Let the Rain Fall

di Sorrow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ 0. Mizu ***
Capitolo 2: *** ~ 1. Hi ***
Capitolo 3: *** ~ 2. Hikari ***



Capitolo 1
*** ~ 0. Mizu ***


~ Let the Rain Fall

- Perchè prima o poi, anche le gocce di pioggia toccano terra. - ~

" Al cuore non si comanda.

Ci sono cose che non potrai mai capire,

perchè neanche io riesco a capirle.

L'impredivibilità delle persone è singolare,

non succede mai quello che sperassi accadesse.

Ma non piangere, non disperarti.

Ti prego, fallo per me.

Un giorno, come tutti, capirai che cosa ci fai qui, tra tutta questa gente,

punterai il tuo sguardo verso qualcuno che veramente ti interessa,

uno sguardo che andrà oltre alle apparenze,

e lui o lei, ti faranno capire con un semplice abbraccio, ciò che non hai mai capito.

Te lo prometto, te lo giuro.

E se questo non succederà, potrai allora tornare da me,

e rinfacciarmi tutto, dirmi che mi sbagliavo, che ti ho fatto soffrire inutilimente.

Ma tanto non accadrà."

XXX

Come un fuoco, che irradia di calore tutto ciò che lo circonda, come una luce splendente, che illumina tutto ciò che silenziosamente tocca, il tuo ricordo è ancora qui, vivido nella mia mente, a tenermi presente ciò che successe.

Ogni tua parola...

Ogni tua piccola paura, ogni tua grande gioia...

Era presente, era con me, tu eri qui.

Eppure la verità era diversa e scomoda da far rifiorire chiara nella mente.

La verità era che eri chissà dove, chissà come, lontano da me, e non eri più tu.

Ogni passo, ogni stupido movimento che facevo in avanti mi ricordava di te.

Ogni rinuncia, ogni dolore, mi ricordava che non c'eri più a dirmi che sarebbe andato tutto bene.

Ogni gioia, mi ricordava che non potevo più condividerla con te, perchè tu te ne eri andato, tu mi avevi tradito, avevi tradito tutti noi, soltanto per te stesso, per il tuo stupido, dannato egoismo.
E nonostante mi sforzassi di convincermi che ti odiavo, che eri stato crudele, infantile, e idiota, non riuscivo a odiarti.

Neanche un secondo.

Ricordavo i momenti passati insieme, ricordavo le risa, la forza della nostra amicizia, che credevo incancellabile, indistruttibile.


Ricordavo come ci prendevamo in giro, di come stavo bene e di come soffrivo se litigavamo.

Ora ho solo tristezza e disperazione tra le mie mani e non più il tuo affetto, non più il tuo calore e il tuo conforto.

Con il tuo gesto mi avevi quasi convinto a seguirti, a rinunciare a tutto come facesti tu. Mi avevi convinto a cercarti, a scovarti per poi picchiarti, e dirti che avevi sbagliato, che la tua casa non è la fuori, ma qui, con noi.

Credevi che qualcosa là fuori ti aspettasse, che avresti avuto tutto ciò che desideravi. Io non ho mai saputo ciò che veramente volevi, sono sempre stato in disparte dai tuoi pensieri più intimi, perchè sembravano così inaccessibili, anche nella nostra grande amicizia.

Chissà se mai lo hai ottenuto, quello che volevi. Mi auguro di no.

Tutto il male che ho addosso, tutta l'oscurità che si è riversata in me, che mi rende pieno di sentimenti contrastanti, mi ricorda ancora quanto sia vuoto senza te, quanto nessuno mai potrà riportarti indietro se non io, e quanto sia difficile non averti accanto ora, nel momento in cui io ho più bisogno di te.

Mi avevi insegnato a contare esclusivamente su di te, a poggiarmi sulla tua spalla se ero stanco e debole, e di aiutarti, e di sorreggerti se tu ne avessi avuto bisogno.

Ma tu non ne hai mai avuto bisogno, almeno non fino ad allora.

Ero sempre stato condizionato dalla tua supremazia sulle mie facoltà, della tua incontrastata potenza, seppur palese sulla mia.

E in quel momento, in cui tu eri solo e in bisogno di aiuto, tu te ne sei andato, mi hai rifiutato, hai deciso di rimanere solo, per chissà quale strana ragione e di conseguenza, di lasciare solo pure me, perchè senza di te io non sono nessuno.

Per quanto ancora dovrò patire tutto questo? Per quanto ancora si protrarrà questa triste commedia?
Per quanto ancora dovrò continuare a fingere che va tutto bene, mentre va tutto male?

Mi manchi, mi manca tutto ciò che avevamo costruito, mi manca la felicità che mi donavi, anche solo rimanendo al mio fianco senza dire nulla.

Perchè adesso non ci sei, non sei più al mio fianco, e tutto sembra un grande dramma, tutto sembra buio e scuro, nulla ha più significato, nulla sarà mai come prima.

Ti prego, non lasciarmi solo. Non scappare ancora, non eludere la realtà cercando una via d'uscita che sai di non trovare.

Non eludermi ancora che tornerai, mentre sai benissimo che non lo farai, se io non ti verrò a cercare.

Mi basterà saperti vicino a me per sempre, senza parole, senza scuse e rimpianti, come se non fosse successo nulla, come se tu fossi ancora tu. Perchè non sei stato più lo stesso, da quella volta, sei cambiato, e l'ho sentito subito, alla prima parola, sentendo il leggero, ma per me pesante e freddo, cambiamento della tua voce.

Non voglio dimenticarti, R...

Non riesco a dimenticarti.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Avete capito chi sta parlando? X°D Credo di no...
E credo che sarà difficile capirlo anche nei prossimi capitoli, di questa piccola fic. Grande mistero :D

Si accettano scommesse!

La prima fic che pubblico su EFP.
Mi raccomando recensitemi in tanti!

Luv ♥

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Capitolo 2
*** ~ 1. Hi ***


~1. Hi

"Con passione. L'ardore dei tuoi movimenti, l'impegno in tutto ciò che realizzi.

Vorrei che il tuo calore, possa avvolgermi, in una stretta soffocante.

Farei l'impossibile pur di sentire il tuo cuore battere,
e il sangue scorrere nelle tue vene.

Permettimi di entrare nella tua vita, di bruciarmi nel tuo amore.

E di restarti sempre vicino, ustionandomi di te.

Fino a restare senza fiato, e forse morire nel tuo luminoso fuoco."

XXX

Le mie mani prudevano. Forte. Avevo un bisogno insormontabile, sin dal momento in cui avevo acquisito che dovevo adempirlo per forza, avevo capito che nonostante tutto, non ne potevo stare senza.
Materializzai dal nulla le mie due armi. La loro consistenza tra le mie dita, il loro eterno e intangibile calore nel mio tatto, mi faceva stare bene all'istante. Era come una ninna nanna nella tempesta. Un carezza nel più grande dolore. Era la mia fiamma.
Mi tranquillizzava, quando ero teso e insicuro. Cosa che succedeva spesso, sopratutto in concomitanza di una battaglia.
E quella che stavo per affrontare era la battaglia più grande della mia vita. La battaglia contro me stesso, e contro tutti. Forse anche contro tutto.
Iniziai a menare per aria i fendenti, arrabbiato, forse furioso, la mia mente vagava persa tra i pensieri, in cerca di qualcosa.
Qualcosa che mi indicava come ottenere ciò che desideravo da molto tempo.
Gli esseri oscuri soccombevano a poco a poco, il loro cuore rubato, si alzava al cielo, ed ero consapevole di quello che facevo, ogni volta che guardavo quel cuore dirigersi verso la grande luna luminosa nel mezzo del buio. All'improvviso mi fermai, di colpo, mentre gli esseri, minacciosi si avvicinavano a me, bramosi di altri cuori.
Avevo sentito un rumore. Mi girai e lo vidi, nel suo cappotto nero identico al mio. Come se non bastasse.
Gli heartless si diressero tutti su di lui, attaccandolo con ferocia, e spaventandolo a morte.
Ci pensai io.
-Uaaah... Fiu, grazie Numero VIII. Mi hai davvero salvato la vita.- Disse, fermandosi di colpo dalla fuga che aveva tentato.
-Che diavolo di fai tu qui?- Chiesi, mostrandogli i miei due contundenti, irritato.
Una goccia cadde sul mio cappotto. E mi ricordò quanto era odioso il mondo in cui ci trovavamo. Forse per questo se ne era andato. Acqua, bleah.
Mi guardò strano, come se fosse naturale che lui mi seguisse mentre mi facevo i cavoli miei. -Maaah, facevo un giretto, sai passavo di quiiii...-
Lo interruppi. -Che vuoi? Che te l'ha ordinato quel cane di Xemnas di venire a spiarmi?-
-Eeeeemh, ma naaa che dici, che non mi credi? Dovresti sapere che odio il capo, è così arrogante. Un po' come te Axluccio.-
Mi sentivo davvero uno schifo, e sentirmi chiamare "Axluccio" di certo non faceva che aumentare il mio disagio.
-Chiamami ancora una volta così e ti riduco a carbone per un camino. Got it memorized?-
Gli occhi di quel deficente si spalancarono, terrorizzati. -O-ok, caaalmo, va bene.- Ritrattò, indietreggiando.
-Allora, cosa vuoi?- Gli domandai ancora, facendo sparire in un turbinio i miei Chakram. La pioggia aveva iniziato a scendere lenta ma forte. Sentivo le goccie sulla mia testa che mi facevano rabbrividire. Il numero IX invece sorrideva.
-Come adoooro questa pioggerella pomeridiana.- Farfugnò, adulando il suo stesso elemento. Lo fissai, indeciso se tirargli un pugno oppure una fiammata corposa. Demyx, bleah.
-La vuoi finire di parlare a vuoto e dirmi perchè continuavi a seguirmi?-
-Beeeh sai... negli ulitmi tempi... - Cominciò, mentre ballava spassionato sotto la pioggia, facendomi rimembrare l'orrorifico ricordo dell'ultima volta che avevo visto
Saïx sul balcone nel mezzo della notte, che ballava in un modo a dir poco vomitevole. - Sei davvero strano. Fai sempre il muso, non stai agli scherzi... e adesso ti metti pure a svolgere i compiti di quel disidratato di Xemnas... distuggi più Hearless tu, che quell'umano pazzoide custode del Keyblade.-
Mentre ballava mi guardava, con l'aria davvero preoccupata.
Io guardai il terreno bagnato, tirandomi su il cappuccio, temendo che i miei preziosi capelli perdessero la loro forma per causa dell'acqua.
Demyx mugulò. E riniziò a parlare, cauto. - ... credo sia colpa del tuo amato Numero XIII.- Gli lanciai un'occhiata ambigua. -Da quando ci ha traditi, sembra che tu sia diventato un morto.-
Smise di torcersi, e si schiarì la voce, forse pronto a cantare.
-Ti prego, risparmiami lo strazio.- Lo fermai. Non ero di certo dell'umore giusto per sentire quella voce stridula.
Mi osservò truce, prima di girarsi a braccia incrociate. -E io che volevo dedicarti una canzone che parla del mare.- Non lo vidi, ma ero sicuro che i suoi occhi si illuminarono mentre pronunciava "mare".
-Appunto.- Ribattei, guardandomi attorno per cercare un palazzo che avesse una tettoia.
Ne trovai uno.
-Il punto...- Quasi urlò quell'altro con la voce spezzata, visto che mi aveva rincorso. -E' che non sei più tu. Non è che stai pensando qualcosa di strano? Tipo... diventare il favorito del capo per far in modo di convincere tutta l'organizzazione a cercar il tuo biondino preferito?...- Demyx si toccò i capelli, storcendo il naso e accorgendosi anche lui di essere biondo. -Beh... meglio dire, Roxas?-
Lo guardai per l'ennesima volta, con un espressione metà tra il pensieroso, metà tra il divertito. -Solo a te vengono in mente queste cazzate.-
Lo vidi mentre iniziava a camminare sotto la pioggia, nervoso e offeso. -Mi scusi allora, signor "memorizzato". Cercherò di non turbarla più con queste redicole questioni, visto che mi tratta così.-
-Però...- Sussurrai, riflettendo. Schioccai le dita, facendo comparire delle piccole scintille arancioni. Si era fermato, girando lo sguardo verso di me, avendomi sentito.
Si avvicinò, veloccissimo, silenzioso come un gatto e mi guardò, sembrando uno mezzo spiritato, negli occhi. -Però COSA?- Indugiò, e pensai che fosse un pazzo. Anzi, lo pensavo già da tempo, ma adesso era chiaro.
-Però...- Riiniziai a voce alta, scansandolo dalla mia vista. -Mi hai fatto venire in mente una cosa.-
-COSA?- Fece ancora, con la stessa espressione idiota di prima.
Lo scrutai truce per un secondo e continuai. -Sto pensando di tradire l'organizzazione pure io.-
... -ANCORA?-Domandò, da perfetto ebete. -L'hai già tradita una volta, non...- Gli misi una mano sulla bocca, facendogli finire anticipatamente la sua inutile frase.
-Si, ancora.- Sorrisi. -Got it memorized, idiot?-
Si tolse la mia mano dalla sua faccia. -Si certo, ma perchè vuoi tradirla? Per quel ragazzino? Aaaaah, avanti, perchè ti interessa così tanto, non è neanche così intrigante poi...- Continuò a parlare a vuoto.
-Perchè è un mio...- -Hey!- Mi prese un braccio, forte, cercando di mostrare di essere arrabbiato, e feroce, cosa che gli riusciva malissimo. - Adesso che ci penso... io non sono un idiota hai capitooo?!-
Scansai il suo braccio dal mio e lo guardai mentre si faceva piccolo piccolo. -Ricordi il carbone?-
-S-si.- Rispose, balbettando.
-Ecco. Memorizzalo bene.-
Sbattè gli occhi, terrorizzato. Ma poco qualche secondo di puro terrore si fece pieno di se e iniziò ad urlare come una gallina.
-Ah. A-A-A-A-A-A-AH. Mio caro Soffio di Fiamme Danzanti. Lo sai, chi sono io? Ma mi chiedo... tu lo saiii?- Starnazzò.
Girai gli occhi, sorridendo. -Si. Sei Notturno Melodico, il cantante più sfigato di questa terra.- Mi misi a ridere.
-Ah ah ah. Ma che ridere. BEH, caro mio. Io ho il potere di controllare l'acqua, se tu non l'avessi memorizzato bene.-
Alla parola acqua rabbrividii, guardando la pioggia che scendeva a catinelle davanti al grattacielo della memoria. Uno dei miei posti preferiti. Tranne quando pioveva, ovviamente.
-Già.- Dissi, guardandolo con aria comunque superiore.
-E se ti gettassi addosso un po' di acquetta fresca? E' così piacevole no?-
Spalancai gli occhi in una maniera simile a quella che aveva assunto lui, ma cercai di controllarmi almeno. -No, grazie per il pensiero, comunque.-
Sghigniazzò, canticchiando una delle sue canzoncine sceme.
Lo scroscio della pioggia, insieme al suo mugulare mi dava la nausea. Parlai per coprire quello scempio. -Credo che lo farò.-
Continuava a canticchiare sbadatamente. -Dici tradire l'organizzazione?-
-Ovvio, cretino! ... - Mi tratenni da dire "...Roxas mi manca...", mi avrebbe preso in giro a vita quello.
Ormai Demyx era completamente fradicio. Il cappotto nonostante tutto, non aveva fermato molto la pioggia. Faceva ridere con i vestiti bagnati che continuavano a scendergli, zuppi d'acqua. Ma lui non sembrava curarsene minimamente.
-Uuuumh...- Mugugnò con la faccia rivolta verso l'alto. -Se devi, allora vai, Namber eiht!-
Lo guardai, mentre si allontanava sotto la pioggia, naturalmente sempre canticchiando.
Gli corsi dietro, rimettendo il cappuccio. - Non lo dirai a nessuno vero?-
-Maaah.- Disse, passeggiando allegro. Lo presi per i capelli, facendolo piegare all'indietro. -Ahia! Iiiaaaaaa! Aaaah!- Era sospeso, se l'avessi lasciato sarebbe caduto disteso a terra.
-Non lo dirai a nessuno. Promettilo.- Impartii io, serio.
-Come è bella, l'acquaaa che cade, dal cieloooo oggiii!- Cantò quello grignando i denti, visto che gli tiravo i capelli sempre di più.
-Non credo che riusirai a fare molto con la tua acquettina, contro i miei pugni sul tuo naso.- Gli rinfacciai sorridendo.
L'esperessione del numero 9 si fece sorpresa e ammirata. -Ma che bei occhi verdi che haiiii!- Disse, guardandomi con gli occhi che sembravano splendere.
-Graz...- Lo guardai sbalordito, e poi tornai alla realtà. -Cosa centra!- Esclamai tirandogli i capelli fortissimo.
-Ahia!- Urlò portandosi le mani sulla testa dolorante. -Sai che non lo farò!-
Lo lasciai, mentre piagnucolava e borbottava qualcosa.
Si rimise in cammino. Lo vidi camminare incerto in avanti, riinizando a intonare il suo motivetto.
Le gocce continuavano a bagnarmi il viso lasciandomi addosso la sensazione che odiavo di più. Erano così fredde quelle stupide frazioni d'acqua. Non era come la mia amata sensazione di bruciore, quella che mi procurava il fuoco. Il mio indispensabile fuoco. Come il mio indispensabile Roxas. Chissà dov'era adesso. E che stava combinando.

-Axllllllllllllllllllll?- Demyx aveva urlato il mio nome, con la sua solita vocina da donna. Come lo odiavo quando storpiava il mio nome.
-Dimmi.- Risposi, rassegnandomi.
-Maaa...- Gridò ancora, avvicinandosi.
-Che cosa vuoi adesso?-
- ...non è che...-
-Che?- Iniziavo a scocciarmi.
-...cheeee...-
-CHE?- Ripetei irritato.
Demyx era vicino vicino a me in quel momento. Mi guardò curioso e si mise le mani sui fianchi.
-...che ti piace Roxy?- Concluse, sempre osservandomi, cercando di essere penetrante.
-EH?- Urlai io, con la stessa vocina e espressione da ebete sua.
-Hai capito beh.- Mi fece, lo sguardo ancora puntato.
Diventai leggermente rosso, o forse lo diventai completamente, chi lo sa. Restò il fatto che quell'altro sorrise, compiaciuto.
-Aaaaaah. Ora ho capito tutto. O si.- Si disse, girandosi di scatto e riprendendo la sua camminata felice.
Lo seguii, giustificandomi per non so cosa, ma mi venne naturale. -Non è che mi piace... è un mio caro amico...-
-Caro amico, certo.- Mi prese in giro l'altro.
-...Gli voglio bene, tutto qui...-
-Eh beh certo. Gli vuoi bene. E' chiaro.-
-E mi manca.-
-Oh, ti mancaaaaaa
- Ululò lui con un tale tono infemminato, che io rabbrividii al solo suono.
-Senti.- Gli imposi deciso. - Non sono una tale femminuccia come te. Lui mi manca. Come AMICO. Quindi finiscila e smettela di supporre cazzate come fai di solito.-
Gli occhi di Demyx si fecero umidi, più di quanto non lo erano per tutta l'acqua che aveva addosso. Pensai che fosse una allucinazione e invece no. -E scusami se ti ho offeso eh! Me ne vado. Peccato... e io...- ...fece un ghigno equivoco. -... Che ci... speravo...-
-Eh?- Chiesi perplesso.
Lo vidi scivolare lentamente via... fischiando una canzone triste...
E mentre sentivo il dolore che mi faceva quella odiosa umidità, capii.
Come io, non riuscivo a stare troppo nel dolore e cercavo una soluzione, lui se ne era andato, in cerca della sua soluzione. Aveva sofferto certo, a lasciare le persone care, ma doveva capire, doveva ritrovare se stesso.

E io sapevo chi fosse veramente lui.
Io avevo taciuto, per l'Organizzazione. Ero stato zitto, per una stupida banda di Nobody incazzati.
E lo avevo fatto star male. Gli avevo tenuto segreta la sua verità, non gli avevo detto mai chi era la sua metà.
Non gli avevo mai parlato di Sora. MAI.
Eppure lui mi aveva confidato che voleva scoprire chi era. Era... Era...
Era colpa mia.

Roxas, stava male... Roxas se ne era andato via... per colpa mia.

Il mio migliore amico era partito per cercare qualcuno che io avrei potuto benissimo fargli trovare in un baleno.


~

Correva come un pazzo scatenato e rideva, rideva tantissimo.
Lo guardavo. Ebbi un fremito, e una insana voglia di prenderlo e farlo bruciare vivo.
Ritornai alla realtà, Roxas si era fermato davanti a me e mi guardava, il suo splendente sorriso sulla bocca, e i suoi zaffiri che mi osservavano. Respirava rumorosamente, cosa che mi fece ancora di più volergli tirare una fiammata enorme sulla faccia.
-Che fai li seduto? Perchè non vieni con me?- Mi chiese, dopo molte altre boccate d'aria.
-E' divertente osservarti mentre provi a catturare quel Nobody. Tanto non ci riuscirai.-
-E invece si! Se dici che tu ci sei riuscito, perchè io no?- Quasi urlò, cosa che mi fece prendergli il collo con tutte due le mani. Mi guardò con gli occhi aperti e fissi, sorpreso. -Non urlare.- Gli ordinai, non con cattiveria o serietà, glielo ordinai e basta.
-Va bene.- Mi rispose lui tranquillo, mentre io lo lasciavo. Ormai si era abituato quasi a i miei scatti strambi.
Era tornato tutto quasi silenzioso, tranne per i passi di Roxas che continuava a giocare con quel Simile.
Passarono alcuni minuti mentre rimasi in pace ad ascoltare i suoi respiri e affanni, le sue imprecazioni e il rumore delle sue cadute sulla terra morbida.
-Axel?- Mi chiese lui sempre affannato, che si era seduto accanto a me dopo l'ennesimo tentativo fallito contro quella creatura sfuggente.
-Tell me, Rox.-
-Perchè Xemnas mi ha accettato così facilmente nell'Organizzazione?-
Mi girai verso il ragazzo e lo fissai perplesso, portandomi le mani alla testa.
-Ho persino sentito delle voci che lui mi sarebbe venuto a cercare se io non mi fossi unito.-
Feci una smorfia, sfiorandomi la parte in cui avevo tatuato i triangolini verdi.
-Chi te l'ha detto?- Domandai così, incurante.
-Me l'ha detto ancora tempo fa Larxen.-
-Ah... non dovresti fare caso a lei, dice tante cose stupide quella.- Risposi, sorridendo al pensiero che Larxen fosse stata fin da subito gelosa della nostra precoce amicizia.
...

Sentii che era ancora preoccupato.
-Anyway, perchè me lo chiedi?-
-...ieri ho sentito Saïx che parlava con Xemnas... parlavano di me.-
Mi alzai di scatto e mi misi a sedere, preoccupato. Cercai di non farlo a vedere a Roxas.
Gli occhi del tredicesimo membro erano rivolti al cielo, osservavano seri le nuvole bianche e tranquille che ogni tanto oscuravano il sole. -Dicevano che qualcuno, aveva un nome strano, non chiedermelo, vuole coingungermi al prescelto del Keyblade, e che sarebbe una catastorfe e cose simili... non ho capito che significa "coingungere" a essere onesto, ma è un discorso idiota, non trovi? Io sono il prescelto del Keyblade, devo rincongiungermi a me stesso? Non ha senso.-
Girai i miei occhi verso un'altro punto per non incontrare quelli di Roxas. Non avevo assoluta intenzione di riverargli che il cuore della persona da cui era nato non era in un heartless, ma al suo preciso posto.
-Hai ragione, è un discorso davvero stupido.- Gli risposi, facendo finta di nulla.
Un leggero vento muoveva i fili d'erba... lo notai perchè continuavo a fissare altrove...
-Già, che scemi.- Fece ancora lui, che presubimilmente stava sorridendo dal tono di voce.

Quella sua spensieratezza mi fece provare una sensazione sgradevole... mi sentii soltanto uno schifoso bugiardo.
Il Nobody continuava a volteggiare e a danzare intorno a noi, circondandoci.
Ero preoccupato per Roxas. Se l'avessero coingiunto con Sora, che sarebbe successo...?
Sarebbe forse... sparito?... l'idea mi terrorizzava.
-E finiscila!- Esclamai autoritario, schioccando le dita e facendo sparire quel senza cervello.
...

Roxas si girò verso di me e mi guardò, la faccia sembrava soddisfatta. -Ho capito! Ho capito come hai fatto a prendere quel Nobody... tu li puoi prendere tutti!-
-Ah si?- Sorrisi. Finalmente aveva compreso che come tutti gli altri membri potevo controllare i Nobody diversi da noi.
Quelli che non possedevano fattezze umane.
-Ma... perchè io non ci riesco?- Mi chiese, sembrava triste.
Distolsi ancora lo sguardo, tornando pensieroso. Roxas mi aveva reso un po' inquieto negli ultimi tempi.
-Boy, you're different from us.- Sembravo tranquillo ma non lo ero. Almeno con lui accanto, sapevo che sarebbe andato tutto bene. O almeno lo speravo.

Non avevo compreso quanto l'ignoranza di tutto lo facesse sentire debole.

~
Iniziai a ricordare tutti i momenti in cui non gli avevo detto la verità.
E questo mi faceva male. Come le gocce di pioggia sul viso.
Non c'era più il suo sorriso che era come ustionarsi tra le fiamme per me.


Il mio fuoco si stava spegnendo.
Non lo alimentavi più.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tanto per chiarire... nulla è mai detto fino alla fine X°D
Si, in questo capitolo parla Axel. Ed è molto serio. Preoccupato per il nostro Rokusasu, che tenero **
E precisando, il prato verde, è quel prato verde in cui corrono Sora Paperino e Pippo alla fine di KH1. Comparirà spesso nella fic, quindi ci tenevo a dirvi che è quel posticino tranquillo lì.
Che Roxas incurante del suo segreto destino çç
Che triste. çç
Vi luvvo e torno a sistemare l'ultimo capitolo, visto che questa fic l'ho già finita da mooooolto tempo. Voglio solo farvi aspettare come poveracci X°D
A titolo informativo dei presenti... Le parole del capitolo sono in giapponese, HI non sta per il saluto inglese abbreviato -.- . Per ora sono Mizu, Acqua e Hi, ovvero Fuoco.

Ah. Vi chiederete chi è XXX.
Beh, non lo scoprirete maiiiii X°DDDDD

 

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Capitolo 3
*** ~ 2. Hikari ***



~
2. Hikari

"Donna toki datte
No matter the time
Non importa in quale tempo,

zutto futari de.
we'll always together.
saremo sempre insieme.

Donna toki datte,
No matter the time,
Non importa in quale tempo,

soba ni iru kara.
I'll be by you're side.
ti starò sempre accanto.

Kimi to iu hikari ga watashi wo mizukeru,
The light called "you" finds me,
La luce che sei tu mi trova,

maionaka ni.
in the middle of the night.
nel mezzo della notte."

Hikaru Utada, Hikari.

 

 

Nero. O forse indescrivibile. Come puoi chiamare tutto ciò che non è illuminato dalla luce, tutto quello che non puoi vedere?
Quello che si cela dietro le tue palpebre, è forse il buio? Il buio non è nero? O... quale altro colore? Il buio non ha un colore.
E' solo quello che resta di ciò che non è illuminato. Il buio è un'alternativa. Il buio è debole.
Mi alzai, non vedendo nulla tastai tutto ciò che mi stava intorno, cercando un appoggio, cercando la finestra, non riuscivo a stare nell'oscurità, mi terrorizzava, mi rendeva inquieto, instabile.
E poi... mi ricordava te.

Come tu lo adoravi, invece.

Riuscii a sentire il balconcino della finestra e aprii le porte, tirando su le persiane, facendo entrare la fioca luce della luna piena nella stanza, sentendo il freddo pungente invadere la camera, accorgendomi che fuori pioveva a dirotto.
Misi un braccio fuori, la mano completamente bagnata in pochi secondi.
Mi asciugai la mano nel mio pigiama, chiudendo la finestra per non congelarmi.
Chissà dove eri, se stavi bene o se stavi male... chissà se stavi piangendo e avevi bisogno di me... mi chiedevo sempre da piccolo se avevi mai pianto. Se ti fossi mai sentito solo... mi è sempre sembrato che tu fossi intoccabile da tutto, che fossi stato sempre forte anche se soffrivi, forse perchè non volevi turbarci, e farci stare in pensiero per te.
E invece... dentro di te si stagliava la più grande delle inquietudini, sentivi il dolore invaderti, e comprendevi che non era quello che veramente volevi... che forse non sapevi veramente cosa volevi. Forse dovevi andare via da tutti e tutto, lasciare ciò che avevi ora e cercare diperatamente qualcosa di nuovo, per capire se questo qualcosa era "quel" qualcosa che volevi.
E sei scappato, te ne sei andato.
Sei fuggito egoisticamente, lasciando soli chi ti voleva bene... coloro che non hai mai permesso di aiutarti, che non volevi rendere parte ai tuoi problemi.
Avevi paura di sembrare debole? Avevi paura di un giudizio? Dannazione! Che idiota!
Solo un orgoglioso come te poteva fare una cosa simile, solo un pauroso e codardo come te poteva aver paura dei suoi amici.
Noi eravamo tutto ciò che avevi e adesso sei solo davvero, perchè anche se troverai qualcosa o qualcuno eravamo noi la tua vera casa, ne sono sicuro!
Sembravi così maturo e intelligente... ma la verità è che sei terrorizzato da tutto ciò che può giudicarti, hai paura di tutto e tutti.
Ma se continuerai a chiuderti in te stesso e rimanere solo... visto che è solo colpa tua, sei tu che ti escludi, che non fai avvicinare nessuno... continuerai per sempre ad avere paura di tutti e non uscirai mai da questa trappola, perchè hai bisogno di qualcuno al tuo fianco che ti sostenga e ti faccia capire che non devi aver paura, devi solo esser forte e coraggioso.

Forte e coraggioso. Come me. Proprio come me...
Mi odio.
Tutto gira intorno alla mia vita, al Keyblade Master.
A me, che sono inutile, una persona contro tutto il mondo, un eroe.

Costretto ad esserlo.
Vidi una luce fuori, una luce nel buio delle ombre scure della notte...
Che cos'era? Ah, come se mi importasse.
Tutto quello che volevo fare era trovarlo e ammazzarlo, dargli così forte il Keyblade adosso fino a fargli sentire il dolore che ho provato io quando l'ho visto aiutarmi a chiudere quella porta.
Sapeva benissimo che soffrivo, che tutti soffrivamo, e che avremmo continuato a stare male per te, mentre te la ridevi fiero della tua impresa, ti stavi chiudendo dentro Kingdom Hearts. Che coraggio. Che cazzata.
Lo so io ben come sei fatto. Che sei solo un codardo. Solo un codardo.
E adesso mi hai lasciato tutto il peso adosso della tua cazzata, devo persino venirti a cercare. Ti sei sacrificato per il bene di tutti, hai sempre adorato fare l'eroe ed essere al centro dell'attenzione, e per questa volta mi hai lasciato essere tutto quello che desideravi. Perchè sapevi che avevo cominciato ad odiare questa posizione scomoda, tutto questo lavoro, essere colui che deve salvare tutti.
E' così stancante dover fare tutto.
Mi piacerebbe troppo stare a guardare come fai tu, ma non mi hai lasciato fare neanche questo.
Ti odio.

...
Mi alzai di colpo, la luce fuori si era fatta fortissima. Corsi alla finestra, saltando fuori, il Keyblade alla mano.
-Chi è là?- Urlai, mentre mi inzuppavo correndo tra e pozzanghere e la pioggia. Non ero stato molto cosciente.
Nessun rumore sospetto, forse un leggero rumore aureo provenire da quell'angolo stranamente illuminato, o forse era una mia impressione, la luce non fa rumore giusto?
Mi avvicinai pianissimo, i vestiti completamente bagnati, il Keyblade stranamente freddo.
-Fermati! Non avvicinarti, è molto pericoloso!-
Riconobbi la voce. Era la sua. Era fredda e decisa, come nessun'altro ragazzo della sua età poteva avere, ma aveva un tono di dolcezza nonostante tutto, non suonava come un rimprovero, ma solo come un'avvertenza.
-Ri...ku?- Sussurrai così piano e lentamente, che lo scroscio della pioggia coprì la mia voce.
Ne ero certo, era lui, ma avevo paura ad ammetterlo... o forse non ero veramente così sicuro?
-E' meglio che tu torni nella tua stanza a riposare, Custode della Chiave.- Il modo in cui disse l'ultime tre parole era stato freddissimo, e si era girato, mi aveva dato la schiena. Quell' ombra iniziò a camminare lento nella direzione opposta alla mia.
-Riku? Sei tu...?- Domandai a voce alta, facendo un passo avanti, seguendolo.
Lui si fermò, incrociando le braccia.
La pioggia si era intensificata, la luce dietro di me era fortissima, potevo sentire l'aria intorno più calda.
Sembrava indeciso sul rispondere, oppure su quello da dire. Mi avvicinai piano, cercando di vedere il suo viso. Ero a qualche centimetro da lui, aveva la testa china, come se stesse... piangendo. Mi venne naturale pensare che lo stava facendo...
Non riuscii a capire se veramente lo stesse facendo, ma mi sembrò di sentire che singhiozzasse.
Tutto questo non era un comportamento da Riku.
Era come se mi permettesse di avvicinarmi, anche se in realtà non potesse... ero quasi davanti a lui.
-Se sei tu... rispondi ti prego...- Mormorai ancora, indeciso, cercando piano di alzargli il cappuccio del sopprabito nero come la notte. Vidi una piccola parte del viso... era così alto quel ragazzo... possibile che Riku fosse cresciuto così tanto?
Con un gesto velocissimo mi prese la mano, e la bloccò tra le sue dita, facendomi un male cane.
-Non so di cosa tu stia parlando.- Rispose deciso, scagliandomi in avanti, facendomi cadere a terra, completamente in acqua. Stavo congelando.
Tutto intorno si fece ancora più freddo, la luce sparì di colpo e un strano cerchio dalla luce scura, quasi viola vorticava velocemente davanti al ragazzo che credevo fosse Riku. Mi parve che da quando avevo cercato di scoprire se era veramente il mio migliore amico scoprendogli il volto, lui si fosse fatto diffidente e nervoso, come l'aria fredda e pungente che mi stava torturando.
Mi rimisi in piedi guardandolo entrare dentro quel grande vortice.
Pensai che la situazione era strana. Non ero certo che fosse davvero lui, ma qualcosa dentro di me mi diceva che era lui...
E mentre il ragazzo era quasi sparito in quel buco nero, mi venne la brillante idea di saltarci dentro e seguirlo.
-Ehi! Aspetta!- Urlai, muovendomi a stento visto che il gelo mi aveva paralizzato.
Lui si girò, guardandomi mentre scompariva tra quelle spire violacee... -SORA!-
Mi girai di colpo verso la porta della casa, vidi Aerith e Paperino sulla porta con un ombrello.
Ca... volo. Proprio adesso, dovevano arrivare?
Rivolsi lo sguardo ancora una volta verso il vortice nero... ma era scomparso.
-Che cosa ci fai qui fuori?- Mi chiese Aerith, stringendomi in una coperta che si bagnò all'istante, ero davvero zuppo.
Sentii le mie gambe cedere e cadetti a terra, accorgendomi che il mio Keyblade era sparito da un pezzo senza che io lo volessi, pensando a come mi ero fatto scappare Riku, senza combattere.
Tutto scorreva tra le mia dita, e scappava libero, io non valevo nulla, ero solo il grande strumento di tutti per ottenere la vittoria. E scoprii poi che era vero.
L'uniche persone che dovevo trovare e raggiungere erano i miei amici, che non volevano nulla da me, che non si aspettavano che li salvassi o che li donassi qualcosa, ma erano miei amici perchè mi volevano bene.
Forse dovevo cominciare ad essere egoista come Riku? Abbandonare tutto e tutti?
Non l'avrei fatto.
Avevo un conto in sospeso con tutto, e lo avrei risolto senza scappare, come un vero eroe, visto che il destino aveva deciso così.

Ti avevo visto. E non ti avevo picchiato. Forse perchè non ero veramente sicuro che fossi tu, o forse perchè stavi piangendo.
Non riuscivo ancora a crederci.

Chissà perchè lo stavi facendo...
A chi stavi pensando.
Forse a Kairi. Lei ti è sempre piaciuta.

Avevo da poco iniziato a ripensarti, quando Aerith mi chiese per l'ennesima volta se volevo dell'altro thè.
-NO GRAZIE.- Le risposi cercando di farle notare la mia scocciatura.
Erano tutti preoccupati per me. Non avevo detto una parola di quello che era successo.
Leon entrò nella stanza, guardandomi dall'altra sponda del letto.
-Che ti è saltato in mente ieri sera?- Mi chiese facendomi sembrare un deficente. Forse lo ero stato.
-Ho...- Iniziai, interrotto. -Pioveva a dirotto, faceva un freddo cane e hai pensato di scappare dalla finestra? Bisogna proprio avere una mente fantastica.-
-Ho visto...- Riprovai a parlare mentre l'altro continuava il suo rimprovero.
-E poi perchè scappare? Che diavolo hai per la testa? Sei pensieroso, serio, non sei più il ragazzino vivace di una volta, c'è qualcosa che non va? Devi dirlo ai tuoi compagni e risolvere.-
-Leon...- Disse Aerith, non ascoltata.
-Non è che vuoi attuare qualche strano piano...-
-LEON! Ascoltalo!- Impartì Aerith, seria.
Per fortuna aveva detto qualcosa.
-Ho visto Riku.-
-Riku?!- Esclamarono tutti e due, sporgendosi verso di me.
-Si. E aveva quel soprabito nero, quello dell'organizzazione tredici.-
All'idea che Riku facesse parte di quell'organizzazione di pazzoidi, e che fosse ancora una volta un mio nemico, lo stomaco mi si contorse.
Non dicevano nulla, avevano tutti e due gli sguardi bassi, pensierosi...
-Credete che... faccia parte di quella banda?- Domandai, incerto.
Alzarono la testa, evidentemente stavano anche loro pensando a questo.
-E' impossibile, Riku non è un Nobody, è vivo.- Rispose Leon, la mano come al solito posizionata sulla fronte.
-Riku può fare tutto quello che vuole con l'oscurità e gli Heartless.- Ribattei ancora io, iniziando a considerare che veramente lui potesse essere diventato uno di quei esseri.
-Gli Heartless sono diversi dai Nobody. Riku ha il controllo totale sull'oscurità, ma non sui nessuno, di cui non conosciamo la reale natura. Sono semplicemente gusci vuoti.-
-E se fosse diventato lui stesso... un Nobody?- Questa ipotesi mi fece rabbrividire.
-Allora significherebbe che il nessuno che hai visto non è Riku, ma solo un suo riflesso senza sentimenti e dalla propria autonomia. Come un'altra persona dalle stesse sembianze però senza capacità di amare o odiare. E significherebbe pure...-
Leon si fermò, indeciso su come dirmelo. Tanto lo sapevo benissimo.
-...che Riku è morto.- Conclusi io, il cuore mi batteva fortissimo all'idea di una morte inaspettata del mio migliore amico, sembrava che volesse scoppiare.
-Non è morto. Non credo proprio. Dovresti saperlo, siate amici da sempre, è una persona forte.-
Il pensiero continuava a fluirmi veloce in mente, diversi Riku distesi a terra apparivano nella mia mente, mentre io piangevo solo e triste...
-Sora...- Iniziò Aerith, con un sorriso stentato sulla bocca. -Sei sicuro che sia proprio lui... lo hai visto in volto?-
Aveva toccato un tasto dolente. Mi sarebbe tanto piaciuto non rispondere...
-No. Ma... l'ho sentito che era lui.-
L'espressione di Aerith si fece comprensiva, anche se sicuramente non poteva capire come stavo male.
-Magari è stata solo un'impressione, non sei sicuro che sia veramente lui, è meglio che non te ne preoocupitanto, forse è stato solo un'inganno dei Heartless...-
Un inganno. Solo lui ha quella voce. Solo lui ha quel respiro...
Quel respiro... potevo sentirlo ancora, forte e calmo sulla mia fronte, quando dormivamo sulla terra umida del rifugio segreto, oppure veloce e affannato quando gareggiavamo l'uno contro l'altro, per vedere chi dei due era più forte...
Tempi diversi, che spesso facevo rivivere nella mia testa, per rassicurarmi, per farmi sentire come un tempo...

A casa.

 

~

Blu, come il mare tranquillo che onda dopo onda avanza nel tempo. Kairi. Marrone, come il terreno che ci accompagna passo dopo passo nella vita. Riku. Azzurro, come il cielo che ci tranquillizza con la sua infinita bellezza. Sora.

Sora? Sono io. Io sono Sora.
Noi eravamo tutto e tutto siamo, noi eravamo il mare, la terra e il cielo, abbandonando quel luogo, lo abbiamo fatto declinare, noi eravamo le isole del destino. Ora siamo tre elementi persi, e dell'isola in noi resta solo un ricordo.
Soltanto riunendoci la ritroveremo. Saremo completi. Perchè il mare ha bisogno del cielo e della terra, la terra di mare e cielo e il cielo del mare e della terra.
Mi ricordo ancora benissimo quel giorno. Mi feci prendere uno spavento.
Dormivamo tutti e tre sotto quella grande palma nella baia. Quel giorno faceva un caldo pazzesco e avevamo lavorato un sacco.
Kairi decise di andare a casa sua a rinfrescarsi e aspettare noi due, che dovevamo andare a casa mia, per prendere un suo quaderno con i compiti delle vacanze, che mi aveva imprestato.
Eravamo seduti nella mia cucina, io e Riku, quel ricordo è vivido nella mia mente, come se fosse un pezzo importante della mia vita. E questo mi spaventava.
Stavo sul davanzale del ripiano della cucina, mentre tu eri seduto su una sedia di fronte al tavolo.
-Non ho fatto neanche un compito. Kairi li ha fatti tutti, ne ho copiati una decina circa.- Gli dissi, mentre muovevo le gambe formando dei piccoli cerchi a mezz'aria.
Riku mi guardò impassibile con la testa apppoggiata alla mano. Sembrava proprio interessatissimo. - Si, bravo.- Il suo sguardo si rivolse infine verso il panorama al di fuori della finestra.
-Lo sai... oggi mi ha detto che staremo sempre insieme e non ci separeremo mai.- Lo dissi probabilmente perchè volevo attirare la sua attenzione, avevo un sorriso da ebete sulla faccia, sicuramente sembravo uno stupido.
-Che novità! Sarà la millesima volta che te lo dice. E che cosa dedurresti da questa nuova confessione?- Mi rispose sarcastico, sempre con quel tono che dava l'impressione di essere interessato quanto io sono interessato a una lezione di matematica.
-Che mi ama.- Feci, con il sorriso ancora più largo e scemo. Avevo dovuto aver una faccia davvero spaventosa, perchè Riku mi guardò stralunato. O forse era stata l'affermazione?
Continuò a guardarmi, l'espressione che si faceva sempre più stanca e impassibile.-Si ti ama, Sora.- Gli occhi si rivolsero al pavimento.
Non capii la sottigliezza del suo umorismo, ma continuai a sparare cavolate. -La prossima volta voglio baciarla.-
Alzò la testa e mi osservò con attenzione, prima di scoppiare a ridere in una risata divertita.
Cercai di mantenere la calma e rimanere serio. -Che c'è?! E' vero, voglio farlo.-
Di colpo la sua espressione si fece pensierosa. -Ah beh, se vuoi farlo davvero.- Concluse, risostenendosi la testa con la mano.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, pensando alle implicazioni del gesto.
-Però, io non ho mai baciato nessuno.- Dissi, guardandomi le scarpe.
-No Sora, la mamma ricordi?- Rise lui, facendo la battuta.
-Cavolo dai!- Sembravo davvero teso... -La mamma è la mamma. Ma io non sono capace di dare un bacio vero.-
-Neanche Kairi penso.- Fece Riku, osservando i pesci nella vasca che nuotavano tranquilli.
-Non ha baciato mai nessuno?!- Chiesi sorpreso, guardandolo.
Mi lanciò un occhiata ovvia. -Chi vuoi che baci se non te?-
-Te, per esempio?- Replicai, guardandolo leggermente scocciato.
-Non ho mai baciato Kairi, e non credo che lo farò prima di te.- Rispose, facendomi un gesto più che ovvio di sfottò.
La tensione era nell'aria, ci guardavamo tutti e due con uno sguardo di sfida.
-Allora vuoi baciare Kairi.- Continuai, imbronciato.
Sospirò rumorosamente, forse arrabbiato. -Non voglio baciare Kairi, non ne ho bisogno.-
-Perchè?- Avevo più di qualche dubbio. Per fortuna che un anno fa ero più ingenuo di un bambino narcotizzato pensantemente.
-Ma che cazzo mi frega.- Esordì, lasciandomi completamente spiazzato.

Si protrasse il silenzio per qualche minuto penso, finchè non parlai ancora.
-Tu hai mai baciato una ragazza?-
I suoi occhi erano spalancati verso di me, al limite della sopportazione. -Ma cosa ti interessa?- Questionò trattenendo volgarità varie.
-Era... per sapere...- Dissi con la voce spezzata mentre osservavo quello che faceva.
Si era alzato dalla sedia e ora era davanti a me, mi guardava dritto negli occhi, era così alto da raggiungermi anche se ero seduto su quel ripiano elevato.
-E anche se fosse?- Mi domandò. Il suo sguardo era strano, uno di quei sguardi alla Riku, incomprensibili.
Lo osservai anche io, spaventato. -Chi hai baciato?-
Sperai non Kairi.
-Non è importante chi.- Finì, prendendomi il viso con una mano, osservandolo.
-Che fai?- Chiesi, ancora più spaventato, mentre mi passava l'indice leggermente sulle labbra. Un atteggiamento che nella mentalità di oggi avrei definito piuttosto equivoco.
-Niente. Che sto facendo?- Domandò a sua volta sorridendo.
Mi mandava in furia quel suo modo idiota di comportarsi, ma in quel momento ero sull'orlo di un attacco di cuore.
-Umh... boh.- Mugolai, sbattendo gli occhi confuso.
Per qualche secondo nessuno di noi disse qualcosa, io lo ossevavo mentre mi muoveva la testa interessato, esaminandomi come se fosse in cerca di qualcosa.

-Allora non sai come si bacia una ragazza eh?- Mi chiese, la sua voce era stranamente seria.
-Già...- Annuii, pensando che probabilmente lui lo sapeva come si faceva, e mi avrebbe preso in giro per il resto della mia vita.
Mi guardò per un istante, diffidente. Una volta mi vergognavo di questo ricordo. E' strano, e sopratutto fa pensare cose strane, non ho mai avuto il coraggio di raccontarlo a qualcuno, in un mondo di gente così normale.
-E se...- Appoggiò le sue mani sulla mensola. -... Ti insegnassi io come si fa?-
Non so come mi venne, ma dissi una cazzata tale, che ancora mi chiedo da dove fosse spuntata. -Ma tu non sei una ragazza.-
Penso mi volesse spaccare la testa contro il muro, lo sguardo assassino era più che evidente sulla faccia contorta.
-Ma và. Pensavo di essere una piccola donnina emancipata. Grazie del chiarimento tesoro.-
Non sapevo se ridere o piangere, avevo una paura boia, Riku non era normale, quando veniva fuori con le proposte idiote.
Le sue sfide, in cui avrebbe sicuramente vinto, e mi avrebbe sfottuto fino al minimo particolare.
Sfide in cui io, se non avessi partecipato, avrei dimostrato solo di essere un codardo.
Vidi Riku guardare fuori della finestra, aveva cominciato a piovigginare. Sentivo il suo respiro caldo e al sapore di frutti sulla mia spalla, cosa che mi rendeva ancora più inquieto.
Alla fine cosa poteva essere una lezione di "come dare un bacio a una ragazza" data dal tuo migliore amico? ... normale? Non mi venne nessun aggettivo più rassicurante in quel momento.
-Allora? Devo aspettare di essere vecchio prima di ricevere una risposta? Guarda che io lo faccio per te.- Si lamentò, guardandomi serio negli occhi.
-Emh...- Cominciai ancora indeciso. -Va bene... ma...-
-Ma niente. Le condizioni le impongo io qua. Sono io l'insegnante.- Mi ammonì, sogghignando.
-O-ok... - Feci, guardandolo terrorizzato.
Lui ricambiò lo sguardo, che era perplesso. -Vuoi che non lo faccia? Sembra che stia per tagliarti la testa...-
-No no...- Negai, pensando tutto il contrario. Mi avrebbe umiliato.
-Non ti mangio.- Sorrise ancora una volta, prima di avvicinare le sue labbra troppo chiare per essere vere, alle mie.
Non so se ricordarlo come umido, o strano, oppure inaspettato tutto quello che Riku fece.
Mosse pianissimo le labbra contro le mie, cogliendomi di sorpresa. Mi aspettavo un bacio... diverso.
In pochi secondi mi ritrovai immobile mentre lui muoveva lentamente la lingua leggera nella mia bocca. Una sensazione terrbile da sopportare, ma troppo bella per essere dimenticata. Mi vergongnavo, ero un bambino.
Troppo, per essere descritto. Per ciò mi vergognavo di ricordarlo soltanto. Perchè era come... proibito.
Dalla mia testa ancora infantile, dai miei insopportabili, credo per Riku, limiti.

~

Perchè me lo sono ricordato?
Ah... che significa?

Ha ancora importanza...?
Nel buio della notte, mi perdo, dimentico, ricordo.
Di cose che non voglio, di cose che vorrei eliminare, per non sapere più niente di te.
Per lasciarci vagare ognuno per la nostra strada, senza concludere quello che abbiamo iniziato.
Qualsiasi cosa sia.

Nell'oscurità, una luce mi sorprende.
Un'idea? Una liberazione, un'affermazione.

Non ti darò anche questa soddisfazione. Soffriremo insieme e finalmente saremo alla pari.
Non vincerai ancora.

 

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Come avevo detto, nulla è mai certo fino alla fine X°D
Che carucci quei due. Riku è da prendere a pugni, Sora è così ingenuo... a volte sembra che abbia 3 anni, per fortuna che ricorda con una mente da ragazzo sano e adolescente xD
Al prossimo capitolo e recensite!
L'idea per questo capitolo mi è venuta ascoltando l'Utada United 2006, precisamente ascoltando Hikari. Adoro quella canzone live, che poi è anche il main theme di KH1 xD

Vi luvvo!

 

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