Ginevra Jackson - Figlia di Poseidone

di FairyJuls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inquilino per la casa numero 3! ***
Capitolo 2: *** Quello che successe realmente quella notte di 16 anni fa... ***
Capitolo 3: *** Scambi di opinioni... ***
Capitolo 4: *** Verso casa... ***
Capitolo 5: *** Casa dolce Casa ***
Capitolo 6: *** E' giunta la fatidica ora... ***
Capitolo 7: *** Battaglia, perdite e feriti ***
Capitolo 8: *** Sogni vs Incubi ***
Capitolo 9: *** Un nuovo pericolo chiamato: Dragone! ***
Capitolo 10: *** Un aiuto dall'oltretomba ***
Capitolo 11: *** Vittoria e ricompense ***
Capitolo 12: *** E tutti vissero felici e contenti! ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inquilino per la casa numero 3! ***


Lo so, avevo già inziato una FanFiction con lo stesso titolo e la stessa trama (più o meno),
ma sccome mi era stato fatto notare che era troppo veloce come narrazione (ed era vero!)
ho deciso di riprovarci, cercando di rallentare un pò la cosa...
Spero vi piaccia!!!
Buona lettura!!




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Percy era in piedi ; il laghetto delle canoe davanti a lui era calmo;
sul fondale le naiadi intrecciavano cestini;
i ragazzi correvano a destra e a manca preparando rifornimenti;
i ragazzi di Efesto nelle fucine preparavano spade, armature e scudi rinforzati;
i ragazzi di Ares e quelli di Apollo ancora litigavano per quella stupida biga.
Percy ignorava tutti; era li, fermo a fissare l'acqua tranquilla del laghetto.

Era passata una settimana da quando lui e Beckendorf avevano fatto Esplodere la Principessa Andromeda,
era tornato al campo da qualche giorno dopo essere stato nel regno di Poseidone e al suo ritorno aveva ricevuto una notizia shock da Chirone
che aveva poi trovato conferma con un messaggio Iride a sua madre.
Percy aveva una sorella gemella.

Annabeth stava uscendo dalla casa grande quando guardandosi attorno notò Percy,
si diresse verso di lui e una volta raggiunto gli mise una mano sulla spalla, come a volerlo consolare.
-Come hai potuto tenermi segreta una cosa cosi?- la voce di Percy era ferma, severa; mosse un passo verso sinistra, in modo che la mano di Annabeth si staccasse dalla sua spalla.
-E' stata una decisione di tuo padre e degli altri Dei...- la voce di Annabeth era triste e dispiaciuta,
-...se lei non avesse deciso di tornare al campo proprio in questo periodo, tu non avresti saputo mai nulla.- Annabeth incrociò le braccia davanti la pancia e abbassò lo sguardo,
era dispiaciuta dal fatto che Percy fosse cosi arrabbiato con lei.
Lui non fece in tempo a ribattere che in quel momento Chirone li raggiunse assieme ad uno dei fratellastri di Annabeth, Thomas Duncan.

Thom, come lo chiamavano gli amici, era un figlio di Atena, aveva i capelli biondi come quelli di Annabeth e sempre come lei aveva gli occhi grigi; era di qualche anno più grande, era alto e muscoloso.
Percy non aveva ancora capito cosa centrasse Thom; ma poco importava, perchè poco dopo l'arrivo di Chirone, l'acqua del laghetto delle canoe iniziò ad incresparsi.
-Eccola.- annunciò Chirone pestando l'erba con gli zoccoli in un fare ansioso.
L'acqua sembrava quasi ribollire e poco dopo da quel gorgogliare emerse una ragazza.
Era completamente asciutta; aveva i capelli castani lunghi fin oltre le spalle con delle ciocche intrecciate con delle alghe color dell'oceano,
alghe che Percy aveva visto nel giardino del palazzo di Poseidone; gli occhi di un blu intenso come l'oceano, proprio come quelli d Percy;
indossava un abito fatto di squame che prendevano una sfumatura blu-celeste a seconda dell'angolazione da cui si guardava ed era a piedi nudi.
Si chiamava Ginevra e sembrava una sirena.

Lo sguardo di Percy era stupito se non addirittura scioccato.
La fissava, erano davvero molto simili.
Scosse la testa, come per riprendersi, quando Annabeth partì di corsa saltando letteralmente addosso alla ragazza che era appena emersa dall'acqua.
-Oh Dei, quanto mi sei mancata!- le due si abbracciarono una volta che la mora arrivò alla riva del laghetto, -Anche tu Annabeth.
Da quanto tempo.- la sua voce era calma e rilassante; quando si staccò da Annabeth, si girò verso Chirone e Thom rivolgendo ad entrambi un sorriso.
Infine si rivolse a Percy, avvicinandosi a lui di qualche passo, -Ciao Percy. E' bello conoscerti.- il sorriso che rivolse a lui fu probabilmente il più radioso.
L'espressione di Percy non era delle più eroiche, aveva gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta;
Annabeth fu la prima a notare l'espressione da pesce lesso sul volto di Percy, trattenne una risata e lo affiancò dandogli una leggera gomitata.
Lui scosse la testa e guardò la sorella sorridendole debolmente, -Ciao.-
Annabeth scosse la testa divertita e si avvicinò a Chirone e Thom cercando di allontanarli, -Forza, circolare. Lasciamoli soli, avranno molto da dirsi.-
Chirone e Thom si diressero verso la casa grande sorridendo divertiti seguiti da Annabeth.

Percy e Ginevra seguirono i tre con lo sguardo prima di tornare a guardarsi l'un l'altra.
-Non so cosa ti hanno detto, ma sono certa che avrai molto da chiedermi.- la voce di lei era calma e serena; lui annuì, -Non mi è stato detto molto; hai ragione, ho davvero tanto da chiederti.-
-Bene.- Ginevra sorrise al fratello, -Vogliamo parlarne alla casa tre?- domandò lei, Percy annuì e l'affiancò.

Camminarono fianco a fianco per i campi, ogni tanto qualcuno si avvicinava a salutare Ginevra e quando passarono davanti alla casa di Ares,
Percy rimase stupito nel vedere Clarisse uscire dalla porta, avvicinarsi a Ginevra e salutarla con un sorriso e un abbraccio, il tutto ricambiato dalla sorella.
Ripresero a camminare verso la casa di Poseidone.
Arrivati davanti alla porta, Percy l'aprì e lasciò passare per prima la sorella.
Gli occhi di Ginevra si illuminarono a vedere l'interno della casa, erano ormai quattro anni che non vi entrava.
-Casa dolce casa.- esordì li prendendo un profondo respiro.




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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 2
*** Quello che successe realmente quella notte di 16 anni fa... ***


Eccomi con il secondo capitolo di questa FanFiction...
Spero che vi stia piacendo.
Aspeto le vostre recensioni, buona lettura e a presto con il terzo capitolo.




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Tutte le finestre erano aperte, entrava un rilassante venticello che profumava di salsedine;
gli ippocampi appesi al soffitto da Tyson si muovevano appena sotto il venticello
e la fontana era stata ricostruita e quindi gorgogliava nell'angolo in fondo della casa.

Percy si sedette sul suo letto, osservava i movimenti della sorella che girava per la casa guardandosi attorno con aria malinconica.
-Voglio sapere perchè...- anche Percy si stupì d sentire la sua voce uscire cosi, calma e diretta, -...perchè siamo stati separati.-
a quelle parole Ginevra si girò a guardarlo e sorridendogli andò a sedersi sul letto di fronte a quello di lui, cosi da poterlo guardare bene in viso.
-Avevamo appena quattro mesi, eravamo nelle nostre culle a dormire, mamma era nella stanza accanto a cucinare..- la voce le si fece triste nel parlare,
abbassò il capo a guardare a terra, -...noi stavamo dormendo e due serpenti si intrufolarono nelle nostre culle...- Percy sgranò gli occhi, rimase in silenzio ad ascoltarla,
-...tu ti svegliasti e come se nulla fosse ti mettesti a giocare con il serpente; ci giocasti fino a soffocarlo...- sorrise appena, ma fu un sorriso che scomparve subito;
sospirò ed allungò la mano destra a scoprire l'omonima caviglia, sulla quale due piccole cicatrici bianche spiccavano sulla sua carnagione leggermente abbronzata,
-...io non riuscii a svegliarmi in tempo, fui morsa...- sospirò tornando a coprire la caviglia, -...il mio piangere fece accorrere mamma.
Era disperata, quando vide il morso prese la decisione più coraggiosa...- fece una pausa.
Percy non riusciva a dire nulla, era furioso.
Ginevra girò il capo a guardare fuori dalla finestra prima di tornare a guardare il fratello, -...ci caricò in macchina e guidò fino al mare.
Quando arrivò sulla riva della spiaggia, papà sentì la sua presenza, e disobbedendo alle regole disposte da Zeus, la raggiunse...-
Ginevra sospirò, -...esaminò la mia ferita ed invocò Zeus...- al pronunciare quel nome, un tuono esplose scuotendo la valle, Ginevra ruotò gli occhi a cielo,
-...Zeus e papà discuterono per molto. L'unico modo di curarmi era che papà mi portasse nel suo regno, era l'unico posto dove vi era la cura.
Infine Zeus acconsentì che papà mi portasse con lui, a patto che non avessi contatti con i mortali. Per mamma fu la cosa più difficile del mondo,
ma per la mia sopravvivenza mi lasciò andare.- le ultime frasi le disse senza prendere fiato.

Percy abbassò lo sguardo e strinse le mani a pugno, lei se ne accorse ed andò a sedere accanto a lui, gli posò la mano sulla schiena.
-Allora eri tu, in questi ultimi mesi, ad entrarmi nei sogni?- domandò alzando lo sguardo ad intercettare quello della sorella.
Lei sorrise ed annuì, -Si, volevo vedere come eri diventato.- continuò a sorridergli e fece spallucce, senza mai staccare la mano dalla schiena di lui.
-Come mai hai deciso di tornare al campo?- Percy tenne lo sguardo su di lei, -Non posso aiutare nostro padre, non posso combattere al suo fianco;
ma posso combattere al fianco del mio fratellone e dei miei amici.- a quelle parole lui sorrise e successivamente inarcò le sopracciglia,
-Fratellone? Ma se siamo gemelli?- a quella domanda lei rise appena, -Si, siamo gemelli, ma tu sei il primogenito, quindi dei due sei tu il più grande... Anche se di pochi minuti.-
Sorrisero entrambi; -Posso abbracciarti?- domandò lei, Percy sorrise e senza neanche rispondere fece lui la prima mossa,
andando ad allungare le braccia cosi da cingere la sorella in un abbraccio.

Passarono qualche minuto in silenzio, rimasero abbracciati.
Infine dopo essersi staccati, Ginevra inclinò il capo di lato, -Ora se puoi uscire, dovrei cambiarmi; voglio andarmi ad allenare.-
Percy sorrise e si alzò in piedi dirigendosi verso la porta per uscire, una volta aperta la porta si voltò a guardarla
-Una volta che questa guerra sarà finita, dovrai andartene?- la voce di lui diventò triste con quella domanda,
Affrontiamo una cosa alla volta.- sorrise lei rispondendogli - Affronteremo tutto insieme ora.-
-Non ti lascio andare facilmente ora che siamo insieme.- ricambiò il sorriso verso di lei, chiudendosi la porta alle spalle uscendo.



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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 3
*** Scambi di opinioni... ***


Eccoci con il terzo capitolo, spero vi siano piaciuti i primi due!!!
Spero che vi piaccia anche questo.
Aspetto le vostre recensioni e BUONA LETTURA!



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Ginevra si era cambiata.
Ora indossava un paio di jeans e una maglietta celeste con decori neri, sopra indossava la sua armatura.
Al fianco portava la spada; una lama lunga come quella di Percy, in bronzo celeste, l'elsa in cuoio e inciso alla base della lama, sotto l'elsa, un tridente celeste.
Al polso sinistro indossava un bracciale molto particolare; composto da placche di bronzo celeste che giravano attorno al polso come a fasciarlo,
e sulla placca centrale superiore vi era una pietra tagliata con forma rotonda, era una pietra di colore celeste, come il tridente inciso sulla lama, una pietra di Acquamarina.
Era un bracciale strano nel suo genere, ma c'era un motivo...
Diventava una scudo... Proprio come l'orologio di Percy...

Ginevra camminava lungo i campi, diretta all'arena d'allenamento.
Sul suo volto si aprì un sorriso quando vi arrivò, -Ero certa di trovarti qui!-
-Ah, davvero?- in mezzo all'arena, a prendersela con uno dei manichini d'allenamento c'era Thom.
-Perchè invece di prendertela con quel manichino, non ti scontri con me?- domandò lei impugnando la sua spada.
Lui la osservò e scosse la testa, ma la assecondò; fece roteare l spada andando a posizionarsi davanti a lei;
senza dire nulla, iniziò ad attaccare; il volto di Ginevra si scurì appena, -Che ti prende?- domandò mentre parava i colpi di Thom;
lui non le rispose, continuava solo ad attaccarla, sembrava furioso, l'attaccava come se davanti avesse un nemico.

(Una cosa da sapere su Ginevra è che essendo cresciuta come semidea ed essendo stata con il padre,
i suoi poteri sull'acqua sono più allenati e leggermente più sviluppati rispetto a quelli di Percy. N.d.A.)

Ginevra e Thom si conoscevano da molti anni, edera la prima volta che lui si comportava cosi.
Ormai, a furia di parare ed indietreggiare, Ginevra era arrivata a bordo dell'arena.
Poco lontano da li vi era il mare che si affacciava alla baia di Long Island, lei scosse la testa ed alzando la mano libera puntandola verso Thom,
un'ondata d'acqua salata lo investì in pieno, scaraventandolo a qualche metro di distanza.
Thom rimase scioccato, a fatica si rialzò in piedi; lei gli si avvicinò con il fiatone, -Mi dici che ti è preso?- inarcò le sopracciglia,
ancora con il fiato grosso per via della fatica a parare i fendenti che lui le scagliava contro, rinfoderò la spada ed incrociò le braccia sul petto restando con lo sguardo puntato in quello di lui.
Lui la imitò, rinfoderò la spada e cercò di calmare il fiatone che aveva attanagliato anche lui, -La tua idea è pessima.- Thom scosse la testa,
Ginevra inarcò le sopracciglia alle sue parole, -Che vorresti dire, che non posso rimanere con voi a combattere?- le parole di lei uscirono dalla sua bocca con tono sconvolto.
Lui annuì senza ribattere, a quel suo annuire Ginevra sgranò gli occhi sconvolta e sciogliendo l'incrocio delle braccia e azzerando le distanze che li separavano,
poggiò le braccia contro il petto di lui e lo spinse indietro,
-Beh, mi spiace che tu non creda che io possa riuscire a sopravvivere. Purtroppo per te, io combatterò in questa guerra, e per quanto credo, ne uscirò messa meglio di te.-
Lui non disse nulla, la lasciò sfogare. Lo sguardo basso ed impassibile.
Quando Ginevra capì che Thom non aveva intenzione di ribattere si diresse a grandi passi verso il bordo dell'arena.

Iniziò a correre e quando fu al bordo dell'arena si sentì prendere per il polso sinistro, si girò di scatto cercando di tirare a Thom un pugno con la mano destra, ma lui parò il colpo senza fatica.
-Non voglio che partecipi a questa guerra perchè non sarà come la caccia alla bandiera che facciamo al campo... Quando saremo la fuori, non potrò difenderti!-
il volto di Thom era a poca distanza da quello di Ginevra, a quelle parole gli occhi di lei si riempirono di lacrime,
si dimenò e riuscendo a liberarsi dalla presa di lui sul suo polso, riprese a correre verso la casa numero tre.




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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 4
*** Verso casa... ***


Eccomi, scusate la lunga attesa ma ho avuto da studiare parcchio!
Ecco il quarto e a quanto pare tanto atteso capitolo...
BUONA LETTURA!



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Ginevra rientrò nella casa numero 3 sbattendosi la porta alle spalle; si tolse malamente l'armatura gettandola, assieme alla spada, ai piedi del letto lasciandosi poi cadere sul morbido materasso,
fece per affondare la faccia nel cuscino quando si accorse di una busta di carta celeste.
Sgranò gli occhi ed inarcò le sopracciglia prendendo la busta tra le mani e sistemandosi a sedere sul letto.

Aprì la busta e spiegò il foglio che vi era dentro:
"Hey sorellina,
devo fare una cosa...
Io e un mio amico partiamo per qualche giorno.
Probabilmente non ci rivedremo prima della battaglia.
Allenati e per favore non sparire!
Con affetto (ti voglio bene).
Percy."

Poche righe scritte con un'ovvia scrittura maschile, ma poche righe che le fecero tornare appena il sorriso anche se palesemente preoccupata per il fratello.

TOC - TOC

Qualcuno bussò alla porta e Ginevra sbatté le palpebre per un paio di volte prima di rendersi conto di ciò che succedeva.
-Avanti.- il suo tono era quasi incerto, era preoccupata per chi potesse essere; tirò un sospirò di sollievo quando dalla porta vide entrare Annabeth.
-Ciao, come stai?- chiuse la porta e andò a sedersi sul letto accanto all'amica.
-Thom mi ha detto del vostro... Scambio di opinioni... Se si può chiamare cosi.-
Ginevra alzò gli occhi al cielo (o al soffitto, come preferite. NdA) nel sentire il nome di lui, -Non vuole che io combatta in questa guerra.- cerca di spiegarsi.
Un sorriso dolce comparve sul volto di Annabeth, -Tiene a te e non vuole che tu ti faccia male...- un sospiro,
-...Quando sei andata via e poi non sei tornata, Thom era preoccupato e triste. Gli sei mancata davvero molto, e ora che sei tornata per combattere è preoccupato.-
-Ti va di fare una passeggiata?- la domanda uscì spontanea dalla bocca di Ginevra, e trovò subito consenso dall'amica che con un sorriso annuì alla sua proposta.

Insieme uscirono dalla casa numero 3, camminarono lungo i campi, oltrepassando i campi di fragole, costeggiarono il bosco fino al molo del laghetto delle canoe.
Si sedettero al bordo del molo, con le gambe a penzoloni e i piedi in ammollo.
-Allora, cosa c'è tra te e il mio fratellone?- domandò Ginevra con un sorrisetto divertito, a quella domanda Annabeth diventò rossa con un pomodoro, -Cosa? Tra me e Testa d'Alghe? Non c'è un bel nient!-
Ginevra scoppiò a ridere vedendo l'amica cosi imbarazzata, -Testa d'Alghe? Bel soprannome!!- asserì la mora.
Risero e scherzarono insieme, rimasero li per più di un'ora ma le risate avrebbero avuto vita breve; vennero infatti interrotte da Chirone.
-Eccovi qui!- le due alzarono lo sguardo all'unisono a guardarlo, -Venite alla casa grande, dobbiamo parlare.- detto ciò lui ripartì al trotto verso il luogo di ritrovo; Annabeth e Ginevra si guardarono in faccia, i volti preoccupati.
Si alzarono e si misero a correre dirigendosi in tutta fretta verso la casa grande, varcarono la soglia della sala dove solitamente si riunisce il consiglio di guerra.
Stavolta però, vi era solo Chirone; dopo essersi scambiate uno sguardo sempre più preoccupato, le due si sedettero difronte al centauro che nel frattempo si era sistemato nella sue sedia a rotelle magica.
Senza dar tempo a una delle due di dir qualcosa, Chirone iniziò a parlare.
-La situazione è critica; gli Dei sono impegnati contro Tifone e vorrei mandare qualcuno a New York in modo che tenga d'occhio l'Olimpo. Annabeth, tu mi servi qui; ma tu, Ginevra, hai più motivazioni per muoverti verso l'Olimpo.-
-Cosa? Perché io?- la voce della mora esce dalle sue labbra sconvolta.
-Voglio che vai a fare visita a tua madre... Sally sarà felicissima di vederti e di passare qualche giorno con te prima del finimondo.- le motivazioni di Chirone effettivamente non potevano in alcun modo essere battute,
di conseguenza la mora fece solo cenno di si con il capo.
Annabeth non sembrava molto convinta ma non disse nulla.
Dopo essere state congedate da Chirone, entrambe uscirono dalla casa grande camminando lungo i campi dirette al semicerchio di case.
-Allora domani partirai per andare da tua madre...- Annabeth era palesemente contrariata, -Si, ma non devi preoccuparti. Se avrò bisogno di aiuto ti contatterò.- la voce di Ginevra era incerta,
palesemente tesa per il pensiero di rivedere la madre dopo tanto tempo, o meglio, di vederla per la prima volta.

Arrivate al centro dello spiazzo tra le capanne, le due si salutarono, sapendo che si sarebbero riviste a cena.
Ginevra passò il resto del pomeriggio nella casa numero 3 a preparare la borsa per partire la mattina seguente.

La cena fu forse la parte peggiore della sua giornata.
Era sola, al tavolo di Poseidone, la schiena rivolta alla foresta oltre la mensa e lo sguardo che si intrecciava continuamente con quello di Thom al tavolo di Atena.
Passò la cena a fissarlo in uno stupido gioco di sguardi che sembrava torturare entrambi.
Da li, Ginevra vide Annabeth dare una gomitata a Thom e sussurrargli qualcosa facendo cenno verso di lei.
Finita la cena, con passo veloce, la mora si alzò e corse verso la casa numero 3 andandovisi a chiudere dentro per non dover affrontare nessuno.

La notte passò veloce, e al mattino quando Ginevra risalì la Colina Mezzosangue, trovò Annabeth accanto al pino di Talia, ad aspettarla.
-Ci vediamo presto, e se hai bisogno chiamami subito!- le parole dalla bocca della bionda uscirono a raffica mentre si gettava in avanti ad abbracciare l'amica,
-Certo! Tu allenati a preparali tutti per la battaglia.- la mora ricambia l'abbraccio lasciando l'ultima raccomandazione all'amica.
Una volta sciolto l'abbraccio, dopo un ultimo sorriso, Annabeth prese a scendere dalla collina verso un gruppetto di ragazzi poco lontani.

Ginevra lasciò cadere un'ultima volto lo sguardo verso il campo
e fermandolo sul gruppetto ai piedi della collina,
il suo sguardo si intrecciò per qualche momento con quello di Thom;
un saluto silenzioso, senza sorrisi o cenni con il capo,
solo uno sguardo prima di rivedersi in battaglia.



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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 5
*** Casa dolce Casa ***


Eccomi ad aggiorne.
Ringrazio tutti per le bellissie recensioni e spero come sepre di legerne sepredi nuove e di più!

A voi il qinto capitolo,
a presto e...

...BUONA LETTURA!




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Un sospiro profondo prima di bussare...

TOC - TOC

L'espressione del volto di Sally Jackson quando aprì la porta era confuso.
Lo sguardo si abbassava e si rialzava su quella ragazza dai capelli castani e dagli occhi color del mare.
Ginevra le era davanti, il respiro leggermente affannato dalla tensione che le provocava il solo fatto di essere li davanti alla madre.
Lo sguardo di Sally si fissò sul bracciale che la giovane porta al polso. (Bracciale già visto nel capitolo 3. NdA).
Un bracciale particolare, composto da placche di bronzo celeste, e sulla placca centrale superiore vi era una pietra tagliata con forma rotonda, di colore celeste, una pietra di Acquamarina.
Ma il particolare sul quale si soffermarono gli occhi della donna, erano i tridenti incisi sulle placche di bronzo celeste.

Ai suoi occhi, quei simboli, potevano dire solo una cosa...

-Ginevra?!?- la voce di Sally era spezzata dalle lacrime che stavano iniziando a scendergli dagli occhi e a solcarle le guance.
La ragazza annuì e a quella semplice risposta, Sally scoppiò in un pianto liberatorio stringendo la figlia in un abbraccio.
Paul Stockfis comparve da dietro la porta restando poi a fissare la scena con sguardo interrogativo.
Restò a fissare la scena fino a che Sally non sciolse l'abbraccio, almeno per metà; circondò le spalle della figlia con il braccio sinistro e l'accompagnò dentro.
Ginevra si guardava intorno mentre superavano l'ingresso e si dirigevano in salotto; una volta sedute sul divano rimasero a fissarsi per un pò,
distolsero lo sguardo l'una dall'altra solo quando Paul, che si era seduto sul divano davanti al loro, spiccicò qualche parola.
-Vorrei cercare di capire anche io!...- la sua voce era comunque calma, Sally si girò verso di lui e con un grosso sorriso iniziò a spiegare al compagno ciò che stava succedendo.
Parlando, Sally, stringeva le mani di Ginevra tra le sue, come se non volesse lasciarla scappare.
Paul annuì un paio di volte mentre la donna parlava e spiegava quello che successe e che la portò a separarsi dalla figlia.
Finito il racconto, Paul, girò lo sguardo su Ginevra osservandola dritta in viso.
-Effettivamente sei la copia al femminile di Percy...- sorrise lui e lei ricambiò.

Sally e Ginevra parlarono tutta la mattina, Sally volle sapere per filo e per segno quello che la figlia aveva vissuto in quei maledettissimi sedici anni lontana da lei.

Erano tutti e tre in cucina a preparare insieme qualcosa da mangiare quando dal salotto si sentì un gran fracasso come di legno rotto.
Istintivamente strinse il coltello che stava usando per tagliare le carote e con passo felpato si diresse verso il salotto cercando di capire quello che stava succedendo.
Dietro di lei la madre e Paul si fissarono leggermente sconcertati e poi seguirono con passo traballante la ragazza.
A primo sguardo, quando Ginevra fece capolino in salotto con la testa, la sua vista era oscurata da un'enorme massa informe di carne e peli neri, dal quale sbucò li affianco il fratello.
Il volto della semidea si rilassò, lasciò cadere il coltello a terra e si precipitò ad abbracciarlo stringendogli le braccia attorno al collo mentre lui le avvolse la vita con le sue.
Rimasero cosi fin che Sally non capì bene la situazione, (effettivamente c'era poco da capire, visto che un'enorme segugio infernale le era piombato in salotto dal nulla e lo occupava praticamente tutto), quando alla fine fissò lo sguardo sui due ragazzi abbracciati il cuore le si riempì di gioia, riuscì a resistere all'impulso di andare ad abbracciarli entrambi, erano troppo carini.
-Ci ha appena distrutto il salotto...- Paul era scioccato, ma alla sua affermazione, l'unica risposta che ricevette, fu una gomitata nelle costole.
Al che anche lui fissò i due fratelli che però vennero interrotti da Nico che fece in quel momento la sua apparizione da nulla.
-Si, si... Che dolci, ma possiamo passare a cose più serie? Abbiamo una missione da portare a termine...- a quelle parole Ginevra e Percy sciolsero l'abbraccio e si fissarono a guardare Nico.
-Di che missione parla? Chirone non vi ha affidato nessuna impresa, non ci sono imprese, a breve saremo in guerra.-
Ginevra inarcò il sopracciglio restando poi a guardare Nico per vedere come sarebbe riuscito a convincerla di chissà cosa.
Un sorrisone in stile poca convinzione da orecchio a orecchio di Nico pone fine alla cosa.
Ma vi pone fine solo fino a che non si vanno a sedere tutti in cucina dove Percy e Nico si alternano a spiegare il loro piano
Paul, Sally e Ginevra rimasero in silenzio fino che entrambi non finirono di parlare.
Sally partì con una sfilza di domande alle quali la risposta era sempre la stessa anche se formulata in maniera diversa. Alla fine disse di si, alla fine dette la sua benedizione.
A sentire la benedizione della madre, Ginevra si alzò ed oltrepassando la porta della cucina si diresse verso la prima porta che si trovò davanti, vi entrò e la fece sbattere sonoramente alle sue spalle.

Era entrata nella camera di Percy senza saperlo.
Si guardò intorno, foto sulle mensole e appese al muro, ricordi di una vita.
D'improvviso inizio a girarle la testa e si diresse verso la finestra, l'aprì e uscì sulla scala metallica antincendio.

Si aggrappò alla ringhiera e rimase li ferma con gli occhi chiusi aspettando che la testa smettesse di girarle.
Senti la porta della camera chiudersi ancora una volta, e la voce di Percy la invitò a tornare dentro.
Senza dire nulla rientrò e si sedette sul letto sgranando gli occhi mentre la stanza smetteva di girare vorticosamente.
Percy le si sedette accanto, rimasero in silenzio per un pò, per un bel pò fin che non fu lei per prima a parlare.
-Papà mi direbbe di fermarti, di farti ragionare... Oppure di accompagnarti in questa impresa suicida che vuoi affrontare a tutti i costi con Casper, il principe degli spettri.- asserì soprannominando Nico con il nome del fantasmino.
-E io ti direi di ignorarlo e di lasciarmi fare, e di fidarti di me.- rispose lui.
Ginevra voltò il capo e fisso lo sguardo in quello del fratello.
-Non voglio perderti, non di nuovo.- alle parole della sorella, Percy le circondò le spalle con il braccio destro e la tirò verso di se, lei poggiò il capo sulla sua spalla e lui poggiò il suo s quello della sorella.
-Tornerò. Promesso.- la strinse ancora di più a se con il braccio.
Rimasero cosi per un pò, fin che Ginevra non si alzò in piedi, tese le mani a Percy per farlo alzare dal letto, lui le accettò e alzandosi si fissò a guardare la sorella.
-Giuro che se muori... Prima ti riporto in vita poi ti uccido con le mie mani.- Annuì lei alle sue stesse parole.
Percy scoppiò a ridere ed annuì, -Tornerò, te lo giuro sullo Stige.- la sua promessa fu suggellata dal solito rimbombo di un fulmine in lontananza.

Tornarono in salotto mano nella mano, mentre Sally, Paul e Nico si stavano salutando.
-Andiamo, abbiamo molto da fare...- le parole di Nico uscirono tranquille dalla sua bocca.
Percy e Ginevra si salutarono con un abbraccio a quale si aggiunse anche Sally.
Sciolto l'abbraccio Percy strinse la mano di Paul e salì in groppa alla Signora O'Leary, salutò tutti con un sorriso prima di scomparire in un lampo nero lasciando il salotto distrutto e vuoto.




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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 6
*** E' giunta la fatidica ora... ***


A  furia di scrivere questa Fan Fiction mi sto innamorando sempre di più di questa seri,
infatti penso che ricomincerò a leggerla per l'ennesima volta!!
 
Oggi  ero ispirata quindi eccovi subitissimo il sesto capitolo!

...BUONA LETTURA!




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I giorni successivi alla partenza di Percy sono duri, e l'attesa della battaglia lo è quasi il doppio.
Ginevra passa quei giorni ad allenarsi, menando fendenti all'aria, aiuta Sally in casa, legge e passa ore sotto il getto della doccia come se la rigenerasse pur non essendo acqua salata.
Ginevra e Sally, un pomeriggio, si posizionarono in cucina e si misero a cucinare, fecero tre torte (ovviamente azzurre) e un sacco di biscotti (azzurri anche quelli).
Passarono un pò di tempo insieme, ovviamente non era abbastanza da recuperare sedici anni, ma almeno ripresero un pò di tempo perso.
 
Era pomeriggio, Sally e Ginevra erano sedute al tavolo della cucina a mangiucchiare altre torte fatte nella mattinata, Paul era uscito a fare delle commissioni, quando davanti ai loro occhi comparve un messaggio Iride.
Di primo impatto le due sobbalzarono quando davanti a loro comparve la facci di Annabeth.
Dietro di lei si vedevano i ragazzi del campo che correvano a destra e sinistra preparandosi alla battaglia.
-Annabeth! Che succede?- la voce di Ginevra uscì preoccupata nel fissare l'amica.
-E' ora. Mi ha chiamato Percy. Ha detto che dobbiamo muoverci tutti e dirigersi verso l'Empire State Building. Noi siamo quasi pronti, tra meno di mezz'ora partiamo.- dalla sua voce si capiva che il caos aveva coinvolto anche la sua mente razionale.
Ginevra annuì, -Ci vediamo la!- asserì appena in tempo prima che la connessione del messaggio Iride venne a mancare.
 
Sally fissò lo sguardo sulla figlia, preoccupata per quello che stava succedendo.
-No, ti prego non fare quella faccia. Andrà tutto bene. Ma per favore, prendete la macchina ed andate da qualche parte dove potete essere al sicuro...- la voce di Ginevra era triste e preoccupata.
Sally annuì, si alzò ed andò a prendere in camera di Percy lo zaino della figlia con dentro tutte le sue cose.
Quando tornò in cucina e glielo porse, riuscirono entrambe a scambiarsi un sorriso.
-Stai attenta, e tieni d'occhio Percy...- furono le uniche parole che Sally riuscì a dire, e fu l'unica raccomandazione che sentì Ginevra prima di uscire dalla porta di casa dopo aver abbracciato la madre.
 
Quando Ginevra arrivò di fronte l'Empire State Building, vide Percy comparire da un angolo buio, gli corse incontro e al solito si salutarono con un abbraccio, ma era diverso...
-Vacci piano... Mi stai stritolando...- bofonchiò lei, e quando lui la liberò si scusò sinceramente, ma non controllava ancora la sua forza.
Le strade erano stranamente troppo silenziose, ma ancora non ci fecero caso.
Ecco i camion di fragole del campo, dai quali scesero i rinforzi.
Annabeth salutò prima Ginevra con un abbraccio e Percy quasi lo ignorò per il semplice fatto che non l'aveva salutata quando se ne era andato.
Quando Ginevra vide Thom scendere dal camion, il suo volto si aprì in un sorriso che si spense subito quando lui la fissò male, era ancora arrabbiato, non era contento di vederla li.
Ginevra recuperò la sacca che Annabeth le aveva portato con dentro la sua armatura, la mora la prese ed entrò nell'Empire State Building, entrò nei bagni dell'atrio e si cambiò.
 
Sotto aveva un paio di pantacalze nere e sopra una maglia celeste con dettagli blu scuro che venivano coperti dall'armatura di bronzo celeste.
La spada al fianco e il bracciale pronto per essere fatto scattare in uno scudo.
 
Quando ritornò dagli altri stavano già preparando le difese fissando lo scudo/schermo di Annabeth.
-Io dove vado?- la voce di Ginevra arrivò alle orecchie di Percy.
Lui si girò verso di lei e prima che potesse dire qualsiasi cosa lei lo zittì, -No, non ti azzardare a dire che dovrei stare qui a proteggere l'Olimpo. Non mi terrai fuori dalla battaglia.- la voce di Ginevra era sicura di se.
-D'accordo. Vai al Ponte di Brooklyn, vicino all'acqua sarai più forte anche di me... Sei più forte con i poteri...- la voce di Percy era titubante, lei annuì e si unì al gruppo che si dirigeva al Ponte di Brooklyn.
 
Il silenzio irrompe tra le "truppe" del campo, solo ora si accorsero dell'incantesimo che avvolse la città.
Tutti i cittadini erano addormentati li, nelle loro posizioni.
L'unico rumore che aleggiava tra le vie di Manhattan, erano i passi dei ragazzi del campo che prendevano posizione.
 
La battaglia stava per iniziare.

 
 

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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 7
*** Battaglia, perdite e feriti ***


Ok, dire che sono ispirata è dire poco
Quindi eccomi con il capitolo sette!
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, e che hanno recensito la storia,

chi l'ha messa nelle preferite, ricordate o da seguire.
Spero che man mano che andiamo avanti continuate ad adorarla come l'adoro io!!!

...BUONA LETTURA!



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Il ponte di Brooklyn era li, davanti a loro.
Ginevra era in testa al gruppo insieme a Trevis, dietro di loro una metà della casa di Ermes.
Dall'altra parte del ponte, di fronte a loro, un mini esercito composto da semidei, dracene, empuse,
segugi infernali e un'altra miriade di mostri che potrebbero affollare i nostri incubi per chissà quanto.
La tensione era a livelli massimi, si poteva quasi sentire il respiro di entrambe le parti.
 
Il sole calava all'orizzonte e mentre le ombre iniziavano a farsi strada tra i palazzi, da un punto non ben definito dell'esercito di Crono,
partì un ruggito che di primo impatto fece sobbalzare Ginevra e chi aveva dietro di se.
 
I semidei di Crono iniziarono ad avanzare seguiti dai vari mostri; Travis deglutì, stava per avanzare ma Ginevra lo fermò.
-Fai iniziare me, voi tenetevi pronti.- la voce della semidea parve tranquilla e decisa, il semidio accanto a lei annuì e la lasciò fare.
Cosi, ora, era solo Ginevra che avanzava verso il nemico.
 
Arrivata a metà ponte, la semidea si fermò e rimase a fissare l'esercito che avanzava verso di lei.
La spada ancora nella cintura, e non sembrava nemmeno molto intenzionata ad estrarla.
 
L'esercito nemico ormai era a meno di dieci metri da lei, a quel punto Ginevra allungo il braccio destro verso il lato del ponte;
ormai le erano quasi addosso; in meno di un secondo, l'acqua del fiume rispose al suo richiamo e seguendo i suoi movimenti,
un'enorme ondata d'acqua saltata invase il ponte, spazzando via i membri dell'esercito nemico che erano più esili e leggeri.
 
Un sorriso, forse leggermente spavaldo, comparve sul volto della semidea.
Le truppe di Crono si bloccarono all'istante e tra i vari mostri si sentiva vociare "quella è la figlia di Poseidone", "si, è proprio lei".
-Si, sono io in carne ed ossa. E sono qui per ridurvi in polvere.- il sorrisetto che comparve sul volto di Ginevra inquietò perfino Trevis e i ragazzi della casa di Ermes.
 
Il momento di stupore che aveva fermato le fila di Crono era passato, e stavano ricominciando ad attaccare, Ginevra si decise ad estrarre la spada,
dette un veloce colpo al bracciale che si aprì a ventaglio formando davanti a lei uno schermo di puro bronzo celeste con inciso nel centro un tridente.
In men che non si dica si ritrovò affiancata da Trevis e dai ragazzi della casa di Ermes.
 
Iniziò il vero scontro.
Il rumore di spade l'una contro l'altra, i mostri che esplodevano in una nube di polvere gialla, semidei di entrambe le parti che venivano feriti o uccisi.
 
Lo scontro durò tutta la notte sul Ponte di Brooklyn cosi come continuò tutta la notte anche negli altri punti della città dove erano stati mandati i ragazzi del campo.
La prima sera di scontro le perdite furono consistenti da entrambe le parti, i feriti erano numerosi e tutti erano stanchi morti quando finalmente le forze di Crono si ritirarono all'alba.
 
Ginevra e Trevis stavano sistemando alla bene in meglio i feriti e organizzandosi su come portare al punto di ritrovo chi doveva ricevere cure maggiori.
Fu a quel punto che BlackJack comparve planando in cielo ed atterrò sul ponte nitrendo frenetico.
-Fermo, fermo, fermo... Vacci piano, che succede?- la voce di Ginevra era palesemente spossata e stanca, la semidea si avvicinò al pegaso, gli posò la mano destra sul muso e la sinistra sul collo.
-Il capo mi ha detto di venirti a prendere e portarti all'hotel dove si sono sistemati. Annabeth è stata ferita, e non solo lei...- la voce del pegaso nella mente della semidea parve frenetica e molto agitata.
Ginevra si girò verso Trevis che era rimasto ad osservare la scena, -Devo andare, vi mando un medico della casa di Apollo.- e detto questo con un salto salì in groppa al pegaso che battendo le ali si librò nell'aria calda del mattino estivo e prendendo velocità si destreggiò tra i palazzi finendo poco dopo per atterrare sulla terrazza di un sontuoso hotel di Manhattan.
 
Con un salto la semidea scene dalla groppa del pegaso che riprese a librarsi in aria, rimanendo comunque nei paraggi.
Poco lontano da Ginevra, su una sdraio Annabeth era attorniata da Talia, Percy e uno dei medici della casa di Apollo.
-Annabeth... Oddio, che è successo?- si accascio accanto al fratello, entrambi chinati accanto alla sdraio;
Percy si girò velocemente a guardare la sorella e tornò con lo sguardo su Annabeth, -Si è presa una pugnalata per salvare me.-
La faccia di Ginevra si aprì in un'espressione sconvolta e quando tornò a guardare l'amica lei era girata a guardarla con un sorriso un pochino sbilenco,
-Ginevra, vai dentro, io sto bene...- Annabeth dette un colpo di tosse che fu immediatamente seguito da una smorfia di dolore,
-Muoviti.- la bionda sollecitò ulteriormente l'amica, la mora annuì e alzandosi poggiò una mano sulla spalla del fratello che poggiò di rimando la mano su quella di lei.
 
Ginevra entrò nell'enorme sala di una delle suit che erano state occupate dai feriti e da chi si stava riposando.
I lupi delle cacciatrici giravano tra le stanze sorvegliando la situazione.
Un Grover parecchio malconcio comparve davanti a Ginevra facendola sobbalzare, -Oddio, Grover... Mi hai fatto prendere un colpo.-
-Scusa, ma ti stavo cercando.- la voce del satiro era abbattuta, stanca e sconvolta.
-Dimmi.-
-I satiri e i medici di Apollo hanno fatto il possibile, ora dobbiamo solo aspettare che si svegli...- e detto questo, senza aggiungere altro,
con un movimento del capo mostrò alla semidea la porta infondo alla stanza.
Ginevra non disse nulla, solo si mosse con passo veloce verso la porta, la spalancò ed entrando nella stanza richiuse la porta dietro di se.
 
Si avvicinò a letto, e in quel momento il suo cuore mancò di qualche battito.
Sul letto, privo di sensi, con una profonda ferita sulla gamba destra e altre ferite e contusioni sparse tra braccia e torace...
...c'era Thom!
 
 

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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 8
*** Sogni vs Incubi ***


Eccomi con il capitolo otto, e non è di certo l'ultimo!!!
Spero che sia di vostro gradimento.
Un mega grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono...
 
Premetto dicendo che le parti in corsivo sulla sinistra sono sogni e incubi...
Detto questo,
BUONA LETTURA!!!

 
 
 
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Nulla, nessuna parola riusciva ad uscire dalla bocca di Ginevra una volta che vide Thom in quelle condizioni.
Restò nel più totale silenzio anche mentre spostava la poltroncina da vicino alla finestra al fianco del letto, vi si rannicchio sopra e si addormentò li, in una posizione non troppo comoda.
 

Il sole batteva forte sui campi e sulle colline del campo mezzosangue,
era stranamente tutto vuoto e silenzioso;
Ginevra stava camminando a piedi nudi nell'erba fresca,
era vestita con un paio di shorts di jeans e la maglietta arancione del campo mezzosangue.
Camminava, fermandosi di tanto in tanto ad osservare il paesaggio.
Stava mangiucchiando un paio di fragole quando arrivando vicino al laghetto delle canoe vide una figura,
stesa all'ombra di un salice piangente le cui fronde ricadevano in acqua creando piccoli cerchi concentrici sul pelo dell'acqua.
Avvicinandosi ancora un pò, riconobbe quella figura,
e con un sorriso vi si avvicinò andando a sedersi accanto a lui.
Era Thom.
-Ciao Gin. Hai visto che tranquillità?- la voce del ragazzo era rilassata e serena,
-Mi hai sentito arrivare?- domandò lei ridendo appena e stendendosi accanto a lui a pancia in sotto.
-No, ma sapevo che eri qui.- sorrise lui riaprendo gli occhi, un paio di occhi grigi come le nuvole in tempesta.
-Comunque si, c'è una tranquillità sovrannaturale... Ma incantevole.- asserì lei facendo scendere lo sguardo dall'albero che aveva davanti al ragazzo che aveva accanto.
Era vestito con un paio di jeans lunghi e anche lui indossava la maglia arancione del campo mezzosangue e anche lui aveva i piedi nudi.
Lui alzò lo sguardo verso il volto di lei e sorrise -L'ultima volta che ci siamo incontrati qui sotto hai cercato di buttarmi in acqua...- asserì sicuro di se, e a quell'affermazione lei sgranò gli occhi e si alzò velocemente imitata da lui.
-Si, e ci sarei anche riuscita se non fosse arrivata Annabeth.- rise lei mentre lui si avvicinava,
-Ma fammi il favore... Non ci saresti mai riuscita.- asserì lui tutto convinto mentre con lenti passi si avvicinava sempre di più a lei fino ad arrivarle vicino e con un gesto veloce le afferrò i fianchi con le mani e se la caricò sulle spalle dirigendosi poi verso il laghetto, deciso a gettarcela dentro.
Ginevra urlacchiò divertita mentre picchiava con i pugni sulla schiena di lui,
e quando lo sentì entrare in acqua con i piedi, avvinghiò le braccia attorno al collo di lui,
-Se vado giù io, vieni giù anche tu!- asserì lei ridacchiando.
Lui rise divertito e continuò a camminare in acqua fino a che non gli arrivava alla vita e da li si immerse portandosi dietro la semidea.
Risero e scherzarono, schizzandosi l'acqua fresca in faccia e buttandosi già l'un l'altro.
Giocavano come bambini, si rincorrevano addirittura nuotandosi uno dietro l'altra;
quando Thom le afferrò i fianchi con entrambe le mani, lei si girò verso di lui e si ritrovarono faccia a faccia con il naso ad un centimetro dal naso dell'altro.
Erano li, si fissavano negli occhi, mentre le mani di Thom erano sui fianchi di Ginevra.
Le loro labbra si stavano avvicinando pericolosamente quando ad un certo punto un tuono e un lampo di luce abbagliarono l'aria.
Con estrema velocità, Thom prese la mano destra di Ginevra con la sua sinistra e la trascinò dietro di se fuori dal laghetto, ma era troppo tardi.
Il cielo si annuvolò facendosi sempre più scuro
un tuono rimbombò nel cielo ed un lampo di luce crepitò nell'aria attorno a loro,
due figure vestite con delle toghe greche comparvero davanti a loro.
Atena e Poseidone.
La Dea prese il figlio per un braccio e il Dio fece la stessa cosa con la figlia.
-Atena!- ruggì il Dio dei mari, -Tieni lontani i tuoi figli dai miei!-
-Fammi il piacere Poseidone, se tu che devi tenere al guinzaglio i tuoi.- rispose la Dea.
 

Sulla poltroncina, Ginevra iniziò a dimenarsi.
L'incubo aveva la meglio.
 

Tra le braccia di entrambi, Thom e Ginevra cercavano di liberarsi, ma era inutile.
Fu Thom a liberarsi per primo dalla presa della madre, cacciò un urlo che fece addirittura zittire i due Dei.
In quella frazione di secondo Poseidone lasciò la presa sulla figlia che subito ne approfittò per liberarsi del tutto e correre verso Thom, che la prese tra le braccia.
Una volta sciolto l'abbraccio si presero per mano e a quel gesto i due Dei esplosero di rabbia.
Si scambiarono sguardi d'odio ed iniziarono a scagliarsi contro di ogni, maledicendosi a tutt'andare.
Il cielo si fece nero e dal profondo della terra si sentì una risata malefica, il terreno prese a tremare e tutto d'un tratto la terra sotto i piedi dei due semidei si spaccò e l'ampio cratere che si formò arrivò a dividerli.
La voce di Crono tuonò nell'aria.
-Con gli Dei l'uno contro l'altro, avrò io la meglio.-
E tutto si fece buio...

 
Ginevra si svegliò di colpo cacciando un urlo.
Si lasciò qualche momento per riprendersi dall'incubo, era ancora pieno giorno.
Si guardò attorno e notò che Thom era sveglio, la stava guardando.
Lei sorrise e lui, senza dire nulla, le fece cenno di stendersi accanto a se.
Lui si era sistemato sul fianco, e cosi, quando lei gli si coricò accanto, lui si avvicinò a lei e le passò un braccio dietro la schiena stringendola a se.
 
Rimasero in silenzio fino a che non si addormentarono entrambi.
 
 

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TO BE CONTINUED...

 

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Capitolo 9
*** Un nuovo pericolo chiamato: Dragone! ***


Eccomi con il capitolo nove.
Mi ripeto sempre dicendovi che vi ringrazio e spero che vi piaccia anche questo...
Aspetto sempre vostre recensioni per sapere come lo trovate...

Quindi...
BUONA LETTURA!!




°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°
 
 
 
Era pomeriggio inoltrato quando Ginevra si svegliò.
Si ritrovò da sola nel letto matrimoniale che verso mezzogiorno aveva iniziato a condividere con Thom.
Si allarmò subito nel non vederlo steso, iniziò freneticamente ad osservarsi attorno fin che non lo notò in piedi di fronte alla finestra.
Con estremo silenzio la semidea si alzò e si diresse verso di lui, si fermò alle sue spalle e poggio delicatamente la fronte sulla sua schiena nuda.
-Ben svegliata dormigliona!- ridacchiò lui restando fermo in quella posizione.
-Non sei più arrabbiato con me perchè sono qui?- domandò lei con voce tremante,
lui scosse il capo, -Certo che sono arrabbiato perchè sei qui. Non voglio ancora che tu combatta. Ma almeno siamo riusciti a dormire insieme per un paio d'ore...- sorrise ancora muovendosi appena in avanti in modo che la fronte di lei si staccasse dalla sua schiena in modo da potersi girare;
-Sul tavolo ci sono Nettare ed Ambrosia.- asserì lui con un cenno del capo, -Ne avrai bisogno se hai intenzione di tornare la fuori.- Ginevra annuì ed alzò lo sguardo verso il volto di lui,
-Ne hai più bisogno te!- un sorriso e un gesto del capo ad indicare al semidio che è obbligato a mangiare accompagnarono la frase.
Si sedettero insieme al tavolo, e mentre lui ingeriva veloce ciò che vi era nel vassoio lei ne prese solo un sorso e un pezzetto di entrambi.
Rimasero in silenzio, ma se gli sguardi potessero parlare, ci sarebbe stato molto rumore...
 
Come normale che è, entrò Percy a rovinare il tutto.
-Ci stiamo preparando...- era palesemente rivolto alla sorella, ma salutò anche Thom con un cenno del capo e se ne andò richiudendo la porta.
Ginevra rivolse lo sguardo nuovamente sul volto del figlio di Atena che stava sbriciolando l'ultimo pezzetto di Ambrosia nel pugno,
la tensione si sentiva nell'aria. La semidea si alzò e posizionandosi alle spalle di lui gli posò le mani sulle spalle.
Chinò il capo in modo da avere le labbra affianco all'orecchio sinistro di lui,
-Tornerò! E' una promessa!- sussurrò, di rimando lui le rispose solo baciandole il dorso della mano destra che ancora giaceva sulla sua spalla.
Non aspettò risposta alcuna, ed uscì dalla porta lasciandolo solo.
 
Le camere, che fino a quel momento erano state affollate da semidei e cacciatrici in cerca di riposo e cibo erano ormai vuote, rimanevano solo i feriti gravi.
 
Percy era all'ingresso ad organizzare le truppe e quando Ginevra lo raggiunse le sorrise debolmente.
L'armata di Crono si sentiva scalpitare per le strade mentre si avvicinava a loro.
Ed ecco che arriva e la battaglia inizia.
Le due parti diventano un unico e grosso miscuglio di mostri e semidei.
Ginevra combatteva da una parte mentre Percy si scaraventa con l'aiuto di Grover e degli altri spiriti della natura contro Iperione.
All'arrivo della scrofa gigante e volante il Titano della Luce era già diventato un acero e la semidea intravide il fratello saltare in groppa a Blackjack e seguirla nel tentativo di distruggerla.
La battaglia infuriava, e mentre giungeva la sera, l'esercito nemico non sembrava affatto avere intenzione di ritirarsi.
Ginevra ed Annabeth, che dopo essersi bendata la spalla tornò a forza a combattere contro il volere di Percy,
si ritrovarono più e più volte spalla a spalla o schiena a schiena, erano eccezionali a combattere insieme, aiutandosi a vicenda;
sembrava quasi che i loro movimenti fossero tutt'uno con un balletto,
erano in perfetta sincronia; una ruotava a trecentosessanta gradi e l'altra che le stava dietro si abbassava in modo che la spada colpisse chiunque fosse a tiro attorno.
 
Continuarono a lottare senza tregua per tutta la sera, indietreggiando piano piano verso l'Empire State Building; finalmente arrivarono i rinforzi.
Chirone a capo di cinquecento Party Pony arrivò in aiuto dei suoi ragazzi.
Finalmente il nemico si ritirò!
Percy fece ritorno dopo che la scrofa diventò polvere.
S radunarono tutti davanti l'Empire State Building, i feriti ora venivano sistemati su delle brandine nell'ingresso del palazzo.
 
Annabeth, Chirone e Ginevra stavano parlando di quello che si sarebbero dovuti aspettare nelle prossime ore. E il quadro non era molto felice.
Quando Percy raggiunse il gruppetto sembrava leggermente stranito, si girò a guardare Annabeth,
-Come stai?- domandò con tono preoccupato per la sua ferita, lei gli sorrise e gli rispose di sentirsi bene.
Si guardarono tutti intorno, la situazione non era delle migliori, erano poche le persone ancora in grado di combattere e i Party Pony erano ormai tutti ubriachi.
-Mamma!- la voce scioccata di Percy fece girare tutti di scatto.
La macchina di Paul era ferma sulla carreggiata della strada, e dentro Paul e Sally erano addormentati.
-Mamma!- appena Ginevra riconobbe la macchina si precipitò dietro a Percy;
-Dobbiamo toglierli da qui! Finiranno in mezzo alla battaglia!- la voce di Percy era disperata, ma per fortuna Chirone salvò, ancora, la situazione.
Lui, assieme ad un'altro paio di centauri spostò la macchina in un vicolo in modo da allontanarla dalla strada.
 
Annabeth dette un leggera gomitata a Ginevra e le fece cenno con il capo verso una direzione.
Alcuni mezzosangue che si erano ripresi erano usciti dall'hotel dove avevano alloggiato il girono prima ed avevano raggiunto il gruppo.
E tra loro vi era Thom.
Ginevra corse verso di lui, lo sguardo preoccupato e la spada che tintinnava al suo fianco.
-Che ci fai qui?! Devi riposare.- asserì lei quasi inferocita dal vederlo li in quelle condizioni,
-Calmati, mi sono ripreso. I medici di Apollo hanno fatto un ottimo lavoro.- rispose lui abbozzando un sorriso,
-Hey, se ti preoccupi cosi potrei pensare che ti interesso.- ridacchiò lui.
-Tua madre mi ucciderebbe se ci provassi con te!- ribatté lei con un sorrisetto,
-E tuo padre ucciderebbe me... Ma combatterei anche contro un Dio se ne valesse la pena.- l'ultima parte della frase la sussurrò in modo che solo lei potesse sentirla, e a quelle parole Ginevra arrossì di botto.
Thom se ne accorse ma non disse null'altro, si diresse solo verso una delle brandine vuote all'entrata dell' Empire State Building.
 
Non si poteva avere un momento di tregua, in quel momento un elicottero entrò il raggio d'azione dell'incantesimo di Morfeo,
e dopo che il pilota si fu addormentato l'elicottero minacciò di schiantarsi a terra.
Si svolse tutto molto velocemente, e Ginevra rimase scioccata, alla fine, nel vedere che Annabeth aveva pilotato l'elicottero fino a terra, salvando un'amica di Percy.
 
Ginevra corse veloce verso l'amica mentre il fratello aiutò l'altra ragazza a scendere dall'abitacolo dell'eliveivolo.
-Wow, Annabeth, sei stata fortissima!- la tenne su mentre la bionda rischiò di svenire ma riuscì a riprendersi.
Percy presentò Rachel alla sorella e poi insieme all'amica si allontanò per parlare.
Ginevra fissò Annabeth, capendo a prima vista che odiava a morte quella ragazza.
Quando Percy tornò da loro stava farfugliando qualcosa sul fatto che non era lui l'eroe, su un dragone e sui figli di Ares.
 
Il ruggito di un Dragone rimbombò tra i palazzi, tutti si girarono a guardare da dove provenisse.
Ed ecco che il Dragone comparve davanti ai loro occhi.
 
 

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°


TO BE CONTINUED...

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Capitolo 10
*** Un aiuto dall'oltretomba ***


Chiedo scusa se il capitolo precedente era troppo veloce, spero di rimediare con questo.
Ma posso assicurarvi che rimedierò con il capitolo finale. ^_*
Buona lettura, e grazie a chi recensisce e chi legge e chi addirittura mi scrive messaggi privati!!!
*________* GRAZIE!!!



*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°



Il ruggito del Dragone fece tintinnare le finestre dei palazzi.
Percy girò il capo a guardare Annabeth e successivamente guardo Ginevra.
Passò poi lo sguardo su quei pochi compagni che erano ancora in grado di combattere, e tutti erano scioccati o spaventati a morte.
In ultimo guardò Rachel, che terrorizzata annuì subito quando lui le ordinò di rifugiarsi all'interno dell'Empire State Building.
Semidei e centauri sguainarono le spade contro l'esercito di Crono che seguiva l'enorme Dragone ed ecco che la battaglia riprese.
Percy, Annabeth e Ginevra si scagliarono contro il Dragone.
Annabeth sfruttò il cappello dell'invisibilità che le aveva regalato la madre, e riusciva a prendere a sorpresa il mostro, ma non era abbastanza.
Sembrava quasi che i fendenti dei tre semidei gli facessero solo il solletico, e forse era anche cosi.
-Ucciderò Clarisse per il solo fatto che non è qui!- la voce di Annabeth veniva da chissà dove, era ancora invisibile,
ma alle sue parole Ginevra e Percy annuirono all'unisono completamente d'accordo con lei.
Tra le urla dei combattimenti sotto di loro e tra il rumore dei colpi delle spade contro le squame del dragone,
si riconobbe in avvicinamento, il rumore di urla di battaglia provenienti dal fondo della strada.
In un momento di distrazione Annabeth venne scaraventata giù dal dorso del mostro e Percy si precipitò in suo soccorso,
Ginevra scese seguendo il fratello alternando lo sguardo dal dragone alla via da dove venivano le urla che le parevano tanto familiari.
E fu cosi che poco dopo alla loro vista comparve Clarisse seguita dai suoi fratelli, tutti in tenuta da combattimento,
e subito senza fermarsi, continuò la corsa con la biga contro il dragone, in mano la lancia elettrica crepitante in punta pronta a colpire.
Gli altri figli di Ares, nel frattempo si portarono dritti sulla battaglia ad aiutare i pochi rimasti in piedi contro le fila nemiche.

Ginevra lasciò Percy ed Annabeth ad "aiutare" Clarisse e si diresse verso la battaglia, spada sguainata e menava fendenti a destra e manca,
trovandosi ben presto nella mischia; ci volle poco prima che fu circondata da semidei e dracene, menando ancora fendenti,
poco dopo si ritrovò schiena a schiena con qualcuno, e girando appena il capo si ritrovò dietro Thom.
-Tu non dovevi riposarti?- domandò la semidea mentre con lo sguardo sui nemici li respingeva e disintegrava,
-Avevi bisogno, e poi io sto meglio.- rispose di rimando lui con un lieve ghigno sul volto mentre, da bravo spadaccino qual'era, disintegrava dracene a tutt'andare.
I due combatterono schiena a schiena cosi come quando si allenavano agli inizi.
Erano imbattibili insieme.

Quando riuscirono a dividersi, Ginevra tornò verso il fratello per vedere come stava andando,
ma quello che si trovò davanti la confuse per qualche momento.
Una Clarisse senza la sua armatura stava uccidendo il dragone, Annabeth e Percy erano accucciati su una Silena sfigurata che indossava l'armatura della figlia di Ares.
La semidea si avvicinò al fratello, ma rimase indietro di qualche passo, senza dire nulla.
Il dragone stava rantolando dopo l'ultimo colpo di Clarisse che ora, dopo aver guardato il mostro accasciarsi a terra, si dirigeva verso il corpo moribondo di Selena.

Ginevra rimase ferma li, mentre Selena confessava di essere lei la spia di Crono.
Subito dopo morì tra le braccia dell'amica Clarisse che si precipitò come una furia sull'esercito che stava prendendo il sopravvento.
Percy si alzò e si diresse all'interno del palazzo, diretto verso l'ascensore, seguito da Annabeth e dalla sorella.
Insieme, nel più totale silenzio salirono al seicentesimo piano; Percy in mezzo alle due semidee e la musichetta di accompagnamento che stava per far saltare i nervi a tutti e tre.
Le porte dell'ascensore si spalancarono e i tre corsero dritti verso l'Olimpo.
Nella corsa si guardarono attorno, non c'era nessuno tra le strade e nei parchi attorno alla grande sala dorata.
Ginevra inarcò le sopracciglia quando vide Percy dirigersi al trono del padre, -Che hai in mente?- domandò lei,
ma non ricevette risposta, a fatica il fratello salì sul trono e subito la voce del padre tuonò nella sala.
Le due semidee rimasero nel più totale silenzio mentre Percy e Poseidone discutevano e quando Percy scese dal trono e si diresse verso di loro stava fumando, letteralmente.
-Sei un cretino Jackson.- lo ammonì la sorella, lui annuì, -Ma tutti ascoltano questo cretino... Jackson.- rispose lui sorridendo con un sorriso da pesce lesso.
-Siete proprio fratello e sorella.- Asserì Annabeth mentre tutti insieme ripresero la strada verso l'ascensore.

Tornati ai piedi del grattacielo la situazione era chiara, Crono stava avanzando e le resistenze erano minime,
quei pochi rimasti in piedi erano stanchi e troppo pochi per respingere l'esercito del titano.
Crono si sente con la vittoria in pugno, ma non era ancora detta l'ultima parola.
La terra sotto i piedi dei due eserciti iniziò a vibrare ed ad emettere una specie di ruggito;
l'asfalto si spaccò e da li fuoriuscirono Nico e suo padre Ade sulla sua biga, insieme a Persefone e Demetra.
Dietro di loro, l'esercito di morti viventi di Ade si lanciò contro i mostri di Crono e la battaglia riprese.




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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 11
*** Vittoria e ricompense ***


Scusate per la lunga assenza, ma eccomi nuovamente.
Ecco a voi il penultimo capitolo di questa fanfiction che sta volgendo al termine.
Spero vi piaccia e ringrazio di cuore chi mi segue e chi recensisce con tanta dolcezza.
 
Buona lettura!!
 
 
 
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L'arrivo del Dio dei morti rompe l'incantesimo di Morfeo.
Il suo incantesimo ora aveva effetto solo sul perimetro dell'Empire State Building.
Le persone che fino a poco prima erano addormentate a terra ora stavano risvegliandosi e le urla di paura iniziavano a sentirsi ovunque.
Percy, Annabeth e Grover erano rimasti rinchiusi nel perimetro che ancora era sotto l'incantesimo. Ginevra invece si stava ritrovando con la madre e con Paul fuori da quell'area.
Quando lei si rese conto di ciò che era successo girò il volto verso l'Empire State Building, dove all'ingresso vide Percy e poco lontano Crono che avanzava,
fece cosi segno al fratello di muoversi a salire e di salvare l'Olimpo.
 
Percy, insieme ad Annabeth e Grover scomparvero ben presto nell'ingresso del palazzo e lei rimase li fuori, al fianco della madre e degli ultimi compagni rimasti.
Sally e Paul si davano da fare, recuperando le spade dei caduti e combattendo con quelle, mentre l'esercito dei morti era davvero forte , e averlo dalla loro parte era quasi una boccata d'aria.
-Spero che tuo fratello riesca a finirlo. Sennò la fine verrà per noi!- asserì Thom che era arrivato, tra un combattimento e l'altro, al fianco di Ginevra.
-Lo spero anche io.- rispose lei tra un fendente e l'altro.
 
Il combattimento era ormai nel pieno e Ginevra si era allontanata da dov'era prima.
I mostri delle forze nemiche erano ormai ridotte e in continua scomparsa.
Poco lontano, vide sua madre e Paul, che tra un mostro e l'altro lanciavano un'occhiata al tetto del palazzo per vedere se vi era un qualche segno di vittoria.
Un sonoro tonfo fece tornare Ginevra con lo sguardo davanti a se.
Thom era stato scagliato a una decina di metri da un segugio infernale che ancora non era morto.
Senza pensarci troppo Ginevra vi si scagliò contro, la spada puntata davanti a se per trafiggere il mostro.
Quando la lama penetrò nella pelle e nella carne del mostro, subito iniziò a dissolversi in una nube giallastra.
-Stai bene?- domandò avvicinandosi a Thom che ancora era disteso a terra dolorante.
Lui annuì cercando di rimettersi seduto tra una smorfia e l'altra.
 
In quel momento, l'Empire State Building si illuminò di azzurro, e da qualche parte, tra la folla di morti, centauri e semidei un urlo si levò mentre tutti ammutolirono.
Ginevra sorrise chinando il capo e scuotendo la testa.
-Abbiamo vinto.- sussurrò mentre rialzando il volto incontrò lo sguardo di Thom.
Lui si lasciò cadere a terra, stendendosi sull'asfalto e tirando un lunghissimo sospiro di sollievo.
-Finalmente è finita!- borbotto sospirando.
 
Passarono un paio d'ore prima che tutto tornò alla normalità, o pressappoco.
Quando gli Dei ripresero il loro posto sull'Olimpo, dopo la battaglia che si era conclusa, tutti si radunarono li, assieme a loro.
Quando Zeus annunciò che era il momento delle premiazioni per chi aveva mostrato devozione e coraggio tutti si zittirono.
Tyson fu il primo ad essere premiato e venne nominato capo delle guardie dell'Olimpo;
Annabeth coronò il suo sogno e diventò l'architetto dell'Olimpo;
Grover diventò capo dei satiri.
Quando fu il turno di Percy e gli venne proposta la possibilità di diventare un Dio immortale,
Annabeth sobbalzò e strinse il braccio di Ginevra che era accanto a lei, -Calmati... stai tranquilla.- le disse l'amica prendendola per mano.
Percy rifiutò il dono che gli era stato proposto, chiese invece agli dei di impegnarsi a riconoscere tutti i loro figli mezzosangue entro i tredici anni, compresi i figli degli dei minori.
Chiese l'amnistia generale per il tradimento per tutti gli dei minori schieratesi dalla parte di Crono (Nemesi, Ecate, Morfeo, Giano, Ebe e Pomona) e per tutti i figli dei Titani (come Calipso);
e chiese che gli altri dei minori come Eolo o Estia avessero più considerazione nell'Olimpo ed anche Ade avrà un trono sull'Olimpo e una casa al Campo Mezzosangue per i suoi figli.
Annabeth tirò un sospiro di sollievo quando Percy tornò vicino a loro.
-Ginevra Jackson.- la voce di Zeus tuonò, -Avvicinati.-
Un pò titubante la semidea si avvicinò, fermandosi davanti al trono di Zeus.
-Tu hai lasciato il regno di tuo padre per salire in superficie, ignorando ogni vincolo.- continuò il dio.
Thom non riuscì a rimanere in quella sala, sicuro che Ginevra sarebbe stata rimandata nel regno di Poseidone.
Non disse nulla e senza farsi vedere si defilò, uscendo dall'Olimpo e prendendo l'ascensore; una volta arrivato al piano terra prese il primo taxi diretto alla Collina Mezzosangue.
-Hai uno spirito ribelle come tuo fratello.- Zeus parlò ancora, -Quindi immagino che hai qualcosa da dire.- finì, restando in silenzio ad aspettare.
Percy guardò Annabeth e Grover, erano tutti e tre in trepidante attesa di sapere cosa sarebbe successo.
Annabeth girò lo sguardo a cercare Thom, ma non lo trovò e scosse il capo.
-Si, ho qualcosa da dire.- annuì la semidea, -Per quanto voglia bene a mio padre, e per quanto io sia stata bene in questi anni con lui...- girò lo sguardo a guardare Poseidone,
lui le sorrise come a volerla incoraggiare, -...mi piacerebbe rimanere qui. Vorrei conoscere meglio Percy e mia madre.- fece spallucce poi,
restando ad osservare il dio del cielo ed aspettando una qualsiasi reazione.
Lui la guardò da capo a piedi, portò poi lo sguardo sugli altri dei seduti li attorno,
annuirono tutti e alla fine anche lui disse la sua, -E sia. Puoi rimanere sulla terra.- Zeus espresse il suo verdetto.
Ginevra sorrise e sospirò, tornando di corsa verso Percy che allargò le braccia richiudendole dietro la schiena della sorella che invece circondò con le braccia il collo di lui.
Annabeth, Grover e perfino Tyson applaudirono, e per l'occasione, anche il dio del mare si scompose applaudendo a quella scena.
 
Finiti gli applausi ci furono grossi festeggiamenti per le strade dell'Olimpo.
Chi ballava, chi mangiava, chi rideva e scherzava.
Gli dei avevano preso sembianze umane per poter passare quei pochi momenti con i loro figli e tutti sorridevano.
Annabeth, dopo aver lasciato sua madre che parlava con Percy cercò Ginevra.
-Hey, congratulazioni. Quindi ci vedremo più spesso.- disse avvicinandosi alla mora che era seduta sopra una panchina di cemento a sorseggiare una bibita.
Ginevra si girò a guardare l'amica che si stava sedendo accanto a lei, -Ti romperò le scatole tutto il tempo.- rise la mora dando una piccola spallata alla bionda,
-Senti, hai visto tuo fratello?- la domanda le uscì spontanea.
-E' scomparso quando Zeus ti ha chiamata davanti a lui, credo sia tornato al campo.- rispose Annabeth, -Ma tranquilla, quando torniamo la lo potrai cercare.- concluse lei sorridendole.
 
I festeggiamenti andarono avanti per un paio d'ore e quando fu ora di tornare al campo, i semidei rimasti vennero caricati sui furgoni con i quali erano arrivati.
 
Arrivati al campo, Ginevra corse subito a cercare Thom nella casa di Atena, ma lui non era li.
 
 

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TO BE CONTINUED...

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Capitolo 12
*** E tutti vissero felici e contenti! ***


Eccomi.
Questo è l'ultimo capitolo.
Spero possa soddisfare ogni vostra prospettiva di come potesse finire!
Spero vivamente che vi piaccia.
UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO SEGUITO FINO A QUESTO ULTIMO CAPITOLO,
GRAZIE A CHI HA RECENSITO, HA CHI HA SEGUITO,
HA CHI A MESSO LA STORIA NEI PREFERITI E ANCHE SOLO A CHI L'HA LETTA!
 
Alla prossima...

BUONA LETTURA!!
 
 
 
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Quella sera, Ginevra lasciò Annabeth e Percy alla mensa e andò a cercare Thom.
Lo cerco alla casa di Atena, ma lui non c'era e nessuno sembrava averlo visto.
Quando arrivò al laghetto delle canoe, una voce le parlò nella testa.
*Ginevra, tesoro.*
La voce era quella di suo padre.
Di colpo la semidea si girò a cercarlo, ma non era li.
Sospirò.
L'acqua al centro del laghetto iniziò a ribollire e poco dopo Poseidone emerse in tutta la sua grandezza mortale.
Camminò fino a raggiungere la riva del laghetto e sorrise alla figlia.
-Padre.- sussurrò lei avvicinandosi al dio.
Lui le sorrise ancora e l'avvolse in un abbraccio.
-Figlia mia. Vederti crescere è stato un vero onore e piacere.- la sua voce era calda e rassicurante,
-Sono felice che passerai del tempo con Percy, saprete sostenervi l'un l'altra.- la strinse a se.
-Mi mancherai papà.- asserì lei con voce malinconica.
-Anche tu mi mancherai. Ma potrai venirmi a trovare quando vuoi.- rispose lui, sciogliendo l'abbraccio,
allontanando la figlia e tenendole le mani sulle spalle, abbassando lo sguardo a rassicurarla.
Lei annuì.
Mentre padre e figlia parlavano, poco lontano Thom stava camminando.
Si fermò dietro un albero, restando a guardare la scena.
Era convinto che Ginevra sarebbe andata via con il padre, ma quando vide Poseidone scomparire tra le acque senza la figlia, mosse qualche passo in avanti.
-Non te ne vai come l'altra volta?- domandò lui fissando lo sguardo su Ginevra.
Lei di colpo si girò a guardarlo, -Thom!- asserì lei muovendo qualche passo verso di lui, lo osservò, era ancora malconcio.
Quando lei si mosse verso di lui, come in un'azione difensiva lui si mosse all'indietro.
-Ma che?- domandò Ginevra.
-Non torni nel regno di tuo padre?- domandò ancora lui.
Lei rimase scioccata, -Cosa te ne frega?! Mi stai lontano come se avessi la peste. Che ti importa se resto o me ne vado?!- urlò contro di lui,
le lacrime che aveva trattenuto quando aveva salutato il padre ora iniziavano a scendere rapide lungo le sue guance.
-Non è vero.- asserì lui senza troppa convinzione.
Ginevra singhiozzò, -Comunque sono riuscita ad avere il permesso di Zeus di rimanere al campo. Ma tu lo sapresti se non te ne fossi andato.- detto ciò,
la semidea, prese a correre, diretta alla capanna numero tre.
In lontananza si sentirono delle grida, provenienti dal padiglione della mensa.
Ginevra ci fece poco caso, ma le sembrò di sentire il nome di Annabeth e quello di Percy, ma lo ignorò alla grande.
Sentito ciò che lei disse riguardo al restare al campo, se la vide sfrecciare accanto.
Ci mise qualche secondo a connettere, tutte le botte che aveva preso durante la battaglia erano ancora vivide dentro di lui.
Ma quando si rese conto che lei non se ne sarebbe andata le corse dietro.
Erano a pochi metri dalla capanna numero tre quando lui la raggiunse, l'afferrò per un polso e la tirò a se.
In un primo momento lei cercò di liberarsi, Thom senza tanta fatica passò la mano destra dietro la nuca della semidea e la sinistra rilasciò il polso di lei e la posizionò dietro la sua schiena.
Ginevra smise di divincolarsi, Thom avvicinò il volto a quello di lei e la baciò.
 
Dietro di loro le urla si fecero più sonore e vicine mentre una folla di semidei, tra cui anche Clarisse,
portava in trionfo Percy ed Annabeth che si tenevano per mano e li buttarono nel laghetto delle canoe.
 
Ginevra e Thom rimasero cosi, lei passò le braccia dietro il collo di lui.
Passarono secondi e minuti interminabili, e quando si staccarono da quel bacio poggiarono la fronte l'una contro l'altra.
-Sono uno stupido. E' vero, ti ho evitata. L'ho fatto perchè quando te ne sei andata è come se mi avessi ucciso. Ma ora sei qui, e ci rimarrai.- la sua voce era dolce, calma e profonda.
-Chi mi schioda da qui ormai!- rise lei, poggiando il capo contro la spalla di lui e nascondendo per un momento il volto nell'incavo del collo di lui.
Thom la strinse, -Ah, si. Nessuno ti porterà via da me!- asserì lui dolce.
Staccandosi da quell'abbraccio si scambiarono qualche sguardo venendo poi interrotti da un gruppetto di semidei che si stava avvicinando.
 
-Hey, facciamo fare un bagno anche a loro due!- urlò Clarisse.
Thom e Ginevra fecero in tempo solo a guardarsi un momento prima che anche loro furono alzati e portati al laghetto delle canoe e lanciati in acqua.
Anabeth e Percy, dopo averli visti e riconosciuti tornarono in superficie. Le due semidee si guardarono per qualche secondo,
capendosi senza parlare e si abbracciarono finendo un paio di volte sott'acqua.
 
Quella sera il coprifuoco non c'era.
Quella sera era di festa.
Crono era stato sconfitto.
Percy ed Annabeth, Thom e Ginevra stavano insieme e nessuno li avrebbe divisi.
Alla fine dell'estate, Annabeth torno a New York con Percy, Ginevra decise di rimanere al campo ad aiutare con i nuovi arrivati.
 
Tutti erano più felici!
 
 

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The End

 

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