It’s nothing without you.

di LyStyles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 10 ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 ***
Capitolo 19: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


It’s nothing without you.


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“Una delle più grandi BoyBand di tutti i tempi ha annunciato la sua divisione, i One Direction, dopo aver passato l'ultimo anno facendo il loro Tour mondiale hanno annunciato che in data 13 Luglio 2017 finiva la loro avventura.
Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan e Zayn Malik, Hanno deciso di porre fine al fenomeno che per 7 anni ha appassionati e coinvolto adolescenti di tutto il mondo.
I cinque ragazzi non hanno però intenzione di lasciar il mondo della musica, come annunciato dai loro account Twitter, tranne Harry Styles che ha deciso di ritirarsi a vita privata.”

Così recitava un piccolo articolo del “The times” il giorno 14 Luglio 2017.


CHAPTER 1


Un mese dopo la separazione.





~ Harry ~
I'll be drunk again
To feel a little love.

Ed Sheeran- Drunk.

Era raro che sorridessi, era molto raro, e in quel momento, abitare nel mio modesto appartamento che comprai poco prima a Holmes Chapel mi dava una nostalgia incredibile.
L’alcool ormai consolava la mia vita, le lacrime invadevano le mie giornate.
Da quel maledetto giorno diventai come un vegetale, mangiavo, bevevo, dormivo, ma non vivevo.
E ormai quel locale frequentato solo da gay, così squallido e spoglio era il luogo dove passavo la maggior parte delle mie giornate, facendo sesso con sconosciuti, ubriacandomi.
Dormivo poco, non volevo sognarlo.
Mi ubriacavo, sperando che lui fosse con me a tenermi i ricci e a massaggiarmi la schiena mentre vomitavo tutto l’alcool, come faceva prima.

-Un altro drink!- Biascicai le parole verso il barista e poi sorrisi sornione, consapevole che dopo altri due o tre bicchieri sarei stato completamente fuso, e forse quella notte sarei stato bene, forse quella notte mi sarei sentito amato, dal solito ragazzo da scopare, oppure da Gemma che avrebbe corso a cercarmi tutta impaurita, perché ero troppo impegnato a pomiciare con qualcuno o a boccheggiare sul pavimento per degnarmi di rispondere a quel maledetto cellulare.
E quando mi avrebbe trovato mi avrebbe riportato a casa, mi sarebbe stata vicino se avessi vomitato sul pavimento tutte quelle schifezze che stavo ingurgitando, e sapevo che mi avrebbero fatto male ma in quel momento stavo bene.
Poi avrebbe pianto, stringendomi forte a sé sussurrandomi parole dolci, dandomi un po’ di forza, per tirare avanti.
E quando mi sarei svegliato, la mattina seguente, sarei stato solo, ancora.




~ Louis ~

Mi sono perso nei miei pensieri. Era un territorio non familiare. –Anonimo.

Mi affacciai alla finestra del salotto, l'Empire State Building incombeva e faceva ombra su un'altra giornata cupa, così come il giorno precedente, così come due giorni prima, così andava avanti da un po'.
Dove erano finiti i colori?
Dove erano i miei sorrisi?
Avevo esaurito anche le lacrime. Non era la mia città, non mi sentivo a casa, non riuscivo ad essere felice, non riuscivo ad essere me stesso.
Aleggiava nell'aria quell'odore ormai incessante di birra, accarezzavano i miei timpani le note della stessa canzone che ormai ascoltavo da un'ora.
Non trovavo libertà nelle mie azioni, non cantavo, non sussurravo e non ridevo. Dov'era finito Louis Tomlinson, dove cazzo ero?
Intravedo i colori tenui dell'alba: erano le 6.00, non riuscivo a dormire, le occhiaie sotto il blu dei miei occhi evidenziano tutte queste notti insonni.
A distanza di una stanza lei stava ancora dormendo tra le lenzuola di seta bianca,  stremata e stanca dopo l'ennesima notte di sesso.
Sesso: né amore, né passione, né coccole. Solo sesso: casto, freddo, amaro e banale.
La grande mela sarebbe potuta esser paragonata ad una grande onda.
Come l'onda si frantuma sullo scoglio, la società newyorchese ti invade la mente.
Mi rinchiudevo nei trecento metri quadrati del mio attico.
Ero irascibile alle domande inopportune dei giornalisti, ero freddo con i fans americani, giravo per i borghi statunitensi e mi chiedevo perché, perché anche io non potessi avere quel sorriso, non potessi viaggiare, cantare, fregarmene del mondo così come era tipico di un americano medio.
Mi sentivo solo, sperduto in quel mondo.
Ero solo un bambino, me ne stavo accorgendo, un bambino che aveva paura, un bambino che avrebbe avuto solo voglia di abbracciare sua madre e piangere sulla spalla del suo migliore amico.
Ero un ragazzo che si poneva mille domande a cui non trovava risposta, che rimpiangeva il passato, che odiava e disprezzava i ricordi che puntualmente gli offuscavano la mente, gli gonfiavano gli occhi di lacrime e lo uccidevano dentro.
Non ero io quello, mi ripetevo. Non era quel Louis che tutti conoscevano, o forse, forse era proprio il Louis precedente ad esser stata una maschera?
Ero confuso, sono fuggito da tutti e tutto, mi mostrai per l'ennesima volta un eterno vigliacco.



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Partendo dal presupposto che sono davvero emozionata, spero vi sia piaciuto il primo capitolo.
Io e la mia migliore amica abbiamo deciso di scrivere una storia insieme quest'estate, abbiamo iniziato a pensare a tutto ciò che dovevamo e poi, un giorno abbiamo iniziato a scrivere e non ci siamo più fermate.
Ci abbiamo messo il cuore, l'anima, il nostro tempo, la nostra fatica.
Teniamo a questa storia così tanto che forse, può esser definito il lavoro migliore per entrambe.
Questo primo capitolo è di presentazione, si scopriranno tante cose solo andando avanti con la storia, quindi non abbandonate!
Speriamo di non deludervi, speriamo di appassionarvi e beh, se ci lasciaste una vostra prima impressione non ci dispiacerebbe.
Ci sentiremo al prossimo capitolo.
Grazie ancora,
franceskik

Salve a tutti, sono LyStyles, e sono qui con la mia migliore amica, franceskik per postare questa storia che abbiamo scritto durante tutta l’estate.
Io ho scritto la parte di Harry (Scriverò il POV Harry per tutta la storia) perché mi riesce meglio scrivere il dolore che prova, mentre Franceskik scriverà il POV Louis.
Si, so che non avrete capito nulla, perché abbiamo voluto iniziare dalla fine, state tranquille nei prossimi capitoli inizieremo a fare chiarezza.
Pubblicheremo ogni martedì e Venerdì (scuola e partite permettendo), quindi saremo qui Venerdì col secondo capitolo.
Mi piacerebbe molto un anche piccola recensione.
-Ly.


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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


CHAPTER 2


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Il giorno della separazione.

~ Harry ~

I'm gonna live 
I'm gonna survive 
Don't want the world to pass me by 
I wanna dream 
I aint gonna die 
Thinking my life was just a lie 
I wanna be loved

Bon Jovi – I wanna be loved

.

Il tragitto fra Londra e Holmes Chapel non era mai stato così lungo, la notte buia, la luna che non c’era, le stelle così piccole che brillavano sembravano piccoli occhietti incastonati nel cielo, pronti a vegliare su di me.
La Range Rover nera sfrecciava fra le casette di campagna e i miei ricci ondeggiavano al ritmo delle buche in quella piccola strada del mio paese che conoscevo a memoria.
Un peso sul cuore mi dava la nausea, la consapevolezza di aver distrutto tutto mi faceva venire voglia di svenire.
Tutto sembrava così deserto, un po’ come il mio cuore, oltre a qualche uccello notturno, e il rumore di un piccolo fiume l’unico suono era il rombo della mia macchina che sfrecciava a tutta velocità.
Le lacrime appannavano la mia vista, gli occhi lucidi e rossi bruciavano, vogliosi di piangere altre lacrime, sputare fuori altro dolore. 
Quando finalmente intravidi la casa di Gemma, frenai e parcheggiai la mia macchina, arrivai piangente alla porta e suonai.
Era tarda notte, la sua figura assonnata mi venne ad aprire la porta in vestaglia seguita dal neo marito.
Mi abbraccio forte e mi fece cenno di entrare, le lacrime ormai avevano bagnato la spalla di mia sorella, quando Mark mi portò una tazza di thè, e non potei fare a meno di ancora più forte di prima.
Non mi chiesero nulla, non fecero domande, sapevano solo che avevo bisogno di amore e di conforto, mi fecero distendere nel letto della camera degli ospiti e mentre mi addormentavo, sfinito da quella giornata e le lacrime seccavano sulle mie guance Gemma mi accarezzava i ricci e mi sussurrava parole rassicuranti.
Quella notte dormii pochissimo, gli incubi disturbavano il mio sonno e col respiro affannato e il cuore che mi batteva fortissimo correvo in bagno e scoppiavo a piangere.
Annegare le lacrime era l’unica cosa che volevo fare, chiudere gli occhi e non svegliarmi mai più. 
Mi aveva abbandonato, ero solo ora, lasciandomi al mio destino, non curandosi nemmeno che lui è il mio destino, boccheggiavo, sepolto dalle lacrime di dolore mentre il mio cuore urlava frasi sconnesse.
E io volevo essere amato, avevo bisogno di qualcuno che mi abbracciasse la sera prima di addormentarmi, avevo bisogno di sentire delle dolci parole quando ero triste, avevo bisogno di qualcuno che mi riportasse a galla quando stavo affondando. Avevo bisogno di lui.

~ Louis ~

It's the rage that took over
It controls you both
So they say it's best
To go your separate ways.
Love the way you lie- Rihanna.

Ricordo che i miei occhi erano arrossati, gonfi e increduli. Non sapevano se piangere o se brillare di rabbia. Le vene nel collo erano diventate gonfie, le tempie pulsavano e il cuore batteva all'impazzata. Sembrava di esplodere da un momento all'altro.
Il mio appartamento era vuoto, sapeva di solitudine e sofferenza, non aleggiava nell'aria neppure il profumo di lei, di lei che mancava ormai da un mese.
Aveva colto un'opportunità di lavoro molto importante, che la vedeva luccicare nel bel mezzo dei flash newyorchesi come protagonista di un set fotografico per la Hollister.
Guardavo al di fuori della finestra, la London Eye incombeva fin al pavimento del mio salotto. Una birra impugnata nella mano destra e la testa inclinata verso l'indietro, gli occhi si sporgevano verso il cielo londinese. Buio, cupo, deserto proprio come il mio umore.
In quel momento sembrava tutto sfuocato, risultava scuro alla mia vista, maleodorante al mio olfatto e insipido al mio gusto.
Era tutto troppo insicuro, non c'erano nè certezze nè motivi sicuri di ciò che più assurdo era successo la mattina precedente.
Quell'ambiente mi stava decisamente troppo stretto, cosa avrei fatto? Cosa avrei dovuto dire? Come avrei dovuto comportarmi?
Domande che si scioglievano nel niente, quasi un paragone con la nostra amicizia.
Mi trovai improvvisamente catapultato in un mondo, di fronte ad una realtà che proprio non mi apparteneva.
Il rumore dei cocci della bottiglia della mia birra si frantumarono nel muro, vicino al riflesso della London Eye che si stava rispecchiando nella finestra, l'alcool mi stava dando alla testa. Lo sentivo fluttuare tra i globuli del sangue e luccicare nella mia mente, raggiungere i meandri del mio cervello e farmi impazzire.
Si era rivelato tutto un grande schifo, tutto sottosopra in poche ore.
"E' meglio separarsi, sarà meglio per noi, per la nostra carriera e per i ragazzi."
Una frase, tanta cattiveria, consapevolezza e dolore. Aveva scelto questo, dopo l'ennesima lite, l'ennesima incompatibilità che c'era tra di noi.
E forse era la scelta giusta in fondo le mie parole erano state chiare. "Non siamo più noi stessi, è palese."
Ed era palese sì, palese che lui fosse cambiato.
Palese che quella notizia mi avesse sconvolto.
Palese che in fondo quella fosse stata una scelta difficile da prendere, ma una decisione giusta.
Barcollai un po', presi il mio cellulare e mandai un messaggio a El.

"Sto arrivando piccola. Fatti trovare in aeroporto ok?
Ti amo xx"
La amavo sì, la stavo raggiungendo dopo mesi, avrei potuta baciarla, abbracciarla, farci sesso.. eppure, eppure quel sorriso sul mio volto era assente da un po' di tempo.
Avevo le idee chiare, decise, o almeno quelle due bottiglie di vino e la birra come ciliegina sulla torta rendevano tutto più nitido: L'America.
Sembravo ossessionato, prendevo maglie e pantaloni e le riponevo con fare isterico in valigia, senza dar conto nè all'ordine nè al peso che dovevo rispettare per il volo in aereo.
Stavo scappando, proprio come un vigliacco, proprio come un bambino quando commette un errore.
Ero un immaturo, un pauroso, un eterno Peter Pan, ma non avevo intenzione di cambiare, non trovavo un motivo per farlo.
Inviai un sms a Niall, non avevo la forza di parlare e spiegare il perchè del mio prossimo gesto, forse non c'erano spiegazioni concrete.
"Sto raggiungendo Eleonor a New York, poi ti spiego."
Salutai la mia amata Londra dall'oblò rotondo del volo 5286 delle 18.00.
Ero fuggito alle domande indiscrete dei giornalisti, alle urla assordanti delle fans e alle preoccupazione dei ragazzi.
Qualche ora di viaggio in prima classe vicino ad un alto rappresentate di una nota compagnia telefonica e avrei nuovamente baciato il suolo americano, con uno spiraglio nel mio cuore che mi sussurrava che in fondo, quella, era la decisione giusta.

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Ora avete un po' di chiarezza di cosa è successo il giorno in cui hanno litigato, e quindi si sono separati.
Beh, è stato un duro colpo per tutti e due, ma vedrete meglio alcuni pezzi del litigio più avanti.
Comunque, iniziamo con le cose serie, devo ringraziarvi, devo ringraziare le cinque persone che hanno recensito, e le 12 persone che hanno messo la storia nelle seguite e nelle ricordate, grazie mille!
Quindi, continuate così, e anche per questo capitolo vogliamo tante belle recensioni. 
-Ly.



Parto col ringraziare chi ha recensito il primo capitolo e chi ha anche inserito la storia tra le ricordate e le preferite. Per noi è molto importante, ci siamo viste il giorno dopo la pubblicazione, abbracciandoci e sorridendo all'idea che ci sia qualcuno che apprezza tutto ciò a cui abbiamo dedicato mesi di collaborazione. Grazie, ancora.

Beh, iniziamo a scoprire gli altarini, eh? Cosa ne pensate?
Si saprò moltissimo anche andando avanti, quindi perchè abbandonare?
Se vi va lasciate un commento, come ho già detto, è capace di migliorarci la giornata.
Grazie ancora bellezze,
Fra.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


CHAPTER 3



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Due mesi dopo la separazione.



~ Harry ~


Senza me,

senza noi,

senza di te,

io brucerei tutto il mondo,

Tutto quanto non ha più senso senza te.


Senza te - Negramaro




-Sto bene Payne.- Nemmeno la mia voce era convinta quando diceva queste cose ormai per routine.
-Non mi dire cazzate, ho parlato con Gemma, torna a Londra, vieni a vivere con noi, ti… possiamo aiutare.-

Gli riattaccai in faccia e spensi il telefono, come potevo tornare a Londra? La città dove avevo vissuto la mia vita con lui al mio fianco? Come potevo sorridere passando per i vicoli in cui ero stato fissandolo negli occhi, con un erezione dolorosa nei pantaloni correndo per tornare velocemente a casa?
Come avrei potuto passare davanti al nostro vecchio appartamento ripensando a tutto quello che avevamo vissuto là dentro?
Dove sono finite le nostre promesse?
Volate via, col vento di primavera.
Dov’è finito il nostro amore?
Rinchiuso dalla paura e dalle menzogne.

E annego nell’alcool ancora una volta, e soffoco tutto il senso di colpa e i pensieri in quello stato di incoscienza, e mi sentirò svenire, ancora questa sera, e per qualche ora smetterò di pensare a lui.
La sua faccia non spunterà nei miei sogni, non vedrò i suoi occhi nel cielo, non sentirò il suo tocco nel sonno.
La mia vita andrà bene, almeno per questa notte.
E senza di lui sono ridotto così, strascico i piedi sul pavimento del locale, bevo, da solo, su questo sgabello, frequento gente poco raccomandabile, e la colpa è tutta sua, della sua vigliaccheria.


-Tutto ok?- sento una voce che dice queste parole.
E la testa gira, e ho la nausea, sento che potrei svenire per il troppo alcool, e proprio in quel momento vedo un invasione di azzurro davanti a me, e solo dopo qualche secondo riesco a capire che davanti a me ho delle meravigliose iridi azzurre.
Un oceano davanti ai miei occhi, e potrei caderci dentro e mi dimentico quasi di respirare, mi reggo a lui per evitare di cadere, e lui mi regge, è solido, mi sostiene, mi accompagna a sdraiarmi nei privè.
La sua voce angelica raggiunge le mie orecchie ovattata dall’alcool, ma quando mi parla, mi sembra quasi una dolce ninna nanna e non posso fare nient’altro che deglutire l’alcool che minaccia di tornarmi su e di concentrarmi su quegli occhi, su quel sorriso, così familiare, così bello.
Avvicinarmi a lui è una cosa che mi viene spontanea, sfiorare le sue labbra con le mie pure, tutto questo inizia con un gioco di lingue, con uno scambio di sapori, le mani nei capelli, poi sotto le maglie, a toccare ogni porzione di pelle possibile.
E presto i suoi baci si spostano sul mio collo, sul mio petto che ormai è stato liberato da quell’ingombrante strato di stoffa che lo ricopriva, e il suo tocco è gentile, dolce, premuroso.
E in pochi istanti mi sento bene, e ora sta scendendo verso il mio pube, dando leggeri bacetti attraverso i boxer alla mia eccitazione, gli dico di sbrigarsi, e sento la sua risata che leggera attraversa l’aria, che arriva alle mie orecchie dolce come il rumore delle goccioline di pioggia, e quando sento le sue labbra sul mio membro la mia eccitazione sale, e so che potrei venire nella sua bocca.
E mi bacia depositando un po’ di mio sapore sulle mie labbra che si unisce all’alcool.
Siamo nudi l’uno davanti all’altro, e io non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, e l’alcool scorre ancora nelle mie vene, ma sento qualcosa di forte che mi arriva al cuore.
E sentire lui dentro di me mi fa sentire pieno, completo, meno solo, e i suoi baci sulla mia calda pelle mi fanno sentire amato.
-Ti amo Lou!- mi ritrovo ad urlare proprio al momento dell’orgasmo, e con un bacio mi tappa la bocca, mi da ancora amore.
E sporcarci del nostro seme, che si mischia sulle nostre pance me fa volare indietro nel tempo, e il suo petto non è mai stato così muscoloso e forte.


***



Svegliarsi dopo una notte di alcool non è mai bello, soprattutto se non sei al caldo nel tuo morbido letto e se hai un mal di testa lancinante.
Ma può essere meraviglioso se allungando un braccio senti le braccia, e il corpo del ragazzo che ami proprio vicino a te.
Apro gli occhi e mi giro per stampare un bacio a Louis quando mi accorgo che quello non è lui.
-C-Chi cazzo sei?- Chiedo allontanandomi, e flashback della notte mi passano davanti agli occhi come se li stessi vivendo ora.
-Ehi splendore calmati, sono Lucas, eri piuttosto fuso ieri sera vero?- E mentre parla una strana consapevolezza mi avvolge.
Louis era solo nella mia mente, o meglio, nel mio cuore, e fissando gli occhi di questo ragazzo di cui non ricordavo nemmeno il nome capisco che sono stati tratto in inganno da essi.
Quei due perfetti occhi azzurri mi ricordano troppo i suoi.

-Sai che anche io ti amo? Stavo tutte le sere a guardarti, nascosto in un angolo, e non avrei mai pensato che anche tu mi potessi amare, ma quando ho sentito quelle parole uscire dalla sua bocca…-

E sentendo nuovamente le sue labbra sulle mie non posso fare altro che schiuderle e accogliere la sua lingua, ma non ci sono brividi, non ci sono battiti accelerati, c’è solo quel tocco, di quel ragazzo che mi ama e che mi fa sentire meno solo.






~ Louis ~



La vera solitudine è in un luogo che vive per sè,

e che per voi non ha traccia nè voce,

e dove dunque l'estraneo siete voi.


-Luigi Pirandello.


L'ennesima giornata, l'ennesimo episodio troppo falso, recitare in fondo era stata sempre una delle mie più grandi passioni.
Ogni santa mattina apro gli occhi, li stropiccio un po' e c'è il buio nonostante la luce newyorkese inondi la mia casa.
C'è un buio di falsità, un buio di ipocrisia, un buio di banalità e tristezza.
C'è buio nei miei occhi spenti, nel mio "Ti amo" che le sussurro poco convinto, c'è buio quando automaticamente la scopo, e c'è poco amore, c'è solo buio.
Allungo la mano alla mia sinistra, quel posto nel letto è vuoto, non c'è neppure al mio risveglio.
E' quasi più impegnata lei di me, del cantante da milioni di vendite, del ragazzo che fa impazzire le ragazzine, troppo impegnata per dedicarsi al suo fidanzato.
Se osservo il cielo inizio a pensare, e se inizio a pensare mi rovino, i brividi percorrano la schiena e gli occhi si fanno lucidi, ma trattengo il pianto, non sono il tipo a cui piace piangere.
"Cosa starò facendo dall'altra parte del mondo?"
"Sarà felice senza di me?"
"Gli potrò mancare?"
Eh non so sinceramente cosa devo seguire, la risposta del cuore che mi suggerisce di sentire la sua assenza o quella della mente che mi convince di star bene, di andare avanti, di far finta di niente e amare lei, la modella emergente!
Ecco perché pensare è il mio limite più grande, la mia arma più pericolosa.
Ma lanciare uno sguardo alle nuvole non può impedirmi di rigettarmi con l'anima e col cuore a quelle giornate, che erano così: candide, limpide e pulite come le nuvole, quando stavamo insieme e il mondo sembrava fermarsi.
Ma bevo il mio caffè, lo ingurgito con foga, mi infilo un paio di pantaloncini, non indosso la maglia perchè forse non ho neppure voglia di cercarne una pulita, mi butto sul divano con una bottiglia di birra impugnata nella mano sinistra, mentre l'altra e impegnata nel premere lo stesso pulsante nel telecomando in ricerca di un programma migliore, e quel quadretto che di giovane e vivace non ha niente, si presenta troppo spesso ultimamente.



-Amore io vado a casa di Nicole, ci vediamo stasera ok?-e mi delizia di un suo bacio mentre si riveste della sua biancheria, tre ore prima di pranzo e riparte subito, ne ho approfittato, mi sono fatto fare i soliti servizietti che lei ormai compie in maniera impeccabile e poi ci separiamo di nuovo, come sempre in fondo.
La vedo allontanarsi, sinceramente è una bella ragazza, la amo, sì, io la amo, devo amarla no?

Mi infilo un paio di jeans beige, una canotta bianca a righe arancioni, non mi guardo allo specchio, non mi piace più l'immagine sfatta che si riflette, non la riconosco, non mi riconosco più.
Decido di uscire con John e Scott due ragazzi che ho conosciuto qui, due imprenditori con i quali a volte parlo anche del mio futuro lavorativo, che beh, non sarà un granché da solista, mi mancano i ragazzi, mi manca quel grandioso "noi".

L'ambiente dell'ennesimo locale chic e glamour di New York quasi mi disgusta, tutti finti manager in giacca e cravatta, tutti troppo attaccati ai soldi ed al lavoro.
Mi siedo al primo tavolino libero con John e Scott, sembrano decisi ad iniziare la produzione di un nuovo album da solista.
E chissà perché l'idea non mi entusiasma come dovrebbe. Dove finiranno quelle intere giornate passate con la band nello studio di registrazione?
Sono solo adesso e l'idea non mi emoziona.

Annuisco velocemente alle proposte dei ragazzi, nonostante non capisca ciò che dicano, nonostante la mia mente stia viaggiando altrove.
Sento vibrare qualcosa nella tasca, una suoneria quasi familiare.
-Lou? Louis?-
-Sì- mi rinvengo io.
-Ti sta squillando il cellulare- mi riporta sulla terra Scott.
Scuoto la testa basito dalla mia indifferenza.
Mi alzo, mi sistemo in un angolino del locale dove posso sentir meglio.
-Pronto?!-
-Louis!-

E quella voce andò dritta al cuore, lei che consideravo quasi una sorella, e non la sentivo da quel maledetto giorno.
-Gemma!- risposi sorpreso.
-Louis allora? Intendi separarti dal mondo ancora per molto?- La sua voce era così fredda e decisa, una fitta sulla pelle.
-Sappi che Harry non è più lo stesso, cazzo Louis sappiamo che non se lo merita, tra una settimana è il vostro anniversario sai giusto? Il giorno in cui vi siete messi insieme.-
Non risposi, non avevo parole. Ovvio che ricordavo, era pensiero fisso da due settimane.
-Non rispondi Lou?- Continuava imperterrita la sorella.
-Cosa devo fare?!- chiesi spazientito.
-Sii uomo cazzo, fai ciò che ti senti, stare a New York non ti permette di scappare da questa vita?-
E quasi non capivo, non volevo capire.
-Quale vita?-
-Quella che hai creato qui, con i ragazzi, con mio fratello, sotto questo cielo. La tua vita Louis, la vita che hai sempre sognato.-
E quelle parole erano come l'ultima amara pugnalata sul cuore, l'ultima lacrima sul volto di un bambino, dolorose come poche.
-Devo andare Gemma, salutami Harry.-
Riattaccai senza neppure aspettare risposta.
Non l'avrebbe salutato ovviamente, ma in fondo avrei tanto desiderato sentire la sua voce.
Tornai al tavolo.
-Cos'è successo Lou?- domandò John.
-Niente, non è successo niente.- risposi tranquillo sedendomi nuovamente.
Raccontare la storia, ciò che avevo fatto, le mie cazzate e la mia infantilità, raccontare e capire che stavo sbagliando per l'ennesima volta, sarebbe stata una consapevolezza troppo amara.



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Inizio col ringraziare coloro che hanno aggiunto nuovamente la storia tra le ricordate, le preferite e le seguite. Beh, sinceramente sia io che -Ly ci aspettavamo un po' più di recensioni per il secondo capitolo, visto il grande entusiasmo che avete avuto nel primo, però dai, va benissimo. Io sono strafelice anche solo del fatto che ci sia qualcuno di voi che la legge, quindi: grazie col cuore. jshjh.
Speriamo di non avervi deluso e speriamo anche di continuare a vedere così tante visualizzazioni. Teniamo così tanto a questo progetto..

Detto questo, non voglio annoiarvi più di tanto, se volete lasciate una piccola recensione che può renderci davvero tanto felici!
Grazie e a Venerdì!
franceskik



Come ha detto la mia socia/migliore amica non siamo rimaste contente delle recensioni che abbiamo avuto, erano davvero poche, ma devo ammettere che quello è un capitolo di passaggio.

Qui vediamo due novità, abbiamo l'arrivo di Lucas, che sarà in tutta la storia, se vi chiedete com'è fatto è quel bellissimo ragazzo nel banner accanto ad Harry (O almeno me lo sono immaginato così, quello è solo un modello çç), e poi vediamo come Louis non si prende le proprie responsabilità, la chiamata di Gemma lo farà ragionare? Oppure si autoconvicerà di stare bene?


Ringrazio pure io tutte le persone che la stanno seguendo, si quelle che recensiscono sia quelle che leggono e non commento, ci piacerebbe sapere cosa ne pensate.

A Venerdì.

-Ly.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


CHAPTER 4



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Tre mesi dopo la separazione.


~ Harry ~


Così per caso ritrovarsi a partire da zero,

numerare i tuoi giorni da zero
costruire i tuoi sogni da zero
e baciare un estraneo da zero
e imparare ad amarlo, amare davvero
e sentirsi bruciare dentro di nuovo.


Emma Marrone- Folle paradiso.


Camminare mano per mano al mio ragazzo mi faceva battere il cuore.
Certo, le farfalle nello stomaco erano morte quel maledetto giorno, e finora non le avevo mai sentite.
Ma perlomeno c’era un sorriso sul mio volto.
E so che forse lo so usando per dimenticare, per distrarmi. Ma io infondo gli voglio bene.
E la gente che ci vede bisbiglia ci indica ma siamo felici, sono felice.
So di essere uno stronzo, ma anche io ho bisogno di un po’ di felicità, credo di meritarmela.

E La presa di Lucas è più salda di quella di Louis.


Gemma mi corse incontro abbracciandomi e mi salta addosso stringendomi forte.
Non era facile vedere Harry Syles con un sorriso sul volto, fuori di casa, senza gli occhi arrossati dal pianto
-Come stai?- mi sussurrò in un orecchio.
-Bene, credo.- bisbigliai insicuro.


-Ehi, ma non mi hai presentato questo ragazzo.- Disse lei sorridente.
Feci le presentazioni poi disse che doveva andarsene e mi disse di passarla a trovare a casa sua.


***


Eravamo io e Gemma seduti nel suo salotto sulle due poltrone.
-E’ carino.- disse e io arrossii nascondendo i mio viso fra le mani.
-Lo so.- sussurrai imbarazzato.
-Non mi avevi detto nulla che stavi insieme a lui…-
-Ci frequentiamo da un mesetto.-
-Assomiglia lontanamente a…-evitò di pronunciare il suo nome consapevole che ogni volta mi faceva male.
-Louis..- finii la frase. – So che non è lui, lo so.-
Gemma sorrise e mi strinse in un abbraccio.



***


Ci vediamo stasera sunshine? ;) ” Dicevano i messaggi inviati da Louis pochi mesi prima.
Sbattei il pungo contro il muro, respirai forte e li eliminai.
Eliminare le prove del nostro amore era un modo per provare a dimenticarmi di lui, ma era sempre con me.
Magari si potesse premere il pulsante “cancella” nella memoria.
Scoppiai a piangere consapevole che ora, era davvero tutto finito, e le prove che lui mi amava se ne erano andate, cancellai le nostre foto insieme, dalla memoria del telefono, ritagliai tutte le foto appese in casa della band, e tolsi la sua immagine da ogni foto.
E potevo anche cancellare tutto, strappare le sue foto, ma i ricordi rimanevano indelebili, ben impressi nella mia memoria, le sue parole nella mia mente.


Io non posso amarti Harry Styles” urlato contro di me con tutta la voce che aveva in corpo, con tutta la rabbia di cui disponeva.
E riesco ancora a percepire la violenza di quelle parole contro il mio cuore che si spezza ogni volta che quelle parole si affacciano alla mia mente.
E vedo ancora i suoi occhi e sento ancora la sua voce che sputa tutto contro di te.
Sento ancora il tremolio delle mani dalla rabbia, dalla tristezza, con le lacrime che mi appannavano gli occhi, con le voci che risultavano attutite, col mondo che non era più nulla, perché il mio mondo era solo lui.


Stappare la bottiglia di vodka è l’unica cosa che mi viene in mente per frenare le lacrime e il tremolio e quando ne ho appena bevuto un sorso sentii il campanello suonare.
Quando andai ad aprire con la bottiglia in mano mi abbracciò subito, e io accarezzai i suoi capelli biondi che amavo tanto.
-Lascia che sia il tuo alcool, almeno stasera, lascia che sia io a farti sentire bene.-
E sospirai e lo baciai e lo strinsi a me, perché era vero, mi sentivo fottutamente bene con lui e ci trascinammo in camera da letto seminando i vestiti per tutto il corridoio, mi sentivo bene con lui, ero felice, ma con Louis era tutto così fantastico. Era come una fiaba, perfetto.
Questa era realtà, senza Louis, con una ragazzo che mi amava e che devo imparare ad amare.
-Insegnami ad amare, Lucas.-






~ Louis ~



Qualunque cosa distrugga la libertà non è amore,
Deve trattarsi di altro, perchè amore e libertà vanno a braccetto.
Sono due ali delle stesso gabbiano.


-Osho-





Non posso più scappare ai miei ricordi, non posso più farlo, non ci riesco.
Mi intrappolano, mi accompagnano durante il giorno e non mi permettono di dormire la notte, sono costantemente lì con me e no, non c'è via di scampo al tuo ricordo.
E anche adesso, sono qui, ho appena litigato con lei e sinceramente? Non mi importa.
Sembrava proprio una stupida bambina viziata: mille scenate di gelosia perchè non l'ho portata ad una festa di Galà la scorsa sera, stupida.
Pensa proprio che non capisca? Mi crede così stupido?
Sapevo perfettamente che l'idea di incontrare gente famosa, di essere al centro dei flash e camminare sul red-carpet superava quell'ipocrita paura che potessi tradirla!



Aprii gli occhi, il letto vicino a me era vuoto, non c'era il suo corpo femminile accanto a me, e sinceramente non mi creava nessun disagio, se non il pensiero che stasera sarei andato in bianco.
Ormai la mia vita era ricoperta da un velo di falsità, e forse sono riuscito ad abituarmi: Niente amore, nessun sentimento, solo sesso.


E anche quella mattina mi dovevo dirigere ad una stupidissima ed insignificante intervista.
Non ho mangiato, non c'era tempo, e poi anche mangiare era qualcosa di difficile.
Come facevo a riempire uno stomaco che era già pieno di dolore, del sentimento retratto verso quei ricci, e di tutti i cadaveri di quelle farfalle morte non appena sfioravo la bocca di Eleanor, come facevo?


------


L'ennesimo studio televisivo: esattamente uguale agli altri.
Pubblico che urlava non appena sentì urlare il mio nome, applausi anche alle battute più scontate del presentatore, telecamere che fremevano per la mia presenza, fama che cresceva, soldi in tasca ai miei manager e poi c'erano, la mia voglia di scappare da qui, di non rivelare ciò che mi appartiene ad uno stupido microfono, la mia voglia di fuggire in camerino ed iniziare a piangere, così, senza un motivo forse, così da niente, ma avevo tanto bisogno di sfogarmi!


-E adesso voglio un fortissimo applauso per lui, ci siamo, è arrivato il momento... Sta per entrare Louis Tomlinson!-
E partì l'applauso, forse neppure troppo spontaneo.
Come sottofondo "Look after you" forse la mia cover migliore, che mi accompagnava mentre entravo, sorridevo falsamente, feci un cenno con la testa come ringraziamento agli applausi e mi sedetti.


E arrivò puntuale, schifosa, amara la domanda.
-Bene Louis, adesso parliamo della separazione dei One Direction: insomma eravate amati in ogni singolo paese, avete scalato le posizioni in classifica arrivando al primo posto a livello internazionale.. Eravate il futuro, cosa vi ha spinto a sciogliervi?-


Eh già.
Eravamo cinque amici, migliori amici, cinque coglioni uniti per caso, che si divertivano e amavano cantare.
Eravamo noi: One direction, soldi, fama, successo, soddisfazioni, fan, orgoglio, album.
Cosa ci aveva spinto a separarci?


-Avevamo interessi lavorativi diversi, tutto qui.- Risposi falsamente, sviando alla domanda.
-Beh, ma alcuni parlano di una lite molto fragorosa tra te e Harry, il leader.-
Scoppiai.
-Prima di tutto Harry non era il leader, il gruppo era formato da cinque ragazzi equamente valorosi. Comunque non mi sembra di ricordare nessuna lite, avevamo progettato un futuro diverso per ognuno di noi, fine della storia.- Chiusi amaro, agli occhi un po' straniti della conduttrice.


Uno, due, tre, mille ricordi che balzarono alla mente in una frazione di secondo.
Non poteva esserci separazione peggiore: una lite nel salotto della nostra casa, inizialmente comprendente solo me ed Hazza e poi si era stesa anche agli altri ragazzi che si erano messi in modalità scudo protettivo per l'amore di Harry che ho scoperto troppo tardi, esser genuino e bellissimo.
"La dobbiamo finire qua ragazzi, non possiamo continuare. Domattina me ne vado." Uscii così di scena, la mattina seguente raggiunsi Eleanor qui a New York.


New York già: la mia più grande cazzata.
Lontano da loro, dalla mia vita, dalla mia musica, dai miei ricordi, lontano da lui.
Lontano dal cielo Londinese che brillava sotto gli occhi del riccio, lontano dalle risate con i miei amici, lontano da tutto ciò che costituiva il mio sorriso.
New York: vita falsa, carriera spenta, amore... no, non c'era amore.
New York 5826 chilometri di distanza dal mio tutto.
Ma non potevo esser triste, non potevo permettermelo.
Ecco perchè voltai l'ennesimo sorriso alla telecamera ed uscii dallo studio, così: come se niente fosse, come se quella distanza non creasse un immenso vuoto all'interno del mio cuore.







Beh, eccoci qua col quarto capitolo.
Intanto vorrei ringraziare tutti voi, che aumentate sempre di più come lettori.
E' davvero difficile pubblicare col sorriso, perchè non vediamo una grande partecipazione nelle recensioni e di conseguenza non riusciamo a trovare uno stimolo per cui continuare. Eppure, abbiamo dedicato così tanto impegno e così tanto tempo a questa storia che ci dispiacerebbe finirla qua. Volevamo solo incitarvi a recensire, cosìcchè noi potessimo esser anche un po' stimolate e gratificate del nostro lavoro, tutto qua.
Comunque sia, ringraziamo tutti voi, speriamo di non avervi deluso e speriamo anche che non abbandoniate questa fan-fiction.
Scusate, ma ieri sia io che -Ly eravamo impegnate e non abbiamo potuto pubblicare.
Ci sentiamo mercoledì,

franceskik



Come ha già detto Fra, scusate per il ritardo, inoltre siamo un po' deluse, ci basterebbe un “Mi piace” o un “Non mi piace” Già per farci sentire più felici e più incoraggiate a postare questa storia, scrivendola ci abbiamo davvero messo l'anima.
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo martedì, questa volta saremo puntuali.

-Ly.



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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


CHAPTER 5



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~ Harry ~



Camminavo per le strade con gli occhi puntati addosso, ex membro degli One Direction, ormai odiato da tutti, che bella fama che avevo.
Ridacchiavo, camminando con la testa bassa e il cappuccio calato in testa, così forse non avrebbero caito che ero io, e se non lo avessero saputo mi avrebbero trattato da persona normale, e non da emarginato dalla società.
E sono gay, mi piace il cazzo, sto con un uomo, e cosa c’è di sbagliato?
Ho anche io il diritto di amare.
E comprai un giornale e le foto di me e Lucas mano per la mano mi saltarono subito all’occhio.

“Harry Styles Ex Membro degli One Direction, omosessuale, dopo la presunta relazione col compagno di band, ora solista, Louis Tomlinson; ha trovato un nuovo ragazzo, l’ex cantante nel gruppo che aveva spopolato negli anni passati, ormai diviso era stato incolpato della divisione della band, tutto smentito dal presunto ex compagno, che ora ha una relazione con la modella Eleanor Calder, che ha affermato: ‘Avevamo interessi lavorativi diversi.’
Ora i due ex compagni vivono uno a New York e l’altro nel vecchio paesino natale, Holmes Chapel nel Cheshire e secondo le voci i due non sono più in contatto con gli altri tre, rimasti a Londra e ognuno a parte Styles ha iniziato una carriera musicale da solista.”

Deglutii leggendo le parole, e strappai il giornale scoppiando in lacrime.
“Interessi lavorativi diversi?” e le lacrime ancora una volta, lungo il volto, e gli occhi ancora rossi, la mente ripensava al passato.
E riusciva solo a mentire, e lo aveva fatto, ancora una volta, e non disse la verità, preferiva dire le bugie, quando avrebbe capito che una vita costruita su menzogne è come un casa di carta sotto la pioggia, prima o poi si sgretolerà tutto.



-Quanto ti deciderai a dirmi la verità Harry?- gli accarezzava il viso con i polpastrelli, e fissava quegli occhi verdi con i suoi azzurri.
-Non è facile.- Deglutì.
-Ci sono io qui, sono qui per aiutarti, solo per te.- Lo rassicurò sorridendogli.
-C’è poco da spiegare, stavamo insieme, lui ha scelto lei, io ho fatto coming-out, e da lì è tutto peggiorato, perché mi incolpava di aver rovinato la sua reputazione, e poi abbiamo litigato, una brutta litigata, di solito il giorno dopo eravamo di nuovo abbracciati , invece lui era già partito per New York.- scoppiai in lacrime.
E La lontananza da lui si faceva sentire, e ora che era dall’altra parte dell’oceano, e stavo iniziando a dimenticare il modo in cui mi guardava.
E sapevo che i suoi occhietti azzurri erano carichi d’amore, e vedevo lo stesso negli occhi di Lucas, sapevo che lui mi amava, me lo diceva ogni giorno, ma io non riuscivo a provare lo stesso che provavo per lui.
E sarebbe potuto sembrare una cosa strana perché era perfetto per me, era il ragazzo più dolce che avessi mai conosciuto, ma anche solo ascoltare la voce di Louis mi provocava delle sensazioni che non provavo nemmeno facendo l’amore con Lucas.
E le mani di Lucas sul mio viso mi facevano stare ancora peggio, perché c’era Lui prima, e mi sentivo un verme ad usarlo per dimenticare Louis.



Stare solo in questa stanza era la cosa migliore, annegando nei pensieri, riflettendo sul passato.
Il passato era andato ormai, c’era il presente da vivere, da vivere senza amore, perché ormai essere abbandonati, essere usati per un po’, e dopo esser lasciati lì, su uno scaffale a marcire quando arrivò il giocattolo nuovo, faceva male.
Faceva bruciare i cuore e piangere dagli occhi.
Perché essere usati, sfruttati e accantonati è ancora peggio di essere odiato da sempre.
Mi ha detto che mi amava, mi ha detto che aveva bisogno di me, gli ho dato tutto me stesso, ho sofferto come un cane vedendolo con lei, e mi aveva promesso felicità insieme, invece quando ha capito cosa era successo a me, i soldi che avevo perso si è tirato indietro.
Si rimangiò tutto, aveva troppa paura per andare avanti.
Ed era proprio quando avevo bisogno di lui se ne andò.
Mi ha lasciato solo proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lui, e fra le lacrime secche sul mio viso e quelle ancora negli occhi che ormai non riescivano nemmeno più a piangere riuscii a vedere lo schermo del mio Iphone accendersi, un messaggio.
E vedendo il nome del mittente lo gettai per terra riducendolo in mille pezzi rifugiandomi fra le lacrime.
Aveva ancora bisogno di un passatempo?







~ Louis ~

Trying not to need you, is tearing me apart
Can’t see the silver lining, from down here on the floor
And I just keep on trying, but I don’t know what for
‘Cause trying not to love you
Only makes me love you more

Tentare di non aver bisogno di te, mi sta facendo a pezzi
Non riesco a vedere un motivo di speranza da quaggiù, sul pavimento
E continuo a tentare, ma non so per quale ragione
Perché tentare di non amarti
Mi porta solo ad amarti di più

Trying to not love you- Nickelback


Per una strana legge della vita, dicono che si desideri sempre ciò che non si può avere.
Direi piuttosto che io avevo tutto, tutto ciò per cui esser felice, tutto ciò per cui sorridere ed amare.
E in un battito di mani, socchiudendo gli occhi, in un soffio lasciai che andasse tutto in frantumi, lasciai che il mio "tutto" si trasformasse in un banalissimo "niente".

Dovevo smetterla, finirla di mentire agli altri, a lei, a me stesso, finirla di autoconvincermi che il mio non fosse amore.
Il mio era amore.
Nessuno si autoconvince che il cielo non sia azzurro.
Nessuno si autoconvince che l'uomo abbia otto arti.
Nessuno si autoconvince su cose che sono palesemente vere.
E perchè io devo obbligare la mia mente, forzare il mio cuore nel credere che sia stato solo sesso, solo voglia di cambiamento?
No, non è così, se fosse stato così adesso il mio cuore sarebbe ancora intatto, adesso sarebbe ancora qui, nel mio petto, e invece no, il mio cuore era riposto nel cassetto più polveroso, proprio in quel comodino vicino al suo letto, proprio là a Londra, vicino a lui.

E come schermo del mio iphone c'era una nostra foto, i tempi di X-factor, con i capelli in disordine, qualche chilo in meno, e meno esperienza.
Ricordo benissimo il preciso momento in cui fu scattata.
Una stupida scommessa tra cinque coglioni, Zayn corse incontro immortalò quel momento, il nostro primo bacio, nato così per uno stupido gioco.
Ma poi tutto è iniziato a brillare e non ho più tolto quello schermo, nè quando Harry mi urlava contro le peggio cose, quando era geloso, quando impazziva, nè adesso oltre-oceano.
Eleanor odiava il fatto che tenessi il mio "tutto" come schermo del cellulare, ma io sorrido e la tranquillizzo dicendogli che mi ricorda soltanto loro e quegli stupidi momenti.
E mentivo, e mentivo ancora.
Mi ricordava lui, mi ricordava le sue labbra sulle mie, mi ricordava quel sorriso sul mio volto che mancava da troppo tempo.

Non so se l'impulsività sia considerata un pregio, un difetto, un sacrilegio.. non lo so, ma capitano occasioni in cui non si pensa alle conseguenze, in cui non si riflette, in sui si agisce, senza sorridere o senza lacrimare, così, d'impulso, perchè si sente il bisogno, la necessità fisica e mentale di farlo.

E successe proprio così, non ci pensai due volte, anzi, neppure una, non pensai, non ne avevo la forza. Afferrai l'iphone, composi il numero di Harry e lo chiamai.

Il telefono suonava a vuoto, nessuno rispose, e poi, partì così la segreteria, riattaccai.
Sapevo benissimo che volontariamente il riccio mi stava ignorando perchè teneva sempre, e dico sempre, il suo telefono nella tasca destra dei jeans e quindi l'idea che magari non l'abbia sentito squillare non si presentò neppure.

Provai ancora, per altre otto volte, ma nessuno rispose, nessuno dava segno di vita.
Dovevo sentirlo, anche solo per un secondo, anche solo per un attimo, ma avevo bisogno di quella voce calda e profonda, della stessa voce che contrastava la mia femminile quando urlavamo di piacere nell'ennesima notte di passione.

Ed ero solo, solo qui in questo appartamento, durante l'ennesima sera passata da solo, sul divano a regalarmi piacere immaginandoti, mi accorgevo quanto senta la tua mancanza.
Lei non c'era, era all'ennesima cena di lavoro, forse mi sta tradendo. ma a chi importa sinceramente?
Poteva fare quello che voleva, il mio cuore non le apparteneva e la mia mente la ignorava.
Quando restavo solo a Londra, ricordo che ti presentavi, immediatamente dopo il mio messaggio, alla porta con una birra in mano, con le labbra gonfie di baci, pronto ad amarmi, ancora.

E lì cosa mi rimaneva? Solo una stupida televisione che trasmette film neppure troppo interessanti.
E questo stupido football americano, che proprio non mi piace.

Mi mancava il tuo profumo che inondava i polmoni, mi mancavano i tuoi occhi che cercavano di vedermi nudo anche quando sono sommerso da coperte.
Mi mancava il mio tutto, e non sopportavo più questo niente.

Ero pronto, ero pronto a perdere tutto pur di averti, e montai su quell’aereo, lasciandomi indietro New York ed Eleanor.

Dimostrazione che ti amavo, che ero cambiato che per te, il mio fottutissimo orgoglio è andato a farsi fottere.






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Ringrazio il vostro supporto. Le recensioni sono aumentate, avete capito che anche solo un commento può incitarci a proseguire la nostra storia.
Pubblichiamo ogni volta con la speranza di appassionarvi sempre di più. Riconosciamo che questi capitoli siano un po' confusi e di passaggio, ma si svelerà tutto andando avanti nella storia. Speriamo davvero di non deludervi. Detto questo vi chiederei di recensire per lasciarci una vostra piccola impressione. Ci farebbe piacere.
Grazie ancora a tutti per la lettura,
franceskik


Colpo di scena, come avevamo già anticipato nel capitolo precedente Louis si è deciso a tornare in Inghilterra, cosa succederà ora secondo voi?
Diteci un po' cosa ne pensate, cosa secondo voi succederà e se la storia vi sta piacendo o no.

-Ly.

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


CHAPTER 6




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~ Louis ~


I’d go back in time and change it but I can’t
So if the chain is on your door, I understand.


Mi piacerebbe tornare indietro nel tempo e cambiare le cose, ma non posso.
Quindi se hai se hai chiuso con me ti capisco.
Back to december- Taylor Swift



E forse non era vero, non esisteva un unico cielo.
Perchè quello di New York non brillava così, non era così azzurro, perchè quel sole non acciecava i miei occhi come ci stava riuscendo quello londinese.
O forse stava parlando quella parte di me a cui mancava tutto questo, a cui mancava vivere, assaporare l'odore di casa.
Era la mia Londra, era il mio cielo, era la mia aria, a volte mi chiedevo cosa spingesse le persone ad agire d'impulso, a rovinarsi, proprio come avevo fatto io.
Percorrere quelle strade mi faceva ricordare quanto fosse stato bello il mio passato, quanto lo stessi distruggendo a causa di un presente troppo orgoglioso.
La London Eye non mi appariva così bella dalla prima volta in cui ci salii con mia madre, avevo sei anni, ero un piccolo dolce bambino.
Niente della mia Londra mi appariva così entusiasmante da un po', perchè forse la lontanaza mi face percepire quanto l'ossigeno di casa fosse il migliore.
E mi mancava questo mondo, mi mancavano i miei amici, mi mancava il mio riccio che forse non avrebbe neppure voluto più vedermi.
Che forse mi avrebbe sputato in faccia i miei sbagli, mi avrebbe fatto urlare di dolore, oppure mi avrebbe baciato, mi avrebbe perdonato, avremmo potuto sorridere insieme, ancora.
Harry era imprevedibile, lo era sempre stato.
Un giorno si scopava la più bella modella inglese, il giorno dopo bussava a casa mia e mi baciava d'impulso.
Harry Styles non sapeva cosa voleva dalla sua vita, era impulsivo e forse lo amavo proprio per questo.


***


Qualche cartellone pubblicitario diverso, qualche palazzo in costruzione, qualche negozio che aveva venduto la sua attività, ma poi niente era cambiato.
Stesso sole che sarebbe durato ancora per poco, stesso vento che ti accarezzava la pelle, stesse lacrime che mi solcavano il viso, proprio come quel giorno in cui dissi "addio" a quella stessa città.
Niente era cambiato, forse lui mi amava ancora, Harry, forse avrebbe potuto abbracciarmi ancora, o forse niente, niente di tutto questo.
E la mia mente stava sanguinando di dolore, non faceva altro che intrecciare i suoi problemi, come un labirinto progettato dal destino, lo stesso fato che aveva chiuso con una transenna la via d'uscita.
Perchè forse da questo dolore non c'era via di scampo, forse tutto ciò che si sarebbe riversato su di me sarebbe stata conseguenza delle mie totali cazzate in passato.


***


Eccola, riuscivo a vederla in lontananza: il giardino in cui Niall bruciò una sedia mentre cuoceva per la prima volta al Barbecue, Il dondolo in cui Zayn si addormentava nelle sere d'estate, l'albero in cui fu progettata la costruzione di una casetta che poi, ovviamente è andata a puttane.
La casa di Liam era piena di ricordi, piena di noi, piena di ciò che eravamo: i nostri sorrisi, i nostri abbracci, le nostre lacrime.
Il cuore si restrinse, erano passati tre mesi, tre mesi lontano da tutto questo, provare emozione era forse anche troppo riduttivo.
Bussai alla porta, il silenzio. Riprovai e sentii dei passi avvicinarsi, era arrivato il momento, continuavo a ripetermi di essere forte, di non cadere a terra, di dirgli ciò che provavo, di reagire e provare a curare le ferite che io stesso avevo causato.
Il cuore batteva all'impazzata, le gambe tremavano e la gola si fa secca all'improvviso.
Si aprì la porta.
-Louis!- Eccolo il mio migliore amico, Liam: In perfetta forma, sbalordito, immobile, quasi frustato.
-L-Liam!- Ed eravamo fermi, con gli occhi puntati contro, quasi come due manichini, e non sapevamo cosa dire, cosa fare, eravamo tornati adolescenti.
-Louis, ma cosa?... Entra dai!- Ed entrai, con cautela, quasi come se non avessi mai visitato quella casa.
-Perchè non hai chiamato? Devo avvisa...-
-No, Liam, fermo per favore.- E bloccai Payne, sarebbe stato capace di chiamare a sè troppa attenzione, e avevo solo bisogno di tranquillità, di vedere lui, e basta.
-Non voglio vedere molta gente, dimmi Liam... Harry è in camera?- Chiesi sorridente, quasi sicuro di me, pronto a parlargli.
Il volto del castano si abbassò, quasi con aria dispiaciuta.
-Louis... Harry è tornato ad Holmes Chapel, due mesi fa ci ha saluta..-
-Ma come? Come è tornato la? Come?- Ed esplosi, ed iniziai ad urlare di delusione, di dolore mentre una lacrima calda mi bagnava la guancia.
-Aveva bisogno della sua famiglia così...-
E il mio migliore amico, che in realtà non sapevo se ancora si definisse tale, mi strinse a sè.
-Devo..devo andare Liam, ci risentiamo!-


E scappai, ancora.
Ma questa volta per una giusta causa, dovevo vederlo, dovevo sentirlo ridere, dovevo abbracciarlo e sprofondare nei suoi occhi.
Altrimenti la situazione fisica e mentale del mio corpo sarebbe potuta degenerare.
Non pensai questa volta, non corsi ulteriore rischio, presi il primo taxi e corsi via: le ruote che accarezzavano l'asfalto, la guida dal lato destro, in direzione della piccola cittadina, della sua casa, di lui.


***


-Quanto le devo?-
-Centocinquanta.-
E sì, niente era cambiato. Centocinquanta? Esageratamente troppo.
Il vecchio Louis si sarebbe messo a trattare pur avendo soldi in tasca, pur non avendo problemi a pagare il viaggio, ma il nuovo aveva solo il bisogno di attraversare il più velocemente possibile il marciapiede ed arrivare lì, davanti al portone in legno, con l'aria sicura, con il cuore in mano.



***



E se non mi avesse risposto?
E se avesse iniziato ad insultarmi?
E se quel viaggio non fosse servito a niente?
E se non mi amasse più?
Ma respirai, respirai lentamente, inondando i polmoni dell'aria gelida, tipica inglese.
Il mio pugno battè contro il legno della porta, ma nessuno mi aprii.
Suonai il campanello, ma non trovai risposta. Avrei preferito sapere che non fosse stato in casa, per favore non volevo mi respingesse, non adesso.
E provai a scrutare un' ombra dalla finestra che dava sul giardino perfettamente curato, ma niente, non vedevo, non sentivo nessuna presenza.
-Harry?-
Iniziai ad urlare, quasi come un adolescente fa contro la porta della sua amata in uno di quei film strappalacrime.
-Harry ti prego, aprimi!-
-Va via!- Sentii urlare dalla sua voce, ed era come pensavo, era lì, ad un passo da me e mi stava rifiutando.
Non gli interessava di me, forse non mi amava neppure più, forse avevo divagato troppo con la mente e come sempre ne sarei rimasto deluso.
-Harry per favore devo parlarti!- Ed il mio tono non era mai stato più debole e supplichevole.
-Cazzo Louis vattene!- Ed urlò, urlò di rabbia, urlò di dolore, urlò e sue lacrime durate fin troppo, ormai riconoscevo ogni sfumatura della sua voce.
-Ti prego, ti prego Harry, ti prego.-
E crollai, avevo promesso a me stesso di non farlo, ma il dolore vinse sulla razionalità.
Crollai sull'erba del suo giardino, crollai di dolore ed iniziai a piangere portandomi le mani davanti agli occhi quasi in segno di protezione.
-Ti prego Harry!- Riuscii a gemere tra un singhiozzo e l'altro.
_Entra, forza!_
E mi sembrava quasi di sognare, sembrava un arcobaleno di colori in fondo al tunnel buio.
Stavo per farlo, stavo per rivedere il mio riccio, stavo per urlare quanto lo amassi
-Veloce! Entra!- Continuava ad urlarmi da salotto.
Così mi alzai da terra, asciugai le lacrime e pulii i jeans da qualche ciuffo d'erba rimasto ad altezza ginocchio, portai la mia mano sopra la maniglia dorata.
Presumo che lui avesse lasciato la porta aperta, lo faceva spesso, era un suo brutto vizio.
Aprii, riconobbi la lampada vicino al tavolo: il primo oggetto che mi si presentò davanti.
Ricordavo quella casa, ricordavo le nostre serate tra pizza e film, ricordavo i nostri sorrisi che ne illuminavano le stanze.



***



Ed era lì, e finalmente lo vidi.
Lo vidi come lo avevo lasciato, accasciato a terra, in ginocchio, con la schiena inarcata e i ricci fra le mani e stava singhiozzando, piangeva come un bambino piccolo.
E vidi la sua schiena gonfiarsi e muoversi a ritmo dei suoi gemiti, e non avrebbe potuto farmi più male, e il mio cuore non avrebbe potuto soffrire maggiormente.
E mentre una lacrima di dolore mi immobilizzava, mi tagliava la guancia arrossata.
Urlò di dolore.
-Va via Louis... te lo chiedo con il cuore, vattene.-

~ Harry ~


Il suono della sua voce mi faceva male come tre mesi prima, ed era come me lo ricordavo, con quegli occhi blu che incantavano, col sorriso più bello che avessi mai visto, coi capelli scompigliati, con quell’insulsa maglietta a righe.
E sentivo sempre se stesse sensazioni di prima e anche rintanato con le lacrime che rigavano le mie guance, con le mani fra i ricci, col sorriso di dolore, con lo sguardo spento, erano sempre le stesse emozioni nel petto.
E stavo tremando, mi aveva ferito ma non lo odiavo, lo amavo ancora, col cuore che batteva forte nel petto.
-Vattene, perché sei tornato, io… stavo bene senza di te.-
E non alzai lo sguardo, sentii solo un suo singhiozzo che ruppe il silenzio e lui si inginocchiò accanto a me.
E mi abbracciò, mi strinse a sè, e la sua vicinanza era nociva per il mio piccolo cuore, che bruciava perché le ferite erano ancora troppo aperte, ma non potevo rifiutare quell’abbraccio che aspettavo da tre mesi.

-Scusa.-

Ed era l‘unica cosa che riuscì a dire, l’unica cosa che mi disse, era come se si fosse dimenticato che mi aveva abbandonato per lei, come se mi avesse rubato un pacchetto di Haribo, tornava da me piangente chiedendomi scusa.
Era il mio cuore che aveva rubato, il nostro amore era stato mandato a rotoli, mi aveva ignorato, non sapeva nemmeno se fossi vivo o morto e aveva il coraggio di tornare, da me, e chiedermi di perdonarlo.
E il cuore aveva urlato il suo nome per tre mesi, tre lunghi mesi che sapevano ancora di alcool e lacrime, e forse, se non ci fosse stato Lucas, sarei scomparso nel baratro, schiavo di un bicchiere di vodka.


-Ti amo, Harry.-
E quelle parole fecero più male di una coltellata, perché quando tutto sembrava andare bene, e sembrava di aver dimenticato il passato, ed era proprio in quel momento che tornava, ed era successo così, e me ne ero fatto una ragione, ma non poteva dirmi che mi amava, perché i treni passano, e se non li si prende al volo, loro, beh, non ti aspettano.
-Allontanati da me.- La mia voce sembrava fredda e calma, ma stavo per scoppiare, me lo sentivo. -Cosa ti ha fatto tornare da me? La tua ragazza non te lo voleva più leccare? Oppure preferivi metterlo in culo a me?-
-Harry.- Mi interruppe e mi alzai in piedi tremante di rabbia di dolore, di amore.
-Te ne devi andare! Mi fai solo male! Torna da lei! Smettila di farmi del male…- E mi sedetti nuovamente sul pavimento, tremando, con la schiena contro il muro singhiozzando, non riuscivo a calmarmi, mentre mi osservava da lontano, non si allontanava, mi trattava come un animale ferito, e forse era quello che ero, avevo una profonda ferita nel petto.


Le sue lacrime erano inutili davanti alle ferite aperte nel mio cuore da tre mesi, perché mentre io piangevo lui sorrideva vicino a lei, e non sono la seconda scelta di nessuno, vedere le sue lacrime mi fa solo pensare a quante ne ho versate io, e le mie non sono nulla in confronto alle sue.
Il suo non era dolore, era rimorso, nell' aver fatto la scelta sbagliata.
La porta si aprì e Lucas sbucò davanti a me, e corse vedendomi lì seduto per terra scosso da singhiozzi, mi abbracciò, mi alzò la testa, mi costrinse a fissarlo negli occhi e mi accorsi quanto erano belli, e uguali a quelli di Louis.
-Va tutto bene.- Sussurrava, mi baciava dolcemente le labbra mentre il mio respiro tornava normale e in quel momento Louis tossì e Lucas si voltò verso di lui, mentre io mi sedetti sul divano con le mani bagnate di lacrime, e le labbra che sanno del sapore di Lucas e del ricordo di Louis.
-Immagino tu sia Louis.- Disse freddo.

Ed era blu contro blu, gli occhi di entrambi si scontravano duri, l’uno contro l’altro, lacrime secche negli occhi di Louis, sicurezza in quelli di Lucas.
-Io sono Lucas.- Continuò il biondo.
Louis sibilò un “piacere di conoscerti” falso, ma mentì troppo bene affinchè gli altri se ne potessero accorgere, e io forse ero l’unico in grado di capire le sue bugie.
Forse perché la nostra relazione, il nostro “noi” era racchiuso da bugie. E lui, la persona più importante della mia vita era sepolta in quello strato di sorrisi falsi, e parole finte, e l’unica cosa per cui vivevo era una menzogna.

-Stagli lontano.- Ringhiò Lucas mentre si metteva fra il mio corpo e il suo, come se così le parole avessero fatto meno male.
-Harry, ti amo.- Disse il più grande, mordendosi il labbro per mascherare un singhiozzo.
Io tremavo, lui pure, Lucas guardava sempre torvo Louis, mentre mi accarezzava una gamba per tranquillizzarmi.
-Se lo ami davvero dov’eri quando si svegliava la notte in lacrime? Dov’eri quando si ubriacava? Dov’eri quando stava per arrendersi? Quando era sopraffatto dal dolore? Dov’eri?-
E Louis pianse ancora, blaterando scuse, sussurrando di perdonarlo, con le mani nei capelli.
-Lo amo.-
-E’ troppo tardi Louis..- risposi io, e in lacrime il castano uscì di casa, e sentivo i suoi singhiozzi, ancora nella mia testa, mentre Louis urlava di dolore in strada.
E mi chiedo se fosse stata la scelta giusta, ma forse avevp bisogno di stabilità nella mia vita, forse avevp bisogno del suo nocivo amore.


***




- E’ tutto ok piccolo.- Ed era un sussurro sulle mie labbra, erano carezze nei miei capelli, erano labbra contro labbra, ma non c’era nulla nel mio cuore, e addormentarmi accanto a lui non poteva che fare male.


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Sinceramente, se vediamo che anche questo capitolo non frutterà molte recensioni, beh, abbiamo pensato di ritardare la pubblicazione ad un giorno a settimana, oppure di finire di postare i capitoli. Abbiamo messo il cuore in ogni riga di questa storia, e vedere che non vi interessa o non vi piace, beh, ci fa male.
Comunque sia, spero che questo sia piaciuto, spero continuiate a seguirla, perchè ci farebbe davvero tanto piacere.
Detto questo, ne approfitto per fare a tutti voi lettori i miei cari Auguri di Natale, passatelo bene, riposatevi e mangiate molto. Lol.

Baci,
Fra.


Una sola recensione al quinto capitolo, di certo non ci aspettavamo 1000 recensioni positive, e come abbiamo deto in reedenza accettiamo ovviamente anche una recensione negativa.
Vediamo che leggete la storia, la inserite nelle seguite e nelle preferite, però non sappiamo cosa ne pensate e siamo molto giù per questo.
Non ci viene nemmeno voglia di pubblicare, ecco.
Comunque ci dispiace aver postato il capitolo di sabato mattina, ma perdonateci, avevamo degli impegni e venerdì sera non siamo state a casa tutto il giorno.


-Ly.

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


CHAPTER 7



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~ Louis ~



Tenevo il mio iphone impugnato nella mano destra, lo fissavo, cercando la forza per muovere il pollice in direzione di quel tasto: "Send."
Dicono spesso che quando l'impulso raggiunge la razionalità, e la disintegra, si ha quella fase di libertà, di felicità, quella fase in cui ti senti libero di far ciò per cui sorridere.
E quella sensazione, Louis, quel vero Louis che ero, non Louis Tomlinson, non la conosceva da un po', un bel po'.
La mia mente era paragonabile ad un vetro che deve assorbire il calore all'interno della casa e l'umidità che aleggia all'esterno. Il vetro si appanna e non si riesce a vedere.
Beh, io ero così: Dovevo tener conto della mia vera vita, fatta di Eleanor, soldi e falsità e dell'amore per quel riccio che invece invadeva i miei organi interni. La mia mente si appannava e spesso non riusciva a pensare, a riflettere a mostrare quel bellissimo sorriso di cui Harry si innamorò subito.


Insomma, incontrarlo, sbucare dal niente nella sua nuova vita, era veramente la scelta giusta da fare?
E scrivevo il messaggio, impugnando il telefono. "Harry, dobbiamo vederci, oggi pomeriggio nella nostra vecchia casa, ok? Ti prego xx"
E subito dopo cancellavo, e riscrivevo l'sms, magari cambiando qualche parola, e cancellavo, nella paura di star errando, ancora.
In fondo la sera precedente il mio amico era stato chiaro. Zayn aveva urlato contro i miei stessi occhi quanto fosse fuori luogo nella loro nuova vita.
"Non puoi pretendere di tornare dopo tre mesi, e aspettare di vederci sorridere, aspettare che Harry ti baci e torni da te. Non ti meriti questo Louis, quindi fa le tue valigie e torna pure dalla tua Eleanor."
E non si era sprecato in troppi giri di parole, frasi disconnesse, non aveva pensato come potesse dirmi ciò che pensava.
Lo disse, e basta. Rimasi immobile seduto sul divano di quella casa che Liam, Niall e Zayn avevano acquistato dopo la rottura del gruppo.


Impassibile di fronte all'ira che spuntò fuori dalle labbra del moro, mentre l'irlandese teneva lo sguardo basso e la testa tra le mani, mentre Liam cercava di placare la situazione. Ma Malik proprio non ne voleva sapere.
"Spero che Harry non ricommetta lo stesso errore Louis, per quanto mi riguarda puoi tornare a New York, in fondo se adesso siamo ridotti così, se il gruppo non esiste più, se Hazza ha versato tutte quelle lacrime, la colpa è solo tua."
Afferrò la sua giacca e se andò, senza problemi, senza un sorriso, senza salutare.
Niall stava per scoppiare a piangere, odiava vedere i suoi migliori amici litigare e per quanto avessi sbagliato, il biondo non riusciva ad odiarmi.
E quindi, era davvero la decisione da prendere?
Oppure, oppure Zayn aveva ragione?
Dovevo affrontare Harry, dovevo sentirmi rinfacciare i miei sbagli ed urlargli quanto lo amassi, o dovevo tornare in America e non farmi più sentire?
Posai una mano fra i capelli, sedendomi a peso morto sul divano di quella casa, della nostra casa.
Ogni centimetro, ogni souvenir, ogni poltrona mi ricordava i mesi passati con lui, a baciarci timidamente, a fare l'amore, nascosti nella nostra dimora, dove nessuno poteva giudicarci, dove eravamo Louis ed Harry, Harry e Louis, nessun altro.
Ma erano ricordi, niente più.
E mi mancavano, sognavo il riccio quasi ogni notte, sognavo le sue labbra anche quando baciavo la mia ragazza, se quelli potevano chiamarsi baci, ovviamente.
E magari stavo sbagliando, magari avrei solo peggiorato le cose, magari stavo facendo del male al piccolo Harold, ma se c'era una cosa che avevo imparato era: Mai vivere col rimpianto.


Così afferrai il cellulare che poco prima avevo posato sul tavolino.
"Cucciolo, devo parlarti, ti prego vediamoci questo pomeriggio nella nostra vecchia casa. Ti aspetto xx"
E mentre una lacrima di paura rigava la mia guancia, sospirai.
"Send."




~ Harry ~




-Buongiorno amore.- Mi scosse un po’ per far si che aprissi gli occhi, e me lo ritrovai davanti, con la colazione su un piatto che ha in mano.
-‘Ngiorno.- Dissi con la voce impastata dal sonno stropicciandomi gli occhi.
-Sveglio piccolo! Oggi andiamo a fare un picnic.-
Sgranai gli occhi, Picnic? Perché?
-Non ti ricordi che giorno è oggi?- chiese speranzoso, e quando scossi la testa sorrise deluso –E’ un mese che stiamo insieme.- Disse porgendomi la colazione e andandosene.
Mi passai una mano fra i capelli e sospirai profondamente, non avevo mai dimenticato questo genere di cose, avevo una buona memoria, però forse con le cose successe il giorno prima ero un po’ confuso.
Mi aveva detto che mi amava, lo aveva fatto, aveva lasciato Eleanor a New York ed era tornato da me.
Scossi la testa come se servisse a scacciare questi pensieri, mangiai in fretta la colazione e corsi da Lucas che stava piangendo in salotto.
-Sto bene.- Cercava di asciugarsi le lacrime mentre gli sussurrai di perdonarmi, e mi sorrise, dicendo che mi amava, e quando ci baciammo mi faceva male il petto, è solo un banale scambio di sapori quello che ho creduto fosse amore, l’amore è un'altra cosa, l’amore è Lui, quel maledetto ragazzo che forse ha capito di aver sbagliato.
-Ti amo.- Mentii baciandolo ancora, con le lacrime sulla sua faccia che ormai sono secche e il posto è stato preso da un sorriso.
Forse aveva capito anche lui, forse aveva capito che io non lo amavo, forse aveva capito che Louis è troppo importante per me per cacciarlo, forse aveva capito tutto, ma sorrideva mentre guidava la mia Range Rover per le viuzze di Holmes Chapel, forse anche lui sapeva mentire bene.
La giornata passò velocemente, fra baci, carezze chiacchiere, coccole, sorrisi, ma il peso dal mio petto non si voleva togliere, l’ansia, una strana ansia, “lo ami, lo ami, è quello giusto per te.” Mi ripetevo nella mia mente, mentre mi facevo baciare da Lucas senza provare un briciolo di amore.


***


"Cucciolo, devo parlarti, ti prego vediamoci questo pomeriggio nella nostra vecchia casa. Ti aspetto xx"
Il cellulare nuovo volò sul divano sbattuto con rabbia, con la mia vista appannata da lacrime.
Cucciolo”
Le parole bruciavano ancora, urli soffocati contro un cuscino, che presto si bagnò si lacrime salate.
Non doveva continuare ad entrare nella mia vita, era stato il mio mondo, il mio tutto, l’unica persona che avrei voluto con me per tutta la vita, se n’era andato, prepotentemente, spezzandomi il cuore, facendolo a pezzetti, lasciandomi con le lacrime negli occhi e una grossa ferita nel cuore.
E a quel punto non poteva tornare, non quando il vuoto nel mio petto si era colmato, grazie all’alcool e ad un ragazzo che mi amava più di quanto mi avesse mai amato lui.
Lucas era quello giusto per me. Lui non mi avrebbe abbandonato, non avrebbe avuto paura, non aveva paura a mostrarsi in giro stringendo la mia mano, unendo le sue labbra alle mie, e i paparazzi, l’immagine era l’ultima cosa che importava a lui.
La sua mano stringeva la mia forte, le sue braccia erano abbastanza forti per tenere a galla anche me.
Lucas era quello giusto per me.
Con questo pensiero in testa guidai due ore la mia Range Rover per l’autostrada sforando il limite di velocità e premendo l’acceleratore il più possibile finché il cartello “Londra” Non apparve ai miei occhi.
Inspirai profondamente prima di scendere dall’ auto e girare le chiavi nella toppa; socchiusi chi occhi, spalancai la porta vedendo la piccola figura d Louis seduto sulla poltrona.
Solo ora mi accorsi quanto era piccolo, minuto, distrutto, e come sempre bellissimo.
Entrai maledicendomi, sempre più convinto che dovevamo finirla.



~ Louis ~



Ero seduto su quella poltrona ormai da troppo tempo, il campanello non suonava e nessuna alla porta stava bussando.
Probabilmente il riccio non sarebbe venuto, magari aveva cancellato il messaggio, ignorandolo e baciando Lucas, che in fondo non amava.
Sorseggiai un altro sorso di birra, respirando lentamente, quasi come se l'aria facesse male, come se l'aria di quella casa piena di ricordi, trafiggesse i polmoni.
Davvero Harry mi stava ignorando?
Iniziai a pensare che per quanto dure, le parole di Zayn fossero state vere e realiste.
E la porta alle mie spalle si aprì, senza che me ne accorgessi.
-Hai poco tempo, quindi dimmi ciò che devi.-
Sobbalzai. Mi voltai di scatto, lasciando cadere la bottiglia di birra che i frantumò sul pavimento, rompendosi in mille pezzi.
-Harry!- Restai immobile, mentre un lieve sorriso si stava trasferendo sul suo volto.
Il riccio passò oltre alla birra sul marmo per terra, cercò di non calpestare i cocci, e senza l'ombra di solarità si sedette nella poltrona di fronte a me.
-Io..Io pensavo non saresti venuto.- Balbettai.
-Bene invece sono qui, non ho molto tempo quindi...-
-Harry, per favore non fare così.- Lo ripresi con la voce roca.
-Così come?- Chiese quasi alterato.
-Non esser così duro, per favore sorridimi.. mi manca il tuo sorriso, Harry.-
Lasciò andare un sorrisetto smorzato, di quelli acidi, sarcastici, pieni di rabbia.
-Beh, allora non dovevi abbandonarlo il mio sorriso.-
Restai zitto.


-Davvero pensavi di tornare e risolvere tutto con uno stupido "Scusa", Louis? Beh, ti credevo più intelligente.-
Mi alzai di scatto. -Sapevo che venir qui sarebbe stato uno sbaglio.-
E quando ormai il riccio era troppo vicino alla porta, trovai quella forza per urlargli contro tutto ciò che tenevo silenzioso e segreto da circa tre mesi.
-Aspetta Harry.-


Harold si voltò, e così continuai a parlare. -Sapevo sarebbe stato difficile, ma so che mi ami, lo so Harry, quindi non negarlo, non sei credibile.-
Il riccio scosse la testa. -Beh Louis, proprio non mi conosci eh? Ma non lo vedi, non lo vedi che per me sei solo un brutto ricordo?-
E scoppiai: di rabbia, di delusione, di dolore troppo spesso represso. -Certo, e dimmi anche che ami lui... come si chiama? Ah sì, Lucas, dimmi che ami Lucas.-
Restò in silenzio. -Dimmelo, su Harry! Lo scorso pomeriggio è venuto a fare il supereroe mentre piangevi e tu neppure hai ricambiato l'abbraccio, dimmi che ami lui, fallo Harry!-
E ancora il riccio restò muto.
-Guardati attorno: Il divano dove facevamo l'amore, i nostri premi, la nostra casa... so che ti manca tutto questo.- Scoppiai.
E per un secondo ci osservammo in silenzio, guardandoci negli occhi, respirando lentamente.
-Sei tu che hai deciso che tutto questo dovesse esser solo un ricordo, adesso è troppo tardi Louis.-
Harry si voltò e aprendo la porta uscì velocemente, mentre mi accasciavo a terra, tra i cocci della bottiglia di birra rotta, tra la solitudine di quella casa, con le lacrime che bruciavano al contatto con le guance, pensando che forse le parole di Zayn erano quell'aspra e dolora verità che non avevo mai voluto affrontare.



~ Harry ~



La testa mi scoppiava, il cuore batteva forte, il respiro era affannato, le labbra facevano male da quanto erano state morse per soffocare le lacrime.
Dovevo mostrami forte davanti a lui.
Non potevo far vedere che avevo bisogno di lui, lui non esisteva per me.
E mentre lo pensavo il mio cuore batteva forte al solo ricordo del suo sorriso.
La testa all’indietro, la macchina ancora parcheggiata accanto a quella di Louis, il vialetto in cui entravamo mano nella mano davanti agli occhi, mani che stringevano il vuoto intono a me, pugni stretti sul volante.
Lacrime che pungevano gli occhi, anello ancora nel dito medio.
Mascella serrata, singhiozzi nell’aria, testa sul volante, mani a torturami gli occhi per non far cadere le lacrime.
Pensieri al passato, al presente, al futuro.
Immagini nella mia mente, ricordi, sogni, promesse fatte e poi distrutte, dal tempo, dall’amore che fu negato.
Avevo fatto la scelta giusta?
Negare l’amore, fingermi forte, sorridere falsamente, mentire.
Lo amavo, lo amavo con tutto me stesso, nonostante cercassi di odiarlo.
E con la mente che vagava, nei ricordi del passato, con gli occhi che piangevano lacrime amare, con le mani che guidavano quella macchina andando senza una meta, “Hai sbagliato tutto, ancora una volta” piansi e imprecai contro me stesso.
E mentre sentivo spezzare anche l’ultimo filo che mi univa a lui, con la schiena rivolta a Londra, e le ruote in direzione Holmes Chapel, con la luna sopra la mia testa, l’unica cosa che riuscivo a pensare era il suo splendido sorriso.
E un bisbiglio lascia le mie labbra dettato solo dal cuore.
Non sarà mai troppo tardi”

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Siamo rimaste molto contente delle recensioni dello scorso capitoli, e vorremmo che continuaste a mandarcele, vorremmo che continuaste a scriverci così numerosi.
Grazie mille,  Buon Natale e buone Feste a tutti!
-Ly.



Per prima cosa vorrei ringraziarvi. Avete capito che per noi, anche solo avere una piccola spinta, un vostro parere, è fondamentale. Nello scorso capitolo abbiamo avuto 6 recensioni e non sapete come eravamo entusiaste. Però, we, non smettete, eh! lol.
Che altro dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. L'ultima frase di Harry fa pensare, non credete? "Non sarà mai troppo tardi."
Secondo voi cosa succederà nei prossimi?
Non voglio annoiarvi, concludo facendovi un immenso, stragrande augurio di Natale!
Grazie ancora,
Baci,
Fra.

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


CHAPTER 8



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~ Louis ~


La finestra fredda su cui appoggiare il viso era ormai rigata di lacrime calde, un po’ appannata dal mio respiro ancora affannato, occhi persi nel vuoto di quei finestrini oscurati di quella macchina così familiare, che aveva tanti ricordi.
Mani contro il vetro freddo, respiro che appannava la vista, la macchina che si allontanava, l’ultima occhiata per intravedere quella figura, e si vedeva solo una cesta di ricci, e poi erano lacrime, con le mani che lasciavano impronte umidicce di condensa del respiro.
Guancia contro il vetro, mani aperte come a non volerlo lasciare andare, lacrime di tristezza, sorrisetto di ricordi.
E quando la macchina nera girò l’angolo mi ritrovai seduto, con le gambe contro il petto e la schiena appoggiata al muro a rimpiangere il passato.
Davvero avevo pensato di risolvere tutto con un semplice “scusa”?


Lacrime cariche di ricordi che riempivano questa casa.
E quando mi distesi nel letto per prendere sonno, dormii dalla sua parte, ricordandomi il dolce calore del suo corpo accanto al mio, col suo profumo che mi inebriava, col suo profumo di shampoo ancora su quel cusino che invadeva le mie narici.
Fu una notte senza incubi.


***


Ero sdraiato sul pavimento in marmo di quella casa, solo come può sentirsi un bambino senza sua madre.
Quella casa non mi era mai apparsa più vuota, più insensata di esistere. Perchè non c'era fottuta ragione a rimare lì, senza di lui, quella era la nostra dimora, il nostro passato.
Le lacrime rigavano silenziosamente le guancie, mentre il petto si muoveva a ritmo con i singhiozzi, mentre il nodo alla gola non permetteva un respiro regolare.
Cosa ne sarebbe stato di me, del mio cuore spezzato, delle mie lacrime incessabili? Quale sarebbe stato il mio futuro?
Dove cazzo potevo andare a finire?
Riuscii ad alzarmi in piedi, quasi perdendo stabilità, ormai le gambe si erano rilassate, ero seduto contro il muro da ore, senza smettere di pensare, piangere, imprecare contro di me per ogni errore fatto, per ogni "Scusa" tralasciato in passato.
Non avevo nessuno in quella Londra, non c'era più la mia vita, non c'era più il riccio che silenziosamente se ne andò, a bordo del suo ranger, verso una nuova vita.
Non potevo chiamare Zayn, mi odiava quel ragazzo per tutto ciò che avevo causato alla band, per averli abbandonati, per aver fatto soffrire Harry.
Non potevo chiedere aiuto a Niall, soffriva forse più di me in quella tensione, in quel clima di ghiaccio e non avrebbe avuto la forza mentale per abbracciarmi senza scoppiare.
Telefonai a Liam, quel ragazzo dolce, maturo, sempre pronto a tendermi una mano, a rialzarmi dopo la caduta.


Bussai alla sua porta, con gli occhi gonfi, arrossati, i capelli in disordine, l'aria stravolta.
-Louis!- Affermò quasi shockato, in modo preoccupante, protettivo.
-C'è Zayn?- Domandai ansioso, perchè in tal caso non mi sarei fermato, l'ultima cosa che avrei voluto sentire in quel momento era un "Per fortuna Harry non ci è ricaduto."
Scosse la testa, socchiudendo gli occhi, quasi sofferente al pensiero che tra i suoi migliori amici stesse regnando la rabbia più amara.
Mi sedetti con calma nella poltrona, mentre Liam si preoccupò di portarmi una tazza di thè caldo, farmi tranquillizzare, concedermi la sua tipica serenità.
-Cos'è successo Lou?-
La sua voce ferma, il suo tono pacato, la domanda da un milione di sterline. Cosa era successo? Semplice, c'era stata la fine.
-Pensavo, pensavo che venir qua a Londra sarebbe stata la svolta.- Il mio sguardo basso, dentro il thè nella tazza tra le mie mani, la voce roca, bassa, desolata.
-Dov'è Harry?- Liam capì, che dietro quei miei fottuti occhi azzurri, appena freschi di lacrime e dolore c'era il riccio, era solo lui la motivazione.
-Mi ha dato il suo "No", mi ha respinto, è tornato dal suo Lucas e mi ha lasciato lì, solo...-
Raccontare a voce alta ciò che ti ha distrutto, è sempre qualcosa di difficile e sofferente, iniziai a piangere, in modo quasi naturale, senza fermare le mie parole, continuavo a parlare mentre calde lacrime bucavano il mio volto, nel silenzio più sinistro.
-Dio Louis, mi dispiace.- Non poteva dir niente Liam, si alzò, mi strinse forte tra le sue braccia, poggiai la testa sul suo petto, bagnando la sua T-shirt di quella fottutissima acqua salata, al sapore di odio, di dolore, di disperazione.
Mi staccai lentamente dai muscoli del mio amico, quella situazione, quell'addio ancora non proclamato, stava solo peggiorando le cose, e non di poco.
-Liam, domattina parto, torno a New York.-
Pochi giri di parole, poche frasi senza senso. Il castano sgranò gli occhi, allontanandosi da me, quasi allibito.
-Non puoi commettere lo stes..-
Lo interruppi. -Liam? Non ha senso restare qua, Harry mi ha detto chiaramente che le nostre strade si separeranno, quindi è meglio se adesso mi concedo alla musica, e basta.-
Liam scosse la testa, consapevole che stessi sbagliando, forse. -E ad Eleanor, no?-
Già, lei.
Annuì, per niente convinto, quasi scocciato.
-Anzi, Liam.. adesso torno a casa, ho il volo alle 11.30 e sai.. devo riposarmi.-
Mi asciugai il volto, passandomi l'indice destro sotto gli occhi ancora in lacrime, abbracciai velocemente Payne, sussurrandogli un "Grazie comunque" all'orecchio, uscendo di casa.
Un altro addio, il secondo nel giro di pochi mesi.


Mi buttai sul letto, con la testa che sarebbe scoppiata da un momento all'altro.
Presi l'iphone nella mano destra, vagai per la rubrica in cerca del suo contatto, perchè beh, no, non mi ricordavo il suo numero.


"El, il contratto è stato firmato. Domattina alle 11.30 ho il volo per New york."
Il contratto, un contratto inventato per raccontare alla mia finta ragazza di viaggio a Londra non previsto, per dichiararmi al ragazzo che amavo.
Quella era la mia vita: un insieme di menzogne.



~ Harry ~

Lucas mi osservò negli occhi, occhi falsi, che nascondevano un prato verde di odiose frasi non dette, rivelazioni non fatte.
Il biondo era appena tornato dalla sua corsetta pomeridiana, inizialmente voleva esser perfetto, adesso voleva esser muscoloso e perfetto per me.
Mi baciò, mentre ero seduto sul divano, con la testa fra le mani, gli occhi gonfi di dolore.
-Ehy piccolo, cos'è successo?- Chiese preoccupato, accarezzandomi una guancia, sedendosi di fronte a me.
Piccolo. Piccolo, così come mi chiamava sempre Lou, odiavo quando Lucas mi chiamava in quel modo, si affacciavano alla mente troppi ricordi.
-Niente è che..- Non sapevo se dirglielo, non sapevo se continuare a mentire, ancora.
-Che hai visto Louis, giusto?- I suoi occhi azzurri, si scontrarono con i miei, sembravano esser consapevoli, di ogni santissima bugia.
Annuì, con un cenno quasi impercettibile, socchiudendo gli occhi, dolorante.
Lucas si alzò, iniziando a camminare vanti e indietro, con una mano tra i capelli, quasi scocciato. Sospirò lentamente, e fermatosi iniziò il suo discorso.
-Lo ami ancora, non è così Harry?-
La domanda a cui non volevo rispondere, a cui non trovavo risposta, un quesito semplice, veloce, freddo.
Restai in silenzio, odiavo quei momenti in cui il mio cuore continuava a ripetermi di urlare al mondo, quanto ancora Louis per me, fosse fondamentale.
-Io..io..- provai a balbettare, quasi impaurito.
-Tu lo ami ancora Harry.-
Forse era un affermazione a cui doveva trovar risposta, e il mio silenzio confermò ogni singola parola.
-Ti amo Harry, e sono sicuro che forse hai provato qualcosa per me, forse mi hai amato anche tu, ma ho sempre capito, dal primo momento in cui ci siamo baciati, in cui abbiamo fatto l'amore su quel letto, che mai, mai saresti stato capace di amarmi come ancora oggi stai facendo con Louis.-
Scese una lacrima sulla mia guancia destra, quelle parole mi stavano uccidendo, il sorriso di quel ragazzo non meritava le mie bugie.
-Ma io.. io ti ho..- I singhiozzi quasi impedivano di proferir parola, l'aria veniva a mancare sempre più, secondo per secondo, parola per parola.
-Sì lo so Harry..- Si avvicinò a me, piegandosi sulle ginocchia, accarezzando il mio volto, catturando le mie lacrime. -So che mi hai amato, ma devi esser felice.-
Mi sorrise, quel suo perfetto sorriso che avevo solo fatto sentire, avrei voluto morire. Lucas era un ragazzo perfetto, troppo per un coglione come me.
-Non lasciare che l'orgoglio ti impedisca ancora di sorridere al ragazzo che ami Harry, non commettere questo errore.-
Mi baciò, il suo ultimo bacio passionale, mentre la sua fronte sudata incontrava la mia, mentre quel suo sorrisetto tranquillo e pacifico accoglieva le mie lacrime.
-Sta' tranquillo Harry, andrà tutto bene.-
Ultimo sorriso, ultimo bacio a stampo, accarezzò il mio viso, salì le scale, e circa trenta minuti più tardi scese in salotto per salutarmi, definitivamente.
-Ricordati Harry, che se avrai bisogno, io ci sarò- Passò un pollice sul mio occhio destro per asciugarlo, chinai la testa intimorito, dopo aver sentito sbattere la porta.
Adesso dipendeva tutto da me, soltanto da me.


~ Louis ~


Mi svegliai presto, per farmi una doccia, riunire quei pochi indumenti che avevo portato e prepararmi per andare in areoporto.
Quella casa aveva assaporato i nostri baci, aveva goduto dei nostri corpi nudi ed eccitati che si scontravano, ci aveva visto piangere e ridere fino a farci venire il mal di pancia, era stato il nostro passato.
Annusai, respirando a fondo, l'odore ancora fresco di Harry sul suo cuscino, inondò i miei polmoni, disintegrò il mio cuore.
Scendendo in salotto spensi le luci della cucina, del corridoio, spensi le luci che illuminavano la nostra vita insieme, la nostra vita fatta di baci rubati e nascosti.
Ed uscii, in direzione di un futuro che non si prospettava per niente felice.


Le ruote sfrecciavano sull'asfalto londinese, il sole illuminava una giornata comunque fredda.
Le mani sul volante, gli occhi sulla strada, gli occhiali a coprire il gonfiore, il rossore, le lacrime che scendevano incessanti anche durante la guida.
Stava finendo tutto, stavo dando il mio "addio" definitivo, non sarei tornato, non c'era ragione di tornare.
Pensavo sarebbe stata la svolta, sapevo sarebbe stato difficile, ma il mio cuore si autoconvinceva di poter riabbracciare il mio riccio, ne ero convinto.
Eppure ho sbagliato, ancora e ancora.
Ci sarebbe stata New York, un contratto discografico, forse l'ultimo, ci sarebbe stata lei, Eleanor: una casa insieme, una vita insieme, forse un matrimonio.
Ci sarebbero state bugie, lacrime, notti insonni a pensare a quegli occhi verdi, a masturbarsi pensando a lui.
Ci sarebbe stata una vita falsa, piena di menzogne, la mia vita.
Era solo questione di abitudine, in fondo ero una persona che si adattava facilmente no?


Parcheggiai la mia auto, afferrai la mia valigia.
Heathrow Airport.



~ Harry ~


Liam” Suoneria a tutto volume, nome che lampeggiava sullo schermo.
-Liam?- Dissi alzando premendo il tasto verde guidando tranquillamente con una sola mano.
-Harry devi venire a Londra.- La voce preoccupata di Liam lo colse di sorpresa
-Sto arrivando, sono partito da poco, devo dirgli che lo amo.-
-Harry, alle 11.30 parte il suo aereo per New York.- Rispose.


L’orologio indicava le 10.15 di una mattina soleggiata.
I campi verdi e coltivati del Cheshire inondavano il paesaggio, così monotono.
Mancava troppo a Londra.
-Sto arrivando, Liam.- Confermai ancora una volta prima di gettare il cellulare sul sedile del passeggero e premere l’acceleratore il più possibile.


Col cuore in gola, l’orologio sul polso che andava troppo veloce, il piede che schiacciava con forza l’acceleratore, la città che si avvicinava troppo lentamente, la distanza che non diminuiva, un sorriso sul volto un po’ impaurito, ma convinto, convinto di quello che stavo facendo, sulla mia Range Rover nera che sfrecciava sull’autostrada.


Il cuore che batteva troppo forte nel petto, lo stomaco che si contorceva, il tremolio nelle mani, il luccichio negli occhi alla scritta “Heathrow”.


E l’orologio non mentiva, le undici e quaranta e una lacrima sul volto .“Fa che non sia troppo tardi”
Deglutii e parcheggiai la macchina velocemente e mi lanciai di corsa cercando di scansare persone che venivano contro di me. “Ti prego”


Proprio ora, che entrambi avevamo capito che provare a non amarci era impossibile.
Proprio ora che avevamo scoperto che vivere senza l’altro era impossibile.
Ora che entrambi avevamo messo da parte l’orgoglio, e non era possibile che il destino fosse contro di noi.


Lacrime, vista appannata, dolore allo stomaco, al cuore, alla testa.
Dolore che uccide, dolore che sfinisce, dolore di sconfitta, dolore della fine.


Lacrime di amore, che cadono ancora una volta sul freddo pavimento dell’aeroporto.
E c’è gente che piange, che abbraccia l’amato, che lo bacia, e poi lo vede partire per andare chissà dove.
Ma i miei occhi vagano fra la folla, ancora pieni di lacrime, con la gola che brucia perché vorrebbe urlare di dolore, e le mani sono nei capelli.


Troppe lacrime sono state versate in questo luogo, c’è bisogno di un sorriso.


E la madre che abbraccia il figlio, la ragazza bacia il suo ragazzo appena sceso dall’aereo, occhi blu che però non si vedevano ancora.


Il cuore batte ancora troppo forte.
Il respiro è ancora affannato.


Sembrava tutto troppo bello, ed era come segnare all’ultimo minuto, era l’ultimo tentativo, era l’ultima possibilità, ed era fallita.
Era l’addio.


-Ragazzo stai bene?- Una signora mi sorrise, e annuii scoppiando in lacrime un’altra volta.
-Forse è meglio se vai a sciacquarti il viso.- Mi sorrise comprensiva, mettendomi una mano su una spalla.


Testa contro il muro freddo, ricci scombussolati, lacrime sulle guance, negli occhi, male al cuore.
Mani nel capelli, labbra rosse dai morsi, dai denti che crudeli le stringevano per provare a compensare il dolore che provavo dentro.
Bagno sporco e puzzolente intorno, sapore salato e amaro di lacrime nella mia bocca.


-Ciao, Hei ragazzo stai bene?-
Voce, voce calda, acuta, poco mascolina, dolce, sicura.
Occhi, occhi blu, da prima tristi poi stupiti.
Bocca, bocca fine, rosea, sorridente.
Mani, lungo i fianchi, poi davanti alle labbra.
-Harry..- E’ un bisbiglio, udibile e crollai in un pianto isterico abbracciando l’esile corpo di Louis.
E mi aggrappavo alle sue spalle, alla sua maglietta, e la deformai un po’, macchiandola di lacrime.
E singhiozzavo, le spalle si muovevano ritmicamente mentre non riuscivo a staccarmi da quel corpo.
-Scusa..- bisbigliò, ancora in quel bagno poco affollato e sporco di quell’aeroporto
-Non te ne andare.-
-Sono qui, non me ne vado.- Dita che stringono quel pezzo si stoffa, corpi l’uno unito all’altro.
Bisbigli, brividi e singhiozzi.
-Promettimi che non mi lascerai più.- Dissi ancora.
-Non sarai più solo.- Ripeté lui sicuro.
Sentire ancora il calore del suo corpo unito al mio, il suo tocco sulla schiena, con le mani ad accarezzarmi le spalle.
Mi staccai un attimo lui mise la fronte contro la mia.
I nostri sguardi erano fusi insieme, l’azzurro dei suoi e il verde dei miei come il cielo e l’oceano che si uniscono all’orizzonte.
Sorriso contro sorriso, fronte contro fronte, in nasi uniti l’uno all’altro.
Si guardò un attimo intorno per vedere che non ci fosse nessuno e si avvicinò incerto al mio viso.
Mi asciugò le lacrime con i pollici e le nostre labbra si sfiorarono.


Brividi lungo il corpo, la schiena, lo stomaco in subbuglio, lacrime che affioravano agli occhi, questa volta di gioia.


Mi avvicinai nuovamente a lui baciandolo dolcemente, poi lui mi leccò il labbro inferiore facendomi schiudere le labbra.
Lingue che giocano, dopo tre mesi, cuore che scoppia, farfalle nello stomaco, mani che tremano, ancora incerte, sfiorano le spalle e i capelli, nasi che si sfiorano.
Sorrisi a fior di labbra, battiti del cuore.


Ci sorridemmo, l’uno all’altro, con gli occhi brillanti di gioia, il sorriso di vittoria, il sorriso di pace, il sorriso di amore.
Le nostre mani si incrociarono perfettamente, e strinte le une nelle altre ci fissammo ancora negli occhi.


-Ti amo.- Sussurrò Louis.


L’azzurro nel verde, gli sorrisi leggermente.
Non risposi, mentre il cuore mi urlava di dirgli che anche io lo amavo, la mente mi suggeriva di non amare nuovamente per non soffrire, ma forse non avevo mai smesso di amarlo.
Strinsi le mani, le fissai.


Non c’era cosa più bella di noi.

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Spero che l"'addio" di Lucas vi abbia fatto felici, volevate il Larry, eccovi il Larry.
Molte persone hanno trovato Lucas come personaggio negativo, io invece lo trovo molto positivo, alla fine lui ama Harreh con tutto il cuore e come vediamo farà di tutto per renderlo felice.
Lo troveremo ancora nella storia, ma non preoccupatevi, solo qualche accenno ;)
Sono felice delle recensioni che ci avete lasciato, sappiamo che essendo stato Natale magari non avete avuto il tempo di recensire.
A questo capitolo invece tengo molto e mi piacerebbe leggere qualche recensione.
Grazie a tutti colore che seguono, leggono, recensiscono la storia.

-Ly.


Eccoci qua, all'ottavo capitolo, spero vi sia piciuto, davvero. Vorrei ringraziare coloro che hanno recensito tutti quelli precedenti e coloro che continuano a seguire la ff. Stiamo entrando nel vivo della storia, speriamo davvero che continui ad appossionarvi come ci avete mostrato dall'inizio.
Ci sentiamo martedì bellezze,
Baci,
Fra.




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Capitolo 9
*** Chapter 10 ***


CHAPTER 10


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~ Harry ~


Con la testa fra le mani e le lacrime che lambivano gli occhi lucidi preferii non rientrare a casa la sera per paura di vedere Louis ed Eleanor amarsi.
Non volevo vederla insieme a Louis, avevo paura di notare sul volto dell’amante quel sorriso che aveva sempre dedicato a me.
Avevo paura che me lo portasse via per sempre, ci era riuscita per tre mesi, poteva farlo ancora.
Inoltre sapevo che stare in quella casa enorme, in quella stanza che non usavamo mai perché dormivamo sempre in camera di Louis, magari sentendo gli stessi sussurri che a volte Louis dedicava a me, sentire il rumore dei loro baci, vedere il suo sorriso mi avrebbe fatto troppo male al cuore.


La cosa di cui avevo più paura era che imparasse ad amare Eleanor, e ogni volta che vedevo una traccia di sorriso sincero sul volto del più grande dai tratti così delicati potevo sentire una morsa allo stomaco, e la paura di perderlo diventava ogni giorno più grande.


Così, con le labbra che ancora sapevano di alcool, gli occhi stanchi e arrossati, e Nick alla guida della mia auto mi feci condurre a casa di Zayn che venne ad aprire in boxer con gli occhi troppo rossi per essere sufficientemente lucido, il fiato che sapeva di una sigaretta evidentemente appena fumata.
-Nick?- Chiese sbalordito. –Harry?- Continuò notando anche i suoi capelli ricci.
-E’ ubriaco, non potevo portarlo a casa.- Rispose mentre io abbracciavo stinto il moro.
-Louis?- Sussurrò il moro cerando di non farmi capire il suo nome.
-E’ con lei.-


La mente ubriaca di alcool e di pensieri, ruotava intorno a quelle tre parole bisbigliate da Nick.
E anche con la mente poco lucida qualche lacrima mi attraversò il volto mentre vidi l’espressione di rabbia di Zayn attraversare velocemente la sua faccia per poi ricomporsi subito ed avvicinarsi a me che avevo il viso già rigato di lacrime.
-Grazie Nick, mi prenderò io cura di lui.- Sussurrò il mulatto facendo in modo di fissarmi negli occhi verdi.
Nick fece un cenno di saluto e uscì di casa mentre io mi abbandonavo ad un pianto quasi isterico con le ginocchia ormai contro il pavimento freddo.
-Harry? Harry? Harry?- Mi sussurrava Zayn in un orecchio stringendosi a me. –Calmati piccolo…- Mi baciò la tempia accarezzando la mia schiena ancora scossa da singhiozzi.
-Aveva detto che non mi avrebbe più lasciato solo, eppure…- La mia voce si incrinò e mi morsi un po’ il labbro inferiore per soffocare un singhiozzo –Ora è con lei.-


***


Aprii un poco gli occhi e subito la luce me li fece richiudere, il mal di testa mi fece sdraiare nuovamente con un gemito.
-Harry?- Mi sentii chiamare.
-Louis, portami una pasticca per il mal di testa.- Mugolai tenendomi la testa fra le mani dolorante.
-Hazza?- Chiese una voce roca. –Sono Zayn.- Continuò.


Spalancai gli occhi mentre alzavo dal suo divano scostandomi le coperte.
Una fitta alla testa non mi distolse dal mio intento e cominciai a rimettermi la maglia abbandonata sulla poltrona lì vicino.
Con Zayn dietro aprii la porta di casa del mulatto correndo verso la nostra casa che si trovava nello stesso complesso.
Bussai furiosamente e quando Louis venne ad aprirmi lo spinsi contro il muro e entrai nella nostra camera.


La nostra camera sapeva di lei, il mio cuscino era impregnato del suo odore, dell’odore di quella donna, quello dolce e fruttato, con le nostre lenzuola che sapevano di loro due, un po’ stropicciate.
-Harry?- Disse Louis toccandomi una spalla.


Con quella mano aveva toccato il suo corpo nudo, solo al pensiero ero disgustato.
Come poteva riuscire a fare il doppio gioco così bene?


Mi voltai verso di lui e lo spinsi contro il muro bloccandolo per le spalle e gli soffiai sulle labbra.
-Dov’è lei?-
Lo sentii tremare un po’ prima che lui mi rispondesse con una voce flebile: -E’ a fare un servizio fotografico, torna fra due ore e andiamo a Doncaster.-
-Ci hai trombato! Mi hai lasciato solo! Ci hai trombato!- Urlai tirandogli un pungo sul petto e facendogli sbattere piano la testa contro il muro dietro di lui.
-Scusa.- Era un sussurro flebile, ma la rabbia usci tutta contro di lui.
-Basta scuse, basta, non ce la faccio più, o me o lei, scegli!- Continuai ad urlare contro di lui.
Ormai stavamo piangendo entrambi e mi spinsi vero le labbra di Louis baciandolo rabbioso. Louis teneva la bocca serrata ma quando gli morsi il labbro inferiore la aprì ricambiando quel bacio.
Denti contro denti, labbra contro labbra, bocche aperte lingue che si cercano, mani che si spogliano.
Gli lasciai tanti segni violacei sul collo e il petto difficili da spiegare ad Eleanor. “Sei mio, sei solo mio” soffiai sul suo collo umido e rosso di baci.


Gli tolsi i pantaloni e lo feci voltare contro il muro, mi abbassai i boxer e gli morsi una spalla.
-Mi fai male, Harry.- Tremò Louis.
-Come se tu non ne avessi mai fatto a me - ribattei sprezzante.
Entrai in lui con due dita e lui gemette di dolore, velocemente le sostituii col mio membro facendolo urlare di dolore e spingendomi in lui fino in profondità.
Le lacrime caddero dai suoi occhi ma continuai a spingere dentro di lui, cercando di farlo soffrire almeno quanto avevo sofferto io.
Lui venne e poco dopo, con una spinta più profonda delle altre venni anche io accasciandomi fra le nostre lacrime e il nostro sudore.
Lo abbracciai chiedendogli scusa fra le lacrime e lui mi strinse baciandomi la nuca e sussurrandomi che mi amava.



~ Louis ~


Ancora mi domandavo cosa mi avesse spinto ad accettare l'invito di mia madre.
Eleanor la chiamò non appena sbarcò a Londra, ovviamente lei non poteva non chiederci se avremmo pranzato nella mia vecchia casa: amava vederci insieme, anche se non riconosceva quel velo malinconico che ricopriva i miei occhi, non si accorgeva di niente lei, che aveva sperato nel mio amore perfetto per un'intera vita.
Peccato che in quella relazione non c'era niente che potesse minimamente sfiorare i limiti della perfezione.


L'asfalto bruciava sotto i pneumatici, il sole illuminava fioco la strada, il vento scostava i capelli.
Guidavo con gli occhi fissi sulla strada, tristi dietro la lente dei miei Ray-Ban. Affianco a me lei osservava il paesaggio monotono dal finestrino, un silenzio quasi imbarazzante.


Per quanto strano, quel viaggio Londra-Doncaster non faceva altro che regalarmi mille ricordi, flash-back a volte dolorosi.
Alla mente affioravano i momenti della prima volta in cui portai Harry a casa mia. Tutti i sorrisi, le battute, i contatti involontari, perfettamente spontanei.
Il finestrino abbassato, con il vento che gli spostava i ricci e allora lui, prontamente, si sistemava il ciuffo quasi irritato; lo stereo acceso, con la musica a palla, le nostri voci che si lasciavano libere e a volte stonavano e ci guardavamo un po' imbarazzati perchè se ci avesse sentito Simon avrebbe rimpianto tutto ciò che aveva fatto per noi.
Eravano due ragazzi semplici all'interno di un auto, non ci fu un secondo di silenzio, non ci fu l'ombra di un discorso serio.


Ed adesso c'era lei in quello stesso sedile, con lo sguardo assente, il volto esageratamente truccato.
Per quanto ancora avrei dovuto mentire?
Arrivammo a Doncaster: stavo per rivedere mia madre dopo tre mesi, e l'idea che ci fosse anche Eleanor rendeva tutto peggiore.
-Non abbiamo portato niente per tua madre.- Disse lei, con tono quasi dispiaciuto.
-Tranquilla, ti amerà ugualmente.- Risposi acido: mia madre aveva sognato di vedermi affianco ad una ragazza per anni, non si poneva molti problemi.
Eleanor sorrise, pensando che quella potesse essere una frase dolce, come per dire che la sua presenza potesse convincere tutti; l'unica convinzione che però riuscisse a darmi, era quella che confermava quanto io amassi Harry.


Parcheggiai l'auto nel piccolo parcheggio di fronte casa, mia madre aprì entusiasta, cercando di corrermi incontro: il suo sorriso avrebbe saputo illuminare le tenebre.
Non riuscii a parlare, mi limitai ad abbracciarla forte, godendomi il suo profumo, lo stesso con cui mi addormentavo nel suo letto da piccolo.
-Mi sei mancata.- Le sussurrai all'orecchio sinistro. Commossa mi strinse più forte a se, rendendosi conto di quanto il suo bambino fosse cresciuto.
Ci staccammo, salutai le mie sorelle mentre mia madre si preoccupava di baciare Eleanor, farle i complimenti per la sua forma perfetta.


***


Come ogni volta la tavola era imbandita di ogni bontà che mia madre aveva accuratamente cucinato per deliziare il mio palato.
Eleanor sedeva accanto a me, con quel sorrisetto falso.. tanto per ricordare alla mia famiglia quanto ci amassimo.
Sapevo che accettare l'invito a pranzo significava dover assorbire il terzo grado più sconveniente della storia, ma era pur sempre mia madre.
-Vi vedo felici..- sorrise lei.
E beh, a quel punto mi venne in mente il mio professore di recitazione del liceo, sarebbe stato orgoglioso di me!


Altri odiosi ricordi: disse la stessa frase quando accanto a me Harry si abbuffava del dessert buonissimo che ci aveva preparato.
Quel giorno ridemmo fino a farci venire il mal di pancia, mia madre sorrideva con ogni centimetro di pelle, amava quel riccio.. ormai lo considerava persona di famiglia.
Ma adesso il contesto era diverso, estremamente tenebroso e falso.


-Sì, lo siamo.- Affermò Eleanor guardandomi, non mi voltai, avrebbe letto troppa falsità nei miei occhi.
-Quando pensate di tornare a New-York?- Domandò Lottie, che ancora sperava di svegliarsi e darmi il buon giorno nel letto affianco al suo.
Sospirai, quella domanda faceva estremamente male.. avrei voluto urlare tutto il mio dissenso lì, in quella sedia: davanti alla mia famiglia.
Eleanor si voltò, questa volta affondai nei suoi occhi: nessuna emozione.
-Presto.- Risposi freddo, continuando a mangiare, con lo sguardo puntato nel piatto.
Eleanor notò che beh, forse c'era qualcosa che non andava, così per non deludere mia madre, iniziò con il suo entusiasmo.
-Abbiamo molti progetti, io a New-York devo finire alcuni lavori.. pagano bene, così potremmo tranquillamente andare anche in vacanza. Lou potrebbe iniziare con qualche singolo.. e poi..- Eleanor si voltò ancora verso di me, il mio sguardo puntava il sorriso delle mie sorelline. -Poi abbiamo la nostra casa.- Continuò lei con il suo sorriso più esteso.
Mia madre si illuminò di una luce quasi accecante. Il mio cuore fu disintegrato in mille pezzi.
Ogni suo progetto per il futuro distruggeva il mio presente con Harry.
Mi restava solo da fare una cosa: dire tutto, a tutti.


-E quando regalerete dei nipotini a questa povera signora?- Domandò mia madre, bloccandomi il respiro. -Insomma.. avete intenzione di sposarvi, no?-
Gli occhi puntati su di me, il loro sorriso lieve che guardava il mio disagio.
"Dille tutto, fallo Louis" continuavo a ripetermi nella mia testa.


Eleanor si voltò, cercando nel mio sguardo la risposta che attendeva da molto.
-Sì, certo... è ovvio che ci sposeremo.- Risposi guardando il volto di mia madre illuminarsi di gioia, mentre trattenevo a fatica troppe lacrime



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Più rileggo questa storia, più credo che alla fine siamo state davvero stronze.
Cosa succederà secondo voi?
Ci potrà essere un futuro per Harry e Louis? Oppure dovrà assistere alla loro finta felicità?
Descrivere Harry così mi fa un male cane, e spero di aver destritto abbastanza bene la scena in cui... arrabbiati lo fanno, dovevo scriverla, il piccolo Harry deve pur vendicarsi..
Suu, abbiamo bisogno di motivazione per continuare a pubblicare puntinali, fateci vedere che ci siete.
Vi volevo anche ringraziare, ognino di voi.

-Ly.

Capitolo molto, molto pesante, non trovate? Credetemi, per noi è stato difficilissimo scriverlo e soprattutto rileggere quanta malinconia avevamo addosso, lol.
Anyway, spero vi sia piaciuto e spero anche che con questi 'colpi di scena' possiate lasciarci qualche recensione in più. Siamo comunque contentissime e ringraziamo tutte coloro che hanno inserito la storia nelle seguite, ricordate e preferite e grazie anche a chi, fino adesso, ha recensito.
Speriamo di non avervi deluso e mi raccomando, seguite la storia, perchè le cose si fanno moooolto intriganti!
A martedì,
franceskik

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Capitolo 10
*** Chapter 9 ***


CHAPTER 9




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~ Harry ~


Entrammo in casa baciandoci dolcemente, abbandonammo le valige di Louis in un angolo, e mano nella mano entrammo in camera da letto e cademmo insieme, labbra contro labbra, petto contro petto sul nostro morbido letto.
-Ma perché non sei sul volo di New York?- Chiesi strusciando il naso contro il suo collo baciandolo dolcemente con le labbra umide.
-Era in ritardo, ritardava di un ora.- Sorrise baciandomi la tempia passandomi le braccia muscolose sulla schiena e stringendomi a sé.
-Non è buffo?- Chiesi, appoggiando la mia fronte sulla sua.
Sfiorò le mie labbra con le sue facendo toccare i nostri nasi.
-Cosa?- Chiese Louis sorridendomi dolcemente.
-E’ tutto così strano, è successo tutto per caso…- bisbigliai.
Era nato così per caso, con un “ciao” sussurrato in un bagno sporco, una stretta di mani un po’ sudate ed era stata tutta opera del destino se eravamo stati messi nella stessa band, se ci eravamo incontrati in quel bagno, se avevamo deciso di amarci, se avevamo capito di non poter far a meno l’uno dell’altro, ci eravamo persi, e ci siamo ritrovati, grazie al destino, che evidentemente ci vuole bene.
-Ho sbagliato tutto, ho sempre sbagliato tutto.- Sussurrò contro la pelle del mio collo. –Ma sono qui per rimediare, perdonami.-
-Ti avevo già perdonato appena hai sbattuto la porta di camera nostra tre mesi fa.-
Una lacrima rigò il volto di Louis che fu raccolta fra le mie labbra. “Ti amo Louis.” Sussurrato a fior di labbra prima di posare ancora una volta le labbra sulle sue.
Le mani accarezzarono dolcemente il mio corpo alzando un po’ la maglietta, sfiorandomi la pelle candida dei miei fianchi muscolosi con le dita fredde.
Sussultai un po’ prima di passare una mano nei capelli di Louis e baciargli le guance.
-Sei bellissimo..- Sussurrai roco con le labbra sul lobo dell’orecchio, con le ginocchia appoggiate ai lati del suo busto per non gravargli troppo.
Mi sfilò la maglia e lo agevolai alzando le mani, sorridendogli sfilai la maglia anche a lui.
Cominciai a baciargli il collo e la clavicola salendo a baciargli le labbra di tanto in tanto, poi mordicchiai un po’ i capezzoli facendo uscire un gemito dalle sue labbra.
Lo guardai sorridendo e gli stampai un dolce bacio sulle labbra, tornando poi a dedicarmi alla sua pancetta, slacciandogli i pantaloni con le mani e sfilandoglieli. Mordicchiai un po’ pelle sotto l’ombelico, per poi baciare la sua erezione da sopra i boxer già tesi.
Ridacchiai sfilandogli i boxer neri e cominciando a toccare il suo membro con una mano, prima di avvicinarmi a lui con le labbra e baciargli la punta già un po’ umida.
Leccai l’intera erezione per poi prendere la punta in bocca e cominciare a ruotare la lingua. Le mani di Louis mi accarezzavano i capelli dettando il ritmo e gli stringevano ogni volta che arrivavo a sfiorare i peli pubici col naso.
Mi allontanai da lui sorridendo appena sentii che era al limite del suo respiro affannoso e dai gemiti che uscivano dalle sue labbra.
Lo baciai teneramente sulle labbra e mi feci sfilare pantaloni e boxer, ora era sui sopra di me, mi accarezzava gli addominali, mi leccò i capezzoli, mi baciò il collo, mi mordicchiò la pelle.
Con due dita inumiditi dalla mia saliva cominciò a penetrarmi lentamente, muovendo una mano sulla mia eccitazione per alleviare il fastidio, dopo un po’ introdusse un terzo dito e quando mi lasciai scappare un grugnito soddisfatto, uscì da me.
Mi si sistemò sopra e lentamente, baciandomi collo e labbra entrò in me, con una dolcezza estrema.
Gli morsi il labbro inferiore per invitarlo a muoversi e lui mi accontentò, le spinte diventarono sempre più forti, e ora anche io mi muovevo col bacino, venni poco dopo di lui stringendo il lenzuolo fra le mani macchiando i nostri petti.
Ci stringemmo l’uno accanto all’altro, ancora macchiati del nostro amore e iniziammo a parlare cullandoci, beandoci del calore dei nostri corpi.



~ Louis ~



Gli occhi rivolti al soffitto, la mente libera, il cuore pieno d'amore.
La sua testa sopra il mio petto caldo, finalmente l'odore del suo shampoo era tornato ad inondarmi i polmoni, finalmente lui era vicino a me.
Un silenzio pieno di sospiri affannati, pieno di parole che sarebbero superficiali in quel momento: Siamo noi, nudi, sul nostro letto, dopo aver fatto l'amore, niente potrebbe esser più emozionante e dolce, più vero e perfetto.
Giocavo con i suoi ricci, come una volta, accarezzandogli la fronte, lisciando quella pelle morbida, profumata.
Non ricordavo quanto quei momenti mi regalassero un sorriso, non ricordavo fosse così bello sorridere spontaneamente, senza forzare le emozioni. Era da molto che non vivevo.
Vibrò il cellulare sul comodino alla mia sinistra.
-Sarà John, dovevamo metterci in contatto per un'intervista.- John era uno dei manager che avevo assunto, una volta intrapresa la carriera da solista.
Harry sorrise, continuando a fantasticare, con gli occhi puntati al soffitto, nudo: perfetto, splendido.
Allungai una mano, per afferrare l'iphone e poter rispondere. Osservai lo schermo, lo stomaco si contrasse, gli occhi si fecero grandi, preoccupati.
-Elanor!- Risposi, fingendo un entusiasmo quasi impercettibile.
Harry si voltò, con lo sguardo preoccupato, forse arrabbiato. Iniziò a baciarmi il collo, il mento, per arrivare ad interrompere la mia conversazione, baciandomi il labbro inferiore.
Voleva dimostrarmi di avermi in pugno, voleva far vedere che tra lui ed El, fu il riccio ad uscirne vincitore.
Sgranai gli occhi, quando iniziò a sussurrarmi parole dolci all'orecchio, come per incitarlo a smettere.
-Scusa El, ma il contratto è saltato e quindi... quindi, rimarrò ancora qua per molto.-
Mentii, mentii sotto il tono triste e deluso della mia fidanzata, sotto il sapore dei baci di quel bastardo riccioluto.
-Ok, va bene.-
Sussultai alle parole della mora, arrivarono dritte, come un pugno allo stomaco: facevano male, troppo male.
La salutai col tono cupo, gli occhi tristi, seduto sul letto, con lo sguardo di Harry adesso fattosi serio.
-Cos'è successo?- Domandò preoccupato, afferrando la mia mano con la sua.
- Ha deciso di raggiungermi, qua: a Londra.-
La sua stretta abbandonò la mia mano destra. Lasciò gli occhi verdi fissi nei miei. Erano preoccupati, doloranti, pieni di paura.
Paura che tutto quello, potesse finire.


***


L'aria quasi si era fatta irrespirabile, gli occhi erano fissi alla porta, nella speranza che non si aprisse, che lei telefonasse per rimandare il nostro incontro.
Ma il suono del campanello echeggiò nella sala.
Brividi. Sospirai profondamente, socchiudendo gli occhi, cercando di sfoggiare un sorriso che potesse apparire sincero.
Aprii. Mi saltò al collo, urlando "amore", baciando le mie labbra vuote di passione, fredde ed acide.
Il suo odore entrò dritto nel naso, arrivò al cuore, lo distrusse.
Ricordava troppi episodi, troppe notti passate insieme in cui ero costretto a fingere, troppe lacrime nascoste.
La sua presenza mi faceva male, ero quasi allergico ai suoi capelli lunghi, ai suoi occhi inespressivi, al solo udire il suo nome: "Eleanor"


Le sue mani si spostavano lungo il corpo, erano sapienti, ma poco emozionanti.
La sua voce echeggiava nell'aria di quella stanza troppo intrisa di me e di Harry. Gemeva al mio solo contatto con la sua pelle, rideva felice, mi sussurrava "Ti amo".
Stavo facendo sesso con una ragazza qualunque, dove il giorno prima avevo fatto l'amore con la persona che amavo.
Mi sentivo debole, odioso, mi sentivo sostanzialmente una merda.
Cercavo di sfiorare il suo sguardo, non toccare le sue labbra, perchè in fondo, secondo me, un bacio è qualcosa di troppo intimo.
Mi limitavo a muovere il bacino, a baciarle il collo, a sorridere quando urlava il mio nome. Niente più.
Immaginavo il volto, il sorriso, gli occhi verdi, le fossette di Harry, ma non c'era lui lì con me, niente poteva esser più doloroso.


Si sdraiò sul mio petto, dopo aver raggiunto l'orgasmo urlando il mio nome, accarezzandomi i capelli, inclinando la testa.
Era lì, dalla parte del cuore, proprio dove amava stare Harry.
"Il rumore del tuo battito accelerato, mi ricorda quanto sia importante per te." Diceva il riccio, quando stavamo insieme, quando appoggiava il suo orecchio sul mio petto.
Ma lo stesso cuore, alla vista di quella ragazza sembrava fermarsi.
Ero costretto in una bolla con lei: fatta di bugie, sguardi sfuggenti, lacrime odiose, sorrisi rubati e dovuti.
Guardavo il soffitto, sorridevo quando i ricordi della notte precedente affioravano freschi nella mia mente.
-Ti amo Lou.- Sospirò lei, coprendosi con il lenzuolo di seta.
Inspirai, cercando di star tranquillo, di non andare nel pallone, di recitare perfettamente: -Anche io.- Risposta fredda, acida, scadente, il meglio che potessi fare.
-Non vedo l'ora di tornare a New York, lavorare, nella nostra casa, come nei film.- Sorrise lei. -Torneremo presto, vero?- Domandò entusiasta.
Socchiusi gli occhi.
Una lama al cuore, l'aria che mancava, una lacrima trattenuta.
La domanda che temevo, quella che speravo non venisse formulata.
-Sì.- Risposi, stringendo la mano in un pugno, le palpebre socchiuse, con l'immagine di Harry che andava sfuocandosi davanti gli occhi.

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Partiamo col farvi gli auguri di Buon Anno, passate un felice anno Larry.
Rigurado al capitolo spero vi sia piaciuto e spero possiate lasciarci qualche vostro commento.
Le cose per Harry non sembrano poter andare nel vestro giusto, no? Voi cosa ne pensate? E se Louis tornasse a New York?
Aspettiamo vostre recensioni, a venerdì.
franceskik


Spero abbiate gradito la parte Lemon, ho cercato di non essere troppo volgare, ma alla fine c'è il rating rosso.
Siamo contente delle recensioni che abbiamo avuto e speriamo di continuare a riceverle.
Buon 2013 a tutti.

-Ly.
















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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


CHAPTER 11




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~ Harry ~


Entrai in casa di Zayn, quasi senza chiedere il permesso e mi buttai sul suo divano sospirando e torturandomi l’unghia del pollice fra i denti.
-Cosa è successo?- Sbuffò Zayn lanciandosi sulla poltrona sfiorandomi una mano per incitarmi a parlare.
Avevo le lacrime agli occhi, e quei due smeraldi stavano fissando quegli occhioni cioccolato dell’altro.
-Louis.- Sussurrai con la voce che morì in gola e le lacrime che si infrangevano sulla mia maglietta per nascondersi nella stoffa e farla diventare di un colore più scuro.
-Ti sei fatto fregare ancora una volta, non è così?- Zayn si alzò dalla poltrona e mettendosi una mano fra i capelli neri cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.
Mi morsi un labbro e non feci altro che far uscire altre lacrime dai miei occhi.
-Ti sei fatto fottere un’altra volta, mente bene vero? Ti ha guardato con quegli occhioni azzurri e dolci, magari ti ha sussurrato che ti ama.- Continuò sprezzante.
-Zayn.- le lacrime continuavano imperterrite dai miei occhi, che scendevano. –Ti prego.- Continuai sussurrando.
-Ti ha sbattuto su quel letto, accarezzato con le sue mani, e sembrava così vero, invece era tutto una bugia.-
-Zayn, Smettila! Smettila di dirmelo, lo so, ma lo amo, lo amo con tutto me stesso, e anche se mi illudesse così tante volte, anche se lo dovessi avere solo così, per essere un passatempo ci starei, perché quei momenti con lui, quei pochi momenti con lui valgono molto di più di quelli passati a piangere.- sbottai tirando un pugno contro lo schienale del divano.
-Continuerai a soffrire se non deciderai di andare avanti e di reagire.- sussurrò afferrandomi per le spalle.
-Soffrirò.- dissi sicuro.
-Allora io ci sarò.-


E ci abbracciamo, pelle lattea contro quella un po’ scura di Zayn, io a stringere le spalle dell’altro, ad abbracciarlo, era l’unica persona che era rimasta con me. Pensai a quanto lui fosse sempre rimasto con me, quando avevo il sorriso sulla faccia e quando invece c’era solo una espressione di dolore e gli occhi un po’ rossi, pensai a quanto ci volessimo bene, pensai a quanto oramai fossi solo.
Louis era con Eleanor, Lucas era a Holmes Chapel, Liam e Niall non avrebbero mai potuto capire.
Per quanto sarebbe rimasto Zayn?


Avevo sempre pensato di essere un ragazzo con tanti amici, tante persone di cui potersi fidare, tante persone pronte ad aiutarmi.
Invece pensandoci bene, mi ritrovavo solo, ad affrontare una vita troppo dura, con la realtà che non era tutta rose e fiori e il ragazzo che amavo troppo lontano perfino per sentire il mio cuore che urlava a gran voce il suo nome.


***


Mi strinsi ancora di più a Zayn, affondando la testa fra i suo collo e il suo cuscino, visto che il mio era ancora bagnato di lacrime.
Osservai il suo corpo filiforme, la sua faccia resa un po’ ruvida da quel filo di barba scura, i capelli scombussolati e la bocca leggermente aperta, i suoi addominali che si intravedevano dalla maglietta bianca e ci passai sopra una mano.
Baciai il suo collo e cominciai a sbottonargli la maglietta del pigiama, per poi calargli i pantaloni.
In quel momento le mani possenti di Zayn mi presero forte le spalle e mi scossero un po’.
-Fermo.- Disse sicuro. –Sfogarti con me non porterà a nulla.- Continuò.
-S-Scusa.- Balbettai abbracciando Zayn e tirando sù col naso.
Lasciandomi cullare dal battito del suo cuore sul suo petto muscoloso, pensando a quegli occhi azzurri, che ora forse stavano guardando il suo corpo nudo, pensai al suo petto, muscoloso e villoso, sul quale ora c’era appoggiata la sua testa, coi capelli troppo lunghi che gli facevano il solletico.
Pensai anche se, per caso, ci fosse un sorriso sul suo volto, come quando, dopo l’orgasmo appena raggiunto mi fissava accarezzandomi i ricci e arrivai alla conclusione che forse stava ridendo. E senza accorgermene avevo già bagnato la maglietta di Zayn di acqua salata e dolore.



~ Louis ~



Il cielo era ricoperto da un lieve strato grigio, molto probabilmente Londra sarebbe stata bagnata da una fredda pioggia, ancora.
Ero nudo, leggermente coperto con il lenzuolo bianco, nello stesso letto in cui mille volte avevo fatto l'amore con Harry.
Mi sentivo spoglio: non solo perchè rabbrividivo un po' per il freddo, ma mi sentivo spoglio di vita, di sorrisi, di libertà.
Con ancora il suo profumo nell'incavo del collo, l'ombra del suo rossetto sulla guancia, i suoi occhi puntati addosso, li sentivo ancora vicini nonostante non fossero presenti.
Sentivo il suo sapore tra le labbra, i suoi baci che accarezzavano gli stessi posti che solo lui aveva il permesso di adorare.
Mi sentivo spoglio senza quei maledetti ricci che accarezzavano il mio corpo, ma dovevo abituarmi.


A volte avrei voluto contro il cielo: sono stato creato per nascondermi dietro una maschera, fingere una determinazione e una forza che non sono tipiche di me.
Anche io crollavo di dolore quando sentivo la sua bocca sfiorare la mia pelle, quando davanti mia madre, lei, pianificava il mio futuro.
Crollavo quando le sussurravo "Ti amo" dopo aver raggiunto l'orgasmo, riaprendo gli occhi, accorgendomi che le mie immaginazioni andavano a frantumarsi: lì, non c'era Harry.
Cadevo a terra, ero debole, avrei voluto solamente fuggire... anche io non trovavo via d'uscita da questo dolore.
Non ero così forte, non avevo i super-poteri: ero un ragazzo innamorato e l'amore distrugge.


Sapevo sarebbe dovuto arrivare quel momento.
Ero in bilico appeso su una sottilissima linea di speranza, ma la speranza non basta, così come non basta l'amore.
La corda si era spezzata e non sono stato abbastanza reattivo per aggrapparmi ai suoi riccioli.
Non potevo continuare, non potevo avere quello stile di vita, andava contro tutto, andava contro il mio sorriso, basta.
Ho corso fino a farmi mancare il fiato, lottato fino a sanguinare, scalato fino alla cima. Ma non era sufficiente, avevo raggiunto il mio massimo, evidentemente non era bastato.


Piangevo, stretto al mio cuscino, con i suoi occhi che mi apparivano nel sonno.
Ho sorriso di gioia quando ho sentito ancora le sue braccia intorno al mio collo e il suo profumo inondarmi i polmoni, ma non è la mia vita.
Non potevo continuare a sussurrare i miei pensieri, nascondermi e baciarlo lontano da tutto e da tutti.
Quella situazione mi stava lacerando e io.. beh, io ero debole.


Avevo provato, avevo amato, non sarei mai riuscito ad andare avanti.
Faceva male il pensiero di dover vivere una vita che non volevo, faceva male solo immaginare di dover baciare le sue labbra femminile e non sentire il suo sapore caldo, pieno di passione.
Ma non potevo fingere ancora per molto, era meglio finirla qui.


Il cielo iniziava a tuonare, seguito da qualche goccia che bagnava il vetro della finestra, si prospettava un'acquazzone non indifferente.
C'era tempesta nei miei pensieri, il mio cuore tuonava e i miei occhi facevano piovere lacrime di dolore.
Iniziai a piangere mentre la mano dal petto si spostava sotto il lenzuolo e immaginavo.
Immaginavo il mio corpo scontrare contro il suo, la sua bocca baciare i miei addominali e scendere sempre di più.
Immaginavo la sua voce che mi soffia contro tutti i "Ti amo" persi in quei tre mesi, tutti quelli che avremmo perso, ancora.
Immaginavo con la mano destra autonoma, la testa che si inclinava all'indietro: non c'era piacere, ma solo dolore troppo potente.
E fuori il cielo era scuro, la casa silenziosa, il rumore di qualche tuono che si univa al mio respiro affannato.
Sospirai con il petto che si inclinava leggermente.
Sibilai il suo nome venendo, sporcando le lenzuola. "Harry.."


Non c'era, saremmo stati costretti a toccarci sognando l'altro, proprio come all'inizio.
Non ci sarà, non dovrà esserci, dobbiamo smetterla.
Sappevamo entrambi che non avevamo il diritto di vivere come volevamo, avevamo scelto la carriera e adesso ne paghavamo le conseguenze.
Non ci sarà più in questo letto, non sarò più lì: vicino a lui, a giocare con i suoi ricci a promettergli il futuro migliore, quello che merita.
Non saremo più insieme a fare l'amore, non esisterà più quel "noi".

Ecco perchè sono costretto ad immaginare.

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Come ha già annunciato la mia Socia/collega stiamo preparando un altra Larry, spero che sarà di vostro gradimento.
Per quanto riguarda il capitolo, beh, le parole di Zayn non fanno bene, ma magari faranno ragionare Harry, alla fine Louis lo sta facendo soffrire.
E Louis? Cosa scegliera? Felicità o Finzuione? Harry o Eleanor? A voi le conclusioni e i commenti.

Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, e mi riferisco a voi lettori silenziosi, fateci sentire se la storia è di vostra gradimento oppure no, vorremmo superare le quattro recensioni questa volta.

-Ly.


Uncicesimo capitolo! Beh, quello precedente era abbastanza 'angosciante', spero che questo vi sia piaciuto. Anyway, abbiamo apprezzato il vostro aumentare nelle recensioni, davvero, grazie.
Speriamo di non deludervi, seriamente.
Non voglio dileguarmi, dobbiamo scrivere una nuova ff a cui stiamo lavorando, lol.
Spero vi sia piaciuto e mi raccomando, lasciate un commento!
Baci
franceskik



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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


CHAPTER 12




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~ Louis ~


Avevo pensato, nell’inconscio più remoto e più vigliacco, di fare la valigia e scappare oltre-oceano, ancora.
Ma riponendo i vestiti dentro la mia Gucci, continuavo a ripetermi uno di quegli strani detti popolari, a cui poi non credevo così tanto:
"Sbagliare è umano, perseverare è diabolico."
E insomma, fuggire per la seconda volta sarebbe equivalso a non vederlo mai più, neppure in una foto un po' ingiallita, ed in fondo ciò che volevo affianco a me erano i suoi occhi, così presi coraggio e posai la valigia sopra l'armadio, pur sapendo che prima o poi avrei dovuto riprenderla per andare con lei a New York, e lasciarlo, per sempre.


Affondavo le mie lacrime nella stoffa del divano, mentre annegavo in gocce amare dell'ennesimo bicchiere d'alcool.
Cercavo rimedio nel fondo di una bottiglia vuota, cercavo spensieratezza nel giramento di testa che si prova mentre l'alcool ti gira in vena, cercavo il suo sorriso nella sua immagine sfuocata che mi si parava davanti, prima di addormentarmi sul divano, senza di lei, sospeso nel limbo del dolore.


In quel pomeriggio le nuvole coprivano in gran parte il cielo sopra la mia testa, le finestre emanavano poca luce e la televisione faceva rumori che non seguivo, mentre accasciato sul mio divano aprivo la quinta bottiglia marrone di birra.
Ero solo in quella casa che sapeva di troppi ricordi, che aveva quel gusto amaro che distruggeva il mio cuore.


La porta sbattè un po', prima che il rumore del campanello, assordante al mio udito, rintuonasse in salotto.
Mi alzai barcollando un po', appoggiando la bottiglia sul tavolino di fronte al divano, cercando di ricompormi!
Aprii lentamente la porta, socchiudendo un po' gli occhi a causa della luce esterna. Restai qualche secondo immobile, senza fiato.
-Malik!- Sospirai, con l'alito pieno di birra.
Zayn puntava gli occhi nei miei, socchiudendoli un po', osservandoli intensamente.. con la mascella stretta e il pugno destro chiuso.
Fece un passo per entrare in casa, spingendomi un po', barcollai, cadendo all'indietro.
-Che cazzo fai, Coglione?- Gli urlai contro, pieno di dolore, ubriaco marcio.
Il moro scosse la testa, scoppiò d'ira repressa, agitandosi contro di me, urlandomi contro mentre cercavo di rialzarmi.
-Che cazzo fai tu, deficiente. Sei venuto per rovinare tutto, eh?-
Restai in silenzio, mi sentivo debole, estremamente piccolo.
-Rispondimi coglione, perchè sei tornato? Che cazzo di problemi hai?- Si avvicinò un po', indietreggiai pieno di paura.
Tornai in piedi, davanti a lui, con le gambe che tremavano, il cuore che perdeva un battito incrociando i suoi occhi pieni di odio.
-Sono tornato perchè lo amo. Perchè per lui darei tutto.-
E nel dire quelle parole a voce alta, urlando la verità, capii troppe cose, svelai immensi dubbi.
Zayn scosse la testa, col suo sorriso cattivo stampato in faccia, fece un passo con lo sguardo rivolto al pavimento. Persi il fiato. Mi tirò un pugno che ripagava ogni sbaglio che non era riuscito a perdonarmi.
Inclinai la schiena in avanti, portandomi le mani unite sulla pancia, chiudendo gli occhi dal dolore, sibilando un gemito.
-Lo ami, giusto? Lo hai sempre amato, vero?- Continuò senza pietà lui. - Beh, allora dov'eri quando la sera si chiudeva in bagno e piangeva, quando non partecipava alle cene di gala perchè stava sotto le coperte a singhiozzare? Dov'eri quando era al limite, quando si sentiva crollare? Dov'eri quando aveva bisogno di te, del tuo abbraccio, del tuo falso "ti amo", dove cazzo sei stato per tre mesi, Louis?-
Senza pietà, urlava contro i miei occhi ogni sbaglio commesso. Iniziai a piangere, con la testa che girava, l'alcool libero nel corpo.
-Sono..- singhiozzato. -Sono tornato, per rimediare.- Sussurrai, pieno di dolore.
Zayn fece segno di "no" con la testa. -Qua ti sbagli Louis. Tu sei la sua rovina, sei la sua droga: il suo piacere istantaneo e il suo male successivamente. Devi andartene, scappa con la tua bella fidanzatina, scopatela, vivete falsi e odiosi per il resto della vostra vita, ma lascia in pace Harry, inteso?-


Mi accasciai a terra, iniziando a singhiozzare lacrime intrisi di quel riccio.
-Non puoi chiedermi di rinunciare a ciò che mi rende felice.- Sussurrai tra un singhiozzo e l'altro, con la testa fra le mani, Zayn in piedi di fronte a me.
-No, è vero.. ti sto chiedendo di non essere egoista. Devi rendere felice Harry, e la tua presenza lo uccide e basta.-
Crollai, come un bambino debole, un malato sofferente.
-Non voglio ripetertelo Louis: Te ne devi andare. Non voglio più vederti e soprattutto non voglio più vederti vicino ad Harold. Capito?-
Non risposi, continuai a singhiozzare con la gola al gusto di birra e dolore.
-Capito?- Alzò la voce, ma ancora non trovò risposta.
-Capito Louis, capito cazzo?- Urlò, con gli occhi che tremavano dalla rabbia.
Non potevo fare altro: annuii, ormai cosciente e arreso all'idea.
-Bene..- Sibilò Zayn, per poi uscire velocemente sbattendo la porta e lasciarmi da solo a piangere, come ormai capitava spesso, molto spesso.
Io e Harry eravamo due calamite uguali: per quanto tendenti al solito obiettivo, non potevamo far altro che respingerci.







~ Harry ~


Il pomeriggio era passato in un lampo, fra una corsa per i parchi Londinesi con L’Ipod nelle orecchie e la musica adatta per pensare, con le lacrime che si confondevano facilmente col sudore che scivolava lungo la mia fronte, poi mi feci una doccia veloce, e mi sdraiai mezzo nudo, con solo i pantaloncini di una tuta addosso, e i ricci bagnati sulla stoffa morbida del divano.
Quel divano pieno di ricordi, piacevoli e dolorosi, come era lui, era l’unico che mi faceva volare solo con una carezza ma era anche l’unico che poteva buttarmi giù.
Aveva il potere più totale sulla mia vita, mi faceva ridere e piangere, avevo bisogno di lui ma ci stavo male ogni volta che lo sentivo vicino, perché sapevo che non sarebbe mai stato mio.
E in quella casa, ancora il suo splendido odore, accanto a quello di Lei, lei che mi aveva privato di Louis, anche se in fondo la colpa è solo della vigliaccheria di Louis.


Socchiusi gli occhi per un momento a pensare, mentre col telecomando accendevo lo stereo, rilassandomi sulle dolce note di una melodia sconosciuta su una radio poco famosa.


Ecco ora, ormai si sono divisi, sono passati cinque anni dal loro primo successo, ed eccolo qui, What Makes You Beautiful, dei One Direction.”


La radio gracchiò quelle parole, e sgranai gli occhi all’istante, e sulle note più banali che avessimo mai scritto e cantato le nostre voci, i ricordi quando girammo quel video, Louis che mi baciò davanti a Madison per ribadire il suo possesso, le sue battute su me e lei pur sapendo che lui era l’unico che amavo, poi qualche mese dopo arrivò Lei, l’unica minaccia, l’unica persona che c’è fra me e lui, l’unica persona che riesce a tirare fuori il peggio di Louis.


Il ritornello ancora una volta, e la voce di Louis che è l’unica che sento, le sue mani sulla mia pelle l’unica cosa che mi viene in mente, e le lacrime che scendono e troppi ricordi nella mia mente.
E mentre penso alle mani sul mio corpo, e le sento nella mia mente vedo le sue labbra che baciano quelle di lei.
Ed è così, è quello che provo per lui, lo odio, ma come posso odiarlo se lo amo?
Non voglio vederlo perché mi fa male solo il fatto di pensare che lui sia stato con lei ma tre mesi senza vederlo mi hanno ucciso, e andavo a cercare le sue interviste, per ascoltare la sua voce, e fingere che fosse vicino a me, come una volta.
E ora eccolo qui, mi lascia e mi prende, mi tocca mi respinge, mi vuole e se ne va.


Ed è irrazionale tutto ciò, ma da quando in qua Louis o qualunque cosa c’entri Louis è razionale?


Ecco il mio assolo e nella mia mente vedo solo la sua faccia gelosa mentre mi spingevo troppo vicino a Madison e il suo abbraccio una volta finito tutto, ricordo i baci in sala di registrazione, i sorrisi che solo noi possiamo capire, lo strano linguaggio con cui riusciamo ogni volta a parlare.


E di nuovo il ritornello mentre la melodia va piano piano a scemare, e in quel momento sono ancora su quel divano, con le lacrime tutte cadute contro la maglietta, e la bocca aperta ansimante.


Ho saputo che i One Direction hanno intrapreso una carriera da solisti.” Parlò il conduttore radiofonico. “A parte il povero Harry, beh, il coming out non deve essere stato facile da sopportare.”
No, poi ci sono le voci che lo vedevano impegnato con Louis, e dopo il coming out e voci sono diventate sempre più frequenti, ora Louis sta lavorando a New York.” Continuò l’altro conduttore.
Ma non erano migliori amici?” parlò ancora il primo.
Si, ma tantissime ragazze credevano che avessero una relazione.” Rispose l’altro.
Ecco ora la prossima canzone.”


Mi ritrovai a sgranare gli occhi pensando che dopotutto ora eravamo liberi di fare tutto, senza nascondersi, se solo avessimo voluto.
E in quel momento sentii girare la chiave nella toppa e la risata femminile di Eleanor invase la stanza, e mentre mi voltavo lei prendeva il volto di Louis fra le mani lunghe affusolate con le unghie curate e gli lasciava un tenero bacio sulle labbra.
Il castano si allontanò subito quando mi alzai in piedi rivelando la mia presenza.
-Oh, Harry.- Mi sorrise imbarazzato.


Mi stava chiedendo scusa con lo sguardo, mi stava sorridendo con quell’espressione che non avevo visto prima con lei, c’era qualcosa nei suoi occhi che mi dicevano che non mi avrebbe mai mollato.
Mi stava incantando con quegli occhi azzurri colore del cielo di giorno, lui era il mio sole, i suoi occhi erano il mio cielo.
E vorrei picchiarlo ma Zayn ci ha già pensato, vorrei urlargli contro il male che mi fa il cuore, vorrei dirgli quanto mi ferisce, e mi uccide, ma vorrei anche digli che mi illumina questo mondo, che mi fa sorridere e vivere.


-Andiamo in camera Louis.- Disse orgogliosa la donna stringendo la mano di Louis nella sua.
Osservai quel legame, quel legame che con me non aveva voluto mostrare ad altri se non i ragazzi, osservai le due mani legate insieme e pensai che forse era giusto così, fissai gli occhi di Louis, e quando vidi la sua bocca muoversi leggermente non riuscii a credere che avesse detto quella parola.


-No.- aveva sibilato, con voce bassissima ma percettibile.
-Cosa succede Louis?- Chiese subito lei preoccupata.
Continuava a fissarmi, e quando si liberò dalla presa possessiva della sua ragazza mi si avvicinò passandomi i pollici mi sulle guance.
E mentre dentro di me l’unica cosa che speravo era che mi baciasse, una volta per tutte, per farle capire che il suo cuore era mio, e invece facendomi crollare il mondo addosso, parlò.
-Hai pianto, Harry?-


E la voglia di ridergli in faccia era tanta, troppa, come se non sapesse che lui è il motivo per cui verso quelle lacrime.
-Louis, dai andiamo.- piagnucolò un po’ Eleanor, ma la vicinanza dei nostri visi era troppa per vedere la sua espressione gelosa.
Louis, come risvegliandosi da uno stato di trance si allontanò repentinamente da me, e già i suoi occhi mi mancavano.


Si incamminò verso la sua camera, dove di solito dormivamo noi e non ce la feci più a trattenermi.
-Vai, scappa, continua a mentire, rifugiati nella tua perfetta finzione.-


E mentre Eleanor sgranava un po’ gli occhi Louis mi ammonì con lo sguardo.
-Cosa succede Louis?- sussurrò lei. –Cosa stai mentendo?-
-Niente Eleanor, niente.- rispose congedandosi.


Quella notte insieme ai loro gemiti, in quella casa, risuonavano anche i miei singhiozzi.


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Mi dispiace, niente fluff nemmeno qua, e mi discpiace davvero, siamo state abbstanza cative.
Solo che, siamo anche un po' deluse, dalle poche recensioni.
Suvvia, se la storia  non vi piace almeno diteci cosa non vi piace e noi proveremo a migliorare, se state in silenzio, non capiamo cosa cambiare.
Sperando in più recensioni.
-Ly.

Arrivate anche a questo capitolo. Spero davvero vi piaccia, non siamo stati molto contente delle poche recensioni, ma confidiamo in voi per i prossimi. Speriamo di non deludervi. Non abbandonate la storia ora che entra nel vivo..
Siete gentilissime!
A martedì,
Fra.






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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


CHAPTER 13



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~ Louis ~

Ho sentito il suo corpo freddo sotto il mio per tutta la notte, i suoi occhi mi guardavano con avarizia, con estrema attenzione mi squadravano, provocandomi un disagio non indifferente.
Le stesse labbra che poco prima avevano baciato quelle di Harry, stavano assaporando quel corpo così troppo femminile!
Era stesa vicino a me lei, con i suoi capelli lunghi sul cuscino, quel cuscino, lo stesso cuscino che poteva accogliere solo i ricci più perfetti del pianeta.
La testa allo schienale, gli occhi sbarrati verso il soffitto, le lacrime trattenute a forza.. mi chiedevo cosa avesse potuto farmi fare tutto quello.
I suoi gemiti acri e femminili si mischiavano ai singhiozzi smorzati di Harry nella stanza accatto.
Li sentivo, riuscivo ad udirli, mi avevano ucciso, secondo dopo secondo, spinta dopo spinta, bacio dopo bacio.
Risuonavano con un rumore costante e un ritmo impreciso dentro la mia stanza, avrei riconosciuto la sua voce anche nel chiasso più totale, nella folla più maestosa.
E pregavo Dio che tutto quello potesse finire presto, e mi ritrovavo con la mia fidanzata vicino e il ragazzo che amavo nella camera di fronte alla mia, che piangeva, piangeva per avere un cuore che neppure lo meritava.

Aprii lentamente la porta, voltando lo sguardo, accertandomi che Eleanor non si fosse svegliata. La socchiusi, sospirando un po', entrando in camera di Harry.
I ricci, quei ricci in disordine che finiscono sulla faccia, a coprire gli occhi. Le mani sotto il cuscino, le palpebre socchiuse.
Stava dormendo e non intendevo svegliarlo. Volevo passare la notte ad immergermi nel verde dei suoi iridi, accarezzando ogni centimetro freddo della sua pelle, sentendo la sua voce che mi sussurrava "Ti amo" all'orecchio, volevo passare la notte con lui, sentendomi unico e amato, amato realmente.. ma non ero così egoista e allora lo lasciai dormire, perchè quando dormiva il suo volto aveva un aria riposata, rilassata e si meritava un po' di tranquillità, la meritava davvero.

Mi sedetti al bordo del letto, con la gamba destra appoggiata al materasso, semi-distesa. Allungai la mano destra per cercare un contatto, sentivo il bisogno di lui.
Scostai il ciuffo dal suo naso, neppure i suoi bellissimi ricci potevano permettersi di coprire i suoi lineamenti perfetti.
Lo guardavo, con gli occhi smarriti al suo corpo, dedicati a lui, abbandonati all'amore.
Con gli occhi lucidi, le lacrime trattenute, forse troppe. La gola secca, con i singhiozzi che si facevano spazio e deglutivo dolore, ancora.
Lo guardavo con gli occhi di un bambino che guarda sua madre.
Lo guardavo con gli occhi di un padre che guarda il proprio figlio trionfare nella vita.
Lo guardavo in silenzio, sommerso nei pensieri, con le labbra piegate in un leggero ma evidente sorriso.
Pensavo. Pensavo che non meritava tutto questo, era solo colpa mia se tutto stava diventando un obbligo, se c'erano state troppe lacrime sostituite a pochi sorrisi.
Gli accarezzai la fronte: era calda, forse gli era salita un po' di temperatura a causa dello stress, non potevo continuare a farti questo.
Con l'indice della mano destra percorsi la linea della mascella, per poi appoggiare le mie labbra sulla sua fronte, sistemargli le coperte e lasciarlo dormire, perchè meritava forse un po' di silenzio, di riposo, di isolamento. Meritava di esser felice almeno nei sogni, meritava di star lontano da me almeno durante la notte.

Socchiusi la porta, intravedendo dal corridoio il tuo volto ancora sul cuscino, così giovane, così degradato dalle lacrime.
Sorrisi pensando che tutto quello ormai stava per finire.

***

Il cielo londinese stava promettendo pioggia, i miei occhi avevano preso il torpore grigio delle nuvole.
Le gambe tremavano un po', la voce era spezzata, in quel tavolino accanto alla finestra dello Starbucks, la mia vita stava cambiando.

_Lou, perchè hai quel volto preoccupato?_ Mi domandò lei, bevendo un sorso del suo frappuccino.
_Non possiamo continuare._ La mia voce era ferma, il mio tono era freddo, non c'era il bisogno di alcun tipo di giro di parole!
_Cosa?_ Chiese allibita, sgranando un po' gli occhi, appoggiando la tazza al centro del piattino bianco.
_Hai capito bene._ Sibilai, sospirando. _Non possiamo continuare Eleanor, non ti amo._
E sul suo volto si trasferì quella leggera piega malinconica, quel velo di consapevolezza che per lei era tutto finito.
Eppure si sa: La fine per qualcuno, è l'inizio per qualcun altro.
_C'è un'altra?_ Fredda, impassibile, quasi imbarazzata, preoccupata del suo futuro, della sua carriera.
Scossi la testa, bevendo un po' di caffè.
_E allora cosa ti prende?_
_Io.._
Avrei voluto che lui fosse lì, per dimostrargli tutto ciò che stava aspettando da troppo, per dimostrargli che ero cambiato: solo per lui, solo per noi.
_Io.. io amo Harry, Eleanor._
La fissai negli occhi, in quegli occhi freddi, senza ombra di sentimenti. Restò in silenzio per poi scoppiare in una lieve risatina isterica.
_Tu. Harry?_ Rise, ancora... dimostrandomi quanto fosse piccola, insignificante, estremamente insulsa.
_E hai anche il coraggio di chiedermi cosa ho, Eleanor?_ Bloccò la sua voce gracchiante. _Sei solo una stupida ragazzina, superficiale, stolta ed estremamente patetica._
Chiuse la mascella in una linea dura, fissandomi negli occhi, ormai rossa in volto.
_Non permetterti di parlarmi così, Louis._ Ribattè lei, fingendo un'aria autoritaria.
_Perchè non dovrei, Eleanor?_ Sospirò e io continuai il mio sfogo. _Non mi hai mai amato, non ti sei preoccupata di me se non di quanto ti dicevo che il mio conto corrente si stava abbassando. Non sai recitare El, mi dispiace._
Ormai accortasi di quanto fosse davvero tutto finito tentò di aggrapparsi alle prime scuse.
_E con la carriera, con i giornale, con la tua dignità Louis, come farai? Dirai che ami Harry, un uomo, un uomo come te? Dirai davvero che sei gay?_
Domandò lei, alzando un po' il tono di voce ad ogni domanda, come fosse... come fosse terrorizzata all'idea.
_Sì._
Spalancò la bocca, forse irritata, forse delusa.
_E ti dirò di più, Eleanor_ Sorrisi, perchè avevo mille motivi per sorridere. _Non vedo l'ora di farlo._
E dopo aver scosso la testa due volte, guardandomi negli occhi, ormai spazientita, uscì dal locale.
_Non tornare da me quando ti pentirai._ Provò a sussurrare prima di aprire la porta a vetri.
_Tranquilla premio oscar, non ce ne sarà la necessità!_ Sorrisi, per poi sorseggiare il mio caffè per poi osservare Eleanor, camminare a testa bassa dalla vetrata alla sinistra del tavolo.
Il mio passato, il mio male, la mia rovina era appena uscita dalla porta principale della mia vita.

~ Harry ~

-Harry, cazzo aprimi.- Urlò Louis, sbattendo i pugni contro la porta.
-Così mi dirai di amarmi e mi lascerai solo, ancora una volta.- Sussurrai avvolgendomi in un abbraccio da solo con le lacrime che rigavano il volto arrossato.
-No, Harry, non hai capito.- Disse sicuro e mentre facevo scattare la serratura aprendo la porta e osservandolo per un attimo.
-Non ho capito, Eh? Ho capito benissimo, vuoi solo fottermi, e non te ne importa nulla delle mie lacrime, e questa è la tua ultima possibilità.- Urlai col fiatone e la gola che faceva male e le lacrime che cadevano dagli occhi.
-No, Harry, non piangere.- Cercò di farmi calmare lui e quando mi toccò, mi ritrassi subito.
-Come se non lo avessi già fatto.- ribattei sprezzante. –Scegli, o me oppure vattene da questa casa, ti do cinque minuti!- Urlai ancora.
Tremavo, avevo paura che potesse dire “Amo lei.”.
Tremavo avevo paura che questa domanda me lo facesse perdere definitivamente.
Mi fissò sorridendomi e disse le parole che mi raggiunsero il cuore.
-Io avevo già scelto quando sono arrivato qua.- 
E di nuovo la paura tornò ad invadermi, le mani sudate, il respiro affannato, l’orecchio teso in cerca solo di tre parole.
-Io ti amo.- Riuscii a sentire solo questo prima di appoggiarmi con la schiena contro il muro respirando affannosamente.

Lo avevo sentito davvero o era solo la mia immaginazione?

Le sue labbra toccarono le mie e dopo esserci scambiati un bacio lo abbracciai stretto.
Un suono gutturale uscì dalle mie labbra mentre mi stringevo nell’abbraccio migliore del mondo, ero fra le sue braccia, ero nel paradiso, annusando il suo dolce odore, un po’ acre che sapeva anche un po’ di vaniglia.
Ispirai a lungo, contro la stoffa del suo maglione mentre lo sovrastavo con le mie spalle possenti e lui mi accarezzava i ricci con le mani beandomi di quella sensazione.
E mi sentivo avvolto, abbassando lo sguardo potevo incontrare i suoi occhi azzurri e brillanti come le stelle nel cielo, e sentivo il suo calore attraverso la sua pelle e gli strati di stoffa, sentivo le sue labbra sul mio collo, e sue mani e nodose sulla mia schiena.
Le miei dita erano intrecciate nei suoi capelli e le mie labbra a sfiorargli distrattamente la fronte, quando le lacrime di amore, e di gioia caddero dai miei occhi, mi fissò un po’, coi pollici ad accarezzarmi le guance e a togliere quelle gocce di rugiada.
Era la fine della guerra, la fine di tutto e l’inizio di qualcosa di troppo bello.
-Sono qui.- Sussurrò Louis sulle mie labbra, e gli occhi azzurri come il cielo mi stavano adorando.
Mi sentii amato, una delle poche volte nella vita, mi sentii così vicino a lui, mi sentii meno solo, ora che l’unica persona che avessi mai amato mi aveva appena giurato amore.
-Ci starai per sempre?- Sussurrai con la voce tremante e profonda.
-Finchè tu vorrai.- 
E ci scambiammo un bacio, assaporandoci, come degli adolescenti, nonostante i miei ventuno anni e i ventitré del più grande, ci amammo senza paura, senza menzogne, col cuore che batteva, e il sole che illuminava solo noi.
Ci spogliammo, mentre io completavo Louis, in un bisogno carnale di sentirlo sotto di me, fra i mio corpo e il letto, in un bisogno di sentirmi parte di lui, di entrare dentro di lui, di fondermi con lui.
E mi spinsi dentro di lui ripetutamente, sporcandolo del nostro amore, marchiandogli la pelle, quando gememmo di piacere e venimmo colti dall’orgasmo mi accasciai sopra il suo corpo, sfinito dallo sforzo.
Rimasi dentro di lui cullandolo fra le mie braccia, e quando uscii da lui ci addormentammo, ancora una volta insieme, con la pelle a contatto e senza paura.
-Domani lo dirò a mia mamma, poi voglio baciarti davanti al mondo.- 
E mi addormentai con questa promessa fatta da Louis nelle orecchie, con l’emozione nel petto, e nel cuore l’amore per lui.

Prima di cadere nel sonno più pesante mi balenò nella testa il pensiero che questa sarebbe stata solo l’ennesima promessa al vento.
E ci sarei cascato, ancora una volta, solo per stare bene nel fingere che questa fosse stata la realtà.

Cadrò, mi farò male, ma per pochi istanti riuscirò a volare.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Allora, cosa vi è successo? Ahahahah, nello scorso capitolo c'è stato il boom di recensioni, sinceramente non è stato neppure uno dei migliori, anyway, vi ringraziamo per questo.
Finalmente Lou lascia Eleanor, scrivere questa parte è stato moooolto, mooolto gratificante ahahah.
Il fatto che lo scorso capitolo sia stato così seguito beh, non significa che questo non lo dobbiate cagare, eh!
Speriamo vi piaccia, lasciate un commento, dai che c'avete riempito di gioia jahsag.

A venerdì!
Fra.



Come molti di voi volevano la Calder se ne è andata, Louis finalmente ha deciso. mi dispiace non aver descritto molto la parte Lemon ma non potevo rovinare tutto questo Fluff.
Ci piacerebbe avere tante recensioni quante ce ne avete lasciate all'ultimo capitolo, ci fa molto piacere sapere il vostro parere.
Non vi anticipiamo nulla, ma il prossimo capitolo speriamo vi piaccia.
A venerdì.
-Ly.

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***


CHAPTER 14




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~ Louis ~



L’asfalto sfrecciava libero sotto i pneumatici del mio suv nero, sotto un cielo coperto dalle nuvole, poco soleggiato.
Gli occhi fissi sulla strada davanti a me, le mani sul volante e i pensieri altrove, che vagavano nei ricordi per poi assaporare i progetti del futuro.
Harry guardava fuori dal finestrino, con gli occhi quasi socchiusi, non ho mai saputo leggere nel suo pensiero, ma lo capivo e sapeva quanto fosse nervoso.
_E se non le piacerà l'annuncio?_ Domandò lui, con la voce flebile, quasi come un bambino che ha la necessità di una conferma.
Sorrisi lievemente, forse per tenerezza o forse per cercare di tranquillizzarlo anche se sapevo che i suoi occhi erano posati sul paesaggio fuori dall'auto.
_Le piacerà._ Sussurrai io, con la voce quasi sicura, ma non al cento per cento.
_Ok, ma se non dovesse accettare?_
_Le piacerà._ Ripetei a voce più alta, cercando di autoconvincermi che sarebbe andato tutto bene. _Sta' tranquillo, ok?_ Conclusi poi, appoggiando la mia mano sinistra sul suo ginocchio destro, si mosse quasi di scatto, per poi sorridere e posare la sua mano sulla mia.
_Perchè hai deciso che fosse arrivato il momento?_ Domandò lui, con la voce che sprizzava di curiosità quanto di gioia, di ammirazione, di stupore.
Curvai le mie labbra in un sorriso tenero, stringendo un po' gli occhi e la mia mano sinistra sulla sua gamba.
_Perchè ti amo, Harry._ Sussurrai piano, lasciando cadere la voce su ogni parola, soffermandomi sul suo nome, l'unico che riempiva i miei pensieri.
Ed è vero, forse potevo aspettare, potevamo fare le cose con calma, passo dopo passo... ma per tre lunghi, dolorosi e angoscianti mesi avevo lasciato Harry immerso nelle sue lacrime, avevo partecipato ad una vita che non era la mia, tra New-York e l' amore falso con lei, avevo mandato tutto in rovina e quindi, magari sbagliando, dovevo dire tutto a mia madre. Dovevo farle sapere di noi, di quanto amassi quei ricci, di quanto fossimo felici insieme. Dovevo farglielo sapere il prima possibile, perchè avevo palesemente già perso troppo tempo.


Parcheggiai la macchina nel vialetto davanti casa, chiudendo la portiera velocemente.
_Ehy, piccolo.._ Afferrai la mano al riccio, tremava. Tremava come prima di ogni esibizione, tremava di gioia e di paura nello stesso momento. _E' tutto ok._ Lo rassicurai, sorridendogli con lo stesso sorriso di cui si innamorò, diceva sempre lui.
Mia madre aprì la porta, cercando di corrermi incontro, con le braccia aperte pronte per un abbraccio che mancava da tanto, da troppo.
_Tesoro.._ Sussurrò, appoggiando la sua faccia sulla mia camicia, lasciandosi abbandonare al corpo cresciuto del suo bambino.
_Mamma, non piangerai mica..._ Sorrisi io, già cosciente che ormai la mia camicetta azzurra era già bagnata delle sue lacrime, lacrime di gioia, d'orgoglio, di mancanza.


_Harry, ricciolo caro.. come stai?_ Vidi mia madre abbracciare il mio ragazzo, con la completa ignoranza del ruolo che il suo "ricciolo caro" svolgesse nella mia vita e rabbrividii, lasciando cadere sul mio volto un sorriso quasi provocatorio. Harry ricambiò l'abbraccio, con i suoi occhi sempre così gentili e cordiali..
_Molto bene Jay, grazie._



Ci sedemmo a tavola, dopo aver riassaporato l'odore di casa, della mia famiglia, dopo aver lasciato che lo sguardo cadesse nelle vecchie foto di famiglia, con gli occhi un po' lucidi mentre spiegavo ad Harry la storia che quelle foto avevano dietro di sè.
_Non dovevi preparare tutto questo cibo, Jay.._ Sussurrò cordiale e ruffiano Harry, sempre gentile, con la voce un po' tremolante, forse dalla paura!
_E' stato faticoso ma non potevo non prepararvi un buon pranzo.. vi vedo così magri!_ Si lamentò lei, con la voce un po' preoccupata.
_Mamma!_ L'ammonii io, mia madre avrebbe visto magro e patito anche l'uomo più grasso e muscoloso al mondo.
Iniziammo a mangiare, Harry rivolgeva lo sguardo nella mia direzione, in cerca del mio sorriso che puntualmente arrivava a tranquillizzarlo.
Avrei voluto comunicare della nostra relazione anche quando erano presenti le mie sorelle, ma visto che non erano in casa ne approfittai, perchè sono una di quelle persone che deve arrivare al suo scopo nel momento stesso in cui si pone l'obbiettivo.


_Mamma, io devo dirti una cosa..._ Posai la forchetta al bordo del piatto, guadagnando la sua attenzione, mentre gli occhi di Harry osservavano le mie labbra in attesa che parlassero, velocemente e indolore.
_Dimmi, tesoro!_ Sorrise lei, bevendo un sorso di vino bianco.
_Ho lasciato Eleanor._ Posò il bicchiere, con aria stupita, quasi dispiaciuta. In fondo, quella ragazza le era sempre piaciuta.
_Perchè, Louis? Stavate così bene insieme..._
Harry piegò la testa, bevendo un sorso d'acqua, socchiudendo gli occhi preoccupato.
Lasciai che una mano da sotto la tovaglia finisse sul suo ginocchio. Segno che ero lì, che ci sarei stato per qualsiasi reazione, ci sarei stato, per sempre.
_Semplicemente non l'amavo, mamma..._ Col tono della voce rimproverai l'eccessivo interessamento di mia madre.
_C'è un'altra ragazza, tesoro?_ Domandò lei.
Vidi gli occhi del mio ragazzo incupirsi, con la paura che non potesse accettare che non ci fosse nessuna ragazza, ma ci fosse lui, un ragazzo, un uomo, niente seno, niente capelli lunghi, niente nipotini in futuro...
_No, mamma._ Affermai freddo, stringendo la mano di Hazza sotto il tavolo, accarezzandogli le nocche, cercando di farlo sentire protetto.
_Non c'è nessuna ragazza._ Continuai, col tono convinto. _Vedi mamma... è solo che.._ Sospirai. _Mamma, io ed Harry ci amiamo, è per lui che ho lasciato Eleanor. Per lui che ho deciso di vivere la mia vita fuori dalla menzogna._
Harry tremava, con lo sguardo basso, con la paura di esser di troppo, magari di esser d'intralcio ad alcune offese che mia madre avrebbe voluto urlargli ma per educazione non faceva, tremava di paura, di dolore, anche d'emozione e di gioia, di felicità d'esser venuti allo scoperto, finalmente.
_Mamma?_
Cercai di richiamarla alla mia attenzione. Ho sempre saputo leggere i sentimenti di mia madre solo guardandola negli occhi. L'ho vista piangere di rabbia e di dolore, piangere di gioia e d'orgoglio, l'ho vista ridere e ringraziarmi con quegli occhi.. eppure seduti su quel tavolino sembravano così cupi, così assenti. Erano fermi su un punto sospeso nel vuoto: nè contenti, nè scioccati. Semplicemente immobili.
_Mamma, dì qualcosa, cazzo.._ Sibilai io, con la voce forse un po' preoccupata.
E poi sul suo volto un sorriso accennato appena, forse forzato, ma pur sempre un sorriso, il sorriso di mia madre, dell'unica donna che abbia mai avuto il mio cuore.
_Ho sempre saputo che tra voi c'era di tutto, tranne che una normale amicizia.._
E il mio sguardo incrociò quello di Harry, i suoi occhi brillavano di una luce così bella, così tranquilla.
Avevamo vinto su tutte le nostre paure, tutte le cattiverie, tutte le minacce. Il nostro amore era libero, regnante, l'unico giudice della nostra vita insieme.
_Adotterete tanti bambini vero? Voglio essere nonna al più presto, Louis.._ Sorrise mia madre, cercando di smorzare la tensione!
_Mamma!_ La richiamai un po' imbarazzato, sotto le lievi risate di mia madre, la donna più importante della mia vita e quella di Harry, l'uomo più importante della mia vita.



Salutai mia madre, abbracciandola forte al mio petto, lasciando che respirasse il mio profumo.
Harry accanto a me, con un sorriso maestoso sulle labbra.
_Abbi cura di mio figlio._ Sussurrò abbracciandolo, sotto i miei occhi quasi commossi, ormai realizzati!
_Credimi Jay, è lui ad avere cura di me. Hai un figlio perfetto, signora!_ Sorrise Harry prendendomi la mano, sussultando un po'.
_Ce la farete ragazzi, arriverà un giorno in cui sorriderete pensando al passato, a come siete stati forti ad aver combattuto sempre da soli, ad aver vinto su tutto e su tutti.._
Sussurrava mia madre, con la voce piena d'emozione.
Sognava un futuro pieno di nipotini che correvano per casa, sognava di accompagnare la mia futura moglie nella scelta dell'abito bianco, sognava di potersi vantare con le amiche della sua nuora perfetta; eppure nessuno di questi semplici desideri, poteva competere con l'esigenza e la necessità che mia madre aveva di vedermi felice.
Ed io ero felice accanto a lui, ai suoi ricci e ad i suoi occhi.
_Ti voglio bene mamma._ Mi lasciai andare ad un ultimo abbraccio, mentre la gola iniziava a pizzicare e la voce faceva fatica ad uscire, gli occhi pieni di luce e di lacrime trattenute. Questa volta avevano un sapore strano, così bello.. così migliore!


Salimmo in auto, sospirando come dopo aver corso 100 metri, ce l'avevamo fatta!
_Vedi, te lo avevo promesso.._
Harry si voltò, sorridendo. _Cosa Lou?_
E lasciando incontrare i miei occhi con i suoi, finalmente lo dissi: _Che sarebbe andato tutto bene!_
E quel bacio, quelle labbra sulle mie, quel sapore marchiato Styles mi ripagava di tutta l'ansia che mi aveva assalito nei giorni precedenti.


~ Harry ~


Il viaggio di ritorno da Doncaster fu più lungo del previsto, passammo a fare tappa da mia madre, annunciandogli, che stavamo insieme.
Lei aveva sempre saputo che ci amavamo, o almeno che io lo amavo, in quei tre mesi Gemma e lei mi sono state così vicine, e quando ci vide scendere dalla macchina di Louis mano per mano non poté non capire, e l’annuncio ufficiale la rese particolarmente elettrica e sorridente.
Louis prima di scendere si era lasciato sfuggire qualche preoccupazione, e quando gli ricordai che lei sapeva che ero gay mi rivelò che in realtà la sua paura è che lei non mi considerasse adatto a lui, dopo quei tre mesi che mi fece passare.
Le paure di Louis svanirono in fretta quando lei abbracciò entrambi facendo una domanda a cui non avevamo mai pensato.
-Beh, allora, Louis come farai con la tua carriera?-
I nostri sguardi si cercarono spaventati, e mia madre si accorse troppo tardi dell’errore che aveva appena fatto, -Non ci abbiamo ancora pensato ad esserne sinceri- rispose Louis in fretta mordendosi le unghie prima che io gli stringessi una mano.


Il cielo stava scurendo così decidemmo di partire per tornare a Londra prima che facesse notte.
E con la testa appoggiata al finestrino fissai i campi ripetersi regolari e uguali, le luci dei fari delle auto, con la mano di Louis che ogni tanto vagava sul mio ginocchio.


Fu un viaggio silenzioso, ognuno chiuso nella sua gabbia di pensieri, e i miei vagarono verso un solo nome: “Louis”.


Sarebbe stato pronto a dichiararsi gay, a tutti, mentre la sua carriera da solista stava nascendo?


Mi avrebbe abbandonato ancora?


Le stelle mi fissavano, fissavano la freddezza che si era creata in quella macchina, illuminavano i miei occhi pieni di lacrime che non potevo piangere, mi sarei mostrato troppo debole.
Come potevo chiedergli ancora questa cosa?
Come potevo chiedergli di abbandonare, buttare in un cestino il suo sogno?



-Harry, ti prego non piangere.- Sussurrò quando entrammo in casa.
-Non voglio perderti.- Sussurrai stanco, frustrato esasperato.
Avevo bisogno di lui.


Mi aggrappai alla sua maglia con tutte le mie forze, la strinsi fra le dita, ispirai il suo odore nell’incavo del suo collo, lo strinsi a me e con la voce triste, bisognosa, fra un singhiozzo e l’altro sussurrai un “Non mi lasciare, non te ne andare ancora”
E crollai cominciando a tirargli dolci pugni contro il petto, di rabbia, di necessità, di bisogno.

Non te ne andare, non mi lasciare” era diventato un lamento una ninna nanna, un ripetersi infinito di queste parole, al ritmo dei singhiozzi che facevano sobbalzare il mio petto.
Ti prego, Louis, Louis.” Il suo nome, solo a pronunciarlo mi faceva venire i brividi, a piangere sulla sua pelle.
E con le mani lo stringevo sui i fianchi, le spalle, per imprimergli la sua impronta su di esse, per far capire a tutti, che Louis William Tomlinson è solo di proprietà di Harry Edward Styles.


E non importa cosa dica, chi baci davanti al mondo.
Quello che importa è che il cuore di Louis batte solo in presenza di Harry.


E mi strinse a sé ma ero totalmente fuori di me e allora mi percosse per le spalle, mia alzò il viso, mi fissò negli occhi e ringhiò “Harry, smettila, ti amo, non ti lascio.”


Suonava come una promessa, forse era solo una bugia.


Mi immobilizzai, lo fissai, mi abbandonai a terra e si sedette accanto a me.


Schiene appoggiate al muro, spalla contro spalla.


-Vinceremo Harry, vinceremo, l’amore vince sempre, l’amore vince su tutto.-
E ne sei così sicuro Louis?
Sei così sicuro che ancora una volta non ci porteranno all’esasperazione?


Ha venticinque anni e continua a credere nelle favole.
Continua a credere nell’amore come lo descrivono nelle fiabe, quello perfetto.
Quello tutto in discesa, quello che vince su tutto, quello che esiste per sempre.
E così sussurrai, allo stremo delle forze: -Dovresti aver capito che l’amore non è così facile.-
-Io ti amo, e non vedo cosa più semplice di questa.- ribattè.


Occhi contro la televisione spenta, suono di battiti dei nostri cuori.
E piansi, piansi ancora perché la sua spontaneità mi stava spiazzando, mi stava uccidendo.
-Non ho intenzione di lasciarti, Harry, lascio tutto ma non te.- Continuò afferrando una mano fra le sue.
-Lascio tutto ma non ti lascio.- Ripetè per dare un peso alle sue parole.


Poteva essere una bugia, ancora una volta ma quando lo fissai negli occhi vidi la sua paura, vidi quella luce che non avevo mai visto prima.


-Mi ami?- chiese –Dopo tutto il male che ti ho fatto?-
-Ti amo, ti amo lo stesso.-


E le dita si incastravano alla perfezione fra le nostre due mani, le strinsi con tutta la forza che avevo, le osservai, poi fissai le iridi blu di Louis.


-Sono morto anche io quei tre mesi, senza di te ero un cadavere, il mondo era così spento.- Una lacrima cadde ma i suoi occhi sorridevano, le sue labbra schiuse in un sorriso dolcissimo.
-Però, ho sempre voluto una vita normale, con una moglie, dei bambini, una casa, un albero di natale da addobbare insieme.-
-Non sono la persona giusta per te.- Sussurrai con le lacrime agli occhi.
-Shh, fammi finire.- Bisbigliò, poi con voce ferma continuò –Questo è quello che ho sempre voluto, ma, Harry, io ho bisogno di te. Harry, non me ne frega della musica se ho te. Harry farei qualunque cosa per averti accanto.-


-Smettila, smettila di fare promesse al vento, smettila di fare promesse che non puoi mantenere.- Dissi allontanandomi un po’ da lui.
-Domani mi accompagnerai dai manager, ok?-
Annuì un po’, poi Louis mi prese la mano e mi portò verso il letto e quando mi sdraiai lo strinsi forte a me.


Dormimmo uniti, abbracciati quella notte, senza fare sesso, facemmo l’amore, l’amore di baci dolci, di carezze e di sussurri, di “Ti amo” di lacrime e abbracci.
Facemmo l‘amore come non l’avevamo mai fatto.
Ci amammo senza paura su quel letto, e quell’odore di bagnoschiuma alla lavanda su quel letto era solo un ricordo, ora c’era solo il sapore dei nostri corpi.

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Beh, si entra nel vivo della storia? Vedo che ormai recensite ogni capitolo e non sappiamo come ringraziarvi, continuate così bellezze!
Spero vi sia piaciuto anche questo, siamo quasi alla fine, eh!
Mi raccomando, non abbandonatela ora.. ci sono i capitolo che secondo me, rappresentano meglio la storia!
Lasciateci un commento! Grazie mille.
Franceskik


Volevate il Fluff? Eccolo qua,
In questo capitolo si risolvono acune cose, come le questioni con i loro genitori, e sopratutto le paure di Harry che avevamo trovato alla fine dello scorso capitolo sulle quali qualche lettrice aveva fatto qualche domanda vengono risolte, no?
Louis non sembra che abbia intenzione  di lasciare Harry per nessuna ragione al mondo, e il nostro riccio è molto contento.
Ci farebbe piacere che ci lasciaste sempre molte recensioni.
Un bacione.
-Ly.


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Capitolo 15
*** Chapter 15 ***


CHAPTER 15



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~ Louis ~



Le nuvole coprivano il cielo sopra le nostre teste, avrebbe piovuto e avrei imprecato contro Harry per non aver preso l'ombrello, ma lui amava sentire l'acqua tra i suoi ricci ed io dovevo sottrarmi ai suoi gusti.
Che poi, in fondo, vederlo con i capelli grondanti d'acqua e attaccati alla fronte, con la camicia bianca bagnata e i pettorali in mostra, era tutto tranne che un sacrificio.
_Sei sicuro di volerlo fare, Louis?_ La sua voce tremava e leggevo nei suoi occhi un velo di paura molto simile a quello di tre mesi prima, quando me ne andai.
_Per quanto ancora hai intenzione di chiedermelo, Haz?_ Gli domandai sorridendo, accarezzandogli i capelli prima di scendere dall'auto e prendere l'ascensore che del garage degli studios saliva direttamente ai piani alti.
_Finchè non ne sarò sicuro._ Rispose lui freddo, allontanandosi un po' da me.
_Sicuro di cosa, Harry?_
_Sicuro del fatto che non sarò il tuo rimpianto, che tra qualche mese non mi guarderai negli occhi pensando che sia stato io ad aver rovinato il tuo futuro._
I suoi occhi erano lucidi, urlavano di dolore e di paura, di rabbia e fragilità contro i miei, li vedevo cercare un qualsiasi punto stabile, un qualsiasi sguardo, che valesse più di mille promesse.
Mi avvicinai, premendo il tasto che ci avrebbe portato al terzo piano, per poi afferrare tra le mie dita, le sue. Pezzi di puzzle creati per unirsi.
_Ti guarderò negli occhi tra due, cinque, dieci mesi. Tra due, tre, cinque e dieci anni. Sarai tu il mio futuro Harold. Non puoi rovinare niente._
Lo vidi sorridere, quasi d'imbarazzo, con quel sorriso timido, da bambino, quello che avevo immortalato nel cuore, quello di cui avevo bisogno.
_Potrai rovinare solo i miei capelli se, in giorni cupi come questi, non deciderai di prender l'ombrello._ Continuai io, sotto la sua lieve risatina. _Ma ti amerò ugualmente._
Sulle sue guance si spostarono le due fossette più dolci che abbia mai visto in vita mia, mi baciò, afferrando il mio volto tra le sue mani, socchiudendo gli occhi, sussurrando un lieve:
_Mi hai convinto, Tomlinson._
Sorrisi, contemporaneamente al rumore delle porte dell'ascensore che si aprivano.
Era così strano entrare in quell'ufficio, lì: dove con una firma era iniziato tutto, e dove con una firma tutto stava per svanire.
Ero consapevole di ciò che stavo facendo, stavo dicendo addio a ciò che per un'intera vita avevo sognato, a ciò che avevo ottenuto con sacrifici ed olio di gomito, come diceva mia madre. Stavo salutando definitivamente la mia carriera.
Cosa da pazzi, da uomini senza ragione.
Già.
Ero un pazzo.
Pazzo dei suoi occhi, del suo sorriso, di quelle fossette che si incavavano nelle sue guancie.
Pazzo dell'idea di averlo vicino a me, per l'intera vita, pazzo dell'idea di poterlo baciare, mano per mano, anche all'odore dell'aria aperta, senza problemi o costrizioni.
Ed ero convinto, allora, che essere pazzo era ciò che volevo.
_Louis, benvenuto. Accomodati pure._ Disse freddo, alzandosi dalla sedia, uno dei cinque manager riuniti al tavolino.
Stesse sedie, stesso tavolo, stesso contratto sopra, penna alla destra del foglio, stessa aria di tensione.
Niente paura questa volta, ero determinato verso ciò che stavo facendo.
_Hai detto di preparare il contratto, e come vedi..._ Simon indicò il fascicolo sul tavolo. _Cosa succede?_
Sospirai. _Ho deciso, è arrivato il momento._ Affermai con la voce sicura, mai stata più esplosiva ed esuberante. Leggevo nei loro sguardi una nota di smarrimento, o forse cercavano solo, invano, di sperare che non mi stessi riferendo proprio a quello.
_Ho deciso di fare coming out._ Chiaro, palese, sorridente ed orgoglioso.
Sul volto di John, uno dei cinque, il più burocratico, si spostò una risatina quasi isterica. _Non se ne parla neppure, non adesso, con una carriera solista da coltivare._
_No._ Ribattei. _Voglio farlo adesso, voglio vivere accanto alla persona che amo._
_Puoi farlo._ Sussurrò il più anziano.
_E come?_ crollai di rabbia io, avvicinandomi con la sedia al tavolo, stringendo la mano in un pugno stretto. _Nascondendo tutto? Dovendo star attento a ciò che dico, a ciò che faccio o a come mi comporto per non rovinare la mia carriera? E' così che devo vivere?_ Non risposero, si limitarono ad annuire contriti. _Non voglio._ Conclusi.
_Stai rovinando la tua carriera._ Sospirò Simon, dentro la sua solita maschera misteriosa, seria e professionale.
_Voi state rovinando la mia vita._ Strinsi il pugno, mentre la mascella si chiudeva in una linea dura. _Mi state togliendo ossigeno, cazzo.._
_Ma ti stiamo riempendo il portafoglio, Louis..._ Affermò orgoglioso John, con un'aria fiera, dentro la sua divisa guadagnata grazie alle mie bugie.
_Davvero siete così superficiali?_ Sbottai. _Davvero state dicendo questo?_ Silenzio. _Dio, certe cose non si comprano..._ Soffermai con tono arreso, ormai allibito dalle loro espressioni, dalla loro voglia di nascondere tutto, sempre e comunque.
Simon si limitò a scuotere la testa. _Non possiamo, Louis. Non possiamo finchè tu sei dentro questo mondo._
Sapevo che sarebbe arrivata quella frase, e il mio cuore avrebbe iniziato a battere furiosamente.
_E allora lascio la musica._ Affermai convinto, con gli occhi dritti in quelli di Simon, l'espressione da eterno Peter Pan fattasi seria e troppo delusa da tutto quello schifo.
_Non puoi, non adesso Louis.. stavi iniziando a risalire._
_John, cazzo. Non posso continuare, non così. Non ce la faccio._ Mi alzai in piedi, con gli occhi lucidi, più di rabbia che di tristezza. _ Non posso continuare, ho bisogno di vivere come qualsiasi umano. Lascio tutto._
Si lanciarono uno sguardo veloce, sapevano che era arrivata la fine, per quanto avari e meschini fossero stati, non erano così stupidi da non capirlo.
_Ditemi dove devo firmare._ Conclusi.
Simon mi avvicinò il fascicolo, allungandomi la penna nella mano destra. Osservai la sua espressione infastidita, afferrai la stilografica e mi piegai verso il tavolino per firmare.
_Aspettate.._ sussurrai.
Mi avvicinai alla porta, aprendola un pochino. Harry si stava nervosamente mordendo le mani, seduto su una poltrona di pelle bianca, in attesa di qualsiasi segno.
_Su, vieni..._ gli feci cenno con la testa, si avvicinò a me, entrando intimorito sotto lo sguardo cupo dei management.
Sapevano che era lui e solo lui la causa di tutto quello.
Era uno sbaglio? Sicuramente il migliore che potessi fare.
Afferrai la sua mano, per portarlo vicino al tavolo.
_Insomma?_ Domandai, con la penna nella mano destra. John indicò tre linee.
Appoggiai il polso sul foglio.
"Con la presente si invita il cliente: Louis William Tomlinson, nel rilascio del contratto che lo legava alla casa discografica.
Si specifica che ogni azione è autorizzata e concessa dallo stesso cliente, che inclina dunque ogni responsabilità su di sè.
In caso di un rilascio volontario da parte del cliente il contratto viene rescisso immediatamente."
Era dunque, quello un modo carino per dirmi "Ehy, adesso sono cazzi tuoi" ?
Firmai, sotto il sorriso poco annunciato del mio ragazzo, il mio sguardo fiero e finalmente realizzato.
Allungai il fascicolo verso i cinque uomini in nero.
_E' stato un piacere, adesso basta però. Vi saluto..._
E indicando la porta ad Harry, facendogli cenno d'uscire, lo seguii, sotto dieci occhi consapevoli di aver perso troppi soldi.
Presi la sua mano. Tremava. Forse d'emozione, di paura, di stress. Non so.
Lo fissai negli occhi, perdendomi un secondo dentro un mondo tutto mio, come succedeva quando mi incantavo in quel verde stupendo.
_Spero per te che non piova, Harry._ Strinsi la sua mano nella mia sorridendo non con le labbra ma con gli occhi piegati e il cuore aperto.
Ricambiò lo sguardo complice, inondando i miei polmoni d'ossigeno.
_Ti riparerò io, altrimenti._ Sussurrò lui, per poi lasciarsi andare al bacio forse più liberatorio degli ultimi mesi.





~ Harry ~


Mi chiedo cosa mi abbia portato ad amarlo ancora, dopo tutto ciò che avevamo passato, dopo tutte quelle volte in cui la vita sembrava tutta contro di me, contro il nostro amore da molti considerato sbagliato.
Mi hanno sempre detto di non ascoltare  giudizi della gente, di fregarmi di ciò che pensa, ed è per questo che insieme camminammo velocemente verso la via più affollata che c’era vicino agli studi.
E gli strinsi la mano, e ci abbracciamo.

Cappotto l’uno contro l’altro.
Strinti, uniti, insieme.
Afferrai i fianchi di Louis, li strinsi nelle mie mani, saggiai la dolce curva che formavano, poi strinsi le sue mani, combaciavano, perfette per intrecciarsi.
Eravamo fatti per amarci, cresciuti complementari vivendo, aspettando che l’altro arrivasse, ci coinvolgesse, ci insegnasse ad amare, a far vincere l’amore su tutto.
Lo abbiamo imparato, abbiamo sofferto, ma dopo un temporale viene sempre il sole.
Dopo la tempesta c’è sempre l’arcobaleno.

Louis infilò una mano fra i miei ricci, accarezzandomi la cute con le sue dita dolci e affusolate, osservando ogni sfumatura dei miei occhi.
Mi sorrise, mentre il cuore perse un battito incantandosi sulle increspature che il suo sorriso formava sulla sua pelle abbronzata, e il contrasto coi suoi denti chiari mi fece socchiudere gli occhi, ancora non ero abituato a così tanta bellezza.
Risposi anche io al sorriso facendo spuntare le fossette ai lati delle mie labbra un po’ screpolate ma rosse come una mela matura.
E piano piano mi avvicinai a lui, con le sue mani nei ricci che mi avvicinavano al suo viso, alle sue labbra, al paradiso, all’inferno, alla libertà, all’amore.
-Sei sicuro?- Sussurrai leggero ormai fronte contro fronte, naso contro il naso, gli occhi persi gli uni negli altri, i respiri che si scontravano, gli odori mischiati.
E i suoi occhi mi pregavano di baciarlo, le sue mani tremavano, di paura e di emozione mentre un “Si, Haz, facciamolo, ti prego.” Sussurrava deciso e allo stesso tempo tremante.

E così feci, ci avvicinammo sempre di più finché le labbra si toccarono, prima di chiudere gli occhi vidi solo un po’ di folla riunirsi intorno a noi, munita di macchine fotografiche e qualche urlo di qualche ormai non più ragazzina “Oh mio dio. Sono Harry e Louis, quelli dei One direction.”

Poi fu il vuoto.
Il buio e la luce nello stesso istante.
Occhi chiusi, labbra a contatto, lingue che si rincorrevano mani che tiravano i capelli mi tiravano verso di lui, come se fosse possibile avvicinarci ancora di più, col mio naso ormai affondato nella sua guancia.


Flash, voci, rumori bisbigli.
Nulla era più forte di noi.
Nulla era più forte del nostro amore.

E quando ci allontanammo lo guardai, ero fiero di lui.

Mi aveva fatto soffrire, aveva le rughe ai lati degli occhi quando sorrideva, ma si stava mostrando un uomo coraggiosissimo.
Ce l’aveva fatta, aveva superato una sua paura per me, aveva rinunciato al suo sogno per la mia felicità, per la nostra felicità.

Sorridemmo alla gente che era intorno a noi, e stringendomi la mano, ci incamminammo verso casa.
Louis sussurrò baciandomi la guancia alcune scuse.
-Ora mi sento così libero, scusa se non ho avuto il coraggio di farlo prima, scusa..-
E in quel momento squillò il mio cellulare, così risposi col braccio di Louis intorno alla vita e la testa abbandonata contro la sua spalla.

-Harry, girano foto di tu e Louis che vi baciate, hanno già fatto il giro del mondo, cosa succede?-
Liam era preoccupatissimo, la sua voce era veloce, tesa, me lo immaginai davanti a Twitter, e a mordersi un po’ le unghie.
-Va tutto bene, Liam.- Risposi soffice.
-Vuol dire che… è ufficiale?-
-Lo sarà domani, Louis ha la conferenza stampa.- Dissi mentre il mio ragazzo mi baciava dolcemente il collo.

Louis aprì la porta mentre salutavo Liam e ci sedemmo sul divano io sopra le gambe di Louis e mi sfilò il cellulare dalla tasca mentre gli baciavo le guance, le labbra, il collo.
Misi le mani sopra di lui e sussurrai -Ci troverai solo odio.-
Lo baciai di nuovo ma lo trovai freddo così gli presi il volto fra le mani.
-Hai fatto la scelta giusta, ok? Per me, per te, per noi. Io ti amo Louis, ti amo, non pensare all’odio degli altri, ricordati solo che io ti amo.-
-Ti amo anche io.-

E sul quel divano ci abbandonammo l’uno contro l’altro i corpi uniti, le labbra a contatto, i nostri gemiti e i nostri respiri si scontravano, il nostro seme si univa al sudore, ci amammo, ancora e ancora finchè ci sdraiammo coperti da una coperta di pile e Louis accese il cellulare vedendo le menzioni sul su twitter cominciò a leggere.


“Prima Harry, ora anche Louis, tutti e due froci.”
“E pensare che ero loro fan, Dio che schifo”

Lasciò cadere il cellulare, gli occhi rigate da lacrime, e mi ripeté “Io ti amo.”
E allora capii che era l’uomo perfetto per me, era di lui che mi ero innamorato, della sua debolezza ma anche della sua forza, e forse la cosa più importante, mi ero innamorato di lui perché mi amava così tanto.
Le sue lacrime sul petto, e così sussurrai un tenero “ti amo.” E poi chiuse gli occhi, e gli accarezzai i capelli e finimmo per addormentarci, e poco prima di socchiudere bisbigliai un timido “grazie”.

E mi addormentai sapendo che era l’uomo della mia vita.






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Beh, ecco il nuovo capitolo. Dio, non posso crederci, siamo quasi alla fine e voi vi state mostrando davvero attaccate a questa storia, siete sempre così gentili e dolci.. grazie, grazie mille belle.
Detto questo, spero il capitolo vi sia piaciuto. Grazie mille, lasciate una recensione.
A venerdì!
-Franceskik



Lo volevate? Eccolo qua, ecco il coming-out, lo avete aspettato per Quindici capitoli, e ora eccolo qua, speriamo di non deludervi.
Vorrei avere un vostro parere in questo capitolo, vorrei sapere cosa ne pensate davvero, se ve lo aspettavate in un altro modo.
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia nelle Preferite, Ricordate e Seguite, e un grande grazie a tutti coloro che recensiscono sempre e ci dicono cosa ne pensano, ve ne siamo molto grati.

-Ly.



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Capitolo 16
*** Chapter 16 ***


CHAPTER 16





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~ Louis ~




Era come se mi sentissi in dovere, nei miei confronti, in quelli di Harry, in quelle delle poche fans rimaste.
Non ci pensai un secondi di più a chiamare i manager e farmi organizzare un'intervista in uno dei più importanti programmi televisivi inglesi.
Dovevo urlarlo al mondo, dovevo dimostrare che ero forte, che avevo vinto, che sapevo amare.
Dovevo sciogliere gli stereotipi del bastardo, del vigliacco e dell'immaturo che si erano creati su di me.
Ero un ragazzo felice, dovevo sbattere il mio sorriso in faccia, a tutti coloro che per troppo tempo me l'avevano spento.


Lo studio era grande, illuminato di colori accesi.
Faceva uno strano effetto star seduti su quel divanetto, con le telecamere puntate contro, i microfoni attaccati al bavero della camicia. L'ultima volta che feci una comparsa televisiva in quello studio, in quel programma, a cantare il mio nuovo singolo, quello che si pensava avrebbe dovuto prender parte nel mio album da solista, che poi ovviamente svanì nel niente, per una scelta migliore: quella di vivere senza barriere il mio amore.
Ricordo ancora quel giorno. La canzone si chiamava "Love is.." L'amore è. La scrissi durante quegli odiosi tre mesi di distanza, la cantai in esclusiva internazionale, puntando la telecamera, Eleanor rideva dietro le quinte, mille articoli di giornale, mille voci, mille sorrisi sul pensiero che il singolo fosse dedicato a lei, ovviamente cantavo con l'immagine dei ricci di Harry, dei suoi occhi verdi, davanti.
Ricordo che gli mandai un sms finita l'esibizione "Era per te." Non mi rispose, era passato un mese dal nostro addio e ovviamente non aveva intenzione di considerarmi.
E adesso eravamo lì, ero pronto a giurargli amore davanti gli occhi critici di tutti.


Il conduttore ci presentò, sotto gli applausi del pubblico: niente più urla, lacrime, cartelli per noi. Andava bene così: un semplice battere di mani.
"Bene, ragazzi, siamo qua per parlare di ciò che è successo.." Commentò lui, come se fosse successo qualcosa di sovrannaturale.
Ci siamo baciati all'aria del sole, un bacio tra due persone che si amano, cos'era successo di tanto particolare?
"Già." Commentai freddo, con l'aria scocciata, sentendo il respiro di Harry, seduto affianco a me, farsi pesante dal nervoso.
"Come pensate che l'opinione del vostro pubblico, sia cambiata, dopo le foto?"
"Tutti hanno sempre saputo tutto. Solo che le persone non vogliano credere a qualcosa che possa andare contro la loro normalità, che possa distruggere i loro film mentali.."
Ero freddo, ero acido, ero nervoso e sinceramente? Ero fiero di me stesso.
Mi avrebbero richiamato all'ordine, criticato, offeso, ma ero libero, potevo dir tutto ciò che avevo sempre tenuto compresso nella mia mente.
Era una, una sola occasione. Mia mamma mi ha sempre insegnato che le occasione vanno raccolte al volo, passano col vento e in un soffio se ne vanno.
"Beh, forse non tutti sono stati così scaltri.." infierì il presentatore.
"E' sempre stato palese come dietro ai miei occhi che guardano Harry, non ci sia solo uno sguardo d'amicizia.. " Risposi, sentendo l'aria farsi più calda. Incrociai gli occhi verdi di Harold, tremavano di tensione, di paura di dir qualcosa di sbagliato, di nervoso. Gli sorrisi, ricambiò, mostrando le due fossette sulle guance, sapeva che ero lì, che ero lì, pronto per ogni sua necessità.
Partì un applauso, forse spontaneo, del pubblico, al quale il conduttore sorrise, quasi divertito.
Eravamo circondati di omofobi, eppure c'era qualcuno di migliore, tra la folla che ci faceva sorridere e ci rendeva consapevoli che non saremmo mai stati soli del tutto.
"Harry cosa è cambiato lavorativamente parlando?"
Harold si morse il labbro inferiore.
"Louis ha abbandonato la musica.." Lo disse con la voce flebile, gli occhi che tremavano e si facevano lucidi. Si sentiva in colpa e io mi sentivo inutile, non gli stavo facendo capire quanto quella decisione mi avesse salvato da una vita che non avrei voluto.
"Già, l'ho fatto." Aggiunsi, allungando la mano destra sulla pelle del divanetto, per sfiorare quella sinistra di Harry. "E' stata la scelta migliore in 25 anni di vita." Commentai sorridente, sotto gli occhi spalancati del presentatore. Harry si voltò, annuii e il suo cuore si allargò, passò la sua lingua sul labbro superiore, sapevo che lo faceva quando era emozionato, quando non c'erano parole, quando doveva trattenere un bacio.
E sopra l'applauso del pubblico arrivò un'altra domanda: "Quando avevate intenzione di rendere la notizia ufficiale?"
Sorrisi ironicamente, smorzando una risatina un po' nervosa. Insomma.. che cazzo di domande superficiali si era scritto?
"Non si ripete qualcosa che già si sa in giro.." Il conduttore rimase spiazzato, Harold sorrise, era come se si sentisse protetto, al sicuro. Avevo preso in mano la situazione, glielo dovevo. Dovevo dimostrare che sì, lo amavo e sì, per lui avrei fatto di tutto. "Lei ripete che il 25 Dicembre è Natale?"
Domandai. Il presentatore scosse la testa, mimando un 'no' "Certo che no. E' una cosa così ovvia, tutti sanno che quel giorno si festeggia il Natale, non c'è il bisogno di rendere ufficiale la notizia, no?"
Altro applauso spontaneo. Altro sguardo di rimprovero da parte dei manager dietro le telecamere. Altro sorriso ironico del conduttore.
Harry mi strinse la mano così forte da far trasferire una smorfia sul mio volto. Era così sorpreso.. ed io ero così estremamente felice..!
"Grazie per esser stati qua, ragazzi!" Ci salutò il presentatore, ci alzammo in piedi e dopo avergli dato la mano, ci spostammo dietro le quinte.


Harry mi si parò davanti. I suoi occhi, i suoi dannatissimi occhi mi stregavano ogni volta.
"Grazie Louis, grazie davvero per ogni cosa. Grazie per aver preso in mano la situazione, grazie per render.."
Presi il suo viso fra le mie mani, la sua pelle era morbida come quella di un bambino, i suoi occhi erano semplici e dolci come quelli di un neonato, eppure il suo cuore aveva pianto, riso, sofferto e lacrimato di gioia come quello di un anziano pieno d'esperienza.
"Ti amo, Harry."
Appoggiai le mie labbra sulle sue. Erano droga, ossigeno, amore, sesso, gioia.
Ogni bacio con lui mi catapultava in un mondo migliore.
In un mondo in cui non servivano parole, perchè l'amore vive di sguardi e d'emozioni, di fatti e di baci, non di razionalità e di frasi fatte.




~ Harry ~



Vorrei essere la prima stella che
Ogni sera vedi brillare perché
Così i tuoi occhi sanno
Che ti guardo,
E che sono sempre con te.


Favola-Modà.



L’aria fresca solleticava il mio viso, Londra non era così calda, nonostante il giubbotto mi tenesse tiepido e il tocco fra la mia mano e quella di Louis, stretta l’una nell’altra, mi facevano trattenere il respiro.
Non mi sembrava ancora vero, io e Louis, liberi, mano per mano sulle rive del Tamigi.
Il fiume scorreva, veloce, silenzioso, scuro, illuminato solo dalla luce della flebile luna appena coperta da nubi, e i nostri passi appena udibili fra il rumore del traffico cittadino erano una delle melodie più belle che avessi mai sentito.
Risuonavano insieme, il rumore dei piedi sull’asfalto, l’attrito fra i nostri due giubbotti, i nostri occhi che risplendevano d’amore.
Le stelle brillavano in cielo, i suoi occhi brillavano vicino a me, e si nascondevano le stelle, invidiose, gelose, spaventate, perché gli occhi blu, come il cielo di giorno, come il mare, trasparenti come l’acqua e freddi come il ghiaccio, quella sera mi guardavano fieri, liberi.
Quando lasciò la mia mano mi abbracciò da dietro appoggiando la testa nell’incavo fra la mia spalla e il collo solleticandomi coi capelli un po’ lunghi che gli ricadevano sulle guance, pungendomi la clavicola lasciata scoperta dalla maglietta scollata con la barba.
Posò le mani affusolate e delicate sui miei fianchi e fece scontrare il suo petto con la mia schiena, io strinsi le mie mani sulle sue carezzandole e cominciò a cullarmi, così tirai la testa indietro e Louis lasciò un bacio a schiocco sul collo facendomi tremare, in un brivido di piacere, di amore, e anche di solletico.
-Sei così bello.- Soffiò sul mio orecchio così io inclinai la testa facendomi baciare le labbra dalla bocca fine di Louis.
Mi abbandonai a lui, a tutte le sensazioni, al suo cuore che batteva forte contro la mia schiena.
Sentii Le sue labbra premere sulla mia clavicola lasciandomi un segno rosso che poi baciò dolcemente e leccò.
Il suo alito caldo, leggero some una brezza sul mio collo.
Con Londra che rabbrividiva e il calore dei nostri corpi che aumentava.
Louis si guardò intorno e prendendo la mia mano mi condusse in un piccolo parco giochi, l’erba fredda e umida ci accolse e ci sdraiammo, osservano il cielo e le stelle, e l’erba prese la forma dei nostri corpi, quando ci saremmo alzati sarebbe rimasta la forma del nostro amore.
E la luna sparì, nascosta da qualche nuvola, gelosa anche lei, spaventata perché il nostro amore era così forte ora che avrebbe scombussolato anche le leggi della fisica.
Le mani sigillate, strette unite in quella morsa indistruttibile, le labbra che si sfiorano, lui a cavalcioni su di me, le gambe che si scontrano, si incrociano, si abbracciano.
E le mani nei capelli aggrappate alle nostre schiene, come se fosse l’unica cose che ci impedisse di cadere, di affogare, ci stringevamo come un naufrago stringe un salvagente, l’unica cosa che gli evita di disperdersi nell’abisso.
Ci baciavamo, come se non ci fosse un domani, come se quella fosse l’unica cosa che ci impedisse di morire, labbra contro labbra, e lingue che si scontravano, finché i polmoni non reclamavano ossigeno.
E fra un bacio e l’altro ci guardavamo, verde nel blu, smeraldi con zaffiri, sorriso contro il sorriso.
E le fronti l’una unita all’altra.
Per poi baciarci, ancora e ancora, per poi inclinare le teste, conficcarci i nasi nelle guance, e scambiarci i nostri sapori, unendoci, saldandoci.

Ti amo, ti amo.” Disse Louis baciandomi il collo tirandomi i ricci, stringendoli fra le sue mani, e quando “Ti amo anche io, Lou” sussurrai.
La vedi quella stella?” Disse, sedendosi accanto a me e indicando la più luminosa con un dito.
Io annuì e lui continuò “Non ti posso promettere che staremo insieme per sempre, Harry, ma voglio stare insieme a te più tempo possibile, e semmai saremo lontani, tu guardala, immagina che siano i miei occhi, così ti starò vicino.”
Una lacrima solcò il mio viso mentre un sorriso si apriva sul mio viso.

Louis, sei l‘uomo della mia vita.” Dissi e lo abbracciai pronunciando quelle parole mentre lui “Ti amo più di me stesso.” diceva.
Ci lasciammo cullare, dal rumore dell’acqua del fiume, dal canto dei grilli, dalla luce dei corpi celesti e dalle luci della città.
E quando tornammo a casa ci addormentammo, senza più la paura che quella sarebbe stata l’ultima notte insieme, ma con la consapevolezza che sarebbe stato davvero l’inizio della nostra nuova vita.

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E' un capitolo piuttosto corto, ma sono comunque mooolto contenta del risultato.
Il fluff è arrivato definitivamente. e Anche s emolte lettrici stannoa spettando di sapere quello che succederà con Zayn, mi dispiace, in questo capitolo non si spiega nulla.
Ma tranquilli non dovrete aspettare tanto.
Spero che questo capitolo riceva un bel po' di recensioni, suvvia, ve lo ripetiamo, accettiamo anche recensioni negative.
A Martedì.
-Ly.


Quanto sogno un'intervista così, cazzarola. Sarebbe il mio sogno, davvero! Anyway, vi è piaciuto? Lo scorso capitolo, quello del coming out, non ha ricevuto molte recensioni e questo ci dispiace, tanto! Mancano tre capitoli alla fine e ci piacerebbe sapere le vostre opinioni.
Spero che questo vi sia piaciuto, lo speriamo davvero tanto. Non vi annoio ulteriormente.
A Martedì, bellezze.

franceskik

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Capitolo 17
*** Chapter 17 ***


CHAPTER 17


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~ Louis ~



_Sta tranquillo._ Mi ripetè Harry, stringendo la mia mano nella sua, sistemando la coperta sopra le nostra ginocchia e sorridendomi.
_Mi manca ciò che eravamo, le cene tra di noi..._ Sussurrai, ripensando al passato, a ciò che avevo distrutto per migliorare altri aspetti.
_Manca anche a me._ Sospirò Harry, abbassando lo sguardo. _Ma so che tornerà tutto come una volta.._ Mi sorrise, mostrando il suo sorriso più forzato, quello che esternava quando sapeva che ero giù di morale, quando doveva farmi sentire bene.. _Ne sono certo.._ Si convinse poi, alzando un po' la voce, giocando con le mie dita, abbracciandomi, baciandomi, mentre con la voce calda mi ripeteva quanto mi amasse.
_Mi amnca anche esibirmi, vorrei farlo per l'ultima volta con voi, per dare un addio definitivo, per godermi tutto per l’ultima volta._ disse Harry sospirando, e dentro di me promisi che un giorno ci saremo esibiti insieme, per l’ultima volta.
_Se Zayn non dovesse riuscire a perdonarmi?_ Domandai con la voce piena di paura, il respiro affannato, gli occhi lucidi.
Zayn Malik era una di quelle persone che avrebbero dato la vita per gli amici e l'avrebbero tolta a tutti coloro che li facevano soffrire.
_Se Zayn non dovesse perdonare, significherà che dovremmo ordinare una pizza in meno il sabato sera..._ Affermò Harold, con la voce che tremava al solo pensiero che si sarebbe sciolto tutto, ancora, e questa volta sarebbe stato orribilmente definitivo.
_Tu rimarrai?_ Chiesi, sprofondando nei suoi occhi, stringendo la sua mano verso il mio petto per fargli sentire la velocità in cui il mio cuore stava pulsando di paura.
_Rimarrò fino alla fine, Louis._ Mi baciò, facendo incastrare le sue labbra tra le mie, in maniera impeccabile. _Ti amo, Lou._ Sorrise, con le nostri fronti ancora in contatto.
_Giuro che non ti farò mai più soffrire, Harold._
E sentendo il suo battito accelerare, sorrisi involontariamente. Non avevo la certezza che Harry ci sarebbe stato per sempre.
Non sono una di quelle persone che crede nel 'per sempre'. Avevo semplicemente la consapevolezza che avrebbe fatto di tutto per restare, avrebbe lottato contro tutti per impedire che tutto ciò che si era creato tra di noi non si sciogliesse al vento.


I ragazzi erano in ritardo, sicuramente c'era qualche problema con l'automobile o con Zayn che aveva cambiato idea.
_Non verranno.._ Commentai pessimista, scuotendo la testa, mentre Harry finiva di apparecchiare la tavola.
_Sta calmo, Louis._ Mi rimproverò lui, mentre il campanello suonava. _Uomo di poca fede.._ Scherzò poi, andando ad aprire.
Il mio stomaco si contorceva, mentre il cuore si faceva piccolo secondo dopo secondo.
Avevo paura di rovinare tutto, ancora, per l'ennesima volta.
Avevo paura che Zayn potesse mettermi davanti ai miei errori e non avevo intenzione di riaffacciarmi al passato.
Avevo paura che Harry cambiasse idea. Sapevo che mi amava, sapevo che mi aveva perdonato ma io non mi sarei mai dimenticato di tutto ciò che avevo fatto.
Niall e Liam entrarono per primi, abbracciando Harry per poi venirmi a dare il pugno prima di stringermi forte al loro petto, sussurrando un "Ci sei mancato, coglione.."
_Dove mettiamo le pizze, ragazzi?_ Domandò Niall, facendosi accompagnare da Harry in cucina e sapevo benissimo che quella era una strategia un po' infantile per farmi rimanere solo con Zayn.
_Vieni, scemo.._ Urlò Liam fuori dalla porta.
Malik entrò, sbattendo i piedi sullo zerbino, sibilando un "Permesso.." timido. Come se quella non fosse anche casa sua.
Alzò lo sguardo, puntandolo verso i miei occhi. Resto in silenziò, forse chiedendosi quanto avevano pianto per il suo amico ricciolo.
_Ciao, Zayn.._ Lo salutai, tremando un po', con i piedi saldi a terra e la mente che vagava: mille flashback dei nostri litigi.
"Lo farai soffrire."
"Non sei la persona che può renderlo felice."
"Gli farai solo del male, ancora.."
"Non sai ciò che ha passato. C'ero io in quei mesi, tu eri a New York, tu non c'eri, non ci sei mai stato.."
Questo pensava di me Zayn, questo mi urlò in faccia, con gli occhi lucidi di rabbia e la vena che pulsava nel collo.
_Vi lascio soli._ Affermò intimorito Liam, senza il bisogno di alcuna scusa.
Zayn vagava per la sala, soffermandosi davanti a qualche foto vecchia, quando ancora eravamo una band che viaggiava per il mondo in cerca di successo.
_Resterai qua per sempre?_ Domandò col tono basso, dopo aver preso in mano la cornice d'argento che ricopriva la foto in cui io e Harry ci baciavamo.
_Fino a quando Harry vorrà._ Risposi, osservandolo bene, cercando di capire se fosse più irritato, infastidito o deluso.
_Ho visto che avete reso tutto ufficiale._ Posò la foto, per prenderne una in cui eravamo io e lui, abbracciati, ai tempi di X-Factor.
_Già. Voglio urlare al mondo che lo amo. Voglio farlo, Zayn.._
Posò la cornice, girandosi verso di me con quel sorriso che, solo chi conosceva Zayn sapeva che, non prometteva niente di buono.
_Vuoi urlare al mondo anche che hai abbandonato Harry? Vuoi urlare al mondo anche che avevi troppa paura per amare? Anche questo, Louis?_
_Zayn, ti prego..._ Lo ripresi io, con la voce ferma e la mano stretta in un pugno.
_Cosa Louis? Ti da forse fastidio riconoscere i tuoi errori?_
I suoi occhi erano vendicativi, protettivi nei confronti di Harry, erano freddi di rabbia e caldi di odio.
_E' vero, Zayn. E' vero: mi da noia tornare al passato. E' vero: ho lasciato Harry solo, immerso nel suo dolore, l'ho abbandonato per tre mesi, l'ho fatto per debolezza, per paura, per rabbia e dolore. E' vero sono stato immaturo ed egoista, è vero l'ho fatto soffrire e c'eri tu a consolarlo e non potrò mai sapere realmente cos'ha passato, ma sai una cosa Zayn? Sono tornato, adesso sono qua e non ho intenzione di andarmene, non lo farò. Per nessuna odiosa ragione al mondo. Sono qui pronto per combattere con lui, amarlo fino alla fine, ne ho bisogno. Ho capito i miei errori, li ho riconosciuti. Non si può cancellare uno sbaglio, ma si puo' rimediare lasciando che il futuro migliori e soprattutto si può cercare d'evitare di ricommetterlo, e ti giuro Zayn, ti giuro su tutto ciò che ho di più importante, su me stesso, che Harry è tutto ciò di cui ho bisogno, che lo amo con tutto il mio cuore._
Malik sorrise, abbassando lo sguardo, posandosi una mano tra i capelli e buttandosi sulla poltrona di fronte a me.
Ero in piedi, col cuore che batteva a mille, mi asciugai una lacrima.
_Lo amo._ Ripetei con la voce ferma.
_Giurami che non lo farai soffrire, Louis.._
Ci guardammo negli occhi, a lungo: _Te lo giuro, Zayn._
Ci fu un momento di silenzio in cui mi chiesi quale sarebbe stato il mio futuro, mi domandai se avessi perso per sempre uno dei miei migliori amici.
Zayn si alzò, si avvicinò a me e allargando le braccia sorrise. _Mi sei mancato. Mi sei mancato davvero tanto, Louis..._
E mentre gli occhi gli si facevano lucidi sprofondai tra le sue braccia e mi sentii capito, amato e protetto.
Sapevo che avevo vinto, finalmente, su tutto. Che avevo riconquistato la mia vecchia vita ed era anche migliorata.
Ero felice, felice come per tanto tempo non lo sono stato.
_Non me ne andrò.._ Sussurrai con il fiato corto, contro la spalla del mio amico.
_Ti credo ma non mi deludere..._ E mentre stringeva più forte la mia schiena nell'abbraccio, spazzando via la lacrima che stava nascendo, Niall entrò in sala.
_Aspettavo questa foto da tanto.._ Sorrise, con il suo iphone nelle mani. Una foto di noi, mia e di Zayn, abbracciati, tornati insieme, amici come una volta.
_Adesso mangiamo?_ Domandò Liam, sorridente, appoggiando le cinque pizze sul tavolo.
_Prima un brindisi.._ Commentai, alzando il calice e aspettando che anche gli altri fossero pronti.
_A noi. A noi che dureremo fino alla fine..._ Sorrisi osservando le espressioni commosse dei miei amici.
Dopo quattro mesi eravamo tornati felici, insieme, come una volta.
Eravamo tornati più maturi, più sereni e più realizzati.
Alla fine, solo il tempo può dimostrarti che ogni sofferenza ti aiuterà a dar più peso alla tua felicità.



~ Harry ~



Il supermercato si trovava vicino a casa, e dovevo proprio farci un salto, così, mentre Louis stava dormendo beatamente sul divano per il suo classico sonnellino pomeridiano mi incamminai verso di esso dopo aver lasciato un bacio sulla sua fonte e averlo coperto.
Gli occhi chiusi e un sorriso sul viso mentre scrivevo con la mia scrittura ordinata un breve messaggio da lasciare sul tavolino, in modo che lo vedesse appena sveglio.

Vado a fare la spesa, ti amo piccolo, torno subito. Haz.”


Finalmente avevo un po’ di tempo di solitudine per pensare ai fatti accaduti, mi infilai le cuffie nelle orecchie e cominciai a camminare, non ascoltando realmente la musica, ma solo i miei pensieri.
Continuai finchè una figura familiare mi incuriosì, e strizzai un po’ gli occhi facendo più attenzione, mentre il ragazzo si sollevava sulle punte per baciarne un altro, e “Lucas” Sussurrai riconoscendolo.
Quando l’altro ragazzo entrò in un locale mi avvicinai insicuro finchè lui non mi riconobbe e mi venne incontro, col passo fiero e sicuro, mi fissò coi suoi occhi blu e mi sorrise, “Harry!” esclamò, baciandomi entrambe le guance.
-Come stai, Harry?- Chiese sorridendomi.
Chiacchierammo come vecchi amici, seduti ad un tavolo di Starbucks, sorseggiando un caffè caldo per scaldarci le mani.
Parlammo di tutto, come solo due vecchi amici possono farlo, e mi aprii totalmente a lui, infondo lui era uno dei pochi che mi aveva visto nel momento più debole.
Quel momento passato senza sorriso falso sul viso, senza maschera, senza fossette, quel periodo in bilico fra lacrime, alcool e dolore.
-Ho saputo di te e di Louis.- disse Lucas ad un tratto.
Un sorriso spontaneo partì sul mio viso, sorrisi fino a mostrargli i denti e le fossette, sul mio viso si fece spazio uno di quei sorrisi che non puoi trattenere, quelli imbarazzati ma allo stesso tempo dolci, quelli sognanti e innamorati.
Il sorriso che tutti sperano di vedere sulle labbra del proprio ragazzo o ragazza, sulle labbra del proprio marito o della propria moglie.
-Si… Beh, alla fine ce l’abbiamo fatta..- commentai mordendomi il labbro inferiore, passandomi nervosamente una mano fra i capelli.
Sentii lo stomaco contorcersi, il cuore battere solo a pensare al coraggio, al sacrificio che aveva fatto per starmi accanto, solo a pensare a quei capelli lisci nei quali si incastravano le mie mani, le sue labbra fine, i suoi occhietti azzurri, fissai per un po’ il vuoto quando fui interrotto dalle sue parole.
-Stai sorridendo, adoro il tuo sorriso.- Le mie guance si tinsero di rosso e “L’ho sempre fatto.” Risposi guardandolo.
-No, non così, non fino a questo punto, i tuoi sorrisi non erano sinceri.-
Nervoso mi morsi il labbro e –Lo amo.- dissi, come se dovessi giustificami, come se avessi bisogno del suo permesso per essere felice.
-Lo so, lo vedo, sono felice per te.- Sorrisi e cercai di cambiare discorso.
-Ho visto mentre ti baciavi con un ragazzo.- Dissi sorridendogli.
-E’ il mio fidanzato, mi sono trasferito a Londra con lui.-


Continuammo a parlare per quasi tutto il pomeriggio finchè un Louis preoccupato non mi chiamò.
-Harry, dove sei?- disse preoccupato.
-Amore, calmo, mi sono fermato un po’ con Lucas.- Lo sentii arrossire timido perché si era preoccupato mentre “Lucas?” chiese geloso.
-Si, Lou, tranquillo…-
-Vuoi che venga da te?- si preoccupò Louis.
-Sto bene, va tutto bene, arrivo fra una mezzoretta.- risposi.
-Ti aspetto amore, nel frattempo preparo la vasca.- concluse la chiamata lui.
Misi in tasca il cellulare mentre “Louis è un po’ geloso.” Mi giustificavo mentre uscivamo da Starbucks.
-Si, ho visto com’è da geloso.- Ridacchiammo entrambi finchè non mi venne un’idea.
-Vieni a cena da noi.- Proposi.
-Non so Harry, non credo..- Sussurrò insicuro.
-Cucino io, eddai, tu, Louis, io e il tuo ragazzo.- Gli sorrisi entusiasta –Voglio farti conoscere Louis.- Continuai.
-Credo che Louis mi odi a dire la verità.- Rise nervoso Lucas.
-No, Louis non ti odia, infondo se sono ancora vivo, se sono ancora qui gran parte è dovuto a te.- Dissi serio.
Lucas arrossì nervoso e annuì, così gli baciai una guancia salutandolo, sorrisi felice e “A stasera.” Urlai, ormai ero già in fondo alla strada.


***


Le mani di Louis scorrevano sui miei ricci i polpastrelli fini carezzavano la mia cute, chiusi gli occhi lasciandomi cullare dalla canzone che echeggiava nella stanza, Diamonds di Rihanna.
Canticchiava Louis passando lo shampoo sui miei capelli “When you hold me I’m alive, we’re like diamonds in the sky.”
L’odore di vaniglia, e la tenue luce di candela rendevano l’atmosfera perfetta, lo stereo che ripeteva canzoni d’amore, aveva preparato tutto alla perfezione.
Poi prese la spugna, la passò su tutto il corpo spostandosi poi sulla parte davanti, trovandosi faccia a faccia con me.

At first sight I left the energy of suns rays” Cantò ancora.
-Ti ho amato dalla prima volta che ti ho visto.- Sussurrò baciandomi le labbra stringendosi contro il mio petto.
-Mmm… io no.- Risposi, mentre Louis alzava un sopracciglio e mi fissava stranito.
-La prima volta che ti ho visto ho saputo che avrei passato la vita con te.- dissi baciandolo.
Lo baciai intensamente, feci coincidere le nostre labbra e lui aprì un po’ la bocca, le nostre lingue si intrecciarono, e Louis si premette ancora di più contro di me, sedendosi sopra le mie gambe agganciandole dietro la mia schiena quando mugolai staccandomi e “No, sennò facciamo tardi, devo preparare la cena.” Ridacchiai e gli baciai il naso dolcemente.
Mi alzai coprendomi con un asciugamano bianco, ma lui rimase lì, seduto fintamente offeso.
-Eddai avremo tutta la vita per fare sesso.- Ridacchiai io così anche lui uscì dall’acqua e mettendo in pausa lo stereo e si fermò davanti a me.
-Tu vuoi passare tutta la vita con me?- chiese, e appena sussurrai un flebile “si” mi strinse forte fra le sue braccia.
E sì, avrei voluto passare tutta la vita fra le sue braccia.



***



Quando aprii la porta mi ritrovai davanti la figura alta e snella di Lucas con al suo fianco, un po’ più basso di lui, che era qualche centimetro più alto di me vidi un altro ragazzo, coi capelli corti, riuniti in una cresta, quasi biondi, che Lucas presentò a me e a Louis, “Lui è Edward.” Disse sorridendo stringendogli la mano orgoglioso, io dissi allora “Lucas, Edward, lui è Louis.” Così feci accomodare Lucas e Edward sul divano in attesa che la cena fosse cotta.
Chiacchierammo per tutta la serata e Louis non perdeva l’occasione per baciarmi, stringermi un fianco, tenermi la mano, voleva far capire che ormai ero suo, e se da una parte era un po’ scortese da parte sua mi sentii protetto, sicuro, per la prima volta sentii che mi avrebbe protetto da tutto.


Arrivò il momento di salutarsi, abbracciai Lucas e poi anche Edward e mentre Louis e Lucas si abbracciavano sentii “Tienitelo stretto, è un ragazzo speciale.” Da parte di Lucas e un “Tranquillo, non me ne vado più.”
Sorrisi salutando Lucas e Edward con una mano mentre scendevano le scale.
E dopo aver chiuso la porta mi fiondai sulle sue labbra baciandole con forza e anche con delicatezza.
-Non ti lascio più.- disse lui.
E io sapevo che non mi avrebbe più lasciato.

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Buonasera a tutti.
Bene, vi avverto che ci sarà il prossimo capitolo e poi l'epilogo.
Come molte lettrici  attendevano ecco la reazione di Zayn, suvvia, alla fine come potremo rompere queste scene FLuff, dopo tutto quello che vi abbiamo patire?
Siamo state buona ma non c'è da cantare vittoria. 
Secondo voi come finirà la storia?

Comunque volevamo dirvi che siamo state abbastanza deluse dalle pochissime recensioni avute allo scorso capitolo, solo una. Eddai, lettori e lettrici commentate, noi abbiamo bisogno di sapere cosa ne pensate!
Vi saluto. 
-Ly.



Dio, siamo agli sgoccioli. Non posso crederci. Mi sembra ieri che eravamo sul letto di camera mia a pensare ad un'idea per una fanfiction che dovevamo scrivere insieme. Ed eccoci qua, agli ultimi capitoli.
Questo come lo trovate? La sola recensione dello scorso ci ha fatto piacere ma speravamo in qualcosa di più, comunque beh, spero abbiate gradito. Se volete lasciateci una vostra opinione.
Fra. A venerdì!


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Capitolo 18
*** Chapter 18 ***


CHAPTER 18

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~ Louis ~



Ricordo che mia mamma mi ripeteva sempre che c'è una sera in cui tutti i bambini si riuniscono.
Una sera in cui l'amore vince su tutto, in cui il sorriso è padrone della notte, in cui, anche solo per un secondo, si è felici come mai.
Si raccolgano i ricordi e si rinchiudano in un baule. Si afferrano i problemi e si lasciano scappare.
C'è una sera in cui l'aria ha un sapore diverso, in cui ti entra nel cuore e non lo lascia. In cui le luci ti illuminano l'iride fino a colorarlo d'amore.
Una sera in cui la famiglia ti abbraccia in maniera più forte, in cui gli amici ti sorridono più dolcemente.
Una sera in cui tutto sembra dannatamente migliore.

Il salotto era illuminato da luci calde, tendenti all'arancione. Il pavimento sembrava brillare e dalla finestra erano visibili le grandi decorazioni dei nostri vicini.
Harry era in piedi, intento ad apparecchiare la tavola. Tovaglioli rossi, piatti decorati, calici di cristallo.
Era bello, bello da far male.
Cantava qualche parola di "Kiss me" di Ed, che usciva dallo stereo centrale, vicino alla tv. Muoveva la testa a ritmo lento, con i ricci che rimbalzavano e finivano sulla fronte, tra i suoi occhi verdissimi.
Era bello, bello come il sole: con le sue fossette ai lati della bocca, quando apriva la bocca per sorridere. Il suo dannato sorriso. Penso di non aver mai visto cosa più perfetta.
Era bello come un bambino appena nato, quando socchiudeva gli occhi per sorridere, quando si mordeva il labbro dall'imbarazzo, quando si avvicinava per baciarmi.
Avrei passato la vita a guardarlo. Osservare ogni suo sinuoso movimento a ritmo di una bellissima melodia.
Sarei stato anni ed anni su quel divano, col suo sorriso davanti, la sua voce nell'orecchio, il suo profumo sotto il naso.
Ero sicuro che sarei stato per la vita lì, con lui, accanto a quei bellissimi occhi che mi avevano rapito e stravolto.

"Ehy, piccolo.." si avvicinò, stendendosi sul divano vicino a me. "Non pensare che farò la donna di casa per la vita, non sono il tuo schiavo, Tomlinson!" Scherzò, toccandomi la punta del naso con l'indice in un movimento veloce.
"Sei molto portato per questo ruolo, Harold." Lo baciai, in uno di quei baci che sembrano non avere una fine. "Sei bellissimo." Sussurrai poi, con gli occhi quasi lucidi.
"Anche col grembiule di mia madre?" Si sistemò con la testa sopra il mio petto, giocavo con i suoi ricci, come amavo fare ogni volta.
"Anche col grembiule di Anne." Confermai io.
E avrei giurato a me stesso, che se davanti a noi ci fosse stato un fotografo professionista, avrebbe immortalato il nostro abbraccio e accompagnato la sua arte da qualche citazione sdolcinata sull'amore più vero, sulla paura di perdere la persona che si ama, sul desidero che il nostro sogno, una volta realizzato, duri all'infinito.
"Ti amo." Gli sussurrai contro l'orecchio sinistro. Sorrise involontariamente, di quel sorriso fantastico.
"Ti amo anche io, Boo." Strinsi forte la sua mano, tremava ancora come un bambino.
Ancora fuggiva dai miei sguardi, ancora abbassava gli occhi se lo guardavo troppo a lungo, ancora arrossiva quando gli ripetevo quanto fosse bello.
Harry Styles era una piccola quattordicenne innamorata.
Io ero il suo grande amore, quello della vita, quello che deve preoccuparsi di crescere la piccola creatura, proteggerla ed amarla, fino a renderla la più felice sulla terra.

"Arriveranno tra poco, Lou." Affermò, alzandosi dal divano, sotto il mio mugolo di dissenso.
"Ci stavo così bene.." mi lamentai come un bambino. "Anche io, ma il cibo non camminerà da solo fino alla tavola, Tomlinson." Puntualizzò Harry, spostandosi in cucina.

Il campanello suonò il suo 'din don' all'interno delle pareti, Harry si affrettò vicino a me, era eccitato come un bambino all'idea dell'arrivo di Babbo Natale.
"Eccoli.." sospirò, aprendo un po' la porta.
Erano così belli, così giovani, così sorridenti. "Buon natale, frocetti!" Urlarono in coro, battendo i piedi sullo zerbino ed entrando in casa.
Li abbracciai uno ad uno, in uno di quegli abbracci da cui vorresti non staccarti mai. Eravamo finalmente tutti insieme, ancora, come una volta.
"Vedo che siete entrati in quel periodo d'addobbi natalizi stile 'famiglia americana'." Scherzò Zayn, guardandosi intorno.
"Siamo una famiglia, no?" Commentai, versando lo spumante nei cinque calici.
"La migliore!" Concluse Niall, facendo una foto ai cinque calici pieni. L'avrebbe sicuramente postata su Twitter, così da fare il migliore regalo a quelle poche fans che ci erano rimaste, che si sarebbero commosse, strappate i capelli e si sarebbero messe ad urlare all'idea di saperci insieme come una volta.
Alzai il bicchiere verso il soffitto, seguito dagli altri. "A noi." Alzammo leggermente di più il calice, poi Liam interruppe.
"Sarebbe meglio brindare a voi."
Io ed Harry ci guardammo, sorridendo un po' increduli.
"Alla vostra casa addobbata come una di quelle americane.." Aggiunse Zayn.
"Al vostro amore che ha vinto su tutto." Concluse poi Niall, sotto il 'cin cin' del cristallo.
Harry si voltò, afferrandomi il mento, per poi baciarmi forse, con un coraggio che mai aveva conquistato.

La tavola era bandita di cibi di cui, forse, non sapevo neppure l'esistenza.
Proprio come una volta, quando mi sedevo tra mia mamma e mio papà e mangiavo così tanto da stare a digiuno per i quattro giorni successivi.
Avevo la classica concezione del natale: famiglia, cibo, brindisi, regali, albero, foto.
A cinque anni credevo in Babbo Natale, a dieci assecondavo mio papà pur sapendo che non esistesse, a quindici accompagnavo le mie sorelle a comprare i regali per i nostri genitori. Quello era il mio Natale.
Adesso a venticinque anni ero con i miei tre migliori amici, la persone che amavo, a brindare, mangiare, aprire i regali, osservare l'albero che io ed Harry avevamo decorato e a guardare vecchie foto dei nostri periodi da adolescenti.
Niente era cambiato. Stesso sorriso ingenuo, stesso cuore grande, stessa gioia di festeggiare la festa più importante dell'anno.
"Pensate a quando casa vostra sarà cosparsa di giochi di bambini, a quando i vostri piccoli vi aiuteranno ad addobbare l'albero.." rifletteva a voce alta Zayn.
Harry mi stringeva forte la mano, mi voltai per sorridergli e mi stava osservando, con quei suoi occhi così perfetti, così puri.. uno sguardo ed io morivo.
"Saremmo dei padri perfetti." Riflettevo io, sognando ad occhi aperti.
"Lo sarete, ne sono sicuro." Aggiunse Liam, con voce ferma e decisa, come a fare premonizioni di cui noi, non avevamo neppure mai parlato.

"Apriamo i regali?" Consigliò Harry, avvicinandosi all'albero.
"Questo è per voi, da parte di tutti e tre."
Liam ci porse un pacco quadrato, decorato di una carta argentata. Lo guardai sorridente, cercando di capire cosa potesse essere, lui ricambiò il sorriso e con un cenno della testa mi invitò ad aprilo. Harry era vicino a me, iniziai a scartare il regalo, con la sua mano sulla mia coscia.
Era coperto di una pelle marrone scura, quadrato, cucito a mano.
Le iniziali "L" ed "H" al centro, che si intrecciavano tra di loro. Era forse, il regalo migliore che avessi mai ricevuto in venticinque anni di vita, dopo Harold, ovviamente.
Lo aprii: era un album. Un album che ripercorreva il nostro percorso, le nostre foto ai tempi di X-Factor, quelle dei baci rubati e degli scherzi fatti quando eravamo rinchiusi in camera, le foto del periodo in cui vivevamo a dodici ore d'aereo, con i nostri sorrisi spenti e gli occhi arrossati dalle lacrime e poi eccola: la foto che aveva dominato centinaia di copertine, quella del nostro bacio, del coming-out, del giorno in cui io sono nato per la seconda volta.
Harry spostò leggermente una lacrima, cercando di non dar troppo nell'occhio.
"E' il regalo più bello che potessi ricevere.." sussurrò con la voce roca.
Gli altri sorrisero, orgogliosi del loro capolavoro. Restai in silenzio, mentre il mio ragazzo consegnava il regalo che avevamo fatto per ognuno di loro.
Restai in silenzio a contemplare quella meraviglia che avrei tenuto con estrema delicatezza per il resto della mia vita. Ero in silenzio solo perchè la voce era secca, la gola era arida e qualora avessi proferito parola, probabilmente sarei scoppiato in lacrime.
Niall, Zayn e Liam aprirono lentamente il pacchettino. "Non ci posso credere.." sibilò Malik.
Era un album di 'Up all night', uno delle prime edizioni, il nostro amato primo album. Restano tutti e tre a guardare la copertina, come se non l'avessero vista altre mille volte.
Erano emozionati, felici, soddisfatti. Probabilmente stavano vagando con la mente a quei ricordi che ti fanno spuntare sul volto un sorriso spontaneo.

Party "More Than this" dallo stereo centrale. Harry aveva infilato il cd. Il colpo di grazia.
Iniziammo a cantare come una volta, cantare col cuore, lasciando sfogo a qualche stonatura o nota mancata.
Cantavamo di ricordi, esperienze, gioie e lacrime. Cantavamo del successo e del periodo di caduta, della nostra amicizia, cantavamo di tutto ciò che avremmo passato, in un futuro, ancora insieme come una volta. Cantavamo noi. Cantavamo di noi.

Scoccò la mezzanotte, ufficialmente era passata quella sera in cui tutto il mondo si blocca per esser felice.
Ma chi è stato quell'idiota ad aver imposto una regola per la quale si possa esser felici solo per 24 stupide ore?
Alzai il calice in aria. "Vi voglio bene." Sospirai, sotto i sorrisi dei miei migliori amici.
Niente discorsi contorti o frasi fatte, una promessa fatta bene, accompagnata da un sorriso spontaneo è il regalo migliore che si possa consegnare.

***

Fattosi tardi se ne andarono, dopo averci abbracciato e salutato almeno una decina di volte a testa.
Chiusi la porta e mi voltai. Harry stava osservando ancora l'album in pelle che teneva fra le mani. "E' fantastico.." contemplò col sorriso sul volto.
"Già.." aggiunsi io.
Lo girò, aprì l'ultima pagina e "Aspetta Lou, guarda: c'è una dedica che non abbiamo letto."

<< Alla coppia per la quale abbiamo lottato e su quale abbiamo scommesso. Per venerare un amore che ha vinto su tutto e sconfitto tutti. A voi, che avete saputo renderci orgogliosi, felici, soddisfatti di un'amicizia dalla quale non ci separeremo più.
A voi dedichiamo i vostri momenti, i nostri complimenti e vi promettiamo che lotteremo contro il tempo, la noia, contro la vita, per far si che la vostra fantastica storia da film duri fino a quando il Natale non verrà celebrato il 31 Febbraio.
                                                                                                                                                                                                                         Vi vogliamo bene.
                                                                                                                                                                                              Liam, Zayn e Niall. >>


Con gli occhi lucidi mi voltai verso Harry.
E baciandolo, con le mie mani nelle sue guance rosse gli sussurrai un "Buon Natale, amore mio."






~ Harry ~




Mi asciugai un po’ le lacrime, rispondendo con un timido “Buon Natale anche a te” abbassando lo sguardo e appoggiando la testa sul suo petto.
Amavo quella posizione, potevo sentire il suo cuore che batteva la cassa toracica che si allargava sotto ogni suo respiro, potevo carezzargli i fianchi e potevo stringerlo a me, potevo sentire di essere suo.

Ad un tratto mi alzai di scatto, facendo anche spaventare Louis, che mi chiese se stavo bene e salì nella nostra camera cominciando a cercare nella tasca del giubbotto la scatolina.
Quando scesi le scale di corse trovai Louis in piedi davanti al divano gli corsi incontro, lo baciai e lo abbracciai forte e
-Cos’è questa felicità improvvisa Hazza?- Gemette reggendomi mentre attorcigliavo le gambe intorno alla sua vita.
Si sedette sul divano, io a cavalcioni sulle sue gambe, fronte contro fronte, naso contro naso, labbra contro labbra, petto contro petto.
I respiri, il mio un po’ affannato dalla corsa sulle, scale, il suo calmo si scontravano, si mischiavano, lo baciai azzerando le distanze per un casto bacio con le labbra un po’ aperte, come due adolescenti, un po’ come il primo che ci scambiammo.
-Devo darti il mio regalo di natale.- Dissi baciandogli ancora le labbra, stavolta avendo un contatto più profondo.
-Mmm.-
-Chiudi gli occhi.- Sussurrai in un suo orecchio, lui obbedì, così potei baciargli le palpebre chiuse con le labbra umide di noi, gli baciai il naso, le guance, il collo, le labbra per poi prendere fra le mani la sua mano, la carezzai un po’, baciai ogni dito, poi afferrai la scatolina aprendola e infilandogli l’anello.
Sorrise un po’, mi sussurrò di amarmi, così teneramente, così dolcemente, mi giurò amore e m strinse la mano con la sua, incastrai le mie dita fra quelle di Louis, tenendo sempre unite le nostre mani Louis aprì gli occhi e sorrise. Sorrise di quel sorriso con quale sento le farfalle nello stomaco, di quel sorriso che solo vederlo fa spuntare le fossette al lato delle mie labbra, di quel sorriso di cui mi ero innamorato e non mi sarei mai più stancato.
I nostri anelli neri svettavano sulle nostre mani, accanto, l’uno all’altro, che si toccavano, che si incastravano fra di loro come le nostre dita, come i nostri corpi, come le nostre lingue.
-E’ uguale al tuo.- Sussurrò sorpreso.
-Era il tuo regalo per il nostro primo San Valentino, da quando stiamo insieme.- Spiegai –Per me è la cosa più importante che ho, volevo che tu ce l’avessi uguale.-
-E’… perfetto, non so cosa dire.- disse arrossendo.
-Potresti provare con un “Grazie amore, ti amo”- Dissi serio scatenando la risata di Louis che fu subito seguita dalla mia.
Mi venne un brivido pensando che quando, per la prima volta sentii il suono delle nostre due risate insieme eravamo ancora in quel bagno, come due perfetti sconosciuti, ridevamo ad una battuta di un altro ragazzo, ma in quel momento sapevo che la sua risata era tutto ciò di cui avevo bisogno.
-Vedo che non hai perso il tuo pessimo senso dell’umorismo, Hazza.-
Misi il broncio e incrociai le braccia al petto fingendo il pianto di un bambino, così lui mi strinse fra le sue braccia concedendomi il suo sorriso migliore.
-Il mio regalo lo vedrai domani, spero ti piaccia.- Sussurrò contro il mio collo e la mia schiena fu scossa da brividi.
Mi sistemai meglio a cavalcioni su di lui, gli presi il volto fra le mani facendo scontrare le nostre bocche, le mani di Louis si muovevano lungo il mio corpo, e si fermarono sul mio sedere che afferrarono.
Mi spinse ancora contro di lui, ansimando piano fra le mie labbra quando i nostri bacini si scontrarono.
-Andiamo a letto.- Soffiai nella sua bocca afferrando la sua mano fra le mie e facendolo alzare dal divano, camminammo mano per mano finchè non arrivammo nella nostra camera.
Mi sdraiai sul letto, spinto dalle sue mani che mi stavano togliendo la maglietta, così lo attirai a me, sentii il mio petto caldo e nudo che toccava i bottoni della sua camicia, la sua erezione contro la mia, le sue mani ai lati del mio viso che lo stringevano e lo accarezzavano.
Mi spogliò dolcemente, baciando tutto il mio corpo, mi carezzò delicatamente come se fossi una cosa fragile, mi baciò delicatamente le labbra, occhi chiusi, fronte contro fronte i nostri fiati un po’ più veloci del normale grazie all’eccitazione che si scontravano.

-Sei bellissimo.- Disse Louis che mi osservava sorridente, mi carezzava la pelle del petto coi suoi polpastrelli morbidi.
Ribaltai velocemente le posizioni cominciando a spogliare Louis, gli baciai ogni lembo di pelle, lo strinsi a me, con le mie braccia forti, fino a far scontrare in nostri petti e i nostri visi.
Sfiorai i suoi fianchi, il suo inguine, il suo viso, lo osservavo mentre mi ansimava piano in un orecchio.
Eravamo nudi, l’uno sopra l’altro, i corpi che conoscevamo a memoria l’uno contro l’altro.
La mia pelle chiara contro la sua un po’ più abbronzata, i cuori che battevano forte.
Louis fu velocemente sopra di me, afferrandomi il sedere fra le mani, passò un dito nel solco fra le natiche e gemetti piano contro le sue labbra.
Gli sorrisi incoraggiante mentre entrava in me con due dita, baciando la punta della mia erezione e chiudendola fra le sue labbra.
Cominciò a muovere la lingua e un gemito scappò dalle mie labbra mentre mi allargava con cura.
Mi preparava a dovere, masturbandomi nello stesso tempo con la bocca per distrarmi dal leggero dolore iniziale.
Quando fui pronto entrò in me delicatamente, si appoggiò col petto contro il mio mentre era totalmente immerso in me.
Ansimai di dolore e di piacere mentre le nostre labbra si toccavano dolcemente.
Mi prese il viso fra le mani rimanendo sempre fermo e sussurrò con voce tremolante, quasi come se in quel momento stesse per scoppiare mi sussurrò vicino alle mie labbra “Non mi lascerai mai Harry, vero?”
-Sei la mia vita ormai Louis.- E gemetti forte mentre cominciava a muoversi.
Gli strinsi la schiena con me mie mani nodose, e lo attiravo sempre di più in me, e gemevo forte ogni volta che si spingeva dentro la mia carne e gli graffiavo le spalle.
Sentii un suo gemito, che fu per me come una scossa, ansimò forte nel mio orecchio mentre piano piano mi sentivo scoppiare sempre di più.
Entrò in me per le ultime spinte e quando udii il suo gemito mi lasciai andare, venendo copiosamente fra i nostri corpi mentre Louis si liberava in me dopo poche spinte.
Rimase in me per qualche minuto cercando di calmare il respiro mentre io gli passavo le mani fra i capelli sudati e gli lasciavo teneri baci sulle labbra.

***


Il pranzo di Natale era finito qualche ora prima, e dopo le eterne chiacchiere dei nostri parenti, finalmente eravamo soli a casa.
-Mmm, è l’ora.- Mugolò Louis massaggiandomi i capelli staccandosi dalle mie labbra.
-Non vedo l’ora di vedere il tuo regalo.- Sorrisi raggiante afferrando la sua mano e aiutandolo ad alzarsi dal divano.
Louis rise e mi porse i vestiti che dovevo indossare, mentre anche lui si cambiava.
Louis mi afferrò i fianchi da dietro, mi baciò un po’ il collo e poi mi mise una benda nera davanti agli occhi.
-Lou!- Protestai.
-Shh, ci sono io Harry, ti fidi di me?- bisbigliò in un mio orecchio.
-Mi fido di te, Louis.-

Mi strinse forte la mano mentre mi aiutava a scendere le scale di casa, mi infilava il giubbotto sulle spalle, mi accompagnava in macchina.
-Dove stiamo andando amore?- Chiesi curioso stringendo la sua mano sulla leva del cambio.
-In un posto speciale per noi.- Rispose.

Il viaggio non fu molto lungo, e quando parcheggiammo sentii del rumore, delle persone che urlavano, ma non ci feci molto caso, Louis mi aveva appena aperto lo sportello e mi stava conducendo, verso il luogo in cui avremmo dovuto festeggiare.
Salii qualche scalino, per poi andare al chiuso, dove il vento freddo non mi solleticava più il viso.
Sentivo molte persone intorno muoversi velocemente, bisbiagliare piano nelle orecchie.
Mi sentii osservato come se la gente bisbigliasse al mio passaggio.
-Louis, mi sento osservato.- Dissi.
Udii la sua dolce risata che mi scaldò il cuore, mi fece diventare le guance rosse, nel quale si vedevano le fossette.
-Dio quanto è bello il tuo sorriso.- Ansimò quasi fermandosi e baciandomi le labbra ancora.
Louis mi passò un filo sotto la maglia, per poi farmi salire una rampa di scale, in quel momento sentii dei bisbiglii disperdersi in un posto troppo grosso, sapevo che c'ero già stato ma non capivo, non poteva essere.
La mano di Louis mi attirò a sé, i bisbiglii sempre più forti, tante persone, troppe persone.
-Sei pronto?- La sua voce nel mio orecchio, le sue mani sulle mi spalle, annuii e basta, troppo preso, troppo emozionato.
La benda lasciava i miei occhi, una luce puntata in faccia, strizzai gli occhi per vederci meglio e in quel momento scoppiai in lacrime mentre l'urlo delle fan mi faceva perdere l'equilibrio.
Migliaia di persone, ormai non più ragazzine, erano in piedi davanti a me, davanti a noi, acclamavano il nostro ritorno, erano lì solo per noi, per noi.
Mi guardai intorno, Liam, Louis, Niall, Zayn.
La O2 Arena di Londra straripante.

Avvolsi le mie braccia su Louis, lo abbracciai fortissimo, piansi di gioia, di felicità sulla sua spalla mentre Niall, Liam e Zayn si avvicinarono a me.
-Grazie, dio, grazie, Lou, Grazie, ti amo, grazie.-Ripetevo quella parola come una sorta di cantilena, sentii il tocco indistinguibile delle mani di Zayn, delicate nei miei capelli per rassicurarmi, per calmarmi, mentre Liam, col microfono in mano parlò al pubblico.
-Louis era nel panico più totale, non sapeva che regalo fare ad Harry – Liam sorrise guardandoci e poi continuò – Una delle ultime cose che gli aveva detto era che il suo sogno era di fare l'ultimo vero concerto insieme. E' da due settimane che facciamo prove all'insaputa di Harry. Buon Natale, Harry.-
Mi aggrappai alle spalle di Louis.
-Amore? Sei pronto per cantare?- Mi bisbigliò dolcemente carezzandomi i capelli.
-Non.- tirai su col naso – Non ho provato, non so se mi ricordo.-
Zayn mi porse il leggio con i testi e lo ringraziai, per poi afferrare il microfono e -Iniziamo?- Dire, scatenando le urla del pubblico.


Il concerto andò per il meglio, steccai un paio di acuti, era troppo che non provavo, ma invece di ricevere odio ricevetti solo urla di incoraggiamento da parte delle fan, Zayn, Liam, Niall, Louis, ed io in lacrime, era l'ultima volta.
Era l'addio.

Prima dei saluti Louis prese la Parola: - Buon Natale amore mio, spero che il regalo ti sia piaciuto.- Annuii asciugandomi gli occhi. - Sappi che ti amo tanto.- Sorrisi illuminato dai riflettori, per poi gettarmi fra le braccia di Louis e baciarlo dolcemente.
Dopo le ultime parole, ci stringemmo, in fila, ci inchinammo, tenendoci stretti, e poi ci abbracciammo, un abbraccio di gruppo.
Noi, io, Louis, Liam, Niall e Zayn. Insieme su quel palco.
Per l'ultima volta.



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Non nego che mentre leggevo la parte di Fra e scrivevo la mia stavo piangendo come una stupida.
Siamo alla fine, il prossimo capitolo sarà l’epilogo.
Spero che vi sia piaciuto L’angst all’inizio e il Fluff alla fine.
Spero che la storia vi sia piaciuta, ci abbiamo messo l’anima.
In settimana posterò una Missing moments di questa storia che ho intenzione di scrivere che linkerò nel prossimo capitolo.
Ci sentiamo Martedì, grazie a tutti, grazie per aver letto, grazie per aver recensito.

-Ly.



Eccoci agli sgoccioli. Cosa ne pensate del nuovo capitolo? Non vi ripeto che leggere i vostri commenti ci riempirebbe di gioia, penso lo sappiate già. Terminare questa fan-fiction sarà durissima, ma prima o poi dovremmo farlo e speriamo che per voi possa esser un finale gradito.
Non voglio annoiarvi, passate a lasciare un commento!
Ci vediamo Martedì prossimo!

-Fra.

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Capitolo 19
*** Epilogo. ***


EPILOGO


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~ Harry ~


Gambe intrecciate le une con le altre, petti che si scontrano, baci a bocche aperte, mani che sfiorano il corpo dell’altro, ormai conosciuto a memoria.
Ogni singola rughetta, ogni piega della pelle, ogni tratto di pelle era stato già toccato, leccato, baciato, amato in quegli anni precedenti.
Le mani di Louis erano affondate nei miei capelli, e il mio corpo premeva sul suo, le mie mani gli carezzavano il viso dolcemente.
-Sei bellissimo.- Sussurrai baciandogli le labbra dolcemente, ispirando il suo odore che riempiva la mia vita, sentendo il suo sapore che avrei saputo riconoscere fra mille.
-Anche tu lo sei.- Le mani sul mio collo mi fecero rabbrividire, non mi sarei mai abituato all’effetto che produceva sul mio corpo.
Ci lasciammo sfuggire un bacio dolce, col suo naso incastrato nella mia guancia, con le mie mani a tenere il suo viso e le gambe strette, unite insieme.
Le lenzuola d’intralcio che si incastravano ai nostri ginocchi, la sua testa profondata nel cuscino, accarezzata dalle mie mani.
Gli accarezzai le guance coi pollici scostando qualche capello davanti agli occhi, lo fissai in quegli occhi perfetti, di un azzurro glaciale, illuminati dalla flebile luce della abat-jour.
-Sposami, Louis.- Bisbigliai accennando un sorriso.
Gli occhi di Louis, da prima allarmati, poi sorridenti a dolci mi fissavano ancora.
Si avvicinò al mio viso baciandomi dolcemente le fossette, poi stampò un bacio sulle mie labbra e annuì.
-Ti sposo, Harry.-


***

La sala principale del comune era  piena di gente, per quanto volessimo fare una cerimonia intima i parenti e gli amici di invitare erano comunque molti.
Entrando insieme a Louis sfiorai la sua mano e gli sorrisi.
Era bellissimo, con lo smocking che lo calzava a pennello, coi capelli laccati, e tenuti in ordine e quel sorriso splendente sul volto.
Camminando verso l’altare, col silenzio della gente intorno a noi, con solo il rumore dei nostri passi e la musica di sottofondo ripensai alla mia vita passata con lui.
Gli abbracci e gli sguardi quando ancora non potevamo mostrarci al pubblico, i baci e l’amore fatto silenziosamente nel letto di un albergo, i baci nei camerini sotto lo sguardo dei ragazzi.
La litigata, i tre mesi più brutti della mia vita, il bacio in aeroporto, l’amore sul nostro letto, la paura quando Eleanor riapparse, finalmente il coming out, il bacio in diretta mondiale, i nostri sorrisi complici.
Nella folla riconobbi Gemma in tutta la sua bellezza, accanto al sindaco, che mi sorrideva, vidi Liam e Danielle, Zayn e Niall con le loro ragazze, Ed vicino a Gemma, coi capelli rossi e la barba rasata, gli occhi azzurri che ci fissavano dolcemente, Lottie e Stan, i testimoni di Louis erano emozionati.
Mia madre e Jay, si erano girate per sorriderci, mentre il fotografo immortalava la nostra camminata all’altare.

Il sindaco parlò per un po’ ma i miei occhi erano fissi nei suoi, quando arrivò il momento decisivo presi un bel respiro profondo prima di dire quelle parole.

-Io, Harry Styles accolgo te Louis William Tomlinson come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti ogni giorno della mia vita.-

Il cuore batteva fortissimo nel mio petto, mentre pronunciavo quelle parole vidi Louis tremare un po’, i suoi occhi che mi fissavano, le labbra incurvate nel sorriso più bello che avessi mai visto.

-Io, Louis Tomlinson accolgo te Harry Edward Styles come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre.- La sua voce tremò un po’ abbassò lo sguardo per un attimo per poi fissarmi. -Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti ogni giorno della mia vita.-

Stan tirò fuori i due anelli, le due fedi d’oro e prima io, poi Louis le infilammo negli anulari dell’altro.
Le mie mani tremarono un po’ al contatto con le sue un po’ fredde, e sorridendoci il sindaco pronunciò le parole.

-Con i diritti da me acquisiti, vi dichiaro ufficialmente sposi.- Disse mentre delle lacrime cadevano dagli occhi delle nostre madri. –Vi potete baciare.- Disse subito dopo.
Così mi avvicinai a Louis che mise le mani sul mio collo, si alzò in punta di piedi e si sporse su di me facendo toccare le nostre labbra dolcemente e appassionatamente.
Ci baciammo per qualche istante, con le farfalle nello stomaco, e quando ci staccammo tutti ci stavano applaudendo felicemente.

***

-Il primo ballo degli sposi!- Disse Danielle spingendomi in pista.
Fissai Louis stringendogli la mano nella mia e lui mi annuì sicuro, insieme ci dirigemmo al centro della pista, sotto gli occhi di tutti, mentre  cominciavano a suonare un lento.
Le sue mani si incastrarono dietro il mio collo toccando ancora un po’ i miei capelli un po’ lunghi.
Il suo naso nell’incavo del mio collo, le sue labbra sulla pelle un po’ scoperta dalla camicia sbottonata fino a metà petto.
-Hai ancora del riso nei capelli.- Sorrise Louis togliendo qualche granello rimasto incastrato nei ricci.
Si sollevò sulle punte dei piedi e sfiorò le sue labbra con le mie.
Le mie mani serrate sui suoi fianchi magri, le labbra unite in un dolce e lento bacio,  fianchi che continuavano ad ondeggiare al ritmo di musica, la pace nei nostri cuori.
-Ti amo Harry.- Bisbigliò sorridendo un po’ con la fronte ancora contro la mia.
-Io di più.- E gli mordicchiai il labbro inferiore in risposta.
Quando la musica finì ci sedemmo in un luogo appartato con i pochi parenti ed amici che non si stavano scatenando col ballo.

***

-Firmate questi documenti, e questi.- Disse la signora gentilmente. –Poi abbiamo bisogno dei vostri dati e fra un po’ vi verrà detto se sarete ritenuti idonei.- Continuò.
La mano si strinse contro la sua e una volta firmato tutto mi abbracciò.
Sentii il dolce odore del suo profumo, dello shampoo e il profumo che emanava la sua pelle.
-Davvero vuoi avere una famiglia con me?-  mi chiese fissandomi negli occhi.
-Io voglio passare tutta la mia vita con te, e avere dei figli con te, Louis.-
Si stamparono un bacio sulle labbra e mano per mano uscirono dalla sala.

***

La donna indicò un piccolo batuffolo con la pelle scura e i capelli ricci e neri come la pece.
Le sue mani strinte in un pugno e un pollice chiuso fra le labbra, gli occhi socchiusi e le gambe al petto.
Il rigonfiamento del pannolino la faceva sembrare più grande di quello che non fosse in realtà.
La tutina rosa che copriva i suoi piedini così piccoli.
Mi avvicinai alla culla e con le mani grosse e nodose gli carezzai il visino, e poi fissai la donna come a chiedergli il permesso di prenderla in collo.
La signora annuì e mi sorrise, così la afferrai e la stinsi al mio petto, mentre la piccola apriva un po’ gli occhi per poi richiuderli e continuare a ciucciarsi il dito.
Riuscii a sentire le costole con le mie mani, sentivo il suo corpo scheletrico, la faccia scavata dalla fame, la pancetta inestinte e le lacrime corsero lungo il mio viso, potevo solo immaginare la sua sofferenza, ora avrei fatto di tutto perché stesse bene.
-Jamila.- Sussurrò Louis con un braccio lungo la mia vita e l’altra mano affusolata a sfiorare la bimba.
-E’ così bella.- Sussurrai con gli occhi illuminati da una strana luce, era davvero la cosa più bella che avessi mai visto.
-E’ tutta nostra, Harry.- Sussurrò Louis stampandomi un breve bacio sulle labbra.




~ Louis ~


Quando si è tanto piccoli da non distinguere il male dal bene, quando ancora si ha bisogno del ciuccio per addormentarsi e del pupazzo sotto il braccio, si aspetta il giorno di Natale con gli occhi che luccicano d'emozione e il sorriso pieno: di gioia, d'emozione, di meraviglia.
Si aspetta il Natale stringendo il pupazzo, masticando nervosamente il ciuccio di plastica, con l'ansia del regalo da scartare, la speranza di intravedere la Slitta del vecchio con la barba bianca, sfrecciare nel cielo e lasciare una scia indelebile di stelle, dietro.
Si aspetta il natale per sorridere sotto le luci colorate dell'albero, tra le braccia del proprio papà, che ti aiuta con la sua forza a sollevare l'immenso pacco che, il vecchio, aveva lasciato la sera prima, dopo aver assaggiato i tuoi biscotti e bevuto il latte che gli avevi lasciato come ringraziamento.
Si aspetta Natale cercando di fare i buoni, nella speranza che ogni desiderio venga esaudito, perchè in fondo è quello il ricatto che usano i genitori.
'Fa' il bravo, altrimenti Babbo Natale torna in Lapponia e non ti porta il regalo.'
Non è giusto? Beh, è una tradizione. Non tutte le tradizioni godano di buoni principi.

Ho sempre sognato un Natale simile a quello che ti mostrano nelle migliore scene dei cine-panettoni più famosi: l'aria calda che trasmettano le pareti di casa, il colore rosso che predomina nelle decorazioni, le luci dell'albero che creano ombre offuscate e rilassanti, il profumo dei biscotti la mattina di Natale, il pupazzo nel giardino davanti casa, l'albero gigantesco, i regali tutti a terra e una famiglia felice: con i bambini che corrono per casa, urlando di gioia e i genitori che scattane foto che mostreranno poi ai nipotini, orgogliosi del loro passato.
Ho sempre pensato che il 25 Dicembre fosse la giornata mondiale del sorriso.
Il sorriso sulla bocca del bambino che scarta il regalo a casa, quello sorriso del bambino più bisognoso che riceve un pasto in più, e il sorriso di quella creatura in ospedale che riceve la visita di un generoso uomo che, appositamente per lui, si è travestito dal vecchio con la barba bianca per regalargli qualche minuto di felicità.
Il sorriso sulla bocca dei genitori che vedono il proprio figlio felice, saltellare davanti ai loro occhi.
Il sorriso che decora i baci di due innamorati che si augurano un felice Natale, scambiandosi i regali alla luce di una candela quasi consunta del tutto.
Il sorriso migliore nella bocca di una qualsiasi persona che vede un po' di luce in fondo ad un tunnel, perchè, anche se per una giornata sola, ogni problema sembra dissolversi con il 'cin cin' dell'ennesimo brindisi.

***

La tavola era imbandita di piatti decorati accuratamente, pieni di cibo che, forse neppure mia madre, avrebbe mai cucinato.
I genitori di Harry, Gemma e suo marito sarebbero arrivati di lì a poco, mentre i miei avrebbero ritardato un po': "Dobbiamo occuparci di una cosa." Si giustificarono.
"Non pensi di aver preparato troppo?" Domandai, osservando l'interminabile fila di portato sul bancone della cucina.
"Louis!" Mi riprese Harold, con fare maturo e ovvio e dio, se era bello quando faceva la maestrina. "E' natale!" Spiegò, poi, sorridendomi e lasciandomi un lieve bacio a stampo prima di portare l'ultimo antipasto in tavola.
"Prenderò tutti i kilogrammi persi con la dieta.." Mi lamentai, sollevando un tramezzino, per morderlo golosamente.
"Ti amerò ugualmente anche sommerso dalla tua pancina, Tomlinson." Mi rassicurò, pizzicandomi la pelle appena sotto l'ombelico e baciandomi, mentre, con la mano destra mi toglieva il tramezzino dalle mani per divorarlo in un boccone.
"Riordina quel caos, tra poco arriveranno i miei." Ordinò Harold.
Probabilmente era lui la donna di casa, forse lo era sempre stato, fin quando ai tempi di X-Factor amava lamentarsi della confusione in camera, proprio come una mamma noiosa deve saper fare.
"Sissignore!" Scherzò Louis, iniziando a riporre ogni oggetto fuori posto, per concedere nuovamente alla casa quella perfezione tipicamente natalizia.

Il campanello suonò all'interno delle pareti, Harry si sfilò il grembiule da cucina. "Eccoli.." Urlò, sospirando così da eliminare un po' d'ansia.
Si avvicinò alla porta, aprendola lentamente. "Buon Natale!" Urlarono i due, entrando in casa col sorriso, abbracciando Harold, per stringerlo forte.
Li salutai calorosamente, ormai li consideravo anche io come una mamma e un papà, erano la mia famiglia, mi avevano accudito durante gli anni e perdonato quando avevo fatto soffrire il loro riccio. Meritavano tutto l'amore possibile.
"Tua mamma?" Domandò Anne, ansiosa di rivederla dopo qualche mese di confidenze perse, tra le due.
"Dovrebbe arrivare tra poco con le mie sorelle, Anne." Risposi sorridente. "Intanto sedetevi, volete qualcosa da bere?"
Robin annuì "Uno scotch per me, grazie Lou."
Preparai il drink al patrigno di Harry, porgendoglielo sorridente per sedermi ed iniziare a parlare con Anne: Harry aveva il suo stesso sorriso. Quando lei a fine di ogni frase incurvava le labbra per ridere, il mio stomaco si contorceva e i miei occhi ricadevano involontariamente su quelli verdi di Harold, seduto vicino a me.
"Mio figlio è proprio bello!"  Osservò orgogliosa la donna stringendo la mano di Robin, come per sentire il contatto sicuro di qualcuno e non cadere nel suo solito pianto di commozione che lei odiava.
"Mamma.." Sospirò Harry. Sorrisi. "Harold, lascia che tua mamma ti ammiri." Lo ripresi, facendo incastrare le sue dita con le mie. Il suo cuore perse un battito, mi osservò con aria interrogativa, mi limitai a sorridere.

Il campanello tornò a suonare.
"Vado io.." Sospirai, alzandomi dal divano, appoggiando il calice del Martini sul tavolino basso del soggiorno e avvicinandomi alla porta.
Aprii la porta e fui sommerso.
Sommerso da sorrisi che mi mancavano da troppo, da abbracci che bramavo come fossero ossigeno, da un'aurea d'amore di cui avevo bisogno.
"Mamma.." Continuavo a ripetere, stringendola forte a me. "Buon Natale, amore mio." Mi sospirò con il fiato sul collo, abbandonandosi tra le mie braccia.
Salutai anche le mie sorelline, odiavo saperle così grandi. Erano bellissime nei loro abiti eleganti.
Stavo per socchiudere ancora la porta quando "Lou.." Sentì urlare, aprii istintivamente e "Gemma!" Urlai, precedentemente allo scatto di Harry.
Gemma era con suo marito, mi strinse forte, quasi ignorando la presenza di suo fratello. Era sempre stata legata a me, era sempre stata dalla nostra parte.
"Buon Natale, ragazzi." Augurai, stringendo la mano al marito della mora, mentre lei stava continuando a sorridere come una bambina tra le braccia del suo fratellino.

"Bene. Ci siamo tutti, quindi?" Domandò a voce alta Harold. "Divoriamo i miei due giorni di lavoro!" Rise a voce alta, di quella risata bellissima.
"E la mia bambina?" Sospirò mia madre.
"Vado a vedere se si è svegliata..." Risposi, allontanandomi sotto i loro sorrisi e il rumore delle sedie che si stavano spostando, mentre tutti si stavano accomodando a tavola.

Aveva gli occhietti aperti, sdraiata nel suo lettino. Non aveva pianto, semplicemente si era svegliata tranquillamente, continuava a guardare il soffitto.
Chissà a cosa stava pensando?
"Amore mio.." Sospirai, prendendola in braccio, sistemandole il vestitino. "Pronta per essere stritolata?" Le sorrisi.
Mi guardava con i suoi bellissimo occhi color nocciola. Giurai a me stesso di aver visto cosa più bella dei suoi occhi, cosa più piccola dei suoi piedini, cosa più dolce delle sue labbra che mi stampavano un bacio sulla guancia.
Tornai in salotto, sotto lo sguardo lucente dei miei invitati.
Harry la prese tra le sue braccia, era geloso della sua bambina, geloso marcio, come non lo era stato neppure quando ero solito abbracciare Eleanor.
"Papà, ho fame..." Sbraitò la piccola, iniziando a muoversi tra i muscoli di mio marito.
"Ti avevo detto di non fargli passare troppo tempo con Niall, Harold." Scherzai, con tono fermo, finto offeso. Scoppio una risata generale, mentre Harry faceva accomodare la bimba sulle sue ginocchia e iniziava ad imboccarla.
Mangiammo così: tra una risata, un sorriso e una foto a mia figlia.
Ormai era il centro del mio mondo, la fonte fondamentale del sorriso migliore che avessi mai sfoggiato.

***

Dopo cena ci riunimmo vicino all'albero, per aprire i regali che, la piccola, aveva tentato di scartare più volte prima di quella sera.
"Iniziammo da quello che ti hanno fatto i papà?" Le chiesi. Sorrise felice ed emozionata, stringendo i suoi pugni piccoli e iniziando a muoverli dalla gioia. Annuì orgogliosa.
Le passammo un pacco ricoperto di una carta rosa. Iniziò a romperla e strapparla.
Era una bambola, una bambola di pezza cucita dai bambini Africani. Aveva bisogno di sentirsi vicino alle sue origini, di sentire che non era lontana da tutto ciò che aveva vissuto per i primi suoi 3 anni di vita. Era il suo primo Natale in famiglia e doveva sentirsi a casa. Probabilmente, avevamo pensato io ed Harry, che quando la bambina sarebbe stata più grande gliel'avremmo mostrata iniziando a raccontarle la sua storia, di come l'avevamo desiderata, amata dal primo momento ed allontanata da una realtà decisamente troppo scomoda per qualsiasi creatura.
"Ti piace?" Le domandò dolce Harry, spostandole un riccio da davanti gli occhi. Sorrise dolcemente, mia figlia, stringendo la bambola a sè e iniziando ad odorarla.
Capii che le diverse storie sul fatto che i bambini capiscono tutti, beh, erano decisamente fondate.

Aprì ogni regalo che mia mamma, Anne, le mie sorelle e Gemma le avevano fatto.
Sembrava eccitata all'idea di scartare ogni pacchetto. Per i primi tre anni della sua vita, per Natale le veniva offerto un piatto di cibo in più, oppure se era fortunata un vestito di seconda mano col quale si sarebbe coperta per il periodo invernale.
Più guardavamo quella bambina dal carnato scuro, i riccioli ribelli e gli occhi grandi, più pensavamo di aver fatto la scelta migliore della nostra vita.
Ogni volta che la stringevo al mio petto sentivo i suoi battiti dettare un ritmo che avrei ascoltato per la vita.
Era un amore puro quello mio e di Harry nei suoi confronti, un amore che non avrebbe mai trovato nessun tipo d'ostacolo.

***

"Louis, hanno suonato!" Urlò Harry dalla cucina.
"Aspettami qua, tesoro, vado ad aprire." lasciai l'orsetto che Robin ed Anne le avevano comprato e mi alzai, aprendo la porta.
Sicuramente sarebbe stato qualcuno che si era dimenticato qualcosa. Decisero tutti di andare via molto presto, avevano tutti un viaggio d'affrontare e beh, avevano fotografato la mia piccola anche troppo per quella sera.
Aprii lentamente.
Niall.
Zayn.
Liam.
Erano lì, in fila, con un immenso pacco in mano, sorridenti e belli come mai lo erano stati.
Restai un secondo immobile, con gli occhi pieni di bagliore, a guardarli e chiedermi se davvero fossero lì davanti a me. Era un sogno?
Non ci vedevamo da un po' di mesi, loro erano tornati nelle loro città, approfittando delle lunghe vacanze pre-natalizie.
"Intendi farci morire di freddo, Lou?" Mi riportò alla realtà Zayn.
"Dovrei vedere la mia ragazza." Sospirò Niall impaziente.
"E torno a ripetere: fa molto freddo, Louis."
Risi e "Entrante pure, ragazzi. Buon Natale!" Dissi, facendo loro strada, per poi chiudere la porta.
"Lou, chi era?" Domadò urlante Harry dalla cucina, non sentendo nessuna risposta si trasferì in salotto.
Restò fermo, allibito, sorridente e quasi commosso.
"Ragazzi.." Sospirò, con tono disconnesso e assolutamente incredulo.
"Buon Natale, frocetto!" Urlò Malik, aprendo le braccia per poi andare a stringerlo forte a sè.
"Zay, la bambina.." Fece notare Louis, invitando il moro a moderare i termini. Zayn sorrise, stringendosi nelle spalle e intimando un "Oddio, non sono ancora abituato!"
Intanto Niall e Liam erano già stesi sul tappeto, e avevano iniziato a fare il solletico alla piccola, a giocare con loro e tornare bambini, anche solo per qualche minuto.
"Beh, ragazzi.. volete...volete qualcosa da bere? Avete mangiato? Perchè non avete avvisato?"
"Tranquillo Haz, eravamo a cena a casa di Niall, siamo passati per augurare un buon Natale a questa meraviglia.." Sorrise Liam, stropicciando i ricci della bambina.
"Pensi che qualcuno tornerà a considerarci o saranno troppo presi da nostra figlia, Harold?" Scherzò Louis, appoggiando un braccio intorno alla spalla di suo marito.
"Non è colpa mia se è perfetta.." Rispose Harry, baciando velocemente il castano.
Zay si avvicinò a Niall. "Vuoi darlo te, alla tua ragazza?" Rise.
"Grazie Malik, sei un ottimo amico." Fece finta di commuoversi il biondo, afferrando il pacco. "Amore mio, è arrivato il momento. Tieni, questo è per te."
Horan appoggiò il regalo al tappeto, la bambina iniziò ad aprirlo.
"Non dovevate.." Sospirò Harry, non appena la cucina di plastica fu fuori. Aveva i fornelli, il forno, la luce, il rubinetto: era bellissima.
"Non deve mancare a nessuna bambina." Osservò giustamente Liam, accarezzando la ricciolina mentre iniziava a toccare ogni pulsante nella speranza di farla partire.
"Grazie." Aggiunse Louis, iniziando a fare delle foto a sorpresa ai ragazzi, mentre baciavano sua figlia, mentre lei continuava indisturbata a giocare.
"Grazie a voi di averci fatto diventare zii." Commentò Zayn, lasciando che il cuore di Harry e Louis si sciogliesse come un cioccolatino al sole.
Avrebbe mostrato quelle foto a sua figlia, quando sarebbe stata più grande, raccontandogli la storia della loro fantastica amicizia, dicendogli che beh, erano una band molto conosciuta, che si sono incontrati per caso e che beh, anche lei dovrà avere il piacere di avere amiche alle quali si vuole bene come sorelle.
Mostrerà le foto aggiungendo: "Eri invidiata da milioni di ragazze, amore mio." Lei non avrebbe capito, ma Harry, che sarebbe stato vicino a lui, avrebbe riso e a Louis questo sarebbe bastato, perchè la risata di Harry era sempre sufficiente a Tomlinson.

"Harold, è quasi mezzanotte." Constatò Louis.
"E' un modo carino per dirci che ci dobbiamo togliere dai coglioni?" Scherzò Zay, iniziando a ridere da solo, come una volta.
"Zay.. i termini!" Lo riprese ancora Louis. "E comunque no, è per un'altra cosa." Concluse poi.
Harold si alzò da terra, prendendo in collo la bambina e "Vieni amore mio.." le sussurrò nell'orecchio. "E' tempo di iniziare la nostra tradizione.." La portò sulle spalle e la fece sedere lì, poi si fece allungare la punta blu da Niall e la posò nella mano piccola della ricciola. "Mettila all'albero, su amore.."
Harry si alzò un po' sulle punte, dal tappeto i ragazzi sorridevano, guardando la bambina impegnarsi nel posare la punta sulla cima dell'abete.
"Dai, tesoro, ce la fai.." la rassicurava la mia voce sussurrata, calda, piena d'amore.
Afferai l'iphone di Harry ed iniziai a fare un video. I loro ricci sembravano esser stati clonati, le loro pelli si fondevano creando un contrasto a dir poco perfetto, i loro occhi erano di tonalità opposte e ugualmente bellissime.
Mia figlia e mio marito, l'una sulle spalle dell'altro, con i loro sorrisi pieni, quelli tipici del 25 Dicembre.
Lì, perfetti come mai, stavano facendo del mio primo Natale di famiglia, di quella famiglia, il natale migliore del mondo.

Avrei mostrato il video alla mia bambina, una volta che lei era così grande da capire la mia situazione, gli avrei detto col sorriso migliore tra le labbra:
"Eccolo il tuo primo Natale in questa casa, guarda come eri piccola. Papà stava cercando di farti mettere la punta all'albero, solo che era troppo alto e tu non ci riuscivi. Senti queste risate? Sono quelle degli zii. Dio, quel Natale piombarono in casa perchè volevano darti il benvenuto. Ricordi la cucina in plastica? Te la regalarono loro. Dissero che dovevano instaurare una tradizione, e infatti ancora oggi, passiamo ogni Natale con loro e le loro famiglie, ma non è bellissimo?
Abbiamo sempre cercato di fare il possibile per renderti felice, amore mio."

Il video finì.
"Ho una ragazza meravigliosa.." Sospirò Niall.
"Ti ricordo che stai parlando di mia figlia, irlandese." Lo riprese Harry col tono di voce estremamente pieno di protezione.
"Al cuor non si comanda Styles, dovresti saperlo!" Rispose pronto il biondo.
Harry mi guardò. "Già.." Sussurrò, posando la bambina sul tappeto e stampandomi uno di quei baci per cui vale la pena fermarsi e perdere qualche respiro.
"Buon Natale, amore mio." Sussurrò contro le mie labbra.
"Buon Natale, cucciolo." Risposi, sorridendo del mio sorriso migliore.

Ho sempre pensato che il 25 Dicembre fosse la giornata mondiale del sorriso.
Il sorriso sulla bocca del bambino che scarta il regalo a casa, quello sorriso del bambino più bisognoso che riceve un pasto in più, e il sorriso di quella creatura in ospedale che riceve la visita di un generoso uomo che, appositamente per lui, si è travestito dal vecchio con la barba bianca per regalargli qualche minuto di felicità.
Il sorriso sulla bocca dei genitori che vedono il proprio figlio felice, saltellare davanti ai loro occhi.
Il sorriso che decora i baci di due innamorati che si augurano un felice Natale, scambiandosi i regali alla luce di una candela quasi consunta del tutto.
Il sorriso migliore nella bocca di una qualsiasi persona che vede un po' di luce in fondo ad un tunnel, perchè, anche se per una giornata sola, ogni problema sembra dissolversi con il 'cin cin' dell'ennesimo brindisi.

Il mio sorriso era lì: bello, vero e maturo, mentre guardava la foto di Harry e Jamila abbracciati.
'Jamila'. Jamila era il nome del mio grande amore.
Della bambina occhi color caramello.
'Jamila' era il nome che io Harry avevamo tatuato nel cuore.
'Jamila' era tutto ciò che avevo sempre sognato.
'Jamila' era solo la coronazione di un amore nato per caso e durato fino alla fine.
Jamila Styles Tomlinson.




THE END.

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Non potete nemmeno capire che male mi fa vedere quel “completa” accanto al titolo.
Si, eccoci qua, questa storia è finita, finita bene, diversa da come era iniziata, e spero che voi lettori ne siate contenti, meritano un po’ di felicità i nostri due ragazzi dopo tutto ciò che hanno passato.
Sto scrivendo una missing moments su questa storia, precisamente verrà spiegato il perché verrà adottata una bambina di colore, quindi tenete sotto controllo il mio profilo.
Questa è la mia priva vera Long Larry che ho scritto e non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di Fra, la prima persona che ringrazio infatti è lei.
Vorrei anche ringraziare anche ogni singolo lettore che è arrivato infondo a questa storia, un “grazie” enorme a tutte le persone che hanno recensito e messo fra le preferite, ricordate o seguite la nostra storia.
Abbiamo in cantiere altre due long Larry, speriamo che anche le altre vi appassionino, spero di ritrovarvi tutti lì.
Un bacione a tutti.
-Ly.




Eccoci qua, arrivati alla fine. L'epilogo tanto atteso. Sinceramente è il capitolo migliore per quanto mi riguarda. Mi ha emozionato scriverlo, davvero tanto.
Mi sembra ieri che io e la mia migliore amica iniziammo a scrivere gli appunti per questa storia, buttando in qua e là qualche idea priva di fondamento e adesso eccoci: abbiamo concluso. La fine.
Ci siamo promesse di scriverne altre perchè è stata un'esperienza a dir poco unica.
Vorremmo ringraziare ognuna di voi per il supporto, grazie, grazie davvero.
Spero vi sia piaciuta, spero non sia stata una di quelle Fan-Fiction banali e poco originali.
Ci abbiamo messo l'anima, il cuore, passione e tempo e speriamo col cuore d'aver ottenuto un buon risultato.
Speriamo di vedervi presto ad un altro del nostro lavoro.
Grazie ancora, bellezze.
-Fra.

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