Last breath.

di love is hope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Morning. ***
Capitolo 2: *** Guess what I feel. ***
Capitolo 3: *** Echo. ***



Capitolo 1
*** Morning. ***


CAPITOLO 1.

 

Capitava spesso che Kristen tornasse a casa barcollante, desse qualche pugno al muro, urlasse qualcosa di cattivo davanti allo specchio, accarezzasse il cane, imprecasse contro il mondo circostante, e andasse a dormire. Capitava anche che rimanesse in silenzio, avendo la bocca occupata dalla bottiglia di un qualsiasi super alcolico.
Le due situazioni si alternavano. Un giorno, la prima; il giorno dopo, la seconda, e così via.
La madre, vedeva Kristen come una ragazza con tanti problemi. Il padre, come una bambina stupida.
Gli amici, come una ragazza da stimare. E Kristen, beh, lei si vedeva come Kristen e basta.
Una semplice ragazza dai lunghi capelli castani, gli occhi azzurro ghiaccio, alta, e forse troppo magra.
     Quella mattina, Kristen aprì gli occhi con fatica. Tutto le sembrava strano: i profumi, la luce, l’atmosfera.
Non era nel suo letto.
Si guardò attorno, cercando di riconoscere la stanza in cui si trovava. Ma niente. Non ci era mai stata prima.
Si alzò, e inciampò su una bottiglia di vodka mezza piena.
Non si ricordava nulla della sera precedente, ma in fondo, che importava? Non era la prima volta che si trovava in una camera che non era sua, e di cui non sapeva nemmeno il proprietario.
Si accorse che era in biancheria intima. Cercò la sua maglietta, ma non la scovò. Così aprì un cassetto, afferrò una maglietta XL nera, che potesse coprirle anche i fianchi.
Aprì la finestra, e guardò in basso. Non era molto alto, si sarebbe potuta aggrappare al balcone e saltare. E così fece.
Cominciò a camminare per la strada. Alcune persone la fissavano, probabilmente per l’abbigliamento, e altri, esprimevano sottovoce il loro disgusto verso esso.
Scrutò il suo riflesso in uno specchietto di un’auto, e notò che aveva il trucco della sera prima sbavato.
-Sembri un panda- da dietro, una mano le toccò delicatamente la spalla.
-Dite tutti la stessa cosa, tutte le mattine.- si voltò e lo guardò per un attimo, sorridendo.
-Ciao Kris. Anche oggi niente scuola?- ridacchiò.
-Ciao Freddie. Mi rompe il cazzo andarci.-
-Kris, ma in che cazzo ti stai cacciando? Tutte le sere e tutte le mattine la stessa storia. Sei sempre ubriaca, o in post sbornia. Io sono davvero preoccupato per te.- le accarezzò una guancia con l’indice.
-Non rompermi il cazzo, non sto facendo niente di male-
-Ma che cazzo stai dicendo?-
-Dico che ti devi togliere dai coglioni, e lasciarmi andare a casa. Quindi, se mi permetti, me ne vado- si scostò e fece per andarsene.
-No Kristen,  ti devo parlare.- la prese per un polso e la trascinò via.
-Dove cazzo stiamo andando? Lasciami.-
-A casa mia, e non ti mollo-
-MOLLAMI, CAZZO!- provo a liberarsi dalla presa.
-No. Smettila di lamentarti.-
-Ahh, stronzo.-
Entrarono in casa, e Freddie la portò nella sua stanza, facendola sedere sul letto.
-Allora?- Kristen passò le sottili dita fra i capelli, in attesa della ramanzina.
-Lo sai che ti voglio bene, vero?- la abbracciò forte.
-Credo di sì..- arrossì abbozzando un sorriso. Era da un po’ che non se lo sentiva dire.
-Bene. Io non voglio che tu ti riduca così, ok? Io voglio che tu sia felice. Mi prometti che non lo farai più?-
–Lo prometto.- gli scoccò un bacio sulla guancia, per poi poggiare la testa sulla sua spalla.
-Grazie Kris. Tengo molto a te.-
La ragazza si alzò lentamente, salutò il moro muovendo la mano, e con silenzio raggiunse la porta di ingresso.
Percorse la strada illuminata dai lampioni trascinando i piedi.
“Perché cazzo Freddie non si fa gli affari suoi?” pensò.
Arrivata, aprì la porta, ed entrò.
-Dove sei stata?- la voce della madre veniva dalla cucina.
Kristen non le rispose.
-Dove accidenti sei stata? Ieri sera non sei rientrata, mi sono preoccupata tanto-
-Cazzi miei.- la ragazza si diresse verso camera sua e si buttò sul letto. Accese lo stereo a tutto volume: Nirvana – All apologies.
Passò dieci minuti a fissare il soffitto bianco.
Poi, afferrò da sotto il letto una bottiglia di alcolici, e la bevve lentamente.
“Lo prometto.”

 



Kristen promette sempre.

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Capitolo 2
*** Guess what I feel. ***


CAPITOLO 2

A volte non ci rendiamo conto di come sono fatte davvero le persone.
Sorrisi, pianti, parole, gesti. Finzione o realtà?
Kristen aveva un tale caos nella testa, fatto di fotografie, canzoni, ricordi, persone. Talmente grande che a volte si scordava di respirare.
L’ultimo sogno che aveva fatto, era stato un mese fa: Freddie sull’orlo di un palazzo, braccia spalancate, piedi uniti, capelli al vento.
Lei piangeva, rideva, voleva raggiungerlo ma le mancavano le forze. Così si limitava a chiamarlo.
-Freddie. Freddie ti prego. Porca troia, vieni qua, scendi. Che cazzo vuoi fare?-
Poi lui si lasciava andare.
 
   
        -Mamma dove cazzo è il pane?-
Rovistò il cassettone bianco cercando qualcosa da mangiare.
Era da tre giorni che non metteva niente sotto i denti. E non perché si vedeva grassa e stronzate varie, ma perché era suo solito dimenticarsene.
Con suo stupore trovò nutella e fette biscottate.
Dopo aver fatto una colazione decente (cosa che non faceva da settimane), si mise una canottiera Vans, dei pantaloni corti, e decise di andare a scuola.
In classe, il professore di fisica la accolse con un sonoro applauso, che non aiutò per niente il suo mal di testa.
-Wow, la signorina si è degnata di varcare quella porta. La scuola è troppo indietro per il suo stile?-
Si sedette buttando per terra lo zaino. Fece un gran casino, ma se ne fregò, e fissò il professore compiaciuta: l’attenzione della classe era tutta per lei.
-Allora? Vuole rispondere?- incrociò le braccia, sorrise, e assunse un atteggiamento di uno che aveva in pugno la situazione.
-Preferirei non sprecare parole per queste cazzate.-
Si sollevò un ‘oh’ generale.
Il professore, colto di sorpresa, si voltò e continuò la lezione.
Alla fine della mattinata, cercò Freddie fra i corridoi: voleva andare a pranzo con lui, e passarci un po’ di bel tempo.
Mentre camminava, qualcuno la spinse facendola cadere a terra e sbattere il gomito.
Non fece molto caso al dolore, più che altro si stava guardando intorno, e stava realizzando che ridevano tutti.
-Brutta troia, non provare più a parlare con il mio ragazzo o ti gonfio!- una ragazza alta, carina, minuta.
Kristen si alzò, si pulì lentamente i pantaloni, e la guardò negli occhi.
Sorrise. –Ok. Quando?-
Nessuna risposta.
-Ho capito, non ne hai le palle.- raccolse lo zaino, le lanciò l’ultima occhiata, e continuò la sua ricerca.
Trovò Freddie, e lo portò a prendere un panino da mangiare al porto.
-Come va?- disse il moro, tra un boccone e l’altro.
-Sempre bene- lo abbracciò.
-Oggi un compagno mi ha dat.. stai piangendo?-
-Ti prego.- lo interruppe tra i singhiozzi.
-Cosa?-

-Non lasciarmi. Non lasciarmi sola.-

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Capitolo 3
*** Echo. ***


CAPITOLO 3

Buio.
Buio totale.
Si alzò in piedi, allungando le braccia per evitare di sbattere da qualche parte. Camminò lentamente, e finalmente con la mano sentì l’interruttore.
La lampadina si accese confondendole la vista: si era abituata all’assenza di luce.
Il suo tentativo di schiarirsi le idee era ufficialmente andato in fumo.
Afferrò il cellulare, sbloccò lo schermo, scorse la rubrica e chiamò Freddie.
Squilli dopo squilli, nessuna risposta.
Uscì dalla sua stanza, fece un giro per casa, tornò in camera sua, si mise qualcosa addosso dopo aver fatto una doccia veloce, infilò le Vans ai piedi, sistemò i capelli, filo di trucco immancabile, e varcò la porta di uscita.
Pur essendo passata la 4° ora a scuola, lei ci andò per vedere se ci fosse Freddie. Niente.
Fece un salto a casa dell’amico, al parco, al mare, in città, ma non ce n’era l’ombra.
Le prese l’ansia, aveva bisogno di vederlo.
Alle 19:00 circa, smise di cercare. Tornò a casa e si sistemò in un gradino della scala del salotto.
Iniziarono a tremarle le mani, si sentì persa.
Si precipitò in camera e cercò nervosamente il pacchetto di sigarette e la vodka.
Ne accese una e aprì la bottiglia.
Movimento meccanico: un tiro, un sorso.
Ci pensò bene, realizzò che sarebbe stato meglio se non si fosse ubriacata.
Così mise da parte l’alchoolico, ma continuò a fumare.
-Freddie dove sei? Appena puoi rispondimi.- lasciò un messaggio in segreteria.
-Freddie, perfavore accendi questo cazzo di cellulare.-
-Freddie.. mi sto preoccupando.-
Gettò con ira il cellulare da una parte e si aprì.
Dopo un bel po’ di tempo, si decise a riaprirlo.
Messaggio.
Freddie: “Sto bene, non preoccuparti e smettila di cercarmi cercarmi”
Quel ‘non cercarmi’ la spiazzò del tutto.
 
 
            La mattina seguente, venne svegliata dalla madre, che la incitava ad alzarsi.
-Che c’è?- Kristen si stropicciò gli occhi e li aprì a fatica.
-Kristen, c’è la madre del tuo amico che ti cerca- le diede dei vestiti puliti e continuò –sbrigati, devi toglierti il vizio di far aspettare le persone -
Al suono di quelle parole si buttò giù dal letto il più veloce possibile, per poi infilarsi la roba e catapultarsi al piano di sotto.
-Eccomi- abbozzò un sorriso.
-Kris, preferirei che tu non stessi con Freddie. Ok?-
-Cosa?- disse incredula.
-Non voglio che tu frequenti più mio figlio. Lo sai bene che ti ho sempre adorata, ma ora devi fare come ti dico. Stacci alla larga. Chiaro?-
-Perché..?-
-Non fare domande.- si voltò, e se ne andò.
 La ragazza si mise le mani fra i capelli e si sedette per terra.
Sentì il cellulare squillare.
 
Freddie: “Incontriamoci al lago.”
 
 
Kristen passò un attimo in bagno per vedere come fosse messa, prese l’ultima sigaretta, uscì di casa, e arrivò al lago in 10 minuti.
Cercò l’amico con lo sguardo e vide un ragazzo seduto vicino al tronco di un albero col cappuccio in testa.
Si avvicinò in fretta e si sedette accanto a lui –Freddie-
Non rispose, non la guardò nemmeno in faccia.
-Se magari mi rispondi testa di merda- aggiunse.
Lui si voltò. Aveva le guance arrossate e il labbro inferiore che sanguinava leggermente: si stava creando la crosta.
-Ma che cazzo hai fatto?- Kristen spalancò gli occhi e si passò una mano fra i capelli scompigliati dal vento.
-Ah non mi chiedi se sto bene, mi chiedi che cazzo ho fatto!- gli tremava la voce.
-Ma che stai dicendo? Certo che ti chiedo cha hai fatto, hai il labbro spaccato e hai la faccia tutta rossa-
Freddie prese un lungo respiro, come se stesse reprimendo la rabbia. -Ho sbattuto contro la porta di cucina. Cose che capitano.-
-“Cose che capitano”- disse aspramente dimostrando un chiaro disaccordo. –Non dire cazzate-
-Vaffanculo Kristen! Porca puttana!- diede un pugno all’albero.
Silenzio. Uno di quei silenzi opprimenti che senti molto di più rispetto al chiasso.
E lui si mise a piangere. Disperatamente.
-Abbracciami, ti prego.-

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