believe in me.

di Mils
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i'm with you. ***
Capitolo 2: *** She's so stupid. What the hell were you thinking? ***
Capitolo 3: *** smile. ***
Capitolo 4: *** cold. ***
Capitolo 5: *** reputation. ***
Capitolo 6: *** unwanted. ***
Capitolo 7: *** breath of life. ***
Capitolo 8: *** next to me. ***
Capitolo 9: *** cherry bomb. ***
Capitolo 10: *** shut the fuck up. ***
Capitolo 11: *** i'm gonna tell you what i'm feeling ***
Capitolo 12: *** welcome in the family, boy. ***
Capitolo 13: *** i need you, too. ***
Capitolo 14: *** i was broken for a long time but it's over now. ***
Capitolo 15: *** thank you. ***
Capitolo 16: *** you're beautiful. ***
Capitolo 17: *** with you i'm not afraid. ***
Capitolo 18: *** you're home. ***
Capitolo 19: *** inside. ***
Capitolo 20: *** we need to talk. ***
Capitolo 21: *** proud of me. ***
Capitolo 22: *** hurt ***
Capitolo 23: *** i promise you. ***
Capitolo 24: *** all night. ***
Capitolo 25: *** you're the best thing. ***
Capitolo 26: *** english tea. ***
Capitolo 27: *** be happy. ***
Capitolo 28: *** happy christmas, son. ***
Capitolo 29: *** it's creazy. ***
Capitolo 30: *** oh.. shit! ***
Capitolo 31: *** i won't give up. ***
Capitolo 32: *** i can't do this. ***
Capitolo 33: *** gotta be you. ***
Capitolo 34: *** she's love, she's all i need. ***



Capitolo 1
*** i'm with you. ***





http://www.youtube.com/watch?v=dGR65RWwzg8 (da ascoltare, se volete. suggerimento musicale)


Kristen

<< Hai tutto? >>.
<< Si, mamma.. >>.
<< Sei sicura di volerci andare da sola? Perché posso chiedere a Cameron o a Dana e Taylor forse.. >>.
Blocco mia madre prima che possa dire altro. << Mamma, è tutto okay.. vado da sola, non ho bisogno delle guardie del corpo >>.
Mia madre mi accarezza la guancia. << Lo so, Kristen.. ma.. hai sempre studiato a casa e io e tuo padre non voremmo che.. lo sai >>.
<< Mamma >>, la imploro.
Lei sospira, e in quel momento penso che io e lei ci assomigliamo più di quanto molta gente pensa. << Va bene... come vuoi, Kristen. Allora.. a dopo, tesoro >>.
Sorrido. Ho vinto. << A dopo, mamma >>.

Per la prima volta in vita mia vado a una scuola normale.
Per tutta la mia vita ho sempre studiato a casa mia, con mia madre.
Lei è una sceneggiatrice e mio padre un manager, e viaggiamo spesso.
Credo che "spesso" non sia abbastanza chiaro, diciamo che non ho mai vissuto nello stesso posto per tre mesi di fila.
Questo mi ha costretto a una vita piuttosto.. solitaria. Gli unici rapporti che sono riuscita a costruire sono quelli con i miei fratelli.
Questo però, mi ha reso quasi un maschiaccio come loro.
Cameron è quasi riuscito a convincermi a fare un tatuaggio, ma alla fine mamma l'ha scoperto e ha dato di matto.
Ho passato quest'estate in un ranch sperduto insieme ai miei fratelli e ai miei genitori, un modo per rilassarci prima di tornare alla normalità, al lavoro e a.. scuola. Scuola, per la prima volta in vita mia. Amo le prima volte. Anche se non ne ho mai avute molte.
Ma questa è la prima cosa che cambierà.
Adesso che ci siamo trasferiti a Londra, le cose cambieranno.
Voglio fare un sacco di esperienze, ho bisogno di sentirmi libera, per la prima volta in vita mia.
E tutto questo senza quel pazzo di Cameron, o agli altri due casinisti dei miei fratelli.
Cameron ha vent'anni, capelli neri sparati da tutte le parti, occhi chiari, come i miei, solo che i suoi sono più sull'azzurro, mentre i miei sono verdi. Ha le braccia ricoperte di tatuaggi e una ragazza diversa ogni settimana.
Dana, anche lui più grande di me, è più tranquillo. Forse il più tranquillo della famiglia, basta che non abbia in mano una birra. Capelli a spazzola e grandi occhioni marroni da cucciolo lo rendono il migliore quando ho bisogno di un abbraccio.
Taylor ha solo un anno in meno di me. Non mi assomiglia molto, ma dicono che abbiamo lo stesso sguardo. Per il resto, siamo come il sole e la notte.
Non posso lamentarmi, anche se sono dei casinisti so che i miei fratelli mi vogliono bene, solo che hanno reso la mia femminilità pari a.. zero.
Magliette larghe, stracciate, vecchie felpe dismesse di Cameron, jeans stretti, converse, vans, è tutto ciò che c'è nel mio armadio.
Tacchi, gonne, vestiti, non fanno per me.
Anche perché, ogni volta che mia madre provava a convincermi a mettere qualcosa del genere, i miei fratelli restavano anche mesi a prendermi per il culo. Ha smesso di provarci da quando avevo tredici anni.
Purtroppo per me, il mio fisico si è fermato a quell'età.
Sono una specie di palo. Non ho forme, e questo vuol dire non avere niente per riempire il reggiseno.
Ma non mi lamento.
Nossignore.
Anzi, meglio, così quando corro per inseguire uno dei miei fratelli non devo preoccuparmi di niente.
Cosa che capita più del dovuto visto che quei tre coglioni non sanno la definizione di privacy.
Scaccio i miei fratelli dalla mia testa e mi concentro sull'edificio che mi ritrovo davanti.
Una vecchia struttura in mattoni, circondata da ragazzini.
Urlano, parlano tra di loro, strillano, ridono e si chiamano da una parte all'altra della scuola.
Prendo un bel respiro e stringo le cinghie del mio zainetto.
Posso farcela, penso, non è la fine del mondo.
Se ci riescono nei film che guarda Taylor, posso farcela anche io.
Posso. Farcela.
Prendo un altro bel respiro e faccio qualche passo avanti.
Mi infilo in mezzo alla calca di ragazzi e ragazze che parlano tra di loro.
Non sono molto alta quindi riesco a infilarmi sotto le loro braccia alzate per salutare qualcuno e alla fine riesco a raggiungere l'entrata di scuola. Primo obbiettivo raggiunto, adesso devo solo trovare la mia classe.
Apro la tasca laterale dello zainetto e cerco il foglio con l'orario.
Sto giusto cercando di decifrarlo quando qualcuno "accidentalmente" mi finisce addosso.
Okay, sono piccola. Ma il gigante che mi viene addosso è davvero pesante, perché per poco non cado a culo in terra.
Per fortuna, chiunque sia, mi afferra al volo, facendomi riprendere l'equilibrio.
<< Scusa, non ti avevo vista >> dice.
Sollevo lo sguardo su di lui, ancora un po' stordita.
Cazzo. E' il ragazzo più bello che io abbia mai visto.
<< Ehm.. no, uhm.. non importa.. io mi sono messa in mezzo al corridoio quindi.. colpa mia >>, cerco di sorridere, ma sono ancora sconvolta dalla bellezza di questo tipo. Occhi chiari, azzurri, capelli biondi tendenti al ramato, ma cambiano a ogni riflesso di luce, lineamenti scolpiti, mascella squadrata, labbra che sembrano fatte con lo scalpello,sottili, piccole ma.. Dio. Ma la cosa che più mi colpisce è lo sguardo, ti uccide. Lentamente, di una morte dolorosa e atroce, eppure non riesci a distogliere gli occhi dai suoi.
Questo ragazzo ha.. qualcosa.
Lui fa' un sorriso sghembo.
Potrei morire.
Ora.
Adesso muoio.
<< Tranquilla, è tutto okay >>, dice.
<< Oh.. >>, provo di nuovo a sorridere e di nuovo fallisco. Penso di star facendo una smorfia. << Ehm.. okay >>.
<< Sei.. nuova? >>.
Annuisco. Più volte. Ho la testa che balla. << Si >>.
<< E non sai dove andare >>.
Faccio un timido "no" con la testa. << Mmh.. >>.
<< Dammi il tuo orario >>, sorride di nuovo e stavolta penso di morire sul serio.
Glielo passo e quando la sua mano tocca la mia sento una scarica elettrica in tutto il corpo.
Ritiro la mano, arrossendo.
Lui sorride divertito - si sta prendendo gioco di me, per caso? - e abbassa lo sguardo sul foglietto.
<< Hai storia. Vieni con me >>.
<< Ma.. ma.. tu.. >>. E' più grande di me, ne sono sicura. Non possiamo avere la stessa lezione.
<< Tranquilla, non è la prima volta che faccio tardi a matematica. Il prof se ne farà una ragione >>.
E prima che me ne possa rendere conto mi ha appoggiato una mano dietro la schiena e mi sta spingendo gentilmente in avanti.
La sua mano sulla mia schiena.
La sua mano, cazzo.
E' grande, un po' ruvida, calda e rassicurante.
Mi lascio condurre come un cagnolino.

Robert

Lascio andare la sua schiena solo quando siamo davanti alla sua classe.
Un attimo prima che si volti verso di me, mi godo il panorama.
Bel culo.
Ma poi lei si gira, con un sorriso timido in faccia.
<< Grazie per avermi accompagnata.. >>.
<< Non c'è di che. Comunque, io sono Robert >>, sollevo la mano.
Lei la guarda un po' titubante, ma alla fine la stringe.
La sua mano è piccola, bianca, morbida e calda.
Sembra davvero minuscola, sparisce dentro la mia.
In effetti, questa ragazzina è proprio minuscola.
Io sarò anche alto, ma lei è uno scricciolo.
Sorride, imbarazzata. << Kristen. Kristen Stewart >>.
<< Pattinson >>.
Annuisce, dondolandosi sul posto.
E' davvero carina.
Ha i capelli castano chiaro lunghi fino alle spalle, un corpo piccolo ma ben proporzionato.
Indossa un paio jeans stretti, che mi lasciano una bella idea delle gambe meravigliose che ha.
Ha una maglietta a maniche corte che penso di aver già visto da qualche parte. Ha il nome di una squadra di una qualche università.
Non ricordo.
Ma la cosa che più mi colpisce sono i suoi occhi: di un verde che non avevo mai visto prima.
Sono quel genere di occhi di cui potrei anche innamorarmi.
Ma che dico? Non è proprio il mio genere.
Io non mi innamoro.
Ho quasi diciannove anni e l'unico mio problema è non farmi beccare mentre fumo in bagno.
E' il mio ultimo anno qui e voglio che sia indimenticabile.
Ho già una lista di tutte le cose che devo fare, incluso portarmi a letto la professoressa di madre lingua spagnola, quella di venticinque anni carina con l'accento sexy.
La voce della ragazzina - Kristen - mi distrae dai miei pensieri.
<< Grazie per l'aiuto, comunque >>.
<< Tutto okay. Ora vado in classe, ci si vede eh >>.
Le sorrido, e lei arrossisce.
E' una cosa tenera, e mi diverte farla arrossire.
In questa scuola ci sono un sacco di ragazze, ma questa qui sembra.. diversa.
Lei mi saluta con un cenno della mano, e si volta per entrare in classe, regalandomi per la seconda volta una vista panoramica.
Alzo gli occhi al cielo, sorridendo come un ebete e mi allontano. 

Kristen

Entro nella mia classe.
Sto tremando dalla paura.
Ho tutti gli occhi addosso a me.
Ma che vogliono? Fanculo.
L'insegnante è seduta sulla cattedra e mi sorride appena mi vede. << Oh, tu devi essere la nuova alunna. Piacere, cara >>, si alza per stringermi la mano. << Io sono la professoressa Green, insegno storia >>. Avrei voglia di farle un bel "ma va? no, pensavo che insegnasse calcolo avanzato e che avessero sbagliato l'orario", ma mi trattengo. Mamma dice sempre che tendo a ironizzare un po' troppo.. e che ho preso da Cameron.
Ho gli occhi di tutti i miei compagni addosso.
Arrossisco. << P..piacere. Sono.. sono Kristen >>.
<< Ma certo. Siediti pure dove vuoi >>, indica la classe con un gesto della mano, tornando alla cattedra.
Mi volto, guardando in faccia i miei compagni per la prima volta.
Allora, facciamo un veloce schema.
Primi banchi: tutti occupati.
Seconda fila: biondine che mi stanno uccidendo con lo sguardo.
Terza fila: occupata.
Quarta fila: tutti ragazzi, mi stanno squadrando dalla testa ai piedi.
Quinta fila: un posto libero vicino alla finestra.
Corro verso l'ultima fila, lasciandomi ricadere sulla sedia con un tonfo.
Ho beccato il posto vicino alla finestra, grandioso. Almeno avrò qualcosa da fare.
Qualcuno si schiarisce la voce vicino a me.
Mi volto.
E' una ragazza.
E sta allungando la mano verso di me. No, un'altra stretta di mano no. Mi sono stancata.
Ma non voglio sembrare maleducata, così ricambio la stretta.
<< Ciao, io sono Sam >>.
<< Kristen >>.
<< Lo so, l'hai appena detto >>.
<< Oh.. giusto. Ehm, ciao.. >>.
Sam ha lunghi capelli biondi, due occhioni azzurri, una camicetta bianca molto carina e una gonna in jeans.
Sembra una barbie, ma in senso buono.
Sembra.. simpatica.
Non mi guarda come se fossi un alieno, prima di tutto.
E ha un sorriso che ispira fiducia.
<< Tranquilla >>, mi dice, sorridendomi, << la Green non è male. Tu non controbbattere quello che dice e andrà tutto bene >>.
Capisco che dovrei ridere della sua battuta troppo tardi. << AH-AH.  Ehm, farò del mio meglio.. >>.
In quel momento la professoressa inizia a spiegare e io e Sam ci zittiamo.
Ogni tanto, guarda nella mia direzione e mi sorride.
A metà lezione, solleva i pollici in alto come per dire "andrà tutto bene".
Stavolta, rido nel momento giusto.

<< Che hai alla prossima ora? >> mi chiede Sam, mentre camminiamo per i corridoi.
<< Ehm >>, prendo il foglietto con l'orario e provo a leggerlo. << Letteratura inglese >>.
Sam fa spallucce. << Buona fortuna. Grunch è un osso duro >>.
<< Oh.. davvero? >> chiedo, e già mi tremano le mani.
Sam vede la mia faccia e ride. << Tranquilla! Non mangia esseri umani. Non ancora, almeno. Dài, ti accompagno >>.
La seguo fino alla prossima classe.
Ancora prima di entrare in classe una strana sensazione mi invade lo stomaco.
Oh no, non voglio vomitare il mio primo giorno di scuola..
Sam mi saluta con la mano e scappa via.
Appena entro in classe la mia "brutta" sensazione, prende vita.
Seduto in secondo fila, nel banco centrale, c'è Robert.
Il ragazzo carino - bellissimo - che mi ha aiutato a trovare l'aula di storia.
Il mio stomaco si contorce mentre entro in classe.
Il professor Grunch, che deve aver superato da parecchio la mezzà età, borbotta un << salve >> e mi indica l'unico posto vuoto, vicino a Robert.
<< Grazie... >> dico, e mi avvio verso la fine.
Non posso crederci.
Perché abbiamo un corso insieme?
E' più grande di me.
Cazzo, no.
Mi siedo al mio posto.
Che faccio, lo saluto?
O aspetto che sia lui a farlo?
E se non si ricorda neanche di me?
Che vergogna.
Ma proprio quando sto per dire qualcosa, lui mi anticipa.
<< Ciao >>.
<< Ciao... >>.
<< Ti hanno messa in un corso di letteratura avanzata, eh? >>.
<< A quanto pare... >>.
Adesso che ci penso mia madre deve avermi detto qualcosa a riguardo, ma non le ho prestato ascolto.
Si, ora ricordo.
Il giorno stavo giocando con Taylor e Dana nel cortile del ranch. Una gara a chi correva più in fretta. Ho battuto Dana, ma ha vinto Taylor.
<< Be', avremo un corso insieme allora.. >>, un altro dei suoi sorrisi da ora-muoio.
<< S..si.. >>.
Il professore sbatte la mano sulla cattedra attirando la nostra attenzione.
<< Aprite il libro di testo! >>.
Robert si gira verso di me, e io mi perdo nei suoi occhi chiari. << Inizia la tortura >> scherza.
Annuisco, imbarazzata.
<< E già.. >>.
Sto per morire.

__________________

ehi, ciao.
questa storia l'ho scritta tempo fa'.
ve l'avevo detto che avrei scritto qualcosa su robert e kristen.
allora.
prima di tutto: non sono famosi in questa storia, sono due ragazzi normali.
mi sono basata su di loro per fisico e carattere (per quello che posso sapere)
i nomi dei parenti saranno praticamente tutti veri, solo l'età cambia, perché non ho trovato quella giusta....
spero vi piaccia e cercherò di scrivere di più la prossima volta anche per le altre storie.


























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Capitolo 2
*** She's so stupid. What the hell were you thinking? ***


believe in me.

She's so stupid. What the hell were you thinking?

http://www.youtube.com/watch?v=b5u0vjsR4z8&feature=plcp

Kristen


<< Quella di matematica ci ha dato una marea di esercizi.. non posso crederci! E' incredibile, non trovi, Kris? >>.
<< Ehm.. si.. >> dico, distratta.
Sam non fa' altro che parlare.
Parla, parla, parla.
Parla davvero un sacco.
Più di quanto le mie orecchie possano sopportare.
Ma non è questo che mi disturba. Stiamo andando in mensa, e io non ci sono mai stata in una mensa.
Okay, forse la mia cucina assomiglia un po' a una mensa per colpa dei miei fratelli, ma non sono mai stata in un posto così affollato. Almeno, non di ragazzi della mia età, che ti fissano e ti guardando dall'alto al basso solo perché sei la nuova. Alzo gli occhi al cielo, innervosita, ed entro in mensa, Sam al mio fianco.
Sam mi indica dove andare a prendere il vassoio e mentre camminiamo mi sento gli occhi di tutti addosso.
Okay, Stewart, sei solo paranoica, penso, lo dice sempre anche Cameron.
Ma Cameron non è qui e questo pensiero mi rattrista all'istante.
Di solito ho sempre i miei fratelli intorno, è una cosa che mi rende sicura.
Se Cameron è con una ragazza, c'è Dana. Se Dana ha un allenamento, c'è Taylor. Se Taylor ha da fare, Cameron fa' in modo di liberarsi.
Non sono mai stata completamente da sola.
E adesso che mi ritrovo in una nuova scuola, con un'unica amica, e tante persone a fissarmi, mi sento triste.
Ma è il mio primo giorno e non intendo fare la bambina impaurita a cui mancano i fratelli.
Ma nella mia testa sto maledicendo i miei fratelli per aver deciso di fare una scuola privata.
"Ti aiutano con i voti, sorellina" mi aveva detto Cam, e io gli avevo alzato il dito medio.
<< Ehi, Kris, c'è un posto libero là, andiamo? >>, mi indica un tavolo al centro della mensa.
<< Non sarà.. troppo esposto? >> chiedo, prendendomi in giro da sola.
<< Non tanto, dài.. vieni >>, mi supera e io non posso fare altro che seguirla.
Mentre raggiungiamo il tavolo mi accorgo di un gruppo di ragazzi che sta facendo lo stesso.
Provo a chiamare Sam, ma lei mi ignora.
Si siede al suo posto esattamente quando l'altro gruppo raggiunge il tavolo.
Resto in piedi, non sapendo bene cosa fare.
Il gruppo è formato da due ragazze bionde con gonne vertiginose e due ragazzi. Le ragazze sono piuttosto banali, ricadono sul cliché della tipica barbie, con quelle labbra rosa confetto. Mi sento a disagio per loro. I ragazzi invece sorridono tranquilli e parlano tra di loro, ridendo a voce decisamente troppo alta, sono le barbie a squadrare me e Sam dalla testa ai piedi storcendo il naso. Odio questo genere di cose, non le posso sopportare.
Prima di rendermene conto ho appoggiato il vassoio vicino a quello di Sam e sono davanti a una delle ragazze.
<< Qualche problema? >> chiedo.
E' più alta di me, ma sospetto che sia tutto un trucco dei tacchi che porta.
<< E' il nostro tavolo >> risponde, con un tono che non mi piace per niente.
<< C'è il tuo nome scritto sopra, per caso? >>.
<< No, ma tra un po' ci sarà l'impronta del mio tacco sul tuo piede se non ti togli, ora >>.
Spalanco la bocca, richiudendola subito dopo.
Ma è pazza? << Ma sei seria? >>.
La nostra discussione ha attirato l'attenzione dei ragazzi, e anche di Sam, che fissa scioccata la scena. Uno di loro, carino, faccino simpatico, capelli neri e occhi grigi e un sorriso da bravo ragazzo, si fa' avanti. << Ehi, Jenn, calma, okay? Non vogliamo fare una scenata come l'ultima volta, vero Jenny? >> le mette una mano sulla spalla ma lei se la scrolla via, stizzita. << Sta zitto, Tom >> dice, per poi fulminarmi con lo sguardo. << Ci siamo arrivati prima noi a questo tavolo, e io non ho voglia di cercarne altri >> continua, cercando l'appoggio dell'amica, che si fissa distrattamente le unghie. L'altro ragazzo si fa' avanti. << Andiamo, Jenn, possiamo trovare un altro tavolo, non scassare, mmh? >>.
Tom-faccino-carino mi guarda per la prima volta, sorridendomi. << Scusala, è pazza >>.
Si becca un colpo di tacco da Jenn, che se ne va tacchettando seguita a ruota dalla sua amica.
L'altro ragazzo si avvicina, permettendomi di guardarle bene. Capelli un po' ricci, ma corti, castano chiaro, occhi dello stesso colore, un viso allungato e un po' paffuto, ma carino anche lui, un po' di barba, labbra sottili e un'espressione un po' persa, come se stesse pensando a chissà che cosa. Tom gli dà una pacca sulla spalla, << Lui è Marcus, io sono Tom e quelle due pazze erano Jennifer e Nikki, due nostre.. >>, i ragazzi si scambiano uno sguardo d'intesa, << amiche >> concludono all'unisono, scoppiando a ridere.
Sollevo le sopracciglia, mostrando il mio disagio. << Okay... >>.
Tom sembra che sia sul punto di dire qualcosa, quando qualcuno lo chiama dall'entrata della mensa. << Tom, figlio di puttana! >>.
Quella voce.
Mi è tremendamente famigliare e quando guardo nella stessa direzione di Tom capisco perché.
Robert si sta dirigendo verso di noi, a grandi falcate.
Certo, ha delle gambe lunghissime, ed è così alto, cazzo.
Istintivamente, afferro un lato del tavolo per tenermi e non cadere a terra.
Sam si volta nella mia direzione e la sento trattenere il respiro. << Porca troia, ma quello è... >>.
<< Rob! >> lo chiama Tom.
<< Ehi, amico, vieni! >> fa' Marcus.
Robert accellera un po' il passo finché non è abbastanza vicino da vedermi.
I suoi occhi incrociano i miei e per un attimo vedo il suo sorriso barcollare, ma è questione di secondi.
Ci raggiunge con il vassoio in mano. Indica il tavolo, dove Sam sta ancora trattenendo il respiro.
Le dò una botta e lei butta fuori tutta l'aria.
Robert si rivolge a Tom, << Stiamo qui? >> chiede.
<< Non so >>, guarda a me, << Ci volete? >>.
Robert torna a guardare me. << Tu e.. >>, il suo sguardo si sposta pigramente su Sam, che lo sta fissando come una ragazzina di tredici anni potrebbe fissare uno dei Jonas Brothers, tra un po' la vedremo sbavare, ne sono sicura. << .. la tua amica, avete già preso questo tavolo? >>.
Mi ritrovo a balbettare come la peggiore delle dementi. << No.. cioè, si! Ma.. potete.. potete sedervi >>.
Tom si siede rumorosamente vicino a Sam, facendole un sorriso smagliante. << Io non mi muovo da qui in ogni caso.. >>.
Sam ricambia il sorriso, imbarazzata, ma neanche più di tanto.
Marcus ride e si siede dall'altra parte.
Io e Robert restiamo in piedi, l'uno di fronte all'altro, con gli occhi di tutta la mensa puntati addosso, per un tempo che mi sembra infinito, finché non trovo il coraggio di sedermi di fronte a Sam e accanto a Marcus.
E per chissà quale motivo, o forse perché qualcuno lassù ha deciso che mi vuole morta d'infarto, Robert si siede vicino a me.
Molto vicino a me.

Robert

<< E poi questa piccoletta si è avvicinata a Jenn chiedendole "qualche problema?", e ti lascio immaginare la faccia di Jenn. Quella ragazza avrebbe un serio bisogno di uno psicologo. E' impazzita, Rob. Non so come tu faccia a sopportarla.. >>, Tom ha raccontato questa storia almeno dieci volte e ogni volta Kristen arrossisce e prova a fare la modesta.
<< Non ho fatto niente.. >>, ecco.
<< Si, invece. Ti prego, quando sclera di nuovo ti chiamo, okay? >>.
Kristen ride, imbarazzata. << Va bene.. >>.
Okay, devo ammettere che è davvero carina.
Ed è dolce il modo in cui ride.
Molto dolce.
E si porta sempre i capelli dietro le orecchie.
Guarda verso il basso quando è imbarazzata, cioè sempre.
Ma dal racconto di Tom sembra che questa piccoletta non sia solo timida, ma abbia anche carattere.
Mi incuriosisce.
Forse non è del tutto da escludere l'idea di conoscerla un po'.
Anche se piccola, posso sempre divertirmi.
E poi ho visto il modo in cui mi guarda.
Ho visto come arrossisce e come i suoi occhioni verdi si spalancano, come due luci nella notte.
Devo ammettere che quando incrocio i suoi occhi un brivido mi corre lungo la schiena, ma è normale, sono gli occhi più belli che abbia mai visto. Nessuno ha due occhi così.
<< Allora, che ne pensi, Rob? >>.
<< Eh? >>, mi porto una mano tra i capelli, scacciando via i miei pensieri, << Che hai detto, Tom? >>.
<< Ti ho chiesto se ti va' di uscire dopo la scuola >>.
<< Si, mmh, okay. Dove? >>.
Marcus si versa un po' di coca cola. << Solito pub, Rob. Sono stanco di coca cola, ho bisogno di alcol, amico >>.
Vedo Kristen scambiare un'occhiata con Sam.
La biondina mima qualcosa con le labbra e Kristen anche, ma non riesco a capire cosa.
Roba da ragazze, immagino.
Decido di fare un po' di scena.
<< Si, decisamente. Ho bisogno di alcol e chissà, magari ci scappa anche qualche rissa... >>, lancio un'occhiata di sottecchi a Kristen e alla sua amica. L'amica è rimasta piacevolmente sconvolta, mentre Kristen sta sollevando gli occhi al cielo. Perché? Non dovrebbe cadere ai miei piedi? Di solito le ragazze impazziscono per questo genere di cose.
Ancora un punto in suo favore.
Ma non per molto.
<< Kristen, volete venire con noi? >> le chiedo, attirando subito la sua attenzione.
L'espressione annoiata e scocciata che c'era sulla sua faccia fino a due secondo prima, scompare.
Adesso mi sta guardando stupita.
<< Ehm.. non saprei. Viene a prendermi mio fratello all'uscita... >> ammette, arrossendo parecchio.
Decido di calcare il terreno. << Fratello maggiore..? >>.
<< Si... >>.
<< Mmmh. Be', non puoi mandarli un messaggio e avvisarlo che vieni con noi? >>.
Lei si morde il labbro, pensierosa. << Non so.. posso provare >>.
Sorrido e torno a mangiare.
C'è l'ho in pugno.

Kristen

<< Cam, dài >>.
<< Ma scherzi? Non se ne parla! Ma chi cazzo sono questi? Tre ragazzi? Ma tu sei fuori! >>.
Mi sono allontanata un attimo per chiamare Cameron e ora guardo imbarazzata verso Sam, sollevando la mano per dirle di aspettarmi un minuto. Cameron è incazzato.
<< Cameron! >>.
<< Kristen! Ho detto no >>.
<< Sei uno stronzo, lo sai? >>.
<< Grazie, sorellina. E se non ti trovo fuori da scuola quando vengo ti vengo a cercare e lo sai >>.
<< Stronzo.. >>.
<< Ti voglio bene anche io >>.
<< Ma vaffanculo! Cazzo, è il mio primo giorno di scuola e mi hanno chiesto di uscire tra amici, che ti costa, eh? >>.
<< Ho detto no >>.
<< Cameron, sei un pez.. >>.
<< Kristen, vuoi arrivarci a domani, vero? Ecco, allora stai zitta. Dài, vengo a prenderti tra qualche ora. Fatti trovare. Ti voglio bene, a dopo, Kristen >>, riattacca.
Mi avvicino a Sam.
<< Allora..? >> mi chiede speranzosa.
Scuoto la testa. << Niente da fare.. mio fratello è uno stronzo >>.
Sam sembra anche più dispiaciuta di me. << Oh.. mi dispiace. Be', allora non vado neanche io >>.
<< No, ma che dici? Si, vai.. magari domani posso venire. Convinco io i miei fratelli >>.
Lei scuote la testa per protestare, ma proprio in quel momento Tom e Marcus ci vengono incontro.
Senza pensarci, mi chiedo dove sia Robert.
Tom e Sam si sorridono.
<< Allora, per dopo è tutto apposto? >> chiede, Marcus.
<< Ehm.. veramente Kristen non può venire e io senza di lei non so se.. >>.
Tom guarda accigliato prima Sam e poi me. << Come? No.. dovete venire, assolutamente >>.
Faccio spallucce. << Mi dispiace, mio fratello mi viene a prendere e non posso dargli buca. Sam, vieni? >>, lei annuisce e ci dirigiamo in classe.
Non capisco perché Tom faccia tante storie.
Forse ha una cotta per Sam.
Il modo in cui la guarda, si, forse ha davvero una cotta.
Sono così concentrata su questo da non accorgermi della biondina che mi viene addosso.
Jennifer, con un colpo, fa' cadere il libro che ho in mano.
Prima che possa andarsene, l'afferro per la manica della maglietta.
Lei strilla, come un'oca. << Ehi! >>.
<< Ehi un cazzo! >> dico, << Ma sei scema, per caso? >>.
Lei sospira rumorosamente e solleva gli occhi al cielo. << Non so di cosa tu stia parlando.. >>.
<< Fai pure la finta tonta? Ah no, aspetta, non stai facendo finta >>.
Spalanca quella sua bocca appiccicosa di rossetto e lucidalabbra. << Stronza! >>.
<< Troia! >>.
Se c'è una cosa di cui sono grata ai miei fratelli è avermi insegnato a difendermi, non solo fisicamente.
So alcune imprecazioni che le farebbero rizzare quei capelli biondi, ma non voglio essere sospesa il mio primo giorno.
<< Come mi hai chiamato? >> chiede, avvicinandosi a me. Troppo, per i miei gusti.
<< Cos'è? Non capisci la lingua? Troia, troia, troia >>.
<< Non ti permettere! >>.
<< Senti, fammi passare >>, non voglio che la situazione mi sfugga di mano.
Faccio per superarla, ma lei mi afferra il braccio e mi spinge contro il muro.
Ormai c'è un piccolo gruppetto riunito intorno a noi.
Perfetto, sono appena diventata il nuovo spettacolo della scuola.
Strattono, ma lei non molla la presa.
<< Paura? >> mi chiede, avvicinando il suo viso al mio.
<< Tu sei malata >>.
<< Ho capito a che gioco stai giocando >>.
<< Ma che cazzo dici? >>, provo ancora una volta a liberarmi della sua presa, ma è più grande di me, più alta e più forte, devo ammetterlo.
<< Sta lontana da Rob, okay? >> sibila, sottolineamento ogni parola con uno schiocco di lingua. Sembra un cavallo.
Sicuramente è stata montata un sacco di volte, su questo ci metto la mano sul fuoco.
<< Rob? Non.. non capisco >>, balbetto.
Non vorrei, ma solo il suo nome mi rende nervosa.
<< Adesso chi è che fa' la finta tonta? >>, con uno spintone mi sbatte ancora una volta contro il muro, facendomi sbattere il gomito.
<< Ahi! Fanculo, fa' male eh! >>.
Molla la presa, << Avvicinati di nuovo a lui e questo non sarà niente >>.
Mi massaggio il gomito con la mano libera. << Fottiti.. >> sussurro, mentre lei si allontana.
Una mano si appoggia sulla mia spalla.
Mi giro, ancora indolenzita.
E' Robert.
<< Ehi, tutto okay? Ho visto la scena solo ora.. >>.
Lo guardo e tutto quello a cui riesco a pensare sono le parole di Jennifer.
Se è così preoccupata per Robert sicuramente tra i due ci deve essere qualcosa.
Jennifer e Robert.
No, non stanno bene insieme.
Robert con quella sua aria da cattivo ragazzo.
Jennifer che sembra appena scesa dal palco di miss mondo.
Mi chiedo a cosa stesse pensando quando si sono messi insieme.
O sono anche solo andati a letto insieme.
Insomma, non ha visto che tipo ora?
Che pazza psicopatica è?
Robert mi passa una mano davanti alla faccia. << Oh, Kristen? Ma ci sei? >>.
Lo guardo di nuovo, scuotendo la testa, confusa e ancora dolorante. << Ma a cosa diavolo stavi pensando? >> dico, e me ne vado.
Lo sento chiamarmi, ma corro verso la mia prossima lezione.

______________________________

questa storia è diversa da tutte quelle che io abbia mai pubblicato qui.
completamente diversa e mi sto divertento un sacco a scriverla.
lunga, vera, oh si mi piace.
spero che sia lo stesso per voi.
recensite okay? perché ho paura che non vi piaccia..
xoxo.

































































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Capitolo 3
*** smile. ***


DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.01 Transitional//EN"> believe in me.
http://www.youtube.com/watch?v=YobX6aQFahU (suggerimento musicale)

Kristen

Sam mi abbraccia prima che io mi possa tirare indietro.
Woah, è il mio primo giorno di scuola e sono riuscita a rimediarmi un'amica e un abbraccio.
Insieme a un livido sul gomito.
A un ragazzo dagli occhi tristi e azzurri che non ho ancora capito chi sia.
E i suoi due migliori amici, che sono uno più strano dell'altro.
Saluto Sam, imbarazzata.
Il suono del clacson di una macchina attira la mia attenzione.
Mi giro e vedo Cameron che si sporge dal finestrino della sua macchina, agitando il suo braccio ricoperto di tatuaggi.
<< E' tuo fratello? >> mi chiede Sam.
Annuisco e vado verso di lui.
Tutte le ragazze della scuola lo stanno guardando.
Cos'è?, non avete mai visto un ragazzo?. Andiamo, è mio fratello, pietà!
Non capisco che ci trovino in lui, a parte quella faccia da schiaffi e quell'aria da.. cattivo ragazzo. Come Robert.
Mi guardo intorno, ed eccolo lì. E' appoggiato al muretto della scuola e mi fissa.
Sollevo una mano, timida, e lo saluto.
Cameron suona un'altra volta.
<< Kristen Stewart, muovi il culo! >>.
<< Vaffanculo, Cameron >> sibilo, entrando in macchina.
Mi sistemo bene sul sedile e appoggio lo zaino sotto il cruscotto, dove appoggio i piedi.
Cameron mi lancia un'occhiataccia.
Che mi uccida pure con lo sguardo, sono incazzata nera con lui e non toglierò i piedi da qui neanche se mi taglia le gambe. Restiamo così per un po'. Lui con le mani sul volante, la macchina ferma davanti alla mia scuola, tutti che ci fissano, i miei piedi sul cruscotto e le braccia incrociate sul petto. Ma perché deve sempre fare così? Ma che gli costava non venirmi a prendere e lasciarmi andare in giro da sola per una volta in vita mia? Andiamo, ho diciassette anni e anche se dimostro la metà sono più responsabile di quanto non lo fosse lui alla mia età. Quando aveva la mia età, Cameron, è stato espulso da scuola, è stato allora che i miei hanno deciso di prendere la strada delle scuole private.
Alla fine, sono io quella che crolla per prima.
<< Hai intenzione di stare ancora molto tempo inchiodato qui? >> chiedo, acida.
<< Si. Problemi? >>.
<< Affatto >>.
<< Bene >>.
<< Bene! >>.
<< Non alzare la voce con me, Kristen! Cazzo. Dài, voglio sapere com'è andato il tuo primo giorno di scuola.. >>, mi guarda con quegli occhi che tanto assomigliano ai miei, sorride e si ravviva i capelli con una mano.
<< Bene.. >>.
<< E..? >>.
<< Non rompere i coglioni, Cameron >>.
<< Chi era quel ragazzo che hai salutato? >>, adesso la sua voce è cambiata. E' serio.
<< Nessuno che ti interessi >>.
<< Kristen >> mi richiama.
<< Cameron, basta! Andiamo a casa e basta, okay? O vuoi fare spettacolo davanti alla mia scuola il mio primo giorno? >>.
<< No, ma voglio sapere chi era quel ragazzo >>.
<< Nessuno! Cristo.. >>, guardo fuori dal finestrino. Robert è ancora lì.
<< Tanto da qui non ci muoviamo finché non me lo dici >>, Cameron spegne la macchina. Posso sentire l'agitazione in cortile crescere, è palpabile.
Sospira, esasperata.
Mio fratello sa essere un grande rompicoglioni quando vuole.
<< Robert >>.
<< Robert...? >>.
<< Pattinson. Robert Pattinson >>.
<< Mmh, mai sentito. Chi è? >>.
<< Che cazzo vuol dire "chi è?". Un ragazzo, chi vuoi che sia? >>.
Non sono mai uscita con un ragazzo.
Non potevo, visto che non ho mai conosciuto nessuno.
Viaggiamo troppo, e questo non ha facilitato i miei rapporti.
Diciamo che non ne ho proprio avuti, di rapporti.
Neanche uno.
Neanche un.. amico.
O un ragazzo.
Quindi, niente primo bacio.
Niente prima volta.
E questo è il mio più grande segreto.
Temo che se lo dicessi a qualcuno, mi prenderebbero in giro a vita.
Quest'estate ho detto che ho dato il mio primo bacio a un ragazzino  che abitava vicino al nostro ranch.
Penso che Taylor e Dana mi abbiano creduto.
Ma Cameron no.
Lui, no. Ma non ha detto niente. Mi ha sorriso come per dire che per lui andava bene così.
Penso che in realtà sia anche sollevato.
Questo mi fa' pensare che forse, non dovrei comportarmi così male con lui.
Mi vuole bene e mi vuole proteggere.
Mi piace essere protetta.
<< E'.. un ragazzo >> dico, arrossendo.
Cameron mi sorride, << L'hai conosciuto oggi? >>, è felice che io mi confidi con lui.
<< Certo.. è stato.. gentile con me. Mi ha aiutata a trovare l'aula di storia e poi.. ha due amici, Tom e Marcus >>.
Cameron storce la bocca. << Altri maschi? Non mi piace. Che mi dici delle ragazze? Amiche? >>.
<< Sam! >>.
<< Simpatica? >>.
<< Molto. Mi è stata vicino. Ha mangiato con me >>, evito di dire che c'erano anche Tom, Marcus e Robert.
<< E perché non esci con lei, invece che con quello lì..? >>.
<< Ci sarebbe stata anche lei... >>, dico in mia difesa.
<< Mmh. Kristen.. >>, lo conosco. Conosco molto bene mio fratello, so che sta per cedere.
<< Si, Cammy? >>, uso il soprannome che usavo quando ero piccola e non riuscivo a dire "Cameron".
Mio fratello stringe forte il volante, prendo un bel respiro e poi torna con lo sguardo su di me.
Accenna un sorriso. << Puoi andare >>.
<< Cosa? Davvero? >>, mi agito sul sedile, emozionata.
<< Si.. >>.
Gli getto le braccia al collo, << Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, Cameron! >>, lui ricambia la stretta, baciandomi la guancia.
<< Si, si, come no, leccaculo. Tieni quel cazzo di cellulare acceso, mmh? Ti chiamo ogni ora, chiaro? >>.
<< Si, okay. Grazie ancora >> e prima che possa cambiare idea, apro lo sportello e corro fuori.
Mi giro e lo saluto.
Cameron scuote la testa, ma lo vedo che sta ridendo. Parte.

Robert

Lo spettacolo è finito.
La macchina è sgommata via.
Ma mi ha lasciato un regalo: una bella ragazza con due gambe da sballo.
Sorride, raggiante.
Kristen corre incontro a Sam, ridendo e parlano, ma sono troppo lontano per sentirle.
Tom mi arriva da dietro, mi batte un colpo sulla spalla. << Hai visto che spettacolino ha messo su la tua amichetta? >>.
<< Non è la mia "amichetta", Tom. E' una ragazzina, come tutte le altre >>, ma mentre lo dico mi sembra quasi di bestemmiare.
<< Si, certo.. >>, mi supera e raggiunge Sam, Kristen e Marcus, che come al solito compare sempre nel momento giusto.
Prendo una sigaretta dalla tasca del giubotto in pelle e l'accendo.
Prendo una bella boccata e osservo la scena sotto di me.
Tom che ci prova spudoratamente con la biondina.
Marcus che sta in silenzio, pensieroso come sempre.
Kristen che prova a fare conversazione.
Vorrei andare da lei e dirle: "non tentarci neanche, non parlerà".
Ci ho messo anni per costruire un rapporto con lui.
Marcus e Tom sono i miei migliori amici.
Sono gli unici amici veri che ho.
Marcus è silenzioso, si fa' i cazzi suoi e sa sempre come comportarsi nelle situazioni peggiori. Se mai ucciderò qualcuno, lui sarà sicuramente il mio avvocato.
Tom è il migliore.
Al contrario di Marcus, non si fa' molti problemi a dirmi cosa devo fare.
E purtroppo, la maggior parte delle volte ha ragione. Fottutamente ragione.
Sono completamente diversi.
Marcus è un ragazzo pensieroso, ha sempre la testa chissà dove.
Tom ama divertirsi, ma non farebbe mai del male a una mosca.
Io sono il peggiore dei tre e sarei già in galera da un pezzo se non fosse per loro due.
Passiamo le nostre serate in giro, o nei pub.
Preferiamo i pub.
Faccio a botte. Appena posso spacco il naso a qualcuno. Mi basta davvero poco per incazzarmi. Di solito lo faccio per.. non lo so neanche io.
Marcus dice che lo faccio per sentirmi vivo.
Tom dice che lo faccio perché sono un coglione.
Per questa volta, gli dò ragione senza protestare.
Lancio la sigaretta, senza preoccuparmi di spegnerla.
Salto gli scalini facilmente, mentre raggiungo Tom, Marcus, Sam e Kristen.
<< Oh, ecco chi ci ha degnato della sua presenza! >> scherza Tom.
<< Ah-Ah, divertente, Tom >>.
Marcus si mette in mezzo. << Vogliamo muoverci? >>.
Tom lancia un'occhiata a Sam, che sorride tutta contenta.
Quella ragazzina mi sta sulle palle.
Non so perché, forse perché sorride troppo spesso.
Non mi piace la gente che sorride troppo senza motivo.
Tom sorride sempre un sacco, ma lui lo fa' perché è stupido e poi ogni tanto gli dò qualche pugno in faccia per farlo smettere.
A Sam non posso dargli un pugno. Non picchio le ragazze.
Quando però il mio sguardo si posa su Kristen, anche lei sta sorridendo.
Non sta guardando verso di me, ma sta sorridendo verso la sua amica.
Il suo sorriso, però, non mi dà fastidio né mi innervosisce.
Anzi, mi fa' venire voglia di sorridere anche a me.
Mi trattengo.
<< Si, andiamo. Sbrighiamoci, o ci prenderanno i posti migliori >>.

Il pub non è ancora pieno.
Di solito veniamo qui dopo la scuola.
La sera, andiamo in posti meno raccomandabili.
Conosco Londra come le mie tasche, ormai.
Tom è sempre appiccicato all'amica di Kristen.
<< Noi due andiamo a prendere da bere >> mi dice, prendendo Sam per mano e trascinandola via con sé.
Marcus indica il piccolo palco alla fine del pub. << Vado a chiedere a Jason se ha bisogno di qualcuno che suoni stasera >>.
E anche lui ci lascia.
Kristen si agita sul posto, torcendosi le mani.
<< Ti piace il posto? >> chiedo, giusto per essere gentile.
<< Non sono mai stata in un pub... >>.
<< Oh, prima volta? >>.
Diventa tutta rossa. << Diciamo >>.
<< Vuoi qualcosa da bere? >>.
<< Non bevo alcolici.. >>.
<< Oh.. vuoi provare? >>, ma perché lo sto chiedendo?
<< Si, dài.. >>.
<< Okay >>.
Le appoggio una mano sulla schiena e la spingo verso il bancone.
Tom e Sam, sono spariti.
Ottimo, saranno in qualche bagno a fare quello che io vorrei fare con Kristen.
Beati loro.
Chiamo il barista, che mi riconosce e mi serve subito.
<< Jack >>, lancio un'occhiata a Kristen, che si guarda intorno ansiosa. << roba forte, okay? >>.
Jack mi sorride e inizia ad armeggiare sotto al bancone. Vengo qui spesso, conosco metà personale.
Quando ha finito, appoggia i drink sul bancone.
Kristen prende il suo e io noto che le sta tremando la mano.
Vorrei potermi avvicinare di più. All'improvviso ho un mansano desiderio di stringerla a me e dirle che andrà tutto bene.
<< Non è presto, per bere? >> chiede, fissando il drink che ha in mano.
<< Non è mai presto per bere >>.
<< Non è neanche tramontato >>.
<< E allora? >>.
<< No, era così.. per dire >>, prende un piccolo sorso. << Mmh.. bleah >>, storce naso e bocca, è proprio disgustata.
Devo trattenermi dal ridergli in faccia.
<< Così male? >>.
<< Fa' schifo! >>.
Per fortuna il barista sta servendo altri clienti, perché non credo che sarebbe troppo contento del suo commento.
Per fortuna qualche secondo dopo veniamo raggiunti da Marcus.
<< Ho un lavoro >> annuncia.
<< Davvero? >>, Kristen si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non so perché, ma quando mi guardo la mano noto che l'ho sollevata appena, come se avessi voluto prendere la sua mano. L'abbasso in fretta, sperando che nessuno mi abbia visto.
<< Suonerò qui, domani. Ci sarete? >>, Marcus guarda sia me che Kristen.
Sta chiedendo a Kristen di venire?
Sul serio? Gli piace Kristen? A Marcus non piace mai nessuna. E' uscito con una, qualche mese fa' ed era una hippie pazza.
Devo chiarire questa cosa con lui.
Non so bene cosa voglio fare con questa ragazzina, ma non può piacere a uno dei miei migliori amici.
Kristen si mette quasi a saltellare sul posto. << Certo! Adoro i concerti! >>.
Marcus accenna un sorriso.
Dio, contieniti o tra un po' ti esce dai pantaloni.
Arrivano anche Tom e Sam.
Lui ha una faccia soddisfatta, lei ha i capelli scompigliati.
Avevo ragione io.
L'hanno fatto nei bagni.

Kristen

<< Hai una faccia.. >>, ridacchio.
Sam mi fa' la linguaccia. << Tom ci sa fare, che devo dire? >>.
Ci siamo allontanate un attimo dal gruppo, rifugiandoci in bagno.
<< Mi spieghi che è successo almeno? >>.
<< Non lo so neanche io! Un attimo prima stavamo prendendo da bere, poi mi teneva per mano... e un attimo dopo ero in un bagno con la sua bocca sulla mia. Solo la bocca, sia chiaro. Ci ha provato, ma io non sono una di quelle >>, si guarda i capelli e sospira, << anche se con questa acconciatura potrebbe sembrare.. >>.
Rido, provando a sistemarle qualche ciocca. << Non così tanto.. un po' >>.
Ridiamo insieme, nello stesso momento.
<< E tu.. con Rob? >>, chiede, fingendo disinteresse mentre si sistema meglio i capelli.
<< Rob? >>.
<< Dài, che hai capito.. >>.
<< Niente.. anzi, penso di stargli antipatica >>.
<< Antipatica? Ma che dici? Gli piaci! >>.
<< Non scherzare. Però tu piaci a Tom >>.
<< E a me Tom piace.. ma sarebbe carino fare qualche uscita a quattro, no? >>.
<< Si... >>, già mi immagino Tom e Sam che ridono come pazzi, tenendosi per mano e scambiandosi baci sotto lo sguardo imbarazzato mio e di Robert, e poi noi due, la coppia mal assortita. << ... ma anche no, forse eh >>.
Sam sbuffa.
Usciamo dal bagno. Tom è fuori ad aspettarci. << Tutto apposto, ragazze? >> chiede, gentile.
Sam annuisce, sorridente. Non c'è bisogno che io apra bocca.

Usciamo dal pub, finalmente.
L'odoro che c'è là dentro mi dà la nausea. C'è troppo caldo e c'è odoro di fumo.
Forse perché Robert e Marcus non hanno fatto altro che fumare tutto il tempo.
Tom si accende una sigaretta quando usciamo.
Sam ne prende un tiro.
Robert mi porge la sua. << Fumi? >>.
Scuoto la testa.
Marcus continua a fumare in silenzio. Mi chiedo come mai sia così silenzioso.
Ma non ho il tempo di chiederglielo, perché il cellulare inizia a squillare nella mia tasca.
<< Cam, che c'è? >>.
<< Ciao anche a te, sorellina >>.
<< Si, ciao.. >>.
<< Dove sei? Vengo a prenderti >>.
<< Cosa? No! >>.
<< Ma te l'avevo anche detto >>.
Se Cameron sa che sono in un pub la mia vita potrebbe anche finire oggi.
<< Si, lo so, ma... mi portano a casa i miei amici >>, invento.
<< Oh, ma davvero? Non farli scomodare. Dove sei? >>.
<< Da nessuna parte.. in giro >> mento.
<< Kristen, non sei brava a mentire e tu lo sai >>.
<< Dico.. dico sul serio.. mi.. mi riportano a casa loro >>.
<< Hanno una macchina? Ma quanti anni hanno, scusa? >>.
<< Cameron, per favore >>.
<< Va bene... ci vediamo a casa, Kristen >>.
<< Ti voglio bene.. >>, provo a dire, per calmarlo.
<< Leccaculo. Ciao >>, riattacca.
Sorrido e mi rimetto il cellulare in tasca.
<< Fratello maggiore? >> chiede, Robert. Non sembra che mi stia prendendo in giro questa volta.
<< Già.. a quanto pare sono a piedi >>.
<< Non viene a prenderti? >>.
<< No, ehm, ecco.. sono io che non l'ho fatto venire. Non volevo che sapesse dov'ero.. >>.
Robert mi sorride, un sorriso comprensivo che mi fa' sentire subito meglio. << Fratello protettivo, mmh? >>.
Mi ritrovo a ricambiare il sorriso. << Si, qualcosa del genere >>.
<< Dài, ti accompagno io a casa >>.

Robert

Non so perché mi sono offerto volontario per una cosa del genere.
Comunque sia, ormai siamo da soli.
Sam e Tom non se lo fatti ripetere due volte e ci hanno salutato in fretta.
Marcus è ancora al pub, vuole sistemare alcune cose per domani sera.
Kristen ha confermato che ci sarà e anche la sua amica.
Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di lei e Marcus che parlano, lei che ride e annuisce entusiasta all'idea dello spettacolo.
<< Quindi.. domani sera sei dei nostri? >> chiedo, voglio davvero provare a fare un po' di conversazione.
<< Oh, si, adoro la musica. A te no? >>.
<< La musica di Marcus.. ecco, è.. scrive lui le canzoni, quindi.. >>.
<< Scrive? Wow! >>.
No, non era così che doveva andare la conversazione.
Non volevo cantare le lodi di Marcus.
La conversazione doveva essere concentrata su di me.
Su come ero bello, magnifico e tutto il resto.
Dovevo incantarla anche un po'.
E invece mi ritrovo a parlare di Marcus.
<< Già.. "wow"... >>.
<< Tu canti? >> chiede, cogliendomi di sorpresa.
Prima cantavo.
Marcus e io cantavamo spesso insieme.
Ma non mi è mai importato come a lui.
A me bastava avere la mia chitarra e cantare un po' per sfogarmi ogni tanto.
Lui invece, di quella chitarra, ci ha fatto uno stile di vita.
E' da anni che non canto.. mi manca, a dire il vero.
Non lo sa nessuno, a parte Tom e Marcus.
Non voglio neanche che si sappia in giro.
Marcus è un conto, lui ha l'aria dell'artista tormentato.
Ma io..? No, ci farei solo una pessima figura.
Ma stranamento, non voglio mentire a lei.
Non a questa ragazzina che mi sorride, impaziente di ricevere una mia risposta.
<< Un tempo.. >>.
<< Suoni la chitarra? >>.
<< Suonavo, a dire il vero.. >>.
<< Come mai hai smesso? >>, si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, è davvero carina.
<<
Ehm.. >>, come posso dirle che ho smesso perché ormai non mi importava neanche più di quello?
Ho perso ogni interesse. La mia vita continua solo perché Tom e Marcus mi trascinano in avanti.
Ormai anche le mie sorelle non mi sopportano più.
Mia madre prova a capirmi, ma anche lei mi sopporta a fatica.
Mio padre ha gettato la spugna tanto tempo fa'.
<< Se.. se non vuoi dirmelo, non importa... >> si affretta a dire Kristen.
<< Magari.. dopo, mmh? Ma dimmi un po' di te. Tom ha raccontato - una volta o due..cento volte - quello che hai fatto a Jennifer >> dico, per cambiare argomento. La vedo arrossire e mi viene spontaneo sorridere. Mi piace farla arrossire, è davvero tenera quando lo fa'.
<< Oh.. uhm.. non è stato niente di che. Posso sapere una cosa...? >>, i suoi occhioni verdi cercano i miei.
Sono grandi, dolci e sinceri.
Tutto il contrario dei miei.
Ma c'è ancora quel qualcosa, dentro di loro.
Quando la guardo, quando lei mi guarda, mi sento.. migliore.
E' ridicolo, ma è così.
E vorrei che questa sensazione non finisse mai.
Le sorrido, tirando fuori il mio sorriso migliore. Solo per lei. << Chiedi pure >>.
<< E'... è la tua ragazza? >>, arrossisce di botto e abbassa lo sguardo.
No, non può farmi questo.
Prima di tutto, è una domanda che nessuno mi ha mai fatto.
Tutti a scuola sanno che Jennifer è solo un'amica.
Un'amica che mi porto a letto, certo. Ma pur sempre un'amica.
Non mi sognerei mai di avere una ragazza. Una ragazza fissa, ma scherziamo? Eppure, quegli occhi...
Secondo: è così timida e adorabile che vorrei solo abbracciarla.
E io di solito con le ragazze non ho pensieri del genere. Penso a tutta un'altra cosa.
Però, con lei..
<< No. Non lo è >>.
<< Oh.. quindi siete amici? >>.
<< Non proprio.. >>.
<< Mmh.. >>, distoglie lo sguardo e si guarda intorno.
No, voglio i suoi occhi nei miei.
Ne ho quasi un bisogno fisico.
Devo trovare un modo per attirare di nuovo la sua attenzione.
Potrei...
<< Ti vengo a prendere io, domani? >>.
Lei torna subito a guardarmi, e i suoi occhi sono ancora più grandi di prima, se possibile. << Cosa? >>.
<< Be', a meno che tuo fratello.. >>.
<< Cameron non.. devo chiedere >>.
<< Allora ti dò il mio numero, così nel caso.. mi chiami >>.
Prendo il cellulare e lei fa' lo stesso, anche se più.. goffamente.
Non voglio prenderla in giro, ma è davvero buffa.
Ci scambiamo i numeri e per tutto il tempo non posso fare a meno di trattenere un sorriso.
Ma come fa'?
E' così diversa da tutte le ragazze che conosco..
Non è del tutto indifferente al mio fascino, ma non è neanche caduta ai miei piedi.
E da quanto mi hanno raccontato, ha anche carattere.
Non vedo l'ora di averne prova personalmente.
<< Sono arrivata.. >> dice.
Abita in una casa molto grande.
Tre piani, giardino davanti e anche sul retro.
Una casa in stila vecchio stile, ma di quelle appena costruite con tutti i comfort.
<< Ti accompagno alla porta.. >>.
Chissà se riesco a strapparle un bacio.
Lei annuisce e raggiungiamo la porta in silenzio.
Lei si appoggia contro la porta, rossa in viso ed evita di guardarmi.
Ottimo. Credo che sia un lascia passare.
Mi avvicino a lei, sorridendo.
E' da quando l'ho vista che mi chiedo se le sue labbra siano morbide come sembrano.
Faccio un altro passo e lei solleva appena lo sguardo, quando...
La porta di casa si apre, lei perde l'equilibrio e prima che io possa afferrarla un ragazzo alto quasi quanto me e con le braccia ricoperte di tatuaggi lo fa' al posto mio, tirandola dentro casa con gentilezza, ma decisione. Kristen è un po' confusa e guarda prima il ragazzo e poi me. Riconosco nel ragazzo lo stesso che era in macchina con lei, deve essere suo fratello. << Cam.. ciao >> lo saluta lei, imbarazzata dalla mia presenza.
Il ragazzo le scompiglia i capelli, allegro. O almeno così sembra. << Allora non mentivi, ti hanno accompagnata davvero! >>.
<< Ma sei scemo? Se ti dico una cosa allora vuol dire che è così >> risponde lei, offesa.
<< Si, ma di solito balbetti troppo e non ti capisco >> scherza lui. O almeno in parte, visto che Kristen balbetta davvero. Ma per ora io ho sempre capito tutto.
Lei alza gli occhi al cielo. << Stronzo. Be', Cam, lui è Robert. Robert, lui è Cameron, mio fratello.. >> ci presenta.
Cameron mi fa' un cenno di saluto con la testa. << Ehi >>.
<< Ehi.. >>.
<< Sei un compagno di Kristen? >>.
<< Si >>.
<< Quanti anni hai? >> chiede.
Kristen lo fulmina con lo sguardo. << Cameron, ti prego! >>.
<< Quasi diciannove >> rispondo.
<< Non sei un po' grande per uscire con lei? >> indica Kristen, parecchio imbarazzata.
Ora che ci penso, non so esattamente quanti anni abbia lei.
<< No.. >> dico, meno sicuro di prima, << non penso.. >>.
<< Mmh.. be', è stato bello conoscerti, Robert. Kristen, in casa, ora >>.
Lei solleva finalmente lo sguardo verso di me.
Mmh, i suoi occhi.
<< Grazie, Robert, per avermi accompagnata.. >>.
<< Rob >> dico.
Lei sorride timida. << Rob, okay. Allora.. a domani >>.
<< Si.. a domani >>.
Ma qualcosa dentro di me sta urlando.
Urla: "non farla andare via!".
Lei solleva una mano, accenna un saluto ed entra in casa, chiudendo la porta.
"Ecco", sta dicendo la voce, "l'hai fatta scappare".
Ma va bene così.
Ho solo spianato il terreno.
Quella ragazzina mi incuriosisce troppo per lasciarmela scappare così.

_________________

il capitolo più lungo che abbia mai pubblicato.
mmmh. spero vi piaccia.
okay, è palloso, ma siamo all'inizio, abbiate pazienza.
capitolo dedicato a: mrsmutanda, perché sta leggendo questa storia anche se "odia" twilight. AHAHA okay, la finisco.
alla prossima xoxo.

ps, le canzoni sono sempre di avril lavigne perché sto passando un "periodo fissa" con lei AHAHA




                                             



























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Capitolo 4
*** cold. ***


believe in me. Kristen

Okay, wow.
Che cosa è appena successo?
Guardo Cameron, sbuffo e corro in camera mia.
Non so cosa sia accaduto cinque secondi fa'.
Robert mi stava per baciare?
Sul serio?
E lo avrei lasciato fare?
Era così bello.
Così dannatamente bello.
Mi tiro indietro i capelli, frustrata con me stessa.
Ma che diavolo mi prende? Non lo conosco neanche.
Se mio fratello lo sapesse..
Il pensiero della faccia di Cameron se sapesse una cosa del genere mi fa' ridere.
Forse dovrei dirglielo, giusto per vedere la sua reazione.
No. Meglio di no, mi caccerei solo in un mare di guai.
Mi trascino verso il mio letto e sto per lasciarmi andare a una risatina nervosa, quando sento il cellulare vibrare contro la tasca dei jeans.
Ancora viva? R.
Cazzo, è Robert!
Sbatto le palpebre un paio di volte e un lento e compiaciuto sorriso si posa sulle mie labbra.
Rispondo con le dita che mi tremano per l'emozione.
Assolutamente tutta intera, grazie dell'interessamento. K.
E un secondo dopo che ho premuto INVIA, mi vengono alla mente mille dubbi.
Ho detto la cosa giusta?
Mi risponderà?
Ho parlato troppo, troppo poco?
Ma non ho tempo per pensarci, perché il cellulare vibra di nuovo.
E' stato un piacere. Per domani? R.
Già.. domani.
Dovrei chiedere a mia madre.
Mio padre è via per lavoro, tornerà tra due giorni.
Devo chiedere, ti faccio sapere, okay?:) K.
Okay, Kristen! R.
Kristen?
Mmh, okay, come gli pare.
Esco dalla mia stanza, ma mi ritrovo mio fratello Taylor appoggiato al muro davanti alla mia porta.
<< Ehi, Kris! >>.
Alzo gli occhi al cielo. << Taylor, che ci fai fuori dalla mia stanza? >>.
<< Cameron mi ha detto di Robert. Io so chi è >>, lo dice con un tono cospiratorio che mi fa' solo venire voglia di ridergli in faccia.
Si crede in un film in bianco e nero degli anni 30?
<< Oh, davvero Taylor? E chi è? Il figlio di un mafioso? Un ricercato? Fammi il piacere! >>.
<< Non sto dicendo questo.. >>, si difende subito, << ma non è neanche un bravo ragazzo >>.
Gli lancio un'occhiataccia mentre scendo le scale e lo lascio lì a fissarmi. << Neanche tu lo sei. Neanche io >>.
<< Tu si, Kristen.. >>.
Non rispondo e scendo gli scalini due a due.
Mia madre sta cucinando qualcosa.
La mia mamma è una tipa forte.
Lunghi capelli neri e due occhi sempre attenti.
Non mi ha mai messo troppa pressione per fare niente, ha sempre detto che avrei avuto i miei tempi.
Quando ero piccola ha cercato di farmi indossare qualche abito femminile, ma il suo piano è miseramente fallito.
Da allora, si limita a comprarmi tutte le converse, i jeans strappati, le maglie larghe e le canottiere che voglio.
Non si lamenta mai.
Né per il lavoro.
Né per i miei fratelli, o me.
Appena la vedo, l'abbraccio forte.
<< Kristen, tesoro, che succede? >> mi chiede, facendomi spostare per continuare a cucinare.
<< Devo chiederti una cosa.. >>, mi siedo sullo sgabello davanti al bancone della cucina.
<< Prima voglio sapere com'è andato il tuo primo giorno di scuola, signorina >>.
<< Bene >>.
<< Tutto qui? Un misero "bene". Andiamo, racconta. Ragazzi carini? >>.
Mi viene subito in mente Robert.
<< Ehm.. si, qualcuno >>, arrossisco, anche se lui non può sentirmi.
Mia madre mi guarda da sopra la sua spalla e mi fa' un ampio sorriso. << Davvero? Come si chiama? >>.
<< Robert... >> dico, con un filo di voce.
<< Bel nome, tesoro. Anni? >>.
<< Quasi diciannove... >>.
<< Mmh, non sono né troppi né pochi, eh. Sicura che..? >>.
<< Che cosa, mamma? >>, sento le guance diventarmi bollenti.
<< Be', sai.. a quell'età i ragazzi pensano a una sola cosa e.. Kristen, vivi con tre ragazzi, devo davvero parlare di questo con te? >>.
<< NO! >> urlo, capendo cosa vuole dirmi.
No, proprio non ci tengo.
Ne parlano già abbastanza i miei fratelli.
Non si sono mai fatti molti problemi a parlare di queste cose davanti a me.
Anche quando ero davvero piccola.
Forse dovrei ringraziarli.
O forse dovrei andare da uno psicologo e poi fare pagare il conto a loro.
Mia madre ridacchia. << Immaginavo.. be', cosa dovevi chiedermi? >>.
<< Esco con.. Robert e qualche amico di scuola domani sera >>.
<< Mmh, okay. Ti viene a prendere Cameron, va bene? >>.
Salto giù dallo sgabello e l'abbraccio, facendola ridere ancora di più.

<< C'è pizza per cena! >> urla Taylor, correndo giù dalla scale come un tornado.
Sembra che si sia dimenticato del suo "avvertimento" verso Robert, ed è meglio così.
Dana lo segue a ruota, facendo un fracasso tremendo. << Io ne voglio una gigante! >>.
Cameron è subito dietro di loro, << Io voglio la birra! >>.
Mamma è dovuta uscire per un problema a lavoro e adesso mi ritrovo solo con tre cavernicoli.
<< ZITTI! >> urlo.
Si immobilizzano tutti e tre.
Taylor sbaglia e manca l'ultimo scalino, cadendo disteso sul pavimento.
Quello che segue è come un piccolo spettacolo comico tutto per me.
Dana, che era subito dietro Taylor, scoppia a ridere così tanto da cadere anche lui, proprio vicino a Taylor.
Cameron, ancora in cima alle scale, si piega in due dal ridere. << Coglioni! Grande, Kristen! >>.
Alzo gli occhi al cielo, ma mi sto trattenendo dal ridere anche io.

Robert

<< Robert, come è andata a scuola, oggi? >> mi chiede mio padre.
<< Tutto okay.. >>.
Mia madre si versa un altro bicchiere di vino. << Solo bene, tesoro? Qualche verifica? >>.
Vorrei alzarmi da tavola.
Vorrei urlare contro mia madre e dirle di non rompere il cazzo.
Perché deve sempre pretendere di più da me?
Io non sono come le mie sorelle.
Lizzie è brava a scuola e suona perfettamente chitarra e pianoforte, andrà alla Juliard, molto probabilmente. 
Victoria è la più intelligente della famiglia e presto si trasferirà negli Stati Uniti per studiare.
E io?
Io sono la nullità della famiglia.
Tanti soldi e niente di più.
A scuola faccio schifo.
Suono la chitarra ma i miei genitori non lo sanno.
Lizzie attira l'attenzione di mia madre raccontandole di un qualche episodio successo oggi a scuola.
Nella sua scuola privata.
Sia lei che Victoria vanno a una scuola privata.
Io vado alla scuola pubblica perché tanto non ne valeva la pena di spendere soldi per me, che di andare a scuola non ne ho proprio voglia.
Hanno fatto bene, certo. Solo che a volte mi chiedo perché non ci abbiano neanche provato.
Cosa gli costava provare a farmi diventare migliore?
Si sono semplicemente arresi con me.
Hanno concentrato le loro attenzioni sulle mie sorelle.
Con questo non voglio dire che dò la colpa a loro.
Io adoro Victoria e Lizzie.
Lizzie è la più piccola, ha appena quindici anni.
Victoria - Vicky, quando non rompe i coglioni - quasi diciotto anni.
Dicono che ci assomigliamo molto.
Entrambe sono bionde e con gli occhi chiari, ma Lizzie ha un carattere tutto suo. E' sempre così allegra e spiritosa, mentre Victoria è più posata, ma sa divertirsi anche lei. Le ho parato il culo con mamma e papà una marea di volte quando tornava a casa alle cinque del mattino.
La conversazione a tavola, nel frattempo, si è concentrata su Victoria e sulla sua ultima verifica di storia.
Visto che non ho niente da fare e non ho fame, prendo il cellulare, tenendolo sotto il tavolo.
L'ultimo messaggio è di Kristen, che mi avvisa che per domani è tutto okay.
Mi viene in mente il modo dolce e tenero in cui arrossisce.
Il suo sorriso così genuino, che mi fa' venire voglia di sorridere anche a me.
Senza pensarci neanche due volte, le invio un messaggio.
Ciao!:) R.
Attento con ansia la sua risposta.
Ansia? Si, ansia. Ed è una cosa nuova per me.
Non mi era mai capitata una cosa del genere. Nessuna ragazza mi ha mai fatto questo effetto.
Ma è una cosa piacevole.
Dentro di me, c'è un vuoto. E quando penso a Kristen, quel vuoto, non lo sento.
Mi sento meglio. Avevo ragione, quando penso a lei mi sento migliore.
Quando arriva la sua risposta, mi affretto ad aprire il messaggio. Ehi, come va?:) K.
Tutto okay, tu?:) R.
Sto bene, grazie. Che fai? K.
Cena con i miei e le mie sorelle, uno strazio. Tu? R.
Cena con i miei fratelli. Un inferno! K
.
Mi viene da sorridere.
Presto, quel sorriso si trasforma in una strana risata.
E' raro che io rida.
Sopratutto a casa mia.
Infatti, poco dopo mi ritrovo gli occhi di tutta la mia famiglia addosso.
Lizzie mi guarda come se fossi impazzito. << Rob, tutto okay? Sembri pazzo >>.
<< Si, Rob, hai fumato? >> mi chiede Victoria.
La fulmino con un'occhiataccia, tornando subito serio.
Mia mamma non sa che fumo. << Victoria, non dire cazzate >>.
<< Robert Douglas Thomas Pattinson, modera i termini! >> mi sgrida mio padre.
Odio quando usa il mio nome completo.
<< Si si.. >>, gli lascio perdere e torno al mio cellulare.
Mai quanto la mia, fidati... R.
Che succede? K.
Le interessa veramente?
O è solo un modo per mandare avanti la conversazione.
Decido di non rispondere per vedere se insiste.
Proprio quando sto rimettere il cellulare in tasca, sicuro che non gliene frega niente di me, arriva un altro suo messaggio.
Robert..? Allora? K.
Sorrido, di nuovo.
Il secondo sorriso in meno di dieci minuti. Penso che sia un mio record personale.
Scusa, la mia famiglia.. :) R.
Tranquillo, siamo sulla stessa barca:) K.
No, Kristen, non penso proprio.
Lei sembra una così brava ragazza, mentre io.. io mi caccio sempre in un qualche guaio.
Anche se non voglio. Anche se cerco di non mettere nei guai la mia famiglia o le mie sorelle.
Ma non voglio dirglielo, perché ho paura che vada via anche lei.
Remi tu?;) R.
Ahahaha era davvero una pessima battuta, Robert! K.
Peccato, speravo di fare colpo.
Almeno l'ho fatta ridere.
Come? E io che speravo di essere spiritoso! :( R.
Be', mi dispiace, ma non ci sei riuscito!:) K.
Nessuna ragazza mi aveva mai parlato in questo modo.
Di solito hanno sempre paura di dire qualcosa.
Ridacchiano in un modo odioso, si sistemano la gonna o la maglietta e sforzano un sorriso, giusto per fare colpo.
Lei invece mi prende in giro e scherza.
Non si sta sforzando, o almeno a me non sembra.
Mi viene un'idea.
Potrei farmi perdonare.. possiamo vederci? Vengo fuori da casa tua, se vuoi.. R.
Questa volta, la sua risposta ci mette molto ad arrivare.
Ci sono i miei fratelli, dovrò uscire di nascosto. K.
Non è un si, ma non è neanche un no.
Questa risposta non è niente.
Che vuol dire?
E' un modo per avvisarmi? Tipo "fammi qualcosa e arrivano i miei fratelli a prenderti a calci in culo"?
Possibile.
Ma posso rischiare.
Non importa, sarò lì tra 15 minuti;) R.

Kristen

Merda, merda, merda, merda.
Sta venendo qui!
Cameron vede la mia faccia, sicuramente più pallida del solito. << Kris, tutto okay? Ti è andato di traverso un pezzo di pizza? >> chiede.
<< No.. ehm, no.. io.. io devo fare una cosa, me n'ero dimenticata >> invento.
<< Cosa? >> chiede Dana.
<< Niente, uhm, una cosa fuori. Ho.. perso un braccialetto ieri e non l'ho ancora cercato.. >>, so che cosa scusa fa' pena ma non rendo sotto pressione.
<< Un braccialetto? >>, ora ci si mette anche Taylor. << E non puoi cercarlo domani mattina? >>.
<< Ci.. ci metto un attimo! E poi.. è molto importante per me, me.. me l'ha regalato papà >>.
<< Quello d'oro bianco? >>, Cameron apre un'altra lattina di birra. << Cazzo, Kris, costa più di te quel coso! >>.
<< Appunto! Devo cercarlo.. ora! >>, mi alzo e corro a infilarmi un paio di converse.
Mentre mi lego le scarpe scorgo la mia figura nello specchio della mia camera.
Pantaloncini corti, da casa, grigi.
Maglietta larga nera, reggiseno a fascia.
I miei capelli hanno visto giorni migliori, così mi faccio una coda veloce.
Scendo in fretta le scale, guardo i miei fratelli - ancora impegnati a mangiare in cucina - ed esco.
Mi siedo sul portico, accendendo solo una piccola luce esterna, giusto per dare l'illusione che io stia davvero cercando qualcosa.
Spero che nessuno dei miei fratelli venga a cercarmi, o guardi fuori dalla finestra del salotto.
Mi siedo sugli scalini e aspetto.
Non devo farlo per molto, perché neanche cinque minuti dopo eccolo qui.
E'.. Dio, è bellissimo.
Ha un paio di jeans vecchi, una maglietta a maniche corte bianca e una giacca in pelle.
I capelli sono scompigliati ad arte.
Ed è assolutamente perfetto.
Cazzo.
Il mio cuore inizia a battere veloce mentre mi alzo per raggiungerlo.
<< Ehi.. >> lo saluto.
<< Ehi, ciao >>, mi sorride e io ricambio, timida.
<< I tuoi fratelli sono dentro? >>.
<< Oh si, stanno ancora mangiando. Vieni, siediti.. >>.
Ci sediamo per terra, sul portico.
Appena sotto la finestra, così se qualcuno dei miei fratelli dovesse affacciarsi non ci vedrebbe.
Comunque sia, incrocio le dita.
<< Che è successo a casa tua? >> chiedo, portandomi le ginocchia al petto.
Non riesco a credere che lui sia davvero qui, vicino a me.
<< Oh.. >>.
<< Se.. se non vuoi dirmelo, lo capisco. E' solo che.. niente, leggendo il tuo messaggio mi sono preoccupata >>.
<< Niente, i miei rompevano i coglioni. Non ti è mai successo? >>.
<< No.. mia mamma è okay, mio padre è spesso via. In compenso, ci sono i miei fratelli a rompere... >> dico.
Robert si avvicina un po' di più e io cerco di non sembrare una ragazzina.
Non voglio arrossire.
Siamo talmente vicini che le nostre spalle si toccano.
<< Come sono i tuoi fratelli? >> mi chiede. Non mi sta prendendo in giro, è veramente interessato.
<< Cameron è il più grande, ed è anche quello che rompe di più. Poi ci sono Dana e Taylor, che ha un anno in meno di me >> racconto.
<< Io invece ho due sorelle minori. Victoria ed Elizabeth. Lizzie è la più piccola, ed è anche quella più casinista >>.
Ridiamo insieme.
<< I fratelli sono sempre un gran casino, eh..? >> faccio, appoggiando la testa contro il muro della casa.
Anche lui lo fa', un sorriso spensierato in faccia. << Adoro le mie sorelle, ma a volte mi sento.. non so.. inferiore >>.
Forse Robert Pattinson non è solo un bel faccino, infondo.
Dal modo in cui sta parlando, capisco che gli costa molto ammetterlo.
<< Perché inferiore..? >>, cerco i suoi occhi e dopo un po' sprofondo in quei tristi occhi azzurri.
Devo trattenermi dal rimanere a bocca aperta.
Sono davvero due occhi meravigliosi.
Spenti, tristi, malinconici, ma c'è qualcosa dentro di essi che mi cattura.
Voglio conoscerlo, voglio sapere tutto di questo ragazzo.
Ho solo paura di sembrare fastidiosa.
<< Non so.. loro sono.. Lizzie è un asso della chitarra, Victoria ha il massimo dei voti in tutte le materie... >>.
<< Anche tu suoni la chitarra, me l'hai detto tu! >>.
<< Suonavo, ora non suono più.. >>.
<< Perché hai smesso? >>, sto tentando il tutto per tutto. Se mi manda a fanculo ora, ne avrà tutto il diritto.
<< Non so.. non mi andava più.. >>.
<< Mmh.. perché non provi a suonare di nuovo.. magari puoi chiedere a.. Lizzie, giusto? >>.
Un sorrisetto divertito, wow. << Si, Lizzie, giusto.. e comunque no, non voglio più suonare.. >>.
<< Come vuoi... >>.
<< E tu? >>.
Mi agito sul posto. Odio parlare di me. << Io, cosa? >>.
<< Mi stai facendo parlare di me da ore, tra un po', e io di te non so ancora un cazzo.. >>.
<< Non c'è molta da sapere.. >>, nascondo la testa fra le gambe. Mi chiamavano Kristen lo struzzo.
Sento la sua mano appoggiarsi sulla mia schiena.
Lentamente, fa' su e giù con la mano, per tranquillizzarmi.
<< Ehi.. è tutto okay. Se non vuoi parlare possiamo anche starcene qui in silenzio >> scherza.
<< No, è che.. davvero non c'è molto da dire. I miei.. genitori.. lavorano molto e viaggiano spesso.. >>, non so neanche perché glielo sto raccontando, ma improvvisamente ho una voglia matta di confidarmi con qualcuno che non sia un mio parente. << così.. ci siamo dovuti trasferire una marea di volte.. ho vissuto per mezza America.. e adesso che ci siamo trasferiti qui, a Londra.. >>, non so bene come completare la frase, così non parlo direttamente.
<< Scommetto che non hai molti amici... >>, dice, e io divento subito triste. << No! No! Non.. non intendevo dire che.. scusa, sono un coglione. Io volevo dire che, visto che viaggi molto, tu.. be', non avrai.. si, insomma.. okay, sono un coglione e sto zitto, si >>.
<< No, tranquillo! Hai.. hai ragione >>, lo rassicuro, vedendolo così disorientato. Fa' quasi tenerezza. << Con il lavoro dei miei e i nostri continui spostamenti, non ho avuto modo di.. costruire qualche amicizia.. >>.
<< Mi.. mi dispiace.. >>.
<< Oh.. non importa. Ora sono qui, è questo che conta. No..? >>.
<< No.. cioè, si. Ora sei qui e.. cazzo! >> si strofina le mani sulla faccia, frustrato. << Ma che diavolo mi prende? >>.
Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.
Mi porto la mano davanti alla faccia, cercando di soffocare le risate, ma è inutile.
<< Che fai? Sfotti? >> dice, ma sta sorridendo.
<< No! No, scusa, ma.. sei buffo! >>.
<< Ah, io sarei buffo? >>.
<< Si, parecchio! >>.
Il suo sorriso è qualcosa di meraviglioso.
Non mi stancherò mai di vederlo sorridere, mai.
E questo momento sarebbe stato perfetto se proprio in quel momento qualcuno non si fosse affacciato alla finestra del salotto.
<< Kristen...? >>.
Sobbalzo per lo spavento, e lo stesso fa' Robert.
<< Dana! >> strillo, portandomi una mano sopra al cuore e alzandomi.
Robert si alza a sua volta, guardando mio fratello.
Dana guarda prima me e poi lui, << Ma che cazzo stai facendo? >> mi chiede.
<< Io.. ehm.. niente >> rispondo, colta sul fatto.
<< Non stavi cercando un braccialetto? >>.
Robert mi guarda confuso e io cerco di mandargli un messaggio con lo sguardo.
Tipo "scusa sono una scema, perdonami".
<< Si, ma.. non l'ho trovato >> mento, giocando con la mia coda.
Dana solleva un sopracciglio, facendomi chiaramente capire che non ci casca. << Si.. okay. Lui chi è? >>, sposta lo sguardo da me a Robert.
<< Lui è.. >>.
<< Robert Pattinson >>, finisce per me.
<< Ah.. e perché sei venuto a casa nostra? >>.
<< L'ho invitato io >>.
<< No, Kristen, io.. >>.
<< Si, io.. volevo parlare con Robert.. e.. Dio, Dana, ma fatti i cazzi tuoi! >>.
Mio fratello sbuffa e si sporge ancora di più dalla finestra. << Facciamo così. Tu dici a mamma che sono restato a casa sabato scorso e io non dico a Taylor e Cameron che ti vedi con il tuo nuovo amichetto sotto la finestra del nostro salotto. Ci stai? >>.
<< Sei uno stronzo! >>.
<< Okay.. allora vado a chiamare Cam.. >>, fa' per allontanarsi dalla finestra.
<< Okay ci sto! >>.
<< Brava sorellina. A dopo allora. Ciao Kristen, Ciao.. Robert >>.
<< Stronzo.. >>.
<< Ciao.. >> saluta Robert, visibilmente in imbarazzo.

Robert

Questa ragazza non ha tre fratelli, ma tre guardie del corpo.
Il pensiero che ci sia qualcuno a tenerla d'occhio e proteggerla, però, mi rassicura.
Non dovrebbe - non la conosco neanche - ma è così.
Eppure, con lei mi sono aperto.
Ho parlato della mia famiglia, della chitarra, l'ho cercata quando mi sentivo annoiato e solo.
E lei mi ha accolto.
Non mi ha messo fretta e mi ha lasciato parlare.
Ascoltandomi, perché voleva davvero farlo.
La guardo, e lei sorride timida.
E' davvero bella, e quei pantaloncini mi regalano una meravigliosa vista sulle sue meravigliose gambe.
Si, sono decisamente le gambe più belle del mondo.
No, lei è la ragazza più bella del mondo.
Mi sento un tale idiota a pensarlo, ma è così.
Ed è vestita in un modo così disordinato!
Non oso immaginarla con qualcosa di più..
Le immagini di lei con indosso un abito corto o un paio di tacchi mi balenano in mente, facendomi ricordare che sono un ragazzo e che pensieri del genere non passano innoservati al mio corpo e a chi mi sta intorno.
Cerco di darmi un contegno e ricambio il sorriso.
<< Grazie.. grazie per la serata, Kristen >> dico.
<< Oh, non.. non c'è di che. Grazie a te, e.. scusa per la scena di mio fratello.. sono.. Dio, è stato davvero imbarazzante! >>.
Rido, cercando di allentare la tensione e metterla a suo agio. << Tranquilla, è tutto okay. Fanno bene a preoccuparsi... >>.
Lei scuote la testa, decisa. << No. Tu non mi avresti mai fatto del male >>.
No.
Mai.
Ma avrei tanto voluto spingermi oltre a una semplice conversazione.
Ma, chissà per quale motivo, mi sono trattenuto.
Forse è per via di quella sua aria da bambina innocente.. che tanto mi piace. Così diversa dalle altre.
Mi avvicino e sorrido felice quando vedo che lei non si tira indietro.
<< Dovresti rientrare.. >> sussurro, così vicino al suo viso.
Guardo le sue guance colorarsi, da rosa a rosse.
Sollevo una mano e le sfioro la guancia.
<< Dovrei... >> mormora lei, gli occhi inchiodati nei miei.
<< Si, dovresti... >>, ma non voglio che vada via.
<< Un giorno mi suonerai qualcosa? >>.
Se ne esce così, con una frase buttata lì ma che mi fa' subito tornare alla realtà.
Lei continua a fissarmi con quei suoi intensi occhi verdi e io non riesco a dirle di no.
Continuo ad accarezzarle la guancia, è così morbida.. << Certo.. >>.
Un sorriso timido di posa su quelle labbra rosse e piene. << Grazie.. >>, si allontana da me, ma non senza avermi prima accarezzato - apparentemente - casualmente il braccio, facendomi scorrere una serie di brividi in tutto il corpo. Sono sicuro che l'ha sentito anche lei.
Si avvicina alla porta di casa sua, senza togliermi gli occhi di dosso. << Notte, Robert.. >>.
<< Notte, Kristen.. >> sussurro, e continuo a guardarla anche quando ha chiuso la porta dietro di sé.

Mentre me ne tornavo a casa, ripensai alla serata.
Mi soffermai sopratutto su come fosse stato facile, per me, lasciarmi andare con lei.
Da quanto non parlavo a qualcuno della mia famiglia?
Ma sopratutto, da quanto non ammettevo con qualcuno il mio sentirmi inferiore rispetto alle mie sorelle?
Con Kristen era tutto facile.
Sapevo, in qualche modo, che lei non mi avrebbe mai giudicato.

Riuscii, per miracolo, a sgattaiolare dentro casa senza beccarmi la ramanzina da parte dei miei genitori.
Entrai in camera mia che erano ormai le undici di sera.
Mi sfilai la giacca e la lancia sulla sedia vicino alla scrivania.
Mi guardai intorno mentre mi cambiavo, quella camera aveva bisogno di una ripulita.
Ma non sarei stato certo io farla.
E non avrei neanche permesso a qualcuno di entrare qua dentro.
Ero a un punto morto.
Nella mia camera entravano solo Tom e Marcus, e molto raramente.
Lizzie ci provava ogni volta, ma io la conoscevo troppo bene.
Victoria aveva lasciato perdere da anni ormai.
Mi sdraia sul letto a schiena sotto, con indosso solo un paio di pantaloni della tuta.
Presi il cellulare e guardai i messaggi.
Neanche uno.
Forse.. massì, dai, ho fatto trenta e allora facciamo trentuno, no?
Buonanotte.. R.
Appoggiai la testa al cuscino e chiusi gli occhi.
Il cellulare vibrò: Buonanotte, Rob:) K.
Ora che lei mi aveva dato la buonanotte, potevo dormire.

L'indomani, a scuola, la vidi arrivare con la macchina del giorno dopo.
La guardai mentre salutava il conducente - uno dei fratelli, sicuramente - e poi si sistemava la maglietta e si guardava intorno.
Mi sarebbe piaciuto raggiungerla.
Mi sarebbe davvero piaciuto andarle incontro per salutarla.
Ma eravamo a scuola e io ero circondato di gente.
Tom mi diede un colpo sulla spalla per attirare la mia attenzione.
<< Amico, tutto okay? >> mi chiese.
<< Certo >> risposi, distogliendo lo sguardo da Kristen, che era stata raggiunta dalla biondina.
<< Come vuoi.. >>.
<< Dimmi.. hai intenzione di rivedere la biondina, di ieri? >> gli chiesi, costringendo me stesso a non pensare a Kristen.
<< Penso di si... e tu, con Kristen? >>.
<< Non lo so.. >> mentii, in realtà avevo una voglia matta di parlare con lei di nuovo.
Ma ero a scuola e dovevo darmi una calmata.
Non mi riconoscevo più.
Tom annuì come se avesse capito, anche quello che non avevo detto.
In quel momento vidi Marcus arrivare a scuola.
Stava andando proprio nella direzione di Kristen e Sam.
Mi si gelò il sangue nelle vene.
Non stava succedendo quello che temevo, vero?
Ma Marcus si era fermato proprio vicino a Kristen e ora stavano parlando.
Lei sorrideva e annuiva, parlava e rispondeva alle domande di Marcus.
Sam salutò l'amica e ci raggiunse.
Tom diventò rosso per una frazione di secondo, poi riacquistò il suo solito aspetto.
<< Ehi, Sam! >> la salutò, mentre tutti gli altri iniziavano ed entrare a scuola.
<< Ciao >>, Sam gli stampò un bacio sulla guancia, facendolo sorridere.
Mi chiesi come sarebbe ricevere un bacio sulla guancia da Kristen.
Basta, basta!
Non stavo prestando più molta attenzione a Marcus e Sam, perché Marcus e Kristen stavano venendo verso di noi.
Kristen mi guardò sorridendo, con un lieve rossore sulle guance.
Marcus mi si affiancò. Ero tentato dal dargli un pugno.
Marcus e Kristen, eh? Perché?
Sentii la manina di Kristen sfiorarmi il braccio.
Mi voltai verso di lei. Provai a sorridere, ma ero troppo incazzato.
<< Ciao >> dissi, e la mia voce suonò così fredda da beccarmi un'occhiata stupita anche da parte di Tom.
Kristen mi fissò confusa per un istante, poi serrò le labbra e si allontanò senza dire altro.
Cazzo!, pensai, mentre la guardavo allontanarsi a grandi passi.
Piccola com'era, veniva spinta da tutti mentre cercava di farsi largo fra la folla.
Se ci fossi io al suo fianco, non lo farebbero.
Ma non ci sono.
Perché sono un coglione e ho appena fatto lo stronzo con la ragazza sbagliata.

Kristen

Stronzo.
Pezzo di merda.
Figlio di puttana.
Coglione.
Testa di cazzo.
Minc..
Uno strattone di Sam mi distolse dalla mia descrizione di Robert Pattinson.
<< Ehi, tutto bene? >> mi chiese, mettendosi davanti a me. << Sei scappata via.. >>.
<< Si.. scusa.. non.. mi sento tanto bene.. penso che andrò un attimo in bagno.. >> dissi, cercando di sembrare convincente.
<< Mmh.. ti accompagno? >>.
<< Okay... >>.
Entrammo in bagno.
Per fortuna, non c'era nessuno.
Sam iniziò a parlare di Tom, di come fosse dolce e gentile.
<< Non vedo l'ora che sia stasera! Meno male che Marcus ci ha preso i posti migliori.. >> disse, mentre si sistemava il trucco.
Già, Marcus era stato davvero molto gentile.
Ci aveva avvisato che era riuscito a prenderci i posti migliori, per noi due e per Robert e Tom.
Mi aveva anche detto di sedermi subito, appena arrivata, perché di solito il locale si riempie molto in fretta.
E di sedermi dalla parte delle poltroncine, non delle sedie in legno.
Quando avevo chiesto il motivo, mi aveva semplicemente detto di fidarmi.
Marcus emanava una tale pace e tranquillità che era impossibile discutere con lui.
Mi stava già simpatico.
Al contrario di Robert, non ti aspetteresti mai un comportamento così freddo da parte sua.
Il pensiero di Robert mi fece venire gli occhi lucidi, ma mi affrettai a cacciare indietro le lacrime.
Mi ero illusa.
Illusa e basta.
Cosa mi aspettavo? Cosa?
Una nuova vita?
Londra non era la Terra dei Miracoli, anche se l'avevo tanto sperato.
Robert non ero lo stesso di ieri sera.
Eppure mi ero aspettata grandi cose da questa città. Avevo sperato di crearmi dei legami, degli amici.. qualcosa in più.
Ma forse stavo solo sognando troppo.
Era passato anche troppo poco tempo.
Non sapevo niente di lui. Anche se avevo l'impressione di conoscerlo già.
Ancora una volta fu Sam a riportarmi alla realtà.
<< Kris? Kristen? Oh! >>.
<< Eh? Si, cosa? >>.
<< Lezione di matematica, ricordi? E tu hai letteratura, muoviti >>, mi prese per il polso e mi trascinò fuori dal bagno.
Non volevo andare a lezione di letteratura.
Avrei visto Robert ed era l'ultima cosa che volevo.
Odiavo il modo in cui mi aveva salutata.
Perché adesso era così freddo?
Ieri sera sembrava quasi che.. no, no, basta. Basta con le illusioni.
Presi un bel respiro ed entrai in classe.
Il professore non era ancora arrivato e il posto accanto a Robert era vuoto.
Non lo guardai. Se l'avessi fatto, sarei crollata.
Proprio non ci sapevo fare con le persone.
Mi sedetti al mio posto, fingendo di controllare qualcosa nello zaino.
Sentii Robert muoversi sulla sedia e sporgersi verso di me. << Ehi.. >>, la sua voce roca mi mandò il sangue alle guance. Era.. incredibilmente sexy e non avrei voluto che usasse quell'arma contro di me quando ero arrabbiata con lui.
Valutai la possibilità di ignorarlo.
Ma non ero una bambina.
Mi girai verso di lui, fingendo un sorriso. << Si? >>.
La mia finta allegria l'aveva confuso. << Ehm.. prima sei scappata e io.. >>.
<< E' tutto okay >> tagliai corto.
<< Okay ma.. che avevi? >>.
<< Stavo male, mal di testa >> mentii, distogliendo lo sguardo.
<< Oh... va bene >>.
Il suo tono triste mi fece sentire in colpa.
Anche se non avevo fatto niente.
Lo guardai, accennando un leggero sorriso. Almeno, anche se molto piccolo, era autentico.
<< Stasera vieni a prendermi tu.. vero? >>.
Tornò subito di buon umore. << Si! Si, si, certo. Vengo io, tranquilla >>.
Sorrisi mentre aprivo il mio libro di testo.
Robert Pattinson, che cosa mi stai facendo?
Avevo paura della risposta a quella domanda.

__________________________________

questo capitolo è lungo, ma forse non è uscito così male..
spero che vi piaccia.
da qui in poi inizia un po' di movimento.
robert e kristen inizieranno a conoscersi, diciamo.
fatemi sapere, okay?
baci baci
xoxo

































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Capitolo 5
*** reputation. ***


believe in me. Kristen

Mi ero chiusa in camera da un'ora ormai.
Il problema di essere nata insieme a tre fratelli maschi era che, in occasioni come questa - un'uscita a quattro con Robert Pattinson - non avevo idea di come comportarmi, ma sopratutto di cosa mettermi.
Gonna? Pantaloni? Ma jeans o qualcosa di più stretto?
Top, camicia o maglione?
All stars o tacco? - quel pensiero mi fece ridere, perché io, sui tacchi, non ci so proprio andare.
Mamma era ancora via per lavoro.
Mio padre anche.
E le uniche persone in casa erano tre idioti che non sapevano neanche la differenza tra mascara e rossetto.
Non che io fossi chissà quale maga del trucco, qualcosa la sapevo, ma non ero proprio adatta a queste cose.
Mi sedetti sul letto, sull'orlo di una crisi.
Io, che mi disperavo per un ragazzo?
Non era giusto. Io non ero quel genere di ragazza.
Quel pensiero mi fece aprire gli occhi: io non ero quel genere di ragazza, non mi truccavo, non impazzivo per capire cosa mettermi e sopratutto non uscivo fuori di testa per un ragazzo.
Mi alzai e presi la prima cosa che mi capitava: camicia rossa alla boscaiola di mio fratello, skinny jeans scuri e vans.
Lasciai i capelli sciolti, appena lavati.
Provai a prendere in mano il tubetto del mascara, e poi lo rimisi giù.
Se a Robert piaccio davvero mi accetterà per come sono.
Se a Robert piaccio davvero...
Ma che dico?
Io piaccio a Robert?
Si. No. Forse.
Non lo so e non lo voglio sapere.
Voglio godermi ogni cosa come viene.
E la prima volta che mi capita una cosa del genere e non intendo rovinare tutto con le mie paranoie.
Anche se so già che lo farò comunque.
La porta di camera mia si apre, ed entra Cameron.
<< Cazzo! Cameron, ma vaffanculo! Ma non conosci la parola "bussare"? >> urlo.
<< Mmh, no. Comunque, scusa. Esci? >> mi chiede.
<< Si >>.
<< Con chi? >>.
<< Robert, e altri... >>.
<< Okay. E.. Kris? >>.
Lo guardo. Non è arrabbiato e non sta neanche per farmi una scenata.
<< Si, Cam? >>.
<< Sta attenta, okay? So che sei grande e tutto il resto, ma.. c'è gente di merda là fuori >>.
Il modo in cui lo dice - sembra quasi in imbarazzo - mi fa' sorridere. << Si, Cam.. >>.

Robert

<< Marcus è già là? >> chiedo.
<< Si. E duecento. Quante volte devo dirti che Marcus non viene con noi perché è già là, Rob? >>.
<< Tom, chiedevo.. >>.
<< Ma me l'hai chiesto duecento volte! >>.
<< Okay, scusa..coglione. Comunque io devo andare a prendere Kristen... >> dico.
Siamo seduti nel portico di casa di Tom da quasi un'ora.
Veniamo sempre qui quando dobbiamo parlare.
Non so esattamente di cosa dobbiamo parlare, ma io ho una voglia matta di confidarmi con lui.
Tom è sempre stato il mio migliore amico, quello con cui riesco a parlare meglio.
Dà i consigli migliori. E spero che non mi deluda neanche questa volta.
<< Kristen, eh? >>, Tom mi dà una gomitata, guardandomi con sguardo complice. << Sapevo che c'era qualcosa in pentola.. >>.
<< E smettila! Coglione. Non c'è niente in pentola.. è solo che lei è davvero.. >>.
<< Difficile da portare a letto? >> conclude lui per me.
Lo guardo male. << Che intendi? >>.
<< Ma niente.. solo che a me Kristen sembra una brava ragazza, tutto qui. Una di quelle che non ti porti a letto tanto facilmente e, conoscendoti, tu non sei tipo da storie serie. Non duri neanche una settimana >>.
Le parole di Tom mi fecero riflettere.
L'altra sera avevo quasi  baciato Kristen.
Eravamo quasi arrivati a quel punto.
Poi il momento era scemato e io mi ritrovato da solo con mille domande.
Avevo rischiato di rovinare tutto con la mia stronzaggine e stasera mi dovevo far perdonare.
Ma cosa volere dire esattamente?
Io volevo baciarla.
Ma non volevo una storia seria.
Non ne ero proprio capace.
Non so come ci si comporta tra fidanzati.
Ma Kristen non è proprio il tipo che puoi portarti a letto senza conseguenze.
Eppure la volevo, e la volevo tutta per me.
Questo mi fece ricordare di Marcus e di come avesse messo gli occhi su di lei.
Non mi piaceva. Io volevo che Kristen fosse al sicuro, avevo paura anche di Marcus. Sembrava così dolce e gentile, Marcus invece era andato a letto con centinaia di musiciste, pianiste, cantanti dilettanti e metà conservatorio, aveva una vera ossessione per quel genere di ragazza.
E allora, che c'entrava Kristen? Lei non era niente di tutto ciò.
A meno che non avesse una segreta passione per la chitarra come me, non era proprio il tipo di Marcus.
Mi fidavo del mio amico. Ma non volevo che Kristen soffrisse.
Io non l'avrei fatta soffrire.
Ma tutto questo era ridicolo, perché io non la conoscevo neanche.
Eppure, era come se la conoscessi da tutta una vita.
<< Oh, Rob? >>.
<< Eh? >>.
<< Ma mi hai sentito? >>.
<< Si.. si si, certo. Scusami, ma ora vado a prendere Kristen, ci vediamo dopo >>.
Mi alzai, ancora frastornato.
Ma che mi stava succedendo?
Presi il cellulare e scrissi un messaggio a Kristen.
Sei pronta? R.
Stai venendo?:) K.
Accellerai il passo.
Volevo vederla.
Volevo assolutamente vederla.
Certo. Ti ho promesso che venivo a prenderti, no?;) R.
Scendo subito! K.
Per poco non mi metto a correre.
In meno di dieci minuti sono fuori da casa sua.
E lei è lì, vestita con una camicia rossa a scacchi e un paio di jeans davvero stretti.
Niente di incredibilmente ricercato, ma lei è bellissima.
Scende gli scalini del portico quasi saltellando.
Dio, sembra una bambina.
<< Ehi >> mi saluta, avvicinandosi per darmi due baci sulle guance.
No, no, no. Non può fare così. Quando mi si avvicina il suo profumo mi inebria e io penso di impazzire per un secondo.
Le sue labbra sulla mia guancia sono incredibilmente morbide.
Chissà come deve essere baciarle.. magari stasera lo scoprirò.
Basta Robert, smettila, mi rimprovero.
<< Ehi, ciao >> dico, sorridendo.
<< Andiamo? >>.
<< Certo >>.
Iniziamo a camminare e mi meraviglio che uno dei suo fratelli ci stia seguendo.
Magari sono appostati dietro i cespugli.
<< Come suona Marcus? >> chiede Kristen, rompendo il silenzio.
Sentirla parlare di Marcus mi fa' subito incazzare.
Non voglio parlare di lui.
Siamo soli, dovremo fare altro!
<< Così così >> mento.
In realtà, Marcus è davvero bravo.
<< Oh.. però scrive le sue canzoni, me lo hai detto tu. E' una cosa stupenda >>.
<< Si.. diciamo... >>.
<< Ho.. ho detto qualcosa di male, Rob? >> mi chiede, fermandosi in mezzo alla strada.
Sembra.. quasi spaventata.
Oddio, non voglio farle un effetto del genere.
Io voglio farla ridere, sorridere, non preoccupare.
<< No, no, è tutto okay. Andiamo, dài >>, le metto una mano dietro la schiena, spronandola a continuare a camminare.
Per il resto del tempo, restiamo in silenzio.
Kristen è persa nei suoi pensieri e io non so come aggiustare il casino - l'ennesimo - che ho appena combinato.
Tutta colpa di Marcus.

Kristen

Quando arriviamo, Robert è ancora silenzioso.
Sto per scoppiare a piangere, me lo sento.
Non voglio piangere, non voglio sembrare debole, ma non voglio neanche rovinare tutto.
Robert mi sembrava la mia grande occasione, meno di un'ora fa'. Un modo per rifarmi per tutti quegli anni passati cambiando città, e adesso non mi parla neanche e visto che di solito è sempre colpa mia deduco che sia così anche questa volta.
Appena arriviamo vedo Sam e Tom che ci salutano dal bancone del bar.
<< Li raggiungiamo? >> chiedo, timida.
<< Si >> risponde, freddo.
Robert fa' per superarmi, ma in quel momento Marcus sbuca dal nulla e si piazza davanti a me. << Ehi, Kris. Ciao. Uhm, devi sederti >>.
<< Si.. stavo giusto andando.. >>, cerco Robert con lo sguardo, e lo vedo che sta raggiungendo Tom e Sam.
<< Ricorda: poltroncine, non sedie. E non preoccuparti per Robert >> mi dice, facendomi l'occhiolino.
<< Non sono preoccupata per lui... è che penso di averlo fatto arrabbiare >>, mi confido.
<< Arrabbiare? No! Fidati, è più tranquillo del solito. Adesso, per favore, vai a sederti. Io devo andare a fare le ultime prove.. >>.
Fece per andare, ma all'ultimo si voltò di nuovo verso di me.
<< Ah, Kris? >>.
<< Si? >>.
<< Grazie per essere venuta >>.
Mi sentii arrossire un po'.
Non come quando parlavo con Robert, ma arrossii.
<< Non.. non c'è di che >>.
Marcus mi sorride e si dilegua a provare dietro le quinte.
Ancora sorridente - quel ragazzo ha la strana capicità di rassicurarti - mi dirigo verso Tom e Sam.
Robert è sparito e nessuno sa dirmi dove possa essere.
<< E' meglio se andiamo a sederci >> ci dice Tom, così io e Sam lo seguiamo.
Quando arriviamo al nostro tavolo, sia Sam che Tom si siedono nelle sedie.
Mi lascio ricadere sulla poltroncina rossa, sotto lo sguardo allibito di Tom.
<< Kris, no.. non puoi sederti là.. Rob, lui.. >>.
<< E' qui >> conclude Rob, sbucando dal nulla.
Tom guarda prima me e poi Robert, << Scusa amico, non ho fatto in tempo a dirle che quello è il tuo posto.. >>.
Sbianco.
Il suo posto?
Merda.
Ora si arrabbierà ancora di più.
Se prima non lo era, adesso lo sarà di sicuro.
Ma quando sollevo lo sguardo per vedere la sua espressione, mi sorprendo vedendo che non è arrabbiato.
Anzi, sembra.. emozionato.
O meglio, eccitato.
Arrossisco appena si siede accanto a me. E' una poltroncina un po' piccola e siamo "costretti" a stare parecchio vicino. << Non importa, Tom. Ci sediamo insieme. A te non dispiace, vero Kristen? >> mi chiede, guardandomi dritto negli occhi. A questa vicinanza sarebbe davvero facile...
<< S..si! Ehm, si. Non.. non c'è problema.. >>.
Robert mi sorride, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.
E' di nuovo di buon umore.
Tom sembra riprendere a respirare.
Cerco Sam con lo sguardo in cerca di una spiegazione ma lei mi guarda come per dire "non ne ho idea".
Non ho il tempo di chiedere a Robert una qualche spiegazione, perché poco dopo le luci si affievoliscono pur non spegnendosi del tutto e sul palco appare Marcus, con una vecchia chitarra in mano. Un ragazzo sistema un microfono e uno sgabello sul palco e Marcus ci si siede sopra, armeggiando con il microfono. << Ehm, salve a tutti >>, saluta, sorridendo. << Grazie a tutti per essere venuti. Questa canzone l'ho scritta tanto tempo fa' con un amico... che adesso è qui, con una persona speciale.. >>, una luce accecante si muove verso di noi, arrivando goffamente a illuminare me e Robert, che sento irrigidirsi accanto a me. Io penso di essere diventata dello stesso colore della poltrona. << So che non vi conoscete da molto, praticamente vi siete appena conosciuti. Ma io ti conosco da molto, amico mio, quindi.. fai come sempre, e fidati del mio istinto. O quando finirai in galera non ti farò da avvocato >>, con un sorriso da vera rockstar finisce il suo discorso e inizia a suonare, creando un'atmosfera davvero tranquilla e serena nel locale.
Tutti gli occhi sono puntati su me e Rob.
Sam mi guarda con gli occhi spalancati. << Ma cosa..? >>.
<< Non.. non lo so! >> le sussurro, sporgendomi sul tavolo.
Tom sta ridendo come un pazzo.
Rob gli lancia una forchetta, colpendolo sul petto. << Smettila, coglione! >>.
Ma Tom, anziché smettere, continua ancora di più.
<< Tu ne sapevi qualcosa? >> mi chiede Rob, con un leggero tono accusatorio.
O Dio, se la sta prendendo con me? Non ho fatto niente!
<< Io? Rob, no! Io.. non ne sapevo niente! >> mi difendo.
<< Si, certo, come no! Tu e il mio carissimo amichetto Marcus scommetto che avete preparato tutto questo per rendermi ridicolo! >> mi urlò contro.
<< Ma che stai dicendo? >>.
<< Tutto questo è.. cazzo, ci stanno guardando tutti! >>, si guarda intorno, imprecando sotto voce.
<< Rob, datti una calmata! >> gli dico.
Stiamo.. litigando?
Sto davvero urlando a Robert?
<< Una calmata? Una calmata!? Adesso tutti penseranno chissà che cosa!! La mia reputazione è rovinata! >>.
Mi sento gli occhi lucidi.
Io gli ho rovinato la reputazione.
Gli ho rovinato la reputazione perché adesso tutti penseranno che esce con me, una ragazzina timida, goffa, piatta e per niente carina.
Una lacrima ribelle riesce a uscire e scende lentamente sulla mia guancia.
<< Scusami tanto se non sono una delle tue amichette.. io sono.. solo me stessa e mi dispiace di averti rovinato la reputazione, non era mia intenzione, Robert >>, mi alzo, sotto lo sguardo acciliato di Robert, quello fiero di Sam e quello mezzo divertito di Tom, << Ehi, gente! >> urlo, per farmi sentire da tutti. Sento Marcus smettere di suonare. << ROBERT PATTINSON E' UNO STRONZO, PROPRIO COME DICE LA SUA REPUTAZIONE DEL CAZZO. E non esce con me, anche se l'altra sera non la pensava allo stesso modo... >> concludo, a bassa voce, per farmi sentire solo da lui, poi poi alzare i tacchi - che non ho, perché non li so usare - e uscire dal locale.

Robert

Ho davvero detto "la mia reputazione è rovinata"?
L'ho fatto davvero?
MA SONO CRETINO!? si.
Si, eccome se lo sono.
Come al solito, non ho pensato prima di parlare.
Ma a cosa diamine stavo pensando quando l'ho detto?
L'ho fatta piangere, Cristo Santo!
Piangere! Che.. che coglione che sono! Mi odio. Cazzo, mi odio.
E' che l'idea di lei e Marcus insieme mi aveva già dato alla testa, figuriamoci quando ho sentito Marcus nominarla.
Non ho neanche capito appieno quello che ha detto, solo che Kristen era nel discorso e che dovevo fidarmi di lui.
Ma io di lui proprio non mi fidavo più. Perché aveva fatto una cosa del genere?
E l'unica scusa che mi era venuta in mente per giustificare la mia pazzia momentanea era stata... la mia reputazione.
Di cui non mi può importare di meno in questo momento.
Perché Kristen sta piangendo.
E io sono ancora qui, seduto. Che coglione!
Mi alzo di scatto, facendo sussultare tutto il locale.
Tom mi afferra il braccio. << Amico, calmati >> mi dice.
<< Tom, lasciami. Devo andare da lei, cazzo >>.
<< Ora ti lascio andare, ma tu non fare cazzate, okay? Ricordati che lei non è.. non è come quelle che ti porti a letto, non puoi fare come fai con loro. Quindi, dammi una calmata e ragiona prima di pensare. E ragiona con il cervello, non con il cazzo, come fai di solito... >>.
<< Vaffanculo, Tom >>, mi libero della sua presa e corro via.
Non mi accorgo neanche che Sam non c'è.
Mi metto a spingere la gente nel locale per passare.
Scommetto che Kristen è riuscita a sgattaiolare via molto più facilmente, minuta com'è.
Si, a sgattaiolare via in lacrime. Per colpa mia.
Non voglio che pianga per colpa mia. E' che sono uno stronzo e non penso a quello che dico o faccio.
Dio, in questo momento vorrei uccidermi.
Ma perché poi mi importa così tanto di lei?
E' la stessa domanda che mi pongo da quando l'ho vista per la prima volta?
Perché mi sono avvicinato a lei, il suo primo giorno?
Io di solito non faccio cose del genere.
Non aiuto le ragazzine timide e goffe.
E lei è esattamente questo: timida, goffa.. ma anche tanto dolce, bella, carina, tenera.
E da come mi ha risposto, dichiarando a tutta la sala che ero uno stronzo, ha anche un bel caratterino. Cosa che, mi piace sempre di più.
Mi piace quando dice parolacce.
Mi piace quando mi insulta.
Mi piace quando non si comporta come tutte le altre.
Ma, prima di tutto, mi piace lei.
Okay, lo ammesso. Mi piace. E ora che faccio?
<< Va' da lei, coglione >>.
La voce di Marcus mi risveglia dal mio lungo monologo.
Mi giro verso di lui. Ha ancora la chitarra in mano.
<< Marcus! Ma che cazzo ti è preso, su quel palco? >>.
Finalmente, ho qualcuno con cui prendermela.
Ma Marcus rimane pacato, come sempre.
<< Smettila di farti mille paranoie. Non è colpa mia, e neanche tua. Okay, forse un po' tua lo è. Ma puoi rimediare. Va' da lei >> insiste.
<< No, finché non mi dici che cazzo stavi dicendo prima io non vado da nessuna parte! >>, mi fa bene urlare, mi sfogo.
<< Ho solo detto quello che pensavo. Hai almeno ascoltato quello che ho detto, Rob? >>.
<< Si! No! Marcus, >> sbuffo, << cazzo, non capisco niente... >>, perché sono sempre così stupido?
Marcus appoggia una mano sulla mia spalla.
<< Ho detto che, anche se vi conoscete da poco, io so che voi due siete speciali. Ho detto a Kris di sedersi nella poltroncina perché so che quello è il tuo posto, così vi sareste seduti vicino, per fare in modo di potervi illuminare mentre facevo il mio discorso >>, mi spiegò calmo.
<< Io.. io.. non capisco, perché l'hai fatto? >> chiedo, confuso e a bocca aperta.
<< Perché io ti conosco Rob. So che sei un tipo solitario e usi le ragazze come sfogo per la tua rabbia, le porti a letto e pensi che questo serva a riempire il tuo vuoto, ma non è così. Appena ti ho visto insieme a Kris ho pensato che lei sarebbe potuta essere la ragazza giusta per te.. ma se non è così, mi dispiace >>.
<< No, no! Non sbagli, ma... >>, non so come continuare la frase.
Non posso dire che Kristen è la ragazza giusta, sarebbe da sdolcinati.
E io non lo sono.
E non sono neanche tipo da relazione.
E questo Marcus lo sa, cazzo.
E allora perché tutto questo casino?
<< Ehi, Rob! Non te la devi sposare, okay? >>, mi dice Marcus, ridendo piano.
<< Marcus, io pensavo che... pensavo che ti piacesse Kristen >> confesso.
<< Piacermi Kristen? >>, sembra davvero sorpreso ed è una piccola soddisfazione, perché è davvero difficile sorprendere Marcus.
<< Si, sai.. tu sei.. e lei è... e io sono un tale coglione... >>, mi piango addosso.
<< Io non credo che lei pensi che tu sia un coglione. Uno stronzo, forse, ma un coglione no >>.
<< A chi importa? Ormai è andata >>, vorrei uccidermi. Uccidetemi. Sono un idiota.
<< Io dico che lei importa.. >> ribatte Marcus.
Sollevo lo sguardo su di lui.
<< No, mi ha dato dello stronzo di fronte a tutta la sala, ricordi..? >>.
<< Le donne lo fanno, è il loro modo per attirare la tua attenzione. Ti dicono "sei uno stronzo", ma in realtà intendono "per favore, guardami e comportati bene con me". Loro sono.. diverse da noi, Rob. Ma ti divertirai moltissimo a scoprire l'universo femminile, amico mio >>, Marcus mi diede una pacca sulla spalla, come faceva sempre quando voleva spronarmi a fare qualcosa.
<< Se lo dici tu.. >>.
<< Si, lo dico io. Ora vai, Rob >>.
<< Ma.. >>.
<< Robert Pattinson, muovi il culo! >>.

Kristen

Sam mi era corsa dietro, e stavamo camminando in mezzo alla strada.
Letteralmente, in mezzo alla strada.
<< Forse.. dovremo salire sul marciapiede >> dice Sam.
Annuisco, troppo presa a trattenere le lacrime per riuscire a dire qualcosa.
<< Dovremo andare a casa mia.. >> aggiunge, facendomi prendere un'altra strada.
Annuisco ancora una volta e mi lascio guidare da lei.
Sono felice che sia qui con me, da sola non so che cosa avrei fatto.
Probabilmente mi sarei chiusa da qualche parte.
Faccio sempre così: chiudermi in me stessa è la mia risposta per tutto.
Faccio davvero schifo con i rapporti maschio-femmina, adesso ne ho la certezza.
Robert mi ha trattato in un modo che.. non immaginavo che potesse dire una cosa del genere.
Eppure l'ha fatto e con le sue parole mi ha fatto piangere.
Non piango spesso. Non ne ho mai avuto motivo.
Per qualche film o canzone, ogni tanto, ma per un ragazzo.. mai.
Robert è il primo ragazzo che mi fa' piangere, e non ho ancora deciso se sia una cosa bella o brutta.
Probabilmente brutta, eppure...
Sam mi fa' entrare in casa sua, mi porta in bagno e mi fa' sedere sul water.
<< I miei non ci sono.. adesso ci penso io, okay? Prima di tutto, gli occhi.. sono gonfi e rossi.. >>, prende un asciugamano, lo bagna con acqua calda e me lo poggia sugli occhi, facendomi appoggiare la schiena contro le matonelle fredde del bagno.
Prendo un bel respiro e provo a calmarmi.
Non voglio essere questo.
Io non sono questo.
<< Comunque... >>, fa' Sam, << sei stata grande, prima >>.
<< No.. ho fatto schifo >>.
<< No, invece sei stata grandiosa. Gli hai dato dello stronzo di fronte a tutti! >>.
<< Si.. in effetti.. mi ha dato una piacevole sensazione.. >>, devo ammettere che dopo aver urlato avevo provato un leggero sollievo, ma non era durato molto. Dopo erano arrivate le lacrime.
Non volevo rovinare la vita a Robert.
Lui era bellissimo, io non lo ero.
Lui era di Londra, io ero di Los Angeles.
Lui aveva molti amici, io solo Sam.
Lui aveva una reputazione, io gliela avevo distrutta.
Ma perchè, poi?
Okay, non ero la ragazza più carina del mondo.
Non ero come le altre ragazze a scuola.
Non ero Jennifer.
Ma ero io.. non poteva bastare?
Scoppiai a piangere.
Sam mi abbracciò, togliendomi l'asciugamano dagli occhi quando mi vide piegarmi in due. << Kris, no.. no, non fare così. Che.. stronzo. Io lo ammazzo. Non me fotte un cazzo se è amico di Tom, non può trattarti in questo modo.. è uno stronzo di merda.. è un pezzo di merda! Lo odio. Lo odiamo insieme, Kris... >>, mi strinse forte e continuò a insultare Robert mentre piangevo.
Non so per quanto restammo così.
Probabilmente finché non sentii il cellulare vibrare.
Mi staccai tirando su con il naso.
Avevo ancora la vista appannata per le lacrime ma riuscii a vedere comunque il mittente: Robert.
Dove sei..? R.
Mostrai il messaggio a Sam.
<< Che vuoi fare? >> mi chiese, la sua rabbia era scemata velocemente come la mia.
Ci lasciamo ricadere per terra, schiena al muro, spalla contro spalla.
<< Non so... rispondo, no? >>.
<< NO >>.
<< Si... voglio chiarire >>.
<< Chiarire un cazzo. E' un idiota, Kris >>.
<< Mmh.. >>.
Ma stavo già scrivendo il messaggio.
A casa di Sam.... K.
<< Ti preparo un thé.. >>, Sam si alzò e andò in cucina.
<< Ti raggiungo tra un secondo.. >>.
Lei accennò un sorriso. << Fai con calma.. chiamo Tom e lo avviso. Tu chiarisci con Rob.. >>.
<< Grazie.. >> dissi, sorridendo.
<< A che servono le amiche? >>.
Sam andò in cucina, lasciandomi in bagno a riflettere.
Ti vengo a prendere.. okay? R.
No.. no, vengo io. Dove sei? K.
VENGO IO. Stai lì. R.
Ahi. Tutto maiuscolo.
Era il linguaggio elettronico per dire "ti sto urlando contro, fai come ti dico!".
Non mi piaceva chi urlava.
Odiavo le urla e tutti i rumori troppo forti.
Mi.. spaventavano.
Odiavo dirlo, ma mi spaventavo facilmente come una bambina di cinque anni.
Okay... K.
Uscii dal bagno e andai in cucina, dove trovai Sam che stava versando il thé nelle tazze.
Non avevo mai assaggiato il thé caldo.
A Los Angeles bevevo quintali di thé freddo, ma mai caldo.
Mi sedetti sulla sedia in cucina e la ringrazia quando mi passò la mia tazza.
<< Che ha detto..? >> mi chiese, sedendosi di fronte a me.
<< Sta venendo qui... >> risposi, osservando la mia tazza.
<< Uh, davvero? Non pensavo che Robert fosse quel genere di ragazzo.. >>.
<< Che genere intendi? >>.
<< Quello del "dimmi dove sei, vengo a prenderti". Sono rari >>.
<< Rari, dici..? >>, non me ne intendevo molto, ma forse Sam si.
<< Oh, si.. di solito i ragazzi non lo fanno. Se ne fregano. Devo provare a fare una scena del genere con Tom, giusto per vedere come reagisce... ma Rob, be', a quanto pare è quel genere di ragazzo. Beata te! >>, rise mentre sorseggiava il suo thé. Io non avevo ancora toccato il mio. << Ma non farti prendere per il culo, okay? Robert potrebbe anche essere il re di sto cazzo, ma se ti tratta di merda devi trattarlo allo stesso modo, se non peggio! >>.
Stavolta risi con lei. << Tutto chiaro.. >>.
Il suono del campanello ci fece smettere subito di ridere.
Sam si dileguò in camera sua con la scusa di chiamare di nuovo Tom, ma non senza avermi prima augurato buona fortuna. << Fallo secco! >>.

Robert

Kristen era davanti a me.
Aveva gli occhi rossi, per il pianto e mi stava facendo entrare in casa.
Mi sentii una merda: aveva pianto davvero per colpa mia. I suoi occhi rossi erano lì per ricordarmelo.
<< Kristen, senti.. mi dispiace.. io non volevo dire quelle cose.. >>.
Ma lei mi aveva già dato le spalle e stava andando in salotto.
<< Kristen, andiamo.. stammi a sentire, almeno... >>.
Si era seduta sul divano, a gambe incrociate.
Mi sedetti vicino a lei. Non si scostò, almeno quello... << Kristen, per favore... sono stato uno stronzo, hai ragione tu.. >>.
<< Non... non importa >> sussurrò.
<< Mi dispiace tanto.. >>.
<< Non.. non fa' niente >> disse, tirando su con il naso. Dio, era così piccola!
E stava piangendo di nuovo.
<< Ehi, ehi >> le presi il viso fra le mani, la sentii sussultare al contatto con la mia mano, << Non.. non piangere, mi.. mi dispiace tanto.. sono uno stronzo, lo so.. e non avrei dovuto dire quelle cose.. mi è sfuggito, okay? Perché sono scemo e faccio così, non ragiono prima di pensare e ferisco le persone.. ma non volevo ferire te. Kristen, mi perdoni? >> le chiesi, guardandola dritto negli occhi.
Lei provò a evitare il mio sguardo, ma io non mollai la presa.
<< Kristen.. guardami, dài.. >>.
<< Non ti conosco neanche.. lasciami >>, le sue parole mi ferirono.
Okay, non la conoscevo neanche.
Ma pensavo che.. dopo l'altra sera e tutto il resto.
Forse mi ero solo illuso.
Lasciai la presa, anche se a malincuore.
<< Okay... scusami. Io pensavo che.. >>.
<< Rob..? >>, la sua vocina mi stava implorando, quasi.
Mi ritrovai ad accarezzarle una guancia. << Che c'è, Kristen? >>.
<< Posso.. posso farti una domanda...? >>.
<< Si.. dimmi >>.
<< Ti.. ti ho davvero rovinato la reputazione? >>.
Oddio.
Aveva davvero creduto alle mie parole?
I suoi occhi lucidi, le lacrime che le scorrevano sul viso, l'espressione smarrita da bambina, mi fecero capire quanto ero stato stronzo.
Le strinsi le spalle, scuotendola piano. << No! No, no, Kristen, no! Stavo.. ero arrabbiato e ho.. esagerato >>.
<< Mi.. mi dispiace se.. se non sono come le altre.. >>, scoppiò a piangere.
Non mi piacciono gli abbracci.
Non abbraccio Marcus o Tom, è davvero raro se lo faccio.
Anche quando mi porto a letto una ragazza evito ogni contatto dopo.
Non voglio che qualcuno si avvicini così tanto.
Ma quando la vidi così triste e afflitta, non capii più niente e la strinsi a me.
Sentii il profumo dei suoi capelli e senza pensarci li baciai.
Lei piangeva fra le mie braccia, un po' più tranquilla.
Le accarezzai goffamente la schiena, cercando di evitare il gancetto del reggiseno.
<< Rob... >>, di nuovo la sua vocina da bambina.
Le accarezzai i capelli. Erano morbidi e setosi, ci avrei passato le ore ad accarezzarli.
<< Mmh? >>.
<< Noi.. siamo amici, vero? >>.
Amici.
No. Non siamo amici.
Tu sei bellissima e io non voglio che tu stia con Marcus.
Anche adesso che so perché Marcus parlava con te, non voglio che tu mi sfugga di nuovo.
Ma è così piccola.. e spaventata.
Non voglio farla spaventare.
Non voglio metterle fretta.
E poi, cos'altro dovremo essere?
Fidanzati?
Non la conosco neanche.
E io non sono tipo da ragazza fissa.
Ma più lo dico a me stesso, più mi immagino io e Kristen che ci teniamo per mano.
No, no, no. Impossibile.
Quando le rispondo, sento la mia voce incrinarsi leggermente, ma è solo un attimo.
Un secondo, un istante. E spero che lei non se ne accorga.
<< Amici, certo >>.

________________________________

okay, spero che.. vi piaccia.
non so cosa sia questo capitolo.
non è molto, avrei voluto farlo più lungo, ma.. vabbè.
fatemi sapere, okay? :3

















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Capitolo 6
*** unwanted. ***



(consiglio musicale - traduzione della canzone)

Kristen

Camminavo per il corridoio con un libro sottobraccio.
Ero in questa scuola da una settimana e ancora non avevo capito dove si trovasse la biblioteca.
Mi guardai intorno.
Avevo un'ora buca e non c'erano molte persone in giro.
Mi fermai un attimo, cercando di ricordarmi se fosse al piano di sopra o a quello inferiore, quando vidi Robert uscire dal bagno.
Non avevamo parlato molto dopo la scenata al pub.
Ci incrociavamo spesso nei corridoi e lui mi salutava sempre, ma era come se.. cercasse un modo per evitarmi.
Sam e Tom andavano alla grande e di solito Tom si sedeva insieme a noi a pranzo, ma più spesso Sam e io pranzavamo da sole.
Robert, Tom e Marcus erano sempre insieme. Marcus, ogni volta che mi guardava, mi sorrideva felice e cercava di attirare l'attenzione di Robert su di me ma lui si limitava a un breve cenno con la mano prima di passare oltre.
Ma adesso era un'emergenza, più o meno..
Ma chi volevo prendere in giro? Volevo parlare con Robert..
Eravamo amici, no?
<< Robert! >> lo chiamai, affrettandomi per raggiungerlo.
<< Kristen.. ciao.. >> disse.
<< Scusa, hai, ehm, da fare..? >> chiesi.
<< No, no.. tu hai bisogno di qualcosa? >>.
<< Non so dov'è la biblioteca... >> ammisi, abbassando lo sguardo.
<< Sei qui da una settimana e non sai ancora dov'è la biblioteca? >>, mi prese in giro.
<< Mmh... >>.
<< Ehi, non.. non importa! >>, quando sentii la sua mano sfiorare il mio braccio sollevai subito gli occhi. << Ti ci porto io.. >>.
<< Aw, davvero? >>.
<< Certo.. tanto a chi importa della lezione di storia? >>.
<< Non a te di certo... >>.

Robert

<< Allora, che libro stavi cercando? >> le chiesi, una volta entrati in biblioteca.
Era visibilmente agitata.
Si guardava intorno, si portava le nocche sulla bocca, tamburellando sulle labbra, si mangiava le unghie e ogni volta che incrociava il mio sguardo sorrideva e arrossiva, imbarazzata a timida. Era una cosa davvero bella stare insieme a lei. Kristen era davvero diversa da tutte le altre. Nessuna ragazza si era mai comportata in questo modo con me, e dire che mi ero portato a letto metà scuola. Lei era sincera, non nascondeva chi era dietro quintali di trucco e l'unica cosa che nascondeva erano le sue bellissime gambe, fasciate da vecchi jeans. Ma andava bene, così almeno nessuno le avrebbe viste. Comunque, mi chiesi come sarebbe stata con una gonna o un vestito. Sicuramente benissimo.
<< Ehm.. v..veramente.. volevo.. volevo solo stare qui a leggere.. c'è l'ho già.. il libro >> rispose, mostrandomi la copia di un vecchio libro che teneva in mano.
<< Oh.. ti piace leggere, quindi? >>.
<< Molto. A te non piace? >>.
<< Non leggo qualcosa per conto mio da molto tempo.. >>. Non leggevo da anni, anche se prima amavo davvero tanto la lettura.
<< Oh.. come mai? >>.
<< Poco tempo.. >> mentii.
<< Certo.. >> annuì, come se capisse, ma si vedeva che non mi credeva. Aveva capito la mia bugia.
<< Dico davvero. Ho poco tempo >>.
<< Certo, come no. Fare il figo nei corridoi della scuola deve richiedere molto tempo.. >>.
<< Come, scusa? >>, lo aveva detto davvero?
Kristen arrossì. << No, ehm, scusa, mi è scappato.. a volte non tengo a freno la lingua.. non volevo dire.. si, volevo, ma non così... >>.
Stranamente, non ero arrabbiato.
Se fosse stato chiunque altro, mi sarei infuriato, ma con lei no.
Se fosse stato un maschio, avrebbe avuto già il naso rotto.
Ma era Kristen e il suo commento mi faceva solo ridere.
<< Quindi, per te sarei figo? >> chiesi, malizioso.
Kristen si fermò e anche io feci lo stesso.
Eravamo in mezzo a due scaffali colmi di libri. La biblioteca era praticamente vuota e c'era un silenzio di tomba.
<< Ho detto che fai il figo... >> disse, evitando il mio sguardo.
<< Quindi pensi che io non lo sia? >>. La mia domanda la mandò letteralmente nel pallone.
<< No! Ehm, io.. non.. non ho detto questo.. tu.. tu.. sei.. non mi piace il termine "figo", è volgare.. e tu non lo sei >>.
Si, invece, lo sono.
Sono volgare quando mi faccio una ragazza nel ripostiglio della scuola.
Sono volgare quando mi scopo una ragazza e non mi faccio toccare dopo.
Sono volgare quando mi porto a letto una ragazza e poi scompaio la mattina dopo.
Sono volgare in molte cose che faccio e Kristen non le conosce. E non voglio che le conosca.
Se le scoprisse, probabilmente cambierebbe idea e se ne andrebbe e non voglio che lei lo faccia.
Lei è l'unica cosa pura della mia vita.
<< Davvero..? E come mai pensi una cosa del genere? >>, mi avvicinai di più a lei.
<< Tu.. >>, Kristen indietreggiò, andando a sbattere contro uno scaffale, << mi hai aiutata il mio primo giorno >>.
<< Semplice gentilezza >> la schernii.
<< No, era di più. Tu sei gentile. Con.. me, lo sei >>.
Soffocai una risata. << Io non credo che il resto della scuola la pensi allo stesso modo >>.
I suoi occhi si piantarono saldamente dentro ai miei, provocandomi un brivido lungo la schiena.
<< Io non sono il resto della scuola >> disse, decisa.
E aveva ragione.
Lei non era come nessuna ragazza di mia conoscenza.
<< Lo so.. >> sussurrai, facendomi ancora più vicino. Lei indietreggiò ancora una volta, sbattendo per la seconda volta contro lo scaffale.
<< E penso davvero che tu sia gentile.. ma non capisco come mai nascondi tante cose di te... >>.
<< Che.. che intendi? Non nascondo niente, io >> dissi, mettendomi subito sulla difensiva.
<< Suoni la chitarra, ma non lo dici a nessuno. Da quanto non suoni? Non ti manca? E perché hai smesso di leggere? Scommetto che prima leggevi molto spesso. E come mai sei così gentile con me e poi mi urli contro per niente? Sei.. un enigma >>, mentre parlava, continuava a sbattere le ciglia, più e più volte, nervosa e agitata. Davvero tenera. Ma quello che aveva detto non aveva fatto altro che mettermi ancora di più sulla difensiva.
<< Non sono affari tuoi >> dissi, freddo.
<< Lo so che non sono affari miei, ma sei tu che continui a essere gentile con me, a confidarti con me. Mi chiedevo solo il perché... >>, si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, dondolandosi sul posto.
Già. Perché?
Perché continuavo a raccontare tutte quelle cose a lei?
Che aveva questa ragazzina di così speciale da indurmi a sputtanarmi in quel modo?
Le avevo raccontato della chitarra, delle mie sorelle e ora aveva anche capito da sola la mia passione per i libri.
Tutte cose che custodivo gelosamente, perché non volevo che qualcuno lo sapesse.
Non ero un musicista come Marcus.
Non ero un topo di biblioteca.
Non ero neanche il fratello maggiore perfetto.
Non ero proprio niente.
Tutte quelle poche cose non mi rendevano niente.
Non ero riuscito ad arrivare in fondo a niente.
Tutte le cose che le avevo raccontato non erano altro che piccoli pezzi di me, i più nascosti, ma anche i più insignificanti, perché non ero riuscito a diventare niente di quello che volevo. Prima ero un'altra persona, piena di sogni. Poi la vita aveva iniziato ad apparirmi noiosa, quasi banale, e per movimentarla un po' avevo iniziato a cacciarmi nei guai, giusto per sentire un po' di adrenalina scorrermi nelle vene. E adesso eccomi qui, da solo con l'unica ragazza al mondo che pensa che io sia gentile e non solo bello e che sta cercando di capire qualcosa di me, del vecchio me, senza giudicarmi, dandomi tutto il tempo che voglio e senza mai perdere quella dolcezza e quella timidezza che mi hanno attirato verso di lei.
<< Volevo fare il musicista >> dico, senza pensarci.
I suoi occhioni verdi si spalancano un po'. << Davvero? >>.
<< Già.. >>.
<< Cosa ti ha fatto cambiare idea? >> chiese, gentile e comprensiva.
<< Non lo so... tante cose, immagino. Non ero abbastanza bravo, non avevo una bella voce come quella di Marcus, non mi sentivo all'altezza. Così ho lasciato perdere e.. >>.
<< .. te ne sei pentito >> concluse lei per me.
<< Si.. molto >> ammisi, per la prima volta da quando avevo smesso.
<< Perché pensavi di non essere all'altezza? Io non penso che sia così >>.
<< Non reggevo la situazione... Marcus era davvero bravo, ed eravamo dei ragazzini di sedici, diciassette anni con una chitarra in mano e tanti sogni. Vedevo lui, così sicuro di sé. I suoi genitori lo supportavano fin da piccolo, mentre i miei mi urlavano contro ogni volta che prendevo in mano il manico della chitarra. Alla fine, ho mollato >> raccontai, infilandomi le mani nelle tasche dei jeans.
Kristen si avvicinò, e mi accarezzò dolcemente il braccio.
Quel semplice contatto, mi fece subito sentire meglio.
<< Rob, mi dispiace tanto... forse, però, dovresti riprovarci >>, accennò un timido sorriso, che ricambiai quasi senza pensarci.
<< Non credo che prenderò di nuovo una chitarra in mano molto presto, Kristen.. >>.
<< Non ho detto che devi farlo molto presto.. con il tempo, magari >>.
<< Si, forse.. >>.
Mi avvicino ancora un po' a lei, stavolta non si allontana, ma ricambia il mio sguardo.
<< Robert, io penso davvero che tu sia un bravo ragazzo.. >> sussurra, mordendosi il labbro.
<< Perché non mi conosci, Kristen.. >>, e non voglio che tu conosca quel mio lato.
<< Ma io voglio conoscerti... >>, la sua voce si era fatta un sussurro, quasi un soffio.
<< Fidati, non vorresti vedere quel lato di me.. >>.
<< Mettimi alla prova >> disse, sfidandomi.
Per tutta risposta, me ne andai lasciandola sola in mezzo a tutti quei libri.
Sicuramente, loro erano una compagnia più raccomandabile della mia.

Kristen

Quattro giorni dopo

<< Mi accompagni da Tom? >>.
<< Si, certo. Un attimo, metto questo nell'armadietto.. >>, aprii il mio armadietto e misi dentro i miei libri.
Mentre sistemavo la mia roba cercai con lo sguardo Robert.
Non ci parlavo dal nostro incontro in biblioteca.
Non so perché. Forse ho esagerato, forse avrei dovuto starmi zitta.
Fatto sta che adesso, appena mi vide mi saluta velocemente e poi cambia in fretta strada.
Non capisco perché faccia così, ma ho intenzione di capirlo.
<< Ecco.. >> dico, sorridendo a Sam, che mi aspetta appoggiata contro il muro.
Insieme ci dirigemmo verso l'aula di Tom.
Faceva francese insieme a Marcus.
Fu proprio quest'ultimo a salutarmi per prima, mentre Tom abbracciava Sam - senza alcun imbarazzo - nel bel mezzo del corridoio.
Robert non l'aveva mai fatto.
I nostri pochi segni "d'affetto", se così si potevano chiamare, ero sempre stati in posti riservati.
Forse si vergogna di farsi vedere con me.
All'improvviso le parole che mi aveva detto al pub - MI STAI ROVINANDO LA REPUTAZIONE - si fecero sentire di nuovo.
Sbattei le ciglia per scacciare le lacrime.
<< Ehi >>, la voce di Marcus mi fece quasi fare un salto.
<< Scusa, non volevo spaventarti >>.
<< No.. ehm, non è niente.. >> dissi.
Sam e Tom si erano dileguati, sicuramente per nascondersi da qualche parte.
<< Va tutto bene? >> mi chiese, premuroso.
Perché Robert non poteva essere come lui?
Marcus era dolce, con me. Anche Robert lo era, ma in un modo tutto suo.
"Ricorda", diceva sempre mia mamma, "solo perché qualcuno ti ama a modo suo, non vuol dire che non lo stia facendo".
Ma io avevo bisogno di un punto stabile, mentre Robert andava e veniva.
E ogni volta che se ne andava io mi sentivo sempre peggio.
<< Si.. si, è tutto okay >>.
<< Dopo la scuola devo andare a provare in un locale. Ti va di venire con me? >>.
Non ci pensai neanche. << Certo >>.
Marcus sorrise. Mi piacevano i suoi sorrisi. << Grande >>.

Robert

Stavo uscendo dalla mia classe, quando vidi Tom e Sam allontanarsi mano nella mano.
Accennai un saluto e andai oltre.
Stavo per uscire in giardino a fumarmi una sigaretta quando mi sembrò di vedere una figura famigliare.
Mi fermai e constatai che avevo ragione.
Kristen e Marcus stavano parlando fuori dall'aula di francese.
Mi fermai di colpo.
Che ci facevano quei due insieme?
Perché Marcus stava parlando con Kristen?
E perché lei sorrideva?
Io non la facevo sorridere, io la facevo piangere.
Anche se non volevo.
Mi ero allontanato da lei proprio per questo motivo.
Non volevo farla soffrire, non volevo che entrasse nel mio mondo.
Se l'avesse fatto, avrebbe capire che razza di coglione ero.
L'avrei fatta entrare nel mio personale inferno, e si sarebbe scottata per colpa mia.
Scottata, ma che dico? Si sarebbe ustionata.
Lei non aveva idea del Robert che ero quando non ero con Tom o Marcus.
Io non ero una brava persona.

Kristen

<< Che ci facciamo qui? >>.
<< Tranquilla, non c'è nessuno. Conosco il proprietario di questo posto da anni, ho le chiavi >>, con uno scatto della serratura aprì la porta che dava alla al dietro le quinte del piccolo palco del locale, che dava a sua volta sul palco, dove mi condusse Marcus.
<< Oh.. va bene, allora >>.
Salì sul palco con la sicurezza di un cantante consumato, tenendo in mano la sua chitarra.
Aveva ragione, non c'era nessuno.
Il locale era vuoto.
<< Mai salita su un palco, eh? >> mi stuzzicò, mentre portava uno sgabello sul bordo del palco.
<< Ehm, no. Mai. Paura del palcoscenico da.. da sempre >>.
<< Adesso non c'è alcun motivo di aver paura, però: non c'è nessuno >> mi fece notare, indicando la platea vuota.
<< Si, okay.. ma non mi hai ancora spiegato perché siamo qui >> dissi.
<< Volevo parlarti di alcune cose >>.
<< Mmh.. okay. Parla >>.
<< Tu e Robert.. >> iniziò.
Alzai una mano per fermarlo.
<< Non c'è nessun "tu e Robert". Non mi parla, non so se l'hai notato.. >>.
<< Sinceramente? Non l'ho notato. Ma ho notato un'altra cosa.. >>, sorrise ammiccante mentre si sistemava sullo sgabello.
<< Ah, si? Cosa? >>.
<< Il modo in cui ti guarda.. >>.
Mi sentii arrossire.
Mi parve quasi di sentire lo sguardo di Robert su di me.
<< No.. no, ti sbagli.. lui.. non mi guarda proprio in nessun modo.. te l'ho detto: non mi parla neanche >>.
<< Kris >>, il modo in cui mi richiamò non ammetteva repliche.
<< Si? >>, mi sentivo una bambina sgridata dal maestro.
<< Sono uno dei suoi migliori amici, lo conosco. Fidati se ti dico che non ha mai guardato nessuna come guarda te >>, concluse la frase con un sorriso.
Sorrisi a mia volta, nascondendomi il viso fra le mani. << Ma se anche fosse? Non mi parla comunque >>.
<< A questo possiamo porre rimedio >>.
<< Come? >>.
<< Come ho già detto, conosco molto bene Robert e.. >>.
<< Sai cosa gli piace? Puoi dirmelo? >> chiesi, euforica.
Volevo sapere ogni cosa di quel ragazzo, anche a costo di non saperla direttamente da lui.
Ma Marcus non era dello stesso parere.
<< Cosa gli piace te lo dirà lui. Quello che volevo dirti, o meglio chiederti, riguarda una.. passione di Robert per.. >>.
<< .. la chitarra >> dissi, indicando quella che Marcus teneva in mano.
Il suo sorriso si fece ancora più ampio. << Lo sapevo! Te l'ha detto! Sei speciale, avevo ragione io >>.
<< Marcus.. non capisco.. io.. >>.
In un attimo mi fu vicino, fissandomi con i suoi occhi scuri. << Fidati di me >>.

Un'ora dopo eravamo ancora seduti per terra, sul palco.
Marcus strimpellava una canzone che non conoscevo e che aveva scritto lui.
<< L'ho scritta anni fa' con Robert, è da tanto che non scriviamo qualcosa insieme.. >> mi confessò, mettendo via la chitarra per un attimo.
<< Mi piacerebbe sentirvi suonare insieme. Sei molto bravo Marcus >>.
<< E tu hai una bellissima voce >>.
Prima, con la scusa di provare una vecchia canzone di cui non si ricordava le parole, mi aveva costretto a cantare.
Avevamo cantato insieme e poi io da sola.
Mi piaceva cantare, ma non ne avevo mai trovato l'occasione.
Mi liberava, urlavo tutto quello che provavo.
Arrossii per il complimento. << Grazie.. >>, mi portai una ciocca dietro l'orecchio.
<< Kristen, penso che tu sia seriamente la persona più adatta a Robert. Ha bisogno di una persona come te >> se ne uscì Marcus, riprendendo in mano la chitarra e strimpellando qualche accordo a caso. << Quello che ho detto durante lo spettacolo, era giusto per farvi avvicinare e mi dispiace che Robert abbia avuto l'effetto opposto. La verità è che.. Robert non è così semplice come può sembrare e se decidi di avvicinarti a lui.. uhm, volevo solo avvisarti che non sarà una passeggiata. Ma io gli voglio un bene dell'anima e spero davvero che tu lo renda felice come io spero >>.
<< Marcus, sono.. lusingata dalle tue parole, ma.. non credo che Robert la pensi allo stesso modo >>.
Proprio in quel momento, il mio cellulare vibrò.
Dove sei? Vengo a prenderti, dovunque tu sia. Dobbiamo parlare, per favore.. R.
Mi sentii morire.
Robert voleva parlare con me?
Era arrabbiato? Aveva voglia di vedermi?
Mi rigirai il cellulare fra le mani, indecisa su cosa fare.
<< E' lui? >> mi chiese Marcus, percependo la mia tensione. Annuii. << Visto? Vuole parlare con te, allora >>.
Accennai un sorriso e risposi.
Sono nel locale dove si è esibito Marcus. Che succede, Rob? K.
Che ci fai ancora con lui? R.
Ancora?
Mi aveva visto con Marcus, prima?
Dimmi che sta succedendo... K. insistetti.
Sono lì entro dieci minuti. ESCI R. era un ordine?
Insicura, salutai Marcus e uscii in strada.

Robert

Gli avevo seguiti.
Si, ero un coglione e ora ero anche uno stalker.
Ma era stato più forte di me: quando li avevo visti allontanarsi insieme, ero quasi impazzito.
Marcus mi aveva rassicurato che non avevo nulla da temere, ma che dire di Kristen?
Marcus era un musicista, era bravo, gentile, non aveva i miei casini e non si faceva le mie paranoie.
Lei si meritava un ragazzo del genere. Ovvero, non ero alla sua altezza. E lo sapevo benissimo.
Ma avevo voluto seguirla lo stesso. Giusto per farmi del male.
Quando li avevo visto entrare dentro il locale, mi era venuto un mezzo infarto.
Marcus stesso mi aveva raccontato come portasse spesso le sue amichette là dentro per fare colpo.
Qualche accordo con la chitarra, una serenata e il gioco era fatto.
Spesso non facevano neanche in tempo a cercare un altro posto, visto il fascino da musicista del mio amico.
E adesso Kristen era là dentro con lui. E io qua fuori, impazzendo.
Di cosa poi?
Gel.. no, non poteva essere quello.
Non era la mia ragazza.
Non era niente. NIENTE.
Dovevo farmelo entrare in testa, o sarei schizzato del tutto.
Non volevo che lei fosse solo un'altra ragazza tra le braccia di Marcus.
Lui poteva avere tutte le musiciste che voleva, ma Kristen no.
Perché lei era.. già, cos'era lei?
Non avevo tempo per pensarci, ero troppo occupato a guardare la porta sul retro del locale, aspettando che si aprisse.
<< Dannazione, Kristen, esci! >> dissi, pensando a voce alta.
<< Veramente io sono già uscita... >>.
<< Porca..! >>.
Mi voltai di scatto e mi ritrovai Kristen davanti.
<< Cazzo, Kristen! >> esclamai.
<< Ciao anche a te, Rob.. >>.
<< No, no, ehm, scusa, è che.. da dove sei uscita, scusa? >>.
<< Dalla porta principale. Mi ha fatto uscire Marcus >>.
<< Eri con lui? >>, il mio tono si fece freddo, accusatorio.
<< Si, perché..? >>, mi guardò confusa, sistemandosi i capelli dietro le orecchie.
<< Perché eri con lui? >> chiesi, irritato. Lo uccido. Lo ammazzo con le mie mani se l'ha sfiorata.
<< Doveva parlarmi.. ma tu che ci fai qui? Perché dovevi vedermi? Che succede? >> mi chiese, con una curiosità così infantile da farmi passare l'incazzo.
<< Io.. >>.
La verità è che non lo so, Kristen.
Non so perché ti ho chiesto di uscire per me.
So solo che non sopportavo il pensiero di saperti là dentro con lui.
Mi fido di Marcus, gli voglio bene, ma non voglio che tu sia la sua ragazza.
Non voglio che lui ti faccia soffrire.
Ma è anche vero che, se non lo farà lui, lo farò io.
Non dovrei, lo so.
Ma sono egoista e voglio averti tutta per me.
Anche la tua rabbia e le tue lacrime, le voglio tutte per me.
E non so cosa mi sta succedendo, ma non voglio che tu vada via.
Ma rovinerò tutto come sempre, perché davanti agli altri io sbaglio sempre.
Ma forse è proprio questa la soluzione: non farci vedere.
Stare nascosti.
Le afferro il braccio, cercando di fare il più piano possibile, e la trascino in un vicolo.
Un vicolo poco illuminato, alle spalle di un negozio di musica che sta per fallire, senza uscita e dove possiamo stare soli.
La spingo piano contro il muro e metto le mani accanto al suo viso, imprigionandola.
Vedo la paura per un secondo nei suoi occhi, poi solo sorpresa.
<< Che succede, Robert? >> mi chiede, seria.
<< Io non lo so... >> ammetto, con voce triste persino alle mie stesse orecchie.
<< Parlami! Parlami, cazzo, perché io non capisco che sta succedendo! >> esplose, agitandosi. Quando lo faceva, tutto il suo corpo era in movimento: le mani, che iniziavano a gesticolare, le ciglia che sbattevano senza sosta, i piedi che dondolavano o sbattevano, le gambe che tremavano un po'. Era adorabile.
Provai ad accarezzarle una guancia ma lei si scostò. << No, Robert, voglio sapere che succede.. >>, aveva abbassato il tono, ma era comunque evidente che non stava scherzando. Aveva ragione, le dovevo delle spiegazioni. Ma anche lei doveva dirmi alcune cose.
<< Che stavi facendo con Marcus? >>.
<< Ancora? Niente >>.
<< Hai passato un'ora a guardarlo in faccia, Kristen? >> la schernii. Non sapevo controllare la rabbia, presto avrei perso la calma.
<< Non capisco perché ti interessi così tanto.. >>, le afferrai un polso, stringendolo più di quanto avrei voluto.
<< Dimmi solo che stavate facendo, cazzo! >>.
<< Lasciami! >> urlò e io mollai la presa, come scottato.
<< S..scusa.. io.. >>.
<< Non importa. Ma ora dimmi che cazzo ti prende, Robert >>.
<< Non lo so! Non lo so, cazzo! E' che.. quando ci sei tu nei paraggi.. impazzisco >>, mi feci più vicino e lei si appiattì contro il muro, arrossendo.
<< Voglio.. voglio solo conoscerti, Robert.. >> sussurrò, guardandomi dritto negli occhi.
<< Ti ho già detto cosa ne penso, Kristen.. non ti conviene >>.
<< Non mi importa, io voglio farlo. Tu non sei lo stronzo che fai credere di essere >> lo disse con una tale convinzione che per un attimo le credetti.
<< Si, invece! >>.
<< NO! No, non lo sei! Robert, tu mi hai aiutato il mio primo giorno quando nessuno altro mi degnava di un'occhiata, con me sei sempre gentile e nascondi la tua gentilezza sotto una corazza fredda, ma io la vedo! >> mi urlò in faccia.
<< Kristen, tu non capisci.. >>.
<< Dimmi! Dimmi cosa non sto capendo e forse lo capirò! Ma se stai zitto, se non mi spieghi, io non posso capire >>.
<< Io.. Kristen.. ti stai ficcando dentro qualcosa più grande di te >> disse, più calmo e dolce. Non volevo arrabbiarmi con lei, non volevo farla urlare.
<< Non ho paura di questo, Rob.. >>, sollevò una mano.
La sua manina piccola e bianca, candida.
E la posò sulla mia guancia, accarezzandomi.
Non avevo neanche fatto la barba, e sembravo un barbone come sempre.
Ma lei non disse niente e continuò ad accarezzarmi con una gentilezza che non conoscevo.
Ogni suo tocco, era puro piacere per me.
Ne volevo sempre di più.
Di più. Di più. Di più.
<< Kristen.. >> sussurrai il suo nome mentre appoggiavo la fronte contro la sua.
<< Non mi fai paura, Rob.. voglio conoscerti. Anche se sei pieno di casini, a me non importa >>, la sua piccola manina era sempre lì.
E lei mi guardava con quei suoi occhioni verdi.
Così belli, così profondi.
Quei due occhi verdi riuscivano a vedere dentro di me, e non avevano paura di scavare in profondità.
Quella ragazza era unica nel suo genere.
E io non c'è la facevo più a resistere.
Le misi una mano dietro la nuca, attirandola verso di me.
Lei non oppose resistenza, ma la vidi arrossire ancora di più.
I nostri visi erano così vicini.. le sue labbra erano rosse anche senza rossetto, dolci alla vista.
Sicuramente anche al tatto.
Ne volevo una prova, e la volevo subito.
Avvicinai il suo viso al mio e fui subito inebriato dal suo profumo.
Era stupendo. Non era niente di commerciale, niente di lussuoso o la fragranza di chissà quale chanel.
Era un misto di sapone, vaniglia e fragola.
Da oggi in poi questo sarà il mio profumo preferito.
La sentii tremare sotto al mio tocco mentre giocavo con qualche ciocca dei suoi capelli, che si arricciavano dietro la nuca.
Lentamente, mi chinai e poggiai le mie labbra sulle sue.
Avevo ragione, erano morbide e dolci anche al tatto.
Sentii un brivido invadermi tutto il corpo. Baciarla era meraviglioso.
Dischiudemmo le labbra nello stesso momento.
Eravamo pure coordinati.
La mia lingua iniziò a esplorare la sua bocca, prima piano, poi mi feci sempre più audace vedendo che lei si stava rilassando.
Era sempre timida, anche nei baci, e mi piaceva. La tenni stretta a me, appoggiando le mani sui suoi fianchi e attirandola a me.
Si appoggiò al muro e mi attirò goffamente a sé, facendomi sorridere contro le sue labbra.
Portò le mani sui miei capelli e iniziò a giocarci, a tirare gentilmente, a gemere ogni volta che le mordevo il labbro.
Mi piaceva averla fra le braccia in quel modo.
Mi piaceva baciarla e avere le sue mani fra i capelli.
Mi piaceva stringerle i fianchi e sentire la sua lingua giocare con la mia.
Era tutto un mix di sensazioni nuove per me.
Non avevo mai provato niente del genere baciando una ragazza.
Mai.
Di solito non provano niente quando me le scopavo.
Non era così. Kristen mi faceva sentire.. amato.
Era una parola enorme, lo sapevo, e avevo paura anche solo a pensarla, ma era così che mi sentivo.
Con lei, non avevo paura.
Cercai di avvicinarla ancora di più a me, facendola gemere ancora di più.
Ben presto, la sua goffaggine svanì lentamente, lasciando il posto a una timidezza davvero dolce e confortante.
Mi toccava dolcemente, curando il mio dolore con le sue piccole mani.
Audacemente, sollevai un po' la sua maglietta, toccando il pezzo di pelle scoperta.
La sentii tremare, ma non mi fermai.
Sollevai ancora un po' di stoffa e aumentai il bacio.
Kristen si staccò lentamente da me, frastornata. << Rob.. n.. no >> disse, cingendomi il collo con le braccia prima di tornare sulle mie labbra.
Messaggio ricevuto: dovevo tenere le mani apposto.
Sarebbe stato difficile. Ma per lei.. be', forse per lei ci sarei riuscito.
Mi avventai su di lei ancora di più, se possibile, e lei fece lo stesso.
Era come se quel bacio fosse un modo, per entrambi, di scacciare i nostri demoni.
Volevo diventare una cosa unica con lei, e anche Kristen sembrava pensarla allo stesso modo.
Quando ci staccammo fu solo perché ci mancava il fiato.
Kristen mi fissò imbarazzata, ma sorridente. Aveva i capelli scompigliati, le guancia rosse e la maglietta stropicciata, ed era bellissima.
E chissà perché, non mi trattenni dal dirlo. << Sei bellissima.. >>, sussurrai contro le sue labbra, poggiandole dolcemente di nuovo sulle sue.
Lei mi strinse le braccia, accarezzandomi la pelle scoperta dalla maglietta a maniche corte. << Sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto.. >>.
Trattenni una debole risata mentre giocavo con una ciocca dei suoi capelli. << E' stato.. >>.
<< .. il mio primo bacio >> finì lei, arrossendo veramente tanto.
In quel preciso momento, il mio ego si gonfiò come mai in vita mia.
Mai, come in quel momento, mi ero sentito così bene con me stesso.
Ero appena stato il suo primo bacio, cazzo!
Ero l'uomo più felice del mondo a quella scoperta: se non aveva mai baciavo voleva dire anche che era..
La strinsi di nuovo a me, per il suo primo secondo bacio.

Kristen

Il mio primo bacio.
Il mio primo bacio dato a Robert.
Il mio primo bacio, il più bello del mondo.
Il mio primo bacio, dato al ragazzo più bello del mondo.
Il mio primo bacio, che mi aveva fatto sentire bene, bene davvero.
Il mio primo bacio e, sperai, non di certo l'ultimo dato a Robert.

Quando ci staccammo di nuovo, Robert aveva i capelli più scompigliati del solito. Lo facevano sembrare un ragazzino, e gli davano un'aria sbarazzina e maliziosa, era davvero adorabile, ma in un modo sexy che mi fece avvampare per la milionesima volta.
Allungai una mano e gli accarezzai il viso, facendolo sorridere.
Amavo quel sorriso.
<< Visto? >> dissi, anche se riuscivo a parlare a malapena, << Non c'era niente di cui aver paura.. >>.
Lui fece un timido sorriso, era così carino. << Sei testarda, eh? >>.
Annuii. << Molto >>.
Robert tornò serio tutto in una volta. << Kristen, quello.. quello che è appena successo.. >>.
Mi sentii morire. Voleva rinnegare il tutto così velocemente?
Avevo fatto così schifo?
<< Che.. che c'è, Rob? >> chiesi, con la voce che mi tremava.
<< Io.. io non voglio una storia. Non sono proprio il tipo >>.
Ero sicura di avere la delusione stampata in faccia.
Anche se non mi ero mai neanche sognata di immaginarmi seriamente io e lui insieme, nell'istante in cui le sue labbra avevano sfiorato le mie la mia mente aveva creato un sacco di immagini di me e Robert felici, che ci tenevamo per mano, uscivamo insieme e facevamo tutte quelle cose che fanno le coppie e che, per colpa del lavoro dei miei, mi ero persa per tutto questo tempo.
Ma, come avrei dovuto immaginare, era tutto nella mia testa.
<< Oh... >> fu tutto quello che riuscii a dire.
<< Kristen, mi.. mi dispiace, pensavo che fosse ovvio.. >>.
<< Mmh.. >>, non sapevo che dire. E poi ero sicura di scoppiare in lacrime se avessi anche solo provato a parlare.
<< Ma è stato un bacio grandioso! >>.
<< Uhm >>, evitai di guardarlo. Si, era stato proprio grandioso, ma adesso.. tu te ne vai e mi lasci sola, pensai, sull'orlo delle lacrime.
<< Kristen, parla per favore.. >> mi supplicò, sollevandomi il mento con una mano. Notò subito i miei occhi lucidi. << No, Kris.. Kristen, per favore.. non.. non piangere, okay? Mi dispiace! Lo so.. tu sei.. cazzo, sei piccola e avresti voluto una specie di favola ma io non te la posso dare.. io non sono quel tipo di ragazzo, capisci? Non so come ci si comporta nei rapporti a due. Io sono un casino e non voglio rovinare anche te, Kristen.. >>, mi circondò con le braccia, stringendomi a sé in un dolce abbraccio. Era solo un'illusione, lo sapevo, ma per un momento mi sentii davvero bene. << Credimi, Kristen.. non avrei mai voluto ferirti.. forse.. forse non avrei dovuto baciarti.. >>, quelle parole mi fecero davvero male.
<< Ti sei.. ti sei.. sei pentito? >> balbettai, scansandomi dal suo abbraccio.
<< No, no, no, Kristen.. ascoltami >>, mise le mani ai bordi del mio viso, imprigionandomi.
<< Io.. non capisco.. >> mormorai, scoppiando finalmente in lacrime.
<< Oh, merda... Kristen, ti prego.. possiamo continuare a vederci, okay? Solo.. in privato. Ora capisci? >>.
<< Capisco solo che vuoi che ci nascondiamo come se stessimo facendo qualcosa di male! >> sbottai, cercando di asciugarmi le lacrime.
<< Noi non.. oh, Cristo >>, mi asciugò le lacrime con le mani, accarezzandomi amorevolmente il viso. << Kristen, non voglio che nessun altro si metta in mezzo, okay? Lasciamo le cose come stanno, non mettiamoci a spiattellare tutto ai quattro venti. Teniamo quello che è appena successo per noi. Non sono pronto a una storia, capisci? >>.
<< E allora cosa siamo, Rob? >>, mi sporgetti verso di lui, con la rabbia che mi montava dentro.
<< Non lo so! Non lo so, okay?! >>.
<< Non.. non urlare >> lo pregai, chiudendo gli occhi.
Lo sentii sospirare.
Aprii lentamente gli occhi.
Era così vicino a me..
<< Fai come ti dico, okay? >>, mi baciò le labbra, un dolce bacio che mi fece subito rilassare.
Non riuscii a resistere: portai le mani ai suoi capelli e avvicinai ancora di più i nostri corpi.
Robert non se lo fece ripetere due volte e aumentò subito l'intensità del bacio.
I baci di Robert erano qualcosa di nuovo.
Dolci, pieni di passione, amore e rabbia insieme.
Non erano delicati, ma neanche violenti.
Era un insieme di tutto questo, ed era tutto bellissimo.
Quando lo baciavo, ero proprio dove volevo essere, ero me stessa.
Ma appena ci staccammo, tornai violentemente alla realtà.
Mi stava rinnegando.
Non voleva una storia alla luce del sole.
Non voleva farsi vedere con me.
Si vergognava di me, forse.
O forse non era davvero pronto a una relazione.
Ma anche per me era la prima volta eppure non avevo paura di quello.
Avevo paura di tante cose, ma non di Robert.
Poteva dire quello che voleva, io non lo temevo.
Con ancora la sua fronte appoggiata alla mia, Robert mi baciò teneramente il naso. << Farai con ti dico, per favore? >>.
Non volevo nascondermi.
Non era così che immaginavo il mio primo bacio o la mia prima storia.
Ma non volevo neanche perderlo.
Annuii, trattenendo le lacrime,

_________________________________
questo capitolo è stato un parto.
e be', c'è stato il bacio, yeeeh!
e poi tutto il dramma.
be', la storia non sarà tutta rosa e fiori, vi avviso.
certo, sarà dolce e tenera, ma avrà anche momento come questi.
spero che vi piaccia.
lasciatemi qualche recensione okay?
per il prossimo capitolo aspetterò almeno di avere quattro recensioni per questo (sono cattiva, me l'avete già detto).
baci baci
xoxo



























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Capitolo 7
*** breath of life. ***


Quante verità negate.
Quante persone coinvolte in un amore non loro ma che sentono come tale.
Due giovani che non hanno commesso nessun omicidio.
Vogliamo amore? Vogliamo odiare? Lasciate libere le strade.
Non voglio chiudere gli occhi perché potrei perdermi un passaggio.
Non voglio vedere lacrime.
Non voglio piangere, per questo.
Non voglio vedere abiti sgualciti e occhi rossi di sonno.
Voglio mani unite e sorrisi felici.
Voglio giovinezza e spensieratezza.
Non voglio vedere finire tutto quello che ho amato.
Ditemi che è finito.
Ditemi che andrà tutto bene.
Datemi della pazza, ma io da qui non mi muovo se non mi date una risposta.
Voglio la verità.
Voglio farmi del male con la verità.
Hanno urlato allo scandalo.
Hanno urlato allo scandalo!
Voglio la fine di tutto ciò.
Perché fate questo?
Io voglio tornare indietro.
Indietro, a quando tutto sembrava una favola.
La favola di una ragazza dai grandi occhi verdi che alzava il dito medio, di un ragazzo che rideva di lei abbracciandola. Di un gigante e una nana, di un amore che sembrava infinito. Rivoglio indietro quell'amore, cazzo.
Andrà tutto bene, dico.
Andrà tutto bene, mi ripeto.
Andrà tutto bene, spero.

________________________________-

Consiglio musicale.

Robert

Mi infilo in un vicolo buio, ma che conosco come le mie tasche.
Cammino finché non trovo la fine, un muro di pietra freddo su cui appoggio la schiena e mi lascio ricadere a terra.
Tiro fuori una bottiglia di rum dalla tasca della giacca e appoggio la bocca alla bottiglia, godendomi della sensazione di menefreghismo che mi assale.
Presto, l'effetto dell'alcol fa' effetto.
Non ricordo più il viso di Kristen.
Le sue lacrime non sono più stampate nella mia memoria.
E' tutto un vago ricordo che dimenticherò con il tempo.
Tempo, tempo, tempo.
Tanto tempo.
Ho solo bisogno di tempo, mi ripeto mentre mi prendo la testa fra le mani, tempo per dimenticarmi quei due occhi verdi.
No, non li dimenticherò. E' impossibile.
Come ho potuto dirle una cosa del genere?
Non la meritava. Non meritava un trattamento del genere.
Basta, basta, basta.
Non posso continuare a pensare a lei.
Finisco di bere anche l'ultimo goccio.
Lascio che l'alcol annebbi tutti i miei ricordi.
Kristen è solo un bel sogno che mi cullerà.

Kristen

Mi infilo una maglietta e un paio di jeans.
Maglietta nera, jeans blu scuro. Converse nere.
Non sono molto allegra, oggi.
Continuo a pensare al bacio di Robert, è come se ce l'avessi impresso in mente - o meglio, sulle labbra.
Continuo a ripensare alle sue parole. Non vuole una storia, o non la vuole con me?
Sono così ripugnante?
Non vorrei pensarci, ma mentre prendo lo zaino di scuola e scendo le scale che portano in cucina, non faccio altro.
Non vorrei, ma lo faccio.
Cameron, Taylor e Dana stanno litigando come al solito.
Non voglio parlare con loro. A dire il vero, oggi non mi va' proprio di parlare con nessuno. Non voglio aprire bocca.
Taylor mi tira un muffin addosso, che poi cade inesorabilmente sul pavimento. << Ehi, Kris, tutto okay? Sembri morta >> dice.
Mi chino a raccogliere il muffin. << Fatti i cazzi tuoi, okay? >> gli dico, appoggiando il muffin sul bancone.
E prima che qualcuno dei miei fratelli possa dire altro, esco dalla stanza.
<< Non ti devo accompagnare io? >> mi urla dietro Cameron.
Non gli rispondo, ed esco di casa.

Non voglio parlare con Robert.
Non voglio perché ho troppa paura di essere rifiutata un'altra volta.
Lo evito, o almeno ci provo. Quando arriva l'ora di letteratura, non posso farci niente e mi lascio ricadere sulla sedia vicino a lui.
Tengo lo sguardo puntato sul professore e appena lo sento muoversi sposto lo sguardo sulla finestra.
E' tutto così sbagliato!
Non sarebbe dovuto andare così. Non in questo modo.
La lezione continua come se niente fosse.
Agito le mani, strappo pezzi di carta, attiro l'attenzione di Robert senza volerlo, arrossisco ogni fottuta volta.
Quando la campanella suona, schizzo fuori dall'aula, evitando Tom e Sam.
Non voglio parlare neanche con Sam.
Non le ho raccontato del bacio, avevo paura della sua reazione.
Spero che tra lei e Tom vada tutto bene, spero che Tom non sia uno stronzo come Robert.
Ma se è uno stronzo come dico, perché ogni volta che mi guarda mi sento morire?
Devo farmi controllare le ginocchia, non funzionano bene, ogni volta che Robert è vicino iniziano a tremare.
Mi dirigo in mensa, sono stanca e svogliata.
Sam mi fa' un cenno con la mano da un tavolo infondo.
Controllo che non ci siano né Tom né Robert nelle vicinanze e la raggiungo.
<< Sicura di star bene? >> mi chiede, mentre mi siedo vicino a lei. << Hai una faccia.. >>.
<< Sto bene >>.
<< Alla fine come è andata ieri con Robert? >>, il suo nome mi procura una scarica elettrica. Brucia.
<< Niente di che... >> mento.
<< Che vi siete detti? >> insiste.
<< Niente di speciale.. >>.
<< Sei sicura? Perché hai una faccia che dice il contrario >>.
<< Sam, >> dico, stufa, << non è successo niente, okay? >>.
Lei non sembra prendersela per il mio momento di rabbia, ma non aggiunge neanche altro.
<< E' libero questo posto? >>.
Io e Sam solleviamo lo sguardo nello stesso momento.
Tom ha in mano un vassoio e sorride felice a Sam, che ricambia.
Dietro di lui c'è Robert, che non guarda proprio da nessuna parte - io non sto sorridendo.
Anzi, penso che la mia faccia sia tutta rossa e i miei occhi siano troppo grandi.
Non voglio che le persone lo capiscano. Non voglio che pensino chissà cosa su me e Robert.
Farebbe ancora più male.
<< Certo! >>, risponde Sam tutta pimpante.
Tom si siede di fronte a Sam, Robert davanti a me.
Abbasso subito lo sguardo e mi concentro sul mio pranzo, che non ho ancora toccato.
Mi chiedo a cosa stia pensando.
Se pensa a ieri.
Se ci ha mai pensato da ieri sera.
Le chiacchiere e le risate di Sam e Tom fanno da sottofondo ai miei pensieri.
Sento il cellulare vibrare contro la tasca dei jeans. Sempre tenendo lo sguardo basso, lo sfilo dalla tasca e leggo il messaggio: Ti costa davvero così tanto guardarmi in faccia..? R. Il cuore manca un battito. Fisso il messaggio ancora e ancora, non mi sfiora neanche il pensiero di rispondergli o di sollevare la testa per incrociare il suo sguardo. Anche se muoio dalla voglia di perdermi nei suoi occhi, non voglio dargli quella soddisfazione.
Facendo molta attenzione a non incrociare ostacoli mentre lo faccio, mi giro verso Sam. << Non mi sento tanto bene, penso che andrò un attimo in bagno >> le dico.
<< Ma.. non hai toccato cibo >> si lamenta, indicando il mio piatto.
<< Non ho fame >>.
<< Ma sei sicura? Vuoi che ti prenda qualcosa alle macchinette? >>.
<< No, no, non c'è bisogno >>, mi alzo, concentrandomi sulle mie mani. << Scusatemi >>.
Lascio il vassoio sul tavolo e corro fuori dalla mensa.
Tutti si girano verso di me, ma non mi importa.
Sono quasi arrivata al bagno; cerco il numero di Cameron nella rubrica.
Voglio andarmene da qui.
Non riesco a starci in questa scuola se c'è anche lui.
Mi sto per infilare dentro il primo cubicolo del bagno, quando una mano mi afferra il braccio e mi attira a sé.
Sbatto la faccia contro il petto di marmo di Robert.
<< Cazzo.. >> impreco, perché ci ha messo davvero troppo forza e mi sono fatta male.
Robert mi stringe le spalle e mi allontana un po' per guardarmi in faccia. << Ma che ti prende? >> mi chiede, sembra arrabbiato.
Lui, arrabbiato?
Ma vaffanculo.
Cerco di liberarmi, ma non ci riesco.
E' troppo forte e mi strattona finché non la smetto. << Oh, Kristen, parla! >>.
<< Non ho niente! >> esplodo.
Si ferma e mi lascia andare.
Adesso che posso guardarlo in faccia noto che ha le occhiaie e gli occhi un po' rossi.
<< Ma che hai fatto stanotte..? >> chiedo, sollevando una mano verso il suo viso.
Robert mi colpisce piano la mano, come per avvisarmi che non vuole essere toccato.
Ci resto così male che rischio di scoppiare a piangere.
L'altra sera non sembrava così disgustato dal mio tocco.
Vorrei urlargli le cose peggiori e invece resto zitta, con gli occhi lucidi.
Robert capisce cosa ha fatto con un secondo di ritardo e le lacrime iniziano a scorrermi sul viso.
Le asciugo in fretta, ma come l'altra sera lui mi precede, cacciando via le mie lacrime con le sue mani.
<< Kris.. Kristen.. cazzo, scusa.. non volevo >>.
<< Robert, io.. non ci sto capendo niente >>.
<< Neanche io.. mi.. mi dispiace se ti ho trattata in quel modo prima e.. ieri >>, per un istante penso che stia per dire qualcosa come "ti amo, mettiamoci insieme", perché sarebbe davvero tutto quello che vorrei in questo momento, e invece lui se ne esce con un: << Ma io non so proprio gestire i rapporti a due... >>.
Le sue parole mi rendono così furiosa.
Non hanno senso.
<< E quali sai gestire, Rob, eh? Quelli a tre? A quindici? >>, sono così arrabbiata da non rendermi conto che mi sto appoggiando contro la porta del cubicolo del bagno e quando quest'ultima si apre facendomi precipitare in indietro, è troppo tardi.
Robert si allunga verso di me e mi afferra, ma entrambi veniamo trascinati dentro al bagno, per terra. Per poco non sbatto la testa contro il water. Ho la testa che mi scoppia e il cuore a mille per la paura, sono così presa dalla mia quasi-morta da non accorgermi della vicinanza di Robert finché non sento il suo respiro sulle mie labbra e la sua mano accarezzarmi il viso. Siamo così vicini che riesco a sentire i nostri cuori battere in sincronia. E lui è così dannatamente bello da far sembrare questo cesso il posto più romantico del mondo. Non mi importa dove sia, con lui è tutto una favola. Anche se nella nostra favola la principessa è stata rinchiusa nella torre non dalla strega cattiva, ma dallo stesso principe.
Robert si sporge e poggia le sue labbra sulle mie.
Rispondo subito, senza pensarci.
Mi aggrappo a lui, pregandolo di non andarsene mai più.
Gli infilo la mano tra i capelli, tirandoli piano.
Robert mi stringe i fianchi e mi morde le labbra, facendomi gemere.
Il bacio dura anche più del primo se possibile.
Cerchiamo un appoggio, muovendoci insieme, sempre aggrappati l'uno all'altra.
Non voglio lasciarlo.
Non voglio lasciare queste braccia così forti, così sicure.
Voglio stare con lui, per sempre. Voglio far durare questo momento per sempre.
Robert mi spinge contro il muro dalla parte apposto, facendomi sbattere la schiena. << Ahi.. >>. Si ferma, mi accarezza la guancia e mi bacia succhiando piano il labbro. Quasi distesi per terra, continuiamo a guardarci negli occhi per un tempo infinito. Io con la schiena appoggiata al muro, le gambe distese per terra, lui inginocchiato davanti a me, le mani sul mio viso, le labbra sulle mie, forti, avide, troppo per le mie. Non so che fare, non so come comportarmi, ma sembra che Robert prenda il comando della situazione molto facilmente con me. Ed è un bene, visto che non me ne intendo molto.
Mi preme una mano dietro la nuca, costringendomi ad avvicinare le nostre bocche ancora di più.
E lo voglio.
Lo voglio, cazzo.
Questo ragazzo mi sta portando via la sanità mentale.
Mi stacco da lui, ansimante e con il cervello in pappa. << Rob.. Rob.. >> provo a dire.
Lui mi sorride e mi accarezza la guancia. << Visto? Te lo dicevo io di fare come ti dico io.. >>.
Le sue parole mi riportano alla dura realtà.
Ha ragione: sto facendo come mi ha detto lui.
Sto baciando un ragazzo che non sarà mai mio.
Ho appena baciato un ragazzo che non vuole nessun tipo di legame sentimentale con me.
Ma come ho fatto a cadere così in basso?
Mi agito.
Voglio andarmene.
Cazzo, faccio schifo.
In un bagno, cazzo!
L'ho baciato sdraiata in un bagno! Vicino al water.
Caccio indietro un conato di vomito.
Faccio per alzarmi, ma lui se ne accorge e mi ferma.
<< Ehi.. ferma, dove vai? >>.
<< Voglio.. voglio andarmene.. >>.
<< Andartene? Perché? >>.
<< Ci siamo baciati in un bagno, Rob! >>.
<< E allora? E' stato grandioso.. >>.
<< Mmh.. >>, sento le guance avvampare.
<< A te non è piaciuto? >> mi chiede, sinceramente preoccupato.
<< Si.. si che mi è.. piaciuto, ma.. ma.. noi due.. noi non.. >>.
<< Ci stai pensando troppo, Kristen >> mi rimprovera, facendomi mettere di nuovo a sedere.
<< Non posso farne a meno.. >>.
<< Lascia fare a me.. >>, si avvicina di nuovo, poggiando con prepotenza le sue labbra sulle mie.
Le labbra di Robert.
Le sue labbra sulle mie.
Mmh, sa di alcol, fumo, menta, pericolo.
Sa di Robert.
E' inebriante.
E prima che me ne renda conto sto ricambiando il bacio con trasporto.
Non so neanche da quanto tempo siamo chiusi qua dentro.
Chissà se qualcuno ci sta cercando.
Sicuramente Sam si starà chiedendo che fine abbia fatto, ma non mi importa, perché Robert mi sta baciando.
E questi sono i primi baci della mia vita e me li sto godendo alla grande.

Quando ci stacchiamo, Robert mi aiuta a rialzarmi.
<< Stasera devo andare in un pub con Tom e Marcus, ma dopo sono libero >> dice.
Mi sistemo la maglietta e provo a darmi un contegno.
Mi guardo intorno e ringrazio Dio che non sia entrato nessuno.
<< Dopo, quando..? >> chiedo, anche se muoio dalla voglia di urlare.
Mi sta invitando a uscire?
Davvero?
Ma non aveva detto che...
<< Dopo mezzanotte. Soli. Andremo dove non ci vedrà nessuno >>.
.. e infatti non si smentisce.
Cerco di contenere la delusione mentre annuisco. << Certo.. ehm, è.. è okay >>.
Lui sorride felice, si china e mi bacia frettoloso. << Grande. Esco prima io, okay? Dopo cinque minuti esci tu >>, mi bacia di nuovo e poi sulla guancia, attirandomi a sé, dolcemente, per poi uscire.
E io resto sola.
Sola.
Abbandonata.
Abbandonata dall'unico ragazzo della mia vita.
E mi sento triste e usata.
Ma stasera lo vedrò e questa è una magra consolazione.

Robert

Le labbra di Kristen sono morbide, calde, dolci e bellissime da baciare.
Resterei il resto della mia vita baciandola.
Quella ragazza mi ha stregato.
Ma non posso lasciare che entri troppo.
Non voglio che si avvicini abbastanza.
Si scotterà.
Si brucerà al contatto con la mia pelle.
Eppure non posso fare a meno di pensare a lei.
Alla sua timidezza.
A come sia speciale e unica.
A come la desidero come nessun'altra donna in vita mia.


_____________________

scusate la brevità di questo capitolo ma con il casino che sta succedendo..
volevo solo rallegrarvi un po' con questo capitolo, non so se riuscirò.
comunque sia, le parole in corsivo all'inizio sono un messaggio per tutti i fan di robsten.. diciamo che sono.. è tutto quello che riuscivo a pensare mentre seguivo la notizia. parole confuse, come me. le foto sono false, gente, non voglio commenti negativi in questo capitolo a riguardo. è tutta una grande cazzata e io voglio solo che finisca tutto e che quei due siano lasciati in pace con il loro amore. andiamo, loro due sono l'amore in persone e pensate davvero che kristen farebbe una cosa del genere? detto questo, ciao..



















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Capitolo 8
*** next to me. ***


Kristen

All'uscita di scuola, Cameron è fuori ad aspettarmi.
Per la prima volta da giorni, sono felice che ci sia.
Mi precipito verso la macchina, salutando frettolosamente Sam.
Quando sono in macchina, Cameron nota subito il mio umore ma non dice niente finché non ci siamo allontanati un bel po' da scuola.
<< Kris, è tutto okay...? >> mi chiede, gentile.
Vorrei dirgli di Rob.
Vorrei raccontargli tutto.
Cameron è sempre stato il mio fratellone, e anche se litighiamo perché molto protettivo, so che lui non mi giudicherebbe mai e mi aiuterebbe ma mi sento male al solo pensiero. Non voglio che pensi male di me, non voglio neanche che corra a picchiare Robert.
Mi dispiace mentirgli, ma sono costretta.
<< E' tutto okay, Cam. Ah, stasera esco con Sam.. tardi, però >>, nascondo le mani e incrocio le dita.
<< Tardi, quanto, Kristen? Lo sai che fin quando mamma non torna da Los Angeles e papà da Tokyo devo badare io a te... >>.
<< Lo so, lo so, ma.. ti prego, Cam! >>.
<< Kris, io non penso che sia una buona idea.. non conosci ancora bene questa zona e.. >>.
<< Ma non sarò sola, Cam! >>.
<< Sam ha la tua età, due ragazzine sole di notte.. non se ne parla, Kris >>.
<< Cameron, non sei papà! >> sbotto, frustrata. Perché deve sempre fare così? A volte penso che sia un vecchio bisbetico. Eppure lui fa' sempre tutto quello che vuole e mamma ha sempre detto che quando aveva la mia età, Cameron, le ha fatto passare le pene dell'inferno. E io che voglio semplicemente uscire "con un'amica" non posso? Perché? << E' ingiusto... >>.
<< Lo so che non sono papà e so anche che è ingiusto, ma stavolta devo dire di no, Kristen. Basta. E non cambierò idea >> parcheggia davanti a casa nostra, scendo ancora prima che la macchina si sia fermata del tutto.
Bene, anche se Cameron ha detto di no non vuole che non ci andrò.
Vuol dire solo che dovrò trovare un modo per farlo senza che lui se ne accorga.

undici e mezza di sera.

A dire il vero, non mi va' molto di uscire.
Vorrei restare a casa.
Vorrei mettermi sotto le coperte e leggere e sto morendo di sonno.
Perché Robert mi deve far uscire a quest'ora?
A me non piace uscire la notte. Non così tardi, almeno.
Mi costringo a pensare a come sarà bello stare con lui, ma tutto quello a cui riesco a pensare è che lui ha scelto quest'ora così che nessuno ci veda insieme, perché non vuole che la gente sappia di noi due. Un "noi due" che non so neanche se esiste davvero o se è solo frutto della mia immaginazione. Mi sfioro le labbra con la mano.
Il mio primo bacio.
Il primo bacio della mia vita dato a un ragazzo, che forse, non mi vuole neanche.
Vado verso il mio armadio e guarda cosa posso utilizzare: non c'è molto.
Jeans, magliette, felpe di Cameron, jeans strappati, felpe di Taylor, canottiere, felpe di Dana.
Alla fine trovo un paio di pantaloncini corti, che mi arrivano poco sopra il ginocchio.
Mi infilo una felpa di Taylor - quella nera che non usa da una vita e che io gli ho "rubato" mesi fa' - e mi guardo allo specchio dopo essermi infilata un paio di converse nere. Sembro.. un maschiaccio come sempre, ma forse i pantaloncini corti aiuteranno. Sono piatta, cazzo. Robert non mi vorrà mai, non noterà mai me in mezzo a tutta quella folla. Per lui resterò sempre la ragazzina che ha aiutato nel corridoio il suo primo giorno di scuola... basta, basta, basta, o piangerò.
Adesso viene la parte peggiore.
Devo uscire di casa senza che nessuno dei miei fratelli mi senta.
Mi affaccio sulla porta e controllo la situazione.
Dana è in camera sua.
Taylor è al telefono con un amico e stanno ridendo come pazzi.
Cameron è.. woah, questo è proprio culo! Cameron è fuori, la sua macchina non c'è! Sicuramente è andato da qualche parte con gli amici.
Prima di urlare dalla gioia, esco di casa senza sbattere la porta come invece avrei una gran voglia di fare.
Sarebbe come gridare al mondo: ehi, fanculo, io esco e non me fotte un cazzo se mio fratello non vuole, faccio quello che voglio!
Invio un messaggio a Robert:
Sono fuori.. dove ci incontriamo? K.
Decido di cominciare a camminare mentre aspetto la sua risposta.
Che non arriva.
Cammino per almeno dieci minuti e ormai sto iniziando a perdere l'orientamento.
Londra non può essere più complicata di Los Angeles, giusto?
Eppure mi sembra che tutte le strade portino a un posto che non conosco.
Prima che mi venga il panico, controllo di nuovo il cellulare: niente.
Lo chiamo, ma non mi risponde.
Mi vengono le lacrime agli occhi.
Temo di essermi persa.
Rob, oh! Rispondimi, dài.. non so la strada... K.
Non capisce?
Non capisce quanto faccia male il suo comportamento?
Entro dentro il primo locale che trovo e mi siedo a uno dei tavoli vuoti, giusto per non stare da sola in strada a mezzanotte.
Tengo il cellulare ben stretto in mano, ma continua a non vibrare.
Sto seriamente pensando di essermi fatta un film mentale. Che il suo invito fosse solo cortesia?
Magari è il suo modo per dirmi di togliermi dai piedi.
<< Ehi, ragazzina >>, dice una voce dietro di me.
Mi giro, e vedo un ragazzo sui sedici anni, carino, con grandi occhi scuri da cucciolo. << Ehm... dici a me? >> chiedo, timida.
<< Certo! Sei seduta qui da un po' e non hai ancora ordinato, quindi mi sono chiesto "che cosa ci fa' una bella ragazza come quella, tutta sola a quest'ora?" >>, sorride, un sorriso amichevole, divertente, non c'è malizia e neanche doppi sensi o brutte intenzioni. Mi porge la mano. << Comunque, io sono Mike, e mio padre è il proprietario di questo posto,  e io... sono solo un umile cameriere che ti vorrebbe chiedere... hai fame? >>.
Accenno un sorriso.
E' simpatico.
<< Uhm, un po' si, grazie Mike... >>.
<< Sei fortunata, allora! Mio padre fa' le migliori patatine fritte di Londra! >>.
<< Oh.. allora devo assolutamente provarle >> dico, prendendoci gusto. Mike è gentile, e anche se non è Rob, posso sempre guadagnarci una cena.
Il sorriso di Mike si fa' gigantesco.
<< Brava! Te ne porto un po'? >>.
<< Certo.. quanto è? >> chiedo, tirando fuori gli spiccioli che mi sono infilate nelle tasche dei pantaloncini prima di uscire, ma Mike mi ferma.
<< No, no. Offro io >> e sparisce prima che possa ribattere.
Mi sistemo meglio sul posto e mi guardo intorno.
Non c'è quasi nessuno.
Il locale non è proprio il massimo dell'eleganza e cado un po' a pezzi, ma è carino, sa di famiglia e ti senti a tuo agio - o forse quello è tutto merito di Mike.
E' piccolo, rustico.
Ci sono tavoli e sedie in legno - un po' troppo vecchio, ma non importa - la cucina è infondo e si sente un buonissimo odore.
Mi viene l'acquolina in bocca. Ho davvero fame, ora.
Non ho cenato per l'ansia di dover vedere Rob e adesso muoio di fame.
Proprio quando vedo Mike avvicinarsi a me con un piatto di patatine fritte fumanti sento il cellulare squillare.
Ma non rispondo.
Adesso, sono arrabbiata. E' uno stronzo e si merita un po' del suo stesso trattamento.
Mike si siede davanti a me, e mi porge il piatto.
Mmh, che buon odore.
<< Ecco a te! >>.
Prendo una patatine, non sono bollenti e si possono mangiare subito.
Cazzo, sono davvero buone, salate al punto giusto e cotte alla perfezione. << Mike.. sono.. sono buonissime! >> dico, prendendone un'altra.
Lui sorride, orgoglioso. << Te l'avevo detto io, mio padre è un cuoco straordinario >>.
<< E avevi ragione.. >>, ne prendo un'altra e poi un'altra ancora. Dio, che fame.
<< Allora.. >>, Mike si fa' timido tutto in una volta, << come ti chiami? >>.
Accenno un sorriso mentre prendo l'ennesima patatina. << Kristen >>.
<< Bel nome.. e come mai sei qui, tutta sola, che giri per Londra? >>.
<< Oh.. be'.. stavo.. io.. io stavo aspettando un amico.. ma.. mi ha dato buca.. >>.
<< Che stronzo! >>.
<< Un.. un po'. >>
<< Be', fortuna per me allora. Così sei entrata qui dentro e ti ho incontrata, no? >>.
Divento tutta rossa. No, no, no, non un altro ragazzo che ci prova e mi illude.
<< Già... >>, abbasso lo sguardo e mi concentro sulla mia cena.
<< Scusa.. non volevo offenderti >> si scusa subito dopo, e sembra davvero dispiaciuto.
<< No.. ehm, non importa, davvero.. comunque, grazie per la compagnia, ma sei sicuro che non verrai sgridato per questo? >> chiedo.
<< Questo è uno dei piccoli privilegi dell'essere il figlio del capo: non ti può licenziare dal ristorante di famiglia >> risponde, tutto allegro.
<< Mmh, figo >>.
<< Più che figo! Posso fare tutte le pause che voglio >>.
<< E ne stai sprecando una con me..? >> chiedo, timidamente. Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorriso.
Mike ricambia e si fa' più vicino. << Non penso di starla sprecando, affatto.. >>.


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Robert

<< Amico, datti una calmata! >>.
<< Tom, non so dove sia! >> urlai, ormai preso dal panico.
Mi ero lasciato andare quella sera, e Tom non mi aveva certo aiutato offrendomi più birre di quante potessi reggere - e io ne reggevo davvero tante.
Così, mi ero completamente scordato di Kristen, del nostro incontro, e per un breve periodo anche di come mi chiamassi. Colpa dell'alcol.
Guardai i messaggi che mi aveva mandato, sentendomi terribilmente in colpa.
<< Okay, okay.. >> biascicò Tom, sbronzo come me, << adesso... adesso la troviamo.. chiamo.. chiamo Sam e le chiedo dove sia Kris.. o..okay? >>.
<< No.. no, non la troviamo! >> urlai, portandomi le mani sul viso. Volevo sprofondare.
Avevo perso Kris.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Fanculo, si era persa per colpa mia.
<< Non la troviamo.. >>, continuavo a farneticare.
<< L'ho persa.. >>.
<< E' chissà dove... >>.
Non riuscivo a fermarmi.
L'alcol mi faceva uno strano effetto.
Un brutto effetto, e io lo sapevo.
Quando bevevo, perdevo il controllo.
Non capivo praticamente niente di tutto quello che mi succedeva e agivo d'istinto.
Marcus arrivò con un bicchiere d'acqua in mano.
Non aveva bevuto, lui.
Marcus non beveva più, o almeno così aveva detto.
Erano mesi che era astemio.
Mi ficcò il bicchiere d'acqua in mano. << Bevi, ci ho messo una vita a trovare dell'acqua in questo posto di merda. Non so perché continuo a darti retta, non saremo dovuti venire qui, Rob >>. Lo ignorai e presi un sorso d'acqua.
Marcus mi portò via il bicchiere una volta finita l'acqua. << Bene, adesso chiamala >>.
<< L'ho.. l'ho già fatto.. cazzo, non mi risponde.. >>, provai a mandarle un messaggio, ma mi tremavano talmente tanto le mani che alla fine lasciai perdere.
<< Riprova >> insistette Marcus.
<< Sta zitto... >>.
<< Rob, chiamala di nuovo, forza >>.
<< ZITTO! >> sbraitai, alzandomi in piedi e andandogli contro. << Cosa c'è, Marcus? Vuoi che la chiami così potrà vedere come sto ridotto mentre tu sei bello che sobrio, eh? MA VAFFANCULO, MARCUS! Non sei mio amico! Ascoltami.. ascoltami bene, Ma-Marcus, tu.. tu NON SEI mio AMICO! >>, ormai avevo perso il controllo, del tutto. Volevo solo urlare, rompere tutto e lasciare quel posto. Volevo stare da solo. Solo con una bottiglia di liquore o una birra o qualunque cosa che mi facesse smettere di sentirmi in quel modo. Ero una merda, e ne ero pienamente consapevole.
Marcus provò a farmi sedere di nuovo.
Mi ribellai. << FOTTITI! >>.
<< Rob, calmati, Cristo Santo! >>.
<< Vuoi scopartela, eh? Ecco perché ci tieni tanto a chiamarla! >>.
<< Ma sei scemo? Non lo farei mai! >>.
<< Non è vero, te la porteresti a letto volentieri... ho.. ho.. visto come lei ride quando è con te, stronzo! >>.
<< Allora dovresti provare a farla ridere anche tu, non credi? Invece che farla piangere >>.
Era un colpo basso.
Mi tornò in mente la faccia di Kristen.
Le sue lacrime.
Il dolore che le avevo procurato.
Mi gettai su Marcus, spingendolo in mezzo alla folla.
Provò a reagire, ma Marcus era sempre stato un tipo che usava le mani solo come ultima risorsa e sicuramente non si aspettava una reazione del genere. Neanche io me la sarei mai aspettata, a dire il vero.
Marcus era uno dei miei migliori amici e ora mi stavo gettando su di lui, cercando di farlo cadere a terra.
Lui mi afferrò per la maglietta ma io gli scagliai un pugno in piena faccia, facendogli sanguinare il naso.
Tom provò a fermarmi, ma ormai ero troppo preso.
L'alcol che avevo in corpo mi faceva sentire una bestia, sentivo di poter conquistare il mondo.
Anche se in quel momento mi sarei accontentato del cuore di Kristen.
<< Robert, tu sei pazzo.. >> disse Marcus, tenendosi il naso con le mani. Usciva sangue, ma non mi importava.
Non mi importava di nulla, se non di Kristen.
Kristen sola, a Londra.
Kristen, dolce e indifesa, Kristen che non sapeva dove fossi e che si era sicuramente offesa.
Tom mi spinse, facendomi sedere.
La gente, intorno a noi, ci guardava con un misto di divertimento e stupore.
Ero lo spettacolo della serata.
Una sensazione che conoscevo molto bene.
Tom provò a calmarmi, a farmi restare seduto, ma ero molto più forte di lui.
<< Rob, ehi! Dove cazzo vai? 'Sta qua! >> mi urlò.
Ma stavo già uscendo dal pub.
Volevo trovare Kristen.
Prima di vomitare, sperai.

Kristen

<< Pensi che potremo rivederci? >>.
Mike e io siamo entrambi fuori dal locale.
Si è offerto di accompagnarmi a casa, ma ho declinato l'invito. Voglio stare sola, voglio capire cosa è successo questa sera, perché è tutto un gran casino.
Ho controllato il mio cellulare cinque minuti fa' e ci sono sette chiamare perse da parte di Robert.
Non so cosa gli sia successo e sinceramente non voglio saperlo.
Sto morendo dall'ansia, ma.. davvero, non importa.
<< Be'.. ho.. ho mangiato bene, stasera.. >> dico, toccandomi nervosamente i capelli.
Mike è gentile, simpatico, carino e ha la faccia da bravo ragazzo ma.. non è Rob.
Ed è tutto quello a cui ho pensato per tutta la serata.
Ogni volta che provava a dire qualcosa che andava oltre l'amichevole, io riuscivo a pensare solo a "Rob avrebbe detto così", "Non è Rob", "Rob non l'avrebbe detto" o "chissà se Rob mi dirà mai una cosa del genere".
Eppure mi sta simpatico e lo voglio rivedere.
Non ho molti amici a Londra - a dire il vero, oltre a Sam non posso considerare altre persone amici - e mi farebbe piacere conoscerlo meglio.. ma qualcosa mi blocca. Qualcosa come... come se stessi tradendo Rob, il che è ridicolo, visto che noi due non stiamo insieme.
<< Bene.. allora, quando hai di nuovo fame, sai dove andare, no? >>, sorrideva, come sempre.
<< C.. certo! Ehm.. allora ci vediamo, Mike.. >>.
<< Ci vediamo, Kris... >>, si sporse per abbracciarmi, ma io mi tirai indietro.
Proprio in quel momento, sentii il rumore di qualcuno che cadeva non molto lontano a noi due.
Mike e io ci girammo verso la fonte del rumore nello stesso momento.
Mi mancò il fiato appena lo vidi.
Robert erano caduto in ginocchio a pochi metri da me.
Mike imprecò sotto voce, mentre io rimasi semplicemente in silenzio.
Non riuscivo a crederci: lui era lì.
Era lì, per terra, e stava... vomitando.
<< Oh.. merda >>, corsi verso di lui appena capii che stava male.
Mike restò fermo, fissando la scena a bocca aperta.
Ma non me importava, volevo solo stare vicino a Rob, aiutarlo.
Mi inginocchiai vicino a lui, accarezzandogli la schiena con la mano, piano e gentilmente, alto e basso, volevo confortarlo. Vederlo stare bene faceva stare di merda anche a me. << Rob.. che.. che.. è successo? Dio.. Rob, stai davvero male >> dissi, dopo che vomitò una quantità enorme di.. roba. Dall'odore che aveva addosso, ipotizzai che si trattasse di alcol. Aveva bevuto davvero tanto, si sentiva.
Sentii i passi di Mike avvicinarsi a noi.
Non sollevai lo sguardo, preoccupata di perdermi qualcosa.
<< Sta... sta bene? >>.
<< No >> risposi, dimenticandomi la buona educazione.
<< Lo conosci? >>, Mike sembrava sorpreso e anche un po' sconvolto.
Annuii. Robert vomitò di nuovo e la sua mano si aggrappò alla mia gamba per non cadere.
Quel semplice contatto istintivo, mi fece arrossire.
Anche in quella situazione, Robert mi faceva sentire in quel modo così unico.. così speciale e nuovo.
<< E'.. è l'amico che stavi aspettando? >>.
Robert si agita e cerca di alzarsi.
Provo a farlo stare giù, ma è il doppio se non il triplo di me e proprio non riesco ad oppormi, così riesce ad alzarsi, anche se barcollando. E continuando a barcollare, cammina fino a Mike. Non si regge in piedi, ma la sua voce non trema neanche un po'. << Prima di tutto: tu chi cazzo sei? Secondo: si, lei stava aspettando me, non te. Terzo: perché sei ancora qui? Levati dai coglioni e lasciaci in pace! Kristen, vieni, andiamo via... >>, mi porge la mano ma io la fisso senza sapere cosa fare. Non mi fido ad andare con Rob in questo stato, non è proprio una sicurezza, ecco.
Mike è il primo a rompere il silenzio.
<< Ehm, io non credo che lei dovrebbe venire con te.. >> dice, un po' spaventato dal tono incazzato di Rob.
<< Ah, si? E tu chi saresti, eh? >> gli chiede, barcollando ancora di più in avanti, verso di lui. Mike indietreggia, cercando il mio sguardo. Lo guardo, senza sapere cosa fare. Faccio qualche passo e stringo il braccio di Rob, cercando di calmarlo con qualche carezza. Sembra rilassarsi, al contrario di me. << Rob.. Rob.. per favore.. non... non fare così.. lui è mio amico, mi ha aiutata.. ero sola e lui.. >>.
<< Eri sola perché non rispondevi a quel cazzo di telefono, Kristen! >> urla, girandosi improvvisamente verso di me talmente in fretta da rischiare di farmi cadere.
<< Ma.. ma.. Rob, sei tu che non rispondevi ai miei messaggi! Io non sapevo che fare, non sapevo dove andare! Mi hai lasciata sola, cazzo! >>.
<< Ma poi ho provato a chiamarti e tu non rispondevi, Kristen!! >> sbraita e io vorrei solo dargli un pugno.
Odio la gente che urla.
Odio le urla.
A casa mia è vietato urlare, è una cosa che infastidisce molto sia me che mia madre.
I miei fratelli lo sanno e lo evitano, esattamente come mio padre.
Rob invece, sta alzando la voce sempre di più.
<< Ero arrabbiata! >> mi difendo. Mi sta davvero accusando?
<< Perché? Perché cazzo eri arrabbiata? Cosa pensavi, Kristen? Ero in un fottuto pub con amici e poi dovevo vedere te, ho fatto tardi e tu ti sei incazzata per questo e ti sei cacciata nei guai e ti sei persa.. perché non hai risposto alle mie chiamate! Tutto questo perché eri incazzata con me per niente!! >>.
<< Vaffanculo, Rob! Vaffanculo, mi hai sentito? Sei uno stronzo! >>, mi vergogno da morire a litigare con Robert davanti a Mike ma non posso fare a meno di spingere via Robert appena prova ad avvicinarsi di nuovo a me.
Quello che non avevo programmato è che Robert cadesse di nuovo.
E' pur sempre ubriaco e la mia spinta - che in un qualunque altro momento non avrebbe neanche sentito - adesso gli fa' perdere l'equilibrio e Robert inciampa all'indietro e io allungo subito un braccio per afferrarlo, cadendo insieme a lui. Sopra di lui. Le mie guance vanno a fuoco ancora prima che io abbia capito la situazione.
<< Kristen.. hai.. hai bisogno d'aiuto? >>, Mike prova a tirarmi su, ma Robert mi tiene stretta contro di sé.
A dirla tutta, stare così vicina a lui, in quella specie di abbraccio, non mi dispiace tanto.
Sollevo lo sguardo su Mike. << No.. ehm, me la cavo.. tranquillo... >>, torno a Robert, che nel frattempo si è completamente sdraiato a terra con gli occhi chiusi e ha un brutto colorito. Provo a fargli aprire gli occhi ma ci metto un po'. << Rob.. dài.. per favore, svegliati. Ti aiuto io, okay? Però anche tu devi collaborare, Rob.. forza, alzati >>, alla fine riesco a farlo rimettere in piedi, anche se non fa' altro che borbottare frasi senza senso per tutto il tempo. Cerco Mike con lo sguardo, sta guardando la scena sconvolto e la sua faccia mi farebbe quasi ridere se non dovessi sorreggere il peso di Rob sulla mia spalla e non è certo un peso piuma visto che è un gigante. << Mike.. io adesso devo portare Rob.. da.. da qualche parte.. tu.. >>.
Non mi fece neanche finire.
Si mise dall'altra parte e si sistemò un braccio di Rob sulla spalla, per aiutarmi. << Andiamo, forza.. >>.
<< Ma.. ma.. tuo padre.. non.. >>.
<< Ricordi? Figlio del proprietario: non può licenziarmi >>.
<< Oh.. giusto. Be', grazie.. non sei obbligato e mi stai aiutando... grazie, Mike >>.
Non so neanche dove portarlo.
Non posso portarlo a casa mia, ci sono Taylor e Dana.
Non posso neanche portarlo a casa sua, con i suoi genitori e le sue sorelle.
Le sue sorelle.. mi ricordo cosa mi ha detto di loro.
Guardo Robert, il suo sguardo annebbiato mentre incespica in avanti.
Oh.. Rob, penso, perché l'hai fatto? Ti senti davvero così male?
Vorrei fermarmi, abbracciarlo, consolarlo come meglio posso.
Invece continuo a camminare, a portarlo non so neanche io bene dove.
So solo che deve essere lontano da qui, dove nessuno potrà vederlo in questo stato.
Alla fine ci fermiamo in un piccolo parco.
E' buio, non c'è nessuno e sembra anche abbandonato.
Dio, speriamo non ci disturbi nessuno, penso mentre faccio sedere Rob su una panchina e mi inginocchio davanti a lui.
In lontananza, un locale ha acceso la radio e riesco a sentire la canzone.
Rob inizia a canticchiare, ha davvero una bella voce. << Al mio fianco.. al mio fianco.. >>.
Sorrido, anche se vorrei solo piangere. << Rob, ci sono io al tuo fianco.. ci sono io >>.
Ascolto bene la canzone.
Parla di un amore bello, vero, autentico.
Anche se tutto crollerà a pezzi, lei è sicura che il suo uomo resterà al suo fianco.
Al suo fianco per asciugarle le lacrime che arriveranno, per sostenerla e aiutarla.
Guardo Robert.
Lo farei, Rob?
Sarai tu, quell'uomo?
Anche se non si direbbe, potresti esserlo.. per me?
Me lo chiedo mentre alcune lacrime iniziano a rigarmi il viso.
<< Tutto quello che mi servirà sarà una mano per fermare le lacrime >> sta cantanto Emili Sandé.
E come se avesse preso esempio dalla canzone, Robert solleva lo sguardo e vede le mie lacrime.
Sembra preoccupato, triste.
Accenno un sorriso per rassicurarlo, ma lui inizia ad asciugarmi le lacrime con le mani, dolcemente, accarezzandomi le guance.
<< Anche io.. anche io voglio.. stare al tuo fianco >> mormora.
Le lacrime non si fermano.
E neanche il mio cuore, che inizia a battere sempre più forte.
L'ha detto davvero o è solo un sogno?
Se lo è, non svegliatemi.

Robert

Quel ragazzina mi sta sul cazzo.
Non voglio quel ragazzino vicino a lei.
Devo starci io vicino a lei.
Quello lì deve togliersi dalle palle, anche alla svelta.
Ma non mi importa ora, perché Kristen sta piangendo.
Ed è tutto così confuso.. ma le sue lacrime le vedo benissimo.
E capisco anche il motivo della loro presenza su quel viso tanto bello.
E' colpa mia, mia, mia, mia, mia.
Le asciugo, e la sua pelle è fredda per via del vento che c'è stasera.
L'attiro a me, per scaldarla.
Ma come sempre, sono troppo brusco e rischio di farle male. Devo decisamente darmi una calmata.
Non so dosare la forza.
E lei è così piccola...
<< La mia piccola... >> mormoro, mentre le bacio i capelli.
La sento sussultare, ma non ne capisco il motivo.
Ho ancora parecchio alcol in corpo.
Le accarezzo i capelli, ignorando il ragazzino che ci fissa davanti a noi.
Faccio sedere Kristen sulle mie ginocchia e le strofino il viso contro il suo. Ho bisogno del suo tocco.
Il suo tocco porterà via ogni mio dolore, come ogni volta.
<< Non andare via.. non andare via.. >> la supplico, stringendola forte.
<< Non.. non vado via, Rob.. shh, calmo.. va tutto bene, non ti lascerò mai solo, Rob.. per favore, non piangere... >>.
Sto piangendo?
Davvero?
Non me ne ero neanche accorto.
Ma è bello piangere insieme a lei.
Ma non siamo solo noi due e questo mi dà fastidio.
Guardo il ragazzino, con tutto l'odio che l'alcol mi permette.
<< VATTENE! >> urlo, tenendo il viso di Kristen premuto contro il mio petto perché non possa dire niente. Lei è buona, lei gli direbbe di restare, ma io non sono buono e non lo voglio qui. Kristen prova a divincolarsi, ma la tengo ferma. << ORA! VATTENE ORA, COGLIONE! PRIMA CHE TI SPACCHI QUELLA FACCIA DEL CAZZO, CHIARO? >> il ragazzino non si muove di un passo.
Mi sarei già alzato, se non ci fosse Kristen.
<< Non la lascio da sola con te >> dice, spavaldo.
<< Ma fatti i cazzi tuoi! >>.
<< Le fai male >> mi fa' notare.
Lascio la presa su Kristen.
<< No.. no, io non le farò mai male >> dico, più a me stesso che a lui.
Kristen si alza e mi prende il viso fra le sue mani, guardandomi dritto negli occhi. << Robert, basta >>.
Mi immobilizzo.
E' arrabbiata con me?
<< Kristen... >>.
<< Non urlare, okay? >>.
Annuisco.
<< Bravo... Rob, devi vomitare? >>.
Scuoto la testa. Allungo una mano verso il suo braccio. << Non andare via da me... >>.
Mi sfiora il viso, e io mi godo di quel contatto. << Non vado via, te l'ho già detto.. ma non puoi urlare contro le persone >>.
<< Va bene... non urlo >>.
<< Grazie... sta qui, okay? >>.
<< No, no! Dove vai, KRISTEN! >>.
<< Devo parlare con Mike... Rob, calmo, mmh? >>.
<< Torni...? >>.
Un sorriso aleggia sul suo viso, ha smesso di piangere. << Certo che torno.. torno sempre >>.

Kristen

<< Mi dispiace per.. questo >> dico, voltandomi per l'ennesima volta per dare un'occhiata a Robert, seduto sulla panchina con lo sguardo perso nel vuoto.
Mike annuisce e fa' spallucce. << Ognuno ha i suoi problemi. Mi dispiace solo che tu debba occuparti di quel.. gigante tutta sola.. è evidente che non mi vuole qui.. ma sei sicura che vuoi davvero che me ne vada lasciandoti sola con lui? Sembra.. il doppio di te e ha un sacco di alcol in corpo... >>.
<< Va.. va tutto bene.. >>.
<< Okay... però noi due ci rivedremo, vero? Insomma.. potrei offrirti la cena tutte le volte che vuoi >> sorride, per alleggerire la tensione.
<< Certo.. >>, provo a ricambiare, ma sono troppo agitata. Sono almeno le due di notte e sono in giro per Londra con Robert ubriaco, cazzo.
<< Be', allora.. ciao.. ehm, sai tornare a casa, vero? >>.
<< Si, si.. tranquillo, me la cavo >>.
<< Mmh.. okay >> e prima che me ne renda conto, mi ha dato un bacio sulla guancia ed è fuggito via.
Torno da Robert sperando che non l'abbia visto.
Mi risuonano nella testa le sue parole di prima.
"La mia piccola".
Ha detto seriamente "mia"?
Mi avvicino a Rob, sedendomi vicino a lui.
<< Rob, devi tornare a casa.. >> gli dico.
<< No.. resta qui con me... >>, mi stringe la mano e io mi sciolgo.
<< Rob..? >>.
<< Mmh? >>.
<< Prima.. mi.. mi hai chiamata... la tua piccola? >> chiedo, arrossendo.
<< Non so.. non ricordo.. l'ho fatto? >>, ci resto male ma forse avrei dovuto aspettarmelo.
<< Si.. ma non importa.. è stato l'alcol.. >>.
<< No.. no, Kristen.... io ho detto.. cazzate. Io ho detto che non voglio... >>.
<< Non vuoi farti vedere con me, ho capito... >> lo aiuto, asciugandomi una lacrima.
<< Ma.. solo perché... io non sono pronto.. pronto.. pronto... >>, continua a ripeterlo come una cantilena.
<< Posso.. aiutarti io >> dico, timida.
Si volta verso di me e sorride.
<< Sul serio? >>.
<< Anche per me è la prima volta, ricordi? Nessuna storia seria, prima >>.
<< Ma io sono uno stronzo >> dice, serio.
<< Non è vero.. >>.
<< Si, invece >>.
<< Anche se fosse, a me non importa >>.
<< Non voglio che qualcuno si metta in mezzo... >>, gli stringo la mano.
<< Non lo faranno, Rob. Forse.. provandoci... >>.
<< Ho.. paura. Non sono fatto per le relazioni serie >> lo dice come se fosse una condanna a morte.
<< Non ci ha neanche mai provato, come fai a saperlo? Proviamoci, no? >>.
<< Forse... possiamo.. ma non deve saperlo nessuno, okay? >>, forse gli sta passando la sbronza.
<< Okay.. >>.

cinque minuti di silenzio dopo

<< Ero lucido quando ho detto che sei la mia piccola. Lo sei davvero. Sei davvero piccola e... sei davvero mia, mmh? >>.
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questo capitolo non mi piace.
forse solo la parte finale, proprio l'ultima frase.
ma volevo qualcosa di dolcioso per distrarvi da tutto il casino.
spero che stiate bene e che non abbiate perso la speranza, perché presto la verità uscirà fuori.
rob e kristen si amano, gente, non pensate a quello che dicono i giornali.
4 anni d'amore e li abbandonate così?
comunque sia, alla prossima.
fatemi sapere, mmh?






















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Capitolo 9
*** cherry bomb. ***


Articolo di giornale:
"
Robert Pattinson si prepara a perdonare la sua Kristen".
No, maledetti figli di puttana, voi non avete capito un cazzo: non c'è niente da perdonare perché vi siete inventati tutto, pezzi di merda. E ora scrivete questi articoli solo per pararvi il culo, ovviamente. Ma andati tutti a fanculo. Con amore, eh. No, niente amore, fottetevi tutti.

(scusate la mia "delicatezza", ma era per dare l'idea di quanto odio questi schifosi. okay, ora vi lascio al capitolo, baci.. ci vediamo alla fine)
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Kristen


<< Forza, scheggia, metti in bocca >>.
<< Rob, ho cambiato idea.. >>.
<< Macchè, è facile, credimi.. forse non all'inizio, ma non fa' così male come dicono. Forza, aprimi quella boccuccia >>.
Scuoto la testa. << No.. e se non ci riesco e soffoco? >>.
Lui sorride e mi fa' sedere sulle sue ginocchia. << Non credo. Dài, apri la bocca >>, lo faccio e lui sistema la sigaretta fra le mie labbra.
Mi sorride, fiero.
Mi sta stressando con questa cosa da una settimana ormai.
Non fumo e lui non ci crede che non ho mai provato.
Okay, da quando lo conosco riesco quasi a sentire il sapore di nicotina nei suoi baci, ma non mi è mai venuta molta voglia. Forse solo un pochino.
E adesso lui l'ha scoperto e vuole farmi provare.
Siamo seduti su una panchina - io sulle sue ginocchia, aww - in un parco, lo stesso dove siamo andati per farlo riprendere dalla sbronza una settimana fa'.
Veniamo quasi sempre qui.
Più che altro perché non ci viene nessuno e nessuno può vederci insieme.
Nella mia testa, immagino che sia perché così possiamo stare soli, ma la verità è dura da accettare.
Ma cerco di non pensarci e mi sistemo meglio sulle sue ginocchia.
Ci stiamo provando, no?
Stiamo sul serio provando a essere almeno qualcosa.
Nessuno dei due ha più accennato all'argomento da quella sera a me va bene così, più o meno.
Ci sono tante cose che vorrei chiedere a Rob, come: anche tu provi quello che sento io ogni volta che mi tocchi?
Anche tu ti senti morire ogni volta che le nostre labbra si sfiorano?
Anche tu tremi ogni volta che, anche se solo per sbaglio, mi sfiori?
Perché io sto impazzendo.
<< Kris, concentrati >> mi sgrida Robert mentre accende la sigaretta, ancora stretta fra le mie labbra.
E' strano, ma per ora sono ancora viva.
<< Bene, adesso.. inspira, mmh? Forza! >>.
Ci provo, e tutto quel fumo finisce nei miei polmoni, facendomi tossire come una pazza.
Robert mi accarezza la schiena e prende la sigaretta prima che la butti per terra.
Mi tiene stretta finché non finisco, poi mi sistema di nuovo la sigaretta in bocca, l'accende di nuovo e mi fissa, cocciuto. << Un'altra volta >> dice.
Gli lancio un'occhiataccia.
<< Avanti, Stewart >> mi incita, facendomi uno dei suoi sorrisi smaglianti.
E io non posso proprio resistere, così provo un'altra volta.
E un'altra ancora.
E ancora, ancora, ancora e ancora, finché non smetto di tossire almeno un po'.
Mi prende la sigaretta di bocca, fa' un tiro e la butta via. << Bravissima! >> esclama, abbracciandomi.
Mi piace farlo felice.
Mi piace fargli vedere, che se voglio, posso essere come vuole lui.
Posso fumare, posso stargli dietro.
Non voglio che pensi che sono solo una sciocca ragazzina.
A volte mi sento così piccola in confronto a lui...
<< Ehi.. >>, Rob mi prende il viso fra le mani, baciandomi dolcemente sulle labbra. << A che pensi? >>.
<< N..niente >> mentii.
In realtà, pensavo a tante cose.
Cos'eravamo?, prima di tutto.
Era la domanda che mi teneva sveglia la notte.
Non stavamo insieme.
Non eravamo "ragazzo e ragazza", ma ci baciavamo.
Non davanti a tutti, chiaro, ma lo facevamo e lui era il primo ragazzo che baciavo.
Mi strofinò il naso con il suo, dolce. << Mmh, okay.. stasera esco con Tom, tu che devi fare? >>.
<< Sto a casa, penso.. >>, portami con me, portami con te, Rob, per piacere.. farò la brava, ma tu non lasciarmi sola anche stanotte.
<< Finisco presto e vengo a prenderti? >> propose, tenendomi per mano.
<< Mi trovi alla porta sul retro, okay... >>, ma non riesco a nascondere la mia delusione.
E Robert se ne accorge.
Mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. << Ehi, mi dici che succede? >>.
<< Niente... >>.
<< Dài, Kristen.. te la sei presa per la sigaretta? Sei andata alla grande! Anche io tossivo le prime volte, vedrai che con il tempo.. >>.
<< Non è per quello, Rob >>.
<< Ah.. e per cosa? >>.
<< Niente, ho detto. N-I-E-N-T-E, okay? Niente! >>, mi alzo dalle sue ginocchia e comincio a camminare, esasperata.
Robert sbuffa e si prende la testa fra le mani.
<< Non ti capisco, Kristen... >>.
<< Non devi capirmi! Lasciami in pace, okay? Dammi.. dammi un minuto, ora mi passa.. >> dico, tirandomi i capelli e cercando di trattenere le lacrime.
<< Ma cosa ti deve passare, esattamente? Parlami, cazzo! >>.
<< Io.. io.. Rob, non so se.. >>.
<< Che c'è, hai cambiato idea? Non vuoi provarci? >>.
<< Noi ci nascondiamo, Rob.. >> dico, e qualche lacrima inizia a scorrermi sul viso.
<< Non è proprio "nascondersi", diciamo che non voglio che gli altri si metteva in mezzo e rompano i coglioni, Kris.. >>, ha ancora il viso nascosto nelle mani, piegato su quella dannata panchina che ormai conosco a memoria. Sto odiando questo posto.
<< Va bene, come vuoi.. >>, mi appoggio a un albero, chiudo gli occhi e piango.
Piango per questa settimana che è appena passata.
Che è stata inferno e paradiso insieme.
Io e Rob, tutti i giorni, nascosti.
I baci rubati, i nascondigli.
A scuola, quasi non ci parliamo.
Lui continua a uscire con i suoi amici, io con Sam. Qualche volte Tom prova a convincermi a uscire con lui e Sam, ma io rifiuto sempre.
Incontrerei Rob, e chissà come la prenderebbe lui.
<< Kris? Ehi.. stai piangendo? >> mi chiede Robert, alzandosi per raggiungermi.
<< Mi.. mi passa subito >>, cerco di togliere le lacrime dai miei occhi, ma loro sono testarde quasi quanto me.
Rob mi blocca i polsi con le mani.
Come sempre, non sa dosare la forza e mi fa' un po' male.
Cerco di trattenere la smorfia di dolore, mentre i suoi occhi si conficcano nei miei, inchiodandomi con quel suo sguardo di ghiaccio. << Oh, parla, cazzo. Dimmi che cazzo hai, e dimmelo ora, Kristen. Perché piangi? Che cazzo ti prende, si può sapere? >>, mi scuote finché un singhiozzo troppo forte lo fa' smettere. Mi stringe a sé e mi accarezza i capelli. << Shh, ehi.. ho capito. Stasera vieni con me, okay? Con me, Tom e Marcus. Ma.. Kristen, non sarà come il pub dell'altra volta, lo sai vero? Io.. frequento posti dove è meglio che una ragazza come te non metta piede ma se proprio vuoi venire.. okay, vieni. Ma stammi appiccicata, okay? >>.
E' come se mi avesse appena fatto un regalo di Natale in anticipo.
<< Dici sul serio? >>.
<< Certo.. >>.
<< Aww, grazie, grazie! >> gli getto le braccia al collo e lo bacio, infilando subito la lingua nella sua bocca. Mmh, sono così felice.
Robert mi stringe a sé, stringendomi i fianchi e ricambiando il bacio alla grande, rendendolo ancora più spinto mentre infila le mani sotto la mia maglietta. << Rob.. >> lo ammonisco e lui ridacchia. << Scusa, scheggia, ma sono un maschio e tu hai un corpo da urlo.. >>, arrossisco e gli dò uno schiaffetto sulla mano che è ancora infilata sotto la mia maglietta. Non ho tempo di arrabbiarmi per il suo commento, la mia concentrazione è tutta per sta sera.

<< Che vuol dire "stasera esco non rompere i coglioni", Kristen? >>, mi urla dietro Cameron mentre salgo di corsa le scale per andare in camera mia.
<< Vuol dire che sono cazzi miei, Cam! >>.
<< Mamma torna stasera, che dovrei dirle io? >>.
<< Mamma me lo lascerebbe fare! >>.
<< Mamma non sa chi stai frequentando! >>.
Mi giro verso di lui, con il cuore in gola.
Cameron.. lo sa?
Non è possibile. Sono stata attenta.
Robert non è mai venuto a casa, sono sempre stata io ad andare da lui.
E quando veniva a prendermi ci incontravamo sempre a metà strada, non.. non è possibile che Cameron lo sappia.
Ma la sua faccia non lascia spazio a dubbi: Cameron sa tutto.
<< Che.. che vuoi dire? >> chiedo, stringendo forte lo corrimano della scala.
<< So benissimo che ti vedi con Pattinson. Vi ho visto insieme una settimana fa', ma non ho detto niente perché non volevo interferire, ma se scopro che fai qualche cazzata, Kristen.. >>.
<< TU NON SEI PAPA', CAMERON! >> urlo, piegandomi in due per l'intensità delle mie stesse urla.
<< Ma tu sei ancora una bambina, Kristen! >>.
<< Smettila! >>, mi tiro i capelli indietro. Odio. ODIO quando si comporta così. << Smettila, cazzo! Tutto.. tutto quello che faccio non sono affari tuoi, lasciami in pace, Cameron! Basta, mi sono stufata! Non sei un cazzo di niente per dirmi quello che devo fare, va bene? Fottiti... >>, mi chiudo in camera sbattendo la porta.
Mi lancio sul letto, e piango.
Cameron fa' sempre così.
Lui pensa di potermi comandare, ma non può.
Ho sedici anni e mia madre mi ha cresciuta come una donna indipendente.
Non sto ai comandi di nessuno, in particolar modo di mio fratello maggiore.
Mi chiedo dove siano Taylor e Dana, anche loro la pensano nello stesso modo di Cam? Se è così, possono andare a fanculo anche loro.
Mi alzo dal letto solo qualche ora dopo.
Ormai non mangio neanche più.
L'idea di Rob mi riempie perfettamente lo stomaco, non ho bisogno di cibo.
Mi nutro delle poche volte che stiamo insieme da soli. Non posso vivere senza di quello.
Rob è diventato così importante per me.
Così essenziale per il mio umore, che fa' quasi paura.
Mi spoglio velocemente, mi infilo in doccia e mi lavo per un'ora buona.
Esco, accendo la radio e Cherry Bomb risuona nella mia stanza scuotendo le mura.
Frugo i cassetti alla ricerca di qualche trucco, con indosso solo l'intimo. Appoggio vicino allo specchio tutto ciò che trovo.
Stasera, non voglio essere me.
Mi infilo una vecchia maglietta larga ma con strappi fatti ad arte nella schiena, un paio di pantaloncini in jeans corti - molto, molto corti - e infine un paio di vecchi anfibi neri. Mi trucco con matita nera e mascara abbondante, che rendono i miei occhi ancora più grandi e la mia carnagione più chiara e diafana del solito. Mi guardo allo specchio: non sembro neanche io, eppure non mi basta. Mi passo un po' di rossetto viola scuro sulle labbra. Sembra che qualcuno mi ha preso a pugni in faccia, ma adesso assomiglio molto di più a una diciottenne piuttosto che a una sedicenne.
<< Hello world, i'm your wild girl.. >> sussurro rivolta allo specchio.

Robert

<< No, sto andando a prendere Kristen.. >>.
<< Kristen? Stewart? >>.
<< No, Tom, Kristen Vattelappesca, certo che Kristen Stewart! >>.
<< Okay, okay, scusa.. è solo che.. non immaginavo che fra voi due.. >>.
<< Non iniziare, eh. E' una cosa.. nuova. Per tutti e due, quindi stanne fuori. Fuori, capito? >>.
<< Eh ho capito.. ma da quando.. cioè, ci frequentate da quando? >>.
<< Da.. un po' >>.
<< Ma non è un po' piccola per te..? >> mi chiede Tom, mentre davanti a me inizio a vedere la casa di Kristen. Mi fermo e aspetto che esca.
<< Ha sedici anni... io a sedici anni ero già molto avanti per la mia età >>.
Ma so che non è così che stanno le cose.
Kristen è piccola.
Lei è dolce, timida, innocente.
E' tutto quello che io non sono e che desidero.
La sua pelle candida, i suoi occhioni verdi, le lentiggini chiare sul suo viso angelico, le ciglia lunghe, le labbra rosse naturali.
I capelli castano ramato, non troppo lunghi. Le braccia sottili come tutto in lei.
E' minuscola, un peso piuma.
Me la sogno la notte, quella ragazzina.
Ed è proprio questo il punto: è una ragazzina, mentre io sono un ragazzo che porta solo guai.
Ma il suo viso triste oggi mi ha fatto capire che non posso più decidere per lei. Se vuole seguirmi nel mio mondo, non posso impedirglielo.
Se scapperà via, non la biasimerò.
<< Si, ma.. Rob, lei è.. diversa, te ne sarai accorto anche tu. Non è come le altre ragazze della scuola, e poi io esco con Sam e loro due sono amiche, quindi.. non vorrei che tu.. con lei >>.
<< Non ti incasinerò la tua storia con Sam, okay? Calmati, Tom. Esco con Kristen, non me la devo sposare >>.
<< Te la sei già portata a letto? >> domanda Tom, a bruciapelo.
Quella domanda mi coglie di sorpresa.
Mi viene da sorridere.
Kristen? A letto con me?
Trema non appena la sfioro.
E' così piccola e innocente che appena le infilo la mano sotto la maglietta, la sento fremere quasi di paura, come se io potessi davvero farle del male.
Non lo farei mai, non a lei.
Quella ragazzina è diventata una cosa davvero troppo grande.
Non so neanche io cosa mi sta succedendo, so solo che non vedo l'ora che esca da quella dannata casa e corra da me.
Così potrò abbracciarla e stringere a me quel corpicino minuscolo.
Okay, non posso negare di aver fatto qualche pensierino "un pochino" impuro su di lei, ma come potevo evitarlo con quelle gambe, cazzo? Cioè, ha il corpo di una bambina, ma di una bambina sexy, Dio! Me la porterei a letto volentieri, ma.. per la prima volta in vita mia, non voglio mettere fretta a una ragazza e voglio godermi ogni momento che passo con lei senza la tensione di sapere di stare facendo qualcosa che lei non vuole e per la quale non si sente pronta. Certo, quando vorrà, mi troverà a braccia aperte, ma fino a quel momento, mi basta averla accanto a me.
<< No, certo che no, Tom. Ma l'hai vista? E' una bambina... >>, la mia bambina, aggiungo nella mia testa.
<< Si, è una bambina, ma ha un culo... >>.
<< Tom, ti spacco la faccia se dici di nuovo una cosa del genere >> lo avverto.
Non sopporto che qualcuno parli di Kristen in quel modo.
Cazzo, dài, è una bambina e non merita un simile linguaggio.
Anche se.. nei miei pensieri, che sono ben lontani dalle sue orecchie, dico anche di peggio.
Ma io posso, perché io non le farei mai del male, non posso fidarmi delle altre persone.
Neanche di Tom, se si tratta di Kristen.
<< Woah, calmati, amico! Non ho mica detto che me la faccio o roba del genere, ma solo che ha un cu... >>.
Gli chiudo il telefono in faccia prima di correre il rischio di incazzarmi seriamente.
Tiro un pugno contro un albero per calmarmi. << Cazzo.. >>, mi sono scorticato una mano, ma chissene.
Sento la porta di casa di Kristen aprirsi e subito mi pulisco la mano sui jeans.
La guardo saltellare giù dagli scalini e..
aspetta, cosa sta indossando?
Quelli sono pantaloncini corti?
Si gira per controllare che nessuno la guardi e noto che quella maglietta è strappata sulla schiena.
Quindi, mostra quella meraviglia di schiena e di pelle liscia e candida - e scommetto anche molto calda - che si ritrova.
Ma torniamo sulle sue gambe.
Le sue gambe scoperte.
Le sue gambe scoperte, cazzo.
Sono bellissime.
Candide, snelle, sembra che non finiscono mai anche se lei è uno scricciolo.
E alla fine trovo due paia di anfibi da maschio, ma che a lei stanno benissimo.
Dio, perché mi sta facendo questo?
Ho appena finito un discorsetto mentale su quanto la rispetto e su quanto non la forzerò mai a fare niente, ma se adesso lei si veste in questo modo come posso impedire alle mie mani di finire in zone off limits? Non è giusto.
Non è proprio giusto, cazzo.
Kristen sgambetta fino a me, con un grande sorriso in faccia.
E' proprio bella oggi.
Si è truccata un po'.
Ha gli occhi cerchiati di matita nera e questo rende i suoi occhi ancora più grandi e luminosi.
<< Ciao.. >> dice, prima di cingermi il collo con le braccia.
La stringo forte a me.
Le mie mani finiscono - casualmente - proprio nei punti in cui la maglietta è strappata.
La sento sussultare.
Appoggio la mia fronte sulla sua, avvicinando i nostri visi. << Ciao, bella >>.
Lei diventa tutta rossa. << Da.. da quando mi dici "ciao bella", Rob? >> chiede, timida.
Il suo nuovo look è tutto fumo e niente arrosto, è ancora la dolce, piccola, innocente e timida Kristen.
E io posso tirare un sospiro di sollievo.
Perché, anche se adoro il nuovo look, è del suo carattere che mi sono innam.., no, basta, non devo neanche pensarlo.
E' il suo carattere che mi piace.
Diciamo che mi ha conquistato questo in lei.
E basta.
Solo questo.
Basta, basta, basta.
Non devo pensare mai più una cosa del genere.
Incasinerei tutto ancora di più e non posso permettermelo, non ora.
Non adesso.
Non proprio ora che le cose con lei stanno prendendo questa piega.
<< Mmh, be', lo sei, Kristen.. >>.
<< Oh.. ehm.. g..grazie... >> dice, tutta imbarazzata.
Chino un po' in capo per far combaciare le nostre labbra.
Mmh, che bello. Le nostre labbra.
Le nostre labbra unite.
Le sue labbra sulle mie.
Sono morbide, soffici, sembrano fatte apposta per stare a contatto con le mie.
Siamo stati fatti per stare insieme.
Combaciamo.
Prima che altri pensieri sdolcinati mi frullino in testa, mi stacco dolcemente da lei.
Lei sorride, dolcemente, e mi accarezza una guancia.
<< Andiamo? >> le chiedo, cingendole la vita con un braccio.
Kristen annuisce, stringendo la mia maglietta con la mano. << Dove andiamo, Rob? >>.
<< Un pub >>.
<< Oh.. come l'altra volta? >>.
<< Non.. non esattamente, Kristen >>.
<< Mmh.. cioè? >> insiste, seguendomi mentre la incito a camminare.
<< E' un po' più.. movimentato, ecco >>.

Il locale non è solo "movimentato", è un casino.
E' piccolo, stretto, e pieno di gente.
Tom e Marcus mi fanno cenno di raggiungerli al bancone del bar.
Prendo Kristen per mano e cerco di spingerla in avanti senza farla andare contro a nessuno.
Missione molto ardua, visto che tutti sembrano intenzionati a toccarle il culo mentre passiamo.
Un ragazzo poco più basso di me le lancia un'occhiata che sembra che la voglia scopare sul posto.
Spingo Kristen un po' più avanti e colpisco il tipo sul braccio, avvertendolo. Il tipo solleva le mani in segno di resa.
Sono conosciuto in questo posto, se qualcuno tocca Kristen se la vedrà con me. E non sarà un bel vedere.
Alla fine arriviamo sani e salvi fino a Tom e Marcus.
Tom ha già in mano un boccale di birra, da bravo inglese qual'è. Marcus niente, come al solito.
Controllo gli sguardi che si fanno, ma Marcus le sorride come sorriderebbe a una qualunque ragazza, anche se forse usa più gentilezza con Kristen. Non voglio che la tratti male, certo, ma ho ancora paura che Kristen si accorga di quanto Marcus sarebbe una scelta migliore per lei di quanto lo potrò mai essere io.
<< Finalmente siete arrivati >> dice Tom, passandomi una birra.
Kristen è ancorata al mio fianco, e non le permetterò di allontanarsi per il resto della serata.
Stranamente, non mi dispiace averla al mio fianco.
Prima di lei, ho avuto davvero molte poche ragazze fisse.
Alcune di loro, sono durate si e no due o tre giorni. Mi stanco facilmente di loro.
E non sopportavo la loro presenza al mio fianco, odiavo doverle controllare se eravamo insieme perché in realtà non mi importava un bel niente di loro o di quello che facevano. Mi dava fastidio pure offrire loro da bere. Con Kristen, invece, è diverso.
Mi piace davvero molto averla accanto a me.
Il fatto che sia con me, stasera, mi tranquillizza.
Non dovrò pensare a cosa sta facendo, perché mi basterà guardarla.
Mi preoccupo per lei, se ha fame, sete, sonno, se ha bisogno di qualcosa, e non mi dispiace, anzi, mi piace anche questo.
Mi piace prendermi cura di lei perché lei fa' la stessa con me.
E' la prima ragazza che mi chiede come sto preoccupandosi davvero della risposta.
Attiro Kristen ancora di più verso di me, accarezzandole il fianco con la mano. << Ci abbiamo messo un po' >>, perché ci siamo persi in chiacchiere, con Kristen è così facile parlare, mi lascio andare con estrema semplicità con lei, cosa che non mi era mai successa con nessuno. Anche Tom e Marcus devono insistere molto prima di riuscire a parlare con me di determinati argomenti, con Kristen invece viene tutto con naturalezza. E' strano, ma nel modo più positivo possibile.
Tom scuote la testa, ridendo.
<< Forza, andiamo a sederci prima che occupi tutti i posti >> dice Marcus, dirigendosi verso i tavoli.
Faccio sedere Kristen vicino a me, o per meglio dire: attaccata a me.
E' l'unica ragazza del gruppo e non voglio che si allontani troppo.
Sotto il tavolo, ci sfioriamo le mani come per caso.
Tutti e due sa benissimo che non è un caso.
Abbiamo come un bisogno impellente di toccarci, sfiorarci, anche se solo per un attimo. Ho bisogno di sapere che è qui con me.
Tom prende subito in mano la conversazione, con le sue solite battute cretine.
Kristen non sembra farci caso, annuisce e sorride e a me sembra così bella..
Siamo nel bel mezzo di una conversazione.
Kristen sta parlando con Marcus di un gruppo musicale che non conosco.
Tom scherza sui nomi dei componenti della band, chiamandoli con nomi davvero pochi carini.
Ma io sono concentrato sul viso di Kristen. Guardo ogni sua sfumatura di colore: le guance rosee, le labbra piene e rosse, le lentiggini sul viso, il nero della matita, il verde intenso degli occhi.
E senza che me ne accorga sto sollevando la mano per accarezzarla la guancia davanti a tutti.
Lei si immobilizza, sorride e arrossisce.
Non riesco a togliere la mano dalla sua guancia, così soffice e morbida.
Tom e Marcus mi guardano.
Marcus sorride, un sorriso che assomiglia molto a un "l'avevo detto, io!".
Tom mi guarda confuso, con un'espressione da ebete che fa' quasi ridere.
<< Be', >> chiedo, << che avete da fissare? >>.
Tom distoglie subito lo sguardo. << No, no.. non è questo, è solo che non pensavo che voi due.. si, insomma.. >>, prova a concentrarsi sulla sua birra, ma sembra davvero in imbarazzo. << Tu e Kris.. be' >>.
Marcus interviene, salvandolo prima che dica qualcosa che mi faccia incazzare. << Ho la macchina fotografica, vi faccio una foto. Ho la strana sensazione che questa serata la ricorderemo per un bel po' >>.
Si alza e tira fuori una piccola canon dal borsone che si porta sempre dietro.
Lui e quella sua dannata aria da artista consumato.
<< Forza, sorridete! >>.
Tom non se lo fa' ripetere due volte e si avvicina a noi due, mettendosi vicino a Kristen.
Non mi importa, mentre la stringo a me.
Ha ragione Marcus, voglio ricordarmi questa serata per molto tempo.
Stasera ho finalmente capito che posso condividere la mia felicità con Kristen con Tom e Marcus, e anche se è solo con loro, spero tanto che Kristen apprezzi il gesto.
Dal modo in cui mi stringe la mano sotto al tavolo, penso proprio di si.

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okay, spero che vi piaccia.
è stata una settimana dura per tutte le fan di robsten, quindi sorridete che sta per finire tutto.
almeno spero, incrociate le dita, okay? mmh.
e viva kristen che ha ottenuto la parte che voleva!
fatemi sapere che ne pensate, eh.
baci baci
xoxo




















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Capitolo 10
*** shut the fuck up. ***


Robert

Stare con Kristen, mi faceva bene.
Ma bene davvero.
La sua sola presenza, mi rendeva felice.
Cosa che non accadeva da un sacco di tempo.
Eppure c'era ancora qualcosa che mi impediva di lasciarmi andare completamente.
A scuola, tutto si complicava.
Non riuscivo a stare vicino per paura di quello che avrebbe detto la gente.
Non volevo che qualcuno si mettesse in mezzo.
Kristen e il nostro rapporto, era qualcosa di estremamente privato.
Però, non riuscivo comunque a starle lontano per molto tempo.
La individuai subito mentre usciva dall'aula di ginnastica insieme alla biondina, aveva ancora i pantaloncini da ginnastica e una maglietta a maniche corte grigia, i capelli legati in una coda e si massaggiava un polso con la mano. Si è fatta male?, penso subito. Mi affretto a chiudere il mio armadietto e a raggiungerla. Appena mi vede mi sorride subito. E' raro che parliamo a scuola, un po' perché non frequentiamo neanche un corso insieme e un po' perché io cerco di evitarla come meglio posso per non far insospettire i nostri compagni. Ma il terrore che si sia fatta male batte tutte le mie priorità.
«Kristen.. ciao», le dico.
La biondina, Sam, mi guarda alzando gli occhi al cielo.
Non penso di stargli molto lontano e non so neanche quanto di noi due Kristen le abbia raccontato.
Spero non molto.
Lei mi sorride mentre continua a massaggiarsi il polso. «Ehi..».

Sam saluta frettolosa Kristen e a me fa' un cenno con la mano prima di lasciarci da soli.
Spingo piano Kristen dentro gli spogliatoi maschili.
«Rob, non posso entrare qui..» protesta.
«Non se ne accorgerà nessuno.. adesso fammi dare un'occhiata a quel polso».
«Polso? Ah.. questo», si sfiora piano la parte rossa, che adesso posso vedere meglio.
«Ma che ti sei fatta, si può sapere? Cazzo, Kris.. ».
«Non è colpa mia!» si difende, mentre le massaggio piano il polso. I suoi occhi tornano subito a sorridere, brillanti come sempre. 
Lentamente, mi porto il suo polso alle labbra.
Lascio un dolce bacio nella parte più rossa.
Non mi era mai capitato di fare gesti così dolci.
Prima non ci avrei neanche mai pensato.
Ma Kristen mi ispira dolcezza, invece che le solite cose che le ragazze invogliano nei ragazzi.
Osservo le sue guance colorarsi e ne sono piacevolmente compiaciuto.
Sono io a farla arrossire.
«Mi sono.. mi sono fatta male mentre facevamo le capriole.. non sono.. molto brava in quel genere di cose..» spiega, imbarazzata.
Riesco a malapena a trattenere una risata. Le sfioro piano la mano, poi il braccio e infine il viso.
«Sei dolcissima..».
Kristen si solleva sulle punte e appoggia le sue labbra sulle mie.
Mmh, si, un suo bacio di prima mattina è proprio quello che mi ci vuole.
L'ultimo è stato ieri notte e sono già in astinenza.
Di mattina, non la bacio quasi mai per colpa della questione del non-dobbiamo-parlaci-a-scuola, ma ora muoio dalla voglia.
L'appoggio contro il muro e le infilo la lingua in bocca, tenendola stretta a me.
Lei si aggrappa al colletto della mia giacca, attirandomi ancora di più a sé.
Le accarezzo il viso con i pollici, strofinando la mia pelle tagliuzzata da anni di chitarra contro la sua pelle morbida, candida, senza neanche un difetto.
Kristen intreccia le dita dietro la mia nuca, giocando con i miei capelli, che si arricciano un po' in quel punto.
Mentre il bacio si fa' più intenso e le sue mani stringono di più, proprio come le mie, la sento trattenere un gemito a malapena.
«Mmh..».
A quel suono, così sensuale, non riesco più a trattenermi.
Con estrema delicatezza, sollevo un po' la sua maglietta e le accarezzo buona parte del fianco.
Calmo.
Datti una calmata, Pattinson.
Cazzo, è una bambina.
Le lascerai il segno, stai stringendo troppo forte
.
Mi dice la vocina nella mia testa.
Ma tutto quello che sento è la sua pelle calda e morbida.
E mi dà alla testa.
Impazzisco ogni volta che la sfioro.
E lei sembra provare lo stesso, perché non cerca di respingermi con gentilezza come sempre, ma sembra quasi che mi inviti a continuare.
Con un gesto veloce, mi sfilo la giacca e resto con la maglietta a maniche corte.
Kristen lascia stare i miei capelli, e senza interrompere il nostro bacio, mi accarezza le braccia.
Le sue mani percorrono strade infinite sulle mie braccia.
Ogni suo gesto sembra dire "qui sei al sicuro", e mi beo di quel contatto.
Sollevo sempre di più la maglietta, finché non arrivo a una delle coppe del reggiseno.
Le sue dita tremano mentre mi sfiora, e so che ha paura.
Vorrei fermarmi, ma non ci riesco.
Ma posso limitarmi.
Seguo i contorni del ferretto e le mordo piano le labbra.
Kristen lascia una mano stretta sul mio avambraccio mentre con l'altra la tiene premuta contro il mio viso.
E' tesa, ma non mi respinge ancora.
Continuiamo in questo modo per non so neanche quanto tempo.
Cerco di limitare la forza con cui la sfioro, ma è così bello toccarla.
Quando finalmente ci stacchiamo, Kristen appoggia una mano sul mio petto e io faccio altrettanto.
Ci guardiamo negli occhi, e sento scattare qualcosa.
Ma non riesco ad approfondire quello che sta succedendo, perché la porta dello spogliatoio si apre.
E l'intera squadra di calcio della scuola fa' il suo ingresso dopo un duro allenamento.

Kristen

«Ma guarda un po' chi abbiamo qui..» ci sfotte uno dei ragazzi, facendo ridere quella massa di deficienti dei suoi amici.
Spero con tutto il cuore che Robert non giochi a calcio perché in questo momento potrei odiarlo.
Mi scosto subito da Robert, sistemandomi la maglietta.
Ma tutti loro hanno visto cosa stavamo facendo io e Robert.
Hanno visto le sue mani su di me.
Hanno visto la mia maglietta sollevata.
E spero solo che non mi abbiamo sentito.
Non pensavo di essere così sensibile, cazzo.
Arrossisco. Vorrei solo sprofondare.
Non oso aprire bocca.
«George..» dice Robert, per avvertirlo.
«Cosa, Pattinson? Pensi di poter uscire il nostro spogliatoio per portarci le ragazze? Be', sbagliato. Usa qualche altro posto».
Uno degli altri ragazzi, un biondino con la faccia non molto sveglia, si fa' avanti. «A meno che tu non voglia condividere la tua conquista con noi..» dice, viscido.
Indietreggio, nascondendomi dietro Robert.
Lui solleva un braccio, mettendosi fra me e loro.
«Dì un'altra volta una cosa del genere e ti do un calcio nei coglioni che non hai, stronzo! » urla.
«Oh-oh, che gelosone» lo prende in giro George.
Robert ringhia quasi. «Ti ho detto di smetterla!».
Lo trattengo per un braccio prima che si butti su di loro. «Rob.. Rob.. andiamo via.. per favore» lo prego, e lo strattono finché non mi segue fuori dallo spogliatoio, sotto le risatine cretine dei ragazzi. Un attimo prima di uscire però, mi sfugge di mano, si gira e dà un pugno in piena faccia al ragazzo biondo che ha fatto quella battuta volgare. «Così ti ricorderai di pensare con chi stai parlando, la prossima volta», gli sputa addosso mentre il ragazzo giace a terra con le mani sporche di sangue. Prima che abbia il tempo di urlare, Robert mi afferra il polso - proprio quello che mi fa' male - e mi trascina via.
«Rob.. cazzo, Rob, mi fai male!» gli dico, quando siamo finalmente nel giardino della scuola.
«S..scusa», molla subito la presa e io mi massaggio il polso. Cazzo, stringe davvero troppo forte.
«Ma si può sapere che ti è preso? Gli avrai rotto il naso!».
«No.. forse, non lo so..».
«Be', lo so io! C'era.. c'era sangue».
«Mi dispiace che tu l'abbia visto e che tu abbia dovuto assistere a una scena del genere, ma se mi stai chiedendo se mi dispiace per lui.. allora la risposta è no. Non me ne fotte un cazzo di quel ragazzino. E' un idiota e poteva risparmiarsi benissimo quel commento del cazzo».
Una parte di me è lusingata che lui abbia difeso il mio onore.
L'altra parte, è terrorizzata.
Questo ragazzo, lo stesso che stavo baciando fino a cinque secondo fa', ha davvero rotto il naso a un ragazzo solo perché ha fatto un commento poco carino sul mio conto?
E' esagerato.
E' assurdo.
E'.. da Robert, ammetto con me stessa.
Avrei dovuto immaginarlo.
Avrei proprio dovuto immaginarlo che avrebbe reagito in quel modo.
E' il suo modo di sistemare le cose: la forza.
Guardo il mio polso rosso, e mi dà ragione.
Non mi va' di litigare con lui.
E' il suo modo di reagire e non sarò certo io a cambiarlo.
Non in un giorno solo, almeno.
Mi strofino gli occhi e cerco di far finta di niente.
Robert è incredibile.
Come può anche solo pensare cose del genere?
E' impulsivo.
E fa' paura quando si arrabbia, ma ora voglio fare finta di niente, perché sta andando tutto bene fra di noi.
Okay, a scuola non ci parliamo quasi mai, ma le poche volte sono wow.
Come prima, che è stato decisamente più che wow.
«Okay.. lasciamo perdere, non.. non importa.. adesso possiamo andare a mangiare, che dici?», gli porgo la mano, sperando che la prenda.
Non mangiamo quasi mai insieme, in mensa.
Perché tutti ci possono vedere.
Ma adesso ho bisogno che lui stia vicino a me.
Non posso sopportare il pensiero che sia chissà dove a combinare chissà quale casino.
Ringrazio Dio quando la sua mano stringe la mia.
Purtroppo la mia gioia finisce subito quando entriamo in mensa.
Mi sento osservata da tutti.
Mi guardo intorno e non capisco perché tutti si voltino dall'altra parte appane incrociano i miei occhi.
Robert stringe forte la mia mano.
E' la prima volta che mi tiene la mano in pubblico.
E stanno rovinando tutto.
Alla fine riesco a sentire qualcuno bisbigliare al tavolo davanti al quale passiamo, e finalmente capisco perché tutti mi guardano.
"Si stava facendo quella ragazza nello spogliatoio della squadra di calcio..."
"Che puttana".
"Scommetto che in America sono tutte così".
"Ma è la ragazza?".
"Pattinson non ha ragazze fisse. Ha solo ragazze da una botta e via".
"E' bella! Che troia, però".
"Guarda come si veste.. sembra un maschio".
Mi viene da piangere.
Gli occhi mi diventano lucidi mentre continuiamo a camminare in mezzo alla folla.
Guardo Robert di sottecchi per riuscire a capire se anche lui ha sentito quello che dicono.
Dalla sua espressione tesa, troppo seria, posso dire di si.
Non pensavo che le persone potessero essere così cattive.
Ne ho avuto un assaggio con Jennifer, ma non pensavo che..
«Oh, Kristen, cara!».
Si parla del diavolo e spuntano le corna.
Jennifer si è alzata dal suo tavolo e ora mi sovrasta con il suo metro e settantacinque di tacchi alti e gonna corta.
I capelli biondi le ondeggiano ordinati intorno al viso.
Non si merita la bellezza che ha.
Lei è cattiva.
Passa lo sguardo da me, a Robert, che stringe ancora più forte la mia mano.
Prima che Robert prenda la parola, lo faccio io.
«Cosa vuoi, Jennifer?» chiedo, sperando che la mia voce non sveli quanto sono nervosa.
«Io? Niente. L'intera scuola però vuole sapere come ci si sente a perdere la verginità nello spogliatoio della scuola» dice, con un sorrisetto malefico in faccia. « Oh, non che qualcuno abbia osato dire che sia la tua prima volta, eh » aggiunge, come se fosse un complimento, «Solo che, visto come ti vesti e che tipo di genti frequenti...», lancia un'occhiata a Sam, seduta da sola a qualche tavolo di distanza. Sam sta guardando la scena a bocca aperta, impugnando così forte la forchetta che penso che voglia conficcarla direttamente nella testa di Jennifer. «Be', da questo ho ipotizzato che nessun altro ti avesse anche solo mai guardato.. ma tranquilla! Robert va' con tutte, è davvero bravo in questo. Vero, Rob?».
Sento Robert irrigidirsi affianco a me.
Fa' un passo avanti, avvicinandosi a Jennifer.
«Jennifer, smettila, ora. Non ti spacco il muso adesso solo perché sei una ragazza, lo sai».
«Oh, certo! Adesso ho un muso, Robert. Non dicevi lo stesso quando scopavamo, eh?».
Le lacrime adesso fanno ancora più fatica a restare al loro posto.
Ovvio.
Robert e Jennifer.
A letto.
Insieme.
Che cazzo di schifo.
Quest'immagine mi perseguiterà per il resto della mia vita, me lo sento.
Ora, oltre alle lacrime, ho anche i conati.
«Scopavamo perché sei tu la troia!» le urla contro Robert.
«Non urlavi quella parola mentre eri sopra di me, Rob caro..», la sua voce è come un barattolo di miele andato a male.
Ora vomito sul serio, me lo sento.
«Quello che dicevo io non si sentiva neanche visto il modo in cui ululavi, cagna!».
Jennifer diventa rossa di rabbia.
Anche io mi sarei arrabbiata se mi avesse insultata in quel modo.
Come può Robert essere così cattivo?
«Sei solo uno stronzo, Pattinson!».
«E tu una troia, Jennifer! E ora sparisci dalla mia vista, stronza!».
Stiamo dando spettacolo.
Tutta la mensa ci sta fissando, curiosa.
Siamo lo spettacolo del giorno.
Anche le donne della mensa ci fissano senza dire niente.
Robert sta perdendo il controllo e io devo intervenire ora, prima che la cosa degeneri.
Provo a prendergli la mano, ma lui mi scosta senza neanche guardarmi.
«Rob...» lo chiamo, ormai sull'orlo delle lacrime.
Tutta la scuola ci guarda.
Tutta la scuola pensa che io sia una troia.
Perfetto, grandioso.
E questa come la spiego a Cameron?
«Rob.. per piacere.. andiamo via? Non.. non mi sento bene...».
Rob si volta verso di me, passando da arrabbiato a preoccupato. «Che hai..?» mi chiede, premuroso.
Vedete, gente?
Non è crudele come sembra!
E' gentile e dolce!
Almeno quando non sta cercando di uccidere qualcuno..
«Niente.. voglio solo andare a casa».
Jennifer supera Robert e si mette davanti a me. «Che succede, ragazzina? Non è stato gentile? Ti fa' male, sotto? Oh, povera!».
Afferro la mano di Robert e osservo Jennifer in silenzio.
No, non mi abbasserò al suo livello.
Jennifer guarda le nostre mani, strette.
«Povera illusa.. credi davvero che ci sia spazio per te nel cuore di un ragazzo del genere?».
«Tu.. tu non sai niente» dico.
«Fidati, so più di te».
« Lasciala in pace, Jen» le intima, Robert.
«Stanne fuori, Pattinson, non sto parlando con te», torna su di me, «Sul serio credi che lui ti voglia? Pensi davvero che non ti stia attorno solo per quello che potresti dargli? Ma mia cara, quella cosa l'abbiamo tutte. Si stancherà di te, e succederà molto presto. A quel punto, ti ritroverai senza amici, sola, e senza neanche più la tua verginità. Perché l'avrai data via con un ragazzo che neanche ci tiene a te».
«JENNIFER!».
Per un istante, penso che sia stato Rob a urlare.
E invece è Sam.
Si è alzata e anche se ha lasciato andare la forchetta, ha un'aria molto minacciosa.
Si avvicina a Jennifer con una furia omicida che fa' paura pure a me.
«Oh, Samanta, ciao» la saluta Jennifer, con finta allegria. «A cosa dobbiamo tale entrata in scena? Sbaglio o tu esci con l'amichetto di Pattinson?».
« Non nominare Tom, troia!» le intima lei, puntandole contro il dito.
«Calma, calma, ragazzina».
«Ragazzina tua sorella, stronza! Devi smetterla, Jen».
«Ma chi ha chiamato, si può sapere? Che cazzo vuoi?».
«Io. L'ho chiamata io» mi faccio avanti, affianco Sam senza lasciare la mano di Robert, che è stranamente calmo.
«Mmh, devo essermi persa qualche passaggio», Jen fa' la finta tonta e si sistema distrattamente i riccioli biondi da barbie. «Comunque sia, qui il discorso non è su quanto c'entri Samanta la Pazza o Robert il Puttaniere, ma su come si senta la piccola indifesa Kristen.. la nostra dolce timida nuova compagna di scuola», prova ad avvicinarsi a me per accarezzarmi una guancia ma mi allontano subito.
«Non toccarmi» ringhio.
«Oh, quanta rabbia per una ragazza così piccola!» scherza, gettando indietro la chioma bionda.
«Jennifer mi sto incazzando...» dice Robert, stringendomi un fianco.
«Oddio, Pattinson si incazza! Si salvi chi può. Per favore, Pattz. Non ci casco, sai? Non tocchi le donne» scoppia a ridere, «Certo, a parte quando devi portare con te negli spogliatoi di calcio», stavolta non faccio in tempo a spostarmi e mi tira piano una ciocca di capelli, «è stato squallido, eh ragazzina? Lo so, non è molto romantico..».
Non ci riesco.
Non la sopporto.
La odio.
La odio, cazzo.
E vorrei piangere, urlare, ucciderla.
Ma tutto quello che faccio è tirarle uno schiaffo, in piena faccia.
La mensa ti zittisce tutto in una volta.
«Chiudi quella cazzo di bocca!» le urlo, prima di uscire dalla mensa. Image and video hosting by TinyPic

«Oh!».
«Kristen, ferma!».
«Lasciatemi sola...» li prego, mentre cado in ginocchio in cortile, dopo una corsa non da poco.
Robert è subito al mio fianco.
Sam è subito dietro di lui.
Mi chiedo dove siano Tom e Marcus.
Robert si siede per terra e mi fa' sedere sulle sue ginocchia. «Sei scema,» mi sussurra, mentre mi stringe forte e mi bacia i capelli, «quella ti ammazza la prossima volta, ma tanto la uccido prima io a quella troia di merda..».
«Rob, basta!» non ho neanche la forza di urlare, mi esce una specie di gracchiare.
«Okay, okay, la smetto, shh.. va tutto bene, Kris..».
«Si, Kris..» dice Sam, mettendosi in ginocchio davanti a me e fingendo un sorriso tutto per me, «la uccidiamo noi a quella troia. La uccido io se non ci riesce Robert. Tanto la odio dall'asilo».
Alcune lacrime iniziano a rigarmi il viso.
Non capiscono.
Non me ne sbatte un cazzo di Jennifer.
E' tutta questa situazione che mi fa' piangere.
Robert, Jennifer, Sam, la scuola, i baci, tutto.
Il fatto che Robert non mi ha ancora definito la sua ragazza.
Che Jennifer mi renderà la vita un inferno.
E che tutta la scuola ora pensa.. «Pensano tutti che.. che..» non riesco neanche a dirlo. Mi nascondo fra le braccia di Robert, e piango.
Lo sento sussurrare un «uccido quella troia, stasera».
E Sam subito dopo «ti aiuto, Pattinson».
Ma a me non importa.
Non volevo questo.
Non volevo tutto questo casino.
Pensavo che Londra mi avrebbe portato fortuna.
Ho viaggiato così tanto, ho sempre voluto vedere Londra.
E ora che ci sono, tutto mi si ritorce contro.
Non è giusto, non è giusto, non è giusto.
Piango contro il braccio di Robert, che mi culla come se fossi una bambola di vetro.
E' così dolce e premuroso, che è facile lasciarsi andare con lui.
«Rob..».
«Si, piccola?».
Il mio cuore manca un battito.
Doveva chiamarmi in quel modo adesso?
Cazzo, ma questo è scemo.
Perché non prima?
Perché non davanti a tutta la scuola?
Perché non quando si tratta di un momento romantico e non di questa schifezza?
Vorrei strangolarlo.
Ma tutto quello che faccio è piagnucolare come se avessi dodici anni.
«Voglio.. voglio andare a casa.. chiami Cameron?».
«Oh.. lo devo chiamare.. io?».
«Non.. non.. non riesco a.. parlare bene, Rob..».
«Okay, si, giusto, va bene.. dammi.. dammi il tuo cellulare».
Lo tiro fuori dalla tasca e glielo porgo.
«Sam?» la chiama Rob, «Puoi tenerla tu cinque minuti?».
«Sono..sono un.. fottuto cane, ora?» dico, ma Rob mi ignora e Sam prende il suo posto, abbracciandomi.
«Andrà tutto bene, Kristen» mi dice.
Mi stringo forte a lei. «Lo.. lo spero tanto, Sam..».

Robert

Devo chiamare Cameron.
Devo chiamare il fratello di Kristen
Suo fratello che, sospetto, mi odi.
Non sono mai stato un tipo nervoso, ma mentre compongo il numero mi tremano quasi le mani.
Quasi.
Suona tre volte prima di rispondere.
«Kristen! Oh, che succede?».
«No.. ehm, non è Kristen.. sono.. io».
«Io? Io chi? Chi cazzo parla e dove cazzo è mia sorella?».
«Ehm.. è qui, con.. me».
«Con te? Okay, sei.. sei Robert, giusto? Sei il ragazzino con cui esce».
Nessuno mi aveva mai chiamato "ragazzino".
Ma immagino che per lui sia normale.
E' più grande di me.
Io stesso chiamo "ragazzini" quelli più piccoli.
«Si..si, sono io».
«Ciao, Robert. Io sono Cameron, quello che ti spacca la faccia se succede qualcosa alla sua sorellina. Allora, vuoi dirmi perché hai il telefono di Kristen o devo venire direttamente lì?».
«Ehm.. ho.. ho il suo telefono perché Kristen.. non può parlare», non so come uscire da questa situazione.
«E perché non può parlare? Cazzo, ragazzo, almeno tu parla però!».
«Sta.. male», ma perché balbetto come un fottuto ragazzino?
«Olè, facciamo progressi».
«Devi venirla a prendere».
«Siete a scuola, vero?».
«Si.. siamo nel cortile. Vieni, quindi?».
Sento il rumore di chiavi che cadono a terra e lui che impreca.
«Si, si, arrivo, un minuto! Dieci minuti al massimo e sono lì».
Mi chiude il telefono in faccia.
Mi giro per dare il telefono a Kristen.
E non ce la faccio.
Proprio non ce la faccio a vederla così, in lacrime.
Piange come una bambina.
Una bambina piccola e indifesa.
E mi maledico.
Primo, perché è colpa mia che non la so difendere come devo.
Secondo, perché non picchio le donne. Dovrei uccidere a Jennifer.
Non importa se scopa bene, deve morire quella troia.
Mi avvicino a Kristen, e con delicatezza, la tolgo dalle braccia di Sam e la metto sulle mie ginocchia.
«Puoi andare, Sam» le dico.
Lei annuisce, si sente di troppo.
Saluta Kristen, «Andrà tutto bene, Kris» e va via, lasciandoci finalmente soli.
Accarezzo i capelli di Kristen, piano piano.
Finché non si calma almeno un po'.
«Mi dispiace tanto, Kris..».
«Non.. non è.. c..colpa tua».
«Si, invece.. quella là.. mi dispiace per quello che ha detto».
«Tutta la scuola adesso pensa che io sia una troia...».
«Ma non lo sei e io lo so» dico, deciso.
«Mmh...».
«Kristen! Non ci starai davvero pensando, vero?», la sollevo un po' per poterla guardare negli occhi, ancora lucidi.
Tristi.
I suoi tristi occhi verdi.
«Non lo so, Rob..».
«Come sarebbe a dire "non lo so, Rob"? Oh, Kristen, guardami!», la scuoto finché non mi guarda dritto negli occhi. «Non lo sei, okay? Non sei una troia. NON LO SEI. Non pensarci neanche!».
«Non è facile, Rob.. e poi.. e poi..», le lacrime le impediscono di parlare.
«Cosa, Kris? Che succede? Dimmelo..».
«Tu.. tu.. noi..», quel "noi", mi fa' una fottuta paura.
«C..cosa? Che.. che cosa devi dirmi, Kris?».
Solleva il viso, finalmente mi mostra tutto il suo dolore.
I suoi occhioni verdi mi imprigionano.
Mi fanno suo.
Quando mi guarda in quel modo, sembra che io sia la sua vita.
Con uno sguardo, mi affida la sua vita.
E non è giusto, perché lei si merita qualcuno meglio di me.
Ma ora lei sta cercando aiuto in me e io non voglio deluderla.
«Ho.. ho bisogno che tu non vada via» sussurra, in lacrime.

Kristen

Quando Cameron arriva, ci trova ancora abbracciati per terra.
Attira la nostra attenzione con un colpo di tosse e io mi sento arrossire.
Robert mi aiuta ad alzarmi.
«Ho già parlato con il preside. Vieni, Kris, andiamo a casa», ma io non voglio lasciare andare Robert.
Non voglio andare via senza di lui.
«Rob.. Rob può venire con noi?» chiedo a Cameron.
Lui fissa Rob e entrambi si lanciano una di quelle lunghe occhiate da maschi.
Si valutano.
Osservano.
Cercano di capire chi è il più forte.
Chi ce l'ha più lungo.
E quanto forte può picchiare.
Ma alla fine lasciano perdere.
«Forza, vieni a cena da noi Pattinson...» accetta mio fratello.
«Dici.. dici sul serio?».
«Si...».
Getto le braccia al collo di Cameron, e sento la sua risata contro il mio petto.
Cameron fa' finta che io gli dia fastidio e prova a farmi staccare, ma io so che gli mancavano i miei abbracci.
Negli ultimi giorni non avevamo fatto altro che litigare, adesso era bello tornare alla normalità.
Perché, anche se Cameron era un rompicoglioni iperprotettivo, era pur sempre il mio fratellone e sapevo di poter sempre contare su di lui.
Mi aveva sempre protetto, sempre.
Quando papà non c'era, lui era un po' come un secondo papà.
E io una mini-mamma, per Diana e Taylor.
Era sempre stato così, le cose non sarebbero cambiate tanto facilmente.
Ma nel frattempo..
«Rob, Rob, Rob» non posso fare a meno di canticchiare, quasi, mentre abbraccio Robert davanti a Cameron.
Non mi vergogno.
Pensavo che mi sarei vergognata, e invece mi sento bene.
Almeno finché ci si limita a un innocente abbraccio.
Robert invece continua a lanciare occhiate preoccupate a Cameron, come se potesse cambiare idea da un momento all'altro.
Lo prende per mano, per rassicurarlo. «Sono felice che vieni a casa con me..» gli sussurro, mentre Cameron cammina davanti a noi, verso la macchina. Visto che non mi rispondeva e non mi guardava neanche, aggiunsi: «Ehi, tranquillo.. va tutto bene, Cameron fa' tanto il duro ma in realtà non lo è.. è buono e gentile e se ti ha chiesto di venire da noi allora vuol dire che va bene».
«Non me l'ha chiesto, Kristen. L'hai quasi pregato in ginocchio».
«Non è vero...».
«Si, invece. Eri tutta in lacrime e sembravi.. lascia stare. Non piangere più, okay? Ci sto di merda, se piangi».
Forse ero un egoista, ma sapere che ci stava male se piangevo, mi faceva stare un po' meglio.
Gli importava di me.
Voleva dire questo, giusto?
Gli stringo ancora più forte la mano.
«Non piango più.. se tu ci stai male. Non.. non voglio che stai male per colpa mia...».
«Non è..» sbuffa, tirandosi indietro i capelli con la mano libera, «non è colpa tua, scheggia, solo.. mi fa' stare male se piangi, perché.. non.. non voglio che stai male, okay? Perché.. perché si, quindi.. solo.. questo. Non piangere e basta».
Continuiamo a camminare per un po'.
Prima di arrivare alla macchina, mi fermo.
«Rob?».
«Si?».
«Avevi ragione».
«Su cosa?».
«Non ci sai proprio fare nei rapporti a due...».
Ed entro in macchina.

Per tutto il viaggio in macchina, non apro bocca.
Ma si può sapere che gli costa?
Che gli costa dirmi che ci tiene a me?
Sarebbe bello.
Sarebbe dolce e carino.
Sarebbe.. da coppia.
Ed è questo il problema.
Robert non vuole essere una coppia.
Non vuole che io mi avvicini abbastanza, ma io invece voglio farlo eccome.
Voglio sapere tutto di lui e voglio che lui sappia tutto di me.
Voglio togliere quel velo triste dai suoi occhi.
E invece lui.. niente.
Guardo fuori dal finestrino, cercando di cacciare le ultime lacrime della giornata.
Cameron mi lancia un'occhiata dallo specchietto retrovisore.
Al contrario di Robert, lui si accorge subito se c'è qualcosa che non va'. Faccio spallucce e spero che non chieda spiegazioni.
La mano di Robert cerca la mia, ma io incrocio le braccia al petto.
Non voglio che mi tocchi quando sono arrabbiata.
Non voglio parlare con lui.
Voglio che provi, anche solo per un paio d'ore, quello che provo io tutti i giorni da quando lo conosco.

Robert

Kristen è incazzata con me.
Non so perché.
So solo che guarda fuori dal finestrino, non guarda me.
Non mi parla.
Non mi prende per mano.
So che non è veramente arrabbiata.
Ma è scocciata e non so il perché.
Cerco di capirlo.
Rivivo nella mia testa ogni mio comportamento, ma non ci trovo niente di sbagliato.
Forse ha solo il ciclo.
Le mie sorelle quando hanno il ciclo impazzisco, forse a Kristen fa' questo effetto. Spero proprio di no.
Io voglio toccarla e abbracciarla e poterla abbracciare, anche quando ha il ciclo.
Sopratutto, quando ha il ciclo.
Lizzie diventa una specie di zombie quando c'è l'ha e ha sempre bisogno di un sacco di cose.
Sono bravo, ad aiutare mia sorella. Potrei fare lo stesso con lei.
Quando ci fermiamo, vedo casa sua.
E'.. grande, con un bel giardino davanti, ma niente di eccessivo.
Non è pacchiana, anzi, si vede che ci vive una grande famiglia.
All'interno, tutto è un po' incasinato, ma non molto. Si sente la presenza di tre maschi in casa.
Cameron, con la scusa di preparare qualcosa per pranzo, ci lascia soli.
Kristen sembra che stia giocando al gioco del silenzio.
Assicurandomi prima che Cameron non posso sentirci, mi avvicino a lei per parlare. «Hai il ciclo?».
«Cosa!?» la sua faccia sconvolta sarebbe da filmare.
«Be', mi eviti. Ho pensato che magari..».
«Non ho il ciclo!».
«Oh.. bene. Allora.. perché in macchina non ti sei fatta prendere per mano?».
«Non mi andava...».
«Oh..», sul serio Rob? E' tutto quello che riesci a dire? Oh?
«Già.. oh. Dio, Robert, ma ti costa tanto parlare con me? Dimmi qualcosa, cazzo».
«Dirti cosa?».
«Qualcosa... qualcosa di carino, magari» diventa tutta rossa ed evita il mio sguardo.
Ah, allora è per questo.
Vuole dolcezza.
Vuole della fottuta dolcezza che io non posso darle, ovviamente.
Perché non so come si fa'.
E visto che con le parole faccio proprio schifo, decido di dimostrarle quello che sento con i gesti.
La schiaccio contro la parete e premo le sue labbra sulle mie, con forza.
All'inizio, non risponde subito, ma so che è solo perché non se lo aspettava.
Infatti, subito dopo, risponde al bacio con trasporto.
Ma non voglio questa forza.
Voglio dimostrarle che anche io posso essere dolce.
Ma ancora prima che posso anche solo provare a rendere il bacio più delicato, lei mi spinge via. Alza gli occhi al cielo. «C'è mio fratello nell'altra stanza, cazzo. Tienitelo nei pantaloni, Rob» dice, superandomi. Ma la sento ridacchiare mentre entra in cucina.
Rido anche io e la seguo.
La crisi è passata, per ora.
In cucina, Cameron ha appena finito di gettare sul tavolo un paio di hot dog con salse varie.
«Mmh, che cena salutare» dice Kristen, sedendosi su uno sgabello.
Mi siedo vicino a lei e dò un morso alla mia cena. «Mangiate sempre così?» chiedo.
Cameron si mette davanti a noi due. «Amico, Kristen è l'unica femmina in casa oltre a nostra madre, se non cucina lei, noi non mangiamo».
Kristen si pulisce la bocca con un fazzoletto.
E' bella anche quando mangia.
«Bravo, Cam. Comunque, non so proprio cucinare.. diciamo che so riempire i loro stomaci, e non ci vuole molto per quello. Mangiano di tutto».
«Guarda che tu mangi quello che cucini per noi».
«Sono costretta, non c'è altro!».
«Si, si, certo. E tu, Rob?».
Mi metto subito sulla difensiva. «Io, cosa?».
«Sei un tipo che mangia hot dog a pranzo?».
«Anche a colazione se ho finito il latte, se è per questo».
Cameron mi sorride per la prima volta. «Ottima risposta. Mi piace il tuo fidanzato, Kris».
Lei diventa tutta rossa e si porta i capelli dietro le orecchie.
Le sue mani tremano un po'.
Sbatte le ciglia e balbetta, è nervosa.
E' straordinario in quanto poco tempo ho imparato a riconoscere quei comuni gesti.
«Lui.. ehm, Rob non è.. noi due non stiamo.. siamo... amici, ecco».
Cameron guarda accigliato prima me e poi Kristen. «Vi ho visto insieme, non prendetemi per il culo».
«Non ti prendo per il culo, Cam.. Rob e io.. ehm..».
«Ci stiamo conoscendo» intervengo io.
E a Cameron sembra bastare.
Continuiamo a mangiare tranquilli.
Kristen risponde acida alle battute di Cameron e lui la prende in giro per tutto.
Ma le vuole un gran bene, si vede.
E io mi sento un tale intruso a stare a casa loro.
La mia famiglia non è così.
Il mio rapporto con le mie sorelle è ottimo, davvero, ma non c'è.. questo.
Noi non possiamo mangiare schifezze quando vogliamo, fare quello che ci pare o parlare male in casa.
A mia madre verrebbe un infarto.
Kristen e Cameron invece sono perfettamente a loro agio.
Sono loro stessi in casa loro, come è giusto che sia.
Ma come non accade, a casa mia.

«Mi piace tuo fratello..».
«Mmh, già.. forse anche tu piaci a lui. Cioè, finché.. non.. », socchiude un po' gli occhi e corruga la fronte, «finché non mi infili le mani dove non dovresti, ehm».
Rido e le accarezzo il fianco.
Siamo davanti al portone di casa sua.
Si è offerta per "accompagnarmi alla porta".
Cameron vuole che sloggi: Kristen deve studiare.
«Già..».
«Comunque.. scusa se ti ha scocciato quella cosa del fidanzato.. Cameron.. lui.. lui non sa tutto su noi due».
«E non deve saperlo».
Kristen sembra restarci un po' male.
«Altrimenti mi ucciderebbe, Kris..», aggiungo, baciandole la fronte.
«Giusto.. tipo la questione del ora-tutti-a-scuola-mi-chiameranno-troia».
«Giuro che il primo che ti chiama così lo uccido».
«Non devi farlo.. sul serio, non farlo. Non voglio».
«Perché? Se lo meriterebbero. Tu non sei una troia. Non lo sei, Kris».
«Okay, ma non voglio comunque che tu picchi quei tizi.. perché ti faresti male e.. io non voglio, perché..», mi prende il viso fra le mani, guardandomi dritto negli occhi e per un secondo perdo il contatto con la realtà per colpa di quei due occhioni verdi. Ma le sue parole mi riportano drasticamente alla realtà. Una realtà con la quale devo fare i conti. «io ci tengo a te, sei importante per me, Rob» sussurra, contro le mie labbra. Non balbetta, non trema, è timida e basta, come sempre. Ma so che le sue parole sono vere. Sono fottutamente vere e fanno male, perché se per lei queste parole sono vere allora vuol dire che per la prima volta in vita mia qualcuno ci tiene davvero a me, qualcuno vuole me. Ma Kristen non ha ancora capito tutto di me, non ha capito che genere di persona sono. Non fino in fondo.
La stacco bruscamente da me, anche se me ne pento due secondi dopo.
Appena vedo i suoi occhi velarsi di lacrime.
«Stanotte stai con me» dico.
«Ehm.. c..cosa? Non.. non capisco. Rob, ti ho.. ti ho appena detto che ci..».
«Lo so! Ma tu.. fidati, stasera stai con me».
«Okay, ma.. perchè? Cioè, cosa.. cosa è cambiato rispetto a cinque secondi fa'?».
«Kristen! Cazzo, non è cambiato niente».
«Oh...», abbassa lo sguardo, ferita. Le accarezzo una guancia.
«Con me. Stasera. Noi due, insieme. Devo farti vedere una cosa».
«Okay..».

Kristen

Robert mi nasconde qualcosa.
Ho paura di scoprire cosa.
Voglio solo avvicinarmi a lui senza sentirmi rifiutata un'altra volta.
Lo guardo allontanarsi da casa mia, senza sapere neanche come dovrei sentirmi.
Ho solo una gran confusione in testa.
E' tutto un gran: Rob, Rob, Rob, Rob...

_____________________

capitolo lunghissimo.
a me piace, chissà se anche a voi piacerà AHAHA
spero di si!
fatemi sapere, mmh?
vi voglio bene, grazie per tutto.


















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Capitolo 11
*** i'm gonna tell you what i'm feeling ***


Kristen

Cosa doveva dirmi, Robert?
O meglio,
mostrarmi?
Ero nel panico più assoluto.
Non mi aveva detto niente, niente. Solo che ci saremo visti quella sera.
Bene, perfetto. No, non era affatto perfetto, me la stavo facendo sotto.
«Calma Kris..» dissi a voce alta davanti allo specchio di camera mia. Rob era andato via da appena cinque minuti e io stavo già uscendo fuori di testa, come ogni volta che stavo lontano da lui. «Fagli vedere di che pasta sei fatta!» urlai alla mia immagine, come la peggiore delle cretine. «Se.. se lui vuole farti vedere il suo mondo.. ma che mondo è? So così poco di lui.. vorrei saperne di più, ma non posso.. pff, è uno stronzo.. io mi avvicino e lui mi allontana.. come sempre, e io non dico niente. E stasera.. stasera che cazzo succede? Cosa ha deciso? Qualunque cosa sia, l'ha decisa da solo, come sempre. Perché a me non ci pensa, quel coglione. Non pensa che magari io me la sto facendo sotto! Ho una paura fottuta..», prendo un po' di matita dalla scatola dove tengo i miei pochi trucchi, e provo a mettermela ma mi tremano troppo le mani. «Datti una calmata, cazzo» dico a me stessa. «Robert.. lui non ti vorrà mai se continui a essere.. così» guardai le mie mani. Tremavano al solo suo pensiero. Come potevo pretendere di diventare parte del mondo di Robert se le mani mi tremavano subito appena pensavo a lui? Robert non aveva bisogno di una ragazzina come me. «Rob ha bisogno di una donna.. okay, forse non proprio una donna matura.. visto come si comporta lui, ma di una ragazza sicura di sé, come.. come Jennifer. Forse dovrei essere come lei. Forse lui mi vorrebbe come lei. Certo, magari meno.. troia di lei, ma comunque.. vestita meglio, truccata almeno ogni tanto.. dovrei smetterla di mettermi la roba dei miei fratelli.. potrei farlo.. si, penso che potrei farlo.. per lui» fermo la mano e prendo in mano la matita nera per gli occhi che a lui piaca tanto.

Robert

Sono sotto casa di Kristen.
Prima di venire, ho bevuto un pochino.
Un pochino, eh.
Okay, una bottiglia.
Ma mi serviva una fottuta bottiglia per affrontare questa situazione.
Le mando un messaggio per farla scendere: "Ehi, piccoletta, scendi che sono sotto casa tua! R.".
La sua risposta arriva subito: "Un attimo, arrivo:) K."
E non so neanche io come faccio, ma percepisco che è nervosa.
Non nervosa nel senso che potrebbe prendermi a pugni, ma ha qualcosa.
E' strano che io riesca a capirlo da un messaggio. Non c'è niente che faccia capire che è nervosa, c'è anche lo smile nel messaggio.
Ma io lo capisco.
Ed è proprio questo a spaventarmi.
Il fatto di riuscire a capire ogni cosa di lei.
Okay, forse non proprio tutto. A volte si assenta, sembra quasi in un mondo tutto suo e io non posso farci niente. Ma so che quando lo fa' sta pensando a chissà che cosa e ho sempre paura che in mezzo a tutti quei pensieri ci sia anche un "lo mollo", perché forse lo meriterei anche. Kristen è davvero brava con me, non dovrei stare dietro a una ragazza del genere. Ma non posso farne a meno, perché lei mi fa stare bene. Bene come non capitava da moltissimo tempo, eppure la conosco da così poco tempo.. ma cos'è il tempo, infondo? Io e lei stiamo bene insieme. Almeno finché non mi comporto da stronzo senza cuore e la faccio piangere, in quel caso allora forse non stiamo proprio bene e mi vengono in mente un sacco di modi per lasciarla. Ho lasciato un sacco di ragazze in vita mia - dopo una notte di sesso, uscendo dalla finestra, con un sms, con un a-mail, chiedendo a Marcus o Tom, ma mai in faccia, non ne avrei il coraggio - ma chissà perché non voglio lasciare a lei. In nessun modo. In nessun caso. Voglio davvero stare con lei, ma non so come. Non so come gestire tutto quello che ne seguirà, perché io non sono un ragazzo normale, non so come ci si comporta nei rapporti a due e questo lei me l'ha anche detto e ha ragione. E' tutto un casino. Lei mi vuole, io lo so, e io ho così paura di volerla che non faccio altro che allontanarla da me, farla piangere e renderle la vita un inferno, e di conseguenza tutto questo fa' soffrire anche a me. Non mi era mai capitato di stare male una ragazza, Kristen è la prima che mi fa' sentire in questo modo e non ho ancora deciso se mi piace o meno. Perché prima, avevo tutto sotto controllo, invece adesso il mio umore dipende da uno scricciolo dagli occhi verdi e grandi come due palle da tennis che mi fa' battere il cuore che non sapevo neanche di avere ancora.

Quando la vedo uscire di casa, il mio cuore - come se volesse darmi un'ulteriore prova di quanto io sia comandato da lei - si ferma.
Kristen indossa un paio di jeans corti a vita alta, una maglietta a maniche corte che lascia scoperta un po' di pancia e delle vans. I capelli, sciolti e liberi nel vento, sono bellissimi come sempre.
Ma quello che mi colpisce di più, come sempre, sono i suoi occhi.
Ha un sacco di matita nera e mascara e questo rende i suoi occhi magnetici.
Si avvicina, timida, e mi sorride. «Allora?» dice, «Andiamo?».
«Ehm, certo», cerco di mantenere il voce di tono neutro, non voglio che capisca che ho bevuto, e le prendo la mano. «Non è molto lontano da qui, ma dobbiamo prendere la metro. L'hai mai presa?».
«No.. non ho ancora avuto l'occasione di prendere la metro a Londra, ma c'è sempre una prima volta, no?».
«Certo, certo», ma dentro la mia testa offuscata dall'alcol tutto quello che penso é: e la nostra prima volta quando sarà, Kris?

Kristen

Questo posto è una merda.
Merda, merda, merda.
Mi guardo intorno e vedo solo gente per terra, che vomita, che urla o scopa, incurante di essere in un posto pubblico.
«Rob, ma.. dove siamo?» gli chiedo, mentre lui scansa tutte le persone che provano a mettersi sulla sua strada.
«Oh, siamo.. a casa di.. un mio amico. Vengo sempre qui...» risponde.
La "casa" in questione è una vecchia villa che, a mio parere, è abbandonata da anni. Non può viverci nessuno qui dentro, con questa puzza insistente di fumo, le pareti sporche di muffa e i mobili che cadono a pezzi. Almeno, nessuno sano di mente ci vivrebbe mai, ma le persone che ci sono qui non sembrano affatto sane di mente, tutto il contrario: la maggior parte di loro è ubriaca fradicia, i capelli tagliati a zero o rasati da una parte, pieni di tatuaggi o piercing. E dire che io non sono mai stata il tipo di ragazza che giudica questo genere di cose, ma vedere tutta questa folla mi sta facendo salire l'ansia. Forse, dovrei dire a Rob di.. ma è troppo tardi, perché lui mi sta già trascinando in una stanza. La cucina, penso. C'è un frigo, dovrebbe essere la cucina. Dovrebbe, almeno.
Dentro la stanza, ci sono un ragazzo dai capelli ossigenati e due bionde piene di tatuaggi.
Hanno più tatuaggi che vestiti addosso, queste due.
Il tipo appena vede Rob, si toglie di dosso le ragazze e lo saluta con una stretta di mano.
«Amico mio, come va?».
«Non c'è male, Chris».
«E questa bella ragazza chi è? Una tua "amica"?» gli fa' l'occhiolino, ma Robert non sta al gioco.
Mi attira a sé e mi cinge la vita con un braccio. «Lei è Kristen, e non si tocca».
Chris sgrana gli occhi per un po', ma annuisce. «Capito. Be', divertiti, okay? La birra è.. ovunque e anche altra roba, se vuoi.. fai come se fossi a casa tua, amico, come sempre. Io ora devo fare.. un giretto con quelle due», indica le biondine dietro di lui, che ridono e ammiccano come due oche. Troie, penso, ma non lo dico. Robert adesso è rilassato e non voglio guastargli l'umore.
«Vieni, Kris..» mi dice, e mi porta via.
Fuori dalla cucina, la situazione è disastrosa.
C'è gente in ogni angolo.
Non respiro.
Non c'è spazio neanche per fare un passo.
Stringo ancora più forte la mano di Robert.
Posso farcela.
Devo farcela.
Ho promesso a me stessa che ci sarei riuscita ad entrare nel suo mondo e non posso mollare proprio ora.
Decisamente non posso.
Stringo i denti e vado avanti.
«Quindi.. questa casa è del tuo amico?» chiedo.
«Si.. Chris.. l'ho conosciuto qualche estate fa'».
«Mmh.. come?».
«Non.. non ricordo», so che mente, ma non dico niente. Se lo ricorda, ma non vuole dirmelo. Perchè?
«Vieni spesso.. a trovarlo?».
«Almeno una volta a settimana. E' un modo per evadere, capisci?» deve parlare a voce alta per sovrastare il rumore della musica e delle urla - e degli ansimi delle persone che scopano attorno a noi, che schifo - ma le sue parole mi arrivano anche fin troppo chiare. Perché ha bisogno di evadere? Oddio, che si senta così male? Gli accarezzo la mano con il pollice, mentre lo ascolto con attenzione, non voglio perdermi neanche una sillaba di quello che mi dirà. «Casa di Chris è come un rifugio, per molti ragazzi. Lui apre la sua casa a molti suoi.. amici. E' una specie di nascondiglio, di.. tana».
«Tana..?».
«Noi la chiamiamo così, a volte. Qui possiamo fare quello che vogliamo, è un posto sicuro. Lui ci offre cibo, da bere, roba...».
«Roba..? Rob, dimmi che non è come penso.. dimmi che non intendi..», lo prego, fermandomi e costringendolo a guardarmi.
«Kris, non è così male come pensi.. qualche tiro ogni tanto non uccide nessuno, eh».
«Si, invece!».
«Tu non sei di qui, non puoi capire..», cerca di evitare il mio sguardo ma io gli prendo il viso fra le mani e lo costringo a fissarmi.
«Cazzo vuol dire? Sono di Los Angeles ma non credo che la droga di LA e quella di Londra siano molto diverse, sai? Fai discorsi del cazzo, Rob. Spara meno cazzate con me, chiaro? Dimmi la verità, e basta».
«Non intendevo.. Kristen, questo non è né il posto né il momento adatto per parlarne» mi dice, serio.
Sbuffo. «E quando lo è, Rob? Ti fai..? Dimmelo, voglio saperlo..».
Rob alza gli occhi al cielo e mi afferra il polso.
E' molto più forte di me, lo è sempre stato, e non ci mette molto a spingermi contro la gente finché non arriviamo davanti a una porticina che lui apre di scatto e mi ficca dentro la stanza. Il bagno. Chiude la porta sbattendola forte.
Anche se quella dannata porta chiusa mi fa' andare fuori di testa, riesco a respirare almeno decentemente.
«Non.. non mi hai ancora risposto...» sussurro, fissandomi le scarpe.
«Che.. che cosa mi hai chiesto? Non ricordo» si tira indietro i capelli, nervoso.
«Ti fai..?» chiedo di nuovo, terrorizzata dalla risposta.
«No. Non.. più».
«Prima si...?».
«Avevo diciassette anni, ero un idiota».
«Di.. di cosa.. cioè.. ehm..».
«Eroina, una volta. Tiravo più spesso. LSD quando capitava. I mie genitori mi scoprirono e mi mandarono in un centro di riabilitazione» raccontò, appoggiandosi al muro. Gettò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi. «Lizzie aveva appena vinto un premio per il violino o il basso, non ricordo, e io mi sentivo così.. inutile. Cazzo, ero più grande di lei ma tutto quello che sapevo fare era strimpellare un po' quella dannata chitarra mentre lei vinceva premi su premi! Mi sentivo stupido. Non volevo sentirmi così, Kristen.. io volevo vincere premi e volevo che i miei genitori mi dicessero "ben fatto, Rob", ma non l'hanno mai fatto. Non l'hanno mai fatto, Kris...», si accascia a terra e io non ci penso neanche, mi viene automatico andargli vicino e abbracciarlo. Lo tengo stretto a me, gli accarezzo i capelli e lo incito silenziosamente a continuare a raccontare, perché è esattamente quello che voglio. Voglio sentirgli parlare di sé, di questo ragazzo che conosco da poco, ma a cui tengo già così tanto e di cui desidero sapere tutta la vita. Lui ha bisogno di sfogarsi e io sono così felice che abbia scelto proprio me per farlo. «Era estate.. avevo appena compiuto diciassette anni e mi sentivo un coglione.. una sera, in un pub, incontrai Chris.. era più grande di me e mi fece subito sentire a mio agio. Mi invitò a casa sua e mi fece.. assaggiare delle cose. Okay, sapevo cosa fossero ma non chiesi niente.. la sensazione che venne dopo.. era tutto ciò che stavo cercando in quel momento. Per un paio di ore, non ero il perdente della famiglia Pattinson. Ero solo un ragazzo qualsiasi che non doveva competere con nessuno».
«Rob.. tu non devi mai competere con nessuno.. le tue sorelle, loro.. non vincono premi per farti dispetti, non è così.. loro sono ciò che sono, e tu sei ciò che sei.. un adorabile ragazzino che.. forse pensa troppo a quello che pensano gli altri, non trovi?» dissi, mentre gli accarezzavo i capelli. Lo sentii sorridere contro i miei capelli. Mi lasciò un bacio dolcissimo sulla fronte prima di farmi sedere sulle sue ginocchia.
«Loro sono perfette, Kris. Io non sono niente. Niente..».
«Non è vero, Rob. Per me.. per me..» okay, ora o mai più, Kris. Presi un bel respiro. «Per me sei tutto, adesso...».
Rob mi spostò per guardarmi negli occhi.
«Non mi conosci neanche, ragazzina..».
«Voglio conoscerti..» dico, abbassando lo sguardo. «Mi sto.. rendendo ridicola, lo so.. ma è così. Per me non sei solo un ragazzo qualsiasi, io lo so.. e sopratutto non sei inferiore a nessuno, per me».
I suoi occhi brillano.
Gli angoli della sua bocca si sollevano.
Lo sto rendendo felice?
Dio, dimmi di si.
E' tutto quello che voglio.
Voglio vederlo sempre sorridere.
Non voglio che si sente inferiore a nessuno quando sta con me.
«Sai che sei la prima ragazza che mi dice una cosa del genere?» dice, accarezzandomi una guancia. Divento subito rossa.
«Mi piace il fatto di essere la prima..».
«Sei anche la prima con cui ne parlo», mi bacia la guancia, facendomi arrossire ancora di più.
«Puoi.. parlare di tutto quello che vuoi, con me.. mi piace il fatto che tu ti confidi con me. Voglio conoscerti, Rob.. per favore.. non respingermi più..» lo prego, mentre sento gli occhi diventarmi lucidi.
«Non ho mai voluto allontanarti da me, Kris..» sussurra, mentre mi accarezza una gamba, piano. «Ma non credo che tu debba stare con uno come me.. guardami, che ho da offrirti? Sono pieno di casini in testa, schizzo, urlo, bevo, a volte mi faccio anche se sono davvero incazzato. Non te lo meriti. Capito, scheggia? Non ti meriti un ragazzo del genere. Tu.. cazzo, tu sei proprio bella.. e perfetta».
«Hai detto che sono bella..?» chiedo, sollevando lo sguardo e incontrando quei due occhi così chiari e.. tristi.
«Certo.. perché lo sei».
«No.. non lo sono. Rob.. io non sono come le ragazze che ci sono qua. Loro sono.. sono.. io non sono loro, ecco».
«Io non voglio che tu sia come loro. Io voglio te, esattamente come sei» mormora, a pochi centimetri dalla mia bocca.
«Anche io.. ti.. ti voglio.. esattamente per come sei, Rob.. mi.. ehm.. mi piaci davvero tanto..» balbetto.
Lui ride piano, mi stringe i fianchi e mi sistema meglio sopra le sue ginocchia.
«Tanto, eh?».
«Mmh.. s..si», la mia voce è praticamente un sussurro. Sto morendo dall'imbarazzo.
«Anche tu mi piaci, Kris.. molto».
«D..davvero?».

«Sei bellissima, forse non te ne sei ancora accorta, scheggia».
«Tu sei.. più che bello.. sei.. hai un'aria che..» mi nascondo il viso fra le mani, ormai penserà che io sia una cretina.
«Ehi, ehi, ehi» mi toglie gentilmente le mani dal viso, «cucù, scheggia» scherza, strappandomi un sorriso. «Stavi dicendo?».
«Sei.. non so come spiegarlo, Rob».
«Provaci. Mi piacciono i tuoi complimenti, sai? Allora, stavi dicendo che sono bellissimo e incredibilmente affascinante..» finge di gonfiarsi come un pallone, facendomi ridere.
«S..si, lo.. lo sei» ammetto.
«Mmh, mi piace.. continua», mi stringe i fianchi e mi fa' sistemare a gambe aperte sopra di lui, ancora appoggiato contro il muro del bagno. Questa posizione non favorisce la mia parlantina ma favorisce sicuramente il coloramento del mio viso, che diventa simile a un rosso fuoco. Io sto prendendo fuoco, in questo momento. I nostri bacini si scontrano, talmente siamo vicini. Robert appoggia le mani sulle mie cosce praticamente nude e io sussulto, facendolo sorridere.
«Sei.. incredibile» riesco a dire.
Rob solleva un sopracciglio.
«Incredibile, eh? Perché?».
«Non lo so.. lo sei. Passi dal trattarmi come una bambina a.. questo» indico le sue mani sulle mie cosce. «Il tuo modo di guardarmi.. mi piace. Anche se mi.. fa' uno strano effetto, mi piace».
«Che effetto ti fa'?» insiste, accarezzandomi incessantemente, avvicinandosi sempre di più alla zona x, grazie a Dio protetta dai jeans.
«Hai presente le farfalle..?».
«Eccome».
«Ecco. Raddoppia. Triplica. Quadruplicalo e moltiplicalo per mille!».
Rob scoppia a ridere.
Per un secondo penso che si stia prendendo gioco di me, ma poi mi guarda.
E in quel momento, capisco.
Sa esattamente cosa provo, perché..
«Lo.. provi anche tu...?» chiedo, imbarazzata. Vorrei incrociare le dita ma sarebbe troppo.
Per la prima volta, da quando lo conosco sembra.. imbarazzato.
«Rob.. se.. se non vuoi dirmelo non importa.. sul serio..io te l'ho detto, ma tu non sei costretto»

«No, ehm.. non è quello, è che io.. Kristen, lo sai, non sono bravo in questo genere di cose, me l'hai detto anche tu»
«Ah.. si, giusto...».

Robert

Appena vedo la delusione nei suoi occhi, non riesco più a trattenermi.
Voglio davvero far soffrire di nuovo questa ragazza?
Cazzo, da quanto la conosco? Un mese? Di meno? E quante volte l'ho già fatta stare male o piangere? Più di quanto avrei dovuto, sicuramente. E mi sento terribilmente in colpa. Quello che sto facendo a Kristen - la delusione, il sentirsi perennemente rifiutata da me - è un altro fardello che si aggiunge a quelli che già ho; va messo vicino alla delusione dei miei genitori, l'inferiorità che provo nei confronti della mie sorelle, i continui rimproveri degli insegnanti perché non faccio un cazzo a scuola, il disprezzo che provo per Marcus ogni volta che si esibisce perché ci vorrei esserci io su quel dannato palco e anche l'invidia che provo per Tom quando lo vedo comportarsi con Sam come io vorrei comportarmi con Kristen: con naturalezza, senza preoccuparmi di niente, senza dovermi sempre sentire male per qualunque cosa io faccia. Per stare bene io, deve stare bene anche lei.
Lei, che sembra preoccuparsi così tanto per me.
Lei, che si meriterebbe qualcuno di migliore.
Ma non lo cerca neanche.
Perché ha trovato me.
Me.
Me, capito?
Ma io non posso offrirgli niente.
A parte la verità.
Posso offrirgli quello che provo.
«No, no, Kristen.. non hai capito. Tu.. tu hai detto che per te io adesso sono tutto, e questo mi spaventa. Perché le uniche persone per il quale - teoricamente - sono stato tutto, sono i miei genitori, e li ho delusi. Loro volevano un figlio perfetto, cose che io - te ne sarai accorta - non sono. Non sono le mie sorelle, non vinco premi su premi, sono finito anche in riabilitazione, eppure mi basterebbe così poco per cascarci di nuovo.. ogni volta che mia madre mi guarda, mi sento male perché so che lei, esattamente come te, meriterebbe di meglio. Meriterebbe un figlio bravo a scuola, negli sport, che non ha mai toccato una sigaretta o una canna.. o una siringa di eroina. Invece ha me. E io non so fare niente, se non creare casini e deludere le persone. Ma poi sei arrivata tu.. non so neanche io cosa mi ha spinto ad avvicinarmi a te quel giorno, ma ringrazio chiunque ci sia laggiù per avermi fatto fare quella cazzata, perché tu sei la cosa migliore che potesse accadermi.. tu vuoi conoscermi, nessuno l'ha mai voluto».
Le sue piccole mani si posano sul mio viso.
Amo le sue mani su di me.
Mi rilasso subito.
E' come se avesse un potere magico su di me.
«Mmh.. allora tutti gli altri sono degli idioti, perché non sanno cosa si stanno perdendo» dice, sorridendomi.
Kristen, è incredibile.
Lei ha detto che lo sono io, ma è il contrario.
Lei riesce a sorridere anche con gli occhi lucidi.
Lei sorride e il suo sorriso mi fa' stare bene, senza un perché.
Sorride, e io sorrido con lei.

due ore dopo

«Siamo qui da due ore, sai?».
«Fuori è un tale casino..».
«Non ti piace molto la casa di Chris, eh?», lei scuote la testa.
«Okay, nanetta, se proprio insisti possiamo andarcene» dico.
«Raccontarmi qualcos'altro..».
«Non pensi di aver già saputo abbastanza su di me, per stasera?» le chiedo, accarezzandole i capelli.
«Non ne avrò mai abbastanza..».
«Lo temevo.. be', cosa vuoi sapere?» chiedo.
«Cose stupide», rido.
«Cose stupide? Mmh, quali?», la sistemo meglio, voglio sentire ogni suo angolo di pelle contro la mia. Se non ci fossero questi dannati vestiti.. no, no, no, non pensarci neanche Robert. Hai bevuto, ma non sei diventato uno di quei ragazzi che si approffittano delle ragazzine nei bagni, andiamo. E poi, guardala: ti sembra quel genere di ragazza? Proprio no.
«Colore preferito?» mi chiede, adagiandosi su di me come un gattino. Mmh, la mia gattina..
«Grigio.. penso. No, forse verde.. non lo so» rispondo, ridendo di me stesso. Non so neanche il mio colore preferito. «Il tuo?».
«Nero e rosso».
«Nero?».
«Che c'è? E' vietato che mi piaccia il nero?».
«No, no, ma.. è strano, per una ragazza».
«Non so se l'hai notato..», mi accarezza timidamente il petto, facendomi vibrare dall'interno. E' una sensazione strana, è come se quelle sue piccole manine riuscissero ad arrivare direttamente ai miei nervi, rilassandomi. E' come prendere un dose incredibile di eroina, chissà se anche lei ha i suoi effetti collaterali. Probabilmente sono batticuore, occhi a cuoricino e cazzatine verie, ma non mi preoccupano. «.. ma io non sono esattamente come le altre ragazze. Sono cresciuta insieme a tre maschi quindi.. niente gonne, niente trucco prima di qualche settimana fa', e.. giochi da maschio. Sono brava a correre, sai?», mi piace il modo in cui parla di sé, è spiritosa, semplice, naturale. L'ascolterei per ore. La sua voce è come il suo tocco, per la mia mente.
«Ah, si? Buono a sapersi, potrebbe sempre tornarti utile nel caso volessi scappare via da me..».
«Non lo farò» dice, decisa. «E tu? La tua.. infanzia?».
«Torniamo alle domande stupide, mmh?».
«Oh.. okay», si intristisce per qualche secondo, ma riprende subito vitalità non appena mi fa' la domanda. «Bevi molto?».
«Un.. po'».
«Quando hai iniziato?».
«Chris mi ha insegnato quali marche prendere».
«Mmh..», gioca con i miei capelli e per un po' resta in silenzio. «Primo bacio?».
«Sette anni».
«Che bambino precoce!» esclama.
«Ho sempre cercato di essere il primo.. senza mai riuscirci nelle cose importanti».
Il suo sguardo si addolcisce.
Mi bacia piano, facendomi assaporare le sue labbra.
Le voglio mie, per sempre.
«Tu sei stato il mio primo bacio..».
«Mi piace esserlo..».
«Prossima domanda?».
«Spara».
«Prima.. prima.. volta..?» chiede, diventando subito tutta rossa.
Decido di essere sincero.
Voglio esserlo, con lei.
«Come hai detto anche tu, sono stato un bambino precoce. Avevo tredici anni ed è stato uno schifo, ma da quel momento in poi è stata tutta una strada in discesa.. gli altri ragazzi mi vedevano come uno figo, uno che ci sapeva fare, e io non gli ho mai confessato che me la stavo facendo addosso, che la ragazza aveva sedici anni e che mi ha trattato una merda appena finito. Per loro, ero solo uno figo e a me andava bene così».
«Te.. te ne sei pentito?» mi chiede.
«Si.. ora che sono più grande.. sul momento no. Mi ha dato l'opportunità di mostrarmi, di emergere anche solo un po'. Adesso però, se potessi tornerei indietro e aspetterei..», aspetterei te, penso, mentre le porto una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Per un po' mi perdo nei miei pensieri.
Mi sarebbe davvero piaciuto avere la mia prima volta con lei.
Avere qualcosa che ci legasse per sempre.
Ma forse, sarà così.
Se mai.. avrà abbastanza fiducia in me.
Se - se - si sentirà pronta, non prima.
«Mmh..», si adagia su di me, strusciandosi timidamente sul mio petto come una gattina. La mia gattina.., penso.
«Mi piacciono queste domande, continua pure».
«Okay.. cibo preferito?».
«Non lo so.. schifezze, per lo più. Bevo molto. Birra».
«Non l'ho mai assaggiata..».
«Te la faccio assaggiare io, se vuoi..».
«Non.. vado pazza per gli alcolici».
«Fai bene, non credo che tu abbia il.. ehm, fisico per reggere l'alcol..».
«Non ho fisico, è diverso...».
«Ma che dici? Sei bellissima!» le dico, sollevandole il viso con una mano.
«Rob.. sono.. ma, mi hai visto? Ho il corpo di una dodicenne».
Una dodicenne sexy, però.
Molto, sexy.
E se solo sapesse che effetto mi fa'.. non direbbe queste cose.
Ma non posso dirglielo.
Che figura ci farei? Sicuramente quella del maniaco.
Certo, Kristen è piccola, uno scricciolo, ma ha due gambe che.. Rob, no.
«Per me sei bellissima..» le sussurro, avvicinandomi alle sue labbra.
Quando finalmente le nostre labbra si scontrano, tiro un sospiro di sollievo.
Finalmente.
Non sarei resistito ancora a lungo.
Muovo lentamente le labbra sopra le sue, godendomi di quel contatto.
Kristen si sporge, cingendomi il collo con le braccia. Mi stringe forte e preme il suo corpo contro il mio, mentre è ancora seduta sulle mie ginocchia. Merda. Il suo corpo. Il suo fottuto corpo contro il mio non mi permette di controllarmi.
Le infilo le mani sotto la praticamente-non-esistente maglietta.
Incontro subito la coppa del reggiseno.
Aspetto che lei mi dica qualcosa.
Aspetto che mi respinga o che mi faccia capire che non vuole.
Invece Kristen aumenta il bacio, mordendomi dolcemente il labbro e giocando con i capelli che si arricciano sulla mia nuca.
«Rob..» mormora, contro le mie labbra.
La sua voce.
Quella vocina tanto sexy ma allo stesso tempo dolce, mi manda fuori di testa.
E' la goccia che fa' traboccare il vaso.
La faccio sollevare di peso e la spingo contro la porta.
La premo con il mio corpo, senza mai interrompere il bacio.
«Kristen.. Kristen..».
«Rob.. andiamo.. andiamo via?» mi chiede, accarezzandomi le braccia.
Mi stacco un po'.
«Dove vuoi andare?».
«Non.. non lo so.. ma non voglio stare in un.. bagno».
«Oh.. giusto», ha ragione, sarebbe davvero.. squallido.
«Andiamo..» le dico, prendendole la mano e aprendo la porta.
Fuori, c'è lo stesso casino di quando ci siamo chiusi qua dentro.
Non mi soprende che nessuno sia venuto a disturbarci: nessuna delle persone in questa casa ha abbastanza senso del pudore da chiudersi in un posto per scopare, se ne stanno semplicemente per terra, sul divano o anche sul tavolo alcune. E' sempre stato così, e non mi sorprende trovare alcune "coppie" lungo la nostra strada. Alcune volte, lo faccio anche io. Vengo a trovare Chris e trovo subito qualche ragazza che mi sbava dietro, due minuti dopo stiamo da qualche parte, senza neanche un abito addosso. All'inizio mi faceva schifo, non volevo neanche entrarci, in questa casa, poi ho capito che con persone del genere non c'è niente di cui vergognarsi visto che sono persone che hanno toccato il fondo molto tempo fa'. Non ho mai voluto essere come loro. Ma stare in loro compagnia è un buon modo per non sentirmi inferiore a nessuno. Perché io non ho ancora toccato il fondo, anche se lo vedo da lontano.
Mi faccio largo fra la folla.
Intravedo Chris, è seduto sul divano con.. la testa di una ragazza fra le gambe, in mano ha una canna e mi fa' un cenno con la testa.
Questo posto è un bordello.
Il mio bordello però, l'unico posto dove non devo fingere di essere chissà che cosa, dove posso essere anche un completo fallimento e non essere comunque il peggiore, visto i casi umani che si trovano in questo posto.
Alla fine arriviamo dove voglio.
La camera principale.
La stanza da letto dei coniugi che vivevano in questa casa prima di Chris.
Dentro, la stanza è ancora abbastanza bella.
Certo, Chris non è uno che si spreca in pulizie, ma per fortuna quando vengo qui io la pulisco ogni tanto.
Non sono bravo in questo genere di cose, ma so almeno cambiare le lenzuola.
«Questa è la stanza di..Chris?» mi chiede Kristen, mentre si guarda intorno.
«Non proprio».
«E allora cosa è?».
«E'.. diciamo che è la stanza migliore della casa. Chris non permette quasi a nessuno di usarla, solo a me e a pochi altri. Ma.. se permetti, prima di usare questa stanza vorrei cambiare le lenzuola».
«U..usarla?», mi si piazza davanti, con gli occhi sgranati. «Che.. che intendi?».
«Oh, ehm.. io pensavo che.. be', si che noi..».
«Ma per che tipo di ragazza mi hai preso?», sembra davvero offesa.
«No, Kris.. non..» prendo un bel respiro e riprendo a parlare. «Kristen, non ti obbligherò mai a fare qualcosa che non vuoi fare, okay? Magari sono stato quel genere di ragazzo con altre, ma non con.. te. Non sei obbligata a fare niente, chiaro? Dimmi cosa ne pensi, però..».
«Io.. non... non sono...» la sua voce si spezza e io mi sento una merda.
Cos'avevo detto, prima?
"No, io non obbligherò Kristen, non le metterò mai pressione, lei è diversa".
Cazzate, cazzate, cazzate.
L'ho detto per convincermi.
La fottuta verità è che quando sto con lei sono ancora un ragazzino con gli ormoni a mille e me ne vergogno da morire. Non vorrei davvero metterle pressione.. ma l'ho appena fatto e ora lei si sente sotto pressione e anche inadatta, visto il suo sguardo afflitto.
«Kristen, per favore.. non.. mi dispiace».
«No, ehm.. non è quello, è..che..tu.. tu sei.. sei così.. esperto... e io no».
«A me non importa, Kris.. a me piaci così».
Mi sentivo uno stupido a dire cose sdolcinate come quella, ma se a lei faceva star bene..
I suoi occhioni verdi mi scrutano con attenzione, sono sicuro che sta cercando di capire se sto mentendo oppure no.
«E dico sul serio. Okay, ammetto di essermi comportato male con molte ragazze e anche con te.. a volte, non so proprio come comportarmi e mi dispiace..è che non so come comportarmi, non so cosa dire o come comportarmi con una ragazza che non devo semplicemente portarmi a letto. E' più complicato, così.. ma è anche più bello».
«Ti.. sei portato a letto tante ragazze, eh?» mi chiede, ma adesso è più tranquilla e serena.
«Troppe..».
«Rob..?».
«Si?».
Kristen si mette sulle punte e mi lascia un bacio dolcissimo sulle labbra.
I suoi baci sono i migliori del mondo.
«Ti svelo un segreto.. non devi mai dire a una ragazza con quante altre sei andato a letto, specialmente se sono molte».
«Oh..okay. Mmh, facciamo un patto allora».
«Quello che vuoi..».
«Se tu resti con me.. possiamoa anche far finta che io sia nato ieri e non abbia passato».
Kristen ridacchia contro il mio petto.
«Affare fatto».

Kristen

«Meglio che andiamo, piccola..».
«Mmh.. che ora è?».
«Mezzanotte passata».
«Merda.. Cameron sarà furioso».
«Non sa che sei con me?».
«Ho..accennato qualcosa».
«Non gli hai detto un cazzo, vero scheggia?».
«Nope».
Ridiamo insieme.
E' incredibile: siamo su questo letto, e con tutti i vestiti addosso.
Non ho neanche la maglietta molto spostata.
Solo un po' sgualcita per tutte le volte che le mani di Robert l'hanno stretta, ma anche la sua lo è per colpa mia.
Siamo chiusi in questa stanza da non so neanche quanto e tutto quello che abbiamo fatto è stato.. coccolarci.
Arrossisco solo a pensarci.
Ma è stato.. rilassante passare tutto questo tempo con Robert, anche se nella camera da letto di una vecchia villa abbandonata che un suo amico pusher usa come bordello personale. Detto così, sembra assurdo. Ma quello che ho passato con Robert stasera, è stato davvero bello e mentre mi giro per guardarlo mi viene spontaneo sporgermi per baciarlo per l'ennesima volta. Ci sto prendendo la mano con questa storia dei baci, o forse è meglio dire che ci sto prendendo la mano con.. Robert.
«Rob.. mi piaci davvero.. davvero tanto» dico.
«Nessuna ragazza mi aveva mai detto "mi piaci".. mi hanno detto altre cose, ma sono molto volgari e tu sei troppo piccola per sentirle quindi.. grazie, Kristen».
«Bleah, Robert.. tu sei davvero volgare!».
«Ricordati che hai detto che ti piaccio».
«Non credo che me lo scorderò mai..».

Quando usciamo fuori dalla casa, c'è buio e tira un vento gelido.
E' una tipica serata di Londra, ma chissà perché tenere la mano di Robert mi tranquillizza. Non ho paura del buio né dei possibili rapinatori o serial killer appostati negli angoli, pronti a uccidermi da un momento all'altro. Sto tenendo la mano di Robert, è sera, sono stata bene e anche se non posso considerare questa un'uscita ufficiale come coppia, mi sta bene. Non so cosa siamo, non so se stiamo insieme, se siamo "ragazzo e ragazza", amici, o che ne so, so solo che ci baciamo, ci teniamo l'uno all'altra e che stare insieme a lui è tutto quello che desidero in questo momento. E' la novità, la vitalì che sognavo di trovare a Londra, è lui.
Ma ho ancora bisogno di un'ultima conferma.
«
Rob?».
«Mmh?».
«Non mi hai ancora detto una cosa..».
«Cosa, scheggia?».
«Sono importante per te..?».
Robert si blocca.
Faccio lo stesso.
Forse ho esagerato.
Ho tirato troppo la corda e ora si spezzerà.
Ho chiesto troppo, avrei dovuto starmi zitta.
Robert mi cinge le braccia e mi attira a sé, premendo la bocca contro la mia fronte.
Restiamo qualche minuto così.
O forse sono ore, quando sono fra le sue braccia perdo il controllo del tempo, non mi importa neanche a dire il vero.
«Ma allora non hai capito il mio discorso di prima..» dice, dopo un bel po'.
«No, Rob, io.. l'ho ascoltato, ma.. volevo una.. conferma».
«Ti ho detto che sei la cosa migliore che potesse capitarmi, scheggia».
«Ma non hai detto che sono.. importante. Per me lo sei, molto. Ci tengo a te. E' per questo che voglio conoscerti: perché ci tengo».
«Pensavo fosse ovvio..».
«Be', no..».
«Okay, allora chiarisco subito..», mi accarezza una guancia e posa dolcemente le sue labbra sulle mie. «Ci tengo a te, scema. Sei importante, come nessun altro lo è stato per molto tempo, nella mia vita. Ti avviso che non sarà facile, ma.. resta con me finché puoi».
Un sorriso si forma sulle mie labbra.
Sa tanto di vittoria.
«Ti ho già detto che non vado da nessuna parte, scemo».
«Ti conviene.. anche perché non ti lascerei andare».
Ci stacchiamo solo dopo molto tempo.
Avrei voluto far durare in eterno quell'abbraccio.
Mi piace stare fra le sue braccia.
Mi sento al sicuro, protetta. E minuscola.
Robert torna a darmi la mano e riprendiamo a camminare.
E' davvero tardi e sono sicura che Cameron mi ucciderà. Non gli ho detto dove stavo andando, né a che ora sarai tornata ma credo che l'abbia intuito dal mio abbigliamento. Comunque sia, non ha detto niente e io mi sono sentita autorizzata a fare quello che volevo.
A un certo punto, un rumore attira la mia attenzione.
E' come.. un miagolio.
Mi fermo, ma senza smettere di tenere la mano di Robert.
«L'hai sentito?» chiedo, guardandomi attorno.
«Cosa?».
«Quel.. rumore. C'è un gatto».
«Kristen.. non per ferire il tuo orgoglio, ma non è una cosa così incredibile eh».
Non lo ascolto neanche e continuo a tenere l'orecchio ben teso.
Miao.
Ora sono sicura di averlo sentito.
E' come una richiesta d'aiuto.
Il miagolio è debole, ma disperato.
Prima ancora di rendermene conto, ho mollato la mano di Robert e sto correndo nella direzione del rumore. Sento Robert urlarmi dietro, chiedermi di fermarmi e di stare attenta, ma è troppo lontano. L'ho detto io che sono brava a correre. Ma Robert ha le gambe lunghissime e in meno di due secondi me lo ritrovo affianco che mi lancia un'occhitaccia. Mi afferra il polso con forza e mi fa' fermare.
«Si può sapere che cazzo ti prende? Non è normale! Potevi finire sotto qualche mattina, Kristen! E tutto per.. cosa?», proprio in quel momento il miagolio si fa' più forte, è davvero vicino stavolta. Indico un caspuglio, il punto da cui arriva il rumore. «Per quello!» dico, indicando il caspuglio.
Robert mi guarda, sbuffa e poi si avvicina al caspuglio.
Scosta qualche foglia, svelando il proprietario di quel miagolio.
Un gatto è rannicchiato su se stesso, intorno a sé ci sono tanti piccoli gattini.
«Una mamma gatto..» sussurro, inginocchiandomi vicino a lei.
Robert si avvicina, imitandomi.
«Oh..Kristen, forse.. forse è meglio non toccarla..».
«Non.. si muovono» dico, tristemente, indicando i figli della gatta. Non respirano, i loro corpicini sono immobili.
«C'era troppo freddo per loro stanotte, Kristen..», mi appoggia una mano sulla schiena e mi accarezza, gentile e premuroso.
Ha ragione.
Stanotte c'è davvero freddo.
Anche io, ne ho.
E per loro, figuriamoci.
Per quei corpicini minuscoli, tutti di colori diversi, con gli occhi chiusi.
La gatta solleva un po' la testa e mi fissa. Anche lei sta soffrendo.
«Rob...» è tutto quello che mi esce. Ho gli occhi lucidi.
«Kristen.. andiamo, forza..».
«Sta.. sta morendo, Rob.. mamma gatta sta andando via..» mi sento sciocca a dirlo ad alta voce, ma credo che Rob non mi giudicherà.
«Vuoi stare con lei..?» mi chiede, cingendomi le spalle con un braccio.
Annuisco, incapace di parlare.
«Va bene.. restiamo con lei».
«Tu resta con me..» dico, cercando la sua mano.
«Certo, piccola..», mi sorride, prendendo la mia mano.
Guardo la gatta.
Il suo petto si alza e si abbassa, ma con sempre meno vigore.
Anche per lei c'è troppo freddo.
Allungo una mano e le accarezzo la testolina. Lei cerca di strusciarsi sulla mia mano, ma è troppo debole.
Mentre chiude gli occhi e si lascia andare, una lacrima mi scorre sul viso. Amo i gatti, e adesso il primo gatto che incontro a Londra mi muore sotto gli occhi. Non riesco a smettere di accarezzarla.
«Piccola, è andata.. mi dispiace, Kris..», la voce di Robert è lontana.
Mi asciugo una lacrima, facendone irremediabilmente cadere altre.
Robert le asciuga, passando premuroso le mani sul mio viso, sulle guance e vicino agli occhi.
Mi bacia piano, asciugando anche le lacrime che erano cadute sulle mie labbra.
«Mi dispiace tanto, piccola».
«Non è colpa tua...».
«Vieni, ti accompagno a casa».
«Okay...».
Ci solleviamo, Robert mi tiene stretta a sé, lasciandomi qualche bacio sulla guancia.
Non ci siamo mossi neanche di pochi passi quando sento di nuovo il miagolio.
Non è possibile, però.
La gatta è morta.
E' morta davanti a me, ha chiuso gli occhi e si è rilassata, lasciando che le mie carezza la aiutassero. Sono felice di essere stata al suo fianco, anche se non ero tutto questo granché come spalla. Ma se non è la gatta, allora..
«Rob! Rob! Il gatto!».
«Kristen, è.. morto, mi dispiace, ma è così..».
«Sento ancora il miagolio!».
«Kris, è tardi..».
«No!», mi tolgo dalla sua stretta e torno al cespuglio.
Robert si trascina dietro di me.
Quando torno a inginocchiarmi, trovo la risposta a quel rumore.
Uno dei gattini, è vivo.
Ha la boccuccia spalancata e miagola, forte.
Stringe gli occhietti e mi chiama, sperando che lo aiuti.
Allungo le mani e tolgo quel corpo vivo da tutti quei piccoli corpi senza vita.
Robert mi si avvicina e tolga la testolina del gattino, 
«Avevi ragione.. è vivo».
Il micetto è piccolo e rosso.
Mentre lo cullo fra le mie braccia spalanca gli occhioni azzurri.
Mi fissa.
Ci fissa.
Robert continua ad accarezzare la testolina rossa del micio, mentre io lo cullo.
Ha smesso di miagolare.
«Non è un amore, Rob?».
«E'.. carino, si».
«Che dici..? Lo teniamo?».
«Vuoi tenerlo?», sembra piacevolmente sorpreso.
«E' così carino e tenero», il gattino continua a fissarci, beato fra le mie braccia. «Penso che lo chiamerò..».
«Non sai neanche se è maschio o femmina, Kris. Aspetta il parere del veterinario, poi deciderai il nome».
«Mmh.. hai ragione».
«Ti ci porto io domani, dopo la scuola» si offre.
«Grazie, Rob..», metto un dito vicino alle zampe del gatto, che si muovono lente per toccarlo. E' così tenero! Ma è anche ancora molto debole. «Lo portiamo a casa?».
Rob mi abbraccia e mi bacia la fronte.
«Coraggio, vi porto a casa, gattini».
«Gattini..?».
«Sei anche tu un micio abbandonato. Una gattina, diciamo».

______________

NON MI PIACE.
proprio per niente.
dovete sapere che il mio computer mi odia e che quindi, verso la fine del capitolo, mi ha cancellato TUTTO, perché è uno stronzo!!
quindi l'ho dovuto riscrivere, ma è uscito male e mi dispiace.
scusatemi, spero che non sia proprio da buttare..
ah, e salutate tutti il gattino!
vi voglio bene,
xoxo






























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Capitolo 12
*** welcome in the family, boy. ***


Kristen

«Qui.. micio, micio, psspss» lo chiamo, mentre cerco il gatto sotto il mio letto. Stanotte ha dormito con me, nel mio letto. Cameron ha detto che è davvero carino e mi ha permesso di tenerlo - dopo una lunga chiacchierata sul non tornare tardi e su come lui sia responsabile di tutto quello che mi succede finché papà e mamma non tornano dai loro viaggi di lavoro, che per fortuna termineranno presto - fin ad allora, il "micio", è sotto il mio e io non riesco a tirarlo fuori.
«Coraggio», dico, infilando una mano sotto il letto, sperando che non mi graffi, «Non ti faccio mica qualcosa, eh..», tiro un sospiro di sollievo quando vedo la testolina rossa del gattino spuntare da un cuscino finito chissà come sotto il letto, invece che sopra. «Oh, eccoti qui.. ma che carino che sei, vieni qui.. ecco, bravo.. non c'è fretta.. basta che esci fuori, piccoletto», in realtà non so ancora se sia un maschio o una femmina, ecco perché sto cercando di tirarlo fuori: Robert arriverà a momento per accompagnarmi da un veterinario che conosce lui.
Alla fine, il piccolo micetto, si avvicina abbastanza alla mia mano da permettermi di prenderlo in braccio.
Non si dimena.
Non graffia né si lamenta.
Si accoccola tranquillamente sulle mie braccia e inizia a fare le fusa.
E' davvero piccolo, avrà massimo un mese.
E' rosso fuoco, con quei suoi occhioni azzurri.
Penso di amarlo.
Lo amo, si.
Non ho mai avuto un gatto, ma i miei fratelli giocavano spesso con i cani dei vicini.
Abbiamo avuto un cane, ma ero troppo piccola e non ricordo molto.
Abbiamo sempre viaggiato troppo per avere un animale, ma adesso che vivo a Londra possa avere un gatto, no?
«Sai, spero tanto che tu sia un maschio, non so perché..» dico, accarezzandogli la testolina.
Per tutta risposta, lui\lei aumenta le fusa.
Il mio cellulare vibra e io mi siedo sul letto, appoggiando il gatto sulle mie ginocchia per rispondere al messaggio.
Sono qui, piccola! R.
Mi piace il legame che si è creato fra di noi, ieri sera.
Mi piace sopratutto che lui mi chiami "piccola".
Oggi a scuola è stato grandioso.
Non abbiamo fatto niente di speciale, ma il fatto di mangiare insieme a mensa e camminare parlando nel corridoio è stato qualcosa di incredibile, almeno per me. Non so cosa ne pensi Robert; sembrava tranquilla, ma se ho imparato qualcosa su di lui è che niente è come sembra, tutta la sicurezza che mostra non è altro che una facciata. Ieri mi ha mostrato la sua fragilità e io non voglio deluderlo.
Arrivo. Il micetto dove lo metto? K.
Prendo il gatto in braccio ed esco dalla camera.
Taylor esce dalla sua stanza proprio in quel momento.
«Che hai in mano?» mi chiede, avvicinandosi.
«Un gatto, non si vede?».
«Da quando hai un gatto, scusa?».
«Da ieri sera..».
«Che hai fatto, ieri sera?» mi apostrofa, serio.
«Ero con Robert.. ma non sono affari tuoi, Taylor».
«No, no, certo.. sai, lui mi sta anche abbastanza simpatico, ma.. ha una brutta fama, tutto qui».
«La gente parla troppo» dico, difendendo Rob a spada tratta. «Robert è un bravo ragazzo!».
«Ehi, non ho detto niente!», Taylor alza le mani in segno di resa.
«Okay, come ti pare.. scusami ma, lui è fuori ad aspettarmi quindi.. ciao, Tay», faccio per andarmene ma lui mi segue.
«Lui, Robert? E' qua fuori? Sul serio? Perché? Uscite insieme, adesso?», mi viene dietro mentre scendo le scale.
«Una specie...», non lo so neanche io, e odio chiedermelo. Sopratutto odio quando le altre persone si mettono in mezzo.
«E allora che ci fa' a casa nostra? Non dirmi che...», lo fermo prima che possa continuare.
«Taylor, basta! Non sono cazzi tuoi quello che faccio o non faccio con Robert, okay? Adesso, togliti di mezzo».
Lo lascio a fissarmi mentre scendo le scale di corsa.
Il gatto prova a protestare per la velocità della mia discesa, ma quando arrivo alla porta si è già calmato.
Apro la porta e mi ritrovo Robert davanti.
Barba non fatta, capellino da baseball in testa, felpone verde scuro e vecchi jeans strappati con scarpe da ginnastica.
E' sexy.
E non pensavo di poterlo mai dire per un ragazzo vestito in quel modo, ma cazzo, lui lo è!
Si china per baciarmi sulle labbra, e io porto subito una mano sul suo collo per avvicinarlo ancora a me.
«Facciamo progressi, Pattinson..» dico.
«Mmh.. per te, questo e altro» sussurra, prima di riprendere a baciarmi.
Veniamo interrotti da un colpo di tosse.
Ci stacchiamo subito.
Dana ci fissa, scocciato.
«Cameron mi ha detto di dirti che non devi tornare a casa tardi, massimo a mezzanotte. Ah, ciao..» dice a Robert.
«Ciao, ehm.. tu sei?» gli chiede lui.
«Lui è mio fratello minore, Dana» dico io, «Dana, lui è il mio.. amico, Robert».
«Amico, eh? A me non risulta che bacio in bocca i miei amici, ma se a te va bene così... ciao, Robert».
«Ciao», Robert gli porge la mano e i due si stringono le rispettive mani come due uomini d'affari e la scena è piuttosto imbarazzante.
«E comunque, ho solo un anno in meno di Kristen» specifica mio fratello.
«Non avevo dubbi..».
«Rob, andiamo?» lo richiamo io.
Lui si gira subito a guardarmi e mi sorride.
Amo ogni volta che lo fa'.
Anche a scuola, oggi, mi sorrideva.
Penso di amare ogni suo piccolo gesto.
Sta usando un po' troppo la parola "amare", Kristen.. attenta, mi dice una vocina dentro la mia testa.
«Certo.. è stato un piacere, Dana. Ci vediamo, eh? Vieni, Kris».
Usciamo di casa, ma non riesco a scacciare quel pensiero dalla mia testa.
Usare espressioni come "amo quello che fa'", "amo come sorride", "amo i suoi baci", sono facili, mi vengono spontanee, naturali. Almeno nella mia testa. Quando mi trovo davanti a lui, non riesco a dirle, perché ho paura della reazione. Certo, potrei semplicemente dire che è solo un modo di dire e che non conta nulla, ma mi sembrerebbe quasi di mentire, anche se non so ancora bene il perché...
«Sei silenziosa.. c'è qualcosa che non va?».
«Eh? Cosa? No.. ehm, tutto okay», mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nervosa.
«Sicura? Non hai detto niente.. guarda che a me tuo fratello sta simpatico, non ho.. ho fatto qualcosa che non dovevo, forse?».
«Ma che dici, Rob? E' tutto okay e penso che anche tu stia simpatico a Dana, se è per questo..».
«E allora perché non parli? Di solito mi riempi di domande..».
«Vuoi che ti riempia di domande, okay! Allora, Robert, hai mangiato, oggi? Certo che si, visto che hai mangiato con me. Hai fumato? Spero di no. Hai bevuto? Penso che tu l'abbia fatto» dico, tutto d'un fiato.
«Ti sei fatta le domande e ti sei anche risposta da sola.. così non vale», mi bacia la tempia e mi ferma, attirando l'attenzione del gatto. «Avanti, Kristen.. dimmi cosa c'è».
Non voglio dirglielo.
Non voglio sembrare una sciocca tredicenne alla sua prima cotta.
Perché io so che questa non è una cotta.
«Piccola, per favore.. parla con me».

E' molto di più, decisamente è molto di più.
Il solo sentirmi chiamare "piccola" da lui mi fa' scorrere un piacevole brivido lungo la schiena.
Se adesso gli dico che temo di essermi.. innamorata di lui, scapperà via. Abbiamo appena iniziato a costruire qualcosa di solido, ci chiamiamo ancora amici davanti agli altri e non sappiamo neanche cosa siamo, è troppo presto per una cosa del genere. Eppure, tenermelo dentro è davvero difficile. Ma per lui - per noi - posso farlo. Ho già deciso che farò tutto quello che posso per salvarci.
«Io.. io», avanti Kristen, inventati una bugia. Sei pessima con le bugie, ma per una volta, solo per una, che Dio me la mandi buona. «Ho.. ho paura per lui.. o.. lei. E se avesse qualcosa di grave?» dico, indicando il micetto che tengo fra le braccia.
Robert dà una grattatina al nostro piccolo gattino.
Merda, hai detto "nostro". Non è "vostro" figlio, eh!, ancora quella stupida vocina.
Un figlio..
Un figlio con Robert.. sarebbe.. KRISTEN!
«Non ti preoccupare, il veterinario da cui stiamo andando è il migliore della città, te lo giuro» mi rassicura, riprendendo a camminare. Lo seguo.
«Hai animali?» chiedo.
«Avevo un cane, da piccolo. Ma abbiamo.. dovuto darlo via».
«Oh.. mi dispiace, come mai?».
«Mio.. padre. Lui.. non ama particolarmente gli animali».
«Ah...e questo veterinario è quello del tuo vecchio cane?».
«Già...», percepisco il dolore nella sua voce.
«Eri molto affezionato a lui..?».
«Si chiamava Scooby e avevo sette anni.. era il mio migliore amico», la sua voce è quasi spezzata ora.
«Mi.. mi dispiace davvero.. davvero tanto, Rob.. scusa.. scusa, forse.. non avrei dovuto chiedere» dico, maledicendomi da sola.
«Non essere sciocca.. è passato tanto di quel tempo. E poi, adesso c'è.. lui» indica il gatto, ancora fra le mia braccia. E' incredibile che non si ribelli neanche un po'. Che io sappia i gatti sono pigri, ma non ho mai visto un gatto che si fa' scarrozzare in giro come se niente fosse. Abbiamo fatto un bel po' di strada e lui\lei non ha neanche miagolato.
«O lei», lo correggo. «Rob.. non pensi che sia strano che non si muova neanche? Insomma, è zitto..e fermo» dico, dando voce ai mie pensieri.
«Siamo quasi arrivati, tranquilla..», mi stringe il braccio e mi spinge gentilmente in avanti.
Dieci minuti dopo, siamo davanti a un edificio in mattoni rossi.
Robert suona al citofono e io riesco a leggere di sfuggita il nome. Dottoressa A. Green.
Il portone si apre con un decido rumore metallico e Robert mi sorride prima di aiutarmi a salire i gradini e poi anche le scale. Facciamo una rampa di scale e alla fine arriviamo alla porta che dà nell'ufficio della dottoressa Green; dentro è tutto molto spartano, moderno e freddo. Ogni cosa è in metallo e c'è un leggero odore di disinfettante. Odio gli ospedali, e a quanto pare non sono indifferente neanche agli studi veterinari. La sala d'attesa è vuota, e dopo qualche secondo appare una donna. E' alta, molto più di me e quasi come Robert, magra da far spavento, ma con un bel.. decolté; indossa una gonna che arriva a malapena al ginocchia e una camicetta sbottona parecchio sul davanti. Gli occhiali che porta appoggiati sul naso, non sembrano molto utili, ma le danno quell'aria un po' sbarazzina che agli uomini piace tanto. Ha un viso un po' spigoloso, con gli zigomi ben pronunciati e due canotti rossi al posto delle labbra, i capelli castani ben ordinati e il viso truccato alle perfezione. Io ho un paio di skinny jeans e una felpa. Lei ha i tacchi alti, io un paio di vans. Improvvisamente mi giro verso Robert per vedere la sua reazione, ma lui non sembra particolarmente sorpreso dal look ambiguo della.. dottoressa.
«Robert, che piacere», lei si sporge e ignorandomi spudoratamente si getta quasi fra le braccia di Robert, che invece si limita a stringergli la mano.
«Dottoressa Green, volevo presentarle una persona.. o meglio due. Lei è Kristen, una mia amica, e abbiamo trovato questo gattino l'altra sera. Speravo che lei potesse dargli un'occhiata.. so che non ho preso l'appuntamento, ma pensavo che magari..».
Lei ride, una risata da oca.
«Non essere sciocco, Rob!», Rob? Rob?, perché è così in confidenza con lui? ah? «Diamo un'occhiata a questo.. micetto», il modo in cui dice "micetto", è piuttosto maliziosa e non scosta neanche per un secondo lo sguardo dagli occhi di Robert. Lui non mostra nessuna espressione particolare. Finalmente lo sguardo della dottoressa finisce su di me. Arriccia il naso. «Kristen, giusto?».
«Si..».
«E questo è il micetto?» chiede, guardando di nuovo Robert e sorridendogli come una gallina.
«Già» dico io, anche se non mi sta neanche degnando di un'occhiata.
Lei torna su di me.
«Mmh..» accarezza il gatto, che non sembra gradire molto il suo tocco. Le mani della dottoressa sono lunghe, affusolate, e ingioiellate.
«Ha.. ha qualcosa?» chiedo, dimenticandomi per un istante la mia antipatia nei suoi confronti e preoccupandomi per il micio.
«Ho bisogno di una visita per verificarlo» dice, fredda come il ghiaccio.
«Può farne una?» chiede Robert. Lei sembra illuminarsi.
«Ma certo! Anche subito! Vieni nel mio studio, forza», non aspetta neanche la risposta di Robert - perché è ovvio che si è rivolta solo a lui - e si gira per dirigersi nel suo studio, sculettando e ancheggiando come una modella su quei trampoli di almeno quindici centimetri. La seguiamo. Lo studio della dottoressa Green è composta da una scrivania in stile moderno, in vetro, una libreria alle sue spalle piena di volumi pesanti, alle pareti sono appese le sue illustri lauree e infine c'è un tavolo in ferro o metallo per visitare i suoi piccoli pazienti. In mezzo a tutta quella classe, quel tavolo e tutti quegli attrezzi medici, stonano. Sembra più l'ufficio di un dirigente di una qualche rivista piuttosto che di uno studio di veterinaria.
«Mettete il piccolo qua sopra» ci dice.
Poso il gatto sul freddo e sterile bancone metallico e mi sembra di metterlo nelle mani di un macellaio.
La dottoressa Green si avvicina, si infila un paio di guanti e inizia a toccarlo, controllarlo, gli fa' aprire la bocca e gli agita le zampe.
Il gatto inizia a miagolare.
Prima piano.
Poi sempre più forte.
«Gli sta facendo male» protesto.
Lei mi fulmina con lo sguardo.
«So fare il mio lavoro, ragazzina».
«Il gatto è di un parere diverso» dico, reggendo il suo sguardo gelido. Ha due occhi neri come la pece, freddi e distaccati.
Robert mi accarezza un fianco e anche se mi calmo un po', continuo a guardare verso la dottoressa. Robert si avvicina di più per sussurrarmi all'orecchio:
«Tranquilla, piccola.. è in buone mani», anche troppo buone secondo me. Anzi, secondo me le usa per ben altro quelle mani lunghe..
«Certo che è in buone mani» trilla la dottoressa, inviperita.

«Allora..», Robert dà un finto colpo di tosse per allentare la tensione che si è creata nella stanza, «ha qualcosa?».
«Be', è debole.. non ha ricevuto abbastanza nutrimento dalla madre, sicuramente..ha poco più che un paio di settimane e ha bisogno di essere sverminato, ma quello posso farlo io. Comunque sia, ha solo bisogno di cibo e riposo. Le condizioni sono stabili, per ora.. bisogna vedere come supererà la nottata», butta fuori un sacco di parole, sempre con quell'aria altezzosa, come se tutto - anche la nostra attenzione e la nostra devozione - le sia dovuta, specialmente quella di Robert, che non molla neanche un istante.
«Ma la supererà, vero?» chiedo.
«Si, si, certo, certo» mi liquida con un gesto della mano, prima di tornare sul suo amato Robert. «Rob, caro, come stai? Non ci vediamo da molto tempo, dall'ultima cena in famiglia..», finge un delicato broncio, fatto ad arte. Si sfila i guanti, lentamente.
Una cena?
Una cena in famiglia?
Lei
è stata a casa di Robert?
«Sto bene, grazie» risponde lui, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. Io avrei voluto che mi prendesse per mano.
«E papà? Papà sta bene?» continua lei.
«Si...», Rob si irrigidisce, «sta bene anche lui».
«Meglio così.. digli che mi manca e che non vedo l'ora di tornare a cena a casa vostra, Rob».
«Certo.. lo farò».
Lei sorride, con un sorriso ricoperto di miele. Che vomito.
«Ci vediamo, Rob. Spero molto presto».
«Certo, dottoressa.. ci vediamo».
Si stringono la mano e io vorrei mettermi a strillare.
«E' maschio o femmina?» mi metto in mezzo, giusto per attirare l'attenzione di quell'oca e distoglierla da Robert.
«Oh..mmh», sembra cadere dalle nuvole. Si avvicina di nuovo al gatto, lo rovescia con davvero poca grazie ed esamina.. le sue parti intime, senza neanche infilarsi di nuovo i guanti. «Maschio» dichiara, allontanandosi subito dall'animale.
Sono così felice della notizia che per poco quasi mi dimentico di quanto sia stronza quella donna.
Prendo il micio fra le mani, proteggendolo da quella strega.
Lo accarezzo finché non si calma.
Guardo Robert, che mi sta già guardando.
Sollievo, ecco cosa provo.
Stava guardando me, non lei.
«Possiamo andare, ora?» chiedo.
«Certo, piccola..» sono felice che mi abbia chiamato "piccola" davanti a lei. La guardo: ha di nuovo storto il naso e anche la bocca, come se fosse disgustata. Mi sento piccola e inesperta. Questa donna avrà almeno trent'anni, è elegante, sofisticata, incredibilmente bella e ci sa fare con gli uomini, è evidente. E io? Io sono una ragazzina di sedici anni, senza nessuna esperienza, di nessun tipo.

Robert mi prende per mano e andiamo verso la porta.
«Arrivederci, dottoressa Green» la saluta Robert, anche se non vorrei che lo facesse.
«A presto, Rob!»
.
«Arrivederci..» dico.
«Ciao...».

Robert

Appena usciamo dallo studio della dottoressa Green, Kristen accelera subito il passo.
Mi supera, fa' ondeggiare la sua coda di cavallo.
Capisco subito che è nervosa e qualcosa mi dice che si tratta del comportamento della dottoressa Green. Quella donna mi sta abbastanza simpatica, ma a quanto pare Kristen non è del mio stesso parere.
«Sei.. felice che sia un maschio?» chiedo, giusto per dire qualcosa.
«Molto» risponde lei, secca.
«Hai già in mente un nome?».
«Non ancora».
«Oh.. quindi, lo tieni?».
«Certo che lo tengo».
«Scusa.. ehm, ma c'è l'hai con me?».
Si ferma.
Si gira verso di me e sospira.
Gioca per un po' con i suoi capelli.
Mi avvicino, ma non dico niente, le dò il tempo che le serve.
Quando la vedo rilassarsi un altro po', mi avvicino di più.
«La..dottoressa.. Green.. è tua..amica?» mi chiede, tenendo lo sguardo basso. Ma riesco a vedere lo stesso il suo rossore.
«Amica è una parola grossa» dico. Avevo ragione, c'entra lei.
«Come vuoi chiamarla, scusa? Siete più che amici?» mi fulmina con lo sguardo. Sa fare davvero una bella faccia da stronza, mi piace.

«No, no» mi affretto a dire. «Ashley è un'amica di mio padre e..».
«Ashley? Ashley? Adesso la chiami anche per nome?» esplode, fa' quasi ridere.
«La.. la conosco da quando ero un ragazzino. E' un'amica di mio padre. Andiamo, Kris, ha trentacinque anni».
«Dillo a lei, non a me.. quella donna si veste meno di me» bofonchia, irritata. Se non avesse il gatto in braccio, avrebbe già incrociato le braccia sul petto, tenendomi il broncio.
«Si, ha.. un modo di vestire molto.. insolito, devo ammetterlo».
«Insolito? Ti prego. Non avevo mai visto una dottoressa così.. così..», si agita ancora di più perché non può gesticolare.
«Avanti dillo, non mi offendo mica eh», rido.
«Troia! Okay? Era vestita da troia!» urla.
«Un po'..».
«Ma le hai visto la camicetta? Faceva prima a non metterla!».
«E tu non l'hai vista in costume da bagno...», mi pento di quello che ho detto nell'esatto momento in cui mi esce dalla bocca.
Kristen si gira verso di me, uccidendomi con lo sguardo.
Sono un coglione.
Dovevo tenere la bocca chiusa, cazzo.
«No, Kristen, aspetta.. non è».
«L'hai vista in costume!?», la sua voce può diventare davvero forte e stridula quando è arrabbiata. Eppure, tutto quello che riesco a pensare è: sei bellissima, piccola.
«E' un'amica di famiglia, ci ho passato qualche estate qualche anno fa'..» dico, sperando di convincerla. Naturalmente, non ci riesco.
«Tu.. tu.. vaffanculo!», la vedo serrare i pugni e anche il gatto si agita.
«Ma non ho fatto niente!» mi difendo.
«Quella donna ti stava sbavando dietro, Robert!».
«Ma io non ho fatto niente!» insisto.
«Non l'hai neanche respinta, però! Scommetto che non vedevi l'ora di restare da solo con lei nel suo studio, vero?» alza gli occhi al cielo, ma io capisco subito che è più un modo per cacciare le lacrime piuttosto che un gesto di rabbia.
«Non sai quello che dici, Kris».
«So benissimo quello che dico! Cazzo, ma.. ma l'hai vista? E'.. è alta, bellissima e si veste una favola..».
Senza che possa fermarlo, un sorriso divertito si impossessa di me.
«Tu sei gelosa».
«C..cosa? No!».
«Si, invece! Tu sei gelosa!».
«Sto solo dicendo che.. che lei.. lei, be', è bellissima.. mentre.. mentre io.. no».
E' così piccola.
E fragile e insicura.
E io mi sento in dovere di proteggerla.
E consolarla, in questo caso.
Mi avvicino e l'abbraccio, facendo attenzione a non schiacciare il nostro piccolo micio, che si struscia su tutti e due, facendo le fusa. Adesso che siamo usciti dallo studio della dottoressa Green, sembra molto più rilassato anche lui.
«Kristen.. non devi temere, okay? Non c'è nessuna possibilità che mi metta con una del genere.. andiamo, è vecchia» le dico, accarezzandole i capelli. Lei appoggia il viso sulla mia spalla, mentre una lacrima solitaria le bagna la guancia. L'asciugo con il palmo della mano, strappandole un sorriso.
«Hai ragione.. sono una stupida, scusa».
«Si, sei stupida.. perché dovrei andare da quella.. se.. ho te?».
«Questa..», si solleva un po' per guardarmi negli occhi. I suoi bellissimi occhi. «è forse una della cose più dolci che tu mi abbia mai detto».
«Ehm.. non sono molto bravo a fare il dolce, scusa...».
«Non importa.. le poche volte che lo fai.. per me sono la fine del mondo».
Si solleva sulle punte e mi bacia.
Mmh, i suoi baci.
Vorrei che non ci fosse quel gatto.
Vorrei accarezzarle la pelle e sollevarle un po' la maglietta.
Vorrei far durare questo bacio almeno un'ora.
Ma c'è il gatto.
E così dobbiamo interrompere il bacio.
«Ti accompagno a casa..» le dico, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Okay, Rob..».
Stai per scoppiare, amico.
No, amico, non è vero.
Io posso resistere.
Non costringerò Kristen a fare qualcosa che non vuole. Non diventerò uno stronzo maniaco, non con lei.
«Oh, guarda quella pietra, Rob!», Kristen indica una pietra bianca, piccola e brillante sotto la luce del sole. «Starebbe davvero bene in camera mia, non trovi? E' adorabile», si china per prenderla.. e mi offre un'ottima visuale del suo posteriore.
Il culo di Kristen.
Già.
No, no, no, no.
«Oh, fanculo..».
«Hai detto qualcosa?», mi chiede, mostrandomi la pietra.
«No, niente, andiamo a casa. Velocemente, prima che trovi altre pietre».

Siamo seduti sul divano nel salotto di Kristen, il micio che zampetta dalle mie ginocchia a quelle di Kristen. Non sa ancora camminare bene e ogni tanto Kristen deve afferrarlo prima che cada, ma devo ammettere che ha ragione: è davvero carino. Rosso, con gli occhioni azzurri, ha conquistato anche me, che proprio dei gatti non vado pazzo.
«Allora.. come lo chiamiamo?» chiede.
«Il gatto è tuo..».
«E' anche un pochino tuo, però...».
«Non sono bravo a scegliere i nomi. Il mio cane si chiamava Scooby, ricordi?», lei ride e prende in braccio il micio.
«Che ne dici di.. Max?» propone.
«Max? Ma non è da gatto!».
«E allora dillo tu!».
«Mmh.. Xanie?» dico, e Kristen fa' una faccia buffissima per farmi capire il suo disgusto.
«Che cazzo di nome è Xanie?».
«Non lo so, l'ho inventato».
«Me ne sono accorta», ride e mi mette il micio in braccio, avvicinandosi anche lei.
«Ehi, che succede..?» le chiedo, vedendo le mille emozioni che le passano sul volto. Lei per tutta risposta mi prende per mano, accucciandosi.
«Rob, scusa se prima ti ho.. fatto una scenata di gelosia..».
«Stai ammettendo di essere gelosa?» chiedo, raggiante. E' gelosa? Di me? Nessuno era mai stato geloso. Ho sempre fatto il cazzo che mi pare. Adesso, finalmente, qualcuno si preoccuperò di me, di come sto, di con chi sto e che faccio. E' strano, ma non vedo l'ora.
«Si... il punto è che.. a volte non mi sento all'altezza di stare con te» sussurra, nascondendo il viso nel mio petto.
«Ma che dici, Kris? Tu sei bellissima, mille volte più bella di quella là!».
«Dici.. dici davvero? Cioè, so che non è vero, ma.. tu lo pensi sul serio?», mi stringe forte le mani, fissandomi dritto negli occhi.
Di solito, mento.
Ho mentito un sacco di volte nella mia vita.
Ai miei amici, ai miei famigliari, agli insegnati. A tutti quelli che mi stavano intorno.
Non ho mai avuto problemi nel farlo.
Ma con lei, non ci riesco.
Non posso guardare in quelle due gemme preziose e dirle una bugia.
Ma stavolta non è neanche proprio il caso, perché non sto mentendo adesso.
Perché non mento quando dico che è bellissima.
Non mento quando dico che ci tengo a lei.
Non mento, con lei.
Non ne ho bisogno.
Riesco a guardarla negli occhi mentre dico:
«Penso che tu sia la ragazza più bella che io abbia mai visto».
E non mento neanche a me stesso quando vedo i suoi diventare lucidi di felicità e dentro di me sento quella stupida vocina sussurrarmi: è innamorata.. lo sei anche tu?, non mento quando mi rispondo si.
Le nostre mani sono intrecciate.
Il micio cammina ancora sopra le nostre gambe.
Ma tutto quello che vedo è Kristen.
Il suo sorriso, i suoi occhi lucidi di gioia.
E penso che sono io la causa di quella gioia momentanea, e spero di esserlo per sempre.
Eppure ho ancora paura; paura che tutto questo possa scomparire da un momento all'altro.
Cosa succede se qualcosa si mette in mezzo?
Penso che non resisterei.
Questa ragazzina dai grandi occhi verdi mi è entrata sotto pelle senza che me ne accorgessi e ormai è troppo tardi per scacciarla senza farmi del male da solo.
E allora tutto quello che mi resta è accettarlo.
Accettare il fatto che muoio per quel sorriso.
Accettare che amo accarezzarle i capelli e il modo in cui quel gesto la rilassa.
Accettare che non mi importa più quello che la gente direbbe di noi due se ci vedesse presi per mano in pubblico.
Ed è successo tutto così in fretta, che non ho avuto neanche il tempo di rendermene conto.
Ed è questo che mi ha fregato.
Non mi sono reso conto che mi stavo innamorando.
E ora che faccio?
Non posso fare niente, perché lei è dentro di me.
E io?
Io sono dentro di lei?
E se lei non provasse quello che provo io?
Voglio che lo provi.
Perché, anche se ho paura, anche se è tutto sconvolgente e nuovo e sono pietrificato dalla paura, questa è la sensazione migliore della mia vita.
Kristen mi ha fatto battere di nuovo il cuore.
Ma non ha fatto solo questo.
Lei ci è proprio entrata dentro.
«Rob?», la sua dolce voce mi risveglia dai mie pensieri.
«Si, piccola?», quanto mi piace chiamarla così?, quanto?. Mi piace come la rende felice.
«Resti a cena?».
«Certo».
«Grazie..», si sporge per lasciarmi un bacio dolcissimo sulle labbra. «Vado ad avvertire Cameron», si alza e mi lascia solo con il micio.
Lo prendo in braccio e me lo metto davanti alla faccia.
Abbiamo bisogno di un nome, ma quale?
«Mi devi portare fortuna, bello» dico, mentre guardo in quegli occhioni azzurri. «Ehi, aspetta! Fortuna.. fortuna.. Lucky!».
«Chi è Lucky?» chiede Kristen, di ritorno. Si lascia cadere sul divano e prende il gatto in braccio.
«Lui!», quasi strillo, indicando il gatto. Kristen guarda prima me e poi il gatto.
«Oh, hai scelto il nome? Ma perché Lucky? A chi deve portare fortuna?», mi chiede, ma dal suo sorriso capisco che il nome le piace.
«A.. noi».
«Noi? E'.. è la prima volta.. che.. che.. c'è un noi, quindi?».
«Non.. non lo so.. tu lo vuoi?».
«Si!», i suoi occhi sono diventati enormi, ancora più luminosi e incantevoli.
«Oh.. okay», sorrido, «e in che cosa consiste questo "noi"?» chiedo, portando Kristen sulle mie ginocchia. Lucky si accuccia in un angolo.
«In.. in noi due» mi spiega Kristen, seria. Gioca con le nostre dita, intrecciate. «In me e te... Rob, non voglio più nascondermi.. non sto dicendo che lo dobbiamo dire a tutti, ma.. possiamo semplicemente.. vedere come va'? Solo questo, per favore...».
«Mi dispiace di averti costretto a nasconderti..» le dico, sperando con tutto me stesso che mi perdoni.
«Non sono arrabbiata, Rob. Semplicemente, non voglio nascondermi. Naturalmente, quello che facciamo è una cosa nostra, privata, ma non voglio neanche più fingere che tu non sia niente per me.. perché tu lo sei», mi prende il viso fra le mani e avvicina le nostre bocche abbastanza da farmi impazzire. «Sei importante per me, io sono.. importante.. per.. te, e tutto quello che succederà, che è già succede e sta succedendo adesso.. è tutto quello che voglio. Non fermarmi, ti prego. Dacci una possibilità...».
«L'ho già fatto..» dico, e unisco finalmente le nostre labbra. 

Il divano.
Quale posto migliore?
Piano piano, il bacio si fece sempre più intenso.
Kristen era già sulle mie ginocchia, così le accarezzai le gambe, maledicendo quei dannati jeans.
Mi mancava la sua pelle. Mi mancava davvero tanto.
Kristen schiudette le labbra, permettendo alla mia lingua di poter giocare con la sua.
E che gioco, ragazzi! Kristen era tutto quello che avevo sempre desiderato, ma che non sapevo neanche di volere.
Non volevo una troia.
A me piaceva lei.
Mi piaceva la sua timidezza, il modo in cui arrossiva facilmente, come si preoccupava per me, come ogni suo tocco fosse come un balsamo per le mie ferite, ogni cosa di lei mi attirava, mi spingeva a stringerla a me per non lasciarla mai più.
Mai più, mai più, mai..
«Ehm!».
Mi staccai subito, riconoscendo il tono di rimprovero del fratello di Kristen.
«Cameron..» sbuffò, Kristen.
«Scusami se non sopporto la vista della mia sorellina che si fa'.. okay, basta. Voi due, a tavola. Ora» ci ordina.
Mi alzo subito.
E' duro ammetterlo, ma a volte Cameron mi fa' davvero paura.
O forse ho solo paura che se non gli piaccio, mi proibirà di vedere Kristen.

«Allora..».
Siamo tutti seduti a tavola.
Io vicino a Kristen e Dana, Taylor e Cameron davanti.
E ho Cameron proprio di fronte a me.
Mi sento in soggezione e non riesco quasi a muovere un muscolo.
Kristen ha provato a farci parlare, ma l'unico che parla qui è Dana.
E' simpatico, ci sa fare e scommetto che tra qualche anno diventerà come Cameron, forse anche più grosso e alto. E' il fratellino di Kristen e lei lo tratta ancora come un bambino, da quanto ho visto. Gli versa l'acqua, gli chiede se ha ancora fame, se ha freddo, caldo, se ha mangiato a scuola e capisco che il gene dell'apprensione è dominante nella famiglia Stewart.
La sua famiglia è terribilmente diversa dalla mia.
«La.. pizza era buonissima» dico, giusto per rompere il ghiaccio.
«Non l'ho mica fatta io, l'ho ordinata»
, Cameron mi guarda come se fossi impazzito.
«Si, lo so, ma.. ecco...», e ora come ne esco fuori?
«Le pizze sono buone, Cam», mi salva Kristen, «Mi passi la coca-cola?».
Mentre Cameron allungava la mano per prendere la bottiglia di coca-cola sul tavolo, sentimmo qualcuno suonare il citofono e poi un vocione maschile abbastanza forte da farsi sentire fino alla cucina.
«Qualcuno viene ad aprirmi o io e vostra madre dobbiamo fare tutto da soli?».
Per poco Cameron non fa' cadere la coca-cola e Kristen non cade dalla sedia talmente tanta è la sua euforia quando si alza per andare ad aprire alla porta.
«Mamma! Papà!» li chiama, mentre corre.
Un po' confuso - e sconvolto - guardo Cameron, che sorride contento.
Dana e Taylor si alzano e raggiungono la sorella.
Cameron si alza per ultimo e mi stupisce venendo vicino a me.
«Forza, Rob, vieni anche tu».
Non me lo faccio ripetere due volte.
I rumori - gli schiamazzi, i baci sulle guance e i "ben tornati!"- si sprecano mentre raggiungo l'entrata della casa.
Kristen sta abbracciando un uomo, il padre sicuramente. E' alto, ben piazzato, con lunghi capelli biondo-grigio, vestito in modo pesante e con un capellino in testa e un paio di occhiali. Dana invece sta abbracciando quella che, ovviamente, deve essere la mamma, una bella donna con con lunghi capelli neri che assomiglia molto a Kristen. Si toglie il cappotto e mostra le braccia ornate da qualche piccolo tatuaggio. Il padre fa' lo stesso, e noto che anche lui ha alcuni tatuaggi sulle braccia, più di quelli della moglie. Non avevo mai visto due persone adulte con tutti quei tatuaggi. Non sono ridicoli e li danno persino una qualche strana aria di maturità.
L'uomo, si gira e mi vede. Mi pietrifico.
«Oh, salve, ragazzo. E tu chi sei?» mi chiede, gentile.
«S..salve s..signore, io.. io sono.. Robert, signore. Robert Pattinson», mi presento.
«Piacere di conoscerti, Robert. Io sono John».
La mamma di Kristen mi si avvicina, affiancando il marito. Mi sorride, amichevole.
«Ciao, Rob. Io sono Jules».
«P..piace, signora».
Kristen mi stringe il braccio, accarezzandomi la mano. Quel contatto mi rilassò subito.
«Mamma, papà, sono felice che siete tornati! Volevo farvi conoscere una persona.. lui è Robert, ed è.. ecco, lui...».
Capisco subito che Kristen è insicura: non sa come presentarmi. Anche se abbiamo deciso di non nasconderci più, non abbiamo mai parlato dei suoi genitori e di come li avrei incontrati. Ci siamo dimenticati che tornavano stasera.
Stringo forte la mano di Kristen posata sul mio braccio.
«Sono il ragazzo di sua figlia, signore» dico, sicuro, guardando negli occhi del padre di Kristen.
Jules sorride, compiaciuta e fa' passare lo sguardo da me a sua figlia.
«Oh, Kris, cara, è meraviglioso!».
Guardo timoroso il padre di Kristen, nel frattempo Jules dà un bacio sulla guancia a sua figlia e si congeda per un bicchiere di latte in cucina.
John Stewart si avvicina a me.
Mi porge la mano.
«Benvenuto in famiglia, ragazzo».
Gli stringo la mano, senza lasciare la presa su Kristen, che sorride raggiante accanto a me, saltellando dalla gioia.
«Grazie, signore».
Un urlo proveniente dalla cucina rovina il momento.
Ci giriamo tutti: Jules è sulla porta con Lucky in braccio.
«E lui?».

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spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
miraccomando: mantenete la calma, perché robsten è indistruttibile.
comunque sia, voglio che tutti salutiate il piccolo Lucky, che vi saluta!
vi voglio bene,
xoxo





























































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Capitolo 13
*** i need you, too. ***


Pov Robert

«Aaaah!».
«Kristen, è solo un film».
«Ma.. ma.. aaah! Che schifo, che schifo! Cambia! Cambia!!» strilla come una pazza, coprendosi il viso con le mani.
«Kristen, me l'hai fatto mettere tu!».
«E allora? Cambia!».
«No, ora lo guardiamo fino alla fine, sono curioso».
«Curioso di cosa, Rob? Vuoi vedere chi muore per ultimo? Non ci tengo! Dai, cambia..».
«Hai voluto vedere Saw, e ora lo guardiamo» dico, almeno provando a farmi sentire. In realtà, so già che sarà lei ad averla vinta come sempre.
«Non pensavo che era così! Cameron lo guardava ed ero curiosa, ma.. aahh, che schifo! Quello.. quello è un.. un c..cuore?».
«Mmh.. no, penso sia un polmone. Il cuore l'ha già tolto prima, se non sbaglio».
Kristen si gira dall'altra parte fingendo di vomitare.
E' tutto il film che fa' così.
Prima ha rotto le palle due ore per guardare Saw, dicendo che era curiosa e che non l'aveva mai visto in vita sua, mi ha fatto la faccina dolce, gli occhi da cucciolo e tutto quello che una donna può fare per convincere un uomo a fare quello che vuole. Alla fine, ho ceduto, anche se sapevo benissimo che sarebbe finita così. Kristen non è proprio tipo da film horror, si è impressionata, ha urlato e mi ha implorato di spegnere la tv a ogni scena. Mi sono imposto, ho cercato di non farmi sottomettere da quella specie di scricciolo, ma adesso non voglio prolungare ancora la sua tortura. Mi alzo e spengo la tv. Quando torno sul divano, lei mi sorride.
«Grazie, Rob» mi dice, mentre mi siedo vicino a lei. Si accuccia contro di me, stringendo la mia maglietta in quel pugnetto da bambina. Profuma di vaniglia e casa. La stringo forte a me.
«Era solo un film, piccola..» le dico.
«Faceva paura però.. faceva schifo».
«Non era niente di che».
«Come puoi dirlo? Dài, Rob, faceva proprio schifo! Tutte quelle amputazioni.. era sangue gratuito» dice, alzando gli occhi al cielo.
«Va bene, okay.. posso avere un bacio gratuito, ora?», lei ride e mi mette le braccia intorno al collo.
Sono più o meno le due di notte e i suoi genitori si sono ritirati da un sacco di tempo nella loro stanza. Cameron, Taylor e Dana ci hanno lasciati appena hanno visto che film stavamo guardando, lasciandoci soli. Mi piace stare sul divano di casa di Kristen con lei, è una cosa nuova. Di solito non vado a casa delle ragazze, me le faccio dove capita, quando ho voglia, adesso invece sono a casa di Kristen semplicemente per guardare un film, coccolarci sul divano e stare insieme, senza nessuna pretesa. Non mi era mai successo. E poi i suoi genitori sono simpatici; il signor Stewart mi ha mostrato tutta la casa, facendomi vedere le foto di Kristen da piccola, ma solo fino ai sette anni, perché poi Kristen si è messa a strillare e ci ha ordinato di tornare in cucina. Jules - la mamma di Kristen - ha trovato subito adorabile Lucky e ha permesso a Kristen di tenerlo. La famiglia di Kristen è molto alla mano, sempre contenta e allegra, i genitori vanno d'accordo e si amano ancora come due ragazzini anche dopo anni e si vede. Quando li guardavo, mi veniva una strana sensazione, perché io non ho mai visto i miei genitori comportarsi come John e Jules. Loro sono anche molto aperti di mentalità e non si sono fatti nessun problema a lasciare me e Kristen da soli, anche se prima John mi ha lanciato un'occhiata del tipo "attento a quello che fai", ma non poi così tanto minacciosa.
«Grazie per aver guardato il film con me..» mi dice, prima di appoggiare le sue morbide labbra sulle mie, che le accolgono con un sospiro non molto casto. Dio, sto proprio impazzendo. Ogni cosa di Kristen mi manda alla follia, e sto cercando in tutti i modi di trattenermi. Ma la sua pelle, le sue labbra, le sue mani che mi sfiorano, non sono abituato a resistere, a contenermi, ed è terribilmente difficile con lei. «Rob» sussurra, «Sono qui, non pensare ad altro per favore..», ride e mi guarda, con quel suo sguardo da bambina ma con un pizzico di desiderio. Devo smetterla di pensare a lei come a una bambina, quella che ho tra le braccia è la mia ragazza e non ha quattro anni, ma sedici e si è messa in ginocchio sul divano davanti a me, appoggiando la fronte sulla mia. E lei è così bella, così dolce e tenera, che tutto quello che posso fare è baciarla. E ben presto, quello che era partito come un bacio innocente.. non so controllarmi, l'ho sempre saputo, non con Kristen. E nella mia testa continuo a ripetermi che è piccola e che devo fermarmi, ma il suo profumo mi inebria e quando la sento dirmi: «Rob.. non sono di porcellana», mentre le sue mani si posano sul mio viso, non capisco più nulla. Esiste solo Kristen. Io e lei. E la voglio davvero tanto. 
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«Kristen.. io non so se..».
«Shh..», Kristen si sdraia aggraziata sul divano, arrossendo quando io resto seduto e la guardo. Ed è uno spettacolo, perché è bellissima.
Piccola un cazzo.
Mi sdraio sopra di lei, tornando subito sulle sue labbra.
Il fatto che ci troviamo a casa sua, nel suo salotto, a pochi metri dai suoi genitori, non mi sfiora neanche mentre le accarezzo il fianco sollevandole un po' la maglietta bianca che indossa, toccando finalmente quella pelle candida. Mi sollevo un po' per riuscire a toccarle la pancia, calda e soffice come me l'ero immaginata. Kristen sembra essere fatta apposta per le mie mani, ma ho paura di andare troppo oltre. Che succede se fraintendo e lei non vuole e appena faccio un passo falso lei scappa via? Per la prima volta in vita mia ho paura di toccare una ragazza.
Ma Kristen sembra davvero tranquilla.

Mi sfiora, mi tocca, mi bacia, mi morde le labbra e mi sorride quando riprendiamo fiato.
«Ho aspettato tanto questo momento...» dice, a un certo punto, arrossendo.
«Che intendi?» chiedo, riprendendo a baciarla. Lei mi spinge gentilmente via per poter parlare.
«Mi piace stare con te, s..soli.. Rob.. anche solo per fare questo, mi piace. A te no?», e come posso dire a un viso angelico e innocente come questo che in realtà io vorrei fare molto di più, che non vedo l'ora di arrivare alla base successiva, che anche quei pochi vestiti che ha addosso li sto odiando e che sto impazzendo là sotto per colpa sua. Non posso, ecco. Mi sembra quasi di dire a un bambino che Babbo Natale non esiste. Quindi mi sforzo in un sorriso e fingo di essere d'accordo con lei. «Anche io sono felice».
«Perché.. perché a te basta, vero...?» mi chiede, preoccupata, cercando il mio sguardo.
Evito di guardarla, non riuscirei a mentirle guardandola negli occhi.
«Certo che mi basta, Kris.. dove eravamo?» chiedo, malizioso, facendola ridere. Riprendiamo da dove abbiamo lasciato, ma io per tutto il tempo non faccio che chiedermi per quanto tempo ancora resisterò.

Pov Kristen

Mi sveglio, il giorno dopo, per colpa di Lucky, che mi sta leccando la faccia.
Come abbia fatto ad arrampicarci sul mio letto, non lo so. Mi metto a sedere e lo accarezzo distrattamente mentre guardo l'ora sulla mia sveglia. Non è tardi, ma Robert sarà qui a momenti. Mi ha promesso di venirmi a prendere, così andiamo a scuola insieme.. sarà un modo per far capire a tutti che, adesso, stiamo insieme. O almeno spero. Non sono proprio tipa da dichiarazioni ufficiali o roba del genere, non siamo la famiglia reale, non c'è bisogno di un comunicato stampa che annunci a tutta la scuola che ora io e Robert siamo una coppia, voglio solo chiarire che adesso lui è mio, e che nessuna si deve avvicinare a lui, a parte me. Non voglio sembrare possessiva o roba del genere, ma ci tengo davvero tanto a chiarire questa cosa con tutte le ragazze di questo mondo: Robert è mio.
Mi alzo, prendendo in braccio il piccolo Lucky.
Lo lascio sul tappeto della mia camera mentre vado in bagno per farmi una doccia veloce.
Uso il bagnoschiuma alla vaniglia, per lui.
Mi lavo i danti accuratamente, per lui.
Spazzolo i capelli togliendo ogni noto, per lui.
Mi metto un paio di jeans carini, per lui.
Cerco nell'armadio una maglietta a maniche corte invece della felpa che vorrei mettermi, per lui.
Pensa a te, mi dice la mia vocina.
Lego la maglietta da un lato, per me.
Mi infilo un paio di converse, per me.
Ma alla fine cedo e metto un po' di mascara e matita nera, per lui.
Esco dal bagno e mi ritrovo Lucky fra i piedi.
«Sei una vera peste» fingo di rimproverarlo mentre lo prendo in bagno e usciamo insieme dalla stanza. Mamma sta preparando la colazione in cucina, mentre papà legge qualcosa al computer in salotto. Cameron è già uscito per qualche appuntamento di colazione con chissà quale ragazze, Dana sta facendo colazione e Taylor dorme ancora. «Buongiorno, tesoro» mi saluta mio padre, sorridendomi mentre mi siedo vicino a lui. Lo schermo del computer è pieno di scritte e roba di lavoro. «Che cos'è?» chiedo, mentre mia madre mi serve la mia colazione: poco bacon, un po' di uova strapazzate e un succo di frutta con pane tostato. Mi dà un bacio sulla fronte e mi augura un buongiorno prima di tornare in cucina, papà la segue con lo sguardo per tutto il tempo. Amo guardare i miei genitori, sono così teneri, mi chiedo se un giorno sarò anche io così, magari con Robert.
«Scartoffie.. c'è bisogno del mio aiuto per un film, ma non so se accettare» dice, mio padre.
«Un altro film indipendente?» chiedo, cominciando a mangiare.
«Esatto.. partirò la settimana prossima, probabilmente. Mi dispiace, cucciola».
«Tutto okay.. mamma resta?».
«Anche tua madre ha qualche impegno, tesoro.. ma credo che possa essere rimandato se non ti va' di restare a casa con Cameron, Taylor e Dana di nuovo, ti capiamo. Lo sai che per noi la prima cosa sei tu e i tuoi fratelli», mio padre mi accarezza amorevolmente una guancia, facendomi sorridere.
«No, non importa, papà. Sto bene da sola, lo sai».
«A proposito di questo...», chiude il computer e mi guarda, «Robert.. che tipo è?».
«Mmh..», bevo un sorso di succo, «cosa vuoi sapere?».
«Da quanto lo conosci, tesoro?».
«Dal primo giorno di scuola..», ripenso a quel giorno, mi sembra così lontano. Sembrano passati anni, e invece..
«Quindi quasi un mese».
«Già.. ehm, dove vuoi arrivare, papà?» chiedo, dando gli ultimi morsi alla mia colazione.
«A niente.. mi stavo semplicemente chiedendo come mai non ce ne avessi parlato prima».
«Perché è una cosa recente, e non eravamo.. prima eravamo solo amici, poi le cose si sono fatte più serie, e...».
«Kristen, calma, so come vanno queste cose, sono sposato con la mamma, ricordi, tesoro? Comunque sia, mi sta simpatico, spero che.. siate felici», mi sorride, alzandosi per raggiungere la mamma in cucina.
«Non ci dobbiamo sposare, papà!», lui ride.
«Non si sa mai, bambina mia!».
Rido e finisco la mia colazione.
Bevo l'ultimo sorso di succo e prendo il cellulare dalla tasca per mandare un messaggio a Robert mentre riempio una ciotola di latte a Lucky.
«Ti prometto che compro un po' di cibo anche per te prima di tornare a casa..» gli dico, mentre lecca il suo latte.
Sono pronta:) K.
Sono fuori, scheggia. R
.
Come sempre, un sorriso da ebete mi si forma in viso e non riesco a nasconderlo.
E non posso nasconderlo neanche a mia mamma, che mi sorride maliziosa. Arrossisco e corro ad aprire la porta di casa.
Robert è davanti alla porta, con un sorriso smagliante tutto per me.
«Ciao..» dico, arrossendo ancora di più. Perché mi fa' questo effetto? Perché mi basta ritrovarmelo davanti per imbarazzarmi come una tredicenne? Non è giusto, lui sembra così padrone di se stesso.
«Ehi», mi cinge la vita con un braccio, avvicinandomi a sé. «Mmh.. vaniglia?».
Annuisco, timida.
Mi bacia sulla fronte.
«Mi piace».
«Oh.. ehm.. si.. uhm.. vuoi fare colazione? Io l'ho già fatta ma se vuoi ti tengo compagnia».
«L'ho già fatta anche io, piccola. Possiamo andare».
Mio padre appare sulla porta proprio in quel momento.
Lui e Robert si scambiano un'occhiata. Mio padre sorride e gli porge la mano.
«Pensavate di svignarvela senza neanche salutare? Ciao, Rob».
«S..salve, signor Stewart», Robert gli stringe la mano ma io capisco che è agitato. Non voglio spaventarlo. Non voglio che scappi via.
«Papà, d..dobbiamo andare, siamo in ritardo» dico, aggrappandomi al braccio di Robert.
«Certo, certo.. neanche un caffè, quindi? Oh, giusto siamo a Londra.. un thè?».
«No, signore, grazie.. ho già fatto colazione».
«Va bene, Rob. Kris, tesoro, tu sei apposto?» mi chiede mio padre, scompigliandomi i capelli. No!, ci avevo messo una vita.
«Papà!», cerco di sistemarmi i capelli, sento Robert trattenere una risata. «Sono apposto. Noi andiamo, eh. Salutami la mamma» e prima che possa dire altro o farmi sembrare un'altra volta una bambina di cinque anni, stringo forte il braccio di Robert o lo trascino via.
Quando siamo abbastanza lontani, riprendo a camminare normalmente.
Mi prendo anche tutto il tempo di osservare Robert.
Capelli scompigliati. Ah.
Jeans strappati. Mmh.
Giacca di pelle nere e maglietta bianca. Ora svengo.
«Mi.. mi piace come sei vestito..» dico, guardando dall'altra parte.
«Ah, si?», anca contro anca, camminiamo talmente vicini che potremo essere una sola persona. Robert mi accarezza il fianco.
«Molto...».
«Anche a me piace la tua maglietta, è corta.. legala più spesso», mi bacia la guancia senza smettere di camminare.
«Perché?».
«Mmh..», per tutta risposta mi pizzica scherzosamente un fianco, facendomi arrossire.
«Rob!».
«Che c'è? Sei la mia ragazza, posso».
«L'hai detto.. penso che non mi abituerò mai a sentirtelo dire..», lo prendo per mano, facendo dondolare le braccia.
«Non ho mai avuto una ragazza fissa, quindi anche per me è la prima volta, scheggia. Sii buona con me».
«Come? Io pensavo di fare la stronza».
«In effetti, quando vuoi sai fare un faccino da stronza niente male.. è sexy». Dio, penso di essere diventata del colore delle mie converse rosse.
«Io.. io non.. non sono sexy, non dirlo, okay?», vorrei nascondermi da qualche parte, ma mi costringo a sembrare impassibile.
«Scusa, hai ragione», mi afferra per un braccio e mi preme contro il suo petto, nel bel mezzo della strada. Sono a due centimetri dal suo viso e mi sto già perdendo nei suoi occhi color ghiaccio, così belli e tristi e bisognosi d'amore. «Tu sei bellissima» mi bacia e io ricambio subito. Aww, i baci di Robert, sono la cosa migliore del mondo e non mi stancherò mai di dirlo. Okay, non ho molti termini di paragone visto che le mie esperienze in fatto di ragazzi si limitano a lui ma sono sicura che non esista al mondo un ragazzo migliore di lui. Ne sono certa.
Ci stacchiamo, e io sono tutta rossa in viso.
Mi prende di nuovo per mano e camminiamo in silenzio verso la scuola.
Ma è quel tipo di silenzio che non ha bisogno di parole, non è imbarazzante; camminerei in silenzio con lui per sempre.
Fuori da scuola, ci sono Marcus, Tom e Sam ad aspettarci. Stringo forte la mano di Robert. Sam lo nota e mi sorride, complice; ricambio il sorriso e cammino fiera verso di loro, intorno a noi la folla di ragazzini si è come fermata, sta osservando ogni nostro movimento, ma che hanno da fissare a quel modo? Non voglio che mi guardino, odio essere al centro dell'attenzione. Poi capisco perché ci stanno guardando; che sciocca che sono stata ad aver pensato che avessero dimenticato.

Che troia.
Secondo me è incinta, altrimenti perché uno come Robert starebbe con lei?
Hai visto come si veste? Sembra che abbia chiuso gli occhi mentre si vestiva.
E' truccata, oggi, sicuramente Robert l'ha costretta.
Ma hai visto quei dentoni che ha davanti? Sono pure storti.
E' bianca cadaverica. Te l'ho detto io: incinta!
Non si regge in piedi, è anoressica.
I commenti sembrano piovere dal cielo per finire dritti nelle mie orecchie.
Tutti - e dico proprio tutti, anche gli insegnanti - mi stanno fissando o guardando di sottecchi.
Quando arrivo finalmente vicino a Sam, vedo che anche lei ha notato la situazione.
«Sono solo invidiose, Kris..» mi dice.
Ma io proprio non ce la faccio. Mi guardo intorno e vedo solo sguardi pieni di cattiverie, tutti rivolti verso di me.

Robert mi accarezza un braccio, sussurrandomi all'orecchio. «Lasciali perdere, piccola», annuisco ma la mia testa è altrove.
Che ho fatto di male?
Mi sono messa contro Jennifer. Mi sono messa con Robert. E questo è il prezzo da pagare.
Adesso tutta la scuola pensa che io sia una troia e pure incinta, anche anoressica per alcuni, e Robert starebbe con me solo per questo.
«Andiamo in classe», Robert mi prende per mano e tutti insieme entriamo dentro la scuola, dove la situazione è anche peggiore. Nessuno ci toglie gli occhi di dosso ma tutti fingono facce innocenti quando guardi nelle loro direzione.
«Ti vengo a prendere quando finisco la mia lezione, aspetti qui, okay?», mi dice Robert, baciandomi sulla fronte.
«Okay...».
«Ehi, guardami..», non mi ero neanche accorta di aver abbassato lo sguardo. Lo guardo negli occhi. «Sono tutte cazzate e tu lo sai. Non sei quello che la gente dice, Kristen. Non farci caso, ignorali e la finiranno. Ci vediamo dopo, piccola..», mi lascia un casto bacio sulle labbra prima di staccarsi. Gli stringo la mano ma sono costretta a lasciarla per farlo andare in classe; adesso che sono sola la situazione mi sembra anche peggiore. Devo solo sopravvivere fino alla fine dell'ora.

La lezione scorre lenta.
Tengo la testa bassa, evito di guardarmi intorno o anche solo di rispondere alle domande della professoressa per non attirare l'attenzione su di me.
Quando la campanella suona, mi affretto verso l'uscita.
Robert non c'è.
Sento l'ansia salire. Avrei dovuto dirlo, a Robert, avrei dovuto.. avrei dovuto dirglielo che.. che..
«Ciao, Kris».
«J..Jennifer..», no, non ora, non adesso, non riesco, non posso.. no, no, no.
«Oh, come mai quel colorito, tesorino? Faccio quest'effetto o sono gli effetti della gravidanza? Devi vomitare?», scherza, sorridendo serafica. Gli spaccherei volentieri la faccia se solo riuscissi a mettere due parole in croce.
«Non sono.. io non sono..».
«Incinta? Oh, tranquilla, non c'è niente di cui vergognarsi. Può succedere, Robert non è mai stato uno molto attento a quel genere di cose..».
«Robert, non.. non».
«Il gatto ti ha mangiato la lingua, ragazzina? Sei ridicola», i suoi occhi si assottigliano mentre mi guarda. «Non riesci neanche a parlare, come puoi anche solo pensare di poter stare dietro a un ragazzo del genere? Finirà male, fidati di me».
«Tu.. tu non sai.. niente», mi guardo intorno, alla disperata ricerca di Robert. Ho bisogno di lui. Ne ho disperato bisogno, proprio ora.
«So più cose di te, americana». Bene, ora si mette pure a fare la razzista.
«Lasciami in pace...», vorrei che la mia voce risultasse cattiva, da stronza, ma tutto quello che mi esce è una specie di preghiera.
«Ricordati una cosa, Stewart», si avvicina minacciosa. Perché nessuna la ferma? Perché il professore non le dice niente? Dov'è finito il "a scuola dovete sentirvi a sicuro e protetti"? Io non mi sento al sicuro e temo seriamente per la mia incolumità, adesso! «Non sarai mai all'altezza di un ragazzo come lui, resterai sempre nella sua ombra perché lui ha bisogno di una donna non di una ragazzina come te. Io e lui saremo stati perfetti se tu non ti fossi messa in mezzo, e questo non te lo perdonerò mai».
«Non lo voglio il tuo perdono» dico, a denti stretti.
«Io dico che invece, molto presto, lo implorerai».
«Ne dubito..».
Quando finalmente se ne va posso tornare a respirare normalmente.
Tutte le persone nel corridoio mi fissano.
«Che cazzo avete da guardare?» sbotto, prendendomi anche la fama di pazza squilibrata dalla scuola. Ma non mi importa, non ora. Mi metto a correre finché non trovo il bagno della scuola e solo quando sono sicura di essere sola scoppio finalmente in lacrime, lasciando che i singhiozzi mi scuotano dall'interno rendendomi difficile persino respirare. Avrei dovuto parlare, avrei dovuto dirne quattro a quella, avrei dovuto farmi valere e difendere il mio onore invece tutto quello che sono riuscita a fare è stato farneticare due parole neanche molto convincenti, è tutto perché..
«Kristen!», la voce di Robert mi fa sussultare. Sollevo lo sguardo e vedo il mio rifletto nello specchio: pallida, più del solito, gli occhi rossi e il viso macchiato di nero per colpa del trucco. L'ho sempre detto io che il trucco è una merda, cazzo.
«Rob.. Rob è tutto okay...» dico, cercando di pulirmi la faccia. Mi getto acqua in faccia, ma peggioro solo la situazione.
«Sto entrando, Kristen. Non me importa niente se è il bagno delle femmine, io entro!» mi minaccia, ma sento la sua voce: è preoccupato per me, e questo mi piace.
«No.. non.. non entrare.. esco..esco io», mi guardo per l'ultima volta nello specchio e alla fine molla la presa sul lavandino - non mi ero neanche accorta di starlo stringendo così tanto, ho le nocche bianche e i polpastrelli rossi - e vado incontro a Robert, che sta sbuffando e facendo avanti e indietro davanti alla porta del bagno delle ragazze, «Ehi..» dico, e lui si gira verso di me, strabuzzando gli occhi quando mi vede.
«Kristen! Cazzo, ti avevo detto di aspettarmi.. cosa.. cosa è successo?», mi accarezza il viso con le mani, spingendomi di nuovo dentro il bagno appena nota che qualcuno sta guardando nella nostra direzione. «E' stata Jennifer, vero? E' stata quella troia? Dimmelo, Kris, dimmelo.. se è stata lei, io.. io».
«Rob!», le lacrime riprendono a scorrermi lungo le guance, «Non voglio parlarne, okay? So difendermi, non ho bisogno che tu affronti le mie battaglie al mio posto, okay? Lascia perdere».
«Lasciare perdere? Ma sei impazzita? Ti ha fatto piangere!».
No, Rob.
Non è stata lei a farmi piangere.
Sono state le sue parole, il modo in cui mi guardava.
Il mio cuore che batteva più normale.
Quella ormai famigliare sensazione di sentire ogni parte razionale di me scivolarmi via.
Mi sentivo un animale in gabbia e Jennifer era l'addestratore con la frusta e io non potevo scappare da lei.
Ma non posso dirtelo, perché dirtelo vorrebbe dirti cosa mi ha fatto tirare indietro e non sono pronta a svelarmi così tanto.
So che ho detto che voglio costruire qualcosa, che voglio conoscerti e farmi conoscere.. ma fino a un certo punto.
«Va tutto bene...».
«Ma che dici?».
«Rob.. per favore».
«Stai piangendo.. non mi piace vederti così.. voglio fare qualcosa per te.. ma come posso se tu non mi dici che succede?».
«Rob, te lo chiedo per piacere!», lo prego. Robert capisce che sto dicendo sul serio e la smette subito.
«Okay, okay.. non capisco, ma... okay. Forza, ti accompagno alla prossima lezione..».
«Non posso presentarmi in classe così...» dico, strofinandomi gli occhi con le mani e peggiorando ancora una volta la situazione già precaria del mio viso macchiato.
«Oh.. giusto. Senti.. ti chiamo la biondina.. voglio dire, Sam.. e insieme sistemate la situazione, no? Cioè, voi ragazze.. queste cose le sapete fare..».
«Si.. c..certo».
«Perfetto.. ti chiamo Sam..», mi bacia frettoloso e sparisce, lasciandomi di nuovo sola.

«Io la uccido, a quella».
«Sam.. lascia perdere» ho perso il conto di quante volte ho detto questa frase.
«Lascia perdere un cazzo. Quella troia ha rotto. Appena la vedo le tiro un pugno».
«A cosa serve?».
«A togliermi una soddisfazione, ecco a cosa serve».
«Poi lei fa' qualcos'altro, e rincominciamo tutto da capo, no grazie».
«Ma si può sapere che ti ha detto, quella stronza?».
«Sam, basta!» esplodo, dopo mezz'ora di interrogatorio.
«Come vuoi... ma se vuoi.. dirmi qualcosa, io sono qui», mi passa gentilmente lo struccante sugli occhi, togliendo anche l'ultimo strato di trucco.
«Grazie, Sam..». Lei fa' spallucce.
«A cosa servono gli amici?».
E io che ne so?
Non ho mai avuto molti amici in vita mia.

Il resto della giornata scorre lenta, Robert non mi lascia sola un minuto e appena può viene a prendermi a lezione. Sam mi sta incollata e quando arriviamo in sala mensa Tom e Marcus ci stanno aspettando. Marcus è il primo a venirmi incontro per chiedermi come sto, Robert si irrigidisce subito ma Marcus non sembra notarlo e per calmarlo sono costretta - si fa' per dire, visto che in realtà non mi dispiace poi così tanto - a sedermi praticamente sulle sue gambe, attirando ancora di più l'attenzione di metà corpo studentesco.
Cerco di non farci caso e comincio a mangiare, ma poi Marcus mi chiede come è nato questa "curiosità" verso la mia persona da parte di metà scuola.
«Ecco.. io.. e Rob.. eravamo.. ecco, ehm...».
«Ci stavamo baciando nello spogliatoio della squadra di calcio», taglia corto Robert. «La squadra è entrata e ha pensato male».
«Certo che anche tu, Kristen..», Marcus scuote la testa in un gesto di rimprovero, ma qualcosa non torna, perché non sembra affatto che mi stia rimproverando, anzi, sembra piuttosto che stia nascondendo un sorriso, ma questo Robert non lo nota e gli dà subito addosso.
«Oh, ma che cazzo vuoi? E' stata colpa mia, Kristen non è quel genere di ragazza.. lasciala in pace. Tutto okay, piccola?» mi chiede, accarezzandomi il braccio.
«Si, Rob.. grazie», guardo verso Marcus, che ora nasconde davvero a fatica il sorriso orgoglioso.
Ora sono sicura che ci sia qualcosa che mi sfugge.
Marcus l'ha fatto apposta, ora ne sono certa.
Marcus è quel genere di persona che pianifica ogni cosa che dice; quello che ha detto un secondo fa' l'ha detto apposta per far scattare Robert, lo conosce da più tempo di me e sa anticipare le sue mosse: Marcus sapeva benissimo che Robert mi avrebbe difesa. Mi è andato contro solo per fare in modo che Robert mi dicesse qualcosa di carino, visto che da quando siamo entrati in mensa sembra sul filo del rasoio per colpa di tutti i commenti che ci lanciano addosso e degli occhi puntati sul nostro tavolo.
Sollevo lo sguardo e ringrazio Marcus con gli occhi.
Lui mi fa' l'occhiolino e riprende a mangiare in silenzio.

Pov Robert

«Ci sentiamo dopo?».
«Ma perché non resti a cena anche stasera, scusa?».
«Devo fare una cosa, Kris..».
«Cosa?», i suoi occhi verdi si puntano nei miei, inchiodandomi. Non accetterà un no come risposta ma io non sono disposto ad accettare, non stasera.
Non dopo la giornata di merda che ho avuto.
Che abbiamo avuto.
So benissimo che la parte della vittima in tutta questa situazione l'ha Kristen, ma non posso fare a meno di sentirmi stanco. Non stanco di lei, sia chiaro, ma non sopporto tutti quegli sguardi puntati su noi due, neanche fossimo su un red carpet. Per tutta la giornata ogni volta che le prendevo la mano sentivo gli occhi di mezza scuola - per non dire tutta la scuola - sposarsi in basso. Se la baciavo poi, tutti sussurravano puttana, troia, incinta, anoressica come se io non potessi sentire.
Mi sento responsabile verso questa ragazzina così indifesa, perché è colpa mia se adesso è in questa situazione.
Tutto quello che voglio, è stare per conto mio per una sera.
Ho bisogno di distrarmi, o rischio di impazzire e fare qualche cazzata, conoscendomi.
«Una cosa..» dico, restando sul vago.
«Voglio saperla», insiste.
«Kristen, dài...».
«Dimmi cosa e io ti lascio in pace, no?».
Siamo a qualche metro da casa sua, la macchina di suo padre è parcheggiata fuori, sento Cameron urlare qualcosa di incomprensibile - con un fortissimo accento americano - e ho paura che da un momento possa uscire uno dei suoi fratelli a uccidermi, ma cerco di mantenere la calma.
«Una cosa» ripeto.
«Ho capito! Non sono scema, Rob. Ti sto chiedendo di che si tratta, cazzo».
«Non sono..», mi mordo la lingua. Calma, Rob, è Kristen, ricordi? Non è la solita puttanella, con lei non devi comportarti così.
«Non sono affari miei? E' questo che volevi dirmi?», si tira indietro i capelli, in un gesto che ormai conosco anche troppo bene.
«Non l'ho detto».
«Ma volevi dirlo!».
«Ma non l'ho detto!».
«E' lo stesso, Rob!».
Calma, calma, calma.
«Kristen, non intendevo offenderti.. non l'ho detto, okay? Mi dispiace».
«Puoi dirmi cosa devi fare stasera, Rob? Per piacere..».
«Niente di che...», ma so già che sto per cedere. Prego che Kristen la smetta di insistere ma è come chiedere alla pioggia di smettere di cadere.
«Voglio saperlo!», appunto.
«Vado da Chris...» ammetto, abbassando lo sguardo, colpevole.
Kristen resta un attimo in silenzio.
La sento respirare, una, due, tre volte, prende tanti bei respiri prima di parlare di nuovo.
«Perché...?», mi chiede.
«Mi va'..».
«Perché..?».
«Voglio andarci...».
«V..vuoi andarci?», mi accarezza il braccio e le sono grata per quel gesto. Non è arrabbiata.
«Ne.. ne ho bisogno» sussurro.
«Bisogno? Ma.. ma che dici? Rob, non è una droga, okay? Non hai bisogno di andare in quel posto» mi dice e io so che ha ragione, ma io non posso fare a meno di pensare che lei non sa cosa significhi per me quel posto, come mi senta quando sono lì. Kristen mi ha fatto sentire bene ogni secondo che stavo con lei, ma questa situazione mi sta mettendo alla prove e io non sono mai stato un granché nei test.
«Invece si..».
«No, invece!».
«Kristen, per favore.. se vado ora, magari torno in tempo per venire da te prima di tornare a casa» dico, sperando che questo la calmi, ma non è così.
«Non so...», i capelli le ricadono sul viso, come se stesse chiudendo il sipario.
«Vengo dopo, okay?», le scosto una ciocca e mi piego sulle ginocchia per poterla guardare in faccia.
«Mmh...».
«Dico davvero.. vengo dopo, piccola. Ho solo bisogno di andare un po' lì, poi vengo.. promesso».
«Davvero...?», i suoi occhi sono lucidi, mi si stringe il cuore. Per in istante sono tentato a restare con lei, ma poi mi ricordo perché devo andarci e cambio idea.
«Certo, piccola.. dopo vengo, giuro. Forza, a casa ora, non uscire, okay?».
«Non.. non uscire?», mi guarda confusa.
Oh cazzo, l'ho detto davvero?
Sto diventando uno di quei fidanzati gelosi che proibiscono alla sua ragazza di uscire?
La sola idea che esca senza di me, che si cacci in qualche guaio o che qualcun altro la tratti male mi fa' incazzare, quindi immagino che la risposta sia si.
«No.. ti vengo a prendere io. Scrivimi se succede qualcosa, chiaro?», le prendo le mani fra le mie. Sono piccole e bianche, minuscole.
«Va bene...», annuisce, ma ancora non mi guarda negli occhi.
«Kris, dài..», la prego.
«Vado a casa», fa' per andarsene ma io la blocco e la bacio. Lei rimane fredda i primi secondi, ma appena le circondo la vita con un braccio le sue labbra prendono a muoversi sulle mie. Dolci, gentili, come sempre. L'avvicino ancora di più a me, voglio farle capire quanto mi faccia male farla soffrire, ma proprio non posso farci niente. Ho bisogno di staccare un po', e voglio che lei stia a casa, al sicuro, così quando tornerò la troverò lì ad aspettarmi. E' egoista e maschilista, ma voglio che sia così. «Resta a casa..» le sussurro all'orecchio, mentre lei si appoggia al mio petto, le mani sulle mie spalle, mi stringono in una morsa che non credevo possibile per una ragazza così piccola e gracile. Lei annuisce, si alza sulle punte e mi bacia di nuovo, posando dolcemente le sue labbra sulle mie. Non c'è malizia, è come una preghiera silenziosa. Una preghiera per me. «Sta attento» dice, poi entra in casa.
Adesso sono solo, come volevo io.
Ma non mi sento bene come avevo immaginato.

«Tieni, bevi», Chris mi porge una bottiglia di vodka.
«Non so se mi va' stasera..».
«Che cazzo dici? Bevi», mi spinge la bottiglia in mano e per evitare che cada infrangendosi sul pavimento, la prendo.
«Chris.. chi era la ragazza che era con te, prima?» chiedo, giusto per fare conversazione. Siamo seduti sul divano e intorno a noi c'è il caos più totale.
«Boh.. una» risponde, prendendo un sorso dalla sua birra.
«Come si chiamava?».
«E secondo te io lo so? Ma che ne so, una no?».
«Non la conoscevi?».
«Rob, ma che ti prende? Da quando ti preoccupi di queste cose? Era una, era carina, me la sono scopata, fine della questione. Che hai stasera, si può sapere?», mi guarda come se gli avessi appena chiesto perché il cielo è rosso e volano porcospini. E forse è proprio così, nel mondo di Chris.
«Ma niente.. chiedevo» dico, stringendomi nelle spalle.
«Be', allora smettila di fare domande cretine. Perché non ti sei ancora fatto nessuna?», mi indica una biondina che si sta accasciando per terra dopo la terza bottiglia di non so cosa. «Puoi farti lei».
«Non mi va'..».
«Non ti va?», si sposta un po' sul divano per potermi guardare meglio. «Che ti sei fumato?».
«Ma niente!» dico, alzando un po' la voce.
«E allora portati quella ragazza da qualche parte e dimostrami che è tutto okay!».
«Non mi porterò quella ragazza da nessuna parte!».
«E allora stai male».
«NON STO MALE, OKAY?» esplodo, urlando così forte da attirare pure l'attenzione della biondina riversa sul pavimento, che mi fissa confusa e curiosa. Si trascina fino a noi e mi accarezza una gamba, con un fare da gatta morta che mi innervosisce soltanto. Non voglio che mi tocchi. Non voglio che nessuno mi tocchi a quel modo a parte Kristen. Mi alzo di scatto. «Scusami, ma stasera non è proprio serata..» dico, a nessuna in particolare. La ragazza annuisce, anche se non credo che abbia capito appieno quello che sto dicendo, è troppo fatta.
 
«Ma dove vai?» mi urla dietro Chris, mentre mi faccio largo fra i corpi sudati e le ragazze che mi si buttano addosso.
«Fuori da qui» dico, spingendo via il corpo di una ragazza dai capelli neri rasati ai lati e dal corpo ricoperto di tatuaggi.
«Non sei più tu, Rob! Non ti capisco!» continua a urlare Chris.
«Neanche io mi capisco.. ma so che devo uscire da qui il prima possibile», sono un coglione.


Pov Kristen

«Lucky.. scusa, ma non è proprio il momento», sono seduta da due ore sul letto di camera mia. Ho saltato la cena, non avevo fame. Lo stomaco mi si è chiuso, senza motivo. O almeno, nessun motivo valido per un dottore, ma molto valido per me: Robert. Sono malata di lui. Mi sdraio sul letto e Lucky mi sale sulla pancia, aggrappandosi alla mia maglietta, infilando le sue piccole zampine - e anche alcuni piccoli artigli che mi graffiano senza volerlo - nella stoffa e anche nella mia pelle.
«Lucky, dài... okay, okay, ti va' un po' di latte? Andiamo, allora..», mi alzo tenendo in braccio Lucky e scendo al piano di sotto. Papà sta guardando una partita con Taylor e Dana.
«Ciao, bambina, che succede? Hai fame? La mamma ti ha lasciato qualcosa in cucina».
«No, devo solo prendere un po' di latte a Lucky..».
«Oh, okay, bambina».
«Come sta Robert?» chiede Dana, distogliendo lo sguardo dalla tv per un secondo.
«
Sta bene...», o almeno spero. Non lo sento da ore. Ha detto che sarebbe passato, ma ormai sono quasi le dieci e le speranza che mi chiami sono praticamente nulle.
«Invitalo a cena quando vuoi» si aggiunge mio padre.
«Lo farò..», mi nascondo in cucina, dove mia madre sta lavando i piatti. Prendo un po' di latte, ne riempio una ciotola a Lucky e mi metto ad aiutare mia madre.
«Non hai mangiato niente, a cena..».
«Non avevo fame».
Lei lava, io asciugo.
Lucky beve il suo latte, dandomi colpi di coda ogni tanto.
«Come sta Rob?» mi chiede mia madre, e so che già che lei sa tutto. Le mamme sanno sempre tutto.
E' inutile mentire, con lei non ci riesco mai.
«E' con i suoi...amici».
«Amici che a te non piacciono, giusto?», mia madre fa' sempre le domande giuste al momento giusto. Papà dice che ho preso molto da lei, chissà se sarò come lei da grande.
«Per niente..».
«Tesoro mio, non sempre gli amici del tuo ragazzo ti piaceranno. Alcuni sono davvero dei coglioni, pensa che alcuni amici di tuo padre quando era giovane ci avevano persino provato con me e lui era così cieco che per un po' non mi aveva neanche creduto. Abbiamo litigato un sacco di volte su questo argomento» mi confida, porgendomi un piatto.
«E alla fine come avete risolto?» chiedo, curiosa. Allora forse c'è speranza.
«Io ho i miei amici, tuo padre ha i suoi, e abbiamo anche amici comuni con cui fare cene e vacanze. Ma se qualcuno dei suoi amici ci prova con me adesso, lui mi crede subito».
«Ma gli amici di Rob.. loro.. non mi piacciono, non perché ci provano.. sono.. non so...lo influenzano», non è il caso di dire proprio tutto.
«Ne hai parlato con lui?».
«Non proprio.. ho detto qualcosa.. ma poco».
«Parlare rende tutto più semplice, ricordalo», mi abbraccia, sporcandomi di sapone e bagnandomi, ma ricambio lo stesso. «Ti voglio bene, mamma.. grazie».

Poggio Lucky sul letto.
Il cellulare squilla e mi affretto a rispondere, ma ci metto troppo e smette di suonare prima che riesca ad aprire la chiamata. La decima chiamata persa, merda. Ci sono anche due messaggi, e sono tutti di Robert.
Kris, mi dispiace. R.
Perché non mi rispondi? So di essere un coglione, ma rispondimi per favore. R
.
Il telefono riprende a squillare prima che che possa rispondere ai messaggi.
«Rob?».
«Kristen! Finalmente! Pensavo.. pensavo, Cristo, perché non rispondevi al telefono?».
«Ero.. ho lasciato il telefono in camera».
«Perché, dov'eri?» chiede, preoccupato.
«In cucina, scemo. Ma si può sapere che ti prende? E' successo qualcosa?».
«No, niente di che.. è solo che ho capito una cosa», ha il fiatone mentre parla.
«Ma.. stai correndo? Dove sei?».
«Sotto casa tua..».
Chiudo la chiamata senza neanche avvisarlo e mi metto a correre, sbatto la porta di camera mia e attiro l'attenzione dei miei genitori e dei miei fratelli, che smettono di fare quello che stanno facendo per guardare la pazza della famiglia correre fuori di casa alle undici di sera senza una spiegazione, in pantaloncini della tuta e felpa.
Robert è seduto per terra, davanti a casa mia.
Tiene le mani sulle cosce e prende fiato.
«Rob!» urlo, senza motivo. Solleva lo sguardo, mi vede, sorride, sorrido anche io. E' bellissimo, anche se ha una brutta cera. Più mi avvicino e più sento l'odore di alcol e fumo.
«Che hai fatto?» chiedo, aiutandolo ad alzarsi.
«Non ha importanza, Kris..».
«Invece si, ha importanza per me.. tutto quello che fai tu ha importanza per me, Rob!».
«Stammi a sentire..», ma non lo faccio finire.
«No! N.. noi dobbiamo parlare.. i tuoi amici.. Rob, a me.. non..».
«I miei amici? Kris, ascoltami, ti prego».
«Non voglio che ci torni, in quel posto di merda!» gli urlo in faccia.
«Se solo mi lasciassi parlare...», alza gli occhi al cielo, con un espressione divertita, un bellissimo sorriso in faccia.
«Che hai da ridere, ora?» sbotto, irritata.
«Lasciami parlare, Kristen», mi abbraccia, impedendomi di parlare perché mi spinge senza troppo forza il viso contro il suo petto. Ricambio l'abbraccio con forza, non voglio separarmi da queste braccia per le prossime due ore. O forse per il resto della mia vita. «Sono qui, non sono da Chris, non ci torno in quel posto, okay? E sai perché?», scuoto la testa, «Be', lo sapresti da due se solo mi lasciassi parlare. Sei testarda, Stewart e vuoi sempre avere ragione! Ma sei dannatamente piccola e bella, se mi stai stare bene.. ed è questo il motivo per cui sono qui e non in quel posto di merda, come l'hai chiamato tu.. avevi ragione, non ho bisogno di loro, perché sei tu che mi fai stare bene. Non ho bisogno di ubriacarmi fino a svenire per sentirmi sollevato, mi basta vederti sorridere. E sono corso fino a qui, solo per dirti questo: non ho bisogno di loro, ho bisogno di te».

Pov Robert

Kristen sembrò rimpicciolirsi fra le mie braccia.
Non aveva più sedici anni.
Era una bambina che cercava di aggrapparsi a me, come se fossi il suo salvagente, come se fossi l'unica cosa che contava davvero per lei e questa sensazione mi faceva sentire vivo, come non succedeva da molto tempo. Mi sentivo voluto, forse addirittura.. amato.
E quando lei si staccò da me per guardarmi, vidi tutta la paura che stava provando mentre pronunciava quelle parole.
Non le stava dicendo tanto per dire, non mi stava semplicemente facendo contento, le provava davvero.
E io mi sentii finalmente libero da ogni timore.
«Anche io ho bisogno di te, Rob».
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_________________________

okay, scusate il ritardo, ho avuti alcuni.. problemi.
spero che vi piaccia, e fatemi sapere se le immagini si vedono e si muovono perché io non lo capisco, sto imparando solo ora:)
Grazie di tutto.
ps alcuni si sono lamentati - non in questa storia, ma in un altra che cancellerò presto perché scritta male in un momento di agitazione - del mio
modo
di
scrivere
così
be'
io
scrivo
come cazzo voglio
e questo è il mio modo di scrivere,
okay?
no?
non leggetemi.

baci!







































































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Capitolo 14
*** i was broken for a long time but it's over now. ***


Pov Robert

«I was tied, but not unbound. My head is off the ground for a long time i was so weary...» era da tantissimo tempo che non suonavo la chitarra. Sembra passata una vita e ora sono in camera mia, con la chitarra che ho preso in prestito dalla camera di Lizzie. Accarezzo la cassa e gioco con le note finché non trovo la giusta melodia. Si, la ricordo, è questa. Sono secoli che non cantavo questa canzone. Ricordo ancora il giorno che l'ho scritta insieme a Marcus, era sera e avevamo bevuto un sacco, il giorno dopo abbiamo trovato un pezzo di carta con qualche pasticcio e le prime note di questa canzone. Non l'abbiamo mai finita. Forse.. be', ora che ho ripreso un po' la mano con la chitarra potrei finirla io, anche da solo. E' una canzone triste, scritta in un momento di completa sincerità dovuto all'alcol, ma adesso sono lucido, che dovrei scrivere? «Forse.. mmh.. yes and you.. oh you..», il viso di Kristen mi balenò in mente, dolce, splendente, meraviglioso in ogni sua sfumatura.
«Robert!», mio padre.
Butto la chitarra sul letto, stanco.
Che vuole? Perché ora?
Mi alzo dal letto e vado verso la porta.
«Robert Douglas Thomas Pattinson!», cazzo, nome intero.
«Che vuoi?», apro la porta e mi ritrovo mio padre davanti. Siamo molto simili, a parte che lui è uno stronzo e io sto cercando di smettere.
«Ma si può sapere che cazzo fai in quella tua camera? Dio, pensavo fossi morto».
«Be', non lo sono».
«La cena è pronta e tua madre ti sta chiamando da ore, allora sono salito io a vedere.. che combinavi. Stavi suonando, per caso?».
«No» mi affretto a dire, serio. Non voglio che lo sappia, mi prenderebbe solo in giro. E' Lizzie il genio della musica in casa, io non sono niente.
«Strano, perché mi era sembrato di sentire la tua voce mentre cantavi.. e la chitarra. A proposito, tua sorella sta cercando la sua, tu sai dove possa essere?», chiudo meglio la porta di camera mia, uscendo completamente in corridoio con mio padre.
«Lizzie perde sempre ogni cosa che compra» dico.
«Una chitarra non è una maglietta, Robert, non passa inosservata, non pensi?».
«Non so dove sia».
«Sicuro? Perché se per caso..».
«Ho detto di no!», mossa sbagliata: mio padre odia chi gli urla contro, specialmente se quel qualcuno sono io.
«Robert, non urlare contro di me, mi hai capito?», si avvicina, minaccioso. Più alto, più robusto e con molta più forza di me, mi sovrasta con il suo vocione rocco di chi ha fumato sigaro cubano per anni. «Sono stanco del tuo comportamento».
Anche io del tuo, papà.
Ma non lo dico.
Sono stanco di lottare contro di lui, almeno stasera.
Abbasso la testa.
«Mi dispiace», e solo Dio sa quanto mi costa dirlo.

A cena, tengo lo sguardo basso e resto in silenzio.
Kristen stasera è fuori a cena con i suoi genitori e Dana, altrimenti sarei a casa sua.
E invece mi tocca stare a casa mia, con mia madre che ogni volta che mi guarda penso che provi pietà per quel figlio che in realtà forse non ha mai voluto, mio padre che chiede a Lizzie e Victoria come va' la scuola e la musica, quando vorrei che facesse anche a me queste stesse domande. Ma non me le fa', perché sa benissimo che risponderei qualcosa che lo renderebbe ancora meno fiero di me, se mai è esistito un momento in cui è stato davvero fiero di me. Forse quando ho imparato a parlare e la mia prima parola è stata "papà", ecco, forse solo in quel momento. Peccato che io non me lo ricordi neanche.
«Robert», mia madre mi chiama, distogliendomi da quello stato di semi-trance che ormai è molto comune a casa mia, «tesoro, non hai toccato cibo. Non ti piace?», almeno lei prova a volermi bene, qualche volta.
«Si che mi piace, mamma..».
«E' tutto okay, Rob?», sporge una mano sul tavolo per prendere la mia. Mio padre alza gli occhi al cielo.
«Claire, lascialo in pace, per una volta che sta zitto e non rompe, lascialo stare» dice, ma mia madre continua a stringermi la mano. Ricambio la stretta ma poi tolgo la mano.
«Non ho niente, mamma, davvero» dico, per rassicurarla.
Lizzie mi dà un calcio da sotto il tavolo.
Con le labbra mima "che hai?". La mia sorellina che si preoccupa per me. "Niente", mimo. Ma lei non è convinta.
«Rob, mangia qualcosa, però..», mi riempie il piatto di pasta e io provo a sorriderle, ma mi esce una smorfia. Sorrido solo con Kristen; sorrisi veri intendo.
Mangio tutto quello che mi dà mia madre, ma quando mi alzo per tornare in camera mia mio padre ha ancora qualcosa da ridire.
«Ormai non lo riconosco più, Claire.. non parla, non sta con noi più di due minuti. Robert, tu hai qualcosa da dire a riguardo?», si rivolge a me come se si stesse rivolgendo a uno dei suoi dipendenti, e neanche uno di alto livello.
Mia madre mi guarda, mi prega con lo sguardo di non fare come faccio sempre, di non dire niente che potrebbe peggiorare ancora di più la situazione.
«No.. niente» dico, reggendo a fatica lo sguardo accusatorio di mio padre.
«Sicuro, figliolo? Perché sembra che non ti piaccia proprio stare con la tua famiglia».
«No..».
«No, cosa, Robert? Non capisco neanche più cosa dici, sei diventato un'altra persona in questi anni!» - ed è anche colpa tua, papà.
«Richard, per favore, non iniziate..», mia madre si mette in mezzo, lanciando uno sguardo omicida al marito.
«Claire, guardalo! Non ci sopporta!».
«Non ho mai detto questo...» dico, guardando solo mia madre.
«Si, certo.. non prendermi per il culo, Robert».
«Richard, basta!» mia madre è così arrabbiata da non accorgersi di aver lasciato la presa sul piatto che stava togliendo dalla tavola; il piatto cade in mille pezzi per terra, facendoci sussultare tutti. Lizzie si inchina subito per aiutare la mamma, seguita subito da me e Victoria. «Lasciate.. lasciate stare. Lizzie, vai in camera, Victoria.. anche tu. Robert..», mia madre sospira, rassegnata mentre si rialza con i cocchi del piatto fra le mani. «fai quello che vuoi. Io vado a letto. Richard?».
«Ti raggiungo subito, cara..», si scambiano un'occhiata fra di loro.
Mia madre e mio padre si amano.
In un modo che non posso capire, ma si amano.
Ma io sto rovinando tutto.

Pov Kristen

«Sei un coglione».
«Eh, che palle, non è niente».
«E' l'unica gonna decente che ho!».
«E' solo una piccola macchia..».
«Piccola? Tu questa la chiami piccola macchia, Taylor?», urlo, indicando l'immensa macchia di birra che si allarga inarrestabile sulla mia gonna nera.
«Sei sempre la solita esagerata, Kris.. dài, stai ferma, la sistemo io».
«Non puoi stare nel bagno delle femmine, fuori!» urlo, spingendo Taylor oltre la porta del bagno. Siamo nel ristorante da neanche un'ora e lui è già riuscito a macchiarmi la gonna. L'unica gonna decente che ho, l'ho messa solo per far contenta mia madre e ora è rovinata e non potrò metterla mai più. Forse però, sto solo facendo la melodrammatica: non sono mai stata una di quelle ragazze che si dispera per una macchia sulla gonna ma l'assenza di Robert stasera mi rende parecchio nervosa.. e facilmente irritabile. Non che mi dispiaccia stare con la mia famiglia, solo che vorrei stare con la mia famiglia e Robert. Ma io avevo questa cena e lui non mangiava con i suoi genitori da una vita - praticamente da quando stiamo insieme - e avevamo deciso che una sera non era niente per noi, ma a quanto pare non è così perché sento terribilmente la sua mancanza. Sopratutto ora.
Taylor sbuffa, ma esce.
Chiudo la porta e mi piazzo davanti ai lavandini, dandomi da fare per cercare di togliere quella dannata macchia.
Dopo qualche tentativo, si vede qualche debole risultato.
«Lasciamo perdere...», prendo il telefono e controllo se ci sono messaggi di Robert: niente.
A quanto pare lui sta molto meglio di me.
Sono io quella che si sta disperando per una macchia su una stupidissima gonna.
Quando esco, trovo mia madre ad aspettarmi.
«Come va' la gonna?» mi chiede.
 Faccio spallucce.            
«Dài.. vieni», rientriamo dentro il bagno e mia madre mi aiuta a togliere la macchia. Lei è decisamente più brava di me in queste cose e i risultati sono evidenti.
«Mamma..?».
«Mmh?», asciuga con calma la gonna con un fazzoletto.
«Secondo te.. io.. sto.. bene con.. le gonne?» chiedo, guardando il soffitto.
«Certo che stai bene con le gonne, tesoro. Perché me lo chiedi?».
«Così..».
«Dovresti metterle più spesso» mi suggerisce, alzandosi e sorridendomi.
«Non mi piacciono molto...».
«Lo so. Magari a Robert però piacciono», il suo sorriso si trasforma da amorevole a malizioso in meno di un secondo.
«Mamma!».
«Che c'è? Tuo padre insisteva sempre perché mettessi dei vestiti quando eravamo fidanzati. I maschi sono così. Robert non lo è?».
«No.. non.. lui.. no», no, Robert non mi ha mai costretta a mettermi una gonna o a vestirmi in un certo modo, sono sempre stata io a decidere che mettermi. Ma forse dovrei provare a mettermi anche qualcosa che piaccia a lui. Magari, se avessi messo una gonna ieri, adesso mi avrebbe mandato un fottuto messaggio!
«Capito», mi passa la mano sui capelli, facendomi una carezza, «Sai, penso che Robert sia proprio un bravo ragazzo. Mi piace».
«E' un bravo ragazzo, mamma, ha solo.. bisogno di tempo e.. attenzioni».
«Ho sempre avuto il sospetto che tu fossi la più matura, Kristen» mi dice, mentre si sistema i capelli davanti allo specchio, infilando frettolosamente le mani nella sua folta chioma nera.
«Che intendi?».
«Cameron passa da una storia all'altra, a volte mi chiedo se si sposerà mai.. Taylor e Dana non mi hanno mai fatto conoscere nessuna e sinceramente ne sono felice.. ma tu.. conosci Robert da davvero pochissimo tempo ma ti sei gettata a capofitto in questa storia. Alcuni lo definirebbero stupido, persino rischioso, io invece penso che l'amore sia una cosa bellissima e che bisognerebbe viverlo senza timori, dando tutto se stesso anche con il pericolo di restare feriti. Siamo fatti delle nostre cicatrici, Kristen. Anche io ho avuto il cuore spezzato prima di incontrare tuo padre e anche tu l'avrai, ma magari sarà la stessa persona che te l'ha spezzato a farti guarire. L'amore non ha regole, non bisogna credere a quello che dicono le persone. Io sono dell'idea che bisogna sbatterci la testa per capire le cose. Devi fare le tue esperienze, e io non ti proibirò certo di farle. Hai il mio pieno appoggio in questa storia, tesoro. Mio, di tuo padre, e anche dei tuoi fratelli.. per quanto possa contare il loro appoggio in circostanze come questa. Comunque sia, sappi che la tua famiglia ci sarà sempre per te, cuore spezzato o no».

Mentre torniamo a casa, Taylor mi chiede scusa per la gonna.
«Non importa» dico.
«Sul serio? Perché prima sembrava che avessi ucciso qualcuno e ora..».
«Ho detto che non importa, okay? E' solo una gonna», mi sistemo meglio sul sedile. Taylor accanto a me, Dana e Cameron vicino a lui, io vicino al finestrino.
«Non eri della stessa idea un paio di minuti fa'..» borbotta, facendo l'offeso. Dio, odio quando fa' il bambino.
«Taylor, è solo una fottuta gonna!» urlo.
Mio padre mi guarda dallo specchietto retrovisore.
«Kristen», mi rimprovera.
«Scusa, papà..».
«Taylor, lascia stare tua sorella» interviene la mamma.
Ci scambiamo uno sguardo complice.
Le sono davvero grata per quello che mi ha detto in bagno, significa molto la sua benedizione per me. So che potrò sempre contare sulla mia famiglia. A parte quando si tratta di gonne e di birra e di Taylor.
E sono felice che me l'abbia detto prima di partire di nuovo, domani mattina presto.
Lei e papà hanno alcune faccenda da sbrigare per lavoro; mamma partirà domani mattina per Los Angeles, papà invece andrà fuori città per un paio di giorni e tornerà la settimana prossima. Mamma lo raggiungerà dopo domani, in aereo. Mi mancano già.
Mi rifugio in camera mia ignorando le battute di Taylor; appena chiudo la porta della mia camera la prima cosa che faccio è strapparmi di dosso la gonna macchiata.
Guardo l'ora: dieci di sera.
Mi metto un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche lunghe vecchia e larga, ma mia, per una volta.
Mi infilo sotto le coperte e invio un messaggio a Robert, davvero non ce la faccio più.
Come sta andando? K.
Vedere che mi risponde subito mi fa' tirare un sospiro di sollievo, ma la risposta che leggo mi fa' sorridere come un ebete con il telefonino in mano.
Mi manchi.. R.
Mi manchi anche tu.. come è andata la cena con i tuoi? E le tue sorelle? K.
Quante domande! R.
Non fare l'idiota e rispondimi, ero in ansia per te, scemo. K.
Non devi stare in ansia per me, piccola, sono grande e so badare a me stesso. R
.
Ed è qui che ti sbagli, Rob.
Non puoi fare tutto da solo.
Non puoi continuare a fingere di stare bene quando io so benissimo che non è così.
So quanto gli costi stare con la sua famiglia per il modo in cui lo fanno sentire e mi dà sui nervi il fatto che lui si ostini a ignorarmi quando gli chiedo qualcosa a riguardo.
Mi dici che è successo, si o no?! K.
Niente! Che doveva succedere? Era una cena, Kristen! Una cazzo di cena, niente di più. Non è successo niente, che palle. R
.
Bene, adesso è pure arrabbiato con me, che gli ho solo chiesto che è successo e come stava andando.
Dalla sua risposta, e dal modo in cui ha cercato di sviare l'argomento per poi incazzarsi con me, deduco che qualcosa sia andato storto.
Qualcosa che lui non vuole dirmi.
E io non so che fare, come prenderlo.
Devo incazzarmi anche io?
Devo provare con le buone o con le cattive?
Decido di optare per una risposta neutra.
Come vuoi.. stai bene? K.
Si. R.
Mmh, perfetto.
La risposta neutra non ha funzionato, anzi, l'ha fatto incazzare ancora di più.
Okay... K.
Non so che dire, non so che fare.
Odio perdere il controllo della situazione.
Mi nascondo meglio sotto le coperte, in attesa di sentire il rumore della vibrazione del cellulare.
E aspetto.
Aspetto dieci minuti buoni, e ancora niente.
L'ansia lascia il posto alla rabbia.
Ma si può sapere che ha quel ragazzo? Prima è dolce, poi misterioso, poi incazzato e adesso.. adesso sparisce.
Rob? Ci sei ancora? K. gli scrivo.
Aspetto altri cinque minuti prima di ottenere una risposta.
Sono stanco, vado a letto, a domani. R.
Mi salgono le lacrime.
No, no, no.
Se c'è qualcosa che non va', puoi dirmelo.. K.
Non c'è niente che non vada, okay? Ho solo bisogno di stare un po' solo.. R.
Bugie, bugie, bugie.
Non è vero che va tutto bene, non è vero che non c'è niente che non vada.
Qualcosa è successo stasera e lui non vuole dirmelo.
E poi, l'idea di lasciarlo solo con i suoi pensieri non mi tranquillizza neanche un po', servirebbe solo a peggiorare la situazione.
Questa volta, decido di essere spontanea e rispondere dicendo esattamente quello che penso.
Non ti lascerò solo, che tu lo voglia o no. K.
Tremo, mentre aspetto la risposta.
E se mi mandasse a fanculo?
E se mi rispondesse che lui non mi vuole?
E se..
Sei tutto quello di cui ho bisogno ora, Kristen.. R.
Il mio cuore si ferma per un attimo.
Quello che a me sembra l'infinito.
Cosa posso fare per te..? Tutto quello che vuoi. K.
Sto venendo da te.. posso? R.
Oh, il mio piccolo Robert.
Tanto stronzo quanto insicuro e indifeso.
Casa mia è sempre aperta per te, ti aspetto fuori, scemo. K.

Pov Robert

Più mi avvicino alla casa di Kristen più penso che questa sia una cazzata.
Sono uscito di casa in tutta fretta, con mio padre che mi urlava dietro un sacco di belle parole - «Ci stai facendo impazzire, Robert! Che cosa ti stai facendo, eh? Bravo, si, scappa! Dove stai andando adesso? Ah, esci? Visto!? Sei una delusione, Robert
» - e mia madre che provava a calmarlo senza riuscirci. Sono riuscito a prendere la chitarra di Lizzie senza farmi vedere dai miei genitori, ma Lizzie mi ha visto mentre mettevo la chitarra nella custodia e mi ha bloccato l'uscita. «Che stai facendo?» mi ha chiesto, con il suo solito tono da saputella. Ha guardato la mia mano stretta nel manico della custodia come se avesse vinto una sua piccola battaglia personale, aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Ho alzato gli occhi al cielo e le chiesto cortesemente di sposarmi per lasciarmi passare. «Non so cosa stai combinando, Rob» ha detto, mentre si spostava dalla porta con grazia senza abbandonare quel sorriso fastidioso. «Ma se questo c'entra qualcosa con il sorriso che hai in questi giorni quando guardi il cellulare, allora non ti metterò i bastoni fra le ruote, ma voglio sapere tutto, okay?» avevo accettato giusto per farla stare zitto.
Il piano di sopra di casa di Kristen era tutto acceso.
Lei era seduta sul portico, con indosso solo un paio dei pantaloncini e una maglietta, le gambe strette al petto e i capelli dietro le orecchie.
«Ehi, scricciolo», provo a sembrare allegro, giusto per non farla preoccupare. Ma è già troppo tardi. Si alza di scatto, mi guarda, nota cosa ho in mano.
«Robert.. che.. che succede? Perché hai.. una chitarra?» mi chiede, gli occhi verdi spalancati.
«Possiamo parlarne dentro?».
«Ehm.. certo, non credo che darà fastidio ai miei.. solo.. fai piano, perché stanno tutti cercando di dormire, okay?».
«Va bene..».
Non mi degnò di una seconda occhiata: si girò per aprirmi la porta e mi precedette dentro casa.
Accese le luci del salotto, vuoto.
Continuai a tenere in mano la custodia della chitarra anche dentro casa.
Kristen si sedette sul divano, portandosi di nuovo le ginocchia al petto, diventando ancora più minuscola di quanto non fosse già.
«Ora mi dici che succede..?».
«E' complicato..».
«Capirò, Rob, ma tu devi spiegarmi. Che è successo stasera?».
«I miei...».
«Hai litigano con i tuoi genitori?».
«Solo.. con mio padre, penso...» dissi, in piedi davanti a lei.
«Che ti ha detto?», Kristen allunga una mano e stringe la mia, come per darmi forza.
«Tante cose... tipo che sono un fallimento e che non servo a un cazzo e che sarebbe stato meglio non avermi.. cose così, le solite, insomma...», dirle a voce alta fa' ancora più male che sentirle dire da lui.
«Non le pensava sul serio.. tuo padre.. lui.. ti vuole bene, ci scommetto».
«Non lo conosci, Kristen...».
«Tutti i papà vogliono bene al loro bambino, Rob, è una cosa naturale» dice, sicura di sé. Mi piacerebbe davvero tanto crederle.
«Forse i papà degli altri.. non il mio.. e sai qual'è la cosa peggiore? Ha ragione. Ha fottutamente ragione! Su tutto! Io.. io non sono bravo a fare niente, Kris! Non ho nessun talento, non sono capace neanche.. di avere te.. non me la merito una ragazza come te, e tu lo sai.. perché stai con me? Andiamo, ti ho trattato una merda all'inizio! Dovresti lasciarmi, o darmi uno schiaffo.. non.. non dovresti essere così buona con me.. perché tu lo sei.. buona.. sei la cosa più dolce, gentile e bella che mi sia mai capitata.. ma anche quella che merito di meno, perché faccio schifo», sfogarmi mi fa' bene, ma sfogarmi con Kristen mi rende quasi libero. Lei mi ascolta, mi osserva, non dice niente e mi lascia continuare a parlare, non c'è giudizio nel suo sguardo, mi sento perfettamente a mio agio a parlare con lei di questo, cosa che non mi è mai capitata fin'ora. «E mio padre ha ragione: ormai sono un peso per la mia famiglia, non rendo felice nessuno con la mia presenza in quella casa!», non mi dice neanche di abbassare il tono della voce e le sono grato perché ho davvero bisogno di buttare fuori tutta la rabbia che mi sto tenendo dentro da mesi - o forse anni - «Mia madre prova a farmi tornare com'ero prima.. ma è impossibile, perché io non ho più dieci anni e la speranza di essere notato, un giorno. Ormai ho capito che, nella mia vita, non farò mai niente. Niente, capisci...?», a questo punto lei si alza e mi circonda con le sue gracili braccia, che in questo momento sono la cosa più bella a cui posso aggrapparmi.
Mi fa' appoggiare la testa sulla sua spalle e io sfioro la pelle del suo collo con le labbra.
Voglio restare così per sempre.
«Tu non fai schifo, Rob..», mi sussurra all'orecchio, mentre mi accarezza i capelli, giocando con alcune ciocche.
«Mio padre ha ragione..».
«Tuo padre ha torto.. perché tu sei tutto quello.. Rob.. tu.. sei tutto ciò che di bello c'è al mondo» mi dice, e sento la sua voce spezzarsi. Sta per piangere. La stringo forte.
«Perché mi dici queste cose..? Non le merito».
«Chi ha deciso che tu non meriti niente dalla vita? Chi? Lo vorrei proprio sapere, perché io la penso in un altro modo».
«Kristen, sto rovinando la mia famiglia..», eccola la verità, nuda e cruda, e affilata come il coltello che sento infilarsi dentro il mio cuore mentre lo dico.
«L'unica cosa che sta rovinando la tua famiglia è tutto l'odio che c'è dentro, ma tu non ne sei il responsabile..», sento qualcosa di caldo e bagnato cadere sulla mia guancia. Una lacrima. «Non devi perdere fiducia in te stesso solo per questo..».
«Solo per questo? Kristen.. tu.. tu non hai idea di come mi sento.. di cosa ho dovuto passare», cerco di addolcire il tono, ma la freddezza delle mie parole arriva forte e chiara.
«Perché tu non me lo dici.. ti prego, parla con me.. sono qui per te, amore...».
Amore.
Amore.
Amore.
Mi ha chiamato amore.
«Oh, piccola...», mi allontano un po', solo per poterla guardare in faccia. «Sei la cosa migliore della mia vita.. anche se non ti merito, ti voglio con me, per sempre».
Accenna un sorriso fra le lacrime.
«Per sempre? Da quando sei romantico?» mi prende in giro.
Le accarezzo una guancia, asciugandole qualche lacrima.
«Da quando ti conosco».
Kristen arrossisce, abbasso lo sguardo, imbarazzata.
«Hai.. hai portato la chitarra.. posso chiederti il motivo?», cambia argomento.
Già, la chitarra.
Adesso la mia idea mi sembra ancora più ridicola.
Cosa mi aspettavo?
Ma ormai è troppo tardi per tirarmi indietro.
Provo a sembrare tranquillo mentre la bacia sulla guancia e vado a prendere la custodia della chitarra.
«Rob..? Che..».
Apro la custodia e prendo la chitarra.
Mi siedo per terra, stringendo forte il manico della chitarra.
«Questa canzone.. ho iniziato a scriverla con Marcus.. ma non l'abbiamo mai finita..» le spiego.
Lei si siede davanti a me, incrociando le gambe.
«Hai una chitarra in mano..» dice, constatando l'ovvio. Sorride, sembra quasi.. fiera di me.
«Già..», non posso fare a meno di ricambiare il suo sorriso, «Comunque.. ehm... non avrei mai pensato di finirla da solo.. fino a stasera», smetto di parlare e inizio a muovere le dita sulle corde, mentre le prime note della canzone riempiono la stanza. «I was broken..», non pensavo che sarebbe stato così facile ma le parole mi escono naturali, come se venissero direttamente dal.. cuore, quel posto che - ormai ne sono certo - è pieno di Kristen, dei suoi sorrisi, dei suoi occhi verdi, del rossore sulle sue guance, delle lentiggini sul suo viso, di ogni suo piccolo particolare.« E tu.. tu cammini tra queste strade solitarie verso cui le persone ti mandano.. ci sono ferite che non puoi medicare, ma volevo farlo... sono libero da tutte le cose che animano i miei amici. Ma io rimarrò in ascolto fino alla fine, so che posso afferrare la luna. Tra l'ombra che brucia e la luce che svanisce. Sono stato a pezzi per molto tempo.. ma adesso è finita» canto l'ultimo pezzo guardando dritto in quei magnifici occhi verdi, lucidi per colpa delle lacrime che sta trattenendo. «Ma è finita ora... per merito tuo, piccola».
Kristen si asciuga una lacrime che le è scappata. «Robert.. è magnifica» mi dice, gattonando verso di me. La mia gattina.
Appoggio la chitarra e prendo una cosa altrettanto preziosa fra le braccia: Kristen.
Mi getta le braccia al collo, sedendosi sulle mie ginocchia.
«E' una canzone meravigliosa, con parole incredibilmente significative per me.. e ti ringrazio per averla cantata per me, so quanto ti sia costato.. oh, Rob.. sei incredibile, hai un talento straordinario, lo sai? La tua voce è..» arrossisce, muovendo gli occhi avanti e indietro, indecisa su dove posare il suo sguardo. «è.. sexy».
Rido,
«Sexy? Grazie!».
«Di niente...», mi prende il viso fra le mani, accostando il suo viso al mio, «Un giorno, anche io ti canterò una canzone così.. te lo prometto».
«Non vedo l'ora di sentirla..».
Poso le mie labbra sulle sue.
Non c'è più spazio per le parole, la canzone risuona ancora nelle nostre teste mentre faccio sdraiare Kristen per terra e mi poso su di lei, puntellandomi con i gomiti per non darle peso. Le scosto una ciocca di capelli dal viso,
«Sei bellissima...» le dico, prima di tornare sulle sue labbra, l'unico posto al mondo in cui mi sento perfettamente me stesso, come sempre quando si tratta di lei.
Kristen gioca con i miei capelli dietro la nuca, provocandomi tanti piccoli brividi.
«Rob.. prima.. prima ti ho.. chiamato.. in un modo che.. scusami.. non so se tu.. vuoi o..». La metto a tacere con un bacio, adagiandomi completamente sopra di lei, sperando di non farle troppo male - è così piccola - «Kristen..devo confessarti un segreto». Mi guarda seria, quasi preoccupata. Mi viene da ridere, ha una faccia davvero buffa quando si sforza di restare seria. Affondo i miei occhi nei suoi. Ghiaccio contro pietre preziose. Blu e verde. Freddo e caldo. Odio e amore. Durezza e bellezza. Siamo così diversi, eppure lei mi ha salvato. «Kristen, tu sei l'amore».

Pov Kristen

Tu sei l'amore.
Tu sei l'amore.
Tu sei l'amore.
L'aveva detto davvero o era solo un magnifico sogno dal quale mi sarei presto risvegliata? Sperai di no.
Guardai Robert negli occhi, quei due magnifici occhi di ghiaccio che avevo imparato a conoscere e amare in così poco tempo. Amare. Già, perché ora capivo che cosa stavo provando, ma era ancora troppo presto, non potevo dirglielo, neanche dopo che lui mi aveva detto una cosa del genere. Avevo paura. Non volevo restare ferita, anche se sapevo che Robert non mi avrebbe mai fatto del male, non di proposito. Ma io non volevo essere ferita neanche per sbaglio. Volevo godermi ogni cosa con il giusto tempo, e per ora la situazione mi andava bene così. Robert era qui, con me, e io ero felice. Almeno questo, glielo dovevo.
«Robert..».
«Si, piccola?».
«Sono felice.. grazie a te» dico, arrossendo come sempre. Lui sorride, io sorrido, è meravigliosa questa nostra sincronia.
«Non sono mai stato più felice di così in vita mia.. ed è merito tuo, scricciolo», mi bacia la punta del naso.
Rido sottovoce e lo attiro di nuovo verso di me.
I suoi baci sono come aria per me.
Mai stata baciata da labbra tanto desiderate.
Ricambio ogni bacio come se fosse l'ultimo e con la paura che lo sia.
«Rob.. Rob.. » sussurro, senza sosta.
«Mmh.. sei così bella, Kristen..», mi stringe forte fra le sue braccia, il mio porto sicuro.
Il bacio si fa' sempre più intenso, mentre mi sdraio di nuovo per terra.
Le sue braccia ai lati del mio corpo, mi impediscono di allontanarmi, cosa che non farai mai comunque.
Stringo le mani a pugno contro la sua maglietta, un po' nervosa. Eppure, so che andrà tutto bene.
Robert si è aperto con me.
Forse non del tutto, ma sta facendo dei piccoli progressi.
In meno di un secondo, la situazione viene ribaltata.
Robert mi porta sopra di lui, mentre entrambi ci solleviamo di qualche centimetro per facilitare il bacio.
Mi aggrappo a lui, che sembra quasi.. trattenersi.
Non voglio che lo faccia.
Di cosa ha paura?
Io mi sto lasciando andare, io sono.. «Io sono tua».
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Pov Robert

Mia.
Lei è mia.
Me l'ha detto lei.
Mia, mia, mia.
Me la merito? Neanche un po'.
La voglio? Più di ogni altra cosa al mondo.
Non ho mai voluto una cosa così tanto in tutta la mia vita.
La desidero come un uomo che sta affogando desidera aria.
E io sto affogando.
Sto affogando dentro Kristen ed è la più bella morte di sempre.
Le sue braccia, i suoi baci, le sue carezze, mi salvano ogni giorno.
Ogni secondo.
Ogni istante.
Lei mi ha salvato il giorno in cui ho incrociato il suo sguardo.
Ma se lei è mia, io allora.. «Io sono tuo».
Sento il suo sorriso crescere contro le mie labbra.
«Non avere paura di toccarmi allora...».
Non ho paura Kristen.
Ho solo..
«Non voglio farti male..» ammetto.
«Io mi fido di te».
Ma io non mi fido di me stesso.
Per evitare di rispondere, riprendo a baciarla.
Provo sul serio a lasciarmi andare, ma ogni volta che la sfioro mi torna in mente quanto sia piccola e innocente.
Non posso. No, proprio no.
Ma, per una volta, non sono io a rovinare il momento.

John Stewart e sua moglie sono di fronte a noi.
Kristen e io ci dividiamo di scatto, imbarazzati come non mai. Merda, è tutto quello che riesco a pensare. Ecco, ora mi cacciano via a calci.
«Robert», è Jules a rompere per prima il silenzio, «come mai sei qui? Non è un po' tardi?».
«Ecco.. ehm.. in effetti, si ma..».
«L'ho invitato io» mi salva Kristen, «abbiamo litigato e volevo.. fare pace».
«Lo vedo...» borbotta il signor Stewart.
«John», la moglie gli lancia un'occhiataccia, «Robert, sono felice che.. tu e Kristen abbiate chiarito, ma.. i tuoi genitori sanno che sei qui?».
«Ehm...si», mento.
Jules mi guarda sospettosa, ma non dice niente.
«Be', è tardi..», John Stewart mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi e io l'afferro subito, anche se vorrei restare seduto vicino a Kristen. «Kristen, dovresti essere a letto a quest'ora, e anche tu Robert..».
«Giusto», Jules mi sorrise, e per un secondo mi sentii bene, accettato. La famiglia di Kristen non era come la mia, non voleva essere scortese. Ma quello che disse Jules era sconvolgente anche per me, «Kristen, tesoro, perché tu e Rob non andate a dormire? Camera tua ha un letto abbastanza grande, no?».
John guardò sconvolto la moglie.
«COSA!?».
Jules alzò gli occhi al cielo.
«Come se noi non l'avessimo mai fatto a casa mia.. John, non c'è niente da temere, Robert è un bravo ragazzo, e io mi fido di Kristen. Non sono così sconsiderati da fare qualcosa di sconveniente sotto questo tetto, non è vero, Rob?», lo sguardo metà divertito e metà serio di Jules si posò su di me, che ero ancora sotto shock.
«N..no, c..certo.. certo che no» balbettai come un idiota.
Jules sollevò le braccia,
«Visto, John? Sono bravi ragazzi e hanno bisogno di dormire. Non voglio lasciar andare in giro Robert, di notte, per le vie di Londra, da solo. E' un ragazzo, Kristen si fida di lui e io mi fido di lei. Questione chiusa. Ma...», adesso la sua espressione non lasciava dubbi: era seria. «Non fatemi pentire di quello che vi sto offrendo, okay? Kristen, so che sei una ragazza giudiziosa, quindi.. abbi rispetto per te stessa. Quanto a te, Robert.. so che rispetti mia figlia».
Annuii più e più volte.
«Posso non avere rispetto per me stesso, signora Stewart, ma porto il massimo rispetto per sua figlia, può starne certa».

La camera di Kristen era semplice, come lei.
Mura bianche, qualche poster, letto a una piazza e mezza con coperte viola e nere; attaccate alle pareti e alle ante dell'armadio c'erano parecchie foto di lei da piccola con i fratelli o con i genitori. Mi soffermai su una foto in particolare: Kristen doveva avere circa tredici, quattordici anni, era in costume da bagno, su una barcarola, insieme ai suoi fratelli. Sorrideva, e sembrava davvero felice. Era spensierata, con i capelli corti fino alle spalle, gli occhi vispi, il viso lentigginoso, i fratelli intorno a lei come a proteggerla. Era incredibile che quella stessa ragazza adesso fosse diventata così femminile senza neanche accorgersene. Accanto, c'era una foto più recente, stavolta su uno yacht, con un ragazzo - Cameron, la riconobbi grazie ai tatuaggi sulle braccia - e questa volta Kristen mostrava tutta la sua femminilità, ma era come se non ne fosse consapevole. Era questo il vero pregio della bellezza di Kristen: non sapeva di averla. Era bellissima e non lo capiva. Ma ero lì apposta per ricordarglielo. http://25.media.tumblr.com/tumblr_m8wffiiaWM1rwluhuo1_500.jpghttp://25.media.tumblr.com/tumblr_m8wffiiaWM1rwluhuo2_500.jpg
Sentii Kristen dietro di me.
«Ma che guardi?» mi chiede.
«Te..» rispondo, indicando quelle due foto.
«Per favore, non farlo.. ero orribile da piccola, non che ora sia meglio, ma...», mi volto verso di lei, sollevando le sopracciglia così tanto che farla sorridere.
«Ma si può sapere di cosa stai blaterando? Eri bellissima e lo sei anche ora», la bacio sulla fronte, godendomi il rossore che le provoco ogni volta. Lo adoro.
«Mi piace quando mi dici che sono bella... non me lo dicono in molti. Cameron qualche volta dice che sono "carina", ma lui non conta..», nasconde il viso nel mio petto.
«Sei bella...» le sussurro all'orecchio.
«Mmh.. Rob..», le sue labbra sono meno timide rispetto a prima e raggiungono le mie prime che io possa dire anche solo un'altra cosa.
La bacio mentre mi sfilo la giacca di pelle.
Cadiamo ridendo sul letto, continuando a baciarci come se non esistesse nient altro al mondo.
Mi sfilo le scarpe e mi infilo nel letto insieme a Kristen, che si accuccia sul mio petto come una gattina, facendo le fusa.
Indosso ancora i jeans e la maglietta ma sento comunque la pelle calda e scoperta di Kristen che struscia contro il tessuto ruvido dei miei pantaloni.
La stringo a me, accarezzandole le braccia, coperte solo dal sottile strato di stoffa della maglietta che indossa.
La bacio sulla fronte, ma lei si solleva un po' facendo peso sul gomito e mi guarda in faccia, mordendosi il labbro.
«Rob...», per la prima volta da quando la conosco intravedo nel suo sguardo qualcosa di diverso, come.. desiderio. Timido, innocente, fragile e delicato come ogni cosa in lei, ma pur sempre desiderio. E quando Kristen inclina la testa per baciarmi, ne ho la conferma: c'è desiderio in questo bacio. E io non posso fare a meno di ricambiare, con più slancio di quanto avrei voluto e di quanto sarebbe conveniente.
«Rob..» continua a chiamarmi.
E io rispondo nell'unico modo che conosco.
Con più delicatezza di quanto avrei mai pensato di essere capace, faccio adagiare Kristen sul letto, sistemandomi sopra di lei.
Non smetto un attimo di baciarla.
Lei gioca con i miei capelli.
Io le accarezzo il fianco mentre le mordo piano le labbra.
Mi sembra di sentire un suo gemito, è così silenzioso che forse me lo sono solo immaginato.
Infilo la mano sotto la sua maglietta e sfioro la sua pelle calda, la pancia morbida.. salgo più in alto.
Ostacolo numero uno: coppa del reggiseno.
Ne sfioro un paio di volte il contorno, come se stessi tastando il terreno: Kristen non dice niente e continua a baciarmi.
«Rob.. per favore», non capisco cosa voglia da me, ma vorrei tanto darle tutto quello che vuole.
«Ci sono i tuoi in casa, Kris..» le ricordo, non sapendo bene cosa dire.
Mi spinge via, mettendosi seduta sul letto. Mi lancia un'occhiataccia. «Ma possibile che voi ragazzi pensate solo a quello? Non posso semplicemente desiderare che il mio ragazzo stia un po' con me? No. Dobbiamo per forza...», abbassa lo sguardo, non ha il coraggio di guardarmi mentre parla di un argomento che per lei è ancora estraneo, al contrario di me che lo conosco molto bene. «Io volevo solo...coccole», diventa rossa come non mai.
«Coccole?» chiedo, confuso. Non credo di capire.
Kristen sbuffa.
«Baci...carezze...niente di più...più o meno. E' chiedere troppo? Ho sedici anni, Rob...».
«Non ti sto obbligando a fare niente, piccola..».
Il suo sguardo si addolcisce.
«Davvero..? Perché.. per me.. per me è tutto.. nuovo, ma se tu.. se tu, hai.. hai».
Con uno scatto l'afferro per le gambe e la faccio di nuovo sdraiare, facendola però anche urlare di sorpresa.
Mi getto su di lei, più precisamente mi getto sulle sue labbra, bellissime e mie.
«Cosa hai detto che vuoi?», le stringo i fianchi, baciandole la punta del naso, poi le guance e anche le palpebre.
«Coccole..», vedo un guizzo di divertimento nei suoi occhi verdi. Mi faccio subito contagiare dal suo buonumore. «Voglio tante coccole dal mio ragazzo!».
La bacio, la stringo, le accarezzo le braccia, la pancia, scendo un po' troppo in basso e risalgo per poi dover scendere di nuovo giù. Tocco parti del suo corpo che non avevo mai avuto il coraggio di sfiorare, ma senza mai esagerare e lasciando stare le zone pericolose. Kristen sorride, mi lascia fare, ricambia ogni bacio e mi accarezza a sua volta e ogni suo tocco è una benedizione per me. Mi sfila la maglietta e appoggia il viso sul mio petto, chiudendo gli occhi.
 «Tante coccole per la mia piccola..» le sussurro all'orecchio. Lei sorride, sempre con gli occhi chiusi.
«Mmh.. buonanotte, Rob».
«Sogni d'oro, amore».

_______________
ciao!
mi piace quello che ho scritto!
spero che piaccia anche a voi.
ho cercato di essere meno "volgare" in questo capitolo, ma.. scusate, io sono così. le parolacce sono parte di questa storia.
volevo chiedervi anche una cosa - ve lo chiederò in ogni capitolo, scusatemi - ma quale è stata la vostra parte preferita? mi serve per scrivere e capire cosa volete, per accontentarvi almeno un po', ma ricordate che la storia è già scritta nella mia testa.
bene vi lascio.
ps. le foto sono vere e quelli sono i veri fratelli di kristen.
pps. riguardo allo scandalo: FUCK THIS SHIT, love.










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Capitolo 15
*** thank you. ***


Pov Robert

Una luce proveniente dalla finestra mi sveglia.
Per un attimo, sto per maledire il sole che è sorto, come ogni mattina, ma poi mi ricordo di chi ho accanto a me e sorrido. Volto lentamente la testa verso Kristen, che dorme ancora, il viso sul mio petto, le gambe intrecciate alle mie, il suo braccio appoggiato sul mio stomaco, le sue mani che mi sfiorano il fianco e poi si stringono a pugno sulla mia maglietta mentre dorme. E' la cosa più dolce e innocente che io abbia mai visto e vorrei restare a guardarla dormire per sempre. Le accarezzo i capelli facendo attenzione a non svegliarla, godendomi della perfezione di quel momento. Non riesco a crederci: ho dormito con Kristen e sono stato in grado di non toccarla neanche una volta in quel senso, non mi era mai capitato prima d'ora. E come avrei potuto?, Kristen vale molto di più di una scopata e via.
Le sistemo una ciocca di capelli.
Persino le sue orecchie sono carine.
Kristen si muove un po', stringendo ancora di più la mia maglietta e poggiando le sue labbra sul mio petto.
Mi bacia il petto, timidamente. Si è svegliata.
«Mi stavi guardando dormire..?» mi chiede, continuando a tenere le labbra premute contro il mio petto. Sono calde e morbide.
«Scusa, non volevo svegliarti» le dico, accarezzandole una guancia e facendola sorridere.
«Non importa.. mi piace svegliarmi così» dice, sollevando finalmente il viso e aprendo gli occhi, mostrandomi quelle due gemme che tiene al posto delle iridi.
«Anche a me..», sollevo il suo viso mettendo un dito sotto il suo mento, finché le mie labbra non raggiungono le sue. «Buongiorno».
«'Giorno..».
Appoggia di nuovo la testa sul mio petto e chiude gli occhi.
Le accarezzo la schiena, facendola rilassare; si accoccola meglio sopra di me.
«Non vorrei rovinare il momento.. ma dobbiamo andare a scuola» dico.
«Fottiti, non vado a scuola oggi, Rob».
«Eh, che linguaggio!», le scompiglio i capelli, facendola ridere.
«Ho sedici anni, sono grande, decido io».
«Mmh, io ne ho quasi diciannove.. mi arresteranno, ne sono sicuro», rido, anche se sono divertito solo per metà. Potrebbero davvero arrestarmi.
«Non andiamo a scuola, oggi.. per favore» mi prega, poggiando le mani sul mio petto.
«Non decido io, decide tua madre.. e tuo padre».
«Mmh.. che palle».
«Dài..forse, scricciolo, dobbiamo alzarci».
Ci mettiamo seduti sul letto.
In quel momento la suoneria del mio cellulare si fa' sentire, così mentre Kristen si alza io allungo una mano e afferro il mio cellulare, ancora infilato nella tasca della mia giacca, buttata per terra. Apro il messaggio, è di Tom: "Amico, c'è una festa stasera! Ti faccio sapere meglio dopo! T". Una festa? Guardo Kristen: sta cercando qualcosa da mettersi nell'armadio. Potrei andarci con lei. Ma glielo chiederò dopo, adesso non ne ho proprio voglia, non rispondo neanche al messaggio di Tom e spengo il cellulare.
Kristen si gira verso di me e sorride, ricambio. In mano ha un paio di jeans, una canottiera nera e una felpa dello stesso colore, insieme all'intimo, che nasconde imbarazzata sotto la felpa. 
«Ehm...vado a cambiarmi in bagno, poi ti dò il cambio. Puoi usare il mio spazzolino e se vuoi fare una doccia.. c'è tutto quello di cui hai bisogno. Okay, ehm.. vado, ci metto un attimo», scappa nascondendosi in bagno.
Sorrido.
E' davvero bella quando si imbarazza.
Amo questa sua timidezza, così rara ormai.
Mi alzo e appoggio il cellulare sul comodino, e solo in quel momento noto un fogliettino scritto con una calligrafia che non conosco.

Robert,
io e mio marito siamo dovuti partire prima
, non ho voluto svegliarvi perché sembravate così sereni... quindi, ti prego di fare pure come se fossi a casa tua, anche se so già che Kristen ha già pensato a farlo. Dì pure a Kristen che se vuole, può saltare la scuola, di solito quando partiamo è sempre un po' triste quindi ti pregherei di starle vicino. Non so se vuole a dirtelo, ma sono felice che ci sia tu nel suo letto stamattina, perché ha davvero bisogno di una persona che le stia vicino mentre io e suo padre stiamo via. Ti affido mia figlia, Robert.
Grazie, di tutto.
Dì a Kristen che le vogliamo bene e che le telefonerò appena potrò.
A presto,
Jules.

La prima cosa a cui penso è: Jules, la madre di Kristen, è entrata in camera e mi ha visto mentre dormivo nello stesso letto con sua figlia.
La seconda è: ha fiducia in me e io non voglio deluderla in nessun modo.
Faccio una palla di carta con il foglietto e me lo infilo in tasca, mentre aspetto che Kristen esca dal bagno.

Pov Kristen

Mi guardo allo specchio.
Penso di aver mai avuto quel sorriso in faccia prima d'ora. E' un sorriso completamente da quelli che ho di solito.
Ho dormito con Robert, e avrei voluto restare in quel letto per sempre. Per sempre, per sempre, per sempre.
Mi infilo sotto la doccia mentre ripenso a stanotte: i baci, le carezze, il modo in cui mi toccava. Nessuno mi aveva mai toccato in quel modo e devo ammettere che mi piace. Non penso che mi piacerebbe se fosse qualcun altro, è proprio il modo che ha Robert di sfiorare la mia pelle che mi piace, mi fa' sentire amata, voluta e desiderata. Per la prima volta in vita mia, non ho paura a lasciarmi andare. Non a letto, con Robert. Forse.. forse dovrei dargli qualcosa in cambio, forse sono pronta, forse voglio davvero avere la mia prima volta con lui. Ma lo conosco da poco, voglio aspettare un altro po'. Almeno tre mesi. No, impazzirebbe, è un ragazzo.
L'ansia inizia a salire.
No, no, no.
Non ora.
Non ora, per favore.
Ma i pensieri iniziano a girare nella mia testa.
E' un ragazzo, non ti aspetterà per sempre.
Ma lui è Robert! Lui.. lui cosa? Non ti ama! Ti vuole solo per portarti a letto e non fai neanche quello! Si stancherà!, no, non è vero. Quella fastidiosa vocina nella mia testa continua a torturarmi. Mi lascio scivolare lunga distesa nella vasca, lasciando che si riempia sempre di più. Stanotte te l'ha fatto capire. No, stanotte è stato dolce, non mi ha forzato, non vuole farlo. Lui mi aspetterà. Non è vero. Si, invece. Se non gli darai ciò che vuole, se ne andrà, ti lascerà sola. Sola, sola, sola, sola! Resterai sempre sola, Kristen, perché non gli hai dato ciò che voleva da te! No, basta per favore.. trattengo le lacrime e mi prendo la testa fra le mani. Il vuoto freddo e famigliare inizia a formarsi al centro del petto, odio quella sensazione. Vuoi restare sola? No.. no. Vuoi stare sola per tutta la tua vita, Kristen? No. Allora dagli quello che vuole. Sai cosa vuole vero? Robert è diverso, lui vuole me, non il mio corpo. Vuole me. La mia mente, il mio carattere, vuole conoscermi, lui mi apprezza per quella che sono. Noi.. voi, cosa? Voi non siete niente. Ti sta solo usando. «Non è vero!» urlo, senza neanche accorgermene. L'acqua ormai sta quasi per stra bordare e ogni movimento che faccio butta acqua sul pavimento del bagno. Non ti ama. Nessuno ti ama, Kristen.
«Basta! Basta!», affondo la testa sott'acqua e urlo, con tutto il fiato che ho in gola.
Non è possibile.
Non di nuovo.
Aveva smesso.
Era andata via.
Perché è tornata proprio ora?
Perché tu hai bisogno che qualcuno ti dica la verità.
Emergo di nuovo la testa dall'acqua.
«Robert mi vuole bene...».
No, non è vero. Vuole solo scoparti e visto che tu non vuoi, andrà via.
«No.. no.. no..», continuo questa cantilena, dondolandomi tenendo le gambe premute contro il petto, finché ormai c'è più acqua sul pavimento del bagno che nella vasca.
«Kristen!», la voce di Robert mi fa' sollevare di colpo lo sguardo.
Sta sbattendo i pugni contro la porta.
«Rob.. va.. va tutto bene...» dico.
«Stavi urlando, che succede?» chiede, e sento dalla sua voce che è preoccupato.
E' preoccupato per me.
Sorrido.
«N..niente, sono.. sono caduta» mento.
«Sei caduta? Ma.. okay, devo entrare?».
«N..no! Robert.. sono.. sono nella vasca da bagno, non puoi entrare..», ne morirei.
«Okay, ma.. ti sei fatta male?» insiste.
«No..».
«Sicura?».
«Si...», in realtà, mi fa' male la testa, ma non per una caduta.
«Okay.. sei hai bisogno di qualcosa, sono qua fuori. Ah, e comunque possiamo saltare la scuola oggi».
«Davvero? Grande! Come mai hai cambiato idea?».
«Quando esci ti spiego..».
«Va bene...».
Esco dalla vasca e mi copro con un asciugamano.
I capelli fradici mi bagnano la schiena mentre vado davanti allo specchio.
Provo a spazzolarmi i capelli, togliendo ogni nodo con calma, ho bisogno di stare un po' da sola per riprendere fiato.
Che brutti capelli.
No, basta.
Mi sforzo per fingere un sorriso davanti allo specchio.
Non posso crollare, non ora.
Robert si stancherà, lo farà, è sicuro.
Prendo un bel respiro e apro l'armadietto dietro lo specchio del bagno, dove tengo dentifricio, spazzole, elastici, deodorante, creme e.. medicine.
Non posso abbattermi o lasciarmi sopraffare, non ora che tutto sta andando come ho sempre voluto.
Apro il piccolo contenitore.
E' mezzo vuoto, non lo apro da due anni ormai. Me lo sono portato dietro durante il trasloco sperando di non doverlo mai più aprire, e invece eccomi. Prendo un bel sorso d'acqua e mando giù la pillola.
Sento la morsa nel petto allentarsi.
Scompare solo dopo qualche minuto, che passo aggrappata al lavandino.
Finisco di vestirmi, lascio i capelli bagnati sulle spalle ed esco dal bagno.
Robert è seduto sul letto e solleva subito la testa appena apro la porta.
«Tutto okay?» chiede, alzandosi per venirmi incontro. «Parlavi.. da sola».
«Non è vero» dico subito, evitando il suo sguardo.
«Kristen, c'è qualcosa che non va'?».
«No», la mia voce è secca, quasi acida. Addolcisco lo sguardo. «Preparo la colazione mentre tu ti fai la doccia, a dopo», mi alzo sulle punte per dargli un bacio e fuggo via prima che possa farmi altre domande a cui non saprei dare risposta.

Cameron è in cucina.
Sta bevendo un caffè appoggiato contro il bancone della cucina e mi guardo sorpreso mentre scendo le scale.
«E tu che ci fai qui? E la scuola?».
«No, Cameron, non è giornata..» dico, ignorandolo e andando verso il frigo.
«Okay, ma.. perché non sei a scuola?», Cameron mi viene dietro, sempre con la tazza di caffè in mano.
«Non vado a scuola oggi».
«Come mai?».
«Cameron!», mi giro verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, «Non rompere, okay? Non farmi domande di prima mattina».
«Come ti pare..», finisce di bere il suo caffè, mentre mi osserva preparare la colazione per me e Robert: pancetta, bacon, toast, succo d'arancia, caffè per me, thé per lui, cioccolata da dividere, preparo ogni genere di cosa perché non so come sia la colazione di un inglese. Sono abituata a mangiare quello che mi prepara mia madre la mattina, ma non so se Robert ha ancora qualche abitudine inglese che vuole conservare anche qui. In ogni caso, ho il thé.
«Cazzo, Kristen! Mangi tutta quella roba? Ma se tu non mangi mai un cazzo!».
«Evita di urlare di mattina, Cam» gli dico, mentre sistemo la roba sul tavolo.
«Aspetta..», mi blocca la mano, con ancora il piatto con il pane tostato sopra, «c'è Robert in camera tua, vero?». Arrossisco, adesso penserà male.
«Non.. non sono affari tuoi...» dico, togliendomi dalla sua presa.
«Perché Robert è in camera tua? Quando è arrivato? Perché è qui? Che ha fatto? Che avete fatto?», mi inchioda con lo sguardo.
«Niente! Abbiamo.. abbiamo solo dormito, mamma gli ha dato il permesso».
«Mamma gli ha..», impreca e si porta una mano fra i capelli, tagliati di recente, «Okay, come ti pare. Fai quello che vuoi, hai ragione: non sono affari miei».
«Cam, dài.. non fare così adesso», lui mette via la tazza nel lavandino e va' verso la porta di casa.
«Cam!» lo chiamo, ma lui non si gira.
«Cameron, aspetta!».
«Non abbiamo fatte niente, te lo giuro!», non so neanche perché glielo sto dicendo.
«Cameron!», finalmente si ferma, anche se ha una mano sul pomello della porta.
«Kristen, io lo so che tu sei grande e fai quel che cazzo che vuoi, ma devi capire che.. devi stare attenta, okay? Perché mamma potrà anche aver dimenticato, ma io no e non voglio più vederti in quello stato! E tu lo sai, lo sai, quanto è facile cadere di nuovo in quella situazione, per te», le sue parole mi feriscono, e non perché siano cattive, ma perché ha ragione e la scenata del bagno di poco fa' gli dà ragione.
«Lo so... starò attenta», abbasso lo sguardo.
«Un cuore spezzato può costarti tanto» mi ricorda.
«Ho capito, Cam..».
«Non voglio rovinarti tutto, Kristen, ma.. ho solo paura che tutto torni come due anni fa', capisci?».
«Avevate promesso che non ne avremo più parlato!» urlo, gli occhi lucidi.
«Se tu ti dimentichi io mi sento in dovere di ricordarti che..».
«Dimenticare?», gli punto il dito contro, furiosa, «Ti sembra che io sia in grado di dimenticare? Non posso, Cameron! Vorrei, ma non posso».
«Va bene, va bene...» si arrende Cameron. Si strofina la faccia con le mani, stanco. Il caffè non ha fatto nessun effetto. «Dana è già a scuola, anche Taylor, e io devo uscire ora.. ce la fai a stare da sola in casa con Robert senza combinare casini?».
«Come sei spiritoso..».
«Lo so, sono molto spiritoso», ma non sta ridendo neanche lui.
Mi bacia sulla fronte.
«A stasera, Kris».
«A stasera, Cam».

Pov Robert

Mi asciugo i capelli davanti allo specchio, strofinandoli con l'asciugamano per poi lasciarli bagnati. Kristen ha detto che posso usare il suo spazzolino quindi mi guardo intorno cercando quello che mi serve. Apro l'armadietto, dentro c'è tutto. Ma appena provo a prendere il dentifricio un sacco di roba cade nel lavandino, fra di loro due piccoli contenitori che si aprono facendo cadere fuori delle pillole.
«Piccole? Ma che cazzo..», sistemo di nuovo la roba nell'armadietto, ma tengo i due contenitori.
La è una confezione di valium a metà.
L'altra non la conosco, ma è praticamente vuota.
Perché Kristen ha una confezione di valium nell'armadietto del bagno?
Il valium è un calmante, se non ricordo male.
Probabilmente.. probabilmente ci deve essere un motivo valido.
Ma quale?
Rimetto tutto apposto e finisco di cambiarmi.
Mi vesto con la stessa roba che avevo il giorno prima e scendo al piano di sotto, dove Kristen ha praticamente preparato la colazione per un intera famiglia. Per un secondo mi immagino una scena del genere, ogni mattina, per il resto della mia vita: Kristen ai fornelli, la tavola imbandita, io che mi sveglio tardi e trovo lei, tutta per me, sempre. Sarebbe un sogno. In un attimo mi sono già dimenticato di cosa ho trovato in bagno e tutta la mia attenzione va' a Kristen, che mi dà le spalle mentre sistema una caraffa di succo d'arancia sul tavolo. Facendo attenzione e non farla spaventare mi avvicino e l'abbraccio da dietro.
«Tutto questo è per me..?» chiedo, appoggiando le labbra sul suo collo. Sussulta, ma inclina il collo per facilitarmi i movimenti.
«Dipende.. stai parlando della colazione o del mio collo?», intreccia le sue mani alle mie, portandole sulla sua pancia.
«Tutte e due..».
«La colazione è per te».
«E il collo..?»
«E' mio, il collo».
«Come? No.. è mio», le lascio un bacio dolcissimo sul labbro, non credevo neanche di essere capace di tanta delicatezza. Lei sembra gradire.
«E' ancora tuo?», mordo piano la pelle, mentre lei inclina la testa all'indietro, appoggiandola sulla mia spalla.
«Mmh.. si».
«Ah-ah», mordo un po' più forte, succhiando piano, lasciando qualche leggero segno rosso.
«Non.. no..», ma non dice sul serio.
«Anche il collo è tutto mio...», mordo più forte.
«Rob..», il mio nome, pronunciato da lei, non fa' altro che allentare il mio controllo.
«Mmh..», ormai è sicuro che le lascerò un bel segno rosso, forse un po' viola.
«Basta..», si stacca e io la lascio fare, altrimenti potrei non controllarmi ancora per molto.
«La colazione.. è.. è pronta» mi dice, sedendosi.
Mi siedo vicino a lei; Kristen mi sorride, timida e imbarazzata.
Indica la caraffa con il succo d'arancia.
«Ne vuoi un po'?».
«Si, grazie».
«Bacon?».
«Oh, si!».
«Toast?».
«Con tanto burro. E.. hai della marmellata?».
«Ciliegia, fragola o arancia? Ho anche del burro da spalmare, se vuoi».
«Si, grazie! Burro e marmellata».
«Uova?».
«Strapazzate!».
«Vuoi qualcosa altro?».
«Mmh, che tu mangi qualcosa.. non stai mangiando niente».
«Mi piace darti da mangiare..», mi accarezza una guancia, passandomi un piatto pieno di pane tostato con la marmellata già spalmata e pure il burro.
«Sai..», ne prendo uno e dò un morso: tostato alla perfezione. «potrei abituarmi a tutto questo».
«Non faccio colazione così tutti i giorni, è solo perché ci sei tu».
«Mmh..», mi sporgo sulla sedia avvicinandomi a lei. Le prendo il viso fra le mani e la bacio. «Kris.. stavo quasi per dimenticarmene: tua mamma mi ha lasciato un biglietto dicendomi che lei e tuo padre sono partiti questa mattina.. e ti salutano».
Per un secondo la sua espressione serena si incupisce, ma subito dopo accenna un sorriso. «Oh... ehm, okay... io.. io la chiamerò dopo, allora. Hai ancora fame?».


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«Puoi smetterla?».
«Ma di fare che?».
«Quel cucchiaino, Kristen».
«Che ha di male questo cucchiaino?», mi chiede, fingendo un'innocenza che la renda ancora più bella e sexy.
«E me lo chiedi pure?».
«Si, te lo chiedo, Rob.. allora, spiegami che sto facendo di male, avanti» mi dice, continuando con quel dannato cucchiaino di merda.
«Stai.. stai usando quel.. quell'affare come.. come.. Kristen, smettila!», lei scoppia a ridere.
«Rob, andiamo.. sei esagerato».
«Non sono esagerato, sei la mia ragazza e..».
«Dillo un'altra volta» mi prega, mettendo finalmente via quel cucchiaino.
«Sei la mia ragazza» le dico, sussurrando la frase direttamente al suo orecchio. Il profumo di vaniglia dei suoi capelli mi inebria.
«Mmh.. quando mi piace sentirtelo dire», mi bacia, tenendo una mano sul mio viso, delicata e minuscola.
«Non avevo mai avuto una ragazza prima d'ora, una fissa intendo, e sai una cosa? Mi piace da impazzire», avvicino la mia sedia alla sua e con estrema facilità sistemo Kristen sulle mie ginocchia: è un peso piuma. Lei ridacchia e si mette comoda, appoggiando i piedi sul tavolo e sollevando le gambe candide e sottili. Le osservo un po', sono magnifiche, le gambe più belle che io abbia mai visto, ma d'altronde Kristen è la ragazza più bella che io conosca. «Rob» mi richiama e io distolgo svogliatamente lo sguardo dal mio paradiso personale. «Tra un po' sbavi, sai?» mi prende in giro.
Le prendo il viso fra le mani, muovendo la mia testa a destra e sinistra per farla ridere.
«Non è colpa mia se la mia ragazza è sexy!».
Lei si nasconde il viso fra le mani.
«Ti avevo detto di non dirlo, Rob! Non lo sono!».
«Si, invece».
«Le bionde sono sexy, le ragazze con le gonne corte o tanto trucco, quelle con i tacchi o che vanno alle feste e parlano con tutti, ridono, ballano, non si imbarazzano e non sembrano delle bambine sono sexy. Ma io esattamente il contrario...», e la cosa brutta è il modo in cui lo dice: è seria, lo pensa sul serio. Come può pensare una cosa del genere? Chi le ha messo in testa idee del genere? Lei è sexy, cazzo, eccome se lo è. E' sexy nella sua semplicità, come posso farglielo capire? Se fosse un'altra ragazza, se non fosse vergine - piccolo particolare a cui mi sto abituando e che inizia a piacermi sempre di più (nessun ex con cui fare i conti, la mia Kristen tutta per me in tutti i sensi) - ci sarebbe un modo, ma lo è, quindi posso limitarmi a baciarla con tutto l'ardore di cui sono capace. Mi alzo, la prendo in braccio tenendo una mano sotto le sue ginocchia e l'altra sulla schiena.
L'appoggio sul divano e mi sistemo sopra.
Casa libera, yeah.
Okay, Rob, sai cosa fare.
Ieri ti sei esercitato, no?
Coccole.
Devi solo farle le coccole e non devi andare oltre.
Non devi, mmh?
«Mmh, Rob..».
No, no, non vale se usa quel tono di voce.
Kristen ha un tono di voce tutto speciale quando ci baciamo.
E' un mix tra un gemito e un sussurro, che diventa sempre più intenso. Quando dice il mio nome poi, rischio seriamente di venire nei pantaloni come un ragazzino di tredici anni, cosa che non voglio assolutamente fare perché, uno: sarebbe alquanto imbarazzante, due: la farei scappare via a gambe levate, conoscendola.
Conoscendola.
Già, io la conosco, io ci tengo a lei.
E con quel pensiero tutto inizia a essere più chiaro e semplice: non devo sforzarmi di fare le cose che piacciono a Kristen, mi viene naturale, perché io voglio vederla felice e se per fare in modo che sia contenta devo limitarmi a baci e carezze mi va' più che bene perché con lei quelle cose, quelle banali cose, diventano molto di più, diventano speciali.
Kristen mi sfiora con la punta delle dita, seguendo il contorno del mio viso.
«Sai.. non mentivo quando dicevo che sei bellissimo».
«Non mentivo neanche io».
«Ma tu lo sei davvero».
«Anche tu!».
Lei rotea gli occhi.
«Robert, andiamo, puoi essere sincero con me.. io sono.. io. Insomma, mi hai vista bene? Non sono niente in confronto alle ragazze che ci sono a scuola».
«Kristen, io penso che sia tu quella che ha bisogno di passare un paio di volte davanti allo specchio. Anzi, vieni, ti ci porto io», la prendo per mano e faccio per alzarmi, ma lei fa' resistenza. «Rob, no!» protesta. «Forza, Kris, hai bisogno di guardarti un attimo allo specchio», le stringo forte la mano, ma senza farle male. Voglio che capisca quanto sia bella. La guardo negli occhi. «Fidati di me» le dico, e lei dopo un po' annuisce e si alza dal divano, tenendo lo sguardo basso. Senza lasciarle la mano la porto di nuovo in camera sua, dove c'è un grande specchio a forma intera e la posiziono davanti.
Mi metto dietro di lei, guardando insieme a lei l'immagine riflessa nello specchio.
Noi due.
Io e Kristen.
Una coppia.
Ragazzo e ragazza.
Ci vedo.
Ma sono rapito dalla bellezza della ragazza davanti a me.
Le accarezzo un braccio per confortarla.
«Cosa vedi?» le chiedo, baciandole il collo.
«Me stessa, cosa vuoi che veda?», la sua acidità è solo un modo per nascondere l'imbarazzo, lo so. Ci riprovo.
«Io vedo una bellissima ragazza».
«No...».
«Con due gambe che sembra che non finiscono più, di un bianco bellissimo.. candide»; Kristen si agita sul posto, ma io la tengo stretta.
«Sono bassa...» dice, sottovoce.
«A me piace, mi viene facile prenderti in braccio».
«Sono la più bassa della famiglia».
«Sei anche un peso piuma».
«Ergo, non ho curve...», la vedo guardare il suo petto, sconsolata. Ammetto che anche a me è caduto lo sguardo proprio lì, ma con altri pensieri.
«Non sei volgare» dico, cingendole la vita.
«Sono piatta...» arrossisce e posa lo sguardo sul pavimento.
«Non è vero.. sei.. sei perfetta così come sei, Kristen. Sei bellissima, piccola, minuta, dolce, tenera, sei.. cazzo, Kristen, sei una cucciola», finalmente la vedo sorridere. «Amo le tue lentiggini, il tuo nasino, le guance, le labbra...», la bacio un attimo, giusto per sottolineare il concetto, «perdo la testa per le tue gambe, penso che potrei perderci una giornata sopra, passerei il resto della mia vita a guardarle. Amo il modo in cui mi tocchi, perché nessuno l'ha mai fatto», prendo le sue mani e le porto sul mio petto, che lei sfiora delicatamente, procurandomi tanti piccoli brividi. «Quando mi tocchi, io mi sento bene, io sto bene. Mi sento okay, sicuro, protetto, a mio agio.. non so spiegarlo bene, ma è qualcosa di nuovo per me, qualcosa di bello. La prima cosa bella della mia vita, e sei tu a procurarmela. E tu pensi ancora di non essere bella? Kristen, piccola, sei tutto ciò che di bello ci sia nella mia misera vita», i suoi occhi sono lucidi.
Lentamente, si gira verso di me e mi abbraccia.
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Pov Kristen

Robert.
Sempre lui.
Lui che, con uno sguardo, può farmi sentire piccola così e che con un paio di parole può prendere la mia autostima e portarla alle stelle.
Perché in questo momento mi sento la ragazza più bella del mondo.
E non per via del suo discorso, pieno di balle, no, ma per il modo in cui mi guardava. I suoi occhi erano un oceano chiaro, qualcosa di magico e irragiungiubile che per il tempo di una frase si è avvicino fino a me, inghiottendomi del tutto. Perché se fino a questo momento c'era anche solo una misera speranza che io non fossi innamorata di Robert Pattinson, se anche solo speravo di nasconderlo almeno a me stessa, ormai quella speranza è affogata insieme a me nell'oceano di ghiaccio che sono gli occhi di Robert.
Lo amo.
Lo amo, lo amo, ecco cosa penso mentre mi stringo ancora di più al suo petto.
Lo amo e non so dimostrarglielo.
Lui mi ha fatto questo magnifico discorso e io niente; il massimo che riesco a fare è abbracciarlo.
Come una ragazzina.
Perché è questo che sono: una ragazzina terrorizzata da quello che prova.
Non so cosa sta succedendo dentro di me, so solo che ne ho paura ma allo stesso vorrei che non finisse mai.
Così stringo le mie braccia intorno al suo collo, desiderando ardentemente di non doverlo mai lasciare.
Se andasse via, ne morirei.
E mi sento ridicola a pensarlo, ma è così.
E voglio dirglielo.
Voglio renderlo partecipe di quello che mi sta succedendo dentro, ma ho paura.
Ancora una volta, ho paura di aprirmi del tutto anche se sono io la prima a volerlo.
E se avessi frainteso tutto?
Forse è presto.
Forse non dovrei lasciarmi andare così velocemente.
Forse sto sbagliando tutto.
Forse Cameron ha ragione e dovrei pensarci più attentamente, perché non reggerei un cuore spezzato.
Forse..
«Ehi.. tutto okay, piccola?», Robert mi allontana un po' per potermi guardare negli occhi e tutto quello che vorrei è urlare "no, non allontanarmi, neanche per un secondo, neanche per un istante, tienimi stretta perché ho paura di cadere. Cadrò, Robert, capisci? Senza di te, io cado. Cado e mi faccio male. E non credo di poterlo sopportare, non proprio ora che sono innamorata per la prima volta in vita mia, di te. Quindi, resta con me, ti amo, resta, non.. non lasciarmi andare, perché ho paura". Invece annuisco.
«Si, tutto okay».
«Sicura?», mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Si...».
«Adesso hai capito quando diamine sei bella, piccola?», sorride e mi bacia.
Ricambio il bacio, ma la mia mente è lontana.
Ritorna sulla Terra solo per trattenere le lacrime.
Di nuovo quella sensazione fredda al petto.
Ansia.
Paura.
Insicurezza.
«Ah, ti volevo chiedere una cosa».
«Oh.. si.. cosa?» chiedo, cercando di sembrare interessata.
«Stasera c'è una festa e Tom mi ha invitato.. cioè, ci ha invitati. Ti va di andarci?».
«Una.. una festa? Che.. che genere di festa?».
«Non ne ho idea, mando un messaggio a Tom, chiedo e ti faccio sapere, mmh? Non devi dirmi subito di si, piccola».
«Uhm.. okay, va bene».
«Ma vuoi andarci? Cioè, ti va sul serio? Perché altrimenti dico a Tom di andare a fanculo e non se ne fa' niente».
«Ma sei scemo? No.. no, ci andiamo, è.. è okay. E' solo una festa, no? Chiedi solo dove e a che ora».
«Non mi sembri convinta..», prova a incrociare il mio sguardo, ma io guardo altrove.
«E' tutto okay, Rob.. chiama Tom, io devo andare un attimo in bagno», mi libero della sua presa e fuggo nel bagno della mia camera.
Una volta chiusa dentro, posso finalmente dare un sospiro di sollievo.
Si sarà accorto di qualcosa?
Si sarà accorto del modo in cui il mio sguardo si stava lentamente sciogliendo in lacrime?
Non voglio che mi veda in questo stato.
Mi muovo lentamente verso il lavandino, apro l'armadietto e prendo uno dei due contenitori, non guardo neanche quale dei due. Con un sorso d'acqua mando giù la pillola. Mi osservo allo specchio: alcune lacrime hanno iniziato a rigarmi il viso senza che neanche me ne accorgessi. Me le sfrego via con la mano, arrabbiata con me stessa per quel gesto di debolezza. Non voglio essere debole, voglio essere come tutte quelle ragazze che ho visto intorno a me mentre passavo da una città all'altra, quelle piene di amici, felici, allegre, senza un terribile segreto che si portano dietro vergognandosi da morire per qualcosa che forse non è neanche colpa loro, ma il senso di colpa rimane.
Mi asciugo le lacrime ancora una volta e mi sciacquo il viso.
Posso farcela.
Posso.
Si, io..
No, tu non puoi.
Si, invece. E' solo un momento no.
Come fingerai stasera? Alla festa. Festa, Kristen. Tu le odi.
Non le odio, semplicemente non sopporto la folla.
Soffocherai.
Ci sarà Robert con me.
Ti lascerà per qualche biondina.
Mi ha fatto un discorso dolcissimo prima, lui non mi lascerà. Ne sono sicura. Lui mi..
Lui cosa? Non ti ama.
Che ne sai, tu?
«Cazzo, sto parlando con me stessa.. sto peggiorando».

Pov Robert

«Quindi, vieni?».
«Penso.. di si».
«E vieni solo?».
«No.. viene anche Kristen».
«Come va' con lei?».
Bella domanda, amica. Se lo sapessi, adesso sarei più tranquillo. Il modo in cui è scappata via.. ho paura di avere solo rovinato tutto.
«Mah.. bene, credo».
«Ah.. ma sei sicuro? Perché sembra che ti hanno ammazzato il cane».
«Penso di.. aver combinato un casino, io.. le ho fatto un discorso e lei è.. praticamente fuggita».
«Un discorso? Che discorso? Non le avrai detto che la ami, vero?» mi chiede Tom, preoccupato.
«No! Ma scherzi? E' già scappata con il discorso che le ho fatto.. figurati se le dico che... ma poi tu che ne sai? Hai fatto quel discorso alla biondina?».
«La "biondina", come la chiami tu, si chiama Samanta e comunque, no, non ancora almeno...».
«Cosa vuol dire "non ancora"? Tu.. ti sei.. innamorato?», dirlo, anche se non riguardava me, mi metteva ansia.
«Oh, ma cosa sono questi discorsi!?» mi aggredì Tom, per poi calmarsi subito dopo. «Noi non parliamo di queste cose, ricordi?».
«Si fa' un'eccezione da oggi, allora».
«E perché?».
«Perché... io e Kristen facciamo coppia fissa», mi sentii fiero di me stesso. Io e Kristen.. si, suonava davvero molto bene.
«Ma sei serio?».
«No, Tom scherzo.. certo che sono serio, cazzo!».
«Tu e.. Kristen? Okay, avevo già visto che tra di voi c'era qualcosa, tutti se ne sono accorti, Marcus poi non fa' che parlare d'altro quando non ci siete.. ma non pensavo che.. be', si, insomma.. visto il tuo passato in questo genere di situazione non pensavo che tu facessi sul serio».
«Non mi importa niente di quello che dice Marcus quando non ci sono e non mi importa neanche di quello che pensa la gente riguardo al mio passato.. Tom, tu.. non hai idea di quello.. Kristen è speciale», Tom è il mio migliore amico ma noi due non abbiamo mai parlato di cose del genere, anche perché non ne abbiamo mai avuto bisogno: io e Tom siamo sempre passati da una ragazza all'altra senza preoccuparci di niente. Certo, Tom ha sempre avuto più riguardo di me in questi casi, mentre io mi portavo a letto anche due o tre ragazze a sera dipendentemente dell'umore del momento. E poi arriva Kristen, che con la sua timidezza e quel suo modo di fare che tanto amo, mi ha rubato il cuore in così poco tempo.
«E' davvero speciale, Tom».
«Sembri.. strano, Rob».
«Lo sono. Mi sento diverso.. e non so neanche il perché».
«Ti ricordi cosa dice sempre Marcus?».
«Marcus dice sempre un sacco di cazzate» dico, facendolo ridere.
«No, è che noi non capiamo mai cosa dice.. Marcus dice sempre che la ragazza giusta può far andare tutto al suo posto. Tu intendi questo?».
«Tutto.. al suo posto?», non capivo.
«Si.. dice che sembra che tutto.. vado al suo posto, tutto diventa più.. facile, non lo so.. dovresti chiedere a lui, non a me».
«Si, si, come ti pare. Comunque».
«Vabbè, quindi stasera vieni?».
«Veniamo, si».
Chiusi la chiamata dove averlo salutato.
Tom era un tipo strano, ma era un buon amico.
Non era messo male come me e per lui c'era ancora speranza, sopratutto adesso che c'era la biondina.
Abbiamo combinato i peggiori casini da ragazzini e mi ricorderò per sempre tutte le volte che ci siamo parati il culo a vicenda, ma adesso sembrava tutto diverso: parlare con lui di Kristen era strano, quasi fuori luogo, quando invece preferirei aprirmi con lui come ho sempre fatto. Abbiamo sempre evitato i discorsi seri e ora che ne abbiamo un disperato bisogno non sappiamo neanche da che parte cominciare.
E adesso Tom se ne usciva con una delle frasi di Marcus.
Marcus, mio caro amico, ma completamente fuori di testa.
"La ragazza giusta farà andare tutto al suo posto", certo che mi ricordo questa frase, c'ero anche io quando l'ha detta.
Eravamo tutti seduti nel piccolo appartamento di Marcus - i suoi genitori sono sempre via per motivi che non c'è dato sapere - davanti a una pizza, decine di birre e qualche spinello. Marcus aveva in mano una canna e parlava da ore del senso della vita e di come la sua nuova canzona sarebbe stata molto più aperta rispetto alle altre mentre io e Tom ridevamo di ogni cosa che diceva facendolo incazzare - non era colpa nostra, ma del fumo, eh - quando ha un certo punte se n'è uscito con quella frase, attirando la nostra attenzione.
"...tutto al suo posto".
Forse, era questa la sensazione senza nome che provavo.
Kristen era quel genere di ragazza che faceva andare tutto al suo posto.
Tutto era bello, semplice, perfetto oserei dire, quando c'è Kristen vicino a me.
Ma probabilmente non lo sarebbe stato ancora per molto visto che avevo rovinato tutto con Kristen con il mio discorso idiota.

Pov Kristen

Uscii dal bagno e mi ritrovai Robert davanti.
«Ehi..».
«Ehi...» sussurrai, prima di entrare dentro la mia camera, ma stavolta Robert mi seguì.
«E'.. tutto okay, piccola?».
«Ah-ah».
«Mmh..okay, che.. stai facendo?» mi chiese, mentre aprivo le ante dell'armadio.
«Cerco una maglietta per stasera».
«Adesso? Mancano delle ore e non ti ho ancora detto dov'è».
«La maglietta ha bisogno di un paio di modifiche... dov'è la festa?» chiedo, tirando fuori una maglietta bianca un po' troppo larga per me.
«A casa di Tom, i suoi sono fuori per tutto il fine settimana.. che modifiche?».
«Una scritta», mi avvicinai alla scrivania e presi un pennarello nero. L'idea mi era venuta in bagno mentre cercavo di calmare il respiro e far tornare a battere il cuore al ritmo normale. Avevo bisogno di qualcosa che mi ricordasse chi ero. Non avevo collane, braccialetti o roba del genere a cui ero particolarmente affezionata, tatuaggi ancora non ne avevo - al contrario della maggior parte della mia famiglia, che ne andava proprio matta - quindi mi era venuta in mente l'idea della maglietta. Mi misi per terra insieme alla maglietta stesa davanti a me e strinsi il pennarello nella mia mano, togliendo il tappo. «Che scrivo?», in realtà avevo già in mente qualcosa ma non volevo che Robert si sentisse escluso. Anche lui faceva parte di me, adesso.
«Ehm... Kristen?».
«Non posso scrivere il mio nome, è da scemi».
«Allora scrivi il mio...», sembrava quasi.. un desiderio, Robert era imbarazzato.
Sorrido.
Aww, il mio Rob.
«Ho un'idea migliore», e velocemente scrivo i'm his babe sulla maglietta.
«Che ne dici?» gli chiedo, voltandomi verso di lui, ancora in piedi appoggiato allo stipite della porta.
«Sei la mia piccola?».
«Certo che lo sono».
I suoi occhi brillano.
Anche i miei.
Mi alzo in piedi e mi lancio fra le sue braccia.
«Dillo di nuovo» mi dice, baciandomi sulla fronte.
«Sono la tua piccola..».
«Mia..», mi pizzica un fianco, facendomi ridere.
«E metterai quella maglietta?» mi chiede.
«Tu vuoi?».
«E' un modo gentile per allontanare tutti gli altri ragazzi».
«Robert, per favore.. non mi guarda nessuno!» protesto, arrossendo. E' geloso?
«Questo lo dici tu.. e comunque quella maglietta è un modo gentile per dire "fuori dai coglioni, è mia" quindi la metterai perché altrimenti prendo a pugni qualcuno, e non scherzo, babe».

Casa di Tom è una villa in puro stile inglese, almeno all'esterno, perché dentro Tom si è preoccupato di spostare tutti i mobili per lasciare spazio per ballare. C'è musica assordante, un impianto stereo da paura che trasmette proprio il genere di musica che odio e che mi fa' solo venire mal di testa, gente che balla e beve in ogni angolo della casa e non c'è spazio neanche per fare un passo. Robert mi tiene stretta a sé mentre ci muoviamo a scatti verso il centro della casa, alla ricerca disperata di Tom, Marcus o Sam. Per ora ho visto solo alcuni dei nostri compagni di scuola e nessuno di loro sembra avermi riconosciuto. Indosso la maglietta con la scritta "i'm his babe" e un paio di skinny jeans blu scuro con le converse, mentre tutte le altre ragazze hanno vestiti corti o tacchi alti. Mi sento piccola e insignificante, ma avere Robert al mio fianco mi rende un pochino più sicura di me stessa.
«Rob!!», la voce squillante di Jennifer supera persino la musica.
La vedo avvicinarsi verso di noi.
Gonna inguinale.
Tacchi alti.
Maglietta praticamente inesistente.
Capelli biondi perfetti, trucco da diva.
Cammina sicura verso di noi - o meglio, verso di Rob - anche se è visibilmente ubriaca.
Per poco non gli cade addosso; Rob la spinge via, facendola barcollare.
«Che ci fai qui?».
«Oh.. Rob, ma che dici? Io sono sempre ovunque...», biascicava.
«Si, sempre in mezzo ai coglioni. Jennifer, non ti è bastata l'ultima volta?».
«Mmh, no» sorride maliziosa, provando di nuovo a mettere le mani addosso a Robert. Rabbia immensa.
«Be', a me si. Sono qui con Kristen, lasciami in pace», se la scrolla di dosso e lei per poco non cade all'indietro.
Finalmente sembra notarmi.
Ma prima di tutto nota la mia maglietta.
«Oh, per favore!! No!! No! Tua! Sua! Cazzo, no! E' una bambina del cazzo, Robert! Io sono una donna!» protesta, scoppiando a piangere. Il mascara le cola tutto.
«Non sei la mia donna, però; lei invece lo è», mi cinge la vita e sorride e io non posso fare a meno di sorridere anche io. Robert mi ha appena difeso da Jennifer, mi ha appane definito la sua donna e io mi sento felice; venire a questa festa si è rivelata una buona cosa infondo. «Adesso.. se vuoi scusarci», Robert mi spinge in avanti e insieme ci allontaniamo da Jennifer. Sento le sue occhiate di fuoco sulla mia schiena, ma non mi importa, perché la mano di Robert sta stringendo la mia e quando siamo presi per mano a me sembra di avere il mondo in mano.
Rob intravede Tom seduto sul divano e me lo indica.
Sam è seduta a cavalcioni sopra di lui e stanno ridendo come pazzi, Tom ha in mano quella che da lontano mi sembra una canna.
«Forse è meglio se li lasciamo stare..» gli dico, lui annuisce.
«Si.. vieni, camera di Tom è quasi sempre libera», mi stringe la mano e mi guida.
La camera di Tom è un casino assurdo, il letto è pieno di roba e il pavimento è ricoperto da strati di roba che non riesco neanche a riconoscere. Robert accende la luce e riesco a riconoscere qualche CD buttato per terra con la custodia aperta, un piatto con una fetta di pizza e una pianola in un angolo della stanza. Tiro Robert per la manica della maglietta e gli indico la pianola. «Suona?» chiedo. Robert chiude la porta della camera a chiave.
«Così nessuno rompe i coglioni.. mmh, che hai chiesto piccola? Ah si.. uhm, suonava, si.. tanto tempo fa', adesso non so..».
«Ma Tom non è il tuo migliore amico?».
«Si, e allora..?».
«I migliori amici si dicono tutto».
«Forse le ragazze, per noi ragazzi è un po' diverso..».
«Forse hai ragione.. be', io non ne so molto.. non ho mai avuto una migliore amica...», le sue mani sono subito sui miei fianchi.
«Pensavo che con Sam..», faccio spallucce.
«Non lo so, lei è gentile con me e mi sta molto simpatica e mi aiuta ma.. boh».
«Prima di venire qui, tu non.. cioè».
«Ero una specie di asociale del cazzo, si» dico al posto suo.
«Non dire così.. sei timida, è normale».
«Mmh, sai che bello...», le sue labbra si posano sul mio collo e io mi appoggio alla sua schiena.
«Mi piace la mia ragazza timida..», morde il collo e avanza verso il letto, trascinandomi con sé.
Mi fa' stendere e poi si sdraia sopra di me, spingendo via quello che c'è sul letto facendolo cadere per terra.
«Tom dovrebbe dare una ripulita a questa stanza..», mi accarezza una guancia, «Io.. non ho mai visto camera tua» dico. «Ehm.. un giorno te la farò vedere».
Il modo in cui lo dice mi fa' subito sentire in colpa: parlare della sua camera gli avrà subito fatto pensare a casa sua e ai suoi genitori, mandando a puttane il suo buonumore. «Ehm...», sei un idiota, Kristen, rovini sempre tutto. Non è vero. Si invece. Secondo te perché ti ha portato nella camera da letto del suo migliore amico? Sicuramente non per parlare dei suoi genitori, sciocca. Ma.. no, Robert è diverso, lui non.. siamo qui per parlare. Parlare e basta. Credici, cogliona.
«Rob.. ehm, perché mi hai portato qui?».
«Che.. che intendi?», sembra sorpreso dalla mia domanda.
«Perché siamo qui? Nella.. camera di Tom? C'è una festa di là...».
«Pensavo.. che non ti dispiacesse...», si mette a sedere, allontanandosi un po' da me. No.. Rob.. per favore, non andare via..
«Ah.. uhm.. ehm...io.. non.. non mi piacciono le feste, si ma.. non capisco perché siamo finiti in una camera da letto...» dico, sforzandomi di trattenere le lacrime.
«Volevo passare un po' di tempo con te..», sta di nuovo sorridendo adesso. Si avvicina e mi accarezza un braccio, sfiorandomi delicatamente per poi intrecciare le nostre dita una volta arrivato alla mano. «da soli» specifica, mentre io mi metto seduta sul letto, spalla contro spalla.
«Mi piace stare da.. da sola con te, ma.. ma..».
«Non devi spiegarmi, ho capito...», sembrava afflitto.
Ben fatto, Stewart.
Non è colpa mia!
Vai a letto con lui e risolverai tutto.
Non è così che si risolvono i problemi.
Oh si invece.
Fanculo.
«Io ho...paura di far schifo a letto» dico, arrossendo come mai in vita mia, credo.
«Tu.. cosa?», Rob si gira verso di me ma io non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Ho sedici anni, tu ne hai quasi diciannove. Io sono solo.. me, tu sei perfetto. Tu hai esperienza, io no. Io.. non sono niente in confronto a quello che hai passato tu, non so niente della vita o anche solo di come ci si comporti in questi casi, non ho neanche mai avuto amici, figurati un ragazzo! Non si limita tutto a quello, ma proprio a.. noi due», mi inginocchio davanti a lui, ormai presa dal discorso; come mio solito ho gli occhi che sembrano voler uscire dalle orbite, il viso paonazzo e le mani che non si fermano un attimo mentre gesticolo. «Ti faccio tutti quei bei discorsi sul modo in cui ci si comporta nei rapporti a due, ma la verità è che neanche io so niente.. non so un cazzo, Rob.. assolutamente niente. So solo che non voglio che tu te ne vado solo perché sono.. lenta in alcune cose, okay? Solo questo... perché tu potresti trovare altre duecento ragazze da portare a letto, ma io non troverei mai più un ragazzo che mi faccia provare le cose che mi fai provare tu».
Lo sguardo di Robert vagava per la stanza, senza mai posarsi su di me.
La vocina nella mia testa - la mia insicurezza - aveva ragione: avevo rovinato tutto.
Robert si alzò di scatto dal letto, facendomi urlare dallo spavento.
Si portò una mano fra i capelli, sembrava.. fuori di sé.
«Tu.. tu pensi che io ti voglia solo per quello!» urlò.
«Ecco, io...».
«E' ridicolo, Kristen! Come puoi pensare una cosa del genere? Come!?».
«Rob, calmati... per favore, odio le urla..».
«Non puoi pensare una cosa del genere! E' davvero assurdo! Tu.. non hai idea di quello che provo ogni volta che ti guardo, eppure.. eppure te l'ho già detto.. te l'ho detto che sei la cosa migliore della mia vita, Kris».
Ecco, ora mi sentivo un idiota.
Le lacrime lottavano per non uscire.
Sentivo in sottofondo il rumore della festa che continuava oltre la porta della camera, ma per me eravamo solo io e Robert.
Robert, il ragazzo a cui tenevo da morire, e me, l'idiota che rischiava di rovinare tutto.
«E.. e anche tu.. lo sei per me, ho solo.. paura».
«Non devi avere paura...», sembra calmarsi. Fa' qualche passo verso di me e solleva il braccio, per poi lasciarlo ricadere lungo il fianco. «Okay, senti.. so che non è facile crederci, visto come mi sono comportato con te all'inizio.. ma adesso ho smesso di giocare, non sono neanche sicuro che si sia trattato davvero di un gioco».
«E cos'era?».
«Un modo per avvicinarmi a te senza correre rischi, senza perdere la faccia.. credo».
«Sii sincero.. avresti preferito continuare a giocare?» chiedo, sbattendo le ciglia e cacciando indietro le lacrime. Lui annulla la distanza che ci divide per asciugarmi le mani con la sua solita dolcezza.
«No! No, amore, non dire così..», il mio cuore si blocca: mi ha chiamata amore.
«Amore..» sussurro, e non posso fare a meno di sorridere.
«Te l'ho detto, tu sei amore».
«Io ti amo», e lo dico, così, semplicemente, perché c'è l'ho avuto sulla punta della lingua da quando siamo entrati in questa stanza, se non prima. Forse, volevo dirglielo da quando ci siamo conosciuti. Avrei dovuto dirgli "ti amo" invece che grazie, quel primo giorno, adesso lo so; adesso che l'ho detto mi sento molto meglio, come se mi fossi tolta un peso dalle spalle o avessi fatto pace con me stessa, o tutte queste cose insieme. Ma allo stesso tempo, me la sto facendo sotto per paura della reazione che potrebbe avere Robert. E all'improvviso tutte le mie incertezze si fanno pesanti e mi sento ricadere tutto di nuovo addosso, un sollievo durato davvero poco, giusto il tempo di rendermi conto di quello che avevo appena fatto. Era troppo presto, era sbagliato, era frettoloso e sdolcinato e non era sicuramente quello che voleva Robert. Vuole solo portarti a letto, con sposarti. No, no. Ma sicuramente non si aspettava questo. Vorrei solo correre via, fuggire e nascondermi da qualche parte e sento già il buco freddo formarsi nel mio petto. Robert è ancora davanti a me, e mi guarda sconvolto, a bocca semi aperta e sembra quasi un pesce che boccheggia. Riderei, se non stessi già per piangere.
«S..scusa, n..non.. non avrei dovuto», faccio per andarmene, ma in un attimo la mano di Robert cala sul mio polso, afferrandomi e tirandomi verso di sé.
«Kristen...», la sua mano continuava a stringere saldamente il mio polso, i suoi occhi erano fissi nei miei e la sua espressione.. sembrava di nuovo fuori di sé, era come se fosse addormentato o fatto. Ma era comunque bellissimo. Mi aspettavo che urlasse di nuovo o che mi mandasse via, qualunque cosa ma non quella che disse. «penso di amarti anche io».
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Pov Robert

Le avevo davvero detto che l'amavo?
Sul serio?
Io?
Io, Robert Pattinson, avevo appena detto una ragazza che l'amavo? Non era possibile.
Eppure, l'avevo appena fatto e non riuscivo a pentirmene.
Amavo Kristen.
E lei si meritava di sentirselo dire, anche se questo voleva dire rovinare tutto.
«Ti amo..» dissi, stavolta con ancora più sicurezza.
«Rob.. non.. non devi dirlo.. se.. se», come poteva non credermi? Per la prima volta in vita mia ero sicuro di qualcosa, e lei non mi credeva.
«No, Kristen, non hai capito», la stringo per le spalle cercando di non farle male, «io ti amo, e io non ho mai amato prima, per me è nuovo, ma penso di aver capito cosa mi sta succedendo dentro, ed è amore».
«Anche io ti amo...», mi chinai per baciare le sue lacrime.
Kristen sollevò il viso, i suoi occhi erano più verdi che mai.
E le sue labbra, erano ancora più morbide dopo che aveva pianto.
Le cinsi la vita e l'attirai a me.
Avevo paura, certo, non sapevo quanto ancora sarei durato, se avrei rovinato tutto ancora una volta, ma volevo almeno provarci.
«Rob..».
«Mmh, si?».
«Grazie..».
«Per cosa?».
«Di avermi rivolto la parola il mio primo giorno di scuola».

_________________________

non mi piace.
è tenero, più o meno.
e io lo dico quando ho scritto un bel capitolo e questo non è il caso.
peccato, avrei voluto qualcosa di più, ma fa niente.
spero che a voi piaccia!










































                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            





















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Capitolo 16
*** you're beautiful. ***


Pov Kristen

Piegai la testa.
Feci finta di non sentire.
Ma io sentivo tutto.
Ogni cosa che loro dicevano, io la sentivo. Anche se parlavano sotto voce, io sentivo tutto. Li sentivo quando mi chiamavano anoressica, quando mi davano della puttana e quando mi parlavano alle spalle quando passavo per i corridoi. Ma sopratutto sentivo i loro occhi puntati sulla mia schiena mentre cercavo di stare attenta alla lezione di scienze.
«Quindi, è tutto chiaro, ragazzi?» chiese la professoressa.
Un coro strozzato di  «si» annoiati si levò nella classe.
La professoressa annuì, annoiata anche lei. Aveva quel tipico sguardo di chi ormai ci ha rinunciato da anni. «Bene.. buon fine settimana, ragazzi».
Mi alzai dal mio banco e feci per prendere il mio zainetto appoggiato ai piedi della mia sedia, ma una mano più curata della mia fu più svolta.
Mi sollevai, ritrovandomi Jennifer davanti.
Il cuore mi balzò in gola.
No, ti prego, non ne ho proprio le forze, adesso, pensai, mentre mi preparavo a uno scontro.
Cercai con lo sguardo la professoressa di scienze, ma lei si era già dileguata, la classe era praticamente mezza vuota adesso.
«Cercavi questo?» mi chiese divertita Jennifer, dondolando il mio zaino davanti a me.
«Dammelo» dissi.
«Quanta fretta! Dobbiamo parlare», ogni sprizzo di divertimento era sparito dal suo viso: era seria adesso.
«Non ho niente da dirti».
«E io invece ho molto da dirti».
«Oh, buon per te. Dammi lo zaino» allungai una mano verso lo zaino ma lei si tirò indietro.
«No, no, no», ondeggiò il suo dito ossuto davanti a me, mostrandomi la sua manicure appena fatta, «Niente scherzetti con me, piccola Kristen. Non sei in America qui, ricordi? Sei a Londra. E ti stai mettendo contro la ragazza sbagliata, troia».
«Troia a me? Ma scherzi?».
«Sappiamo tutti quello che hai fatto con Robert negli spogliatoi della scuola» disse, con aria di superiorità.
«Sai benissimo che non è successo niente, Jennifer!» urlai, ormai sull'orlo di un attacco di nervi.
Lei scoppiò a ridere, sadica.
«Be', io lo so, ma... la scuola conosce una versione diversa».
«E' una bugia!».
«Ringrazia che non lo sappia la preside», sbiancai.
«Che.. che i..intendi?» balbettai.
«Oh, semplicemente questo», finse di osservarsi le unghie prima di continuare, giusto per farmi restare sulle spine un altro po', «abbiamo una politica ferrea in questa scuola riguardo a questi.. "eventi", chiamiamoli così. Non accettiamo le troie che rubano i ragazzi delle altre, qui, e tu sei nel posto sbagliato. Stai lontana da Robert, carina, o la tua scappatella negli spogliatoi della scuola di calcio finirà dritta alle orecchie della preside» mi minacciò. Persi la calma.
«Sei.. sei una stronza!», mi fiondai contro di lei, spingendola contro un banco, facendola sbattere contro. Jennifer urlò per la sorpresa ma non si tirò indietro e mi spinse a sua volta, facendomi finire a terra.
Mi alzai a fatica e le andai di nuovo contro.
Lei mi afferrò per i capelli, tirandomi indietro la testa. «Cazzo, fai male! Lasciami, stronza!».
«Te lo ripeto: ti sei messa contro la ragazza sbagliata, Kristen Stewart».
«Io invece penso di essermi messa contro proprio con la ragazza giusta. Togliti di dosso, troia!», Jennifer sarà anche più alta di me, ma non ha avuto tre maschi come fratelli. Con un calcio riesco a farla cadere a terra in ginocchio e ho di nuovo i capelli liberi. Jennifer resta un attimo per terra, tenendosi il punto della gamba che le ho colpito. Taylor sarebbe fiero di me in questo momento, lui dice sempre che per essere una specie di nana sono parecchio brava picchiando, perché sono piccola e riesco a schivare i colpi e poi la gente non si aspetterebbe mai che una come me riesca a difendersi così bene.
Quando si solleva, i suoi occhi sono due palle di fuoco per la rabbia.
«Non è finita qui» sibila, sembra una vipera.
Alzo gli occhi al cielo e mi inchino per raccogliere il mio zaino. «Hai guardato troppi film adolescenziali, lasciatelo dire», esco dalla classe prima che la mia maschera di sicurezza crolli davanti a lei.
Mi precipito in bagno, sotto lo sguardo attento dei miei compagni di scuola.
Correrei da Robert, se solo fosse venuto a scuola oggi.
Sono giorni che non viene, ci vediamo dopo scuola e spesso cena a casa mia ma averlo a scuola sarebbe meglio, perché è qui che succede il peggio.
A lui non importa di te.
Si, invece. E' solo che.. in realtà, non sapevo perché non venisse.
Ieri era praticamente scappato via da casa mia alle nove in punto, quando di solito restava fino a mezzanotte, se non anche dopo.
I miei non erano ancora tornati dopo quasi due settimane di viaggio, e mi mancavano da morire.
L'assenza dei miei, Rob che non veniva a scuola, essere il bersaglio preferito delle prese in giro dei miei compagni, non era certo un tocca sana per la mia salute mentale.
Afferrai il mio zainetto e aprii la tasca laterale, dove tenevo i calmanti.
Buttai giù una pastiglia con un sorso d'acqua.
Adesso passa, Kristen, adesso passa...
Mi chiusi in uno dei cubicoli del bagno, mi sedetti sopra il water e mi presi le ginocchia al petto.
Non piangere, non piangere, mi ripetevo.
Ma le lacrime avevano già iniziato a scendere.
«Kristen?», la voce di Sam.
Mi misi una mano sulla bocca per soffocare i singhiozzi.
«Stew? Oh, sei qui? Non farmi spaventare, dài».
Mi strinsi le ginocchia al petto tanto forte da farmi male.
«Ma dove cazzo sei? Oh.. fanculo», la sentii inginocchiarsi proprio davanti alla porta del mio bagno, che lasciava qualche centimetro scoperto verso il basso. «Lo so che sei là dentro, Stewart; quindi, o esci tu, o entro io. E fidati che so arrampicarmi molto bene, l'ho fatto per anni in questi cessi», per poco non scoppiai a ridere, per poco.
«Allora? Ancora niente, Stew?».
Sam si era presa l'abitudine di chiamarmi in quel modo.
Nessun altro mi chiamava così.
E mi piaceva.
Mi piaceva il rapporto d'amicizia che si stava costruendo con Sam, ma non ero ancora sicura se potevo fidarmi del tutto.
«Va bene», disse Sam, e la sentii rimettersi in piedi, «L'hai voluto tu».
Non so come fece.
Non ne ho la più pallida idea.
So solo che dopo qualche secondo scorso le mani di Sam sul punto alto della porta, poi un rumore, un suono, come un «uno, due, tre.. su!», ed ecco che Sam è seduta sul bordo della porta, perfettamente a suo agio ad almeno due metri o più da terra. Con agilità - una cosa a me estranea - porta le gambe dalla mia parte, per poi lasciarsi cadere dentro il cubicolo, davanti a me.
«Ti avevo avvisata che sarei entrata, in un modo o nell' altro» disse, sorridente.

Pov Robert

«Rob, sei messo male».
«Grazie tante, Lizzie, non lo sapevo!».
«Calmati, però! Non sono stata io a prenderti a pugni, ma papà!».
«Lizzie ha ragione, Rob» interviene Victoria, «Non c'è alcun motivo di prendertela con noi».
«Tory, non me la sto prendendo proprio con nessuno», marcai molto sul nomignolo che avevo usato, perché sapevo che le dava sui nervi, «Sto solo dicendo che non capisco perché mi state tutte e due attaccate! Cazzo, ma andate fuori dalla palle? E' il mio cazzo di bagno, questo!» urlai, pentendomene subito dopo.
«Io.. volevo solo ringraziarti...» mormorò Lizzie, giocando con la sua coda di cavallo.
No, Lizzie, no.
Odiavo farla piangere.
Ero sensibile nei suoi confronti quasi quanto lo ero per Kristen.
Entrambe avevano bisogno di protezione. La mia.
Ecco perché adesso avevo un occhio nero e un labbro rotto.
Avevo difeso le mie sorelle e mi ero beccato.. questo, per l'appunto.
Non me ne pentivo affatto, ovvio, ma adesso non sapevo come presentarmi a casa di Kristen. Cosa le avrei detto?
«Lizzie, non sono arrabbiato con te.. certo che non lo sono».
«Ti voglio bene, Robbie», mi cinse la vita e affondò il viso nel mio petto, chiamandomi "Robbie" come faceva quando aveva otto anni.
Le accarezzai i capelli. «Anche io ti voglio bene, Izzy..», lei sorrise sentendo il vecchio modo in cui la chiamavo quando eravamo bambini. Mentre le accarezzavo i capelli sollevai lo sguardo per incrociare lo sguardo di Victoria, appoggiata alla porta del bagno, testa bassa.
«E tu non mi ringrazi?» le chiesi, ironico.
Lei sollevò il viso e potetti finalmente vedere che stava piangendo.
«Grazie...».
«Vicky, vedrai che andrà tutto bene..» le dico, mentre lei si avvicina per aggiungersi all'abbraccio.
«Non è vero», Victoria non era mai stata tipa da piagnistei e anche questa volta dava prova di sé tenendo la voce ben salda, le lacrime erano già andate via, era stato solo un attimo, un momento di debolezza, così raro per lei. «Papà si è incazzato parecchio ieri sera, Robert, se solo tu non gli avessi risposto in quel modo... se solo fossi rimasto a cena la sera prima..», ecco, e subito la colpa finiva su di me.
Se solo fossi rimasto a cena la sera prima invece di andare da Kristen.. ma come poteva anche solo chiedermi una cosa del genere? Casa di Kristen voleva bene serenità, pace, amore, invece a casa mia era una lotta continua; cenare allo stesso tavolo con nostro padre era diventato quasi impossibile, non si riusciva neanche più a parlare con lui, era sempre arrabbiato, sempre pronto a venirmi contro. Ma ieri sera aveva fatto capire veramente cosa lo tormentava. "Abbiamo problemi!" ha urlato, nel bel mezzo di uno dei nostri soliti litigi pre-dolce, "Non lo capisci, Robert? Abbiamo problemi economici e tu non ci sei mai, fai disperare tua madre e me! Sei solo uno sconsiderato che non apprezza quello che ha! E io che mi spezzo la schiena a lavoro ogni santo giorno!", in realtà, non ero sicuro che mio padre si "spezzasse la schiena" a lavoro, visto che non l'avevo mai visto stanco o roba del genere, di solito era solo incazzato. Non so neanche bene di cosa si occupi: tante cose immagino visti i soldi che arrivano a casa nostra, roba con macchine, soldi a palate e qualche affare all'estero, mamma lo aiuta ma di solito preferisce occuparsi di beneficenza con le sue amiche. Non per aiutare i poveri, naturalmente, ma per aiutare la sua figura nel cerchio delle sue conoscenze. "Tu non apprezzi niente di tutto quello che ti ho dato, Robert!" ha ripetuto mio padre e io mi sono lasciato sfuggire un "va' al diavolo". Lui si è alzato e si è avvicinato a me con fare minaccioso, mamma è balzata in piedi a sua volta, seguita subito dopo da Lizzie e Victoria, che osservavano la scena spaventate. Papà ormai era a qualche passo da me.
"Chiedimi scusa" mi ha ordinato.
"Col cazzo" gli ho risposto.
Mi ha tirato uno schiaffo. "Non farmi perdere la calma, Robert!", mamma stava trattenendo il fiato.
"L'hai già persa!" ho risposto.
"Non mi hai ancora visto incazzato, Robert! Non farmelo fare", ma si vedeva che moriva dalla voglia di farlo. Lo desiderava da anni, quindi perché non accontentarlo?
"Fallo, avanti, dimostra a tutti quanto uomo tu sia! Tanto che cazzo te ne frega di me, giusto? Sono solo una spina nel fianco in questa merda di famiglia!".
"Sei tu la merda della famiglia, Robert! Solo tu!", finalmente l'aveva ammesso.
"Hai ragione, papà, sono una merda... ma non sono l'unico".
Per tutta risposta, mi è arrivato un pugno in pieno occhio.
Mamma ha urlato.
Victoria ha urlato.
Lizzie mi è corsa incontro, mettendosi fra papà e me. "No!", sembrava molto più grande in quel momento.
Papà le ordinato di spostarsi, ma lei si rifiutava. "Elizabeth, spostati, cazzo!".
Allora l'ho spostata io, per impedire a papà di fare del male anche lei.
Papà non si è lasciato sfuggire l'occasione e mi ha colpito una seconda volta, stavolta spaccandomi il labbro. "Questo... questo è per aver messo in mezzo tua sorella...", ma sembrava come stordito, come ubriaco. Mia madre a quel punto è intervenuta prendendolo per il braccio e portandolo in camera. Lizzie mi ha abbracciato, esattamente come mi sta abbracciando ora.
«Victoria, tu.. tu non capisci».
«Non ci sei praticamente mai a casa».
«Non sopporto questo posto».
«L'ho capito, Robert!» si staccò dal nostro abbraccio, solo per fulminarmi con lo sguardo, «Non... non lo sopporto più neanche io... ma rimani, fallo.. almeno per noi».
La presa di Lizzie si fa' più forte.
«Come faccio, Vicky? Papà non mi darà pace, e tu lo sai».
«Ci sono io!» si offre Lizzie. «Hai visto che posso difenderti», sorrido.
«Si, nanerottola, l'ho visto.. grazie».
«
Di niente, fratellone».
«Si, Lizzie, certo..», Victoria alzò gli occhi al cielo,
«Robert, io sono seria».
«Anche io».
«A me non sembra, invece! Robert, dovresti provare.. ad andare d'accordo con papà».
«Ma che cazzo stai dicendo? Ma lo vedi? Ci vedi come siamo insieme?».
«Vedo come soffre la mamma quando voi due litigate, stronzo!», le sue braccia lunghe terminavano con due pugni stretti ai lati del corpo.
«E secondo te è colpa mia? Solo colpa mia, Victoria!?», la mano di Lizzie si strinse sulla mia maglietta.
«Non litigate...» ci implorò.
«Robert, sei tu quello che non vede! La mamma, Robert... lei ci vuole bene e ci sta male quando tu e papà litigate, lo capisci o sei scemo?».
«Secondo me sei tu scema se non capisci che io e papà non potremo mai andare d'accordo come vuoi tu!» le urlai contro, uscendo dalla stanza, seguito a ruota da Lizzie. «Rob.. Robbie.. dove.. dove vai, ora?» mi chiese, con la voce strozzata. Sembrava davvero piccola e indifesa. Mi apparì davanti agli occhi il viso di Kristen e all'improvviso sapevo perfettamente dove stavo andando.
«Via di qui..» le risposi.
«Non lasciarmi qui, da sola...», mi voltai verso di lei, indossava ancora il pigiama rosa.
Victoria apparì dietro di lei.
«Lizzie, lascialo andare.. non capisce».
Ma Lizzie continuava a guardare me.
Mi implorava con lo sguardo di non lasciarla sola.
Adoravo Lizzie, era la mia piccola sorellina e per nessuna ragione al mondo l'avrei abbandonata.
«Va' a metterti qualcosa addosso.. ti porto in un posto» le dissi, e subito un dolce sorriso comparve sul suo viso mentre correva in camera sua a cambiarsi talmente in fretta da rischiare di cadere nella rampa di scale, sicuramente aveva paura che cambiassi idea all'ultimo e la lasciassi lì.
«Dove la porti?» mi chiese Victoria.
«Lontano da qui».
«Che diranno mamma e papà?».
«Sinceramente non me ne fotte un cazzo.. non lascio qui Lizzie, se la prenderebbe con lei», gli occhi di Victoria si fecero lucidi.
«E con me..? A me non ci pensi, Rob?».
«Victoria, sei tu che non vuoi venire, sei tu che difendi quell'uomo! Anche dopo ieri sera...».
«E' nostro padre, Rob.. è l'unico che abbiamo» lo difese, come suo solito.
«Bene, allora diciamo che da oggi non ho più un padre» dico.
«Non fai sul serio..».
«Tu dici?», la sfidai con lo sguardo, abbassò lo sguardo per prima.
«Dirò a mamma che hai portato Lizzie al cinema e poi che l'hai accompagnata a dormire da un'amica, okay?», Victoria era stronza, ma non così tanto. Sorrisi.
«Grazie, Tory».
«Sei sempre mio fratello, Obby».
Sentii i passi di Lizzie scendere le scale.
Aveva messo un paio di jeans, delle ballerine e una maglietta a maniche corte con un giubbino in jeans chiaro, i capelli biondi erano legati in una coda di cavallo e aveva avuto persino il tempo di truccarsi un po'; aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro. In una mano teneva un borsone rosa e nell'altra teneva il cellulare. «Andiamo, Rob?», scese gli ultimi scalini praticamente saltando. Sembrava quasi che stesse per andare a fare una gita scolastica.
«Si, certo.. ehm, Vicky?».
Victoria stava già salendo le scale per andare in camera sua ma si voltò subito quando la chiamai.
«Che c'è?».
«Grazie ancora..».
«Di niente..», accennò un piccolo, ma sincero, sorriso, «Ah.. ehm, se vuoi.. prendi la macchina di mamma, dirò che l'ho presa io».
Ricambiai il sorriso.
«Ti voglio bene, stronza».
«Ti voglio bene, idiota», scese le scale e ci raggiunse, stampando un bacio in fronte a Lizzie, «Fai tutto quello che ti dice Robert, mi hai sentita?».
«Che palle..» si lamentò Lizzie, alzando gli occhi al cielo.
Io e Victoria ci scambiammo uno sguardo complice, prima di scoppiare a ridere.
Presi il borsone dalle spalle di Lizzie e lo sistemai sulla mia,
«Forza, andiamo.. devo farti conoscere una persona».

Pov Kristen

Voltai il viso verso la finestra, stava per piovere. Cosa non strana, a Londra. Era uno dei tanti motivi per cui mi piaceva quella città: amavo la pioggia, mi rilassava e penso che i miei genitori abbiano pensato proprio a questo quando hanno deciso di trasferirsi qui, volevano che io mi rilassassi, gli ultimi due anni non erano stati molto facili per me, e non li avevo resi facili neanche a loro. Mi sistemai meglio sulla poltrona in salotto e continuai a leggere il libro che avevo appoggiato sulle ginocchia; Cameron, in cucina, stava preparando la cena, Taylor era in camera sua e Dana stava guardando una partita di calcio nel divano vicino al mio. I rumori in sottofondo stasera non mi disturbavano, avevo bisogno di stare insieme ad altre persone, di sentirmi parte di qualcosa, o avrei rischiato di impazzire chiusa da sola in camera mia. Ero quasi a metà capitolo quando sentii il campanello suonare, chiusi il libro. «Vado io» dissi, anche se Dana non era certo balzato in piedi per offrirsi volontario, anzi non sembrava neanche essersi accorto che qualcuno aveva suonato il campanello.
Appoggiai il libro sulla poltrona e andai ad aprire.
Quando aprii la porta una folata di vento freddo mi investì in piena faccia.
Ma me ne accorsi appena, perché subito incrociai gli occhi azzurri di Robert.
«Ehi..che ci..», ma le parole mi morirono in gola quando mi accorsi che non era solo, accanto a lui c'era una ragazza, più o meno della mia età, forse più piccola, con lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo, un'aria da bambolina e un grande sorriso in faccia mentre faceva passare lo sguardo da me a Robert. Mi concentrai un po' su di lei e mi accorsi che aveva li stessi occhi di Robert e anche il suo stesso modo di stare in piedi, un po' ciondolante. Anche se aveva più o meno la mia età, era più alta di me e.. assomigliava parecchio a Robert.
Robert si dondolò sul posto.
«Kristen, lei è.. Lizzie, mia.. sorella», tornai su di Robert, notando finalmente cosa fosse successo alla sua faccia.
«Rob.. ma.. cazzo hai fatto?» esclamai, imbarazzandomi subito dopo. «Ehm, scusa.. non volevo.. io.. ecco..».
La sorella di Rob rise del mio imbarazzo.
«Tu devi essere la famosa Kristen, Robert mi ha parlato un po' di te mentre eravamo in macchina.. ma non mi ha detto molto però», e ringrazio il cielo per questo.
«Ehm.. si, sono io.. piacere di conoscerti» allungai una mano verso di lei, che la strinse subito con forza. Aveva le stesse lunghe dita da pianista di Robert.
«Kristen», guardai Rob. «Posso parlarti in privato?».
«Oh.. c..certo, ehm.. Lizzie, vai pure in salotto, ci sono i miei fratelli, fai come se fossi a casa tua», lei non se lo fece ripetere due volte e dopo aver preso con sé il borsone rosa e aver salutato con un cenno della mano sparì in salotto.
Presi la mano di Robert e lo portai su per le scale e poi in camera mia.
Ci sedemmo insieme sul mio letto, dove mi misi a giocare nervosamente con le lenzuola per non dare di matto.
«Che cosa è successo alla tua faccia?».
«E'.. stato mio padre», strabuzzai gli occhi.
«Che cosa!?».
«Si, è stato.. lui, è successo ieri sera.. un.. piccolo litigio, tutto qui».
«Hai un occhio nero e il labbro spaccato, cazzo!» lo apostrofai.
«Lo so...», evitò il mio sguardo ma io mi avvicinai e li presi il viso fra le mani.
«Rob.. perché tuo padre ti ha fatto questo..?».
«Perché gli ho risposto..».
«Come gli hai risposto, Robert? Male, deduco..», lui finse un sorriso.
«Sicuramente non come voleva lui, piccola».
«Oh, Robert...», elimino la distanza che ci separa e mi rannicchio contro il suo petto, lasciandomi stringere dalle sue braccia. Lo stringo forte, «Non voglio che ti venga fatto del male, amore..», mi stupisco di me stessa quando la parola amore esce in modo così naturale dalle mia labbra. Robert mi accarezza i capelli e mi bacia sulla fronte, «So badare a me stesso, piccola.. ma Lizzie non può, ecco perché sono qui».
Mi metto seduta, tenendolo per mano.
«Che intendi?».
«Non posso tornare a casa, Kristen, almeno.. non oggi, non stasera», mi stringe la mano, che sparisce fra le sue.
«I miei non ci sono, resti da me» dico, senza neanche pensarci.
I suoi occhi si illuminano, si alza e mi prende fra le braccia, facendomi alzare a mia volta.
Prima che me ne accorga, mi ha sollevato da terra e mi fa' volteggiare per la stanza.
«Robert, mettimi giù!», strillo.
«Ti amo, sei la migliore!».
«Adesso!!».
«Grazie, grazie, grazie, grazie!», continuiamo a girare.
«Rob, tesoro, mettimi giù adesso!» lo prego, ma sto ridendo.
«Kristen, Kristen, Kristen..» canticchia il mio nome se fosse una canzone.
«Ti amo anche io, ma mettimi giù!», mi accontenta.
«Fatto».
«Cazzo, mi gira la testa...» mi lamento, toccandomi la fronte, la stanza gira tutta intorno a me.
Le mani di Robert sono subito sui miei fianchi, pronti a sorreggermi.
«Merda, mi dispiace, piccola.. ma ero davvero felicissimo, non sai quanto conti per me avere il tuo aiuto».
«Si si, ma magari prima.. diamo un'occhiata al tuo occhio e al tuo.. labbro», lo accarezzo con la mano facendo molta attenzione a non mettere troppa pressione.
«Okay, a una condizione, però..», disse, sorridendo. Avevo ancora la mano sul suo labbro.
«Qua..quale?» balbettai.
«Facciamo a turno» sussurrò, a pochi centimetri dal mio viso.
«Ci sto..».
Le mani di Robert mi accarezzarono i fianchi mentre mi sdraiavo sopra di lui, attaccando le mie labbra alle sue, facendo attenzione a non fargli troppo male con il labbro. Timidamente, poggiai le mie mani sul suo petto, l'unica cosa che mi separava dal suo petto nudo era quella dannata maglietta ma ero troppo timida per provare anche solo a sbottonare un singolo bottone. «Kristen..», ansimò il mio nome facendomi fremere, il mio nome diventava mille volte più bello quando usciva dalle sue labbra, che mi preoccupai di premiare. Le avrei morse, se il padre non mi avesse preceduto spaccandogli il labbro inferiore. Con estrema delicatezza, Robert mi sistemò meglio sopra il suo stomaco, mettendomi a cavalcioni sopra di lui. Sentii il viso arrossarsi, ma decisi che per una volta non avrei lamentato. Le mani di Robert si infilarono sotto la mia maglietta, sfiorandomi i fianchi e lo stomaco.
«Mmh.. è meglio se ci fermiamo adesso, o sarà troppo tardi» disse, sussurrandomi le parole all'orecchio.
Per un attimo, ci rimasi male: avrei dovuto fermarlo io, no?
«C..certo», mi sollevai, mettendomi seduta sul letto.
Robert mi abbracciò da dietro.
«Ehi.. tutto okay?», mi baciò la guancia.
«Si... tutto okay, ehm.. è meglio se andiamo a vedere che sta combinando Dana con tua sorella», mi alzai, staccandomi dal suo abbraccio.
Non capivo che stava succedendo.
Perché mi sentivo.. rifiutata?
Eravamo a letto, io sopra di lui, in una posizione non proprio casta e lui che mi dice? Che è meglio fermarmi? Perché? Che avevo fatto di male? Non mi stavo muovendo bene? Baciavo male? Avevo un sacco di domande nella mia testa, troppo imbarazzanti per avere una risposta da lui. Mi sistemai i capelli e i vestiti, per poi uscire dalla stanza senza aspettare Robert.

Pov Robert

Me ne stavo seduto sul letto, da solo, in camera di Kristen, pensando "che ho combinato, adesso?". Avevo fatto qualcosa di male? L'avevo toccata in un modo che non voleva o le avevo fatto male? Non mi era sembrato di essermi spinto troppo oltre, al contrario, stavo cercando di trattenermi il più possibile. Kristen era l'unica ragazza che mi facesse quell'effetto, con lei anche un semplice bacio era la cosa più eccitante di sempre e io faticavo da morire a tenermelo nei pantaloni. Non volevo rovinare tutto, volevo fare tutto con calma, per bene, ma a quanto pare stavo sbagliando qualcosa perché lei era andata via triste e di fretta, come se non vedesse l'ora di uscire dalla sua stanza per liberarsi di me. Mi sentivo un idiota.
Uno sfigato.
Mi sfregai le mani sulla faccia e cercai di riprendere fiato.
Mi alzai, uscii dalla stanza.
Andai in salotto, dove trovai mia sorella che parlava animatamente con il fratello di Kristen, Dana, mentre giocavano insieme alla play station urlando animate espressioni.
«Oddio, fai schifo!».
«Tu fai schifo! Cazzo, mi sto facendo battere da una cazzo di ragazzina!».
«Oh, fanculo, ho la tua età e non sono una ragazzina e per tua informazione, sono molto brava a questo gioco».
«Si, certo!».
«Coglione».
«Stronza», lei si girò verso di lui e si sorrisero. Oh merda, mia sorella si era presa una cotta.
Lizzie notò che ero entrato solo un minuto dopo.
«Oh, ciao, Rob. Finito con Kristen? Be', immagino di si visto che è praticamente fuggita in cucina. Avete litigato?».
«Amico, non far soffrire mia sorella» si aggiunse Dana.
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo.
Dana e mia sorella erano gli ultimi miei problemi.
Sopratutto non mi preoccupavo dell'ira del più piccolo della famiglia Stewart.
«Tranquillo, è tutto.. sotto controllo. Lizzie, dove hai detto che è andata Kristen?».
«Oh», distolse per un attimo lo sguardo dalla tv, dove una macchina rossa si stava scontrando con una rosa, «è corsa in cucina».
«Merda!» imprecò Dana, cliccando tasti a caso sul joystick. «Merda, merda, merda, merda».
«Olè, ho vinto io! Sgancia i soldi, Stewart» gli disse Lizzie, mostrandogli la mano con il palmo in sù.
«Sei una stronza, Pattinson», Lizzie gli fece gli occhioni dolci.
«E non hai ancora visto niente..».
«OKAY! Se qualcuno mi cerca, io sono in cucina con Kristen» dissi, e me ne andai prima di dare di stomaco. Mia sorella era una vera gatta morta quando ci si metteva, e aveva solo un anno meno di Kristen!
Mi affrettai verso la cucina, dove trovai Kristen che piangeva stretta al petto del fratello, Cameron.
Mi mancò un battito cardiaco.
Oddio, era colpa mia?
Le avevo fatto così male?
Non.. non pensavo, io non credevo che..
«R..Rob...», Kristen si staccò dal petto di Cameron, che mi uccise con lo sguardo. «La.. la cena è quasi pronta», si asciugò una lacrima, sicuramente pensando che non l'avessi vista piangeva, ma non era così: l'avevo vista e mi sentivo una merda. Perché era colpa mia, tutta colpa mia, come sempre. Perché rovinavo la vita a tutti? Prima ai miei genitori, poi alle mie sorelle e adesso a lei? No, non potevo. Lei era l'unica cosa bella della mia vita e la stavo distruggendo.
«Kristen...», feci qualche passo verso di lei ma Kristen si tirò indietro.
«Vado.. vado a cambiarmi» disse, fuggendo via.
«Ma...».
«Ci.. ci metto un attimo, Rob» e uscì dalla stanza.
Avevo ancora la mano sollevata.
Avrei voluto afferrarla, stringerla a me.
Dirle quanto mi dispiaceva.
Avrei voluto scusarmi, anche se non sapevo per cosa.
Ma che importava? Era colpa mia.
Solo colpa mia, sempre colpa mia.
Mi ero abituato.
Non mi stupiva neanche più.
«Robert», la voce di Cameron mi riportò alla realtà, distogliendomi dal mio accusatorio personale.
Lo guardai; adesso non sembrava più che volesse uccidermi, sembrava solo.. stanco.
«Dobbiamo parlare» disse.
«Si, ehm, certo... che hai da dirmi?» chiesi.
«Dobbiamo parlare di Kristen», ecco, adesso mi dice che devo levare le tende.
«Senti, lo so che magari non ti piace la mia presenza qui e che avresti voluto qualcuno altro per lei, ma..».
«Kristen non sta bene», le sue parole furono come una secchiata di acqua fredda in piena faccia.
«C..che intendi? Come.. come non sta bene? Che ha? Sta male? E' malata?» chiesi, rischiando di perdere il controllo e strangolarlo affinché mi rispondesse.
«Lei ha...un problema, non posso dirti di più».
«Come sarebbe a dire che non mi puoi dire di più! Cazzo, non puoi uscirtene con una cosa del genere e poi venire a dirmi che "non puoi dirmi di più"».
«Non spetta a me, ma a lei, parlartene».
«E'.. malata...?», mi tremavano le mani.
«Non posso dirti di più, Robert, mi spiace..».
«Fanculo!», colpii il tavolo con il pugno, «Dimmelo!».
«Posso solo dirti che Kristen è molto.. fragile», adesso sembrava ancora più stanco. Quando parlava della sorella, cambiava, sembrava meno duro.
«Lo so, questo, e me ne rendo conto, ma..».
«No, tu non te ne rendi conto, affatto», mi interruppe.
«E allora spiegamelo! Dimmi che cazzo ha la mia ragazza, Cameron!», non avrei mai pensato di rivolgermi in questo modo a Cameron.
«E' lei che deve dirtelo, non io.. non vuole che si sappia, mi ucciderà anche solo per avertene parlato».
«Oh, oh, sai che cazzo me ne fotte? Dimmi che cosa ha!».
Cameron mi afferrò per le spalle, scuotendomi molto forte.
«Adesso, amico, ti dai una calmata e mi ascolti. Non sono io che devo dirti che ha mia sorella, perché è solo un suo affare, non tuo, non mio, né di nessun altro. Non avrei neanche dovuto parlartene, ma dopo quello che mi ha detto Kristen..».
«Che.. che ti ha detto?» chiesi, scrollandomi di dosso le sue mani.
«Ha paura, Robert, molta» mi rispose, serio.
Paura.
Kristen aveva paura.
Di me?
Di noi?
Di cosa?
Mille domande mi tormentavano e mille altre stavano arrivando grazie al discorso di Cameron.
«Io.. non capisco.. che cosa teme?».
«Non posso dirti neanche questo».
«Non mi stai dicendo proprio un cazzo».
«Non sono affari miei, ma di mia sorella e io rispetto la sua privacy».
«Ma io sono il suo ragazzo», Cameron mi guarda come se stesse trattenendo una risata.
«Per essere il suo ragazzo non sai molto di lei, eh? Senti,», mi appoggia una mano sulla spalla con fare complice, «io non voglio mettermi in mezzo a voi due; all'inizio pensavo che saresti stato solo un problema ma poi mi sono reso conto che con te mia sorella sta bene, avete solo bisogno di capire alcune cose. Non è facile.. lei non è facile come sembra, per niente. Dovrai avere pazienza. Molta. Ma non ferirla, perché so dove abiti».
«Non voglio ferirla.. ma non capisco perché non me l'abbia detto...» dico, ripensando a tutte le volte che l'ho vista piangere, ai suoi sbalzi d'umore, al suo modo tutto particolare di comportarsi con le persone, un misto di timidezza, spavalderia e paura. Mi torna in mente il suo scontro con Jennifer i primi giorni di scuola e subito mi chiedo se magari avrei dovuto cogliere qualche segnale che ora mi sfugge.
«Non è una cosa di cui le piace molto parlare..».
«Ho capito.. be', spero che me lo dirà.. prima o poi».
«Devi solo avere pazienza».
«Non sono molto bravo ad aspettare...».

Pov Kristen

«Rob non mi ha detto una cosa riguardo a te, quindi immagino che potrei chiederla a te, giusto?», Lizzie mi aveva incastrata mentre uscivo dalla mia stanza e ora mi ritrovavo schiacciata contro il muro del corridoio con la sorella di Robert che mi scrutava curiosa. «Ehm.. c..certo» le dissi, sforzandomi di sorridere. In realtà, non mi andava proprio di sorridere. Ero scoppiata a piangere fra le braccia di Cameron, perché era il mio posto preferito dove piangere quando ero piccola e mamma e papà erano via anche per mesi; mi aveva chiesto cosa ci fosse che non andava e io gli avevo confessato delle medicine che avevo ripreso a riprendere e lui non era sembrato affatto sorpreso. Non aveva incolpato Robert per tutto come mi aspettavo, anzi, aveva detto che forse avrei trovato in lui un buon amico con cui confidarmi, una nuova spalla su cui piangere; ma Cameron non capiva quanto ci stessi male: non potevo dirlo a Robert, già mi considerava una bambina, una volta che gli avrò detto anche questo mi pianterà o peggio, mi guarderà come si guardano i malati e l'ultima cosa che voglio da lui è la pietà. Voglio amore da lui, non un "mi dispiace".
«Sei la sua ragazza, giusto?» mi chiese a bruciapelo Lizzie.
«Ehm...si», facevo ancora fatica a dirlo.
«Davvero? E' grandioso! Lo sapevo! Rob non ha mai avuto ragazze fisse prima di te, sai?».
«Si.. me l'ha detto».
«Sei la prima!».
«A quanto pare...», era tutto parecchio imbarazzante.
«Da quanto state insieme?».
«Un po'..».
«Hai un accento strano, di dove sei? Non sei di Londra, vero?».
«Sono nata a Los Angeles».
«Sei americana! Porca puttana, è meraviglioso! Ho sempre sognato di andare in America; e dimmi, è davvero come nei telefilm? Tipo, Gossip Girl?».
«Ehm...», avevo visto si e no due o tre puntate di quel telefilm, «più o meno...».
«E il mare? Com'è l'oceano?» chiese, i suoi occhioni azzurri sprizzavano curiosità.
«Profondo..», me ne uscii con una battuta davvero penosa, ma lei non sembrò farci caso.
«Pensi che un giorno tu e Rob andrete a vivere in America? Magari potrei venire a trovarvi!», io e Robert, vivere insieme? Sembrava impossibile ora come ora.
«Forse..».
«Siete davvero carini insieme, però», Lizzie mi sorrise, un sorriso davvero dolce e sincero: pensava davvero quello che aveva detto e questo non fece altro che farmi diventare gli occhi lucidi. Cercai di cacciare indietro le lacrime ma lei se ne accorse. «Ehi, ma che ti prende? Perché piangi? Oh no, merda.. sei incinta, vero? Diventerò zia, così presto? Non sono pronta!».
«No.. no.. sono solo.. io.. non sono incinta, tranquilla», la rassicurai, asciugandomi le lacrime.
«Oh, meno male! Fiùù», finse di asciugarsi la fronte, fischiando come fanno solo nei film, «Perché sai, io non sono davvero pronta a diventare zia o roba del genere, sono davvero troppo giovane. Okay, non così giovane, insomma.. ho quindici anni, eh. Ma non.. non credo che riuscirei a sopportare il pianto di un bambino ora come ora. Ma, ehi!, non sei incinta, è stupendo!» l'esuberanza di Lizzie mi lasciava davvero senza parole. Era il mio esatto opposto.
«Forse.. forse dovremo andare a cena..» dissi, giusto per filarmela.
«Oh, hai ragione.. dovremo, Rob starà dando di matto. Sai, lui ci tiene davvero tanto a te», per poco non caddi dalle scale.
«Come fai a saperlo?» le chiedo, stringendo la ringhiera delle scale.
«Ma è facile: si vede! Si vede davvero tanto», ah si, allora perché io non riesco mai a vedere niente, sono cieca emotivamente?
«Mentre eravate in macchina.. che ti ha detto di preciso?».
«Mi ha detto che stavamo andando da una persona speciale, della quale si fidava molto».
«Oh..».
«Te, quindi», sollevò gli occhi al cielo con fare teatrale, «Non avrei mai immaginato che mio fratello fosse un tipo di ragazzo a cui piacciono cose del genere».
«Che cose..?».
«Tutte quelle smielate sulla fiducia, sulla persona speciale, eccetera, eccetera, mi ha sempre preso in giro per questo, quell'idiota».
«Ah.. be', buono a sapersi», un sorriso spontaneo era nato sul mio viso: Robert era diventato sdolcinato per me, mi sentivo meglio.
In cucina trovammo Cameron e Robert che parlavano.
Strano, perché quei due erano come il sole e la luna. Però mi fece piacere vederli finalmente andare d'accordo.
Cameron mi guardò come per chiedermi se stavo bene e io annuii, giusto per farlo stare tranquillo.
«Ehm.. apparecchio la tavola» dissi, per smorzare la tensione.
«Ti dò una mano!» si offrì Lizzie.
«Grazie.. io mi occupo dei piatti, tu dei bicchieri, okay?».
«Agli ordini!», si mise dritta sulla schiena e imitò il saluto militare, facendomi ridere.
All'improvviso sentii qualcosa di morbido e caldo strusciarsi contro la mia gamba, quando abbassai lo sguardo trovai due occhioni azzurri.
«Lucky, tesoro..», mi chinai per prendere in braccio il mio micio. Ultimamente si era preso l'abitudine di scomparire anche per ore, per dormire in santa pace, per poi spuntare quando meno te lo aspettavi. «Amore.. il mio cucciolo», me lo portai vicino al viso per baciargli quella sua testolina rossa, iniziò subito a fare le fusa.
«ODDIO!» urlò Lizzie, facendomi spaventare a morte, «Ma è la cosa più DOLCE del MONDO! Posso tenerlo?».
La mia prima reazione fu quella di dirle: "no, me lo rompi", ma alla fine glielo appoggiai sulle braccia, sperando che non me lo rompesse sul serio.
Mentre guardavo Lizzie giocare con Lucky, sentii una mano appoggiarsi sul mio fianco.
Sussultai, colta di sorpresa.
«Ehi.. sono io», Robert mi pizzicò il fianco, un gesto che faceva spesso per farmi sorridere, ma oggi non era proprio giornata. «Ti aiuto io con la tavola..».
«Grazie..».
Lasciammo Lizzie e Lucky in cucina e andammo in sala da pranzo.
«Allora.. come stai?».
«Sto bene, Rob, come dovrei stare?».
«Ti ho.. vista piangere.. prima.. con Cameron».
«Ti sbagli, non stavo piangendo», perché mi ostinavo a fingere che andasse tutto bene? Era estenuante.
«Va bene.. non stavi piangendo.. okay...».
«E' così».
«Come vuoi..».
«Non è il momento adatto per parlarne».
«Allora ammetti che stavi piangendo?», i suoi occhi cercano i miei e io come una scema lo accontento, sapendo benissimo che una volta che mi avrà guardata negli occhi capirà tutto. «Si.. stavo piangendo», è tardi per continuare a mentire.
Fa' il giro del tavolo e si avvicina a me, abbracciandomi.
«Perché piangevi?».
«Rob.. non.. non è il momento, davvero...».
«Quando lo sarà? Voglio sapere che ti sta succedendo, Kristen».
«Ma di che parli? Non mi sta succedendo proprio niente!», il cuore inizia ad accelerare. No, no, no, fermati, ti prego, non ora.. non ora.
«Stavi piangendo e non vuoi dirmi il perché!», non voglio che alzi la voce con me, odio le urla, le odio, le odio, le odio, le odio.
«Dopo...» sussurro, mi sento a malapena io stessa.
«Cosa?».
«D..dopo.. ne.. ne parliamo dopo.. o..okay? Dopo, non ora», provo a sembrare decisa ma io il mio assomiglia più a un lamento che a un ordine.
«Va bene.. dopo» acconsente.
«Grazie...».

Pov Robert

Per il resto della cena, Kristen resta in silenzio, guarda dritta davanti a sé e sembra sempre sull'orlo di una crisi di pianto. Tutti se ne sono accorti, tutti tranne Lizzie, che continua a parlare come se niente fosse, o forse fa' semplicemente finta di non notare l'umore cupo che c'è a tavola, come ogni sera a casa nostra. Parla in continuazione, specialmente con Dana, che sembra felice di risponderle con frecciatine e battute davvero poco consone a due ragazzini della loro età. Ma per stasera, non mi interessa se la mia sorellina ci prova con il fratello minore della mia ragazza, perché tutta la mia attenzione va' a Kris, a ogni suo comportamento o gesto, a come mi guarda al modo in cui solleva la forchetta per mangiare. E' seduta accanto a me e non posso fare a meno di sfiorarla ogni secondo, fingendo di far cadere casualmente il fazzoletto per poter accarezzarle le gambe, porgerle il bicchiere pieno d'acqua per stringerle le dita, avvicinarmi con la sedia per far scontrare le nostre braccia. Lei non rifiuta quei gesti, li incoraggia persino. E' triste, ma bisognosa d'affetto.
«Dove dormiremo stanotte, Rob?» mi chiede Lizzie.
«Potete stare qui, naturalmente» risponde Kristen al posto mio, prendendomi la mano sotto il tavolo. Mi aggrappo alla sua mano, la stringo forte, le accarezzo il palmo, e vorrei che in quel gesto lei riuscisse a scorgere il mio "mi dispiace per prima, ti amo".
«Grazie!».
«Può dormire in camera mia..», guardò Kristen e lei capisce la mia domanda, anche senza che io l'abbia detta a voce alta, «Noi due potremo dormire in camera dei miei genitori, no? A mia madre non dispiacerebbe, ne sono sicura».
«Per me va bene!» accetta Lizzie, tutta un sorriso.
«Si..», stringo più forte la mano di Kristen, «anche per me».

«Chiudi la porta».
«Come vuoi.. dobbiamo parlare Kristen» le dico, chiudendo la porta della camera dei suoi genitori.
«Posso almeno andare a cambiarmi in bagno?» chiede, acida. Non ci casco, è solo un modo per ritardare il nostro discorso, vuole litigare così da avere più tempo per inventarsi qualche scappatoia.
«Certo, amore» le dico.
«Oh.. grazie», si chiude in bagno, portandosi dietro il cambio.
Mi siedo sul letto e mi sfilo le scarpe.
La camera dei genitori di Kristen è molto bella, con un grande letto a due piazze e mezzo, un armadio in mogano, due comodini ai lati del letto, un piccolo lampadario appeso al soffitto che illumina la stanza e le dà quell'aria romantica e un po' magica. Mi sfilo la giacca, poi ci penso e mi tolgo anche la maglietta, restando a torso nudo. Quando sento la porta del bagno aprirsi mi giro subito per vederla; Kristen indossa solo un paio di pantaloncini, una maglietta a maniche corte che le lascia scoperta un po' di pancia e ha un sorriso timido sulle labbra, che la renda ancora più bella. All'improvviso, tutta la rabbia che provo verso il mondo, per mio padre, per tutto quello che mi sta succedendo, mi è già successo o mi succederà domani, sparisce, perché ho la cosa più bella proprio davanti ai miei occhi e non voglio sprecare neanche un secondo della mia vita litigando con lei.
«Mi dispiace se ti ho messo pressione» dico.
«Avrei dovuto spiegarti perché stavo piangendo.. ma è complicato, e mi vergogno...», resta sulla porta, dondolandosi sul posto.
«A me puoi dire qualunque cosa, lo sai» la rassicuro.
«Mi guarderai con occhi diversi...».
«Non ti potrei mai guardare in modo diverso da come sto facendo ora.. ti guardo, perché sei bellissima, e ti amo», arrossisce, facendomi sorridere.
«Ti amo anche io, Rob.. ma non è così semplice».
«E'.. cioè..», deglutisco e prendo fiato, «è grave?».
«G..grave? Chi ti ha detto che è grave?», inizia ad agitarsi, ormai sta quasi saltellando sul posto.
«Nessuno», mi affretto a dire, «vorrei solo sapere cosa c'è che ti tormenta, Kristen.. perché piangevi?».
«Io.. non.. lo so», dice, abbassando il capo, e una lacrima cade sul pavimento della camera. E' possibile sentire il rumore di una lacrima che cade più forte di quello di un tuono? A me sembrava di si.
«Come sarebbe a dire che non lo sai? Ci sarà stato un motivo, no?».
«No..».
«No, cosa?».
«No...no», scosse la testa, mentre i capelli le ricadevano sul viso come un sipario che si chiude.
«Kristen.. piccola, parla con me.. e per favore, non startene là sulla porta, odio quando mi stai lontano, vieni qui..», lei fa' qualche passo verso di me, ma dopo un po' si ferma in mezza alla stanza.
Solleva lentamente la stanza, prende un bel respiro e si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Soffro di attacchi di panico».
Uno schiaffo in piena faccia.
O forse anche più di uno.
Per un attimo, mi mancano le parole.
La gola è secca e ogni volta che provo a parlare mi limito soltanto ad aprire la bocca.
«Perché.. perché non me l'hai detto?» riesco a dire alla fine.
«Perché ogni volta che lo dico, le persone iniziano a guardarmi in un modo strano.. che non mi piace, e non mi sono ancora abituata».
«Da quanto ne soffri..?», finalmente Kristen riprende a camminare e si lascia ricadere vicino a me sul letto.
«Due anni, più o meno..».
«Cosa è successo..?», lei appoggia la testa sulla mia spalla, le circondo la vita con un braccio, abbracciandola.
«Avevo quattordici anni, eravamo in vacanza a New York con i miei genitori.. mio padre doveva andare a comprare le sigarette e mamma lo ha accompagnato, raccomandando a me, Cameron, Dana e Taylor di restare in macchina, perché ci eravamo dovuti fermare in un quartiere non molto raccomandabile.. ma io avevo sete, stavo morendo di sete e c'era un supermercato proprio davanti alla macchina... ho chiesto a Cameron se potevo scendere, ma lui non voleva, ma alla fine ho rotto le palle così tanto che mi ha accompagnato, dimenticandosi di portare con sé le chiave della macchina, che sono rimaste attaccate al cruscotto.. Al supermercato ho preso la mia bottiglietta d'acqua, ed ero in fila per pagare insieme a Cameron quando...», la voce le si spezza e io mi affretto stringerla fra le mie braccia, asciugandole le lacrime. La porto dentro il letto, sistemandola sopra le mie ginocchia e coprendoci entrambi con la coperta. Aspetto con pazienza - una pazienza di cui non pensavo di essere capace - che riprenda a parlare, e alla fine lei lo fa', anche se la sua voce è quasi un sussurro adesso. «Un uomo è entrato, aveva il passamontagna e impugnava una pistola... ci ha urlato di abbassarci, di gettarci a terra e non dire niente... Cameron mi ha afferrato il polso e mi ha spinto a terra prima che potessi anche solo capire bene cosa stesse succedendo. L'uomo continuava a urlare.. urlava così forte che a volte sento ancora la sua voce nei miei sogni.. o meglio, incubi. Non so neanche quanto durò... forse una mezz'ora.. ma potrebbe anche essere stato un minuto, ero troppo spaventata per capirlo.. so solo che a un certo punto ha puntato il dito verso di me e ha detto qualcosa.. che non ho capito, ma per fortuna c'era Cameron con me. Mi ha aiutato ad alzarmi e mi ha spinto verso la porta, tenendomi stretta e lontana dall'uomo, che era dietro di noi.. solo dopo un po' ho capito che l'uomo voleva la nostra macchina... e come una scema ho provato a urlare, chiamavo mia madre talmente forte che l'uomo ha colpito prima me e poi Cameron.. ancora oggi ringrazio il cielo che non ci abbia sparato».
«E.. poi.. cosa è successo?» chiedo, mentre lei si rannicchia contro il mio petto.
«Quando mi sono svegliata la macchina non c'era più, mamma e papà erano appena tornati e Taylor e Dana erano sul ciglio della strada di fronte a me.. Taylor aveva un leggere taglio sulla gamba per come il rapinatore l'aveva spinto giù dalla macchina e Dana aveva un polso slogato, ma stavano bene... io invece non riuscivo a smettere di piangere e il cuore batteva come mai in vita mia.. e poi quella sensazione.. era tutto oscuro, nella mia testa, tutto quello a cui riuscivo a pensare era "è finita, è finita", ma non in senso positivo... anche se le persone a cui volevo stavano bene, io ero entrata in una specie di abisso e ci sto ancora oggi».
La stringo a me.
Non posso a fare altro.
Non sono un medico, uno psicologo, non ho soluzione.
Non me ne intendo di queste cose.
Ha paura?
Ansia?
Cosa la rende così fragile?
La sua storia è davvero terribile e io stesso non so proprio come mi sarei comportato in una situazione del genere, sicuramente avrei agito precitosamente, d'istinto e mettendo in pericolo tutti i presenti. Ringrazio il cielo che c'era Cameron con lei, o chissà cosa sarebbe successo.
Cameron.
Ancora una volta è lui a salvare la situazione.
Ora capisco come mai è così protettivo nei confronti di Kristen: ha visto nascere la sua paura, era lì, e sa il motivo, vuole semplicemente bene  a sua sorella.
«Da quel giorno non sono riuscita a dormire bene per mesi..» continua Kristen.
«Hai iniziato a prendere medicine..», la mia non è una domanda.
«Hai.. hai visto.. tu hai..», annuisco. «Mio padre mi ha.. portata da un medico quasi subito.. aveva paura che peggiorasse, così mi hanno dato quelle medicine.. sono dei calmanti.. il valium non lo prendo spesso, è pesante.. e mi rende debole e mi fa' venire sonno... abbiamo iniziato a trasferirci sempre più spesso, alla ricerca di un posto dove.. potessi stare tranquilla. Mi è sempre piaciuta Londra», finalmente un sorriso vero le solleva gli angoli delle labbra, «Amo il rumore della pioggia.. mi rilassa, ecco perché mia madre ha pensato che sarebbe stato carino venire a vivere qua, piove ogni santo giorno!».
«E.. sei contenta? Ti piace vivere qui?», avevo quasi paura della risposta.
Kristen si strofinò gli occhi e il suo sorriso si fece ancora più grande.
«No, fa' schifo.. ci sono un sacco di brutti ragazzi qui».
«Ah, si?».
«Si, si.. tutti brutti, con orrendi occhi azzurri» mi prende in giro.
«Io invece penso di essermi preso una cotta per le ragazze americane», Kristen si sdraia completamente sul letto, e io mi metto accanto a lei, puntellandomi sul gomito per non finirle addosso. «Mmh?» fa' lei, mentre io finisco di toglierle tutte le traccie di lacrime che ha sul viso. «Oh, si.. amo l'accento americano».
«E io amo l'accento inglese».
«Io amo te..», le carezzo il viso, chinandomi per baciarla.
«Rob..», mi fermo a pochi centimetri dalle sue labbra.
«Si, piccola?».
«Non.. non mi guarderai con occhi diversi da stasera, vero? Non sono malata, ho solo qualche problema.. con la gestione delle emozioni forti».
«Te l'ho già detto.. io ti guarderò sempre e solo in un unico modo: con amore..».
I suoi occhi sembrano illuminarsi mentre mi prende il viso fra le mani e unisce le nostre labbra.
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«Rob.. amore.. amore mio..» mormora, mentre ci baciamo.
«Ti amo, Kris.. ti amo..», la stringo fra le mie braccia, infilando le mani sotto la sua maglietta.
«Non.. non trattenerti...» dice, timidamente, mentre guida la mia mano lungo il suo corpo.
«Non voglio spingermi oltre, Kristen..».
«Ti prego.. ho bisogno di sapere che mi vuoi ancora.. per favore, Rob».
«Certo che ti voglio ancora, amore..».
«Dimostramelo, allora... ti prego, amore».
«Va bene.. va bene», mi lascio guidare dalla sua mano.
Avevo ragione: la sua pelle è morbida, calda, come avevo immaginato.
Trovo la coppa del reggiseno e stavolta non ho paura a giocarci.
La sento sorridere contro le mie labbra.
«Sono felice che ci sia tu, qui con me, stanotte» mi dice.
«Non vorrei essere da nessun altra parte» rispondo; l'aiuto a sfilarsi la maglietta.
Arrossisce, e prova a coprirsi con le mani ma io le tolgo delicatamente, scendendo con la bocca prima sul suo collo e poi sulla spalla, sulla clavicola.. scendo nell'incavo fra i seni e la sento irrigidirsi.
«Vuoi che mi fermi, amore..?», lei scuote la testa e inizia a giocare con i miei capelli, cosa che la fa' subito rilassare mentre io le ricopro ogni centimetro di pelle scoperta di baci. Quanto ho sognato questo momento? Ma devo darmi una calmata. Non voglio andare oltre, non stasera. E' ancora scossa e non voglio approffitarmi di lei. Scendo con la bocca, lasciando caldi baci su tutto il suo stomaco, mordendo piano la pelle bianca, lasciando qualche segno rosso qua e là. Ritorno sulla sua bocca ripercorrendo il percorso al contrario, mordendo un po' più forte. «Tutto okay?» le chiedo, quando ci ritroviamo di nuovo faccia a faccia.
Lei sorride.
«Sei bellissimo..».
La bacio di nuovo, sulla bocca, con la lingua, mordendole il labbro talmente forte da farle uscire un po' di sangue mentre lei mi accarezza il petto.
«Ti amo».
Torniamo a baciarci, le sue mani mi guidano dove vuole essere toccata.
Continuiamo così finché non mi ritrovo perfettamente sopra di lei, con le sue braccia intorno al mio collo, i nostri baci che si fanno sempre più intensi.
Senza pensarci, percorro con le dita le curve del suo corpo: il seno, la pancia, finché non arrivo al bordo dei suoi pantaloncini.
Ci gioco un po', finché non trovo un po' di coraggio.
«Mmh..», abbasso un po' il bordo dei suoi slip e accarezzo il basso ventre.
«Kristen.. piccola..», continuo a massaggiarla per un po', prima di spingermi qualche centimetro più in basso.
«Rob..», affonda le unghie nella mia schiena e inarca leggermente la schiena.
Ho una paura tremenda di farle male.
Cerco di essere gentile, di non affondare troppo, ma lei continua a gemere piano, a pronunciare il mio nome e questo mi fa' impazzire e non riesco a trattenermi più di tanto. Faccio piano, la sfioro, l'accarezzo, il quel punto così delicato per una donna, cercando di trasmetterle amore, solo amore, non voglio che pensi male di male, voglia che capisca che lo sto facendo per noi, non per me.
«Rob.. ah..», merda ho spinto troppo affondo, è vergine, cazzo.
«S..scusa.. scusa, scusa», con la mano libera la sorreggo tenendola per la schiena, avvicinandola ancora di più a me.
«Mmh.. va.. va tutto bene.. ah..», continuo, più piano, delicato. Il suo corpo non è preparato a quello che viene poco dopo e Kristen cerca in tutti i modi di nasconderlo, ma è davvero bella mentre è scossa dai tremiti e sorride mordendosi le labbra per poi lasciarsi andare fra le mie braccia. Sfilo la mano dai suoi pantaloncini e l'abbraccio, baciandola sulla fronte.
«Scusa se ho esagerato..
».
«Rob è stato.. wow! E' stato wow, okay? Non devi scusarti di niente».
«Non.. non avevo previsto.. questo. Non ne avevamo parlato prima, non ti ho chiesto se..», lei mi zittisce con un bacio.
«Non devi chiedermi il permesso, non sono una camera in cui devi entrare. Sono la tua ragazza e se vuoi fare certe cose devi solo... creare il momento giusto, e adesso lo era.. neanche io pensavo.. be', non ho mai.. ma è okay, perché è andata bene, ne avevamo bisogno.. avevo bisogno di sapere che tu mi volevi ancora anche dopo quello che ti ho detto. Ti ho chiesto di dimostrarmelo e tu l'hai fatto, grazie, ti amo».
«Ti amo anche io..».
«Mmh..», appoggia la testa sul mio petto, mentre io le accarezzo la schiena nuda.
«Buonanotte, cucciola».
«Sogni d'oro, amore».
«Kris..?».
«Mmh?».
«Sei bellissima».

___________________

ooookay, forse verso la fine avrei dovuto avvertirvi che c'era un piccolo pezzettino a rating rosso, ma nessuno di voi è restato sconvolto, no? non ho scritto niente di che! se vi scoccia, avvisatemi e metto il rating rosso.
comunque, tornando al capitolo: mi piace.
Mi sono emozionata a scriverlo, ed è uscito anche più lungo di quanto sperassi, è grandioso.
Ah, dovete dirmi anche quale parte avete preferito! L'altra volta mi sono dimenticata di chiederlo, quindi facciamo che da ora in poi è una cosa fissa anche se mi dimentico di scriverlo.
fatemi sapere, okay?
ah, e se vi sembra che le cose siano un po' affrettate fra robert e kristen è perché la vera storia comincia più avanti e non vedo l'ora di iniziare, ci saranno un po' di cambiamenti e roba del genere, ma non vi annuncio niente ahaha.
alla prossima, vi voglio bene, cià :3






































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Capitolo 17
*** with you i'm not afraid. ***


Pov Robert

Un raggio di sole entrò nella stanza, accarezzando la pelle diafana di Kristen, ancora addormentata accanto a me; con un braccio la stringevo mentre con l'altro le accarezzavo il viso sperando di non svegliarla: era così bella mentre dormiva. Ancora non riuscivo a crederci alla fortuna che avevo avuto a incontrare una ragazza come lei, così dolce, gentile, ma allo stesso terribilmente fragile e bisognosa di affetto e attenzioni, che io volevo dargli. Volevo essere l'unico a prendermi cura di lei, non volevo nessun altro in mezzo. Questo pensiero si insinuò nella mia testa e istintivamente strinsi Kristen ancora più forte; lei si mosse, mugugnando qualcosa nel sonno e strofinando il suo viso sul mio petto, mentre sentivo la sua pelle calda contro la mia, non mi sarei mai abituato a questa sensazione, ma sopratutto non me ne sarei mai stancato. Provai ad allentare un po' la presa per paura di svegliarla, ma subito sentii il bisogno di abbracciarla ancora più forte per paura che scappasse via, anche se sapevo che quel pensiero era davvero ridicolo visto che lei stava dormendo fra le mie braccia. Mentre le accarezzavo i capelli mi ritrovai a pensare a quello che era successo la sera prima. Mi sembrava impossibile. L'avevo fatto davvero? Le avevo fatto un po' male, eppure lei non aveva emesso fiato, come suo solito. Kristen aveva la strana - e a volte irritante - capacità di incassare ogni cosa senza mai lamentarsi, lei incassava ogni colpo, ogni frecciata, ogni brutta cosa che la vita le riservava senza mai lamentarsi e ogni dolore veniva conservato in quei suoi disarmanti occhi verdi, così meravigliosi. E io volevo proteggerla da quel dolore che era dentro di lei, anche a costo di affrontare il mio, di dolore personale.
«Mmh...» mormorò, mentre apriva lentamente gli occhi e mi fissava.
«Robert..».
«Scusa, ti ho svegliata».
«Non importa.. che ore sono?».
«Le sette del mattino.. è presto, torna a dormire».
«Da quanto sei sveglio?» mi chiese, abbracciandomi.
«Da un po'..», avevo perso la cognizione del tempo osservandola. «Sei un bello spettacolo mentre dormi», lei arrossì.
«Uhm.. g..grazie.. credo.. ehm.. posso.. posso coprirmi con il lenzuolo?».
«Kristen, mi stai.. davvero chiedendo il permesso di coprirti con il lenzuolo?», lei si morse il labbro, imbarazzata.
«Sono.. sono senza.. senza maglietta e.. mi vergogno un po'...» ammise, tutta rossa in viso.
«Oh..», era davvero timida, e tenera, molto tenera, «vieni qui, ti copro io..», presi il lenzuolo e la coprii fino al collo. Lei si accucciò contro il mio petto e io le accarezzai la schiena da sopra il lenzuolo. «Rob.. puoi.. puoi anche mettere la mano sotto.. il lenzuolo, non mi dà fastidio.. sei tu, mi piace» mi disse, baciandomi il petto. Oh Dio.. le sue labbra lì erano qualcosa di stupendo, morbide, calde e soffici, come ogni cosa in lei, avrei voluto dirle di continuare ma non volevo costringerla a fare niente e poi quel gesto era bello perché le era venuto spontaneo. Infilai una mano sotto il lenzuolo e iniziai a disegnare dei cerchi con le dita sulla schiena di Kristen, mentre lei si lasciava andare alle mie attenzioni, poggiando di nuovo le labbra sul mio petto.
«Ti.. ti va' bene?» chiese, sollevando la testa.
«Cosa?», lei mi baciò timidamente vicino al collo.
«Certo! Amore, adoro ogni cosa che mi fai, okay? Sei dolcissima».
«Mi.. piace stare a letto con te, sai? Sei.. tutto mio, qui», si sporse per baciarmi e io ne approfittai per sollevarla e appoggiarla sul mio bacino, solo il tessuto dei suoi pantaloncini e quello dei miei jeans - che non avevo ancora tolto dalla sera prima - a dividerci. Si morse il labbro, imbarazzata, ma appoggio entrambe le mani sul mio petto, avvicinando di nuovo il viso per baciarmi.
«Sono sempre tutto tuo, piccola».
«Dici sul serio?».
«Certo che..», le morsi il labbro per scherzare, «dico sul serio».
«Ahi! Sei uno stronzo, Rob!», finse di darmi uno schiaffo ma quando la sua mano arrivò sul mio viso fu come una carezza.
«E tu non sai colpire», lei continuava ad accarezzarmi il viso.
«Perché non voglio..».
«Mmh», in meno di un secondo, ritrovai le sue labbra.
Voglio restare così per sempre. Voglio lei, sopra di me, le sue labbra sulle mie, per il resto della mia vita e non mi importa se è ancora vestita, non la voglio solo per quello. Io voglio Kristen, sempre e comunque, vestita o meno, con le mie mani dentro di lei oppure sopra o fuori, dovunque, non mi importa, basta che lei resti. Perché questa ragazzina sta diventando qualcosa di incredibilmente importante per me, e lei neanche se ne accorge. Lei si muove timida, sembra che abbia quasi paura di fare un movimento sbagliato, quando per me non esistono movimenti sbagliati se si tratta di lei, ogni cosa che fa' è perfetta, magnifica, adatta alla situazione e mi va' sempre benissimo, sopratutto se siamo in camera da letto. Quando prima mi ha chiesto se poteva coprirsi con il lenzuolo era imbarazzata da morire, mi sembrava una bambina, la bambina più dolce e bella che io abbia mai visto.
Accarezzo la schiena di Kristen, ancora scoperta, visto che grazie a Dio ieri sera non si è rimessa la maglietta.
Quasi trema, quando la sfioro.
Questa ragazza sopra di me, è la tenerezza fatta persona.
Le stringo i fianchi e intensifico il bacio, mentre lei appoggia le mani sul mio petto, accarezzandomi a sua volta.
«Forse.. forse dovremo.. scendere a fare colazione..» dice, staccandosi e leccandosi le labbra.
«Mi piace stare a letto con te» rispondo, facendola arrossire.
«Anche a me, ma... Rob, non.. non sono abituata e.. non è che mi scoccia o roba del genere.. non voglio che lo pensi!, ma..», si tira su, restando sempre seduta a cavalcioni su di me. Si tocca nervosamente i capelli; «mi imbarazza un po', ecco..».
Oh.
Cazzo, Rob, ma perché non ti dai una calmata? Dio, è una bambina e per poco non la violenti ieri notte! Sei un coglione, un coglione, un coglione, ecco cosa sei Robert!
«Kristen.. c..certo, s..scendiamo subito, dammi.. dammi il tempo di trovare la mia maglietta e..», lei si alza e scende dal letto, cercando la sua maglietta, mentre io non posso fare a meno di guardarle il culo mentre si inchina. Cazzo, Robert, sei messo male, è una bambina e ti ha appena detto che è imbarazzata e tu che fai? le guardi il culo, ovviamente. Ma non ci posso fare niente: Kristen è bellissima e io sono un uomo, l'occhio mi cade, sopratutto se si tratta di una ragazza bella come la mia Kristen.
«Rob.. non.. non trovo la maglietta».
«Deve essere lì.. aspetta, ti dò una mano», scendo dal letto mi inginocchio per guardare sotto il letto.
«Dove l'hai lanciata, ieri notte?».
«Non l'ho lanciata, Kristen.. ero preso dal momento. Deve essere qui, ora te la trovo, amore», sento la sua manina posarsi sulla mia schiena.
«Mi piace quando mi chiami amore... fallo più spesso, okay?» mi chiede, timida, e anche se le dò le spalle sono sicurissimo che è arrossita di nuovo.
«Uhm.. okay, amore», volto il viso - avevo ragione, è rossa - e le sorrido, per poi tornare a occuparmi della ricerca della sua maglietta.
«Oh, eccola qui», era nascosta in un angolo, quella maledetta. L'afferro e la porgo a Kristen, che se la infila subito.
«Ora.. ora è meglio se scendiamo» dice, sorridendomi mentre indica la porta.
«Va bene, amore».

Pov Kristen

Mi muovo cercando di fare più piano possibile.
E' presto e io e Robert camminiamo quasi in punta di piedi cercando di non svegliare nessuno.
Stringo la sua mano mentre camminiamo nel corridoio.
«Pensi che qualcuno sia già sveglio?» mi chiede Rob mentre scendiamo le scale.
«Cameron dorme sempre fino a tardi, Taylor anche, forse Dana.. ma non credo».
«Lizzie dorme anche tutto il giorno se non la svegli», rido.
«Tua sorella è molto.. pimpante».
«Pimpante? E' una rompi palle, altro che "pimpante", Kristen».
«E' curiosa, Rob.. tutto qui».
«Ti ha chiesto qualcosa su noi due?».
«Ehm..», non se dirgli dell'interrogatorio di ieri sera, ma alla fine lui capisce tutto anche senza bisogno delle mie parole.
«E' impossibile! Appena si sveglia io..», l'improvviso rumore di una risata per niente silenziosa spezza a metà la frase di Robert.
«Uhm, penso che non dovrai aspettare molto allora..» dico, mentre entriamo in cucina.
Dana e Lizzie stavo ridendo come matti mentre si tirano addosso.. lo zucchero.
Non come nei film, dove si tirano addosso la farina, loro si tirano addosso lo zucchero, che finisce tutto nei capelli di Lizzie.
Appena ci vedono entrare si immobilizzano, imbarazzati.
A dire il vero, quello più imbarazzato sembra Dana, non Lizzie, che saluta Robert come se niente fosse.
«Ciao, Rob! Già svegli?».
«Già.. pensavo che stessi ancora dormendo, Lizzie».
«Nah, siamo svegli da ore».
«Siamo?» intervengo io, guardando verso Dana, che si guarda intorno.
«Dana mi ha tenuto compagnia quando mi sono svegliata» dice Lizzie, tranquillamente. Io continuo a guardare mio fratello, un po' sconvolta: non conoscevo questo suo lato, da quando le interessano le ragazze? E sopratutto, perché la sorella di Rob?
«Oh.. okay».
«A che ora ti sei svegliata?» domanda Robert, serio.
Lizzie non sembra accorgersi del tono del fratello e risponde sorridendo.
«Cinque del mattino!».
«C..cinque del mattino?», io stavo dormendo a quell'ora e questi due stavano facendo.. chissà che cosa! «Dana.. tu.. ehm..».
«Che cosa cazzo avete fatto fino ad ora!?».
Mi volto verso Robert, non c'è alcun bisogno di usare quel tono con Dana e Lizzie, visto che anche noi non siamo proprio puliti in questa faccenda. A dire il vero, quello che è successo stasera mi imbarazza parecchio. Ho davvero permesso a Robert di toccarmi? Non riesco a smettere di pensarci, e la cosa più brutta è che non capisco cosa comporterà tutto questo? D'ora in poi sarà solo quello? Penserà solo a quello ogni volta che mi abbraccerà o mi vedrà in pantaloncini? Ogni santa volta vorrà infilarmi le mani nei pantaloni? Ne approfitterà ogni volta? Non voglio. E' una cosa bella, piacevole, ed è stato davvero dolce, ma io non voglio una cosa forzata. Ieri sera era il momento giusto e mi sono lasciata andare, ma non è detto che lo sarà sempre. Conoscendomi, credo che creerò un sacco di problemi a Robert da questo punto di vista.. e anche in tanti altri.
«Niente!» risponde Lizzie.
«Non raccontarmi balle, Lizzie».
«Dio, Robert, cosa vuoi sapere esattamente?».
«Dimmi che avete fatto, semplice».
«Tanto non mi credi», Lizzie lo stava letteralmente sfidando con lo sguardo.
«Ma chi te lo dice? Dimmi che avete fatto e ti crederò».
«Parlato, ecco cosa cazzo abbiamo fatto, Rob».
«Mmh».
«Ecco, visto?!», gli punta il dito contro, arrabbiata. «Non mi credi!».
«Ti conosco! Cazzo, ti conosco e so quando stai per combinare uno dei tuoi soliti casini!» urla Robert.
Stringo il braccio di Robert per cercare di calmarlo,
«Rob.. calmati. Magari hanno davvero solo parlato..».
«Magari? Kristen!», gli occhi azzurri di Dana si piantano nei miei, «Certo che abbiamo solo parlato».
«Non.. non lo sto mettendo in dubbio..».
«Eravamo tranquilli, prima che arrivaste voi due» mi accusa mio fratello.
«Possiamo fare colazione senza litigare di prima mattina?», Taylor entra in cucina proprio in quel momento, indossando solo un paio di boxer e una faccia parecchio assonnata.
«Io vado a cambiarmi!» annuncia Lizzie, sbuffando. «Qualcuno, mi ha riempito i capelli di zucchero», lancia un'occhiata più maliziosa che arrabbiata a Dana, che ricambia alla grande.

Lizzie si è fatta una doccia, si è cambiata con i vestiti che ha messo nel suo borsone, e ora è seduta vicino a Dana e Taylor a tavola, mentre facciamo colazione. Rob non ha più detto niente e quei due adesso non si parlano neanche. Cameron si è appena svegliato e come ogni mattina, non è molto loquace, quindi si limita ad allungare le braccia per prendere biscotti, latte, uova, pancetta e tutto quello che vuole. Io me ne sto in silenzio, accanto a Robert. Ho la testa piena di pensieri, non riesco a non pensare a ieri sera ma allo stesso tempo la cosa mi imbarazza da morire a tal punto da non voler neanche pensarci, eppure lo faccio. Ripenso al suo modo dolce di sfiorarmi, come mi sono sentita alla fine e cerco di capire dove ho trovato tutto quel coraggio che non sapevo neanche di avere. Cosa mi ha spinto a farlo? Cosa mi ha spinto prima a confessarmi con Robert e poi a permettergli di entrarmi così dentro? In tutti i sensi, poi. Arrossisco e cerco di non farlo notare, ma Robert se ne accorge e mi guarda con un grande punto di domanda stampato in faccia. Scuoto la testa per dire che non è niente e torno a concentrarmi sulla mia colazione: latte e biscotti, non ho voglia di altro stamattina. Mi guardo intorno e mi accorgo di come tutti gli uomini della mia vita siano tutti riuniti con me questa mattina: Robert, Cameron, Dana, Taylor.. manca solo papà. Mi manca il mio papà, molto. Ma non voglio pensarci adesso, perché rischierei di scoppiare a piangere. Devo imparare a gestire le mie emozioni, Cameron me lo consiglia sempre, ma lui non sa quanto sia difficile, come tutto sia cambiato da quel dannato giorno. Sembra che da quel momento il mio cuore abbia dimenticato come si batte nel modo esatto e i miei occhi vogliano produrre più lacrime di quante ne servirebbero in realtà.
«Piccola..?», Robert mi accarezza la gamba sotto il tavolo, «Va tutto bene?».
«Si.. si, va tutto bene, Rob.. tutto okay, davvero..».
«Sembri pensierosa..», si avvicina di più, in modo che lo senta solo io, «devi.. ehm, devi dirmi qualcosa?».
«No, Rob.. davvero, è tutto okay».
«Hai ripensamenti riguardo a stanotte?», ma purtroppo la voce di Rob non è molto bassa neanche quando sussurra.
«Stanotte? Che avete fatto stanotte?» scatta subito Lizzie, sorridendo trionfante: sta avendo la sua rivincita su Robert.
«Kristen», Cameron sembra svegliarsi tutto d'un tratto, «devi dirmi qualcosa?».
«No» dico, secca.
«Rob?», so cosa sta cercando di fare Cameron, vuole metterci sotto pressione per farci parlare, ma io non crollerò.
«Ecco, noi non.. non abbiamo fatto niente di male.. noi abbiamo solo.. ehm...».
«Basta, Rob, zitto. Cameron, per favore, fatti i cazzi tuoi, okay? Quello che faccio con il mio ragazzo non è affar tuo!».
«Kristen, non c'è bisogno di usare quel tono, volevo solo sapere.. penso di averne il diritto, no? Sei mia sorella e sai che..».
«Robert sa tutto» dico, cogliendolo di sorpresa.
«Hai.. hai detto tutto a lui? Sei seria?», non se lo aspettava e la sorpresa è l'emozione principale sul suo viso.
«Robert.. conta molto per me, Cam.. certo che gli ho detto tutto», la mano di Robert stringe la mia, dandomi sostegno.
Cameron guarda Robert con qualcosa che forse, potrei scambiare per.. rispetto.
«Be'.. non pensavo che sarebbe successo così presto, ma.. non posso fare altro che ripetere le parole di mio padre», allunga la mano attraverso il tavolo e Robert è costretto a lasciare la mia per stringere quella che gli sta offrendo Cameron, «sei benvenuto in famiglia, Rob, spero che ti prenderai cura di Kristen».
«Intendo farlo. Kristen è quello che conta di più per me, adesso».

Pov Robert

«Vado a farmi una doccia».
«Va bene, Kris..».
«Non.. non ci metto molto».
«Okay.. vuoi che metta su un film, nel frattempo?» le chiedo mentre si alza dal divano.
«Si.. ehm, se vuoi..» mi risponde.
«Cosa preferisci?».
«Boh... commedia?», ma non sembra molto convinta.
«Non è obbligatorio, eh.. possiamo anche solo guardare la tv, se vuoi».
«E' uguale..», fa' spallucce e fa' per allontanarsi ma io la richiamo.
«Kris.. dove.. dove sono i DVD?».
«Sotto la tv, nel mobiletto» e si allontana.
E io non faccio niente per impedirlo.
E' da stamattina che fa' così.
Non voglio dire che mi eviti ma fa' di tutto per ridurre al minimo il contatto fisico, anche se parla tranquillamente e scherza, ride, ma è come se ci fosse sempre un velo di tristezza posato su di lei, o meglio, ansia. Non capisco tutta questa ansia che si tiene addosso, sembra quasi che la perseguiti. Ogni gesto che fa', ogni cosa che dice, il modo in cui si guarda attorno, non è spensierato quanto vorrei che invece fosse, è come se avesse sempre paura che tutto le crolli addosso. E mi manca la naturalezza con la quale si è lasciata andare fra le mie braccia ieri sera, come ci siamo sentiti a nostro agio in quello che stavamo facendo.. o almeno, io mi sentivo bene, ma che ne so di quello che stava pensando lei? Che stupido! Adesso mi è tutto chiaro: ho esagerato e ora lei mi evita perché si è pentita e non ha il coraggio di dirmelo. Mi sento una merda, ma ormai è una sensazione famigliare per me.
E adesso?
Come faccio?
Ho rovinato tutto, di nuovo.
Io pensavo che ieri sera fosse andata bene e invece lei adesso trema come una foglia ogni volta che la sfioro.
E non voglio che sia così, voglio che le piaccia essere toccata da me.
Ma non posso neanche pretendere chissà che cosa.
Mi sento inutile e stupido.
Mentre aspetto che torni dal bagno mi metto a cercare un film dove mi ha detto che si trovano i DVD ma sono così distratto che quando ritorna non sono riuscito a trovarne neanche uno.
«Niente?».
«Uhm, no».
«Non ho molti DVD... la maggior parte sono di Taylor, io non guardo molto la tv e preferisco leggere a guardare film».
«Oh..», la conosco così poco? In alcuni momenti penso di conoscerla da una vita, in altri mi rendo conto di quanto poco conosco i suoi gusti.
«Ti dò una mano..», si inginocchia vicino a me e inizia a prendere in mano alcuni DVD, ma li rimetti tutti al loro posto quasi subito. «Scusa, mio fratello ha gusti orribili» scherza, richiudendo l'armadietto.
«Perché non.. non proviamo a parlare un po'?» le propongo.
«Ah», si mette seduta di fronte a me incrociando le gambe, per terra, «Okay. Di che vuoi parlare?».
«Non so.. di te».
«Ah...», si porta una ciocca di capelli dietro le orecchie, «non c'è molto da dire».
«Io invece penso che ci sia molto da dire».
«Cosa.. cosa vuoi sapere?», gioca con una ciocca di capelli, evitando di guardarmi.
«Come stai?» le chiedo.
«Bene, ovvio», ma mente.
«Intendo sul serio, come stai veramente».
«Robert, non capisco dove vuoi arrivare..».
«Da nessuna parte, voglio solo sapere come sta la mia ragazza», e il fatto che l'abbia chiamata così la fa' sorridere un po'.
«Sto bene» ripete.
«Ho detto qualcosa di male?».
«Ma di che parli?».
«E' da stamattina che sei strana.. non ti fai quasi più toccare, Kristen», arrossisce violentemente e si mette a giocare con la sua maglietta.
«Kris..?».
«Piccola?», ma lei resta in silenzio, sguardo basso, mani che giocano nervosamente con la maglietta.
«Amore..», finalmente solleva lo sguardo.
«A me puoi dirlo se non stai bene, puoi parlare.. dimmi che succede, per favore».
«E' imbarazzante».
«Sono io! Non c'è niente di imbarazzante fra di noi, ricordi? Non riderò, promesso», lei scuote la testa.
«Okay...», sospiro, «posso almeno provare a indovinare da solo?», annuisce e fa' spallucce.
Merda.
Pensavo che mi dicesse di no.
«Stai male per.. quello che è successo ieri sera?».
Lei fa' una faccia da più o meno.
Ecco, cazzo, lo sapevo.
Avevo ragione: è colpa mia coma al solito.
«Perché non volevi fare.. quella cosa?».
No.
«No, cosa? No, non la volevi fare o no, la volevi fare».
Seconda.
Posso riprendere a respirare.
«Ti ho fatto male..? Ho spinto.. troppo forte..?».
«Robert!», si copre la faccia con le mani, imbarazzata.
«Voglio saperlo».
«E' stato.. dolcissimo.. sei stato dolcissimo Rob.. è solo che..», sono felice che stia anche solo provando a comunicare con me. Mi avvicino e l'abbraccio e quando vedo che non mi respinge la stringo un po' più forte.
«Parla tranquillamente con me, ti prego..», le bacio i capelli, accarezzandole il braccio.
«Non so se sono.. pronta a quello...», nasconde il viso nel mio petto.
«Che intendi?».
«Non so se.. per me è tutto nuovo, non so neanche più quante volte te l'ho detto e.. non voglio spingermi molto oltre.. non so neanche quanto.. lo dovremo fare ogni sera, da adesso in poi e..».
«Ehi, aspetta, frena! Dovremo? Kristen, non c'è una legge che lo stabilisce! Tu non sei obbligata a fare proprio un bel niente, amore», la guardo negli occhi.
«I maschi si aspettano certe cose, lo so».
«Si, i maschi coglioni, ma io non sono uno di loro, io non voglio che la mia ragazza si senta come un giocattolo da prendere e usare quando non ho un cazzo da fare. Tu fai solo quello che vuoi, pensa a te stessa, non solo a me, okay? Se hai voglia di fare qualcosa, okay, basta chiedere..», provo ad alleggerire l'atmosfera con un sorriso malizioso e lei si rilassa un po', ridendo timida, «ma non devi fare niente che tu non sia sicura di voler fare. Per quello, abbiamo tutta una vita davanti».
«Una vita..?».
«Sto facendo sul serio, Kris.. non sono sicuro di niente, ma sono sicuro che resterò con te per molto, moltissimo tempo, se tu mi vorrai».
«Ti.. ti voglio».
«Meno male, perché non sarei andato via neanche se mi avessi detto il contrario».

cinque ore dopo

Avete presente quando state con una persona talmente noiosa che ogni cosa che dice vorreste tapparle la bocca?
Ecco.
Il contrario.
Kristen è l'esatto opposto.
Ogni cosa che dice è divertente, simpatica, oserei dire geniale.
Mi fa' ridere, mi fa' stare bene e adesso che abbiamo chiarito la piccola faccenda del "non fare niente che non ti va' di fare" è anche un po' più rilassata e si lascia andare fra le mie braccia molto più spesso, rendendomi il ragazzo più felice del mondo.
Quando io l'abbraccio, ho fra le mie braccia la fonte della giovinezza, della gioia, della felicità.
Kristen è tutto questo per me, e ancora non capisco come ha fatto a diventarlo.
Ma lo è, e mi piace.
O meglio, lo amo, esattamente come amo lei.
«Pensi che i tuoi fratelli torneranno presto?» le chiedo.
«Mmh, non credo..», mi accarezza una guancia, amorevole come sempre.
Cameron, Taylor e Dana sono andati a fare qualche commissione per stasera e si sono portati dietro anche Lizzie, che ha accettato felicemente a patto di sedersi fra Dana e Taylor. Non so cosa sta bollendo in pentola, ma penso che mia sorella stia per combinare uno dei suoi soliti casini. Tuttavia, ho deciso che d'ora in poi non le metterò più i bastoni fra le ruote, sono troppo occupato a occuparmi della mia piccola per controllare una quindicenne incasinata sentimentalmente.
«Quindi abbiamo casa libera, vuoi guardare un po' di tv?», lei ride.
«Mi prendi per il culo, Rob?».
«N..no, che ho fatto stavolta?».
«Tu hai casa libera e mi stai chiedendo se voglio guardare la tv?» solleva un sopracciglio, accigliata.
«Uhm, si?».
«No!».
«Perché no?».
«Okay, ora è sicuro che mi stai prendendo per il culo», continua a guardarmi come se fossi uscito fuori di testa.
«No, non lo sto facendo e non capisco cosa stai dicendo»
«Casa libera, Rob!».
«Eh, ho capito».
«Libera!».
«Dimmelo un'altra volta, se ti va', eh».
«Casa libera, Robert! E tu vuoi guardare la tv? Che fine ha fatto il maschio che c'è in te?».
«Non capisco..».
«Ma sei serio?», mi coglie completamente di sorpresa quando - di sua spontanea volontà - si posiziona sopra di me, mettendosi a cavalcioni e facendo combaciare perfettamente i nostri bacini. Tutto quello che sento è una scossa nelle parti basse così forte che spero tanto che lei non se ne accorga perché potrebbe restare imbarazzata per il resto della sua vita, conoscendola. «Rob.. ti ricordi cosa ti ho detto..?», gioca con il colletto della mia maglietta, leggermente rossa in viso e con i capelli che le ricadono meravigliosamente attorno al viso. «Riguardo al fatto del "momento giusto"..?», ora inizio a capire.
Le stringo i fianchi, piano.
«E' il momento giusto, piccola?» le chiedo, giusto per essere sicuro.
Lei annuisce, timida, e continua a tenere lo sguardo fisso sulla mia maglietta,
«Mi piace quando mi tocchi...».
Le pizzico piano un fianco, facendola sorridere.
«Amo toccarti, amore».
Lei appoggia la mano sul mio collo, accarezzandomi la nuca e avvicinando il mio viso al suo, ancora parecchio rosso.
«Sei l'unico per me..» dice, guardandomi negli occhi. «Non avrei mai pensato che un giorno ci sarebbe stato un ragazzo come te con il quale mi sarei spinta così in là nei rapporti tra persone, non sono mai stata quel genere di ragazza che sognava il principe azzurro da bambina.. ma ho sempre sperato che un giorno, un ragazzo come te, si sarebbe accorto di me e pensavo che a quel punto tutto sarebbe stato.. più bello, e anche se non è facile, sto vivendo il mio sogno, con te».
«Stare con te, questo è il mio unico sogno, Kristen».
                                                                                                                http://25.media.tumblr.com/tumblr_m9ez3gneYd1rwluhuo1_250.gifhttp://24.media.tumblr.com/tumblr_m9ez3gneYd1rwluhuo2_250.gif

Pov Kristen

Mi impossesso quasi subito delle sue labbra, che sono avide delle mie.
Sentirmi desiderata è una cosa nuova per me, non ero mai stata guardata da quel punto di vista da nessuno in vita mia e non so ancora come comportarmi ma il mio corpo decide per me e quando Robert infila una mano sotto la mia maglietta e la posa sopra la mia pancia sento qualcosa sciogliersi dentro di me, mi sento bene, amata, protetta. Penso che mi piaccia che mi tocchi lo stomaco, è un modo per rilassarmi. Anche lui se ne accorge e continua a tenere la mano lì mentre con l'altra avvicina il mio viso al suo sempre di più, mordendomi il labbro e sdraiandosi sul divano portandomi con sé. Mi adatto perfettamente al suo corpo, come se fossimo stati fatti apposto per combaciare. Questo pensiero mi fa' sorridere e Robert sorride con me mentre mi aiuta a sfilarmi la maglietta e capovolge le posizioni, facendomi mettere sotto di lui mentre la mia maglietta e la sua finiscono sul pavimento vicino al divano, vicine anche loro; anche le nostre magliette si attorcigliano come le nostre gambe e le nostre mani, e le nostre lingue, che sembrano impazzite. Non mi sono mai sentita in questo modo, mai prima d'ora. Non voglio scappare, non voglio fuggire, non voglio nascondermi, voglio le mani di Robert sul mio corpo, voglio le sue labbra sulle mie e voglio sentirlo vicino come non ho mai sentito vicino nessuno prima di lui.
Stringo la mano di Robert posata sul mio viso e la guido lungo il mio corpo, «Amore..», gemo quando la sento avvicinarsi al mordo dei jeans.
«Kristen, piccola..» mi chiama, ma io chiudo gli occhi e appoggio la testa sul cuscino del divano.
«Amore, guardami..», apro a fatica gli occhi e vedo lo sguardo ansioso di Robert, che succede?
«Rob, tesoro.. cosa..?», gli accarezzo il viso, preoccupata. Ho fatto qualcosa di male?
«Ho.. ho paura che tu.. piccola, tu te la senti? Perché io posso fermarmi ora, posso fermarmi sempre ogni volta che vuoi, non devi..».
«Rob.. p..per favore.. n..non rovinare il momento...» dico, sentendo tutto l'entusiasmo scivolare via da me, lasciandomi come svuotata.
«S..scusa, non volevo..».
«Volevo solo stare un po' con te...», mi stacco, fuggendo come sempre. Mi allontano perché adesso mi sento come.. rifiutata. So che è ridicolo, so che Robert non intendeva farmi sentire così e che è stato molto gentile a chiedermi il permesso, ma è così che mi sento, rifiutata.
Mi metto a sedere, togliendomi dalla morsa che è il corpo di Robert.
Lo vedo incupirsi e deglutire un paio di volte prima di parlare.
«Piccola..».
«E' tutto okay..».
«Mi dispiace, non volevo rovinare il momento».
«Non l'hai rovinato», parlo a scatti, a macchinetta, le parole mi escono di bocca senza che quasi me ne accorga.
«Si, invece.. ti.. ti sei tolta.. allontanata» mi fa' notare.
«Non mi andava..» incrocio le braccia al petto, sentendomi improvvisamente nuda e vulnerabile, anche se ho ancora addosso i jeans e il reggiseno.
«Oh.. be'.. che.. che vuoi fare, allora?», per tutta risposta mi alzo, raccolgo la mia maglietta e me la infilo, restando in piedi davanti a lui.
«Bene.. vuoi che mi metta di nuovo la maglietta anche io?».
«E' uguale..».
«Ti prego, non farlo...», si passa una mano fra i capelli, sbuffando.
«Cosa?».
«Non essere fredda con me, amore».
«Non sono fredda», ma è esattamente così che mi sento, gli occhi che diventano più lucidi ogni secondo che passa, la voce che si incrina.
«Non è successo nulla, Kristen, non fare così, per favore».
«Okay».
«Amore, per favore».
«Robert, va' tutto bene, okay? Non è successo niente, hai ragione tu, va bene.. adesso posso andare un attimo in bagno?», non voglio piangere davanti a te.
«C..certo, ma..».
«Grazie», non aspetto neanche che dica qualcosa altro, fuggo in bagno.
Mi chiudo dentro e mi aggrappo al lavandino.
Do un colpo al marmo, freddo, bianco, vorrei rompermi una mano in questo momento pur di non sentirmi in questo modo orribile.
Mi sento rifiutata.
Non dovrei, ma non posso farne proprio a meno.
Perché Robert doveva per forza fare così? Per una volta che mi stavo rilassando.
Le lacrime iniziano a rigarmi il viso.
No, no, no.
Non voglio piangere.
Esco dal bagno, ma mi ritrovo Robert davanti, che mi fissa confuso e in ansia.
«Amore, tutto okay? Perché piangi, piccola?».
«Ho.. ho bisogno delle mie medicine» dico, mentre il cuore inizia a galoppare veloce.
«Medicine? Oh.. oh!, okay.. vieni» mi afferra la mano e iniziamo a correre verso il bagno di camera mia, dove Robert spalanca l'armadietto dove tengo le medicine alla ricerca del valium. Nel frattempo io mi appoggio al muro e cerco di riprendere fiato, ma ormai respirare è quasi impossibile e il cuore batte troppo forte. Non va bene, sto peggiorando. Non mi era mai successo così spesso, non soffrivo di attacchi così forti da almeno un anno, è come se fossi tornata all'inizio di questa storia e persino io mi rendo conto di quanto sia pericoloso.
«Kristen, oh?», mi prende il viso fra le mani, cercando di farmi calmare. «Amore, per favore, non fare così.. va tutto bene, adesso passa.. adesso passa, te lo giuro».
«Rob.. le.. le medi..medicine..» balbetto.
«Quante ne devi prendere?» chiede, aprendo il contenitore in preda all'agitazione.
«Due.. due bastano».
«Apri la bocca», lo faccio e lui mi mette le medicine in bocca. Lo scanso e mi getto sul lavandino, apro il rubinetto e bevo tutta l'acqua che riesco.
Mi lascio ricadere a terra, in lacrime.
Non doveva andare in questo modo.
La voce di Robert mi sembra lontana anni luce mentre cerco di calmarmi e riprendere a respirare in modo normale.
«Kristen! Non piangere.. sono qui. Shh, andrà tutto bene».
                                                                                                       http://25.media.tumblr.com/tumblr_m9f655DZqt1rwluhuo2_250.gifhttp://24.media.tumblr.com/tumblr_m9f655DZqt1rwluhuo1_250.gif

Pov Robert

La tengo stretta fra le mie braccia, sperando che questo basti a farla calmare.
Lei trema. Quel corpicino minuscolo che si ritrova sta tremando come una foglia in una tempesta.
«Andrà tutto bene, andrà tutto bene, amore mio».
Non so neanche io quante volte le ho ripetuto questa frase.
Almeno un centinaio di volte, penso.
Non faccio altro da almeno un'ora, ma lei non si calma, trema, si agita fra le mie braccia e prende grandi boccate d'aria senza mandarne giù neanche un po'.
Le accarezzo i capelli e le bacio la fronte,
«Ci sono qui con te, non ti lascio sola» le prometto, abbracciandola.
E' davvero minuscola.
«La mia bambina.. shh, andrà tutto bene».
«R..R..Rob..m..mi.. d..dispiace..».
«Shhh».
«S..scusa».
«Non c'è niente di cui tu debba scusarti, piccola» la rassicuro, sistemandola sopra le mie ginocchia; lei si rannicchia, stringendo la mia maglietta fra le sue mani serrate, due piccoli pugnetti che non potrebbero fare male a una mosca in questo momento.
«V..valium, Rob» mi chiede.
Prendo il contenitore, appoggiato vicino a me, e prendo un'altra pastiglia.
Non voglio riempirla di medicine, ma non so cos'altro fare.
«Apri la bocca, amore.. ecco, così, brava.. ingoia, vuoi acqua?», scuote la testa, mentre altre lacrime le scorrono sulle guance, mi affretto ad asciugarle.
Restiamo così per non so quanto: lei fra le mie braccia, che si assopisce sempre di più fino ad addormentarsi in braccio a me.
Finalmente sembra rilassarsi.
Facendo attenzione a non svegliarla, mi sollevo tenendola fra le braccia ed esco dal bagno per portarla in camera.
Kristen è un peso piuma fra le mie braccia.
Proprio quando sto per raggiungere le scale la porta di casa si apre e Cameron, Taylor, Lizzie e Dana entrano in casa.
Cameron sgrana gli occhi vedendo sua sorella addormentata fra le mie braccia.
«Kristen!», è letteralmente sbiancato, «Cosa cazzo è successo?», i suoi occhi si puntano su di me, furiosi.
Ma io sono troppo stanco per litigare con lui.
«Ha avuto uno dei suoi attacchi...» spiego, iniziando a salire le scale.
Cameron mi ferma afferrandomi per un braccio.
«Le hai dato le medicine?».
«Si, e ora dorme.. vado a metterla a letto. Tranquillo, amico, me ne occupo io».
«Rob...».
«Cameron, tengo davvero tanto a tua sorella.. la amo, non permetterei a niente di farle del male sotto i mie occhi, fidati di me, okay?».
«La ami sul serio?».
«Davvero. Cameron, tua sorella è tutto ciò di cui mi importa in questo momento».
«Va bene..», mi lascia andare il braccio, permettendomi di salire le scale.
«Ah, un'ultima cosa, Rob» mi richiama, quando ormai ho quasi raggiunto la camera di Kristen.
«Si?».
«Sono felice che mia sorella abbia trovato un ragazzo come te, e dico sul serio».
«Anche io sono felice che Kristen abbia un fratello come te, Cameron».

Stendo il corpo addormentato di Kristen sul suo letto, indeciso se sfilarle i jeans o meno; alla fine decido di lasciarla vestita nel caso si svegli e le venga un altro attacco di panico trovandosi senza vestiti. Mi siedo vicino a lei e osservo il suo viso ancora bagnato dalle lacrime; con la mano cerco di asciugare ogni centimetro della sua pelle, ma sembra che continui a piangere anche mentre dorme, è un dolore continuo, che non la lascia mai sola. Questa ragazzina è segnata da troppe lacrime, il suo corpo non regge il dolore che deve sopportare. Penso che non sia neanche più dovuto all'incidente della rapina. E' iniziato da quello, ma da quel momento il suo cuore non ha più saputo misurare i battiti cardiaci nel modo giusto. Mentre la tenevo stretta fra le mie braccia sentivo quel piccolo cuoricino battere così forte che avevo paura che le uscisse fuori dal petto.
Stanco come mai in vita mia, mi sfilo la maglietta e mi sdraio vicino a lei.
La osservo dormire un po', cercando in tutti i modi di non avvicinarmi a lei, di lasciarla dormire in pace e non sfiorare quel corpo gracile e bisognoso di amore.
Ma alla fine non resisto, e l'attiro a me, baciandola sulla fronte e sussurrandole almeno un centinaio di
«ti amo».
E lei non risponde neanche a uno, perché dorme.
Ma il suo cuore ha smesso di battere veloce e questa è già una vittoria, per me.
La bacio su una guancia e finalmente mi addormento anche io.

Vengo svegliato da un rumore, come un lamento, ma piacevole.
Quando apro gli occhi, Kristen è girata verso la mia parte, sveglia, e mi tocca il volto.
«mmh».
«Ciao..» dico, notando con piacere come sembri molto più rilassata, adesso.
«Ehi.. grazie per quello che hai fatto per me, Rob».
«Ero terrorizzato..» ammetto.
«Sei stato davvero bravo, grazie..».
«Tu come stai adesso?», lei si avvicina e mi abbraccia, appoggiando la testa sul mio petto e chiudendo di nuovo gli occhi mentre io le accarezzo i capelli, morbidi e soffici come nuvole color cioccolato con sopra caramello fuso.
«Meglio, perché ci sei tu qui con me» dice, baciandomi il petto. Sussulto di piacere e lei sorride.
«Rob?».
«Uhm?».
«Se adesso dormo.. tu mi abbracci anche mentre ho gli occhi chiusi?».
«Passerei la mia vita abbracciandoti, piccola.. dormi, ora».
«Rob?», intreccia la sua mano con la mia, portandola sul petto.
«Si, amore?».
«Con te non ho paura».

_______________________________

beeeene, è finito anche questa capitolo.
è stato un parto perché in questi giorni c'era davvero troppo caldo.
comunque sia, parte preferita?
spero che anche le immagini vi piacciono, cerco sempre di trovare quelle che più si adattano alla scena.
bene, allora al prossimo capitolo, eh?
vi voglio bene, ciao :3

















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Capitolo 18
*** you're home. ***


Pov Robert

«Amore, te l'ho già spiegato» dico, per la centesima volta.
«Ma non capisco perché tu non possa restare a casa mia ancora un paio di giorni».
«Perché, tesoro, come ti ho già spiegato, mia mamma mi sta chiamando da giorni chiedendomi quando le riporto Lizzie, dicendomi quanta ansia ha e alcuni commenti non molto carini su quanto io sia un irresponsabile e che devo ringraziare il cielo che non ha mandato papà in persona a portarla via» le spiego, di nuovo. Evito di dirle di come ogni volta mi sento invisibile quando mia madre insiste perché io le riporti Lizzie a casa ma non ha ancora chiesto quando io ho intenzione di tornarci; a quanto pare non le importa. Cerco di pensare positivo, perché magari ha solo paura che succeda qualcosa alla sua piccola Lizzie, ma in realtà so già che mia madre adesso c'è l'ha a morte con me perché mio padre le ha fatto il lavaggio del cervello come al solito.
«Allora porta Lizzie a casa e poi tarda qui. Rob, non mi piace saperti in quella casa, lo sai..» mi dice, abbracciandomi.
In questi ultimi giorni il nostro rapporto è cresciuto ulteriormente, cosa che non credevo possibile visto il modo in cui ero già perdutamente innamorato di lei.
Cameron mi ha finalmente accettato come una presenza fissa a casa sua.
Lizzie ormai è diventata la nuova "migliore amica" di Dana e Taylor, che se la litigano con molta gioia di mia sorella che si senta "corteggiata e apprezzata come mai in vita sua", sue testuali parole.
Kristen e io dormiamo nella stanza dei suoi genitori e anche se non la tocco in quel modo dall'ultima volta, le cose tra di noi vanno alla grande, perché ho capito che con lei le cose devo farle con calma, con estrema attenzione e con molta dolcezza, perché la ragazzina che stringo fra le braccia è una specie di gattino indifeso che si è affidato a me per essere salvato e io devo prendermi cura di lei come non mi sono mai preso cura di me stesso fino ad ora.
«Kristen, piacerebbe anche a me fare così, ma non è così facile..».
«Ma perché?» si lamenta lei, mettendo su un broncio davvero adorabile.
«Perché appena metterò piede in.. casa mia, mio padre non mi lascerà mai più uscire per, diciamo, il resto della mia vita».
«Ma.. ma..», balbetta, mentre i suoi occhi diventano lucidi, «questo vuol dire che ci vedremo solo a scuola?».
«Per un po', forse si... mi spiace, amore, farò il possibile, lo sai», la stringo forte e la lascio piangere fra le mie braccia.
«Odio tuo padre, posso dirlo?» piagnucola, dandomi colpetti sul petto con quei suoi pugnetti da bambina, quasi non li sento neanche.
«Si, amore, puoi».
«Bene, perché loodio. Lo odio, lo odio, lo odio. E' uno stronzo bastardo», rido.
«Addirittura?».
«E' uno stronzo bastardo figlio di puttana.. ops, scusa.. Rob, mi spiace, tua nonna..».
«Tranquilla, mia nonna è anche peggio di lui».
«Oh.. davvero?».
«Già.. una vecchia bisbetica che abita nella campagna inglese con il suo bassotto, in una villa gigantesca».
«Non sembra così male.. cioè, la storia della campagna inglese, non quella della vecchia bisbetica».
«Ti ci porterò, un giorno».
I suoi occhi si illuminano, come quelli di un bambino a cui prometti di regalare un giocattolo nuovo. «Davvero? Oh, Rob, sei adorabile!».
«Certo che ti ci porto, scheggia. Mia nonna ha case sparse per tutta la campagna inglese, e anche se è una vecchia bisbetica, sono il suo nipote preferito e mi presterò sicuramente una delle sue case per passare qualche giorno insieme, se glielo chiedo. Ti piace l'idea?», per tutta risposta Kristen mi getta le braccia al collo e mi spinge contro il bancone della cucina, baciandomi con impeto e mordendomi le labbra come solo lei sa fare, con una dolcezza degna di un bambino ma che sprigiona in me pensieri per niente casti. Continua a baciarmi per almeno cinque minuti prima di staccarsi da me con un sorriso enorme. «Wow..», riprendiamo fiato, «devo farti promesse più spesso, piccola».
Lei ride piano, arrossendo e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Sono a Londra da poco più di un mese e non conosco praticamente niente.. in più, ho sempre desiderato vedere la campagna inglese», mi accarezza il viso, avvicinandolo di più al suo, «Vederla con te sarebbe grandioso, Rob».
«Allora è una promessa, amore, ti porterò in una delle case di campagna di mia nonna e passeremo insieme qualche giorno lì, in pace» le prometto, facendola sorridere come una bambina di cinque anni.
«Posso portare anche Lucky?» mi chiese, trattenendosi dal saltellare per la stanza.
«Si», soffoco una risata, «anche Lucky può venire con noi, amore», e come se avesse sentito il suo nome, Lucky spunta da dietro una delle sedie della cucina, e si piazza in mezzo ai nostri piedi, strusciandosi sulle gambe di Kristen.
Lei si inchina e lo prende in braccio.
Quel gatto ormai è perennemente attaccato a lei.
E' sempre fra i piedi e anche se mi piace abbastanza devo dire che una cosa che non mi piace molto quando sbuca fuori all'improvviso mentre io e Kristen siamo da soli.
Kristen bacia Lucky sulla sua testolina rossa. «Il mio cucciolo, l'amore della mamma», fa' un sacco di vocina strane quando parla con quel gatto, lo guarda in un modo che mi rende addirittura... geloso. Si, sono geloso di un gatto. Un gattino tutto rosso con due occhioni azzurri che non può in nessun modo competere con me, ma il modo in cui Kristen lo prende in braccio, lo coccola, lo nutre e si prende cura di me mi rende un pochino geloso, perché vorrei che quelle attenzioni fossero solo per me. Soltanto per me. E so quanto sia stupido, ma prima di rendermene conto sto togliendo Lucky dalle braccia di Kristen e lo appoggio di nuovo per terra.
«Non hai fame, amore?» le chiedo, giusto per cambiare argomento.
«Ehm..», lei si inchina di nuovo a prendere Lucky in braccio. «Tu hai fame? Ti preparo qualcosa da mangiare?», come al solito, pensa prima a me che a lei. Sto cercando di farle perdere questa brutta abitudine ma è difficile e se devo essere sincero, la cosa mi lusinga e non poco.
«Veramente io ho chiesto se tu avevi fame, amore».
«Oh. Mmh, un po'.. ma tu cosa vuoi?».
«Ti dò una mano a cucinare, okay?» dico, togliendole di nuovo Lucky dalle mani. Il micio mi guarda male perché lo sto togliendo dalle braccia della sua padroncina e sta per soffiarmi contro quando Kristen lo prende di nuovo con sé. Sembra che stiamo giocando al tiro alla fune. «Tu va' pure a riposarti, amore, magari chiama Lizzie.. prima mi ha chiesto se potevamo parlare».
«Sicura? Non voglio lasciarti da sola nelle grinfie di mia sorella..».
«Non fare l'idiota, adoro tua sorella, è solo un po'.. vivace, ecco tutto».
«Mmh, okay.. come dici tu, piccola. Te la chiamo, va bene», visto che c'è quel - dannato - gatto in mezzo alle palle mi limito a baciarla sulla fronte prima di uscire dalla cucina per andare a chiamare mia sorella.

Pov Kristen

Verso un po' di latte in una tazza e l'appoggio per terra, dove Lucky corre subito a vedere cosa sia.
«Così ti calmi un po', mmh?» dico.
«Non sono neanche entrata e già mi dici di calmarmi, Kris?» chiede Lizzie, entrando in cucina.
«Scusa, Lizzie, parlavo con il gatto».
«Si, lo immaginavo», dà una grattatina a Lucky prima di andare a lavarsi le mani nel lavandino della cucina. «Come mai mi hai fatto chiamare?».
«Stamattina mi hai detto che volevi parlarmi» le ricordo, mentre apro il frigo alla ricerca di qualcosa da cucinare.
«Ah, già... ti spiace se metto un po' di musica mentre ti aiuto a cucinare?».
«Fai pure».
Lizzie tira fuori il cellulare e dopo un po' una canzone di Lady Gaga fa' capolino, dando il giusto ritmo alle mosse di ballo che Lizzie improvvisa mentre tira fuori della carne dal frigo. «Ti piace?» mi chiede, indicando il cellulare.
Faccio spallucce. «Non è il mio genere, ma non mi dispiace ogni tanto».
Passiamo qualche minuto muovendoci a ritmo di danza mentre tiriamo fuori la roba da cucinare.
Lizzie è un'ottima ballerina, si muove con estrema naturalezza, al contrario di me che sono molto più timida anche nei movimenti.
«Kris, in effetti.. c'era qualcosa di cui volevo parlarti» dice, mentre aspettiamo che la carne si cuocia.
«Dimmi tutto», le dò le spalle mentre giro la carne, sperando che esca come piace a Robert.
«Ecco, vedi... tuo... fratello.. lui...».
«Aspetta, Dana o Taylor?» chiedo.
«E' questo il problema! Sono bellissimi entrambi! E mi piacciono tutti e due, ma in diversi modi!», si sfoga.
«Lizzie, non è giusto giocare con i sentimenti delle persone.. specialmente se queste persone sono i miei fratelli» le dico, guardandola da sopra la spalla.
«Non voglio giocare con nessuno, Kris.. ma Dana è così gentile e simpatico, mentre Taylor.. lui va' dritto al sodo».
Per poco non mi strozzo con la saliva.
«Ehm... che.. che intendi con "va' dritto al sodo"?» le chiedo, lasciando perdere la carne.
«Non sono andata a letto con nessuno dei due, Kristen, tranquilla».
«Grazie a Dio...», l'idea dei miei fratelli a letto con qualcuno mi dà il voltastomaco.
«Ma vedi, il punto è che Dana mi tratta come una principessa, è gentile con me e tutte quelle cazzate sdolcinate che mi piacciono... ma Taylor.. lui.. lui è uno stronzo, ma quando mi fa' sorridere, sorrido davvero, in un modo che... non avrei mai creduto che fosse possibile. Ma non voglio stare con lui, e non voglio stare neanche con Dana. Voglio tenermeli entrambi, perché non mi era mai capitata una cosa del genere prima d'ora».
«Lizzie, questo non è giusto, lo sai..?».
«Certo che lo so! Ma, cazzo, non è giusto neanche costringermi a scegliere!».
«Ma nessuno ti costringe, solo che...».
«Taylor ha.. provato a baciarmi» confessa, imbarazzata.
«E.. tu..?» domando, già immaginandomi la scena di quando ucciderò Taylor. O meglio, quando lo ucciderà Robert.
«Sono fuggita via... è successo ieri sera e stamattina ha fatto finta di niente».
«Perché sei fuggita via?», anche se dentro di me ne sono estremamente felice.
«Perché... non ho mai baciato nessuno...», e poi fa' una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi abbraccia. «Te lo sto dicendo perché mi sembri una ragazza buona, e spero che tu non mi prenderai in giro per questo». Resto immobile per un po', poi alla fine ricambio l'abbraccio.
«Lizzie, non c'è niente di cui vergognarsi... Robert è stato il mio primo bacio, e io sono più grande di te».
«Dici davvero? Non lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio?».
«Sono seria. Adesso sei tu che mi prenderai in giro?».
«Mai! Sei la ragazza di mio fratello e io ti adoro! Speravo tanto che Rob trovasse una ragazza come te..» mi stringe ancora di più.
«Oh.. sei.. davvero gentile, Lizzie».
«Kris?».
«Che c'è?».
«Siamo amiche?» mi chiede.
«Certo!», vengo presa da un improvvisa ondata di dolcezza e ricambio l'abbraccio con più forza anche io.
«Anche se mi piacciono i tuoi fratelli?».
«Ehm...».
«Prometto che non vado a letto con nessuno dei due... prima di averti avvisato».
«Magari ne riparliamo di questo, okay?».
«Oh.. okay».

Dopo cena, Robert aiutò Lizzie a rimettere tutte la sua roba nel borsone che aveva portato con sé quando era arrivata.
Robert aveva indossavo vecchi abiti di Cameron, che gli stavano bene, più o meno.
«Ma a me non va' di tornare a casa..» si lamentò Lizzie, mentre passava a Robert una maglietta, che lui infilò dentro il borsone rosa.
«E secondo te a me va'? Mamma mi sta chiamando da giorni, non posso farci niente».
Io me ne stavo appoggiata al muro, osservandoli.
Non volevo che Robert andasse via.
Mi piaceva averlo in casa tutto il giorno.
Andavamo anche a scuola insieme, ogni mattina.
Ma non volevo pensare alla scuola, non in quel momento.
Mi stavo già controllando abbastanza per non piangere ora.
«E allora restiamo qua!».
«Lizzie, non iniziare, ti prego..».
«Ma io non voglio andarmene, Rob! Sto bene a casa di Kristen! Non stavo.. così bene, da un sacco di tempo.. e penso che sia la stessa cosa anche per te», Lizzie sfidò il fratello con lo sguardo, ma Robert evita di guardarla concentrandosi sul borsone e sulle gonne in jeans che ci stava mettendo dentro.
«Dobbiamo, Lizzie...», ma non sembrava convinto neanche lui.
«Che palle..», Lizzie uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Robert chiuse il borsone e si sedette sul letto.
«Rob..».
Ma lui mi interruppe sollevando una mano facendomi segno di tacere.
«No, Kristen, per favore, non iniziare di nuovo anche tu. Pensate tutti che a me faccia piacere tornare in quella casa? No. Certo che no. Ma che posso fare? Lizzie è mia sorella e ha solo quindici anni, non posso portarla via con me, mia madre uscirebbe fuori di testa. Devo riportarla a casa, anche se questo vuol dire tornare da mio padre e subire le conseguenze di quello che ho fatto quando me ne sono andato portando con me Lizzie. Se la decisione fosse mia, se potessi, me ne andrei di casa portando via con me Lizzie e Victoria, ma non posso. Prima di tutto, mia madre non me lo permetterebbe mai, secondo Victoria inizierebbe a rompere i coglioni e a prendere le difese della famiglia e blablabla, terzo, non ho i soldi per comprarmi una casa tutta mia».
Mi sedetti vicino a lui e lo presi per mano.
«Non dormirò sapendoti in quella casa con quell'uomo, amore... ti farà del male, e io odio tutto ciò».
«Odio farti preoccupare, ma non ho via di scampo, Kristen»
«E se...», pensa, pensa, pensa, Kristen, trova una soluzione. Ecco! «potremo trovare un lavoro!».
«Cosa?», Robert mi guardò accigliato.
«Un lavoro, no? Io potrei trovare qualcosa, e anche tu. Raccogliamo i soldi che ci servono e andiamo via da qui».
«Hai sedici anni, Kristen!», ma perché doveva venirmi contro? Lo stavo facendo per lui, cazzo.
«Ad aprile faccio diciassette anni...».
«Ma siamo a ottobre!».
«Vabbè... era per dire... scusa se ho cercato di aiutarti, eh», no, no, non piangere.. cazzo, ma perché dovevo essere così emotiva?
«Kristen, apprezzo il gesto, ma è una cazzata».
«Ho capito», inizio a giocare con il bordo della mia maglietta.
«E poi che lavoro vorresti fare, scusa?».
«Che ne so... qualcosa».
«Qualcosa.. mmh... pensi sul serio che sia così facile?», mi sta provocando, per caso?
«Si, lo penso. E sai cos'altro penso?», mi alzo di scatto, mettendomi davanti a lui, «Penso che sarebbe tutto più semplice se tu non mi venissi contro quando io sto solo cercando di aiutarti, Robert!» e detto questo esco dalla stanza, sbattendo la porta esattamente come Lizzie. Sbattere le porta dà una soddisfazione immensa.
Nel corridoio trovo Lucky.
Lo afferro e mi chiudo in bagno.
Ormai passo più tempo qua dentro che in qualunque altra stanza della casa.
Non che mi piaccia, è pur sempre un bagno, ma qui posso stare per i fatti miei e se mi viene una crisi ho le medicine a portata di mano.
Mi siedo per terra e mi porto le ginocchia al petto.
Lucky si arrampica sui miei pantaloni finché non arriva alle mie ginocchia, dove si acciambella per bene.
Lo accarezzo.
Accarezzare i gatti è un ottimo modo per far andare via lo stress, l'ho letto da qualche parte.
Appoggio la fronte sul suo corpicino morbido e peloso. «Perché sbaglio sempre, Lucky? Io volevo solo aiutarlo e invece lui ha detto che la mia idea era una cazzata..» mi lamento, confidandomi con l'unica persona al mondo che mi darà sempre ragione: il mio gatto. «Sto sbagliando io, di nuovo? Non voglio che torni lì, Lucky... lo picchierà di nuovo, e sarà solo colpa mia... e non voglio, non voglio...», scoppia a piangere mentre Lucky inizia a leccarmi il viso, consolandomi nell'unico modo in cui può, che è anche l'unico modo che voglio in questo momento.
Qualcuno bussa alla porta del bagno.
«Amore, esci per favore».
«Vattene, Rob...», stringo Lucky ancora più forte.
«Mi dispiace, piccola, non avrei dovuto dire quello... non è una cazzata, è solo.. folle e insensato».
«Fanculo...», tiro su col naso e spero che il cuore non acceleri anche stavolta.
«Stai piangendo? Amore...».
«Voglio stare sola..», ma non è vero. Voglio solo che lui apprezzi quello che voglio fare per lui e che me lo lasci fare, così da poterlo salvare.
«Kris, per favore, apri la porta...».
«Pensi davvero che quello che ho detto sia una cazzata? Perché io penso che tu sia uno stronzo a pensarlo, io volevo solo aiutarti!» dico, e il cuore accelera.
«Lo so, e mi dispiace... ma ora esci, amore, forza, per favore, non farmi preoccupare».
«Ho detto di no..».
«Kristen, guarda che sfondo la porta».
«Poi Cameron ti prende a calci in culo, Robert, io ti ho avvisato».
«Gli dico che hai avuto una crisi e che eri chiusa dentro, non mi dirà niente».
«Tanto io non te lo reggo il gioco... lasciami sola», mi rannicchio per terra in posizione fetale, con Lucky stretto fra le braccia.
«Dimmi almeno come stai..» mi prega, e io sento il dolore nella sua voce. Soffre come me?
«Male..» sussurro, ma lui mi sente.
«Come sta il cuore?», lo sento lasciarsi ricadere per terra e appoggiare la schiena contro la porta del bagno.
«Adesso meglio...».
«Stai piangendo, amore?».
«Un po'...».
«Oh, amore.. Kristen, per favore, odio lasciarti sola in momenti come questo..».
«Ma tu mi lascerai sola!» urlo, la mia voce è acuta e stridula per via del pianto.
«Kristen, non è vero..».
«Si, invece! Tornerai a casa tua e io non ti vedrò più.. e quando starò male, quando piangerò, quando mi chiuderò di nuovo in questo cazzo di bagno, tu non ci sarai...».
«E' per questo che non vuoi che me ne vada? Hai paura che ti lasci da sola?» mi chiese sgomento.
«Ho paura che ti facciano di nuovo del male! Non voglio che tuo padre se la prenda di nuovo con te!», mi metto a sedere, il cuore mi batte forte. Trovo difficile respirare.
«Sono grande, Kristen, so badare a me stesso».
«Bene, allora diciamo che sono io a non saper badare a me stessa senza di te».
«Kris.. Cristo! Cazzo, apri la porta! Apri questa fottuta porta, ho bisogno di vederti».
Gattono fino alla porta, lasciando andare Lucky, che si accuccia vicino al water e come suo solito, si addormenta.
Faccio scattare la serratura, aprendo la porta.
Mi allontano giusto in tempo, visto che Robert spalanca la porta rischiando di colpirmi.
Si getta per terra, davanti a me. «Amore, non farlo mai più, okay?», mi prende il viso fra le mani. «Non chiudere quella porta, mai più».
«Non tornare a casa, non farlo.. per favore».

Pov Robert

Piccola.
Indifesa.
Uno scricciolo che tremava fra le mie braccia e mi pregava di non lasciarla.
Aveva davvero così tanta paura che l'abbandonassi?
Non l'avrei mai fatto, mai.
Eppure lei credeva che l'avrei fatto, pensava che non ci sarei stato per lei.
Le accarezzai una guancia, asciugandole una lacrima - l'ultima di tante. «Io ti amo, sciocchina, e non sparirò solo perché mio padre mi impedisce di uscire di casa. Non ho dodici anni, non può impedirmi di prendermi cura di te, Kristen. Nessuno me lo impedirà».
«Ma tuo padre...».
«Kristen, ascoltami», la guardo dritto negli occhi, ci nuoto dentro mentre le parlo. «Non ti lascio, okay? Non ti lascerò qualunque cosa succeda, amore».
«Sul serio?», si stropiccia gli occhi, in un modo davvero tenero.
«Certo.. certo che dico sul serio.. adesso... vuoi delle medicine?» le accarezzo la guancia e la prendo in braccio, sollevandomi.
«No... e, ehm, Robert, puoi toccarmi il sedere se vuoi.. ho paura di cadere se mi tieni così», avevo accuratamente evitato di toccarla là perché avevo paura che non volesse e la tenevo praticamente sotto le ginocchia. Non sarebbe mai caduta, ma mi faceva piacere che mi desse il permesso.
«Sicura, scheggia?» le chiesi.
Lei annuì, appoggiando la testa sulla mia spalla.
La sistemai meglio, tenendola per il sedere, e aprii la porta del bagno. «Voglio solo dormire un po'..» mormorò contro il mio collo.
«Ti porto a letto, allora».
«Non devi tornare a casa tua?».
«Ci andrò domani... Lizzie farà i salti di gioia».
«E tu?».
«Io cosa?», sdraia il corpo di Kristen nel letto della camera dei suoi genitori, dove ormai dormivamo insieme da giorni.
«Tu sei contento di non tornare a casa tua, stasera?» mi chiese, seria.
«Certo che sono contento! Sto con te.. sono felice», mi sfilo la maglietta e mi infilo sotto le coperte con lei.
«Mmh..», si accuccia contro il mio petto, «anche io sono felice con te, ma... non voglio comunque che tu torni a casa».
Le accarezzo i capelli, sperando che si rilassi. «Kristen..».
«Vengo con te, allora».
«Un'altra idea folle?».
«No, dico sul serio, vengo con te, non ti lascio andare da solo in quella casa, te lo scordi», Dio, faceva sul serio.
«Sei seria? Kristen, casa mia.. mio padre.. non penso che sia una buona idea».
«Rob, non me ne importa niente, io vengo con te!», i suoi occhioni verdi si conficcarono nei miei, coraggiosi, fieri, decisi.
«Non ti farò cambiare idea, vero?».
«No, fattene una ragione, amore», sospiro.
«Sei davvero testarda..», lei per tutta risposta inizia a baciarmi il petto, prima piano, poi sempre con più entusiasmo, salendo lungo il collo e poi sulla mascella. Resto fermo, inondato da piacevoli brividi. La mia piccola..
«Rob..».
«Mmh..».
«Ti amo..», arriva alle mie labbra, appoggiando delicatamente le mani sui lati del mio viso.
Le accarezzo la schiena da sotto la maglietta.
Lei sorride contro le mie labbra e mi getta le braccia al collo, sistemandosi sopra di me, seduta sopra il mio bacino.
Oh.
«Kristen..».
«Non mandarmi via... per favore» mi supplica, «non voglio fare niente, solo.. stare un po' con te».
«Va bene.. togliamo la maglietta, piccola?», faccio per sollevarle la maglietta, ma lei mi ferma.
«N..no.. la.. la voglio addosso, scusa...», ma perché si scusa?
L'abbraccio, facendola sdraiare completamente sopra di me. «Non scusarti, amore.. è normale, sei piccola.. la mia piccola, però», le bacio la fronte e copro entrambi con il lenzuolo. «Però magari dovresti andare a metterti il pigiama per dormire.. cioè, solo se vuoi eh».
«Sto bene così..».
«Kristen... ho rovinato il momento anche stavolta?».
«Un po'... ma non importa, sto bene.. dormiamo, okay?».
«Dormiamo...».

«Ti chiamo quando ho finito, così mi vieni a prendere», stava dicendo Kristen a Cameron, «non dovremo metterci molto, ma nel caso ti mando un messaggio, okay?».
Cameron guardò verso di me, «State attenti, okay? Rob, hai Kristen con te, ricordalo», come se potessi mai dimenticarlo.
«Tranquillo.. Lizzie, sei pronta?», guardai mia sorella: stava salutando Dana e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
Quando si voltò verso di me, i suoi occhi erano effettivamente lucidi. «Si..», sbatté un paio di volte le ciglia, «possiamo andare».
«Bene.. Kristen?».
«Si.. possiamo andare».
In macchina non parlammo molto.
Lizzie, sul sedile posteriore, aveva le cuffie nelle orecchie e continuava a muovere la testa a ritmo di musica, apparentemente tranquilla.
Kristen ogni tanto distoglieva lo sguardo dal finestrino e mi guardava.
Vedevo la preoccupazione nei suoi occhi, ma non potevo farci niente.
Perché nessuno capiva che non era colpa mia, questa volta?
Se fosse stato per me non sarei mai tornato a casa, ma cazzo, c'era Lizzie e mia madre... non potevo far finta di niente.
Quando parcheggiai la macchina davanti a quell'enorme villa che era la mia casa sentii Kristen trattenere il respiro.
La sua mano cercò la mia.
L'afferrai.
«Abiti.. qui?».
«Già..».
Lizzie si sporse dal sedile posteriore, mettendosi fra noi due. «Grande, eh? Devo assolutamente farti vedere la mia camera!».
Ma Kristen non le stava prestando attenzione, e neanche io.
I suoi occhi erano concentrati su qualcosa fuori dalla macchina. Seguii il suo sguardo: c'era mia madre fuori dalla porta di casa e fissava la macchina, immobile.
Aprii lo sportello, Kristen fece lo stesso.
Mia madre ci venne incontro.
«Mamma...ciao» fu tutto quello che riuscii a dire.
«Robert...», poi Lizzie aprì lo sportello e uscì e gli occhi di mia madre furono solo per lei, «Elizabeth! Lizzie, amore!».
Lizzie camminò svogliatamente verso nostra madre. «Ciao, mami.. come va'?».
Mamma l'abbracciò stretta, mentre io stringevo ancora la mano di Kristen.
Mia madre allontanò Lizzie tenendola per le spalle, per poterla guardare meglio. «Non farmi mai più una cosa del genere, signorina!».
«Mamma...».
«Andartene di casa! Con tuo fratello, poi! Ma che cosa ti è saltato in testa, si può sapere?».
«Rob si è preso cura di me, mamma, non ero da sola».
«Robert è ancora un ragazzino! Non sa cosa vuol dire prendersi cura di qualcuno!».
Ehi, avrei voluto dire, sono qui anche io, ti sento!
Invece me ne rimasi fermo e zitto, tenendo una mano nella tasca dei jeans e l'altra stretta a quella di Kristen.
«Non è vero, mamma! Ho mangiato, dormito, ho persino conosciuto persone nuove!».
«Santo cielo, non voglio neanche immaginare che genere di persone ti ha fatto conoscere tuo fratello!», per la seconda volta mia madre mi guardò, ma solo per lanciarmi un'occhiata di rimprovero.
Mamma, ma pensi davvero che io sia una specie di delinquente? Non sono pazzo, non avrei mai portato Lizzie in un covo di drogati! Mi dispiace davvero che lei pensi questo, perché pensavo che almeno lei credesse almeno un po' in me, che almeno un briciolo di fiducia da parte sua ci fosse, ma a quanto pare mi sbagliavo anche su di lei.
«Mi ha fatto conoscere la sua ragazza, mamma, si chiama Kristen».
Gli occhi di mia madre si spostano lentamente verso Kristen, che fissa imbarazzata le punte delle sue converse.

Pov Kristen

Mi piacciono le mie converse.
Sono rosse, vecchie e consumate, e sono anche comode.
Le metto sempre, sono le mie preferite.
Ma perché le ho messe oggi? Perché le ho messe per incontrare i genitori di Robert? Non c'ho proprio pensato prima di uscire che forse era il caso di cambiarmi, di vestirmi in modo un po' diverso, magari più elegante, visto che la madre di Robert sembra appena uscita da una pubblicità con il suo abito stile anni cinquanta e la collana di perle al collo. E io mi sento un idiota con la mia felpa nera, i jeans blu scuro e le converse, che continuo a guardare come un ebete.
«Sei la ragazza di Robert?», sollevo la testa solo quando sento la voce della mamma di Robert che si rivolge proprio a me.
«Si.. si, signora. Mi chiamo Kristen, piacere», sollevo una mano verso di lei ma la lascio subito ricadere di nuovo sul fianco quando vedo il modo in cui la guarda.
«Perché non hai detto niente?», si rivolge di nuovo a Rob.
«Cosa avrei dovuto dire?» dice Robert, passandomi un braccio intorno alla vita.
«Sparisci per giorni, non mi dici niente, ti porti dietro tua sorella e ora ricompari portandoti dietro anche.. lei», mi guarda ostile. «Non ti capisco proprio, Rob».
«Non c'è niente da capire, mamma..», mi stringe il fianco con la mano, facendomi appoggiare a lui.
La mamma lo nota e scuote la testa. «Non oso immaginare cosa dirà tuo padre..».
A quelle parole inizio a tremare.
No, no, per favore, no. Non voglio che lo picchi. Non posso sopportarlo, non per colpa mia. Non dormirò mai più, non mangerò mai più, morirò al solo pensiero. Mi aggrappo alla sua maglietta, inerme, non posso fare niente per salvarlo. Non servo a niente, assolutamente a niente. Non posso salvare la persona che amo, sono inutile.
«Non me ne importa» dice Rob, ma lo sento irrigidirsi.
«Dovrebbe importarti, invece».
«Perché? Cosa cambierebbe? Senti, non ho voglia.. entriamo in casa e basta, okay?».
«Saluta la tua amica prima, ti aspetto dentro», si gira e prende Lizzie per il polso, trascinandola dentro casa senza neanche darmi il tempo di salutarla.
Pensavo che almeno la madre di Robert fosse buona, ma anche lei usa il pugno di ferro.
So che Robert mi ha detto che in realtà lei non è così, che è il marito a farle il lavaggio del cervello, ma adesso odio anche lei.
«Rob.. Rob..», lo abbraccio, affondando il viso nel suo petto. Nascondo le lacrime che mi rigano il viso.
«Shh, amore, va tutto bene... ti mando un messaggio appena posso, okay?».
«Non andare!» lo prego, riempiendolo di pugni sullo stomaco, lui per tutta risposta mi bacia la fronte.
«Non succederà niente, Kristen.. te lo prometto».
«Non manterrai la promessa...».
«Io ci sarò sempre per te, amore, qualunque cosa succeda», mi bacia dolcemente sulle labbra, «ricordi?».
Continuo il bacio, socchiudendo piano la bocca e lasciando che la sua lingua accarezzi ogni angolo della mia bocca mentre la mia fa' lo stesso. Non voglio lasciarlo andare, non riuscirei mai a perdonarmelo. Ma è lui a staccarsi da me.
Mi bacia di nuovo sulla fronte. «Devi andare, adesso. Ti amo, andrà tutto bene, amore».

Ma non andò tutto bene.
Cameron mi venne a prendere e per poco non urlò quando vide lo stato in cui ero ridotta.
Tremavo, piangevo, il cuore batteva così forte che non sentivo neanche cosa mi stesse dicendo mio fratello.
Mi accasciai sul sedile della macchina e chiusi gli occhi. Quando li riaprii ero nel letto di camera mia e Cameron mi stava porgendo le mie medicine e un bicchiere d'acqua per mandarle giù. Le presi e mi addormentai. Dormii per non so neanche io quanto tempo. Ma non sognai.
Tutto quello che feci fu avere incubi su incubi.

Un vento forte mi spingeva verso il basso.
Mi strappava i vestiti.
Mi lacerava la pelle, urlavo. Urlavo, ma nessuno mi sentiva.
Urlai contro il vento.
Urlai contro tutto quello che mi veniva contro.
Poi un suono. Tum, tum, tum. Il mio cuore.
L'unico rumore era il mio cuore, che batteva veloce, che mi usciva dal petto.
E io urlavo.
E non c'era nessuno a salvarmi, perché ero sola.

Mi svegliai di soprassalto.
Il viso bagnato dalle lacrime che avevo versato anche mentre dormivo.
«Kristen,» Cameron era seduto nel letto vicino a me e mi guardava preoccupato, «hai fatto un incubo, vero?».
Annuii, mi mancavano le parole.
«Hai bisogno di qualcosa? Un calmante?».
Scossi la testa per dire no. «Rob.. Rob... ha... ha chiamato?» chiesi, balbettando.
Cameron mi guardò per un po' prima di rispondere. «No, mi dispiace, Kris.. vuoi provare a chiamarlo tu?».
«Ha promesso che l'avrebbe fatto lui...».
«Sicura?».
«S..si.. a..aspetterò...», anche se l'idea di restare ancora senza notizie di Rob mi mandava fuori di testa.
«Va bene.. vuoi che resti con te?».
«N..no, tranquillo.. d..dormirò un po'...».
«Va bene.. ti lascio il cellulare sul comodino, nel caso.. be', nel caso Rob chiamasse. Ti vengo a controllare tra un po', le medicine sono vicine al cellulare e ti lascio la luce del corridoio aperto, anche la porta... non si sa mai. Dormi, ora..», mi baciò sulla fronte e uscì dalla stanza.
Ero sola.

Pov Robert

«Ti rendi conto di quanto hai fatto preoccupare tua madre?».
«Me l'hai già chiesto, papà».
«E tu non mi hai ancora dato una risposta, Robert!».
«Si, me ne rendo conto e mi dispiace. Contento?».
«Non parlare in questo modo con me, ragazzo!», l'ennesimo schiaffo si abbatté sulla mia guancia ormai sanguinante. Strinsi i denti e non feci neanche una smorfia.
«Non capisco dove tu voglia arrivare, papà» dissi, sentendo il sapore del sangue nella mia bocca mentre parlavo.
«Voglio che tu capisca quanto hai deluso me e tua madre, figliolo. Ci hai tremendamente delusi».
«Non ho fatto niente».
Schiaffo.
«Ripeti se hai il coraggio, Robert».
«NON HO FATTO NIENTE!».
Secondo schiaffo, più forte del primo.
«Ci hai delusi, Robert! Perché non puoi essere come Victoria, eh? Lei non ci delude mai. E adesso stai trascinando sulla cattiva strada anche Elizabeth».
«Lascia Lizzie fuori da questa storia!».
«Decido io di cosa parlare, Robert! Odio questo tuo atteggiamento! Non capisco, da chi hai preso?».
«Sono semplicemente me stesso, papà» dissi, prendendolo in giro.
«Sei una delusione per i tuoi genitori, ecco cosa sei! Ti manderei in collegio!».
«Sono maggiorenne, non puoi obbligarmi a fare un bel niente!».
«Hai ragione... sei un caso senza speranza», afferrò il colletto della camicia che mia madre mi aveva costretto a indossare. Mi sentii soffocare un po' per via della stretta di mio padre, ma feci finta di nulla per non dargli quella soddisfazione. «Ma finché vivrai sotto il mio stesso tetto rispetterai le mie regole, sono stato chiaro, Robert?».
«Tu non..».
Strinse più forte, facendo morire sul nascere le mie parole.
«Sono stato chiaro!?» ripeté.
«S..si».
«Come!?».
«Si, cazzo, si! Sei stato chiaro, okay!?».
«Non usare quel linguaggio con me, Robert!».
«Fanculo!».
«Va bene... non mi lasci altra scelta», strinse più forte la presa, spingendomi contro il muro. «Da oggi non uscirai più di casa finché non lo dirò io, capito? Così forse capirai cosa vuol dire tenere la bocca chiusa. E scordati di vedere quella ragazzina - si, me l'ha detto tua madre che ti sei portato dietro una puttanella giusto per intenerirci - d'ora in poi comando io, visto che tu non sai controllarti».
«Non chiamarla in quel modo!!» urlai, furioso che avesse tirato in ballo Kristen. 
«NON RISPONDERMI, RAGAZZO!».
«Va' all'inferno!!», l'ennesimo schiaffo seguito da un pugno allo stomaco che mi mise a tacere.
«Adesso capirai cosa vuol dire stare alle regole».

Me ne stavo seduto per terra, pensando a quanto schifo facesse la mia vita.
A dire il vero, non la pensavo così fino a quando Kristen era con me, ma poi lei era andata via - l'avevo fatta andare via - e adesso tutto faceva schifo intorno a me.
Compreso me.
Io facevo schifo.
Facevo schifo perché le avevo promesso che sarebbe andato tutto bene e invece non era andato tutto bene.
Facevo schifo perché le avevo detto che sapevo difendermi e invece mi ritrovavo il viso pieno di tagli e lividi.
Facevo schifo perché le avevo giurato che ci sarei sempre stato per lei mentre adesso l'avevo lasciata sola e lei probabilmente adesso, stava male.
Stava male e io non ero con lei.
L'avevo lasciata sola, perché ero un coglione che faceva promesse a cazzo.
Mi odiavo.
Mi odiavo perché non ero riuscito a prendermi cura di lei.
Mi odiavo perché mi ero fatto mettere i piedi in testa da mio padre, più stronzo e pezzo di merda di me.
Mi odiavo perché le parole di mia madre mi rimbalzavano in testa - non sa cosa vuol dire prendersi cura di qualcuno - e non mi davano pace, perché erano vere: io avevo creduto, fino a questo momento, di sapere cosa stavo facendo, di sapere come prendermi cura di qualcuno, di Kristen, quando in realtà gli facevo solo del male perché non sapevo neanche difendere me stesso, figuriamoci un'altra persona.
Non sapevo fare niente, io.
Niente.
Eppure volevo ancora provarci.
Volevo dimostrare al mondo che qualcosa la sapevo fare anche io. Che se ero nato, c'era un motivo.
Ero nato per prendermi cura di Kristen, e l'avrei fatto, anche a costo di prendermi tutti i pugni in faccia di questo fottuto mondo del cazzo.
Mio padre credeva di tenermi incatenato in casa, ma si sbagliava.
Mi sollevai e uscii dal soggiorno, ritrovandomi mia madre davanti che stava portando un cesto di roba sporca a lavare.
Per poco non le cadde tutto di mano quando mi vide ridotto così male. «Rob... tesoro, cosa.. cosa..».
«Perché non lo chiedi direttamente a lui?».
«Tuo padre perde facilmente la pazienza, lo sai.. tu.. tu non devi.. lo sai...».
«Si, certo, mamma. Colpa mia. Colpa mia, come sempre. Be', sai una cosa? Mi sono rotto i coglioni di avere sempre torto».
«Robert, per favore...».
«NO! No eh, non chiedermi di restare in questa cazzo di casa perché ti rispondo da subito che la risposta è no».
«Robert...», le sue mani si stringono forte alla cesta con la roba sporca, «parliamone, potremo chiarire.. scommetto che tuo padre non intendeva..».
«Cosa, non intendeva? Rompermi la faccia? Be', l'ha fatto!».
«Non.. non voleva! Lui ti vuole bene, tesoro! Ti vogliamo bene tutti e due, ma tu... ci rendi le cose difficili».
«Io? E perché? Perché non sono perfetto come Lizzie e Victoria? Ma vaffanculo, mamma», la supero ed esco di casa, sbattendo la porta dietro di me.
E nell'esatto momento in cui lo faccio so di aver preso la decisione giusta.
E so che me ne potrei pentire, ma non per i motivi più ovvi.
Mi mancherà Lizzie, mi mancherà Victoria, ma non mi mancherà l'atmosfera che regnava in quella casa.
Non era casa mia, quella.
Casa mia è dovunque ci sia Kristen.

Pov Kristen

Mi sveglio per via del cellulare che vibra sul comodino.
Mi metto subito seduta e lo afferro così velocemente che per un attimo rischia di frantumarsi sul pavimento.
Me lo schiaccio contro l'orecchio come se da questo dipendesse la mia stessa vita. «R..Rob?».
«Avevi ragione».
«Grazie a Dio stai bene! Ma.. ma che dici? Su cosa avevo ragione? Rob, non hai idea di quanto sono stata in ansia.. ma sei a casa? A casa tua, intendo».
«Me ne sono andato da quel posto di merda, amore».
«Ma.. cosa? Rob, ma che stai dicendo? Dici sul serio? Ah! Si! Si! Davvero? Si!».
«Ahaha, sono felice che ti faccia piacere, cucciola. Ma adesso non sarà tutto facile, lo sai?».
«Non me ne importa, Robert. Tu sei al sicuro, adesso».
«Sono casa tua, veramente».
«Ma..», scendo dal letto, indossando solo una maglietta larga e l'intimo, ma non mi importa.
Esco dalla stanza e corro giù per le scale rischiando di rompermi l'osso del collo.
Cameron, seduto sul divano insieme a Dana e Taylor, mi guarda come se fossi impazzita ma ormai dovrebbe esserci abituato a vedermi correre giù dalle scale quando Robert è sotto casa.
Apro la porta e mi ritrovo Robert davanti, messo male come poche volte.
Pieno di lividi.
Con il viso pieno di sangue e croste.
Ma era Robert, ed era qui, con me.
E io lo amavo.
E nient'altro aveva importanza.
«Rob.. oh, Rob, amore».
«Piccola..».

http://24.media.tumblr.com/tumblr_m9iz56OilQ1rwluhuo1_250.gifhttp://25.media.tumblr.com/tumblr_m9iz56OilQ1rwluhuo2_250.gifhttp://25.media.tumblr.com/tumblr_m9iz56OilQ1rwluhuo3_250.gifhttp://25.media.tumblr.com/tumblr_m9iz56OilQ1rwluhuo4_250.gif


«Devo prendere pugni più spesso se questa è tua reazione..».
«Sei un coglione, sei un coglione, lo sei.. oh, Rob, sei ridotto male..», gli accarezzo il viso, riprendendo ancora fiato dopo il bacio.
«Non è niente, amore.. sono solo qualche taglietto da niente».
«Taglietto da niente? Rob!».
«E' okay, Kristen, davvero..», mi prende per mano e posa le nostre mani sul suo cuore, «ora ci sei tu, andrà tutto bene, amore mio».
«Sei.. sei andato via di casa, Rob? L'hai fatto sul serio?» gli chiedo, mentre accarezzo un livido che sta diventando viola sulla sua guancia.
«L'ho fatto, si».
«Come farai adesso..?».
«Pensavo alla tua idea mentre venivo qua...», un sorriso spontaneo si forma sulle mie labbra e anche sulle sue.
«Dici sul serio?».
«Posso trovare qualcosa...».
«Oh, amore!» gli getto le braccia al collo, e lui anche se gli faccio male non si lamenta.
«Amore, è meraviglioso! Vedrai, andrà davvero tutto bene! Troverò una lavoro, metteremo da parte qualcosa, Rob, c'è la faremo..e posso sempre chiedere ai miei, potrai stare da me nel frattempo, dormire insieme, sarà grandioso, grandioso, grandioso... oh, amore, sono felice.. entro un paio di mesi, massimo un anno, avremo una casa tutta nostra..», sapevo che stavo viaggiando con la fantasia, ma Rob mi lasciò fare. «Sarà una casa bellissima, tutta nostra e..».
Rob mi fermò prendendomi il viso fra le mani e premendo le sue labbra sulle mie. «Casa, per me, è dove sei tu».


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awwww, che ne dite?
a me piace!
spero che piaccia anche a voi!
vorrei mettere più immagini ma è difficile trovarle che si adattino alla scena quindi poche ma buone!(si spera)
bene, allora, parte preferita?
comunque sia, sono felice che finalmente siamo arrivati a questo punto, perché da qui in poi la storia prenderà una piega diversa.
sarà più.. adulta, ecco.
potrebbero esserci scene a rating rosso, avviso per essere sicura.
bene, allora, che dire? 
alla prossima, baci, vi voglio bene!
ps: voi che ne pensate di lizzie\taylor\dana?

se trovate qualcosa di strano avvisatemi perché ho avuto problemi nel montaggio...
Scusate se non ci sono parole scritte così o così, ma come ho detto ci sono stati parecchi problemi, spero che il capitolo sia chiaro lo stesso.

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Capitolo 19
*** inside. ***


Pov Robert

«Ho detto di no».
«Potrei fare la cameriera!».
«Kristen, no».
«E che palle, però!» sbuffò, buttando per terra il pennarello che stava usando per sottolineare gli annunci di lavoro sul giornale.
«Amore..», mi chinai a raccogliere il giornale, «sono tre settimane che stiamo cercando qualcosa, se non l'abbiamo ancora trovato vuol dire solo che..».
«No! No! Non iniziare con la storia del "dobbiamo avere pazienza", perché mi sono rotta. Non ne ho più pazienza, voglio un lavoro! Abbiamo bisogno di questo lavoro, Rob, lo sai anche meglio di me, amore. Dobbiamo trovare una casa e..».
«Devo, trovare una casa piccola. Solo io. Tu non ti muovi da casa tua».
«Questo è ancora tutto da vedere, Robert», tornò a occuparsi degli annunci, cerchiando con il pennarello nero tutto quello che le piaceva.
«Kristen, hai sedici anni..».
«Diciassette tra poco».
«Tra un paio di mesi. E saranno solo diciassette; tu non ti muovi da qua».
«Stronzo», mi fece la linguaccia, sollevando velocemente il capo per poi tornare alla sua ricerca.
«Non sono stronzo, tesoro, ma Cameron mi ucciderebbe nel caso ti portassi a vivere con me, non pensi?».
«Nah. Mamma sarebbe d'accordo».
«Tua madre.. già.. ti manca, piccola? Ha chiamato, ieri, alla fine?».
«Mmh..», gli occhi di Kristen si riempiono di tristezza. I suoi genitori staranno via più del previsto e anche se lei fa' di tutto per far sembrare che la cosa le vada bene in realtà, sta da schifo. A volte, la notte, la sento chiamare la mamma, piange, si aggrappa a me e tutto quello che posso fare è sussurrarle nel sonno che andrà tutto bene. Mi chiedo quando torneranno i suoi, ormai sono in continente da quasi un mese e anche se chiamano una sera si e una no a Kristen mancano da morire. «Si.. ha, uhm, chiamato e ha, ehm, detto qualcosa.. sul fatto che.. potrebbero volerci un altro paio di settimane prima di riuscire a concludere il progetto».
«Ah.. mi dispiace, amore, so quanto ti manchino», le prendo la mano ma lei scuote la testa.
«Va tutto bene, Rob.. sono abituata, fanno così da quando sono piccola».
La mia piccola Kristen.
Sempre abituata a stare da sola.
Così abituata da non saper neanche cosa si prova a stare in famiglia.
Ma la sua famiglia sono sempre stati i fratelli, che non la lasciano sola un secondo.
E mentre lei finge un sorriso io riesco a vedere la tristezza nel suo sguardo.
«Ma sono i tuoi genitori, ti mancano».
«A me non pare che a te i tuoi manchino più di tanto..» mi fece notare.
«E' diverso, e lo sai anche tu. Mia madre un po' mi manca, comunque. Ma i tuoi genitori ti vogliono bene e tu ne vuoi a loro, quindi ti mancano».
«Va be', possiamo cambiare argomento?».
«Ma..».
«Rob, il lavoro! Lavoro, okay? Dobbiamo pensare a quello, adesso».
«Una ragazza di sedici anni non dovrebbe pensare solo a quello, lo sai? Il lavoro non dovrebbe neanche esserci nella tua lista delle cose da fare, Kristen».
«Sono sempre stata precoce. Quindi, che ne dici se oggi vado a fare qualche colloquio dopo la scuola?» mi chiede, indicandomi qualche articolo sparso sul giornale. «Qui dice che assumono anche senza esperienza e qua invece pagano molto bene, ma dovrò inventare un po' per farmi assumere, forse.. che ne dici?».
«Mmh.. prima fai il colloqui, poi ne parliamo» dico.
«Non sei d'aiuto, sai?».
«Odio l'idea che tu debba lavorare per colpa mia...».
«Ancora? Cristo. Robert, basta con questa storia. Abbiamo deciso insieme, è una cosa che abbiamo deciso di fare per noi. Non è un peso, per me, okay?».
«Si, ma..».
«Niente ma, vado a vedere se Cameron può darci un passaggio in macchina».
«Odio farmi scorrazzare da tuo fratello, Kristen, non ho cinque anni, che palle».
«Non mi va' di andare a piedi, Rob», si alza ed esce dalla stanza, senza sentire ragioni.
E' testarda.
Terribilmente testarda.
E si è messa in testa che adesso deve essere lei a trovare una soluzione a tutto.
Vuole trovare un lavoro, vuole mettere su casa, vuole me, vuole tutto.
Ma non so quanto ancora durerà.
Lei vuole solo il mio meglio, ma io ho paura che rimanga delusa e ferita quando scoprirà quanto è crudele il mondo vero, là fuori.
Sopratutto per una ragazzina dolce e ingenua come lei.
Quando rientra, ha un grande sorriso stampato in faccia.
«Cameron ha detto che se ci sbrighiamo possiamo strappargli un passaggio».
«E se invece andassimo a piedi?» propongo, sapendo già come andrà a finire.
«A piedi? Ma.. è mattino presto.. sono solo le otto del mattino, Rob, e sono stanca, ho sonno..» si lamenta, mettendo sù il broncio.
«Sei una scansafatiche, cucciola, lo sai?», lei si avvicina con fare da bambina offesa e si siede sulle mie ginocchia.
«Per favore... andiamo in macchina».
«E va bene.. forza, va' a chiamare Cameron, scema».
«Sei il migliore», mi bacia sulla guancia e poi si tira sù con un salto. «Forza, Cam ci aspetta!».

Pov Kristen

La scuola fa' schifo.
Evito di dirlo a Rob per non farlo sentire in colpa, ma ogni giorno conto i minuti che mancano a uscire da questa prigione.
Da quando sto con lui la gente mi tratta anche peggio. Prima mi odiavano perché ero "la puttanella che se la faceva con Pattinson", adesso ero "la troia che sta con Pattinson".
Non che fosse cambiato molto, certo, ma ero pur sempre qualcosa.
Adesso non mi indicavano più nei corridoi, mi urlavano semplicemente «puttana» mentre passavo per il corridoio, ma solo quando Robert non era con me. Di solito, quando ero con lui si limitano a lanciarmi occhiate di fuoco, i maschi invece mi fissavano il culo e scommettevano su quanto facilmente sarebbero riusciti a portarmi a letto alle spalle di Robert e si perdevano in lunghi discorsi su quanto fossi facile e troia e puttana e terribilmente piatta per essere una che la dà a tutti. Era disgustoso e orribile e mi sentivo sempre uno schifo quando lo facevano, ma a Robert non dicevo niente, perché non volevo che ci stesse male anche lui. Ovviamente non era cieco, e aveva già spaccato il naso a due ragazzi della squadra di calcio della scuola per questa scuola, ma gli avevo fatto promettere che non sarebbe più successo.
Così, mentre camminavo per i corridoi diretta alla mia classe, non mi stupii più di tanto quando un ragazzo mi finì addosso, casualmente.
«Oh, scusami tanto, Stewart», il lato positivo era che adesso tutta la scuola sapeva come mi chiamavo, amavano particolarmente il mio cognome.
«N..non importa..», avevo imparato che rispondendo a tono ci guadagnavo solo attenzioni in più, attenzioni che non volevo.
«Allora, tu e Pattinson? Già scopato oggi?», mi affiancò mentre camminavo.
«Non voglio parlare con te, stronzo..».
«Oh, giusto, tu la bocca la usi per qualcosa altro».
«Fai schifo!» gli dico, entrando in classe per nascondermi.
Per fortuna il ragazzo - di cui non so neanche il nome - non è in classe con me e per ora, sono salva.
Mi siedo vicino a Sam, che come al solito non aspetta neanche un secondo prima di iniziare a tartassarmi di domande.
«Chi era quello? Il solito coglione? Lo ammazzo, lo sai, vero?».
«Si, il solito coglione, Sam..».
«Ma che hanno tutti i ragazzi di questa scuola, si può sapere? Non hanno altro da fare che rompere i coglioni a te? Per non parlare delle ragazze, quelle oche!».
«Lasciamo perdere, mmh?».
«Non lascio perdere. Rob lo sa?».
«Secondo te?», le lancio un'occhiata da domanda stupida, sorella.
«Perché non glielo dici? Ci penserebbe lui».
«Ha già abbastanza problemi per la testa, perché dovrei farli pesare anche i miei? E poi so badare a me stessa.. sono solo un gruppo di ragazzini stupidi che si divertono a prendermi di mira, non gli darò la soddisfazione di vedermi stare male, Sam» dico, e in quel momento entra in classe la professoressa, mettendo fine alla nostra conversazione.
Resto in silenzio per il resto della lezione.
Sam ogni tanto mi guarda, mi chiede come sto e se va tutto bene, e io le dico che si, va tutto bene, ma in realtà ho la testa da un'altra parte.
Mentre me ne sto seduta sento un lieve dolore alla pancia.
Aumenta sempre di più.
Quando suona la campanello ne sono sicura: mi sta arrivando il ciclo.
Mi scusa in fretta con Sam e corro in bagno.
«Cos'è tutta questa fretta, Stewart? Scopata giornaliera nel bagno con Pattinson?» mi urla dietro qualcuno.
Lo ignoro e mi nascondo in bagno.
Il mal di pancia è sempre più forte.
Mi siedo sul water e frugo nelle tasche del giubottino in jeans che indosso finché non trovo il mio cellulare.
Sono nel bagno delle femmine, puoi venire? Non mi sento tanto bene.. K.
Spero che Robert faccia presto, perché qui ci lascio la pelle.
Ma perché deve colpirmi così forte? Stamattina non avevo un cazzo!
Mi porto le ginocchia al petto e aspetto.
Neanche cinque minuti sento la sua voce.
«Kristen? Amore, dove sei?».
«Nel secondo, Rob..».
«Oh..», la porta si apre e Robert si inginocchia davanti a me. «Piccola, che succede?».
«Ho mal di pancia...» dico.
Robert appoggia le mani sulle mie ginocchia.
«Ma.. ma.. quale mal di pancia?».
«Mmh.. quel mal di pancia, penso che mi stia per arrivare il c..».
«Oh! Ehm, ho capito amore», Robert detesta ancora la parola "ciclo", ma ora non sono in grado di prenderlo in giro.
«Vuoi che ti porti a casa?» mi chiede, accarezzandomi la gamba.
«Non posso tornare a casa ogni volta che ho il.. hai capito».
«Chi lo dice? Io dico che la mia ragazza può fare quello che vuole quando sta male. Forza, ti porto in segreteria e chiamiamo Cameron».
Mi metto in piedi e mi appoggio a lui.
Riesco benissimo a camminare - più o meno - ma mi piace l'idea che lui si prenda cura di me.
Sono sempre stata io a prendermi cura degli altri e ora che ho finalmente qualcuno che lo fa' con me ogni occasione è buona per qualche coccola in più da parte sua.
Perché Robert si prende cura di me.
Con lui posso abbassare ogni difesa perché so che non mi farebbe mai del male.
E mi lascio andare mentre mi trascina per la scuola, tenendomi per mano. E la gente ci guarda, mi lancia occhiate di fuoco e sento alcuni chiamarmi con nomi davvero poco carini ma Robert non dice niente, non li nota neanche, è troppo preoccupato a chiedermi come mi sento mentre mi fa' sedere sulla poltroncina che c'è nella sala d'aspetto della scuola: una minuscola stanza che puzza di vecchio, ma con poltrone davvero molto comodo per me, adesso.
«Vuoi chiamarlo tu o ci penso io?».
«E' uguale, Rob.. chiamo io, dài», tiro fuori il cellulare e chiamo Cameron mentre Robert va' a parlare con la segretaria.
Cameron risponde al secondo squillo.
E' diventato un po' paranoico nell'ultimo periodo, ma sta imparando a fidarsi di Robert.
Sta finalmente capendo che quando sto con lui, sono al sicuro.
«Kris, tutto okay? Che succede?».
«Niente, Cam. Ho il ciclo, non mi sento bene, voglio tornare a casa..».
«Ah, okay», Cameron, al contrario di Rob, è stato vaccinato tanto tempo fa' per quanto riguarda i "problemi da donne", «Vengo a prenderti, poi ti metti a letto. Vieni anche Rob?».
«Si..».
«Vuoi che ti lasci casa libera? Tanto io devo incontrare un'amica..», si, un'amica, come no. Deve scopare, okay.
«Si, grazie, Cam. Ti voglio bene, a dopo».
«Anche io, sto arrivando» e chiude.


«Rob, sto bene, dico sul serio..».
«Ma se ti stai contorcendo dal dolore! Dài, bevi».
«Sto bene, ho detto».
«Vuoi berlo questo thé si o no? Avanti, non fare la lagna, Kristen, ti farà stare meglio».
«Ho detto di no!».
«Amore, ti prego, non iniziare. Mia sorella lo beve sempre quando è... indisposta».
«Tua sorella è inglese, io sono americana e quel thé del cazzo io non lo bevo!» urlo, lasciando che la rabbia-da-ciclo prenda il sopravvento su di me.
Robert sospira e mette via il thé, appoggiandolo sul tavolino davanti al divano sul quale siamo seduti. Le mie gambe sono appoggiate sulle sue ginocchia e ho la fronte sulla sua spalla, una coperta ci copre entrambi mentre io cerco di non lasciarmi troppo prendere dalla rabbia. So che Robert non ha colpa ma proprio non c'è la faccio a restare calma. Cameron, Taylor e Dana lo sanno e in questi giorni mi stanno sempre alla larga, e fanno bene perché divento piuttosto acida e isterica.
«Va bene, Kris, niente thé.. hai bisogno di qualcosa altro, amore?» mi chiede.
«No..».
«Medicine..?».
«Non mi piacciono le medicine, mia mamma dice sempre che calma e tranquillità fanno miracoli» dico, infilando il mio viso fra la sua spalle e il collo.
«Ah be', se lo dice tua mamma allora.. vuoi altre coperte, piccola? Fa' freddo», mi copre meglio, ci copre meglio.
«Voglio solo riposarmi un po', così dopo potrò andare a fare quei colloqui..».
«Cosa?» chiede, accigliato.
Lo guardo, sostenendo il suo sguardo.
«I colloqui, per il lavoro. Ne abbiamo parlato stamattina, Rob, ricordi?».
«Ma stai male!» protesta.
«Sto bene... e poi devo andarci».
«Puoi andarci un altro giorno».
«La maggior parte finivano oggi, Rob. Devo andarci, oggi. Non.. non farlo, okay? Non rendere complicato qualcosa che non lo è.. devo trovare un lavoro, ci servono soldi se vogliamo comprarci una casa», ma perché non capisce? A me sembra tutto così ovvio.
«Kris, io.. io penso che tu stia prendendo questa faccenda troppo seriamente» mi dice, addolcendo il tono della voce.
«Perché è seria, Robert. Una casa, un lavoro.. è roba seria, almeno per me».
«Si, okay, ma abbiamo tutto il tempo di questo mondo, amore..».
«Prima iniziamo meglio è, comunque sia» dico, chiudendo gli occhi e adagiando di nuovo la testa sulla sua spalla.
«Stavo pensando..» dice, mentre mi accarezza una gamba da sotto la coperta, «potrei chiedere alla nonna la casa in campagna per le vacanze natalizie. Naturalmente saremo di ritorno prima del ventiquattro, amore.. devi passare il Natale in famiglia».
«Ma ci sarai anche tu, no?» chiedo, aprendo di nuovo gli occhi. «Cioè.. passerai qui con me la vigilia, no? Non vorrai tornare a casa tua, spero.. magari potresti chiedere anche a Lizzie o a.. come si chiama?, ah si.. a Victoria, potresti chiedere anche a loro di venire da noi per la vigilia»
«Kris, non penso che sia il caso.. le inviterei, se potessi, ma mio padre.. non credo, amore».
«Oh.. mi dispiace, Rob.. ma tu.. tu ci sei, vero?».
«Certo che ci sono, se tu mi vuoi io ci sono sempre».
«Mmh, io avrò sempre bisogno di te, Rob..», gli appoggio una mano sulla guancia, facendo avvicinare il suo viso al mio. Lo bacio sulla guancia.
«Dormi, ora, scricciolo».
«Mmh.. non ho sonno.. sono solo le due del pomeriggio..».
«Kristen» mi ammonisce.
«Va bene! Va bene! Notte, Rob», mi bacia sulla fronte.
«Brava bambina».
In meno di dieci minuti mi addormento.
Come al solito, faccio l'incubo che ormai mi tormenta da settimane.
Mi trovo in un posto che conosco, ma che non riesco a ricordare. E' tutto buio e freddo e istintivamente cerco la coperta che avevamo io e Rob, senza trovarla. Sono sola. Senza niente addosso, e sto morendo di freddo. Inizia a tirare un forte vento.
Mi inginocchio per terra, cercando di coprirmi il corpo.
"Basta", imploro, ma non c'è nessuno ad ascoltarmi.
Nessuno, neanche Robert.
"Non c'è nessuno, non c'è nessuno..." piango, e non c'è nessuno a consolarmi.
Il vento è sempre più freddo.
Mi entra nelle ossa, mi riempie il corpo, il cuore, i polmoni.
Sono fredda.
Sono fredda e non c'è niente che possa scaldarmi.
«Kristen, amore..».
«Piccola, svegliati..», la voce di Robert mi riporta alla realtà.
«Rob..», apro gli occhi.
Robert è sopra di me, sono sdraiata completamente sul divano, da sola.
Ecco perché sentivo freddo: non c'era Robert vicino a me a stringermi.
«Amore, mi ha chiamato Tom e mi ha chiesto se vado un attimo da lui che ha bisogno di una mano.. tu c'è la fai a resistere due orette senza di me?».
Due ore, una vita senza di lui per me.
No che non c'è la faccio. «Certo».
«Grazie», mi bacia sulla fronte e mi accarezza una guancia con la sua solita dolcezza. «Faccio il prima possibile. Ti chiamo appena finisco, okay?».
«Va bene..», mi metto a sedere ma subito una smorfia di dolore mi tradisce.
«Amore, ehi..? Oh, che hai?», con un dito mi solleva il viso, i suoi occhi di ghiaccio mi guardano dentro.
«Ma niente.. è normale, Rob».
«Non me ne sbatte un cazzo se è normale o no, Kristen, odio vederti sofferente. Chiamo Tom e gli dico che non posso andare».
«Non dirlo neanche per scherzo, Robert!».
«Starei in ansia..».
«Andrà tutto bene, Rob.. vai da Tom, io starò alla grande».
«Sei sicura?».
«Sicurissima».
«Ti chiamo appena finisco. E ti mando un messaggio ogni tanto, rispondimi subito».
«Si, papà» lo prendo in giro, e lui ride.
«Mi sto solo prendendo cura della mia bambina.. piccola e indifesa, e dolorante.. tieniti quel dannato cellulare attaccato, signorina».

Mi alzo.
Mi siedo.
Mi alzo di nuovo.
Mi siedo di nuovo.
Mi alzo e vado fino al frigo. Lo apro e tiro fuori una bottiglia d'acqua.
Bevo e rimetto a posto. Torno a sedermi.
Da quando Robert è uscito, dieci minuti fa', non faccio altro che fare così.
Senza di lui niente ha senso. Niente. Non c'è niente da fare. Mi annoio a morte.
Vado in cucina e sul tavolo c'è ancora il giornale di stamattina.
«I colloqui..».
Mi avvicino al tavolo e prendo il giornale.
Ci sono ancora tutti gli articoli che ho segnato stamattina con il pennarello. Uno dei posti in cui si terrà il colloqui è proprio vicino a casa mia, almeno penso, non mi so ancora orientare molto bene, di solito è sempre Robert che mi porta in giro e mi fa' da guida.
Prendo la giacca in pelle di Cameron e la mia borsa, dove metto il giornale e le chiavi di casa, mi infilo le cuffie ed esco di casa. Per un momento penso che dovrei chiamare Robert per avvisarlo, ma infondo ho con me il cellulare e per ogni evenienza sono rintracciabile, non voglio farlo stare in ansia ancora di più facendogli sapere che sono fuori casa.
Spero che il mal di pancia non mi faccia brutte sorpresa o vorrà dire che il karma c'è l'ha proprio con me.
Tiro fuori il giornale e leggo attentamente l'indirizzo. E' un ristorante, danno una buona paga, e gli orari sono buoni.
Questo vuol dire che molto probabilmente il posto sarà già stato presto, ma voglio almeno tentare. Al massimo posso sempre riprovarci domani con un altro locale.
Dopo un quarto d'ora che giro a vuoto per le vie decido di chiedere informazioni a una signora che porta a passeggio il suo cane, che mi indirizza verso la strada giusta. Quando la riconosco è troppo tardi per tornare indietro.
Perché io, qui, ci sono già stata.
Non molto tempo fa', ma neanche da poco.
Mi torna in mente Robert per terra e io che lo aiuto a sollevarsi, quando pensavo ancora che un futuro insieme sarebbe stato impossibile.
Alzo gli occhi al cielo e sussurro a me stessa
«al diavolo!» prima di varcare le porte del locale.
E' esattamente come l'ultima volta che ci sono stata. Un ragazzo è al bancone e sta parlando con un signore un po' anziano, che dovrebbe essere il proprietario, ma quando finiscono e entrambi di voltano verso di me riconosco subito il ragazzo.
«Ehm.. ciao» dico, imbarazzata, tengo ancora in mano il giornale.
«Ciao», il ragazzo fa' il giro del bancone e mi viene incontro, «noi due ci conosciamo già, vero? Kristen, giusto?».
«Si.. uhm, Micheal?».
«Sono felice che ti ricordi di me», mi sorride e io ricambio, o almeno ci provo.
«Allora, come mai da queste parti?» mi chiede.
«Oh, ecco io.. sono qui per il posto di lavoro, ma se è già stato preso non importa».
«Il posto di lavoro? Come cameriera?», annuisco, «Be', sei fortunata, è tuo».
«C..come, scusa?», devo aver sentito male.
«Hai detto che sei qui per il posto di lavoro, no? Bene, è tuo» dice, con semplicità, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Ma.. ma.. senza neanche un colloqui, un.. un paio di domande.. non mi chiedi niente?».
«Vuoi che ti faccia delle domande? Okay. Quanti anni hai?».
«S..sedici».
«Io diciassette. Abiti qui vicino?».
«Più o meno, dieci minuti, quindici a piedi».
«Vai ancora a scuola?».
«Certo!», lui solleva le mani come in segno di difesa contro la mia risposta frettolosa e un po' acida.
«Okay, chiedevo.. hai un ragazzo?», divento subito tutta rossa e la mia mente si riempie di immagini di Robert.
«Cosa c'entra con il lavoro, questo?».
«Lo prendo come un si, che palle. Bene, finite le domande. Sei assunta, è stato uno dei migliori colloqui della mia vita».
L'uomo più anziano si avvicina e appoggia una mano sulla spalla di Micheal, con fare paterno.
«Mi vuoi presentare la tua nuova amica, Mike?».
«Papà, lei è Kristen e da oggi lavorerà da noi».


Pov Robert

«No, amico, è una cosa seria!».
«Tom, tu mi hai fatto lasciare Kristen da solo per questo? Spero che tu stia scherzando».
«Sono serio, Rob! Cazzo, è una cazzo di cosa seria, okay? E mi devi aiutare, perché sei il mio migliore amico e io sono nella merda!».
«Sam ti ha detto che è vergine, e allora? Ne stai facendo una tragedia!» gli dico, mettendomi comodo sulla poltrona di casa sua, sarà una cosa lunga. Tom continua a fare avanti e indietro per il salotto da almeno mezz'ora, continuando a ripetere sempre la stessa cosa, come un disco rotto e io mi sto rompendo le palle. Perché, okay, è il mio migliore amico e voglio aiutarlo, ma il pensiero di Kristen da sola in casa dolorante mi tormenta e non vedo l'ora di tornare da lei per sapere come sta.
«E' una tragedia, Robert!».
«Penso che mi sono perso qualche cosa, allora.. perché non vedo dove sia il problema».
«Il problema, cazzone, è che io non voglio essere il suo primo ragazzo, hai capito ora o ti devo fare un disegnino?».
«E perché non vuoi?» chiedo, sentendomi un po' a disagio, perché l'argomento mi punge sul vivo.
«Perché.. non so, okay? Non lo so neanche io! Ho paura di far schifo, forse?».
«Ma me lo stai chiedendo, perché se è così, Tom..».
«Rob, è una cosa SERIA, okay!? Sam.. mi piace, molto, e non voglio fare schifo. Io non sono come te, io non ho tutta questa esperienza. Sarò andato a letto con dieci, quindici ragazze in tutta la mia vita, tu invece con almeno mille!».
«Ora non esageriamo..».
«Comunque sia, più di me. E io ho paura di far schifo».
«Schifo di che? E' una ragazza come le altre, eh. Basta che apre le gambe e il gioco è fatto..», mi faccio schifo da solo mentre lo dico, ma è l'unico modo che mi viene in mente per non fare capire a Tom quando mi senta anche io toccato in questo argomento. Non che anche io abbia paura di fare schifo, ma ho paura che qualcosa vada storto, che Kristen non si senta a suo agio, ho paura di farle male.
«Amico, non è divertente».
«La tua faccia però, lo è eccome. Senti, Tom, non devi preoccuparti, okay? E' solo un'altra scopata, niente di particolare».
«Non è scopare quello che voglio fare con Sam, Rob. Pensavo che almeno tu mi capissi, con Kristen..», mi guarda, ferito, deluso.
«Cosa c'entra Kristen adesso?», mi metto subito sulla difensiva.
«Avete già scopato?».
«No...».
«E perché?», so già dove vuole andare a parare e so anche che ho già perso.
«Perché...», penso a lei, a quel suo viso da bambina, al suo modo di fare timido e innocente, «perché non voglio che la sua prima volta sia rovinata da un qualche mio stupido sbaglio da coglione arrapato, ecco perché. Sei contento adesso?».
Tom ha un sorriso grande come una casa.
«Molto contento, mio caro finto senza cuore. Ora che so che anche tu sei nella merda insieme a me mi sento molto meglio, decisamente», si siede nella poltrona accanto alla mia, ancora con quel sorriso irritante stampato in faccia. «E' strano, non trovi?».
«Che cosa?».
«Quanto possa stravolgerti le idee una ragazza».
«Una ragazza non ti stravolge un bel niente, Tom. La ragazza giusta però.. ti stravolge ogni cosa».

Esco da casa di Tom con le idee ancora più confuse di quando ci sono entrato. Tom ha deciso che vuole provare a farlo con Sam entro questa settimana, dice che ci tiene molto a lei, che le dirà
«ti amo» quella sera e che potrebbe persino pensare di farle conoscere i suoi genitori. Mi chiedo se Kristen sappia già tutte queste cose, infondo lei e Sam sono molto amiche da quello che ho capito e quando non sta con me di solito è sempre con quella biondina. Penso che le chiederò qualcosa, una volta a casa. Forse dovremo fare anche un discorso, ma non saprei neanche da che parte cominciare. Che cosa penso? Non lo so neanche io. Le parole di Tom mi hanno fatto venire una strana idea. Forse anche io e Kristen.. no, decisamente no. A malapena si fa' toccare, in quel modo, non posso pretendere troppo da lei. Comunque sia, abbiamo tutto il tempo di questo mondo, come ho già detto anche a lei.
Ricordandomi che le avevo promesso di chiamarla quando avessi finito, prendo il cellulare e compongo il numero.
«Rob!», sembra agitata. Accelero il passo.
«Kris, tutto okay?».
«Si, ehm, tutto okay. Ma tu dove sei?».
«Ho appena finito da Tom, amore, sto tornando a casa».
«A.. a casa? Adesso..? Così.. presto?».
«Certo, stavi male, torno a casa per controllare come stai», un dubbio mi assale mentre parlo, «perché tu sei a casa, giusto?».
«Ehm...».
«Dove sei, Kristen?» le chiedo, freddo.
«Non ti arrabbiare, per favore..», in sottofondo sento qualcuno chiederle chi è. Una voce maschile.
«Kristen, dove cazzo sei!?».
«Ho fatto un colloquio di lavoro..».
«Hai fatto cosa?! Kristen, sei impazzita? Stavi male, cazzo! Dovevi stare a casa, e invece tu che fai?».
«Robert, calmati. Non ho fatto niente di male, ti avevo avvisato che avrei fatto dei colloqui».
«Mi avevi anche detto che saresti rimasta a casa».
«Non ho mai detto una cosa del genere».
«Si, invece».
«No. Andiamo, Rob, non voglio litigare con te per questo motivo stupido. Non vuoi neanche sapere com'è andata?» mi chiede eccitata, e sono così arrabbiato che per un secondo penso di risponderle di no ma poi mi ricordo con chi sto parlando e mormoro un debole «si» e l'ascolto mentre parla entusiasta del lavoro che ha ottenuto. Amo la sua voce, l'ascolterei per ore, anche quando sono arrabbiato. «Non ci crederai mai, ma mi hanno presa in quel locale in cui.. comunque, c'ero già stata e anche tu dovresti conoscerlo, o forse no.. quella sera non eri molto cosciente. Ma non importa, perché la grande notizia è che mi hanno presa! Capito, Rob? Ma mi stai ascoltando? Ho detto che mi hanno presa! Ho un lavoro, amore!».
«Certo che ti ascolto, amore..», l'incazzatura è andata a farsi benedire. Non riesco a stare incazzato con questa ragazzina per più di cinque minuti, ma che cosa mi sta facendo? Io sono famoso per le mie sfuriate e lei risolve tutto con "amore" che mi manda il cervello in pappa.
«E non sei felice per me..?».
«Molto, piccola.. ma non voglio che tu lo faccia mai più».
«Che cosa?».
«Uscire senza dirmelo. Devi avvisarmi, okay?».
«Ma io te l'avevo detto che oggi avrei fatto dei colloqui..».
«Ma non mi hai detto che saresti uscita.. okay, senti, tu avvisami e basta ogni volta che esci di casa».
«Non pensi di esagerare?», sospiro.
«Con te? Per niente. E adesso dimmi dove si trova questo posto che vengo a prenderti».

Quando arrivo al punto in cui mi ha detto la trovo fuori ad aspettarmi. Aveva ragione: conosco questo posto, anche se il ricordo è molto sfocato nella mia memoria, ho solo un vago ricordo di lei, che mi abbraccia, o forse mi regge per non farmi cadere a terra, non ricordo.
Mi avvicino a lei, che appena mi vede mi corre incontro gettandomi le braccia al collo, facendo sparire anche quel poco di rabbia che mi era rimasta. «Scricciolo, sei proprio contenta, eh?».
«Un lavoro, Rob! C'è l'ho fatta!» urla, mentre io la sollevo e la faccio girare come se fosse una bambola. La mia bambola dal peso piuma.
«C'è l'hai fatta, piccola!».
«Ahah, mettimi giù, ahah, Rob! Per favore! Mi gira la testa!».
«Va bene, va bene..».
«Grazie» e mi bacia sulla guancia.
Qualcuno, in quel momento, esce dal locale.
Un ragazzo, più piccolo di me, ma non di Kristen; è famigliare, ma non saprei dire perché.
Si avvicina a Kristen come se fosse una cosa naturale, mentre tutto quello che vorrei fare adesso è fuggire via e tenerla lontana da lui.
Ha la tipica faccia da bravo ragazzo, ma c'è qualcosa di più in quei capelli biondo cenere e in quegli occhi talmente chiari da sembrare di vetro.
«Kris, tutto bene?» le chiede.
Kris?
Kris?
Ha sul serio chiamato la mia ragazza in quel modo?
Da quando c'è tutta questa confidenza e come fa' a sapere il suo nome?
La rabbia sparita da poco riprende subito vigore.
«E tu chi ca.. chi sei, scusa?» chiedo, trattenendomi.
«Micheal, piacere» solleva una mano verso di me.
La fisso un po'.
Sono indeciso se mandarlo a fanculo adesso o dopo.
Ma proprio quando ho deciso - adesso - lui rimette giù la mano.
«E tu devi essere il ragazzo di Kristen. Ci siamo già conosciuti, noi due, ma forse eri troppo sbronzo per ricordarti di me», noto una vena di sarcasmo in quella voce irritante da bambino di tredici anni?
«Forse perché ho l'età per reggere una sbornia» dico.
«A me non è sembrato, visto come ti stavi accasciando a terra».
«Be'..», ma Kristen ci interrompe.
«Rob, Mike mi ha assunto! Lavorerò insieme a lui nel locale del padre».
Le rispondo senza distogliere lo sguardo da quegli occhietti finti.
«Ma va'? E' grandioso, piccola, proprio grandioso».

                                                                                                                                     *

Oggi è il quinto giorno di lavoro di Kristen.
Lavora tutti i giorni, tranne la domenica e qualche volta le lasceranno il sabato libero.
Le fanno indossare anche una stupida divisa: una gonna lunga fino al ginocchio blu scuro e una camicetta bianca. Non che non le stiano bene, ovvio, ma la sola idea che qualcuno le guardi le gambe mentre cammina in quel cazzo di locale mi fa' salire il sangue al cervello. Odio quel posto, odio che lei ci lavori, odio Micheal e forse anche un po' suo padre, odio il modo in cui lei sorride ogni volta quando l'accompagno e quando la vado a riprendere, ma più di tutto odio il fatto che lei lo stia facendo per me, per noi. Vuole davvero mettere da parte dei soldi per comprare una casa, un posto dove io potrò essere al sicuro, dove potremo starcene in pace, solo noi due. Lo sta facendo per me e tutto quello che riesco a fare io è odiare ogni minuto, ogni secondo che lei è lontana da me e chiusa dentro quel locale insieme a quel ragazzino.
Adesso sono a casa di Tom, che mi sta raccontando nei minimi particolari la sua notte di fuoco con Sam ma a me non può interessare di meno, visto che ogni mio pensiero va' a Kristen, che sgambetta per quel posto di merda con quella gonna che lascia scoperte le sue bellissime gambe. Ho perso la testa per quelle gambe, chi mi dice che anche qualcuno altro non lo farà?
«Robert, mi stai ascoltando? Ho detto che è venuta tre volte, amico!».
«Si.. si, ti ascolto, Tom.. che stavi dicendo?».
«A che stai pensando, Rob?».
«Kristen finisce di lavorare tra mezz'ora, ma io non c'è la faccio più ad aspettare..».
«Va' da lei, allora».
«Sta lavorando, Tom. Non so se c'è l'hai presente, è quella cosa che, in teoria, dovrei fare io ma sono un tale coglione da lasciarlo fare a una ragazzina di sedici anni».
«Si, ho presente. Comunque, non capisco che problema ci sia. Ti siede a uno dei tavoli e l'aspetti, mica disturbi».
«Forse si».
«Nah, io l'ho fatto un sacco di volte quando dovevo aspettare che Julia finisse il turno», Julia era la sua ragazza quando avevamo sedici anni, è durata tre mesi ed è finita Tom si era stancato dopo esserci andato a letto un paio di volte. La cosa non mi era dispiaciuta neanche un po', visto che Julia era un'oca isterica che si dava un sacco di arie solo perché era due anni più grande di noi.
«Oh, al diavolo!» mi alzo e mi dirigo verso la porta.
«Ma dove vai?».
«A controllare la mia ragazza, non mi fido di quel cameriere del cazzo».
«Fai bene, amico!» sento urlarmi dietro Tom mentre io sto già accelerando il passo.
Non ci metto molto ad arrivare, anche perché con la fretta che ho è già un miracolo che non mi spuntino le ali ai piedi. Quando entro nel locale la prima cosa che vedo è Kristen; sta prendendo un'ordinazione, ha in mano una matita e un blocco per gli appunti, sorride, annuisce, chiede ed è sempre gentile e disponibile come sempre. Il problema sono i ragazzi seduti al tavolo, un gruppo di deficienti che non avranno più di quindici anni e che continuano a darsi gomitate appena uno spiffero di vento fa' sollevare un po' la gonna di Kristen oppure quando lei sorride, ma è un sorriso di cortesia, capisco dal suo modo di fare che si sente a disagio e che non vede l'ora di correre via. Kristen è così, vuole per forza essere gentile con tutti, anche se dentro di sé trema come una foglia ed è così fragile che a volte penso che in realtà non abbia sedici anni ma cinque anni. E' la mia bambina e io voglio proteggerla.
«Kristen!» la chiamo, e lei si gira subito verso di me.
Quando i nostri sguardi si incrociano so che è sorpresa di trovarmi lì ma non arrabbiata.
Sorride.
«Amore.. che.. che ci fai già qui? Finisco tra poco, Rob», i ragazzini al tavolo si voltano tutti verso di me, vorrei ucciderli tutti dal primo all'ultimo.
«Mi mancavi..» dico, attraversando il locale e arrivando fino alla mia piccola, che mi bacia sulla guancia, arrossendo.
«Mi sei mancato anche tu, ma devo finire», mi accarezza il braccio e indica i ragazzi davanti a noi.
«Ti aspetto fuori...».
«Si, bravo, aspetta fuori» dice uno dei ragazzi, «la tua ragazza è occupata con noi, adesso».
«Come, prego?».
«Ti ha detto di andare fuori, perché sei ancora qui?».
Kristen si irrigidisce vedendo la vena gonfiarsi sulla mia fronte.
«Rob.. amore, Robert, sta scherzando.. tesoro, per favore, aspettami fuori, okay? Ci metto poco, ho quasi finito».
«Coglione testa di cazzo», spingo Kristen dietro di me e visto che è piccola riesco a maneggiarla come niente, «che cazzo hai detto?».
«Ho detto», il coglione si alza in piedi, sostenuto dai suoi amichetti teste di cazzo, «che devi sloggiare, amico. La tua ragazza è occupata con noi e noi abbiamo ancora un sacco di cose da chiederle. Tipo il numero di telefono per divertirci stasera».
Sento Kristen dire qualcosa, ma il sangue mi pulsa nelle orecchie e sono davvero incazzato adesso.
Il ragazzino ha un sorriso strafottente stampato in faccia e continua a guardarmi con aria di sfida.
Prima di controllarmi, prima di ricordarmi che così rovinerò tutto quello che Kristen ha ottenuto per noi, balzo in avanti e dò un pugno in faccia al tipo. Sento subito l'osso cedere sotto le mie nocche e ho dato abbastanza pugni in vita mia da sapere che gli ho rotto il naso. Quando mi tiro indietro, sono come stordito. Sento solo la voce di Kristen, incredula e tutto quello che vedo è il ragazzino che si tiene il naso sanguinante.

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Pov Kristen

L'avevo fatto sul serio? Aveva appena colpito quel ragazzo? Perché continuavo a chiedermelo se avevo sentito benissimo il rumore del suo naso che si rompeva contro la mano di Robert?
Robert.
Robert aveva fatto davvero tutto ciò?
Era come un sogno.
«Rob.. no, che.. che cosa hai fatto?».
Nel frattempo, il ragazzo, continuava a imprecare, attirando così l'attenzione di tutti i presenti nel locale. Compresi i miei superiori. Il padre di Micheal, Ben, si avvicinò preoccupato al ragazzo. Per un secondo sperai che ignorasse Robert, che magari in qualche modo potesse ancora scamparsela, ma subito dopo aver fatto appoggiare il ragazzo di nuovo al suo posto e avergli fatto sollevare il viso, gli occhi del mio capo colpirono Robert, era furioso. 
«Ragazzo, ma che ti è saltato in mente? Gli hai rotto il naso!».
Visto che Robert continuava a non dire una parola e si limitava a fissare il vuoto, parlai io.
«B..Ben, mi.. mi dispiace così tanto... non.. non l'ha mai fatto prima, Robert.. lui.. lui.. è.. è bravo e.. mi dispiace, mi dispiace davvero tantissimo e.. ora è meglio se porto via Robert», provai a strattonarlo per un braccio, ma non si muoveva di un centimetro. «Rob.. Rob.. amore, per favore.. vieni, vieni con me, andiamo.. Rob..», non mi guardava, i suoi occhi fissavano un punto indistinto davanti a sé, faceva quasi paura.
Mike appare dietro di me.
«Cosa è successo, Kris?», sta guardando Robert, confuso.
«Non.. non lo so, Robert ha.. lui ha colpito un ragazzo in faccia, gli ha.. rotto il naso».
«Come!? Perché?».
«Stava facendo commenti poco carini su... di me», lo sto sul serio difendendo? «Non è stata colpa di Rob» a quanto pare si.
«No, certo che no» dice, sputando ironia ad ogni parola,
«anche io mi metto a rompere il naso al primo che passa solo per qualcosa che ha detto!».
«Ma Rob, lui..», non sapevo neanche cosa dire, ma non volevo la colpa finisse completamente su di lui. Era colpa anche un po' mia infondo, avrei dovuto dire qualcosa, rifiutare i complimenti, fare qualcosa dannazione! e invece non avevo fatto un cazzo e adesso Robert ne pagava le conseguenze. Eppure nella mia testa lui continuava a dare quel pugno ancora e ancora, e sentivo il rumore dell'osso rompersi almeno un milione di volte. Non mi sarei liberata di quell'immagina dalla mia testa molto facilmente.
Ben afferrò Robert per la camicia e lo spinse via, lontano da me.
«No, Ben, aspetta! Cosa vuoi fare?» urlo.
«Kristen, mi dispiace, ma lui deve andarsene», Robert non sembrava neanche provasse a difendersi, si lasciava semplicemente buttare fuori dal locale.
«Ben, per favore.. me ne occupo io, okay? E' stato.. un incidente, lui non è cattivo», sembrava che stessi parlando di un cane con la rabbia, invece stavo parlando del mio ragazzo. Che ha dato un pugno in faccia a un tizio per colpa mia. «Lascialo, per favore..».
Ben lo lascia finalmente andare e Robert sembra quasi sul punto di cadere.
Mi metto al suo fianco e gli stringo un braccio, sperando che lui reagisca, invece continua semplicemente a fissare il vuoto.
«Kristen, non te ne faccio una colpa» comincia Ben, «non puoi comandare le sue azioni, ma io non voglio casini... non lo voglio più nel mio locale, okay?».
Annuisco, mentre sento gli occhi inumidirsi.
Ho sempre odiato essere sgridata dagli adulti.
«Va bene, non accadrà mai più, lo giuro».
«Lo spero tanto, Kristen», si porta una mano in mezzo ai pochi capelli che gli rimangono,
«sei una brava ragazza, Kristen, e mi dispiacerebbe non averti nel mio locale per colpa di un altro incidente come questo», in altre parole: altri casini e sei fuori.
Annuisco di nuovo.
«Si, certo, lo capisco perfettamente, signore..».
«Bene. Ehm, prenditi pure la giornata libera per, sai, occuparti del tuo.. amico, ragazzo, chiunque lui sia.. portalo lontano da qui».
«Ma signore, e quel ragazzo?».
«Me ne occuperò io, tu vai adesso».
«Grazie mille, davvero..».
«Di niente. Saluto Mike da parte tua, okay?».
«Oh si, certo.. e gli dica che mi dispiace davvero tanto».
«Mio figlio capirà, anche meglio di me probabilmente», mi saluta di nuovo e rientra nel locale.

Una volta rimasti soli tutto quello che mi restava da fare era piangere.
Piangere e urlare. «Robert!».
Finalmente sembrò risvegliarsi dal suo sogno.
«Kristen, ehm.. mi dispiace».
«Sai dire solo questo? Mi dispiace? Solo mi dispiace, Rob?».
«Cosa posso dire?», finalmente si degnò di guardarmi in faccia.
«Hai rotto il naso a un ragazzo, Robert! Cazzo, ma che ti è preso?».
«Non lo so! Non volevo che continuasse a dire quelle cose su di te!».
«E allora tu lo colpisci! E' un ragionamento da ragazzini, Robert!» urlo, mentre le prime lacrime iniziano a rigarmi il viso.
«Amore, no, per favore.. non piangere», fa' qualche passo verso di me, ma io mi tiro indietro.
Sembra ferito dal mio gesto così evito di guardarlo negli occhi.
«Sei arrabbiata?».
«Secondo te?».
Mi asciugo una lacrima con il palmo della mano,
«Non.. non pensavo che potessi picchiare qualcuno per così poco».
«Piccola, mi dispiace, ho perso la testa..».
«Per una cazzata!» puntualizzo io.
«Non era una cazzata per me! Non lo era! Quel coglione voleva portarti a letto davanti a me!».
«Hai così poca fiducia in me..?», le lacrime scendono sempre più copiose.
«No, amore.. non intendevo..», prova di nuovo ad avvicinarsi e io di nuovo faccio un passo indietro.
«Voglio andare a casa» dico.
«Kristen..».
«A casa, Rob».
Lui si strofina il viso con le mani, stanco, frustrato, confuso dal mio comportamento.
In realtà, non pensavo neanche io di essere capace di farlo.
Di tenergli testa senza avere una crisi.
Piango e basta.
Piango lacrime normali per la prima volta dopo due anni, lacrime che non mi porteranno all'ospedale, ma che fanno altrettanto male.
«Okay Kristen, andiamo a casa».
Camminiamo in silenzio.
Robert prova a prendermi la mano ma io la infilo nelle tasche dei jeans.
Mi sento ridicola a camminare con la divisa da lavoro addosso, ma non c'è tempo di tornare indietro per cambiarmi e poi voglio assolutamente tornare a casa, farmi un lungo bagno e chiudermi nella mia stanza.
Non so ancora dormirà Robert.
Di sicuro, non con me.
Non ci riuscirei, non stasera, non dopo aver visto cosa è in grado di fare anche per una cosa banale come un commento di un coglione.
Eppure, mi sento ancora in colpa, perché avrei potuto fare qualcosa per impedirlo. Esattamente come avrei potuto fare qualcosa il giorno della rapina, avrei potuto aspettare di arrivare in hotel o non insistere così tanto con Cameron. Sono un tale fallimento.
Tengo le mani ben infilate nella tasche dei jeans, sperando che Rob non si accorga che sto cercando di evitare ogni genere di contatto fisico con lui. Ho ancora in testa il rumore di quel dannato osso che si rompe sotto la sua mano.
Me lo sognerò anche stanotte, è sicuro.
Quando arriviamo a casa, tiro fuori le chiavi e cerco di infilare quella giusta nella toppa ma le mani mi tremano e alla fine Robert me le toglie di mano, toccandomi accidentalmente. Adesso tremo in tutto il corpo. Appena la porta di casa si apre corro dentro, rifugiandomi in cucina.
«Kristen!» urla.
Sento la porta sbattere.
Sul tavolo della cucina c'è un foglietto che riesco a leggere giusto un secondo prima che Robert entri come una furia in cucina. "Ho Dana al cinema, Taylor è a casa di amici e penso che resterà via tutta la notte, io invece sono da un'amica. Non fate cazzate tu e Robert. Cameron. Ps ti voglio bene".
«Kristen, per favore, non ignorarmi».
«Quello che hai fatto non è giusto, non è.. non ti ho detto di farlo, non è una cosa bella. So difendermi da sola!» dico, restando dietro il bancone della cucina.
«Non sai difenderti da sola!».
«Chi sei tu per dirlo? So badare a me stessa!», non piangere, non farlo.
«Se non ci fossi stato io quel ragazzo ti avrebbe fatto del male e tu lo sai! Quante altre volte è capitato, Kristen?».
«Capitato, cosa?» chiedo, facendo la finta tonta.
In realtà, so benissimo di cosa sta parlando. L'episodio di oggi non è altro che l'ultimo di una lunga lista da quando sono arrivata. I ragazzi che vengono a mangiare nel locale del padre di Micheal si aspettano sempre che io gli regga il gioco davanti ai loro amici e quando non lo faccio continuano finché non sono costretta o ad andarmene o a chiamare Mike, che prende il mio posto. Non mi piace farlo, di solito gli ignoro e basta, ma alcune volte insistono davvero tanto. Ma non avrei mai pensato di arrivare a quello che è successo oggi.
«Sai benissimo di cosa sto parlando», fa' il giro del bancone e me lo ritrovo a pochi centimetri dalla mia faccia, «quante volte, Kristen?».
Non amore.
Niente piccola.
Nessun nomignolo, neanche scricciolo.
Solo Kristen.
Cazzo, è furioso.
Ma forse non lo è con me.
«Non sono affari tuoi, Robert! Sto facendo questo cazzo di lavoro per racimolare soldi per noi due e tu tutto quello che fai è criticare quello che faccio, prendere a pugni le persone e rischiare di farmi perdere il lavoro!».
«Hai.. hai rischiato di perdere il lavoro?».
«Si. Grazie tante, Rob».
«Mi dispiace, amore..».
«Dovevi trattenerti, avevo la situazione sotto controllo...».
«Mi dispiace, piccola.. io volevo solo difenderti, avevo paura che ti facesse dal male. Conosco i coglioni come lui, sembrano innocui e in realtà sono quelli che combinano più casini. Cosa sarebbe successo se.. se tipo ti avesse portato nel bagno con qualche stratagemma, eh?», quando mi accarezza la guancia questa volta non mi stacco, perché ho bisogno del suo tocco.
«Cosa sarebbe successo se avesse provato a fare qualcosa contro la tua volontà?».
«Io.. io..», le parole di Robert mi mettono ansia. E se avesse davvero cercato di fare quello che sta dicendo lui? E se mi avesse seguita mentre uscivo dal locale? La sola idea di mani estranee addosso a me mi fa' accelerare il cuore di almeno mille volte, mani che non sono di Robert, mani che non mi accarezzano ma che cercano qualcosa che io non voglio dargli. Mi viene da piangere. E piango, fra le braccia del mio amore però. «Non voglio nessuno oltre a te, non voglio altre mani addosso a me, Rob.. per favore.. per.. per.. favore».
Robert porta una mano sulla mia nuca, facendomi appoggiare la guancia sul suo petto.
«Non accadrà, Kristen.. ma permettimi di proteggerti».
«Non fare mai più una cosa del genere..» lo prego.
Lui mi accarezza i capelli, asciugandomi le lacrime con le mani.
«Tu allora non lavorare più in quel posto..».
«Robert», non voglio continuare a litigare, non stasera. Vorrei solo..
«Okay, okay, scusa, sono stato uno stronzo adesso, mi dispiace, scricciolo. Ma sta attenta, okay?».
Ma non lo sto neanche più sentendo.
Le sue parole mi rimbalzano in testa - altre mani su di me - e tutto quello che voglio è scacciare via questa sensazione. Mi stacco dal petto di Robert e sollevo il viso, le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.
«Rob..», lo guardo negli occhi, mi sento arrossire.
«Piccola..», le sue labbra si posano sulle mie, prima delicate, poi avide.
E anche io non ci metto molto a ricambiare il bacio nello stesso modo.
Altre mani su di me.
Non penso proprio, voglio solo Robert.
Robert, Robert, Robert.
Mordo il suo labbro con forza, lo sento sorridere mentre mi bacia e mi solleva il bordo della maglietta.
Mi solleva e mi fa' sedere sul bancone della cucina.
«Ti amo» mi sussurra all'orecchio, mentre io gli circondo la vita con le mie gambe, attirandolo ancora di più a me, inclinando il collo mentre le sue labbra vagano dalla mia tempia al collo, finendo sulla spalla, dove trova l'ostacolo della maglietta. Ma ha vita breve, perché in meno di un secondo la mia maglietta finisce sul pavimento insieme alla sua.
Gli accarezzo il petto.
«Sei l'unico per me» sussurro, prima di avventarmi di nuovo sulle sue labbra.
Robert mi solleva di peso, prendendomi in braccio e tenendomi per il fondo schiena.
Mi aggrappo a lui, continuando a baciarlo anche mentre sale le scale, rischiando di farci cadere tutti e due.
«Ci faremo male» dice, ridendo.
«Se cado, non ridere».
«Okay, ma tu fai lo stesso con me» mi bacia sulla guancia mentre fa' l'ultimo scalino.
Camera mia è la prima camera che ci capita a tiro.
Mi stende sul letto, finendomi addosso poco dopo.
Continuiamo a baciarci per un bel po' di tempo, mi accarezza la pancia e io gli graffio la schiena ogni volta che le sue labbra scendono fino al collo e poi fino all'attaccatura dei seni. Mi stringe i fianchi e fa' aderire perfettamente i nostri bacini, sento qualcosa premere contro i suoi jeans e arrossisco subito, ma Robert si scosta e mi fa' sdraiare sopra di lui, capovolgendo le posizioni.
Ma quella presenza fastidiosa continua a farsi sentire.
Preme.
Spinge.
Ormai è come una terza persona e io sono terribilmente imbarazzata.
Non a disagio, ma intimidita.
Continuo a baciarlo, ma è impossibile ignorare quello che sta succedendo.
Robert mi guarda come per scusarsi, ma io scuoto la testa.
«E' okay...» mento.
«Fai questo effetto, scricciolo..» mi bacia sulla fronte, cingendomi la vita e premendo ancora di più i nostri bacini.
«Ehm».
«Oh», mi sorride malizioso e mi accarezza i fianchi, provocandomi piccoli brividi.
«Ehm, amore..».
«S..scusa», si accorge del mio imbarazzo e allenta la presa.
Troppo.
Perché mi ha lasciato andare?
Perché non gli hai dato ciò che voleva.
No, di nuovo quella vocina no.
So benissimo cosa è, il senso di colpa che si è accumulato negli anni e adesso mi tormenta.
Ma è davvero realistica e molto, molto convincente.
Ti lascerà, lo farà.
«E' okay, Rob.. cioè.. io..», lo perderai, «tu.. è normale, sei un ragazzo e come ogni ragazzo, uhm», vuole una sola cosa da te, una cosa che tu non gli darai e così facendo lo perderai per sempre. «tu, mmh, insomma..», nessuno si prenderà più cura di te, e queste parole mi colpiscono direttamente al cuore. «vuoi che ti.. ehm, dia una.. mano? Nel vero senso della parola...», mi sento morire dall'imbarazzo, ma è sempre meglio che perderlo.

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Pov Robert

Non capisco che le prende.
Si vede lontano un miglio che sta tremando di paura, che è imbarazzata e a disagio, eppure mi chiede esplicitamente se può darmi una mano, facendo scorrere la sua piccola manina fino al bordo dei miei jeans. Non capisco, proprio non riesco a capire come il suo corpo possa essere così contrastante con la paura che leggo nei suoi occhioni verdi, che implorano pietà per una ragazzina che ha già avuto abbastanza traumi per una sedicenne.
«Kristen, io non penso che..».
«Non respingermi» mi dice seria, guardandomi dritta negli occhi.
«Io.. io non ti sto respingendo».
«Lo so che farò schifo ma.. posso... posso provare», impacciata, inizia a cercare di sganciare i bottoni dei miei jeans.
«Kristen, non..».
«Ci riesco, Rob», vedo i suoi occhi inumidirsi.
«Non lo metto in dubbio, ma..», fermo le sue piccole manine, ma lei continua a tenere lo sguardo basso, «non voglio».
«N..non.. vuoi?» la sua voce si spezza, mentre le sue mani ancora premute contro i miei jeans, tremano.
«Amore, ehi, guardami..», le sollevo il viso con un dito, ma lei si scosta, una lacrima vola via.
«Non mi vuoi..» sussurra, più a se stessa che a me. «Non mi vuole.. sola.. cura..», non capisco di cosa stia parlando.
La sua psiche è complicata.
Non capisco che succede anche se c'è l'ho davanti agli occhi.
Il suo intero corpo è ricoperto di tremiti.
«Amore, che succede?», provo a prenderle il viso fra le mani ma lei si scosta dal letto, scendendo dal letto.
«Che ho che non va..?» si chiede da sola, andando a sedersi in un angolo della stanza.
La raggiungo, stavolta riesco a prenderle il viso fra le mani e quello che trovo non mi tranquillizza neanche un po'. Non è una vera crisi come quelle che ha avuto in precedenza, è qualcosa di interno, è qualcosa che sta avvenendo dentro di lei e quello che vedo io è solo una parte del dolore che sta provando in questo momento, le lacrime che le rigano il viso non sono niente in confronto al dolore che noto nei suoi occhi.
«Niente, amore, non hai niente che non va'..».
«Si.. si.. si, invece».
«Perché, amore? Perché volevi fare una cosa del genere?».
«Altrimenti..».
«Amore mio, parlami, sono qui per te, piccola. Apriti» le asciugo tutte le lacrime, che sembrano non finire mai.
«Lasciato.. altrimenti.. tu» farfuglia, non capisco una parola di ciò che dice.
«Hai bisogno delle tue medicine, amore?» chiedo, ormai rassegnato a non capire.
Annuisce.
La prendo in braccio, la mia bambina, e lei si aggrappa a me, mi piange sulla spalla mentre vado in bagno, prendo le medicine e torno in camera sempre tenendola stretta. Trema, è così piccola fra le mie braccia la mia bambina, il mio scricciolo. La adagio sul letto, la copro con il lenzuolo e l'aiuto a buttare giù quelle dannate piccole. Perché non posso essere io la sua medicina? Io vorrei curarla da questo male che sembra nascondersi dentro di lei. E' così fragile e sembra davvero una bambina mentre stringe il lenzuolo con il pugno e piange mentre io le accarezzo la fronte, sentendomi inutile mentre la vedo addormentarsi fra i lamenti, le lacrime, i dolori di cui non riesce a parlarmi. Chiude gli occhi e finalmente posso tirare un sospiro di sollievo, sperando che almeno nei suoi sogni i tormenti che la tengono distante da me non la raggiungano.
«Come posso aiutarti, amore mio?».

____________________-

ehi, ciao!
spero che il capitolo vi sia piaciuto, a me molto.
adesso devo dirvi un paio di cose.
allora, qui, sto scrivendo una storia insieme a un'altra ragazza.
qui, invece, c'è il mio contatto twitter.
qui, quello tumblr.
per qualunque cosa, chiedete pure.
per la storia, o anche semplicemente per tenervi informati o che ne so.
se avete bisogno di un consiglio (anche personale e in forma anonima) invece, andate qui.
vi voglio bene.
ps parte preferita eh.




























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Capitolo 20
*** we need to talk. ***


Pov Kristen

Mentre mettevo a riscaldare una tazza di latte caldo con cacao, suonò il campanello di casa. Mi affrettai ad andare ad aprire prima che lo facesse Cameron. C'eravamo solo io e lui in casa, visto che Robert era con Tom e Dana e Taylor.. da qualche altra parte che non mi era dato conoscere.
Alla porta trovai Sam, «Sei in anticipo» le feci notare mentre la lasciavo entrare.
«Non avevo comunque altro da fare, quindi.. allora, perché volevi che venissi a casa tua, è successo qualcosa?» mi chiese, mentre ci mettevamo comode sul divano.
«Volevo.. raccontarti una cosa», per me non era facile, non avevo mai parlato di cose mie con nessuno altro oltre alla mia famiglia e anche se Sam aveva dimostrato più volte di essere una persona su cui potevo contare, mi veniva ancora difficile fidarmi delle persone. Con Robert avevo imparato ad aprirmi, ma solo con lui, adesso dovevo imparare a lasciare entrare anche qualcun'altra, come un'amica, ad esempio.
«Spara, ti ascolto».
«Non è facile.. è una cosa che è successa un po' di anni fa'..».
«Racconta, sono qui, ti ascolto».
«Be'..», ma proprio in quel momento il bip del microonde mi avvisa che il mio latte con cacao è pronto, così mi alzo e vado a prendere la tazza. Quando mi siedo, la offro a Sam ancora prima di averla bevuta, per paura di sembrare maleducata. Ma lei rifiuta: «Kristen, parla, forza» mi dice.
«E' successo due anni fa'..» e così le racconto tutto, metto anche alcuni particolari che con Robert invece avevo omesso di proposito, come ad esempio il modo in cui mi ero sentita in ospedale, i giorni in cui mi avevano tenuto sotto controllo perché pensavano che fossi caduta sotto shock, i pianti di mia madre soffocati sulla spalla di mio padre che la rassicurava che ero forte, che non era niente, e che non era colpa sua. Mia madre credeva che era colpa sua quando io, in quel momento, mi sarei incolpata anche della fame nel mondo. Restai quasi una settimana in quel posto, non parlai i primi tre giorni, dormivo tutto il tempo. Continuavo a sentirmi in colpa, mi svegliavo nel cuore della notte. Rivedevo il rapinatore nei miei incubi. Ma poi mi ripresi, lentamente, ma lo feci, continuai la mia vita perché sarebbe stato troppo doloroso fermarmi e lasciare che il dolore mi impedisse di vivere, correvo, fuggivo da quei ricordi, ma alla fine loro erano sempre più forti, e più veloci di me e mi raggiungevano, facendomi mancare il respiro.
Gli raccontai degli attacchi di panico e delle medicine che dovevo prendere.
Lei non disse niente, mi ascoltò in silenzio.
A un certo punto prese la mia tazza e bevette un sorso di ciocc
olata.
«Sai cosa penso? Penso che tu te la sia cavata alla grande fino ad ora, ma penso anche che sia il momento di lasciarti un po' andare, non pensi? Insomma, fin'ora hai tenuto tutto questo peso sulle tue spalle, senza permettere a nessuno di comprendere cosa stesse davvero accadendo dentro di te, ma forse dovresti semplicemente.. lasciarti aiutare».
«Io sto bene...», mi piaceva dirlo, mi piaceva crederlo.
Sam poggiò una mano sulla mia, sopra il mio ginocchio
. «Tu non stai così bene, Kris, e lo sai anche tu. Rob sa tutto questo?».
«Si.. lui.. lui sa tutto, mi aiuta.. mi dà anche le medicine ed è l'unico che sa calmarmi quando.. quando.. hai capito».
«Oh.. è una cosa bella, no?».
«Lo sarebbe... se non stessi rovinando tutto come sempre».
«Che intendi..?».
Le racconto del mio piccolo.. momento imbarazzante con Robert, successo ormai due settimane fa'. Da allora le cose non vanno proprio benissimo. Non litighiamo, ma non andiamo neanche d'accordo. Il massimo che riesco a fare è baciarlo e ogni volta che lui prova a infilarmi le mani sotto la maglietta io mi tiro indietro, perché mi sento piombare addosso chili di inadeguatezza. 
«Quella sera... Sam, era come se non mi volesse, mi sono sentita stupida, sciocca, inutile... non sono riuscita a fare quello che un ragazzo si aspettava da me, perché sono solo una ragazzina.. e Rob sicuramente c'è rimasto malissimo, sto aspettando che mi pianti da un momento all'altro, Sam!» mi sfogo.
«Ma l'hai visto bene quel ragazzo? Ti ama alla follia, non ti pianterò solo per una cosa del genere!».
«E allora perché non mi ha più chiesto di fare niente? Non mi vuole...».
«Avrà paura che tu non voglia, forse».
«Be'...», arrossii, sentendomi di nuovo una merda,
«è vero.. io non voglio, ho paura».
«Paura, Kris? Di cosa?», mi porse la tazza di latte e cacao e presi un lungo sorso prima di risponderle.
«E' imbarazzante... quando mi tocca, è bello, dolce, ma appena inizia.. a spingersi.. troppo in là, mi inizia il panico.. e basta davvero poco per rovinare tutto. E mi dispiace, perché so quanto lui ci tenga.. mi sta sentire peggio ogni volta, sono arrivata a un punto in cui non voglio neanche più provarci perché so che qualcosa andrebbe storto.. rovinerò tutto come faccio ogni cazzo di volte, perché faccio schifo come donna!».
«Non dire cazzate! Se ti sentisse Robert probabilmente ti prenderebbe a schiaffi! Non fai schifo e nessun uomo meriterebbe una ragazza dolce come te» mi prende per mano, stringendo le dita che tengono il manico della tazza. «Kristen, hai solo paura... anche io ne avevo, ma quando è arrivato il momento giusto mi sono sentita perfettamente a mio agio, credimi. Se ti mette pressioni, se Rob..».
«No.. no.. lui.. non fa' niente di tutto ciò.. uhm, okay, ci prova, ma non fa' niente contro la mia volontà.. e poi vivere insieme è ancora peggio, visto che dormiamo insieme e... ogni notte lui mi abbraccia e prova a.. ma è inutile, divento un palo e lui si stacca subito, come se l'avessi fulminato o qualcosa del genere. Allora io mi alzo e vado in bagno, perché odio sentirmi così.. così.. inutile per lui.. quando torno in camera di solito è lui ad andare in bagno... quando torna io di solito dormo già. E' orrendo» le confido, e per la prima volta in vita mia sento di avere davvero un'amica del cuore a cui posso dire proprio tutto senza sentirmi a disagio, è meraviglioso.
«Non potete continuare così... perché non ne parlate?».
«E' imbarazzante... che gli dico, Sam? "Oh, scusami Rob se non voglio avere la mia prima volta con te ma me la sto facendo sotto come una cogliona"? No! Non gli dirò niente, sarà lui a capirlo, no? Cioè, dovrebbe... ma credo che non capisca niente, ultimamente fa' strane allusioni al fatto che io non lo voglio più.. scherza, naturalmente, ma non troppo credo... non voglio che lo pensi ma non posso fare niente per fargli cambiare idea».
«Parla con lui! Dì quello che provi!».
«Mi imbarazza!».
«E' il tuo ragazzo, fra voi due non ci dovrebbe essere imbarazzo, neanche per un argomento del genere» dice seria.
«Non saprei come prendere l'argomento.. dovrei creare.. l'atmosfera giusta».
«Che fate, stasera?» mi chiede.
«Dopo mi accompagna a lavoro e poi mi viene a prendere.. quando torno a casa di solito sono stanca e passiamo la serata sul divano, preparo la cena per Rob, Dana, Taylor e Cameron e se sono fortunata mi lasciano guardare un film che mi piace, ma è raro.. niente di che».
Per poco non le va' di traverso il sorso di latte che sta bevendo
«Ragazza, ma tu hai sedici anni, non trenta! Che vita è questa?».
«Oh, ehm... quella che mi sono costruita e a me va bene..», mi piace tornare a casa e sapere già cosa farò, anche se ammetto che la maggior parte del tempo la mancanza di novità, di divertimento mi rende stanca, sensibile più del solito. Rob mi fa' ridere, mi rallegra, è l'argento vivo delle mie giornate, ma neanche lui riesce a togliere il dolore che mi porto dentro, perché lo sto stringendo a me come se ne dipendesse dalla mia stessa vita e non so neanche il perché. Forse ci convivo da così tanto tempo che lasciarlo andare sarebbe troppo strano anche per me.
«Non ci credo neanche morta che a te piace così. Kristen, tu ti stai prendendo cura dei tuoi fratelli anche se sei tu la minore, e fai la stessa cosa con Robert».
«I miei genitori non ci sono mai, Cameron fa' pena cucinando, Taylor è sempre occupato e Dana non sa neanche accendere un fornello. Dovremo pur mangiare in questa casa, no?».
«Si, ma perché devi occuparti di tutto tu?».
«Perché... l'ho sempre fatto».

A lavoro quasi non ci sono, continuo a pensare alle parole di Sam, a come abbia ragione. Ma non posso smettere di essere ciò che sono sempre stata così di punto in bianco, non saprei neanche come fare. Quando Robert mi ha accompagnato a lavoro oggi, ha capito che c'era qualcosa che non andava, ha provato a chiedermelo, ma non ha insistito, come sempre ultimamente. Avrei voluto urlare. Perché per una volta avrei voluto che lo facesse. Dio, insisti, chiedimi cosa c'è che non va', perché se non ne parlo con te con chi lo faccio? Posso discutere con Sam quanto voglio ma alla fine è con Robert che devo chiarire, è con lui che sto ed è con lui che sto mandando a puttane il nostro rapporto.
«Ehi, tutto okay?», Mike mi appare all'improvviso davanti, rischiando di farmi cadere il vassoio con i bicchieri puliti.
«Ho solo la testa da un'altra parte, scusa...» dico.
«Capita a tutti. Posso chiederti una cosa?».
«Certo..».
«Stai ancora con Robert, vero..?», la domanda mi coglie di sorpresa ma non ho esitazione a rispondere.
«Lo amo».
E improvvisamente mi è tutto chiaro.
Mi ci voleva questa domanda per svegliarmi.
Lo amo, cosa voglio di più?
E' ancora qui, è rimasto dopo avere saputo la verità. E' rimasto e io invece? Io mi sto allontanando per un motivo che non è chiaro neanche a me.
E non posso permetterlo, perché lo amo.
Perché lo amo e questo è tutto ciò che so.
Perché mi piace quando mi guarda, perché nessuno mi ha mai guardato in quel modo.
Perché mi ascolta senza commentare fino alla fine e poi mi abbraccia.
Perché non si lamenta mai quando ho sbalzi d'umore.
Perché mi coccola quando ho il ciclo.
Perché mi ama così come sono.
Perché mi difende quando i miei fratelli fanno gli idioti.
Perché ha cambiato il suo modo di vedere le cose per me.
Perché è andato contro a tutti pur di stare con me e anche io l'ho fatto.
Perché ci prova ogni volta, anche se io non voglio.
Perché mi fa' ridere anche quando voglio piangere.
Perché non mi guarda con pena, ma con amore.
Perché è rimasto anche quando gli ho raccontato del mio lato più oscuro.
E se tutto questo ha un senso, allora devo darci un'occasione. Non posso lasciare che tutto questo mi scivoli via, semplicemente.
Finisco di lavorare con questo pensiero in testa: lotta per quello che vuoi, anche se non ne sei in grado, anche se non ti sei mai lasciata andare in vita tua.
Durante la paura chiamo Cameron e gli chiedo se può lasciarmi casa libera.
«Perché?».
«Ho bisogno di parlare con Robert... di una cosa seria».
«Non farmi pensare male, Kristen».
«Coglione, non quello. Cam, per favore, è una cosa seria. Porta Taylor e Dana da qualche altra parte, okay? Fallo per me, ci tengo».
«E' davvero una cosa seria...?».
«Si.. molto.. per favore..».
«Va bene.. torneremo verso l'una, però».
«Grazie! Ti voglio bene».
«Anche io, non fare cazzate, ciao».
Adesso devo solo decidere come dirglielo.
Come aprire l'argomento.
La parte più difficile, perché solo al pensiero arrossisco.
Ho sempre pensato che sarebbe venuto naturale, che ci sarebbe stato il momento, ma a quanto pare il mio corpo - e la mia testa - non sono della stessa idea. Ho sempre saputo di essere diversa dalle altre ragazze e questa ne è l'ennesima prova: devo parlare con Robert delle mie insicurezze per superarle.
E so già che sarò un disastro, ma devo almeno provarci.
Perché ci tengo davvero tanto a lui.

Pov Robert

Mentre camminiamo verso casa è silenziosa.
Guarda dritta davanti a sé, si morde il labbro, nervosa.
Ma verso metà strada mi prende per mano e il mio cuore potrebbe scoppiare.
La sua mano nella mia, quanto mi è mancato?
La stringo per tutta la strada, la tengo così stretta che ho paura di farle male ma ho paura che possa cambiare idea da un momento all'altro.
Quando arriviamo a casa noto che non c'è nessuno.
«Dove sono gli altri? C'è una festa a cui non sono stato invitato?» scherzo, per smorzare un po' la tensione.
«No.. ehm, loro.. li ho chiesto io di lasciarci casa libera...».
«Oh».
«Già.. ehm, avevo bisogno di parlarti.. ho bisogno di parlarti.. e non volevo che nessuno ci disturbasse», finalmente mi sta guardando in faccia e tutto quello che riesco è pensare è sei bellissima, amore invece che ascoltare quello che mi sta dicendo.
«Ah..» è tutto quello che dico.
«Ehm, se non ti va' posso sempre.. possiamo rimandare, adesso chiamo Cameron e gli dico di tornare indietro se non ti va'...».
«No, no! Parla pure».
«Possiamo.. sederci?» mi chiede, indicando il divano.
«C..certo», mi sento impacciato per la prima volta in vita mia.
Non so come comportarmi.
La osservo sedersi sul divano, prima prova ad accavallare le gambe ma alla fine si siede all'indiana davanti a me.
Mi chiedo di cosa voglia parlarmi e perché sembra così seria.
Così emozionata.
«Rob...».
«Kristen, se è per qualcosa che ho fatto.. l'altra sera non volevo insistere così tanto, mi dispiace, io..».
«Rob! Non è per quello. Cioè, è per quello ma non solo per quello.. ah!, è difficile..» si porta una mano fra i capelli, nervosa.
«Dimmi semplicemente cosa c'è che non va..» le dico, temendo la risposta.
E se mi dicesse che non va bene niente?
Lo comprenderei, le darei ragione.
Perché sembra che lei non mi voglia più e io sto lentamente morendo dentro di me mentre cerco una soluzione a questo problema.
«Non è così semplice... perché non lo so neanche io cosa ci sia che non va'.. semplicemente mi sento.. bloccata».
«Bloccata? Che.. che intendi?» chiedo.

«Non.. non penso di essere pronta a fare un passo avanti quindi... ogni volta che proviamo, io mi blocco» confessa, arrossendo, «non mentivo quando ti dicevo che mi piacciono le tue carezze, che amo le tue mani su di me.. ma fino a un certo punto. Dopo un po', a un.. certo punto, non reggo, impazzisco quasi, perché mi agito e inizio a.. pensare, e se penso troppo rovino sempre tutto».
E finalmente capisco.
Capisco il suo disagio per una situazione che, per lei, è completamente nuova.
La vedo mentre si sente una bambina e capisco dallo sguardo che si sente davvero male adesso. Si sente in colpa, quando non c'è nessuna colpa da pagare.
E se ci fosse, sarebbe la mia.
Perché mi sono spinto così in là quel giorno?
Perché non mi sono limitato a tenerla stretta fra le mie braccia invece che fare il coglione arrapato?
Ricordo ancora le sue parole il giorno dopo, "lo dovremo fare ogni sera, da adesso in poi, e io...", come se io la stessi costringendo, come se fosse una cosa ovvia che adesso lei dovesse aprire le gambe ogni volta che a me andava. Kristen pensava seriamente che i rapporti funzionassero così? Era colpa mia se la pensava in quel modo? Le avevo mandato qualche segnale? Ripensai a come mi ero comportato nelle ultime settimane: coccole, baci, e.. okay, ci avevo provato una o due volte, ma appena lei si irrigidiva smettevo subito. Dovevo smettere anche solo di provarci? Mi avrebbe fatto capire lei quando il momento sarebbe arrivato? Non capivo.
«Amore, tu non rovini mai niente..», mi avvicinai e quando vidi che non si allontana spaventata la strinsi a me, abbracciandola.
«Rob, no.. no, niente consolazioni, non voglio un "tutto okay", non voglio.. questo», indicò il nostro abbraccio, anche se non fece niente per mettere distanza fra di noi e io continuai a stringerla a me, «voglio che ne parliamo, seriamente. Voglio sapere che ne pensi. Amore, forse tu non l'hai ancora capito, ma io ci tengo davvero a sapere cosa ne pensi, voglio la tua opinione per.. per ogni cosa che mi riguarda, e anche per quelle che non mi riguardano. Voglio sentire la tua, sempre e comunque, perché io sono troppo incasinata per avere pensieri coerenti».
«Piccola, neanche i miei pensieri sono molto coerenti, la maggior parte del tempo penso che sia colpa mia..ogni cosa.. ti succede, tutte le volte che stai male o ti senti così, come ora, io mi sento una merda perché penso che sia colpa mia», la sua piccola manina mi accarezza la guancia mentre avvicina il suo viso al mio per un dolcissimo bacio. In quel bacio io sento tutte le parole che ho bisogno di sentirmi dire quando mi sento così: «non è colpa tua, amore mio», e quando mi rendo conto che le ha dette sul serio a voce alta non posso fare altro che baciarla anche io. «Ma è così che mi sento, perché odio vederti confusa per colpa mia. Ho bisogno, amore, che tu ti confidi con me, che mi dici tutto quello che ti passa per la testa», provo a sorridere, «o impazzirò sul serio».
«Non è così facile, Rob.. io.. io non sono abituata a dire.. tutto. Di solito tengo tutto dentro, è più facile».
«Ma non ti fa' bene, piccola..», la sollevo e la poso sulle mie ginocchia. Mi piace davvero tanto farlo, perché lei è minuscola e riesco a sollevarla e spostarla come mi pare, come una bambola, la mia bambolina, e così lei si può posare la guancia contro il mio petto. Spero che senta il mio cuore battere, perché batte solo per lei. In più, lei stessa mi ha detto che quando è sulle mie ginocchia e io l'abbraccio, si sente protetta e io voglio che si senta sempre protetta quando sta con me, penso che sarà lo scopo della mia vita. «Se ti tieni tutto dentro, prima o poi scoppi. E non posso permetterlo, perché io senza di te non ci sto mica, eh?», cerco di farla ridere ma Kristen è di nuovo entrata in quell'universo parallelo che condivide con i suoi pensieri. Le prendo il viso fra le mani, costringendola a guardarmi di nuovo gli occhi. «Ehi, sei con me?».
«Si..scusa».
«A cosa pensavi?».
«A niente..».
«Che ti ho appena detto?».
«Pensavo a come sono infantile, okay? Perché tu riesci a fare quello che io non riesco a fare, cioè parlare dei tuoi sentimenti, di quello che provi, mentre io resto bloccata, come una bambina e mi imbarazzo per ogni cosa.. ecco a cosa stavo pensando. Sei contento adesso?» dice, acida.
«Si, molto. Continua pure».
«Non mi piace questa cosa, Rob! Non mi piace non riuscire a parlare! Io con te vorrei parlare, dirti tutto, ma appena si tocca un argomento delicato io mi blocco. Sto iniziando persino a odiare quella fottuta parola!».
«Cosa ti imbarazza così tanto, Kristen? Ti ho messo forse fretta?».
«No.. no, non proprio... ma io mi sento quasi in dovere di stare al tuo passo, quando mi trovo chilometri indietro...».
«E perché non me l'hai detto? Seguendo il tuo discorso.. tu ti senti indietro, ma io non sono corso da nessuna parte, o almeno non mi è sembrato».
«Ma.. ma l'hai fatto,» i suoi occhi diventano lucidi, «hai pensato che io fossi pronta a tutto questo, ma non lo sono.. non sono pronta, affatto».
Le accarezzo i capelli.
Le bacio la fronte.
La stringo a me, ma lei piange.
Quante volte l'ho vista piangere da quando la conosco? Troppe.
E' normale vedere così tanto la tua ragazza piangere o dovrei iniziare a farmi qualche domanda?
«Kristen.. mi.. mi dispiace, ho.. ho calcato troppo la mano.. sei.. piccola e io..».
«Oh Dio!, non dire che sono piccola, lo so benissimo anche da sola!».
«Ma lo sei.. hai solo sedici anni e hai una vita davanti per fare un passo importante come quello e quando sarai pronta e se vorrai che sia con me, io ci sarò, amore, te lo prometto. Aspetterò».
«Rob, non hai capito un cazzo!» si alza, scattando in piedi come una furia.
Resto interdetto. Perché è scattata in quel modo? Che ho detto stavolta?
«Kristen, io..».
«Non.. non ho detto che devi aspettare, non ti sto chiedendo niente di tutto ciò! Io ti stavo chiedendo di parlarne, volevo risolvere questa cosa, mentre tu ti sei limitato a prendere le mie difese come sempre, cazzo! Non voglio che mi giustifichi, voglio che mi aiuti a capire dove cazzo sbaglio, fanculo!», le lacrime le rigano il viso e io non so più se sono di rabbia o di tristezza.
«Ma non è colpa tua, Kristen.. non devi farlo solo per fare felice me, è una cosa che ti devi sentire dentro e..».
«Cazzate! Io voglio sentirlo, io voglio che mi aiuti a capire che mi succede.. non voglio che mi scusi».
«Se non sei pronta non puoi obbligarti a esserlo, amore, mi capisci?».
«No», si asciuga rabbiosa una lacrima, fulminandomi con lo sguardo, «e tu non capisci me».

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Pov Kristen

Perché non capiva?
Robert continuava a giustificarmi.
Io non volevo che mi scusasse, non volevo che pensasse che ero solo una bambina che doveva essere rassicurata, volevo chiarire, volevo aprire un discorso e finirlo, ma a quanto pare è chiedere troppo. Perché tutto quello che Robert vuole fare è scusarmi, incolpare se stesso e rovinare il mio tentativo di chiarire la cosa, quindi il mio discorso con Sam non è servito a niente perché io ho fatto come ha detto ma non è servito a niente.
Lui crede che io non voglia andare oltre con lui.
La verità è che non ci riesco quindi non voglio neanche provarci e odio la sola idea di trovarmi nella situazione.
Ma è inutile parlarne, perché non capirebbe, come non ha capito quando ho provato a spiegarmi.
Mi siedo sul letto in camera mia, voluto la possibilità di prendere qualche calmante ma alla fine decido di far accelerare il cuore di mia volontà. Non provo neanche a rilassarmi, ho bisogno di farmi male perché non posso fare altro al momento.
M sento un'idiota.
Ci ho provato e ho fallito.
Ho provo a spiegarmi e Robert ha frainteso tutto.
Adesso come farò?
La situazione è solo peggiorata e non so come tornare come prima, non so neanche se voglio tornare come prima.
Forse dovrei solo lasciar perdere, forse non sono portata per i rapporti a due. Mi fingo brava, ma faccio schifo.
«Kristen..?», la voce di Robert oltre la porta della mia camera mi distoglie dal mio pessimismo.
«Robert, va via', voglio stare sola..».
«Volevo solo dirti che.. per qualunque cosa, io.. io ci sono».
«Rob!».
«S..scusa, ma non riesco a lasciarti sola. Kristen, non voglio incolparti di niente, perché devi costringermi a farlo?».
«Perché è colpa mia, cazzo!» urlo. Mi sento meglio se urlo. Prima di incontrare Robert non ho mai sentito l'esigente di urlare ma adesso è come se volessi sfogare tutto il mio dolore attraverso la voce, alzandola, anche se contro la persona sbagliata.
«E' colpa tua se non vuoi fare sesso? Non credo, Kristen!», perfetto, adesso urla pure lui.
«Ho sedici anni e ho paura, si, è colpa mia!».
«Ma ti senti mentre parli? Non ha senso quello che dici».
«Per me si! Ha senso e ora vattene, ti ho chiesto di andartene e tu sei ancora qui, voglio stare da sola! Sola, hai capito? Sono stata sola per tutta la mia vita e ora non puoi arrivare e cambiare tutto!».
Robert spalanca la porta, facendola sbattere così forte contro la parete che un pezzo di muro si scrosta, cadendo sul pavimento.
«Sola, Kristen? Vuoi davvero restare sola? Perché a me sembra che tu stia cercando di farmi capire il contrario, amore».
«Non è vero.. no.. io.. voglio stare sola..».
Non è vero.
Io non voglio stare sola.
Ho paura di restare da sola.
Ho paura anche di fare l'amore con te.
Ho paura di lasciarmi andare.
Ho paura ma voglio farlo e lo faccio ma lo faccio senza convinzione e quindi mando tutto a puttane rovinando tutto come sempre.
«I tuoi occhi dicono un'altra cosa, piccola mia..».
«Non capisci..».
«E' vero..», si avvicina al letto e mi accarezza una guancia, «non capisco cosa tu voglia dirmi.. e mi dispiace. Vorrei capirti, vorrei riuscire a tirare fuori tutti i tuoi pensieri da quella testolina, per capirli, per toglierti quel peso che sembra che ti porti dietro da tutta una vita.. ma non posso. Non posso. Ma posso provare a capirti, se tu mi spieghi. Ti capirò se tu mi spiegherai chiaramente cosa succede in quella testolina, amore».
«Non puoi capirlo da solo? Mi vergogno a spiegarlo...».
Ride e si siede accanto a me sul letto,
«Mi piacerebbe davvero tanto amore, ma sono stupido, mi dispiace. Ti toccherà spiegarmi tutto per bene».
«Va bene...» mi arrendo.
«Brava bambina», mi bacia sulla fronte e posa una mano sulla mia gamba, accarezzandola. «Allora.. di cosa hai paura?».
«Di tutto.. di non essere all'altezza della situazione, di rovinare ogni cosa.. mi basta davvero poco per cambiare umore, sopratutto quando ci troviamo in.. quella situazione, hai.. hai capito che intendo?».
«Si, amore, ho capito. Vai avanti, ti ascolto».
«Rob.. io.. io voglio davvero.. avere la mia... prima... volta con te, ma.. non sono pronta adesso, non.. tutto in un colpo solo, mh?».
«No, niente "mh", hai detto che dobbiamo parlarne. Bene, parliamone, chiaro e tondo. Spiegati, Kristen, forza piccola».
«Io ho bisogno che tu mi guidi, perché da sola non posso farcela».
«Guidarti, come?», tutte queste domande mi stavano mandando la testa in pappa.
Ma mi ero cacciata da sola in questo guaio.
«Rob, io non so niente di quello, okay? Tu invece sai praticamente tutto».
«Io ho fatto sesso, non amore, diciamo che è una prima volta anche per me, bimba», questo pensiero mi rassicurava ma non più di tanto.
«A me piace.. okay, è l'unica cosa che abbiamo fatto, ma mi è piaciuta, solo che.. basta poco a rovinare il momento, perché credo sempre.. che per te non sia abbastanza, mentre per me stare con te, da soli, è la cosa più bella del mondo...» mi sento una sciocca e forse quello che sto dicendo non ha alcun senso, mi contraddico da sola: prima dico che non sono pronta, poi canto le lodi dei nostri momenti intimi insieme. Davvero, cosa c'è che non va' in me?
Robert mi accarezza una gamba, salendo fino alla coscia,
«Lo è anche per me, amore.. ma non voglio metterti fretta, hai capito? Non posso obbligarti a fare niente, e se fai qualcosa solo per fare felice me alla fine rovini te stessa, perché la tua prima volta te la ricorderai per sempre come qualcosa di brutto, vuoto e doloroso. Non voglio che sia così, non voglio che tu ti ricordi di me per questo, amore».
Così, anche se dentro di me sento di non aver chiarito proprio un bel niente, annuisco e fingo un sorriso.
«Hai ragione, Robert».

                                                                                                                                         *

Tengo le mani premute contro il lavandino, non ho ancora deciso se voglio prendere qualche medicina oppure no. Rob non sa che il mio cuore ha iniziato ad accelerare di nuovo, perché sto cominciando a nasconderlo bene, ma non posso rischiare di avere una crisi mentre dormiamo insieme. Ma so anche che devo sbrigarmi perché sono in bagno da almeno venti minuti e non si berrà ancora a lungo la scusa di una doccia veloce prima di coricarmi. Potrei prendere un po' di valium, magari neanche tutta una pastiglia, solo metà.. ma  mi farebbe addormentare subito, potrebbe accorgersene.
«Amore.. tutto okay?», la voce di Robert manda a farsi benedire ogni mia idea.
«Rob, va.. va tutto» dico, stringendomi l'asciugamano addosso.
«Posso entrare..?».
«Sto uscendo, t..tesoro», provo a sembrare normale ma le lacrime iniziano a farsi sentire.
Avrei dovuto prendere il valium, lo sapevo.
Mi dovrei riempire di farmaci, medicine, qualunque cosa pur di non sentirmi così.
Come se provarci non servisse a niente.
Come se ogni cosa che faccio non servisse a niente.
Dovrei prendermi tutti i medicinali di questa casa e addormentarmi, mi sentirei sicuramente meglio.
Ma Robert impazzirebbe, non posso fargli questo.
Stringo forte l'asciugamano, tutto ciò che ho addosso, e cerco nella stanza i miei vestiti, ma ero così impegnata a pensare a quanto tutto stesse andando male da aver dimenticato di portare i vestiti puliti con me in bagno.
«Fanculo...», sbatto la mano contro il lavandino.
«Kris, che succede? Rispondimi! ORA!».
«Io.. io ho dimenticato i vestiti.. sono in camera, puoi prendermeli?».
«Non puoi uscire tu? Voglio vederti Kristen.. esci, dài.. mi sto preoccupando.. esci, amore».
No, Robert, non mi farò vedere in questo stato.
Non con le lacrime che rischiano di scendermi sulle guance da un momento all'altro.
«Rob.. non ho niente addosso.. ho solo l'asciugamano...».
«Oh... okay, ti porto la roba, aspetta.. ehm.. vuoi la maglietta? Non trovo niente, Kris.. non trovo il pigiama, ti dò una mia felpa, va bene?».
«Va bene...».
La porta del bagno si apre e quando Robert mi vede il suo sguardo vaga pigramente sul mio corpo, coperto a malapena da quel cazzo di asciugamano che mi arriva appena al ginocchio. Stringo forte le mani contro il tessuto di spugna, coprendomi il petto. Mi sento così vulnerabile, eppure so benissimo che lui non farà mai del male, non vuole farmi niente, è il mio Robert e non mi costringerà mai a fare niente.
«Ehm.. sc..scusami se non ho trovato la tua roba ma.. ho pensato che una mia felpa andasse bene comunque.. e ti ho preso.. la biancheria..», quando mi porge la felpa insieme a un paio di mutandine nere mi sento avvampare. Gliele strappo quasi di mano tanto è il mio imbarazzo.
«Stai bene..?» mi chiede, accarezzandomi una guancia.
«Amore, sto bene.. scusa se ci ho messo tanto, volevo solo pensare un po'».
«A che pensavi?», mi accarezza i capelli, si avvicina ancora di più, io stringo forte l'asciugamano.
«Non sapevo se prendere il valium o no...».
«Ti senti male? Stai.. okay, hai il cuore che batte veloce? Come va' la respirazione? Hai..».
«Rob! Invece che farmi tremila domande, guardami: ti sembra che sto male? Sto bene, tesoro».
«Va bene.. ti aspetto fuori mentre ti cambi, okay?».
Visto che non trovo altro modo di comunicare con lui al momento, l'unico modo che ho per farmi capire è con i gesti, quindi mi alzo sulle punte e lo bacio sulla guancia, facendolo sorridere. E' davvero bello il fatto che gli basti un insignificante gesto come questo per tornare sereno.
Piacerebbe anche a me.
Ma io sono complicata.
Questo, mi rovinerà l'esistenza.
Chiudo la porta del bagno e mi cambio.
Le lacrime possono finalmente scendere.
Non è giusto.
Non è giusto quello che sto facendo a Robert.
Non è giusto quello che sto facendo a me stessa.
Sto rovinando tutto.
Sto rovinando l'unica cosa bella della mia vita, perché sono una cogliona e non me la merito.
Questo pensiero mi perseguita.
Ma non voglio prendere altre medicine, non stasera.
Mi infilo la biancheria e la felpa di Robert, e mi sento bene, perché c'è il suo profumo.
Quando entro in camera, Robert è seduto sul letto, con la schiena appoggiata al muro.
«Be', come mi sta?» chiedo, facendo un giro un po' impacciato su me stessa.
«Benissimo, sei bella come sempre.. dormi abbracciata a me, stanotte?».
E me lo chiede con una tale dolcezza che non posso proprio dirgli di no.
Gattono sul letto finché non arrivo al suo fianco, dove mi sdraio.
Mi bacia sulla fronte e si mette a pancia sotto accanto a me.
«Possiamo parlare un po' o hai preso le medicine, cucciola?».
«Non le ho prese per te.. che devi dirmi?», prendo il suo braccio e glielo faccio distendere davanti a me, così posso appoggiarmi.
«Ho paura di perderti...».
«Tu non mi perderai male.. Rob.. mi dispiace se ultimamente sono un po'.. strana. Ma io sono così..».
«A me piaci così, ho solo paura che tu stai male».
«Sto bene se tu ci sei. Tu ci sei?».
Si puntella su un gomito e mi bacia, avvicinando il suo viso al mio.
Quando le nostre labbra si sfiorano, tutto va' al suo posto.
Perché ho così paura di stare così vicina con lui quando sul momento mi sembra la cosa più bella del mondo e ne vorrei sempre di più?
Di più, più, più, più.
«Si, amore.. ci sono» sussurra contro le mie labbra.
«Ti amo..», lo bacio, assaporo ogni angolo della sua bocca, lascio che le nostre lingue giochino un po'.
Affondo la mano fra i suoi capelli e lo aiuto a sfilarsi la maglietta.
Si sistema meglio, mettendosi sopra di me senza pesarmi.
Gli accarezzo la schiena, mentre lui arriva al bordo della mia\sua felpa.
«Kris..».
«Tua. Ricordi, amore? Sono tua, per favore, per favore, per favore».
La sua mano scorre lentamente lungo tutta la mia gamba, accarezza l'interno coscia per poi risalire fino al bordo degli slip.
Non mi irrigidisco, non divento isterica, tutto quello che faccio è cercare l'altra mano di Robert per stringerla.
Lui se ne accorge e mi aiuta, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio allontanando la mano dagli slip.
«Ehi, bimba, tutto bene..?».
«Rob.. voglio solo che mi stringi la mano, sto bene.. credimi, per favore» lo imploro con lo sguardo.
«Ti credo..».
«E allora non ti fermare...», chiudo gli occhi e mi lascio andare contro il cuscino.
Robert non ci mette molto a prendere possesso delle mie labbra e io ricambio ogni bacio.
Ogni bacio, perché lo amo.
Ogni bacio, perché è mio.
Ogni bacio, perché è tutto quello che voglio.
Ogni bacio, perché mi fido di lui.
Sento scendere la sua mano lungo il mio corpo.
Solleva un po' la felpa, lasciando scoperte completamente le mie gambe.
Tremo, ma non solo per il freddo.
Quando mi tocca, mi sento amata.
Gioca con l'elastico degli slip per un po', interrompe il bacio e i miei occhi si spalancano trovando subito i suoi a pochi centimetri di distanza.
«Volevo solo dirti che ti amo e che amo il fatto che tu non sia come le altre ragazze. Non voglio le altre ragazze, con te ogni cosa, anche la più insignificante, è un traguardo. E se ci saranno problemi, li affronteremo insieme. Volevo solo dirti questo, perché così stai tranquilla e non ci pensi.. voglio che ti rilassi adesso, scheggia», mi bacia, un bacio dolce, dolcissimo, tenerissimo, succhia piano le labbra e morde facendo attenzione mentre la sua mano scende delicata lungo il mio stomaco, accarezzandomi, rilassando, fino ad arrivare in mezzo alle gambe, dove si infila sotto gli slip.
Non interrompe il bacio.
Anzi, lo intensifica.
Mentre si muove piano dentro di me, la sua mano non spinge forte.
Non c'è rabbia, neanche passione, è solo dolcezza e desiderio.
Gli mordo il labbro e lui intensifica il movimento.
«Rob.. ah.. p..piano.. fai piano, tesoro», ma non sembro convinta neanche io.
Quando finisce, sono più preparata dell'ultima volta.
Mi mordo il labbro e cerco di non emettere suoni strani ma stavolta Robert mi scopre e mi libera il labbro dai denti.
«Sei bellissima..».
«E' stancante!» dico, scoppiando a ridere.
Mi sento un po' indolenzita ma va tutto bene là sotto.
Robert continua ad accarezzarmi il basso ventre mentre mi bacia la guancia, il viso, gli occhi, le labbra, la spalla, il collo.
Morde piano e succhia facendomi gemere.
«Perché abbiamo parlato tanto quando avremo potuto fare questo?» chiedo, facendolo sorridere.
«Ah non lo so, sei tu che continuavi a parlare e parlare e blablablabla».
«Cretino!», lo spingo via ma lui mi riacciuffa subito, spingendomi contro il materasso.
«Scema. Adesso ti senti un po' meglio, eh?».
«Avremo dovuto smetterla di parlare e passare ai fatti. Adesso ho capito che pensare troppo.. confonde e basta».
«Brava, finalmente l'hai capito, sai stavo iniziando a pensare che..».
«Dio, smettila di parlare Robert!», e con un gesto di cui non sapevo neanche di essere capace, mi metto a cavalcioni sopra di lui.
I suoi occhi sgranati sono gioia per me.
«Sono felice che tu non abbia preso le medicine, adesso. Mi servi sveglia».
«Sono sveglissima, amore».

                                                                                                       http://25.media.tumblr.com/tumblr_m9ts4bmoPV1rwluhuo1_250.gifhttp://25.media.tumblr.com/tumblr_m9ts4bmoPV1rwluhuo2_250.gif


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okay, questo capitolo fa' SCHIFO.
cioè, è una palla.
mi sono annoiata io a scriverlo, scusatemi molto.
ma sono stata male in questi giorni e questo capitolo è il delirio del raffreddore.
comunque sia, non siate troppo cattivi con me, okay..? non uccidetemi.
guadagno un po' di punti con le immagini, no? cioè, dài, le ultime due sono asdfghjkl
mi farò perdonare nel prossimo.
be', per ogni cosa sono anche su twitter.
e tumblr.
e se volete chiedermi qualcosa (il ragazzo vi ha lasciato? parlate con me. vostra mamma rompe i coglioni? ehi ci sono io. sta iniziando la scuola e pensate che state per avere un crollo mentale? anche io) sono qui.
vi voglio bene,
grazie ancora per tutte le recensioni che mi lasciate.
e a proposito di questo: dal prossimo capitolo in poi pubblicherò solo se nel precedente ci sono almeno 4 recensioni, così dò tempo a tutti di leggere il capitolo.
baci,
alla prossima!



                                                                                                                                
































 

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Capitolo 21
*** proud of me. ***


Pov Kristen

Mi piace la pioggia.
Mi piace stare al caldo sotto le coperte.
Mi piace guardare fuori dalla finestra la pioggia che cade lenta mentre ho in mano una tazza di cioccolata.
Mi piace passare così il mio giorno di ferie.
A letto.
Con Lucky che dorme in un angolo, nascosto sotto le coperte - anche se si sente benissimo visto che fa' un casino pazzesco con tutti quei miagolii.
E un intruso a petto nudo che continua ad accarezzarmi la gamba da quando mi sono svegliata.
«Rob..».
«Mmh..», continua, avanti e indietro, dal bordo dei pantaloncini fino alla coscia, provocandomi tanti piacevoli brividi.
«Che hai con la mia gamba stamattina? Mi hai svegliato, lo sai? E oggi volevo dormire fino a tardi!» gli dò una finta spinta e lui ride, senza smettere però di accarezzarmi la gamba.

«Lo sai che le amo, sono le gambe più belle del mondo, scricciolo», bacia la coscia, mandandomi alle stelle.
No.
Non può fare così.
Ma lui continua.
Mi riempie di baci tutta la gamba, e io non riesco a trattenere un piccolo, piccolissimo.. gemito.
«Rob! Dài! Mi sento scema, smettila!».
«Spiegami perché devi sentirti scema adesso, lo voglio proprio sapere».
«Perché mi fai fare quei versi, sembro Lucky».
«A me piacciono! Li amo, li amo, li amo», riprende a baciarmi la gamba, stavolta si sofferma sull'interno coscia, sollevando un po' il tessuto dei pantaloncini - sto per morire, questo ragazzo mi farà morire - per poi prendere a mordere piano la pelle. A questo punto non posso che fare un verso degno proprio di Lucky.
«Rob.. o la pianti ora o ti uccido, chiaro?».
Per tutta risposta mi morde, forte.
«Rob!».
«Ma sei morbida!».
«Tu sei m-a-l-a-t-o» scandisco bene, prima di buttarmi sopra di lui a peso morto.
«Se essere malato vuol dire avere la propria ragazza sopra di sè, allora ricoveratemi! Mi fai da infermiera, amore?».
«Sei un cretino, lo sai?».
«Nah. Sono pazzo, ma solo di te», alzo gli occhi al cielo.
«Manco nelle frasi dei cioccolati trovi frasi scontate come queste, Robert. E tu dovresti saperlo, scrivi canzoni».
«Fanno schifo però», gli dò uno schiaffetto.
«Non è vero, scemo! Sono dolcissime».
«Solo perché sono ispirate da te..», mi stringe i fianchi e mi fa' avvicinare di più a lui.
«Sono la tua musa, quindi..?», appoggio le mani sul suo petto nudo, è incredibile quanto sono entrata in confidenza con tutto questo. In un paio di settimane dal nostro litigio\discussione abbiamo imparato a non avere più vergogna di trovarci insieme nello stesso letto. Okay, forse ero solo io a doverlo imparare, ma Robert ha capito fino a dove posso spingermi, cosa voglio fare e quando lo voglio fare. Stiamo imparando, insieme. E voglio che sia così, mi piace scherzare con lui, è dolce, protettivo, simpatico, ma c'è sempre una nuvola sopra di noi, qualcosa che ci minaccia è che ho paura di sentire solo io. I problemi non se ne sono andati e litighiamo ancora, solo che adesso sappiamo come far pare. O meglio, io chiedo scusa e Robert mi consola, ci consola, è un po' strana come cosa ma è okay perché anche noi due non siamo molto normali. O sani, se è per questo.
«Ogni mia canzone, Kristen, da quando ti conosco, è su di te. Penso che anche prima di conoscerti pensavo a te, io penso sempre a te. Tutti i miei testi parlano sempre di qualcosa di irraggiungile, di qualcosa di complicato, difficile, ma bellissimo.. la tua descrizione, no?».
«Non sono irraggiungibile, io sono qui... con te», lo guardo negli occhi, mi perdo in quei due bellissimi occhi di ghiaccio; faccio scivolare una mano lungo il suo collo e lentamente mi distendo sopra di lui, abbracciandolo. Amo stare così, amo così cosa che facciamo insieme.
Amo il calore del suo corpo contro il mio.
Amo quando mi passa la mano sulla schiena, sollevando un po' la maglietta.
Amo quando fa' scivolare per sbaglio la mano un po' troppo sotto e mi sfiora il sedere.
Amo tutto quello che fa', perché in ogni suo tocco io ci trovo tutto quello che ho sempre desiderato.
«Hai ragione, amore, sei qui..».
«E non andrò mai via, anche se fai l'idiota ogni cinque secondi.. e mi mordi le gambe».
«Sono troppo belle, te l'ho già detto.. e poi.. sono mie, giusto? Perché tu sei mia e quelle sono le tue gambe, quindi sono mie».
«In pratica, non ho più niente che sia solo mio?».
«In pratica..».
«Posso tenermi qualcosa?».
«No, è tutto mio».
«Scemo..», sorrido mentre Robert mi solleva la maglietta per infilare la mano sotto e poggiarla sulla schiena.
«Mi prenderò cura di questo corpicino..» sussurra al mio orecchio.
E sono queste le parole che ho sempre voluto sentirmi dire.
Voglio che qualcuno si prenda cura di me.
Perché sono stanca.
Sono terribilmente stanca di essere sempre io quella che si deve occupare degli altri.
Per una volta nella mia vita voglio che qualcuno si svegli il mattino con me come primo pensiero.
Voglio essere accudita.
Voglio lasciarmi andare sapendo che sto facendo la cosa giusta e che non ci rimetterò.
Lo voglio fare, anche se mi brucerò.
Mi scotterò e mi resterà la cicatrice, ma sarà la cicatrice più bella di tutte.
«Kris..?».
«Mh?».
«Sei silenziosa, piccola.. a cosa stai pensando?» mi accarezza i capelli dolcemente, per poi baciarmi sulla fronte.
«A come è bello avere finalmente qualcuno con cui posso essere me stessa, senza nascondermi.. solo me. Me e te. E come mi piace davvero tanto che tu ti prenda cura di me, perché.. è tenero, è ho sempre voluto qualcuno che lo facesse. Che poi quel qualcuno sia tu, è meraviglioso, amore».
«Come mai tutta questa dolcezza..?», mi sorride e mi riempie di baci le guance, facendo un baccano tremendo per farmi ridere.
«Non so.. ti amo, non posso essere dolce?».
«Certo che puoi, scema. Dài, vieni, ho voglia di coccole..».
«A volte penso che tu stia diventando gay, Pattinson» lo prendo in giro mentre lui mi abbraccia stretta, baciandomi la fronte e stringendomi la vita con le sue braccia.
Le sue braccia.
Mmh.
Cioè, mmh.
Sono, wow.
Le braccia di Robert sono le braccia più belle in cui una ragazza potrebbe mai desiderare di stare.
Sono forti, muscolose ma non troppo, ti stringono forte ma non ti fanno mai male e ti senti protetta.
Ti senti amata.
Appena posso di solito mi ci tuffo dentro.
Quando ho paura, mi rifugio fra le sue braccia e lui mi accoglie sempre.
E' questa la cosa bella delle braccia di Robert, sono sempre pronte ad abbracciarti quando ne hai bisogno.
E io ne ho sempre bisogno.
«Gay, io? Non la pensavi allo stesso modo quando ti mordevo, scheggia».
«E' vero.. ma sei molto sdolcinato».
«E non ti piace?».
«Si che mi piace, devi farlo sempre..».
«Sono felice che oggi non vai a lavoro.. ti ho tutta per me».
«Anche io ne sono felice..».
Qualcosa si mosse sotto le coperte.
Lucky spuntò da sotto il piumone con la sua testolina rossa e i suoi occhi azzurri, guardandoci curioso.
«Ehi, amore» dissi, e lui subito si intrufolò nell'abbraccio tra me e Robert, mettendogli il sedere in faccia per leccarmi il naso.
Mentre io ridevo Robert cercava di mandarlo via senza sciogliere l'abbraccio.
«Lucky, spostati, cazzo!».
«Rob, non urlare al gatto..».
«Ma mi mette il culo in faccia, scusa eh!».
Alzai gli occhi al cielo.
Robert non sopportava quando Lucky si metteva in mezzo fra noi due.
Da una parte era una cosa tenera perché stava a significare che mi voleva tutta per se.
Dall'altra, era terribilmente infantile essere geloso di un gatto.
«Sei proprio un bambino...» nervosa, mi alzo, togliendomi dall'abbraccio.
«Amore, dài..».
«Non insultare Lucky, okay?», prendo in braccio il gatto ed esco dalla camera.
Ovviamente, Robert mi viene dietro.
«Kristen, non l'ho insultato! Mi stava solo mettendo il culo in faccia, mi dava fastidio!».
Scendo le scale a due a due, anche Robert ci prova ma lui è molto più pesante di me e fa' un fracasso terribile che attira l'attenzione di Dana, seduto al tavolo della cucina intento a fare colazione.
Quando ci vede entrare con Lucky in braccio a me alza gli occhi al cielo.
«Litigate di nuovo per il gatto?».
«Non stiamo litigando» dico.
«Quel gatto è sempre in mezzo ai coglioni!» dice Robert, subito dopo.
«Oh mamma mia, te la stai sul serio prendendo con il gatto, Robert?».
«Si, me la sto prendendo con il gatto, perché se non fosse arrivata quella massa di peli noi due..».
«Vado a preparare la colazione», mi dirigo verso il forno, adirata ma anche divertita.
Stiamo sul serio litigando per il gatto?
Il gatto, andiamo.
Perché deve fare così tanto il bambino?
A volte sembra mille volte più maturo di me, altre si comporta come se avesse dieci anni.
Sentivo Robert e Dana parlare mentre andavano in soggiorno, Rob che si lamentava di Lucky, steso ai miei piedi.
Aprii il frigo e cercai il latte, presi i cereali e una tazza e mi misi a tavola.
Dopo qualche minuto che stavo mangiando da sola in cucina Robert entrò e mi vide; sollevò le sopracciglia, confuso.
«E la mia colazione?».
«Non ti funzionano più le mani?» chiedo, acida.
«Di solito me la prepari tu la colazione, Kristen».
«Oggi no», abbasso lo sguardo e mi concentro sulla mia colazione.
«Lo sai che faccio schifo cucinando, Kristen! Non so accendere neanche un cazzo di fornello, va bene? Tu sei la mia cuoca», si avvicina pericolosamente a me e si abbassa sulle ginocchia per potermi guardare in faccia. «Tu mi prepari sempre la colazione, io mangio, mi nutro e così posso prendermi cura di te. Come faccio a portarti in giro se non ho cibo nello stomaco, amore? Non posso, quindi, per favore, alza il culo e cucina, donna».
Spalanco la bocca, ma solo dopo un po' riesco a parlare.
«Sei un maschilista del cazzo, Robert Pattinson! Fuori dalla mia cucina!».
Lui scoppia a ridere e mi bacia il ginocchia, e io non riesco a tirarmi indietro perché lo trovo davvero dolce mentre lo fa'.
«Scherzavo.. però cucinami qualcosa sul serio, sto morendo di fame e mi piace come cucini.. per favore, amore».
«No, sei uno stronzo..».
Lui solleva lo sguardo e io cerco di trattenermi, ma alla fine scoppio a ridere.
Gli prendo il viso fra le mani e lo sollevo per baciarlo sulle labbra.
«Sei un coglione, ma non ti lascio senza mangiare».
«Sei la migliore, piccola».
«Si, si, levati forza, prima che cambi idea» lo spingo via e mi alzo, andando a prendere una padella per cuocere le sue uova.
Non ho ancora capito come riesca a mangiare tanto di prima mattina.
A me basta una tazza di cereali, lui vuole le uova, i toast, la marmellata, il thé, il caffè e la pancetta.
Non mi dispiace cucinare per lui ma ci metto sempre una vita e ormai è tardi, dovrò saltare il pranzo e mangiare direttamente tutto a colazione.
Le braccia di Robert mi circondano la vita mentre rompo l'uovo e lo metto in pentola.
Il suo respiro sul mio collo mi deconcentra completamente.
«Rob..».
«Mmh...» le sue labbra si posano sulla mia mascella, lasciando qualche piccolo bacio che però basta a farmi quasi bruciare l'uovo.
«Rob, brucerò le uova.. dài..», le sue labbra scendono fino al mio collo, riempiendomi di baci.
«Mi piacciono le uova bruciate..», morde piano la pelle per qualche secondo e io inclino il collo per facilitarli il gesto, mi viene naturale assecondarlo e non so se è un bene. «sopratutto per un buon motivo come questo».
«N..no.. Rob.. no..oh..», morde più forte, è un piacere.
«Si.. si, invece», la sua mano raggiunge la mia, pigramente lasciata contro il mio fianco, la stringe e la porta sulla mia pancia.
Morde più forte, succhiando piano le pelle in un modo davvero dolce.
Nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere e questa verrà sicuramente aggiunta alle prime cose fatte con Robert che voglio fare per il resto della mia vita, un titolo un po' lungo ma neccesario per far capire quanto sia meraviglioso il modo in cui Robert mi tratta.
Quando finisce mi lascia un bacio dolcissimo dove ha appena morso più forte di prima.
Mi giro imbarazzata verso di lui e sorrido mentre sento le guance prendere colore.
«Sei tutta rossa..» mi dice, baciandomi sulla guancia, appunto rossa.
«Mai.. mai stata baciata sul collo».
«Quindi immagino che non sai neanche come coprire il succhiotto che ti ho appena fatto» dice, soddisfatto di sé.
Succhiotto? Cosa..? Come? «Dimmi che non è vero...», mi sfioro il collo, spaventata. Cosa dirà Cameron quando lo vedrà?
«Rob, dimmi che non si vede molto, ti prego...».
«Un po'», ma sta ridendo, divertito dal mio imbarazzo.
«Quanto puoi essere bambino?» gli dico, prima di correre in bagno per guardare la sua opera.
Mi specchio un paio di volte, constatando il danno che mi ha fatto.
Ho una macchia rosso scuro sul collo, che a breve diventerà viola.
«Merda!», continuo a sfiorarmi la macchia, maledicendo Robert e me stessa per avergli permesso di farmi una cosa del genere. Naturalmente ero troppo presa dalle nuove sensazioni per ragionare su cosa stava davvero facendo. Continuo a guardarmi allo specchio per qualche minuto, finché non vedo attraverso lo specchio Robert dietro di me. Lo fulmino con un'occhiataccia. «Sei un coglione, lo sai? Perché me lo hai fatto quando sai benissimo che Cameron mi terrà il broncio per mesi dopo questo? Che gli dico, eh? Robert, Dio, perché l'hai fatto, si può sapere?».
«E' un modo per dire al mondo che sei mia..» dice, tranquillo.
«No, è un modo per dire al mondo che ho un ragazzo che è peggio di un bambino di otto anni! Primi litighi con il gatto e adesso mi marchi come se fossi carne da macello solo perché sei geloso, non so neanche di chi poi! Senti, lasciami in pace, okay? Devo rimediare a questo casino...», mi metto a cercare qualche trucco che possa essermi d'aiuto quando la mano di Robert si posa delicatamente sul mio polso, intercettando i miei movimenti e bloccandoli.
«Scusa, okay? Non pensavo di farti arrabbiare.. non così tanto, almeno».
«Non mi piacciono i succhiotti.. almeno, non quelli così evidenti..» dico, guardando il suo riflesso nello specchio.
«Lo avresti preferito in un punto più coperto?» chiede, facendo un sorriso malizioso.
«Non sto scherzando, Rob..», ogni traccia di divertimento scompare dal suo viso.
«Scusa.. mi puoi perdonare?», allunga una mano e mi accarezza il fianco, i nostri occhi che si guardano nel riflesso dello specchio.
«Si... ma adesso devo davvero sistemare questa cosa prima che Cameron torni a casa.. lasciami sola, per favore».
Robert non mi ascolta e mi sposta gentilmente da una parte, prendendo qualcosa dall'armadietto davanti a me. Non so come, ma va' dritto al fondotinta. Quando nota la mia occhiata stupita nello specchio, sorride divertito e un po' imbarazzato.
«Ho due sorelle, ricordi? Purtroppo so riconoscere abbastanza bene i trucchi. Quando eravamo più piccoli Lizzie mi faceva delle.. lezioni di bellezza, così le chiamava lei. Preferirei non parlarne, è stato abbastanza umiliante».
Non riesco a trattenere un sorriso.
«Invece io vorrei approfondire l'argomento» dico.
Robert prende un po' di fondotinta liquido e mi fa' cenno di inclinare il collo.
Eseguo, curiosa di sapere come andrà a finire.
«Avevo tredici anni e Lizzie non aveva molte amiche femmine con cui sfogarsi. Victoria non si trucca molto e io.. ero una facile preda il martedì sera, quindi.. si sfogava su di me, insegnandomi ogni genere di roba da ragazze. Grazie a Dio ho rimosso quasi tutto, ma purtroppo qualcosa lo ricordo ancora..», spalma delicatamente il fondotinta sulla macchia rosso, facendo attenzione a non premere troppo forte su quello che, molto presto, sarà quasi un livido.
«Non mi parli mai molto della tua infanzia..» mormoro, rattristandomi.
«Non c'è molto da dire, Kristen.. i miei non sono mai stati i genitori più amorevoli del pianeta, ma penso che questo tu l'abbia già intuito».
«Okay, ma.. le tue sorelle? Lizzie la conosco, ma Victoria?» chiedo, curiosa.
Robert sbuffa e prende un po' di cipria, passandola sul livido. Lo lascio fare.
«Victoria ha un carattere particolare.. non è Lizzie, ma le vuole un mondo di bene, come me. Andrà a studiare negli Stati Uniti, mentre Lizzie andrà alla Juliard appena potrà. I miei genitori hanno già programmato tutto, niente è stato lasciato al caso in casa Pattinson..» dice, con tono mezzo ironico e mezzo malinconico.
«E.. te?» ho quasi paura a chiederlo.
«Con me si sono arresi da tempo ormai. Non ci sono progetti per me, Kristen», finisce di coprirmi il succhiotto e mi fissa, serio.
«Io non mi sono arresa, Rob.. adesso abbiamo i nostri progetti, no..?» gli circondo il collo con le braccia, attirandolo a me. Lui affonda il viso nei miei capelli, lo sento respirare un paio di volte, come se stesse odorando i miei capelli; gli accarezza, poi mi bacia sulla tempia, una, due, tre volte, stringendomi a sé. «Cosa farei se non ci fossi tu, Kristen?» sussurra, la sua voce è così bassa e triste da farmi fare una capriola al cuore, «Senza di te non sarei niente, sei tu l'unica cosa che mi mantiene ancora in vita.. so che sembra drastico e deprimenti e banale, ma penso che tu sia la mia vita», lo stringo forte a me, sollevandomi sulle punte per poterlo abbracciare meglio. Sprofondo nel suo abbraccio, nascondendomi dal mondo, da ogni cosa, esistiamo solo noi due, solo io e Robert.
Sento le lacrime scivolare lungo le mie guance.
«Sei la mia vita, amore, non ti lascerò mai solo.. ti amo, ti amo così tanto..».

                                                                                     
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Pov Robert


Non posso fare a meno di guardarla mentre mi prepara la colazione.
L'uovo di prima è bruciato, rischiando di scatenare un incendio, ma non importa.
Kristen si muove fra i fornelli, voltando ogni tanto la testa per sorridermi. Mi sento così bene sapendo che lei è con me, che si preoccupa per me.
Mi alzo, non c'è la faccio più ad aspettare seduto, ho bisogno di starle vicino. Così l'affianco e senza dire niente cuciniamo insieme; io le passo la roba e lei mette tutto al suo posto, dopo un po' un buon odore di uova fritte e toast abbrustoliti riempie la cucina.
Kristen si solleva sulle punte e mi bacia la guancia. «Vai a sederti, ti porto tutto io..».
«Tranquilla, ci penso io», prendo il piatto con le uova e vado a tavola.
Kristen mi segue con i toast e la marmellata.
Facciamo colazione in silenzio, sollevando ogni tanto lo sguardo e sorridendo.
Non ho bisogno di parlare, Kristen capisce sempre cosa voglio dire.
Dopo un po' sono io a rompere il silenzio.
«Pensavo di chiamare mia nonna per chiederle se ci lascia libera la casa in campagna per le vacanze di Natale come avevamo deciso, ormai è quasi finito ottobre non vorrei che qualche altro parente la occupasse» dico, prendendo un sorso del buonissimo caffè che mi ha preparato Kristen.
«Dovrei chiedere ai miei genitori, ma penso che vada bene.. che tipo è tua nonna?, non me ne hai mai parlato» mi chiede, con la sua solita finta aria indifferente che io conosco ormai bene; so benissimo che muore dalla curiosità di conoscere sempre più cose su di me, ma davvero non c'è niente da sapere, almeno niente di bello.
«Non la vedo da un anno, ormai..» dico, prendendo un toast e spalmandoci sopra la marmellata.
«Oh, come mai? Vive lontana?».
«Più che altro viaggia molto. Vive a Londra, ma ha molte case sparse in giro per il mondo, alcune nella campagna inglese - dove andremo noi - altre a Parigi, Mosca, Tokyo, Berlino, ne aveva qualcuna anche a Los Angeles quando ero piccolo ma ha dovuto venderle perché mio nonno odia l'America.. senza offesa, piccola. E comunque sia, da quando mio nonno non c'è più, lei vive principalmente a Parigi. Per Natale torna a Londra, magari te la faccio conoscere.. penso che sia la mia unica parente con cui vado d'accordo, se escludiamo Lizzie e Victoria», perché sto parlando così tanto? Perché non mi sto zitto e le dò una risposta secca? Cosa c'è in Kristen che mi spinge ad aprirmi così tanto? Qualunque cosa sia mi piace, parlare mi fa' bene, è come se ogni volta che parlo della mia famiglia con lei un piccolo peso si togliesse dalle mie spalle.
«Oh. Wow, Rob, tua nonna sembra una persona davvero interessante, ma quanti anni ha?», Kristen sembra davvero colpita dalla mia storia; i suoi occhi si fanno più grandi e si morde il labbro mentre aspetta che io continui.
«Una settantina, credo. Viaggia da quando era molto piccola, almeno così ha raccontato a me. Suo padre era una specie di barone inglese o qualcosa del genere, erano molto ricchi e potevamo permettersi anche viaggi oltreoceano».
«Come si chiama?», sgranocchia un toast un po' bruciato, ormai pende dalle mie labbra.
«Maggie».
«Nonna Maggie, è tenero. E' simpatica?».
«E'.. un po' eccentrica», non riesco a trattenere un sorriso al ricordo della stravaganze di mia nonna. «Mio padre la sgrida sempre perché si veste ancora come se fossimo negli anni venti, a volte. Non che sia nata in quel periodo, ma adora vestire come le donne di altre epoche. Non quelle per bene, intendiamoci».
Kristen ride, divertita.
«Non vedo l'ora di conoscerla.. perché me la farai conoscere, vero..? Sono curiosa, amore!».
Mi sporgo e le accarezzo la guancia con le nocche, facendola arrossire.
«Certo.. forza, finisci di mangiare adesso, scricciolo».
Lei prende una cucchiaiata di cereali e se la mette in bocca tutta d'un colpo, facendomi ridere.
«Agli ordini!».

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Kristen è seduta sulla divano in salotto, con un libro in mano e le gambe appoggiate sulle mie ginocchia, mentre io le accarezzo pigramente mentre guardo una vecchia partita di calcio alla tv. Cameron è fuori a cena con un'amica, Dana anche e Taylor è in camera sua che parla al telefono da un'ora con mia sorella, lo so perché più di una volta l'ho sentito gridare il suo nome, penso che stiano litigando e provo pietà per quel povero ragazzo perché non sa in che casino si è messo, visto che quando Lizzie si arrabbia diventa una vera furia, e la sua voce diventa pure stridula. Sto proprio per abbassare il volume della tv per provare a sentire un pezzo della conversazione che proviene dal piano di sopra quando il cellulare vibra contro la tasca dei miei jeans.
E' Marcus.
Kristen chiude il libro e mi guarda curiosa mentre apro la chiamata.
«Marcus, ehi».
«Rob, ti ho trovato un lavoro» dice, cogliendomi completamente impreparato. Kristen se ne accorge e mima con le labbra un "che succede?" che io liquido con un gesto della mano che le fa' mettere il broncio.
«Cosa? Dici sul serio?» chiedo, confuso.
«Ieri ne stavamo parlando, no?».
Si, ieri stavamo parlando.
Ma ero mezzo ubriaco, stavo aspettando che Kristen finisse il turno e Marcus si è offerto di farmi compagnia a un pub lì vicino. Tra una pinta e l'altra è uscito fuori l'argomento lavoro e visto che l'alcol non ha mai facilitato i segreti li ho anche detto come mi sentivo inutile pensando che Kristen lavorava mentre io non facevo niente per aiutare la nostra situazione. E poi me ne sono uscito con un sacco di discorsi su come dovesse essere l'uomo a tirare avanti la famiglia, la donna fosse fragile, e io dovevo portare il pane a casa e.. e tante altre cazzate dovute a qualche birra di troppo, ma non è questo il punto. Il punto è che non ho idea di che razza di lavoro Marcus mi abbia trovato.
«Si, s..si, ma».
«Be', adesso hai un lavoro».
«Che lavoro, però!» dico, alzando la voce.
Kristen appoggia il libro sul tavolino davanti al divano e si avvicina al telefono.
«Canterai con me, qualche sera..».
«Spero che tu stia scherzando, Marcus, perché sto prenderti a pugni in bocca».
«Solo qualche serata, Rob. Poi, se vuoi, continui anche da solo. Io ho finito in quel locale, devo fare serate in altri pub e il proprietario mi ha chiesto se avevo qualche amico disposto a prendere il mio posto.. e io ho fatto il tuo nome».
«Io non suono più», subito mi torna in mente quando ho suonato per Kristen, ma per lei è diverso, come sempre quando c'entra lei.
«Mi hai detto che ti serviva un lavoro e io te l'ho trovato, adesso non trovare scuse».
«Non sto cercando una scusante, Marcus: io non suono, chiaro? Ho smesso. Non voglio più prendere una chitarra in mano, quel capitolo è chiuso, non mi porterebbe comunque da nessuna parte...», sento la mano di Kristen posarsi sulla mia gamba, sollevo la testa e incontro i suoi occhi preoccupati, preoccupati per me. La bacio sulla guancia, ma lei continua a stringermi il ginocchio, ansiosa. Non voglio che si preoccupi così tanto per me, non le fa' bene.
«Chi te lo dice? Robert, tu sei bravo, come te lo devo dire? Potresti riuscirci sul serio a farne un lavoro, se solo provassi..».
«E' tardi per quello, Marcus..».
«Cristo, hai diciannove anni, non ottanta, hai una vita davanti a te! Provaci, cazzo, provaci e non restare con le mani in mano. Fallo per Kristen, no?».
«Cosa c'entra lei adesso?».
«Non potrà sempre lavorare solo lei, non trovi? E se la vostra relazione è seria dovresti pensare al vostro futuro. Ti sta dando una mano, non lamentarti, Robert».
«Non mi sto lamentando, ma io non suono!», sento Kristen irrigidirsi accanto a me e subito mi pento del tono di voce che ho usato. «Marcus, non è proprio..».
«Non ho voglia di stare dietro a te, Robert, ti sto dando un'opportunità e sta a te coglierla o meno. Se vuoi, vieni stasera alle nove al solito pub, poi deciderai..» chiude la chiamata e io resto con il telefono in mano qualche secondo prima di riporlo nella tasca.
«Rob.. amore?», Kristen mi accarezza il viso, spingendolo gentilmente nella sua direzione. «Non ho capito molto, ma c'entra un lavoro, vero?».
«Si.. dovrei suonare in un locale, un paio di sere.. ma non ci sto, ho smesso di suonare».
«Perché? Amore, sei bravissimo!», mi prende il viso fra le mani e si mette a cavalcioni sopra di me, inchiodandomi con i suoi occhioni verdi che mi scrutano preoccupati. Le sfioro il viso con le nocche, provando a rassicurarla. «Rob, dico sul serio, dovresti almeno provarci. Sei bravissimo e io verrei ogni sera a vederti, appena finisco da lavoro, lo giuro. Non ti lascio solo, amore», mi prende la mano e la intreccia alla sua, «Insieme, ricordi? E' una cosa che stiamo facendo per noi due, per un.. f..futuro insieme, anche se mi prenderai per sciocca sicuramente, ma io ci tengo davvero, davvero tanto, Rob.. provaci, per favore».
«Non suono da una vita, non so.. sono arrugginito, piccola».
«Non è vero, l'ultima volta che hai suonato per me sei stato grandioso. Fallo, Rob.. vengo con te, sto io con te, lo prometto, non ti lascio solo, ti sto accanto io, ma tu fallo.. per noi, amore» mi abbraccia e io non posso fare altro che annuire mentre ricambio l'abbraccio.


«Rob!».
«Che succede?» chiedo, entrando in camera sua.
Sono quasi le otto e mezza e dobbiamo muoverci se vogliamo arrivare al pub in tempo.
Kristen è davanti al letto, jeans blu scuro, sneakers a scacchi nere e bianche e una felpa nera.
Mi guarda timida,
«Secondo te vado bene? Cioè, se vuoi mi cambio.. mi metto qualcosa di più carino, è che non.. non ci so camminare con i tacchi, e i vestiti.. mi imbarazzano, e poi.. poi..», mi avvicino e le tappo la bocca con un bacio, «Sei perfetta» le sussurro, prima di baciarla di nuovo.
Lei sorride, timida.
«Sicuro che vado bene? Voglio fare colpo, sai?» scherzò.
«Mmh, su me ci riesci benissimo..» scesi con la mano lungo la sua schiena e poi più in basso, sfiorando il bordo dei jeans.
«Rob.. siamo in ritardo..» mi ammonì lei, ma sorrideva.
Mi piaceva da morire il modo in cui non si spaventava più quando la toccavo.
Certo, si intimidiva e più di una volta era diventata rossa per l'imbarazzo mentre eravamo da soli, ma non scappava più.
Adesso, il problema si affrontava.
«Preferisco te a salire su un palco..» le sussurro, mordendole piano l'orecchio.
«Amore.. amore, dài, dobbiamo andare..» mi scosta gentilmente e fa' un sorriso enorme. «Sono fiera di te, amore».
Neanche venti minuti dopo, siamo al locale.
Perfettamente in orario.
Kristen mi stringe la mano, agitata.
Penso che sia più agitata di me.
A me non importa molto, sinceramente non vedo l'ora che mi dicano che non sono brava abbastanza così da potermene tornare a casa.
Marcus non sembra affatto sorpreso di vederci.
Saluta prima Kristen e poi me, per poi indicarci un uomo di mezza età che sta parlando con il tizio dietro al bancone.
Stringo la mano di Kristen e ci avviciniamo, lei quasi saltella per l'agitazione, mentre io vorrei solo uscire da questo posto.
L'uomo appena ci vede mi porge la mano, che è persino più grande della mia.
La sua stretta, però, lascia a desiderare, sicuramente ha bevuto un bel po' prima che arrivassimo. «Tu devi essere Robert! L'amico di cui mi parlava Marcus, giusto?», annuisco e lui riprende a parlare senza darmi il tempo di dire niente,
«Sono felice che Marcus ti abbia convinto a venire, mi aveva avvisato che saresti stato un osso duro.. e chi è questa bella ragazza, qui?», quando allunga una mano per sfiorare il viso di Kristen mi irrigidisco e sento lei fare lo stesso, sto per dare un pugno in faccia all'uomo quando Kristen sorride imbarazzata e si tira indietro e l'uomo lascia ricadere la mano. «Scommetto che è la tua fidanzatina, eh? Bella scelta, ragazzo.. davvero una bella scelta. E come ti chiami, tesoro?», si rivolge a Kristen come se avesse cinque anni, mettendo le mani sulle ginocchia e piegandosi per parlarle dritto in faccia.
Kristen mi stringe forte la mano e io capisco che è spaventata.
«K..Kristen, signore».
«Che bel nome, ragazzina. Io invece sono George» le porge la mano e Kristen gliela stringe sotto il mio sguardo infastidito.
Quando finalmente George torna a rivolgersi a me ho solo voglia di spaccargli la bocca a testate.
«Bene, penso che il tuo amico ti abbia già spiegato cosa dovresti fare, giusto?».
Annuisco.
«Hai una chitarra?».
Scuoto la testa.
«Sei uno ti poche parole, eh? La chitarra posso prestartela io, comunque. Lavoreresti qui ogni sera, tranne la domenica. Dalle nove fino alle dieci, mezzanotte il venerdì e il sabato. Che te ne pare?».
«Può andare bene» dico, a denti stretti. Voglio solo andare via.
«Ho bisogno di una prova, però. Venite con me», ci dà le spalle e noi lo seguiamo dietro il palco, dove c'è un piccolo spazio per le prove.
George prende una chitarra adagiata per terra e me la porge.
«Suona» ordina.
«Che cosa?».
«Una cazzata qualunque, devo solo vedere se sai tenera una chitarra in mano, non se sei il prossimo Freddy Mercury».
Prendo la chitarra e mi siedo per terra.
Kristen mi guarda da un angolo della stanza, a disagio.
Le faccio segno di avvicinarsi e lei subito si siede vicino a me, lontana da George.
Se voglio davvero suonare bene ho bisogno della presenza dell'unica cosa bella della mia vita.
Visto che non so che altro suonare, inizio a strimpellare i primi versi di I was broken e vedo Kristen sorridere, fiera.
E' fiera di me.
Me l'ha detto a casa ma vederla sorridere in questo modo, adesso, mi fa' sentire così bene.
Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.
Penso che nessuno, prima di lei, sia mai stato fiero di me.
E poi, fiero di cosa?
Che cosa ho fatto per meritarmi una cosa del genere?
Per meritarmi Kristen.
La cosa più bella del mondo.
Ed è a lei che penso mentre canto, e so di essere bravo perché ho lei in testa, è a lei che canto la canzone, è lei che guardo, è lei ad aiutarmi a lasciarmi andare mentre canto, suono e la canzone risuona nella piccola stanza, riempiendola di noi due.
Noi due per sempre, piccola.
Ma purtroppo George mi interrompe con un colpo di tosse, spezzando la magia.
Posso ucciderlo adesso?
«Ragazzo, sei bravo. Hai il lavoro, contento?».
Lo ero, prima che lei aprisse bocca.
Ma annuii lo stesso, perché finalmente avevo capito che era inutile negarlo: la musica faceva parte di me. Quando avevo una chitarra in mano entravo in un altro mondo, un mondo dove esistevamo solo io e Kristen e la musica in sottofondo, era lei la mia musa, quello che mi portava ad andare avanti sempre e comunque. E quando mi voltai verso di lei, sorridente, sapevo che lei aveva intuito quello che stavo pensando perché nei suoi occhi vedevo che era, ancora una volta, fiera di me. Aveva le lacrime agli occhi e cercava di sorridermi, asciugandosi le lacrime e mormorando
«sei bravissimo! visto, amore, sei stato grandioso.. sono fiera di te, Rob, amore».
Era fiera di me.
Anche se non me lo meritavo, lei era comunque fiera di me.

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ciao gente!
visto che l'altro capitolo era piuttosto palloso, ho voluto mettervi un po' di momenti dolciosi, contenti? :3
spero che vi sia piaciuto, a me piace!
bene, come al solito vi lascio con i miei contatti e vi chiedo di recensire dicendomi anche la vostra parte preferite, se volete.
vi voglio bene, grazie.
twitter.
tumblr.
chiedetemi consiglio.




































 

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Capitolo 22
*** hurt ***



                                                                                               http://i47.tinypic.com/2mq9fmx.jpg

Pov Kristen

«Allora, si.. così.. no, forse era.. mmh, no sicuramente era così.. no, cazzo, cazzo, cazzo, no! Non bruciare, non bruciare, per piacere non bruciare proprio ora, cazzo no! Fanculo.. no, no, okay.. okay, posso farcela, si.. merda! Merda, merda, merda, è un casino.. fanculo, non ci riesco» lancio il mestolo del lavandino, sporcandolo di crema giallastra. Sono due ore che sto provando a fare la crema di vaniglia che fa' sempre mia madre e tutto quello che è uscito è una poltiglia giallastra e acida.
Mia madre la prepara molto spesso e l'ho sempre osservata cucinarla, mi sembrava sempre così facile. Così oggi mi è venuta la geniale idea di prepararla prima di accompagnare Rob a fare la sua solita esibizione al locale mentre lui dormiva, e invece è uscita questa schifezza.
Sbuffo e cerco di decidere cosa farne di questa pentola piena di zuppa\crema\poltiglia gialla, quando sento i passi di Robert mentre entra in cucina, scalzo e assonnato. E' bellissimo con i capelli scompigliati e solo i pantaloni della tuta addosso, ma la mia attenzione va' al mio tentativo di cucinare come mia madre e mi sento una sciocca, volevo fargli una sorpresa e tutto quello che sono riuscita a ottenere, come mio solito, è un casino, in più ho anche una pentola bruciata da lavare in più dopo.
«Ehi» dice.
«Pensavo stessi facendo una doccia..», si strofina gli occhi ancora assonnati, sembra un bambino piccolo, è davvero una visione molto tenera, è raro che mostri il suo lato più dolce.
«ma ho bussato in bagno e non mi rispondevi, e poi ti ho sentito parlare.. con chi stavi parlando, amore?».
«Con.. con nessuno».
«Che fai in cucina, allora?».
«Stavo... provando a cucinare una cosa, ma è uscita una schifezza», mi mordo il labbro, imbarazzata.
«Che stavi cucinando?», si avvicina e mi prende per mano, sporgendosi per vedere che cosa c'è nella pentola.
«E'.. vaniglia?».
«S..si... cioè, più o meno. Dovrebbe esserlo, almeno.. volevo farti una sorpresa, e invece...».
«Hai preparato la vaniglia invece che riposare dopo il lavoro, per farmi una sorpresa?» mi chiede, i suoi occhi.. brillano?
«Si..».
«Amore mio», mi abbraccia senza preavviso, stritolandomi fra le sue braccia. Mi sento così bene, ora. Mi lascio andare al suo abbraccio, fregandomene completamente del mio tentativo fallito. «sai che vorrei sposarti in questo momento?» sussurra al mio orecchio, baciandomi i capelli.
Arrossisco e nascondo il viso nell'incavo del suo braccio.
«Ehm.. ma è uscita pure male.. non mangiarla, potresti sentirti male.. davvero, fa' schifo».
«La mangerei lo stesso, Kristen. L'hai preparata tu, la mangerei anche se fosse merda, amore».
«Non ti chiederei mai di farlo..».
«Altro motivo per sposarti, piccola», ride e mi bacia di nuovo i capelli.
«Oh», sapevo che stava scherzando, ma già mi immaginavo con il velo bianco. Scacciai quel pensiero subito dopo, avevo solo sedici anni, cazzo. Non era proprio il momento di pensare a una cosa del genere, avevamo già abbastanza problemi, e incomprensioni da risolvere. «forse.. forse è meglio se pulisco la pentola, però» dico, senza però togliermi dal suo abbraccio, voglio starci ancora un po'.
«Puoi farlo stasera, quando torniamo.. perché non dormi un po'? Tra meno di un'ora dobbiamo uscire, Kristen».
«Non ho sonno..».
«Kristen, non puoi restare sveglia fino alle undici senza chiudere occhio tutto il giorno, per piacere.. dormi un po', ci penso io alla pentola, okay? Per favore», mi accarezza un braccio e io annuisco, stanca. Robert mi bacia sulla fronte, mi prende per mano e mi conduce a letto. La verità è che non dormo bene da quando Robert ha iniziato il suo lavoro al pub. La mia giornata si divide tra scuola, compiti, lavoro, lavoro di Robert e quel poco di tempo per me che riesco a racimolare, il tutto condito dal mio pensiero sempre presente per Robert; dopo la scuola preparo il pranzo per lui, Cameron, Taylor e Dana, provo a fare qualche compito, a dormire un po', mi faccio una doccia veloce e poi vado a lavoro, dove sto fino alle sei, di solito. Quando torno - o meglio, quando Robert viene a prendermi - sono stanca morta ma provo lo stesso a finire i compiti e a preparare qualcosa da mettere sotto i denti, per fortuna né Robert né Cameron mi stanno sul fiato sul collo per pranzo o cena e di solito vanno a prendere qualcosa fuori per non farmi cucinare. Verso le otto, o anche prima, dipende dai giorni esattamente come per il mio lavoro, accompagno Robert al pub e mi siedo da una parte mentre lui si esibisce. Qualche volta mi porto dietro i compiti e mi siedo a un tavolo, finendo letteratura mentre ascolto Robert cantare, una cosa che mi rilassa davvero moltissimo; stare al pub con Robert è assolutamente il mio momento preferito della giornata, dopo quando dormiamo insieme.
Robert mi fa' distendere sul letto, sedendosi vicino a me e spostandomi una ciocca di capelli che mi ricade sugli occhi.
«Stai morendo dal sonno, ammettilo».
«Mai».
«Puoi non venire al pub stasera se sei stanca, lo sai amore..».
«No, Rob..», mi giro nel letto cercando una posizione comoda, «voglio venire, mi piace».
Un timido sorriso si forma sul suo viso, è così carino.
«Ti piace? Non ti annoi, piccola?».
Affondo il viso nel cuscino e chiudo gli occhi,
«No.. amo la tua voce, mi rilassa.. canti per me, vero? Sento sempre i tuoi occhi su di me, anche se sto facendo i compiti. Mi piace, cioè, mi piace che canti guardando me..».
Robert mi accarezza dolcemente i capelli, e riesco quasi sentirlo sorridere. «Guardo te perché sei la mia musa ispiratrice, no? Guardo te perché canto perché ti amo, Kristen. Ma adesso dormi, per favore».
«Non ho sonno..» dico, anche se non ho neanche le forza di girarmi per guardarlo negli occhi.
«Bugiarda».
«No, no.. dico sul serio, non.. non riesco a dormire, resti con me?».
«Se resto sappiamo entrambi che non dormi, Kristen..», ma si sta già sfilando le scarpe.
«Non voglio dormire, infatti..», non so neanche io cosa mi prende, ma appena Robert si infila sotto le coperte mi avvicino e premo le mie labbra sulle sue, prima piano, poi sempre più forte. Lo voglio. Voglio il mio Robert, l'unico con cui voglio stare, l'unico da cui mi piace essere toccata, l'unico che, con uno sguardo o una carezza, riesce a tappare quel buco che ho dentro di me, che sconfigge con me le mie paura ogni giorno.
Rob ricambia il bacio ma sembra titubante, non capisco che cosa gli prende ma quando provo ad avvicinarlo di più a me mi manda quasi via.
«Kristen, che ti prende? Dovevi dormire, ricordi?», metto su il broncio.
«Si, ma da quanto non stiamo insieme?».
«Un po', e mi dispiace, amore, ma il lavoro ci tiene occupati entrambi. Adesso dormi, tra un po' devo andare e non voglio vederti morire di sonno al pub.. qualcuno potrebbe approfittarsene e non mi va' per niente. Sai che odio quando i ragazzi ti si avvicinano».
Alzo gli occhi al cielo, girandomi dall'altra parte.
«E' successo massimo due volte e dovevano chiedermi l'ora!».
«Tre, esattamente. E uno di loro aveva pure l'orologio al posto, quella testa di cazzo. Dài amore, non arrabbiarti..», sento il suo respiro sul mio collo, un brivido mi sale lungo la schiena ma non intendo dargliela vinta, non stasera. Sono stanca e volevo solo un po' di coccole, perché deve sempre pensare ad altro quando io voglio solo stare con lui? Siamo in sintonia quasi su tutto tranne che su quel lato, è incredibile. E terribilmente frustrante.
«Non sono arrabbiata..» chiudo gli occhi e provo a dormire, sul serio questa volta, ma subito sento le labbra di Robert posarsi sul mio collo.
«Non provarci, Pattinson...», ma sono già entrata in paradiso, perché mi basta così poco per sentirmi bene quando si tratta di lui?
«Ma io veramente non sto facendo niente», lascia una scia di baci che arriva fino alla mia spalla, «voglio solo coccolare un po' la mia ragazza, che a quanto pare ha bisogno delle mie attenzioni.. ti sono mancato, piccola?».
«Mi manchi ogni giorno, sopratutto quando sei con me ma non mi abbracci» dico, voltandomi verso di lui e incontrando quei due bellissimi occhi di ghiaccio.
Un dolcissimo sorriso si forma sulle sue labbra.
Perché si stupisce?
Perché ogni volta che gli dico qualcosa di dolce sembra quasi che gli abbia appena confidato chissà che cosa?
Non mi crede?
Non crede che lo amo?
Perché io lo amo.
Lo amo più di me stessa e forse è proprio questo il problema.
Non mi amo neanche un po', ma lui, lui lo amo con tutto il cuore.
E non lo capisce, Robert si stupisce ogni volta che lo bacio o gli dico
«ti amo» e non so cosa pensare.
Mi chiedo perché non mi creda.
Non lo dimostro abbastanza? Sto facendo il possibile.
Sto facendo tutto quello che vuole lui, lo sostengo e lo appoggio, lo amo, lo voglio, cos'altro serve?
«Rob..?».
«Si, piccola?».
«Io ti amo, tu lo sai questo, vero?», mi guarda confuso.
«Si.. certo. Perché mi chiedi una cosa del genere?».
Perché a volte sembra quasi che tu non mi creda.
Perché qualche volta mi sembra che io sia l'unica a mettere le cose in chiaro, qui.
Perché non voglio che tu mi rifiuti mai, come hai fatto prima, perché non lo sopporto, mi sento male.
Perché ho paura che qualcuna possa rubarti da me.
Perché voglio che tu mi ami.
Voglio che tu ami, lo voglio più di ogni altra cosa.
«No, così...».
«Mmh..», mi accarezza una guancia e io appoggio il viso sulla sua mano, beandomi di quel contatto. «dormi, piccola».
Sospiro, rassegnata, e chiudo gli occhi per farlo felice.

Pov Robert

Accordo la chitarra prima dell'esibizione.
Ci sono molte persone stasera, sarà che c'è una partita di calcio e fuori piove a dirotto, combinazione perfetta per avere molti clienti in un pub inglese. La gente di raduna qui, guarda la partita, ascolta qualche canzone, beve qualche pinta di birra, ride, scherza, guarda la mia ragazza e poi si becca un pugno in faccia da me.
Kristen è seduta a qualche metro da me, china sui suoi compiti, è così carina.
E' completamente immersa in un libro che sta leggendo per il corso di letteratura, tiene il viso appoggiato a una mano e lo sguardo incollato alla pagina, attenta e curiosa come sempre. E' bellissima da guardare, come sempre. Distolgo lo sguardo da lei solo per controllare che nessuno si avvicini troppo al suo tavolo e noto che piacere che i tavoli accanto a lei sono occupati da due amiche e una coppia, niente ragazzi liberi che potrebbero infastidirla.
George mi si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla.
«Come va', ragazzo?» mi chiede, guardando verso la sala.
«La chitarra dà qualche problema, ma lo risolvo in fretta.. iniziamo tra dieci minuti, va bene?».
«Okay. Ah, Robert, la tua ragazza...», smetto subito di occuparmi della chitarra e ascolto meglio George. «occupa sempre un tavolo, ogni.. sera», sembra quasi scocciato ma c'è qualcosa che non mi piace nel suo tono di voce.
«Si, e allora?» chiedo, altrettanto scocciato.
«Allora quel tavolo mi serve, Robert».
«Non disturba, non fa' niente, se ne sta lì buona buona, che cazzo di problema ti dà, me lo spieghi?» sbotto.
«Ragazzino, mio locale, mie le regole. Puoi fare stare qui la tua ragazza, ma deve aiutare, non occuparmi i tavoli».
«Che intendi con "aiutare"?», no, cazzo, no, non posso far lavorare ancora Kristen, lavora già abbastanza.
«Potrebbe fare la cameriera, no?».
«No!» dico, senza neanche pensarci.
«Senti, o fa' la cameriera o se ne resta a casa da stasera, okay?» mi dà un'altra pacca sulla spalla e se ne va', lasciandomi solo con la chitarra.
Impreco contro di lui appena se ne va'.
Cazzo, no.
E adesso che le dico?
Conoscendola, mi direbbe di non preoccuparmi, che un lavoro in più non le costa niente.
Ma sarebbe davvero troppo per lei. Non dorme abbastanza, mangia quando può e il suo cervello si sforza di capire tutti i compiti di scuola, senza mai riuscire a finirli tutti; mi chiedo cosa diranno i suoi genitori quando torneranno dal loro viaggio di lavoro.
Mi odieranno.
Ho praticamente rovinato la vita alla loro bambina.
Ma non neanche il tempo di pensare decentemente a quello che dovrei fare, perché le luci sul palco si accendono e la folla si volta svogliatamente verso di me. Piazzo le dita sulle corde della chitarra e mi avvicino al microfono vicino a me, come ogni sera inizio a cantare come prima canzone I was broken, che mi aiuta a prendere confidenza con la serata. Con lo sguardo, quasi senza pensarci, cerco gli occhi di Kristen, che ha abbandonato un attimo i suoi compiti per ascoltare almeno la prima canzone. Mi guarda e sorride, e io riesco a vedere solo i suoi occhi in tutta la sala. Kristen è l'unica ragazza in tutta la stanza per me, non vedo altro, non sento altro che me e lei, esistiamo solo noi due come ogni volta che canto questa canzone, è meraviglioso il modo in cui questa sensazione non ci lasci neanche dopo un paio di volte che la canto, spero non vada via mai.
Mentre passo alla prossima canzone Kristen mi sorride e torna ai suoi compiti, e sembra così concentrata mentre si morde il labbro e sottolinea una frase con la matita. Prende appunti su un foglia, passa l'evidenziatore, morde la fine della matita assorta, si passa una mano tra i capelli, scrive qualcosa e solleva lo sguardo come per controllare che io sia ancora sul palco. Dove vuoi che vada, piccola? le dico con gli occhi mentre continuo a cantare, lei arrossisce e fa' per abbassare di nuovo lo sguardo quando vedo George andarle incontro; mi blocco, smetto di cantare e di suonare e per un attimo c'è silenzio - per modo di dire - nel locale. Il lavoro, Rob!, riprendo a suonare ma seguo attentamente George e Kristen.
George le parla e lei sembra prima confusa, poi imbarazzata.
Lo vedo agitarsi e Kristen si porta la matita alla bocca, guardando altrove.
Quando la vedo annuire e mormorare qualcosa, imbarazzata, so benissimo cosa sta succedendo.
Quel bastardo non ha aspettato neanche che le parlassi, le ha detto di persona cosa vuole fare se vuole restare nel locale mentre suono e Kristen naturalmente ha accettato. Merda, merda, merda. Vorrei smettere di suonare, ma non posso, perché questo lavoro mi serve. Ma mentre continuo a cantare so benissimo che la verità non è proprio questa: io ho bisogno di suonare. Adesso che ho ricominciato, non posso più smettere. Quando suono, mi sento bene, mi sento come ogni volta che ho una chitarra in mano: come se tutti i problemi non esistessero, perché sono troppo concentrato sulle corde della chitarra per pensare ad altro. Ma stasera ho la testa da un'altra parte, penso a cosa dirò a Kristen, come risolverò questo problema, ma so già che non ne caverò piede, perché lei non mi lascerà fare niente, si prenderà anche questa responsabilità sulle sue spalle.
Quando finisco la serata appoggio la chitarra dietro le quinte e vado subito da Kristen. Sta sottolineando un passaggio del libro con in bocca la matita ma solleva subito la testa quando mi avvicino. Mi sorride, un sorriso un po' forzato. «Ehi...».
«Ehi», mi siedo nel posto accanto a lei. Il tavolo è pieno di libri, quaderni, fogli, evidenziatori, matite e.. «Kristen, quelli sono i miei quaderni di scuola?» le chiedo.
«Ehm.. si?».
«Kristen...», mi strofino la faccia con le mani, cercando di trovare le parole giuste da dirle, ma tutto quello che riesco a fare è ripetere il suo nome, stanco.
«Non.. non mi dispiace farli, davvero..» sussurra lei, abbassando lo sguardo, colpevole. Si sta davvero sentendo in colpa perché ha fatto i miei compiti?
«Ma non devi, amore, davvero, non devi», le accarezzo una guancia e lei si rilassa un po'.
«Non fai i compiti da quasi un mese, Rob.. non voglio che chiamino i tuoi genitori» dice, triste.
Sorrido, un sorriso triste quasi quanto il suo, perché solo ora mi rendo conto di quanto questa situazione mi stia sfuggendo di mano: sto lasciando che la mia ragazza porti sulle spalle il peso di tutta questa situazione, la scuola, i compiti, me, i miei problemi, il lavoro, i soldi, una casa per me, ogni cosa, tutto, lei si occupa di tutto e cerca sempre di farlo da sola, quasi avesse paura di disturbarmi. «Amore, non devi pensare a tutto tu, lo sai.. te l'ho già detto, siamo una coppia, facciamo le cose insieme, non devi avere tutto tu il peso, Kristen...».
«Tu sei occupato, faccio io i tuoi compiti. Posso.. ho tempo».
«Che tempo, amore? Sei sempre impegnata».
«So gestire benissimo il mio tempo» insiste, testarda.
«Okay..», mi arrendo, non so proprio combatterla, non quando la vedo così stanca, triste, rassegnata, «che ti ha detto George, ho visto che parlavate..».
«Oh..», si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chiude il libro di letteratura, prendendo tempo. «lavorerò qui da domani, faccio la cameriera... è un'ottima cosa, no? Soldi in più, roba così.. sarà grandioso, vedrai», mi prende le mani e le stringe, mi guarda e prova a sorridere, ma è un sorriso che non raggiunge gli occhi purtroppo. «Andrà bene, Rob».
E io le credo.
O almeno ci provo.
Provo a crederle perché è l'unica cosa che mi è rimasta: la sua parola.
E' tutto quello che conta per me, Kristen.
Non ho nessun'altro a questo mondo, a parte lei e le mie sorelle.
Voglio bene solo a loro.
E se Kristen dice che andrà bene io le crede.
Voglio credere che andrà tutto bene anche se sarà una merda sicuramente.

                                                                                                                                      *

Pov Kristen



E' la prima volta, da quando ho iniziato a lavorare al pub con Robert, che ho la serata libera insieme a lui. Stasera, non dobbiamo fare niente: niente pub, niente ristorante, niente; sono felice di passare finalmente del tempo con lui. Fare la cameriera non fa' proprio per me, ma non l'ho detto a Robert perché sarebbe come dare legno al fuoco che arde, visto che ultimamente ogni pretesto è buono per iniziare una discussione Kristen-devi-smettere-di-lavorare, che puntualmente finisce con io che mi chiudo in bagno, in lacrime. Già, non è proprio bellissimo. Il nostro rapporto non va male, ma non va' neanche così bene, ma non andava così bene neanche prima, solo che prima andava così perché c'era di mezzo il suo lavoro, adesso è il mio. Ma io sono ostinata, voglio avere abbastanza soldi entro la fine di questo anno per una casa tutta nostra. Quando compirò diciotto anni avremo una casa, già arredata e sarà anche pronta da mesi, o almeno è così nelle mie fantasie, quelle che tengo per me, quelle che racconto a me stessa la notte prima di andare a letto quando mi stringo a Robert e mi chiedo come sarebbe svegliarmi in una casa tutta nostra, con nostri orari, nostre abitudini, nessun fratello che gira per casa, potere fare sempre quello che vogliamo senza doverci guardare intorno come se stessimo commettendo chissà quale crimine. Sarebbe meraviglioso, ma per farlo devo farmi il culo adesso e farmi il culo vuol dire fare due lavori, andare a scuola, stare dietro a Robert che ogni tanto si arrabbia senza motivo perché dice che sono stanca e che non mangio abbastanza, che non dormo abbastanza, che non vedo più Sam, che a scuola svengo sui banchi e tanti altri motivi, ma non importa perché sono disposta a stare dietro a tutti i suoi sbalzi d'umore pur di ottenere qualcosa per noi.
Ma stasera è diverso.
Stasera sarà tutto per noi.
Noi due e basta.
Ho mandato via Cameron, Taylor e Dana e sono anche di ottimo umore perché tra tre giorni mamma e papà finalmente torneranno dal viaggio di lavoro.
Ho programmato tutto.
Ho ordinato la cena - due pizze, una birra per Rob e una coca cola per me - ho affittato un film che so che gli piace, perché tanto a me di vedere il film poco me ne importa e ho anche deciso che oggi sono dell'umore giusto per qualche coccola, cosa che non facciamo da.. una vita.
Ho raccolto i capelli in una coda perché così potrà baciarmi il collo senza il fastidio dei capelli, mi è uscita anche bene. Ho messo persino un po' di mascara e un ombretto nero che Sam ha detto che mi valorizza molto gli occhi, che Rob dice di amare così tanto. Mi sono messa un paio di pantaloncini neri e una canottiera bianca, larga, con un reggiseno nero che si intravede molto dalle maniche; non so cosa mi sia preso, so solo che voglio che stasera Robert mi guardi con qualcosa di diverso dall'apprensione o dalla preoccupazione, come invece ha fatto per tutta la settimana.
Quando sento il citofono penso che sia la pizza, così corro a rispondere.
Robert è ancora addormentato e spero di fargli una bella sorpresa quando troverà già tutto pronto, persino me.
Ma appena apro la porta mi ritrovo una brutta sorpresa davanti.
«Tu..?».
«Anche per me è un piacere rivederti, amica di Rob» sorride Chris, un sorriso malizioso e viscido, per poi squadrarmi dalla testa ai piedi. All'improvviso mi pento di avere messo questi pantaloncini. «Lui dov'è?» chiede, cercando di entrare in casa. Blocco la porta con un braccio.
«Cosa vuoi da lui?».
«Oh, che tono furioso» si finge spaventato, solo per poi scoppiare a ridermi in faccia. «Dai, ragazzina, fammi entrare, non ho tempo da perdere, devo parlare con il mio amico e alla svelta».
«Rob non.. non..» e proprio mentre penso a qualcosa da dirgli sento la voce di Robert chiamarmi dalla camera da letto, poi i suoi passi.
«Chris, amico, che cazzo ci fai qui?», Robert si passa una mano fra i capelli, facendo scorrere lo sguardo da me a Chris, ancora sulla porta che cercava di entrare.
«Come che ci faccio qui? Ti ho chiamato, coglione! Ah, puoi dire alla tua amica o scopa-amica o quello che è di togliersi da mezzo ai coglioni e farmi entrare?».
Apro la bocca per dire qualcosa ma poi la richiudo, incredula.
Sta succedendo davvero?
Ditemi che è un incubo.
Chris, l'amico - per modo di dire - da cui Robert andava ogni volta che voleva sfogarsi, adesso vuole entrare in casa mia, rovinando l'unica serata libera che abbiamo io e Robert. Mi torna in mente la prima volta che mi ha portata a casa di Chris, quella specie di bordello dove non esistevano regole e tutto era permesso, ricordo l'odore di fumo e birra, la gente ammucchiato dovunque e la sensazione di soffocamento che provai.
Robert fece qualche passo avanti,
«Chris, non parlare in questo modo di Kristen, non sai un sacco di cose».
«Mi fai entrare si o no?» chiese lui, ignorando quello che Rob aveva appena detto su di me.
Guardai Robert.
Adesso mi dice di chiudergli la porta in faccia, pensai.
Adesso lo chiudo fuori e noi possiamo tornare alla nostra serata.
Perché lui sa quanto ci tengo, quanto ne ho bisogno, lui lo sa.
Adesso chiudo la porta in..
«Lascialo entrare, Kristen..».
E' come ricevere grande pugno dritto nello stomaco.
Per un secondo non so cosa fare, poi lascio ricadere il braccio e Chris entra in casa, spavaldo e arrogante come se fosse un suo diritto.
«Rob..» lo chiamo e lui mi guarda smarrito, non sa neanche lui cosa sta succedendo, ma non mi importa. Non mi importa di niente, io volevo solo la mia serata con lui e adesso è rovinata.
«Vai.. vai in camera, Kristen, ci metto un attimo, davvero.. amore, per favore..», prova ad avvicinarsi a me quando vede i miei occhi diventare lucidi. Mi sta pure mandando via, adesso? Non mi vuole neanche lui in mezzo ai piedi? Arriva il suo amico e io non ci sono più. «un attimo, okay piccola? Ti raggiungo fra un attimo, lo giuro.. cinque minuti, ma tu vai in camera, amore», e io non posso fare altro che obbedire.
Ma prima lancio uno sguardo di puro odio a Chris, che ricambia appieno.
«Figlio di puttana..» sibilo, in modo che solo lui possa sentirmi.
«Troia» risponde, un attimo prima che Robert lo afferri per il braccio e lo trascini in soggiorno, lasciandomi sola nel corridoio.
Così mi chiudo in camera.
Mi siedo sul letto, e aspetto.
Aspetto ma non succede niente, Robert non arriva.
Passano cinque minuti, poi dieci, quindici, venti, un'ora.
Un'ora chiusa nella mia camera da letto, da sola, aspettando Robert.
Alla fine mi alzo, vado in bagno e mi tolgo anche quel poco di trucco che mi sono messa, mi sfilo i vestiti e mi metto una maglietta di Cameron, larga almeno tre volte me, un paio di pantaloncini da casa e mi infilo a letto. Finalmente posso lasciarmi andare alle lacrime con la consapevolezza che, anche se ti impegni quanto vuoi, non andrà mai come volevi.

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Pov Robert

«Dimmi subito cosa vuoi e vattene» dico.
«Quanta fretta, sono appena arrivato. Carina la casa, è della tua amica?».
«Ti ho detto che non devi parlare di lei, cazzo!».
«Non ti scaldare, amico, non te la tocco, è piatta e pure piccola. Non sono qui per rubarti il nuovo giocattolo».
«Lei non è..», cerco di trattenermi, so benissimo cosa sta cercando di fare Chris: vuole confondermi, farmi il lavaggio del cervello e poi buttarmi giù, come ha sempre fatto fin da quando lo conosco, quando ero un ragazzino stupido e insicuro. Ma Kristen mi ha cambiato, per il meglio, e adesso non mi farò più prendere in giro da un tipo come lui. «Come hai fatto a trovarmi?» chiedo, cambiando argomento.
«E' bastato chiedere in giro» mi risponde.
«Okay, ora dimmi che cosa vuoi da me».
«Penso che tu abbia qualcosa di mio», sorride, sornione.
«Non capisco di che parli...», ma nella mia testa si sta già formando una possibile risposta e non mi piace.
«La mia casa è gratis solo per i miei amici, Rob e tu sei andato via, non vieni più a trovarmi..» dice, quasi canticchiando, è completamente fatto, «sai quanto mi devi? Molto, caro mio. Vieni a casa mia da quando hai diciassette anni, bevi, mangi, ti sei fatto la mia roba e pure alcune delle ragazze.. ti dice qualcosa?».
«Non dirai sul serio», ma lo vedevo dal suo sguardo folle che diceva sul serio.
«Oh si invece, Rob.. sei sparito, ma io ti posso trovare quando voglio. Casa mia funziona così: quando un amico va' via allora deve pagare tutto quello che ha fatto quando c'era, semplice no? E tu mi devi davvero moltissimo».
«Chris..».
Lui si sporge dal divano nel quale è seduto, sorridendomi malefico, non mi viene in mente altro modo per descriverlo.
«Sai quanto costa l'eroina, Rob? Molto. E l'LSD? Altrettanto. E tutti gli spinelli che ti sei fumato, amico mio? E le ragazze? Anche loro valgono, in un certo modo. Tutte quelle cose sono gratis solo per i miei amici, quelli che vengono a casa mia, passano del tempo con me, mi aiutano quando sono nei casini, come hai fatto tu quando c'è stato quel piccolo problema con la polizia. Ma adesso sei andato via, via, via, via..» cantilena, «e ora paghi», si appoggia di nuovo allo schienale della poltrona, «o paghi o torni».
«Non posso tornare...».
Non posso fare questo a Kristen.
Tornare a frequentare Chris, quell'ambiente, ucciderebbe tutto quello che sono diventato da quando conosco Kristen. Uccidere tutti i buoni propositi, le fatiche che avevamo affrontato e mandare a puttane tutti i problemi che avevamo risolto per arrivare a questo punto; ma forse abbiamo affrontato tutto questo proprio per arrivare a questo punto.
«Scegli: o torni o mi paghi tutto quello che mi devi».
«Tu cosa ci guadagni?».
«Un amico. E qualcuno che mi copra le spalle con la polizia, ovviamente. Casa mia può aiutarti, lo sai, ma ha un costo», come ogni cosa nella vita, ovviamente.
«Mi servono i miei soldi, Chris.. mi servono davvero».
«E allora torna, casa mia è sempre aperta per te», forse Chris si sentiva solo, forse tutti quegli amici di cui si circondava non gli bastavano mai proprio per quello. Neanche tutta la roba di cui si faceva gli bastava per alleviare la solitudine di cui soffriva e la cattiveria, che manifestava tenendo sotto controllo le persone, era solo un modo per avvicinare le persone a sé. Forse uno psicologo avrebbe detto così, ma io non ero uno psicologo. «Sei un figlio di puttana, Chris».
Lui sospirò.
«Ha detto così anche la tua amichetta. Allora, torni? Posso darti un po' di roba, anche stasera».
Non risposi neanche.
Chris non ne aveva bisogno, sapeva già la mia risposta.
Forse infondo non ero cambiato poi così tanto, ero ancora il ragazzino di diciassette anni che aveva paura di perdere tutto e si rifugiava nei suoi errori. E avevo commesso lo stesso errore ancora una volta, ma ora stavo trasciandando in basso anche lei, che non se lo meritava. Stavamo affondando, perché forse infondo dalla merda non si esce mai del tutto puliti.

Quando riuscii finalmente a mandare via Chris - con la promessa di andare a casa sua il giorno dopo - era ormai tardi e la pizza che avevamo portato prima era fredda, la misi in frigo e andai verso la camera di Kristen, quella che ormai consideravo come la nostra camera ma che stasera non sentivo tale. Appena entrai mi fu subito chiaro il motivo: l'aria era satura delle lacrime che Kristen aveva versato sul cuscino, si poteva quasi sentire la sua tristezza. Era addormentata, coperta fino al collo con la coperta e stringeva i pugni vicino a sé, come se stesse combattendo contro qualcosa che io non riuscivo a vedere. Mi avvicinai al letto e mi inginocchia vicino al suo viso, accarezzandole il viso con le nocche, facendo piano.
Non sopportavo l'idea di andare a letto senza parlarle, senza chiarire.
Forse avrei dovuto dirle tutto.
Mi potevo fidare di lei, non mi avrebbe giudicato e lo sapevo.
«Amore..» la chiamo.
Lei apre piano i suoi occhioni verdi, ancora lucidi.
«Rob...» mi fissa, confusa, arrabbiata.
«Piccola, lo so che sei arrabbiata, ma posso spiegarti..», provo a posarle di nuovo la mano sul viso ma lei si tira indietro.
«Arrabbiata, Rob? Mi hai lasciata qui ad aspettarti per un'ora. Si, sono arrabbiata e molto, ma sopratutto sono stanca.. stanca di fare tutto quello che posso per fare andare bene le cose e non ricevere niente in cambio», alcune lacrime cominciano a scorrerle lente sul viso mentre si mette a sedere sul letto, coprendosi con il lenzuolo, coprendosi da me. «sai cosa volevo, Rob? Io volevo solo passare una serata con te, nient'altro.. volevo sentirmi di nuovo bene, senza problemi, e invece.. tu e il tuo amico del cazzo avete rovinato tutto!» urla, coprendosi il viso con le mani.
Mi si spezza il cuore a vederla così.
Ma mi si spezza ancora di più sapendo che ha ragione, ha perfettamente ragione ad essere arrabbiata con me e mi sento uno schifo; mi siedo vicino a lei ma Kristen si rannicchia in un angolo del letto, premendosi le ginocchia al petto, ancora in lacrime, allontanandosi da me.
«Non sono abbastanza..?» chiede, la voce spezzata.
«Amore, non dire così».
«Non ho fatto abbastanza..? Abbiamo i soldi, Rob, li abbiamo.. non tanti, ma con il tempo.. ma tu.. tu.. oh, tu...».
«Lo so, ho sbagliato, mi dispiace.. sono stato un idiota, Kristen».
Finalmente solleva i suoi occhi, perforandomi, sento il suo sguardo incidermi dentro.
«Cosa voleva da te?» chiede, seria.
Ecco.
Che faccio?
Le dico la verità?
E' già abbastanza furiosa con me.
Non voglio farla piangere di nuovo.
«N..niente, amore.. è andato via, adesso.. va bene? Forza, piccola, non.. non fare così, per favore. Smetti di piangere, va tutto bene, amore» le accarezzo le guance, asciugando le lacrime che le bagnano e lei me lo lascia fare.
Provo ad abbracciarla e lei me lo lascia fare.
La stringo forte, le accarezzo la schiena e lei si sfoga con la testa appoggiata contro la mia spalla.
Trema, non solo per via dei singhiozzi.
«Possiamo ancora avere la nostra serata, amore» le dico.
«Non mi va' più.. sono stanca», e non so bene a cosa si riferisca.
«Va bene..», la scosto un po' da me e la bacio sulla fronte ma quando provo a baciarla sulle labbra lei si ritira, impaurita. «scusa..scusa, piccola», adesso sono io che vorrei scoppiare a piangere, perché questo gesto - allontanarsi da me per non essere baciata - vale più di una qualsiasi spiegazione. Non è arrabbiata, è ferita, è delusa, è stanca, e adesso capisco cosa intende, e ha ancora una volta ragione. Stanca di tutta questa merda che sembra non finire mai. Voglio davvero metterle un altro peso sulle spalle? Altri problemi, altre lacrime nei suoi occhi, altre serate come questa.
No, non voglio.
Le accarezzo il viso e lei arrossisce.
«Rob.. non.. non mi va' stasera, s..scusa» si scosta ancora una volta e si sdraia, appiattendosi contro il muro, distante da me.
«Oh», mi tolgo le scarpe in silenzio, triste e confuso. Che ho fatto? Che ho fatto a lei? L'ho ferita, ma come? Perché tutto non va' semplicemente bene e basta? Per una volta non può andare tutto bene, quando ho finalmente trovato qualcuno per la quale vale la pena di vivere bene, con amore. Mi sdraio sulla schiena, chiedendomi se Kristen urlerà se provo a baciarla di nuovo; perché ho davvero bisogno di un suo bacio adesso. Mi accontenterei anche solo di un abbraccio, qualunque cosa che me la faccia sentire vicina, che mi faccia capire che mi ha perdonato.
La sento muoversi, agitarsi e poi avvicinarsi finalmente a me.
Volto il viso verso di lei, ha ancora le guance rigate di lacrime.
«Andrà tutto bene?» mi chiede, così, di punto in bianco.
Poi si solleva sui gomiti e si avvicina, rannicchiandosi contro il mio petto.
Mi aiuta a sfilarmi la maglietta e appoggia le labbra sul mio petto, riempiendomi di baci, come se me lo meritassi, come se non avessi colpe, ed è così che mi fa' sentire lei: bene con me stesso, come se fossi perdonabile, come se non avessi mai commesso neanche un singolo errore.
Appoggia la guancia calda e bagnata sul mio petto e chiude gli occhi.
La circondo con le braccia, rubandola al mondo.
«Andrà tutto bene, amore. Va sempre tutto bene, se stiamo insieme».

__________________________

spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io non l'ho ancora deciso.
chris è un figlio di puttana, potete dirlo tranquillamente.
voglio sapere cosa ne pensate, okay?
sono di fretta, quindi, recensite!
vi voglio bene.
































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Capitolo 23
*** i promise you. ***


believe in me Pov Robert

Mi giro per la milionesima volta nel letto. Quante volte l'ho fatto stanotte? Almeno cento, ne sono sicuro. Ma non riesco a dormire, non con questo pensiero sempre in testa: la stai ferendo, Robert, la perderai perché le tieni tutto nascosto continua a dirmi la mia vocina interiore. Sono giorni che sparisco, che non le dico dove vado e lei non dice niente, non mi sgrida, non mi rimprovera, niente, mi accoglie a braccia aperte quando torno a casa e basta. Ma so che dentro ci sta una merda, lo so. Ho visto come tiene tutto dentro, come sta cercando in tutti i modi di non farmi pesare niente, neanche quando scompaio senza dirle niente. Se sapesse cosa faccio, dove vado e da chi, penso che non mi perdonerebbe, penso che mi lascerebbe e mi odierebbe, o forse mi perdonerebbe come fa' sempre. E' questo ultimo pensiero a tenermi vivo, a darmi la speranza che un giorno andrà tutto bene perché Kristen mi ama e mi perdonerà sempre, anche se faccio i casini peggiori. Lei mi ama e non andrà via, qualunque cosa succeda. Me la ripetuto all'infinito e io le credo, ma ho una paura terribile che lei possa rimangiarsi la parola data e lasciarmi solo. Ma non posso più resistere, sono settimane che questa cosa va avanti, andare a casa di Chris mi sta distruggendo, sto cercando di tenermi lontano da ogni genere di droga ma è impossibile, ieri sono pure stato tentato da prendere un acido giusto per fare scorrere il tempo più velocemente, volevo tornare subito dalla mia Kristen, ma ho pensato che magari lei se ne sarebbe accorta e sarebbe stato difficile spiegarle tutto in una volta cosa stavo facendo. Non c'è la faccio, ho bisogno di parlare con lei, di aprirmi con l'unica persona che - spero - mi capirà anche questa volta.
Mi giro verso di Kristen.
Dorme beata.
Ha la bocca leggermente schiusa e tiene le mani vicino al viso, i capelli sparsi sul cuscino.
Allungo una mano e le accarezzo la guancia, indeciso se svegliarla o meno.
Alla fine mi accontento di continuare ad accarezzarle la guancia.
Piccola, addormentata, mia.
Ma lei si muove, irrequieta.
E' così da un po', non dorme bene e la maggior parte delle volte si sveglia di soprassalto in piena notte. Ma oggi non c'è la faccio proprio a vederla in questo stato, mentre si agita nel sonno, spaventata, piena di pensieri. «Amore.. piccola, sveglia.. sveglia amore, è solo un brutto sogno.. adesso passa, sveglia amore...».


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«Mmh...».
Kristen si muove nel sonno.
«Amore.. sveglia», finalmente i suoi occhi verdi si spalancano davanti a me.
«R..Rob.. che.. che ora è?» chiede, mettendosi seduta.
«Le quattro di notte... stavi facendo un brutto sogno, l'ennesimo, Kristen», non so perché ma adesso il mio tono è quasi d'accusa e lei se ne accorge subito.
«Be', scusami tanto. Non posso controllare i miei sogni, Robert».
«Si, scusa...», mi passo una mano fra i capelli, nervoso. Perché devo fare lo stronzo con lei, adesso? «Cosa hai sognato?».
«Niente di che...», sospira.
«Qualcosa di brutto?» chiedo, cercando di essere gentile; quando sospira non è mai un bel segno.
«No...».
«Allora era qualcosa di bello.. cos'era?», mi avvicino e le cingo la vita con un braccio, lei appoggia la testa sulla mia spalla.
«Stavo sognando la casa in campagna.. sai, quella di cui mi parli tanto...», ahi, già, ne parlo molto e alla fine non faccio mai un cazzo, non ho neanche ancora chiamato mia nonna, ho avuto da fare con tutta la mia.. roba.
«E.. e ti ci porterò, Kristen.. te lo prometto, solo che ora.. è tutto un casino» le dico, baciandole la tempia.
Lei sospira, di nuovo.
«Si, va bene, Robert, come ti pare.. torno a dormire», si scioglie dal mio abbraccio e si distende di nuovo, affondando la faccia nel cuscino e chiudendo gli occhi e io sento la sua frase rimbombarmi in testa. Mi ha chiamato "Robert" non "Rob", né "tesoro" o "amore": Robert, e io divento Robert solo quando è arrabbiata.
«No.. dài, amore.. non fare così».
«Così come, Robert?», si solleva di scatto, tutti i capelli le finiscono in faccia, sembra una bambina. «Non so che dirti. Non vuoi dirmi quali sono tutti questi casini di cui parli sempre però ogni volta che ti conviene li tiri fuori per giustificarti, di cosa poi non lo so... io sono qui, non me ne vado e ti ascolto, ma tu non parli. Non so che dirti, amore.. forse sei stanco, ma lo sono anche io, sai? Vuoi che smetto di lavorare..? Va bene.. smetto, smetto se me lo chiedi, così non litighiamo più per quello. Vuoi che non vada neanche più al ristorante del papà di Mike..? Okay, lo faccio. Ma, per favore, non ignorarmi così...», i suoi occhi si fanno lucidi ma la vedo chiaramente lottare contro le lacrime.
«Amore, non ti sto chiedendo niente di tutto ciò...» dico, non sapendo bene cosa dire.
«Ma io lo farei! Faccio tutto quello che vuoi, Robert, ma tu devi parlare con me! Devi dirmi cosa ti sta succedendo! Non mi parli, non mi guardi, non dici niente, non.. non mi baci neanche più come prima... so che non sono così brava e forse non ti viene voglia, ma ho davvero bisogno dei tuoi baci, amore...», oh, merda.
E' la cosa più dolce, carina, tenera e innocente che abbia mai detto.
Okay, forse non è la prima, ma in questo momento mi sembra così.
E lei è così piccola e timida mentre lo dice, mentre pensa davvero che a me non venga voglia di baciarla ogni volta che la vedo.
Come se io non volessi farla mia ogni secondo della mia vita.
Pensa davvero che non muoia dalla voglia?
Ma come faccio a baciarla quando so che la sto tenendo all'oscuro una cosa così importante?
«Kristen, pensi davvero le cose che stai dicendo..?», le scosto una ciocca di capelli dal viso, scoprendo quel viso da bambina imbronciata. «Perché non sono vere, amore mio.. pensi davvero che io non voglia baciarti più..? Dio, ma ti sei vista? Sei.. amore, sei la cosa.. la persona, la ragazza più bella del mondo per me e non solo per me, visto che purtroppo vedo gli sguardi che ti lanciano i passanti per strada. E pensi che non vorrei ucciderli uno a uno?», riesco a strapparle un piccolo sorriso. «Tu sei mia, Kristen.. anche se non ti merito».
«Ma che dici..?», appoggia la testa sulla mia spalla, «Certo che mi meriti, come io merito te. Siamo.. siamo fatti l'uno per l'altra, anche se ci abbiamo messo un po' a capirlo.. spiegami da dove te la sei tirata fuori questa cazzata, adesso».
«E' così Kristen, io non ti merito neanche un po'...» le dico, convinto delle mie parole.
Kristen si prende la testa fra le mani, portandosi i capelli dietro le orecchie. «Perché ultimamente mi sembra sempre di essere un passo indietro ai tuoi ragionamenti? Perché adesso parli così? E' di questo che parlavo, Rob.. tu con me non ci parli, non mi dici cosa sta succedendo e io non capisco.. come posso risolvere i tuoi problemi se con me non parli, non mi dici niente e mi ignori, Robert?», scuote la testa più volte, sconsolata.
E vedendola così, non ci riesco più.
Non riesco a trattenermi e comincio a parlare senza riuscire più a fermarmi.
Le racconto tutto, incominciando da quello che mi ha detto Chris quella sera mentre lei era chiusa in camera. Le racconto anche come mi sono sentito stupido e inutile e incapace di difendere l'unica cosa a cui ancora tenevo.
«Te, amore.. sei tu l'unica cosa a cui tengo, e adesso è andato tutto male.. perché sono un coglione e non so neanche come difendermi», stringo Kristen fra le mie braccia e lei ricambia il mio abbraccio, sfiorandomi, accarezzandomi, cercando un contatto in ogni modo possibile e come sempre ogni volta che mi sfiora sembra che una piccola cicatrice dentro di me venga sanata, è così ogni volta. Perché Kristen è il mio balsamo, è il balsamo delle ferite che non sapevo neanche di avere. «E sai perché? Perché adesso devo tutti quei soldi a quel bastardo.. soldi che servono a noi, dovrei dargli i nostri soldi, ma non ci penso neanche, amore.. ci servono e lo so benissimo e adesso mi tocca andare da lui sempre, altrimenti chissà cosa sarebbe in grado di fare quel bastardo. Sembra tanto innocente, quando ha droga in corpo diventa una belva, e poi ha molti amici.. persone che gli devono anche loro dei soldi e che farebbero di tutto pur di ripagare il debito che hanno con lui. E adesso non so come fare.. non so proprio come fare.. », continuo a blaterare cose senza senso per un'ora buona, mi sfogo e lei mi lascia sfogare. Mi accarezza, mi bacia la guancia e mi fa' sdraiare di nuovo, coprendomi con il lenzuolo mentre io continuo a dire che sono un coglione e che non c'è la faremo e che è tutta colpa mia, so benissimo che così non aiuto e che la faccio solo preoccupare ma mi sono tenuto tutte queste cose dentro per così tanto tempo che adesso muoio dalla voglia di buttarle fuori. Anche se non hanno senso, anche se la sto solamente ferendo per l'ennesima volta.
Quando finalmente la smetto Kristen si sdraia vicino a me e mi bacia sulla guancia.
«Non.. non sei arrabbiata con me?» le chiedo, stupito.
«Sospettavo già qualcosa di mio, aspettavo solo una tua conferma» dice, sorridendomi. Questa ragazza non finirà mai di stupirmi. «Era chiaro che c'entrasse Chris visto che è da quando è venuto.. a farci visita che ti comporti in modo strano, solo non immaginavo.. tutto questo. E' davvero orribile e non ti nasconderò che ho paura...», gioca con la mia maglietta, nervosa, impacciata, come solo lei sa' fare. «ma io ti ho chiesto di parlare con me e tu l'hai fatto, anche se in ritardo... ma l'hai fatto, non posso essere arrabbiata con te, non per questo.. ti capisco amore, è una situazione di merda, ma andrà tutto bene, sono sicura che andrà tutto bene, troveremo un modo.. magari potrei chiedere a mia mamma, che dici?».
«Tua.. mamma, Kristen? No, amore, non penso proprio.. si farebbe solo un'idea sbagliata e non mi farebbe più restare a casa tua».
«Ieri era molto felice di rivederti» mi dice.
E' vero, ieri la madre di Kristen è tornata insieme al marito ed è sembrata davvero molto felice di rivedermi, mi ha anche ringraziato per essermi preso cura di sua figlia durante la sua assenza e anche il padre di Kristen mi ha salutato calorosamente. Non sembravano stupiti di trovarmi a casa loro, non si sono stupiti neanche quando Kristen gli ha detto che orma vivevo quasi a casa loro; in privato poi ha spiegato la situazione a sua madre, che non ha detto nulla ma mi ha offerto una tazza di cioccolata calda e ci ha messo su un bel film da guardare dopo il lavoro. La famiglia di Kristen è proprio perfetta e ogni secondo che passo con i suoi genitori mi mancano quelli che non ho mai avuto veramente.
«Certo.. perché ti faccio da baby-sitter» dico e lei ride e si mette a cavalcioni sopra di me.
Ah, colpo basso, letteralmente.
Quanto ancora resisterò se lei fa' così?
«Ah si, sei il mio baby-sitter adesso? Che presuntuoso, Pattinson!».
«Shh, sono le quattro di mattina! Che bambina maleducata, spero che mi paghino abbastanza, almeno..».
«Stronzo!», si avventa sul mio collo, mordendo piano, delicata come sempre. Perché in tutto quello che fa', lei, è sempre delicata e dolce, non si smentisce mai, ogni cosa che fa' è sempre così piena di amore che a volte, quando mi bacia o anche in momenti come questo, penso che invece che sfiorarmi mi stia iniettando amore. Ed è meglio dell'eroina, è una pure iniezione di amore. L'unico amore di cui ho bisogno, il suo. «Che ne pensi, allora..?» mi bacia un'ultima volta prima di sedersi comodamente sopra di me, guardandomi dritto negli occhi con la sua solita intensità.
Lo giuro, un giorno morirò per colpa di quei occhi verdi.
«No, amore..», le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio,
«a tua madre no, ci resterebbe troppo male..».
«Potremo.. dirlo a Tom o a Marcus, però.. a Sam... a qualcuno dobbiamo chiedere, Rob.. da soli.. non so come risolverla questa cosa, non me ne intendo e da come me ne hai parlato.. Chris sembra davvero una persona cattiva, non voglio averci niente a che fare, almeno non da sola», Tom, Marcus, i miei migliori amici, ma neanche loro sanno della vita che ho fatto quando avevo diciassette anni. Forse sospettano qualcosa, ma sicuramente non sanno fino a che punto mi sono spinto, fino a dove sono arrivato, non sanno che cosa vuol dire non sentirsi nessuno e cercare consolazione in acidi, alcol e donne che trovavi già distese sul letto quando entravi nella stanza. Non era vita quella, ma era l'unica cosa che conoscevo e adesso mi si sta ritorcendo contro.
«Non so... non sanno niente, perché dirglielo ora..?».
«Sono i tuoi migliori amici, Rob.. meritano di sapere. Ti aiuteranno, faranno qualcosa.. sono sicura che non giudicheranno, amore», posa le sue labbra sulle mie, succhiando piano il labbro mentre mi circonda il collo con le braccia, adagiando il petto contro il mio. «Fidati di me, amore.. andrà tutto bene, basta che parli con me, non ignorarmi mai più.. hai capito?», annuisco e lei riprende a baciarmi, intensificando il bacio questa volta. Da quanto non ci baciavamo così? Decisamente molto tempo, troppo per il mio povero amichetto. Le stringo i fianchi e l'aiuto a sistemarsi meglio sopra di me, facendo combaciare perfettamente i nostri bacini mentre le mordo piano il labbro, sollevando un poco la maglietta gigantesca con la quale dorme di solito.
Le sfioro il fianco, la sento rabbrividire.
«Ti amo» le sussurro, passando dalla sua bocca al collo.
Lei si scosta i capelli, facilitandomi.
«Anche io... andrà tutto bene, Rob..» si tiene a me mentre le mordo piano la pelle delicata del collo.
«Ti amo, ti amo, ti amo..».
«Anche io, shh..» mi dice, sorridendo timida.
Capovolgo la situazione e lei si ritrova sotto di me.
Non c'è la faccio.
E' troppo bella, troppo piccola, troppo timida e dolce, troppo mia.
Non resisto, e ancora prima che lei se ne renda conto infilo la mano nei pantaloncini.
«Ah...» è imprevisto e la vedo diventare prima rossa per la vergogna e poi per l'imbarazzo.
«Scusa, non resistevo più.. visto che ti voglio? Io ti voglio sempre, Kristen..» le bacio la fronte e la sfioro piano, facendo attenzione come sempre.
Non sono mai stato molto attento, almeno non con le altre donne.
Non me ne importava molto, infondo la maggior parte non ci tenevano neanche ai preliminari ed era una cosa veloce, poi ognuno andava per la sua strada e chi si è visto si è visto, della maggior parte non ricordo né l'età né il nome.
Ma con Kristen è diverso.
Con lei la mia mano non si spinge mai troppo infondo.
Le dita non sono mai più di due e sembra che io stia sfiorando un pezzo di vetro da quanto faccio piano.
Mi meraviglio di me stesso.
Ma è bello.
E' bello prendersela con calma, non avere fretta e sopratutto sapere che una volta finito lei sarà ancora qui.
Potrò coccolarla, baciarla, stringerla forte e tenerla stretta a me anche dopo che la mia mano sarà uscita dai suoi pantaloncini.
E tutto questo, mi piace da morire.
«Rob.. tesoro...», freme sotto di me e io l'accompagno, abbracciandola mentre pian piano il suo corpo si rilassa.
Tiro fuori la mano e la bacio, mentre lei si adagia stanca contro il mio petto.
Mi bacia la spalla una, due, tre, quattro volte, facendomi ridere come un ragazzino.
«Sei carina quando vie...».
«ROBERT! NON DIRLO!» strilla, diventando rossa come mai.
Le sue urla sono così alte che ho paura che abbiano svegliato mezza casa.
«Ma che ho detto?» chiedo, mentre cerco di toglierle le mani dalla faccia.
«Che vergogna.. non dirlo mai più.. Oddio.. Dio.. Dio...».
«Ma mi spieghi che ho detto, almeno?».
«La parola con la v..».
«Venire?».
«ROBERT!».
«Okay, okay, okay! Scusami!» le tolgo le mani dalla faccia e la bacio schiacciandola contro il materasso. «Ma, piccola, di che ti vergogni?» le chiedo, anche se penso che sia una cosa davvero dolce il fatto che si vergogni così tanto di fronte a certe cose. Anche se fino a cinque secondi fa' non sembrava, è ancora una bambina ed è molto pudica per certe cose. Il che, mi fa' molto piacere in un certo senso.
«Non dirlo.. è imbarazzante per me...» sussurra.
«Okay.. allora ti dirò che.. prima.. quando hai fatto quella cosa eri davvero molto carina, anzi, bella.. bellissima come sempre» le dico, dandole un bacino sul naso.
«Oh..», è tutta rossa, «g..grazie.. d..davvero..g..gr..grazie» balbetta, adorabile.
«Di niente, amore.. ah, piccola, sei molto stanca?» le chiedo.
«No, mi è passato il sonno..».
«Oh, meglio così!».
«Perché..?».
«Perché mi sei mancata..» e la bacio, lasciando vagare la mia mano sul suo corpo.


                                                                                                                                                   
                                                                                                                                           *


Pov Kristen

«Come l'hanno presa..?» chiedo, agitandomi nella poltrona di casa.
Robert si tira indietro i capelli e poi si strofina la faccia con le mani. Ieri notte non ha dormito molto perché era nervoso appunto per questa cosa e adesso ha i capelli scompigliati, un paio di occhiaie che si sono aggiunte a quelle dei giorni scorsi e non si fa' la barba da quasi una settimana, eppure per me è ancora il ragazzo più bello del pianeta.
«Tom ha dato un po' di matto...» inizia, senza guardarmi, si limita a fissare il muro del corridoio, neanche i quadri, solo il muro. Non so perché. «ha detto che sono stato un idiota a non averglielo detto subito, che adesso da un casino del genere non ci uscivo più, che erano cazzi miei, eccetera eccetera, come fa' sempre.. poi ha iniziato a dire che tanto lui mi aiutava e dopo che gli ho detto che tu lo sapevi e che non te l'eri presa ha anche detto che se per te era okay allora voleva dire che non era niente di grave. Ha proprio detto "ma se per Kris è okay allora te la passi, tranquilla, vai sereno" e roba del genere, era mezzo andato perché abbiamo bevuto qualche birra al pub... mi ha anche detto che Chris l'aveva già sentito nominare e che sono stato una testa di cazzo a non dire nulla anni fa', che se ci avessi pensato prima e se avessi parlato a quel tempo di cosa stavo passando loro mi avrebbero aiutato, ma tanto mi aiutano anche ora, quindi.. è stato un po' folle, Kristen, Tom era mezzo fuso e andato.. e capivo a malapena quello che diceva, ma non penso che sia arrabbiato con me, per fortuna», una caratteristica di Robert che sto imparando da poco è che quando è confuso o si sente in colpa o in trappola, inizia a parlare e non la smette più, la maggior parte delle volte quello che dice non ha neanche molto senso ma la sua voce, quel suo forte dannato accento inglese, è così sexy e rilassante che starei ad ascoltarlo per ore anche senza capirci niente.
«Lo immaginavo.. e Marcus?».
«Oh, lui ha detto che se lo immaginava.. e che era disposto a tirarmi fuori dai casini, anche se non sapeva ancora come. Ha detto che farà qualche ricerca su Chris, che magari potrebbe darci lui i soldi che ha guadagnato con le serate...».
«Rob..».
«Tranquilla, ho detto di no. Se qualcuno deve tirare fuori i soldi, sono io».
«Non ho detto questo, ma...».
«Kristen..» mi si avvicina e si inginocchia davanti a me, prendendomi le mani e stringendole nelle sue. «risolverò questa cosa, va bene? Avremo la nostra casa, te lo prometto. Un appartamento dove potrai venire a dormire nei fine settimana con il permesso dei tuoi genitori, dove potremo giocare e ridere e dove non ci saranno problemi, saremo solo noi due.. in quella casa chiuderemo fuori i problemi, te lo prometto. E ti porterò in campagna, nella casa di mia nonna, te lo giuro, ti ci porto anche a piedi, ma ci andremo.. è una promessa, amore, credimi..».
Sorrido.
O almeno ci provo.
Prime queste cose mi sembravano possibili.
Una casa.
La vacanza a casa della nonna di Robert.
Niente problemi, solo io e lui.
Ma sembra che quando le cose sembra che stiano andando bene arriva qualcosa che distrugge tutto.
E io ci provo a crederci alle parole di Robert e alle sue promesse, perché so che lui lo dice davvero; il punto non è se Robert sta dicendo o no la verità, il problema è che ogni volta che io sono felice succede qualcosa che mi fa' di nuovo uscire il cuore dal petto.
«Ti credo, Rob...» dico.
«Non sembra..» e vedo la delusione nei suoi occhi.
Gli accarezzo una guancia, un gesto che lo fa' sorridere in un modo davvero tenero.
«Rob.. è.. tutto difficile.. ma.. ma sono sicura che ne usciremo fuori; adesso poi non siamo neanche più soli, Marcus, Tom e Sam sono dalla nostra..», gioco con i suoi capelli per un po', poi dò finalmente libero sfogo a un'idea che mi ronza in testa da quando Robert mi ha raccontato di tutta questa storia. «forse.. forse dovremo andarci insieme...».
«Dove?».
«Da.. da Chris.. io, te, gli altri.. insieme, magari.. magari cambia qualcosa.. potremo parlare con Chris.. spiegargli la situazione...», Robert si stacca da me come se l'avessi bruciato.
«Sei impazzita, per caso? Ti rendi conto di quello che stai dicendo?».
«P..pensaci, potrebbe.. potrebbe funzionare.. potrei parlargli io».
«Chris non è il tipo che si fa' incantare da un bel faccino, Kristen!», mi sento insultata: sono solo quello io? Un bel faccino, tutto qui?
«Io.. io sarei.. questo? Un faccino carino? Non sono neanche carina!» mi alzo, furente. Io cerco di aiutarlo e lui mi viene contro? E' il colmo!
«No.. amore, non.. non intendevo questo..».
«Invece si! Tu pensi che io non sia in grado di darti una mano, pensi che io sia solo "un bel faccino", neanche carina e non penso neanche di esserlo.. non l'ho mai pensato; le uniche volte in cui mi sento bella è quando me lo dici tu. Ma adesso tu mi dici questo, è ridicolo.. be', sai che ti dico? Fai come ti pare, ti aiuterò anche se non vuoi» faccio per andarmene ma Robert mi afferra un polso, facendomi anche abbastanza male.
«Vedi cosa intendo..?», mi guarda dritto negli occhi e io sento tutta la rabbia scivolarmi addosso. «Sto rovinando il nostro rapporto, Kristen... tu.. il tuo umore è influenzato dal mio, già pessimo... risolverò questa cosa, ma tu stanne fuori, per favore..».
«Non posso!».
«Kristen... per favore, cerca di capire.. non è un gioco.. la gente come Chris non scherza quando dice che te la farà pagare».
Mi stringeva ancora il polso.
E stringeva forte, sicuramente mi avrebbe lasciato un segno.
«Non siamo in un film, Robert! Chris non mi fa' paura, neanche un po'!» dico, ma in realtà me la sto facendo sotto. Ripenso a Chris, alla sua baracca e a tutte le persone che c'erano l'ultima volta, agli occhi freddi e crudeli di Chris e a come mi guardavano mentre mi passava accanto. Ma non posso dirlo a Robert, perché non voglio che lui capisca quello che provo, voglio che veda in me un aiuto, non qualcuno da consolare. «Amore..», mi avvicino a lui, accarezzandogli la maglietta e cercando di assumere un'aria del tutto innocente, «lascia che ti aiuti, voglio starci dentro anche io, capisci? Siamo insieme in questa cosa...».
Robert mi bacia sulla fronte, stringendomi i fianchi. Ho vinto.
«Ti amo anche perché sei testarda...».
«Andremo insieme a casa di Chris..?».
«Si.. ma stammi attaccata».
 

                                                                                                                                     http://25.media.tumblr.com/tumblr_ma5looxz5d1qivfxko2_250.gif

due ore e mezza dopo

Odio il trucco.
Ogni cosa che riguarda matita, mascara, lucida labbra o ciglia finte mi spaventa.
Quando uso la matita ho paura di accecarmi.
Quando metto il rossetto non mi dura mai molto perché mi mordo il labbro o lecco le lebbra.
Il mascara non dura perché mi strofino sempre gli occhi, e poi ultimamente piano spesso.
Alla fine, è come se non avessi fatto niente.
Robert entra in bagno e ride mentre mi vede alla prese con matita e rossetto.
«Sembra che tu ti stia preparando a un appuntamento» dice, aiutandomi ad aprire il rossetto.
«Non.. non abbiamo mai avuto un vero appuntamento...» dico, «e comunque, non posso andare senza trucco, perché non mi farebbe neanche entrare..».
«Giusto..», mi abbraccia da dietro, baciandomi sul collo.
«Ma non esagerare, ricordati che io mi sono innamorato di proprio perché eri bellissima senza nessun trucco, mi sono innamorato dei tuoi occhi.. meravigliosi anche senza mascara, piccola».



__________

lo so che è breve e che non è bello, lo so.
ma ultimamente non sto molto bene e la voglia di scrivere è andata a farsi benedire, metteteci anche che avevo scritto un altro capitolo e il computer l'ha cancellato, quindi questo è il secondo tentativo - andato male. l'ho scritto in un solo giorno quindi... per favore, non uccidetemi. in più, martedì inizio la scuola quindi non arrabbiatevi se non posto con la solita frequenza, cercherò di fare l'impossibile. grazie per le recensioni che lascerete anche se il capitolo fa' schifo, vi voglio bene, ciao.
























 



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Capitolo 24
*** all night. ***


believe in me Pov Kristen

Non ho mai amato molto i posti affollati, ti senti soffocare e per me è più facile che mi venga ansia, ma casa di Chris batte decisamente tutti i posti orrendi in cui io sia mai stata. E' tutto un ammasso di corpi schiacciati l'uno contro l'altro che ballano, urlano o anche peggio. Sam continua a reprimere un conato di vomito ogni cinque secondi e siamo appena entrati, Tom, Marcus e Robert parlando tra di loro e io sono praticamente ancorata al fianco di Robert, che mi stringe la vita talmente tanto da farmi quasi male, riesco a sentire la sua tensione.
«Dov'è lui..?» chiedo.
«Sarà qui da qualche parte.. tu non ti allontanare mai da me, chiaro?» ripete, per almeno la centesima volta.
«Amore.. non mi muovo, basta dirlo».
«Scusa.. ma ho paura per te, tu non hai idea di che razza di gente sia questa..».
Un'idea già c'è l'ho.
«Si.. allora, che si fa'?», mi guardo intorno, ci sono varie coppie che lo stanno facendo sul divano, la maggior parte della gente che balla in mezzo alla stanza è ubriaca, o peggio, e alcune ragazze si sono già tolte la maglietta. Mi chiedo come abbia potuto sopportare questo schifo Robert, io non ci trovo niente di bello né mi sento meglio a trovarmi qui ma credo di avere capito il ragionamento del Robert diciassettenne: se stai in mezzo alla merda nessuno si accorge che fai schifo, magari potresti passare anche per qualcosa di migliore e lui voleva solo questo, non sentirsi uno schifo almeno per un paio di ore al giorno. Mi avvicino ancora di più a Robert, triste per l'immagine che mi si è formata in testa. Naturalmente, lui scambia quel gesto per paura e mi accarezza il viso per rassicurarmi. «Possiamo andare via quando vuoi, ricordarlo, okay?», annuisco, non ho nessuna intenzione di andare via da questo posto, almeno non finché non avrò parlato con la causa dei nostri - nuovi - problemi.
Sam lascia per un attimo il posto vicino a Tom per parlare con me, Robert gira la testa dall'altra parte per lasciarmi un po' di privacy: è il massimo che può concedermi visto che non ha nessuna intenzione di lasciarmi sola neanche un secondo.
«Questo posto è.. bleah».
«Lo so.. ci sono già venuta, con Rob.. non chiedermi perché».
«Capito... penso che dovremo cercare il tipo. Io e Tom restiamo qua, voi due potreste andare di sopra, Marcus verrebbe con voi».
Tiro la manica a Robert per attirare la sua attenzione e lui si gira subito.
«Che te ne pare come piano?» so benissimo che ha ascoltato tutto.
Annuisce.
«Prima risolviamo questa cosa, prima tu torni a casa..», evito di sollevare gli occhi al cielo, non sono io che vengo minacciata, qui.
Così ci dividiamo, come nei vecchi cartoni animati di Scooby-Doo.
Tom e Sam giù, Marcus, io e Robert al piano di sopra.
Mi sento bene fra loro due, Marcus è una presenza rilassante mentre Robert che mi tiene stretta mi dà sicurezza. Per la prima volta da quando li conosco penso seriamente a quanto sono stata fortunata a incontrare persone del genere. Adesso faccio parte del loro gruppo e loro mi hanno accolto a braccia aperte fin da subito, sono un gruppo veramente solido legato da un'amicizia duratura: basta vedere come non hanno tentennato neanche un secondo quando abbiamo deciso di venire tutti qui, stasera. Sono pronti ad aiutare me e Robert qualunque cosa succeda. A Los Angeles non ho mai avuto amici e adesso mi ritrovo persino in un gruppo di cinque persone che si proteggono fra di loro come se fossero fratelli - okay, quattro di loro sono fidanzati ma il concetto è più o meno quello.
Sorrido, serena.
Robert mi stringe la mano, Marcus mi guarda per capire se sto bene, annuisco.
Gironzoliamo nel piano di sopra finché non troviamo una porta semi aperta, la riconosco subito: è la camera di Chris, dove Robert mi aveva portata la prima volta.
«Qui» dico.
Marcus apre piano la porta.
Disteso sul letto c'è Chris, che guarda il soffitto.
Una ragazza, vicino a lui, è seduta e fissa la parete senza sbattere le ciglia, indossa poco o niente.
«Chris», Robert lo chiama ma lui ci mette un po' per riuscire ad alzarsi.
Ora riesco a vederlo bene, ha un laccio emostatico nel braccio e nell'altra mano stringe una siringa.
Vorrei distogliere lo sguardo ma non ci riesco, sono come ipnotizzata da quella scena.
«Robert!» la sua voce è impastata, penso abbia bevuto e non poco. «Chi cazzo sono loro?» indica prima Marcus e poi me.
«Dobbiamo parlare», la sua mano si stringe ancora di più sulla mia, ricambio la stretta. «non posso andare avanti in questo modo».
«Che modo, amico?» chiede Chris, con un tono da finto innocentino che mi fa' solo incazzare. Tiene ancora in mano la siringa.
«Se vuoi i miei soldi, te li darò, ma non intendo più venire in questo posto.. non finirò come te», sono così fiera di Robert in questo momento.
«Sai quanti soldi mi devi? Pensi davvero di averli tutti?», sa benissimo di avere il coltello dalla parte del manico e ne è felicissimo.
«No, ma..».
«Ma io li ho, pagherò io» interviene Marcus, che finora era restato sulla porta.
Chris lo scruta con attenzione, valutando cosa può guadagnare da questa nuova entrata.
«Sapete, penso che voi non abbiate capito bene la situazione.. i soldi che mi deve il mio amico qui, non li avrete neanche tra mille anni! Sapete quanta roba si è fumato in questi anni? Si faceva persino di eroina e cocaina, a volte, e voi pensate di saldare il suo debito con la paghetta che vi da la vostra mammina? Io non penso proprio».
Robert mi ha raccontato del suo passato.
Sapevo di cosa è stato capace e cosa ha fatto.
Ma sentirlo dire da Chris è diverso, è come bere acqua bollente invece che gelata, è sempre acqua ma ti brucia la gola in due diversi modi.
Mi manca il fiato per qualche secondo.
Non mollare, non abbandonarlo adesso.
Non ha ucciso nessuno, infondo. Era solo un ragazzo che aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a migliorare se stesso, non merita di essere punito per un momento di debolezza di tanti anni fa'.
Stringo più forte la mano di Robert e lo sento tirare un sospiro di sollievo.
Sempre dalla tua parte, amore.
«Sei solo uno stronzo!» urlo, finalmente si degna di guardarmi in faccia.
«Come, prego?».
«Sei tu che l'hai costretto a fare quelle cose, sei tu che l'hai rovinato quando era un ragazzo, Robert non ha nessuna colpa, figlio di puttana! Mi hai sentito? SEI SOLO UNO STRONZO FIGLIO DI PUTTANA!» cerco di gettarmi su di lui, la rabbia ha preso possesso di me e adesso voglio solo fargli male, fargli capire quando male ha fatto a Robert, come ha rovinato quel poco di autostima che io gli avevo donato. «Che cosa ci provi a rovinare la vita alle persone, eh?», sento le mani di Robert stringermi la vita, tirandomi indietro mentre io cerco di gettarmi su di Chris. Cosa mi sta succedendo? Non mi importa, voglio solo strappargli quella cazzo di siringa dalle mani, non so neanche io il perché. «Cosa vuoi da noi!? Cosa!? Fanculo! Rob, lasciami! Sei uno stronzo, Chris! Capito!? Vuoi i tuoi soldi? Benissimo! Ma sparisci dalle nostre vite!», la rabbia sparisce tanto velocemente quando è arrivata e mi accascio contro il petto di Robert.
Marcus mi appoggia una mano sulla spalla.
«Kris, calma..».
Mi libero dalla stretta di Robert e frugo nelle tasche dei jeans, tiro fuori un assegno da tremila sterline. 
«E' questo che vuoi?» chiedo, «Volevi i soldi, no? Be', eccoteli».
«Kristen, che cosa stai facendo?!», Robert prova a fermarmi ma io ho già lanciato l'assegno verso il letto, dove Chris l'afferra al volo.
Anche Marcus è incredulo.
L'unico strafelice è Chris, che si rigira l'assegno fra le mani come un bambino con il regalo di Natale.
«Mi sbagliavo, amico, la tua ragazza mi piace e anche molto!».
Conosco benissimo Robert e so che sta per cercare di riprendere l'assegno, anche a costo di fare a botte con Chris, così lo afferro per la manica e cerco di trascinarlo fuori dalla stanza, ma visto che Rob è tipo il doppio di me sono costretta a chiedere aiuto a Marcus. Cinque secondi dopo Tom e Sam salgono le scale e ci vedono.
«Che è successo? L'avete trovato?» chiede Sam.
Robert le risponde ma i suoi occhi sono su di me e sono furiosi.
«Oh ECCOME se l'abbiamo trovato e gli abbiamo anche fatto un regalo! Anzi, KRISTEN ha fatto un bellissimo regalo a un tossicodipendente! Ma che cazzo ti è saltato in testa!?» mi urla contro, a un palmo dalla mia faccia.
«Ho fatto quello che dovevo fare...» dico.
«Ragazzi..», Tom prova a mettersi in mezzo ma Robert lo spinge via.
«Ah, si? E regalare i tuoi soldi era la cosa giusta da fare?».
«Se non gli davo quei dannati soldi non ti avrebbe più lasciato in pace, Rob!».
«Avremo trovato un'altra maniera! QUEI SOLDI ERANO NOSTRI, CAZZO!», odio quando urla, perché deve farlo contro di me?
«Dovevo farlo...!».
«NO!, tu dovevi chiedere a me prima di fare una cosa del genere! Non me ne hai neanche parlato!».
«Avresti detto di no!».
«Da dove cazzo hai tirato fuori tutti quei soldi, eh!?», voglio solo che smetta di urlarmi contro, ci fissano tutti.
«Da mia mamma, OKAY!? Le duemila sterline me le ha date mia mamma invece le altre mille sono i soldi che ho guadagnato io in tutto questo tempo, più i risparmi che ho da una vita! Contento? Adesso che lo sai sei felice, Robert?!», adesso urlo anche io.
«Tu hai.. hai dato via i tuoi risparmi!? E L'HAI DETTO A TUA MADRE!? Cristo Santo, Kristen!» si porta una mano fra i capelli, tirandoli indietro molto più forte del solito, è davvero arrabbiato. Sento la mano di Sam posarsi sul mio braccio per rassicurarmi e ne sono felice perché se non l'avesse fatto probabilmente sarei scoppiata in lacrime.
«Io.. io non sapevo che fare...» ammetto.
«Ti avevo detto di non dirlo a tua madre! Cosa penserà adesso di me? Non potrò più stare da te, ora!».
«No.. lei.. lei non ha detto niente.. ha capito.. davvero, amore, lei ha capito tutto, non pensa male di te».
«E tuo padre? Non vuoi proprio capire!».
«Lui.. lui non lo sa.. ho pregato mamma di non dirlo a nessuno e lei manterrà il segreto...».
«Tremila sterline, cazzo! TREMILA STERLINE, Kristen, ti rendi conto!?» sbatte il pugno contro il muro della stanza e io sobbalzo.
Sam si mette fra me e lui, tirandomi indietro.
«Adesso basta, Robert. L'ha fatto per te, non ti è chiaro?».
«Non doveva farlo.. ha speso tutti i soldi che abbiamo guadagnato, erano nostri.. Kristen..», mi cerca con lo sguardo ma io guardo altrove.
«Ho capito.. ho sbagliato. Scusami tanto se ho voluto darti una mano», mi stringo a Sam e lei mi aiuta a scendere le scale.
Non riusciamo ad arrivare neanche all'ultimo gradino che sento la mano di Robert posarsi sul mio polso.
«Non avresti dovuto rinunciare ai tuoi soldi per.. me» dice e io non so che rispondere. Sam mi lascia andare solo dopo aver avvisato Robert di non alzare di nuovo il tono della voce con me, raggiunge Tom e Marcus lasciandoci soli.
«C..cosa.. cosa pensavi che potessi fare? Ho fatto.. quello che, per me, era la cosa giusta per noi. Non ho pensato a un.. a uno stupido me o a uno stupido te, io ho pensato a un noi mentre facevo quello che stavo facendo e.. e ora tu te la prendi con me solo perché ti ho aiutato.. è assurdo!» farfuglio.
«Quei soldi ci servivano per altre cose.. e tu lo sapevi».
«Era più importante questo, adesso!».
«Hai rinunciato a tutto, lo sai? Adesso sarà di nuovo punto e a capo con i soldi».
«Non mi importa...» ed è vero, non mi importa un accidenti dei soldi, voglio solo sapere che Robert è libero da ogni vincolo.
«Tutte le sere che hai lavorato fino a tardi?».
«Non mi importa..».
«I tuoi due lavori?».
«Non mi importa», alzo il viso e provo a sorridere, «Robert.. a me importa solo di te, lo vuoi capire?».
Vedo la sua espressione distendersi,
«Sei pazza..».
Mi alzo sulle punte e gli do un bacio a stampo, ripetendo le stesse parole che tantissime volte lui ha detto a me giocando.
«Si.. pazza di te, scemo».



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                                                                                                                                   *


Pov Robert


«Non è meglio così?».
«Decisamente meglio..».
«Più tempo per noi..».
«Si.. mmh».
Kristen sorride timida e si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Alla fine sono riuscito a convincerla a lasciare il lavoro. Adesso nessuno dei due lavora. Ogni tanto faccio qualche serata, ma solo quando Marcus mi convince altrimenti sto con Kristen a casa. Perdere i nostri risparmi ci ha fatto capire quanto abbiamo perso davvero, cioè il nostro tempo insieme. Abbiamo sedici, diciotto anni e abbiamo perso dei mesi spaccandoci la schiena quando tutto quello di cui abbiamo davvero bisogno è solo stare insieme, è tutto quello di cui abbiamo davvero bisogno per sopravvivere. La madre di Kristen mi ha accolto in casa sua come se fossi un figlio e John si è offerto di darmi una mano a trovare un lavoro appena tornerà dal suo ennesimo viaggio di lavoro - per fortuna, Jules questa volta è restata a casa con noi per la gioia di Kristen che si diverte a passare molto tempo anche con sua madre - ma io sto bene così, non voglio un lavoro, non subito. Voglio solo passare del tempo con Kristen perché sento di averla trascurata molto in questo ultimo periodo per via di tutti i casini che stavamo passando.
Troverò un lavoro.
Guadagnerò abbastanza da andarmene da casa sua e avere una casa nostra dove lei mi raggiungerà appena potrà.
Continuerò a suonare la chitarra.
Ma, nel frattempo, voglio solo occuparmi della mia bambina.
«Amore.. sei stanca..?».
«Un po'.. oggi mi hai uccisa, sai?».
«Non è vero! Abbiamo solo giocato un po'..».
«Giocato un po'?» mi spinge via, ridendo. «Mi hai inseguito per mezza casa per farti dare un bacio!».
«Non mi volevi baciare!».
«Stavo mangiando, Rob! Stavo mangiando una mela e tu mi stavi baciando il collo e.. Dio! Smettila!», ma non ci penso neanche. Mi sono avvicinato e ora le sto praticamente sopra, gustandomi quel meraviglioso collo con la sua pelle morbida e liscia, candida e tenera. «Rob.. Rob, avanti.. ho.. ho sonno.. e.. e.. okay.. okay.. f..forse, si.. si.. mmh», so quali sono i suoi punti deboli e li so sfruttare sempre alla perfezione. Allungo una mano e le accarezzo un fianco, sollevando un po' la maglietta e incontrando finalmente la pelle ancora più morbida del suo pancino. «Mmh.. Kristen...», calma, calma, calma mi ripeto, ma non ci riesco e in meno di due secondi la mia mano è infilata nei suoi pantaloncini, quelli che tiene sempre quando stiamo in casa. Lei si rilassa e lascia fare, accarezzandomi i capelli e gemendo pianissimo, timida come ogni dannata volta. A volte vorrei che urlasse, solo per rassicurarmi che non lo stia facendo solo per me, ma vederla così imbarazzata e timida mi rende felice, perché è di questo che mi sono innamorato. Continuo piano, lei si lascia andare e mi tiene il collo con le braccia, ogni tanto le sfugge un gemito seguito da un dolcissimo «ti amo» che ricambio con un «anche io, da morire».
«P..potrei.. morire.. morire sul serio.. o..ora» dice, sorridendo mentre si morde il labbro e arriva.
«Faccio questo effetto..?» chiedo, baciandola sulla fronte.
«Mmh...» lei si accascia sul cuscino, stanca.
La bacio a stampo, piano, l'ho fatta stancare.
«Scusa, non ho resistito..».
Apre i suoi occhioni verdi e mi sorride timida.
«Ti amo», mi accarezza una guancia e mi attira a sé. «Ti amo anche perché sei così, e ti amo sopratutto perché pensi sempre a come sto, ti preoccupi e ti prendi cura di me.. ma ogni tanto, amore mio, pensa anche a te.. a qualche tuo...» le sue guance si colorano si un piacevole rosso, «bisogno» conclude, mordendosi il labbro talmente forte che ho paura che se lo spacchi.
Capisco in ritardo cosa intende.
«Oh.. oh! No».
«Non.. non importa, amore.. io.. posso.. cioè, tu l'hai fatto a me, no?».
«Kristen».
«V..volevo.. solo.. solo.. c..chiedere.. è.. è che oggi.. oggi ho parlato con Sam e.. e... perché loro riescono a fare tutto e io invece sono ancora così?» chiede, triste e imbarazzata da se stessa. Cosa che non dovrebbe mai fare, perché lei è meravigliosa.
Ma non lo vuole capire.
Kristen pensa - e me ne sono accorta da un paio di... notti - che ogni cosa che facciamo a letto sia per me, e solo per me. Non l'ho mai sentita chiedermi un "amore, facciamo questo.. o questo.. o altro", mai. Si vergogna di ogni cosa e pensa di non essere mai all'altezza di niente e tutto quello che posso fare per calmare queste sue insicurezze è prendere io l'iniziativa, farla sentire amata ma ho paura che a forza di andare avanti in questo modo arriverà il giorno in cui mi spingerò a un punto al quale lei non è ancora pronta e rovinerò tutto perché lei non vuole parlare di certe cose.
Vuole solo accontentarmi.
E io non voglio questo.
Io voglio fare felice lei, non me.
«Ma così.. come, amore?» le prendo il viso fra le mani e le accarezzo le guance.
«Così..», lancia un'occhiata piuttosto evidente a noi due: io sopra di lei, che faccio il possibile per non pesarle, lei sotto di me, imbarazzata, ancora completamente vestita, se una maglietta e un paio di pantaloncini corti possono essere considerati vestiti nelle mie condizioni. «Sam si lamenta sempre che ormai Tom ci ha preso anche troppo gusto e che a volte ha bisogno di una pausa anche di un paio di giorni... e noi? A me dispiace.. perché so che tu ti stai trattenendo per me.. e a me dispiace... non voglio.. non voglio che tu lo faccio, se tu.. se.. se...» i suoi occhioni lucidi mi fanno stringere lo stomaco.
«Ehi.. ehi, amore.. piccola?, no, no, no.. amore non fare così..», le bacio la fronte e ribalto la situazione, sdraiandomi sulla schiena e prendendo Kristen fra le braccia. «A me non importa niente di fare chissà che cosa in camera da letto, amore.. quando ti sentirai pronta faremo tutto quello che vuoi. Chi cazzo se ne frega se Tom e Sam a letto fanno gli acrobati, amore?», con la mia battuta squallida riesco a strapparle un sorriso, «Ecco.. questo, questo» accarezzo quelle labbra di velluto, morbide e rosse fuoco anche al naturale, «questo sorriso è decisamente la cosa più sexy che puoi fare per me, adesso amore mio».
Kristen si rannicchia contro il mio petto, la stringo forte.
«Rob...?».
«Si, piccola?».
«Puoi.. puoi toglierti la maglietta?».
«Mmh, come mai, cucciola?», sorrido contento.
«Fallo e basta, scemo..».
«Voglio che tu me lo dica.. avanti, amore, sei con te.. non voglio che tu ti vergogni con me», le accarezzo la schiena, sperando che funzioni e si rilassi.
«Mi.. mi piaci di più senza, okay? Sei bellissimo...», nasconde il viso nel mio collo, lasciandomi un dolcissimo bacio.
«Mmh.. agli ordini, signorina».
«Bravo..», mi metto a sedere e mi sfilo la maglietta.
Kristen mi abbraccia da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.
«Amore..?».
«Si, Kris?».
«Non.. non scherzavo quando dicevo che sei bellissimo.. sei perfetto.. davvero.. davvero, davvero meraviglioso», mi bacia piano la spalla, salendo sul collo e arrivando alle labbra. Mi spinge timida contro il letto e si siede sul mio stomaco, ridendo della mia reazione.
«Peso?» chiede, ridacchiando.
«Sei uno scricciolo, solo che.. non me lo aspettavo», le accarezzo le gambe scoperte, facendola arrossire, «ma mi piace..molto».
«Oh.. me lo immagino, sei un ragazzo.. voi ragazzi siete attratti solo da questo tipo di cose, pff» finge di essersi offesa e poi si china per baciarmi sulle labbra, poggiando i palmi delle mani sul mio petto nudo.
«Sono attratto da ben altro in te..» sussurro, prima di ricambiare il bacio.
«Oh.. davvero?», se la ride contenta.
«Ti ho già detto che amo i tuoi occhi, ma.. non sono l'unica cosa.. amo.. il tuo viso», e lo accarezzo, «le tue labbra, sono rosse sempre, non hai bisogno di trucco o altro, sono perfette così come sono..», e poso le mie labbra sulle sue, in un bacio casto, «le tue orecchie, che tu odi», mi sollevo un po', mordendo piano il lobo dell'orecchio, riuscendo pure a strapparle un piccolo gemito; passo alle gambe, calde e morbide, perfette. «ogni cosa di te è perfetta per me, Kristen.. quando lo capirai?».
«Non è facile.. dammi tempo..» mi prega, baciandomi.
«Tutto il tempo che vuoi.. ma forse è meglio se dormiamo, adesso..».
«Mmh, no», mi morde il labbro, facendomi ridere. Sembra una bambina dispettosa quando fa' così.
La sistemo meglio sopra di me e le stringo i fianchi.
«Che cosa vuoi fare allora, scricciolo?».
«C..coccole...» sussurra, baciandomi il collo e muovendosi piano sopra di me.
«Vuoi le coccole..?».
«Mmh...», si adagio completamente sopra di me, succhiandomi piano la pelle del collo.
La lascio fare perchè è bravissima e amo quando prende l'iniziativa.
Continua così per un po', baciandomi il collo e scendendo fino al petto, dove i suoi baci si fanno meno timidi. Lascio scivolare le mani dalla schiena fino al fondo schiena, dove Kristen ha un leggero tremito ma mi lascia fare. A un certo punto solleva lo sguardo e ci ritroviamo a ridere come ragazzini, spensierati. Non c'è imbarazzo, non c'è vergogna, perché siamo noi. Non siamo due sconosciuti, siamo io e Kristen e ho tutto il diritto di toccarle il sedere.
«Robert.. pff, la tua mano» dice, alzando gli occhi al cielo e facendomi ridere di nuovo.
«Si? Che ha la mia mano? Non la senti? Posso fartela sentire meglio, se vuoi».
«M-a-n-i-a-c-o».
«Nah, ragazzo innamorato esce meglio, non trovi?».
«La tua mano è sempre sul mio culo, eh».
«E allora?», la bacio, scostando un po' il bordo dei pantaloncini.
«Pervertito...» mi sgrida, ma non fa' assolutamente niente per fermarmi.
«Non posso..?».
«Puoi.. mi.. mi piace, ma non dire in giro che l'ho detto» ride e approfondisce il bacio.
«Segreto di coppia, amore..», continuiamo a baciarci per non so neanche quanto tempo, le sue braccia intorno al mio collo, le mie mani che vagano tranquille, non c'è limite, basta che sono gentile e delicato, non voglio che pensi davvero che sono un malato. Quando finalmente siamo stanchi ci lasciamo ricadere nelle braccia dell'altro, sazi, ma non del tutto. Finalmente ho visto una Kristen più tranquilla e serena anche in camera da letto.

                                                                                                                                                       

Pov Kristen


Sono quasi le due di notte e non riesco a dormire. La casa è silenziosa e Robert dorme vicino a me, beato. Mia madre è fuori per una cena di lavoro e tornerà solo domani mattina perché mi ha chiamato prima per avvisarmi che restava a dormire fuori, mio padre è ancora via per lavoro - e mi manca da morire - Cameron è a dormire da un'amica - quando metterà la testa apposto, quel ragazzo? La deve smettere di passare da una ragazza all'altra come se fosse un'ape su un fiore - Taylor e Dana sono usciti con Lizzie e penso che non siano ancora rientrati - ero quasi sconvolta quando mi hanno detto che sarebbe usciti insieme tutti e tre ma ho lasciato correre, pensando che magari avevano bisogno di un po' di tempo per capirsi. E io sono qui, che non riesco a dormire. E tutto perché ho una strana sensazione allo stomaco, è nuova ma allo stesso tempo famigliare, ma non molto.. la provo solo da poco tempo, anche se non ho ancora capito di cosa si tratti. Mi giro ancora una volta nel letto e mi ritrovo il viso di Robert a pochi centimetri dal mio, è così bello... allungo una mano e gli accarezzo il viso, si è fatto la barba da poco quindi ha la pelle liscia e sembra più giovane di quando invece ha la barba. E' incredibile, ma per me è sempre perfetto. Senza la barba sembra più giovane e quindi ancora più bello, ma anche se c'è l'ha per è okay, perché è sexy. Non ho mai pensato a un ragazzo in questo modo: sexy. Eppure Robert lo è, eccome. Mi avvicino ancora di più e poso timidamente la bocca sulla sua guancia, gustandomi la sensazione della sua pelle contro la mia bocca e quell'odore di dopobarba misto al suo profumo naturale che mi rilassa in una maniera incredibile. Non riesco a trattenermi e gli do un secondo bacio, avvicinandomi a lui ancora di più, portando le mani sul suo viso, sul collo, cercando un contatto che prima temevo e che adesso desidero terribilmente.
Robert però inizia a muoversi nel sogno.
Mi scosto ma lui sta già aprendo gli occhi.
«Ehi.. che succede? Ti senti male?» mi chiede, con voce ancora impastata dal sonno.
«No.. no, volevo.. volevo solo darti un bacio, ma.. stavi dormendo quindi...», sono terribilmente imbarazzata, che cosa penserà?
Robert allunga una mano e mi accarezza il braccio,
«Puoi svegliarmi quando vuoi, specialmente se è per un bacio, amore..», così io mi avvicino a lui e poggio le mie labbra sulle sue, come se fosse un ordine. E lo è, il mio corpo mi sta ordinando di farlo perché non c'è la fa' più.
Mi siedo sopra di lui ma in meno di cinque secondi la posizione viene ribaltata e mi ritrovo sotto di Robert. Le nostre labbra non si separano un secondo, mordono, succhiano, sono avide come non lo sono mai state e io ho una paura folle di sbagliare qualcosa ma non riesco comunque a fermarmi. Una mano di Robert si infila nei miei pantaloncini ma prima che possa farlo sono io ad abbassarli. Robert si ferma un attimo, mi accarezza lo stomaco e poi fa' scivolare via i miei pantaloncini, riprendendo poi a baciarmi. Le mie gambe scoperte si agganciano alla sua vita, ci fermiamo di nuovo per un secondo e sorridiamo, è un sorriso così dolce e sincero che per un attimo mi sento davvero bene.
«Ti amo» dico, prendendogli il viso fra le mani.
«Ti amo» risponde subito lui.
Robert smette di baciarmi solo per sfilarsi la maglietta che si era rimesso per dormire perché c'era freddo. Gli accarezzo il petto mentre mordo piano la pelle del collo, è così bello vederlo contento per merito mio. La sua mano si infila in mezzo alle mie gambe e penso di stare per morire anche solo dopo qualche carezza, perché mi fa' questo effetto? Mi lascio andare, tutto quello che riesco a sentire è la sua mano e quelle carezze delicate, piene di amore e tenerezza. Gemo piano e mi lascio andare, voglio fare questo per tutta la notte.
Ma finisce troppo presto.
Robert riprende a baciarmi piano, forse ha paura di avere esagerato.
Non voglio che finisca.
Non voglio fermarmi a questo. Non più. Non resisto.
«Rob.. a..amore..».
«Va bene così, piccola..», ma non è vero, a me non va bene così e neanche a lui.
Mi scosto un po' da lui e sotto lo sguardo confuso di Robert, mi sfilo impacciatamente la maglietta, restando in reggiseno. Adesso ho solamente l'intimo addosso e sono rossa come una mela per l'imbarazzo. Mi sento goffa nei movimenti ma cerco comunque di essere il più sensuale possibile mentre avvicino il viso di Robert al mio e lo bacio; Robert si sfila i pantaloni, restando solo in boxer, ma sembra ancora incerto quando mi abbraccia, mi tiene piano, come se avesse paura di spezzarmi. Chiudo gli occhi e cerco di prendere coraggio mentre cerco di avvicinarlo a me.
«Per favore» lo prego.

                                                                         
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Robert posa le sue labbra su di me.
Dolci.
Delicate.
Poi più forti, c'è pressione e desiderio e io riesco a sentirlo.
La sua mano si posa sul mio seno, ci gioca, mi fa' sorridere.
Poi scende e si infila sotto la mia schiena, cercando il gancetto.
Mi sollevo un po', aiutandolo. Quando lo trova ci metto meno di un attimo a sganciarlo, fa' scivolare lentamente il reggiseno via da me.
E' imbarazzante e provo a coprirmi ma Robert posa la sua fronte sulla mia, sussurrandomi piano: «Non farlo.. sei la cosa più bella del mondo» e io lascio ricadere le mani che prima mi coprivano, che vengono presto sostituite da quelle di Robert, decise ma sempre dolci.
Mi toglie anche l'ultimo pezzo di stoffa che mi resta.
Sono nuda, e sono sotto di lui.
Una strana sensazione si fa' largo in me e non riesco a capire se è desiderio o terrore.
«Rob..», lo chiamo, ho bisogno di lui ora.
«Andrà tutto bene, amore mio, ci sono io..», mi accarezza il basso ventre, pianissimo, «sei sicura, però..? per me possiamo anche..».
Poggio la mia mano sopra la sua, spingendola più in basso, nel mio centro.
«Sicurissima».
Massaggia piano, e per la prima volta non mi vergogno di farmi sentire.
Robert sorride e mi riempie di baci e di tantissimi
«ti amo, ti amo, sei bellissima, ti amo» che ricambio con piacere.
Sento qualcosa premere contro la mia coscia ma faccio finta di niente, perché ora voglio solo godermi questo momento, ma quando la mano di Robert si sfila da in mezzo alle mie gambe sono costretta a rendermi conto anche della sua situazione. Timida, poso la mano sul bordo dei suoi boxer e cerco il coraggio di abbassarli, ma è inutile, le mia mani sembrano in catalessi.
«Faccio io..» mormora Robert, abbassandosi i boxer, che raggiungono il resto della nostra roba sul pavimento.
Si sistema in mezzo alle gambe e io inizio a tremare.
La sua fronte si posa sulla mia.
Sento il suo respiro sul mio viso e questo mi calma.
«ti amo» dico.
«ti amo anche io» risponde.
e a me manca il fiato. 



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Lo sento.
Cazzo, cazzo, cazzo, lo sento.
Robert preme ancora la sua fronte sulle mia, mi abbraccia, mi tiene stretta.
«Se non ci riesci, se.. amore, mmh, amore se..».
«Rob.. ne ho bisogno, ti.. amore, ti voglio».
«Ti voglio anche io, non immagini quanto».
Lo sento sempre di più.
Spinge un po' ed entra.
Oh, merda, che cazzo di bruciore.
E' come se qualcosa si fosse strappato dentro di me.
«Ahi.. ahi..» non riesco a trattenermi.
«Sc..scusa, amore.. ti fa' molto male?».
«N..no, sta già passando..» ed è vero, adesso è solo un po' di bruciore.
Circondo il collo di Robert e lui poggia piano le sue labbra sulle mie.
E tra un
«ti amo» e un «ti voglio» inizia a muoversi piano dentro di me.
E fa' male.
E fa' bene.
Ed è un susseguirsi di emozioni nuove e meravigliose.
E' come se io e Robert ci stessimo fondendo in un'unica persona.
Pian piano il ritmo accelera e io non mi trattengo più.
Robert mi tiene stretta, io inclino la testa all'indietro e stavolta non mi mordo il labbro per non fare uscire il gemito.
Robert arriva insieme a me.
E' la storia della nostra vita: insieme, sempre insieme.
Stanca e dolorante, mi adagio sul letto, sorridendo.
Robert mi abbraccia e mi bacia sulla fronte.
«Ti amo..».
«Anche io... è stata una prima volta da favola, amore, grazie».
«Oh, di niente, quando vuoi», scherza e ridiamo insieme, tornando a baciarci.


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Quando smettiamo siamo finalmente sazi l'uno dell'altra.
E siamo anche ancora una sola persona.
«Non.. non andare via, non uscire.. okay?».
«Credimi, vorrei restare così per il resto della mia vita».
E restiamo così, per tutta la notte.
Robert si posa sul mio petto, affondando il viso fra i miei seni.
Li bacia dolcemente meglio io gioco con i suoi capelli.
Chiudiamo gli occhi quasi nello stesso momento.
è la notte più bella della mia vita.

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okay, sono abbastanza soddisfatta - e un po' imbarazzata - di questo capitolo.
spero che vi piaccia!
e poi ci sono un sacco di immagini, e che immagini!
ahahaha
be'? che dire?, l'hanno finalmente fa.. hanno avuto la loro prima volta! non siete contenti?
io molto.
vi è piaciuta?(niente doppi sensi, mmh)
(non era volgare, vero...? *si sotterra sotto un mondo di coperte*).
sono curiosa, voglio sapere cosa ne pensate!
vi voglio bene.
ps una mia nuova storia, leggete.












.





 



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Capitolo 25
*** you're the best thing. ***


believe in me Pov Kristen

«Dio, quasi non ci credo!» esclamo, gettando l'ennesima maglietta nella valigia. «Io e te, due settimane nella vecchia casa in campagna di tua nonna!».
«Oh si, io, te.. il letto nella vecchia casa di campagna di mia nonna..», le braccia di Robert mi circondano la vita e le sue labbra sono subito sul mio collo; da quando, una settimana fa', abbiamo avuto la nostra prima volta - be', per me era la prima volta, per lui.. anche se mi costa davvero molto ammetterlo, no - Robert è diventato ancora più dolce, se è mai possibile.
E anche terribilmente.. fissato.
E con una cosa sola.
Non che mi dispiaccia, anzi, ma.. basta.
Okay, è stato fantastico, ma non dobbiamo concentrarci solo su quello.
Mi piace, è una cosa nuova e Robert è dolcissimo ma.. mi distrugge.
Mi stanca e sono notti che non dormo bene.
Per il semplice motivo che a lui non riesco proprio a dire di no.
«Amore, non andiamo a casa di tua nonna per romperle un letto d'epoca.. a proposito, è d'epoca la casa?» chiedo, per cambiare argomento.
«Mmh, non lo so..», continua a baciarmi il collo e io sento le ginocchia cedermi.
«Si, ma.. devi.. devi saperlo, perché.. insomma, è casa di tua nonna, no?».
«Non ci vado da una vita, piccola..».
«Be', ma.. ma.. devi ricordartelo, n..no?» insisto, provando a scostarmi senza sembrare maleducata.
Robert mi stringe dolcemente i fianchi, facendomi voltare verso di lui e facendo finalmente incontrare i nostri sguardi. «Stai balbettando. Non va' bene quando balbetti, cioè è tenero e carino e lo amo, ma di solito vuol dire che ti senti a disagio quindi.. immagino che non ti vadano i baci sul collo...».
«Amo i tuoi baci sul collo, ma so a cosa portano, tesoro..».
«Mmh.. si, anche io.. e non ti va'...?».
«Sono stanca.. l'altra notte.. mi hai uccisa, Rob..».
«Mi dispiace, scheggia..», mi bacia sulla fronte e io ne approfitto subito per un abbraccio di quelli proprio teneri, che durano una vita e in cui ti sembra quasi di sprofondarci dentro. «Forse.. forse ci ho preso troppo la mano.. è così?».
«Nah..», non voglio parlarne, voglio morire in questo abbraccio.
«Hai ragione, ieri notte.. insomma, tre volte.. e senza pausa.. penso che sia..».
«Eccessivo?».
«No. Non eccessivo. Io volevo, tu volevi, è stato..».
«Wow!».
«Mmh, si, wow. Ma eri stanca e l'ho notato.. non hai dormito molto, vero..?».
«A che ora abbiamo smesso...?».
«Quattro del mattino...».
«Okay, allora.. doccia, coccole, altra doccia... coccole, cercare di prendere sonno.. mi sono addormentata alle cinque. Ho dormito dalla cinque alle sette. No, amore mio, non ho dormito molto. Ma è decisamente meglio non dormire molto per.. quello piuttosto che non dormire per litigi o lavoro o roba del genere, quindi è okay.. non pensarci troppo» lo rimprovero, baciandolo piano sulle labbra.
«Perché mi permetti di farti questo, eh..?» mi sfiora una guancia con la mano, dolce.
«Perché ti amo?».
«E' una domanda?».
«No, scemo. Ti amo, ecco perché ti permetto di farlo e non è così male.. è... piacevole» mi sento arrossire e quindi nascondo subito di nuovo il viso nel suo abbraccio.
«Piacevole, eh..?» fa' scorrere pigramente la mano dalla mia schiena al mio sedere, come se io non me ne rendessi conto.
«Robert».
«Oh.. scusa, giusto.. dimenticavo. Coccole, coccole, coccole», alza subito la mano, iniziando a giocare con i miei capelli.
«Grazie».
«Cercherò di essere un perfetto ragazzo anche senza sesso, okay? Mmh, amore?».
«Aiutami con questa valigia, invece che promettere cose che non manterrai..» dico, lanciando uno sguardo verso la mia valigia. Era da stamattina che cercavo di decidere cosa metterci dentro. Robert non riusciva a ricordare molto della casa della mamma a parte la strada per arrivarci, quindi non sapevo che ci sarebbe stato né cosa portarmi; avevo messo in valigia maglioni e pantaloncini corti, un paio di stivali in gomma e delle infradito. Era campagna inglese, ma forse ci sarebbe stato qualche momento di bel tempo anche in pieno dicembre.
«E' da stamattina che la fai, piccola».
«Se qualcuno riuscisse a ricordarsi che tempo fa' nella casa di sua nonna sarebbe tutto più semplice, non credi, tesoro?» gli chiedo, ironica, sbattendo volutamente le ciglia più volte e facendolo ridere.
«Lo so, lo so.. ho una memoria di merda, che posso farci?».
Mi avvicino e lo bacio sulla guancia,
«Non importa amore, ti amo lo stesso.. ma aiutami, dài».
«Metti.. mmh, questo» solleva un maglione rosso appoggiato sul letto.
«Quello?».
«Che ha che non va'?».
«Farà così freddo? Dovrò mettere un maglione?».
«Non lo so... allora, questo?», prende una maglietta a maniche corte, nera, e la solleva tutto fiero.
«Farà così caldo?».
«Lo fai apposta?» mi chiede, indeciso se fingersi arrabbiato o scoppiare a ridere.
«No, amore, mai» mento, scoppiando a ridere.
«Io dico di si», si avvicina con aria provocante e io so già come finirà.
Le mie parole sono sparite dalla sua testa nel momento esatto in cui le ho pronunciate.
Ma forse è giusto così.
E' un uomo e non posso pretendere molto da lui.
«Rob..».
«Niente maglione, niente maglietta.. io ho un'idea», mi bacia e io non riesco a non ricambiare.
«Ho paura di sapere qual'è...» sussurro, mentre la sua lingua si impossessa della mia bocca.
Robert mi spinge piano contro il letto, ricoperto di magliette, jeans e maglioni, più la valigia. Trattengo un gemito di dolore quando vado a sbatterci contro. Robert mi sfila facilmente la maglietta e io faccio lo stesso con la sua; provo a baciarlo ma lui immerge la testa nell'incavo fra i seni, lasciandomi senza fiato. Mi stringe i fianchi e inizia a baciare ogni parte di pelle scoperta, succhiando e mordendo piano. Vorrei fermarlo, perché siamo davvero in ritardo e lui lo sa benissimo ma so che è impossibile, perché non riesco mai a trovarne la forza, lui sembra sempre così felice, sorride sempre un sacco, mi bacia con una dolcezza incredibile e io mi lascio sempre trasportare dal momento. Ma non devi. Cosa, non devo? Ti usa, ti usa solo per quello. Poi andrà via. Non ti credo. Non è mai andato via, neanche quando avrebbe dovuto, neanche la prima volta è andato via, lui è sempre rimasto al mio fianco e io farò lo stesso con lui, per sempre. Nessun amore dura per sempre, gioia mia. Il nostro si.
«Ehi.. amore, tutto okay..?», Robert si ferma e mi fissa. Solleva il viso dal mio petto e mi bacia sulle labbra,
«scusa.. hai ragione, sto esagerando.. non è solo questo che voglio da te, questo lo sai, vero?».
«C..certo», e allora perché balbetto?
«Amore, forse stiamo esagerando davvero.. ed è colpa mia.. è che sei così bella.. scusa, scusa, scusa», mi abbraccia forte e mi bacia la guancia, facendomi appoggiare il viso contro il suo petto.
Mi sento in imbarazzo.
Si è fermato per colpa mia?
Ha notato che stavo pensando ad altro?
«Rob.. no, non c'è niente di cui scusarsi.. sono solo un po' stanca, tutto qui» dico.
«Ti ho stancata in questi giorni, eh..?» mi bacia teneramente il naso, prendendomi fra le braccia.
Rido.
E' incredibile, lui riesce a farmi ridere sempre.
Anche quando penso che si arrabbierà con me da un momento all'altro, lui sorride e io sorrido con lui.
«Un po'.. oh, mi hai proprio stancata, ragazzino».
«Non mi sembravi contraria all'idea la prima volta.. se non sbaglio mi hai svegliato in piena notte!».
«"Se non sbaglio"? Non ti ricordi neanche la nostra prima volta, Pattinson?» dico, spingendolo contro il letto e mettendomi a cavalcioni sopra di lui. Robert non si fa' perdere l'occasione per accarezzarmi le cosce, ancora coperte dai jeans.
«Certo che me la ricordo, scheggia.. qualcuno era molto nervoso..».
«Era la mia prima volta...» sussurro, imbarazzata.
«Io sono stato il tuo primo..», mi bacia teneramente sulle labbra, prendendomi per mano,
«grazie dell'onore, principessa».
«P..principessa...?» balbetto, arrossendo.
Non mi ha mai chiamato così.
E.. mi piace da morire.
Non sono mai stata tipo da queste cose sdolcinate, ma sentirle da lui è diverso.
Arrossisco.
«Non.. non mi hai mai.. chiamato così..».
«Non ti piace..?».
«Veramente.. mi piace da morire».
Lui sorride.
Un sorriso ingenuo da ragazzino, così raro su quel viso sempre troppo serio, e mi bacia.
«Rob..?».
«Si?».
«Puoi.. farlo più spesso?».
«Chiamarti in quel modo? Certo, amore..».
«No.. intendevo questo..», gli sfioro piano le labbra con le dita, sono morbide anche se non lo sembrano. E sono mie. Solo mie. Le labbra di Robert sono mie e posso baciarle solo io e questo pensiero è il più felice della giornata. «Sorridi.. così. Come.. come se avessi diciotto anni».
«Ma amore, io ho diciotto anni.. quasi diciannove, eh».
«Lo so, ma.. a volte sembri.. molto più grande, non so perché.. penso che riguardi il fatto che tu abbia passato quello che hai passato con la tua famiglia e tutto il resto...».
«Tu hai passato di peggio, cucciola...».
«Ma tu mi dici sempre che sembro una bambina, mentre tu a volte sembri così maturo.. sembri.. non so, molto più grande di me.. nei tuoi occhi c'è qualcosa che nei miei non c'è», mi accarezza la guancia, facendomi sedere sulle sue ginocchia.
«Perché, amore mio,» gli circondo il collo con le braccia, ascoltandolo, «i tuoi occhi sono quelli di una bambina, nel senso che sono puri.. non c'è merda, non c'è malizia o volgarità.. quando mi guardi, io mi sento amato per quello che sono, non per altro. Mi ami perché sono così e anche io ti amo per questo, è questo quello che mi piace di noi due. Tu dici che nei miei occhi c'è qualcosa di speciale, ma io dico che l'unica cosa di speciale qui sei tu, piccola».
Alzo gli occhi al cielo.
«Che sdolcinato. Non ci credo neanche se mi paghi, Pattinson. Dove l'hai letta questa?, sentiamo».
«Donna di poca fede, guarda che lo penso davvero. Non l'ho letto proprio da nessuna parte, scema».
«Ah, davvero?».
«Già, davvero! Perché ti amo e mi stai facendo diventare un cazzo di sdolcinato, Stewart».
«Mi dispiace, Pattinson, non è colpa mia», mi piace quando ci chiamiamo per cognome, è divertente.
Amo il modo in cui pronuncia il mio cognome.
Con quel suo fottutamente sexy accento inglese.
«Si, invece! Hai ragione, diventerò gay».
«Ho sempre voluto un amichetto gay, sai?».
«E poi con chi dormi?».
«Sempre con te».
«Allora non potrò mai diventare gay.. non con te nel mio stesso letto, ti sei vista? Dio!».
«Pattinson!» urlo, scoppiando a ridere. «Quanto sei volgare?».
«Ma veramente non ho detto un cazzo ancora..».
«Ecco, appunto. Pff, che scemo che sei!» gli salto addosso, abbracciandolo e facendoci finire distesi sul letto, ancora ricoperto di roba da vestire.
«Okay, sono scemo, ma tu mi ami lo stesso, vero...?», sembra serio mentre me lo dice.
«Ovvio», sono seria quando rispondo.



«Metti in moto, baby!» urlo.
«Oddio, Kristen, non ti ho mai vista così felice di un viaggio in macchina!».
«Stiamo andando nella casa in campagna di tua nonna, per due settimane da soli. Lasciami essere felice, ragazzo».
«Sono felice se tu sei felice..», accende l'auto e io mi sento ancora più euforica. Due settimane da soli, nella vecchia casa di campagna di sua nonna. E' incredibile che lo stiamo facendo davvero dopo tutto questo tempo, me l'ha sempre promesso ma non ci ho mai creduto fino in fondo e adesso eccomi qua: nella macchina della sorella di Robert che gli ha prestato per questa occasione, con la mia valigia e quella di Robert nel bagagliaio, un Robert sereno e tranquillo e io ho un enorme sorriso in faccia che non riesco a togliermi, e non voglio neanche farlo.
«Io sono felice, Rob» dico, e quando lui mette la mano sulla marcia io allungo la mia e la metto sopra la sua.
«Si nota, piccola».
«Gli unici viaggi in macchina che ho fatto erano con la mia famiglia, cerca di capirmi.. sono euforica!».
«Piccola, se avessi saputo che bastava un viaggio in macchina per renderti felice ti avrei portato a girare l'Inghilterra mesi fa'..», mi sorride e stringe la mia mano mentre esce dal parcheggio. La nostra piccola vacanza da soli è ufficialmente iniziata.
Prendo il mio zaino, che ho appoggiato ai miei piedi quando sono salita in macchina, e tiro fuori un CD.
«Amore?».
«Si?», Robert guarda fisso la strada.
«Posso mettere un CD?».
«Che CD?».
«Mmh.. l'ho fatto.. io.. cioè, in realtà me l'ha fatto Taylor, ma le canzoni le ho scelte io».
«Che canzoni ci sono?».
«Non posso semplicemente mettere il CD così le ascoltiamo e basta, amore?».
«Oh.. okay».
«Grazie..», gli passo il CD e aspetto.
Robert lo infila nella radio e parte la prima canzone.
Niente di che.
La ascoltiamo e io nel frattempo mi torturo le mani.
Mi è venuta questa idea malsana circa due giorni fa', quando ho chiesto a Taylor di farmi questo CD e non so ancora se funzionerà, o se avrò il coraggio di metterla in atto.
Ma quando parte Nothing but love dei Trading Yesterday la mia bocca si sta già muovendo da sola.
«Un giorno perfetto.. è ogni giorno della mia vita che passo con te», mi volto timidamente verso di Robert, che si è subito accorto di cosa sto facendo: sto cantando e non l'ho mai fatto davanti a lui, ho davvero paura che non possa piacergli ma lui si limita a sorridere così continuo. «non so spiegare come io mi innamoro di ogni cosa che fai..».
Robert sorride ancora di più e inizia a cantare insieme a me.
La sua voce è la più bella del mondo.
«perché non potrei chiedere di più.. dell'amore, della vita.. di te!».
«e sono persa nella dolcezza del tuo sorriso.. cadere nel tuo amore, è dove potrei spendere la mia vita».
«e so che noi possiamo conquistare il mondo, solo me e te, ragazza.. non è niente se non amore».
«e guardarti.. è guardare come tu rendi la mia vita così completa! E conoscerti, condividere la tua gioia e il tuo dolore, e le tue risate con me.. perché non potrei chiedere di più dall'amore e dalla vita, di te!».
La mano di Robert stringe forte il mio ginocchio e io appoggio la mia sopra la sua, mentre la strada scorre davanti a noi. Cantiamo l'ultimo pezzo insieme ed è meraviglioso come anche le nostre voci sembrino completarsi, non l'avrei mai detto. «E anche se il cielo cadesse e si rompesse nel mare, so di averti e tu hai me, amore.. ed è tutto quello di cui abbiamo bisogno».
Sorrido e la canzone finisce mentre noi due ci teniamo ancora le mani.
«Hai una voce meravigliosa, Kristen.. perché me l'hai tenuto nascosto?».
«Prima di tutto, sei tu il cantante fra i due.. e secondo, non te l'ho tenuto nascosto, semplicemente stavo aspettando il momento giusto e questo era decisamente un buon momento».
Lui sorride e io ricambio.
Tiene la sua mano sul mio ginocchio per la maggior parte della durata del viaggio.
Ogni tanto, quando il CD finisce, Robert mette la seconda traccia, quella con la canzone, e la cantiamo di nuovo insieme. Adesso però facciamo facce buffe e storpiamo le parole, ridendo come pazzi. Robert continua a chiedermi perché non gli ho mai detto di avere una voce del genere e io lo ignoro, non penso di essere tutto questo granché, ma lui insiste, dice che sono davvero brava, che magari potremo cantare insieme qualche volte, insieme. L'idea di cantare insieme mi piace, basta che non mi costringa a salire su un palco, potrei morire.
Dopo quasi un'ora di viaggio, accendiamo la radio.
Good Time dei Owl City & Carly Rae Jepsen, parte.
Inizio a muovere la testa, a ritmo di musica.
«Non ti facevo tipo da musica commerciale..» dice Robert.
«Non è commerciale, è divertente».
«Pensavo che ti piacessero un altro genere di cantanti».
«Oh, andiamo Rob, è solo una canzone! E' bella, divertente, mi piace la voce ed è okay così.. non analizzare, lasciati.. lasciati semplicemente andare, va bene..? In questi giorni.. fallo, lasciati andare davvero.. per me».
Lui sposta per un secondo lo sguardo sulla strada per guardarmi.
«Non.. non sono divertente?» chiede, triste.
«No! No, amore! Non intendevo quello! Solo.. sei sempre abbastanza serio per un ragazzo della tua età.. sembra che tu riesca a essere felice e spensierato solo con me, ed è una cosa bellissima eh.. ma quando stiamo con altri tu diventi serio, non ridi molto.. voglio che queste due settimane ti aiutino a lasciarti un po' andare. Possiamo fare quello che vogliamo, Rob. E' una specie di p..prova, no?», mi mordo il labbro ed evito il suo sguardo.
«Una prova per che cosa..?».
«Per.. per quando.. v..vivremo insieme...?» me la tento.
Lui sorride divertito e torna a guardare la strada.
«Lo pensi davvero?».
«C..che cosa?».
«Che vivremo insieme».
«Si.. ehm, si.. un.. un giorno».
«Mmh.. e come sarà?».
«Che vuoi dire?».
«Se ne sei sicura, dimmi come sarà. Avremo una casa tutta nostra?».
«Oh, si...», nella mia testa è già tutto pronto, persino il colore delle piastrelle del bagno.
«Un appartamento o una casa a più piani?».
«Prima un appartamento.. quando avremo più soldi, una villa».
«Grandioso.. quanti piani?».
«Mmh.. tre. No, quattro!».
«Cosa ci sarà nel primo?».
«Il salotto. Tanti divani, cuscini, una libreria, un tavolo in legno, una scrivania.. magari un tappeto persiano rosso, che dici?», questo gioco mi piace.
«Ottima idea. E il secondo piano? Io dico una cucina. Grande, voglio che cucini un sacco di cose per me».
«Okay.. vecchio stile, tipo quella che ha mia nonna, un giorno te la farò vedere. E il terzo piano?».
«Camere da letto...», si gira e mi sorride malizioso.
Arrossisco.
«Vorrei un letto gigante..».
«Si, anche io, ho bisogno di spazio la notte..».
«Bugiardo, ti stringi sempre a me, mi stritoli, Rob».
«Senza di te non dormo, piccola. Okay, quindi camera da letto con letto enorme! E l'ultimo piano lo lasciamo libero..».
«Per cosa..?».
Ma Robert indica qualcosa davanti a noi, cambiando argomento.
«Siamo arrivati».
Davanti a noi ci sovrasta una villa in perfetto stile inglese, nel bel mezzo della campagna.
«Benvenuti a villa Pattinson» annuncia Robert.


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«Questa.. questa casa è di tua nonna?» chiedo, una volta scesa dall'auto.
«E' una delle più piccole, ma è una delle mie preferite da quando sono piccolo. Ci passavo le estati con Lizzie e Victoria, qui» racconta Robert e io lo vedo che sorride al ricordo. Questa casa mi piace già se gli fa' questo effetto.
«E'.. davvero bella, amore» dico, prendendolo per mano.
Sta per dire qualcosa quando una voce che non conosco mi fa' sobbalzare.
«Thomas! Oh, Robert, come sei cresciuto!», una signora, con grandi occhi azzurri come quelli di Robert esce correndo dalla casa davanti a noi. Indossa un abito blu lungo fino al ginocchio, con un scollo forse un po' troppo ampio per una donna della sua età, ha un giro di perle al collo e grandi orecchini a cerchio, i capelli biondi cotonati e un sorriso invidiabile. Mi sta immediatamente simpatica. «Nipote mio, da quanto non ti vedo?», abbraccia Robert, che ricambia l'abbraccio un po' più goffamente, visibilmente in imbarazzo per la scena.
«Nonna.. ehm, lei è Kristen, ti ho parlato di lei..», appena scioglie l'abbraccio, mi indica, sorridente.
La donna mi sorride, gentile.
«Kristen. Incantevole!», e mi abbraccia. Forte. Davvero molto forte per una signora della sua età.
«Piacere di conoscerla..» dico, timidamente.
«Piacere mio, cara. Io sono Maggie, ma chiamami pure nonna. Robert mi ha parlato di te al telefono, ormai sei di famiglia», mi dà un buffetto sulla guancia e io arrossisco, questa signora è davvero simpatica, anche se molto espansiva.
«O.. okay, Maggie.. ehm, nonna».
«Brava. Mmh, posso chiederti una casa, bambina?».
«C..certo», sento la mano di Robert cercare la mia e io l'afferro subito.
«Non sei di qui, giusto? Sei americana, di Los Angeles», la sua non è una domanda, ma annuisco lo stesso.
«Si..si, signora».
«Nonna.», mi ricorda affettuosamente, «Riconosco un accento americano forte come il tuo quando ne sento uno! Non perderlo mai, tesoro».
«Ehm, g..grazie Mag...nonna».



Pov Robert


Mia nonna ci accompagnò dentro casa, spiegando a Kristen dove si trovava la cucina, il soggiorno, i quattro bagni, le tre stanze da letto, la biblioteca, la mansarda, la dispensa con dentro talmente tanto roba da mangiare che sembrava rifornita per un esercito, il portico, il giardino, la sala da pranzo esterna ed interna e anche la mia vecchia camera di quando ero piccolo e restavo a dormire qui con le mie sorelle. Adesso quella stanza era diventata una specie di studio, ma indicai comunque a Kristen un angolo del muro dove c'era ancora inciso il mio nome.
«Avevo dodici anni..».
«E ti mettevi a raschiare i muri, Robert?» mi chiese lei, fingendosi scioccata.
Risi,
«Magari potrei incidere anche il tuo, se vuoi».
«Eccome se voglio, amore..» disse sottovoce per non farsi sentire da mia nonna, che parlava al telefono vicino alla finestra.
Cinque minuti dopo mia nonna si girò di nuovo verso di noi, sorridente.
«Purtroppo c'è stato un imprevisto... speravo di poter pranzare con voi, ma ahimè devo correre all'aeroporto per prendere il primo volo per Parigi. Comunque, ho chiamato Lucy, la domestica personale di questa casa, e dovrebbe arrivare domani pomeriggio; Caleb invece verrà la prossima settimana per controllare i cavalli come sempre..».
«Cavalli!?» esclamò Kristen, meravigliata. «Ci.. ci sono dei cavalli in questa casa?».
«Oh, si.. tre. Due maschi e una femmina. Li ho comprati qualche mese fa' e ho assunto Caleb per controllare le stalle e i cavalli, arriverà la settimana prossima e resterà finché non andrete via. Così potrai fare anche qualche cavalcata, che dici?».
«Sarebbe grandioso.. grazie!», per poco Kristen non si metteva a saltellare.
Perché non sapevo che le piacevano i cavalli?
Mia nonna sorrise radioso, dando l'ennesimo buffetto sulla guancia a Kristen.
«Ora devo proprio scappare.. è stato un piacere conoscerti, Kristen cara».
«Anche per me è stato un piacere conoscerla, ehm.. conoscerti..».
Mia nonna abbracciò prima Kristen e poi me, baciandomi su entrambe le guance come quando ero bambino. «Ottima scelta, ragazzo mio» mi sussurrò all'orecchio, per poi aggiungere a voce alta: «ti voglio bene, appena posso vengo a farvi visita», sorrise di nuovo a entrambi e poi lasciò la stanza, affrettandosi ad uscire per non perdere il volo.


«Tua nonna è una persona davvero dolcissima..», mi dice Kristen mentre disfa entrambe le nostre valigie e sistema la roba dentro l'enorme armadio che c'è contro la parete della stanza da letto che abbiamo scelto: la più piccola e semplice, ma anche la più antica della casa. Il letto è molto alto e grande, i mobili sono per la maggior parte in legno o ferro battuto.
«E' un po' fuori di testa».
«Non è vero! E' solo.. molto espansiva, ecco..».
«Quindi, ti sta simpatica?», lei solleva la testa e sorride.
«Molto. Sono felice di averla conosciuta, Rob. Sono felice di avere conosciuto un membro della tua famiglia...».
«Conoscevi Lizzie..».
«Tua sorella e basta, tu conosci mia madre, mio padre e i miei fratelli..», torna a occuparsi della valigia.
«La mia famiglia non è come la tua, piccola.. lo sai».
«Si.. si lo so, amore...».
«Ehi, ti va' di andare al lago..?» chiedo, giusto per cambiare argomento.
Lei mi guarda incuriosita.
«Lago? C'è un lago qui?».
«Non lo definirei proprio un lago.. è piccolo, ma puoi farci il bagno, che te ne pare?».
«Mi sembra.. davvero fantastico!», quando è felice diventa come una bambina di cinque anni, è davvero la cosa più dolce e tenera che io abbia mai visto in vita mia.
Faccio il giro del letto e la prendo per mano.
Le prendo il viso fra le mani e la bacio piano sulle labbra.
«Ti amo..».
«Ti amo anche io».
«Andiamo a lago, prendo la macchina».
«Ti aspetto..».
Esco di casa e inizio ad accendere la macchina.
Sono davvero felice che Victoria mi abbia prestato la sua.
Mi ha detto che tanto lei non ne ha bisogno perché il suo ragazzo la passa a prendere quando devono uscire. Conosco il ragazzo, si frequentano da quasi un anno, si chiama Harry ed è un tipo apposto, molto posato e serio, come mia sorella, penso che siano una coppia davvero molto simile. Forse anche troppo. Se devo prendere come esempio me e Kristen, che a volte sembra che veniamo da due pianeti opposti, penso che un po' di differenza nell'amore ci debba essere, mentre Victoria e Harry a volte sono così simili da sembrare fratello e sorella e non fidanzati.
Dopo qualche minuto Kristen esce di casa.
Si è cambiata e indossa un paio di pantaloncini corti in jeans e una maglietta verde scuro a maniche corte con un paio di all stars.
Entra in macchina sorridendo.
«Allora, dove si trova il posto?».
«Non molto lontano, saremo di ritorno per cena» dico, mentre la macchina si allontana dalla casa di campagna.
Lei annuisce e si sistema meglio sul sedile.
Ha il volto dalla mia parte, si morde il labbro e mi fissa.
Restiamo così per tutto il tempo.
Lei non dice niente.
Io non dico niente.
Ma sento i suoi occhi su di me, che invece sono costretto a guardare davanti a me perché non voglio assolutamente farle correre qualche rischio.
Dopo quindici minuti di macchina ci troviamo nel bel mezzo del nulla, in un luogo pieno dei miei migliori ricordi d'infanzia. Quando scendo dalla macchina mi sembra di tornare bambino. Mi tornano in mente tantissime immagini che pensavo di non riuscire più a ricordare: me e Lizzie che corriamo in mezzo all'erba, Victoria che si tuffa dalla vecchia piattaforma in legno che dà sul lago, piccolo ma profondo. Mia nonna che ci guarda e ride, si fa' il bagno con noi, ci porta da mangiare in cestini in vimini, me e le mie sorelle mentre mangiamo su una tovaglia di fiori, l'estati che scorrevano serene quando i nostri genitori erano via per lavori per mesi e mesi. Adesso è tutto di nuovo qui.
E non è solo questo.
Adesso posso condividere questi ricordi con la persona con la quale intendo crearne di nuovi.

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«Buttati!» urlo.
«Non ci penso neanche! Si sta facendo buio e non ho il costume, Rob».
«L'acqua è meravigliosa! Non è neanche fredda. Avanti, amore, buttati!».
«Non ho il costume!» ripete, coprendosi la bocca con la mano per nascondere il sorriso.
«Perché, io si?», era vero. Per buttarmi in acqua mi ero sfilato maglietta, scarpe e jeans, restando in boxer.
«Non ci penso neanche, Rob..».
«Per favore!».
«Ho detto di no».
«Kristen, buttati!».
«Non mi spoglio, Robert! Potrebbe arrivare qualcuno da un momento all'altro...», si guarda attorno, come se ci fosse davvero qualcuno pronta a osservarci da dietro un cespuglio o un albero.
«Amore, per favore...».
«Che palle che sei! Okay, okay, okay! Lo faccio, contento?».
«Una Pasqua. Avanti, via quella maglietta, piccola! E i jeans anche..».
Kristen sbuffa ma comincia a sfilarsi i vestiti.
Via la maglietta.
Oh, amore della mia vita...
Si sfila i jeans, si tira indietro i capelli dietro le orecchie, imbarazzata.
La dolcezza e la timidezza di questa ragazza è infinita.
L'ho già vista più di una volta nuda ma si imbarazza ancora a spogliarsi.
«Ti odio.. lo sai?» mormora, mentre lascia scivolare i jeans lungo quelle gambe meravigliose.
«E io ti amo.. forza, piccola, buttati! Ti prendo io».
La vedo prendere un bel respiro.
Chiude gli occhi e si rilassa.
Quando apre gli occhi vedo il suo incantevole verde smeraldo illuminarsi con la poca luce che resta di questa giornata.
Il tramonto fa' da sfondo a quel corpo bellissimo mentre inizia a correre lungo la passerella, per gettarsi nel lago.
Affondo a pochi centimetri da me.
Quando riemerge, si getta subito fra le mie braccia.
Bagnata, infreddolita e tremante.
«La mia bambina.. sei davvero bellissima» le dico, guardandola dritta negli occhi.
Lei si morde un labbro, nervosa. Timida, si porta una ciocca di capelli bagnati dietro le orecchie per poi sporgersi verso di me per baciarmi sulle labbra.
Le stringo i fianchi e lei intreccia le gambe dietro la mia schiena mentre io tengo a galla tutti e due.
Le accarezzo il viso,
«Sei la cosa più importante della mia vita, lo sai, vero?».
Lei annuisce,
«Lo so, perché tu sei la mia, Robert».


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non.mi.piace.
mi piace giusto il pezzo della canzone e di nonna maggie.
scusatemi per la noia.
ma questa storia si sta concludendo, non andrà avanti ancora per molto.
non avrebbe senso, diventerebbe pazzescamente noiosa!
comunque sia, non sto dicendo che finirà domani quindi calma.
ah, vi dò un consiglio: tenete d'occhio caleb, ho una mezza idea in testa.
non so che altro dirvi quindi.. be', ciao :3
vi voglio bene.
grazie per aver letto il capitolo anche se era una palla.
le canzoni che ho scelto però sono meravigliose, vero?
e le immagini dei posti? io ci vorrei andare in posti del genere!
e l'ultima gif?
queste sono le cose belle del capitolo.
baci baci, alla prossima.
ah se volete sto scrivendo anche un'altro ff robsten, che è qui.

.





 



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Capitolo 26
*** english tea. ***


Pov Kristen

«Mmh.. Rob.. mi spieghi cosa stai facendo da due ore?».
«Secondo te cosa sto facendo?».
«Rompendo i coglioni».
«Ah ah, spiritosa. No, scheggia, sto baciando la mia ragazza».
«E mi baci, scemo?», Robert sale ancora più sù, baciandomi il ginocchio e poi ancora più sù.
«Non posso?» solleva il viso e mi lancia uno sguardo di sfida, sorridendo.
«S..si. Solo che.. , cazzo» dico, coprendomi il viso con le mani e arrossendo.
Lui ridacchia e continua a baciarmi. Arriva a una delle cosce e inizia a mordere piano. «Sono le otto di mattina, e sai cosa voglio fare..?» mi sussurra, mentre continua a mordermi piano, succhiando piano la pelle.
Fremo.
Dio, perché deve farmi questo effetto?
«No, cosa amore?».
«Voglio..» si solleva e si puntella sui gomiti finché non si sistema meglio, il suo viso a pochi centimetri dalla mia faccia, il suo corpo così vicino al mio. «voglio fare l'amore con l'amore della mia vita, cioè con te, piccola..» mi bacia piano, posando delicatamente le sue labbra sulle mie e io ricambio il bacio, cingendoli il collo con le braccia. Non è il ragazzo più dolce del mondo? Lo amo come non ho mai amato nient'altro in vita mia, penso di amarlo anche più di quanto ami me stessa e non voglio perderlo mai. Sopratutto quando dice cose del genere, cose come "voglio fare l'amore con l'amore della mia vita", che diventerà il mio gioco di parole preferito in assoluto da ora in poi.
«Rob?».
«Si..?», mi accarezza il viso e la sua mano scende fino al mio stomaco. Stanotte abbiamo dormito poco o niente - per ovvi motivi - quindi indosso solo una sua maglietta e l'intimo, senza reggiseno.
«Penso che.. penso che tu sia l'uomo della mia vita, e dico sul serio» scosto una ciocca ribelle dal suo viso d'angelo malefico e mi concentro su quei due occhi di ghiaccio, «anche se posso sembrare una tredicenne isterica.. puoi.. puoi restare con me?» chiedo, imbarazzata. E' una domanda stupida, senza senso, ma ho bisogno di sentire la risposta. Voglio una certezza, la certezza che mi sveglierò ogni mattina e lui sarà con me, per sempre. Per il resto della mia vita, che sarebbe davvero misera senza di lui.
Robert scuote la testa, divertito. «Piccola mia.. ma quando imparerai che io non vado da nessuna parte?», mi bacia la guancia, abbracciandomi.
Mi tengo a lui, il mio angelo e il mio demone insieme. «Tu dimmelo lo stesso...».
«Per sempre. Per sempre, amore mio. Io e te. Non vado da nessuna parte, non senza di te, scheggia», mi bacia sul naso e io sorrido. Ha detto esattamente tutto quello che volevo sentirmi dire. «Adesso.. ho un piano» dice, fingendo una faccia seria.
Sto al gioco. «Ah si? E quale sarebbe, amore?».
«Allora.. prima di tutto, via la maglietta, signorina» rido e lui mi aiuta a sfilarmi la maglietta.
Le sue mani mi stringono i fianchi e io fremo a quel contatto, forte e deciso, ma mai brutale o eccessivo. «Mi piace questo gioco, ci siamo allenati tutta la notte».
«Mmh, eccome piccola. E' il mio gioco preferito», inizia a baciarmi le labbra, poi il collo, scende sulla spalla e nel frattempo una mano scivola lungo la mia gamba, lenta e maledettamente eccitante. Dio. «Oggi chi vince, amore?» mi chiede, scendendo lungo lo stomaco e riempiendomi di tanti piccoli baci e morsi.
Riesco a parlare? Non ne sono sicura. Non in queste condizioni.
«Mmh.. e.. entrambi».
«Sicura, piccola? Posso farti vincere se vuoi, lo sai..», la sua mano si infila dentro i miei pantaloncini e io mi mordo il labbro.
«N..no» dico, cercando di sembrare sicura anche quando in realtà vorrei urlare di si. Si, si, vinco io! Ma poi mi ricordo l'altra notte quando "abbiamo vinto insieme" e cambio idea. «insieme, davvero amore...».
«Va bene, piccola» tira fuori la mano dai miei pantaloncini e si sistema in mezzo alle mie gambe, riprendendo a baciarmi all'inizio piano, poi con sempre maggiore intensità. Sfila i pantaloncini facendoli scivolare sulla mie gambe. Mi bacia dietro l'orecchio e io sorrido mentre gli accarezzo la schiena, poi mi torna in mente una mano: abbiamo finito le precauzioni ieri notte, abbiamo usato l'ultima alle quattro del mattino. Ma ho davvero voglia di interrompere tutto questo? Non ci penso neanche.
Sfilo i boxer di Robert e lui mi aiuta a togliermi l'ultimo pezzo di stoffa che mi resta addosso.
«Ti amo» mi dice, prima di entrare dentro di me.
Non è come la notte scorsa, non c'è un desiderio folle, non c'è neanche un po' di dolore, solo tanto amore e dolcezza. Robert entra ed esce con estrema delicatezza, facendo attenzione ogni volta come se fosse la prima. Lo amo. Dio, se lo amo. E glielo dico mentre lo aiuto ad aumentare il ritmo. Gli accarezzo il viso e gli mordo le labbra con forza perché non voglio far uscire neanche un po' di tutto questo piacere dalle mie labbra, voglio che resti dentro di me per sempre. Ogni volta con Robert è come la prima, la gioia è la stessa.
Lo sento ansimare e il respiro gli viene meno.
Ma io non ci sono ancora.
Voglio che duri ancora un po'.
O forse all'infinito.
«Rob.. amore, guardami» gli dico, e lui lo fa'.
«Ti amo..» mi dice.
«Anche io, tesoro... buono, Rob.. fa' da bravo», lui ride e diminuisce il ritmo.
Mi bacia e mi stringe un fianco con una mano mentre con l'altra mi sfiora un seno per poi salire sul mio viso, stringendolo. Mi tiene il mento e mi costringe a guardarlo negli occhi mentre accelera un po' di più, «Sei bellissima» dice, ed è serissimo.
In quel momento arriviamo tutti e due, vinciamo tutti e due.

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Mi sistemo meglio sulle lenzuola.
Robert mi accarezza la schiena nuda, scendendo fino al fondo schiena e poi risalendo lento.
Siamo ancora senza vestiti, sdraiati sul letto, stanchi e felici. Solo un lenzuolo leggero a coprirci.
«Amo questo posto..» dico, voltando il viso verso di lui e accennando un sorriso.
Lui allunga una mano e mi scosta una ciocca di capelli dal viso, sorrido. «Anche io, è bello stare finalmente da soli».
«Assolutamente..».
«Sei stata grandiosa prima, piccola» mi cinge la vita con un braccio, attirandomi a lui. «Ma credo di averti fatto stancare davvero molto..», mi bacia sulla tempia, come piace a me, «quindi ora, dormi».
«Non ho sonno..» protesto.
«Non riesci neanche a parlare, piccola..» sorride e mi bacia di nuovo, io mi accoccolo contro il suo petto.
«Si invece.. facciamo di nuovo l'amore dopo..?» chiedo, timida.
«Certo, amore.. dopo però, ora la mia bambina deve dormire.. forza, scheggia, a nanna».
«Mmh..», e mi addormento fra le sue braccia.


Quando mi sveglio instintivamente allungo una mano verso l'altra metà del letto come ho fatto per tutto la settimana, ma tutto quello che trovo è il nulla. Apro gli occhi e vedo chiaramente che Robert non c'è, ma al suo posto c'è un foglio. Incuriosita, mi metto a sedere coprendomi con il lenzuolo e leggo.

Ehi, ma lo sai che dormi davvero tanto, piccola?
Cioè, ma molto molto molto.
E sei così bella quando dormi.. potrei guardarti dormire per ore, ma purtroppo non abbiamo più cibo così sono andato in città a fare la spesa. Lucy oggi ha il giorno libero e io non volevo farti morire di fame; ti prendo il cioccolato, il latte, i biscotti, qualche pizza da riscaldare e pensavo anche a qualche uova così mi prepari una torta.. mi andrebbe davvero tanto, amore. Per piacere! Per me! Okay, hai detto di si, lo so. Non puoi dire di no a me, hai detto che sono l'uomo della tua vita, ricordatelo sempre, scheggia!
Comunque, quando ti svegli scendi al piano di sotto che c'è la colazione pronta.
Ti amo,
torno presto.
Rob

Sorrido come un ebete mentre rileggo di nuovo la lettere.
Quanto può essere dolce un ragazzo? Ancora non ci credo che sia davvero tutto mio.
Con ancora un sorriso idiota in faccia mi stringo al petto il lenzuolo e decido di scendere al piano di sotto così, tanto Lucy - la domestica personale di questa casa - oggi non c'è e Robert tornerà chissà quando. Mi stringo il lenzuolo intorno al corpo e scendo le scale. Quando arrivo in cucina, però, sento qualcuno muoversi dentro la stanza. «Amore?» chiamo; magari Robert è tornato prima. Entro in cucina e per poco non lascio andare il lenzuolo dallo spavento quando mi ritrovo un ragazzo sconosciuto davanti, a neanche un metro di distanza. «Cazzo!» esclamo, spaventata.
«Merda!» anche il ragazzo sembra sorpreso di vedermi.
Restiamo qualche secondo a fissarci. Non so che fare.
Dov'è Robert? Voglio Robert qui con me, adesso!
«Scusa, la signora Pattinson non mi aveva avvertito che ci sarebbero stati degli ospiti» dice, dopo un po'. Evita di guardarmi e in quel momento mi accorgo di indossare un lenzuolo. Solo un lenzuolo. Sotto sono nuda. Oh merda, cazzo, cazzo, cazzo. Arrossisco fino alla punta delle orecchie.
La signora Pattinson?
Adesso ricordo. «Tu.. tu devi essere.. C.. Caleb, vero?».
«Si, sono io.. e tu chi sei? Sei la nipote della signora Pattinson?».
«No... veramente io sono la ragazza di suo nipote. Siamo qui in.. vacanza, ecco» spiego, sempre più in imbarazzo.
«Ah.. la ragazza, eh?».
«Già.. lui.. sarà di ritorno a momenti.. mi ha preparato la colazione» dico, e mi guardo intorno alla ricerca di quest'ultima. Senza trovarla. «Strano.. Robert ha detto.. che mi aveva preparato la colazione..» penso a voce alta.
Caleb guarda verso il tavolo e si infila le mani in tasca. «Credo che sia colpa mia...».
«Cosa?».
«A volta Lucy sa che vengo e mi prepara la colazione.. ho pensato che fosse per me e l'ho mangiata, mi dispiace», ma non lo sembra affatto.
«Ah...».
In quel momento sento la porta di casa aprirsi e Robert fa' il suo ingresso poco dopo in cucina. «Amore, sei sveglia, come era... e tu chi cazzo sei!?», si accorge solo dopo di Caleb. Lo fulmina con lo sguardo e a me torna in mente la scena di Robert che rompe il naso a un tizio.
«Lui è Caleb. Ti ricordi di lui, vero? Tua nonna.. lui è lo stalliere» dico.
«Tu devi essere il nipote della signora Pattinson», Caleb gli porge la mano ma Robert la ignora volutamente, voltandosi verso di me.
«Amore, vai a metterti qualcosa addosso, per piacere.. ah, com'era la colazione?».
«Ehm...».
«L'ho mangiata io» si intromette Caleb.
Robert si gira verso di lui, uccidendolo con lo sguardo. «Cazzo hai fatto, tu?».
«Pensavo che l'avesse preparata per me Lucy», affonda le mani nelle tasche dei jeans. Non avrà più di vent'anni, capelli castano scuro un po' lunghi, alto quasi quanto Robert, vecchi jeans e maglietta nera attillata, stivali da cavalcata. «colpa mia».
«Tu ha mangiato la colazione della mia ragazza!?».
«A quanto pare si. Come ho detto: colpa mia».


Pov Robert

Quel ragazzo è davvero strano.
Caleb, ecco come ha detto che si chiama Kristen. Ricordo vagamente mia nonna che me ne parla. Ero concentrato sul fatto che avrei avuto questa enorme casa tutta per me e Kristen.
«Amore, per favore, puoi andare a metterti qualcosa addosso?» dico a Kristen, che è al mio fianco e si stinge al petto il lenzuolo, pudica.
Come piace a me.
Lei annuisce. Si solleva sulle punte e mi bacia sulla guancia, poi solleva una mano in segno di saluto a Caleb che ricambia con un sorriso e se ne va'.
«Tu sei il nipote della signora Pattinson» dice, non è una domanda.
«Si, sono io».
«E quella era la tua.. ragazza? State insieme?».
«Esatto, la mia ragazza» dico, sperando che capisca l'antifona.
Ma a quanto pare è abbastanza stupido. «State qua in vacanza?».
«Si».
«Non mi sembri un tipo troppo loquace».
«Invece a me sembra che tu parli troppo».
Rimase in silenzio per un po'.
«Resterò qui finché non andrete via».
«Puoi andartene, non c'è bisogno di te».
«Sono stato pagato, resterò qui».
«Parlerò io con mia nonna, ma tu devi..».
«Devo occuparmi dei cavalli, scusami» e detto questo mi diede le spalle e se ne andò.
Non rimasi certo a guardarlo andare via.
Non con Kristen al piano di sopra.
La raggiunsi in camera; si stava sistemando il gancetto del reggiseno e mi dava le spalle. «Non dovresti tenere la porta aperta..» dico alla sua schiena.
Lei fa' un piccolo salto per lo spavento e poi si volta a guardarmi. «Dio, mi hai fatto prendere un colpo.. pensavo fosse Caleb».
Sentire il suo nome mi fa' subito finire l'umore sotto terra, è appena arrivato e già non posso sopportare di stare sotto lo stesso tetto. Questo pensiero mi fa' chiedere dove diavolo dormirà stanotte, ma ora non voglio pensarci. «Parlavo proprio di quello» dico, «dovresti chiudere la porta d'ora in poi..» mi avvicino a lei e l'aiuto a chiedere bene il gancetto del reggiseno. Lei mi dà le spalle. «Non vorrei mai che entrasse in camera trovandosi davanti una scena come questa..» poso le labbra sulla sua spalla e la sento rilassarsi sotto quel tocco.
«Mmh..».
«Non è meglio così, amore?».
«Okay, Rob.. chiuderò la porta.. lo prometto».
Indossa solo l'intimo. Un'attentato al mio autocontrollo. «Brava..» le mordo piano l'orecchio, stringendole i fianchi.
«Grazie..» si gira e mi bacia, mordendomi piano il labbro e giocando con i miei capelli.
La spingo gentilmente verso il letto e in un attimo lei mi sta sfilando la maglietta. Continuo a baciarla, sdraiandomi piano sopra di lei. «Kris..» le sussurro all'orecchio, «ti ricordi cosa mi hai fatto promettere?».
I suoi occhi si illuminano, annuisce. «Ti amo».
Mi sfilo i jeans e lei mi aiuta a tirare giù i boxer. In meno di un minuto sono dentro di lei. Cerco di fare piano ma il pensiero di Caleb torna a farsi sentire, mi viene in mente il modo in cui la guardava e riverso la mia gelosia su Kristen, che subisce in silenzio, ricambiando ogni bacio, riempiendomi di carezze. «Amore, va tutto bene, sono qui.. piano, per piacere, Rob.. non c'è bisogno di.. questo» mi dice, sorridendomi e io mi calmo. Perché lei mi fa' questo effetto. Sinceramente, penso che lei sia il posto migliore in cui sono stato. Kristen è il mio posto preferito. E' l'unico posto in cui vorrei restare per tutta la vita, in cui potrei restare senza stancarmi mai. Mai. Mai, lo giuro.

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                                                                                                                *


«Rob, a cosa stai pensando?», Kristen mi sta accarezzando i capelli, ho il viso premuto contro il suo seno.
A lui, amore mio, ecco a cosa penso. A come odio il modo in cui ti guarda. «Niente».
«Non è vero.. c'è qualcosa, dimmelo».
«Ho detto niente, Kristen».
«Non arrabbiarti, però..» le sue mani si fermano e io capisco che ho esagerato e che ce rimasta male.
«Non sono arrabbiato, piccola..», le bacio la pelle morbida, calda, «che ora è, amore?» chiedo, per cambiare argomento.
Lei si gira verso il comodino, dove ha sistemato una vecchia sveglia. «Quasi ora di cena.. hai fame?».
Chiudo gli occhi e affondo ancora di più in quel mio piccolo paradiso privato. «Si, ma non di cibo..».
«Rob.. l'abbiamo fatto neanche dieci minuti fa'..».
«E allora?».
«Hai ragione. E allora..? Vieni qui e baciami, scemo».


Pov Kristen


«Adesso dovremo mangiare qualcosa sul serio..» mormora Robert, le labbra che si muovono sopra i miei capelli.
«Vuoi un thé, my sweet english boyfriend?» chiedo, prendendolo in giro.
«Ah ah, disse la ragazza di Los Angeles. Si, gradirei molto un thé, americana».
«Agli ordini, sovrano d'Inghilterra!» mi tiro a sedere, coprendomi con il lenzuolo.
Mi guardo intorno alla ricerca della mia roba da vestire, ma non la vedo da nessuna parte.
«Ehm.. amore, dove è finita la mia maglietta? E.. il resto?».
«Oh..», Robert si sdraia sulla pancia, e io non riesco a non far cadere lo sguardo sul suo meraviglioso.. «E che cazzo, copriti Robert!» urlo, lanciandogli un cuscino.
Lui ride e mi rilancia il cuscino. «Che fastidio ti dò?».
«Sto cercando i miei abiti - che tu hai lanciato da qualche parte - e tu e il tuo.. perfetto lato B mi distraete, okay?».
«Perfetto lato B, eh? Amore.. ti sei mai vista allo specchio? Hai un cu..».
«ROBERT!» mi copro il viso con le mani, per nascondere la mia vergogna. Dio, lo sa che odio quando mi mette in imbarazzo, è terribile.
«Okay, okay.. volevo solo dirti che hai un culo che..».
Non lo faccio finire e gli tiro il mio cuscino in faccia, colpendolo in pieno.
«Ahi!».
«Che bambino che sei, era un cuscino, Rob».
«Si ma.. ma ora ho la bua!» fa' una vocina assurda da poppante e io gli scoppio a ridere in faccia. «Non ridere di me! Mi hai fatto male, sei cattiva! Adesso ho la bua e ho bisogno della medicina... e di un'infermiera privata, che ne dici di offrirti come volontaria? Mi hai fatto male con un cuscino, ricordatelo».
«Infermiera privata, eh?».
«Molto privata. Privatissima» mi abbraccia, iniziando a baciarmi il collo.
«Quale sarebbe questa medicina..?».
«Mmh.. una cosa che hai solo tu.. e che desidero davvero, davvero tanto, amore..».
«L'hai già avuta, cinque minuti fa'».
«Ma hai la fissa del tempo? E prima era "Rob, è stato solo venti minuti fa'", poi "amore, sono passati solo dieci minuti" e adesso sono cinque. Ma chi li conta, scusa? Io no».
«Mmh, ma la tua ragazza americana si e ora vado a preparare il thé per il mio english boyfriend» mi stacco dolcemente da lui, lo bacio sulla guancia e mi alzo dal letto, mettendomi alla ricerca dei miei vestiti.
Trovo il mio intimo e i pantaloncini.
«Davvero, Rob, dove hai lanciato la mia maglietta?».
«Ero preso dal momento, non lo so».
«Non la trovo!».
«A me non dispiace..», si è rimesso a pancia sotto e mi guarda sorridendo mentre gironzolo per la stanza alla ricerca della maglietta perduta.
«A me si, però!», alla fine la trovo: era nascosta sotto il letto, non ho idea di come ci sia finita. «Pff, vado a farmi una doccia, okay?» lo avviso, prendendo la mia roba e buttandola nel cesto dei panni sporchi.
«Va bene.. io dormo un po' allora..».
«Oh.. okay», non so perché, ma ci rimango male.
Non so cosa mi aspettassi.
Forse avrei voluto un "la facciamo insieme".
Non.. non me l'ha mai proposto.
Mi chiudo in bagno e allungo un braccio per aprire il getto dell'acqua calda. Mi spoglio e mi metto sotto il getto dell'acqua. Ripenso alla prima settimana passata qui con Robert, a come ogni cosa sembrava perfetta. Ogni giorno, con lui, è amore. Non passa minuto che io non ringrazi il cielo - o la nonna di Robert - per averci permesso una settimana del genere. Mi ha fatto sentire speciale, amata, sua, in un modo tutto suo, da Robert insomma, proprio come desideravo. L'ho sognata per mesi questa settimana e ora che l'ho vissuta non vedo l'ora di dare inizio anche a questa che arriva. Oggi e lunedì e non voglio neanche pensare al prossimo lunedì, quando mi sveglierò nel mio letto invece che fra le mura di questa casa di campagna inglese. Ma almeno avrò Robert. Avrò sempre lui. Mi ritrovo a sorridere a quel pensiero. Sempre, sempre lui. Lui, solo lui. Lui, lui, lui. E all'improvviso sento le sue mani su di me. Devo essere impazzita, sono così innamorata da sentirlo ancora contro il mio corpo. «Ti sono mancato..?», no, non sono impazzita. Robert mi abbraccia da dietro, sussurrandomi quelle parole all'orecchio.
Mi giro verso di lui, non riuscendo a nascondere il mio stupore.
Il getto dell'acqua continua a scendere sopra di noi, bagnandoci.
«Ma.. ma tu che ci fai qui?».
«Secondo te cosa sembra che io stia facendo? Una doccia con la mia ragazza, no?» mi stringe i fianchi attirandomi a sé.
«Ma..».
«Lo so, lo so.. sono passati solo cinque minuti Robert ma.. che ne dici se per una volta facciamo finta che tu non sai contare, eh? Shh..».
«Rob..».
«Ti prego, shh..».


Robert mi avvolge con l'asciugamano, abbracciandomi e stringendomi forte. E' meraviglioso, perché in ogni cosa che fa' lui mi rende sempre più sua.
«Che ne dici se il thé me lo preparo da solo mentre tu ti asciughi..?».
«Sicuro..? Posso sempre farlo io».
«Ma non dire scemenze.. ci penso io. Okay che sono impedito in cucina ma ti ricordo che sono inglese, mia cara, e come ogni buon inglese ho imparato prima a fare il thé e solo poi a camminare» mi dice, baciandomi sulla guancia e stringendomi ancora di più nel suo abbraccio.
«Oh, allora okay», sorrido e lui ricambia.
Mi bacia di nuovo prima di uscire e lasciarmi sola in bagno.
Ma non è proprio "sola". Le altre volte, prima di questa settimana, quando Robert mi lasciava sola in una stanza mi sentivo quasi persa, come se una parte di me mancasse all'appello quando lui andava via. Adesso invece, sento ancora le sue mani su di me.
Mi asciugo i capelli e vado in camera da letto, con indosso ancora l'asciugamano.
Apro l'armadio e prendo una felpa di Robert, è verde, larga e comoda, in più ha il suo profumo. Mi metto gli slip e il reggiseno, la felpa e decido di non mettere i pantaloncini.
Esco dalla stanza e mi affaccio sulle scale.
«Amore?».
«Kristen», la voce di Robert è troppo lontana per i miei gusti.
Scendo gli scalini di corsa, rischiando di rompermi l'osso del collo un paio di volte.
Robert è alla fine delle scale. Gli getto le braccia al collo, accorgendomi troppo tardi che ha la tazza di thé in mano; per fortuna Robert è abituato alla mia goffaggine e riesce a salvare il suo thé inglese, facendone finire solo un po' per terra. «Scusa.. dopo pulisco io» dico, baciandolo.
Lui mi accarezza il fianco, dolce. «Non importa.. torniamo di sopra?».
«Ti aspettavo, ci hai messo un'eternità, Pattinson».
«Un buon thé ha bisogno di tempo, mia cara».
«Cosa vorresti insinuare, scusa? Il mio thé è meraviglioso!».
«Sei americana, non capite un cazzo di thé, amore mio bellissimo» mi bacia sulla punta del naso e mi cinge la vita, aiutandomi a salire per le scale anche se sono benissimo in grado di farlo da sola, ma lo lascio fare lo stesso perché mi piacciono davvero tanto questo genere di attenzioni.
«Sei un inglese davvero antipatico, lo sai?».
«E tu sei una bellissima americana».
«Guarda che questa me la segno, mio caro inglese arrogante che non sei altro».

«Ci contavo, dolcezza», siamo praticamente arrivati in camera quando qualcuno ci chiama dalla fine delle scale.
La mano di Robert si stringe automaticamente sul mio fianco.
Dio, no.. stava andando tutto bene, non voglio che si arrabbi.
Mi volto. Caleb mi sorride e io non so cosa fare, così apro la bocca. «Ehm, ci hai chiamato?».
«Oh, si.. volevo solo dirvi che il cibo per i capelli è quasi finito e dovrò comprarne di nuovo. Andrò stasera».
«Mmh», la mano di Robert sul mio fianco è sempre più stretta. Ahi.. amore, mi faì male.. «grandioso. Non te l'ho chiesto, però».
Caleb si infila le mani nelle tasche dei jeans, «E' mio dovere informarvi del mio lavoro, sono i vostri cavalli».
«Sono di mia nonna, io non vado a cavallo».
Questa situazione è terribilmente imbarazzante.
Robert lo vuole uccidere con lo sguardo e Caleb non fa' altro che sfoggiare calma e serenità.
«Oh, davvero? Che peccato. E tu?», gli occhi di Caleb si posano serafici su di me, ma non hanno un altrettanto effetto su di Robert.
«Io.. io ho sempre.. ho sempre voluto andare a cavallo, veramente..» balbetto, incerta.
Lancio un'occhiata di sfuggita a Robert.
La sua mano stringe sempre più forte il mio fianco. «Non mi hai mai detto che ti piacciono i cavalli», la sua voce è terribilmente fredda, che ho fatto?
«Non ne abbiamo mai parlato.. ora lo sai..» dico.
«Si, ora lo so», fredda, ghiaccio. Cazzo.
Il sorriso di Caleb si allarga. «Be', ora che vi ho avvisato posso anche andare. Ah, io dormo nella dependance, comunque. Ciao ciao», affonda ancora di più le mani nelle tasche e se ne va'.
Robert mi lascia andare ed entra in camera, a passo veloce.
«Rob..?».
Lo chiamo, ma lui non mi risponde.
«Amore?», entro in camera, sta bevendo il suo thé seduto sul letto.
Mi siedo vicino a lui e resto in silenzio per un po'.
Riesco quasi a percepire il suo cattivo umore.
No, lo percepisco eccome.
«Mi dispiace di non averti detto dei cavalli, non pensavo.. non pensavo ti interessasse».
Si volta verso di me. E' arrabbiato, ma riesco anche a vedere - come sempre - tutto l'amore che prova per me. Non è più un mistero ormai, so che mi ama. «Tutto quello che ti riguarda mi interessa, Kristen».
Appoggio le mie mani sulle sue, sopra la tazza calda con dentro il thé.
Ecco cosa siamo: uniti, caldi, Londra e America, il freddo delle mie mani e le sue calde per via del tré. Un misto di tante cose che, insieme, hanno un senso. «Lo so, amore».
Lui sospira e poi accenna un sorriso. «Non mi farò rovinare l'umore da un coglione qualunque».
Sorrido, «No..», sfioro il suo viso con la mano. Il mio lunatico Robert...  «bravo, non farlo».


______________________

mi piace tranne la fine.

ma sapete che io scrivo sempre fini del genere, cose che solo se leggi bene riesci a capire fino in fondo.
spero che a voi sia piaciuto.
ah, con Caleb non è finita qua.
che ne pensate? a me sta sul cazzo, mette zizzania. 
forse la fine di questa storia non è così vicina come pensavo, ma sicuramente non durerà ancora a lungo.
scusate se non è molto lungo ma non ce l'ho proprio fatta a farlo più lungo, mi perdonate? :3
be', se volete io sono anche qui con una nuova storia sempre sui robsten.

vi voglio bene,
recensite, voglio recensioni lunghe e coccolose (?).


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Capitolo 27
*** be happy. ***


ultimi capitoli Pov Kristen

«Mmh.. mh»
Andava avanti così da ore, Robert non la smetteva un attimo di agitarsi nel sonno e io non sapevo come comportarmi, svegliarlo o lasciarlo dormire? Erano giorni che non dormiva bene. A dire il vero, niente in questi giorni è andato "bene". «Non mi farò rovinare l'umore da un coglione qualunque», parole sue. E ci ho anche creduto. Che cogliona che sono stata. Era ovvio che non dicesse sul serio. E invece in questi giorni non ha fatto altro che stare sul fiato sul collo a Caleb, a osservare ogni suo movimento, ogni cosa che faceva. La mattina non avevo neanche il tempo di svegliarmi che lui aveva già controllato due volte che la porta di camera nostra fosse chiusa a chiave, come se Caleb si mettesse ad aprire le porte di casa come se niente fosse. Era diventato paranoico e quando glielo facevo notare mi diceva che era solo un po' geloso. E lo diceva con quel tono di voce da bambina colto sul fatto che era proprio impossibile arrabbiarsi con lui; ma era anche impossibile continuare così, perché ormai mancava solo un giorno al nostro ritorno a casa e io non avevo passato neanche un giorno sereno con Robert per tutta la seconda
settimana, visto che era troppo impegnato a controllare che Caleb non entrasse in camera nostra per accorgersi che io cercavo – inutilmente – di attirare la sua attenzione senza riuscirci.
Mi appoggiai su un fianco e lo osservai mentre dormiva. Perché doveva rovinare tutto per gelosia? Allungai una mano e gli scossi una spalla gentilmente finché i suoi occhi azzurri non sembrarono risplendere nella stanza buia. «Rob.. stavi facendo un brutto sogno».
Lui si strofinò gli occhi con i pugni. Di nuovo era il piccolo Robert.
«Non ricordo cosa stavo sognando, amore» disse, guardandomi.
«Ti agitavi nel sonno..».
«Allora grazie di avermi svegliato, piccola» mi sorride ma io non riesco a ricambiare. Lui inclina la testa, percependo le mie ansie. «Qualcosa non va'?».
«No.. nulla. Tutto bene, amore», mi giro dall'altra parte e gli dò le spalle, non riuscirei a reggere quello sguardo ancora a lungo. Non capisce che così mi ferisce? Ignorandomi per tutta la settimana e rendendosi conto solo ora che c'è qualcosa che non va' nel suo comportamento. «Stai ancora pensando a Caleb, vero?» vorrei mordermi la lingua, ma ormai è troppo tardi: ho lanciato la bomba e spero di non perderci una gamba quando atterrerà.
Visto che mi sono messa di spalle non lo vedo, ma lo sento sospirare.
«No..».
«Dimmi la verità».
«Va bene, stavo pensando a lui.. ieri non hai chiuso la porta, Kristen» mi rimprovera.
«Dio, Robert..» stringo i pugni e li nascondo sotto il cuscino. Ieri notte è uscito un attimo per andare a comprare qualcosa al supermercato perché io avevo voglia di cioccolata calda a colazione e io ne ho approfittato per farmi una doccia. Quando è tornato io mi stavo cambiando con le cuffie nelle orecchie e mi ero proprio scordata che Caleb era al piano di sotto cenando; quando Robert è tornato a casa ed è venuto in camera e ha trovato la porta spalancata con me praticamente nuda ha dato di matto c'è mancato davvero poco che lo mandassi a fanculo. Invece ho stretto i denti e adesso eccoci qui.
«Ma Dio Robert, cosa Kristen? Hai visto il modo in cui ti parla, in cui ti guarda? Mi dà sui nervi» sbotta, cogliendo al volo l'opportunità per un litigio. No, basta, non ne posso più. Da quando Caleb è arrivato non facciamo che litigare. Queste settimane dovevano essere due settimane di pace, e invece.
«Non ha fatto niente, però».
«Lo difendi anche!».
«Ho solo detto che lo stai accusando ingiustamente, visto che non ha fatto niente..».
«Per ora».
«Non lo conosci neanche, Robert...».
«Invece tu si, vero? Scommetto che vi fate molte chiacchierate quando non ci sono».
Bam.
Colpo al cuore.
Parola sbagliata al momento sbagliato, nello stato d'animo più sbagliato del mondo.
Stringo ancora più forte i pugni e mi piego su me stessa, cercando di cacciare via le lacrime. Non può averlo detto sul serio.
«Stronzo..» sussurro.
Pensa davvero che voglia lui?
Siamo arrivati a questo punto?, non si fida più?
«Kristen.. amore, stai piangendo?», la sua mano si posa sulla mia spalla ma io la scanso con un gesto brusco.
Mi alzo, coprendomi con il lenzuolo.
«Dove.. dove vai, piccola?».
«Sei uno stronzo! Cazzo, ma tu proprio non ti fidi di me, vero?».
«Tu non hai idea del modo in cui lui ti guarda! Sono geloso, okay? Non posso farci niente!».
«E' questa la tua scusa, Robert?» lascio ricadere il lenzuolo a terra, raggiunto subito dopo dalle mie lacrime, che colpiscono il pavimento come vorrei fare anche io adesso. Chiudere gli occhi e andare via. Non si fida. Io c'ho messo una vita a fidarmi di lui e in cambio lui ha perso la fiducia verso di me.
«Non è una scusa, Kristen.. sono geloso».
Alcune ragazze vorrebbero sentirselo.
Alcune ragazze muoiono per un "sono geloso" dal proprio ragazzo.
Ma io no.
Io non voglio gelosia.
Io voglio protezione, amore, fiducia.
La gelosia non porta da nessuna parte.
Forse un po' di gelosia posso anche sopportarla, ma non questo genere.
Non quello che ti tiene sveglio la notte e manda a puttane i rapporti.
Protezione, ma mai gelosia.
Proteggi le cose che ami, non ci litighi per stupidi motivi rischiando di perderle.
E Robert stava facendo proprio il contrario.
«Non mi piace la gelosia» dico.
«Non posso farci niente, Kristen! Lo sono, sono geloso e non posso semplicemente smettere di esserlo. Mi dispiace, non posso. Ci tengo a te, a noi, ti amo e tu lo sai, ma vedere il modo in cui lui ti guarda, come tu non fai niente per impedirgli di starti vicino.. mi manda in bestia e non capisco più niente».
Quindi è colpa mia, grandioso.
«Cosa.. cosa dovrei fare, scusami? Non posso neanche più parlare con lui, adesso? Non mi importa di lui, ci parlo come parlerei con chiunque altro, come parlerei con uno sconosciuto. Perché è questo che è! Uno sconosciuto, per me».
«Non sembrerebbe..».
«Santo cielo! Ma sei impazzito? Come ti salta in mente una cosa del genere?».
«Ci parli, Kristen.. io non ci parlo mica».
Avrò parlato con Caleb si e no quattro volte da quando lo conosco.
La prima volta volevo sapere che ore erano.
La seconda mi ha chiesto dove fosse il sale.
La terza mi ha detto dove si trovavano le stalle e alla fine non ci sono andata perché Robert non voleva.
La quarta è stata stamattina quando gli ho chiesto se voleva fare colazione con voi visto che mi dispiaceva che mangiasse da solo come sempre.
Ah.
Ora mi è tutto chiaro.
«Te la sei presa per questa mattina? Perché l'ho invitato a colazione?».
«Ringrazio il cielo che non accettato, non mi sarei trattenuto, Kristen».
«Non mi hai risposto: te la sei presa per quello? E' per quello che stiamo litigando, Robert?».
Abbassa lo sguardo.
Si, è per quello e non ho bisogno di sentirglielo dire per sapere che ho ragione.
«Non riesco a crederci..» guardo la stanza, evitando di guardare lui. Non posso farlo, o scoppierei a piangere. «stiamo davvero litigando perché ho invitato Caleb a fare colazione con noi? Capirei se fossi stata da sola, ma c'eri anche tu! Cosa avrebbe potuto fare? Niente, Robert, niente».
«Hai finito? Tanto sono geloso lo stesso» mi guarda con sguardo truce, come capita di rado.
Ma so che è più arrabbiato con se stesso che con me.
Ma questo non toglie che io sono dannatamente ferita, adesso.
«Si.. ho finito».
«Bene...».
Mi chino per raccogliere i miei pantaloni, infilandomeli in fretta.
«Che.. fai?» sento un tremito nella sua voce.
«Vado a prendermi un bicchiere di latte. Non posso?» lo sfido a dirmi di no.
«Non puoi tornare a letto..?» c'è una supplica silenziosa nel suo tono di voce.
Per un secondo sono tentata.
Tornare a letto, dormire.
Oppure tornare a letto, fare l'amore e risolvere tutto così.
Ma sono davvero troppo ferita per tutto ciò.
«No... torno tra poco, però».
Robert si muove svelto, raggiunge il bordo del letto e mi afferra il braccio tirandomi piano verso di lui.
Mi appoggio al materasso per non cadere.
«Resta a letto..» mi prega di nuovo.
«No» cerco di essere il più convincente possibile ma so di non essere un granché in questo genere di cose. Comunque sia, non voglio arrendermi così facilmente. Ho sperimentato per la prima volta la gelosia nella sua forma peggiore in questa settimana e non intendo accettarlo di nuovo. Mai più, se possibile. Litigare con lui mi ferisce, ma sapere che è arrabbiato con me per un motivo così sciocco mi ferisce ancora di più.
«Kristen, andiamo..».
«Vado.. vado solo a prendere del latte, poi.. poi torno».
«Non è vero. Non torni. Resta con me» i suoi occhi azzurri sono un colpo all'anima per me.
«Robert...», dal nervoso prendo a mordermi il labbro e leccarmi le labbra con la lingua, più e più volte. «non voglio tornare a letto, so cosa succede se torno a letto».
Un timido sorriso si forma sulle sue labbra. Mi volto dall'altra parte.
La sua mano cerca la mia.
«Appunto.. torna a letto, amore».
Mi tiro indietro. Stavolta sono abbastanza veloce e riesco a raggiungere la porta prima che lui mi blocchi.
«Torno subito. Non.. non aspettarmi alzato, però».



Pov Robert



La guardo uscire dalla stanza, sentendomi inutile come sempre.
Perché devo sempre fare così?
Perché non posso renderla felice come desidero?
Ma ogni volta che ci provo rovino tutto.
Ma stavolta non è completamente colpa mia.
E' colpa di quel coglione.
Solo sua, anzi. Odio il modo in cui la guarda, odio il modo in cui parla con lei, come le chiede anche le cose più stupide. E io so che vuole portarmela via, ma non ha ancora capito che lei è mia e basta e non permetterò a nessuno di portarmi via la cosa più bella della mia vita. Ma comportandomi così mi rendo conto che mi sto dando la zappa sui piedi da solo. E' come se la stessi spingendo fra le braccia di quella testa di cazzo, comportandomi in questo modo da coglione.
Dovrei seriamente iniziare a pensare, prima di parlare.
O forse dovrei iniziare a pensare e basta.

Kristen non torna.
Ormai è un'ora che l'aspetto a letto.
Mi chiedo se stia davvero bevendo il latte.
Un'orribile pensiero mi si forma in testa mentre mi rigiro nel letto: e se fosse andata via?
Kristen non con me.
No, non sopravviverei.
Mi alzo e corro fuori dalla stanza, sbattendo la porta e scendendo le scale di corsa finché non arrivo in cucina. Non c'è. Un attacco di panico inizia a farsi sentire da qualche parte nel mio stomaco, ma prima di sentirlo bene decido di andarla a cercare in bagno. Se si è sentita male e io non ero con lei non me lo perderò mai.
Porta chiusa. «Kristen!».
Niente.
«Kristen, sei là dentro!? Giuro che se non mi apri subito, io..».
La porta si spalanca. Kristen ha il viso rigato di lacrime e mi lancia uno sguardo di puro odio.
Tutta la mia rabbia sembra scemare in quel momento.
«Sei impazzito per caso? Ti rendi conto di che ore sono, vero?».
«Me ne rendo conto benissimo, ma ero preoccupato per te» e prima che posso impedirmelo, l'abbraccio. Lei non oppone resistenza e io la stringo forte a me, baciandole la tempia e poi i capelli. «Mi dispiace se sono un coglione, mi dispiace se ti ho fatto passare una settimana da schifo ma tu non hai idea di quanto io abbia paura di perderti, amore mio», la stringo talmente forte che ho paura di soffocarla.
«Non mi puoi perdere, Rob..», le sue braccia si aggrappano alla mia schiena, abbracciandomi a sua volta.
«Ma io penso di si.. sono geloso perché ho paura di perderti».
«Lo capisco.. ma io odio la gelosia.. proprio.. no».
«Non posso farci niente, amore... davvero» le bacio la fronte, stringendole i fianchi.
«Pensi di potermi sopportare ancora per qualche anno, mh?».
Kristen mi dà un pugno sul petto - peccato per lei che sia uno scricciolo e che io il suo colpetto non lo senta quasi per niente.
«Quanto sei scemo? Vedi, sei proprio scemo. Tu.. tu lo sai che io non posso stare arrabbiata con te e ci giochi su questa cosa...».
Si, era vero.
Era fottutamente vero.
Io sapevo che lei mi amava, e anche se avevo paura di perderla sapevo anche quali punti premere per farla cedere alle mie lusinghe.
Non ne andavo fiero, ma lo facevo sempre.
«Non voglio litigare con te..» le sussurrai all'orecchio, giocando con una sua ciocca di capelli.
«Sono ancora arrabbiata con te, Robert, non voglio scenate di questo genere.. ti rendi conto di quello che hai fatto questa settimana? Mi hai volutamente ignorato per preoccuparti che nessuno mi guardasse. Ti rendi conto di quanto sia ridicola e assurda questa cosa?».
Si.
Eccome se me ne rendevo conto.
Era proprio questo il problema.
«Prometto che mi farò perdonare..».
«Domani mattina torniamo a casa, Rob.. non c'è più tempo».
«Ah.. vero.. be', posso sempre chiedere a mia nonna qualche giorno in più..».
Kristen si staccò dal mio abbraccio e si asciugò una lacrima con il dorso della mano.
«Tra due giorni è la vigilia, Rob.. non possiamo. Per Natale voglio essere a casa, con te.. non importa, davvero.. scusami, ma ora ho davvero voglia di un bicchiere di latte» mi superò tenendo lo sguardo basso e io non ebbi la forza di stringerla a me ancora un po'. Perché aveva ragione su tutto. Perché rovinavo sempre ogni cosa.
Quando finalmente torna a letto, non mi rivolge la parola.
Si gira e mi dà di schiena, mi avvicino e la sento singhiozzare.
Mi si stringe lo stomaco.
Mi avvicino e le bacio la spalla, «Ti amo» le sussurro all'orecchio.
«Lo so», chiude gli occhi e si addormenta.



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                                                                                                      *

Infilo le chiavi per accendere la macchina mentre Kristen si sistema meglio sul sedile, appoggiandoci i piedi sopra e infilandosi un paio di cuffie nelle orecchie, un chiaro segnale che non vuole parlare con me. Stanotte ha dormito praticamente sul lato del letto e quando ho provato a sfiorarla mi ha fulminato con lo sguardo. Stamattina mi ha preparato la colazione ma non ha mangiato con me. Penso che sia arrabbiata, o forse delusa. Metto in moto la macchina e osservo la casa in cui ho passato queste due settimane con Kristen allontanarsi sempre di più. Adesso, insieme ai ricordi della mia infanzia con le mie sorelle, quelle mura custodiranno anche i nostri momenti.
Il CD che Kristen ha messo alla partenza entra in funzione automaticamente.
«niente da amore..».
Cerco lo sguardo di Kristen ma lei sta guardando fuori dal finestrino, sembra smarrita.
Continua a guardare la casa allontanarsi anche se ormai l'abbiamo superata e alcuni alberi la nascondono.
Vorrei dirle quanto mi dispiace di avere rovinato tutto quest'ultima settimana, ma vederla così triste mi rende il compito ancora più difficile. Così mi limito a togliere una mano dal volante e appoggiarla sul suo ginocchio; lei si gira subito, accenna un sorriso e poi torna a guardare verso fuori. Mi faccio forza e tolgo la mano dal suo ginocchio riportandola sul volante dell'auto.
Restiamo in silenzio per l'ora seguente.


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E' quasi ora di pranzo quando mi fermo a un in un fast-food dove si ordina in macchina. «Che ti prendo?» le chiedo.
Non si gira, ha ancora le cuffie.
Le tocco piano la spalla per farla girare. Lei si toglie una cuffia e mi guarda, ha gli occhi stanchi.
Vorrei abbracciarla, ma mi trattengo.
«Si?».
«Amore, hai fame? Ti prendo qualcosa?», siamo in fila e ci sono solo altre due macchine prima di noi.
«Oh..», si guarda intorno, come se si rendesse conto solo in quel momento che siamo fermi - e forse è proprio così. «ehm, no.. non ho fame.. grazie», fa' per rimettersi le cuffie ma io le blocco gentilmente la mano.
«So che sei.. arrabbiata con me, e hai ragione. Ma devi mangiare qualcosa.. per piacere».
«Non ho molta fame, davvero..».
«Non hai fatto colazione stamattina, mangia almeno qualcosa adesso», non le ho ancora lasciato andare il polso, così le accarezzo la pelle morbida con il pollice, sentendola rabbrividire.
«Davvero, non ho..».
«Kristen», con la mano libera le sollevo il mente con un dito, facendo incrociare i nostri sguardi. «mi dispiace».
Abbassa lo sguardo, sospirando.
«Non importa..».
«No, invece importa. A me importa, perché non voglio che tu stia male.. sopratutto non per colpa mia».
«Non sono arrabbiata, Rob..».
«Ma non sei neanche felice...», le sfiorai la guancia con la mano e per fortuna lei me lo lasciò fare.
«Mangia almeno qualcosa, piccola..».
«Va bene..», annuì, infilandosi di nuovo la cuffia nell'orecchio e tornando a guardare fuori dal finestrino.
Nel frattempo la fila si era quasi azzerata e poco dopo toccò a noi.
Ordinai per entrambi due hamburger e patatine fritte, porzione media per me e gigante per Kristen, che aveva decisamente bisogno di mettere qualcosa sotto i denti più di me. Ritirai il cibo mentre Kristen continuava a guardare fuori dal finestrino, non prestando attenzione neanche a cosa avessi preso, solo quando misi il cibo in mezzo per farle mangiare qualcosa si decisa a togliersi le cuffiette e a dire un'occhiata.
«Hai preso la porzione gigante.. vuoi farmi ingrassare, per caso?» chiese, e io vidi subito che si era sbollita.
Grazie a Dio.
Aveva avuto bisogno solo di tempo per calmarsi, per fortuna.
Sorrisi anche io.
«Eccome. Devo avere qualcosa da toccare, no?».
Lei arrossì e si voltò di nuovo, ma senza smettere di sorridere. Prese una patatina e se la portò alle labbra.
«Pervertito..» mormorò.
«Non sai quanto, amore».
Lei scoppia a ridere.


Pov Kristen


Ho appena finito la mia porzione gigante di patatine fritte quando inizio a intravedere casa mia da lontano. Il mio panino non riesco a mangiarlo, sono troppo piena, così l'ha mangiato Robert senza troppa fatica, più le sue patatine - il mio ragazzo ha uno stomaco senza fondo, lo so. La macchina è piena di buste del fast-food, bicchieri di plastica con ancora un po' di coca cola dentro e incarti di panini. Robert ha acceso il riscaldamento e dentro la macchina si è creato un piacevole torpore. Ormai mancano solo due giorni a Natale e domani ci sarà la vigilia e non vedo l'ora di dare a Robert il suo regalo, sono andata a comprarlo una settimana prima che partissimo per la nostra vacanza. Mi ha accompagnato Cameron perché lui se ne intende di chitarra, più di me, e ho comprato a Robert una chitarra acustica ultimo modello, ho speso tutti i miei risparmi, non mi è rimasta neanche una sterlina e ho dovuto chiedere anche un po' di soldi a mio padre ma ne è valsa la pena. Robert sarà felice, quindi anche io sarò felice.
Quando la macchina si ferma davanti a casa mia, mia madre è già fuori dalla porta, pronta ad accoglierci. Non l'ho chiamata molto durante la mia vacanza con Robert e adesso mi sento terribilmente in colpa. Schizzo fuori dalla macchina e l'abbraccio. «Mamma!» la stringo forte e lei ricambia l'abbraccio come se non ci vedessimo da una vita e non solo da due settimane.
«Oh, bambina mia! Kristen, fatti vedere!» mi scosta per guardarmi meglio. Mi accarezza il viso e mi bacia sulle guance. «Questa vacanza ti ha proprio fatto bene, amore. Hai messo su anche qualche chilo, che bello, finalmente. Sono felice che tu sia di nuovo a casa!» mi abbraccia di nuovo, facendomi mancare il respiro. Quando si staccò, si voltò subito verso Robert che intanto stava scendendo dall'auto. «Rob! Ti sei preso cura della mia bambina?», per un attimo la sua espressione si oscurò e io sapevo che stava pensando all'ultima settimana, mi rattristai anche io. Ma durò solo un attimo, poi sorrise.
«Certo, Jules. Abbiamo fatto il bagno nel lago».
«Kristen in un lago? Non ci credo!», mia madre mi guardò sorpresa.
Arrossi al pensiero di cosa avevamo fatto dentro quel lago.
«Già.. ehm, è stato.. meraviglioso, mamma. Abbiamo.. giocato. E nuotato. Molto. Uhm.. papà è in casa?».
«E' con Taylor e Dana a prendere l'albero di Natale, torneranno per cena credo. Ma c'è Cameron in camera sua».
«Perfetto.. ehm, Rob?».
Robert stava prendendo le nostre valigie dal bagagliaio. 
«Mh?».
«Chiamo Cam.. così ti dà una mano, okay? Poi ti preparo qualcosa da mangiare», tanto sapevo già che aveva ancora fame.
Lui mi sorrise e io arrossi di nuovo.
Dio, che mi prendeva? Sembravo una ragazzina.
Corsi dentro prima di mettermi a urlare come una tredicenne.
Cameron era in camera sua e stava mandando un messaggio seduto sul letto. Appena mi vide mollò il cellulare e si alzò per abbracciarmi.
«Nana! Nana è a casa!».
«Fanculo Cameron, ti voglio bene!», mi sollevò da terra e mi fece girare per la stanza come faceva quando ero più piccola. Dio, se mi era mancato il mio fratellone iper protettivo e rompipalle. «Hai nascosto la chitarra, vero?», lui mi mette giù e io mi siedo sul suo letto. Quante volte da piccoli abbiamo giocato insieme in camera sua? Cameron è sempre stato molto presente nella mia vita, non riesco a immaginarmi la mia vita senza di lui, senza le sue battute, senza i nostri battibecchi. So che potrò sempre contare su di lui, esattamente come lui potrà sempre contare su di me.
«Ti sembro scemo, per caso? Ovvio che l'ho nascosta».
«Bene. E dov'è?».
«E secondo te lo dico a te?».
«L'ho comprata io! E' il mio regalo per Rob!».
«Non tenevi i segreti quando avevi tredici anni, non li tieni neanche adesso che ne hai quasi diciassette. Non te lo dico dove l'ho messa, potresti lasciartelo scappare davanti a Robert, conoscendoti».
«Stronzo..», oh Cameron, se solo tu sapessi quanto sono diventata brava a tenere i segreti. Sono diventata così brava che quasi non mi riconosco neanche io. Ormai ogni cosa che faccio o provo è un segreto, quello che mostro al mondo non è niente in confronto a quello che ho qua dentro, Cam.
Lui mi scompiglia i capelli come quando avevo sette anni e i capelli corti fino alle spalle.
Adesso sono molto più lunghi, mi arrivano quasi fino alla vita. Dovrei decisamente dargli una spuntatina.
«Puoi dare una mano a Robert? Sta portando le nostre valigie in casa..».
«Certo», Cameron mi scompiglia di nuovo i capelli prima di uscire dalla sua stanza.
Resto là dentro ancora un po'.
Cameron, esattamente come me, non ha mai tenuto molto alla sua stanza visto che ci trasferivamo così tanto spesso che era inutile appendere alle pareti qualcosa che, il mese dopo, eri costretto a togliere. Ma adesso la sua stanza è arredata come la camera di un ragazzo normale, ci sono poster di calciatori di calcio, cantanti, poster dei Queen e videogiochi sparsi sul pavimento vicino al televisore, ci sono abiti sporchi in giro e la sua chitarra elettrica in un angolo, vicino all'impianto stereo. Mentre ero via, papà ha fatto insonorizzare la camera per permettergli di suonare in pace. Mi guardo intorno alla ricerca di un abito femminile, magari lasciato da una ragazza che è ha passato qualche notte con lui in questi giorni, ma non trovo niente e mi chiedo quando si deciderà a mettere la testa apposto e ad avere una ragazza fissa. Andare all'università non ci pensa neanche, ma un lavoro almeno lo sta cercando. Per ora ha solo fatto lavori part-time in discoteche o pub, un po' come Marcus, ma con un pochino più di successo. Quando eravamo a Los Angeles aveva guadagnato una certa fama, niente di che, ma gli permetteva di ricevere anche cento dollari di mancia a serata, a volte. Adesso non so cosa faccia.
Esco dalla stanza giusto in tempo per vedere Cameron che porta la mia valigia in camera.
Mi sorride e passa oltre. Robert è subito dietro di lui, con la propria valigia in mano.
Faccio per aiutarlo ma lui me lo impedisce.
«Non ci pensare neanche, Kris, vuoi forse romperti un braccio? Faccio io, piccola».
Sono così debole?
«Come vuoi, amore..».
Vado in bagno e mi lavo la faccia.
Il poco trucco che ho messo questa mattina scivola via, macchiandomi il viso.
Metto un po' di sapone nelle mani e lo sfrego via.
Sento la porta principale aprirsi e Dana che urla un
«ciao Rob!» a squarciagola mentre mi asciugo la faccia con l'asciugamano.
Dana e Robert hanno un ottimo rapporto. Dana lo considera come una specie di fratello maggiore, penso. E poi c'è Lizzie.
Devo assolutamente chiedere a Dana di Lizzie.
Vado in camera e mi cambio, mettendomi un paio di pantaloni della tuta di Robert e anche una sua felpa. Il suo odore è così forte da farmi sentire subito meglio, veramente a casa. Anche se la nostra bolla privata nella casa di campagna era splendida, stare finalmente a casa tutti insieme mi tranquillizza.
Mi lego i capelli in una coda di cavallo e scendo di sotto, dove mio padre è il primo ad abbracciarmi.
«La piccola di casa è tornata a casa!» dice, felice, lo sento dalla voce che gli sono mancata davvero molto. Forse non dovrei, ma ne sono felice. «Kristen, sei stata il mio pensiero ogni giorno, bambina, lo sai? E non hai idea di cosa ti ho preso per Natale!».
Mia mamma gli dà una gomitata, zittendolo.
«Un'altra parola e chiedo il divorzio, John».
Mio padre ride e la bacia, poi fa' spallucce e mi sorride.
«Mi dispiace, bambina, ma è mamma che comanda e mi ha fatto giurare di mantenere il segreto».
Appena le braccia di mio padre mi lasciano andare vengono subito sostituite da quelle di mio fratello minore, Dana.
«Se lo dici in giro negherò fino alla morte, ti avviso, ma.. mi sei mancata, Kiki», aw, Dana è l'unico in casa a usare quel soprannome. Me l'ha dato quando aveva due anni e io tre e non sapeva pronunciare bene il nome Kristen.
Lo stringo forte a me. Perché sembra che io sia stata via una vita quando invece sono state solo due settimane? Sono davvero così legata alla mia famiglia? Ho sempre pensato di si, ma adesso ne ho la conferma.
«Mi sei mancato anche tu, un casino, fratellino» e prima che possa impedirmelo gli stampo un sonoro bacio sulla guancia. Lui fa' una smorfia di disgusto ma poi mi sorride e mi abbraccia di nuovo. «Ti voglio bene, Dana.. ti voglio davvero, davvero bene..».
«Anche io, Kiki...».
Qualcuno mi bussa sulla spalla.
Mi stacco controvoglia da Dana e guardo Taylor che mi fissa un po' imbarazzato.
«Oh, al diavolo!» dico e abbraccio anche lui.
Sento mia madre dire qualcosa come
«come ai vecchi tempi» e mio padre darle retta.
I rapporti tra me e Taylor sono sempre stati ottimi, solo che negli ultimi anni lui è.. semplicemente diventato come ogni adolescente. E' cresciuto e ha iniziato a fare cose che prima non faceva e io non potevo più stargli dietro sempre, così ho lasciato che avessi i suoi spazi e lui ha fatto lo stesso con me. Ci vogliamo bene, ma abbiamo due caratteri un po' diversi, anche se in comune abbiamo l'amore per la solitudine e la calma.
Taylor non dice niente.
Non mi dice che gli sono mancata.
Non mi dice neanche
«ti voglio bene».
Ma io lo capisco lo stesso.
Era una vita che non mi abbracciava così e io mi infilo in quell'abbraccio come quando ero piccola.
Perché, posso anche essere cresciuta e forse persino cambiata un po', ma sono sempre la ragazzina che è cresciuta in mezzo a tre fratelli e che non vorrà mai separarsi del tutto da loro. Mai.


                                                                                                                      *


«Rob?».
«Mmh..».
Mi metto in ginocchio sul letto, sorridendo come una bambina di cinque anni.
«Amore, ti svegli?».
«Mmh...».
«Rob.. Rob.. amore?», mi chino e gli bacio la guancia.
«Ma che ore sono..?» biascica, la bocca ancora impastata dal sonno. Si gira nel letto verso di me e prova ad aprire gli occhi ma la luce della lampada che ho acceso gli dà fastidio. Mi affretto a spegnerla e lo bacio di nuovo sulla guancia.
«Le.. sei del mattino..».
Sgrana gli occhi.
«Che cosa?! Scherzi, vero?».
Mi mordo il labbro.
«No?».
«Kristen, dimmi perché mi hai svegliato alle sei del mattino...», si mette a pancia sotto e si copre la testa con il cuscino.
Mi sollevo in piedi sul letto, attirando la sua attenzione. Quando so che mi sta guardando mi lascio ricadere sul materasso, urlando: 
«E' LA VIGILIA DI NATALE, AMORE!».
Robert, ormai del tutto sveglio, si mette a sedere e mi fissa sorridendo.
«Sembra che hai cinque anni, non sedici».
«Quasi diciassette», lo correggo, «e comunque io ADORO IL NATALE!» urlo di nuovo e per zittirmi Robert mi copre la bocca con la mano e mi spinge scherzosamente sul materasso, mettendosi sopra di me.
«Prima di tutto, oggi non è Natale, amore..».
«Ma è la vigilia!» protesto, liberandomi della sua mano.
«E si festeggia stanotte. Perché mi hai svegliato alle sei del mattino?».
Arrossisco e mi mordo di nuovo il labbro, in imbarazzo. Ora che l'ho fatto davvero mi sento sul serio un po' infantile.
«Perché... volevo festeggiare» dico, o meglio, sussurro.
Robert solleva un sopracciglio, divertito.
«Festeggiare? Di mattina? La vigilia?».
«Adoro il Natale, e... questo è il nostro primo Natale insieme, amore».
L'espressione di Robert passa da divertita a intenerita a una quasi rappresentazione dell'amore puro. Mi rilasso subito: non mi prenderà in giro.
«Oh, piccola.. come faccio a non amarti?», mi accarezza il viso, ancora sdraiato sopra di me.
«Allora amami..» dico, quasi senza rifletterci.
Adesso è di nuovo divertito.
«Mmh, se ho capito bene cosa intendi.. tu vuoi festeggiare la mattina della vigilia di Natale, e io conosco un modo davvero divertente per "festeggiare", amore mio».
Mi lascio sfuggire un risata mentre le sue labbra incontrano le mie.
Mi lascio andare a quel bacio, il primo vero dopo la nostra pessima litigata.
Mmh, davvero un ottimo modo per passare la mattina della vigilia di Natale, davvero ottimo.
La mano di Robert si infila sotto la mia maglietta, accarezzandomi la pancia.
In meno di due minuti, ho indosso solo un paio di slip e lui neanche i boxer.
Rido e mi siedo a cavalcioni sopra di lui, abbracciandolo come un koala.
«Dio, se ci vedessero i tuoi genitori..» dice.
«Sono in camera loro, dormendo» lo rassicuro, mentre le sue mani si fiondano sul mio fondoschiena.
«E grazie a Dio, piccola. Altrimenti non penso che permetterebbero a un ragazzo me di dormire in camera della loro piccola bambina».
«Che intendi con "un ragazzo come me"? Non iniziare, Robert» lo ammonisco, tirandogli i capelli.
Lui ride e mi bacia, mordendomi forte il labbro strappandomi un gemito.
«Un ragazzo che ha strappato via la verginità a un ragazza ingenua, dolce, bella, buona e magnifica come te, piccola, ecco cosa intendo».
Lo colpisco piano sulla guancia.
«A me sembra che quella cosa l'abbiamo fatta in due. Non mi hai "strappato via" proprio un bel niente».
«Andiamo Kris, non sapevi cosa stava succedendo fino all'ultimo», mi abbraccia forte, accarezzandomi la schiena in un modo che mi impedisce di arrabbiarmi con lui per le sue solite menate mentali.
«Ero così occupata a pensare "oddio, oddio, sta succedendo, sta succedendo"da non rendermi neanche conto di cosa stesse succedendo» dico.
«Sei stata grandiosa comunque, una prima volta da favola».
«Oh per favore, ho fatto schifo!» arrossisco di colpa ripensando a quando ero impedita.
«Non rompere, sei stata wow, vuoi chiederlo al mio amichetto qua sotto?» un sorriso furbo si forma sulle labbra di Robert e io arrossisco ancora di più.
Lo spingo via,
«Maniaco!».
«Allora mi dai ragione! Solo solo un maniaco che ha strappato via la verginità a..».
«Puoi.. puoi smetterla di dire quella parola? E' imbarazzante..».
«Che parola?».
«Sai benissimo cosa intendo».
«No, cosa? Verginità?».
«Si! Non dirla!».
«Verginità. Verginità! VERGINITÀ'!» urla, imitando me prima.
«ROBERT!».
Torna subito serio, o almeno ci prova.
«Si, amore?».
Scoppiamo a ridere entrambi.
«Dio, che rompipalle che sei!».
«Ti amo anche io, piccola e» mi stringe a sé, facendomi sdraiare sul letto accanto a lui. «anche io sono molto felice di passare il nostro primo Natale insieme».
«Davvero?».
«Davvero, cucciola».
Sorrido e mi rannicchio contro di lui.
Io e Robert, il nostro primo Natale insieme.
Con la mia famiglia: Cameron, mamma, papà, Dana e Taylor e Lucky, che è nascosto da qualche parte e non mi ha ancora salutata ma lo farà presto. Tutta la mia famiglia più Robert, è magnifico. Allora perché sento questo senso di mancanza? Perché non riesco a rilassarmi del tutto da quando siamo arrivati? Cosa mi manca? Ho Robert, ho tutto.
Poi un pensiero si insinua nella mia testa e non mi lascia più.
Provo a chiudere gli occhi e a mandarlo via perché ho paura che potrebbe rovinare tutto. Cerco di addormentarmi di nuovo, bacia di nuovo Robert e mi lascio cullare dalle sue labbra, ma alla fine non ce la faccio più e parlo. 
«Ti manca la tua famiglia?».
Robert apre gli occhi e gira il viso verso di me.
«Cosa?».
«Ti manca la tua famiglia? Cioè.. è il tuo primo Natale con me.. ma è anche il primo Natale che non passi con la tua famiglia...».
«Non sono mai stati Natali felici, amore..».
«Ma ti mancheranno sicuramente Lizzie e.. Victoria, tua mamma...».
Lui non risponde subito. Chiude gli occhi, prende qualche bel respiro. Poi si mette seduto e io non so che fare, vorrei che mi abbracciasse di nuovo ma lui non lo fa' e io non mi muovo. Lo osservo mentre si alza e prende un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans, tira fuori una sigaretta e l'accende anche se non dovrebbe fumare in camera mia. Ma non dico niente, e aspetto.
Alla fine si siede sul bordo del letto, dandomi le spalle.
«Si.. mi mancano».
Cammino a gattoni fino ad arrivare vicino a lui e lo abbraccio da dietro, il fumo mi arriva in faccia ma non mi importa.
«Mi dispiace.. magari... posso chiedere a mia mamma di invitare Lizzie, se vuoi.. magari anche Victoria e tua mamma.. potremmo.. se vuoi.. voglio solo che tu stia bene.. so che tuo padre non si... non si è comportato nel migliore dei modi e non so neanche se voglio che tu chiarisca con lui, ma tua madre è la donna che ti ha dato la vita e io la ringrazio ogni giorno per questo perché grazie a lei io ho te... con lei, dovresti chiarire, amore. E le tue sorelle.. loro ti vogliono bene. Io non conosco Victoria, ma conosco Lizzie e so che lei ti considera come una specie di eroe dei film e che sente terribilmente la tua mancanza.. non voglio che tu rovini il rapporto con le tue sorelle per colpa mia.. voglio che tu sia felice.. quindi.. non so.. troveremo un modo, okay? Troviamo un modo per accontentare tutti, per passare questo Natale nel migliore dei modi. Lo troverò, te lo prometto amore».
Lui non dice niente ma io so che sta soffrendo.
E io soffro con lui.
Ma troveremo un modo.
Devo trovarlo.
Questo Natale è il primo che passiamo insieme.
Deve essere perfetto.
Ma sopratutto, voglio che il suo Natale più felice.



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ehi, ciao!
questo capitolo mi piace proprio tanto, sapete?
è uno di quei capitoli che esce direttamente dalla tua testa alla tastiera, senza difficoltà.
spero che piaccia a voi almeno la metà di quello che piace a me, perché in questo capitolo spiego un sacco di cose, tra cui il rapporto che kristen ha con i fratelli, che io adoro. cameron è uno dei miei personaggi preferiti, davvero.
bene, allora, non so che altro dirvi a parte che ormai stiamo arrivando alla fine - oh mamma, oh mamma - e anche a me dispiace davvero tanto perché mi sono legata a questa storia davvero molto, ma.. se la continuassi ancora per molto diventerebbe una lagna quindi.. meglio finire presto, mh? okay, non prestissimo. non so quanto durerà ancora, proprio non ne ho idea. potrebbero essere due capitoli come altri sette. boh.
comunque sia, se volete sto scrivendo anche un'altra storia, e mi piacerebbe davvero tanto se la leggeste.
ho parlato anche troppo,
vi voglio bene,
alla prossima angioletti (?).
















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Capitolo 28
*** happy christmas, son. ***


ultimi capitoli Pov Kristen

Casa libera.
Dio, quanto era bello avere casa libera?
Casa libera voleva dire stereo acceso a tutto volume, indossare la maglietta di Robert - soltanto la maglietta di Robert - senza avere i miei fratelli in mezzo ai piedi che commentavano il mio abbigliamento, poter fare quello che volevo e sopratutto, stare da soli in casa voleva dire Robert completamente rilassato. Lui non l'avrebbe mai ammesso, ma avere i miei genitori o i miei fratelli in giro per casa lo rendeva terribilmente nervoso, sempre timoroso di fare qualcosa che gli facesse meritare una sgridata o peggio. A volte mi capitava di osservarlo mentre parlava con mio padre e notavo tanti piccoli particolari che avrei preferito non notare: come si tratteneva sempre mentre parlava, come se avesse paura di dire qualcosa che facesse arrabbiare mio padre, anche se magari stavano solo parlando del tempo, come stringeva i pugni mentre Cameron lo prendeva in giro, sembrava quasi che non si fidasse del suo autocontrollo. Io però mi fidavo di lui, totalmente.
Robert non capiva quanto magnifico lui fosse.
Non capiva che era tutto ciò che desideravo.
Non capiva che lo amavo più di ogni altra cosa al mondo, più di me stessa.
Non capiva quante volte lo sognassi.
Non capiva quanto volessi costruire un futuro con lui.
Non lo capiva, ma io capivo ogni sua paura.
Mi sforzavo di capire ogni suo singolo timore fino a farlo diventare anche mio.
Avevo preso l'abitudine di mettermi in mezzo quando mio padre e Robert parlavano, di tenergli il braccio come per rassicurarlo. Lui mi lasciava fare, la maggior parte delle volte continuava a parlare con mio padre e mi abbracciava. Volevo rassicurarlo, volevo fargli capire che mio padre non era come il suo, nella mia famiglia non sarebbe mai capitata una cosa del genere. Mai. E Robert era benvenuto nella mia famiglia. Lui era parte della mia famiglia.
Anche quando Cameron lo prendeva in giro o lo stuzzicava ormai mi mettevo sempre in mezzo, Cameron era ormai abituato ai miei "piantala", "smettila", "ora basta, Cam", semplicemente non volevo che Robert si sentisse preso in giro o inferiore in casa mia. Volevo che si sentisse a suo agio. Cosa che invece non dovevo fare con Dana, che praticamente venerava Robert e lo trattava come un terzo fratello maggiore. La cosa, per fortuna, era reciproca perché Robert aveva preso Dana sotto la sua ala protettiva e trovava sempre cinque minuti per aiutarlo in qualunque cosa, anche nei compiti. Buffo, non faceva i propri ma aiutava sempre Dana a fare i suoi.
Osservarli insieme mi rallegrava l'animo, sul serio.
Taylor invece restava sempre per i fatti suoi, chiuso in camera o in giro fino a tardi.
Mi chiesi se avesse una ragazza.
Magari più di una, era davvero un bel ragazzo.
E si sa che alle ragazze piacciono gli stronzi.
Quanto mi sento toccata..., risi di me stessa mentre mettevo sul piatto l'ennesima frittella e la ricoprivo di miele come piaceva a Robert. Avevo preparato una perfetta colazione-da-vigilia-di-Natale: frittelle, pancetta affumicata, succo d'arancia, bacon, uova strapazzate e toast con burro e marmellata; molto probabilmente io non toccherò niente di tutto questo cibo - visto che Rob ha uno stomaco senza fondo - ma mi piaceva l'idea di aver fatto tutto questo per lui. Penso di viziarlo un po', mia madre me lo dice sempre.
Mentre aspetto che il toast finisca di abbrustolirsi accendo lo stereo collegato al mio ipod e 1901 di Birdy inizia a risuonare nella stanza.
Mi rilassa un sacco questa canzone.
Inizio a muovermi a tempo di musica, ancheggiando pigramente con il bacino, lasciando che il ritmo lento ma orecchiabile della canzone mi entri dentro.
Durante il ritornello sento le mani di Robert stringermi i fianchi, cogliendomi di sorpresa. «Pensavo che stessi ancora dormendo..» dico.
Lui non risponde subito. Affonda il viso nel mio collo, baciandomi piano e immergendo il viso nei miei capelli prendendo lunghi respiri che mi fanno il solletico.
«Mi sono svegliato e non c'eri.. detesto quando ti svegli prima di me, quante volte ti devo dire che devi svegliarmi appena apri gli occhi? Ho bisogno del bacio del buongiorno, amore..».
«Ti ho svegliato alle sei e mi hai sgridata. E hai avuto molto di più di un "bacio del buongiorno" quindi zitto e non lamentarti che ti sto preparando una colazione da re».
«E tu sei la mia regina», morde piano il collo, facendomi tremare le ginocchia.
«Frasi sdolcinate da cioccolatini, Pattinson...», ma ho il cuore che batte a mille. Lo amo, lo amo, lo amo. Dio, resta per sempre amore mio.
«Con te funzionano, però..» continua a baciarmi, mordendo un po' più forte.
Dio, se continua così finiamo di nuovo a letto.
Come fa' a farmi questo effetto?
Ma sono ancora la stessa ragazza che aveva paura di andare oltre con un ragazzo?
Sono davvero io?
Come ha fatto Robert a farmi sentire così a mio agio in queste situazioni?
Forse non sono questo genere di situazioni ad andarmi bene, è Robert che mi va' bene.
E' solo con lui che riesco a essere questo.
«Rob.. Rob.. no, basta, dài.. devo cucinare, è la vigilia e voglio che sia tutto perfetto.. lo sai, amore.. Rob, tesoro, basta, dico sul serio».
Lui si stacca a malincuore e va' a sedersi a tavola.
«Non mi permetti neanche di aiutarti a cucinare, mi sembri una serva...».
«Non sai fare niente in cucina, amore..», torno a occuparmi della colazione.
«Insegnami».
«Un giorno, ma non adesso. Devo sbrigarmi. Facciamo colazione poi addobbiamo l'albero quando tornano i miei genitori con Cameron, Dana e Taylor. Poi devo aiutare mia madre a preparare il pranzo della vigilia, chiamare tutti i miei paranti, incartare i regali con mio padre.. poi devo preparare la cena con mamma e ci metteremo una vita, tu potresti addobbare casa con Cameron e Dana.. Taylor non so cosa farà, resterà chiuso in camera sua, immagino.. e poi devo sistemare i regali, e pulire casa! Dio, devo pulire ancora camera mia.. cioè, nostra.. e la casa, che è un porcile con tutti questi maschi in giro e poi..», le mani di Robert tornano insistenti sui miei fianchi, bloccandomi a metà frase.
«Ehi.. calma, hai tutto il tempo del mondo, amore.. e ci sono io con te, ti aiuterò io».
Tiro un sospiro di sollievo facendo aderire la mia schiena contro il suo petto,
«Come farei senza di te?».


Pov Robert

Kristen non la smette di andare avanti e indietro per tutta la casa.
Avanti e indietro.
Non sta ferma un attimo.
«Amore, prendi fiato».
«Robert, ma hai visto quanto roba c'è ancora da fare? Per favore, aiuta Cameron con l'albero».
«Hai detto che dovevamo farlo insieme l'albero..».
«Lo so, ma.. devo ancora pulire la casa, Rob! E Cameron non si decide! Mio padre legge il giornale in cucina e non sembra intenzionato a fare altro per il resto della giornata e mia madre si sta facendo una doccia perché "stanca morta come mai in vita sua", e io non posso fare tutto da sola!» si lamenta, gettandosi fra le mie braccia, dove troverà sempre un rifugio, sempre.
Le accarezzo i capelli facendole appoggiare il viso sul mio petto.
Le bacio la fronte e la stringo forte.
«Facciamo che adesso mi permetti di aiutarti, okay? Puliamo casa insieme, facciamo l'albero e poi tu e tua mamma cucinate insieme.. ci stai, scricciolo?», lei annuisce e fa' per sollevarsi ma in quel momento riesco a vedere i suoi occhi rossi, la pelle tirata: è stanca. E' da quando si è svegliata che non ha fatto altro che andare in giro per la casa, correre da una parte all'altra senza fermarsi mai, senza permettere a nessuno di darle una mano perché voleva fare tutto lei. «Forse è meglio se resti seduta ancora un po', piccola.. ti vedo sfinita».
Lei scuote la testa e si alza.
«No no, devo solo.. riprendere fiato un secondo, non sono stanca».
«Kristen, è dalle sei di mattina che sei sveglia e non ti sei fermata un secondo.. vuoi farmi preoccupare, per caso?».
«No, ma...».
«Ma niente, vai in camera a dormire, amore».
«Non posso dormire, Rob.. c'è così tanto da fare..».
«E' solo una cena, amore mio, io ci sono, tu ci sei, i tuoi fratelli e tua madre c'è, cos'altro ci serve? Se fosse per me, ordiremmo una pizza», riesco a strapparle un sorriso e ne approfitto subito per convincerla del tutto. «Quindi ora tu vai in camera.. nostra, e dormi un po', capito? Vengo tra cinque minuti a controllare che vada tutto bene, prima chiedo a tuo fratello se può aiutarmi a pulire casa. Ma tu vai, vaaaiii» la spingo scherzosamente fuori dalla stanza e lei non si lamenta, lasciandosi spingere fuori dalla porta. Sale sul primo scalino della scala in moda da essere più o meno sulla mia stessa altezza e mi circonda il collo con le braccia, attirandomi a sé e avvinando il suo viso al mio.
Mi bacia dolcemente, mordendomi il labbro e giocando con i capelli dietro la nuca, facendomi provare quella dolcissima sensazione che solo lei riesce a farmi sentire.
«Sei la cosa più bella del mondo, non smetterò mai di dirtelo, amore mio» mi dice, riprendendo poi a baciarmi.
Le circondo la vita con le braccia, facendomi combaciare perfettamente i nostri bacini.
Dio, quanto la desidero.
La farei mia su queste scale in questo momento, se solo fossimo soli in casa
.
Cerco di riprendermi e rallento il bacio finché anche lei non fa' lo stesso.
Sorride imbarazzata e io rido mentre le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendola arrossire.
«Vai, prima che cambi idea..».
«Cambia idea, ti prego.. il letto è vuoto senza di te...» stringe il suo piccolo pugno sulla mia maglietta, la sua espressione è una delle più tenere sulla faccia della Terra: si morde il labbro e non ha il coraggio di guardarmi negli occhi talmente è imbarazzata, ha le guance rosse e i capelli che le ricadono sul viso per nascondersi meglio. Ma io la vedo.
Io la vedo benissimo.
Perché io l'ho cercata.
Ho cercato e ho trovato.
Ho trovato la cosa più bella del mondo e adesso è mia.
Solo mia.
Solamente mia e non dovrà più nascondersi.
«Kristen...».
«Ti prego.. sono stanca, è vero.. ma.. muoio se non ti ho accanto» solleva il viso e l'incontro con i suoi occhi verdi mi lascia spiazzata, come faccio a dirle di no?


Kristen dorme beatamente accanto a me, con solo un lenzuolo addosso, che le ho messo io qualche secondo fa' per non cadere nella tentazione di svegliarla per fare di nuovo l'amore con lei. Abbiamo cercato di fare piano, non volevo che nessuno ci sentisse visto che sono tutti in casa, ma con lei è praticamente impossibile, perché è come una scarica elettrica, è come trovare la pace interiore quando sono dentro di lei. Quando poi diventa timida mentre lo facciamo ogni fibra del mio corpo mi impone di essere ancora più dolce, di prendermi cura di lei e quale modo migliore se non continuare a baciarla, accarezzarla e abbracciarla mentre facciamo l'amore?
Kristen mi ha fatto capire quanto sia bella la vita.
Quanto ogni cosa, vista da un certo punto di vista, non sia poi così male.
Prima non credevo di valere.
Adesso mi sento importante perché lo sono per lei.
E lei lo è per me.
E' un amore reciproco che mi aiuta ad alzarmi la mattina con il sorriso sulle labbra.
Kristen è la ragione del mio sorriso.
E la ragione del mio dolore è la paura di non essere abbastanza per lei
.
Per lei che io reputo perfetta e pura, qualcosa che neanche i più grandi poeti o scrittori potrebbero mai descrivere.
E io ce l'ho.
Io la possiedo.
E' mia
e io non so se me la merito appieno.
Dovrei impegnarmi di più.
Renderla più felice.
Fare qualcosa per lei che nessun altro ha mai fatto.
Ma come? Come renderla consapevole del mio amore incondizionato per lei?
Lo sa che è il mio raggio di sole.
Lo sa che prima di incontrarla contavo i giorni che mi separavano al giorno del mio funerale e invece adesso non vedo l'ora di svegliarmi per vedere il suo sorriso? Lo sa, questo? Spero di si perché è il mio unico motivo di vita.
Ed è malato, forse sono un caso clinico.
Ma voglio renderla felice perché lei è il mio sorriso.
Devo trovare un modo per farglielo sapere.
Farle sapere quanto sia bella, unica, e mia.


«Cameron, devo parlarti».
Cameron è in camera sua e sta suonando con la sua chitarra.
Smette e si mette a sedere sul divano.
«Senti, so che Kristen vuole che io pulisca la casa ma puoi dirle che si sta agitando per niente e che non c'è alcun bisogno di impazzire per una cena di Natale?».
«Non è per la cena..», chiudo la porta e resto in silenzio, senza sapere bene cosa dire.
«Cazzo, dalla faccia che hai immagino che sia una cosa seria..».
«Si.. si, lo è.. è una cosa davvero serissima e io non.. non so cosa dire, perché in teoria non dovrei chiedere a te ma io non sono mai stato molto bravo in questo genere di cose, ma io so che rapporto c'è fra te e tua sorella quindi ho pensato che.. forse, prima dovrei chiedere a te».
Cala un silenzio ancora più pesante.
«Ehm, chiedere cosa, amico?».


                                                                                                                           *

Mi sveglio e mi rotolo un po' nel lenzuolo prima di aprire gli occhi.
Rob non c'è, deve essere al piano di sotto.
Per un attimo sono triste, perché odio svegliarmi senza lui accanto.
E lo so che è sciocco, ma ogni volta ho paura di essere abbandonata.
Mi metto a sedere coprendomi con il lenzuolo.
Sorrido mordendomi il labbro ripensando a prima, al modo in cui abbiamo fatto l'amore, così dolce e delicato, come se si stesse prendendo cura di me, come sempre.
Arrossisco anche se lui non è qui e non può vedermi.
Lo voglio.. lo voglio, di nuovo, ancora, per sempre, in continuazione.
Arrossisco ancora di più e mi decido ad alzarmi per andare a fare una doccia veloce.
Quando torno in camera, con solo l'asciugamano addosso, mi torna in mente ieri sera e mi si stringe il cuore.
Robert.
Il mio Robert che passerà il Natale lontano dalla sua mamma e dalle sue sorelle.
Come posso farlo stare meglio?
Torno in bagno con una maglietta pulita, l'intimo e un paio di pantaloncini.
Mi friziono i capelli con l'asciugamano davanti allo specchio ma quel pensiero non va' via.
Rob non sarà felice.
Rob non avrà la sua famiglia.
Ti ama, ma non basti.
Mi infilo una maglietta e l'intimo e torno in camera lasciando stare i pantaloncini. Mi siedo sul letto e lo sguardo mi cade sul telefonino di Rob, che ha lasciato sul comodino come sempre. Prima di cambiare idea lo afferro e faccio scorrere la rubrica finché non trovo la voce "mamma".
«Pronto?», la voce della mamma di Robert mi rimbomba nella testa, «Robert? Tesoro, sei tu? Va tutto bene?».
Parla, Kristen!
«Ehm.. sono.. sono io, signora Pattinson, non.. non Robert...».
C'è un momento di silenzio.
Un momento di silenzio che a me pare una vita.
«Ciao, Kristen... Robert sta bene, vero...?» mi chiede, come solo una mamma sa chiedere.
«Oh, si.. lui.. lui sta bene, signora».
«Come mai mi hai chiamato, cara?» il tono di rimprovero che aveva la prima volta che ci siamo viste è completamente sparito, adesso sembra solo molto stanca e triste.
«Ecco, vede.. io volevo.. volevo chiederle... non so come la prenderà, so che probabilmente lei non mi sopporta e pensa che io le abbia rubato suo figlio ma lei deve capire che Robert è tutto per me, tutto. Lui mi ha tirato fuori dal vuoto che ero diventata, mi ha fatto diventare una persona più sicura, mi ha fatto sorridere di nuovo e mi ha fatto capire tantissime cose che prima non riuscivo a capire. Suo figlio è in assoluto la persona più bella del mondo e io lo amo, lo amo da morire... morirei davvero senza di lui, me lo sento. E mi dispiace così tanto che i rapporti tra Rob e suo padre non siano buoni perché Rob ha davvero bisogno di lui, ha bisogno di una famiglia che lo sostenga, lo faccio sentire apprezzato e amato.. perché io da sola non posso farlo. Ci provo, ma non basto, capisce? Robert ha bisogno dell'amore della sua famiglia».
Sento la madre di Robert sospirare, prima di parlare.
«Io non ti odio Kristen, non ti detesto e mai potrei farlo, e sai perché? Perché ho visto il modo in cui mio figlio ti guarda, ed è lo stesso che mio marito usava con me tantissimo tempo fa'.. adesso qualcosa si è spezzato, ma mi ricordo ancora come ci si sente. Lo ricordo e voglio che mio figlio provi quella sensazione per il resto della sua vita e se sarai tu la persone che glielo farà provare.. io posso solo essere felice per voi», la sua voce si spezza. Sta piangendo? «E non hai idea, ragazza mia, di quanto mi manchi il mio bambino... il mio Robert... è diventato tutto difficile in questi anni e io lo sapevo che c'era qualcosa che non andava in lui, qualcosa che lo tormentava, ma ho sempre finto che andasse tutto bene, ho sempre voluto credere a mio marito che diceva che era solo la crescita, solo l'adolescenza... non avrei dovuto.. non avrei proprio dovuto perché adesso mi ritrovo così.. con il mio bambino lontano da casa che mi odia per non averlo mai capito.. non mi sono neanche mai sforzata e ora mio figlio mi odia... e me lo merito, Kristen, me lo merito!».
«Suo figlio non la odia, signora Pattinson! Le posso assicurare che Robert le vuole ancora bene, le ha sempre voluto bene e anche lui sente la sua mancanza! Sente la mancanza della sua famiglia ed è triste per questo!».
«Robert è... triste?».
«Sente la mancanza della sua famiglia, ecco perché l'ho chiamata... volevo chiederle di passare il Natale tutti insieme a casa mia, ci tengo davvero a Robert, voglio che si senta a suo agio e voglio che sia felice e non lo sarà senza tutta la famiglia riunita...» dico, confidandomi con lei come se ci conoscessimo da una vita. Ma forse la conosco meglio di quanto immagini, perché mentre parlava ho sentito in lei un pezzo di Robert.
«Mi stai invitando a casa tua per Natale...?», adesso ero sicura che stesse piangendo.
E anche i miei occhi stavano diventando lucidi.
«Be', non solo lei.. anche suo marito.. certo, so che magari non sarà molto facile visto che l'ultima volta che si sono parlati....» rabbrividii al pensiero di Robert e suo padre che lo picchiava. Che razza di uomo era?
«Io e mio marito stiamo divorziando».
Stavolta fu il mio turno di zittirmi.
Ero rimasta senza parole.
Che dovevo dire? Che mi dispiaceva? Non era vero.
«Dice.. dice sul serio?».
«Si è spezzato qualcosa, te l'ho detto.. vedi, prima ti ho detto che il modo in cui Robert ti guarda è lo stesso che un tempo aveva mio marito per me, ma non è del tutto vero... era lo sguardo che con il quale io avrei voluto che mi guardasse, o almeno qualcosa di molto simile.. quello sguardo l'ho ricevuto davvero da un altro uomo, il migliore amico di mio marito... ma è stato davvero molto tempo fa', prima di portare una fede al dito, comunque».
Ero davvero senza parole.
La madre di Robert viveva in un matrimonio senza amore.
E l'unico uomo che l'avesse mai amata era il migliore amico dell'uomo dal quale adesso stava divorziando?
Era una storia davvero triste e mi dispiaceva moltissimo per lei.
«Non è mai troppo tardi» dissi, ancora una volta senza pensarci, «si fidi di me, non è mai troppo tardi per essere felici, me l'ha insegnato suo figlio».


«Mamma?», entrai in punta di piedi in camera da letto dei miei, dove mia madre stava leggendo un libro sdraiata a pancia sotto, come una ragazzina.
«Kristen, tesoro, qualcosa non va'?» mi chiese, vedendo che faccia avevo.
«Mamma, devo dirti una cosa» mi sdraia vicino a lei, che chiuse il libro e mi concesse la sua totale attenzione.
«Riguarda Rob?», annuii.
«Lo immaginavo. L'ho visto molto preso da te, ma anche molto.. pensieroso. Qualcosa non va' fra voi due?».
«Non è una cosa fra me e lui, ma fra lui e la sua famiglia, mamma... gli manca e io non so che fare.. cioè, in teoria avrei già fatto qualcosa e non so se mi ucciderai dopo che te l'avrò detto...».
Mia madre sollevò un sopracciglio, preparandosi al peggio.
«Che hai combinato? Ti prego non dirmi che..».
«Ho invitato la mamma di Robert, suo padre e le sue sorelle a cena da noi... stasera».
Mia madre chiuse gli occhi per un secondo, prese un bel respiro e rimase in silenzio per un po'. Quando aprì di nuovo gli occhi si mise a sedere e mi parlò con un tono di voce abbastanza calmo e ragionevole.
«Okay... si può fare.. in qualche modo. Ma non ho niente da preparare. Dovrai darmi una mano in cucina, molto.. dovremo praticamente cucinare per due famiglie e abbiamo solo..» si guardò il polso, dove teneva l'orologio che papà le aveva regalato qualche giorno prima, «tre ore. Tre fottute ore, cazzo! Kristen, non ce la faremo mai!», il tono calmo e ragionevole era andato a farsi benedire.
«Mamma, mamma, calmati! Calmati, okay? Io ti ho messa in questo casino e io te ne tiro fuori, okay?».
«Tu non hai idea di cosa voglia dire cucinare una cena di Natale, bambina mia!».
«Ma se ti aiuto ogni anno!» protestai, offesa.
«Si, ma di solito siamo solo noi, so i gusti dei tuoi fratelli e i tuoi e anche quelli di tuo padre! Non ho mai conosciuto i genitori di Robert e non neanche come si chiamino le sue sorelle! E' un casino, Kristen!».
«Victoria e Lizzie...».
«Come?».
«Le sorelle di Robert.. si chiamano Victoria e Lizzie. Lizzie è la più piccola, è quella che è rimasta a stare da noi, ricordi? Mentre Victoria... non so chi sia, veramente.. non l'ho mai vista, ma è la sorella maggiore di Robert e Lizzie ne parlava sempre come se si trattasse di una specie di ape regina.. non so altro su di lei».
«Ape regina?», feci spallucce.
«E' meglio se ci diamo una mossa, Kristen» si alzò dal divano e andò a mettersi la vestaglia che era appoggiata allo schienale della sedia, legando il laccio con un gesto brusco e nervoso che mi fece ridere. Mia madre presa dal panico per una cena era uno spettacolo unico visto che lei era sempre stata il mio punto di riferimento, una donna sicura di sé e affermata, era incredibile che stesse dando di matto per una cena.
Scendemmo in cucina, dove trovammo Dana che apriva il frigorifero per prendere una coca cola.
«Dana, tesoro, devi darci una mano» gli disse nostra madre, affrettandosi ad accendere tutti i fornelli della cucina.
Mi chiesi dove fosse Robert.
«Per la cena di Natale?» chiese Dana, alzando gli occhi al cielo.
«Ci sarà anche Lizzie» dissi io.
Il sorriso di Dana andava da un orecchio all'altro.
«SCHERZI? Kristen, dici sul serio?!».
Mamma mi lanciò uno sguardo che diceva "devo sapere qualcosa?".
Scompigliai i capelli a Dana,
«Non scherzo. Vengono anche le sorelle di Rob stasera a cena. Allora, che dici, ci dai una mano a preparare la cena?».
«OVVIO! MAMMA, MUOVITI A METTERE A CUOCERE... QUALCOSA!».


Visto che Robert non si trovava e neanche Cameron e la cena era praticamente pronta, provai a vedere se erano in camera di mio fratello.
Non mi sorpresi quando li trovai a scherzare come due amici davanti ai videogiochi.
«Ehi» dissi, per attirare l'attenzione di entrambi.
Rob si girò verso di me con un sorriso enorme,
«Amore! Sei sveglia! Io e Cam stavamo giocando un po'».
«Me ne sono accorta.. e infatti la casa è ancora sporca, ma non importa, vorrà dire che resterà così» dico, e subito il sorriso di Robert sparisce.
«Cazzo! E' vero! Amore, non sai quanto mi dispiaccia!».
Vado a sedermi sul letto vicino a loro. Mio fratello se la ride e continua a giocare ai videogiochi.
«Non importa, amore, è tutto okay. Piuttosto, volevo.. dirti una cosa...».
«Oh.. cosa?».
«Ecco, vedi... ti ricordi ieri sera..».
Mio fratello dà un finto colpo di tosse.
«Sapete che adoro il fatto che finalmente mia sorella sia felice e Rob mi sta simpatico e tutto il resto, ma se state per descrivere la vostra scorsa notte davanti a me sappiate che non voglio sentirlo».
Mi sentii arrossire fino alla punta dei capelli.
«N..no, non intendevo quello, idiota...».
Robert appoggiò una mano sul mio ginocchio,
«Cosa dovevi dirmi, piccola?».
Aprii la bocca per parlare ma proprio quando stavo per parlare e dire a Robert che la sua famiglia sarebbe stata a cena da noi per Natale, il citofono di casa mia suonò e pochi istanti dopo sentii distintamente la voce di Lizze che gridava il nome di Dana con la sua solita voce squillante e piena di vita.
Robert rimase come stordito per qualche secondo, io non osavo parlare.
Cameron aveva messo in pausa il gioco.
«Era mia sorella, quella?», non feci in tempo a rispondere che era già uscito dalla stanza.


Pov Robert


Scesi le scale talmente velocemente da rischiare di caderci.
Sentivo Kristen corrermi dietro e per un secondo fui tentato dal fermarmi per controllare che non si facesse male, ma poi vidi mia sorella alla fine delle scale, abbracciata a Dana, che aveva un sorriso che andava oltre la sua faccia.
Quando Lizzie mi vide si liberò dall'abbraccio di Dana e mi sorrise.
«Robbie!» urlò, correndomi incontro per poi saltarmi al collo.
L'abbraccia stretta, la mia sorellina.
Quanto mi era mancata?
«Lizzie, ma che ci fai qui?».
«Kristen! E' tutto merito suo! La tua ragazza è la migliore di sempre! Ci ha invitato a casa vostra per Natale!».
«"Ci"? Chi altro c'è con te?».
«Robert...», mamma.
Sciolsi velocemente l'abbraccio di Lizzie, che fu ben felice di tornare da Dana - che non aspettava altro - e guardai mia madre, che stava in piedi sulla porta con una vassoio in mano. I capelli biondi erano pettinati come sempre, era truccata come una donna di alta società ma per la prima volta da quando la conoscevo non sembrava sul punto di dover andare a una festa di beneficenza, indossava un paio di jeans che non le avevo mai visto addosso e una maglietta a maniche lunghe rossa, in pieno stile natalizio. Aveva gli occhi lucidi, ma un sorriso meraviglioso, il sorriso della mia mamma, che mi era mancata come mai avrei ammesso.
«Mamma...».
«Rob..».
Lizzie si staccò da Dana giusto il tempo per togliere il vassoio dalle mani di mia madre, che subito si precipitò ad abbracciarmi, come non faceva da una vita.
«Robert... Rob, tesoro, ti voglio bene, scusami.. scusami, bambino mio, sono stata una madre orribile.. ma io ti voglio bene e non voglio che tu mi odi, perché tu sei la luce dei miei occhi, Robert», piangeva, mia madre piangeva per me.
L'abbracciai anche io,
«Io non ti odio, mamma, io ti voglio bene... e mi sei.. mancata anche tu, tanto».
Rimanemmo abbracciati talmente tanto che alla fine non ricordavo più perché non l'avessi chiamata prima.
Un colpo di tosse ci fece dividere.
Victoria mi guardava con uno sguardo che era a metà fra il divertito e l'imbarazzato.
«Ehi, fratellino» mi salutò.
«Victoria, anche tu qui allora».
«Volevo conoscere la ragazza per cui hai perso la testa, fratellino», seguii il suo sguardo: Kristen era ancora sulle scale e guardava la scena con gli occhi lucidi, Cameron accanto a lei.
«Sono felice che anche tu sia qui, Vicky» le dissi.
Lei rimase un attimo interdetta, poi tolse la distanza fra di noi, abbracciandomi.
Victoria odiava gli abbracci.
«Ti odi per essere andato via di casa!».
«Mi sei mancata anche tu».
«Stronzo, coglione.. ti odio! ODIO!», mi strinse ancora più forte, «Ti voglio bene, Rob».
«Anche io».
Quando sciogliemmo l'abbraccio Victoria andò dritta da Kristen, porgendole la mano.
«Tu devi essere Kristen».
«S..si».
«Grazie per aver tenuto testa a mio fratello, Kristen».
«Ehm, non ce di che?».
Cameron scese dalle scale, porgendo la mano a Victoria anche lui.
«Io sono il fratello di Kristen, Cameron. Ma per te, Cam».
Kristen ne approfittò subito per fuggire e gettarsi fra le mie braccia e salutare mia madre con un abbraccio, che lei ricambiò come se la conoscesse da una vita. Mi piaceva il fatto che lei e mia madre andassero così d'accordo.
Voltai lo sguardo verso Victoria, e la trovai che sorrideva a Cameron come non l'avevo mai vista fare.
Cameron gesticolava e la faceva ridere.
Mia sorella che rideva più volte, un miracolo.
«Mi sono perso qualcosa?», la voce del padre di Kristen ci fece tutti girare verso il salotto, dove lui stava in piedi ancora in pigiama e con gli occhiali da lettura sul naso. «Oh, dall'aspetto.. direi che tu sei la mamma di Rob e voi due» agitò una mano verso Victoria e Lizzie, «siete le sue sorelle.. a te ti conosco anche, vero? Sei Lizzie, giusto?», lei annuì quasi saltellando.
Jules sbucò dietro di lui, con un grembiule legato in vita.
«Oh, siete già arrivati.. piacere, io sono Jules e lui e mio marito John» disse, andando a stringere la mano a mia madre, che la strinse piacevolmente sorpresa dell'ospitalità di casa Stewart.
Oh mamma, abituati.
«Io.. io Clare.. mio marito.. lui.. non è potuto.. venire».
Già, ero così preso da tutti quelli abbracci da non accorgermi che mio padre non c'era.
E non ne sentivo la mancanza.
Jules non si lasciò smorzare l'entusiasmo.
«Oh, magari sarà per la prossima volta! Ci accomodiamo? La cena è pronta, ragazzi!».

Ero davvero nervoso.
L'ansia mi stava divorando.
La cena stava andando a gonfie vele.
Kristen parlava allegramente con Lizzie, che faceva vagare lo sguardo da Dana a Taylor, che sedeva qualche posto più in là e sembrava molto geloso delle attenzioni che Lizzie regalava a Dana.
Mia madre e Jules parlavano delle ricette che Jules aveva usato per preparare la cena mentre John interveniva a scatti, per di più facendo battute con me, che me ne stavo seduto accanto a Kristen godendomi la visione della mia famiglia finalmente riunita. Persino Victoria sembrava allegra mentre parlava con Cameron, rideva perfino!
Kristen si alzò per portare il dolce insieme a sua madre e io la osservai mentre si metteva una fetta di torta nel piatta, baciandomi sui capelli prima di passare a suo padre.
Era la donna della mia vita.
Era sul serio la donna della mia vita, e io volevo stare con lei per tutta la vita.
Ma mi sentii comunque un pazzo mentre mi alzavo dalla sedia e tutti gli occhi si puntarono su di me.
«Scusate l'interruzione, ma vorrei dire una cosa.. una cosa molto importante».


____________________________

TA'-DAAAAN!
okay, so che mi state odiando, ma dovevo fare finire il capitolo presto perché l'ho promesso a una persona (ciao! c:)
e mi state odiando per il finale che ho messo.
non penso che sia così difficile da capire cosa succederà nel prossimo capitolo.
in ogni caso, non so che dire.. be', grazie.
e penso che forse questa storia durerà un pochino di più, forse.
leggete anche l'altra mia storia se volete, la trovate qui! (sempre robsten)
se dovete lasciare una recensione, apprezzerei di più quelle lunghe dove mi fate capire se sono riuscita a farvi provare qualcosa.. mh? c:
be', non so che altro dire quindi,
niente,
grazie,
vi voglio bene.






















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Capitolo 29
*** it's creazy. ***


Pov Kristen


Robert si alza dalla sedia accanto a me, cogliendomi di sorpresa, e con la voce più sicura e matura che io gli abbia mai sentito dice: «Scusate l'interruzione, ma devo dire una cosa.. una cosa molto importante», abbassando lo sguardo verso di me, sorridendomi timido. Mi chiedo cosa abbia intenzione di dire, un discorso di Natale? Un qualcosa su noi due, visto che ha guardato me? Continuo a fissarlo, ma sento che anche tutti gli altri lo stanno facendo. Distolgo un attimo lo sguardo per osservare la reazione delle altre persone a tavola; Lizzie non sembra neanche averlo notato, tanto è presa dal suo discorso con Dana, Taylor li fissa con odio e continua a giocare nervosamente con le forchette, non ha ancora toccato cibo, mia mamma osserva la scena guardando con un enorme punto interrogativo stampato in faccia Robert e mio padre, che invece sembra solo curioso, Clare osserva suo figlio confusa e leggermente a disagio, Victoria lancia sguardi di rimprovero verso il fratello e Cameron... mio fratello ha l'espressione più strana di tutte, come se fosse piacevolmente colpito.
«So che forse vi sembrerà pazzo quello che sto per dire, ma vorrei cominciare con l'inizio proprio per questo» dice Robert, infilandosi le mani in tasca, in un gesto che io riconosco nervoso. Non è così rilassato come vuole fare credere e questo agita anche me. «Vorrei iniziare con.. Kristen. Vorrei spiegarvi davvero un paio di cose, prima di.. ehm.. allora..», si, era davvero nervoso. Senza pensarci, avvicino la sedia a lui e gli accarezzo la gamba da sotto il tavolo. Lo sento quasi rilassarsi sotto il mio tocco. Oh amore...Un sorriso si distende sul viso di Robert, che riprende a parlare con più calma. «Kristen è stata per me una specie di salvezza, una luce che mi ha fatto capire molti punti ancora poco illuminati della mia vita, di quello che sono, cosa faccio e perché. Mi ha reso il ragazzo, o uomo, che sono oggi e che oggi avete davanti. Senza di lei.. se non l'avessi mai incontrata, probabilmente adesso sarei ancora un ragazzino di diciotto anni che non sa cosa vuole dalla vita e che va' alla ricerca di qualcosa che lo renda viva, ma che in un modo o nell'altro lo ucciderà lentamente. Grazie a lei sono uscito da un tunnel che mi avrebbe lentamente portato chissà dove; Kristen è entrata nella mia vita in un modo banale e l'ha resa speciale. Era lì.. una specie di scricciolo che non sapeva dove andare il suo primo giorno di scuola..» di nuovo quel sorriso timido e io stringo più forte la presa sulla sua gamba, arrossendo fino alla punta dei capelli. «non so perché, ma c'era qualcosa in lei.. qualcosa di diverso, di sincero, che mi ha spinto ad avvicinarmi a lei quel giorno... l'ho amata dal primo istante ma ho dovuto sbagliare un sacco di volte prima di rendermene conto. E' stato amore a prima vista ma con molti ostacoli sulla via, primo fra tutti il mio orgoglio e la paura di qualcosa che non conoscevo e che avrebbe potuto portarmi non so dove.. e alla fine mi ha portato qua. Lei mi ha portato qua, mi ha preso per mano e mi ha aiutato quando mi sentivo inutile, stupido, troppo impedito per questa vita. E ha fatto tutto questo mettendo da parte le sue paure, quelle paure che per troppo tempo ho ignorato pensando troppo alle mie... ma anche lei aveva bisogno di una mano e.. non posso dirvi se sono riuscita ad aiutarla del tutto, questo dovrebbe dirvelo lei, ma... spero davvero che quel poco che sono riuscito a fare sia stato d'aiuto, perché tutto quello che voglio è la sua felicità, vedere il suo sorriso ogni giorno, vedere lei ogni giorno della mia vita, perché l'amo...».
Calò il silenzio.
Sentivo le lacrime scivolarmi sulle guance.
Ma erano lacrime di felicità.
Lacrime di orgoglio.
«Anche io ti amo» sussurro, «da sempre, per sempre».
Mio padre si alza e si avvicina a Robert, dandogli una pacca sulla spalla con fare paterno.
«Ottimo discorso, ragazzo. Io stesso non avrei saputo fare di meglio per mia moglie, e questo la dice lunga. Si vede proprio che siete giovani e senza pensieri.. ma so che tu hai aiutato mia figlia, la vedo più felice.. più se stessa da quando ci sei tu nella sua vita e di questo ti sarò per sempre grato, Robert».
«Grazie, signor Stewart..».
«Oh, di niente! Bene, adesso però possiamo anche mangiare, no? O anche Dana vuole fare un discorso per Lizzie?».
Dana arrossisce e Lizzie scoppia a ridere, abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia.
«Nah, ma io voglio farlo per lui!» dice lei, scattando in piedi come il fratello, «Dana è il miglior ragazzo di sempre!».
Mia madre ride e anche Clare - dopo un attimo di esitazione - si unisce a lei.
«Ottimo discorso, Lizzie!» si complimenta mio padre, «Dana, vuoi dire qualcosa anche tu?», ma Dana fa' no con la testa, imbarazzato da morire.
Lizzie si siede di nuovo e gli dà un secondo bacio, la sento sussurrargli un
«sei tutto rosso! che carino che sei!».
Sorrido e mi lascio prendere dalla contentezza di Dana quando Lizzie lo abbraccia, stringendolo forte come non l'avevo mai vista fare. Dana sembra così felice che per me è una gioia immensa.
«Ora possiamo mangiare», mio padre fa' per tornare a posto, quando Cameron lo ferma.
«Penso che Robert debba finire il suo discorso, non è vero?».
Guardo prima Cameron e poi Robert, confusa.
Cos'altro deve dire?
Robert annuisce e mio padre si ferma, la stanza è di nuovo silenziosa.
L'espressione seria di Robert fa' smettere di ridere anche Dana e Lizzie.
Victoria sembra sempre più arrabbiata.
«No.. infatti.. non ho finito».
«Oh.. be', continua allora» lo incita mio padre, «ti ascolterò dal posto, ho davvero troppa fame» scherza, andando di nuovo a sedersi non senza aver prima dato un bacio in fronte a mia madre.
«Ecco, veramente... questa parte riguarda anche un po' lei, signor Stewart.. e anche lei,» guarda prima mio padre e poi mia madre, che assottiglia lo sguardo, attenta e sull'attenti.
«Dicci pure, Rob».
«Signor Stewart, signora Stewart.. John, Jules... vi ho appena detto che io senza Kristen praticamente non vivo, non so stare al mondo senza di lei, non saprei proprio come muovermi, ormai siamo diventati una cosa sola. Ma Kristen mi ha anche sempre incoraggiato a inseguire tutti quei sogni che prima di conoscere lei avevo riposto in un cassetto, quelli folli, quelli che credevo impossibili ma che lei mi ha spinto ad inseguire lo stesso. Vostra figlia è stata la mia ancora di salvezza, ma anche il mio porto sicuro, quella spinta che mi ci voleva per raggiungere l'obiettivo.. o almeno provarci, andare almeno in quella direzione. Senza di lei, non saprei dove andare, invece con lei un futuro ce l'ho, o almeno potrei costruirlo...».
Mia madre sembra sempre più sospettosa.
«Dove vuoi arrivare, Robert?» chiede, incrociando le mani e appoggiandole sul tavolo.
Robert deglutisce rumorosamente, sembra così indifeso. E il fatto che sia mia madre a metterlo così tanto in soggezione mi dà alquanto fastidio. Perché se la prende con lui? Non vede quanto impegno ci sta mettendo in quello che sta dicendo? E' così nervoso..
«Ho trovato un lavoro!» annuncia Robert, lasciandomi senza parole.
«Un... un lavoro...?» domando.
Non ne avevamo più parlato dall'ultimo tentativo.
Non mi ha detto niente.
Niente.
«Oh, fantastico, Robert» commenta mia madre, con un accenno di sarcasmo nella voce, «ma qualcosa mi dice che non è questo il punto cruciale del discorso.. sbaglio?».
«N.. no. Ehm... si, ecco...», Robert è completamente entrato nel pallone.
«Che lavoro, amore?», cerco di non sembrare confusa e arrabbiata come in realtà sono; perché non mi ha detto niente? Non ne sapevo proprio niente, non mi ha più accennato all'argomento dall'ultima volta e adesso se ne esce con questo nuovo lavoro?
«Già, Robert, che lavoro?» si aggiunge mia madre, con un sorriso sornione sul viso. Appoggia il viso sulle mani, attenta a non perdersi neanche un momento di quella scena. Non capisco cosa stia succedendo.
«Mamma...».
«Musicista» risponde Robert, «e cantante».
Mi volto verso di lui, sconvolta.
«Rob.. ma.. no.. tu.. io non capisco...».
«Era la mia sorpresa... insieme a un regalo che ti darò dopo. Ma questa.. questa.. era la mia sorpresa, volevo dare questo annuncio davanti a tutti, ma sopratutto io volevo chiedere.. una cosa ai tuoi genitori».
«Sentiamo», mia madre sembra sul punto di mangiarselo in un solo boccone.
«Be'... mi hanno preso per una.. una specie di tournèè, ecco».
Non so se scoppiare a piangere o a urlare.
Io dov'ero quando è successo tutto questo?
Cosa ne è stato del "siamo una coppia, le decisioni si prendono insieme?".
E perché non me ne ha parlato in privato invece che sbandierare la notizia ai quattro venti davanti a tutta la mia famiglia, più la sua, rischiando di rovinare tutto?
Non capisco proprio cosa sta succedendo.
«Qual'è il permesso che vuoi chiederci, Robert?», mio padre si è alzato di nuovo, ogni traccia è sparita dalla sua faccia.
«Che Kristen venga con me...».
«CHE COSA!?» sbotta mio padre.
«Chissà perché, me lo aspettavo..», sorride mia madre.
«Jules, John.. mi.. mi dispiace così tanto», Clare si alza e raggiunge Robert, sorpassandomi e afferrando il braccio di Robert come se fosse ancora un bambino che può trascinare a casa quando si comporta male. «Rob, hai bevuto per caso? Questa.. questa è una follia!».
«Io che mi innamoro è una follia! Tutto questo è solo la sua conseguenza, mamma» dice Robert, adesso completamente calmo e sereno. Ha lanciato la bomba, il peggio è passato, ma adesso sono io che devo ancora riprendermi dall'esplosione.
Non penso di aver capito a pieno il significato delle sue parole.
«Robert, siediti, per piacere...» lo prega sua madre, ma lui si toglie dalla sua presa e mi appoggia una mano sulla spalla.
Davvero sta cercando il mio appoggio?
Non ha capito quanto tutto questo sia... senza senso?
«Jules, John, so che può sembrare folle, ma io senza Kristen non vivo e io devo seguire i miei sogni come lei mi ha insegnato, quindi ho bisogno di lei per andare avanti. Vi prego di capire».
Ma capire cosa, Cristo santo!?
Inizio a sentire lacrime di frustrazione farsi largo.
Non piangere, non piangere, non piangere.
Ma è una follia e io non ci sto capendo niente... sono persa e Robert non mi spiega cosa sta succedendo.
«Vediamo se ho capito..», mia madre si appoggia allo schienale della sedia, accavallando le gambe, «tu hai deciso di seguire i tuoi sogni, di viaggiare per il mondo suonando e ci stai chiedendo il permesso di poterti portare con te nostra figlia. Ho capito tutto?».
«Non è per il mondo... solo qualche città... New York, Chicago, roba del genere... Marcus, un mio amico, è riuscito a trovarmi questo lavoro e in alcune città verrebbe anche lui, è un tipo apposto, molto maturo», ecco che il Robert insicuro tornava a farmi visita.
«Oh, non lo metto in dubbio..», mia madre sembrava sul punto di scoppiare a ridergli in faccia.
E questo mi faceva incazzare ancora di più.
Non mi stava di certo aiutando a capire.
«Sapete che potete contare su di me. Io mi prenderei cura di vostra figlia, lo sapete».
«Robert, avete solo diciotto e sedici anni!» scattò mio padre, «Pretendi davvero che io ti lasci portare mia figlia in giro con te, da soli!? Abbiamo chiuso un occhio per un sacco di cose solo perché Kristen sembrava stare bene insieme a te, ma non posso chiudere un occhio su questo! Non posso proprio, Robert. E' pazzo, folle, immaturo, irresponsabile e incredibilmente stupido e incoscienze e se devo essere sincero da te non mi sarei mai immaginato una cosa del genere! Proprio tu che dici di volere la felicità di mia figlia la metteresti in un pericolo simile?».
«Non sarebbe in pericolo! Ci sarei io!».
«Non sapete prendervi cura manco di voi stessi!».
«Mi prenderei cura di lei, glielo posso giurare su tutto quello che vuole!».
«E come!? COME PRETENDI DI PRENDERTI CURA DI UNA RAGAZZINA QUANDO NON HAI NEANCHE UN LAVORO DECENTE!?».
«Fare il cantante è un lavoro» si difende Robert, ma sembra davvero ferito dalle parole di mio padre. Lo sono anche io.
«No! NO che non lo è! Non per un ragazzo e una ragazza come voi! Non per la vostra età!».
Tutto quello che riuscivo a pensare era: no, ci sono cantanti anche più giovani di me o di Rob, ci sono, ce l'hanno fatta.. non è Justin Bieber, okay, ma possiamo farcela anche noi a sfondare. Robert è davvero il più bravo del mondo, per me.
«Guadagnerò soldi a sufficienza per non farle mai mancare niente, lo giuro!».
«ROBERT, STAI MENTENDO A TE STESSO! E IO NON PERMETTERLO' CHE UN RAGAZZO COSI' IRRESPONSABILE TRASCINI MIA FIGLIA, CHE NE HA GAIA' PASSATE TANTE, IN UNA FOLLIA DEL GENERE! IO PROPRIO NON LO PERMETTERLO', NE' ORA NE' MAI!», mio padre era fuori di sé, non l'avevo mai visto in uno stato del genere e mi faceva quasi paura.
«Papà...» lo chiamai, ormai sull'orlo di una crisi di pianto. Il mio Natale era rovinato. «Non... non aggredirlo, per favore... non.. Rob.. adesso lui ti spiega tutto e vedrai che.. che non sembrerà così folle... Rob.. amore, puoi spiegarti meglio, per favore?», mantieni la calma, Kristen, non lasciarti sopraffare o qui finisce davvero male, è la volta buona che ti ricoverano per una crisi isterica.
«Penso che loro abbiano capito benissimo, piccola...».
Loro! Io no, cazzo!
Spiega anche a me, cazzo!
Voglio capire!
Riguarda anche a me ma sembra quasi che a te non importi!
«Penso che questo sia tutto.. tutto quello che c'era da dire
» annunciò mia madre, alzandosi per andare a prendere il dolce in cucina, come se niente fosse, mettendo fine al discorso.
Mi giro verso di lei mentre va' verso la cucina.
«Mamma...?», ma lei non si gira.
Questa volta non mi starà a sentire.
Guardo mio padre e lui scuote la testa, come se fosse davvero deluso.
Deluso da me.
Ma io che ho fatto?
Io non sapevo neanche di questo piano assurdo!
Robert si siede di nuovo e con un sorriso enorme si gira verso di me, prendendomi per mano.
«Vedrai che lo accetteranno.. gli serve solo tempo, poi capiranno quanto è importante tutto questo e ci lasceranno andare. La prima tappa è fra due settimane, sarà grandioso, vedrai.. Marcus ci raggiungerà a New York e Chicago e vivremo come in un libro, come piace a te, sarà meraviglioso. Grazie amore» e mi bacia sulla fronte, abbracciandomi.
Vi prego, voglio piangere.


Mi rifugio in bagno, ormai sull'orlo delle lacrime.
Robert è rimasto in cucina, vuole provare a parlare di nuovo con mio padre, dice che ha un modo per fargli capire la situazione... ma io stessa ancora non ce l'ho chiara in mente.
Mi fisso allo specchio e provo a darmi una sistemata ma è tutto inutile e alla fine lascio perdere.
La porta del bagno si spalanca e Lizzie entra come un uragano,
«Perché non mi avete detto niente!?» esclama, indignata.
«Non ne sapevo niente, te lo giuro... sono sorpresa esattamente come te...», se non molto di più.
«Non ci credo che Rob ti ha tenuto all'oscuro di una cosa del genere, non è da lui! Voi due fate tutto insieme!».
Lo credevo anche io..
«Non so perché non me ne ha parlato.. non lo so proprio» dico, stringendo le mani sul lavandino e cercando di trattenere le lacrime.
«Ehi..?» Lizzie mi appoggia una mano sulla schiena, gentile e sinceramente preoccupata, «Magari ha avuto solo... che so, una specie di.. colpo di testa o roba del genere, è impazzito ma poi passa. Non può dire sul serio! Insomma, è una pazzia e pure una grandissima cazzata. Rob non è mai uscito da Londra e non può seriamente pensare di andare in America a fare il cantante senza sapere niente, a soli diciotto anni, senza soldi o sicurezze. Non è proprio da lui...», Lizzie sembrava cresciuta tutto in una volta, era davvero strano.
«Ma è il suo sogno...» dico.
«Lo so! Ed è un bellissimo sogno, ho sempre pensato che Rob potesse diventare un grande cantante... un giorno, ma non adesso, non andando così lontano da tutti quanti.. da me... uhm.. no, non può. Non può!».
«Ma sembra davvero convinto di quello che dice... e ha ragione, io l'ho sempre incoraggiato a seguire i suoi sogni, non posso rimangiarmi la parola proprio adesso!».
«Kristen, non dirmi che gli stai dando corda! Ti prego, dimmi di no!».
«No! Ma... Rob... sai com'è..».
«Ti dico che non può dire sul serio... lo convincerò io, ci parlerò io e..».
«Amore? Sei là dentro?», la voce di Robert ci fa' subito zittire.
Ci lanciamo uno sguardo e prima che me ne renda conto Lizzie mi si avvicina, prende un pezzo di cartigenica e mi asciuga gli occhi, tira fuori dalla tasca una confezione di mascara e me lo mette.
«Si.. si, sono qua.. con Lizzie» dico, mentre Lizzie cerca di darmi un aspetto decente, di una che non ha appena pianto.
«Oh, va bene.. be', esci per favore, piccola, tua madre ha detto di volerci parlare in privato».
Lizzie mi lascia andare e io apro la porta.
Robert mi sorride e mi prende per mano.
Sembra così dannatamente felice, così sicuro di sé e pronto a tutto per ottenere ciò che vuole.
Sono davvero io la causa di tutto questo?
Io gli ho sempre detto di inseguire i suoi sogni, ma questa è una follia.
Come pensa di sopravvivere là fuori? Come?
Non è realizzabile.
«Rob.. puoi spiegarmi che succede?» gli chiedo, fermandolo prima di entrare in cucina.
«Okay, lo so che è tutto inaspettato e magari adesso ti sembra folle ma tu lascia fare tutto a me. Ti fidi?».
«Si, ma..».
Mi interrompe con un bacio sonore sulle labbra.
«Brava ragazza. Vedrai che tua madre alla fine ci darà ragione», mi prende per mano e mi conduce dentro. Non mi sembra neanche più la sera di Natale. Cameron, Victoria, Lizzie, Dana e Taylor sono in salotto a scartare i regali mentre io, Robert e mia madre siamo in cucina ad affrontare l'ultima idea di Robert.
Non doveva essere il Natale più bello di tutti?
E allora perché adesso mi sento così sola e sperduta?
Mia madre ci aspetta in cucina, con una tazza di caffè fra le mani e mio padre accanto a lei.
Quando entriamo stanno parlando fra di loro ma smettono appena ci vedono.
Clare è seduta su una sedia, ha lo sguardo assente.
Non penso che sia veramente qui con noi.
E in questo momento vorrei non esserci anche io.
Mia madre mi guarda e mi fa' cenno di sedermi, come quando avevo tredici anni e venivo punita insieme ai miei fratelli per qualche danno che avevano combinato loro ma per cui venivo punita anche io per averli seguiti. E' la stessa cosa anche ora.
«Kristen, tesoro, non ti ho ancora sentita aprire bocca riguardo a tutto... questo» mi dice.
Mi siedo vicino a Clare, Robert resta in piedi accanto a me. «Non so che dire, non se sapevo niente..» ammetto.
Mia madre accenna un sorriso.
«Robert ha organizzato tutto questo da solo?».
«Be', si».
Annuisce e passa a lui.
«Come mai non le hai detto niente?».
«Ho dovuto rifletterci a lungo ed era una sorpresa. Comunque, penso che dovreste seriamente ripensare alle mie parole, la mia idea è valida e ve lo posso dimostrare».
Mia madre agita una mano come per scacciare via le parole di Robert.
«Si, si, certo, dopo. Clare, vuoi aggiungere qualcosa? Stai bene? Vuoi un.. thé o un caffè?».
Clare ci mette un po' per riprendersi dal suo mondo privato.
«Non lo sapevo neanche io... Robert è sempre stato molto maturo per la sua età... non lo dimostra, ma lo è. Se dice che si prenderà cura di Kristen io ci credo, ma... è comunque una follia e non dò il mio appoggio, per niente».
Robert sbuffa e appoggia una mano sulla mia spalla.
«Posso parlare?».
Mio padre lo fulmina con lo sguardo.
«Non capisco proprio come tu possa essere così sicuro delle tue idee. Non ti rendi conto di essere un folle?».
«John... signor Stewart, lei non è mai stato così innamorato di sua moglie da voler creare subito una famiglia con lei? Io voglio questo con Kristen. Ma prima devo raggiungere i miei obbiettivi, quelli che lei stessa mi ha sempre insegnato a rincorrere. Non farei mai del male a sua figlia, la proteggerei anche a costo della mia stessa vita, lo giuro. Ma devo farlo».
«E che ne dici di lei?» chiede mia madre, «I sogni di mia figlia dove sono in questo tuo grande disegno di vita!?».
«Ci sono. Certo che ci sono. Potrà continuare a studiare, ci sono tanti corsi per diplomarsi online o a distanza e potrà fare l'università se vorrà.. non gli farò mancare mai niente», sembra così sicuro di sé che per un secondo ci immagino pure noi due come nella sua fantasia.
Ma è solo un secondo, poi torno alla realtà.
«Non ci posso credere, è anche serio Jules!» mio padre solleva le mani al cielo, esasperato.
Mi volto verso Clare.
Lei mi accenna un sorriso di incoraggiamento e mi sussurra:
«andrà tutto bene...».
Mi stringo le mani in grembo e cerco di concentrarmi solo sulla mano di Robert sulla mia spalla.
«Robert..», mia madre si strofina gli occhi con le mani, rovinandosi il trucco, «sai benissimo che io.. io ti adoro, sei stato come un altro figlio per tutto questo tempo e da tale ti sto trattando, mi capisci? Ti ho accettato in casa mia per il bene di mia figlia ma alla fine mi sono affezionata ma adesso devo trattarti come tratterei Dana o Cameron, punendoti e sgridandoti quando ti comporti da ragazzino immaturo».
«Non sono un ragazzino, sono un uomo e da tale mi prenderò cura di vostra figlia!».
Oh, davvero?
Ti prenderai cura di me?
Perché non lo fai adesso?
Perché ho bisogno di te e tu non mi guardi neanche.
«Robert, calmati, per piacere» lo prega Clare.
«Mamma, tu non capisci... questo è il mio futuro, la mia vita, e decido io come viverla e con chi!».
«NON METTENDO IN MEZZO MIA FIGLIA!» sbraita mio padre.
«Sua figlia è nel mio futuro e nella vita, ecco perché la metto in mezzo!».
«Avete soltanto diciotto e sedici anni, ti dico, cosa vuoi saperne tu DELLA VITA!?».
«Niente.. assolutamente niente, lo ammetto. Ma ne saprò molto di più una volta che mi sarò gettato in tutto questo, inseguendo quello in cui.. credo, capirò davvero cosa vuol dire essere vivo, felice e sereno insieme alla persona che ami», la sua mano stringe forte la mia mano.
Oh, Robert.. perché non ne hai parlato prima con me?
Ne avremo parlato per ore.
Ti avrei ascoltato, ti avrei aiutato, avrei preparato il terreno con i miei genitori...
ma lui ha fatto di testa sua, e adesso io non potevo aiutarlo.
Me ne stavo seduta lì, impotente, non sapendo che dire o fare.
«Quindi tu vuoi TENTARE, non hai un vero piano, un vero PROGETTO, tu vuoi soltanto andare all'avventura trascinandoti dietro mia figlia!».
«Ho bisogno di lei!».
E io ho bisogno di te.
Ma ho anche bisogno che tu ti confidi con me.
Prima di parlarne con i miei genitori, idiota.
«TU HAI BISOGNO DI QUALCUNO CHE CUCINI PER TE, CHE TI LAVI I VESTITI, CHE FACCIA TUTTE QUELLE COSE CHE TU NON SAI FARE MENTRE TE NE STARAI SU UN PALCO A STRIMPELLARE UNA VECCHIA CHITARRA! ECCO, ECCO, DI COSA HAI BISOGNO, ROBERT!», non ho mai visto mio padre in questo stato, è davvero fuori di sé e sembra voler rendere Robert il più a disagio possibile.
Ma non potevo permetterlo.
Non potevo permettere a mio padre di distruggere tutto il lavoro che avevo fatto sulla fiducia che Robert aveva sui suoi sogni.
«Papà, Robert è davvero bravo» dico.
Lui mi fulmina con lo sguardo.
«Non ora, Kristen».
«Dico sul serio, Robert... lui potrebbe farcela!».
«Grazie, piccola..» mi sussurra Robert all'orecchio.
«Kristen, tu non capisci. Sei ancora una bambina, non te ne faccio una colpa, e non sai molto sul mondo là fuori. Questo perché io e tua madre ti abbiamo sempre protetta, hai avuto per tutta la vita tre fratelli che ti hanno sempre tenuto d'occhio e hai sempre avuto una spalla su cui piangere. Cosa succederà quando sarai da sola con Robert? Con chi piangerai? Chi ti proteggerà? Sarai sola, capisci? Sola, bambina mia. Mamma e papà non ci saranno e tu sei ancora troppo giovane e ingenua per tutto questo...», si era piegato sulle ginocchia per guardarmi in faccia e Robert si era irrigidito.
Sola.
Sola.
Sola.
Sola a piangere.
Sola senza nessuno con cui parlare.
Sola con me stessa.
Sola con i miei problemi, con le mie insicurezze.
Sola senza nessuna che riesca a capirmi, che mi conosca abbastanza bene.
Ma ci sarà Robert.
«Ma non sarò sola, papà... non proprio. Mi mancherete, ma ci sarà Rob con me».
Mio padre scuote la testa, in disaccordo con le mie parole.
«Quindi ormai è deciso? Hai già preso la tua decisione? Lo ripeto, è una follia».
«No, io non ho... cioè, non è... sicuro, ma.. Rob.. Rob?» mi volto verso di lui, in cerca di aiuto.
«Abbiamo due settimane per organizzare tutto, me ne occuperò io» dice.
Mio padre si rimette in piedi, furioso. Si muove come un animale in gabbia, si mette a fare avanti e indietro per la stanza.
«Io non posso crederci! NON POSSO! Non posso accettare che la mia unica figlia femmina finisca a fare una vita del genere dopo che abbiamo passato tutta la nostra vita a proteggerla! Io, tua madre, Cameron, i tuoi fratelli, ci siamo sempre presi cura di te, Kristen! SEMPRE! E tu come ci ripaghi? Decidendo di abbandonarci per seguire un ragazzo che conosci da meno di un anno che ha deciso di intraprendere la carriera più precaria che ci sia! E io non posso proprio accettarlo, e mi dispiace! Mi dispiace perché... perché io non riesco ad essere arrabbiato con te, Kristen... ho solo paura per te», tutta la sua rabbia era sparita. C'era solo... ansia, preoccupazione e forse un pizzico di delusione, che era la parte che faceva più male di tutte.
«Papà..», oh no, no, no, le lacrime no.. non ora.
«Non voglio che tu soffra, Kristen. Voglio che tu abbia sempre e solo il meglio, sempre e comunque».
«E io farò in modo che lo abbia» si intromise Robert.
Mio padre alzò gli occhi al cielo.
«Si, certo...».
«Le giuro su tutto quello che ho di più caro che so come prendermi cura di sua figlia, so come non farle mancare niente».
«Robert, ti posso assicurare che tu non sai niente! NIENTE, ti dico! Non sai come prenderti cura di te stesso, figuriamoci se sai come prenderti cura di una ragazzina! UNA BAMBINA, ROBERT! KRISTEN E' ANCORA UNA BAMBINA!».
Robert aveva già aperto la bocca per ribattere quando mia madre si mise fra loro due, sollevando le braccia con i palmi rivolti verso di loro per dividerli.
«BASTA!».
Robert serrò subito la bocca.
Mio padre fece un passo indietro.
Clare tirò un sospiro di sollievo.
Mentre io.. io sentivo soltanto i miei occhi diventare sempre più lucidi.
«Adesso andiamo tutti a letto e domani mattina, solamente dopo la colazione, parleremo di nuovo di tutto questo. Kristen, Robert, avrete i vostri regali domani mattina... adesso, per favore, andiamo tutti a letto. Forza, andate..», sembrava una mia versione più grande, e più stanca, ma meno persa di me. Io non sapevo dove muovermi, lei invece aveva la situazione in pugno come sempre.
Mi alzai senza aspettare altro e andai in camera mia.



Ero seduta sul letto da almeno un quarto d'ora, cercando di asciugarmi le lacrime che non la smettevano di scendere, quando Robert entrò nella mia stanza.
Il sorriso che aveva svanì appena mi vide in quello stato. «Amore...».
«Non è niente.. non è niente.. sto bene, ora mi passa.. adesso mi passa, un attimo e passa tutto» farfuglio, ma le lacrime continuavano a scendere senza sosta. Un senso di vuoto al centro del petto non mi dava pace.
Robert si avvicina, mi solleva il viso con due dita e mi guarda negli occhi.
«Che succede..?».
«Perché non me ne hai parlato?» chiedo, continuando a piangere.
«Era... era una sorpresa. Pensavo che saresti stata d'accordo con me, mi hai sempre detto di inseguire i miei sogni.. lo sto facendo», adesso non sembrava più così sicuro di sé. E faceva bene. Adesso eravamo solo noi due, non c'erano adulti e io non mi dovevo trattenere.
«Robert! Ti rendi conto di quello che hai appena fatto!? Mio padre.. oddio, non l'ho mai visto così! Anche mia madre è furiosa e la tua sembrava sul punto di un collasso.. e tu te ne stavi lì, parlando come se niente fosse, dicendo di quanto sarebbe stato semplice andare via, lasciare tutto e tutti e inseguire i tuoi sogni, prendendo per certo che io ti avrei seguito ovunque...».
Robert assunse le sembianze di un cucciolo abbandonato.
«Non lo faresti...? Non.. vuoi.. venire via... con me..?».
«Rob...».
Lui lascia andare la mano che tiene sotto al mio mente e fa' qualche passo indietro.
«Pensavo che saresti stata dalla mia parta, almeno tu. Lo so che è folle, Kristen, pensi che non me ne renda conto anche da solo? Mi considerate tutti così stupido? LO SO BENISSIMO!».
«Non urlare, amore.. calmati.. voglio solo parlarne con te... avrei preferito farlo prima, certo.. ma ormai è andata, quindi».
«Pensate tutti che io non sia in grado di fare qualcosa per conto mio!».
«Rob..».
«Voglio che tu ti fidi di me, Kristen, perché sei l'unica persona di cui io mi fido!», i suoi occhi mi stavano implorando di non lasciarlo andare e il mio cuore mi stava obbligando a fare la stessa cosa. Solo il mio cervello, quella parte almeno un po' razionale che mi era rimasta, mi stava urlando di scappare via, di restare per sempre fra le braccia di mamma e papà, di non allontanarmi mai dalla mia famiglia, da Cam, dalle vacanze in famiglia, da tutto quello che fino a quel momento avevo considerato il mio porto sicuro.
Ma forse anche i porti sicuri forse non sono poi così sicuri.
Arriva un onda più grande delle altre e tutto cade a pezzi.
E nel mio caso quell'onda si chiamava Robert.
Aveva immerso tutto e io stavo affogando.
Tutto quello che mi restava da fare era lasciarmi trasportare dalla corrente.
«Io mi fido di te, amore..» sussurro.
«E allora credimi quando ti dico che voglio renderti felice e voglio anche io che tu abbia sempre e solo il meglio dalla vita e voglio che questo meglio sia io a dartelo, amore, capisci? E per farlo devo cominciare a camminare per conto mio, allontanarmi da tutto e da tutti portando con me solo te e il mio sogno, che tu mi hai insegnato quanto sia importante per me e la mia vita. Me l'hai insegnato tu, ricordi?» si avvicina di nuovo e si piega sulle ginocchia, prendendomi il viso fra le mani.
Averlo così vicino mi rassicura.
«Si.. si me lo ricordo. Sei bravo, tu ce la farai, io ci credo».
«Ho bisogno che tu mi ripeta queste parole per il resto della mia vita».
«Allora tu ripetimi che mi ami per il resto della nostra vita..» dico, scoppiando di nuovo a piangere.
Robert si siede sul divano e mi prende in braccio, sistemandomi sulle sue ginocchia. Mi aggrappo a lui e affondo il viso fra la sua spalla e il collo, continuando a piangere mentre lui mi ripete
«ti amo, per sempre, per sempre, per sempre» mentre mi accarezza i capelli.


Pov Robert


Kristen dorme accucciata contro il mio petto.
L'ho fatta cambiare e l'ho aiutata a pettinarsi i capelli prima di andare a letto, era troppo scossa dai singhiozzi per farlo da sola.
Ha accettato.
O almeno penso che l'abbia fatto.
Ha accettato di seguirmi dovunque andrò, perché mi ama.
Sono certo che i suoi genitori non creeranno problemi ancora per molto. Ho avuto modo di conoscerli in questi mesi e su una cosa posso stare certo: non farebbero mai niente che possa andare contro il volere delle loro bambina e il volere di Kristen è seguire me.
Mi si spezza il cuore a vederla in quello stato, in lacrime anche nel sonno.
Mi chiedo se questo mio piano abbia davvero un futuro.
Cosa mi è saltato in testa?
Ormai è andata.
Non si torna più indietro.
Più andrò avanti e più tutto questo sarà più semplice. E non solo per me ma anche per lei.
E' la prima decisione importante della mia vita e sono felice che ne faccia parte anche la persona più importante della mia vita.
Vado verso la mia giacca di pelle appena nell'armadio e tiro fuori una scatoletta blu che ho comprato qualche settimana prima, stando bene attento che Kristen non la trovasse mai, nascondendola ogni giorno in un posto diverso. La apro e osservo l'anello che c'è dentro. Una piccola fedina d'oro, semplice ma davvero bella persino per me; dentro, inciso, ci sono le nostre iniziali - RK - e la frase "mi hai salvato. per sempre, amore". Tiro fuori l'anello e me lo rigiro fra le dita, sollevando ogni tanto lo sguardo per vedere se Kristen si sveglia. Osservo anche la chitarra che mi ha regalato per Natale, ci scriverò una canzone su di lei con quella.
Kristen si rigira nel letto.
Mi affretto a rimettere l'anello nella scatoletta, che mi infilo in tasca.
«Rob..? Amore.. vieni a letto..».
«Arrivo.. arrivo» mi siedo accanto a lei e le faccio appoggiare la testa sulle mie gambe.
«Kristen, devo farti vedere una cosa.. il tuo regalo di Natale».
Lei apre lentamente gli occhi e si mette a sedere, strofinandosi i pugnetti chiusi sugli occhi.
«Il mio regalo?», ha ancora gli occhi rossi per il pianto.
Mi chino per baciarle sulle labbra.
Hanno sapore salato di pianto.
L'abbraccio e la stringo a me per un po'.
«Rob.. sto bene, sul serio. Ho solo bisogno di tempo..».
«Lo so, lo so... e spero che il mio regalo ti faccia capire quanto sia importante per me tutto questo e quanto tu sia importante per me», le accarezzo una guancia e le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Prendo un bel respiro e tiro fuori la scatoletta dalla tasca.
Kristen trattiene il fiato.
«Rob... è.. è un..».
«Anello? Si. Tranquilla, non ti sto ancora chiedendo la mano.. non ancora. Ma è qualcosa di molto simile. Voglio farti capire quanto sto facendo sul serio. Non solo con la mia vita e con il mio sogno, ma anche con te. Potrei rinunciare a tutto, ma mai a te» apro la scatoletta e osservo l'espressione di Kristen mentre vede l'anello per la prima volta.
Sorride e allunga mano verso di me.
Prendo l'anello e glielo infilo nella mano sinistra, la mano del cuore.
«E' meraviglioso..» dice, osservandolo quasi con soggezione.
«Un giorno, al suo posto, ci sarà una vera fede, te lo prometto, amore».






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ehi! come va?
allora, vi è piaciuto?
spero proprio di si, anche se devo ammettere che è un pochino palloso e noioso e ci sono stati più
litigi in questo capitolo che in tutta la storia, ma erano neccesari per farvi capire che anche se john e jules permettono a kristen di fare
praticamente tutto quello che vuole anche loro sono dei genitori e come tali si preoccupano per il futuro della loro bambina.
e diciamocelo!
robert è uscito fuori di testa!
persino io non sono d'accordo con lui!
insomma, andarsene di casa a quell'età per una cosa del genere portandosi dietro kristen?
non penso proprio.
ma sapete com'è kristen! robert è robert e all'amore non si comanda mica.
e voi, cosa ne pensate della decisione di robert?
come al solito mi aspetto lunghe recensioni coccolose!
dai, forza, mettetivi al lavoro!
al, se volete c'è anche la mia seconda storia - sto per finire di scrivere il prossimo capitolo - e mi farebbe molto piacere
se leggeste anche quella, è sempre sui robsten.
 "fire and rain".
e scusatemi se non ho messo gif come al solito ma ero troppo presa dalla storia e alla fine me
ne sono completamente dimenticata, scusatemi c:
mi amate lo stesso no?
quindi, niente, volevo solo ringraziarvi moltissimo per tutto questo e
dirvi che molto probabilmente mi sbagliavo e che questa storia durerà un po' di più
vista la svolta che ha preso quindi.. non so, ringraziate anche le idee folli di robert!
vi voglio bene,
alla prossima.









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Capitolo 30
*** oh.. shit! ***


Pov Kristen


Mi lasciai ricadere sul divano, o quello che negli ultimi otto giorni avevo considerato tale, mettendomi a gambe incrociate con una tazza di caffè-latte in mano, stringendola talmente forte da avere le nocche bianche. Avevo fame ma nessuna voglia di mangiare, quindi avevo optato per quello, giusto per mettere qualcosa nello stomaco. Sentivo il rumore della pioggia contro i vetri del camper, era talmente forte che temetti che i vetri potessero rompersi per via del vento che imperversava fuori, faceva brutto tempo da questa mattina ma ormai mi ero abituata al tempo di Londra. Saremmo partiti per Chicago da lì a due settimane, visto che il famoso amico di Marcus aveva rimandato il viaggio ancora una volta, facendoci rintanare in questo schifo di camper e trascinando Robert a ogni concerto, evento di beneficenze, fiera di paese e roba così, usandolo come apertura. Non lo pagava neanche cento sterline a serata ma Robert non diceva mai niente, ero sempre io a chiedergli come mai non protestasse, come mai il suo "amico" non lo aveva ancora chiamato per avvisarlo di partire per l'America. Non doveva fare concerti? E invece il mio grande sognatore si ritrovava ad aprire le fiere di paese con una chitarra in mano.
Ma lui sorrideva.
Quando stava sul palco sorrideva e sembrava sempre al massimo della felicità.
Era quando tornava a "casa" che non era proprio di ottimo umore.
E come poteva esserlo? Anche io stavo uscendo di testa.
Vivere in un camper silenzioso quando si è abituati a una grande casa piena di persone e sempre rumorosa è un cambiamento che lascia spiazzati, intontiti e confusi per un sacco di tempo e io non mi ero ancora ripresa.
Robert non si era ancora abituato a un sacco di cose, ma di sicuro di era abituato al camper, lo adorava.
Al contrario di me, che lo odiavo con ogni fibra del mio corpo.
Volevo una casa, un posto che fosse solo nostro, dove estranei non potessero entrare semplicemente dando una spallata alla porta fatta praticamente di carta che persino io ero in grado di aprire senza chiavi. Ma Robert lo adorava, diceva che era piccolo e confortevole e che poi era solo una sistemazione provvisoria, che a Chicago avremmo affiatato una camera da qualche parte o saremmo andati in hotel - tutte idee che non mi attraevano per niente, ma questo mi ero ben vista dal non dirglielo.
Risate proveniente da fuori attirarono la mia attenzione.
La sua risata attirò la mia attenzione.
Mi alzai ad andai ad appoggiare la tazza - non avevo toccato neanche un po' del suo contenuto - nella cucina di un metro che avevo praticamente davanti al divano e mi affacciai alla piccola finestra, scostando le tende bianche ricamate - l'unica cosa di quel camper che mi piacesse sul serio - osservando la scena che si stava svolgendo fuori: Robert rideva spensierato tenendo con una mano il manico della protezione della chitarra; i suoi nuovi amici li avevo già visti di sfuggita altre volte, ma non ci eravamo ancora presentati e io non ci tenevo neanche a farlo. Di loro sapevo solo che erano quelli che si occupavano del dietro le quinte dei piccoli concerti di Robert e avevano giusto qualche anno in più di lui.
Richiusi le tende prima che mi vedessero.
Mi sedetti di nuovo sul divano.
Guardai la sveglia che avevo appoggiato per terra, erano le due di notte.
Mi piaceva aspettarlo, non riuscivo a dormire senza lui nel letto.
Per fortuna, dopo qualche minuto la porta del camper si aprì e Robert entrò dentro salutando i suoi amici.
Si tolse la giacca e chiuse la porta, voltandosi verso di me con un leggero sorriso stanco. Ma almeno sorride. «Ehi.. sei sveglia, lo sai che non mi piace, devi dormire, amore».
«Si.. lo so, ma.. volevo aspettarti», mi strofinai le mani in cerca di calore. In questa specie di rettangolo con le ruote, si gela.
«Lo fai ogni sera, piccola..» si chinò per baciarmi la fronte, senza darmi il tempo di aggrapparmi a lui per un bacio decente che bramavo da quando ero uscito questa mattina presto per le prove. «Ma devi dormire».
Sbuffai, innervosita.
Non lo vedevo dalle dieci di quella mattina e tutto quello che aveva da dirmi era che dovevo dormire?
Mi alzai e presi di nuovo in mano la mia tazza di caffè-latte.
«Come è andata la serata?», mi sforzai di far sembrare la mia voce più serena e tranquilla, ma dentro di me stavo per impazzire.
Lo sentii chiudere a chiave la porta del camper. Avevo una gran voglia di urlargli qualcosa tipo "è inutile! se vogliono entrare entreranno lo stesso, perché questo posto non è sicuro e in questo posto mi ci hai portato tu!" ma mi sentivo in colpa solo a pensare una cosa del genere.
«Mi hanno dato ottanta sterline e ho dovuto anche chiudere il concerto, è stata grandiosa..», ma neanche lui era fiero di sé e io lo sentivo.
«Ottanta sterline..» sussurrai tra me e me, ed era fuori casa da questa mattina.
«E'.. più dell'altra volta» dissi, cercando di sembrare positiva. Presi un sorso del mio caffè-latte, ormai freddo. Non avevo messo abbastanza zucchero.
«Kristen, non mettere zucchero nel latte, poi non dormi» mi ammonì, vedendomi andare verso la credenza.
«E' amaro..».
«Poi non dormi. Finisci di bere e andiamo a letto, okay? Sono stanco, piccola e lo sei anche tu. Dovevi andare a letto, ecco perché odio che mi aspetti alzato», ecco cosa intendo con "pessimo umore". Ma perché se la prendeva con me? Io lo aspettavo perché di andare a dormire senza sapere che stesse bene proprio non mi andava, non sarei riuscita a chiudere occhio comunque. Ma lui aveva voglia di litigare per questo.
Misi giù la tazza con un sospiro.
«Quante altre serate devi fare? Quando andremo a Chicago?».
Robert si mise affianco a me.
«Mi farà sapere», l'avevo già sentita questa frase. Troppe volte. Mi tolse la tazza di mano e la mise nel lavandino. Allungai una mano e aprii l'acqua per dargli almeno una sciacquata.
«Certo.. ti farà sapere.. come no..», il tono era uscito più sarcastico del dovuto.
«Kristen, non posso riempirlo di chiamate! Non funziona così questo lavoro. Io aspetto e quando lui pensa che sono pronto mi chiama e andiamo a Chicago, come ti ho promesso».
«Va bene..», la voglia di litigare aveva lasciato il posto al vuoto.
Volevo solo andare a letto.
Infilarmi sotto le coperte e dormire.
E svegliarmi nel mio letto, a casa mia, con la mia famiglia che mi mancava da morire.
Le parole di mio padre mi ero ronzate in testa per tutto il giorno. Follia, follia, follia.
Robert mise una mano sul mio fianco, stringendo il tessuto della mia maglietta blu.
«Siamo entrambi stanchi, andiamo a letto amore..».
Mi staccai dalla sua presa e percorsi i pochi metri che separavano la cucina dalla camera da letto. La stanza era ancora più piccola di quella che avevo per la mia camera a casa mia, il letto matrimoniale occupava praticamente i due terzi della stanza e aveva un orrendo copriletto celeste antico con dei cuscini verdi. Tutti i nostri vestiti erano ancora nelle valigie e solo alcune cose erano state sistemate nel bagno.
Mi infilai sotto le coperte prima che arrivasse Robert, cercando un calore che non trovai.
Battevo quasi i denti.
«Lo so, lo so.. il riscaldamento.. lo so» disse Robert entrando e sedendosi dall'altro lato del letto per togliersi le scarpe.
«Si.. si gela..».
«Devi metterti qualcosa di più pesante. Domani ti compro un maglione, okay?».
«Non voglio uno stupido maglione nuovo, posso usare i tuoi di vestiti..» dissi, rannicchiandomi ancora di più.
Anche se mi dava le spalle, lo sentii sorridere e ridere sottovoce.
«Tutti quelli che vuoi, amore».
Finì di togliersi le scarpe e si alzò per levarsi anche i jeans.
Voltai il viso per godermi la vista del mio ragazzo che si cambiava.
Quando si girò di nuovo verso di me mi beccò in pieno.
«Ti piace la vista?» mi stuzzicò, con un sorrisetto da ragazzino malizioso. Oddio, quello no. Potrei morire di vergogna in questo momento.
Le guance andarono in fiamme.
«Stronzo..» bofonchio, non sapendo che dire.
Ride e si infila un paio di pantaloni della tuta, lasciando però il petto scoperto.
«Sei tutta rossa, Kris..» mi fece notare, come se io non lo sapessi già.
«No, giura! E' colpa tua, Pattinson».
Ride di nuovo, ma lo sento soltanto perché mi sono girata di nuovo dall'altra parte, avvicinando le ginocchia al petto alla ricerca di un po' di calore. Indosso un paio di pantaloni di Robert e una maglietta a maniche lunghe di Cameron, che mi ha regalato prima di partire. Dio, se mi manca mio fratello. Domani mattina lo chiamo.
«Kris..», Robert si era infilato a letto.
«Cosa vuoi..?».
Si avvicinò, allungando una mano verso la mia pancia, infilandola fra le mie gambe e il tessuto della maglietta.
«Non sono così stanco.. mi sei mancata.. tanto, tanto» mi attirò a sé con estrema facilità, facendomi andare a sbattere contro la sua schiena, le sue mani sul mio stomaco. Mi baciò i capelli e scese sulla guancia. «Non c'è bisogno del riscaldamento o di una stufa nuova, posso riscaldarti io la notte..» mi sussurrò all'orecchio.
Mi lasciai andare contro la sua schiena, appoggiando una mia mano sopra la sua.
«Anche tu mi sei mancato tanto.. mi manchi ogni giorno, tutto il tempo...».
Si irrigidì per un attimo, per poi tornare rilassato un attimo dopo.
«Lo so, amore, e mi dispiace.. andrà meglio, te lo prometto».
Promesse.
Sempre e solo promesse.
Promesse di un mondo migliore.
Di una vita insieme.
Di un futuro insieme.
Ma alla fine restavano sempre tali: promesse e basta.
Niente di tutto quello che mi aveva promesse si era avverato.
Dov'era il nostro piano?
Vivere in questo modo non mi piaceva ma decisi in quel momento che avrei portato pazienza ancora un po'.
Mi fidavo di Robert, ciecamente, in ogni caso, anche a costo di rimanere delusa.
«Rob..?», mi girai verso di lui, intrecciando le nostre gambe e trovando finalmente il calore che cercavo quando lui mi strinse fra le sue braccia, baciandomi sulla fronte.
«Si?».
«Andrà tutto bene...?».
«Si. Non ti lascio sola».
«Neanche io ti lascio solo».
Sollevai il viso e premetti le mie labbra sulle sue. Misi una mano a coppa dietro la sua nuca, attirandolo verso di me, mordendogli il labbro mentre lui sollevava la maglietta e accarezza il mio stomaco, giocando con l'elastico degli slip. Con uno sbalzo, mi misi sopra di lui, incurvandomi verso il basso per continuare a baciarlo. Mi cingette i fianchi con le mani, talmente forte da lasciarmi dei lividi che avrei visto solo l'indomani mattina. Mi aiutò e liberarmi della maglietta e fece distendere di nuovo, iniziando a baciare piano ogni centimetro della mia pancia, salendo fino al seno e poi sul collo, mentre con una mano sollevava l'elastico degli slip. Riavvicinai il suo viso al mio proprio in quel momento, strozzando i miei gemiti contro le sue labbra, che furono ben felici di accoglierli.
Cercando di fare del mio meglio, gli sfilai goffamente via i pantaloni, lasciandolo in boxer.
Le sue labbra scesero sul mio collo, mordendo piano.
I miei pantaloni finirono presto da qualche parte sul pavimento insieme ai suoi.
Mi restavano solo gli slip addosso.
Una sua mano tornò sul piccolo tessuto che ancora mi copriva, mentre l'altra andò sotto la mia schiena per sorreggermi.
Robert appoggiò la fronte contro la mia e mi baciò dolcemente sulla punta del naso, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso mentre lui si faceva timidamente spazio fra le mie gambe, aprendole con la sua solita gentilezza.
Quando lo sentii entrare dentro di me, tutto quello che riuscii a pensare fu: mio.
Era mio, solo mio.
E io ero sua, solo sua.
I movimenti erano dolci, gentili.
Nessuna spinta eccessiva, solo amore.
Arrivò prima di me, ma non per questo mi lasciò andare.
Continuò finché non lo raggiunsi, per poi crollare esausto con la testa sul mio petto, dandomi piccoli bacini sulla curva del collo. «Dormi..» disse.
«Mmh..», non avevo le forze di parlare.
«E' un ordine, piccola, hai bisogno di dormire..».
«Mi sei mancato così tanto oggi...» dissi, accarezzandogli il viso mentre gli angoli delle sue labbra si sollevavano timidamente verso l'alto. Oh, un sorriso da ragazzino, probabilmente uno dei miei preferiti, ed erano anche diventati più frequenti da quando eravamo in questa situazione. Forse stare lontano da tutto e da tutti l'aveva davvero aiutato a diventare più spensierato. «Domani vieni al locale, con me?» mi chiese.
«Mi vuoi lì?».
Il sorriso si fece ancora più grande, aw. «Io ti voglio ovunque».


Robert esce dal bagno con solo un asciugamano addosso, che copre giusto il minimo indispensabile.
Mi sono svegliata presto per farmi la doccia per prima, anche se lasciare le braccia di Robert dopo la notte di ieri è stato più doloroso del solito.
Robert si passa le mani fra i capelli ancora bagnati, come il resto del suo corpo scultoreo.
Arrossisco e finisco di infilarmi i jeans.
«Pensi che disturberò?» chiedo.
«Dove?».
Alzo gli occhi al cielo.
«Al locale, idiota. Ieri mi hai detto che potevo venire con te..».
«Oh..».
Mi giro verso di lui, non sembra molto felice all'idea.
Un senso di inadeguatezza e delusione mi colpisce in pieno.
«Cosa vuol dire "oh.."?».
«Niente, non me lo ricordavo», torna in bagno e prende un asciugamano che usa per asciugarsi la chioma dorata.
«No, non è vero», li vado dietro, sforzandomi di non puntargli il dito contro come una pessima scena comica di una vecchia sit-com. «Dimmi perché hai detto "oh". Non vuoi che venga? Dimmelo. Dimmelo e io non vengo».
Robert mi sorride ma io conosco quel sorriso e conosco lui e so che non è un sorriso vero.
«Non c'è nessun problema, piccola. Puoi venire con me tutte le volte che vuoi».
«E allora perché hai detto "oh"? Non si dice "oh" quando non c'è qualcosa che non va!», dovrebbero farci una legge.
«Kristen, sei paranoica, te l'ho già detto..» si gira verso lo specchio e si passa le mani fra i capelli.
A chiunque potrebbe sembrare un gesto comunque, ma per me non lo è.
E' nervoso; ma per cosa?
«Paranoica, Rob?».
«Si. Paranoica. Non puoi iniziare un litigio solo perché ho detto "oh". Adesso non posso neanche più parlare? Mi ero scordato di averti chiesto di venire, tutto qui».
No. Non è "tutto qui", e lo sappiamo entrambi.
«Okay.. come ti pare. E comunque non vengo!» dico, come una bambina capricciosa mentre mi sto già sfilando i jeans saltellando su una gamba verso la camera da letto.
Sento Robert sbuffare in bagno.
«Kristen, per favore, per favore non iniziare!».
Sono così arrabbiata da non riuscire neanche a sfilarmi un paio di dannati jeans.
«Faccio quello che voglio, Pattinson!».
«Iniziamo a usare i cognomi, adesso?».
«Si! Okay? Perché io.. oh, cazzo!».
Cado rovinosamente sul letto, a gambe all'aria e con i jeans ancora mezzi infilati.
Robert entra in stanza e scoppia a ridere quando mi trova in questo stato.
Si mette le mani sui fianchi e se ne sta davanti al letto, guardandomi dall'alto in basso mentre io arrossisco.
«Dovrò stare attento che tu non cada giù dalla sedia oggi».
«Ti ho già detto che tanto non vengo, non ci tengo proprio!».
«Si, si, certo, come no. Forza, alzati, scimmietta, ti aiuto a vestirti visto che non sai fare manco questo senza di me..», mi porge una mano e io l'afferro subito, tirandomi sù.
«Tanto non ci vengo con te...» mi lamento, chiudendomi i jeans.
«Vuoi la mia felpa blu o quella nera, piccola?».
«Blu...».


Pov Robert


«Cosa vuol dire che devo restare ancora qua un po' di tempo? Amico.. amico, avevi detto che saremmo partiti entro pochi giorni, l'ho.. l'ho anche già detto a Kristen».
«Rob, mi dispiace, ma non posso accelerare i tempi, lo sai. Oh, ma ehi!, sta venendo Marcus. Vedrai che lui ti spiegherà la situazione molto meglio di me. Ci sentiamo, eh? Stammi bene», chiude la telefonata prima che io possa urlargli contro.
«Pezzo di merda...» dico sottovoce, mentre mi infilo il cellulare in testa e mi giro verso il centro del locale, ancora vuoto a quest'ora presto.
Kristen è seduta a uno dei tavoli, il portatile davanti, una penna in bocca e un quaderno ad anelli vicino.
Le sono arrivati i primi compiti e non l'ho mai vista più felice di fare matematica.
Ha qualcosa da fare. Qualcosa che non la faccia pensare al casino che ho combinato trascinandola con me in questa merda, di nuovo.
Mi massaggio le tempie con le mani, cercando di mandare via il mal di testa che si sta facendo sentire.
Luke, il barista, entra e mi saluta come ogni sera.
«Ehi, lei è.. la famosa "Kristen"?» mi chiede, indicandola.
Forse ho parlato troppo di lei in questo posto.
E' che proprio non posso farne a meno, ce l'ho sempre in testa e quando non è con me parlare di lei mi fa' sentire meno la sua mancanza. Allora perché ti comporti come uno stronzo ogni sera?, mi chiede quella fastidiosa vocina interiore - la stessa che mi aiuta a scrivere le mie migliori canzoni, perché mi fa' scrivere tutta la verità anche se fa' male - perché ogni sera torni a casa e sei un fascio di nervi? te la prendi con lei, non è giusto!, perché sono uno stronzo e me la prendo con me, e lo faccio perché sta andando tutto a puttane. Il mio grande piano non sta andando come avevo progettato e quindi, per quanto mi riguarda, non sta andando affatto.
«Uhm, si».
«Non è un po'.. piccola per te? Insomma, quanti anni ha in meno di te?».
«Meno di quanto pensi. Scusami, ma ora devo andare da lei. Non disturba, vero? Ti assicuro che è un angelo, non parla neanche».
«Tranquillo, non ci sono problemi» mi dà una pacca sulla spalle e va' al bancone. Luke ha trentacinque anni, una moglie e una bambina di cinque mesi e lavora in questo posto quando deve portare qualche soldo extra a casa. Ci vado abbastanza d'accordo, ma in generale parlo molto solo con le persone che lavorano con me sul palco o dietro le quinte perché passo la maggior parte della mia giornata qui con loro.
Mi avvicino al tavolo di Kristen e mi siedo accanto a lei, che subito distoglie lo sguardo dallo schermo del computer dove una schermata di testo mi mostra uno dei suoi ultimi capolavori scolastici.
«Cosa è?».
«Mmh, niente.. solo una cosa di scuola.. mi hanno mandato un sacco di cose. Ho matematica, letteratura, filosofia, psicologia, storia americana e inglese - l'ho richiesta io.. sai, ehm.. per.. è sciocco, ma.. tu sei inglese e io volevo.. mmh..», è così adorabile quando va' nel pallone e inizia a balbettare. E il fatto che abbia chiesto di studiare storia inglese per me mi fa' sentire incredibilmente importante.
Le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, facendola arrossire. «E' un'idea dolcissima, piccola, tu sei dolcissima» le lascio un veloce bacio sulla fronte mentre lei si morde il labbro e mi mostra il suo quaderno con gli anelli.
«Sono riuscita a fare qualche ricerca mentre chiamavi, e indovina? C'è.. una specie di corso.. un corso.. online per il diploma» mi mostra un indirizzo web che ha scritto a matita sopra un'equazione.
Capisco un secondo troppo tardi quello che intende.
«Kristen, ne abbiamo già parlato.. ho chiuso con la scuola, discorso chiuso».
Kristen abbassa lo sguardo e chiude il quadernone.
«Okay, scusa.. era solo.. solo per dire, ecco.. okay, discorso chiuso...».
Perché devi deluderla ogni volta?
Perché non posso renderla fiera di me neanche una volta?
Mi torna in mente la prima volta che ho suonato per lei, il modo in cui mi ha guardato.
Rivoglio quello sguardo su di me, ogni giorno, sempre.
Voglio renderla fiera di me e anche se faccio l'impossibile, finisce sempre uno schifo.
«Ehi..», le afferro il mento cercando di fare piano e le giro il viso verso di me. «Sei tu l'intelligente fra i due. Io sono quello con la chitarra».
«Io non sono intelligente e tu sei un ottimo cantautore. Amo ogni tua canzone, specialmente quelle su di me».
«Cioè, tutte. Scrivo canzoni solo su di te, amore».


Pov Kristen


«Allora, mmh..», mi misi la fine della matita in bocca, mordendola sovrappensiero mentre cercavo di capire come trovare una soluzione a quell'equazione. Io e la matematica non eravamo mai andata tanto d'accordo, ma fare tutto da sola senza nessun professore a mettermi ansia, fretta o agitazione mi stava aiutando parecchio. Ero riuscita più in qualche ora da sola che in mesi di lezioni. Il tavolo del locale che avevo occupato era cosparso di fogli, matite, evidenziatori e foglietti più piccoli che mi servono per gli appunti; il mio computer occupa il resto dello spazio, insieme al quaderno ad anelli e alla tazza di cioccolata che Robert mi ha fatto preparato cinque minuti fa' prima di andare dietro le quinte a parlare con alcuni tecnici.
Sto evidenziando un passaggio del libro di matematica con l'evidenziatore quando il mio cellulare si illumina e il nome di Sam compare sul display.
Afferro il cellulare al volo.
«Sam!».
«Oh, ma allora sei viva!».
«Oddio, scusa! Non ci sentiamo da tre giorni! E' che ho avuto un po' da fare..», in realtà avevo la testa occupata dal cattivo umore di Robert che viene e va' ma non voglio farla preoccupare.
«Tranquilla. Raccontami tutto, forza. Come va' con Mr Fuori di Testa?».
«Oh, ehm.. ancora fuori di testa, credo..».
«Quando partite per l'America? Insomma, è un po' che.. sai..».
«Non ne ho idea, Sam.. Robert continua a rimandare e ormai penso che questo suo amico sia solo un ciarlatano, ma non voglio dirlo a Rob, ci resterebbe malissimo.. siamo solo noi due in questa cosa, e voglio sostenerlo fino alla fine» dico, mordendo un'altra volta la matita e chiudendo il libro di matematica.
«Un conto è sostenere, un altro è far finta che vada tutto bene quando invece sai benissimo che questa cosa non stai funzionando. Dovresti dirgli cosa ne pensi..».
«E se invece mi sbaglio? Che succede se invece sono io che sono davvero diventata paranoica - ormai me lo ripete tutti i giorni, è snervante... - e dovrei solo avere un po' di pazienza? Non me ne intendo del mondo della musica, forse questi sono i tempi giusti per un grande successo! Che ne sappiamo noi due?».
«Vi ha promesso concerti e invece che state facendo? Dove sei Kristen?».
Sospiro,
«Seduta in un tavolo, di un locale.. che sembra uscito da un vecchio film, vuoto, mentre Rob parla con i tecnici dietro le quinte. Si, so benissimo quanto possa sembrare patetico ma.. non voglio abbandonarlo, Sam, lo amo, ti giuro che lo amo da impazzire e il solo pensiero di ferirlo... mi uccide», Sam aveva davvero fatto miracoli con la mia faccenda del "non so come parlare con le persone, non ho amici", riuscivo a parlare con lei come con mia madre o Cameron, adesso.
«So che lo ami... e mi dispiace tanto per questa situazione, ma sappi che in ogni caso io ci sono, okay? Chiamami pure quando vuoi, anche alle due di notte, anche quando sono a scuola, sempre, va bene?».
Sorrisi giocherellando con la pagina del libro di matematica.
«Oh, Sam, grazie.. non sai quanto conti per me poter parlare con qualcuno come te.. oh, cazzo».
«Non so se prenderlo come un complimento o no, ma è okay, penso..».
«No! Ehm, non era riferito a te..».
Avevo gli occhi inchiodati al palco, dove era appena salito Robert con la chitarra in mano ma - e sembra strano anche a me - non è lui ad attirare la mia attenzione ma una ragazza. Una specie di Megan Fox del country, con camicetta a quadri spalancata sulla scollatura, pantaloncini in jeans corti fin sopra le cosce e stivali neri alti. I lunghissimi capelli neri le circondavano il viso d'angelo maledetto, con quelle labbra rosso sangue per via del rossetto e gli occhi neri ricoperti di matita e mascara. Ma non era quella la parte importante. La cosa che più mi aveva fatto scattare era il modo in cui si muoveva, volutamente sensuale mentre parlava con Robert.
«Sam, c'è Megax Fox davanti a me».
«Cosa?! Megax Fox? Io la adoro! Chiedile un autografo!», la parte da tredicenne era venuta a galla anche in Sam.
«Non la vera Megax Fox, era un modo di dire. C'è una uguale a lei che sta parlando con... Rob».
«Con Rob? Cosa vuol dire che sta parlando con Rob?».
«Secondo te cosa vuol dire!? Sta.. sta parlando con Rob, sono sul palco e lui.. cazzo, anche lui sta parlando con lei. E ridono! Sam, stanno ridendo, non va' affatto bene! Quella lì ha una terza, io neanche una seconda! Lei.. oh merda, è bellissima, è Megax Fox e io assomiglio al Bianconiglio...».
«Kristen, sei sicura di stare bene? Non ti ho mai sentita così.. insicura e - quanto mi scoccia ammetterlo visto che l'ha detto lui - paranoica... sicura che non ci sia anche altro? Devi dirmi qualche altra cosa?».
«C..cosa? Sam, ma io sto benissimo..».
In quel momento lo sguardo di Robert si posò su di me.
Mi sforzai in un sorriso mentre anche Megax Fox si voltava verso di me.
«Sam, adesso devo andare, ti chiamo appena posso, okay? Ti voglio bene, scrivimi, okay? Ciao, salutami Tom, ti voglio bene, davvero, davvero, davvero tanto..» chiusi la chiamata e mi alzai per raggiungere Robert sul palco.
Per fortuna il palco non era molto alto e bastò che Robert mi porgesse la mano per issarmi su per riuscire a salirci sopra.
«Kristen, questa è.. Kate» la presentò Robert, visibilmente imbarazzato.
Kate mi lancia uno sguardo sfuggente, non sembra molto felice di vedermi.
Sii gentile, mi dico. Le porgo la mano.
«Ciao, piacere».
Kate osserva la mia mano sollevata a mezz'aria più del dovuto prima di stringerla.
«Ciao».
Freddo, freddo glaciale, ecco cosa è la sua voce.
«Kristen, ehm, lei.. Kate, lavora qui.. canta, come me».
Quel "come me", non mi piace per niente.
La mia mente inizia a elaborare mille significati nascosti che portano tutti a un brutto finale.
«Oh, canti?», quello che realmente vorrei dire è sparisci.
«Si».
«Da.. sola?».
Kate ritrova subito il sorriso, ma non è rivolto verso di me, ma verso di Robert.
Si attacca a lui, appoggiandosi vistosamente al suo braccio con una naturalezza che mi fa' scorrere un brivido lungo la schiena.
«Veramente, no! Ho chiesto a Robert di cantare con me, stasera! E lui ha detto di sì!».
«Oh..», è tutto quello che mi esce di bocca.
Vorrei sprofondare.
Vorrei andarmene da questo posto, preferirei essere dentro il camper persino, dovunque, ma non qui. Non qui con Megan Fox che si struscia sul mio ragazzo e io non posso fare altro che fingere un sorriso e inventarmi una scusa per congedarmi. Visto?, quell'odiosa vocina torna a farmi visita, non sei abbastanza, si è già stancato di te! e ha trovato anche una sostituta, guardo Kate, che continua a sorridere e a parlare con Robert, che mi lancia occhiate preoccupate.
«Piccola, tutto okay..? Sei pallida».
«Non.. non mi sento tanto bene..», non vedi quanto sono gelosa, Robert? Questa ragazza è perfetta, mentre io sono semplicemente io, non ho niente di speciale, me ne sto semplicemente qua ad osservarti, non riesco neanche ad aiutarti come vorrei e tu ti meriti tutto l'aiuto di questo mondo, tutto il mio sostegno! E io che faccio? Me ne sto seduta a un tavolo a fare matematica mentre tu trovi conforto in braccia che non sono le mie.
«Vuoi che ti accompagni a casa..?».
Casa, che casa?
Ah, si. Quella.
Ma quella non è una casa.
Casa è quella dei miei genitori.
Casa è un posto dove ti senti bene.
Io non mi sento bene.
Io mi sento bene solo quando sto fra le tue braccia e in quella casa non ci sono mai stati molti momenti del genere, litighiamo troppo.
«No.. ehm, io andrò.. andrò a fare due passi.. poi... vado da sola, tu devi fare le prove», e io non voglio essere un peso.
«Non dire sciocchezze, ti accompagno», finalmente si allontana da lei.
«No, no. E' okay, sul serio. Vado da sola, tanto devo studiare. Dormo un po' e ripasso, tranquillo...».
Non sembra molto convinto e fa' per ribattere ma Kate lo precede.
«Robert, dobbiamo fare le prove, siamo in ritardo e non ci tengo a fare una brutta figura davanti a tutti. Andiamo?».
Si, certo, vai con lei.
Vai o farai tardi, ovvio.
Con me è già troppo tardi.
«Kate, aspetta.. non vedi che si sente male?».
«Le prove, Robert. Muoviti, forza».
Robert sbuffa ma annuisce, rivolgendosi poi di nuovo a me.
«Sicura di farcela? Mandami un messaggio se succede qualcosa, okay? Ci metto un attimo a raggiungerti..».
«Si, si, certo.. ehm, ciao» mi alzo sulle punte, li scocco un bacio sulla guancia e - prima che possa vedere le lacrime che si stanno accumulando nei miei occhi - mi giro e me ne vado.



                                                                                   
                                                                                         *
                                             

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Sono ore che mi guardo allo specchio.
Penso di non averlo fatto mai fatto davvero, non perché così tanto tempo, non seriamente.
I miei capelli ramati cadono sulle mie spalle, e mi piacciono.
Robert adora i miei capelli, ci gioca sempre.
Mi sfilo la maglietta e resta in canottiera davanti allo specchio del bagno, osservando le mie braccia pallide, il ventre piatto, il corpo ricoperto di leggere lentiggini. Cosa ho che non va'?
Sono normale.
Ci sono migliaia di ragazze uguali a me.
Migliori di te!
Si, ci sono milioni di ragazze milioni di me. Come Kate.
Kate che adesso è con Robert.
Da quando sono così gelosa e insicura verso la fedeltà di Robert?
Non sono mai stata una tipa gelosa.
Certo, quello che è mio è mio e basta e lo difendo, ma ho sempre odiato quel genere di ragazze che non permettono al proprio ragazzo di fare niente, non mi piacciono le scenate di gelosia, non sono proprio il tipo.
Mi porto una mano alla fronte e apro il rubinetto, facendo scorrere l'acqua finché non diventa gelida.
Mi bagno guance e labbra, cercando di controllare il respiro.
Non piangere.
Non piangere, cazzo. Non è successo niente, non fare la lagna
.
Ma il mio corpo non aiuta: sono stanca e vorrei andare a letto.
Non ho fatto colazione, e non ho fame.
La sola idea di toccare cibo adesso mi fa' venire solo voglia di vomitare. Mi appoggio al lavandino con entrambe le mani, facendo lunghi e brevi respiri sperando di far passare la nausea che mi piomba addosso quando nella mia testa di forma l'immagine di un pranzo. «Oh.. merda!», mi copro la bocca con la mano. Inutilmente, visto che poco dopo la tolgo prima di gettarmi praticamente sul water e vomitare tutto quello che non ho mangiato in questi ultimi giorni.
Vomito scossa da brividi.
Non ho mai vomitato molto nella mia vita.
Soltanto all'inizio, appena dopo "il fatto" ho vomitato per un po' per via degli incubi e degli attacchi di panico che si impossessavano di me all'improvviso, ma erano anni che non vomitavo in quel modo.
In più, non la smettevo di piangere.
Continuavo a pensare a Robert e Kate, insieme. A lei che lo tirava per il braccio, invogliandolo ad andare alle prove. Che poi, gli aveva davvero tirato il braccio? Era successo pochi minuti fa' eppure nella mia testa era già tutto confuso e ingigantito, terribilmente ingigantito.


Pov Robert


«Dovresti provare a mettere un po' più di.. allegria, in quelle tue.. canzoni».
«In che senso, scusa?».
«Al pubblico non piacciono i depressi, sai? E le tue canzoni lo sono; depresse, intendo».
«Kate, io scrivo da solo le mie canzoni, sono quello che sono io, se io sono triste allora lo sono anche le mie canzoni, i testi rappresentano me.. ed è me che deve percepire il pubblico» dico, ma lei non mi sta prestando la minima attenzione, troppo impegnata a fare avanti e indietro sul palco, sistemandosi davanti al microfono ogni tanto come per provare come sarà stare lì davanti a un pubblico.
So che genere di persona è Kate. Ne ho conosciute molte come lei nella mia vita: hanno dentro una specie di ambizione che le porta a non guardare in faccia nessuno, se vogliono qualcosa la ottengono, non importa i mezzi che devono usare. Ho provato più volte a usare anche io il loro metodo, riuscendoci molte volte, ma mi sentivo sempre in colpa - anche se non volevo mai darlo a vedere.
Kate invece non sembrava avere neanche quello.
«Kate, mi ascolti?».
«Si. Si, certo. Senti, stavo pensando.. sono stanca, mi offri da bere?» si girò verso di me, sorridendomi maliziosa.
Mi venne in mente Kristen.
Kristen pallida e stanca.
Volevo solo tornare da lei e chiederle cosa avesse.
«Scusa, ma penso che tornerò a casa per pranzo..» dico, alzandomi dallo sgabello dove mi ero seduto per provare qualche accordo.
«Casa? Scherzi? Dài! Ci sono io! Mi annoio, sono sola!» lasciò andare il microfono e camminò a grandi passi verso di me, sicura di sé, ancheggiando.
«Kate, cosa..?».
«Andiamo, diciamo la verità..», appoggiò le mani sul mio petto.
Il suo profumo era più forte di quello di Kristen.
Il suo era insistente, quello di Kristen era una carezza.
«Che verità?».
«Non essere sciocco... ho visto la tua.. "ragazza", se così possiamo chiamarla. E' una bambina, a te serve una donna.. qualcuno con cui divertirti» sussurrò al mio orecchio.
Provai a spingerla via, disgustato, ma lei si era arpionata su di me come una piovra.
«Kate, forse non hai capito».
«Ho capito benissimo. E anche tu. Avanti, divertiti, sei sempre così serio..», circondò il mio collo con un braccio.
«Kake, scusami tanto, ma..», spingerla via era impossibile, le sue unghie lunghe mi stavano perforando la pelle e se per alcuni ragazzi questo era sexy, a me dava solo fastidio e mi mancavano le dita morbidi e fini di Kristen. «non sei proprio il mio tipo, anzi.. penso che tu sia solo il tipo da copertina di Play Boy, e non è un complimento».
Invece che offendersi, un sorriso malizioso danzò sul suo volto.
«Penso di avere un modo per farti cambiare idea..».


Pov Kristen


La nausea non sembrava avere intenzione di andarsene.
Mi misi in piedi a fatica, tenendomi al muro mentre cercavo il cellulare nella tasca dei jeans.
Provai a chiamare Robert, ma squillò a vuoto.
Decisi di lasciargli un messaggio:
«Rob.. puoi.. puoi tornare a.. mmh, c..casa? In fretta, per favore. Ci.. ci vediamo dopo, ehm, ti amo..», per quanto potesse contare.
Buttai sul pavimento il cellulare quando un'altra ondata di nausea mi colpì, costringendomi a buttare di nuovo la testa dentro il water.
Scaricai di nuovo tutto quello che c'era nel mio stomaco là dentro per almeno una buona mezz'ora.
Afferrai il cellulare, nessun messaggio.
«Cristo Santo, Robert!» imprecai.
Mettiti in piedi, bella, e vai a cercarlo, mi intimò quella orrenda voce interiore.
Mi sollevai e arrancai - a fatica e rischiando più volte di cadere a faccia in terra sul pavimento - fino alla porta del camper, afferrai una felpa che Robert aveva lasciato sul divano e me la infilai prima di uscire fuori. Stamattina, quando ero uscita, c'era bel tempo, ma adesso si era annuvolato.
Arrivai al locale che stavo un po' meglio.
La nausea andava e veniva ma i giramenti di testa erano terminati.
Il locale era stranamente silenzioso: ma non dovevano provare?
«Amore?», lo chiamai.
Niente.
«Rob!», ma avevo vomitato troppo, la mia voce era un sussurro.

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Poi..
un rumore.
«Kate, ho detto di no».
«Avanti, Robert..».
Mi avvicinai un po' di più, abbastanza per vedere cosa stesse succedendo dietro le quinte..


                                                                                http://oi47.tinypic.com/2ikcbqr.jpg


.. Kate era avvinghiata al collo di Robert, che forse stava cercando di respingerla, o forse era un modo per avvicinarla ancora di più, erano messi in una posizione che non mi era molto chiara o forse ero io che avevo ancora i sintomi del vomito. Non riuscivo neanche a muovermi, o a capire bene cosa stessi provando, riuscivo solo a fissare la scena da qualche metro di distanza, con la bocca che si apriva e chiudeva in cerca di aria.
Adesso il viso di Kate si avvicinava pericolosamente al viso di Robert.
Mi dava le spalle, mentre Kate..
.. lei mi stava fissando, da sopra la spalla di lui.
E sorrideva.
Un sorriso che mi fece salire il sangue al cervello.
«Robert!» urlai.
Kate finì lanciata contro la parete. La sentii imprecare non-tanto-sotto-voce.
I suoi occhioni azzurri si puntarono su di me,
«Kristen, che.. che ci fai qui? Stavi male..», ed erano colpevoli.
«Anche adesso sto male..», e non era una bugia.
«Kristen.. non è.. io e lei..».
Oddio, eravamo arrivati a quel punto?
Come eravamo arrivati al "non è come sembra" che ho sempre trovato così fastidioso nei film?
Eppure eccomi qui, a chiedermi quale fosse la cosa giusta da fare.
Come prendere in mano la situazione.
«Non.. non rispondevi al cellulare...» dissi, «non.. non sapevo che.. uhm.. tu.. ehm», un brivido di freddo mi avvisò che un altro conato di vomito era in arrivo, dovevo muovermi o avrei vomitato lì. «io sono stanca, Rob. Io sono stanca di questa situazione, sono stanca e sono arrabbiata perché tu hai preso questa decisione - tutto questo - da solo, senza chiedermi di niente, mi hai semplicemente presa e trascinata con te. E io sono felice che tu mi abbia incluso nel tuo sogno, ma.. se questo è il modo in cui tutto deve finire, io non ci sto. Io voglio solo il meglio per te e tu lo sai.. ma non va'. Mi sento.. come se non riuscissi mai a starti dietro, a capire quale sarà la tua prossima mossa. Sono persa, e tu non stai neanche provando a cercarmi».
Lui fece un passo verso di me.
«Kristen, non.. non mi hai mai detto..».
«Si, invece! Si, io ci ho provato ma tu non mi hai ascoltato!».
«Mi.. mi dispiace, io..».
«Ti ho sempre incoraggiato a seguire i tuoi sogni, Robert, e voglio che tu continui a farlo ma.. avresti potuto chiedere la mia opinione prima, potevamo decidere tutto insieme, invece.. non so che dirti, è tutto..», non riuscii a finire la frase perché un conato di vomito mi riempì la bocca per poi riversarsi sul pavimento.
«Cristo Santo...» dissi, appoggiando le mani sulle ginocchia.
Un secondo dopo, il braccio di Robert mi circondò le spalle.
«Va.. va tutto bene..?».
«No.. no, non va tutto bene... io..», vomitai il resto della frase.



_____________________________________________________________
okay, ehm.
questo capitolo fa' schifo.
ed è stato un supplizio.
non mi piace.
neanche un po'.
forse l'inizio. di sicuro non la fine.
e poi, visto che voi siete molto intelligenti, avrete capito tutto di sicuro.
allora, cosa devo dire...?
il comportamento di kristen è strano, vero?
molto strano, e non è da lei.
attacchi di gelosia, e non solo quel genere di attacchi.
uhm.
okay, mi ritiro, questo capitolo è una vergogna.
mi farò perdonare con il prossimo.
lo giuro.
sto lavorando anche al capitolo di "fire and rain" quindi..
perdonatemi,
anche per il super mega ritardo.
vi voglio bene,
alla prossima!












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Capitolo 31
*** i won't give up. ***



Pov Kristen



Mai come il quel momento quel camper mi era sentito più estraneo, più freddo e distante; era solo un barattolo di latta in cui però c'era un letto, un posto caldo dove poter dormire e finalmente mettere fine a quella giornata iniziata troppo presto. Non era neanche pomeriggio ma le nuvole si erano addensate nel cielo, creando un atmosfera degna dei primi di gennaio. Perfetto, pensai, l'atmosfera perfetta per il mio umore. Per la prima volta benedissi il fatto che il Barattolo di Latta fosse abbastanza vicino al locale dove lavorava Robert da poterlo raggiungere a piedi in dieci minuti.

«Kristen!».
«Merda..».
Cercai di accelerare il passo non appena sentii Robert corrermi dietro.
«Kristen, fermati, per favore!».
«Robert, vattene! Lasciami sola» lo pregai.
Ma Robert aveva gambe lunghe il doppio delle mie e riuscì a raggiungermi in meno di un secondo. «Lasciami.. lasciami spiegare», però li era venuto l'affanno per la corsa.
Mi afferra il polso per fermarmi ma con uno strattone riesco a liberarmi. «Spiegare, Rob? Hai baciato quella troia!» urlo.
«Kristen, pensi sul serio che io abbia baciato lei? Mi conosci, amore, io..».
Mi allontano, riprendendo a camminare con una velocità che non credevo possibile per una che ha tutta questa voglia di vomitare, e non solo fisicamente. «Non lo so chi ha baciato chi, Robert e non mi importa neanche. A me importa solo che tu non sembri neanche un po' dispiaciuto, o almeno.. cazzo, non lo so. Sono solo stanca e voglio tornare a casa e dormire e non voglio che tu mi stia in mezzo ai piedi, non stasera, okay?» apro la porta del camper e ci salto dentro talmente in fretta da farmi aumentare la nausea in modo incredibile, costringendomi a coprirmi la bocca con la mano per non rischiare di vomitare in mezzo al "soggiorno".
«Ehi.. ma stai bene?» mi chiede, appoggiandomi una mano sul braccio.
E non voglio dirlo, ma quel tocco mi rassicura subito.
«Si.. sto bene.. penso di essere solo molto stanca...» mento.
«Kristen..» mi aiuta gentilmente a sedermi sul divano e io glielo lascio fare perché in questo momento è l'unica azione cosa che il mio corpo mi permette di compiere. E poi, ho paura di vomitare stando in piedi. «per favore, devi credermi..» mi prende le mani e me le stringe forte. Sento gli occhi riempirsi di lacrime, perché era da tanto che non lo sentivo così vicino a me. Neanche tutto il sesso del mondo può eguagliare una sua stretta di mano e i suoi occhi che cercano i miei, mi sta praticamente implorando di credere in lui, cioè quello che ho sempre fatto.. ma non stasera.
«Robert..» levo le mie mani dalle sue, anche se farlo è un po' come strapparmele dal polso. «no».
«No, cosa..? Ho bisogno che tu mi creda, perché io ti amo e..».
«Posso andare a letto..? Sono davvero tanto stanca..».
«Non hai mangiato molto oggi, però... sono preoccupato per te» mi accarezza una guancia, facendomi scorrere un brivido su tutta la schiena.
«Non ho fame..» dico, alzandomi.
Ma subito un capogiro mi coglie all'improvviso e mi ritrovo fra le braccia di Robert che è scattato in piedi per sorreggermi.
«Tu non stai bene».
«Sono solo stanca, ti ho detto».
«No. Vomiti, hai capogiri e sei pallida. Non me la racconti giusta. Quindi.. adesso ti porto a letto e dopo decido se chiamare o meno un medico..» mi cinge la vita con un braccio e io mi lascio andare contro il suo petto. Che sciocca che sono, lo so benissimo ma adesso non riesco ad essere arrabbiata con lui, non ne ho le forze e ho sempre avuto un debole per il Robert premuroso.
«No.. nessun medico, per favore... mi servono.. mi servono solo un paio di ore di sonno..».
Non mi rendo neanche conto che siamo già in camera da letto.
«Forza.. sdraiati, amore..» mi aiuta a farlo e mi sistema il cuscino sotto la testa.
«Niente dottori..» ripeto, ma non mi ascolta neanche.
Mi sfila le scarpe e si avvicina al bottone dei jeans ma io lo fulmino con lo sguardo - usando le poche forza che mi restano.
«Non provarci neanche..».
«S..scusa, non.. non volevo, intendevo solo..».
«Be', non farlo.. mi tengo i miei jeans, sono comodi».
«O..okay, va bene, amore.. scusami» ritira le mani con un'espressione da cane bastonato che mi stringe il cuore.
Se l'è meritato mi dice una vocina nella mia testa ma un'altra mi dice che sono una grandissima stronza.
Robert si infila le mani in tasca e continua a guardarmi dall'alto della sua posizione.
Mi rannicchio sotto le coperte e provo a chiudere gli occhi e a ignorarlo.
Lo sento sedersi dall'altra parte del letto.
«Puoi non.. si, uhm.. puoi stare dalla tua parte?» chiedo.
«Si.. certo..» si sfila le scarpe, che ricadono con un tonfo sul pavimento.
«Kristen..» lo sento sedersi dietro la mia schiena, terribilmente vicino. «posso parlare?».
«No..».
«Per favore... io voglio spiegarti...».
«Non c'è un cazzo da spiegare... dormi e basta», ma la mia voce si incrina e una lacrima mi scivola lungo la guancia. Ringrazio il cielo che sono girata di spalle.
«Si che c'è qualcosa da spiegare, Kristen, e lo sai anche tu.. amore, per favore» mi sfiora la spalla ma io mi ritiro.
«Okay... allora io parlo e tu mi ascolti, va bene?».
«No!».
«Lo prendo come un si, allora...» lo sento prendere un bel respiro, uno di quelli belli lunghi che ho imparato a conoscere: sarà una cosa lunga. «non so bene da dove iniziare ma penso che inizierò dicendo... grazie. Grazie per esserci sempre stata, anche quando tutto andava di merda, anche quando le cose si sono fatte difficili e persino io mi sono fatto difficile, tu non hai mai detto niente, non ti sei mai lamentata e hai accettato tutto pur di rendermi felice, mi hai persino seguito fino a qui... so che odi questo posto e il fatto che tu sia qui, anche... adesso, mi fa' capire quanto tu mi ami. Perché mi ami, vero..? Cioè, mi ancora? Perché io ti amo e non.. a parte tutto il casino che ho combinato in questo mese e anche prima.. oggi, stasera, ti posso giurare che non ti ho tradito, almeno non con il cuore, perché quel bacio non era niente e so che può sembrare la solita frase fatta e hai tutto il diritto di non credermi perché in quest'ultimo periodo sono stato davvero uno stronzo incredibile, ma credimi quando ti dico che ti amo e voglio che questa cosa funzioni e voglio che tu resti nella mia vita e farò di tutto per farti cambiare idea. Perché io ti conosco, Kristen, anche se non sembra e puoi pensare che non sia così, io ti conosco e so che adesso stai pensando che è finita, che mi ami ma che non puoi ricominciare tutto da capo.. ma amore, non devi cominciare di nuovo proprio niente! Il nostro amore è ancora qui! Non è andato da nessuna parte, piccola. Io sono qui, tu sei qui, e resteremo insieme.. per favore.. Kristen, cazzo.. per favore, per favore.. girati, guardami negli occhi e dimmi che mi ami perché ne ho bisogno.. ho bisogno che tu adesso mi dici che ami e che mi perdoni, non per stasera.. per tutto quello che ho combinato da quando ti conosco, per tutti gli sbagli, le cazzate, le bugie e le scenate, tutto questo... per favore, per favore, piccola».
Bene.
E adesso?
Adesso vorrei solo piangere.
Piangere abbastanza da non dover rispondere al discorso di Robert.
Mi sento uno schifo.
Per il bacio, per il discorso, per le lacrime, per il vomito e le vertigini. Per un sacco di cose ma sopratutto perché non so cosa rispondere, non mi vengono le parole.
«Per favore, Kristen... amore..».
No, Robert, no.
No, okay?
Basta, sta zitto.
«Sono.. sono stanca, Rob..».
C'è silenzio.
Robert non dice niente, ma lo sento prendere un altro lungo respiro.
«So che sei stanca.. piccola, è colpa mia se sei stanca e lo so, me ne rendo conto benissimo e mi dispiace.. forse.. forse hai solo bisogno di un po' di pace.. di riposo.. però, dimmi qualcosa..».
«Sono stanca, Rob.. te l'ho detto, non mi sento tanto bene, l'hai visto anche da solo».
«Vuoi.. vuoi che ti porti qualcosa?».
«No».
«Hai freddo, amore..?».
«No..».
«Fame..?».
«ROBERT!».
«Scusa, scusa, scusa».
Chiudo gli occhi e mi addormento.



*




Non sono mai stata brava nel prendere decisioni, sopratutto quando si tratta di amore, o in modo specifico di Robert. Perché lo amo e quando ami è tutto più difficile e non sempre è tutto bianco o nero, ma ci sono anche tante sfumature, lati oscuri che non conosci finché non ci finisci dentro per sbaglio. Come adesso. Sono finita dentro un buco nero della nostra relazione e non come uscirne. So che quel bacio non ha significato niente - in questi giorni me l'ha ripetuto talmente tante volte che sarei una stupida a dubitarne - ma ci sono tante altre cose che non mi fanno dormire la notte. Come ad esempio il fatto che vomito appena mi sveglio, dopo che mangio e a volte anche prima di andare a dormire e tutto questo Robert non lo sa perché ho accuratamente evitato di farmi vedere mentre lo facevo per paura che possa capire. No. Non voglio neanche pensarci. E' assurdo e non può essere quindi scaccio via il pensiero ogni volta che mi si presenta. E anche se adesso Robert si comporta da ragazzo-perfetto-super-premuroso non riesco a non pensare che lo fa' solo per farsi perdonare e dopo tutto tornerà esattamente come prima, se non peggio.

Sollevo la testa dalla tazza del water.
E' la prima volta oggi, e sono solo le cinque del mattino.
Per fortuna, Robert è ancora al bar per una serata da crediti-extra.
«Merda..» prendo un pezzo di cartigenica e mi pulisco la faccia, poi mi alzo a fatica e mi sciacquo la faccia e faccio un paio di gargarismi finché non riesco a togliermi almeno un po' di quel gusto di vomito dalla bocca. Mi trascino in cucina e prendo un sorso di acqua, poi di succo di frutta e infine coca cola: niente, il gusto di vomito non vuole andarsene dalla mia bocca.
Vuole ricordarti perché è lì.
No, affatto.
Vuole solo farmi avere un cattivo alito.
Vado in camera e prendo una mentina. Poi due e tre.
Venti minuti dopo sono di nuovo riversa sul water e sento la porta di casa aprirsi e Robert entrare in casa.
«Kristen?».
«Merda! Merda, merda, merda» impreco, cercando di mettermi di nuovo in piedi.. ma non abbastanza in fretta.
Robert apre la porta del bagno e vedo i suoi occhi spalancarsi.
«Kristen! Cazzo, che hai?» si affretta a correre al mio fianco e se da un lato non voglio che mi veda in questo stato da un altro averlo accanto a me mi rassicura. Se solo potessi parlarne, Robert.. se solo riuscissi a non negarlo anche a me stessa.
«Non ho niente, Robert..» mi siedo sulla tazza del water, tenendo le mani sul grembo.. no, tolgo le mani e le lascio cadere sulla lastra fredda di ceramica.
«Pensavo stessi meglio.. pensavo che avesse smesso, sai, il vomito... perché non me lo hai detto?».
«Ha ripreso stamattina..» mento.
«Sei pallida..» solleva una mano e mi accarezza una guancia.
Vorrei scostarmi, ma non lo faccio, perché la sua mano sul mio viso è una sensazione bellissima e mi mancherà.
«Sono solo stanca..», quante volte dirai questa bugia?, ma non è una bugia, almeno non del tutto, io sono davvero stanca solo che non è questa la vera ragione per cui sto mandando tutto a puttane.
Tu mandi tutto a puttane.
«Okay, amore.. sei stanca, va bene.. stanca. Vuoi dormire? Ti porto a letto, forza» mi porge la mano e io l'afferro senza pensarci. Vorrei far durare questo momento per sempre ma so che forse è meglio non illuderlo troppo. Appena arriviamo a letto tolgo la mia mano dalla sua e mi siedo dall'altra parte, dandogli le spalle perché non vedo la mia lotta per non far cadere neanche una lacrima. «Kristen, amore.. possiamo parlare?», ci prova tutta le notti, ogni volta che andiamo a letto mi fa' questa domanda e io dico di no, ma stasera ho davvero voglia di sentire la sua voce.
«Ti ascolto..».
«Voglio che parli anche tu, però..».
«Rob..».
«Okay, okay.. si, scusa. Ehm, volevo solo sapere come stavi.. sul serio, però».
«E' stata solo una ricaduta..», bugia numero due per stasera.
«Una ricaduta? Mmh, sicura?».
«Si..», bugia numero tre.
«Quindi adesso stai.. bene? O hai ancora voglia di vomitare?».
«Sto benissimo», bugia numero quattro e tanta voglia di vomitare di nuovo.
«Amore..».
«Sono solo stanca, Robert..», questa scusa sta iniziando a far schifo persino a me, non immagino neanche cosa prova lui.
«Va bene.. allora.. notte, piccola».
«Notte..».
E muoio dalla voglia di baciarlo, di chiedergli scusa, di implorarlo di lasciar perdere queste ultime settimane e tornare a casa nostra, cioè mia.., vorrei poter dimenticare questo schifo di posto dalla mia mente insieme a tutti i ricordi che ha portato, ma non posso e tutto quello che posso fare è sdraiarmi dall'altra parte e chiudere gli occhi, lasciando finalmente scorrere le lacrime sulla mia guancia e poi sul cuscino, cercando di fare il più piano possibile.




Pov Robert




Provo a prendere fiato, a mettere qualcosa nei polmoni, ma sembra che il mio corpo si rifiuti quasi di andare avanti sapendo che Kristen è dall'altra parte del letto e sta piangendo per colpa mia. Non posso abbracciarla, non posso rassicurarla e non posso neanche scusarmi perché l'ho fatto talmente tanto negli ultimi giorni che ormai la parola "scusa" ha perso ogni significato per noi due. Non so cos'altro posso fare, ma so che devo fare qualcosa perché sento che lei si sta allontanando, pian piano sta tornando la ragazza dei primi giorni in cui l'ho conosciuta: bellissima e irraggiungibile. E io non posso sopportarlo, non posso sopportare di perderla un'altra volta, lasciare che il mio carattere di merda crei in lei nuove insicurezze, la ragione principale per cui si chiude come un riccio.
Mi giro dall'altra parte e la guardo dormire.
Anche nel sonno le sue mani si chiudono a pugno sul lenzuolo, in cerca di qualcosa, o in lotta.
Mentre dormiva, si è girata dalla mia parte, mostrandomi senza volerlo il suo bel viso rigato della lacrime come ogni notte.
Allungo una mano e le accarezzo una guancia.
Kristen spalanca subito gli occhi, cogliendomi di sorpresa.
«Scusa.. non volevo svegliarti.. stai piangendo, amore..» mi avvicino a lei, restando sdraiato.
«Rob..» anche lei si avvicina e solo dopo, in ritardo, capisco che mi sta abbracciando.
Intreccia le sue gambe alle mie mi circonda il collo con le braccia, scoppiando a piangere contro il mio petto.
Le accarezzo i capelli, cercando di rassicurarla.
«Shh.. shh, amore, andrà tutto bene, te lo prometto.. sono felice che tu sia di nuovo.. te stessa, lasciati andare adesso.. stai con me, Kristen, non allontanarti..».
«Ti amo..», quasi geme.
«Anch'io amore.. anche io».
«Ma non ce la faccio, Rob.. non ce la faccio», stringe il suo piccolo pugno sulla mia maglietta, affondando il suo viso ancora di più contro il mio petto, rannicchiandosi come una bambina piccola.
«Si che ce la fai, Kristen.. tu sei forte, ricordi? Ce la facciamo insieme, amore».
«No, Rob, non è così!».
«Si, amore, noi...».
«Rob, no» si stacca da me e si siede sul materasso, strofinandosi il viso con le mani. «Ho bisogno di andare via».
Ci metto un minuto buono per capire le sue parole, e anche dopo non hanno molto senso per me.
«Andare.. via? Oh... okay, be', possiamo.. non so, chiedere a Marcus di ospitarci da qualche parte o se vuoi..».
«No, Robert! Non noi, io! Io voglio andarmene..».
«VUOI LASCIARMI?!».
No.
No.
No.
NO.
Ditemi che è un incubo, vi prego.
Ditemi che adesso Kristen mi bacia e finisce tutto.
Che ogni cosa adesso torna al suo posto.
Dio, mi spaccherei la chitarra in testa in questo momento.
Mi ucciderei in questo momento se servisse a risolvere questa situazione.
Cristo Santo, adesso mi rendo conto di tutti gli errori che ho commesso con lei e di quanto stupido, immaturo, irresponsabile e coglione sono stato e di quanto lei non se lo meritasse.
Ma nonostante tutto, non voglio arrendermi.
«Rob, calmati...» sussurra lei, abbassando lo sguardo.
«MI STAI LASCIANDO, KRISTEN? PERCHE' E' UNA CAZZATA E LO SAI ANCHE TU!».
«Non urlare...».
«URLO QUANTO CAZZO MI PARE, RISPONDIMI!».
«NO! Non voglio lasciarti.. voglio solo andare via, è diverso...».
«In che modo!? SENTIAMO!».
Datti una cazzo di calmata, Pattinson, sta tremando!, mi suggerisce la mia coscienza, ma non la ascolto, sono troppo incazzato. Con me, con il mondo, con Kristen che trema e non mi risponde. Ma sopratutto con me, perché è colpa mia e non so gestire tutta questa situazione senza rovinarla ulteriormente.
«Ho solo bisogno di un po' di pace.. di riposo.. me l0 hai detto anche tu!».
«Si, ma intendevo CON ME!».
«Ma la pausa la devo prendere da te! Robert, ascoltami... hai ragione, non sto tanto bene in questi giorni e ho davvero bisogno di stare un po' per i fatti miei, capisci? Non voglio lasciarti, né tradirti, né altro, voglio solo tornare a casa mia per un po'.. pensare, dormire magari... nient'altro, per favore.. posso?» si inginocchia davanti a me e mi accarezza il viso, scostandomi i capelli ancora arruffati dal sonno con la sua solita dolcezza. «Ti amo» mormora, dandomi un bacio casto sulle labbra.
Il primo bacio dopo il nostro litigio.
Mi mancavano così tanto le sue labbra.
Appoggio una mano sulla sua schiena e l'attiro verso il mio petto, premendo con forza le sue labbra sulle mie, facendola gemere - anche questo mi mancava davvero tanto - ma decido di fermarmi qui.
«Ti amo anche io..».
«Starò un paio di giorni da Cameron.. l'ho chiamato ieri, è d'accordo..».
«Non mi hai detto niente..».
«Te lo sto dicendo adesso, Rob.. Cameron si è trasferito in un appartamento non lontano da casa mia, a Londra. Starò da lui una settimana, forse di più, dipende. Poi torno qua.. e risolviamo la cosa, ma prima devo stare per conto mio, pensare.. e anche tu ne hai bisogno».
«Mi mancherai....».
«Anche tu..» mi accarezza la guancia, accennando un sorriso triste mentre una lacrima le riga il viso.
«Mi chiamerai?».
«Tutti i giorni..».
«Cosa hai detto a Cameron?».
«Mmh... che abbiamo litigato e che ho bisogno di tempo per me stessa».
«Mi odia, sicuro».
«Un po'.. ma gli stai simpatico, lo sai, è che sono l'unica sorella che ha ed è un rompipalle... ma non importa, ti chiamerò lo stesso e ti manderò trecento sms al giorno, ma dovrai anche lasciarmi tempo per pensare, mh?».
«Chiaro... ma mi mancherai terribilmente... ho combinato un casino, Kristen.. e adesso tu te ne vai» non ce la faccio più a resistere e l'abbraccio, stringendola a me come non facevo da troppo tempo. Respiro il suo profumo finché non penso di essermelo impresso bene nella testa.
«Rob, non.. non fare così...» ma sta piangendo.
«Non andare...» la imploro, stringendo ancora di più la presa.
«Non..».
«Per favore... non faccio più casini, Kristen, promesso..».
«Rob.. amore, per favore.. torno, lo giuro».
«Non voglio che vai via...» gli occhi mi diventano lucidi e una lacrima fugge via, forse anche lei vuole rincorrere Kristen. So che i ragazzi non dovrebbero piangere, ma mi sembra la fine del mondo, la fine del mio mondo.
«Non sto andando via..» spinge il mio viso contro il suo collo e mi accarezza i capelli, mentre io mi aggrappo a lei come un bambino, sentendomi sempre più perso, senza un posto a cui appartenere adesso che lei sta andando via senza di me, per colpa mia, per chissà quando. «ho solo bisogno di un po' di tempo, amore..».
«Te lo do il tempo, te lo do io il tempo, Kristen.. t..tutto il t..tempo c..che vuoi, ma..ma non andare.. v..via», faccio schifo, sto piagnucolando come una femminuccia.
«Ne ho bisogno, amore.. capisci? Per favore, non renderlo ancora più difficile..».
Fatti forza.
Fatti forza per lei.

«V..va.. va bene».
«Sul serio..?».
«Si..si. Chiamami tutti i giorni però. Cristo, mi manchi già adesso».


*


Accompagnare Kristen all'aeroporto è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto in vita mia.
Mi ha ucciso lasciarla andare.
Osservarla mentre con quello stupido zainetto si imbarcava per andare via.
Andare via da me, poi.
Perché ho rovinato tutto, ancora una volta.
Ho combinato un casino, ancora una volta.
Ho perso la persona più importante della mia vita, ancora una volta.
Mi siedo sul divano, di quel camper che ora inizio a odiare anche io, e faccio una cosa che non ho mai fatto ma che, da quando conosco Kristen, è capitata anche troppe volte e mai per colpa sua ma solo mia: piango per me stesso.
«Robert Pattinson» mi dico, tirando su con il naso, «sei un coglione», mi alzo e prendo la chitarra, quella che mi ha regalato Kristen e vengo preso da un forte moto di rabbia: voglio spaccarla, preferibilmente sulla mia testa. Ma poi mi dico che non mi merito neanche quel sollievo, così mi limito a prenderla in mano, sedermi di nuovo sul divano, e piangere mentre canto tutte le canzoni che mi ricordano lei.


Pov Kristen


Casa di Cameron è piccola, ma non ci faccio molto caso. Non mi chiede niente, non mi sgrida neanche per non essere andata prima da mamma e papà, si limita ad abbracciarmi appena metto piede in casa. Mi dice che mi vuole bene e che le porte della sua cazzo di casa sono sempre aperte per me, qualunque cosa succeda. E' questo quello che intendo quando dico che tra me e Cameron c'è un rapporto speciale, è più di un fratello per me, è un pezzo di me, come Robert - solo che con Robert le cose alla fine si complicano sempre e con lui ci vado a letto e lo amo e blablabla, si è capito - e non potrei vivere senza mio fratello, perché ogni ricordo della mia infanzia è legato a lui. Mi ha insegnato tutto quello che so, compreso come andare in bicicletta e come tirare un calcio in mezzo alle gambe di un ragazzo quando prova ad allungare la mani, fin da piccola ho sempre amato passare il mio tempo con lui e dal canto suo Cameron non si è mai comportato come gli altri fratelli che scacciano via le sorelle più piccole, ma mi ha preso messo sotto la sua ala e anche questa volta non fa' eccezione.



Dopo vari battibecchi, Cameron mi caccia in camera sua.
Ho lottato per il divano, ma lui non ha voluto sentire ragioni.
Mi faccio una doccia e mi metto il pigiama.
Mentre mi asciugo i capelli, controllo il cellulare.
"Mi manchi. Chiamami appena puoi, per favore. Ti amo. R.".
Mi sdraio a letto, allungo una mano e prendo il cellulare dal comodino.
«Kristen?».
«Cameron mi ha spedito in camera sua, non mi ha lasciato dormire sul divano» dico, a mo' di saluto.
«Ha fatto bene».
«Stai dalla parte di mio fratello, Rob?».
«A quanto pare. Come stai?» e finalmente lascia scaturire il tono preoccupato.
«Stanca.. ma volevo chiamarti prima di andare a letto».
«Grazie...».
«E di che..?», non piangere, non piangere.
«Sei sicura di aver fatto la scelta giusta..? Sai che puoi tornare qui quando vuoi...».
«Lo so...».
Lo sento sospirare, rassegnato. «Va bene... rispetterò la tua scelta e ti lascerò i tuoi spazi. Tanto poi torni. Perché torni da me, vero...?», sembra un cucciolo smarrito e mi si spezza il cuore.
«Ho solo bisogno dei miei spazi, amore.. sono successe tantissime cose da quando ti conosco e tra una cosa e l'altra mi sono resa conto di aver mai avuto davvero il tempo di rifletterci su veramente e adesso voglio farlo. Voglio capire cosa mi ha spinto a diventare come sono adesso e perché ti amo tanto, voglio capire come posso migliorare le cose e se devo farlo, o se semplicemente devo abituarmi a tutto questo. Voglio tempo per pensare a noi, ma sopratutto a me, Robert.. a me, e te.. come due cose divise che si sono incontrate e sono diventate un "noi", ecco tutto... ma tornerò sempre da te, amore, sempre».



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ooookay, prima di tutto: scusate per la brevità, ma questo capitolo è già una lagna da solo e se lo avessi
continuato sarebbe diventato sia un supplizio per voi che avreste dovuto leggerlo tutto sia me che avrei dovuto scriverlo,
quindi mi scuso ma è meglio così.
in ogni caso,
non disperate.
lo so che fa' schifo e fa' deprimere, ma...
la storia doveva avere un punto così prima o poi, no?
non so che altro dire quindi mi limito a dirvi che vi ringrazio che avete letto questo schifo.
vi voglio bene,
alla prossima.
(non mi merito recensioni lunghe ma ve ne sarei grata lo stesso).

ps. avrei un favore da chiedervi: qualcosa di voi sa come si mettono i video nei capitoli? non il link.
proprio il video che si veda, cioè tu clicchi e parte. (si, mi spiego una merda) quindi, non so, se avete
capito qualcosa della mia spiegazione e lo sapete fatemi un fischio, graaaaazie.




























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Capitolo 32
*** i can't do this. ***


Pov Kristen




Mi siedo sul letto, fissando l'oggetto che ho fra le mie mani. L'ho comprato questa mattina, subito dopo che Cameron è uscito di casa per andare a pranzo fuori con Victoria, la sorella di Robert. Naturalmente, prima sono passata a casa mia, ho salutato mia madre e mio padre e anche Dana e Taylor; ovviamente a loro non ho spiegato il vero motivo della mia presenza lì, gli ho detto semplicemente che Robert mi aveva accompagnato da loro e che era passato a salutare alcuni suoi amici mentre io ero lì. Mio padre mi ha creduto o almeno non ha fatto domande, mentre ho sentito lo sospetto di mia madre ogni volta che la guardavo negli occhi o l'abbracciavo, ma neanche lei ha chiesto niente grazie al cielo. E adesso invece sono qui, ho preso un taxi e sono tornata a casa di Cameron subito dopo essere passata in farmacia.
Mi tremano le mani.
E se..?
Non iniziare, eh! Sicuramente sarà la tua solita paranoia e niente di più, e voglio crederci con tutto il cuore.
Mi rigiro la scatolina bianca con le scritte blu fra le mani.
Continuo così per almeno mezz'ora, indecisa su cosa fare.
Decido che forse è meglio chiamare Robert, prima, giusto per farmi passare l'ansia. Non lo sento da ieri sera e ormai sono a casa di Cameron da quattro giorni, inizio a sentire terribilmente la sua mancanza ma sono sempre più sicura di aver preso la decisione giusta: stare da sola, passare un po' di tempo con Cameron, mi ha fatto ricordare quanto sia facile essere felici quando non ci si deve preoccupare di ogni cosa tutti i giorni, ma mi ha fatto anche capire quanto abbia bisogno di Robert per essere davvero felice, quel genere di felicità che puoi avere solo quando hai la persona che ami al tuo fianco.
Robert risponde al secondo squillo.
«Ehi, piccola».
«Ehi..», vorrei sembrare più allegra per non farlo preoccupare ma il test di gravidanza sulle mie ginocchia mi impedisce di esserlo.
«Tutto okay, piccola..? Sembri in ansia per qualcosa.. hai cambiato idea? Vuoi che ti venga a prendere?», sento la speranza nella sua voce e mi spezza il cuore doverla uccidere subito.
«No, ehm.. sto bene. Sul serio».
«Okay... allora, che mi racconti?».
«Niente di che.. tu?».
«La casa è vuota senza di te...».
«Non è tecnicamente una "casa", Rob..» dico, giusto per cambiare argomento.
«Si, già.. be', mi manchi comunque, amore.. quando torni a casa?».
«Tra un po'.. ho solo bisogno di parlare un po' con Cameron.. e fare alcune cose.. manca poco, davvero», i miei occhi continuano a non lasciare quell'odiosa scatoletta bianca. E' così.. fredda, sconosciuta, estranea al mio mondo.
«Parlare con Cameron, fare cose, okay... come vuoi, amore... solo, sbrigati, perché mi manchi. Non vedo l'ora di venirti a prendere».
«Potrei prendere un pullman».
«Non se ne parla, ti vengo a prendere io. Davvero, Kris, mi manchi troppo».
«Hai parlato di nuovo con quella là?» chiedo, non so neanche io il perché. Ultimamente la notte faccio sempre lo stesso incubo: Robert e quella troia che stanno insieme e io che sparisco piano piano dalla sua vita, e ho una pancia enorme. Mi sveglio trattenendo le urla e con il viso bagnato dalle lacrime. Mentre faccio a Robert quella domanda rivivo nella mia testa quell'incubo.
«Sai benissimo che non l'ho fatto».
«Io non so niente, Robert. Non sapevo niente neanche quando vi ho scoperti mentre vi baciavate».
«E' stata lei a baciare me, te l'ho detto.. amore, perché stai tirando di nuovo fuori questa storia? Stava andando tutto bene.. pensavo che avessi capito.. che mi avessi perdonato, anche se non ho fatto niente, perché è stata lei a fare tutto e io...».
«Okay, okay.. basta, ho capito, mi hai ripetuto questa storia non so neanche io quante volte, Rob», mi sfrego gli occhi con la mano libera e prendo in mano la scatoletta, leggendo svogliatamente le scritte che ci sono dopo.
«Mi dispiace..».
«Non importa, Rob.. è passata, hai ragione.. sono venuta qui per allontanarmi anche da quella faccenda, per capire meglio e ti posso assicurare che lo sto facendo.. solo che ancora non ho.. deciso, o capito bene.. non so come spiegarlo, ma dammi ancora un po' di tempo, okay?».
«Si, va bene..».
«Dico davvero..».
«Okay..».
«Ti amo!» quasi lo grido, perché vorrei averlo qui con me per abbracciarlo e baciarlo, ma è colpa mia se non è qui e non posso farci niente adesso.
Sento quasi il suo sorriso dall'altra parte della cornetta. «Anche io, amore mio. Mi manchi. Adesso devo andare a fare le prove, ma ti chiamo quando torno. Okay, piccola?».
«O..okay, ciao amore».
«Ciao, piccola, stai attenta» e riattacca e sono di nuovo sola.
Guardo quella scatolina.
Mi alzo e mi chiudo in bagno.
In quel momento mi viene in mente che non sento Sam da due giorni e anche lei mi manca un sacco.
E che forse lei è l'unica a cui posso dire cosa mi sta succedendo, ma non voglio metterla in mezzo, non voglio creare casini a nessuno perché se questa cosa finirà male colpirà tutti quanti come una bomba a orologeria, anche se alla fine l'unica a scoppiare sarò io.
Così apro la scatoletta e tiro fuori la stecchetta.
E' fredda e la odio subito.
Leggo le istruzioni e cerco di capire meglio che posso cosa devo fare. Cioè, so benissimo cosa devo fare, l'ho visto nei film e letto nei libri, ma non è che sia proprio un gran bello spettacolo vedere qualcuno pisciare su un test di gravidanza quindi, di solito, durante quella parte del film, cambio canale. Adesso me ne pento amaramente, ma ormai è fatta e devo cercare di fare tutto senza commettere errori.
Tengo quell'affare stretto su una mano sperando che mi cada dentro il water e quando ho finito lo appoggio sul lavandino e mi lavo le mani, indecisa su cosa fare mentre aspetto che passino i tre minuti.
Mi siedo sulla tazza del water e mi stringo le mani, cercando di cacciare indietro le lacrime.
E' così che doveva essere il mio primo test di gravidanza?
Compirò diciassette anni fra due mesi.
Vivo - o almeno vivevo - in un camper con il mio ragazzo perché ho deciso di inseguirlo nel suo sogno di diventare un cantante, che ora sembra davvero assurdo.
Non ho futuro, ho solo un passato di cui ho paura.
Un'ansia che mi divora dall'interno e che adesso non posso neanche più combattere con le medicine per paura di far del male a... qualunque cosa ci sia dentro di me, sempre che ci sia qualcosa. Quindi me la devo tenere tutta dentro, nessun sollievo, nessuna medicina da ingoiare per addormentarmi.
I tre minuti sono passati ma io ancora non voglio alzarmi.
Mi torturo le mani, cerco qualcosa da dire, da pensare, mi vengono in mente un sacco di scenari orribili nella mia testa finché non mi decido ad alzarmi e controllare. Mi tremano le mani e non ho il coraggio di guardare.
Il mio unico pensiero, prima di abbassare lo sguardo sulla stecchetta, va' a Robert e a quanto io abbia rovinato tutto.





Positivo.
E' incredibile quanto una parola possa influenzare la vita di una persona.
Continuo a guardare quella parola finché non svanisce per via delle lacrime che iniziano a cadermi dagli occhi.
E ora? Che gli dico a Robert? E' tutto finito, rovinato, ed è colpa mia.
Crollo sul pavimento, sperando che Cameron faccia tardi o anzi non torni proprio a casa perché non sarei in grado di guardarlo negli occhi sapendo adesso la verità.
Cosa dirà, lui? E Cameron? Mi uccideranno entrambi, compresi i miei genitori. Forse solo mia madre cercherà di salvarmi, ma forse solo per uccidermi lei più tardi.
Non posso neanche prendere le mie medicine e questo mi uccide perché ormai ero abituata a imbottirmi di pastiglie ogni volta che l'ansia e la paura provavano a farmi visita ma ora non posso.
Mi tengo le mani sulla pancia, quasi senza pensarci.
Non puoi farcela da sola, mi suggerisce una vocina.
E ha ragione.
Dove penso di andare da sola? Non so fare niente da sola, sono ancora una bambina.. che aspetta a sua volta un bambino. Per poco non scoppio a piangere peggio di prima, rischiando di inondare la stanza di lacrime come mai prima. Perché questa non è una rottura, non è un vestito che mi sta largo o stretto, non è una presa in giro a scuola né una litigata con Robert, è una creatura innocente che cresce dentro di me! E io non so neanche se voglio che accada, o come comportarmi.
Afferro il telefono e compongo il numero come meglio posso, cercando di vedere oltre le lacrime.
«Sam? Puoi venire qui..? Sto a casa di Cameron; per favore vieni in fretta... è.. è un casino, Sam, vieni ti prego..».




Pov Robert




«Rob, basta, lasciala in pace..», Marcus alza gli occhi al cielo e sbuffa mentre si siede sul divano accanto a me con la chitarra in mano; sta cercando di farmi provare una canzone che abbiamo iniziato a scrivere ieri sera da almeno mezz'ora ma io continuo solo a fissare il telefono nella speranza che si illumini e che spunti il nome di Kristen.
«Marcus, cazzo, sto in ansia, okay? Non la sento da quasi due ore e non risponde ai messaggi... e se avesse trovato un altro?».
«Gesù, Robert! Sei peggio di una tredicenne».
«E' colpa mia.. questa situazione, intendo. E' normale che io abbia paura di perderla, no?».
«Ma tu non la perderai, Cristo santo! Sei un cazzo di paranoico. State insieme da molto, almeno per i tuoi standard, vi amate, lei ha capito che hai sbagliato e non è stata colpa tua, si è solo presa una pausa per tutto quello che è successo da quando state insieme ma non vi siete lasciati e vi sentite tutti i giorni. Adesso, per carità di Dio, puoi per piacere provare questa fottuta canzone così da evitarci una figura di merda davanti a tutti stasera?» mi butta addosso la chitarra, che afferro al volo.
«Si, hai ragione, scusami..».
«COSA? Robert Pattinson mi ha appena chiesto scusa? Ma che ti sta facendo quella ragazza? Devo scrivere una canzone su di lei, anzi, su voi due! E voglio lei nel video musicale!».
Metto la chitarra per terra e do un pugno al braccio di Marcus. «Tu, la mia ragazza, non la metti in nessunissimo video musicale, coglione».
«Ahi! Cazzo, Rob, guarda che fai male, eh».
«E secondo te perché l'ho fatto? Per farti bene? Idiota».
Sto per aprire di nuovo bocca quando il mio cellulare inizia a squillare.
«Oh-oh, qualcuno qui è contento» mi prende in giro Marcus, indicando il sorriso che mi si è formato appena ho visto il nome di Kristen sullo schermo.
Spingo via Marcus e mi alzo per rispondere, andando verso la camera da letto. La nostra camera da letto.
«Ehi, piccola», so che la fa' sembra imbarazzare questo nomignolo e mi piace immaginare le sue guance colorarsi mentre mi siedo sul letto.
«Rob.. Rob.. devi venire qui».
In un altro momento avrei urlato di gioia per una frase del genere, ma il modo in cui lo dice - la voce che trema e l'ansia che trapela chiaramente - mi fa' solo scattare in piedi, già pronto a varcare la porta.
«Kristen, che succede?».
«Tu vieni... ti racconto tutto, giuro, ma tu vieni...».
«Si, uhm, sto venendo..» torno in soggiorno e faccio cenno a Marcus di alzarsi, «amore, io vengo subito, ma tu dimmi cosa sta succedendo, per piacere», afferro la mia giacca e me la infilo facendo attenzione a non far cadere il telefono che tengo fra la guancia e il collo, «piccola, amore.. non piangere.. non.. Kristen, che succede!», ma lei non mi risponde e continua semplicemente a piangere al telefono mentre io esco di casa e spingo Marcus fuori con me, chiudendo la porta di casa in tutta fretta per poi cercare le chiavi della macchina nelle tasche dei jeans.
«Kristen, che..», sento il rumore del telefono che viene passato di mano e poi la voce di Sam.
«Robert, ciao, ehm.. sono Sam».
«Che succede? Perché Kristen sta piangendo e perché tu sei con lei?».
«Kristen non sta tanto bene.. vomita, roba del genere, ed è meglio che tu vieni qui.. in fretta».
Metto in moto la macchina.
«Arrivo.. certo di fare il più in fretta possibile, okay?».
«Va bene.. tanto ci sono io con lei, tranquillo. Tom arriverà a momenti».
«Non puoi proprio dirmi che ha, vero?», non sono scemo, so che c'è qualcosa che mi sta nascondendo e Sam le sta reggendo il gioco, anche se non posso prendermela con lei, è sua amica e anche io lo farei con Tom o Marcus, ma quando c'è Kristen in mezzo le regole del gioco cambiano sempre, lei viene sempre prima di tutto.
«Robert, cerca di capirmi.. Kristen è la mia migliore amica e penso che questa sia una cosa che.. insomma, è una cosa privata e riguarda solo voi due..».
«Vuole lasciarmi?», il solo pensiero mi manda fuori di testa ma ancora una volta mi ritrovo a pensare a quale sia la cosa migliore per lei e non per me. Sta piangendo per me? Ha deciso che non sono abbastanza per lei? Morirei per sapere cosa pensa Kristen in questo momento.
«Non essere ridicolo! Oddio, voi maschi siete tutti uguali, appena percepite l'arrivo di un discorso serio pensate solo che vogliamo lasciarvi. Ma quanto siete scemi? Senti, vieni qui e basta. Ciao Rob, a dopo» e chiude la chiamata, lasciandomi con un'ansia addosso incredibile.
Rimango qualche minuto il silenzio, mentre la macchina scorre veloce sull'autostrada. Accelero e supero il limite di velocità.
«Che ti ha detto?» mi chiede Marcus.
«Vuole parlarmi e a quanto pare è un discorso serio».
«Tu odi i discorsi seri».
«A chi piacciono?».
«A me».
«Oltre a te, Marcus».
Incredibile quanto poco riuscissi a sopportare la sua presenza in quel momento; avrei preferito restare da solo per poter urlare e imprecare quanto volevo chiuso in macchina. Urlare contro me stesso, contro il mondo, contro tutto ciò che mi teneva lontano da Kristen in quel momento.
«Be', non mi pare che ci siano molte altre persone in questa macchina oltre a te e me. Comunque, cosa credi che voglia dirti?».
«Non lo so..».
«Magari vuole tornare insieme con te, a "casa" vostra».
«Non lo so, spero di si.. ma non avrebbe pianto per quello».
«Magari è incinta» - lo fulminai con lo sguardo.
«Non dire cazzate per favore, sarebbe la cosa peggiore del mondo in questo momento, non ti pare? Rovinerebbe tutto» sbuffo e premo ancora di più sull'acceleratore. A volte Marcus se ne esce fuori proprio con delle idee ridicole.




Pov Kristen




«Ho rovinato tutto...».
«Non dire così, Kristen.. si sistemerà tutto, scommetto che Robert non la prenderà neanche così tanto male, è sempre stato molto buono con te, ti ama.. magari sarà persino felice», Sam mi massaggia la schiena mentre siamo entrambe sedute sul divano, la tv spente, solo il suono delle nostre voci e qualche volta dei miei singhiozzi. Non riesco mai a smettere di piangere del tutto da quando ho letto quella parola - positivo - su quella maledetta stacchetta, la mia maledizione.
«Sam, tu non lo conosci... non è il momento giusto e non lo sarà mai più! E adesso come lo guardo negli occhi, come faccio? Non posso dirgli che tutti i suoi sogni possono benissimo andare a farsi benedire per colpa di un bambino che non è ancora neanche nato e già crea problemi... ti rendi conto che adesso Robert dovrà rinunciare a tutto? Non voglio neanche... neanche immaginare come sarà la sua faccia. Mi odierà... che schifo, mi odierà davvero. Altro che pausa di coppia, mi lascia! Gli sto praticamente strappando via la giovinezza, tutti i suoi sogni...», mi copro il viso con le mani, vergognandomi di me stessa. Come potrò guardarlo negli occhi e dirglielo? Non posso, ecco. Non posso proprio.
«Kristen, basta!».
«Sam, tu non capisci, io..».
«Io capisco benissimo! E' un bambino, cazzo, non un mostro a due teste. Sai a quanti anni mi ha avuta mia madre? Quattordici. E mio padre aveva poco più di sedici anni. E pensi che sia stato facile per loro? No. Ma ci sono riusciti e ora sono felici e io sono qui. Se mia madre l'avesse pensata come te, probabilmente adesso io mi troverei in un qualche orfanotrofio o peggio, non sarei neanche nata». Smette di massaggiarmi la schiena e mi guarda, seria. «Quello che sto cercando di dirti è che non puoi arrenderti così. Ne hai superate tante e questa è solo l'ennesima difficoltà che ti capita davanti e so che è dura, che non hai forze e che vorresti semplicemente arrenderti ma devi anche renderti conto che se da un lato sembra una catastrofe... da un'altra lato, fra qualche anno quando sarai più grande e ti guarderai indietro, ti renderai conto che questa decisione, quella di tenere il tuo bambino - tuo e di Robert - e crescerlo con tutto l'amore che puoi dargli.. sarà la scelta migliore della tua vita, fidati di me».
Mi asciugo una lacrima con il palmo della mano, tirando su con il naso, mi sento così piccola... «Lo pensi davvero..?».
«Assolutamente. E in ogni caso ci sono io, no? Mica ti lascio sola, sarò la zia migliore del mondo» apre le braccia e io mi ci fiondo dentro, cercando di immaginarmi un mondo, un futuro non troppo lontano, dove ho una pancia enorme e Robert mi sorride felice di diventare papà. Ma una strana sensazione alla bocca dello stomaco mi dice che quella visione non è molto credibile.
Resto abbracciata a Sam per non so neanche quanto tempo, contando il tempo che passa a seconda dei singhiozzi che mi scuotono dall'interno; vorrei poter prendere le mie medicine ma ancora una volta mi torna in mente che adesso non posso più. Quante altre volte sentirò questa frase da adesso in poi? Sarà una cosa quotidiana. Non potrò più fare la maggior parte delle cose che sono abituata a fare; niente alcolici - non che io beva chissà quanto, giusto un sorso dal bicchiere di Robert ogni tanto, quando mi va', - niente più libertà personale, niente più "io e Robert" ma "io, Robert e il bambino", ma la cosa che più mi fa' paura è che non ci sia più neanche un "me e Robert" ma solo un "me e il bambino".
«Sam.. che succede se Robert non vuole saperne e io resto sola?».
«Non sei sola, te l'ho detto, ci sono io».
«Lo so, ma.. io lo amo, è il primo ragazzo che io abbia mai amato e voglio che sia anche l'ultimo...».
«Lo so, lo so..» mi accarezza i capelli, materna, «Kris, io non posso decidere per lui, non so come ragionano gli uomini, a volte faccio fatica anche a capire cosa pensa Tom, figurati.. ma posso prometterti che, qualunque cosa succeda, io sarò al tuo fianco e ti aiuterò con questo bambino».
«Grazie...».
Il citofono mi fa' mancare un battito.
E se..?
Sam mi scosta gentilmente per andare ad aprire. «Deve essere Tom, mi ha mandato un messaggio prima per dirmi che stava arrivando..» mi sorride, comprensiva, deve aver capito subito - dalla mia faccia speranzosa - quello che stavo sperando.
Annuisco, cercando di non sembrare così.. così con il cuore che batte a mille, speranzosa e terrorizzato allo stesso tempo.
Cinque secondi dopo Tom entra in casa con le mani infilate nei jeans e Sam dietro di lui.
«Kristen, ehi..».
Non ci vediamo da un sacco di tempo.
Adesso Tom ha la barba e sembra più grande.
Ma ha sempre quell'aspetto da perenne adolescente che penso che non lo lascerà neanche a ottant'anni.
«Ciao...», mi asciugo frettolosamente le lacrime.
«Da... l'aspetto che hai.. immagino che Robert sia per strada».
Sam lo prende per mano e lo porta via prima che io scoppi a piangergli in faccia; ne approfitto per nascondermi in bagno.
Mi metto davanti allo specchio e mi sciacquo la faccia cercando di pulire via tutte le lacrime, sfrego così tanto gli occhi con l'acqua fredda da rischiare di congelarmi la faccia ma almeno questo mi aiuta a svegliarmi un po', perché è come se mi trovassi in una specie di incubo dal quale non riesco a svegliarmi. Mi guardo ancora un po' allo specchio: i capelli scompigliati, il poco trucco che avevo messo stamattina completamente colato via, le labbra e gli occhi gonfi e rossi. Prima di rendermene conto faccio scivolare le mani sulla mia pancia, sollevando il tessuto della maglietta e appoggiando le mani sulla pelle. «C'è davvero qualcuno qua dentro...?» sussurro a me stessa. Mi sembra così strano pensare che qualcosa stia crescendo dentro di me, dentro. Mi accarezzo la pancia, timidamente e anche con una prudenza quasi religiosa, o forse è solo timore. «Stai creando un sacco di problemi, lo sai? Ma non hai colpe... tu no, ma io si».
Qualcuno bussa alla porta e io mi abbasso subito la maglietta.
«Chi è..?» chiedo, sperando che sia Sam o Tom.
«Kristen.. amore, apri, sono io» - ma a quanto pare la fortuna oggi non è proprio dalla mia parte.
Mi osservo ancora una volta allo specchio.
Sembro diversa?
Lo noterà subito o avrò tempo per spiegargli tutto?
Che gli dirò?
Prendo un bel respiro e vado ad aprire la porta. E' inutile rimandare ancora. «Ehi..» dico, cercando di sembrare il più calma possibile. Spero che le lacrime siano andate via del tutto e che non si veda troppo che ho piano.
La faccia di Robert però mi fa' tornare voglia di scoppiare a piangere di nuovo.
«Ehi? Ehi? EHI, KRISTEN!? Cristo, dimmi cosa succede, perché io sto rischiando di impazzire!» entra in bagno come una furia, poco prima che Sam sbuchi dietro di lui, mi guarda mortificata mentre cerca di mettersi in mezzo a me e Robert.
«Ho cercato di dirgli di aspettare in salotto, Kristen.. ma non ha voluto saperne».
«Sam, è tutto okay.. è il mio ragazzo, so gestirlo», ah-ah, come no.
Lei annuisce e guarda un'ultima volta Robert, cercando sicuramente di capire che intenzioni ha, ma lui ha un'espressione così seria che non riesco a capirlo neanche io. Voglio solo che mi abbracci, che mi dica che andrà tutto bene e che si occuperà lui di tutto, ho solo voglia di piangere un altro po' ma fra le sue braccia invece che da sola.
Sam esce dal bagno chiudendo la porta e lasciandoci soli.
«Kristen.. allora?».
«Mi dispiace di averti fatto preoccupare.. io non volevo.. è che mi sentivo sola e..».
«Amore, ma va bene.. lo sapevo che questa storia dello stare separati non sarebbe durata. Senti, prendiamo le tue cose e torniamo da me, okay? Va bene, benissimo, amore, non aspettavo altro» mi prende le mani e mi sorride, distendendo la sua espressione, adesso radiosa.
Il che complica ancora di più quello che devo dire.
«No..».
«No, cosa?» la presa sulle mie mani si allenta, ma per fortuna non le lascia.
«Non è per questo che ti ho chiamato... devo dirti una cosa, è che non so come la prenderai».
«Be', mi sembra che io mi sia abbastanza adeguato all'ultima idea che mi hai proposto...» sospira, «un'altra, che sarà mai? Avanti, che idea è?» mi chiede, ironico. Mi sta prendendo in giro? Sembra quasi arrabbiato con me.
«Non.. non fare così.. per favore..».
«Non sto facendo niente, Kristen. Ti sto solo dicendo di sbrigarti a dirmi cosa vuoi fare così posso abituarmi velocemente anche a quest'ultima cosa..».
«Che... che intendi dire?», mi trattenni dal tenermi la pancia.
«Prima hai voluto venire qui e mi sono abituato, ci sentivamo tutti i giorni e per me andava anche bene, adesso chissà cosa hai in mente e immagino che dovrò abituarmi anche a questo, no?».
Un moto improvviso di rabbia mi colpisce. Adesso è lui quello arrabbiato con me?
Lascio andare le sue mani, allontanandomi da lui per appoggiarmi al lavandino del bagno. «Starai scherzando, spero..», la mia voce è perfettamente ferma, neanche una leggera inclinazione; sono fiera di me stessa.
«Perché se stai cercando di fare finire la colpa su di me, in un qualche modo contorto, ti avviso già da adesso che non funzionerà, io non ho colpa in questa storia e tu lo sai benissimo. Me ne sono andata perché ero sopraffatta da tutto quello che tu mi hai portata a fare. Trasferirmi in un barattolo di latta, ad esempio!», non riesco a credere di averlo detto davvero, mi sono liberata di un peso.
«Quel barattolo di latta, come lo chiami tu, era comunque un posto dove dormire! E se non ti andava perché l'hai fatto? Non eri costretta a seguirmi».
«Oddio, ma stiamo davvero affrontando questa conversazione? Hai davvero bisogno che io ti spieghi il motivo? Pensavo lo sapessi. Ti ho seguito, idiota, perché ti amo e volevo aiutarti a realizzare il tuo sogno, e sono stata io quella che si è dovuta abituare a tutto questo! NON TU! NON TU, IO! Io ho dovuto dormire in quel barattolo, io ho dovuto abbandonare tutto e tutti per te e tu non hai mai detto un "grazie"! Niente, ti comportavi come se tutto ti fosse dovuto! E.. e a me è andato bene, mi sono fatta andare bene tutto quanto..», lacrime di rabbia iniziarono a scorrermi sul viso, ma la voce continuava a restare ferma.. e alta, stavo praticamente urlando. «anche il tuo umore di merda quando tornavi a casa, ho cercato anche di capire il piccolo "incidente" con quella ragazza, ti ho compreso, perdonato, accettato e aiutato e tu cosa fai? Alla prima cosa che chiedo tu me la rinfacci! Perché? NON ME LO MERITO!».
«Kristen... io non avevo idea che tu ti sentissi così..», Robert sembra quasi caduto dalle nuvole.
«Come facevi a saperlo? Non mi hai mai chiesto niente! Tu stavi per i fatti tuoi e ti aspettavi da me che io mi comportassi come volevi tu e basta, volevi una ragazza quando tornavi a casa, volevi una con cui andare a letto quando ne avevi voglia, ma da quando abbiamo iniziato questa avventura sembra che tu ti sia dimenticato che qui siamo una coppia, che se facciamo una cosa la facciamo per entrambi, non solo per uno! NON SOLO PER TE!».
«Non lo sto facendo solo per me! Ma per noi! Per avere un futuro, un lavoro che ci permetta da andare da qualche parte.. era il mio sogno e tu lo sapevi, mi hai detto tu di inseguirlo».
«Ti ho detto di inseguire il tuo sogno NON DI DIMENTICARTI DI ME, di quello che abbiamo costruito insieme!», avevo il cuore che batteva a mille, sembrava che volesse uscire dalla gabbia toracica, una sensazione anche fin troppo familiare. Non voglio litigare con te, per favore non urlare... odio tutto questo. Vorrei solo che le lacrime smettessero di scendere giù dai miei occhi, rendendo la mia sfuriata più simile a una preghiera lagnosa.
«Amore, non mi sono dimenticato di te» - solleva una mano, come per accarezzarmi il viso...
«Si. Si, invece!» urlo, scostandomi dalla sua mano.
«NON MI DIMENTICHERÒ' MAI DI TE, come te lo devo dire? Ti amo, cazzo! Volevo solo.. VOLEVO SOLO RENDERTI FIERA DI ME, davvero!».
La porta del bagno si spalanca e Sam entra dentro di nuovo, fulminando con lo sguardo Robert, che tiene lo sguardo fisso su di me.
«Cosa succede qui? State urlando come dei pazzi. Non pensavo che l'avresti presa in questo modo, Robert, ti facevo più maturo, questo sicuramente non è il modo migliore per risolvere la faccenda..».
«Stanne fuori, Sam» - ma non si gira verso di lei, continua a fissare me.
«Stanne fuori? Kristen è la mia migliore amica e io le voglio stare vicino! Perché se tu non hai intenzione di prenderti le tue responsabilità di certo non la lascerò da sola a crescere un figlio» - per la prima volta da quando Sam è entrata nella stanza Robert si volta verso di lei, un espressione spaventata e confusa in viso.
«Di cosa cazzo stai parlando!?» le urla contro.
«Rob, non urlare.. per favore..» lo imploro, portandomi le mani sulla pancia, come per proteggere anche lei\lui dalle sue urla.
«Kristen, non gli hai ancora detto niente? Stavate urlando, io pensavo che..».
«No, io..».
«Ditemi di cosa state parlando, ADESSO!».
«Ti ho detto di non urlare» dico, cercando di superarlo per uscire dal bagno.
Robert mi afferra per il polso, fermandomi.
«Kristen, di cosa sta parlando la tua amica? Ha detto.. ha detto.. "figlio", dimmi che non è come penso.. amore, parlami, per favore» mi implora con gli occhi, mi sta praticamente chiedendo di mentirgli. Non lo vuole. Non vuole questo bambino e glielo si legge negli occhi e questo mi uccide. Mi uccide davvero. Più del fatto di essere incinta, la realtà nuda e cruda è che Robert questo bambino non lo vuole e questo fa' più male del fatto concreto di essere incinta.
«Cosa dovrei dirti?» - abbasso lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi e di dirgli quello che vuole sentirsi dire.
«Perché Sam ha detto "figlio"? Tu.. tu non sarai... Cristo santo, Kristen, alza lo sguardo e dimmi cosa cazzo sta succedendo prima che impazzisca del tutto!».
«Rob..», no, non ce la faccio.
Per fortuna interviene Sam che separa la mano di Robert dal mio polso e mi porta fuori, dove Tom guarda confuso tutte e due. Ma non facciamo in tempo a dire niente perché Robert ci raggiunge e dà un pugno al muro,
«Ecco perché vomitavi! Ecco perché stavi male, cazzo! DOVEVI DIRMELO!», i suoi occhi sembrano una tempesta in piena regola e fanno quasi paura.
Mi lascio cadere sul divano, Sam accanto a me che mi accarezza la schiena.
Mi prendo la testa fra le mani, cercando di non scoppiare a piangere.
«Mi dispiace! Non sapevo che fare.. non è facile neanche per me, Rob».
«Quindi ho ragione! Sei.. sei..».
«Ben svegliato» si intromette Sam, «si, è incinta, genio. Dillo, non ti uccide mica eh. Kristen è incinta e il bambino è tuo. Lei ha sedici anni, tu diciannove e siete nei casini, si. Ma non ce alcun bisogno di distruggere la casa!».
Cala il silenzio.
Io cerco di calmare il mio cuore che non ne vuole sapere.
Robert stringe i pugni dalla rabbia e dà un altro pugno al muro.
Tom guarda prima la sua ragazza, poi me e infine il suo amico, è probabilmente il più frastornato dei tre.


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«Kristen», la voce di Robert fa' quasi paura, «dimmi che non è vero.. tu non puoi.. non puoi, cazzo!».
«Non l'ho deciso io!» mi difendo.
«Lo so questo! Ma... vaffanculo, non è possibile» si porta una mano fra i capelli, frustrato e nervoso e anche incazzato. Con me? Con il.. bambino? Mi tremano le mani e le infilo nelle tasche della felpa per non farlo notare.
«Mi.. mi dispiace.. io.. io non volevo, non l'ho fatto apposta».
Sam mi abbraccia, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla e cullandomi come una bambina.
«Non è colpa tua, Kristen.. non è colpa di nessuno» - Robert però non sembra della stessa idea perché sbuffa e sembra parecchio scocciato, non sta fermo e inizia a muoversi per la stanza come un animale in gabbia.
«Io non sto dicendo che è colpa sua! Io non sto dicendo che è colpa di nessuno! Io sto dicendo che non sarebbe dovuto proprio succedere! Vi rendete conto di quello che vuol dire avere un figlio a questa età? I miei sogni sono rovinati, non avremo un futuro, saremo bloccati per sempre a "genitori adolescenti", non ci sarà nessuno che ci prenderà mai sul serio, non troverò un lavoro e moriremo di fame e..» - sentii Sam fremere accanto a me.
«Frena, frena, frena! Robert, cazzo stai dicendo? Non sai neanche di cosa stai parlando. Non è la fine del mondo, è soltanto che tu te la stai facendo addosso dalla paura, sei terrorizzato dall'idea di non farcela e questo ti paralizza e ti rende l'immagine che hai in testa del tuo futuro qualcosa di spaventoso e difficile da superare, ma ti posso assicurare che ne stai facendo un dramma senza nessun motivo valido».
«Io invece dico che tu non sei nella mia situazione e non puoi dire niente!!».
Tutte quelle urla mi mandavano al manicomio.
Mi stava venendo anche di nuovo voglia di vomitare.
E un gran mal di testa.
«La tua situazione!? La vostra situazione, coglione! C'è anche Kristen dentro! E' lei che ha dentro di sé tuo figlio, giusto per ricordartelo, idiota che non sei altro. Porca troia, ma ce la fai a capire che il mondo non gira tutto intorno a te e ai tuoi sogni e che Kristen ha abbandonato tutto per seguire a te e starti vicino e adesso tu la stai lasciando sola per una cosa che non è neanche colpa sua, ma di nessuno. La stai lasciando sola quando lei ha fatto di tutto per renderti felice!».
Non ce la facevo più.
Cercai di alzarmi ma la stanza aveva iniziato a girarmi tutta attorno, rendendomi impossibile restare in piedi.
L'ultima cosa che sentii fu l'urlo di Robert e le sue braccia che mi prendevano al volo prima che precipitassi sul pavimento.



Pov Robert




«Io dico di chiamare un dottore».
«Tom, sta zitto».
«Si, amore, per favore.. adesso non è proprio il momento..».
«E' svenuta da troppo tempo..».
«E' quello che sto dicendo, bisogna chiamare un dottore!».
«Tom, zitto! Rob, non preoccuparti, adesso si sveglia, ha solo bisogno di dormire» - Sam mi spinge via, restando al fianco di Kristen, che è sdraiata sul letto della stanza che occupa a casa di Cameron. Mi chiedo quando tornerà a casa, come reagirà a trovare sua sorella svenuta e sopratutto mi chiedo se lui sappia già che Kristen è... avanti, dillo, mi sprono, ma proprio non ci riesco. Non può essere. Non può essere vero, è una cosa assurda e una parte di me vorrebbe scappare via in questo preciso istante, scappare a gambe levate e nascondermi da qualche parte. Non sono in grado di prendermi cura di un bambino! Non so prendermi cura di me stesso, né di Kristen, come farò con un piccolo esserino che ha bisogno di tutte le attenzioni di questo mondo? Non sono in grado. Finirò solo con il rovinare tutto, un'altra volta, l'ennesima volta, ma stavolta non è una cosa sciocca, non è più una semplice cotta o un litigio, qui si parla di un bambino, un essere con un'anima, un cuore, gambe, braccia e un futuro che dipenderà interamente dalle decisioni di me e Kristen.
Mi alzo dal letto e vado a sedermi su una sedia in un angolo.
Mi prendo la testa fra le mani, mi sta per scoppiare il cervello, me lo sento.
La voce di Sam, quando mi parla, è terribilmente seria e fredda. «Non azzardarti ad abbandonarla» mi minaccia.
Sollevo a malapena il viso verso di lei.
«Non sono pronto» dico.
Tom mi dà una pacca sulla spalla.
«Kristen è una brava ragazza, amico, e tu la ami. Questo.. questo è solo un modo per dimostrarle quanto ci tieni a lei, tutto qui. Io e Sam non andiamo da nessuna parte, proveremo ad aiutarti..».
«Io non "provo" a fare proprio un bel niente» lo corregge Sam, «io non mi muovo da qui, non ho nessuna intenzione di lasciare sola Kristen, non adesso. Robert, spero che tu abbia intenzione di fare lo stesso, perché questo bambino è tuo e ha bisogno di un padre presente, di qualcuno che voglia bene a lui e a sua madre».
«Io amo Kristen...» dico, più a me stesso che a Sam, ma lei annuisce lo stesso.
«Lo so. Ma si vede da un chilometro che vorresti scappare via a gambe levate e questo non la aiuterà a sentirsi meglio..».
«E' che..», mi alzo dalla sedia, non riesco più a stare seduto - ho bisogno di muovermi, di fare qualcosa, non sopporto di starmene con le mani in mano - «non voglio diventare padre, non ora. Decisamente no».
«Di cosa cazzo hai paura, Robert!?» mi urla contro Sam.
«Non sono pronto! Sono troppo giovane!».
«Anche lei lo è! E' una cosa che va' affrontata in coppia!».
«Come faccio ad affrontare questa cosa se ne sono completamente terrorizzato?».
«Lo fai. Lo fai perché devi farlo. Lo fai perché non puoi lasciarla sola dopo tutto quello che lei ha fatto per te senza mai chiederti niente in cambio» - e le sue parole sono come una coltellata, perché sono vere. Ha ragione, ha fottutamente ragione: Kristen ha sempre fatto tutto quello che poteva per me, senza mai lamentarsi, senza mai opporsi anche davanti alle cose più assurde, sempre e solo per me, perché mi ama e me lo dimostra ogni giorno e io adesso non posso abbandonarla e lasciarla sola, perché sarebbe da codardi.
Ma il punto è che io sono un codardo.



Pov Kristen




Quando riapro gli occhi la prima cosa che vedo è Sam, seduta accanto a me che mi tiene per mano e accenna un sorriso quando vede che apro gli occhi.
«Ben svegliata, dormigliona. Pensavo che volessi prenderti una settimana di pausa».
Cerco di mettermi a sedere e Sam subito mi aiuta.
«Credo di essere svenuta..».
«Wow, deduzione interessante, genio» mi prende in giro, sistemandomi il cuscino dietro la schiena.
Decido di ignorarla.
«Dov'è Robert?» chiedo.
Sam sembra a disagio mentre mi risponde.
«Oh lui.. uhm, è andato a prepararsi un caffè».
«Robert non beve mai caffè» dico, «Lui è inglese, beve thé o camomilla, se proprio non c'è altro».
«Be', oggi ha ricevuto una bella botta, io dico che gli serviva una dose di caffeina».
Ah..
E' vero.
Mi tocco la pancia e Sam lo nota.
Nessuna delle due riesce a dire niente per un po'.
E' Sam la prima a cedere.
«Devi solo dargli tempo, si abituerà all'idea».
«Sam, anche io ho paura, non è solo lui... insomma, un bambino! Non ho neanche diciassette anni, cazzo..».
«Ma non sei sola, ricordati questo».
«So di avere te.. e Tom, e Marcus e la mia famiglia - quando lo saprà - ma, Sam.. lui.. lui è l'unico ragazzo che io abbia mai amato e che mai amerò, voglio lui nella mia vita.. non puoi capire quanto io abbia bisogno di lui. Mi ha aperto il cuore e l'ha riempito, è una cosa strana da dire ma è così e ho bisogno di lui per farcela. Non posso farcela senza di lui...», non piangere, non piangere, non piangere.
Sam mi abbraccia all'improvviso, gettandoci completamente sul letto entrambe.
«Andrà tutto bene, Kristen, te lo prometto. Dobbiamo solo.. devi solo trovare un nuovo equilibro e cercare di calmare sia te che Robert.. non è orribile come sembra, te l'ho già detto».
Annuisco, anche se poco convinta.
Restiamo a letto per un po', in silenzio.
Ho solo bisogno di prendere coraggio per parlare con Robert.
«Uhm, io vado a vedere che fine ha fatto Tom.. tu.. vai...?».
«Non lo so, Sam.. si, credo che.. uff, si, vado a parlare con Robert» - mi alzo ed esco dalla stanza per andare in soggiorno, mentre Sam va' in cucina dove sento Tom parlare con qualcuno, probabilmente Marcus.
Robert è seduto sul divano.
Ha la testa fra le mani e sembra borbottare qualcosa fra sé.
Le spalle basse, il piede che batte sul pavimento, gli danno un'aria davvero tormentata che mi spezza il cuore.
E' colpa tua se è così, solo tua.
Cerco di mandare via quel pensiero e do un colpo di tosse per farmi sentire.
Robert si gira di scatto verso di me, sorpreso - almeno pare - di vedermi lì, in piedi, accanto alla porta. 
«C..ciao, pensavo che stessi ancora dormendo.. cioè, svenuta... comunque, come ti senti adesso?», ma sembra chilometri distante da me, non è davvero interessato a come sto e si vede e questo mi ferisce. Ho già perso tutto?
«Ora meglio, grazie..».
«Ne sono felice...».
«Rob..», non posso più starmene zitta, ho bisogno di sapere, «devi dirmi qualcosa?».
«No», si gira dall'altra parte, tornando a tenersi la testa come un bambino spaventato, «niente».
«Non puoi non dire niente».
«Non ho niente da dire, Kristen. Cosa dovrei dire?».
Gli occhi mi diventano lucidi.
«Che non mi lascerai sola, ad esempio...» - continuo a guardarlo ma fisso la sua schiena perché lui non sta guardando me.
«Non posso prometterti niente.. io.. io non voglio questo bambino!» sbotta, incenerendomi con uno sguardo truce.
Bam, uno schiaffo al mio cuore.
Ecco, ci siamo. L'ha detto. Non posso più fare finta di niente, le mie previsioni pessimiste e catastrofiche si sono avverate e ora ho davanti la verità che avevo previsto, più crudele di quanto pensassi. Non lo vuole. Robert non vuole questo bambino e io non posso costringerlo a fare niente perché sarebbe anche peggio; ma da sola io non posso farcela, impazzirei.
«Te ne andrai?» chiedo, ormai in lacrime.
La sua espressione si addolcisce un po'.
«No.. no. Io ho solo bisogno di tempo per pensare..», si passa una mano fra i capelli, un gesto che vorrei fare io ma adesso ho le mani ghiacciate e il corpo paralizzato.
Mi porto una mano sulla pancia, accarezzandola.
«Okay..».
«Kris, io non sono pronto per fare il padre.. penso che lo sappia anche tu».
«Neanche io lo sono per fare la madre...».
Silenzio. Poi una sola parola manda tutto in rovina.
«Abortisci».
«C..cosa?» balbetto. Dimmi che ho sentito male, ti prego, dimmi che non l'ha detto sul serio...
«Abortisci» ripete, «se tu non sei pronta e io neanche, nessuno ci obbliga a tenerlo» - il bello, è che mi guarda negli occhi mentre lo dice e invece non riesco a ricambiare il suo sguardo e i miei occhi vengono presto appannati da altre lacrime.
«Non.. non puoi dire sul serio...» balbetto.
«Era un'idea.. non puoi scartarla senza averci prima pensato seriamente, Kristen. Io non ho le basi.. non ho mai avuto.. un padre come quello che hai avuto tu, mio padre era un coglione, un pezzo di merda che non mi ha di certo lasciato un bel ricordo della figura paterna, non puoi pretendere che io salti dalla gioia a diventare come lui».
«Non diventerai come lui!».
«Non prendermi in giro.. certo che sarò come lui».
Uccido a falcate la distanza che ci separa e mi metto davanti a lui, inginocchiandomi sul pavimento per poterlo guardare negli occhi.
«Tu non sarai come lui, ne sono certa. So che hai.. paura, ce ne ho anche io, sono terrorizzata!» gli prendo il viso fra le mani e vedo che anche i suoi occhi sono lucidi. «Ma che succederebbe se fra dieci anni ci guardassimo indietro e pensassimo "che idioti che siamo stati, avremmo potuto avere un bel bambino e invece.. niente", che dici? Io.. io non dico che saremo i genitori migliori del mondo, commetteremo errori ma tutti lo fanno... io non voglio guardarmi indietro e pensare di aver commesso un errore solo per paura. Ho vissuto nella paura tutta la mia vita, Rob..» - sollevo una mano e gli accarezzo il viso, non si è fatto la barba questa mattina.
«Kristen, no..», scosta gentilmente la mia mano, posandola sul suo ginocchio.
«No, cosa? Robert, ascoltami..».
«Non sono pronto. Non ti sto costringendo a prendere una decisione, ti sto solo dicendo che io non sono pronto a diventare padre... e non so neanche se voglio esserlo, almeno non adesso».
«Ma..».
«Non sto neanche dicendo che ti lascerò sola, amore mio», mi prende per mano e mi fa' sollevare per poi farmi sedere sulle sue ginocchia, per poi cullarmi come un neonato - un neonato, aw.. - «non voglio lasciarti sola ad affrontare una.. cosa del genere, farò quello che posso per essere di supporto.. proverò a.. ad abituarmi all'idea ma tu ricordati come la penso».
Mi appoggio alla sua spalla, accucciandomi contro il suo petto.
«Finirai con l'odiarmi..» dico, aggrappandomi alla sua maglietta e piangendo contro il suo petto. Robert mi bacia la fronte e mi accarezza i capelli per calmarmi.
«Non ti odierò mai, neanche se deciderai di portare a termine questa.. questa..».
«... gravidanza, Rob» finisco per lui.
«Si... neanche in quel caso, amore».




_________________________________________________________
alloooooora;
mmmh.
questo capitolo è davvero... non so se dire "pesante" o "palloso" o "terribilmente deprimente" ma penso che sceglierò l'ultima opzione
e penso che anche voi sarete d'accordo con me, per una volta!
giusto per chiarire: robert non ha "accettato" di diventare padre anche
se ha abbracciato kristen e l'ha messa sulle sue ginocchia, ha solo scelto di non farla
preoccupare - per ora - e non continuare a litigare.
perché robert - ora - non vuole diventare padre, chiaro?
kristen è piccola ma al contrario di robert invece.. diciamo che è più disponibile all'idea di avere un bel pancione! <3
spero che questo capitolo vi sia piaciuto e visto che è un po' lungo vorrei tante recensioni lunghe
con tutti i vostri momenti preferiti e cosa ne pensate e cosa avete provato leggendo,
come piace a me c:
vi voglio bene,
alla prossima <3


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Capitolo 33
*** gotta be you. ***


BELIVE EIN ME
Pov Kristen
(canzone)




Controllai per almeno la centesima volta il telefonino, quanto ci metteva Robert ad arrivare? Stavo davanti a casa dei miei genitori, Cameron che aspettava pazientemente che io mi decidessi a bussare e io controllavo come una pazza il telefono almeno due volte al secondo sperando in un messaggio di Robert. Dovevamo farlo insieme, me l'aveva promesso. Oggi è il giorno in cui diremo ai miei genitori del bambino, ne abbiamo parlato per una una settimana intera, lo diremo prima ai miei genitori e ai miei fratelli e poi andremo anche da sua madre e dalle sue sorelle. Ma è una cosa che abbiamo deciso di fare insieme e invece lui non c'è. Cerco di non farmi prendere dall'ansia e di restare calma. Ci sono milioni di motivi per il quale Robert può essere in ritardo, non devo subito pensare che abbia tagliato la corda senza dirmi niente, lo conosco troppo bene e ne abbiamo passate troppe per fare una cosa del genere.
«Kristen, siamo fuori casa da ore.. possiamo entrare adesso?» - Cameron è sempre stato un tipo poco paziente e il fatto che stia aspettando così tanto per me mi fa' capire quanto mi voglia bene, ma io proprio non riesco a fare una cosa del genere senza Robert.
«Sta arrivando..» mento. Afferro il cellulare e digito in tutta fretta un messaggio, “Dove sei finito? Robert, dobbiamo dirlo ai miei! Per favore, sbrigati!”.
«Hai detto la stessa cosa dieci minuti fa'.. ma perché dobbiamo aspettarlo fuori casa? Ci raggiunge dentro, dai Kristen».
«Ho promesso che.. ehm, l'avrei aspettato fuori, ci metto poco, giuro», il cellulare vibra contro la tasca dei miei jeans e io lo afferro così velocemente da rischiare di farlo cadere sull'erba del vialetto. “Non ce la faccio ad arrivare puntuale, scusa. Inizia senza di me. Ti amo- brutto stronzo!, un “ti amo” a fine messaggio non cambierà di certo le cose.
Cameron deve capire che qualcosa non va' perché si avvicina e mi circonda le spalle con un braccio. «Ehi, che succede? Era Robert?» chiede, indicando il mio cellulare. Mi affretto a chiudere il messaggio e annuisco.
«Si.. ha.. ha detto di iniziare a entrare dentro senza di lui, ha avuto un problema. Niente di grave. Forza, entriamo».
«Sei sicura? Possiamo aspettare ancora un po' se vuoi» - dolce Cameron, penso seriamente che sia il fratello migliore del mondo.
«No, no» - cerco di fare il mio miglior sorriso falso - «non è così importante, possiamo anche entrare senza di lui».
«Sicura? Non c'è problema per me, un minuto in meno, un minuto in più che differenza vuoi che faccia?» - continua ad abbracciarmi, sicuramente è preoccupato per me. Ma non è una novità, perché Cameron è sempre preoccupato per me.
«Sicura».
«Va bene... allora entriamo» - bussa alla porta e cinque secondi dopo mia madre viene ad aprirci con indosso un paio di jeans e un grembiule da cucina sopra una maglietta a maniche corte che lascia scoperto il suo tatuaggio. Sorride, contenta di rivedermi e a si rivolta lo stomaco all'idea di come potrebbe reagire alla notizia che le darò tra poco.
Mi abbraccia forte, baciandomi su entrambe le guance. «Sono così contenta che tu sia venuta a trovarmi! Dovrai raccontarmi un sacco di cose. Ho preparato il tuo piatto preferito e papà ti aspetta in cucina. Oh, bambina mia, mi sei mancata così tanto!», lotto per non scoppiare a piangere proprio in quel momento. Oh mamma...
Mentre mamma abbraccia anche Cameron e gli fa' mille domande sul suo nuovo lavoro e su come vanno le cose con Victoria io raggiungo papà in cucina, che mi accoglie come se non mi vedesse da una vita quando invece è passato appena un mese. Mi abbraccia anche più forte di mamma e rischia di scoppiare a piangere anche lui e per un secondo vorrei che lo facesse così avrei la scusa per piangere anche lui ma proprio in quel momento mamma e Cameron entrano nella stanza, seguiti da Taylor e Dana, che mi salutano tranquillamente. Dana mi chiede dove sia Robert. «Oh, ehm, ecco lui.. sta arrivando.. è in ritardo».
«Peccato, volevo chiedergli una cosa. Quando arriva?».
«Tra poco», o almeno lo spero.
Mamma ci fa' sedere a tavola e lascia un posto libero per Robert, nel caso arrivasse in tempo per la cena. Mio padre mi chiede come vada lo studio e io gli racconto di tutte le cose che ho imparato, di come mi trovi bene almeno in quella situazione e di come la scuola pubblica non mi manchi proprio per niente, da lì Dana parte con le sue avventure scolastiche e implora papà di lasciare studiare anche lui a casa. L'atmosfera è tranquilla e non mi va' proprio di rovinarla, visto che mi sento bene per la prima volta da quando ho scoperto di essere incinta, quindi decido di rimandare la dichiarazione a dopo cena. Quando mia madre serve il dolce - torta al cioccolato come piace a me - spero con tutto il cuore che Robert bussi alla porta proprio in quel momento ma non succede e non succede neanche dopo. Sono ormai quasi le dieci di sera e io non ho ancora detto niente ai miei genitori. Invio un altro messaggio a Robert. "Sbrigati! Accidenti, ma dove cazzo sei?".
Siamo seduti in salotto e mamma mi sta chiedendo come sta andando il lavoro di Robert quando arriva la sua risposta. "Sto arrivando! Inizia da sola, ci metto un po', scusa amore" - scusa un cazzo!
Mi prende il panico.
Iniziare da sola? Non.. non..
Devo  farcela.
«Mamma.. papà.. devo.. devo dirvi una cosa..» balbetto.
Mia madre capisce subito che sono entrata nel pallone e che quindi è una cosa seria. «Dimmi».
Sento gli occhi di mio padre fissi su di me ma non ho il coraggio di guardarlo, so che deluderò lui più di tutti quanti e non riesco a sopportarlo.
«Ecco, vedi.. io.. io.. e Robert... c'è stato un piccolo...» - incidente? le parole di Robert sono ancora impresse nella mia testa. - «è successa una cosa che nessuno di noi due aveva programmato.. ma è successa e adesso non possiamo tornare indietro».
Mia madre sgrana gli occhi, la conosco anche troppo bene, ha capito tutto.
Mio padre invece sembra ancora interdetto. «Che vuol dire? Cosa avete fatto? Che casino avete combinato? Lo sapevo io che era una cazzata mandarli a vivere da soli!».
Dana e Taylor mi fissano curiosi. Taylor prevede un litigio, mentre Dana è preoccupato per me.
«Papà, calmati, non abbiamo combinato proprio niente..».
«Ah, no? E allora dimmi qual'è il problema!».
«Non.. non è così semplice.. per favore, non arrabbiatevi...».
«Arrabbiarci!? Kristen, PARLA!».
Mia madre appoggia una mano sul ginocchio di mio padre e lui prende un bel respiro per calmarsi. «John, così non risolviamo niente» - si volta verso di me, non c'è traccia di rabbia nel suo viso, è solo in versione mamma-pratica, «Kristen, dov'è Robert? Non dovrebbe essere qui con te?».
E in quel momento non ce la faccio più e le lacrime iniziano a rigarmi il viso. «Si.. si.. lui dovrebbe essere qui... ma non c'è...» - Dana si alza e viene a sedersi sul divano accanto a me e lo stesso Cameron, che è rimasto in silenzio per tutto questo tempo.
Nessuno dice niente per un tempo che mi sembra infinito.
Vorrei tanto che ci fosse Robert qui con me.
«Tesoro..» mia madre si sporge e mi prende la mano, «io non sono arrabbiata con te, voglio solo che tu sia sincera con me.. dimmi cosa c'è che non va e io ti aiuterò come ho sempre fatto, promesso».
«Sono.. sono.. incinta».
Sento il braccio di Cameron stringermi ancora più forte, non so se per confortarmi o per la rabbia del momento. Mio padre mi guarda come scioccato, non riesce a credere alle mie parole e io vorrei soltanto rimangiarmi tutto pur non farmi guardare in quel modo da lui. Mia madre si porta una mano alla bocca ma l'altra continua a tenere stretta la mia. «Oddio» le sfugge dalle labbra.
«Mamma.. mi.. mi dispiace tanto.. io non.. io non volevo deludervi, davvero..».
«Non mi hai delusa, Kristen» mi rassicura lei, ma ha gli occhi lucidi.
«Davvero...?».
«Certo», si gira verso mio padre, «vero, John?».
Mio padre resta in silenzio per un po', abbassa la testa. «Voglio parlare con Robert. Quell'idiota dovrebbe essere qui!».
Quell'idiota. Mio padre non ha mai chiamato Robert "idiota", sono sempre andati molto d'accordo. Ma forse, dopo Natale, i rapporti fra di loro si sono deteriorati troppo. «Papà, lui è..».
«Kristen, PER FAVORE, non scusarlo! E' tutta colpa di quel ragazzo! E' COMPLETAMENTE COLPA SUA!».
«No! NO, papà! Non.. non è solo colpa di Robert».
Si alza in piedi e mia madre fa' lo stesso, cercando di calmarlo. «John, così non risolvi niente. Ricordati che un bambino è sempre un dono bellissimo, anche a... un'età così prematura. Dobbiamo stare vicino a Kristen, senza metterci in mezzo nella sua vita».
«E' la mia bambina, posso mettermi in mezzo quanto voglio!».
«No, invece! Kristen deve decidere da sola cosa farne della sua vita. E' grande e questa cosa la porterà a crescere in fretta e diventare adulta tutta in una volta, metterci in mezzo e prendere le decisioni al posto sua non l'aiuteranno di certo. Deve scegliere, sbagliare e imparare, tutto da sola. Quello che possiamo fare noi e starle accanto e sostenerla, qualunque sia la sua decisione e le sue scelte in futuro» - mia madre era in piedi, decisa, fissava mio padre con uno sguardo tremendamente serio e usava un tono che non ammetteva repliche.
Mio padre non poté fare altro che darle ragione. «Permettetemi almeno di parlare con Robert. Non capisco come abbia potuto lasciare che succedesse una cosa del genere! E come l'ha presa? Perché lui sa che sei.. sei.. incinta, vero?».
«Si che lo sa..».
«Bene.. e come l'ha presa?».
«Uhm...» - come potevo dirgli che Robert, questo bambino, non lo voleva? Non voleva neanche che portassi a termine questa gravidanza e in questa settimana me l'aveva fatto capire in tutti i modi. Non mi toccava più la bacia e riduceva i nostri contatti a baci frettolosi e abbracci che duravano davvero poco e con poco contatto fisico. Il che mi aveva reso particolarmente triste e sensibile ma Sam era sempre stata con me in questi giorni e mi aveva rassicurato un sacco; tornare a casa era stata un'ottima decisione, se fossi rimasta nel barattolo di latta con Robert sarei impazzita in un giorno. «Non... non se lo aspettava» - il che è una mezza verità.
«E chi se lo aspettava?» borbottò mio padre, ricevendo un'occhiataccia di mia madre che lo zittì subito.
«Kristen, è per questo che Robert non è qui? Non l'ha presa molto bene, vero?» mia madre mi si avvicinò e si sedette vicino a me, mandando via Dana. Come ha fatto a capirlo?
«E' solo spaventato, non ha ancora metabolizzato l'idea..».
«Certo.. non lo metto in dubbio. Ma bisogna parlare con lui, tesoro, e presto. Perché non lo fai venire adesso?».
«Sta.. sta arrivando.. almeno penso».
«Andrà tutto bene, tesoro» mi accarezza la schiena e mi abbraccia come solo una mamma sa fare, «ho visto come ti guarda quel ragazzo, è pazzo di te, non ti lascerà di certo per una cosa del genere. Tutto questo non farà altro che avvicinarvi ancora di più..».
«Lo pensi davvero?».
«Ovvio» - sorrise, rassicurante.
E io annuii, anche se non ci credevo più di tanto.


Quanto mi era mancata casa mia? Molto, davvero tanto. In un mese mi era mancata terribilmente ma stare di nuovo nella cucina di casa mia, con i miei fratelli intorno, i miei genitori, persino Lucky, mi faceva capire quanto seriamente avessi sentito la mancanza di casa per tutto quel tempo. Mi guardavo intorno e mi sentivo di nuovo a casa, in famiglia, protetta. Mamma mi aveva spedita in cucina mentre lei e papà parlavano tra di loro, Cameron era dovuto correre a prendere Victoria mentre Taylor si era chiuso in camera senza dirmi niente, ma lanciandomi un'occhiata ben chiara "hai combinato un casino, ma se vuoi, io ci sono", la sua tipica occhiata per qualunque cosa mi accadesse. Taylor era così, non dava l'aria di un tipo molto affettuoso come Cameron, ma sapevo che non mi avrebbe mai abbandonata o giudicata. Dana entrò in cucina mentre aprivo il frigo alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare mentre aspettavo che mamma e papà finissero di parlare.
«Ehi».
«Ehi».
«Come ti senti?».
«Incinta, tu?».
«Come il fratello di una ragazza incinta».
«Grande..».
«Robert non l'ha presa bene, vero? Cioè, è proprio incazzato nero con il mondo, giusto?» - non so come faccia, ma Dana è l'unico, insieme a Cameron, che riesce a capirmi subito, e sa trattare un argomento serio come questo in modo sereno senza farmi scoppiare a piangere o farmi sentire come una merda totale.
«Una cosa del genere.. si».
«Oh.. l'ho immaginato. Pensi che verrà qui? O è così arrabbiato da non parlarti mai più? Perché se è così stronzo io, Cameron e Taylor possiamo andare a picchiarlo anche se mi dispiacerebbe davvero tanto perché mi è davvero simpatico ed è davvero innamorato di te ma forse una bella botta potrebbe farlo svegliare una volta per tutte. Che dici?».
«Che tu, Cameron e Taylor resterete a casa con me. Vi tengo d'occhio. Non voglio risse».
«Che palle, okay. Quindi, ora.. resti a casa con noi? Ti voglio a casa con noi, mi sei mancata».
«Aw» - mi getto fra le braccia di mio fratello, ringraziando il cielo di avere ancora la pancia piatta per poterlo abbracciare bene. «Mi sei mancato anche tu, non immagini neanche quanto, mi siete mancati tutti quanti...».
«Vedrai che si risolverà tutto, Kris. E io non lo dico come lo dicono tutti, non è una frase fatta. Gli altri lo dicono sperando che le cose vadano bene, ma io non farò così. Io farò in modo che vadano bene sul serio, per forza».


Pov Robert



A volte ho pensato seriamente di non avere senso.
I miei pensieri non erano mai stati connessi fra di loro, i miei desideri non corrispondevano a quelli che i miei genitori volevano per me.
Non ero mai stato come loro volevano che fossi o come le mie sorelle.
Ero solo me, ero solo Robert.
Ma con Kristen qualcosa era cambiato, con lei mi ero sentito me stesso per la prima volta, mi ero sentito accettato e amato, quando stavo con lei non mi sentivo in competizione con nessuno.
Kristen mi aveva preso per mano e accolto nel suo cuore, lei non si aspettava niente da me, solo che io non l'abbandonassi e lei in cambio mi avrebbe dato tutto il sostegno, l'amore, la fiducia e il supporto di cui avevo bisogno. E l'aveva fatto; e io come l'avevo ricambiata? Abbandonandola, l'unica cosa che mi aveva pregato di non fare.
Ben fatto, Robert, sei proprio un coglione, ma questa non è una novità, lo sei sempre stato.
Solo che, quando stavo con Kristen, diventavo un ragazzo migliore.
Non un uomo, ma un ragazzo migliore. E per me era già abbastanza.
Quel poco che riuscivo a fare grazie a lei mi rendeva quasi fiero di me stesso.
Il mio modo di comportarmi, con lei, diventava quello che avevo sempre voluto avere. Ho sempre voluto essere un bravo ragazzo ma alla fine finivo sempre con il comportarmi come un coglione solo perché a volte fare lo stronzo rendeva più sopportabile il dolore che provavi dentro. Mi portavo a letto più ragazze possibili, mi ubriacavo con Tom e Marcus, frequentavo quella specie di bordello che era casa di Chris e avevo fatto cose di cui mi vergognavo parecchio adesso. Avevo abbandonato la musica, messo da parte la chitarra e smesso di credere in me stesso. Poi era arrivata Kristen e aveva reso tutto più bello. Ma io avevo dovuto rovinare tutto, come mio solito.
Perché quando mi aveva detto di essere incinta io ero semplicemente crollato.
Era crollato tutto quello che ero diventato.
Era crollato tutto quello che avevo costruito, tutta la sicurezza, l'amore, la fiducia, i sorrisi.
Era crollato tutto perché io avevo paura.
Paura di essere davvero me stesso, forse.
O forse avevo paura di diventare finalmente un uomo e non più un semplice ragazzino, di prendere seriamente la mia vita e le mie responsabilità.
Perché quando sei un ragazzo puoi sbagliare, ma un uomo non può sbagliare, non può commettere errori. Un uomo che commette errori è un uomo come mio padre e io non volevo seguire le sue ombre, neanche morto.
Il cellulare vibra sul comodino per almeno la decina volta questa mattina.
Allungo il braccio e leggo tutti i messaggi che mi ha lasciato Kristen e poi l'ultimo: "Sono a casa dei miei, resto qua. Grazie tante per avermi lasciata sola, vaffanculo". Ecco fatto. Finalmente l'ha fatto. Mi ha mandato a fanculo perché doveva farlo, perché mi sono comportato una merda e l'ho lasciata sola in una situazione così difficile. Bravo Robert, complimenti ancora una volta, sono fuggito ancora una volta davanti a una situazione che aveva in qualche modo a che fare con le responsabilità. Non mi piace avere responsabilità, ne ho paura. Una paura folle di non esserne in grado, mi sono sentito inadeguato tutta la vita e non inizierò a diventare adulto adesso.
Non tutto in una volta.
Non in una situazione così seria.
Con Kristen stavo iniziando a prenderci la mano con i rapporti umani, avere una sola ragazza, amare solo lei, prendermi cura e stare solamente con lei mi piaceva, ma questo, questo, è decisamente troppo per me.
Il cellulare squilla.
Leggo distrattamente il nome sul display: Tom.
«Tom, non ho voglia di parlare».
«Non sono Tom, razza di idiota. Sono Sam. Sapevo che avresti risposto al telefono se avessi pensato che fosse il tuo amico Tom».
«Posso ancora riattaccare però».
«Non lo farai, e sai perché? Perché ami Kristen e sai che ti sto chiamando per lei» - stupido tono da saputella.
Sbuffo, ha fottutamente ragione. «Cosa cazzo vuoi?».
«Farti ragionare. Quindi o parli con me al telefono o vengo a casa tua e ti prendo a calci in culo finché il tuo cazzo di cervello non riprende a funzionare decentemente, per una fottuta volta in vita tua. Cosa scegli?».
«Non picchio le ragazze. Scelgo il telefono».
«Ottima scelta, mi risparmi un viaggio in macchina. Allora, che stai facendo?».
«Niente».
«Bene, smetti di farlo e inizia a fare qualcosa!».
«Tipo?».
«Tipo alzare il culo e andare da Kristen, perché lei ha bisogno di te, idiota».
«Lo so! Lo so, cazzo, so benissimo che ha bisogno di me e mi dispiace di non essere all'altezza della situazione ma io non posso farcela. Quindi, mi dispiace, ma non farò proprio niente..».
«COGLIONE RITARDATO E GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO, ADESSO TU MI ASCOLTI E ANCHE BENE» - la sua voce mi stava trapanando un timpano attraverso la cornetta del telefono e rischiavo seriamente di diventare sordo prima degli ottant'anni - «TU NON PUOI LASCIARE UNA RAGAZZA IN UNA SITUAZIONE DEL GENERE, DA SOLA! TU HAI DELLE RESPONSABILITÀ', CHE TI VADA O NO. QUINDI ADESSO TI MUOVI E L'AIUTI PERCHÉ' NON MI PARE CHE LE RAGAZZE SI METTANO INCINTE DA SOLE QUINDI O TI SBRIGHI A RAGGIUNGERLA O VENGO SERIAMENTE A CASA TUA A PRENDERTI A CALCI IN CULO, CI SIAMO CAPITI? ROBERT, DICO SUL SERIO, FAI UNA COSA BUONA NELLA TUA VITA E NON ROVINARE TUTTO QUELLO CHE STAVATE COSTRUENDO INSIEME. QUESTO NON E' IL FINALE DI TUTTO, E' SOLO UN IMPREVISTO CHE VI RENDERÀ' ANCORA PIÙ' UNITI. MA SOLO SE TU FARAI QUALCOSA, ALMENO STAVOLTA, CAZZO» - e aveva ragione, cazzo. Aveva dannatamente ragione e io stavo per sbattermi la testa al muro dalla frustrazione.
«Hai.. hai ragione...».
«Certo che ho ragione, cazzo! Quindi, farai qualcosa o devo venire a prenderti? Perché non me ne importa niente di quello che tu stai pensando di te stesso - di come ti senti inutile, stupido, sbagliato - io ho una migliore amica che ha bisogno di me e di te e non la lascerò da sola soltanto perché il suo ragazzo ha deciso di giocare la carta della vittima, come sempre. Mi sono spiegata, idiota?».
«La smetti di insultarmi?».
«No. E adesso esci di casa, idiota» - chiuse la telefonata.
Mi serviva davvero una telefono della migliore amica di Kristen incazzata nera per farmi smuovere almeno un po'? A quanto pare si perché mi stavo già alzando alla ricerca di una maglietta pulita.


La prima cosa che noto quando arrivo a casa di Kristen è la macchina di Victoria parcheggiata vicino a quella di Cameron. Cosa ci faceva mia sorella a casa di Kristen a quell'ora? Ormai era tardi, forse si era fermata a dormire da Cameron. Non ci badai molto e - prima di poterci ripensare e scappare via a gambe levate - bussai alla porta.
Mi venne ad aprire Taylor.
«E tu che cazzo ci fai qui? Kristen non credo proprio che voglia vederti, ci si vede» - e mi chiuse la porta in faccia senza neanche darmi il tempo di dire qualcosa in mia difesa.
Rimasi a fissare la porta per almeno cinque minuti - pensando a quanto fossi stato stupido, a come avessi trattato male Kristen fin dall'inizio, mi tornò persino in mente un litigio che avevo avuto con Lizzie riguardo a quanto fossi stronzo e senza cuore - finché la porta si aprì e Dana mi fece entrare senza dire niente, indicandomi le scale che conducevano alle camere da letto. Prima che salissi il primo gradino mi tirò per una manica e mi disse: «Se fai qualcosa di male a mia sorella, sei morto. Senza offesa eh, mi stai un sacco simpatico, ma lei è mia sorella e le voglio bene e tu sei lo stronzo che le sta spezzando il cuore e l'ha messa pure incinta e ora scappa. Quindi.. be', non fare niente di stupido, o dovrò picchiarti» - visto che non sapevo bene come reagire a un avviso del genere, annuii e basta.
Sentii i genitori di Kristen parlare in camera loro, ci passai davanti sperando di non fare troppo rumore e aprii lentamente la porta della camera di Kristen.
Stava dormendo, sul letto il suo gatto rosso.. Lucky.
Quando mi vide, balzò giù dal letto, arrivò ai miei piedi così mi chinai per farmi leccare la mano. Mi leccò le dita e poi mi soffiò per poi saltare di nuovo sul letto di Kristen, accucciandosi sopra le coperte, sul suo petto. Bene, anche il gatto mi odia.
Mi avvicinai al letto. Kristen dormiva rannicchiata su un lato, le mani stretta a pugno vicino alla bocca come sempre, sembrava una bambina piccola. Una bambina piccola, indifesa, fragile e sola.
Mi inginocchiai e le scostai una ciocca di capelli dal viso.
«Mmh..» - aprì lentamente gli occhi, assonnata. «R..Rob?».
«Sono arrivato, alla fine...».
«Si. Alla fine, appunto» si mette a sedere, stizzita. Si copre con il lenzuolo e porta il gatto affianco a lei.
«Kristen..».
«Perché sei qui? Ti avevo detto che restavo dai miei, nessuno ti ha invitato qua».
«Volevo sapere come stavi..».
«Esistono i telefoni, sai? Oh, ma forse non lo sai, visto che non hai risposto a neanche uno dei miei ultimi messaggi!» - era furiosa, e ne aveva tutti i motivi, e io lo sapevo.
«Lo so.. lo so e mi dispiace, ma lascia che ti spieghi».
«No, sono stanca delle tue spiegazioni, delle tue scuse e di tutti i tuoi bei discorsi, sono stanca, hai capito? Non voglio scusanti. Sai cosa volevo? Io volevo te, accanto a me. Volevo che mi stessi vicino mentre dicevo ai miei genitori che ero incinta e invece non c'eri e l'ho dovuto fare da sola e devi solo ringraziare il cielo che mio padre non sia venuto a cercarti per ucciderti insieme ai miei fratelli, perché ne avevano tutta l'intenzione, credimi. Mia madre l'ha calmato, per fortuna. E tu dov'eri, Robert, eh? Dove diavolo eri, si può sapere? Cosa c'era di più importante?» - aveva gli occhi lucidi e stringeva le coperte con rabbia, gli occhi fiammeggiavano quasi.
«Non c'è niente più importante di te, lo sai..», cerco di prenderle le mani ma lei si tira indietro.
«No. Non lo so. Dimostramelo, una buona volta».
«Cosa.. cosa posso fare? Te l'ho detto che.. lo sai che io.. non.. oh Kristen...» - con che coraggio potevo ripetere le parole dell'altra volta davanti a lei?
«Lo so! So che NON VUOI questo bambino, ma IO invece io lo voglio, Robert! Puoi pensare anche a me, adesso? Puoi cercare almeno di capire quello che provo, quello che sto passando? Perché.. perché io non riuscirei a sbarazzarmene come vuoi tu, non riuscirei più a vivere in pace dopo una cosa del genere. Noi abbiamo fatto il danno e adesso ne paghiamo le conseguenze Robert, capisci? Noi. Lui... o lei... non ha nessuna colpa, siamo stati noi, e noi poniamo rimedio. Ma non uccidendo un innocente, non così», improvvisamente mi sembrò cresciuta, come se ogni parola che diceva la facesse crescere davanti ai miei occhi, mi sembrò più matura. La bambina aveva lasciato il posto a una giovane donna sicura delle sue idee e ancora una volta io mi ritrovavo inadeguato alla situazione, confuso, frastornato e terribilmente impaurito da quello che sarebbe successo. Lei era pronta, ma io?
«Non sono pronto...».
«Robert... io.. io non so che dirti.. non posso aspettare all'infinito che tu sia pronto.. non c'è tempo, non tutto quello che vogliamo...».
«Non sono come te, Kristen. Io non posso crescere come hai fatto tu, io non sono pronto a diventare adulto e non sono sopratutto pronto ad avere un bambino. E'.. è una cosa troppo grande. Sarà un esserino che avrà bisogno di me, di tutto il mio tempo, di tutte le attenzioni del mondo e di qualcuno su cui fare affidamento e tu.. tu mi conosci, io sono un casino, sono proprio un casino e non si può fare affidamento su di me perché sono solo un ragazzino e pure uno stronzo, un coglione, non puoi proprio pensare che io sia pronto a fare il padre. Che figura di riferimento dovrei avere? Mio padre? Cazzo, no. Sarò come lui e quel bambino mi odierà, odierà la nostra famiglia e sarà infelice e io non voglio un bambino infelice. Tu sei pronta, io no».
«Non sarai come tuo padre, Robert! Un figlio non è sempre come il padre, non è una cosa decisa da Dio, cazzo!».
«Ma io lo so! So già che sarò una merda».
«NO!».
«SI! Sarò una merda e rovinerò tutto. Non voglio farlo, mettiti l'anima in pace» - l'ho detto davvero?, merda.
«Oh, io mi me la metto l'anima in pace, razza di coglione! MA TU ESCI DALLA MIA STANZA, SPARISCI!» si alza dal letto e mi spinge via, mi colpisce con i pugni sul petto.
Cerco di tenerla ferma ma è impossibile, è troppo piccola e svelta per me e ho paura di farle male.
«Kristen, non fare così..».
«Sei uno stronzo.. sei uno stronzo, Robert», piange in silenzio, senza smettere di colpirmi il petto con i suoi piccoli pugni.
«Lo so, amore..».
«Hai rovinato tutto! TUTTO! E' COLPA TUA, E' COLPA TUA E IO TI ODIO PERCHÉ' HAI ROVINATO OGNI COSA CHE HO COSTRUITO, TUTTO QUELLO PER CUI HO LOTTATO E' CROLLATO PER COLPA TUA!» - tante piccole coltellate che mi merito dalla prima all'ultima. Annuisco, mentre la vista si appanna anche a me.
«Ti amo..», è tutto quello che riesco a dire.
«No, no tu non mi ami, tu ami te stesso, tu ami il fatto che ci sia qualcuno che ti ami per quello che sei. Ma la persona che sei, il ragazzino che fugge dalle responsabilità, non è la persona di cui ho bisogno in questo momento» mi spinge un'altra volta, facendomi sbattere le spalle contro la porta.
«Kristen..».
«Esci. Esci da quella cazzo di porta e sparisci dalla mia vita. Sono stanca, sono davvero troppo stanca per sentire un'altra delle tue scuse».
«Non è una scusa! Porca troia, vuoi capire che non lo sto facendo per farti un dispetto!? Ho paura! HO PAURA!».
«E invece io sono tranquilla, eh?» - il suo tono trasuda ironia - «Ho paura anche io, Robert, ma questo non toglie che io sono qui, sono qui e mi prendo le mie responsabilità e non lascerò che una vita innocente paghi per gli errori che abbiamo commesso noi. Ma tu fa' un po' come cazzo di pare, tanto è inutile con te.. non ascolti, non parli, con te è tutto inutile, esisti solo tu e solamente tu.»
«Sai che non è vero...» - ma non ci credevo neanche io; quante volte l'avevo messa davvero al primo posto? Ci avevo provato ma forse non c'ero mai riuscito davvero e lei se n'era accorta prima di me.
«Basta, Robert. Sono stanca, lo capisci o no? Non ce la faccio più. Ti corro dietro da quando ci conosciamo, ho fatto di tutto per venirti dietro, stare al tuo passo e tu..? Adesso tu mi stai voltando le spalle e io non ho più voglia di lottare per qualcosa che otterrò, forse, ma sarà solo per pochi giorni.. poi tornerai il ragazzino di sempre, quello che paura degli impegni, di me, di noi, "dell'errore" che abbiamo commesso... vattene».
«Ma..».
«Non costringermi a chiamare Cameron».
«Kristen, dobbiamo parlare.. ti chiedo scusa».
«No».
«Ti prego» - sentii la mia vista appannarsi sempre di più.
Si morde il labbro, nervosa. «Okay. Ma non oggi. Esci da camera mia».
«Quando?».
«Non oggi!».
«Domani, per favore. Ho bisogno di..».
«ANCHE IO HO DEI BISOGNI! AVEVO BISOGNO DI TE OGGI E TU NON C'ERI, NON C'ERI, CAZZO.. VATTENE! VATTENE SUBITO!».
«Okay.. okay, me ne vado ma tu calmati amore.. sei tutta rossa, per favore.. starai male così..».
«Fanculo, Robert. ESCI».
«Ti amo, non mandarmi via..», adesso ero proprio in lacrime.
Ma non ero l'unico. Kristen stava sicuramente per avere una crisi di panico. «Ti odio, ti odio, ti odio! Ma perché devi fare così!? Perché non puoi semplicemente andartene!? No, tu vuoi restare. Vuoi restare ma non vuoi questo bambino! Cosa devo fare, me lo spieghi? Vuoi fare finta che non esista? Non possiamo! Io non posso! Quindi vattene e lasciami in pace, per favore!».
«Cambierò, te lo giuro.. dammi una seconda possibilità.. farò tutto quello che vuoi, ma non mandarmi via..» - cercai di abbracciarla ma mi spinse via, di nuovo.
«Esci».
«No..».
«Ho detto esci, non farmelo ripetere».
«Io voglio te.. lo sai, lo sai che ti amo».
«Non so un cazzo, esci».
«Lascia che...».
«CAMERON! CAMERON!» - si mise a urlare come una bambina spaventata, cercando di fermare i singhiozzi che le muovevano tutto il corpo.
«Kristen, no, per favore...».
Un secondo dopo Cameron entrò in camera e vide la scena, che sicuramente non doveva essere molto a mio vantaggio: sua sorelle in lacrime, io pure, lei che lo chiamava urlando per farmi cacciare via, come un ospite indesiderato. Ma io non ero un ospite, io ero il ragazzo che l'amava e avrei fatto di tutto per farglielo capire.
Cameron mi afferrò per il braccio, non troppo forte ma abbastanza per farmi capire l'antifona. «Andiamo..».
«Non vado da nessuna parte senza Kristen».
«E invece si. Robert, non costringermi a spaccarti la faccia».
«Cameron, non capisci..».
«Capisco che Kristen è in lacrime e vuole che tu te ne vada, mi basta» - con uno strattone mi fece uscire dalla stanza, ma prima che chiudesse la porta vidi il viso di Kristen, bagnato di lacrime, girato verso il letto, la mano appoggiata al petto come se stesse cercando di non farsi uscire il cuore dal petto.
«Devo parlarle..».
«Non adesso, Rob» - chiude la porta della camera, adesso ci siamo solo io e lui nel corridoio.
«Devo dirle che la amo! Devo dirle che farò tutto quello che vuole, che mi impegnerò, che..».
«Avresti dovuto pensarci prima, mi spiace.. vieni, ti accompagno alla porta» - non sembrava arrabbiato, solo triste e stanco, un po' come Kristen, si assomigliavano molto.
In fondo alle scale, trovai Victoria ad aspettarmi.
Non le chiesi perché fossi lì, cosa ci facesse a casa di Kristen, non ne avevo voglia.
Lei abbracciò Cameron e lo baciò sulle labbra prima di cingermi le spalle con un braccio e condurmi fuori da casa Stewart insieme a lei.
«Andiamo a casa, Rob..».
«Quale casa? Non voglio tornare da papà».
«Da mamma. Vieni a stare con me, mamma e Lizzie per un po', okay? Ti servirà».
«Ma Kristen..».
«Lei starà bene» - aprì la portiera della sua macchina, facendomi cenno di entrare, lo feci - «ha bisogno anche lei di passare un po' di tempo con la sua famiglia».
«Non voglio abbandonarla».
«Non lo farai, starai solo via per un po'» - mise in moto la macchina e partimmo.


Pov Kristen


Stavo vomitando in bagno quando sentii la porta aprirsi e le braccia di mia madre tirarmi su e accompagnarmi in camera mia, dove mi depose sul letto. Cameron si sedette accanto a me, accarezzandomi i capelli come quando ero piccola. Dana stava ai piedi del letto e accenna un sorriso di incoraggiamento. Mio padre stava alla porta e mi fissava, gli occhi lucidi, ma non era deluso, solo preoccupato e ne aveva tutto il diritto, anche io ero preoccupata per me stessa; cosa avrei fatto adesso?
Taylor entrò in camera mia tenendo un vassoio in mano. «Qualcuno ha ordinato uno spuntino di mezzanotte?» chiese, stupendomi con un entusiasmo che non gli vedevo da molto tempo. «Adesso devi mangiare per due» aggiunse, sedendosi ai bordi del mio letto e mostrandomi il contenuto del vassoio: una fetta di torta, un succo di frutta alla pesca e un barretta di cioccolato.
Scoppiai di nuovo a piangere.
Era troppo.
Troppo da sopportare.
Di nuovo il mio cuore rischiò di scappare via da me.
Stavolta fu Cameron a impedirglielo, abbracciandomi forte. «Andrà tutto bene, Kristen.. te lo prometto».
«Se ne è andato...».
«Shh, shh».
«Non posso farcela.. non posso, Cam!» - mi strinse a lui più che potevo.
Mia madre si unì all'abbraccio, baciandomi sulla guancia. «Sarai una madre bravissima, io lo so».
Ma io non lo sapevo.




*


tre mesi dopo




«Vuoi altro latte, scema?».
«No, grazie, Cam. Ultimamente il latte mi fa' venire ancora più nausee».
«Uhm, okay. Cioccolata? Una pasta? Qualcosa? Non puoi fare colazione solo con una tazza di cereali» - mi guarda severo mentre si siede vicino a me, accarezzandomi il braccio e lanciando occhiate timide verso la mia pancia. Stava crescendo, non si vedeva ancora praticamente niente, ma io la sentivo.
«Ho sempre fatto colazione così e fino ad ora è sempre andato tutto bene, Cam».
«Ma adesso siete in due e non voglio un nipote rachitico».
Sorrido, divertita dal suo commento. «Va bene.. portami quella cioccolata, ma poca eh».
Mi bacia sulla fronte e si alza. «Ottima scelta».
Dana entra in cucina e si siede davanti a me, si versa i suoi cereali nella ciotola e mi fissa. «Stanotte ho sognato che tuo figlio mi chiamava "zio Dana"» dice, a mo' di saluto.
«Be'.. e cosa c'è di male?» - Cameron mi porge la cioccolato e si siede di nuovo vicino a me.
«"Zio Dana" fa' schifo come nome. "Zio Cameron", persino "zio Taylor" è figo, ma "zio Dana"... schifo totale».
«Chiedi a mamma e papà di cambiarti il nome» scherzo, prendendo un sorso dalla mia cioccolata.
«Cosa dovresti chiederci, figliolo?» - papà passa dietro la mia schiena e scompiglia i capelli di Dana, che sbuffa infastidito.
«Niente».
«Dana vuole cambiare nome perché "zio Dana" fa' schifo» dice Cameron, ridendo sotto i baffi mentre beve il suo caffè.
Papà guarda Dana sollevando un sopracciglio, «Non farti sentire da tua madre, ha scelto lei quel nome» - papà si prepara il caffè e si siede vicino a noi, mamma entra in cucina con un bel sorriso stampato in faccia, indossa un maglione nero nuovo e una gonna lunga fino al ginocchio con degli stivali, ha un incontro di lavoro per colazione e ci saluta di fretta con un bacio sulle guance.

Presto anche Cameron deve andare a prendere Victoria, Dana e Taylor devono andare a scuola e resta solo papà, che mette giù il giornale che ha iniziato a leggere per guardarmi dritto negli occhi. Ancora prima che apra bocca so già che ci sono guai in vista.
«Tesoro, vorrei parlarti un attimo di una cosa..».
Metto giù la mia colazione. «Dimmi».
«Riguarda la scuola... pensi che ci tornerai?».
«Io.. io pensavo di diplomarmi con il corso a casa. Sta andando bene, no? Faccio i compiti e do gli esami regolarmente nella sede staccata. Mi diplomerò in tempo, te lo prometto, se è questo che ti preoccupa, papà..».
«No.. tesoro, non è questo che mi preoccupa» - allunga una mano e afferra la mia, continuando a non distogliere lo sguardo dal mio - «so che hai paura di tornare a scuola, Kristen, ma devi affrontare i tuoi compagni, le tue amiche, i..».
«Ho solo Sam, papà. Ho solo lei come amica. Gli unici amici che mi sono fatta sono legati a Robert e adesso che io e lui..», la voce mi si spezza, come sempre quando parlo di lui. Non riesco ancora a parlarne, ad accettare il fatto che lui non c'è per colpa mia, perché sono stata io a mandarlo via. Lui ci ha provato. Per un mese non ha fatto altro che cercarmi, mandarmi messaggi, chiamate, veniva sotto casa e chiedeva di me e io lo mandavo via, lo respingevo ogni volta. Poi pian piano il telefono ha smesso di suonare e le sue visite si sono fatte sempre più rare. Adesso mi manda un messaggio alla settimana per chiedermi come sto e se ho bisogno di qualcosa, non rispondo mai.
«Lo so... e mi dispiace, non doveva andare così. Il nostro trasferimento qui doveva servirti a voltare pagina, a sentirti meglio, farti degli amici... e invece non ha fatto che peggiorare le cose. E' per questo che.. ecco, io e tua madre ne abbiamo parlato e stavamo pensando di tornare a Los Angeles».
«C..cosa?», mi manca l'aria. Non può dire sul serio.
«Magari solo una vacanza, qualche settimana.. per vedere come va'».
«Papà.. papà, non potete farlo! La mia vita... quella di Cameron, Dana e anche quella di Taylor.. è qui! Cameron ha Victoria e Dana ha Lizzie, non possiamo trasferirci di nuovo.. non.. non di nuovo per colpa mia...».
«Loro vogliono solo la tua felicità, tesoro, lo sai», ma io non volevo la loro infelicità a causa mia. Non di nuovo, non sarei sopravvissuta.
«Papà, no.. ti prego, non.. non..» - lottavo per non scoppiare a piangere.
«Okay, okay.. era solo un'idea. Adesso devo proprio andare, perché ho una riunione prima di pranzo. Pensi di farcela a prepararti il pranzo da sola o vuoi che chieda a Cameron di portarti qualcosa?» chiede, mentre prende la sua giacca e l'infila avviandosi verso la porta.
«Tutto sotto controllo, papà» - mi bacia sulla fronte e mi dice "ti voglio bene" e io rispondo con un "ti voglio bene anche io" ma mi sento terribilmente scombussolata. Ed è così da un paio di giorni, ho fatto qualche ricerca su internet e ho capito che sono gli ormoni che iniziano a farsi sentire. Per colpa loro scoppia a piangere come se niente fosse, cosa che non aiuta per niente le mie crisi di panico. La settimana prossima ho una visita dal medico per chiedere appunto di questo, e anche per assicurarsi che sia tutto apposto. E' la mia prima visita e non mentirò: sono terrorizzata. Speravo di andarci con Cameron ma proprio quel giorno ha un impegno con il suo nuovo lavoro e non mi va' di chiederglielo.
Per un attimo penso a Robert, a come starà e se magari un giorno smetterà del tutto di cercarmi. Non esco molto di casa, per la maggior parte del tempo dormo o sto con i miei fratelli oppure viene Sam a trovarmi e mi racconta quello che mi perdo e come sta andando con Tom, stando ben attenta a non toccare l'argomento "Robert".
Mi siedo sul divano e accendo la tv, mentre Lucky viene a sdraiarsi sulle mie ginocchia. Stiamo guardando un vecchio telefilm da quasi mezz'ora quando qualcuno bussa alla porta e vado ad aprire senza pensarci, immaginando che sia Cameron che si è dimenticato le chiavi di casa come al solito. Sono già pronta a prenderlo in giro quando mi ritrovo Robert davanti, le mani infilate nelle tasche dei jeans e un'espressione da ragazzino messo in castigo a cui viene dato il permesso di tornare in cortile con gli altri bambini.
«R...Rob» balbetto.
«Ehi.. non pensavo che fossi in casa, cioè.. cioè, ci speravo ma pensavo che.. sono venuto perché.. volevo lasciare un messaggio per te a Cameron o a Dana.. e invece eccoti qui... posso entrare..?» - resto immobile, la mano appoggiata contro lo stipite della porta, lo fisso come se non avessi capito bene la sua domanda e forse è un po' così - «per favore...?» aggiunge, affondando ancora di più le mani nelle tasche dei jeans.
Mi feci da parte, lasciando la via libera. Mi tremavano le ginocchia.
«Grazie...» - entrò chiudendo la porta dietro di sé.
Vederlo dentro casa mia, con quell'aria smarrita e in colpa mi fece venire voglia di abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene e che io lo amavo ancora da matti, ma in teoria sarebbe stato il suo compito, non il mio. «Cosa devi dirmi..?».
«Uhm, ecco..» sembrava ancora più in imbarazzo di me, «non sono bravo con le parole, lo sai... quindi, mh, ci sarebbe questo mio concerto domani sera.. in un locale qua vicino e ti ho, uh, ho fatto in modo che tu abbia un posto in prima fila...», non mi guardava neanche in faccia.
«Un concerto..? Mi stai invitando a un tuo concerto...?», tutto qui? Niente scuse, niente "ti amo, ho sbagliato"?
«Uhm, si?».
«Domani sera?».
«Si... ci terrei davvero tanto che tu venissi» - fa' qualche passo avanti e si avvicina abbastanza, mi prende entrambe le mani e le stringe alle sue. «Mi sei mancata davvero tanto in questi mesi, Kristen... non puoi immaginare quanto».
Sento gli occhi inumidirsi. Maledetti ormoni. «Rob... mi sei mancato anche tu, ma questo non cambia niente.. tu non hai cambiato idea e io neanche.. è tutto come prima..».
«No.. no, amore, per favore, tu.. tu vieni domani, va bene?».
"Tu vieni domani", e basta? Tutto qui? No, non poteva essere tutto qui, volevo qualcosa di più, volevo chiarire adesso la faccenda, ma era inutile. Annuii e mi allontanai da lui, sapendo che quella mattina non avrei risolto proprio un bel niente.
«Okay... verrò».
«Grazie.. davvero, grazie. Ora.. ora se vuoi posso anche andarmene, ero venuto solo per questo, non voglio costringerti a..».
«No... resta» - ma cosa cazzo stavo facendo? Non volevo che restasse, non volevo illudermi che tutto sarebbe tornato come prima quando sapevo benissimo che non sarebbe stato così. Lui non aveva cambiato idea, io non avevo cambiato idea e nella mia pancia si stava creando qualcosa che spaventava entrambi e ci faceva allontanare. Eppure non sopportavo l'idea di vederlo andare via di nuovo. - «Per favore».
Robert sorride in un modo davvero troppo tenero, come se gli avessi regalato chissà che cosa, è quasi impossibile per me pentirmi di quel gesto mentre osservo quel sorriso da bambino, così raro su di lui. «Oh be', se proprio insisti» scherza.
Imbarazzata, mi giro e mi dirigo di nuovo verso la cucina. «Fame? Stavo facendo colazione».
«No, grazie».
Mi siedo a tavola e gli faccio segno di sedersi davanti a me. Lui lo fa', sento i suoi occhi su di me mentre riprendo a mangiare la mia colazione.
«Come ti senti..?» mi chiede, dopo un minuto buono di silenzio imbarazzante.
«Cosa?» - resto un po' confusa dalla sua domanda.
«La... nausea.. vomiti? Cioè... hai.. hai avuto problemi..? Non rispondi ai miei messaggi quindi non so se.. uhm» - ah, intende il bambino.
Il fatto che sia interessato al bambino mi dà un briciolo di speranza che viene subito sostituito da rabbia quando sento il tono con cui si riferisce al mio stato, come se fosse una cosa brutta, orribile, qualcosa di cui vergognarsi.. o come se, semplicemente, io fossi malata.
«Oh.. oh, tu intendi il bambino. Si, si sto bene» - calco bene sulla parola "bambino" e lo osservo di sottecchi mentre metto in bocca una cucchiaiata di cereali. Robert sussulta per un secondo per poi tornare calmo un momento dopo.
«Si.. quindi tutto okay?».
«Si.. nella norma» - gioco con il cibo per un po', poi il silenzio si fa' troppo intollerante per continuare a non dire niente - «la settimana prossima ho la prima visita...», non so perché lo dico, forse ho solo.. forse ho solo paura di ciò che potrei scoprire, perché è la mia prima visita per il bambino e ho paura, ho semplicemente paura.
 
«Visita..?».
«Si, per sapere se è tutto okay, sai... quel genere di cose».
«Oh...» - abbassa lo sguardo e si fissa le mani, - «posso accompagnarti...?».
Si, cazzo, ecco cosa volevo. Ma perché ho dovuto dirti che ci sarebbe stata una vista per farmi accompagnare da te? Era ovvio che ci sarebbe stata "una visita" prima o poi, tu devi esserci sempre, cazzo, non solo quando te lo ricordo io. Ma l'idea di non essere sola in quel momento mi fa' dimenticare la rabbia per qualche secondo. «Vuoi davvero farlo?».
Lui ancora non mi guarda negli occhi, «Be'... si, insomma.. mi piacerebbe.. non voglio lasciarti sola, ecco».
Cerco di non sorridere, non voglio arrendermi così velocemente.
«Non venire se non vuoi venire, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti.. se stai venendo solo per farmi un favore non sarai d'aiuto e peggiorerai solo la situazione» - odio essere così stronza e acida ma oltre ad aumentare i miei pianti isterici, gli ormoni fanno anche questo.
«Voglio farlo», finalmente un po' di decisione. Solleva lo sguardo, «voglio venire con te e tenerti la mano e voglio dirti che andrà tutto bene, perché mi sono pentito di non averlo fatto in questi mesi e ti prego di venire domani sera per dirti anche molte altre cose, ci tengo davvero tanto. E' una cosa importante per me. Tu vieni domani, io verrò con te alla visita, qualunque cosa accada, te lo prometto» - allungò una mano attraverso il tavolo e prese la mia, tenendola stretta fra le sue, questa volta non provai neanche ad allontanare le mie mani della sue, mi erano mancate troppo, sentivo di nuovo gli occhi lucidi - «Mi dispiace davvero tanto di essere fuggito come un codardo quando mi hai detto di essere... incinta, ma tu mi conosci, sai che non ho mai smesso di amarti e di preoccuparmi di te.. ero solo terrorizzato, ma... ho capito che lo sei anche tu, non solo l'unico con problemi al mondo e se tu sei riuscita a mettere da parte i tuoi per me, allora io posso fare lo stesso per te, amore».
Amore.
Amore.
Amore.
Mh, quanto mi era mancato quel nome che usciva dalle sue labbra?
«Vuoi dire che hai..».
«No. Non ho cambiato idea, non ancora».
«Oh», non potevo nascondere la mia delusione; il suo discorso allora era senza senso e vano.
«Vieni domani» ripeté.
«Si.. si, verrò», quando se ne andò, mi mi misi in un angolo della stanza, per piangere.


Non capivo il comportamento di Robert, non capivo tutta quell'insistenza per andare a uno stupido concerto, quando avevo assistito ad almeno un milione delle sue prove quando abitavamo in quel rettangolo freddo. Quella notte mi misi a dormire pensando a come lui non mi aveva neanche guardato negli occhi per tutto il tempo, a come mi ero sentita persa quando se n'era andato, a come una parte di me volesse disperatamente rincorrerlo per la strada urlando torna da me ma per fortuna mi ero trattenuta e adesso ero sotto le coperte, in lacrime, tenendomi la pancia. «Ti amo, ti amo» non sapevo se stavo dicendo a Robert o al bambino.


Non dissi a Cameron né a mamma o papà dove stessi andando, semplicemente aspettai che tutti fossero occupati a fare qualcosa per dire in tutta fretta «esco!» e correre fuori dalla porta; avevo indossato un paio di jeans scuri, delle converse e una felpa grigia a cui avevo alzato il cappuccio mentre camminavo da sola, di notte, verso il locale che mi aveva detto Robert. Era un posto tranquillo, che conoscevo già, c'eravamo andati un paio di volte con Marcus, Tom e Sam ma non era di certo il nostro preferito. Comunque, c'è un palco alla fine del locale e subito vedo Robert seduto su uno sgabello che sta accordando la chitarra, appena mi vede la mette giù e mi raggiunge.
«Sono felice che tu sia venuta» dice, sorridendomi.
«Te l'avevo promesso, io mantengo le promesse» - colpo basso, ma dovuto.
«Si... lo so» - poi si sporge e mi bacia la fronte, un gesto che proprio non mi aspettavo e che mi fa' battere il cuore a mille - «il tuo tavolo è il primo vicino al palco, vai a sederti adesso».
Mi sorride di nuovo e poi si allontana per tornare sul palco.
Mi siedo al tavolo che mi ha indicato e cerco di calmare il cuore appoggiandoci una mano sopra, ma è impossibile. Dio, e se mi bacia che faccio? Muoio? Molto probabile. Mi mancava troppo. Ho sentito troppo la sua mancanza e adesso averlo così a portata di mano mi manda a puttane il cervello.
Le voci nel locale si abbassano e la luce si abbassa, concentrandosi tutta sul palco dove c'è Robert.
Si avvicina il microfono alla bocca, noto subito che è nervoso dal modo in cui si agita sul posto e dal modo in cui muove le mani. «Buonasera. Vorrei iniziare con una canzone che non avrei mai pensato di poter cantare ma che vorrei dedicare a una persona molto speciale per me, spero non vi dispiaccia. E' fra il pubblico, stasera e questa... questa è la mia ultima occasione, auguratemi buona fortuna» fa' un sorriso timido e inizia a fare qualche accordo con la chitarra. Ho il cuore che mi sta per uscire fuori dal petto e stavolta penso che lo farà sul serio. «"Ragazza, lo vedi nei tuoi occhi che sei delusa, perché io sono l'idiota con il quale hai sporcato il tuo cuore. L'ho spezzato in due. E, ragazza mia, che casino che ho combinato giocando con la tua innocenza.. e nessuna donna al mondo merita una cosa del genere. E ora sono qui per chiederti un'altra possibilità» - i suoi occhi sono inchiodati ai miei, mi sembra quasi di sentire le parole della canzone che mi rimbombano in testa, scuotendomi dentro. La voce di Robert dona qualcosa in più al testo, alla canzone, a tutto - «"Possiamo innamorarci, ancora una volta? Fermiamo il nastro e riavvolgiamo. E se vorrai andartene io so che scomparirò.. perché non c'è nessun altra per me. Devi essere tu, solo tu, solo tu...» - sento che gli occhi di tutta la sala sono su di me, ma io riesco a vedere solo Robert - «"Ora, ragazza mia, lo sento dalla tua voce che stai tremando. Quando mi parli non mi riconosco, chi ero.. ne hai avuto ormai abbastanza. E le tue azioni parlano più delle parole, e ti stai sgretolando per tutto quello che hai sentito, ma non avere paura, non andrò da nessuna parte. Sarò qui, al tuo fianco, niente più paure, niente più lacrime» - sta piangendo? I suoi occhi sono così lucidi... - «"possiamo provare ancora una volta, ragazza? Renderò tutto migliore. Possiamo provare ancora una volta per rendere tutto migliore? Perché devi essere tu.. solo tu... solo tu, amore».
Mi guardò.
Lo guardai.
Dio, ero così confusa.
Così confusa eppure mi sentivo meglio.
Un coro di applausi si levò nella sala, stavano ancora tutti guardando verso di me.
Robert si alzò e fece un breve inchino prima di raggiungermi al tavolo.
«Ti è piaciuta?» mi chiese, un leggero sorriso sul viso.
«Hai cambiato idea.. tu hai..», mi alzai, troppo nervosa per stare seduta.
Robert mi afferrò per la vita, come se avesse paura che scappassi via da lui e mi cinse la vita con un braccio, baciandomi sulla fronte come prima, solo che stavolta lasciò le sue labbra molto di più. «Ho solo deciso che tu vali molto di più di qualunque mia paura, amore».




______________________________________________________
aaaaaaallora, che dire? mmh, sto capitolo è un po' un casino ma non so come descriverlo.
da una parte mi piace, dall'altro no.
quindi, come al solito, lascio a voi la parola.
ah, so che l'ho già detto e poi mi sono rimangiata tutto, ma adesso sono seria:
la storia sta per finire,
ho già in mente una nuova ff e tra questa, la nuova e "fire and rain" non ho molto tempo mettendoci in mezzo anche
scuola, cane, genitori, compiti, libri, amici e altro, quindi
non durerà ancora molto.
diciamo qualche capitolo, che potrebbero essere cinque come potrebbero essere due.
non lo so.. vi farò sapere anche tramite twitter.
ah! per chi non l'avesse riconosciuta, la canzone che canta rob è "gotta be you" dei one direction,
premetto che io non sono una directioner ma non voglio nessun insulto contro di loro nelle recensioni, il testo
della canzone è bellissimo e loro sono bravi, giovani e belli quindi "sssssssshhh".
non so che altro dire, quindi
vi voglio bene
 e alla prossima.
lunghe recensioni eh!





















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Capitolo 34
*** she's love, she's all i need. ***


BELIVE EIN ME
Pov Robert 




Oggi è il compleanno di Kristen.
Oggi, la mia ragazza, fa' diciassette anni.
Ci sto pensando da ieri notte, quando siamo andati a dormire insieme, nella cameretta della sua casa di Londra. I suoi genitori ancora non mi parlano ma Jules ha fatto in modo che io possa stare da loro "finché non trovo una sistemazione migliore", parole sue. Perché non posso vivere più qua, ovvio. Devo trovare una casa vera, visto che presto non saremo solo io e Kristen, ma anche.. il bambino. Ancora non riesco a pensarci senza avere almeno un minimo di esitazione, è più forte di me.
Cerco di farlo pesare il meno possibile a Kristen, che in tutto questo tempo ha sempre evitato di parlarne davanti a me. Si vergogna persino a spogliarsi davanti a me, odia che io gli tocchi la pancia e si sposta ogni volta, parla molto con mia sorella, sua madre e Sam ma con me è raro che parli di argomenti che non siano, diciamo, neutri. Lo scorso mese, per festeggiare il nuovo lavoro che mi ha trovato mia madre in una minuscola casa discografica, mi ha organizzato una bellissima festa con tutti i miei amici, c'era anche Victoria con Cameron e Marcus con una ragazza dai capelli neri a caschetto che fa' un corso di recitazione appena fuori città, che Marcus ha definito come la sua "nuova musa", quindi dubito che durerà più di un paio di mesi. Ma almeno è venuto. Kristen mi ha comprato un paio di plettri nuovi per la chitarra, una custodia per quest'ultima e ha prenotato un'ala di un ristorante solo per me, lei e i nostri amici. Naturalmente, per l'occasione, ha indossato una maglietta rossa stramegalarga e per tutta la sera non ha fatto neanche un cenno al bambino, neanche il minimo, anche quando l'ho vista sbiancare per una delle sue solite nausee non ha detto niente e ha continuato a ridere e parlare con tutti.
E oggi è il suo compleanno e io non so che fare.
Non ho organizzato niente, le ho comprato a malapena un regalo.
La verità è che sono stato talmente preso dai miei pensieri sul bambino da non rendermi conto del tempo che passava e dal fatto che, forse, avrei dovuto organizzare qualcosa visto che lei per me ha tirato sù un circo.
Mi giro nel letto e guardo il viso di Kristen.
Ha le mani sotto il viso e la bocca semi aperta.
Dopo un po' che la sto fissando apre gli occhi anche lei.
«Ehi.. ciao».
«Ciao, amore», le accarezzo il viso e lei sorride, ancora assonnata. «Buon compleanno, piccola».
Lei fa' una smorfia. «Dio, è vero.. uhm, grazie».
«E' il tuo primo compleanno insieme, amore».
«E il mese prossimo sarà il tuo, non possiamo festeggiare solo il tuo?».
«Mh, no».
«Eddai, Rob. Non mi piacciono i compleanni, specialmente il mio».
«Fai diciassette anni, piccola. È una data importantissima».
«Quelli sono i diciotto. I diciassette sono solo una via di mezzo».
«Non per me. Quindi, buon compleanno amore mio».
Lei fa' di nuovo una smorfia ma poi sorride e mi bacia. «Mi piace solo perché ci sei tu..», so che nella sua testa sta pensando a lui – o lei – come sempre, ultimamente. Ogni cosa che dice, pensa o fa' ha in qualche modo a che fare con quello che le sta crescendo dentro la pancia. È come se non avesse finito la frase, come se mancasse una parte, o una persona.
«Si..».
«Ehi, tutto okay?» mi chiede.
«Si. Vieni, facciamo colazione».
«Okay..».
Mi alzo e lei fa' lo stesso, afferrando una vestaglia che le copre bene la pancia. Ormai noto solo quello, noto solo il modo in cui lei si nasconde da me, come si vergogna di stessa, come io mi vergogno di me stesso per come la faccio sentire.
«Amore, sei sicuro di stare bene?», Kristen mi appoggia una mano sulla spalla mentre scendiamo le scale.
«Tutto perfetto, amore».
«Sei sicuro? Se stai male possiamo anche tornare a letto, chiedo a mia madre di..».
«No», le lascio un bacio dolcissimo sul naso, sperando che basti a farla stare zitta e ci riesco. «Va bene così. Facciamo colazione, così possiamo uscire».
«Uscire?», si siede a tavola, fissandomi con quel suo sguardo da bambina. «Dove si va di bello?».
Uhm, ottima domanda. «Sorpresa».
Storce il naso, di nuovo. «Lo sai che non mi piacciono».
«E' il tuo compleanno, lasciami fare, piccola..».
Solleva le mani in segno di resa e sorride, «Come vuoi. Ma spero per te che tu non mi abbia comprato niente».
Almeno quello. «Kristen, basta parlare. Mangia» la rimprovero.
Lei scuote la testa, abbassando lo sguardo, sembra.. imbarazzata. «Nausea mattutina... non posso mangiare, o vomito tutto».
Ah, giusto. Nausee. Mattutine, quindi.. di mattina. Vomito. Okay, capito.
Non ho ancora capito molto bene come funziona questa cosa. A volte si sveglia ed è di una bellezza raggiunte, tutta allegra e pimpante, se si mette una maglietta larga quasi mi dimentico che sia incinta. Ci sono altre mattine, invece, che sono come questa; non mangia, non si alza quasi dal letto e passa tutta la giornata al telefono con Sam o viene mia sorella Lizzie a farle compagnia, a volte persino Victoria. E' incredibile quanto Kristen si sia avvicinata alle mie sorelle e come.. si sia allontanata da me. Ma non è colpa sua, è colpa mia. Ma forse, per la prima volta in vita mia, sto iniziando a capire qualcosa. È colpa mia ma non per questo deve andare male per forza, esattamente come è colpa mia può anche essere la mia occasione per cambiare le cose.
Mi alzo e le vado incontro, prendendole il viso fra le mani e lasciandole un dolce bacio sulla fronte. «Se ti senti male, dimmelo sempre. Ti amo, lo sai vero?», lei sembra un po' confusa ma annuisce lo stesso.
«Allora, cosa vuoi fare oggi?».
«Rob..».
«E' un giorno speciale, tutto quello che vuoi».
«Non voglio fare niente.. voglio solo stare con te..».
«Vuoi uscire a pranzo? Vuoi uscire con Sam? Tutto quello che vuoi, amore».
«Non voglio fare niente, davvero..», abbassa lo sguardo, fissandosi la pancia.
«Kristen..», cerca di capire quello che prova, rendila felice, comprendila, fa' qualcosa per lei e non per te, per una cazzo di volta in vita tua, «se stai male, io posso.. non so, fare qualcosa? Vuoi che vada a prenderti delle medicine in farmacia? Ci metto un attimo. O posso prepararti qualcosa. Basta che tu stia meglio, amore».
Lei accenna un sorriso, riconoscente. «Voglio tornare a letto, ho la testa che mi gira un po' amore.. ti dispiace?».
In realtà, si.
Vorrei uscire con lei.
Farla sentire speciale.
Vorrei organizzarle qualcosa come lei ha fatto per me, non solo starcene a letto.
Ma annuisco e la prendo per mano.
Kristen si toglie la vestaglia che si era messa per andare di sotto e si mette seduta sul letto, indossa una mia maglietta che le sta grande il doppio, ha ancora i capelli tutti spettinati di chi si è appena svegliato e un paio di pantaloni della tuta che, un tempo, appartenevano a me ma che non metto da una vita e che ormai hanno il suo profumo.
Mi siedo sul letto e lei si mette a gambe incrociate davanti a me.
«Spara» dice.
«Eh?».
«Oh, andiamo! Sei tutto dolce, cosa vuoi?».
«E' il tuo compleanno, amore».
«Si.. ma, non è detto che per forza tu debba essere dolce e farmi fare tutto. E poi.. non so, ho la sensazione che tu stia escogitando qualcosa. Robert, se hai organizzato un qualche tipo di festa giuro che..», le metto una mano sulla bocca, fermando il flusso di parola che stavano per uscire dalla sua bocca.
«Nessuna festa, volevo solo.. non so, mi sono appena reso conto di essere stato uno stronzo con te in questo ultimo periodo... quindi volevo farmi perdonare».
Kristen fa' un sorriso un po' triste e mi accarezza il viso, «Non hai niente da farti perdonare, Rob..».
Faccio aderire completamente la mia guancia alla sua mano, «Non voglio che tu pensi che ti sto lasciando sola perché amore, non è così..».
«Ma io non lo penso, Rob».
«Tu.. tu dici così, ma io lo vedo, Kristen. Vedo come.. come ti comporti e mi dispiace davvero tanto.. vorrei solo renderti felice, mi sto impegnando.. lo sto facendo sul serio, amore, lo giuro».
«Lo so, amore..», mi getta le braccia al collo e mi abbraccia. Si siede sulle mie ginocchia, premendo la sua pancia contro la mia, da quanto non la sentivo così bene contro di me? È cresciuta, quella sua piccola pancia, è cresciuta e adesso è molto più grande di quanto pensassi.
Le sfioro un fianco con la mano e, lentamente, come se stessi toccando un vaso prezioso o un qualcosa di molto fragile, faccio scivolare la mano fino alla sua pancia. Entrambi tratteniamo il respiro.
«E' cresciuta..» dico.
«Già.. be', ci sta crescendo dentro nostro figlio..».
Nostro figlio.
Oh, che strano effetto.
«Nostro figlio...» mi gusto quelle parole che escono dalla mia bocca, non suonano così male, anzi.
«E' bellissimo sentirtelo dire.. posso prendermi questo come regalo di compleanno?» mi chiede, sorridendo.
«Non se ne parla».
«Pff, che cattivo. Amore?».
«Mh?», non tolgo la mano, continuo a sfiorarle la pancia. Per molto tempo ho avuto paura di farlo. Avevo accettato Kristen, la sua scelta di portare avanti la gravidanza e di starle vicino perché l'amavo ma non avevo accettato appieno la creatura che stava crescendo dentro di lei, almeno.. fino ad ora. La pancia di Kristen è tonda, grande e.. mi attira come una falena è attirata dalla luce, improvvisamente vorrei poterla accarezzare per tutto il giorno.
«Puoi dirlo di nuovo?».
«Che cosa?».
«Quelle due paroline. Hai capito, dai... è stupendo sentirtelo dire».
«Ah, ho capito», le sollevo un po' la maglietta e appoggio il palmo della mano sopra la sua pancia, «nostro figlio. Qua dentro c'è nostro figlio».
«O figlia..» mi corregge lei, adagiandosi a me, rilassata.
«Giusto..», un'idea nuova si forma pigra nella mia testa e prima che me ne renda conto mi è già uscita di bocca.
«Hai già scelto il nome..?».
Kristen sorride e appoggia la testa contro la mia spalla, stendendo le gambe sul letto e adagiandosi meglio contro di me, mettendo una mano sopra la mia sulla sua pancia. «No.. voglio deciderlo con te».
«Con.. me? Mh, fammi pensare..».
«Se è un maschio?».
«Robert Junior».
«Non dire cazzate, Rob».
«Come? Secondo me andava bene».
«Mh, si, certo. Altre idee?».
«Tu come vorresti chiamarlo, amore?», le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, baciandole la fronte.
«Non lo so.. pensavo a qualcosa di strano, ma voglio anche un nome tradizionale.. non ho le idee ben chiare. Che ne dici di... Nate?».
«Mio figlio non si chiamerà...Nate».
«Che ha che non va' Nate, scusa?».
«Niente, niente. Altre idee?».
«Visto che fai tanto il difficile, proponi qualcosa tu!».
«Io ho già proposto Robert Junior e tu mi hai bocciato l'idea. Ma, se proprio insisti, qualcosa come.. Christofer? O Harry? Magari anche Kevin o Luke».
«Eh si, magari anche George, Jordan, Carlos, Charlie e..».
«CHARLIE!».
«Che cosa?».
«Charlie! Charlie mi piace! E' perfetto! Possiamo anche chiamarlo "Chuck" o.. il nome intero è "Charles" vero?».
«Si. Mh, Charlie... si, piace molto anche a me. Teniamolo in considerazione, va bene? Va bene sia se è maschio sia se è una bambina, è adatto», solleva la testa e mi bacia la mascella, rendendo subito il bacio in una serie di piccoli morsi sparsi sulla mandibola, poi sul collo e poi di nuovo su, fino alle labbra.
«Mh.. piccola».
«Mi manchi..», mi cinge il collo con le braccia, attirandomi a sé.
«Non.. non voglio che..».
«Shh.. Rob, per favore, ti amo.. mi manchi.. okay? Mi manchi da morire. Sono solo incinta, non malata. E sono innamorata, ho bisogno del mio ragazza.. ne ho davvero, davvero, davvero bisogno, amore» mi sussurra all'orecchio mentre si sdraia sul letto e mi attira ancora di più a sé. Mi sistemo sopra di lei, cercando in ogni modo di non pesare troppo sulla sua pancia.
«Mi sei mancata da morire anche tu, bimba».
«Aw..».
Con un movimento veloce ma attento l'afferro per i fianchi e ribalto la situazione, sistemandola sopra di me.
«Si.. forse è meglio» approva.
«Decisamente meglio» dico, togliendole la maglietta e appoggiandole entrambe le mani sulla pancia. Cazzo, è davvero grande... e pensare a quello.. a cosa, a chi, c'è dentro, mi rende inquieto ma non spaventato. Adesso che sono più rilassato, non mi spaventa più l'idea di cosa si sta creando dentro Kristen, nella mia testa si è creata l'immagine di un essere minuscolo, con i suoi occhi verdi.
«Rob..».
«Si?».
«Ti amiamo, lo sai?».
«Oh».
«Io e.. uhm, Charlie».
Le accarezzo i fianchi e lei si inchina per baciarmi di nuovo, portando le sue mani sul mio viso mentre io l'aiuto a sfilarsi i vestiti rimasti. «Kristen.. Kristen, devi.. devi farmi una promessa».
Lei annuisce e mi bacia ancora, «Tutto quello che vuoi..».
«Devi promettermi che non lascerai mai più che io mi allontani da te, qualunque sia il motivo. A costo di prendermi a pugni in faccia, tu non permettere mai più che io faccia anche solo un passo lontano da te, me lo prometti? Ho bisogno di sapere che tu mi terrai ancorato al tuo fianco, che mi spingerai a reagire anche quando la parte più codarda di me prenderà il sopravvento, anche quando mi comporterò come un idiota o un coglione o semplicemente come il ragazzino che sono, mi dovrai prendere da una parte e ricordarmi che io ti amo e che insieme possiamo affrontare qualunque cosa, che se siamo arrivati fino a qua un motivo c'è ed è la cosa che sta crescendo dentro di te. Ecco, lui o lei che sia, è il motivo per cui noi siamo arrivati fino a qua. Ho avuto paura, lo ammetto, ma adesso mi rendo conto che.. forse, e dico forse, c'è ancora speranza per me, ma solo grazia a te perché sei solo tu il motivo per cui io credo in me. Tu mi hai fatto credere in me stesso, mi hai preso per mano e mi hai condotto dove non credevo possibile arrivare, anche quando sarei dovuto essere io a farlo tu non ti sei mai tirata indietro, mi hai sempre aiutato, mi hai amato, mi hai reso felice, mi hai reso l'uomo più felice del mondo con un semplice sorriso e io ti amo. Ti amo da morire e voglio vivere felice, con te, per sempre».
Kristen ha gli occhi lucidi e le mani appoggiate sul mio petto, tremano. «Ho solo fatto quello che pensavo fosse la cosa giusta da fare... amarti era ed è la cosa giusta da fare».
«Continua a pensarla così, per favore», le accarezzo la schiena provocandole un milione di brividi che sento contro la mia mano.
«Sempre».
«Sempre».
«Sai...», si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si morde il labbro, «non ho mai pensato di innamorarmi sul serio. Cioè, prima di conoscere te pensavo che l'amore non ci sarebbe mai stato nella mia vita; c'era quello dei miei genitori e quello dei miei fratelli, ma sentivo che ero destinata a qualcosa di più.. grande, più complicato direi ora, ma non mi sarei mai immaginata di amare una persona nel modo in cui amo te».
«Neanche io pensavo di potermi innamorare così. Diciamo che pensavo che non mi sarei mai innamorato e basta».
«E perché mai? Sei un bravo ragazzo, te l'ho sempre detto. Gli sbagli che hai fatto da giovane non contano sull'uomo che sei ora, amore».
«E' per questo che ti amo.. o almeno uno dei tanti motivi», prendo una delle mani che ha appoggiato sul mio petto e la bacio, mentre la faccio sdraiare sul letto e osservo il suo bellissimo viso, per poi passare al petto coperto a malapena dal reggiseno, per poi finire con lo sguardo su quella pancia tonda che cresce ogni giorno di più. «Tu hai creduto in te, non lo dico tanto per dire. Tu hai davvero creduto in me, fin dall'inizio tu hai visto in me qualcosa che gli altri non vedevano.. che neanche io vedevo, a dire il vero. Ma tu l'hai visto e l'hai fatto vedere anche a me. C'è voluto un po', ma ce l'hai fatta, amore».
«Dovevo farcela, tu dovevi vedere quello che c'è dentro di te..».
«Ora l'ho visto. Grazie, piccola».
«Non credo che sia semplicemente finita qua, però..».
«No? E perché?».
«Non può essere così facile. Non ci sarebbe gusto, no?».
«Cosa hai in mente?».
Un sorriso malizioso si posa su quel viso d'angelo. «Una bella sfida. Devo continuare a farti vedere che uomo meraviglioso sei per il resto della tua vita. Credo che mi darai filo da torcere».
«Ci puoi giurare», ricambio il sorriso.
«E io che speravo di potermi riposare..».
«Non mi ami per poterti riposare, mi ami perché infondo hai visto in me una sfida che volevi vincere fin dal primo giorno».



«Mi spieghi perché mi hai fatto mettere una benda davanti agli occhi?».
«Shh, è una sorpresa».
«Ma..».
«Shh, siamo quasi arrivati».
«Rob, siamo ancora a casa mia. Siamo in cucina, guarda che non sono stupida».
Oh, pensavo di averle fatto perdere almeno un po' l'orientamento facendola girare per la casa per dieci minuti buoni. «Eh.. uh, si. Zitta, stai rovinando la sorpresa».
«Okay, okay».
«Grazie».
La faccio spostare in soggiorno e la deposito sul divano. Appoggiata al muro, Sam mi sorride e mi incita a toglierle la benda. «Allora», prendo un bel respiro, «so benissimo che tu detesti le feste e tutto quello che si avvicina anche solo lontanamente a una festa a sorpresa ma questa non è una vera e propria festa quindi.. non uccidermi, ricordati che mi ami alla follia. Quindi.. niente, ecco qua..», le tolgo la benda e lei finalmente vede tutte le persone che ci sono nella stanza.
Sam che le corre incontro e l'abbraccia, stritolandola.
Tom le sta dietro, in attesa del suo turno.
Marcus, con una nuova ragazza. Questa ha i capelli rossi e lentiggini in tutto il viso, un viso sveglio e un'espressione maliziosa in viso, un cerchietto da bambina che corona il tutto. Le stringe la mano e lei sorride, leggermente a disagio visto che non conosce nessuno, non so neanche come si chiama.
Cameron con Victoria sono appoggiati al divano sul quale è seduta Kristen, mia sorella mi sorride e mi lancia un messaggio ben chiaro con lo sguardo, "ben fatto, Rob".
Dana e Lizzie stanno ridendo come pazzi per la faccia che ha fatto Kristen quando ha visto tutte le persone che si trovavano in casa sua. Taylor cerca di guardare da un'altra parte.
«Ma.. ma.. non capisco? Mi sono addormentata solo per qualche minuto.. come.. come hai fatto a farli venire tutti a casa? E mamma e papà? Rob, ma che...».
«Dormivi così bene che ho pensato "perché non invitare a casa tutte le persone che le vogliono bene per festeggiare tutti insieme il suo diciassettesimo compleanno?", mi è sembrata un'ottima idea. Non è una festa, amore, è solo un modo per passare la giornata con le persone che ami. Ho chiamato tutti quanti mentre dormivi e ho chiesto loro di passare a prendere cibo a volontà per pranzare e cenare tutti insieme, naturalmente ho chiesto prima ai tuoi genitori e loro hanno accettato subito... be', tua madre ha accettato, a dire il vero. Spero che ti piaccia come idea..».
Kristen ha di nuovo gli occhi lucidi. «Si... si... santocielo, si!».
«Meno male, ero già pronto a spedire tutti a casa e portarti in camera da letto per farmi perdonare».
Kristen diventa rossa come un pomodoro e Cameron mi lancia un'occhiata omicida.
«Dicevo solo per dire...», mi scuso.
«Si.. certo», Cameron mi da una pacca sulla spalla, «hai fatto una cosa giusta, Rob, non rovinare tutto. Chiudi quella cazzo di bocca e vammi prendere una birra, devo essere allegro per tenere compagnia alla mia sorellina».
Victoria si mette in mezzo, «Niente birra per te».
«Ma..».
«Cameron, ho detto no. Fine della discussione. Non farmelo ripetere».
«Okay...».
Poi Victoria fa' una cosa che non le avevo mai visto fare, si trasforma all'improvviso nella persona più dolce del mondo, le grondano quasi caramelle dagli occhi e sembra diventare una torta di amore puro, con il miele che le cola dalla punta delle dita. «Il mio Cammy Cammy», gli circonda il collo con le braccia e lo bacia davanti a tutti.
Cameron la stringe forte, ricoprendo la giacca formale di Victoria con le sue braccia tatuate. «La mia Vicky» dice lui.
Nella stanza si crea un silenzio imbarazzato; mi giro verso Kristen, che sta ridendo guardando Dana che finge di vomitare. Prima avrei riso anche io ma adesso sono contento dell'atmosfera che c'è in casa, sembrano tutti contenti, felici. A parte Taylor, hanno tutti trovato qualcuno da amare. È bello vedere Kristen al sicuro, circondata dalle persone che le vogliono bene, sicura che nessuno di loro le farà mai del male o le volterà mai le spalle.
Mi avvicino e mi siedo accanto a lei, circondandole la vita con un braccio. «Ti piace davvero?» le sussurro all'orecchio. Lei si gira verso di me, ha gli occhi lucidi, ma un sorriso che va' da un orecchio all'altro. «E' tutto perfetto, Rob, grazie. Ti amo».
Mi sento bene, in pace con me stesso. «Buon compleanno, piccola», e stavolta non fa' nessuna smorfia.



*



Nessuno mi aveva preparato a questo. Nessuno mi aveva detto che sarebbe stato così complicato restare fuori dalla sala parto mentre la ragazza che ami sta dando alla luce tuo figlio. Me ne sto qui, in attesa, insieme a me c'è soltanto Tom perché era con me e Kristen quando ha perso le acque. Non ne abbiamo mai parlato, non mi ha mai detto se le sarebbe piaciuto se io entrassi dentro con lei oppure aspettassi fuori e ora continuo a fare avanti e indietro nella sala d'attesa mentre le urla attutite di Kristen mi arrivano come coltellate alla pancia. Oddio, la sua pancia, adesso in quella pancia il nostro bambino starà lentamente scivolando fuori, è uno spettacolo che non riesco a capire appieno ma all'improvviso so che non voglio perdermelo e sopratutto non voglio lasciarla sola in questo momento. Ma la paura mi fa' stare con i piedi ancorati al pavimento.
«E se entro...?».
«Dovresti. Io sto cercando di chiamare Sam da due ore ma è a scuola, cazzo. Le avevo detto che non doveva andarci oggi, Cristo!».
«Io ho chiamato mia madre e i genitori di Kristen, stanno arrivando. E se entrassi..?» chiedo di nuovo.
«ENTRA! Certo che devi entrare! Muoviti, la tua ragazza sta partorendo tuo figlio, porca troia, entra là dentro e.. non so, stringile la mano, nei film lo fanno sempre».
«Dio, non doveva andare così, Tom. È prematuro di tre settimane!».
«E allora? Muovi il culo, Pattinson!».
«Okay, okay.. entro, ho deciso, entro».
Una delle infermiere mi ha lasciato un camice verde nel caso decidessi di entrare, è appoggiato contro un appendino e me lo infilo in fretta, il cuore che batte a mille. Dovrei bussare? No, che cretino che sono, non si bussa alla porta di uno sala parto.
Spalanco la porta ed entro.
Kristen è sdraiata su un lettino, uno sciame di infermiere le gironzola attorno mentre un dottore continua a ripeterle «spinga, spinga» con una voce troppo pacata, scommetto che a Kristen da i nervi.
I suoi occhi incontrano i miei e tutto il resto della stanza scompare.
Ha i capelli appiccicati alla fronte, continua a espirare ed espirare mentre un'infermiera le stringe forte una mano e continua a dirle che sta facendo un ottimo lavoro. «Rob!» urla.
Una delle infermiere mi lancia un'occhiata scocciata. «E' il padre? Finalmente! Venga qua, presto», lascia la mano a Kristen, cedendomi volentieri il posto. Quando mi posiziono accanto a lei e stringo la mano a Kristen capisco subito il perché, non l'ho mai sentita stringermi così forte, mi sta per amputare una mano.
«Sei entrato alla fine...», è stanca morta, si vede.
«Non sarei mai mancato, amore», sorride, o almeno ci prova.
«Mamma.. mia mamma..».
«Sta arrivando, piccola, sta arrivando» le scosto i capelli dal viso e cerco di nascondere il dolore alla mano.
«Rob... fa'... fa' malissimo..», il suo viso viene annientato da una smorfia di dolore.
Guardo il medico. «Quanto manca?».
«Ci sono complicazioni, il bambino ha difficoltà a uscire e la signora non sta respirando bene, deve cercare di calmarla o dovremo optare per il cesario».
Kristen spalanca gli occhi alla parola "cesario". «NO! NO, NO, NO! ROBERT, NON LASCIARE CHE MI FACCIANO IL CESARIO. Amore, amore.. per favore... oh, DIO, che male! Rob, per favore.. per favore, non..».
Le prendo il viso fra le mani e le bacio la fronte, «Andrà tutto bene, amore, ci sono io, capito? Ma tu devi collaborare almeno un po'.. ti ricordi il corso pre-parto e il corso di respirazione e tutti quegli altri corsi che tua madre ci ha costretti a fare insieme?», lei annuisce piano, ha le lacrime agli occhi, «Ecco. Adesso dobbiamo metterli in pratica. Calma, piccola, ci sono io. Respira, tranquilla».
Una delle infermiere mi da una pacca sulla spalla e mi mima con le labbra "continui così".
«Spinga!» urla il dottore.
«FA' MALE!» si lamenta invece Kristen.
«Amore, lo so che fa' male..».
«NO CHE NON LO SAI, ROBERT! Non ti sta uscendo la testa di un bambino da un buco!».
Okay, mossa sbagliata. «Hai ragione, non lo so, ma so che tu vuoi vedere questo bambino, amore, e lo voglio vedere anche io. E il modo più veloce per farlo è respirare come ti hanno insegnato al corso e cercare di calmarti, capito piccola?».
«Non ce la faccio, Rob.. non ce la faccio.. ho sbagliato tutto, fin dall'inizio.. AAAH, CHE MALE, DIOSANTO!».
«Non hai sbagliato niente, amore, assolutamente niente. Devi solo calmarti un po'..», ma il panico stava prendendo possesso anche di me, e se Kristen davvero non ce l'avesse fatta? Un cesareo non me l'avrebbe mai perdonato. «Andrà tutto bene, amore, te lo prometto».
«Okay.. okay.. ci... ci.. ci provo», mi stringe di nuovo la mano, ancora più forte di prima.
«Brava, così.. respira, tranquilla».
«Voglio mia mamma, Rob.. chiamala, dille di venire.. dille.. mamma.. mamma.. mamma...».
«Sta arrivando, Kristen, sta arrivando ma non è ancora qui.. tu cerca di fare del tuo meglio, piccola, forza».
Così riprende a respirare con più calma, le spinte si fanno più forte e il tono del dottore più deciso.
Non so quanto restai dentro quella sala parto.
Forse due minuti, forse due ore.
Kristen continuava a spingere e ogni tanto si lasciava andare a urla e lamenti, ma adesso cercava davvero di farcela, ce la metteva proprio tutta, ormai era sfinita.
«Ci siamo!» urla il medico.
«Rob.. ci siamo.. Dio, oh.. oh, ah!».
«Vedo la testa! Vedo la testa, signor Pattinson!».
«Kristen, amore, sei bravissima, sei davvero stupenda, bimba.. continua così, è finita, un ultimo sforzo, amore.. ultimo sforzo».
«Si.. va.. va bene».
«Forza, signorina, manca poco!».
«Quanto..?».
«Lei spinga, non si preoccupi».
Le infermiere circondano Kristen, una la rassicura, l'altra controlla alcuni macchinari, alcune escono dalla stanza, visto che ormai il loro lavoro è praticamente finito.
«Eccolo qua!».
«Sta uscendo?», ho il cuore a mille, adesso sono io ad aver bisogno della stretta di mano di Kristen.
«Vedo la testa!».
Cinque secondi dopo sentii il suono più bello del mondo: il gemito di un bambino e il suo successivo urlo\pianto, era come se stessa già urlando contro il mondo, dicendo "sono qui, ce l'ho fatta!" e anche io volevo urlarlo. E invece strinsi più forte la mano di Kristen mentre un'infermiera prendeva il bambino dalle braccia del medico e lo voltava verso di noi. Il cordone ombellicale ancora legato a Kristen. «Congratulazioni, è un bella femminuccia, forte e sana» dice.
«Charlie...» sento sussurrare a Kristen.
«Si, amore, Charlie».
Una bambina.
Una bellissima e sana bambina.
Non so perché ma mi ero sempre immaginato la creatura che nasceva dentro Kristen come una specie di mini me, un esserino minuscolo che avrebbe preso tutti i miei difetti, invece adesso che so che è una bellissima bambina posso associarla a Kristen. Sarà come lei, sarà perfetta.
«Vuole avere lei l'onore?» chiede il dottore.
Ci metto un secondo di troppo a capire che sta chiedendo a me e che mi sta chiedendo di tagliare il cordone ombelicale. Tentenno, poi lascio la mano di Kristen e prendo le forbici che mi sta porgendo il medico.
Tac, adesso è ufficialmente la nostra bambina.
«Ecco qua..», l'infermiera mi porge la bambina, «la porti alla sua ragazza». La piccola è davvero morbida e anche se è tutta sporca di sangue e altra roba che non riconosco, è bellissima. Tenerla finalmente fra le braccia è una sensazione sconvolgente, è come se non fosse davvero qui, né lei né io, forse questo è solo un sogno e mi sveglierò e mi ritroverò da solo.
«Fammela tenera, per favore... Rob.. posso..?».
«Oh, si, certo..», mi risveglio dal mio non-sogno e porgo la bambina a Kristen, che la tiene fra le braccia come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Al contrario di me ero impacciato e temevo di farla cadere. Lei invece le bacia la fronte e la tiene stretta a sé, come solo una mamma sa fare.
«Ehi.. ciao..» le sussurra, «sono la mamma.. ciao, piccolina.. come sei bella.. sei davvero bellissima.. non è bellissima, Rob?».
«Si..», guardo Kristen, guardo la ragazza che amo più di ogni altra cosa al mondo e che mi ha insegnato a credere in me stesso, mi ha preso per mano e mi ha aiutato a sconfiggere le mie insicurezze quando invece era lei ad avere bisogno di me, e sta tenendo in braccio il frutto di un amore che non avrei mai pensato di meritarmi ma che adesso è mio e ancora non ci credo, e ancora non mi sembra possibile e invece è vero ed è mio, tutto mio e forse me lo merito per davvero. Forse, mi merito lei. Mi merito questo. «Bellissima, amore».





Epilogo.

Tre anno dopo.



Pov Kristen



«ROBERT!».
«Si.. si, un attimo. Arrivo, amore!».
«Sbrigati, stiamo aspettando solo a te, amore, dai!».
Mi giro verso mia madre, che mi sorride mentre tiene in braccio Charlie. Lei e mia figlia hanno un legame unico, non so cosa farei se non ci fosse mia madre. Tra il lavoro, Charlie e Robert a volte non ho un attimo per respirare ma non smetto mai di sorridere, è più forte di me, è come se continuassi a ripetermi nella mia testa che ho finalmente ottenuto tutto quello che ho sempre voluto. «Secondo te cosa stanno facendo in cucina Rob, papà e Cameron?» le chiedo.
Mamma sistema la coda di cavallo di Charlie, «Staranno ascoltando la partita da una radio che papà avrà tirato fuori all'ultimo minuto, come ogni domenica, tesoro. Piuttosto, come va' il lavoro?».
«Alla grande, però ci tiene molto occupati. Siamo ancora all'inizio e c'è molto da fare..», da un anno a questa parte Robert ha trovato lavoro in una piccola casa discografica indipendente insieme a Marcus, quando il proprietario è andato in pensione qualche mese fa' ha lasciato tutto a Robert e Marcus, che ora si occupano di tutto e stanno praticamente tutto il giorno in sala d'incisione. Robert ama il suo lavoro, ama avere a che fare con la musica tutti i giorni e ogni sera si mette sul divano con la chitarra e canta una nuova canzone per me e Charlie, è la nostra parte preferita della giornata, perché siamo tutti insieme. Noi tre.
«Rob lavora molto, eh?» chiede Victoria, seduta davanti a me. È domenica e siamo tutti riuniti per il nostro tradizione pranzo di famiglia; è arrivata pochi minuti fa', si è vestita come se fosse chissà quale pranzo d'onore mentre io sono in pantaloni della tuta e una maglietta di Rob perché mi sono alzata presto perché Charlie ha avuto in incubo e non ho ancora avuto il tempo di cambiarmi.
«Parecchio» rispondo.
«Lo stai aiutando molto, però» dice mia madre.
«Davvero?», Victoria sembra sorpresa, «Ma come fai con la bambina..?».
«Oh, be'... a volte la lascio a mia mamma».
«E' una cosa normale, tesoro» mi rassicura mia mamma, «sei fortunata ad avere qualcuno di cui ti fidi al quale lasciare Charlie, io non ho potuto farlo con Cameron e per poco ne sono uscita matta. Tu invece hai me e tuo padre e poi hai anche il lavoro, devi aiutare Robert, e a una casa a cui badare adesso. Non devi vergognarti di niente, sei un'ottima madre e poi ti occupi anche della gestione dei soldi insieme a Robert, io all'inizio lasciavo che fosse solo tuo padre a occuparsi di tutto mentre tu stai facendo ogni cosa insieme a lui come ogni coppia dovrebbe fare. State andando benissimo».
Victoria sembra imbarazzata dal discorso di mia madre, si agita sul posto e non sa dove guardare; per fortuna in quel momento suona il campanello. «Vado io», mi alzo e vado ad aprire la porta. Sono Sam, Tom, Marcus e Jasmine, la sua nuova fiamma. Mi stupisce quanto Marcus passi da una ragazza all'altra tanto facilmente, una sera ne ho parlato con Robert perché ero preoccupata che Marcus avesse solo paura di un rapporto stabile ma Rob mi ha spiegato che semplicemente Marcus si stanca molto facilmente, non scende a compromessi quando si tratta di amare e appena vede che con una ragazza non c'è più quella scintilla che c'era all'inizio semplicemente la lascia senza tanti preamboli. Ecco perché passa così facilmente da una ragazza all'altra, non gli va' di perdere tempo con ragazze che non considera "la sua vita", tutto qua. Non condivido appieno questa idea – odio pensare a tutte quelle ragazze con il cuore spezzato che si è lasciato dietro – ma Marcus è uno dei migliori amici di Rob e quindi è anche mio amico e io ci tengo a lui, lo considero quasi un membro della mia famiglia e poi è anche un po' merito suo se io e Robert adesso stiamo insieme.
«Kristen!», Sam mi abbraccia forte. Non ci vediamo da tre settimane, da quando lei e Tom hanno iniziato l'università insieme. Sam ha convinto Tom ha iscriversi al suo stesso corso e adesso stanno studiando insieme tutte le sere, il destino è stato clemente anche con loro. «Dio, quanto mi sei mancata, cazzo.. tantissimo, non ne hai idea. E Charlie? Come sta l'amore della zia? La voglio vedere!».
«E' in cucina con mia mamma, vai», ricambio l'abbraccio e poi la lascio andare a vedere Charlie.
Tom mi abbraccia a sua volta, meno stretto di Sam ma comunque in modo amichevole. Anche con lui i rapporti si sono intensificati da quando tutto è andato al suo posto – io, Rob, Charlie, l'inizio della nostra vita insieme, un po' complicata ma serena – e poi è comunque il fidanzato della mia migliore amica e ci tengo a lui. «Ciao, Kristen, stai benissimo. Dov'è Rob?».
«Grazie, Tom. Oh, lo sai com'è Rob.. è in cucina con mio padre e Cameron a sentire la partita..».
Gli occhi di Tom si illuminano. «La partita? Grande! A dopo!», e fugge in cucina anche lui. Maschi...
Marcus mi guarda e mi sorride, la ragazza accanto a lui. Jasmine ha lunghi capelli neri, quasi blu, lineamenti egiziani, due profondi occhi neri, indossa un abito bianco che mette in risalto la sua carnagione caffè-latte e le lunghe gambe sottili, e anche indossando un paio di sandali alla schiava è alta come Marcus. «Kristen, lei è Jasmine, ma la conosci già».
Jasmine mi porge una mano, che stringo contenta. Spero davvero che lei duri più di un mese. «Ciao, Jasmine. Sono contenta che tu sia venuta».
«Ciao, Kristen.. è un piacere, per me», ha un forte accento straniero, che potrebbe essere egiziano come potrebbe essere francese per quanto me ne intendo io, comunque la rende davvero particolare, ancora più di quanto già non sia.
«Piacere mia. Vieni, ti mostro casa mia e Charlie, mia figlia».
Jasmine mi segue lungo il corridoio. «Tu.. hai una figlia?», sono abituata a quel tono, il tono che usano tutte le persone quando capiscono chi sia davvero Charlie, ormai non mi arrabbio neanche più, non mi infastidisce neanche. Mi limito a girarmi verso di lei e annuisce prima di prendere al volo mia figlia, che corre verso di me mentre cammino nel corridoio.
«Jasmine, lei è Charlie, mia figlia. Dì "ciao" Charlie».
«Ciaaaaaaaao».
Jasmine si avvicina, sorridendo e mostrando denti bianchissimi e drittissimi, «Ciao, Charlie. Sei davvero bella, lo sai?».
Charlie annuisce, «Siii, lo so. Papà me lo dice seeeeeempre».
Mi sento una mano che si appoggia sul mio fianco e mi attira a sé e subito dopo le labbra di Robert mi baciano sulla guancia e poi si posano su quella di Charlie. «Perché lo sei, raggio di sole. Come sta la bambina di papà, eh? Vieni qui, girasole!», la prende in braccio e la fa' volteggiare mentre Charlie strilla tutta contenta.
Jasmine guarda contenta lo spettacolo.
Ma con come fanno tutte le ragazze quando vedono Robert giocare con Charlie, lei non sta guardando solo il mio ragazzo, lei sta guardando tutto l'insieme. I suoi occhi luccicano davanti all'immagine di un papà che gioca con sua figlia. Questa ragazza sta sperando di formare una famiglia tutta sua. Istintivamente mi volto verso Marcus, che invece si sta dileguando insieme agli altri ragazzi in cucina per la partita.
Sospiro.
Robert mette giù Charlie, che corre via ridendo.
«Rob, lei è Jasmine, la ragazza di Marcus», li presento.
«Ciao Jasmine», la pronuncia del nome di Jasmine con l'accento di Robert è davvero buffa ma cerco di non ridere, «io sono Robert, il fidanzato di Kristen. Guarda», prende la mia mano sinistra e le mostra il mio anulare, dove brilla un semplice anello ma che sembra risplendere di luce propria, un solitaria in stile classico che Rob ha comprato con i soldi del suo primo stipendio.
Divento tutta rossa e cerco di togliere la mano da quella di Robert ma lui continua a tenerla in alto, in bella mostra. «Ci sposeremo in estate, sulla spiaggia. A Los Angeles, dove faremo anche la luna di miele. E poi torneremo a Londra, dove ci aspetta una casa nuova, tutta nostra».
Jasmine ha gli occhi lucidi.
«E' stupendo...» sussurra.
«Rob..».
«Si, è stupendo. Abbiamo aspettato anche troppo, quindi.. non vedo proprio l'ora», mi abbraccia e mi da un bacio veloce.
«Rob.. amore, ehm.. vai ad aiutare papà in cucina».
«Certo, a dopo piccola. È stato un piacere, Jasmine» la saluta e va' via.
Una volta restata sola con Jasmine la prendo da parte per chiederle scusa.
«Kristen, di che ti stai scusando? Quello che il tuo ragazza ha fatto è magnifico, dimostra che ti ama davvero, vuole mostrarlo al mondo. Non capisco perché tu ti stia scusando. Magari Marcus facesse una cosa del genere per me...», un secondo dopo averlo detto si tappa la bocca con la mano. Questa specie di antica regina egizia è in imbarazzo davanti a me, «oddio, scusami, non voglio annoiarti con i miei lamenti..».
«Va tutto bene, Jasmine, è okay. A volte le cose ci sfuggono solo di bocca, è normale. Le cose con Marcus non... vanno tanto bene..?».
«Diciamo che... vanno. Lo conosco da poco ma.. tu che lo conosci forse puoi capirmi.. Marcus ha quella luce, ha qualcosa di speciale che lo rende terribilmente necessario una volta che l'hai conosciuto bene, non puoi più farne a meno. Quell'aria da artista tormentato.. ti conquista. Ma non credo di aver suscitato in lui le stesse emozioni...».
«Non dire così», cerco di consolarla ma come posso? Conosco Marcus e non so quanto effettivamente potrebbe durare ancora la sua relazione con Jasmine, «Marcus ha solo bisogno... ecco.. cerca di mantenere vivo il rapporto, Marcus odia la noia e la routine, okay?».
Jasmine si asciuga una lacrima, rovinandosi il trucco. «Grazie.. grazie davvero Kristen, per avermi ascoltato.. mi serviva il parere di una persona che lo conoscesse» e mi ritrovo abbracciata da questa modella egiziana che è alta tipo il doppio di me.
«Uhm, di niente...».



*



«Adesso, puoi baciare la sposa...».
«Dio, finalmente!», Robert ride e insieme a lui tutti i presenti dentro la chiesa.
«Si..», sono troppo emozionata per dire altro. Robert mi stringe a sé e finalmente mi bacia. Dio, lo stavo aspettando dall'inizio dalla cerimonia. Anzi, lo stavo aspettando da quando mi sono infilata questo abito bianco questa mattina, sto aspettando di baciarlo da troppo tempo e quando dobbiamo staccarci per non rischiare di rendere questo bacio troppo scandaloso per una chiesa mi sembra comunque che non sia durato abbastanza.
Robert mi prende per mano e insieme percorriamo la navata mentre tutti i nostri parenti e amici gridando di gioia e ci salutano, seguendoci fuori.
Charlie applaude; è accanto a mia madre, che piange come una fontana insieme a mio padre. I miei genitori, la mamma di Robert, le sue sorelle e i nostri parenti sono in prima fila e sono quelli che urlano di più. Sam salta sul posto sbracciandosi per farsi vedere mentre io e Robert corriamo verso la macchina che ci porterà al nostro hotel, dove staremo per le prossime tre settimane. Tre settimane nella soleggiata Los Angeles insieme a Robert, è un sogno per me.
Non so come sono riuscito a convincerlo a lasciare Londra, ma alla fine ci sono riuscita. Certo, stare lontani da Charlie per tre settimane non sarà facile, ma starà con mia mamma e mio padre e anche con la mamma di Rob e potremo chiamarla ogni sera per sapere come sta e Robert le ha promesso che le racconterà una favola via Skype ogni volta che vorrà.
Mi mancherà Londra.
Ma sono solo tre settimane e voglio godermele tutte.
Voglio stare con Robert per tre settimane come se avessimo ancora sedici e diciotto anni, come in quel periodo in cui nessuno di noi due lavorava e c'era pace e niente preoccupazioni. Amo la mia vita, ma ancora di più amo stare da sola con Robert e quando torneremo da questa vacanza avremo una casa tutta nostra ad attenderci dove potremo vivere per conto nostro con Charlie.
«Finalmente!», Robert si lascia ricadere sul sedile posteriore della macchina d'epoca che sua madre ha prenotato per il matrimonio, prendendomi in braccio sulle sue ginocchia. Il mio abito – bianco candido, senza spalline per via del troppo caldo e in stile classico senza troppi fronzoli o strati – occupa buona parte della macchina ma Robert non sembra farci caso.
«Siamo praticamente scappati..» dico.
«Ho sempre pensato che le fughe romantiche ti piacessero».
«Infatti mi piacciono, signor Pattinson».
«Ne sono lieto, signora Pattinson. Cazzo, suona benissimo!», mi prende il viso fra le mani e mi bacia.
Ricambio il bacio cercando di sistemarmi meglio sulle sue ginocchia senza rovinare il vestito. «Si.. suona davvero bene. Ti amo.. ti amo, Rob.. non so neanche io quanto diavolo ti amo.. sei la cosa più bella della mia vita, lo sai?» gli accarezzo i capelli e lui fa' lo stesso, infilando le mani nell'acconciatura che Sam e Jasmine – si, è ancora la ragazza di Marcus, dopo quasi otto mesi, è un record, non è mai successo – hanno fatto sui miei capelli.
«Io so soltanto che tu sei la mia vita, Kristen. Ora e per sempre. Ogni cosa che succederà in futuro, adesso so che non ci dividerà. Mi hai insegnato tanto senza neanche accorgertene, amore.. sei la miglior cosa che sia mai stata mia, l'unica cosa a cui tengo davvero, te, Charlie, la nostra famiglia, il nostro amore, la vostra serenità».
Una lacrima mi scivola lenta sul viso.
Ma non è di tristezza.
Per la prima volta nella mia vita, posso dire di avere davvero tutto quello che voglio.
Sono felice.
Sono felice come mai in vita mia.
Non avrei mai immaginato di essere così felice.
Non avrei mai immaginato di riuscirci davvero, di raggiungere questa felicità. Pensavo di essere destinata alla paura, all'insicurezza, a restare sola per il troppo timore di affrontare la vita e invece eccomi qua, completa.
«Ti amo, amore».
«Ti amo, piccola».


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Fine.
Ho scritto davvero la parola "fine"?
L'ho fatto? Si, l'ho fatto.
È finita. È finito "believe in me", è finita questa storia, è finita ma mica ho finito di scrivere.
Comunque, spero di aver dato un finale carino a questa storia... non me la cavo bene con i finali,
a dire il vero non me cavo bene neanche con gli inizi.. forse neanche con il resto, ma vabbè, io
ci provo e poi voi siete così carini con me c':
uhm, quindi.. grazie.
Non so che dire, sono triste come voi.. ma dovevo finirla, se l'avessi continuata sarebbe diventata una
cosa insopportabile che non finiva più, una palla e vi sareste solo annoiati, cosa che preferirei evitare.
Perdonatemi se non vi è piaciuto il finale.
Perdonatemi se non vi è proprio piaciuta la storia.
Spero di aver fatto del mio meglio.
Ah! e se siete interessati io ho altre due storie robste, una che ha già qualche capitolo – qua – e una che
invece è solo all'inizio – qua – è appena nata, dobbiamo darle attenzioni!
Perché questa storia è finita ma io continuo a scrivere ff perché ormai sono drogata di queste cose e delle vostre recensioni. A proposito, me ne lasciate una bella lunga, vero...? daaaaaaaaaai, è l'ultimo capitolo!
Okay, la finisco qua.
Vi voglio bene,
grazie di tutto,
baci,
ci vediamo nelle altre ff se avrete voglia di continuare a sopportarmi.

ps. scusate qualche errore ma l'ho scritta davvero di fretta perché volevo assolutamente pubblicare stasera e scusate se non ho risposto ad alcune recensioni mi dispiace
davvero moltissimo ma ho avuto molto da fare, se mi scrivete in questo risponderò a tutti, GIURO.





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