It’s nothing without you. di LyStyles (/viewuser.php?uid=168764)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 10 ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 ***
Capitolo 19: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Chapter 1 ***
It’s nothing without
you.
“Una
delle più grandi BoyBand di tutti i tempi ha annunciato la
sua divisione, i One Direction, dopo aver passato l'ultimo anno facendo
il loro Tour mondiale hanno annunciato che in data 13 Luglio 2017 finiva
la loro avventura.
Harry Styles, Liam
Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan e Zayn Malik, Hanno deciso di porre
fine al fenomeno che per 7 anni ha appassionati e coinvolto adolescenti
di tutto il mondo.
I cinque ragazzi non
hanno però intenzione di lasciar il mondo della musica, come
annunciato dai loro account Twitter, tranne Harry Styles che ha deciso
di ritirarsi a vita privata.”
Così recitava un piccolo articolo del “The
times” il giorno 14 Luglio 2017.
CHAPTER 1
Un mese dopo la separazione.
~ Harry ~
I'll be drunk again
To feel a little love.
Ed Sheeran- Drunk.
Era raro che sorridessi, era molto raro, e in quel momento, abitare nel
mio modesto appartamento che comprai poco prima a Holmes Chapel mi dava
una nostalgia incredibile.
L’alcool ormai consolava la mia vita, le lacrime invadevano
le mie giornate.
Da quel maledetto giorno diventai come un vegetale, mangiavo, bevevo,
dormivo, ma non vivevo.
E ormai quel locale frequentato solo da gay, così squallido
e spoglio era il luogo dove passavo la maggior parte delle mie
giornate, facendo sesso con sconosciuti, ubriacandomi.
Dormivo poco, non volevo sognarlo.
Mi ubriacavo, sperando che lui fosse con me a tenermi i ricci e a
massaggiarmi la schiena mentre vomitavo tutto l’alcool, come
faceva prima.
-Un altro drink!- Biascicai le parole verso il barista e poi sorrisi
sornione, consapevole che dopo altri due o tre bicchieri sarei stato
completamente fuso, e forse quella notte sarei stato bene, forse quella
notte mi sarei sentito amato, dal solito ragazzo da scopare, oppure da
Gemma che avrebbe corso a cercarmi tutta impaurita, perché
ero troppo impegnato a pomiciare con qualcuno o a boccheggiare sul
pavimento per degnarmi di rispondere a quel maledetto cellulare.
E quando mi avrebbe trovato mi avrebbe riportato a casa, mi sarebbe
stata vicino se avessi vomitato sul pavimento tutte quelle schifezze
che stavo ingurgitando, e sapevo che mi avrebbero fatto male ma in quel
momento stavo bene.
Poi avrebbe pianto, stringendomi forte a sé sussurrandomi
parole dolci, dandomi un po’ di forza, per tirare avanti.
E quando mi sarei svegliato, la mattina seguente, sarei stato solo,
ancora.
~ Louis ~
Mi sono perso nei miei pensieri.
Era un territorio non familiare. –Anonimo.
Mi affacciai alla finestra del salotto, l'Empire State Building
incombeva e faceva ombra su un'altra giornata cupa, così
come il giorno precedente, così come due giorni prima,
così andava avanti da un po'.
Dove erano finiti i colori?
Dove erano i miei sorrisi?
Avevo esaurito anche le lacrime. Non era la mia città, non
mi sentivo a casa, non riuscivo ad essere felice, non riuscivo ad
essere me stesso.
Aleggiava nell'aria quell'odore ormai incessante di birra,
accarezzavano i miei timpani le note della stessa canzone che ormai
ascoltavo da un'ora.
Non trovavo libertà nelle mie azioni, non cantavo, non
sussurravo e non ridevo. Dov'era finito Louis Tomlinson, dove cazzo ero?
Intravedo i colori tenui dell'alba: erano le 6.00, non riuscivo a
dormire, le occhiaie sotto il blu dei miei occhi evidenziano tutte
queste notti insonni.
A distanza di una stanza lei stava ancora dormendo tra le lenzuola di
seta bianca, stremata e stanca dopo l'ennesima notte di sesso.
Sesso: né amore, né passione, né
coccole. Solo sesso: casto, freddo, amaro e banale.
La grande mela sarebbe potuta esser paragonata ad una grande onda.
Come l'onda si frantuma sullo scoglio, la società
newyorchese ti invade la mente.
Mi rinchiudevo nei trecento metri quadrati del mio attico.
Ero irascibile alle domande inopportune dei giornalisti, ero freddo con
i fans americani, giravo per i borghi statunitensi e mi chiedevo
perché, perché anche io non potessi avere quel
sorriso, non potessi viaggiare, cantare, fregarmene del mondo
così come era tipico di un americano medio.
Mi sentivo solo, sperduto in quel mondo.
Ero solo un bambino, me ne stavo accorgendo, un bambino che aveva
paura, un bambino che avrebbe avuto solo voglia di abbracciare sua
madre e piangere sulla spalla del suo migliore amico.
Ero un ragazzo che si poneva mille domande a cui non trovava risposta,
che rimpiangeva il passato, che odiava e disprezzava i ricordi che
puntualmente gli offuscavano la mente, gli gonfiavano gli occhi di
lacrime e lo uccidevano dentro.
Non ero io quello, mi ripetevo. Non era quel Louis che tutti
conoscevano, o forse, forse era proprio il Louis precedente ad esser
stata una maschera?
Ero confuso, sono fuggito da tutti e tutto, mi mostrai per l'ennesima
volta un eterno vigliacco.
_______________________________________________________________________________________________
Partendo dal
presupposto che sono davvero emozionata, spero vi sia piaciuto il primo
capitolo.
Io e la mia migliore
amica abbiamo deciso di scrivere una storia insieme quest'estate,
abbiamo iniziato a pensare a tutto ciò che dovevamo e poi,
un giorno abbiamo iniziato a scrivere e non ci siamo più
fermate.
Ci abbiamo messo il
cuore, l'anima, il nostro tempo, la nostra fatica.
Teniamo a questa
storia così tanto che forse, può esser definito
il lavoro migliore per entrambe.
Questo primo capitolo
è di presentazione, si scopriranno tante cose solo andando
avanti con la storia, quindi non abbandonate!
Speriamo di non
deludervi, speriamo di appassionarvi e beh, se ci lasciaste una vostra
prima impressione non ci dispiacerebbe.
Ci sentiremo al
prossimo capitolo.
Grazie ancora, franceskik
Salve a tutti, sono
LyStyles, e sono qui con la mia migliore amica, franceskik per postare
questa storia che abbiamo scritto durante tutta l’estate.
Io ho scritto la
parte di Harry (Scriverò il POV Harry per tutta la storia)
perché mi riesce meglio scrivere il dolore che prova, mentre
Franceskik scriverà il POV Louis.
Si, so che non avrete
capito nulla, perché abbiamo voluto iniziare dalla fine,
state tranquille nei prossimi capitoli inizieremo a fare chiarezza.
Pubblicheremo ogni
martedì e Venerdì (scuola e partite permettendo),
quindi saremo qui Venerdì col secondo capitolo.
Mi piacerebbe molto
un anche piccola recensione.
-Ly.
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Capitolo 2 *** Chapter 2 ***
CHAPTER
2
Il
giorno della separazione.
~
Harry ~
I'm gonna live
I'm gonna survive
Don't want the world to
pass me by
I wanna dream
I aint gonna die
Thinking my life was
just a lie
I wanna be loved
Bon Jovi – I wanna be
loved
.
Il
tragitto fra Londra e Holmes Chapel non era mai stato così
lungo, la notte buia, la luna che non c’era, le stelle
così piccole che brillavano sembravano piccoli occhietti
incastonati nel cielo, pronti a vegliare su di me.
La Range Rover nera sfrecciava fra le casette di campagna e i miei
ricci ondeggiavano al ritmo delle buche in quella piccola strada del
mio paese che conoscevo a memoria.
Un peso sul cuore mi dava la nausea, la consapevolezza di aver
distrutto tutto mi faceva venire voglia di svenire.
Tutto sembrava così deserto, un po’ come il mio
cuore, oltre a qualche uccello notturno, e il rumore di un piccolo
fiume l’unico suono era il rombo della mia macchina che
sfrecciava a tutta velocità.
Le lacrime appannavano la mia vista, gli occhi lucidi e rossi
bruciavano, vogliosi di piangere altre lacrime, sputare fuori altro
dolore.
Quando finalmente intravidi la casa di Gemma, frenai e parcheggiai la
mia macchina, arrivai piangente alla porta e suonai.
Era tarda notte, la sua figura assonnata mi venne ad aprire la porta in
vestaglia seguita dal neo marito.
Mi abbraccio forte e mi fece cenno di entrare, le lacrime ormai avevano
bagnato la spalla di mia sorella, quando Mark mi portò una
tazza di thè, e non potei fare a meno di ancora
più forte di prima.
Non mi chiesero nulla, non fecero domande, sapevano solo che avevo
bisogno di amore e di conforto, mi fecero distendere nel letto della
camera degli ospiti e mentre mi addormentavo, sfinito da quella
giornata e le lacrime seccavano sulle mie guance Gemma mi accarezzava i
ricci e mi sussurrava parole rassicuranti.
Quella notte dormii pochissimo, gli incubi disturbavano il mio sonno e
col respiro affannato e il cuore che mi batteva fortissimo correvo in
bagno e scoppiavo a piangere.
Annegare le lacrime era l’unica cosa che volevo fare,
chiudere gli occhi e non svegliarmi mai più.
Mi aveva abbandonato, ero solo ora, lasciandomi al mio destino, non
curandosi nemmeno che lui è il mio destino, boccheggiavo,
sepolto dalle lacrime di dolore mentre il mio cuore urlava frasi
sconnesse.
E io volevo essere amato, avevo bisogno di qualcuno che mi abbracciasse
la sera prima di addormentarmi, avevo bisogno di sentire delle dolci
parole quando ero triste, avevo bisogno di qualcuno che mi riportasse a
galla quando stavo affondando. Avevo bisogno di lui.
~
Louis ~
It's the rage that took over
It controls you both
So they say it's best
To go your separate ways.
Love the way you lie- Rihanna.
Ricordo che i miei occhi erano arrossati, gonfi e increduli. Non
sapevano se piangere o se brillare di rabbia. Le vene nel collo erano
diventate gonfie, le tempie pulsavano e il cuore batteva all'impazzata.
Sembrava di esplodere da un momento all'altro.
Il mio appartamento era vuoto, sapeva di solitudine e sofferenza, non
aleggiava nell'aria neppure il profumo di lei, di lei che mancava ormai
da un mese.
Aveva colto un'opportunità di lavoro molto importante, che
la vedeva luccicare nel bel mezzo dei flash newyorchesi come
protagonista di un set fotografico per la Hollister.
Guardavo al di fuori della finestra, la London Eye incombeva fin al
pavimento del mio salotto. Una birra impugnata nella mano destra e la
testa inclinata verso l'indietro, gli occhi si sporgevano verso il
cielo londinese. Buio, cupo, deserto proprio come il mio umore.
In quel momento sembrava tutto sfuocato, risultava scuro alla mia
vista, maleodorante al mio olfatto e insipido al mio gusto.
Era tutto troppo insicuro, non c'erano nè certezze
nè motivi sicuri di ciò che più
assurdo era successo la mattina precedente.
Quell'ambiente mi stava decisamente troppo stretto, cosa avrei fatto?
Cosa avrei dovuto dire? Come avrei dovuto comportarmi?
Domande che si scioglievano nel niente, quasi un paragone con la nostra
amicizia.
Mi trovai improvvisamente catapultato in un mondo, di fronte ad una
realtà che proprio non mi apparteneva.
Il rumore dei cocci della bottiglia della mia birra si frantumarono nel
muro, vicino al riflesso della London Eye che si stava rispecchiando
nella finestra, l'alcool mi stava dando alla testa. Lo sentivo
fluttuare tra i globuli del sangue e luccicare nella mia mente,
raggiungere i meandri del mio cervello e farmi impazzire.
Si era rivelato tutto un grande schifo, tutto sottosopra in poche ore.
"E' meglio separarsi, sarà meglio per noi, per la nostra
carriera e per i ragazzi."
Una frase, tanta cattiveria, consapevolezza e dolore. Aveva scelto
questo, dopo l'ennesima lite, l'ennesima incompatibilità che
c'era tra di noi.
E forse era la scelta giusta in fondo le mie parole erano state chiare.
"Non siamo più noi stessi, è palese."
Ed era palese sì, palese che lui fosse cambiato.
Palese che quella notizia mi avesse sconvolto.
Palese che in fondo quella fosse stata una scelta difficile da
prendere, ma una decisione giusta.
Barcollai un po', presi il mio cellulare e mandai un messaggio a El.
"Sto
arrivando piccola. Fatti trovare in aeroporto ok?
Ti amo xx"
La amavo sì, la stavo raggiungendo dopo mesi, avrei potuta
baciarla, abbracciarla, farci sesso.. eppure, eppure quel sorriso sul
mio volto era assente da un po' di tempo.
Avevo le idee chiare, decise, o almeno quelle due bottiglie di vino e
la birra come ciliegina sulla torta rendevano tutto più
nitido: L'America.
Sembravo ossessionato, prendevo maglie e pantaloni e le riponevo con
fare isterico in valigia, senza dar conto nè all'ordine
nè al peso che dovevo rispettare per il volo in aereo.
Stavo scappando, proprio come un vigliacco, proprio come un bambino
quando commette un errore.
Ero un immaturo, un pauroso, un eterno Peter Pan, ma non avevo
intenzione di cambiare, non trovavo un motivo per farlo.
Inviai un sms a Niall, non avevo la forza di parlare e spiegare il
perchè del mio prossimo gesto, forse non c'erano spiegazioni
concrete.
"Sto raggiungendo Eleonor a New York, poi ti spiego."
Salutai la mia amata Londra dall'oblò rotondo del volo 5286
delle 18.00.
Ero fuggito alle domande indiscrete dei giornalisti, alle urla
assordanti delle fans e alle preoccupazione dei ragazzi.
Qualche ora di viaggio in prima classe vicino ad un alto rappresentate
di una nota compagnia telefonica e avrei nuovamente baciato il suolo
americano, con uno spiraglio nel mio cuore che mi sussurrava che in
fondo, quella, era la decisione giusta.
________________________________________________________________________________________________
Ora
avete un po' di chiarezza di cosa è successo il giorno in
cui hanno litigato, e quindi si sono separati.
Beh, è stato un duro colpo per tutti e due, ma vedrete
meglio alcuni pezzi del litigio più avanti.
Comunque, iniziamo con le cose serie, devo ringraziarvi, devo
ringraziare le cinque persone che hanno recensito, e le 12 persone che
hanno messo la storia nelle seguite e nelle ricordate, grazie mille!
Quindi, continuate così, e anche per questo capitolo
vogliamo tante belle recensioni.
-Ly.
Parto col ringraziare chi ha recensito il primo capitolo e chi ha anche
inserito la storia tra le ricordate e le preferite. Per noi
è molto importante, ci siamo viste il giorno dopo la
pubblicazione, abbracciandoci e sorridendo all'idea che ci sia qualcuno
che apprezza tutto ciò a cui abbiamo dedicato mesi di
collaborazione. Grazie, ancora.
Beh,
iniziamo a scoprire gli altarini, eh? Cosa ne pensate?
Si
saprò moltissimo anche andando avanti, quindi
perchè abbandonare?
Se
vi va lasciate un commento, come ho già detto, è
capace di migliorarci la giornata.
Grazie
ancora bellezze,
Fra.
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Capitolo 3 *** Chapter 3 ***
CHAPTER
3
Due mesi dopo la separazione.
~ Harry ~
Senza me,
senza noi,
senza di te,
io brucerei tutto il
mondo,
Tutto quanto non ha
più senso senza te.
Senza te - Negramaro
-Sto bene Payne.- Nemmeno la mia voce era convinta quando diceva queste
cose ormai per routine.
-Non mi dire cazzate, ho parlato con Gemma, torna a Londra, vieni a
vivere con noi, ti… possiamo aiutare.-
Gli riattaccai in faccia e spensi il telefono, come potevo tornare a
Londra? La città dove avevo vissuto la mia vita con lui al
mio fianco? Come potevo sorridere passando per i vicoli in cui ero
stato fissandolo negli occhi, con un erezione dolorosa nei pantaloni
correndo per tornare velocemente a casa?
Come avrei potuto passare davanti al nostro vecchio appartamento
ripensando a tutto quello che avevamo vissuto là dentro?
Dove sono finite le nostre promesse?
Volate via, col vento di primavera.
Dov’è finito il nostro amore?
Rinchiuso dalla paura e dalle menzogne.
E annego nell’alcool ancora una volta, e soffoco tutto il
senso di colpa e i pensieri in quello stato di incoscienza, e mi
sentirò svenire, ancora questa sera, e per qualche ora
smetterò di pensare a lui.
La sua faccia non spunterà nei miei sogni, non
vedrò i suoi occhi nel cielo, non sentirò il suo
tocco nel sonno.
La mia vita andrà bene, almeno per questa notte.
E senza di lui sono ridotto così, strascico i piedi sul
pavimento del locale, bevo, da solo, su questo sgabello, frequento
gente poco raccomandabile, e la colpa è tutta sua, della sua
vigliaccheria.
-Tutto ok?- sento una voce che dice queste parole.
E la testa gira, e ho la nausea, sento che potrei svenire per il troppo
alcool, e proprio in quel momento vedo un invasione di azzurro davanti
a me, e solo dopo qualche secondo riesco a capire che davanti a me ho
delle meravigliose iridi azzurre.
Un oceano davanti ai miei occhi, e potrei caderci dentro e mi dimentico
quasi di respirare, mi reggo a lui per evitare di cadere, e lui mi
regge, è solido, mi sostiene, mi accompagna a sdraiarmi nei
privè.
La sua voce angelica raggiunge le mie orecchie ovattata
dall’alcool, ma quando mi parla, mi sembra quasi una dolce
ninna nanna e non posso fare nient’altro che deglutire
l’alcool che minaccia di tornarmi su e di concentrarmi su
quegli occhi, su quel sorriso, così familiare,
così bello.
Avvicinarmi a lui è una cosa che mi viene spontanea,
sfiorare le sue labbra con le mie pure, tutto questo inizia con un
gioco di lingue, con uno scambio di sapori, le mani nei capelli, poi
sotto le maglie, a toccare ogni porzione di pelle possibile.
E presto i suoi baci si spostano sul mio collo, sul mio petto che ormai
è stato liberato da quell’ingombrante strato di
stoffa che lo ricopriva, e il suo tocco è gentile, dolce,
premuroso.
E in pochi istanti mi sento bene, e ora sta scendendo verso il mio
pube, dando leggeri bacetti attraverso i boxer alla mia eccitazione,
gli dico di sbrigarsi, e sento la sua risata che leggera attraversa
l’aria, che arriva alle mie orecchie dolce come il rumore
delle goccioline di pioggia, e quando sento le sue labbra sul mio
membro la mia eccitazione sale, e so che potrei venire nella sua bocca.
E mi bacia depositando un po’ di mio sapore sulle mie labbra
che si unisce all’alcool.
Siamo nudi l’uno davanti all’altro, e io non riesco
a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, e l’alcool scorre
ancora nelle mie vene, ma sento qualcosa di forte che mi arriva al
cuore.
E sentire lui dentro di me mi fa sentire pieno, completo, meno solo, e
i suoi baci sulla mia calda pelle mi fanno sentire amato.
-Ti amo Lou!- mi ritrovo ad urlare proprio al momento
dell’orgasmo, e con un bacio mi tappa la bocca, mi da ancora
amore.
E sporcarci del nostro seme, che si mischia sulle nostre pance me fa
volare indietro nel tempo, e il suo petto non è mai stato
così muscoloso e forte.
***
Svegliarsi dopo una notte di alcool non è mai bello,
soprattutto se non sei al caldo nel tuo morbido letto e se hai un mal
di testa lancinante.
Ma può essere meraviglioso se allungando un braccio senti le
braccia, e il corpo del ragazzo che ami proprio vicino a te.
Apro gli occhi e mi giro per stampare un bacio a Louis quando mi
accorgo che quello non è lui.
-C-Chi cazzo sei?- Chiedo allontanandomi, e flashback della notte mi
passano davanti agli occhi come se li stessi vivendo ora.
-Ehi splendore calmati, sono Lucas, eri piuttosto fuso ieri sera vero?-
E mentre parla una strana consapevolezza mi avvolge.
Louis era solo nella mia mente, o meglio, nel mio cuore, e fissando gli
occhi di questo ragazzo di cui non ricordavo nemmeno il nome capisco
che sono stati tratto in inganno da essi.
Quei due perfetti occhi azzurri mi ricordano troppo i suoi.
-Sai che anche io ti amo? Stavo tutte le sere a guardarti, nascosto in
un angolo, e non avrei mai pensato che anche tu mi potessi amare, ma
quando ho sentito quelle parole uscire dalla sua bocca…-
E sentendo nuovamente le sue labbra sulle mie non posso fare altro che
schiuderle e accogliere la sua lingua, ma non ci sono brividi, non ci
sono battiti accelerati, c’è solo quel tocco, di
quel ragazzo che mi ama e che mi fa sentire meno solo.
~ Louis ~
La vera solitudine è
in un luogo che vive per sè,
e che per voi non ha
traccia nè voce,
e dove dunque l'estraneo
siete voi.
-Luigi Pirandello.
L'ennesima giornata, l'ennesimo episodio troppo falso, recitare in
fondo era stata sempre una delle mie più grandi passioni.
Ogni santa mattina apro gli occhi, li stropiccio un po' e
c'è il buio nonostante la luce newyorkese inondi la mia casa.
C'è un buio di falsità, un buio di ipocrisia, un
buio di banalità e tristezza.
C'è buio nei miei occhi spenti, nel mio "Ti amo" che le
sussurro poco convinto, c'è buio quando automaticamente la
scopo, e c'è poco amore, c'è solo buio.
Allungo la mano alla mia sinistra, quel posto nel letto è
vuoto, non c'è neppure al mio risveglio.
E' quasi più impegnata lei di me, del cantante da milioni di
vendite, del ragazzo che fa impazzire le ragazzine, troppo impegnata
per dedicarsi al suo fidanzato.
Se osservo il cielo inizio a pensare, e se inizio a pensare mi rovino,
i brividi percorrano la schiena e gli occhi si fanno lucidi, ma
trattengo il pianto, non sono il tipo a cui piace piangere.
"Cosa starò facendo dall'altra parte del mondo?"
"Sarà felice senza di me?"
"Gli potrò mancare?"
Eh non so sinceramente cosa devo seguire, la risposta del cuore che mi
suggerisce di sentire la sua assenza o quella della mente che mi
convince di star bene, di andare avanti, di far finta di niente e amare
lei, la modella emergente!
Ecco perché pensare è il mio limite
più grande, la mia arma più pericolosa.
Ma lanciare uno sguardo alle nuvole non può impedirmi di
rigettarmi con l'anima e col cuore a quelle giornate, che erano
così: candide, limpide e pulite come le nuvole, quando
stavamo insieme e il mondo sembrava fermarsi.
Ma bevo il mio caffè, lo ingurgito con foga, mi infilo un
paio di pantaloncini, non indosso la maglia perchè forse non
ho neppure voglia di cercarne una pulita, mi butto sul divano con una
bottiglia di birra impugnata nella mano sinistra, mentre l'altra e
impegnata nel premere lo stesso pulsante nel telecomando in ricerca di
un programma migliore, e quel quadretto che di giovane e vivace non ha
niente, si presenta troppo spesso ultimamente.
-Amore io vado a casa di Nicole, ci vediamo stasera ok?-e mi delizia di
un suo bacio mentre si riveste della sua biancheria, tre ore prima di
pranzo e riparte subito, ne ho approfittato, mi sono fatto fare i
soliti servizietti che lei ormai compie in maniera impeccabile e poi ci
separiamo di nuovo, come sempre in fondo.
La vedo allontanarsi, sinceramente è una bella ragazza, la
amo, sì, io la amo, devo amarla no?
Mi infilo un paio di jeans beige, una canotta bianca a righe arancioni,
non mi guardo allo specchio, non mi piace più l'immagine
sfatta che si riflette, non la riconosco, non mi riconosco
più.
Decido di uscire con John e Scott due ragazzi che ho conosciuto qui,
due imprenditori con i quali a volte parlo anche del mio futuro
lavorativo, che beh, non sarà un granché da
solista, mi mancano i ragazzi, mi manca quel grandioso "noi".
L'ambiente dell'ennesimo locale chic e glamour di New York quasi mi
disgusta, tutti finti manager in giacca e cravatta, tutti troppo
attaccati ai soldi ed al lavoro.
Mi siedo al primo tavolino libero con John e Scott, sembrano decisi ad
iniziare la produzione di un nuovo album da solista.
E chissà perché l'idea non mi entusiasma come
dovrebbe. Dove finiranno quelle intere giornate passate con la band
nello studio di registrazione?
Sono solo adesso e l'idea non mi emoziona.
Annuisco velocemente alle proposte dei ragazzi, nonostante non capisca
ciò che dicano, nonostante la mia mente stia viaggiando
altrove.
Sento vibrare qualcosa nella tasca, una suoneria quasi familiare.
-Lou? Louis?-
-Sì- mi rinvengo io.
-Ti sta squillando il cellulare- mi riporta sulla terra Scott.
Scuoto la testa basito dalla mia indifferenza.
Mi alzo, mi sistemo in un angolino del locale dove posso sentir meglio.
-Pronto?!-
-Louis!-
E quella voce andò dritta al cuore, lei che consideravo
quasi una sorella, e non la sentivo da quel maledetto giorno.
-Gemma!- risposi sorpreso.
-Louis allora? Intendi separarti dal mondo ancora per molto?- La sua
voce era così fredda e decisa, una fitta sulla pelle.
-Sappi che Harry non è più lo stesso, cazzo Louis
sappiamo che non se lo merita, tra una settimana è il vostro
anniversario sai giusto? Il giorno in cui vi siete messi insieme.-
Non risposi, non avevo parole. Ovvio che ricordavo, era pensiero fisso
da due settimane.
-Non rispondi Lou?- Continuava imperterrita la sorella.
-Cosa devo fare?!- chiesi spazientito.
-Sii uomo cazzo, fai ciò che ti senti, stare a New York non
ti permette di scappare da questa vita?-
E quasi non capivo, non volevo capire.
-Quale vita?-
-Quella che hai creato qui, con i ragazzi, con mio fratello, sotto
questo cielo. La tua vita Louis, la vita che hai sempre sognato.-
E quelle parole erano come l'ultima amara pugnalata sul cuore, l'ultima
lacrima sul volto di un bambino, dolorose come poche.
-Devo andare Gemma, salutami Harry.-
Riattaccai senza neppure aspettare risposta.
Non l'avrebbe salutato ovviamente, ma in fondo avrei tanto desiderato
sentire la sua voce.
Tornai al tavolo.
-Cos'è successo Lou?- domandò John.
-Niente, non è successo niente.- risposi tranquillo
sedendomi nuovamente.
Raccontare la storia, ciò che avevo fatto, le mie cazzate e
la mia infantilità, raccontare e capire che stavo sbagliando
per l'ennesima volta, sarebbe stata una consapevolezza troppo amara.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Inizio col ringraziare coloro che hanno aggiunto nuovamente la storia
tra le ricordate, le preferite e le seguite. Beh, sinceramente sia io
che -Ly ci aspettavamo un po' più di recensioni per il
secondo capitolo, visto il grande entusiasmo che avete avuto nel primo,
però dai, va benissimo. Io sono strafelice anche solo del
fatto che ci sia qualcuno di voi che la legge, quindi: grazie col
cuore. jshjh.
Speriamo di non avervi deluso e speriamo anche di continuare a vedere
così tante visualizzazioni. Teniamo così tanto a
questo progetto..
Detto questo, non voglio annoiarvi più di tanto, se volete
lasciate una piccola recensione che può renderci davvero
tanto felici!
Grazie e a Venerdì!
franceskik
Come ha detto la mia socia/migliore amica non siamo rimaste contente
delle recensioni che abbiamo avuto, erano davvero poche, ma devo
ammettere che quello è un capitolo di passaggio.
Qui vediamo due novità, abbiamo l'arrivo di Lucas, che
sarà in tutta la storia, se vi chiedete com'è
fatto è quel bellissimo ragazzo nel banner accanto ad Harry
(O almeno me lo sono immaginato così, quello è
solo un modello çç), e poi vediamo come Louis non
si prende le proprie responsabilità, la chiamata di Gemma lo
farà ragionare? Oppure si autoconvicerà di stare
bene?
Ringrazio pure io tutte le persone che la stanno seguendo, si quelle
che recensiscono sia quelle che leggono e non commento, ci piacerebbe
sapere cosa ne pensate.
A Venerdì.
-Ly.
|
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Capitolo 4 *** Chapter 4 ***
CHAPTER
4
Tre mesi dopo
la separazione.
~ Harry ~
Così
per caso ritrovarsi a partire da zero,
numerare
i tuoi giorni da zero
costruire
i tuoi sogni da zero
e
baciare un estraneo da zero
e
imparare ad amarlo, amare davvero
e
sentirsi bruciare dentro di nuovo.
Emma
Marrone- Folle paradiso.
Camminare
mano per mano al mio ragazzo mi faceva battere il cuore.
Certo, le
farfalle nello stomaco erano morte quel maledetto giorno, e finora
non le avevo mai sentite.
Ma perlomeno
c’era un sorriso sul mio volto.
E so che
forse lo so usando per dimenticare, per distrarmi. Ma io infondo gli
voglio bene.
E la gente
che ci vede bisbiglia ci indica ma siamo felici, sono felice.
So di essere
uno stronzo, ma anche io ho bisogno di un po’ di
felicità, credo
di meritarmela.
E La presa di
Lucas è più salda di quella di Louis.
Gemma mi
corse incontro abbracciandomi e mi salta addosso stringendomi forte.
Non era
facile vedere Harry Syles con un sorriso sul volto, fuori di casa,
senza gli occhi arrossati dal pianto
-Come stai?-
mi sussurrò in un orecchio.
-Bene,
credo.- bisbigliai insicuro.
-Ehi, ma non
mi hai presentato questo ragazzo.- Disse lei sorridente.
Feci le
presentazioni poi disse che doveva andarsene e mi disse di passarla a
trovare a casa sua.
***
Eravamo io e
Gemma seduti nel suo salotto sulle due poltrone.
-E’
carino.- disse e io arrossii nascondendo i mio viso fra le mani.
-Lo so.-
sussurrai imbarazzato.
-Non mi avevi
detto nulla che stavi insieme a lui…-
-Ci
frequentiamo da un mesetto.-
-Assomiglia
lontanamente a…-evitò di pronunciare il suo nome
consapevole che
ogni volta mi faceva male.
-Louis..-
finii la frase. – So che non è lui, lo so.-
Gemma sorrise
e mi strinse in un abbraccio.
***
“Ci vediamo
stasera sunshine? ;) ” Dicevano i messaggi inviati da Louis
pochi
mesi prima.
Sbattei il
pungo contro il muro, respirai forte e li eliminai.
Eliminare le
prove del nostro amore era un modo per provare a dimenticarmi di lui,
ma era sempre con me.
Magari si
potesse premere il pulsante “cancella” nella
memoria.
Scoppiai a
piangere consapevole che ora, era davvero tutto finito, e le prove
che lui mi amava se ne erano andate, cancellai le nostre foto
insieme, dalla memoria del telefono, ritagliai tutte le foto appese
in casa della band, e tolsi la sua immagine da ogni foto.
E potevo
anche cancellare tutto, strappare le sue foto, ma i ricordi
rimanevano indelebili, ben impressi nella mia memoria, le sue parole
nella mia mente.
“Io non
posso amarti Harry Styles” urlato contro di me con tutta la
voce
che aveva in corpo, con tutta la rabbia di cui disponeva.
E riesco
ancora a percepire la violenza di quelle parole contro il mio cuore
che si spezza ogni volta che quelle parole si affacciano alla mia
mente.
E vedo ancora
i suoi occhi e sento ancora la sua voce che sputa tutto contro di te.
Sento ancora
il tremolio delle mani dalla rabbia, dalla tristezza, con le lacrime
che mi appannavano gli occhi, con le voci che risultavano attutite,
col mondo che non era più nulla, perché il mio
mondo era solo lui.
Stappare la
bottiglia di vodka è l’unica cosa che mi viene in
mente per
frenare le lacrime e il tremolio e quando ne ho appena bevuto un
sorso sentii il campanello suonare.
Quando andai
ad aprire con la bottiglia in mano mi abbracciò subito, e io
accarezzai i suoi capelli biondi che amavo tanto.
-Lascia che
sia il tuo alcool, almeno stasera, lascia che sia io a farti sentire
bene.-
E sospirai e
lo baciai e lo strinsi a me, perché era vero, mi
sentivo fottutamente
bene con lui e ci trascinammo in camera da letto seminando i vestiti
per tutto il corridoio, mi sentivo bene con lui, ero felice, ma con
Louis era tutto così fantastico. Era come una fiaba,
perfetto.
Questa era
realtà, senza Louis, con una ragazzo che mi amava e che devo
imparare
ad amare.
-Insegnami ad
amare, Lucas.-
~ Louis ~
Qualunque
cosa distrugga la libertà non è amore,
Deve
trattarsi di altro, perchè amore e libertà vanno
a braccetto.
Sono
due ali delle stesso gabbiano.
-Osho-
Non posso più
scappare ai miei ricordi, non posso più farlo, non ci riesco.
Mi
intrappolano, mi accompagnano durante il giorno e non mi permettono
di dormire la notte, sono costantemente lì con me e no, non
c'è via
di scampo al tuo ricordo.
E anche
adesso, sono qui, ho appena litigato con lei e sinceramente? Non mi
importa.
Sembrava
proprio una stupida bambina viziata: mille scenate di gelosia
perchè
non l'ho portata ad una festa di Galà la scorsa sera,
stupida.
Pensa proprio
che non capisca? Mi crede così stupido?
Sapevo
perfettamente che l'idea di incontrare gente famosa, di essere al
centro dei flash e camminare sul red-carpet superava quell'ipocrita
paura che potessi tradirla!
Aprii gli
occhi, il letto vicino a me era vuoto, non c'era il
suo corpo femminile
accanto a me, e sinceramente non mi creava nessun disagio, se non il
pensiero che stasera sarei andato in bianco.
Ormai la mia
vita era ricoperta da un velo di falsità, e forse
sono riuscito ad
abituarmi: Niente amore, nessun sentimento, solo sesso.
E anche
quella mattina mi dovevo dirigere ad una stupidissima ed insignificante
intervista.
Non ho mangiato,
non c'era tempo, e poi anche mangiare era qualcosa di
difficile.
Come facevo a
riempire uno stomaco che era già pieno di dolore,
del sentimento
retratto verso quei ricci, e di tutti i cadaveri di quelle farfalle
morte non appena sfioravo la bocca di Eleanor, come facevo?
------
L'ennesimo
studio televisivo: esattamente uguale agli altri.
Pubblico che
urlava non appena sentì urlare il mio nome, applausi anche alle battute
più scontate del presentatore, telecamere che fremevano per la
mia
presenza, fama che cresceva, soldi in tasca ai miei manager e poi c'erano, la mia voglia di scappare da qui, di non rivelare ciò
che mi
appartiene ad uno stupido microfono, la mia voglia di fuggire in
camerino ed iniziare a piangere, così, senza un motivo
forse, così
da niente, ma avevo tanto bisogno di sfogarmi!
-E adesso
voglio un fortissimo applauso per lui, ci siamo, è arrivato
il
momento... Sta per entrare Louis Tomlinson!-
E partì
l'applauso, forse neppure troppo spontaneo.
Come
sottofondo "Look after you" forse la mia cover migliore,
che mi accompagnava mentre entravo, sorridevo falsamente, feci un cenno
con la testa come ringraziamento agli applausi e mi sedetti.
E arrivò
puntuale, schifosa, amara la domanda.
-Bene Louis,
adesso parliamo della separazione dei One Direction: insomma eravate
amati in ogni singolo paese, avete scalato le posizioni in classifica
arrivando al primo posto a livello internazionale.. Eravate il
futuro, cosa vi ha spinto a sciogliervi?-
Eh già.
Eravamo
cinque amici, migliori amici, cinque coglioni uniti per caso, che si
divertivano e amavano cantare.
Eravamo noi:
One direction, soldi, fama, successo, soddisfazioni, fan, orgoglio,
album.
Cosa ci aveva
spinto a separarci?
-Avevamo
interessi lavorativi diversi, tutto qui.- Risposi falsamente, sviando
alla domanda.
-Beh, ma
alcuni parlano di una lite molto fragorosa tra te e Harry, il
leader.-
Scoppiai.
-Prima di
tutto Harry non era il leader, il gruppo era formato da cinque
ragazzi equamente valorosi. Comunque non mi sembra di ricordare
nessuna lite, avevamo progettato un futuro diverso per ognuno di noi,
fine della storia.- Chiusi amaro, agli occhi un po' straniti della
conduttrice.
Uno, due,
tre, mille ricordi che balzarono alla mente in una frazione di
secondo.
Non poteva
esserci separazione peggiore: una lite nel salotto della nostra casa,
inizialmente comprendente solo me ed Hazza e poi si era stesa anche
agli altri ragazzi che si erano messi in modalità scudo
protettivo
per l'amore di Harry che ho scoperto troppo tardi, esser genuino e
bellissimo.
"La
dobbiamo finire qua ragazzi, non possiamo continuare. Domattina me ne
vado." Uscii così di scena, la mattina seguente raggiunsi
Eleanor qui a New York.
New York già:
la mia più grande cazzata.
Lontano da
loro, dalla mia vita, dalla mia musica, dai miei ricordi, lontano da
lui.
Lontano dal
cielo Londinese che brillava sotto gli occhi del riccio, lontano
dalle risate con i miei amici, lontano da tutto ciò che
costituiva
il mio sorriso.
New York:
vita falsa, carriera spenta, amore... no, non c'era amore.
New York 5826
chilometri di distanza dal mio tutto.
Ma non potevo
esser triste, non potevo permettermelo.
Ecco perchè
voltai l'ennesimo sorriso alla telecamera ed uscii dallo studio,
così: come se niente fosse, come se quella distanza non
creasse un
immenso vuoto all'interno del mio cuore.
Beh,
eccoci qua col quarto capitolo.
Intanto vorrei ringraziare tutti
voi, che aumentate sempre di più come lettori.
E' davvero
difficile pubblicare col sorriso, perchè non vediamo una
grande
partecipazione nelle recensioni e di conseguenza non riusciamo a
trovare uno stimolo per cui continuare. Eppure, abbiamo dedicato
così
tanto impegno e così tanto tempo a questa storia che ci
dispiacerebbe finirla qua. Volevamo solo incitarvi a recensire,
cosìcchè noi potessimo esser anche un po'
stimolate e gratificate
del nostro lavoro, tutto qua.
Comunque sia, ringraziamo tutti voi,
speriamo di non avervi deluso e speriamo anche che non abbandoniate
questa fan-fiction.
Scusate, ma ieri sia io che -Ly eravamo
impegnate e non abbiamo potuto pubblicare.
Ci sentiamo mercoledì,
franceskik
Come
ha già detto Fra, scusate per il ritardo, inoltre siamo un
po'
deluse, ci basterebbe un “Mi piace” o un
“Non mi piace” Già
per farci sentire più felici e più incoraggiate a
postare questa
storia, scrivendola ci abbiamo davvero messo l'anima.
Comunque
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo
martedì,
questa volta saremo puntuali.
-Ly.
|
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Capitolo 5 *** Chapter 5 ***
CHAPTER 5
~ Harry ~
Camminavo per le strade con gli occhi puntati addosso, ex membro degli
One Direction, ormai odiato da tutti, che bella fama che avevo.
Ridacchiavo, camminando con la testa bassa e il cappuccio calato in
testa, così forse non avrebbero caito che ero io, e se non lo
avessero saputo mi avrebbero trattato da persona normale, e non da emarginato dalla
società.
E sono gay, mi piace il cazzo, sto con un uomo, e cosa
c’è di sbagliato?
Ho anche io il diritto di amare.
E comprai un giornale e le foto di me e Lucas mano per la mano mi
saltarono subito all’occhio.
“Harry Styles Ex Membro degli One Direction, omosessuale,
dopo la presunta relazione col compagno di band, ora solista, Louis
Tomlinson; ha trovato un nuovo ragazzo, l’ex cantante nel
gruppo che aveva spopolato negli anni passati, ormai diviso era stato
incolpato della divisione della band, tutto smentito dal presunto ex
compagno, che ora ha una relazione con la modella Eleanor Calder, che
ha affermato: ‘Avevamo interessi lavorativi
diversi.’
Ora i due ex compagni vivono uno a New York e l’altro nel
vecchio paesino natale, Holmes Chapel nel Cheshire e secondo le voci i
due non sono più in contatto con gli altri tre, rimasti a
Londra e ognuno a parte Styles ha iniziato una carriera musicale da
solista.”
Deglutii leggendo le parole, e strappai il giornale
scoppiando in lacrime.
“Interessi lavorativi diversi?” e le lacrime ancora
una volta, lungo il volto, e gli occhi ancora rossi, la mente ripensava
al passato.
E riusciva solo a mentire, e lo aveva fatto, ancora una volta, e non
disse la verità, preferiva dire le bugie, quando avrebbe
capito che una vita costruita su menzogne è come un casa di
carta sotto la pioggia, prima o poi si sgretolerà tutto.
…
-Quanto ti deciderai a dirmi la verità Harry?- gli
accarezzava il viso con i polpastrelli, e fissava quegli occhi verdi
con i suoi azzurri.
-Non è facile.- Deglutì.
-Ci sono io qui, sono qui per aiutarti, solo per te.- Lo
rassicurò sorridendogli.
-C’è poco da spiegare, stavamo insieme, lui ha
scelto lei, io ho fatto coming-out, e da lì è
tutto peggiorato, perché mi incolpava di aver rovinato la
sua reputazione, e poi abbiamo litigato, una brutta litigata, di solito
il giorno dopo eravamo di nuovo abbracciati , invece lui era
già partito per New York.- scoppiai in lacrime.
E La lontananza da lui si faceva sentire, e ora che era
dall’altra parte dell’oceano, e stavo iniziando a
dimenticare il modo in cui mi guardava.
E sapevo che i suoi occhietti azzurri erano carichi d’amore,
e vedevo lo stesso negli occhi di Lucas, sapevo che lui mi amava, me
lo diceva ogni giorno, ma io non riuscivo a provare lo stesso che
provavo per lui.
E sarebbe potuto sembrare una cosa strana perché era
perfetto per me, era il ragazzo più dolce che avessi
mai conosciuto, ma anche solo ascoltare la voce di Louis mi provocava
delle sensazioni che non provavo nemmeno facendo l’amore con
Lucas.
E le mani di Lucas sul mio viso mi facevano stare ancora peggio,
perché c’era Lui prima, e mi sentivo un verme ad
usarlo per dimenticare Louis.
…
Stare solo in questa stanza era la cosa migliore, annegando nei
pensieri, riflettendo sul passato.
Il passato era andato ormai, c’era il
presente da vivere, da vivere senza amore, perché ormai
essere abbandonati, essere usati per un po’, e dopo esser
lasciati lì, su uno scaffale a marcire quando arrivò il
giocattolo nuovo, faceva male.
Faceva bruciare i cuore e piangere dagli occhi.
Perché essere usati, sfruttati e accantonati è
ancora peggio di essere odiato da sempre.
Mi ha detto che mi amava, mi ha detto che aveva bisogno di me, gli ho
dato tutto me stesso, ho sofferto come un cane vedendolo con lei, e mi
aveva promesso felicità insieme, invece quando ha capito
cosa era successo a me, i soldi che avevo perso si è tirato
indietro.
Si rimangiò tutto, aveva troppa paura per andare
avanti.
Ed era proprio quando avevo bisogno di lui se ne andò.
Mi ha lasciato solo proprio nel momento in cui avevo più
bisogno di lui, e fra le lacrime secche sul mio viso e quelle ancora
negli occhi che ormai non riescivano nemmeno più a piangere
riuscii a vedere lo schermo del mio Iphone accendersi, un messaggio.
E vedendo il nome del mittente lo gettai per terra riducendolo in mille
pezzi rifugiandomi fra le lacrime.
Aveva ancora bisogno di un passatempo?
~ Louis ~
Trying not to need you, is
tearing me apart
Can’t see the
silver lining, from down here on the floor
And I just keep on
trying, but I don’t know what for
‘Cause trying
not to love you
Only makes me love you
more
Tentare di non aver
bisogno di te, mi sta facendo a pezzi
Non riesco a vedere un
motivo di speranza da quaggiù, sul pavimento
E continuo a tentare, ma
non so per quale ragione
Perché
tentare di non amarti
Mi porta solo ad amarti
di più
Trying to not love you-
Nickelback
Per una strana legge della vita, dicono che si desideri sempre
ciò che non si può avere.
Direi piuttosto che io avevo tutto, tutto ciò per cui esser
felice, tutto ciò per cui sorridere ed amare.
E in un battito di mani, socchiudendo gli occhi, in un soffio lasciai
che andasse tutto in frantumi, lasciai che il mio "tutto" si
trasformasse in un banalissimo "niente".
Dovevo smetterla, finirla di mentire agli altri, a lei, a me stesso,
finirla di autoconvincermi che il mio non fosse amore.
Il mio era amore.
Nessuno si autoconvince che il cielo non sia azzurro.
Nessuno si autoconvince che l'uomo abbia otto arti.
Nessuno si autoconvince su cose che sono palesemente vere.
E perchè io devo obbligare la mia mente, forzare il mio
cuore nel credere che sia stato solo sesso, solo voglia di cambiamento?
No, non è così, se fosse stato così
adesso il mio cuore sarebbe ancora intatto, adesso sarebbe ancora qui,
nel mio petto, e invece no, il mio cuore era riposto nel cassetto
più polveroso, proprio in quel comodino vicino al suo letto,
proprio là a Londra, vicino a lui.
E come schermo del mio iphone c'era una nostra foto, i tempi di
X-factor, con i capelli in disordine, qualche chilo in meno, e meno
esperienza.
Ricordo benissimo il preciso momento in cui fu scattata.
Una stupida scommessa tra cinque coglioni, Zayn corse incontro
immortalò quel momento, il nostro primo bacio, nato
così per uno stupido gioco.
Ma poi tutto è iniziato a brillare e non ho più
tolto quello schermo, nè quando Harry mi urlava contro le
peggio cose, quando era geloso, quando impazziva, nè adesso
oltre-oceano.
Eleanor odiava il fatto che tenessi il mio "tutto" come schermo del
cellulare, ma io sorrido e la tranquillizzo dicendogli che mi ricorda
soltanto loro e quegli stupidi momenti.
E mentivo, e mentivo ancora.
Mi ricordava lui, mi ricordava le sue labbra sulle mie, mi ricordava
quel sorriso sul mio volto che mancava da troppo tempo.
Non so se l'impulsività sia considerata un pregio, un
difetto, un sacrilegio.. non lo so, ma capitano occasioni in cui non si
pensa alle conseguenze, in cui non si riflette, in sui si agisce, senza
sorridere o senza lacrimare, così, d'impulso,
perchè si sente il bisogno, la necessità fisica e
mentale di farlo.
E successe proprio così, non ci pensai due volte, anzi,
neppure una, non pensai, non ne avevo la forza. Afferrai l'iphone,
composi il numero di Harry e lo chiamai.
Il telefono suonava a vuoto, nessuno rispose, e poi, partì
così la segreteria, riattaccai.
Sapevo benissimo che volontariamente il riccio mi stava ignorando
perchè teneva sempre, e dico sempre, il suo telefono nella
tasca destra dei jeans e quindi l'idea che magari non l'abbia sentito
squillare non si presentò neppure.
Provai ancora, per altre otto volte, ma nessuno rispose, nessuno dava
segno di vita.
Dovevo sentirlo, anche solo per un secondo, anche solo per un attimo,
ma avevo bisogno di quella voce calda e profonda, della stessa voce che
contrastava la mia femminile quando urlavamo di piacere nell'ennesima
notte di passione.
Ed ero solo, solo qui in questo appartamento, durante l'ennesima sera
passata da solo, sul divano a regalarmi piacere immaginandoti, mi
accorgevo quanto senta la tua mancanza.
Lei non c'era, era all'ennesima cena di lavoro, forse mi sta tradendo.
ma a chi importa sinceramente?
Poteva fare quello che voleva, il mio cuore non le apparteneva e
la mia mente la ignorava.
Quando restavo solo a Londra, ricordo che ti presentavi, immediatamente
dopo il mio messaggio, alla porta con una birra in mano, con le labbra
gonfie di baci, pronto ad amarmi, ancora.
E lì cosa mi rimaneva? Solo una stupida televisione che trasmette film
neppure troppo interessanti.
E questo stupido football americano, che proprio non mi piace.
Mi mancava il tuo profumo che inondava i polmoni, mi mancavano i tuoi occhi
che cercavano di vedermi nudo anche quando sono sommerso da coperte.
Mi mancava il mio tutto, e non sopportavo più questo niente.
Ero pronto, ero pronto a perdere tutto pur di averti, e montai su
quell’aereo, lasciandomi indietro New York ed Eleanor.
Dimostrazione che ti amavo, che ero cambiato che per te, il mio
fottutissimo orgoglio è andato a farsi fottere.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Ringrazio
il vostro supporto. Le recensioni sono aumentate, avete capito che
anche solo un commento può incitarci a proseguire la nostra
storia.
Pubblichiamo
ogni volta con la speranza di appassionarvi sempre di più.
Riconosciamo che questi capitoli siano un po' confusi e di passaggio,
ma si svelerà tutto andando avanti nella storia. Speriamo
davvero di non deludervi. Detto questo vi chiederei di recensire per
lasciarci una vostra piccola impressione. Ci farebbe piacere.
Grazie
ancora a tutti per la lettura,
franceskik
Colpo
di scena, come avevamo già anticipato nel capitolo
precedente Louis si è deciso a tornare in Inghilterra, cosa
succederà ora secondo voi?
Diteci
un po' cosa ne pensate, cosa secondo voi succederà e se la
storia vi sta piacendo o no.
-Ly.
|
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Capitolo 6 *** Chapter 6 ***
CHAPTER
6
~
Louis ~
I’d
go back in time and change it but I can’t
So
if the chain is on your door, I understand.
Mi
piacerebbe tornare indietro nel tempo e cambiare le cose, ma non
posso.
Quindi
se hai se hai chiuso con me ti capisco.
Back
to december- Taylor Swift
E forse non era vero, non esisteva un unico cielo.
Perchè quello di New York non brillava così, non
era così azzurro, perchè quel sole non acciecava
i miei occhi come ci stava riuscendo quello londinese.
O forse stava parlando quella parte di me a cui mancava tutto questo, a
cui mancava vivere, assaporare l'odore di casa.
Era la mia Londra, era il mio cielo, era la mia aria, a volte mi
chiedevo cosa spingesse le persone ad agire d'impulso, a rovinarsi,
proprio come avevo fatto io.
Percorrere quelle strade mi faceva ricordare quanto fosse stato bello
il mio passato, quanto lo stessi distruggendo a causa di un presente
troppo orgoglioso.
La London Eye non mi appariva così bella dalla prima volta
in cui ci salii con mia madre, avevo sei anni, ero un piccolo dolce
bambino.
Niente della mia Londra mi appariva così entusiasmante da un
po', perchè forse la lontanaza mi face percepire quanto
l'ossigeno di casa fosse il migliore.
E mi mancava questo mondo, mi mancavano i miei amici, mi mancava il mio
riccio che forse non avrebbe neppure voluto più vedermi.
Che forse mi avrebbe sputato in faccia i miei sbagli, mi avrebbe fatto
urlare di dolore, oppure mi avrebbe baciato, mi avrebbe perdonato,
avremmo potuto sorridere insieme, ancora.
Harry era imprevedibile, lo era sempre stato.
Un giorno si scopava la più bella modella inglese, il giorno
dopo bussava a casa mia e mi baciava d'impulso.
Harry Styles non sapeva cosa voleva dalla sua vita, era impulsivo e
forse lo amavo proprio per questo.
***
Qualche cartellone pubblicitario diverso, qualche palazzo in
costruzione, qualche negozio che aveva venduto la sua
attività, ma poi niente era cambiato.
Stesso sole che sarebbe durato ancora per poco, stesso vento che ti
accarezzava la pelle, stesse lacrime che mi solcavano il viso, proprio
come quel giorno in cui dissi "addio" a quella stessa città.
Niente era cambiato, forse lui mi amava ancora, Harry, forse avrebbe
potuto abbracciarmi ancora, o forse niente, niente di tutto questo.
E la mia mente stava sanguinando di dolore, non faceva altro che
intrecciare i suoi problemi, come un labirinto progettato dal destino,
lo stesso fato che aveva chiuso con una transenna la via d'uscita.
Perchè forse da questo dolore non c'era via di scampo, forse
tutto ciò che si sarebbe riversato su di me sarebbe stata
conseguenza delle mie totali cazzate in passato.
***
Eccola, riuscivo a vederla in lontananza: il giardino in cui Niall
bruciò una sedia mentre cuoceva per la prima volta al
Barbecue, Il dondolo in cui Zayn si addormentava nelle sere d'estate,
l'albero in cui fu progettata la costruzione di una casetta che poi,
ovviamente è andata a puttane.
La casa di Liam era piena di ricordi, piena di noi, piena di
ciò che eravamo: i nostri sorrisi, i nostri abbracci, le
nostre lacrime.
Il cuore si restrinse, erano passati tre mesi, tre mesi lontano da
tutto questo, provare emozione era forse anche troppo riduttivo.
Bussai alla porta, il silenzio. Riprovai e sentii dei passi
avvicinarsi, era arrivato il momento, continuavo a ripetermi di essere
forte, di non cadere a terra, di dirgli ciò che provavo, di
reagire e provare a curare le ferite che io stesso avevo causato.
Il cuore batteva all'impazzata, le gambe tremavano e la gola si fa
secca all'improvviso.
Si aprì la porta.
-Louis!- Eccolo il mio migliore amico, Liam: In perfetta forma,
sbalordito, immobile, quasi frustato.
-L-Liam!- Ed eravamo fermi, con gli occhi puntati contro, quasi come
due manichini, e non sapevamo cosa dire, cosa fare, eravamo tornati
adolescenti.
-Louis, ma cosa?... Entra dai!- Ed entrai, con cautela, quasi come se
non avessi mai visitato quella casa.
-Perchè non hai chiamato? Devo avvisa...-
-No, Liam, fermo per favore.- E bloccai Payne, sarebbe stato capace di
chiamare a sè troppa attenzione, e avevo solo bisogno di
tranquillità, di vedere lui, e basta.
-Non voglio vedere molta gente, dimmi Liam... Harry è in
camera?- Chiesi sorridente, quasi sicuro di me, pronto a parlargli.
Il volto del castano si abbassò, quasi con aria dispiaciuta.
-Louis... Harry è tornato ad Holmes Chapel, due mesi fa ci
ha saluta..-
-Ma come? Come è tornato la? Come?- Ed esplosi, ed iniziai
ad urlare di delusione, di dolore mentre una lacrima calda mi bagnava
la guancia.
-Aveva bisogno della sua famiglia così...-
E il mio migliore amico, che in realtà non sapevo se ancora
si definisse tale, mi strinse a sè.
-Devo..devo andare Liam, ci risentiamo!-
E scappai, ancora.
Ma questa volta per una giusta causa, dovevo vederlo, dovevo sentirlo
ridere, dovevo abbracciarlo e sprofondare nei suoi occhi.
Altrimenti la situazione fisica e mentale del mio corpo sarebbe potuta
degenerare.
Non pensai questa volta, non corsi ulteriore rischio, presi il primo
taxi e corsi via: le ruote che accarezzavano l'asfalto, la guida dal
lato destro, in direzione della piccola cittadina, della sua casa, di
lui.
***
-Quanto le devo?-
-Centocinquanta.-
E sì, niente era cambiato. Centocinquanta? Esageratamente
troppo.
Il vecchio Louis si sarebbe messo a trattare pur avendo soldi in tasca,
pur non avendo problemi a pagare il viaggio, ma il nuovo aveva solo il
bisogno di attraversare il più velocemente possibile il
marciapiede ed arrivare lì, davanti al portone in legno, con
l'aria sicura, con il cuore in mano.
***
E se non mi avesse risposto?
E se avesse iniziato ad insultarmi?
E se quel viaggio non fosse servito a niente?
E se non mi amasse più?
Ma respirai, respirai lentamente, inondando i polmoni dell'aria gelida,
tipica inglese.
Il mio pugno battè contro il legno della porta, ma nessuno
mi aprii.
Suonai il campanello, ma non trovai risposta. Avrei preferito sapere
che non fosse stato in casa, per favore non volevo mi respingesse, non
adesso.
E provai a scrutare un' ombra dalla finestra che dava sul giardino
perfettamente curato, ma niente, non vedevo, non sentivo nessuna
presenza.
-Harry?-
Iniziai ad urlare, quasi come un adolescente fa contro la porta della
sua amata in uno di quei film strappalacrime.
-Harry ti prego, aprimi!-
-Va via!- Sentii urlare dalla sua voce, ed era come pensavo, era
lì, ad un passo da me e mi stava rifiutando.
Non gli interessava di me, forse non mi amava neppure più,
forse avevo divagato troppo con la mente e come sempre ne sarei rimasto
deluso.
-Harry per favore devo parlarti!- Ed il mio tono non era mai stato
più debole e supplichevole.
-Cazzo Louis vattene!- Ed urlò, urlò di rabbia,
urlò di dolore, urlò e sue lacrime durate fin
troppo, ormai riconoscevo ogni sfumatura della sua voce.
-Ti prego, ti prego Harry, ti prego.-
E crollai, avevo promesso a me stesso di non farlo, ma il dolore vinse
sulla razionalità.
Crollai sull'erba del suo giardino, crollai di dolore ed iniziai a
piangere portandomi le mani davanti agli occhi quasi in segno di
protezione.
-Ti prego Harry!- Riuscii a gemere tra un singhiozzo e l'altro.
_Entra, forza!_
E mi sembrava quasi di sognare, sembrava un arcobaleno di colori in
fondo al tunnel buio.
Stavo per farlo, stavo per rivedere il mio riccio, stavo per urlare
quanto lo amassi
-Veloce! Entra!- Continuava ad urlarmi da salotto.
Così mi alzai da terra, asciugai le lacrime e pulii i jeans
da qualche ciuffo d'erba rimasto ad altezza ginocchio, portai la mia
mano sopra la maniglia dorata.
Presumo che lui avesse lasciato la porta aperta, lo faceva spesso, era
un suo brutto vizio.
Aprii, riconobbi la lampada vicino al tavolo: il primo oggetto che mi
si presentò davanti.
Ricordavo quella casa, ricordavo le nostre serate tra pizza e film,
ricordavo i nostri sorrisi che ne illuminavano le stanze.
***
Ed era lì, e finalmente lo vidi.
Lo vidi come lo avevo lasciato, accasciato a terra, in ginocchio, con
la schiena inarcata e i ricci fra le mani e stava singhiozzando,
piangeva come un bambino piccolo.
E vidi la sua schiena gonfiarsi e muoversi a ritmo dei suoi gemiti, e
non avrebbe potuto farmi più male, e il mio cuore non
avrebbe potuto soffrire maggiormente.
E mentre una lacrima di dolore mi immobilizzava, mi tagliava la guancia
arrossata.
Urlò di dolore.
-Va via Louis... te lo chiedo con il cuore, vattene.-
~ Harry ~
Il suono della sua voce mi faceva male come tre mesi prima, ed era come
me lo ricordavo, con quegli occhi blu che incantavano, col sorriso
più bello che avessi mai visto, coi capelli scompigliati,
con quell’insulsa maglietta a righe.
E sentivo sempre se stesse sensazioni di prima e anche rintanato con le
lacrime che rigavano le mie guance, con le mani fra i ricci, col
sorriso di dolore, con lo sguardo spento, erano sempre le stesse
emozioni nel petto.
E stavo tremando, mi aveva ferito ma non lo odiavo, lo amavo ancora,
col cuore che batteva forte nel petto.
-Vattene, perché sei tornato, io… stavo bene
senza di te.-
E non alzai lo sguardo, sentii solo un suo singhiozzo che ruppe il
silenzio e lui si inginocchiò accanto a me.
E mi abbracciò, mi strinse a sè, e la sua
vicinanza era nociva per il mio piccolo cuore, che bruciava
perché le ferite erano ancora troppo aperte, ma non potevo
rifiutare quell’abbraccio che aspettavo da tre mesi.
-Scusa.-
Ed era l‘unica cosa che riuscì a dire,
l’unica cosa che mi disse, era come se si fosse dimenticato
che mi aveva abbandonato per lei, come se mi avesse rubato un pacchetto
di Haribo, tornava da me piangente chiedendomi scusa.
Era il mio cuore che aveva rubato, il nostro amore era stato mandato a
rotoli, mi aveva ignorato, non sapeva nemmeno se fossi vivo o morto e
aveva il coraggio di tornare, da me, e chiedermi di perdonarlo.
E il cuore aveva urlato il suo nome per tre mesi, tre lunghi mesi che
sapevano ancora di alcool e lacrime, e forse, se non ci fosse stato
Lucas, sarei scomparso nel baratro, schiavo di un bicchiere di vodka.
-Ti amo, Harry.-
E quelle parole fecero più male di una coltellata,
perché quando tutto sembrava andare bene, e sembrava di aver
dimenticato il passato, ed era proprio in quel momento che tornava, ed
era successo così, e me ne ero fatto una ragione, ma non
poteva dirmi che mi amava, perché i treni passano, e se non
li si prende al volo, loro, beh, non ti aspettano.
-Allontanati da me.- La mia voce sembrava fredda e calma, ma stavo per
scoppiare, me lo sentivo. -Cosa ti ha fatto tornare da me? La tua
ragazza non te lo voleva più leccare? Oppure preferivi
metterlo in culo a me?-
-Harry.- Mi interruppe e mi alzai in piedi tremante di rabbia di
dolore, di amore.
-Te ne devi andare! Mi fai solo male! Torna da lei! Smettila di farmi
del male…- E mi sedetti nuovamente sul pavimento, tremando,
con la schiena contro il muro singhiozzando, non riuscivo a calmarmi,
mentre mi osservava da lontano, non si allontanava, mi trattava come un
animale ferito, e forse era quello che ero, avevo una profonda ferita
nel petto.
Le sue lacrime erano inutili davanti alle ferite aperte nel mio cuore
da tre mesi, perché mentre io piangevo lui sorrideva vicino
a lei, e non sono la seconda scelta di nessuno, vedere le sue lacrime
mi fa solo pensare a quante ne ho versate io, e le mie non sono nulla
in confronto alle sue.
Il suo non era dolore, era rimorso, nell' aver fatto la scelta
sbagliata.
La porta si aprì e Lucas sbucò davanti a me, e
corse vedendomi lì seduto per terra scosso da singhiozzi, mi
abbracciò, mi alzò la testa, mi costrinse a
fissarlo negli occhi e mi accorsi quanto erano belli, e uguali a quelli
di Louis.
-Va tutto bene.- Sussurrava, mi baciava dolcemente le labbra mentre il
mio respiro tornava normale e in quel momento Louis tossì e
Lucas si voltò verso di lui, mentre io mi sedetti sul divano
con le mani bagnate di lacrime, e le labbra che sanno del sapore di
Lucas e del ricordo di Louis.
-Immagino tu sia Louis.- Disse freddo.
Ed era blu contro blu, gli occhi di entrambi si scontravano duri,
l’uno contro l’altro, lacrime secche negli occhi di
Louis, sicurezza in quelli di Lucas.
-Io sono Lucas.- Continuò il biondo.
Louis sibilò un “piacere di conoscerti”
falso, ma mentì troppo bene affinchè gli altri se
ne potessero accorgere, e io forse ero l’unico in grado di
capire le sue bugie.
Forse perché la nostra relazione, il nostro
“noi” era racchiuso da bugie. E lui, la persona
più importante della mia vita era sepolta in quello strato
di sorrisi falsi, e parole finte, e l’unica cosa per cui
vivevo era una menzogna.
-Stagli lontano.- Ringhiò Lucas mentre si metteva fra il mio
corpo e il suo, come se così le parole avessero fatto meno
male.
-Harry, ti amo.- Disse il più grande, mordendosi il labbro
per mascherare un singhiozzo.
Io tremavo, lui pure, Lucas guardava sempre torvo Louis, mentre mi
accarezzava una gamba per tranquillizzarmi.
-Se lo ami davvero dov’eri quando si svegliava la notte in
lacrime? Dov’eri quando si ubriacava? Dov’eri
quando stava per arrendersi? Quando era sopraffatto dal dolore?
Dov’eri?-
E Louis pianse ancora, blaterando scuse, sussurrando di perdonarlo, con
le mani nei capelli.
-Lo amo.-
-E’ troppo tardi Louis..- risposi io, e in lacrime il castano
uscì di casa, e sentivo i suoi singhiozzi, ancora nella mia
testa, mentre Louis urlava di dolore in strada.
E mi chiedo se fosse stata la scelta giusta, ma forse avevp bisogno di
stabilità nella mia vita, forse avevp bisogno del suo nocivo
amore.
***
- E’ tutto ok piccolo.- Ed era un sussurro sulle mie labbra,
erano carezze nei miei capelli, erano labbra contro labbra, ma non
c’era nulla nel mio cuore, e addormentarmi accanto a lui non
poteva che fare male.
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Sinceramente, se vediamo che anche questo capitolo non
frutterà molte recensioni, beh, abbiamo pensato di ritardare
la pubblicazione ad un giorno a settimana, oppure di finire di postare
i capitoli. Abbiamo messo il cuore in ogni riga di questa storia, e
vedere che non vi interessa o non vi piace, beh, ci fa male.
Comunque sia, spero che questo sia piaciuto, spero continuiate a
seguirla, perchè ci farebbe davvero tanto piacere.
Detto questo, ne approfitto per fare a tutti voi lettori i miei cari
Auguri di Natale, passatelo bene, riposatevi e mangiate molto. Lol.
Baci,
Fra.
Una sola recensione al quinto capitolo, di certo non ci aspettavamo
1000 recensioni positive, e come abbiamo deto in reedenza accettiamo
ovviamente anche una recensione negativa.
Vediamo che leggete la storia, la inserite nelle seguite e nelle
preferite, però non sappiamo cosa ne pensate e siamo molto
giù per questo.
Non ci viene nemmeno voglia di pubblicare, ecco.
Comunque ci dispiace aver postato il capitolo di sabato mattina, ma
perdonateci, avevamo degli impegni e venerdì sera non siamo
state a casa tutto il giorno.
-Ly.
|
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Capitolo 7 *** Chapter 7 ***
CHAPTER
7
~
Louis ~
Tenevo
il mio iphone impugnato nella mano destra, lo fissavo, cercando la
forza per muovere il pollice in direzione di quel tasto:
"Send."
Dicono
spesso che quando l'impulso raggiunge la razionalità, e la
disintegra, si ha quella fase di libertà, di
felicità, quella fase
in cui ti senti libero di far ciò per cui sorridere.
E
quella sensazione, Louis, quel vero Louis che ero, non Louis
Tomlinson, non la conosceva da un po', un bel po'.
La
mia mente era paragonabile ad un vetro che deve assorbire il calore
all'interno della casa e l'umidità che aleggia all'esterno.
Il vetro
si appanna e non si riesce a vedere.
Beh,
io ero così: Dovevo tener conto della mia vera vita, fatta
di
Eleanor, soldi e falsità e dell'amore per quel riccio che
invece
invadeva i miei organi interni. La mia mente si appannava e spesso
non riusciva a pensare, a riflettere a mostrare quel bellissimo
sorriso di cui Harry si innamorò subito.
Insomma,
incontrarlo, sbucare dal niente nella sua nuova vita, era veramente
la scelta giusta da fare?
E
scrivevo il messaggio, impugnando il telefono. "Harry, dobbiamo
vederci, oggi pomeriggio nella nostra vecchia casa, ok? Ti prego
xx"
E
subito dopo cancellavo, e riscrivevo l'sms, magari cambiando qualche
parola, e cancellavo, nella paura di star errando, ancora.
In
fondo la sera precedente il mio amico era stato chiaro. Zayn aveva
urlato contro i miei stessi occhi quanto fosse fuori luogo nella loro
nuova vita.
"Non
puoi pretendere di tornare dopo tre mesi, e aspettare di vederci
sorridere, aspettare che Harry ti baci e torni da te. Non ti meriti
questo Louis, quindi fa le tue valigie e torna pure dalla tua
Eleanor."
E
non si era sprecato in troppi giri di parole, frasi disconnesse, non
aveva pensato come potesse dirmi ciò che pensava.
Lo
disse, e basta. Rimasi immobile seduto sul divano di quella casa che
Liam, Niall e Zayn avevano acquistato dopo la rottura del gruppo.
Impassibile
di fronte all'ira che spuntò fuori dalle labbra del moro,
mentre
l'irlandese teneva lo sguardo basso e la testa tra le mani, mentre
Liam cercava di placare la situazione. Ma Malik proprio non ne voleva
sapere.
"Spero
che Harry non ricommetta lo stesso errore Louis, per quanto mi
riguarda puoi tornare a New York, in fondo se adesso siamo ridotti
così, se il gruppo non esiste più, se Hazza ha
versato tutte quelle
lacrime, la colpa è solo tua."
Afferrò
la sua giacca e se andò, senza problemi, senza un sorriso,
senza
salutare.
Niall
stava per scoppiare a piangere, odiava vedere i suoi migliori amici
litigare e per quanto avessi sbagliato, il biondo non riusciva ad
odiarmi.
E
quindi, era davvero la decisione da prendere?
Oppure,
oppure Zayn aveva ragione?
Dovevo
affrontare Harry, dovevo sentirmi rinfacciare i miei sbagli ed
urlargli quanto lo amassi, o dovevo tornare in America e non farmi
più sentire?
Posai
una mano fra i capelli, sedendomi a peso morto sul divano di quella
casa, della nostra casa.
Ogni
centimetro, ogni souvenir, ogni poltrona mi ricordava i mesi passati
con lui, a baciarci timidamente, a fare l'amore, nascosti nella
nostra dimora, dove nessuno poteva giudicarci, dove eravamo Louis ed
Harry, Harry e Louis, nessun altro.
Ma
erano ricordi, niente più.
E
mi mancavano, sognavo il riccio quasi ogni notte, sognavo le sue
labbra anche quando baciavo la mia ragazza, se quelli potevano
chiamarsi baci, ovviamente.
E
magari stavo sbagliando, magari avrei solo peggiorato le cose, magari
stavo facendo del male al piccolo Harold, ma se c'era una cosa che
avevo imparato era: Mai vivere col rimpianto.
Così
afferrai il cellulare che poco prima avevo posato sul
tavolino.
"Cucciolo,
devo parlarti, ti prego vediamoci questo pomeriggio nella nostra
vecchia casa. Ti aspetto xx"
E
mentre una lacrima di paura rigava la mia guancia, sospirai.
"Send."
~
Harry ~
-Buongiorno
amore.- Mi scosse un po’ per far si che aprissi gli occhi, e
me lo
ritrovai davanti, con la colazione su un piatto che ha in
mano.
-‘Ngiorno.-
Dissi con la voce impastata dal sonno stropicciandomi gli
occhi.
-Sveglio
piccolo! Oggi andiamo a fare un picnic.-
Sgranai
gli occhi, Picnic? Perché?
-Non
ti ricordi che giorno è oggi?- chiese speranzoso, e quando
scossi la
testa sorrise deluso –E’ un mese che stiamo
insieme.- Disse
porgendomi la colazione e andandosene.
Mi
passai una mano fra i capelli e sospirai profondamente, non avevo mai
dimenticato questo genere di cose, avevo una buona memoria,
però
forse con le cose successe il giorno prima ero un po’ confuso.
Mi
aveva detto che mi amava, lo aveva fatto, aveva lasciato Eleanor a
New York ed era tornato da me.
Scossi
la testa come se servisse a scacciare questi pensieri, mangiai in
fretta la colazione e corsi da Lucas che stava piangendo in
salotto.
-Sto
bene.- Cercava di asciugarsi le lacrime mentre gli sussurrai di
perdonarmi, e mi sorrise, dicendo che mi amava, e quando ci baciammo
mi faceva male il petto, è solo un banale scambio di sapori
quello
che ho creduto fosse amore, l’amore è un'altra
cosa, l’amore è
Lui, quel maledetto ragazzo che forse ha capito di aver
sbagliato.
-Ti
amo.- Mentii baciandolo ancora, con le lacrime sulla sua faccia che
ormai sono secche e il posto è stato preso da un sorriso.
Forse
aveva capito anche lui, forse aveva capito che io non lo amavo, forse
aveva capito che Louis è troppo importante per me per
cacciarlo,
forse aveva capito tutto, ma sorrideva mentre guidava la mia Range
Rover per le viuzze di Holmes Chapel, forse anche lui sapeva mentire
bene.
La
giornata passò velocemente, fra baci, carezze chiacchiere,
coccole,
sorrisi, ma il peso dal mio petto non si voleva togliere,
l’ansia,
una strana ansia, “lo ami, lo ami, è quello giusto
per te.” Mi
ripetevo nella mia mente, mentre mi facevo baciare da Lucas senza
provare un briciolo di amore.
***
"Cucciolo,
devo parlarti, ti prego vediamoci questo pomeriggio nella nostra
vecchia casa. Ti aspetto xx"
Il
cellulare nuovo volò sul divano sbattuto con rabbia, con la
mia
vista appannata da lacrime.
“Cucciolo”
Le
parole bruciavano ancora, urli soffocati contro un cuscino, che
presto si bagnò si lacrime salate.
Non
doveva continuare ad entrare nella mia vita, era stato il mio mondo,
il mio tutto, l’unica persona che avrei voluto con me per
tutta la
vita, se n’era andato, prepotentemente, spezzandomi il cuore,
facendolo a pezzetti, lasciandomi con le lacrime negli occhi e una
grossa ferita nel cuore.
E
a quel punto non poteva tornare, non quando il vuoto nel mio petto si
era colmato, grazie all’alcool e ad un ragazzo che mi amava
più di
quanto mi avesse mai amato lui.
Lucas
era quello giusto per me. Lui non mi avrebbe abbandonato, non avrebbe
avuto paura, non aveva paura a mostrarsi in giro stringendo la mia
mano, unendo le sue labbra alle mie, e i paparazzi,
l’immagine era
l’ultima cosa che importava a lui.
La
sua mano stringeva la mia forte, le sue braccia erano abbastanza
forti per tenere a galla anche me.
Lucas
era quello giusto per me.
Con
questo pensiero in testa guidai due ore la mia Range Rover per
l’autostrada sforando il limite di velocità e
premendo
l’acceleratore il più possibile finché
il cartello “Londra”
Non apparve ai miei occhi.
Inspirai
profondamente prima di scendere dall’ auto e girare le chiavi
nella
toppa; socchiusi chi occhi, spalancai la porta vedendo la piccola
figura d Louis seduto sulla poltrona.
Solo
ora mi accorsi quanto era piccolo, minuto, distrutto, e come sempre
bellissimo.
Entrai
maledicendomi, sempre più convinto che dovevamo finirla.
~
Louis ~
Ero
seduto su quella poltrona ormai da troppo tempo, il campanello non
suonava e nessuna alla porta stava bussando.
Probabilmente
il riccio non sarebbe venuto, magari aveva cancellato il messaggio,
ignorandolo e baciando Lucas, che in fondo non amava.
Sorseggiai
un altro sorso di birra, respirando lentamente, quasi come se l'aria
facesse male, come se l'aria di quella casa piena di ricordi,
trafiggesse i polmoni.
Davvero
Harry mi stava ignorando?
Iniziai
a pensare che per quanto dure, le parole di Zayn fossero state vere e
realiste.
E
la porta alle mie spalle si aprì, senza che me ne accorgessi.
-Hai
poco tempo, quindi dimmi ciò che devi.-
Sobbalzai.
Mi voltai di scatto, lasciando cadere la bottiglia di birra che i
frantumò sul pavimento, rompendosi in mille pezzi.
-Harry!-
Restai immobile, mentre un lieve sorriso si stava trasferendo sul suo
volto.
Il
riccio passò oltre alla birra sul marmo per terra,
cercò di non
calpestare i cocci, e senza l'ombra di solarità si sedette
nella
poltrona di fronte a me.
-Io..Io
pensavo non saresti venuto.- Balbettai.
-Bene
invece sono qui, non ho molto tempo quindi...-
-Harry,
per favore non fare così.- Lo ripresi con la voce roca.
-Così
come?- Chiese quasi alterato.
-Non
esser così duro, per favore sorridimi.. mi manca il tuo
sorriso,
Harry.-
Lasciò
andare un sorrisetto smorzato, di quelli acidi, sarcastici, pieni di
rabbia.
-Beh,
allora non dovevi abbandonarlo il mio sorriso.-
Restai
zitto.
-Davvero
pensavi di tornare e risolvere tutto con uno stupido "Scusa",
Louis? Beh, ti credevo più intelligente.-
Mi
alzai di scatto. -Sapevo che venir qui sarebbe stato uno sbaglio.-
E
quando ormai il riccio era troppo vicino alla porta, trovai quella
forza per urlargli contro tutto ciò che tenevo silenzioso e
segreto
da circa tre mesi.
-Aspetta
Harry.-
Harold
si voltò, e così continuai a parlare. -Sapevo
sarebbe stato
difficile, ma so che mi ami, lo so Harry, quindi non negarlo, non sei
credibile.-
Il
riccio scosse la testa. -Beh Louis, proprio non mi conosci eh? Ma non
lo vedi, non lo vedi che per me sei solo un brutto ricordo?-
E
scoppiai: di rabbia, di delusione, di dolore troppo spesso represso.
-Certo, e dimmi anche che ami lui... come si chiama? Ah sì,
Lucas,
dimmi che ami Lucas.-
Restò
in silenzio. -Dimmelo, su Harry! Lo scorso pomeriggio è
venuto a
fare il supereroe mentre piangevi e tu neppure hai ricambiato
l'abbraccio, dimmi che ami lui, fallo Harry!-
E
ancora il riccio restò muto.
-Guardati
attorno: Il divano dove facevamo l'amore, i nostri premi, la nostra
casa... so che ti manca tutto questo.- Scoppiai.
E
per un secondo ci osservammo in silenzio, guardandoci negli occhi,
respirando lentamente.
-Sei
tu che hai deciso che tutto questo dovesse esser solo un ricordo,
adesso è troppo tardi Louis.-
Harry
si voltò e aprendo la porta uscì velocemente,
mentre mi accasciavo
a terra, tra i cocci della bottiglia di birra rotta, tra la
solitudine di quella casa, con le lacrime che bruciavano al contatto
con le guance, pensando che forse le parole di Zayn erano quell'aspra
e dolora verità che non avevo mai voluto affrontare.
~
Harry ~
La
testa mi scoppiava, il cuore batteva forte, il respiro era affannato,
le labbra facevano male da quanto erano state morse per soffocare le
lacrime.
Dovevo
mostrami forte davanti a lui.
Non
potevo far vedere che avevo bisogno di lui, lui non esisteva per
me.
E
mentre lo pensavo il mio cuore batteva forte al solo ricordo del suo
sorriso.
La
testa all’indietro, la macchina ancora parcheggiata accanto a
quella di Louis, il vialetto in cui entravamo mano nella mano davanti
agli occhi, mani che stringevano il vuoto intono a me, pugni stretti
sul volante.
Lacrime
che pungevano gli occhi, anello ancora nel dito medio.
Mascella
serrata, singhiozzi nell’aria, testa sul volante, mani a
torturami
gli occhi per non far cadere le lacrime.
Pensieri
al passato, al presente, al futuro.
Immagini
nella mia mente, ricordi, sogni, promesse fatte e poi distrutte, dal
tempo, dall’amore che fu negato.
Avevo
fatto la scelta giusta?
Negare
l’amore, fingermi forte, sorridere falsamente, mentire.
Lo
amavo, lo amavo con tutto me stesso, nonostante cercassi di
odiarlo.
E
con la mente che vagava, nei ricordi del passato, con gli occhi che
piangevano lacrime amare, con le mani che guidavano quella macchina
andando senza una meta, “Hai sbagliato tutto, ancora una
volta”
piansi e imprecai contro me stesso.
E
mentre sentivo spezzare anche l’ultimo filo che mi univa a
lui, con
la schiena rivolta a Londra, e le ruote in direzione Holmes Chapel,
con la luna sopra la mia testa, l’unica cosa che riuscivo a
pensare
era il suo splendido sorriso.
E
un bisbiglio lascia le mie labbra dettato solo dal cuore.
“Non
sarà mai troppo tardi”
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Siamo rimaste
molto contente delle recensioni dello scorso capitoli, e vorremmo che
continuaste a mandarcele, vorremmo che continuaste a scriverci
così
numerosi.
Grazie mille, Buon Natale e buone Feste a tutti!
-Ly.
Per
prima cosa vorrei ringraziarvi. Avete capito che per noi, anche solo
avere una piccola spinta, un vostro parere, è fondamentale.
Nello
scorso capitolo abbiamo avuto 6 recensioni e non sapete come eravamo
entusiaste. Però, we, non smettete, eh! lol.
Che
altro dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. L'ultima frase di
Harry fa pensare, non credete? "Non sarà mai troppo
tardi."
Secondo
voi cosa succederà nei prossimi?
Non
voglio annoiarvi, concludo facendovi un immenso, stragrande augurio
di Natale!
Grazie
ancora,
Baci,
Fra.
|
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Capitolo 8 *** Chapter 8 ***
CHAPTER
8
~ Louis ~
La finestra
fredda su cui appoggiare il viso era ormai rigata di lacrime calde,
un po’ appannata dal mio respiro ancora affannato, occhi
persi nel
vuoto di quei finestrini oscurati di quella macchina così
familiare,
che aveva tanti ricordi.
Mani contro
il vetro freddo, respiro che appannava la vista, la macchina che si
allontanava, l’ultima occhiata per intravedere quella figura,
e si
vedeva solo una cesta di ricci, e poi erano lacrime, con le mani che
lasciavano impronte umidicce di condensa del respiro.
Guancia
contro il vetro, mani aperte come a non volerlo lasciare andare,
lacrime di tristezza, sorrisetto di ricordi.
E quando la
macchina nera girò l’angolo mi ritrovai seduto,
con le gambe
contro il petto e la schiena appoggiata al muro a rimpiangere il
passato.
Davvero avevo
pensato di risolvere tutto con un semplice “scusa”?
Lacrime
cariche di ricordi che riempivano questa casa.
E quando mi
distesi nel letto per prendere sonno, dormii dalla sua parte,
ricordandomi il dolce calore del suo corpo accanto al mio, col suo
profumo che mi inebriava, col suo profumo di shampoo ancora su quel
cusino che invadeva le mie narici.
Fu una notte
senza incubi.
***
Ero sdraiato
sul pavimento in marmo di quella casa, solo come può
sentirsi un
bambino senza sua madre.
Quella casa
non mi era mai apparsa più vuota, più insensata
di esistere. Perchè
non c'era fottuta ragione a rimare lì, senza di lui, quella
era la
nostra dimora, il nostro passato.
Le lacrime
rigavano silenziosamente le guancie, mentre il petto si muoveva a
ritmo con i singhiozzi, mentre il nodo alla gola non permetteva un
respiro regolare.
Cosa ne
sarebbe stato di me, del mio cuore spezzato, delle mie lacrime
incessabili? Quale sarebbe stato il mio futuro?
Dove cazzo
potevo andare a finire?
Riuscii ad
alzarmi in piedi, quasi perdendo stabilità, ormai le gambe
si erano
rilassate, ero seduto contro il muro da ore, senza smettere di
pensare, piangere, imprecare contro di me per ogni errore fatto, per
ogni "Scusa" tralasciato in passato.
Non avevo
nessuno in quella Londra, non c'era più la mia vita, non
c'era più
il riccio che silenziosamente se ne andò, a bordo del suo
ranger,
verso una nuova vita.
Non potevo
chiamare Zayn, mi odiava quel ragazzo per tutto ciò che
avevo
causato alla band, per averli abbandonati, per aver fatto soffrire
Harry.
Non potevo
chiedere aiuto a Niall, soffriva forse più di me in quella
tensione,
in quel clima di ghiaccio e non avrebbe avuto la forza mentale per
abbracciarmi senza scoppiare.
Telefonai a
Liam, quel ragazzo dolce, maturo, sempre pronto a tendermi una mano,
a rialzarmi dopo la caduta.
Bussai alla sua porta, con gli occhi gonfi,
arrossati, i capelli in
disordine, l'aria stravolta.
-Louis!-
Affermò quasi shockato, in modo preoccupante, protettivo.
-C'è Zayn?-
Domandai ansioso, perchè in tal caso non mi sarei fermato,
l'ultima
cosa che avrei voluto sentire in quel momento era un "Per
fortuna Harry non ci è ricaduto."
Scosse la
testa, socchiudendo gli occhi, quasi sofferente al pensiero che tra i
suoi migliori amici stesse regnando la rabbia più amara.
Mi sedetti
con calma nella poltrona, mentre Liam si preoccupò di
portarmi una
tazza di thè caldo, farmi tranquillizzare, concedermi la sua
tipica
serenità.
-Cos'è
successo Lou?-
La sua voce
ferma, il suo tono pacato, la domanda da un milione di sterline. Cosa
era successo? Semplice, c'era stata la fine.
-Pensavo,
pensavo che venir qua a Londra sarebbe stata la svolta.- Il mio
sguardo basso, dentro il thè nella tazza tra le mie mani, la
voce
roca, bassa, desolata.
-Dov'è
Harry?- Liam capì, che dietro quei miei fottuti occhi
azzurri,
appena freschi di lacrime e dolore c'era il riccio, era solo lui la
motivazione.
-Mi ha dato
il suo "No", mi ha respinto, è tornato dal suo Lucas e mi
ha lasciato lì, solo...-
Raccontare a
voce alta ciò che ti ha distrutto, è sempre
qualcosa di difficile e
sofferente, iniziai a piangere, in modo quasi naturale, senza fermare
le mie parole, continuavo a parlare mentre calde lacrime bucavano il
mio volto, nel silenzio più sinistro.
-Dio Louis,
mi dispiace.- Non poteva dir niente Liam, si alzò, mi
strinse forte
tra le sue braccia, poggiai la testa sul suo petto, bagnando la sua
T-shirt di quella fottutissima acqua salata, al sapore di odio, di
dolore, di disperazione.
Mi staccai
lentamente dai muscoli del mio amico, quella situazione, quell'addio
ancora non proclamato, stava solo peggiorando le cose, e non di poco.
-Liam,
domattina parto, torno a New York.-
Pochi giri di
parole, poche frasi senza senso. Il castano sgranò gli
occhi,
allontanandosi da me, quasi allibito.
-Non puoi
commettere lo stes..-
Lo
interruppi. -Liam? Non ha senso restare qua, Harry mi ha detto
chiaramente che le nostre strade si separeranno, quindi è
meglio se
adesso mi concedo alla musica, e basta.-
Liam scosse
la testa, consapevole che stessi sbagliando, forse. -E ad Eleanor,
no?-
Già, lei.
Annuì, per
niente convinto, quasi scocciato.
-Anzi, Liam..
adesso torno a casa, ho il volo alle 11.30 e sai.. devo riposarmi.-
Mi asciugai
il volto, passandomi l'indice destro sotto gli occhi ancora in
lacrime, abbracciai velocemente Payne, sussurrandogli un "Grazie
comunque" all'orecchio, uscendo di casa.
Un altro
addio, il secondo nel giro di pochi mesi.
Mi buttai sul
letto, con la testa che sarebbe scoppiata da un momento all'altro.
Presi
l'iphone nella mano destra, vagai per la rubrica in cerca del suo
contatto, perchè beh, no, non mi ricordavo il suo numero.
"El, il
contratto è stato firmato. Domattina alle 11.30 ho il volo
per New
york."
Il contratto,
un contratto inventato per raccontare alla mia finta ragazza di
viaggio a Londra non previsto, per dichiararmi al ragazzo che amavo.
Quella era la
mia vita: un insieme di menzogne.
~ Harry ~
Lucas mi
osservò negli occhi, occhi falsi, che nascondevano un prato
verde di
odiose frasi non dette, rivelazioni non fatte.
Il biondo era
appena tornato dalla sua corsetta pomeridiana, inizialmente voleva
esser perfetto, adesso voleva esser muscoloso e perfetto per me.
Mi baciò,
mentre ero seduto sul divano, con la testa fra le mani, gli occhi
gonfi di dolore.
-Ehy piccolo,
cos'è successo?- Chiese preoccupato, accarezzandomi una
guancia,
sedendosi di fronte a me.
Piccolo.
Piccolo, così come mi chiamava sempre Lou, odiavo quando
Lucas mi
chiamava in quel modo, si affacciavano alla mente troppi ricordi.
-Niente è
che..- Non sapevo se dirglielo, non sapevo se continuare a mentire,
ancora.
-Che hai
visto Louis, giusto?- I suoi occhi azzurri, si scontrarono con i
miei, sembravano esser consapevoli, di ogni santissima bugia.
Annuì, con
un cenno quasi impercettibile, socchiudendo gli occhi, dolorante.
Lucas si
alzò, iniziando a camminare vanti e indietro, con una mano
tra i
capelli, quasi scocciato. Sospirò lentamente, e fermatosi
iniziò il
suo discorso.
-Lo ami
ancora, non è così Harry?-
La domanda a
cui non volevo rispondere, a cui non trovavo risposta, un quesito
semplice, veloce, freddo.
Restai in
silenzio, odiavo quei momenti in cui il mio cuore continuava a
ripetermi di urlare al mondo, quanto ancora Louis per me, fosse
fondamentale.
-Io..io..-
provai a balbettare, quasi impaurito.
-Tu lo ami
ancora Harry.-
Forse era un
affermazione a cui doveva trovar risposta, e il mio silenzio
confermò
ogni singola parola.
-Ti amo
Harry, e sono sicuro che forse hai provato qualcosa per me, forse mi
hai amato anche tu, ma ho sempre capito, dal primo momento in cui ci
siamo baciati, in cui abbiamo fatto l'amore su quel letto, che mai, mai
saresti stato capace di amarmi come ancora
oggi stai facendo con Louis.-
Scese una
lacrima sulla mia guancia destra, quelle parole mi stavano uccidendo,
il sorriso di quel ragazzo non meritava le mie bugie.
-Ma io.. io
ti ho..- I singhiozzi quasi impedivano di proferir parola, l'aria
veniva a mancare sempre più, secondo per secondo, parola per
parola.
-Sì lo so
Harry..- Si avvicinò a me, piegandosi sulle ginocchia,
accarezzando
il mio volto, catturando le mie lacrime. -So che mi hai amato, ma
devi esser felice.-
Mi sorrise,
quel suo perfetto sorriso che avevo solo fatto sentire, avrei voluto
morire. Lucas era un ragazzo perfetto, troppo per un coglione come
me.
-Non lasciare
che l'orgoglio ti impedisca ancora di sorridere al ragazzo che ami
Harry, non commettere questo errore.-
Mi baciò, il
suo ultimo bacio passionale, mentre la sua fronte sudata incontrava
la mia, mentre quel suo sorrisetto tranquillo e pacifico accoglieva
le mie lacrime.
-Sta'
tranquillo Harry, andrà tutto bene.-
Ultimo
sorriso, ultimo bacio a stampo, accarezzò il mio viso,
salì le
scale, e circa trenta minuti più tardi scese in salotto per
salutarmi, definitivamente.
-Ricordati
Harry, che se avrai bisogno, io ci sarò- Passò un
pollice sul mio
occhio destro per asciugarlo, chinai la testa intimorito, dopo aver
sentito sbattere la porta.
Adesso
dipendeva tutto da me, soltanto da me.
~ Louis ~
Mi svegliai
presto, per farmi una doccia, riunire quei pochi indumenti che avevo
portato e prepararmi per andare in areoporto.
Quella casa
aveva assaporato i nostri baci, aveva goduto dei nostri corpi nudi ed
eccitati che si scontravano, ci aveva visto piangere e ridere fino a
farci venire il mal di pancia, era stato il nostro passato.
Annusai,
respirando a fondo, l'odore ancora fresco di Harry sul suo cuscino,
inondò i miei polmoni, disintegrò il mio cuore.
Scendendo in
salotto spensi le luci della cucina, del corridoio, spensi le luci
che illuminavano la nostra vita insieme, la nostra vita fatta di baci
rubati e nascosti.
Ed uscii, in
direzione di un futuro che non si prospettava per niente felice.
Le ruote
sfrecciavano sull'asfalto londinese, il sole illuminava una giornata
comunque fredda.
Le mani sul
volante, gli occhi sulla strada, gli occhiali a coprire il gonfiore,
il rossore, le lacrime che scendevano incessanti anche durante la
guida.
Stava finendo
tutto, stavo dando il mio "addio" definitivo, non sarei
tornato, non c'era ragione di tornare.
Pensavo
sarebbe stata la svolta, sapevo sarebbe stato difficile, ma il mio
cuore si autoconvinceva di poter riabbracciare il mio riccio, ne ero
convinto.
Eppure ho
sbagliato, ancora e ancora.
Ci sarebbe
stata New York, un contratto discografico, forse l'ultimo, ci sarebbe
stata lei, Eleanor: una casa insieme, una vita insieme, forse un
matrimonio.
Ci sarebbero
state bugie, lacrime, notti insonni a pensare a quegli occhi verdi, a
masturbarsi pensando a lui.
Ci sarebbe
stata una vita falsa, piena di menzogne, la mia vita.
Era solo
questione di abitudine, in fondo ero una persona che si adattava
facilmente no?
Parcheggiai
la mia auto, afferrai la mia valigia.
Heathrow
Airport.
~ Harry ~
“Liam”
Suoneria a tutto volume, nome che lampeggiava sullo schermo.
-Liam?- Dissi
alzando premendo il tasto verde guidando tranquillamente con una sola
mano.
-Harry devi
venire a Londra.- La voce preoccupata di Liam lo colse di sorpresa
-Sto
arrivando, sono partito da poco, devo dirgli che lo amo.-
-Harry, alle
11.30 parte il suo aereo per New York.- Rispose.
L’orologio
indicava le 10.15 di una mattina soleggiata.
I campi verdi
e coltivati del Cheshire inondavano il paesaggio, così
monotono.
Mancava
troppo a Londra.
-Sto
arrivando, Liam.- Confermai ancora una volta prima di gettare il
cellulare sul sedile del passeggero e premere l’acceleratore
il più
possibile.
Col cuore in
gola, l’orologio sul polso che andava troppo veloce, il piede
che
schiacciava con forza l’acceleratore, la città che
si avvicinava
troppo lentamente, la distanza che non diminuiva, un sorriso sul
volto un po’ impaurito, ma convinto, convinto di quello che
stavo
facendo, sulla mia Range Rover nera che sfrecciava
sull’autostrada.
Il cuore che
batteva troppo forte nel petto, lo stomaco che si contorceva, il
tremolio nelle mani, il luccichio negli occhi alla scritta
“Heathrow”.
E l’orologio
non mentiva, le undici e quaranta e una lacrima sul volto
.“Fa
che non sia troppo tardi”
Deglutii e
parcheggiai la macchina velocemente e mi lanciai di corsa cercando di
scansare persone che venivano contro di me. “Ti
prego”
Proprio ora,
che entrambi avevamo capito che provare a non amarci era impossibile.
Proprio ora
che avevamo scoperto che vivere senza l’altro era impossibile.
Ora che
entrambi avevamo messo da parte l’orgoglio, e non era
possibile che
il destino fosse contro di noi.
Lacrime,
vista appannata, dolore allo stomaco, al cuore, alla testa.
Dolore che
uccide, dolore che sfinisce, dolore di sconfitta, dolore della fine.
Lacrime di
amore, che cadono ancora una volta sul freddo pavimento
dell’aeroporto.
E c’è
gente che piange, che abbraccia l’amato, che lo bacia, e poi
lo
vede partire per andare chissà dove.
Ma i miei
occhi vagano fra la folla, ancora pieni di lacrime, con la gola che
brucia perché vorrebbe urlare di dolore, e le mani sono nei
capelli.
Troppe
lacrime sono state versate in questo luogo, c’è
bisogno di un
sorriso.
E la madre
che abbraccia il figlio, la ragazza bacia il suo ragazzo appena sceso
dall’aereo, occhi blu che però non si vedevano
ancora.
Il cuore
batte ancora troppo forte.
Il respiro è
ancora affannato.
Sembrava
tutto troppo bello, ed era come segnare all’ultimo minuto,
era
l’ultimo tentativo, era l’ultima
possibilità, ed era fallita.
Era l’addio.
-Ragazzo stai
bene?- Una signora mi sorrise, e annuii scoppiando in lacrime
un’altra volta.
-Forse è
meglio se vai a sciacquarti il viso.- Mi sorrise comprensiva,
mettendomi una mano su una spalla.
Testa contro
il muro freddo, ricci scombussolati, lacrime sulle guance, negli
occhi, male al cuore.
Mani nel
capelli, labbra rosse dai morsi, dai denti che crudeli le stringevano
per provare a compensare il dolore che provavo dentro.
Bagno sporco
e puzzolente intorno, sapore salato e amaro di lacrime nella mia
bocca.
-Ciao, Hei
ragazzo stai bene?-
Voce, voce
calda, acuta, poco mascolina, dolce, sicura.
Occhi, occhi
blu, da prima tristi poi stupiti.
Bocca, bocca
fine, rosea, sorridente.
Mani, lungo i
fianchi, poi davanti alle labbra.
-Harry..- E’
un bisbiglio, udibile e crollai in un pianto isterico abbracciando
l’esile corpo di Louis.
E mi
aggrappavo alle sue spalle, alla sua maglietta, e la deformai un
po’,
macchiandola di lacrime.
E
singhiozzavo, le spalle si muovevano ritmicamente mentre non riuscivo
a staccarmi da quel corpo.
-Scusa..-
bisbigliò, ancora in quel bagno poco affollato e sporco di
quell’aeroporto
-Non te ne
andare.-
-Sono qui,
non me ne vado.- Dita che stringono quel pezzo si stoffa, corpi
l’uno
unito all’altro.
Bisbigli,
brividi e singhiozzi.
-Promettimi
che non mi lascerai più.- Dissi ancora.
-Non sarai più
solo.- Ripeté lui sicuro.
Sentire
ancora il calore del suo corpo unito al mio, il suo tocco sulla
schiena, con le mani ad accarezzarmi le spalle.
Mi staccai un
attimo lui mise la fronte contro la mia.
I nostri
sguardi erano fusi insieme, l’azzurro dei suoi e il verde dei
miei
come il cielo e l’oceano che si uniscono
all’orizzonte.
Sorriso
contro sorriso, fronte contro fronte, in nasi uniti l’uno
all’altro.
Si guardò un
attimo intorno per vedere che non ci fosse nessuno e si
avvicinò
incerto al mio viso.
Mi asciugò
le lacrime con i pollici e le nostre labbra si sfiorarono.
Brividi lungo
il corpo, la schiena, lo stomaco in subbuglio, lacrime che
affioravano agli occhi, questa volta di gioia.
Mi avvicinai
nuovamente a lui baciandolo dolcemente, poi lui mi leccò il
labbro
inferiore facendomi schiudere le labbra.
Lingue che
giocano, dopo tre mesi, cuore che scoppia, farfalle nello stomaco,
mani che tremano, ancora incerte, sfiorano le spalle e i capelli, nasi
che si sfiorano.
Sorrisi a
fior di labbra, battiti del cuore.
Ci
sorridemmo, l’uno all’altro, con gli occhi
brillanti di gioia, il
sorriso di vittoria, il sorriso di pace, il sorriso di amore.
Le nostre
mani si incrociarono perfettamente, e strinte le une nelle altre ci
fissammo ancora negli occhi.
-Ti amo.-
Sussurrò Louis.
L’azzurro
nel verde, gli sorrisi leggermente.
Non risposi,
mentre il cuore mi urlava di dirgli che anche io lo amavo, la mente
mi suggeriva di non amare nuovamente per non soffrire, ma forse non
avevo mai smesso di amarlo.
Strinsi le
mani, le fissai.
Non c’era
cosa più bella di noi.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Spero
che l"'addio" di Lucas vi abbia fatto felici, volevate il Larry, eccovi
il Larry.
Molte persone hanno trovato Lucas come personaggio negativo, io invece
lo trovo molto positivo, alla fine lui ama Harreh con tutto il cuore e
come vediamo farà di tutto per renderlo felice.
Lo troveremo ancora nella storia, ma non preoccupatevi, solo qualche
accenno ;)
Sono felice delle recensioni che ci avete lasciato, sappiamo che
essendo stato Natale magari non avete avuto il tempo di recensire.
A questo capitolo invece tengo molto e mi piacerebbe leggere qualche
recensione.
Grazie a tutti colore che seguono, leggono, recensiscono la storia.
-Ly.
Eccoci
qua, all'ottavo capitolo, spero vi sia piciuto, davvero. Vorrei
ringraziare coloro che hanno recensito tutti quelli precedenti e
coloro che continuano a seguire la ff. Stiamo entrando nel vivo della
storia, speriamo davvero che continui ad appossionarvi come ci avete
mostrato dall'inizio.
Ci
sentiamo martedì bellezze,
Baci,
Fra.
|
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Capitolo 9 *** Chapter 10 ***
CHAPTER 10
~ Harry ~
Con la testa fra le mani e le lacrime che lambivano gli occhi lucidi
preferii non rientrare a casa la sera per paura di vedere Louis ed
Eleanor amarsi.
Non volevo vederla insieme a Louis, avevo paura di notare sul volto
dell’amante quel sorriso che aveva sempre dedicato a me.
Avevo paura che me lo portasse via per sempre, ci era riuscita per tre
mesi, poteva farlo ancora.
Inoltre sapevo che stare in quella casa enorme, in quella stanza che
non usavamo mai perché dormivamo sempre in camera di Louis,
magari sentendo gli stessi sussurri che a volte Louis dedicava a me,
sentire il rumore dei loro baci, vedere il suo sorriso mi avrebbe fatto
troppo male al cuore.
La cosa di cui avevo più paura era che imparasse ad amare
Eleanor, e ogni volta che vedevo una traccia di sorriso sincero sul
volto del più grande dai tratti così delicati
potevo sentire una morsa allo stomaco, e la paura di perderlo diventava
ogni giorno più grande.
Così, con le labbra che ancora sapevano di alcool, gli occhi
stanchi e arrossati, e Nick alla guida della mia auto mi feci condurre
a casa di Zayn che venne ad aprire in boxer con gli occhi troppo rossi
per essere sufficientemente lucido, il fiato che sapeva di una
sigaretta evidentemente appena fumata.
-Nick?- Chiese sbalordito. –Harry?- Continuò
notando anche i suoi capelli ricci.
-E’ ubriaco, non potevo portarlo a casa.- Rispose mentre io
abbracciavo stinto il moro.
-Louis?- Sussurrò il moro cerando di non farmi capire il suo
nome.
-E’ con lei.-
La mente ubriaca di alcool e di pensieri, ruotava intorno a quelle tre
parole bisbigliate da Nick.
E anche con la mente poco lucida qualche lacrima mi
attraversò il volto mentre vidi l’espressione di
rabbia di Zayn attraversare velocemente la sua faccia per poi
ricomporsi subito ed avvicinarsi a me che avevo il viso già
rigato di lacrime.
-Grazie Nick, mi prenderò io cura di lui.-
Sussurrò il mulatto facendo in modo di fissarmi negli occhi
verdi.
Nick fece un cenno di saluto e uscì di casa mentre io mi
abbandonavo ad un pianto quasi isterico con le ginocchia ormai contro
il pavimento freddo.
-Harry? Harry? Harry?- Mi sussurrava Zayn in un orecchio stringendosi a
me. –Calmati piccolo…- Mi baciò la
tempia accarezzando la mia schiena ancora scossa da singhiozzi.
-Aveva detto che non mi avrebbe più lasciato solo,
eppure…- La mia voce si incrinò e mi morsi un
po’ il labbro inferiore per soffocare un singhiozzo
–Ora è con lei.-
***
Aprii un poco gli occhi e subito la luce me li fece richiudere, il mal
di testa mi fece sdraiare nuovamente con un gemito.
-Harry?- Mi sentii chiamare.
-Louis, portami una pasticca per il mal di testa.- Mugolai tenendomi la
testa fra le mani dolorante.
-Hazza?- Chiese una voce roca. –Sono Zayn.-
Continuò.
Spalancai gli occhi mentre alzavo dal suo divano scostandomi le coperte.
Una fitta alla testa non mi distolse dal mio intento e cominciai a
rimettermi la maglia abbandonata sulla poltrona lì vicino.
Con Zayn dietro aprii la porta di casa del mulatto correndo verso la
nostra casa che si trovava nello stesso complesso.
Bussai furiosamente e quando Louis venne ad aprirmi lo spinsi contro il
muro e entrai nella nostra camera.
La nostra camera sapeva di lei, il mio cuscino era impregnato del suo
odore, dell’odore di quella donna, quello dolce e fruttato,
con le nostre lenzuola che sapevano di loro due, un po’
stropicciate.
-Harry?- Disse Louis toccandomi una spalla.
Con quella mano aveva toccato il suo corpo nudo, solo al pensiero ero
disgustato.
Come poteva riuscire a fare il doppio gioco così bene?
Mi voltai verso di lui e lo spinsi contro il muro bloccandolo per le
spalle e gli soffiai sulle labbra.
-Dov’è lei?-
Lo sentii tremare un po’ prima che lui mi rispondesse con una
voce flebile: -E’ a fare un servizio fotografico, torna fra
due ore e andiamo a Doncaster.-
-Ci hai trombato! Mi hai lasciato solo! Ci hai trombato!- Urlai
tirandogli un pungo sul petto e facendogli sbattere piano la testa
contro il muro dietro di lui.
-Scusa.- Era un sussurro flebile, ma la rabbia usci tutta contro di lui.
-Basta scuse, basta, non ce la faccio più, o me o lei,
scegli!- Continuai ad urlare contro di lui.
Ormai stavamo piangendo entrambi e mi spinsi vero le labbra di Louis
baciandolo rabbioso. Louis teneva la bocca serrata ma quando gli morsi
il labbro inferiore la aprì ricambiando quel bacio.
Denti contro denti, labbra contro labbra, bocche aperte lingue che si
cercano, mani che si spogliano.
Gli lasciai tanti segni violacei sul collo e il petto difficili da
spiegare ad Eleanor. “Sei mio, sei solo mio”
soffiai sul suo collo umido e rosso di baci.
Gli tolsi i pantaloni e lo feci voltare contro il muro, mi abbassai i
boxer e gli morsi una spalla.
-Mi fai male, Harry.- Tremò Louis.
-Come se tu non ne avessi mai fatto a me - ribattei sprezzante.
Entrai in lui con due dita e lui gemette di dolore, velocemente le
sostituii col mio membro facendolo urlare di dolore e spingendomi in
lui fino in profondità.
Le lacrime caddero dai suoi occhi ma continuai a spingere dentro di
lui, cercando di farlo soffrire almeno quanto avevo sofferto io.
Lui venne e poco dopo, con una spinta più profonda delle
altre venni anche io accasciandomi fra le nostre lacrime e il nostro
sudore.
Lo abbracciai chiedendogli scusa fra le lacrime e lui mi strinse
baciandomi la nuca e sussurrandomi che mi amava.
~ Louis ~
Ancora mi domandavo cosa mi avesse spinto ad accettare l'invito di mia
madre.
Eleanor la chiamò non appena sbarcò a Londra,
ovviamente lei non poteva non chiederci se avremmo pranzato nella mia
vecchia casa: amava vederci insieme, anche se non riconosceva quel velo
malinconico che ricopriva i miei occhi, non si accorgeva di niente lei,
che aveva sperato nel mio amore perfetto per un'intera vita.
Peccato che in quella relazione non c'era niente che potesse
minimamente sfiorare i limiti della perfezione.
L'asfalto bruciava sotto i pneumatici, il sole illuminava fioco la
strada, il vento scostava i capelli.
Guidavo con gli occhi fissi sulla strada, tristi dietro la lente dei
miei Ray-Ban. Affianco a me lei osservava il paesaggio monotono dal
finestrino, un silenzio quasi imbarazzante.
Per quanto strano, quel viaggio Londra-Doncaster non faceva altro che
regalarmi mille ricordi, flash-back a volte dolorosi.
Alla mente affioravano i momenti della prima volta in cui portai Harry
a casa mia. Tutti i sorrisi, le battute, i contatti involontari,
perfettamente spontanei.
Il finestrino abbassato, con il vento che gli spostava i ricci e allora
lui, prontamente, si sistemava il ciuffo quasi irritato; lo stereo
acceso, con la musica a palla, le nostri voci che si lasciavano libere
e a volte stonavano e ci guardavamo un po' imbarazzati
perchè se ci avesse sentito Simon avrebbe rimpianto tutto
ciò che aveva fatto per noi.
Eravano due ragazzi semplici all'interno di un auto, non ci fu un
secondo di silenzio, non ci fu l'ombra di un discorso serio.
Ed adesso c'era lei in quello stesso sedile, con lo sguardo assente, il
volto esageratamente truccato.
Per quanto ancora avrei dovuto mentire?
Arrivammo a Doncaster: stavo per rivedere mia madre dopo tre mesi, e
l'idea che ci fosse anche Eleanor rendeva tutto peggiore.
-Non abbiamo portato niente per tua madre.- Disse lei, con tono quasi
dispiaciuto.
-Tranquilla, ti amerà ugualmente.- Risposi acido: mia madre
aveva sognato di vedermi affianco ad una ragazza per anni, non si
poneva molti problemi.
Eleanor sorrise, pensando che quella potesse essere una frase dolce,
come per dire che la sua presenza potesse convincere tutti; l'unica
convinzione che però riuscisse a darmi, era quella che
confermava quanto io amassi Harry.
Parcheggiai l'auto nel piccolo parcheggio di fronte casa, mia madre
aprì entusiasta, cercando di corrermi incontro: il suo
sorriso avrebbe saputo illuminare le tenebre.
Non riuscii a parlare, mi limitai ad abbracciarla forte, godendomi il
suo profumo, lo stesso con cui mi addormentavo nel suo letto da piccolo.
-Mi sei mancata.- Le sussurrai all'orecchio sinistro. Commossa mi
strinse più forte a se, rendendosi conto di quanto il suo
bambino fosse cresciuto.
Ci staccammo, salutai le mie sorelle mentre mia madre si preoccupava di
baciare Eleanor, farle i complimenti per la sua forma perfetta.
***
Come ogni volta la tavola era imbandita di ogni bontà che
mia madre aveva accuratamente cucinato per deliziare il mio palato.
Eleanor sedeva accanto a me, con quel sorrisetto falso.. tanto per
ricordare alla mia famiglia quanto ci amassimo.
Sapevo che accettare l'invito a pranzo significava dover assorbire il
terzo grado più sconveniente della storia, ma era pur sempre
mia madre.
-Vi vedo felici..- sorrise lei.
E beh, a quel punto mi venne in mente il mio professore di recitazione
del liceo, sarebbe stato orgoglioso di me!
Altri odiosi ricordi: disse la stessa frase quando accanto a me Harry
si abbuffava del dessert buonissimo che ci aveva preparato.
Quel giorno ridemmo fino a farci venire il mal di pancia, mia madre
sorrideva con ogni centimetro di pelle, amava quel riccio.. ormai lo
considerava persona di famiglia.
Ma adesso il contesto era diverso, estremamente tenebroso e falso.
-Sì, lo siamo.- Affermò Eleanor guardandomi, non
mi voltai, avrebbe letto troppa falsità nei miei occhi.
-Quando pensate di tornare a New-York?- Domandò Lottie, che
ancora sperava di svegliarsi e darmi il buon giorno nel letto affianco
al suo.
Sospirai, quella domanda faceva estremamente male.. avrei voluto urlare
tutto il mio dissenso lì, in quella sedia: davanti alla mia
famiglia.
Eleanor si voltò, questa volta affondai nei suoi occhi:
nessuna emozione.
-Presto.- Risposi freddo, continuando a mangiare, con lo sguardo
puntato nel piatto.
Eleanor notò che beh, forse c'era qualcosa che non andava,
così per non deludere mia madre, iniziò con il
suo entusiasmo.
-Abbiamo molti progetti, io a New-York devo finire alcuni lavori..
pagano bene, così potremmo tranquillamente andare anche in
vacanza. Lou potrebbe iniziare con qualche singolo.. e poi..- Eleanor
si voltò ancora verso di me, il mio sguardo puntava il
sorriso delle mie sorelline. -Poi abbiamo la nostra casa.-
Continuò lei con il suo sorriso più esteso.
Mia madre si illuminò di una luce quasi accecante. Il mio
cuore fu disintegrato in mille pezzi.
Ogni suo progetto per il futuro distruggeva il mio presente con Harry.
Mi restava solo da fare una cosa: dire tutto, a tutti.
-E quando regalerete dei nipotini a questa povera signora?-
Domandò mia madre, bloccandomi il respiro. -Insomma.. avete
intenzione di sposarvi, no?-
Gli occhi puntati su di me, il loro sorriso lieve che guardava il mio
disagio.
"Dille tutto, fallo Louis" continuavo a ripetermi nella mia testa.
Eleanor si voltò, cercando nel mio sguardo la risposta che
attendeva da molto.
-Sì, certo... è ovvio che ci sposeremo.- Risposi
guardando il volto di mia madre illuminarsi di gioia, mentre trattenevo
a fatica troppe lacrime
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Più rileggo questa storia, più credo che alla
fine siamo state davvero stronze.
Cosa succederà secondo voi?
Ci potrà essere un futuro per Harry e Louis? Oppure
dovrà assistere alla loro finta felicità?
Descrivere Harry così mi fa un male cane, e spero di aver
destritto abbastanza bene la scena in cui... arrabbiati lo fanno,
dovevo scriverla, il piccolo Harry deve pur vendicarsi..
Suu, abbiamo bisogno di motivazione per continuare a pubblicare
puntinali, fateci vedere che ci siete.
Vi volevo anche ringraziare, ognino di voi.
-Ly.
Capitolo molto, molto pesante, non trovate? Credetemi, per noi
è stato difficilissimo scriverlo e soprattutto rileggere
quanta malinconia avevamo addosso, lol.
Anyway, spero vi sia piaciuto e spero anche che con questi 'colpi di
scena' possiate lasciarci qualche recensione in più. Siamo
comunque contentissime e ringraziamo tutte coloro che hanno inserito la
storia nelle seguite, ricordate e preferite e grazie anche a chi, fino
adesso, ha recensito.
Speriamo di non avervi deluso e mi raccomando, seguite la storia,
perchè le cose si fanno moooolto intriganti!
A martedì,
franceskik
|
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Capitolo 10 *** Chapter 9 ***
CHAPTER
9
~ Harry ~
Entrammo in
casa baciandoci dolcemente, abbandonammo le valige di Louis in un
angolo, e mano nella mano entrammo in camera da letto e cademmo
insieme, labbra contro labbra, petto contro petto sul nostro morbido
letto.
-Ma perché
non sei sul volo di New York?- Chiesi strusciando il naso contro il
suo collo baciandolo dolcemente con le labbra umide.
-Era in
ritardo, ritardava di un ora.- Sorrise baciandomi la tempia
passandomi le braccia muscolose sulla schiena e stringendomi a
sé.
-Non è
buffo?- Chiesi, appoggiando la mia fronte sulla sua.
Sfiorò le
mie labbra con le sue facendo toccare i nostri nasi.
-Cosa?-
Chiese Louis sorridendomi dolcemente.
-E’ tutto
così strano, è successo tutto per
caso…- bisbigliai.
Era nato così
per caso, con un “ciao” sussurrato in un bagno
sporco, una
stretta di mani un po’ sudate ed era stata tutta opera del
destino
se eravamo stati messi nella stessa band, se ci eravamo incontrati in
quel bagno, se avevamo deciso di amarci, se avevamo capito di non
poter far a meno l’uno dell’altro, ci eravamo
persi, e ci siamo
ritrovati, grazie al destino, che evidentemente ci vuole bene.
-Ho sbagliato
tutto, ho sempre sbagliato tutto.- Sussurrò contro la pelle
del mio
collo. –Ma sono qui per rimediare, perdonami.-
-Ti avevo già
perdonato appena hai sbattuto la porta di camera nostra tre mesi fa.-
Una lacrima
rigò il volto di Louis che fu raccolta fra le mie labbra.
“Ti amo
Louis.” Sussurrato a fior di labbra prima di posare ancora
una
volta le labbra sulle sue.
Le mani
accarezzarono dolcemente il mio corpo alzando un po’ la
maglietta,
sfiorandomi la pelle candida dei miei fianchi muscolosi con le dita
fredde.
Sussultai un
po’ prima di passare una mano nei capelli di Louis e
baciargli le
guance.
-Sei
bellissimo..- Sussurrai roco con le labbra sul lobo
dell’orecchio,
con le ginocchia appoggiate ai lati del suo busto per non gravargli
troppo.
Mi sfilò la
maglia e lo agevolai alzando le mani, sorridendogli sfilai la maglia
anche a lui.
Cominciai a
baciargli il collo e la clavicola salendo a baciargli le labbra di
tanto in tanto, poi mordicchiai un po’ i capezzoli facendo
uscire
un gemito dalle sue labbra.
Lo guardai
sorridendo e gli stampai un dolce bacio sulle labbra, tornando poi a
dedicarmi alla sua pancetta, slacciandogli i pantaloni con le mani e
sfilandoglieli. Mordicchiai un po’ pelle sotto
l’ombelico, per
poi baciare la sua erezione da sopra i boxer già tesi.
Ridacchiai
sfilandogli i boxer neri e cominciando a toccare il suo membro con
una mano, prima di avvicinarmi a lui con le labbra e baciargli la
punta già un po’ umida.
Leccai
l’intera erezione per poi prendere la punta in bocca e
cominciare a
ruotare la lingua. Le mani di Louis mi accarezzavano i capelli
dettando il ritmo e gli stringevano ogni volta che arrivavo a
sfiorare i peli pubici col naso.
Mi allontanai
da lui sorridendo appena sentii che era al limite del suo respiro
affannoso e dai gemiti che uscivano dalle sue labbra.
Lo baciai
teneramente sulle labbra e mi feci sfilare pantaloni e boxer, ora era
sui sopra di me, mi accarezzava gli addominali, mi leccò i
capezzoli, mi baciò il collo, mi mordicchiò la
pelle.
Con due dita
inumiditi dalla mia saliva cominciò a penetrarmi lentamente,
muovendo una mano sulla mia eccitazione per alleviare il fastidio,
dopo un po’ introdusse un terzo dito e quando mi lasciai
scappare
un grugnito soddisfatto, uscì da me.
Mi si sistemò
sopra e lentamente, baciandomi collo e labbra entrò in me,
con una
dolcezza estrema.
Gli morsi il
labbro inferiore per invitarlo a muoversi e lui mi
accontentò, le
spinte diventarono sempre più forti, e ora anche io mi
muovevo col
bacino, venni poco dopo di lui stringendo il lenzuolo fra le mani
macchiando i nostri petti.
Ci stringemmo
l’uno accanto all’altro, ancora macchiati del
nostro amore e
iniziammo a parlare cullandoci, beandoci del calore dei nostri corpi.
~ Louis ~
Gli occhi
rivolti al soffitto, la mente libera, il cuore pieno d'amore.
La sua testa
sopra il mio petto caldo, finalmente l'odore del suo shampoo era
tornato ad inondarmi i polmoni, finalmente lui era vicino a me.
Un silenzio
pieno di sospiri affannati, pieno di parole che sarebbero
superficiali in quel momento: Siamo noi, nudi, sul nostro letto, dopo
aver fatto l'amore, niente potrebbe esser più emozionante e
dolce,
più vero e perfetto.
Giocavo con i
suoi ricci, come una volta, accarezzandogli la fronte, lisciando
quella pelle morbida, profumata.
Non ricordavo
quanto quei momenti mi regalassero un sorriso, non ricordavo fosse
così bello sorridere spontaneamente, senza forzare le
emozioni. Era
da molto che non vivevo.
Vibrò il
cellulare sul comodino alla mia sinistra.
-Sarà John,
dovevamo metterci in contatto per un'intervista.- John era uno dei
manager che avevo assunto, una volta intrapresa la carriera da
solista.
Harry
sorrise, continuando a fantasticare, con gli occhi puntati al
soffitto, nudo: perfetto, splendido.
Allungai una
mano, per afferrare l'iphone e poter rispondere. Osservai lo schermo,
lo stomaco si contrasse, gli occhi si fecero grandi, preoccupati.
-Elanor!-
Risposi, fingendo un entusiasmo quasi impercettibile.
Harry si
voltò, con lo sguardo preoccupato, forse arrabbiato.
Iniziò a
baciarmi il collo, il mento, per arrivare ad interrompere la mia
conversazione, baciandomi il labbro inferiore.
Voleva
dimostrarmi di avermi in pugno, voleva far vedere che tra lui ed El,
fu il riccio ad uscirne vincitore.
Sgranai gli
occhi, quando iniziò a sussurrarmi parole dolci
all'orecchio, come
per incitarlo a smettere.
-Scusa El, ma
il contratto è saltato e quindi... quindi,
rimarrò ancora qua per
molto.-
Mentii,
mentii sotto il tono triste e deluso della mia fidanzata, sotto il
sapore dei baci di quel bastardo riccioluto.
-Ok, va
bene.-
Sussultai
alle parole della mora, arrivarono dritte, come un pugno allo
stomaco: facevano male, troppo male.
La salutai
col tono cupo, gli occhi tristi, seduto sul letto, con lo sguardo di
Harry adesso fattosi serio.
-Cos'è
successo?- Domandò preoccupato, afferrando la mia mano con
la sua.
- Ha deciso
di raggiungermi, qua: a Londra.-
La sua
stretta abbandonò la mia mano destra. Lasciò gli
occhi verdi fissi
nei miei. Erano preoccupati, doloranti, pieni di paura.
Paura che
tutto quello, potesse finire.
***
L'aria quasi
si era fatta irrespirabile, gli occhi erano fissi alla porta, nella
speranza che non si aprisse, che lei telefonasse per rimandare il
nostro incontro.
Ma il suono
del campanello echeggiò nella sala.
Brividi.
Sospirai profondamente, socchiudendo gli occhi, cercando di sfoggiare
un sorriso che potesse apparire sincero.
Aprii. Mi
saltò al collo, urlando "amore", baciando le mie labbra
vuote di passione, fredde ed acide.
Il suo odore
entrò dritto nel naso, arrivò al cuore, lo
distrusse.
Ricordava
troppi episodi, troppe notti passate insieme in cui ero costretto a
fingere, troppe lacrime nascoste.
La sua
presenza mi faceva male, ero quasi allergico ai suoi capelli lunghi,
ai suoi occhi inespressivi, al solo udire il suo nome: "Eleanor"
Le sue mani
si spostavano lungo il corpo, erano sapienti, ma poco emozionanti.
La sua voce
echeggiava nell'aria di quella stanza troppo intrisa di me e di
Harry. Gemeva al mio solo contatto con la sua pelle, rideva felice,
mi sussurrava "Ti amo".
Stavo facendo
sesso con una ragazza qualunque, dove il giorno prima avevo fatto
l'amore con la persona che amavo.
Mi sentivo
debole, odioso, mi sentivo sostanzialmente una merda.
Cercavo di
sfiorare il suo sguardo, non toccare le sue labbra, perchè
in fondo,
secondo me, un bacio è qualcosa di troppo intimo.
Mi limitavo a
muovere il bacino, a baciarle il collo, a sorridere quando urlava il
mio nome. Niente più.
Immaginavo il
volto, il sorriso, gli occhi verdi, le fossette di Harry, ma non
c'era lui lì con me, niente poteva esser più
doloroso.
Si sdraiò
sul mio petto, dopo aver raggiunto l'orgasmo urlando il mio nome,
accarezzandomi i capelli, inclinando la testa.
Era lì,
dalla parte del cuore, proprio dove amava stare Harry.
"Il
rumore del tuo battito accelerato, mi ricorda quanto sia importante
per te." Diceva il riccio, quando stavamo insieme, quando
appoggiava il suo orecchio sul mio petto.
Ma lo stesso
cuore, alla vista di quella ragazza sembrava fermarsi.
Ero costretto
in una bolla con lei: fatta di bugie, sguardi sfuggenti, lacrime
odiose, sorrisi rubati e dovuti.
Guardavo il
soffitto, sorridevo quando i ricordi della notte precedente
affioravano freschi nella mia mente.
-Ti amo Lou.-
Sospirò lei, coprendosi con il lenzuolo di seta.
Inspirai,
cercando di star tranquillo, di non andare nel pallone, di recitare
perfettamente: -Anche io.- Risposta fredda, acida, scadente, il
meglio che potessi fare.
-Non vedo
l'ora di tornare a New York, lavorare, nella nostra casa, come nei
film.- Sorrise lei. -Torneremo presto, vero?- Domandò
entusiasta.
Socchiusi gli
occhi.
Una lama al
cuore, l'aria che mancava, una lacrima trattenuta.
La domanda
che temevo, quella che speravo non venisse formulata.
-Sì.- Risposi, stringendo la mano in un pugno, le palpebre
socchiuse, con
l'immagine di Harry che andava sfuocandosi davanti gli occhi.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Partiamo col farvi gli auguri di Buon Anno, passate un felice anno
Larry.
Rigurado al capitolo spero vi sia piaciuto e spero possiate lasciarci
qualche vostro commento.
Le cose per Harry non sembrano poter andare nel vestro giusto, no? Voi
cosa ne pensate? E se Louis tornasse a New York?
Aspettiamo vostre recensioni, a venerdì. franceskik
Spero abbiate gradito la parte Lemon, ho cercato di non essere troppo
volgare, ma alla fine c'è il rating rosso.
Siamo contente delle recensioni che abbiamo avuto e speriamo di
continuare a riceverle.
Buon 2013 a tutti.
-Ly.
|
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Capitolo 11 *** Chapter 11 ***
CHAPTER
11
~ Harry ~
Entrai in
casa di Zayn, quasi senza chiedere il permesso e mi buttai sul suo
divano sospirando e torturandomi l’unghia del pollice fra i
denti.
-Cosa è
successo?- Sbuffò Zayn lanciandosi sulla poltrona
sfiorandomi una
mano per incitarmi a parlare.
Avevo le
lacrime agli occhi, e quei due smeraldi stavano fissando quegli
occhioni cioccolato dell’altro.
-Louis.-
Sussurrai con la voce che morì in gola e le lacrime che si
infrangevano sulla mia maglietta per nascondersi nella stoffa e farla
diventare di un colore più scuro.
-Ti sei fatto
fregare ancora una volta, non è così?- Zayn si
alzò dalla poltrona
e mettendosi una mano fra i capelli neri cominciò a
camminare avanti
e indietro per la stanza.
Mi morsi un
labbro e non feci altro che far uscire altre lacrime dai miei occhi.
-Ti sei fatto
fottere un’altra volta, mente bene vero? Ti ha guardato con
quegli
occhioni azzurri e dolci, magari ti ha sussurrato che ti ama.-
Continuò sprezzante.
-Zayn.- le
lacrime continuavano imperterrite dai miei occhi, che scendevano.
–Ti
prego.- Continuai sussurrando.
-Ti ha
sbattuto su quel letto, accarezzato con le sue mani, e sembrava
così
vero, invece era tutto una bugia.-
-Zayn,
Smettila! Smettila di dirmelo, lo so, ma lo amo, lo amo con tutto me
stesso, e anche se mi illudesse così tante volte, anche se
lo
dovessi avere solo così, per essere un passatempo ci starei,
perché
quei momenti con lui, quei pochi momenti con lui valgono molto di
più
di quelli passati a piangere.- sbottai tirando un pugno contro lo
schienale del divano.
-Continuerai
a soffrire se non deciderai di andare avanti e di reagire.-
sussurrò
afferrandomi per le spalle.
-Soffrirò.-
dissi sicuro.
-Allora io ci
sarò.-
E ci
abbracciamo, pelle lattea contro quella un po’ scura di Zayn,
io a
stringere le spalle dell’altro, ad abbracciarlo, era
l’unica
persona che era rimasta con me. Pensai a quanto lui fosse sempre
rimasto con me, quando avevo il sorriso sulla faccia e quando invece
c’era solo una espressione di dolore e gli occhi un
po’ rossi,
pensai a quanto ci volessimo bene, pensai a quanto oramai fossi solo.
Louis era con
Eleanor, Lucas era a Holmes Chapel, Liam e Niall non avrebbero mai
potuto capire.
Per quanto
sarebbe rimasto Zayn?
Avevo sempre
pensato di essere un ragazzo con tanti amici, tante persone di cui
potersi fidare, tante persone pronte ad aiutarmi.
Invece
pensandoci bene, mi ritrovavo solo, ad affrontare una vita troppo
dura, con la realtà che non era tutta rose e fiori e il
ragazzo che
amavo troppo lontano perfino per sentire il mio cuore che urlava a
gran voce il suo nome.
***
Mi strinsi
ancora di più a Zayn, affondando la testa fra i suo collo e
il suo
cuscino, visto che il mio era ancora bagnato di lacrime.
Osservai il
suo corpo filiforme, la sua faccia resa un po’ ruvida da quel
filo
di barba scura, i capelli scombussolati e la bocca leggermente
aperta, i suoi addominali che si intravedevano dalla maglietta bianca
e ci passai sopra una mano.
Baciai il suo
collo e cominciai a sbottonargli la maglietta del pigiama, per poi
calargli i pantaloni.
In quel
momento le mani possenti di Zayn mi presero forte le spalle e mi
scossero un po’.
-Fermo.-
Disse sicuro. –Sfogarti con me non porterà a
nulla.- Continuò.
-S-Scusa.-
Balbettai abbracciando Zayn e tirando sù col naso.
Lasciandomi
cullare dal battito del suo cuore sul suo petto muscoloso, pensando a
quegli occhi azzurri, che ora forse stavano guardando il suo corpo
nudo, pensai al suo petto, muscoloso e villoso, sul quale ora
c’era
appoggiata la sua testa, coi capelli troppo lunghi che gli facevano
il solletico.
Pensai anche
se, per caso, ci fosse un sorriso sul suo volto, come quando, dopo
l’orgasmo appena raggiunto mi fissava accarezzandomi i ricci
e
arrivai alla conclusione che forse stava ridendo. E senza
accorgermene avevo già bagnato la maglietta di Zayn di acqua
salata
e dolore.
~ Louis ~
Il cielo era
ricoperto da un lieve strato grigio, molto probabilmente Londra
sarebbe stata bagnata da una fredda pioggia, ancora.
Ero nudo,
leggermente coperto con il lenzuolo bianco, nello stesso letto in cui
mille volte avevo fatto l'amore con Harry.
Mi sentivo
spoglio: non solo perchè rabbrividivo un po' per il freddo,
ma mi
sentivo spoglio di vita, di sorrisi, di libertà.
Con ancora il
suo profumo nell'incavo del collo, l'ombra del suo rossetto sulla
guancia, i suoi occhi puntati addosso, li sentivo ancora vicini
nonostante non fossero presenti.
Sentivo il
suo sapore tra le labbra, i suoi baci che accarezzavano gli stessi
posti che solo lui aveva il permesso di adorare.
Mi sentivo
spoglio senza quei maledetti ricci che accarezzavano il mio corpo, ma
dovevo abituarmi.
A volte avrei
voluto contro il cielo: sono stato creato per nascondermi dietro una
maschera, fingere una determinazione e una forza che non sono tipiche
di me.
Anche io
crollavo di dolore quando sentivo la sua bocca sfiorare la mia pelle,
quando davanti mia madre, lei, pianificava il mio futuro.
Crollavo
quando le sussurravo "Ti amo" dopo aver raggiunto
l'orgasmo, riaprendo gli occhi, accorgendomi che le mie immaginazioni
andavano a frantumarsi: lì, non c'era Harry.
Cadevo a
terra, ero debole, avrei voluto solamente fuggire... anche io non
trovavo via d'uscita da questo dolore.
Non ero così
forte, non avevo i super-poteri: ero un ragazzo innamorato e l'amore
distrugge.
Sapevo
sarebbe dovuto arrivare quel momento.
Ero in bilico
appeso su una sottilissima linea di speranza, ma la speranza non
basta, così come non basta l'amore.
La corda si era
spezzata e non sono stato abbastanza reattivo per aggrapparmi ai suoi
riccioli.
Non potevo
continuare, non potevo avere quello stile di vita, andava contro
tutto, andava contro il mio sorriso, basta.
Ho corso fino
a farmi mancare il fiato, lottato fino a sanguinare, scalato fino
alla cima. Ma non era sufficiente, avevo raggiunto il mio
massimo,
evidentemente non era bastato.
Piangevo,
stretto al mio cuscino, con i suoi occhi che mi apparivano nel sonno.
Ho sorriso di
gioia quando ho sentito ancora le sue braccia intorno al mio collo e
il suo profumo inondarmi i polmoni, ma non è la mia vita.
Non potevo
continuare a sussurrare i miei pensieri, nascondermi e baciarlo
lontano da tutto e da tutti.
Quella
situazione mi stava lacerando e io.. beh, io ero debole.
Avevo provato,
avevo amato, non sarei mai riuscito ad andare avanti.
Faceva male
il pensiero di dover vivere una vita che non volevo, faceva male solo
immaginare di dover baciare le sue labbra femminile e non sentire il
suo sapore caldo, pieno di passione.
Ma non potevo
fingere ancora per molto, era meglio finirla qui.
Il cielo
iniziava a tuonare, seguito da qualche goccia che bagnava il vetro
della finestra, si prospettava un'acquazzone non indifferente.
C'era
tempesta nei miei pensieri, il mio cuore tuonava e i miei occhi
facevano piovere lacrime di dolore.
Iniziai a
piangere mentre la mano dal petto si spostava sotto il lenzuolo e
immaginavo.
Immaginavo il
mio corpo scontrare contro il suo, la sua bocca baciare i miei
addominali e scendere sempre di più.
Immaginavo la
sua voce che mi soffia contro tutti i "Ti amo" persi in
quei tre mesi, tutti quelli che avremmo perso, ancora.
Immaginavo
con la mano destra autonoma, la testa che si inclinava all'indietro:
non c'era piacere, ma solo dolore troppo potente.
E fuori il
cielo era scuro, la casa silenziosa, il rumore di qualche tuono che
si univa al mio respiro affannato.
Sospirai con
il petto che si inclinava leggermente.
Sibilai il suo
nome venendo, sporcando le lenzuola. "Harry.."
Non c'era,
saremmo stati costretti a toccarci sognando l'altro, proprio come
all'inizio.
Non ci sarà,
non dovrà esserci, dobbiamo smetterla.
Sappevamo
entrambi che non avevamo il diritto di vivere come volevamo, avevamo
scelto la carriera e adesso ne paghavamo le conseguenze.
Non ci sarà
più in questo letto, non sarò più
lì: vicino a lui, a giocare con
i suoi ricci a promettergli il futuro migliore, quello che merita.
Non saremo
più insieme a fare l'amore, non esisterà
più quel "noi".
Ecco
perchè
sono costretto ad immaginare.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Come ha già annunciato la mia Socia/collega
stiamo preparando un altra Larry, spero che sarà di vostro
gradimento.
Per quanto riguarda il capitolo, beh, le parole di Zayn non fanno bene,
ma magari faranno ragionare Harry, alla fine Louis lo sta facendo
soffrire.
E Louis? Cosa scegliera? Felicità o Finzuione? Harry o
Eleanor? A voi le conclusioni e i commenti.
Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, e mi riferisco a voi
lettori silenziosi, fateci sentire se la storia è di vostra
gradimento oppure no, vorremmo superare le quattro recensioni questa
volta.
-Ly.
Uncicesimo
capitolo! Beh, quello precedente era abbastanza 'angosciante', spero
che questo vi sia piaciuto. Anyway, abbiamo apprezzato il vostro
aumentare nelle recensioni, davvero, grazie.
Speriamo
di non deludervi, seriamente.
Non
voglio dileguarmi, dobbiamo scrivere una nuova ff a cui stiamo
lavorando, lol.
Spero
vi sia piaciuto e mi raccomando, lasciate un commento!
Baci franceskik
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Capitolo 12 *** Chapter 12 ***
CHAPTER
12
~ Louis ~
Avevo
pensato, nell’inconscio più remoto e
più vigliacco, di fare la
valigia e scappare oltre-oceano, ancora.
Ma riponendo
i vestiti dentro la mia Gucci, continuavo a ripetermi uno di quegli
strani detti popolari, a cui poi non credevo così tanto:
"Sbagliare
è umano, perseverare è diabolico."
E insomma,
fuggire per la seconda volta sarebbe equivalso a non vederlo mai
più,
neppure in una foto un po' ingiallita, ed in fondo ciò che
volevo
affianco a me erano i suoi occhi, così presi coraggio e
posai la
valigia sopra l'armadio, pur sapendo che prima o poi avrei dovuto
riprenderla per andare con lei a New York, e lasciarlo, per sempre.
Affondavo le
mie lacrime nella stoffa del divano, mentre annegavo in gocce amare
dell'ennesimo bicchiere d'alcool.
Cercavo
rimedio nel fondo di una bottiglia vuota, cercavo spensieratezza nel
giramento di testa che si prova mentre l'alcool ti gira in vena,
cercavo il suo sorriso nella sua immagine sfuocata che mi si parava
davanti, prima di addormentarmi sul divano, senza di lei, sospeso nel
limbo del dolore.
In quel
pomeriggio le nuvole coprivano in gran parte il cielo sopra la mia
testa, le finestre emanavano poca luce e la televisione faceva rumori
che non seguivo, mentre accasciato sul mio divano aprivo la quinta
bottiglia marrone di birra.
Ero solo in
quella casa che sapeva di troppi ricordi, che aveva quel gusto amaro
che distruggeva il mio cuore.
La porta
sbattè un po', prima che il rumore del campanello,
assordante al mio
udito, rintuonasse in salotto.
Mi alzai
barcollando un po', appoggiando la bottiglia sul tavolino di fronte
al divano, cercando di ricompormi!
Aprii
lentamente la porta, socchiudendo un po' gli occhi a causa della luce
esterna. Restai qualche secondo immobile, senza fiato.
-Malik!-
Sospirai, con l'alito pieno di birra.
Zayn puntava
gli occhi nei miei, socchiudendoli un po', osservandoli
intensamente.. con la mascella stretta e il pugno destro chiuso.
Fece un passo
per entrare in casa, spingendomi un po', barcollai, cadendo
all'indietro.
-Che cazzo
fai, Coglione?- Gli urlai contro, pieno di dolore, ubriaco marcio.
Il moro
scosse la testa, scoppiò d'ira repressa, agitandosi contro
di me,
urlandomi contro mentre cercavo di rialzarmi.
-Che cazzo
fai tu, deficiente. Sei venuto per rovinare tutto, eh?-
Restai in
silenzio, mi sentivo debole, estremamente piccolo.
-Rispondimi
coglione, perchè sei tornato? Che cazzo di problemi hai?- Si
avvicinò un po', indietreggiai pieno di paura.
Tornai in
piedi, davanti a lui, con le gambe che tremavano, il cuore che
perdeva un battito incrociando i suoi occhi pieni di odio.
-Sono tornato
perchè lo amo. Perchè per lui darei tutto.-
E nel dire
quelle parole a voce alta, urlando la verità, capii troppe
cose,
svelai immensi dubbi.
Zayn scosse
la testa, col suo sorriso cattivo stampato in faccia, fece un passo
con lo sguardo rivolto al pavimento. Persi il fiato. Mi tirò
un
pugno che ripagava ogni sbaglio che non era riuscito a perdonarmi.
Inclinai la
schiena in avanti, portandomi le mani unite sulla pancia, chiudendo
gli occhi dal dolore, sibilando un gemito.
-Lo ami,
giusto? Lo hai sempre amato, vero?- Continuò senza
pietà lui. -
Beh, allora dov'eri quando la sera si chiudeva in bagno e piangeva,
quando non partecipava alle cene di gala perchè stava sotto
le
coperte a singhiozzare? Dov'eri quando era al limite, quando si
sentiva crollare? Dov'eri quando aveva bisogno di te, del tuo
abbraccio, del tuo falso "ti amo", dove cazzo sei stato per
tre mesi, Louis?-
Senza pietà,
urlava contro i miei occhi ogni sbaglio commesso. Iniziai a piangere,
con la testa che girava, l'alcool libero nel corpo.
-Sono..-
singhiozzato. -Sono tornato, per rimediare.- Sussurrai, pieno di
dolore.
Zayn fece
segno di "no" con la testa. -Qua ti sbagli Louis. Tu sei la
sua rovina, sei la sua droga: il suo piacere istantaneo e il suo male
successivamente. Devi andartene, scappa con la tua bella fidanzatina,
scopatela, vivete falsi e odiosi per il resto della vostra vita, ma
lascia in pace Harry, inteso?-
Mi accasciai
a terra, iniziando a singhiozzare lacrime intrisi di quel riccio.
-Non puoi
chiedermi di rinunciare a ciò che mi rende felice.-
Sussurrai tra un
singhiozzo e l'altro, con la testa fra le mani, Zayn in piedi di
fronte a me.
-No, è
vero.. ti sto chiedendo di non essere egoista. Devi rendere felice
Harry, e la tua presenza lo uccide e basta.-
Crollai, come
un bambino debole, un malato sofferente.
-Non voglio
ripetertelo Louis: Te ne devi andare. Non voglio più vederti
e
soprattutto non voglio più vederti vicino ad Harold. Capito?-
Non risposi,
continuai a singhiozzare con la gola al gusto di birra e dolore.
-Capito?-
Alzò la voce, ma ancora non trovò risposta.
-Capito
Louis, capito cazzo?- Urlò, con gli occhi che tremavano
dalla
rabbia.
Non potevo
fare altro: annuii, ormai cosciente e arreso all'idea.
-Bene..-
Sibilò Zayn, per poi uscire velocemente sbattendo la porta e
lasciarmi da solo a piangere, come ormai capitava spesso, molto
spesso.
Io e Harry
eravamo due calamite uguali: per quanto tendenti al solito obiettivo,
non potevamo far altro che respingerci.
~ Harry ~
Il pomeriggio
era passato in un lampo, fra una corsa per i parchi Londinesi con
L’Ipod nelle orecchie e la musica adatta per pensare, con le
lacrime che si confondevano facilmente col sudore che scivolava lungo
la mia fronte, poi mi feci una doccia veloce, e mi sdraiai mezzo
nudo, con solo i pantaloncini di una tuta addosso, e i ricci bagnati
sulla stoffa morbida del divano.
Quel divano
pieno di ricordi, piacevoli e dolorosi, come era lui, era
l’unico
che mi faceva volare solo con una carezza ma era anche
l’unico che
poteva buttarmi giù.
Aveva il
potere più totale sulla mia vita, mi faceva ridere e
piangere, avevo
bisogno di lui ma ci stavo male ogni volta che lo sentivo vicino,
perché sapevo che non sarebbe mai stato mio.
E in quella
casa, ancora il suo splendido odore, accanto a quello di Lei, lei che
mi aveva privato di Louis, anche se in fondo la colpa è solo
della
vigliaccheria di Louis.
Socchiusi gli
occhi per un momento a pensare, mentre col telecomando accendevo lo
stereo, rilassandomi sulle dolce note di una melodia sconosciuta su
una radio poco famosa.
“Ecco ora,
ormai si sono divisi, sono passati cinque anni dal loro primo
successo, ed eccolo qui, What Makes You Beautiful, dei One
Direction.”
La radio
gracchiò quelle parole, e sgranai gli occhi
all’istante, e sulle
note più banali che avessimo mai scritto e cantato le nostre
voci, i
ricordi quando girammo quel video, Louis che mi baciò
davanti a
Madison per ribadire il suo possesso, le sue battute su me e lei pur
sapendo che lui era l’unico che amavo, poi qualche mese dopo
arrivò
Lei, l’unica minaccia, l’unica persona che
c’è fra me e lui,
l’unica persona che riesce a tirare fuori il peggio di Louis.
Il ritornello
ancora una volta, e la voce di Louis che è l’unica
che sento, le
sue mani sulla mia pelle l’unica cosa che mi viene in mente,
e le
lacrime che scendono e troppi ricordi nella mia mente.
E mentre
penso alle mani sul mio corpo, e le sento nella mia mente vedo le sue
labbra che baciano quelle di lei.
Ed è così,
è quello che provo per lui, lo odio, ma come posso odiarlo
se lo
amo?
Non voglio
vederlo perché mi fa male solo il fatto di pensare che lui
sia stato
con lei ma tre mesi senza vederlo mi hanno ucciso, e andavo a cercare
le sue interviste, per ascoltare la sua voce, e fingere che fosse
vicino a me, come una volta.
E ora eccolo
qui, mi lascia e mi prende, mi tocca mi respinge, mi vuole e se ne
va.
Ed è
irrazionale tutto ciò, ma da quando in qua Louis o qualunque
cosa
c’entri Louis è razionale?
Ecco il mio
assolo e nella mia mente vedo solo la sua faccia gelosa mentre mi
spingevo troppo vicino a Madison e il suo abbraccio una volta finito
tutto, ricordo i baci in sala di registrazione, i sorrisi che solo
noi possiamo capire, lo strano linguaggio con cui riusciamo ogni
volta a parlare.
E di nuovo il
ritornello mentre la melodia va piano piano a scemare, e in quel
momento sono ancora su quel divano, con le lacrime tutte cadute
contro la maglietta, e la bocca aperta ansimante.
“Ho saputo
che i One Direction hanno intrapreso una carriera da
solisti.”
Parlò il conduttore radiofonico. “A parte il
povero Harry, beh, il
coming out non deve essere stato facile da sopportare.”
“No, poi ci
sono le voci che lo vedevano impegnato con Louis, e dopo il coming
out e voci sono diventate sempre più frequenti, ora Louis
sta
lavorando a New York.” Continuò l’altro
conduttore.
“Ma non
erano migliori amici?” parlò ancora il primo.
“Si, ma
tantissime ragazze credevano che avessero una relazione.”
Rispose
l’altro.
“Ecco ora
la prossima canzone.”
Mi ritrovai a
sgranare gli occhi pensando che dopotutto ora eravamo liberi di fare
tutto, senza nascondersi, se solo avessimo voluto.
E in quel
momento sentii girare la chiave nella toppa e la risata femminile di
Eleanor invase la stanza, e mentre mi voltavo lei prendeva il volto
di Louis fra le mani lunghe affusolate con le unghie curate e gli
lasciava un tenero bacio sulle labbra.
Il castano si
allontanò subito quando mi alzai in piedi rivelando la mia
presenza.
-Oh, Harry.-
Mi sorrise imbarazzato.
Mi stava
chiedendo scusa con lo sguardo, mi stava sorridendo con
quell’espressione che non avevo visto prima con lei,
c’era
qualcosa nei suoi occhi che mi dicevano che non mi avrebbe mai
mollato.
Mi stava
incantando con quegli occhi azzurri colore del cielo di giorno, lui
era il mio sole, i suoi occhi erano il mio cielo.
E vorrei
picchiarlo ma Zayn ci ha già pensato, vorrei urlargli contro
il male
che mi fa il cuore, vorrei dirgli quanto mi ferisce, e mi uccide, ma
vorrei anche digli che mi illumina questo mondo, che mi fa sorridere
e vivere.
-Andiamo in
camera Louis.- Disse orgogliosa la donna stringendo la mano di Louis
nella sua.
Osservai quel
legame, quel legame che con me non aveva voluto mostrare ad altri se
non i ragazzi, osservai le due mani legate insieme e pensai che forse
era giusto così, fissai gli occhi di Louis, e quando vidi la
sua
bocca muoversi leggermente non riuscii a credere che avesse detto
quella parola.
-No.- aveva
sibilato, con voce bassissima ma percettibile.
-Cosa succede
Louis?- Chiese subito lei preoccupata.
Continuava a
fissarmi, e quando si liberò dalla presa possessiva della
sua
ragazza mi si avvicinò passandomi i pollici mi sulle guance.
E mentre
dentro di me l’unica cosa che speravo era che mi baciasse,
una
volta per tutte, per farle capire che il suo cuore era mio, e invece
facendomi crollare il mondo addosso, parlò.
-Hai pianto,
Harry?-
E la voglia
di ridergli in faccia era tanta, troppa, come se non sapesse che lui
è il motivo per cui verso quelle lacrime.
-Louis, dai
andiamo.- piagnucolò un po’ Eleanor, ma la
vicinanza dei nostri
visi era troppa per vedere la sua espressione gelosa.
Louis, come
risvegliandosi da uno stato di trance si allontanò
repentinamente da
me, e già i suoi occhi mi mancavano.
Si incamminò
verso la sua camera, dove di solito dormivamo noi e non ce la feci
più a trattenermi.
-Vai, scappa,
continua a mentire, rifugiati nella tua perfetta finzione.-
E mentre
Eleanor sgranava un po’ gli occhi Louis mi ammonì
con lo sguardo.
-Cosa succede
Louis?- sussurrò lei. –Cosa stai mentendo?-
-Niente
Eleanor, niente.- rispose congedandosi.
Quella notte
insieme ai loro gemiti, in quella casa, risuonavano anche i miei
singhiozzi.
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Mi dispiace, niente fluff nemmeno qua, e mi discpiace davvero, siamo
state abbstanza cative.
Solo che, siamo anche un po' deluse, dalle poche recensioni.
Suvvia, se la storia non vi piace almeno diteci cosa non vi
piace e noi proveremo a migliorare, se state in silenzio, non capiamo
cosa cambiare.
Sperando in più recensioni.
-Ly.
Arrivate
anche a questo capitolo. Spero davvero vi piaccia, non siamo stati
molto contente delle poche recensioni, ma confidiamo in voi per i
prossimi. Speriamo di non deludervi. Non abbandonate la storia ora
che entra nel vivo..
Siete
gentilissime!
A
martedì,
Fra.
|
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Capitolo 13 *** Chapter 13 ***
CHAPTER
13
~
Louis ~
Ho
sentito il suo corpo freddo sotto il mio per tutta la notte, i suoi
occhi mi guardavano con avarizia, con estrema attenzione mi
squadravano, provocandomi un disagio non indifferente.
Le stesse labbra che poco prima avevano baciato quelle di Harry,
stavano assaporando quel corpo così troppo femminile!
Era stesa vicino a me lei, con i suoi capelli lunghi sul cuscino, quel
cuscino, lo stesso cuscino che poteva accogliere solo i ricci
più perfetti del pianeta.
La testa allo schienale, gli occhi sbarrati verso il soffitto, le
lacrime trattenute a forza.. mi chiedevo cosa avesse potuto farmi fare
tutto quello.
I suoi gemiti acri e femminili si mischiavano ai singhiozzi smorzati di
Harry nella stanza accatto.
Li sentivo, riuscivo ad udirli, mi avevano ucciso, secondo dopo
secondo, spinta dopo spinta, bacio dopo bacio.
Risuonavano con un rumore costante e un ritmo impreciso dentro la mia
stanza, avrei riconosciuto la sua voce anche nel chiasso più
totale, nella folla più maestosa.
E pregavo Dio che tutto quello potesse finire presto, e mi ritrovavo
con la mia fidanzata vicino e il ragazzo che amavo nella camera di
fronte alla mia, che piangeva, piangeva per avere un cuore che neppure
lo meritava.
Aprii
lentamente la porta, voltando lo sguardo, accertandomi che Eleanor non
si fosse svegliata. La socchiusi, sospirando un po', entrando in camera
di Harry.
I ricci, quei ricci in disordine che finiscono sulla faccia, a coprire
gli occhi. Le mani sotto il cuscino, le palpebre socchiuse.
Stava dormendo e non intendevo svegliarlo. Volevo passare la notte ad
immergermi nel verde dei suoi iridi, accarezzando ogni centimetro
freddo della sua pelle, sentendo la sua voce che mi sussurrava "Ti amo"
all'orecchio, volevo passare la notte con lui, sentendomi unico e
amato, amato realmente.. ma non ero così egoista e allora lo
lasciai dormire, perchè quando dormiva il suo volto aveva un
aria riposata, rilassata e si meritava un po' di
tranquillità, la meritava davvero.
Mi sedetti al bordo del letto, con la gamba destra appoggiata al
materasso, semi-distesa. Allungai la mano destra per cercare un
contatto, sentivo il bisogno di lui.
Scostai il ciuffo dal suo naso, neppure i suoi bellissimi ricci
potevano permettersi di coprire i suoi lineamenti perfetti.
Lo guardavo, con gli occhi smarriti al suo corpo, dedicati a lui,
abbandonati all'amore.
Con gli occhi lucidi, le lacrime trattenute, forse troppe. La gola
secca, con i singhiozzi che si facevano spazio e deglutivo dolore,
ancora.
Lo guardavo con gli occhi di un bambino che guarda sua madre.
Lo guardavo con gli occhi di un padre che guarda il proprio figlio
trionfare nella vita.
Lo guardavo in silenzio, sommerso nei pensieri, con le labbra piegate
in un leggero ma evidente sorriso.
Pensavo. Pensavo che non meritava tutto questo, era solo colpa mia se
tutto stava diventando un obbligo, se c'erano state troppe lacrime
sostituite a pochi sorrisi.
Gli accarezzai la fronte: era calda, forse gli era salita un po' di
temperatura a causa dello stress, non potevo continuare a farti questo.
Con l'indice della mano destra percorsi la linea della mascella, per
poi appoggiare le mie labbra sulla sua fronte, sistemargli le coperte e
lasciarlo dormire, perchè meritava forse un po' di silenzio,
di riposo, di isolamento. Meritava di esser felice almeno nei sogni,
meritava di star lontano da me almeno durante la notte.
Socchiusi
la porta, intravedendo dal corridoio il tuo volto ancora sul cuscino,
così giovane, così degradato dalle lacrime.
Sorrisi pensando che tutto quello ormai stava per finire.
***
Il
cielo londinese stava promettendo pioggia, i miei occhi avevano preso
il torpore grigio delle nuvole.
Le gambe tremavano un po', la voce era spezzata, in quel tavolino
accanto alla finestra dello Starbucks, la mia vita stava cambiando.
_Lou,
perchè hai quel volto preoccupato?_ Mi domandò
lei, bevendo un sorso del suo frappuccino.
_Non possiamo continuare._ La mia voce era ferma, il mio tono era
freddo, non c'era il bisogno di alcun tipo di giro di parole!
_Cosa?_ Chiese allibita, sgranando un po' gli occhi, appoggiando la
tazza al centro del piattino bianco.
_Hai capito bene._ Sibilai, sospirando. _Non possiamo continuare
Eleanor, non ti amo._
E sul suo volto si trasferì quella leggera piega
malinconica, quel velo di consapevolezza che per lei era tutto finito.
Eppure si sa: La fine per qualcuno, è l'inizio per qualcun
altro.
_C'è un'altra?_ Fredda, impassibile, quasi imbarazzata,
preoccupata del suo futuro, della sua carriera.
Scossi la testa, bevendo un po' di caffè.
_E allora cosa ti prende?_
_Io.._
Avrei voluto che lui fosse lì, per dimostrargli tutto
ciò che stava aspettando da troppo, per dimostrargli che ero
cambiato: solo per lui, solo per noi.
_Io.. io amo Harry, Eleanor._
La fissai negli occhi, in quegli occhi freddi, senza ombra di
sentimenti. Restò in silenzio per poi scoppiare in una lieve
risatina isterica.
_Tu. Harry?_ Rise, ancora... dimostrandomi quanto fosse piccola,
insignificante, estremamente insulsa.
_E hai anche il coraggio di chiedermi cosa ho, Eleanor?_
Bloccò la sua voce gracchiante. _Sei solo una stupida
ragazzina, superficiale, stolta ed estremamente patetica._
Chiuse la mascella in una linea dura, fissandomi negli occhi, ormai
rossa in volto.
_Non permetterti di parlarmi così, Louis._
Ribattè lei, fingendo un'aria autoritaria.
_Perchè non dovrei, Eleanor?_ Sospirò e io
continuai il mio sfogo. _Non mi hai mai amato, non ti sei preoccupata
di me se non di quanto ti dicevo che il mio conto corrente si stava
abbassando. Non sai recitare El, mi dispiace._
Ormai accortasi di quanto fosse davvero tutto finito tentò
di aggrapparsi alle prime scuse.
_E con la carriera, con i giornale, con la tua dignità
Louis, come farai? Dirai che ami Harry, un uomo, un uomo come te? Dirai
davvero che sei gay?_
Domandò lei, alzando un po' il tono di voce ad ogni domanda,
come fosse... come fosse terrorizzata all'idea.
_Sì._
Spalancò la bocca, forse irritata, forse delusa.
_E ti dirò di più, Eleanor_ Sorrisi,
perchè avevo mille motivi per sorridere. _Non vedo l'ora di
farlo._
E dopo aver scosso la testa due volte, guardandomi negli occhi, ormai
spazientita, uscì dal locale.
_Non tornare da me quando ti pentirai._ Provò a sussurrare
prima di aprire la porta a vetri.
_Tranquilla premio oscar, non ce ne sarà la
necessità!_ Sorrisi, per poi sorseggiare il mio
caffè per poi osservare Eleanor, camminare a testa bassa
dalla vetrata alla sinistra del tavolo.
Il mio passato, il mio male, la mia rovina era appena uscita dalla
porta principale della mia vita.
~
Harry ~
-Harry,
cazzo aprimi.- Urlò Louis, sbattendo i pugni contro la porta.
-Così mi dirai di amarmi e mi lascerai solo, ancora una
volta.- Sussurrai avvolgendomi in un abbraccio da solo con le lacrime
che rigavano il volto arrossato.
-No, Harry, non hai capito.- Disse sicuro e mentre facevo scattare la
serratura aprendo la porta e osservandolo per un attimo.
-Non ho capito, Eh? Ho capito benissimo, vuoi solo fottermi, e non te
ne importa nulla delle mie lacrime, e questa è la tua ultima
possibilità.- Urlai col fiatone e la gola che faceva male e
le lacrime che cadevano dagli occhi.
-No, Harry, non piangere.- Cercò di farmi calmare lui e
quando mi toccò, mi ritrassi subito.
-Come se non lo avessi già fatto.- ribattei sprezzante.
–Scegli, o me oppure vattene da questa casa, ti do cinque
minuti!- Urlai ancora.
Tremavo, avevo paura che potesse dire “Amo lei.”.
Tremavo avevo paura che questa domanda me lo facesse perdere
definitivamente.
Mi fissò sorridendomi e disse le parole che mi raggiunsero
il cuore.
-Io avevo già scelto quando sono arrivato qua.-
E di nuovo la paura tornò ad invadermi, le mani sudate, il
respiro affannato, l’orecchio teso in cerca solo di tre
parole.
-Io ti amo.- Riuscii a sentire solo questo prima di appoggiarmi con la
schiena contro il muro respirando affannosamente.
Lo
avevo sentito davvero o era solo la mia immaginazione?
Le
sue labbra toccarono le mie e dopo esserci scambiati un bacio lo
abbracciai stretto.
Un suono gutturale uscì dalle mie labbra mentre mi stringevo
nell’abbraccio migliore del mondo, ero fra le sue braccia,
ero nel paradiso, annusando il suo dolce odore, un po’ acre
che sapeva anche un po’ di vaniglia.
Ispirai a lungo, contro la stoffa del suo maglione mentre lo sovrastavo
con le mie spalle possenti e lui mi accarezzava i ricci con le mani
beandomi di quella sensazione.
E mi sentivo avvolto, abbassando lo sguardo potevo incontrare i suoi
occhi azzurri e brillanti come le stelle nel cielo, e sentivo il suo
calore attraverso la sua pelle e gli strati di stoffa, sentivo le sue
labbra sul mio collo, e sue mani e nodose sulla mia schiena.
Le miei dita erano intrecciate nei suoi capelli e le mie labbra a
sfiorargli distrattamente la fronte, quando le lacrime di amore, e di
gioia caddero dai miei occhi, mi fissò un po’, coi
pollici ad accarezzarmi le guance e a togliere quelle gocce di rugiada.
Era la fine della guerra, la fine di tutto e l’inizio di
qualcosa di troppo bello.
-Sono qui.- Sussurrò Louis sulle mie labbra, e gli occhi
azzurri come il cielo mi stavano adorando.
Mi sentii amato, una delle poche volte nella vita, mi sentii
così vicino a lui, mi sentii meno solo, ora che
l’unica persona che avessi mai amato mi aveva appena giurato
amore.
-Ci starai per sempre?- Sussurrai con la voce tremante e profonda.
-Finchè tu vorrai.-
E ci scambiammo un bacio, assaporandoci, come degli adolescenti,
nonostante i miei ventuno anni e i ventitré del
più grande, ci amammo senza paura, senza menzogne, col cuore
che batteva, e il sole che illuminava solo noi.
Ci spogliammo, mentre io completavo Louis, in un bisogno carnale di
sentirlo sotto di me, fra i mio corpo e il letto, in un bisogno di
sentirmi parte di lui, di entrare dentro di lui, di fondermi con lui.
E mi spinsi dentro di lui ripetutamente, sporcandolo del nostro amore,
marchiandogli la pelle, quando gememmo di piacere e venimmo colti
dall’orgasmo mi accasciai sopra il suo corpo, sfinito dallo
sforzo.
Rimasi dentro di lui cullandolo fra le mie braccia, e quando uscii da
lui ci addormentammo, ancora una volta insieme, con la pelle a contatto
e senza paura.
-Domani lo dirò a mia mamma, poi voglio baciarti davanti al
mondo.-
E mi addormentai con questa promessa fatta da Louis nelle orecchie, con
l’emozione nel petto, e nel cuore l’amore per lui.
Prima
di cadere nel sonno più pesante mi balenò nella
testa il pensiero che questa sarebbe stata solo l’ennesima
promessa al vento.
E ci sarei cascato, ancora una volta, solo per stare bene nel fingere
che questa fosse stata la realtà.
Cadrò,
mi farò male, ma per pochi istanti riuscirò a
volare.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________
Allora,
cosa vi è successo? Ahahahah, nello scorso capitolo
c'è stato il boom di recensioni, sinceramente non
è stato neppure uno dei migliori, anyway, vi ringraziamo per
questo.
Finalmente Lou lascia Eleanor, scrivere questa parte è stato
moooolto, mooolto gratificante ahahah.
Il fatto che lo scorso capitolo sia stato così seguito beh,
non significa che questo non lo dobbiate cagare, eh!
Speriamo vi piaccia, lasciate un commento, dai che c'avete riempito di
gioia jahsag.
A
venerdì! Fra.
Come molti di voi volevano la Calder se ne è andata, Louis
finalmente ha deciso. mi dispiace non aver descritto molto la parte
Lemon ma non potevo rovinare tutto questo Fluff.
Ci piacerebbe avere tante recensioni quante ce ne avete lasciate
all'ultimo capitolo, ci fa molto piacere sapere il vostro parere.
Non vi anticipiamo nulla, ma il prossimo capitolo speriamo vi piaccia.
A venerdì.
-Ly.
|
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Capitolo 14 *** Chapter 14 ***
CHAPTER
14
~ Louis ~
L’asfalto
sfrecciava libero sotto i pneumatici del mio suv nero, sotto un cielo
coperto dalle nuvole, poco soleggiato.
Gli occhi
fissi sulla strada davanti a me, le mani sul volante e i pensieri
altrove, che vagavano nei ricordi per poi assaporare i progetti del
futuro.
Harry
guardava fuori dal finestrino, con gli occhi quasi socchiusi, non ho
mai saputo leggere nel suo pensiero, ma lo capivo e sapeva quanto
fosse nervoso.
_E se non le
piacerà l'annuncio?_ Domandò lui, con la voce
flebile, quasi come
un bambino che ha la necessità di una conferma.
Sorrisi
lievemente, forse per tenerezza o forse per cercare di
tranquillizzarlo anche se sapevo che i suoi occhi erano posati sul
paesaggio fuori dall'auto.
_Le piacerà._
Sussurrai io, con la voce quasi sicura, ma non al cento per cento.
_Ok, ma se
non dovesse accettare?_
_Le piacerà._
Ripetei a voce più alta, cercando di autoconvincermi che
sarebbe
andato tutto bene. _Sta' tranquillo, ok?_ Conclusi poi, appoggiando
la mia mano sinistra sul suo ginocchio destro, si mosse quasi di
scatto, per poi sorridere e posare la sua mano sulla mia.
_Perchè hai
deciso che fosse arrivato il momento?_ Domandò lui, con la
voce che
sprizzava di curiosità quanto di gioia, di ammirazione, di
stupore.
Curvai le mie
labbra in un sorriso tenero, stringendo un po' gli occhi e la mia
mano sinistra sulla sua gamba.
_Perchè ti
amo, Harry._ Sussurrai piano, lasciando cadere la voce su ogni
parola, soffermandomi sul suo nome, l'unico che riempiva i miei
pensieri.
Ed è vero,
forse potevo aspettare, potevamo fare le cose con calma, passo dopo
passo... ma per tre lunghi, dolorosi e angoscianti mesi avevo
lasciato Harry immerso nelle sue lacrime, avevo partecipato ad una
vita che non era la mia, tra New-York e l' amore falso con lei, avevo
mandato tutto in rovina e quindi, magari sbagliando, dovevo dire
tutto a mia madre. Dovevo farle sapere di noi, di quanto amassi quei
ricci, di quanto fossimo felici insieme. Dovevo farglielo sapere il
prima possibile, perchè avevo palesemente già
perso troppo tempo.
Parcheggiai
la macchina nel vialetto davanti casa, chiudendo la portiera
velocemente.
_Ehy,
piccolo.._ Afferrai la mano al riccio, tremava. Tremava come prima di
ogni esibizione, tremava di gioia e di paura nello stesso momento.
_E' tutto ok._ Lo rassicurai, sorridendogli con lo stesso sorriso di
cui si innamorò, diceva sempre lui.
Mia madre
aprì la porta, cercando di corrermi incontro, con le braccia
aperte
pronte per un abbraccio che mancava da tanto, da troppo.
_Tesoro.._
Sussurrò, appoggiando la sua faccia sulla mia camicia,
lasciandosi
abbandonare al corpo cresciuto del suo bambino.
_Mamma, non
piangerai mica..._ Sorrisi io, già cosciente che ormai la
mia
camicetta azzurra era già bagnata delle sue lacrime, lacrime
di
gioia, d'orgoglio, di mancanza.
_Harry,
ricciolo caro.. come stai?_ Vidi mia madre abbracciare il mio
ragazzo, con la completa ignoranza del ruolo che il suo "ricciolo
caro" svolgesse nella mia vita e rabbrividii, lasciando cadere
sul mio volto un sorriso quasi provocatorio. Harry ricambiò
l'abbraccio, con i suoi occhi sempre così gentili e
cordiali..
_Molto bene
Jay, grazie._
Ci sedemmo a
tavola, dopo aver riassaporato l'odore di casa, della mia famiglia,
dopo aver lasciato che lo sguardo cadesse nelle vecchie foto di
famiglia, con gli occhi un po' lucidi mentre spiegavo ad Harry la
storia che quelle foto avevano dietro di sè.
_Non dovevi
preparare tutto questo cibo, Jay.._ Sussurrò cordiale e
ruffiano
Harry, sempre gentile, con la voce un po' tremolante, forse dalla
paura!
_E' stato
faticoso ma non potevo non prepararvi un buon pranzo.. vi vedo
così
magri!_ Si lamentò lei, con la voce un po' preoccupata.
_Mamma!_
L'ammonii io, mia madre avrebbe visto magro e patito anche l'uomo
più
grasso e muscoloso al mondo.
Iniziammo a
mangiare, Harry rivolgeva lo sguardo nella mia direzione, in cerca
del mio sorriso che puntualmente arrivava a tranquillizzarlo.
Avrei voluto
comunicare della nostra relazione anche quando erano presenti le mie
sorelle, ma visto che non erano in casa ne approfittai,
perchè sono
una di quelle persone che deve arrivare al suo scopo nel momento
stesso in cui si pone l'obbiettivo.
_Mamma, io
devo dirti una cosa..._ Posai la forchetta al bordo del piatto,
guadagnando la sua attenzione, mentre gli occhi di Harry osservavano
le mie labbra in attesa che parlassero, velocemente e indolore.
_Dimmi,
tesoro!_ Sorrise lei, bevendo un sorso di vino bianco.
_Ho lasciato
Eleanor._ Posò il bicchiere, con aria stupita, quasi
dispiaciuta. In
fondo, quella ragazza le era sempre piaciuta.
_Perchè,
Louis? Stavate così bene insieme..._
Harry piegò
la testa, bevendo un sorso d'acqua, socchiudendo gli occhi
preoccupato.
Lasciai che
una mano da sotto la tovaglia finisse sul suo ginocchio. Segno che
ero lì, che ci sarei stato per qualsiasi reazione, ci sarei
stato,
per sempre.
_Semplicemente
non l'amavo, mamma..._ Col tono della voce rimproverai l'eccessivo
interessamento di mia madre.
_C'è
un'altra ragazza, tesoro?_ Domandò lei.
Vidi gli
occhi del mio ragazzo incupirsi, con la paura che non potesse
accettare che non ci fosse nessuna ragazza, ma ci fosse lui, un
ragazzo, un uomo, niente seno, niente capelli lunghi, niente nipotini
in futuro...
_No, mamma._
Affermai freddo, stringendo la mano di Hazza sotto il tavolo,
accarezzandogli le nocche, cercando di farlo sentire protetto.
_Non c'è
nessuna ragazza._ Continuai, col tono convinto. _Vedi mamma...
è
solo che.._ Sospirai. _Mamma, io ed Harry ci amiamo, è per
lui che
ho lasciato Eleanor. Per lui che ho deciso di vivere la mia vita
fuori dalla menzogna._
Harry
tremava, con lo sguardo basso, con la paura di esser di troppo,
magari di esser d'intralcio ad alcune offese che mia madre avrebbe
voluto urlargli ma per educazione non faceva, tremava di paura, di
dolore, anche d'emozione e di gioia, di felicità d'esser
venuti allo
scoperto, finalmente.
_Mamma?_
Cercai di
richiamarla alla mia attenzione. Ho sempre saputo leggere i
sentimenti di mia madre solo guardandola negli occhi. L'ho vista
piangere di rabbia e di dolore, piangere di gioia e d'orgoglio, l'ho
vista ridere e ringraziarmi con quegli occhi.. eppure seduti su quel
tavolino sembravano così cupi, così assenti.
Erano fermi su un
punto sospeso nel vuoto: nè contenti, nè
scioccati. Semplicemente
immobili.
_Mamma, dì
qualcosa, cazzo.._ Sibilai io, con la voce forse un po' preoccupata.
E poi sul suo
volto un sorriso accennato appena, forse forzato, ma pur sempre un
sorriso, il sorriso di mia madre, dell'unica donna che abbia mai
avuto il mio cuore.
_Ho sempre
saputo che tra voi c'era di tutto, tranne che una normale amicizia.._
E il mio
sguardo incrociò quello di Harry, i suoi occhi brillavano di
una
luce così bella, così tranquilla.
Avevamo vinto
su tutte le nostre paure, tutte le cattiverie, tutte le minacce. Il
nostro amore era libero, regnante, l'unico giudice della nostra vita
insieme.
_Adotterete
tanti bambini vero? Voglio essere nonna al più presto,
Louis.._
Sorrise mia madre, cercando di smorzare la tensione!
_Mamma!_ La
richiamai un po' imbarazzato, sotto le lievi risate di mia madre, la
donna più importante della mia vita e quella di Harry,
l'uomo più
importante della mia vita.
Salutai mia
madre, abbracciandola forte al mio petto, lasciando che respirasse il
mio profumo.
Harry accanto
a me, con un sorriso maestoso sulle labbra.
_Abbi cura di
mio figlio._ Sussurrò abbracciandolo, sotto i miei occhi
quasi
commossi, ormai realizzati!
_Credimi Jay,
è lui ad avere cura di me. Hai un figlio perfetto, signora!_
Sorrise
Harry prendendomi la mano, sussultando un po'.
_Ce la farete
ragazzi, arriverà un giorno in cui sorriderete pensando al
passato,
a come siete stati forti ad aver combattuto sempre da soli, ad aver
vinto su tutto e su tutti.._
Sussurrava
mia madre, con la voce piena d'emozione.
Sognava un
futuro pieno di nipotini che correvano per casa, sognava di
accompagnare la mia futura moglie nella scelta dell'abito bianco,
sognava di potersi vantare con le amiche della sua nuora perfetta;
eppure nessuno di questi semplici desideri, poteva competere con
l'esigenza e la necessità che mia madre aveva di vedermi
felice.
Ed io ero
felice accanto a lui, ai suoi ricci e ad i suoi occhi.
_Ti voglio
bene mamma._ Mi lasciai andare ad un ultimo abbraccio, mentre la gola
iniziava a pizzicare e la voce faceva fatica ad uscire, gli occhi
pieni di luce e di lacrime trattenute. Questa volta avevano un sapore
strano, così bello.. così migliore!
Salimmo in
auto, sospirando come dopo aver corso 100 metri, ce l'avevamo fatta!
_Vedi, te lo
avevo promesso.._
Harry si
voltò, sorridendo. _Cosa Lou?_
E lasciando
incontrare i miei occhi con i suoi, finalmente lo dissi: _Che sarebbe
andato tutto bene!_
E quel bacio,
quelle labbra sulle mie, quel sapore marchiato Styles mi ripagava di
tutta l'ansia che mi aveva assalito nei giorni precedenti.
~ Harry ~
Il viaggio di
ritorno da Doncaster fu più lungo del previsto, passammo a
fare
tappa da mia madre, annunciandogli, che stavamo insieme.
Lei aveva
sempre saputo che ci amavamo, o almeno che io lo amavo, in quei tre
mesi Gemma e lei mi sono state così vicine, e quando ci vide
scendere dalla macchina di Louis mano per mano non poté non
capire,
e l’annuncio ufficiale la rese particolarmente elettrica e
sorridente.
Louis prima
di scendere si era lasciato sfuggire qualche preoccupazione, e quando
gli ricordai che lei sapeva che ero gay mi rivelò che in
realtà la
sua paura è che lei non mi considerasse adatto a lui, dopo
quei tre
mesi che mi fece passare.
Le paure di
Louis svanirono in fretta quando lei abbracciò entrambi
facendo una
domanda a cui non avevamo mai pensato.
-Beh, allora,
Louis come farai con la tua carriera?-
I nostri
sguardi si cercarono spaventati, e mia madre si accorse troppo tardi
dell’errore che aveva appena fatto, -Non ci abbiamo ancora
pensato
ad esserne sinceri- rispose Louis in fretta mordendosi le unghie
prima che io gli stringessi una mano.
Il cielo
stava scurendo così decidemmo di partire per tornare a
Londra prima
che facesse notte.
E con la
testa appoggiata al finestrino fissai i campi ripetersi regolari e
uguali, le luci dei fari delle auto, con la mano di Louis che ogni
tanto vagava sul mio ginocchio.
Fu un viaggio
silenzioso, ognuno chiuso nella sua gabbia di pensieri, e i miei
vagarono verso un solo nome: “Louis”.
Sarebbe stato
pronto a dichiararsi gay, a tutti, mentre la sua carriera da solista
stava nascendo?
Mi avrebbe
abbandonato
ancora?
Le stelle mi
fissavano, fissavano la freddezza che si era creata in quella
macchina, illuminavano i miei occhi pieni di lacrime che non potevo
piangere, mi sarei mostrato troppo debole.
Come potevo
chiedergli ancora questa cosa?
Come potevo
chiedergli di abbandonare, buttare in un cestino il suo sogno?
-Harry, ti
prego non piangere.- Sussurrò quando entrammo in casa.
-Non voglio
perderti.- Sussurrai stanco, frustrato esasperato.
Avevo bisogno
di lui.
Mi aggrappai
alla sua maglia con tutte le mie forze, la strinsi fra le dita,
ispirai il suo odore nell’incavo del suo collo, lo strinsi a
me e
con la voce triste, bisognosa, fra un singhiozzo e l’altro
sussurrai un “Non mi lasciare, non te ne andare
ancora”
E crollai
cominciando a tirargli dolci pugni contro il petto, di rabbia, di
necessità, di bisogno.
“Non te ne
andare, non mi lasciare” era diventato un lamento una ninna
nanna,
un ripetersi infinito di queste parole, al ritmo dei singhiozzi che
facevano sobbalzare il mio petto.
“Ti prego,
Louis, Louis.” Il suo nome, solo a pronunciarlo mi faceva
venire i
brividi, a piangere sulla sua pelle.
E con le mani
lo stringevo sui i fianchi, le spalle, per imprimergli la sua
impronta su di esse, per far capire a tutti, che Louis William
Tomlinson è solo di proprietà di Harry Edward
Styles.
E non importa
cosa dica, chi baci davanti al mondo.
Quello che
importa è che il cuore di Louis batte solo in presenza di
Harry.
E mi strinse
a sé ma ero totalmente fuori di me e allora mi percosse per
le
spalle, mia alzò il viso, mi fissò negli occhi e
ringhiò “Harry,
smettila, ti amo, non ti lascio.”
Suonava come
una promessa, forse era solo una bugia.
Mi
immobilizzai, lo fissai, mi abbandonai a terra e si sedette accanto a
me.
Schiene
appoggiate al muro, spalla contro spalla.
-Vinceremo
Harry, vinceremo, l’amore vince sempre, l’amore
vince su tutto.-
E ne sei così
sicuro Louis?
Sei così
sicuro che ancora una volta non ci porteranno
all’esasperazione?
Ha
venticinque anni e continua a credere nelle favole.
Continua a
credere nell’amore come lo descrivono nelle fiabe, quello
perfetto.
Quello tutto
in discesa, quello che vince su tutto, quello che esiste per sempre.
E così
sussurrai, allo stremo delle forze: -Dovresti aver capito che
l’amore
non è così facile.-
-Io ti amo, e
non vedo cosa più semplice di questa.- ribattè.
Occhi contro
la televisione spenta, suono di battiti dei nostri cuori.
E piansi,
piansi ancora perché la sua spontaneità mi stava
spiazzando, mi
stava uccidendo.
-Non ho
intenzione di lasciarti, Harry, lascio tutto ma non te.-
Continuò
afferrando una mano fra le sue.
-Lascio tutto
ma non ti lascio.- Ripetè per dare un peso alle sue parole.
Poteva essere
una bugia, ancora una volta ma quando lo fissai negli occhi vidi la
sua paura, vidi quella luce che non avevo mai visto prima.
-Mi ami?-
chiese –Dopo tutto il male che ti ho fatto?-
-Ti amo, ti
amo lo stesso.-
E le dita si
incastravano alla perfezione fra le nostre due mani, le strinsi con
tutta la forza che avevo, le osservai, poi fissai le iridi blu di
Louis.
-Sono morto
anche io quei tre mesi, senza di te ero un cadavere, il mondo era
così spento.- Una lacrima cadde ma i suoi occhi sorridevano,
le sue
labbra schiuse in un sorriso dolcissimo.
-Però, ho
sempre voluto una vita normale, con una moglie, dei bambini, una
casa, un albero di natale da addobbare insieme.-
-Non sono la
persona giusta per te.- Sussurrai con le lacrime agli occhi.
-Shh, fammi
finire.- Bisbigliò, poi con voce ferma continuò
–Questo è quello
che ho sempre voluto, ma, Harry, io ho bisogno di te. Harry, non me
ne frega della musica se ho te. Harry farei qualunque cosa per averti
accanto.-
-Smettila,
smettila di fare promesse al vento, smettila di fare promesse che non
puoi mantenere.- Dissi allontanandomi un po’ da lui.
-Domani mi
accompagnerai dai manager, ok?-
Annuì un
po’, poi Louis mi prese la mano e mi portò verso
il letto e quando
mi sdraiai lo strinsi forte a me.
Dormimmo
uniti, abbracciati quella notte, senza fare sesso, facemmo
l’amore,
l’amore di baci dolci, di carezze e di sussurri, di
“Ti amo” di
lacrime e abbracci.
Facemmo
l‘amore come non l’avevamo mai fatto.
Ci amammo
senza paura su quel letto, e quell’odore di bagnoschiuma alla
lavanda su quel letto era solo un ricordo, ora c’era solo il
sapore
dei nostri corpi.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Beh,
si entra
nel vivo della storia? Vedo che ormai recensite ogni capitolo e non
sappiamo come ringraziarvi, continuate così bellezze!
Spero
vi sia piaciuto anche questo, siamo quasi alla fine, eh!
Mi
raccomando, non abbandonatela ora.. ci sono i capitolo che secondo me,
rappresentano meglio la storia!
Lasciateci
un commento! Grazie mille. Franceskik
Volevate il Fluff? Eccolo qua,
In questo capitolo si risolvono acune cose, come le questioni con i
loro genitori, e sopratutto le paure di Harry che avevamo trovato alla
fine dello scorso capitolo sulle quali qualche lettrice aveva fatto
qualche domanda vengono risolte, no?
Louis non sembra che abbia intenzione di lasciare Harry per
nessuna ragione al mondo, e il nostro riccio è molto
contento.
Ci farebbe piacere che ci lasciaste sempre molte recensioni.
Un bacione.
-Ly.
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Capitolo 15 *** Chapter 15 ***
CHAPTER 15
~ Louis ~
Le nuvole coprivano il cielo sopra le nostre teste, avrebbe piovuto e
avrei imprecato contro Harry per non aver preso l'ombrello, ma lui
amava sentire l'acqua tra i suoi ricci ed io dovevo sottrarmi ai suoi
gusti.
Che poi, in fondo, vederlo con i capelli grondanti d'acqua e attaccati
alla fronte, con la camicia bianca bagnata e i pettorali in mostra, era
tutto tranne che un sacrificio.
_Sei sicuro di volerlo fare, Louis?_ La sua voce tremava e leggevo nei
suoi occhi un velo di paura molto simile a quello di tre mesi prima,
quando me ne andai.
_Per quanto ancora hai intenzione di chiedermelo, Haz?_ Gli domandai
sorridendo, accarezzandogli i capelli prima di scendere dall'auto e
prendere l'ascensore che del garage degli studios saliva direttamente
ai piani alti.
_Finchè non ne sarò sicuro._ Rispose lui freddo,
allontanandosi un po' da me.
_Sicuro di cosa, Harry?_
_Sicuro del fatto che non sarò il tuo rimpianto, che tra
qualche mese non mi guarderai negli occhi pensando che sia stato io ad
aver rovinato il tuo futuro._
I suoi occhi erano lucidi, urlavano di dolore e di paura, di rabbia e
fragilità contro i miei, li vedevo cercare un qualsiasi
punto stabile, un qualsiasi sguardo, che valesse più di
mille promesse.
Mi avvicinai, premendo il tasto che ci avrebbe portato al terzo piano,
per poi afferrare tra le mie dita, le sue. Pezzi di puzzle creati per
unirsi.
_Ti guarderò negli occhi tra due, cinque, dieci mesi. Tra
due, tre, cinque e dieci anni. Sarai tu il mio futuro Harold. Non puoi
rovinare niente._
Lo vidi sorridere, quasi d'imbarazzo, con quel sorriso timido, da
bambino, quello che avevo immortalato nel cuore, quello di cui avevo
bisogno.
_Potrai rovinare solo i miei capelli se, in giorni cupi come questi,
non deciderai di prender l'ombrello._ Continuai io, sotto la sua lieve
risatina. _Ma ti amerò ugualmente._
Sulle sue guance si spostarono le due fossette più dolci che
abbia mai visto in vita mia, mi baciò, afferrando il mio
volto tra le sue mani, socchiudendo gli occhi, sussurrando un lieve:
_Mi hai convinto, Tomlinson._
Sorrisi, contemporaneamente al rumore delle porte dell'ascensore che si
aprivano.
Era così strano entrare in quell'ufficio, lì:
dove con una firma era iniziato tutto, e dove con una firma tutto stava
per svanire.
Ero consapevole di ciò che stavo facendo, stavo dicendo
addio a ciò che per un'intera vita avevo sognato, a
ciò che avevo ottenuto con sacrifici ed olio di gomito, come
diceva mia madre. Stavo salutando definitivamente la mia carriera.
Cosa da pazzi, da uomini senza ragione.
Già.
Ero un pazzo.
Pazzo dei suoi occhi, del suo sorriso, di quelle fossette che si
incavavano nelle sue guancie.
Pazzo dell'idea di averlo vicino a me, per l'intera vita, pazzo
dell'idea di poterlo baciare, mano per mano, anche all'odore dell'aria
aperta, senza problemi o costrizioni.
Ed ero convinto, allora, che essere pazzo era ciò che volevo.
_Louis, benvenuto. Accomodati pure._ Disse freddo, alzandosi dalla
sedia, uno dei cinque manager riuniti al tavolino.
Stesse sedie, stesso tavolo, stesso contratto sopra, penna alla destra
del foglio, stessa aria di tensione.
Niente paura questa volta, ero determinato verso ciò che
stavo facendo.
_Hai detto di preparare il contratto, e come vedi..._ Simon
indicò il fascicolo sul tavolo. _Cosa succede?_
Sospirai. _Ho deciso, è arrivato il momento._ Affermai con
la voce sicura, mai stata più esplosiva ed esuberante.
Leggevo nei loro sguardi una nota di smarrimento, o forse cercavano
solo, invano, di sperare che non mi stessi riferendo proprio a quello.
_Ho deciso di fare coming out._ Chiaro, palese, sorridente ed
orgoglioso.
Sul volto di John, uno dei cinque, il più burocratico, si
spostò una risatina quasi isterica. _Non se ne parla
neppure, non adesso, con una carriera solista da coltivare._
_No._ Ribattei. _Voglio farlo adesso, voglio vivere accanto alla
persona che amo._
_Puoi farlo._ Sussurrò il più anziano.
_E come?_ crollai di rabbia io, avvicinandomi con la sedia al tavolo,
stringendo la mano in un pugno stretto. _Nascondendo tutto? Dovendo
star attento a ciò che dico, a ciò che faccio o a
come mi comporto per non rovinare la mia carriera? E' così
che devo vivere?_ Non risposero, si limitarono ad annuire contriti.
_Non voglio._ Conclusi.
_Stai rovinando la tua carriera._ Sospirò Simon, dentro la
sua solita maschera misteriosa, seria e professionale.
_Voi state rovinando la mia vita._ Strinsi il pugno, mentre la mascella
si chiudeva in una linea dura. _Mi state togliendo ossigeno, cazzo.._
_Ma ti stiamo riempendo il portafoglio, Louis..._ Affermò
orgoglioso John, con un'aria fiera, dentro la sua divisa guadagnata
grazie alle mie bugie.
_Davvero siete così superficiali?_ Sbottai. _Davvero state
dicendo questo?_ Silenzio. _Dio, certe cose non si comprano..._
Soffermai con tono arreso, ormai allibito dalle loro espressioni, dalla
loro voglia di nascondere tutto, sempre e comunque.
Simon si limitò a scuotere la testa. _Non possiamo, Louis.
Non possiamo finchè tu sei dentro questo mondo._
Sapevo che sarebbe arrivata quella frase, e il mio cuore avrebbe
iniziato a battere furiosamente.
_E allora lascio la musica._ Affermai convinto, con gli occhi dritti in
quelli di Simon, l'espressione da eterno Peter Pan fattasi seria e
troppo delusa da tutto quello schifo.
_Non puoi, non adesso Louis.. stavi iniziando a risalire._
_John, cazzo. Non posso continuare, non così. Non ce la
faccio._ Mi alzai in piedi, con gli occhi lucidi, più di
rabbia che di tristezza. _ Non posso continuare, ho bisogno di vivere
come qualsiasi umano. Lascio tutto._
Si lanciarono uno sguardo veloce, sapevano che era arrivata la fine,
per quanto avari e meschini fossero stati, non erano così
stupidi da non capirlo.
_Ditemi dove devo firmare._ Conclusi.
Simon mi avvicinò il fascicolo, allungandomi la penna nella
mano destra. Osservai la sua espressione infastidita, afferrai la
stilografica e mi piegai verso il tavolino per firmare.
_Aspettate.._ sussurrai.
Mi avvicinai alla porta, aprendola un pochino. Harry si stava
nervosamente mordendo le mani, seduto su una poltrona di pelle bianca,
in attesa di qualsiasi segno.
_Su, vieni..._ gli feci cenno con la testa, si avvicinò a
me, entrando intimorito sotto lo sguardo cupo dei management.
Sapevano che era lui e solo lui la causa di tutto quello.
Era uno sbaglio? Sicuramente il migliore che potessi fare.
Afferrai la sua mano, per portarlo vicino al tavolo.
_Insomma?_ Domandai, con la penna nella mano destra. John
indicò tre linee.
Appoggiai il polso sul foglio.
"Con la presente si invita il cliente: Louis William Tomlinson, nel
rilascio del contratto che lo legava alla casa discografica.
Si specifica che ogni azione è autorizzata e concessa dallo
stesso cliente, che inclina dunque ogni responsabilità su di
sè.
In caso di un rilascio volontario da parte del cliente il contratto
viene rescisso immediatamente."
Era dunque, quello un modo carino per dirmi "Ehy, adesso sono cazzi
tuoi" ?
Firmai, sotto il sorriso poco annunciato del mio ragazzo, il mio
sguardo fiero e finalmente realizzato.
Allungai il fascicolo verso i cinque uomini in nero.
_E' stato un piacere, adesso basta però. Vi saluto..._
E indicando la porta ad Harry, facendogli cenno d'uscire, lo seguii,
sotto dieci occhi consapevoli di aver perso troppi soldi.
Presi la sua mano. Tremava. Forse d'emozione, di paura, di stress. Non
so.
Lo fissai negli occhi, perdendomi un secondo dentro un mondo tutto mio,
come succedeva quando mi incantavo in quel verde stupendo.
_Spero per te che non piova, Harry._ Strinsi la sua mano nella mia
sorridendo non con le labbra ma con gli occhi piegati e il cuore aperto.
Ricambiò lo sguardo complice, inondando i miei polmoni
d'ossigeno.
_Ti riparerò io, altrimenti._ Sussurrò lui, per
poi lasciarsi andare al bacio forse più liberatorio degli
ultimi mesi.
~ Harry ~
Mi chiedo cosa mi abbia portato ad amarlo ancora, dopo tutto
ciò che avevamo passato, dopo tutte quelle volte in cui la
vita sembrava tutta contro di me, contro il nostro amore da molti
considerato sbagliato.
Mi hanno sempre detto di non ascoltare giudizi della gente,
di fregarmi di ciò che pensa, ed è per questo che
insieme camminammo velocemente verso la via più affollata
che c’era vicino agli studi.
E gli strinsi la mano, e ci abbracciamo.
Cappotto l’uno contro l’altro.
Strinti, uniti, insieme.
Afferrai i fianchi di Louis, li strinsi nelle mie mani, saggiai la
dolce curva che formavano, poi strinsi le sue mani, combaciavano,
perfette per intrecciarsi.
Eravamo fatti per amarci, cresciuti complementari vivendo, aspettando
che l’altro arrivasse, ci coinvolgesse, ci insegnasse ad
amare, a far vincere l’amore su tutto.
Lo abbiamo imparato, abbiamo sofferto, ma dopo un temporale viene
sempre il sole.
Dopo la tempesta c’è sempre l’arcobaleno.
Louis infilò una mano fra i miei ricci, accarezzandomi la
cute con le sue dita dolci e affusolate, osservando ogni sfumatura dei
miei occhi.
Mi sorrise, mentre il cuore perse un battito incantandosi sulle
increspature che il suo sorriso formava sulla sua pelle abbronzata, e
il contrasto coi suoi denti chiari mi fece socchiudere gli occhi,
ancora non ero abituato a così tanta bellezza.
Risposi anche io al sorriso facendo spuntare le fossette ai lati delle
mie labbra un po’ screpolate ma rosse come una mela matura.
E piano piano mi avvicinai a lui, con le sue mani nei ricci che mi
avvicinavano al suo viso, alle sue labbra, al paradiso,
all’inferno, alla libertà, all’amore.
-Sei sicuro?- Sussurrai leggero ormai fronte contro fronte, naso contro
il naso, gli occhi persi gli uni negli altri, i respiri che si
scontravano, gli odori mischiati.
E i suoi occhi mi pregavano di baciarlo, le sue mani tremavano, di
paura e di emozione mentre un “Si, Haz, facciamolo, ti
prego.” Sussurrava deciso e allo stesso tempo tremante.
E così feci, ci avvicinammo sempre di più
finché le labbra si toccarono, prima di chiudere gli occhi
vidi solo un po’ di folla riunirsi intorno a noi, munita di
macchine fotografiche e qualche urlo di qualche ormai non
più ragazzina “Oh mio dio. Sono Harry e Louis,
quelli dei One direction.”
Poi fu il vuoto.
Il buio e la luce nello stesso istante.
Occhi chiusi, labbra a contatto, lingue che si rincorrevano mani che
tiravano i capelli mi tiravano verso di lui, come se fosse possibile
avvicinarci ancora di più, col mio naso ormai affondato
nella sua guancia.
Flash, voci, rumori bisbigli.
Nulla era più forte di noi.
Nulla era più forte del nostro amore.
E quando ci allontanammo lo guardai, ero fiero di lui.
Mi aveva fatto soffrire, aveva le rughe ai lati degli occhi quando
sorrideva, ma si stava mostrando un uomo coraggiosissimo.
Ce l’aveva fatta, aveva superato una sua paura per me, aveva
rinunciato al suo sogno per la mia felicità, per la nostra
felicità.
Sorridemmo alla gente che era intorno a noi, e stringendomi la mano, ci
incamminammo verso casa.
Louis sussurrò baciandomi la guancia alcune scuse.
-Ora mi sento così libero, scusa se non ho avuto il coraggio
di farlo prima, scusa..-
E in quel momento squillò il mio cellulare, così
risposi col braccio di Louis intorno alla vita e la testa abbandonata
contro la sua spalla.
-Harry, girano foto di tu e Louis che vi baciate, hanno già
fatto il giro del mondo, cosa succede?-
Liam era preoccupatissimo, la sua voce era veloce, tesa, me lo
immaginai davanti a Twitter, e a mordersi un po’ le unghie.
-Va tutto bene, Liam.- Risposi soffice.
-Vuol dire che… è ufficiale?-
-Lo sarà domani, Louis ha la conferenza stampa.- Dissi
mentre il mio ragazzo mi baciava dolcemente il collo.
Louis aprì la porta mentre salutavo Liam e ci sedemmo sul
divano io sopra le gambe di Louis e mi sfilò il cellulare
dalla tasca mentre gli baciavo le guance, le labbra, il collo.
Misi le mani sopra di lui e sussurrai -Ci troverai solo odio.-
Lo baciai di nuovo ma lo trovai freddo così gli presi il
volto fra le mani.
-Hai fatto la scelta giusta, ok? Per me, per te, per noi. Io ti amo
Louis, ti amo, non pensare all’odio degli altri, ricordati
solo che io ti amo.-
-Ti amo anche io.-
E sul quel divano ci abbandonammo l’uno contro
l’altro i corpi uniti, le labbra a contatto, i nostri gemiti
e i nostri respiri si scontravano, il nostro seme si univa al sudore,
ci amammo, ancora e ancora finchè ci sdraiammo coperti da
una coperta di pile e Louis accese il cellulare vedendo le menzioni sul
su twitter cominciò a leggere.
“Prima Harry, ora anche Louis, tutti e due froci.”
“E pensare che ero loro fan, Dio che schifo”
Lasciò cadere il cellulare, gli occhi rigate da lacrime, e
mi ripeté “Io ti amo.”
E allora capii che era l’uomo perfetto per me, era di lui che
mi ero innamorato, della sua debolezza ma anche della sua forza, e
forse la cosa più importante, mi ero innamorato di lui
perché mi amava così tanto.
Le sue lacrime sul petto, e così sussurrai un tenero
“ti amo.” E poi chiuse gli occhi, e gli accarezzai
i capelli e finimmo per addormentarci, e poco prima di socchiudere
bisbigliai un timido “grazie”.
E mi addormentai sapendo che era l’uomo della mia vita.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Beh, ecco il nuovo capitolo. Dio, non posso crederci, siamo quasi alla
fine e voi vi state mostrando davvero attaccate a questa storia, siete
sempre così gentili e dolci.. grazie, grazie mille belle.
Detto questo, spero il capitolo vi sia piaciuto. Grazie mille, lasciate
una recensione.
A venerdì!
-Franceskik
Lo volevate? Eccolo qua, ecco il coming-out, lo avete aspettato per
Quindici capitoli, e ora eccolo qua, speriamo di non deludervi.
Vorrei avere un vostro parere in questo capitolo, vorrei sapere cosa ne
pensate davvero, se ve lo aspettavate in un altro modo.
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia nelle Preferite,
Ricordate e Seguite, e un grande grazie a tutti coloro che recensiscono
sempre e ci dicono cosa ne pensano, ve ne siamo molto grati.
-Ly.
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Capitolo 16 *** Chapter 16 ***
CHAPTER
16
~ Louis ~
Era come se
mi sentissi in dovere, nei miei confronti, in quelli di Harry, in
quelle delle poche fans rimaste.
Non ci pensai
un secondi di più a chiamare i manager e farmi organizzare
un'intervista in uno dei più importanti programmi televisivi
inglesi.
Dovevo
urlarlo al mondo, dovevo dimostrare che ero forte, che avevo vinto,
che sapevo amare.
Dovevo
sciogliere gli stereotipi del bastardo, del vigliacco e dell'immaturo
che si erano creati su di me.
Ero un
ragazzo felice, dovevo sbattere il mio sorriso in faccia, a tutti
coloro che per troppo tempo me l'avevano spento.
Lo studio era
grande, illuminato di colori accesi.
Faceva uno
strano effetto star seduti su quel divanetto, con le telecamere
puntate contro, i microfoni attaccati al bavero della camicia.
L'ultima volta che feci una comparsa televisiva in quello studio, in
quel programma, a cantare il mio nuovo singolo, quello che si pensava
avrebbe dovuto prender parte nel mio album da solista, che poi
ovviamente svanì nel niente, per una scelta migliore: quella
di
vivere senza barriere il mio amore.
Ricordo
ancora quel giorno. La canzone si chiamava "Love is.."
L'amore è. La scrissi durante quegli odiosi tre mesi di
distanza, la
cantai in esclusiva internazionale, puntando la telecamera, Eleanor
rideva dietro le quinte, mille articoli di giornale, mille voci,
mille sorrisi sul pensiero che il singolo fosse dedicato a lei,
ovviamente cantavo con l'immagine dei ricci di Harry, dei suoi occhi
verdi, davanti.
Ricordo che
gli mandai un sms finita l'esibizione "Era per te." Non mi
rispose, era passato un mese dal nostro addio e ovviamente non aveva
intenzione di considerarmi.
E adesso
eravamo lì, ero pronto a giurargli amore davanti gli occhi
critici
di tutti.
Il conduttore
ci presentò, sotto gli applausi del pubblico: niente
più urla,
lacrime, cartelli per noi. Andava bene così: un semplice
battere di
mani.
"Bene,
ragazzi, siamo qua per parlare di ciò che è
successo.."
Commentò lui, come se fosse successo qualcosa di
sovrannaturale.
Ci siamo
baciati all'aria del sole, un bacio tra due persone che si amano,
cos'era successo di tanto particolare?
"Già."
Commentai freddo, con l'aria scocciata, sentendo il respiro di Harry,
seduto affianco a me, farsi pesante dal nervoso.
"Come
pensate che l'opinione del vostro pubblico, sia cambiata, dopo le
foto?"
"Tutti
hanno sempre saputo tutto. Solo che le persone non vogliano credere a
qualcosa che possa andare contro la loro normalità, che
possa
distruggere i loro film mentali.."
Ero freddo,
ero acido, ero nervoso e sinceramente? Ero fiero di me stesso.
Mi avrebbero
richiamato all'ordine, criticato, offeso, ma ero libero, potevo dir
tutto ciò che avevo sempre tenuto compresso nella mia mente.
Era una, una
sola occasione. Mia mamma mi ha sempre insegnato che le occasione
vanno raccolte al volo, passano col vento e in un soffio se ne vanno.
"Beh,
forse non tutti sono stati così scaltri.."
infierì il
presentatore.
"E'
sempre stato palese come dietro ai miei occhi che guardano Harry, non
ci sia solo uno sguardo d'amicizia.. " Risposi, sentendo l'aria
farsi più calda. Incrociai gli occhi verdi di Harold,
tremavano di
tensione, di paura di dir qualcosa di sbagliato, di nervoso. Gli
sorrisi, ricambiò, mostrando le due fossette sulle guance,
sapeva
che ero lì, che ero lì, pronto per ogni sua
necessità.
Partì un
applauso, forse spontaneo, del pubblico, al quale il conduttore
sorrise, quasi divertito.
Eravamo
circondati di omofobi, eppure c'era qualcuno di migliore, tra la
folla che ci faceva sorridere e ci rendeva consapevoli che non
saremmo mai stati soli del tutto.
"Harry
cosa è cambiato lavorativamente parlando?"
Harold si
morse il labbro inferiore.
"Louis
ha abbandonato la musica.." Lo disse con la voce flebile, gli
occhi che tremavano e si facevano lucidi. Si sentiva in colpa e io mi
sentivo inutile, non gli stavo facendo capire quanto quella decisione
mi avesse salvato da una vita che non avrei voluto.
"Già,
l'ho fatto." Aggiunsi, allungando la mano destra sulla pelle del
divanetto, per sfiorare quella sinistra di Harry. "E' stata la
scelta migliore in 25 anni di vita." Commentai sorridente, sotto
gli occhi spalancati del presentatore. Harry si voltò,
annuii e il
suo cuore si allargò, passò la sua lingua sul
labbro superiore,
sapevo che lo faceva quando era emozionato, quando non c'erano
parole, quando doveva trattenere un bacio.
E sopra
l'applauso del pubblico arrivò un'altra domanda: "Quando
avevate intenzione di rendere la notizia ufficiale?"
Sorrisi
ironicamente, smorzando una risatina un po' nervosa. Insomma.. che
cazzo di domande superficiali si era scritto?
"Non si
ripete qualcosa che già si sa in giro.." Il conduttore
rimase
spiazzato, Harold sorrise, era come se si sentisse protetto, al
sicuro. Avevo preso in mano la situazione, glielo dovevo. Dovevo
dimostrare che sì, lo amavo e sì, per lui avrei
fatto di tutto.
"Lei ripete che il 25 Dicembre è Natale?"
Domandai. Il
presentatore scosse la testa, mimando un 'no' "Certo che no. E'
una cosa così ovvia, tutti sanno che quel giorno si
festeggia il
Natale, non c'è il bisogno di rendere ufficiale la notizia,
no?"
Altro
applauso spontaneo. Altro sguardo di rimprovero da parte dei manager
dietro le telecamere. Altro sorriso ironico del conduttore.
Harry mi
strinse la mano così forte da far trasferire una smorfia sul
mio
volto. Era così sorpreso.. ed io ero così
estremamente felice..!
"Grazie
per esser stati qua, ragazzi!" Ci salutò il presentatore, ci
alzammo in piedi e dopo avergli dato la mano, ci spostammo dietro le
quinte.
Harry mi si
parò davanti. I suoi occhi, i suoi dannatissimi occhi mi
stregavano
ogni volta.
"Grazie
Louis, grazie davvero per ogni cosa. Grazie per aver preso in mano la
situazione, grazie per render.."
Presi il suo
viso fra le mie mani, la sua pelle era morbida come quella di un
bambino, i suoi occhi erano semplici e dolci come quelli di un
neonato, eppure il suo cuore aveva pianto, riso, sofferto e lacrimato
di gioia come quello di un anziano pieno d'esperienza.
"Ti amo,
Harry."
Appoggiai le
mie labbra sulle sue. Erano droga, ossigeno, amore, sesso, gioia.
Ogni bacio
con lui mi catapultava in un mondo migliore.
In un mondo
in cui non servivano parole, perchè l'amore vive di sguardi
e
d'emozioni, di fatti e di baci, non di razionalità e di
frasi fatte.
~ Harry ~
Vorrei
essere la prima stella che
Ogni
sera vedi brillare perché
Così
i tuoi occhi sanno
Che
ti guardo,
E
che sono sempre con te.
Favola-Modà.
L’aria
fresca solleticava il mio viso, Londra non era così calda,
nonostante il giubbotto mi tenesse tiepido e il tocco fra la mia mano
e quella di Louis, stretta l’una nell’altra, mi
facevano
trattenere il respiro.
Non mi
sembrava ancora vero, io e Louis, liberi, mano per mano sulle rive
del Tamigi.
Il fiume
scorreva, veloce, silenzioso, scuro, illuminato solo dalla luce della
flebile luna appena coperta da nubi, e i nostri passi appena udibili
fra il rumore del traffico cittadino erano una delle melodie
più
belle che avessi mai sentito.
Risuonavano
insieme, il rumore dei piedi sull’asfalto,
l’attrito fra i nostri
due giubbotti, i nostri occhi che risplendevano d’amore.
Le stelle
brillavano in cielo, i suoi occhi brillavano vicino a me, e si
nascondevano le stelle, invidiose, gelose, spaventate,
perché gli
occhi blu, come il cielo di giorno, come il mare, trasparenti come
l’acqua e freddi come il ghiaccio, quella sera mi guardavano
fieri,
liberi.
Quando lasciò
la mia mano mi abbracciò da dietro appoggiando la testa
nell’incavo
fra la mia spalla e il collo solleticandomi coi capelli un
po’
lunghi che gli ricadevano sulle guance, pungendomi la clavicola
lasciata scoperta dalla maglietta scollata con la barba.
Posò le mani
affusolate e delicate sui miei fianchi e fece scontrare il suo petto
con la mia schiena, io strinsi le mie mani sulle sue carezzandole e
cominciò a cullarmi, così tirai la testa indietro
e Louis lasciò
un bacio a schiocco sul collo facendomi tremare, in un brivido di
piacere, di amore, e anche di solletico.
-Sei così
bello.- Soffiò sul mio orecchio così io inclinai
la testa facendomi
baciare le labbra dalla bocca fine di Louis.
Mi abbandonai
a lui, a tutte le sensazioni, al suo cuore che batteva forte contro
la mia schiena.
Sentii Le sue
labbra premere sulla mia clavicola lasciandomi un segno rosso che poi
baciò dolcemente e leccò.
Il suo alito
caldo, leggero some una brezza sul mio collo.
Con Londra
che rabbrividiva e il calore dei nostri corpi che aumentava.
Louis si
guardò intorno e prendendo la mia mano mi condusse in un
piccolo
parco giochi, l’erba fredda e umida ci accolse e ci
sdraiammo,
osservano il cielo e le stelle, e l’erba prese la forma dei
nostri
corpi, quando ci saremmo alzati sarebbe rimasta la forma del nostro
amore.
E la luna
sparì, nascosta da qualche nuvola, gelosa anche lei,
spaventata
perché il nostro amore era così forte ora che
avrebbe scombussolato
anche le leggi della fisica.
Le mani
sigillate, strette unite in quella morsa indistruttibile, le labbra
che si sfiorano, lui a cavalcioni su di me, le gambe che si
scontrano, si incrociano, si abbracciano.
E le mani nei
capelli aggrappate alle nostre schiene, come se fosse l’unica
cose
che ci impedisse di cadere, di affogare, ci stringevamo come un
naufrago stringe un salvagente, l’unica cosa che gli evita di
disperdersi nell’abisso.
Ci baciavamo,
come se non ci fosse un domani, come se quella fosse l’unica
cosa
che ci impedisse di morire, labbra contro labbra, e lingue che si
scontravano, finché i polmoni non reclamavano ossigeno.
E fra un
bacio e l’altro ci guardavamo, verde nel blu, smeraldi con
zaffiri,
sorriso contro il sorriso.
E le fronti
l’una unita all’altra.
Per poi
baciarci, ancora e ancora, per poi inclinare le teste, conficcarci i
nasi nelle guance, e scambiarci i nostri sapori, unendoci,
saldandoci.
“Ti amo, ti
amo.” Disse Louis baciandomi il collo tirandomi i ricci,
stringendoli fra le sue mani, e quando “Ti amo anche io,
Lou”
sussurrai.
“La vedi
quella stella?” Disse, sedendosi accanto a me e indicando la
più
luminosa con un dito.
Io annuì e
lui continuò “Non ti posso promettere che staremo
insieme per
sempre, Harry, ma voglio stare insieme a te più tempo
possibile, e
semmai saremo lontani, tu guardala, immagina che siano i miei occhi,
così ti starò vicino.”
Una lacrima
solcò il mio viso mentre un sorriso si apriva sul mio viso.
“Louis, sei
l‘uomo della mia vita.” Dissi e lo abbracciai
pronunciando quelle
parole mentre lui “Ti amo più di me
stesso.” diceva.
Ci lasciammo
cullare, dal rumore dell’acqua del fiume, dal canto dei
grilli,
dalla luce dei corpi celesti e dalle luci della città.
E quando
tornammo a casa ci addormentammo, senza più la paura che
quella
sarebbe stata l’ultima notte insieme, ma con la
consapevolezza che
sarebbe stato davvero l’inizio della nostra nuova vita.
________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
E' un
capitolo piuttosto corto, ma sono comunque mooolto contenta del
risultato.
Il fluff è arrivato definitivamente. e Anche s emolte
lettrici stannoa spettando di sapere quello che succederà
con Zayn, mi dispiace, in questo capitolo non si spiega nulla.
Ma tranquilli non dovrete aspettare tanto.
Spero che questo capitolo riceva un bel po' di recensioni, suvvia, ve
lo ripetiamo, accettiamo anche recensioni negative.
A Martedì.
-Ly.
Quanto
sogno un'intervista così, cazzarola. Sarebbe il mio sogno,
davvero!
Anyway, vi è piaciuto? Lo scorso capitolo, quello del coming
out,
non ha ricevuto molte recensioni e questo ci dispiace, tanto! Mancano
tre capitoli alla fine e ci piacerebbe sapere le vostre
opinioni.
Spero
che questo vi sia piaciuto, lo speriamo davvero tanto. Non vi annoio
ulteriormente.
A
Martedì, bellezze. franceskik
|
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Capitolo 17 *** Chapter 17 ***
CHAPTER
17
~ Louis ~
_Sta
tranquillo._ Mi ripetè Harry, stringendo la mia mano nella
sua,
sistemando la coperta sopra le nostra ginocchia e sorridendomi.
_Mi manca ciò
che eravamo, le cene tra di noi..._ Sussurrai, ripensando al passato,
a ciò che avevo distrutto per migliorare altri aspetti.
_Manca anche
a me._ Sospirò Harry, abbassando lo sguardo. _Ma so che
tornerà
tutto come una volta.._ Mi sorrise, mostrando il suo sorriso
più
forzato, quello che esternava quando sapeva che ero giù di
morale,
quando doveva farmi sentire bene.. _Ne sono certo.._ Si convinse poi,
alzando un po' la voce, giocando con le mie dita, abbracciandomi,
baciandomi, mentre con la voce calda mi ripeteva quanto mi amasse.
_Mi amnca anche esibirmi, vorrei farlo per l'ultima volta con voi, per
dare un addio definitivo,
per godermi tutto per l’ultima volta._ disse Harry
sospirando, e
dentro di me promisi che un giorno ci saremo esibiti insieme, per
l’ultima volta.
_Se Zayn non
dovesse riuscire a perdonarmi?_ Domandai con la voce piena di paura,
il respiro affannato, gli occhi lucidi.
Zayn Malik
era una di quelle persone che avrebbero dato la vita per gli amici e
l'avrebbero tolta a tutti coloro che li facevano soffrire.
_Se Zayn non
dovesse perdonare, significherà che dovremmo ordinare una
pizza in
meno il sabato sera..._ Affermò Harold, con la voce che
tremava al
solo pensiero che si sarebbe sciolto tutto, ancora, e questa volta
sarebbe stato orribilmente definitivo.
_Tu
rimarrai?_ Chiesi, sprofondando nei suoi occhi, stringendo la sua
mano verso il mio petto per fargli sentire la velocità in
cui il mio cuore stava pulsando di paura.
_Rimarrò
fino alla fine, Louis._ Mi baciò, facendo incastrare le sue
labbra
tra le mie, in maniera impeccabile. _Ti amo, Lou._ Sorrise, con le
nostri fronti ancora in contatto.
_Giuro che
non ti farò mai più soffrire, Harold._
E sentendo il
suo battito accelerare, sorrisi involontariamente. Non avevo la
certezza che Harry ci sarebbe stato per sempre.
Non sono una
di quelle persone che crede nel 'per sempre'. Avevo semplicemente la
consapevolezza che avrebbe fatto di tutto per restare, avrebbe
lottato contro tutti per impedire che tutto ciò che si era
creato
tra di noi non si sciogliesse al vento.
I ragazzi
erano in ritardo, sicuramente c'era qualche problema con l'automobile
o con Zayn che aveva cambiato idea.
_Non
verranno.._ Commentai pessimista, scuotendo la testa, mentre Harry
finiva di apparecchiare la tavola.
_Sta calmo,
Louis._ Mi rimproverò lui, mentre il campanello suonava.
_Uomo di
poca fede.._ Scherzò poi, andando ad aprire.
Il mio
stomaco si contorceva, mentre il cuore si faceva piccolo secondo dopo
secondo.
Avevo paura
di rovinare tutto, ancora, per l'ennesima volta.
Avevo paura
che Zayn potesse mettermi davanti ai miei errori e non avevo
intenzione di riaffacciarmi al passato.
Avevo paura
che Harry cambiasse idea. Sapevo che mi amava, sapevo che mi aveva
perdonato ma io non mi sarei mai dimenticato di tutto ciò
che avevo
fatto.
Niall e Liam
entrarono per primi, abbracciando Harry per poi venirmi a dare il
pugno prima di stringermi forte al loro petto, sussurrando un "Ci
sei mancato, coglione.."
_Dove
mettiamo le pizze, ragazzi?_ Domandò Niall, facendosi
accompagnare
da Harry in cucina e sapevo benissimo che quella era una strategia un
po' infantile per farmi rimanere solo con Zayn.
_Vieni,
scemo.._ Urlò Liam fuori dalla porta.
Malik entrò,
sbattendo i piedi sullo zerbino, sibilando un "Permesso.."
timido. Come se quella non fosse anche casa sua.
Alzò lo
sguardo, puntandolo verso i miei occhi. Resto in silenziò,
forse
chiedendosi quanto avevano pianto per il suo amico ricciolo.
_Ciao,
Zayn.._ Lo salutai, tremando un po', con i piedi saldi a terra e la
mente che vagava: mille flashback dei nostri litigi.
"Lo
farai soffrire."
"Non sei
la persona che può renderlo felice."
"Gli
farai solo del male, ancora.."
"Non sai
ciò che ha passato. C'ero io in quei mesi, tu eri a New
York, tu non
c'eri, non ci sei mai stato.."
Questo
pensava di me Zayn, questo mi urlò in faccia, con gli occhi
lucidi
di rabbia e la vena che pulsava nel collo.
_Vi lascio
soli._ Affermò intimorito Liam, senza il bisogno di alcuna
scusa.
Zayn vagava
per la sala, soffermandosi davanti a qualche foto vecchia, quando
ancora eravamo una band che viaggiava per il mondo in cerca di
successo.
_Resterai qua
per sempre?_ Domandò col tono basso, dopo aver preso in mano
la
cornice d'argento che ricopriva la foto in cui io e Harry ci
baciavamo.
_Fino a
quando Harry vorrà._ Risposi, osservandolo bene, cercando di
capire
se fosse più irritato, infastidito o deluso.
_Ho visto che
avete reso tutto ufficiale._ Posò la foto, per prenderne una
in cui
eravamo io e lui, abbracciati, ai tempi di X-Factor.
_Già. Voglio
urlare al mondo che lo amo. Voglio farlo, Zayn.._
Posò la
cornice, girandosi verso di me con quel sorriso che, solo chi
conosceva Zayn sapeva che, non prometteva niente di buono.
_Vuoi urlare
al mondo anche che hai abbandonato Harry? Vuoi urlare al mondo anche
che avevi troppa paura per amare? Anche questo, Louis?_
_Zayn, ti
prego..._ Lo ripresi io, con la voce ferma e la mano stretta in un
pugno.
_Cosa Louis?
Ti da forse fastidio riconoscere i tuoi errori?_
I suoi occhi
erano vendicativi, protettivi nei confronti di Harry, erano freddi di
rabbia e caldi di odio.
_E' vero,
Zayn. E' vero: mi da noia tornare al passato. E' vero: ho lasciato
Harry solo, immerso nel suo dolore, l'ho abbandonato per tre mesi,
l'ho fatto per debolezza, per paura, per rabbia e dolore. E' vero
sono stato immaturo ed egoista, è vero l'ho fatto soffrire e
c'eri
tu a consolarlo e non potrò mai sapere realmente cos'ha
passato, ma
sai una cosa Zayn? Sono tornato, adesso sono qua e non ho intenzione
di andarmene, non lo farò. Per nessuna odiosa ragione al
mondo. Sono
qui pronto per combattere con lui, amarlo fino alla fine, ne ho
bisogno. Ho capito i miei errori, li ho riconosciuti. Non si
può
cancellare uno sbaglio, ma si puo' rimediare lasciando che il futuro
migliori e soprattutto si può cercare d'evitare di
ricommetterlo, e
ti giuro Zayn, ti giuro su tutto ciò che ho di
più importante, su
me stesso, che Harry è tutto ciò di cui ho
bisogno, che lo amo con
tutto il mio cuore._
Malik
sorrise, abbassando lo sguardo, posandosi una mano tra i capelli e
buttandosi sulla poltrona di fronte a me.
Ero in piedi,
col cuore che batteva a mille, mi asciugai una lacrima.
_Lo amo._
Ripetei con la voce ferma.
_Giurami che
non lo farai soffrire, Louis.._
Ci guardammo
negli occhi, a lungo: _Te lo giuro, Zayn._
Ci fu un
momento di silenzio in cui mi chiesi quale sarebbe stato il mio
futuro, mi domandai se avessi perso per sempre uno dei miei migliori
amici.
Zayn si alzò,
si avvicinò a me e allargando le braccia sorrise. _Mi sei
mancato.
Mi sei mancato davvero tanto, Louis..._
E mentre gli
occhi gli si facevano lucidi sprofondai tra le sue braccia e mi
sentii capito, amato e protetto.
Sapevo che
avevo vinto, finalmente, su tutto. Che avevo riconquistato la mia
vecchia vita ed era anche migliorata.
Ero felice,
felice come per tanto tempo non lo sono stato.
_Non me ne
andrò.._ Sussurrai con il fiato corto, contro la spalla del
mio
amico.
_Ti credo ma
non mi deludere..._ E mentre stringeva più forte la mia
schiena
nell'abbraccio, spazzando via la lacrima che stava nascendo, Niall
entrò in sala.
_Aspettavo
questa foto da tanto.._ Sorrise, con il suo iphone nelle mani. Una
foto di noi, mia e di Zayn, abbracciati, tornati insieme, amici come
una volta.
_Adesso
mangiamo?_ Domandò Liam, sorridente, appoggiando le cinque
pizze sul
tavolo.
_Prima un
brindisi.._ Commentai, alzando il calice e aspettando che anche gli
altri fossero pronti.
_A noi. A noi
che dureremo fino alla fine..._ Sorrisi osservando le espressioni
commosse dei miei amici.
Dopo quattro mesi eravamo tornati felici, insieme, come una volta.
Eravamo
tornati più maturi, più sereni e più
realizzati.
Alla fine,
solo il tempo può dimostrarti che ogni sofferenza ti
aiuterà a dar
più peso alla tua felicità.
~ Harry ~
Il
supermercato si trovava vicino a casa, e dovevo proprio farci un
salto, così, mentre Louis stava dormendo beatamente sul
divano per
il suo classico sonnellino pomeridiano mi incamminai verso di esso
dopo aver lasciato un bacio sulla sua fonte e averlo coperto.
Gli occhi
chiusi e un sorriso sul viso mentre scrivevo con la mia scrittura
ordinata un breve messaggio da lasciare sul tavolino, in modo che lo
vedesse appena sveglio.
“Vado a
fare la spesa, ti amo piccolo, torno subito. Haz.”
Finalmente
avevo un po’ di tempo di solitudine per pensare ai fatti
accaduti,
mi infilai le cuffie nelle orecchie e cominciai a camminare, non
ascoltando realmente la musica, ma solo i miei pensieri.
Continuai
finchè una figura familiare mi incuriosì, e
strizzai un po’ gli
occhi facendo più attenzione, mentre il ragazzo si sollevava
sulle
punte per baciarne un altro, e “Lucas” Sussurrai
riconoscendolo.
Quando
l’altro ragazzo entrò in un locale mi avvicinai
insicuro finchè
lui non mi riconobbe e mi venne incontro, col passo fiero e sicuro,
mi fissò coi suoi occhi blu e mi sorrise,
“Harry!” esclamò,
baciandomi entrambe le guance.
-Come stai,
Harry?- Chiese sorridendomi.
Chiacchierammo
come vecchi amici, seduti ad un tavolo di Starbucks, sorseggiando un
caffè caldo per scaldarci le mani.
Parlammo di
tutto, come solo due vecchi amici possono farlo, e mi aprii
totalmente a lui, infondo lui era uno dei pochi che mi aveva visto
nel momento più debole.
Quel momento
passato senza sorriso falso sul viso, senza maschera, senza fossette,
quel periodo in bilico fra lacrime, alcool e dolore.
-Ho saputo di
te e di Louis.- disse Lucas ad un tratto.
Un sorriso
spontaneo partì sul mio viso, sorrisi fino a mostrargli i
denti e le
fossette, sul mio viso si fece spazio uno di quei sorrisi che non
puoi trattenere, quelli imbarazzati ma allo stesso tempo dolci,
quelli sognanti e innamorati.
Il sorriso
che tutti sperano di vedere sulle labbra del proprio ragazzo o
ragazza, sulle labbra del proprio marito o della propria moglie.
-Si… Beh,
alla fine ce l’abbiamo fatta..- commentai mordendomi il
labbro
inferiore, passandomi nervosamente una mano fra i capelli.
Sentii lo
stomaco contorcersi, il cuore battere solo a pensare al coraggio, al
sacrificio che aveva fatto per starmi accanto, solo a pensare a quei
capelli lisci nei quali si incastravano le mie mani, le sue labbra
fine, i suoi occhietti azzurri, fissai per un po’ il vuoto
quando
fui interrotto dalle sue parole.
-Stai
sorridendo, adoro il tuo sorriso.- Le mie guance si tinsero di rosso
e “L’ho sempre fatto.” Risposi
guardandolo.
-No, non
così, non fino a questo punto, i tuoi sorrisi non erano
sinceri.-
Nervoso mi
morsi il labbro e –Lo amo.- dissi, come se dovessi
giustificami,
come se avessi bisogno del suo permesso per essere felice.
-Lo so, lo
vedo, sono felice per te.- Sorrisi e cercai di cambiare discorso.
-Ho visto
mentre ti baciavi con un ragazzo.- Dissi sorridendogli.
-E’ il mio
fidanzato, mi sono trasferito a Londra con lui.-
Continuammo a
parlare per quasi tutto il pomeriggio finchè un Louis
preoccupato
non mi chiamò.
-Harry, dove
sei?- disse preoccupato.
-Amore, calmo,
mi sono fermato un po’ con Lucas.- Lo sentii arrossire timido
perché si era preoccupato mentre
“Lucas?” chiese geloso.
-Si, Lou,
tranquillo…-
-Vuoi che
venga da te?- si preoccupò Louis.
-Sto bene, va
tutto bene, arrivo fra una mezzoretta.- risposi.
-Ti aspetto
amore, nel frattempo preparo la vasca.- concluse la chiamata lui.
Misi in tasca
il cellulare mentre “Louis è un po’
geloso.” Mi giustificavo
mentre uscivamo da Starbucks.
-Si, ho visto
com’è da geloso.- Ridacchiammo entrambi
finchè non mi venne
un’idea.
-Vieni a cena
da noi.- Proposi.
-Non so
Harry, non credo..- Sussurrò insicuro.
-Cucino io,
eddai, tu, Louis, io e il tuo ragazzo.- Gli sorrisi entusiasta
–Voglio farti conoscere Louis.- Continuai.
-Credo che
Louis mi odi a dire la verità.- Rise nervoso Lucas.
-No, Louis
non ti odia, infondo se sono ancora vivo, se sono ancora qui gran
parte è dovuto a te.- Dissi serio.
Lucas arrossì
nervoso e annuì, così gli baciai una guancia
salutandolo, sorrisi
felice e “A stasera.” Urlai, ormai ero
già in fondo alla strada.
***
Le mani di
Louis scorrevano sui miei ricci i polpastrelli fini carezzavano la
mia cute, chiusi gli occhi lasciandomi cullare dalla canzone che
echeggiava nella stanza, Diamonds di Rihanna.
Canticchiava
Louis passando lo shampoo sui miei capelli “When you hold me
I’m
alive, we’re like diamonds in the sky.”
L’odore di
vaniglia, e la tenue luce di candela rendevano l’atmosfera
perfetta, lo stereo che ripeteva canzoni d’amore, aveva
preparato
tutto alla perfezione.
Poi prese la
spugna, la passò su tutto il corpo spostandosi poi sulla
parte
davanti, trovandosi faccia a faccia con me.
“At first
sight I left the energy of suns rays” Cantò ancora.
-Ti ho amato
dalla prima volta che ti ho visto.- Sussurrò baciandomi le
labbra
stringendosi contro il mio petto.
-Mmm… io
no.- Risposi, mentre Louis alzava un sopracciglio e mi fissava
stranito.
-La prima
volta che ti ho visto ho saputo che avrei passato la vita con te.-
dissi baciandolo.
Lo baciai
intensamente, feci coincidere le nostre labbra e lui aprì un
po’
la bocca, le nostre lingue si intrecciarono, e Louis si premette
ancora di più contro di me, sedendosi sopra le mie gambe
agganciandole dietro la mia schiena quando mugolai staccandomi e
“No,
sennò facciamo tardi, devo preparare la cena.”
Ridacchiai e gli
baciai il naso dolcemente.
Mi alzai
coprendomi con un asciugamano bianco, ma lui rimase lì,
seduto
fintamente offeso.
-Eddai avremo
tutta la vita per fare sesso.- Ridacchiai io così anche lui
uscì
dall’acqua e mettendo in pausa lo stereo e si
fermò davanti a me.
-Tu vuoi
passare tutta la vita con me?- chiese, e appena sussurrai un flebile
“si” mi strinse forte fra le sue braccia.
E sì, avrei
voluto passare tutta la vita fra le sue braccia.
***
Quando aprii
la porta mi ritrovai davanti la figura alta e snella di Lucas con al
suo fianco, un po’ più basso di lui, che era
qualche centimetro
più alto di me vidi un altro ragazzo, coi capelli corti,
riuniti in
una cresta, quasi biondi, che Lucas presentò a me e a Louis,
“Lui
è Edward.” Disse sorridendo stringendogli la mano
orgoglioso, io
dissi allora “Lucas, Edward, lui è
Louis.” Così feci accomodare
Lucas e Edward sul divano in attesa che la cena fosse cotta.
Chiacchierammo
per tutta la serata e Louis non perdeva l’occasione per
baciarmi,
stringermi un fianco, tenermi la mano, voleva far capire che ormai
ero suo, e se da una parte era un po’ scortese da parte sua
mi
sentii protetto, sicuro, per la prima volta sentii che mi avrebbe
protetto da tutto.
Arrivò il
momento di salutarsi, abbracciai Lucas e poi anche Edward e mentre
Louis e Lucas si abbracciavano sentii “Tienitelo stretto,
è un
ragazzo speciale.” Da parte di Lucas e un
“Tranquillo, non me ne
vado più.”
Sorrisi
salutando Lucas e Edward con una mano mentre scendevano le scale.
E dopo aver
chiuso la porta mi fiondai sulle sue labbra baciandole con forza e
anche con delicatezza.
-Non ti
lascio più.- disse lui.
E io sapevo
che non mi avrebbe più lasciato.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Buonasera a tutti.
Bene, vi avverto che ci sarà il prossimo capitolo e poi
l'epilogo.
Come molte lettrici attendevano ecco la reazione di Zayn,
suvvia, alla fine come potremo rompere queste scene FLuff, dopo tutto
quello che vi abbiamo patire?
Siamo state buona ma non c'è da cantare vittoria.
Secondo voi come finirà la storia?
Comunque volevamo dirvi che siamo state abbastanza deluse
dalle pochissime recensioni avute allo scorso capitolo, solo una.
Eddai, lettori e lettrici commentate, noi abbiamo bisogno di sapere
cosa ne pensate!
Vi saluto.
-Ly.
Dio, siamo agli sgoccioli. Non posso crederci. Mi sembra
ieri che eravamo sul letto di camera mia a pensare ad un'idea per una
fanfiction che dovevamo scrivere insieme. Ed eccoci qua, agli ultimi
capitoli.
Questo come lo trovate? La sola recensione dello scorso ci ha fatto
piacere ma speravamo in qualcosa di più, comunque beh, spero
abbiate gradito. Se volete lasciateci una vostra opinione. Fra.
A venerdì!
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Capitolo 18 *** Chapter 18 ***
CHAPTER
18
~ Louis ~
Ricordo che mia mamma mi ripeteva sempre che c'è una sera in
cui tutti i bambini si riuniscono.
Una sera in cui l'amore vince su tutto, in cui il sorriso è
padrone della notte, in cui, anche solo per un secondo, si è
felici come mai.
Si raccolgano i ricordi e si rinchiudano in un baule. Si afferrano i
problemi e si lasciano scappare.
C'è una sera in cui l'aria ha un sapore diverso, in cui ti
entra nel cuore e non lo lascia. In cui le luci ti illuminano l'iride
fino a colorarlo d'amore.
Una sera in cui la famiglia ti abbraccia in maniera più
forte, in cui gli amici ti sorridono più dolcemente.
Una sera in cui tutto sembra dannatamente migliore.
Il salotto era illuminato da luci calde, tendenti all'arancione. Il
pavimento sembrava brillare e dalla finestra erano visibili le grandi
decorazioni dei nostri vicini.
Harry era in piedi, intento ad apparecchiare la tavola. Tovaglioli
rossi, piatti decorati, calici di cristallo.
Era bello, bello da far male.
Cantava qualche parola di "Kiss me" di Ed, che usciva dallo stereo
centrale, vicino alla tv. Muoveva la testa a ritmo lento, con i ricci
che rimbalzavano e finivano sulla fronte, tra i suoi occhi verdissimi.
Era bello, bello come il sole: con le sue fossette ai lati della bocca,
quando apriva la bocca per sorridere. Il suo dannato sorriso. Penso di
non aver mai visto cosa più perfetta.
Era bello come un bambino appena nato, quando socchiudeva gli occhi per
sorridere, quando si mordeva il labbro dall'imbarazzo, quando si
avvicinava per baciarmi.
Avrei passato la vita a guardarlo. Osservare ogni suo sinuoso movimento
a ritmo di una bellissima melodia.
Sarei stato anni ed anni su quel divano, col suo sorriso davanti, la
sua voce nell'orecchio, il suo profumo sotto il naso.
Ero sicuro che sarei stato per la vita lì, con lui, accanto
a quei bellissimi occhi che mi avevano rapito e stravolto.
"Ehy, piccolo.." si avvicinò, stendendosi sul divano vicino
a me. "Non pensare che farò la donna di casa per la vita,
non sono il tuo schiavo, Tomlinson!" Scherzò, toccandomi la
punta del naso con l'indice in un movimento veloce.
"Sei molto portato per questo ruolo, Harold." Lo baciai, in uno di quei
baci che sembrano non avere una fine. "Sei bellissimo." Sussurrai poi,
con gli occhi quasi lucidi.
"Anche col grembiule di mia madre?" Si sistemò con la testa
sopra il mio petto, giocavo con i suoi ricci, come amavo fare ogni
volta.
"Anche col grembiule di Anne." Confermai io.
E avrei giurato a me stesso, che se davanti a noi ci fosse stato un
fotografo professionista, avrebbe immortalato il nostro abbraccio e
accompagnato la sua arte da qualche citazione sdolcinata sull'amore
più vero, sulla paura di perdere la persona che si ama, sul
desidero che il nostro sogno, una volta realizzato, duri all'infinito.
"Ti amo." Gli sussurrai contro l'orecchio sinistro. Sorrise
involontariamente, di quel sorriso fantastico.
"Ti amo anche io, Boo." Strinsi forte la sua mano, tremava ancora come
un bambino.
Ancora fuggiva dai miei sguardi, ancora abbassava gli occhi se lo
guardavo troppo a lungo, ancora arrossiva quando gli ripetevo quanto
fosse bello.
Harry Styles era una piccola quattordicenne innamorata.
Io ero il suo grande amore, quello della vita, quello che deve
preoccuparsi di crescere la piccola creatura, proteggerla ed amarla,
fino a renderla la più felice sulla terra.
"Arriveranno tra poco, Lou." Affermò, alzandosi dal divano,
sotto il mio mugolo di dissenso.
"Ci stavo così bene.." mi lamentai come un bambino. "Anche
io, ma il cibo non camminerà da solo fino alla tavola,
Tomlinson." Puntualizzò Harry, spostandosi in cucina.
Il campanello suonò il suo 'din don' all'interno delle
pareti, Harry si affrettò vicino a me, era eccitato come un
bambino all'idea dell'arrivo di Babbo Natale.
"Eccoli.." sospirò, aprendo un po' la porta.
Erano così belli, così giovani, così
sorridenti. "Buon natale, frocetti!" Urlarono in coro, battendo i piedi
sullo zerbino ed entrando in casa.
Li abbracciai uno ad uno, in uno di quegli abbracci da cui vorresti non
staccarti mai. Eravamo finalmente tutti insieme, ancora, come una volta.
"Vedo che siete entrati in quel periodo d'addobbi natalizi stile
'famiglia americana'." Scherzò Zayn, guardandosi intorno.
"Siamo una famiglia, no?" Commentai, versando lo spumante nei cinque
calici.
"La migliore!" Concluse Niall, facendo una foto ai cinque calici pieni.
L'avrebbe sicuramente postata su Twitter, così da fare il
migliore regalo a quelle poche fans che ci erano rimaste, che si
sarebbero commosse, strappate i capelli e si sarebbero messe ad urlare
all'idea di saperci insieme come una volta.
Alzai il bicchiere verso il soffitto, seguito dagli altri. "A noi."
Alzammo leggermente di più il calice, poi Liam interruppe.
"Sarebbe meglio brindare a voi."
Io ed Harry ci guardammo, sorridendo un po' increduli.
"Alla vostra casa addobbata come una di quelle americane.." Aggiunse
Zayn.
"Al vostro amore che ha vinto su tutto." Concluse poi Niall, sotto il
'cin cin' del cristallo.
Harry si voltò, afferrandomi il mento, per poi baciarmi
forse, con un coraggio che mai aveva conquistato.
La tavola era bandita di cibi di cui, forse, non sapevo neppure
l'esistenza.
Proprio come una volta, quando mi sedevo tra mia mamma e mio
papà e mangiavo così tanto da stare a digiuno per
i quattro giorni successivi.
Avevo la classica concezione del natale: famiglia, cibo, brindisi,
regali, albero, foto.
A cinque anni credevo in Babbo Natale, a dieci assecondavo mio
papà pur sapendo che non esistesse, a quindici accompagnavo
le mie sorelle a comprare i regali per i nostri genitori. Quello era il
mio Natale.
Adesso a venticinque anni ero con i miei tre migliori amici, la persone
che amavo, a brindare, mangiare, aprire i regali, osservare l'albero
che io ed Harry avevamo decorato e a guardare vecchie foto dei nostri
periodi da adolescenti.
Niente era cambiato. Stesso sorriso ingenuo, stesso cuore grande,
stessa gioia di festeggiare la festa più importante
dell'anno.
"Pensate a quando casa vostra sarà cosparsa di giochi di
bambini, a quando i vostri piccoli vi aiuteranno ad addobbare
l'albero.." rifletteva a voce alta Zayn.
Harry mi stringeva forte la mano, mi voltai per sorridergli e mi stava
osservando, con quei suoi occhi così perfetti,
così puri.. uno sguardo ed io morivo.
"Saremmo dei padri perfetti." Riflettevo io, sognando ad occhi aperti.
"Lo sarete, ne sono sicuro." Aggiunse Liam, con voce ferma e decisa,
come a fare premonizioni di cui noi, non avevamo neppure mai parlato.
"Apriamo i regali?" Consigliò Harry, avvicinandosi
all'albero.
"Questo è per voi, da parte di tutti e tre."
Liam ci porse un pacco quadrato, decorato di una carta argentata. Lo
guardai sorridente, cercando di capire cosa potesse essere, lui
ricambiò il sorriso e con un cenno della testa mi
invitò ad aprilo. Harry era vicino a me, iniziai a scartare
il regalo, con la sua mano sulla mia coscia.
Era coperto di una pelle marrone scura, quadrato, cucito a mano.
Le iniziali "L" ed "H" al centro, che si intrecciavano tra di loro. Era
forse, il regalo migliore che avessi mai ricevuto in venticinque anni
di vita, dopo Harold, ovviamente.
Lo aprii: era un album. Un album che ripercorreva il nostro percorso,
le nostre foto ai tempi di X-Factor, quelle dei baci rubati e degli
scherzi fatti quando eravamo rinchiusi in camera, le foto del periodo
in cui vivevamo a dodici ore d'aereo, con i nostri sorrisi spenti e gli
occhi arrossati dalle lacrime e poi eccola: la foto che aveva dominato
centinaia di copertine, quella del nostro bacio, del coming-out, del
giorno in cui io sono nato per la seconda volta.
Harry spostò leggermente una lacrima, cercando di non dar
troppo nell'occhio.
"E' il regalo più bello che potessi ricevere.."
sussurrò con la voce roca.
Gli altri sorrisero, orgogliosi del loro capolavoro. Restai in
silenzio, mentre il mio ragazzo consegnava il regalo che avevamo fatto
per ognuno di loro.
Restai in silenzio a contemplare quella meraviglia che avrei tenuto con
estrema delicatezza per il resto della mia vita. Ero in silenzio solo
perchè la voce era secca, la gola era arida e qualora avessi
proferito parola, probabilmente sarei scoppiato in lacrime.
Niall, Zayn e Liam aprirono lentamente il pacchettino. "Non ci posso
credere.." sibilò Malik.
Era un album di 'Up all night', uno delle prime edizioni, il nostro
amato primo album. Restano tutti e tre a guardare la copertina, come se
non l'avessero vista altre mille volte.
Erano emozionati, felici, soddisfatti. Probabilmente stavano vagando
con la mente a quei ricordi che ti fanno spuntare sul volto un sorriso
spontaneo.
Party "More Than this" dallo stereo centrale. Harry aveva infilato il
cd. Il colpo di grazia.
Iniziammo a cantare come una volta, cantare col cuore, lasciando sfogo
a qualche stonatura o nota mancata.
Cantavamo di ricordi, esperienze, gioie e lacrime. Cantavamo del
successo e del periodo di caduta, della nostra amicizia, cantavamo di
tutto ciò che avremmo passato, in un futuro, ancora insieme
come una volta. Cantavamo noi. Cantavamo di noi.
Scoccò la mezzanotte, ufficialmente era passata quella sera
in cui tutto il mondo si blocca per esser felice.
Ma chi è stato quell'idiota ad aver imposto una regola per
la quale si possa esser felici solo per 24 stupide ore?
Alzai il calice in aria. "Vi voglio bene." Sospirai, sotto i sorrisi
dei miei migliori amici.
Niente discorsi contorti o frasi fatte, una promessa fatta bene,
accompagnata da un sorriso spontaneo è il regalo migliore
che si possa consegnare.
***
Fattosi tardi se ne andarono, dopo averci abbracciato e salutato almeno
una decina di volte a testa.
Chiusi la porta e mi voltai. Harry stava osservando ancora l'album in
pelle che teneva fra le mani. "E' fantastico.." contemplò
col sorriso sul volto.
"Già.." aggiunsi io.
Lo girò, aprì l'ultima pagina e "Aspetta Lou,
guarda: c'è una dedica che non abbiamo letto."
<< Alla
coppia per la quale abbiamo lottato e su quale abbiamo scommesso. Per
venerare un amore che ha vinto su tutto e sconfitto tutti. A voi, che
avete saputo renderci orgogliosi, felici, soddisfatti di un'amicizia
dalla quale non ci separeremo più.
A voi dedichiamo i
vostri momenti, i nostri complimenti e vi promettiamo che lotteremo
contro il tempo, la noia, contro la vita, per far si che la vostra
fantastica storia da film duri fino a quando il Natale non
verrà celebrato il 31 Febbraio.
Vi vogliamo bene.
Liam, Zayn e Niall. >>
Con gli occhi lucidi mi voltai verso Harry.
E baciandolo, con le mie mani nelle sue guance rosse gli sussurrai un
"Buon Natale, amore mio."
~ Harry ~
Mi asciugai un po’ le lacrime, rispondendo con un timido
“Buon Natale anche a te” abbassando lo sguardo e
appoggiando la testa sul suo petto.
Amavo quella posizione, potevo sentire il suo cuore che batteva la
cassa toracica che si allargava sotto ogni suo respiro, potevo
carezzargli i fianchi e potevo stringerlo a me, potevo sentire di
essere suo.
Ad un tratto mi alzai di scatto, facendo anche spaventare Louis, che mi
chiese se stavo bene e salì nella nostra camera cominciando
a cercare nella tasca del giubbotto la scatolina.
Quando scesi le scale di corse trovai Louis in piedi davanti al divano
gli corsi incontro, lo baciai e lo abbracciai forte e
-Cos’è questa felicità improvvisa
Hazza?- Gemette reggendomi mentre attorcigliavo le gambe intorno alla
sua vita.
Si sedette sul divano, io a cavalcioni sulle sue gambe, fronte contro
fronte, naso contro naso, labbra contro labbra, petto contro petto.
I respiri, il mio un po’ affannato dalla corsa sulle, scale,
il suo calmo si scontravano, si mischiavano, lo baciai azzerando le
distanze per un casto bacio con le labbra un po’ aperte, come
due adolescenti, un po’ come il primo che ci scambiammo.
-Devo darti il mio regalo di natale.- Dissi baciandogli ancora le
labbra, stavolta avendo un contatto più profondo.
-Mmm.-
-Chiudi gli occhi.- Sussurrai in un suo orecchio, lui
obbedì, così potei baciargli le palpebre chiuse
con le labbra umide di noi, gli baciai il naso, le guance, il collo, le
labbra per poi prendere fra le mani la sua mano, la carezzai un
po’, baciai ogni dito, poi afferrai la scatolina aprendola e
infilandogli l’anello.
Sorrise un po’, mi sussurrò di amarmi,
così teneramente, così dolcemente, mi
giurò amore e m strinse la mano con la sua, incastrai le mie
dita fra quelle di Louis, tenendo sempre unite le nostre mani Louis
aprì gli occhi e sorrise. Sorrise di quel sorriso con quale
sento le farfalle nello stomaco, di quel sorriso che solo vederlo fa
spuntare le fossette al lato delle mie labbra, di quel sorriso di cui
mi ero innamorato e non mi sarei mai più stancato.
I nostri anelli neri svettavano sulle nostre mani, accanto,
l’uno all’altro, che si toccavano, che si
incastravano fra di loro come le nostre dita, come i nostri corpi, come
le nostre lingue.
-E’ uguale al tuo.- Sussurrò sorpreso.
-Era il tuo regalo per il nostro primo San Valentino, da quando stiamo
insieme.- Spiegai –Per me è la cosa più
importante che ho, volevo che tu ce l’avessi uguale.-
-E’… perfetto, non so cosa dire.- disse arrossendo.
-Potresti provare con un “Grazie amore, ti amo”-
Dissi serio scatenando la risata di Louis che fu subito seguita dalla
mia.
Mi venne un brivido pensando che quando, per la prima volta sentii il
suono delle nostre due risate insieme eravamo ancora in quel bagno,
come due perfetti sconosciuti, ridevamo ad una battuta di un altro
ragazzo, ma in quel momento sapevo che la sua risata era tutto
ciò di cui avevo bisogno.
-Vedo che non hai perso il tuo pessimo senso dell’umorismo,
Hazza.-
Misi il broncio e incrociai le braccia al petto fingendo il pianto di
un bambino, così lui mi strinse fra le sue braccia
concedendomi il suo sorriso migliore.
-Il mio regalo lo vedrai domani, spero ti piaccia.- Sussurrò
contro il mio collo e la mia schiena fu scossa da brividi.
Mi sistemai meglio a cavalcioni su di lui, gli presi il volto fra le
mani facendo scontrare le nostre bocche, le mani di Louis si muovevano
lungo il mio corpo, e si fermarono sul mio sedere che afferrarono.
Mi spinse ancora contro di lui, ansimando piano fra le mie labbra
quando i nostri bacini si scontrarono.
-Andiamo a letto.- Soffiai nella sua bocca afferrando la sua mano fra
le mie e facendolo alzare dal divano, camminammo mano per mano
finchè non arrivammo nella nostra camera.
Mi sdraiai sul letto, spinto dalle sue mani che mi stavano togliendo la
maglietta, così lo attirai a me, sentii il mio petto caldo e
nudo che toccava i bottoni della sua camicia, la sua erezione contro la
mia, le sue mani ai lati del mio viso che lo stringevano e lo
accarezzavano.
Mi spogliò dolcemente, baciando tutto il mio corpo, mi
carezzò delicatamente come se fossi una cosa fragile, mi
baciò delicatamente le labbra, occhi chiusi, fronte contro
fronte i nostri fiati un po’ più veloci del
normale grazie all’eccitazione che si scontravano.
-Sei bellissimo.- Disse Louis che mi osservava sorridente, mi carezzava
la pelle del petto coi suoi polpastrelli morbidi.
Ribaltai velocemente le posizioni cominciando a spogliare Louis, gli
baciai ogni lembo di pelle, lo strinsi a me, con le mie braccia forti,
fino a far scontrare in nostri petti e i nostri visi.
Sfiorai i suoi fianchi, il suo inguine, il suo viso, lo osservavo
mentre mi ansimava piano in un orecchio.
Eravamo nudi, l’uno sopra l’altro, i corpi che
conoscevamo a memoria l’uno contro l’altro.
La mia pelle chiara contro la sua un po’ più
abbronzata, i cuori che battevano forte.
Louis fu velocemente sopra di me, afferrandomi il sedere fra le mani,
passò un dito nel solco fra le natiche e gemetti piano
contro le sue labbra.
Gli sorrisi incoraggiante mentre entrava in me con due dita, baciando
la punta della mia erezione e chiudendola fra le sue labbra.
Cominciò a muovere la lingua e un gemito scappò
dalle mie labbra mentre mi allargava con cura.
Mi preparava a dovere, masturbandomi nello stesso tempo con la bocca
per distrarmi dal leggero dolore iniziale.
Quando fui pronto entrò in me delicatamente, si
appoggiò col petto contro il mio mentre era totalmente
immerso in me.
Ansimai di dolore e di piacere mentre le nostre labbra si toccavano
dolcemente.
Mi prese il viso fra le mani rimanendo sempre fermo e
sussurrò con voce tremolante, quasi come se in quel momento
stesse per scoppiare mi sussurrò vicino alle mie labbra
“Non mi lascerai mai Harry, vero?”
-Sei la mia vita ormai Louis.- E gemetti forte mentre cominciava a
muoversi.
Gli strinsi la schiena con me mie mani nodose, e lo attiravo sempre di
più in me, e gemevo forte ogni volta che si spingeva dentro
la mia carne e gli graffiavo le spalle.
Sentii un suo gemito, che fu per me come una scossa, ansimò
forte nel mio orecchio mentre piano piano mi sentivo scoppiare sempre
di più.
Entrò in me per le ultime spinte e quando udii il suo gemito
mi lasciai andare, venendo copiosamente fra i nostri corpi mentre Louis
si liberava in me dopo poche spinte.
Rimase in me per qualche minuto cercando di calmare il respiro mentre
io gli passavo le mani fra i capelli sudati e gli lasciavo teneri baci
sulle labbra.
***
Il pranzo di Natale era finito qualche ora prima, e dopo le eterne
chiacchiere dei nostri parenti, finalmente eravamo soli a casa.
-Mmm, è l’ora.- Mugolò Louis
massaggiandomi i capelli staccandosi dalle mie labbra.
-Non vedo l’ora di vedere il tuo regalo.- Sorrisi raggiante
afferrando la sua mano e aiutandolo ad alzarsi dal divano.
Louis rise e mi porse i vestiti che dovevo indossare, mentre anche lui
si cambiava.
Louis mi afferrò i fianchi da dietro, mi baciò un
po’ il collo e poi mi mise una benda nera davanti agli occhi.
-Lou!- Protestai.
-Shh, ci sono io Harry, ti fidi di me?- bisbigliò in un mio
orecchio.
-Mi fido di te, Louis.-
Mi strinse forte la mano mentre mi aiutava a scendere le scale di casa,
mi infilava il giubbotto sulle spalle, mi accompagnava in macchina.
-Dove stiamo andando amore?- Chiesi curioso stringendo la sua mano
sulla leva del cambio.
-In un posto speciale per noi.- Rispose.
Il viaggio non fu molto lungo, e quando parcheggiammo sentii del
rumore, delle persone che urlavano, ma non ci feci molto caso, Louis mi
aveva appena aperto lo sportello e mi stava conducendo, verso il luogo
in cui avremmo dovuto festeggiare.
Salii qualche scalino, per poi andare al chiuso, dove il vento freddo
non mi solleticava più il viso.
Sentivo molte persone intorno muoversi velocemente, bisbiagliare piano
nelle orecchie.
Mi sentii osservato come se la gente bisbigliasse al mio passaggio.
-Louis, mi sento osservato.- Dissi.
Udii la sua dolce risata che mi scaldò il cuore, mi fece
diventare le guance rosse, nel quale si vedevano le fossette.
-Dio quanto è bello il tuo sorriso.- Ansimò quasi
fermandosi e baciandomi le labbra ancora.
Louis mi passò un filo sotto la maglia, per poi farmi salire
una rampa di scale, in quel momento sentii dei bisbiglii disperdersi in
un posto troppo grosso, sapevo che c'ero già stato ma non
capivo, non poteva essere.
La mano di Louis mi attirò a sé, i bisbiglii
sempre più forti, tante persone, troppe persone.
-Sei pronto?- La sua voce nel mio orecchio, le sue mani sulle mi
spalle, annuii e basta, troppo preso, troppo emozionato.
La benda lasciava i miei occhi, una luce puntata in faccia, strizzai
gli occhi per vederci meglio e in quel momento scoppiai in lacrime
mentre l'urlo delle fan mi faceva perdere l'equilibrio.
Migliaia di persone, ormai non più ragazzine, erano in piedi
davanti a me, davanti a noi, acclamavano il nostro ritorno, erano
lì solo per noi, per noi.
Mi guardai intorno, Liam, Louis, Niall, Zayn.
La O2 Arena di Londra straripante.
Avvolsi le mie braccia su Louis, lo abbracciai fortissimo, piansi di
gioia, di felicità sulla sua spalla mentre Niall, Liam e
Zayn si avvicinarono a me.
-Grazie, dio, grazie, Lou, Grazie, ti amo, grazie.-Ripetevo quella
parola come una sorta di cantilena, sentii il tocco indistinguibile
delle mani di Zayn, delicate nei miei capelli per rassicurarmi, per
calmarmi, mentre Liam, col microfono in mano parlò al
pubblico.
-Louis era nel panico più totale, non sapeva che regalo fare
ad Harry – Liam sorrise guardandoci e poi continuò
– Una delle ultime cose che gli aveva detto era che il suo
sogno era di fare l'ultimo vero concerto insieme. E' da due settimane
che facciamo prove all'insaputa di Harry. Buon Natale, Harry.-
Mi aggrappai alle spalle di Louis.
-Amore? Sei pronto per cantare?- Mi bisbigliò dolcemente
carezzandomi i capelli.
-Non.- tirai su col naso – Non ho provato, non so se mi
ricordo.-
Zayn mi porse il leggio con i testi e lo ringraziai, per poi afferrare
il microfono e -Iniziamo?- Dire, scatenando le urla del pubblico.
Il concerto andò per il meglio, steccai un paio di acuti,
era troppo che non provavo, ma invece di ricevere odio ricevetti solo
urla di incoraggiamento da parte delle fan, Zayn, Liam, Niall, Louis,
ed io in lacrime, era l'ultima volta.
Era l'addio.
Prima dei saluti Louis prese la Parola: - Buon Natale amore mio, spero
che il regalo ti sia piaciuto.- Annuii asciugandomi gli occhi. - Sappi
che ti amo tanto.- Sorrisi illuminato dai riflettori, per poi gettarmi
fra le braccia di Louis e baciarlo dolcemente.
Dopo le ultime parole, ci stringemmo, in fila, ci inchinammo, tenendoci
stretti, e poi ci abbracciammo, un abbraccio di gruppo.
Noi, io, Louis, Liam, Niall e Zayn. Insieme su quel palco.
Per l'ultima volta.
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Non nego che mentre leggevo la parte di Fra e scrivevo la mia stavo
piangendo come una stupida.
Siamo alla fine, il prossimo capitolo sarà
l’epilogo.
Spero che vi sia piaciuto L’angst all’inizio e il
Fluff alla fine.
Spero che la storia vi sia piaciuta, ci abbiamo messo l’anima.
In settimana posterò una Missing moments di questa storia
che ho intenzione di scrivere che linkerò nel prossimo
capitolo.
Ci sentiamo Martedì, grazie a tutti, grazie per aver letto,
grazie per aver recensito.
-Ly.
Eccoci agli sgoccioli. Cosa ne pensate del nuovo capitolo? Non vi
ripeto che leggere i vostri commenti ci riempirebbe di gioia, penso lo
sappiate già. Terminare questa fan-fiction sarà
durissima, ma prima o poi dovremmo farlo e speriamo che per voi possa
esser un finale gradito.
Non voglio annoiarvi, passate a lasciare un commento!
Ci vediamo Martedì prossimo!
-Fra.
|
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Capitolo 19 *** Epilogo. ***
EPILOGO
~ Harry ~
Gambe intrecciate le une con le altre, petti che si scontrano, baci a
bocche aperte, mani che sfiorano il corpo dell’altro, ormai
conosciuto a memoria.
Ogni singola rughetta, ogni piega della pelle, ogni tratto di pelle era
stato già toccato, leccato, baciato, amato in quegli anni
precedenti.
Le mani di Louis erano affondate nei miei capelli, e il mio corpo
premeva sul suo, le mie mani gli carezzavano il viso dolcemente.
-Sei bellissimo.- Sussurrai baciandogli le labbra dolcemente, ispirando
il suo odore che riempiva la mia vita, sentendo il suo sapore che avrei
saputo riconoscere fra mille.
-Anche tu lo sei.- Le mani sul mio collo mi fecero rabbrividire, non mi
sarei mai abituato all’effetto che produceva sul mio corpo.
Ci lasciammo sfuggire un bacio dolce, col suo naso incastrato nella mia
guancia, con le mie mani a tenere il suo viso e le gambe strette, unite
insieme.
Le lenzuola d’intralcio che si incastravano ai nostri
ginocchi, la sua testa profondata nel cuscino, accarezzata dalle mie
mani.
Gli accarezzai le guance coi pollici scostando qualche capello davanti
agli occhi, lo fissai in quegli occhi perfetti, di un azzurro glaciale,
illuminati dalla flebile luce della abat-jour.
-Sposami, Louis.- Bisbigliai accennando un sorriso.
Gli occhi di Louis, da prima allarmati, poi sorridenti a dolci mi
fissavano ancora.
Si avvicinò al mio viso baciandomi dolcemente le fossette,
poi stampò un bacio sulle mie labbra e annuì.
-Ti sposo, Harry.-
***
La sala principale del comune era piena di gente, per quanto
volessimo fare una cerimonia intima i parenti e gli amici di invitare
erano comunque molti.
Entrando insieme a Louis sfiorai la sua mano e gli sorrisi.
Era bellissimo, con lo smocking che lo calzava a pennello, coi capelli
laccati, e tenuti in ordine e quel sorriso splendente sul volto.
Camminando verso l’altare, col silenzio della gente intorno a
noi, con solo il rumore dei nostri passi e la musica di sottofondo
ripensai alla mia vita passata con lui.
Gli abbracci e gli sguardi quando ancora non potevamo mostrarci al
pubblico, i baci e l’amore fatto silenziosamente nel letto di
un albergo, i baci nei camerini sotto lo sguardo dei ragazzi.
La litigata, i tre mesi più brutti della mia vita, il bacio
in aeroporto, l’amore sul nostro letto, la paura quando
Eleanor riapparse, finalmente il coming out, il bacio in diretta
mondiale, i nostri sorrisi complici.
Nella folla riconobbi Gemma in tutta la sua bellezza, accanto al
sindaco, che mi sorrideva, vidi Liam e Danielle, Zayn e Niall con le
loro ragazze, Ed vicino a Gemma, coi capelli rossi e la barba rasata,
gli occhi azzurri che ci fissavano dolcemente, Lottie e Stan, i
testimoni di Louis erano emozionati.
Mia madre e Jay, si erano girate per sorriderci, mentre il fotografo
immortalava la nostra camminata all’altare.
Il sindaco parlò per un po’ ma i miei occhi erano
fissi nei suoi, quando arrivò il momento decisivo presi un
bel respiro profondo prima di dire quelle parole.
-Io, Harry Styles accolgo te Louis William Tomlinson come mio sposo e
prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella
salute e nella malattia e di amarti e onorarti ogni giorno della mia
vita.-
Il cuore batteva fortissimo nel mio petto, mentre pronunciavo quelle
parole vidi Louis tremare un po’, i suoi occhi che mi
fissavano, le labbra incurvate nel sorriso più bello che
avessi mai visto.
-Io, Louis Tomlinson accolgo te Harry Edward Styles come mio sposo e
prometto di esserti fedele sempre.- La sua voce tremò un
po’ abbassò lo sguardo per un attimo per poi
fissarmi. -Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di
amarti e onorarti ogni giorno della mia vita.-
Stan tirò fuori i due anelli, le due fedi d’oro e
prima io, poi Louis le infilammo negli anulari dell’altro.
Le mie mani tremarono un po’ al contatto con le sue un
po’ fredde, e sorridendoci il sindaco pronunciò le
parole.
-Con i diritti da me acquisiti, vi dichiaro ufficialmente sposi.- Disse
mentre delle lacrime cadevano dagli occhi delle nostre madri.
–Vi potete baciare.- Disse subito dopo.
Così mi avvicinai a Louis che mise le mani sul mio collo, si
alzò in punta di piedi e si sporse su di me facendo toccare
le nostre labbra dolcemente e appassionatamente.
Ci baciammo per qualche istante, con le farfalle nello stomaco, e
quando ci staccammo tutti ci stavano applaudendo felicemente.
***
-Il primo ballo degli sposi!- Disse Danielle spingendomi in pista.
Fissai Louis stringendogli la mano nella mia e lui mi annuì
sicuro, insieme ci dirigemmo al centro della pista, sotto gli occhi di
tutti, mentre cominciavano a suonare un lento.
Le sue mani si incastrarono dietro il mio collo toccando ancora un
po’ i miei capelli un po’ lunghi.
Il suo naso nell’incavo del mio collo, le sue labbra sulla
pelle un po’ scoperta dalla camicia sbottonata fino a
metà petto.
-Hai ancora del riso nei capelli.- Sorrise Louis togliendo qualche
granello rimasto incastrato nei ricci.
Si sollevò sulle punte dei piedi e sfiorò le sue
labbra con le mie.
Le mie mani serrate sui suoi fianchi magri, le labbra unite in un dolce
e lento bacio, fianchi che continuavano ad ondeggiare al
ritmo di musica, la pace nei nostri cuori.
-Ti amo Harry.- Bisbigliò sorridendo un po’ con la
fronte ancora contro la mia.
-Io di più.- E gli mordicchiai il labbro inferiore in
risposta.
Quando la musica finì ci sedemmo in un luogo appartato con i
pochi parenti ed amici che non si stavano scatenando col ballo.
***
-Firmate questi documenti, e questi.- Disse la signora gentilmente.
–Poi abbiamo bisogno dei vostri dati e fra un po’
vi verrà detto se sarete ritenuti idonei.-
Continuò.
La mano si strinse contro la sua e una volta firmato tutto mi
abbracciò.
Sentii il dolce odore del suo profumo, dello shampoo e il profumo che
emanava la sua pelle.
-Davvero vuoi avere una famiglia con me?- mi chiese
fissandomi negli occhi.
-Io voglio passare tutta la mia vita con te, e avere dei figli con te,
Louis.-
Si stamparono un bacio sulle labbra e mano per mano uscirono dalla sala.
***
La donna indicò un piccolo batuffolo con la pelle scura e i
capelli ricci e neri come la pece.
Le sue mani strinte in un pugno e un pollice chiuso fra le labbra, gli
occhi socchiusi e le gambe al petto.
Il rigonfiamento del pannolino la faceva sembrare più grande
di quello che non fosse in realtà.
La tutina rosa che copriva i suoi piedini così piccoli.
Mi avvicinai alla culla e con le mani grosse e nodose gli carezzai il
visino, e poi fissai la donna come a chiedergli il permesso di
prenderla in collo.
La signora annuì e mi sorrise, così la afferrai e
la stinsi al mio petto, mentre la piccola apriva un po’ gli
occhi per poi richiuderli e continuare a ciucciarsi il dito.
Riuscii a sentire le costole con le mie mani, sentivo il suo corpo
scheletrico, la faccia scavata dalla fame, la pancetta inestinte e le
lacrime corsero lungo il mio viso, potevo solo immaginare la sua
sofferenza, ora avrei fatto di tutto perché stesse bene.
-Jamila.- Sussurrò Louis con un braccio lungo la mia vita e
l’altra mano affusolata a sfiorare la bimba.
-E’ così bella.- Sussurrai con gli occhi
illuminati da una strana luce, era davvero la cosa più bella
che avessi mai visto.
-E’ tutta nostra, Harry.- Sussurrò Louis
stampandomi un breve bacio sulle labbra.
~ Louis ~
Quando si è tanto piccoli da non distinguere il male dal
bene, quando ancora si ha bisogno del ciuccio per addormentarsi e del
pupazzo sotto il braccio, si aspetta il giorno di Natale con gli occhi
che luccicano d'emozione e il sorriso pieno: di gioia, d'emozione, di
meraviglia.
Si aspetta il Natale stringendo il pupazzo, masticando nervosamente il
ciuccio di plastica, con l'ansia del regalo da scartare, la speranza di
intravedere la Slitta del vecchio con la barba bianca, sfrecciare nel
cielo e lasciare una scia indelebile di stelle, dietro.
Si aspetta il natale per sorridere sotto le luci colorate dell'albero,
tra le braccia del proprio papà, che ti aiuta con la sua
forza a sollevare l'immenso pacco che, il vecchio, aveva lasciato la
sera prima, dopo aver assaggiato i tuoi biscotti e bevuto il latte che
gli avevi lasciato come ringraziamento.
Si aspetta Natale cercando di fare i buoni, nella speranza che ogni
desiderio venga esaudito, perchè in fondo è
quello il ricatto che usano i genitori.
'Fa' il bravo, altrimenti Babbo Natale torna in Lapponia e non ti porta
il regalo.'
Non è giusto? Beh, è una tradizione. Non tutte le
tradizioni godano di buoni principi.
Ho sempre sognato un Natale simile a quello che ti mostrano nelle
migliore scene dei cine-panettoni più famosi: l'aria calda
che trasmettano le pareti di casa, il colore rosso che predomina nelle
decorazioni, le luci dell'albero che creano ombre offuscate e
rilassanti, il profumo dei biscotti la mattina di Natale, il pupazzo
nel giardino davanti casa, l'albero gigantesco, i regali tutti a terra
e una famiglia felice: con i bambini che corrono per casa, urlando di
gioia e i genitori che scattane foto che mostreranno poi ai nipotini,
orgogliosi del loro passato.
Ho sempre pensato che il 25 Dicembre fosse la giornata mondiale del
sorriso.
Il sorriso sulla bocca del bambino che scarta il regalo a casa, quello
sorriso del bambino più bisognoso che riceve un pasto in
più, e il sorriso di quella creatura in ospedale che riceve
la visita di un generoso uomo che, appositamente per lui, si
è travestito dal vecchio con la barba bianca per regalargli
qualche minuto di felicità.
Il sorriso sulla bocca dei genitori che vedono il proprio figlio
felice, saltellare davanti ai loro occhi.
Il sorriso che decora i baci di due innamorati che si augurano un
felice Natale, scambiandosi i regali alla luce di una candela quasi
consunta del tutto.
Il sorriso migliore nella bocca di una qualsiasi persona che vede un
po' di luce in fondo ad un tunnel, perchè, anche se per una
giornata sola, ogni problema sembra dissolversi con il 'cin cin'
dell'ennesimo brindisi.
***
La tavola era imbandita di piatti decorati accuratamente, pieni di cibo
che, forse neppure mia madre, avrebbe mai cucinato.
I genitori di Harry, Gemma e suo marito sarebbero arrivati di
lì a poco, mentre i miei avrebbero ritardato un po':
"Dobbiamo occuparci di una cosa." Si giustificarono.
"Non pensi di aver preparato troppo?" Domandai, osservando
l'interminabile fila di portato sul bancone della cucina.
"Louis!" Mi riprese Harold, con fare maturo e ovvio e dio, se era bello
quando faceva la maestrina. "E' natale!" Spiegò, poi,
sorridendomi e lasciandomi un lieve bacio a stampo prima di portare
l'ultimo antipasto in tavola.
"Prenderò tutti i kilogrammi persi con la dieta.." Mi
lamentai, sollevando un tramezzino, per morderlo golosamente.
"Ti amerò ugualmente anche sommerso dalla tua pancina,
Tomlinson." Mi rassicurò, pizzicandomi la pelle appena sotto
l'ombelico e baciandomi, mentre, con la mano destra mi toglieva il
tramezzino dalle mani per divorarlo in un boccone.
"Riordina quel caos, tra poco arriveranno i miei." Ordinò
Harold.
Probabilmente era lui la donna di casa, forse lo era sempre stato, fin
quando ai tempi di X-Factor amava lamentarsi della confusione in
camera, proprio come una mamma noiosa deve saper fare.
"Sissignore!" Scherzò Louis, iniziando a riporre ogni
oggetto fuori posto, per concedere nuovamente alla casa quella
perfezione tipicamente natalizia.
Il campanello suonò all'interno delle pareti, Harry si
sfilò il grembiule da cucina. "Eccoli.." Urlò,
sospirando così da eliminare un po' d'ansia.
Si avvicinò alla porta, aprendola lentamente. "Buon Natale!"
Urlarono i due, entrando in casa col sorriso, abbracciando Harold, per
stringerlo forte.
Li salutai calorosamente, ormai li consideravo anche io come una mamma
e un papà, erano la mia famiglia, mi avevano accudito
durante gli anni e perdonato quando avevo fatto soffrire il loro
riccio. Meritavano tutto l'amore possibile.
"Tua mamma?" Domandò Anne, ansiosa di rivederla dopo qualche
mese di confidenze perse, tra le due.
"Dovrebbe arrivare tra poco con le mie sorelle, Anne." Risposi
sorridente. "Intanto sedetevi, volete qualcosa da bere?"
Robin annuì "Uno scotch per me, grazie Lou."
Preparai il drink al patrigno di Harry, porgendoglielo sorridente per
sedermi ed iniziare a parlare con Anne: Harry aveva il suo stesso
sorriso. Quando lei a fine di ogni frase incurvava le labbra per
ridere, il mio stomaco si contorceva e i miei occhi ricadevano
involontariamente su quelli verdi di Harold, seduto vicino a me.
"Mio figlio è proprio bello!" Osservò
orgogliosa la donna stringendo la mano di Robin, come per sentire il
contatto sicuro di qualcuno e non cadere nel suo solito pianto di
commozione che lei odiava.
"Mamma.." Sospirò Harry. Sorrisi. "Harold, lascia che tua
mamma ti ammiri." Lo ripresi, facendo incastrare le sue dita con le
mie. Il suo cuore perse un battito, mi osservò con aria
interrogativa, mi limitai a sorridere.
Il campanello tornò a suonare.
"Vado io.." Sospirai, alzandomi dal divano, appoggiando il calice del
Martini sul tavolino basso del soggiorno e avvicinandomi alla porta.
Aprii la porta e fui sommerso.
Sommerso da sorrisi che mi mancavano da troppo, da abbracci che bramavo
come fossero ossigeno, da un'aurea d'amore di cui avevo bisogno.
"Mamma.." Continuavo a ripetere, stringendola forte a me. "Buon Natale,
amore mio." Mi sospirò con il fiato sul collo,
abbandonandosi tra le mie braccia.
Salutai anche le mie sorelline, odiavo saperle così grandi.
Erano bellissime nei loro abiti eleganti.
Stavo per socchiudere ancora la porta quando "Lou.." Sentì
urlare, aprii istintivamente e "Gemma!" Urlai, precedentemente allo
scatto di Harry.
Gemma era con suo marito, mi strinse forte, quasi ignorando la presenza
di suo fratello. Era sempre stata legata a me, era sempre stata dalla
nostra parte.
"Buon Natale, ragazzi." Augurai, stringendo la mano al marito della
mora, mentre lei stava continuando a sorridere come una bambina tra le
braccia del suo fratellino.
"Bene. Ci siamo tutti, quindi?" Domandò a voce alta Harold.
"Divoriamo i miei due giorni di lavoro!" Rise a voce alta, di quella
risata bellissima.
"E la mia bambina?" Sospirò mia madre.
"Vado a vedere se si è svegliata..." Risposi, allontanandomi
sotto i loro sorrisi e il rumore delle sedie che si stavano spostando,
mentre tutti si stavano accomodando a tavola.
Aveva gli occhietti aperti, sdraiata nel suo lettino. Non aveva pianto,
semplicemente si era svegliata tranquillamente, continuava a guardare
il soffitto.
Chissà a cosa stava pensando?
"Amore mio.." Sospirai, prendendola in braccio, sistemandole il
vestitino. "Pronta per essere stritolata?" Le sorrisi.
Mi guardava con i suoi bellissimo occhi color nocciola. Giurai a me
stesso di aver visto cosa più bella dei suoi occhi, cosa
più piccola dei suoi piedini, cosa più dolce
delle sue labbra che mi stampavano un bacio sulla guancia.
Tornai in salotto, sotto lo sguardo lucente dei miei invitati.
Harry la prese tra le sue braccia, era geloso della sua bambina, geloso
marcio, come non lo era stato neppure quando ero solito abbracciare
Eleanor.
"Papà, ho fame..." Sbraitò la piccola, iniziando
a muoversi tra i muscoli di mio marito.
"Ti avevo detto di non fargli passare troppo tempo con Niall, Harold."
Scherzai, con tono fermo, finto offeso. Scoppio una risata generale,
mentre Harry faceva accomodare la bimba sulle sue ginocchia e iniziava
ad imboccarla.
Mangiammo così: tra una risata, un sorriso e una foto a mia
figlia.
Ormai era il centro del mio mondo, la fonte fondamentale del sorriso
migliore che avessi mai sfoggiato.
***
Dopo cena ci riunimmo vicino all'albero, per aprire i regali che, la
piccola, aveva tentato di scartare più volte prima di quella
sera.
"Iniziammo da quello che ti hanno fatto i papà?" Le chiesi.
Sorrise felice ed emozionata, stringendo i suoi pugni piccoli e
iniziando a muoverli dalla gioia. Annuì orgogliosa.
Le passammo un pacco ricoperto di una carta rosa. Iniziò a
romperla e strapparla.
Era una bambola, una bambola di pezza cucita dai bambini Africani.
Aveva bisogno di sentirsi vicino alle sue origini, di sentire che non
era lontana da tutto ciò che aveva vissuto per i primi suoi
3 anni di vita. Era il suo primo Natale in famiglia e doveva sentirsi a
casa. Probabilmente, avevamo pensato io ed Harry, che quando la bambina
sarebbe stata più grande gliel'avremmo mostrata iniziando a
raccontarle la sua storia, di come l'avevamo desiderata, amata dal
primo momento ed allontanata da una realtà decisamente
troppo scomoda per qualsiasi creatura.
"Ti piace?" Le domandò dolce Harry, spostandole un riccio da
davanti gli occhi. Sorrise dolcemente, mia figlia, stringendo la
bambola a sè e iniziando ad odorarla.
Capii che le diverse storie sul fatto che i bambini capiscono tutti,
beh, erano decisamente fondate.
Aprì ogni regalo che mia mamma, Anne, le mie sorelle e Gemma
le avevano fatto.
Sembrava eccitata all'idea di scartare ogni pacchetto. Per i primi tre
anni della sua vita, per Natale le veniva offerto un piatto di cibo in
più, oppure se era fortunata un vestito di seconda mano col
quale si sarebbe coperta per il periodo invernale.
Più guardavamo quella bambina dal carnato scuro, i riccioli
ribelli e gli occhi grandi, più pensavamo di aver fatto la
scelta migliore della nostra vita.
Ogni volta che la stringevo al mio petto sentivo i suoi battiti dettare
un ritmo che avrei ascoltato per la vita.
Era un amore puro quello mio e di Harry nei suoi confronti, un amore
che non avrebbe mai trovato nessun tipo d'ostacolo.
***
"Louis, hanno suonato!" Urlò Harry dalla cucina.
"Aspettami qua, tesoro, vado ad aprire." lasciai l'orsetto che Robin ed
Anne le avevano comprato e mi alzai, aprendo la porta.
Sicuramente sarebbe stato qualcuno che si era dimenticato qualcosa.
Decisero tutti di andare via molto presto, avevano tutti un viaggio
d'affrontare e beh, avevano fotografato la mia piccola anche troppo per
quella sera.
Aprii lentamente.
Niall.
Zayn.
Liam.
Erano lì, in fila, con un immenso pacco in mano, sorridenti
e belli come mai lo erano stati.
Restai un secondo immobile, con gli occhi pieni di bagliore, a
guardarli e chiedermi se davvero fossero lì davanti a me.
Era un sogno?
Non ci vedevamo da un po' di mesi, loro erano tornati nelle loro
città, approfittando delle lunghe vacanze pre-natalizie.
"Intendi farci morire di freddo, Lou?" Mi riportò alla
realtà Zayn.
"Dovrei vedere la mia ragazza." Sospirò Niall impaziente.
"E torno a ripetere: fa molto freddo, Louis."
Risi e "Entrante pure, ragazzi. Buon Natale!" Dissi, facendo loro
strada, per poi chiudere la porta.
"Lou, chi era?" Domadò urlante Harry dalla cucina, non
sentendo nessuna risposta si trasferì in salotto.
Restò fermo, allibito, sorridente e quasi commosso.
"Ragazzi.." Sospirò, con tono disconnesso e assolutamente
incredulo.
"Buon Natale, frocetto!" Urlò Malik, aprendo le braccia per
poi andare a stringerlo forte a sè.
"Zay, la bambina.." Fece notare Louis, invitando il moro a moderare i
termini. Zayn sorrise, stringendosi nelle spalle e intimando un "Oddio,
non sono ancora abituato!"
Intanto Niall e Liam erano già stesi sul tappeto, e avevano
iniziato a fare il solletico alla piccola, a giocare con loro e tornare
bambini, anche solo per qualche minuto.
"Beh, ragazzi.. volete...volete qualcosa da bere? Avete mangiato?
Perchè non avete avvisato?"
"Tranquillo Haz, eravamo a cena a casa di Niall, siamo passati per
augurare un buon Natale a questa meraviglia.." Sorrise Liam,
stropicciando i ricci della bambina.
"Pensi che qualcuno tornerà a considerarci o saranno troppo
presi da nostra figlia, Harold?" Scherzò Louis, appoggiando
un braccio intorno alla spalla di suo marito.
"Non è colpa mia se è perfetta.." Rispose Harry,
baciando velocemente il castano.
Zay si avvicinò a Niall. "Vuoi darlo te, alla tua ragazza?"
Rise.
"Grazie Malik, sei un ottimo amico." Fece finta di commuoversi il
biondo, afferrando il pacco. "Amore mio, è arrivato il
momento. Tieni, questo è per te."
Horan appoggiò il regalo al tappeto, la bambina
iniziò ad aprirlo.
"Non dovevate.." Sospirò Harry, non appena la cucina di
plastica fu fuori. Aveva i fornelli, il forno, la luce, il rubinetto:
era bellissima.
"Non deve mancare a nessuna bambina." Osservò giustamente
Liam, accarezzando la ricciolina mentre iniziava a toccare ogni
pulsante nella speranza di farla partire.
"Grazie." Aggiunse Louis, iniziando a fare delle foto a sorpresa ai
ragazzi, mentre baciavano sua figlia, mentre lei continuava
indisturbata a giocare.
"Grazie a voi di averci fatto diventare zii." Commentò Zayn,
lasciando che il cuore di Harry e Louis si sciogliesse come un
cioccolatino al sole.
Avrebbe mostrato quelle foto a sua figlia, quando sarebbe stata
più grande, raccontandogli la storia della loro fantastica
amicizia, dicendogli che beh, erano una band molto conosciuta, che si
sono incontrati per caso e che beh, anche lei dovrà avere il
piacere di avere amiche alle quali si vuole bene come sorelle.
Mostrerà le foto aggiungendo: "Eri invidiata da milioni di
ragazze, amore mio." Lei non avrebbe capito, ma Harry, che sarebbe
stato vicino a lui, avrebbe riso e a Louis questo sarebbe bastato,
perchè la risata di Harry era sempre sufficiente a Tomlinson.
"Harold, è quasi mezzanotte." Constatò Louis.
"E' un modo carino per dirci che ci dobbiamo togliere dai coglioni?"
Scherzò Zay, iniziando a ridere da solo, come una volta.
"Zay.. i termini!" Lo riprese ancora Louis. "E comunque no,
è per un'altra cosa." Concluse poi.
Harold si alzò da terra, prendendo in collo la bambina e
"Vieni amore mio.." le sussurrò nell'orecchio. "E' tempo di
iniziare la nostra tradizione.." La portò sulle spalle e la
fece sedere lì, poi si fece allungare la punta blu da Niall
e la posò nella mano piccola della ricciola. "Mettila
all'albero, su amore.."
Harry si alzò un po' sulle punte, dal tappeto i ragazzi
sorridevano, guardando la bambina impegnarsi nel posare la punta sulla
cima dell'abete.
"Dai, tesoro, ce la fai.." la rassicurava la mia voce sussurrata,
calda, piena d'amore.
Afferai l'iphone di Harry ed iniziai a fare un video. I loro ricci
sembravano esser stati clonati, le loro pelli si fondevano creando un
contrasto a dir poco perfetto, i loro occhi erano di
tonalità opposte e ugualmente bellissime.
Mia figlia e mio marito, l'una sulle spalle dell'altro, con i loro
sorrisi pieni, quelli tipici del 25 Dicembre.
Lì, perfetti come mai, stavano facendo del mio primo Natale
di famiglia, di quella famiglia, il natale migliore del mondo.
Avrei mostrato il video alla mia bambina, una volta che lei era
così grande da capire la mia situazione, gli avrei detto col
sorriso migliore tra le labbra:
"Eccolo il tuo primo Natale in questa casa, guarda come eri piccola.
Papà stava cercando di farti mettere la punta all'albero,
solo che era troppo alto e tu non ci riuscivi. Senti queste risate?
Sono quelle degli zii. Dio, quel Natale piombarono in casa
perchè volevano darti il benvenuto. Ricordi la cucina in
plastica? Te la regalarono loro. Dissero che dovevano instaurare una
tradizione, e infatti ancora oggi, passiamo ogni Natale con loro e le
loro famiglie, ma non è bellissimo?
Abbiamo sempre cercato di fare il possibile per renderti felice, amore
mio."
Il video finì.
"Ho una ragazza meravigliosa.." Sospirò Niall.
"Ti ricordo che stai parlando di mia figlia, irlandese." Lo riprese
Harry col tono di voce estremamente pieno di protezione.
"Al cuor non si comanda Styles, dovresti saperlo!" Rispose pronto il
biondo.
Harry mi guardò. "Già.." Sussurrò,
posando la bambina sul tappeto e stampandomi uno di quei baci per cui
vale la pena fermarsi e perdere qualche respiro.
"Buon Natale, amore mio." Sussurrò contro le mie labbra.
"Buon Natale, cucciolo." Risposi, sorridendo del mio sorriso migliore.
Ho sempre pensato che il 25 Dicembre fosse la giornata mondiale del
sorriso.
Il sorriso sulla bocca del bambino che scarta il regalo a casa, quello
sorriso del bambino più bisognoso che riceve un pasto in
più, e il sorriso di quella creatura in ospedale che riceve
la visita di un generoso uomo che, appositamente per lui, si
è travestito dal vecchio con la barba bianca per regalargli
qualche minuto di felicità.
Il sorriso sulla bocca dei genitori che vedono il proprio figlio
felice, saltellare davanti ai loro occhi.
Il sorriso che decora i baci di due innamorati che si augurano un
felice Natale, scambiandosi i regali alla luce di una candela quasi
consunta del tutto.
Il sorriso migliore nella bocca di una qualsiasi persona che vede un
po' di luce in fondo ad un tunnel, perchè, anche se per una
giornata sola, ogni problema sembra dissolversi con il 'cin cin'
dell'ennesimo brindisi.
Il mio sorriso era lì: bello, vero e maturo, mentre guardava
la foto di Harry e Jamila abbracciati.
'Jamila'. Jamila era il nome del mio grande amore.
Della bambina occhi color caramello.
'Jamila' era il nome che io Harry avevamo tatuato nel cuore.
'Jamila' era tutto ciò che avevo sempre sognato.
'Jamila' era solo la coronazione di un amore nato per caso e durato
fino alla fine.
Jamila Styles Tomlinson.
THE END.
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Non potete nemmeno capire che male mi fa vedere quel
“completa” accanto al titolo.
Si, eccoci qua, questa storia è finita, finita bene, diversa
da come era iniziata, e spero che voi lettori ne siate contenti,
meritano un po’ di felicità i nostri due ragazzi
dopo tutto ciò che hanno passato.
Sto scrivendo una missing moments su questa storia, precisamente
verrà spiegato il perché verrà
adottata una bambina di colore, quindi tenete sotto controllo il mio
profilo.
Questa è la mia priva vera Long Larry che ho scritto e non
ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di Fra, la prima
persona che ringrazio infatti è lei.
Vorrei anche ringraziare anche ogni singolo lettore che è
arrivato infondo a questa storia, un “grazie”
enorme a tutte le persone che hanno recensito e messo fra le preferite,
ricordate o seguite la nostra storia.
Abbiamo in cantiere altre due long Larry, speriamo che anche le altre
vi appassionino, spero di ritrovarvi tutti lì.
Un bacione a tutti.
-Ly.
Eccoci qua, arrivati alla fine. L'epilogo tanto atteso. Sinceramente
è il capitolo migliore per quanto mi riguarda. Mi ha
emozionato scriverlo, davvero tanto.
Mi sembra ieri che io e la mia migliore amica iniziammo a scrivere gli
appunti per questa storia, buttando in qua e là qualche idea
priva di fondamento e adesso eccoci: abbiamo concluso. La fine.
Ci siamo promesse di scriverne altre perchè è
stata un'esperienza a dir poco unica.
Vorremmo ringraziare ognuna di voi per il supporto, grazie, grazie
davvero.
Spero vi sia piaciuta, spero non sia stata una di quelle Fan-Fiction
banali e poco originali.
Ci abbiamo messo l'anima, il cuore, passione e tempo e speriamo col
cuore d'aver ottenuto un buon risultato.
Speriamo di vedervi presto ad un altro del nostro lavoro.
Grazie ancora, bellezze.
-Fra.
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