomeno corrisponde alla tua descrizione. Che dici, lo torturo o lo impicco direttamente? :3
Sary#djPlay scrive:
- Non saprei.. forse una morte lenta sarebbe più gratificante ;)
Greta#kissyou scrive:
- Però; non sei mica tanto buona, sai? Hahahah ti chiamerò Crudelia DeMon da ora in poi :D Comunque penso che non serva più la tortura.. gli sto praticamente stritolando un polso (“fortunatamente” per lui, è seduto accanto a me) e si è già scusato una decina di volte, può bastare?
Sary#djPlay scrive:
- Mhm.. fallo arrivare a 20 e poi ne riparliamo ^-^ Ihihih
- Quello che dovresti sottoporre a torture estreme sarebbe il Ricci, altroché se sarebbe una cosa divertente xD
Greta#kissyou scrive:
- Ehm, Sary, non so quanto ti convengaaa scedjrivere del Ricsdci perchèdfes miis saTTYSANHO
Sary#djPlay scrive:
- E se io ti dico che non ho capito una parola di quello che hai scritto..? O.o
- Greta?
- Oi?
- Aiuto.. mi è morta la migliore amica!! Chiamate qualcuno!! Io rimango qui al cellulare e aspetto che mi risponda -_-”
Greta#kissyou scrive:
- Ciao
 
<< Ah, andiamo bene; qualcuno si è impossessato del cellulare di Greta e mi ha appena scritto “ciao” >> dissi a Livia, seduta nel posto vicino al mio.
<< Magari è il Ricci >> mi fece l’occhiolino ed io ricambiai con un gridolino da pazza innamorata: gesto ironico, ovviamente!
 
Sary#djPlay scrive:
- Ciao, ehm.. chiunque tu sia, potresti farmi il piacere di spiegare cosa diavolo sta succedendo lì?
Greta#kissyou scrive:
- Come stai?
Sary#djPlay scrive:
- Seduta.
- Ora rispondi. Grazie.

<< A quanto pare nessuno si degna di darmi spiegazione nell’altro albergo >>. Livia annuì e mi passò il suo cellulare, credeva che, forse, giocando a Temple Runner 2, mi sarei distratta e non avrei più pensato a “quelli della 1°B”. Purtroppo per lei, non appena vidi accendersi lo schermo del telefono, mi ci fiondai sopra, e rimasi sconcertata. La mia compagna di tavolo, aveva ragione.

Greta#kissyou scrive:
- Sary, ecco.. non per allarmarti.. ma prima stavi parlando con Alessandro.. e.. ha letto anche tutti i messaggi prima di questo.. D: Non l’ho fatto apposta! Ero in bagno!
Sary#djPlay scrive:
- Potevi portarti il cellulare.
- E comunque pace, oh, ormai è successo.
- Buonanotte.
 
Il giorno dopo mi svegliai abbastanza di buon umore, dopotutto eravamo in vacanza (o quasi) e dovevo godermi quella gita.
In mattinata non successe niente di strano, a parte che al termine delle quattro ore eravamo sfiniti (ma era più che prevedibile). Il pomeriggio, invece, i professori ci portarono a fare un giro in paese, in modo che potessimo comprare qualche souvenir o, come io e le mie compagne di stanza, Livia, Tina ed Ilenia, decidemmo di fare, comprammo degli stuzzichini per lo spuntino di mezzanotte. Quando sei in stanza con le amiche e, soprattutto, nella mia situazione "sentimentale", patatine, popcorn e barrette di cioccolata non devono mai mancare!
I professori ci riunirono tutti quanti in una piazza e riuscii a conquistare l’angolino di una delle uniche 3 panchine lì intorno; erano decisamente troppo piccole per permettere a dieci ragazze di sedersi, ma non facemmo eccezioni per nessuna e, chi sulle ginocchia di un’altra, chi sul bordo dello schienale, tutte presero posto. Nella panchina accanto c’erano solamente quattro persone, tra cui.. indovinate? Alessandro.

*Pensiero del lettore: ma va’? E chi altri avrebbe dovuto esserci?*

Lui ed i suoi amici si voltarono verso di me, e scoppiarono a ridere.
<< Che cavolo hanno da ridere?! >> dissi a Marta, la più vicina.
<< Chi? >> chiese perplessa. Poi mi ricordai che non avevo detto praticamente a nessuno della mia “presunta cotta” per Alessandro Ricci di 1B.
<< Nessuno, mi sono sbagliata. >>. In realtà non era vero, ma non si è mai troppo prudenti quando si tratta di raccontare cose private a qualcuno che conosci da poco.. ne avevo avuto conferma con Alessia, e il risultato non si era rivelato molto promiscuo.
Proprio in quel momento la sentii esclamare:
<< E a me non avete lasciato neanche un po’ di posticino? >>. – E rieccola – pensai, con lo stress che cominciava di nuovo a salire – è arrivata anche stavolta. Ci risiamo. -.
Mi guardò con l’espressione da cucciolo che usava per intenerire la gente e, molto  probabilmente, le mie compagne mi considerarono come una persona senza cuore, quindi, non proprio una "persona": perché non mi spostai di un millimetro; fu Ilenia che prese l’iniziativa e se la caricò sulle gambe.
<< Sara, ho saputo.. mi dispiace tanto.. >> si rivolse a me con un’evidente (e finta) comprensione, anche se, a dire il vero, non ne sapevo neanche il motivo.
<< Cos’hai combinato stavolta? >>. Strabuzzò gli occhi, come se fosse un fatto datato di cui tutti erano ormai a conoscenza, tranne me, il che non sarebbe nemmeno tanto strano.
<< Ma come? Non lo hai saputo! >>.
<< Se magari ti degnassi di dirmi “cosa” non ho saputo, forse a quel punto saprei anche risponderti >> ribattei acida.
Lei non si preoccupò minimamente delle persone che aveva attorno e non fece neanche caso al tono della voce, forse un po’ troppo alto, mentre formulava la frase che ebbe l’effetto di una pugnalata diretta. Probabilmente non avrebbe dovuto importarmi, anzi, erano mesi che tentavo di dissuadermi dalla sensazione di avere sempre lui nella testa; ma forse non ci ero poi riuscita così bene. Perché fece male. Tanto male.
Alessandro e Laura stavano di nuovo insieme.
 




 
 
 
*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
Bonsoir à tout le monde! Comment allez-vous? Moi très très bien, j’ai.. okay, forse è meglio se parlo in italiano.. xD Allora, come potete vedere sono risorta dalla tomba e tornata dal mondo dei morti (?) Ade non è poi tanto cattivo, mi ha lasciata andare via senza storie.. Va bene, sto delirando. >.< #FineMomentoPazzia
Seriamente, mi dispiace non essere stata presente nell’ultimo mese ma, come tutti voi sapete, le scuole sono riaperte e ora che sono al liceo le cose cominciano a complicarsi, ed ho meno tempo per scrivere le mie storie, pardon. :( A dire il vero questo capitolo non è uno tra i miei preferiti, anzi, devo ammettere che è anche un po’ noioso.. però i capitoli di "transizione" ci vogliono, altrimenti non si riesce a capire bene lo svolgimento del racconto. Già adesso sto scrivendo il 17esimo capitolo, così, essendomi messa avanti, potrò pubblicare in anticipo il seguito della narrazione, in modo da non lasciar passare troppo tempo e magari riuscire ad aggiornare persino domani! ;) Scusatemi ancora e spero che, nonostante la “monotonia”, anche questo frammento della mia vita sia stato di vostro gradimento. :) Grazie a chi segue la storia, VERAMENTE GRAZIE, vi amo tutti; ed anche se leggete e basta, il senso di gratitudine si fa sempre sentire! :D Perciò GRAZIE! Ovviamente per i nuovi lettori c’è sempre un grande BENVENUTO, e comprendo benissimo che quando vedono la scritta “16 capitoli" prende a tutti quanti un infarto e rinunciano subito a leggere.. vi prego, non fatelo! Prendetevi tutto il tempo che volete, ma rinunciare in principio, a qualunque racconto, solo perché ha tante pagine, è una stupidaggine, fidatevi. E poi, per quanto riguarda i miei, fateci caso: non sono mai troppo lunghi, anche se non riesco a capire se sia un male o un bene..? :3 E con questo vi lascio, spero di risentirvi presto. Bye bye, and I love you so so much guys <3

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Capitolo 17
*** Palle di tutti i tipi ***


Capitolo 17 – Palle di tutti i tipi
 
Ero preparata? No. Lo immaginavo? No. Ci avevo già pensato? Si. Forse fu per quello che non piansi; forse fu per quello che non caddi immediatamente dalla panchina; forse, fu perché conoscevo Alessia abbastanza da sapere che poteva scherzare. E poteva ferire le persone anche senza accorgersene.
Quella sera ci sarebbe stata la festa in discoteca, ma non avevo voglia di ballare. Per niente. Magari si, avrebbe potuto distrarmi, ma se c’era una cosa che odiavo sentirmi dire era proprio << devi distrarti e non pensare a lui >>, cosa che mi era appena stata detta da Livia.
- Diavolo! Ma mi spiegate come faccio a non pensare ad Alessandro dopo una notizia del genere! Credete sia così tanto facile dimenticarsi di un deficiente di cui fino ad un’ora prima ero invaghita? No perché, tanto per informarvi, non lo è affatto! -.
Proprio in quel momento lo vidi rientrare dall’ennesima scappatoia al bar: quante bottigliette di coca-cola aveva bevuto? Cinque? Basta, dovevo smetterla di pensare a lui. Quello che faceva non dovevano essere affari miei.
Eppure era una cosa inevitabile.. continuavo a seguire tutti i suoi movimenti, cercando di interpretare un qualunque segno fosse venuto in mio favore, per rassicurarmi, ma niente. Probabilmente doveva essere davvero innamorato di Laura, altrimenti non sarebbero tornati insieme; sospirai a quel pensiero e chiesi a Ilenia se le andava di accompagnarmi a fare un giro nei negozi lì intorno, o almeno, nelle uniche cartolerie ancora aperte. Tina, ovviamente, ci seguì a ruota. Entrammo in un negozietto di oggetti per la casa, mentre un professore ci aspettava sull’uscio peggio di un cane da guardia. Decisi di prendere una specie di souvenir per mia madre: il problema però era che tra tantissime cose non sapevo proprio quale scegliere. C’erano presine, posate, mestoli in legno, pentole, servizi per il tè, barattoli di ogni genere e tipo, guantoni di stoffa, vassoi, e chi più ne ha più ne metta. In un angolino remoto del negozio c’era qualcosa di luccicante; mi avvicinai incuriosita e scoprii una piccola palla con la neve il cui interno era occupato da una specie di chiesetta del tutto somigliante al nostro hotel. Volevo un vero souvenir? Lo avevo trovato. Dopotutto dovevo pur prendere qualcosa anche per me (lasciando perdere lo schifo successo in quei giorni), no?
Alla fine, consigliata dalle mie compagne di classe, puntai ai contenitori per le spezie e per mia madre ne scelsi tre a forma di gatto, anche se io avrei preferito quelli a forma di testa con il coperchio, così quando lei lo avesse aperto sarebbe sembrato che stesse prendendo il cervello dal capo di qualcuno, un po’ come uno zombie; ma dubito che mia mamma sarebbe stata d’accordo. Feci per avviarmi dalla proprietaria del negozio per chiederle quanto costassero entrambi, quando sentii una mano picchiettarmi sulla spalla. Mi voltai, e per poco non mollai la presa sui due barattoli. Laura era lì:
<< Sara, chi te l’ha detto? >> mi chiese. Rimasi un po’ interdetta per la domanda, anche se avevo benissimo capito a cosa si riferiva, purtroppo. Le risposi rassegnata:
<< Non importa che cerchi scuse, non devi scusarti di niente.. Se voi due vi piacete, va bene così >>. Mi guardò nello stesso modo alieno che usava mia madre per farmi capire quando stavo dicendo cose insensate.
<< Ma io non sto con lui! >> Okay, iniziavo seriamente a non capirci più niente << Non so chi ti abbia detto questa cavolata assurda, ma sappi che non è vera.. Io ho chiuso con lui tempo fa, adesso siamo soltanto amici ma non mi sognerei mai di tornare la sua ragazza, ho ben altre prospettive a cui guardare >>. Probabilmente doveva aver notato la mia espressione sconvolta, perciò mi salutò e tornò verso la discoteca, lasciandomi insieme a Tina e Ilenia, nel caos più totale.
Mi ci vollero una buona decina di minuti per riprendermi dal colpo; nel frattempo Ilenia aveva pagato i barattoli e li teneva in una busta di plastica che mi consegnò una volta in albergo.
Mentre anche noi tornavamo in direzione del “casinò”, finalmente una delle tre si decise ad aprir bocca e rompere il silenzio:
<< Quindi, se Laura e Alessandro non stanno davvero insieme.. significa che puoi ancora tentare di conquistarlo >> azzardò Tina.
<< E che Alessia mi ha mentito, tanto per cambiare >> conclusi, ripensando a quella vipera che non era altro e avvicinandomi alla discoteca.
A quel punto notai Livia che ci aspettava sulla soglia, domandandoci dove fossimo state per tutto quel tempo, così le raccontai dell’accaduto e lei partì immediatamente alla ricerca della Pieraccioli, evidentemente molto più arrabbiata di me.
<< Tu! Bastarda che non sei altro! Perché invece di prendere per il culo la gente non ti fai gli affaracci tuoi e la smetti di ingannare la mia amica?! >> la vipera fece il suo solito sguardo innocente e rispose incurante
<< Volevo soltanto fare uno scherzo a Sara! Non credevo se la sarebbe presa così a male. Dopotutto una risata ci sta sempre, non credi anche tu? >> Puntualmente rise, come a confermare che pensava ciò che aveva detto. Vidi Marco sopraggiungere dal bancone del bar e si fermò ad ascoltare << e non credevo neanche che avrebbe avuto una guardia del corpo pronta a difenderla.. cavolo, debolina la ragazza! >> continuò.
<< Non ti azzardare a chiamare così Sara o sennò.. >> Alessia la interruppe mentre stava ancora parlando, e si rivolse a me:
<< A proposito, ho chiesto al Ricci se gli piaci ma ha risposto di no. Peccato, vi avrei visti bene come coppia.. >>
Livia bolliva peggio di una pentola con il coperchio e, prima che potesse ribattere, il mio migliore amico la spinse di lato e parlò al suo posto.
<< Stammi a sentire, se c’è una cosa che non sopporto è che gente come te si metta a prendere in giro e ad offendere i miei amici; perciò tu ora lasci stare Sara e vai a farti una vita al posto di rovinare quella degli altri, chiaro? >>.
<< Oh-oh, è arrivato il cavaliere a salvare la povera principessa indifesa.. mi dispiace deluderti, Edward Cullen, ma i tuoi sentimenti sono riposti nella persona sbagliata: la tua Bella Swan è tragicamente innamorata di un altro! >>.
<< Beh, perlomeno ci hai provato >> fece un mezzo sorrisetto divertito, lo stesso che avevo io quando sentii la frase, << dispiace a me deludere le tue aspettative, ma so già tutto, e forse l’unica qui presente che non dovrebbe saperlo sei proprio tu. E adesso smamma! >>. Se fossi stata un’altra persona, probabilmente sarei saltata addosso a Marco stritolandolo per la gioia: aveva zittito Alessia senza nemmeno conoscerla! Come aveva fatto a cogliere così nel segno senza sapere nulla?
– Mah. “I misteri del mio migliore amico”.. ehi, potrei farci un libro! D’accordo no. Ma che cavolo sto pensando? –.
La vipera sparì finalmente dalla mia vista, poi arrivò Greta, completamente fradicia, e, insieme ai miei due migliori amici, mi buttai in mezzo alla pista. Non volevo più sapere niente, per quella sera.
 
 
_ _ Another point of view _ _
 
A furia di stare lì dentro mi si stavano letteralmente spaccando i timpani; in più Alessia faceva di tutto pur di perseguitarmi e non mi lasciava in pace un secondo, così ero costretto a fuggire fuori ogni volta che si avvicinava. In quel momento la vidi virare, per l’ennesima volta, nella mia direzione e sbuffai talmente forte che Leo, accanto a me, mi sentì nonostante il volume della musica:
<< Ti prego non dirmi che dobbiamo uscire un’altra volta! >>.
<< Ma se quella è appiccicosa io che cazzo ci posso fare! >> cominciai a ticchettare il piede sul pavimento per il nervosismo. Avevo i nervi che sarebbero potuti diventare pappetta per zombie da un momento all’altro. L’unica cosa che volevo era starmene tranquillo da una parte senza che quella rompiscatole mi si attaccasse tutte le volte e cercasse di portarmi a ballare: chiedevo forse troppo?!
<< Tu non la cagare e se insiste la mandi a fanculo, dov’è il problema? >> rispose il mio amico, ma probabilmente non doveva saperne proprio nulla di “ragazze in calore”.. puoi dire loro che non le vuoi anche mille volte, tanto non gliene frega niente! Quelle lì non si arrendono mai!
<< Chi ha voglia di un’altra coca? >> chiese Pietro.
Ecco uno dei tanti motivi per cui amo la Coca Cola: salva la gente da insaziabili ragazze innamorate che non lasciano neanche il tempo per respirare e ti saltano addosso peggio delle cavallette. Feci per avviarmi verso il bar quando lei mi raggiunse
<< Eccoti! Si può sapere dove ti eri cacciato? E’ da mezz’ora che ti cerco. >>
<< 5 minuti >> ribattei svogliato.
<< Ah. Beh, noi stiamo andando al bar a prendere qualcosa, scommetto che anche tu hai sete, vieni che ti pago l’estathé >> mi prese per un braccio e mi trascinò insieme alla sua amica sconosciuta fino al banco della discoteca. – Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Datemi un’insulina, un calmante, qualcosa! Ma levatemi di dosso questa cazzo di seppia insopportabile (senza alcuna offesa per le seppie)! –.
<< Forza Ale, vai a scegliere il gusto, tanto il distributore è laggiù >> indicò la macchinetta praticamente vuota in fondo al bar, io feci finta di avvicinarmi per scegliere la bevanda e, non appena qualcuno aprì la porta che dava sul retro, sgattaiolai fuori senza essere visto.
Se i professori avessero saputo dov’ero, probabilmente sarei stato rispedito subito a casa. Me ne andavo a spasso per le viuzzole lì intorno, da solo. Tanto agli altri sarebbe importato poco e nulla di quello che stavo facendo: avrebbero pensato solo a divertirsi, che io fossi stato con loro o no, non avrebbe fatto differenza.
Entrai in un negozio di oggetti per la casa, ma non avevo intenzione di comprare niente; così, quando mi avvicinai al primo scaffale, la proprietaria mi chiese se avessi bisogno di qualcosa, negai e continuai a gironzolare tra i mobili.
Improvvisamente qualcosa catturò la mia attenzione: una piccola palla di vetro, una di quelle con la neve dentro e una chiesetta. La presi e la osservai meglio da vicino – certo che assomiglia un bel po’ a.. ma si, all’hotel dell’altra classe! – riflettei e la rimisi al suo posto, sussurrando tra me e me
<< Non devo più pensarci. Stanno succedendo troppe cose con lei, e in fondo non è neanche il mio tipo.. >> sentii qualcuno strillare fuori dal negozio e mi nascosi troppo tardi quando capii che si trattava di Alessia, di nuovo.
<< Alessandroo! Esci di lì, ti ho visto, non fare il furbetto! >> Lasciai il mio giaciglio improvvisato e mi diressi verso di lei. Notai che Pietro l’aveva accompagnata e lo strattonai fino all’angolo più vicino
<< Ti dico che mi sta sui coglioni e te la porti a giro per starmi alle calcagna!? >>
<< Non è colpa mia, Ale! Mi stressava da 20 minuti, la prof. ti cercava e tu sembravi esserti volatilizzato, che cazzo dovevo fare!? >>
<< Ah grazie tante, “amico”, per avermi scaricato la peggior rompipalle ostinata della scuola. Come se non l’avessi sopportata abbastanza per stasera! >>
<< Minchia, non ti molla proprio, eh? >> sghignazzò.
<< A quanto pare >> la sentimmo gridare i nostri nomi spaventata << maremma che pisciasotto! >>. Lui la ignorò e continuò:
<< Beh, guarda il lato positivo: almeno Sara non ti fa la gomma da masticare. Forse dovresti riprendere in considerazione l’idea di piacergli.. magari te la porti a giro una volta e fai pratica a letto >> fece il gesto tipico di un pompino e gli rifilai una gomitata nello stomaco, accompagnata da una grassa risata. La Pieraccioli ci sentì e raggiunse il nostro angolo indispettita, mandandoci gentilmente a quel paese per averla lasciata sola.
Ma io dico: perché le ragazze devono sempre trattenersi con le parolacce? Io se devo esprimere il concetto di “mi hai rotto le palle”, non posso dire “mi hai rotto le scatole” o “mi hai spaccato i maroni”, perché si, ok, la forma sarà anche più galante, ma non c’è storia: “mi hai rotto le palle” resta “mi hai rotto le palle”.
E quella sera, Alessia me le aveva proprio frantumate.
 













*Terra chiama autrice! Terra chiama Sara!*
D’accordo, so di essere parecchio in ritardo con il nuovo capitolo di questa storia e mi scuso di non averla aggiornata prima ma non ne ho avuto ne tempo ne voglia. Scusate ancora.
Dunque, a vederlo così il titolo fa un po’ schifo, lo ammetto.. soprattutto per il discorso finale tra Alessandro e Pietro, ma loro sono maschi e gli adolescenti maschi ragionano così. Punto. Insomma, dopotutto chi non ha mai sentito un ragazzo avere le sue “idee perverse”? ;) Inoltre, per scrivere meglio, sto uscendo di più col mio migliore amico e i suoi compagni di classe, li sento ragionare di un sacco di cose ed è molto utile per capire la loro mentalità (se a qualcuno può servire un consiglio di questo genere) ^-^
Bene, detto questo spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e direi..
Arrivederci a non so quando! :) Sappiate che spero ancora in qualche recensione, perciò se avete un pochino di pietà per una povera ragazza massacrata dai compiti e dai professori della nuova scuola.. scrivete ♥ I love you guys ♥

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Capitolo 18
*** La vera storia ***


Dunque, sono qui stavolta per informarvi che questa storia è stata "trasferita". Mi spiego: "E se Cupido decidesse di aspettare?" era una prova che avevo voluto fare per riscrivere, aggiungendo dettagli inventati ciò che mi era realmente successo.. il problema è stato che non ho avuto tempo materiale né idee sufficienti a cambiare ogni singolo avvenimento riscrivendolo quasi in terza persona. Quindi, dato che tecnicamente la storia originale e completa l'ho scritta anni fa, ho deciso di correggerla e di pubblicarla almeno qui su efp. Perché? Persone che conosco hanno letto entrambe le versioni e, pur avendo ammesso che questa sembra essere la più divertente, non rende molto rispetto a quella di partenza. Inoltre qualcuno ha detto di essere riuscito a capire meglio i sentimenti che provava dopo aver finito di leggere il racconto integrale.. non ci credo tantissimo, ad essere sincera, forse però è perché la mia autostima è a livello zero riguardo certe cose.
In sintesi: se devo stare a riscrivere tutto quanto, facendo la salsa lunga, rischio di perdere solo tempo e voglia e comunque non riuscirei a far intendere il cambiamento che c'è stato nella protagonista.. che poi sarei io, ma questi sono dettagli. Quello di seguito è l'ultimo capitolo, come avrei voluto far finire questa storia ma come in realtà non è andata.. se non vi va di sapere altro, finitela qui e bevetevi un'altra delle solite baggianate "lei se ne va, lui torna e si mettono insieme"; altrimenti scoprite com'è andata davvero.



 

Ultimo capitolo – Il finale perfetto

<< Conto alla rovescia e poi saltiamo! >> ordinai.
<< Okay! Uno, due.. tre! >> gridò Marta, e insieme saltammo dal trampolino di 3 metri.
Strano che ci fossi riuscita, solitamente soffro di vertigini. Dov’era finita la mia fifa?
- Fifa? Hey? Dove sei? Va beh, vuol dire che mi rassegnerò ad essere una ragazza “normale” che non ha paura dell’altezza - . Risalii in superficie e, guardando la mia amica, scoppiai a ridere. L’acqua era fresca e si stava da dio. Il martedì prima ero già stata a Ippopiscine insieme a Ilenia, mentre quel giorno io, Marta, Livia, Greta, Siria ed Erika, ci eravamo organizzate per passare lì l’intero pomeriggio. La madre di Livia, che si era offerta di accompagnarci e di restare a fare la guardia, si avvicinò:
<< Ragazze, venite a fare merenda, sono quasi le 5 >>.
<< Due minuti ancora mamy >> rispose la figlia.
Qualche tuffo dopo, finalmente, ci sedemmo sulle sdraio a sgranocchiare qualche noce e a mangiare enormi fette di anguria. Poi, Siria, propose di andare a fare un giro per chiacchierare un po’e, di chi si doveva parlare, se non di me?
<< Allora, Sara, come ti senti ora che sei finalmente libera? >> chiese Greta.
<< Intendi per quel cretino di Alessandro Ricci? >> domandai, sapendo già la risposta.
<< E chi altro sennò? >> Erika fece un sorrisetto divertito.
<< Beh, diciamo che sto bene. Ma non voglio più avere niente a che fare con lui >>.
<< Ne sei sicura? >> chiese Siria, più seria di quanto credessi.
<< Anche se volessi non potrei; vi dimenticate che adesso siamo in due scuole diverse ed impegnative >> confessai affranta. La mia migliore amica mi rivolse uno sguardo comprensivo e cercò di rassicurarmi:
<< Ci sono rapporti che funzionano anche a distanza, Sary, ma se questa è la tua decisione definitiva non possiamo fare altro che darti ragione >>.
<< Già, dopotutto lui ha fatto le sue scelte: meglio Alessia che tu. Ormai sai com’è, sono migliori amici e hai provato in tutti i modi a cambiare le cose. Penso che non ci sia più niente da fare >>. Mi incupii maggiormente dopo che Livia ebbe pronunciato quelle frasi – ha ragione – pensai triste, ed espressi ad alta voce la mia opinione.
<< E a te, invece, come va con Pietro? >> chiese Greta, salvandomi dalla totale depressione in cui sarei caduta se avessero continuato a farmi domande.
<< Oh.. ecco.. non tanto bene. Si, okay, era il mio migliore amico ma questo non significava che io lo amassi quando lo chiamavo “cucciolo”. Lui l’ha presa in modo diverso e.. oh, perché ho acconsentito a fidanzarmi? Non posso neanche mollarlo o gli spezzerò il cuore! >> Erika scoppiò in un mare di lacrime e io pensai che forse era meglio cambiare argomento altrimenti l’umore generale sarebbe peggiorato a dismisura. Guardai implorante Marta che, fino a quel momento, non aveva detto una parola. Lei capì al volo ed esclamò:
<< Su via ragazze, siamo in vacanza! Il periodo che vieta assolutamente di essere tristi, chiaro? >> sorrise e mi fece l’occhiolino.
<< Giusto >> concordò Siria << dunque, a qualcuna di voi è capitato qualcosa di divertente negli ultimi tempi? >>. Alzai la mano e, mentre la fidanzata di Pietro si asciugava le lacrime, cominciai a parlare:
<< Qualche giorno fa sono stata qui con Ilenia e, dopo aver comprato un pacchetto di patatine al bar, stavamo tornando agli asciugamani. Ad un certo punto ci sono passati accanto dei ragazzi che dovevano avere più o meno la nostra età >>.
<< Ed erano carini? >> Livia mi tirò una gomitata affettuosa.
<< A dire il vero no, ma non è di questo che volevo parlarvi. Una volta vicini hanno cominciato a farci il verso del “chiamami” e alcuni mi hanno salutata “ciao Sara!”; avrei voluto rispondergli “ma ‘icche volete che io non vi ho mai visti in vita mia?” >>.
Le mie amiche scoppiarono in risate fragorose. Probabilmente anche l’italiano era andato a farsi un bagno in piscina. Subito dopo, Siria, ci raccontò che, nel weekend, era stata al mare e ad un ragazzo si erano rotto l’elastico ai boxer mentre faceva una passeggiata sulla spiaggia; ha dovuto fare tutto il viaggio di ritorno verso l’ombrellone con la mano che reggeva i pantaloni.
Poi, parlammo della scuola e dei compagni che non ci sarebbero mancati neanche un po’, delle avventure passate in quei due anni di scuola superiore e di cosa avremmo voluto fare da grandi. Sembravamo un gruppo di bambine che si perdono nel raccontarsi a vicenda i propri sogni e speranze; a volte è bello tornare all’età infantile, quando i problemi della vita erano come invisibili ai nostri occhi.
<< Ragazze, adesso possiamo tornare in acqua? >> chiese Marta.
<< Certo. Andiamo agli scivoli, così ci divertiamo di più >> propose Greta.
Ci avviammo dalla parte opposta della piscina con i trampolini e, mentre passavamo vicino al bar, notai un gruppetto dall’aria familiare. Improvvisamente li riconobbi e feci un cenno alle altre: erano i ragazzi del “io non vi conosco ma voi conoscete me”.
Uno di loro si accorse della nostra presenza e avvertì gli altri, noi facemmo finta di niente e continuammo col nostro percorso finché non sentii qualcuno gridare:
<< Ah, Sara! Dunque ci incontriamo di nuovo? >>.
Mi voltai e, decisamente sorpresa dall’atteggiamento dello sconosciuto, domandai:
<< Chi diavolo siete? >>.
<< Ma come, non ti ricordi di noi? >> sorrise maliziosamente e si voltò verso il resto del gruppo << avete sentito raga’? La ragazzina non ci ha mai visti >> gli altri risero. Ero a dir poco confusa, non li avevo ancora riconosciuti. Un altro ragazzo, un po’ più basso degli altri si fece avanti e, con fare spavaldo, pronunciò una frase che non mi sarei mai aspettata di sentire:
<< Se ti dico “Alessandro Ricci” cosa ti viene in mente? >>.
Non capivo nulla. Chi erano? Cosa volevano? Conoscevano Alessandro?
Vedendomi allarmata, il ragazzo che aveva parlato per primo, continuò:
<< oh, vedo che riesci a ricordare.. e la cresima? Ti dice niente? >>.
Dopo quelle parole li riconobbi immediatamente: li avevo visti alla cresima di Alessandro, erano coloro che si erano voltati continuamente, quelli che erano seduti accanto a lui. E, siccome le sfighe non arrivano mai da sole, vidi avvicinarsi la persona che meno avrei voluto incontrare durante l’estate. Quando si accorse della mia presenza, realmente sorpreso, esclamò:
<< Sara! >>.
<< Tu! >>.
<< Questo “tu” ha un nome, prego >>.
<< Il Ricci ci ha parlato tanto di te! Sappiamo tutto quanto! >> il ragazzo basso mi fece l’occhiolino e ricevette una gomitata nello stomaco da colui che mi aveva appena rovinato le vacanze.
<< TU COSA?! >> ero arrabbiata. Improvvisamente tutta la sofferenza, il dolore e la rabbia che avevo provato negli ultimi mesi venne fuori in un mix di follia.
<< Ancora con questo “tu”? Ho detto di avere un nome. E poi stai calma, non c’è bisogno di incazzarsi >>.
<< INCAZZARSI? Perché, ti sembra che io sia incazzata? Oh, io non direi proprio. Dovrei forse incazzarmi perché tu vai in giro a sfottere la gente con i tuoi amici? No, non ne vale la pena per un coglione come te! >> gridai.
<< Ehi ehi ehi, piano. Cos’ho fatto di male? >>.
<< COSA HAI FATTO? >> scandii bene le parole << hai persino il coraggio di chiedermelo? E’ meglio che non ti fai più vedere, Ricci! >>.
Non lo avevo mai chiamato con il suo cognome e sapevo che, se lo avessi fatto, avrebbe finalmente capito che non scherzavo. Infatti restò zitto, sconvolto dalla mia reazione e, con quegli occhi spalancati che, un tempo, mi avrebbero intenerita, domandò:
<< Non crederai mica.. oh dio, Sara.. non dirmi che è ancora per Alessia! >>.
<< Chi? Quella stronza, troia, puttana che mi ha scassato la minchia per 2 anni interi? No, non è per lei poverina.. lei non centra niente, come te! Sei sempre innocente! >>.
<< Io.. posso spiegare! >>.
<< Ah davvero? E cosa? Che mi sfottevate insieme il giorno degli esami di giapponese? No, grazie, lo so già! >> iniziavo a stancarmi di quel verme attaccato al fondoschiena.
<< No, non è per quello.. ti prego.. lasciami spiegare! >>.
<< Ma a che servirebbe? I dettagli li so già, so quello che dicevate! Non mi interessa sapere che tu e Alessia siete migliori amici, non mi interessano le tue patetiche spiegazioni da neonato, NON MI INTERESSA NIENTE DI TE! >>.
Rimase colpito dalle mie parole, forse ferito, ma non mi importò. In quel momento volevo soltanto andare con le mie amiche a fare una nuotata, a divertirmi, a vivere la MIA vita e non stare ad ascoltare un ragazzo che mi aveva spezzato il cuore ed aveva finto che io gli piacessi per poi sfottermi con la troia della scuola! Mi voltai verso Greta e le altre, le vidi terrorizzate; probabilmente dovevo avere gli occhi rossi e i capelli che andavano a fuoco per la rabbia, ma persino gli accompagnatori di Alessandro avevano un’aria spaventata. Il loro amico si ricompose il necessario per riuscire a dire:
<< Incontriamoci giovedì in piazza alle 4:00, ti devo delle spiegazioni >>.
<< Non verrò. >> dichiarai.
<< Me lo devi >>.
<< Devi molte più cose tu a me >> mi accorsi in seguito di ciò che avevo appena detto e, in poche parole, capii che mi ero auto-derisa. Lui fece un sorrisetto furbo e, stavolta, girò i tacchi e si allontanò, seguito dal resto del gruppo.
Io rimasi lì, ferma. La testa mi girava vorticosamente e sentivo che sarei potuta svenire da un momento all’altro. Raggiunsi la sedia a sdraio più vicina e mi distesi.
Lo odiavo. Lo odiavo più di qualunque altra cosa.

Non sto a fare il solito poema in cui racconto tutto. Andai a quell'incontro, lo insultai e gli tirai anche un paio di ceffoni dritti su quella sua faccia da schiaffi. Lui si confessò, disse che aveva chiesto aiuto ad Alessia per avvicinarsi a me ma lei non aveva voluto ed aveva cercato in tutti i modi di far sembrare il contrario di ciò che voleva.. disse che aveva capito di amarmi. Oh, così tardi ci era arrivato? Ero incazzata con lui, avevo giurato vendetta, però lo amavo.
Ci baciammo e lui mi chiese di essere la sua ragazza. Purtroppo però, di lì a poco le cose cambiarono: vivevamo in due realtà completamente diverse e non ci era concesso stare insieme a causa con gli impegni per la scuola. Nonostante ciò, il periodo in cui riuscimmo a stare insieme, fu assolutamente il più bello che abbia mai vissuto.



















 

Potete accontentarvi di questo, altrimenti il libro originale si chiama - Slice Of Life -, lo troverete sulla mia pagina insieme agli altri racconti. All'inizio sembrerà scritto da una bambina di 8 anni, anche per quanto riguarda le parole e il modo di esprimersi e di vedere le cose.. ma in effetti ero una bambina quando l'ho scritto e se lo cambiassi non avrebbe più senso mostrare il cosiddetto "cambiamento". Niente, vi lascio alla vostra vita e non aggiungo altro :)

Arrivederci, grazie mille di tutto <3

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