.:Frailty, thy name is woman:.

di _helianthus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ***
Capitolo 2: *** Tsurugi Kyousuke. Di queste ne prendo dieci. ***



Capitolo 1
*** Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ***


roba Avvertenze (?): La parte iniziale in corsivo di questa fanfiction è in medias res, ovvero inerente a una parte più avanzata della fanfiction. Dopo i primi tre punti, però, la storia comincia davvero da capo. Detto questo, ci rivediamo in fondo!


Titolo: .:Frailty, thy name is woman:.
Capitolo: Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito.
Rating: Giallo/arancio
Genere: Generale, introspettivo, romantico
Avvertimenti: AU, Gender bender, What if...?, OOC
Note: A fine pagina!
- Caty

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.:Frailty, thy name is woman:.
[ Nanobana Kinako. Si sentì felice di averlo quasi investito. ]



« Toglila. » ordinò Kyousuke. Lei lo guardò per qualche secondo, con un certo timore sul volto.
« M-ma Kyou--»
« Ti ho chiesto di... Togliere la fede. Te lo chiedo, per favore. Non posso... Fare sesso con una donna sposata, che per giunta tiene l'anello donato da un marito che non sono io tra le dita. » allora Nanobana non indugiò oltre. Si liberò dolcemente della sua stretta sui polsi, facendo scivolare con tenerezza una mano prima sul suo volto, e poi sulla sua stessa mano. L'anello dorato scivolò dal suo anulare, e cadde a terra.
Il rumore che provocò quando toccò terra fermò entrambi dal respirare. L'uomo lo fissava, scuro in volto, quasi quel piccolo oggetto potesse essere pericoloso.
Poi arrestò il suo frenetico movimento, e Kyousuke alzò di scatto gli occhi su Kinako. Sembrava un po' più triste, adesso, dopotutto quella visione irruenta del ragazzo così calmo e rilassato che conosceva non era stata una bella sorpresa.
Per un attimo, Kyousuke si odiò. Stava andando tutto come era andato già con tantissimi altri suoi amici. Ormai gli erano rimasti solo suo fratello e la sua fastidiosissima moglie. Lui invece era sempre stato solo, circondato da conoscenti, non amici. Era sempre stato "Kyousuke", per tutti, mai un soprannome poco più intimo, o più affettuoso. Lui era Kyousuke e basta. Kyousuke quello calmo, Kyousuke quello impassibile a tutto ciò che non riguardi suo fratello, Kyousuke quello che non si faceva prendere dall'ansia o da altre emozioni, cambiava improvvisamente. Non poteva essere una persona normale, con i propri alti e bassi? Evidentemente no. Doveva solo fare la statua di porcellana, bella da vedere, silenziosa, che non disturba e che non è d'intralcio. Gli venne da piangere. Gli venne da dire una frase come "pensavo fossi diversa", ma era troppo da copione, e poi non poteva certo essere sicuro di averla spaventata per così poco. Magari si era solo stupita. Magari...
« Kyousuke. »
« ...Cosa? »
« Perché piangi? »


• • •


Era in ritardo. In ritardo tremendo ed era anche la prima lezione! Non si spiegava come era potuto accadere. Era anche decisa a partire prima per arrivare puntuale! E invece no. Ticchettò con insistenza sul volante dell'automobile dentro alla quale era seduta, per poi spostare la mano sinistra sul proprio ventre. Pensò che se si fosse stressata tanto tutti i giorni suo figlio magari ne avrebbe risentito. Figlio, o figlia? Non avrebbe mai potuto immaginarlo, considerando che erano solo passate due settimane dal giorno in cui aveva scoperto essere incinta. Era stata una notizia quasi banale, ripensandoci. Asurei era semplicemente rimasto sbigottito, e poi si era sciolto in una specie di dolce pianto, prima di abbracciarla serenamente. Lei non si era stupita più di tanto. Era stata felicissima, naturalmente, dato che entrambi progettavano da qualche tempo di avere un figlio, ma non c'era stato nessuno scandalo, urlo di stupore, o altro. Un semplice "Oh" davanti al risultato, e poi tanti pensieri su come dirlo ad Asurei.
Avrebbe voluto un bambino. Un bambino dai limpidi occhi verdi, sereno e gioioso. Poi scattò il verde, e Nanobana pensò che fosse davvero troppo presto per pensarci. Sarebbero potute accadere tante cose, prima che passassero nove mesi, e proprio non aveva torto. Premette un po' sull'acceleratore, pregando che non fossero davvero già passate le quattro. L'orologio dell'automobile era sbagliato, dato che Asurei non aveva mai avuto praticità con gli oggetti elettronici, e non avevano mai regolato l'orario.
« La via è questa! » disse con gioia, mentre osservava un gruppo di quattro o cinque donne aspettare chiacchierando sotto un portico « E quello deve essere l'edificio! » affermò mentre faceva scorrere lo sguardo sulla fila di macchine parcheggiate sotto il sole tenue di gennaio, cercando un posto libero per sostare la macchina. Poi, all'improvviso, un uomo attraversò la strada senza preavviso. Kinako inchiodò, e la sua borsa appoggiata sul sedile accanto a quello del guidatore cadde in avanti. Avrebbe voluto imprecargli contro, chiedendogli cosa gli sarebbe costato fare altri pochi metri sull'altro marciapiede e attraversare la via sulle strisce pedonali. Ma quello fu più veloce. Le lanciò uno sguardo di rimprovero, quasi fosse stata lei a sbagliare, e proseguì sui suoi passi senza scomporsi. Lo seguì guardandolo dallo specchietto retrovisore. Doveva avere poco più di trentacinque anni, e pareva muoversi per inerzia. I capelli blu, lunghi ma tenuti legati da un elastico scuro, avevano un aspetto piuttosto trasandato, anche se parevano avere una lieve piega. Gli occhi erano di un arancione scuro, liquidi e penetranti. Le labbra, fini e di un colore pallido, erano serrate in una smorfia costante di impassibilità, anche se le aveva addocchiate solo per pochi secondi.
Dallo specchietto retrovisore, però, vide anche che il gruppo di persone stava entrando nell'edificio, ed andò in panico. Accelerò di nuovo, e parcheggiò velocemente -e malamente- nel primo spazio libero che trovò.
Intanto, l'uomo dai capelli scuri entrava nell'edificio.

La prima cosa di cui Kinako si accorse entrando nella sala dove si sarebbero tenute le lezioni, fu il fatto che tutte le persone (ovvero cinque donne e due uomini) presenti erano sicuramente più vecchie di lei.
La seconda cosa di cui Kinako si accorse, fu della funesta presenza dello stesso personaggio che una manciata di minuti prima le aveva tagliato la strada, incolpandola anche di essere in torto; a quella visione, l'immediato impulso che ebbe fu quello di lanciargli la borsa che teneva in mano addosso.
La terza e ultima cosa di cui Kinako si accorse, fu l'orologio che segnava orribilmente le sedici e sette. Ritardo. Orribile, dannatissimo ritardo.
« Lei sarebbe Nanobana Kinako, dico giusto? » un uomo particolarmente sorridente parlò. Capelli rosso cremisi e occhiali, intuì subito che quello sarebbe stato il loro professore, e gli sorrise di rimando. Pareva gentile, quindi perché non ricambiare?
« Certamente! Mi scusi per il ritardo, non trovavo parcheggio e c'era traffico. »
« Non c'è problema, non abbiamo ancora cominciato. » lei annuì, e fece scorrere lo sguardo sui banchi. Sembra essere di nuovo a scuola, pensava Kinako mentre con dispiacere andava a sedersi vicino all'uomo dai capelli blu. Non che fosse l'unico posto libero, ma le sembrava il posto migliore. Gli anni passati al liceo le avevano insegnato i migliori luoghi per seguire le lezioni, ma al contempo poter giocare indisturbati con il cellulare, o disegnare, o parlare. Effettivamente non era mai stata una studentessa modello, a differenza di Asurei. Lo conosceva dalle medie, anche se a dire il vero lo conoscevano un po' tutti. Si faceva sempre notare per la sua intelligenza e il suo scarso interesse per tutto ciò che non riguardava gli studi. Eppure si era ritrovato a lavorare come banale impiegato, dopo essersi specializzato in biomeccanica, e continuava ancora a studiare un po' frequentando corsi serali e un po' da autodidatta. L'aggettivo che più amava associare a suo marito era sicuramente quello di curioso, seguito da instancabile. Intanto il professore stava facendo un giro di nomi, annunciando che la prima lezione sarebbe stata spesa in presentazioni varie e piccoli giochi di accorgimento psicologico. Cosa fosse l'accorgimento psicologico, Kinako non ne aveva idea, ma pensava fosse divertente e quindi non si preoccupava più di tanto.
All'improvviso il suo "compagno di banco" si alzò in piedi e parlò « Tsurugi Kyousuke, ventisette anni, ho un fratello e abito nel quartiere di Shinjuku. » poi lo vide ricadere sbuffando sulla sedia, e avrebbe potuto giurare di aver sentito anche un lieve "che seccatura" provenire dalle sue labbra. Poi fu il suo turno di presentarsi, e si alzò in piedi sorridente.
« Buongiorno a tutti! Il mio nome è Nanobana Kinako, ho ventisei anni e sono sposata da due, il mio colore preferito è il giallo pastello e sono proprio contenta di conoscervi! » una delle donne si mise a ridere e le sorrise mentre si risedeva. Si disse che più tardi avrebbe provato a conoscerla meglio. Non poteva nascondere di essere stata attirata da quella risata così allegra, ma in fondo piuttosto contenuta. Le dispiaceva, quasi, di essersi distratta mentre gli altri si presentavano. Si era persa tutti i loro nomi! Eppure Asurei le diceva sempre che doveva fare più attenzione. Forse anche prima, quando aveva rischiato di investire il ragazzo affianco a lei, in fondo era colpa sua. Era sempre così distratta, viveva come su una bolla di sapone. Fragile, bastava un tocco per farla scoppiare.
« ...Dunque questo è il primo esercizio che andremo a fare. Dopo vi spiegherò anche su quale base li facciamo, ma non è importante, in verità. » e Kinako si era di nuovo distratta. Esercizi? Ma certamente. Che diavolo di esercizi? Le scocciava, anche, dover chiedere aiuto al suo compagno di banco già il primo giorno, sarebbe sembrata piuttosto stupida. Ma alla fine non le importava molto di come poteva sembrare.
« Allora? » disse lui, voltandosi verso di lei « Ti muovi? »
« Onestamente... Non ho capito molto bene cosa dobbiamo fare. » mentre lo diceva, si portava una mano sulla nuca, un po' imbarazzata. Kyousuke -era sicura che si chiamasse così- sospirò, e poi parlò.
« È molto semplice, hai presente quando ci si guarda negli occhi e si fa gara a chi rimane serio? » naturalmente, lo aveva presente. Kinako aveva giocato mille e mille volte a quel gioco con Asurei, ai tempi del liceo. In verità lei da giovane non era esattamente il tipo di ragazza raccomandabile, ma piano piano, innamorandosi di quel ragazzo così serio, erano cambiati entrambi. Lui si era come rasserenato, si poneva con meno sfrontatezza e serietà davanti a cose e persone, mentre lei era progressivamente ritornata quasi una bambina. Con la testa fra le nuvole, un po' sbadata. Erano ovvi sintomi di innamoramento, e tutti speravano che prima o poi sarebbero passati. E invece no. Anche dopo due anni di matrimonio e dodici di conoscenza, Kinako rimaneva una allegra ragazzina, sempre positiva e un po' avventata.
Quando lei e Kyousuke si fissarono negli occhi, riuscì a rimanere seria solo per pochi decimi di secondo. L'espressione del ragazzo davanti a lei era così dura, così severa! Non si adattava per nulla a uno della sua età, sembrava quasi che volesse essere già vecchio e che si impegnasse per sembrarlo. Gli occhi arancioni erano meravigliosi, ma forse un po' troppo tristi. Le labbra, sottili e di un rosato più scuro della pelle pallida del volto, erano strette in una smorfia di noia e disappunto che Kinako avrebbe voluto decisamente fotografare e mostrare a tutti gli amici di quel ragazzo. Lo conosceva solo da qualche minuti, aveva rischiato di ucciderlo, la loro prima comunicazione si era formata di sguardi intimidatori e pieni d'ostilità, ma subito aveva cominciato a sembrarle simpatico. E poi, se frequentava quel corso evidentemente era sposato, e se qualcuno lo aveva sposato voleva dire che qualcuno lo amava. E se qualcuno lo amava, allora voleva dire che non era poi così male come voleva far credere di essere. Gli pareva come un gatto di strada.
« Hai finito di ridere? » la sua voce le arrivò alle orecchie: forse voleva anche sembrare odioso, ma non ci riusciva per nulla! Infatti, Nanobana cominciò a ridere anche più forte, sebbene cercasse di trattenersi. Non riusciva a smettere di pensare che quel ragazzo fosse buffo. Volle anche scoprire qualcosa di più su di lui, magari alla fine delle due ore di corso avrebbero potuto parlare un po'. Si portò una mano sulle labbra, e si acquietò. Poi gli sorrise, un sorriso allegro, e ricominciò a concentrarsi sull'esercizio.
Decisamente complicato.
In tutta la stanza, si sentivano risate e risatine, o sbuffi, perché effettivamente guardare in faccia perfetti sconosciuti e pretendere di rimanere seri davanti al loro volto non era poi così facile. Sentì la risata familiare della donna che prima le aveva sorriso, seguito da un "Avanti, Akane!" da parte della sua compagna di banco. E così si chiamava Akane. Le piaceva come nome.
Poi tornò a concentrarsi sul volto del compagno. Era piacevole alla vista, si permise di osservare Kinako, lasciando che gli occhi scorressero dalla fronte non troppo spaziosa e decisamente corrugata agli occhi lucidi e stanchi. Forse non dormiva bene di notte? Il naso era leggermente adunco, le labbra sottili, i capelli scuri all'apparenza crespi e ribelli. Il suo volto era una smorfia continua.
D'improvviso si sentì felice di averlo quasi investito, di frequentare il suo stesso corso, di essersi seduta vicino a lui. Sarebbe potuto diventare un ottimo amico, e magari lo avrebbe anche visto sorridere.
« Va bene, per questo esercizio basta così. » disse il professore dai capelli rossi, i cui occhi nascosti dagli occhiali erano ben ridenti « Vedete, la prima volta in cui si tenta di fare questo facile esercizio, rimanere seri è davvero difficile. Naturalmente, c'è un motivo a tutto questo. Sedetevi pure, ora vi parlerò del corso che frequenterete. »
E Kinako si perse si nuovo. Si perse ad osservare i muri bianchi e azzurri dell'aula, la lavagna nera appesa sul muro sul fondo. Probabilmente quella era una scuola, pensò, magari prima o poi avrebbe anche incontrato qualche bambino. Bambino, come quello che teneva in grembo. Forse non lo aveva riservato di abbastanza attenzioni, quel piccolo bambino. Si portò una mano sulla pancia piatta, sorridendo, cosa che fece voltare Kyousuke verso di lei. Il ragazzo la fissava con sguardo imperscrutabile, e anche se non aveva gli occhi puntati nei suoi, li sentiva. Quel giorno, Nanobana imparò che lo sguardo di Tsurugi metteva in soggezione. Impossibile non accorgersi di avere i suoi occhi addosso.
La sensazione di essere fissata cessò, e Kinako si sentì libera di alzare ancora gli occhi per puntarli sul professore, che parlava, parlava, parlava.


• • •


« Oh! Sei tornato, Kyousuke? »
« No, sono un ladro venuto per uccidere te e la tua famiglia e rubare tutto ciò che tieni in casa per scappare in America e vivere la bella vita tra alcool e droga. Sì, sono io. »
Kyousuke udì la risata lieve di una donna provenire da una delle stanze da letto « Ti sei divertito? Che avete fatto? »
« Abbiamo fatto cose, detto frasi e visto persone. » rispose sgarbatamente il ragazzo, togliendosi la giacca e lanciandola sul divano « Non ho voglia di parlare. Oggi è solo un'introduzione, dalla prossima volta prendo appunti e te li leggi quanto vuoi. »
« Sei gentile, Kyousuke... » e non rispose. Quella donna lo irritava. Aveva una voce così flebile, a causa della sua stupida malattia. Passò davanti alla stanza con il letto matrimoniale che lei e Yuuichi condividevano, trovandola come sempre distesa a pancia in su e con gli occhi chiusi. I capelli arancioni ricadevano qua e là, dando un po' di colore a quella pelle così chiara e pallida. Gli occhi erano due zaffiri, ma in quel momento non li potè ovviamente vedere. Il pancione da sesto mese di gravidanza era evidente sotto le coperte. Un brivido passò lungo la schiena del più giovane, mentre distoglieva lo sguardo dalla donna e avanzava verso la propria camera. Entrò sbattendo la porta, in un egoista tentativo di svegliare Ame dal suo lieve sonno, e si abbandonò stancamente sul letto affondando la testa nel cuscino. Inspirò, espirò. Quando si trovava a casa da solo con quella donna, mantenere la calma gli risultava piuttosto difficile. Sarebbe solo voluto entrare nella sua camera, sputarle addosso tutto il suo odio e farle del male a parole.
Non poteva. Non poteva per la semplice presenza di--
« Sono a casa! » gridò la voce arzilla di suo fratello, che si sarebbe udita anche nella casa affianco alla loro « Ame? Stavi dormendo? Kyousuke è--» poi si fermò, perché evidentemente aveva notato la giacca buttata malamente sul divano. Lo sentì ridacchiare, e poi camminare.
Yuuichi entrò nella stanza dove la moglie dormiva. O meglio, dove si era svegliata per la seconda volta nel giro di una decina di minuti.
« Come ti senti, amore? »
« Oggi molto bene! Ho fatto il giro dell'isolato camminando, ed è stato proprio bello. Avevo bisogno di una boccata d'aria vera. »
« Eri con Aoi, vero? Non devi affaticarti troppo. »
« Certo, è rimasta con me tutta la giornata. È andata via appena un'ora e mezza fa, e sono rimasta un po' a dormire. Spero di riuscirci anche stanotte. » e poi rise. Kyousuke odiava quella risata. Era così leggera, superficiale, sollevata, serena, gioiosa. Lui non aveva una risata così bella. Infatti Yuuichi salutava per prima Ame, e poi lui. Lei era così bella, irraggiungibile, mentre Kyousuke così terreno e cupo. Forse non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto. In realtà, non la invidiava nemmeno. La odiava e basta. Non invidiava tutte le attenzioni che suo marito le riservava, perché a volte suo fratello sapeva essere davvero troppo schifosamente romantico e a detta sua, insopportabile, ma la sensazione che lei gli avesse portato via tutto era sempre presente. E ciò che era peggio, Ame aveva sempre un sorriso da riservagli. Mai uno sguardo severo, uno di sfida, d'odio, di rabbia. Sempre un triste sorriso sulle labbra. Forse Ame provava anche una sorta di pietà nei suoi confronti, lui non era di certo bello come lei, non era carismatico come lei, non era simpatico, allegro, solare, piacevole, non era amato e non amava. Mi impietosisci, sembravano dire quei suoi occhi azzurri nel quale Yuuichi spesso affogava.
Mentre lui pensava e bruciava di rancore, Yuuichi gli si era avvicinato. Sentì la pressione provocata dal suo corpo che si sedeva sul letto, vicino a lui.
« Allora? »
Sgrunt, rispose. Un grugnito infastidito, che fece ridere Yuuichi e lo spinse anche ad appoggiare una mano tra i suoi capelli.
« Com'è andata? »
« Bene. » le carezze del fratello erano quasi un modo per costringerlo a parlare. La pelle di Yuuichi era morbida e piacevole al tatto. Yuuichi stesso era morbido, e anche piacevole. L'opposto del fratello, sempre pronto a graffiare, soffiare e ferire, proprio come un gatto di strada.
« Hai conosciuto qualcuno di nuovo? » gli chiese ancora, continuando ad accarezzargli i capelli « Persone simpatiche, quelle del corso? » il più grande non aveva in realtà molte speranze. Kyousuke era sempre stato una persona chiusa, e anche permalosa. Riuscire a farsi degli amici, per lui, era come scalare una montagna.
« Sì. » ma la risposta lo spiazzò. Aguzzò le orecchie, e sorrise.
« Davvero? »
« È una ragazza che ride tanto e ha i capelli lunghi. Che ha ventisei anni ed è sposata. Le piace il giallo pastello e ha la testa fra le nuvole. » ci fu una pausa, durante la quale Kyousuke premette più forte il volto contro il cuscino, come in un attimo di frustrazione « E se mi guarda in faccia, ride! » mugolò, esasperato. Yuuichi non riuscì a trattenersi dal ridere sonoramente.
« Che cazzo ridi. » replicò solo l'altro, mettendosi seduto e lanciando il cuscino al fratello con una certa vergogna.
« Va bene, va bene, me ne vado! Sappi che la tua missione da "faccia di bronzo per sempre" è fallita, comunque! » altra cuscinata « Vado a fare la cena! » e Kyousuke lanciò il cuscino, ma sbattè solo contro la porta.








Happy Ossy's Corner (dafuq)


Buonasera a tutti! Come va? *comodino a duemila all'ora
Cercate di capire, vi prego, sono solo un'innocente ragazzina bimbettina che comincia fanfiction a raffica e poi non ne manda avanti nemmeno una-- *due comodini a tremila all'ora con tanto di mutande dentro per essere più pesanti e dolorosi
D:
Lo ammetto, sì, sono un po' inconcludente. L'unica long che ho davvero completato, probabilmente è No Title. Roba da dimenticare, sì. Però almeno l'ho finita :'DD Speriamo di mandare avanti questa. Credo che Miriam mi prenderà a calci in culo per farla andare avanti, quindi forse una speranza C'È! *e il mondo finì prima di arrivare al quarto capitolo*
Cosa dire? Tante cose. Solo che non me ne viene in mente nemmeno una!
Ringrazio prima di tutto Miriam e Flock. Mi hanno dato spunti meravigliosi--Miriam per finire questa fanfiction, e Flock per averli sbloccata mentre scrivevo. Vi adoro tanto, davvero ♥
Poi. Per ordine (?)
Ame è Taiyou Amemiya genderbendato, ma credo si sia capito! No? No, eh. Yuuichi e Taiyou sono sposati. Kinako anche. Kyousuke no. Kyousuke è un forever alone. E più avanti, scoprirete, anche un po' ubriacone.
Vi chiedete cosa stia succedendo nelle righe in corsivo all'inizio? Credo possiate anche immaginarlo--*fischia*
Io avevo tante cose da dire, e invece niente. Amo tanto Asurei. Amo tanto la AsuKina. Amo tanto la Taiichi. Amo tutto un po' tanto. (maccos)
Il titolo, poi. Il titolo è preso dall'Amleto (SONO UNA DONNA DI CULTURA OHOHOHOH--in realtà no), è vuol dire "fragilità, il tuo nome è donna". Amleto la pronuncia nei confronti della madre, che si risposa con suo zio a poco tempo dalla morte del padre. Spero conosciate l'Amleto, dai (?), e comunque il titolo si riferisce a Kinako, un po' la protagonista di questo bordello di questo casino di questa fanfiction. Scoprirete, se mai andrò avanti, che a dispetto di come si presenta qui, (ovvero svampita asd) è una persona dall'animo molto complesso. Non riuscirà a decidere, e quando sembrerà sicura di una cosa, subito troverà un punto a favore dell'altra al suo opposto. Un po', se vogliamo, anche ad Ame, che è malata e che per questo non può partecipare a questo famigerato corso per neo-genitori.
Un'altra cosa mi viene in mente--so che forse il motivo per cui Kyousuke frequenta quel corso potrebbe essere non chiaro, ma se tutto va bene dovrei spiegare tutto quanto nel prossimo capitolo! Il cui titolo sarà, appunto "Tsurugi Kyousuke." e poi una frase del capitolo. Penso che utilizzerò questo metodo per nominare i capitoli. Mi ricorda 1Q84, che è pure abbastanza famoso vv
Bene.
Non so più che dire.
Mi sento così sclerotica a non ricordare cosa volevo dire! D:
Grazie a chi ha letto, e chi forse, ma forse, ma forse forse forse recensirà. Spero di vedere un barlume di speranza tra le visite, insomma (?)
Ora vado. Non so dove. Da qualche parte andrò. *si perse nella notte buia e nessuno la vide più
- Caty

Ps: Dimenticavo, vi lascio con le età dei personaggi! Così avrete un quadro più chiaro, forse, sulla situazione : Kyousuke (27), Kinako (26), Yuuichi (30), Taiyou (29), Asurei (26).

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Capitolo 2
*** Tsurugi Kyousuke. Di queste ne prendo dieci. ***


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[ Tsurugi Kyousuke. Di queste ne prendo dieci. ]



Yuuichi sorrise aprendo la porta della camera del fratello. Kyousuke si era appisolato teneramente poche ore prima sul divano, e per salvarlo da un sicuro mal di schiena l'altro lo aveva svegliato, consigliandogli di andare a dormire sul letto. Poi, non si era nemmeno più svegliato per cena. Il maggiore aveva tentato di entrare e richiamarlo per cenare, ma quando si era seduto sul bordo del letto toccandogli la spalla, lui aveva risposto stancamente che sarebbe arrivato dopo poco. Yuuichi lo conosceva, e sapeva anche che quando diceva così era molto più probabile che non sarebbe venuto.
Infatti, Yuuichi e Taiyou cenarono da soli, parlando di svariati argomenti. Ogni tanto, cenare da solo con Ame gli faceva piacere. Era come ritornare a quando erano entrambi al liceo, e spesso uscivano insieme per cenare o passeggiare. Menre lavava i piatti e li passava a lei in modo che li asciugasse, ripensava a quante cose fossero cambiate.
Prima di tutto, si era sposato. Si era sposato con l'unica donna che avrebbe mai potuto amare. Yuuichi sapeva che, sebbene Kyousuke l'avesse mal sopportata fin dall'inizio, non avrebbe mai avuto ripensamenti sul loro matrimonio. Ame era la donna perfetta. Sempre sorridente, disponibile a rischiare e a soffrire per altre persone, un po' testarda e molto solare.
Strofinò con più convinzione la spugna sul piatto ormai lindo e bianco, inarcando le sopracciglia.
Non riusciva proprio a capacitarsi del perché Kyousuke la odiasse tanto. Eppure, gli aveva fatto mancare affetto, da quando si era sposato? No. A volte il comportamento del minore gli risultava davvero impossibile da capire. Loro due erano sempre stati molto uniti, anche da bambini, e Yuuichi non aveva memoria di altri atteggiamenti di quel tipo da parte di Kyousuke.
Inesplicabile.
Sospirò, sciacquando con l'acqua calda il piatto. Poi ne prese un altro, e ricominciò.
Poi, aveva anche cominciato a lavorare. O meglio, si era laureato, aveva trovato lavoro, ed aveva sposato Ame. Ma in ordine di importanza, sua moglie prima di tutto. Lavorava in un ospedale, come infermiere. 
Yuuichi aveva sempre avuto una propensione verso i malati, aveva sempre avuto interesse nei loro confronti. Non ne aveva pietà, perché sapeva benissimo cosa provassero, ma riteneva che la vita fosse stata ingiusta nei loro confronti. E allora Yuuichi, che dalla vita aveva sempre avuto tutto e forse anche troppo, voleva impegnarsi al massimo per loro, aiutandoli per quanto potesse. Ringraziava Dio quanto un intervento andava a buon fine, ma si affibbiava la colpa nel caso contrario.
Forse uno dei motivi per cui si era innamorato di Ame era anche quello: aveva scoperto pochi giorni dopo averla conosciuta che era volontaria in ospedale. Infatti, prima della gravidanza, non era raro incontrarla per i corridoi, o passare le pause assieme a lei.
Yuuichi era palesemente sicuro di non aver sbagliato a sposarla, era per lui la donna perfetta, ma se solo Kyousuke non fosse stato così restio nei suoi confronti! Forse la sua vita sarebbe stata ancora migliore, magari lo avrebbe anche visto sorridere, come sorrideva da bambino.
Kyousuke era stato un bambino sempre felice. Inizialmente, aveva anche reagito "bene" a ciò che di orrendo era capitato a lui e Yuuichi quando entrambi erano ancora adolescenti. Poi però doveva essere capitato qualcosa di orrendo. Aveva conosciuto Ame da poco, Yuuichi, quando litigò per la prima volta con Kyousuke. Ricordava il loro litigio come orribile.
In realtà, non si erano nemmeno mai perdonati. Yuuichi non gli aveva mai chiesto scusa, e così non aveva nemmeno fatto il fratello. Poi, con il passare dei giorni, il maggiore aveva semplicemente ricominciato a comportarsi come sempre e nessuno dei due ci aveva più fatto caso.
« Sei pensieroso? » la voce di Ame lo distrasse dal groviglio dei suoi pensieri « Ti sei messo a guardare il piatto che hai in mano, nonostante sia pulito. C'è qualche problema? » e poi la sentì ridere lievemente. Sorrise anche lui, dicendosi che forse non si sarebbe dovuto crucciare troppo su tutto quanto.
« No, nessun problema. » disse sottovoce, porgendole il piatto con un sorriso sulle labbra « Riflettevo, solo, un po' su tutto. » si tolse i guanti di gomma, non facendo rimanere il silenzio un po' scomodo che si era appena formato « Era l'ultimo, no? Andiamo a letto? »
Ame sorrise e annuì « In televisione non c'è nulla, oggi. Andiamo. »

• • •

Quando Kyousuke si svegliò, fu per i crampi allo stomaco. Si maledì, e un po' maledì anche suo fratello per non averlo svegliato né per la cena, né per la colazione. Si alzò dal letto e sbattè la testa contro la porta, chiusa. Aveva anche un grande, infinito, mal di testa, forse perché aveva respirato la stessa aria per più di mezza giornata. Aprì completamente gli occhi, dando uno sguardo all'orologio fosforescente sulla scrivania. Dieci e venti. Non aveva poi dormito tanto. Solo... Quasi quindici ore. Gli venne da ridere, circa, mentre ondeggiava verso la cucina.
« Buongiorno, Kyousuke! » udì Ame dalla sua stanza, probabilmente lo aveva visto passare davanti alla porta « Tra pochi minuti dovrebbe arrivare Aoi! Per piacere, non guardarla troppo in cagnesco, potrebbe spaventarsi. »
« Lo so come mi devo comportare. » grugnì in risposta, e probabilmente non aveva nemmeno tutti i torti. Conosceva la ragazza da quando era nato, praticamente, quindi di certo non si sarebbe spaventata per una sua visione mattutina.
Si appoggiò al tavolo, sbadigliando sonoramente e guardandosi in giro cercando qualcosa da mangiare. Ma dopotutto avrebbe mangiato tra un paio d'ore, con ogni probabilità, quindi perché porsi il problema? Prese un bicchiere e lo riempì di succo d'arancia. Yuuichi aveva sempre sostenuto, fin da piccolo, che bere succo d'arancia in inverno fosse utile per--
« Oh, buongiorno Tsurugi! » Kyousuke alzò di scatto lo sguardo dal bicchiere, portandolo sulla figura minuta che era appena entrata in casa « Appena svegliato? » aggiunse ridacchiando e facendo vagare lo sguardo sulle braccia e sul petto scoperto.
« Buongiorno. » replicò solo il ragazzo, facendo un cenno con la testa. Lui e Yuuichi conoscevano Aoi da sempre. La ragazza aveva la stessa età di Kyousuke, e anche se non avevano legami di sangue per loro era come aver vissuto una vita insieme. A dire il vero, secondo l'ospedale erano effettivamente imparentati: la madre di Aoi aveva portato entrambi in ospedale per una visita medica, ma era necessario avere un certo legame di sangue con lui. Quindi nei documenti aveva affermato di essere sua zia.
In realtà, Aoi era sempre stata attratta da quel ragazzo un po' solitario, ma tutto sommato piacevole. La ragazza si perse a guardare Kyousuke fino a quando questo non appoggiò il bicchiere vuoto dentro al lavandino « Sei qui per Ame? » lei annuì, cominciando a salire le scale « Io tra poco esco, comunque. »
« Dove vai? »
« Bo', a fare un giro. Se rimango qui dentro ancora per un po' impazzisco. »

Kyousuke uscì dal bar con una strana sensazione soddisfatta. Era riuscito a recuperare sia la cena del giorno prima che la colazione con un pranzo decisamente sostanzioso. Diede uno sguardo al cellulare, constatando che fossero appena le quattordici. Cosa avrebbe potuto fare fino all'inizio del corso? Quello che aveva fatto ogni singolo giorno per ogni giorno.
Eppure, cosa aveva fatto fino a quel momento? Si sedette su una panchina con le mani cacciate in tasca, a pensare. Non aveva fatto davvero nulla. Erano passati quasi dieci anni dalla fine del liceo. Quando andava a scuola, aveva ancora qualcosa da fare, bene o male. Che fosse studiare o incontrare i suoi compagni di classe, Kyousuke non si era mai davvero trovato senza nulla da fare. Invece, dopo gli esami, per un breve tempo aveva lavorato. Non era certo un lavoro così adatto a una persona che finisce di frequentare un liceo, ma non aveva né la forza né la voglia di continuare gli studi all'università.
Faceva il barista. E gli piaceva. Parlare con i clienti, ascoltare la musica nel locale, preparare caffè o altre bevande per tante persone diverse. Persone con cui non avrebbe mai avuto a che fare, persone che avrebbe dimenticato appena uscite dalla porta, persone che forse avrebbe rivisto ogni mattina. Gli piaceva. Era un contatto continuo con la vita di ogni giorno, un modo per non dimenticarsi di essere vivo in un mucchio di gente e cose.
Alla fine, se n'era andato. Si era licenziato, perché Yuuichi aveva cominciato a lavorare e guadagnava quasi il doppio rispetto a lui. Poi era arrivata Ame. Kyousuke avrebbe voluto tanto ricominciare a lavorare, pur di non vederla ogni giorno in casa sua, o comunque intorno a suo fratello.
Il ragazzo sbuffò. Lasciando cadere indietro la testa, chiuse gli occhi.
Ma il bar dove lavorava prima non c'era più. "È stato abbattuto perché era poco stabile", gli aveva detto l'edicolaio che aveva il negozio direttamente davanti al locale "È un peccato, vero? Ma il vecchio proprietario sta cercando qualcuno a cui vendere il terreno. Magari verrà su un altro bar, anche se il caffè di quello vecchio è inimitabile."
Kyousuke poteva ricordare benissimo ogni angolo del luogo dove lavorava prima. Era un bar semplice, forse anche leggermente raffinato. Si entrava da una porta a vetri con gli infissi in legno, mentre lo sguardo era attirato all'interno a causa dei dolci e dei pasticcini esposti sugli scaffali vicino alle vetrine. Subito, si veniva colpiti dall'ordine presente nonostante lo spazio minuto in cui si era costretti a stare: due piccoli tavolini, ciascuno con due sedie, uno a destra e uno a sinistra, e un largo bancone dietro ai cui vetri erano poste decine di pasticcini diversi.
Kyousuke amava le cosiddette spaccate con la panna. Quando finiva il suo turno, infatti, non perdeva mai l'occasione di farsene dare una dal suo collega.
Poi c'erano tutti i biscotti: biscotti con dentro marmellata, biscotti al cioccolato, biscotti immersi nel cioccolato, biscotti con la granella. E il profumo di caffè onnipresente assieme a quello dolciastro.
Stava quasi pensando di fermarsi in una pasticceria per abbuffarsi, ma udì una voce che lo fece sobbalzare.
« Ehi! Ma tu...! » Kyousuke aprì entrambi gli occhi per la sorpresa, meravigliandosi trovando il viso di una certa ragazzina che solo meno di ventiquattro ore prima gli aveva bellamente riso in faccia « Sei quello che ieri ho quasi investito! »
« Eh già. » replicò seccato, alzandosi in piedi « E anche il tuo nuovo compagno di banco, nel caso non te ne fossi accorta. »
Quella rise con semplicità « Ma certo che me lo ricordo, non hai spiccicato parola per due ore, quasi! Se non per rimproverarmi o rispiegarmi gli esercizi, si intende. Che poi eri laconico anche nell'insultarmi. Nemmeno "che stupida", solo "stupida"! »
Kyousuke alzò un sopracciglio. Quanto poteva essere irritante e ingenua? Il suo livello di stupidità, comunque, non rientrava certo nei limiti sopportati dal ragazzo.
« In ogni caso, il corso comincia tra quasi due ore. Quindi ci vediamo tra un po'. » e fece per andarsene lontano da Kinako. Ma no, quella di certo non poteva lasciarlo in pace. Continuò a seguirlo a meno di un metro dietro di lui, parlando a vanvera su cose stupide. Le diede uno sguardo con la coda dell'occhio: portava quattro borse, due per mano. Una di esse era evidentemente piena di cibo, mentre le altre tre di vestiti o scarpe. Evidentemente era appena tornata da un'impegnativa mattinata di shopping accanito, anche se era fine gennaio, qualche speranza nei saldi era ancora riposta.
« Stavo pensando, perché non andiamo a farci un giro per i negozi? » Kinako aveva improvvisamente accelerato, portandosi direttamente al suo fianco.
« No. Perché? »
« Bo', » replicò « Non so cosa fare prima delle quattro, mi annoierei da sola. E poi anche tu sei da solo. Quindi a meno che tu non ti debba vedere con qualcuno, possiamo farci un giro insieme! »
« No. »
« Ma perché no? »
« Non ho voglia. E ho altro da fare. »
« Ma se prima sembrava ti stessi annoiando a morte. »
« Eppure stavo per alzarmi e dirigermi in una pasticceria a mangiare qualcosa. »
« E allora andiamoci assieme! Quale sarebbe il problema? » Nanobana rise, una risata sincera e serena, ma che a Kyousuke faceva ugualmente accapponare la pelle. Perché provava quella sensazione? Come se fosse restio a partecipare a quella felicità. Come se la rinunciasse e la respingesse, come se non volesse fare altro che tenersi la gioia lontano. Ma non ebbe tempo di pensare ad altro, Kinako lo stava già trascinando tirandolo per un braccio verso un qualunque bar.

« Buongiorno Hakuryuu! » il campanellino appeso alla porta suonò brevemente, come faceva ogni volta che un cliente entrava. Hakuryuu piegò il suo giornale e si alzò in piedi, sforzandosi di sorridere alla donna
« Buongiorno, Kinako. » e poi fece vagare lo sguardò da lei alle sue borse al ragazzo che, piuttosto spaesato, stava al suo fianco « Mi porti nuovi clienti? » e poi rise leggermente, rivelando leggermente i denti bianchi e lucidi.
« Sì e no, aveva solo voglia di mangiare pasticcini. Se gli dai i migliori, poi torna sicuro. »
« Tutti i dolci qui dentro sono i migliori. Non incontrerai pasticceria migliore in tutto il resto del Giappone. » disse il ragazzo con fierezza, alzando il mento e avvicinandosi alle vetrine contenenti decine di dolcetti vari « Soprattutto quelli con la panna. La panna che trovi qui non la trovi da nessuna parte. La panna qui è la migliore. »
Tiriamocela poco, insomma, pensò Kyousuke mentre lasciava scorrere gli occhi su tutte le delizie della pasticceria. Effettivamente, tutto lì dentro pareva avere un ottimo aspetto. Dai bignè ai biscotti, dalle spaccate ai tiramisù. Kinako lasciò il braccio al ragazzo, che cominciò a girare per il locale: era decisamente spazioso e confortevole, e il profumo dolciastro gli ricordava un po' quello del suo caro bar.
« Lavori qui da solo? » chiese, mentre con le dita sfiorava la vetrina dietro la quale stavano le sue divine spaccate alla panna.
« Sì. Prima eravamo in due, ma ora non più. » udì solo un lieve tono malinconico nella sua voce, ma era troppo concentrato su quelle delizie per farci davvero attenzione.
« Di queste ne prendo dieci. Anzi no. Facciamo dodici. »

« Wow. »
« Wow cosa? »
« A prima vista, non sembri proprio una di quelle persone che mangia tanto. Sembri uno di quei ragazzi fissati con la palestra e il peso peggio delle ragazze... O qualcosa del genere. »
« E invece no. Mangio come un maiale e ne sono orgoglioso. E poi ieri sera non ho mangiato e nemmeno oggi a colazione. Mi sono rifatto con il pranzo, ma non era abbastanza comunque. »
« Oh. »
Kinako spostò lo sguardo da Kyousuke alla pasticceria dalla quale erano usciti da una ventina di minuti. Riusciva a intravedere la buffa capigliatura di Hakuryuu muoversi ancora al suo interno, probabilmente puliva il bancone. Hakuryuu aveva sempre avuto una strana fissazione per la pulizia.
Poi la ragazza guardò ancora Kyousuke: aveva ancora quattro pasticcini da mangiare, e ne teneva uno in mano divorandolo serenamente.
« Mangia piano. »
« Eh? »
« Se poi muori strozzato mi starai sulla coscienza! »
Il ragazzo alzò un sopracciglio, concentrandosi di nuovo sui dolcetti « Sono fottutamente buoni. Dirmi di mangiare piano è come piantarmi un coltello in una gamba e dirmi di non toglierlo perché prima devo dissanguare. » e ingoiò un'altra pasta, questa volta intera. Kinako stette zitta. Continuò a fissarlo insistentemente, quasi si aspettasse qualcosa. In realtà, nemmeno lei sapeva cosa stesse aspettando.
« Non guardarmi così. Non te ne do nemmeno una. Sono mie. Mie. Mie. » proferì il ragazzo, tenendo lo sguardo fisso sui dolci. Kinako rise e scosse la testa.
« Dai, raccontami qualcosa su di te! » disse forse con voce troppo alta « Com'è tua moglie? Perché sei sposato, no? Di quanti mesi è incinta? »
« Non sono sposato e non mi piacciono i bambini. »
« ...E come vorrai chiamare tuo figlio, o forse sono due gemel-Cosa? »
« Ho detto che non sono sposato e non mi piacciono i bambini. Sono appiccicosi, e non si soffiano il naso. »
Kinako lo guardò con aria interrogativa, mordendosi un po' il labbro inferiore. Non capiva, ovviamente. Se non era sposato e non aveva o avrebbe avuto alcun figlio, per quale motivo frequentava un corso per neo-genitori?
« Ma allora perché frequenti il corso? » gli chiese con voce bassa e un po' curiosa. Kyousuke stette per rispondere, ma la ragazza continuò « Wow! Devi essere proprio una persona curiosa! Sono proprio davvero davvero davvero felicissima di averti quasi preso sotto! Non trovi? »
« Onestamente, no. » ma Kinako non lo ascoltava più. Saltò in piedi e si piazzò davanti a lui, sorridendo.
« Dai! Andiamo a farci un giro! Abbiamo ancora un'ora prima dell'inizio del corso! E poi io sono in macchina, quindi ti posso accompagnare! Sempre meglio che andare a piedi, no? »
Kyousuke avrebbe voluto rispondere che no, andare a piedi sarebbe stato davvero meglio. Eppure qualcosa lo spinse a dire di no alla sua naturale voglia di solitudine. Sbuffò, si alzò in piedi e gettò nel cestino accanto alla panchina il contenitore di quelli che una ventina di minuti fa erano stati dei pasticcini. Vide il viso di Kinako illuminarsi, e scosse la testa « Andiamo, ma dove? »
« Ah, non lo so! Dove ci porta il cuore, tipo! »
A quel punto, Kyousuke seppe che avrebbe perso in chiacchiere un'intera ora di libertà.









Happy Ossy's Corner (dafuq)

Buonasera a tutti! I miei angolini sono destinati a cominciare così (?)
Non ho molto tempo, quindi mi tocca essere veloce nel dire quello che devo dire, ovvero: non lo so. Sono molto molto soddisfatta sia delle visite (più di 120, cioè, mi sento potente) che delle recensioni. Mi hanno fatto tanto piacere, davvero, vi ringrazio molto! Ringrazio ovviamente anche tutti quelli che hanno semplicemente letto e lasciato un parere random da qualche parte, o che mi hanno fatto capire che questa fanfiction è piaciuta in qualche modo :'D Bene, poi, cosa devo dire.
Ammetto che non sapevo come chiudere, sì. Miriam, la sacrosanta Miriam che oggi ha la febbre e delirava allegramente (?) mi ha suggerito come chiudere, ovvero con il meraviglioso "ah non lo so dove ci porta il cuore tipo" da parte di Kinako.
Poi, Hakuryuu. Me l'ha suggerito ancora Miriam. Quella ragazza è santa tipo (?), anche perché così sono riuscita anche a sistemare una cosa che prima non quadrava vv Ora come ora non pare avere un vero e proprio "ruolo", ma più avanti stringerà amicizia con Kyousuke e servirà a qualcosa di concreto, credo. Tipo ubriacarsi allegramente--o cose simili.
Penso che gli dedicherò anche un capitolo, più avanti. Chi mi conosce bene sa che io amo la HakuShuu almeno quanto amo la SaruFei, e che amo la SaruFei quasi quanto amo la Taiichi, quindi capitemi, insomma. (?) Ricordate comunque che io amo l'angst. È un avvertimento, tipo :'D
Dico troppe volte tipo? Sì. Comunque ora devo andare. Mi lavo velocemente perché QUALCUNO mi ripete da sempre che puzzo, e allora mi lavo così almeno sta un po' zittino, santo cielo. E poi devo vedere l'episodio 40 di Chrono Stone che ho appena scaricato ♥
A presto con il prossimo aggiornamento!
- Caty ♥

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