Il mio cuore è gelido come l'inverno.

di Salice_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proposte. ***
Capitolo 2: *** Vino bianco. ***
Capitolo 3: *** Quando i ricordi sanno far male. ***
Capitolo 4: *** Fiamme di dolore. ***
Capitolo 5: *** Un brutto risveglio. ***
Capitolo 6: *** La tregua. ***
Capitolo 7: *** Trovarsi. ***
Capitolo 8: *** Un nuovo alleato. ***
Capitolo 9: *** Nessuno si salva da solo. ***
Capitolo 10: *** Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi. ***
Capitolo 11: *** Si comincia da due. ***
Capitolo 12: *** Sott'acqua. ***
Capitolo 13: *** Lei. ***
Capitolo 14: *** Volti e maschere. ***
Capitolo 15: *** Cold Hearted. ***
Capitolo 16: *** Sotto la città. ***
Capitolo 17: *** Acqua Mew. ***
Capitolo 18: *** Penso, Credo. ***
Capitolo 19: *** La battaglia finale. ***
Capitolo 20: *** You can save me. ***



Capitolo 1
*** Proposte. ***




Zakuro quella sera tornò a casa a piedi, mentre il sole calava sulla splendida Tokyo. Ripensava ai recenti avvenimenti: alla storia del suo abbandono della squadra Mew Mew, allo scontro con Minto e a come fosse divenuta più forte in combattimento, a come erano riuscite ancora una volta a sventare i loschi piani degli alieni. Ma, soprattutto, ripensava alla conversazione che aveva avuto con Kisshu, suo nemico giurato, dopo che si erano teletrasportati fuori dalla cattedrale.
 
- Avanti Kisshu, dimmi che cosa vuoi da me. – disse Zakuro senza troppi giri di parole.
Il giovane alieno le rivolse un ghigno. – Vedo che arrivi subito al nocciolo della questione, Zakuro!-

Per tutta risposta, la ragazza lo fissò gelidamente con i suoi occhi blu, senza mai abbassare lo sguardo. In quel momento Kisshu si rese conto di quanta fierezza e determinazione dimorassero in quegli occhi gelidi.
L’alieno si vide quindi costretto a continuare. – Come ho già detto, non seguo più i piani del mio capo, Deep Blue. Diciamo che ora come ora me ne vado per la mia strada. –
- Oppure diciamo che sei stato, in un qualche modo, bandito?- lo interruppe a bruciapelo Zakuro.
Kisshu sgranò gli occhi, ma la sua sorpresa non durò che qualche secondo: quella ragazza era tutt’altro che ingenua.
- Ti dirò una cosa: quando una persona è considerata scomoda perché troppo astuta, spesso viene allontanata da chi impartisce gli ordini. I superiori vivono con il terrore che chi sottostà a loro possa pensare con la propria testa. -
- Quindi sei stato, come dire, “lasciato in libertà” dal tuo capo e non prendi più parte ai suoi piani di conquista, è esatto? – riassunse Zakuro con calma, incrociando le braccia al petto e guardando il suo interlocutore negli occhi dorati.
Il volto dell’alieno era sempre distorto nel suo tipico ghigno quando egli fece un segno di assenso con la testa. – E’ esatto. – confermò.
Kisshu vide una piccola ruga formarsi sulla fronte della modella; segno evidente che non si fidava di lui e cercava di capire dove volesse andare a parare con il suo discorso.
La ragazza diede voce alla sua domanda inespressa. – E perché mi stai dicendo questo? Che cosa vorresti? –
- Una tregua. – rispose Kisshu. L’espressione di Zakuro era indecifrabile e lui interpretò il suo silenzio come un chiaro invito a continuare. – Non voglio più combattere contro di voi. Voglio solo impedire che l’Acqua Mew cada nelle mani di quei due idioti di Pie e Taruto. Non voglio che venga consegnata a Deep Blue. -
- E perché mai? Non sei venuto qui sulla Terra con l’intento di combattere per il tuo popolo? Ti tiri indietro? O c’è dell’altro dietro? – proruppe Zakuro fissandolo con interesse. Ormai sembrava ben disposta ad ascoltare tutto ciò che l’alieno aveva da dirle.
Kisshu si lasciò andare ad una risatina. – Sei una persona molto acuta. Per risponderti, posso solamente dirti che credo ci siano altri modi per aiutare la mia gente senza dover dipendere dal mio ex leader. Ora però devo andare, grazie per aver accettato di parlare con me. –
Detto questo l’alieno voltò le spalle alla bella Mew, già pronto a teletrasportarsi, ma la voce di lei lo raggiunse, tagliente come un rasoio. – Nessuno ha detto che potrà esserci questa tregua. Come ben sai, non sono io la leader delle Mew Mew. –
Kisshu sorrise. – Avremo modo di riparlarne. Buona serata Zakuro. – Dopodiché sparì.
Zakuro si trasformò e saltò giù dal tetto del palazzo sul quale si trovava, dirigendosi poi verso casa.
 
Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, Zakuro appoggiò la borsa sul grande divano che si trovava nel salone della sua villa, per poi dirigersi al piano superiore con l’intento di farsi un bel bagno rigenerante. Entrò in camera e si tolse il cappotto, riponendolo poi con cura in un immenso armadio stracolmo di vestiti. Mentre cominciava a sbottonarsi la camicetta bianca, però, una voce la fece sobbalzare.
- Ciao Zakuro. -   

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Capitolo 2
*** Vino bianco. ***


 - Ciao Zakuro. -
La modella si voltò immediatamente e ciò che vide la rese inquieta: Kisshu se ne stava comodamente seduto in una morbida poltrona bianca al fondo della camera, osservando la ragazza reggendosi il mento con una mano e con un brillio malizioso negli occhi dorati. Solo allora Zakuro si ricordò di avere la camicetta sbottonata e che lasciava intravvedere un’abbondante porzione di seno, fasciato in un reggiseno a balconcino di pizzo bianco. Tuttavia, non diede segno di essere in imbarazzo, anzi; si avvicinò a passo sicuro all’alieno, per poi fermarsi di fronte a lui guardandolo con serietà.
- Hey lupacchiotta, non mi ero reso conto che tu avessi due così belle gemelle lì davanti…-
- Evita queste battute da cafone e risparmia i soprannomi sdolcinati: mettiti bene in mente che non hai Ichigo di fronte. – tagliò corto Zakuro con una nota di sarcasmo.
Kisshu decise di non rispondere alla provocazione lanciata dalla Mew Lupo; si sedette in maniera più composta sulla poltrona e si stampò un sorriso sghembo sulle labbra sottili.
- Scendiamo di sotto. – decretò Zakuro dopo qualche secondo di silenzio, dopodiché precedette l’alieno fuori dalla stanza. Una volta al piano inferiore, la ragazza fece accomodare il suo bizzarro ospite sul divano in sala e si diresse verso un’altra stanza senza proferire parola.
Kisshu, rimasto solo, ne approfittò per guardarsi intorno: la casa era enorme e arredata con gusto, secondo uno stile moderno, non troppo asettico, ma essenziale. Le pareti erano dipinte di un azzurro molto chiaro che rilassava la vista e dava l’impressione di trovarsi su di un grattacielo ad osservare l’aurora. Quante volte Kisshu l’aveva fatto: era il momento della giornata che più lo affascinava in assoluto, con i suoi giochi di luce. Il tutto, poi, era sempre accompagnato dalla prospettiva che un giorno nuovo e possibilmente migliore si stava creando innanzi ai suoi occhi.
Zakuro tornò in poco tempo con una bottiglia di ottimo vino bianco e due flut tra le mani affusolate; posò il tutto sul tavolò, stappò la bottiglia e, riempiti i bicchieri, ne porse uno a Kisshu.
- Grazie, e complimenti per la casa, è molto bella. Inoltre, sono contento di essere in compagnia di una persona che sa come trattare gli ospiti. -
Zakuro lo fulminò con i suoi occhi color zaffiro. – Lascia perdere i convenevoli e dimmi cosa ti ha spinto a piombare in casa mia senza invito, visto che stiamo parlando di educazione.-
L’alieno sorseggiò un po’ del contenuto del suo bicchiere: era buono, frizzante e scendeva giù bene. Appoggiò il flut sul tavolino di cristallo di fronte a lui e posò il suo sguardo su Zakuro, seduta all’altro capo del divano con le sue splendide gambe incrociate e il bicchiere di vino in mano. “E’ veramente bella” si ritrovò a pensare, ma subito scacciò quel pensiero, ricordandosi di essere lì per un motivo ben preciso.
- Mi spiace di essermi fatto trovare in casa tua, ma non volevo rimandare ancora a lungo la nostra conversazione riguardo alla tregua che ti avevo proposto. -
La modella imitò l’alieno posando il bicchiere sul tavolino e, pacatamente, rispose: - Questa non è una cosa che posso decidere io. Tanto per cominciare, la leader della squadra non sono io, ma Ichigo, quindi dovresti parlarne con lei prima che con me o le altre. Secondo, noi combattiamo su due fronti opposti, è così da un anno ormai, e non puoi pensare che le cose possano cambiare semplicemente schioccando le dita. – Accompagnò la frase con un vero schiocco di dita, come a voler render meglio l’idea.
Kisshu si portò un braccio dietro alla testa, come se fosse parecchio stanco, e parlò tranquillamente.
- Infatti io non ti chiedo di dimenticare tutte le battaglie che abbiamo combattuto come nemici, anche perché ti domanderei l’impossibile, ma solo di metterci una pietra sopra. Non voglio allearmi con voi, non mi attira troppo l’idea di combattere al fianco di cinque ragazze fasciate in vestitini colorati; voglio solo evitare che la Mew Acqua cada nelle mani sbagliate, e per fare ciò ho bisogno che voi non  mi vediate più come una minaccia. Io ormai sono fuori dai giochi e non ho intenzione di tornare a farne parte. Solo questo. -
Si interruppe per prendere un altro sorso di vino dal sul flut e lanciare uno sguardo fugace a Zakuro, che lo osservava con interesse senza fare una piega di fronte alle sue parole. Dopo aver bevuto, riprese: - E poi, non sono andato a cercare Ichigo per parlargliene perché lei non è altro che una ragazzina distratta che non avrebbe capito cosa tentavo di dire. Anzi, probabilmente si sarebbe rifiutata di ascoltarmi. – disse con una vena di rammarico. – In ogni caso, ho pensato che tu fossi la persona più matura all’interno del gruppo e che quindi valeva la pena provare a discuterne con te. –
Zakuro, che lo stava ancora fissando impassibile, abbozzò un sorriso, rispondendo: - Per quanto riguarda me, possiamo tranquillamente giungere ad una resa, ma sai che la decisione definitiva non spetta a me. Informerò le altre ragazze e vedremo se anche loro saranno così ben disposte nei tuoi confronti come lo sono io. Ora però vorrei farmi un bagno e ci tengo ad essere sicura che nessun ospite indesiderato si aggiri per casa mia. –
- Accidenti, con che schiettezza mi stai letteralmente sbattendo fuori di casa! – rise Kisshu, per poi finire di trangugiare il suo vino. Appoggiò il bicchiere sul tavolo e si alzò, pronto ad andarsene.
Anche la modella era in piedi, guardava Kisshu e i loro occhi si incontrarono in un’incantevole fusione tra oro e zaffiro, due elementi belli preziosi come gli occupanti di quella sala.
- Posso farti una domanda? – fece l’alieno dal nulla, come se si fosse appena riscosso dai suoi pensieri.
- Fai pure. –
- Come mai non sei tu la leader delle Mew Mew? Hai tutti i requisiti che un vero capo deve possedere e in più sei la più forte in battaglia. Non so spiegarmi perché il biondino non abbia scelto te al posto di Ichigo. –
Zakuro si mise a ridere, una risata soave e cristallina, dopodiché rispose: - Dimentichi forse il DNA di quale animale è fuso con il mio codice genetico? –
Kisshu ci pensò un attimo. – Quello del lupo grigio, se non sbaglio. –
La ragazza gli sorrise. – No, non sbagli. Questa è la risposta alla tua domanda. Un lupo solitario non è fatto per guidare un branco. –
Detto ciò, la modella voltò le spalle all’alieno, cominciando a salire le scale che portavano al piano di sopra; Kisshu, capendo che quello era stato un chiaro modo di porre fine alla conversazione, si smaterializzò.

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Capitolo 3
*** Quando i ricordi sanno far male. ***


 PREMETTO CHE IN QUESTA FF KISSHU NON HA ALCUN LEGAME DI PARENTELA CON PIE E TARUTO.
 
Kisshu riapparve nel bel mezzo del parco Hinoara. Lentamente, si incamminò fino a giungere ai piedi di un grande ciliegio, non ancora in fiore in quel periodo dell’anno, e si sedette lì, poggiando la testa al tronco massiccio dell’albero. Sospirò, ripensando a quando aveva combattuto contro la sua gattina proprio accanto a quel ciliegio e, di conseguenza, si ritrovò per l’ennesima volta a pensare a lei. Da quando l’aveva incontrata per la prima volta non era mai riuscito a togliersela dalla testa; era ossessionato da quella ragazzina dai capelli rossi raccolti in due buffi codini, dalla leader delle Mew Mew, che aveva sempre combattuto contro di lui. Kisshu non sapeva cosa di preciso l’avesse portato a provare quei sentimenti di gelosia e possessività nei confronti di una terrestre, non capiva perché si ostinasse tanto a cercare di farla sua. Forse perché si vuole sempre ciò che non si può avere. Ichigo stava con Mark, un ragazzo abbastanza insignificante dal suo punto di vista, del quale, però, la ragazza era follemente innamorata.
“Non riesco a capire. Perché devi farmi stare in questo modo? Perché gli unici sguardi che mi rivolgi sono velenosi e pieni di odio? Io non ti odio Ichigo, no, ma non sono neanche innamorato di te. So soltanto che ti voglio, sei la mia gattina e voglio che tu venga mia con me.”
L’alieno chiuse gli occhi, rassegnato, continuando a pensare a Ichigo e analizzando i sentimenti che lo attanagliavano.
“Forse, se si giungerà ad una resa, le cose cambieranno. Spero tanto che Zakuro riesca a convincere lei e le sue compagne ad accettare la mia proposta.”
Kisshu alzò i suoi splendidi occhi dorati al cielo punteggiato di stelle. Era strano pensare che da qualche parte, oltre quei puntini luminosi, si trovava il suo pianeta d’origine, dove la sua gente stava lentamente morendo di stenti.
“Spero di aver fatto la scelta giusta. Tutto quello che voglio è aiutare i miei simili. Aiutare mia madre.”
Si soffermò a pensare a Leandra e il suo viso dolce e gentile si stampò nella mente dell’alieno con nitidezza, nonostante fosse da molto che non la vedeva. I suoi lunghi capelli verde scuro, come quelli del figlio, raccolti in una treccia laterale e i grandi occhi grigi che sembravano sorridere assieme alle labbra della donna.
“Quasi non riesco a ricordare la sua voce.” Pensò il ragazzo mentre gli occhi gli si inumidivano al pensiero della madre sola e lontana; la immaginava muoversi per le stanze vuote di casa loro, in solitudine, con il pensiero sempre rivolto a quel figlio, il suo unico figlio, lontano su un altro pianeta. Leandra lo aveva pregato a lungo affinché lui rifiutasse l’offerta che gli era stata fatta: partire da solo per la spedizione di conquista della Terra. Kisshu, però, orgoglioso e pensando già al suo glorioso ritorno in patria da vincitore, non aveva voluto sentir ragioni. Così, il fatidico giorno della partenza, aveva dato un bacio sulla guancia a sua madre e si era imbarcato sulla navicella che lo avrebbe condotto sul pianeta azzurro. La donna non aveva fatto nulla, non aveva provato a trattenerlo per un’ultima volta; gli aveva solo rivolto uno sguardo malinconico, per poi sussurrare, più a se stessa che a lui, un “Buona fortuna, figlio mio” mentre il ragazzo si allontanava a passo sicuro dandole le spalle.
Una lacrima solitaria si staccò dalle ciglia dell’alieno, per poi scorrere lungo la sua guancia e fermarsi all’angolo della bocca. Kisshu se la asciugò via con rabbia, si alzò in piedi e puntò di nuovo lo sguardo al cielo stellato. Con la voce leggermente arrochita decretò:
- Troverò l’Acqua Mew e salverò il mio pianeta, salverò te. Costi quel che costi.-  

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Capitolo 4
*** Fiamme di dolore. ***


 Zakuro era immersa nella sua vasca idromassaggio, coperta da una soffice coltre di schiuma e circondata da candele profumate. Rilassandosi, cominciò a riflettere su come avrebbe potuto, l’indomani, dare la notizia della tregua proposta da Kisshu alle ragazze. Sicuramente Minto avrebbe accettato, sapeva che la ragazzina seguiva cecamente tutto ciò che lei le diceva. Poi c’era Retasu, dolce e sincera, che sicuramente, dopo qualche titubanza magari, sarebbe stata d’accordo; Purin, seppur esuberante e iperattiva, non sarebbe andata contro alla maggioranza. Il vero problema era Ichigo. Zakuro sapeva fin troppo bene quanto lei avesse a cuore la sua missione di paladina della giustizia, e sapeva ancora meglio quanto la ragazza odiasse con tutta se stessa Kisshu. Certo, ciò era dovuto al comportamento estremamente ossessivo dell’alieno nei confronti della giovane, ma nulla toglieva il fatto che, secondo la Mew Lupo, Ichigo sarebbe stata la più difficile da convincere.
“E tu perché sei favorevole a questa tregua?” si chiese mentalmente Zakuro. “Forse perché in fondo allo sguardo arrogante e strafottente di Kisshu mi è parso di leggere una muta supplica. So come ci si sente ad essere abbandonati da tutti, potendo contare soltanto sulle proprie forze. Non vorrei essere troppo caritatevole, ma qualcosa negli occhi di quel ragazzo mi dice di fidarmi. Anche il mio istinto di animale selvatico lo conferma, e quello non sbaglia mai.”
Dopo queste riflessioni, Zakuro si sciacquò e uscì dalla vasca, nuda nella sua perfezione, e si coprì con un morbido accappatoio color lavanda. Cominciò a cospargersi il corpo perfetto di crema, accarezzandosi le gambe snelle, per poi salire su, verso i glutei tondi e accattivanti. Una volta asciutta, avvolse i suoi lunghi capelli viola in un asciugamano e si recò in camera per vestirsi. Indossò una vestaglia da notte in raso, anch’essa lilla, dopodiché si sedette sul grande letto a baldacchino e iniziò a frizionarsi i capelli, per poi asciugarli col phon. Dopo queste operazioni si alzò e si diresse di fronte al grande specchio che si trovava appeso alla parete, guardando la sua figura: era bellissima come sempre, anche se struccata e in tenuta da notte, e questo non poteva negarlo. C’era, però, qualcosa nei suoi occhi blu che la disturbava. Non ebbe bisogno di indugiare ulteriormente innanzi alla sua immagine riflessa per capire cosa fosse: ormai erano anni che Zakuro era abituata a vedere nei suoi occhi un velo di tristezza illuminato da una scintilla di rabbia, ed era ben cosciente del fatto che nulla avrebbe mai potuto spegnere il fuoco di rancore che ardeva all’interno delle sue iridi color zaffiro.
“E’ proprio vero quando dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima.” Pensò accennando un sorriso. “Grazie a Dio, però, nessuno si sofferma mai a cercare di capire cosa si nasconde sotto lo sguardo di una persona; se qualcuno riuscisse a farlo, mi sentirei del tutto vulnerabile.”
Zakuro si mise nel letto, era tardi e il mattino dopo doveva alzarsi presto per un servizio fotografico. Questo pensiero le fece tornare in mente il fatto che non aveva avvisato Ryan che l’indomani non sarebbe potuta andare a lavorare. Afferrò il cellulare, scrisse un veloce SMS al suo datore di lavoro e sprofondò nuovamente nel cuscino.
“Be’, vorrà dire che ancora per domani le ragazze non verranno a conoscenza della richiesta di Kisshu.”
E con questi pensieri, la modella si addormentò quasi all’istante. 

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Capitolo 5
*** Un brutto risveglio. ***


 Ichigo era nuovamente in ritardo quella mattina; la puntualità non è mai stata una sua dote. Alzandosi dal letto come una furia entrò di corsa in bagno urlando che non sarebbe mai riuscita ad arrivare a scuola in tempo, sbattendo la porta e urtando un mobile al suo passaggio. Nel frattempo, Kisshu entrò silenziosamente nella camera della ragazza attraverso la finestra lasciata socchiusa. Aveva passato qualche ora appostato sull’albero che dava proprio sulla stanza della ragazza per guardarla mentre dormiva. Era ormai un’abitudine: adorava osservare i suoi lineamenti rilassati durante il sonno, pensando a come potesse essere diversa una persona mentre dorme; la ragazza sempre testarda e battagliera, di notte, con i capelli rossi scompigliati sul viso, sembrava un angioletto innocente, non un demone che stava, lentamente ma costantemente, lacerando l’anima dell’alieno.
Kisshu non era mai stato nella camera di Ichigo e, curioso, iniziò a guardarsi intorno: la stanza rappresentava in tutto e per tutto la sua occupante, con coperte, tappeti e tendine rosa. Si chinò sul piccolo lettino singolo nel quale aveva dormito la ragazza e si sporse per raccogliere alcuni capelli rossi che erano rimasti sul cuscino; se li portò al viso e respirò il loro odore, come se potesse sentire il profumo della piccola Mew gatto. Sfortunatamente per lui, Ichigo fece il suo ritorno in camera proprio in quel momento.
- AAAAHHHHHHHH!!!-
- Ma cosa urli, razza di deficiente!?- imprecò Kisshu, spaventato a morte del grido terrorizzato della ragazza.
- Che cosa ci fai tu in camera mia, vicino al mio letto?! Esci subito di qui, pazzo squilibrato!-
Kisshu sorrise ironicamente, nonostante si sentisse come se avesse appena ricevuto un calcio alla bocca dello stomaco. – Buon giorno anche a te, mia bella gattina! –
- Mi hai sentita? ESCI DA CASA MIAAAA!! -
- Accidenti, che modi! – fece Kisshu alterato, ma senza dare ascolto alla ragazza. Lei continuava a guardarlo furente accanto alla porta, mentre lui, facendo finta di nulla, si chinò sul comodino per guardare le 5 fotografie che c’erano sopra: una ritraeva lei e le sue compagne di squadra davanti al Caffè Mew Mew, tutte con la loro colorata divisa da cameriere; in un’altra vide una bambina di poco più di due anni con dei corti capelli rossi, che doveva essere per forza Ichigo da piccola; vide poi la Mew Gatto in compagnia dei suoi genitori e mentre stringeva forte due sue compagne di classe. Fu, però, l’ultima foto a fargli balzare il cuore in gola: Mark che abbracciava da dietro Ichigo, la SUA Ichigo, baciandola teneramente sulla guancia, mentre lei rideva.
Senza proferire parola, Kisshu si allontanò dalle foto come se si trattasse di qualcosa di pericoloso e si avvicinò alla finestra. Ichigo, che per tutto quel tempo era rimasta in silenzio, lo guardava con tanto d’occhi, come se avesse davanti un folle. Una volta riscossasi dalla sorpresa, riprese a urlare.
- Ma allora, che diamine ti salta in mente Kisshu?! Entri in camera mia di nascosto, ti trovo a fissare il mio letto e poi fai come se fossi a casa tua! Vattene immediatamente, o sarò costretta a farti del male già di prima mattina! – Detto questo, la ragazza dai capelli rossi afferrò prontamente il suo ciondolo Mew, portandolo davanti al viso con sguardo minaccioso. Kisshu la osservò, per nulla sorpreso dalla sua reazione, e le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro. – Mi dispiace Gattina, ma oggi ti va male. Nessuna lotta. -
Ichigo abbassò il ciondolo, sospettosa. – E allora se non vuoi combattere cosa sei venuto a fare qui?-
- Sono semplicemente passato a salutare, dicono che sia un bel gesto augurare una buona giornata ad una persona. – e detto questo, si smaterializzò, per poi ricomparire alle spalle della ragazza, tentando di stringerla in un abbraccio. Ichigo, però, fu più veloce di lui: si scansò dall’alieno, afferrò un telecomando e lo lanciò verso Kisshu, colpendolo in testa.
- Ma sei impazzita?! – ringhiò lui massaggiandosi la parte lesa.
Ichigo era furente: si avvicinò all’ospite indesiderato e iniziò a spintonarlo, urlando: - Esci. Subito. Da. Casa. Miaaa!! –
Kisshu se la tolse di dosso, infastidito. – E va bene, va bene, me ne vado! Come sei sgarbata! – Poi le strizzò l’occhio, ghignando. – A presto, micetta! – Uscì sul piccolò terrazzo e si alzò in volo, scomparendo dalla vista della ragazza.
Ichigo si lasciò cadere per terra, esausta. “Ma perché questo alieno insopportabile adesso si infiltra anche in casa mia? Non era già abbastanza fastidioso durante i combattimenti? No, evidentemente. Adesso mi perseguita anche appena sveglia.” Lei battè i pugni per terra. – Ooohh, quanto lo ODIO!!-
 
Kisshu riapparve sopra una piccola collinetta, dalla quale poteva scorgere abbastanza bene la Baia di Tokyo. Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi, deformando il viso in una maschera di sofferenza.
- Povero cretino, perché continui a farti del male da solo? – si disse a voce alta.
 
 Il suono della campanella segnò la fine delle lezioni e Ichigo balzò subito in piedi per dirigersi al Caffè. Non aspettò neanche le sue due compagne di scuola, Megan e Mimì; era ancora troppo scossa dall’essersi trovata Kisshu in camera quella mattina, infatti per tutta la giornata era stata con la testa altrove. Mentre camminava nel cortile, le arrivò alle orecchie una voce familiare: - Ciao Ichigo! –
Lei si voltò e si trovò davanti Mark, il suo amato ragazzo. – Ciao Mark! Scusa, ero sovrappensiero!- disse imbarazzatissima, arrossendo.
Mark le si avvicinò, dicendole di non preoccuparsi e sorridendole dolcemente. – Facciamo la strada insieme? – le propose.
Ichigo abbassò lo sguardo. – Mi spiace Mark, ma devo andare a lavorare al Caffè e sono già in ritardo, devo scappare. Non sai quanto mi dispiaccia.-
Il moro le accarezzò i capelli, dicendo: - Stai tranquilla piccola, non preoccuparti! Ci vedremo domani. –
- Si perfetto! Allora a domani, ciao! – esclamò Ichigo prima di voltarsi e correre verso il Caffè.
Una volta giunta a destinazione, dovette subire come sempre le prediche di Minto sui suoi continui ritardi, mentre la brunetta stava comodamente seduta ad un tavolino a sorseggiare il suo thè.
- Forza fannullona, vai a cambiarti, qui è già pieno di clienti e c’è bisogno di una mano. – le intimò Minto.
- Grrr, e allora perché tu stai sempre lì seduta a fare niente se sai che c’è bisogno di aiuto? – le ringhiò contro un’alteratissima Ichigo.
A quel punto si mise in mezzo Retasu: - Dai ragazze, non litigate, per favore. –
In quel momento, però, la porta del Caffè si aprì e fece la sua comparsa Zakuro, vestita impeccabilmente con paio di pantaloni color crema, tacchi beige e un costosissimo cappotto color cammello.
- Buongiorno ragazze, chiedo scusa per il ritardo.- fece la modella pacatamente.
Minto subito si alzò dal tavolo: non aveva occhi per nessuno se non per il suo idolo in carne ed ossa.
- Oh Zakuro non preoccuparti, ci mancherebbe! Anzi, com’è andato il servizio fotografico di ieri? – esclamò la brunetta con vera ammirazione.
- Bene, grazie. – la liquidò la Mew Lupo.
- Volete spiegarmi perché Minto se la prende sempre e solo con me quando arrivo in ritardo?!- fece Ichigo indignata a Purin e Retasu, che si limitò a fare un’alzata di spalle.
La più piccolina, invece, sorrise, dicendo: - Be’ è molto semplice, Zakuro è il suo idolo e Minto non si permetterebbe mai di parlarle male come a te!-
Ichigo se possibile divenne ancora più furiosa, ma tutte furono riportate all’ordine da Ryan, che era appena giunto in sala.
- Allora, volete smetterla di fare salotto? Qui bisogna lavorare! Forza, Ichigo, Zakuro, andate a cambiarvi. -
Ichigo annuì sommessamente, mentre Zakuro si rivolse al biondino: - Ryan, ho bisogno di parlarti. Non ci vorrà più di cinque minuti. –
Il biondo si fece pensieroso, prima di dare il suo assenso. – Va bene Zakuro, ti aspetto in laboratorio. Ichigo, tu cambiati, E IN FRETTA. – Dopodiché se ne andò.
A quel punto, la modella si rivolse alle sue quattro compagne – Quando finiremo il turno dovrò parlare anche con voi, quindi aspettate prima di correre a casa. –
Le ragazze si fecero preoccupate. – E’ successo qualcosa di grave? – domandarono Minto e Retasu all’unisono.
Zakuro scosse la testa, facendo ondeggiare i bei capelli lisci. – No tranquille. Ora non pensateci. –

Anche la modella si congedò per raggiungere Ryan ai piani inferiori, lasciando il resto della squadra Mew Mew piuttosto perplesso.

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Capitolo 6
*** La tregua. ***



Un rumore di tacchi fece capire a Ryan e Kyle che Zakuro li stava raggiungendo nel laboratorio. Dopo pochi secondi, infatti, la modella fece la sua comparsa davanti ai due giovani.
Kyle salutò la ragazza: - Buongiorno Zakuro! So che devi parlare con Ryan, quindi vi lascio soli.-
Ma lei scosse la testa, con espressione seria. – No Kyle, dovete ascoltare entrambi. –
Il moro si sedette su una sedia da computer, invitando Zakuro a fare lo stesso; lei però rifiutò, preferendo rimanere in piedi a busto eretto, mentre Ryan si appoggiò con nonchalance al muro, inclinando leggermente il capo e facendo sì che alcuni ciuffi biondi gli ricadessero sul viso.
Fu proprio il ragazzo dagli occhi di ghiaccio a rompere il silenzio: - Forza Zakuro, di cosa vuoi parlarci?-
La modella lo guardò negli occhi e, senza esitazioni, sganciò la bomba: - L’altra sera ho incontrato Kisshu.-
I due ragazzi si guardarono, prima di posare di nuovo gli occhi sulla ragazza.
- E ti ha attaccata?- domandò Ryan tranquillamente.
Sul viso di Zakurò si poté intravedere l’ombra di un sorriso. – Il punto è proprio questo: lui non mi ha attaccata. Abbiamo parlato e mi ha rivelato di non volere più combattere.-
Kyle assunse un’espressione sorpresa: - Ha rinunciato a combattere? E ti ha detto il motivo?-
- Si, certo. Lui non partecipa più ai piani del capo degli alieni, che ha bisogno dell’Acqua Mew per potersi risvegliare. Kisshu è convinto che ci sia un altro modo per salvare il suo pianeta senza dover per forza distruggere la razza umana, e quindi vuole trovare il cristallo prima che lo facciano Pie e Taruto, che hanno l’intenzione di consegnarlo a Deep Blue, il loro capo. Questo è il sunto della situazione. Ci sta chiedendo una tregua. -
Kyle, dopo il discorso della modella, parve sollevato. Disse semplicemente: - Bene, quindi abbiamo un nemico in meno da contrastare. Non credo ci siano problemi, anzi, in questo modo le ragazze potranno concentrarsi sulla ricerca del cristallo. –
Zakuro volse quindi il suo sguardo a Ryan, che annuì con vigore, evidentemente d’accordo con l’amico, e aggiunse: - In più, possiede molte informazioni sul nostro nemico che potrebbero tornarci utili. Propongo di parlarne con le ragazze e, se ci troviamo tutti d’accordo su questa tregua, parleremo con Kisshu per accordarci. –
A quel punto, Zakuro si lasciò andare ad un sorriso sincero e rilassato. – Benissimo, comunicherò io alle ragazze la faccenda alla fine del turno di lavoro. Ora vado a cambiarmi, a dopo. –
Detto questo, si voltò e salì le scale che portavano fuori dal laboratorio, per andarsi a cambiare e iniziare il suo compito di cameriera.
 
Una volta chiuso il locale era già molto tardi, il sole aveva iniziato la sua discesa prima di lasciare il posto alla luna e alle sue stelle. Le ragazze erano esauste, chi più chi meno, ma in ogni caso si raggrupparono tutte attorno ad un tavolino, ansiose di ascoltare le parole di Zakuro, che se ne stava in disparte finendo di spazzare il pavimento.
- Secondo voi non ha intenzione di lasciare la squadra, vero? – sussurrò con ansia Minto alle sue amiche.
Purin sbuffò rumorosamente. – Ma figurati! Vedrai che tra poco sapremo cosa è successo.-
Infatti, non appena la modella  ebbe riposto la scopa, prese una sedia e si accomodò insieme alle compagne. Incrociò le sue lunghe dita affusolate dalle unghie perfette sul tavolo e prese a guardare le Mew Mew una ad una: Minto, che la fissava con reverenza; Retasu, che si teneva le mani in grembo con un’evidente ansia dipinta negli occhi; Purin, animata da una semplice curiosità; Ichigo, evidentemente preoccupata.
La Mew Lupo si schiarì la voce prima di parlare. – Allora, adesso vi spiegherò come sta la situazione, ma vi chiedo solo un grande favore: non interrompetemi, prima fatemi finire di parlare. Ok? –
Tutte e quattro annuirono.
Zakuro, dopo un attimo di silenzio, iniziò: - Ho incontrato Kisshu qualche sera fa; mi ha detto di non voler più combattere. Il suo ex capo, Deep Blue, ha incaricato Pie e Taruto di trovare l’Acqua Mew e portargliela, in modo che possa risvegliarsi e distruggere la Terra. Kisshu non fa più parte dei loro piani e vuole evitare che l’Acqua Cristallo cada nelle mani sbagliate. In poche parole, mi ha chiesto una tregua, e io ho accettato. Voi siete d’accordo?-
I dieci minuti che seguirono le parole di Zakuro furono pieni di panico e confusione e la povera Mew Lupo venne tempestata di domande. Quando la calma venne ristabilità, ognuna sembrava aver le idee chiare sul da farsi. A quel punto, la modella decise di interrogare le compagne sulla loro decisione.
- Minto?-
Minto arrossì e disse: - Zakuro, se tu sei convinta che questa sia la scelta migliore, io sono con te!-
- Retasu?-
- E’ da un po’ che io sinceramente pensavo si potesse giungere ad un accordo per evitare battaglie inutili, quindi per me va bene. – fece la Mew Focena arrossendo timidamente.
- Purin?-
- Siii, io ci sto! – esclamò la più giovane del gruppo.
- E tu, Ichigo?-
La leader, dal canto suo, era sconvolta. Dopo ciò che era accaduto quella mattina le venivano a dire che avrebbe dovuto stabilire una tregua con il suo peggior nemico?
- Allora?-
Ichigo si ridestò dai suoi pensieri e rispose: - Io non sono assolutamente d’accordo. Non so come possiate voi essere favorevoli a lasciar perdere tutto quello che ha provato a farci, dimenticare in quanti modi ha provato a distruggere noi e la nostra città solo sulla base di tante belle parole. Non avete pensato che potrebbe essere tutto un inganno? Forse vuole arrivare ad una resa solo per scoprire i nostri punti deboli! Non ci hai pensato Zakuro? –
La Mew Lupo la guardò gelidamente con i suoi bellissimi occhi blu prima di rispondere.
- Ricorda che sono stata io a parlare con lui, e sai bene quanto per natura io sia diffidente nei confronti delle altre persone, figuriamoci se si tratta di nemici che cercano di annientarci. Ma parlandoci ho capito che era sincero: lui non vuole più combattere contro di noi. Cerca di salvare la sua gente, come noi cerchiamo di proteggere la nostra, e vuole farlo senza arrivare ad altre inutili battaglie contro di noi. -
- Ma Ryan e Kyle non accetteranno mai di cedere ad una pazzia del genere! –
- Invece l’hanno già fatto. Era di questo che dovevo parlare con Ryan, se hai dei dubbi vai a chiedere a lui e Kyle, non ci sono problemi. –
- Ma Kisshu è solo un pazzo furioso ossessionato da me! Ancora questa mattina me lo sono ritrovato in camera di fianco al mio letto! Non ho intenzione di avere nulla a che fare con un elemento del genere!-
- In quattro siamo favorevoli alla tregua, tu no. Cosa vuoi fare, tentare di difendere la tua tesi con delle ragioni valide o continuare a fare i capricci?-
Ichigo sospirò, sconfitta, e si guardò intorno: Minto, Retasu e Purin la guardavano con sguardo speranzoso, aspettavano soltanto la sua decisione.
“Be’, però…” pensò la Mew Gatto “se sia Ryan che Kyle hanno accettato subito senza avere sospetti, forse non dovrebbero sorgere problemi.”
La leader delle Mew Mew alzò lo sguardo e incontrò quello freddo e corrucciato di Zakuro, che la stava ancora fissando in attesa di risposta. Allora Ichigo cedette: - Va bene ragazze, accetto, non combatteremo più contro di lui, ma per il resto per me quell’alieno dovrà essere invisibile e inesistente; è più forte di me, non lo sopporto!-
Minto, Retasu e Purin accettarono di buon grado le parole della loro leader, alzandosi dal tavolo per lasciare il Caffè e dirigersi a casa. Zakuro, invece, si allontanò dal gruppetto, dirigendosi a passo sicuro verso la porta, con tutto l’intento di dileguarsi passando inosservata. Peccato per lei che Minto la intercettò e le rivolse la parola: - Zakuro, che fai, vai via così di corsa? –
La modella sbuffò prima di rispondere senza voltarsi: - Si, sono stanchissima e domani ho una giornata impegnativa. –
Inaspettatamente, però, Zakuro si voltò, posando la sua attenzione sulla Mew Gatto prima di chiamarla.
- Ichigo? -
Lei osservò curiosa la sua bella compagna di squadra, rispondendo: - Si? Dimmi. –
- Cresci. -

Dopodiché la Lupa si voltò come se nulla fosse e abbandonò il locale, lasciando una Ichigo profondamente confusa e sull’orlo delle lacrime per la vergogna.


Ecco un altro capitolo! Mi farebbe molto piacere ricevere le vostre recensioni, in modo da poter sapere cosa ne pensate! Un abbraccio

 

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Capitolo 7
*** Trovarsi. ***



 Zakuro era sdraiata sul suo immenso divano. La televisione stava trasmettendo un qualche film dalla trama scadente che la ragazza non stava minimamente seguendo: quei suoni servivano solo a fare da sottofondo a tutti i suoi pensieri.
“Perché Ichigo si ostina ad essere così prevenuta nei confronti di Kisshu?” pensò Zakuro con un misto di rabbia e amarezza. Stava ancora riflettendo sulla discussione avuta con la sua leader poche ore prima. “Certo, lei avrà le sue ragioni per non sopportarlo, ammetto che sia una persona difficile da comprendere e con un carattere del tutto particolare…” La ragazza sorrise al pensiero di aver definito Kisshu come una ‘persona’. “Si, alieni o terrestri che siano si tratta sempre di persone con dei sentimenti e dei differenti modi di fare. Bisogna soltanto fare lo sforzo di cercare di comprendere chi si ha di fronte, cosa che poche persone hanno voglia di fare. È troppo semplice catalogare Kisshu come un pazzo ossessionato da Ichigo: pensandoci, lui è un ragazzo come noi, che ha perso la testa per lei e che non vede i suoi sentimenti ricambiati. Le sue reazioni di rabbia e gelosia non sono accettabili, certo, ma si possono comprendere facilmente.”
“Che io sia stata troppo dura con Ichigo? Forse si, ma è l’unico modo per smuovere qualcosa in lei: se veramente dovremo trovarci a collaborare con l’alieno, è bene che lei inizi a vedere oltre le apparenze, altrimenti sarà impossibile raggiungere il nostro obiettivo.”
Con questa ultima riflessione, Zakuro si alzò e spense la televisione, per poi dirigersi verso la sua camera da letto.
 
Era passata ormai una settimana da quando si era deciso di accettare la tregua con Kisshu e Zakuro era stata incaricata da Ryan di trovarlo e riferirglielo, per parlargli poi di un’eventuale collaborazione. L’unico problema, era che la modella non aveva la più pallida idea di come cercarlo: Kisshu non si era più fatto vedere e lei non sapeva dove lui fosse solito recarsi.
Quel pomeriggio decise che era il momento di parlare con l’alieno, così cominciò a spremersi le meningi per farsi venire in mente dove andare a cercarlo.
“Pensa Zakuro… Ora che è stato abbandonato dai suoi compagni e dal suo capo non sarà sicuramente nella dimensione aliena, quindi deve essere in giro per la città.”
Passarono così alcuni minuti, poi le venne un’illuminazione. “E se lui mi stesse aspettando? Kisshu sa benissimo dove trovarmi senza fare irruzione in casa mia come l’ultima volta.”
Detto questo, Zakuro afferrò il cappotto e uscì di casa, dirigendosi verso la chiesa dove era solita recarsi per rendere omaggio al padre defunto.
 
Una volta giunta davanti all’immenso portone di quercia della cattedrale, Zakuro prese un profondo respiro, mentre il solito brivido che provava quando si avvicinava a quel posto le faceva venire la pelle d’oca. Poi, con sicurezza, entrò nella chiesa e non fu stupita di trovare Kisshu che se ne stava a mezz’aria a gambe incrociate, intento ad ammirare il gioco di luci provocato dal grande rosone.
L’alieno si voltò lentamente verso Zakuro e le sorrise. – Ciao! Allora non ho sopravvalutato la tua arguzia; speravo venissi a cercarmi. –
La modella si avvicinò a passo lento ma sicuro a lui, sorridendogli. – E io speravo di trovarti qui. –
Kisshu scese fino a toccare il pavimento della chiesa con i piedi, mettendosi poi di fronte alla ragazza: era un po’ più alto di lei. L’alieno rimase per una manciata di secondi spiazzato dallo sguardo rigido ma infinitamente ammaliatore della modella, dal modo in cui i capelli scuri le ricadevano sul viso perfetto.
Zakuro interruppe quel silenzio e i pensieri di Kisshu con una semplice frase: - Abbiamo accettato. All’unanimità. –
Il ragazzo la guardò con tanto d’occhi: non poteva crederci, ciò stava a significare che non avrebbe più dovuto combattere contro le Mew Mew, contro Mew Ichigo. Avrebbe avuto voglia di abbracciare la ragazza che stava in piedi di fronte a lui per ringraziarla, ma era come se lei ponesse un muro infrangibile di fronte a tutte le persone che le stavano attorno; quindi, si limitò a sfiorarle il braccio con una mano, mormorando un: - Grazie. –
Zakuro incrociò le braccia al petto e riprese a guardare seriamente negli occhi il suo, ormai, ex nemico, prima di dire: - C’è un’altra cosa. Noi vogliamo proporti una collaborazione. Dal momento che sia tu che noi abbiamo come scopo quello di trovare l’Acqua Mew per impedire il risveglio di Deep Blue, perché non provare a farlo insieme? –
Kisshu rimase molto sorpreso e valutò la cosa con grande attenzione. Certo, sarebbe passato dalla parte dell’infame nei confronti del suo popolo a schierarsi dalla loro parte, ma lui lo faceva sempre e comunque per salvare la sua gente: la sua missione era quella fin dall’inizio. E poi, sarebbe potuto stare vicino alla sua Ichigo…
- Va bene, accetto. -
I due si guardarono in volto e si strinsero la mano, in segno di complicità. Lei aggiunse: - Vorremmo parlarti tutti insieme per elaborare un piano e decidersi sul da farsi. Sei disposto a incontrarci? –
- Certo, non ci sono problemi. Verrò domani mattina per le 7:00 al Caffè, prima dell’apertura. –
Zakuro si limitò a rispondere con un pacato “Perfetto” prima di avviarsi verso una delle lunghe panche di legno della chiesa e sedersi lì, isolandosi definitivamente da tutto.
Kisshu la osservò incuriosito: sapeva che quello in cui si trovavano era una sorta di tempio in cui gli umani si recavano per onorare le anime dei  defunti e rivolgere un pensiero alla loro divinità. Si chiese silenziosamente che cosa fosse ad aver sporcato il bel viso della giovane con una tristezza che non aveva mai accennato ad andarsene. Attese che la ragazza alzasse di nuovo lo sguardo e riemergesse dai suoi pensieri, prima di porle la sua domanda.
- Come mai ti rechi spesso qui? C’è un motivo particolare? -
Zakuro lo guardò con espressione profondamente distaccata e Kisshu per un momento pensò che non gli avrebbe mai risposto; però, la ragazza si alzò dalla panca e si diresse verso una lunga vetrata che creava giochi di luci e colori sul pavimento e iniziò a guardare attraverso quei vetri, anche se in realtà non li vedeva minimamente.
- Ci vengo per ricordare una persona cara che è morta. Questo posto mi fa sentire più vicina a lei, ed è per questo che spesso vengo in questa chiesa. Oltre tutto non la frequenta nessuno e posso godere di una certa pace. -
Disse tutto questo in tono pacato, come se stesse parlando di che cosa aveva mangiato a cena la sera prima, ma Kisshu provò l’orribile sensazione di essere di troppo. Allora, le parole uscirono spontaneamente dalle sue labbra sottili: - Vuoi che me ne vada? –
Zakuro si voltò per scrutarlo in volto, e Kisshu giurò di aver visto l’ombra di un sorriso sfiorarle il viso. – Non è necessario, tranquillo. La tua presenza non mi infastidisce. –
L’alieno non seppe per quale motivo, ma si sentì improvvisamente vicino a lei, a quella ragazza che aveva sempre indossato una maschera di freddezza e distacco, capendo che lo faceva solo ed esclusivamente per autodifesa. “Forse è tanto più matura delle altre sue compagne perché le è toccato crescere troppo in fretta. Il dolore che non ti uccide ti rende solo più forte.”
La modella aveva ripreso a guardare fuori dalla vetrata e Kisshu, senza sapere bene perché, si era portato lentamente alle sue spalle. Non si osò a sfiorarla nemmeno con un dito, ma si limitò a sussurrarle poche parole.
- Mi dispiace per la persona che hai perduto. -
Zakuro si voltò e lo inchiodò con i suoi bellissimi occhi blu, mormorando: - Era mio padre. – Non sapeva minimamente perché stesse parlando a quell’alieno di una cosa del genere, ma decise di non soffermarsi troppo a pensare e di continuare. – E’ morto quando ero piccola, e faccio molta fatica a ricordare i lineamenti del suo viso. La sua voce l’ho già dimenticata. –
Kisshu abbassò le orecchie, sinceramente dispiaciuto, e altre parole gli uscirono in modo spontaneo, senza che lui avesse programmato quella frase. – Anche io ho perso mio padre. –
Zakuro lo fissò con un vago stupore, prima di posare una mano sulla spalla dell’alieno e mormorare: - Dispiace anche a me. Purtroppo la vita è imprevedibile, e noi non possiamo fare nulla per contrastare il nostro destino. Ma tu sei forte, lo vedo. –
Dopo aver proferito queste parole, la ragazza si voltò e iniziò ad incamminarsi verso il portone della chiesa. Kisshu, dopo aver assimilato il significato della sua frase, la richiamò. – Dove stai andando? –
- A casa. – rispose Zakuro. – Ci vediamo domani mattina. Ciao Kisshu. -
Dopodiché il pesante portone di quercia si richiuse dietro alla modella che era appena uscita.
- Ciao Zakuro. – bisbigliò Kisshu alla chiesa ormai vuota.

Rimase ancora parecchi minuti lì da solo, ripensando alla conversazione che aveva avuto con la Mew Lupo, senza riuscire a pentirsi di averle rivelato una parte di se stesso e di essersi sentito così vicino a lei.


Ecco a voi un nuovo capitolo! Recensite in tanti, per me è importante sapere che cosa ne pensate! Un abbraccio,
Salice_

 

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Capitolo 8
*** Un nuovo alleato. ***


Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare di cuore blackmiranda, Zakurio , WHOOKI e Pincess Monster, che hanno recensito il capitolo precedente. Ovviamente, ringrazio anche tutti coloro che mi seguono in silenzio, invitandoli però a lasciarmi una recensione con il loro parere personale, in modo che io possa ricevere un giudizio! Grazie mille :)


 Il mattino seguente, alle 6:45 la squadra Mew Mew al completo era già riunita al Caffè, assieme ai due ideatori del progetto. Persino Ichigo era riuscita a non arrivare in ritardo, anche se il pensiero che Kisshu entrasse a far parte del loro gruppo la turbava un po’.
Ichigo, Minto, Purin e Retasu erano sedute attorno ad un tavolino, chi più in ansia, chi meno, mentre Zakuro se ne stava in disparte, vicino al bancone. La bella Mew Lupo incrociò lo sguardo di Ryan, che chiacchierava poco lontano con Kyle, e gli rivolse un sorriso; il biondo ricambiò con una strizzata d’occhio. Tra loro due c’era sempre stata una muta complicità: forse perché così simili, l’uno riusciva a comprendere alla perfezione i pensieri dell’altro, comunicando senza aver bisogno di proferire parola.
Zakuro tornò a perdersi nei suoi pensieri: aveva pensato per tutta la notte alla conversazione avuta con Kisshu in chiesa e al modo in cui lei si era spontaneamente aperta a lui, rivelando alcuni suoi sentimenti. Lei era sempre più convinta che quell’alieno fosse, dietro alla sua armatura di arroganza e menefreghismo, estremamente sensibile.
Quando l’orologio appeso al muro segnò le 7:00 in punto, la porta del Caffè Mew Mew si aprì e fece la sua comparsa Kisshu, con il suo solito ghigno divertito stampato in faccia. L’alieno osservò per un attimo i presenti, per poi esclamare: - Buongiorno a tutti! Ciao Gattina! – lanciando uno sguardo eloquente verso Ichigo, che si innervosì parecchio ma non disse nulla.
Le ragazze lo salutarono all’unisono, mentre Kyle gli rivolse un sorriso cortese e amichevole; Ryan, dal canto suo, si limitò a fargli un cenno del capo.
Kyle decise di prendere in mano quella strana situazione, ed esordì dicendo: - Kisshu, accomodati pure con noi, ormai non siamo più nemici! –
L’alieno non se lo fece ripetere due volte e si sedette al tavolo con le ragazze, al quale presero posto anche Kyle e Zakuro, mentre Ryan preferì rimanere in piedi. Immaginavano tutti che ora il discorso sarebbe spettato al bel biondo, e così fu.
- Allora Kisshu, Zakuro mi ha comunicato che hai accettato di collaborare con noi alla ricerca dell’Acqua Cristallo, giusto? -
Kisshu annuì con convinzione, e Ryan continuò: - Tu sai perfettamente perché noi stiamo dando la caccia al Cristallo, ma non mi è ancora del tutto chiaro perché tu lo stia cercando: potresti spiegarci la situazione? –
- Certamente. – L’alieno iniziò a raccontare. – L’Acqua Cristallo è stata creata dagli alieni quando i nostri avi abitavano ancora sulla Terra: prima di emigrare, l’hanno nascosta da qualche parte a noi ancora sconosciuta, in modo che potesse poi essere utilizzata per risvegliare il nostro capo, Deep Blue, un’entità aliena che ha garantito al nostro popolo di riconquistare la Terra in modo che la nostra gente possa tornare a viverci. Io, Pie e Taruto abbiamo sempre seguito i suoi ordini, anche se io, ultimamente, iniziavo a nutrire dei dubbi riguardo al piano di Deep Blue: secondo me esiste un modo per salvare il mio pianeta senza dover dipendere dal nostro sovrano, e voglio fare in modo che l’Acqua Mew non cada nelle sue mani. -
Tutti avevano ascoltato in silenzio il discorso di Kisshu, e Kyle fu pronto a porre una nuova domanda: - E quale sarebbe il metodo alternativo per salvare il tuo pianeta? Hai delle idee? –
Kisshu sorrise, come se non aspettasse altro che quella domanda. – Oh si, ne ho una. Ho studiato, durante i vari combattimenti, il potere del Cristallo, e sono convinto che sia più che sufficiente per rendere vivibile, se non rigoglioso, il mio pianeta. Voglio utilizzare l’Acqua Mew per salvare delle vite, non per vedere morire voi umani. Che siano vite aliene o terrestri quelle che vengono stroncate, per me hanno lo stesso identico valore. –
Tutti rimasero sorpresi dalle parole di Kisshu: non l’avevano mai sentito parlare in quel modo dal momento che l’avevano sempre visto come il guerriero cinico e spietato loro avversario. Solamente Zakuro sorrise, vedendo finalmente le sue opinioni confermate.
L’alieno si accorse del sorriso della modella, e le rivolse la parola in tono falsamente critico: - Qualcosa del mio discorso ti fa sorridere, Zakuro? –
Lei intercettò il suo sguardo, osservando attentamente i suoi occhi dorati. Tornando seria, gli rispose: - Ciò che hai appena detto ti fa onore e sono felice che tu la pensi in questo modo. Credo che, con questi presupposti, la nostra collaborazione sia fattibile. –
Tutti annuirono alle parole della Mew Lupo, ma Kisshu, decise di interrogare Ichigo.
- E tu che sei la leader del gruppo, come mai non parli? Cosa ne pensi Micetta? -
Ichigo lo guardò in cagnesco, prima di ribattere: - Penso che il fatto che tu ora sia nostro alleato non ti autorizzi ad essere indisponente nei miei confronti; non crearti false speranze con questa storia dell’alleanza, perché tra me e te non ci sarà mai nulla. Per il resto, condivido pienamente l’opinione di Zakuro. –
Kisshu si sentì morire dopo aver udito quelle parole. “Ecco, non vuole proprio cedere, non vuole provare a comprendermi neanche adesso. Dannazione.” Decise, però, di fare buon viso a cattivo gioco, ribattendo: - Hey, come siamo prevenute! Nessuno ha più intenzione di importunarti, so bene che sei innamorata di quell’ameba, che è l’amore della tua vita e bla, bla, bla. Smetti di pensare che siano tutti ai tuoi piedi, tesoro! –
“Perfetto, ho detto tutto il contrario di quello che penso e sono anche stato convincente. Fantastico!” pensò Kisshu con sarcasmo.
Ryan consegnò all’alieno una piccola ricetrasmittente. – Ecco, con questa potrai sempre essere in collegamento con noi attraverso il computer e con le ragazze tramite i loro ciondoli Mew. Se hai bisogno di un posto in cui dormire, qui al Caffè abbiamo una stanza per gli ospiti. –
Kisshu si infilò la ricetrasmittente nella tasca dei pantaloni, per poi rispondere: - Grazie della proposta, ma ho già un posto in cui passare la notte. – Non era assolutamente vero, ma l’alieno non aveva nessuna voglia di stare assieme a quei due umani.
Kyle si alzò dalla sedia e, sorridendogli, disse: - Bene, allora è tutto deciso. Nei prossimi giorni elaboreremo dei piani d’azione e potrai aiutarci con le nostre ricerche in laboratorio. Per adesso puoi andare, abbiamo detto tutto. Ci vediamo domani sempre per quest’ora, così potrai iniziare a lavorare. –
Kisshu, a quelle parole, sgranò gli occhi. – Scusa, ma credo di aver capito male. LAVORARE? –
Kyle rispose: - Si, esatto! È una copertura, lavorerai come cameriere insieme alle ragazze. –
- Ma tu hai voglia di scherzare? Non se ne parla assolutamente, io non ho la minima intenzione di lavorare! -
Ichigo, a quel punto, parlò: - Hai voluto l’alleanza? Ecco, quindi ora ti tocca anche lavorare, così come facciamo noi! –
Retasu gli rivolse un sorriso imbarazzato e disse: - Al massimo puoi fare come Minto, che non muove un dito e sta sempre seduta a bere il thè. – Dopo quella frase, però, si portò le mani alla bocca, guardando Minto che la fulminò con lo sguardo, prima di ribattere: - Che cosa vorresti dire con questo? Io faccio più di voi altre messe assieme! –
- Basta ragazze, non litigate, accidenti! – si intromise la piccola Purin, nonostante non riuscisse a trattenere una risata di fronte a quella situazione.
Zakuro continuava a farsi tranquillamente gli affari suoi, come se la situazione non la riguardasse ormai più di tanto.
Ryan riportò l’ordine come sempre, dicendo: - Bene, abbiamo finito di parlare per oggi. Adesso ragazze, andatevi a cambiare che dobbiamo aprire il locale. Kisshu, noi ci vediamo domani mattina. –
L’alieno si alzò sbuffando e con un ironico “Grazie di tutto, biondo” si smaterializzò, ancora arrabbiatissimo per la storia del lavoro come cameriere.

“Merda, dovevo aspettarmi che ci fosse qualcosa del genere sotto! Da domani potrò finalmente iniziare ad umiliarmi indossando una stupida divisa!”


Ed ecco a voi un nuovo capitolo, forse un po' più corto del solito, ma necessario per il proseguimento della storia! Vi prego, recensite in parecchi e fatemi sapere cosa ne pensate; per me è importante! Un abbraccio,
Salice_

 

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Capitolo 9
*** Nessuno si salva da solo. ***



Voglio fare un ringraziamento speciale a blackmiranda, Whooki, Zakurio e Princess Monster che ogni volta leggono e recensiscono i miei capitoli! Grazie di cuore.


Il mattino seguente, come al solito, le ragazze si erano recate al Caffè Mew Mew per il loro turno di lavoro. Tutte tranne Ichigo, che, come al solito, era nuovamente in ritardo. Zakuro, Purin, Retasu e Minto erano già cambiate e chiacchieravano con Kyle; Ryan si era eclissato in laboratorio. Mentre il gruppetto parlava, Kisshu si materializzò all’interno del locale, con un’espressione estremamente scocciata, cosa che divertì molto Purin.
- Che hai da ridere, scimmietta? – la punzecchiò l’alieno
La Mew Scimmia sorrise, dicendo: - Cavolo, dovresti vedere la tua faccia! –
Minto si fece avanti, dicendo con noncuranza: - Io sinceramente pensavo non ti presentassi neanche a lavoro, invece mi sbagliavo. Per lo meno non sei in ritardo come quella scansafatiche di Ichigo. –
Proprio in quel momento, la ragazza dai capelli rossi entrò come una furia nel Caffè, scusandosi con le sue compagne, per poi lanciare uno sguardo gelido a Kisshu; lui, invece, le sorrise benevolo, solo per guadagnarsi un “Adesso vado a cambiarmi e tu non provare assolutamente a entrare nello spogliatoio prima che io sia uscita” da parte di Ichigo. L’alieno cominciava già a perdere la pazienza: non le aveva ancora rivolto la parola e doveva essere trattato così!
Fortunatamente, Kyle intervenne, dicendo: - Non preoccuparti Kisshu, puoi andare a indossare la tua divisa nella camera degli ospiti. Seguimi, ti faccio strada. –
Kisshu seguì il moro, mentre le ragazze iniziarono a sistemare tutto per l’apertura del locale, raggiunte dopo poco anche da Ichigo.
Zakuro si stava occupando di aprire la cassa, quando in sala comparve il giovane ragazzo alieno nella sua nuova divisa da cameriere: pantalone verde scuro, mocassini neri ai piedi, camicia bianca con un paio di bottoni di troppo lasciati volutamente sbottonati che lasciava intravedere i pettorali scolpiti e un cravattino annodato in maniera morbida e sbarazzina, dello stesso colore dei pantaloni. In più Kisshu si era sciolto i capelli in modo da nascondere parzialmente le lunghe orecchie a punta, con l’aiuto anche di un cappellino morbido nero.
La Mew Lupo dovette ammettere a se stessa che si trattava di un gran bel vedere, ma fece finta di niente, rimettendosi ad armeggiare con il registratore di cassa. Le altre ragazze gli fecero i loro sinceri complimenti, tranne Ichigo, ovviamente, che lo stava deliberatamente ignorando. Dopo qualche minuto, Kisshu si avvicinò a Zakuro, in piedi dietro alla cassa, e le rivolse il suo solito sorriso sghembo.
- Allora, che te ne pare? – chiese lui alla ragazza.
Lei sollevò lo sguardo sul ragazzo e gli sorrise furbamente, rispondendo: - Gran bella divisa; Kyle ha avuto gusto. –
- I complimenti non sono il tuo forte, vero? – la punzecchiò l’alieno.
- No, quando ho a che fare con un alieno narcisista mi limito molto. – lo prese in giro lei.
Kisshu rise, una risata fresca e sincera che contagiò anche la Lupa. Poi lui fece: - Oggi penso che combinerò dei disastri allucinanti: piatti, ordinazioni, clienti e cose varie… non voglio pensarci. –
- Non preoccuparti, non sarai mai peggio di Retasu. – lo consolò Zakuro.
- Perché? –
- Oh, lo scoprirai presto. –
 
Come aveva predetto la modella, durante la giornata Kisshu si accorse di quale disastro ambulante fosse la Mew Focena: nel giro di due ore aveva già fatto fuori quattro piatti e una teiera, e la giornata non era ancora finita.
“Qui sembra di essere in una gabbia di matti!” pensò esasperato Kisshu in un momento in cui non aveva nulla da fare, guardandosi intorno: Retasu faceva cadere perennemente ciò che aveva tra le mani, Purin si esibiva in spettacoli da circo che il più delle volte rischiavano di demolire il locale, Minto se ne stava in un tavolino isolato a sorseggiare thè e impartire ordini alle compagne, Ichigo girava come una trottola tra i tavoli sempre piena di ordinazioni e Zakuro terrorizzava i clienti con il suo modo di fare scorbutico. In più, Kisshu si trovava in difficoltà: sbagliava le ordinazioni da portare ai tavoli, si innervosiva quando trovava clienti indecisi e non sopportava gli sguardi languidi che gli lanciavano alcune ragazze.
Kyle lo riscosse dai suoi pensieri: - Kisshu vieni, ci sono da portare due fette di torta al tavolo 4. –
L’alieno entrò in cucina sbuffando e lì trovò Zakuro che stava afferrando un vassoio stracarico di cose.
- Vuoi che porti io quell’affare? – si offrì Kisshu in modo spontaneo.
Zakuro gli rivolse un sorriso amichevole e gli rispose: - No grazie, non preoccuparti. Piuttosto, cerca di azzeccare il tavolo giusto con quelle due torte ‘sta volta! –
Kisshu le sorrise di rimando e rispose alla presa in giro dicendo: - E tu smettila di terrorizzare quelle povere persone, altrimenti perderemo la metà dei clienti! –
- Io non terrorizzo proprio nessuno, sono gli altri che si lasciano intimorire! – rise la modella.
- E ci credo, ogni volta che chiedi che cosa vogliono ordinare sembra che tu voglia sbranarli! –
- Ma non dire stupidaggini! –
- Ehm… Kisshu, le torte! – li interruppe Kyle, che era rimasto con il braccio teso e il piatto con le due fette di torta in mano per tutto lo scambio di battute.
- Ah già, è vero, da’ qua. – si riprese Kisshu.
Zakuro gli sorrise nuovamente, afferrò il vassoio e si diresse ancheggiando fuori dalla cucina. Kisshu rimase imbambolato con il piatto in mano, guardando le gambe perfette della modella muoversi e la gonna corta della divisa frusciare.
“ Penso che lavorare qua potrebbe anche non essere così pesante come credevo…”
- Kisshu, le torte! -
- Ah si Kyle, vado, vado! –
 
Erano ormai passate diverse settimane da quando l’alieno dagli occhi dorati aveva iniziato a lavorare al Caffè e tutto procedeva piuttosto bene: non c’erano stati attacchi da parte di Pie e Taruto, Kisshu, Ryan e Kyle lavoravano spesso in laboratorio senza essere ancora riusciti però ad individuare tracce dell’Acqua Mew e il gruppetto collaborava in modo abbastanza affiatato.
Quel pomeriggio si stava avvicinando l’ora della chiusura quando un tuono squarciò l’aria.
- Accidenti, è iniziato un bel temporale! – osservò Retasu guardando fuori da una delle piccole finestrelle a forma di cuore.
Ichigo sbuffò sonoramente. – Accidenti, io devo vedermi con Mark! Perché deve piovere proprio adesso?! –
Kisshu, che stava servendo a qualche tavolo di distanza, per poco non rovesciò ciò che aveva sul vassoio: nonostante si fosse, in un certo senso, rassegnato al fatto che la sua bella gattina stesse con quell’umano, non sopportava l’idea che i due stessero insieme.
All’ora di chiusura, i ragazzi si andarono a cambiare, dopodiché si salutarono velocemente, affrettandosi a uscire ed affrontare l’acquazzone per tornare a casa.
Kisshu uscì dalla porta sul retro, ma dopo qualche passo si arrestò: aveva notato Ichigo e Mark poco distanti, nel parco, che si stringevano sotto ad un ombrello.
Senza pensare a quello che stava facendo, si avvicinò silenziosamente ai due, nascondendosi tra i cespugli per poterli osservare, tenendosi ad una debita distanza. Non si curava della pioggia che continuava imperterrita a bagnare i suoi abiti e i suoi capelli e dei lampi che illuminavano il cielo: l’unica cosa che sentiva in quel momento era il suo cuore battere all’impazzata nel petto.
Ichigo e Mark si abbracciarono stretti, lei aveva il viso affondato nel giaccone del ragazzo, che le sorrideva; lui si abbassò sui suoi capelli rossi e le sussurrò qualcosa all’orecchio, dopodiché le bocche dei due ragazzi si fecero sempre più vicine, fino a che non si toccarono. Ichigo e Mark si baciarono, dapprima dolcemente, poi con più passione.
Kisshu rimase ad osservare la scena, incapace di muoversi, gridare, fare qualsiasi cosa: riusciva soltanto a guardare quei due baciarsi, avvertendo un senso di vuoto che lentamente si impossessava di lui. Non rabbia, né tristezza: vuoto.
Non si accorse nemmeno che qualcuno lo stava riparando dalla pioggia e che l’acqua non gli cadeva più addosso. Alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi color zaffiro di Zakuro, che, silenziosamente, si era portata in piedi di fianco a lui e lo stava coprendo con un grande ombrello nero.
Si guardarono per un attimo, e Kisshu temette di aver letto della compassione nello sguardo della modella; lui si alzò lentamente, per poi mormorare: - Credo sia meglio che me ne vada. –
- Lo penso anche io. – disse pacatamente Zakuro. – Forza, andiamo. -
Kisshu la osservò curioso. – Come sarebbe a dire “andiamo”? –
Zakuro gli restituì l’occhiata, rispondendo: - Andiamo da me. Tu sei fradicio e rischi di prenderti qualche strana malattia terrestre se non ti asciughi. –
L’alieno abbozzò qualcosa di simile ad un sorriso e, senza sapere perché e senza curarsi di trovare un motivo, si apprestò a seguire la modella.

I due camminarono in silenzio sotto l’ombrello fino a casa della ragazza, ognuno immerso nei propri pensieri. Kisshu aveva il morale a terra e calciava distrattamente ogni sassolino che incontrava sul suo cammino, ma si stupì di una cosa: in quel momento, era estremamente grato a Zakuro per essere silenziosamente lì con lui.


Ecco un nuovo capitolo con delle belle novità! Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
Salice_

 

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Capitolo 10
*** Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi. ***



Grazie infinite a chi continua a recensire i miei capitoli! Mi fa molto piacere ricevere il vostro parere e i vostri consigli :)

Zakuro girò le chiavi nella toppa ed aprì il portone della sua villa; posò l’ombrello nel portaombrelli e fece cenno a Kisshu di entrare. Una volta in casa, la modella gettò con malagrazia il cappotto sul divano e si voltò verso l’alieno fradicio che stava in piedi sgocciolando di fronte a lei.
- Forza, vieni con me, ti preparo il bagno. -
- Ma non è necessario, veramente, io… - cominciò Kisshu leggermente imbarazzato, ma venne interrotto quasi subito da Zakuro: - Muoviti, hai intenzione di allagarmi tutta la sala? –
Il ragazzo, allora, seguì silenziosamente la padrona di casa fino al piano di sopra e nel suo immenso bagno; lei aprì l’acqua della doccia regolandola su una temperatura piuttosto calda, poi aprì un mobile ed iniziò a tirare fuori vari asciugamani e un phon.
Zakuro guardò Kisshu con l’ombra di un sorriso sulle labbra carnose, dicendogli: - Bene, qui c’è tutto quello che ti serve. Metti pure i tuoi vestiti bagnati dentro quella bacinella; nel cassetto deve esserci un pantalone della tuta che dovrebbe andarti. Shampoo e bagnoschiuma sono già nella doccia.-
L’alieno era rimasto spiazzato dalla cortesia con cui la Mew Lupo lo stava trattando: - Grazie, non serve che tu ti disturbi così. –
La modella lo guardò intensamente, prima di concludere in tono sbrigativo: - Io vado a farmi una doccia di sotto. Quando hai finito fai come se fossi a casa tua. – e uscì dal bagno, lasciando il suo ospite da solo.
Lentamente, Kisshu si liberò degli indumenti bagnati mettendoli nella bacinella indicata da Zakuro, dopodiché si infilò nella doccia: l’acqua era piacevolmente calda, proprio quello che ci voleva dopo esser stato tutto quel tempo sotto la pioggia. Mentre si lavava i capelli, il ragazzo continuava a pensare alla scena alla quale aveva assistito poco tempo prima, stupendosi del fatto che la cosa non lo facesse star male come avrebbe pensato.
“ Forse è perché ho soltanto avuto la conferma di quello che già sapevo. Vedere Ichigo baciare quel Mark mi ha fatto capire che la situazione sta in questo modo, senza che io possa fare nulla. Non mi sento né triste né arrabbiato, però, e la cosa è strana: è come se ora avessi preso coscienza del fatto che lei non è minimamente interessata a me e, di conseguenza, me ne importa anche poco. Pensavo che i sentimenti che io nutrivo per Ichigo fossero più forti; ero convinto che assistere ad un loro bacio mi avrebbe fatto perdere il controllo. Invece no.”
Ad un tratto, a Kisshu tornò in mente l’immagine del suo angelo salvatore che lo aveva trascinato via da quella scena: Zakuro.
“Lei ha voluto semplicemente il mio bene; mi ha visto in una situazione difficile e ha deciso di portarmi qui. Solo ora che la conosco di più mi rendo conto di quanto sia matura quella ragazza e di come sia in grado di spingersi oltre le apparenze. Lei è stata l’unica disposta a parlare con me, nonostante io fossi il nemico; lei si è messa nei miei panni, mi ha compreso e ha fatto in modo che si giungesse ad un accordo; lei si è da subito dimostrata disponibile nei miei confronti, nonostante sia una persona molto fredda e distaccata. Le sono grato per quello che ha fatto.”
Con questi pensieri, Kisshu chiuse l’acqua della doccia e uscì, asciugandosi con i candidi asciugamani che aveva preparato Zakuro. Indossò il pantalone della tuta grigio che era riuscito a trovare nel cassetto e si asciugò i capelli con il phon, lasciandoli sciolti. Una volta finito, osservò la sua immagine riflessa nel grande specchio: i capelli verde scuro gli ricadevano ribelli sugli occhi, liberi dai due nastrini rossi che ora giacevano di fianco al lavandino; il petto nudo era scolpito ed era possibile contare gli addominali ben definiti; i pantaloni della tuta, portati bassissimi come era solito fare Kisshu, gli davano un’aria ancora più sexy del normale. Si rese conto che la sua pelle ora emanava il profumo di Zakuro, e sorrise a questo pensiero prima di uscire dal bagno ed incamminarsi al piano di sotto.
In sala non c’era nessuno: evidentemente la modella doveva essere ancora sotto la doccia, così Kisshu ne approfittò per gironzolare per casa. Entrò nella piccola cucina moderna e prese a curiosare nel frigo, osservando con interesse tutti i vari cibi terrestri che erano lì dentro. Dopodiché si avviò in corridoio e tornò nel salone, scrutando i quadri che erano appesi alle pareti: molti di essi ritraevano il mare, perennemente in tempesta, mentre in altri erano raffigurati dei tramonti, ritratti rigorosamente da dietro una finestra con delle sbarre.
“Piuttosto inquietante, nonostante la bellezza del quadro.” Si ritrovò a pensare l’alieno. “Dà la terribile impressione di essere sempre in gabbia e di osservare la bellezza del paesaggio da dentro una sorta di prigione, dietro ad una barriera dalla quale non si può evadere.”
La voce soave di Zakuro spezzò il filo dei pensieri dell’alieno: - Vedo che sei interessato ai miei quadri, sbaglio? –
Kisshu si voltò rapidamente, trovandosi davanti ad una Zakuro seduta comodamente su una poltrona accanto al camino, con i capelli ancora mezzi umidi raccolti in una coda alta. Indossava un pantaloncino di lino color pesca e un top coordinato sempre dello stesso colore e materiale, che esaltavano la sua figura e le sue forme. Kisshu si riscosse dai suoi apprezzamenti mentali per la modella, esclamando: - Non mi ero neanche reso conto che fossi entrata in questa stanza. –
- Ho notato; ti ho visto parecchio preso dai quadri. – rispose Zakuro con un sorriso.
- Effettivamente li stavo osservando, ma ero rimasto stupito da un’altra cosa… - cominciò Kisshu soppesando le parole.
- Ovvero? – fede curiosa la ragazza.
- Ecco… - fece l’alieno. – Ho notato che in casa di Ichigo ci sono fotografie appese in ogni dove, soprattutto in camera sua: momenti della sua vita, di quando era bambina o con gli amici. Qui in casa tua, invece, non esiste nulla di simile. Ci sono questi quadri appesi alle pareti, ma rappresentano più che altro uno stato d’animo, non mostrano dei momenti di vita della persona che ci vive. –
Zakuro non parve infastidita dall’osservazione di Kisshu: al contrario, sembrava quasi soddisfatta del fatto che fosse giunto a quelle conclusioni. Inaspettatamente, la ragazza si alzò dalla poltrona e affiancò l’alieno, portandosi di fronte ad un quadro di tramonti. Con un sorriso amaro impresso sulle labbra, Zakuro parlò: - Evidentemente, Ichigo ha un passato che vale la pena ricordare. –
Kisshu osservò la ragazza con un misto di dispiacere e curiosità, prima di porre la sua domanda: - E tu quindi mi stai dicendo che non hai niente di bello da ricordare nel tuo passato? Niente di niente? –
Subito l’alieno ebbe paura di aver parlato troppo, ma, come quella volta nella cattedrale, Zakuro lo stupì: si sedette sul divano, allungando le gambe perfette, e fece cenno a Kisshu di raggiungerla. Lui si sedette vicino a lei e la guardò con curiosità, aspettando che lei continuasse. Dopo pochi secondi, infatti, Zakuro iniziò a raccontare, senza mai distogliere lo sguardo dalla finestra e dalla pioggia che cadeva imperterrita dietro di essa.
- Io non sono nata qui: quando ero bambina, vivevo in America con i miei genitori. Appartenevo ad una famiglia molto ricca e vivevo in una casa enorme; non mi mancava nulla per quanto riguardava le cose materiali, ma c’era qualcosa che non mi è mai stato donato e che non si poteva ottenere con i soldi: l’affetto di mia madre. Mentre mio padre è sempre stato un uomo affettuoso e che stravedeva per me, mia madre era tutto il contrario: fredda, persino con sua figlia, pragmatica, rigida, sempre presa dal suo lavoro e dai suoi interessi. Diciamo che era molto simile a me, purtroppo.
Diciamo pure che con lei non avevo un vero e proprio rapporto affettivo, cosa che avevo instaurato con mio padre; lui mi adorava, ero la luce dei suoi occhi e lui rappresentava tutta la mia vita per me.
I problemi arrivarono quando saltò fuori che mia madre aveva una relazione extra coniugale da qualche anno con un uomo molto ricco. Mio padre rimase sconvolto, loro litigarono, lei urlava, lui la implorava di troncare quella relazione. Io avevo solo tredici anni. Poi, un bel giorno, mio padre tornò a casa da lavoro e non trovò mia madre ad aspettarlo. Lei aveva preso tutte le sue cose, fatto le valige e se n’era andata con il suo amante, senza dire una parola. Mio padre, da quel punto di vista, non aveva mai avuto un carattere molto forte; era soggetto alla depressione e quando accadeva qualcosa di brutto, aveva il vizio di crogiolarsi nei suoi problemi. In più, era terribilmente innamorato di mia madre. L’amava. Dio, quanto l’amava.
Accecato dal dolore, prese una pistola dal cassetto e si sparò un colpo in bocca: una morte fredda e istantanea. –
Zakuro abbassò lo sguardo sulle sue mani che, inconsciamente, stava stringendo a pugno. Dopodiché puntò i suoi occhi color zaffiro in quelli d’oro di Kisshu, il quale rimase estremamente sorpreso nel vedere che non erano neanche minimamente lucidi.
- Quando io tornai a casa da scuola, trovai il suo corpo riverso a terra, in una pozza di sangue, e la casa vuota, a parte il cadavere di mio padre ovviamente. Mi chinai su di lui e piansi, disperata: anche se ero piccola, immaginavo che il dolore per un’eventuale abbandono avrebbe potuto far star male all’inverosimile il mio papà, anche se non pensavo fino al punto di suicidarsi.
Non attesi il giorno del funerale: feci anche io la valigia e mi imbarcai sul primo aereo per Tokyo, dove avevamo una villa per le vacanze, ovvero la casa in cui ci troviamo io e te in questo momento. Mia madre provò a convincermi a tornare in America, ma non lo fece mai del tutto: non è mai venuta a trovarmi per parlarmi a quattr’occhi. Lei mi scriveva lettere. Sì, lettere, lettere in cui mi diceva che era dispiaciuta per tutto quello che era successo e mi chiedeva di tornare a casa. Io non risposi mai a nessuna di quelle lettere. È ormai da sei anni che vivo qui, sono riuscita ad affermarmi, a fare carriera e crearmi una vita, magari non felice come potrebbe apparire, ma ce l’ho fatta. Dal giorno della morte di mio padre non ho mai più pianto. E ogni volta che mi guardo allo specchio mi odio, perché rivedo in tutto e per tutto mia madre, con i suoi occhi blu e i lineamenti delicati. Rivedo il suo sguardo distaccato e solitario, rivedo lei in me, in molti aspetti del mio carattere. Purtroppo, quando cerchi in tutti i modi di allontanare una persona dalla tua vita, il destino fa in modo che tu gli assomigli; in questo modo, esso può ricordarti della sua esistenza ogni volta che ti guardi allo specchio. –
Zakuro sospirò profondamente. Durante il suo discorso, dai suoi occhi non era mai scivolata una lacrima e la sua voce non si era mai incrinata; Kisshu però aveva avvertito una forte, anzi, fortissima rabbia, che accendeva una fiamma di odio negli occhi della ragazza, rendendoli forse ancora più belli, grazie a quella bellezza inspiegabile che è propria del pericolo.
La modella accennò un sorriso e concluse con un semplice: - Questo è tutto. –
Kisshu, dal canto suo, era rimasto completamente senza parole. Aver ascoltato la storia del passato di Zakuro gli aveva fatto dimenticare completamente la scena di Ichigo e Mark e non riusciva a capacitarsi di come una persona potesse convivere con un dolore simile senza dare mai segni di cedimento.
“Ora capisco perché si comporta in modo così freddo: ha conosciuto il dolore e l’odio fin da piccola, ha perso tutto ciò che le era più caro e, nonostante tutto, è riuscita a voltare pagina, a cambiare completamente vita. Questa si chiama forza.”
Inaspettatamente, la modella sfiorò un braccio nudo dell’alieno, riscuotendolo dai suoi pensieri.
- Mi spiace di averti turbato con questa storia. Fai finta che io non abbia detto nulla. -
Kisshu si ricompose immediatamente e si affrettò ad afferrare con dolcezza il viso della ragazza, in modo che potesse guardarla negli occhi.
- Non devi scusarti. Mi dispiace veramente per tutto quello che hai dovuto passare; non avrei mai potuto immaginare che il tuo passato fosse tanto orribile. Ho sempre pensato, dalla prima volta in cui ti incontrai, che doveva esserti accaduto qualcosa che aveva reso il tuo carattere così schivo e duro, ma non potevo sapere che la tua vita fosse stata così difficile. -
Zakuro continuò a guardare negli occhi Kisshu, senza distogliere lo sguardo e senza scostare la sua mano che continuava a reggerle con dolcezza il viso. “Mi rendo conto di essere felice del contatto che c’è in questo momento tra noi due; non so perché, ma in questo momento mi sento al sicuro.”
Kisshu ruppe il silenzio: - Hai… L’hai mai raccontato a qualcuno? –
Zakuro scosse la testa. – No. Sei la prima persona a cui ne parlo. –
Inaspettatamente, mosso da un moto di dolcezza, Kisshu passò un braccio attorno alle spalle della ragazza, per poi farle appoggiare il capo sul suo petto nudo; lei non si oppose, anzi, si accoccolò sui pettorali dell’alieno, passandogli un braccio dietro alla schiena e poggiando teneramente la mano sui suoi addominali. Kisshu completò l’abbraccio e la cullò in silenzio, pensando a quanto fosse simile ad una bambolina indifesa in quella posizione. Lui mormorò: - Allora sono onorato che tu abbia scelto di aprirti proprio con me. –
Zakuro, nel frattempo, aveva chiuso gli occhi e si stava godendo quell’abbraccio, il primo abbraccio sincero dopo molti anni. – L’ho fatto perché ho capito che tu sei una delle poche persone che sarebbe riuscito a comprendermi. Grazie per essere qui in questo momento. –
- Non ringraziarmi. -
I due rimasero in quella posizione ancora per molto tempo, senza parlare, beandosi l’uno del contatto dell’altro, sentendosi Kisshu estremamente protettivo nei confronti della ragazza e Zakuro rilassata e coccolata.
Fu lei, dopo lungo tempo, a parlare: - Dimmi la verità, dove hai passato la notte da quando sei stato abbandonato dai tuoi compagni e dal tuo capo? –
Kisshu si stupì della domanda, ma comunque rispose: - Inizialmente, la notte la passavo a girovagare per la città, riposandomi di tanto in tanto su qualche albero nel parco Inohara; poi ho scoperto un piccolo stabile abbandonato e da allora vado sempre a dormire lì. Perché questa domanda? –
Zakuro si alzò da quella posizione per guardare nuovamente Kisshu in volto, dicendo: - Resta qui. Ho una casa grande e una stanza degli ospiti; potresti stare qui. –
L’alieno era estremamente sorpreso. Non si aspettava di instaurare un rapporto simile con quella ragazza e non sapeva neppure se accettare o no il suo invito.
“Non so come comportarmi con lei. Alle volte mi sento come se la conoscessi da tempo, altre invece sono totalmente a disagio. Però, se c’è una cosa che so, è che mi farebbe piacere convivere con Zakuro; potremmo scacciare insieme la solitudine che alberga nei nostri cuori.”
Kisshu sorrise, un sorriso dolce e sincero. – Accetto molto volentieri. Grazie di tutto. –
 
Quella sera, dopo aver guardato qualcosa in televisione e parlato del più e del meno, i due si recarono al piano di sopra: Zakuro diede la buonanotte a Kisshu e si ritirò nella sua stanza, mentre lui entrò nella camera degli ospiti, che ospitava due letti singoli, si mise in un letto e si addormentò quasi istantaneamente.

Quella notte, i sogni di Kisshu furono popolati da mari tempestosi e da una bellissima donna dalle fattezze da lupo e gli occhi color zaffiro.

Ed ecco a voi un nuovo capitolo! Se potete fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante! Un abbraccio,
Salice_

 

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Capitolo 11
*** Si comincia da due. ***



Volevo ringraziare come sempre chi recensisce i miei capitoli: non potete capire quanto mi faccia piacere sapere cosa ne pensiate di quello che scrivo!

Si Comincia Da Due. 

Il mattino seguente, Kisshu aprì gli occhi e si guardò intorno, confuso: si trovava in una camera dalle pareti verde chiaro che ospitava due letti singoli; lui dormiva in uno di quelli, precisamente nel più vicino ad una grande finestra dalla quale entravano i raggi del sole. Si tirò su sbadigliando, ricordandosi di essere ospite a casa di Zakuro, e guardò l’orologio appeso sulla parete di fronte a lui: segnava le 11:00.
“Cavolo se ho dormito! Ci voleva proprio una bella dormita in un letto comodo.” 

Con questi pensieri l’alieno si diresse in bagno, si diede una rinfrescata e, sempre a petto nudo e con solo i pantaloni della tuta addosso, decise di scendere al piano inferiore per vedere se Zakuro era sveglia.
Il ragazzo non si stupì nel trovarla in cucina, seduta al tavolo e intenta ad imburrare una fetta biscottata. Quando lo vide fare la sua comparsa in cucina, Zakuro gli sorrise amichevolmente.
- Buongiorno! Dormito bene? -

- Splendidamente, grazie. –
Kisshu si sedette al tavolo e accettò di buon grado la fetta biscottata con la marmellata che la Mew Lupo gli porgeva, notando solo in quel momento che, mentre lui era ancora in tenuta notturna, Zakuro era già vestita di tutto punto: quel giorno aveva optato per un abbigliamento sportivo, che prevedeva jeans scoloriti, un maglioncino aderente bianco con lo scollo un po’ a barca e Converse rosse ai piedi.
“Anche vestita in modo più semplice, è sempre bellissima.” Si ritrovò a pensare Kisshu.
- Ma a che ora ti sei svegliata che sei già vestita? – le domandò l’alieno cominciando ad imburrare una nuova fetta biscottata.
Zakuro lo osservò con un sorrisetto, rispondendo: - Io alle 9:00 ero in piedi e non solo sono già vestita, ma sono anche andata a fare un giro in centro. –
Detto questo, la ragazza si alzò e si diresse fuori dalla stanza, per poi tornare pochi secondi dopo con un sacchetto di un negozio di abbigliamento.
Kisshu per poco non si strozzò con la sua colazione, ricordandosi solo in quel momento che a quell’ora sarebbero dovuti essere al Caffè a lavorare.
- Cazzo Zakuro, non siamo andati al Caffè! Ryan ci ammazzerà! -
La modella, per tutta risposta, scoppiò in una risata, per poi esclamare: - Stai tranquillo, ho avvisato Ryan che oggi noi non saremo andati a lavorare. Ho pensato che ci saremmo potuti prendere una giornata libera. –
Kisshu, ora molto più sollevato, riprese a chiacchierare tranquillamente: - Ah bene, fantastico! Comunque mi stavi dicendo? Hai fatto shopping questa mattina? –
A quelle parole, la ragazza sorrise furbamente, lasciando l’alieno un po’ confuso, prima di rispondere: - Oh no, lo shopping vero inizierà oggi pomeriggio. –
Detto questo, porse il sacchetto a Kisshu, che la guardò con aria interrogativa.
- Che cosa vuol dire? È per me? -
- Be’ per me no di sicuro. Spero di aver azzeccato la taglia, sai, sono dovuta andare a occhio. –
Kisshu, ora che aveva realizzato che si trattava di un regalo per lui, non stava più nella pelle per vedere di cosa si trattava. Aprì il sacchetto, estraendo il contenuto: un paio di jeans dal taglio piuttosto semplice e con qualche leggero strappo qua e là, un dolcevita di lana verde scuso, un paio di Converse bianche, un cappellino di cachemire grigio scuro e una giacca di pelle nera.
L’alieno non riusciva a credere ai suoi occhi. – Vestiti umani? –
Zakuro posò i suoi occhi blu in quelli dorati di lui e rispose pacatamente: - Be’ si, i tuoi vestiti sono ancora bagnati e sinceramente daresti troppo nell’occhio ad andare in giro conciato in quel modo…-
Kisshu, però, la interruppe: - Ma è fantastico! Grazie, vado subito a provarli! –
E detto questo sparì al piano di sopra con i suoi nuovi vestiti, non vedendo l’ora di indossarli.
Zakuro, rimasta sola in cucina, si lasciò andare ad una risata rilassata. “Cavolo, non pensavo che sarebbe stato così felice! Sono contenta, mi piace vedere il sorriso sulle sue labbra e quella strana luce che illumina i suoi occhi quando è sereno.”
Dopo qualche minuto, Kisshu fece ritorno in cucina vestito di tutto punto con i suoi abiti nuovi. I jeans gli calzavano a pennello, il dolcevita aderente era perfetto e metteva in risalto il suo fisico scolpito; la giacca di pelle gli stava perfettamente e assieme al cappello davano un tocco di stile al tutto. In più, Zakuro si congratulò mentalmente con se stessa per aver indovinato anche il numero delle scarpe!
- Allora? Come sto? – domandò Kisshu pavoneggiandosi per tutta la cucina.
Zakuro sorrise, divertita da quella scena e dal modo di fare dell’alieno, rispondendo: - Stai benissimo! E oggi mi accompagnerai in giro per negozi. –
L’entusiasmo di Kisshu si smorzò. – Sul serio? –
Zakuro incrociò le braccia e lo guardò con espressione seria, sollevando un sopracciglio: - Be’ è il prezzo da pagare per la mia ospitalità. Forza usciamo, abbiamo molti negozi da girare! –
Kisshu, ormai arreso, si apprestò a seguire la modella fuori di casa. “Ecco, era tutta una fregatura questa. Dovevo immaginare che ci fosse sotto qualche noiosissima cosa da donna come lo shopping.”
Ma mentre Zakuro stava chiudendo la porta a chiave, al ragazzo venne un’idea.
- Aspetta! Devo salire un attimo di sopra, torno subito! – e senza attendere risposta sgusciò in casa.
Zakuro si accigliò e gli gridò dietro, indispettita: - Giuro che se è una scusa per non accompagnarmi in centro, ti sbatto fuori di casa! –
Contro ogni sua aspettativa, però, Kisshu tornò dopo pochi minuti. La modella lo guardò con aria interrogativa, e lui con un’alzata di spalle, rispose: - Be’, dal momento che non ho voglia di passare tutto il pomeriggio a vedere te che provi mille vestiti, ho pensato di portarmi dietro i soldi che mi sono guadagnato lavorando al Caffè e prendermi qualche altro abito umano! –
- Ottima idea! Vedo che sei già dello spirito giusto, quindi andiamo. -
“Dannazione!” pensò Kisshu mentre camminavano, in preda alla confusione. “E’ una situazione assurda: io, vestito da umano, in giro per negozi con Zakuro, una mia ex nemica, a fare compere insieme! Devo essere impazzito.”


Il pomeriggio trascorse veloce: Kisshu, preso dalla smania di comprare nuovi vestiti, aveva finito tutti i suoi soldi; aveva scoperto di adorare le camicie e ne aveva comprate cinque! Senza contare pantaloni, cappelli, maglie e sciarpe, che aveva preso in abbondanza.
In quel momento, i due si trovavano davanti ad un immenso negozio di abiti costosissimi e Zakuro stava ammirando la vetrina. La bella Mew Lupo si voltò versò Kisshu e disse: - Ti va di entrare? La prossima settimana ho una cena di gala con dei produttori cinematografici e mi serve un vestito adatto. –
L’alieno strabuzzò gli occhi, incredulo. – Ma se ne hai già comprati mille di vestiti! Non puoi indossare uno di quelli senza cercarne un altro? –
- Non se ne parla, nessuno di quelli che ho comprato è adatto a quella serata. Forza, ci metterò poco, poi ho bisogno di un parere maschile. - Detto questo, Zakuro afferrò Kisshu per il braccio e lo trascinò all’interno del negozio.
Mentre la modella era assalita dalle commesse che insistevano affinché provasse diversi abiti, Kisshu si lasciò cadere con malagrazia su una poltrona davanti ai camerini, sbuffando.
“Accidenti, questa faccenda dello shopping all’inizio poteva anche essere divertente, ma ora non ne posso più! La prossima volta mi rifiuterò, anche a costo di farmi sbattere fuori di casa e di dover tornare a dormire in quella topaia abbandonata!”
Mentre era in preda a questi pensieri, però, Kisshu venne riscosso da una delle commesse, che gli stava toccando un braccio, chiamandolo. – Mi scusi? –
- Cosa c’è? – rispose sgarbatamente l’alieno alla povera ragazza.
Lei si imbarazzò moltissimo: - Ehm, non volevo disturbare, è solo che la sua ragazza mi ha detto di informarla che è pronta ad uscire dal camerino. –
- La mia ragazza?! – l’alieno fulminò la commessa con lo sguardo, estremamente confuso.
- Eh, si, insomma, la signorina Fujiwara! –
- Ahhhh! – fece Kisshu. – Sisi va bene, ci sono! – rispose dopo essere tornato con i piedi per terra. Mentre la commessa si dirigeva verso il camerino, Kisshu faceva fatica a trattenere una risata. “Oddio non ci credo, quella pensava veramente che io e Zakuro stessimo insieme? Che cazzo gli è passato per la testa?”
In quel momento, però, il filo dei pensieri del giovane alieno venne spezzato da una scena che gli tolse il fiato: Zakuro era appena uscita dal camerino, indossando un vestito elegantissimo, lungo, senza spalline e color blu cobalto; era in raso e aveva un profondo spacco che però non rendeva il tutto volgare. Al contrario, era molto raffinato; l’abito le stava alla perfezione e lasciava la schiena scoperta, cosa che permise a Kisshu di perdersi per un secondo immaginando di accarezzare quella pelle bianca e perfetta.
- Allora, cosa te ne pare? – chiese Zakuro, del tutto ignara dell’effetto che la sua comparsa aveva avuto sull’alieno.
- Sei… Bellissima. – Kisshu, pronunciate queste parole, cercò di ricomporsi: - Questo vestito è sicuramente quello adatto, penso che tu debba prendere questo. –
La modella gli sorrise benevola, guardandosi allo specchio e rispondendo: - Si penso anche io. Allora d’accordo, prendo questo! –
Dopodiché tornò nel camerino per sfilarsi l’abito e indossare nuovamente i suoi abiti. Nel frattempo, Kisshu si rese conto di essersi seduto a schiena eretta sulla poltrona e di aver trattenuto il fiato mentre Zakuro sfilava davanti a lui. “E’ solo perché lei è una bella ragazza, niente di più. È semplicemente per questo motivo che mi sento così scosso; non c’è nient’altro.” Si disse mentalmente l’alieno, cercando di reprimere il brivido che aveva avvertito lungo la schiena quando si era trovato davanti la Mew Lupo.
 
Più tardi, i due, stracarichi di sacchetti, decisero di fermarsi in un bar a mangiare qualcosa. L’alieno era sinceramente affamato, dal momento che non aveva più toccato cibo dalla colazione, e non vedeva l’ora di mettere sotto i denti un bel panino. I due ragazzi fecero appena in tempo ad ordinare un toast e una bottiglietta d’acqua Zakuro e un hamburger con patatine e una coca cola Kisshu, che una voce li raggiunse.
- Zakuro! Che bello incontrarti qui! -
Si voltarono e si trovarono davanti Minto, seguita da un’imbarazzata Retasu; la brunetta guardava con sguardo carico di reverenza il suo idolo e la Mew Focena si limitò a sorridere cordialmente ai due.
- Ciao ragazze! – esclamò Zakuro. – Come mai da queste parti? Non siete a lavoro? -
Fu Retasu a prendere la parola: - Veramente oggi c’erano pochi clienti e Ryan e Kyle ci hanno fatto chiudere prima, così abbiamo pensato di prenderci qualcosa qui. –
- Accomodatevi con noi allora. – le invitò la Mew Lupo.
Le due presero posto al tavolo e iniziarono subito a chiacchierare del più e del meno. Ad un certo punto, Minto si rivolse a Zakuro: - Come mai voi due oggi non siete venuti a lavorare? –
Zakuro la squadrò, prima di rispondere: - Avevamo bisogno di una giornata di riposo, tutto qui. –
Kisshu si intromise nel discorso, cominciando a prendere in giro la Mew blu: - Perché, hai per caso sentito la mia mancanza oggi? –
Minto lo guardò indispettita. – Assolutamente NO; chi potrebbe mai sentire la tua mancanza? Al massimo si stava molto più tranquilli, senza di te che ti pavoneggi in giro per il locale. –
Kisshu ghignò, continuando a scherzare con la ragazza: - Ahhh, allora vedi che ti sono mancato in qualche modo? Hai notato la mia assenza e mi sento lusingato di questo, signorina. –
- Ma stai zitto, per favore. – tagliò corto Minto.
Retasu, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, decise di inserirsi nel discorso: - Ragazzi, oggi Ryan ci ha informate che tra un paio di giorni, sabato sera, si terrà una festa in un locale molto alla moda. Lui è stato invitato e ha deciso di portare tutti noi, così potremmo passare una serata diversa tutti insieme! –
Zakuro parve piuttosto interessata alla cosa. – Davvero? Bene, mi farebbe piacere; per questo sabato oltre tutto non ho impegni. –
Minto sorrise, raggiante: - Oh che bello, sono contentissima che tu possa essere dei nostri! –
Kisshu, in quel frangente, stava ascoltando svogliatamente sbocconcellando il suo panino, quando Retasu lo fissò imbarazzata con i suoi grandi occhi azzurri, dicendo: - Ovviamente l’invito è esteso anche a te, Kisshu! –
L’alieno la fissò, curioso. – Ma che genere di feste organizzate voi umani? Non ne ho mai vista una. –
Minto prese subito al parola: - Oh, niente di particolare: ci riuniamo tutti in un locale molto in, pieno di persone ricche e per bene, beviamo, balliamo e facciamo conversazione. Incontriamo ragazzi e tu potresti provarci con qualcuna levandoti finalmente dalla testa la nostra Ichigo. –
Kisshu guardò stizzito la ragazza, ribattendo: - Questi non sono problemi tuoi. E comunque, Ichigo non mi interessa più. –
Ecco, l’aveva detto. Per la prima volta da quando parlava della Mew Gatto con qualcuno, era riuscito a dire la verità; non sapeva perché, ma ormai non provava più il forte sentimento di prima nei suoi confronti.
Minto sorrise, sarcastica: - Si vabbé. Comunque, potresti cercarti qualche ragazza, tanto in locali del genere ce n’è per tutti i gusti. Magari se sei fortunato ne troverai anche una disposta a passare un po’ di tempo con te. –
Kisshu si avvicinò pericolosamente al viso della brunetta, allungandosi sul tavolo, mormorandole con astio: - Io posso avere tutte le ragazze che voglio senza aver bisogno di comportarmi come un cretino in un locale; non si potrebbe dire la stessa cosa di te, dal momento che giri con quelle sottospecie di palle da biliardo sulla testa. –
Zakuro decise di intromettersi prima che la situazione degenerasse. – Adesso basta, ritrovate un contegno per favore. Minto, ti stanno guardando tutti, stai facendo una figura pessima; Kisshu, evita di insultare Minto, calmati. –
La Mew Blu abbassò lo sguardo pentita e profondamente imbarazzata dopo essere stata ripresa dalla modella; Kisshu, invece, scoccò uno sguardo tagliente a Zakuro, sibilandole: - Come preferisci, “Balla coi Lupi”. –
L’alieno si abbandonò contro lo schienale della sedia, a braccia conserte, e decise di rivolgere la sua attenzione su Retasu, che era sempre piuttosto imbarazzata in sua presenza. – Retasu, posso farti una domanda? –
Lei arrossì immediatamente. – Certo! –
- Ma tu che animale saresti? Una foca? Sai, non l’ho mai capito. -
Retasu rimase per un momento sconcertata, ritrovando poi la voce. – No, io non sono una foca! Ho il DNA della Neofocena. –
Kisshu alzò un sopracciglio: - Che sarebbe? –
- Una specie di delfino, credo. – rispose la ragazza alzando le spalle.
I quattro rimasero a chiacchierare ancora per un po’ di tempo, fino a che Zakuro non guardò il suo orologio da polso, accorgendosi che erano quasi le 7 di sera. Lei e Kisshu si alzarono e dopo aver pagato si congedarono, promettendo alle due ragazze che si sarebbero visti l’indomani al Caffè.
Mentre i due si allontanavano, fianco a fianco, carichi di sacchetti con i loro acquisti, Minto e Retasu li osservavano curiose.
- Pensi anche tu che ci sia qualcosa sotto? – domandò Minto alla sua compagna, passandosi una mano sotto il mento.
Retasu osservò i due allontanarsi ancora per un po’, prima di rispondere: - Sinceramente non lo so. Però ti sei accorta di come Kisshu guardava Zakuro? –
- Veramente no, non ci ho fatto caso. – disse la bruna scuotendo la testa.
Retasu sorrise. – Era come se non vedesse altro che lei, nonostante battibeccassero e si prendessero in giro. Però mi sembra che lui tratti Zakuro con un occhio di riguardo. –
Minto si abbandonò sulla sedia, sbuffando. – Sarà come dici tu. Però mi sembra assurdo il fatto che Zakuro possa andare d’accordo con un elemento arrogante e presuntuoso come Kisshu. –
Retasu scosse la testa, facendo ondeggiare le lunghe treccine, e prese le difese dell’alieno: - Guarda che lui alla fine non è così insopportabile come sembra. Secondo me se lo si conoscesse meglio, si scoprirebbe che è una persona del tutto diversa. –

- Mah, non lo so. Vedremo se il tempo ti darà ragione. – concluse Minto, sorridendo in direzione della Mew Focena, che annuì.

Grazie per aver letto! Fatemi sapere cosa ne pensate! Tenete conto che questo è un capitolo di passaggio, ma vorrei comunque sapere come lo trovate :)
Salice_

 

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Capitolo 12
*** Sott'acqua. ***



Sott'acqua.

Il mattino seguente, quando le ragazze si recarono al Caffè, rimasero molto sorprese nel notare che Ryan, Kyle e Kisshu le stavano attendendo nella sala, con aria seria.
Ichigo, che quel giorno era stranamente in orario, prese la parola: - Ragazzi, che sta succedendo? –
Ryan incrociò le braccia al petto e decretò: - Oggi non apriamo. Ho bisogno che voi andiate in missione: questa mattina presto, abbiamo rilevato un segnale riconducibile all’Acqua Mew. –
Tutte rimasero senza parole: era da parecchio che non ricevevano più segnali del Cristallo.
- La posizione? – domandò seriamente Zakuro.
Kyle rispose: - Sembrerebbe trovarsi in un’immensa spiaggia nei pressi della zona Est della città. –
Kisshu prese la parola, dicendo: - Io possiedo una piccola goccia di Acqua Mew, che mi sarà utile per scovarne dell’altra. Quindi, parteciperò anche io alla spedizione. –
- Bene, più siamo, meglio è! – esclamò la piccola Purin.
Ryan si fece avanti, con espressione seria. – Visto che siete in sei, sarete divisi a coppie, ovvero: Ichigo e Purin, Zakuro e Minto, Kisshu e Retasu. Noi vi monitoreremo da qua. Buon lavoro. –
Le ragazze annuirono, prima di precipitarsi fuori dal locale. Kisshu, che aveva prontamente nascosto le sue lunghe orecchie sotto il cappuccio della felpa, era leggermente turbato: non che gli dispiacesse essere in coppia con Retasu, anzi, non gli avrebbe creato alcun problema dal momento che era una ragazza molto tranquilla, ma aveva dato per scontato il fatto di collaborare con Zakuro, data l’affinità che c’era tra loro. E questa cosa, inspiegabilmente, gli fece provare un nodo alla gola.
Mentre il gruppo se ne stava in silenzio seduto sull’autobus che li avrebbe portati alla spiaggia, Zakuro rifletteva. “Strano che non mi abbiano messa in coppia con Kisshu: noi due insieme avremmo sicuramente lavorato bene.” La modella scoccò uno sguardo obliquo a Minto, seduta accanto a lei. “Evidentemente, Ryan e Kyle lo hanno fatto perché sanno che la mia presenza sprona Minto.” Per la prima volta, si sentì un po’ dispiaciuta di dover far coppia con la Mew Bird.
Quando la squadra arrivò alla spiaggia, si accorse che era immensa: c’erano rocce enormi che ricoprivano tutta una parte di quel paesaggio, seguite poi da sconfinate distese di sabbia e piante.
- Accidenti, ci metteremo tutto il giorno per esplorare questo posto! – si lamentò Purin.
- Allora meglio cominciare subito! – disse Ichigo con convinzione. – Purin, noi andremo a ispezionare la spiaggia. –
Zakuro prese la parola: - E io e Minto ci occuperemo della zona rocciosa. –
Retasu sbatté le palpebre confusa, prima di voltarsi verso il suo compagno e domandare: - Scusa Kisshu, ma noi cosa facciamo? –
L’alieno la guardò e scoppiò a ridere, per poi risponderle: - Be’ tu non sei in grado di farti spuntare quella specie di coda di pesce? –
La ragazza annuì.
- Allora io e te andremo a ispezionare il fondale; tanto io posso respirare anche sott’acqua. – riprese Kisshu tranquillamente.
- Perfetto, andiamo! Se qualcuno vede qualcosa, avverta gli altri. – ordinò Ichigo. Dopodiché, il gruppetto si divise e le tre coppie si allontanarono ognuna in una direzione diversa.
L’alieno e la Mew Focena giunsero in riva al mare, e il ragazzo si avvicinò a quella distesa blu fino ad immergere i piedi nell’acqua, fino al polpaccio.
“Non so mai come comportarmi con questa ragazza.” Pensò Kisshu riguardo a Retasu. “E’ sempre così timida!”
Kisshu si voltò verso Retasu, che era rimasta sulla sabbia con le mani in grembo, sorridendole.
- Allora sirenetta, andiamo a fare una nuotata? -
La ragazza annuì con più convinzione, estraendo il suo ciondolo.
- Mew Retasu, metamorfosi! -
Lei si trasformò, e la ragazza timida e impacciata lasciò il posto alla Mew Mew vestita di verde.
L’alieno le sorrise, prima di esclamare: - Forza, andiamo! –
I due si fecero strada nel mare, fino ad immergersi completamente; a quel punto, Mew Retasu compì la trasformazione completa, tramutando le sue gambe in una pinna che emanava una luce fortissima.
Kisshu nuotava, maledicendosi per aver indossato un paio di jeans e una felpa anziché i suoi abiti alieni, molto più comodi in situazioni del genere. Si mise una mano in tasca ed estrasse uno strano contenitore, al cui interno brillava una piccolissima goccia di quella che era l’Acqua Cristallo. Lui si voltò verso la Mew Focena, che stava osservando incuriosita la goccia luminosa.
- Grazie a questa potremo rintracciare il vero Acqua Cristallo. – le disse Kisshu mostrandole il contenitore.
I due scandagliarono il fondale marino per un tempo che parve infinito; né la goccia di Acqua Mew né Mew Retasu reagivano al Cristallo. Kisshu si stava decisamente perdendo d’animo, quando la voce della sua compagna lo fece sobbalzare: - Guarda là! –
L’alieno seguì con lo sguardo il dito puntato di Retasu: sotto di loro, in una specie di gola, si trovava qualcosa che emanava una luce piuttosto forte. “L’abbiamo trovata!” pensò emozionato Kisshu, prima di lanciarsi in direzione della luce, seguito a ruota dalla Mew Mew. Quando i due giunsero alla fine della gola rimasero a bocca aperta: davanti a loro c’era una grossa conchiglia bivalve mezza aperta e al suo interno si poteva intravvedere tranquillamente una perla di dimensioni tutt’altro che ridotte ed estremamente luminosa.
L’alieno fu il primo a riprendersi. – Avvisa gli altri! – intimò a Retasu, prima di mettersi all’opera per aprire del tutto quella conchiglia.
La Mew Focena nel mentre si era messa in contatto con Ichigo tramite il suo ciondolo: - Ichigo, sono Retasu. –
- Dimmi tutto. -
- Qui sul fondale marino abbiamo trovato una perla luminosissima e pensiamo si tratti del cristallo; appena Kisshu riuscirà ad aprirla, lo sapremo. –
- Ok allora aiutalo, ci penso io ad avvisare Ryan. –
- Perfetto, grazie Ichigo. –
Una volta chiusa la comunicazione, Retasu si voltò verso Kisshu, che stava cercando di forzare la grossa conchiglia con l’aiuto dei suoi Sai. La ragazza richiamò le sue nacchere, prese bene la mira e colpì il bersaglio con il Fiocco d’Acqua; la conchiglia esplose, dividendosi in due parti, e la perla luminosa scivolò ancora più in basso, fermandosi tra le rocce.
Kisshu si voltò verso la sua compagna lanciandole uno sguardo profondamente irritato, prima di ringhiarle: - Ecco fatto, complimenti! Tutta l’attenzione che ci stavo mettendo io per non danneggiare la perla se n’è andata a puttane! –
Mew Retasu si portò una mano alla bocca, sinceramente dispiaciuta e imbarazzata: - Mi dispiace, non ci ho pensato! –
L’alieno, vedendola così, decise di alleggerire i toni. – Dai non fa nulla, ora però andiamo a recuperarla. –
I due si spinsero ancor di più nelle profondità della scogliera sottomarina, raggiungendo la perla grossa come una palla da biliardo che si era incastrata negli scogli. Kisshu, con delicatezza, riuscì ad estrarla e si portò subito una mano in tasca per prendere la goccia di Acqua Mew; la avvicinò alla perla, fremendo d’eccitazione, ma accadde qualcosa che fece rimanere la coppia a bocca aperta: come se si trattasse di una lampadina mezza scarica, la goccia di Acqua Mew si spense. Lo stesso accadde alla perla, che smise di emanare luce, rivelandosi nient’altro che una perla normale. Certo, dalle grosse dimensioni, ma senza poteri straordinari.
Kisshu e Mew Retasu si scambiarono un’occhiata confusa.
- Nemmeno tu hai reagito alla vicinanza con la perla, vero? - domandò l’alieno, incredulo.
La sua compagna scosse la testa, afflitta. – No, assolutamente. –
- Allora non si trattava del Cristallo. -
In quel momento, però, la voce di Ryan giunse alle orecchie dei due leggermente distorta dal ciondolo di Mew Retasu.
- Retasu, Kisshu, mi sentite? -
- Si Ryan. – risposero loro all’unisono.
- Io e Kyle stavamo osservando sul computer il segnale che pensavamo partisse dall’Acqua Mew, ma pochi istanti fa è sparito. Qualsiasi cosa voi abbiate trovato, non si tratta del Cristallo. –
- Dannazione! – imprecò Kisshu rabbioso, mentre Retasu si lasciò andare ad uno sbuffo rassegnato.
La voce di Ryan tornò a farsi sentire: - Raggiungete le altre e tornate qua; non c’è più motivo che continuiate a cercare. –
Mentre Mew Retasu stava dando una risposta affermativa, Kisshu si sentì improvvisamente inquieto: era come se avvertisse una presenza poco distante da loro che si avvicinava e lui non riusciva a spiegarsi di cosa si trattasse. Fortunatamente, la spiegazione gli venne in mente nel giro di un attimo; Kisshu si limitò a mormorare: - Merda! – prima di afferrare prontamente Retasu per la vita e teletrasportarsi assieme a lei al Caffè Mew Mew.
Un secondo dopo, in quello stesso punto del fondale oceanico, comparve Pie, anche lui alla disperata ricerca del Cristallo.
 
Ryan e Kyle erano ancora fissi davanti allo schermo del computer, quando il rumore di qualcosa che cadeva pesantemente a terra li fece voltare di scatto: davanti a loro, videro Kisshu e Mew Retasu, ora con le gambe, sdraiati sul pavimento e bagnati fradici. Kisshu respirava molto velocemente e sembrava in ansia, mentre la ragazza era semplicemente molto confusa.
Il biondo si avvicinò ai due e decise di interrogarli: - Che cosa fate già qua? Perché non avete raggiunto le altre prima di fare ritorno al Caffè? –
- E’ quello che mi sto chiedendo anche io. – disse Retasu sommessamente.
Kisshu lanciò uno sguardo truce al biondo, sibilando: - Siamo dovuti fuggire; Pie o Taruto si stavano per teletrasportare proprio dove ci trovavamo noi.
Ryan rimase sconvolto. Si limitò a dire: - Kyle, avvisa le altre ragazze di tornare indietro. –
Dopodiché si voltò nuovamente verso Kisshu, che si era alzato in piedi e stava aiutando Mew Retasu a fare altrettanto.
- Come sapevi che gli alieni stavano per raggiungervi? – chiese l’americano.
Il ragazzo dagli occhi dorati sospirò, prima di rispondere: - Alle volte, riesco a percepire i miei due ex compagni nel momento in cui si teletrasportano vicino a me. Non succede sempre, è un fenomeno raro, ma per fortuna oggi è capitato. –
Kyle si intromise nel discorso. – Perché per fortuna? Per evitare che vi attaccassero? –
Kisshu abbassò lo sguardo. – Veramente il problema è un altro. –
- E sarebbe? – lo incalzò Ryan. L’alieno puntò gli occhi dorati in quelli azzurri del ragazzo, e rispose: - Non voglio che sappiano che sto collaborando con voi. Per il momento, voglio limitarmi a cercare il Cristallo, ma vorrei evitare di trovarmi a combattere contro di loro. -
- Mi sembra naturale. – sentenziò Kyle, e Ryan annuì.
- Tornate pure a casa, si è fatto tardi. –
Retasu riprese il suo aspetto normale e si incamminò fuori dal locale con Kisshu, che camminava in silenzio. Lei lo chiamò: - Kisshu? –
- Si? -
Retasu arrossì. – Grazie per aver teletrasportato via anche me. –
Kisshu la fissò stupefatto, prima di scoppiare a ridere. – Ma ti sembrano cose da dire? Pensavi veramente che ti avrei lasciata lì? Che idea di me ti sei fatta? Guarda che io sono un gentiluomo! –
Retasu lo seguì nella sua risata, e l’alieno la salutò, prima di svoltare a destra e dirigersi verso casa di Zakuro. L’avrebbe aspettata lì: non vedeva l’ora di rivederla.

Ecco a voi un nuovo capitolo! Grazie a coloro che hanno recensito quelli precedenti; invito tutti a fare altrettanto con questo!  Un bacio,
Salice_

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Capitolo 13
*** Lei. ***


Lei.

Il giorno della festa arrivò in fretta; Ryan aveva deciso di chiudere prima il locale, in modo che tutti potessero prepararsi per la serata.
A casa di Zakuro, i preparativi erano quasi terminati, se solo non fosse per un piccolo problema che lei e il suo convivente stavano cercando di risolvere: nascondere le orecchie dell’alieno.
Kisshu era seduto in bagno su uno sgabello, ed era già vestito di tutto punto: indossava un abito nero molto classico, che gli stava alla perfezione, con camicia bianca e cravatta verde, che andava a smorzare la troppa serietà del suo completo. Zakuro, in piedi dietro di lui, stava cercando in ogni modo di nascondere le lunghe orecchie a punta del ragazzo tra i capelli, ma in qualsiasi modo le sistemasse, si notavano sempre.
- Dannazione, non posso uscire in questo modo! – imprecò Kisshu guardando la sua immagine riflessa.
Zakuro si accigliò e ribatté: - Te l’ho già detto qual è l’unica soluzione: mettere il cappello. –
Kisshu rabbrividì a quell’idea. – Ma sta male il cappello vestito così! –
- No, il borsalino sta bene invece, è particolare ma non sta male. – fece Zakuro convinta. – Almeno provalo! -
Kisshu, sbuffando, acconsentì a provare il cappello. La modella allora, senza farselo ripetere due volte, lo prese e lo sistemò in testa al ragazzo, nascondendo le orecchie alla perfezione.
L’alieno si alzò in piedi per osservarsi meglio, e Zakuro dovette ammettere a se stessa che era proprio bello.
- Stai molto bene. Sei perfetto. – disse la ragazza soddisfatta, mentre Kisshu, cominciando a credere alle sue parole, si guardava compiaciuto allo specchio.
In quel momento sul cellulare di Zakuro arrivò uno squillo: era Kyle, segno che era sotto casa sua in macchina ad aspettare.
- Forza Kisshu, se hai finito di ammirarti possiamo anche andare. – scherzò Zakuro, precedendo l’alieno fuori dal bagno.
Il ragazzo pensò a quanto fosse bella la creatura che camminava di fronte a lui; Zakuro indossava un abito molto particolare, con solo la manica sinistra lunga e il braccio sinistro lasciato nudo. Era corto sul davanti ma dietro scendeva in uno splendido strascico; il tutto era arricchito dalla fantasia del vestito, damascata in blu e giallo.
I due uscirono di casa insieme: sembravano due modelli appena saltati fuori da una pagina di Vogue. Percorsero il vialetto e salirono nei sedili posteriori dell’auto di Kyle.
- Ciao ragazzi! – sorrise Zakuro al moro e a Ryan, seduto davanti.
- ‘Sera. – si limitò Kisshu, incrociando lo sguardo corrucciato del biondo nello specchietto retrovisore.
L’alieno sbuffò: - Mamma mia Shirogane, ma tu non ridi mai? Stiamo andando ad una festa! –
Ryan si passò stancamente una mano fra i capelli biondi, prima di rispondere: - Kisshu, per favore, non scocciarmi. –
Il ragazzo dai capelli verdi, naturalmente, non si lasciò sfuggire l’occasione di ribattere, e i due battibeccarono fino a che l’auto non si fermò di fronte ad un immenso locale dall’aria lussuosissima: il Dark Chocolate.
Ichigo, Minto, Retasu e Purin stavano già aspettando all’entrata, tutte vestite in modo elegante. Una volta che il gruppo fu al completo, poterono entrare nel locale; all’interno la musica era alta ma non troppo, in modo da consentire la conversazione, e regnava un arredamento in stile etnico, con grandi e morbidi divani maculati e tende drappeggiate. C’era una grande pista da ballo, dove molte persone si stavano già divertendo, e diversi gazebi muniti di divani, cuscini e grossi tavoli, la costeggiavano.
Ryan fece strada al gruppo, dirigendosi senza difficoltà nel gazebo riservato a lui: sul tavolo, infatti, vicino ad una magnum di Champagne, troneggiava fiero un cartellino con su scritto “Shirogane”.
- Cavolo ragazzi, ma questo posto è enorme! – esclamò Ichigo, che si guardava attorno ammirata.
Minto la squadrò. – Be’, forse è perché tu non sei abituata a frequentare questo genere di ambienti. –
- Che cosa vorresti dire con questo?! – sbottò Ichigo, adirata.
Kyle riportò tutto alla tranquillità: - Dai ragazze, non iniziate a bisticciare, stasera possiamo finalmente divertirci tutti insieme! –
Ryan stappò lo champagne e la squadra delle Mew Mew, i due americani e l’alieno brindarono, gridando felici all’unisono: - Al Mew Project! –
Dopo nemmeno un’ora i ragazzi si sentivano tutti a loro agio in quel grosso locale e avevano preso a gironzolare. Anche Retasu, seppur timida e impacciata, aveva preso a ballare in pista con Purin e Ichigo. Minto, Zakuro, Kisshu, Ryan e Kyle erano seduti al bancone a sorseggiare un drink.
Zakuro posò il suo Martini e si voltò elegantemente verso l’alieno seduto alla sua sinistra, dicendo: - Allora Kisshu, ti piacciono queste tipiche feste terrestri? –
Il ragazzo dagli occhi dorati bevve un sorso del suo Long Island Ice Tea prima di rispondere: - devo ammettere che la serata non è male, anche se mi immaginavo qualcosa di più movimentato. –
In quel momento, però, Ryan si avvicinò alla coppia.
- Zakuro, ti andrebbe di ballare? -
- Molto volentieri. – rispose la modella, allontanandosi con il biondo.
Kisshu era rimasto senza parole: un senso di gelosia gli mordeva l’anima, ed era qualcosa di più forte di quello che aveva mai provato nei confronti di Ichigo. L’alieno digrignò i denti, cercando di contenere la sua rabbia, e finì in un sorso la sua consumazione. Stava per alzarsi e andare a farsi un giro, quando la voce pacata di Kyle lo raggiunse: - Kisshu. –
Lui si girò verso di lui, fulminandolo con uno sguardo furente. – Che vuoi? –
Kyle, per tutta risposta, gli sorrise. – Ryan non sta facendo niente di male. Loro due sono amici. –
“Cazzo, questo umano è capace di leggermi nel pensiero?” si interrogò Kisshu.
- Non c’è nulla di male ad invitare un’amica a ballare; è quello che faccio anche io. – continuò Kyle, prima di avvicinarsi a Minto, eseguire un perfetto baciamano ed invitarla a ballare; lei accettò di buon grado.
Kisshu, rimasto solo, tornò a volgere il suo sguardo sulla pista: Ichigo e Purin ballavano assieme, Ryan, evidentemente reso più spontaneo da qualche bicchiere di più, aveva trascinato un’imbarazzatissima Retasu in un ballo movimentato; Kyle ballava con Minto, e Zakuro…
Zakuro era seduta su un divano e parlava con un ragazzo.
 
La Mew Lupo, dopo aver ballato con Ryan, aveva deciso di sedersi e starsene un po’ tranquilla, ma qualcuno purtroppo, voleva impedirglielo.
- Ciao bellezza. -
Zakuro si voltò, trovandosi davanti un ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi chiari. Lei gli rivolse uno sguardo stizzito: odiava le persone che cercavano in ogni modo di attaccare bottone con una ragazza sola in discoteca.
- Posso farti compagnia? – continuò quello.
La modella si alzò dal divano e lo gelò con i suoi occhi color zaffiro prima di rispondere: -Preferisco stare da sola piuttosto che con uno come te. –
Fece per allontanarsi, ma il tipo non parve gradire: la afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
- Hey dolcezza, perché vuoi sfuggirmi? Vieni, andiamo a bere qualcosa. -
Zakuro non ebbe il tempo di rispondere, perché rimase sorpresa da qualcuno che le cinse la vita con un braccio e disse con voce calma ma minacciosa: - Hai sentito cosa ha detto? Non vuole la tua compagnia. –
La ragazza si voltò, trovando Kisshu accanto a lei che la stringeva con fare possessivo; lo guardò in volto e in quel momento pensò che se gli sguardi potessero uccidere, allora lo sconosciuto sarebbe già morto. Kisshu, infatti, continuava a fissarlo con uno sguardo carico d’odio.
Il tipo si riprese dopo un attimo di smarrimento e tornò alla carica: - E tu chi saresti? Il suo ragazzo? – pronunciò l’ultima frase in modo sarcastico.
Kisshu digrignò i denti e assottigliò di più lo sguardo: ormai le sue pupille dai tratti felini erano completamente verticali.
- No, ma sono uno che se non ti levi immediatamente dai coglioni ti spacca la faccia. -
Lo sconosciuto sembrò intimorito sia dalle parole che dallo sguardo dell’alieno, e si allontanò biascicando un “Stai calmo”.
Zakuro, rimasta sola con Kisshu, lo guardò in volto prima di porgli la sua domanda.
- Perchè lo hai fatto? Sei impazzito? -
Lui ghignò e le rispose: - Assolutamente no. Stavo solo spiegando a quel tipo come stanno le cose. –
“Ok, è matto.” Pensò Zakuro. “Però mi ha fatto molto piacere che sia venuto ad aiutarmi.”
La modella allora gli rivolse uno sguardo furbo e domandò: - E dimmi, come starebbero le cose? –
Ecco, Kisshu era stato preso in contropiede da quella domanda; nonostante tutto, si riscosse piuttosto velocemente.
- Le cose stanno così… Avrei piacere a ballare con te. Mi concederesti un ballo? -
Zakuro perse un battito. Non sapeva bene perché, ma quell’invito era riuscita a metterla quasi in imbarazzo.
“Che mi sta succedendo? È solo un ballo, come quello di prima con Ryan!”
Kisshu prese il suo silenzio per un rifiuto, e il suo sguardo si addolcì un po’.
- Non vuoi? Guarda che sono un ottimo ballerino! -
Di fronte all’alieno che cercava in quel modo dolce di convincerla, Zakuro non poté trattenere un sorriso.
- Accetto molto volentieri; vedremo se quello che dici è vero. -
Kisshu la prese allora per mano e la condusse al centro della pista da ballo, sotto lo sguardo attento di Kyle, che, vedendoli insieme, sorrise.
Il destino volle che appena i due arrivarono sulla pista, partì un lento: The Climb di Miley Cyrus.
Zakuro avvolse le sue braccia attorno al collo di Kisshu, che le cinse la vita con le sue; iniziarono a muoversi lentamente, seguendo alla perfezione la musica. Il ragazzo riusciva a far volteggiare la modella per la sala senza difficoltà, e Zakuro dovette ammettere a se stessa che effettivamente era davvero un bravo ballerino.
Kisshu stringeva a sé Zakuro, inspirando a pieni polmoni il profumo dei suoi capelli, tastando la sua pelle morbida sotto le mani e percependo il corpo di lei a stretto contatto con il suo.
“Cos’è questa sensazione di serenità che non ho mai provato prima? Perché mi sembra di non poter esistere, di non avere un senso, se sono lontano da lei?” si interrogò Kisshu.
Il bell’alieno fece risalire una mano sul collo di Zakuro, accarezzandoglielo, fino a fermarle con delicatezza e decisione il viso. La guardò per un secondo negli occhi blu, impenetrabili come sempre, dopodiché socchiuse le palpebre avvicinando la sua bocca a quella di lei, che stava, inaspettatamente, facendo lo stesso, quando…
- Zakuro! – la voce di Minto arrivò penetrante alle orecchie dei due, distruggendo in un secondo tutto quello che si era lentamente creato. La modella si scostò velocemente da Kisshu, volgendo la propria attenzione alla Mew Bird, che sembrava alquanto scossa. – Masha ha captato la presenza degli alieni! -
Sia Zakuro che Kisshu impallidirono. Alle spalle di Minto, arrivò tutto il resto della squadra; la modella domandò: - Dove si trovano? –
Fu Ichigo a prendere la parola: - Devono essere da qualche parte fuori dal locale. È impossibile che siano qua dentro. –
La Lupa annuì. – Ok, allora andiamo. –
Le cinque Mew Mew si incamminarono verso l’uscita, seguite da Ryan e Kisshu, ma Kyle li bloccò.
- Ryan, sai benissimo che è inutile che tu vada con loro. Stai tranquillo, andrà tutto bene; rimani qua, in questo modo la loro assenza darà meno nell’occhio. E Kisshu, rimani qua anche tu: ti ritroveresti a combattere contro i tuoi ex compagni. -
Ryan annuì impercettibilmente: era visibilmente turbato dalla cosa. I tre tornarono indietro e presero posto al bancone.
Kisshu si sentiva vuoto. “Dannazione, non solo sono stato interrotto mentre stavo per baciare Zakuro, ma ora devo anche stare in pensiero perché le ragazze sono andate a combattere contro Pie e Taruto.” Ma si corresse. “Perché Lei è andata a combattere. È per Lei che sono in pensiero, è Lei che voglio vedere tornare sana e salva.”
 
Le cinque ragazze uscirono di corsa dal locale e si allontanarono in una stradina laterale. Qui Ichigo si rivolse alle compagne: - Conviene trasformarci; dopo potrebbe essere pericoloso. –
- Va bene! – risposero in coro le altre.
- Mew Ichigo! –
- Mew Minto! –
- Mew Retasu! –
- Mew Puring! –
- Mew Zakuro! –
- METAMORFOSI! –
La modella venne avvolta dalle fiamme; quando queste sparirono, comparve Mew Zakuro, nel suo completo di pantaloncini, top a balconcino e stivali sopra al ginocchio viola. La morbida coda da lupo era comparsa e le due orecchie a punta spuntavano dai lunghi capelli viola. Era bellissima, forse ancora più bella una volta trasformata.
La squadra Mew Mew cominciò a dirigersi verso una via parallela, fino a che non videro, in fondo ad un lungo viale, un chimero enorme: si trattava di una specie di tricheco, molto più grande del normale e con zanne gigantesche che avevano l’aria di essere in grado di infliggere un colpo mortale. Sospesi sopra il mostro, c’erano Pie e Taruto, che osservavano le cinque ragazze fissare a bocca aperta il tricheco.
- Allora, avete visto che bella sorpresa vi abbiamo preparato questa volta? – esclamò Taruto con voce sprezzante.
Pie, invece, come la solito non dimostrava nessuna emozione e si limitò a dire: - Ci spiace di aver interrotto la vostra festa, ma siamo venuti qui appositamente per distruggervi. Chimero, attacca! –
Il mostrò si lanciò sulle Mew Mew, che prontamente schivarono il colpo. Mew Minto fu la prima a reagire, incoccando una freccia nella sua balestra e scagliandola sul nemico; purtroppo, esso sembrava dotato di una corazza troppo dura per essere scalfita dal Fiocco d’Azione.
- Ci penso io ragazze! – trillò Mew Purin, cercando di immobilizzare il Chimero con il suo attacco: il colpo andò a segno, ma il tricheco riuscì a liberarsi facilmente usando le sue lunghe zanne. Quello, piuttosto alterato dagli attacchi ricevuti, spalancò le fauci e fece fuoriuscire dalla sua bocca un potente raggio che ghiacciava tutto ciò che incontrava.
- Attenzione ragazze, rischiamo di essere intrappolate nel ghiaccio! – urlò Mew Ichigo assestando un calcio al mostro.
Mew Retasu richiamò le sue nacchere e tentò di attaccare a sua volta il Chimero, ma quello la precedette, colpendola di striscio con le zanne; questo bastò a scaraventarla a terra con una profonda ferita al braccio.
- Mew Retasu! – gridò Mew Minto in preda al panico. Il Chimero stava per colpirla nuovamente, quando Zakuro spuntò dal nulla e con grande agilità afferrò la compagna portandola in salvo prima che accadesse il peggio.
- Taruto, dobbiamo fare in modo che siano divise! – esordì Pie, scambiandosi un’occhiata d’intesa con il ragazzino, dopodiché i due si buttarono a capofitto nella battaglia: Taruto si lanciò su Mew Purin attaccandola con le sue Bolas, mentre Pie posò il suo sguardo gelido su Mew Zakuro, che aveva imprigionato il Chimero con la sua frusta e lo stava immobilizzando in modo che Mew Ichigo potesse distruggerlo con il Fiocco del Cuore. Sfortunatamente, il mostro diede uno strattone alla frusta di Mew Zakuro, che perse la presa sulla sua arma. Questa volò a qualche metro di distanza da lei e prima che la Mew Lupo potesse riuscire a recuperarla, il Chimero la colpì con il suo raggio congelante, bloccandole i piedi in un blocco di ghiaccio. Dopodiché, quello rivolse la sua attenzione su Mew Ichigo, caricandola e tentando di ferirla con le zanne. Mew Minto era in ginocchio vicino a Mew Retasu e tentava disperatamente di difendere la compagna ferita e contemporaneamente di attaccare il Chimero.
A quel punto, Pie si avvicinò a Mew Zakuro, che cercava invano di liberare le sue gambe, bloccate fino alle ginocchia nel ghiaccio. Si posizionò di fronte a lei, che gli rivolse uno sguardo carico d’odio.
- E’ inutile che cerchi di liberarti, umana. – le disse pacatamente Pie. – Non ci riuscirai. Sai, penso proprio che tu sarai la prima che eliminerò, visto che ti ho qui, incapace di difenderti. –
- No! Non riuscirai a sconfiggermi così facilmente! – urlò di rimando Mew Zakuro, agitandosi ancora di più per liberarsi, ma senza risultati.
Pie sorrise, un sorriso cinico, prima di sollevare il suo ventaglio davanti a sé.
 
Ryan continuava a fare avanti e indietro di fronte al bancone del locale, in ansia.
- Ryan, vedrai che andrà tutto bene. Sono forti e sanno cavarsela da sole. – cercò di rassicurarlo Kyle.
Il biondo si voltò verso di lui e rispose: - Ma non sono ancora tornate! È passato troppo tempo da quando sono andate via! –
Dopodiché riprese a misurare a grandi passi il corridoio del bar, fino a che un piccolo dettaglio che gli era sfuggito non attirò la sua attenzione.
- Kyle? -
- Si Ryan, dimmi. – rispose curioso il moro.
Il ragazzo dagli occhi azzurri lo fissò in maniera interrogativa, e domandò: - Che fine ha fatto Kisshu? È sparito! –
 
Pie sollevò il suo ventaglio rosso di fronte al viso, pronto a colpire.
Fissò ancora una volta Mew Zakuro negli occhi blu, nei quali però non riusciva a scorgere il terrore che aveva sperato di vedere, prima di dirle: - Mew Zakuro, ADDIO! –
La modella chiuse gli occhi. “Non c’è più nulla da fare. Non posso difendermi e le mie compagne non si sono accorte di quello che sta succedendo. È la fine.”
Però, il colpo scagliato da Pie non la colpì mai.
Una voce sprezzante ruppe il filo dei pensieri di Zakuro: - Mi spiace Pie, ma lei non la tocchi! –
La Mew Lupo riaprì gli occhi e subito non riuscì a credere a quello che vide: Kisshu era comparso dal nulla, frapponendosi fra lei e Pie, deviando l’attacco con uno dei suoi Sai. Era fermo immobile di fronte a lei, a mo’ di scudo, e nel braccio destro stringeva la sua arma, mentre il sinistro era teso all’indietro, come a cercare di proteggere maggiormente Zakuro. Era ancora vestito di tutto punto con il suo completo nero, ma aveva perso il cappello nella fretta di accorrere lì; esso giaceva poco distante e ora le sue lunghe orecchie facevano bella mostra attraverso i capelli verdi.
Pie guardò il suo ex compagno con aria profondamente confusa. – Kisshu? Ma che stai facendo? –
Il ragazzo dagli occhi dorati lo ignorò: con un colpo secco della sua arma riuscì a liberare Mew Zakuro dal ghiaccio, poi la prese stringendola in vita e la trasportò a debita distanza da Pie.
Nel frattempo, Mew Ichigo era riuscita ad eliminare il Chimero e ora le altre quattro Mew Mew e Taruto fissavano Kisshu, dopo aver assistito increduli al salvataggio della ragazza lupo.
Quest’ultima si precipitò immediatamente verso la sua arma a forma di croce, rimpossessandosene finalmente, e si mise di fianco a Kisshu, scoccando a Pie uno sguardo fiero; le altre ragazze Mew Mew si erano avvicinate ai due, mentre i fratelli alieni stavano in piedi di fronte al gruppo.
- Kisshu, dimmi che cosa vuol dire questo. – insistette ancora Pie.
L’alieno dagli occhi dorati lo guardò seriamente, questa volta senza ironia e senza ghigni dipinti sulle labbra sottili. – Sai benissimo cosa ho intenzione di fare. Avevo comunicato le mie teorie su Deep Blue anche a voi due prima di essere bandito. –
Taruto era talmente sorpreso che non riuscì a proferire parola, quindi toccò nuovamente al gelido alieno parlare.
- Come puoi essere ancora convinto che le sciocchezze che ti sono saltate in mente siano vere? Ti rendi conto che così facendo manchi di rispetto al nostro popolo e soprattutto al nostro sovrano? -
Kisshu scoppiò in una risata amara, prima di rispondere: - Io non partecipo più ai suoi piani, e non capisco perché voi due obbediate ancora ai suoi ordini. –
Pie ribatté in tono pacato: - Deep Blue ci ha dato il compito di recuperare l’Acqua Cristallo in modo che possa risvegliarsi. –
L’alieno dagli occhi dorati, a quel punto, digrignò i denti, arrabbiato. “Come possono essere così stupidi?”
- Che la recuperi lui. * – disse Kisshu in tono calmo ma che celava una forte rabbia.
Taruto si mise in mezzo. – Stai attento a quel che dici! Sai bene che non puoi parlare così del nostro leader. –
- Ormai so che Deep Blue mi disprezza. Quel che dice mi lascia indifferente. – fece Kisshu sorridendo amaramente. Dopodiché si fece di nuovo serio e i suoi occhi, così come le sue parole, si infiammarono: - Tutta la nostra gente ci sta aspettando con ansia, ha bisogno di aiuto! E noi restiamo qui in attesa che Deep Blue riesca ad evolversi! Ma perché dobbiamo aspettare? Perché dobbiamo distruggere l’umanità, perché dobbiamo recuperare l’Acqua Cristallo? Non è meglio soccorrere i nostri simili? – Poi aggiunse, più a se stesso che agli altri: - Cosa sta facendo Deep Blue? -
Le Mew Mew avevano ascoltato Kisshu a bocca aperta, così come Taruto. L’unico che parve rimanere indifferente alle sue parole fu Pie, che parlò tranquillamente. – Se è questa la tua opinione, se è questo che pensi veramente, c’è poco da discutere: non puoi partecipare ad una missione di cui non sei convinto, anzi, che critichi apertamente. –
Poi aggiunse: - Andrò con Taruto a cercare l’Acqua Cristallo; la tua presenza non è necessaria. Tu resta qui. –
- Io faccio quello che voglio, chiaro? -
Pie sospirò, prima di richiamare il suo ormai ex compagno.
- Sai Kisshu…-
- Che c’è ancora? –
- Quello a cui non importa della sorte della nostra gente sei TU, non noi. –
Dopodiché Pie e Taruto si smaterializzarono.
 
- Sei stato grande Kisshu! - Il grido di gioia della piccola Purin ruppe il silenzio che si era andato a creare.
Mentre anche Retasu e Minto, assieme alla leader delle Mew Mew si congratulavano con lui, Kisshu si allontanò di qualche passo e si chinò a raccogliere il capello che gli era caduto poco prima. Si sollevò e si accorse di avere Zakuro al fianco.
- Kisshu...- iniziò la Mew Lupo.
L'alieno la zittì: - No, non dire nulla. -
Il gruppo si ricompose e le ragazze, di nuovo in abiti comuni, si diressero davanti all'entrata del Dark Chocolate, dove le attendevano in ansia Kyle e Ryan.
- Ragazze ma dove siete state tutto questo tempo?! - inveì Ryan - E tu Kisshu, come ti salta in mente di sparire così da un momento all'altro? -
Ichigo prese la parola: - Non è il momento Ryan; Retasu è ferita. -
Infatti la Mew Focena presentava una brutta ferita al braccio, opera del Chimero tricheco, e Kyle si affrettò a raggiungere la macchina per prendere il suo kit di pronto soccorso e medicare la ragazza. Le altre Mew Mew e Kisshu rimasero con Ryan poco distanti.
- Allora? Ditemi che cosa è successo. - insistette il biondo.
Ichigo disse: - Gli alieni ci hanno attaccate e Retasu e rimasta ferita dalle zanne del Chimero. Inoltre Pie stava per uccidere Zakuro,
ma per fortuna Kisshu è arrivato in tempo. -
Ryan guardò il ragazzo tirato in causa con tanto d'occhi. - Tu ti sei materializzato sul posto per aiutarle? -
L'alieno dagli occhi dorati pareva ancora profondamente turbato e rispose: - E' evidente, no? -
- Ma non avevi detto che avresti preferito che Pie e Taruto non sapessero della tua collaborazione non noi? - indagò Ryan.
- Le persone cambiano idea. - rispose freddo Kisshu. Dopodiché voltò le spalle al gruppo e si allontanò con la scusa di andare a vedere come stava Retasu. Tutti capirono che il discorso si sarebbe chiuso così.
 
Più tardi, ognuno era tornato a casa; il viaggio in macchina dal locale fino alla villa di Zakuro fu pervaso da un silenzio carico
di tensione, con Kisshu che guardava insistentemente fuori dal finestrino dell'auto.
"Adesso come si metteranno le cose?" pensava. "Cosa succederà ora che Pie e Taruto sanno che mi sono apertamente
schierato dalla parte degli umani?" Gettò un'occhiata di sfuggita a Zakuro, seduta accanto a lui, composta e impassibile,
come sempre. "In ogni caso, ne è valsa la pena. Non potevo non fare nulla di fronte ad una situazione del genere."
I due scesero dall'auto e, salutati i due americani, entrarono a casa in silenzio. Kisshu fece per sgattaiolare al piano di sopra,
ma la voce calma e ferma di Zakuro lo fece bloccare sul posto.
- Dove pensi di andare? -
Kisshu chiuse gli occhi prima di rispondere senza voltarsi: - E' stata una serata stancante; voglio andarmene a dormire. -
Zakuro incrociò le braccia al petto con aria che non ammetteva repliche. - Dobbiamo parlare. -
L'alieno finalmente si voltò e la vide, bellissima come sempre, in piedi di fronte a lui, che lo
scrutava con sguardo fiero.
- Avanti, dimmi. -
Zakuro non sorrideva; si limitava a stare a braccia conserte e a guardarlo con i suoi splendidi occhi color del mare quando è
agitato. Rispose come aveva fatto poche ore prima alla festa: - Perchè lo hai fatto? -
Kisshu continuava a tenere i suoi occhi d'oro fissi in quelli di lei. "Perchè lo hai fatto? Perchè lo hai fatto? Non è forse evidente
il motivo che mi ha spinto a schierarmi contro i miei simili quando avevo tentato in tutti i modi di evitare qualsiasi tipo di scontro?"
Ma non lo disse, limitandosi a pensarlo e a stringere i pugni. Una volta più calmo, si avvicinò a lei e tutta la sua confusione e
il suo nervoso sparirono non appena si trovò a pochi centimetri dal viso perfetto della modella, dalle sue labbra carnose e invitanti,
dalle sue ciglia lunghe.
Come trasportato da qualcosa più grande e forte di lui, Kisshu le prese il volto fra le mani e la baciò. Un bacio tenero, dolce; non
volle spingersi più in là. Si staccò a malincuore da Zakuro, che lo guardava ora con un misto di sorpresa e un piccolo sorriso.
- L'ho fatto per lo stesso motivo per cui ho appena fatto questo. -
La Mew Lupo non demorse. - E quale sarebbe il motivo? - sussurrò con voce suadente, avvicinando la bocca all'orecchio
dell'alieno. Lui le passò un braccio intorno al fianco, prima di mormorare: - Credo di essermi innamorato di te. –
* Ho deciso di inserire la conversazione tra Kisshu, Pie e Taruto dell'episodio 42 dell'anime, dal momento che mi sembrava molto significativa e particolarmente adatta a questo momento!

Et voilà! Forza ragazzi, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo!
Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito i capitoli precendenti!

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Capitolo 14
*** Volti e maschere. ***


Volti e Maschere.

 - Credo di essermi innamorato di te. -
Gli occhi color zaffiro di Zakuro erano ancora immersi in quelli d’oro di Kisshu quando lei si liberò dolcemente dalla presa di lui; l’alieno la guardò dispiaciuto, non capendo il motivo che l’aveva spinta ad allontanarsi. Ora erano nuovamente uno di fronte all’altra, esistevano solo loro due; nessun rumore giungeva dall’esterno, nulla quella notte aveva la minima intenzione di disturbarli.
La voce ferma di Zakuro spezzò il silenzio.
- Come puoi essere innamorato di me? -
Kisshu si aspettava tutto, tranne che una domanda del genere. “A che gioco sta giocando?”
- Come sarebbe a dire? Mi sono innamorato di te, ti sembra così strano? – disse lui accennando un sorriso sarcastico.
La modella lo guardava ancora come se sentirgli pronunciare quelle parole le facesse del male; “Perché? Perché?” si chiedeva mentalmente.
Anche se le costava fatica, riprese la parola: - Non puoi essere innamorato. Non di me, almeno. –
Kisshu le si avvicinò, prendendo una mano affusolata della ragazza nella sua. – Perché dici questo? –
- Perché è la verità! – ringhiò Zakuro, scostando la mano dell’alieno. – Tu non puoi innamorarti di me. Non è giusto. -
- Come fai a dire se innamorarsi di una persona è giusto o sbagliato? – Kisshu stava cominciando a perdere la pazienza. – Come puoi fare finta di nulla? Anche tu provi lo stesso sentimento per me! –
Lo sguardo della ragazza si fece, se possibile, ancora più gelido. – No. –
- Come sarebbe a dire no?! – le abbaiò l’alieno, con gli occhi ridotti a due fessure e la mascella contratta dalla rabbia. – Smettila di mentirmi Zakuro! -
- No. Non sono innamorata di te. – fece ancora la modella, sempre con voce atona e sguardo impassibile.
Kisshu in quel momento non ci vide più: spinse in malo modo Zakuro contro la parete e le imprigionò i polsi con le mani, tenendoli alti sopra la testa di lei.
- Non puoi continuare a mentirmi! – le urlò contro, ormai in preda alla rabbia. – Come fai a dire di non provare nulla per me? Mi spiace, ma non sono stupido. Vedo come mi guardi, e nei tuoi occhi vedo riflesso me. Quando mi parli, è come se io sentissi costantemente sussurrare il mio nome. So che quando ti sfioro hai un brivido e non negarlo, perché è quello che succede anche a me. Ho imparato a leggere nei tuoi occhi impenetrabili, e in loro vedo che anche tu provi qualcosa per me! Non puoi negarlo, Zakuro! Il tuo cuore dice una cosa e la tua bocca un’altra: perché mi fai questo, dannazione?! -
Zakuro era rimasta sorpresa dallo scatto d’ira di Kisshu, ma cercò di non mostrarsi troppo turbata dalla cosa; gli scoccò uno sguardo aspro, prima di ringhiargli: - Lasciami andare. Subito. –
L’alieno, forse per il modo freddo e fermo con cui la modella aveva pronunciato quelle parole, obbedì. Lei si rimise diritta e si massaggiò i polsi, indolenziti dalla presa forte di Kisshu; dopodiché, sempre guardandolo nei suoi bellissimi occhi dorati, disse: - Ora vattene via. –
- Ma che cosa stai dicendo? -
- Vattene. Sei solo un illuso: come potevi credere che tra me e te potesse esserci qualcosa? –
Kisshu non credeva alle sue orecchie. “Perché mi stai facendo questo? Perché ti ostini a mentirmi?”
- Non prendermi in giro, so che tu ricambi i miei sentimenti. Altrimenti perché mi avresti chiesto di venire a vivere con te? Perché mai avresti abbassato le tue difese permettendomi di avvicinarti a te se tu non provassi veramente qualcosa per me? -
Zakuro distolse lo sguardo e abbassò il capo. – Perché mi fai pena. –
L’alieno rimase senza parole dopo questa frase; Zakuro sollevò nuovamente la testa e i lunghi capelli sembravano muoversi con lei in una danza furiosa. – Mi hai fatto pena quando ti ho trovato nel parco che spiavi Ichigo e Mark e mi hai fatto pena anche quando mi hai detto che eri stato bandito da Deep Blue e lasciato da solo. È questo che provo per te: pietà! – urlò la ragazza con rabbia.
Kisshu, inconsapevolmente, fece alcuni passi indietro; era come se quelle parole gli avessero aperto una voragine nel petto, mentre avvertiva tutto il resto del mondo dissolversi attorno a lui.
“Pena. Pietà.”
- Allora è così che stanno le cose. Bene. – mormorò Kisshu. – Me ne vado. Addio Zakuro. -
E, con queste parole, si smaterializzò, lasciando Zakuro da sola nella sua enorme casa vuota.
Non appena anche le più piccole increspature d’aria sparirono, la Mew Lupo cadde in ginocchio prendendosi la testa tra le mani.

- Perché lo hai fatto? Perché?! – gridò con rabbia al vuoto che la circondava. 

Erano ormai passati tre giorni da quando Kisshu se n’era andato da casa di Zakuro, e non si era nemmeno più presentato al Caffè; Ryan aveva provato più volte a contattarlo, ma niente, lui non rispondeva. Le ragazze Mew Mew e i due americani sospettavano che fosse accaduto qualcosa fra Zakuro e Kisshu, ma nessuno di loro aveva osato farne parola con la Mew Lupo; lei dal canto suo aveva continuato a fare finta di nulla, dicendo semplicemente che l’alieno se n’era andato.
Quel giorno, una volta terminate le pulizie, Zakuro salutò velocemente le compagne e abbandonò il locale. Le altre quattro a quel punto si sedettero attorno ad un tavolino e iniziarono a parlare.
- Qualcuna di voi ha idea di cosa stia succedendo? – domandò Purin alle ragazze.
Minto scosse la testa. – No. Magari quei due hanno litigato e Kisshu non vuole più farsi vedere: sai, non deve essere facile per Zakuro convivere con lui e sinceramente non capisco nemmeno perché lo abbia ospitato.-
Ryan, arrivato dal laboratorio, si intromise nel discorso: - Non sono affari vostri questi. L’unica cosa importante è che Kisshu non abbia ripensamenti sull’alleanza che ha stretto con noi. –
- Che vuoi dire? – domandò Retasu confusa.
- Vuol dire che io e Kyle temiamo che, qualsiasi cosa sia successa, possa spingere Kisshu a tornare dalla parte degli alieni. –
Retasu scosse la testa con convinzione, prendendo con audacia insolita la parola: - No Ryan, non penso che lui possa fare una cosa del genere: evidentemente in questo momento vuole stare da solo ma non ce lo vedo assolutamente a voltarci le spalle. So che prima era un nostro nemico, ma io mi fido di lui. –
- Anche io ho fiducia in Kisshu! Il fatto è che ora nella squadra manca un elemento forte e che ha molte informazioni sul nostro nemico! – esclamò convinta la Mew Scimmia.
Ichigo, stranamente, se ne stava in silenzio, riflettendo su quanto stava accadendo.
“E io che pensavo che Kisshu fosse innamorato di me. Invece durante la sua permanenza qua non mi ha né infastidita né niente, anzi; a sentir parlare le altre ragazze, sembra quasi che tra lui e Zakuro si sia instaurata una sorta di complicità.” La rossa odiò ammetterlo, ma si ritrovò a pensare che, tutto sommato, le attenzioni che le rivolgeva Kisshu un po’ le mancavano. Non per il fatto che lei provasse qualcosa per lui, assolutamente, lei era innamorata di Mark; più che altro si rese conto di non essere stata così importante per lui da essere indimenticabile. In quel momento avvertì la convinzione che, nel cuore di Kisshu, doveva aver fatto breccia un’altra persona, destabilizzandolo completamente.
Minto, nel mentre, continuava a parlare: - In ogni caso, con Zakuro come facciamo? È nostra amica e, anche se non lo dà a vedere, sono sicura che sia profondamente turbata dalla situazione. –
Kyle prese la parola. – Sappiamo tutti come è fatta la nostra Zakuro; lei è un tipo solitario, che preferisce risolvere le cose a modo suo. Sicuramente rifiuterebbe il nostro aiuto. –
Ryan in quel momento si voltò vero Ichigo e le disse: - Ichigo non è che mi daresti Masha? –
La ragazza lo guardò leggermente sorpresa. – Va bene, ma perché? –
- Perché deve fare dei controlli. – mentì il biondo.
Ichigo gli consegnò il piccolo robottino rosa e Ryan si allontanò mentre il resto del gruppo continuava a parlare. Egli però non si diresse in laboratorio: si gettò un’occhiata alle spalle e, sicuro di non essere visto, uscì dalla porta sul retro.
 
Kisshu si trovava seduto su uno scoglio a picco sul mare; da quella posizione poteva osservare l’orizzonte e il cielo che lentamente si tingeva di scuro, anticipando la notte, mentre le onde sotto di lui si infrangevano sugli scogli schizzando il suo viso con l’acqua salata. Indossava ancora il completo che portava alla festa; si era tutto sgualcito e il ragazzo aveva un’aria distrutta, anche se il suo aspetto fisico non era nulla in confronto a ciò che provava dentro. Guardando il mare, giocava con il cappello, rigirandoselo distrattamente fra le mani, fino a che, preda di un nuovo impeto di rabbia, non lo lanciò in mezzo alle onde scure con un urlo furioso. Lo vide essere trascinato via dalla corrente e lo paragonò stupidamente al suo cuore, in balia di sentimenti troppo più forti di lui.
“Ho sbagliato tutto. Pensavo di aver toccato il fondo innamorandomi di Ichigo, di una stupida ragazzina che non mi ricambiava; poi ho conosciuto Zakuro, e con lei è stata tutta un’altra storia. Lei è bellissima, su questo non ci piove, ma non è stato il suo fisico perfetto a colpirmi, no: sono state le sue parole, i suoi pensieri, i sentimenti che mi trasmettevano i suoi occhi quando mi perdevo a guardarli. Ho letto tante cose in quegli abissi color zaffiro: rabbia, rancore, frustrazione, odio. Si, in lei ho visto un insieme infinito di sentimenti negativi che albergano nel suo cuore, frutto di un passato troppo crudele e ingiusto; d’altro canto, in quella ragazza ho visto anche una dolcezza che non pensavo fosse in grado di possedere, una forza indescrivibile, che le ha permesso di rialzarsi dalle macerie della sua vita e di ricominciare. Ho visto la parte più nascosta di Zakuro, quella che per una vita ha celato alle altre persone, e mi sono innamorato anche di quella parte di lei.
Ero sicuro che i miei sentimenti fossero ricambiati, sicurissimo: ma allora perché mi ha scacciato? Perché si ostina a dirmi che non prova nulla per me? Io non ti credo Zakuro, no: so che anche tu sei innamorata di me.”
Kisshu era ancora immerso nei suoi pensieri, quando una voce alle sue spalle lo fece sussultare.
- Ti godi il crepuscolo? -
L’alieno si voltò, riconoscendo immediatamente quel tono di scherno: infatti, di fronte a lui, vide Ryan, che lo guardava con espressione sarcastica.
Il ragazzo dagli occhi dorati si voltò verso il biondo, domandando: - Come hai fatto a trovarmi? –
Ryan gli rivolse uno sguardo ironico; dopo un secondo, Masha saltò fuori dalla tasta del giubbotto del ragazzo, parlando con la sua vocina metallica. – Alieno! Alieno! –
- Dimenticavi che Masha è in grado di individuare voi alieni? -
- Ah già… Il giocattolino peloso di Ichigo… - disse distrattamente Kisshu voltandosi di nuovo a guardare il mare.
La voce dell’americano, però, lo raggiunse di nuovo.
- Hai intenzione di tornare dalla parte dei tuoi simili? -
Kisshu chiuse gli occhi, esasperato, e sempre senza voltarsi rispose: - Stai tranquillo Biondo, ho dato la mia parola. Continuerò le ricerche dell’Acqua Cristallo da solo. –
- Bada Kisshu: niente passi falsi. -
Dopo queste parole i due rimasero per un po’ in silenzio; l’alieno continuava a fissare la linea dell’orizzonte senza realmente vederla, mentre l’umano stava in piedi alle sue spalle, le mani sui fianchi e i bei capelli biondi scompigliati dalla brezza marina.
Dopo un po’ Kisshu sbottò: - Hai saputo ciò che ti interessava, cosa stai a fare ancora qua? –
- Non volevo dirti solo questo. – disse Ryan mestamente.
- Vai allora, ti ascolto. –
Inaspettatamente, Ryan si sedette di fianco all’alieno sugli scogli, lasciando una gamba penzolare giù, verso le acque scure. Kisshu lo guardò sorpreso e il biondo, mantenendo lo sguardo fisso sul cielo, nel quale stavano già comparendo le prime stelle, iniziò: - Non sono qui per farmi gli affari tuoi, che sia chiaro. Voglio solo che tu sappia che io conosco bene Zakuro, e che molte volte fa del male alle persone per evitare che ne venga fatto a lei. Sai come si dice qui sulla Terra, no? ‘La miglior difesa è l’attacco.’ –
Kisshu si voltò verso il ragazzo seduto di fianco a lui, serrando la mascella.
- E che cosa ti farebbe pensare che Zakuro centri qualcosa con me e con il motivo per cui me ne sono andato? -
- Oh, è molto semplice: è evidente che sei innamorato di lei. –
Kisshu ringhiò: - Ma che cosa stai dicendo!? –
- La verità. – fece Ryan buttando leggermente indietro la testa. – Si vede benissimo che provi qualcosa per lei, e deve essere anche qualcosa di forte; guardi Zakuro come non hai mai fatto nemmeno con Ichigo. Sai, devo ammettere che ti facevo molto più abile a mascherare i tuoi sentimenti! -
Kisshu si alzò dallo scoglio e fissò Ryan con astio. “Come ha fatto a capire tutto questo? Non pensavo fosse una cosa così evidente.”
Il biondo imitò l’alieno, alzandosi di conseguenza e battendogli una mano sulla spalla, per poi dire: - Riesco a comprendere Zakuro, in quanto io e lei siamo molto simili: diffidenti, freddi, distaccati. E molto bravi a nasconderci dietro ad una maschera. Ricorda questo dettaglio. –
- Non mi interessa sapere quanto simili siete; l’unica cosa importante è che lei non ricambia quello che provo io. – confessò Kisshu con rabbia. Non sapeva neanche perché si fosse trovato a fare quella rivelazione all’ideatore del Mew Project; lui, Kisshu Ikisatashi, soldato scelto, a parlare della ragazza della quale era innamorato.
Ryan accennò un sorriso. – Pensa quello che vuoi Kisshu. –
Dopodiché voltò le spalle all’alieno e si rimise sui suoi passi, pronto per tornarsene a casa. Kisshu lo guardò allontanarsi, mentre le parole che il biondo aveva appena pronunciato gli rimbombavano insistentemente nella testa.
 
Zakuro era in ginocchio nella grande chiesa in cui era solita recarsi per pregare. Dopo aver rivolto un pensiero al padre defunto si alzò, e si diresse verso la grossa vetrata colorata, dalla quale entravano prepotenti i raggi del sole del primo pomeriggio; erano ormai cinque giorni che nessuno aveva notizie di Kisshu. Sapeva che Ryan aveva provato più volte a contattarlo, ma senza successo; se n’era andato.
Alle ragazze, lei si era limitata a dire che Kisshu era andato via e loro non le chiesero ulteriori spiegazioni, anche se lei sapeva benissimo che si interrogavano sull’accaduto alle sue spalle. La sua mano si allungò per toccare la fredda vetrata e, inspiegabilmente, le tornò alla mente il giorno in cui era andata a cercare Kisshu e l’aveva trovato proprio lì, in quella chiesa, sospeso per aria a guardare i giochi di luce sul pavimento. Quella volta era stata incaricata da Ryan di trovarlo per parlargli della tregua e lei lo aveva fatto, così come aveva sempre seguito gli ordini del suo capo; in quel momento, invece, Zakuro non avrebbe voluto altro che vedere nuovamente il giovane alieno dallo sguardo dorato, ma non c’era verso di incontrarlo. La stava evitando, era evidente, e lei non riusciva a biasimarlo.
“Ha ragione lui: gli ho mentito. Sono stata crudele, ho cercato in tutti i modi di allontanarlo per salvaguardare me stessa dai sentimenti che mi sono accorta di provare per lui, il mio ex nemico. È stata una questione di egoismo da questo lato, lo ammetto, ma ora devo essere sincera, almeno con me stessa: l’ho fatto soprattutto per lui. Non voglio farlo soffrire, ed è per questo che ho fatto di tutto pur di nascondere i miei sentimenti, pur di non fargli capire che anche io mi sono perdutamente innamorata di lui.”
Sospirò, andandosi a sedere su una delle lunghe panche di legno, proprio come aveva fatto quella volta, terminata la conversazione con l’alieno.
“Posso mentire agli altri, ma non a me stessa: sono innamorata di lui. Kisshu mi ha confessato i suoi sentimenti, ha avuto il coraggio di esporsi, e io l’ho cacciato. E ora, dove mi trovo? In una chiesa vuota, a pregare un padre morto e rimpiangere il ragazzo che ha fatto breccia nel mio cuore. C’è una sola differenza però: mio padre è morto, e nessuna preghiera me lo riporterà indietro; Kisshu invece è vivo ed è qui in città, da qualche parte. Quando ero piccola, sono arrivata a casa tardi e non ho potuto impedire a mio padre di togliersi la vita; con Kisshu sono ancora in tempo per dirgli la verità.”
Dopo questi pensieri, Zakuro si alzò dalla panca e corse lungo la navata della chiesa, aprendo poi il pesante portone di quercia e fiondandosi fuori, correndo all’impazzata senza alcuna meta. Dopo qualche minuto si fermò per riprendere fiato e si guardò intorno per vedere dove si trovava: era nei pressi di un piccolo parco giochi. Lentamente, entrò e si sedette su di una panchina all’ombra delle fronde degli alberi, guardando le mamme giocare con i bambini poco lontano.

Ancora una volta, si ritrovava a dover trovare Kisshu senza avere la minima idea di dove cercarlo.
Zakuro rimase seduta su quella fredda panchina per un tempo che le parve interminabile, con lo sguardo perso nel vuoto; con lentezza estrema, si alzò e prese a camminare, addentrandosi sempre più all’interno del parco. Dopo un po’ di strada, arrivò in un punto in cui gli alberi crescevano rigogliosi, tanto da dar l’idea di trovarsi in una vera e propria foresta. La modella stava camminando sicura, guidata dal suo istinto di Lupo Grigio, che la stava portando ad isolarsi all’ombra delle fronde selvagge che la sovrastavano.
Poi, si sa, il destino non è altro che un burattinaio beffardo che ama prendersi gioco degli amanti; in quel momento, però, aveva deciso di far girare la fortuna dalla loro parte.
Infatti Zakuro, aguzzando la vista nell’ombra, riuscì a scorgere una figura raggomitolata ai piedi di un imponente albero.
- Kisshu… -
 
Ecco a voi un nuovo capitolo! Dedicato a tutti coloro che mi seguono sempre e che continuano a recensire la mia storia. Grazie per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate!
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Capitolo 15
*** Cold Hearted. ***


Cold Hearted.

Kisshu se ne stava sdraiato ai piedi di un albero, all’interno di un parco sconfinato del quale però ignorava il nome. Erano ormai passati diversi giorni da quando aveva lasciato l’abitazione di Zakuro e il nodo alla gola che aveva avvertito in quel momento non aveva mai accennato ad andarsene, anzi; come un cappio maledetto, si stringeva sempre di più attorno al suo collo, soffocandolo.
Le parole di Ryan continuavano a rimbalzargli nella mente. “Perché mai Zakuro dovrebbe avermi mentito?”
“Perché sembra che io sia destinato a non trovare mai la felicità nella mia vita?”
Su questo si interrogava Kisshu, appoggiando il capo al tronco nodoso dell’albero; qualcosa, però, lo distrasse dalle sue considerazioni. Una voce. Una voce che conosceva bene; una voce che diceva qualcosa, una sola parola. Il suo nome.
- Kisshu… -
L’alieno si voltò rapidamente, e ciò che vide lo lasciò senza parole: la figura bellissima di Zakuro si stagliava fiera innanzi a lui, contro la flebile luce che trapassava timida le spesse fronde degli alberi. I capelli di lei si muovevano leggeri per via del venticello fresco, e gli occhi color zaffiro lo fissavano con uno sguardo indefinibile: sapeva solo che erano bellissimi.
Kisshu voltò il capo dalla parte opposta, ancora troppo ferito da quanto era accaduto. “No, non può essere. È tornata qui per farmi soffrire ancora?”
Mentre era voltato, sentiva i passi regolari della modella che si avvicinavano, avvertiva perfettamente il rumore dei suoi stivali che schiacciavano le foglie umide. Zakuro si fermò accanto a lui, per poi inginocchiarsi sul suolo fangoso, imbrattando i suoi pantaloni firmati.
- Kisshu. – ripeté lei. – Che ci fai qui? -
- Non penso siano cazzi tuoi. – rispose l’alieno con voce aspra.
Zakuro non demorse, e afferrò con forza il ragazzo da una spalla, obbligandolo a voltarsi verso di lei. Ciò che lesse nei suoi occhi dorati la fece sobbalzare: rabbia, rancore, delusione.
- Sono qui per parlarti, Kisshu. – continuò lei. – Voglio che tu sappia veramente come stanno le cose. -
Kisshu, però, alterato, si alzò di colpo e cominciò a parlare, la mascella serrata, trattenendo a stento la rabbia che aveva dentro.
- Ritengo che tu abbia già parlato abbastanza. Non ho più intenzione di stare a sentire le tue parole, non voglio che tu immerga ancora il coltello nella ferita. – Si fermò un attimo, prima di continuare con più enfasi: - Hai preso la tua decisione, Zakuro! Ti sei presa gioco di me, facendomi innamorare e poi buttandomi via; mi hai fatto provare qualcosa che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sentivo nei confronti di Ichigo. Io pensavo di essere innamorato di lei, ma non lo ero. L’unica persona che voglio, nella mia vita, sei tu! Ma non posso averti! – E, detto questo, assestò un potente pugno ad un albero nelle vicinanze, rimanendo poi immobile a fissare il sangue che fuoriusciva dalla ferita sulla sua mano.
Zakuro si alzò a sua volta e, con una vena di rabbia nella voce, prese la parola.
- Perché tu non riesci a capire quanto sia stato difficile per me accettare le tue parole? Perché non ti rendi conto di quanto mi faccia male sapere che una persona tiene così tanto a me?! -
L’alieno la guardò acido, anche se con una scintilla di curiosità negli occhi felini questa volta.
- Ma che diamine stai dicendo!? -
Zakuro abbassò il capo, e la frangia scura le ricadde sul viso, coprendo i suoi occhi color del mare.
- Io non so come comportarmi Kisshu; nella mia vita mi sono ritrovata a perdere tutto ciò che per me aveva un valore, tutto ciò a cui tenevo. Non sono abituata a stringere legami affettivi forti con le persone; ammetto che con te è stato diverso, mi sono aperta, rivelandoti parte del mio mondo. Ma non voglio farti soffrire, perché è questo che succederà, lo so! -
Kisshu continuava a fissarla, questa volta stupito dalle sue parole. “Ora cominciano a spiegarsi molte cose.”
Il ragazzo dagli occhi dorati fece qualche passo verso la modella, annullando la distanza che c’era tra loro, e le accarezzò i capelli soffici; lei alzò il viso e lo inchiodò con i suoi occhi bellissimi.
Kisshu, questa volta, parlò dolcemente.
- Come fai a dire che io soffrirei stando accanto a te? Tu sei tutto ciò che chiedo dalla vita, il mio posto è al tuo fianco. -
La modella scosse la testa, con espressione grave. – No Kisshu, non potrò mai farti star bene: ti ritroveresti a soffrire negli inferni che ci sono dentro di me. Il mio cuore è gelido come l’inverno. –
Il sole stava calando lentamente sui due giovani e le parole di Zakuro furono seguite dal silenzio, un silenzio in cui Kisshu cercava lentamente di assorbire il colpo provocato da quelle considerazioni.
L’alieno le posò le sue mani affusolate sulle spalle e, guardandola negli occhi con espressione seria, mormorò: - E io allora sono disposto a seguirti ovunque, anche se mi ritroverei a bruciare tra le fiamme della dannazione. Mi sono schierato contro i miei simili per proteggerti, Zakuro. Sappi che io combatterei sempre per te. –
Sulla fronte della ragazza comparve una piccola ruga verticale. – Lo faresti davvero? –
- Sempre. – confermò l’alieno.
- Allora ti lancio una sfida. – disse sicura Zakuro estraendo il suo ciondolo Mew. – Combatti contro di me, per me. Vediamo se riuscirai ad avermi. –
Kisshu la guardava incredulo. – Mi stai provocando, Zakuro. – rispose lui con malizia. – Accetto la sfida. –
Zakuro sorrise soddisfatta, prima di trasformarsi.
- Mew Zakuro, METAMORFOSI! -
Venne avvolta dalle fiamme e si tramutò in Mew Zakuro, la ragazza Lupo. Kisshu sorrise a sua volta, togliendosi la giacca nera del completo e lanciandola a terra. Richiamò i suoi Sai, gridando: - Sono pronto! – per poi lanciarsi sulla modella.
Zakuro schivò l’attacco agilmente, ruotando su se stessa e facendo danzare con lei la sua chioma viola; invocò la sua arma e senza esitazione avvolse la frusta attorno alla caviglia di Kisshu, che cadde in avanti nel fango, facendosi sfuggire di mano i Sai. La Mew Mew allora lo liberò, per poi saltare senza problemi sul ramo di un albero, mentre il suo avversario si puliva la faccia e riafferrava le sue armi. Inaspettatamente, Kisshu si teletrasportò alle spalle della ragazza, cogliendola di sorpresa e facendola cadere dal ramo con una spinta; lei, però, riuscì ad atterrare in ginocchio, senza farsi troppo male, e prese a correre sempre più nelle profondità del bosco. L’alieno, eccitato da quella sorta di gioco, si lanciò al suo inseguimento, volando veloce a mezz’aria e schivando tutti i rami più bassi; sfortunatamente, la perse di vista e si fermò guardandosi intorno, speranzoso di notare un lampo viola che si nascondeva da qualche parte. Non aveva realizzato, però, che Zakuro gli stava tendendo un’imboscata: infatti, la ragazza saltò improvvisamente giù da un albero, atterrando sulla schiena di Kisshu e sbattendolo a terra. L’alieno si rialzò, coperto di graffi, e afferrò agilmente Mew Zakuro per un braccio, buttandola a terra e procurandole diversi lividi. Sul volto di Kisshu era comparso un sorriso quasi folle; lui si avventò sulla ragazza, che rimase immobile fino all’ultimo istante, prima di rotolare su un fianco e far sbattere l’avversario a terra, dopodiché questo si ritrovò nuovamente immobilizzato dalla frusta di luce. Mentre Zakuro era ormai convinta di aver vinto, Kisshu si smaterializzò, ricomparendo di fronte al viso della bella Mew Mew, che si voltò e cominciò a fuggire, inseguita dall’alieno. Lui correva a perdifiato dietro a quella splendida creatura, osservando il modo in cui le sue gambe lunghe si muovevano veloci e perdendosi vedendo i suoi capelli lunghi ondeggiare mossi dal vento. Ormai era il tramonto. Zakuro corse fino a trovarsi in un vicolo cieco; allora, saltò sul tronco di un albero, dandosi lo slancio per compiere un salto ancor maggiore, che portò la sua figura bella e misteriosa a stagliarsi contro il rosso e il rosa del cielo. Kisshu le arrivò prontamente alle spalle e la spinse a terra. I due cadderò rovinosamente nel terreno umido nel bosco, graffiandosi con i rami e le foglie, e Zakuro perse di mano la sua arma. Kisshu la immobilizzò mettendosi a cavalcioni su di lei e bloccandole i polsi con le mani in alto sopra la testa. Rimase qualche istante ad osservarla, così vulnerabile, stesa sotto di lui, con il petto che si alzava e abbassava velocemente. I capelli erano scompigliati e il viso arrossato: l’alieno non seppe dire se per la “battaglia” o per la loro posizione di quel momento.
- Presa. – le sussurrò lui con voce suadente, avvicinando il viso a quello di lei.
I due rimasero a fissarsi ancora per un secondo, occhi blu in occhi d’oro, prima che entrambi annullassero la poca distanza che li separava con un bacio. Questo cominciò prima dolcemente, poi Zakuro schiuse le sue labbra carnose, permettendo alla lingua di Kisshu di insinuarsi nella sua bocca; la modella avvertì un calore diffondersi dal basso ventre a tutto il corpo, mentre un brivido caldo le percorreva la schiena. I due si baciarono ancora con passione, poi Kisshu iniziò la sua discesa sul collo della ragazza, che gettò la testa all’indietro, in modo da consentire all’alieno libero accesso; lui le liberò le mani e cominciò ad accarezzarle le morbide e calde orecchie grigie, mentre Zakuro prese a sfiorare la schiena possente del ragazzo insinuandosi sotto la sua camicia.
- Sii mia. – rantolò Kisshu mentre le sue labbra scendevano in direzione dei seni della modella. – Adesso! –
- Si Kisshu, sì! – soffiò la modella, eccitata, mentre era già intenta a sbottonare la camicia dell’alieno; gliela sfilò e rimase ad ammirarlo per un secondo, a petto nudo, con i capelli verdi che gli ricadevano selvaggi sul viso, un canino che faceva la sua comparsa tra le labbra sottili distorte in una smorfia di piacere. Kisshu liberò Zakuro dai suoi abiti da Mew Mew, che gettò poco distante da loro, sul terreno boschivo.
- Sei bellissima. – mormorò lui, godendosi la visione della ragazza nuda, con orecchie e coda da lupo, distesa tra la terra e le foglie, quasi fosse una divinità della natura, che si mescolava con essa.
Kisshu si liberò finalmente anche dei pantaloni e, fissando Zakuro negli occhi con lo sguardo velato dall’eccitazione, la penetrò. I due continuarono ad appartenersi per molto tempo, lì, in quel bosco, dove nessuno poteva sentire i loro gemiti. Quando la giornata stava ormai volgendo al crepuscolo, Kisshu, appagato, si abbandonò sul seno di Zakuro, lasciando che lei gli accarezzasse dolcemente i capelli sudati.
La voce soave della modella raggiunse le orecchie dell’alieno.
- Kisshu? -
- Si? –
Zakuro sussurrò: - Penso anche io di essere innamorata di te. –

Kisshu si lasciò sfuggire una risata. - Lo avevo intuito! – esclamò, prima di accarezzare il volto di Zakuro e baciarla ancora.

Eccomi qua con un nuovo capitolo! Fatemi sapere in tanti cosa ne pensate e sopratutto, ditemi se secondo voi va bene il raiting arancione o devo modificarlo in rosso! Un abbraccio,
Salice_

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Capitolo 16
*** Sotto la città. ***


Sotto La Città.

 Il giorno seguente, Retasu, Minto e Purin erano riunite al Caffè, prima dell’apertura, già con la loro colorata divisa da cameriere addosso. Minto se ne stava seduta ad un tavolino versando il suo solito the nella tazzina, lamentandosi come sempre del ritardo di Ichigo con le altre ragazze. Mentre le tre chiacchieravano, Ryan e Kyle fecero la loro comparsa in sala.
- ‘Giorno. – si limitò a dire il biondo.
- Buongiorno ragazze, tutto bene? – esclamò invece Kyle sorridendo.
Pochi minuti dopo, Zakuro entrò dalla porta principale del Caffè e, per la prima volta dopo molti giorni, salutò i presenti con uno splendido sorriso dipinto sulle labbra.
- Ciao Zakuro! – risposero in coro tutti.
- Sei di buon umore oggi? – indagò divertita Minto.
La modella continuò a sorridere. – Si ragazzi! Vedete, ho portato una persona con me… -
Lasciò la frase in sospeso e si voltò verso la porta alle sue spalle, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Dopo poco quella si spalancò e fece il suo ingresso Kisshu, con un ghigno soddisfatto sul volto diafano.
- Kisshu?? – mormorò Minto, mentre gli altri rimanevano a bocca aperta.
Ryan fu l’unico a non restare troppo sorpreso dalla cosa, e prese subito la parola: - Hai deciso di tornare, finalmente. –
Kisshu annuì con convinzione. – Già. Effettivamente, mi stavo giusto chiedendo come riusciste a mandare avanti questo posto senza un cameriere figo come me! –
Tutti scoppiarono a ridere e Purin si lanciò letteralmente al collo dell’alieno, abbracciandolo.
- Sono così contenta di rivederti! Sei mancato a tutti noi! -
- Parla per te! – sibilò Minto in tono distaccato, cosa che fece ridere ancora di più i ragazzi nella sala.
Zakuro osservava con la coda dell’occhio il bell’alieno, che cercava di divincolarsi dall’abbraccio soffocante di Purin, mentre innanzi ai suoi occhi scorrevano nuovamente sprazzi di quanto era accaduto il giorno prima tra loro due.
Zakuro di storie ne aveva avute, anche se potrebbero essere più facilmente paragonate ad avventure di una notte o poco più: odiava l’idea di trovarsi legata ad un’altra persona. Ma con Kisshu era stato tutto diverso: aveva provato sensazioni mai conosciute in vita sua, si era sentita protetta nonostante lei fosse una ragazza molto indipendente.
Aveva deciso di non raccontare l’accaduto alle ragazze, per il momento.
Mentre la modella era in preda ai suoi pensieri, Ichigo entrò nel locale come una furia, in ritardo come al solito, blaterando scuse a raffica. Nel giro di un secondo, però, la sua attenzione fu attirata da Kisshu, in piedi al centro della sala, che ricambiò il suo sguardo.
- Kisshu, sei tornato!? – esclamò la rossa sorpresa.
- A meno che io non sia un’allucinazione, allora si: sono tornato. – sputò lì l’alieno con tono sarcastico. Dopodiché si avvicinò a Zakuro, le passò un braccio attorno alle spalle e domandò: - Allora Zakuro, non pensi che sia l’ora di andarci a cambiare? –
- Sono d’accordo. – fece la ragazza annuendo; i due si incamminarono così verso gli spogliatoi.
Le quattro Mew Mew rimasero a fissare il corridoio nel quale i loro amici erano appena spariti, rimanendo a bocca aperta.
Kyle si ritirò veloce in cucina con la scusa di dover cominciare a tirare fuori i dolci, sorridendo sornione, mentre le ragazze cominciavano a interrogarsi su cosa fosse accaduto tra i due. Ryan rimase in disparte, appoggiato al muro e con le braccia incrociate, sorridendo mestamente: a quanto pareva, Kisshu doveva aver ascoltato le sue parole.
 
Era una mattina come le altre e il gruppetto si stava dando da fare al Caffè Mew Mew: Kyle era chiuso in cucina a sfornare dolci e Ryan si era rintanato in laboratorio, mentre le ragazze e l’alieno dai capelli verdi si occupavano dei clienti. Minto stava sorseggiando dell’ottimo Twinings seduta al suo solito tavolino, Ichigo correva come una trottola da un tavolo all’altro, Retasu distruggeva un servizio di piatti dopo l’altro, Purin si aggirava per il locale sulla sua palla gigante; Zakuro se ne stava tranquillamente alla cassa, in modo da interagire il meno possibile con i clienti, e Kisshu si trascinava svogliatamente tra i tavoli, lanciando silenziose imprecazioni ogni qualvolta qualcuno lo chiamava per ordinare.
Erano circa che 10:00 del mattino, quando Ryan si avvicinò cautamente a Zakuro, prendendola da parte; lei si fece dare velocemente il cambio da Retasu e seguì il biondo nel corridoio che portava agli spogliatoi. Una volta lontani da orecchie indiscrete, Ryan prese la parola: - Ho rintracciato un segnale riconducibile all’Acqua Cristallo, e ho bisogno che andiate subito in missione. Fai uscire tutti i clienti. –
Zakuro gli sorrise, complice. – Oh Ryan, sai che questa è la parte che adoro di più! –
Detto questo, la modella tornò a passo sicuro in sala, avvicinandosi al primo tavolino che trovò sulla sua strada e guardando gli occupanti con sguardo truce. Sbatté pesantemente le mani sul tavolo e ringhiò, con voce pericolosa: - Vi consiglio vivamente di andarvene. La vostra presenza qui non è più gradita. –
Diede il tempo ai clienti, stupefatti, di andarsene via, prima di rivolgersi a tutti i tavoli rimanenti, intimando: - La stessa cosa vale per voi! FUORI DI QUI! –
Una volta che il locale fu finalmente vuoto, i ragazzi si riunirono; Kisshu si tolse stancamente il cappellino dalla testa, prima di sbuffare: - Dal modo in cui Zakuro ha cacciato tutti i clienti, devo dedurre che dovremmo andare di nuovo in missione, giusto? –
- Esatto. – confermò Ryan.
Kyle aggiunse: - Abbiamo individuato qualcosa che potrebbe essere il Cristallo, e si trova sotto la città. –
Retasu guardò il moro incuriosita, prima di domandare: - Ma come facciamo a svolgere ricerche sotto Tokyo? –
- Be’, vi calerete nelle fogne, naturalmente. – rispose Kyle in tutta tranquillità.
La reazione di Minto e Kisshu per poco non demolì il Caffè Mew Mew.
- VOI STATE SCHERZANDOOO?! – gridò allarmata la ragazzina. – IO NON INTENDO METTERE PIEDE NELLE FOGNE! -
Kisshu annuì vigorosamente. – Per una volta sono d’accordo con Snobbina! Se pensate che io abbia intenzione di immergere le mie preziosissime mani nello schifo che c’è sotto questa città vi sbagliate di grosso! –
Ryan si passò una mano fra i capelli, sconsolato. – Mi dispiace ma questa è la missione di oggi; niente discussioni. –
L’alieno si avvicinò furente al volto dell’americano, inveendo: - Allora caro Shirogane, visto che tu non puoi prendere parte alle battaglie perché sprovvisto di superpoteri, potresti almeno venire nelle fogne con noi, no? Mi sembra il minimo! –
Ryan si guardò intorno, in evidente difficoltà, con l’unico risultato di vedere tutte e cinque le ragazze che annuivano alle parole di Kisshu.
- Va bene, va bene, vengo anch’io! – sbuffò il biondo, rassegnato.
 
Il gruppo stava vagando per le fogne da quasi un’ora, senza il minimo risultato. Kisshu procedeva schifato, facendo smorfie disgustate ogni 30 secondi, cosa che irritò molto Ryan.
- Adesso lo ammazzo! – mormorò lui rivoltò a Retasu, che ridacchiò.
Ichigo inciampò e finì con la faccia in una pozza d’acqua maleodorante, facendo sganasciare dal ridere Minto, che si teneva sollevato l’orlo della gonna per evitare di sporcarlo.
- Non c’è nulla da ridere, brutta scansafatiche! – le gridò infuriata la rossa.
Mentre le due cominciavano a litigare e Purin cercava in qualche modo di riportare la calma, Kisshu passò un braccio attorno alla vita di Zakuro. – Hai visto in che posto romantico ti ho portata oggi? – scherzò l’alieno.
- Oh sì, non avresti potuto scegliere di meglio! – rispose la modella con complicità.
I sette procedevano così per le fogne, facendo un casino allucinante, senza accorgersi di essere osservati a poca distanza da qualcuno.
- Allora, sei pronto? – domandò una figura nell’ombra al suo complice.
- Prontissimo! – rispose una voce acuta. – Ma… Pie? –
- Dimmi. – fece l’alieno, rivolgendosi verso il fratello minore.
Taruto si torceva le mani, evidentemente nervoso: - Dobbiamo attaccare anche Kisshu? –
Lo sguardo freddo di Pie si assottigliò. – E’ logico; il nostro compito è recuperare l’Acqua Cristallo, e se lui si è schierato dalla parte degli umani, è di conseguenza un nostro nemico. –
Taruto annuì, poco convinto, prima di smaterializzarsi insieme al fratello.
I due ricomparirono a pochi metri di distanza dalle Mew Mew, che, ritrovandoseli davanti, si bloccarono.
- Pie! Taruto! – esclamò con rabbia Ichigo.
Pie fece: - Stupidi umani, state cercando l’Acqua Cristallo? – e, senza attendere risposta: - Temo che non riuscirete mai ad ottenerla! –
- Chimero, attacca! – strillò Taruto.
Dalla galleria fognaria di fronte al gruppo, emerse un topo enorme, dal mantello nero e viscido, occhi rossi come il sangue e denti affilati. Quando il suo enorme corpo fu del tutto visibile, le ragazze si accorsero che il mostro non si limitava ad avere una coda: ne aveva ben tre.
- Forza ragazze, è il momento di combattere! – le incoraggiò Ryan. – SQUADRA MEW MEW, IN AZIONE! -
- Mew Ichigo! –
- Mew Minto! –
- Mew Retasu! –
- Mew Purin! –
- Mew Zakuro! –
- METAMORFOSI! -  
Il Mew Team comparve al completo, ognuna nel proprio vestitino sgargiante; Kisshu, dal canto suo, si sfilò il trench che indossava, rivelando i suoi soliti abiti alieni. Il ragazzo dagli occhi d’oro lanciò il suo indumento a Ryan, esclamando: - Tienimelo, visto che non fai nulla! – prima di voltarsi e schierarsi a fianco delle Mew Mew.
Subito il Chimero si lanciò sul gruppo, cercando di colpire, ma invano: tutti erano saltati via agilmente, portandosi in salvo. Mew Purin riuscì ad immobilizzarlo solo per pochi secondi, ma Mew Ichigo non fu abbastanza rapida ad utilizzare il Fiocco di Luce; il topo si liberò e, urlando, cercò di avventarsi contro Ryan, che stava in disparte. Fortunatamente, Mew Retasu si buttò su di lui, facendolo cadere a terra in modo da non essere colpito dal mostro.
Ryan aprì gli occhi, trovando la Mew Focena piena di graffi sdraiata su di lui. – Grazie Retasu. – mormorò, facendola arrossire.
Nel mentre, Taruto si lanciò su Mew Purin, che parve ben contenta di lottare contro di lui; Pie, invece, estrasse il suo ventaglio e lanciò a tradimento un fulmine nella direzione di Kisshu, che era voltato nel tentativo di aiutare Mew Minto ad alzarsi da terra. L’alieno si accorse di quanto stava accadendo troppo tardi per potersi difendere, ma per fortuna aveva pensato a tutto Zakuro, facendo schioccare la sua frusta in direzione dell’attacco di Pie, rispedendolo al mittente.
- Grazie dolce tesoro! – esclamò Kisshu, facendole l’occhiolino.
- Te lo dovevo! – gli gridò di rimando la Mew Lupo, prima di gettarsi nuovamente nella mischia.
Kisshu allora si voltò verso Pie, dicendo gelidamente: - Non ti hanno mai insegnato che è sleale attaccare alle spalle? –
L’alieno moro serrò la mascella, furente, prima di lanciarsi contro Kisshu; quest’ultimo richiamò i suoi Sai e si lanciò nel corpo a corpo.
Ryan, in ginocchio accanto alla parete lurida, osservava sgomento la scena che gli si presentava davanti agli occhi: Mew Purin combatteva contro Taruto assieme a Mew Retasu; Mew Minto e Mew Ichigo cercavano di eliminare il Chimero e Kisshu e Mew Zakuro fronteggiavano fianco a fianco Pie. Le ragazze erano piene di lividi e graffi e sembravano in difficoltà, mentre Kisshu perdeva sangue dalla tempia sinistra a causa di un pugno di Pie.
Kisshu e Zakuro continuavano a lottare contro il gelido alieno, senza curarsi di quanto stava accadendo attorno a loro. I due formavano una coppia molto affiatata; pareva quasi danzassero insieme, con movimenti perfettamente calcolati. Zakuro colpì in pieno Pie con un calcio alla bocca dello stomaco, facendolo piegare in due, mentre Kisshu gli sbatté l’impugnatura di uno dei suoi Sai sulla nuca, facendolo cadere a terra e sibilando: - Ecco, ti ho restituito il favore! -
Improvvisamente il Chimero, dopo essere stato colpito senza successo dal Fiocco d’Azione di Minto, si ribellò, imprigionandola con una delle sue code; gliela avvolse attorno al corpo e iniziò a stritolarla, facendo assumere al volto della ragazza un colorito bluastro.
- Mew Minto! – gridò Mew Purin disperata; la ragazzina provò allora a soccorrere la sua amica, ma finì atterrata dal mostro, che l’aveva colpita con una delle sue zampe munite di artigli.
Ryan si era gettato anche lui in mezzo a tutta quella confusione, nonostante zoppicasse, tentando di aiutare Purin. Cercò di trascinarla lontano dal campo di battaglia, ma i due vennero colpiti da un fulmine. Le tre Mew Mew rimaste e Kisshu si voltarono verso l’origine dell’attacco, trovando un Pie ferito gravemente, ma che aveva avuto la forza di rialzarsi e utilizzare uno dei suoi ventagli.
- Brutto bastardo! – imprecò Kisshu, prima di lanciarsi nuovamente su di lui, colpendolo con un pugno in piena faccia.
Taruto era immobile, scioccato: le sue Bolas dondolavano nel suo piccolo pugno, inoffensive. Stava fissando Mew Purin, priva di sensi, tra le braccia del biondo.
Mew Retasu si inginocchiò di fianco ai due, disperata. – Ryan! Dimmi che stai bene, ti prego! –
Il biondo era malconcio e perdeva sangue dalla bocca, ma, nonostante questo, annuì. Lui e Retasu tentarono allora di far rinvenire Purin, ma non c’era verso di riuscirci: era svenuta.
Mew Zakuro e Mew Ichigo intanto stavano cercando di liberare Minto dal Chimero, che la stava lentamente soffocando; Ichigo riuscì ad assestargli un calcio nel torace e Zakuro lo ferì con la sua frusta, ottenendo come unico risultato quello di far allentare la presa della coda su Mew Minto, che riprese a respirare con più facilità.
Tutta quella confusione fu interrotta da un fenomeno decisamente inaspettato: tutto l’ambiente circostante cominciò a risplendere di una luce azzurra. I presenti interruppero ciò che stavano facendo, guardandosi intorno spaesati, per vedere una parete della fogna a parecchi metri di distanza da loro crollare. Quando la nuvola di polvere si dissolse, videro un qualcosa di così splendente da infastidire gli occhi galleggiare verso di loro a qualche metro da terra: l’Acqua Mew.

Vorrei fare un ringraziamento speciale a blackmiranda, Seby1993, Whooki, Princess Monster e Zakurio, che recensiscono sempre la mia storia! Fatemi sapere in tanti cosa ne pensate, mi farebbe tanto piacere!
Salice_

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Capitolo 17
*** Acqua Mew. ***


Acqua Mew.

 Kisshu non poteva crederci: così, dopo tutto quel tempo, avevano finalmente trovato l’Acqua Mew.
Il Cristallo era una grossa pietra tondeggiante che emanava una fortissima luce azzurra; ed era lì, davanti ai loro occhi.
“Ora” pensò l’alieno “è il momento di prenderla!”. Dopodiché scattò in direzione del Cristallo.
Quasi avesse pronunciato quelle parole ad alta voce, anche Mew Ichigo, Mew Zakuro e Pie cominciarono a correre verso l’Acqua Mew, nel disperato tentativo di raggiungerla. Kisshu era in testa al gruppo, seguito a ruota da Mew Ichigo; la Mew Gatto, però, venne colpita da un fulmine lanciato da Pie e cadde a terra, tremante e senza la forza di rialzarsi.
Ryan e Retasu urlavano qualcosa che Kisshu non riuscì a capire, tanto era smanioso di prendere il Cristallo. “Mi dispiace Ichigo, ma non posso fermarmi a soccorrerti adesso; devo raggiungerlo!”
Mentre correva, avvertì la presenza di Pie alle sue spalle: lo stava raggiungendo.
Inaspettatamente, però, questo finì lungo disteso a terra, e Kisshu si voltò per vedere cosa fosse accaduto, notando con sorpresa la frusta di Mew Zakuro avvolta attorno alla caviglia dell’alieno.
- Corri Kisshu! – gli urlò dietro la Mew Lupo, e lui riprese la sua corsa più veloce che poteva, fino a che non si trovò ad un metro di distanza dal Cristallo. Una volta lì venne avvolto dalla luce azzurra; l’Acqua Mew faceva molta resistenza e Kisshu fece una fatica immane ad avvicinarsi ulteriormente. Mancavano solo pochi centimetri…
Allargò le braccia, respirando affannosamente, e slanciandosi in avanti riuscì ad afferrare il Cristallo. Ce l’aveva fatta.
 
- Bravissimo Kisshu!! – urlarono Ryan e le Mew Mew con gioia. Era finita: finalmente, quell’avventura era finita. O almeno, così credettero per un attimo.
Infatti, Pie era riuscito a rialzarsi senza essere visto. Non poteva accettare che finisse in quel modo, no; doveva assolutamente fare qualcosa.
In un secondo si materializzò alle spalle di Mew Zakuro, intenta a gioire con le compagne, ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un coltello dalla lama lunga e affilata. Pie afferrò saldamente la Mew Lupo, che gridò spaventata, e le premette la lama sulla gola.
Tutto in quel momento parve fermarsi: Ryan e le ragazze cominciarono ad urlare non più di gioia, ma per la disperazione, e Kisshu tornò indietro di corsa, sempre reggendo il Cristallo fra le braccia. Fu proprio lui il primo a parlare.
- Pie, che cazzo stai facendo?! Lasciala andare! –
Un sorriso cinico si dipinse sul volto del gelido alieno che, per tutta risposta, premette ancora di più il coltello, procurando una ferita sul collo della ragazza, dalla quale iniziò ad uscire sangue.
- Non vedo perché dovrei farlo, Kisshu. Anzi, penso proprio che la ucciderò. –
- NON OSARE FARLE DEL MALE! – urlò Kisshu tra la disperazione e la rabbia.
Il ghigno folle di Pie si allargò sempre di più.
- Forse, pensandoci, potrei anche risparmiarla, ma ad una condizione: consegnami il Cristallo! –
Kisshu rimase senza parole. “Che cosa?”
Zakuro si ribellò alla presa dell’alieno, urlando: - KISSHU, TI PREGO NON DARGLIELO! –
- Zitta, puttana! – gridò Pie, colpendola con un pugno allo stomaco che le spezzò il fiato e la fece piegare in due.
“Zakuro, la mia Zakuro. Devo salvarla, a tutti i costi.”
- PIE, LASCIALA ANDARE! – ruggì ancora Kisshu, ormai sull’orlo della disperazione.
- IL CRISTALLO! – gridò di nuovo Pie, perdendo la pazienza.
“Non posso lasciarla morire. Lei vale molto di più di tutto ciò per cui ho combattuto fino a questo momento.”
Kisshu mosse qualche passo in avanti verso l’alieno moro, ma le suppliche sommesse della Mew Lupo lo raggiunsero di nuovo.
- Kisshu… Ti prego… Non farlo! –
Pie ormai stava tremando dalla rabbia; respirò a fondo e fece: - Kisshu, o mi dai quel fottuto Cristallo o le faccio saltar via la testa. Te lo giuro. –
Kisshu continuò a sorreggere lo sguardo gelido di Pie, mormorando: - Promettimi che, se ti consegno l’Acqua Mew, non le farai del male. –
- Se non ti muovi a portarmela, io la ammazzo. – rispose con freddezza quello.
“E’ l’unica cosa da fare.” Pensò l’alieno dagli occhi d’oro prima di far forza sulle braccia e lanciare il Cristallo in direzione del suo ex compagno; quello abbandonò la presa su Zakuro, che cadde a terra, mentre le sue braccia si aprivano per ricevere la tanto agognata Acqua Mew, che, fluttuando, finì tra le sue mani.
- Finalmente! L’Acqua Cristallo è nostra! – gridò trionfante Pie rivolto a Taruto. – Ora direi che possiamo anche andarcene. – e, detto questo, fece scomparire il Chimero con uno schiocco di dita; Mew Minto rotolò a terra, finalmente libera.
- Forza Taruto. – fece Pie rivolto al fratello, che però non accennava a muoversi dalla sua posizione. – TARUTO! –
- Si… Si… - fece lui ridestandosi, dopodiché si smaterializzò, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo triste a Purin, ancora priva di sensi.
Pie stava per teletrasportarsi a sua volta, ma decise di rivolgersi un’ultima volta all’alieno dagli occhi dorati.
- Ah Kisshu, a proposito… Grazie. – poi scomparve.
 
Dopo che i due alieni se ne andarono, nella galleria regnò il silenzio: Ryan era a terra ferito e non riusciva a rialzarsi, ma continuava a reggere Purin, svenuta; Retasu era vicino ai due, in ginocchio, e piangeva sommessamente. Ichigo era scossa da tremori irrefrenabili e Minto si era sollevata su un gomito, tentando di riprendere finalmente ossigeno. Kisshu corse verso Zakuro, che giaceva a terra, i capelli riversi sul volto; l’alieno la sollevò e la strinse in un abbraccio, facendo attenzione a non toccarla nei punti feriti, ma Zakuro si ribellò con le poche forze che le erano rimaste, prendendo a spintonare Kisshu nel tentativo di allontanarlo. Lui rimase sconcertato da quella reazione e tentò di bloccare la ragazza, che ora aveva preso a urlargli contro.
- Non avresti dovuto salvarmi! Dovevi recuperare il Cristallo! -
Kisshu le accarezzò una guancia piena di graffi, mormorandole: - Non mi importa niente di una stupida pietra luminosa; l’unica cosa che conta per me è proteggerti. –
Inaspettatamente, Zakuro cominciò a tempestarlo di pugni sul petto, in preda ad una furia cieca, mentre continuava a gridare: - No, avresti dovuto lasciarmi morire! Io combatto per la salvezza della Terra ed esiste la possibilità che io possa morire! –
Ryan, nel mentre, aveva abbandonato Purin tra le braccia di Retasu e si stava trascinando con fatica verso i due litiganti, ancora inginocchiati al suolo; il biondo afferrò saldamente Zakuro dalle spalle e la tirò indietro, in modo che smettesse di prendere a pugni Kisshu, e la strinse a se, sussurrando: - Basta adesso Zakuro, va tutto bene. Siete tutti salvi, è questo che importa. –
Kisshu, dal canto suo, era senza parole e continuava ad osservare la Mew Lupo e il biondo di fronte a lui, senza sapere cosa fare; allora, distolse lo sguardo, accorgendosi di quanto dolore aleggiasse in quel luogo.
Si rivolse allora a Ryan: - Cercherò di teletrasportarci tutti al Caffè, va bene? –
L’americano annuì e Kisshu, con uno schiocco di dita, trasportò tutti quanti nel laboratorio del Caffè Mew Mew, dove Kyle li stava attendendo con ansia.
 
Il moro, appena vide comparire i sette ragazzi in quelle condizioni, andò nel panico.
- Oh mio Dio ragazzi, che cosa vi è successo? -
- Te lo spiegheremo più tardi Kyle; le ragazze e Kisshu hanno bisogno di cure! – si affrettò a dire Ryan.
- Certo, qui in laboratorio riusciremo a sistemare tutto. E comunque, anche tu sei conciato malissimo. –
Infatti, Ryan aveva i vestiti strappati, lividi e tagli sulle braccia e sul volto, e del sangue rappreso sul mento e sulle labbra. Anche le condizioni delle ragazze non erano delle migliori: Purin era ancora priva di sensi, Retasu, oltre ai vari lividi e graffi, si era anche procurata un taglio verticale molto profondo sulla gamba, Ichigo continuava a tremare in preda agli spasmi provocati dal fulmine che l’aveva colpita; Minto aveva ferite ovunque e presentava numerosi lividi laddove la coda del Chimero si era avviluppata attorno al suo esile corpo, Zakuro era piena di escoriazioni e in più presentava anche il taglio impresso dal coltello di Pie sul suo collo sottile. Anche Kisshu era in pessime condizioni, con tagli ovunque, lividi e sangue che non smetteva di gocciolare dalla tempia.
Rapidamente, Kyle si prese cura di tutti gli infortunati, grazie ad una stanzina adibita a reparto medico che i due americani avevano ricavato all’interno del laboratorio, dove si trovavano diversi lettini, separati l’uno dall’altro da un pesante tendaggio rosso.
Passarono un paio d’ore dalle cure meticolose del moro; Kisshu giaceva sdraiato su un lettino in disparte, pieno di bende ovunque. Stranamente, però, non avvertiva il dolore fisico, nemmeno quello pulsante alla testa, alla quale Kyle aveva applicato uno spesso bendaggio: no, Kisshu era troppo concentrato sulla reazione che aveva avuto Zakuro per curarsi di come si sentisse lui stesso.
L’alieno si alzò con cautela dal lettino ma subito si imbatté in Kyle, che lo guardò sorpreso.
- Kisshu, dove pensi di andare? Hai visto in che condizioni sei? -
Il ragazzo lo fulminò con uno sguardo truce, prima di rispondere: - Devo vedere Zakuro. È sveglia? –
- Si, è sveglia; seguimi. -
Kisshu si avvicinò al letto della ragazza e rimase sorpreso nel trovarla seduta con la schiena appoggiata ai soffici guanciali e lo sguardo perso nel vuoto; lei notò la presenza dell’alieno, ma fece finta di nulla. Kisshu si sedette sul bordo del lettino e accarezzò una guancia di Zakuro, inducendola così a guardarlo negli occhi e lei mormorò: - Mi spiace per la reazione che ho avuto, io…-
- Shhh. – la interruppe Kisshu, posandole un dito sulle labbra. – Non importa. Tutto quello che conta per me è che tu sia sana e salva. -

E, dopo queste parole, Zakuro finalmente abbozzò un sorriso e si lasciò cingere dalle braccia forti dell’alieno, poggiando il viso nell’incavo del collo di lui.

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito i capitoli precedenti! Forza, fatemi sapere che cosa ne pensate di questa nuova puntata! Ne sarei molto felice.
Salice_

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Capitolo 18
*** Penso, Credo. ***


Penso, Credo.

 Erano passati diversi giorni da quando gli alieni erano riusciti ad impossessarsi dell’Acqua Mew e tutti i componenti del gruppo si erano ristabiliti completamente. Quella fredda mattina di marzo, Kisshu aprì gli occhi, infastiditi dai raggi del primo sole: si trovava nell’immensa camera color indaco di Zakuro, steso nelle sue fresche lenzuola. Era ormai da un po’ che i due avevano preso l’abitudine di dormire insieme e Kisshu pensava che per la modella si trattasse di un grande passo avanti, considerando quanto fosse riservata e solitaria. L’alieno stava abbracciando Zakuro da dietro, e lei continuava a dormire beatamente, i lineamenti rilassati e il viso angelico; i lunghi capelli scuri erano sparsi sul cuscino e solleticarono in naso di Kisshu, che però si promise di non esserne infastidito, anzi: avrebbe amato anche i ciuffi viola che al mattino, come in quel momento, gli sarebbero arrivati sul volto. Il ragazzo rimase ancora un po’ in quella posizione, ripensando a come avevano passato la sera precedente, disfacendo quello stesso letto; dopodiché baciò teneramente una spalla di Zakuro e le accarezzò la pancia, cercando di svegliarla. Kisshu non dovette perseverare ancora a lungo, dal momento che la Mew Lupo al minimo tocco cominciò a sbattere le palpebre, assonnata, ridestandosi e fissando negli occhi l’alieno.
- Buongiorno. – gli sorrise.
- Ben svegliata, dolce tesoro. – rispose Kisshu sfiorandole le labbra con le sue.
- Hai dormito bene? –
- Sì, benissimo! –
Zakuro si sollevò dalle lenzuola e scrollò leggermente la chioma viola, prima di sorridere a Kisshu e dire: - Io vado a farmi un bagno; se vuoi intanto vai di sotto a fare colazione, non occorre che tu mi aspetti. –
Kisshu scosse la testa, con aria esageratamente contrariata. – Assolutamente no! Vado a preparare la colazione anche per te, poi la facciamo insieme. –
La modella non rispose, limitandosi a baciare l’alieno sulla guancia e a dirigersi nel grande bagno annesso alla camera.
Kisshu andò al piano di sotto e cominciò a preparare del cappuccino, pensando di inserire anche due brioches nel microonde in modo da riscaldarle e offrirle alla sua adorata. Dopo qualche minuto di lavoretti in cucina, però, a Kisshu venne un’idea decisamente migliore della colazione a letto: risalì velocemente le scale e tornò nella camera, naturalmente vuota dal momento che Zakuro era nella vasca da bagno. L’alieno tastò la maniglia del bagno, accorgendosi però che la modella si era chiusa dentro.
“Dannazione, si è chiusa a chiave! Vabbè, ho un altro modo per entrare.”
E con questo, si materializzò all’interno del bagno, trovandosi di fronte la visione di Zakuro nell’enorme vasca idromassaggio, coperta da uno spesso strato di candida schiuma; i capelli erano bagnati e raccolti con una pinza, cosa che lasciava scoperto il collo esile ed invitante della ragazza.
- Kisshu? Che fai qua? – domandò lei leggermente stupita, facendo il gesto automatico di coprirsi.
Il ragazzo si limitò a rivolgerle un sorriso malizioso, prima di muovere qualche passo verso di lei e mormorarle: - Anche io ho bisogno di fare un bagno, e penso proprio che lo farò con te. –
Detto questo, Kisshu si sfilò la t-shirt e la gettò a terra, rivelando il suo fisico perfetto; si tolse anche i pantaloni del pigiama e i boxer, rimanendo nudo di fronte a Zakuro, che lo fissava con uno sguardo di profonda ammirazione, per nulla imbarazzata.
L’alieno si immerse nella vasca, spostando un bel po’ di schiuma, e si allungò sopra al corpo della ragazza, guardandola negli occhi con voglia e leccandosi le labbra in segno di apprezzamento. I due presero a baciarsi con foga, dopodiché Kisshu spostò la sua attenzione sul collo della ragazza, prendendo a baciarlo e a mordicchiarlo, fino a che lei non lo fermò.
- Kisshu, basta. -
- Ma come basta, ho appena cominciato! –
Zakuro sorrise, sorniona. – Ma non basta in quel senso! Intendo dire che ora tocca a me. –
E con questo, spinse via Kisshu dalla sua posizione dominante, facendolo sedere di schiena di fronte a lei; quindi, prese a lavargli i capelli con dolcezza, massaggiandogli la testa e provocandogli brividi in tutta la schiena.
- Ti piace? – domandò la modella.
- E’ bellissimo. – mormorò l’alieno, che si stava godendo ad occhi chiusi tutte quelle attenzioni.
Dopo aver sciacquato i capelli verdi del ragazzo, Zakuro prese a baciargli il collo, discendendo poi sulle spalle possenti e definite, mentre le sue mani affusolate vagavano ovunque per il corpo dell’alieno; Kisshu, dal canto suo, non riuscì a trattenere dei gemiti di piacere, cosa che divertì ancor di più Zakuro, la quale continuò il suo operato per diversi minuti.
Quando ormai quella dolce tortura era diventata per Kisshu insopportabile, egli invertì nuovamente le posizioni, trovandosi sopra a Zakuro, che lo fissava con i suoi bellissimi occhi blu, e affondò dentro di lei con decisione; i due continuarono ad appartenersi per un po’, perdendo qualsiasi cognizione di tempo e di spazio.
 
La coppia si diresse poi al Caffè Mew Mew per il turno di lavoro di quella mattina; dopo aver indossato le loro divise, si ritrovarono nella sala principale con le altre ragazze, Ichigo compresa, che quella mattina era riuscita ad essere puntuale a causa della sveglia che aveva suonato due ore prima. Mentre il gruppetto chiacchierava animatamente e Purin tentava di insegnare a Kisshu a fare il giocoliere utilizzando tre arance, Ryan e Kyle fecero la loro comparsa nel locale, con uno sguardo serio dipinto sul volto.
Bastò un’occhiata ai due per capire che c’era qualcosa che non andava e fu Ichigo a prendere la parola.
- Ryan, Kyle, è successo qualcosa? -
Il moro non rispose; toccò al biondino prendere le redini del discorso.
- Oggi non apriamo. -
- Come mai? – chiese ingenuamente Retasu.
- Perché ora che i nemici hanno il Cristallo, la battaglia finale potrebbe scoppiare da un giorno all’altro; è meglio tenerci pronti. –
Un silenzio gelido calò nella sala. Retasu si portò le mani alla bocca, in ansia, Minto rimase a bocca spalancata ignorando il suo Earl Grey che si stava lentamente raffreddando; Ichigo sbarrò gli occhi, sconcertata, Purin si accasciò sul tavolino sopra il quale era inginocchiata e Kisshu fece cadere tutte e tre le arance, lasciando che si spiattellassero sul pavimento. Zakuro, dal canto suo, aveva la solita espressione impassibile, anche se era profondamente turbata dalla notizia.
Il suo sangue freddo, però, le permise di riprendersi quasi subito, dopo solo un attimo di smarrimento, e di rivolgersi a Ryan.
- Quindi per adesso cosa consigli di fare? -
Il biondo incrociò le braccia al petto, mormorando con voce atona: - Vi consiglio di riposarvi e tentare di distrarvi, per quanto possibile, da questa notizia. È la cosa migliore. –
Zakurò annuì e parlò a nome di tutti: - Quando verrà il momento di combattere, noi saremo pronti. –
Il resto del gruppo annuì, chi con più sicurezza chi con meno, alle parole della Mew Lupo, e Ryan accennò un sorriso sghembo nonostante la situazione. – E’ così che vi voglio ragazze. Ora andate pure, ci terremo in contatto. –
Si voltò e fece per dirigersi con Kyle in laboratorio, ma dopo pochi passi puntò il suo sguardo di ghiaccio sull’alieno, aggiungendo: - Kisshu, prima di andare pulisci quel casino che hai combinato per terra, grazie. –
 
Dopo che Kisshu ebbe ripulito il pavimento, naturalmente senza aver smesso per un secondo di lamentarsi, lui e Zakuro si avviarono fuori dal Caffè; non avendo voglia di tornare a casa, decisero di fare una passeggiata, almeno fino a quando una delle tipiche piogge a sorpresa di marzo non iniziò a cadere dal cielo. I due trovarono così riparo sotto un piccolo chioschetto e ne approfittarono per prendersi una bibita e sedersi un po’.
Entrambi sorseggiavano la loro consumazione guardando la pioggia che cadeva ritmicamente a terra, quasi ne fossero incantati, fino a che Kisshu non spezzò il silenzio.
- Ti piace la pioggia, Zakuro? -
La modella si voltò a guardarlo, posando la sua Coca-Cola sul tavolino, e rispose: - E’ un fenomeno meteorologico piuttosto affascinante. –
Kisshu le sorrise di rimando, prima di voltarsi nuovamente a osservare le piccole gocce d’acqua che toccavano il suolo, arrestando così il loro percorso, e continuare a parlare.
- Io adoro la pioggia. Penso sia una sensazione bellissima quella dell’aria umida che ti invade i polmoni e delle gocce che, delicatamente, accarezzano la tua pelle e i tuoi pensieri. La pioggia mi aiuta a riflettere: quando piove, amo alzare gli occhi al cielo, a quello spettacolo malinconico che ho di fronte, e pensare . -
- A cosa pensi adesso? –
- Ora? Penso se sia vero o meno che dopo la pioggia c’è sempre l’arcobaleno. Penso al fatto che tra poco dovremo impiegare tutte le nostre forze per la salvezza delle persone a noi care, interrogandomi su quanto io possa essere adatto a svolgere questo compito. Penso a come sarebbe bello se la pioggia potesse lavare via le mie colpe, senza che io me ne accorga. E poi, penso che tutto tra noi due è iniziato così, in un giorno di pioggia malinconico e solitario come questo. –
Zakuro si sporse per accarezzare la guancia morbida di Kisshu, dopodiché appoggiò la testa sulla spalla di lui.
- Sai Kisshu, io la penso in un certo modo. Credo che l’arcobaleno arrivi sempre, anche in un cielo che ha visto mille tempeste. Credo che sia io che te abbiamo un’ideale valido per combattere e che nessuno di noi due si arrenderà facilmente; penso anche che sia inutile cercar di far guarire le proprie ferite. Non è vero che il tempo le cura: impari soltanto a convivere con il dolore. -
I due rimasero per un po’ in silenzio, respirando ognuno l’odore dell’altra. Alla fine, Zakuro si decise a porre all’alieno una domanda che aveva sempre taciuto.
- Kisshu, posso farti una domanda? –
- Certo, tutto quello che vuoi. –
- Come hai perso tuo padre? –
Lo sguardo di Kisshu divenne imperscrutabile, quasi disinteressato.
- E’ morto per via di una malattia molto diffusa sul mio pianeta e per la quale è stata trovata la cura solo pochi anni fa. Era molto malato, sia io che mia madre sapevamo che sarebbe accaduto. -
Zakuro vide una scintilla di gelido distacco negli occhi d’oro dell’alieno, e decise di spostare l’attenzione su qualcos’altro.
- Dimmi di tua madre; che tipo è? -
Kisshu si aprì in un sorriso sincero, prima di rispondere: - Oh, lei è fantastica! Dolce, premurosa, spontanea; ti andrebbe a genio come tipo! Mi piacerebbe fartela conoscere, un giorno. –
Zakuro riprese a guardare la pioggia. – Chissà, forse un giorno…-
Kisshu passò un braccio attorno alle spalle della modella, attirandola dolcemente a sé e posandole un bacio sulla testa. Dopodiché fu lui a rompere il silenzio.
- Ti amo, Zakuro. -
La ragazza perse un battito e sbatté le palpebre per la sorpresa.
Kisshu rimase per un po’ in attesa, prima di continuare: - Be’ a dirtela tutta mi aspettavo un “Anche io ti amo”! –
Zakuro, malgrado tutto, sorrise. – Ma io non ti amo ancora. –
- Eh? – fece l’alieno senza capire.
- Io sono innamorata di te, ma non posso dire ancora di amarti. – spiegò Zakuro. – Ad innamorarsi sono capaci tutti, e a tutti può succedere. Amare una persona è un’altra cosa. –
Kisshu sospirò, prima di rispondere: - In ogni caso, io sono convinto di ciò che provo: ti amo, e sono anche innamorato di te se vogliamo metterla così! – per poi lanciare uno sguardo ironico alla modella e farle una linguaccia.

Zakuro rise divertita, e Kisshu le mormorò all’orecchio: - Tranquilla Zakuro, imparerai ad amarmi. –
Nessuno dei due seppe mai dire per quanto tempo rimasero lì, abbracciati, ad ascoltare i propri respiri e guardare la pioggia.

Grazie a tutti coloro che continuano a recensire i miei capitoli! Questo è un capitolo di passaggio e vi informo che ci stiamo gradualmente avvicinando alla fine della storia, per cui qualsiasi recensione che mi faccia sapere la vostra opinione sarebbe gradita!
Salice_

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Capitolo 19
*** La battaglia finale. ***


La Battaglia Finale.

Passarono diverse settimane senza nessun attacco da parte degli alieni: tutto era tranquillo, Tokyo era avvolta da una pace surreale ed era come se tutti gli eventi catastrofici di quell’ultimo anno fossero stati cancellati. Kisshu parlava di questa quiete chiamandola “La calma prima della tempesta”.
Le ragazze Mew Mew avevano ripreso a trascorrere le loro giornate in modo normale, vedendosi comunque spesso nei panni di adolescenti senza superpoteri; questo volersi ritrovare era un qualcosa che, inconsciamente, serviva a farsi forza l’una con l’altra.
Kisshu spesso si recava nel laboratorio del Caffè Mew Mew, ora chiuso, per dare una mano a Ryan e Kyle, anche se ogni giorno quei dannati monitor non captavano nessun segnale sospetto.
Kisshu non voleva darlo a vedere, ma era logorato dall’ansia: non sopportava quella situazione terribile, in cui si sentiva come un leone in gabbia. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di grave, ma non aveva idea di quando, del modo, di nulla.
Anche Zakuro ostentava la sua sicurezza, in modo da incoraggiare le compagne, ma quando pensava a ciò che sicuramente si sarebbe trovata ad affrontare avvertiva un senso di vuoto che aveva tutta l’aria di volerla trascinare via con sé.
Riusciva a dar sfogo ai suoi timori solo quando era a casa, con Kisshu, l’unica persona che capiva e condivideva i suoi stati d’animo.
I due si erano ormai abituati a vivere insieme: l’uno conosceva le abitudini dell’altra e non trovavano difficile accettarle e comprendersi, quasi venisse loro naturale stare insieme. Zakuro e Kisshu non avevano rivelato agli altri che cosa ci fosse tra di loro, anche se era un qualcosa di abbastanza evidente; ormai tutti erano al corrente del fatto che tra loro due ci fosse qualcosa di importante e la modella si stupì di non essere stata bombardata di domande da Minto.
 
Quella sera Zakuro tornò piuttosto tardi a casa: era stata trattenuta per l’ennesimo servizio fotografico che si era dilungato e si sentiva in colpa per essersi fatta attendere tanto dall’alieno. Una volta in casa appese la giacca all’attaccapanni e trillò: - Kisshu, sono tornata! –
Non ricevendo risposta, però, si avviò in sala, trovando il ragazzo dagli occhi dorati profondamente addormentato sul divano, mentre la televisione trasmetteva solitaria un film western. Zakuro si avvicinò al divano e non riuscì a trattenere un sorriso: Kisshu indossava solo una t-shirt nera e i boxer, dormiva a pancia in giù abbracciando un cuscino e aveva un’espressione impagabile. Infatti, il suo ghigno ironico persisteva sulle sue labbra anche durante il sonno.
“Chissà cosa sta sognando di così divertente.” Si chiese Zakuro, prima di provare a svegliarlo scuotendolo leggermente. Kisshu lentamente aprì i suoi grandi occhi dorati, posandoli sulla modella
china su di lui, e sorrise.
- Ciao piccola. -
- Ciao dormiglione! Sognavi qualcosa di bello? –
Kisshu si stiracchiò e rispose: - Sinceramente sì, anche se mai bello quanto te! –
Dopodiché la abbracciò e la trascinò con lui sul divano.
 
Il mattino seguente, Kisshu e Zakuro uscirono di casa assieme: lei doveva andare a registrare una puntata di un programma televisivo, mentre l’alieno si doveva recare al Caffè Mew Mew per aiutare Ryan e Kyle con le ricerche.
Kisshu stava camminando tranquillamente nel parco Ihnoara, godendosi i tiepidi raggi del sole e osservando il paesaggio come se si trattasse della prima volta.
“I miei simili hanno sognato per anni di tornare qui, e di poter rivedere questa lussureggiante vegetazione e il cielo azzurro. E ora la Terra rischia di essere distrutta.”
Con questi pensieri, il ragazzo percorreva il parco, fino a che una voce ben conosciuta non lo indusse a fermarsi per cercarne la fonte.
- Kisshu… Kisshu! -
- Chi diamine ha parlato? – fece Kisshu sorpreso, guardandosi intorno.
Sopra al ramo di un albero vicino, spuntò il volto di Taruto; questa volta, però, il piccolo non aveva la solita espressione beffarda. Al contrario, sembrava molto preoccupato.
Kisshu strabuzzò gli occhi, incredulo. – Taruto! Che fai qui? –
- Devo parlarti! Vieni su, sbrigati! – bisbigliò con ansia evidente il più piccolo.
Kisshu non sapeva bene quale fosse il motivo che lo spinse a fidarsi di quelle parole, ma in ogni caso volò prontamente sul ramo sul quale si trovava Taruto. Lo studiò per qualche secondo: la sua espressione era malinconica e agitata allo stesso tempo. “Non sembra nemmeno più il bambino dispettoso che conoscevo”.
- Allora? Perché sei qua? – continuò Kisshu rivolto a Taruto. – Pie sa che sei venuto a parlarmi? -
Inaspettatamente, il piccolo scosse vigorosamente la testa, facendo ballare i suoi due codini.
- No, e non deve assolutamente saperlo! -
Kisshu lo fissò con tanto d’occhi. – Non riesco a capire. Per favore, spiegami tutto. –
Taruto prese un gran respiro e iniziò: - Sono venuto qui per avvisarti. Utilizzando l’Acqua Mew, Pie è riuscito a ridare quasi tutti i poteri a Deep Blue: il suo completo risveglio è previsto per domani, e ha annunciato di voler attaccare a mezzogiorno. –
Kisshu non sapeva più cosa dire. – A mezzogiorno di domani? E perché? –
- Perché in quel modo tutti gli abitanti della città potranno assistere alla sua venuta. Domani noi saremo sulla collina sopra alla Baia di Tokyo perché Pie deve trasmettere a Deep Blue le ultime energie in modo da aiutarlo ad evolversi; raggiungeteci lì. -
- Taruto, ma… - cominciò Kisshu, che era rimasto scioccato da quella rivelazione – Perché mi stai dicendo questo? Ora noi siamo nemici, o sbaglio? –
Taruto abbassò il capo, mentre i suoi grandi occhioni divenivano lucidi. – No Kisshu, tu per me non sei il nemico! Io ho voluto avvisarti in modo che tu e le Mew Mew possiate essere pronti alla battaglia di domani. – Una lacrima solitaria scivolò lungo la guancia del piccolo, che la asciugò via con rabbia.
Kisshu era profondamente intenerito da quella scena; allungò un braccio fino a toccare i capelli di Taruto e glieli scompigliò amichevolmente, come era solito fare quando ancora erano alleati.
- Grazie di tutto Taruto. Hai corso un rischio venendo qua ad avvisarmi. -
Malgrado tutto, Taruto sorrise, rincuorato.
- Adesso però devo andare: corro al Caffè ad informare Ryan e Kyle, così ci metteremo in contatto con le ragazze. -
E con questo, Kisshu fece per saltare giù dall’albero, ma la vocina di Taruto lo richiamò.
- Kisshu… Posso farti una domanda? –
- Sì, dimmi. –
- Come sta Purin? – chiese Taruto arrossendo. – Durante l’ultima battaglia aveva perso i sensi e mi sembrava in condizioni gravi… -
Kisshu sorrise di fronte alla bontà di quel ragazzino che si atteggiava da duro, mandato troppo giovane a combattere una guerra più grande di lui.
- La scimmietta sta bene, non preoccuparti per lei. -
Taruto sorrise, sollevato, e si smaterializzò, mentre Kisshu saltò con nonchalance giù dall’albero per poi dirigersi al Caffè.
 
Kisshu aveva informato Ryan e Kyle di quanto gli era stato rivelato da Taruto e i ragazzi avevano subito convocato la squadra Mew Mew. Le ragazze, una volta informate della faccenda, andarono nel panico. Retasu si portò le mani alla bocca come a trattenere un grido, Minto sbatté un pugno sul tavolo, adirata, e Purin rimase a fissare i ragazzi con evidente preoccupazione dipinta negli occhi.
Zakuro sussultò e per un secondo lasciò cadere la sua maschera di indifferenza, riacquistando, però, prontamente la sua freddezza; Ichigo sgranò gli occhi, mormorando “Oh mio Dio!”
- Ragazze, so che questa è una notizia sconvolgente, ma d’altro canto ci aspettavamo che succedesse da un momento all’altro; anzi, grazie all’intervento di Taruto sappiamo anche quando accadrà e dove recarci. - Fece Ryan cercando di calmare gli animi.
Minto, però, non sembrava convinta. – E chi ci dice che questo non sia stato un piano degli alieni per mandarci fuori strada, facendoci accorrere in un posto per allontanarci dal vero luogo della battaglia? Non ci avete pensato? –
Kisshu strinse i pugni, prima di rivolgersi alla ragazza. – Io conosco Taruto, e so che non avrebbe mai fatto una cosa simile. Ci ha voluti aiutare, e dobbiamo essere grati per quello che ha trovato il coraggio di fare! –
- Hai ragione. – Fece Ichigo, riscuotendosi dallo stato di shock in cui era caduta. – Domani ci recheremo sopra alla Baia di Tokyo, e faremo di tutto pur di proteggere la nostra città, la nostra gente e la Terra stessa! -
Le altre ragazze annuirono con vigore alle parole della loro leader.
Kisshu incrociò lo sguardo della sua bella Zakuro: era gelido. Evidentemente era preoccupata come le altre, forse di più, ma non intendeva darlo a vedere.
“Ne parleremo poi a casa.” Pensò velocemente l’alieno.
Dopo parecchio tempo, il gruppo si sciolse ed ognuno andò a casa sua, con la promessa di rivedersi domani mattina al Caffè, prima della battaglia finale. Kisshu e Zakuro camminavano fianco a fianco, in silenzio. L’alieno le passò un braccio attorno alla vita, attirandola a sé, prima di mormorare: - Sei preoccupata per domani? –
- E’ naturale. – annuì Zakuro.
Kisshu le baciò teneramente una guancia, per poi dirle: - Non avere paura; sei una guerriera fantastica e il coraggio e la determinazione che hai dimostrato in battaglia ti fanno onore. E poi, io sarò sempre al tuo fianco. –
Zakuro accennò un sorriso triste. – Mi sento in colpa per il fatto che Pie e Taruto abbiano il Cristallo: avrei dovuto fare più attenzione. –
- Non colpevolizzarti assolutamente. È quel bastardo di Pie che ha giocato bene le sue carte. – fece l’alieno con rabbia.
Zakuro poggiò la testa sulla spalla di Kisshu, ponendo così fine a quella conversazione. I due raggiunsero l’abitazione così, abbracciati l’uno a l’altra, con la paura nel cuore ma la determinazione negli occhi.
 
Il mattino seguente, Ichigo, Minto, Retasu, Purin, Zakuro e Kisshu si riunirono al Caffè Mew Mew, dove erano attesi da Ryan e Kyle. Sui volti di tutti i presenti si poteva leggere l’ansia e la preoccupazione; nessuno di loro era riuscito a chiudere occhio quella notte.
Fu Ryan a prendere la parola, abbandonando la sua posizione a braccia incrociate che aveva tenuto per tutto il tempo.
- Allora ragazzi, il piano è questo: dobbiamo recarci sopra alla Baia di Tokyo prima che Pie riesca a fornire a Deep Blue l’energia necessaria al suo completo risveglio. Bisogna assolutamente impedire che ciò accada, ma, se qualcosa dovesse andare storto, l’unica cosa da fare sarà combattere contro gli alieni, con ogni mezzo a nostra disposizione. Ne va del futuro della Terra. -
Il gruppo annuì con vigore alle parole del biondo, che continuò: - Tra poco partiremo e ci recheremo sul posto, quindi… - ma venne interrotto dalla voce pacata di Kyle.
- Ryan, perdonami, ma tu hai intenzione di andare con loro? -
Il ragazzo si voltò verso il pasticcere, guardandolo con un sopracciglio sollevato. – Certo che andrò con loro. –
- Ma sei pazzo?! Sai benissimo che io e te non abbiamo alcuna utilità, anzi, saresti solo d’intralcio. -
- No Kyle! Io sono l’iniziatore del Mew Project, io ho messo le ragazze in questa situazione e io ho giurato che farò qualsiasi cosa per proteggerle! – proruppe Ryan con rabbia e determinazione.
Ichigo si intromise: - No Ryan, non devi fare una cosa del genere! –
- So che non devo, però VOGLIO farlo. Non discutete. -
Seguì un breve minuto di silenzio, in cui ognuno pensava a quanto stava per accadere, spezzato però dai singhiozzi di Retasu. Tutti si voltarono verso di lei e Minto esclamò: - Retasu! Che ti succede? –
La ragazza dai capelli verdi si asciugò le lacrime e rispose: - Io… Sono preoccupata, ragazzi. E se la nostra missione dovesse fallire? Tutte le persone… Moriranno! –
- Non falliremo. – decretò Zakuro in tono duro, attirando lo sguardo di tutti i presenti. I suoi occhi blu trasmettevano sicurezza, coraggio e determinazione, e Kisshu ne rimase profondamente incantato. La modella, però, non disse altro, limitandosi a rimanere in silenzio, reggendosi i gomiti. Kisshu le si avvicinò e la cinse da dietro, cercando di trasmetterle tutto il suo appoggio.
Kyle riprese la parola: - Va bene ragazzi, allora io vi aspetterò qua: grazie a Masha potrò monitorarvi e controllare quello che succede. Vi chiedo solo una cosa: promettetemi che tornerete tutti quanti al Caffè. –
Il gruppo, seppur con un grande peso sul cuore, rispose all’unisono: “Lo prometto.”
- Va bene, adesso è il momento di andare. – fece Ryan con maggior determinazione nella voce. – SQUADRA MEW MEW, IN AZIONE! -
A quella formula, tutte le ragazze compirono la metamorfosi, trasformandosi nelle paladine della giustizia; Kisshu, dal canto suo, era già pronto per la battaglia avendo addosso i suoi abiti alieni e i capelli verdi legati nei soliti codini.
Con un ultimo saluto a Kyle, le ragazze, Ryan e Kisshu si precipitarono fuori dal locale, diretti alla collina sopra alla Baia di Tokyo.
- Buona fortuna, ragazzi. – mormorò Kyle al vuoto, mentre guardava la porta del Caffè chiudersi sbattendo.
 
Il gruppo correva lungo il pendio che portava a destinazione, con un solo pensiero uguale per tutti nella testa: vincere quella guerra.
In cima alla collina, dalla quale si poteva avere una visuale completa di tutta la città di Tokyo, si trovavano Pie e Taruto; l’alieno maggiore stava esercitando il suo potere sull’Acqua Mew, in modo da attivarla definitivamente, mentre Taruto si guardava intorno, in evidente ansia.
Le Mew Mew accorsero sul posto, spuntando dalla piccola boscaglia, e si schierarono innanzi ai due alieni, che puntarono i loro sguardi sui nemici.
- Pie! Taruto! Non vi permetteremo di distruggere la Terra! – esordì Ichigo, puntando il dito contro i due.
Pie era evidentemente scosso dal fatto che il gruppo fosse giunto lì, e disse: - Come avete fatto a trovarci?! – A quelle parole, Taruto abbassò automaticamente lo sguardo.
Minto prese la parola: - Questo non è importante; ora arrendetevi! –
Sul viso di Pie si dipinse un ghigno cinico. L’Acqua Cristallo, che l’alieno stava lavorando con i palmi delle mani rivolti verso il basso, era pervasa da una luce azzurra.
“Che strano…” pensò tra sé e sé Zakuro “Mi sembrava di ricordare che il Cristallo fosse più grande…”
Pie si rivolse al gruppo, che stava osservando la scena, rapito.
- Siete arrivati tardi, umani! Ormai grazie all’Acqua Mew sono riuscito a favorire il completo risveglio del mio Signore! Ora godetevi lo spettacolo! -
Il Cristallo prese a brillare sempre di più, fino a che la luce non fu accecante; dopodiché si disintegrò, andando poi a creare una figura dalle fattezze umane, ma con orecchie… Aliene.
Quando la luce si diradò, si fece avanti una creatura imponente, regale; un alieno dai lunghi capelli neri e occhi dello stesso colore del ghiaccio, che indossava una lunga tunica blu. Pie e Taruto caddero in ginocchio alla vista dell’alieno, che li ignorò: infatti, si diresse di fronte alla squadra delle Mew Mew, Kisshu e Ryan, fulminandoli con i suoi occhi gelidi. Si portò una mano dalle lunghe unghie al petto e parlò.
- Mi presento, il mio nome è Deep Blue, e sono venuto qui per conquistare il vostro pianeta. -


Avviso Autrice:
Ciao a tutti, vi voglio informare che questo è il penultimo capitolo della storia! Per cui, sapere il parere di voi lettori per me è ancora più importante a questo punto della narrazione.
Ringrazio ancora tanto tutti coloro che continuano a seguirmi e recensire ogni mio capitolo! Un abbraccio,
Salice_

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Capitolo 20
*** You can save me. ***


You Can Save Me.

- No… Non è possibile… - mormorò Ichigo con voce quasi impercettibile.
Il gruppo fissava con sguardo incredulo Deep Blue, il capo degli alieni, appena risorto di fronte a loro. Questo puntò i suoi occhi di ghiaccio in quelli d’oro di Kisshu, che, a differenza di Taruto e Pie, non aveva accennato il minimo segno di reverenza nei suoi confronti.
- Ah Kisshu, bene, ci sei anche tu! – fece Deep Blue con una nota di sarcasmo nella voce. – A quanto pare hai deciso di comportarti da giovane ribelle. -
Kisshu, dal canto suo, non rispose, limitandosi a sostenere lo sguardo carico di disprezzo del suo ex leader; non voleva dargli alcuna soddisfazione, non era il momento.
“Ora l’unica cosa che conta è distruggerlo!” pensò con ardore l’alieno dai capelli verdi.
- Vedo che c’è anche il piccolo Shirogane! – continuò Deep Blue rivoltò a Ryan, che lo stava fissando stringendo i pugni – Se ti va sono disposto a farti raggiungere i tuoi genitori all’altro mondo! – dopodiché proruppe in una risata folle.
Ryan digrignò i denti, mormorando: - Assassino… -
La risata dell’alieno si spense. – Che cosa avresti detto, stupido umano?! – chiese quello con voce pericolosa.
- ASSASSINO! – urlò Ryan, accecato dalla rabbia: a nulla servirono le proteste delle ragazze per cercare di farlo tacere, ormai era troppo tardi. Lo sguardo di Deep Blue si era assottigliato e il suo volto era una maschera di disgusto.
- Bene Shirogane, tu sostieni che io sia un assassino… Ora te lo dimostrerò! –
E con questo, scagliò un potente fulmine azzurro che partì direttamente dal palmo della sua mano sul biondo, che cadde a terra, sollevando della polvere. Le ragazze, spaventate, gridarono. Non contento, l’alieno continuò a lanciare fulmini sul ragazzo, in preda ad una risata sadica; fu in quel momento che la squadra Mew Mew intervenne.
- Forza ragazze! – gridò Ichigo; le cinque si gettarono tra Ryan e il loro nemico, creando una barriera luminosa come scudo. Purtroppo, questa durò solo pochi secondi, giusto il tempo che ebbe Kisshu di afferrare Ryan e trarlo in salvo, portandolo in disparte, prima che la forza di Deep Blue facesse saltare in aria la barriera, con le Mew Mew al seguito. Atterrarono scompostamente a terra, gemendo di dolore: nessuno dei tre alieni con cui erano abituate a combattere disponeva di un potere del genere.
Ichigo sollevò il busto a fatica, incrociando il suo sguardo rosato con quello gelido di Deep Blue.
- Perché? Perché vuoi distruggere l’umanità?! -
- Perché questo pianeta mi appartiene: la mia gente deve tornare a vivere sulla Terra, e per permettere ciò intendo eliminare tutti voi esseri umani! –
- Noi non te lo permetteremo! – gridò Mew Minto con rabbia, mentre stava già incoccando una freccia nella sua balestra. Le altre quattro la imitarono, riprendendo le proprie armi e scagliandosi nuovamente sul nemico: per la seconda volta, finirono respinte al suolo con un semplice movimento della mano dell’alieno. Nel frattempo Kisshu, in disparte, era riuscito a far rinvenire Ryan, che aveva perso i sensi per qualche minuto in seguito all’attacco di Deep Blue. Il biondo aprì gli occhi e fissò Kisshu, sussurrandogli: - Grazie Kisshu. –
- Sei un pazzo, Shirogane. – constatò per tutta risposta l’alieno.
Zakuro fu la prima a riprendersi dal nuovo attacco, alzandosi in piedi sulle lunghe gambe e facendo schioccare la sua frusta verso Deep Blue, procurandogli un taglio verticale sulla guancia destra, dal quale schizzò del sangue che andò ad imbrattare il suo lungo abito blu. Dopo essersi portato una mano alla parte lesa, l’alieno scoppiò nuovamente a ridere. – Povere illuse. Come pensate di poter contrastarmi? Il danno peggiore che siete riuscite a provocarmi fino ad ora è stato un taglietto! –
Purin si rivolse alle compagne, afflitta: - Ragazze, che cosa possiamo fare? È troppo forte! –
- Forza, non arrendiamoci! – si fece sentire di nuovo Ichigo, che non aveva nessuna intenzione di gettare la spugna. – Attacchiamolo di nuovo tutte insieme! -
E, per l’ennesima volta, le cinque paladine della giustizia si lanciarono su Deep Blue sferrando i loro attacchi, ma finendo nuovamente respinte dai colpi precisi e potenti che partivano dalle mani del capo degli alieni. Quest’ultimo, dopo aver osservato per qualche secondo le sue avversarie, riverse a terra e incapaci di rialzarsi, fece comparire nella sua mano destra una lunghissima spada regale e dalla lama affilata; fece forza sulle braccia e la conficcò nel terreno erboso, provocando una potente scossa di terremoto, la quale portò allo spaccamento del suolo. Il gruppo si ritrovò diviso dalle profonde crepe che si erano formate: Kisshu e Ryan da una parte, Purin e Retasu da quella opposta, Minto e Ichigo da un’altra parte ancora. Zakuro era isolata dalle altre, sola, mentre cercava di far forza sulle braccia per sollevarsi.
Pie e Taruto stavano sospesi a mezz’aria, osservando il loro padrone mentre straziava la squadra delle Mew Mew. Deep Blue si guardò intorno, compiacendosi del fatto che le sue avversarie fossero ormai prive di energie per reagire, dopodiché parlò con tono imperioso.
- Ho già perso troppo tempo con queste patetiche umane. Pie! -
- Si, mio Signore. – fece l’alieno abbassando il capo.
- Occupati di loro. È il momento che io cominci la mia opera di eliminazione dell’umanità; penso che il faro della Baia di Tokyo sia il punto migliore dal quale lanciare un attacco in grado di distruggere la città. –
E, detto questo, Deep Blue si alzò in volo, dirigendosi con una calma irreale verso il basso, in direzione della Baia e del faro che la dominava dalla cima della scogliera.
La situazione era critica: di lì a poco tempo, la città sarebbe stata distrutta e le Mew Mew erano troppo deboli per poterlo impedire. Avevano fallito.
“No, non è ancora finita.” Si disse Zakuro, mentre sollevava il viso dalle macerie “Ci deve essere un modo per fermarlo. Non posso permettere che la Terra venga distrutta.” “Non ho mai avuto nulla in cui credere, e, di conseguenza, nulla da perdere. Mai, fino a che non ho conosciuto Kisshu.” Il suo sguardo cadde sull’alieno dagli occhi d’oro, accasciato al fianco di Ryan. “Ora, finalmente, ho qualcosa per cui vale la pena combattere. E poi Ryan… Quando sono venuta a conoscenza del motivo che l’ha spinto ad avviare il Mew Project ho promesso a me stessa che avrei fatto di tutto, qualsiasi cosa in mio potere, pur di fare in modo che il suo progetto andasse a buon fine. Non posso tirarmi indietro proprio adesso che loro hanno più bisogno di me. Devo farcela…”
- Devo farcela! – gridò Zakuro, spalancando i suoi bellissimi occhi blu, mentre una sensazione mai provata la invadeva completamente. Era come se il suo corpo stesse prendendo fuoco, come se le fiamme scorressero attorno a lei, dentro di lei; come se fosse lei stessa il fuoco, la forza distruttrice della natura.
In quel momento, dai palmi delle sue mani, aperti e appoggiati al suolo, cominciarono a nascere delle fiamme, che nel giro di pochi secondi la circondarono, arrivando ad un’altezza di due metri; Zakuro sentiva di nuovo di avere tutte le sue energie, e si rialzò, mentre le fiamme, che fino a poco prima l’avevano circondata fino a coprirle la visuale, le facevano spazio, permettendole di incrociare gli sguardi attoniti dei suoi compagni.
- Che… Che cosa sta succedendo? – mormorò Ryan guardando incantato la figura di Zakuro. Inaspettatamente, alle orecchie del gruppo giunse la voce di Kyle, distorta dai loro ciondoli Mew.
- Ragazzi, mi sentite? – e, senza attendere risposta: - Con il computer ho rilevato che Mew Zakuro è appena riuscita ad attivare un potere che è stato a noi sconosciuto fino a questo momento. Si tratta del potere del fuoco: evidentemente, ora è capace di controllare questo elemento e la cosa le ha fornito anche nuova energia. –
- Ma Kyle, come è possibile? – domandò il biondo, stupito.
- Non lo so con certezza, per ora posso solo fare ipotesi, e la più attendibile è questa: deve essere un potere nascosto che è stato attivato dal DNA del Lupo Grigio che ha reagito con le emozioni e con il carattere di Zakuro. La sua stessa anima è in fiamme. –
La comunicazione si interruppe e tutti gli sguardi tornarono a puntarsi sulla Mew Lupo, avvolta dalle fiamme che ondeggiavano a fianco a lei senza ferirla.
Pie era sconcertato. – Non posso crederci! –
Le altre quattro Mew Mew riuscirono con fatica ad alzarsi a loro volta, riafferrando le proprie armi; Ryan in quel momento si fece sentire.
- Mew Zakuro, tu sei l’unica che può sconfiggere Deep Blue! -
In quel momento, dal faro della Baia di Tokyo partì un enorme fascio di luce che andò ad abbattersi in un punto imprecisato della città radendo al suolo case e grattacieli. La situazione era ormai critica.
Dopo essersi ripreso da quella scena, Ryan continuò: - Ora che hai questo nuovo potere, devi recarti al faro e fermare Deep Blue. Pensi di potercela fare? –
Zakuro annuì, determinata. – Certo, lo farò! –
- In quanto a voi, ragazze - riprese il biondo guardando le altre - Dovrete fare in modo che Zakuro possa raggiungere il faro! -
- Va bene! – urlarono quelle all’unisono.
Pie digrignò i denti, rabbioso, e invocò il suo ventaglio. – No! Non ve lo permetterò! – E con questo scagliò un potente fulmine in direzione delle Mew Mew, che fortunatamente riuscirono a schivare l’attacco in tempo.
Mentre Pie cercava di colpire Zakuro, e le sue compagne facevano di tutto pur di ostacolarlo, Kisshu riuscì a rialzarsi e a sferrare a sua volta degli attacchi diretti a Pie. Taruto si teneva fuori della battaglia.
Dopo alcuni tentativi, Mew Zakuro riuscì a schivare l’ennesimo attacco di Pie, portandosi alle sue spalle con rapidità, per poi avviarsi velocemente verso la Baia; l’alieno provò a fermarla, ma il resto del gruppo glielo impedì.
- Poco importa se un’umana entrerà nel farò. – fece Pie dopo aver respinto gli attacchi nemici – In ogni caso, non riuscirà ad avere la meglio contro Deep Blue! –
 
 “Devo farcela, devo raggiungerlo in tempo!”
Zakuro correva a perdifiato tra le macerie, mentre l’imponente costruzione del faro si faceva sempre più vicina. “Non ho ancora idea di come utilizzare questo mio nuovo potere, ma una cosa è certa: posso farlo e ci riuscirò!”
Una volta giunta ai piedi del faro, forzò la porta ed entrò senza problemi, per poi percorrere di corsa le lunghe scale che conducevano alla parte più alta. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto e la sua mano destra stringeva spasmodicamente la sua arma a forma di croce, mentre con l’altra mano la ragazza si apprestava ad aprire la porta che l’avrebbe condotta nella stanza in cui si trovava Deep Blue. Buttò fuori l’aria dai polmoni, fece forza sulla maniglia ed entrò.
Deep Blue le stava dando la schiena, intento ad ammirare la distruzione che stava causando colpendo Tokyo dall’alto della sua postazione; non appena avvertì la presenza di Zakuro alle sue spalle, però, si voltò.
- Vedo che qualcuno non ne ha ancora avuto abbastanza. – osservò l’alieno con sufficienza, mentre il suo sguardo gelido ricadeva sul corpo livido e pieno di graffi della ragazza. – Tu vorresti farmi credere che pensi di potermi fermare? -
- Posso giurartelo. – ribatté Zakuro con fierezza.
Deep Blue distorse il suo viso in una smorfia di rabbia e indignazione, dopodiché scagliò un attacco in direzione della Mew Lupo; fortunatamente, i suoi riflessi la indussero a scansarsi all’ultimo secondo, lasciando che il lampo di luce azzurra si abbattesse sulla parete alle sue spalle. Poi, lei invocò la sua arma, ma delle nuove parole si fecero strada dalla sua gola, fino ad uscire dalle labbra della ragazza.
- FIOCCO D’INCENDIO! -
Dalla sua arma scaturì un potente turbine di fuoco che colpì Deep Blue, facendolo cadere a terra, i vestiti fumanti. Egli si rialzò faticosamente, e rivolse uno sguardo carico d’odio a Zakuro.
- Non immaginavo che possedessi un potere simile. Penso che con te dovrò iniziare a fare sul serio. -
E, con questo, lanciò un potente raggio nella direzione della Mew Lupo, che cercò di resistere con tutte le sue forze creando uno scudo di luce, ma invano: venne scagliata brutalmente contro il muro, per poi accasciarsi al fianco della parete spoglia della stanza.
Zakuro alzò gli occhi sul suo nemico: aveva preso posto di fronte a lei, a diversi metri di distanza, e, con il palmo rivolto nella sua direzione, stava creando una sfera di energia enorme.
“E’ finita.” Pensò Zakuro fissando spaventata il proprio nemico.
In quel momento, però, accadde qualcosa di inaspettato: l’aria sopra i due si increspò e Kisshu fece la sua comparsa all’interno del faro. Cadde in ginocchio tra la Mew Lupo e l’alieno dai capelli neri, abbassando la testa con reverenza, prima di rivolgersi al suo ex leader.
- Ti prego Deep Blue, aspetta. -
Zakuro lo guardò stupita, mormorando: - Che c’è Kisshu? –
L’alieno dagli occhi d’oro però le lanciò uno sguardo pericoloso, carico d’ira, che la spinse immediatamente a tacere.
- Si può sapere che cosa vuoi da me Kisshu? Avanti, parla! – tuonò Deep Blue, irritato.
- E’ molto semplice: sono qui per chiederti scusa per la mia condotta. –
Con queste parole, Kisshu si alzò in piedi e cominciò a camminare lentamente verso Zakuro, inginocchiata per terra, dando le spalle a Deep Blue.
- Che vuoi fare? – sussurrò la ragazza, confusa, senza però ricevere risposta; infatti, Kisshu riprese a parlare con Deep Blue.
- Per farmi perdonare degli errori che ho fatto, eliminerò questo inutile essere umano con le mie mani. – disse, richiamando entrambi i suoi Sai.
“Ma che ha intenzione di fare? Che sta dicendo?” si domandò Zakuro ormai in preda al panico.
- Lascia che me ne occupi io, per favore. – continuò Kisshu. – Non è il caso che tu ti sporchi le mani con un’insulsa creatura terrestre. -
Kisshu procedeva lentamente, le armi tra le mani, e i capelli verdi che gli ricadevano sugli occhi, nascondendo la sua espressione.
Deep Blue ruppe il silenzio. – Se ho capito bene sei venuto a chiedere il mio perdono. –
- Esatto. Ho capito che il pianeta Terra appartiene a te, mio supremo Signore. -
Deep Blue abbassò la mano, facendo sparire nel nulla la sfera di energia che stava creando.
Kisshu sollevò impercettibilmente la testa, e la frangia si sposto, rivelando i suoi bellissimi occhi dorati, dallo sguardo duro. Le sue labbra sottili si incresparono in un ghigno: - Ma prima… -
E, in quel momento, Kisshu si smaterializzò, per poi ricomparire al fianco di Deep Blue, puntandogli uno dei suoi Sai alla gola.
- Come ti permetti?! – sputò con rabbia l’alieno dai capelli neri.
- Non avresti mai dovuto abbassare la guardia. La verità è che tu volevi conquistare questo pianeta per te stesso: non avevi intenzione di usare il tuo potere per salvarci. –
A quelle accuse, Deep Blue non rispose, confermando così la teoria di Kisshu, che riprese: - Se ci tieni così tanto a mettere le grinfie sulla Terra fai pure, ma sappi che c’è una cosa che non riuscirai a portarmi via, e quella cosa è Zakuro! –
La Mew Lupo continuava a guardare la scena rapita, con un nodo alla gola che aveva tutta l’aria di volerla soffocare.
Deep Blue parlò di nuovo. – Sospettavo che fossi un traditore, e ora me lo dimostri! –
- Molto arguto – fece Kisshu con falsa ironia, prima di sollevare l’arma che reggeva nella mano sinistra. – ADDIO! – e affondò.
Un rumore di lama che trapassa la carne giunse spaventosamente alle orecchie di Zakuro, ma la cosa peggiore la videro i suoi occhi: Kisshu infilzato dalla spada di Deep Blue, che gli aveva trapassato il torace da parte a parte.
Le labbra di Kisshu si piegarono in un sorriso amaro, mentre soffiava: - Mi spiace, ho perso la battaglia. –
- OH NO, KISSHU! – urlò Zakuro.
Deep Blue ritrasse rapidamente la spada dal corpo di Kisshu, facendolo rotolare miseramente dall’altra parte della stanza, fino a che non giunse di fronte a Zakuro, ancora in ginocchio. Con quel gesto, il capo degli alieni aveva espresso tutto il disprezzo che provava nei confronti di Kisshu e dell’amore che lui nutriva per la Mew Lupo.
Zakuro si affrettò a sollevare il capo di Kisshu, facendo adagiare l’alieno contro il suo petto; dalla ferita continuava a zampillare il sangue, sporcandole i vestiti da Mew Mew.
Con fatica, Kisshu aprì gli occhi dorati, incatenandoli in quelli blu di Zakuro.
- Sai Zakuro, in fin dei conti sono fortunato: me ne vado tra le tue braccia. Addio per sempre. -
Zakuro si sentiva distrutta, tutto il suo sangue freddo l’aveva abbandonata. Mentre guardava il volto morente del suo amato, dai suoi occhi color dell’oceano cominciarono a farsi strada delle lacrime, che caddero sulla pelle diafana dell’alieno, seguite subito dai singhiozzi. Erano le prime lacrime che versava dopo sei anni.
Lo sguardo di Kisshu si accigliò. – Zakuro, stai piangendo? –
- Oh Kisshu… - mormorò la Mew Lupo in balia del dolore.
Dopo tanto tempo, le parole le uscirono spontanee dalle labbra, struggenti, impastate dal sale delle lacrime. – Io ti amo, Kisshu! Ti prego, non morire! –
Sul volto pallido dell’alieno si poté intravedere l’ombra di un sorriso; Kisshu si sollevò a fatica fino a raggiungere le labbra di Zakuro, depositandovi un ultimo bacio.
- Ti amo anche io. – Le accarezzò dolcemente una guancia, tremando per lo sforzo impiegato per compiere persino un gesto così semplice. - Ho giurato di proteggerti, e l’ho fatto. La tua vita vale molto più della mia. -
- Ti prego, non dire così! – fece Zakuro tra i singhiozzi, stringendo a sé Kisshu con dolcezza. Il ragazzo prese a tossire e sputare sangue, cosa che fece allarmare ancora di più la Lupa. Kisshu puntò nuovamente i suoi occhi in quelli della ragazza, mormorando le sue ultime parole.
- E’ stato bello… Finché è durato… -
Spirò. Il suo cuore smise di battere, per sempre; la mano che stava accarezzando i capelli di Zakuro ricadde verso il basso, penzolando. Era finita: Kisshu era morto.
L’urlo straziante di Zakuro rimbombò per tutto il faro, facendosi strada anche all’esterno, in mezzo a tutto il dolore e alla distruzione che aleggiavano nella città.
- KISSHUUU!!! -
 
La Mew Lupo abbassò le palpebre dell’amato, per poi stringere il suo corpo privo di vita a sé, piangendo disperata. Per la seconda volta nella sua vita, si trovava a versare lacrime sul cadavere della persona che più aveva amato.
Deep Blue, dall’altra parte della stanza, osservava quella scena che risultava patetica ai suoi occhi.
- Povero illuso. Credeva veramente di uccidermi perché mosso dall’amore; che cosa stupida. Guarda dove lo ha portato l’amore per una sporca terrestre: alla morte. Questo piccolo quadretto è veramente patetico. -
Zakuro sollevò di scatto lo sguardo su Deep Blue, fissandolo con rabbia; l’alieno, per tutta risposta, prese a ridere di gusto, deridendo la morte di Kisshu. In quel momento, Zakuro sentì montare dentro di sé un odio che non aveva mai provato in tutta la sua vita: era come se tutta la rabbia del mondo si stesse raccogliendo dentro di lei, bruciandole l’anima. Ed effettivamente, attorno a lei si innalzarono nuovamente delle fiamme, che crepitavano furiose. La ragazza depose il corpo di Kisshu sul freddo pavimento e si alzò in piedi, circondata dal fuoco, che la seguiva fedelmente mentre lei si avvicinava lentamente a Deep Blue.
- Tu pagherai per quello che hai fatto. Io ti ucciderò! – ringhiò Zakuro richiamando la sua arma.
- FIOCCO D’INCENDIO! –
Il turbine di fuoco colpì l’alieno, che non aveva fatto in tempo a proteggersi; cadde a terra e La Mew Lupo, con un semplice gesto della mano, aizzò il fuoco contro di lui, facendolo circondare da un muro di fiamme. Zakuro procedeva sicura verso il suo nemico e, al suo passaggio, calciò lontano la sua spada, ancora sporca del sangue di Kisshu, che era sfuggita di mano al capo degli alieni. Quest’ultimo provò comunque ad attaccarla, ma il fuoco, che sembrava dotato di vita propria, si adoperava a proteggere la sua padrona; Zakuro avanzava a passo risoluto, mentre le fiamme si spostavano al suo passaggio. Una volta che fu davanti a Deep Blue stese il braccio di fronte a sé e chiuse di botto la mano a pugno: a quel gesto, le fiamme imprigionarono l’alieno in un vortice, le braccia bloccate lungo i fianchi, lasciando libera solo la testa.
Deep Blue cominciò ad urlare di dolore, mentre le fiamme bruciavano insistentemente la sua carne, ma Zakuro voleva di più dalla sua vendetta. Si piegò a raccogliere uno dei Sai di Kisshu, che era rimasto a terra ai piedi del suo nemico, puntando poi i suoi occhi blu in quelli di ghiaccio dell’alieno.
- Non oserai… - cominciò quello.
Zakuro, spietata, portò l’arma di fronte a sé, per poi rivolgersi a Deep Blue.
- Voglio che tu mi guardi negli occhi, mentre stai morendo. -
E, con queste parole, affondò l’arma di Kisshu nel torace di Deep Blue, inferendogli il colpo mortale.
L’alieno venne avvolto da una luce azzurra e qualcosa uscì dal suo petto e si sollevò, per poi disintegrarsi e piovere su tutta la città di Tokyo: si trattava dell’Acqua Mew che era stata utilizzata per consentire il suo completo risveglio.
Inaspettatamente, però, pochi istanti prima che Deep Blue si dissolvesse del tutto, Zakuro venne sbalzata all’indietro con forza e lei ebbe tutta l’impressione che qualcosa si stesse facendo strada attraverso di lei. Il petto della ragazza fu per qualche secondo attanagliato da una sensazione di gelo, come se le si fosse congelato tutto il sangue nelle vene, ma poi anche quello passò. Riversa al suolo, dalla sua posizione poté vedere Deep Blue dissolversi del tutto, mentre le gocce di Acqua Mew piovevano su Tokyo, risanando la città e i suoi abitanti.
“Ci sono riuscita…” E, con questo ultimo pensiero, Zakuro perse i sensi.
 
Sia le Mew Mew che Pie erano ormai allo stremo delle forze; le ragazze avevano combattuto contro di lui e un Chimero da lui creato con tutti i mezzi che possedevano, avevano sconfitto il mostro e ora si ritrovavano sdraiate a terra, esauste. Anche Pie era in condizioni gravi, ma trovò comunque la forza di rialzarsi; il suo sguardo cadde su Taruto, che non aveva minimamente preso parte alla battaglia, limitandosi a guardare con orrore la scena assieme a Ryan.
“Che Taruto abbia capito tutto?” si domandò Pie “E se questa guerra fosse veramente inutile e insensata? Se Kisshu avesse avuto ragione con le sue teorie su Deep Blue?”
Qualcosa però interruppe i ragionamenti dell’alieno: dal cielo cominciarono a piovere gocce luminose, che risanavano la città e riportavano in vita le vittime di quello scontro.
- L’Acqua Mew! – urlò Mew Retasu. – Ciò significa che… -
- Che Mew Zakuro è riuscita a sconfiggere Deep Blue! – gridò Mew Minto con gioia.
Ichigo prese la parola: - Forza ragazze, andiamo da lei a vedere come sta! –
E con questo, le quattro Mew Mew cominciarono a correre verso il faro, seguite da Ryan.
Una voce riscosse Pie: - Noi non andiamo? –
- A fare cosa Taruto? -
- A vedere come sta Kisshu! –
“Accidenti, Kisshu! È vero, nel bel mezzo della battaglia è sparito.” Riflettè Pie. “E se fosse stato tanto avventato da…”
- Si, Taruto, andiamo! -
Così i due alieni si precipitarono dietro ai cinque umani.
 
Zakuro riprese faticosamente i sensi; si trovava ancora all’interno del faro. I suoi occhi vennero attirati dal colore del cielo: finalmente, era di nuovo azzurro e limpido. L’Acqua Mew aveva dato i risultati sperati. Con uno sforzo incredibile, si voltò dal lato opposto, vedendo Kisshu disteso in modo scomposto a terra. Zakuro si alzò rapidamente, portandosi al suo fianco, e prese a scrollarlo dolcemente.
- Kisshu, svegliati! È finita, la guerra è finita, abbiamo vinto! -
Ma il giovane alieno non accennava a svegliarsi.
“No, non può essere morto. L’Acqua Mew ha risanato la città e riportato in vita i suoi abitanti, quindi anche lui deve essere vivo! –
- Kisshu, ti prego, apri gli occhi! – fece Zakuro mentre la sua voce si incrinava. – Kisshu! -
La Mew Lupo appoggiò l’orecchio al petto dell’alieno: nessuna traccia del battito del suo cuore.
- No… non ci credo… -
Le lacrime presero nuovamente a rigare le guance di Zakuro, che si stese sul cadavere di Kisshu, affondando il volto nell’incavo del collo dell’alieno, per poi abbandonarsi ad un pianto disperato.
In quel momento, le Mew Mew, Ryan, Pie e Taruto fecero irruzione nella stanza, correndo verso di loro.
- Zakuro! Siamo qui! – gridò Ichigo.
- Sei stata grande! – si complimentò Minto.
Taruto stava per correre nella direzione dei due, ma la mano di Pie sulla sua spalla lo bloccò.
Dopo pochi secondi, anche le Mew Mew si accorsero della situazione, portandosi le mani alla bocca con orrore. Mew Ichigo riuscì a dar voce alla generale domanda inespressa. – Zakuro… Che è successo a Kisshu? –
Senza mai staccarsi dal corpo del bell’alieno, la Mew Lupo rispose: - Kisshu ha sacrificato la sua vita per salvare la mia. È stato ucciso da Deep Blue. –
Lacrime sincere invasero anche gli occhi di Ichigo, Minto, Retasu e Purin, che le lasciarono cadere sommessamente, senza sapere come comportarsi in una situazione tanto disperata.
Ryan stava in disparte, stringendo i pugni e tenendo il capo chino. “Solo qualche ora fa, l’intervento di Kisshu mi ha salvato.”
Pie era in piedi, rigido, e teneva il suo sguardo di ghiacciò rivolto al suolo; Taruto, invece, scoppiò a piangere disperato, e subito venne raggiunto da Mew Purin, anche lei in preda ai singhiozzi. I due bambini si ritrovarono così a piangere abbracciati, cercando conforto l’uno nelle braccia dell’altra.
- Mi chiedo come sia possibile. – mormorò Zakuro tra le lacrime. – Perché con lui l’Acqua Mew non ha funzionato? -
Pie si fece avanti lentamente, attirando l’attenzione di tutti i presenti; si avvicinò a Zakuro, che sollevò il capo dal petto dell’alieno, e rispose alla domanda della ragazza.
- Deep Blue era il male fatto a persona; l’Acqua Cristallo ha il potere di resuscitare le persone, ma non può riportare in vita chi è stato stroncato da tutto quel Male. Se Kisshu non fosse morto per mano di Deep Blue, l’Acqua Mew avrebbe avuto effetto su di lui. -
A quella rivelazione, tutti tacquero, stringendosi in un silenzio carico di dolore.
“Quindi, è finita così?” pensò Zakuro, accarezzando il volto freddo di Kisshu. “Non posso permetterlo. Kisshu mi ha salvata in tutti i modi possibili e immaginabili: mi ha salvata dai nemici, dalla morte, ma non solo. Mi ha salvata dal buio del mio passato, facendomi conoscere la luce. Mi ha salvata da me stessa. È riuscito a strappare fuori da me quell’amore che credevo di non poter provare nei confronti di nessuno. E ora, tocca a me salvare lui da un destino ingiusto.”
E, con questi pensieri, intrecciò le dita delle mani con quelle di Kisshu, cercando poi di raccogliere tutta la sua energia. “Ti salverò, donandoti tutti i miei poteri.”
Improvvisamente, attorno a Zakuro cominciarono ad ergersi delle piccole fiammelle; una sfera di luce viola abbandonò il corpo della Mew Lupo, per poi entrare nel petto di Kisshu. Le orecchie e la coda da lupo sparirono dal corpo di Zakuro, e lei si ritrovò ad indossare i suoi abiti normali.
Anche le altre non indossavano più i loro costumi da Mew Mew.
- Il DNA degli animali codice rosso ha smesso di funzionare. La nostra missione è finita. – osservò Minto.
Le fiamme si ritirarono e Zakuro abbassò il capo, esausta. Puntò i suoi occhi blu sulle palpebre abbassate dell’alieno che stava sotto di lei, sperando di rivedere da un momento all’altro quei pozzi d’oro.
“Ti prego Kisshu, apri gli occhi!”
Lentamente, le labbra sottili del ragazzo si schiusero, inspirando ossigeno prezioso; Zakuro, a quel movimento, sgranò gli occhi, incredula. Dopo un secondo Kisshu aprì i suoi bellissimi occhi, fermandosi sul viso rigato di lacrime della ragazza. L’alieno non fece in tempo a realizzare nulla, perché Zakuro gli gettò le braccia al collo, stringendosi a lui.
- Oh mio Dio Kisshu, sei vivo! Sei vivo! -
Kisshu ricambiò l’abbraccio, mentre la consapevolezza di ciò che era successo gli pioveva addosso come una doccia fredda, mormorando: - Si piccola, sono vivo, e tutto questo grazie a te! –
Zakuro accarezzò la guancia di Kisshu, mormorando, con la voce rotta dalle lacrime, questa volta di felicità: - Avevo paura che non ti svegliassi più! –
Kisshu le sorrise, intenerito. – Non potevo di certo lasciare la persona che amo più della mia stessa vita qui da sola. –
Le labbra dei due si avvicinarono, per poi unirsi in un bacio, un bacio sperato, appassionato, un bacio dato come se fosse l’ultimo e il primo.
- Ti amo, Kisshu. -
- Ti amo anche io, Zakuro. – rispose l’alieno sorridendo.
I due vennero poi interrotti dal resto della squadra, che si era letteralmente lanciato loro addosso per festeggiare; tutto era andato per il meglio, la Terra era salva, Deep Blue era stato sconfitto. Dopo i festeggiamenti, Kisshu ebbe un bel da fare per staccare dal suo collo Purin e convincere Taruto a smettere di piangere, dopodiché si voltò verso Pie, che lo fissava con sguardo serio.
- Pie…-
- No Kisshu. – lo interruppe. – Non dire nulla. Ti devo delle scuse: avevi ragione te su Deep Blue. Hai sempre avuto ragione. Io, da stupido, non ho voluto darti ascolto e ho portato avanti questa guerra, servendo un tiranno che non aveva alcuna intenzione di salvare la nostra gente. –
Kisshu gli battè una mano sulla spalla e sorrise. – Non preoccuparti, ormai questa storia è finita. Mi chiedo solo una cosa: come facciamo adesso per il nostro popolo? –
Pie incrociò le braccia al petto, dicendo con voce atona: - Non ne ho idea. Non è rimasta più nemmeno una goccia di Acqua Mew, dal momento che l’ho utilizzata tutta per risvegliare Deep Blue. –
Kisshu abbassò le lunghe orecchie a punta afflitto. Inaspettatamente, però, Taruto si intromise nel discorso.
- Veramente non è vero che l’Acqua Mew è stata esaurita. -
- CHE COSA? – esclamarono tutti e otto all’unisono, rivolgendo la loro attenzione sul piccolo alieno. Egli non rispose: si limitò a estrarre dalla tasca dei suoi calzoncini un piccolo sacchetto di stoffa. Slegò i lacci che lo tenevano chiuso e rovesciò sul palmo della sua manina cinque piccole sfere di luce azzurra, che divennero poi grosse come palle da biliardo, e rimasero sospese a mezz’aria.
Pie era stupefatto. – Mi vorresti dire che quella…? –
Taruto annuì. – Esatto, è Acqua Mew. – Dopo aver osservato le espressioni sorprese impresse sul volto di ciascuno, continuò: - Dopo la battaglia che si è svolta sotto la città per la conquista dell’Acqua Cristallo, ho cominciato a pensare che Kisshu aveva ragione; allora, prima che Pie potesse risvegliare definitivamente Deep Blue, ho scisso queste cinque parti dal Cristallo. Ho pensato che, se le teorie di Kisshu fossero esatte, allora sarebbe stato meglio conservare dell’Acqua Mew per noi e la nostra gente, senza consegnarla tutta a Deep Blue. –
Dopo un attimo di smarrimento, Kisshu si aprì nel suo solito sorriso sghembo, prima di afferrare Taruto e cominciare a scompigliargli i capelli senza la minima delicatezza, euforico. – Sei stato un genio! –
Pie, dal canto suo, sorrise a quella scena, concordando con le parole dell’alieno dagli occhi dorati: - Già Taruto, è stata una mossa molto astuta la tua, e grazie a te ora potremo migliorare il nostro pianeta e salvare il nostro popolo! –
Passarono ancora un po’ di tempo tutti insieme all’interno del faro, prima di decidere di recarsi al Caffè Mew Mew, dove li stava attendendo Kyle. Avrebbero continuato i festeggiamenti di fronte a una bella torta, alieni e umani insieme.
 
Erano le prime luci dell’alba quando Kisshu lasciò la navicella dove si era ritirato con Pie e Taruto per mettere a posto le ultime cosa per la partenza imminente, per recarsi a casa di Zakuro.
“Mi dispiace andare via, ma devo aiutare la mia gente. Tornerò, questo è sicuro, ma ora devo andare; tutto ciò che voglio in questo momento è rivedere Zakuro per un’ultima volta, prima di ripartire alla volta del mio pianeta.”
Con questi pensieri, l’alieno volò fino alla finestra della camera della modella, avvolta nell’oscurità; entrò senza problemi dalla finestra lasciata socchiusa e si avvicinò sorridendo al grande letto che dominava la stanza. Allungò le mani sulle lenzuola e sussultò: era vuoto.
Immediatamente, accese la luce, e si accorse che Zakuro non era nel letto. In ansia, Kisshu guardò la sveglia sul comodino, che segnava le 05:14, iniziando poi a chiamare il nome della ragazza a gran voce. Non ottenendo risposta, si lasciò cadere sul letto, reggendosi la testa con le mani; solo in quel momento notò qualcosa tra le pieghe delle lenzuola: una lettera. Kisshu la prese con curiosità, che aumentò a dismisura quando lesse il suo nome, scritto con la grafia bella e sinuosa di Zakuro. Tremando, aprì la lettera e iniziò a leggere.
 
Caro Kisshu,
ho saputo grazie a Purin che tu e i tuoi compagni domani sareste partiti per tornare sul vostro pianeta. Immaginavo che ti saresti presentato qui, per salutarmi, per vedermi un’ultima volta; è naturale. Sapendo che avresti fatto questo, me ne sono andata. Ti prego, non odiarmi per quello che ho fatto: io odio gli addii.
Preferisco ricordarmi di te nella quotidianità che abbiamo vissuto insieme, nelle risate, nei momenti di tenerezza, in tutto. Ma non voglio ricordarmi del nostro ultimo saluto. So che per te è difficile comprendere un discorso del genere, ma, ti prego, provaci.
Odio gli addii perché implicano automaticamente il fatto che dopo non possa più esserci nulla; senza un addio, invece, niente viene dato per scontato, c’è sempre una possibilità, per quanto remota sia, che tutto possa cambiare.
Volevo anche dirti un’altra cosa, che spero riesca a farti sorridere: avevi ragione tu quando mi hai detto che io avrei imparato ad amarti.
Io considero la condizione di innamoramento e quella di amare una persona due cose ben distinte. La prima può accadere a chiunque, ed è molto vaga: si può essere innamorati di qualsiasi cosa, dell’amore, della vita, e di molto altro. Amare è ben diverso.
Amare è apprezzare una persona per i suoi peggiori difetti, dal momento che i pregi sappiamo amarli tutti.
Amare è rispetto, considerazione, complicità.
Amare è mettere una persona come tua priorità assoluta sulle altre, nonostante tutto.
Amare è volere sempre il meglio per l’altro.
E poi ancora.
Amare è conoscere la parte peggiore del tuo compagno, e amare anche quella.
Amare è sacrificare la propria vita per salvare quella dell’altro.
Amare è capire quando arriva il momento di lasciare andare l’altra persona, anche quando non si ha altro posto in cui andare.
Grazie di amarmi così tanto.
Ti amo,

Zakuro.

 
Kisshu lasciò cadere a terra la lettera, prendendosi nuovamente la testa fra le mani, mormorando qualcosa: una parola, un nome. Il suo nome.
- Zakuro… -


SPAZIO AUTRICE:
Eccomi qui! Siamo giunti alla fine di questa storia: devo dire che un po' mi dispiace. Voglio approfittare dell'occasione per ringraziare alcune persone.
Grazie a tutti coloro che hanno sempre recensito la mia storia.
Grazie a tutti coloro che hanno seguito la mia FF dal primo capitolo, a chi l'ha scoperta dopo, a chi la sta ancora leggendo.
Grazie a tutti coloro che hanno letto in silenzio, ma che in ogni caso ci sono stati!
Spero che questo mio lavoro (del quale vado molto fiera, dal momento che è il primo!) vi sia piaciuto e che, almeno a qualcuno, abbia trasmesso qualcosa.
E ora, se volete saperne di più,
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Se 20 capitoli su Kisshu e Zakuro non vi sono bastati, allora vi informo che ho intenzione di tornare con un SEQUEL della storia! Allora, che ne dite?
Un abbraccio,
Salice_


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