Death passion.

di DansUnReve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora una volta. ***
Capitolo 2: *** Massacro. ***
Capitolo 3: *** Ci vuole tempo. ***
Capitolo 4: *** Trambusto. ***
Capitolo 5: *** Braccialetti. ***



Capitolo 1
*** Ancora una volta. ***


La storia è inventata. Non ha nessun tipo di riferimento alla realtà. Avvertimento: ci sono scene accenni a scene di sesso e di violenza. Non si scende nei particolari. Prego chiunque possa dar fastidio questo tipo di argomenti di abbandonare la lettura e trovare qualcosa di più leggero.

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Il letto era disfatto, le coperte erano macchiate da una larga macchia di sangue. Sophie se ne stava seduta al bordo del letto fumando una sigaretta. Era il suo modo di rilassarsi. Aveva appena ucciso un altro di quei maiali. Il pugnale era penetrato dolcemente nel suo petto. Proprio come lui era penetrato nel suo corpo. Quasi la divertiva questo gioco. Fare sesso e poi uccidere il proprio amante. E ovviamente, alla fine gli staccava la parte del corpo che in vita gli sarebbe stata più a cuore.

Questi porci se lo meritano. Dovrebbero morire uno dopo l'altro. Farò in modo che avvenga, avrò la mia vendetta.

Sophie ripensò a quando era successo: aveva quindici anni, quando un uomo grosso e barbuto l'aveva portata in un vicolo e l'aveva stuprata. Lui la sovrastava come un mostro, come l'uomo nero di cui tutti i bambini hanno paura. Lei con i suoi capelli lunghi e rossi, una ragazza smilza e spaurita. Non aveva smesso di piangere per tutto il tempo. Il dolore era stato allucinante. Alla fine era stata abbandonata in quel vicolo buio con gli occhi rossi e la minaccia che, se non avesse taciuto, le sarebbe capitato qualcosa di ben peggiore.

Si volto a guardare il letto. L'uomo era nudo e disteso scompostamente. Il puzzo di sangue che c'era nella stanza stava diventando pesante. Sophie respirò a fondo.

Questo è il piacere più grande.

Era tempo di andare. Nonostante la polizia non fosse ancora stata in grado di trovarla, non era bene soffermarsi in un luogo per troppo tempo.

Non capisco questo desiderio di sbattermi dentro. Quelli che uccido sono tutti delinquenti. Sto solo cercadno il modo di non sovraffolare le carceri.

Si vestì lentamente, guardandosi allo specchio e seguendo le linee del suo corpo. Era un fisico perfetto il suo. I seni piccoli, ma sodi; la pancia piatta; le gambe lunghe e magre. A volte avrebbe voluto un marito che le ripetesse quanto era bella, ma il dolore per il suo passato le impediva di essere felice. Avrebbe continuato per quella strada, finché non l'avessero fermata.



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Capitolo 2
*** Massacro. ***


Tre settimane dopo.



Sophie se ne stava seduta tranquillamente sulla panchina, con il caffé ancora bollente tra le mani. I capelli venivano scompigliati dal vento e alla luce del sole si accendevano di mille riflessi. La giornata, nonostante fosse bella, era gelida e la donna si ritrovava costratta a indossare un enorme sciarpone di lana, in cui affondava la faccia. Aveva cambiato seto e città dall'ultimo omicidio, e questa, doveva ammettere che non le dispiaceva. Alzò gli occhi al cielo, per sbirciare la piccola striscia azzurra tra i grattacieli. Ricordò che una volta aveva pensato di voler trovarsi una casa in campagna o al mare, dove poter vivere tranquilla. Nella sua adolescenza, aveva desiderato di avere un bel matrimonio in bianco, due bambini da crescere e una casa da rassettare in attesa che suo marito tornasse a casa la sera dal lavoro. Banale, ma bello, sicuro. Poi tutto era cambiato. Lei non era più quella ragazza semplice. Lei era la donna dai sogni infranti. Campane di cristallo, gettate a terra, che non suoneranno mai più la loro melodia. Una lacrima le rigò la guancia. Scosse la testa e si porto il caffé alle labbra. Il calore della bevanda le si diffuse in corpo e si sentì un po' meglio.

Sciocchi ricordi; ma è giusto non dimenticare. Se sto facendo tutto questo è grazie al mio passato.

Di colpo uno schianto le rimbombò nelle orecchie. Sophie si voltò a guardare. Poco lontano da lei c'era una gioielleria da cui stavano uscendo due figure incappucciate. Erano armati e sulle spalle portavano degli zainetti, che, anche da quella distanza si sarebbero detti pesanti. Da come li tenevano stretti, si intuiva che, certamente, non ci fossero dolcetti e caramelle lì dentro. Sophie si alzò lentamente sorridendo.

Che colpo di fortuna.. Iniziavo ad annoiarmi.

In lontananza iniziavano a sentirsi le sirene della polizia, mentre i due malviventi, se la stavano già dando a gambe. Senza pensarci due volte, la donna li seguì.

Questa volta ci saà da divertirsi. Sarà un massacro.



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Capitolo 3
*** Ci vuole tempo. ***


Okay, Okay! Sappiate che questo capitolo sarà un po' noioso. Però, ehi, ci voleva! Nella vita reale non accadono i miracoli. Anche se non è molto reale o anche minimamente verosimile questa storia.. Daaaai, abbiate pietà di me!



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Seguire i rapinatori non era stato facile per Sophie, ma alla fine aveva scoperto dove si nascondevano. Era un piccolo hotel, una bettola lasciata al suo destino nella periferia di quell'enorme città. C'erano poche finestre aperte e ciò le fece pensare che erano pochi anche quelli che vi soggiornavano. Poi pensò che più probabilmente quel posto dava a tutti i malviventi un luogo dove potersi nascondere. Non scese dalla sua auto, che aveva usato per pedinare i due uomini, perché la strada era troppo deserta e una donna lì in mezzo da sola era piuttosto strana. Poi ripensò alle prostitute che aveva visto al fondo della via, così prese una decisione: si sarebbe appostata davanti a quell'hotel, fingendo di vendere il suo corpo. Così facendo, avrebbe scoperto gli orari dei due e avrebbe capito quando compiere l'omicidio. Voleva prenderne uno alla volta. Purtroppo erano sempre due uomini e lei una sola donna. L'avrebbe sovrastata con la loro forza.

Odio sentirmi debole. Maledizione!

Non era quello il momento di perdere le staffe. Si ricompose, il rimescolio allo stomaco smise di darle fastidio e il silenzio le calò sul cuore e sulla mente. Si rinfilò in macchina e la mise in moto. Stava calando la sera e doveva trovare un posto per mangiare e dormire. Il giorno seguente avrebbe cominciato a lavorare seriamente. Non aveva paura che i due abbandonassero l'hotel, poiché per loro andarsene in giro, con la polizia che ancora li cercava dal primo pomeriggio, durante il quale avevano fatto il loro colpo, non era certamente sicuro. Sarebbe tornata la mattina dopo.

Non andrete da nessuna parte. Ho deciso che sarete miei, che farete parte della mia collezione. Sarete uno dei pezzi più importanti. Due in una volta, mica male, eh?

E così fece. Alle sei era davanti a quella sottospecie di ostello, davanti al quale erano piazzati dei bidoni della spazzatura. Non scaturivano un buon odore, e per Sophie quella 'missione' iniziava davvero a diventare disgustosa. Quella mattina portava degli abiti succinti: una canotta aderente e trasparente che lasciava ben poco all'imaginazione, la minigonna che le arrivava all'inguine, il tacco vertiginoso. Tutto coronato da un trucco pesante, ma che ben si adattava ai panni che portava. Andò avanti per tre giorni così. E per tre giorni memorizzò tempi di uscita e di entrata di qualunque cliente. Soprattutto dei due che le interessavano. Quegli idioti non si erano accorti di essere seguiti e ovviamente si erano cambiati in auto prima di rientrare all'hotel, per non dare nell'occhio; ma così facendo Sophie aveva visto le loro facce.

Sciocchi. Avete segnato la vostra condanna a morte.

Fremeva dal desiderio. Ogni volta che vedeva uno di loro tremava dall'impazienza, si passava la lingua sulle labbra già pregustando quello che sarebbe successo. Pensava alla soddisfazione di affondargli la sua lama nella carne; Al vedere gli occhi di lui colmi di stupore e terrore; al sentirlo dimenare sotto al suo piccolo corpo mentre lei gemeva dal piacere. A volte era proprio divertente quello che faceva, alcuni le davano la soddisfazione che cercava. Ma quell'appagamento effimero non bastava. Come una mantide religiosa, alla fine dell'atto, uccideva il proprio partener.

Poi arrivò il giorno.


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Capitolo 4
*** Trambusto. ***


Entrare in quello squallore d'hotel non fu difficile. Il locandiere, un uomo grasso e puzzolente, non fece nemmeno caso a lei, probabilmente pensado che fosse stata chiamata per tenere compagnia a uno dei suoi clienti. Sophie, infatti, non si era cambiata d'abito. Aveva pensato che così sarebbe stato più facile adescare il primo malvivente, mentre il secondo era fuori. Si diresse decisa alla camera dei due e bussò. qualcuno da dentro le rispose con un grugnito, che sembrava un invito ad entrare. Arpì piano la porta e si trovò davanti un uomo sulla trentina con la barba sfatta i capelli lisci ma non troppo lunghi e gli occhi scuri, profondi come due pozzi.

-Tu saresti..?
Le chiese questo guardandola, maliziosamente.
-Servizio in camera.
-Oh, certo! In questo posto hanno anche quel tipo di servizio? Forse non mi dovrei aspettare di meno da un posto del genere. Comunque sia io non ho richiesto niente.
Si era preparata ad una risposta del genere, anche se l'aveva lasciata spiazzata.
-Be', ma io ormai sono quì. Può offrire la casa..

L'uomo la guardo per qualche secondo. Infine si morse il labbro e le si avvicinò, cingendole i fianchi.

Alla fine è stato facile. Ora ti farò provare un piacere immenso.. E poi morirai. Sarà un piacere per me. Infondo non sei niente male

In poco tempo i due si ritrovarono seminudi sul letto e proprio mentre Sophie si stava togliendo i pochi vestiti che le
rimanevano e controllava che il coltello, all'interno del giubotto, fosse a portata di mano, non si accorse che lui stava inviando un messaggio. Rotolarono nel letto, avvinghiandosi l'uno all'altra. I baci si alternavano ai morsi, mentre lui entrava e usciva dal corpo di lei. Sophie emetteva dei piccoli gemito compiaciuta mentre lui rideva, divertito. Con una mano lei, mentra si trovava sopra, iniziò a cercare il pugnale. Lo trovò con facilità e lo impugnò.

Stava per colpirlo, quando la porta si aprì con uno schianto. Il colpo di Sophie deviò e la lama penetrò nel braccio dell'amante. Poi tutto fu solo trambusto e lei precipitò in una grande confusione.



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Capitolo 5
*** Braccialetti. ***


L'uomo, con il coltello nel braccio lanciò un urlo di dolore.
-Puttana!
La insultò, mentre altre quattro braccia la trascinavano lontano.

Cosa diavolo..?

Ma non ebbe il tempo di finire il suo pensiero. Una donna, dai capelli corti e neri, le gettò addosso il lenzuolo affinché si coprisse. Poi soccorse l'uomo che Sophie aveva ferito, che nel frattempo si era rimesso i pantaloni.
-Come stai?
Chiese preoccupata.
-Tutto bene, ma adesso fatela vestire e portiamola via.
La guardava con occhi di fuoco e un pizzico di malizia.
Gli uomini che l'avevano sollevata di peso dal letto, adesso la stavano facendo alzare. La donna l'aiutò a vestirsi e adesso poteva vederla meglio. Era sulla trentina come lei, ma la durezza sul suo volto le dava un tocco di maturità e tristezza che avevano colpito Sophie. Sembrava avesse sofferto almeno quanto lei.

Chi sono questi e cosa vogliono da me?!

Si era ripresa dallo stupore iniziale, e aveva iniziato ad agitarsi, come una fiera ferita. Digrignava i denti mentre, inutilmente, cercava di graffiare i due che la tenevano ferma. La donna le sia avvicinò e le mollò uno schiaffo, e per tutta risposta Sophie le sputò. Quella esplose in una fragorosa risata.
-Sai, mi fai quasi pena! Guarda un po' cos'ho qui per te.. Un piccolo regalo, un gioiellino.
E così dicendo tirò fuori un paio di manette dalla tasca interna della giacca.
-Carini come braccialetti, non credi?
Sophie era allibita.

La polizia? A cosa sono arrivati, pur di fermarmi!

Questa volta fu lei a scoppiare a ridere, senza riuscire a fermarsi.
-Ingegnoso.. Non pensavo poteste arrivare a tanto pur di fermare un unica donna. Come storia è davvero inversimile! Davvero, non ci voglio credere.
E mentre parlava continuava a ridere.
-A mali estremi, estremi rimedi. Per cui hai davvero poco da ridere.
-Ah sì? E sul rapporto cosa scriverete? Arrestata mentre si stava sbattendo l'agente X. Non ci credo!
La ginocchiata allo stomaco arrivò inaspettata. Mozzò il fiato a Sophie, che si accasciò a terra.
-Non sei l'unica ad aver sofferto. Ma a differenza tua, c'è chi ha capito che farsi giustizia da soli è inutile.
Con queste parole Sophie fu trascinata via.

Giustizia da soli. Volevo solo una vita normale, in una casa normale, con un marito e due figli. Ma mi hanno tolto tutto quando ancora ero nel pieno dei miei anni.

Fine.


Era un esperimento, e a dire la verità il finale non piace per niente neanche a me.. Fatemi sapere se vi è piaciuta la storia. Recensite in tanti! Grazie per aver letto!

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