-The Rise of the Guardians: Eclipsed-

di Kamelye
(/viewuser.php?uid=124097)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter First: Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter Second: In the Eyes of the Wolf ***
Capitolo 3: *** Chapter Third: Revelations ***
Capitolo 4: *** Chapter Fourth: Bonding ***
Capitolo 5: *** Chapter Five: Alive ***
Capitolo 6: *** Chapter Sixth: Light, motors, Action! ***
Capitolo 7: *** Chapter Seventh: Versus (Parte 1) ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight: Versus (Parte 2) ***
Capitolo 9: *** Chapter Ninth: The Choice ***
Capitolo 10: *** Chapter Tenth: Final Masquerade ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleventh; The Final Act, Part 1 ***
Capitolo 12: *** Chapter Twelft: The Final Act, part 2 ***
Capitolo 13: *** Chapter Thirtheen: Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Chapter First: Prologue ***


SSSSSSSalve a tutti, Sono Kamelye~
VOLEVO PUNTUALIZZARE CHE QUESTA FFC NON HA E NON AVRA' NULLA A CHE VEDERE CON LA SERIE DI TWILIGHT! IL TITOLO, è 'ECLIPSED' NON 'ECLIPSE' :) Giusto per, ripeto, puntualizzare.
Buona lettura!

 

"The Rise of the Guardians: Eclipsed"

-Chapter First: Prologue-

 


 

Paura.

Terrore.

Stanchezza.

E' questo che provi.

Amarezza. Tanta, tanta amarezza. 

Rabbia.

Oh si, tanta, tantissima rabbia. 

Dolore.

ODIO.

Correre, correre, più forte! Più veloce! 

O ti prenderanno.

Maledetti alberi! MALEDETTI! Ti ostacolano la corsa...

Quando cadi la terra è dura sotto di te e l'impatto ti toglie il fiato dai polmoni.

Due occhi gialli ti fissano. 

Ora sono otto, sedici, trentadue, migliaia… senti il loro respiro sul collo...

Sei in trappola.

Nel tuo cuore, serpeggia niente altro che Caos.

Ah, dimenticavo, tu non hai un cuore! 

O forse si?

Gridi. Ma ormai è troppo tardi. Nessuno può sentirti.

Tanto, "l'Uomo Nero non esiste."

Di te, Pitch Black, non rimane altro che cenere. 

Rinasci allora.

VIVI!

Rinasci dalle tue ceneri, e come una fenice spalanca le tue ali al cielo! 

Vivi, sotto la tenebra del lato oscuro della Luna.-

 

°•.°•.°•..•°.•°.•°

 

Un brivido gelido corse lungo la schiena del Coniglio di Pasqua. 
"Giuro che se è di nuovo quella peste di Frost, le uova marce non glie le risparmia nessuno stavolta.", pensò fra sè e sè.
Tuttavia qualcosa gli diceva che non era colpa del turbolento Spirito dell'Inverno. E il suo istinto non sbagliava mai. O quasi.
Fece un rapido giro delle gallerie sotterranee che erano il suo regno, ma nulla. Tutto sembrava al suo posto, eppure... le sue piccole uova erano più agitate del solito, nonostante la Pasqua fosse passata da un pezzo, ormai. Era metà maggio e questa sorta di strana tensione aleggiava nelle gallerie già da qualche giorno.
"Eppure c'è qualcosa che proprio non mi quadra. Sarà meglio andare da Nord, lui saprà cosa fare. " concluse.

Prese dunque il campanellino che Babbo Natale aveva donato ad ognuno dei Guardiani e lo suonò deciso, aspettandosi l'apertura di un portale. Neanche il tempo di posare l'oggetto dorato su una roccia muschiata li vicino che due Yeti giganteschi lo afferrarono per le braccia, lo scaraventarono dentro ad un ruvido sacco rosso e lo gettarono in un tunnel magico.
Dopo un paio di giravolte ed un mal d'aria -se di mal d'aria si poteva parlare- da paura, il povero coniglio si ritrovò finalmente a destinazione, con il muso spiaccicato sul marmo freddo e la morbida coda all'aria. Si rialzò dolorante, scoccando un'occhiata truce all'omone panciuto e di rosso vestito che se la rideva alla grossa alla faccia sua.

"NORD! DIAMINACCIA! QUANDO INSEGNERAI A QUESTI CAVOLO DI YETI L'EDUCAZIONE?!" gridò il Coniglio di Pasqua.
"AHAHAHAHAH! Veramente, amico mio, è stata idea mia!- rispose quello senza smettere di tenersi la pancia. Il coniglio pasquale dovette far appello a tutto il suo autocontrollo. Non appena l'amico in rosso si fu calmato, iniziò a parlare.
"Ho un brutto presentimento, Nicolas. Le mie uova sono agitate, nonostante la Pasqua sia passata da un pezzo. Ed anche io inizio a preoccuparmi."
"Più che di tue uova, amico, io mi fido di tuo istinto. Se tu hai presentimento strano, di solito hai ragione. Dimmi, amico mio, cosa turba te?"
"In realtà non lo so, Nord. Ma sento che sta per succedere qualcosa. Non riesco a togliermi questa sensazione di dosso."
"Sarà meglio chiamare altri Guardiani allora."
Nord si mise due dita sulle labbra e fischiò. Tre piccoli elfi dal cappello a punta si presentarono con l’aria un po’ scocciata.
"Andate a chiamare altri Guardiani, forza! Ho Ho Ho! "

***

Nel frattempo, lo Spirito dell’Inverno se ne stava placidamente fluttuando nei pressi di una cima siberiana. In qual periodo dell’anno era suo compito mantenere ghiacciati i luoghi più freddi. Era un compito abbastanza arduo, in effetti, di quei tempi, a causa del riscaldamento globale causato dagli uomini e si stava godendo una piccola pausa... Finchè uno strano oggetto volante (e urlante) non identificato lo colpì in pieno, scaraventandolo giù dal crinale della montagna. 

Pur preso alla sprovvista, il giovane spirito utilizzò il suo bastone per creare una pista di ghiaccio, che gli permise di rallentare la caduta. 

Appena ebbe riacquistato l’equilibrio, con uno scatto brandì l’arma ricurva davanti a se, pronto per ogni evenienza. I suoi occhi color del mare guizzavano rapidissimi, in cerca di qualsiasi movimento sospetto. Improvvisamente, un piccolo cumulo di neve iniziò a muoversi. Di colpo, fece capolino nel manto bianco una testolina sormontata da un cappellino rosso a punta, che terminava con un grazioso campanellino. 

Riconoscendo nel piccoletto uno degli elfi di Babbo Natale, corse ad aiutarlo, tirandolo senza sforzo fuori dalla neve. 

"Hei piccoletto, stai bene?" chiese lo spirito della Neve, beccandosi un’occhiataccia dal piccolo elfo che, sdegnato dall’appellativo, si liberò dalla presa del giovane cadendo con un tonfo sulla neve morbida. Jack sorrise sotto i baffi. 


Sorriso che si spezzò in mille piccoli pezzi, quando uno stridio allucinante squarciò l’aria, portando il ragazzo a tapparsi subito le orecchie. 

Una sensazione di puro terrore lo avvolse, facendolo rabbrividire e rizzandogli i capelli sulla nuca.

Sentì una presenza alle sue spalle. 


Giratosi di scatto, si trovò a pochi metri da una non meglio definibile creatura. Era paralizzato dallo sconcerto: quella cosa, un gigantesco grumo nero, si stagliava e si contorceva davanti a lui, producendo un devastante stridio simile ad un urlo straziato di dolore. 

Ad un certo punto, una specie di arto, un tentacolo, si staccò parzialmente dal grumo principale allungandosi a dismisura. Intuendo le sue intenzioni, Jack strinse il suo bastone e spiccò il volo, pochi secondi prima che fosse troppo tardi: con una forza semplicemente inaudita, la creatura schiantò la sua propaggine proprio dove poco prima c’era il ragazzo, sollevando una tonnellata di neve per la forza dell’impatto. 

“Se mi prende, mi ammazza.” Pensò lo Spirito, col cuore che batteva all’impazzata e l’adrenalina in circolo. 

Schivò velocemente i colpi della creatura, che si stavano facendo sempre più incalzanti e feroci, uno dopo l’altro. Intravide la macchiolina del cappello rosso dell’elfo che tremante si era nascosto dietro ad un cumulo di neve. 

"VAI A CHIAMARE GLI ALTRI, PRESTO!!"

Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, poco prima di essere schiantato con una forza colossale contro il crinale roccioso della montagna. 

***



 

Ebbene, il prologo di questa storia è concluso. Spero che vi sia piaciuto!

 

Nel prossimo capitolo:

“ Il raggio di luna che filtrava dalla finestra del castello di Nord illuminò il pavimento davanti a loro, rivelando una figura incappucciata. La pesante mantella nera non permetteva di vederne alcun dettaglio,
eppure pareva chiaro che celasse una figura femminile. Jack scrutò i volti angosciati dei suoi compagni Guardiani. Aveva come la sensazione che la conoscessero da tanto, tanto tempo…"

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter Second: In the Eyes of the Wolf ***



Rise of The Guardians: Eclipsed

Chapter 2: In the Eyes of the Wolf


Quando vennero scaraventati fuori dal portale di Nicholas, lo spettacolo che gli si parava davanti era agghiacciante. 

Jack, ormai sfinito, perdeva sangue da una ferita sull'occhio sinistro e si teneva la mano stretta su un fianco. 

Si reggeva a stento al bastone, dolorante e sembrava verosimile che si fosse rotto qualcosa. I suoi occhi color del mare non facevano altro che fissare intensamente quella specie di corpo ribollente davanti a lui, pronto a schivare il prossimo attacco, nonostante ansimasse pesantemente.

I quattro corsero verso di lui, che si accorse della loro presenza e si voltò. 

Quell'attimo di distrazione gli fu fatale: un… braccio, spuntato dal centro della creatura scattò verso il ragazzo, che non riuscì ad evitarlo e venne avvolto in una presa ferrea. Cercò di divincolarsi con tutte le sue forze mentre polmoni si svuotavano, e lo Spirito sentì la testa girare, le ossa scricchiolare con un rumore orrendo. 

Il bastone gli era sfuggito di mano. 

Sentì Dentolina urlare il suo nome, poi il buio.


Quando la Guardiana dei Ricordi vide la testa di Jack accasciarsi, privo di sensi, non riuscì a trattenere un urlo e sentì una rabbia cocente montarle nel petto. Scattò verso quella roba nera orribile alla massima velocità che le sue ali iridescenti le permettevano, ma nell'ansia, non vide una delle estremità galleggianti della creatura saettare verso di lei. Sentì solo un "attenta" alle sue spalle e due braccia forti che la salvavano da un impatto colossale che riverberò attraverso la neve fresca, riscuotendola. 

“Ma cosa mi è preso…?” Pensò, portandosi una mano alla testa. Tutta quella rabbia che aveva provato, così forte da bruciarle il petto, era sparita. Si guardò intorno, confusa; Calmoniglio l'aveva salvata appena in tempo e ora la fissava con tanto d’occhi: 

"Stai bene?" Disse lo Spirito, la voce piena d'ansia. La Guardiana dei Ricordi semplicemente annuì, gli sussurrò un veloce grazie e si alzò subito, scrollandosi rapidamente la neve di dosso. Nord sfilò le sue enormi daghe e le fece roteare, ululando e pronto alla battaglia. Bisognava liberare Jack, subito! 

Con un urlo e l'adrenalina che entrava in circolo, l’uomo in rosso si scagliò su quell'indefinito ammasso di roba nera. 

Uno dei boomerang di Calmoniglio gli sfiorò l’orecchio e le fruste di Sandy gli passarono accanto al fianco destro, mentre lui menava  fendenti a destra e manca, muovendosi agilmente nonostante le gambe gli affondassero nella neve fino ai polpacci.

“Maledizione, si rigenerano!” Disse, lanciando sguardi preoccupati ai suoi compagni.

Poco dietro di lui, Calmoniglio aveva deciso di cambiare strategia, guidato da Dentolina: faceva di tutto per tenere occupata la creatura, mentre la Guardiana aspettava il momento buono per tentare di liberare Jack dalla presa di quel mostro ributtante. 

Il Coniglio di Pasqua non si fermava un attimo; schivava, rotolava, scattava via, lanciava le sue uova esplosive… Dentolina ammirò profondamente le capacità del suo compagno e le si gonfiò il petto di orgoglio. 

Eppure… all’improvviso, si sentì impotente. Un gelo incredibile le attanagliò il petto e gli occhi iniziarono a pizzicarle e riempirsi di lacrime. 

“Tutti si sono buttati nella mischia seguendoti a ruota, ma ora ti hanno lasciata indietro…” le diceva una voce nella sua testa. 

Guardava ansiosa combattere Sandy, il buono, allegro e dolce Sandy, con una furia ed un coraggio che mai gli aveva visto in corpo. Calmoniglio che faceva di tutto per salvare quello che era diventato il suo migliore amico. Nord per quello che era diventato come un figlio per lui. E lei? Cosa poteva fare lei?

“Io... Non so che fare! Non so combattere come loro! Cosa faccio, cosa faccio!!” Continuava a ripetersi, disperata. 

Sentì le lacrime salirle prepotentemente agli occhi e di riflesso strinse i pugni. 

Lei non aveva armi per difendere nessuno… 

Alzò lo sguardo, ormai quasi preda del panico. Per un attimo, le parve che la Luna glie lo restituisse. 

La Guardiana si sforzò di respirare più regolarmente. 

Si asciugò le lacrime, prendendo coraggio. Prese ad osservare con più attenzione i movimenti della creatura; Sandy faceva schioccare abilmente le sue fruste ogniqualvolta i tentacoli neri si avvicinavano troppo ad uno dei Guardiani, preoccupato per i suoi amici. Uno gli sfuggì, colpendo Calmoniglio alle spalle e gettandolo lontano. Questo fece arrabbiare Nord, tanto. 

Più la sua rabbia cresceva, più l'ansia di Sandy si affilava, tanto più i tentacoli di quell’orrore color catrame diventavano più forti, grossi e taglienti. 

“Ho capito!!” Esclamò Dentolina ad alta voce;

La Guardiana continuò a respirare in maniera controllata, rallentando i battiti del cuore. Poi si concentrò su un bel ricordo. Vediamo... Quando aveva abbracciato Jack, subito dopo aver sconfitto Pitch. In quel momento si era sentita davvero felice. Inconsciamente, nonostante la situazione disperata, si ritrovò a sorridere.

“Andrà tutto bene.” Pensò. 

Iniziò ad avanzare, senza fretta. Grazie al raziocinio e all'autocontrollo, cercò di concentrarsi su altri ricordi, i più felici che le venivano in mente; Funzionò. 

Nessun tentacolo le venne incontro. Calmoniglio, che si era rialzato, inorridì, mentre vedeva Dentolina avvicinarsi sempre di più alla creatura. 

Paura, terrore, ansia, rabbia iniziarono a scorrergli dentro con una forza che quasi gli mozzò il fiato e gli oscurò la vista.

Un tentacolo strisciò verso di lui.

Poco prima che fosse troppo tardi, negli ultimi sprazzi di lucidità, lo Spirito notò una cosa: Dentolina era serena. Non aveva paura. Ne era accecata dalla rabbia, o dall'ansia. Sembrava quasi che sorridesse. Allora capì e si concentrò, chiudendo gli occhi e respirando. Il tentacolo, stentò a crederci, si contorse per cercarlo, come se l’avesse perso di vista; infine, con suo sommo sollievo, si ritrasse. 

Dunque si alzò, ancora barcollante. Nel frattempo, anche Sandy aveva intuito il piano di Dentolina. Si era fermato, aveva dominato le sue emozioni e si stava avvicinando al tentacolo che stava stritolando Jack. 

Per Nord, notò il coniglio, la cosa sembrava un po' più difficile. 

Non riusciva a contenere la sua ira, sembrava fuori di sè! Finalmente, Dentolina raggiunse Jack, come invisibile agli occhi della creatura. Dolcemente, sfilò il ragazzo dalle sue spire e di corsa lo portò lontano, aiutata dagli altri Guardiani. 

“Nord! NORD! Jack è salvo! Andiamo via, presto!"

"Coraggio, vieni via!" 

Ma l’omaccione in rosso non rispondeva. Era come in trance, concentrato solo sulla sua rabbia, 

“Non ci ha nemmeno sentiti!” Disse Calmoniglio, sforzandosi di rimanere controllato.  

"NICHOLAS! NON LO POSSIAMO BATTERE! DOBBIAMO SCAPPARE, ADESSO!!” Tentò di gridare, senza successo. 

Dentolina guardò Jack, ora al sicuro e protetto dalla sabbia di Sandy, poi rivolse nuovamente lo sguardo verso Nord. 

“E’ come se quella creatura lo stesse ipnotizzando” sussurrò preoccupata, indecisa sul da farsi.

Nord era sempre più stanco, ma non accennava a fermarsi. Non riusciva a fermarsi. Sentiva montare dentro un'ira incontenibile, ma non sapeva nemmeno perchè!

Menava fendenti a qualsiasi cosa di colore nero entrasse nel suo campo visivo, finchè la stanchezza fu tale che lo pervase uno stato di spossatezza. 

Mentre perdeva i sensi, vide un baluginìo argentato e quella specie di grumo nero gorgogliante svanì davanti ai suoi occhi. 

Cadde in ginocchio, frastornato. 

"Nord!! Per la Luna, stai bene?!" Chiese Dentolina, trafelata.

"Ragazza mia... Cosa essere successo?" ribattè lui, incredulo. Scrollò la grande testa, agitando la barba candida. 

Sentiva di avere come… un vuoto, nella mente. 

Ricordava solo quella creatura orrenda, che aveva ferito Jack, e tanta, tanta rabbia. Poi nient'altro.

"Abbiamo combattuto contro una massa nera gigantesca, che aveva preso Jack. Credo alimentasse e si nutrisse delle nostre emozioni negative. Dentolina se n'è accorta, ed è riuscita a salvarlo. Anche noi siamo riusciti a calmarci, e quella… cosa ci ha completamente ignorati. Mentre tu... "

"Eri come in trance. Non ci vedevi, non ci ascoltavi, è stato terribile!" Disse Dentolina, che dopo il grande sforzo di volontà che aveva fatto, era distrutta.

"Io molto dispiaciuto, ragazzi miei. Fatto preoccupare tutti voi." Disse e li avvolse in un abbraccio spacca"ossa dei suoi. 

"Ma che fine ha fatto quel mostro? E' svanito nel nulla!" Mimò Sandy con la sua sabbia. 

"No, non è sparito. Io ho visto luce. Qualcosa ha colpito mostro, che è sparito." Rispose Nord. 

Tutti si girarono verso il luogo dello scontro, e in mezzo alla neve smossa, notarono che in effetti qualcosa brillava alla luce della luna. 

Incuriositi, Calmoniglio e Nord si avvicinarono. 

All'improvviso, senza fare alcun rumore nonostante camminasse nella neve, una figura ammantata si avvicinò a quello che pareva tutti gli effetti un pugnale. 

I due Guardiani scattarono sull'attenti, l'uno brandendo le sciabole, l'altro estraendo i boomerang. 

“E adesso questo chi è?!” pensò il coniglio di Pasqua, ancora con i nervi a fior di pelle per lo scontro appena concluso. 

La pressione era palpabile. Dentolina e Sandy si piantarono con decisione davanti a Jack con tutta l’intenzione di proteggerlo.

Eppure la figura non si mosse; anzi, sembrò fare un piccolo sorriso e alzò le mani, in segno di resa. Le maniche del mantello le scivolarono all’indietro, rivelando gli avambracci pieni di bracciali dorati e dalla carnagione olivastra. Il cappuccio che copriva il viso si alzò un pochino grazie ad una leggera folata di vento, permettendo ai guardiani di intravedere un gran paio di occhi cangianti che andavano dal verde, al nero, al giallo, al marrone. Occhi di lupo. 

Sandy spalancò i grandi occhi dorati, riconoscendo la figura. Le si avvicinò di corsa, allargando le braccia con l'intento di abbracciarla. Tuttavia la figura ammantata gli fece delicatamente cenno di fermarsi. 

Sempre tenendo in alto le mani, si chinò lentamente e prese in mano il manico intarsiato del pugnale che sporgeva dalla neve. Quello vibrò e sembrò farsi liquido, cambiando la propria forma in quella di una sfera e sparendo lentamente.  

Lentamente, la misteriosa figura si girò e iniziò a camminare, allontanandosi con nonchalance dai quattro Guardiani. 

Calmoniglio era annichilito. Dove la figura poggiava i piedi, spuntava un piccolo ciuffo d’erba. 

“Può essere che sia…” sussurrò sconvolto. 

Nord lanciò un'occhiata preoccupata a Dentolina, che ancora stringeva Jack ma gli restituì uno sguardo eloquente. L’uomo si caricò in spalla il giovane Spirito, ancora privo di coscienza. 

"Portiamolo a mio castello. Li sarà al sicuro”. Disse. Senza aspettare l'approvazione degli altri, aprì un portale magico e vi si gettò dentro, seguito a ruota dai suoi amici.


Jack... 

Jack...

Jack Frost...

"Chi sei? "

Jack Frost...

"Cosa vuoi da me?"

Un alito di vento caldo lo investì. Non vedeva nulla. Non sentiva nulla. Ma sapeva di avere un corpo, in quanto aveva percepito il vento. 

Galleggiava nella più completa oscurità. Era totalmente in pace, eppure sapeva che sarebbe durata poco. 

"Manny... Sei tu?"

Non ebbe risposta. Prima di svegliarsi, due occhi di lupo gli danzarono davanti agli occhi per un attimo, per poi essere sommersi dalla luce. 


"Mmh..."

“JACK! Oh grazie al cielo, ti sei svegliato!!"

Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a capire dove si trovava, che un grumo indistinto di piume gli crollò addosso.

"Dentolina, piano! E' ancora stordito!"

La Guardiana, rossa quanto un pomodoro, sciolse l'abbraccio, e balbettando si allontanò un pochino. 

"Dove siamo?" Chiese lo Spirito del Gelo.

"In una di tante stanze di mio castello, ragazzo.” Gli rispose Nord, dandogli un’affettuosa "distruttiva" pacca sulla schiena, mentre Jack si sistemava seduto sul letto. 

“Ah!” Gemette sorpreso: una fitta alle costole lo aveva fatto piegare su se stesso.

"Ehi, ehi, piano! Hai preso una bella botta ghiacciolo! Quel coso per poco non ti faceva fuori." disse Calmoniglio, che sotto la scorza da duro era decisamente contento che l'amico stesse più o meno bene. 

"A proposito! cosa è successo? E cos'era quel... coso?" chiese il ragazzo a Calmoniglio. 

Tutti alzarono le spalle, mentre Sandy cercò di mimare qualcosa indicando Dentolina; il guardiano dell'inverno, ancora un po' intontito, non afferrò il concetto.

"In pratica,” spiegò la Guardiana "non abbiamo idea di cosa sia. Però... a quanto ho capito, si comporta un po' come gli Incubi di Pitch." 

“Oh no! non di nuovo.” Pensò il giovane spirito. 

Il gelo calò nella stanza. 

“Però… questo era diverso. Non veniva solo attirato dalla paura. E’ stato come se ci avesse ipnotizzato, costringendoci a provare proprio quei sentimenti che voleva che provassimo, attaccando indistintamente ogni qualvolta percepisse un sentimento negativo."

“E infatti… " continuò Calmoniglio "appena io e Dentolina ci siamo calmati, ha smesso di attaccarci. Se non ci fosse arrivata, probabilmente adesso non saremmo qui.” disse, facendo arrossire la Guardiana. 

Sandy mimò "Io ero preoccupato, Nord arrabbiato. Quindi attaccava solo noi."

"Per quanto lo colpissi o cercassi di imprigionarlo nel mio ghiaccio... si rigenerava in continuazione! Come l'avete sconfitto?"

I quattro si guardarono, incerti su come "e se" rispondere.

A salvarli dalla situazione spinosa fu un elfo, che entrò trafelato nella stanza. Respirando affannosamente, prese un lembo della veste rossa di Nord e la strattonò violentemente. Tutti si precipitarono subito nella Sala del Libro seguendo le direzioni del piccoletto, mentre Calmoniglio aiutava Jack, ancora dolorante, a camminare dietro gli altri. 

Una volta arrivati tutti, se avessero aperto la bocca un po' di più probabilmente gli sarebbero cadute le mascelle. 

Il libro brillava, illuminato dalla luce lattea della luna. 

"Che succede?" chiese Jack.

"Ah giusto, tu non l'hai mai visto” disse Dentolina, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più smaglianti. "Succede così ogni volta che Manny vuole eleggere un nuovo Guardiano!" Era così emozionata da non riuscire a stare ferma!

“Chissà chi sarà nostro nuovo compagno!” Disse Nord, apparentemente felice ma con una leggera ombra nello sguardo. 

La luce si fece più intensa. Calmoniglio scuoteva Sandy, che nel frattempo si era addormentato. I cinque sentivano la presenza dolce e rassicurante dell'Uomo della Luna sopra di loro, e finalmente, Nord allungò la mano per aprire il libro. 

Il raggio di luna che filtrava dalla finestra del castello di Nord si unì a quella emanata dal libro, illuminando tutta la stanza. Improvvisamente si alzò una colonna di luce, che rivelò una figura incappucciata. 

La pesante mantella nera non permetteva di vederne alcun dettaglio tranne due avambracci snelli dalla carnagione scura, coperti da vari bracciali dorati, eppure pareva chiaro che celasse una figura femminile. 

Jack scrutò i volti angosciati dei suoi compagni guardiani. Tutta la loro allegria era svanita. Aveva come la sensazione che la conoscessero da tanto, tanto tempo. La cosa che lo colpì di più, era di avere la sensazione di averla conosciuta lui stesso ma l’assurda consapevolezza di non averla mai vista.


Ella è la destinata a diventare la nuova Guardiana. Il suo nome è Solstyce M. Quetzacoal Hunahpu Wi Inti, spirito del Solstizio D'Estate. 


————



*Come forse qualcuno avrà notato, il nome è piuttosto lungo: infatti è composto da vari nomi in lingua Maya, Indiano Lakota, Inca e altri antichi idiomi nativo"americani. Probabilmente aggiungerò una traduzione in seguito :)



Nel prossimo capitolo:

"Caspita! Allora è una gran cosa che sia diventata una Guardiana!" disse Jack, entusiasta.

"Oh si, è gran cosa ragazzo. Lei essere una di spiriti più antichi e potenti. Anche più di me oh! Problema è un altro..."

"Ovvero?" chiese lo spirito, sempre più curioso.

"Ci odia a morte." concluse sbrigativo Calmoniglio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter Third: Revelations ***


The Rise of The Guardians: Eclipsed

Chapter Third: Revelations




Volò per miglia e miglia, accompagnata dal suo eterno amico Vento finché le forze glielo permettevano; quando sentì di non riuscire più a sostenere lo sforzo, camminò.

Quindi quelli erano i famosi guardiani... Pensava. 

La distanza che doveva percorrere era tantissima; decise quindi di riprendere il volo nonostante lo sforzo. 

Abbassò lo sguardo, ammirando da quell'altezza le meravigliose foreste del Perù.

Iniziò a calare di quota. Il Vento le aveva abbassato il cappuccio con una carezza e lei non potè fare a meno di sorridere: amava sentirlo tra i lunghi capelli neri. Una sensazione di serenità la invase, facendola sentire calma come non era da molto tempo e rinvigorendo il suo volo di nuova energia. La vista dell'enorme foresta che si arrampicava sulla montagna sotto di lei aveva lo straordinario potere di scacciare ogni preoccupazione. Sfrecciò sopra ettari ed ettari di alberi, fece lo slalom tra le vette più alte. Si fermò un attimo sopra le rovine di Macchu Picchu, gli occhi pieni di nostalgia per quella meravigliosa civiltà perduta.

Tuttavia la sua destinazione era un’altra.

"Ecco, sono arrivata." 

Disse dopo almeno un’ora di fatica. 

Diminuì di quota fino a sfiorare l’erba dell’immensa prateria, rimanendo però sospesa in aria per non inciampare nelle radici dei grossi alberi dal tronco scuro che si chiudevano in un cerchio perfetto. Si inoltrò fino al cuore del cerchio, dove si apriva un grande spiazzo. 

Atterrò con grazia e prese a caminare a piedi, al passaggio dei quali crescevano piccoli fiori bianchi. Si fermò quando la figura del Totem torreggiava su di lei, circondato dalle Pietre Sacre. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma non cercò di trattenerle.

"Sono tornata, sorella mia, padre, madre, nonno..."

Lasciò cadere la casacca scura con un gesto delle spalle, in modo che la luce della Luna baciasse la pelle scura, coperta di tatuaggi tribali sulle spalle e le braccia e si riflettesse sui lunghi capelli mossi. Si strinse il pugno destro così forte da ferirsi. Fece qualche passo avanti e poggiò il palmo sul Totem Sacro, lasciando che qualche goccia di sangue bagnasse il legno antico. Dopo di che si concentrò, rievocando alla mente quell'antico incantesimo insegnatole da suo nonno, lo sciamano. 

Una soffusa ma ritmata litania iniziò a uscire dalle sue labbra. 

Una sfavillante luce verde"gialla accese gli occhi dell'aquila, il lupo, l'orso e gli altri animali raffigurati nel Totem. 

La giovane aprì gli occhi di scatto e questi si illuminarono della stessa luce, anche se ancora più sfavillante e sfolgorarono nel buio. Tutta la natura circostante si svegliò al suono della sua voce, rispondendo all'antica chiamata. Le foglie degli alberi erano mosse da un vento innaturale, e risplendevano di vita. 

Poi iniziò a danzare. Era una danza ferale, ritmata, fatta di salti e piroette, ma la ragazza la eseguiva in maniera meccanica: il suo spirito era altrove. Nel luogo dov'era, davanti a lei un lupo grigio, un orso Grizzly, un'aquila reale e una lupa albina la osservavano.

Sono tornata…" Disse, rivolta alla lupa bianca.

Bentornata, sorella mia.” Rispose quella, con una voce limpida come un ruscello.

“Ho sentito di nuovo la sua voce. Dopo cinquecento anni. “

Lo sappiamo.” Dissero tutti gli Spiriti presenti in coro. 

“Vuole che io sia una Guardiana…"

Ma tu non vuoi, vero?” Le disse l'aquila, appollaiata sulla spalla dell’orso. La voce che le risuonò nella mente era dolcissima.

La ragazza tacque. 

Per quale motivo?” Chiese poi lo stesso orso, la voce forte come una montagna.

Dolorosi ricordi affollarono la mente della ragazza.

Ho già combattuto per lui, e guarda cosa le hanno fatto!” rispose, il volto rigato da lacrime amare, correndo ad abbracciare la lupa albina.

I quattro la circondarono con i loro corpi in un abbraccio pieno di calore. 

“So quanto hai sofferto a separarti da lei, mia piccola Sethunya*, ma ora devi liberare il tuo cuore dal rancore e dall’odio." 

La ragazza piantò gli occhi in quelli giallo"verdi del lupo grigio, così simili ai suoi.

L’animale"spirito alzò la zampa e la poggiò all'altezza del cuore di lei. Quel contatto ebbe il potere di calmarla a tal punto che accennò un sorriso. 

“Non possono farcela senza di te. Una grande ombra grava sul mondo... E tu sei forte piccola mia.” Disse l’aquila.

“L'inverno non può scomparire: finchè esisterà l'estate, esso rimarrà sempre. E tu devi andare da lui, Sethunya. Voi siete come aquila e lupo, giorno e notte, Sole e Luna: Estate e Inverno.” Disse saggiamente il lupo grigio.

La ragazza sussultò. 

“Jack? Jack Frost?”

Quello annuì.

“Questa è la missione che il Grande Spirito ti ha affidato, piccola mia.”

“Ma…" 

“Andrà tutto bene. Fidati di noi. Saremo sempre con te.”

Si ritrovò ansimante ai piedi del Totem. Quando aprì le mani, un piccolo acchiappa-sogni di legno scuro, con intrecciati fili bianchi e grigi e decorato di piume nere, sembrava risplendere alla luce della Luna.


***

"Non mi sembrate poi così entusiasti..."

Disse Jack, squadrando i visi dei compagni. 

Quelli si guardarono ancora una volta, poi Nord sospirò, e chiamò uno dei suoi elfi.

"Portami Libro degli Spriti" gli disse. "E' storia un po' lunga, ragazzo”.

"Non ho fretta" rispose lui, malandrino come al solito. 

Tornato l'elfo con un gigantesco librone in mano, tutti i Guardiani si sedettero intorno ad un tavolo rotondo. L'uomo in rosso passò il libro a Jack, sotto gli occhi vigili e preoccupati di Dentolina. 

“Chissà perchè tutto questo mistero…"

Jack iniziò a leggere dove Nord gli stava indicando. 


Solstyce M. Quetzacoal Hunahpu Wi Inti***

Spirito del Solstizio D'Estate

Provenienza: Tribù Sioux (America del Nord)

Complespirito:  21 Giugno, anno ignoto. 

Capacità: arti marziali, armi bianche, collegamento spirituale con le entità del fuoco.


"Caspita! Allora è una gran cosa che sia diventata una Guardiana!" disse Jack, entusiasta.

"Oh si, è gran cosa ragazzo. Lei essere una di spiriti più antichi e potenti. Problema è un altro..."

"Ovvero?" chiese lo spirito, sempre più curioso.

"Ci odia a morte." concluse sbrigativo Calmoniglio. 

"Vedi Jack... devi sapere che prima della tua nascita, vi era un altro spirito che portava l’Inverno e il Divertimento nel mondo. Questo spirito era la sorella gemella di Solstyce, Hinan Ix Chell Xbalanque Inyan Hanwiyampa****. “

“Che razza di nomi assurdi” pensò Jack, storcendo il naso.

“Vedi… nonostante non fossero Guardiane, entrambe hanno risposto alla nostra richiesta d'aiuto e combattuto al nostro fianco per sconfiggere l'Oscurità durante i Secoli Bui. Tuttavia, Solstyce fu ferita gravemente in battaglia e noi eravamo molto in difficoltà. Così, sacrificando la sua vita, Hinan salvò quella di tutti i presenti, e del mondo intero."

L'atmosfera si era fatta piuttosto cupa. Tutti i Guardiani sembravano trovare i propri piedi dannatamente interessanti.

"Da quel giorno non vuole neanche vederci. Inoltre, dopo la morte della sorella, ha iniziato a poco a poco ad isolarsi, e ormai nessuno crede più in lei. Nemmeno noi sappiamo dove viva o dove sia. I suoi poteri sull'Estate si stanno affievolendo e ha sempre meno controllo. Non so se hai notato, ma fa sempre più caldo, da qualche decennio. "

Jack annuì. 

"In effetti inizia a diventare parecchio faticoso portare l'inverno, ma credevo fosse a causa degli uomini."

"Loro sicuramente hanno la maggior parte della colpa, ma questa è sicuramente un'altra causa.” Aggiunse il coniglio di Pasqua. 

“Precisamente.” Ricominciò Dentolina; “Comunque, l'unico con cui ha mantenuto rapporti più o meno buoni è Sandy, anche se non sappiamo perchè e lui ha sempre mantenuto il segreto." disse.

Sandy fece comparire una gigantesca cerniera di sabbia dorata e ci si serrò la bocca.  

"Forse perchè, come lui, non parla." ipotizzò Calmoniglio alzando un sopracciglio peloso. 

"Anche lei è muta? " chiese Jack, che iniziava a non capirci più niente a causa di tutte queste notizie.

"Noi credere che non parla più perchè nessuno crede in lei, e suoi poteri stanno indebolendo"

"Quindi, ricapitolando: L'uomo della Luna ha scelto come Guardiana lo spirito dell'Estate che vi odia e non vuole avere assolutamente niente a che fare con voi, ma è l'unica che potrebbe salvarci da una minaccia di cui non sappiamo ancora niente? "

I Guardiani si guardarono per qualche secondo.

"Esatto!" concluse Nord, ridendosela alla grossa mentre si teneva il pancione rotondo.

Sandy era quello più contento: saltellava a destra e sinistra, e la sua sabbia sembrava più dorata del solito. Jack si ritrovò suo malgrado a sorridere, nonostante lo sguardo preoccupato di Dentolina e Calmoniglio.  

All’improvviso, un venticello caldo entrò dalla finestra, facendo sobbalzare il gruppo. 

"Sta arrivando!" disse Dentolina che fremeva dall'eccitazione. Neanche l'avesse chiamata, una figura coperta da una mantella color sottobosco fece capolino da una delle numerose finestre aperte della sala, atterrando con grazia esattamente di fronte ai Guardiani. Quando la figura sollevò il cappuccio, Jack trasalì.

“Quegli occhi... Li ho già visti...Ma dove?” Pensò. 

La tensione era palpabile. 

Solstyce rimaneva immobile, in attesa di una qualche mossa da parte dei Guardiani, che però, non avevano idea di come comportarsi. Dentolina aprì bocca per dire qualcosa, ma fu preceduta da un grumo di "roba" dorata che schizzò a tutta velocità addosso alla ragazza. 

Era Sandy, che era corso ad abbracciare la sua vecchia amica. Iniziarono una lunga conversazione nella lingua dei segni, che gli altri spettatori osservavano senza capire tranne la Guardiana dei Ricordi, che capiva il particolare linguaggio.

"Ehm... Solstyce? Ragazza mia, tu sai perchè Manny convocato tu qui, immagino."

Quella, fissandolo intensamente, annuì

"Allora, ti unirai a noi?" Disse Dentolina con un sorriso sornione. 

Sorriso che si spense alla risposta: “No”




————





*= significa "fiore" nella lingua Sioux

***= Quetzacoal è il dio del Sole Maya, Hunhapu è l'eroe gemello di Xbalanque nella mitologia Maya che salvò l'equilibrio del mondo, Wi è il dio del Sole e dell'estate nella mitilogia Sioux e Inti è l'incarnazione dell'estate nella mitologia Inca. 

****= Hinan è la dea della luna nella mitologia Hopi, Ix Chell è la divinità della luna nella mitologia Maya, Xbalanque è l'eroe gemello di Hunahpu che nella mitologia Maya salvò l'equilibrio del mondo, Inyan è la dea dell'inverno nella mitologia Sioux e Hanwiyampa è il dio delle tempeste nella mitologia Sioux.




Nel prossimo capitolo:


Lo spirito dell'inverno si tastò la ferita. Poteva sopportare il dolore. Si preparò alla battaglia. A giudicare dagli orrendi stridii, dovevano essere tre o quattro. 

La cosa si prospetta divertente! pensò, tirando su uno dei suoi sorrisetti strafottenti.

Da dove la prende tutta questa sicurezza, vi chiederete voi. 

Andiamo, è di Jack Frost che stiamo parlando. 

Poi c'era la nuova arrivata. Mille domande si affollavano nella sua mente, quando incrociava il suo sguardo. 

Solstyce si tolse il mantello, poggiando il palmo destro sul petto, all’altezza del cuore. Quello si illuminò e..."


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter Fourth: Bonding ***




Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Fourth: Bondings




Il no secco rimbombò nella testa dei Guardiani.

"Cosa?! Ma ragazza, noi abbiamo bisogno di te! Hai visto quello che…”

Il discorso di Nord venne interrotto dalla ragazza, che alzò una mano per farlo tacere.

Non ho alcuna intenzione di diventare una Guardiana.

Tuttavia, non posso permettere che l'incolumità di persone innocenti venga messa in pericolo perchè voi non sapete badare neanche a voi stessi.

Udirono la voce della ragazza che li guardava sprezzante direttamente nella loro testa; le sue parole arrivarono molto in fondo, fino a stringere lo stomaco dei Guardiani in una morsa ferrea. 

"Ehi!" disse Jack, infervorato. "Come ti permetti di parlargli così?!" fece alcuni passi avanti, nonostante il dolore della botta che aveva preso fosse ancora piuttosto importante.

"A quanto ho capito è successo qualcosa tra voi in passato, ma non mi pare la situazione giusta per recriminare. Abbiamo un problema piuttosto grosso tra le mani” concluse, battendo a terra il bastone che liberò alcune scintille azzurrine. 

Lo sguardo glaciale della ragazza si girò lentamente verso di lui. Anzi, a dire il vero di glaciale non aveva proprio nulla. 

In quegli occhi di lupo brillava un fuoco, lingue rosse di rabbia cieca. 

Scene di una battaglia impari, dolore e morte le scorrevano davanti agli occhi come un fiume in piena.

Tu devi essere Jack Frost. Quello che ha preso il posto di mia sorella. 

I Guardiani trattennero il fiato tutti insieme. Jack mise su uno sguardo interrogativo; 

“…Che cosa?” Chiese in un sussurro.

 Lo spirito dell’Estate sorrise amara: “Non ti hanno raccontato tutta la storia, vero? Beh, non sarò io a farlo.”

Disse, distogliendo lo sguardo dallo spirito. 

Per il momento, sappiate che vi aiuterò. Cosa sapete di quelle bestiacce? Disse pragmatica, togliendosi la mantella, rivelando una cascata di ricci neri e un volto leggermente allungato color caramello. A coprirla, soltanto una fascia di lunghe foglie intrecciate sia come top che come gonnella.

Le braccia erano ricoperte di arabeschi neri, un tatuaggio tribale che le cingeva le spalle fino ad arrivare alle scapole.

Sandy la prese per mano e indicò la direzione del tavolo con una freccia dorata. Per la prima volta dopo tempo immemorabile, il volto ambrato si concesse un sorriso. 

E la prima volta dopo tempo immemorabile, il cuore di Jack fece una capriola. 

Si avviarono verso la Stanza Rossa, dove i Guardiani erano soliti fare le loro riunioni.

Calmoniglio era ancora inquieto. Il suo istinto animale aveva dato un guizzo di pericolo quando aveva incrociato lo sguardo della ragazza. Un brivido di paura gli aveva scosso la pelliccia.

“Sono passati così tanti anni, ed è così diversa dallo spirito che tutti noi conoscevamo…” pensò. Incrociò lo sguado con Dentolina, decisamente abbattuta. 

La Guaridana era improvvisamente tornata con la memoria a secoli e secoli prima. 

A quando i due spiriti gemelli, dell’Estate e dell’Inverno, e la Guardiana dei Ricordi erano molto legate e la morte di Hinan ancora non aveva distrutto Solstyce, lei stessa e tutti gli altri spiriti. 

“E' colpa mia. Solo colpa mia. Ero io la Guardiana dannazione!”, aveva pensato per anni senza mai dimenticare. Strinse i piccoli pugni fino a farsi male.


Di tutti i ricordi, il suo preferito di sempre era quello di quando giocavano, loro tre. Giocavano a palle di neve, tra una battaglia e l'altra. Era il loro modo per mantenere vivo il morale, provato dalla guerra. 

I combattimenti si susseguivano sempre più rapidi e devastanti. 

L'esercito della Paura era sempre più forte, e loro sempre più deboli e stanchi.

Erano forti le due gemelle, molto. Il loro legame con la Madre Terra le rendeva molto forti con gli incantesimi, e secoli di viaggi e addestramenti in tutto il mondo le avevano rese davvero combattenti formidabili. 

In quei momenti di tregua, dove gli spiriti dell'Estate e dell'Inverno danzavano insieme sotto l'aurora, creando meravigliosi spettacoli di luce, o si allenavano dando vita ad arabeschi tanto belli quanto letali, ma soprattutto in quei momenti di gioco, la speranza tornava timida a farsi vedere. 

Ma non bastò. E in un solo istante, quel meraviglioso equilibrio andò in frantumi. Hinan si sacrificò per l'umanità, e portò via con sè la gioia di Solstyce. 

“Ed è solo colpa nostra.”


D'improvviso sentì qualcosa di soffice sfiorarle la mano. Riemersa dai suoi pensieri, Dentolina alzò lo sguardo, e si stupì di incontrare quello di Calmoniglio che, deciso, cercava di infonderle coraggio.

“Grazie”, pensò.


Una volta sedutisi davanti ad una tazza di fumante cioccolata calda, il gruppo fece il punto della situazione.

“Dobbiamo reagire!” Disse Jack, indirizzando uno sguardo deciso ai suoi amici e cercando di infondere a tutti coraggio. 

Pronto all'azione, Nord prese la parola.

"A quanto sappiamo, cosi nerastri e brutti sono i nostri nemici. Comportano come Incubi di Pitch, ma non sentono solo Paura nei cuori; anche Rabbia, Dolore, Ansia, e altri sentimenti negativi.”

Calmoniglio continuò:”E sembra che più i sentimenti negativi siano intensi, più loro diventano forti."

"L'unico modo per non essere colpiti è dominare le proprie emozioni: in questo modo non sentono la nostra presenza" Disse Dentolina.

"In più, riescono ad ipnotizzare persona fino a far perdere concezione della realtà e provare solo sentimenti negativi. " riprese Nord.

"E Pitch è sparito." mimò Sandy.

"Questo è tutto quello che sappiamo di loro." Concluse Jack, guardando in direzione di Solstyce, che si massaggiava il mento pensierosa.

"Le informazioni che ho io invece sono queste: Quei "cosi", come li chiamate voi, hanno un nome, ed è 'Hanwi"hen' che nella mia lingua vuol dire 'Figli della luna nera'. Sono creati dall'unione di molti sentimenti negativi scaturiti dall'anima. Nascono nei momenti di più grande dolore e sconforto, quando l'anima è in preda al caos, in seguito ad un trauma o ad una grave perdita.

Ed è proprio questo che sono; Caos allo stato puro. Sono esseri di puro istinto, parassiti, guidati dal solo desiderio di nutrirsi della felicità altrui. Del loro divertimento, o dei loro sogni, speranze, meraviglie e ricordi.” Disse grave lo spirito dell’Estate, scorrendo lo sguardo su ognuno dei presenti.

"Ma è una cosa orribile!! Chi mai farebbe una cosa del genere?! E' troppo, anche per Pitch." disse trafelata Dentolina.

"Infatti non c'è solo lui dietro a tutto questo." Disse laconica la giovane. I Guardiani si squadrarono perplessi e lei rivolse a tutti uno sguardo piuttosto stupito.

"Manny non vi ha detto niente?! Andiamo bene…” disse con più di una punta di sarcasmo.

Ma chi si crede di essere questa qui?!" Pensò Jack in un moto di rabbia.

Guarda che ti sento.” Rispose lei, senza scomporsi. Il ragazzo arrossì fino alla radice dei capelli, maledicendosi per la terribile figuraccia.

"No, non ne sappiamo nulla, potresti illuminarci?" sbottò Calmoniglio. Solstyce lo guardò truce, poi rovistò nelle tasche della casacca fino a tirare fuori un ciondolo rappresentante lo Yin e lo Yang.

"Ascoltate bene, è una cosa fondamentale." Disse; Posizionò il ciondolo al centro del grande tavolo rosso e oro, in modo che tutti potessero vedere. 

"Esiste qualcosa che unisce e tiene insieme l'universo. Un legame, che niente o quasi può spezzare. Potentissimo, antico quanto il mondo. eppure si trova anche dentro i cuori di ognuno di noi, spirito o vivente che sia. E' l'equilibrio che unisce da sempre il Bene" disse indicando la parte bianca del ciondolo " he in Cina identificano come Yin, e il Male " indicando la parte nera "identificato come Yang."

"E' lo stesso legame che unisce Luce a Tenebra. Più ti avvicini alla Luce, più grande diventa la tua Ombra, mentre più cadi nelle Tenebre, più è fulgida la tua Luce. Pensateci: la luce non può esistere senza l'ombra, e viceversa. E' un cerchio infinito, che unisce l'aquila e il lupo, il giorno e la notte, Sole e Luna..."

La ragazza alzò lo sguardo, puntandolo su Jack “…Estate e Inverno.” Concluse. 

Lui era decisamente spaesato: aveva capito che doveva leggere "oltre le righe", ma non capiva dove andava a parare quest'ultima affermazione di Solstyce. I Guardiani, incuranti dello scambio di sguardi, avevano il fiato sospeso.

 "Quindi... cosa centrerebbe questo con Manny?" chiese Dentolina. 

"Tutti sappiamo che noi e l'Uomo della Luna facciamo parte delle forze del Bene.” Riprese Solstyce. "Come avete potuto notare quando Pitch vi ha attaccato l'ultima volta, voi Guardiani non eravate abbastanza forti per batterlo. Le forze del Bene e del Male erano squilibrate. Allora Manny, per riportare l'equilibrio, ha chiamato nelle sue fila te, Jack Frost. Fortunatamente L'Uomo Nero è stato sconfitto, ma non è sparito. Proprio perchè… finchè esisterà il Bene, il Male sopravviverà."

"Cosa che non capisco," disse Nord, che aveva iniziato a camminare nervosamente avanti e indietro  “è questa: Pitch è davvero così forte? Sua potenza da sola è opposta a quella di Manny e tutti noi?"

"No." rispose la ragazza. "Pitch è la vostra controparte. Ma vi è un'altra entità, corrisposta a quella dell'Uomo della Luna" 

Sandy mimava un grosso punto interrogativo, curiosissimo di sapere.

"E' l'entità che ha creato quei mostri: Hanwi, la Luna Nera, spirito della Parte Oscura della Luna."

Non fece nemmeno in tempo a dirlo che di scatto url, tenendo si la testa fra le mani.

"Solstyce! Cos’hai?!” Le chiese Dentolina, accorrendo preoccupata.

La ragazza si era accucciata a terra, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare per non urlare.

“FA MALE! S-STANNO ATTACCANDO!!” Riuscì a stento a pronunciare. 

"Dove? Dove attaccano?!" 

Solstyce, con uno sforzo immane e il viso contratto in una smorfia di dolore, si alzò di scatto e con un balzo posò la mano sulla fronte di Nord. Mille immagini scorrevano ad una velocità pazzesca nella mente del Guardiano.

"Capito ragazza!" Disse quello, che la sollevò di peso mentre continuava a tenersi la testa. Dentolina le svolazzava intorno, preoccupata. Prese una delle sue palline magiche, Nord aprì un portale e ci si buttò a capofitto, seguito a ruota da Clamoniglio che urlava "BANZAIII" e poi da tutti gli altri.


Si ritrovarono di un’anonima piazza dal pavimento di ciottoli, circondata da alberi ordinatamente piantati e con una bella fontana al centro. Jack corse subito in avanti, ma dei nemici neanche l'ombra.

"Mi sa che hai preso un abbaglio, fiorellino" disse con un sorrisetto sarcastico dei suoi, che gli morì in volto quando si girò e fide Solstyce accasciata a terra con la testa fra le mani, circondata dagli altri Guardani. 

Poi iniziarono; Orrendi stridii si diffusero nell’area circostante, facendoli tremare. Jack scattò per mettersi davanti a Solstyce, ancora in preda a spasmi, ma se ne pentì praticamente subito. 

Il fianco gli diede una fitta atroce che mi mozzò il respiro. Un gemito della ragazza lo fece girare preoccupato. I loro occhi si incrociarono per un attimo.

Gli stridii si avviciniamo sempre di più. I Guardiani si misero in assetto da battaglia davanti a Solstyce per proteggerla, ma quella, piano piano, si alzò facendo dei respiri profondi per tenere a bada il dolore.

"Stai bene?” chiese Calmoniglio; quella annuì e si portò alla sinistra di Jack.

"Alzati la maglietta" disse lei.

Lo spirito arrossì per la seconda volta in poco tempo.

“P-perchè?

"Fallo e basta!" 

Quello deglutendo eseguì, rivelando un gigantesco livido violaceo e gonfio che risaltava sulla pelle nivea.

"E non hai detto niente?" disse Calmoniglio stupito.

Il ragazzo ammiccò, per poi sussultare al tocco caldo di Solstyce. I tatuaggi sulle braccia della ragazza si illuminarono gradualmente di una luce verde calda e rassicurante quando la ragazza serrò gli occhi per concentrarsi. La luce arrivò ad irradiarle le mani, che si scaldarono ancora di più.

Una folata di vento prese a soffiare, facendo frusciare l'erba, e tralci crebbero attorno ai piedi della ragazza, arrampicandosi alle caviglie. Quando aprì gli occhi, Jack si spaventò; Erano privi di pupilla, e rilucevano della stessa luce verdastra che le illuminava le braccia. 

Poi, come tutto era iniziato, finì. Il vento cessò, la luce si spense, gli occhi della ragazza tornarono normali.

“Ehi!… Non sento più dolore! AH! Come non detto…"

"Attento" disse Solstyce, con una voce inaspettatamente dolce "Un tempo ero più forte, riuscivo a guarire ferite molto più fravi di questa... ma ora il mio legame con la Madre Terra è debole, e purtroppo questo è tutto ciò che posso fare" 

"Grazie" Rispose Jack, con un sorriso sincero.

Di nuovo ecco gli stridii, stavolta molto più vicini. Lo Spirito dell'Inverno si tastò la ferita.

“Bene! Posso sopportare il dolore.” pensò. 

Il gruppo si preparò alla battaglia: giudicare dagli orrendi versi, ci dovevano essere tre o quattro di quelle orribili creature.

La cosa si prospetta interessante! Pensò Jack, tirando su quel suo sorrisetto strafottente.

Da dove la prende tutta questa sicurezza, vi chiederete voi.

Andiamo, è di Jack Frost che stiamo parlando!

Poi c'era Solstyce. Mille domande si affollavano nella sua mente, quando incrociava il suo sguardo. Sentiva una grande rabbia in lei, sofferenza, ma soprattutto una grande tristezza, come un vuoto. 

“Possibile che uno spiritò così pieno di sentimenti negativi possa aiutarci?” Pensava. Per non parlare del suo aspetto. Era minuta, un fuscello. Non riusciva a credere che fosse una guerriera così forte come i suoi compagni sostenevano.

“Ascoltatemi.” Disse lei, distraendolo. “In questo momento, non siete abbastanza forti per battere quei mostri. Per il momento, limitatevi a coprirmi le spalle"

"Cosa?! Chissà quanti sono! Non siamo così deboli come pensi, e di certo non puoi farcela da sola.”  disse Calmoniglio scocciato dal suo atteggiamento. 

"Devo" disse lei " vi spiegherò tutto quando la battaglia sarà finita, ma per favore, restate indietro. Non voglio altre persone sulla coscienza." 

Calmoniglio alzò un sopracciglio, ma con sommo stupore di Jack, non replicò e si fece indietro. 

Dentolina fece per avvicinarsi e metterle una mano sulla spalla, ma un ruggito la fece ritrarre, sull'attenti. 

Erano arrivati. Quei grumi immondi si fecero strada fra gli alberi, seccandoli e facendoli marcire al solo contatto. 

Sandy deglutì ed estrasse le sue armi, seguito dai compagni. 

Erano quattro contro sei. 

Solstyce si tolse il mantello con un gesto. Alzò il palmo destro e lo avvicinò al cuore. La luce della luna si rifletteva sulla pelle ambrata, i capelli ondeggiavano al vento. 

Il palmo si illuminò, e nello scostarlo dal petto, la giovane rivelò un globo perfetto di una purezza quasi sconvolgente. Docile alla sua volontà, quello iniziò a cambiare forma, diventando liquido. Si allargò e cambiò ancora e ancora. 

Il primo mostro le lanciò addosso un tentacolo ad una velocità impressionante.

"Attenta!" Urlò Jack, ma lei non si spostò. Con un movimento fluido, il tentacolo cadde a terra, mozzato.

In mano, la ragazza teneva una lunga spada katana completamente bianca, che riluceva di un bianco abbacinante alla luce della Luna. Solo allora iniziò.

Si avventò sui mostri ad una velocità incredibile, schivando colpi su colpi da tutte e quattro le creature simultaneamente. Poteva sembrare che stesse danzando, se non fosse per la lunga lama che impugnava e che mieteva tentacoli alla velocità della luce. 

Una propaggine non vista, tuttavia, la agguantò alla caviglia, la sollevò in aria e la spedì contro un albero che la forza dell'impatto spezzò in due. Solstyce si trovò i polmoni vuotati dal colpo e per un momento vide completamente nero.

“Non ce la faremo mai…” pensò, abbattuta. “Che senso ha tutto questo?” Chiese disperata alla Luna. 

Ma appena la polvere si fu diradata, la ragazza vide una scena che la lasciò senza fiato. 

Gli altri Guardiani combattevano per difenderla con una tenacia mai vista, spinti dal coraggio che il suo combattere gli aveva infuso. Un'ondata di forza la invase e lei guardò verso la luna, che si stagliava enorme e luminosa sopra di lei.

“Grazie.”

Il Coraggio, il suo Centro, insieme alle altre Virtù: ecco cosa la stava sostenendo. Il Coraggio degli altri Guardiani le diede una forza che non provava da tempo immemorabile. 

Si rialzò, decisa. 

Tese le braccia davanti a se e si concentrò a fondo. 

“Madre Terra, ascolta la preghiera di questa tua figlia

Stanca del dolore inflitto alla sua terra

Donami la forza della vita, il calore del Sole

Per spazzare le Tenebre che minacciano l'Equilibrio del mondo!!”

"SPOSTATEVI!" Urlò agli altri Guardiani. Quelli eseguirono all'istante, vedendosi arrivare addosso una gigantesca palla di fuoco che si abbattè con violenza inaudita sulla prima delle creature, che sparì guaendo.

"Fuori uno! Oh oh oh! Bel colpo ragazza!" le urlò Nord, a cui Solstyce rispose con un inchino.

La battaglia iniziò a girare per il verso giusto. 

Solstyce era su di giri. La sua katana tornò liquida sotto lo sguardo stupito di Jack, dividendosi in due e formando due lunghi pugnali ricurvi dall’impugnatura retroversa. La giovane scattò, lasciando Jack con un palmo di naso.

Combatteva come una furia, sguisciando fra i tentacoli degli Hanwi-hen e aiutando i Guardiani quando erano in difficoltà. 

Tirò uno dei pugnali dritto al centro della seconda creatura, che svanì ululando.

"Fuori due! ahaha!" Disse Calmoniglio esaltato e prese a lanciare le sue uova con più forza. Sandy dava davvero il massimo, senza risparmiarsi, le sue fruste saettavano ovunque, intercettando gli orribili tentacoli che insidiavano i sui amici. 

Improvvisamente, un tentacolo non visto tentò di colpire Calmoniglio, che grazie ai suoi proverbiali riflessi riuscì a deviare il colpo perdendo però la presa sulla sua arma. 

“Dannazione! La luna aiuta, ma è troppo buio! Non lo vedo!” Pensò, iniziando a cercare il boomerang con foga. 

Udì nella sua testa il grido di Solstyce che chiamava il Vento, e il boomerang gli tornò in mano sospinto da una folata nell'esatto momento in cui un tentacolo lo stava per attaccare. 

Guardò la ragazza con gratitudine e quella annuì. 

Poi, proprio quando i Guardiani iniziavano ad avere qualche seria speranza di vittoria, successe una cosa che lasciò tutti a bocca aperta: i due mostri smisero di attaccare e iniziarono ad avvicinarsi. 

Si avvicinavano sempre di più, sempre di più… fino a diventare una cosa sola.

"Maledizione! si stanno unendo!" urlò Jack.

"Ascolta ghiacciolo" disse Solstyce. Lo afferrò saldamente per le spalle e piantò i suoi occhi di lupo in quelli del ragazzo. "Ho bisogno di te adesso, ok? Dentro di te c'è ancora il potere di mia sorella, il precedente Spirito dell'Inverno. Lasciati andare e cerca in fondo al tuo cuore! Una volta che avrai liberato quel potere, forse riusciremo a farcela, chiaro?" 

Quello annuì, un po' spaventato, ma negli occhi della ragazza leggeva che stava dicendo la verità. Doveva tentare.

"Pensiamo noi a bestiaccia! Tu pensa a concentrarti!" Disse Nord, che aveva capito il piano di Solstyce. 

La ragazza si concentrò un attimo, e i pugnali si ritrasformarono nel globo bianco. Fatto ciò, lo diede a Jack. “Questo ti aiuterà,” disse.

Lo spirito dell’Inverno potè giurare che quello che aveva ricevuto in mano fosse il suo cuore: pulsava di vita e di energia. 

"Ma tu come farai?”  Chiese preoccupato. 

"Alla vecchia maniera!" rispose quella, lasciandosi scappare un piccolissimo sorriso ammiccante e scrocchiando le nocche.

Lo spirito dell'Inverno annuì, poco convinto. Si mise seduto a gambe incrociate, globo luminescente in mano, e chiuse gli occhi. 

Un respiro profondo. 

Due. 

Dannazione non ci riesco!” I rumori concitati della battaglia lo distraevano, e la paura per la sorte dei suoi amici non lo lasciavano concentrare. 

Di colpo, l'oggetto che aveva in mano iniziò a farsi più caldo. A Jack sembrò di cadere per un tempo infinito, mentre i suoni si facevano sempre più lontani ed ovattati, e la vista si annebbiava.


Quando aprì gli occhi, fluttuava nel bel mezzo del nulla. Tutto ciò che riusciva a vedere, era la sconfinata distesa del cielo stellato. 

“Dove sono?”

“C'è qualcuno?”

Un alito di vento freddo lo accarezzò, facendolo sussultare. Era così dolce e familiare...

“Jack Frost!” 

Il ragazzo si voltò di scatto e si stupì di trovarsi di fronte una ragazza. La pelle nivea, gli occhi color del ghiaccio svegli e attenti, più brillanti delle stelle, i capelli come fili di argento liquido. La figura era evanescente e sembrava risplendere di una propria luce eterea. Indossava un vestito candido come la neve, stretto sotto il seno, che poi scendeva giù fino i piedi. 

Sul viso, il sorriso più dolce che aveva mai visto. 

“…Hinan?”

  


————


Nel prossimo capitolo:


Un tentacolo colpì Calmoniglio sul braccio leso, scaraventandolo lontano. Solstyce era impegnata con due tentacoli contemporaneamente, ma l'angoscia e la paura di Jack li fecero moltiplicare. Impegnato a cercare il suo bastone, non si accorse che un gigantesco ed appuntito si dirigeva verso di lui. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter Five: Alive ***


Rise of the Guardians:

Eclipsed

Chapter 5: Alive



“Caspita! Non pensavo che mi riconoscessi” Disse la ragazza sorridendo. 

Jack tirò un sospiro di sollievo. “Dove sono?” chiese.

“In una specie di limbo. Diciamo il tuo subconscio.”

Il ragazzo deglutì. “E... cosa ci faccio qui?!”

“Sei qui per impersonare il clichè del principe azzurro che salva la situazione.” 

Hinan esplose in una risata cristallina. “Dovresti vedere la tua faccia! Ahahahahah!”

Jack si trovò suo malgrado a sorridere. “Sto scherzando ovviamente.” Disse lei, tornando seria. 

Sono stata svegliata dal mio sonnellino da mia sorella, per dare una mano a te e a quelli che stanno combattendo, li fuori.”

Jack la guardò, incuriosito. 

“Voglio farti vedere una cosa.” disse Hinan, prendendolo per mano. Il ragazzo si meravigliò di quella stretta: nonostante la ragazza fosse eterea, era calda e forte. 

Il paesaggio sfumò, facendo sobbalzare Jack, e poi si ricompose, prendendo la forma di una prateria molto estesa. Al centro, sorgeva un piccolo villaggio di capanne a cono. I due camminarono all'interno, mentre tutte le persone che si affrettavano verso una capanna più grande delle altre che stava vicino ad un gigantesco Totem di animali sacri. 

Dalla tenda venivano delle grida atroci e Jack stava per intervenire, ma Hinan lo fermò. Poco dopo uscì un vecchio dalla pelle rugosa e i capelli bianchi, pieno di ciondoli, bracciali e collane di perline. 

Reggeva tra le braccia esili ma forti Due piccoli fagotti. Jack sbirchò curioso, e si stupì di trovare due minuscole bimbe, una dall'aspetto completamente opposto rispetto all'altra. 

Istintivamente sorrise. Una aveva la pelle nivea e i un piccolo ciuffo di capelli di un argento splendente; l'altra aveva una carnagione più scura e un nutrito ciuffo di capelli corvini. Improvvisamente, le due bambine si girarono contemporaneamente l'una verso l'altra, rivelando di avere entrambe due voglie a forma di mezzaluna sulle spalle. 

Jack si girò verso Hinan, che si abbassò di poco la spallina del vestito, rivelando una voglia a mezzaluna. 

“Siete voi?!”

“Si.” disse, con voce grave. “Nostro padre era un grande guerriero. Morì valorosamente in battaglia per proteggere il nostro villaggio prima della nostra nascita. Il giorno in cui siamo nate però, invece di essere un giorno di festa, fu di lutto. Nostra madre morì nel mettere Solstyce al mondo.”

La tristezza in quegli occhi celesti era disarmante. 

“Solstyce non se l'è mai perdonato. Si è sempre sentita profondamente responsabile della morte di nostra madre e di conseguenza di me.

Ci crebbe nostro nonno, lo sciamano del villaggio. I nostri nomi erano SethunyanWi, 'fiore d'estate' e SethunyaInyan,'fiore d'inverno'.

Crescendo, io mostrai una spiccata propensione per il mondo onirico, il contatto con la natura e le arti sciamaniche, al punto che mio nonno decise di istruirmi. 

Al contrario, mia sorella era un prodigio nelle arti del combattimento.

Era forte, veloce, e possedeva una volontà incrollabile, oltre che un grande coraggio.

Voleva diventare una guerriera e ci riuscì, portando a termine tutte le missioni più letali che solitamente anche gli uomini adulti hanno timore di affrontare… Ma avevamo le nostre difficoltà. Due orfane, per giunta donne... Non era una vita facile. Inoltre, a causa del mio aspetto, ero considerata dai più un demone. 

Eravamo legatissime. A volte sognavamo addirittura le stesse cose. Non riuscivamo a stare l'una senza l'altra. Ogni volta che Solstyce partiva per la guerra, sentivo come se una parte di me si staccasse dal mio corpo, e lo stesso era per lei. Solstyce mi proteggeva sempre. Tutti i bambini che mi prendevano in giro o tentavano di picchiarmi finivano in lacrime dalla mamma.” Raccontò ridacchiando. Jack osservava la ragazza muoversi sinuosa con un lungo pugnale ricurvo in mano. Probabilmente si stava allenando. I capelli corvini le danzavano intorno, incorniciandole il volto concentrato. Il ragazzo rimase incantato dagli occhi di Solstyce. Erano un concentrato di forza, temprata dalle mille difficoltà. Il cuore iniziò a battere furiosamente, lasciandolo senza fiato. 

E'... Bellissima…” sussurrò lo Spirito del Gelo, incantato e terrorizzato allo stesso tempo. 

Hinan lo fulminò con un'occhiata maliziosa, sghignazzando.

“Ehm si, ehm, lo stile è molto fluido, dev'essere davvero bravissima, bravissima.” Cercò di pararsi il ragazzo, con scarso successo. Paradossalmente, le guance gli si tinsero di un rosso intenso. 

Hinan rise piano, mentre il paesaggio sfumava ancora. 

“Poi… un giorno” continuò la ragazza, “mentre ero in trance, uno spirito mi rivelò che una serie di terribili catastrofi stavano per abbattersi su di noi. Poi vidi una festa, che di solito viene fatta durante i sacrifici. Ma sull'altare sacrificale, c'eravamo io e mia sorella.”

Jack sobbalzò. 

“Rivelai al villaggio ciò che avevo visto, omettendo però la parte del sacrificio. Gli abitanti in pricipio non mi credettero, ma poi, tutto ciò che avevo visto nella visione si avverò. Una grandissima siccità si abbattè sul villaggio e l'inverno fu così rigido che molti perirono per il solo freddo.”

Lo sfondo tornò buio e pieno di stelle. 

“Non voglio che tu veda ciò che accadde poi.” Disse Hinan, con gli occhi lucidi. 

Ti basterà sapere che la paura di qualcosa che non riuscivano a spiegare doveva ricadere su qualcuno. Dissero che il Grande Spirito si era adirato con loro, ed incolparono me dell’accaduto.

Nonostante mio nonno avesse tentato di fermare gli abitanti del villaggio, quelli in una notte di luna piena, iniziarono la cerimonia di sacrificio ed espiazione per ciò che stavano per fare. Non ebbero il coraggio però di alzare i pugnali contro di noi: ci portarono nella Foresta Sacra, dove il Totem fu eretto dai nostri antenati. Chiunque avesse danzato in quel luogo sacro, sarebbe tornato al Wakan Tanka, il Grande Spirito. Ricordo solo che li con me, fosse venuta anche Solstyce. 

Cercai di allontanarla, ma lei quella notte danzò con me...

Poi ricordo una grande luce, e che ero mano nella mano con mia sorella. Ci svegliammo ai piedi del Totem, ormai diventate spiriti. 

Con i secoli, venimmo a sapere che i precedenti spiriti dell'Estate e dell'Inverno erano scomparsi: la carestia e l’inverno così rigido erano stati causati da questo. Io e Solstyce… dovevamo prendere il loro posto, uccise dal nostro popolo per il suo stesso bene. Tuttavia qualcosa era andato storto: non siamo state uccise, abbiamo scelto di morire. A causa di questo… eravamo molto più forti dei normali spiriti. E per questo, l'Oscurità dovette porre rimedio” Disse.

“Così nacque Pitch, lo spirito della Paura. Capisci Jack? Capisci perchè Solstyce non si da pace? E' colpa nostra. Tutte le battaglie che innocenti hanno dovuto affrontare, i Secoli Bui. E’ stata tutta colpa nostra!”

Jack le mise una mano sulla spalla: tremava. 

“Mi dispiace per quello che avete passato, ma c'è una cosa di cui posso assicurarti: non è colpa vostra se Pitch è nato. La paura ha sempre fatto parte dell'anima degli esseri umani.” Le disse il ragazzo, e Hinan sorrise. 

Per questo ti ho chiamato qui, Jack. Per me non c'è più nulla da fare ormai. Ma Solstyce... Da quando sono tornata alla Madre Terra, lei si è chiusa in se stessa, annullandosi nel senso di colpa. Crede che sia tutto ciò sia causa sua! Ti prego Jack, devi farle capire quanto è bello aver avuto questa possibilità, e che non è necessario distruggersi... Ha già sofferto abbastanza”

La figura della ragazza stava diventando sempre più impalpabile. Si poteva quasi vedere perfettamente attraverso.

“Come dovrei fare?! Odia così tanto i Guardiani!”

Lei scosse la testa. 

“Tipico di Solstyce” sussurrò. “Quello non è odio Jack. O almeno non verso di voi. Ogni volta che incrocia i Guardiani, in lei si riapre una grossa ferita: il pensiero di aver fallito. Non è riuscita a proteggere i Guardiani, a proteggere me, e questo ha portato alla mia 'seconda morte', se così la vogliamo chiamare. Quello che prova non è rabbia verso di voi, ma verso se stessa.”

Jack rimase in silenzio a fissare le iridi sempre più evanescenti di Hinan. Non avrebbe mai immaginato che fossero questi i motivi per cui Solstyce era così ombrosa. 

Vide la ragazza portare una mano al petto di lui, ed estrarne una specie di globo luminoso. Il ragazzo sentì una specie di mancamento, come se la sua anima fosse risucchiata fuori dal corpo. 

“Questa Jack, è l'unica arma che può sconfiggere quelle bestiacce. Solstyce ti ha mostrato il ciondolo con lo Yin e lo Yang, giusto? 

Quello annuì, ancora un po' stordito. 

Ecco, questa sfera è la condensazione di tutto lo Yin, la luce, del tuo essere. Prendila in mano.”

Jack eseguì, e con suo grande stupore, si liquefece, si allungò e prese la forma del suo bastone ricurvo.

Era completamente bianco e nodoso proprio come il legno, ma era durissimo e sembrava fatto d'osso. Lo sentiva come una parte di se, un prolungamento del suo essere. Incitato dallo sguardo della ragazza, lo agitò con l'intenzione di creare un leggero refolo di vento ghiacciato. 

Si ritrovò sbalzato indietro di vari metri da una bufera devastante, finendo a gambe all'aria in mezzo alla neve. 

“M"ma sono stato io?”

Chiese alla ragazza, che se la rideva alla grande. 

“Ahahahah! si, sei stato tu! Fai attenzione, quel coso è parecchio potente.”

Il giovane si rialzò, togliendosi di dosso la neve. 

“Grazie Hinan. Per l’aiuto, e per avermi rivelato la vostra storia. Ora capisco molte cose. ” 

Quella sorrise, allegra. 

Fammi un favore Jack. Dì a mia sorella che io non sono morta, ma continuerò sempre a starle vicino, qui. Disse, toccandosi il cuore all'altezza del petto. 

Lo farò, promesso."

La ragazza annuì, soddisfatta, e scomparì in con un sorriso sul volto.


***


Quando si riprese da quella specie di stato di trance, la situazione era critica. 

Nord era a terra davanti a lui, probabilmente svenuto. Dentolina era accasciata su un albero li vicino e tentava ripetutamente di alzarsi senza riuscirci. Sandy era davanti a tutti, per tentare di proteggerli da un eventuale attacco, ma si reggeva a stento in piedi. 

Solstyce e Calmoniglio erano gli unici a combattere ancora, anche se erano messi piuttosto male. Aster quando poteva si reggeva un braccio, probabilmente rotto o con qualche legamento slogato. Solstyce era piena di tagli, abrasioni ed ematomi, e le mani erano completamente ricoperte di sangue, segno che aveva tentato di combattere la creatura a mani nude, ed ansimava pesantemente. 

Jack scattò in piedi, ma il bastone di legno bianco che aveva tenuto insano nella sua… visione? era scomparso. 

“Dov'è?! Dannazione dov'è finito!?” Pensò nel panico. 

Un tentacolo colpì Calmoniglio sul braccio leso, scaraventandolo lontano; Solstyce era impegnata con due tentacoli contemporaneamente, ma l'angoscia e la paura di Jack li fecero moltiplicare. Impegnato a cercare il suo bastone, non si accorse che un gigantesco ed appuntito si dirigeva verso di lui. Così, quando vide Solstyce crollare davanti a sè, non ne comprese subito il motivo. 

Solo quando la prese al volo e si accorse del liquido appiccicoso che le impregnava la spalla, sentì qualcosa dentro di lui bloccandogli la gola. 

"Solstyce! Solstyce! Ti prego rispondimi!” gridò scuotendola, ma la sua richiesta non ebbe risposta. 

Un sentimento sconosciuto montò nel suo animo. Strinse forte il corpo della ragazza. Era bellissima, anche adesso, con il viso contratto in un smorfia di dolore ed i lunghi capelli corvini attaccati alla faccia. 

La adagiò al suolo e si alzò in piedi, gli occhi animati da un potere mai sentito prima. Afferrò il globo luminoso che gli era apparso davanti senza farsi troppe domande e quello si trasformò in un bastone ricurvo e con un urlo di rabbia, scaraventò tutta la sua forza in un colpo solo.

Un manto di neve e ghiaccio ricoprì l'intera area, e poi ci fu solo il silenzio. La creatura era svanita.

Il giovane  si sentiva completamente svuotato, ma riuscì a conservare abbastanza lucidità per alzarsi e correre dai suoi amici. Corse da Nord, e riuscì a rianimarlo con il ghiaccio, mentre Dentolina si rialzava grazie all’effetto di un incantesimo curativo che aveva lanciato su se stessa.

“J-Jack! Stai bene?” Gli disse volando a scatti verso lo Spirito. 

“Io si, ma lei no!” disse indicando Solstyce, stranamente pallida. 

“Oh no!” disse la Guardiana, che pur nella stanchezza si fiondò dalla giovane, seguita da tutti gli altri Guardiani che nel frattempo si erano ripresi. 

Era palese che fosse era messa male. Gli occhi chiusi stretti in una smorfia di dolore, il labbro inferiore secco e spaccato. Dentolina le passò una mano sulla fronte.

“Ha la febbre.” Disse, concitata. 

“Jack, veloce, mettile una mano sulla fronte.”

Stava albeggiando ormai. La luce era aumentata, ma non abbastanza da far capire alla Guardiana quale fosse il problema. 

"La spalla.” disse Jack con la gola secca. “Dovrebbe essere ferita alla spalla.”

Dentolina abbassò la mano fino a toccarle la spalla e impallidì. Sentì una sensazione di nausea attanagliarle lo stomaco. 

“Ha un buco nella spalla!” disse la Guardiana con un grido spezzato, paralizzata. Si guardava la mano insanguinata come in trance. 

Poi uno stridìo li fece sobbalzare: si misero tutti in posizione d'attacco intorno a Solstyce, per difenderla. Ma invece di una creatura nera, una bellissima aquila reale circondata di un’eterea luce azzurrina volò in direzione dei Guardiani. Li osservò attentamente uno ad uno, con dei penetranti occhi gialli, mantenendosi ferma in aria sbattendo regolarmente le possenti ali. Questi, compreso il messaggio, si spostarono, e l'animale svolazzò sopra Solstyce; dopo qualche giro, con una velocissima picchiata si trasformò in luce, che venne assorbita dal corpo della ragazza. Dalla sua bocca uscì un sonoro sospiro di sollievo, ma non si svegliò Dentolina corse di nuovo al suo capezzale, tremando ma controllando la ferita con mani esperte. Ah, le ore che aveva passato a rattoppare i suoi compagni!

“Non si è rimarginata ma... E' fuori pericolo.” Decretò infine.

“Meno male! Coraggio, torniamo a Polo Nord, li siamo al sicuro.” disse Nord, trascinando tutti con sé.


***



“E' ancora addormentata, ma pare che stia bene” Disse Dentolina, uscendo dalla stanza dove Solstyce riposava.

Sandy sorrise, tutto contento. 

“Ora però dicci Jack” Si intromise Calmoniglio, che ancora si teneva il braccio ferito. “Come hai fatto a fare quella… cosa?”

Il ragazzo si fece serio, conoscendo l’effetto che ciò che stava per dire avrebbe avuto sui suoi compagni: “Ho visto Hinan”, disse con tono grave. 

“Cosa? Hinan?!” Disse Nord, spalancando gli occhi;

“Già.” Rispose lo Spirito del Gelo. “Mi ha raccontato di lei e Solstyce e sulla loro vita passata... Beh, prima di diventare Spiriti. Ma soprattutto, mi ha dato un'arma per sconfiggere quei mostri orrendi”. I suoi compagni lo guardarono stralunati, chiedendosi dove fosse quest’arma miracolosa. 

“Solo che… non so come farla tornare…” iniziò Jack, mettendo su un’espressione di scusa. “Ho sentito qualcosa, una sorta di energia nel petto, ed era lì, nelle mie mani, ma poi è sparita e non ho idea di come farla tornare. Forse è apparsa per volontà di Hinan, ma…”

“Non è così facile.” disse una voce arrochita. 

Tutti i Guardiani si girarono di scatto: Solstyce era lì davanti a loro, appoggiata allo stipite della porta della sua stanza per non cadere. 

“Per attivare quel tipo di potere a comando ci vuole un sacco di allenamento” commentò. 

“Solstyce! cosa fai in piedi?! Dovresti essere a riposare!” Disse Dentolina, preoccupata. 

“Non preoccuparti Dentolina, sto bene ora.” rispose lo spirito dell’Estate, che però esibiva una fitta fasciatura alla spalla e al braccio. 

“Ragazza! Tu parli di nuovo! Fatti abbracciare da Nord!- Disse quello, stritolandola in un affettuosissimo abbraccio spacca-ossa. 

“Piano piano! E’ ancora convalescente!- disse Dentolina, senza riuscire a nascondere un sorriso. Staccatasi dall'abbraccio di Nord, la ragazza corse da Sandy.

“Sei stato grande, amico” disse, battendogli il pugno. Quello gonfiò il petto, soddisfatto. 

“Calmoniglio, fammi vedere il braccio” disse la ragazza.

“Naah macchè. è solo un graffiett- AHIA!” 

“Chiamalo graffietto!” disse Solstyce contrariata mentre osservava l'arto con occhio critico ed esperto. 

-Hai i legamenti della spalla lussati e probabilmente anche un ematoma muscolare” Calmoniglio sbiancò. Solstyce e il coniglio si Pasqua guardarono Dentolina, che scosse la testa: con i suoi incantesimi poteva guarire l’ematoma, ma non di più. 

“Rimettimela a posto.” Disse infine Calmoniglio con espressione decisa. 

"Sicuro?" Chiese lei; Aster annuì. 

La ragazza si mise accanto a lui, piazzò le mani sulla spalla del Guardiano e tirò. Quello fece una smorfia di dolore, ma i tatuaggi della ragazza si illuminarono, fino a raggiungere le mani.

"Ehi, va molto meglio!" Disse Calmoniglio, muovendo il braccio più volte avanti e indietro. Solstyce sorrise, appoggiandosi al tavolo: l’incantesimo che aveva lanciato per non far sentire troppo dolore al compagno era semplice, ma la spossò non poco. Dentolina la sostenne subito. 

"Devo insegnarti un paio di incantesimi di guarigione che mi ha insegnato uno stregone del Sudafrica.” Disse alla Guardiana. “Potrebbero essere utili in caso non ci fossi o non potessi usarli io. Ora scusate, sono stanca. Torno a riposare.” concluse, girando i tacchi e rientrando nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. 

Jack avrebbe voluto parlarle, ma pensò che forse non era il momento. La cosa lo tormentò per le ore successive, che passò sdraiato sul letto a rigirarsi l’acchiappasogni della ragazza nelle mano. Quando non ce la fece più, si alzò di scatto deciso ad approfittare del fatto che gli altri Guardiani fossero ancora tutti a riposarsi, o almeno così sperava. 

Si aggirò per i corridoi del castello, fluttuando ad una velocità maggiore del solito. Quando arrivò davanti alla porta di Solstyce, si assicurò che non ci fosse nessuno prima di bussare. 

“Avanti” fu la risposta, e lo Spirito entrò lentamente. 

“Jack Frost” lo salutò Solstyce, seduta a gambe incrociate: stava meditando.

“Scusa, ti ho interrotto” disse Jack, che fece per andarsene, ma lei fece un gesto con la mano facendogli capire che poteva rimanere. 

“Stai bene?” chiese il ragazzo. 

“Si, sto bene” disse lei, abbastanza lapidaria, sciogliendo le gambe ed alzandosi senza produrre alcun rumore 

“Volevo restituirti questo” disse Jack di corsa, porgendole l'acchiappasogni. Le loro mani si sfiorarono appena quando lei allungò la propria per prendere l’oggetto, producendo una scintilla di elettricità che risalì velocissima per il braccio del ragazzo. Se lei l’avesse percepita, non lo fece notare, girandosi per sistemare l’acchiappasogni sulla testiera del letto. 

“Posso chiederti…” cominciò il ragazzo e lei piantò i suoi occhi nei suoi, sfidandolo a continuare. 

“… come mai… parli di nuovo?"

La ragazza sospirò. 

"Ho visto mia madre." disse con una voce flebile. Lui la interrogò con lo sguardo, senza capire. 

“L’aquila. Era lo spirito di mia madre. Ha rinunciato all’unione con il Grande Spirito per unire la sua anima alla mia, donandomi il suo potere.” Spiegò. Un’ombra di senso di colpa le spense gli occhi. 

Jack sentì una fitta di dolore al petto: lui sua madre se la ricordava appena, ma capì perché la ragazza si sentisse responsabile. Solstice distolse lo sguardo dagli occhi penetranti del ragazzo come se guardarlo le facesse male, prendendo a fissare un punto indefinito. 

“Mentre ero svenuta… l’ho vista in carne ed ossa. Non ha detto una parola. E’ venuta verso di me, mi ha abbracciato. Ho sentito il suo calore, come se fosse stata davvero li con me.” continuò, per poi sospirare. 

“Per mille anni non ho avuto altra compagnia che il Sandman e il Vento. Non sarà facile, per me, imparare di nuovo ad avere compagnia. E no, non diventerò una Guardiana” Aggiunse, alzando un dito prima che Jack potesse dare voce al suo entusiasmo. Il ragazzo sorrise: era comunque un passo avanti. Lo spirito del Gelo prese a svolazzare qua e la, a disagio. “Quando ero in quella specie di trance” disse infine, “Ho incontrato Hinan”. Solstyce fece un sorrisetto. 

"Quindi è stata lei a darti una mano" Rispose la ragazza, accennando un sorriso.

"Già" le ridacchiò dietro Jack, tornando però subito serio. "Mi ha lasciato un messaggio per te." La ragazza lo guardò stralunata. 

Lo Spirito le si avvicinò, trovando chissà dove il coraggio di guardarla negli occhi. Un piccolo angolo del suo cervello si stupì di nuovo di quanto fosse piccola: lui non era certo un gigante come Nord, ma la ragazza dovette comunque alzare la testa per rispondere allo sguardo.

Erano così vicini che il calore emanato dal corpo di lei lo fece quasi avvampare, mentre lei tremò leggermente dal freddo. 

"Mi ha detto di dirti… che lei non se n'è andata, ma continua a vivere e starti accanto. Qui. " disse, portandole la mano all'altezza del cuore. 

La giovane rimase pietrificata. 

Una sola, piccola lacrima solitaria le scivolò dagli occhi.

Prendendo coraggio, lo spirito del Gelo seguì l’istinto e l’abbracciò. 

La ragazza, inaspettatamente, rispose all'abbraccio tutto d'un colpo, aggrappandosi alla felpa del ragazzo come se stesse per cadere, ma non pianse. 

Rimasero così, senza dire niente. Quando Jack sentì il respiro di Solstyce farsi regolare, si staccarono e la ragazza lo guardò come se lo vedesse davvero per la prima volta. 

Il cuore rimbalzava così forte nel petto dello spirito del Gelo da sentire il sangue nelle orecchie. “Dovresti riposare ancora” disse Jack dopo qualche secondo di silenzio e lei annuì, girandosi verso il letto.

Lo spirito uscì, senza dire una parola, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. 

Ci appoggiò la fronte, confuso più che mai, inconsapevole che lo spirito dell'Estate stesse facendo la stessa cosa dall'altra parte del legno freddo.  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter Sixth: Light, motors, Action! ***


Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Sixth: Light, motors, Action!





Quella stessa notte, Jack fluttuava nuovamente senza peso; tutto intorno a lui c’era solo uno scuro cielo stellato. 

“Immagino tu ti stia chiedendo perchè sei di nuovo qui, Jack!” disse una voce allegra e squillante che il ragazzo riconobbe all'istante.

“Hinan!” disse, guardandosi intorno ma senza vedere nessuno. 

La ragazza gli apparve davanti agli occhi in uno schiocco di dita e sorrise raggiante. 

“Stavolta sono io a chiamarti qui Jack; Ho una cosa molto importante da chiederti.”

Il ragazzo la guardò con aria interrogativa.

“Quell’aquila… lo spirito di mia madre… Gli spiriti, Jack! Gli spiriti sono la chiave.” disse la giovane, ma Jack non capì. Lei sbuffò piano;

“Le forze del Male si stanno rafforzando sempre di più, e abbiamo bisogno che tutti voi e Sol diventiate più forti. Ma nelle condizioni attuali, pur con tutto lo sforzo, no sareste in grado di confrontarvi con la minaccia che vi attende. Quindi… Noi spiriti della sua famiglia abbiamo deciso di donare la nostra forza a Solstyce. Quell’aquila era lo spirito di nostra madre.” Jack era piuttosto confuso. Probabilmente non aveva l'espressione più intelligente del mondo!

“Oh, ho troppo poco tempo, devo sbrigarmi” si lamentò Hinan, che stava diventando sempre più trasparente. 

“Gli spiriti non possono trovare la strada da soli Jack! Hanno bisogno di… qualcosa… che li guidi” continuò; sembrava affaticata. “nel nostro caso, sono le azioni… le azioni di Solstyce sono la nostra guida. Una di coraggio, una d'amore, una difficile e una di sacrificio… Non le dovrai parlare di questo Jack, Solstyce deve fare tutto spontaneamente… Devi aiutarla a ritrovare se stessa, recuperando gli spiriti… Ma non lo deve sapere… non lo deve sapere… l’acchiappasogni…”

Tutto sfumò. 


Giorni e giorni dopo l’ultimo scontro e quell’assurdo sogno -perchè di questo pensava si fosse trattato-, Jack si sentiva come un’anima -o meglio uno spirito- in pena. Se ne stava lì, fermo davanti alla porta chiusa della stanza di Solstyce da almeno cinque minuti, indeciso se bussare o meno. 

"Forse sta ancora dormendo, è meglio che torni tra un po’…”Pensava, tirando i tacchi, ma tornando sempre sui suoi passi. 

“Sono sveglia…” Disse un'assonnata voce femminile dall’interno quando per l’ennesima volta si fermò davanti alla porta. 

Jack arrossì, per poi deglutire e farsi coraggio. Entrò lentamente, cercando di farsi strada nel buio della stanza, ancora con le tapparelle abbassate. 

Solstyce era seduta a gambe incrociate, ancora per metà sotto le coperte, mentre si strofinava gli occhi con l'espressione di chi si è appena svegliato da un sonno pesante. Jack non aveva potuto fare a meno, i quei giorni, di notare come lui fosse l’unico dei Guardiani a cui lo sfuggente spirito dell’Estate concedeva della confidenza e nonostante gli dispiacesse per i suoi compagni, ne era felice. 


“Certo che fanno davvero un casino pazzesco!” borbottò il ragazzo per spezzare il silenzio. In effetti, dalle stanze adiacenti veniva un gran fracasso: Nord era occupato a produrre i regali, e Dentolina, Sandy e Calmoniglio si erano offerti di aiutarlo. Vi lascio immaginare. 

“Come stai oggi?” chiese il ragazzo. 

“Bene” rispose Solstyce con voce sincera. In effetti, era da tanto che non si sentiva così bene, ma era lontano il periodo in cui era stata al pieno delle forze.

“Andiamo a fare colazione? Sto morendo di fame!” Disse la ragazza alzandosi dal letto di scatto e sorprendendo Jack. Il ragazzo annuì e si avviarono verso la sala da pranzo.

Mangiarono insieme, chiacchierando del più e del meno. Solstyce però era cupa: nonostante i duri allenamenti a cui si stava sottoponendo con Sandy, si sentiva ancora troppo debole nei confronti del pericolo che minacciava il mondo e i Guardiani. 

Lui la capiva: si era sentito allo stesso modo, anni prima, quando Pitch aveva attaccato ma lui non era riuscito a fare gran che, dato che nessun bambino credeva in lui… Eccolo li, il colpo di genio:

“Senti, ti va di accompagnarmi in un posto?” Chiese di getto allo spirito dell’Estate. 

Senza nemmeno aspettare una risposta ed ignorando la sua espressione interrogativa, le afferrò saldamente una mano, spalancò la grande finestra della sala da pranzo con un soffio di vento e si precipitò fuori. 


Volavano da un'oretta ormai. 

-Senti, mi vuoi dire dove diamine stiamo andando?- disse Solstyce, piuttosto scocciata: volare la stancava ancora molto e sembrava che no arrivassero mai. 

Jack si girò per risponderle: “Tranquilla, siamo quasi arrivati. Stiamo andando a trovare un mio caro amico, in una cittadina chiamata Burgess. Eccola li!”

Scesero velocemente di quota, atterrando con i piedi nudi sull'erba fresca vicino ad un laghetto. 

“E’ qui che sono diventato spirito.” Sussurrò piano Jack e Solstyce lo guardò intensamente prima di volgere lo sguardo al luogo dove si trovavano.

Era meraviglioso: il piccolo specchio d'acqua si muoveva placido, e le fronde dei salici frusciavano al vento, creando una bellissima melodia. Il sole filtrava attraverso le foglie degli altissimi alberi, creando un'atmosfera soffusa ma allo stesso tempo piena di luce. 

Solstyce era a bocca aperta, estasiata.

La ragazza iniziò a ridere, come se quel vento leggero trasportasse felicità pura. Jack, con un sorriso sbilenco sul viso (ed un alone di rossore sulle guance) si mise un po' in disparte, in attesa, appoggiandosi su un ramo particolarmente ombroso di un salice: aveva mandato un messaggio a Jaimie e sapeva che tra poco sarebbe arrivato.  

Solstyce, invece, ballava. Ballava come se il tempo e gli anni passati non fossero mai esistiti. 

Ballava il sole, l'acqua del lago, ballava del vento che accarezzava i salici. Ballava della vita, mentre ovunque i suoi piedi toccavano terra, cespugli di fragole, bacche e fiori crescevano rigogliosi. 

“Jack!” Gridò una voce squillante, distogliendo il ragazzo dai suoi pensieri e Solstyce dalla sua danza. 

"Ehi Jaimie! Da quanto tempo!? Caspita come sei cresciuto!” Lo salutò lo spirito. 

“La bufera dell'anno scorso, Jack!” rispose quello contento, salutando il suo amico battendogli il cinque.

“Perchè sei qui Jack? E’ piena estate! Cavolo se fa caldo qui” Gli chiese il ragazzino, incuriosito e forse un po’ spaventato mentre si sventolava con una mano. Lo spirito sorrise:

“Voglio farti conoscere una mia amica” rispose. A Jaimie brillarono gli occhi;

“Una nuova Guardiana?” Chiese emozionato. 

“Più o meno” rispose Jack, e sghignazzò, lanciando uno sguardo a Solstyce che glielo restituì con tanto d’occhi.

“Dov’è? Non la vedo…” disse il bambino, guardandosi intorno. 

“Devi crederci, Jaimie. Si chiama Solstyce. E’ lo spirito dell’Estate ed è proprio qui, davanti ai tuoi occhi.” 

Il bambino, fiducioso, strinse gli occhi come per concentrarsi.

Dopo qualche secondo, la vide, apparsa dove prima per lui c’era solo aria e con un’espressione decisamente sconvolta. 

“Oh, eccoti! Ciao, io sono Jaimie!” Disse entusiasta il bambino, correndo da lei e porgendole la mano affinché la stringesse. 

“Ja-Jack?” Balbettò la ragazza, che sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto. Lo spirito del Gelo sorrise.

Convinta di stare sognando, la ragazza stese lentamente un braccio ma non gli strinse la mano. Andò avanti, fino a sfiorare la spalla del ragazzino, trattenendo il respiro. 

I polpastrelli dello Spirito si fermarono a percepire il ruvido della stoffa della maglietta del bambino, senza oltrepassarlo. 

Nessuna scarica elettrica, nessuna sensazione di freddo acuto. Solo la spalla un po' ossuta di un bambino di dieci anni. 

La mano della ragazza iniziò a tremare e Solstyce piantò i suoi occhi profondi in quelli dell'Ultima Luce. 

“Tu... tu mi vedi?”

Jaimie annuì, senza parole, catturato dagli occhi magnetici dello spirito. 

“Tu mi vedi. Tu mi vedi.” Un sorriso meraviglioso nacque sulle sue labbra. 

“Lui mi vede!” disse, scoppiando a ridere rivolta a Jack 

“LUI MI VEDE!!” 

Tutta la natura sembrava risplendere a quella felicità: le foglie sembravano più verdi, l'acqua più limpida, le bacche più dolci e mature. 

La sua risata li coinvolse, al punto che si ritrovarono tutti e tre a tenersi la pancia dalle risate. 

Poco dopo si calmarono, decidendo di sedersi sotto l'unico pesco nei pressi del lago. Solstyce fece maturare parecchi frutti e li offrì ai due.

“Piacere, io sono Jamie Bennet!” disse il ragazzino, tendendo nuovamente la mano a Solstyce, che stavolta la afferrò sorridente. 

“Lui è L'Ultima Luce.” disse Jack. “Se non fosse stato per lui, non so cosa sarebbe successo, nella nostra ultima battaglia”

Jaimie arrossì, lusingato. 

“No, non è vero! Avresti dovuto vedere Jack, come ha combattuto! Voleva a destra, WOOOM! E poi a sinistra e VROOOM! Ghiaccio ovunque!”

“Davvero?” Disse la ragazza alzando sarcasticamente un sopracciglio. “Caspita, a vederlo così non sembra proprio!” lo canzonò Solstyce. 

“Ehi!” disse lui, fintamente offeso, smascherato dal sorriso sulle labbra. Solstyce, da quando la conosceva aveva sorriso davvero per la prima volte. 

Allora Jaimie notò una scintilla, nello sguardo che si scambiarono i due spiriti, che solo tra un bel po' di anni avrebbe compreso affondo. 


Improvvisamente, una ragazzina dei capelli castani che stava scappando urlando da qualcosa di terrificante, interruppe il discorso dei tre. La ragazza a dir poco crollò a terra ma Jack riuscì a prenderla al volo.

“JAMIE, JACK! Oddio. in città... Dei mostri orrendi! Stanno…”

Poverina, non riusciva a completare una frase tanto era sconvolta e senza fiato. 

Quando riuscì a sollevarsi un po', incrociò lo sguardo preoccupato di Jack, senza vedere Solstyce. Aveva gli occhi così grandi di spavento, che lo Spirito dell'Estate sentì il bisogno di abbracciarla e nonostante le fosse solo passata attraverso, la bambina si sentì subito meglio. 

“Ma cosa…” sussurrò, stupita della sua stessa calma. 

“C’è un altro spirito” spiegò Jaimie, che aveva assistito alla scena. “E’ lo spirito dell’Estate!”

Ed eccola, davanti ai suoi occhi di bambina, apparsa dal nulla. 

“Oh. Ciao!” Disse la bambina. improvvisamente, il panico la attanagliò di nuovo: quei mostri terribili erano ancora in città!

“Ascoltami…" disse Solstyce con voce dolce, lanciando un'occhiata preoccupata a Jack e inginocchiandosi davanti alla piccola.  

“Calmati, ti prego… Dove sono questi mostri?”

La bambina indicò una direzione con la mano.

Solstyce le sorrise e le accarezzò dolcemente la guancia. La bambina sentì di nuovo un bel calore rassicurante, come se a quel tocco tutte le sue paure e preoccupazioni fossero state risucchiate via. Lo Spirito le prese la mano e la unì con quella di Jaimie, a cui fece l'occhiolino.

“Proteggila tu, ok grande eroe?” gli disse ridacchiando. 

Quello annuì, accennando ad un goffo saluto militare.

I due bambini guardarono da lontano gli spiriti volare via. 


“Di qua Jack!”

“Come fai a saperlo?!” le chiese il Guardiano.

“L'ho visto nella sua mente” disse lei sbrigativa. 

Eccoli li, alla fine. 

“Sono troppi” Pensò subito Jack, preoccupato nel vedere l'ansia crescere anche negli occhi di Solstyce. 

Ed erano veramente troppi: quindici, venti...  La piccola piazzetta della città era un intero brulicare di quelle creature orrende.

I due si precipitarono in mezzo alla mischia, ed appena toccarono terra, si resero conto di un dettaglio rilevante: le figure nere, prima solo un ammazzo di sentimenti negativi, ora avevano una forma, sinuosa ed umanoide. 

Le gambe, se così possiamo chiamarle, erano ricurve ed apparentemente molli, dando un movimento strano a quelle creature. Le braccia, lunghi tentacoli. Ma la cosa più spaventosa, era la testa. 

Un ovale perfetto, ma senza volto. Vuoto. 

Jack fu riscosso dal bagliore del globo luminoso richiamato dalla ragazza, che lo mutò in un lungo bastone. 

Prima che potessero fare qualsiasi cosa però, furono bloccati da una risata. Cupa, amara e profonda... Ultraterrena. 

I due sentirono la pelle accapponarsi, ed un brivido scendere lungo la schiena.

“Benvenuti, spiritelli. Volete unirvi alla mia sabba?” Ne seguì una risata gutturale. 

“PITCH!” Urlò Jack. “Vieni fuori, maledetto!”

“Ne sei sicuro? D'accordo... BUH!”

Solstyce vide solo qualcosa di nero e sabbioso scaraventare Jack lontano, poi si ritrovò le braccia bloccate dietro la schiena. 

Lottò per liberarsi, ma la presa era davvero ferrea, e finì solo per ferirsi i polsi. 

“Buona, buona, lupacchiotta” disse Pitch, con voce suadente. 

A Solstyce mancava il respiro. Annaspava, sentiva come un forte peso sul petto. La luce del sole sembrava oscurata, e lei sentiva le forze scivolarle via dal corpo, risucchiata solo al contatto con quella sabbia nera. 

“Non ho intenzione di combattere, per ora.” Persino la voce dello spirito sembrava nera, poco più che un rantolo.

“Pensi di farmi sprofondare nell'Oscurità, Pitchsteiner?” rispose Solstyce, sprezzante. “Sappi che ci sono dentro più di te!”

Quell'affermazione fece sussultare l'Uomo Nero, togliendogli per un attimo quel sorriso maligno dalla faccia. 

“Non è lo stesso Pitch dei Secoli Bui... Hanwi deve averci messo il suo zampino.” Pensò la ragazza, nel panico. 

In effetti, anche esteticamente sembrava diverso. I lineamenti erano più affilati, la pelle grigiastra e spenta. La sua sabbia, che prima riluceva maligna, ora era così nera che pareva assorbire anche la luce, annientandola. 

Ma la cosa che colpiva di più erano gli occhi: quelli che un tempo erano dorati e cangianti, ora erano di un nero così denso che non si distingueva dalla pupilla. Due pozzi senza fondo, che ti risucchiavano in una spirale di terrore ed angoscia, senza possibilità di uscirne. Il Buio, totale e devastante.

Lo Spirito si divertiva a girare lentamente intorno alla figura di Solstyce, che stava venendo inglobata da un grumo di Oscurità pura. 

“Tu dici?… Io non credo proprio.” disse, mascherando il disagio che gli aveva recato l’affermazione della ragazza. “Tu non hai idea, di ciò che sta progettando Lui per voi... Ha! E la cosa più divertente è tutto si compierà per mano tua. Ironico, vero? Lo Spirito richiamato dal suo esilio per ristabilire l’equilibrio sarà la causa della sua distruzione. Che cosa carina!” disse scoprendo i denti da squalo in un malvagio sorriso.

Solstyce alzò la testa e piantò i suoi occhi in quelli di Pitch, sebbene la spaventassero a morte, esibendo lo sguardo più rabbioso di cui era capace. 

Quello le si avvicinò. 

“Oh, questi occhi,  mia cara... di un verde così maestoso…" Pitch le accarezzò il viso con le lunghe dita affusolate. Un brivido di repulsione scosse Solstyce. Pitch fece una smorfia. 

“La negazione totale della Luce sarebbe impossibile, e anche Lui lo sa. Ma non temere, figlia del Sole. Ucciderò lentamente tutti i tuoi insulsi amici e tra atroci sofferenze” Le sussurrò all'orecchio. “…E con Jack Frost, ah! Oh, con lui mi sfogherò davvero, si; Lo sai, abbiamo avuto un rapporto decisamente complicato in passato. Ma tu... No, tu resterai in vita. Costretta a rivivere la loro morte ancora e ancora, nel Buio più assoluto... 

Fidati, dolcezza. Sarà orribile!”

Solstyce era paralizzata. Osservava Pitch con gli occhi sbarrati, atterrita. 

“La tua disperazione sarà tale che farà da carburante al mio signore per secoli! Getterà l'intero mondo nell’Oscurità!" Lo spirito spalancò le braccia, esibendosi in una risata terribile.

“Non è meraviglioso?” Disse, prendendole di colpo il mento con la mano. Di colpo delle immagini orrende si riversarono nella mente di Solstyce.  

Lo Spirito dell'Estate non aveva nemmeno più le forze di urlare. Ormai aveva la vista appannata e creature fatte di oscurità vorticavano ovunque, confondendola.

“A presto lupacchiotta…" 

Poi il buio la avvolse.


“Jack! Jack svegliati!!” Gridò una voce che gli parve conosciuta. 

Jack Frost tentò di muoversi, ma il corpo non gli rispondeva. Con grande sforzo aprì gli occhi, ma non riuscì a riconoscere chi lo chiamava: aveva la vista troppo appannata.

“Jack, Solstyce sta male! Ti prego, svegliati!!!” 

Infine, riconobbe Jaimie Bennet e la sua amica entrambi con le guance rosse e gli occhi gonfi dal pianto. 

Si guardò intorno, ancora confuso. 

Le creature ondeggianti erano sparite nel nulla, come Pitch, e il sole era tornato a scaldare l'ambiente reso innaturalmente freddo dal passaggio dell'Oscurità. 

La testa gli pulsava dolorosamente. Si portò una mano alla fronte e gli venne un capogiro, quando ritirandola la trovò macchiata di sangue. 

Si alzò lentamente cercando di non pensare al dolore. 

“Jack, per favore! Solstyce sta male, non si muove!” Disse nuovamente la bambina e Jack sentì lo stomaco contrarsi dal panico. Si alzò di scatto, combattendo un capogiro.  

La vide, inginocchiata a terra, al centro della piazza, le braccia completamente abbandonate e la testa riversa all'indietro. 

“SOLSTYCE!” Gridò nel panico e corse da lei quanto più velocemente gli era possibile, inciampando spesso sui suoi stessi passi e crollandole al fianco. 

I suoi occhi... 

Erano spalancati, vuoti e spenti. Tutta la luce e il coraggio che li animava era stato risucchiato via.

“No…”

il volto di Jack era una maschera di angoscia. Prese una delle sfere incantate di Nord e la ruppe, facendo partire un raggio di aurora, sperando che i suoi amici facessero il prima possibile. 

“Sono un idiota, un vero idiota!” Pensò nel terrore; “Se non mi fossi fatto prendere dalla foga…

Allungò la mano per toccarle una la spalla con l’intento di scuoterla, ma appena la sfiorò, gli si oscurò la vista e delle immagini terribili di morte ed oscurità gli riempirono gli occhi. 

“AARGH!” Scattò all'indietro, con il respiro accelerato e totalmente sconvolto.

“Dannazione Sol, cosa ti ha fatto quel maledetto” disse disperato. 

“E’ successo anche a noi…” gli sussurrò Jaimie, che nel frattempo gli era corso dietro. La bambina annuì mesta: “Appena l’abbiamo sfiorata, abbiamo visto…” tentò di dire, ma la voce le morì in gola.

Jack ringhiò, furente: “Ti prego Sol, svegliati! Combatti! E' solo un'illusione, capito? COMBATTI!”



Lo spirito dell’Estate riconobbe immediatamente quel posto. 

Una gigantesca vallata di terra arida, spaccata e arsa da colpi violenti. 

In quelli che non riuscì a distinguere se fossero attimi o secoli, rivisse tutte le battaglie dei Secoli Bui. Udì tutte le grida disperate delle vittime, dirette e indirette, di quella guerra orribile.

Rivisse quella situazione disperata.

Riconobbe il dolore al ventre, il sangue che colava dal taglio profondo che le correva da un fianco all’altro, le mani fresche della sua Hinà che le stringevano la mano, i Guardiani feriti e stanchi. 

Rivide i capelli lunghi e argentei della sorella che ondeggiavano mentre si alzava. Rivide in un attimo tutti i volti delle persone che avevano sofferto, rivisse tutto il loro dolore come se fosse stato suo. 

Rivide sua sorella allargare le braccia, i tatuaggi di lei illuminarsi e poi… sparita, scomparsa in una colonna di luce così alta da arrivare al cielo, liberando la Luna dall'Oscurità che la aveva avvolta, quel 21 Dicembre in cui avvenne L'Eclissi.

Sentì di nuovo quel vuoto improvviso al cuore, seguito dal dolore più lancinante che avesse mai provato. 

Spesso le persone si chiedono che rumore faccia un cuore spezzato; beh, Solstyce non sentì nulla. Assolutamente niente che non fosse dolore. Vuoto totale. 

Basta…"

Era stanca, Solstyce. Voleva abbandonarsi e basta. Sentì il peso di tutti quegli anni piombarle addosso come un macigno.

Improvvisamente, l’ambiente mutò. Era davanti al Totem Sacro, a casa. L’erba le punse le ginocchia.

“Combatti!" Disse una voce profonda. Lo spirito volse più volte la testa, ma non vide nessuno. 

Un ruggito la fece sobbalzare. 

"COMBATTI!!"

Un altro ruggito. D’istinto, guardò il Totem: gli occhi stilizzati dell’orso brillavano di luce propria. 

Per la prima volta da quella che credeva fosse un’eternità, smise di sentire dolore e paura. 

“Ti arrendi già?”

Disse la voce bassa e cavernosa, facendole vibrare tutto il corpo. 

“Ti arrendi già?”

Ripetè la voce, più rabbiosa. 

Il terzo ruggito fu ancora più forte.

Un pensiero balenò nella mente di Solstyce.

“Padre…?”

Una nebbiolina verdastra prese ad uscire dagli occhi illuminati dell’orso-Totem. 

Lentamente, si riunì alla sinistra di Solstyce prendendo la forma evanescente di un grande orso Grizzly. 

L’animale tese un arto verso la ragazza, sfiorandole il petto all'altezza del cuore con il grande e letale artiglio ricurvo.

“Combatti figlia mia. Sii forte e combatti. Sii degna del tuo sangue.”

Una scarica elettrica invase Solstyce da capo a piedi, infondendole nuova forza. 

"COMBATTI SOL! TI PREGO SVEGLIATI. "

 

Solstyce si tirò su di scatto urlando, la katana bianca già materializzata e ad un soffio dal collo di Jack. 

“SOL!” disse lui, le mani in alto come in segno di resa e respirando velocemente. 

“Jack! Eri tu? Eri… tu a chiamarmi?” Disse la ragazza, ansimando pesantemente. Il ragazzo annuì “Anche loro” disse, indicando con un sorriso i due bambini. 

Lei espirò tutta l’aria che aveva nei polmoni e inspirò nuovamente, calmandosi. Mutò l’arma che aveva evocato nel globo di energia e lo assorbì nel petto. 

“Grazie.” Disse, alzandosi con qualche difficoltà;  “Mi avete salvato la vita” concluse scompigliando i capelli ai due piccoli che sorrisero, di nuovo tranquilli. 

Aiutarono Jack ad alzarsi, dato che era finito a gambe all’aria per evitare la lama della ragazza e non riusciva ad alzarsi sulle gambe senza oscillare pericolosamente.

Dopo qualche minuto, con un rumore assordante, Nord e gli altri Guardiani comparvero da un portale proprio davanti a loro ruzzolando per il troppo slancio. 

“Sostakovich, state tutti bene?!”

“Tutto a posto?”

“Avete combattuto?”

“Siete feriti?!”

“CALMATEVI!” esplose Jack. “Siamo bene, più o meno…”

“Abbiamo visto Pitch” disse Solstyce lapidaria, scuotendo la testa.

“Siamo nei guai fino al collo. E’ ora che impariate anche voi come usare questo”. Disse, materializzando il globo bianco nella sua mano. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter Seventh: Versus (Parte 1) ***


Rise of The Guardians: Eclipsed

-Chapter Seventh: "Versus" (Parte 1)



-Versus

Pre. ingl.; in it. prep,. usualmente pr. adatt.

"In contrapposizione a, contro, abb. 'Vs.' mette a confronto i due contendenti di uno scontro"



 


Appurato che i bambini fossero al sicuro, Solstyce e i Guardiani tornarono in fretta e furia al Polo Nord, dichiarata base operativa.

Tutti avevano insistito affinché Solstyce e Jack riposassero, dopo quel tremendo attacco. Non dovettero penare più di tanto: entrambi si ritirarono nelle loro stanze senza troppe proteste. Nei due giorni seguenti, tutti notarono che qualcosa nello spirito dell’Estate stava cambiando, come se stesse combattendo una battaglia interiore che aveva intenzione di risolvere da sola. L’unico a cui permettesse di avvicinarla era Jack Frost: di certo lo spirito burlone non sapeva cosa le passasse per la testa e nel cuore, ma tutti aveva notato come, quando lui faceva lo sciocco in mille modi pur di farla ridere, la tempesta negli occhi verdi della ragazza si placava un po’.

Quando, due giorni dopo, riunendo il proprio coraggio Dentolina era andata a chiamare lo spirito dell’Estate per una riunione sul da farsi, non l’aveva trovata nella sua stanza. Prima di farsi prendere dal panico, la cercò sulla guglia più alta del palazzo di Babbo Natale: la conosceva da talmente tanto che sapeva di doverla cercare in posti elevati, quando spariva per pensare. 

“Avere lo sguardo libero mi aiuta ad aprire la mente” gli aveva detto secoli e secoli prima, quando aveva fiori intrecciati nei capelli e i suoi occhi ridevano insieme ai raggi del sole. 

“Dovevo pensare.” Disse infatti Solstyce, quando la Guardiana dei Ricordi la trovò appollaiata sulla torre più alta. Guardava l’enorme distesa innevata del Polo con sguardo solenne: aveva preso una decisione. Su cosa, Dentolina lo scoprì poco dopo. 

Riunitisi intorno al grande tavolo rosso delle riunioni, per prima cosa i Guardiani chiesero a Jack e Solstyce di raccontare nel dettaglio cosa fosse successo. 

Un trenino sbuffante svolazzò sopra la testa di Nord, inseguito da un elfo che correva disperato tentando di acciuffarlo.

“Pitch ha ben pensato di spiattellarmi il suo piano; In poche parole l’intento di Hanwi è di uccidervi tutti ed alimentarsi della mia disperazione per portare l’Oscurità nel mondo. Mi ha bloccato in uno dei suoi incubi, pensando di tenermi intrappolata nella mia mente e fare i suoi comodi mentre ero impossibilitata a combattere. Per sua sfortuna, eccomi qui.” Disse lo spirito dell’Estate, allargando le braccia. Jack rabbrividì, ricordando il dolore lancinante che aveva provato solo a sfiorarla. 

“Non glielo permetteremo.” Mimò deciso Sandy con la sua sabbia dorata, facendo sorridere dolcemente la ragazza, che gli accarezzò la guancia paffuta. 

“Pitch non è più lo stesso” continuò la ragazza; “E’ molto, molto più forte di prima, grazie al potere che riceve da Hanwi. Se vogliamo avere una possibilità di batterli, dovete diventarlo anche voi. Dovete imparare ad usare questo.” disse, concentrandosi ed evocando il globo di energia che trasformava nelle sue armi, pulsante di potere. 

“Questa… E’ la forma fisica di tutta la Luce del mio essere. L’unica cosa che può opporsi alla pura Oscurità di cui sono fatti gli Hanwi-hen. Ciò che fa, tuttavia, non è eliminarli, ma rispedirli al mittente. Va da se…” disse, e sospirò “che per eliminarli definitivamente, dobbiamo eliminare la fonte: Hanwi stesso.”

“Perdonami.” La interruppe Aster, con un filo di astio nella voce non esattamente nascosto: “Ma se sapevi dall’inizio di quest’arma miracolosa, si può sapere perché non ce l’hai detto prima?!”  disse, sbattendo una zampa sul tavolo. 

Solstyce fece un piccolo sorriso colpevole, ma non abbassò lo sguardo: “E’ stato un grande errore e me ne rendo conto. Forse, se ve ne avessi parlato prima, non saremmo arrivati a questo punto.” Ammise, scuotendo la testa. “Mi dispiace. Non commetterò lo stesso errore due volte. Ho passato… secoli, in solitudine. Solo Sandman…” si interruppe per sospirare e il Guardiano dei Sogni le strinse la mano, guardandola con uno sguardo così dolce da farle pizzicare gli occhi. 

“Ho vissuto fino ad ora contando solo su me stessa e in preda alla rabbia. Ora non posso permettermelo: dobbiamo collaborare, e non permetterò al mio risentimento di mettere in pericolo i bambini e … voi” Concluse, guardando Jack Frost con uno sguardo così deciso da fargli battere il cuore ancora più forte. 

Quelle parole rimasero nell’aria tra Nord, Aster e Dentolina aleggiando e posandosi nelle loro menti. Tutti e tre giunsero ad una dolorosa consapevolezza che gli fece abbassare gli occhi dal senso di colpa: loro tre l’avevano abbandonata. L’avevano vista, distrutta dalla morte di Hinan. Avevano provato a starle vicino all’inizio… Si erano arresi presto, dicendosi che anche loro erano distrutti dalla perdita ma dovevano portare avanti i loro doveri come Guardiani, e che alla fine Padre Tempo avrebbe fatto il suo lavoro lenendo il lutto dello Spirito. Avrebbero dovuto intuire che non sarebbe successo. Solo Sandman, il dolce, coraggioso Sandy, aveva capito e le era stato vicino. 

“Non è il momento per i sensi di colpa.” Disse Solstyce, interrompendo il loro flusso di pensieri. I suoi occhi li fissavano, indagatori ma dopo tanto tempo finalmente sereni. 

Ora era decisa, ora aveva uno scopo: salvare i bambini. Aveva compreso, finalmente, il motivo per cui Hinan aveva sacrificato la sua vita. Aveva sentito, provato sulla sua stessa pelle la disperazione di quelle piccole anime durante i Secoli Bui nella visione in cui Pitch aveva tentato di intrappolarla. 

“Nord, avremmo bisogno di spazio. Hai una sala adatta?” Chiese Solstyce. Babbo Natale si riscosse:

“Da, da, questa parte prego” disse, voltandosi e facendo strada. Dopo una sequela infinita di corridoi, arrivarono in una sala gigantesca, piena di specchi. 

“Ottimo” commentò lo spirito dell’estate “Ora tutti seduti per favore.  

I Guardiani eseguirono, disponendosi a semicerchio intorno a lei, che si sedette a sua volta incrociando le gambe in posizione meditativa. 

“Chiudete gli occhi e concentratevi. Pensate, e riportate alla mente tutti i momenti felici della vostra vita, terrena e non.”

Non era una cosa facile: tutti si distraevano al minimo scricchiolio o rumore e non riuscivano a concentrarsi. 

Tutti tranne Calmoniglio. E no, il suo soprannome non centra nulla, ma essendo un esperto di pratiche orientali, era ferratissimo nella meditazione. 

Una serie velocissima di immagini scorreva nella mente del Guardiano, che concentratissimo, sentiva come se qualcosa gli premesse lo stomaco. 

Quasi sobbalzò, quando sentì la voce di Solstyce raggiungerlo direttamente nella sua mente. 

“Senti questa pressione? Questo sentimento di euforia? Ora concentrati e cerca di focalizzarlo in un unico punto.” 

Poco dopo, un Boomerang di un bianco purissimo era stretto nelle zampe del Guardiano. 

Tutti si strinsero accanto a lui per congratularsi, ma Solstyce riportò l’ordine: “Davvero complimenti. Ora però dovete riuscirci anche voi”

La seconda a riuscire nell’impresa fu Dentolina.

Tuttavia la Guardiana dei Ricordi era piuttosto perplessa. 

“Perchè non si è materializzato nulla davanti a me? Ero convinta di esserci riuscita” chiese, un po' rattristata. 

“Ci sei riuscita infatti” confermò lo spirito dell’Estate, ma Dentolina continuava a non capire. 

Calmoniglio iniziò a girarle intorno, scrutandola e facendola arrossire.  Il Guardiano si accorse del rossore della compagna: sotto la pelliccia arrossì anche lui fermandosi per qualche attimo di troppo a guardarla negli occhi, ma infine continuò l'analisi. Poi, a furia di girarle intorno, arrivò l'illuminazione. 

“Seguimi!” disse, prendendola per mano e trascinandola lentamente sotto un fascio di luce che penetrava da una delle grandi finestre che illuminavano la sala. 

Un coro meravigliato si levò dai presenti: tutte le piume di Dentolina risplendevano luminosissime, come se fosse un prisma, lasciando riflessi e piccoli arcobaleni in ogni direzione. 

“Voglio fare una prova.” disse Solstyce piano: “Tirami un pugno.”

“Eh?” Rispose la Guardiana, incredula. 

“Hai capito, ho detto un pugno! Proprio qui, in faccia!” disse lo Spirito indicandosi la guancia. “Dai, con tutta la forza!”

Dentolina chiuse gli occhi e colpì. Quando li riaprì, ci mise un attimo per capire che Solstyce non era più davanti a lei, ma praticamente schiantata contro il muro dall’altra parte della stanza.

Tutti accorsero per vedere se fosse ancora viva, e quando poco dopo la ragazza si riprese, scoppiò a ridere. “Certo che hai un bel destro” disse massaggiandosi la guancia colpita. “Inoltre suppongo che tu ti senta molto più forte. Scommetto che anche i tuoi incantesimi sono molto più forti di prima.”

Dentolina annuì e si sentì al settimo cielo: “Finalmente posso essere utile anche io!” Pensò quasi commossa. 

Il resto del pomeriggio passò nel tentativo degli altri tre Guardiani. Vi basti sapere che Jack ghiacciò quasi l'intera sala (presenti compresi), Nord rischiò di affettare Solstyce un paio di volte con le sue daghe estensibili e Sandy, oltre ad esseri addormentato almeno una quindicina di volte, si divertì un mondo con le sue bombe soporifere e le sue figure di sabbia, prima solo bestiole innocue, trasformarsi in feroci animali che rispondevano ad ogni suo ordine. Anche se il T-Rex alto otto metri e mezzo che stava per papparselo se lo poteva risparmiare. 

Dopo una cena piuttosto frugale, tutti andarono a dormire, sfiancati dalla giornata piena. 

Solstyce però, stesa sul letto ma sopra le coperte, era perplessa; si rigirava l’acchiappasogni tra le dita da ore. 

“Qui c'è qualcosa che non quadra... Prima la mamma, ora mio padre… E' come se mi avessero donato la loro forza. La sento che mi scorre nelle vene. E queste perle…”

Sotto al cerchio di legno erano ora appesi due fili di perline, che terminavano con una piccola piuma d'aquila e una ciocca di peli di orso. 

Ad un certo punto sentì qualcuno bussare piano alla porta. “Avanti.” disse piano. La porta si aprì senza cigolare, rivelando la figura di Dentolina che un po' imbarazzata svolazzava senza rumore fuori dalla porta.

“Ehm... Solstyce, possiamo parlare?” Disse la Guardiana, incerta. 

“Entra” disse Solstyce, facendole cenno di sedersi sul letto accanto a lei. 

Dentolina si sedette leggiadra sul letto, guardandosi le mani per trovare le parole più adatte per esprimere ciò che voleva dire. Alla fine optò per la più vera.

“Scusami.” disse solennemente. 

“Per cosa?” chiese Solstyce, anche se si aspettava ciò che la Guardiana volesse dirle. 

“E’ per colpa nostra che Hinan... Oh, insomma, era la nostra battaglia, le nostra guerra, eppure siamo stati solo capaci di farci difendere” Dentolina parlava piano, torturandosi le mani mentre le lacrime minacciavano di iniziare a scendere. Lo spirito dell'Estate, in silenzio, ascoltava.

“Io poi… mi sento molto più responsabile. Almeno gli altri ci hanno provato! Io invece non so fare niente! Non porto speranza, non porto i sogni ai bambini, non li faccio ne divertire ne meravigliare. In confronto agli altri, io sono sempre stata l'anello debol-”

“Non dirlo.” La interruppe Solstyce. Aveva lo sguardo vacuo, perso chissà dove. 

“Non dirlo mai più.” Disse più decisa, piantando i suoi occhi in quelli della Guardiana. 

“Tu hai un potere grande e potente quanto il loro. Tu dai alle persone la possibilità di ricordare chi sono, nei momenti in cui tutto sta andando in pezzi.” Continuò, raccogliendo le gambe al petto e stringendole con le braccia, un’abitudine che aveva preso nei tempi in cui credeva di andare in pezzi davvero.  

“Tu dai alle persone che se ne sono andate la possibilità di vivere ancora. Hinan vive nei nostri ricordi e nei nostri cuori. Che ne sarebbe di lei se non la ricordassimo più? 

Sarebbe morta per sempre.” Scosse la testa.  

“Sono io che dovrei chiederti scusa. Quando sono venuta qui, ero in preda ad una grandissima rabbia. Rabbia contro di voi, contro l'Uomo nella Luna, ma soprattutto contro me stessa, che mi ha corroso l’anima per secoli… era diventata la ia quotidianità e la Luna sa quanto sia difficile lasciarla andare. Sapevo, ma non capivo perché Hinan scelse quella strada per difendere ciò che di più caro aveva al mondo e sentivo il bisogno di incolpare qualcuno per ciò che era successo. Ma ora…" si interruppe per tentare di trattenere le lacrime, senza successo. 

Dentolina era a bocca aperta. Non aveva mai visto Solstyce piangere. Era sempre così forte, così coraggiosa! Le si strinse il cuore, a vedere quella che conosceva come la grande guerriera, sempre pronta a gettarsi nelle peggiori battaglie, così fragile, i begli occhi verdi arrossati e piangenti. 

“Ma ora…” continuò Solstyce, tirando su col naso ma senza asciugarsi il viso dalle lacrime. “… durante l’ultimo attacco, quando Pitch ha colpito Jack dopo che lui… mi ha restituito… i bambini… Mi si è mozzato il respiro. Dopo così tanto tempo… non so cosa… ma mi terrorizza.” disse, portandosi una mano al petto e stringendosi disperatamente la maglia, come se il cuore le facesse male. Non era stato un discorso molto comprensibile, ma Dentolina capì all’istante. 

Capì che il motivo per cui Solstyce aveva deciso di abbandonare il suo risentimento non era solo per il bene dei bambini, capì perché si era fidata quando Jack l’aveva portata a conoscere L’Ultima Luce, capì il perché di tutti quegli sguardi che aveva scambiato con il Guardiano burlone, così intensi e pieni di parole non dette, nei due giorni precedenti: ci era passata lei stessa in prima persona tempo prima e ora che pensava di aver superato la cosa…

“La prima volta che abbiamo incontrato gli Hanwi-hen, è stato Jack a chiamarci in aiuto. Era stato attaccato mentre era solo, e quando siamo arrivati quel mostro orribile lo prese e lo strinse a tal punto da fargli perdere i sensi” cominciò a raccontare e Solstyce sbarrò gli occhi.

“Ero letteralmente in preda al panico. Non sapevo cosa fare. L’Hanwi-hen mi aveva ipnotizzato facendomi provare una rabbia incredibile. Se Aster non fosse intervenuto, mi avrebbe colpita. Si è buttato su di me, incurante del pericolo, e mi ha salvata. Quando mi ha chiesto se stessi bene, aveva una voce terrorizzata. Non ci ho dato peso all’inizio, ma giorno dopo giorno… Mi è stato accanto come nessuno. Durante il secondo attacco, quando i due mostri si sono uniti, ho provato lo stesso terrore mentre vedevo te ed Aster combattere per difenderci tutti quando non siamo più stati in grado di farlo noi stessi. Ogni volta che uno di quei tentacoli orrendi lo sfiorava e lui era ferito e combatteva come un leone… ero disperata. Se Jack non avesse salvato la situazione, non penso l’avrei sopportato.” 

Solstyce la guardava come se la vedesse per la prima volta. 

“Ti prego ti prego ti prego non dirlo a nessuno!” disse Dentolina supplicandola: era così rossa che sembrava stesse andando a fuoco. 

Solstyce la abbracciò, senza parole. Piansero di nuovo, insieme, stavolta per sfogarsi.

“Mi sei mancata così tanto”, “perdonami” ripeteva la guardiana dei Ricordi, come se fosse un mantra o una formula magica per non far allontanare la sua amica “mai più, mai più”. Solstyce la stringeva più forte ogni volta, dandosi della stupida senza avere la forza per dirlo ad alta voce.    


Nel frattempo, un vecchio lupo grigio osservava da lontano la finestra della stanza dove le due parlavano. Si voltò e andò via, con calma, senza la fretta irruenta tipica dei giovani e senza lasciare alcuna impronta nella neve, ne essere disturbato dal freddo gelido. Si voltò un'ultima volta a guardare il suo piccolo Fiore d'estate, un po' sconsolato. 

“Piccola mia... Arriverà per te il momento in cui ti sarà posta davanti una difficile scelta… Ma non temere. Io sarò sempre al tuo fianco.

Poi scomparve, ululando alla Luna piena che gli sorrideva benevola. 





“Vuoi trascinarmi nell'Oscurità Pitchsteiner? Sappi che ci sono dentro più di te.”

L'Uomo Nero ridacchiò sommessamente, ricordando le parole dello Spirito dell’Estate. 

Tutto era andato secondo i piani e vedere quella disperazione così profonda nei suoi occhi...

Si leccò le labbra deliziato. 

“In effetti ora che ci penso, la Luce in lei è così forte che la sua Oscurità latente deve essere parecchio potente. Capisco perché Hanwi abbia preso di mira proprio lei. Un altro punto a nostro favore.” Pensò. 

Allungò il braccio, da cui uscì una piccola sfera di Oscurità solida. 

“Sarò pure cambiato, ma resto sempre il Re degli Incubi…” Pensò divertito, e lasciò che la piccola sfera andasse a cibarsi per lui di deliziosi sogni di bambini. 

Con un elegante gesto scostò la lunga veste nera e si sedette sul suo nuovo trono. Probabilmente, a parte lui e Frost, chiunque altro sarebbe morto di freddo sulla superficie della Luna, ma in questo caso il non provare nessuna sensazione rivelava piuttosto comodo. 

“Proprio come un morto.” Si disse ridacchiando. 

Come un lampo, gli occhi dello Spirito dell'Estate gli tornarono in mente. Doveva ammettere che pur essendo la sua peggior nemica, quegli occhi erano mozzafiato. 

Anche per uno che non respirava più. 

Ricordò la prima volta che l'aveva incontrata, poco prima della sua seconda ascesa. Diciamo pure che era stata lei, senza volerlo, a permetterla. 

Se la ricordava bene, mentre dormiva su uno scomodo tronco, e mugugnava nel sonno per un incubo che sembrava ai suoi occhi affamati estremamente delizioso.

Ricordò che si era avvicinato, silenzioso come una pantera, e aveva provato ad assorbirlo. Il risultato fu lui sbattuto per terra ansimante, lei priva di sensi. Quell’incubo, in cui lo spirito non riusciva a difendere i suoi cari, era così denso di paura e sofferenza che lo aveva lasciato senza fiato ma rinvigorito a tal punto che il primo stallone di sabbia nera gli apparve di fronte, nitrendo obbediente. 

Oh, come aveva esultato, quella notte. Eppure, mentre si allontanava il più in fretta possibile, aveva sentito come un piccolissimo ago fastidioso che gli pungeva la mente. C'era qualcosa di assurdamente familiare in quell'incubo... Ma cosa? Cosa?

D’istinto un ricordo della sua vita terrena lo aveva investito, inchiodandolo sul posto. Solo uno svolazzare di capelli biondissimi, nient'altro. 

Si riteneva fortunato a non provare più alcun sentimento, ora: il ricordo di quella fitta all'altezza del petto l'aveva tormentato per giorni. 

Pitch, nonostante tutto, rise sommessamente: tra poco non avrebbe avuto più nessun tormento. 


***


L'alba ed i suoi meravigliosi colori rossastri trovò Jack Frost sveglio, quella fredda mattina al Polo, una settimana dopo.

L'allenamento del giorno prima l'aveva distrutto, ma proprio non riusciva a dormire. 

Era fluttuato fino alla guglia più alta del palazzo di Nord, e li si era messo a pensare a tante cose, ammirando il sole che sorgeva e lo sconfinato e catartico paesaggio. 

Ricordando il preoccupante sogno in cui aveva parlato con Hinan, pensò che ormai Solstyce aveva recuperato due dei quattro spiriti, ma ancora non capiva il vantaggio che le avrebbe potuto portare. Nell'ultimo scontro con Pitch non era andata poi così bene. 

Scosse la testa con forza. 

“Probabilmente non ho ancora avuto modo di vedere le sue capacità…” Pensò. 

Sospirò, tendendo la mano davanti a sè ed afferrando al volo il bianchissimo bastone ricurvo che ormai compariva docilmente nelle sue mani al minimo richiamo della sua volontà. 

Aveva passato tutta la settimana ad allenarsi come un pazzo, ed ora gli riusciva naturale come se l'avesse fatto da una vita. Si rigirò il bastone fra le mani, con il suo tipico sorrisetto sghembo. Era davvero bellissimo: sembrava fatto di ghiaccio a prima vista, ma ad un'analisi più attenta, non rientrava in nessuna delle categorie di materiali esistente sulla Terra. Sembrava risplendere di luce propria, ma se esposto alla luce di quel bellissimo sole nascente, si colorava di un rosa delicato. Inoltre, era ricoperto da quelli stessi sinuosi arabeschi che comparivano incisi sul suo ghiaccio. 

Lo fece roteare un paio di volte, sentendolo proprio come un prolungamento del suo corpo.

“Notte insonne anche per te?” Disse una voce che lo fece sobbalzare. 

Solstyce si sedette accanto a lui, lasciando le gambe a penzoloni. 

“Già. Anche tu?”

Quella annuì. 

“Vedo che ora riesci ad evocare il Bastone con facilità” Osservò. “Perchè non gli dai un nome?”

“Un nome? E perchè dovrei?”

“Beh, perché tutte le cose importanti hanno un nome, altrimenti rimangono 'solo' oggetti.”

Lo Spirito dell'Inverno ci pensò su, ma non gli venne in mente nessun nome. 

“Tranquillo, sarà lui stesso a rivelartelo, a tempo debito” disse Solstyce sorridendo.

Jack, sebbene perplesso, annuì. Solstyce ridacchiò divertita. Rimasero in silenzio, a contemplare i raggi di fuoco che tingevano la desolata piana ghiacciata del Polo. 

“Bella rogna fare il Guardiano eh?” domandò al ragazzo, che sembrava su un altro pianeta. 

“Già…" rispose neutro, rimanendo con lo sguardo fisso su quel meraviglioso paesaggio. 

“Ehi, stai bene?” chiese di nuovo la ragazza, stavolta con una punta di preoccupazione. 

Jack si riscosse all'istante, sentendo la mano caldissima di Solstyce premuta sulla sua. Immediatamente sentì una sorta di scarica elettrica risalirgli per tutto il braccio ed arrivare al viso, che sembrò prendere fuoco. 

La guardò intensamente negli occhi. 

Rispose alla stretta, trovando il conforto di cui aveva bisogno. Tornò ad osservare un punto imprecisato davanti a se', un po' imbarazzato. 

Ah, se avesse saputo come era arrossita Solstyce, quando aveva chiuso le mani pallidissime intorno alle sue!

“Ti sembrerà strano detto da qualcuno che dovrebbe essere il Guardiano del Divertimento, ma... Ho paura Sol. Ho paura di non farcela, ho paura di Hanwi, di Pitch, ho paura perchè ho paura che succeda qualcosa ai bambini ed ai miei amici... ed ho paura che a te succeda qualcosa.”

Alzò lo sguardo, piantando gli occhi color del mare aperto in quelli spalancati e verdissimi dello Spirito dell'Estate, che gli restituiva uno sguardo stupito. 

Jack tirò su un sorriso sghembo dei suoi, quando sentì il battito di Solstyce che diventava più veloce attraverso il contatto con la sua mano. 

La ragazza non riusciva a staccare lo sguardo dai lineamenti affilati del giovane. 

Non sapeva perchè gli aveva preso la mano, era stato un gesto dettato dall'istinto, ma si sentiva completamente avvolto da quel calore che ormai stava diventando un'abitudine quando erano vicini.  

“E' normale avere paura, Jack. Soprattutto per le persone a cui si tiene di più…” Disse infine la ragazza, distogliendo lo sguardo ma stringendo la mano del ragazzo ancora più forte. 

“Non dobbiamo temere la paura... Bisogna solo trovare la forza e il coraggio dentro di noi per combatterla.” 

Tra i due si sollevò un silenzio carico di interrogativi e di speranze. 

Jack si ritrovò a fissare il volto della ragazza e dovette ricordare ai polmoni di respirare.

Solstyce, illuminata dai raggi rossastri dell'alba, era bellissima, quasi da togliergli il fiato. Era minuta, ma sapeva perfettamente che possedeva una forza selvaggia e straordinaria. Ed era proprio quella forza celata, quel grande coraggio, che l'avevano stregato. Lei era Estate, era un fuoco in balia delle emozioni, così distruttivo eppure così... così… vivo. 

Improvvisamente la ragazza si girò e gli sorrise, di un sorriso così vero che sentì come un pugno nello stomaco, senza fiato. 

“Su, scendiamo, credo che ormai gli altri si siano svegliati” Disse imbarazzato. Solstyce lo guardò, forse un po' delusa, e il ragazzo si diede dell'idiota così tante volte che perse il conto.

Scesero fluttuando lentamente, staccando le mani solo l'istante prima di entrare. Solo Dentolina li vide mentre entravano defilati dalla finestra, cercando di regolarizzare il battito e di far scomparire il rossore sulle guance. Sghignazzò e fece l'occhiolino a Solstyce, che di rimando alzò gli occhi al cielo.  

“Su, al lavoro! Disse e i Guardiani, che non l'avevano vista arrivare. sobbalzarono colti di sorpresa,

Sospirarono, sapendo perfettamente cosa li aspettava: l’allenamento fu davvero estenuante. 

Rimasero le ore in quella sala, ad apprendere le basi delle arti marziali e a combattere non più buttandosi a capofitto in battaglia in preda alle emozioni, ma a controllarle così da non essere più in balia degli Hanwui-hen. 

Terminato l’allenamento, nonostante la stanchezza, aveva un’ultima cosa da fare.

“Dentolina…" chiamò piano. L'amica si girò, con un'espressione interrogativa.

“Ti dispiace se ti rubo Aster per cinque minuti?” 

“Beh, dipende” rispose sorridendo la Guardiana dei Ricordi “Perchè?”

Solstyce non rispose e ammiccò. 

Se per sistemare le cose con Dentolina era bastata una chiacchierata a cuore aperto e con Nord un abbraccio spacca-ossa dei suoi, la ragazza sapeva che con il Coniglio di Pasqua non sarebbe stato così semplice e come volevasi dimostrare, ancora non si parlavano. Fortunatamente, conosceva l’unico linguaggio che l’amico comprendesse quando si chiudeva alle parole. Volò veloce da lui, e senza alcun preavviso, materializzò il lungo bastone bianco e lo attaccò alle spalle, facendo quasi prendere un infarto a Dentolina.

Prontamente, il Coniglio Pasquale materializzò i suoi Boomerang d'osso e parò il colpo. 

“Ottimi riflessi! Non ti sei arrugginito in questi quattrocento anni”disse Solstyce ghignando.

“Pensi ancora di fregarmi con lo stesso trucchetto dopo quattrocento anni?” rispose quello, perfettamente consapevole delle intenzioni di lei. 

“Touchè!” Disse infatti Solstyce, e ripresero a combattere. 

Jack raggiunse Nord, preoccupato: “Ma cosa fanno?!”Gridò all'omone in rosso, che stava in disparte con un bel sorriso sornione e si godeva lo spettacolo. 

-Tu stai tranquillo ragazzo, da? Loro molto amici. Prima di battaglie di Secoli Bui, tutti spiriti venivano per vedere loro combattere. Bello spettacolo, da. Guarda- 

Il ragazzo si girò, e rimase di sasso: era davvero uno spettacolo magnifico. 

Solstyce e Aster combattevano a ritmo serrato, lei con il bastone e lui con i Boomerang. Entrambi si muovevano con un'agilità spaventosa e schivavano e paravo colpi compiendo arabeschi complicatissimi. Certo, non miravano a ferire, ma ogni colpo era preciso e potenzialmente letale: le armi bianchissime e luminose generavano scintille che illuminavano i volti dei due contendenti. 

Si staccarono un attimo per prendere fiato. Entrambi avevano il respiro affannato, ma un bel sorriso stampato in faccia. 

In effetti, a chi osservava poteva sembrare solo una rissa, ma i due spiriti si stavano scambiando molto più che colpi. Parlavano con gli affondi, le parate, i colpi schivati, gli sguardi ed i muscoli tesi che guizzavano veloci e dolevano per lo sforzo: uno scambio non verbale, ma pieno di significato. 

“Ti sei un po' rammollita eh, vecchietta?”

“Peccato che la vecchietta te le stia dando di santa ragione!” Rispose Solstyce ridendo felice.

Se, come no!” Calmoniglio di colpo fece sparire il Boomerang in lampo di luce. “Facciamo alla vecchia maniera?” le chiese, scrocchiando le nocche. 

“E me lo chiedi?” disse lei, facendo sparire l'arma a sua volta.

Nicholas rise forte, quando vide l’espressione preoccupata di Jack a quell'affermazione.

“Anche io fatto quella faccia, prima volta che visto loro. In circa cinquecento anni, loro ancora a 1709 a 137 per lupacchiotta, da.” Jack sbottò a ridere: 

“Ha! Calmoniglio stracciato così da una ragazza? Non gliela faccio passare liscia questa!”

“Oh, all'inizio Aster odiava Solstyce per questo. Non sopportava di perdere contro ragazza, no. Ma poi lei salvò sua vita, tanto tempo fa, quando Pasqua rischiava di sparire. Da allora, loro grandi, grandi amici. Salvati vita l'un l'altro tante volte, in guerra, da.” 

Jack sorrise di nuovo. Riprese ad osservare lo scontro. Se quello con le armi era stato davvero straordinario, ora che combattevano senza, era da lasciare senza fiato. 

Entrambi i contendenti erano di un'agilità sovrumana. Facevano davvero impressione! Un coniglio gigante alto quasi due metri che faceva a botte con una ragazza mingherlina alta si e no un metro e sessanta e se le davano di santa ragione. Se Solstyce aveva dalla sua un’agilità garantita dalla bassa statura, Calmoniglio incassava tutti i colpi senza fare un fiato, calmo e perfettamente consapevole di quando stare fermo e quando colpire. 

Il suo fisico allenato e massiccio gli permetteva di sopportare la maggior parte dei colpi, e la sua stazza non infieriva in alcun modo sulla sua velocità. Di colpo, dopo aver parato un calcio più violento degli altri della ragazza con l'avambraccio, Calmoniglio la spinse via, tentando di farle perdere l'equilibrio senza successo. Nonostante la violenza della spinta, un paio di salti all'indietro e Sol era in piedi, in posizione e con la guardia alzata, senza nemmeno il fiatone.

“Allora? Tutto qui quello che sai fare?” disse la ragazza, con un sorriso strafottente che sembrava andasse da un orecchio all'altro tanto era contenta.

“Eh no cara mia! Stai a vedere!” Disse Calmoniglio, molleggiando sulle gambe ed in posizione d'attacco. Improvvisamente, iniziò a saltare come un flipper da tutte le parti, velocissimo. 

Solstyce, per la prima volta in difficoltà, si rilassò completamente e chiuse gli occhi. Escluse ogni suono, ogni minimo rumore che potesse distrarla e si concentrò a fondo per vedere non con gli occhi, ma con tutto il corpo. Sentiva lo spostamento d'aria che Calmoniglio produceva quando saltava. Era un ritmo irregolare, concepito apposta per  confondere l'avversario, ma ogni salto era della stessa intensità. 

All'improvviso, ne percepì uno più forte. 

A Destra!

Fu solo grazie a dei riflessi temprati da anni di combattimenti che, un attimo prima di essere colpita, la ragazza alzò le braccia a difesa del fianco, dove di abbattè un devastante calcio dell'amico, sferrato con entrambe le gambe e con tutta la forza. L'impatto fu così violento, che l'esile figura fu sbalzata via a velocità spaventosa e andò a schiantarsi contro il muro. Si alzò un gran polverone, che per qualche istante nascose la figura della ragazza. 

Calmoniglio era sconvolto: va bene, il colpo era forte, ma non così tanto! Strinse gli occhi per vedere oltre la nube di polvere, senza successo. 

“Non è possibile… Che sia una fint- “

“Regola numero uno! Mai abbassare la guardia!!”

Fu preso completamente di sorpresa: non fece in tempo nemmeno a girarsi che Solstyce, concentrata tutta la sua forza in un solo punto, facendo leva sulle anche colpì l'amico sulla schiena con il palmo della mano aperto e il gomito, rilasciando tutta l'energia in un attimo. Il colpo generò un onda d'urto spaventosa, che sollevò Calmoniglio e scaraventandolo rotolante dall'altra parte dell'ampia sala. La ragazza rimase ferma qualche secondo, regolarizzando il respiro affannato. Calmoniglio, finito steso a pancia in su ma sano e salvo, alzò le braccia in segno di resa:

“Mi arrendo!” disse sorridendo, per poi lasciar andare mollemente le braccia lungo il corpo disteso a terra, esausto. Solstyce si avvicinò all'amico, tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Quello la prese e si alzò, mentre la ragazza gli dava delle piccole pacche sulla spalla.

“Ma che fai, mi cadi sui fondamentali?” scherzò. 

“Aah ma stai zitta nanetta!” replicò il Coniglio di Pasqua, sghignazzando e restituendo il pugno. 

“NANETTA A CHI! Che c'è, ne vuoi ancora?!" Disse lei, fingendosi profondamente offesa e con un'espressione bellicosa, ma con un gran sorriso in faccia. Anche Aster, nonostante la sconfitta, sorrise: era tornata. Non c'era altro da dire.

 

Ma quel momento di felicità non durò a lungo. Di colpo, Solstyce si trovò inginocchiata a terra con la testa tra le mani, boccheggiando. 

-STANNO ATTACCANDO!-



Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter Eight: Versus (Parte 2) ***


Rise Of the Guardian: Eclipsed 

Chapter Eight; Versus (Parte 2)



Il Vento è la medicina che spazza via le pietre dalla mia mente. 

La Pioggia è la medicina che lava le mia ossa stanche. 

Il mio cavallo è la mia medicina, e quando cavalco

Il ritmo del uo passo dentro mi accende. 

-Canto Apache






Era buio in quella parte del mondo in cui erano stati trasportati. Si trovavano sull'ampio tetto di un edificio squadrato, e davanti a loro c'era una vera e propria foresta di palazzi.

“Oh no…” sussurrò lo spirito dell’Estate. 

“Cos'hai Sol?” chiese Jack trafelato, accorrendo per sostenerla: si teneva ancora la testa fra le mani. 

“Siamo in una grande metropoli… Gli Hanwi-hen possono essere ovunque, dovremmo dividerci e trovarli…” riuscì a dire 

“Ma è pericoloso! Se li trovassimo, non riusciremmo a resistere ad un attacco da soli.” disse giustamente Dentolina. Solstyce annuì, massaggiandosi le tempie. 

“Dannazione, non riesco a pensare.” Sussurrò.

“Noi andare a coppie.” Propose Nord. “Se troviamo cattivoni, sparare un attacco più visibile possibile e altri correre in aiuto." 

Tutti, vista la fretta e la mancanza di idee migliori, furono d'accordo.

“Mi raccomando fate più attenzione del solito.” Aggiunse Solstyce "Ho la sensazione che stavolta anche Pitch verrà a farci una visitina…” disse, sfiorandosi l’addome con movimento talmente veloce da non essere notato da nessuno. 

“Non vedo l'ora di spaccargli la faccia!" disse Jack, battagliero. Tutti sorrisero e dopo essersi scambiati uno sguardo deciso, si divisero. 

Jack e Solstyce sfrecciavano velocissimi, attenti ad ogni minimo rumore o movimento sospetto. 

Dentolina e Calmoniglio controllavano ogni angolo buio. 

Sandy e Nord, passando per i comignoli, controllavano ogni bambino, per assicurarsi della loro salute. 

Stavano per andar via dall'ultima casa dalla finestra, dopo aver lasciato un bel sogno al bambino a cui avevano appena rimboccato le coperte; l’urlo raccapricciante del piccolo, svegliatosi di colpo dal bel sogno di Sandman, li fece voltare di colpo. Rimasero terrificati da ciò che videro: un orrido essere strisciante, così nero che lo si riusciva a distinguere nonostante la penombra, era a carponi sopra il bambino, puntellato sulle braccia e le gambe troppo lunghe e troppo fine. 

La testa presentava solo un ghigno, un orrendo ghigno e nient'altro, che gli attraversava completamente la faccia. Era teso sopra il bambino nell'atto di assorbire ogni suo attimo di felicità. 

I due Guardiani si pentirono molto di non essere riusciti a muoversi in tempo. La creatura, una volta finito il 'pasto', iniziò lentamente a girare la testa verso Nord e Sandy muovendosi a scatti come se fosse una marionetta. Ai due sembrò che sghignazzasse, per poi fiondarsi come un fulmine fuori dalla finestra aperta, infilandosi tra di loro. La seguirono a ruota urlando, più infuriati che mai, montando su una nuvola di sabbia dorata che sfrecciava alla velocità della luce. 

Inseguirono l'Hanwi-hen zigzagando fra i palazzi, finchè non si ritrovarono un un gigantesco parco, dove una quantità incalcolabile di quei mostri brulicava come un'enorme massa nera ribollente. 

Nord e Sandy si fermarono di colpo, spalancando gli occhi. Improvvisamente l'omino dei Sogni si ricordò del piano e sollevò un'enorme colonna di sabbia nel cielo, per poi farla esplodere in mille e mille fuochi d'artificio. 

Dalle due parti opposte della città, gli altri quattro Spiriti videro il segnale e si precipitarono nel punto indicato. 

Meno di un secondo più tardi, sei lampi di luce bianchissima squarciarono il buio. 

Solstyce e Calmoniglio si scambiarono uno sguardo e si gettarono all'istante nella mischia, falciando nemici a destra e a manca. 

“Non vale! Io voleva aprire danze, da!” Urlò Nord, con l'adrenalina da battaglia già in circolo e fiondandosi insieme a Jack e Sandy nella battaglia.

Dentolina cercava di proteggere tutti e di usare incantesimi offensivi nello stesso momento e si stupì molto del fatto che riusciva a sostenere la fatica. Calmoniglio, lanciatosi per primo all’attacco, era sempre rimasto davanti a lei, assicurandosi che nemmeno uno di quei mostri orrendi le si avvicinasse di un millimetro. Le si strinse lo stomaco e una nuova ondata di energia le permise di lanciare incantesimi ancora più velocemente. 

Pochi minuti dopo, Solstyce la raggiunse. Era piena di graffi e tagli superficiali; un po' di sangue le colava negli occhi da una ferita alla fronte, costringendola a pulirselo ogni secondo e sembrava terribilmente affannata. Subito Dentolina le curò la ferita, preoccupata: Solstyce non aveva mai il fiatone.   

“Ho bisogno del tuo aiuto Tootie.” Disse la ragazza, tenendosi la pancia per regolarizzare il respiro. La Guardiana dei Ricordi si fece subito più attenta. 

“Non ce la faremo mai a sconfiggerli in questo modo, sono troppi! Ci serve un piano, o ci faranno a pezzi. Io ti guardo le spalle, tu pensa, va bene?”

Dentolina strinse i pugni ed annuì, mentre l'amica si lanciava verso un piccolo gruppo di Hanwi-hen che si stavano avvicinando un po' troppo, sfuggite ai letali boomerang del coniglio di Pasqua. 

La Fatina dei Denti si ritrovò a pensare a tantissime strategie diverse, una più complessa dell'altra, ma nessuna le sembrava adatta. 

“Sono davvero tanti… sembrano attirati da Solstyce. Coraggio Dentolina pensa... Pensa!” Si diceva, spremendosi le tempie con i piccoli pugni. 

Ad un certo punto, Solstyce spiccò il volo per schivare un attacco; le creature la seguirono con lo sguardo, allungando le braccia ma senza riuscire a raggiungerla. 

“Sono diventati più agili, forti ed intelligenti, ma hanno perso la capacità di attaccare a distanza. Questo avvantaggia me, Jack e Solstyce, che possiamo volare. 

Se riusciamo ad attirare la loro attenzione su di noi, Nord, Sandy e Aster potranno attaccare senza essere disturbati, mentre noi li bersagliamo dall’alto!” 

“SANDY!” Urlò per farsi sentire attraverso il clamore della battaglia. L'amico si girò verso di lei, un punto interrogativo dorato sulla testa.

-CREA UNA NUVOLA DI SABBIA IN ALTO, PRESTO!- 

Sandy era interdetto e guardava Dentolina senza capire, ma eseguì. 

“SOL!” Chiamò, e la ragazza raggiunse in volo la Guardiana: “Sol, sai usare l'arco combinandolo con degli incantesimi?”

“Non ci ho mai provato ma posso tentare!"

“Bene! Jack, con me e Sol sulla nuvola!” 

I due spiriti non capivano cosa avesse in mente, ma Dentolina aveva il tipico cipiglio di qualcuno che sapeva dannatamente bene quello che faceva. Quindi eseguirono senza fiatare. 

La Guardiana lanciò un ultimo sguardo ad Aster, che glielo restituì deciso e pieno di fiducia. Dentolina sorrise e si diresse anche lei sulla nuvola. 

Solstyce era già concentratissima, l'arco in mano teso e pronto a scagliare una freccia che era apparsa direttamente incoccata. La scagliò e centrò uno dei tanti bersagli, ma l'incantesimo che aveva lanciato non si attivò. 

“Mi dispiace Tootie, non ce la faccio, o questo” disse indicando l'arco “o la magia” Dentolina annuì, massaggiandosi le tempie come era solita fare quando pensava. 

Intanto Solstyce continuava a scagliare frecce con una velocità incredibile, incoccandone anche tre alla volta e centrando sempre il bersaglio. 

Jack però si sentiva inutile lassù. 

"Io torno giù!” disse all'improvviso il ragazzo, che sfrecciò a dare man forte ai suoi compagni

“NO JACK FERMO!” cercò di urlargli Solstyce, ma ormai era troppo tardi. Infatti Dentolina aveva sacrificato gli incantesimi che avrebbero protetto loro tre, dato che grazie all’altezza non sarebbero serviti, per proteggere meglio i tre Guardiani rimasti a terra; non sarebbe a sostenere le difese magiche anche per lui, ma questo ovviamente Jack non lo sapeva. 

Difatti, non appena si avvicinò troppo ad uno degli Hanwi-Hen, fu preso e schiantato a terra. 

“No!” Urlò di Solstyce, in preda al terrore.  

“Sandy, un cavallo” gridò all'amico che eseguì materializzando un bel purosangue dorato, sul quale la ragazza salì con un balzo. 

Durante tutta la discesa continuò a scagliar frecce a velocità pazzesca contro qualsiasi cosa di scuro si avvicinasse troppo al ragazzo, che non accennava a muoversi. 

“Jack! Per la Luna, Jack!” disse, scendendo al volo dalla cavalcatura quando fu abbastanza vicina e inginocchiandosi al suo fianco, prendendogli la testa fra le mani. 

“Jack… dai visione in azzurro, rispondimi!” Sussurrò scuotendolo piano, ricordando una battuta che il ragazzo le aveva fatto tempo prima per tirarle su il morale. 

Gli Hanwi-hen si avvicinavano, inesorabili. Dentolina era esausta, e lo stesso erano gli altri Guardiani. Non si sognava nemmeno di provare ad usare la magia: era troppo stanca anche lei, ma materializzò una lunga spada dalla guardia crociata, mettendosi a protezione dello spirito dell’Inverno. “Che venissero” pensò; “Vediamo quanti me ne porto dietro”.

“Ehi…” la distrasse un sussurro. “Sono davvero una visione in azzurro, vero?” 

Il cuore di Solstyce iniziò a battere forte. 

“JACK!” Gridò la ragazza. Il ragazzo gli sorrise un po' mesto, ma vivo.

“Sei un cretino, altro che visione in azzurro. Per poco non ti facevi ammazzare…” Gli disse lei, e lo spirito dell’inverno sghignazzò. 

Alzò con fatica un braccio, sfiorandole una guancia. Il sorriso che gli regalò lei fu qualcosa di meraviglioso. 

Per un attimo si sentì così euforico che decise di farle uno scherzetto: soffiò dell’aria così fredda sul naso della ragazza da creare un piccolo strato di ghiaccio. 

“Ha! Ti ho preso il naso!” disse, e scoppiò a ridere,  trascinandola. Solstyce lo aiutò ad alzarsi e senza accorgersene, si tenevano entrambi la pancia dalle risate.

Gli Hanwi-hen, confusi da tutto quel divertimento, si fermarono, dando modo ai Guardiani di recuperare un po’ di fiato. 

Tuttavia, dopo qualche attimo, scomparvero tutti nel nulla.

I Guardiani si scambiarono sguardi increduli e si riunirono al centro della piazza senza abbassare la guardia. 

“Sei stato grande Jack” disse comunque Calmoniglio: l’idea di usare il suo potere di Guardiano del Divertimento per confondere i mostri era stata geniale. “Vedi che non si sistema tutto con i pugni, Canguro?” Lo canzonò quello; “Vuoi vedere come ti sistemo io, ghiacciolo?!” Rispose l’altro, levando i Boomerang, ma Sandy riportò tutti all’ordine. 

“Tu ragione, Sandy. Anche a me cosa non quadra... Lo sento in mia pancia.” disse Nord, mettendosi una mano sul pancione in rosso. 

Non l'avesse mai detto. 

Improvvisamente, la temperatura si abbassò.

Sei bagliori bianchi squarciarono nuovamente il buio pesto della notte. L’ansia era quasi palpabile, il silenzio totale… quando venne interrotto da un applauso. 

Lento e pieno di cattiveria, l'Uomo Nero emerse dalle tenebre.

“I miei complimenti. Davvero, sono sbalordito. Mai avrei immaginato che avreste resistito così a lungo ai miei piccoli tesori.” Pitch sghignazzò, evocando un Hanwi-hen con uno stizzoso gesto della mano. 

I Guardiani erano completamente spiazzati. 

Solstyce lo fissava con gli occhi pieni di una furia cieca. 

“Tanto di cappello a te, Figlia del Sole. Non ti smentisci mai.” 

Il Re degli Incubi sorrideva minaccioso, camminando lentamente in circolo. 

“Allora?” chiese con voce melliflua. “Non vedevate l'ora di 'spaccarmi la faccia’?" Rise. 

Jack emise un ringhio. Stava per scagliarsi su Pitch con tutta la sua forza, ma venne fermato da Solstyce che gli mise un braccio davanti al petto, sbarrandogli la strada. 

Jack cercò lo sguardo di lei e quando lo trovò, trasalì. 

Trasmetteva una rabbia senza fine, un desidero di vendetta tanto forte che avrebbe potuto incenerire la città, se avesse voluto. Un ringhio lo convinse ad allontanarsi:

“Lui è mio.”


In quel momento sembrava una bestia feroce, pronta a balzare sul collo della preda. Deglutendo, Jack raggiunse  i compagni. 

“Non l'avevo mai vista così. Sembra fuori di sè.” disse, spaventato. 

“Puoi biasimarla?” Lo apostrofò Calmoniglio. 

La sua rabbia si percepiva anche a qualche metro di distanza. 

Sandy gli mise una mano sulla spalla; una serie di figure apparve sulla sua testa, che il ragazzo decifrò come: “Abbi fiducia in lei."

Jack tirò su un sorriso sghembo, ma non riusciva a staccare gli occhi dalla schiena di Solstyce.

A furia di osservarla notò qualcosa a cui prima non aveva fatto caso: sotto la maglia si intravedevano dei rigonfiamenti, rivelati dalle ombreggiature date dalla luce della luna piena che splendeva sopra le loro teste. 

“Ma che cosa... Sono… sembrano… fasciature?!” Pensò. 

“SOL!” Tentò di gridare, ma era troppo tardi. 

Solstyce, materializzata in meno di un secondo una lama katana, era scattata come un fulmine verso Pitch, che colto di sorpresa dalla sua velocità, parò il fendente per un soffio con una falce di Oscurità solida. 

L'impatto fu così violento che nonostante avesse evitato la lama, il Re degli Incubi fu scagliato a parecchi metri di distanza. Approfittando di quel momento di distrazione, la ragazza puntò un braccio verso i suoi amici. I tatuaggi si illuminarono all'istante, e una folta vegetazione andò ad avvolgerli. 

“No Sol, ferma!” Urlò lo spirito dell’Inverno mentre tentava di congelare le piante senza successo.

“Fermo Jack!” Disse Calmoniglio. “Lo sta facendo per proteggerci.”

In effetti tra le piante c'era abbastanza spazio per vedere lo scontro all'esterno, e il bastone di Jack non le aveva nemmeno scalfite. 

“Ma non capite? E’ ferita all’addome!” Rispose lui gridando. Nord e Calmoniglio spalancarono gli occhi; Dentolina si portò le mani alla bocca: ecco perché aveva il fiatone e si teneva la pancia mentre rideva!


Sandy, invece che sorprendersi, abbassò lo sguardo.  

Lui c'era sempre stato, quando gli altri avevano perso le speranze con lei, quando faceva incubi così tremendi che riusciva a percepirli da chilometri, e senza che lei lo sapesse gli inviava la sua sabbia magica... 

Era il suo amico silenzioso, che le teneva compagnia con il linguaggio dei segni quando non poteva parlare, che la spronava, anche con durezza, a portare ogni anno l'estate nel mondo. Quando lei gli aveva chiesto di fare ciò che voleva che facesse, lui aveva accettato perché aveva visto una luce nei suoi occhi che credeva persa per sempre. 

E ora, mentre la vedeva combattere contro il loro peggiore nemico con una foga mai vista, si chiese se avesse fatto la scelta giusta.   

Guardò in alto nel cielo, dove la Luna risplendeva apparentemente disinteressata e pregò con tutto il suo essere l'Uomo nella Luna affinchè la proteggesse. 

Nel frattempo, Aster aveva stretto a sè Dentolina che tremava come una foglia. 

“Sei stata bravissima” Le sussurrava piano per tranquillizzarla. Lei gli sorrise, grata, e lo strinse più forte per poi riportare lo sguardo sul combattimento. 

Solstyce incalzava costantemente l'avversario, senza dargli un attimo di tregua. Pitch era avvantaggiato dalla distanza grazie alla falce che si allungava a suo piacimento, ma sembrava non aver fatto i conti con l’agilità della ragazza. Aveva mutato la katana in due lunghi pugnali che impugnava alla rovescia, e con balzi e piroette aggirava puntualmente la lama della falce. Era velocissima, al punto che il re degli Incubi faceva fatica a distinguerne i movimenti. 

Con le sue acrobazie arrivava così vicino a colpirlo che ogni volta Pitch era costretto ad erigere una barriera di Oscurità per eludere l'attacco. 

Tuttavia anche lo Spirito della Paura ci stava andando giù pesante. Incassava puntualmente ogni colpo superasse le sue difese e contrattaccava con prontezza con colonne di oscurità che evocava dal nulla. Ed anche per una come Solstyce era impossibile prevedere da dove sarebbero spuntate. 

Con una certa dose di abilità e fortuna, la ragazza riuscì a schivarle tutte. 

Con una mossa fulminea lo Spirito dell'Estate inanellò una sere di pugni che probabilmente Pitch non vide nemmeno arrivare. Barcollò, completamente scoperto e con un urlo e i tatuaggi illuminati la ragazza scaricò tutta la sua forza nell'ultimo pugno della serie. Lo colpì in pieno petto, e l'impatto fu devastante. Senza nemmeno dargli il tempo di toccare terra, con una serie di movimenti studiati la ragazza lanciò una sfera di fuoco dopo l'altra, che schiantarono definitivamente Pitch al suolo. 

“Si, vai così!” La incitarono i Guardiani. 

Seguirono attimi di silenzio carico di incertezza. 

Solstyce non si fidava. 

E' stato troppo facile. 

Infatti poco dopo, Pitch si rialzò sghignazzando. 

“Complimenti, davvero complimenti.” Disse. Rideva, ma negli occhi vi era un furia cieca, che mise in guardia lo Spirito dell'Estate. 

Con un urlo di frustrazione, improvvisamente Pitch fece sparire la falce e con un movimento fluido modellò un laccio di oscurità che si chiuse ad anello sul suolo intorno alla ragazza, stranamente a distanza. 

Tanti, lunghi tentacoli spuntarono dal laccio, attaccandola contemporaneamente. Subito Solstyce mutò la sua arma in un lungo bastone, con cui di difese egregiamente dai tentacoli, mentre Pitch all'esterno del cerchio li manovrava con tutta la foga che aveva in corpo.

Nord notò con apprensione che Solstyce era sempre più stanca. Dall'espressione sofferente della ragazza si capiva che ogni movimento le costava una fatica una fatica sempre maggiore.

“non toccare tentacoli! loro assorbire tua energia!” Urlò il Guardiano, ma era troppo tardi: le reazioni erano sempre più lente, al punto che i tentacoli le avvolsero completamente le braccia e le gambe, immobilizzandola. Il bastone bianco sparì in un lampo di luce. 

Solstyce era completamente indifesa. Pitch si avvicinava con un sorriso sprezzante. 

I Guardiani iniziarono ad attaccare convulsamente le piante che li tenevano a bada nel tentativo di soccorrerla, ma era tutto inutile, non cedevano. 

Anche Solstyce lottava con tutte le sue forze per liberarsi dal giogo dei tentacoli, mentre Pitch si avvicinava sempre più. 

“Solstyce. La tua Luce è sempre più fulgida.” Disse, inchinandosi con falsa deferenza. “Al punto da infastidire Hanwi. Sono sbalordito: questo sta a significare che sei un vero potenziale avversario. Non come gli altri, li dietro” continuò, indicando con disgusto i Guardiani. 

“Non li sottovalutare, Pitchsteiner! Sono più forti di quanto tu possa immaginare” sputò lei con cattiveria. 

“Oh si, si certo, come credi. Ma vedi, in questa bellissima serata sono qui con una missione particolare, che per tua somma fortuna non comporta la tua eliminazione.” continuò lo spirito della Paura, unendo le dita e passeggiando con calma intorno al cerchio in cui era imprigionata. 

“Preferirei passare l'eternità tra le peggiori pene dell'Inferno che fare qualunque cosa tu stia per dire!” Urlò Solstyce a testa alta, battagliera fino all'ultimo. 

“Oh, che ironia” disse Pitch con la calma di chi sa perfettamente di avere il coltello dalla parte del manico. 

“Sono convinto che farai entrambe le cose. Permettimi di rammentarti che c'è un piccolo segreto, fra me e te, di sui sono certo che solo Sandman è a conoscenza. Non è forse così?- La ragazza sbiancò.

I Guardiani erano ammutoliti: cosa diavolo aveva a che fare Solstyce con Pitch?!

Solo Sandy abbassò la testa.

“Oh, non pensavo che una cosa così piccola vi destabilizzasse così tanto. Non vi fidate, forse?” continuò l'Uomo Nero, ridendo dell'insicurezza dei suoi nemici. “E pensare che ha fatto tutto per proteggervi. Ma! Rimane il fatto che grazie ai poteri che mi ha donato Hanwi, ho acquisito la capacità di creare incubi così realistici... Beh, da essere veri. Non mi dite che non vi siete accorti delle fasciature che ha questa povera ragazza." li schernì con voce teatrale. “E voi vi ostinate a ritenervi amici? E pensare che si è sorbita tutti i miei attacchi al posto vostro”

Solstyce capì l’obiettivo di Pitch: si nutriva di sentimenti negativi e se li stava procurando.  

“Non lo ascoltate!” urlò Solstyce, attirando l'attenzione dei Guardiani, atterriti. 

“NO, ASCOLTATEMI INVECE!” urlò di rimando il Re degli Incubi. “Le ho fatto vedere e rivedere tutti i momenti più brutti e dolorosi della sua vita, con particolare enfasi su un piccolo cruciale elemento. E' incredibile come certe ferite lascino il segno, non è vero mia cara?” sghignazzò. Poi, senza alcun preavviso, la colpì con un calcio all'altezza dello stomaco.

Per qualche attimo, la ragazza vide completamente nero, e non sentì nemmeno i Guardiani gridare il suo nome. Sentì la ferita al ventre riaprsi e pulsare, il sangue colare giù caldo, proprio come quella volta. 

Jack, che non aveva ancora capito di cosa Pitch  stesse parlando, improvvisamente ebbe un flashback. 

Solstyce fu ferita gravemente in battaglia, e noi eravamo molto in difficoltà.”

“No... Non è possibile.” Pensò.

Eppure, gli occhi sofferenti di Solstyce gli dicevano che si, era possibile. Jack la guardava, sentendosi impotente. 

“Ora, mia cara, torniamo a noi.” Disse Pitch, alzandole il mento con una mano. “Ho per te una proposta.” Le sussurrò all’orecchio, di modo che solo Solstyce potesse sentire. 

“Sai cosa posso fare, Figlia del Sole. Posso entrare negli incubi dei tuoi compagni e fargli provare il dolore che tu hai stessa hai provato sulla sua pelle. Se volessi, potrei ucciderli” continuò, facendole una carezza sul volto accompagnata da una falsissima espressione dispiaciuta. “Ma! Per tua fortuna, sono in accordo con il mio Signore per lasciarli andare... se tu ti unirai a me.- Rise di nuovo, all'espressione sconvolta di Solstyce.

“Non serve che mi rispondi subito, dolcezza. Prenditi tutto il tempo che vuoi per pensare. Io intanto mi divertirò un po’” 

Improvvisamente, delle fiamme nere avvolsero la barriera di piante, consumandole inesorabilmente. Solstyce non aveva davvero più le forze di mantenerla. Ma rima che Pitch avesse l'opportunità di attaccarli, i cinque Guardiani scattarono fuori. 

Attenendosi alla strategia che Dentolina aveva elaborato con prontezza in quei pochi secondi, i quattro si gettarono a capofitto contro di lui ed iniziarono a combattere, mentre Jack volò come un fulmine verso Solstyce. 

Notò con orrore che la ragazza era semi-incosciente e piano piano, i lacci di Oscurità la stavano fagocitando. 

Quando capì che il ragazzo stava venendo da lei, subito Solstyce si riscosse.

“No… vai via” tentò di dire, ma era troppo tardi. 

Un laccio di oscurità avviluppò l’addome dello spirito dell’Inverno, poi le gambe e le braccia, fino a bloccarlo completamente. 

Ma Jack continuava a lottare, il braccio teso nel disperato tentativo di afferrare la mano di Solstyce. 

Sull’orlo delle lacrime, anche lei tese la propria. 

Le loro dita si sfiorarono, poi tutto venne inghiottito dalla luce. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter Ninth: The Choice ***



Rise Of the Guardian: Eclipsed 

Chapter Ninth; The Choice



vento d’estate ‒

lo sguardo di un uomo

perso nel cielo 


brezza invernale ‒

lentamente si sposta

un’altalena*


Dove sono?…”

Jack Frost si strofinò gli occhi accecati dalla luce. 

“Jack?”

Il ragazzo si voltò, ed incontrò gli occhi di Solstyce, che gli sorrise. Jack sorrise a sua volta, senza però riuscire a nascondere la preoccupazione per la ragazza.

“Perchè non ci hai detto niente Sol?! Potevamo aiutarti…” 

La ragazza scosse la testa; aveva gli occhi stanchi, ma si guardava intorno preoccupata.

“Non credo sia il momento migliore per discuterne.” rispose;

Jack, con gli occhi spalancati dallo stupore, si infervorò. Voleva dirle che non doveva fare per forza l’eroina della situazione, che avere degli amici significa anche appoggiarsi a loro invece che fare tutto da soli, che mettersi in pericolo in quel modo era da idioti, ma non fece in tempo: Solstyce lo interruppe: “Non dicevo tanto per dire! Guarda!!” urlò lei, indicando una macchia nera alle spalle di lui che piano piano stava fagocitando tutta la luce del luogo. I due si scambiarono un'occhiata terrorizzata. 

Indietreggiarono, passo passo fino a scontrare le schiene, con l'Oscurità che continuava imperterrita. 

“Dobbiamo uscire di qui!”

“Si, ma come?!”

In pochi secondi furono circondati. Istintivamente, cercarono l’uno le mani dell’altra. 

A quel contatto, una scarica elettrica attraversò i loro corpi, e il buio si ritrasse un po'. I due si guardarono, le guance arrossate. 

Si girarono e piantarono gli  occhi l'uno in quelli dell'altra, mano nella mano. 

-Insieme?

-Insieme. 


I Guardiani, o meglio chi di loro era ancora cosciente o abbastanza in forze per capire quello che stava succedendo, di quel momento avrebbero ricordato solo una luce abbacinante che avvolgeva i due spiriti. Poi, due vere e proprie furie scattarono all'unisono. 

Solstyce, i tatuaggi illuminati di una luce rosso fuoco, corse veloce e urlando contro Pitch, lasciando fiamme dietro i suoi passi. Subito Jack la raggiunse, il bastone illuminato da una forte luce blu, mentre l'erba su cui correva si cristallizzava all'istante. Si scagliarono sul Re degli Incubi con una furia mai vista.  

Combattevano con una sincronia pazzesca, come se fossero un'unica entità, la forza dell'uno era quella dell'altra e viceversa. 

Pitch era assediato da due fronti, fuoco e ghiaccio si confondevano davanti ai suoi occhi, così veloci che li distingueva appena. Sentiva la falce scricchiolare ad ogni parata.

Jack sentiva l'adrenalina scorrergli in corpo come un fiume in piena. Non sentiva la fatica né i muscoli indolenziti, solo Solstyce che combatteva al suo fianco.  

La sentiva, li vicino a lui, i muscoli tesi e guizzanti, percepiva il calore delle fiamme che la avvolgevano mentre tirava calci e pugni senza interrompersi neanche per respirare. 

Si difendevano a vicenda e Pitch arrancava sempre di più, stremato. 

Infine, Jack lo colpì tanto violentemente con una stalagmite di ghiaccio evocata dal terreno da farlo volare in aria, completamente scoperto. Solstyce, velocissima, si portò con uno scatto alle sue spalle, direttamente a mezz'aria. Con una spettacolare piroetta contrasse i muscoli e schiantò con tutte le sue forze la gamba tesa ricoperta dal fuoco sulla schiena di Pitch, che stramazzò al suolo. Senza perdere tempo, con un paio di salti all'indietro la ragazza era di nuovo a terra in perfetto equilibrio vicino a Jack, il pugnale bianco sguainato ed avvolta dalle fiamme. 

L'Uomo Nero si rialzò barcollante, gli occhi furiosi puntati su Solstyce. 

“Per questa volta avete vinto” disse rantolando "Ma permettetemi un consiglio: guardatevi le spalle.”

Detto ciò, scomparve nelle tenebre. 

Solstyce si accasciò a terra, improvvisamente sfinita, e Jack si sedette di schianto a terra ansimando. Una voce li riscosse. 

“E' finita.” Disse Calmoniglio, mettendo una zampa pelosa sulle spalle dei due. 

“Siete stati grandi!” esclamò d'accordo Dentolina, stritolando Solstyce con un abbraccio. La ragazza sorrise di rimando. Sandy le battè un pugno sulla spalla, orgoglioso di lei, mentre Calmoniglio aveva preso la testa di Jack sottobraccio e con la mano libera gli sfregava la testa.

Eppure... Mancava qualcosa. Qualcosa di grosso e rosso. 

“Nord?” chiese Solstyce. 

Il sorriso dei compagni sparì all'istante, come congelato. Jack si alzò di scatto e corse a perdifiato verso il Guardiano, che trovò steso a terra privo di sensi poco più in la, crollando al suo fianco. 

Sandy mimò la scena di una battaglia.

“Ha combattuto come un leone” Spiegò mesto Calmoniglio “Respira, ma non si sveglia” 

“Ho provato tutti gli incantesimi curativi che conosco m-ma…" disse Dentolina. Solstyce si inginocchiò al fianco destro dell’amico. 

All'improvviso, un profondissimo rumore gutturale proveniente da Nord la fece bloccare. 

“No, ditemi che non è vero."

Un altro rumore la fece sobbalzare. 

Sta... Russando?!?”

“Sta russando.” 

Silenzio. 

All'improvviso, Calmoniglio iniziò a sbraitare, Dentolina si esibì in una serie di elucubrazioni poco consone ad una signorina, Sandman si dava sonore pacche sulla fronte da solo, Jack era riverso a terra in uno stato a dir poco pietoso a causa delle risate. 

"Mmh... OH!” disse Nord, destato dal suo pisolino decisamente fuori luogo. Piano aprì gli occhi, ammirando il paesaggio della piazza completamente annerita dal fuoco e piena di stalagmiti di ghiaccio che spuntavano ovunque. 

“Per tutte palline su albero di Natale, che diavolo successo qui?!” Disse, alzandosi e sgranchendosi la schiena. 

“Ehm... Nord?” disse Jack, che aveva notato l'espressione omicida di Solstyce e compagnia 

“Permettimi di darti un consiglio…"

Appena il Guardiano della Meraviflia fece caso ai suoi amici, al cui confronto Pitch sarebbe sembrato un agnellino, guardò Jack esortandolo a parlare, e anche in fretta.

“Corri!!”

L'omone in rosso non se lo fece ripetere due volte. Oh, se corse!


Tornarono al palazzo che ormai stava albeggiando. La Luna era ormai tramontata dietro l'orizzonte, ed il cielo iniziava a schiarirsi. 

Dentolina e Solstyce curarono alla meglio tutte le ferite dei compagni. Nonostante la stanchezza, deciso di festeggiare la vittoria con una tazza della famosa cioccolata calda di Babbo Natale davanti al bel camino scoppiettante della sala da pranzo. 

Fu Calmoniglio a fare la domanda tanto attesa “Sol, perchè non ci hai avvertiti degli attacchi di Pitch? Lo sai che puoi fidarti di noi…”

“Si, infatti” gli diede man forte Dentolina, poggiando una mano sulla spalla della ragazza. Quella, commossa, sorrise.

“Beh, immagino che avendolo detto Pitch stesso, ora non ci sia più pericolo.” Disse. “In breve, Hanwi ha rinforzato Pitch a tal punto da rendere reali i suoi incubi. Credo che all’inizio volesse solo spiarmi. Quando mi sono svegliata con il taglio… Avevo paura che se ne accorgesse, e ho convinto Sandman a deviare tutto su di me, sperando che bastasse. Quello che non avevo calcolato era che ci avrebbe preso gusto.” 

Sospirò, rabbrividendo. 

“Così, beh, ha minacciato di uccidervi tutti nel sonno se l’aveste scoperto e non sapendo se fosse un bluff o meno non ho detto niente. Col senno di poi, probabilmente lo era. Credo ne abbia parlato, stanotte, per dividerci o farvi provare qualche sentimento negativo di cui nutrirsi. Più è fulgida la luce, maggiore è l’ombra che produce… ” concluse con lo sguardo perso tra le fiamme del camino. 


“Dico, ma ti ha dato di volta il cervello?!” Disse Calmoniglio, sbattendo la tazza sul tavolo e facendo sobbalzare la ragazza. 

“Da! Io in accordo con Aster questa volta.” Rincarò Nord. 

“Quando ti metterai in quella testa bacata che non sei sola? Non devi fare l’eroina a tutti i costi per tutte le uova saltellanti! Non lo capisci che a fare tutto da sola fai preoccupare tutti noi? Pensavamo ci avresti rimesso le penne, siamo morti di paura la fuori!” Continuò il coniglio di Pasqua, alterato.

“Quello che Aster vuol dire è che -

“No Nord, voglio dire proprio quello che ho detto. E’ stata una cosa-

“Stupida. Coraggiosa, ma stupida.” Disse Dentolina per lui, avvicinandosi allo spirito dell’Estate. “Ti prego, non farlo più. Abbiamo veramente avuto paura di perderti, e io… non posso, non voglio sopportarlo di nuovo. ” concluse con le lacrime agli occhi. 

Solstyce non sapeva cosa dire. 

Il ricatto di Pitch le tornò alla mente come una coltellata. 

Infine sorrise, li ringraziò e trattenne le lacrime.



Giorni dopo, non trovando lo spirito dell’Estate nella sua stanza, Jack Frost la cercò in lungo e in largo prima di chiede aiuto a Dentolina. Quella gli strizzò un’occhio e lo spedì fuori, sulle guglie del castello, dicendo che quando spariva, la ragazza trovava sempre rifugio in luoghi alti. 

Jack aveva eseguito, uscendola e chiamandola più volte. 

“Diamine, ne fai di casino!” disse la ragazza, non vista, facendolo sobbalzare dalla sorpresa. Jack si guardò intorno senza trovarla. 

“Qui sopra!” 

Il ragazzo alzò lo sguardo e sorrise, vedendola appollaiata proprio sul tetto della guglia sopra la sua testa, circondata da piante e i piedi a penzoloni.

La raggiunse, sedendosi accanto a lei sulla neve morbida. 

“Nessuna novità?” Gli domandò il ragazzo e lei scosse la testa: nessun incubo l’aveva visitata in quelle notti. Forse perché uno peggiore la aspettava al varco. 

Scacciò quel brutto pensiero dalla mente scuotendo i riccioli neri. 

“Ti va di accompagnarmi in un posto?” disse infine sorridendo, e senza aspettare una risposta da parte di Jack lo trascinò letteralmente in aria. Il ragazzo rise, ricordando che lui aveva fatto la stessa identica cosa tempo prima. 

Volarono parecchio, giocando e facendosi dispetti l'un l’altra, gareggiando e ridendo.

Ancora con l'ombra di una risata, Solstyce si rese conto che erano arrivati a destinazione. Fece cenno allo spirito di seguirla, scendendo di quota. 

Il ragazzo annuì e guardò stupefatto il paesaggio che sfilava veloce sotto di lui mentre si avvicinavano alla terra sempre di più. 

Atterrarono affondando i piedi in una morbida erbetta, verde e fresca. Jack era meravigliato: si trovavano in una prateria sconfinata, che si estendeva a perdita d'occhio. In lontananza, si intravedeva un piccolo gruppetto di alberi, insolitamente circolare.

Tutto era reso infuocato dai raggi dell'alba, e un venticello fresco trasportava profumo di terra, erba, natura. 

Solstyce inspirò quell'aria fino a riempirsene totalmente i polmoni, allargando le braccia e abbandonandosi completamente ad essa. 

“Casa!” sussurrò. Afferrò Jack per una manica, e ridendo per la sua espressione da pesce lesso lo trascinò proprio all'interno di quello strano cerchio di alberi che aveva notato in lontananza.  

Il ragazzo stava perennemente con il naso all’insù. Gli alberi emanavano un profumo dolcissimo dalle foglie verdi. I tronchi nodosi e le radici sporgenti gli fecero capire quanto fossero antichi. 

“Hanno circa un millennio” sussurrò Solstyce, rispondendo alla sua muta domanda.  

Lo Spirito dell'Inverno la scrutò con uno sguardo interrogativo. 

“Forse tu non riesci a percepirlo, ma qui fa un più freddo rispetto all'esterno. Inoltre, questa specie di acacia di solito è rigogliosa solo d’estate.” Continuò lei, guidandolo attraverso il cerchio. 

Di fronte a loro si stagliò un altissimo Totem, circondato da un cerchio di pietre, su cui erano incise nel legno le forme stilizzate di alcuni lupi, un orso, un'aquila dal piumaggio striato di nero e altri animali sacri. 

“Wow…” fu la sola cosa che Jack riuscisse a dire. Improvvisamente capì. 

“Qui è dove io e Hinan siamo divenute Spiriti.” Sussurrò Solstyce, confermando il suo sospetto e allungando un braccio fino a toccare il muso del lupo dipinto di bianco, che era alla sua altezza. 

“La leggenda volle che chiunque avesse eseguito la Danza degli Spiriti in questo luogo sacro, avrebbe rinunciato alle proprie spoglie mortali per far congiungere nuovamente l'anima a quella del Grande Spirito. Così fu per noi, e quando entrammo in trance e incontrammo L'Uomo nella Luna, portando a termine la cerimonia, i nostri corpi svanirono, lasciando al loro posto questo cerchio di alberi, e un freddo perenne che perdurano da secoli e secoli- 

Improvvisamente, Jack la abbracciò, facendola sussultare. Solstyce sentì le lacrime pungerle gli occhi, e li chiuse per trattenerle. Si abbandonò completamente alla stretta, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo. 

Appena lei alzò le braccia e ricambiò la stretta, afferrando quasi con disperazione la sua felpa, Jack sentì il cuore battere all'impazzata. 

Dopo quello che a lui sembrò troppo poco tempo, la ragazza si staccò. 

“Vieni. Voglio che tu veda un’altra cosa.” Disse lei prendendogli la mano. 

I due attraversarono il cerchio di alberi, rimanendo per un attimo accecati dalla luce rossa dell'alba. 

Solstyce mise la mano libera a coppa intorno alla bocca. Poi a sorpresa, emise un verso stranissimo, gutturale e acuto. Un richiamo che poco dopo ricevette come risposta un forte nitrito. 

Jack socchiuse gli occhi per cercare di distinguere meglio le due figure che si dirigevano verso di loro a velocità folle. 

Solo quando si furono avvicinati abbastanza capì che erano cavalli, uno nero come la pece, l'altro dal manto bianco candido.  

Solstyce sorrise, allargando le braccia. Il cavallo nero si fermò di colpo a pochi centimetri dal suo viso e lei non di spostò di un millimetro. Il cavallo bianco invece, si avvicinò trotterellando a Jack.

Lo spirito allungò lentamente il braccio per toccare il muso dell'animale. Quello, docile, battè il muso sulla sua mano gelida, lasciandogli intendere che voleva essere accarezzato. 

“E' meraviglioso!” disse, girandosi verso Solstyce, che sorrise mentre accarezzava il collo del cavallo nero. 

“Jack, disse, Ti presento Balios e Xanthos, i destrieri immortali.” Il ragazzo sgranò gli occhi.

“Quei Balios e Xanthos? I cavalli di Achille?”  Per una volta fu Solstyce a sghignazzare. 

“Proprio quelli, i cavalli nati sulle rive di Oceano” disse continuando ad accarezzare il manto di Xanthos “Sai cavalcare, vero?” gli domandò. 

“Certo che so cavalcare, per chi mi hai preso?" rispose lo Spirito dell'Inverno, fingendosi offeso. Solstyce sorrise sotto i baffi e con un salto montò in groppa. 

“Andiamo allora!” disse sfidandolo. 

“Aspetta, e la sella?”

“Sella? Per chi mi hai preso?” lo schernì lo Spirito dell'Estate, che ridendo si gettò al galoppo affidandosi solo alla presa sulla criniera e delle gambe. 

Jack la guardò stralunato. Incrociò lo sguardo di Balios, che lo osservava con un'espressione divertita. 

“Pensi che io possa farcela?” chiese. Balios annuì, indicandogli la groppa con il muso e invitandolo a salire. Il ragazzo deglutì e aiutato dal vento montò in groppa. 

Si sentì subito a suo agio, e inconsapevolmente sorrise.  

Percependo la sua gioia, Balios nitrì e si impennò costringendo Jack ad aggrapparsi alla criniera, per poi gettarsi al galoppo desideroso di raggiungere il fratello. Ci misero davvero poco. 

Balios volava, sembrava che gli zoccoli non toccassero neanche terra, e Jack rideva, sentendosi libero come se stesse cavalcando il vento. 

Raggiunsero Xanthos e la sua cavallerizza, che gli indirizzò un sorriso di pura gioia, in quella che allo spirito sembrava una manciata di secondi. 

"Fai come me!” urlò Solstyce al ragazzo per farsi sentire nonostante il vento nelle orecchie. Trovando lentamente l'equilibrio, staccò le mani dalla criniera e allargò le braccia, tenendosi solo con la forza delle gambe. Jack la guardò stralunato. 

“E’ completamente pazza.” Pensò. 

“Guarda che ti sento!” gli urlò lei per poi scoppiare a ridere. “Vai Xanthos, fagli vedere cosa vuol dire volare!” Il cavallo nitrì e aumentò ancora la velocità, mentre Solstyce scoppiò a ridere con i capelli al vento. Anche Jack rise e diede delle pacche sul collo a Balios. Senza neanche aver bisogno di parlare, Balios aumentò l'andatura fino a fare un testa a testa con Xanthos. 

“Coraggio!” sentì urlare Solstyce 

Allora anche lui, lentamente, staccò le mani dalla criniera e allargò le braccia. All'improvviso capì perchè Solstyce rideva tanto. Si sentiva un tutt'uno con Balios, col vento freddo che gli scompigliava i capelli, il sole nascente che colorava tutto di rosso, la sterminata prateria... Si sentiva completo, senza ne' pensieri ne' problemi, libero da tutto come non era mai stato.

Galopparono per chilometri, ridendo come pazzi. Poi, lentamente, Balios e Xanthos si fermarono. I due spiriti smontarono, ansimando per l'emozione. 

“E' stato davvero pazzesco." disse Jack accarezzando il muso di Balios. Quando si girò per parlare con Solstyce, vide una scena bizzarra. La ragazza aveva le mani poggiate sul muso del cavallo; lo guardava con gli occhi fissi e spalancati. Durò una manciata di secondi, così poco che Jack la confuse con un’impressione, tornando subito con la mente all’esperienza appena vissuta.  

Mentre galoppavano, aveva sentito il cuore di lei battere all’unisono col suo, selvaggio ed indomito. Aveva riconosciuto in lei lo stesso, puro istinto che dominava la sua vita. 

Quando Solstyce si girò a guardarlo e sorrise, felice di aver condiviso un momento del genere con lui, il principe dei ghiacci decise di abbandonarsi a quel fuoco che mai aveva sentito dentro prima d'allora. 

Le prese il viso tra le mani e la baciò.

Solstyce il respiro mancarle all'improvviso. L'unica cosa che riusciva a percepire erano le labbra fresche di Jack premute sulle sue. 

Non si mosse. 

Jack, sentendola ferma e immobile, si allontanò deluso, mormorando scuse a non finire.  

Solstyce si portò una mano alle labbra, incredula. Sollevò lo sguardo e incrociò quello di Jack. 

Flashback degli ultimi sei mesi le danzarono davanti agli occhi: Jack che la consolava, Jack che gli faceva i dispetti, che si preoccupava per lei, che la faceva ridere. 

La sensazione  di oppressione al petto ogni qualvolta fosse in pericolo... 

Sentì qualcosa scattare dentro di lei. Nell'istante in cui Jack stava per alzarsi in volo e andare via con le mani infilate nella tasca della felpa, Solstyce gli afferrò la mano e lo tirò con forza a sè, gettandogli le braccia al collo e baciandolo con foga. Senza pensarci un attimo, lo spirito dell'Inverno le cinse i fianchi e la strinse, rispondendo. I cuori battevano all'impazzata, tutto intorno a loro era completamente sfocato. 


Tutto ciò che contava erano loro, insieme. 





Faceva più freddo del solito quella notte al Polo Nord. 

O almeno così le sembrava. 

Quelle ultime due settimane con Jack erano state meravigliose. Ora che aveva scoperto di amarlo fino a quel punto non poteva concepire il pensiero che gli capitasse qualcosa di male, tantomeno per colpa sua. Lentamente scivolò fuori dalle braccia dello Spirito, che la stringeva dolcemente nel sonno.

Il ragazzo mugugnò, facendola sussultare, ma non si svegliò. 

Solstyce sorrise, benedicendo il suo sonno pesante. 

Scivolò definitivamente fuori dal letto e si gettò sulle spalle la sua fidata mantella scura. Si costrinse a ricacciare indietro le lacrime.

Scivolò felina verso la finestra, ma prima di uscire, si voltò un'ultima volta. 

Silenziosa, si avvicinò a Jack. Tese la mano su di lui e i tatuaggi si illuminarono di una flebile luce verdastra. 


“Che il Sole ti porti nuova energia durante il giorno,

Che la Luna dolcemente ti rigeneri di notte, 

Che la Pioggia lavi via le tue preoccupazioni,

Che il Vento soffi nuova forza nel tuo essere.

Che il Grande Spirito vegli ogni attimo su di te, 

e mi permetta di unirci in un legame più forte della Morte:

Che mai l'Oscurità possa sfiorarti, nel corpo e nell'anima,

prima e dopo che la mia anima si sarà ricongiunta alla Grande Madre.”


I tatuaggi si spensero, Solstyce ebbe un capogiro.

“Non mi ricordavo che le benedizioni fossero così stancanti.”

Nonostante fosse esausta, sorrise felice. 

Ora non potrà neanche sfiorarti.” Pensò, mentre gli accarezzava dolcemente i capelli. 

Jack mugugnò nuovamente e la chiamò nel sonno. 

Shh, sono qui” disse lei “Dormi…" sussurrò. 

Poi intonò una ninnananna che lo Spirito dell'Inverno non avrebbe mai dimenticato. L'avrebbe sentita nei suoi sogni più belli. 

Era di una dolcezza infinita, e cantava di Gelo e Fiamma, due spiriti innamorati, che per una maledizione potevano amarsi solo ogni tre mesi, quando i raggi infuocati dell'alba baciavano le distese ghiacciate del Polo. 

Si asciugò velocemente una lacrima solitaria che le era scesa sulla guancia. Baciò Jack sulle labbra, un'ultima volta. 

Tehila it…"

'Ti amo, addio.'

Scivolò fuori dalla finestra senza alcun rumore, poi la richiuse da fuori con un piccolo incantesimo. Ad aspettarla, c'era un lupo grigio dall'aria stanca ma fiera. 

“Xanthos mi ha riferito quale sarà il mio destino. Se voglio salvarli, devo, nonno.”

Un refolo di vento innaturalmente freddo la investì mentre fluttuava sempre più lontano dal castello per non lasciare impronte. Il lupo grigio non aveva di questi problemi: le sue zampe non lasciavano alcuna traccia sulla neve fresca. 

Giunsero infine nella landa desolata che più volte Solstyce aveva visto nei suoi incubi. 

Ho paura.” Pensò all'improvviso. 

Il lupo grigio le strofinò il muso sulla mano, prima di tramutarsi in Luce e scomparire all'interno del suo corpo. 

Non sei sola, piccola mia. 

Una voce profonda la fece sussultare. 

Ti aspettavo, mia cara. Allora, qual'è la la tua scelta?” 

Un moto di repulsione scosse Solstyce nel vedere un ghigno malefico comparire sul volto di Pitch. Serrò i pugni e alzò la testa, inchiodando lo Spirito della Paura con lo sguardo. 

Verrò. Ma voglio la parola d'onore tua e di Hanwi che non torcerai loro un capello.”

La scelta è fatta. 

Seppur con una sensazione d'inquietudine che gli serpeggiava nel petto, Pitch sorrise trionfante.

Abbiamo un accordo” disse, sorridendo maligno. 

Poi fu solo Buio. 




* Haiku presi dalla pagina web https://www.elisabernardinis.com/sulle-ali-del-vento-dieci-haiku-per-quattro-stagioni/

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter Tenth: Final Masquerade ***



Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Tenth: Final Masquerade







Quando Jack si svegliò, gli sembrò di essere percorso da un incendio: un calore che non aveva mai provato gli bruciava nelle vene, ma non era doloroso, anzi.

Lentamente quella sensazione di tepore scomparve, lasciando il posto al solito gelo familiare. Recuperata un minimo di lucidità, allungò la mano dove sapeva avrebbe incontrato il corpo di Solstyce, ma quella affondò nel materasso. 

Stupito, si girò di scatto, trovando il letto vuoto. Girò convulsamente la testa, nella speranza che prima o poi Solstyce sarebbe comparsa, magari dalla finestra stranamente aperta, abbracciandolo e sussurrandogli all'orecchio 'scherzetto!' 

Il respiro si fermò, un gelo estraneo e distruttivo lo pervase.

"Se n'è andata".  


Gli Hanwi-hen avevano messo sotto assedio il Polo. Erano passate due settimane, in cui a causa di quei mostri orrendi non riuscivano a mettere il naso fuori dal castello senza essere attaccati. 

Jack finì di piluccare il toast che Dentolina lo aveva convinto a mangiare, si alzò e se ne andò nella sua stanza, sbattendo la porta. 

Sandy cercò di andargli dietro, ma Nord lo fermò, scuotendo la testa. 

Era cambiato, Jack. Aveva perso peso, le guance scavate e un'ombra perenne sotto e dentro gli occhi, causate da notti colme di incubi. 

“Dobbiamo fare qualcosa.” Disse Calmoniglio, con la voce arrochita dalla preoccupazione e dall’impotenza.

Il problema era grave. Il ragazzo in quelle settimane aveva avuto numerose visioni di Solstyce, tutte sconnesse tra loro: l’aveva vista camminare nella neve, l’aveva vista volare in un cielo sconosciuto, l’aveva vista incatenata, l’aveva sentita soffrire. Non erano incubi mandati da Pitch, stavolta, Jack lo sapeva bene.

“Ma cosa possiamo fare di più? Abbiamo passato queste due settimane a cercarla in lungo e in largo in tutto il mondo e combattere Hanwi-hen, che stanno aumentando a vista d’occhio!" disse Dentolina, gridando più forte di quanto avesse voluto. 


“Ora basta." disse il giorno dopo una voce che a stento riconobbero. Jack si avvicinò a loro, quella mattina, camminando, non fluttuando come al solito. Un peso invisibile gli curvava le spalle, i piedi nudi non facevano alcun rumore mentre si trascinavano stancamente sul tappeto di velluto rosso. La voglia a forma di sole che gli era fiorita sulla spalla gli sembrava una crudele presa in giro. Ai suoi amici si strinse il cuore a vederlo così.

Lo raggiunsero, mentre cercavano le parole giuste per sollevargli un pò il morale, ma alla fine tacquero comprendendo che non c'era nulla che potessero dire. 

“Ho avuto una visione.” Disse infine, alzando lo sguardo. Dentolina fu tentata di portarsi una mano alla bocca. 

“Se n'è andata. Volontariamente. Con Pitch.”


***


Una sensazione atroce le attanagliò le viscere. Superò il dolore delle ferite che i ceppi le avevano scavato nei polsi. Dalla voglia a forma di fiocco di neve che aveva sulla spalla scaturiva un gelo infinito. 

Sorrise mesta. 

“Non pensavo che l'incantesimo fosse così forte. Riesco addirittura a sentire le sue emozioni.” Pensò. “Ormai sono due settimane che sono chiusa qui. Non pensavo sarebbe durata così tanto. ”

Una sola lacrima scese dai suoi occhi, e per la prima volta da quando era stata rinchiusa lì ringraziò che nessuno la potesse vedere in quel buio totale. 

Il corpo ebbe un doloroso spasmo. L'Oscurità la stava lentamente divorando: la percepiva distintamente, crescere dentro di lei e spegnere la luce che sempre aveva illuminato il suo essere. 

Uno spasmo più violento le strappò un gemito. 

“Mi spiace che la trasformazione ti stia causando tutto questo dolore…" le disse una voce grave ma tagliente come rasoi. 

“Non è vero” rispose la ragazza stringendo i denti. 

“Hm... E' vero, non mi dispiace affatto.” Ridacchiò Pitch, afferrandole il volto tra le mani. Il gelo che ne proveniva, così crudele rispetto a quello che amava, la fece rabbrividire. 

“Ti stai pentendo della tua scelta? Vorresti tornare da loro? O meglio, da lui.” ghignò “Potresti provare. Sono sicuro che le catene non sono un ostacolo così grande, non è così?”

Lo spirito della Paura ridacchiò compiaciuto al silenzio ostinato della sua interlocutrice. 

"No, non lo farai. Hai paura, non è così? Riesco a sentire la rabbia che prova da qui…" 

“Ti sbagli.” Sussurrò Solstyce, lasciandolo per un attimo stupito “Non ho paura di loro. Ho paura per loro.” 

Pitch la fissò e per un solo, minuscolo attimo, quella stilettata al petto che aveva provato anni e anni prima, quando dopo aver assorbito un suo incubo aveva avuto avuto un flashback della sua vita terrena, tornò facendolo sussultare. 

“Proprio non ti capisco, sai? Sei abbastanza forte da sconfiggermi da sola. Avresti potuto lasciarli morire e salvare comunque l'umanità. Perchè non l'hai fatto?” 

Gli occhi di Solstyce, ora abituati all'oscurità, intercettarono qualcosa di diverso negli occhi di Pitch: nonostante la voce fosse perfettamente modulata ed impassibile, un'ondata di inquietudine aveva attraversato lo sguardo dello Spirito della Paura: voleva davvero capire cosa l’aveva mossa. La ragazza sorrise, mettendosi faticosamente a sedere. 

“Sei lo spirito della Paura, e non comprendi la paura stessa.” disse scuotendo la testa. Le catene tintinnarono. Alzò il viso con sguardo di sfida:

“Forse una volta avresti capito. Quando non eri solo un burattino in mani altrui.” Lo provocò. 

Non vide arrivare lo schiaffo, che la colpì totalmente impreparata, né udì cosa disse Pitch, ma percepì la porta sbattere. Tuttavia sorrise: il dubbio e l'insicurezza li aveva visti e come.

Sentì che dall'altra parte del "filo" che li univa, il sentimento che Jack aveva provato per lei per lei aveva passato definitivamente il confine sottile che c'è tra amore e odio. 

Solstyce sorrise mestamente.

Aveva preso più tempo possibile, resistito quanto la sua mente gli aveva permesso, ma ora non aveva più nessun motivo per farlo. Giunse le mani di fronte a sè, come se pregasse. Raccolse le forze.

Prese un bel respiro, si fece coraggio. 

Mordendosi le labbra fino a tagliarle, svelse l’ultimo bagliore di Luce che le rimaneva dalla sua anima. 

Gli occhi si fecero vuoti, mentre la scintilla luminosa spariva dalle sue mani, volando alla velocità della luce dove lei, con le ultime forze, gli aveva ordinato.


 ***


“Sapete…” disse Calmoniglio quella sera, rovistando e scompaginando tutti i fogli di carta con appunti, mappe, note e tutte le informazioni che avevano raccolto. “Ho una pessima sensazione. C’è qualcosa che non quadra, che non abbiamo capito o considerato.” 

“E cosa?” Si lamentò Nord. “Hanwi-hen si stanno avvicinando a Polo. Non abbiamo tempo per pensare se dobbiamo combattere per nostre vite!” Disse. Sandy, sul punto di crollare addormentato, annuì. 

Non erano state facili, queste due settimane al castello. Gli Hanwi-hen si avvicinavano sempre di più rendendoli nervosi e impauriti. Jack, paradossalmente visto il suo comportamento, era quello meno preso di mira. Sembrava che gli Hanwi-hen lo ignorassero e questo lo faceva arrabbiare ancora di più. 

Dentolina si fermò un attimo a riflettere, raccogliendo e radunando le idee: “Pitch non è un'idiota, e certamente neanche Hanwi.” pensò la fatina dei Denti.“Non sono così sempliciotti da adagiarsi sugli allori in questo modo. Aster ha ragione, c’è qualcosa che non quadra…”



Mentre i suoi amici si scervellavano su cosa fare, Jack se ne stava seduto sul letto, con le gambe strette al petto. 

“Come ho potuto essere così idiota?” Pensava. “Ha scelto Pitch. E io che sono stato così idiota da fidarmi di lei. Che idiota!" 

Mollò con rabbia un pugno al muro. Si portò la mano al petto, ma il cuore gli faceva più male. Quanto gli bruciava… 

Razionalmente, una voce nel suo cervello gli sussurrava che poteva essere stato tutto un trucco, ma la sparizione, e poi quelle visioni così reali... Negli incubi di Pitch c'era sempre qualcosa, anche un minimo dettaglio che rivelava la natura di incubo. Invece queste visioni erano così dannatamente reali che gli sembrava di starle vivendo in prima persona. 

Le scene in cui attraversava in volo la piana innevata, incontrava Pitch e spariva con lui gli passavano davanti agli occhi ogni dannato secondo e lui sentiva la rabbia e l'odio ontare sempre di più.

Per un fugace momento, la sua parte razionale prese il sopravvento: e se l'avesse fatto solo per salvarli? 

“Ma che mi prende, dovrei fidarmi di lei!…" pensò. 

Ma fu solo un momento. Di nuovo, la rabbia lo catturò nelle sue spire. 

Tradimento, tradimento, tradimento!!

“Basta piangersi addosso, se n’è andata!” Gridò a se stesso, spalancando la porta e raggiungendo gli altri Guardiani proprio mentre Dentolina esponeva la sua idea. 


“Aspetta un attimo!” disse, quasi gridando. “Siamo degli idioti, degli idioti!” continuò, arruffando tutte le piume e battendosi una mano sulla fronte . 

“Toot, cos’hai? Che succede?” Le chiese Aster, bloccandole il braccio con cui minacciava di colpirsi di nuovo. La Guardiana lo guardò negli occhi, e guardò tutti i suoi compagni con le lacrime che minacciavano di uscire. 

“Gli Hanwi-hen… sono solo un diversivo. Sono un diversivo, Aster! Perché venire qui al Polo? Volevano che ci rinchiudessimo qui, che non uscissimo, che non pensassimo! 

Ti ricordi cosa ci disse Solstyce, quando si scontrò con Pitch tempo fa?”

“Disse che loro obiettivo usare disperazione di Solstyce per loro scopi…” disse Nord. 

“Esatto!” Esclamò la fata, “E’ proprio qui il punto! Non avete notato che gli Hanwi-hen sono molti di più e noi siamo sempre più deboli, eppure Pitch non si è fatto vedere?”

“Ovvio che noi avere notato ma…"

“Laciami finire Nord! Quello che voglio dire è che i nostri nemici non sono così sprovveduti. Sappiamo che Pitch un po' di tempo fa si è lasciato sfuggire il piano che avevano ordito lui e Hanwi, ma sappiamo anche che non sono degli idioti.” disse, svolazzando avanti e indietro massaggiandosi le tempie. 

“Il piano originale consisteva nell'utilizzare i sentimenti negativi di Solstyce conto di lei, ma se effettivamente Jack ha ragione e Sol se n'è andata con Pitch, è probabile che ormai lei sia preda dell’Oscurità;” disse sia a se stessa che agli altri, “Questo però comporta che Solstyce non possa più provare sentimenti no? Allora il piano di prima non avrebbe senso!” Esclamò. 

“Anche il primo piano era solo un diversivo quindi” commentò Calmoniglio, accasciandosi su una sedia. “E non ci siamo accorti di niente!”

“Voi dite? Io non credo sia così” si inserì Jack, fissando tutti con uno sguardo che i suoi amici riconobbero a stento.  

Non ebbero tempo di commentare: uno Yeti corse tutto trafelato e cercò di spiccicare qualche parola a Nord, che lo guardava di traverso tentando di capire qualcosa. 

"Calmo amico, sta calmo e ripeti piano piano. Aha. Mhh. Si. Ah ok capito… che cosa?! Hanwi -hen a Bruges?!” Gridò l’uomo. 

“Jaimie!” Pensò Jack con un groppo alla gola. 

“Coraggio, tutti a slitta!” Urlò Nord trafelato. 

Un 'Per i diavoli della Tasmania' e 10 minuti dopo atterrarono sferragliando sull'asfalto della cittadina, così vuota e fredda da essere incredibilmente spettrale. 

“JAMIE!” urlò Jack, correndo nervosamente avanti e indietro. Evocò lo sfavillante bastone ricurvo e guardò i suoi compagni, restio a lasciarli da soli. 

“Vai, qui ci pensiamo noi!” gli urlò Calmoniglio evocando i suoi boomerang, mentre una schiera silenziosa di Hanwi-hen li circondava. 

“Per la Luna Calante, sono sempre più brutti ogni volta che li vedo!- disse il Coniglio di Pasqua per fare dello spirito, mentre si metteva schiena a schiena con Dentolina. Jack ringhiò dalla frustrazione nel doverli lasciare li, ma dopo le occhiate fiduciose di Nord, Sandy e Dentolina, strinse il bastone e volò via, rapido come una tempesta. 

Percorse la strada in un lampo, senza respirare. 

Più veloce, più veloce, più veloce!!!

Arrivò alla casa, spalancò la finestra ed entrò come un fulmine.

“JAIMIE!” gridò, prima che il fiato gli si strozzasse in gola. Sulla figura stesa sul letto del bambino incombeva un’ombra nera. Una mano della sagoma era poggiata sulle palpebre del bambino, l’altra sul suo petto. Cadde un silenzio tombale. Jack gli si avventò contro, ma gli passò attraverso. Con un guizzo, la figura scomparve. Jack si riscosse subito, correndo verso il bambino inerte. 

-Jaimie! Dannazione Jamie, cosa ti hanno fatto?! Jaimie ti prego rispondi! JAIMIE!! - Lo scosse più volte, con le lacrime di rabbia mista a paura che minacciavano di uscire. 

Il bambino lentamente aprì gli occhi. Jack si sentì mancare il fiato dal sollievo.

“Jack…" mormorò il bambino. 

“Jamie, cos’era quell’ombra? Che voleva, cosa ti ha fatto?!” chiese il Guardiano. Il bambino lo guardò storto un attimo, come se si sforzasse di ricordare. 

“Non mi ha fatto niente..." disse piano, tirandosi su a sedere. “Anzi. Mi ha toccato gli occhi e... Non ricordo più nulla da li...- 

Jack annuì velocemente. Rovistò nel tascone della felpa blu e ne tirò fuori una sferetta che brillava di una luce soffusa. Era simile alle sfere-portali di Nord, ma più piccola e luminosa, e ne aveva testato l’efficacia nel primo incontro con gli Hanwi-hen. 

“Ascoltami bene. Qualunque cosa succeda” gli disse concitato. “Rompi questa a terra. Sprigionerà l'aurora e io volerò da te, d’accordo?" Il bambino annuì. 

“E non venirmi dietro come l'altra volta, va bene?” continuò il Guardiano, scompigliandogli i capelli. “Questi nemici sono molto peggio di Pitch: hai capito?” 

“Ha! Non mi fanno per niente paura!” disse Jamie, combattivo. 

“Lo so grande guerriero, ma non cacciamoci in guai inutili, intesi?” 

“Uffa, va bene! Fateli neri, mi raccomando!” 

Jack si rese conto che Jaimie gli aveva lanciato un’occasione per fare una battuta, ma non la colse. 

“Ci vediamo, Jaimie.” disse infine, e si lanciò letteralmente fuori dalla finestra. Volò rapidissimo, saltando anche sui tetti. In un attimo localizzò la massa ribollente di creature nere che circondava i suoi compagni. Ci si buttò a capofitto, solo per notare che si, i nemici li circondavano, ma erano immobili. 

“Jaimie sta bene, qui che diavolo succede?” chiese, atterrando in mezzo agli altri Guardiani.  

Sandy alzò le spalle. 

“Non ne abbiamo idea Jack! Se ne stanno così, immobili... Come se stessero aspettando qualcosa, o meglio, qualcuno…" gli rispose Dentolina, tutta splendente. 

“Sostakovich!” imprecò Nord. “Guardate!” 

La folla di Hanwi-hen si stava dividendo in due. Lentamente, dalla massa ribollente di mostri si formò un corridoio, che rivelò due figure a cavallo. 

Una delle due era Pitch, l’altra non la riconobbe. Entrambi cavalcavano fieri, la postura ritta e regale, l'espressione altera. 

Il Re degli Incubi cavalcava un Hanwi-hen a forma di cavallo, fatto di un nero così denso che pareva petrolio solido. L'altra figura era in groppa a ...

“Xantos…" mormorò Jack. La consapevolezza gli piombò addosso come un macigno. Sentì la furia salire. 

“TU!!” gridò a pieni polmoni, e di colpo una folata di vento fece cadere il cappuccio, che rivelò una cascata di capelli neri e due occhi verdi cangianti. 

“No…" disse Nord. 

“Cosa le hai fatto, maledetto?!”  urlò Dentolina, fiondandosi su Pitch. Solstyce semplicemente alzò una mano e lacci di Oscurità solida fermarono il destro della fata a pochi centimetri dalla faccia di Pitch. Dentolina la guardò sconvolta, ma sul viso di Solstyce non vi era alcuna espressione. Il suo sguardo non era neanche diretto verso di lei, ma verso Jack. 

“Ha fermato Dentolina senza neanche guardare…" Pensò Calmoniglio sconvolto. 

Pitch ridacchiò. “Io non ho fatto proprio nulla, fatina. Ha fatto tutto da sola. E pensare che non ci speravo più ormai.”  L'Uomo Nero sghignazzò nel vedere tutte le certezze negli occhi dei Guardiani sciogliersi come neve al sole. Con un semplice gesto, Solstyce depositò delicatamente Dentolina vicino ai suoi compagni. Calmoniglio si precipitò a sostenerla, ma la trovò perfettamente dritta e in forze. 

“Sei ferita?” chiese apprensivo. 

“No…" mormorò Dentolina, incredula. “Non mi ha fatto assolutamente nulla.”

Sandy sussultò, quando con un movimento estremamente fluido, Solstyce smontò da cavallo. La ragazza, con passo deciso ma senza fiatare, si pose di fronte a Jack, che aveva gli occhi fiammeggianti di rabbia. Fece scivolare il mantello a terra e allargò le braccia davanti allo spirito dell'Inverno, incitandolo a battersi con lo sguardo. 

Lui certo non se lo fece ripetere due volte. 

Urlando, si lanciò contro Solstyce menando colpi decisi e velocissimi con il bastone ricurvo. Lei, sempre impassibile, sguisciava come un'ombra, evitando i colpi che si susseguivano a ritmo serrato. 

Frustrato, Jack iniziò a perdere il controllo, mischiando colpi di una potenza incontrollata con lampi di ghiaccio che andavano a schiantarsi contro gli Hanwi-hen, falciandone a decine.

Ma neanche uno sfiorò la ragazza, che si limitava a schivare la furia del Guardiano come se danzasse. L'improvviso crollo di energia lo costrinse a fermarsi, ansimante. Solstyce lo guardava fisso, priva di qualsivoglia espressione, ma soprattutto fresca come una rosa. Pitch iniziò a ridacchiare, per poi esibirsi in una potente risata sguaiata. 

Sandy e Nord presero l'iniziativa, lanciandosi all'attacco, ma Solstyce alzò di scatto una mano: dal terreno si generarono grossi lacci di Oscurità che avvilupparono i piedi dei due Guardiani, costringendoli a terra. 

Jack sentiva i muscoli bruciare per lo sforzo. 

Perchè? Perchè? Continuava a chiedersi. La rabbia gli fornì una sferzata di energia. Si lanciò in un ultimo disperato assalto: si alzò in volo e con tutta la forza scaricò tutta la sua rabbia e la sua frustrazione contro quell'esile figura.

Fu un attimo; Un solo attimo, prima dell’impatto, Jack vide la luce negli occhi di Solstyce. Gli parve quasi che sorridesse. 

Fu solo un attimo, e non riuscì a fermarsi. Il colpo si schiantò sulla ragazza, scagliandola contro un palazzo e sommergendola sotto la neve. 

Jack rimase fermo, immobile ed incredulo. 

“Non si è spostata.” Si disse.

Il bastone sparì. Si guardò le mani tremanti, poi alzò lo sguardo, rimanendo paradossalmente stupito del fatto che Pitch stesse soccorrendo la ragazza, e non lui. 

“Tutto questo non ha senso.” disse, mettendosi le mani nei capelli. 

La luce della luna piena splendeva su di loro, donando al luogo un'atmosfera ancor più surreale, invece che confortare i Guardiani.

Vide il suo più grande nemico scavare nella neve aiutato dagli Hanwi-hen e tirare fuori il corpo svenuto di Solstyce come se stesse vedendo un film dell'orrore. 

Indietreggiò, e solo il grido strozzato di Dentolina ebbe il potere di svegliarlo da quella sorta di torpore. Si girò lentamente, vedendo la fata guardarlo con espressione sconvolta, la mano sulla bocca e le lacrime agli occhi.

“Jack” disse piano Calmoniglio “Ma cosa ti è preso?!”

Il ragazzo deglutì a vuoto, fissandosi di nuovo le mani.

“Io... io non lo so…"

“Lo so io invece!” disse Pitch così forte da farli sussultare. Gli occhi brillavano in modo folle. 

“E pensare che abbiamo fatto tutto sotto il vostro naso! E non vi siete accorti di niente!!” Il Re degli Incubi proruppe in una risata orrenda. 

Prese in braccio il corpo privo di sensi di Solstyce, girandola in modo tale che tutti potessero vedere il piccolo segno a forma di fiocco di neve che aveva sulla spalla, lasciata scoperta da uno strappo nel vestito. 

Jack si sentì il cuore in gola, mentre Pitch espose il suo ghigno migliore. “Tu sai cos'è questo, vero Fatina dei Denti?”

Dentolina annuì come in trance. 

“Quello è il segno lasciato da una potente benedizione... E’ una protezione totale dal male, ma se troppo forte lega a doppio filo due anime, che possono percepirsi e influenzarsi l'un l'altra. Il marchio prende la forma della vera essenza dell'anima a cui si è legati...  Questo implicherebbe che Solstyce sia legata a qualcuno, ma non…" La fata si bloccò, capendo improvvisamente. 

“Bingo, fatina!” ridacchiò Pitch tutto contento. 

“La qui semi-presente incarnazione dell’Estate” disse indicando con un gesto della testa Solstyce svenuta fra le sue braccia, “ha lanciato una benedizione sul qui presente Spirito dell’Inverno," disse indicando Jack “per proteggerlo da me e gli Hanwi-hen che, come avrete notato, non l'hanno mai sfiorato. Poi, di sua sponte, mi ha chiamato e ha deciso di unirsi a me. Peccato che non avesse calcolato il fatto che potendo essere le loro due anime legate, il suo passaggio all'Oscurità abbia di riflesso... diciamo... Influenzato in negativo il temperamento di questo giovanotto” Sghignazzò, mostrando i denti da squalo. “…Aumentando dunque a dismisura sentimenti negativi che provava.” concluse infine, con un'espressione soddisfatta come se avesse declamato l'Inferno della Divina Commedia ad un branco di ragazzini spauriti.”Oh, povera, non è tutta colpa sua. Speravamo che eseguisse la benedizione, dato che gliel’ho indirettamente suggerito tempo fa, ma se non l’avesse fatto, ci sarebbero stati comunque gli Hanwi-hen che..”

Pitch continuò a parlare per qualche minuto, ma Jack non lo ascoltava più. Si portò istintivamente la mano destra alla spalla, dove sapeva che vi era la voglia a forma di sole. Le lacrime gli punsero gli occhi.

“Mi dispiace” sussurrò “Mi dispiace tanto…" continuava come in trance, mentre i sensi di colpa si alternavano ai flashback. 

Gli scherzi, le risate, i giochi sulla neve, le risate dei bambini. Poi gli ultimi giorni pieni di segnali che non aveva colto, o che aveva frainteso, o che aveva trascurato. E poi la rabbia, la tanta rabbia che si era rivelata completamente inutile. 

I Guardiani osservarono impotenti Jack cadere esausto in ginocchio, mentre la luce della Luna aveva perso ogni calore. Sandy fu il primo a riscuotersi, andando vicino all'amico e mettendogli una mano sulla spalla. Jack non la scacciò via bruscamente come nei giorni precedenti, anzi: ci si aggrappò stretto, come se fosse un'ancora di salvezza. Aveva capito. 

Poi, Nord, Calmoniglio e infine Dentolina lo raggiunsero. Il Coniglio di Pasqua battè forte una zampa sulle spalle dell'amico, vedendolo terribilmente sconvolto. 

“Non è stata colpa tua Jack, non eri in te.”

“Si, infatti, non preoccuparti, sicuramente Sol sta bene!” continuò Dentolina. 

Una risata gutturale di Pitch li fece sussultare. 

“Ma guardatevi... Siete davvero patetici. Siete stati così impegnati a combattere le mie creature e a risolvere i vostri problemucci sentimentali che non vi siete accorti di un' Ombra ancora più grande che gravava sui vostri protetti…”

Dentolina si pietrificò, spaventata. 

-Tu!! Cosa fatto a bambini!- Urlò Nord, puntando minacciosamente le daghe contro il Re degli Incubi. 

“Io non ho fatto nulla.” rispose quello con voce serafica.

“La domanda più adatta sarebbe cosa voi avete, o meglio non avete fatto. Vi siete dimenticati dei bambini, e adesso... i bambini si dimenticheranno di voi. Semplice, no?”

Un gelo innaturale avvolse i Guardiani. Un peso soffocante strinse i loro cuori. 

“Che diavolo sta succedendo?!” chiese Calmoniglio, angosciato. 

“La vostra fine, Guardiani.”  Disse Pitch, con un'espressione orribilmente calma.

“Sostakovich!” Disse Nord, alzando le daghe. 

Tutti gli Hanwi-hen che li circondavano, lentamente si stavano come sciogliendo. Dividendosi in tanti filamenti che si univano in unico punto accanto a Pitch, si fusero insieme fino a creare una figura dalle parvenze umane. 

Aveva braccia e gambe magrissime, quasi scheletriche, il viso scavato, le orbite vuote. Era alto, e coperto da un mantello nero. In mano brandiva un lungo fioretto, corvino anch’esso, e sul volto si apriva un ghigno di pura malvagità, la stessa che lo circondava come un'aura malefica.

E' lui.” Pensò Jack rabbrividendo.

“E' Hanwi.”



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter Eleventh; The Final Act, Part 1 ***



Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Eleventh; The Final Act, Part 1: 



Nella piazza di Bruges regnava un silenzio innaturale che mischiava stupore, paura e tensione.

E' un vero piacere incontrarvi, Guardiani.” disse Hanwi con una voce troppo cavernosa per la sua statura. 

Dentolina indietreggiò, mentre Ater si spostò coraggiosamente davanti a lei per proteggerla. Sandy impugnò saldamente le sue fruste e Nord alzò le daghe battagliero, affiancato da Jack. Un vento gelido ed innaturale si alzò, facendo scendere un brivido lungo le schiene dei Guardiani.

Se lo sentivano: lo scontro finale era arrivato. 

“Beh? Tutto qui?” disse Hanwi ridacchiando. “Un'accoglienza abbastanza fredda direi…" 

Dentolina fu la prima a riscuotersi: “Cosa hai intenzione di fare ai bambini!”  girdò, a metà fra la rabbia e il terrore. 

Hanwi rise; “Mia cara Guardiana dei Ricordi… lasciami rispondere con calma alla tua domanda. Innanzi tutto, ormai è troppo tardi: l'incantesimo è già stato lanciato sui bambini, sono spiacente.”

“NO! Cos’hai fatto, maledetto!!” urlò Jack, scagliandosi verso la figura. Hanwi lo scaraventò lontano, muovendo appena una mano. Ridacchiò come se stesse giocando con dei bambini. 

“E' tutto inutile, mi spiace. Sapete che giorno è oggi? Non ricordate? Lasciate che vi rinfreschi la memoria: oggi è il ventun Dicembre, Guardiani, l’equinozio d’Inverno… Un giorno in cui Luce e Ombra sono perfettamente equivalenti: perfetto per un’Eclissi di Luna, non trovate?” disse, allargando le braccia. La sua voce era gradevole e melliflua, ma non riusciva a celare la crudeltà che emanava la sua figura.

“No…" Mormorò Dentolina mettendosi una mano davanti alla bocca. Lo sguardo della Guardiana cadde su Solstyce, ancora incosciente tra le braccia di Pitch.

“Esatto, mia cara. Vedete... quando avviene un eclissi, io, sovrano del Lato Oscuro della Luna, sono finalmente libero! Nulla di ciò che è Luce può opporsi a me…" concluse, con un sorriso quasi innocente.

“Esattamente trecento anni fa, l'unica cosa che mi impedì di uccidere il mio odiato rivale, l'Uomo nella Luna, fu il sacrificio di una coraggiosa quanto sciocca Guardiana, che diede eroicamente la sua vita sventando il completamento dell’eclissi. Che idiozia, poverina! Ignorava che trecento anni dopo tutto si sarebbe ripetuto.”

“Tu…" sussurrò Nord a Pitch, pieno di rabbia; “Tu sei dietro morte di Hinan!”

Hanwi rise, e fu agghiacciante: le orbite vuote si contrassero quando sollevò gli zigomi per aprire le labbra, rivelando degli orribili denti da squalo. Il ghigno gli attraversava il volto per intero, come gli Hanwi-hen.  “Se la cosa ti fa sentire meglio, sono sicuro che il nostro Pitch Black sia più che disposto a prendersene il merito… Ma torniamo a noi ora. Grazie al mio incantesimo, gli Hanwi-Hen hanno portato via ai vostri amati bambini la possibilità di svegliarsi, e quindi... di credere in voi. Dovreste iniziare a sentire i sintomi di ciò, se non sbaglio.” disse con calma glaciale, allargando cordialmente le braccia. 

Ha ragione, dannazione.” Pensò Calmoniglio, che iniziava ad ansimare. “I Boomerang pesano un quintale.”

Noi salveremo bambini, non temere!” disse Nord, stoico come sempre.

E comunque, a prescindere da questo” continuò Hanwi, alzando pacatamente una mano per interromperlo, agitando il fioretto per indicare i presenti;

“Devo ringraziarvi per aver agevolato i miei piani. Vedete… L’Eclissi può verificarsi un Equinozio ogni trecento anni, ma per darle inizio serve un evento davvero importante” disse, avvicinandosi a Solstyce ancora svenuta e accarezzandole un braccio. 

La ragazza spalancò gli occhi e urlò dal dolore, mentre dove la scheletrica mano di Hanwi era passata rimase il segno di un'ustione. 

“Non la toccare!!” gridò Jack, mentre lo Spirito dell'Estate si rimetteva in piedi, completamente impassibile. 

“Cosa c'è Guardiano del Gelo?” chiese Hanwi con una voce così serafica da cozzare col suo aspetto; 

“Tutt'ad un tratto ti importa di lei?”

Jack deglutì, fissando quelle orbite vuote. 

“Oh, ma che maleducato che sono. Dovrei ringraziarti. Come dicevo, serve un evento particolare per innescare un'eclissi, qualcosa che sovverta l’equilibrio tra Luce e Ombra perfettamente compiuto durante l’Equinozio. Ad esempio uno Spirito che cede al richiamo dell’Oscurità.” disse guardando Pitch, che rabbrividì. “O cose del genere. Questa notte, Jack, tu hai quasi ucciso Solstyce. Inverno che attacca Estate, Acqua che spegne Fuoco. Luce che sopprime Ombra.” disse pacato. I Guardiani si strinsero intorno a Jack, quasi per proteggerlo da quella straziante verità.

“Che cosa ho fatto…” sussurrò lo spirito, guardando Solstyce negli occhi vitrei. 

“Ah, ma non è solo colpa tua! Cercando di proteggerti, lei stessa ha solo peggiorato le cose!” continuò Hanwi, ma Jack non lo ascoltava più.

Per un attimo, gli occhi di Solstyce ebbero un guizzo. Fu solo un attimo, e Jack vide di nuovo la luce che illuminava quegli occhi cangianti. 

“Signore e Signori, Spiriti e viventi, accorrete al grande spettacolo dei burattini! L’Equilibrio è spezzato, che L’Eclissi abbia inizio” Gridò Hanwi sollevando le braccia al cielo, con un sorriso folle che gli squarciava il volto scheletrico, mentre lentamente l'Ombra divorava la luce della Luna. Rovesciò la testa all’indietro e rise. 

“Non così in fretta, Hanwi!” disse Calmoniglio, tentando un debole attacco. Lanciò uno dei Boomerang; 

Hanwi non si spostò nemmeno. 

“HA!” gridò invece, con il volto deformato dalla follia:

“E' tutto inutile, sciocco Guardiano! Tra poco svanirete tutti nel nulla e di voi non resterà neanche l’ombra!!”


Sandy si guardò intorno e ciò che vide lo terrorizzò. La sua sabbia aveva perso lucentezza, i suoi compagni si stavano lentamente accasciando a terra. Una fiacchezza devastante lo colse, e per poco non perse conoscenza. 

La vista iniziò ad appannarsi. 

Era così stanco…

Ma qualche minuto dopo, mentre l'Oscurità aveva inghiottito quasi metà della Luna, erano ancora lì. Distrutti, semi svenuti, ma erano ancora lì. 

Qualcosa nel piano di Hanwi era andato terribilmente storto. 

“JACK! Coraggio Jack, alzati e combatti! Dentolina, Calmoniglio, Nord, Sandy! Anche voi! Forza!” Gridò una voce di bambino. 

“Jamie…" sussurrò il Guardiano del Gelo, lottando contro la stanchezza e l'oscurità che lo avvolgeva.

Come poteva sentire la voce dell’Ultima Luce, se tutto intorno a lui era così buio e freddo?

Che stesse sognando? Ma si, certo, doveva essere un sogno… lui stava morendo, no? 


“Cosa diavolo succede?! Perchè non spariscono?!” Sbraitò Hanwi, sgranando le orbite vuote. Qualche secondo dopo, quando sentì Jamie urlare e correre verso Jack Frost, capì;

“PITCHSTEINER!” Gridò furioso.

“M-mio Signore” sussurrò Pitch chinando il capo . 

“Il tuo compito era gettare l'incantesimo su ogni bambino del mondo, così che questi patetici Guardiani sarebbero potuti finalmente sparire! Hai idea del perchè siano ancora qui?”

“N-No, mio Signore” mentì il Re degli Incubi, che iniziò a tremare: la risposta era li, proprio davanti ai suoi occhi. Lo stesso ragazzino che qualche tempo prima l’aveva sfidato determinando la sua sconfitta, lo guardava con occhi di fuoco, sorreggendo lo Spirito dell’Inverno. 

“Lascia che ti illumini, allora…” Continuò a sbraitare Hanwi, ma lui non lo ascoltò: era troppo impegnato a fissare il ragazzino; Era talmente terrorizzato che riusciva a sentire la sua paura a metri di distanza. 

Allora perchè? Perché era li?! 

“…Un bambino è ancora sveglio e credente! Questo è stato il tuo primo e ultimo fallimento, Pitchsteiner!”

L’Uomo Nero non fece una piega. 

Sto per morire. Pensò laconico.

Con un movimento quasi impercettibile, Hanwi fece scattare il fioretto che colpì Pitch dritto al cuore. 

I Guardiani spalancarono gli occhi, mentre il loro antico nemico cadeva a terra senza emettere alcun suono.

Ne seguì un silenzio totale.

“Ora è il vostro turno.” disse tetro Hanwi, che senza pietà posò il piede sul petto dell'ex alleato e facendo leva svelse il fioretto.  

Le gambe di Sandy cedettero per lo sforzo e Calmoniglio si lanciò prendendolo al volo prima che potesse cadere a a terra. Fu talmente faticoso che il Coniglio di Pasqua ebbe un capogiro. Hanwi marciò verso di loro con l'arma sguainata. Dentolina gridò disperata, Hanwi era pronto a calare la lama quando...

“NO!” Gridò Jamie, lanciandosi tra il colpo e i Guardiani inermi; Dalle sue mani uscì una prepotente luce dorata che per un momento accecò tutti i presenti.

Hanwi gridò dal dolore e indietreggiò, facendo cadere il fioretto: le sue mani fumavano, come ustionate, mentre i Guardiani si risvegliavano grazie al potere emanato da quella stessa luce. 

Jack alzò la testa, sconvolto e sollevato insieme. Volò veloce da Jamie, che Aster e Sandy avevano messo al riparo dietro di loro appena recuperate le forze. 

“Jamie, stai bene? Cosa ci fai qui?! Ti avevo detto di restare al sicuro!”

Il bambino lo abbracciò, nel panico: il Guardiano del Gelo poteva sentire il cuore del piccolo battere fortissimo anche attraverso la pesante felpa che indossava. 

“Mi sono ricordato Jack!” disse “La figura nera, l’ombra nella mia camera! Era Solstyce, o almeno credo…”

“Cosa?!”  disse Jack incredulo, volgendo lo sguardo verso la ragazza, rimasta perfettamente immobile accanto al corpo di Pitch. Ancora lo guardava fisso, priva di volontà.

“Si, ti dico che mi ha salvato! C'erano queste ombre orribili che erano uscite da sotto il letto e io avevo tanta paura, ma una luce è arrivata velocissima e le ha scacciate tutte tranne una. Ho capito che era diversa perché era diversa dalle altre, era un’ombra vera: mi passava attraverso e non mi faceva paura. Poi ho sentito la sua voce nella mia testa, capisci? Nella mia testa!” gridava, toccandosi la tempia con l’indice;

“E' stato pazzesco! La luce è diventata una fiamma, che è entrata nel mio petto, capisci? Proprio qui!” Continuò concitato, indicandosi il petto. “Ha detto che quella fiamma poteva scacciare l'Oscurità, se ci credevo abbastanza, poi mi sono svegliato e c'eri tu, mi hai dato l’aurora e sei andato via. Ad un certo punto ho sentito tanto freddo… pensavo che foste nei guai quindi sono corso qui.” disse, tutto fiero di sè. 

“Sei un vero guerriero Jamie, sei stato grande” disse Jack mentre gli altri Guardiani gli si mettevano davanti: l’avrebbero protetto a tutti i costi. 

Le Leggende erano di nuovo in piedi, pronte a combattere.

Purtroppo per loro però, Hanwi era ancora nel pieno delle forze il suo ghigno non prometteva niente di buono: 

“E’ tutto inutile, Guardiani!” Disse; “La ragazza avrà anche usato la sua ultima scintilla di luce per salvare quel bambino dal mio incantesimo, ma così si è consegnata definitivamente a me! Non tornerà mai più indietro, e finché avrò lei, niente potrà fermarmi.” Concluse, alzando minacciosamente il fioretto. Solstyce, muovendosi a scatto come una marionetta, evocò una lama nera. 

“Jamie, devi andare via, adesso!!”  disse Jack, evocando il suo bastone bianco.

Il bambino, però rimase fermo. 

“Coraggio piccolo, vai a nasconderti!” Ripetè Calmoniglio. 

Jamie guardò Jack e gli altri Guardiani con gli occhi spalancati, come se avesse compreso qualcosa di fondamentale. 

“Era la luce di Solstyce…” disse piano, stringendosi convulsamente il petto con la mano destra come se gli facesse male.

Quando la allontanò e la aprì, vi ardeva una piccola, bellissima fiamma. Jack sentì una fitta alla spalla e di fronte a loro, Solstyce inspirò ed ebbe un singulto. 

“NO!” Gridò Hanwi; “Lei ormai è mia! Ho spento la sua luce, non vi permetterò di toccarla!!” Sbraitò folle di rabbia lo spirito Oscuro, che si lanciò all’attacco. 

Nord, Dentolina, Aster e Sandman gli si avventarono contro nel tentativo di fermarlo prima che arrivasse a Jamie ma vennero scaraventati lontano.  

Lo Spirito dell’Inverno, istintivamente si frappose tra la lama e il bambino. 

Proprio quando il fioretto di Hanwi stava per abbattersi su di lui, la spalla gli lanciò una nuova fitta ed esplose di luce. 

Lo spirito Oscuro, accecato dal bagliore improvviso e fumante come poco prima, si allontanò gridando. Jack, ancora chino su Jamie, alzò la testa incredulo.

“La benedizione!” Gli gridò Dentolina, che lentamente stava tentando di rialzarsi. “L’Oscurità non può toccarti!”

Il Guardiano del Gelo guardò la ragazza, immobile.

Jamie gli tirò una manica e sorrise battagliero: “Svegliamola!” disse, alzando la mano dove la fiamma bruciava senza ferirlo. Jack annuì: se lo caricò in braccio e fece scaturire dal bastone una passerella di ghiaccio dove iniziò a scivolare, più veloce della luce. 

“No!” Gridò Hanwi, che si lanciò all’attacco, ma venne fermato dalle daghe di Nord, che ruppero la sua guardia e lo costrinsero a fermarsi. L’uomo in rosso rise forte:

erano di nuovo in gioco!

Con un urlo di rabbia, Hanwi evocò una foresta di tentacoli neri che spuntavano direttamente dal terreno cercando di afferrare Jack e contemporaneamente tenne testa agli altri quattro Guardiani. 

Il ragazzo evitava tutti quei tentacoli orrendi: continuavano a spuntare ad una velocità spaventosa, ma i due si stavano avvicinando. 

Una manciata di secondi dopo, il bambino e il Guardiano ruzzolarono ai piedi della ragazza.  

Jack respirava forte, col cuore che batteva all’impazzata; 

La corsa lo aveva sfiancato, i suoi compagni perdevano terreno. Alzò lo sguardo: la luce della luna era ormai ridacchia ad un sottile spicchio e l’energia portata da Jamie si stava esaurendo. 

 

Il bambino, ignaro di quello che gli succedeva intorno da quando aveva incontrato gli occhi del Spirito dell’Estate, allungò lentamente il braccio, porgendole la fiamma. 

Quella la guardò intensamente. Poi, lentamente, allungò un braccio lei stessa e la toccò.  

La luce esplose e l'ultima cosa che il bambino sentì fu l'urlo di rabbia di Hanwi.



***

Il peso che gli impediva di respirare scomparve e Jack prese una lunga boccata d'aria. La vista si schiarì mentre ancora boccheggiava. Aprì gli occhi; intorno c'era solo Luce, calda e rassicurante. Si rimise in piedi e alzò gli occhi. Pochi passi davanti a lui c'era Solstyce, stesa a terra e gli occhi chiusi.

“Oh no... No!” Jack si alzò in piedi e corse da lei, raggiungendola in pochi passi. La prese fra le braccia, afferrandole un polso. 

“Sol…” sussurrò con la voce rotta dal panico. “Solstyce... ti prego sono qui, adesso sono qui.” disse, dandole un bacio sulla fronte.

“Perdonami, sono un idiota. Non sono riuscito a proteggerti... Ti prego, non lasciarmi, non puoi…" 

Le accarezzò la guancia con una dolcezza infinita.

“Io ho bisogno di te! Nessuno mi regge il gioco con Aster come fai tu…”

Il respiro della ragazza iniziò ad accelerare, gli occhi si mossero da sotto le palpebre.

“Si! Si Sol! Torna da me, coraggio!” disse, con nuova speranza, circondandole il volto con le mani. 

“Ti porterò a vedere delle grotte che ho scoperto nell'Artico, sono meravigliose! E faremo a gara a chi arriva primo a Bruges... Ma che dico, tanto in quello vinci sempre tu... Giocheremo a palle di neve con Jamie, e lo lasceremo vincere perchè andiamo, è Jamie... Per la Luna, Solstyce, ti prego”

Le lacrime iniziarono ad accalcarsi negli occhi dello spirito, annebbiandogli la vista. Le lasciò cadere, e finirono sulla guancia di Solstyce.

“Torna da me…"Disse, poggiando la sua fronte su quella della ragazza, e chiuse gli occhi. 

All'improvviso, la spalla del ragazzo diede una fitta, ed un calore meraviglioso si irradiò in tutto il suo corpo.



Lei era nulla. Lei era solo Ombra, persa in se stessa. L'unica cosa che la teneva era quel filo rosso. Era legato al suo polso e si perdeva nell'oscurità. Ogni tanto aveva provato a seguirlo, quando lo sentiva tirare, e puntualmente veniva avvolta da una fiamma che la scaldava. Poi l'Ombra la soffocava, e quel gelo così crudele si impadroniva nuovamente di lei. 

Ma lei voleva quel fuoco, la faceva sentire così viva! Ma non sapeva come raggiungerlo... 

“Sol..,” 

“Ecco, di nuovo quella voce.” 

Si stupì al pensiero che aveva appena fatto. La conosceva?

“Sol!"

Oh, Perchè non tace? 

Porta con se emozioni così forti che ha paura di provarle. E se non le avesse rette? Non stava già soffrendo abbastanza?

“Io ho bisogno di te…"

Chi? Chi ha bisogno? La voce è così sofferente... Vorrebbe aiutarlo, ma lei è solo Ombra. 

Poi eccolo, improvvisamente. La spalla inizia a pulsare come il battito di un cuore. Il suo? Non lo sa, non sa nemmeno se ne ha mai avuto uno. 

“Torna da me…"

Il filo rosso tira di nuovo, stavolta più forte. 

Lei si alza, e come tutte le volte lo segue imperterrita nell'oscurità più nera. Tuttavia c’è qualcosa di diverso, lo percepisce. 

Deve arrivare alla fine. Deve farcela! 

Il fiato inizia a mancare, ma è sempre più vicina... sempre di più...

Eccola! Ecco la fiamma! Ci si aggrappa con tutte le proprie forze, le emozioni che erano state chiuse lontano fluiscono di nuovo nel suo cuore, e con loro, finalmente la Luce. 


“Jack…?" mugugnò Solstyce. 

Jack aprì lentamente gli occhi, incredulo; quelli della ragazza gli restituirono lo sguardi. 

Gridarono, al colmo della gioia e Jack strinse Solstyce più forte che potè, come tentando di fondere i loro corpi, beandosi del suo calore. Lei, d'altro canto, rispose all'abbraccio con tutta se stessa, abbandonandosi completamente.

“Giurami che non te ne andrai mai più, ti prego, giuralo” le sussurrò Jack all'orecchio con la voce arrochita dalla gioia.

“Lo giuro, lo giuro” sussurrò lei di rimando, aggrappandosi alla felpa azzurra del ragazzo.

E i loro occhi si incrociarono di nuovo e Solstyce sorrise con tutto l'amore del mondo. Un attimo dopo si slanciò in avanti, baciandolo. 

Jack rispose al bacio con forza e un quell’attimo di euforia, prese Sol in braccio ed iniziò a girare, mentre ridevano senza pensieri…

…Finchè non inciampò sui suoi stessi piedi facendo finire entrambi a gambe all'aria.

Si guardarono gli occhi mentre tentavano di riprendere fiato, sorridendo. Si alzarono in piedi imbarazzati, senza staccare le mani ancora allacciate, ridacchiando. Si guardarono intorno.

“Hai idea di dove siamo finiti?” chiese il ragazzo, mentre i preoccupanti ricordi di poco prima iniziarono a riaffiorargli nella mente. 

“Non l'hai ancora capito, figliolo?” disse una voce calda e piena d'amore che fece sussultare i due spiriti. 

Si girarono lentamente, avvertendo nel cuore una sensazione familiare. 

Davanti a loro c'era un uomo piuttosto robusto, con un pancione talmente rotondo da fare seria invidia a Nord. Aveva un faccione rubicondo, le guance rosee e uno sguardo pieno d'amore. 

Era vestito con un completo elegante completamente bianco e un doppiopetto decorato con un delicato fregio dorato, che illuminava la carnagione pallida ma quasi luminosa.  Al suo fianco, pendeva un gigantesco spadone. 

Guardò Jack e Solstyce come se fossero due stelle, orgoglioso di loro e lo spirito dell'Inverno si sentì invadere da un amore senza fine. 

“Benvenuti sulla Luna, miei adoratissimi figli” disse l'uomo. Allora Jack capì. 


-Manny?!-











Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter Twelft: The Final Act, part 2 ***


Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Twelfth; The Final Act, Part 2





“Non è possibile…" sussurrò Jack. 

Solstyce, invece, sorrise; 

“E' da tanto che non ci si vede.” Disse la ragazza, avvicinandosi all'uomo. Quello le andò incontro con uno sguardo così amorevole da scioglierle il cuore e farle pungere gli occhi dalle lacrime.

“Mia cara, non sai quanto mi sei mancata in questi anni” disse, accarezzandole il viso. Solstyce sorrise, mentre una piccola lacrima le scendeva lungo la guancia, asciugata prontamente dall'uomo.

“Mi dispiace tanto... L'ultima volta che sono stata qui ero accecata dall'odio e dalla rabbia, e ti ho detto delle cose davvero terribili…” disse la ragazza scuotendo la testa. 

“Non temere, mia cara, non temere.” rispose Manny. “Compresi perfettamente il tuo dolore. Non crucciarti oltre.” concluse sorridendo, sollevando il viso della ragazza con le dita. 

Poi si girò verso Jack, ancora con la bocca increspata in un sorriso: 

“E tu, ragazzo mio! E' un piacere vederti!” Disse, allargando le braccia. Subito si allontanò dallo Spirito dell'Estate per avvicinarsi al ragazzo con un passo un po' traballante che fece ondeggiare l'unico ciuffo di capelli che rimaneva sulla sua testa perfettamente tonda. L'Uomo della Luna lo raggiunse in fretta e lo strinse in un abbraccio d'acciaio. Istintivamente, Jack chiuse gli occhi e si godette quel calore paterno, ma il suo sorriso si adombrò in fretta. 

“Cosa ti turba, figliolo?” chiese Manny, con una sfumatura decisamente preoccupata nella voce. 

Jack abbassò lo sguardo. 

“Io…" si grattò la testa, imbarazzato “E' tutta colpa mia se è successo tutto questo... E ora? cosa succederà?! E Jamie? Dov’è? Gli altri sono ancora con Hanwi!” Disse guardandosi intorno. 

Il viso di Tsar Lunar si adombrò e scosse la testa. 

“Non temere per il nostro piccolo amico, Jack. E’ al sicuro, mandato a casa e protetto dalla mia magia. Gli altri Guardiani stanno arrivando: la battaglia finale si combatterà qui.” disse. 

Poi, come aveva fatto con Solstyce poco prima, gli prese il mento con le dita; “Non è colpa tua, ragazzo mio, per tutto questo. Anzi, è solo mia.”

Lo spirito dell'Inverno fece un'espressione interrogativa, seguito da Solstyce, che si era avvicinata per sentire meglio. L'uomo della Luna sospirò. 

“Scommetto che vorreste ascoltare la storia, non è così?” disse con un mezzo sorriso nella speranza che i due ragazzi negassero, ma così non fu; anzi, annuirono con insistenza, un po' preoccupati.

Sconfitto, l’uomo sospirò. 

“Allora dovremmo sbrigarci - disse - non ci rimane molto tempo. Dovete sapere, che prima dell'ascesa di voi Guardiani, l'Oscurità era sempre presente nel cuore delle persone, ma riuscivo a tenerla a bada. Nonostante fosse un'esistenza solitaria, qui sulla Luna, il tempo scorreva tranquillo. 

Poi, un giorno, accadde qualcosa che mai sarebbe dovuta accadere. Osservavo placidamente un'esotica parte di mondo, quando lo sguardo mi cadde su una donna. La sua figura era rischiarata dalla luce della mia Luna… passeggiava in riva al mare e oh, era così bella... Così, scesi nel mondo degli uomini.

A ripensarci, mai avrei dovuto farlo... Il cuore di lei era così puro da riuscire a vedermi e credere in me. Furono giorni felici, quelli, ma evidentemente il destino non aveva in serbo qualcosa di altrettanto felice, per noi. Io ero uno Spirito e lei, per quanto speciale, un'umana. Per me il tempo non scorrerà mai, mentre il suo scorreva troppo veloce, e scivolò via come sabbia tra le dita, finchè non scomparve.”

Solstyce si portò una mano alla bocca, Jack era rimasto senza fiato. 

Il poco tempo che aveva passato senza la ragazza lo aveva gettato in una disperazione totale. Non riusciva neanche a concepire come potesse essere stata la vita di Manny.

Un'intera vita immortale, da passare nella completa solitudine... 

Certo, lui aveva vissuto in solitudine, ma 'solo' per trecento anni. Poi, ringraziando il cielo, si era unito ai Guardiani, aveva incontrato Solstyce, ma... Ancora tremava al pensiero di quanto bui fossero stati quei giorni. D'istinto, i due spiriti si presero la mano cercando conforto l'uno dall'altra. 

Lei, distratta dalla stretta, riemerse dai suoi altrettanto cupi pensieri e ringraziò il ragazzo con un sorriso.

“Come potete immaginare, caddi in uno stato di totale disperazione, trascurando i miei doveri. Quando uno spirito ama, tende a farlo una volta e per sempre.” riprese Tzar Lunar, appoggiando una mano sullo spadone che pendeva nel fodero al suo fianco come se fosse un'ancora di salvezza. Chiuse gli occhi. 

“A causa mia, l'umanità fu preda dell'Oscurità. Dilaniato dal dolore e dal senso di colpa, presi una decisione drastica: decisi di eliminare dalla mia anima ogni sentimento negativo, come il dolore, la paura, l'odio... Scinderli letteralmente da me. Feci tutto questo per puro egoismo, perchè non volevo soffrire. 

Così, ricorrendo ad un antico sortilegio, lo feci. Strappai a forza l'oscurità che era in me! E così nacque Hanwi, il lato Oscuro della mia anima. Fu ovviamente un errore madornale, ma quando mi riscossi, oramai era troppo tardi. I bambini non credevano più nel Bene, e guardavano al futuro come un baratro senza ritorno. Non potevo farcela da solo.”

A questo punto si interruppe per sorridere, guardando con amore infinito i due spiriti che lo ascoltavano. 

“Così, nei secoli, scelsi delle anime che conservavano nei loro cuori una scintilla della Luce originaria, e queste anime divennero Spiriti che mi aiutarono a gestire le correnti del mondo. Di questi, i più forti vennero insigniti del ruolo di Guardiani, per proteggere i bambini come avrei dovuto fare io.” concluse, riprendendo a sorridere. 

All'improvviso, Solstice avvertì una sensazione strana. Come se una piccola scheggia di ghiaccio l'avesse colpita.

Avrebbe riconosciuto quel freddo tra mille. 

Presa dal panico, si girò e deglutì a vuoto. 

Jack seguì il suo sguardo, e istintivamente si mise davanti a lei per proteggerla. La Luce che li circondava stava lentamente finendo fagocitata dall'Oscurità. 

"Ma che…” disse, guardando Manny. Senza neanche accorgersene, il bastone ricurvo già gli scintillava in mano.

Il viso dell'Uomo nella Luna si adombrò, ed estrasse lentamente lo spadone.

“E' Hanwi. -disse - Sta arrivando.”

Solstyce, che si era riscossa, evocò la spada katana. Istintivamente portò la mano all’acchiappasogni che tempo prima si era legata al passante dei pantaloni.

Non fece caso al fatto che alla piuma e alla ciocca di pelo d’orso se ne fosse aggiunta una di pelo grigio, ma Jack, che l’aveva vista muoversi, sì.

Un'ondata di ansia lo colse, ricordandosi del sogno di Hinan. 

“Le piume sono solo tre, e ormai non abbiamo più tempo!” Pensò terrorizzato. 

Guardò Solstyce, ora combattiva e sicura di sé, ignara delle preoccupazioni delle sue preoccupazioni. 

Ormai è troppo tardi per pensarci” si disse ragazzo, stringendo convulsamente il bastone ricurvo. 



Non ci fu alcun boato, ne rumore. 

Di colpo, comparve un buco nero che sembrò risucchiare tutta la luce circostante. Un battito di ciglia, ed eccolo li, Hanwi, con un sorriso di pura ferocia stampato sul volto e accompagnato da nientepopodimeno che dal Re degli Incubi. 

“Ma quello è Pitch!!” disse Jack, incredulo. Guardò Solstyce in cerca di risposte, ma la ragazza era senza parole quanto lui. 

“Guardate i suoi occhi…” gli venne in aiuto Manny.

I due eseguirono e capirono: era solo un corpo vuoto manovrato dalla magia di Hanwi.  

Quello rise con una cattiveria da far gelare il sangue, e Solstyce sobbalzò. Lo spirito Oscuro estrasse il lungo fioretto, per poi allargare le braccia come se stesse incontrando un vecchio amico. 

“Buonasera, Paparino!” disse, quasi gridando;

“Da quanto tempo non ci si vede! Trecento anni, eh! Non mi trovi cresciuto?” lo schernì. 

“Hai ragione,” rispose Manny “Anche se avrei preferito non rivederti affatto.”  

Hanwi mise su una falsa espressione dispiaciuta, battendosi il petto con un pugno. 

“Oh, ma così mi ferisci! E io che ti avevo fatto il favore di portare i tuoi amichetti!” sogghignò. Con un gesto della mano, in un lampo nero apparvero gli altri Guardiani, che furono scaraventati verso Jack e Solstyce. 

“NO!” gridò la ragazza, pronta ad usare la magia per arrestare la caduta. Tuttavia suoi compagni si bloccarono a mezz'aria, per poi atterrare con delicatezza; 

Si guardarono intorno, confusi ma vivi e vegeti. 

Manny le fece un occhiolino e a Solstyce sembrò che le ginocchia cedessero per il sollievo. 

Corsero tutti da lei, abbracciandola e facendole una ramanzina dopo l’altra. 

Tuttavia un attacco a sorpresa gli fece ricordare dov’erano: una gigantesca falce nera si abbattè su di loro e solo gli sforzi congiunti di tutti e sei riuscirono a deviare la lama. 

“Non è possibile!” Esclamò il coniglio di Pasqua, “E’ diventato ancora più forte di prima!”. 

“Ora basta.” Ringhiò Solstyce. Il bastone bianco che aveva evocato per difendersi tornò energia liquida e si sdoppiò, solidificandosi in due spade a doppio filo; “Facciamola finita!” Disse decisa. I Guardiani la circondarono, pronti a combattere. 

“Addosso!” Gridò Nord, e la vera battaglia battaglia finale ebbe inizio. 

Con un grido, i sei si gettarono contemporaneamente contro lo spirito della Paura mentre Tsar Lunar incrociava le lame con Hanwi. 

I Guardiani assediavano Pitch da ogni direzione e lui si difendeva rinchiudendosi in una cupola di energia nera che usava anche per contrattaccare. 

Dopo qualche minuto di combattimento serrato, tuttavia, fu chiaro a tutti che si trovavano in una situazione di perfetto stallo. 

Le forze dei Guardiani e di Pitch si equivalevano perfettamente e nessuna delle due parti riusciva a prendere il sopravvento sull’altra, ma Jack notò qualcosa che stava sfuggendo ai suoi compagni: l’Oscurità evocata dall’eclissi li aveva circondati e lo spicchio di luce dove stavano combattendo si riduceva a vista d’occhio. 

“L’Oscurità sta aumentando sempre di più! Dobbiamo sbrigarci, ora che abbiamo ancora la forza di batterlo!” Gridò ai Guardiani. 

Non l’avesse mai detto. 

Hanwi sorrise sotto i baffi e parando l’ennesimo assalto di Tsar Lunar, allungò una mano, liberando il suo potere. 

Dall’Oscurità che li circondava fece capolino un’orda di Hanwi-hen. 

“Ha!” Esplose Tsar Lunar: “credevi che non me lo aspettassi? Anche io ho un asso nella manica”. disse, illuminandosi come una stella. 


All’improvviso, Solstyce sentì un brivido correrle per tutta la schiena, completamente diverso da quello che l'arrivo di Hanwi le aveva provocato.

“Non è possibile.” Pensò. Per un attimo, solo per un attimo, le era sembrato di percepire la presenza di sua sorella. “Non è possibile", ripetè a se stessa, bloccandosi sul posto. 

“Attenta!” Le gridò qualcuno, ma lei non riusciva a muoversi. 

Un laccio nero stava per colpirla, quando uno spesso muro di ghiaccio si frappose tra lei e l’attacco di Pitch.

Quello poi esplose, inchiodando lo spirito della Paura a terra con numerose schegge grosse quanto una persona.   

“Beh? Che fai, il pesce lesso?”

Solstyce si sentì mancare; nello sconvolgimento notò che i Guardiani fissavano a bocca aperta un punto alle sue spalle. 

Si girò di scatto e il suo stomaco precipitò; non riuscì a trattenere un grido, portandosi le mani alla bocca, sconvolta.

“Hina…” disse con un sussurro strozzato. 

La ragazza sorrise così tanto che sembrava potesse esplodere dalla felicità. Solstyce fece qualche passo verso di lei, allungò un braccio e la toccò, stupendosi di trovarla solida sotto la sua mano. 

Il mondo era fermo intorno a lei, non c'era una battaglia imminente, non si stavano decidendo le sorti dell'umanità, non c'era niente oltre gli occhi di sua sorella che le restituivano lo sguardo. 

Non si fermò a chiedersi il come, o il perchè. Semplicemente si slanciò e la abbracciò fino a sentire le costole scricchiolare, quasi urlando di nuovo quando sentì la sorella rispondere all'abbraccio. 

Passarono solo una manciata di secondi, che a Solstyce sembrarono ancora di meno, in cui l'unica cosa che riusciva a percepire era quel freddo così familiare e le braccia di sua sorella che la stringevano. 

Durò troppo poco. 

Il re degli Incubi si stava rialzando e gli Hanwi-hen, bloccati dalla luce che aveva portato Hinan, stavano ricominciando ad avanzare, ma Jack, Dentolina, Aster, Nord e Sandy sembravano più determinati che mai, mentre gridavano felici alla vista di Hinan. Tsar Lunar fece l'occhiolino a Solstyce:

“Piaciuto il regalo? So che è temporaneo, ma qui posso farlo." disse, e la ragazza si trattenne dal saltargli al collo solo perchè Hanwi rise sguaiatamente. 

“Manny, Manny, stai cadendo proprio in basso. Cosa pensi che possa farmi un fantasma? Darmi i brividi mentre mi passa attraverso?” 

Stavolta fu Solstyce a sorridere. Hinan le si affiancò. 

Le due sorelle si presero per mano, mentre un flusso visibile di energia iniziava a fluire tra di loro. 

“Quanto sei sciocco, Hanwi” disse piano Hinan, senza perdere il suo classico tono ironico. 

Senza un'altra parola, lo spirito Oscuro alzò un sopracciglio e mosse una mano: gridando, Pitch e gli Hanwi-hen si scagliarono all'attacco. 

Solstyce e Hinan si guardarono sorridendo, e con un istante di concentrazione le loro figure si illuminarono prepotentemente di luce, emanando un potere incredibile. Jack sorrise, gonfiando il petto: circondata da quella luce rossa come il sangue, la sua Sol sembrava una regina guerriera. 

Manny sorrise: “Diamoci dentro!” Disse deciso prima di scagliarsi contro Hanwi.

Le gemelle si gettarono contro Pitch con un grido di battaglia e i Guardiani si lanciarono contro gli Hanwi-hen, allontanandoli dalle due e permettendogli di concentrarsi sul loro avversario. 

L'aria si riempì di grida, crepitii e potenti colpi;

Per quanti Hanwi-hen i Guardiani eliminassero erano costantemente circondati, senza la possibilità di vedere come stesse andando la battaglia di Manny e delle ragazze, a parte bagliori di luce e cozzare di lame. 

Il cervello di Solstyce in quel momento era completamente spento; L'unica cosa di cui era al corrente era la posizione del suo bersaglio. Non riusciva nemmeno più a realizzare dove finissero i suoi movimenti e dove iniziassero quelli di Hinan: la fusione tra le due era tale che Pitch, o quello che ne rimaneva, continuava ad indietreggiare senza nemmeno la possibiltà di un singolo contrattacco; 

Traeva potere dall'Oscurità intorno a lui ma ogni colpo, ogni volta che tentava di mulinare la sua falce e andare a bersaglio, falliva puntualmente ed era costretto a mettersi sulla difensiva.

Nonostante le difficoltà, si stava rivelando un avversario davvero tenace: Solstyce e Hinan stavano scatenando i loro poteri alla massima potenza, ma non riuscivano ad andare a segno concretamente. 

Anche privo di ogni forza di volontà, Pitch era capace di tenere testa ad entrambe, seppure con qualche fatica. 

“Ora basta!” gridò Solstyce, ormai stufa di quello stallo; 

Con degli agili balzi si allontanò dall'avversario, decidendo di cambiare strategia: concentratasi un istante, mutò la forma della sua arma, che dallo spadone a due mani in cui l’aveva trasformato in precedenza tornò liquida per assumere la forma di due pugnali ricurvi. Hinan capì al volo le intenzioni della sorella e si librò in volo; Si concentrò a sua volta, chiudendo gli occhi mentre l'aura azzurra di potere intorno a lei si intensificava.

Solstyce, sotto di lei, stava subendo lo stesso cambiamento: avvicinati i pugnali al corpo, aveva chiuso gli occhi mentre l'aura rosso fuoco che l’aveva circondata all’inizio dello scontro si ingrandiva progressivamente.

Senza alcun preavviso, lo Spirito dell'Estate fece uno scatto tale che sparì alla vista: fu per un innato riflesso che Pitch si salvò da un fendente devastante, ma il suo spostamento era proprio ciò a cui Solstyce puntava:

dal nulla, un'enorme stalagmite di ghiaccio puro spuntò dal terreno e trafisse il re degli Incubi in pieno petto. 

Le due fecero per sorridere, ma l’attimo di euforia loro ancor prima di nascere: Pitch, senza nemmeno scomporsi, si rialzò scorrendo sulla stalagmite fino a tornare in piedi nonostante un buco sull'addome delle dimensioni di un pallone da calcio. 

Solstyce sentì il sangue gelarsi nelle vene; 

“Non è possibile!!” gridò Hinan, stupita tanto quanto lei;

“Non gli ha fatto niente!!”

Con uno scatto repentino, Pitch roteò la sua falce così velocemente che Solstyce non fece nemmeno in tempo a spostarsi. 

Per pura fortuna riuscì a frapporre uno dei suoi pugnali tra sè e la lama, ma il solo impatto però fu così forte da scagliarla lontano, facendola rotolare per diversi metri e togliendole tutto il fiato nei polmoni. Una miriade di luci iniziarono a danzarle davanti agli occhi, mentre tentava di rimettersi in piedi. Con il dorso della mano si asciugò un rivolo di sangue che lentamente colava da una ferita all’attaccatura dei capelli, dove aveva sbattuto la testa. Respirò un paio di volte per recuperare un minimo di lucidità e per fortuna riuscì a rimettersi in piedi. 

“Qui si mette male…” disse, prima di lanciarsi nuovamente in battaglia.



Quando improvvisamente la spalla iniziò a bruciargli in modo quasi insopportabile, Jack fece il grande errore di distrarsi: un Hanwi-hen l'avrebbe trafitto in pieno, se Calmoniglio non gli avesse staccato di netto il braccio con i suoi boomerang.

“Grazie canguro!” disse il Guardiano del Gelo, per poi spiccare un salto all'indietro. Con una rapida mossa congelò una dozzina di creature, subito distrutte dalle daghe di Nord.

“Non sapere te ragazzo, ma io sta divertendo un mondo!”gridò l'uomo in rosso, mentre le sue armi estensibili tagliavano a metà un paio di Hanwi-hen troppo vicini per i suoi gusti. 

Jack ridacchiò, per poi far spuntare numerose stalattiti che eliminarono un gruppo di nemici intorno a Sandy. L'uomo dorato lo ringraziò sollevando il pollice. 

Dentolina fece fuori degli Hanwi-hen particolarmente molesti lanciando delle piume iridescenti dalle sue ali dopo un'agile giravolta. Le creature sparirono, ma la fata non si fermò: ce n'erano talmente tanti che non c'era nemmeno un secondo per prendere fiato;

Le daghe di Nord le sfiorarono i lati della testa, andando a distruggere due creature che erano comparse dietro di lei; l'uomo le fece l'occhiolino, ma ansimava pesantemente. Calmoniglio e Sandman combattevano schiena a schiena, proteggendosi a vicenda nonostante fossero pieni di graffi più o meno profondi. Lei stessa era decisamente esausta, e non avere notizie di Manny, delle gemelle di certo non la faceva stare tranquilla, rinforzando quelle dannate bestiacce orrende. 

“Se quelle due non sbrigano, qui finiamo a fette” disse Nord preoccupato. 

Jack annuì, creando una passerella di ghiaccio che fece scivolare una manciata di Hanwi-hen direttamente sotto le lame del Guardiano della Meraviglia. 

Di colpo, il bruciore alla spalla ricomparve, mozzandogli il fiato. 

Si riprese giusto in tempo per schivare un colpo.

Solstyce!” Pensò immediatamente, mentre il terrore gli attanagliava le viscere, rinforzando le creature. 

“Vai, razza di inutile ghiacciolo che non sei altro, qui ce la caviamo da soli!” Gli gridò il Coniglio di Pasqua, abbattendo altre due Hanwi-hen per ribadire il concetto; Jack lanciò un'occhiata a Sandy, che annuì facendogli segno di andare.

Senza pensarci due volte, lo spirito volò fuori dal cerchio in cui le creature nere avevano chiuso lui e i suoi compagni, solo per realizzare appieno quanto la situazione si stesse mettendo male: nonostante l'inizio incoraggiante, ora le due sorelle erano costantemente messe in pericolo dall'affilatissima falce di Pitch e da lunghissimi tentacoli che tentavano di afferrarle, comandati dal Re degli Incubi stesso. Come se non bastasse, Manny sembrava non farcela più: era visibilmente stremato a causa dell'Oscurità che stava progressivamente fagocitando il suo regno e prosciugando le sue forze, nonostante desse prova di notevole resistenza. 

Ma ciò che spaventò più Jack furono gli occhi di Hanwi: le orbite vuote erano illuminate da una scintilla rossa di pura follia che gli fece accapponare la pelle.

Lo Spirito dell'Inverno strinse convulsamente il suo bastone ricurvo. Non sapeva cosa fare! 

Proprio quando stava per volare verso Manny, che stava cedendo sotto i colpi dello spirito Oscuro, Solstyce gridò e un’esplosione di sabbia nera attirò di nuovo la sua attenzione. 

Lo spirito dell’Estate si reggeva a stento poggiandosi alla lama katana con cui tante volte l’aveva vista combattere. Hinan era stesa a vari metri di distanza, apparentemente priva di coscienza. 

“NO!” Gridò  Jack, e si buttò in picchiata in soccorso di Solstyce, ora sola contro l’avversario. Lei, con la coda dell’occhio, lo vide e alzò un braccio.  

Una sfera di oscurità la colpì alle spalle e tutto esplose. 



***



Solstyce aprì gli occhi su un meraviglioso cielo stellato. 

Si rese conto di essere stesa sull’erba quando un alito di vento fece muovere gli steli morbidi facendole il solletico. 

Si alzò. Hinan era di fronte a lei. 

Sorrise e volò a tutta velocità verso la sorella. Tese le mani per abbracciarla, ma semplicemente le passò attraverso. 

“No…” sussurò, con gli occhi immediatamente pieni di lacrime. Hinan, con sua sorpresa, le sorrise. 

Solstyce cercò di prenderle almeno una mano, senza successo. 

Ehi…” disse Hinan con tono dolorosamente ironico.

… la smetti? Guarda che mi fa prurito…" tentò, ma quando Solstyce la guardò e vide i suoi occhi così pieni di dolore, capì che sdrammatizzare sarebbe stato inutile. Si sedettero l’una di fronte all’altra. 

“Siamo morte?” Chiese Solstyce. Hinan scosse la testa. 

“Non tu almeno” disse senza riuscire a fare a meno di sorridere. “Manny te l’aveva detto: il mio ritorno era solo temporaneo. Per permettermi di aiutarvi, per quanto possibile, ma soprattutto per dirti ciò che dovevo. E’ arrivato il momento che tu sappia.”

Inspirò pesantemente. “Siamo sempre state diverse, noi due, da vive e non.” disse. 

“Una volta mi trovavo nella tenda con il nonno. Avevo assunto per la prima volta le erbe sacre, per esserti vicina nello spirito durante il rito della tua prima caccia. 

Ma il mio spirito, invece di volare con te, è stato catturato dai venti e portato lontano, fin sulla luna. Manny era li, anche se non avevo idea di chi fosse, all'epoca. Mi sorrise, credo. 

Quando lo dissi al nonno andò in escandescenza: avevo davvero incontrato uno Spirito, o stavo mentendo? Lui preferì credere alla seconda, all’epoca. Quello è stato il primo segno, la prima avvisaglia che il Grande Spirito ha voluto darmi del nostro destino…” 

Scosse la testa. 

“… Noi abbiamo scelto di morire, Sol. A attraverso un rito sacro. Il nostro spirito ha conservato una forza straordinaria, vitale, nel passaggio. Non è naturale, capisci? Non era mai successo, prima. Allora abbiamo turbato l’equilibrio, ma non solo attraverso la nostra morte. Come ti ho detto, siamo diverse da quando siamo nate.” 

Solstyce la interruppe con un gesto della mano. 

“Mi stai dicendo... che la creazione di Hanwi è stata colpa nostra?” chiese Solstyce, incredula e addolorata. “E’ successo tutto questo perchè siamo nate? Perchè abbiamo voluto proteggere le persone che amavamo?” Disse senza riuscire a fare a meno di gridare. 

Hinan scosse la testa. 

“No, Sol, la creazione di Hanwi non è legata alla nostra esistenza, ma la nostra creazione è legata ad Hanwi. 

-Noi- non saremmo mai dovute esistere: avrebbe dovuto essere un -io-… Io e te eravamo la stessa cosa: stessa mente, stesso corpo, stesso spirito. Ma poi Tsar si è separato da Hanwi: l’equilibrio si è spezzato, l’uno è diventato doppio. E per questo l’io è diventato un noi. Io sono te, tu sei me: Luce - disse, indicando Solstyce - e Ombra.” disse, indicando se stessa. 

“Io e te siamo il mezzo, Sol. Siamo state create per bilanciare ciò che era stato sbilanciato. Siamo nate per far si che il doppio tornasse uno. Capisci?” 

“No, non è vero.” disse Solstyce infervorata, alzandosi in piedi. “Io ho sempre preso tutte le mie decisione con la mia testa! Provo sentimenti con il mio cuore, ho vissuto la mia vita e ho deciso la mia morte. Ciò che dici non ha senso! Non può averne!! Ora fammi andare via di qui, i miei amici hanno bisogno di me!” gridò, piena di rabbia; fece per girarsi e andarsene, ma un lupo grigio le bloccò la strada. 

Alle sue spalle apparve un orso possente, che trasportava un'aquila sulla spalla. 

Solstyce si immobilizzò come congelata, la gamba ancora protesa nel gesto del passo.

“Nonno… Mamma, papà…” sussurrò incredula.  

Pochi istanti dopo, i tre animali presero forma umana, e la guardarono sorridendo dolcemente. Sua madre piangeva; suo padre aveva lo sguardo duro del guerriero incallito, ma gli occhi lucidi. Hinan si spostò mettendosi al fianco del nonno, che le mise una mano sulla spalla. 

“E’ tutto vero?” Chiese piano. I quattro spiriti annuirono. “Cosa dovrei fare?”

“Il doppio deve tornare uno.” dissero quelli in coro. Hinan si staccò dal gruppo, tendendo la mano sinistra alla sorella. 

Solstyce pensò alla promessa fatta a Jack prima che la battaglia iniziasse e sorrise amara. Alzando la mano a sua volta, sfiorò l’acchiappasogni che aveva legato al passante dei pataloni: notò dal tintinnio che una quarta fila di perle si era aggiunta e non ebbe bisogno di guardarla per sapere che all'estremità ci fosse una ciocca di pelo bianco. Inspirò ed espirò. 

Afferrò con la mano destra la mano tesa di Hinan e il doppio tornò uno. 




***


Jack si accasciò a terra, senza nemmeno la forza di gridare. 

I suoi occhi avevano registrato, come al rallentatore, il sorriso che lo spirito dell’Estate gli aveva rivolto prima di alzare un braccio e ordinare al Vento di allontanarlo da lei. 

Hanwi rise. Teneva un piede sullo spadone di Tzar Lunar, bloccandolo, e una mano tesa. 

Aveva lanciato lui quella sfera nera; aveva colpito Solstyce alle spalle, come uno sporco vigliacco. 

Lo spirito del Gelo sentì la rabbia montare come un incendio, ma non riusciva a muoversi. 

Non riusciva a fare niente che non fosse fissare Solstyce e Hinan inermi, a terra. Il colpo aveva scaraventato lo spirito dell’Estate vicino alla sorella. Entrambe erano stese in modo scomposto con le braccia aperte, così vicine che avrebbero potuto toccarsi. 

Sentì Dentolina gridare disperata. 

Riuscì con un enorme sforzo di volontà a girare la testa: i Guardiani erano stati sconfitti, imprigionati in lacci di oscurità e costretti ad assistere inermi nell’attesa della loro fine. Ed era arrivata, era la fine; avevano provato con tutti loro stessi e non era bastato. 

L’Oscurità ormai era pressochè totale. Li avvolse tutti, lenta e inesorabile. 

L’Uomo della Luna iniziò a svanire. 

Jack sollevò la mano destra come se non fosse la sua e constatò che anche lui stava diventando mano mano sempre più trasparente. 

Sapeva che avrebbe dovuto provare del panico, ma non sentiva niente. 

Non sentiva niente. 

Non sentiva…


Il fuoco lo avvolse e Jack gridò. Fu come una supernova che esplode illuminando il buio dello spazio profondo. 

La luce fu così forte da fargli male agli occhi, costringendolo a coprirli con un braccio. Udì un altro grido, forse di Hanwi. Lo sperava, almeno. 

Quando si sentì abbastanza sicuro da aprire gli occhi, quello che vide lo lasciò sconvolto: Solstyce, capelli al vento e luminosa come una stella, aveva imprigionato Pitch con dei lacci sia neri che bianchi. Il re degli Incubi aveva il volto deformato in un urlo muto; dagli occhi dello spirito uscì un vapore nero che si dissolse all’istante, e la testa ricadde ciondolando.

Sotto i piedi della ragazza, una polla di luce si allargava sempre di più, velocissima, purgando la Luna dall’Oscurità. 

I tentacoli neri che avevano imprigionato i suoi compagni di dissolsero sfrigolando, evaporando nel nulla insieme agli Hanwi-Hen. 

Jack trovò finalmente la forza di alzarsi e corse dagli altri Guardiani. Il suo sguardo interrogativo non ebbe risposta. 

Hanwi lanciò un altro orribile urlo di dolore. Solstyce gli si avvicinava inesorabile, gli occhi e i tatuaggi completamente illuminati da una luce bianca, i capelli mossi da un vento inesistente . Quando arrivò all’altezza di Tsar Lunar, in ginocchio, gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi. L’uomo nella Luna piangeva e nei suoi occhi Jack lesse un dolore inconsolabile. 

Hanwi cadde a terra urlando e strisciando all’indietro, terrorizzato. 

Solstyce, imperturbabile, lo raggiunse e lo toccò. In un ultimo grido, lo spirito Oscuro scomparve, lasciando come segno della sua presenza un globo nero ribollente nella mano della ragazza. 

Questa, ancora in piena trance, si rivolse nuovamente verso Tsar Lunar, che annuì alla sua muta richiesta; prese il globo nero nelle sue mani e lo avvicinò al petto, assorbendolo. 

Parve soffrire per qualche attimo, ma poi si rasserenò. Alzò lo sguardo sulla ragazza e le accarezzò il viso. Lei parve sorridere. 

Poi lo spirito si mosse verso Pitch, inerme e tenuto in posizione eretta solo dai tralci di luce e di ombra in cui la ragazza lo aveva precedentemente imprigionato. 

Quando lo raggiunse, gli posò una mano sulla fronte e parlò. La sua voce rimbombò nelle menti di tutti i presenti come moltiplicata dall’eco. 

“Ricordati la tua natura, spirito. Ricorda la tua natura di Guardiano.” 

Le cinque Leggende sobbalzarono, increduli. 

“Ricordati della tua vita terrena. Del tuo amore perduto. Ricorda…” disse, e avvenne un miracolo. 

Pitch respirò. La sua pelle si fece colorita, sana, i lineamenti si addolcirono e lo spirito spalancò gli occhi gialli. 

“Guardiano della Paura. Tu sei nato per ricordare alle anime umane che hanno la forza di fare qualunque cosa pur di non perdere chi amano. Non perdere più il tuo cammino…” disse Solstyce, e con un gesto lo liberò. Lo spirito crollò a terra, ansimante. Si mise in ginocchio e prese a guardarsi le mani come se fosse convinto di essere in un sogno. 

Infine, Solstyce si voltò verso i Guardiani. Li raggiunse fluttuando, lentamente col sorriso sulle labbra, ma Dentolina, Aster, Nord e Sandman piangevano. La abbracciarono uno per uno. 

Jack non capiva, o si rifiutò di farlo. 

Quando la ragazza fu davanti a lui, era così maestosa da guardare che gli venne da chinare lo sguardo. 

Solstyce gli prese il mento fra le dita, spingendolo a guardarla. 

Addio” pronunciò. Allora, Jack si riscosse:

“No! Cosa stai dicendo Sol?! Perché addio, cosa…” 

Si interruppe quando Calmoniglio gli mise una zampa sulla spalla. 

“Jack, lei non…”

“Io non posso restare. Ci può essere un solo Uno.” Concluse Solstyce, guardando Tsar Lunar, che singhiozzò. 

E allora Jack, che era uno spirito e aveva giurato di aiutare l’uomo della Luna a governare le correnti del mondo, capì: Luce e Oscurità devono rimanere in equilibrio, ma separati. Solo Manny aveva il potere di riunirli in sé senza soccombere. 

Solstyce gli prese il volto fra le mani. Nonostante ora fosse in quello stato assoluto, erano calde come sempre. 

Jack d’istinto chiuse gli occhi e si abbandonò a quel contatto. Solstyce poggiò la fronte sulla sua. 

Non disse di nuovo addio. A Jack sembrò che le sue labbra avessero sfiorato le proprie. 


Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco furono le fiamme scoppiettanti nel camino del castello di Nord.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapter Thirtheen: Epilogue. ***


E così, dopo anni, ci sono riuscita. 

Finalmente, la storia di Jack Frost e Solstyce riceve un finale. Che sia adeguato o meno, questo non lo so. 

Ringrazio chiunque abbia letto questa storia e l’abbia apprezzata nonostante l’incompiutezza e mi scuso con chi ne sia rimasto deluso. 


Ecco, infine, la fine. 



Rise of the Guardians: Eclipsed

Chapter Thirteenth: Epilogue 







Quattro anni passano dalla Battaglia della Luna. 

Quattro lentissimi anni in cui tutto, più o meno, tornò alla normalità. 

Appena ne avevano trovato la forza, i Guardiani avevano tenuto un funerale per lo spirito dell’Estate. Persino Pitch aveva partecipato. 

Era stato strano per gli altri Guardiani, all’inizio, ma col tempo l’avevano accettato. Era solitario, il loro nuovo collega: lavorava da solo, popolando i sogni dei bambini con le loro paure e infondendogli il coraggio per combatterle a testa alta. Tuttavia, quando fu avvisato della funzione, era accorso ad onorare la sua ex nemica e come tutti aveva abbassato la testa in segno di rispetto. 

Da quel giorno, avevano atteso. Cosa, non lo sapevano nemmeno loro. 

Jack aveva trovato nei suoi amici che lo sostenevano costantemente e nei bambini la forza per andare avanti; nonostante la devastante perdita, il Guardiano del Divertimento continuò a svolgere egregiamente il suo compito, portando l’inverno e la sua gioia nel mondo. 

Dire che si fosse completamente ripreso sarebbe stato un azzardo, ma col tempo si era rasserenato. Sapeva che Solstyce non avrebbe voluto che trascurasse il suo dovere solo per rincorrere il suo fantasma: lei l’aveva fatto e sarebbe tornata dal regno dei morti per prenderlo a schiaffi se lui fosse caduto nello stesso errore. 

Lo spirito sorrise nell’immaginarsi la scena. 

“Allora io vado” disse, salutando i suoi compagni e balzando sul davanzale della prima finestra aperta che trovò. Quelli annuirono sorridendo: sapevano dove stava andando. 

Il ventuno di ogni mese infatti, Jack si recava al Totem sacro dove la sua Solstyce era diventata spirito insieme ad Hinan. 

I Guardiani avevano tentato di dissuaderlo all’inizio, temendo che non fosse un’abitudine sana, ma quando avevano capito che era solo un modo per sentirla vicina, lo avevano lasciato fare; ogni tanto erano persino andati tutti con lui a rendere omaggio alla memoria della loro amica. 


Ci mise un paio d’ore a raggiungere il suo obiettivo. Avrebbe potuto metterci di meno muovendosi a tutta velocità, ma non aveva fretta. Si prese quelle ore per pesare e ricordare. 

Arrivò al cerchio di alberi che il tramonto stava lasciando il passo alla sera. Il caldo estivo era soffocante e sospirò di sollievo quando, entrato nel cerchio, percepì la temperatura crollare. Non faceva poi così freddo, ma la differenza col caldo all’esterno era notevole. 

Non si sedette troppo vicino al Totem in segno di rispetto per la sacralità del luogo, incrociando le gambe sull’erba leggermente umida. 

Un leggero gemito spaventato lo fece sobbalzare. Si alzò di scatto e materializzò il bastone ricurvo che comparve docile nella sua mano. 

Mantenendo alta la guardia, si mosse lentamente in circolo. 

Qualcosa si mosse dietro al Totem e lui alzò il bastone, pronto a colpire. 

Quando la sagoma si mosse di nuovo, uscendo un poco dal suo nascondiglio, Jack sentì lo stomaco precipitare. 

Era una bambina. 

Una bambina esattamente uguale a Solstyce. 

Una bambina esattamente uguale a Solstyce che lo fissava con tanto d’occhi. 

Jack smise di respirare.

Doveva avere all’incirca tre anni, ed era l’esatta copia dello spirito dell’Estate tranne per un piccolo dettaglio: un occhio era azzurro, l’altro di quel verde sconvolgente che tanto l’aveva stregato. 

Compreso che lo spirito non fosse pericoloso, la bambina si rivelò del tutto e si avvicinò. 

“Ciao” disse, e Jack si riscosse ma non riuscì a parlare. Aprì e chiuse la bocca più volte, troppo sconvolto per emettere suoni. 

La piccola ridacchiò: “Che fai, il pesce lesso?” 

Il Guardiano si ricordò di riempire i polmoni. Allungò una mano, ma la ritrasse subito per paura che si trattasse solo di un sogno. 

Sethun!” Gridò una voce adulta.  

Qualche secondo dopo un bell’uomo sulla trentina entrò trafelato nel cerchio di alberi. 

“Ah, Sethun! Dovevo immaginare che fossi qui. Dovrai cercarti un nuovo nascondiglio se vuoi far impazzire tua madre, eh?” Disse l’uomo, prendendo la piccola in braccio e strofinando il naso contro il suo. La bambina rise contenta. 

“C’è Jack Frost!” disse, indicando con il piccolo indice lo spirito. L’uomo rise divertito: nel punto indicato, per lui, c’era solo aria. 

“Si, certo… Devo ricordare a tua madre di smetterla di raccontarti tutte queste storie.”

“Ma è vero!” Protestò lei, incrociando le braccia e gonfiando le guance. 

Il padre sorrise benevolo, facendole il solletico per farla ridere. Si avviò verso l’esterno;

“E va bene, e va bene. Ma ora andiamo, prima che ti prenda un raffreddore: fa fresco qui, e tu sei tutta sudata. Hai corso per mezza prateria, vero?…”

Il resto della conversazione, Jack non la sentì: stava volando, veloce come un pazzo, verso Polo. 


“E’ viva!” Disse, entrando da una finestra del castello e ruzzolando per il troppo slancio. I Guardiani interruppero le loro occupazioni e accorsero per aiutarlo a rialzarsi. Era completamente sconvolto e tremava come una foglia. 

“E’ viva!” Ripetè, afferrando il braccio di Calmoniglio. 

“Cosa? Chi…” disse lui confuso. 

“Solstyce” rispose Jack quasi gridando. “E’ viva, una bambina… l’ho vista!” 

I suoi compagni si scambiarono un’occhiata piena di tristezza e dolore. 

“Jack…” disse Dentolina in un sussurro sofferente. “Non è possibile… Solstyce è…” 

Non riuscì a finire la frase che gli occhi le si riempirono di lacrime. Aster le fu subito accanto e le mise una mano sulla spalla, mentre Sandy faceva lo stesso con Jack. Lo spirito si scrollò la mano dell’amico dalla spalla con un gesto secco. 

“E’ viva vi dico! L’ho vista con i miei occhi!” Ripetè lo spirito per l’ennesima volta.

La sicurezza con cui si attaccava a quella speranza fu tale da far scambiare un altro sguardo ai suoi compagni. 

Ci fu qualche attimo di silenzio in cui l’unico suono udibile era il respiro pesante dello spirito del Gelo. Infine, con gli occhi che brillavano, Nord gli si avvicinò e gli mise una pallina nella mano: “Portaci da lei, ragazzo” disse. Senza altri indugi, Jack ruppe la sfera, generando un portale in cui tutti i Guardiani si gettarono impazienti. 


La notarono non appena il portale si chiuse alle loro spalle. 

Jack li aveva portati nel villaggio più vicino al cerchio di alberi dove sorgeva il Totem, guidato dall’istinto. 

Era piccolo: si trattava di non più di otto, nove case di lamiera con un recinto pieno di pecore, una stalla per i cavalli e una grande cisterna d’acqua rialzata su una torretta, il tutto organizzato in circolo intorno ad un grande falò attorno al quale alcuni bambini giocavano ad acchiapparsi.

E lei era li, intenta a rincorrere uno degli altri piccoli con i capelli tutti scompigliati. Una donna e un uomo che Jack riconobbe come il padre della bambina, la seguivano con uno sguardo pieno d’amore.

“Non è possibile…” sussurrò la Fatina dei Denti, coprendosi la bocca con le mani.

“E’ viva…” sussurrò Nord, ripetendo sconvolto le parole di Jack. 

“Ma come può…” cercò di dire il coniglio di Pasqua, con gli occhi spalancati dall’incredulità. 

Jack fu assalito da un moto di rabbia. Si alzò nel cielo, volando in direzione della Luna, sempre più in alto. 

“Manny!” Gridò infervorato. “Come hai potuto, Manny! Come hai potuto tenercelo nascosto!!” 

Gli occhi di ghiaccio dello spirito si lasciarono sfuggire un paio di lacrime che si asciugò con rabbia con la manica. 

“Come hai potuto!” Gridò di nuovo. 

I Guardiani gli furono subito accanto. Dentolina sbatteva veloce le ali per rimanere in quota, mentre il coniglio di Pasqua e Babbo Natale fluttuavano sostenuti da una nuvola di sabbia creata da Sandman. 

La luce della Luna li illuminò. Tsar Lunar non parlò, ma il suo messaggio si trasmise chiaro alle menti degli spiriti: “Non è opera mia”.

I Guardiani si scambiarono uno sguardo incredulo. Placata la sua ira, Jack fluttuò sulla nuvola di Sandman, sedendosi a gambe incrociate e grattandosi la testa come se lo aiutasse a riflettere. 

Dentolina si inginocchiò accanto a lui con un frullare d’ali. 

“Se non è stato Manny a farla tornare, allora…” iniziò Aster.

“E’ stata lei stessa a farlo.” Lo interruppe una voce che veniva da sotto di loro. 

I Guardiani si affacciarono dalla nuvola di sabbia dorata. 

Su una nuvola di sabbia nera simile in tutto e per tutto alla loro, Pitch Black stava salendo di quota per raggiungerli. Era vestito con un elegante doppiopetto nero e una candida camicia inamidata. Si avvicinò alla nuvola d’oro, chiedendo con lo sguardo a Sandman il permesso di salirci. Quello, annuendo, glielo accordò: una cosa che solo pochi anni prima sarebbe stata assolutamente paradossale. 

Il Guardiano della Paura si avvicinò lentamente, con le mani dietro la schiena come un vecchio saggio. 

Sorrise all’espressione incredula dei suoi vecchi nemici, ma senza cattiveria. 

“Non ne ho parlato prima perché non ero sicuro della mia teoria e mi sembrava inutile se non crudele accendere false speranze” disse alzando una mano prima che Jack potesse infervorarsi anche con lui. 

“Quale sarebbe tua teoria?” Chiese Nord incuriosito. Lo spirito indugiò un attimo, prendendosi il mento con la mano destra. 

“Credo, -iniziò- ma badate: non ne sono sicuro… che il potere raggiunto da Solstyce quando è diventata Uno fosse… assoluto, molto più grande di quello che abbiamo mai sospettato. E’ riuscita a richiamare il mio spirito nel mondo e fidatevi, ero passato oltre;” Disse rabbrividendo. “Inoltre il mio ritorno è stato definitivo, non parziale come quello di Hinan quando è stata richiamata da Tsar Lunar durante la battaglia della Luna. Probabilmente perché Tsar e Hanwi erano ancora separati. Forse ora anche lui sarebbe capace di farlo, ma… far tornare uno spirito e far tornare in vita un essere umano, beh, sono due cose completamente diverse. Far tornare un’anima dal Vuoto è una cosa, ma una vita? E’ tutta un’altra storia… Se la vita è passata nel Vuoto.”

“Dove vuoi arrivare?” Disse Jack impaziente, guardandolo con uno sguardo così intenso da essere doloroso. 

Lo spirito della Paura si rivide in quello del Gelo. Sorrise mestamente, pensando che quando era in vita doveva aver avuto quello stesso sguardo, quando aveva perso la sua Annemarie. 

Scosse la testa per scacciare il pensiero: ora sapeva di poterla rivedere. Era stato quello, il filo che l’aveva tenuto legato al mondo e con cui Solstyce l’aveva riportato indietro; la sua piccola Annemarie, sua figlia, l’unica gioia della sua vita terrena, era diventata Madre Natura per intercessione dell’uomo della Luna, e lui era stato troppo accecato dal dolore e dalla perdita per rendersene conto. E così si era ribellato al suo creatore, cedendo all’Oscurità e dando inizio ai Secoli Bui e alla prima Eclissi. Ora, grazie a Solstyce, aveva ottenuto un’altra possibilità e intendeva usarla per espiare i suoi peccati. 


“Voglio arrivare -riprese, guardando i suoi colleghi uno per uno- al fatto che Solstyce e Hinan, quando sono diventate spiriti, l’hanno fatto in un modo tale da conservare parte della loro forza vitale, che tutti gli spiriti solitamente perdono quando abbandonano le loro spoglie mortali. E voglio arrivare al fatto che tu, Jack Frost, sei il motivo per cui possiamo vederla qui in carne ed ossa.” 

Jack lo guardò con tanto d’occhi, senza capire. Pitch sospirò; possibile che non ci arrivasse? 

“Lei ti amava, Jack Frost. Ha lanciato una benedizione su di te, legando le vostre anime. Non capisci? Non voleva lasciarti. E in quello stato di potere assoluto, prima di accettare il suo destino e sparire, deve aver desiderato di vederti ancora. Evidentemente è bastata la sola intenzione e il suo potere ha risposto, facendola reincarnare.” 

Lo spirito smise di parlare, lasciando che le sue parole venissero assimilate dai Guardiani. Jack Frost piangeva senza nemmeno provare ad asciugarsi le maniche, stringendosi convulsamente la spalla dove sapeva essere la voglia a forma di sole. Non si era mai fermato a riflettere sul perché non fosse svanita: quando ci aveva fatto caso si era limitato a pensare ad un crudele scherzo del destino. 

“Quelli che avete visto nel villaggio non sono davvero i suoi genitori; non possono avere figli. Si sono ritrovati una neonata, apparsa dal nulla, davanti alla porta di casa. ” Aggiunse Pitch. 

“Ti sogna, sai?” Continuò rivolto allo spirito del Gelo. “Sei il suo talismano contro la Paura, anche se non ha memoria di quando è stata spirito.” 

Jack, inaspettatamente, sorrise. I Guardiani gli si accalcarono intorno, abbracciandolo stretto. 

“Ora dovete scusarmi. Devo andare a terrorizzare qualche bambino. Chissà che non si riveli un nuovo cavaliere senza macchia e senza paura.” Si congedò sghignazzando. Sandy gli rivolse un’occhiataccia benevola mentre lo spirito indietreggiava senza dargli le spalle e risaliva sulla sua nuvola di sabbia nera. 

“Grazie…” sussurrò Jack Frost. Se il Guardiano della Paura lo avesse udito, non lo diede a vedere. 


Da quello strano incontro passarono sedici anni. 

La giovane Sethun, a chiunque avesse avuto la pazienza di prestarle orecchio, diceva di essere convinta che qualcuno le tenesse una mano sulla testa. 

Era impossibile credere che fosse uscita indenne da sola dai mille guai in cui era riuscita a cacciarsi nella sua breve vita. 

Non aveva mai smesso di credere negli spiriti. E come poteva? I suoi sogni sembravano troppo reali per essere solo sogni. Si era convinta che fossero visioni mandate dagli spiriti stessi e aveva perso il conto delle volte in cui, anche solo per un attimo, le era parso di averli scorti. 


Anche quando, alla vigilia dei suoi vent’anni e con la morte che la guardava in faccia, aveva visto due occhi di ghiaccio pieni di dolore fissarla attraverso le fiamme, il suo cuore si era rifiutato di considerarlo un delirio. 


Nella sua casa era scoppiato un incendio. “Un corto circuito…” avrebbero detto in seguito gli abitanti del villaggio, ma lei non li udì mai. 

I suoi fratellini erano bloccati al secondo piano. Era riuscita a raggiungerli salendo le scale semidistrutte. Aveva sfondato la porta della loro cameretta, che per tanti anni era stata la sua, con una spallata: sapeva che il cardine inferiore era debole. 

Li aveva presi in braccio, uno per lato, avvolgendoli con una coperta per proteggerli dal fumo. 

Aveva attraversato il corridoio tossendo e lacrimando, con la vista che le si oscurava sempre di più e i polmoni che lanciavano fitte insopportabili. 

Le scale erano impraticabili. Lo capì con una semplice occhiata. Le fiamme erano talmente alte che non riusciva a vedere oltre i primi tre gradini. 

Alle strette, tornò indietro. Ripercorse il corridoio, correndo fino alla finestra che c’era al capo opposto rispetto alle scale. La aprì con la forza della disperazione e guardò giù. 

Era troppo in alto, non ce l’avrebbe mai fatta. 

D’istinto guardò in alto. Illuminato dalla luna piena, c’era Jack Frost. 

Con le ultime forze lanciò i bambini fuori dalla finestra, vedendo lo spirito comandare il Vento per farli atterrare sani e salvi. Guardando gli occhi dello spirito, capì che i suoi fratelli erano salvi.

Era a terra. Guardò la luna piena. Così bella…


Si sentì sollevare. 


“Tu sei Solstyce, lo spirito dell’Estate. Bentornata, figlia mia.” Disse una voce. 

Lei sorrise nell’udire quella voce così familiare.

Percepì una mano stringere la sua, fredda come la neve.


“Sono tornata.” Disse fra le lacrime, e restituì la stretta. 


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1588745