.:Frailty, thy name is woman:. di _helianthus (/viewuser.php?uid=130720)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ***
Capitolo 2: *** Tsurugi Kyousuke. Di queste ne prendo dieci. ***
Capitolo 1 *** Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ***
roba
Avvertenze
(?): La parte
iniziale in corsivo di questa fanfiction è in medias res, ovvero
inerente a una parte più avanzata della fanfiction. Dopo i
primi
tre punti, però, la storia comincia davvero da capo. Detto
questo, ci rivediamo in fondo!
Titolo: .:Frailty, thy name is woman:.
Capitolo: Nanobana Kinako. Si sentì felice di
averlo quasi investito.
Rating:
Giallo/arancio
Genere: Generale, introspettivo, romantico
Avvertimenti: AU, Gender bender, What if...?, OOC
Note: A fine
pagina!
- Caty ♥
________________________________________________________________________________
.:Frailty, thy name is woman:.
[
Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ]
«
Toglila. » ordinò Kyousuke. Lei lo
guardò per qualche secondo, con un certo timore sul volto.
« M-ma Kyou--»
« Ti ho chiesto di... Togliere la fede. Te lo chiedo, per
favore.
Non posso... Fare sesso con una donna sposata, che per giunta tiene
l'anello donato da un marito che non sono io tra le dita. »
allora Nanobana non indugiò oltre. Si
liberò dolcemente della sua stretta sui polsi, facendo
scivolare
con tenerezza una mano prima sul suo volto, e poi sulla sua stessa
mano. L'anello dorato scivolò dal suo anulare, e cadde a
terra.
Il rumore che provocò quando toccò terra
fermò
entrambi dal respirare. L'uomo lo fissava, scuro in volto, quasi quel
piccolo oggetto potesse essere pericoloso.
Poi arrestò il suo frenetico movimento, e Kyousuke
alzò
di scatto gli occhi su Kinako. Sembrava un po' più triste,
adesso, dopotutto quella visione irruenta del ragazzo così
calmo
e rilassato che conosceva non era stata una bella sorpresa.
Per un attimo, Kyousuke si odiò. Stava andando tutto come
era
andato già con tantissimi altri suoi amici. Ormai gli erano
rimasti solo suo fratello e la sua fastidiosissima moglie. Lui invece
era sempre stato solo, circondato da conoscenti, non amici. Era sempre
stato "Kyousuke", per tutti, mai un soprannome poco più
intimo,
o più affettuoso. Lui era Kyousuke e basta. Kyousuke quello
calmo, Kyousuke quello impassibile a tutto ciò che non
riguardi
suo fratello, Kyousuke quello che non si faceva prendere dall'ansia o
da altre emozioni, cambiava improvvisamente. Non poteva essere una
persona normale, con i propri alti e bassi? Evidentemente no. Doveva
solo fare la statua di porcellana, bella da vedere, silenziosa, che non
disturba e che non è d'intralcio. Gli venne da piangere. Gli
venne da dire una frase come "pensavo fossi diversa", ma era troppo da
copione, e poi non poteva certo essere sicuro di averla spaventata per
così poco. Magari si era solo stupita. Magari...
« Kyousuke. »
« ...Cosa? »
« Perché
piangi?
»
•
• •
Era in ritardo. In ritardo tremendo ed era anche la prima lezione! Non
si spiegava come era potuto accadere. Era anche decisa a partire prima
per arrivare puntuale! E invece no. Ticchettò con insistenza
sul
volante dell'automobile dentro alla quale era seduta, per poi spostare
la mano sinistra sul proprio ventre. Pensò che se si fosse
stressata tanto tutti i giorni suo figlio magari ne avrebbe risentito.
Figlio, o figlia? Non avrebbe mai potuto immaginarlo, considerando che
erano solo passate due settimane dal giorno in cui aveva scoperto
essere incinta. Era stata una notizia quasi banale, ripensandoci.
Asurei era semplicemente rimasto sbigottito, e poi si era sciolto in
una specie di dolce pianto, prima di abbracciarla serenamente. Lei non
si era stupita più di tanto. Era stata felicissima,
naturalmente, dato che entrambi progettavano da qualche tempo di avere
un figlio, ma non c'era stato nessuno scandalo, urlo di stupore, o
altro. Un semplice "Oh" davanti al risultato, e poi tanti pensieri su
come dirlo ad Asurei.
Avrebbe
voluto un bambino. Un
bambino dai limpidi occhi verdi, sereno e gioioso. Poi
scattò il
verde, e Nanobana pensò che fosse davvero troppo presto per
pensarci. Sarebbero potute accadere tante cose, prima che passassero
nove mesi, e proprio non aveva torto. Premette un po'
sull'acceleratore, pregando che non fossero davvero già
passate
le quattro. L'orologio dell'automobile era sbagliato, dato che Asurei
non aveva mai avuto praticità con gli oggetti elettronici, e
non
avevano mai regolato l'orario.
« La via è questa! » disse con gioia,
mentre
osservava un gruppo di quattro o cinque donne aspettare chiacchierando
sotto un portico « E quello deve essere l'edificio!
»
affermò mentre faceva scorrere lo sguardo sulla fila di
macchine
parcheggiate sotto il sole tenue di gennaio, cercando un posto libero
per sostare la macchina. Poi, all'improvviso, un uomo
attraversò
la strada senza preavviso. Kinako inchiodò, e la sua borsa
appoggiata sul sedile accanto a quello del guidatore cadde in avanti.
Avrebbe voluto imprecargli contro, chiedendogli cosa gli sarebbe
costato fare altri pochi metri sull'altro marciapiede e attraversare la
via sulle strisce pedonali. Ma quello fu più veloce. Le
lanciò uno sguardo di rimprovero, quasi fosse stata lei a
sbagliare, e proseguì sui suoi passi senza scomporsi. Lo
seguì guardandolo dallo specchietto retrovisore. Doveva
avere
poco più di trentacinque anni, e pareva muoversi per
inerzia. I
capelli blu, lunghi ma tenuti legati da un elastico scuro, avevano un
aspetto piuttosto trasandato, anche se parevano avere una lieve piega.
Gli occhi erano di un arancione scuro, liquidi e penetranti. Le labbra,
fini e di un colore pallido, erano serrate in una smorfia costante di
impassibilità, anche se le aveva addocchiate solo per pochi
secondi.
Dallo specchietto retrovisore, però, vide anche che il
gruppo di
persone stava entrando nell'edificio, ed andò in panico.
Accelerò di nuovo, e parcheggiò velocemente -e
malamente-
nel primo spazio libero che trovò.
Intanto, l'uomo dai capelli scuri entrava nell'edificio.
La prima cosa di cui Kinako si accorse entrando nella sala dove si
sarebbero tenute le lezioni, fu il fatto che tutte le persone (ovvero
cinque donne e due uomini) presenti erano sicuramente più
vecchie di lei.
La seconda cosa di cui Kinako si accorse, fu della funesta presenza
dello stesso personaggio che una manciata di minuti prima le aveva
tagliato la strada, incolpandola anche di essere in torto; a quella
visione, l'immediato impulso che ebbe fu quello di lanciargli la borsa
che teneva in mano addosso.
La terza e ultima cosa di cui Kinako si accorse, fu l'orologio che
segnava orribilmente le sedici e sette. Ritardo. Orribile, dannatissimo
ritardo.
« Lei sarebbe Nanobana Kinako, dico giusto? » un
uomo
particolarmente sorridente parlò. Capelli rosso cremisi e
occhiali, intuì subito che quello sarebbe stato il loro
professore, e gli sorrise di rimando. Pareva gentile, quindi
perché non ricambiare?
« Certamente! Mi scusi per il ritardo, non trovavo parcheggio
e c'era traffico. »
« Non c'è problema, non abbiamo ancora cominciato.
»
lei annuì, e fece scorrere lo sguardo sui banchi. Sembra
essere di nuovo a scuola,
pensava Kinako mentre con dispiacere andava a sedersi vicino all'uomo
dai capelli blu. Non che fosse l'unico posto libero, ma le sembrava il
posto migliore. Gli anni passati al liceo le avevano insegnato i
migliori luoghi per seguire le lezioni, ma al contempo poter giocare
indisturbati con il cellulare, o disegnare, o parlare. Effettivamente
non era mai stata una studentessa modello, a differenza di Asurei. Lo
conosceva dalle medie, anche se a dire il vero lo conoscevano un po'
tutti. Si faceva sempre notare per la sua intelligenza e il suo scarso
interesse per tutto ciò che non riguardava gli studi. Eppure
si era
ritrovato a lavorare come banale impiegato, dopo essersi
specializzato in biomeccanica, e continuava ancora a studiare
un
po' frequentando corsi serali e un po' da autodidatta. L'aggettivo che
più amava associare a suo marito era sicuramente quello
di curioso,
seguito da instancabile.
Intanto il professore stava facendo un giro di nomi, annunciando che la
prima lezione sarebbe stata spesa in presentazioni varie e piccoli
giochi di accorgimento
psicologico.
Cosa fosse l'accorgimento psicologico, Kinako non ne aveva idea, ma
pensava fosse divertente e quindi non si preoccupava più di
tanto.
All'improvviso il suo "compagno di banco" si alzò in piedi e
parlò « Tsurugi Kyousuke, ventisette anni, ho un
fratello e
abito nel quartiere di Shinjuku. » poi lo vide ricadere
sbuffando
sulla sedia, e avrebbe potuto giurare di aver sentito anche un lieve
"che seccatura" provenire dalle sue labbra. Poi fu il suo turno di
presentarsi, e si alzò in piedi sorridente.
« Buongiorno a tutti! Il mio nome è Nanobana
Kinako, ho
ventisei anni e sono sposata da due, il mio colore preferito
è
il
giallo pastello e sono proprio contenta di conoscervi! » una
delle donne si mise a ridere e le sorrise mentre si risedeva. Si disse
che più tardi avrebbe provato a conoscerla meglio. Non
poteva
nascondere di essere stata attirata da quella risata così
allegra, ma in fondo piuttosto contenuta. Le dispiaceva, quasi, di
essersi distratta mentre gli altri si presentavano. Si era persa tutti
i loro nomi! Eppure Asurei le diceva sempre che doveva fare
più
attenzione. Forse anche prima, quando aveva rischiato di investire il
ragazzo affianco a lei, in fondo era colpa sua. Era sempre
così
distratta, viveva come su una bolla di sapone. Fragile, bastava un
tocco per farla scoppiare.
« ...Dunque questo è il primo esercizio che
andremo a
fare. Dopo vi spiegherò anche su quale base li facciamo, ma
non
è importante, in verità. » e Kinako si
era di nuovo
distratta. Esercizi? Ma certamente. Che diavolo di esercizi? Le
scocciava, anche, dover chiedere aiuto al suo compagno di banco
già il primo giorno, sarebbe sembrata piuttosto stupida. Ma
alla
fine non le importava molto di come poteva sembrare.
« Allora? » disse lui, voltandosi verso di lei
« Ti muovi? »
« Onestamente... Non ho capito molto bene cosa dobbiamo fare.
» mentre lo diceva, si portava una mano sulla nuca, un po'
imbarazzata. Kyousuke -era sicura che si chiamasse così-
sospirò, e poi parlò.
« È molto semplice, hai presente quando ci si
guarda negli
occhi e si fa gara a chi rimane serio? » naturalmente, lo
aveva
presente. Kinako aveva giocato mille e mille volte a quel gioco con
Asurei, ai tempi del liceo. In verità lei da giovane non era
esattamente il tipo di ragazza raccomandabile, ma piano piano,
innamorandosi di quel ragazzo così serio, erano cambiati
entrambi. Lui si era come rasserenato, si poneva con meno sfrontatezza
e serietà davanti a cose e persone, mentre lei era
progressivamente ritornata quasi una bambina. Con la testa fra le
nuvole, un po' sbadata. Erano ovvi sintomi di innamoramento, e tutti
speravano che prima o poi sarebbero passati. E invece no. Anche dopo
due anni di matrimonio e dodici di conoscenza, Kinako rimaneva una
allegra ragazzina, sempre positiva e un po' avventata.
Quando lei e Kyousuke si fissarono negli occhi, riuscì a
rimanere seria solo per pochi decimi di secondo. L'espressione del
ragazzo davanti a lei era così dura, così severa!
Non si
adattava per nulla a uno della sua età, sembrava quasi che
volesse essere già vecchio e che si impegnasse per
sembrarlo.
Gli occhi arancioni erano meravigliosi, ma forse un po' troppo tristi.
Le labbra, sottili e di un rosato più scuro della pelle
pallida
del volto, erano strette in una smorfia di noia e disappunto che Kinako
avrebbe voluto decisamente fotografare e mostrare a tutti gli amici di
quel ragazzo. Lo conosceva solo da qualche minuti, aveva rischiato di
ucciderlo, la loro prima comunicazione si era formata di sguardi
intimidatori e pieni d'ostilità, ma subito aveva cominciato
a
sembrarle simpatico. E poi, se frequentava quel corso evidentemente era
sposato, e se qualcuno lo aveva sposato voleva dire che qualcuno lo
amava. E se qualcuno lo amava, allora voleva dire che non era poi
così male come voleva far credere di essere. Gli pareva come
un gatto di strada.
« Hai finito di ridere? » la sua voce le
arrivò alle
orecchie: forse voleva anche sembrare odioso, ma non ci riusciva per
nulla! Infatti, Nanobana cominciò a ridere anche
più
forte, sebbene cercasse di trattenersi. Non riusciva a smettere di
pensare che
quel ragazzo fosse buffo. Volle anche scoprire qualcosa di
più
su di lui, magari alla fine delle due ore di corso avrebbero potuto
parlare un po'. Si portò una mano sulle labbra, e si
acquietò. Poi gli sorrise, un sorriso allegro, e
ricominciò a concentrarsi sull'esercizio.
Decisamente
complicato.
In tutta la stanza, si sentivano risate e risatine, o sbuffi,
perché effettivamente guardare in faccia perfetti
sconosciuti e
pretendere di rimanere seri davanti al loro volto non era poi
così facile. Sentì la risata familiare della
donna che
prima le aveva sorriso, seguito da un "Avanti, Akane!" da parte della
sua compagna di banco. E così si chiamava Akane. Le piaceva
come nome.
Poi tornò a concentrarsi sul volto del compagno. Era
piacevole
alla vista, si permise di osservare Kinako, lasciando che gli occhi
scorressero dalla fronte non troppo spaziosa e decisamente corrugata
agli occhi lucidi e stanchi. Forse non dormiva bene di notte? Il naso
era leggermente adunco, le labbra sottili, i capelli scuri
all'apparenza crespi e ribelli. Il suo volto era una smorfia continua.
D'improvviso
si sentì felice di averlo quasi investito, di frequentare il
suo stesso
corso, di essersi seduta vicino a lui. Sarebbe potuto diventare un
ottimo amico, e magari lo avrebbe anche visto sorridere.
«
Va
bene, per questo esercizio basta così. » disse il
professore dai
capelli rossi, i cui occhi nascosti dagli occhiali erano ben ridenti
«
Vedete, la prima volta in cui si tenta di fare questo facile esercizio,
rimanere seri è davvero difficile. Naturalmente,
c'è un motivo a tutto
questo. Sedetevi pure, ora vi parlerò del corso che
frequenterete. »
E
Kinako si perse si nuovo. Si perse ad osservare i muri bianchi e
azzurri dell'aula, la lavagna nera appesa sul muro sul fondo.
Probabilmente quella era una scuola, pensò, magari prima o
poi avrebbe
anche incontrato qualche bambino. Bambino, come quello che teneva in
grembo. Forse non lo aveva riservato di abbastanza attenzioni, quel
piccolo bambino. Si portò una mano sulla pancia piatta,
sorridendo,
cosa che fece voltare Kyousuke verso di lei. Il ragazzo la fissava con
sguardo imperscrutabile, e anche se non aveva gli occhi puntati nei
suoi, li sentiva. Quel giorno, Nanobana imparò che lo
sguardo di
Tsurugi metteva in soggezione. Impossibile non accorgersi di avere i
suoi occhi addosso.
La
sensazione di essere fissata cessò, e
Kinako si sentì libera di alzare ancora gli occhi per
puntarli sul
professore, che parlava, parlava, parlava.
•
• •
«
Oh! Sei tornato, Kyousuke? »
«
No, sono un ladro venuto per uccidere te e la tua famiglia e rubare
tutto ciò che tieni in casa per scappare in America e vivere
la bella
vita tra alcool e droga. Sì, sono io. »
Kyousuke
udì la risata lieve di una donna provenire da una delle
stanze
da letto « Ti sei divertito? Che avete fatto? »
«
Abbiamo fatto cose, detto frasi e visto persone. » rispose
sgarbatamente il ragazzo, togliendosi la giacca e lanciandola sul
divano « Non ho voglia di parlare. Oggi è solo
un'introduzione, dalla
prossima volta prendo appunti e te li leggi quanto vuoi. »
«
Sei
gentile, Kyousuke... » e non rispose. Quella donna lo
irritava. Aveva
una voce così flebile, a causa della sua stupida malattia.
Passò
davanti alla stanza con il letto matrimoniale che lei e Yuuichi
condividevano, trovandola come sempre distesa a pancia in su e con gli
occhi chiusi. I capelli arancioni ricadevano qua e là, dando
un po' di
colore a quella pelle così chiara e pallida. Gli occhi erano
due
zaffiri, ma in quel momento non li potè ovviamente vedere.
Il pancione
da sesto mese di gravidanza era evidente sotto le coperte. Un brivido
passò lungo la schiena del più giovane, mentre
distoglieva lo sguardo
dalla donna e avanzava verso la propria camera. Entrò
sbattendo la
porta, in un egoista tentativo di svegliare Ame dal suo lieve sonno, e
si abbandonò stancamente sul letto affondando la testa nel
cuscino.
Inspirò, espirò. Quando si trovava a casa da solo
con quella donna,
mantenere la calma gli risultava piuttosto difficile. Sarebbe solo
voluto entrare nella sua camera, sputarle addosso tutto il suo odio e
farle del male a parole.
Non
poteva. Non poteva per la semplice presenza di--
«
Sono a casa! » gridò la voce arzilla di suo
fratello, che si sarebbe
udita anche nella casa affianco alla loro « Ame? Stavi
dormendo?
Kyousuke è--» poi si fermò,
perché evidentemente aveva notato la giacca
buttata malamente sul divano. Lo sentì ridacchiare, e poi
camminare.
Yuuichi
entrò nella stanza dove la moglie dormiva. O meglio, dove si
era
svegliata per la seconda volta nel giro di una decina di minuti.
«
Come ti senti, amore? »
«
Oggi molto bene! Ho fatto il giro dell'isolato camminando, ed
è stato
proprio bello. Avevo bisogno di una boccata d'aria vera. »
«
Eri con Aoi, vero? Non devi affaticarti troppo. »
«
Certo, è rimasta con me tutta la giornata. È
andata via appena un'ora e
mezza fa, e sono rimasta un po' a dormire. Spero di riuscirci anche
stanotte. » e poi rise. Kyousuke odiava quella risata. Era
così
leggera, superficiale, sollevata, serena, gioiosa. Lui non aveva una
risata così bella. Infatti Yuuichi salutava per prima Ame, e
poi lui.
Lei era così bella, irraggiungibile, mentre Kyousuke
così terreno e
cupo. Forse non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto. In
realtà, non la
invidiava nemmeno. La odiava e basta. Non invidiava tutte le attenzioni
che suo marito le riservava, perché a volte suo fratello
sapeva essere
davvero troppo schifosamente romantico e a detta sua, insopportabile,
ma la sensazione che lei gli avesse portato via tutto era sempre
presente. E ciò che era peggio, Ame aveva sempre un sorriso
da
riservagli. Mai uno sguardo severo, uno di sfida, d'odio, di rabbia.
Sempre un triste sorriso sulle labbra. Forse Ame provava anche una
sorta di pietà nei suoi confronti, lui non era di certo
bello come lei,
non era carismatico come lei, non era simpatico, allegro, solare,
piacevole, non era amato e non amava. Mi impietosisci, sembravano dire
quei suoi occhi azzurri nel quale Yuuichi spesso affogava.
Mentre
lui pensava e bruciava di rancore, Yuuichi gli si era avvicinato.
Sentì
la pressione provocata dal suo corpo che si sedeva sul letto, vicino a
lui.
«
Allora? »
Sgrunt,
rispose. Un grugnito infastidito, che fece ridere Yuuichi e lo spinse
anche ad appoggiare una mano tra i suoi capelli.
«
Com'è andata? »
«
Bene. » le carezze del fratello erano quasi un modo per
costringerlo a
parlare. La pelle di Yuuichi era morbida e piacevole al tatto. Yuuichi
stesso era morbido, e anche piacevole. L'opposto del fratello, sempre
pronto a graffiare, soffiare e ferire, proprio come un gatto di strada.
«
Hai conosciuto qualcuno di nuovo? » gli chiese ancora,
continuando ad
accarezzargli i capelli « Persone simpatiche, quelle del
corso? » il
più grande non aveva in realtà molte speranze.
Kyousuke era sempre
stato una persona chiusa, e anche permalosa. Riuscire a farsi degli
amici, per lui, era come scalare una montagna.
«
Sì. » ma la risposta lo spiazzò.
Aguzzò le orecchie, e sorrise.
«
Davvero? »
«
È una ragazza che ride tanto e ha i capelli lunghi. Che ha
ventisei
anni ed è sposata. Le piace il giallo pastello e ha la testa
fra le
nuvole. » ci fu una pausa, durante la quale Kyousuke premette
più forte
il volto contro il cuscino, come in un attimo di frustrazione
« E se mi
guarda in faccia, ride! » mugolò, esasperato.
Yuuichi non riuscì a
trattenersi dal ridere sonoramente.
«
Che
cazzo ridi.
» replicò solo l'altro, mettendosi seduto e
lanciando il cuscino al fratello con una certa vergogna.
«
Va bene, va bene, me ne vado! Sappi che la tua missione da "faccia di
bronzo per sempre" è fallita, comunque! » altra
cuscinata « Vado a fare
la cena! » e Kyousuke lanciò il cuscino, ma
sbattè solo contro la porta.
Happy
Ossy's Corner (dafuq)
Buonasera a
tutti! Come va? *comodino a duemila all'ora
Cercate di
capire, vi
prego, sono solo un'innocente ragazzina bimbettina che comincia
fanfiction a raffica e poi non ne manda avanti nemmeno una-- *due
comodini a tremila all'ora con tanto di mutande dentro per essere
più pesanti e dolorosi
D:
Lo ammetto,
sì,
sono un po' inconcludente. L'unica long che ho davvero completato,
probabilmente è No Title. Roba da dimenticare,
sì.
Però almeno l'ho finita :'DD Speriamo di mandare avanti
questa.
Credo che Miriam mi prenderà a calci in culo per farla
andare
avanti, quindi forse una speranza C'È! *e il mondo
finì
prima di arrivare al quarto capitolo*
Cosa dire?
Tante cose. Solo che non me ne viene in mente nemmeno una!
Ringrazio
prima di tutto
Miriam e Flock. Mi hanno dato spunti meravigliosi--Miriam per finire
questa fanfiction, e Flock per averli sbloccata mentre scrivevo. Vi
adoro tanto, davvero ♥
Poi. Per
ordine (?)
Ame
è Taiyou
Amemiya genderbendato, ma credo si sia capito! No? No, eh. Yuuichi e
Taiyou sono sposati. Kinako anche. Kyousuke no. Kyousuke è
un
forever alone.
E più avanti, scoprirete, anche un po' ubriacone.
Vi chiedete
cosa stia succedendo nelle righe in corsivo all'inizio? Credo possiate
anche immaginarlo--*fischia*
Io avevo
tante cose da
dire, e invece niente. Amo tanto Asurei. Amo tanto la AsuKina. Amo
tanto la Taiichi. Amo tutto un po' tanto. (maccos)
Il titolo,
poi. Il titolo
è preso dall'Amleto (SONO UNA DONNA DI CULTURA OHOHOHOH--in
realtà no), è vuol dire "fragilità, il
tuo nome
è donna". Amleto la pronuncia nei confronti della madre, che
si
risposa con suo zio a poco tempo dalla morte del padre. Spero
conosciate l'Amleto, dai (?), e comunque il titolo si riferisce a
Kinako, un po' la protagonista di
questo bordello di
questo casino
di questa fanfiction. Scoprirete, se mai andrò avanti, che a
dispetto di come si presenta qui, (ovvero svampita asd) è
una
persona dall'animo molto complesso. Non riuscirà a decidere,
e
quando sembrerà sicura di una cosa, subito
troverà un
punto a favore dell'altra al suo opposto. Un po', se vogliamo, anche ad
Ame, che è malata e che per questo non può
partecipare a
questo famigerato corso per neo-genitori.
Un'altra
cosa mi viene in
mente--so che forse il motivo per cui Kyousuke frequenta quel corso
potrebbe essere non chiaro, ma se tutto va bene dovrei spiegare tutto
quanto nel prossimo capitolo! Il cui titolo sarà, appunto
"Tsurugi Kyousuke." e poi una frase del capitolo. Penso che
utilizzerò questo metodo per nominare i capitoli. Mi ricorda
1Q84, che è pure abbastanza famoso vv
Bene.
Non so
più che dire.
Mi sento
così sclerotica a non ricordare cosa volevo dire! D:
Grazie a chi
ha letto, e
chi forse, ma forse, ma forse forse forse recensirà. Spero
di
vedere un barlume di speranza tra le visite, insomma (?)
Ora vado.
Non so dove. Da qualche parte andrò. *si perse nella notte
buia e nessuno la vide più
-
Caty
♥
Ps:
Dimenticavo, vi
lascio con le età dei personaggi! Così avrete un
quadro
più chiaro, forse, sulla situazione : Kyousuke (27), Kinako
(26), Yuuichi (30), Taiyou (29), Asurei (26).
|
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Capitolo 2 *** Tsurugi Kyousuke. Di queste ne prendo dieci. ***
frd
[
Tsurugi Kyousuke. Di queste ne prendo dieci. ]
Yuuichi sorrise
aprendo la porta della camera del fratello.
Kyousuke si era appisolato teneramente poche ore prima sul divano, e
per salvarlo da un sicuro mal di schiena l'altro lo aveva svegliato,
consigliandogli di andare a dormire sul letto. Poi, non si era nemmeno
più svegliato per cena. Il maggiore aveva tentato di entrare
e
richiamarlo per cenare, ma quando si era seduto sul bordo del letto
toccandogli la spalla, lui aveva risposto stancamente che sarebbe
arrivato dopo poco. Yuuichi lo conosceva, e sapeva anche che quando
diceva così era molto più probabile che non
sarebbe
venuto.
Infatti,
Yuuichi e Taiyou cenarono da soli, parlando di svariati
argomenti. Ogni tanto, cenare da solo con Ame gli faceva piacere. Era
come ritornare a quando erano entrambi al liceo, e spesso uscivano
insieme per cenare o passeggiare. Menre lavava i piatti e li passava a
lei in modo che li asciugasse, ripensava a quante cose fossero
cambiate.
Prima
di tutto, si era sposato. Si era sposato con l'unica donna che
avrebbe mai potuto amare. Yuuichi sapeva che, sebbene Kyousuke l'avesse
mal sopportata fin dall'inizio, non avrebbe mai avuto ripensamenti sul
loro matrimonio. Ame era la donna perfetta. Sempre sorridente,
disponibile a rischiare e a soffrire per altre persone, un po' testarda
e molto solare.
Strofinò
con più convinzione la spugna sul piatto ormai lindo e
bianco, inarcando le sopracciglia.
Non
riusciva proprio a capacitarsi del perché Kyousuke la
odiasse tanto. Eppure, gli aveva fatto mancare affetto, da quando si
era sposato? No. A volte il comportamento del minore gli risultava
davvero impossibile da capire. Loro due erano sempre stati molto uniti,
anche da bambini, e Yuuichi non aveva memoria di altri atteggiamenti di
quel tipo da parte di Kyousuke.
Inesplicabile.
Sospirò,
sciacquando con l'acqua calda il piatto. Poi ne prese un altro, e
ricominciò.
Poi,
aveva anche cominciato a lavorare. O meglio, si era laureato,
aveva trovato lavoro, ed aveva sposato Ame. Ma in ordine di importanza,
sua moglie prima di tutto. Lavorava in un ospedale, come
infermiere.
Yuuichi
aveva sempre avuto una propensione verso i malati, aveva sempre
avuto interesse nei loro confronti. Non ne aveva pietà,
perché sapeva benissimo cosa provassero, ma riteneva che la
vita
fosse stata ingiusta nei loro confronti. E allora Yuuichi, che dalla
vita aveva sempre avuto tutto e forse anche troppo, voleva impegnarsi
al massimo per loro, aiutandoli per quanto potesse. Ringraziava Dio
quanto un intervento andava a buon fine, ma si affibbiava la colpa nel
caso contrario.
Forse
uno dei motivi per cui si era innamorato di Ame era anche quello:
aveva scoperto pochi giorni dopo averla conosciuta che era volontaria
in ospedale. Infatti, prima della gravidanza, non era raro incontrarla
per i corridoi, o passare le pause assieme a lei.
Yuuichi
era palesemente sicuro di non aver sbagliato a sposarla, era
per lui la donna perfetta, ma se solo Kyousuke non fosse stato
così restio nei suoi confronti! Forse la sua vita sarebbe
stata
ancora migliore, magari lo avrebbe anche visto sorridere, come
sorrideva da bambino.
Kyousuke
era stato un bambino sempre felice. Inizialmente, aveva anche
reagito "bene" a ciò che di orrendo era capitato a lui e
Yuuichi
quando entrambi erano ancora adolescenti. Poi però doveva
essere
capitato qualcosa di orrendo. Aveva conosciuto Ame da poco, Yuuichi,
quando litigò per la prima volta con Kyousuke. Ricordava il
loro
litigio come orribile.
In
realtà, non si erano nemmeno mai perdonati. Yuuichi non gli
aveva mai chiesto scusa, e così non aveva nemmeno fatto il
fratello. Poi, con il passare dei giorni, il maggiore aveva
semplicemente ricominciato a comportarsi come sempre e nessuno dei due
ci aveva più fatto caso.
«
Sei pensieroso? » la voce di Ame lo distrasse dal
groviglio dei suoi pensieri « Ti sei messo a guardare il
piatto
che hai in mano, nonostante sia pulito. C'è qualche
problema?
» e poi la sentì ridere lievemente. Sorrise anche
lui,
dicendosi che forse non si sarebbe dovuto crucciare troppo su tutto
quanto.
«
No, nessun problema. » disse sottovoce, porgendole il
piatto con un sorriso sulle labbra « Riflettevo, solo, un po'
su
tutto. » si tolse i guanti di gomma, non facendo rimanere il
silenzio un po' scomodo che si era appena formato « Era
l'ultimo,
no? Andiamo a letto? »
Ame
sorrise e annuì « In televisione non
c'è nulla, oggi. Andiamo. »
•
• •
Quando
Kyousuke si svegliò, fu per i crampi allo stomaco. Si
maledì, e un po' maledì anche suo fratello per
non averlo
svegliato né per la cena, né per la colazione. Si
alzò dal letto e sbattè la testa contro la porta,
chiusa.
Aveva anche un grande, infinito, mal di testa, forse perché
aveva respirato la stessa aria per più di mezza giornata.
Aprì completamente gli occhi, dando uno sguardo all'orologio
fosforescente sulla scrivania. Dieci e venti. Non aveva poi dormito
tanto. Solo... Quasi
quindici ore. Gli
venne da ridere, circa, mentre ondeggiava verso la cucina.
«
Buongiorno, Kyousuke! » udì Ame dalla sua stanza,
probabilmente lo aveva visto passare davanti alla porta « Tra
pochi minuti dovrebbe arrivare Aoi! Per piacere, non guardarla troppo
in cagnesco, potrebbe spaventarsi. »
«
Lo so come mi devo comportare. » grugnì in
risposta, e probabilmente non aveva nemmeno tutti i torti. Conosceva la
ragazza da quando era nato, praticamente, quindi di certo non si
sarebbe spaventata per una sua visione mattutina.
Si
appoggiò al tavolo, sbadigliando sonoramente e guardandosi
in
giro cercando qualcosa da mangiare. Ma dopotutto avrebbe mangiato tra
un paio d'ore, con ogni probabilità, quindi
perché porsi
il problema? Prese un bicchiere e lo riempì di succo
d'arancia.
Yuuichi aveva sempre sostenuto, fin da piccolo, che bere succo
d'arancia in inverno fosse utile per--
«
Oh, buongiorno Tsurugi! » Kyousuke alzò di scatto
lo sguardo dal bicchiere, portandolo sulla figura minuta che era appena
entrata in casa « Appena svegliato? » aggiunse
ridacchiando
e facendo vagare lo sguardo sulle braccia e sul petto scoperto.
«
Buongiorno. » replicò solo il ragazzo, facendo un
cenno con la testa. Lui e Yuuichi conoscevano Aoi da sempre. La ragazza
aveva la stessa età di Kyousuke, e anche se non avevano
legami
di sangue per loro era come aver vissuto una vita insieme. A dire il
vero, secondo l'ospedale erano effettivamente imparentati: la madre di
Aoi aveva portato entrambi in ospedale per una visita medica, ma era
necessario avere un certo legame di sangue con lui. Quindi nei
documenti aveva affermato di essere sua zia.
In
realtà, Aoi era sempre stata attratta da quel ragazzo un po'
solitario, ma tutto sommato piacevole. La ragazza si perse a guardare
Kyousuke fino a quando questo non appoggiò il bicchiere
vuoto
dentro al lavandino « Sei qui per Ame? » lei
annuì,
cominciando a salire le scale « Io tra poco esco, comunque.
»
«
Dove vai? »
«
Bo', a fare un giro. Se rimango qui dentro ancora per un po'
impazzisco. »
Kyousuke
uscì dal bar con una strana sensazione soddisfatta. Era
riuscito a recuperare sia la cena del giorno prima che la colazione con
un pranzo decisamente sostanzioso. Diede uno sguardo al cellulare,
constatando che fossero appena le quattordici. Cosa avrebbe potuto fare
fino all'inizio del corso? Quello che aveva fatto ogni singolo giorno
per ogni giorno.
Eppure,
cosa aveva fatto fino a quel momento? Si sedette su una
panchina con le mani cacciate in tasca, a pensare. Non aveva fatto
davvero nulla. Erano passati quasi dieci anni dalla fine del liceo.
Quando andava a scuola, aveva ancora qualcosa da fare, bene o male. Che
fosse studiare o incontrare i suoi compagni di classe, Kyousuke non si
era mai davvero trovato senza nulla da fare. Invece, dopo gli esami,
per un breve tempo aveva lavorato. Non era certo un lavoro
così
adatto a una persona che finisce di frequentare un liceo, ma non aveva
né la forza né la voglia di continuare gli studi
all'università.
Faceva
il barista. E gli piaceva. Parlare con i clienti, ascoltare la
musica nel locale, preparare caffè o altre bevande per tante
persone diverse. Persone con cui non avrebbe mai avuto a che fare,
persone che avrebbe dimenticato appena uscite dalla porta, persone che
forse avrebbe rivisto ogni mattina. Gli piaceva. Era un contatto
continuo con la vita di ogni giorno, un modo per non dimenticarsi di
essere vivo in un mucchio di gente e cose.
Alla
fine, se n'era andato. Si era licenziato, perché Yuuichi
aveva cominciato a lavorare e guadagnava quasi il doppio rispetto a
lui. Poi era arrivata Ame. Kyousuke avrebbe voluto tanto ricominciare a
lavorare, pur di non vederla ogni giorno in casa sua, o comunque
intorno a suo fratello.
Il
ragazzo sbuffò. Lasciando cadere indietro la testa, chiuse
gli occhi.
Ma
il bar dove lavorava prima non c'era più. "È
stato
abbattuto perché era poco stabile", gli aveva detto
l'edicolaio
che aveva il negozio direttamente davanti al locale "È un
peccato, vero? Ma il vecchio proprietario sta cercando qualcuno a cui
vendere il terreno. Magari verrà su un altro bar, anche se
il
caffè di quello vecchio è inimitabile."
Kyousuke
poteva ricordare benissimo ogni angolo del luogo dove lavorava
prima. Era un bar semplice, forse anche leggermente raffinato. Si
entrava da una porta a vetri con gli infissi in legno, mentre lo
sguardo era attirato all'interno a causa dei dolci e dei pasticcini
esposti sugli scaffali vicino alle vetrine. Subito, si veniva colpiti
dall'ordine presente nonostante lo spazio minuto in cui si era
costretti a stare: due piccoli tavolini, ciascuno con due sedie, uno a
destra e uno a sinistra, e un largo bancone dietro ai cui vetri erano
poste decine di pasticcini diversi.
Kyousuke
amava le cosiddette spaccate
con la panna. Quando
finiva il suo turno, infatti, non perdeva mai l'occasione di farsene
dare una dal suo collega.
Poi
c'erano tutti i biscotti: biscotti con dentro marmellata, biscotti
al cioccolato, biscotti immersi nel cioccolato, biscotti con la
granella. E il profumo di caffè onnipresente assieme a
quello dolciastro.
Stava
quasi pensando di fermarsi in una pasticceria per abbuffarsi, ma
udì una voce che lo fece sobbalzare.
«
Ehi! Ma tu...! » Kyousuke aprì entrambi gli occhi
per la sorpresa, meravigliandosi trovando il viso di una certa
ragazzina che solo meno di ventiquattro ore prima gli aveva bellamente
riso in faccia « Sei quello che ieri ho quasi investito!
»
«
Eh già. » replicò seccato, alzandosi in
piedi « E anche il tuo nuovo compagno di banco, nel caso non
te
ne fossi accorta. »
Quella
rise con semplicità « Ma certo che me lo ricordo,
non hai spiccicato parola per due ore, quasi! Se non per rimproverarmi
o rispiegarmi gli esercizi, si intende. Che poi eri laconico anche
nell'insultarmi. Nemmeno "che stupida", solo "stupida"! »
Kyousuke
alzò un sopracciglio. Quanto poteva essere irritante e
ingenua? Il suo livello di stupidità, comunque, non
rientrava
certo nei limiti sopportati dal ragazzo.
«
In ogni caso, il corso comincia tra quasi due ore. Quindi ci
vediamo tra un po'. » e fece per andarsene lontano da Kinako.
Ma
no, quella di certo non poteva lasciarlo in pace. Continuò a
seguirlo a meno di un metro dietro di lui, parlando a vanvera su cose
stupide. Le diede uno sguardo con la coda dell'occhio: portava quattro
borse, due per mano. Una di esse era evidentemente piena di cibo,
mentre le altre tre di vestiti o scarpe. Evidentemente era appena
tornata da un'impegnativa mattinata di shopping accanito, anche se era
fine gennaio, qualche speranza nei saldi era ancora riposta.
«
Stavo pensando, perché non andiamo a farci un giro per i
negozi? » Kinako aveva improvvisamente accelerato, portandosi
direttamente al suo fianco.
«
No. Perché? »
«
Bo', » replicò « Non so cosa fare prima
delle quattro, mi annoierei da sola. E poi anche tu sei da solo. Quindi
a meno che tu non ti debba vedere con qualcuno, possiamo farci un giro
insieme! »
«
No. »
«
Ma perché no? »
«
Non ho voglia. E ho altro da fare. »
«
Ma se prima sembrava ti stessi annoiando a morte. »
«
Eppure stavo per alzarmi e dirigermi in una pasticceria a mangiare
qualcosa. »
«
E allora andiamoci assieme! Quale sarebbe il problema? »
Nanobana rise, una risata sincera e serena, ma che a Kyousuke faceva
ugualmente accapponare la pelle. Perché provava quella
sensazione? Come se fosse restio a partecipare a quella
felicità. Come se la rinunciasse e la respingesse, come se
non
volesse fare altro che tenersi la gioia lontano. Ma non ebbe tempo di
pensare ad altro, Kinako lo stava già trascinando tirandolo
per
un braccio verso un qualunque bar.
«
Buongiorno Hakuryuu! » il campanellino appeso alla porta
suonò brevemente, come faceva ogni volta che un cliente
entrava.
Hakuryuu piegò il suo giornale e si alzò in
piedi,
sforzandosi di sorridere alla donna
«
Buongiorno, Kinako. » e poi fece vagare lo sguardò
da lei alle sue borse al ragazzo che, piuttosto spaesato, stava al suo
fianco « Mi porti nuovi clienti? » e poi rise
leggermente,
rivelando leggermente i denti bianchi e lucidi.
«
Sì e no, aveva solo voglia di mangiare pasticcini. Se gli
dai i migliori, poi torna sicuro. »
«
Tutti i dolci qui dentro sono i migliori. Non incontrerai
pasticceria migliore in tutto il resto del Giappone. » disse
il
ragazzo con fierezza, alzando il mento e avvicinandosi alle vetrine
contenenti decine di dolcetti vari « Soprattutto quelli con
la
panna. La panna che trovi qui non la trovi da nessuna parte. La panna
qui è la migliore. »
Tiriamocela
poco, insomma,
pensò Kyousuke mentre lasciava scorrere gli occhi su tutte
le
delizie della pasticceria. Effettivamente, tutto lì dentro
pareva avere un ottimo aspetto. Dai bignè ai biscotti, dalle
spaccate ai tiramisù. Kinako lasciò il braccio al
ragazzo, che cominciò a girare per il locale: era
decisamente
spazioso e confortevole, e il profumo dolciastro gli ricordava un po'
quello del suo caro bar.
«
Lavori qui da solo? » chiese, mentre con le dita sfiorava la
vetrina dietro la quale stavano le sue divine
spaccate alla panna.
«
Sì. Prima eravamo in due, ma ora non più.
»
udì solo un lieve tono malinconico nella sua voce, ma era
troppo
concentrato su quelle delizie per farci davvero attenzione.
«
Di queste ne prendo dieci. Anzi no. Facciamo dodici.
»
«
Wow. »
«
Wow cosa? »
«
A prima vista, non sembri proprio una di quelle persone che mangia
tanto. Sembri uno di quei ragazzi fissati con la palestra e il peso
peggio delle ragazze... O qualcosa del genere. »
«
E invece no. Mangio come un maiale e ne sono orgoglioso. E poi ieri
sera non ho mangiato e nemmeno oggi a colazione. Mi sono rifatto con il
pranzo, ma non era abbastanza comunque. »
«
Oh. »
Kinako
spostò lo sguardo da Kyousuke alla pasticceria dalla quale
erano usciti da una ventina di minuti. Riusciva a intravedere la buffa
capigliatura di Hakuryuu muoversi ancora al suo interno, probabilmente
puliva il bancone. Hakuryuu aveva sempre avuto una strana fissazione
per la pulizia.
Poi
la ragazza guardò ancora Kyousuke: aveva ancora quattro
pasticcini da mangiare, e ne teneva uno in mano divorandolo serenamente.
«
Mangia piano. »
«
Eh? »
«
Se poi muori strozzato mi starai sulla coscienza! »
Il
ragazzo alzò un sopracciglio, concentrandosi di nuovo sui
dolcetti « Sono fottutamente buoni. Dirmi di mangiare piano
è come piantarmi un coltello in una gamba e dirmi di non
toglierlo perché prima devo dissanguare. » e
ingoiò un'altra pasta, questa volta intera. Kinako stette
zitta. Continuò a fissarlo insistentemente, quasi si
aspettasse qualcosa. In realtà, nemmeno lei sapeva cosa stesse
aspettando.
«
Non guardarmi così. Non te ne do nemmeno una. Sono mie. Mie.
Mie. » proferì il ragazzo, tenendo lo sguardo
fisso sui dolci. Kinako rise e scosse la testa.
«
Dai, raccontami qualcosa su di te! » disse forse con voce
troppo alta « Com'è tua moglie? Perché
sei sposato, no? Di quanti mesi è incinta? »
«
Non sono sposato e non mi piacciono i bambini. »
«
...E come vorrai chiamare tuo figlio, o forse sono due gemel-Cosa?
»
«
Ho detto che non sono sposato e non mi piacciono i bambini. Sono
appiccicosi, e non si soffiano il naso. »
Kinako
lo guardò con aria interrogativa, mordendosi un po' il
labbro inferiore. Non capiva, ovviamente. Se non era sposato e non
aveva o avrebbe avuto alcun figlio, per quale motivo frequentava un
corso per neo-genitori?
«
Ma allora perché frequenti il corso? » gli chiese
con voce bassa e un po' curiosa. Kyousuke stette per rispondere, ma la
ragazza continuò « Wow! Devi essere proprio una
persona curiosa! Sono proprio davvero davvero davvero felicissima di
averti quasi preso sotto! Non trovi? »
«
Onestamente, no. » ma Kinako non lo ascoltava più.
Saltò in piedi e si piazzò davanti a lui,
sorridendo.
«
Dai! Andiamo a farci un giro! Abbiamo ancora un'ora prima dell'inizio
del corso! E poi io sono in macchina, quindi ti posso accompagnare!
Sempre meglio che andare a piedi, no? »
Kyousuke
avrebbe voluto rispondere che no, andare a piedi sarebbe stato davvero
meglio. Eppure qualcosa lo spinse a dire di no alla sua naturale voglia
di solitudine. Sbuffò, si alzò in piedi e
gettò nel cestino accanto alla panchina il contenitore di
quelli che una ventina di minuti fa erano stati dei pasticcini. Vide il
viso di Kinako illuminarsi, e scosse la testa « Andiamo, ma
dove? »
«
Ah, non lo so! Dove ci porta il cuore, tipo! »
A
quel punto, Kyousuke seppe che avrebbe perso in chiacchiere un'intera
ora di libertà.
Happy
Ossy's Corner (dafuq)
Buonasera a
tutti! I miei angolini sono destinati a cominciare così (?)
Non ho molto tempo, quindi mi tocca essere veloce nel dire quello che
devo dire, ovvero: non lo so. Sono molto molto soddisfatta sia delle
visite (più di 120, cioè, mi sento potente) che
delle recensioni. Mi hanno fatto tanto piacere, davvero, vi ringrazio
molto! Ringrazio ovviamente anche tutti quelli che hanno semplicemente
letto e lasciato un parere random da qualche parte, o che mi hanno
fatto capire che questa fanfiction è piaciuta in qualche
modo :'D Bene, poi, cosa devo dire.
Ammetto che non sapevo come chiudere, sì. Miriam, la
sacrosanta Miriam che oggi ha la febbre e delirava allegramente (?) mi
ha suggerito come chiudere, ovvero con il meraviglioso "ah non lo so
dove ci porta il cuore tipo" da parte di Kinako.
Poi, Hakuryuu. Me l'ha suggerito ancora Miriam. Quella ragazza
è santa tipo (?), anche perché così
sono riuscita anche a sistemare una cosa che prima non quadrava vv Ora
come ora non pare avere un vero e proprio "ruolo", ma più
avanti stringerà amicizia con Kyousuke e servirà
a qualcosa di concreto, credo. Tipo ubriacarsi allegramente--o cose
simili.
Penso che gli dedicherò anche un capitolo, più
avanti. Chi mi conosce bene sa che io amo la HakuShuu almeno quanto amo
la SaruFei, e che amo la SaruFei quasi quanto amo la Taiichi, quindi
capitemi, insomma. (?) Ricordate comunque che io amo l'angst.
È un avvertimento, tipo :'D
Dico troppe volte tipo? Sì. Comunque ora devo andare. Mi
lavo velocemente perché QUALCUNO mi ripete da sempre che
puzzo, e allora mi lavo così almeno sta un po' zittino,
santo cielo. E poi devo vedere l'episodio 40 di Chrono Stone che ho
appena scaricato ♥
A presto con il prossimo aggiornamento!
- Caty ♥
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