-The Rise of the Guardians: Eclipsed- di Kamelye (/viewuser.php?uid=124097)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter First: Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter Second: In the Eyes of the Wolf ***
Capitolo 3: *** Chapter Third: Revelations ***
Capitolo 4: *** Chapter Fourth: Bonding ***
Capitolo 5: *** Chapter Five: Alive ***
Capitolo 6: *** Chapter Sixth: Light, motors, Action! ***
Capitolo 7: *** Chapter Seventh: Versus (Parte 1) ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight: Versus (Parte 2) ***
Capitolo 9: *** Chapter Ninth: The Choice ***
Capitolo 10: *** Chapter Tenth: Final Masquerade ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleventh; The Final Act, Part 1 ***
Capitolo 12: *** Chapter Twelft: The Final Act, part 2 ***
Capitolo 13: *** Chapter Thirtheen: Epilogue. ***
Capitolo 1 *** Chapter First: Prologue ***
SSSSSSSalve
a tutti, Sono Kamelye~
VOLEVO PUNTUALIZZARE CHE QUESTA FFC NON HA E NON AVRA' NULLA A CHE
VEDERE CON LA SERIE DI TWILIGHT! IL TITOLO, è 'ECLIPSED' NON
'ECLIPSE' :) Giusto per, ripeto, puntualizzare.
Buona lettura!
"The
Rise of the Guardians: Eclipsed"
-Chapter
First: Prologue-
Paura.
Terrore.
Stanchezza.
E'
questo che provi.
Amarezza.
Tanta, tanta amarezza.
Rabbia.
Oh
si, tanta, tantissima rabbia.
Dolore.
ODIO.
Correre,
correre, più forte! Più veloce!
O
ti prenderanno.
Maledetti
alberi! MALEDETTI! Ti ostacolano la corsa...
Quando
cadi la terra è dura sotto di te e l'impatto ti toglie il fiato dai
polmoni.
Due
occhi gialli ti fissano.
Ora
sono otto, sedici, trentadue, migliaia… senti il loro respiro sul
collo...
Sei
in trappola.
Nel
tuo cuore, serpeggia niente altro che Caos.
Ah,
dimenticavo, tu non hai un cuore!
O
forse si?
Gridi.
Ma ormai è troppo tardi. Nessuno può sentirti.
Tanto,
"l'Uomo Nero non esiste."
Di
te, Pitch Black, non rimane altro che cenere.
Rinasci
allora.
VIVI!
Rinasci
dalle tue ceneri, e come una fenice spalanca le tue ali al
cielo!
Vivi,
sotto la tenebra del lato oscuro della Luna.-
°•.°•.°•..•°.•°.•°
Un
brivido gelido corse lungo la schiena del Coniglio di Pasqua.
"Giuro che se è di nuovo quella peste di Frost, le uova marce non glie
le risparmia nessuno stavolta.", pensò fra sè e sè.
Tuttavia qualcosa gli diceva che non era colpa del turbolento Spirito
dell'Inverno. E il suo istinto non sbagliava mai. O quasi.
Fece un rapido giro delle gallerie sotterranee che erano il suo regno,
ma nulla. Tutto sembrava al suo posto, eppure... le sue piccole uova
erano più agitate del solito, nonostante la Pasqua fosse passata da un
pezzo, ormai. Era metà maggio e questa sorta di strana tensione
aleggiava nelle gallerie già da qualche giorno.
"Eppure c'è qualcosa che proprio non mi quadra. Sarà meglio andare da
Nord, lui saprà cosa fare. " concluse.
Prese
dunque il campanellino che Babbo Natale aveva donato ad ognuno dei
Guardiani e lo suonò deciso, aspettandosi l'apertura di un portale.
Neanche il tempo di posare l'oggetto dorato su una roccia muschiata li
vicino che due Yeti giganteschi lo afferrarono per le braccia, lo
scaraventarono dentro ad un ruvido sacco rosso e lo gettarono in un
tunnel magico.
Dopo un paio di giravolte ed un mal d'aria -se di mal d'aria si poteva
parlare- da paura, il povero coniglio si ritrovò finalmente a
destinazione, con il muso spiaccicato sul marmo freddo e la morbida coda
all'aria. Si rialzò dolorante, scoccando un'occhiata truce all'omone
panciuto e di rosso vestito che se la rideva alla grossa alla faccia
sua.
"NORD!
DIAMINACCIA! QUANDO INSEGNERAI A QUESTI CAVOLO DI YETI L'EDUCAZIONE?!"
gridò il Coniglio di Pasqua.
"AHAHAHAHAH! Veramente, amico mio, è stata idea mia!- rispose
quello senza smettere di tenersi la pancia. Il coniglio pasquale dovette
far appello a tutto il suo autocontrollo. Non appena l'amico in rosso si
fu calmato, iniziò a parlare.
"Ho un brutto presentimento, Nicolas. Le mie uova sono agitate,
nonostante la Pasqua sia passata da un pezzo. Ed anche io inizio a
preoccuparmi."
"Più che di tue uova, amico, io mi fido di tuo istinto. Se tu hai
presentimento strano, di solito hai ragione. Dimmi, amico mio, cosa
turba te?"
"In realtà non lo so, Nord. Ma sento che sta per succedere qualcosa. Non
riesco a togliermi questa sensazione di dosso."
"Sarà meglio chiamare altri Guardiani allora."
Nord si mise due dita sulle labbra e fischiò. Tre piccoli elfi dal
cappello a punta si presentarono con l’aria un po’ scocciata.
"Andate a chiamare altri Guardiani, forza! Ho Ho Ho! "
***
Nel
frattempo, lo Spirito dell’Inverno se ne stava placidamente fluttuando
nei pressi di una cima siberiana. In qual periodo dell’anno era suo
compito mantenere ghiacciati i luoghi più freddi. Era un compito
abbastanza arduo, in effetti, di quei tempi, a causa del riscaldamento
globale causato dagli uomini e si stava godendo una piccola pausa...
Finchè uno strano oggetto volante (e urlante) non identificato lo colpì
in pieno, scaraventandolo giù dal crinale della montagna.
Pur
preso alla sprovvista, il giovane spirito utilizzò il suo bastone per
creare una pista di ghiaccio, che gli permise di rallentare la
caduta.
Appena
ebbe riacquistato l’equilibrio, con uno scatto brandì l’arma ricurva
davanti a se, pronto per ogni evenienza. I suoi occhi color del mare
guizzavano rapidissimi, in cerca di qualsiasi movimento sospetto.
Improvvisamente, un piccolo cumulo di neve iniziò a muoversi. Di colpo,
fece capolino nel manto bianco una testolina sormontata da un cappellino
rosso a punta, che terminava con un grazioso campanellino.
Riconoscendo
nel piccoletto uno degli elfi di Babbo Natale, corse ad aiutarlo,
tirandolo senza sforzo fuori dalla neve.
"Hei
piccoletto, stai bene?" chiese lo spirito della Neve, beccandosi
un’occhiataccia dal piccolo elfo che, sdegnato dall’appellativo, si
liberò dalla presa del giovane cadendo con un tonfo sulla neve morbida.
Jack sorrise sotto i baffi.
Sorriso
che si spezzò in mille piccoli pezzi, quando uno stridio allucinante
squarciò l’aria, portando il ragazzo a tapparsi subito le
orecchie.
Una
sensazione di puro terrore lo avvolse, facendolo rabbrividire e
rizzandogli i capelli sulla nuca.
Sentì
una presenza alle sue spalle.
Giratosi
di scatto, si trovò a pochi metri da una non meglio definibile creatura.
Era paralizzato dallo sconcerto: quella cosa, un gigantesco
grumo nero, si stagliava e si contorceva davanti a lui, producendo
un devastante stridio simile ad un urlo straziato di dolore.
Ad
un certo punto, una specie di arto, un tentacolo, si staccò parzialmente
dal grumo principale allungandosi a dismisura. Intuendo le sue
intenzioni, Jack strinse il suo bastone e spiccò il volo, pochi secondi
prima che fosse troppo tardi: con una forza semplicemente inaudita, la
creatura schiantò la sua propaggine proprio dove poco prima c’era il
ragazzo, sollevando una tonnellata di neve per la forza dell’impatto.
“Se
mi prende, mi ammazza.” Pensò lo Spirito, col cuore che batteva
all’impazzata e l’adrenalina in circolo.
Schivò
velocemente i colpi della creatura, che si stavano facendo sempre più
incalzanti e feroci, uno dopo l’altro. Intravide la macchiolina del
cappello rosso dell’elfo che tremante si era nascosto dietro ad un
cumulo di neve.
"VAI
A CHIAMARE GLI ALTRI, PRESTO!!"
Urlò
con tutto il fiato che aveva nei polmoni, poco prima di essere
schiantato con una forza colossale contro il crinale roccioso della
montagna.
***
Ebbene,
il prologo di questa storia è concluso. Spero che vi sia piaciuto!
Nel
prossimo capitolo:
“
Il raggio di luna che filtrava dalla finestra del castello di Nord
illuminò il pavimento davanti a loro, rivelando una figura
incappucciata. La pesante mantella nera non permetteva di vederne alcun
dettaglio,
eppure pareva chiaro che celasse una figura femminile. Jack scrutò i
volti angosciati dei suoi compagni Guardiani. Aveva come la sensazione
che la conoscessero da tanto, tanto tempo…"
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Capitolo 2 *** Chapter Second: In the Eyes of the Wolf ***
Rise
of The Guardians: Eclipsed
Chapter
2: In the Eyes of the Wolf
Quando
vennero scaraventati fuori dal portale di Nicholas, lo spettacolo che
gli si parava davanti era agghiacciante.
Jack,
ormai sfinito, perdeva sangue da una ferita sull'occhio sinistro e si
teneva la mano stretta su un fianco.
Si
reggeva a stento al bastone, dolorante e sembrava verosimile che si
fosse rotto qualcosa. I suoi occhi color del mare non facevano altro che
fissare intensamente quella specie di corpo ribollente davanti a lui,
pronto a schivare il prossimo attacco, nonostante ansimasse
pesantemente.
I
quattro corsero verso di lui, che si accorse della loro presenza e si
voltò.
Quell'attimo
di distrazione gli fu fatale: un… braccio, spuntato dal centro della
creatura scattò verso il ragazzo, che non riuscì ad evitarlo e venne
avvolto in una presa ferrea. Cercò di divincolarsi con tutte le sue
forze mentre polmoni si svuotavano, e lo Spirito sentì la testa girare,
le ossa scricchiolare con un rumore orrendo.
Il
bastone gli era sfuggito di mano.
Sentì
Dentolina urlare il suo nome, poi il buio.
Quando
la Guardiana dei Ricordi vide la testa di Jack accasciarsi, privo di
sensi, non riuscì a trattenere un urlo e sentì una rabbia cocente
montarle nel petto. Scattò verso quella roba nera orribile alla massima
velocità che le sue ali iridescenti le permettevano, ma nell'ansia, non
vide una delle estremità galleggianti della creatura saettare verso di
lei. Sentì solo un "attenta" alle sue spalle e due braccia forti
che la salvavano da un impatto colossale che riverberò attraverso la
neve fresca, riscuotendola.
“Ma
cosa mi è preso…?” Pensò, portandosi una mano alla testa. Tutta quella
rabbia che aveva provato, così forte da bruciarle il petto, era sparita.
Si guardò intorno, confusa; Calmoniglio l'aveva salvata appena in tempo
e ora la fissava con tanto d’occhi:
"Stai
bene?" Disse lo Spirito, la voce piena d'ansia. La Guardiana dei
Ricordi semplicemente annuì, gli sussurrò un veloce grazie e si alzò
subito, scrollandosi rapidamente la neve di dosso. Nord sfilò le sue
enormi daghe e le fece roteare, ululando e pronto alla battaglia.
Bisognava liberare Jack, subito!
Con
un urlo e l'adrenalina che entrava in circolo, l’uomo in rosso si
scagliò su quell'indefinito ammasso di roba nera.
Uno
dei boomerang di Calmoniglio gli sfiorò l’orecchio e le fruste di Sandy
gli passarono accanto al fianco destro, mentre lui menava
fendenti a destra e manca, muovendosi agilmente nonostante le
gambe gli affondassero nella neve fino ai polpacci.
“Maledizione,
si rigenerano!” Disse, lanciando sguardi preoccupati ai suoi compagni.
Poco
dietro di lui, Calmoniglio aveva deciso di cambiare strategia, guidato
da Dentolina: faceva di tutto per tenere occupata la creatura, mentre la
Guardiana aspettava il momento buono per tentare di liberare Jack dalla
presa di quel mostro ributtante.
Il
Coniglio di Pasqua non si fermava un attimo; schivava, rotolava,
scattava via, lanciava le sue uova esplosive… Dentolina ammirò
profondamente le capacità del suo compagno e le si gonfiò il petto di
orgoglio.
Eppure…
all’improvviso, si sentì impotente. Un gelo incredibile le attanagliò il
petto e gli occhi iniziarono a pizzicarle e riempirsi di lacrime.
“Tutti
si sono buttati nella mischia seguendoti a ruota, ma ora ti hanno
lasciata indietro…” le diceva una voce nella sua testa.
Guardava
ansiosa combattere Sandy, il buono, allegro e dolce Sandy, con una furia
ed un coraggio che mai gli aveva visto in corpo. Calmoniglio che faceva
di tutto per salvare quello che era diventato il suo migliore amico.
Nord per quello che era diventato come un figlio per lui. E lei? Cosa
poteva fare lei?
“Io...
Non so che fare! Non so combattere come loro! Cosa faccio, cosa
faccio!!” Continuava a ripetersi, disperata.
Sentì
le lacrime salirle prepotentemente agli occhi e di riflesso strinse i
pugni.
Lei
non aveva armi per difendere nessuno…
Alzò
lo sguardo, ormai quasi preda del panico. Per un attimo, le parve che la
Luna glie lo restituisse.
La
Guardiana si sforzò di respirare più regolarmente.
Si
asciugò le lacrime, prendendo coraggio. Prese ad osservare con più
attenzione i movimenti della creatura; Sandy faceva schioccare abilmente
le sue fruste ogniqualvolta i tentacoli neri si avvicinavano troppo ad
uno dei Guardiani, preoccupato per i suoi amici. Uno gli sfuggì,
colpendo Calmoniglio alle spalle e gettandolo lontano. Questo fece
arrabbiare Nord, tanto.
Più
la sua rabbia cresceva, più l'ansia di Sandy si affilava, tanto più i
tentacoli di quell’orrore color catrame diventavano più forti, grossi e
taglienti.
“Ho
capito!!” Esclamò Dentolina ad alta voce;
La
Guardiana continuò a respirare in maniera controllata, rallentando i
battiti del cuore. Poi si concentrò su un bel ricordo. Vediamo... Quando
aveva abbracciato Jack, subito dopo aver sconfitto Pitch. In quel
momento si era sentita davvero felice. Inconsciamente, nonostante la
situazione disperata, si ritrovò a sorridere.
“Andrà
tutto bene.” Pensò.
Iniziò
ad avanzare, senza fretta. Grazie al raziocinio e all'autocontrollo,
cercò di concentrarsi su altri ricordi, i più felici che le
venivano in mente; Funzionò.
Nessun
tentacolo le venne incontro. Calmoniglio, che si era rialzato, inorridì,
mentre vedeva Dentolina avvicinarsi sempre di più alla creatura.
Paura,
terrore, ansia, rabbia iniziarono a scorrergli dentro con una forza che
quasi gli mozzò il fiato e gli oscurò la vista.
Un
tentacolo strisciò verso di lui.
Poco
prima che fosse troppo tardi, negli ultimi sprazzi di lucidità, lo
Spirito notò una cosa: Dentolina era serena. Non aveva paura. Ne era
accecata dalla rabbia, o dall'ansia. Sembrava quasi che sorridesse.
Allora capì e si concentrò, chiudendo gli occhi e respirando. Il
tentacolo, stentò a crederci, si contorse per cercarlo, come se l’avesse
perso di vista; infine, con suo sommo sollievo, si ritrasse.
Dunque
si alzò, ancora barcollante. Nel frattempo, anche Sandy aveva intuito il
piano di Dentolina. Si era fermato, aveva dominato le sue emozioni e si
stava avvicinando al tentacolo che stava stritolando Jack.
Per
Nord, notò il coniglio, la cosa sembrava un po' più difficile.
Non
riusciva a contenere la sua ira, sembrava fuori di sè! Finalmente,
Dentolina raggiunse Jack, come invisibile agli occhi della creatura.
Dolcemente, sfilò il ragazzo dalle sue spire e di corsa lo portò
lontano, aiutata dagli altri Guardiani.
“Nord!
NORD! Jack è salvo! Andiamo via, presto!"
"Coraggio,
vieni via!"
Ma
l’omaccione in rosso non rispondeva. Era come in trance, concentrato
solo sulla sua rabbia,
“Non
ci ha nemmeno sentiti!” Disse Calmoniglio, sforzandosi di rimanere
controllato.
"NICHOLAS!
NON LO POSSIAMO BATTERE! DOBBIAMO SCAPPARE, ADESSO!!” Tentò di gridare,
senza successo.
Dentolina
guardò Jack, ora al sicuro e protetto dalla sabbia di Sandy, poi rivolse
nuovamente lo sguardo verso Nord.
“E’
come se quella creatura lo stesse ipnotizzando” sussurrò preoccupata,
indecisa sul da farsi.
Nord
era sempre più stanco, ma non accennava a fermarsi. Non riusciva
a fermarsi. Sentiva montare dentro un'ira incontenibile, ma non sapeva
nemmeno perchè!
Menava
fendenti a qualsiasi cosa di colore nero entrasse nel suo campo visivo,
finchè la stanchezza fu tale che lo pervase uno stato di spossatezza.
Mentre
perdeva i sensi, vide un baluginìo argentato e quella specie di grumo
nero gorgogliante svanì davanti ai suoi occhi.
Cadde
in ginocchio, frastornato.
"Nord!!
Per la Luna, stai bene?!" Chiese Dentolina, trafelata.
"Ragazza
mia... Cosa essere successo?" ribattè lui, incredulo. Scrollò la grande
testa, agitando la barba candida.
Sentiva
di avere come… un vuoto, nella mente.
Ricordava
solo quella creatura orrenda, che aveva ferito Jack, e tanta, tanta
rabbia. Poi nient'altro.
"Abbiamo
combattuto contro una massa nera gigantesca, che aveva preso Jack. Credo
alimentasse e si nutrisse delle nostre emozioni negative. Dentolina se
n'è accorta, ed è riuscita a salvarlo. Anche noi siamo riusciti a
calmarci, e quella… cosa ci ha completamente ignorati. Mentre
tu... "
"Eri
come in trance. Non ci vedevi, non ci ascoltavi, è stato terribile!"
Disse Dentolina, che dopo il grande sforzo di volontà che aveva fatto,
era distrutta.
"Io
molto dispiaciuto, ragazzi miei. Fatto preoccupare tutti voi." Disse e
li avvolse in un abbraccio spacca"ossa dei suoi.
"Ma
che fine ha fatto quel mostro? E' svanito nel nulla!" Mimò Sandy con la
sua sabbia.
"No,
non è sparito. Io ho visto luce. Qualcosa ha colpito mostro, che è
sparito." Rispose Nord.
Tutti
si girarono verso il luogo dello scontro, e in mezzo alla neve smossa,
notarono che in effetti qualcosa brillava alla luce della luna.
Incuriositi,
Calmoniglio e Nord si avvicinarono.
All'improvviso,
senza fare alcun rumore nonostante camminasse nella neve, una figura
ammantata si avvicinò a quello che pareva tutti gli effetti un pugnale.
I
due Guardiani scattarono sull'attenti, l'uno brandendo le sciabole,
l'altro estraendo i boomerang.
“E
adesso questo chi è?!” pensò il coniglio di Pasqua, ancora con i nervi a
fior di pelle per lo scontro appena concluso.
La
pressione era palpabile. Dentolina e Sandy si piantarono con decisione
davanti a Jack con tutta l’intenzione di proteggerlo.
Eppure
la figura non si mosse; anzi, sembrò fare un piccolo sorriso e alzò le
mani, in segno di resa. Le maniche del mantello le scivolarono
all’indietro, rivelando gli avambracci pieni di bracciali dorati e dalla
carnagione olivastra. Il cappuccio che copriva il viso si alzò un
pochino grazie ad una leggera folata di vento, permettendo ai guardiani
di intravedere un gran paio di occhi cangianti che andavano dal verde,
al nero, al giallo, al marrone. Occhi di lupo.
Sandy
spalancò i grandi occhi dorati, riconoscendo la figura. Le si avvicinò
di corsa, allargando le braccia con l'intento di abbracciarla. Tuttavia
la figura ammantata gli fece delicatamente cenno di fermarsi.
Sempre
tenendo in alto le mani, si chinò lentamente e prese in mano il manico
intarsiato del pugnale che sporgeva dalla neve. Quello vibrò e sembrò
farsi liquido, cambiando la propria forma in quella di una sfera e
sparendo lentamente.
Lentamente,
la misteriosa figura si girò e iniziò a camminare, allontanandosi con
nonchalance dai quattro Guardiani.
Calmoniglio
era annichilito. Dove la figura poggiava i piedi, spuntava un piccolo
ciuffo d’erba.
“Può
essere che sia…” sussurrò sconvolto.
Nord
lanciò un'occhiata preoccupata a Dentolina, che ancora stringeva Jack ma
gli restituì uno sguardo eloquente. L’uomo si caricò in spalla il
giovane Spirito, ancora privo di coscienza.
"Portiamolo
a mio castello. Li sarà al sicuro”. Disse. Senza aspettare
l'approvazione degli altri, aprì un portale magico e vi si gettò dentro,
seguito a ruota dai suoi amici.
Jack...
Jack...
Jack
Frost...
"Chi
sei? "
Jack
Frost...
"Cosa
vuoi da me?"
Un
alito di vento caldo lo investì. Non vedeva nulla. Non sentiva nulla.
Ma sapeva di avere un corpo, in quanto aveva percepito il vento.
Galleggiava
nella più completa oscurità. Era totalmente in pace, eppure sapeva che
sarebbe durata poco.
"Manny...
Sei tu?"
Non
ebbe risposta. Prima di svegliarsi, due occhi di lupo gli danzarono
davanti agli occhi per un attimo, per poi essere sommersi dalla luce.
"Mmh..."
“JACK!
Oh grazie al cielo, ti sei svegliato!!"
Il
ragazzo non fece nemmeno in tempo a capire dove si trovava, che un grumo
indistinto di piume gli crollò addosso.
"Dentolina,
piano! E' ancora stordito!"
La
Guardiana, rossa quanto un pomodoro, sciolse l'abbraccio, e balbettando
si allontanò un pochino.
"Dove
siamo?" Chiese lo Spirito del Gelo.
"In
una di tante stanze di mio castello, ragazzo.” Gli rispose Nord,
dandogli un’affettuosa "distruttiva" pacca sulla schiena, mentre Jack si
sistemava seduto sul letto.
“Ah!”
Gemette sorpreso: una fitta alle costole lo aveva fatto piegare su se
stesso.
"Ehi,
ehi, piano! Hai preso una bella botta ghiacciolo! Quel coso per poco non
ti faceva fuori." disse Calmoniglio, che sotto la scorza da duro era
decisamente contento che l'amico stesse più o meno bene.
"A
proposito! cosa è successo? E cos'era quel... coso?" chiese il ragazzo a
Calmoniglio.
Tutti
alzarono le spalle, mentre Sandy cercò di mimare qualcosa indicando
Dentolina; il guardiano dell'inverno, ancora un po' intontito, non
afferrò il concetto.
"In
pratica,” spiegò la Guardiana "non abbiamo idea di cosa sia. Però... a
quanto ho capito, si comporta un po' come gli Incubi di Pitch."
“Oh
no! non di nuovo.” Pensò il giovane spirito.
Il
gelo calò nella stanza.
“Però…
questo era diverso. Non veniva solo attirato dalla paura. E’ stato come
se ci avesse ipnotizzato, costringendoci a provare proprio quei
sentimenti che voleva che provassimo, attaccando indistintamente
ogni qualvolta percepisse un sentimento negativo."
“E
infatti… " continuò Calmoniglio "appena io e Dentolina ci siamo calmati,
ha smesso di attaccarci. Se non ci fosse arrivata, probabilmente adesso
non saremmo qui.” disse, facendo arrossire la Guardiana.
Sandy
mimò "Io ero preoccupato, Nord arrabbiato. Quindi attaccava solo noi."
"Per
quanto lo colpissi o cercassi di imprigionarlo nel mio ghiaccio... si
rigenerava in continuazione! Come l'avete sconfitto?"
I
quattro si guardarono, incerti su come "e se" rispondere.
A
salvarli dalla situazione spinosa fu un elfo, che entrò trafelato nella
stanza. Respirando affannosamente, prese un lembo della veste rossa di
Nord e la strattonò violentemente. Tutti si precipitarono subito nella
Sala del Libro seguendo le direzioni del piccoletto, mentre Calmoniglio
aiutava Jack, ancora dolorante, a camminare dietro gli altri.
Una
volta arrivati tutti, se avessero aperto la bocca un po' di più
probabilmente gli sarebbero cadute le mascelle.
Il
libro brillava, illuminato dalla luce lattea della luna.
"Che
succede?" chiese Jack.
"Ah
giusto, tu non l'hai mai visto” disse Dentolina, sfoggiando uno dei suoi
sorrisi più smaglianti. "Succede così ogni volta che Manny vuole
eleggere un nuovo Guardiano!" Era così emozionata da non riuscire a
stare ferma!
“Chissà
chi sarà nostro nuovo compagno!” Disse Nord, apparentemente felice ma
con una leggera ombra nello sguardo.
La
luce si fece più intensa. Calmoniglio scuoteva Sandy, che nel frattempo
si era addormentato. I cinque sentivano la presenza dolce e rassicurante
dell'Uomo della Luna sopra di loro, e finalmente, Nord allungò la mano
per aprire il libro.
Il
raggio di luna che filtrava dalla finestra del castello di Nord si unì a
quella emanata dal libro, illuminando tutta la stanza. Improvvisamente
si alzò una colonna di luce, che rivelò una figura incappucciata.
La
pesante mantella nera non permetteva di vederne alcun dettaglio tranne
due avambracci snelli dalla carnagione scura, coperti da vari bracciali
dorati, eppure pareva chiaro che celasse una figura femminile.
Jack
scrutò i volti angosciati dei suoi compagni guardiani. Tutta la
loro allegria era svanita. Aveva come la sensazione che la conoscessero
da tanto, tanto tempo. La cosa che lo colpì di più, era di avere la
sensazione di averla conosciuta lui stesso ma l’assurda consapevolezza
di non averla mai vista.
Ella
è la destinata a diventare la nuova Guardiana. Il suo nome è Solstyce
M. Quetzacoal Hunahpu Wi Inti, spirito del Solstizio D'Estate.
————
*Come
forse qualcuno avrà notato, il nome è piuttosto lungo: infatti è
composto da vari nomi in lingua Maya, Indiano Lakota, Inca e altri
antichi idiomi nativo"americani. Probabilmente aggiungerò una traduzione
in seguito :)
Nel
prossimo capitolo:
"Caspita!
Allora è una gran cosa che sia diventata una Guardiana!" disse Jack,
entusiasta.
"Oh
si, è gran cosa ragazzo. Lei essere una di spiriti più antichi e
potenti. Anche più di me oh! Problema è un altro..."
"Ovvero?"
chiese lo spirito, sempre più curioso.
"Ci
odia a morte." concluse sbrigativo Calmoniglio.
|
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Capitolo 3 *** Chapter Third: Revelations ***
The
Rise of The Guardians: Eclipsed
Chapter
Third: Revelations
Volò
per miglia e miglia, accompagnata dal suo eterno amico Vento finché le
forze glielo permettevano; quando sentì di non riuscire più a
sostenere lo sforzo, camminò.
Quindi
quelli erano i famosi guardiani... Pensava.
La
distanza che doveva percorrere era tantissima; decise quindi di
riprendere il volo nonostante lo sforzo.
Abbassò
lo sguardo, ammirando da quell'altezza le meravigliose foreste del
Perù.
Iniziò
a calare di quota. Il Vento le aveva abbassato il cappuccio con una
carezza e lei non potè fare a meno di sorridere: amava sentirlo tra i
lunghi capelli neri. Una sensazione di serenità la invase, facendola
sentire calma come non era da molto tempo e rinvigorendo il suo volo
di nuova energia. La vista dell'enorme foresta che si arrampicava
sulla montagna sotto di lei aveva lo straordinario potere di scacciare
ogni preoccupazione. Sfrecciò sopra ettari ed ettari di alberi, fece
lo slalom tra le vette più alte. Si fermò un attimo sopra le rovine di
Macchu Picchu, gli occhi pieni di nostalgia per quella meravigliosa
civiltà perduta.
Tuttavia
la sua destinazione era un’altra.
"Ecco,
sono arrivata."
Disse
dopo almeno un’ora di fatica.
Diminuì
di quota fino a sfiorare l’erba dell’immensa prateria, rimanendo però
sospesa in aria per non inciampare nelle radici dei grossi alberi dal
tronco scuro che si chiudevano in un cerchio perfetto. Si inoltrò fino
al cuore del cerchio, dove si apriva un grande spiazzo.
Atterrò
con grazia e prese a caminare a piedi, al passaggio dei quali
crescevano piccoli fiori bianchi. Si fermò quando la figura del
Totem torreggiava su di lei, circondato dalle Pietre Sacre. Sentì
le lacrime pungerle gli occhi, ma non cercò di trattenerle.
"Sono
tornata, sorella mia, padre, madre, nonno..."
Lasciò
cadere la casacca scura con un gesto delle spalle, in modo che la luce
della Luna baciasse la pelle scura, coperta di tatuaggi tribali sulle
spalle e le braccia e si riflettesse sui lunghi capelli mossi. Si
strinse il pugno destro così forte da ferirsi. Fece qualche passo
avanti e poggiò il palmo sul Totem Sacro, lasciando che qualche goccia
di sangue bagnasse il legno antico. Dopo di che si concentrò,
rievocando alla mente quell'antico incantesimo insegnatole da suo
nonno, lo sciamano.
Una
soffusa ma ritmata litania iniziò a uscire dalle sue labbra.
Una
sfavillante luce verde"gialla accese gli occhi dell'aquila, il lupo,
l'orso e gli altri animali raffigurati nel Totem.
La
giovane aprì gli occhi di scatto e questi si illuminarono della stessa
luce, anche se ancora più sfavillante e sfolgorarono nel buio. Tutta
la natura circostante si svegliò al suono della sua voce, rispondendo
all'antica chiamata. Le foglie degli alberi erano mosse da un vento
innaturale, e risplendevano di vita.
Poi
iniziò a danzare. Era una danza ferale, ritmata, fatta di salti e
piroette, ma la ragazza la eseguiva in maniera meccanica: il suo
spirito era altrove. Nel luogo dov'era, davanti a lei un lupo grigio,
un orso Grizzly, un'aquila reale e una lupa albina la osservavano.
“Sono
tornata…" Disse, rivolta alla lupa bianca.
“Bentornata,
sorella mia.” Rispose quella, con una voce limpida come
un ruscello.
“Ho
sentito di nuovo la sua voce. Dopo cinquecento
anni. “
“Lo
sappiamo.” Dissero tutti gli Spiriti presenti in coro.
“Vuole
che io sia una Guardiana…"
“Ma
tu non vuoi, vero?” Le disse l'aquila, appollaiata sulla
spalla dell’orso. La voce che le risuonò nella mente era dolcissima.
La
ragazza tacque.
“Per
quale motivo?” Chiese poi lo stesso orso, la voce forte
come una montagna.
Dolorosi
ricordi affollarono la mente della ragazza.
“Ho
già combattuto per lui, e guarda cosa le hanno fatto!”
rispose, il volto rigato da lacrime amare, correndo ad abbracciare la
lupa albina.
I
quattro la circondarono con i loro corpi in un abbraccio pieno di
calore.
“So
quanto hai sofferto a separarti da lei, mia piccola Sethunya*, ma
ora devi liberare il tuo cuore dal rancore e dall’odio."
La
ragazza piantò gli occhi in quelli giallo"verdi del lupo grigio, così
simili ai suoi.
L’animale"spirito
alzò la zampa e la poggiò all'altezza del cuore di lei. Quel contatto
ebbe il potere di calmarla a tal punto che accennò un sorriso.
“Non
possono farcela senza di te. Una grande ombra grava sul mondo... E
tu sei forte piccola mia.” Disse l’aquila.
“L'inverno
non può scomparire: finchè esisterà l'estate, esso rimarrà sempre. E
tu devi andare da lui, Sethunya. Voi siete come aquila e lupo,
giorno e notte, Sole e Luna: Estate e Inverno.” Disse
saggiamente il lupo grigio.
La
ragazza sussultò.
“Jack?
Jack Frost?”
Quello
annuì.
“Questa
è la missione che il Grande Spirito ti ha affidato, piccola
mia.”
“Ma…"
“Andrà
tutto bene. Fidati di noi. Saremo sempre con te.”
Si
ritrovò ansimante ai piedi del Totem. Quando aprì le mani, un piccolo
acchiappa-sogni di legno scuro, con intrecciati fili bianchi e grigi e
decorato di piume nere, sembrava risplendere alla luce della Luna.
***
"Non
mi sembrate poi così entusiasti..."
Disse
Jack, squadrando i visi dei compagni.
Quelli
si guardarono ancora una volta, poi Nord sospirò, e chiamò uno dei suoi
elfi.
"Portami
Libro degli Spriti" gli disse. "E' storia un po' lunga, ragazzo”.
"Non
ho fretta" rispose lui, malandrino come al solito.
Tornato
l'elfo con un gigantesco librone in mano, tutti i Guardiani si sedettero
intorno ad un tavolo rotondo. L'uomo in rosso passò il libro a Jack,
sotto gli occhi vigili e preoccupati di Dentolina.
“Chissà
perchè tutto questo mistero…"
Jack
iniziò a leggere dove Nord gli stava indicando.
Solstyce
M. Quetzacoal Hunahpu Wi Inti***
Spirito
del Solstizio D'Estate
Provenienza:
Tribù Sioux (America del Nord)
Complespirito:
21 Giugno, anno ignoto.
Capacità:
arti marziali, armi bianche, collegamento spirituale con le entità del
fuoco.
"Caspita!
Allora è una gran cosa che sia diventata una Guardiana!" disse Jack,
entusiasta.
"Oh
si, è gran cosa ragazzo. Lei essere una di spiriti più antichi e
potenti. Problema è un altro..."
"Ovvero?"
chiese lo spirito, sempre più curioso.
"Ci
odia a morte." concluse sbrigativo Calmoniglio.
"Vedi
Jack... devi sapere che prima della tua nascita, vi era un altro spirito
che portava l’Inverno e il Divertimento nel mondo. Questo spirito era la
sorella gemella di Solstyce, Hinan Ix Chell Xbalanque Inyan
Hanwiyampa****. “
“Che
razza di nomi assurdi” pensò Jack, storcendo il naso.
“Vedi…
nonostante non fossero Guardiane, entrambe hanno risposto alla nostra
richiesta d'aiuto e combattuto al nostro fianco per sconfiggere
l'Oscurità durante i Secoli Bui. Tuttavia, Solstyce fu ferita gravemente
in battaglia e noi eravamo molto in difficoltà. Così, sacrificando la
sua vita, Hinan salvò quella di tutti i presenti, e del mondo intero."
L'atmosfera
si era fatta piuttosto cupa. Tutti i Guardiani sembravano trovare i
propri piedi dannatamente interessanti.
"Da
quel giorno non vuole neanche vederci. Inoltre, dopo la morte della
sorella, ha iniziato a poco a poco ad isolarsi, e ormai nessuno crede
più in lei. Nemmeno noi sappiamo dove viva o dove sia. I suoi poteri
sull'Estate si stanno affievolendo e ha sempre meno controllo. Non so se
hai notato, ma fa sempre più caldo, da qualche decennio. "
Jack
annuì.
"In
effetti inizia a diventare parecchio faticoso portare l'inverno, ma
credevo fosse a causa degli uomini."
"Loro
sicuramente hanno la maggior parte della colpa, ma questa è sicuramente
un'altra causa.” Aggiunse il coniglio di Pasqua.
“Precisamente.”
Ricominciò Dentolina; “Comunque, l'unico con cui ha mantenuto rapporti
più o meno buoni è Sandy, anche se non sappiamo perchè e lui ha sempre
mantenuto il segreto." disse.
Sandy
fece comparire una gigantesca cerniera di sabbia dorata e ci si serrò la
bocca.
"Forse
perchè, come lui, non parla." ipotizzò Calmoniglio alzando un
sopracciglio peloso.
"Anche
lei è muta? " chiese Jack, che iniziava a non capirci più niente a causa
di tutte queste notizie.
"Noi
credere che non parla più perchè nessuno crede in lei, e suoi poteri
stanno indebolendo"
"Quindi,
ricapitolando: L'uomo della Luna ha scelto come Guardiana lo spirito
dell'Estate che vi odia e non vuole avere assolutamente niente a che
fare con voi, ma è l'unica che potrebbe salvarci da una minaccia di cui
non sappiamo ancora niente? "
I
Guardiani si guardarono per qualche secondo.
"Esatto!"
concluse Nord, ridendosela alla grossa mentre si teneva il pancione
rotondo.
Sandy era
quello più contento: saltellava a destra e sinistra, e la sua sabbia
sembrava più dorata del solito. Jack si ritrovò suo malgrado a
sorridere, nonostante lo sguardo preoccupato di Dentolina e Calmoniglio.
All’improvviso,
un venticello caldo entrò dalla finestra, facendo sobbalzare il gruppo.
"Sta
arrivando!" disse Dentolina che fremeva dall'eccitazione. Neanche
l'avesse chiamata, una figura coperta da una mantella color sottobosco
fece capolino da una delle numerose finestre aperte della sala,
atterrando con grazia esattamente di fronte ai Guardiani. Quando la
figura sollevò il cappuccio, Jack trasalì.
“Quegli
occhi... Li ho già visti...Ma dove?” Pensò.
La
tensione era palpabile.
Solstyce
rimaneva immobile, in attesa di una qualche mossa da parte dei
Guardiani, che però, non avevano idea di come comportarsi. Dentolina
aprì bocca per dire qualcosa, ma fu preceduta da un grumo di "roba"
dorata che schizzò a tutta velocità addosso alla ragazza.
Era
Sandy, che era corso ad abbracciare la sua vecchia amica. Iniziarono una
lunga conversazione nella lingua dei segni, che gli altri spettatori
osservavano senza capire tranne la Guardiana dei Ricordi, che capiva il
particolare linguaggio.
"Ehm...
Solstyce? Ragazza mia, tu sai perchè Manny convocato tu qui, immagino."
Quella,
fissandolo intensamente, annuì
"Allora,
ti unirai a noi?" Disse Dentolina con un sorriso sornione.
Sorriso
che si spense alla risposta: “No”
————
*=
significa "fiore" nella lingua Sioux
***=
Quetzacoal è il dio del Sole Maya, Hunhapu è l'eroe gemello di
Xbalanque nella mitologia Maya che salvò l'equilibrio del mondo, Wi
è il dio del Sole e dell'estate nella mitilogia Sioux e Inti è
l'incarnazione dell'estate nella mitologia Inca.
****=
Hinan è la dea della luna nella mitologia Hopi, Ix Chell è la
divinità della luna nella mitologia Maya, Xbalanque è l'eroe gemello
di Hunahpu che nella mitologia Maya salvò l'equilibrio del mondo,
Inyan è la dea dell'inverno nella mitologia Sioux e Hanwiyampa è il
dio delle tempeste nella mitologia Sioux.
Nel
prossimo capitolo:
Lo
spirito dell'inverno si tastò la ferita. Poteva sopportare il
dolore. Si preparò alla battaglia. A giudicare dagli orrendi
stridii, dovevano essere tre o quattro.
La
cosa si prospetta divertente! pensò, tirando su uno dei suoi
sorrisetti strafottenti.
Da
dove la prende tutta questa sicurezza, vi chiederete voi.
Andiamo,
è di Jack Frost che stiamo parlando.
Poi
c'era la nuova arrivata. Mille domande si affollavano nella sua
mente, quando incrociava il suo sguardo.
Solstyce
si tolse il mantello, poggiando il palmo destro sul petto,
all’altezza del cuore. Quello si illuminò e..."
|
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Capitolo 4 *** Chapter Fourth: Bonding ***
Rise
of the Guardians: Eclipsed
Chapter
Fourth: Bondings
Il
no secco rimbombò nella testa dei Guardiani.
"Cosa?!
Ma ragazza, noi abbiamo bisogno di te! Hai visto quello che…”
Il
discorso di Nord venne interrotto dalla ragazza, che alzò una mano per
farlo tacere.
Non
ho alcuna intenzione di diventare una Guardiana.
Tuttavia,
non posso permettere che l'incolumità di persone innocenti venga messa
in pericolo perchè voi non sapete badare neanche a voi stessi.
Udirono
la voce della ragazza che li guardava sprezzante direttamente nella loro
testa; le sue parole arrivarono molto in fondo, fino a stringere lo
stomaco dei Guardiani in una morsa ferrea.
"Ehi!"
disse Jack, infervorato. "Come ti permetti di parlargli così?!" fece
alcuni passi avanti, nonostante il dolore della botta che aveva preso
fosse ancora piuttosto importante.
"A
quanto ho capito è successo qualcosa tra voi in passato, ma non mi pare
la situazione giusta per recriminare. Abbiamo un problema piuttosto
grosso tra le mani” concluse, battendo a terra il bastone che liberò
alcune scintille azzurrine.
Lo
sguardo glaciale della ragazza si girò lentamente verso di lui. Anzi, a
dire il vero di glaciale non aveva proprio nulla.
In
quegli occhi di lupo brillava un fuoco, lingue rosse di rabbia cieca.
Scene
di una battaglia impari, dolore e morte le scorrevano davanti agli
occhi come un fiume in piena.
Tu
devi essere Jack Frost. Quello che ha preso il posto di mia sorella.
I
Guardiani trattennero il fiato tutti insieme. Jack mise su uno sguardo
interrogativo;
“…Che
cosa?” Chiese in un sussurro.
Lo
spirito dell’Estate sorrise amara: “Non ti hanno raccontato tutta la
storia, vero? Beh, non sarò io a farlo.”
Disse,
distogliendo lo sguardo dallo spirito.
Per
il momento, sappiate che vi aiuterò. Cosa sapete di quelle
bestiacce? Disse pragmatica, togliendosi la mantella, rivelando
una cascata di ricci neri e un volto leggermente allungato
color caramello. A coprirla, soltanto una fascia di lunghe foglie
intrecciate sia come top che come gonnella.
Le
braccia erano ricoperte di arabeschi neri, un tatuaggio tribale che le
cingeva le spalle fino ad arrivare alle scapole.
Sandy
la prese per mano e indicò la direzione del tavolo con una freccia
dorata. Per la prima volta dopo tempo immemorabile, il volto ambrato si
concesse un sorriso.
E
la prima volta dopo tempo immemorabile, il cuore di Jack fece una
capriola.
Si
avviarono verso la Stanza Rossa, dove i Guardiani erano soliti fare le
loro riunioni.
Calmoniglio
era ancora inquieto. Il suo istinto animale aveva dato un guizzo di
pericolo quando aveva incrociato lo sguardo della ragazza. Un brivido di
paura gli aveva scosso la pelliccia.
“Sono
passati così tanti anni, ed è così diversa dallo spirito che tutti noi
conoscevamo…” pensò. Incrociò lo sguado con Dentolina,
decisamente abbattuta.
La
Guaridana era improvvisamente tornata con la memoria a secoli e secoli
prima.
A
quando i due spiriti gemelli, dell’Estate e dell’Inverno, e la Guardiana
dei Ricordi erano molto legate e la morte di Hinan ancora non aveva
distrutto Solstyce, lei stessa e tutti gli altri spiriti.
“E'
colpa mia. Solo colpa mia. Ero io la Guardiana dannazione!”, aveva
pensato per anni senza mai dimenticare. Strinse i piccoli pugni fino a
farsi male.
Di
tutti i ricordi, il suo preferito di sempre era quello di quando
giocavano, loro tre. Giocavano a palle di neve, tra una battaglia e
l'altra. Era il loro modo per mantenere vivo il morale, provato dalla
guerra.
I
combattimenti si susseguivano sempre più rapidi e devastanti.
L'esercito
della Paura era sempre più forte, e loro sempre più deboli e stanchi.
Erano
forti le due gemelle, molto. Il loro legame con la Madre Terra le
rendeva molto forti con gli incantesimi, e secoli di viaggi e
addestramenti in tutto il mondo le avevano rese davvero combattenti
formidabili.
In
quei momenti di tregua, dove gli spiriti dell'Estate e dell'Inverno
danzavano insieme sotto l'aurora, creando meravigliosi spettacoli di
luce, o si allenavano dando vita ad arabeschi tanto belli quanto letali,
ma soprattutto in quei momenti di gioco, la speranza tornava timida a
farsi vedere.
Ma
non bastò. E in un solo istante, quel meraviglioso equilibrio andò in
frantumi. Hinan si sacrificò per l'umanità, e portò via con sè la gioia
di Solstyce.
“Ed
è solo colpa nostra.”
D'improvviso
sentì qualcosa di soffice sfiorarle la mano. Riemersa dai suoi pensieri,
Dentolina alzò lo sguardo, e si stupì di incontrare quello di
Calmoniglio che, deciso, cercava di infonderle coraggio.
“Grazie”,
pensò.
Una
volta sedutisi davanti ad una tazza di fumante cioccolata calda, il
gruppo fece il punto della situazione.
“Dobbiamo
reagire!” Disse Jack, indirizzando uno sguardo deciso ai suoi amici e
cercando di infondere a tutti coraggio.
Pronto
all'azione, Nord prese la parola.
"A
quanto sappiamo, cosi nerastri e brutti sono i nostri nemici. Comportano
come Incubi di Pitch, ma non sentono solo Paura nei cuori; anche Rabbia,
Dolore, Ansia, e altri sentimenti negativi.”
Calmoniglio
continuò:”E sembra che più i sentimenti negativi siano intensi, più loro
diventano forti."
"L'unico
modo per non essere colpiti è dominare le proprie emozioni: in questo
modo non sentono la nostra presenza" Disse Dentolina.
"In
più, riescono ad ipnotizzare persona fino a far perdere concezione della
realtà e provare solo sentimenti negativi. " riprese Nord.
"E
Pitch è sparito." mimò Sandy.
"Questo
è tutto quello che sappiamo di loro." Concluse Jack, guardando in
direzione di Solstyce, che si massaggiava il mento pensierosa.
"Le
informazioni che ho io invece sono queste: Quei "cosi", come li
chiamate voi, hanno un nome, ed è 'Hanwi"hen' che nella mia lingua
vuol dire 'Figli della luna nera'. Sono creati dall'unione di molti
sentimenti negativi scaturiti dall'anima. Nascono nei momenti di più
grande dolore e sconforto, quando l'anima è in preda al caos, in
seguito ad un trauma o ad una grave perdita.
Ed
è proprio questo che sono; Caos allo stato puro. Sono esseri di puro
istinto, parassiti, guidati dal solo desiderio di nutrirsi della
felicità altrui. Del loro divertimento, o dei loro sogni, speranze,
meraviglie e ricordi.” Disse grave lo spirito dell’Estate,
scorrendo lo sguardo su ognuno dei presenti.
"Ma
è una cosa orribile!! Chi mai farebbe una cosa del genere?! E' troppo,
anche per Pitch." disse trafelata Dentolina.
"Infatti
non c'è solo lui dietro a tutto questo." Disse laconica la
giovane. I Guardiani si squadrarono perplessi e lei rivolse a tutti uno
sguardo piuttosto stupito.
"Manny
non vi ha detto niente?! Andiamo bene…” disse con più di una punta
di sarcasmo.
“Ma
chi si crede di essere questa qui?!" Pensò Jack in un moto di
rabbia.
“Guarda
che ti sento.” Rispose lei, senza scomporsi. Il ragazzo arrossì
fino alla radice dei capelli, maledicendosi per la terribile figuraccia.
"No,
non ne sappiamo nulla, potresti illuminarci?" sbottò Calmoniglio.
Solstyce lo guardò truce, poi rovistò nelle tasche della casacca fino a
tirare fuori un ciondolo rappresentante lo Yin e lo Yang.
"Ascoltate
bene, è una cosa fondamentale." Disse; Posizionò il
ciondolo al centro del grande tavolo rosso e oro, in modo che tutti
potessero vedere.
"Esiste
qualcosa che unisce e tiene insieme l'universo. Un legame, che niente
o quasi può spezzare. Potentissimo, antico quanto il mondo. eppure si
trova anche dentro i cuori di ognuno di noi, spirito o vivente che
sia. E' l'equilibrio che unisce da sempre il Bene" disse indicando
la parte bianca del ciondolo " he in Cina identificano come Yin, e il
Male " indicando la parte nera "identificato come Yang."
"E'
lo stesso legame che unisce Luce a Tenebra. Più ti avvicini alla Luce,
più grande diventa la tua Ombra, mentre più cadi nelle Tenebre, più è
fulgida la tua Luce. Pensateci: la luce non può esistere senza
l'ombra, e viceversa. E' un cerchio infinito, che unisce l'aquila e il
lupo, il giorno e la notte, Sole e Luna..."
La
ragazza alzò lo sguardo, puntandolo su Jack “…Estate e Inverno.” Concluse.
Lui
era decisamente spaesato: aveva capito che doveva leggere "oltre le
righe", ma non capiva dove andava a parare quest'ultima affermazione di
Solstyce. I Guardiani, incuranti dello scambio di sguardi, avevano il
fiato sospeso.
"Quindi...
cosa centrerebbe questo con Manny?" chiese Dentolina.
"Tutti
sappiamo che noi e l'Uomo della Luna facciamo parte delle forze del
Bene.” Riprese Solstyce. "Come avete potuto notare quando Pitch vi ha
attaccato l'ultima volta, voi Guardiani non eravate abbastanza forti
per batterlo. Le forze del Bene e del Male erano squilibrate. Allora
Manny, per riportare l'equilibrio, ha chiamato nelle sue fila te, Jack
Frost. Fortunatamente L'Uomo Nero è stato sconfitto, ma non è sparito.
Proprio perchè… finchè esisterà il Bene, il Male sopravviverà."
"Cosa
che non capisco," disse Nord, che aveva iniziato a camminare
nervosamente avanti e indietro
“è questa: Pitch è davvero così forte? Sua potenza da sola è
opposta a quella di Manny e tutti noi?"
"No."
rispose la ragazza. "Pitch è la vostra
controparte. Ma vi è un'altra entità, corrisposta a quella dell'Uomo
della Luna"
Sandy
mimava un grosso punto interrogativo, curiosissimo di sapere.
"E'
l'entità che ha creato quei mostri: Hanwi, la Luna Nera, spirito della
Parte Oscura della Luna."
Non
fece nemmeno in tempo a dirlo che di scatto url, tenendo si la testa fra
le mani.
"Solstyce!
Cos’hai?!” Le chiese Dentolina, accorrendo preoccupata.
La
ragazza si era accucciata a terra, mordendosi le labbra fino a farle
sanguinare per non urlare.
“FA
MALE! S-STANNO ATTACCANDO!!” Riuscì a stento a pronunciare.
"Dove?
Dove attaccano?!"
Solstyce,
con uno sforzo immane e il viso contratto in una smorfia di dolore, si
alzò di scatto e con un balzo posò la mano sulla fronte di Nord. Mille
immagini scorrevano ad una velocità pazzesca nella mente del Guardiano.
"Capito
ragazza!" Disse quello, che la sollevò di peso mentre continuava a
tenersi la testa. Dentolina le svolazzava intorno, preoccupata. Prese
una delle sue palline magiche, Nord aprì un portale e ci si buttò a
capofitto, seguito a ruota da Clamoniglio che urlava "BANZAIII" e poi da
tutti gli altri.
Si
ritrovarono di un’anonima piazza dal pavimento di ciottoli, circondata
da alberi ordinatamente piantati e con una bella fontana al centro. Jack
corse subito in avanti, ma dei nemici neanche l'ombra.
"Mi
sa che hai preso un abbaglio, fiorellino" disse con un sorrisetto
sarcastico dei suoi, che gli morì in volto quando si girò e fide
Solstyce accasciata a terra con la testa fra le mani, circondata dagli
altri Guardani.
Poi
iniziarono; Orrendi stridii si diffusero nell’area circostante,
facendoli tremare. Jack scattò per mettersi davanti a Solstyce, ancora
in preda a spasmi, ma se ne pentì praticamente subito.
Il
fianco gli diede una fitta atroce che mi mozzò il respiro. Un gemito
della ragazza lo fece girare preoccupato. I loro occhi si incrociarono
per un attimo.
Gli
stridii si avviciniamo sempre di più. I Guardiani si misero in assetto
da battaglia davanti a Solstyce per proteggerla, ma quella, piano piano,
si alzò facendo dei respiri profondi per tenere a bada il dolore.
"Stai
bene?” chiese Calmoniglio; quella annuì e si portò alla sinistra di
Jack.
"Alzati
la maglietta" disse lei.
Lo
spirito arrossì per la seconda volta in poco tempo.
“P-perchè?
"Fallo
e basta!"
Quello
deglutendo eseguì, rivelando un gigantesco livido violaceo e gonfio che
risaltava sulla pelle nivea.
"E
non hai detto niente?" disse Calmoniglio stupito.
Il
ragazzo ammiccò, per poi sussultare al tocco caldo di Solstyce. I
tatuaggi sulle braccia della ragazza si illuminarono gradualmente di una
luce verde calda e rassicurante quando la ragazza serrò gli occhi per
concentrarsi. La luce arrivò ad irradiarle le mani, che si scaldarono
ancora di più.
Una
folata di vento prese a soffiare, facendo frusciare l'erba, e tralci
crebbero attorno ai piedi della ragazza, arrampicandosi alle caviglie.
Quando aprì gli occhi, Jack si spaventò; Erano privi di pupilla, e
rilucevano della stessa luce verdastra che le illuminava le braccia.
Poi,
come tutto era iniziato, finì. Il vento cessò, la luce si spense, gli
occhi della ragazza tornarono normali.
“Ehi!…
Non sento più dolore! AH! Come non detto…"
"Attento"
disse Solstyce, con una voce inaspettatamente dolce "Un tempo ero più
forte, riuscivo a guarire ferite molto più fravi di questa... ma ora
il mio legame con la Madre Terra è debole, e purtroppo questo è tutto
ciò che posso fare"
"Grazie"
Rispose Jack, con un sorriso sincero.
Di
nuovo ecco gli stridii, stavolta molto più vicini. Lo Spirito
dell'Inverno si tastò la ferita.
“Bene!
Posso sopportare il dolore.” pensò.
Il
gruppo si preparò alla battaglia: giudicare dagli orrendi versi, ci
dovevano essere tre o quattro di quelle orribili creature.
La
cosa si prospetta interessante! Pensò Jack, tirando su quel suo
sorrisetto strafottente.
Da
dove la prende tutta questa sicurezza, vi chiederete voi.
Andiamo,
è di Jack Frost che stiamo parlando!
Poi
c'era Solstyce. Mille domande si affollavano nella sua mente, quando
incrociava il suo sguardo. Sentiva una grande rabbia in lei, sofferenza,
ma soprattutto una grande tristezza, come un vuoto.
“Possibile
che uno spiritò così pieno di sentimenti negativi possa aiutarci?” Pensava.
Per non parlare del suo aspetto. Era minuta, un fuscello. Non riusciva a
credere che fosse una guerriera così forte come i suoi compagni
sostenevano.
“Ascoltatemi.”
Disse lei, distraendolo. “In questo momento, non siete
abbastanza forti per battere quei mostri. Per il momento, limitatevi a
coprirmi le spalle"
"Cosa?!
Chissà quanti sono! Non siamo così deboli come pensi, e di certo non
puoi farcela da sola.” disse Calmoniglio scocciato dal suo
atteggiamento.
"Devo"
disse lei " vi spiegherò tutto quando la battaglia sarà finita, ma
per favore, restate indietro. Non voglio altre persone sulla
coscienza."
Calmoniglio
alzò un sopracciglio, ma con sommo stupore di Jack, non replicò e si fece
indietro.
Dentolina
fece per avvicinarsi e metterle una mano sulla spalla, ma un ruggito la
fece ritrarre, sull'attenti.
Erano
arrivati. Quei grumi immondi si fecero strada fra gli alberi, seccandoli
e facendoli marcire al solo contatto.
Sandy
deglutì ed estrasse le sue armi, seguito dai compagni.
Erano
quattro contro sei.
Solstyce
si tolse il mantello con un gesto. Alzò il palmo destro e lo avvicinò al
cuore. La luce della luna si rifletteva sulla pelle ambrata, i capelli
ondeggiavano al vento.
Il
palmo si illuminò, e nello scostarlo dal petto, la giovane rivelò un
globo perfetto di una purezza quasi sconvolgente. Docile alla sua
volontà, quello iniziò a cambiare forma, diventando liquido. Si allargò
e cambiò ancora e ancora.
Il
primo mostro le lanciò addosso un tentacolo ad una velocità
impressionante.
"Attenta!"
Urlò Jack, ma lei non si spostò. Con un movimento fluido, il tentacolo
cadde a terra, mozzato.
In
mano, la ragazza teneva una lunga spada katana completamente
bianca, che riluceva di un bianco abbacinante alla luce della Luna. Solo
allora iniziò.
Si
avventò sui mostri ad una velocità incredibile, schivando colpi su colpi
da tutte e quattro le creature simultaneamente. Poteva sembrare che
stesse danzando, se non fosse per la lunga lama che impugnava e che
mieteva tentacoli alla velocità della luce.
Una
propaggine non vista, tuttavia, la agguantò alla caviglia, la sollevò in
aria e la spedì contro un albero che la forza dell'impatto spezzò in
due. Solstyce si trovò i polmoni vuotati dal colpo e per un momento vide
completamente nero.
“Non
ce la faremo mai…” pensò, abbattuta. “Che senso ha tutto
questo?” Chiese disperata alla Luna.
Ma
appena la polvere si fu diradata, la ragazza vide una scena che la
lasciò senza fiato.
Gli
altri Guardiani combattevano per difenderla con una tenacia mai vista,
spinti dal coraggio che il suo combattere gli aveva infuso. Un'ondata di
forza la invase e lei guardò verso la luna, che si stagliava enorme e
luminosa sopra di lei.
“Grazie.”
Il
Coraggio, il suo Centro, insieme alle altre Virtù: ecco cosa la stava
sostenendo. Il Coraggio degli altri Guardiani le diede una forza che non
provava da tempo immemorabile.
Si
rialzò, decisa.
Tese
le braccia davanti a se e si concentrò a fondo.
“Madre
Terra, ascolta la preghiera di questa tua figlia
Stanca
del dolore inflitto alla sua terra
Donami
la forza della vita, il calore del Sole
Per
spazzare le Tenebre che minacciano l'Equilibrio del mondo!!”
"SPOSTATEVI!"
Urlò agli altri Guardiani. Quelli eseguirono all'istante,
vedendosi arrivare addosso una gigantesca palla di fuoco che si abbattè
con violenza inaudita sulla prima delle creature, che sparì guaendo.
"Fuori
uno! Oh oh oh! Bel colpo ragazza!" le urlò Nord, a cui Solstyce rispose
con un inchino.
La
battaglia iniziò a girare per il verso giusto.
Solstyce
era su di giri. La sua katana tornò liquida sotto lo sguardo stupito di
Jack, dividendosi in due e formando due lunghi pugnali ricurvi
dall’impugnatura retroversa. La giovane scattò, lasciando Jack con un
palmo di naso.
Combatteva
come una furia, sguisciando fra i tentacoli degli Hanwi-hen e aiutando i
Guardiani quando erano in difficoltà.
Tirò
uno dei pugnali dritto al centro della seconda creatura, che svanì
ululando.
"Fuori
due! ahaha!" Disse Calmoniglio esaltato e prese a lanciare le sue uova
con più forza. Sandy dava davvero il massimo, senza risparmiarsi, le sue
fruste saettavano ovunque, intercettando gli orribili tentacoli che
insidiavano i sui amici.
Improvvisamente,
un tentacolo non visto tentò di colpire Calmoniglio, che grazie ai suoi
proverbiali riflessi riuscì a deviare il colpo perdendo però la presa
sulla sua arma.
“Dannazione!
La luna aiuta, ma è troppo buio! Non lo vedo!” Pensò, iniziando a
cercare il boomerang con foga.
Udì
nella sua testa il grido di Solstyce che chiamava il Vento, e il
boomerang gli tornò in mano sospinto da una folata nell'esatto momento
in cui un tentacolo lo stava per attaccare.
Guardò
la ragazza con gratitudine e quella annuì.
Poi,
proprio quando i Guardiani iniziavano ad avere qualche seria speranza di
vittoria, successe una cosa che lasciò tutti a bocca aperta: i due
mostri smisero di attaccare e iniziarono ad avvicinarsi.
Si
avvicinavano sempre di più, sempre di più… fino a diventare una cosa
sola.
"Maledizione!
si stanno unendo!" urlò Jack.
"Ascolta
ghiacciolo" disse Solstyce. Lo afferrò saldamente per le spalle e
piantò i suoi occhi di lupo in quelli del ragazzo. "Ho bisogno di te
adesso, ok? Dentro di te c'è ancora il potere di mia sorella, il
precedente Spirito dell'Inverno. Lasciati andare e cerca in fondo al
tuo cuore! Una volta che avrai liberato quel potere, forse riusciremo
a farcela, chiaro?"
Quello
annuì, un po' spaventato, ma negli occhi della ragazza leggeva che stava
dicendo la verità. Doveva tentare.
"Pensiamo
noi a bestiaccia! Tu pensa a concentrarti!" Disse Nord, che aveva capito
il piano di Solstyce.
La
ragazza si concentrò un attimo, e i pugnali si ritrasformarono nel globo
bianco. Fatto ciò, lo diede a Jack. “Questo ti aiuterà,” disse.
Lo
spirito dell’Inverno potè giurare che quello che aveva ricevuto in mano
fosse il suo cuore: pulsava di vita e di energia.
"Ma
tu come farai?” Chiese
preoccupato.
"Alla
vecchia maniera!" rispose quella, lasciandosi scappare un
piccolissimo sorriso ammiccante e scrocchiando le nocche.
Lo
spirito dell'Inverno annuì, poco convinto. Si mise seduto a gambe
incrociate, globo luminescente in mano, e chiuse gli occhi.
Un
respiro profondo.
Due.
“Dannazione
non ci riesco!” I rumori concitati della battaglia lo
distraevano, e la paura per la sorte dei suoi amici non lo lasciavano
concentrare.
Di
colpo, l'oggetto che aveva in mano iniziò a farsi più caldo. A Jack
sembrò di cadere per un tempo infinito, mentre i suoni si facevano
sempre più lontani ed ovattati, e la vista si annebbiava.
Quando
aprì gli occhi, fluttuava nel bel mezzo del nulla. Tutto ciò che
riusciva a vedere, era la sconfinata distesa del cielo stellato.
“Dove
sono?”
“C'è
qualcuno?”
Un
alito di vento freddo lo accarezzò, facendolo sussultare. Era così
dolce e familiare...
“Jack
Frost!”
Il
ragazzo si voltò di scatto e si stupì di trovarsi di fronte una
ragazza. La pelle nivea, gli occhi color del ghiaccio svegli e
attenti, più brillanti delle stelle, i capelli come fili di argento
liquido. La figura era evanescente e sembrava risplendere di una
propria luce eterea. Indossava un vestito candido come la neve,
stretto sotto il seno, che poi scendeva giù fino i piedi.
Sul
viso, il sorriso più dolce che aveva mai visto.
“…Hinan?”
————
Nel
prossimo capitolo:
Un
tentacolo colpì Calmoniglio sul braccio leso, scaraventandolo
lontano. Solstyce era impegnata con due tentacoli
contemporaneamente, ma l'angoscia e la paura di Jack li fecero
moltiplicare. Impegnato a cercare il suo bastone, non si accorse che
un gigantesco ed appuntito si dirigeva verso di lui.
|
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Capitolo 5 *** Chapter Five: Alive ***
Rise
of the Guardians:
Eclipsed
Chapter
5: Alive
“Caspita!
Non pensavo che mi riconoscessi” Disse la ragazza
sorridendo.
Jack
tirò un sospiro di sollievo. “Dove sono?” chiese.
“In
una specie di limbo. Diciamo il tuo subconscio.”
Il
ragazzo deglutì. “E... cosa ci faccio qui?!”
“Sei
qui per impersonare il clichè del principe azzurro che salva la
situazione.”
Hinan
esplose in una risata cristallina. “Dovresti vedere la tua
faccia! Ahahahahah!”
Jack
si trovò suo malgrado a sorridere. “Sto scherzando
ovviamente.” Disse lei, tornando seria.
“Sono
stata svegliata dal mio sonnellino da mia sorella, per dare una mano
a te e a quelli che stanno combattendo, li fuori.”
Jack
la guardò, incuriosito.
“Voglio
farti vedere una cosa.” disse Hinan, prendendolo per
mano. Il ragazzo si meravigliò di quella stretta: nonostante la
ragazza fosse eterea, era calda e forte.
Il
paesaggio sfumò, facendo sobbalzare Jack, e poi si ricompose,
prendendo la forma di una prateria molto estesa. Al centro, sorgeva un
piccolo villaggio di capanne a cono. I due camminarono all'interno,
mentre tutte le persone che si affrettavano verso una capanna più
grande delle altre che stava vicino ad un gigantesco Totem di animali
sacri.
Dalla
tenda venivano delle grida atroci e Jack stava per intervenire, ma
Hinan lo fermò. Poco dopo uscì un vecchio dalla pelle rugosa e i
capelli bianchi, pieno di ciondoli, bracciali e collane di perline.
Reggeva
tra le braccia esili ma forti Due piccoli fagotti. Jack sbirchò
curioso, e si stupì di trovare due minuscole bimbe, una dall'aspetto
completamente opposto rispetto all'altra.
Istintivamente
sorrise. Una aveva la pelle nivea e i un piccolo ciuffo di capelli di
un argento splendente; l'altra aveva una carnagione più scura e un
nutrito ciuffo di capelli corvini. Improvvisamente, le due bambine si
girarono contemporaneamente l'una verso l'altra, rivelando di avere
entrambe due voglie a forma di mezzaluna sulle spalle.
Jack
si girò verso Hinan, che si abbassò di poco la spallina del vestito,
rivelando una voglia a mezzaluna.
“Siete
voi?!”
“Si.”
disse, con voce grave. “Nostro padre era un
grande guerriero. Morì valorosamente in battaglia per proteggere il
nostro villaggio prima della nostra nascita. Il giorno in cui siamo
nate però, invece di essere un giorno di festa, fu di lutto. Nostra
madre morì nel mettere Solstyce al mondo.”
La
tristezza in quegli occhi celesti era disarmante.
“Solstyce
non se l'è mai perdonato. Si è sempre sentita profondamente
responsabile della morte di nostra madre e di conseguenza di me.
Ci
crebbe nostro nonno, lo sciamano del villaggio. I nostri nomi erano
SethunyanWi, 'fiore d'estate' e SethunyaInyan,'fiore d'inverno'.
Crescendo,
io mostrai una spiccata propensione per il mondo onirico, il
contatto con la natura e le arti sciamaniche, al punto che mio nonno
decise di istruirmi.
Al
contrario, mia sorella era un prodigio nelle arti del combattimento.
Era
forte, veloce, e possedeva una volontà incrollabile, oltre che un
grande coraggio.
Voleva
diventare una guerriera e ci riuscì, portando a termine tutte le
missioni più letali che solitamente anche gli uomini adulti hanno
timore di affrontare… Ma avevamo le nostre difficoltà. Due orfane,
per giunta donne... Non era una vita facile. Inoltre, a causa del
mio aspetto, ero considerata dai più un demone.
Eravamo
legatissime. A volte sognavamo addirittura le stesse cose. Non
riuscivamo a stare l'una senza l'altra. Ogni volta che Solstyce
partiva per la guerra, sentivo come se una parte di me si staccasse
dal mio corpo, e lo stesso era per lei. Solstyce mi proteggeva
sempre. Tutti i bambini che mi prendevano in giro o tentavano di
picchiarmi finivano in lacrime dalla mamma.” Raccontò
ridacchiando. Jack osservava la ragazza muoversi sinuosa con un lungo
pugnale ricurvo in mano. Probabilmente si stava allenando. I capelli
corvini le danzavano intorno, incorniciandole il volto concentrato. Il
ragazzo rimase incantato dagli occhi di Solstyce. Erano un concentrato
di forza, temprata dalle mille difficoltà. Il cuore iniziò a battere
furiosamente, lasciandolo senza fiato.
“E'...
Bellissima…” sussurrò lo Spirito del Gelo, incantato e
terrorizzato allo stesso tempo.
Hinan
lo fulminò con un'occhiata maliziosa, sghignazzando.
“Ehm
si, ehm, lo stile è molto fluido, dev'essere davvero bravissima,
bravissima.” Cercò di
pararsi il ragazzo, con scarso successo. Paradossalmente, le guance
gli si tinsero di un rosso intenso.
Hinan
rise piano, mentre il paesaggio sfumava ancora.
“Poi…
un giorno” continuò la ragazza, “mentre ero in
trance, uno spirito mi rivelò che una serie di terribili catastrofi
stavano per abbattersi su di noi. Poi vidi una festa, che di solito
viene fatta durante i sacrifici. Ma sull'altare sacrificale,
c'eravamo io e mia sorella.”
Jack
sobbalzò.
“Rivelai
al villaggio ciò che avevo visto, omettendo però la parte del
sacrificio. Gli abitanti in pricipio non mi credettero, ma poi,
tutto ciò che avevo visto nella visione si avverò. Una grandissima
siccità si abbattè sul villaggio e l'inverno fu così rigido che
molti perirono per il solo freddo.”
Lo
sfondo tornò buio e pieno di stelle.
“Non
voglio che tu veda ciò che accadde poi.” Disse Hinan,
con gli occhi lucidi.
“Ti
basterà sapere che la paura di qualcosa che non riuscivano a
spiegare doveva ricadere su qualcuno. Dissero che il Grande Spirito
si era adirato con loro, ed incolparono me dell’accaduto.
Nonostante
mio nonno avesse tentato di fermare gli abitanti del villaggio,
quelli in una notte di luna piena, iniziarono la cerimonia di
sacrificio ed espiazione per ciò che stavano per fare. Non ebbero il
coraggio però di alzare i pugnali contro di noi: ci portarono nella
Foresta Sacra, dove il Totem fu eretto dai nostri antenati. Chiunque
avesse danzato in quel luogo sacro, sarebbe tornato al Wakan Tanka,
il Grande Spirito. Ricordo solo che li con me, fosse venuta anche
Solstyce.
Cercai
di allontanarla, ma lei quella notte danzò con me...
Poi
ricordo una grande luce, e che ero mano nella mano con mia sorella.
Ci svegliammo ai piedi del Totem, ormai diventate spiriti.
Con
i secoli, venimmo a sapere che i precedenti spiriti dell'Estate e
dell'Inverno erano scomparsi: la carestia e l’inverno così rigido
erano stati causati da questo. Io e Solstyce… dovevamo prendere il
loro posto, uccise dal nostro popolo per il suo stesso bene.
Tuttavia qualcosa era andato storto: non siamo state uccise, abbiamo
scelto di morire. A causa di
questo… eravamo molto più forti dei normali spiriti. E per questo,
l'Oscurità dovette porre rimedio” Disse.
“Così
nacque Pitch, lo spirito della Paura. Capisci Jack? Capisci perchè
Solstyce non si da pace? E' colpa nostra. Tutte le battaglie che
innocenti hanno dovuto affrontare, i Secoli Bui. E’ stata tutta
colpa nostra!”
Jack le
mise una mano sulla spalla: tremava.
“Mi
dispiace per quello che avete passato, ma c'è una cosa di cui posso
assicurarti: non è colpa vostra se Pitch è nato. La paura ha sempre
fatto parte dell'anima degli esseri umani.” Le disse il
ragazzo, e Hinan sorrise.
“Per
questo ti ho chiamato qui, Jack. Per me non c'è più nulla da fare
ormai. Ma Solstyce... Da quando sono tornata alla Madre Terra, lei
si è chiusa in se stessa, annullandosi nel senso di colpa. Crede che
sia tutto ciò sia causa sua! Ti prego Jack, devi farle capire quanto
è bello aver avuto questa possibilità, e che non è necessario
distruggersi... Ha già sofferto abbastanza”
La
figura della ragazza stava diventando sempre più impalpabile. Si
poteva quasi vedere perfettamente attraverso.
“Come
dovrei fare?! Odia così tanto i Guardiani!”
Lei
scosse la testa.
“Tipico
di Solstyce” sussurrò. “Quello non è odio
Jack. O almeno non verso di voi. Ogni volta che incrocia i
Guardiani, in lei si riapre una grossa ferita: il pensiero di aver
fallito. Non è riuscita a proteggere i Guardiani, a proteggere me, e
questo ha portato alla mia 'seconda morte', se così la vogliamo
chiamare. Quello che prova non è rabbia verso di voi, ma verso se
stessa.”
Jack
rimase in silenzio a fissare le iridi sempre più evanescenti di Hinan.
Non avrebbe mai immaginato che fossero questi i motivi per cui
Solstyce era così ombrosa.
Vide
la ragazza portare una mano al petto di lui, ed estrarne una specie di
globo luminoso. Il ragazzo sentì una specie di mancamento, come se la
sua anima fosse risucchiata fuori dal corpo.
“Questa
Jack, è l'unica arma che può sconfiggere quelle bestiacce. Solstyce
ti ha mostrato il ciondolo con lo Yin e lo Yang, giusto?
Quello
annuì, ancora un po' stordito.
Ecco,
questa sfera è la condensazione di tutto lo Yin, la luce, del tuo
essere. Prendila in mano.”
Jack
eseguì, e con suo grande stupore, si liquefece, si allungò e prese la
forma del suo bastone ricurvo.
Era
completamente bianco e nodoso proprio come il legno, ma era durissimo
e sembrava fatto d'osso. Lo sentiva come una parte di se, un
prolungamento del suo essere. Incitato dallo sguardo della ragazza, lo
agitò con l'intenzione di creare un leggero refolo di vento
ghiacciato.
Si
ritrovò sbalzato indietro di vari metri da una bufera devastante,
finendo a gambe all'aria in mezzo alla neve.
“M"ma
sono stato io?”
Chiese
alla ragazza, che se la rideva alla grande.
“Ahahahah!
si, sei stato tu! Fai attenzione, quel coso è parecchio potente.”
Il
giovane si rialzò, togliendosi di dosso la neve.
“Grazie
Hinan. Per l’aiuto, e per avermi rivelato la vostra storia. Ora
capisco molte cose. ”
Quella
sorrise, allegra.
Fammi
un favore Jack. Dì a mia sorella che io non sono morta, ma
continuerò sempre a starle vicino, qui. Disse,
toccandosi il cuore all'altezza del petto.
“Lo
farò, promesso."
La
ragazza annuì, soddisfatta, e scomparì in con un sorriso sul volto.
***
Quando
si riprese da quella specie di stato di trance, la situazione era
critica.
Nord
era a terra davanti a lui, probabilmente svenuto. Dentolina era
accasciata su un albero li vicino e tentava ripetutamente di alzarsi
senza riuscirci. Sandy era davanti a tutti, per tentare di proteggerli
da un eventuale attacco, ma si reggeva a stento in piedi.
Solstyce
e Calmoniglio erano gli unici a combattere ancora, anche se erano messi
piuttosto male. Aster quando poteva si reggeva un braccio, probabilmente
rotto o con qualche legamento slogato. Solstyce era piena di tagli,
abrasioni ed ematomi, e le mani erano completamente ricoperte di sangue,
segno che aveva tentato di combattere la creatura a mani nude, ed
ansimava pesantemente.
Jack
scattò in piedi, ma il bastone di legno bianco che aveva tenuto insano
nella sua… visione? era scomparso.
“Dov'è?!
Dannazione dov'è finito!?” Pensò nel panico.
Un
tentacolo colpì Calmoniglio sul braccio leso, scaraventandolo lontano;
Solstyce era impegnata con due tentacoli contemporaneamente, ma
l'angoscia e la paura di Jack li fecero moltiplicare. Impegnato a
cercare il suo bastone, non si accorse che un gigantesco ed appuntito si
dirigeva verso di lui. Così, quando vide Solstyce crollare davanti a sè,
non ne comprese subito il motivo.
Solo
quando la prese al volo e si accorse del liquido appiccicoso che le
impregnava la spalla, sentì qualcosa dentro di lui bloccandogli la gola.
"Solstyce!
Solstyce! Ti prego rispondimi!” gridò scuotendola, ma la sua richiesta
non ebbe risposta.
Un
sentimento sconosciuto montò nel suo animo. Strinse forte il corpo della
ragazza. Era bellissima, anche adesso, con il viso contratto in un
smorfia di dolore ed i lunghi capelli corvini attaccati alla faccia.
La
adagiò al suolo e si alzò in piedi, gli occhi animati da un potere mai
sentito prima. Afferrò il globo luminoso che gli era apparso davanti
senza farsi troppe domande e quello si trasformò in un bastone ricurvo e
con un urlo di rabbia, scaraventò tutta la sua forza in un colpo solo.
Un
manto di neve e ghiaccio ricoprì l'intera area, e poi ci fu solo il
silenzio. La creatura era svanita.
Il
giovane si sentiva completamente svuotato, ma riuscì a conservare
abbastanza lucidità per alzarsi e correre dai suoi amici. Corse da Nord,
e riuscì a rianimarlo con il ghiaccio, mentre Dentolina si rialzava
grazie all’effetto di un incantesimo curativo che aveva lanciato su se
stessa.
“J-Jack!
Stai bene?” Gli disse volando a scatti verso lo Spirito.
“Io
si, ma lei no!” disse indicando Solstyce, stranamente pallida.
“Oh
no!” disse la Guardiana, che pur nella stanchezza si fiondò dalla
giovane, seguita da tutti gli altri Guardiani che nel frattempo si erano
ripresi.
Era
palese che fosse era messa male. Gli occhi chiusi stretti in una smorfia
di dolore, il labbro inferiore secco e spaccato. Dentolina le passò una
mano sulla fronte.
“Ha
la febbre.” Disse, concitata.
“Jack,
veloce, mettile una mano sulla fronte.”
Stava
albeggiando ormai. La luce era aumentata, ma non abbastanza da far
capire alla Guardiana quale fosse il problema.
"La
spalla.” disse Jack con la gola secca. “Dovrebbe essere ferita alla
spalla.”
Dentolina
abbassò la mano fino a toccarle la spalla e impallidì. Sentì una
sensazione di nausea attanagliarle lo stomaco.
“Ha
un buco nella spalla!” disse la Guardiana con un grido
spezzato, paralizzata. Si guardava la mano insanguinata come in trance.
Poi
uno stridìo li fece sobbalzare: si misero tutti in posizione d'attacco
intorno a Solstyce, per difenderla. Ma invece di una creatura nera, una
bellissima aquila reale circondata di un’eterea luce azzurrina volò in
direzione dei Guardiani. Li osservò attentamente uno ad uno, con dei
penetranti occhi gialli, mantenendosi ferma in aria sbattendo
regolarmente le possenti ali. Questi, compreso il messaggio, si
spostarono, e l'animale svolazzò sopra Solstyce; dopo qualche giro, con
una velocissima picchiata si trasformò in luce, che venne assorbita dal
corpo della ragazza. Dalla sua bocca uscì un sonoro sospiro di sollievo,
ma non si svegliò Dentolina corse di nuovo al suo capezzale, tremando ma
controllando la ferita con mani esperte. Ah, le ore che aveva passato a
rattoppare i suoi compagni!
“Non
si è rimarginata ma... E' fuori pericolo.” Decretò infine.
“Meno
male! Coraggio, torniamo a Polo Nord, li siamo al sicuro.” disse Nord,
trascinando tutti con sé.
***
“E'
ancora addormentata, ma pare che stia bene” Disse Dentolina, uscendo
dalla stanza dove Solstyce riposava.
Sandy
sorrise, tutto contento.
“Ora
però dicci Jack” Si intromise Calmoniglio, che ancora si teneva il
braccio ferito. “Come hai fatto a fare quella… cosa?”
Il
ragazzo si fece serio, conoscendo l’effetto che ciò che stava per dire
avrebbe avuto sui suoi compagni: “Ho visto Hinan”, disse con tono grave.
“Cosa?
Hinan?!” Disse Nord, spalancando gli occhi;
“Già.”
Rispose lo Spirito del Gelo. “Mi ha raccontato di lei e Solstyce e sulla
loro vita passata... Beh, prima di diventare Spiriti. Ma soprattutto, mi
ha dato un'arma per sconfiggere quei mostri orrendi”. I suoi compagni lo
guardarono stralunati, chiedendosi dove fosse quest’arma miracolosa.
“Solo
che… non so come farla tornare…” iniziò Jack, mettendo su un’espressione
di scusa. “Ho sentito qualcosa, una sorta di energia nel petto, ed era
lì, nelle mie mani, ma poi è sparita e non ho idea di come farla
tornare. Forse è apparsa per volontà di Hinan, ma…”
“Non
è così facile.” disse una voce arrochita.
Tutti
i Guardiani si girarono di scatto: Solstyce era lì davanti a loro,
appoggiata allo stipite della porta della sua stanza per non cadere.
“Per
attivare quel tipo di potere a comando ci vuole un sacco di allenamento”
commentò.
“Solstyce!
cosa fai in piedi?! Dovresti essere a riposare!” Disse Dentolina,
preoccupata.
“Non
preoccuparti Dentolina, sto bene ora.” rispose lo spirito dell’Estate,
che però esibiva una fitta fasciatura alla spalla e al
braccio.
“Ragazza!
Tu parli di nuovo! Fatti abbracciare da Nord!- Disse quello,
stritolandola in un affettuosissimo abbraccio spacca-ossa.
“Piano
piano! E’ ancora convalescente!- disse Dentolina, senza riuscire a
nascondere un sorriso. Staccatasi dall'abbraccio di Nord, la ragazza
corse da Sandy.
“Sei
stato grande, amico” disse, battendogli il pugno. Quello gonfiò il
petto, soddisfatto.
“Calmoniglio,
fammi vedere il braccio” disse la ragazza.
“Naah
macchè. è solo un graffiett- AHIA!”
“Chiamalo
graffietto!” disse Solstyce contrariata mentre osservava l'arto con
occhio critico ed esperto.
-Hai
i legamenti della spalla lussati e probabilmente anche un ematoma
muscolare” Calmoniglio sbiancò. Solstyce e il coniglio si Pasqua
guardarono Dentolina, che scosse la testa: con i suoi incantesimi poteva
guarire l’ematoma, ma non di più.
“Rimettimela
a posto.” Disse infine Calmoniglio con espressione decisa.
"Sicuro?"
Chiese lei; Aster annuì.
La
ragazza si mise accanto a lui, piazzò le mani sulla spalla del Guardiano
e tirò. Quello fece una smorfia di dolore, ma i tatuaggi della ragazza
si illuminarono, fino a raggiungere le mani.
"Ehi,
va molto meglio!" Disse Calmoniglio, muovendo il braccio più volte
avanti e indietro. Solstyce sorrise, appoggiandosi al tavolo:
l’incantesimo che aveva lanciato per non far sentire troppo dolore al
compagno era semplice, ma la spossò non poco. Dentolina la sostenne
subito.
"Devo
insegnarti un paio di incantesimi di guarigione che mi ha insegnato uno
stregone del Sudafrica.” Disse alla Guardiana. “Potrebbero essere utili
in caso non ci fossi o non potessi usarli io. Ora scusate, sono stanca.
Torno a riposare.” concluse, girando i tacchi e rientrando nella stanza
chiudendosi la porta alle spalle.
Jack
avrebbe voluto parlarle, ma pensò che forse non era il momento. La cosa
lo tormentò per le ore successive, che passò sdraiato sul letto a
rigirarsi l’acchiappasogni della ragazza nelle mano. Quando non ce la
fece più, si alzò di scatto deciso ad approfittare del fatto che gli
altri Guardiani fossero ancora tutti a riposarsi, o almeno così sperava.
Si
aggirò per i corridoi del castello, fluttuando ad una velocità maggiore
del solito. Quando arrivò davanti alla porta di Solstyce, si assicurò
che non ci fosse nessuno prima di bussare.
“Avanti”
fu la risposta, e lo Spirito entrò lentamente.
“Jack
Frost” lo salutò Solstyce, seduta a gambe incrociate: stava meditando.
“Scusa,
ti ho interrotto” disse Jack, che fece per andarsene, ma lei fece un
gesto con la mano facendogli capire che poteva rimanere.
“Stai
bene?” chiese il ragazzo.
“Si,
sto bene” disse lei, abbastanza lapidaria, sciogliendo le gambe ed
alzandosi senza produrre alcun rumore
“Volevo
restituirti questo” disse Jack di corsa, porgendole l'acchiappasogni. Le
loro mani si sfiorarono appena quando lei allungò la propria per
prendere l’oggetto, producendo una scintilla di elettricità che risalì
velocissima per il braccio del ragazzo. Se lei l’avesse percepita, non
lo fece notare, girandosi per sistemare l’acchiappasogni sulla testiera
del letto.
“Posso
chiederti…” cominciò il ragazzo e lei piantò i suoi occhi nei suoi,
sfidandolo a continuare.
“…
come mai… parli di nuovo?"
La
ragazza sospirò.
"Ho
visto mia madre." disse con una voce flebile. Lui la interrogò con lo
sguardo, senza capire.
“L’aquila.
Era lo spirito di mia madre. Ha rinunciato all’unione con il Grande
Spirito per unire la sua anima alla mia, donandomi il suo potere.”
Spiegò. Un’ombra di senso di colpa le spense gli occhi.
Jack
sentì una fitta di dolore al petto: lui sua madre se la ricordava
appena, ma capì perché la ragazza si sentisse responsabile. Solstice
distolse lo sguardo dagli occhi penetranti del ragazzo come se guardarlo
le facesse male, prendendo a fissare un punto indefinito.
“Mentre
ero svenuta… l’ho vista in carne ed ossa. Non ha detto una parola. E’
venuta verso di me, mi ha abbracciato. Ho sentito il suo calore, come se
fosse stata davvero li con me.” continuò, per poi sospirare.
“Per
mille anni non ho avuto altra compagnia che il Sandman e il Vento. Non
sarà facile, per me, imparare di nuovo ad avere compagnia. E no, non
diventerò una Guardiana” Aggiunse, alzando un dito prima che Jack
potesse dare voce al suo entusiasmo. Il ragazzo sorrise: era comunque un
passo avanti. Lo spirito del Gelo prese a svolazzare qua e la, a
disagio. “Quando ero in quella specie di trance” disse infine, “Ho
incontrato Hinan”. Solstyce fece un sorrisetto.
"Quindi
è stata lei a darti una mano" Rispose la ragazza, accennando un sorriso.
"Già"
le ridacchiò dietro Jack, tornando però subito serio. "Mi ha lasciato un
messaggio per te." La ragazza lo guardò stralunata.
Lo
Spirito le si avvicinò, trovando chissà dove il coraggio di guardarla
negli occhi. Un piccolo angolo del suo cervello si stupì di nuovo di
quanto fosse piccola: lui non era certo un gigante come Nord, ma la
ragazza dovette comunque alzare la testa per rispondere allo sguardo.
Erano
così vicini che il calore emanato dal corpo di lei lo fece quasi
avvampare, mentre lei tremò leggermente dal freddo.
"Mi
ha detto di dirti… che lei non se n'è andata, ma continua a vivere e
starti accanto. Qui. " disse, portandole la mano all'altezza del cuore.
La
giovane rimase pietrificata.
Una
sola, piccola lacrima solitaria le scivolò dagli occhi.
Prendendo
coraggio, lo spirito del Gelo seguì l’istinto e l’abbracciò.
La
ragazza, inaspettatamente, rispose all'abbraccio tutto d'un colpo,
aggrappandosi alla felpa del ragazzo come se stesse per cadere, ma non
pianse.
Rimasero
così, senza dire niente. Quando Jack sentì il respiro di Solstyce farsi
regolare, si staccarono e la ragazza lo guardò come se lo vedesse
davvero per la prima volta.
Il
cuore rimbalzava così forte nel petto dello spirito del Gelo da sentire il sangue nelle
orecchie. “Dovresti riposare ancora” disse Jack dopo qualche secondo di
silenzio e lei annuì, girandosi verso il letto.
Lo
spirito uscì, senza dire una parola, chiudendosi silenziosamente la
porta alle spalle.
Ci appoggiò
la fronte, confuso più che mai, inconsapevole che lo spirito dell'Estate stesse facendo la stessa cosa dall'altra parte del legno freddo.
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Capitolo 6 *** Chapter Sixth: Light, motors, Action! ***
Rise
of the Guardians: Eclipsed
Chapter
Sixth: Light, motors, Action!
Quella
stessa notte, Jack fluttuava nuovamente senza peso; tutto intorno a
lui c’era solo uno scuro cielo stellato.
“Immagino
tu ti stia chiedendo perchè sei di nuovo qui, Jack!” disse
una voce allegra e squillante che il ragazzo riconobbe all'istante.
“Hinan!”
disse, guardandosi intorno ma senza vedere nessuno.
La
ragazza gli apparve davanti agli occhi in uno schiocco di dita e
sorrise raggiante.
“Stavolta
sono io a chiamarti qui Jack; Ho una cosa molto importante da
chiederti.”
Il
ragazzo la guardò con aria interrogativa.
“Quell’aquila…
lo spirito di mia madre… Gli spiriti, Jack! Gli spiriti sono la
chiave.” disse la giovane, ma Jack non capì. Lei sbuffò
piano;
“Le
forze del Male si stanno rafforzando sempre di più, e abbiamo
bisogno che tutti voi e Sol diventiate più forti. Ma nelle
condizioni attuali, pur con tutto lo sforzo, no sareste in grado di
confrontarvi con la minaccia che vi attende. Quindi… Noi spiriti
della sua famiglia abbiamo deciso di donare la nostra forza a
Solstyce. Quell’aquila era lo spirito di nostra madre.”
Jack era piuttosto confuso. Probabilmente non aveva l'espressione più
intelligente del mondo!
“Oh,
ho troppo poco tempo, devo sbrigarmi” si lamentò Hinan,
che stava diventando sempre più trasparente.
“Gli
spiriti non possono trovare la strada da soli Jack! Hanno bisogno
di… qualcosa… che li guidi” continuò; sembrava
affaticata. “nel nostro caso, sono le azioni… le azioni di
Solstyce sono la nostra guida. Una di coraggio, una d'amore, una
difficile e una di sacrificio… Non le dovrai parlare di questo Jack,
Solstyce deve fare tutto spontaneamente… Devi aiutarla a ritrovare
se stessa, recuperando gli spiriti… Ma non lo deve sapere… non lo
deve sapere… l’acchiappasogni…”
Tutto
sfumò.
Giorni
e giorni dopo l’ultimo scontro e quell’assurdo sogno -perchè di questo
pensava si fosse trattato-, Jack si sentiva come un’anima -o meglio uno
spirito- in pena. Se ne stava lì, fermo davanti alla porta chiusa della
stanza di Solstyce da almeno cinque minuti, indeciso se bussare o meno.
"Forse
sta ancora dormendo, è meglio che torni tra un po’…”Pensava, tirando i
tacchi, ma tornando sempre sui suoi passi.
“Sono
sveglia…” Disse un'assonnata voce femminile dall’interno quando per
l’ennesima volta si fermò davanti alla porta.
Jack
arrossì, per poi deglutire e farsi coraggio. Entrò lentamente, cercando
di farsi strada nel buio della stanza, ancora con le tapparelle
abbassate.
Solstyce
era seduta a gambe incrociate, ancora per metà sotto le coperte, mentre
si strofinava gli occhi con l'espressione di chi si è appena svegliato
da un sonno pesante. Jack non aveva potuto fare a meno, i quei giorni,
di notare come lui fosse l’unico dei Guardiani a cui lo sfuggente
spirito dell’Estate concedeva della confidenza e nonostante gli
dispiacesse per i suoi compagni, ne era felice.
“Certo
che fanno davvero un casino pazzesco!” borbottò il ragazzo per spezzare
il silenzio. In effetti, dalle stanze adiacenti veniva un gran fracasso:
Nord era occupato a produrre i regali, e Dentolina, Sandy e Calmoniglio
si erano offerti di aiutarlo. Vi lascio immaginare.
“Come
stai oggi?” chiese il ragazzo.
“Bene”
rispose Solstyce con voce sincera. In effetti, era da tanto che non si
sentiva così bene, ma era lontano il periodo in cui era stata al pieno
delle forze.
“Andiamo
a fare colazione? Sto morendo di fame!” Disse la ragazza alzandosi dal
letto di scatto e sorprendendo Jack. Il ragazzo annuì e si avviarono
verso la sala da pranzo.
Mangiarono
insieme, chiacchierando del più e del meno. Solstyce però era cupa:
nonostante i duri allenamenti a cui si stava sottoponendo con Sandy, si
sentiva ancora troppo debole nei confronti del pericolo che minacciava
il mondo e i Guardiani.
Lui
la capiva: si era sentito allo stesso modo, anni prima, quando Pitch
aveva attaccato ma lui non era riuscito a fare gran che, dato che nessun
bambino credeva in lui… Eccolo li, il colpo di genio:
“Senti,
ti va di accompagnarmi in un posto?” Chiese di getto allo spirito
dell’Estate.
Senza
nemmeno aspettare una risposta ed ignorando la sua espressione
interrogativa, le afferrò saldamente una mano, spalancò la grande
finestra della sala da pranzo con un soffio di vento e si precipitò
fuori.
Volavano
da un'oretta ormai.
-Senti,
mi vuoi dire dove diamine stiamo andando?- disse Solstyce, piuttosto
scocciata: volare la stancava ancora molto e sembrava che no arrivassero
mai.
Jack
si girò per risponderle: “Tranquilla, siamo quasi arrivati. Stiamo
andando a trovare un mio caro amico, in una cittadina chiamata Burgess.
Eccola li!”
Scesero
velocemente di quota, atterrando con i piedi nudi sull'erba fresca
vicino ad un laghetto.
“E’
qui che sono diventato spirito.” Sussurrò piano Jack e Solstyce lo
guardò intensamente prima di volgere lo sguardo al luogo dove si
trovavano.
Era
meraviglioso: il piccolo specchio d'acqua si muoveva placido, e le
fronde dei salici frusciavano al vento, creando una bellissima melodia.
Il sole filtrava attraverso le foglie degli altissimi alberi, creando
un'atmosfera soffusa ma allo stesso tempo piena di luce.
Solstyce
era a bocca aperta, estasiata.
La
ragazza iniziò a ridere, come se quel vento leggero trasportasse
felicità pura. Jack, con un sorriso sbilenco sul viso (ed un alone di
rossore sulle guance) si mise un po' in disparte, in attesa,
appoggiandosi su un ramo particolarmente ombroso di un salice: aveva
mandato un messaggio a Jaimie e sapeva che tra poco sarebbe arrivato.
Solstyce,
invece, ballava. Ballava come se il tempo e gli anni passati non fossero
mai esistiti.
Ballava
il sole, l'acqua del lago, ballava del vento che accarezzava i salici.
Ballava della vita, mentre ovunque i suoi piedi toccavano terra,
cespugli di fragole, bacche e fiori crescevano rigogliosi.
“Jack!”
Gridò una voce squillante, distogliendo il ragazzo dai suoi pensieri e
Solstyce dalla sua danza.
"Ehi
Jaimie! Da quanto tempo!? Caspita come sei cresciuto!” Lo salutò lo
spirito.
“La
bufera dell'anno scorso, Jack!” rispose quello contento, salutando il
suo amico battendogli il cinque.
“Perchè
sei qui Jack? E’ piena estate! Cavolo se fa caldo qui” Gli chiese il
ragazzino, incuriosito e forse un po’ spaventato mentre si sventolava
con una mano. Lo spirito sorrise:
“Voglio
farti conoscere una mia amica” rispose. A Jaimie brillarono gli occhi;
“Una
nuova Guardiana?” Chiese emozionato.
“Più
o meno” rispose Jack, e sghignazzò, lanciando uno sguardo a Solstyce che
glielo restituì con tanto d’occhi.
“Dov’è?
Non la vedo…” disse il bambino, guardandosi intorno.
“Devi
crederci, Jaimie. Si chiama Solstyce. E’ lo spirito dell’Estate ed è
proprio qui, davanti ai tuoi occhi.”
Il
bambino, fiducioso, strinse gli occhi come per concentrarsi.
Dopo
qualche secondo, la vide, apparsa dove prima per lui c’era solo aria e
con un’espressione decisamente sconvolta.
“Oh,
eccoti! Ciao, io sono Jaimie!” Disse entusiasta il bambino, correndo da
lei e porgendole la mano affinché la stringesse.
“Ja-Jack?”
Balbettò la ragazza, che sentiva il cuore batterle furiosamente nel
petto. Lo spirito del Gelo sorrise.
Convinta
di stare sognando, la ragazza stese lentamente un braccio ma non gli
strinse la mano. Andò avanti, fino a sfiorare la spalla del ragazzino,
trattenendo il respiro.
I
polpastrelli dello Spirito si fermarono a percepire il ruvido della
stoffa della maglietta del bambino, senza oltrepassarlo.
Nessuna
scarica elettrica, nessuna sensazione di freddo acuto. Solo la spalla un
po' ossuta di un bambino di dieci anni.
La
mano della ragazza iniziò a tremare e Solstyce piantò i suoi occhi
profondi in quelli dell'Ultima Luce.
“Tu...
tu mi vedi?”
Jaimie
annuì, senza parole, catturato dagli occhi magnetici dello spirito.
“Tu
mi vedi. Tu mi vedi.” Un sorriso meraviglioso nacque sulle sue labbra.
“Lui
mi vede!” disse, scoppiando a ridere rivolta a Jack
“LUI
MI VEDE!!”
Tutta
la natura sembrava risplendere a quella felicità: le foglie sembravano
più verdi, l'acqua più limpida, le bacche più dolci e mature.
La
sua risata li coinvolse, al punto che si ritrovarono tutti e tre a
tenersi la pancia dalle risate.
Poco
dopo si calmarono, decidendo di sedersi sotto l'unico pesco nei pressi
del lago. Solstyce fece maturare parecchi frutti e li offrì ai due.
“Piacere,
io sono Jamie Bennet!” disse il ragazzino, tendendo nuovamente la mano a
Solstyce, che stavolta la afferrò sorridente.
“Lui
è L'Ultima Luce.” disse Jack. “Se non fosse stato per lui, non so cosa
sarebbe successo, nella nostra ultima battaglia”
Jaimie
arrossì, lusingato.
“No,
non è vero! Avresti dovuto vedere Jack, come ha combattuto! Voleva a
destra, WOOOM! E poi a sinistra e VROOOM! Ghiaccio ovunque!”
“Davvero?”
Disse la ragazza alzando sarcasticamente un sopracciglio. “Caspita, a
vederlo così non sembra proprio!” lo canzonò Solstyce.
“Ehi!”
disse lui, fintamente offeso, smascherato dal sorriso sulle labbra.
Solstyce, da quando la conosceva aveva sorriso davvero per la
prima volte.
Allora
Jaimie notò una scintilla, nello sguardo che si scambiarono i due
spiriti, che solo tra un bel po' di anni avrebbe compreso affondo.
Improvvisamente,
una ragazzina dei capelli castani che stava scappando urlando da
qualcosa di terrificante, interruppe il discorso dei tre. La ragazza a
dir poco crollò a terra ma Jack riuscì a prenderla al volo.
“JAMIE,
JACK! Oddio. in città... Dei mostri orrendi! Stanno…”
Poverina,
non riusciva a completare una frase tanto era sconvolta e senza fiato.
Quando
riuscì a sollevarsi un po', incrociò lo sguardo preoccupato di Jack,
senza vedere Solstyce. Aveva gli occhi così grandi di spavento, che lo
Spirito dell'Estate sentì il bisogno di abbracciarla e nonostante le
fosse solo passata attraverso, la bambina si sentì subito meglio.
“Ma
cosa…” sussurrò, stupita della sua stessa calma.
“C’è
un altro spirito” spiegò Jaimie, che aveva assistito alla scena. “E’ lo
spirito dell’Estate!”
Ed
eccola, davanti ai suoi occhi di bambina, apparsa dal nulla.
“Oh.
Ciao!” Disse la bambina. improvvisamente, il panico la attanagliò di
nuovo: quei mostri terribili erano ancora in città!
“Ascoltami…"
disse Solstyce con voce dolce, lanciando un'occhiata preoccupata a Jack
e inginocchiandosi davanti alla piccola.
“Calmati,
ti prego… Dove sono questi mostri?”
La
bambina indicò una direzione con la mano.
Solstyce
le sorrise e le accarezzò dolcemente la guancia. La bambina sentì di
nuovo un bel calore rassicurante, come se a quel tocco tutte le sue
paure e preoccupazioni fossero state risucchiate via. Lo Spirito le
prese la mano e la unì con quella di Jaimie, a cui fece l'occhiolino.
“Proteggila
tu, ok grande eroe?” gli disse ridacchiando.
Quello
annuì, accennando ad un goffo saluto militare.
I
due bambini guardarono da lontano gli spiriti volare via.
“Di
qua Jack!”
“Come
fai a saperlo?!” le chiese il Guardiano.
“L'ho
visto nella sua mente” disse lei sbrigativa.
Eccoli
li, alla fine.
“Sono
troppi” Pensò subito Jack, preoccupato nel vedere l'ansia crescere
anche negli occhi di Solstyce.
Ed
erano veramente troppi: quindici, venti... La piccola piazzetta
della città era un intero brulicare di quelle creature orrende.
I
due si precipitarono in mezzo alla mischia, ed appena toccarono terra,
si resero conto di un dettaglio rilevante: le figure nere, prima solo un
ammazzo di sentimenti negativi, ora avevano una forma, sinuosa ed
umanoide.
Le
gambe, se così possiamo chiamarle, erano ricurve ed apparentemente
molli, dando un movimento strano a quelle creature. Le braccia, lunghi
tentacoli. Ma la cosa più spaventosa, era la testa.
Un
ovale perfetto, ma senza volto. Vuoto.
Jack
fu riscosso dal bagliore del globo luminoso richiamato dalla ragazza,
che lo mutò in un lungo bastone.
Prima
che potessero fare qualsiasi cosa però, furono bloccati da una risata.
Cupa, amara e profonda... Ultraterrena.
I
due sentirono la pelle accapponarsi, ed un brivido scendere lungo la
schiena.
“Benvenuti,
spiritelli. Volete unirvi alla mia sabba?” Ne seguì una risata
gutturale.
“PITCH!”
Urlò Jack. “Vieni fuori, maledetto!”
“Ne
sei sicuro? D'accordo... BUH!”
Solstyce
vide solo qualcosa di nero e sabbioso scaraventare Jack lontano, poi si
ritrovò le braccia bloccate dietro la schiena.
Lottò
per liberarsi, ma la presa era davvero ferrea, e finì solo per ferirsi i
polsi.
“Buona,
buona, lupacchiotta” disse Pitch, con voce suadente.
A
Solstyce mancava il respiro. Annaspava, sentiva come un forte peso sul
petto. La luce del sole sembrava oscurata, e lei sentiva le forze
scivolarle via dal corpo, risucchiata solo al contatto con quella sabbia
nera.
“Non
ho intenzione di combattere, per ora.” Persino la voce dello spirito
sembrava nera, poco più che un rantolo.
“Pensi
di farmi sprofondare nell'Oscurità, Pitchsteiner?” rispose Solstyce,
sprezzante. “Sappi che ci sono dentro più di te!”
Quell'affermazione
fece sussultare l'Uomo Nero, togliendogli per un attimo quel sorriso
maligno dalla faccia.
“Non
è lo stesso Pitch dei Secoli Bui... Hanwi deve averci messo il suo
zampino.” Pensò la ragazza, nel panico.
In
effetti, anche esteticamente sembrava diverso. I lineamenti erano più
affilati, la pelle grigiastra e spenta. La sua sabbia, che prima
riluceva maligna, ora era così nera che pareva assorbire anche la luce,
annientandola.
Ma
la cosa che colpiva di più erano gli occhi: quelli che un tempo erano
dorati e cangianti, ora erano di un nero così denso che non si
distingueva dalla pupilla. Due pozzi senza fondo, che ti risucchiavano
in una spirale di terrore ed angoscia, senza possibilità di uscirne. Il
Buio, totale e devastante.
Lo
Spirito si divertiva a girare lentamente intorno alla figura di
Solstyce, che stava venendo inglobata da un grumo di Oscurità pura.
“Tu
dici?… Io non credo proprio.” disse, mascherando il disagio che gli
aveva recato l’affermazione della ragazza. “Tu non hai idea, di ciò che
sta progettando Lui per voi... Ha! E la cosa più divertente è tutto si
compierà per mano tua. Ironico, vero? Lo Spirito richiamato dal suo
esilio per ristabilire l’equilibrio sarà la causa della sua distruzione.
Che cosa carina!” disse scoprendo i denti da squalo in un malvagio
sorriso.
Solstyce
alzò la testa e piantò i suoi occhi in quelli di Pitch, sebbene la
spaventassero a morte, esibendo lo sguardo più rabbioso di cui era
capace.
Quello
le si avvicinò.
“Oh,
questi occhi, mia cara... di un verde così maestoso…" Pitch le
accarezzò il viso con le lunghe dita affusolate. Un brivido di
repulsione scosse Solstyce. Pitch fece una smorfia.
“La
negazione totale della Luce sarebbe impossibile, e anche Lui lo sa. Ma
non temere, figlia del Sole. Ucciderò lentamente tutti i tuoi insulsi
amici e tra atroci sofferenze” Le sussurrò all'orecchio. “…E con Jack
Frost, ah! Oh, con lui mi sfogherò davvero, si; Lo sai, abbiamo avuto un
rapporto decisamente complicato in passato. Ma tu... No, tu resterai in
vita. Costretta a rivivere la loro morte ancora e ancora, nel Buio più
assoluto...
Fidati,
dolcezza. Sarà orribile!”
Solstyce
era paralizzata. Osservava Pitch con gli occhi sbarrati, atterrita.
“La
tua disperazione sarà tale che farà da carburante al mio signore per
secoli! Getterà l'intero mondo nell’Oscurità!" Lo spirito spalancò le
braccia, esibendosi in una risata terribile.
“Non
è meraviglioso?” Disse, prendendole di colpo il mento con la mano. Di
colpo delle immagini orrende si riversarono nella mente di
Solstyce.
Lo
Spirito dell'Estate non aveva nemmeno più le forze di urlare. Ormai
aveva la vista appannata e creature fatte di oscurità vorticavano
ovunque, confondendola.
“A
presto lupacchiotta…"
Poi
il buio la avvolse.
“Jack!
Jack svegliati!!” Gridò una voce che gli parve conosciuta.
Jack
Frost tentò di muoversi, ma il corpo non gli rispondeva. Con grande
sforzo aprì gli occhi, ma non riuscì a riconoscere chi lo chiamava:
aveva la vista troppo appannata.
“Jack,
Solstyce sta male! Ti prego, svegliati!!!”
Infine,
riconobbe Jaimie Bennet e la sua amica entrambi con le guance rosse e
gli occhi gonfi dal pianto.
Si
guardò intorno, ancora confuso.
Le
creature ondeggianti erano sparite nel nulla, come Pitch, e il sole era
tornato a scaldare l'ambiente reso innaturalmente freddo dal passaggio
dell'Oscurità.
La
testa gli pulsava dolorosamente. Si portò una mano alla fronte e gli
venne un capogiro, quando ritirandola la trovò macchiata di sangue.
Si
alzò lentamente cercando di non pensare al dolore.
“Jack,
per favore! Solstyce sta male, non si muove!” Disse nuovamente la
bambina e Jack sentì lo stomaco contrarsi dal panico. Si alzò di scatto,
combattendo un capogiro.
La
vide, inginocchiata a terra, al centro della piazza, le braccia
completamente abbandonate e la testa riversa all'indietro.
“SOLSTYCE!”
Gridò nel panico e corse da lei quanto più velocemente gli era
possibile, inciampando spesso sui suoi stessi passi e crollandole al
fianco.
I
suoi occhi...
Erano
spalancati, vuoti e spenti. Tutta la luce e il coraggio che li
animava era stato risucchiato via.
“No…”
il
volto di Jack era una maschera di angoscia. Prese una delle sfere
incantate di Nord e la ruppe, facendo partire un raggio di aurora,
sperando che i suoi amici facessero il prima possibile.
“Sono
un idiota, un vero idiota!” Pensò nel terrore; “Se non mi
fossi fatto prendere dalla foga…”
Allungò
la mano per toccarle una la spalla con l’intento di scuoterla, ma appena
la sfiorò, gli si oscurò la vista e delle immagini terribili di morte ed
oscurità gli riempirono gli occhi.
“AARGH!”
Scattò all'indietro, con il respiro accelerato e totalmente sconvolto.
“Dannazione
Sol, cosa ti ha fatto quel maledetto” disse disperato.
“E’
successo anche a noi…” gli sussurrò Jaimie, che nel frattempo gli era
corso dietro. La bambina annuì mesta: “Appena l’abbiamo sfiorata,
abbiamo visto…” tentò di dire, ma la voce le morì in gola.
Jack
ringhiò, furente: “Ti prego Sol, svegliati! Combatti! E' solo
un'illusione, capito? COMBATTI!”
Lo
spirito dell’Estate riconobbe immediatamente quel posto.
Una
gigantesca vallata di terra arida, spaccata e arsa da colpi violenti.
In
quelli che non riuscì a distinguere se fossero attimi o secoli,
rivisse tutte le battaglie dei Secoli Bui. Udì tutte le grida
disperate delle vittime, dirette e indirette, di quella guerra
orribile.
Rivisse
quella situazione disperata.
Riconobbe
il dolore al ventre, il sangue che colava dal taglio profondo che le
correva da un fianco all’altro, le mani fresche della sua Hinà che le
stringevano la mano, i Guardiani feriti e stanchi.
Rivide
i capelli lunghi e argentei della sorella che ondeggiavano mentre si
alzava. Rivide in un attimo tutti i volti delle persone che avevano
sofferto, rivisse tutto il loro dolore come se fosse stato suo.
Rivide
sua sorella allargare le braccia, i tatuaggi di lei illuminarsi e poi…
sparita, scomparsa in una colonna di luce così alta da arrivare al
cielo, liberando la Luna dall'Oscurità che la aveva avvolta, quel 21
Dicembre in cui avvenne L'Eclissi.
Sentì
di nuovo quel vuoto improvviso al cuore, seguito dal dolore più
lancinante che avesse mai provato.
Spesso
le persone si chiedono che rumore faccia un cuore spezzato; beh,
Solstyce non sentì nulla. Assolutamente niente che non fosse dolore.
Vuoto totale.
“Basta…"
Era
stanca, Solstyce. Voleva abbandonarsi e basta. Sentì il peso di tutti
quegli anni piombarle addosso come un macigno.
Improvvisamente,
l’ambiente mutò. Era davanti al Totem Sacro, a casa. L’erba le punse
le ginocchia.
“Combatti!"
Disse una voce profonda. Lo spirito volse più volte la testa, ma non
vide nessuno.
Un
ruggito la fece sobbalzare.
"COMBATTI!!"
Un
altro ruggito. D’istinto, guardò il Totem: gli occhi stilizzati
dell’orso brillavano di luce propria.
Per
la prima volta da quella che credeva fosse un’eternità, smise di
sentire dolore e paura.
“Ti
arrendi già?”
Disse
la voce bassa e cavernosa, facendole vibrare tutto il corpo.
“Ti
arrendi già?”
Ripetè
la voce, più rabbiosa.
Il
terzo ruggito fu ancora più forte.
Un
pensiero balenò nella mente di Solstyce.
“Padre…?”
Una
nebbiolina verdastra prese ad uscire dagli occhi illuminati
dell’orso-Totem.
Lentamente,
si riunì alla sinistra di Solstyce prendendo la forma evanescente di
un grande orso Grizzly.
L’animale
tese un arto verso la ragazza, sfiorandole il petto all'altezza del
cuore con il grande e letale artiglio ricurvo.
“Combatti
figlia mia. Sii forte e combatti. Sii degna del tuo sangue.”
Una
scarica elettrica invase Solstyce da capo a piedi, infondendole nuova
forza.
"COMBATTI
SOL! TI PREGO SVEGLIATI. "
Solstyce
si tirò su di scatto urlando, la katana bianca già materializzata e ad
un soffio dal collo di Jack.
“SOL!”
disse lui, le mani in alto come in segno di resa e respirando
velocemente.
“Jack!
Eri tu? Eri… tu a chiamarmi?” Disse la ragazza, ansimando pesantemente.
Il ragazzo annuì “Anche loro” disse, indicando con un sorriso i due
bambini.
Lei
espirò tutta l’aria che aveva nei polmoni e inspirò nuovamente,
calmandosi. Mutò l’arma che aveva evocato nel globo di energia e lo
assorbì nel petto.
“Grazie.”
Disse, alzandosi con qualche difficoltà;
“Mi avete salvato la vita” concluse scompigliando i capelli ai
due piccoli che sorrisero, di nuovo tranquilli.
Aiutarono
Jack ad alzarsi, dato che era finito a gambe all’aria per evitare la
lama della ragazza e non riusciva ad alzarsi sulle gambe senza oscillare
pericolosamente.
Dopo
qualche minuto, con un rumore assordante, Nord e gli altri Guardiani
comparvero da un portale proprio davanti a loro ruzzolando per il troppo
slancio.
“Sostakovich,
state tutti bene?!”
“Tutto
a posto?”
“Avete
combattuto?”
“Siete
feriti?!”
“CALMATEVI!”
esplose Jack. “Siamo bene, più o meno…”
“Abbiamo
visto Pitch” disse Solstyce lapidaria, scuotendo la testa.
“Siamo
nei guai fino al collo. E’ ora che impariate anche voi come usare
questo”. Disse, materializzando il globo bianco nella sua mano.
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Capitolo 7 *** Chapter Seventh: Versus (Parte 1) ***
Rise
of The Guardians: Eclipsed
-Chapter
Seventh: "Versus" (Parte 1)
-Versus
Pre.
ingl.; in it. prep,. usualmente pr. adatt.
"In
contrapposizione a, contro, abb. 'Vs.' mette a confronto i due
contendenti di uno scontro"
Appurato
che i bambini fossero al sicuro, Solstyce e i Guardiani tornarono in
fretta e furia al Polo Nord, dichiarata base operativa.
Tutti
avevano insistito affinché Solstyce e Jack riposassero, dopo quel
tremendo attacco. Non dovettero
penare più di tanto: entrambi si ritirarono
nelle loro stanze senza troppe proteste. Nei due giorni seguenti, tutti notarono che
qualcosa nello spirito dell’Estate stava cambiando, come se stesse
combattendo una battaglia interiore che aveva intenzione di risolvere da
sola. L’unico a cui permettesse di avvicinarla era Jack Frost: di certo
lo spirito burlone non sapeva cosa le passasse per la testa e nel cuore,
ma tutti aveva notato come, quando lui faceva lo sciocco in mille modi
pur di farla ridere, la tempesta negli occhi verdi della ragazza si
placava un po’.
Quando,
due giorni dopo, riunendo il proprio coraggio Dentolina era andata a
chiamare lo spirito dell’Estate per una riunione sul da farsi, non
l’aveva trovata nella sua stanza. Prima di farsi prendere dal panico, la
cercò sulla guglia più alta del palazzo di Babbo Natale: la conosceva da
talmente tanto che sapeva di doverla cercare in posti elevati, quando
spariva per pensare.
“Avere
lo sguardo libero mi aiuta ad aprire la mente” gli aveva detto secoli e
secoli prima, quando aveva fiori intrecciati nei capelli e i suoi occhi
ridevano insieme ai raggi del sole.
“Dovevo
pensare.” Disse infatti Solstyce, quando la Guardiana dei Ricordi la
trovò appollaiata sulla torre più alta. Guardava l’enorme distesa
innevata del Polo con sguardo solenne: aveva preso una decisione. Su
cosa, Dentolina lo scoprì poco dopo.
Riunitisi
intorno al grande tavolo rosso delle riunioni, per prima cosa i
Guardiani chiesero a Jack e Solstyce di raccontare nel dettaglio cosa
fosse successo.
Un
trenino sbuffante svolazzò sopra la testa di Nord, inseguito da un elfo
che correva disperato tentando di acciuffarlo.
“Pitch
ha ben pensato di spiattellarmi il suo piano; In poche parole l’intento
di Hanwi è di uccidervi tutti ed alimentarsi della mia disperazione per
portare l’Oscurità nel mondo. Mi ha bloccato in uno dei suoi incubi,
pensando di tenermi intrappolata nella mia mente e fare i suoi comodi
mentre ero impossibilitata a combattere. Per sua sfortuna, eccomi qui.”
Disse lo spirito dell’Estate, allargando le braccia. Jack rabbrividì,
ricordando il dolore lancinante che aveva provato solo a sfiorarla.
“Non
glielo permetteremo.” Mimò deciso Sandy con la sua sabbia dorata,
facendo sorridere dolcemente la ragazza, che gli accarezzò la guancia
paffuta.
“Pitch
non è più lo stesso” continuò la ragazza; “E’ molto, molto più forte di
prima, grazie al potere che riceve da Hanwi. Se vogliamo avere una
possibilità di batterli, dovete diventarlo anche voi. Dovete imparare ad
usare questo.” disse, concentrandosi ed evocando il globo di energia che
trasformava nelle sue armi, pulsante di potere.
“Questa…
E’ la forma fisica di tutta la Luce del mio essere. L’unica cosa che può
opporsi alla pura Oscurità di cui sono fatti gli Hanwi-hen. Ciò che fa,
tuttavia, non è eliminarli, ma rispedirli al mittente. Va da se…” disse,
e sospirò “che per eliminarli definitivamente, dobbiamo eliminare la
fonte: Hanwi stesso.”
“Perdonami.”
La interruppe Aster, con un filo di astio nella voce non esattamente
nascosto: “Ma se sapevi dall’inizio di quest’arma miracolosa, si può
sapere perché non ce l’hai detto prima?!”
disse, sbattendo una zampa sul tavolo.
Solstyce
fece un piccolo sorriso colpevole, ma non abbassò lo sguardo: “E’ stato
un grande errore e me ne rendo conto. Forse, se ve ne avessi parlato
prima, non saremmo arrivati a questo punto.” Ammise, scuotendo la testa.
“Mi dispiace. Non commetterò lo stesso errore due volte. Ho passato…
secoli, in solitudine. Solo Sandman…” si interruppe per sospirare e il
Guardiano dei Sogni le strinse la mano, guardandola con uno sguardo così
dolce da farle pizzicare gli occhi.
“Ho
vissuto fino ad ora contando solo su me stessa e in preda alla rabbia.
Ora non posso permettermelo: dobbiamo collaborare, e non permetterò al
mio risentimento di mettere in pericolo i bambini e … voi” Concluse,
guardando Jack Frost con uno sguardo così deciso da fargli battere il
cuore ancora più forte.
Quelle
parole rimasero nell’aria tra Nord, Aster e Dentolina aleggiando e
posandosi nelle loro menti. Tutti e tre giunsero ad una dolorosa
consapevolezza che gli fece abbassare gli occhi dal senso di colpa: loro
tre l’avevano abbandonata. L’avevano vista, distrutta dalla morte di
Hinan. Avevano provato a starle vicino all’inizio… Si erano arresi
presto, dicendosi che anche loro erano distrutti dalla perdita ma
dovevano portare avanti i loro doveri come Guardiani, e che alla fine
Padre Tempo avrebbe fatto il suo lavoro lenendo il lutto dello Spirito.
Avrebbero dovuto intuire che non sarebbe successo. Solo Sandman, il
dolce, coraggioso Sandy, aveva capito e le era stato vicino.
“Non
è il momento per i sensi di colpa.” Disse Solstyce, interrompendo il
loro flusso di pensieri. I suoi occhi li fissavano, indagatori ma dopo
tanto tempo finalmente sereni.
Ora
era decisa, ora aveva uno scopo: salvare i bambini. Aveva compreso,
finalmente, il motivo per cui Hinan aveva sacrificato la sua vita. Aveva
sentito, provato sulla sua stessa pelle la disperazione di
quelle piccole anime durante i Secoli Bui nella visione in cui Pitch
aveva tentato di intrappolarla.
“Nord,
avremmo bisogno di spazio. Hai una sala adatta?” Chiese Solstyce. Babbo
Natale si riscosse:
“Da,
da, questa parte prego” disse, voltandosi e facendo strada. Dopo una
sequela infinita di corridoi, arrivarono in una sala gigantesca, piena
di specchi.
“Ottimo”
commentò lo spirito dell’estate “Ora tutti seduti per favore.
I
Guardiani eseguirono, disponendosi a semicerchio intorno a lei, che si
sedette a sua volta incrociando le gambe in posizione meditativa.
“Chiudete
gli occhi e concentratevi. Pensate, e riportate alla mente tutti i
momenti felici della vostra vita, terrena e non.”
Non
era una cosa facile: tutti si distraevano al minimo scricchiolio o
rumore e non riuscivano a concentrarsi.
Tutti
tranne Calmoniglio. E no, il suo soprannome non centra nulla, ma essendo
un esperto di pratiche orientali, era ferratissimo nella meditazione.
Una
serie velocissima di immagini scorreva nella mente del Guardiano, che
concentratissimo, sentiva come se qualcosa gli premesse lo stomaco.
Quasi
sobbalzò, quando sentì la voce di Solstyce raggiungerlo direttamente
nella sua mente.
“Senti
questa pressione? Questo sentimento di euforia? Ora concentrati e
cerca di focalizzarlo in un unico punto.”
Poco
dopo, un Boomerang di un bianco purissimo era stretto nelle zampe del
Guardiano.
Tutti
si strinsero accanto a lui per congratularsi, ma Solstyce riportò
l’ordine: “Davvero complimenti. Ora però dovete riuscirci anche voi”
La
seconda a riuscire nell’impresa fu Dentolina.
Tuttavia
la Guardiana dei Ricordi era piuttosto perplessa.
“Perchè
non si è materializzato nulla davanti a me? Ero convinta di esserci
riuscita” chiese, un po' rattristata.
“Ci
sei riuscita infatti” confermò lo spirito dell’Estate, ma Dentolina
continuava a non capire.
Calmoniglio
iniziò a girarle intorno, scrutandola e facendola arrossire.
Il Guardiano si accorse del rossore della compagna: sotto la pelliccia
arrossì anche lui fermandosi per qualche attimo di troppo a guardarla negli occhi, ma infine continuò l'analisi. Poi, a furia di girarle intorno, arrivò
l'illuminazione.
“Seguimi!”
disse, prendendola per mano e trascinandola lentamente sotto un fascio
di luce che penetrava da una delle grandi finestre che illuminavano la
sala.
Un
coro meravigliato si levò dai presenti: tutte le piume di Dentolina
risplendevano luminosissime, come se fosse un prisma, lasciando riflessi
e piccoli arcobaleni in ogni direzione.
“Voglio
fare una prova.” disse Solstyce piano: “Tirami un pugno.”
“Eh?”
Rispose la Guardiana, incredula.
“Hai
capito, ho detto un pugno! Proprio qui, in faccia!” disse lo Spirito
indicandosi la guancia. “Dai, con tutta la forza!”
Dentolina
chiuse gli occhi e colpì. Quando li riaprì, ci mise un attimo per capire
che Solstyce non era più davanti a lei, ma praticamente schiantata
contro il muro dall’altra parte della stanza.
Tutti
accorsero per vedere se fosse ancora viva, e quando poco dopo la ragazza
si riprese, scoppiò a ridere. “Certo che hai un bel destro” disse
massaggiandosi la guancia colpita. “Inoltre suppongo che tu ti senta
molto più forte. Scommetto che anche i tuoi incantesimi sono molto più
forti di prima.”
Dentolina
annuì e si sentì al settimo cielo: “Finalmente posso essere utile
anche io!” Pensò quasi commossa.
Il
resto del pomeriggio passò nel tentativo degli altri tre Guardiani. Vi
basti sapere che Jack ghiacciò quasi l'intera sala (presenti compresi),
Nord rischiò di affettare Solstyce un paio di volte con le sue daghe
estensibili e Sandy, oltre ad esseri addormentato almeno una quindicina
di volte, si divertì un mondo con le sue bombe soporifere e le sue
figure di sabbia, prima solo bestiole innocue, trasformarsi in feroci
animali che rispondevano ad ogni suo ordine. Anche se il T-Rex alto otto
metri e mezzo che stava per papparselo se lo poteva risparmiare.
Dopo
una cena piuttosto frugale, tutti andarono a dormire, sfiancati dalla
giornata piena.
Solstyce
però, stesa sul letto ma sopra le coperte, era perplessa; si rigirava
l’acchiappasogni tra le dita da ore.
“Qui
c'è qualcosa che non quadra... Prima la mamma, ora mio padre… E' come se
mi avessero donato la loro forza. La sento che mi scorre nelle vene. E
queste perle…”
Sotto
al cerchio di legno erano ora appesi due fili di perline, che
terminavano con una piccola piuma d'aquila e una ciocca di peli di orso.
Ad
un certo punto sentì qualcuno bussare piano alla porta. “Avanti.” disse
piano. La porta si aprì senza cigolare, rivelando la figura di Dentolina
che un po' imbarazzata svolazzava senza rumore fuori dalla porta.
“Ehm...
Solstyce, possiamo parlare?” Disse la Guardiana, incerta.
“Entra”
disse Solstyce, facendole cenno di sedersi sul letto accanto a lei.
Dentolina
si sedette leggiadra sul letto, guardandosi le mani per trovare le
parole più adatte per esprimere ciò che voleva dire. Alla fine optò per
la più vera.
“Scusami.”
disse solennemente.
“Per
cosa?” chiese Solstyce, anche se si aspettava ciò che la Guardiana
volesse dirle.
“E’
per colpa nostra che Hinan... Oh, insomma, era la nostra battaglia, le
nostra guerra, eppure siamo stati solo capaci di farci difendere”
Dentolina parlava piano, torturandosi le mani mentre le lacrime
minacciavano di iniziare a scendere. Lo spirito dell'Estate, in
silenzio, ascoltava.
“Io
poi… mi sento molto più responsabile. Almeno gli altri ci hanno provato!
Io invece non so fare niente! Non porto speranza, non porto i sogni ai
bambini, non li faccio ne divertire ne meravigliare. In confronto agli
altri, io sono sempre stata l'anello debol-”
“Non
dirlo.” La interruppe Solstyce. Aveva lo sguardo vacuo, perso chissà
dove.
“Non
dirlo mai più.” Disse più decisa, piantando i suoi occhi in quelli della
Guardiana.
“Tu
hai un potere grande e potente quanto il loro. Tu dai alle persone la
possibilità di ricordare chi sono, nei momenti in cui tutto sta andando
in pezzi.” Continuò, raccogliendo le gambe al petto e stringendole con
le braccia, un’abitudine che aveva preso nei tempi in cui credeva di
andare in pezzi davvero.
“Tu
dai alle persone che se ne sono andate la possibilità di vivere ancora.
Hinan vive nei nostri ricordi e nei nostri cuori. Che ne sarebbe di lei
se non la ricordassimo più?
Sarebbe
morta per sempre.” Scosse la testa.
“Sono
io che dovrei chiederti scusa.
Quando
sono venuta qui, ero in preda ad una grandissima rabbia. Rabbia contro
di voi, contro l'Uomo nella Luna, ma soprattutto contro me stessa, che
mi ha corroso l’anima per secoli… era diventata la ia quotidianità e la
Luna sa quanto sia difficile lasciarla andare. Sapevo, ma non capivo
perché Hinan scelse quella strada per difendere ciò che di più caro
aveva al mondo e sentivo il bisogno di incolpare qualcuno per ciò che
era successo. Ma ora…" si interruppe per tentare di trattenere le
lacrime, senza successo.
Dentolina
era a bocca aperta. Non aveva mai visto Solstyce piangere. Era sempre
così forte, così coraggiosa! Le si strinse il cuore, a vedere quella che
conosceva come la grande guerriera, sempre pronta a gettarsi nelle
peggiori battaglie, così fragile, i begli occhi verdi arrossati e
piangenti.
“Ma
ora…” continuò Solstyce, tirando su col naso ma senza asciugarsi il viso
dalle lacrime. “… durante l’ultimo attacco, quando Pitch ha colpito Jack
dopo che lui… mi ha restituito… i bambini… Mi si è mozzato il respiro.
Dopo così tanto tempo… non so cosa… ma mi terrorizza.” disse, portandosi
una mano al petto e stringendosi disperatamente la maglia, come se il
cuore le facesse male. Non era stato un discorso molto comprensibile, ma
Dentolina capì all’istante.
Capì
che il motivo per cui Solstyce aveva deciso di abbandonare il suo
risentimento non era solo per il bene dei bambini, capì perché si era
fidata quando Jack l’aveva portata a conoscere L’Ultima Luce, capì il
perché di tutti quegli sguardi che aveva scambiato con il Guardiano
burlone, così intensi e pieni di parole non dette, nei due giorni
precedenti: ci era passata lei stessa in prima persona tempo prima e ora
che pensava di aver superato la cosa…
“La
prima volta che abbiamo incontrato gli Hanwi-hen, è stato Jack a
chiamarci in aiuto. Era stato attaccato mentre era solo, e quando siamo
arrivati quel mostro orribile lo prese e lo strinse a tal punto da
fargli perdere i sensi” cominciò a raccontare e Solstyce sbarrò gli
occhi.
“Ero
letteralmente in preda al panico. Non sapevo cosa fare. L’Hanwi-hen mi
aveva ipnotizzato facendomi provare una rabbia incredibile. Se Aster non
fosse intervenuto, mi avrebbe colpita. Si è buttato su di me, incurante
del pericolo, e mi ha salvata. Quando mi ha chiesto se stessi bene,
aveva una voce terrorizzata. Non ci ho dato peso all’inizio, ma giorno
dopo giorno… Mi è stato accanto come nessuno. Durante il secondo
attacco, quando i due mostri si sono uniti, ho provato lo stesso
terrore mentre vedevo te ed Aster combattere per difenderci tutti
quando non siamo più stati in grado di farlo noi stessi. Ogni volta che
uno di quei tentacoli orrendi lo sfiorava e lui era ferito e combatteva
come un leone… ero disperata. Se Jack non avesse salvato la situazione,
non penso l’avrei sopportato.”
Solstyce
la guardava come se la vedesse per la prima volta.
“Ti
prego ti prego ti prego non dirlo a nessuno!” disse Dentolina
supplicandola: era così rossa che sembrava stesse andando a fuoco.
Solstyce
la abbracciò, senza parole. Piansero di nuovo, insieme, stavolta per
sfogarsi.
“Mi
sei mancata così tanto”, “perdonami” ripeteva la guardiana dei Ricordi,
come se fosse un mantra o una formula magica per non far allontanare la
sua amica “mai più, mai più”. Solstyce la stringeva più forte ogni
volta, dandosi della stupida senza avere la forza per dirlo ad alta
voce.
Nel
frattempo, un vecchio lupo grigio osservava da lontano la finestra della
stanza dove le due parlavano. Si voltò e andò via, con calma, senza la
fretta irruenta tipica dei giovani e senza lasciare alcuna impronta
nella neve, ne essere disturbato dal freddo gelido. Si voltò un'ultima
volta a guardare il suo piccolo Fiore d'estate, un po' sconsolato.
“Piccola
mia... Arriverà per te il momento in cui ti sarà posta davanti una
difficile scelta… Ma non temere. Io sarò sempre al tuo fianco.”
Poi
scomparve, ululando alla Luna piena che gli sorrideva benevola.
“Vuoi
trascinarmi nell'Oscurità Pitchsteiner? Sappi che ci sono dentro più
di te.”
L'Uomo
Nero ridacchiò sommessamente, ricordando le parole dello Spirito
dell’Estate.
Tutto
era andato secondo i piani e vedere quella disperazione così profonda
nei suoi occhi...
Si
leccò le labbra deliziato.
“In
effetti ora che ci penso, la Luce in lei è così forte che la sua
Oscurità latente deve essere parecchio potente. Capisco perché Hanwi
abbia preso di mira proprio lei. Un altro punto a nostro favore.” Pensò.
Allungò
il braccio, da cui uscì una piccola sfera di Oscurità solida.
“Sarò
pure cambiato, ma resto sempre il Re degli Incubi…” Pensò
divertito, e lasciò che la piccola sfera andasse a cibarsi per lui di
deliziosi sogni di bambini.
Con
un elegante gesto scostò la lunga veste nera e si sedette sul suo nuovo
trono. Probabilmente, a parte lui e Frost, chiunque altro sarebbe morto
di freddo sulla superficie della Luna, ma in questo caso il non provare
nessuna sensazione rivelava piuttosto comodo.
“Proprio
come un morto.” Si disse ridacchiando.
Come
un lampo, gli occhi dello Spirito dell'Estate gli tornarono in mente.
Doveva ammettere che pur essendo la sua peggior nemica, quegli occhi
erano mozzafiato.
Anche
per uno che non respirava più.
Ricordò
la prima volta che l'aveva incontrata, poco prima della sua seconda
ascesa. Diciamo pure che era stata lei, senza volerlo, a permetterla.
Se
la ricordava bene, mentre dormiva su uno scomodo tronco, e mugugnava nel
sonno per un incubo che sembrava ai suoi occhi affamati estremamente
delizioso.
Ricordò
che si era avvicinato, silenzioso come una pantera, e aveva provato
ad assorbirlo. Il risultato fu lui sbattuto per terra ansimante, lei
priva di sensi. Quell’incubo, in cui lo spirito non riusciva a difendere
i suoi cari, era così denso di paura e sofferenza che lo aveva
lasciato senza fiato ma rinvigorito a tal punto che il primo
stallone di sabbia nera gli apparve di fronte, nitrendo obbediente.
Oh,
come aveva esultato, quella notte. Eppure, mentre si allontanava il più
in fretta possibile, aveva sentito come un piccolissimo ago fastidioso
che gli pungeva la mente. C'era qualcosa di assurdamente familiare in
quell'incubo... Ma cosa? Cosa?
D’istinto
un ricordo della sua vita terrena lo aveva investito, inchiodandolo sul
posto. Solo uno svolazzare di capelli biondissimi, nient'altro.
Si
riteneva fortunato a non provare più alcun sentimento, ora: il ricordo
di quella fitta all'altezza del petto l'aveva tormentato per giorni.
Pitch,
nonostante tutto, rise sommessamente: tra poco non avrebbe avuto più
nessun tormento.
***
L'alba
ed i suoi meravigliosi colori rossastri trovò Jack Frost sveglio, quella
fredda mattina al Polo, una settimana dopo.
L'allenamento
del giorno prima l'aveva distrutto, ma proprio non riusciva a dormire.
Era
fluttuato fino alla guglia più alta del palazzo di Nord, e li si era
messo a pensare a tante cose, ammirando il sole che sorgeva e lo
sconfinato e catartico paesaggio.
Ricordando il preoccupante sogno in cui aveva parlato con Hinan, pensò che ormai
Solstyce aveva recuperato due dei quattro spiriti, ma ancora non capiva
il vantaggio che le avrebbe potuto portare. Nell'ultimo scontro con
Pitch non era andata poi così bene.
Scosse
la testa con forza.
“Probabilmente
non ho ancora avuto modo di vedere le sue capacità…” Pensò.
Sospirò,
tendendo la mano davanti a sè ed afferrando al volo il bianchissimo
bastone ricurvo che ormai compariva docilmente nelle sue mani al minimo
richiamo della sua volontà.
Aveva
passato tutta la settimana ad allenarsi come un pazzo, ed ora gli
riusciva naturale come se l'avesse fatto da una vita. Si rigirò il
bastone fra le mani, con il suo tipico sorrisetto sghembo. Era davvero
bellissimo: sembrava fatto di ghiaccio a prima vista, ma ad un'analisi
più attenta, non rientrava in nessuna delle categorie di materiali
esistente sulla Terra. Sembrava risplendere di luce propria, ma se
esposto alla luce di quel bellissimo sole nascente, si colorava di un
rosa delicato. Inoltre, era ricoperto da quelli stessi sinuosi arabeschi
che comparivano incisi sul suo ghiaccio.
Lo
fece roteare un paio di volte, sentendolo proprio come un prolungamento
del suo corpo.
“Notte
insonne anche per te?” Disse una voce che lo fece sobbalzare.
Solstyce
si sedette accanto a lui, lasciando le gambe a penzoloni.
“Già.
Anche tu?”
Quella
annuì.
“Vedo
che ora riesci ad evocare il Bastone con facilità” Osservò. “Perchè non
gli dai un nome?”
“Un
nome? E perchè dovrei?”
“Beh,
perché tutte le cose importanti hanno un nome, altrimenti rimangono
'solo' oggetti.”
Lo
Spirito dell'Inverno ci pensò su, ma non gli venne in mente nessun nome.
“Tranquillo,
sarà lui stesso a rivelartelo, a tempo debito” disse Solstyce
sorridendo.
Jack,
sebbene perplesso, annuì. Solstyce ridacchiò divertita. Rimasero in
silenzio, a contemplare i raggi di fuoco che tingevano la desolata piana
ghiacciata del Polo.
“Bella
rogna fare il Guardiano eh?” domandò al ragazzo, che sembrava su un
altro pianeta.
“Già…"
rispose neutro, rimanendo con lo sguardo fisso su quel meraviglioso
paesaggio.
“Ehi,
stai bene?” chiese di nuovo la ragazza, stavolta con una punta di
preoccupazione.
Jack
si riscosse all'istante, sentendo la mano caldissima di Solstyce premuta
sulla sua. Immediatamente sentì una sorta di scarica elettrica
risalirgli per tutto il braccio ed arrivare al viso, che sembrò prendere
fuoco.
La
guardò intensamente negli occhi.
Rispose
alla stretta, trovando il conforto di cui aveva bisogno. Tornò ad
osservare un punto imprecisato davanti a se', un po' imbarazzato.
Ah,
se avesse saputo come era arrossita Solstyce, quando aveva chiuso le
mani pallidissime intorno alle sue!
“Ti
sembrerà strano detto da qualcuno che dovrebbe essere il Guardiano del
Divertimento, ma... Ho paura Sol. Ho paura di non farcela, ho paura di
Hanwi, di Pitch, ho paura perchè ho paura che succeda qualcosa
ai bambini ed ai miei amici... ed ho paura che a te succeda
qualcosa.”
Alzò
lo sguardo, piantando gli occhi color del mare aperto in quelli
spalancati e verdissimi dello Spirito dell'Estate, che gli restituiva
uno sguardo stupito.
Jack
tirò su un sorriso sghembo dei suoi, quando sentì il battito di Solstyce
che diventava più veloce attraverso il contatto con la sua mano.
La
ragazza non riusciva a staccare lo sguardo dai lineamenti affilati del
giovane.
Non
sapeva perchè gli aveva preso la mano, era stato un gesto dettato
dall'istinto, ma si sentiva completamente avvolto da quel calore che ormai stava diventando un'abitudine quando erano vicini.
“E'
normale avere paura, Jack. Soprattutto per le persone a cui si tiene di
più…” Disse infine la ragazza, distogliendo lo sguardo ma stringendo la
mano del ragazzo ancora più forte.
“Non
dobbiamo temere la paura... Bisogna solo trovare la forza e il coraggio
dentro di noi per combatterla.”
Tra
i due si sollevò un silenzio carico di interrogativi e di speranze.
Jack
si ritrovò a fissare il volto della ragazza e dovette ricordare ai
polmoni di respirare.
Solstyce,
illuminata dai raggi rossastri dell'alba, era bellissima, quasi da
togliergli il fiato. Era minuta, ma sapeva perfettamente che possedeva
una forza selvaggia e straordinaria. Ed era proprio quella forza celata,
quel grande coraggio, che l'avevano stregato. Lei era Estate, era un
fuoco in balia delle emozioni, così distruttivo eppure così... così…
vivo.
Improvvisamente
la ragazza si girò e gli sorrise, di un sorriso così vero che sentì come
un pugno nello stomaco, senza fiato.
“Su,
scendiamo, credo che ormai gli altri si siano svegliati” Disse
imbarazzato. Solstyce lo guardò, forse un po' delusa, e il ragazzo
si diede dell'idiota così tante volte che perse il conto.
Scesero
fluttuando lentamente, staccando le mani solo l'istante prima di
entrare. Solo Dentolina li vide mentre entravano defilati dalla
finestra, cercando di regolarizzare il battito e di far scomparire il
rossore sulle guance. Sghignazzò e fece l'occhiolino a Solstyce, che di
rimando alzò gli occhi al cielo.
“Su,
al lavoro! Disse e i Guardiani, che non l'avevano vista arrivare.
sobbalzarono colti di sorpresa,
Sospirarono,
sapendo perfettamente cosa li aspettava: l’allenamento fu davvero
estenuante.
Rimasero
le ore in quella sala, ad apprendere le basi delle arti marziali e a
combattere non più buttandosi a capofitto in battaglia in preda alle
emozioni, ma a controllarle così da non essere più in balia degli
Hanwui-hen.
Terminato
l’allenamento, nonostante la stanchezza, aveva un’ultima cosa da fare.
“Dentolina…"
chiamò piano. L'amica si girò, con un'espressione interrogativa.
“Ti
dispiace se ti rubo Aster per cinque minuti?”
“Beh,
dipende” rispose sorridendo la Guardiana dei Ricordi “Perchè?”
Solstyce
non rispose e ammiccò.
Se
per sistemare le cose con Dentolina era bastata una chiacchierata a
cuore aperto e con Nord un abbraccio spacca-ossa dei suoi, la ragazza
sapeva che con il Coniglio di Pasqua non sarebbe stato così semplice e
come volevasi dimostrare, ancora non si parlavano. Fortunatamente,
conosceva l’unico linguaggio che l’amico comprendesse quando si chiudeva
alle parole. Volò veloce da lui, e senza alcun preavviso, materializzò
il lungo bastone bianco e lo attaccò alle spalle, facendo quasi prendere
un infarto a Dentolina.
Prontamente,
il Coniglio Pasquale materializzò i suoi Boomerang d'osso e parò il
colpo.
“Ottimi
riflessi! Non ti sei arrugginito in questi quattrocento anni”disse
Solstyce ghignando.
“Pensi
ancora di fregarmi con lo stesso trucchetto dopo quattrocento anni?”
rispose quello, perfettamente consapevole delle intenzioni di lei.
“Touchè!”
Disse infatti Solstyce, e ripresero a combattere.
Jack
raggiunse Nord, preoccupato: “Ma cosa fanno?!”Gridò all'omone in rosso,
che stava in disparte con un bel sorriso sornione e si godeva lo
spettacolo.
-Tu
stai tranquillo ragazzo, da? Loro molto amici. Prima di battaglie di
Secoli Bui, tutti spiriti venivano per vedere loro combattere. Bello
spettacolo, da. Guarda-
Il
ragazzo si girò, e rimase di sasso: era davvero uno spettacolo
magnifico.
Solstyce
e Aster combattevano a ritmo serrato, lei con il bastone e lui con i
Boomerang. Entrambi si muovevano con un'agilità spaventosa e schivavano
e paravo colpi compiendo arabeschi complicatissimi. Certo, non miravano
a ferire, ma ogni colpo era preciso e potenzialmente letale: le armi
bianchissime e luminose generavano scintille che illuminavano i volti
dei due contendenti.
Si
staccarono un attimo per prendere fiato. Entrambi avevano il respiro
affannato, ma un bel sorriso stampato in faccia.
In
effetti, a chi osservava poteva sembrare solo una rissa, ma i due
spiriti si stavano scambiando molto più che colpi. Parlavano con gli
affondi, le parate, i colpi schivati, gli sguardi ed i muscoli tesi che
guizzavano veloci e dolevano per lo sforzo: uno scambio non verbale, ma
pieno di significato.
“Ti
sei un po' rammollita eh, vecchietta?”
“Peccato
che la vecchietta te le stia dando di santa ragione!” Rispose Solstyce
ridendo felice.
Se,
come no!” Calmoniglio di colpo fece sparire il Boomerang in lampo di
luce. “Facciamo alla vecchia maniera?” le chiese, scrocchiando le
nocche.
“E
me lo chiedi?” disse lei, facendo sparire l'arma a sua volta.
Nicholas
rise forte, quando vide l’espressione preoccupata di Jack a
quell'affermazione.
“Anche
io fatto quella faccia, prima volta che visto loro. In circa cinquecento
anni, loro ancora a 1709 a 137 per lupacchiotta, da.” Jack sbottò a
ridere:
“Ha!
Calmoniglio stracciato così da una ragazza? Non gliela faccio passare
liscia questa!”
“Oh,
all'inizio Aster odiava Solstyce per questo. Non sopportava di perdere
contro ragazza, no. Ma poi lei salvò sua vita, tanto tempo fa, quando
Pasqua rischiava di sparire. Da allora, loro grandi, grandi amici.
Salvati vita l'un l'altro tante volte, in guerra, da.”
Jack
sorrise di nuovo. Riprese ad osservare lo scontro. Se quello con le armi
era stato davvero straordinario, ora che combattevano senza, era da
lasciare senza fiato.
Entrambi
i contendenti erano di un'agilità sovrumana. Facevano davvero
impressione! Un coniglio gigante alto quasi due metri che faceva a botte
con una ragazza mingherlina alta si e no un metro e sessanta e se le
davano di santa ragione. Se Solstyce aveva dalla sua un’agilità
garantita dalla bassa statura, Calmoniglio incassava tutti i colpi senza
fare un fiato, calmo e perfettamente consapevole di quando stare fermo e
quando colpire.
Il
suo fisico allenato e massiccio gli permetteva di sopportare la maggior
parte dei colpi, e la sua stazza non infieriva in alcun modo sulla sua
velocità. Di colpo, dopo aver parato un calcio più violento degli altri
della ragazza con l'avambraccio, Calmoniglio la spinse via, tentando di
farle perdere l'equilibrio senza successo. Nonostante la violenza della
spinta, un paio di salti all'indietro e Sol era in piedi, in posizione e
con la guardia alzata, senza nemmeno il fiatone.
“Allora?
Tutto qui quello che sai fare?” disse la ragazza, con un sorriso
strafottente che sembrava andasse da un orecchio all'altro tanto era
contenta.
“Eh
no cara mia! Stai a vedere!” Disse Calmoniglio, molleggiando sulle gambe
ed in posizione d'attacco. Improvvisamente, iniziò a saltare come un
flipper da tutte le parti, velocissimo.
Solstyce,
per la prima volta in difficoltà, si rilassò completamente e chiuse gli
occhi. Escluse ogni suono, ogni minimo rumore che potesse distrarla e si
concentrò a fondo per vedere non con gli occhi, ma con tutto il corpo.
Sentiva lo spostamento d'aria che Calmoniglio produceva quando saltava.
Era un ritmo irregolare, concepito apposta per confondere
l'avversario, ma ogni salto era della stessa intensità.
All'improvviso,
ne percepì uno più forte.
A
Destra!
Fu
solo grazie a dei riflessi temprati da anni di combattimenti che, un
attimo prima di essere colpita, la ragazza alzò le braccia a difesa del
fianco, dove di abbattè un devastante calcio dell'amico, sferrato con
entrambe le gambe e con tutta la forza. L'impatto fu così violento, che
l'esile figura fu sbalzata via a velocità spaventosa e andò a
schiantarsi contro il muro. Si alzò un gran polverone, che per qualche
istante nascose la figura della ragazza.
Calmoniglio
era sconvolto: va bene, il colpo era forte, ma non così tanto! Strinse
gli occhi per vedere oltre la nube di polvere, senza successo.
“Non
è possibile… Che sia una fint- “
“Regola
numero uno! Mai abbassare la guardia!!”
Fu
preso completamente di sorpresa: non fece in tempo nemmeno a girarsi che
Solstyce, concentrata tutta la sua forza in un solo punto, facendo leva
sulle anche colpì l'amico sulla schiena con il palmo della mano aperto e
il gomito, rilasciando tutta l'energia in un attimo. Il colpo generò un
onda d'urto spaventosa, che sollevò Calmoniglio e scaraventandolo
rotolante dall'altra parte dell'ampia sala. La ragazza rimase ferma
qualche secondo, regolarizzando il respiro affannato. Calmoniglio,
finito steso a pancia in su ma sano e salvo, alzò le braccia in segno di
resa:
“Mi
arrendo!” disse sorridendo, per poi lasciar andare mollemente le braccia
lungo il corpo disteso a terra, esausto. Solstyce si avvicinò all'amico,
tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Quello la prese
e si alzò, mentre la ragazza gli dava delle piccole pacche sulla spalla.
“Ma
che fai, mi cadi sui fondamentali?” scherzò.
“Aah
ma stai zitta nanetta!” replicò il Coniglio di Pasqua, sghignazzando e
restituendo il pugno.
“NANETTA
A CHI! Che c'è, ne vuoi ancora?!" Disse lei, fingendosi
profondamente offesa e con un'espressione bellicosa, ma con un gran
sorriso in faccia. Anche Aster, nonostante la sconfitta, sorrise: era
tornata. Non c'era altro da dire.
Ma
quel momento di felicità non durò a lungo. Di colpo, Solstyce si trovò
inginocchiata a terra con la testa tra le mani, boccheggiando.
-STANNO
ATTACCANDO!-
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Capitolo 8 *** Chapter Eight: Versus (Parte 2) ***
Rise
Of the Guardian: Eclipsed
Chapter
Eight; Versus (Parte 2)
Il
Vento è la medicina che spazza via le pietre dalla mia mente.
La
Pioggia è la medicina che lava le mia ossa stanche.
Il
mio cavallo è la mia medicina, e quando cavalco
Il
ritmo del uo passo dentro mi accende.
-Canto
Apache
Era
buio in quella parte del mondo in cui erano stati trasportati. Si
trovavano sull'ampio tetto di un edificio squadrato, e davanti a loro
c'era una vera e propria foresta di palazzi.
“Oh
no…” sussurrò lo spirito dell’Estate.
“Cos'hai
Sol?” chiese Jack trafelato, accorrendo per sostenerla: si teneva ancora
la testa fra le mani.
“Siamo
in una grande metropoli… Gli Hanwi-hen possono essere ovunque, dovremmo
dividerci e trovarli…” riuscì a dire
“Ma
è pericoloso! Se li trovassimo, non riusciremmo a resistere ad un
attacco da soli.” disse giustamente Dentolina. Solstyce annuì,
massaggiandosi le tempie.
“Dannazione,
non riesco a pensare.” Sussurrò.
“Noi
andare a coppie.” Propose Nord. “Se troviamo cattivoni, sparare un
attacco più visibile possibile e altri correre in aiuto."
Tutti,
vista la fretta e la mancanza di idee migliori, furono d'accordo.
“Mi
raccomando fate più attenzione del solito.” Aggiunse Solstyce "Ho la
sensazione che stavolta anche Pitch verrà a farci una visitina…” disse,
sfiorandosi l’addome con movimento talmente veloce da non essere notato
da nessuno.
“Non
vedo l'ora di spaccargli la faccia!" disse Jack, battagliero. Tutti
sorrisero e dopo essersi scambiati uno sguardo deciso, si divisero.
Jack
e Solstyce sfrecciavano velocissimi, attenti ad ogni minimo rumore o
movimento sospetto.
Dentolina
e Calmoniglio controllavano ogni angolo buio.
Sandy
e Nord, passando per i comignoli, controllavano ogni bambino, per
assicurarsi della loro salute.
Stavano
per andar via dall'ultima casa dalla finestra, dopo aver lasciato un bel
sogno al bambino a cui avevano appena rimboccato le coperte; l’urlo
raccapricciante del piccolo, svegliatosi di colpo dal bel sogno di
Sandman, li fece voltare di colpo. Rimasero terrificati da ciò che
videro: un orrido essere strisciante, così nero che lo si riusciva a
distinguere nonostante la penombra, era a carponi sopra il bambino,
puntellato sulle braccia e le gambe troppo lunghe e troppo fine.
La
testa presentava solo un ghigno, un orrendo ghigno e nient'altro, che
gli attraversava completamente la faccia. Era teso sopra il bambino
nell'atto di assorbire ogni suo attimo di felicità.
I
due Guardiani si pentirono molto di non essere riusciti a muoversi in
tempo. La creatura, una volta finito il 'pasto', iniziò lentamente a
girare la testa verso Nord e Sandy muovendosi a scatti come se fosse una
marionetta. Ai due sembrò che sghignazzasse, per poi fiondarsi come un
fulmine fuori dalla finestra aperta, infilandosi tra di loro. La
seguirono a ruota urlando, più infuriati che mai, montando su una nuvola
di sabbia dorata che sfrecciava alla velocità della luce.
Inseguirono
l'Hanwi-hen zigzagando fra i palazzi, finchè non si ritrovarono un un
gigantesco parco, dove una quantità incalcolabile di quei mostri
brulicava come un'enorme massa nera ribollente.
Nord
e Sandy si fermarono di colpo, spalancando gli occhi. Improvvisamente
l'omino dei Sogni si ricordò del piano e sollevò un'enorme colonna di
sabbia nel cielo, per poi farla esplodere in mille e mille fuochi
d'artificio.
Dalle
due parti opposte della città, gli altri quattro Spiriti videro il
segnale e si precipitarono nel punto indicato.
Meno
di un secondo più tardi, sei lampi di luce bianchissima squarciarono il
buio.
Solstyce
e Calmoniglio si scambiarono uno sguardo e si gettarono all'istante
nella mischia, falciando nemici a destra e a manca.
“Non
vale! Io voleva aprire danze, da!” Urlò Nord, con l'adrenalina da
battaglia già in circolo e fiondandosi insieme a Jack e Sandy nella
battaglia.
Dentolina
cercava di proteggere tutti e di usare incantesimi offensivi nello
stesso momento e si stupì molto del fatto che riusciva a sostenere la
fatica. Calmoniglio, lanciatosi per primo all’attacco, era sempre
rimasto davanti a lei, assicurandosi che nemmeno uno di quei mostri
orrendi le si avvicinasse di un millimetro. Le si strinse lo stomaco e
una nuova ondata di energia le permise di lanciare incantesimi ancora
più velocemente.
Pochi
minuti dopo, Solstyce la raggiunse. Era piena di graffi e tagli
superficiali; un po' di sangue le colava negli occhi da una ferita alla
fronte, costringendola a pulirselo ogni secondo e sembrava terribilmente
affannata. Subito Dentolina le curò la ferita, preoccupata: Solstyce non
aveva mai il fiatone.
“Ho
bisogno del tuo aiuto Tootie.” Disse la ragazza, tenendosi la pancia per
regolarizzare il respiro. La Guardiana dei Ricordi si fece subito più
attenta.
“Non
ce la faremo mai a sconfiggerli in questo modo, sono troppi! Ci serve un
piano, o ci faranno a pezzi. Io ti guardo le spalle, tu pensa, va bene?”
Dentolina
strinse i pugni ed annuì, mentre l'amica si lanciava verso un piccolo
gruppo di Hanwi-hen che si stavano avvicinando un po' troppo, sfuggite
ai letali boomerang del coniglio di Pasqua.
La
Fatina dei Denti si ritrovò a pensare a tantissime strategie diverse,
una più complessa dell'altra, ma nessuna le sembrava adatta.
“Sono
davvero tanti… sembrano attirati da Solstyce. Coraggio Dentolina
pensa... Pensa!” Si diceva, spremendosi le tempie con i piccoli pugni.
Ad
un certo punto, Solstyce spiccò il volo per schivare un attacco; le
creature la seguirono con lo sguardo, allungando le braccia ma senza
riuscire a raggiungerla.
“Sono
diventati più agili, forti ed intelligenti, ma hanno perso la capacità
di attaccare a distanza. Questo avvantaggia me, Jack e Solstyce, che
possiamo volare.
Se
riusciamo ad attirare la loro attenzione su di noi, Nord, Sandy e
Aster potranno attaccare senza essere disturbati, mentre noi li
bersagliamo dall’alto!”
“SANDY!”
Urlò per farsi sentire attraverso il clamore della battaglia. L'amico si
girò verso di lei, un punto interrogativo dorato sulla testa.
-CREA
UNA NUVOLA DI SABBIA IN ALTO, PRESTO!-
Sandy
era interdetto e guardava Dentolina senza capire, ma eseguì.
“SOL!”
Chiamò, e la ragazza raggiunse in volo la Guardiana: “Sol, sai usare
l'arco combinandolo con degli incantesimi?”
“Non
ci ho mai provato ma posso tentare!"
“Bene!
Jack, con me e Sol sulla nuvola!”
I
due spiriti non capivano cosa avesse in mente, ma Dentolina aveva il
tipico cipiglio di qualcuno che sapeva dannatamente bene quello che
faceva. Quindi eseguirono senza fiatare.
La
Guardiana lanciò un ultimo sguardo ad Aster, che glielo restituì deciso
e pieno di fiducia. Dentolina sorrise e si diresse anche lei sulla
nuvola.
Solstyce
era già concentratissima, l'arco in mano teso e pronto a scagliare una
freccia che era apparsa direttamente incoccata. La scagliò e centrò uno
dei tanti bersagli, ma l'incantesimo che aveva lanciato non si attivò.
“Mi
dispiace Tootie, non ce la faccio, o questo” disse indicando l'arco “o
la magia” Dentolina annuì, massaggiandosi le tempie come era solita fare
quando pensava.
Intanto
Solstyce continuava a scagliare frecce con una velocità incredibile,
incoccandone anche tre alla volta e centrando sempre il bersaglio.
Jack
però si sentiva inutile lassù.
"Io
torno giù!” disse all'improvviso il ragazzo, che sfrecciò a dare man
forte ai suoi compagni
“NO
JACK FERMO!” cercò di urlargli Solstyce, ma ormai era troppo tardi.
Infatti Dentolina aveva sacrificato gli incantesimi che avrebbero
protetto loro tre, dato che grazie all’altezza non sarebbero serviti,
per proteggere meglio i tre Guardiani rimasti a terra; non sarebbe a
sostenere le difese magiche anche per lui, ma questo ovviamente Jack non
lo sapeva.
Difatti,
non appena si avvicinò troppo ad uno degli Hanwi-Hen, fu preso e
schiantato a terra.
“No!”
Urlò di Solstyce, in preda al terrore.
“Sandy,
un cavallo” gridò all'amico che eseguì materializzando un bel purosangue
dorato, sul quale la ragazza salì con un balzo.
Durante
tutta la discesa continuò a scagliar frecce a velocità pazzesca contro
qualsiasi cosa di scuro si avvicinasse troppo al ragazzo, che non
accennava a muoversi.
“Jack!
Per la Luna, Jack!” disse, scendendo al volo dalla cavalcatura quando fu
abbastanza vicina e inginocchiandosi al suo fianco, prendendogli la
testa fra le mani.
“Jack…
dai visione in azzurro, rispondimi!” Sussurrò scuotendolo piano,
ricordando una battuta che il ragazzo le aveva fatto tempo prima per
tirarle su il morale.
Gli
Hanwi-hen si avvicinavano, inesorabili. Dentolina era esausta, e lo
stesso erano gli altri Guardiani. Non si sognava nemmeno di provare ad
usare la magia: era troppo stanca anche lei, ma materializzò una lunga
spada dalla guardia crociata, mettendosi a protezione dello spirito
dell’Inverno. “Che venissero” pensò; “Vediamo quanti me ne
porto dietro”.
“Ehi…”
la distrasse un sussurro. “Sono davvero una visione in azzurro, vero?”
Il
cuore di Solstyce iniziò a battere forte.
“JACK!”
Gridò la ragazza. Il ragazzo gli sorrise un po' mesto, ma vivo.
“Sei
un cretino, altro che visione in azzurro. Per poco non ti facevi
ammazzare…” Gli disse lei, e lo spirito dell’inverno sghignazzò.
Alzò
con fatica un braccio, sfiorandole una guancia. Il sorriso che gli
regalò lei fu qualcosa di meraviglioso.
Per
un attimo si sentì così euforico che decise di farle uno scherzetto:
soffiò dell’aria così fredda sul naso della ragazza da creare un piccolo
strato di ghiaccio.
“Ha!
Ti ho preso il naso!” disse, e scoppiò a ridere,
trascinandola. Solstyce lo aiutò ad alzarsi e senza
accorgersene, si tenevano entrambi la pancia dalle risate.
Gli
Hanwi-hen, confusi da tutto quel divertimento, si fermarono, dando modo
ai Guardiani di recuperare un po’ di fiato.
Tuttavia,
dopo qualche attimo, scomparvero tutti nel nulla.
I
Guardiani si scambiarono sguardi increduli e si riunirono al centro
della piazza senza abbassare la guardia.
“Sei
stato grande Jack” disse comunque Calmoniglio: l’idea di usare il suo
potere di Guardiano del Divertimento per confondere i mostri era stata
geniale. “Vedi che non si sistema tutto con i pugni, Canguro?” Lo
canzonò quello; “Vuoi vedere come ti sistemo io, ghiacciolo?!”
Rispose l’altro, levando i Boomerang, ma Sandy riportò tutti all’ordine.
“Tu
ragione, Sandy. Anche a me cosa non quadra... Lo sento in mia pancia.”
disse Nord, mettendosi una mano sul pancione in rosso.
Non
l'avesse mai detto.
Improvvisamente,
la temperatura si abbassò.
Sei
bagliori bianchi squarciarono nuovamente il buio pesto della notte.
L’ansia era quasi palpabile, il silenzio totale… quando venne interrotto
da un applauso.
Lento
e pieno di cattiveria, l'Uomo Nero emerse dalle tenebre.
“I
miei complimenti. Davvero, sono sbalordito. Mai avrei immaginato che
avreste resistito così a lungo ai miei piccoli tesori.” Pitch
sghignazzò, evocando un Hanwi-hen con uno stizzoso gesto della mano.
I
Guardiani erano completamente spiazzati.
Solstyce
lo fissava con gli occhi pieni di una furia cieca.
“Tanto
di cappello a te, Figlia del Sole. Non ti smentisci mai.”
Il
Re degli Incubi sorrideva minaccioso, camminando lentamente in circolo.
“Allora?”
chiese con voce melliflua. “Non vedevate l'ora di 'spaccarmi la
faccia’?" Rise.
Jack
emise un ringhio. Stava per scagliarsi su Pitch con tutta la sua forza,
ma venne fermato da Solstyce che gli mise un braccio davanti al petto,
sbarrandogli la strada.
Jack
cercò lo sguardo di lei e quando lo trovò, trasalì.
Trasmetteva
una rabbia senza fine, un desidero di vendetta tanto forte che avrebbe
potuto incenerire la città, se avesse voluto. Un ringhio lo convinse ad
allontanarsi:
“Lui
è mio.”
In
quel momento sembrava una bestia feroce, pronta a balzare sul collo
della preda. Deglutendo, Jack raggiunse
i compagni.
“Non
l'avevo mai vista così. Sembra fuori di sè.” disse, spaventato.
“Puoi
biasimarla?” Lo apostrofò Calmoniglio.
La
sua rabbia si percepiva anche a qualche metro di distanza.
Sandy
gli mise una mano sulla spalla; una serie di figure apparve sulla sua
testa, che il ragazzo decifrò come: “Abbi fiducia in lei."
Jack
tirò su un sorriso sghembo, ma non riusciva a staccare gli occhi dalla
schiena di Solstyce.
A
furia di osservarla notò qualcosa a cui prima non aveva fatto caso:
sotto la maglia si intravedevano dei rigonfiamenti, rivelati dalle
ombreggiature date dalla luce della luna piena che splendeva sopra le
loro teste.
“Ma
che cosa... Sono… sembrano… fasciature?!” Pensò.
“SOL!”
Tentò di gridare, ma era troppo tardi.
Solstyce,
materializzata in meno di un secondo una lama katana, era scattata come
un fulmine verso Pitch, che colto di sorpresa dalla sua velocità, parò
il fendente per un soffio con una falce di Oscurità solida.
L'impatto
fu così violento che nonostante avesse evitato la lama, il Re degli
Incubi fu scagliato a parecchi metri di distanza. Approfittando di quel
momento di distrazione, la ragazza puntò un braccio verso i suoi amici.
I tatuaggi si illuminarono all'istante, e una folta vegetazione andò ad
avvolgerli.
“No
Sol, ferma!” Urlò lo spirito dell’Inverno mentre tentava di congelare le
piante senza successo.
“Fermo
Jack!” Disse Calmoniglio. “Lo sta facendo per proteggerci.”
In
effetti tra le piante c'era abbastanza spazio per vedere lo scontro
all'esterno, e il bastone di Jack non le aveva nemmeno scalfite.
“Ma
non capite? E’ ferita all’addome!” Rispose lui gridando. Nord e
Calmoniglio spalancarono gli occhi; Dentolina si portò le mani alla
bocca: ecco perché aveva il fiatone e si teneva la pancia mentre rideva!
Sandy,
invece che sorprendersi, abbassò lo sguardo.
Lui
c'era sempre stato, quando gli altri avevano perso le speranze con lei,
quando faceva incubi così tremendi che riusciva a percepirli da
chilometri, e senza che lei lo sapesse gli inviava la sua sabbia
magica...
Era
il suo amico silenzioso, che le teneva compagnia con il linguaggio dei
segni quando non poteva parlare, che la spronava, anche con durezza, a
portare ogni anno l'estate nel mondo. Quando lei gli aveva chiesto di
fare ciò che voleva che facesse, lui aveva accettato perché aveva visto
una luce nei suoi occhi che credeva persa per sempre.
E
ora, mentre la vedeva combattere contro il loro peggiore nemico con una
foga mai vista, si chiese se avesse fatto la scelta giusta.
Guardò
in alto nel cielo, dove la Luna risplendeva apparentemente
disinteressata e pregò con tutto il suo essere l'Uomo nella Luna
affinchè la proteggesse.
Nel
frattempo, Aster aveva stretto a sè Dentolina che tremava come una
foglia.
“Sei
stata bravissima” Le sussurrava piano per tranquillizzarla. Lei gli
sorrise, grata, e lo strinse più forte per poi riportare lo sguardo sul
combattimento.
Solstyce
incalzava costantemente l'avversario, senza dargli un attimo di tregua.
Pitch era avvantaggiato dalla distanza grazie alla falce che si
allungava a suo piacimento, ma sembrava non aver fatto i conti con
l’agilità della ragazza. Aveva mutato la katana in due lunghi
pugnali che impugnava alla rovescia, e con balzi e piroette aggirava
puntualmente la lama della falce. Era velocissima, al punto che il re
degli Incubi faceva fatica a distinguerne i movimenti.
Con
le sue acrobazie arrivava così vicino a colpirlo che ogni volta Pitch
era costretto ad erigere una barriera di Oscurità per eludere l'attacco.
Tuttavia
anche lo Spirito della Paura ci stava andando giù pesante. Incassava
puntualmente ogni colpo superasse le sue difese e contrattaccava con
prontezza con colonne di oscurità che evocava dal nulla. Ed anche per
una come Solstyce era impossibile prevedere da dove sarebbero spuntate.
Con
una certa dose di abilità e fortuna, la ragazza riuscì a schivarle
tutte.
Con
una mossa fulminea lo Spirito dell'Estate inanellò una sere di pugni che
probabilmente Pitch non vide nemmeno arrivare. Barcollò, completamente
scoperto e con un urlo e i tatuaggi illuminati la ragazza scaricò tutta
la sua forza nell'ultimo pugno della serie. Lo colpì in pieno petto, e
l'impatto fu devastante. Senza nemmeno dargli il tempo di toccare terra,
con una serie di movimenti studiati la ragazza lanciò una sfera di fuoco
dopo l'altra, che schiantarono definitivamente Pitch al suolo.
“Si,
vai così!” La incitarono i Guardiani.
Seguirono
attimi di silenzio carico di incertezza.
Solstyce
non si fidava.
E'
stato troppo facile.
Infatti
poco dopo, Pitch si rialzò sghignazzando.
“Complimenti,
davvero complimenti.” Disse. Rideva, ma negli occhi vi era un furia
cieca, che mise in guardia lo Spirito dell'Estate.
Con
un urlo di frustrazione, improvvisamente Pitch fece sparire la falce e
con un movimento fluido modellò un laccio di oscurità che si chiuse ad
anello sul suolo intorno alla ragazza, stranamente a distanza.
Tanti,
lunghi tentacoli spuntarono dal laccio, attaccandola contemporaneamente.
Subito Solstyce mutò la sua arma in un lungo bastone, con cui di difese
egregiamente dai tentacoli, mentre Pitch all'esterno del cerchio li
manovrava con tutta la foga che aveva in corpo.
Nord
notò con apprensione che Solstyce era sempre più stanca.
Dall'espressione sofferente della ragazza si capiva che ogni movimento
le costava una fatica una fatica sempre maggiore.
“non
toccare tentacoli! loro assorbire tua energia!” Urlò il Guardiano, ma
era troppo tardi: le reazioni erano sempre più lente, al punto che i
tentacoli le avvolsero completamente le braccia e le gambe,
immobilizzandola. Il bastone bianco sparì in un lampo di luce.
Solstyce
era completamente indifesa. Pitch si avvicinava con un sorriso
sprezzante.
I
Guardiani iniziarono ad attaccare convulsamente le piante che li
tenevano a bada nel tentativo di soccorrerla, ma era tutto inutile, non
cedevano.
Anche
Solstyce lottava con tutte le sue forze per liberarsi dal giogo dei
tentacoli, mentre Pitch si avvicinava sempre più.
“Solstyce.
La tua Luce è sempre più fulgida.” Disse, inchinandosi con falsa
deferenza. “Al punto da infastidire Hanwi. Sono sbalordito: questo sta a
significare che sei un vero potenziale avversario. Non come gli altri,
li dietro” continuò, indicando con disgusto i Guardiani.
“Non
li sottovalutare, Pitchsteiner! Sono più forti di quanto tu possa
immaginare” sputò lei con cattiveria.
“Oh
si, si certo, come credi. Ma vedi, in questa bellissima serata sono qui
con una missione particolare, che per tua somma fortuna non comporta la
tua eliminazione.” continuò lo spirito della Paura, unendo le dita e
passeggiando con calma intorno al cerchio in cui era imprigionata.
“Preferirei
passare l'eternità tra le peggiori pene dell'Inferno che fare qualunque
cosa tu stia per dire!” Urlò Solstyce a testa alta, battagliera fino
all'ultimo.
“Oh,
che ironia” disse Pitch con la calma di chi sa perfettamente di avere il
coltello dalla parte del manico.
“Sono
convinto che farai entrambe le cose. Permettimi di rammentarti che c'è
un piccolo segreto, fra me e te, di sui sono certo che solo Sandman è a
conoscenza. Non è forse così?- La ragazza sbiancò.
I
Guardiani erano ammutoliti: cosa diavolo aveva a che fare Solstyce con
Pitch?!
Solo
Sandy abbassò la testa.
“Oh,
non pensavo che una cosa così piccola vi destabilizzasse così tanto. Non
vi fidate, forse?” continuò l'Uomo Nero, ridendo dell'insicurezza dei
suoi nemici. “E pensare che ha fatto tutto per proteggervi. Ma! Rimane
il fatto che grazie ai poteri che mi ha donato Hanwi, ho acquisito la
capacità di creare incubi così realistici... Beh, da essere
veri. Non mi dite che non vi siete accorti delle fasciature che ha
questa povera ragazza." li schernì con voce teatrale. “E
voi vi ostinate a ritenervi amici? E pensare che si è sorbita tutti i
miei attacchi al posto vostro”
Solstyce
capì l’obiettivo di Pitch: si nutriva di sentimenti negativi e se li
stava procurando.
“Non
lo ascoltate!” urlò Solstyce, attirando l'attenzione dei Guardiani,
atterriti.
“NO,
ASCOLTATEMI INVECE!” urlò di rimando il Re degli Incubi. “Le ho fatto
vedere e rivedere tutti i momenti più brutti e dolorosi della sua vita,
con particolare enfasi su un piccolo cruciale elemento. E' incredibile
come certe ferite lascino il segno, non è vero mia cara?”
sghignazzò. Poi, senza alcun preavviso, la colpì con un calcio
all'altezza dello stomaco.
Per
qualche attimo, la ragazza vide completamente nero, e non sentì nemmeno
i Guardiani gridare il suo nome. Sentì la ferita al ventre riaprsi e
pulsare, il sangue colare giù caldo, proprio come quella volta.
Jack,
che non aveva ancora capito di cosa Pitch stesse parlando,
improvvisamente ebbe un flashback.
“Solstyce
fu ferita gravemente in battaglia, e noi eravamo molto in
difficoltà.”
“No...
Non è possibile.” Pensò.
Eppure,
gli occhi sofferenti di Solstyce gli dicevano che si, era possibile.
Jack la guardava, sentendosi impotente.
“Ora,
mia cara, torniamo a noi.” Disse Pitch, alzandole il mento con una mano.
“Ho per te una proposta.” Le sussurrò all’orecchio, di modo che solo
Solstyce potesse sentire.
“Sai
cosa posso fare, Figlia del Sole. Posso entrare negli incubi dei tuoi
compagni e fargli provare il dolore che tu hai stessa hai provato sulla
sua pelle. Se volessi, potrei ucciderli” continuò, facendole una
carezza sul volto accompagnata da una falsissima espressione
dispiaciuta. “Ma! Per tua fortuna, sono in accordo con il mio Signore
per lasciarli andare... se tu ti unirai a me.- Rise di
nuovo, all'espressione sconvolta di Solstyce.
“Non
serve che mi rispondi subito, dolcezza. Prenditi tutto il tempo che vuoi
per pensare. Io intanto mi divertirò un po’”
Improvvisamente,
delle fiamme nere avvolsero la barriera di piante, consumandole
inesorabilmente. Solstyce non aveva davvero più le forze di mantenerla.
Ma rima che Pitch avesse l'opportunità di attaccarli, i cinque Guardiani
scattarono fuori.
Attenendosi
alla strategia che Dentolina aveva elaborato con prontezza in quei pochi
secondi, i quattro si gettarono a capofitto contro di lui ed iniziarono
a combattere, mentre Jack volò come un fulmine verso Solstyce.
Notò
con orrore che la ragazza era semi-incosciente e piano piano, i lacci di
Oscurità la stavano fagocitando.
Quando
capì che il ragazzo stava venendo da lei, subito Solstyce si riscosse.
“No…
vai via” tentò di dire, ma era troppo tardi.
Un
laccio di oscurità avviluppò l’addome dello spirito dell’Inverno, poi le
gambe e le braccia, fino a bloccarlo completamente.
Ma
Jack continuava a lottare, il braccio teso nel disperato tentativo di
afferrare la mano di Solstyce.
Sull’orlo
delle lacrime, anche lei tese la propria.
Le
loro dita si sfiorarono, poi tutto venne inghiottito dalla luce.
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Capitolo 9 *** Chapter Ninth: The Choice ***
Rise
Of the Guardian: Eclipsed
Chapter
Ninth; The Choice
vento
d’estate ‒
lo
sguardo di un uomo
perso
nel cielo
brezza
invernale ‒
lentamente
si sposta
un’altalena*
“Dove
sono?…”
Jack
Frost si strofinò gli occhi accecati dalla luce.
“Jack?”
Il
ragazzo si voltò, ed incontrò gli occhi di Solstyce, che gli sorrise.
Jack sorrise a sua volta, senza però riuscire a nascondere la
preoccupazione per la ragazza.
“Perchè
non ci hai detto niente Sol?! Potevamo aiutarti…”
La
ragazza scosse la testa; aveva gli occhi stanchi, ma si guardava
intorno preoccupata.
“Non
credo sia il momento migliore per discuterne.” rispose;
Jack,
con gli occhi spalancati dallo stupore, si infervorò. Voleva dirle che
non doveva fare per forza l’eroina della situazione, che avere degli
amici significa anche appoggiarsi a loro invece che fare tutto da
soli, che mettersi in pericolo in quel modo era da idioti, ma non fece
in tempo: Solstyce lo interruppe: “Non dicevo tanto per
dire! Guarda!!” urlò lei, indicando una macchia nera alle
spalle di lui che piano piano stava fagocitando tutta la luce del
luogo. I due si scambiarono un'occhiata terrorizzata.
Indietreggiarono,
passo passo fino a scontrare le schiene, con l'Oscurità che continuava
imperterrita.
“Dobbiamo
uscire di qui!”
“Si,
ma come?!”
In
pochi secondi furono circondati. Istintivamente, cercarono l’uno le
mani dell’altra.
A
quel contatto, una scarica elettrica attraversò i loro corpi, e il
buio si ritrasse un po'. I due si guardarono, le guance arrossate.
Si
girarono e piantarono gli occhi l'uno in quelli dell'altra, mano
nella mano.
-Insieme?
-Insieme.
I
Guardiani, o meglio chi di loro era ancora cosciente o abbastanza in
forze per capire quello che stava succedendo, di quel momento avrebbero
ricordato solo una luce abbacinante che avvolgeva i due spiriti. Poi,
due vere e proprie furie scattarono all'unisono.
Solstyce,
i tatuaggi illuminati di una luce rosso fuoco, corse veloce e urlando
contro Pitch, lasciando fiamme dietro i suoi passi. Subito Jack la
raggiunse, il bastone illuminato da una forte luce blu, mentre l'erba su
cui correva si cristallizzava all'istante. Si scagliarono sul Re degli
Incubi con una furia mai vista.
Combattevano
con una sincronia pazzesca, come se fossero un'unica entità, la forza
dell'uno era quella dell'altra e viceversa.
Pitch
era assediato da due fronti, fuoco e ghiaccio si confondevano davanti ai
suoi occhi, così veloci che li distingueva appena. Sentiva la falce
scricchiolare ad ogni parata.
Jack
sentiva l'adrenalina scorrergli in corpo come un fiume in piena. Non
sentiva la fatica né i muscoli indolenziti, solo Solstyce che combatteva
al suo fianco.
La
sentiva, li vicino a lui, i muscoli tesi e guizzanti, percepiva il
calore delle fiamme che la avvolgevano mentre tirava calci e pugni senza
interrompersi neanche per respirare.
Si
difendevano a vicenda e Pitch arrancava sempre di più, stremato.
Infine,
Jack lo colpì tanto violentemente con una stalagmite di ghiaccio evocata
dal terreno da farlo volare in aria, completamente scoperto. Solstyce,
velocissima, si portò con uno scatto alle sue spalle, direttamente a
mezz'aria. Con una spettacolare piroetta contrasse i muscoli e schiantò
con tutte le sue forze la gamba tesa ricoperta dal fuoco sulla schiena
di Pitch, che stramazzò al suolo. Senza perdere tempo, con un paio di
salti all'indietro la ragazza era di nuovo a terra in perfetto
equilibrio vicino a Jack, il pugnale bianco sguainato ed avvolta dalle
fiamme.
L'Uomo
Nero si rialzò barcollante, gli occhi furiosi puntati su Solstyce.
“Per
questa volta avete vinto” disse rantolando "Ma permettetemi un
consiglio: guardatevi le spalle.”
Detto
ciò, scomparve nelle tenebre.
Solstyce
si accasciò a terra, improvvisamente sfinita, e Jack si sedette di
schianto a terra ansimando. Una voce li riscosse.
“E'
finita.” Disse Calmoniglio, mettendo una zampa pelosa sulle spalle dei
due.
“Siete
stati grandi!” esclamò d'accordo Dentolina, stritolando Solstyce con un
abbraccio. La ragazza sorrise di rimando. Sandy le battè un pugno sulla
spalla, orgoglioso di lei, mentre Calmoniglio aveva preso la testa di
Jack sottobraccio e con la mano libera gli sfregava la testa.
Eppure...
Mancava qualcosa. Qualcosa di grosso e rosso.
“Nord?”
chiese Solstyce.
Il
sorriso dei compagni sparì all'istante, come congelato. Jack si alzò di
scatto e corse a perdifiato verso il Guardiano, che trovò steso a terra
privo di sensi poco più in la, crollando al suo fianco.
Sandy
mimò la scena di una battaglia.
“Ha
combattuto come un leone” Spiegò mesto Calmoniglio “Respira, ma non si
sveglia”
“Ho
provato tutti gli incantesimi curativi che conosco m-ma…" disse
Dentolina. Solstyce si inginocchiò al fianco destro dell’amico.
All'improvviso,
un profondissimo rumore gutturale proveniente da Nord la fece bloccare.
“No,
ditemi che non è vero."
Un
altro rumore la fece sobbalzare.
“Sta... Russando?!?”
“Sta
russando.”
Silenzio.
All'improvviso,
Calmoniglio iniziò a sbraitare, Dentolina si esibì in una serie di
elucubrazioni poco consone ad una signorina, Sandman si dava sonore
pacche sulla fronte da solo, Jack era riverso a terra in uno stato a dir
poco pietoso a causa delle risate.
"Mmh...
OH!” disse Nord, destato dal suo pisolino decisamente fuori luogo. Piano
aprì gli occhi, ammirando il paesaggio della piazza completamente
annerita dal fuoco e piena di stalagmiti di ghiaccio che spuntavano
ovunque.
“Per
tutte palline su albero di Natale, che diavolo successo qui?!” Disse,
alzandosi e sgranchendosi la schiena.
“Ehm...
Nord?” disse Jack, che aveva notato l'espressione omicida di Solstyce e
compagnia
“Permettimi
di darti un consiglio…"
Appena
il Guardiano della Meraviflia fece caso ai suoi amici, al cui confronto
Pitch sarebbe sembrato un agnellino, guardò Jack esortandolo a parlare,
e anche in fretta.
“Corri!!”
L'omone
in rosso non se lo fece ripetere due volte. Oh, se corse!
Tornarono
al palazzo che ormai stava albeggiando. La Luna era ormai tramontata
dietro l'orizzonte, ed il cielo iniziava a schiarirsi.
Dentolina
e Solstyce curarono alla meglio tutte le ferite dei compagni. Nonostante
la stanchezza, deciso di festeggiare la vittoria con una tazza della
famosa cioccolata calda di Babbo Natale davanti al bel camino
scoppiettante della sala da pranzo.
Fu
Calmoniglio a fare la domanda tanto attesa “Sol, perchè non ci hai
avvertiti degli attacchi di Pitch? Lo sai che puoi fidarti di noi…”
“Si,
infatti” gli diede man forte Dentolina, poggiando una mano sulla spalla
della ragazza. Quella, commossa, sorrise.
“Beh,
immagino che avendolo detto Pitch stesso, ora non ci sia più pericolo.”
Disse. “In breve, Hanwi ha rinforzato Pitch a tal punto da rendere reali
i suoi incubi. Credo che all’inizio volesse solo spiarmi. Quando mi sono
svegliata con il taglio… Avevo paura che se ne accorgesse, e ho convinto
Sandman a deviare tutto su di me, sperando che bastasse. Quello che non
avevo calcolato era che ci avrebbe preso gusto.”
Sospirò,
rabbrividendo.
“Così,
beh, ha minacciato di uccidervi tutti nel sonno se l’aveste scoperto e
non sapendo se fosse un bluff o meno non ho detto niente. Col senno di
poi, probabilmente lo era. Credo ne abbia parlato, stanotte, per
dividerci o farvi provare qualche sentimento negativo di cui nutrirsi.
Più è fulgida la luce, maggiore è l’ombra che produce… ” concluse con lo
sguardo perso tra le fiamme del camino.
“Dico,
ma ti ha dato di volta il cervello?!” Disse Calmoniglio, sbattendo la
tazza sul tavolo e facendo sobbalzare la ragazza.
“Da!
Io in accordo con Aster questa volta.” Rincarò Nord.
“Quando
ti metterai in quella testa bacata che non sei sola? Non devi fare
l’eroina a tutti i costi per tutte le uova saltellanti! Non lo capisci
che a fare tutto da sola fai preoccupare tutti noi? Pensavamo ci avresti
rimesso le penne, siamo morti di paura la fuori!” Continuò il coniglio
di Pasqua, alterato.
“Quello
che Aster vuol dire è che -
“No
Nord, voglio dire proprio quello che ho detto. E’ stata una cosa-
“Stupida.
Coraggiosa, ma stupida.” Disse Dentolina per lui, avvicinandosi allo
spirito dell’Estate. “Ti prego, non farlo più. Abbiamo veramente avuto
paura di perderti, e io… non posso, non voglio sopportarlo di
nuovo. ” concluse con le lacrime agli occhi.
Solstyce
non sapeva cosa dire.
Il
ricatto di Pitch le tornò alla mente come una coltellata.
Infine
sorrise, li ringraziò e trattenne le lacrime.
Giorni
dopo, non trovando lo spirito dell’Estate nella sua stanza, Jack Frost
la cercò in lungo e in largo prima di chiede aiuto a Dentolina. Quella
gli strizzò un’occhio e lo spedì fuori, sulle guglie del castello,
dicendo che quando spariva, la ragazza trovava sempre rifugio in luoghi
alti.
Jack
aveva eseguito, uscendola e chiamandola più volte.
“Diamine,
ne fai di casino!” disse la ragazza, non vista, facendolo sobbalzare
dalla sorpresa. Jack si guardò intorno senza trovarla.
“Qui
sopra!”
Il
ragazzo alzò lo sguardo e sorrise, vedendola appollaiata proprio sul
tetto della guglia sopra la sua testa, circondata da piante e i piedi a
penzoloni.
La
raggiunse, sedendosi accanto a lei sulla neve morbida.
“Nessuna
novità?” Gli domandò il ragazzo e lei scosse la testa: nessun incubo
l’aveva visitata in quelle notti. Forse perché uno peggiore la aspettava
al varco.
Scacciò
quel brutto pensiero dalla mente scuotendo i riccioli neri.
“Ti
va di accompagnarmi in un posto?” disse infine sorridendo, e senza
aspettare una risposta da parte di Jack lo trascinò letteralmente in
aria. Il ragazzo rise, ricordando che lui aveva fatto la stessa
identica cosa tempo prima.
Volarono
parecchio, giocando e facendosi dispetti l'un l’altra, gareggiando e
ridendo.
Ancora
con l'ombra di una risata, Solstyce si rese conto che erano arrivati a
destinazione. Fece cenno allo spirito di seguirla, scendendo di quota.
Il
ragazzo annuì e guardò stupefatto il paesaggio che sfilava veloce sotto
di lui mentre si avvicinavano alla terra sempre di più.
Atterrarono
affondando i piedi in una morbida erbetta, verde e fresca. Jack era
meravigliato: si trovavano in una prateria sconfinata, che si estendeva
a perdita d'occhio. In lontananza, si intravedeva un piccolo gruppetto
di alberi, insolitamente circolare.
Tutto
era reso infuocato dai raggi dell'alba, e un venticello fresco
trasportava profumo di terra, erba, natura.
Solstyce
inspirò quell'aria fino a riempirsene totalmente i polmoni, allargando
le braccia e abbandonandosi completamente ad essa.
“Casa!”
sussurrò. Afferrò Jack per una manica, e ridendo per la sua espressione
da pesce lesso lo trascinò proprio all'interno di quello strano cerchio
di alberi che aveva notato in lontananza.
Il
ragazzo stava perennemente con il naso all’insù. Gli alberi emanavano un
profumo dolcissimo dalle foglie verdi. I tronchi nodosi e le radici
sporgenti gli fecero capire quanto fossero antichi.
“Hanno
circa un millennio” sussurrò Solstyce, rispondendo alla sua muta
domanda.
Lo
Spirito dell'Inverno la scrutò con uno sguardo interrogativo.
“Forse
tu non riesci a percepirlo, ma qui fa un più freddo rispetto
all'esterno. Inoltre, questa specie di acacia di solito è rigogliosa
solo d’estate.” Continuò lei, guidandolo attraverso il cerchio.
Di
fronte a loro si stagliò un altissimo Totem, circondato da un cerchio di
pietre, su cui erano incise nel legno le forme stilizzate di alcuni
lupi, un orso, un'aquila dal piumaggio striato di nero e altri animali
sacri.
“Wow…”
fu la sola cosa che Jack riuscisse a dire. Improvvisamente capì.
“Qui
è dove io e Hinan siamo divenute Spiriti.” Sussurrò Solstyce,
confermando il suo sospetto e allungando un braccio fino a toccare il
muso del lupo dipinto di bianco, che era alla sua altezza.
“La
leggenda volle che chiunque avesse eseguito la Danza degli Spiriti in
questo luogo sacro, avrebbe rinunciato alle proprie spoglie mortali per
far congiungere nuovamente l'anima a quella del Grande Spirito. Così fu
per noi, e quando entrammo in trance e incontrammo L'Uomo nella Luna,
portando a termine la cerimonia, i nostri corpi svanirono, lasciando al
loro posto questo cerchio di alberi, e un freddo perenne che perdurano
da secoli e secoli-
Improvvisamente,
Jack la abbracciò, facendola sussultare. Solstyce sentì le lacrime
pungerle gli occhi, e li chiuse per trattenerle. Si abbandonò
completamente alla stretta, appoggiando la testa sulla spalla del
ragazzo.
Appena
lei alzò le braccia e ricambiò la stretta, afferrando quasi con
disperazione la sua felpa, Jack sentì il cuore battere all'impazzata.
Dopo
quello che a lui sembrò troppo poco tempo, la ragazza si staccò.
“Vieni.
Voglio che tu veda un’altra cosa.” Disse lei prendendogli la mano.
I
due attraversarono il cerchio di alberi, rimanendo per un attimo
accecati dalla luce rossa dell'alba.
Solstyce
mise la mano libera a coppa intorno alla bocca. Poi a sorpresa, emise un
verso stranissimo, gutturale e acuto. Un richiamo che poco dopo
ricevette come risposta un forte nitrito.
Jack
socchiuse gli occhi per cercare di distinguere meglio le due figure che
si dirigevano verso di loro a velocità folle.
Solo
quando si furono avvicinati abbastanza capì che erano cavalli, uno nero
come la pece, l'altro dal manto bianco candido.
Solstyce
sorrise, allargando le braccia. Il cavallo nero si fermò di colpo a
pochi centimetri dal suo viso e lei non di spostò di un millimetro. Il cavallo bianco
invece, si avvicinò trotterellando a Jack.
Lo
spirito allungò lentamente il braccio per toccare il muso dell'animale.
Quello, docile, battè il muso sulla sua mano gelida,
lasciandogli intendere che voleva essere accarezzato.
“E'
meraviglioso!” disse, girandosi verso Solstyce, che sorrise mentre
accarezzava il collo del cavallo nero.
“Jack,
disse, Ti presento Balios e Xanthos, i destrieri immortali.” Il ragazzo
sgranò gli occhi.
“Quei
Balios e Xanthos? I cavalli di Achille?” Per una volta fu Solstyce
a sghignazzare.
“Proprio
quelli, i cavalli nati sulle rive di Oceano” disse continuando ad
accarezzare il manto di Xanthos “Sai cavalcare, vero?” gli domandò.
“Certo
che so cavalcare, per chi mi hai preso?" rispose lo Spirito
dell'Inverno, fingendosi offeso. Solstyce sorrise sotto i baffi e con un
salto montò in groppa.
“Andiamo
allora!” disse sfidandolo.
“Aspetta,
e la sella?”
“Sella?
Per chi mi hai preso?” lo schernì lo Spirito dell'Estate, che
ridendo si gettò al galoppo affidandosi solo alla presa sulla criniera e
delle gambe.
Jack
la guardò stralunato. Incrociò lo sguardo di Balios, che lo osservava
con un'espressione divertita.
“Pensi
che io possa farcela?” chiese. Balios annuì, indicandogli la groppa con
il muso e invitandolo a salire. Il ragazzo deglutì e aiutato dal vento
montò in groppa.
Si
sentì subito a suo agio, e inconsapevolmente sorrise.
Percependo
la sua gioia, Balios nitrì e si impennò costringendo Jack ad aggrapparsi
alla criniera, per poi gettarsi al galoppo desideroso di raggiungere il
fratello. Ci misero davvero poco.
Balios
volava, sembrava che gli zoccoli non toccassero neanche terra, e Jack
rideva, sentendosi libero come se stesse cavalcando il vento.
Raggiunsero
Xanthos e la sua cavallerizza, che gli indirizzò un sorriso di pura
gioia, in quella che allo spirito sembrava una manciata di secondi.
"Fai
come me!” urlò Solstyce al ragazzo per farsi sentire nonostante il vento
nelle orecchie. Trovando lentamente l'equilibrio, staccò le mani dalla
criniera e allargò le braccia, tenendosi solo con la forza delle gambe.
Jack la guardò stralunato.
“E’
completamente pazza.” Pensò.
“Guarda
che ti sento!” gli urlò lei per poi scoppiare a ridere. “Vai Xanthos,
fagli vedere cosa vuol dire volare!” Il cavallo nitrì e aumentò ancora
la velocità, mentre Solstyce scoppiò a ridere con i capelli al vento.
Anche Jack rise e diede delle pacche sul collo a Balios. Senza neanche
aver bisogno di parlare, Balios aumentò l'andatura fino a fare un testa
a testa con Xanthos.
“Coraggio!”
sentì urlare Solstyce
Allora
anche lui, lentamente, staccò le mani dalla criniera e allargò le
braccia. All'improvviso capì perchè Solstyce rideva tanto. Si sentiva un
tutt'uno con Balios, col vento freddo che gli scompigliava i capelli, il
sole nascente che colorava tutto di rosso, la sterminata prateria... Si
sentiva completo, senza ne' pensieri ne' problemi, libero da tutto come
non era mai stato.
Galopparono
per chilometri, ridendo come pazzi. Poi, lentamente, Balios e Xanthos si
fermarono. I due spiriti smontarono, ansimando per l'emozione.
“E'
stato davvero pazzesco." disse Jack accarezzando il muso di Balios. Quando si girò per parlare con Solstyce, vide una scena
bizzarra. La ragazza aveva le mani poggiate sul muso del cavallo; lo
guardava con gli occhi fissi e spalancati. Durò una manciata di secondi,
così poco che Jack la confuse con un’impressione, tornando subito con la
mente all’esperienza appena vissuta.
Mentre
galoppavano, aveva sentito il cuore di lei battere all’unisono col suo,
selvaggio ed indomito. Aveva riconosciuto in lei lo stesso, puro istinto
che dominava la sua vita.
Quando
Solstyce si girò a guardarlo e sorrise, felice di aver condiviso un
momento del genere con lui, il principe dei ghiacci decise di
abbandonarsi a quel fuoco che mai aveva sentito dentro prima d'allora.
Le
prese il viso tra le mani e la baciò.
Solstyce
il respiro mancarle all'improvviso. L'unica cosa che riusciva a
percepire erano le labbra fresche di Jack premute sulle sue.
Non
si mosse.
Jack,
sentendola ferma e immobile, si allontanò deluso, mormorando scuse a non
finire.
Solstyce
si portò una mano alle labbra, incredula. Sollevò lo sguardo e incrociò
quello di Jack.
Flashback
degli ultimi sei mesi le danzarono davanti agli occhi: Jack che la
consolava, Jack che gli faceva i dispetti, che si preoccupava per
lei, che la faceva ridere.
La
sensazione di oppressione al petto ogni qualvolta fosse in
pericolo...
Sentì
qualcosa scattare dentro di lei. Nell'istante in cui Jack stava per
alzarsi in volo e andare via con le mani infilate nella tasca della
felpa, Solstyce gli afferrò la mano e lo tirò con forza a sè,
gettandogli le braccia al collo e baciandolo con foga. Senza pensarci un
attimo, lo spirito dell'Inverno le cinse i fianchi e la strinse,
rispondendo. I cuori battevano all'impazzata, tutto intorno a loro era
completamente sfocato.
Tutto
ciò che contava erano loro, insieme.
Faceva
più freddo del solito quella notte al Polo Nord.
O
almeno così le sembrava.
Quelle
ultime due settimane con Jack erano state meravigliose. Ora che aveva
scoperto di amarlo fino a quel punto non poteva concepire il pensiero
che gli capitasse qualcosa di male, tantomeno per colpa sua.
Lentamente scivolò fuori dalle braccia dello Spirito, che la stringeva
dolcemente nel sonno.
Il
ragazzo mugugnò, facendola sussultare, ma non si svegliò.
Solstyce
sorrise, benedicendo il suo sonno pesante.
Scivolò
definitivamente fuori dal letto e si gettò sulle spalle la sua fidata
mantella scura. Si costrinse a ricacciare indietro le lacrime.
Scivolò
felina verso la finestra, ma prima di uscire, si voltò un'ultima
volta.
Silenziosa,
si avvicinò a Jack. Tese la mano su di lui e i tatuaggi si
illuminarono di una flebile luce verdastra.
“Che
il Sole ti porti nuova energia durante il giorno,
Che
la Luna dolcemente ti rigeneri di notte,
Che
la Pioggia lavi via le tue preoccupazioni,
Che
il Vento soffi nuova forza nel tuo essere.
Che
il Grande Spirito vegli ogni attimo su di te,
e
mi permetta di unirci in un legame più forte della Morte:
Che
mai l'Oscurità possa sfiorarti, nel corpo e nell'anima,
prima
e dopo che la mia anima si sarà ricongiunta alla Grande Madre.”
I
tatuaggi si spensero, Solstyce ebbe un capogiro.
“Non
mi ricordavo che le benedizioni fossero così stancanti.”
Nonostante
fosse esausta, sorrise felice.
“Ora
non potrà neanche sfiorarti.” Pensò, mentre gli
accarezzava dolcemente i capelli.
Jack
mugugnò nuovamente e la chiamò nel sonno.
“Shh,
sono qui” disse lei “Dormi…"
sussurrò.
Poi
intonò una ninnananna che lo Spirito dell'Inverno non avrebbe mai
dimenticato. L'avrebbe sentita nei suoi sogni più belli.
Era
di una dolcezza infinita, e cantava di Gelo e Fiamma, due spiriti
innamorati, che per una maledizione potevano amarsi solo ogni tre
mesi, quando i raggi infuocati dell'alba baciavano le distese
ghiacciate del Polo.
Si
asciugò velocemente una lacrima solitaria che le era scesa sulla
guancia. Baciò Jack sulle labbra, un'ultima volta.
“Tehila
it…"
'Ti
amo, addio.'
Scivolò
fuori dalla finestra senza alcun rumore, poi la richiuse da fuori con
un piccolo incantesimo. Ad aspettarla, c'era un lupo grigio dall'aria
stanca ma fiera.
“Xanthos
mi ha riferito quale sarà il mio destino. Se voglio salvarli, devo,
nonno.”
Un
refolo di vento innaturalmente freddo la investì mentre fluttuava
sempre più lontano dal castello per non lasciare impronte. Il lupo
grigio non aveva di questi problemi: le sue zampe non lasciavano
alcuna traccia sulla neve fresca.
Giunsero
infine nella landa desolata che più volte Solstyce aveva visto nei
suoi incubi.
“Ho
paura.” Pensò all'improvviso.
Il
lupo grigio le strofinò il muso sulla mano, prima di tramutarsi in
Luce e scomparire all'interno del suo corpo.
Non
sei sola, piccola mia.
Una
voce profonda la fece sussultare.
“Ti
aspettavo, mia cara. Allora, qual'è la la tua scelta?”
Un
moto di repulsione scosse Solstyce nel vedere un ghigno malefico
comparire sul volto di Pitch. Serrò i pugni e alzò la testa,
inchiodando lo Spirito della Paura con lo sguardo.
“Verrò.
Ma voglio la parola d'onore tua e di Hanwi che non torcerai loro un
capello.”
La
scelta è fatta.
Seppur
con una sensazione d'inquietudine che gli serpeggiava nel petto, Pitch
sorrise trionfante.
“Abbiamo
un accordo” disse, sorridendo maligno.
Poi
fu solo Buio.
*
Haiku presi dalla pagina web
https://www.elisabernardinis.com/sulle-ali-del-vento-dieci-haiku-per-quattro-stagioni/
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Capitolo 10 *** Chapter Tenth: Final Masquerade ***
Rise
of the Guardians: Eclipsed
Chapter
Tenth: Final Masquerade
Quando
Jack si svegliò, gli sembrò di essere percorso da un incendio: un calore
che non aveva mai provato gli bruciava nelle vene, ma non era doloroso,
anzi.
Lentamente
quella sensazione di tepore scomparve, lasciando il posto al solito gelo
familiare. Recuperata un minimo di lucidità, allungò la mano dove sapeva
avrebbe incontrato il corpo di Solstyce, ma quella affondò nel
materasso.
Stupito,
si girò di scatto, trovando il letto vuoto. Girò convulsamente la testa,
nella speranza che prima o poi Solstyce sarebbe comparsa, magari dalla
finestra stranamente aperta, abbracciandolo e sussurrandogli
all'orecchio 'scherzetto!'
Il
respiro si fermò, un gelo estraneo e distruttivo lo pervase.
"Se
n'è andata".
Gli
Hanwi-hen avevano messo sotto assedio il Polo. Erano passate due
settimane, in cui a causa di quei mostri orrendi non riuscivano a
mettere il naso fuori dal castello senza essere attaccati.
Jack
finì di piluccare il toast che Dentolina lo aveva convinto a mangiare,
si alzò e se ne andò nella sua stanza, sbattendo la porta.
Sandy
cercò di andargli dietro, ma Nord lo fermò, scuotendo la testa.
Era
cambiato, Jack. Aveva perso peso, le guance scavate e un'ombra perenne
sotto e dentro gli occhi, causate da notti colme di incubi.
“Dobbiamo
fare qualcosa.” Disse Calmoniglio, con la voce arrochita dalla
preoccupazione e dall’impotenza.
Il
problema era grave. Il ragazzo in quelle settimane aveva avuto numerose
visioni di Solstyce, tutte sconnesse tra loro: l’aveva vista camminare
nella neve, l’aveva vista volare in un cielo sconosciuto, l’aveva vista
incatenata, l’aveva sentita soffrire. Non erano incubi mandati da Pitch,
stavolta, Jack lo sapeva bene.
“Ma
cosa possiamo fare di più? Abbiamo passato queste due settimane a
cercarla in lungo e in largo in tutto il mondo e combattere Hanwi-hen,
che stanno aumentando a vista d’occhio!" disse Dentolina, gridando più
forte di quanto avesse voluto.
“Ora
basta." disse il giorno dopo una voce che a stento riconobbero. Jack si
avvicinò a loro, quella mattina, camminando, non fluttuando come al
solito. Un peso invisibile gli curvava le spalle, i piedi nudi non
facevano alcun rumore mentre si trascinavano stancamente sul tappeto di
velluto rosso. La voglia a forma di sole che gli era fiorita sulla
spalla gli sembrava una crudele presa in giro. Ai suoi amici si strinse
il cuore a vederlo così.
Lo
raggiunsero, mentre cercavano le parole giuste per sollevargli un pò il
morale, ma alla fine tacquero comprendendo che non c'era nulla che
potessero dire.
“Ho
avuto una visione.” Disse infine, alzando lo sguardo. Dentolina fu
tentata di portarsi una mano alla bocca.
“Se
n'è andata. Volontariamente. Con Pitch.”
***
Una
sensazione atroce le attanagliò le viscere. Superò il dolore delle
ferite che i ceppi le avevano scavato nei polsi. Dalla voglia a forma di
fiocco di neve che aveva sulla spalla scaturiva un gelo infinito.
Sorrise
mesta.
“Non
pensavo che l'incantesimo fosse così forte. Riesco addirittura a
sentire le sue emozioni.” Pensò. “Ormai sono due settimane
che sono chiusa qui. Non pensavo sarebbe durata così tanto. ”
Una
sola lacrima scese dai suoi occhi, e per la prima volta da quando era
stata rinchiusa lì ringraziò che nessuno la potesse vedere in quel buio
totale.
Il
corpo ebbe un doloroso spasmo. L'Oscurità la stava lentamente divorando:
la percepiva distintamente, crescere dentro di lei e spegnere la luce
che sempre aveva illuminato il suo essere.
Uno
spasmo più violento le strappò un gemito.
“Mi
spiace che la trasformazione ti stia causando tutto questo dolore…" le
disse una voce grave ma tagliente come rasoi.
“Non
è vero” rispose la ragazza stringendo i denti.
“Hm...
E' vero, non mi dispiace affatto.” Ridacchiò Pitch, afferrandole il
volto tra le mani. Il gelo che ne proveniva, così crudele rispetto a
quello che amava, la fece rabbrividire.
“Ti
stai pentendo della tua scelta? Vorresti tornare da loro? O meglio, da
lui.” ghignò “Potresti provare. Sono sicuro che le catene non sono un
ostacolo così grande, non è così?”
Lo
spirito della Paura ridacchiò compiaciuto al silenzio ostinato della sua
interlocutrice.
"No,
non lo farai. Hai paura, non è così? Riesco a sentire la rabbia che
prova da qui…"
“Ti
sbagli.” Sussurrò Solstyce, lasciandolo per un attimo stupito “Non ho
paura di loro. Ho paura per loro.”
Pitch
la fissò e per un solo, minuscolo attimo, quella stilettata al petto che
aveva provato anni e anni prima, quando dopo aver assorbito un suo
incubo aveva avuto avuto un flashback della sua vita terrena, tornò
facendolo sussultare.
“Proprio
non ti capisco, sai? Sei abbastanza forte da sconfiggermi da sola.
Avresti potuto lasciarli morire e salvare comunque l'umanità. Perchè non
l'hai fatto?”
Gli
occhi di Solstyce, ora abituati all'oscurità, intercettarono qualcosa di
diverso negli occhi di Pitch: nonostante la voce fosse perfettamente
modulata ed impassibile, un'ondata di inquietudine aveva attraversato lo
sguardo dello Spirito della Paura: voleva davvero capire cosa l’aveva
mossa. La ragazza sorrise, mettendosi faticosamente a sedere.
“Sei
lo spirito della Paura, e non comprendi la paura stessa.” disse
scuotendo la testa. Le catene tintinnarono. Alzò il viso con sguardo di
sfida:
“Forse
una volta avresti capito. Quando non eri solo un burattino in mani
altrui.” Lo provocò.
Non
vide arrivare lo schiaffo, che la colpì totalmente impreparata, né udì
cosa disse Pitch, ma percepì la porta sbattere. Tuttavia sorrise: il
dubbio e l'insicurezza li aveva visti e come.
Sentì
che dall'altra parte del "filo" che li univa, il sentimento che Jack
aveva provato per lei per lei aveva passato definitivamente il confine
sottile che c'è tra amore e odio.
Solstyce
sorrise mestamente.
Aveva
preso più tempo possibile, resistito quanto la sua mente gli aveva
permesso, ma ora non aveva più nessun motivo per farlo. Giunse le mani
di fronte a sè, come se pregasse. Raccolse le forze.
Prese
un bel respiro, si fece coraggio.
Mordendosi
le labbra fino a tagliarle, svelse l’ultimo bagliore di Luce che le
rimaneva dalla sua anima.
Gli
occhi si fecero vuoti, mentre la scintilla luminosa spariva dalle sue
mani, volando alla velocità della luce dove lei, con le ultime forze,
gli aveva ordinato.
***
“Sapete…”
disse Calmoniglio quella sera, rovistando e scompaginando tutti i fogli
di carta con appunti, mappe, note e tutte le informazioni che avevano
raccolto. “Ho una pessima sensazione. C’è qualcosa che non quadra, che
non abbiamo capito o considerato.”
“E
cosa?” Si lamentò Nord. “Hanwi-hen si stanno avvicinando a Polo. Non
abbiamo tempo per pensare se dobbiamo combattere per nostre vite!”
Disse. Sandy, sul punto di crollare addormentato, annuì.
Non
erano state facili, queste due settimane al castello. Gli Hanwi-hen si
avvicinavano sempre di più rendendoli nervosi e impauriti. Jack,
paradossalmente visto il suo comportamento, era quello meno preso di
mira. Sembrava che gli Hanwi-hen lo ignorassero e questo lo faceva
arrabbiare ancora di più.
Dentolina
si fermò un attimo a riflettere, raccogliendo e radunando le idee: “Pitch
non è un'idiota, e certamente neanche Hanwi.” pensò la fatina dei
Denti.“Non sono così sempliciotti da adagiarsi sugli allori in questo
modo. Aster ha ragione, c’è qualcosa che non quadra…”
Mentre
i suoi amici si scervellavano su cosa fare, Jack se ne stava seduto sul
letto, con le gambe strette al petto.
“Come
ho potuto essere così idiota?” Pensava. “Ha scelto Pitch. E io che sono
stato così idiota da fidarmi di lei. Che idiota!"
Mollò
con rabbia un pugno al muro. Si portò la mano al petto, ma il cuore gli
faceva più male. Quanto gli bruciava…
Razionalmente,
una voce nel suo cervello gli sussurrava che poteva essere stato tutto
un trucco, ma la sparizione, e poi quelle visioni così reali... Negli
incubi di Pitch c'era sempre qualcosa, anche un minimo dettaglio che
rivelava la natura di incubo. Invece queste visioni erano così
dannatamente reali che gli sembrava di starle vivendo in prima persona.
Le
scene in cui attraversava in volo la piana innevata, incontrava Pitch e
spariva con lui gli passavano davanti agli occhi ogni dannato secondo e
lui sentiva la rabbia e l'odio ontare sempre di più.
Per
un fugace momento, la sua parte razionale prese il sopravvento: e se
l'avesse fatto solo per salvarli?
“Ma
che mi prende, dovrei fidarmi di lei!…" pensò.
Ma
fu solo un momento. Di nuovo, la rabbia lo catturò nelle sue spire.
Tradimento,
tradimento, tradimento!!
“Basta
piangersi addosso, se n’è andata!” Gridò a se stesso, spalancando la
porta e raggiungendo gli altri Guardiani proprio mentre Dentolina
esponeva la sua idea.
“Aspetta
un attimo!” disse, quasi gridando. “Siamo degli idioti, degli idioti!”
continuò, arruffando tutte le piume e battendosi una mano sulla fronte .
“Toot,
cos’hai? Che succede?” Le chiese Aster, bloccandole il braccio con cui
minacciava di colpirsi di nuovo. La Guardiana lo guardò negli occhi, e
guardò tutti i suoi compagni con le lacrime che minacciavano di uscire.
“Gli
Hanwi-hen… sono solo un diversivo. Sono un diversivo, Aster! Perché
venire qui al Polo? Volevano che ci rinchiudessimo qui, che non
uscissimo, che non pensassimo!
Ti
ricordi cosa ci disse Solstyce, quando si scontrò con Pitch tempo fa?”
“Disse
che loro obiettivo usare disperazione di Solstyce per loro scopi…” disse
Nord.
“Esatto!”
Esclamò la fata, “E’ proprio qui il punto! Non avete notato che gli
Hanwi-hen sono molti di più e noi siamo sempre più deboli, eppure Pitch
non si è fatto vedere?”
“Ovvio
che noi avere notato ma…"
“Laciami
finire Nord! Quello che voglio dire è che i nostri nemici non sono così
sprovveduti. Sappiamo che Pitch un po' di tempo fa si è lasciato
sfuggire il piano che avevano ordito lui e Hanwi, ma sappiamo anche che
non sono degli idioti.” disse, svolazzando avanti e indietro
massaggiandosi le tempie.
“Il
piano originale consisteva nell'utilizzare i sentimenti negativi di
Solstyce conto di lei, ma se effettivamente Jack ha ragione e Sol se n'è
andata con Pitch, è probabile che ormai lei sia preda dell’Oscurità;”
disse sia a se stessa che agli altri, “Questo però comporta che Solstyce
non possa più provare sentimenti no? Allora il piano di prima non
avrebbe senso!” Esclamò.
“Anche
il primo piano era solo un diversivo quindi” commentò Calmoniglio,
accasciandosi su una sedia. “E non ci siamo accorti di niente!”
“Voi
dite? Io non credo sia così” si inserì Jack, fissando tutti con uno
sguardo che i suoi amici riconobbero a stento.
Non
ebbero tempo di commentare: uno Yeti corse tutto trafelato e cercò di
spiccicare qualche parola a Nord, che lo guardava di traverso tentando
di capire qualcosa.
"Calmo
amico, sta calmo e ripeti piano piano. Aha. Mhh. Si. Ah ok capito… che
cosa?! Hanwi -hen a Bruges?!” Gridò l’uomo.
“Jaimie!”
Pensò Jack con un groppo alla gola.
“Coraggio,
tutti a slitta!” Urlò Nord trafelato.
Un
'Per i diavoli della Tasmania' e 10 minuti dopo atterrarono
sferragliando sull'asfalto della cittadina, così vuota e fredda da
essere incredibilmente spettrale.
“JAMIE!”
urlò Jack, correndo nervosamente avanti e indietro. Evocò lo sfavillante
bastone ricurvo e guardò i suoi compagni, restio a lasciarli da
soli.
“Vai,
qui ci pensiamo noi!” gli urlò Calmoniglio evocando i suoi boomerang,
mentre una schiera silenziosa di Hanwi-hen li circondava.
“Per
la Luna Calante, sono sempre più brutti ogni volta che li vedo!- disse
il Coniglio di Pasqua per fare dello spirito, mentre si metteva schiena
a schiena con Dentolina. Jack ringhiò dalla frustrazione nel doverli
lasciare li, ma dopo le occhiate fiduciose di Nord, Sandy e Dentolina,
strinse il bastone e volò via, rapido come una tempesta.
Percorse
la strada in un lampo, senza respirare.
Più
veloce, più veloce, più veloce!!!
Arrivò
alla casa, spalancò la finestra ed entrò come un fulmine.
“JAIMIE!”
gridò, prima che il fiato gli si strozzasse in gola. Sulla figura stesa
sul letto del bambino incombeva un’ombra nera. Una mano della sagoma era
poggiata sulle palpebre del bambino, l’altra sul suo petto. Cadde un
silenzio tombale. Jack gli si avventò contro, ma gli passò attraverso.
Con un guizzo, la figura scomparve. Jack si riscosse subito, correndo
verso il bambino inerte.
-Jaimie!
Dannazione Jamie, cosa ti hanno fatto?! Jaimie ti prego rispondi!
JAIMIE!! - Lo scosse più volte, con le lacrime di rabbia mista a paura
che minacciavano di uscire.
Il
bambino lentamente aprì gli occhi. Jack si sentì mancare il fiato dal
sollievo.
“Jack…"
mormorò il bambino.
“Jamie,
cos’era quell’ombra? Che voleva, cosa ti ha fatto?!” chiese il
Guardiano. Il bambino lo guardò storto un attimo, come se si sforzasse
di ricordare.
“Non
mi ha fatto niente..." disse piano, tirandosi su a sedere. “Anzi. Mi ha
toccato gli occhi e... Non ricordo più nulla da li...-
Jack
annuì velocemente. Rovistò nel tascone della felpa blu e ne tirò fuori
una sferetta che brillava di una luce soffusa. Era simile alle
sfere-portali di Nord, ma più piccola e luminosa, e ne aveva testato
l’efficacia nel primo incontro con gli Hanwi-hen.
“Ascoltami
bene. Qualunque cosa succeda” gli disse concitato. “Rompi questa a
terra. Sprigionerà l'aurora e io volerò da te, d’accordo?" Il bambino
annuì.
“E
non venirmi dietro come l'altra volta, va bene?” continuò il Guardiano,
scompigliandogli i capelli. “Questi nemici sono molto peggio di Pitch:
hai capito?”
“Ha!
Non mi fanno per niente paura!” disse Jamie, combattivo.
“Lo
so grande guerriero, ma non cacciamoci in guai inutili, intesi?”
“Uffa,
va bene! Fateli neri, mi raccomando!”
Jack
si rese conto che Jaimie gli aveva lanciato un’occasione per fare una
battuta, ma non la colse.
“Ci
vediamo, Jaimie.” disse infine, e si lanciò letteralmente fuori dalla
finestra. Volò rapidissimo, saltando anche sui tetti. In un attimo
localizzò la massa ribollente di creature nere che circondava i suoi
compagni. Ci si buttò a capofitto, solo per notare che si, i nemici li
circondavano, ma erano immobili.
“Jaimie
sta bene, qui che diavolo succede?” chiese, atterrando in mezzo agli
altri Guardiani.
Sandy
alzò le spalle.
“Non
ne abbiamo idea Jack! Se ne stanno così, immobili... Come se stessero
aspettando qualcosa, o meglio, qualcuno…" gli rispose Dentolina, tutta
splendente.
“Sostakovich!”
imprecò Nord. “Guardate!”
La
folla di Hanwi-hen si stava dividendo in due. Lentamente, dalla massa
ribollente di mostri si formò un corridoio, che rivelò due figure a
cavallo.
Una
delle due era Pitch, l’altra non la riconobbe. Entrambi cavalcavano
fieri, la postura ritta e regale, l'espressione altera.
Il
Re degli Incubi cavalcava un Hanwi-hen a forma di cavallo, fatto di un
nero così denso che pareva petrolio solido. L'altra figura era in groppa
a ...
“Xantos…"
mormorò Jack. La consapevolezza gli piombò addosso come un macigno.
Sentì la furia salire.
“TU!!”
gridò a pieni polmoni, e di colpo una folata di vento fece cadere il
cappuccio, che rivelò una cascata di capelli neri e due occhi verdi
cangianti.
“No…"
disse Nord.
“Cosa
le hai fatto, maledetto?!” urlò
Dentolina, fiondandosi su Pitch. Solstyce semplicemente alzò una mano e
lacci di Oscurità solida fermarono il destro della fata a pochi
centimetri dalla faccia di Pitch. Dentolina la guardò sconvolta, ma sul
viso di Solstyce non vi era alcuna espressione. Il suo sguardo non era
neanche diretto verso di lei, ma verso Jack.
“Ha
fermato Dentolina senza neanche guardare…" Pensò Calmoniglio
sconvolto.
Pitch
ridacchiò. “Io non ho fatto proprio nulla, fatina. Ha fatto tutto da
sola. E pensare che non ci speravo più ormai.”
L'Uomo Nero sghignazzò nel vedere tutte le certezze negli occhi
dei Guardiani sciogliersi come neve al sole. Con un semplice gesto,
Solstyce depositò delicatamente Dentolina vicino ai suoi compagni.
Calmoniglio si precipitò a sostenerla, ma la trovò perfettamente dritta
e in forze.
“Sei
ferita?” chiese apprensivo.
“No…"
mormorò Dentolina, incredula. “Non mi ha fatto assolutamente nulla.”
Sandy
sussultò, quando con un movimento estremamente fluido, Solstyce smontò
da cavallo. La ragazza, con passo deciso ma senza fiatare, si pose di
fronte a Jack, che aveva gli occhi fiammeggianti di rabbia. Fece
scivolare il mantello a terra e allargò le braccia davanti allo spirito
dell'Inverno, incitandolo a battersi con lo sguardo.
Lui
certo non se lo fece ripetere due volte.
Urlando,
si lanciò contro Solstyce menando colpi decisi e velocissimi con il
bastone ricurvo. Lei, sempre impassibile, sguisciava come un'ombra,
evitando i colpi che si susseguivano a ritmo serrato.
Frustrato,
Jack iniziò a perdere il controllo, mischiando colpi di una potenza
incontrollata con lampi di ghiaccio che andavano a schiantarsi contro
gli Hanwi-hen, falciandone a decine.
Ma
neanche uno sfiorò la ragazza, che si limitava a schivare la furia del
Guardiano come se danzasse. L'improvviso crollo di energia lo costrinse
a fermarsi, ansimante. Solstyce lo guardava fisso, priva di qualsivoglia
espressione, ma soprattutto fresca come una rosa. Pitch iniziò a
ridacchiare, per poi esibirsi in una potente risata sguaiata.
Sandy
e Nord presero l'iniziativa, lanciandosi all'attacco, ma Solstyce alzò
di scatto una mano: dal terreno si generarono grossi lacci di
Oscurità che avvilupparono i piedi dei due Guardiani,
costringendoli a terra.
Jack
sentiva i muscoli bruciare per lo sforzo.
Perchè?
Perchè? Continuava a chiedersi. La rabbia gli fornì una sferzata
di energia. Si lanciò in un ultimo disperato assalto: si alzò in volo e
con tutta la forza scaricò tutta la sua rabbia e la sua frustrazione
contro quell'esile figura.
Fu
un attimo; Un solo attimo, prima dell’impatto, Jack vide la luce negli
occhi di Solstyce. Gli parve quasi che sorridesse.
Fu
solo un attimo, e non riuscì a fermarsi. Il colpo si schiantò sulla
ragazza, scagliandola contro un palazzo e sommergendola sotto la neve.
Jack
rimase fermo, immobile ed incredulo.
“Non
si è spostata.” Si disse.
Il
bastone sparì. Si guardò le mani tremanti, poi alzò lo sguardo,
rimanendo paradossalmente stupito del fatto che Pitch stesse
soccorrendo la ragazza, e non lui.
“Tutto
questo non ha senso.” disse, mettendosi le mani nei capelli.
La
luce della luna piena splendeva su di loro, donando al luogo
un'atmosfera ancor più surreale, invece che confortare i Guardiani.
Vide
il suo più grande nemico scavare nella neve aiutato dagli Hanwi-hen e
tirare fuori il corpo svenuto di Solstyce come se stesse vedendo un film
dell'orrore.
Indietreggiò,
e solo il grido strozzato di Dentolina ebbe il potere di svegliarlo da
quella sorta di torpore. Si girò lentamente, vedendo la fata guardarlo
con espressione sconvolta, la mano sulla bocca e le lacrime agli occhi.
“Jack”
disse piano Calmoniglio “Ma cosa ti è preso?!”
Il
ragazzo deglutì a vuoto, fissandosi di nuovo le mani.
“Io...
io non lo so…"
“Lo
so io invece!” disse Pitch così forte da farli sussultare. Gli occhi
brillavano in modo folle.
“E
pensare che abbiamo fatto tutto sotto il vostro naso! E non vi siete
accorti di niente!!” Il Re degli Incubi proruppe in una risata
orrenda.
Prese
in braccio il corpo privo di sensi di Solstyce, girandola in modo tale
che tutti potessero vedere il piccolo segno a forma di fiocco di neve
che aveva sulla spalla, lasciata scoperta da uno strappo nel vestito.
Jack
si sentì il cuore in gola, mentre Pitch espose il suo ghigno migliore.
“Tu sai cos'è questo, vero Fatina dei Denti?”
Dentolina
annuì come in trance.
“Quello
è il segno lasciato da una potente benedizione... E’ una protezione
totale dal male, ma se troppo forte lega a doppio filo due anime, che
possono percepirsi e influenzarsi l'un l'altra. Il marchio prende la
forma della vera essenza dell'anima a cui si è legati... Questo
implicherebbe che Solstyce sia legata a qualcuno, ma non…" La fata si
bloccò, capendo improvvisamente.
“Bingo,
fatina!” ridacchiò Pitch tutto contento.
“La
qui semi-presente incarnazione dell’Estate” disse indicando con un gesto
della testa Solstyce svenuta fra le sue braccia, “ha lanciato una
benedizione sul qui presente Spirito dell’Inverno," disse indicando Jack
“per proteggerlo da me e gli Hanwi-hen che, come avrete notato, non
l'hanno mai sfiorato. Poi, di sua sponte, mi ha chiamato e ha deciso di
unirsi a me. Peccato che non avesse calcolato il fatto che potendo
essere le loro due anime legate, il suo passaggio all'Oscurità abbia di
riflesso... diciamo... Influenzato in negativo il temperamento di questo
giovanotto” Sghignazzò, mostrando i denti da squalo. “…Aumentando dunque
a dismisura sentimenti negativi che provava.” concluse infine, con
un'espressione soddisfatta come se avesse declamato l'Inferno della
Divina Commedia ad un branco di ragazzini spauriti.”Oh, povera, non è
tutta colpa sua. Speravamo che eseguisse la benedizione, dato che
gliel’ho indirettamente suggerito tempo fa, ma se non l’avesse fatto, ci
sarebbero stati comunque gli Hanwi-hen che..”
Pitch
continuò a parlare per qualche minuto, ma Jack non lo ascoltava più. Si
portò istintivamente la mano destra alla spalla, dove sapeva che vi era
la voglia a forma di sole. Le lacrime gli punsero gli occhi.
“Mi
dispiace” sussurrò “Mi dispiace tanto…" continuava come in trance,
mentre i sensi di colpa si alternavano ai flashback.
Gli
scherzi, le risate, i giochi sulla neve, le risate dei bambini. Poi gli
ultimi giorni pieni di segnali che non aveva colto, o che aveva
frainteso, o che aveva trascurato. E poi la rabbia, la tanta rabbia che
si era rivelata completamente inutile.
I
Guardiani osservarono impotenti Jack cadere esausto in ginocchio, mentre
la luce della Luna aveva perso ogni calore. Sandy fu il primo a
riscuotersi, andando vicino all'amico e mettendogli una mano sulla
spalla. Jack non la scacciò via bruscamente come nei giorni precedenti,
anzi: ci si aggrappò stretto, come se fosse un'ancora di salvezza. Aveva
capito.
Poi,
Nord, Calmoniglio e infine Dentolina lo raggiunsero. Il Coniglio di
Pasqua battè forte una zampa sulle spalle dell'amico, vedendolo
terribilmente sconvolto.
“Non
è stata colpa tua Jack, non eri in te.”
“Si,
infatti, non preoccuparti, sicuramente Sol sta bene!” continuò
Dentolina.
Una
risata gutturale di Pitch li fece sussultare.
“Ma
guardatevi... Siete davvero patetici. Siete stati così impegnati a
combattere le mie creature e a risolvere i vostri problemucci
sentimentali che non vi siete accorti di un' Ombra ancora più grande che
gravava sui vostri protetti…”
Dentolina
si pietrificò, spaventata.
-Tu!!
Cosa fatto a bambini!- Urlò Nord, puntando minacciosamente le daghe
contro il Re degli Incubi.
“Io
non ho fatto nulla.” rispose quello con voce serafica.
“La
domanda più adatta sarebbe cosa voi avete, o meglio non
avete fatto. Vi siete dimenticati dei bambini, e adesso... i
bambini si dimenticheranno di voi. Semplice, no?”
Un
gelo innaturale avvolse i Guardiani. Un peso soffocante strinse i loro
cuori.
“Che
diavolo sta succedendo?!” chiese Calmoniglio, angosciato.
“La
vostra fine, Guardiani.” Disse Pitch, con un'espressione
orribilmente calma.
“Sostakovich!”
Disse Nord, alzando le daghe.
Tutti
gli Hanwi-hen che li circondavano, lentamente si stavano come
sciogliendo. Dividendosi in tanti filamenti che si univano in unico
punto accanto a Pitch, si fusero insieme fino a creare una figura dalle
parvenze umane.
Aveva
braccia e gambe magrissime, quasi scheletriche, il viso scavato, le
orbite vuote. Era alto, e coperto da un mantello nero. In mano brandiva
un lungo fioretto, corvino anch’esso, e sul volto si apriva un ghigno di
pura malvagità, la stessa che lo circondava come un'aura malefica.
“E'
lui.” Pensò Jack rabbrividendo.
“E'
Hanwi.”
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Capitolo 11 *** Chapter Eleventh; The Final Act, Part 1 ***
Rise
of the Guardians: Eclipsed
Chapter
Eleventh; The Final Act, Part 1:
Nella
piazza di Bruges regnava un silenzio innaturale che mischiava stupore,
paura e tensione.
“E'
un vero piacere incontrarvi, Guardiani.” disse Hanwi con una voce troppo
cavernosa per la sua statura.
Dentolina
indietreggiò, mentre Ater si spostò coraggiosamente davanti a lei per
proteggerla. Sandy impugnò saldamente le sue fruste e Nord alzò le daghe
battagliero, affiancato da Jack. Un vento gelido ed innaturale si alzò,
facendo scendere un brivido lungo le schiene dei Guardiani.
Se
lo sentivano: lo scontro finale era arrivato.
“Beh?
Tutto qui?” disse Hanwi ridacchiando. “Un'accoglienza abbastanza fredda
direi…"
Dentolina
fu la prima a riscuotersi: “Cosa hai intenzione di fare ai bambini!”
girdò, a metà fra la rabbia e il terrore.
Hanwi
rise; “Mia cara Guardiana dei Ricordi… lasciami rispondere con calma
alla tua domanda. Innanzi tutto, ormai è troppo tardi: l'incantesimo è
già stato lanciato sui bambini, sono spiacente.”
“NO!
Cos’hai fatto, maledetto!!” urlò Jack, scagliandosi verso la figura.
Hanwi lo scaraventò lontano, muovendo appena una mano. Ridacchiò come se
stesse giocando con dei bambini.
“E'
tutto inutile, mi spiace. Sapete che giorno è oggi? Non ricordate?
Lasciate che vi rinfreschi la memoria: oggi è il ventun Dicembre,
Guardiani, l’equinozio d’Inverno… Un giorno in cui Luce e Ombra sono
perfettamente equivalenti: perfetto per un’Eclissi di Luna, non
trovate?” disse, allargando le braccia. La sua voce era gradevole e
melliflua, ma non riusciva a celare la crudeltà che emanava la sua
figura.
“No…"
Mormorò Dentolina mettendosi una mano davanti alla bocca. Lo sguardo
della Guardiana cadde su Solstyce, ancora incosciente tra le braccia di
Pitch.
“Esatto,
mia cara. Vedete... quando avviene un eclissi, io, sovrano del Lato
Oscuro della Luna, sono finalmente libero! Nulla di ciò che è Luce può
opporsi a me…" concluse, con un sorriso quasi innocente.
“Esattamente
trecento anni fa, l'unica cosa che mi impedì di uccidere il mio odiato
rivale, l'Uomo nella Luna, fu il sacrificio di una coraggiosa quanto
sciocca Guardiana, che diede eroicamente la sua vita sventando il
completamento dell’eclissi. Che idiozia, poverina! Ignorava che trecento
anni dopo tutto si sarebbe ripetuto.”
“Tu…"
sussurrò Nord a Pitch, pieno di rabbia; “Tu sei dietro morte di Hinan!”
Hanwi
rise, e fu agghiacciante: le orbite vuote si contrassero quando sollevò
gli zigomi per aprire le labbra, rivelando degli orribili denti da
squalo. Il ghigno gli attraversava il volto per intero, come gli
Hanwi-hen. “Se la cosa
ti fa sentire meglio, sono sicuro che il nostro Pitch Black sia più che
disposto a prendersene il merito… Ma torniamo a noi ora. Grazie al mio
incantesimo, gli Hanwi-Hen hanno portato via ai vostri amati bambini la
possibilità di svegliarsi, e quindi... di credere in voi. Dovreste
iniziare a sentire i sintomi di ciò, se non sbaglio.” disse con calma
glaciale, allargando cordialmente le braccia.
“Ha
ragione, dannazione.” Pensò Calmoniglio, che iniziava ad ansimare.
“I Boomerang pesano un quintale.”
“Noi
salveremo bambini, non temere!” disse Nord, stoico come sempre.
“E
comunque, a prescindere da questo” continuò Hanwi, alzando pacatamente
una mano per interromperlo, agitando il fioretto per indicare i
presenti;
“Devo
ringraziarvi per aver agevolato i miei piani. Vedete… L’Eclissi può
verificarsi un Equinozio ogni trecento anni, ma per darle inizio serve
un evento davvero importante” disse, avvicinandosi a Solstyce ancora
svenuta e accarezzandole un braccio.
La
ragazza spalancò gli occhi e urlò dal dolore, mentre dove la scheletrica
mano di Hanwi era passata rimase il segno di un'ustione.
“Non
la toccare!!” gridò Jack, mentre lo Spirito dell'Estate si rimetteva in
piedi, completamente impassibile.
“Cosa
c'è Guardiano del Gelo?” chiese Hanwi con una voce così serafica da
cozzare col suo aspetto;
“Tutt'ad
un tratto ti importa di lei?”
Jack
deglutì, fissando quelle orbite vuote.
“Oh,
ma che maleducato che sono. Dovrei ringraziarti. Come dicevo, serve un
evento particolare per innescare un'eclissi, qualcosa che sovverta
l’equilibrio tra Luce e Ombra perfettamente compiuto durante
l’Equinozio. Ad esempio uno Spirito che cede al richiamo dell’Oscurità.”
disse guardando Pitch, che rabbrividì. “O cose del genere. Questa notte,
Jack, tu hai quasi ucciso Solstyce. Inverno che attacca Estate, Acqua
che spegne Fuoco. Luce che sopprime Ombra.” disse pacato. I Guardiani si
strinsero intorno a Jack, quasi per proteggerlo da quella straziante
verità.
“Che
cosa ho fatto…” sussurrò lo spirito, guardando Solstyce negli occhi
vitrei.
“Ah,
ma non è solo colpa tua! Cercando di proteggerti, lei stessa ha solo
peggiorato le cose!” continuò Hanwi, ma Jack non lo ascoltava più.
Per
un attimo, gli occhi di Solstyce ebbero un guizzo. Fu solo un attimo, e
Jack vide di nuovo la luce che illuminava quegli occhi cangianti.
“Signore
e Signori, Spiriti e viventi, accorrete al grande spettacolo dei
burattini! L’Equilibrio è spezzato, che L’Eclissi abbia inizio” Gridò
Hanwi sollevando le braccia al cielo, con un sorriso folle che gli
squarciava il volto scheletrico, mentre lentamente l'Ombra divorava la
luce della Luna. Rovesciò la testa all’indietro e rise.
“Non
così in fretta, Hanwi!” disse Calmoniglio, tentando un debole attacco.
Lanciò uno dei Boomerang;
Hanwi
non si spostò nemmeno.
“HA!”
gridò invece, con il volto deformato dalla follia:
“E'
tutto inutile, sciocco Guardiano! Tra poco svanirete tutti nel nulla e
di voi non resterà neanche l’ombra!!”
Sandy
si guardò intorno e ciò che vide lo terrorizzò. La sua sabbia aveva
perso lucentezza, i suoi compagni si stavano lentamente accasciando a
terra. Una fiacchezza devastante lo colse, e per poco non perse
conoscenza.
La
vista iniziò ad appannarsi.
Era
così stanco…
Ma
qualche minuto dopo, mentre l'Oscurità aveva inghiottito quasi metà
della Luna, erano ancora lì. Distrutti, semi svenuti, ma erano ancora
lì.
Qualcosa
nel piano di Hanwi era andato terribilmente storto.
“JACK!
Coraggio Jack, alzati e combatti! Dentolina, Calmoniglio, Nord, Sandy!
Anche voi! Forza!” Gridò una voce di bambino.
“Jamie…"
sussurrò il Guardiano del Gelo, lottando contro la stanchezza e
l'oscurità che lo avvolgeva.
Come
poteva sentire la voce dell’Ultima Luce, se tutto intorno a lui era così
buio e freddo?
Che
stesse sognando? Ma si, certo, doveva essere un sogno… lui stava
morendo, no?
“Cosa
diavolo succede?! Perchè non spariscono?!” Sbraitò Hanwi, sgranando le
orbite vuote. Qualche secondo dopo, quando sentì Jamie urlare e correre
verso Jack Frost, capì;
“PITCHSTEINER!”
Gridò furioso.
“M-mio
Signore” sussurrò Pitch chinando il capo .
“Il
tuo compito era gettare l'incantesimo su ogni bambino del mondo,
così che questi patetici Guardiani sarebbero potuti finalmente sparire!
Hai idea del perchè siano ancora qui?”
“N-No,
mio Signore” mentì il Re degli Incubi, che iniziò a tremare: la risposta
era li, proprio davanti ai suoi occhi. Lo stesso ragazzino che qualche
tempo prima l’aveva sfidato determinando la sua sconfitta, lo guardava
con occhi di fuoco, sorreggendo lo Spirito dell’Inverno.
“Lascia
che ti illumini, allora…” Continuò a sbraitare Hanwi, ma lui non lo
ascoltò: era troppo impegnato a fissare il ragazzino; Era talmente
terrorizzato che riusciva a sentire la sua paura a metri di distanza.
Allora
perchè? Perché era li?!
“…Un
bambino è ancora sveglio e credente! Questo è stato il tuo primo e
ultimo fallimento, Pitchsteiner!”
L’Uomo
Nero non fece una piega.
Sto
per morire. Pensò laconico.
Con
un movimento quasi impercettibile, Hanwi fece scattare il fioretto che
colpì Pitch dritto al cuore.
I
Guardiani spalancarono gli occhi, mentre il loro antico nemico cadeva a
terra senza emettere alcun suono.
Ne
seguì un silenzio totale.
“Ora
è il vostro turno.” disse tetro Hanwi, che senza pietà posò il piede sul
petto dell'ex alleato e facendo leva svelse il fioretto.
Le
gambe di Sandy cedettero per lo sforzo e Calmoniglio si lanciò
prendendolo al volo prima che potesse cadere a a terra. Fu talmente
faticoso che il Coniglio di Pasqua ebbe un capogiro. Hanwi marciò verso
di loro con l'arma sguainata. Dentolina gridò disperata, Hanwi era
pronto a calare la lama quando...
“NO!”
Gridò Jamie, lanciandosi tra il colpo e i Guardiani inermi; Dalle sue
mani uscì una prepotente luce dorata che per un momento accecò tutti i
presenti.
Hanwi
gridò dal dolore e indietreggiò, facendo cadere il fioretto: le sue mani
fumavano, come ustionate, mentre i Guardiani si risvegliavano grazie al
potere emanato da quella stessa luce.
Jack
alzò la testa, sconvolto e sollevato insieme. Volò veloce da Jamie, che
Aster e Sandy avevano messo al riparo dietro di loro appena recuperate
le forze.
“Jamie,
stai bene? Cosa ci fai qui?! Ti avevo detto di restare al sicuro!”
Il
bambino lo abbracciò, nel panico: il Guardiano del Gelo poteva sentire
il cuore del piccolo battere fortissimo anche attraverso la pesante
felpa che indossava.
“Mi
sono ricordato Jack!” disse “La figura nera, l’ombra nella mia camera!
Era Solstyce, o almeno credo…”
“Cosa?!”
disse Jack incredulo, volgendo lo sguardo verso la ragazza,
rimasta perfettamente immobile accanto al corpo di Pitch. Ancora lo
guardava fisso, priva di volontà.
“Si,
ti dico che mi ha salvato! C'erano queste ombre orribili che erano
uscite da sotto il letto e io avevo tanta paura, ma una luce è arrivata
velocissima e le ha scacciate tutte tranne una. Ho capito che era
diversa perché era diversa dalle altre, era un’ombra vera: mi passava
attraverso e non mi faceva paura. Poi ho sentito la sua voce nella mia
testa, capisci? Nella mia testa!” gridava, toccandosi la tempia con
l’indice;
“E'
stato pazzesco! La luce è diventata una fiamma, che è entrata nel mio
petto, capisci? Proprio qui!” Continuò concitato, indicandosi il petto.
“Ha detto che quella fiamma poteva scacciare l'Oscurità, se ci credevo
abbastanza, poi mi sono svegliato e c'eri tu, mi hai dato l’aurora e sei
andato via. Ad un certo punto ho sentito tanto freddo… pensavo che foste
nei guai quindi sono corso qui.” disse, tutto fiero di sè.
“Sei
un vero guerriero Jamie, sei stato grande” disse Jack mentre gli altri
Guardiani gli si mettevano davanti: l’avrebbero protetto a tutti i
costi.
Le
Leggende erano di nuovo in piedi, pronte a combattere.
Purtroppo
per loro però, Hanwi era ancora nel pieno delle forze il suo ghigno non
prometteva niente di buono:
“E’
tutto inutile, Guardiani!” Disse; “La ragazza avrà anche usato la sua
ultima scintilla di luce per salvare quel bambino dal mio incantesimo,
ma così si è consegnata definitivamente a me! Non tornerà mai più
indietro, e finché avrò lei, niente potrà fermarmi.” Concluse, alzando
minacciosamente il fioretto. Solstyce, muovendosi a scatto come una
marionetta, evocò una lama nera.
“Jamie,
devi andare via, adesso!!” disse Jack, evocando il suo
bastone bianco.
Il
bambino, però rimase fermo.
“Coraggio
piccolo, vai a nasconderti!” Ripetè Calmoniglio.
Jamie
guardò Jack e gli altri Guardiani con gli occhi spalancati, come se
avesse compreso qualcosa di fondamentale.
“Era
la luce di Solstyce…” disse piano, stringendosi convulsamente il petto
con la mano destra come se gli facesse male.
Quando
la allontanò e la aprì, vi ardeva una piccola, bellissima fiamma. Jack
sentì una fitta alla spalla e di fronte a loro, Solstyce inspirò ed ebbe
un singulto.
“NO!”
Gridò Hanwi; “Lei ormai è mia! Ho spento la sua luce, non vi permetterò
di toccarla!!” Sbraitò folle di rabbia lo spirito Oscuro, che si lanciò
all’attacco.
Nord,
Dentolina, Aster e Sandman gli si avventarono contro nel tentativo di
fermarlo prima che arrivasse a Jamie ma vennero scaraventati lontano.
Lo
Spirito dell’Inverno, istintivamente si frappose tra la lama e il
bambino.
Proprio
quando il fioretto di Hanwi stava per abbattersi su di lui, la spalla
gli lanciò una nuova fitta ed esplose di luce.
Lo
spirito Oscuro, accecato dal bagliore improvviso e fumante come poco
prima, si allontanò gridando. Jack, ancora chino su Jamie, alzò la testa
incredulo.
“La
benedizione!” Gli gridò Dentolina, che lentamente stava tentando di
rialzarsi. “L’Oscurità non può toccarti!”
Il
Guardiano del Gelo guardò la ragazza, immobile.
Jamie
gli tirò una manica e sorrise battagliero: “Svegliamola!” disse, alzando
la mano dove la fiamma bruciava senza ferirlo. Jack annuì: se lo caricò
in braccio e fece scaturire dal bastone una passerella di ghiaccio dove
iniziò a scivolare, più veloce della luce.
“No!”
Gridò Hanwi, che si lanciò all’attacco, ma venne fermato dalle daghe di
Nord, che ruppero la sua guardia e lo costrinsero a fermarsi. L’uomo in
rosso rise forte:
erano
di nuovo in gioco!
Con
un urlo di rabbia, Hanwi evocò una foresta di tentacoli neri che
spuntavano direttamente dal terreno cercando di afferrare Jack e
contemporaneamente tenne testa agli altri quattro Guardiani.
Il
ragazzo evitava tutti quei tentacoli orrendi: continuavano a spuntare ad
una velocità spaventosa, ma i due si stavano avvicinando.
Una
manciata di secondi dopo, il bambino e il Guardiano ruzzolarono ai piedi
della ragazza.
Jack
respirava forte, col cuore che batteva all’impazzata;
La
corsa lo aveva sfiancato, i suoi compagni perdevano terreno. Alzò lo
sguardo: la luce della luna era ormai ridacchia ad un sottile spicchio e
l’energia portata da Jamie si stava esaurendo.
Il
bambino, ignaro di quello che gli succedeva intorno da quando aveva
incontrato gli occhi del Spirito dell’Estate, allungò lentamente il
braccio, porgendole la fiamma.
Quella
la guardò intensamente. Poi, lentamente, allungò un braccio lei stessa e
la toccò.
La
luce esplose e l'ultima cosa che il bambino sentì fu l'urlo di rabbia di
Hanwi.
***
Il
peso che gli impediva di respirare scomparve e Jack prese una lunga
boccata d'aria. La vista si schiarì mentre ancora boccheggiava. Aprì gli
occhi; intorno c'era solo Luce, calda e rassicurante. Si rimise in piedi
e alzò gli occhi. Pochi passi davanti a lui c'era Solstyce, stesa a
terra e gli occhi chiusi.
“Oh
no... No!” Jack si alzò in piedi e corse da lei, raggiungendola in pochi
passi. La prese fra le braccia, afferrandole un polso.
“Sol…”
sussurrò con la voce rotta dal panico. “Solstyce... ti prego sono qui,
adesso sono qui.” disse, dandole un bacio sulla fronte.
“Perdonami,
sono un idiota. Non sono riuscito a proteggerti... Ti prego, non
lasciarmi, non puoi…"
Le
accarezzò la guancia con una dolcezza infinita.
“Io
ho bisogno di te! Nessuno mi regge il gioco con Aster come fai tu…”
Il
respiro della ragazza iniziò ad accelerare, gli occhi si mossero da
sotto le palpebre.
“Si!
Si Sol! Torna da me, coraggio!” disse, con nuova speranza, circondandole
il volto con le mani.
“Ti
porterò a vedere delle grotte che ho scoperto nell'Artico, sono
meravigliose! E faremo a gara a chi arriva primo a Bruges... Ma che
dico, tanto in quello vinci sempre tu... Giocheremo a palle di neve con
Jamie, e lo lasceremo vincere perchè andiamo, è Jamie... Per la Luna,
Solstyce, ti prego”
Le
lacrime iniziarono ad accalcarsi negli occhi dello spirito,
annebbiandogli la vista. Le lasciò cadere, e finirono sulla guancia di
Solstyce.
“Torna
da me…"Disse, poggiando la sua fronte su quella della ragazza, e chiuse
gli occhi.
All'improvviso,
la spalla del ragazzo diede una fitta, ed un calore meraviglioso si
irradiò in tutto il suo corpo.
Lei
era nulla. Lei era solo Ombra, persa in se stessa. L'unica cosa che la
teneva era quel filo rosso. Era legato al suo polso e si perdeva
nell'oscurità. Ogni tanto aveva provato a seguirlo, quando lo
sentiva tirare, e puntualmente veniva avvolta da una fiamma che la
scaldava. Poi l'Ombra la soffocava, e quel gelo così crudele si
impadroniva nuovamente di lei.
Ma
lei voleva quel fuoco, la faceva sentire così viva! Ma non sapeva come
raggiungerlo...
“Sol..,”
“Ecco,
di nuovo quella voce.”
Si
stupì al pensiero che aveva appena fatto. La conosceva?
“Sol!"
Oh,
Perchè non tace?
Porta
con se emozioni così forti che ha paura di provarle. E se non le
avesse rette? Non stava già soffrendo abbastanza?
“Io
ho bisogno di te…"
Chi?
Chi ha bisogno? La voce è così sofferente... Vorrebbe aiutarlo, ma lei
è solo Ombra.
Poi
eccolo, improvvisamente. La spalla inizia a pulsare come il battito di
un cuore. Il suo? Non lo sa, non sa nemmeno se ne ha mai avuto uno.
“Torna
da me…"
Il
filo rosso tira di nuovo, stavolta più forte.
Lei
si alza, e come tutte le volte lo segue imperterrita nell'oscurità più
nera. Tuttavia c’è qualcosa di diverso, lo percepisce.
Deve
arrivare alla fine. Deve farcela!
Il
fiato inizia a mancare, ma è sempre più vicina... sempre di più...
Eccola!
Ecco la fiamma! Ci si aggrappa con tutte le proprie forze, le emozioni
che erano state chiuse lontano fluiscono di nuovo nel suo cuore, e con
loro, finalmente la Luce.
“Jack…?"
mugugnò Solstyce.
Jack
aprì lentamente gli occhi, incredulo; quelli della ragazza gli
restituirono lo sguardi.
Gridarono,
al colmo della gioia e Jack strinse Solstyce più forte che potè, come
tentando di fondere i loro corpi, beandosi del suo calore. Lei, d'altro
canto, rispose all'abbraccio con tutta se stessa, abbandonandosi
completamente.
“Giurami
che non te ne andrai mai più, ti prego, giuralo” le sussurrò Jack
all'orecchio con la voce arrochita dalla gioia.
“Lo
giuro, lo giuro” sussurrò lei di rimando, aggrappandosi alla felpa
azzurra del ragazzo.
E
i loro occhi si incrociarono di nuovo e Solstyce sorrise con tutto
l'amore del mondo. Un attimo dopo si slanciò in avanti, baciandolo.
Jack
rispose al bacio con forza e un quell’attimo di euforia, prese Sol in
braccio ed iniziò a girare, mentre ridevano senza pensieri…
…Finchè non
inciampò sui suoi stessi piedi facendo finire entrambi a gambe all'aria.
Si
guardarono gli occhi mentre tentavano di riprendere fiato, sorridendo.
Si alzarono in piedi imbarazzati, senza staccare le mani ancora
allacciate, ridacchiando. Si guardarono intorno.
“Hai
idea di dove siamo finiti?” chiese il ragazzo, mentre i preoccupanti
ricordi di poco prima iniziarono a riaffiorargli nella mente.
“Non
l'hai ancora capito, figliolo?” disse una voce calda e piena d'amore che
fece sussultare i due spiriti.
Si
girarono lentamente, avvertendo nel cuore una sensazione familiare.
Davanti
a loro c'era un uomo piuttosto robusto, con un pancione talmente rotondo
da fare seria invidia a Nord. Aveva un faccione rubicondo, le guance
rosee e uno sguardo pieno d'amore.
Era
vestito con un completo elegante completamente bianco e un doppiopetto
decorato con un delicato fregio dorato, che illuminava la carnagione
pallida ma quasi luminosa. Al suo fianco, pendeva un gigantesco
spadone.
Guardò
Jack e Solstyce come se fossero due stelle, orgoglioso di loro e lo
spirito dell'Inverno si sentì invadere da un amore senza fine.
“Benvenuti
sulla Luna, miei adoratissimi figli” disse l'uomo. Allora Jack capì.
-Manny?!-
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Capitolo 12 *** Chapter Twelft: The Final Act, part 2 ***
Rise
of the Guardians: Eclipsed
Chapter
Twelfth; The Final Act, Part 2
“Non
è possibile…" sussurrò Jack.
Solstyce,
invece, sorrise;
“E'
da tanto che non ci si vede.” Disse la ragazza, avvicinandosi all'uomo.
Quello le andò incontro con uno sguardo così amorevole da
scioglierle il cuore e farle pungere gli occhi dalle lacrime.
“Mia
cara, non sai quanto mi sei mancata in questi anni” disse,
accarezzandole il viso. Solstyce sorrise, mentre una piccola lacrima le
scendeva lungo la guancia, asciugata prontamente dall'uomo.
“Mi
dispiace tanto... L'ultima volta che sono stata qui ero accecata
dall'odio e dalla rabbia, e ti ho detto delle cose davvero
terribili…” disse la ragazza scuotendo la testa.
“Non
temere, mia cara, non temere.” rispose Manny. “Compresi perfettamente il
tuo dolore. Non crucciarti oltre.” concluse sorridendo, sollevando il
viso della ragazza con le dita.
Poi
si girò verso Jack, ancora con la bocca increspata in un sorriso:
“E
tu, ragazzo mio! E' un piacere vederti!” Disse, allargando le braccia.
Subito si allontanò dallo Spirito dell'Estate per avvicinarsi al ragazzo
con un passo un po' traballante che fece ondeggiare l'unico ciuffo di
capelli che rimaneva sulla sua testa perfettamente tonda. L'Uomo della
Luna lo raggiunse in fretta e lo strinse in un abbraccio d'acciaio.
Istintivamente, Jack chiuse gli occhi e si godette quel calore paterno,
ma il suo sorriso si adombrò in fretta.
“Cosa
ti turba, figliolo?” chiese Manny, con una sfumatura decisamente
preoccupata nella voce.
Jack
abbassò lo sguardo.
“Io…"
si grattò la testa, imbarazzato “E' tutta colpa mia se è successo tutto
questo... E ora? cosa succederà?! E Jamie? Dov’è? Gli altri sono ancora
con Hanwi!” Disse guardandosi intorno.
Il
viso di Tsar Lunar si adombrò e scosse la testa.
“Non
temere per il nostro piccolo amico, Jack. E’ al sicuro, mandato a casa e
protetto dalla mia magia. Gli altri Guardiani stanno arrivando: la
battaglia finale si combatterà qui.” disse.
Poi,
come aveva fatto con Solstyce poco prima, gli prese il mento con le
dita; “Non è colpa tua, ragazzo mio, per tutto questo. Anzi, è solo mia.”
Lo
spirito dell'Inverno fece un'espressione interrogativa, seguito da
Solstyce, che si era avvicinata per sentire meglio. L'uomo della Luna
sospirò.
“Scommetto
che vorreste ascoltare la storia, non è così?” disse con un mezzo
sorriso nella speranza che i due ragazzi negassero, ma così non fu;
anzi, annuirono con insistenza, un po' preoccupati.
Sconfitto,
l’uomo sospirò.
“Allora
dovremmo sbrigarci - disse - non ci rimane molto tempo. Dovete sapere,
che prima dell'ascesa di voi Guardiani, l'Oscurità era sempre presente
nel cuore delle persone, ma riuscivo a tenerla a bada. Nonostante fosse
un'esistenza solitaria, qui sulla Luna, il tempo scorreva tranquillo.
Poi,
un giorno, accadde qualcosa che mai sarebbe dovuta accadere. Osservavo
placidamente un'esotica parte di mondo, quando lo sguardo mi cadde su
una donna. La sua figura era rischiarata dalla luce della mia Luna…
passeggiava in riva al mare e oh, era così bella... Così, scesi nel
mondo degli uomini.
A
ripensarci, mai avrei dovuto farlo... Il cuore di lei era così puro da
riuscire a vedermi e credere in me. Furono giorni felici, quelli, ma
evidentemente il destino non aveva in serbo qualcosa di altrettanto
felice, per noi. Io ero uno Spirito e lei, per quanto speciale,
un'umana. Per me il tempo non scorrerà mai, mentre il suo scorreva
troppo veloce, e scivolò via come sabbia tra le dita, finchè non
scomparve.”
Solstyce
si portò una mano alla bocca, Jack era rimasto senza fiato.
Il
poco tempo che aveva passato senza la ragazza lo aveva gettato in una
disperazione totale. Non riusciva neanche a concepire come potesse
essere stata la vita di Manny.
Un'intera
vita immortale, da passare nella completa solitudine...
Certo,
lui aveva vissuto in solitudine, ma 'solo' per trecento anni. Poi,
ringraziando il cielo, si era unito ai Guardiani, aveva incontrato
Solstyce, ma... Ancora tremava al pensiero di quanto bui fossero stati
quei giorni. D'istinto, i due spiriti si presero la mano cercando
conforto l'uno dall'altra.
Lei,
distratta dalla stretta, riemerse dai suoi altrettanto cupi pensieri e
ringraziò il ragazzo con un sorriso.
“Come
potete immaginare, caddi in uno stato di totale disperazione,
trascurando i miei doveri. Quando uno spirito ama, tende a farlo una
volta e per sempre.” riprese Tzar Lunar, appoggiando una mano sullo
spadone che pendeva nel fodero al suo fianco come se fosse un'ancora di
salvezza. Chiuse gli occhi.
“A
causa mia, l'umanità fu preda dell'Oscurità. Dilaniato dal dolore e dal
senso di colpa, presi una decisione drastica: decisi di eliminare dalla
mia anima ogni sentimento negativo, come il dolore, la paura, l'odio...
Scinderli letteralmente da me. Feci tutto questo per puro egoismo,
perchè non volevo soffrire.
Così,
ricorrendo ad un antico sortilegio, lo feci. Strappai a forza l'oscurità
che era in me! E così nacque Hanwi, il lato Oscuro della mia anima. Fu
ovviamente un errore madornale, ma quando mi riscossi, oramai era troppo
tardi. I bambini non credevano più nel Bene, e guardavano al futuro come
un baratro senza ritorno. Non potevo farcela da solo.”
A
questo punto si interruppe per sorridere, guardando con amore infinito i
due spiriti che lo ascoltavano.
“Così,
nei secoli, scelsi delle anime che conservavano nei loro cuori una
scintilla della Luce originaria, e queste anime divennero Spiriti che mi
aiutarono a gestire le correnti del mondo. Di questi, i più forti
vennero insigniti del ruolo di Guardiani, per proteggere i bambini come
avrei dovuto fare io.” concluse, riprendendo a sorridere.
All'improvviso,
Solstice avvertì una sensazione strana. Come se una piccola scheggia di
ghiaccio l'avesse colpita.
Avrebbe
riconosciuto quel freddo tra mille.
Presa
dal panico, si girò e deglutì a vuoto.
Jack
seguì il suo sguardo, e istintivamente si mise davanti a lei per
proteggerla. La Luce che li circondava stava lentamente finendo
fagocitata dall'Oscurità.
"Ma
che…” disse, guardando Manny. Senza neanche accorgersene, il bastone
ricurvo già gli scintillava in mano.
Il
viso dell'Uomo nella Luna si adombrò, ed estrasse lentamente lo spadone.
“E'
Hanwi. -disse - Sta arrivando.”
Solstyce,
che si era riscossa, evocò la spada katana. Istintivamente portò la mano
all’acchiappasogni che tempo prima si era legata al passante dei
pantaloni.
Non
fece caso al fatto che alla piuma e alla ciocca di pelo d’orso se ne
fosse aggiunta una di pelo grigio, ma Jack, che l’aveva vista muoversi,
sì.
Un'ondata
di ansia lo colse, ricordandosi del sogno di Hinan.
“Le
piume sono solo tre, e ormai non abbiamo più tempo!” Pensò
terrorizzato.
Guardò
Solstyce, ora combattiva e sicura di sé, ignara delle preoccupazioni
delle sue preoccupazioni.
“Ormai
è troppo tardi per pensarci” si disse ragazzo, stringendo
convulsamente il bastone ricurvo.
Non
ci fu alcun boato, ne rumore.
Di
colpo, comparve un buco nero che sembrò risucchiare tutta la luce
circostante. Un battito di ciglia, ed eccolo li, Hanwi, con un sorriso
di pura ferocia stampato sul volto e accompagnato da nientepopodimeno
che dal Re degli Incubi.
“Ma
quello è Pitch!!” disse Jack, incredulo. Guardò Solstyce in cerca di
risposte, ma la ragazza era senza parole quanto lui.
“Guardate
i suoi occhi…” gli venne in aiuto Manny.
I
due eseguirono e capirono: era solo un corpo vuoto manovrato dalla magia
di Hanwi.
Quello
rise con una cattiveria da far gelare il sangue, e Solstyce sobbalzò. Lo
spirito Oscuro estrasse il lungo fioretto, per poi allargare le braccia
come se stesse incontrando un vecchio amico.
“Buonasera,
Paparino!” disse, quasi gridando;
“Da
quanto tempo non ci si vede! Trecento anni, eh! Non mi trovi cresciuto?”
lo schernì.
“Hai
ragione,” rispose Manny “Anche se avrei preferito non rivederti
affatto.”
Hanwi
mise su una falsa espressione dispiaciuta, battendosi il petto con un
pugno.
“Oh,
ma così mi ferisci! E io che ti avevo fatto il favore di portare i tuoi
amichetti!” sogghignò. Con un gesto della mano, in un lampo nero
apparvero gli altri Guardiani, che furono scaraventati verso Jack e
Solstyce.
“NO!”
gridò la ragazza, pronta ad usare la magia per arrestare la caduta.
Tuttavia suoi compagni si bloccarono a mezz'aria, per poi atterrare con
delicatezza;
Si
guardarono intorno, confusi ma vivi e vegeti.
Manny
le fece un occhiolino e a Solstyce sembrò che le ginocchia cedessero per
il sollievo.
Corsero
tutti da lei, abbracciandola e facendole una ramanzina dopo l’altra.
Tuttavia
un attacco a sorpresa gli fece ricordare dov’erano: una gigantesca falce
nera si abbattè su di loro e solo gli sforzi congiunti di tutti e sei
riuscirono a deviare la lama.
“Non
è possibile!” Esclamò il coniglio di Pasqua, “E’ diventato ancora più
forte di prima!”.
“Ora
basta.” Ringhiò Solstyce. Il bastone bianco che aveva evocato per
difendersi tornò energia liquida e si sdoppiò, solidificandosi in due
spade a doppio filo; “Facciamola finita!” Disse decisa. I Guardiani la
circondarono, pronti a combattere.
“Addosso!”
Gridò Nord, e la vera battaglia battaglia finale ebbe inizio.
Con
un grido, i sei si gettarono contemporaneamente contro lo spirito della
Paura mentre Tsar Lunar incrociava le lame con Hanwi.
I
Guardiani assediavano Pitch da ogni direzione e lui si difendeva
rinchiudendosi in una cupola di energia nera che usava anche per
contrattaccare.
Dopo
qualche minuto di combattimento serrato, tuttavia, fu chiaro a tutti che
si trovavano in una situazione di perfetto stallo.
Le
forze dei Guardiani e di Pitch si equivalevano perfettamente e nessuna
delle due parti riusciva a prendere il sopravvento sull’altra, ma Jack
notò qualcosa che stava sfuggendo ai suoi compagni: l’Oscurità evocata
dall’eclissi li aveva circondati e lo spicchio di luce dove stavano
combattendo si riduceva a vista d’occhio.
“L’Oscurità
sta aumentando sempre di più! Dobbiamo sbrigarci, ora che abbiamo ancora
la forza di batterlo!” Gridò ai Guardiani.
Non
l’avesse mai detto.
Hanwi
sorrise sotto i baffi e parando l’ennesimo assalto di Tsar Lunar,
allungò una mano, liberando il suo potere.
Dall’Oscurità
che li circondava fece capolino un’orda di Hanwi-hen.
“Ha!”
Esplose Tsar Lunar: “credevi che non me lo aspettassi? Anche io ho un
asso nella manica”. disse, illuminandosi come una stella.
All’improvviso,
Solstyce sentì un brivido correrle per tutta la schiena, completamente
diverso da quello che l'arrivo di Hanwi le aveva provocato.
“Non
è possibile.” Pensò. Per un attimo, solo per un attimo, le era
sembrato di percepire la presenza di sua sorella. “Non è possibile",
ripetè a se stessa, bloccandosi sul posto.
“Attenta!”
Le gridò qualcuno, ma lei non riusciva a muoversi.
Un
laccio nero stava per colpirla, quando uno spesso muro di ghiaccio si
frappose tra lei e l’attacco di Pitch.
Quello
poi esplose, inchiodando lo spirito della Paura a terra con numerose
schegge grosse quanto una persona.
“Beh?
Che fai, il pesce lesso?”
Solstyce
si sentì mancare; nello sconvolgimento notò che i Guardiani fissavano a
bocca aperta un punto alle sue spalle.
Si
girò di scatto e il suo stomaco precipitò; non riuscì a trattenere un
grido, portandosi le mani alla bocca, sconvolta.
“Hina…”
disse con un sussurro strozzato.
La
ragazza sorrise così tanto che sembrava potesse esplodere dalla
felicità. Solstyce fece qualche passo verso di lei, allungò un braccio e
la toccò, stupendosi di trovarla solida sotto la sua mano.
Il
mondo era fermo intorno a lei, non c'era una battaglia imminente, non si
stavano decidendo le sorti dell'umanità, non c'era niente oltre gli
occhi di sua sorella che le restituivano lo sguardo.
Non
si fermò a chiedersi il come, o il perchè. Semplicemente si slanciò e la
abbracciò fino a sentire le costole scricchiolare, quasi urlando di
nuovo quando sentì la sorella rispondere all'abbraccio.
Passarono
solo una manciata di secondi, che a Solstyce sembrarono ancora di meno,
in cui l'unica cosa che riusciva a percepire era quel freddo così
familiare e le braccia di sua sorella che la stringevano.
Durò
troppo poco.
Il
re degli Incubi si stava rialzando e gli Hanwi-hen, bloccati dalla luce
che aveva portato Hinan, stavano ricominciando ad avanzare, ma Jack,
Dentolina, Aster, Nord e Sandy sembravano più determinati che mai,
mentre gridavano felici alla vista di Hinan. Tsar Lunar fece
l'occhiolino a Solstyce:
“Piaciuto
il regalo? So che è temporaneo, ma qui posso farlo." disse, e la ragazza
si trattenne dal saltargli al collo solo perchè Hanwi rise
sguaiatamente.
“Manny,
Manny, stai cadendo proprio in basso. Cosa pensi che possa farmi un
fantasma? Darmi i brividi mentre mi passa attraverso?”
Stavolta
fu Solstyce a sorridere. Hinan le si affiancò.
Le
due sorelle si presero per mano, mentre un flusso visibile di energia
iniziava a fluire tra di loro.
“Quanto
sei sciocco, Hanwi” disse piano Hinan, senza perdere il suo classico
tono ironico.
Senza
un'altra parola, lo spirito Oscuro alzò un sopracciglio e mosse una
mano: gridando, Pitch e gli Hanwi-hen si scagliarono all'attacco.
Solstyce
e Hinan si guardarono sorridendo, e con un istante di concentrazione le
loro figure si illuminarono prepotentemente di luce, emanando un potere
incredibile. Jack sorrise, gonfiando il petto: circondata da quella luce
rossa come il sangue, la sua Sol sembrava una regina guerriera.
Manny
sorrise: “Diamoci dentro!” Disse deciso prima di scagliarsi contro
Hanwi.
Le
gemelle si gettarono contro Pitch con un grido di battaglia e i
Guardiani si lanciarono contro gli Hanwi-hen, allontanandoli dalle due e
permettendogli di concentrarsi sul loro avversario.
L'aria
si riempì di grida, crepitii e potenti colpi;
Per
quanti Hanwi-hen i Guardiani eliminassero erano costantemente
circondati, senza la possibilità di vedere come stesse andando la
battaglia di Manny e delle ragazze, a parte bagliori di luce e cozzare
di lame.
Il
cervello di Solstyce in quel momento era completamente spento; L'unica
cosa di cui era al corrente era la posizione del suo bersaglio. Non
riusciva nemmeno più a realizzare dove finissero i suoi movimenti e dove
iniziassero quelli di Hinan: la fusione tra le due era tale che Pitch, o
quello che ne rimaneva, continuava ad indietreggiare senza nemmeno la
possibiltà di un singolo contrattacco;
Traeva potere
dall'Oscurità intorno a lui ma ogni colpo, ogni volta che tentava di
mulinare la sua falce e andare a bersaglio, falliva puntualmente ed era
costretto a mettersi sulla difensiva.
Nonostante
le difficoltà, si stava rivelando un avversario davvero tenace: Solstyce
e Hinan stavano scatenando i loro poteri alla massima potenza, ma non
riuscivano ad andare a segno concretamente.
Anche
privo di ogni forza di volontà, Pitch era capace di tenere testa ad
entrambe, seppure con qualche fatica.
“Ora
basta!” gridò Solstyce, ormai stufa di quello stallo;
Con
degli agili balzi si allontanò dall'avversario, decidendo di cambiare
strategia: concentratasi un istante, mutò la forma della sua arma, che
dallo spadone a due mani in cui l’aveva trasformato in precedenza tornò
liquida per assumere la forma di due pugnali ricurvi. Hinan capì al volo
le intenzioni della sorella e si librò in volo; Si concentrò a sua
volta, chiudendo gli occhi mentre l'aura azzurra di potere intorno a lei
si intensificava.
Solstyce,
sotto di lei, stava subendo lo stesso cambiamento: avvicinati i pugnali
al corpo, aveva chiuso gli occhi mentre l'aura rosso fuoco che l’aveva
circondata all’inizio dello scontro si ingrandiva progressivamente.
Senza
alcun preavviso, lo Spirito dell'Estate fece uno scatto tale che sparì
alla vista: fu per un innato riflesso che Pitch si salvò da un fendente
devastante, ma il suo spostamento era proprio ciò a cui Solstyce
puntava:
dal
nulla, un'enorme stalagmite di ghiaccio puro spuntò dal terreno e
trafisse il re degli Incubi in pieno petto.
Le
due fecero per sorridere, ma l’attimo di euforia loro ancor prima di
nascere: Pitch, senza nemmeno scomporsi, si rialzò scorrendo sulla
stalagmite fino a tornare in piedi nonostante un buco sull'addome delle
dimensioni di un pallone da calcio.
Solstyce
sentì il sangue gelarsi nelle vene;
“Non
è possibile!!” gridò Hinan, stupita tanto quanto lei;
“Non
gli ha fatto niente!!”
Con
uno scatto repentino, Pitch roteò la sua falce così velocemente che
Solstyce non fece nemmeno in tempo a spostarsi.
Per
pura fortuna riuscì a frapporre uno dei suoi pugnali tra sè e la lama,
ma il solo impatto però fu così forte da scagliarla lontano, facendola
rotolare per diversi metri e togliendole tutto il fiato nei polmoni. Una
miriade di luci iniziarono a danzarle davanti agli occhi, mentre tentava
di rimettersi in piedi. Con il dorso della mano si asciugò un rivolo di
sangue che lentamente colava da una ferita all’attaccatura dei capelli,
dove aveva sbattuto la testa. Respirò un paio di volte per recuperare un
minimo di lucidità e per fortuna riuscì a rimettersi in piedi.
“Qui
si mette male…” disse, prima di lanciarsi nuovamente in battaglia.
Quando
improvvisamente la spalla iniziò a bruciargli in modo quasi
insopportabile, Jack fece il grande errore di distrarsi: un Hanwi-hen
l'avrebbe trafitto in pieno, se Calmoniglio non gli avesse staccato di
netto il braccio con i suoi boomerang.
“Grazie
canguro!” disse il Guardiano del Gelo, per poi spiccare un salto
all'indietro. Con una rapida mossa congelò una dozzina di creature,
subito distrutte dalle daghe di Nord.
“Non
sapere te ragazzo, ma io sta divertendo un mondo!”gridò l'uomo in rosso,
mentre le sue armi estensibili tagliavano a metà un paio di Hanwi-hen
troppo vicini per i suoi gusti.
Jack
ridacchiò, per poi far spuntare numerose stalattiti che eliminarono un
gruppo di nemici intorno a Sandy. L'uomo dorato lo ringraziò sollevando
il pollice.
Dentolina
fece fuori degli Hanwi-hen particolarmente molesti lanciando delle piume
iridescenti dalle sue ali dopo un'agile giravolta. Le creature
sparirono, ma la fata non si fermò: ce n'erano talmente tanti che non
c'era nemmeno un secondo per prendere fiato;
Le
daghe di Nord le sfiorarono i lati della testa, andando a distruggere
due creature che erano comparse dietro di lei; l'uomo le fece
l'occhiolino, ma ansimava pesantemente. Calmoniglio e Sandman
combattevano schiena a schiena, proteggendosi a vicenda nonostante
fossero pieni di graffi più o meno profondi. Lei stessa era decisamente
esausta, e non avere notizie di Manny, delle gemelle di certo non la
faceva stare tranquilla, rinforzando quelle dannate bestiacce orrende.
“Se
quelle due non sbrigano, qui finiamo a fette” disse Nord preoccupato.
Jack
annuì, creando una passerella di ghiaccio che fece scivolare una
manciata di Hanwi-hen direttamente sotto le lame del Guardiano della
Meraviglia.
Di
colpo, il bruciore alla spalla ricomparve, mozzandogli il fiato.
Si
riprese giusto in tempo per schivare un colpo.
“Solstyce!”
Pensò immediatamente, mentre il terrore gli attanagliava le viscere,
rinforzando le creature.
“Vai,
razza di inutile ghiacciolo che non sei altro, qui ce la caviamo da
soli!” Gli gridò il Coniglio di Pasqua, abbattendo altre due Hanwi-hen
per ribadire il concetto; Jack lanciò un'occhiata a Sandy, che annuì
facendogli segno di andare.
Senza
pensarci due volte, lo spirito volò fuori dal cerchio in cui le creature
nere avevano chiuso lui e i suoi compagni, solo per realizzare appieno
quanto la situazione si stesse mettendo male: nonostante l'inizio
incoraggiante, ora le due sorelle erano costantemente messe in pericolo
dall'affilatissima falce di Pitch e da lunghissimi tentacoli che
tentavano di afferrarle, comandati dal Re degli Incubi stesso. Come se
non bastasse, Manny sembrava non farcela più: era visibilmente stremato
a causa dell'Oscurità che stava progressivamente fagocitando il suo
regno e prosciugando le sue forze, nonostante desse prova di notevole
resistenza.
Ma
ciò che spaventò più Jack furono gli occhi di Hanwi: le orbite vuote
erano illuminate da una scintilla rossa di pura follia che gli fece
accapponare la pelle.
Lo
Spirito dell'Inverno strinse convulsamente il suo bastone ricurvo. Non
sapeva cosa fare!
Proprio
quando stava per volare verso Manny, che stava cedendo sotto i colpi
dello spirito Oscuro, Solstyce gridò e un’esplosione di sabbia nera
attirò di nuovo la sua attenzione.
Lo
spirito dell’Estate si reggeva a stento poggiandosi alla lama katana con
cui tante volte l’aveva vista combattere. Hinan era stesa a vari metri
di distanza, apparentemente priva di coscienza.
“NO!” Gridò
Jack, e si buttò in picchiata in soccorso di Solstyce, ora sola
contro l’avversario. Lei, con la coda dell’occhio, lo vide e alzò un
braccio.
Una
sfera di oscurità la colpì alle spalle e tutto esplose.
***
Solstyce
aprì gli occhi su un meraviglioso cielo stellato.
Si
rese conto di essere stesa sull’erba quando un alito di vento fece
muovere gli steli morbidi facendole il solletico.
Si
alzò. Hinan era di fronte a lei.
Sorrise
e volò a tutta velocità verso la sorella. Tese le mani per
abbracciarla, ma semplicemente le passò attraverso.
“No…”
sussurò, con gli occhi immediatamente pieni di lacrime. Hinan, con sua
sorpresa, le sorrise.
Solstyce
cercò di prenderle almeno una mano, senza successo.
“Ehi…”
disse Hinan con tono dolorosamente ironico.
“…
la smetti? Guarda che mi fa prurito…" tentò, ma quando
Solstyce la guardò e vide i suoi occhi così pieni di dolore, capì che
sdrammatizzare sarebbe stato inutile. Si sedettero l’una di fronte
all’altra.
“Siamo
morte?” Chiese Solstyce. Hinan scosse la testa.
“Non
tu almeno” disse senza riuscire a fare a meno di
sorridere. “Manny te l’aveva detto: il mio ritorno era solo
temporaneo. Per permettermi di aiutarvi, per quanto possibile, ma
soprattutto per dirti ciò che dovevo. E’ arrivato il momento che tu
sappia.”
Inspirò
pesantemente. “Siamo sempre state diverse, noi due, da vive
e non.” disse.
“Una
volta mi trovavo nella tenda con il nonno. Avevo assunto per la
prima volta le erbe sacre, per esserti vicina nello spirito durante
il rito della tua prima caccia.
Ma
il mio spirito, invece di volare con te, è stato catturato dai venti
e portato lontano, fin sulla luna. Manny era li, anche se non avevo
idea di chi fosse, all'epoca. Mi sorrise, credo.
Quando
lo dissi al nonno andò in escandescenza: avevo davvero incontrato
uno Spirito, o stavo mentendo? Lui preferì credere alla seconda,
all’epoca. Quello è stato il primo segno, la prima avvisaglia che il
Grande Spirito ha voluto darmi del nostro destino…”
Scosse
la testa.
“…
Noi abbiamo scelto di morire,
Sol. A attraverso un rito sacro. Il nostro spirito ha conservato una
forza straordinaria, vitale, nel passaggio. Non è naturale, capisci?
Non era mai successo, prima. Allora abbiamo turbato l’equilibrio, ma
non solo attraverso la nostra morte. Come ti ho detto, siamo diverse
da quando siamo nate.”
Solstyce
la interruppe con un gesto della mano.
“Mi
stai dicendo... che la creazione di Hanwi è stata colpa nostra?”
chiese Solstyce, incredula e addolorata. “E’ successo tutto
questo perchè siamo nate? Perchè abbiamo voluto proteggere le
persone che amavamo?” Disse senza riuscire a fare a meno
di gridare.
Hinan
scosse la testa.
“No,
Sol, la creazione di Hanwi non è legata alla nostra esistenza, ma la
nostra creazione è legata ad Hanwi.
-Noi-
non saremmo mai dovute esistere: avrebbe dovuto essere un -io-… Io e
te eravamo la stessa cosa: stessa mente, stesso corpo, stesso
spirito. Ma poi Tsar si è separato da Hanwi: l’equilibrio si è
spezzato, l’uno è diventato doppio. E per questo l’io è diventato un
noi. Io sono te, tu sei me: Luce - disse, indicando
Solstyce - e Ombra.” disse, indicando se stessa.
“Io
e te siamo il mezzo, Sol. Siamo state create per bilanciare ciò che
era stato sbilanciato. Siamo nate per far si che il doppio tornasse
uno. Capisci?”
“No,
non è vero.” disse Solstyce infervorata, alzandosi in
piedi. “Io ho sempre preso tutte le mie decisione con la
mia testa! Provo sentimenti con il mio cuore, ho vissuto la mia vita
e ho deciso la mia morte. Ciò che dici non ha senso! Non può
averne!! Ora fammi andare via di qui, i miei amici hanno bisogno di
me!” gridò, piena di rabbia; fece per girarsi e
andarsene, ma un lupo grigio le bloccò la strada.
Alle
sue spalle apparve un orso possente, che trasportava un'aquila sulla
spalla.
Solstyce
si immobilizzò come congelata, la gamba ancora protesa nel gesto del
passo.
“Nonno…
Mamma, papà…” sussurrò incredula.
Pochi
istanti dopo, i tre animali presero forma umana, e la guardarono
sorridendo dolcemente. Sua madre piangeva; suo padre aveva lo sguardo
duro del guerriero incallito, ma gli occhi lucidi. Hinan si spostò
mettendosi al fianco del nonno, che le mise una mano sulla spalla.
“E’
tutto vero?” Chiese piano. I quattro spiriti annuirono. “Cosa
dovrei fare?”
“Il
doppio deve tornare uno.” dissero quelli in coro. Hinan
si staccò dal gruppo, tendendo la mano sinistra alla sorella.
Solstyce
pensò alla promessa fatta a Jack prima che la battaglia iniziasse e
sorrise amara. Alzando la mano a sua volta, sfiorò l’acchiappasogni che aveva legato al passante
dei pataloni: notò dal tintinnio che una quarta fila di perle si era aggiunta e non ebbe
bisogno di guardarla per sapere che all'estremità ci fosse una ciocca di pelo bianco.
Inspirò ed espirò.
Afferrò
con la mano destra la mano tesa di Hinan e il doppio tornò uno.
***
Jack
si accasciò a terra, senza nemmeno la forza di gridare.
I
suoi occhi avevano registrato, come al rallentatore, il sorriso che lo
spirito dell’Estate gli aveva rivolto prima di alzare un braccio e
ordinare al Vento di allontanarlo da lei.
Hanwi
rise. Teneva un piede sullo spadone di Tzar Lunar, bloccandolo, e una
mano tesa.
Aveva
lanciato lui quella sfera nera; aveva colpito Solstyce alle spalle, come
uno sporco vigliacco.
Lo
spirito del Gelo sentì la rabbia montare come un incendio, ma non
riusciva a muoversi.
Non
riusciva a fare niente che non fosse fissare Solstyce e Hinan inermi, a
terra. Il colpo aveva scaraventato lo spirito dell’Estate vicino alla
sorella. Entrambe erano stese in modo scomposto con le braccia aperte,
così vicine che avrebbero potuto toccarsi.
Sentì
Dentolina gridare disperata.
Riuscì
con un enorme sforzo di volontà a girare la testa: i Guardiani erano
stati sconfitti, imprigionati in lacci di oscurità e costretti ad
assistere inermi nell’attesa della loro fine. Ed era arrivata, era la
fine; avevano provato con tutti loro stessi e non era bastato.
L’Oscurità
ormai era pressochè totale. Li avvolse tutti, lenta e inesorabile.
L’Uomo
della Luna iniziò a svanire.
Jack
sollevò la mano destra come se non fosse la sua e constatò che anche lui
stava diventando mano mano sempre più trasparente.
Sapeva
che avrebbe dovuto provare del panico, ma non sentiva niente.
Non
sentiva niente.
Non
sentiva…
Il
fuoco lo avvolse e Jack gridò. Fu come una supernova che esplode
illuminando il buio dello spazio profondo.
La
luce fu così forte da fargli male agli occhi, costringendolo a coprirli
con un braccio. Udì un altro grido, forse di Hanwi. Lo sperava, almeno.
Quando
si sentì abbastanza sicuro da aprire gli occhi, quello che vide lo
lasciò sconvolto: Solstyce, capelli al vento e luminosa come una stella,
aveva imprigionato Pitch con dei lacci sia neri che bianchi. Il re degli
Incubi aveva il volto deformato in un urlo muto; dagli occhi dello
spirito uscì un vapore nero che si dissolse all’istante, e la testa
ricadde ciondolando.
Sotto
i piedi della ragazza, una polla di luce si allargava sempre di più,
velocissima, purgando la Luna dall’Oscurità.
I
tentacoli neri che avevano imprigionato i suoi compagni di dissolsero
sfrigolando, evaporando nel nulla insieme agli Hanwi-Hen.
Jack
trovò finalmente la forza di alzarsi e corse dagli altri Guardiani. Il
suo sguardo interrogativo non ebbe risposta.
Hanwi
lanciò un altro orribile urlo di dolore. Solstyce gli si avvicinava
inesorabile, gli occhi e i tatuaggi completamente illuminati da una luce
bianca, i capelli mossi da un vento inesistente . Quando arrivò
all’altezza di Tsar Lunar, in ginocchio, gli tese una mano e lo aiutò ad
alzarsi. L’uomo nella Luna piangeva e nei suoi occhi Jack lesse un
dolore inconsolabile.
Hanwi
cadde a terra urlando e strisciando all’indietro, terrorizzato.
Solstyce,
imperturbabile, lo raggiunse e lo toccò. In un ultimo grido, lo spirito
Oscuro scomparve, lasciando come segno della sua presenza un globo nero
ribollente nella mano della ragazza.
Questa,
ancora in piena trance, si rivolse nuovamente verso Tsar Lunar, che
annuì alla sua muta richiesta; prese il globo nero nelle sue mani e lo
avvicinò al petto, assorbendolo.
Parve
soffrire per qualche attimo, ma poi si rasserenò. Alzò lo sguardo sulla
ragazza e le accarezzò il viso. Lei parve sorridere.
Poi
lo spirito si mosse verso Pitch, inerme e tenuto in posizione eretta
solo dai tralci di luce e di ombra in cui la ragazza lo aveva
precedentemente imprigionato.
Quando
lo raggiunse, gli posò una mano sulla fronte e parlò. La sua voce
rimbombò nelle menti di tutti i presenti come moltiplicata dall’eco.
“Ricordati
la tua natura, spirito. Ricorda la tua natura di Guardiano.”
Le
cinque Leggende sobbalzarono, increduli.
“Ricordati
della tua vita terrena. Del tuo amore perduto. Ricorda…”
disse, e avvenne un miracolo.
Pitch
respirò. La sua pelle si fece colorita, sana, i lineamenti si
addolcirono e lo spirito spalancò gli occhi gialli.
“Guardiano
della Paura. Tu sei nato per ricordare alle anime umane che hanno la
forza di fare qualunque cosa pur di non perdere chi amano. Non
perdere più il tuo cammino…” disse Solstyce, e con un gesto
lo liberò. Lo spirito crollò a terra, ansimante. Si mise in ginocchio e
prese a guardarsi le mani come se fosse convinto di essere in un sogno.
Infine,
Solstyce si voltò verso i Guardiani. Li raggiunse fluttuando, lentamente
col sorriso sulle labbra, ma Dentolina, Aster, Nord e Sandman
piangevano. La abbracciarono uno per uno.
Jack
non capiva, o si rifiutò di farlo.
Quando
la ragazza fu davanti a lui, era così maestosa da guardare che gli venne
da chinare lo sguardo.
Solstyce
gli prese il mento fra le dita, spingendolo a guardarla.
“Addio”
pronunciò. Allora, Jack si riscosse:
“No!
Cosa stai dicendo Sol?! Perché addio, cosa…”
Si
interruppe quando Calmoniglio gli mise una zampa sulla spalla.
“Jack,
lei non…”
“Io
non posso restare. Ci può essere un solo Uno.” Concluse
Solstyce, guardando Tsar Lunar, che singhiozzò.
E
allora Jack, che era uno spirito e aveva giurato di aiutare l’uomo della
Luna a governare le correnti del mondo, capì: Luce e Oscurità devono
rimanere in equilibrio, ma separati. Solo Manny aveva il potere di
riunirli in sé senza soccombere.
Solstyce
gli prese il volto fra le mani. Nonostante ora fosse in quello stato
assoluto, erano calde come sempre.
Jack
d’istinto chiuse gli occhi e si abbandonò a quel contatto. Solstyce
poggiò la fronte sulla sua.
Non
disse di nuovo addio. A Jack sembrò che le sue labbra avessero sfiorato
le proprie.
Quando
riaprì gli occhi, la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco furono le
fiamme scoppiettanti nel camino del castello di Nord.
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Capitolo 13 *** Chapter Thirtheen: Epilogue. ***
E
così, dopo anni, ci sono riuscita.
Finalmente,
la storia di Jack Frost e Solstyce riceve un finale. Che sia adeguato o
meno, questo non lo so.
Ringrazio
chiunque abbia letto questa storia e l’abbia apprezzata nonostante
l’incompiutezza e mi scuso con chi ne sia rimasto deluso.
Ecco,
infine, la fine.
Rise
of the Guardians: Eclipsed
Chapter
Thirteenth: Epilogue
Quattro
anni passano dalla Battaglia della Luna.
Quattro
lentissimi anni in cui tutto, più o meno, tornò alla normalità.
Appena
ne avevano trovato la forza, i Guardiani avevano tenuto un funerale per
lo spirito dell’Estate. Persino Pitch aveva partecipato.
Era
stato strano per gli altri Guardiani, all’inizio, ma col tempo l’avevano
accettato. Era solitario, il loro nuovo collega: lavorava da solo,
popolando i sogni dei bambini con le loro paure e infondendogli il
coraggio per combatterle a testa alta. Tuttavia, quando fu avvisato
della funzione, era accorso ad onorare la sua ex nemica e come tutti
aveva abbassato la testa in segno di rispetto.
Da
quel giorno, avevano atteso. Cosa, non lo sapevano nemmeno loro.
Jack
aveva trovato nei suoi amici che lo sostenevano costantemente e nei
bambini la forza per andare avanti; nonostante la devastante perdita, il
Guardiano del Divertimento continuò a svolgere egregiamente il suo
compito, portando l’inverno e la sua gioia nel mondo.
Dire
che si fosse completamente ripreso sarebbe stato un azzardo, ma col
tempo si era rasserenato. Sapeva che Solstyce non avrebbe voluto che
trascurasse il suo dovere solo per rincorrere il suo fantasma: lei
l’aveva fatto e sarebbe tornata dal regno dei morti per prenderlo a
schiaffi se lui fosse caduto nello stesso errore.
Lo
spirito sorrise nell’immaginarsi la scena.
“Allora
io vado” disse, salutando i suoi compagni e balzando sul davanzale della
prima finestra aperta che trovò. Quelli annuirono sorridendo: sapevano
dove stava andando.
Il
ventuno di ogni mese infatti, Jack si recava al Totem sacro dove la sua
Solstyce era diventata spirito insieme ad Hinan.
I
Guardiani avevano tentato di dissuaderlo all’inizio, temendo che non
fosse un’abitudine sana, ma quando avevano capito che era solo un modo
per sentirla vicina, lo avevano lasciato fare; ogni tanto erano persino
andati tutti con lui a rendere omaggio alla memoria della loro amica.
Ci
mise un paio d’ore a raggiungere il suo obiettivo. Avrebbe potuto
metterci di meno muovendosi a tutta velocità, ma non aveva fretta. Si
prese quelle ore per pesare e ricordare.
Arrivò
al cerchio di alberi che il tramonto stava lasciando il passo alla sera.
Il caldo estivo era soffocante e sospirò di sollievo quando, entrato nel
cerchio, percepì la temperatura crollare. Non faceva poi così freddo, ma
la differenza col caldo all’esterno era notevole.
Non
si sedette troppo vicino al Totem in segno di rispetto per la sacralità
del luogo, incrociando le gambe sull’erba leggermente umida.
Un
leggero gemito spaventato lo fece sobbalzare. Si alzò di scatto e
materializzò il bastone ricurvo che comparve docile nella sua mano.
Mantenendo
alta la guardia, si mosse lentamente in circolo.
Qualcosa
si mosse dietro al Totem e lui alzò il bastone, pronto a colpire.
Quando
la sagoma si mosse di nuovo, uscendo un poco dal suo nascondiglio, Jack
sentì lo stomaco precipitare.
Era
una bambina.
Una
bambina esattamente uguale a Solstyce.
Una
bambina esattamente uguale a Solstyce che lo fissava con tanto d’occhi.
Jack
smise di respirare.
Doveva
avere all’incirca tre anni, ed era l’esatta copia dello spirito
dell’Estate tranne per un piccolo dettaglio: un occhio era azzurro,
l’altro di quel verde sconvolgente che tanto l’aveva stregato.
Compreso
che lo spirito non fosse pericoloso, la bambina si rivelò del tutto e si
avvicinò.
“Ciao”
disse, e Jack si riscosse ma non riuscì a parlare. Aprì e chiuse la
bocca più volte, troppo sconvolto per emettere suoni.
La
piccola ridacchiò: “Che fai, il pesce lesso?”
Il
Guardiano si ricordò di riempire i polmoni. Allungò una mano, ma la
ritrasse subito per paura che si trattasse solo di un sogno.
“Sethun!”
Gridò una voce adulta.
Qualche
secondo dopo un bell’uomo sulla trentina entrò trafelato nel cerchio di
alberi.
“Ah,
Sethun! Dovevo immaginare che fossi qui. Dovrai cercarti un nuovo
nascondiglio se vuoi far impazzire tua madre, eh?” Disse l’uomo,
prendendo la piccola in braccio e strofinando il naso contro il suo. La
bambina rise contenta.
“C’è
Jack Frost!” disse, indicando con il piccolo indice lo spirito. L’uomo
rise divertito: nel punto indicato, per lui, c’era solo aria.
“Si,
certo… Devo ricordare a tua madre di smetterla di raccontarti tutte
queste storie.”
“Ma
è vero!” Protestò lei, incrociando le braccia e gonfiando le guance.
Il
padre sorrise benevolo, facendole il solletico per farla ridere. Si
avviò verso l’esterno;
“E
va bene, e va bene. Ma ora andiamo, prima che ti prenda un raffreddore:
fa fresco qui, e tu sei tutta sudata. Hai corso per mezza prateria,
vero?…”
Il
resto della conversazione, Jack non la sentì: stava volando, veloce come
un pazzo, verso Polo.
“E’
viva!” Disse, entrando da una finestra del castello e ruzzolando per il
troppo slancio. I Guardiani interruppero le loro occupazioni e accorsero
per aiutarlo a rialzarsi. Era completamente sconvolto e tremava come una
foglia.
“E’
viva!” Ripetè, afferrando il braccio di Calmoniglio.
“Cosa?
Chi…” disse lui confuso.
“Solstyce”
rispose Jack quasi gridando. “E’ viva, una bambina… l’ho vista!”
I
suoi compagni si scambiarono un’occhiata piena di tristezza e dolore.
“Jack…”
disse Dentolina in un sussurro sofferente. “Non è possibile… Solstyce
è…”
Non
riuscì a finire la frase che gli occhi le si riempirono di lacrime.
Aster le fu subito accanto e le mise una mano sulla spalla, mentre Sandy
faceva lo stesso con Jack. Lo spirito si scrollò la mano dell’amico
dalla spalla con un gesto secco.
“E’
viva vi dico! L’ho vista con i miei occhi!” Ripetè lo spirito per
l’ennesima volta.
La
sicurezza con cui si attaccava a quella speranza fu tale da far
scambiare un altro sguardo ai suoi compagni.
Ci
fu qualche attimo di silenzio in cui l’unico suono udibile era il
respiro pesante dello spirito del Gelo. Infine, con gli occhi che
brillavano, Nord gli si avvicinò e gli mise una pallina nella mano:
“Portaci da lei, ragazzo” disse. Senza altri indugi, Jack ruppe la
sfera, generando un portale in cui tutti i Guardiani si gettarono
impazienti.
La
notarono non appena il portale si chiuse alle loro spalle.
Jack
li aveva portati nel villaggio più vicino al cerchio di alberi dove
sorgeva il Totem, guidato dall’istinto.
Era
piccolo: si trattava di non più di otto, nove case di lamiera con un
recinto pieno di pecore, una stalla per i cavalli e una grande cisterna
d’acqua rialzata su una torretta, il tutto organizzato in circolo
intorno ad un grande falò attorno al quale alcuni bambini giocavano ad
acchiapparsi.
E
lei era li, intenta a rincorrere uno degli altri piccoli con i capelli
tutti scompigliati. Una donna e un uomo che Jack riconobbe come il padre
della bambina, la seguivano con uno sguardo pieno d’amore.
“Non
è possibile…” sussurrò la Fatina dei Denti, coprendosi la bocca con le
mani.
“E’
viva…” sussurrò Nord, ripetendo sconvolto le parole di Jack.
“Ma
come può…” cercò di dire il coniglio di Pasqua, con gli occhi spalancati
dall’incredulità.
Jack
fu assalito da un moto di rabbia. Si alzò nel cielo, volando in
direzione della Luna, sempre più in alto.
“Manny!”
Gridò infervorato. “Come hai potuto, Manny! Come hai potuto tenercelo
nascosto!!”
Gli
occhi di ghiaccio dello spirito si lasciarono sfuggire un paio di
lacrime che si asciugò con rabbia con la manica.
“Come
hai potuto!” Gridò di nuovo.
I
Guardiani gli furono subito accanto. Dentolina sbatteva veloce le ali
per rimanere in quota, mentre il coniglio di Pasqua e Babbo Natale
fluttuavano sostenuti da una nuvola di sabbia creata da Sandman.
La
luce della Luna li illuminò. Tsar Lunar non parlò, ma il suo messaggio
si trasmise chiaro alle menti degli spiriti: “Non è opera mia”.
I
Guardiani si scambiarono uno sguardo incredulo. Placata la sua ira, Jack
fluttuò sulla nuvola di Sandman, sedendosi a gambe incrociate e
grattandosi la testa come se lo aiutasse a riflettere.
Dentolina
si inginocchiò accanto a lui con un frullare d’ali.
“Se
non è stato Manny a farla tornare, allora…” iniziò Aster.
“E’
stata lei stessa a farlo.” Lo interruppe una voce che veniva da sotto di
loro.
I
Guardiani si affacciarono dalla nuvola di sabbia dorata.
Su
una nuvola di sabbia nera simile in tutto e per tutto alla loro, Pitch
Black stava salendo di quota per raggiungerli. Era vestito con un
elegante doppiopetto nero e una candida camicia inamidata. Si avvicinò
alla nuvola d’oro, chiedendo con lo sguardo a Sandman il permesso di
salirci. Quello, annuendo, glielo accordò: una cosa che solo pochi anni
prima sarebbe stata assolutamente paradossale.
Il
Guardiano della Paura si avvicinò lentamente, con le mani dietro la
schiena come un vecchio saggio.
Sorrise
all’espressione incredula dei suoi vecchi nemici, ma senza cattiveria.
“Non
ne ho parlato prima perché non ero sicuro della mia teoria e mi sembrava
inutile se non crudele accendere false speranze” disse alzando una mano
prima che Jack potesse infervorarsi anche con lui.
“Quale
sarebbe tua teoria?” Chiese Nord incuriosito. Lo spirito indugiò un
attimo, prendendosi il mento con la mano destra.
“Credo,
-iniziò- ma badate: non ne sono sicuro… che il potere raggiunto da
Solstyce quando è diventata Uno fosse… assoluto, molto più grande di
quello che abbiamo mai sospettato. E’ riuscita a richiamare il mio
spirito nel mondo e fidatevi, ero passato oltre;” Disse
rabbrividendo. “Inoltre il mio ritorno è stato definitivo, non parziale
come quello di Hinan quando è stata richiamata da Tsar Lunar durante la
battaglia della Luna. Probabilmente perché Tsar e Hanwi erano ancora
separati. Forse ora anche lui sarebbe capace di farlo, ma… far tornare
uno spirito e far tornare in vita un essere umano, beh, sono due cose
completamente diverse. Far tornare un’anima dal Vuoto è una cosa, ma una
vita? E’ tutta un’altra storia… Se la vita è passata nel
Vuoto.”
“Dove
vuoi arrivare?” Disse Jack impaziente, guardandolo con uno sguardo così
intenso da essere doloroso.
Lo
spirito della Paura si rivide in quello del Gelo. Sorrise mestamente,
pensando che quando era in vita doveva aver avuto quello stesso sguardo,
quando aveva perso la sua Annemarie.
Scosse
la testa per scacciare il pensiero: ora sapeva di poterla rivedere. Era
stato quello, il filo che l’aveva tenuto legato al mondo e con cui
Solstyce l’aveva riportato indietro; la sua piccola Annemarie, sua
figlia, l’unica gioia della sua vita terrena, era diventata Madre Natura
per intercessione dell’uomo della Luna, e lui era stato troppo accecato
dal dolore e dalla perdita per rendersene conto. E così si era ribellato
al suo creatore, cedendo all’Oscurità e dando inizio ai Secoli Bui e
alla prima Eclissi. Ora, grazie a Solstyce, aveva ottenuto un’altra
possibilità e intendeva usarla per espiare i suoi peccati.
“Voglio
arrivare -riprese, guardando i suoi colleghi uno per uno- al fatto che
Solstyce e Hinan, quando sono diventate spiriti, l’hanno fatto in un
modo tale da conservare parte della loro forza vitale, che tutti gli
spiriti solitamente perdono quando abbandonano le loro spoglie mortali.
E voglio arrivare al fatto che tu, Jack Frost, sei il motivo per cui
possiamo vederla qui in carne ed ossa.”
Jack
lo guardò con tanto d’occhi, senza capire. Pitch sospirò; possibile che
non ci arrivasse?
“Lei
ti amava, Jack Frost. Ha lanciato una benedizione su di te, legando le
vostre anime. Non capisci? Non voleva lasciarti. E in quello stato di
potere assoluto, prima di accettare il suo destino e sparire, deve aver
desiderato di vederti ancora. Evidentemente è bastata la sola intenzione
e il suo potere ha risposto, facendola reincarnare.”
Lo
spirito smise di parlare, lasciando che le sue parole venissero
assimilate dai Guardiani. Jack Frost piangeva senza nemmeno provare ad
asciugarsi le maniche, stringendosi convulsamente la spalla dove sapeva
essere la voglia a forma di sole. Non si era mai fermato a riflettere
sul perché non fosse svanita: quando ci aveva fatto caso si era limitato
a pensare ad un crudele scherzo del destino.
“Quelli
che avete visto nel villaggio non sono davvero i suoi genitori; non
possono avere figli. Si sono ritrovati una neonata, apparsa dal nulla,
davanti alla porta di casa. ” Aggiunse Pitch.
“Ti
sogna, sai?” Continuò rivolto allo spirito del Gelo. “Sei il suo
talismano contro la Paura, anche se non ha memoria di quando è stata
spirito.”
Jack,
inaspettatamente, sorrise. I Guardiani gli si accalcarono intorno,
abbracciandolo stretto.
“Ora
dovete scusarmi. Devo andare a terrorizzare qualche bambino. Chissà che
non si riveli un nuovo cavaliere senza macchia e senza paura.” Si
congedò sghignazzando. Sandy gli rivolse un’occhiataccia benevola mentre
lo spirito indietreggiava senza dargli le spalle e risaliva sulla sua
nuvola di sabbia nera.
“Grazie…”
sussurrò Jack Frost. Se il Guardiano della Paura lo avesse udito, non lo
diede a vedere.
Da
quello strano incontro passarono sedici anni.
La
giovane Sethun, a chiunque avesse avuto la pazienza di prestarle
orecchio, diceva di essere convinta che qualcuno le tenesse una mano
sulla testa.
Era
impossibile credere che fosse uscita indenne da sola dai mille guai in
cui era riuscita a cacciarsi nella sua breve vita.
Non
aveva mai smesso di credere negli spiriti. E come poteva? I suoi sogni
sembravano troppo reali per essere solo sogni. Si era convinta che
fossero visioni mandate dagli spiriti stessi e aveva perso il conto
delle volte in cui, anche solo per un attimo, le era parso di averli
scorti.
Anche
quando, alla vigilia dei suoi vent’anni e con la morte che la guardava
in faccia, aveva visto due occhi di ghiaccio pieni di dolore fissarla
attraverso le fiamme, il suo cuore si era rifiutato di considerarlo un
delirio.
Nella
sua casa era scoppiato un incendio. “Un corto circuito…” avrebbero detto
in seguito gli abitanti del villaggio, ma lei non li udì mai.
I
suoi fratellini erano bloccati al secondo piano. Era riuscita a
raggiungerli salendo le scale semidistrutte. Aveva sfondato la porta
della loro cameretta, che per tanti anni era stata la sua, con una
spallata: sapeva che il cardine inferiore era debole.
Li
aveva presi in braccio, uno per lato, avvolgendoli con una coperta per
proteggerli dal fumo.
Aveva
attraversato il corridoio tossendo e lacrimando, con la vista che le si
oscurava sempre di più e i polmoni che lanciavano fitte insopportabili.
Le
scale erano impraticabili. Lo capì con una semplice occhiata. Le fiamme
erano talmente alte che non riusciva a vedere oltre i primi tre gradini.
Alle
strette, tornò indietro. Ripercorse il corridoio, correndo fino alla
finestra che c’era al capo opposto rispetto alle scale. La aprì con la
forza della disperazione e guardò giù.
Era
troppo in alto, non ce l’avrebbe mai fatta.
D’istinto
guardò in alto. Illuminato dalla luna piena, c’era Jack Frost.
Con
le ultime forze lanciò i bambini fuori dalla finestra, vedendo lo
spirito comandare il Vento per farli atterrare sani e salvi. Guardando
gli occhi dello spirito, capì che i suoi fratelli erano salvi.
Era
a terra. Guardò la luna piena. Così bella…
Si
sentì sollevare.
“Tu
sei Solstyce, lo spirito dell’Estate. Bentornata, figlia mia.” Disse una
voce.
Lei
sorrise nell’udire quella voce così familiare.
Percepì
una mano stringere la sua, fredda come la neve.
“Sono
tornata.” Disse fra le lacrime, e restituì la stretta.
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