Let's run.

di bethelimit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -1 ***
Capitolo 2: *** -2 ***
Capitolo 3: *** -3 ***



Capitolo 1
*** -1 ***


...... BOOM.

Stvao facendo la mia solita corsa mattudina mentre ascoltavo la musica dal mio amatissimo e fidatissimo iPhone, quando non-so-chi mi ha fatta cadere.
'Ma che..?! attento a dove vai, idiota!' esortii.
'Oh, scusa bellezza.' rispose l'idiota che mi fece cadere.
Era strano.
Stavo per rispondere, ma qualcosa di più importante catturò la mia attenzione: l'iPhone a terra, di faccia, a mezzo metro da me.
Mi limitai a fare un verso contrariato, mentre mi avvicinavo lentamente al mio povero telefono.
Lo presi in mano. Stava bene, per la fortuna di quell'idiota.

'Sei di queste parti?' mi chiese porgendomi una mano per aiutarmi a rialzarmi, ma la rifiutai.
Era carino.
Da sotto quel cappuccio si intravedeva un sorriso da mozzare il fiato.
'Ci si vede.' risposi con i nervi alle stelle, iniziando a correre di nuovo, ma verso casa. Avevo perso troppo tempo e se non fossi tornata a entro dieci minuti sarei arrivata tardi a scuola.

Quando fui a pochi metri da casa mi arrivò una chiamata della mia migliore amica.
'Buongiorno, Mia!' mi disse con una voce assonnata.
'Buongiorno.' risposi io con un tono abbastanza nervoso.
'Che succede?'
'Niente, un idiota mi ha fatta cadere mentre correvo.'
'Aspettami, ci vediamo tra un quarto d'ora da te, okay?'

'Va bene ma.. Perché?' le chiesi confusa.
'A dopo, Mia.' rispose lei con un tono entusiasta.
Chi la capisce è bravo.

Appena chiusi la chiamata con Emily entrai in casa.
'Tesoro, sei tu?' mi chiese mia madre senza darmi neanche il tempo di chiudere la porta.
'No, sono la commessa di Tezenis.'
'Ciao Mia, la solita simpaticona, eh?' disse mio fratello.
'fratello' è una parola carina per dire 'animale'.
'Josh, non farmi certi complimenti. Sai che arrossisco.' gli risposi con un sorrisetto prima di andare a cambiarmi.
Mentre salii le scale qualcuno suonò il campannello.
'Aprite voi?' nessuna risposta.
'Grazie mille, non affrettatevi a rispondermi.'
Così tornai giù a piedi strascinanti e andai ad aprire la porta. Era Emily.
'Stai ancora così!?' mi chiese con una faccia schifata e sconvolta. Si insomma, schinvolta.
'Guarda che sono rientrata adesso, eh!' risposi in difesa.
'Peggio ancora! Andiamo su, va.'

Dopo essermi vestita e aver preso la borsa, uscimmo di casa e iniziammo a camminare verso scuola.
'Senti, Mia...' mi disse Emy con lo stesso tono entusiasta di poco prima 'Ho un'idea. Saltiamo scuola e andiamo in centro!' continuò.
Mi fermai di botto. 'Che hai detto?' le risposi alzando un sopracciglio.
'Ma si, dai un giorno solo! Soltanto stavolta!'
Esitai un pò a rispondere 'E' il nostro primo giorno di scuola..'
'Lo so!'
'...Okay, ma soltanto oggi.'

Così andammo alla fermata  dell'autobus che portava in centro. Aspettamo circa cinque minuti, poi l'autobus arrivò.
Salite, ci sedemmo e, per la prima volta in  diciassette anni, c'era la musica.
Precisamente, c'era 'welcome to my life'.
La sapevamo a memoria e guarda caso, questa era la nostra preferita.
Iniziammo a cantare a bassa voce e a muovere la testa a tempo.
Al ritornello ci trovammo a cantare a squarciagola, con i passegeri che battevano le mani a tempo e l'autista che a momenti si sarebbe alzato per farci scendere a calci in culo.
Arrivò poi la nostra fermata e tra una risata e un'altra salutammo quella gente con un gesto teatrale e inizammo a correre nel primo negozio.
Quella canzone ci aveva fatto letteralmente perdere la testa.

Entrammo nel negozio e iniziammo a provarci tutta la merce. Una cosa sull'altra, maglie a mezze maniche sopra ai maglioni pessanti, pantaloncini corti sulle tutte, vestiti da sera con sneakers.
Eravamo un disatro. Le commesse ci cacciarono via minacciandoci di chiamare la polizia, uscimmo ridendo come non mai.

'Oddio non respiro più.'  disse Emy facendo un respiro profondo, appogiandosi alla mia spalla.
'Andiamo da Starbucks?' le chiesi fissando un punto impreciso.
Lei annuì, così ci incamminammo verso la nostra meta, ma lo trovammo chiuso, così andammo ad un bar vicino.

'Che prendi?' le chiesi leggendo il vastissimo menù.
'Una ciambella e un caffè.' mi rispose con un sorriro, prendendo il portafoglio.
'No, non preoccuparti offro io.' le dissi sorridendo, lei fece altrettando mimandomi un 'grazie'.

'Una ciambella, un caffè ed un frullato banana-fragola.' dissi al commesso, che dopo circa un minuto mi fece trovare tutto pronto. Presi il vassoio e mi girai per tornare al nostro tavolo. O almeno ci provai, perché qualcuno mi venne addosso prima che mi voltai, facendo quindi rovesciare il tutto su di me e a terra.
'Ehi, ma chi si rivede.' disse una voce familiare.
Di nuovo il ragazzo di quella mattina.
'Mia, stai bene?' mi gridò Emy dal tavolo, venendo a soccorrermi.
'Si, sto bene.' le risposi bruciando con lo sguardo il ragazzo.
'Scusami, mi sono distratto un attimo.' disse con un ghigno.
'Ti distrai facilmente, eh?' dissi mentre mi alzai.
Spostai lo sguardo e vedi che c'era un gruppo di ragazzi insieme a lui che rideva.
'Che c'è di divertente?!' chiesi con tono nervoso ad uno di quegli idioti, mentre tutto il bar si godeva la scena.
'Tu, ecco.' risponse quello con non-chalance.
'Dai, Mia..Lascia perdere, andiamo e basta.' mi disse Emy cercando di trascinarmi fuori da quel posto, con risultati inesistenti.
Non risposi. Continuai a guardare il ragazzo.
Gli feci il sorriso più falso che potesse venirmi e uscii da quel posto, sotto gli sguardi di tutti.

'Chi era quello?
'Non ne ho idea, tu l'hai mai visto?'
'Beh..Credo sia uno del quarto anno. O del terzo.'

Feci spallucce prendendo il telefono dalla borsa.
 

Cieao gente;
E' la mia seconda ff, siate buoni.
Non è un granchè come capitolo, ma
vi giuro che è una stroria migliore
di quello che sembra.
Beh, mi dileguo.
Se leggete, lascereste una recensione
per farmi sapere che ne pensate?
Love you all. c:

 

there's nothing like you and me,
together through the storm
.
 

per sapere qualunque cosa sulla ff, scrivetemi su twitter: @bethelimit

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Capitolo 2
*** -2 ***


Passammo il resto della mattina a passeggiare di quà e di là. Tutto procedeva secondo i nostri piani.
O almeno così pensavamo, finché non vidi illuminarsi lo schermo del mio telefono e comparire la scritta 'mamma'.
'Emy?' la chiamai con un'espressione incomprensibile sul volto.
'Che c'è?' rispose con un sorriso.
'E' mia madre.'
'Merda.'

 
Presi la decisione di rispondere.
 'C-ciao mamma, come mai mi hai chiamata?'
'Ciao tesoro, come va a scuola?'rispose lei.
'Come va a scuola, dici?'le dissi scuotendo le mani davanti la faccia di Emy in cerca di aiuto.
Fece un pollice in su.
'..Tutto bene, come sempre.'continuai.
'Oh, davvero? Mia, voltati.'disse lei.
Senza rispondere, mi girai strizzando gli occhi.
'Mamma! C-ciao! Che coincide-'
'Mia Christen Dawson, sei nei guai fino al collo.'
 
Andava tutto troppo per il verso giusto. Apparte i vestiti macchiati di caffè e frullato. Ehw.

Mamma ci trascinò in macchina. Salimmo senza dire una parola.
Riaccompagnammo prima Emily a casa, le mimai un 'buona fortuna' e lei fece la stessa cosa prima di chiudere la portiera.
'Sei particolarmente bella oggi, mamma.'dissi sperando di allentare la tensione.
'Mia, era il tuo primo giorno di scuola qui alla Brick.'rispose guardando fissa la strada avanti a lei.
Cambiai posizione sul sedile e mi voltai del tutto verso di lei, mettendomi una gamba sotto il sedere.
'Mi dispiace, mamma! Non me la sentivo. E se non mi accettassero? Magari prima potrei fare amicizia con qualcuno della scuola al di fuori di essa. Sarebbe più fa-' tentai di finire la frase, ma mi interruppe di nuovo.
'Non me ne importa assolutamente nulla. Sei in punizione per una settimana.' disse fregandosene delle parole dette poco prima.
'E per cosa?' le chiesi.
'Non mi importa più di tanto del fatto che hai saltato il tuo primo giorno di scuola, quanto del fatto che mi hai mentito. Sai che avrei capito se me lo avessi spiegato, ma hai preferito mentirmi.'
Non dissi più nulla. Ormai si attaccava anche alle minime cose, come ad esempio un giorno mi mise in punizione per aver lasciato la bottiglia del latte aperta. La sua spiegazione? 'Non è educato.' . Ormai non ci provo neanche più. Da quando ci siamo trasferite qui, per motivi di lavoro, ha del tutto perso la testa.

Sono nata in America e quando avevo all'incirca due anni, con mia madre e mio fratello ci trasferimmo qui a Londra per un'offerta di lavoro che fecero a mia madre. Tutto andò abbastanza bene e restammo qui fino all'età di dodici anni. Compiuti i dodici, ci trasferimmo a Roma, dove mamma iniziò a lavorare come Hostess. Circa un mese fa le è stata offerta una buona opportunità di lavoro qui, così ci trasferimmo di nuovo.

Adesso ho sedici anni. Conosco Emily da circa nove anni. Quando avevo sette anni venni ad una accademia qui a Londra per fare danza classica. C'erano molte bambine, tutte sicure di loro. Ma ce n'era una che se ne stava in disparte, per i fatti suoi a fare gli esercizi alla sbarra.

Mi avvicinai con cautela e un sorriso nascosto tra le mie piccole mani. 'Ciao!' dissi a quella strana bambina. Mi guardò con un sorriso che mi contagiò. 'Ciao a te!' rispose. Tolsi le mani dal viso. 'Io sono Emily, e tu?' mi disse togliendo le mani dalla sbarra. 'Mia!' le risposi. Mi abbracciò, senza una ragione precisa. Ricambiai l'abbraccio.

Al tornare a quei momenti così passati mi scappò un sorriso. Mi spinsi a ricordare.

 Da quel giorno, ci vedemmo quattro giorni a settimana in quel posto. Stava cadendo a pezzi, ma la danza era il nostro motivo. Era la nostra unica motivazione. Non ci importava che fosse un posto accogliente, o che avesse pareti di un color pesca e un pavimento perfettamente lucido, con uno specchio grande come tutta la stanza. Ci bastavano due punte. E ci bastava stare insieme.

Sorrisi ancora.

Andò tutto bene, fino al giorno che aspettavo da sempre. Lo spettacolo da presentare per entrare alla Royal Ballet School. Salii sul palco davanti agli occhi di tutti con il mio tutù nero e le punte bianche. I capelli raccolti in una acconciatura perfetta. Il trucco risaliva sugli occhi con un leggero nero e grigio. Lo spettacolo che decisi di presentare, fu 'La morte del cigno.'.
Feci i primi passi, ma sentivo che qualcosa non andava. Le punte erano consumate, i piedi doloranti per il continuo allenamento e i muscoli stremati. Mi feci forza, e senza mostrare la minima espressione di dolore, continuai. Pensavo che sarebbe finito tutto per il verso giusto, finché la mia caviglia non cedette e caddi rovinosamente a terra.

Quel pensiero spense il mio sorriso.

Chiamarono l'ambulanza che in pochi minuti arrivò. Il dottore mi visitò. Distacco della caviglia sinistra. Come se non fosse già abbastanza, la rotula della destra si spostò, senza però mai tornare al suo posto.
'Mi dica che posso continuare a ballare. Mi dica che non finisce qui.' chiesi al dottore piangendo.
'Mi dispiace signorina Dawson, ma deve fermarsi. Non può ballare in queste condizioni. Neanche dopo un anno di riabilitazione.'

Sentii le lacrime salire, feci un respiro profondo e chiusi gli occhi.
'Che succede?'mi chiese mia madre.
'Niente, mamma.'le risposi voltando la testa verso di lei, abbozzando un sorriso.
Arrivammo a casa e mi precipitai subito nella mia stanza.
 
All'età di dodici anni, mia madre mi regalo un telefono scassato e poco funzionante. La madre di Emy fece lo stesso con lei. Così potemmo sentirci ogni volta che ne avessimo avuto voglia e una volta ogni due o tre mesi stavamo una settimana insieme. Coltivammo il nostro rapporto.

Sono passati nove anni e dopo tutti gli ostacoli superati, siamo ancora qui. Due migliori amiche da essere ormai sorelle. Solo, non di sangue.
 
Emily è una ragazza meravigliosa, sia internamente che esternamente. Ha il tipico fisico di una ballerina, ma il fatto di avere il seno più grande del richiesto le crea dei problemi.
Ha gli occhi di un verde smeraldo spesso coperti dai suoi lunghi e lisci capelli biondi.
E' alta all'incirca quanto me e ha diciassette anni. Si ruppe una gamba provando 'lo schiaccianoci'. Dopo un anno di riabilitazione è tornata a ballare, ma non più come prima.

Io ho lunghi capelli di un rossiccio rame che incorniciano i miei occhi celesti. Nonostante non pratico più danza, ho ancora il fisico di una ballerina, con questo non dico che mi piaccio.
Mi sto tenendo in forma e in allenamento perché ho la speranza di tornare a ballare, un giorno.
 
 

cieao.
eccomi qui con il secondo capito. questo è un pò più descrittivo.
spero che vi piaccia e se volete recensite. c:


per chiarimenti o per sapere quando aggiorno scrivetemi su twitter: @bethelimit

Emily:
Mia:

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Capitolo 3
*** -3 ***


Salita in camera, presi il telefono e composi il numero di Emily.

'Mia?' rispose quasi subito.
'Ciao Emy, come ti è andata?' le chiesi a bassa voce.
'Abbastanza bene, mi ha fatto solo la predica. A te, piuttosto?'
'Una settimana di punizione. Le passerà, prima o poi.'
'Oh..Ora devo andare, ci vediamo domani, Mia. Un bacio, ti voglio bene.'

La salutai e chiusi la chiamata stendendomi sul letto.
Chiusi gli occhi e mi venne in mente il ragazzo di quella mattina. Ripensai al suo sorriso, così bello ma così strafottente.
Scossi la testa cercando di non pensarci, mi girai su un fianco e abbracciando Twinky, la mia tartarughina di peluche, mi addormentai.

Verso le quattro e un quarto mamma mi venne a svegliare. Dovevo accompagnarla a fare la spesa.
Mi alzai, andai verso lo specchio e mi resi conto che avevo ancora quei vestiti impregnati di frullato e caffè. Una smorfia comparve sul mio volto.
Aprii la porta della mia stanza gridando a mia madre che sarei andata a farmi una doccia e così feci.

Dopo essermi vestita, pettinai i capelli e misi un filo di mascara. Presi borsa e telefono e scesi.
'Finita la sfilata?' mi chiese mamma picchiettando un piede a terra, visibilmente contrariata.
Forse ci avevo messo più di dieci minuti.
'Eccomi.' disse Josh correndo giù per le scale.
Alzai gli occhi al cielo e andai in macchina.

'Vai a prendere le uova e il pane.'  mi disse mamma indicandomi il reparto.
Anuii e mi avvicinai al reparto con il carrello.
Il telefono iniziò a squillare, lo presi dalla borsa ma feci troppo tardi.
'Se aspettavi un secondo di più ti avrei risposto.' dissi con una voce da bambina fissando lo schermo del telefono.
'Sei per caso matta?' una voce familiare mi fece alzare lo sguardo.
'Di nuovo tu.' dissi alzando gli occhi al cielo.
Era il ragazzo di quella mattina.
Notai che mi stava guardando dall'alto al basso.
Mi sorrise e arrossii visibilmente, se ne accorse e fece una risatina squotendo la testa.
'Ehm..Scusami, devo andare a prendere il latte.' dissi in preda al panico, cercando di distogliere lo sguardo da lui. Lo superaii e mi avviai verso il reparto 'latticini'.
Sentivo ancora il suo sguardo su di me. Girato l'angolo mi appoggiai ad una colonna sospirando.
Non dovevo predere il latte, ma mi serviva una scusa per andarmene.
Mi affacciai per accertarmi che non fosse più lì, così mi avvicinai di nuovo al carrello e andai verso mia madre.

'Mia, dov'è quello che ti ho chiesto?' mi chiese mia madre guardando nel carrelo, ancora vuoto.
'Io l'ho..Ecco, non l'ho trovato.'  le risposi con un sorrisetto.
Scosse la testa e poggiò il resto della spesa nel carrello.
'Dov'è Josh?' le chiesi poi, notando che mio fratello non era più con noi.
'In macchina.'


Tornammo a casa e mi rifuggiai di nuovo in cameria mia, ascoltando i cd allo stereo e 'ballando' in giro per la camera.
Decisi di dare una sistemata, sembrava di stare in un magazzino. Una volta finito mi sedetti a terra sul tappeto, guardandomi intorno soddisfatta. Gattonai fino all'armadio e lo aprii e con molta concentrazione, mi misi a scegliere i vestiti da indossare il giorno dopo a scuola.
Scelsi un paio di jeans attillati, un maglione bordeaux e le vans dello stesso colore.
Mi diressi poi verso la borsa dove avrei dovuto mettere tutti i libri da portare per poi lasciarli nell'armadietto. Preparai tutto e mi misi un pò al pc, per rilassarmi.
Prima che me ne accorgessi, si fecero le otto e scesi giù per cucinare.
Finii di mangiare e andai dritta a letto. Ero sfinita, anche se non avevo fatto nulla di stancante.

*La mattina dopo*

La sveglia suonò alle sei in punto, mi alzai e con gli occhi ancora chiusi dal sonno, mi preparai per andare a correre.
Uscii di casa e la fredda aria mattudina mi punse in viso come piccoli aghi.
Misi le cuffiette e iniziai a correre molto lentamente aumentando la velocità gradualmente.
Passai per la via del centro commerciale, come sempre dopotutto. Guardai lo schermo del telefono per cambiare canzone, continuando a correre, finché non mi scontrai con qualcuno.
Alzai una mano per chiedere scusa e continuando a guardare lo schermo del telefono, mi fermai ad una panchina.
Avevo corso più del solito. Mi tolsi le cuffiette e le poggiai accanto a me. Mi presi il viso tra le mani riprendendo aria.
Guardai l'ora e notai che era ora di tornare. Mi avviai verso casa e in poco arrivai.

Dopo aver fatto la doccia mi infilai i vestiti preparati la sera prima. Mi guardai allo specchio e sorrisi soddisfatta dell'abbinamento che avevo creato.
Presi la borsa e, uscendo di casa, salii in ,acchina con Josh e in cinque minuti arrivammo a scuola.
Parcheggiò davanti a quell'edificio, così nuovo ai miei occhi ma così vecchio. Vecchio, ma in ottime condizioni.
'Cerca di non combinare casini e in bocca al lupo.' mi disse mio fratello sorridendomi.
'Okay. In bocca al lupo anche a te.' gli risposi e facendo un respiro profondo, uscii dalla macchina, chiudendo lo sportello.
Josh si avviò verso l'entrata salutandomi con la mano, sorrisi.
Rimasi imbambolata ad osservare la gente di quella scuola. Spostai lo sguardo sull'edificio. Era rosso, con la scritta 'Brick S.' mi venne in mente di tutto. Spostai poi lo sguardo sulla strada, notando in lontananza i biondi capelli svolazzanti di Emily. Mi sentii sollevata, la raggiunsi e senza dire una prola, ci avvicinammo al cancello.
'Non è male come sembra, posso assicurartelo.' mi rassicurò poggiandomi una mano sulla spalla, sorridendo dolcemente. Mi portò a conoscere un gruppo di suoi amici.
Me li aspettavo diversamente, ma sono tutti simpaticissimi.
'Cosa sono tutti questi gruppi?' chiesi guardandomi intorno.
'Quelli sono i Nerd.' mi disse una delle ragazze, Dejana, indicandomi un gruppetto.
'Quelli i pacifisti.' un ragazzo me ne indicò un altro.
'I ballerini.' me ne indicarono un altro. Guardai incantata quel gruppetto e mi voltai verso Emy che sorrise dolcemente.
'E quelli?' chiesi indicando un gruppo che non mi avevano ancora nominato.
Fecero tutti la stessa smorfia. Mi scappò una risatina e mi tappai subito la bocca con una mano. Sorrisero.
'Tesoro, quelli là neanche da lontano devi guardarli.'  mi disse Dejana, guardai gli altri e annuirono tutti in segno d'approvazione.
'Quelli si credono i padroni del mondo e a capo del gruppo c'è Mike con la sua squadra di basket.'


Mi guardai intorno, avevo capito più o meno le cose. Decisi di farmi un giro per la scuola. Emy si offrì di farmi da guida, ma le dissi di voler andare da sola perché notai che parlando con uno di quei ragazzi, le compariva uno di quei sorrisi da lasciarti imbambolato.
Mancava più di mezz'ora all'inizio delle lezioni. Entrai e mi vennerò i brividi. Forse era l'adrenalina, forse la paura, forse il fatto che non ci fosse nessuno apparte qualcuno di quei ragazzi che chiamano 'nerd', o forse l'aria gelida che filtrava dai condizionatori posti sul soffitto. Misi le mani in tasca e camminai guardandomi intorno.
Mi avviai di nuovo verso l'uscita. Quel posto mi metteva i brividi.

Al suono della campanella entrammo tutti e Emily mi accompagnò al mio armadietto, fortunatamente attaccato al suo. In mezzo alla confusione, sentii il portone della scuola aprirsi e delle risate maschili provenire dall'entrata. Piano piano il corridoio si svuotò, ma non del tutto. C'erano dei ragazzi, probabilmente quelli di poco prima.
Emily aveva ancora la testa ficcata nell'armadietto metre io cercavo in ogni modo di aprire il mio.
'Mia, io devo andare a storia. Non fare tardi, mi raccomando. Scusami se ti abbandono così, ma devo parlare con il prof.' mi disse Emy allontanandosi piano piano. Le sorrisi.
'Non preoccuparti, tra poco arrivo.' le risposi.
Spostai lo sguardo su quel gruppetto notando con quale facilità aprisserò i loro armadietti, mi girai verso il mio.
'Qual'è il tuo problema, eh?' dissi contunuando a fissarlo come per aspettare una risposta.
Ovviamente non arrivò. Sentii il portone aprirsi di nuovo, spostai nuovamente lo sguardo verso l'entrata.
Era un ragazzo. Qualcuno gli gridò qualcosa e lui sorrise.
Sorrise.
Era lui. Era di nuovo lui. Di nuovo quel sorriso.
Spostò lo sguardo su di me, probabilmente sentendosi fissato. Mi girai di scatto con il risultato di inciampare sui miei stessi piedi e cadere rovinosamente a terra. Mi sedetti prendendo mi il viso tra le mani pregando di poter scomparire nel momento stesso.
Non feci in tempo ad alzare lo sguardo che mi ritrovai il ragazzo davanti. Mi sorrise.
'Tutto bene?' mi disse porgendomi la mano.
Mi venne in mente quando, il giorno prima mi fece cadere. Stavolta però la afferrai.
'Stavo meglio prima.' gli risposi facendo spallucce e voltandomi di nuovo verso l'armadietto.
'Ti serve una mano?' mi chiese.
'No, ce la faccio.' risposi, ricominciando la lotta con quel coso.
'Si, ti prego aiutami o farò tardi.' gli dissi battendo un pugno sull'armadietto.
Rise e lo aprì. Non capii come, ma lo aprì. Lo ringraziai.
'Puoi dirmi il tuo nome?' mi chiese.
'Mia.' risposi timidamente.
'Io sono Justin, piacere di conoscerti, piccola.'
Al suono di quel nomignolo arrossii. Mi coprii il viso con le mani.
'Ora devo andare, ci si vede Justin.' dissi andando a passi veloci verso la classe di storia.
'Non pensi di dimenticare qualcosa?' mi gridò.
Mi voltai e tornai indietro, chiudendo l'armadietto e prendendo il libro di stroria. Mimai un 'grazie' e feci per allontanarmi ma Justin mi bloccò per un polso.
'Non mi riferisco a questo..' disse a voce bassa, tirandomi a se.
Dio.
'..A-a no? E a c-cosa ti riferisci, a-allora?' risposi con una vocetta balbettante.
Si avvicinò al mio viso con il suo e notando il mio rossore in faccia, sorrise. Fece scendere il suo viso sul mio collo, dove lasciò un piccolo bacio. Mi venne un brivido e il mio cervello si offuscò.
Trattenni un gemito. Lo sentii sorridere sulla mia pelle.
'Hai dimenticato il foglietto con le classi segnate..' mi sussurrò. Rabbrividii.
Si allontanò, ma restò con un sorriso da panico sul volto, poi mi porse il foglietto.
'Oh..Em..Grazie..' dissi cercando di riprendere a respirare.
'Non c'è di che, Mia.' mi rispose.
Al sentir pronunciare il mio nome da quella voce roca e a dir poco sexy rabbrividii di nuovo e senza spiccicare parola, mi avviai verso la classe di storia appena in tempo.

Mi sedetti accanto ad Emily con un sorriso stampato in faccia.
'Mia, ma che ti prende?' mi chiese trattenendo una risata.

as long as you love me.


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