Babe I'm Gonna Leave You

di Angie Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eva e Aurora ***
Capitolo 2: *** Non è un paese per giovani ***
Capitolo 3: *** Le sigarette di mariagiovanna e il narghilè viola ***
Capitolo 4: *** Preparativi ***
Capitolo 5: *** Il giullare di corte ***
Capitolo 6: *** Perché è stupido nascondersi negli armadi e l'eleganza dell'ornitorinco ***
Capitolo 7: *** Vita da Grupies ***
Capitolo 8: *** Devi spiegarmi un po’ di cose! ***
Capitolo 9: *** Lezioni di ballo ***
Capitolo 10: *** L'inferno di Aurora ***
Capitolo 11: *** Il diavolo in corpo ***
Capitolo 12: *** L'aroma del the ***



Capitolo 1
*** Eva e Aurora ***


"Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!
Il piccolo principeAntoine de Saint-Exupéry

 





Shotts è un piccolo paesino a metà strada tra Glasgow e Edimburgo che conta solo poche migliaia di anime, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale la gente del paese viveva soprattutto grazie alle miniere di carbone ma vennero tutte chiuse nel 1960. Negli anni 60 il paese esisteva ancora solo grazie alla linea ferroviaria che collegava le due grandi città della Scozia, ma agli abitanti non importava niente di quello che succedeva nel resto del modo, loro erano solo su una strada di passaggio tutto quello accadeva al di fuori non interessava.
Non importava che quelli erano gli anni della Contestazione giovanile, non importava della rivoluzione sessuale, non importava di quanto la droga fosse a buon mercato, non importava del rock e neanche del roll. Non importava a nessuno. Tranne che Aurora.

 

 

Aurora MacNeil era una bella ma inquietate bambina dai lunghissimi capelli neri e gli occhi spiritati. La sua famiglia era tra le più ricche della Scozia , suo padre era proprietario di una ditta di tessili e aveva fabbriche sparse per il mondo, sua madre invece era un’attrice teatrale di successo e con i suoi spettacoli aveva girato mezz’Europa. Quindi lei e la sorella maggiore, Beatrice, crebbero per lo più in compagnia delle nutrici visto che i genitori erano spesso via per lavoro. Per compensare la lontananza, alle bambine venne concesso tutto quello che volevano ma ciò le fece diventare piuttosto viziate ed arroganti. In paese tutti odiavano le MacNeil, e loro odiavano i paesani. Ma un giorno, durante la ricreazione, Aurora notò per la prima volta Evangeline.

 


 

Evangeline era una ragazzina gracile e pallida con i capelli rossi, stava saltando la corda da sola quando Aurora le si avvicinò. “Bella giacca!” esclamò Aurora. Eva quel giorno indossava un largo giaccone in pelle scura con delle lunghe frange .
“Grazie” rispose senza smettere di saltare “Era di mio padre”.
Aurora sorrise “Dopo scuola ti va di venire a vedere un film a casa mia? Mio padre mi ha recuperato la pellicola di Quattro bassotti per un daneseEva smise di saltare e disse con voce stridula “ Certo! E’ da un sacco che voglio vederlo!”
Così dopo scuola andarono a casa di Aurora (o meglio alla reggia) a vedersi Quattro bassotti per un danese, risero per tutto il tempo e il gatto di casa fece loro compagnia “Questo gatto è stupendo!” disse Evangeline. “Si chiama Merlino” rispose Aurora “In genere non si avvicina agli sconosciuti ma sembra che tu gli piaccia dovresti venire qui più spesso”
Eva ed Aurora cominciarono ad andare insieme a scuola e durante la ricreazione giocavano sempre insieme. La sera guardavano i film da Aurora o si ascoltavano i vinili rock che gli portava il padre Beatles, Rolling stones, Beach Boys, Velvet Underground, Who ecc. ecc… A volte si imbucavano alle festicciole clandestine che organizzava Beatrice dove Aurora fregava le sigarette e un po’ di alcolici. “Prova!” disse una volta ad Eva allungandogli una sigaretta mentre erano nascoste sotto un tavolo, Eva accetto ma appena fece il primo tiro si mise a tossire rumorosamente così vennero scoperte e immediatamente spedite a letto.
Il fine settimana le due andavano a giocare per i prati ed i boschi nei dintorni del paesino dove si rincorrevano, rotolavano e si arrampicavano sugli alberi, poi andavano a far merenda, tutte sporche e con le ginocchia sbucciate, da Miriam.
Eva viveva con Miriam in un piccolo motel ai limiti di Shotts, li Miriam ci lavorava come cameriera. Miriam era una bella donna di 35 anni sempre sorridente e quando le due ragazzine andavano da lei il pomeriggio faceva sempre trovare pronti in tavola degli squisiti biscotti fatti in casa con della marmellata di albicocche. “Vi somigliate un sacco”  fece Aurora mentre mangiava di gusto i biscotti, Eva si mise a ridere “Davvero? Curioso perché non è mia madre”.
In effetti era vero Miriam non era nemmeno sua sorella, zia o cugina. Tra lei e Eva non c’era nessun legame di sangue.
Miriam anni fà era sposata con Michael Grant, Michael lavorava nel mondo della musica e amava veramente la moglie ma spesso la tradiva con un’altre donne e un giorno la coppia si trovò una bambina appena nata davanti a casa con una foto di una giovane donna e dietro scritto il nome della madre originale. Miriam che amava con tutta se stessa il compagno crebbe la bimba come sua e la chiamò Evangeline.
Dopo pochi anni i due divorziarono per i continui tradimenti di lui, ma Miriam decise di occuparsi lo stesso della piccola alla quale era ormai profondamente affezionata anche perché Michael spesso doveva andare all’estero e l’ambiente in cui lavorava non era adatto per dei bambini.
Evangeline adorava suo padre anche se non lo vedeva spesso, e tutte le volte che l’andava a trovare gli portava un regalo. Una volta gli regalò il suo bel giaccone di pelle e Eva lo tenne come l’oro.
Quando Eva aveva nove anni gli arrivò la notizia della morte di Michael, un’overdose di cocaina, era stato trovato morto nella sua stanza d’albergo col sangue al naso. Miriam pianse tutto il giorno forse non aveva mai smesso di amarlo.
Un pomeriggio dopo scuola Eva andò a trovare Aurora che quel giorno era stata a casa per motivi di salute. La governante l’accompagnò fino alla camera di Aurora, una stanza cupa e in stile 800’, la trovò a letto con la testa nascosta dalle coperte.
Nella camera stava suonando uno dei tanti vinili rock di Aurora, ed Evangeline appena senti la prima nota della canzone si fermò ad’ascoltare. La musica era triste e potente e il testo era così malinconico… ma a quella frase del testo sentì chiudersi il cuore.

“…You made me happy every single day... 
But now! 
I've got to go awayyy! “

 
Solo alla fine della canzone Eva ritrovò la forza di parlare “Chi sono? “ chiese con un filo di voce. La testa di Aurora emerse lentamente da sotto le coperte, aveva gli occhi rossi doveva aver avuto un bel febbrone, e la guardò torva “Non li conosci??” Eva si sentì trafitta da quello sguardo ma fece semplicemente spalluccie e rispose “Se te lo chiedo…”.
L’altra ragazzina fece una risata luciferina e si tirò su a sedere “E io che credevo che fossì più evoluta degli altri…” prese una sigaretta, se l’accese e soffiando fuori il fumo disse “Sono i Led Zeppelin cara mia e faresti meglio a ricordarti questo nome che d’ora in poi credo proprio che ne sentiremo parlare spesso!”








Wow wow wow la mia prima fanfic!!!!!!
Credo che siano anni che mi gira in testa sta storia forse da quando ho ascoltato la prima volta i Led Zeppelin, bello condivederla finalmente con altri! 
Fatemi sapere se vi piace e segnalatemi gli eventuali errori che tendo ad'essere piuttosto sbadata a volte *sob* io cercherò di aggiornarla il prima possibile ma visto che sono pure masochista ho comiciata a scriverla in un periodo in cuio sono piena di lavoro fin sopra i capelli hahahahahaha *ride istericamente* va bhè a presto e commentante mi raccomando! Un abbraccione

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Capitolo 2
*** Non è un paese per giovani ***



“Cazzo! Ma che gli costa spegnere le sigarette nel posa cenere?” mormorò Eva mentre divideva le lenzuola sporche delle camere del motel. In una aveva trovato un enorme buco tutto bruciacchiato, il problema era che non sapeva chi avesse fatto il danno e quindi Thomas glielo avrebbe detratto dalla paga.

“Dio che palle!” Eva sbatte rumorosamente lo sportello della lavatrice, raccolse le ceste vuote della roba sporca e si diresse verso la stanza di Thomas. Busso un paio di volte prima che un uomo di circa sessant’anni aprì la porta”Che c’è?” “Ho finito il mio turno Tom adesso torno da Miriam”.

L’uomo disse semplicemente “Bene domani è il tuo giorno libero” e stava per richiudere la porta ma Eva lo blocco “Aspetta! E la mia paga?” Thomas la guardò storto “Questo mese salta non abbiamo guadagnato abbastanza” “E IO E MIRIAM?” Esclamò Eva furiosa “Senti è già tanto che vi faccia vivere nel mio motel ragazzina vedi di accontentarti!” rispose rabbioso l’uomo e gli sbatte la porta in faccia.
Eva rimase impietrita davanti alla porta poi tornò bestemmiando tutti i santi. Come entrò Miriam le venne incontro radiosa come sempre “La cena è pronta tesoro! Sei tornata giusto in tempo” Eva scoccò un’occhiata alla sedia a rotelle su cui Miriam siede da ormai 2 anni ma si girò prima che la donna se ne accorgesse “Neanche questo mese Tom mi ha pagata…” Miriam la guardò con tristezza e disse “Oh tesoro mi spiace…””Quello stronzo! Ma non pensa a te? Non possiamo andare avanti con il tuo assegno d’invalidità” Eva lanciò rabbiosamente il camice da lavoro, Miriam la prese per il braccio e le sorrise dolcemente “Dai adesso andiamo a tavola non pensiamoci”.
Eva non disse niente per tutta la cena era troppo preoccupata al pensiero di come arrivare a fine mese, anche Miriam non parlava osservava la ragazza in silenzio, ma di colpo disse “Ho ricontattato tuo zio” Eva mandò di traverso il pollo e tossì per un quarto d’ora prima di riuscire a dire con voce soffocata “ZIO?””Si il fratello di tuo padre si chiama Peter Grant” continuò Miriam “Lavora come manager per un gruppo rock, dei certi red qualcosa… comunque guadagna un sacco e gira il mondo per il mondo, tra un mesetto partirà per l’Australia”. Eva era sconvolta non sapeva di aver altri parenti, tranne la madre naturale che non aveva mai conosciuto, ma soprattutto non capiva dove volesse andare a parare Miriam con quel discorso “B…buono a sapersi e con ciò?” la donna la guardò dritta negli occhi “Tu andrai con lui”.
Fu un fulmine a ciel sereno. “CHE COSA?!?” urlò Eva “Calmati Eva…””CALMATI UN CAZZO! IO NON CI VADO IN AUSTRALIA! MA CHE DECISIONI PRENDI? SENZA CHIEDERMI NIENTE!” “Non alzare la voce con me signorina non ti permettere!” disse Miriam con voce dura e autoritaria “Non ti ho detto niente perché sapevo che ti saresti rifiutata! Lavorerai per lui, girerai il  mondo, sei una ragazza in gamba sono più che sicura che te la caverai”.
Eva non riusciva a crederci e disse”Certo che non avrei accettato io devo stare qui tu hai bisogno del mio aiuto!” “Ma smettila di preoccuparti per gli altri e pensa un po’ a te stessa! Davvero vuoi restare in questo paesino di vecchietti, in un motel di merda a fare la cameriera in compagnia di un’handicappata in sedia a rotelle?”.
Eva rimase interdetta, non sapeva cosa rispondere “Io non ho più futuro non voglio che tu rimanga qui bloccata a causa mia, hai già lasciato la scuola dopo il mio incidente per aiutarmi, tuo zio può darlo a te un futuro chissà quante cose vedrai e imparerai, devi approfittare di questa occasione non capita a tutti” finì di dire Miriam. La ragazza sentì salirgli le lacrime agli occhi ma si trattenne e disse “E tu? Tu che farai da sola?” La donna ridacchiò “Smettila di preoccuparti Tom penserà a me anche se fa lo stronzo ha un cuore d’oro, siamo amici non mi lascerà sola”. Eva fissava il pollo nel suo piatto. Stava per venirgli da vomitare, quella notizia l’aveva investita come un treno in corsa pensò solo che meno male che domani era il suo giorno libero aveva un disperato bisogno di parlare con Aurora.
“Ah poi un’altra cosa” esclamo Miriam “COSA ALTRO C’E’ ADESSO?” pensò Eva esasperata “Lo sai che tua madre è americana vive a Philadelphia in Pennsylvania” “Si certo lo so!” “A Giugno tuo zio dovrà andare anche lì”

 



 

Mmmhhh sono già riuscita a pubblicare il secondo capitolo ciò mi fa molto contenta, anche se non è molto lungo ma almeno introduce alla storia. Miriam è un personaggio che ho adorato da subito mi è dispiaciuto ridurla in sedia a rotelle poi il suo commento sul gruppo "dei certi red qualcosa" huhuhu. Nel prossimo capitolo approfondirò il personaggio di Aurora, l'ho già scritto su carta ma voglio controllarlo per bene, è una ragazza piuttosto complicata la MacNeil. See you soon!

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Capitolo 3
*** Le sigarette di mariagiovanna e il narghilè viola ***


Il motivo per cui la stanza di Aurora aveva sempre le imposte chiuse era per evitare che si buttasse fuori da una delle finestre. E in quel momento lei l’avrebbe volentieri fatta finita, cercava di pensare che ce l’avrebbe fatta, come ce l’aveva fatta le altre volte, ma il dolore era troppo intenso. Allora pensò che le punture era già riuscita a farle, quindi doveva aspettare solo qualche minuto. Ma i minuti sembravano non voler passare mai, stava seduta sul suo letto, al buio, con la testa fra le mani. Sentiva il bisogno di muoversi, di dover fare qualcosa, qualunque cosa, ma sapeva che se si fosse mossa anche solo di un millimetro avrebbe distrutto tutto quello che le era vicino. Allora stava seduta ed’aspettava che quell’eternità passasse.
Finalmente il dolore cominciò ad attenuarsi e i pensieri tornarono ad essere pian piano più lucidi. Inspirò profondamente ma, come sempre, gli era rimasto uno strascico di mal di testa, probabilmente le sarebbe passato del tutto il giorno dopo.
Andò verso il comodino della camera e dal cassetto ne estrasse una piccola scatolina, quella era una scatola speciale, solo lei sapeva come si apriva e infatti dentro ci nascondeva la sua riserva segreta.
Prese le cartine e si preparò varie sigarette alla mariagiovanna*, recuperò il vinile Led Zeppelin VI, lo posiziono con cura sul giradischi e si accascio sul divano del 700 che gli aveva regalato la nonna.
Cantò a squarciagola Black Dog e Rock and Roll, si commosse con Stairway to Heaven e finse di suonare la chitarra con Misty Mountain Hop. Ogni volta era sempre la stessa scena, quel album lo aveva ascoltato milioni di volte senza stancarsi mai, tant’è che ne aveva comprato un altro da tenere, senza ascoltare, ma solo da ammirare.
Erano passati tre anni da quando aveva preso Led Zeppelin I e da allora la sua passione non fece che aumentare, non si perse neanche una notizia su quei quattro diavoli, sapeva tutto di loro, o almeno tutto quello che la stampa di quei tempi aveva pubblicato su di loro. Riuscì anche ad andare ad un loro concerto il 9 gennaio 1970 a Londra, si era fatta accompagnare da Beatrice, anche se lei diceva di non essere interessata, Aurora la vide cantare le canzoni del gruppo durante l’esibizione.
Quando tornò a Shutts Aurora rimase come in estasi per almeno una settimana, non riusciva a smettere di pensare alla voce potente di quel cantante con la chioma bionda che si agitava in maniera selvaggia ma sensuale sul palco, e al tocco maledetto del chitarrista dallo sguardo scuro e misterioso. Ogni volta che ci pensava le venivano le farfalle allo stomaco e si sentiva avvampare il viso. Sognò più di una volta di conoscerli, di parlarci, ma non lo disse a nessuno, a parte Eva. Lei era Aurora MacNeil, la stronza dal cuore di pietra che rifiutava tutti i ragazzi che le avevano fatto la corte, non poteva dire di avere una cotta, come una ragazzina qualunque, per dei musicisti capelloni. Anche se molto volentieri avrebbe toccato quei capelli, non si poteva permettere che si sapesse in giro.
“Signorina?” la voce della governate cicciottella la distrasse dai suoi pensieri “Che vuoi? Sto ascoltando la musica, sai che non mi piace essere disturbata quando ascolto la musica!” disse sgarbatamente Aurora, la povera donna si fece piccola piccola e disse “ Mi scusi signorina, ma ha visite…” si sposto e dietro di lei c’era Eva che entrò nella camera. Aurora sorrise disse “Bene grazie Claire, ora puoi andare” e la piccola donna uscì chiudendosi la porta dietro.
“Quanta erba ti sei fumata? C’è una puzza di fumo pazzesca” disse Eva appena la governante uscì, Aurora stava ancora sorridendo “Mha… Un po…” disse giocherellando con l’accendino “Certo un po’! Tra poco anche i mobili cominceranno a barcollare da quanto sono fatti” sbotto Eva.
Fece un breve giro della stanza canticchiando Going to California che il giradischi stava suonando in quel momento, quella camera l’aveva sempre trovata molto cupa, tutta in bourdeaux e nero, ma dopotutto cosa doveva aspettarsi da una appassionata di Edgar Allan Poe e Lovecraft, poi era tutta arredata da mobili antichi o esotici ed era sempre piena di cianfrusaglie in giro, un disco qua, un libro di là, l’ordine non esisteva li dentro. Tra le varie cose che si era fatta comprare la più curiosa era un narghilè alto e viola, decorato a mano, proveniente dall’India. Aurora ne andava particolarmente fiera.
In mezzo al caos generale, però, Eva notò le punture di Aurora buttate a terra, capì che doveva aver appena avuto un attacco “Ecco perché aveva gli occhi rossi ed era pallida, non centra il fumo” pensò, ma non disse nulla perché  sapeva che quello era uno degli argomenti proibiti.
“Allora? Hai finito il giro turistico o vuoi una guida?” disse Aurora appoggiandosi con le spalle al muro “Sono qui per parlarti seriamente Aurora! Sono in un casino” rispose secca Eva “Spara” le disse la ragazza soffiandosi via dal viso una ciocca di capelli neri. Eva si blocco, guardava il vuoto senza rispondere, cosa che irritò molto Aurora “Terra chiama Eva! Rispondere prego” “Tra un mese andrò in Australia” disse senza entusiasmo Eva. Ci fù un’attimo di silenzio poi Aurora scoppiò a ridere “Bene è una buona notizia no? Cos’è quella faccia? Vai in vacanza con Miriam?” “Razza di…  No! Non vado in viaggio con Miriam e in generale non è un viaggio di piacere, ma un viaggio di lavoro!” “Lavoro? E per chi?” chiese Aurora con aria stupita, Eva sbuffò “Per uno zio che ho appena saputo di avere e che non ho mai conosciuto, sembra che faccia il manager per un gruppo rock…” “Davvero e  di chi?” “ Non lo so, neanche Miriam ricorda il nome, mi ha detto solo red ma si sarà sbagliata”.
Aurora prese un pacchetto di patatine che giaceva abbandonato sulla scrivania e cominciò a sgranocchiarle “Bhe sembra divertente” Eva la guardò stupefatta “No non lo è, devo andare d’altra parte del mondo, con uno zio che non conosco, con dei tizzi che non conosco e dovrei trovarlo divertente?” Aurora la guardò con sufficienza e disse semplicemente “Si!” “Dovevo aspettarmelo che avresti detto così dopo tutto tu viaggi fin da quando eri piccola…” Ma Aurora non stava più ascoltando, c’era un tarlo che le era appena entrato in testa, pensava alle parole che le aveva appena detto ma specialmente a due: red e manager. Ma non riusciva a trovarne un collegamento logico. Di colpo le venne in mente, senza apparente ragione, un cantante sexy e un chitarrista dannato. “Come si chiama?” disse improvvisamente Aurora interrompendo l’altra ragazza che stava ancora parlando “Ma chi?” chiese senza capire Eva “Come chi? Tuo zio! Come si chiama?” “Aspetta, non ricordo… p… p… Peter Grant!”.
Il pacchetto di patatine che aveva in mano cadde a terra “Altro che red... Miriam voleva dire Led! Porco cazzo tuo zio è il manager dei LED ZEPPELIN!!” le ultime due parole le disse urlando. Eva a sentire ciò impallidì “Ma cosa stai dicendo sarà un altro….” “Un altro? Un altro Peter Grant che fa il manager di un gruppo rock credo che sia improbabile! Cristo! I Led Zeppelin” Eva si sentì assai confusa, non poteva essere che il gruppo preferito della sua migliore amica, e che stava facendo impazzire migliaia di ragazzi in tutto il mondo, avesse come manager lo zio che non mai visto prima “Ma no! Ti stai sbagliando! Non può essere!” Aurora la guardava malissimo con i suoi occhi spiritati, faceva piuttosto paura “Io che mi sbaglio su qualcosa che riguarda i Led Zeppelin? Daaaii su! Ma sai cosa mi rode? Che tu sei qui che chiedi a me se è una buona idea partire per l’Australia, con il gruppo dei miei sogni! Io ucciderei per avere questa opportunità!” “Non andrò solo in Australia sembra che li dovrò seguire per tutto il tuor…” disse Eva con tono colpevole, l’altra ringhiò” AH! PURE?” 

 

Ma tu guarda sono già arrivata al terzo capitolo sto andando come un treno finché ho ispirazione e un po' di tempo libero! U_U Anche io invidio un po' Eva... un po' tanto! *Per chi non l'avesse capito mariagiovanna è la marijuana

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Capitolo 4
*** Preparativi ***


La scena in cui la figlia mangia i resti del padre e uccide la madre Eva non ce la faceva a vederla, ma per Aurora non era un problema, anzi, trovava che la Notte dei morti viventi di Romero fosse un capolavoro. Aveva costretto Eva a vederlo con lei, e per quanto quest’ultima fosse di ampie vedute, quel film la disturbava. Però preferiva essere lì con Aurora a vedersi un film con gli zombie, piuttosto che da sola, a casa, a una settimana alla partenza per Londra per raggiungere lo zio, e una settimana e mezza per la partenza per l’Australia. Aurora dopo aver saputo che Eva sarebbe andata a lavorare per lo zio, manager dei Led Zeppelin, non le parlò per un po’, non durò a lungo, solo un paio di giorni. Forse aveva capito che la ragazza con le lentiggini, in fondo, non aveva colpe, e poi si volevano bene. Non sarebbe durata a lungo in ogni caso.
“Che cosa ti porti dietro?” Disse Aurora sorseggiando una lattina di birra “In che senso?” chiese Eva mentre nascondeva il volto tra le mani vedendo l’ultima scena del film. Aurora sbuffò “Intendo cosa metterai in valigia come vestiario” “Ah, bho… qualche vestito leggero che lì sono verso fine estate” “Se vuoi ti presto un vestitino da sera” Eva si mise a ridere, lei non aveva mai messo vestitini da sera e la proposta di Aurora la trovò piuttosto divertente. “No grazie! Non ne ho bisogno… hehehe” Aurora andò a fermare la pellicola che ormai stava mandando i titoli di coda del film “Gli Zeppelin sono famosi per le loro festicciole post concerto, se vuoi andarci anche tu sarebbe meglio che ti porti un abito carino” Eva fece sparire lentamente il sorriso dal suo volto e disse seriamente “Non m’interessano le festicciole, dovresti saperlo! Non sono una di quelle…” “Non sei cosa? Una groupie? Guarda che non c’è niente di male ad esserlo, comunque fa come ti pare” Aurora sospirò e continuò “Riuscirò a trovare il modo di venire anche io vedrai!” “Certo! Come no?” disse Eva ironica.
Però era vero, Aurora stava cercando un modo per poter partire anche lei al seguito dei suoi idoli, e suoi erano anche pronti a soddisfarla, tanto a scuola non ci andava più da un paio d’anni perché studiava a casa, con un’insegnante privato e gli esami tenuti fin’ora era tutti andati perfettamente. Ma c’era una condizione, qualcuno doveva andare con lei, dopotutto era ancora una minorenne. Ma nessuno era disponibile ad andare con lei, ne Beatrice, ne Claire la governante, nonostante avesse sbraitato e urlato a più non posso non si riuscì a trovare nessuno. Fu un duro colpo per lei che era abituata ad’avere tutto e subito, ma si ripromise che un modo lo avrebbe trovato, ad ogni costo.
La settimana passò in fretta, e in quella settimana Eva lavorò lo stesso al motel, i soldi guadagnati sarebbero andatati a Miriam. Lei e Miriam fecero lunghe passeggiate sui sentieri che facevano una volta in estate, quando lei era piccola, quando c’era ancora Michael. Ora erano ghiacciati e li ripercorreva spingendo la carrozzella di Miriam.
“Fai attenzione”le disse una volta Miriam durante una passeggiata “Fai attenzione, il mondo della musica è affascinante ma a volte ingannevole e i musicisti, specialmente quelli famosi, possono comportarsi in maniera subdola, non lo fanno perché sono cattivi però lo fanno” Eva non capì chiaramente cosa intendeva dire la donna, ma decise che non si sarebbe mai dimenticata quello che le aveva appena detto.
Il fatidico giorno arrivò, Eva ricontrollò la valigia, si era portata dei maglioni per i primi giorni a Londra, poi per l’Australia aveva qualche shorts di jeans, delle magliette semplici e larghe, un paio di Converse e un paio di sandali. Per il momento bastava se aveva bisogno d’altro l’avrebbe comprato in seguito. Mise dentro una foto di Michael e una di Miriam e chiuse la valigia, si guardò in torno, la camera in cui era vissuta per circa quattordici anni non era mai cambiata, era sempre stata la stessa e Eva l’aveva sempre trovava rassicurante, ma ora cambiava tutto, andava via per andare dall’altra parte del mondo per circa un mese. Ma ormai non dipendeva più da lei, prese la valigia e scese in strada dove Thomas l’aspettava per accompagnarla a Glasgow, da lì poi avrebbe preso il treno per Londra.
Giù a salutarla c’erano una sorridente Miriam e un’imbronciata Aurora. Eva e Miriam si abbracciarono a lungo in silenzio, con grande imbarazzo di Aurora, quando si staccarono Miriam disse “Ho una sorpresa per te!” prese un pacchetto con bel fiocco blu e lo porse alla rossa “Visto che compi gli anni mentre sei via… Buon 15esimo compleanno!”. Eva lo scartò tutta emozionata, era un libro, anzi era Il libro, Il Signore degli Anelli. Eva si commosse “Oddio! Grazie, grazie, grazie! Non so cosa dire!” e abbracciò ancora Miriam che rideva forte.
Aurora alzò gli occhi al cielo e tossicchiò per richiamare l’attenzione “Avete finito? No veramente tra un po’ mi esce il miele dalle orecchie!” “Si scusami Aurora ti sto ignorando” disse Eva correndo ad’abbracciare anche lei, ma Aurora si scansò come se avesse la lebbra “Ma sta lì!! Non c’è bisogno di abbracci! Stammi lontana!”. Eva si mise a ridere “Uff che noiosa che sei… bhe ti saluto”. Eva e Aurora si guardarono “Ciao” disse la ragazza con gli occhi spiritati “Lo sai che sei la mia migliore amica?” rispose la rossa “Mmh più che altro sono la tua unica amica!” “Come credi, comunque ti voglio bene” “Anche io, adesso sparisci prima che mi si cariano i denti” disse Aurora distogliendo lo sguardo “Ma sappi che un modo per raggiungervi lo troverò! Non ti libererai facilmente di me!”. Eva salì in macchina ridendo e prima di chiudere la porta disse “Allora ti aspetto”. La macchina si mise in moto e Eva salutò Aurora e Miriam dal finestrino, che rimasero a guardare l’auto finché non sparì dietro una curva.

 

 
 

Eccoci al quarto capitolo! L’ispirazione mi ha preso e ne devo approfittare finché c’è, compare per la prima volta l’età di Evangeline anche se non si sa esattamente il giorno in cui li compie, per Aurora fate conto che è più piccola di qualche mese.
Prima ancora di cominciare a scrivere la storia sapevo che avrei citato La notte dei morti viventi in un qualche momento, adoro George A. Romero
Fatemi sapere se vi piace e criticate tranquillamente quello che non vi convince, sono aperta al dialogo civile e sereno, un bacione a presto!!! 

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Capitolo 5
*** Il giullare di corte ***



Quando il treno arrivò a Londra Eva dormiva, stava sognando il mare.
Avete presente quei sogni che sembrano più veri del vero? Era uno quelli, Eva poteva sentire il rumore delle onde, sentiva la sabbia scivolargli tra le dita, sentiva l’odore del sale ma soprattutto ne sentiva il sapore. Proprio quando stava per immergersi negli abissi venne svegliata dalla anziana signora che le sedeva accanto. “E’ il capolinea cara, siamo a Londra” le disse gentilmente la vecchia “Grazie…” mormorò Eva con la bocca ancora impastata dal sonno, e la osservò scendere mano nella mano col suo anziano marito.
Cercò con fatica di recuperare la sua valigia sopra hai sedili “Maledetta la mia tappitudine!” pensò, poi dopo qualche salto finalmente riuscì a prenderla, sbuffò per lo sforzo e scese dal treno. Non aveva mai visto una stazione così grande, era abituata alla piccola stazione di Shutts, London Euston era veramente enorme, dovette chiedere indicazioni per trovare l’uscita ovest, l’uscita che le avevano detto di prendere, “Uscita ovest, negozio d’indigeni…” ripeteva a bassa voce mentre si guardava in torno, poi finalmente vide un negozio che vendeva eccentrici manufatti d’indios americani. Si mise comoda su una panchina lì vicino e attese. Miriam le aveva detto che lo avrebbe riconosciuto facilmente “E’ un tipo… grosso!”.
Eva aspettava da mezz’ora ormai ma nessuno arrivava, intanto osservava i passanti. Erano tutti piuttosto di fretta, ma non era una cosa così strana si trovava vicino alla stazione, dopotutto. Vide giovani studenti in divisa, dovevano essere dei collegiali pensò, vide ragazzi con i capelli lunghi e i pantaloni a zampa come andava in quegli anni, vide un gruppo di ragazze scappare ridendo su delle altissime zeppe, poi vide dei barboni rifugiarsi dall’imminente pioggia nei punti più riparati della stazione.
Per fortuna che si era portata una giacca col cappuccio, era ormai due ore che aspettava sotto l’acqua, i jeans erano completamente bagnati e Eva si sentiva gelare le ossa. A un certo punto arrivò una grande macchina nera da cui scese un omone grasso, con la barba e i capelli scuri. “Grosso” pensò Eva “Ma quello, se mi avvicino, mi mangia!!” ma si alzo dalla panchina per farsi individuare, e fu così, l’omone le corse in contro con una corsa goffa e pesante che Eva trovò piuttosto ridicola. “Sei tu Evangeline?” le chiese una volta arrivato Eva gli rispose subito “Si!” “Bene ragazzina sono tuo zio Peter Grant, ora corriamo in macchina che altrimenti sta fottuta pioggia mi inzuppa!” “Ah tu t’inzuppi!” pensò Eva ma non disse niente.
Si fiondarono in auto e Eva vide con meraviglia che aveva un’autista “Che tempo di merda!” bofonchio Peter poi disse alla nipotina “Allora come và? Come sta la vecchia Miriam? Sei già stata a Londra?” Eva lo guardò scombussolata senza rispondere. Peter sembrò divertito da quel silenzio “Giusto hai ragione non ti ricorderai neanche di me!... Comunque, sai perché sei qui vero?” “Perché Miriam è completamente impazzita?” Peter rise a quella risposta e disse “Haha si certo anche per quello, ma tu sai il lavoro che faccio?” Eva annui “Bene, tu devi fare, diciamo, l’assistente dello staff, in poche parole quando qualcuno ti chiede qualcosa, qualsiasi cosa, tu devi farlo. Se uno ti chiede un caffè tu devi portarlo, se uno ti chiede di ballare il tip tap tu devi ballare, sono stato chiaro?” Eva annui una seconda volta ma poi disse “Praticamente devo fare il giullare di corte” Peter scoppiò in una risata fragorosa “Hahahahahaha! Mi piaci ragazzina credo che andremo d’accordo io e te!”
L’auto si fermò davanti un lussuoso albergo vicino al centro della città “Un albergo?” chiese Eva, Peter le rispose “ Bhe sai i miei musicisti, anche se sono nel loro paese, a volte non posso tornare a casa loro, quindi stanno in albergo e io faccio loro compagnia!” “Capito” fece Eva.
L’albergo era esagerato in tutto, la hall era esagerata, l’ascensore era esagerato, i camerieri erano esagerati ma soprattutto era esagerata la sua stanza, erano più grande di quella in cui era vissuta per anni con Miriam e ci doveva dormire da sola.
Eva si lanciò su quel letto enorme con le lenzuola color panna, non ci credeva che era tutto suo.
“Vedo che ti piace” disse Peter “E’ una figata!” esclamò Eva “Se vuoi conoscere i Led Zeppelin sta sera vanno in un locale a divertirsi, vado anche io così non ti metteranno quelle manacce addosso”  le disse Peter “No grazie non m’interessa” rispose secca Eva,  era realmente non interessata, poi da come le aveva presentato la cosa non era particolarmente invogliata. Peter ci rimase di sasso “Certo che sei strana, non ho mai visto nessuna che si rifiutasse di conoscere i Led” “C’è sempre una prima volta” gli rispose lei “Tra tre giorni si parte per l’Australia intanto occupa il tempo come più ti aggrada, ci vediamo in giro” detto questo Peter uscì lasciandola da sola in quella camera da sogno.
Eva si sdraiò, era distrutta ma nonostante tutto era contenta, forse le cose potevano veramente andare bene come le aveva detto Miriam. E con quel pensiero si lasciò andare, senza opporsi, tra le braccia di Morfeo.
Dei rumori nella notte la svegliarono, c’era qualcuno nel corridoio che stava facendo casino, se c’era una cosa che Eva odiava era la gente che impedisce agli altri di dormire. Aprì appena appena la porta per guardare e vide un uomo magro e slanciato, coi dei lunghi e ribelli capelli scuri, lo riconobbe era il chitarrista dei Led Zeppelin, ma non ricordava il nome, lo vide che si stava limonando e palpeggiando con una bella ragazza bionda. Eva arrossì violentemente voleva richiudere ma rimase a guardare la scena come un’ebete, il ragazzo stava per infilare la mano nei pantaloni della bionda quando girò di colpo la testa in direzione della stanza di Eva, la quale trasalì e richiuse subito la porta.
Corse a letto e si nascose sotto le lenzuola, si vergognava un sacco, come farà ogni volta che incrocerà il moro? Pensava. Non avrebbe neanche avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. Forse la cosa migliore era quella di diventare invisibile agli occhi del gruppo.

 

Eva! Non si fa la guardona! Vergognati!... Ma in fondo un po’ la capisco… dal prossimo capitolo compariranno, finalmente, tutti i nostri amori! Ciauuu

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Capitolo 6
*** Perché è stupido nascondersi negli armadi e l'eleganza dell'ornitorinco ***



 

Era passato qualche giorno dall’arrivo a Perth, la capitale dell’Australia. E il tempo, per Eva, passava abbastanza tranquillamente. Conobbe alcune delle persone che seguivano i tour dei Led Zeppelin, in particolare legò con un giovane ragazzo dall’aria un po’ spaurita, si chiamava Ryan, scoprì che era un fotografo e che lavorava per una rivista che si chiamava Rolling Stone. Eva s’incuriosì del lavoro del fotografo e lui le prestò una delle sue macchine fotografiche. “Se fai qualche bella foto del gruppo magari la pubblicheranno” diceva. Ma lei non aveva alcuna intenzione di scattare foto al gruppo, dopo l’episodio a Londra non si era nemmeno presentata hai quattro, ne tanto meno avvicinata, e loro non sembravano averla notata. Forse perché lei non era bella e attraente come le ragazze dai cui erano sempre circondati, ma non le dispiaceva. Li trovava troppo casinisti, la sera erano sempre ubriachi e li vedeva fare spesso cazzate.
Una volta vide il batterista, un uomo alto con i baffoni, in mutande inseguire suo zio con un’aragosta in mano, scena che fece rotolare dal ridere il cantante (e inorridire lei). Il bassista del gruppo lo vedeva poche volte, era decisamente il più tranquillo dei quattro, non si faceva coinvolgere dalle pagliacciate degli altri, ed’Eva era anche stata tentata di rivolgergli la parola in quanto le sembrava un personaggio interessante. Mentre il chitarrista, che scoprì che si chiamava Jimmy Page, non lo incrociò mai, e lei ne fu molto sollevata.
Ma Eva rimase colpita in particolar modo dal cantante, un bell’uomo con una lunga e boccoluta chioma bionda e gli occhi azzurro cielo, lo aveva già visto sulle copertine degli album di Aurora, ma vederlo dal vivo era un’altra cosa. Non poteva negare di esserne attratta, ma le bastò vedere la grande affluenza di ragazze, sempre diverse, alla sua stanza per farsi un’idea.
Osservò spesso anche le ragazze che erano al seguito della band, le famose groupies di cui parlava Aurora, erano un folto gruppetto capitanate dalla bionda che a Londra aveva visto col chitarrista, sentì che la chiamavano Miss Pamela. Le ragazze stavano quasi sempre insieme, notte e giorno, a parte tre che sembravano farsi i fatti loro.
In quei giorni nessuno le chiese mai niente e le cose stavano andando talmente tranquillamente che Eva cominciò a chiedersi che cosa ci stava a fare lì. Come finì di chiederselo conobbe Martha. Martha era una donna di circa 40anni, bionda e vestita sempre elegante, quando venne a sapere dell’esistenza di Eva, e del suo ruolo, cominciò a chiederle di tutto, anche le cose più assurde, ed Eva si ritrovò a correre avanti e in dietro a svolgere le commissioni che le dava. A volte poi non le chiedeva niente, ma la placcava per ore con le sue noiosissime chiacchiere, ed’Eva oltre a cercare di non farsi notare dai Led Zeppelin ora doveva pure trovare un modo di evitare quella sanguisuga. Non riusciva a capire il ruolo di quella donna, che cosa ci faceva lì? Di che utilità era? Era troppo fuori dall’età delle concubine del gruppo, ma poi la vide entrare e uscire spesso dalla camera di suo zio Peter.

Una mattina Eva stava facendo colazione nel bar del hotel, finché non sentì la voce di Martha chiamarla “Eva, cava, vieni un po’ qui!!!” “Cos’altro vorrà adesso?” penso Eva mentre sentiva i nervi salirle, la raggiunse e le chiese con tono più gentile possibile “Dimmi Martha, che succede?” “Oh cava! Ho lasciato il mio scialle su in camera, potresti andare a prenderlo? Oggi c’è un venticello tevvibile rischio che mi venga il torcicollo” le disse Martha con la sua fintissima erre moscia. “Te lo torco io il collo…” pensò Eva, fece un sorriso tirato e disse “Certo Martha! Adesso vado!” “Grazie cava!”.
Eva girò per un po’ nei corridoi dell’albergo, non ricordava più dove dormisse quella vecchia oca troppo ossigenata, forse la camera era la789, o forse la 786? Non le veniva in mente. Cominciò a provare la chiave su tutte le porte di quel corridoio, finché ne trovò una che era già aperta, forse quella svampita se l’era dimenticata aperta?
Entrò e vi trovò un disordine pazzesco e una puzza di sigarette nauseante, le ricordava la camera di Aurora, ma non si aspettava che Martha fosse così casinista, si diresse veloce verso l’armadio per recuperare quel maledetto scialle, ma solo quando lo aprì se ne accorse, quella non era la stanza di Martha, dentro l’armadio c’erano vestiti da uomo.
”Dio che figura!” pensò Eva “Meglio che me la fili prima che arrivi il proprietario” ma il tempo di chiudere l’armadio che sentì qualcuno che stava per entrare nella stanza.
Il panico si impadronì di lei, fece la prima cosa, nonché la più stupida, che le venne in mente, si nascose dentro l’armadio a muro e si tappò la bocca con le mani per evitare di fare rumore respirando. “Ma in che situazione mi sono cacciata?” pensò “Bastava che spiegassi tutto, ora non posso saltare fuori come se nulla fosse, stupida, stupida, stupida!!” sentiva rumori di passi, chiunque fosse entrato forse era da solo perché non sentiva parlare “Magari mi è capitato uno come Charles Manson” la mente di Eva viaggiava “Ti prego non aprire” ma i passi si stavano avvicinando “No ti prego non aprire! Non aprire! Non aprire! Non aprire!” l’anta dell’armadio si aprì e il cuore di Eva si fermò.

 


“OH NON E’ POSSIBILE!!” Pensò Eva, si trovò davanti il chitarrista dei Led Zeppelin, Jimmy Page. Ci fu un attimo di sconcerto, in cui lui non fece niente, rimase fermo a guardarla con stupore (comprensibile, si era appena trovato una ragazza nascosta nel suo armadio), ma l’espressione del viso passo dallo stupore ad una rabbiosa e disse piano “Ma allora sei proprio una maniaca…”.
Eva si spaventò quando lui la tirò fuori prendendola per un braccio e la lanciò violentemente sul letto, lei urlò “NO NO! ASPETTA NON E’ COME SEMBRA! FAMMI SPIEGARE!” Jimmy la guardava con uno sguardo simile a quello di un leone che si stava per lanciare su una gazzella, ma si fermò e disse “Allora spiega, perché a me sembra proprio questo!”. Eva rotolò dalla parte opposta del letto, il più lontano possibile da lui, e si alzò in piedi, sentiva il cuore che andava a mille, ma cercò di recuperare la calma e si mise a raccontare tutto per filo e per segno. Jimmy l’ascoltò senza dire una parola e anche quando lei finì di parlare non disse niente, “Oddio non mi crede” pensava Eva preoccupata, ma poi finalmente lui parlò “ Per sta volta faccio finta di crederti, ragazza maniaca” “Non sono una maniaca ti ho già spiegato..” replicò Eva offesa ma lui la interruppe con un gesto della mano “Si mi hai dato una spiegazione abbastanza ridicola, per adesso, ripeto, faccio finta di crederti ma…” si stava avvicinando pericolosamente e lei indietreggiava ad ogni passo “… cos’hai da dirmi riguardo a Londra?”.
Eva divenne paonazza “Non so di cosa stai parlando!” esclamo col cuore in gola “Non fare la finta tonta! Ti ho riconosciuta” disse lui, ormai erano uno di fronte all’altro a pochi centimetri di distanza, lui alzo una mano e le prese una ciocca di capelli “Sai sono rare le persone coi capelli rossi naturali… e ancora più rari quelli con una sfumatura di colore come la tua… stavi spiando me e Pamela in quell’albergo!”. Lei fece un salto in dietro e disse “Tu fraintendi tutto, non vi stavo spiando! Mi ero svegliata per il casino che stavate facendo, ed’ero andata a vedere cosa succedeva!” era arrabbiata, la stessa rabbia di un topo in trappola, Jimmy la guardò sottecchi “Allora perché sei rimasta a guardare?” Eva balbetto “No.. non… non… lo so! Mi avevate sconvolto!”. Lui rise, era una risata cattiva, poi camminò a grandi passi verso di lei, “No no no! Che vuoi adesso?!?” pensò Eva in preda al panico, ma lui la superò e andò ad’aprire la porta, poi si appoggiò ad essa “Bhe? Che ci fai ancora qui? Vai no?” disse lui facendole segno di sbrigarsi. Non se lo fece ripetere due volte, Eva si fiondò nel corridoio come un siluro, ma quando fu fuori senti Jimmy sussurrarle alle spalle “Per sta volta và così, ma se ti ribecco ancora nella mia stanza non ne uscirai così facilmente”, lei si girò per replicare ma la porta si era già richiusa

Verso il tardo pomeriggio Eva andò a rifugiarsi in una delle tante zone relax dell’albergo. Si buttò su uno dei divani e si passò le mani sul viso, l’incontro col famoso Jimmy Page l’aveva parecchio scossa, era stata tesa come una corda di violino per tutto il giorno. Cercò di non pensarci e si guardò in torno, c’erano parecchi animali imbalsamati sparsi per l’albergo, ma uno in particolare attirò la sua attenzione, sembrava un incrocio tra una nutria ed un papero “Mamma mia poveretto, ma quanto sei brutto?” esclamo Eva osservandolo, “Si in effetti non è proprio bijou!” disse una voce dietro di lei che la fece saltare in aria. Si girò e vide il biondino e il baffone, non li aveva sentiti arrivare. “Guarda Robert! L’hai fatta spaventare” disse il baffone tra le risate, il biondo sorrise “Scusami, ti ho spaventata?” Eva rimase un attimo senza parole, poi rispose “Si, un pochino” “Mi spiace, non era mia intenzione” disse lui sedendosi accanto a lei, “Comunque quello è un'ornitorinco, scommetto che non avevi mai visto uno!” Eva fece cenno di no con la testa e disse “Ornitorinco… che nome stupido…” il baffone rise ancora “L’avevo pensato anche io quando l’avevo visto la prima volta! Però ti assicuro che è un animale pieno di sorprese!” l’altro ridacchiò poi torno a guardare la rossa coi i suoi occhi azzurri, ed’Eva constatò che erano proprio magnifici. Il biondo allungò la mano e disse “Non ci siamo presentai io mi chiamo Robert Plant e lui è  John Bonham, ma lo chiamiamo Bonzo” “Piacere!” esclamò Bonzo e le fece l’occhiolino, Eva sorrise timidamente e disse “Piacere! Io mi chiamo Evangeline Grant, ma di solito mi chiamano Eva” “Si si lo sappiamo! Sei la nipotina di Peter” la interruppe il baffone. “E’ difficile credere che una ragazza così graziosa sia imparentata con quella sottospecie di orso” continuò Robert sorridendo. Eva arrossì, per fortuna arrivò il bassista del gruppo a toglierla dall’imbarazzo “Dobbiamo andare ragazzi, smettetela di fare i provoloni con la signorina!” disse agli altri due, “Ci siamo solo presentati Jhon” disse il biondo sbuffando, poi riportò le sue attenzioni alla ragazza “Sta sera c’è il nostro concerto, verrai anche tu vero?”, Eva si alzo “Non credo, oggi è stata una giornata alquanto impegnativa e credo che andrò a dormire presto” “Presto? Non bisogna mai andare a letto presto! Non mi fido di chi và a letto presto!” disse Bonzo scuotendo la testa “Dai guardatela, vi sembra una da concerti?” disse Jhon “Questa è una signorina fine, non è una da invitare ai concerti o a delle feste, piuttosto la si invita a prendere un the!”. L’esclamazione di Jhon la fece sorridere “Un vero gentleman… scusate ma ora devo andare” Robert, che non le toglieva gli occhi di dosso, disse “Vai pure, non ti intratteniamo oltre, però una volta lo prenderai il the con noi?” Eva fece una faccia incerta “Forse” rispose, poi se la filò nei corridoi del hotel.

Eva si sentiva come in stato confusionale, con tutti i colpi che s'era presa quel giorno era un miracolo che non le fosse venuto un'infarto “Chissà cosa direbbe Aurora di questa giornata assurda?” pensava Eva mentre tornava nella sua stanza, ma poi pensò che forse era meglio che non sapesse niente, probabilmente l’altra ragazza l’avrebbe fatta a pezzi per poi darla in pasto a Merlino, sotto forma di paté per gatti.

 



 

Ecco il 6° capitolo, ho visto che la mia fanfic è abbastanza apprezzata e questo mi fà veramente molto piacere, per quanto riguarda i miei e(o)rrori ortografici do una piccola piccola notizia V.V, ho una leggera dislessia quindi alcuni errori mi sfuggono ma comunque la maggior parte li faccio per distrazione quindi preferisco che mi vengano segnalati e corregerli, piuttosto di lasciarli così. :D Nel prossimo capitolo approfondirò il tema groupies che, a modo loro, sono abbastanza affascinanti. Un bacione a tutti al prossimo capitolo.

Ps. Io adoro gli ornitorinchi ç_ç
La foto della rossa rappresenta più o meno come mi sono sempre immaginata Evangeline, ho perfino trovato una song character per lei XD, non è dei nostri idoli, ma è molto molto carina poi senza volerlo s'intitola proprio Redhead Girl, potete sentirla qui (cliccate)
http://www.youtube.com/watch?v=G_Ei0KjnXIM ve la consiglio, anche per immergervi un po' di più nella storia ( si, lo so, sono malata) 

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Capitolo 7
*** Vita da Grupies ***


Era una giornata piuttosto calda, Eva aveva trovato riparo all’ombra di un albero nei dintorni dell’albergo, stava disegnando, era una sua vecchia passione e a scuola era la più brava, ma dopo l’incidente di Miriam non aveva più trovato il tempo per scarabocchiare. Stava copiando dei bei fiorellini rossi che crescevano a ridosso della pianta, le copie dal vero le venivano particolarmente bene.
“Oddio che belli!” esclamò una voce femminile dietro di lei, Eva si voltò e si trovò davanti la famosa groupie Pamela, bella e sorridente. “Grazie” Rispose Eva con un sorriso timido, la bionda si sedette vicino a lei e disse “Complimenti! Veramente brava, sembrano veri!” poi le porse la mano “Mi chiamo Pamela, piacere!” Eva le strinse la mano “Piacere Eva!” “Si, so chi sei, sei la nipotina di Peter giusto!” Eva la guardò un attimo, poi torno al disegno e disse “Sembra che le notizie circolino in fretta…” “Oh! Non sai quanto!” rispose Pamela divertita.
Le due vennero interrotte dall’odiosa Martha “Cava! Eccoti qui! E tutto il giovno che ti cevco ma dove evi finita? Ho bisogno di alcune cose!”. Come la vide il volto di Eva diventò una maschera d’insofferenza, la cosa non sfuggi all’occhio di Pamela e, con grande sorpresa di Eva, disse “Mi spiace Martha, ma lei è già prenotata per tutto il giorno” Martha sembrava stupida, poi rispose con tono stizzito e arricciando il naso “Ah… bhe… non impovta…”e se ne andò sculettando.
 Eva e Pamela si guardarono un attimo e si misero a ridere “Hahaha, ma che faccia a fatto?!? Hahaha Grazie mille!” Pamela ridacchiò ancora un po’ poi rispose “Di nulla! So che sanguisuga è quella!” La rossa disse “Ti devo ringraziare in qualche modo però!” La bionda rifletté un attimo, poi fu come se fosse stata fulminata e rispose “Verrai a fare shopping con noi oggi pomeriggio!” “N-Noi?” balbetto Eva “Si io e altre ragazze andiamo a divertirci un po’ con qualche spesa oggi pomeriggio, ti unirai a noi!” “Ma io non ho abbastanza soldi…” disse Eva imbarazzata, l’altra la guardò con aria furba “Non avrai bisogno dei tuoi soldi! Nemmeno noi spendiamo i nostri soldi!”
Eva per un attimo voleva chiedere il perché, poi si rispose da sola “Non saprei… non vado spesso a fare spese…” “Già! Si vede!” rispose Pamela accendendosi una sigaretta, Eva capì che quello non era proprio un complimento, ma prima di poter replicare l’altra si alzò “Però niente storie, io ti ho salvato il culo e tu oggi vieni a spassartela con noi! Ci troviamo nella hall verso le 3.00, a dopo!” e la lasciò da sola.

Quel modo di fare le ricordava un po’ Aurora, decisa, determinata e un pochino scortese, come Aurora riusciva a trascinarla a fare cose che normalmente non farebbe “Ma si… Proviamo magari potrei anche divertirmi!” Pensò Eva, poi raccolse i fogli di carta e le matite e si avviò verso l’albergo.
Mentre camminava nei corridoi dell’albergo per raggiungere la sua stanza pensava se si sarebbe dovuta vestire in maniera particolare per il pomeriggio. Ma proprio in quel momento lo incrociò… Eva si irrigidì, poi cercò di girarsi d’altra parte facendo finta di nulla ma era troppo tardi “Hey! Ciao ragazza maniaca” Eva si girò lentamente, Jimmy la guardava con un sorriso sornione stampato sul volto. “Non sono una maniaca! Smettila di chiamarmi così!” disse lei imbronciata “Si certo…”  rispose Jimmy superandola “Guarda che non mi interessi, e prima di venire qui sapevo a mala pena della tua esistenza!” non era del tutto vero, ma Eva voleva che quella storia finisse. Jimmy si girò verso di lei, si sentiva come pietrificata da quegli occhi verdi “Tutte sanno chi sono io” fece per avvicinarsi ma Eva lo fermo subito “Fermo lì! Non ti avvicinare! A Cuccia!” lui ridacchiò e alzò le mani, come un gesto di resa, a Eva spaventava quel ragazzo, le veniva il mente il diavolo ogni volta che lo guardava.
“Come vuoi signorina” rispose lui in un sibilo “Comunque non credere sono abituato alle maniache che mi perseguitano, se te dici di non esserlo, bhe, un po’ mi dispiace, mi piaceva l’idea di avere una persecutrice psicopatica bella come te!” poi girò i tacchi e se ne andò.
Eva rimase un attimo senza fiato, non era abituata ai complimenti e tanto meno se ne aspettava da uno come lui, la cosa la infastidiva tremendamente, ma in fondo sentiva che un pochino le faceva anche piacere, che casino! “Meno male che esco!” pensava la rossa confusa “Così mi distrarrò un po’!”

Le 3.00 arrivarono presto e Eva scese nella hall come le aveva detto Pamela, non fu difficile trovarle, le loro risate riecheggiavano per l’albergo.
Erano un gruppetto di cinque o sei ragazze, tutte bellissime e dovevano avere dalla sua età in su, più o meno. Pamela le corse in contro “Sei venuta alla fine eh?” “Bhe avevo un debito” rispose Eva portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Hehe vedrai che ti divertirai” disse Pamela prendendola per mano “Ragazze questa è Eva, è una mia amica trattatela bene” il gruppetto si girò verso di lei e cinguettarono in coro “CIAO!” poi tutte si misero a parlare insieme “Sei la nipote di Peter?” “Cazzo ho perso un orecchino!!!” “Ho bisogno di comprare delle scarpe nuove! Le altre fanno cagare!” “In che locale si và sta sera?!?” Oh ma che bei capelli che hai!!” Eva si sentiva frastornata, quelle ragazze erano alquanto su di giri ma sembravano simpatiche, poi sentì dei gridolini, il biondo cantante dei Led Zeppelin era arrivato mettendo in agitazione il gruppo. “Ciao ragazze! Che fate oggi?” Poi andò verso una di loro, una ragazza dai capelli castani, e la baciò. Solo Eva sembrò sentirsi in imbarazzo in quel momento, e la situazione peggiorò quando lui la vide e la puntò come un siluro “Ma tu guarda chi si vede..” disse Robert con malizia e mettendole un braccio in torno al collo “ Riemersa dei meandri della tua stanza? Vedo che finalmente ti sei unita anche tu al gruppo delle nostre ragazze!” Eva divenne bordeaux, le altre ragazze la guardavano, alcune incuriosite, altre divertite, solo la mora le scocco un sguardo avvelenato. Si tolse con gentilezza il braccio di lui dalle spalle “Non fraintendere, vado solo a fare un giro con loro…” “Mmmh peccato…” rispose Robert poi guardò Pamela “Mi raccomando falla divertire, questa ragazza ha un disperato bisogno di sciogliersi un po’!” la bionda fece “Non preoccuparti! Ci pensiamo noi a lei!” le altre si misero a ridere anche Robert sorrise “A più tardi mie care” disse accennando un inchino (cosa che fece ridacchiare ancora di più le ragazze)  ma prima di andarsene si avvicinò all’orecchio di Eva e disse dolcemente “Non dimenticare che io e te dobbiamo ancora prenderci un the insieme”.

Il pomeriggio Eva si divertì molto con le altre ragazze, si comportavano un po’ da oche a volte ma in fondo non lo erano, ridevano con lei come se la conoscessero da sempre.
Erano state quasi tutto il tempo in un grande magazzino a provarsi vestiti, vestitini, scarpe, pantaloni, maglie ecc. Poi erano andate in un bar a far rifornimento di alcolici vari, ed’Eva si scolò per la prima volta una bottiglia intera di birra alle 4.30 del pomeriggio, era abbastanza allegra  e  si mise a parlare a lungo con Pamela.
La bionda le racconto della sua infanzia felice in California cresciuta insieme al padre, e di quando diventò una grupie “Avevo 14 anni quando sono andata per la prima volta nel backstage del concerto dei Rolling Stones, fù fantastico, è stato lì che mi sono resa conto che volevo far parte di questa vita, per sempre!” Eva soffio fuori il fumo “Ma non ti da fastidio che il tuo idolo va a letto con altre donne, insomma… non ti fa sentire usata?” “Hahaha! Usata? Cara mia se non ci fossero le grupies le band cadrebbero in depressione nel giro di 2 settimane, siamo noi che teniamo alto il loro morale e grazie a noi che continuano, non tutti sanno che vita stressante è quella della rock star!” rispose fieramente Pamela, ma poi si rabbuio e disse “Certo non è tutto rose e fiori…” un rumore di vetro in frantumi la interruppe. Alcune delle altre ragazze stavano lanciando le bottiglie vuote contro un cartellone pubblicitario, un voltante della polizia se ne accorse e accese la sirena, ma una del gruppo fece il dito medio alla macchina in gesto di sfida, Pamela alzò un sopracciglio e disse “Uuh l’anno fatta grossa vieni corri!” Eva non  se lo fece ripetere e si mise a correre con le altre per le strade trafficate della città.
Tornarono in albergo verso le sette, ancora divertite per la fuga dalla polizia, trovarono un po’ di confusione,  le ragazze rimaste in hotel giravano nervose per i corridoi Pamela ne fermò una chiedendo spiegazioni “Una matta a tirato un calcio nei coglioni ad una delle guardie del corpo” rispose l’altra, Eva chiese “Una matta ma chi è?” “Cazzo ne so! Ma fa paura sembra una strega!”
Incuriosita Eva andò a vedere il punto in cui c’era maggiore agitazione, la gente lì girava come delle mosche, senti una voce femminile urlare “LASCIATEMI TESTE DI CAZZO! NON SONO QUI PER QUEI COGLIONI CAPELLONI! MA LO SAPETE CHI SONO IO?” conosceva quella voce, la conosceva fin troppo bene, corse facendosi spazio tra le persone che erano andate a vedere la scena, che in effetti era ridicola.
Una ragazzina coi capelli neri urla e sbraitava contro quell’armadio di Cole che sembrava trattenersi dal volerla fare a pezzi. “LO DIRO’ A MIO PADRE E ALLORA SARETE TUTTI NELLA MERDA FATEMI PASSARE!” poi i suoi occhi spiritati incontrarono quelli allibiti di Eva, sul viso di Aurora si disegnò il suo solito ghigno malvagio e disse “Che ti dicevo? Ce l’ho fatta!”


 
Sono tornata! E sono anche un po' ingrassata! Scusate ma come temevo gli impegni mi hanno travolto e non scrivo quanto vorrei, gli aggiornamenti quindi sono parecchio rallentati, ma non temete non vi abbandonerò mai!
Il bello è che le idee migliori mi vengono il sabato sera quando sono sbronza, poi il giorno dopo è molto difficile ricordarsi bene i lampi di genio venuti grazie all'alcohol sigh...
La prima immagine è di Pamela Des Barres, molto bella da giovane non trovate? La seconda è di come mi sono più o meno immaginata Aurora. Un bacione a prestooooo!! 

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Capitolo 8
*** Devi spiegarmi un po’ di cose! ***


Eva stava correndo a perdifiato per i corridoi dell’albergo, con una mano teneva il braccio di Aurora, che continuava a urlare, protestando. Quando fu arrivata alla sua camera si lanciò dentro con l’altra ragazza e sbatté la porta.
“CHE CAZZO CI FAI QUI???” urlò Eva paonazza “No, ma anche io sono contenta di rivederti” rispose Aurora massaggiandosi il braccio “Wow! Questa è la tua stanza? E’ più grande della mia” “Non cambiare discorso, che cosa ci fai qui??” “Che c’è? Non potevo venire a trovare la mia migliore amica in Australia?” la rossa la guardò storto, l’altra fece finta di niente e continuò “Ti assicuro che non centrano i Led Zeppelin…” “Ma per favore!” sbotto Eva “Non ci credi neanche tu a quello che stai dicendo” Aurora sorrise “No! Neanche un po’!”
Eva si sedette sul letto e si passò le mani sul viso, poi tornò a guardare Aurora, che intanto perlustrava la camera, e disse “Ma si può sapere perché mai hai tirato un calcio nelle palle a quel poveretto?” “Quell’idiota! Se l’è cercata! Non ci credeva che ti conoscessi, credeva che fossi qui per il gruppo e non mi lasciava passare” “Bhe in effetti è vero…” esclamò Eva sarcastica “Gne gne…E’ anche vero però che sono tua amica, fatto sta che poi mi ha messo quelle sue manacce addosso e io mi sono difesa!” Aurora notò i sacchetti dello shopping che Eva aveva buttato sul letto e andò ad’aprirli incuriosita “Hai fatto spese? Fa vedere” Eva glieli strappò di mano e disse “ Lascia stare, come hai fatto?” l’altra ragazza la guardò accigliata “A far che?” “A venir qui, no?” “Con l’aereo?” solo lei aveva la capacità di far perdere le staffe ad’Eva in quel modo “Smettila!” disse la rossa rabbiosa, Aurora sbuffò “Che palle! Con te non si può scherzare mai!” poi la guardò con sufficienza “ Ho convinto Claire ad accompagnarmi!” “Claire? La governante?” chiese Eva, l’altra ragazza le rispose facendole il verso “No la cuoca! Certo che è la governante!” “Come hai fatto a convincerla? Non voleva venire” Aurora si sistemò teatralmente i capelli e disse sorridendo “Sai quanto sò essere persuasiva…” la rossa lo sapeva bene e si preoccupò “Che cosa hai fatto Aurora?” l’altra rise, poi rispose “Io niente! E’ lei che tradisce il marito con il nostro giardiniere, quindi se vuole che io non dica niente a suo marito e ai miei per non trovarsi per strada e senza un lavoro… le ho chiesto solo questo piccolo favore, tutto qui!”
Eva portò gli occhi al cielo “Sei una stronza” “Lo so!” rispose Aurora soddisfatta.

 


In quel momento bussarono alla porta, Eva non ebbe neanche il tempo di chiedere chi fosse che l’altra si era già fiondata ad aprire.
Ad Aurora si illuminarono gli occhi quando vide Robert Plant dietro la porta “Heyyy!” fece col suo miglior tono da civetta, il ragazzo la guardò sorridendo perplesso poi disse “Hey! Mi sa che ho sbagliato stanza…” Eva riconobbe la voce e corse verso la porta spingendo via Aurora “Ciao!” disse arrossendo, “Oh, ciao! Non avevo sbagliato allora, ma che sta succedendo qui?” “Niente lascia stare, storia lunga,  cosa ci fai qui?” “Ma vi conoscete?” chiese Aurora guardando con sospetto la rossa “N…” “Oh si! Siamo grandi amici!” esclamò Robert prendendo Eva sotto braccio, quell’abitudine la metteva parecchio a disagio e sgusciò via specificando “Ci siamo conosciuti qualche giorno fa” “Ma davvero?...” disse Aurora sempre con sguardo da interrogatorio, ma poi porto la sua attenzione a Robert ed allungò la mano dicendo “Io sono la sua migliore amica, mi chiamo Aurora MacNeil, piacere!” Robert la prese e fece un perfetto baciamano, da vero gentiluomo “Lieto di far la tua conoscenza, io sono Robert Plant” poi guardò divertito entrambe le ragazze  “Ma tu guarda, due amiche, una più bella dell’altra poi! Allora devo per forza invitarvi entrambe alla festa di sta sera” “Che cosa?” disse Eva preoccupata “Una festa!” esclamo Aurora entusiasta “Si sta sera andiamo in un locale a divertirci un po’, volevo provare a convincerti a venire per una volta” disse Robert guardando la rossa dritto negli occhi, la quale li abbassò imbarazzata, Eva era pronta a declinare l’offerta ma come al solito Aurora la precedette “Certo che ci saremo!” “Come???” “Ma sta zitta Eva! Non preoccuparti sta sera ci saremo entrambe” fece Aurora sorridendo senza dare all’altra la possibilità di controbattere. “Ottimo! Allora mi aspetto di vedervi tutte e due sta sera!” disse Robert, poi le saluto, ma solo a Eva diede un bacio sulla guancia facendole avvampare il viso.
 
“Tu devi spiegarmi un po’ di cose!” disse Aurora subito dopo che il biondo se ne era andato “Su cosa?” rispose Eva ancora un po’ confusa dal bacio “Mha non so? Per esempio perché Robert Plant ti fa il filo?” “Ma figurati…” “Non dirmi che non te ne sei accorta?” chiese Aurora stupefatta, Eva scosse la testa, era impossibile che Robert le facesse il filo, non era il suo tipo e poi c’era troppa differenza d’età “Piuttosto! Perché hai detto che vengo anche io sta sera? Non ne ho alcuna intenzione” “Dai non fare la solita rompicoglioni, una festa con i Led Zeppelin non capita mica tutti i giorni” disse Aurora ridendo, ma l’altra non ci trovava nulla di divertente “ Lo sai che a me non mi interessano, e tanto meno le feste!” “Magari dei Led non ti importa, ma di Robert si, ho visto come arrossivi!” disse Aurora sorridendo malignamente, questo era troppo! Eva la portò verso la porta e la spinse fuori “Vai via, sei qui neanche da un giorno e mi hai già fatto girare le palle” “Non ci credo… Ma allora ti piace veramente!” disse Aurora senza smettere di sorridere “No! Non è vero! Non mi piace per niente!!!” rispose Eva esasperata e chiuse sbattendo la porta, ma da dietro sentì l’altra ragazza dire “Per quando avrai cambiato idea la mia stanza è la 425, che ti darò una mano a sistemarti”
“Ma figurati se ci vado” pensò Eva sbuffando, non era una da feste e poi aveva altro da fare, si avvicinò al comodino del letto e tirò fuori Il Signore degli Anelli, aveva quasi finito La Compagnia dell’Anello e la voleva completare quella sera.
Passarono un paio d’ore, Eva aveva cenato in camera, non voleva uscire dalla stanza per non rischiare di incontrare Aurora o qualcuno del gruppo, se ne stava sdraiata sul letto a leggere, ma stava leggendo a vuoto, non riusciva a concentrarsi, non capiva nemmeno quello che c'era scritto. Sospirò e si appoggiò il libro sul petto, rimase un po’ a fissare il soffitto toccandosi la guancia con la mano. Poi si alzò di colpo e si mise a frugare tra i sacchetti dello shopping “Dovrebbe esserci anche il vestitino che mi ha fatto comprare Pamela” pensò, lo trovò, era un vestitino blu piuttosto grazioso, insieme c’erano delle ballerine nere con un grosso fiocco blu come il vestito, non proprio nello stile da feste led zeppeliane “Ma se vogliono che venga però dovranno accettare che io non mi vesto da zoccola”

 

Aurora si stava sistemando il trucco quando senti bussare alla sua porta, sorrise poi disse ad’alta voce “Entra pure Eva, la porta è aperta!” la rossa entrò quatta quatta nella stanza, vide l’altra ragazza che stava finendo di passarsi il mascara, si era fatta un trucco pesante sugli occhi, da gatta, che rendeva ancora più inquietante il suo sguardo spiritato. Si girò a guardarla e disse “ Sapevo che avresti cambiato idea, ma che ti sei messa?” “Che c’è? E’ carino, non ho alcuna intenzione di andare in giro mezza nuda!” “Bha, come ti pare” poi si alzò, indossava delle alte zeppe con infradito, dei jeans a zampa a vita alta, sopra solo un top, che lasciava un pezzo di pancia nuda,  e un gilet corto di jeans, sulla fronte e tra i capelli passava una treccina rossa, come andava in quei anni. Era esagerata, come sempre, ma bellissima “ Se hai già un vestitino come posso aiutarti?” chiese “Il trucco… non sono capace…” rispose Eva imbarazzata, non aveva mai imparato a truccarsi. “Allora vieni qui” disse Aurora facendole segno di sedersi davanti a lei, Eva obbedì e stette ferma mentre l’altra le esaminava il viso “Hai una pelle quasi perfetta, non ti metterei il fondotinta” Aurora tirò fuori la terra e col pennello cominciò a spolverarle la faccia poi disse “ Spiegami un po’ questa faccenda con Robert?” “Basta Aurora, non c’è proprio niente” “Ma scommetto che lui vorrebbe che ci fosse, ti ha già invitata… che ne so… ad uscire con lui?” Eva riflette un attimo “Si, bhe, non proprio mi ha invitata a prendere un the”  Aurora scoppiò a ridere a crepapelle lasciando Eva stupita dalla razione “Hahaha… Scusami… hehehe… ma non mi aspettavo proprio di sentirmi dire che il cantante dei Led Zeppelin invita le ragazze a prendere un the! Hahahaha” “Non ci sono mai andata però!” rispose Eva chiudendo un occhio mentre le passava una linea di eyeliner “E perché no? Si tratta solo di un the… hahaha” chiese Aurora, Eva rimase un attimo in silenzio “Non so…” “Lo so io, ti piace quindi hai paura di accettare!” “Ti ho detto di smetterla!” replicò Eva arrossita “Tranquilla, sta sera li farai cadere tutti ai tuoi piedi” disse Aurora girandola verso lo specchio, le aveva fatto un trucco semplice ma efficace, una sottile linea di eyeliner sugli occhi, un po’ di fard rosato sulle guance e un rossetto color rosso opaco. Rimase a fissarsi per un po’, le bastava così poco per cambiare così tanto? “Sveglia! Poi dicono a me che sono narcisista” disse Aurora schioccando le dita “Ma ti manca ancora qualcosa…” poi corse a frugare tra le sue cose lanciando in aria tutto “Ecco, tieni!” tirò fuori una collana di perline blu e gliela mise al collo “Ora sei perfetta!”

Vennero interrotte da un miagolio, c’era Merlino che si strusciava sulle gambe di Eva facendola sobbalzare, non l’aveva visto prima e chiese “Ma che ci fa qui Merlino?” Aurora lo prese in braccio e rispose mentre lo accarezzava “Non mi andava di lasciarlo da solo quindi l’ho portato con me” “Ma non sono ammessi animali qui” constatò Eva, l’altra sghignazzo “Se paghi una certa somma in questo hotel accettano tutti!” il micio faceva le fusa mentre Aurora gli faceva i grattini sotto il mento “Poi un gatto farà di sicuro meno danni dei Led Zeppelin!”
 
 
 
 

Ecco l’ottavo capitolo, ho avuto un po’ di difficoltà a decidere come vestire Eva e Aurora in quanto non esperta di moda anni 70, ma alla fine ce l’ho fatta!

Sono più o meno questi il primo per Eva il secondo Aurora

 

Il prossimo capitolo sarà uno dei miei preferiti, e non vedo l’ora di pubblicarlo, ma devo finire ancora di scriverlo e controllarlo, spero di non metterci troppo tempo sob sob…
I commetti e le critiche costruttive sono sempre gradite, alla prossima! Un bacione!

 
 
p.s. vagando su internet ho trovato questa gif, a me a fatto morir dal ridere XD

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Capitolo 9
*** Lezioni di ballo ***


Era passata la mezzanotte quando Eva e Aurora arrivarono. Ad Aurora non dispiaceva, diceva che solo le vere star arrivavano in ritardo alle feste. Incrociarono Cole con le altre guardie del corpo, ed Aurora li salutò cordialmente prima di entrare con Eva nel locale.
Dentro c’era una gran confusione, la musica era alta, c’era un forte odore di fumo e di alcohol, alcune ragazze giravano tutte in tiro e si mettevano in posa come delle modelle, provocando apertamente gli uomini presenti nel locale, un paio di ubriachi stavano litigando spintonandosi e delle coppiette, non troppo appartate, amoreggiavano sui divanetti del locale.
Le ragazze passarono in mezzo a quel caos tenendosi per mano, attirando quasi tutti gli sguardi su di loro, perché entrambe erano belle, bellissime, ma insieme sembravano sprigionare una luce, un energia, tutta loro, che non poteva passare inosservata.
Una sembrava una bambola, vestita finemente, pallida, con delle simpatiche lentiggini che le spuntavano sul naso e le guance, i capelli rossi le incorniciavano il viso dai tratti delicati e lo sguardo spaurito da Bambi.
L’altra era l’incarnazione della ribellione, uno sguardo deciso e irriverente su i suoi grandi occhi spiritati, la pelle olivastra, dei lunghissimi capelli neri le scivolavano selvaggi lungo la schiena, camminava con passo spavaldo, ondeggiano leggermente come chi non aveva paura di niente ed era lì pronta per uccidere.
Vennero fermate da un alticcio Jhon Bonhan che aveva riconosciuto Eva “Cazzo! Ma alla fine sei uscita finalmente da quella stanza di merda! E questa bella topa che è con te? Chi cazzo sei?” “Ciao Bonzo… Questa è una mia amica, si chiama Aurora” rispose Eva non troppo convinta, entrambe guardavano piuttosto perplesse il batterista che proseguì “Piacere Aurora, io sono Bonzo, sono il miglior batterista sulla faccia della terra cazzo! Vi và di bere qualcosa con me?” le ragazze scossero entrambe la testa senza dire una parola, Jhon sembrò rimanerci male e rispose offeso “Ma che due frigide del cazzo…” 
“Dai Bonzo, lascia in pace queste due belle ragazze” si intromise Jones, allontanando il batterista dalle ragazze, il quale protestò “Una volta alle ragazze piaceva divertirsi! Che cazzo è successo?”
“Si si certo, piuttosto va a cercare Jimmy e infilagli un cubetto di ghiaccio nella camicia, che oggi mi sembra di cattivo umore” disse Jones con nonchalance, battendogli amichevoli pacche sulla spalla.
“Siii hai ragione…”fece Bonzo e si avviò verso Jimmy, che se ne stava seduto, con aria annoiata, su un enorme divano circondato da giovani adoranti. Eva si girò d’altra parte, per non essere vista dal chitarrista, non le andava di dover spiegare anche quello ad Aurora.
 

 

 
 “Scusatelo, quando beve dimentica le buone maniere” si scusò Jones “Grazie mille, ma l’avevo già visto comportarsi in quel modo…” fece Eva, Jones poi si girò verso Aurora e disse “Tu devi essere quella che ha creato una gran confusione oggi pomeriggio, giusto?”
“Esattamente! Mi chiamo Aurora MacNeil piacere!”
“John Paul Jones piacere, una MacNeil? Che ci fa in questo postaccio una miliardaria?” disse Jones leggermente sorpreso, Aurora fece un sorrisone, le piaceva molto quando riconoscevano le sue origini e rispose “Mha… Vacanze?”
Di colpo si sentì un gran casino, Jimmy stava lanciando un bicchiere dietro a Bonzo, a quanto pare l’idea maligna di Jones aveva funzionato. Il bassista accennò un sorriso divertito, poi fece alle ragazze “Scusate è meglio che vada a calmarlo, divertitevi mi raccomando” e le lasciò per andare da Jimmy, che era evidentemente  furioso.
“Ci sono dei ragazzi che ci sta guardando da un pezzo” disse Aurora ad Eva, indicandole un gruppetto, probabilmente di roadie, che le fissava facendo fischi e occhiolini. “Che dici? Andiamo a far amicizia?” fece Aurora divertita “Ma che sei impazzita?” disse Eva allibita
“Perché? Conosciamo un po’ di gente nuova, poi mi sa che uno ti ha puntato, certo non è come Robert…” disse ironica Aurora, la rossa la guardò malissimo, ma l’altra la ignorò e disse “Come preferisci, ma io sta sera voglio divertirmi un po’!” e si avviò verso il gruppetto lasciando Eva da sola.
“Che stronza!” pensò Eva, era preoccupata, quello non era il suo ambiente, poi pensò che forse se avesse bevuto un po’ sarebbe riuscita a sciogliersi, come aveva fatto in passato alle festicciole a casa di Aurora. Si avviò faticosamente verso il bar, ma non riusciva a passare, c’era troppa gente, improvvisamente uno la prese per i fianchi “Ciao bella! Vuoi divertirti un po’ con me?” le disse il ragazzo, aveva un forte odore di alcohol , Eva si spaventò, tirò subito giù le mani di lui dai fianchi e cercò di filarsela, ma lui la inseguì e con tutta quella ressa Eva non riusciva ad allontanarsi quanto avrebbe voluto. Finì che andò a sbattere contro un altro uomo, ma che con sua grande sorpresa, e sollievo, si trattava di Robert.
 


“Ma guarda un po’, sei venuta alla fine!” le disse il biondo sorridendo.
“Balla con me!” esclamò Eva agitata
“Come??”
“Ho detto balla con me!”
“Ok come vuoi!” le rispose Robert e la avvicinò a lui per improvvisare un ballo lento. Eva intanto controllava l’altro che era ancora nei paraggi.
“Hey! Sta attenta!” fece a un certo punto il ragazzo dopo che Eva gli calpestò per l’ennesima volta il piede.
“Scusami, non sono capace di ballare” si scusò lei “Ho notato! Ferma un attimo, guarda che sono io che devo condurti, non il contrario” le disse Robert stringendola a se cercando di riprendere il controllo. Eva si sentiva terribilmente in imbarazzo tra le braccia di quell’affascinante ragazzo, si era cacciata in una situazione assurda, come al solito, ma preferiva affrontare il biondo, piuttosto che uno sconosciuto ubriaco.
“Non che mi dispiaccia passare del tempo con te, ma posso chiederti qual è il problema?” chiese Robert sospettoso, “Guarda lì, c’è uno che mi sta seguendo” rispose Eva, indicandoglielo “Ah! Ecco, speravo che mi avessi chiesto di ballare con te perché mi trovi irresistibile” disse Robert ridacchiando, ma la ragazza era troppo presa a seguire le mosse del suo inseguitore per ascoltarlo “Però se continui a guardarlo non se ne andrà mai” con una mano la prese per il mento e la girò verso di lui “Ecco molto meglio!” disse sorridendo dolcemente.
“Scommetto che se ti bacio se ne va immediatamente” constatò Robert con tono malizioso facendola arrossire vistosamente.
“Ma smettila!” rispose Eva distogliendo ancora la sguardo, il biondo sospirò poi disse “Accidenti, se fai la difficile…”
“Non faccio la difficile, semplicemente non mi interessi” protestò lei
“Stai mentendo”
“Non sto mentendo!”
“Stai mentendo e lo sai!” rispose Robert, era vero, ed Eva lo sapeva bene ma non si diede per vinta e disse “Non sono quel tipo di ragazza”, Robert fece un sorriso beffardo, avvicinò il suo viso a quello della ragazza e le disse in un sussurro “E allora che ragazza sei?” Eva si allontanò di colpo da lui “Il tizio se ne è andato, grazie per l’aiuto” fece per allontanarsi ma Robert la bloccò afferrandole il braccio e disse “Ti conquisterò bambina, non riuscirai a resistermi in eterno” rimasero qualche secondo a guardarsi dritti negli occhi, poi Eva si riprese e si liberò dalla presa con uno strattone, ma mentre si allontanava sentì lo sguardo di Robert bruciarle la schiena.  
 
 
 
La rossa cercò di trovare l’uscita, ne aveva abbastanza di quella stupida festa, ma non capiva dove stava andando e girò a lungo in tondo, poi si ritrovò davanti tre ragazze che le bloccavano la strada “Scusate, permesso” disse Eva nel tentativo di passare, ma venne violentemente spinta in dietro.
“Dove credi di andare troia?” disse una delle tre, Eva la riconobbe, era la ragazza che Robert aveva baciato nel pomeriggio. “A che gioco stai giocando? Fai la bambina innocente poi ti comporti come tutte le altre?” continuò la ragazza spingendola ancora
“Di che stai parlando? Io non ho fatto niente” protestò Eva, ma che volevano quelle ragazze da lei? Pensava “Non fare la finta tonta! Zoccola! Non illuderti a Robert non interessano le mocciose come te” disse un’altra del trio.
“Che succede qui?” chiese Aurora comparendo alle spalle delle tre facendole spaventare “Siete in tre contro una non vi pare scorretto?” continuò mentre sorseggiava un bicchiere di cocktail, “Guarda è la pazza di oggi!” disse una, la capogruppo si avvicinò ad Aurora e disse “Non sono cazzi tuoi, gira al largo nanetta psicopatica!” grosso errore.
Nella frazione di un secondo successe tutto, la ragazza si accasciò urlante a terra con il naso che perdeva sangue, Aurora le aveva tirato un diretto proprio in pieno viso, poi versò il suo cocktail addosso alle altre due che si misero a urlare disperate.
Prese per mano Eva e si allontanò facendosi spazio tra la piccola folla che si era creata a vedere la scena, tutti la lasciarono passare, avevano capito con chi avevano a che fare, la strega di Shotts era arrivata.
“Grazie” disse Eva grata dell’intervento di Aurora, l’altra la guardò sottecchi e rispose “Non l’ho fatto mica per te, hai sentito anche te no? Quella puttana mi ha dato della nanetta!” Eva sorrise sapendo benissimo che non era quello il motivo.
Improvvisamente Aurora si irrigidì, la rossa vide la sua migliore amica impallidire velocemente e le sue mani cominciare a tremare convulsamente “Un altro attacco!” pensò Eva poi cercò di parlare con lei “Aurora! Aurora guardami! Le punture? Hai con te le punture?” l’altra non riusciva a parlare, gli occhi si stavano iniettando di sangue, riuscì a scuotere leggermente la testa prima di fiondarsi verso l’uscita. Eva le corse dietro, cercando di non perderla di vista e spingendo a terra chiunque avesse la sfortuna di essere sulla sua strada.
“E’ un guaio!” pensava Eva “E’ un guaio, senza le punture quella si ammazza!”

 



 

In via del tutto eccezionale ho pubblicato già il nono capitolo, ho avuto una giornata intera libera per scrivere *-*
Qual'è il misterioso male di Aurora? E si lo ammetto si sta per trasformare in un lupo mannaro e mangierà tutti, fine della storia! XD 
Scheeerzo nel prossimo capitolo verrà finalmente rivelato il suo segreto, povera!
Un bacio a tutti! Alla prossima! ^^

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Capitolo 10
*** L'inferno di Aurora ***






Aurora usci aprendo violentemente la porta dell’uscita di sicurezza e si mise le mani sul viso, cercò di controllare il respiro che stava diventando sempre più irregolare, ma il dolore era sempre più intenso, sempre più insopportabile… e i pensieri… sempre meno lucidi…
Dopo poco uscì anche Eva, anche lei sbattendo la porta, vide l’altra girata di schiena e provò a chiamarla “Aurora!” ma non ebbe risposta, allora si avvicinò, la prese per una spalla e la fece girare verso di lei. Eva si spaventò, il volto di Aurora sembrava una maschera sofferenza, a momenti non la riconosceva.
Aurora si rigirò aveva in mano una sigaretta accesa, fece due tiri con le mani che continuavano a tremare, poi si spense il mozzicone sul braccio…
“AURORA NON FARLO!” urlò Eva correndo a toglierle di mano la sigaretta, ma venne spinta, Aurora aveva gli occhi rossi e lacrimanti e disse con voce tremolante “Lasciami in pace…” ma la rossa non aveva alcuna intenzione di andarsene, sapeva che quando l’altra era in quello stato non era in grado ne di intendere ne di volere. Riprovò ad avvicinarsi ma venne di nuovo spinta a terra da Aurora, la quale cominciò a sbattere, violentemente e ripetutamente, la testa contro il muro.
“NO” urlò ancora Eva e corse a bloccarla, ma Aurora urlava e scalciava come una disperata, non sarebbe riuscita a trattenerla ancora a lungo…
Proprio in quel momento la porta del locale si aprì, ed uscirono Jimmy e Jones con una sigaretta in bocca, ma non ci volle molto prima che si accorsero delle ragazze, Eva li guardò con sguardo implorante e urlò “VI PREGO! AIUTATEMI!”.
I due corsero ad aiutare la rossa che stava per perdere la presa “Aiutatemi a tenerla ferma! Altrimenti finirà col farsi del male” Jones e Jimmy obbedirono, ma Aurora continuava a divincolarsi sempre più rabbiosamente e urlava di lasciarla andare.
Improvvisamente fu Jimmy ad urlare e mollò un attimo la presa, la ragazza gli aveva morso con forza il braccio dal quale stavano scendendo dei rivoletti di sangue, ma poi tornò a bloccarla con maggiore energia.
Andarono avanti per un qualche minuto, che sembrava un’eternità, poi finalmente Aurora comincio a urlare e a divincolarsi sempre di meno, finché non rimase immobile, passò qualche secondo, poi Aurora disse in un mormorio “Lasciatemi…” gli altri tre si guardarono con sospetto ma Eva disse “Ora potete lasciarla” appena libera Aurora si volto e si allontanò faticosamente “Torniamo in albergo sono stanca…” Eva non disse niente e si mise a seguirla ma Jimmy la fermò  “Dove state andando? E soprattutto cos’è successo?” la rossa gli guardò il braccio, che stava sanguinando, con aria mortificata e disse “Scusaci… Non è il momento, poi vi spiegherò tutto ma adesso la devo accompagnare in hotel… Grazie dell’aiuto e scusa ancora” e corse versò Aurora lasciandoli soli.
“Ma che cazzo le è successo?” disse Jimmy a bassa voce e le osservò allontanarsi, Jones non disse niente, si limitò a scuotere la testa e a fare spalluccie.
 
 
Quando arrivarono all’albergo Eva accompagnò Aurora fino alla sua stanza, per tutto il tempo nessuna delle due disse una parola, Aurora perché era completamente divorata dalla vergogna di essere stata vista in quello stato e anche fisicamente era distrutta, ed Eva perché sapeva del cattivo umore dell’amica.
“Sono arrivata ora puoi anche andartene” disse Aurora quando giunsero alla sua camera, l’altra le mise una mano sulla spalla e disse “Vuoi che ti faccia compagnia?” ma Aurora la scrollò via infastidita e disse “Non ho bisogno della balia Eva, so cavarmela da sola”
“Si lo so ma se avevi bisogno di parlare…”
“Io non ho bisogno di parlare, ho bisogno di essere lasciata in pace” disse Aurora urlando.
Eva indietreggiò un attimo ma riprese “Io volevo solo aiutarti!”
“Volevi aiutarmi? Bhe allora la prossima volta fatti i cazzi tuoi! E risparmiami la tua vocazione da infermierina che magari va bene per Miriam ma a me FA VOMITARE!” rispose velenosamente Aurora prima di sbatterle in faccia la porta.
Eva rimase un attimo immobile senza fiato, conosceva la rabbia di Aurora, specialmente dopo un attacco, ma ogni volta rimaneva sorpresa da come fosse brava a colpire tutti i suoi punti deboli.
 
Erano le 4.30 di notte, era passata quasi un’ora da quando erano tornate in albergo, ma Eva non riusciva a dormire, stava seduta sul suo letto a osservare la sua gracile figura riflessa nello specchio “Sono troppo magra” pensava “ho le gambe storte e non ho tette” di colpo si sentì un singhiozzo, la ragazza si stupì nel scoprire che era stata lei, ne seguirono degli altri e cominciò a sentire il bruciore delle lacrime salire…
In quel momento bussarono alla porta facendola trasalire “Chi è?” chiese cercando di ridarsi un contegno, ma non ci fu risposta, allora si alzò  per andare ad aprire “Ma chi è che disturba in piena notte?” disse Eva con tono irritato mentre spalancava la porta.
Con sua grande sorpresa si trattava di Jimmy, la rossa sgranò gli occhi e disse “Che ci fai qui?”
“Volevo sapere come stavi”
“Io sto bene è Aurora che è stata male”
Jimmy sorrise e si avvicinò “ Lo so! Infatti sono andato prima da lei ma… Quando ho bussato mi ha urlato di fottermi!”
Eva ridacchio un attimo ma si accorse che Jimmy la guardava accigliato “Scusa…”
“…Quindi ho pensato che forse era meglio lasciarla stare”
“Si dopo un attacco è decisamente meglio lasciarla stare” disse Eva abbassando lo sguardo.
Jimmy la osservò in silenzio, aveva capito che c’era qualcosa che non andava “Che cosa è successo?”
“Come?”
“Che cosa è successo? La tua amica che cosa ha avuto?”
“E’ una lunga storia, non mi va di parlarne adesso è tardi!”
“Bhe credo di avere abbastanza diritto di sapere non credi?” rispose lui, poi si tirò su la manica della camicia e le mostrò i segni del morso di Aurora.
Eva non disse niente “Certo che Aurora è proprio pericolosa” pensava, Jimmy si avvicinò ancora un po’ a lei e disse piano “Poi mi sembra che tu abbia un gran bisogno di parlare con qualcuno”
Lo sguardo di Jimmy la faceva sentire piccola piccola ma lo stesso rispose acida “Non è vero!” ci fu un attimo di silenzio, poi Jimmy rispose “Come vuoi…allora ci vediamo” e s’incamminò per il corridoio.
La ragazza lo guardava allontanarsi, credeva che Jimmy avrebbe insistito di più, invece se ne stava andando “Aspetta” urlò all’improvviso, il ragazzo si fermò e si girò inclinando leggermente la testa per guardala, il buon senso di Eva probabilmente le stava urlando di non farlo, ma lei disse con leggero imbarazzo “Forse un po’ possiamo parlare”
 
Eva raccontò tutto a Jimmy, Aurora soffriva di una grave forma di emicrania chiamata cefalea a grappolo, un disturbo che la colpiva una volta alla settimana da quando aveva dieci anni.
Un attacco non durava molto, massimo quindici minuti, ma in quei minuti Aurora subiva una vera e propria tortura “Non a caso viene chiamata cefalea da suicido” disse Eva, altri casi come Aurora si erano suicidati per l’insopportabilità del dolore, questo spiegava gli impulsi autodistruttivi di Aurora durante un attacco “Mi ha detto che è come se uno la pugnalasse ripetutamente con un coltello rovente nell’occhio, immaginati un dolore simile, una volta alla settimana da quasi cinque anni… è un’inferno!”
Lei era seduta sul letto mentre Jimmy stava fumando appoggiato al muro vicino alla finestra in silenzio, poi di colpo disse “Le vuoi molto bene vero?”
Eva fece un timido sorriso “Siamo migliori amiche da qualche anno ormai… non so il perché, siamo completamente diverse, ma forse perché siamo sempre state sole fin da piccole quindi ci facciamo compagnia” si sentì di nuovo un singhiozzo.
Jimmy si voltò immediatamente, la ragazza si era messa una mano sulla bocca ma i suoi occhi diventavano sempre più rossi e lucidi “Scusami…” disse lei senza riuscire a trattenere un altro singhiozzo.
Jimmy si inginocchio davanti a lei e le prese delicatamente il viso tra le mani “Piangi! Piangi pure ci sono qua io” disse dolcemente, le lacrime cominciarono a scendere copiose sulle pallide guancie della rossa e lui la strinse forte.
Stettero così per un  po’, in completo silenzio, solo i singulti di Eva risuonavano nella stanza ma pian piano sparirono anche quelli.
Quando non si sentì più niente Jimmy la lascio e le scrutò il viso “Va meglio?” chiese in un sussurro mentre con una mano le sistemava i capelli dietro un orecchio.
Eva cominciò a sentirsi a disagio e cercò di evitarne lo sguardo “Si si…sto meglio…scusami…mi avrai preso per una cretina” disse e cercò di alzarsi ma Jimmy la trattenne.
Fu un attimo, le labbra del ragazzo si posarono delicatamente ma con decisione su quelle di Eva come se volesse rubarle il respiro, sentì un sapore dolce e amaro nella sua bocca che lei scoprì di amare da subito.
Una mano passò tra i capelli ramati della ragazza mentre l’altra scendeva come una carezza sulla schiena facendola rabbrividire, ma di colpo la lucidità di Eva riprese il controllo e lei si staccò spingendolo leggermente indietro “No…” disse, nei suoi occhi si vedeva la paura, aveva paura della sua attrazione per quel’uomo molto più grande di lei, ma soprattutto aveva paura perché non sapeva se avrebbe saputo resistere.
Jimmy le prese di nuovo il viso tra le mani e appoggiò la fronte alla sua per costringerla a guardarlo negli occhi “Non temermi” disse come un diavolo che tentava un angelo, Eva sentì il suo respiro sul viso e credeva che sarebbe svenuta da un momento al altro, ma cercò disperatamente di resistere “No…no...ti prego… io…non sono capace”
Jimmy le tirò leggermente i capelli facendola cadere sul letto e si sdraiò su di lei avvicinando il viso al suo le dedicò un altro dolce e pericoloso bacio, la lasciò per riprendere fiato e disse in un sibilo “Non preoccuparti ti addestrerò io bambina mia”
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 

Haaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!! Ce l’ho fatta!!!!!! Sono tornata, perdono per la lunghissima assenza vi prego, ma come ho già detto in passato è un periodo delirante, ma guardate il lato positivo almeno sono riuscita a scrivere i prossimi nove capitoli che verranno pubblicati a breve T____T
Il prossimo capitolo si prospetta piccante mmh che invidia per Eva XD
Aurora è un po’ messa in disparte ma diverrà sempre più fondamentale con l’evolversi della storia! ^^
Un bacio a tutti a presto!! :*

 

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Capitolo 11
*** Il diavolo in corpo ***




 


Eva riuscì a divincolarsi dalla presa di Jimmy e cercò disperatamente di allontanarsi strisciando sul letto, ma sentì alle spalle la risata diabolica del ragazzo prima che le afferrasse le caviglie e la trascinasse verso di lui.
"Non si scappa..." gli sussurro all'orecchio prima di sfilarle rudemente il vestito, lo sguardo di Jimmy era come quello di un animale che si divertiva a giocare con la preda, ed Eva constatò con terrore che non c'erano vie di fuga quando lui la baciò con forza mordendole il labbro inferiore, i capelli corvini le solleticavano il viso mentre una mano scivolava sul petto per togliergli il reggiseno.
Lei  sentì l'istinto di coprirsi, per la vergogna, ma Jimmy la tenne ferma e con l'altra mano le strinse il seno, sentì le labbra di lui sfiorarle la pelle mentre scendeva sull'altro seno e cominciò a mordicchiarle il capezzolo, il cuore della ragazza batteva sempre più forte, le mancò il respiro sentendo Jimmy scendere lungo la pancia e assaggiarne la pelle lasciando una scia umida e tiepida, ma lui non si fermò andando sempre più giù… sempre più giù… finché arrivò sul pube e sfilò le mutandine. 
Eva gemette sentendo la lingua di Jimmy nella sua intimità e le sue gambe cominciarono a tremare leggermente da quel piacere mai provato prima.
Dopo qualche interminabile secondo il ragazzo si ritirò su leccandosi le dita soddisfatto di aver soggiogato quella piccola cretura, poi le prese le mani e disse  guardandola negli occhi "Devi togliermi tu la camicia"
Eva obbedì, come sotto ipnosi, e, accompagnata dalle mani di lui, comincio a sbottonare con le dita tremolanti la camicia, gliela sfilò passando le mani sulla schiena di Jimmy e si sorprese di sentire un corpo così magro ma decisamente tonico.
Di colpo venne nuovamente ributtata sul letto e le sue gambe vennero posizionate sulle spalle del ragazzo “Cercherò di non farti troppo male…” mormorò sorridendo mentre si slacciava i pantaloni attillati, poi, delicatamente ma con decisione, cominciò a farsi spazio dentro di lei.
Eva trattene un urlo sentendolo entrare nel suo corpo, non sapeva che fosse così doloroso e si mise a contorcersi ma Jimmy la bloccò prendendola ancora per i capelli  e esclamò “Devi fare quello che dico io! Capito?” Eva annui rassegnata, si morse le labbra e graffiò le lenzuola cercando di trattenere i lamenti quando lui tornò, lentamente, a spingere.
Pian piano il dolore diminuii, i gemiti di entrambi si fecero sempre più alti e sempre più frequenti e le spinte sempre più forti…
Il tocco della mano esperta di Jimmy la guidava nei movimenti, ogni punto che sfiorava diventava incandescente, Eva si sentiva come se stesse per perdere i sensi ma si lasciò andare a quella sensazione tutta nuova, eccitandosi sempre di più ad ogni carezza.
Jimmy la girò mettendola a quattro zampe e lei lo assecondò, ormai completamente persa in quel gioco perverso, Jimmy la teneva saldamente  per i fianchi  mentre la ragazza faceva ondeggiare la testa ad’ogni spinta, i movimenti si erano fatti decisamente più veloci e violenti, Eva non riusci più a trattenere gli urli di piacere, una lacrima scese solitaria sulla sua guancia, ed arrivarono insieme al culmine.
 L’orgasmo pervase, come una scossa, il corpo della ragazza, per la prima volta aveva la testa senza pensieri, se non quell’unico grande piacere tanto proibito.
Jimmy le lasciò i fianchi e lei si accasciò esausta sul letto, lui si mise seduto a bordo del letto ansimante, nessuno disse nulla, dovevano entrambi riprendere fiato, poi lui allungò la mano verso il pacchetto di sigarette e mentre se ne accese una disse con un ghigno “Allora avevo proprio ragione” Eva si alzò faticosamente ancora sospirante e chiese “Su cosa?” Jimmy la prese per il mento, la avvicinò a lui e gli soffiò scherzosamente il fumo sul viso, come per disperdete i petali di un dente di leone “Avevo ragione sul fatto che sei una maniaca”





                

 

Aurora si rigirò nel letto, la testa le pulsava ancora, peggio di una sbronza del fine settimana, socchiuse un occhio e cercò di controllare l’ora allungandosi sull’orologio che c’era sul comodino. Segnava le 14.45 “Dio che palle…” mugugnò allungandosi sul letto stiracchiandosi, ma con la mano senti qualcosa accanto a lei, non era sola…
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, anche Eva urlò saltando fuori dalle coperte e cadendo dal letto, Aurora non poteva crederci e urlò rabbiosa “MA CHE CAZZO CI FAI QUI?” la rossa si stropicciò gli occhi “Non vedi? Stavo dormendo?”
“MA CHE CAZZO DORMI NEL MIO LETTO?”
“Non è colpa  se non chiudi a chiave la porta…”
“Ma si può sapere perché non dormi nel tuo di letto?”
Eva si rinfilò sbadigliando sotto le coperte “Non… mi andava e basta… dai non c’ho voglia di spiegarti adesso, non ho dormito quasi niente!” Aurora afferrò le lenzuola e gliele sfilò via lasciandola completamente scoperta “Oh no! Non te la cavi così! Cazzo succede?”
“Mi prometti che non ti arrabbi?” rispose l’altra abbracciandosi impaurita al cuscino
“Io non ti prometto niente!”
“…”
“SPUTA IL ROSPO!”
“Sta notte ho scopato con Jimmy!”
Aurora rimase a bocca aperta incredula, susseguirono attimi di totale silenzio, ma era la quiete prima della tempesta, si alzò dal letto avviandosi velocemente verso un cumulo di vestiti  “Non ti facevo così puttana…”
“Cosa???”
“Non ti facevo così puttana!”
“Andiamo te cosa avresti fatto?”
“Io? Io sono un'altra cosa, non me lo aspettavo da te”
Eva rimase interdetta “Come?”
“Con uno come quello... ti facevo più saggia..." rispose Aurora vestendosi rabbiosamente
“Vuoi dire che solo tu puoi comportarti fuori dalle regole?”
“Si”
“Andiamo Aurora, non siamo più delle bambine!”
La mora spalancò la porta della sua stanza e prima di uscire disse “Avevano ragione le ragazze di ieri… ti credevo diversa, tu eri la mia coscenza di riserva, la ragazza giudiziosa… ma sei una troia, proprio come tutte le altre”
Eva rimase da sola sul letto, piena di sensi di colpa, chiedendosi dove aveva sbagliato sta volta.
Aurora camminava furiosa per i corridoi per l’albergo prendendo a spallate chiunque fosse sulla sua strada, lo stava cercando, ma non riusciva trovarlo e diventava sempre più rabbiosa. Ma proprio quando stava aspettando l’ascensore e si aprirono le porte lo trovò dentro, la ragazza gli disse subito quello che pensava con un sonoro e doloroso schiaffo.
Jimmy rimase un attimo con il volto girato dalla sberla, lo aveva preso alla sprovvista, improvvisamente la prese per la maglietta e la sbatté violentemente contro il muro tenendola ferma con il braccio  “Sai io non metto le mani addosso alle donne ma te nel giro di un giorno mi stai facendo cambiare idea!” disse con un espressione di pura collera, i capelli gli coprivano metà del viso fecondolo sembrare ancora più minaccioso.
“Ah! Questa è buona! Mi pare che te le mani addosso alle donne le metti già abbastanza!”
“Ma che problemi hai?”
“Di certo meno di quelli che avrai te se farai soffrire Eva!”
Jimmy socchiuse gli occhi ma non rispose e la lasciò andare, la ragazza si massaggiò il collo “Non mi interessa se sei il chitarrista dei Led Zeppelin, la mia è una famiglia potente, ti posso rendere la vita assai difficile!”
Lui rimase un attimo a guardarla perplesso, poi scoppio in una fragorosa risata “Tu, dunque, sei qui a minacciare me, perché vuoi proteggere la tua amica?”
“Fossi in te non riderei tanto”
“Voi due siete incredibili” continuò ridacchiando “No, sul serio, ammiro la fedeltà di ognuna all’altra ma…” si interruppe per prenderla per il polso, avvicinandola a se, e disse seriamente “Non ci provare mai più a schiaffeggiarmi o, credimi, non sarò tanto gentile la prossima volta!”
Aurora non cedette, nonostante la dolorosa stretta al polso, e sostenne fieramente lo sguardo di Jimmy “Non mi fai paura!”
Stettero immobili a guardarsi dritti negli occhi, come una sfida, e nessuno dei due voleva desistere, finché non vennero interrotti da Peter Grant che chiamava Jimmy dall’altra parte del corridoio, il ragazzo allora mollo la presa ma le sussurrò minaccioso “Stai attenta ragazzina questo è un gioco in cui potresti farti male”
"Non sottovalutarmi" rispose spavalda Aurora e lo guardò allontanarsi insieme al manager per il corridoio.



 
Eva era di nuovo da sola, se ne stava seduta al bar dell’albergo a pensare, Aurora l’aveva evitata per tutto il giorno precedente, ogni tentativo di riappacificazione risultò vano, l’altra ragazza le rispondeva solo con dei sonori vaffanculo.
 Inoltre non aveva più visto Jimmy, aveva un gran bisogno di parlargli, di vederlo… Ma si sentiva in colpa per questo, anche se non ne capiva il motivo “Accidenti!” pensava mordendosi nervosamente le labbra “Potrò divertirmi anche io ogni tanto? Non posso fare da coscenza di riserva per sempre!”
“Come al solito! Persa nei tuoi pensieri” le disse una voce accanto riportandola alla realtà, si trattava di Robert che si mise tranquillamente seduto davanti a lei .
Eva arrossì involontariamente, si chiese se Robert sapeva di lei e Jimmy "Fantastico! Ci mancavano dei sensi di colpa extra" pensava, come sempre venne interrotta “Come mai qui da sola? La tua amica non ti fa compagnia?”
“Meglio se non tocchiamo l’argomento per piacere”
“Uuuh! Lotta tra gattine, non posso perdermela!”
“Quanto sei stupido” rispose Eva, però era riuscito a strapparle un sorriso, forse finalmente qualcosa di positivo, poi chiese “Cosa vuoi Robert?”
Il biondo sorrise sornione e disse “Sono qui per prendere quel famoso the in tua compagnia”


 

Ecco l'undicesimo capitolo l'ho già pubblicato perchè alcuni mi hanno implorato di farlo XD
Aurora è una gran tenerona, ma come al solito non lo dimostra se non in maniera da squilibrata!
Sta notte non riuscivo a dormire (La Spina del Diavolo non è uno di quei film che concilia il sonno per una che già dorme poco di suo -___-) così sono andata avanti parecchio a scrivere, quindi non dovete temere per un bel po' non vi abbandonerò come fatto in passato!
Recensite se vi è piaciuto o criticate se no, che qui è tutto ben accetto!
Un bacio! :*

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Capitolo 12
*** L'aroma del the ***


 



Era molto grazioso quel piccolo bar all'interno dell'albergo.
Veniva illuminato da grandi finestre che si affacciavano sul giardino, tutto era in ordine perfetto, tutto era apparecchiato con una precisione impeccabile; c'erano composizioni di fiori ovunque, ovviamente anche quelli messi con un criterio ben preciso, il tavolo con la tovaglia arancione aveva dei fiori rossi, quella bianca aveva i fiori rosa, l'azzurra aveva quelli blu e cosi via.
 Un paio di cameriere giravano per i tavoli portando brioche o caffè fumanti e profumati, forse erano fin troppo disponibili e sorridenti, ma era normale era quello che ci si aspettava da un albergo a cinque stelle, tutto era fatto apposta per mettere a proprio agio il cliente, li la gente doveva sentirsi rilassata.
Ma nonostante tutto questo Eva non riusciva ad esser rilassata. Non ci riusciva per niente.  Come faceva a mettersi a proprio agio quando l'uomo che l'aveva sverginata non si era più fatto vedere, quando la sua migliore amica aveva deciso di odiarla senza un apparente motivo logico, ma sopratutto quando l'uomo che aveva intenzione di farle una corte spietata, e che probabilmente non sapeva d'altro, se ne stava pacificamente seduto davanti a lei proclamando che dovevano assolutamente prendere un the assieme.
"Certo che la vita si comporta proprio come una vecchietta stravagante!"  esclamò la ragazza soffiandosi via una ciocca di capelli dal viso
Robert ridacchio "Non so a che cosa ti riferisci esattamente ma sono d'accordo con te!"
"Senti... Sta cosa del the... Dobbiamo proprio prenderlo oggi? Non sono esattamente dell'umore..."
Il biondo la bloccò scuotendo la testa e facendo segno di no con l'indice "Aaah! Non ci provare! Hai continuato a dribblarmi l'offerta, ti vorrei ricordare che avevi accettato!"
"Non è vero che avevo accettato, avevo detto forse" protestò Eva
"Bhe non avevi detto di no! Dai! Che ti costa? Ci hai perfino ballato con me..."
La rossa distolse lo sguardo, si ricordava di quello strano ballo fatto due sere prima, di come l'aveva stretta a se e della promessa che prima o poi sarebbe riuscito a conquistarla.
Quando si rigirò si trovò un paio di occhi azzurro ghiaccio intenti a scrutarla a pochi centimetri dal viso
"Che stai facendo?" chiese Eva consapevole di esser probabilmente arrossita
"A che pensi?"
"A niente! E in ogni caso non sarebbero affari tuoi!"
Ma lui non si mosse, stette li immobile, col viso appoggiato sulla mano,  a guardarla.
Ad Eva sembrava che gli stesse sondando l'anima.
Poi finalmente si girò, ma con un’aria furba molto poco rassicurante"Se non vuoi prendere un the con me e farmi gentilmente compagnia non importa, tanto immagino che tu abbia un sacco di cose emozionati da fare!"
Colpita ed affondata!
Bastò quella punta di sarcasmo per demolirle qualsiasi scusante " Va bene mi arrendo! Prenderò questo fottutissimo the! Sei contento??"
"Oh si! Non sai quanto" rispose lui con un sorriso a trentadue denti, poi chiamò una delle cameriere che arrivò sculettando "Desidera qualcosa signore?" disse, Robert fece la sua migliore faccia da playboy e rispose con voce suadente "Si! Ci può portare due tazze di the Rooibos?"
La cameriera andò visibilmente in brodo di giuggiole, poi si voltò verso Eva e disse seccamente "Nient'altro?"
"No grazie..." rispose la rossa alzando un sopraciglio
"Bene!" la cameriera poi riportò la sua civettuola attenzione a Robert "I the arriveranno subito signore!"
"Grazie mille per la sua gentilezza!" rispose Robert facendole l'occhiolino.
 

Una volta che la cameriera si allontanò Eva incrociò le braccia e disse al biondo con tono lievemente irritato "Fai così con tutte?"
“Nooo! Ma cosa te lo fa pensare?” disse lui assumendo un’espressione innocente, ma ricevette in cambio solo uno sguardo torvo
"OK, non posso negare che io lo faccia spesso, ma sta volta avevo un altro fine"
"Sentiamo! Quale altro fine si può avere nell'atteggiarsi così"
"Volevo testare la tua reazione e sono piacevolmente sorpreso nel vederti gelosa di me" rispose Robert soddisfatto
"...Non è vero!"
"Allora perché te la sei presa così?"
Per fortuna arrivarono le tazze di the che interruppero momentaneamente la conversazione, Eva si sentiva in colpa per tutte quelle attenzioni e pensò che forse era meglio troncarla lì
"Robert senti... Devo dirti una cosa..."
"Se vuoi dirmi che sei stata a letto a letto con Jimmy lo so già!"
La ragazza rimase a bocca aperta, la tranquillità di come glielo aveva detto era alquanto spiazzante "Come fai a saperlo?"
"Dovresti averlo capito ormai che qui si sa molto presto tutto di tutti"
"Sei arrabbiato con me?"
Robert ridacchio "Arrabbiato? E perché mai? Sono solo dispiaciuto di non esser riuscito ad evitare che tu cadessi nella tela di quel mezzo cinesino" poi divenne molto serio e disse guardandola negli occhi "Ma questo non vuol dire che abbia rinunciato a te"
Eva deglutì a fatica e cercò di controbattere ma il ragazzo la precedette "Un po' di competizione non mi dispiace rende tutto molto più divertente, ma dimmi… quante volte Jimmy è venuto a bussare alla tua porta o si è semplicemente fatto vedere?"
La rossa non rispose e si mise a fissare la sua tazza di the
"Immaginavo!" esclamò Robert
"Tu non ti arrendi mai vero?"
"No! Non è nella mia natura"
"Ma perché me?" chiese Eva che non capiva la ragione di tutta quella testardaggine.
 Il biondo aveva un espressione indecifrabile. Poi allungo la mano fino a toccare quella di lei e disse a bassa voce "Perché non ti conosco! Si, lo ammetto, all'inizio volevo solo portarti a letto, esattamente come tutte le altre, una scopata e via per poi non rivederci più! Ma dopo quella sera… mi sono affezionato a te... Voglio capire chi sei, che cosa ti piace, che cosa non ti piace! Ma sopratutto a che cosa pensi in continuazione..."
Eva era senza fiato, non si aspettava una dichiarazione di quel tipo da uno come lui, poi sentì Robert stringerle più forte la mano "Credimi, ti porterò via dalle grinfie di Jimmy, sarai mia!"
Poi  la lasciò per tornare a bere il suo the, lei non disse niente, rimase a guardarlo confusa, non sapeva cosa pensare ma sopratutto non capiva come si sentiva, lusingata? Preoccupata? Oppure erano solo i sensi di colpa che aumentavano?
"Bevi! Che ti si raffredda e sarebbe un peccato" esclamò Robert tornando ad avere la sua solita, rassicurante, maschera da spaccone.
Eva fece un sorso. Era buono! Aveva un gusto che ricordava gli agrumi, un po' fruttato e dolciastro
"Che cos'è?" chiese meravigliata da quel sapore
" È un Rooibos! Mi sono informato su i vari tipi di the e questo mi sembrava il migliore"
"Ti sei informato per questa importante occasione?" chiese Eva sarcastica
"Si"
"Che cosa stupida"
Robert si spostò la criniera bionda dal viso con un movimento della testa, poi disse sorridendo dolcemente "Ma come hai detto tu io sono uno stupido, no?"
 
 

Una vocetta stridula chiamò Eva ed entrambi si girarono, si trattava di una donna, di circa sessant'anni, bassina e paffutella che camminava con passi molto piccoli e veloci, sembrava un pettirosso in sovrappeso, ma faceva tenerezza.
Si trattava di Claire, la governante ricattata da Aurora
 "Oh signorina Evangeline, finalmente una faccia conosciuta!" disse arrivando al tavolino
"Ciao Claire! In effetti non ti avevo ancora incontrata!" rispose Eva, poi si girò verso il ragazzo "Questa è la governate della famiglia MacNeil, si chiama Claire, Claire ti presento Robert"
"Lieto di fare la sua conoscenza" disse Robert facendo a Claire il solito baciamano, la donnina squittì come un topo e la rossa dovette trattenere una risatina.
Robert si alzò improvvisamente dal tavolino "Adesso devo andare, arrivederci signora" fece salutando gentilmente la governante, poi si diresse verso la ragazza, che era ancora seduta, e si chinò leggermente prendendola per la nuca e le diede un delicatissimo bacio a fior di pelle sulla fronte, talmente delicato che Eva si chiese se c'era realmente stato un contatto.
Quando se ne andò Claire esclamò "Oooh spero di non aver interrotto niente!"
"No Claire, tranquilla, stavamo solo chiacchierando"
"Qualcosa non vá signorina Evangeline"
"Chiamami Eva per piacere... È che ci sono due ragazzi… E io sono un po’, anzi, parecchio confusa..."
"Bambina mia, credo di essere la persona migliore a cui chiedere consiglio!"
"Ti prego io non so più a cosa pensare!"
"Chi è che l’attira di più?"
" Non lo so, sono così... diversi… cioè, non conosco molto nessuno dei due! Mi attirano entrambi, anche se in maniera diversa, e io non ci capisco più niente! Giuro! E di loro non so assolutamente niente! Niente!"
"Va bene, va bene, adesso si calmi! Allora, cerchi di fare mente locale, chi l'ha colpita di più? Chi è che vorresti conoscere veramente?”
"Tutti e due!"
"Signorina Evangeline, si calmi non può evidentemente scegliere adesso! Ci deve pensare con calma, se va di fretta non risolverà niente!"
Eva si passo le mani tra i capelli, sbuffando. Perché era sempre tutto così complicato? Una cosa però era certa, una volta tornata in Scozia sarebbe andata dritta in terapia.
 
 

"Aurora l'hai più vista?" chiese poi a Claire
"No la signorina mi ha detto che voleva esser lasciata in pace!"
Eva sorseggiò ancora un po' di quel the delizioso, poi disse mogia mogia "Ho litigato con lei non mi vuole più vedere..."
"Mi pare che avete litigato anche in passato, prima o poi le passerà"
"No, sta volta è diverso, adesso mi odia"
"Odiarla? Andiamo, credo che lei sia l'unica persona a cui la signorina tenga"
Claire fece una risatina “La signorina ha sempre avuto scatti d'ira incontrollati, sopratutto all'insorgere del suo problema... Pensi che quando andava alle elementari mi chiamarono alla sua scuola perché si era arrampicata sulla schiena di una suora che l'aveva sgridata e si era messa a tirarle i capelli! Sono dovuti andare in quattro per staccarla!"
Eva si mise a ridere immaginandosi la scena "A volte Aurora è tremenda!"
"Nonostante tutto la signorina in realtà è buona, è che ha deciso di odiare tutto e tutti... Se proprio ci tiene a fare subito pace con lei basta che le parli con sincerità! Non abbia paura di affrontarla, lo apprezzerà di sicuro. Poi la porti a fare compere, un paio di Chanel e tornerà tutto come prima" Claire diede una gomitata affettuosa alla ragazza che si mise a ridere, Aurora maltrattava ingiustamente quella donna.
"Grazie mille Claire, non so cosa avrei fatto senza di te!"
"Figurati, non ho fatto niente se non darti qualche stupido consiglio! E ricorda, l’importante è di non lasciarsi mai abbattere da niente e da nessuno!"
“Da niente e da nessuno” ripeté Eva. Claire aveva perfettamente ragione. Finalmente era riuscita a trovare una soluzione e lei era pronta ad affrontare la strega.




 

Ta-dha! Ecco il dodicesimo, che bello, che bello sono contenta!
Ora la storia avrà sempre più colpi di scena, vi avverto che io mi diverto un sacco con i colpi di scena XD
Una cosa curiosa di questo capitolo è che è stato scritto completamente sul mio cellulare (probabilmente quando avevo finito i miei occhi si erano incrociati), poi, ovviamente, è stato sistemato e ricontrollato sul pc, ma evviva alle App per scrivere!
Riuscirà Eva a fare pace con Aurora? Ma sopratutto chi sceglierà tra Jimmy e Percy? E io riuscirò a trovare il tempo per scrivere con calma i prossimi capitoli? (Magari non solo di notte ç__ç)
Vi saluto e ringrazio tutte le persone che mi seguono, mi recensiscono o anche solo leggono la mia storia.
Un bacio :*

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