should i stay or should i go

di _Infinite_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** ottavo capitolo ***
Capitolo 9: *** nono capitolo ***
Capitolo 10: *** decimo capitolo ***
Capitolo 11: *** undicesimo capitolo ***
Capitolo 12: *** dodicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** tredicesimo capitolo ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***




Apro gli occhi lentamente. “dove sono ??”. oh, ma certo. sull’aereo di ritorno. Sto tornando a casa, a Londra, e mi sono addormentata. Durante le vacanze mia madre mi obbliga a tornare in Italia a trovare i miei vecchi compagni e mio padre. Si, mio padre. Quel genio che ha deciso di restare in Italia per lavoro. preferisce il lavoro alla famiglia. Quindi io e mamma stiamo qui in una villa a due piani con tre stanze, due bagni, una cucina e un salotto. Tre stanze. una per mamma e due per me; sono unite. E hanno tre letti, uno per me e gli altri per le mie amiche che stanno venendo a vivere con me. I loro genitori glielo hanno permesso solo quest’anno -io vivo qui da tre anni- quando sono diventate maggiorenni. Hanno fatto le valigie, hanno preso con me l’aereo e sono venute a vivere da me. Ce lo eravamo promesse. Vedere i nostri vecchi amici mi ha fatto bene, ci siamo divertiti insieme.

Jessica è una tipica ragazza. ok, non è vero per niente. Ha dei lungi capelli biondi e dei grandi occhi azzurri, non è ne alta ne bassa, giusta. Ha un carattere molto dolce ma quando vuole è decisa e forte, ride tanto ed è molto simpatica, è una buona amica. Ebbie invece è diversa, ragazza tranquilla e che studia tanto. bugia, di nuovo. è la ragazza che ride tutto il giorno, piange poco e fa la matta con tutti. Giusta anche lei di altezza, con capelli corti, mossi e castani e due grandi occhi color nocciola. Ha un carattere molto allegro ma sa essere seria quando ce n’è bisogno. mi capisce sempre. Loro sono le mie due amiche. Ci capiamo alla perfezione anche se abbiamo caratteri molto diversi una dall’altra.
Io sono April. Capelli color castano scuro, occhi verdi e abbastanza alta. Ora siamo arrivati all’aereoporto di Londra.

 

spazio autrice:

Ciao bellissimi! Che ne pensate come inizio? Spero vi piaccia c: magari lasciate una recensione? Grazie mille se lo fate.

 

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Capitolo 2
*** secondo capitolo ***




 


Scendiamo, chiamo un taxi che arriva pochi minuti dopo. Arriviamo davanti a casa, è una normalissima villetta inglese a due piani, con un prato curato e una cassetta della posta davanti al cancello. Una cucina, due bagni, tre camere e un salotto. Prendiamo le valigie dal bagagliaio e le appoggiamo davanti alla porta. Suono il campanello. Sento qualcuno scendere le scale e poi mamma apre la porta. è una donna bassetta, con lunghi capelli neri e ricci. è una persona piuttosto normale, cioè si è un po’ pazza ma è una brava donna. 

-Ehi tesoro- mi dice mentre mi abbraccia.

-Ciao mamma- rispondo mentre entro e butto la borsa sul divano -entrate ragazze-

Entrano anche loro e mettono le valigie in corridoio. 

-Grazie bella- dice Ebbie mentre bacia mia madre sulla guancia.

-Grazie mille- le fa eco Jessica baciando anche lei mia madre.

-Ragazze, niente complimenti. Siamo una famiglia ora- dice sorridendo. 

-Mamma noi andiamo di sopraa- dico urlando dalle scale.

-Prendete le valigie-

-Okkeyyyy- torno sotto, prendo la mia valigia e salgo le scale -venite ragazze- aggiungo.

Entro in camera nostra e mi butto sul letto. Prendo l’ipod e lo attacco nello stereo. 

-Metti qualcosa Jess- dico.

-Va bene- risponde mentre mette una canzone di Ed Sheeran, ‘A team’.

-Allora? che si fa il primo giorno a Londra?- chiede Ebbie.

-Si visitano i monumenti, Eb- rispondo.

-Dici sul serio?-

-Nahhh macchè- rido.

-AHAHAHA allora dove si va?- chiede Jess.

-E che ne so. ci facciamo un giro?- propongo.

-E dove?- 

-A vedere se c’è qualche ragazzo in giro?- dico ridendo.

-Sì, si può fare- risponde Eb.

-Allora, ci cambiamo?- propongo di nuovo.

-Si- dice Jess aprendo la valigia.

Apro l’armadio mentre loro aprono le valigie e ci mettiamo a cercare. Sta per iniziare l’estate quindi fa caldo...ok. Come mi vesto?

Alla fine io metto una camicia a quadri bianchi e blu aperta con una canottiera grigia sotto, un paio di jeans corti e un paio di stivaletti neri.
Jess mette una maglietta con la bandiera inglese, un paio di jeans corti, anche lei e delle converse blu.

Eb invece indossa una maglietta bianca a mezza manica, dei pantaloncini fucsia e delle converse bianche.

-MAMMAAAAA NOI USCIAMOOO- urlo scendendo le scale.

-OKKAYYY- urla lei dalla cucina -QUANDO TORNATEEE?-

-PER CENAA- rispondo.

-OK, BACI-

Apro la porta e usciamo. Finalmente silenzio.

-Tua mamma è un angelo. la mia mi farebbe il terzo grado- dice Jess.

Ridiamo tutte e tre. Poi chiamo un taxi e ci facciamo portare in centro.

 

Spazio scritriceeeee:

Allora come vi sembra? Lasciate una recensione *occhi cucciolosi*? Perfavoooree. Sappiate che vi voglio bene.

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Capitolo 3
*** terzo capitolo ***





 

-Allora ragazze. Io conosco già piuttosto bene il posto quindi...- dico con voce esperta imitando una prof. sapientina.

-Quindi...?- risponde Jess con voce da scolara annoiata.

-Quindi dove volete andare?- continuo.

-Wow. Conosci bene il posto insomma- dice ridacchiando Eb.

-Eddai. Ci sarà un posto che avete sempre voluto visitare a Londra. Insomma dai. Siamo a Londra. Londra!- dico alzando la voce e iniziando a girare su me stessa. i turisti e i passanti mi guardano male. Ma che importa?

-Da Harrods !!- dice Jess entusiasta.

-Sii è gigantesco- aggiunge Eb.

-E sicuramente c’è qualche ragazzo in giro- dico io.

-Ma tu pensi solo a quello?- chiede di nuovo ridacchiando Eb.

-Ehi, ho diciott’anni. A che devo pensare?- 

-Alla scuola forse?- dice lei.

-Stai scherzando vero? La finirò quest’anno e poi...- 

-Ad un lavoro allora-

-Ce l’ho un lavoro. Da Starbucks. Ora andiamo?- 

-Si, fai la cameriera il sabato e la domenica mattina bel lavoro. Andiamo- dice lei alzando gli occhi al cielo. ovviamente scherzava.

Iniziamo a camminare verso Harrods. 

-Lo volete un caffè ??- chiedo. silenzio totale -c’è lo Starbucks sulla strada-

-Va bene, tu prendilo. Però sei una drogata. Non fai che bere caffè- dice Jess, le lancio un’occhiata -e mangiare brioss calde- aggiunge.

-Allora mi aspettate fuori e io mi prendo un caffè?- dico un po’ seccata. Chi sono loro per giudicare la mia mania per il caffè?

-D’accordo ma non metterci troppo- risponde Eb.

Così mentre loro aspettano fuori io entro e mi metto in fila. Mentre aspetto il mio turno mi guardo intorno, è sempre lo stesso Starbucks. Quello in cui vengo ogni volta che sono in centro. I commessi sono simpatici. I clienti quasi sempre gli stessi. C’è un ragazzo nuovo però. Uno che spicca dagli altri, ma non perchè si vuol far notare. Proprio per il contrario. Beve il suo caffè, seduto infondo, con una felpa bianca e un cappello azzurro a visiera dritta che si intona perfettamente ai suoi occhi color cielo. Perfetti, è un biondino. Sui diciannove/venti anni. 

-April- mi richiama il ragazzo al bancone, a dire il vero il mio migliore amico.

-Eh?- dico e tutti si mettono a ridere.

-Ti ho chiamata già tre volte- dice sorridendo.

-Oddio scusa- dico imbarazzata -...ehm un caffè latte- 

-Certo- dice sorridendo e passando l’ordine alla compagna -è nuovo-

-Chi?- chiedo.

-Il biondino lì infondo- dice con aria da ‘guarda che lo so che lo fissavi’ -lo ho visto solo un’altra volta.-

-Oh, nuovo.- dico come se non m’importasse.

-Si, nuovo- ripete sottolineando diecimila volte la parola ‘nuovo’ come se non l’avessi mai sentita -Tieni, il tuo caffè. Sei sola?- 

-No, sono arrivate le mie due amiche dall’italia. Ora vivono con me- dico .

-Me le devi far conoscere-

-D’accordo, Zac- rispondo ridendo.

-Ah e devi sapere che il biondino è mio- dico ridendo sfacciatamente mentre pago il mio caffè -ci vediamo- urlo, poi esco di corsa perchè gli atri clienti già erano seccati.

-Eccomi-

-Alleluja- dice Eb -ma che stavi facendo?-

-Parlavo con il mio migliore amico-

-Quello sexy delle foto?- chiede.

-Si, proprio lui- rispondo con aria da ‘reginetta’ -ora andiamo-

Così iniziamo a camminare di nuovo. Ed eccoci arrivate davanti a Harrods. Prima di entrare mi giro un attimo, mi era sembrato di vedere un cappellino azzurro. Ma chissà quanti cappellini azzurri ci sono in giro per Londra.

 

spazio autrice: 

Allora belli, come vi sembra? Troppo oscuro alla fine? Tipo uomo invisibile? Ahahahahah, lol. Ora ci ho messo di meno a scrivere. Vi prego lasciate una recensione? *in ginocchio* vi pregooo. Ok, lol. Lasciate una recensione, per favore. Vi voglio bene c:

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Capitolo 4
*** quarto capitolo ***




 


Cerco di dimenticare il biondino misterioso e raggiungo Jess e Eb che già si guardano intorno meravigliate.

-Allora, come vi sembra ??- chiedo.

-Tipo...è gigantesco- dice Jess quasi urlando -ok...fa quasi paura-

ridiamo insieme.

-Allora che si fa?- chiedo mentre aspetto che finiscono di guardarsi intorno e chiudere la bocca.

-che si fa?- chiede Eb facendomi eco.

-Fame?- chiedo io.

-Un pochino- 

-Bene, si mangia- dico in conclusione.

-Ma perchè dobbiamo andare? siamo appena arrivate- dice lei con il faccino da cane bastonato.

-E chi ha detto che dobbiamo uscire?- dico iniziando a camminare

-Oddio, è fantastico-

-Vi ci abituerete ragazze, venite. su- dico aprendo la porta del solito ristorante.

Entriamo e chiedo di avere un tavolo per tre. ci sediamo.

-Che si mangia qui?- chiede Jess.

-Oh, di tutto. Solo ti sconsiglio la pasta e la pizza. Forse nemmeno il pesce ti conviene, se non fish and cips. Oh, si. è fantastico. Puoi mangiare anche crocchette di pollo. Ecco- dico esperta.

-Quindi fish and cips o crocchette di pollo?- chiede Jess.

-Ah, puoi mangiare anche un panino. Ecco, si- finisco.

-Basta?- chiede ancora.

-Ehm, si- 

-E perchè siamo venute qui se si mangia solo questo?- chiede un po’ delusa Eb.

-Perchè è l’unico posto aperto a quest’ora. Sono le 14- dice una voce che non apparteneva a nessuna delle tre. 

è il biondino. Ma che fa, mi pedina ?? Ahaha ok, no. Alzo gli occhi un attimo per guardarlo. Occhi azzurri perfetti, profondissimi e che sorridono. Proprio come il proprietario. Labbra perfette. Cappellino a visiera dritta azzuro pure quello, felpa bianca, jeans e Supra bianche. I nostri occhi si incontrano per un secondo poi lui infila le mani in tasca e esce. Io rimango a fissarlo un secondo...o due. Non so di preciso.

-Terra chiama April. Ci sei?- dice Jess muovendo le mani davanti alla mia faccia.

-Eh?- mi giro -oh, si. Ci sono. Allora, che mangiate?-

-Tutte e due fish and cips- rispondono in coro lei e Eb.

-Tre fish and cips allora- mi alzo per andare a fare l’ordine.

Mentre aspetto penso a chi potesse essere quel ragazzo misterioso. Se solo sapessi il suo nome...forse lo scoprirò. Magari torna allo Starbucks quando ci sono io di turno...prendo il cibo e torno al tavolo.

[...]

Finalmente usciamo dal ristorante e iniziamo ad incamminarci nei vari piani. 

Non eravamo ancora entrati da nessuna parte.

-Allora?- chiedo.

-Qui c’è un Abercrombie?- chiede Jess.

-Certo che c’è- rispondo -andiamo?- aggiungo.

-Andiamo- dice sorridendo Eb.

Dopo aver guardato tutte le vetrine degli altri negozi entriamo finalmente in Abercrombie. Appena le porte si aprono un forte profumo ci investe. Prima di prendere le scale mobili mi giro un’attimo. Uuna felpa bianca. “oh eddai. Tre volte in un giorno? è solo la tua immaginazione April. Sveglia!”

 

spazio autrice:

Ehilà c: senza fare nomi volevo dire che non mi importa se la protagonista sembra una bambina di dieci anni. Potete criticarmi e fare quello che volete. Accetto i consigli ma sappiate che scrivo così. Nessuno vi obbliga a leggere. 

Se vi piace (o anche no) lasciate una recensione c: baci.

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Capitolo 5
*** quinto capitolo ***


 




 

AVVISO IMPORTANTE: 

Ehi bellissimi c: allora. Dato che non ho i capitoli già pronti ma li devo scrivere ho scrittto che era una FF sui oned come cantanti (perchè non sapevo ancora cosa fare) e nella descrizione ho scritto che ci volevo cantare. Ora il problema è che mi è venuta l’idea e quindi niente più oned come cantanti ma come persone normali, non famose c: detto questo io spero che leggerete ancora la FF c: 

Inoltre ho anche deciso di usare alcuni consigli. Niente più minuscole dopo i punti e niente smileo faccine nel testo. E proverò a mettere solo un punto di domanda.

 

Ero ancora in confusione quando mi sono accorta che mi stavo inciampando nelle scale mobili. Cercando di non farmi notare troppo mi rimetto in piedi e mi metto a posto.

Alle ragazze scappa una risatina.

-Sto bene, grazie per averlo chiesto- sono un po’ delusa dalla loro ‘presa in giro’

-Oddio, amore. Ti è successo qualcosa?- dice Jess con un tono di finta preoccupazione nella voce.

-A parte il fatto che ho appena rischiato di morire inciampata su delle scale mobili e nessuno se ne è accorto. No, non è successo niente-

-Oh, per fortuna- conclude aggiungendo un sospiro di sollievo.

Alcune persone ci osservavano un pochino spaventate, non che ci importi chissà quanto. Continuiamo quindi a camminare nel negozio. Jess trova un paio di Jeans che le piacciono ed Eb una maglietta sul verde. Io niente, forse perché sono troppo assorta nei miei pensieri...

-Ehi, ci sei...April?- Jess mi sventola una mano davanti alla faccia.

-Eh? Oh, si ci sono-

-Sei così da tutto il giorno- continua.

-Così come?-

-Strana, sei...come se non fossi tra noi- spiega.

-Sono così perchè è tutto il giorno che vi devo dire una cosa...-

-Cosa ci devi dire?- si ‘intromette’ Eb.

-...- taccio, insicura se parlare o no.

-Sei incinta?- chiede preoccupata Eb, una minuscola ruga si forma sulla sua fronte.

-Macchè, sei matta?- 

-Con quel tono...non si sa mai- dice tirando un sospiro.

-Mmm- dico in tono di approvazione.

Passano alcuni secondi in silenzio. Gli occhi sono puntati su di me. Il silenzio viene spendo dal mio telefono che vibra, è un messaggio di Zac.

“Ehi cucciola, come sta andando?”

“Bene. Siamo all’Abercrombie. Sto per raccontargli tutto.” rispondo.

Aspetto qualche secondo.

“Buona fortuna cucciola. Ci si vede sta sera”

Metto a posto il telefono dopo aver sorriso un secondo

-Allora...ci dici che succede?- chiede Jess sbrigativa.

-Iomisonoiscrittaalleselezionidixfactor- le parole mi escono tutte d’un fiato.

-Puoi ripetere lentamente?- domanda ancora Jess.

-Io...io mi sono iscritta alle selezioni di x-factor- dico respirando ad ogni parola.

 

spazio autrice:

Allora? Ho scritto tutto bene? Speriamo di si. Scusate se non lo ho fatto lungo come volevate ma volevo un po’ di suspance. Sappiate che ho già il sesto capitolo pronto (amatemi lol). Aspetto le recensioni di tutte (sopratutto per il cambiamento di programma). Mi scuso ancora perchè  veramente corto :c e per il cambio. Vi amo. Recensite.

Ps. se mi cercate su twittah sono: @FuckYou_Haters_ c:

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Capitolo 6
*** sesto capitolo ***





 

-Cosa?- chiede Eb sbarrando gli occhi.

-Hai capito benissimo...- dico guardando il pavimento che in quel momento sembrava veramente bello. -Ho sbagliato secondo voi?- continuo.

-Ma cosa dici, hai una voce bellissima- dice Jess -E quando sarebbero le selezioni?- chiede poco dopo

-Tra quattro giorni- dico sorridendo.

Io ho sempre odiato la mia voce, a dire il vero. Mi sento stonata e....insomma fa schifo. Ma tutti dicono che è bella. Quindi perchè non provare? Anche se non passerò il turno ci avrò provato...

-comunque grazie tesoro- dico abbracciando Jess. Si aggiunge anche Eb e facciamo un bell’abbraccio di gruppo.

 

NIALL’S POV

 

Sono nell’Abercrombie e ancora mi sembra di vedere quella ragazza dappertutto. Mora, alta, occhi verdi, bellissima. L’ho vista prima al bar e poi al ristorante. Sembrava come se mi seguisse, ma forse lei pensa lo stesso di me. Ecco, di nuovo capelli mori che mi passano accanto. Dovrei aprire gli occhi, forse. Giro un po’ per gli scaffali. Ma come mai sono nel reparto donna? Oddio. Meglio che me ne vada, e anche di fretta, prima che una commessa mi veda e pensi chi sa cosa. Mentre scendo le scale mobili e mi avvicino alla cassa vedo una ragazza che mi viene in contro, è uguale alla ragazza del bar.

-Scusa, non so se mi sbaglio ma mi sembra che noi ci siamo già visti- dice. Ha una voce fantastica. I suoi occhi si illuminano mentre parla.

-Ehm, si. A quanto pare questa è la terza volta in una giornata- dico ridacchiando. 

Lei arrossisce e guarda il pavimento, è bellissima.

-Senti...ma mi segui?- continua con la sua vocina dolce. Sta ancora fissando il pavimento, è bellissima anche se le sue guance si colorano leggermente di rosso, si è accorta che la sto osservando.

-Cosa te lo fa pensare?- chiedo.

-Ehm...non lo so. Volevo solo chiarire. Scusa, sul serio per il disturbo- dice sempre più imbarazzata -è...è meglio che me ne vada. Scusa ancora.- finisce allontanandosi.

 

APRIL’S POV

 

Oddio, che stupida sono stata. Ma perchè sono andata lì? Dovevo starmene ferma ma a quanto pare non sono capace, come al solito.

-Andiamo- dice Jess facendomi tornare alla realtà dandomi una tirata al braccio.

-Si, andiamo sono le sei e mezzo, mamma ci aspetterà per cena- dico. avvicinandomi lentamente alla porta, ancora in stato di trance, e poi uscendo. Il mio sguardo torna un attimo verso l’interno ma il ragazzo misterioso è sparito.

Chiamo un taxi e ci faccio portare a casa. Durante il breve viaggio penso al sorriso stupendo di quel ragazzo. Poi finalmente arriviamo davanti a casa, pago il tassista, prendo le chiavi dalla borsa e apro la porta. Mamma non c’è, probabilmente è al lavoro. Avevamo detto che ci vedevamo per cena ma, come al solito, lei è la prima a trasgredire. Buttiamo tutto nel corridoio e ci buttiamo sul divano iniziando a farci il solletico. Io non lo soffro ma loro insistono a farmelo, pensano di potermi invogliare a farmelo venire. Comunque è Jess quella che lo soffre più di tutte, si contorce e ride in quel modo stano e dolce. Ci ferma un improvviso squillo di citofono. Sono le sette, chi potrebbe essere? Mamma?

-Non aprireee, è un maniacooo- urla Eb mentre mi avvicino alla porta

-Infatti, potrebbe ucciderci- si unisce Jess

-Quando avete finito io vorrei aprire la porta senza che questa sembri una casa di matti- dico tranquilla -e poi magari è mamma- dico cercando di convincere me stessa.

Apro, è Zac. Oddio, mi ero scordata che gli avevo detto di venire sta sera.

Zac non lo ho ancora presentato bene. Suo padre è il proprietario dello Starbucks in cui lavoriamo ma non è così che ci siamo conosciuti. Io sono qui da quando ho quindici anni e frequentiamo lo stesso liceo (che finalmente ho finito), un linguistico, solo che io faccio i corsi di inglese e Zac quelli di italiano. Bene, Zac è una ragazzo molto carino, occhi castani e capelli castano chiaro. In altezza mi supera di tanto, almeno venti centimetri, e lui si diverte a prendermi in giro anche se non sono così bassa, per essere una femmina.

Come ragazzo Zac è molto dolce, non stronzo come tutti gli altri, è un perfetto migliore amico. Quando può mi accompagna a casa in macchina (dato che non ho ancora la patente, lol), pranziamo spesso insieme e in pratica è come un fratello, mia mamma è abituata a vederlo sempre a casa. Prima che venissero le ragazze a vivere qui la mia casa era la sua e il contrario. Zac ha la mia stessa età, ma dimostra almeno due anni più di me, per il comportamento.

-Chi è?- chiede Eb, sempre urlando.

Come risposta faccio entrare Zac in salotto. Lui lo fa dopo essersi tolto le scarpe, lo fa sempre.

-Ehi ragazze, finalmente ci conosciamo- dice con la sua voce tenera. 

-Ehiii- dice Jess saltando in piedi e andando ad abbraciarlo -io sono Jess-

Zac ritorna dritto dopo essersi dovuto abbassare molto per poterla abbracciare. 

-Oh, si lo so. April mi ha parlato tanto di voi- dice lui -tu invece devi essere Ebbie-

-Puoi chiamarmi anche Eb- dice sorridendo dandogli un abbraccio anche lei.

-AHAHAH ok, molto divertente- dico ironicamente -qualcuno vuole da bere?- chiedo.

-Oh, si grazie- risponde Eb sempre sorridendo.

-Vi avviso che però ho solo spremuta, mamma è fissata- dico abbozzando un sorriso.

Tutti fanno di si con la testa.

-Beeene, torno subito- continuo avviandomi alla cucina e ridendo dopo aver visto Zac che quasi mi implorava di non lasciarlo solo -non ti mangeranno- dico, ormai in cucina.

Mentre sono lì che prendo la spremuta dal frigo sento di nuovo suonare alla porta.

-Questa è mamma- dico a bassa voce -Jess apri tu?- ora quasi urlando.

-Va bene- risponde alzandosi di malavoglia dal divano e andando alla porta.

-Potevi dirmelo che facevi un pigiama party....ciao ragazzi!- dice rivolgendosi prima a me e poi ai ragazzi -così almeno mi organizzavo- conclude.

-Ma io non credo che Zac resti a dormire- dico -vero?- premo sulla parola come per sottolinearla guardandolo.

-Non so..- dice lui, si diverte a crearmi problemi.

-Vuoi restare, tesoro?- gli chiede mamma.

-Ma dovrei dormire sul divano- dice sorridendo -o mi lasci dormire con tua figlia?- quanto lo vorrei strozzare ora.

-Ma sei matto per caso? Non ci dormi con mia figlia- scherza mamma.

-Mamma non diceva sul serio, e comunque è il mio migliore amico, non è che mi fa del male-

-Va bene...se vuole rimanere può- dice addolcendosi -ma ricorda che domani è sabato, devi lavorare- mi ricorda.

-Si mamma-

-Quindi sveglia alle sei e mezzo- continua.

-Si mamma-

-Ma mi stai ascoltando?- chiede girandosi verso di me mentre svuota la busta della spesa.

-Si mamma- dico più forte per dare un segno di vita.

-Ordiniamo la pizza anche se fa schifo, non ho voglia di fare la cena- aggiunge.

-Siii- urla Eb dal salotto.

[...]

-Allora Zac, che fai? Rimani?- chiede mamma sparecchiando la tavola aiutata da me e le ragazze.

-No, vado via ora- risponde guardandoci -vi serve una mano?-

-No tesoro stai pure seduto- dice mamma sorridendogli.

-Allora io vado ragazze, a domani April-

-Mamma noi andiamo in camera- avviso mentre accompagno Zac alla porta.

-Tesoro- mi richiama.

-Si?- dico girandomi.

-Mi ero dimenticata di darti questa prima- dice passandomi una busta.

-oh, grazie- dico sorpresa.

Salutiamo Zac che mi promette di passarmi a prendere il giorno seguente alle sette meno dieci.

Mentre salgo le scale seguita da Eb e Jess osservo la busta che loro non avevano ancora visto. 

-Che si fa?- chiedo.

-Li hai sentiti. Devi lavorare domani, quindi a letto. Dormiamo anche noi- dice Eb sbadigliando -io sicuramente-

-Anche io- dice Jess.

Ci strucchiamo e mettiamo il pigiama, che in realtà non sono altro che un paio di pantaloncini e una maglia larga. Andiamo a letto e parliamo un po, ma non della lettera, forse non la avevano vista o magari volevano semplicemente lasciarmi un po’ di privacy.

-Notte ragazze- dice Eb sbadigliando e buttando la faccia nel cuscino.

-Buonanotte- Jess si rigira nel letto mentre parla e le sue parole sono confuse.

-Notte, a domani- dico anche io, spegnendo la luce.

 

spazio autrice:

Inizio con il dire che non avrete mai più un capitolo così lungo, sono malvagia, lo so. Ci metto un sacco a scriverli così lunghi e ho sempre paura che perdiate interesse aspettando. Quindi questa è un eccezione. Sto aspettando che il banner sia pronto e lo metterò nel prossimo capitolo. Vi prego di lasciare una recensione e dirmi che ne pensate del capitolo, ve ne sarei grata c: 

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Capitolo 7
*** settimo capitolo ***





 

Aspetto qualche minuto, fino a quando le ragazze si addormentano. Prendo il telefono e faccio luce sulla busta, mi metto a pancia in giù cercando di fare il meno rumore possibile. Apro la busta appoggiando un attimo il telefono sul cuscino, quando ho la lettera in mano mi rifaccio luce.

“Forse può sembrare stupido scrivere una lettera, una cosa alla vecchia maniera. Ma visto che non ho il tuo numero non ho potuto scriverti un messaggio. Coma fa a sapere dove vivo? Ti starai chiedendo. Non ne vado molto fiero ma ti ho seguita, non credere che io sia uno stalker, sono un semplice ragazzo che si è accorto dei tuoi bellissimi occhi verdi e del tuo splendido sorriso. Mi sono accorto di te in silenzio, penso che tu abbia già un ragazzo quindi non credo che tra noi ci potrà essere qualcosa. Magari potremmo essere amici, conoscerci un po’ meglio, se ti va. Quindi ci rivedremo in giro, sempre che il destino mi permetta di rincontrare i tuoi meravigliosi occhi”

Penso a quello che ho appena letto. Il ragazzo misterioso mi aveva seguita fino a casa e aveva lasciato una busta nella cassetta della posta? Mi sento osservata, giro la testa cercando di vedere le ragazze ma i miei occhi, non abituati al buio, vedono solo l’oscurità.

Mi alzo e vado alla finestra, scosto la tenda e guardo fuori. Sono le undici e fuori non c’è un cane, metto la tenda a posto e vado in bagno, non riesco a respirare. Come mai? Mi capita spesso ultimamente, forse è per il mio minuscolo soffio al cuore oppure per un’altra ragione a me totalmente sconosciuta. Mi sciacquo la faccia e mi fermo un attimo a guardarmi allo specchio dopo averla asciugata. Poi torno in camera e cercando di non svegliare le ragazze mi metto a letto, imposto la sveglia per le sei e un quarto e chiudo gli occhi.

Un suono penetrante mi sveglia, apro lentamente gli occhi e guardo l’ora sul telefono. Sei e un quarto, è sabato mattina e io devo andare a lavorare. Oddio. Devo sbrigarmi, Zac sarà qui tra mezz’ora. Mi alzo il più velocemente possibile e, senza svegliare le ragazze, prendo una polo bianca e dei jeans neri dall’armadio. Mi vesto, vado in bagno e mi trucco. Poi lascio un bigliettino con scritto “sono a lavorare, se non vi va di venire fate un giro in città” alle ragazze e infilo la lettera del ragazzo in borsa insieme a telefono e chiavi. Scendo le scale correndo, infilo le Vans larghe ed esco di casa. Sono le sei e quaranta, mi sembrava di aver fatto il tutto in meno di cinque minuti, ma probabilmente la mia velocità era pari a quella di una tartaruga. Mentre aspetto infilo le cuffie e accendo l’Ipod. Poi una macchina bianca si avvicina, è la Jeep di Zac, adoro quella macchina, è così comoda. Tolgo solo una cuffietta e abbasso un po’ il volume, poi entro in macchina.

-Ehiiii- dico sorridendo.

-Ciao piccola- dice lui facendo partire la macchina.

-Allora? Che hai fatto ieri sera?- chiedo.

-Sono andato a dormire- 

-Siiii certo, come no- inizio a ridere.

-Te lo giuro- dice lui alzando un attimo le mani dal volante.

-Stai attento scemo, che ci facciamo un incidente- dico cercando di non ridere ancora.

-E tu smettila di ridere, mi distrai- inizia a ridere anche lui.

C’è un momento di silenzio, guardo Zac, sembra estremamente concentrato, quando apre la bocca per parlare lo interrompo.

-Mi...mi ha scritto- dico.

-Chi ti ha scritto?-

-Il ragazzo...il biondino senza nome- dico iniziando a guardarmi le mani.

Il tono tra noi si è fatto più tranquillo, meno scherzoso, ora siamo seri.

-Ti ha scritto? E come faceva a sapere dove vivi?- 

-Mi ha seguita- dico insicura. Zac frena di colpo, siamo arrivati ma di solito freda più delicatamente -Sei impazzito?- 

-Ti ha seguita, ci rendiamo conto? Seguita!- dice alzando la voce.

-Non è uno stalker, è un bravo ragazzo-

-Lo conosci? Puoi dire veramente che non è cattivo?- dice sempre con il tono alzato. Lo dice solo per il mio bene, mi vuole solo proteggere, io lo so. Ma il suo tono non mi piace.

Io sto zitta.

-Ecco, come pensavo, non lo conosci. Fammi il piacere di non essere impulsiva come al solito, non ci parlare- abbassa un po’ la voce

-Troppo tardi- mormoro. Non lo voglio far arrabbiare ma è il mio migliore amico, glielo devo dire.

-Cosa?-

-Troppo tardi- dico così che mi possa sentire.

Lui apre la bocca per parlare ma io lo fermo, un altra volta.

-Senti, sono le sette e dieci. Alle sette e venti dobbiamo essere dentro pronti a servire i clienti, Jack ci ammazza se non andiamo subito- dico uscendo dalla macchina e sbattendo dalla portiera.

-April- mi richiama.

-Mh?- dico mugulando prima di girarmi.

-Non mi odi vero? Perchè ho urlato, non mi odi vero?- dice avvicinandosi, io non mi muovo.

-Oh, vieni qui- dico avvicinandomi per abbracciarlo, lui mi avvolge con le sue braccia e rimaniamo così un attimo -Ma non farmi spaventare mai più così, ok?- continuo ridendo, ancora sulla sua spalla.

-Lo sai che Jack ci ammazza se non siamo dentro tra cinque minuti, pronti a servire i clienti?- mi guarda ridendo mentre pronuncia quelle parole, come se non glielo avessi detto cinque minuti prima.

-Andiamo deficiente- dico ridendo a mia volta mentre apro la porta dello Starbucks.

Salutiamo Lizzie (la rossa che lavora con noi) e andiamo nel retro dove appoggio la borsa e, dopo aver messo il telefono in tasca, torniamo al bancone. I clienti iniziano ad arrivare alle sette e mezzo, sempre le stesse facce, a parte qualche turista cinese con cui faccio fatica a parlare per il loro accento, e qualche nuovo studente mai venuto prima d’ora. Passano due ore noiosissime nelle quali prendo ordini, li passo a Lizzie e Zac e loro preparano. Il ragazzo senza nome non si è fatto ancora vedere, non so perchè ma c’è qualcosa che mi spinge a volerlo vedere, a parlarci anche se non lo conosco. 

In un momento di tranquillità chiedo a Jack se posso uscire per una decina di minuti a prendere un po’ d’aria. Con il suo consenso prendo la borsa di corsa e esco, Inspiro energicamente solo dopo aver girato l’angolo, e mi siedo sulla prima panchina. Prendo il telefono e guardo l’ora, sono le dieci, ancora due ore e sono fuori. Scrivo un messaggio a Eb.

“siete sveglie?”

Mentre aspetto la risposta chiudo gli occhi e tiro indietro la testa, appoggiandola sullo schienale della panchina, respiro, è una bella giornata quasi estiva. L’aria profuma di fiori e si sente il rumore delle api e degli uccelli. Un profumo nuovo mi pizzica il naso, è da uomo. Alzo lentamente la testa per vedere chi è il nuovo arrivato. Supra bianche, Jeans a mezza gamba chiari, maglietta verde e cappello a visiera dritta abbinato. Occhi profondi azzurri e capelli biondi che luccicano sotto la luce del sole.

-Ciao April- 

 

 

spazio autrice:

Ciao belli c: allora, prima di tutto vorrei ringraziare NuvolaBlu per il bellissimo banner che mi ha fatto. Voi che ne pensate? Magari lo scrivete in una recensione assieme a un commento al capitolo? Vorrei sapere cosa ne pensate

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Capitolo 8
*** ottavo capitolo ***



 

 

-Ciao April- dice con la sua una voce bellissima che solo ora avrei avuto occasione di sentire più a lungo.

Poi mi irrigidisco, come fa a sapere il mio nome?

-Lo so dalla targhetta da lavoro che hai sulla maglia, il nome- dice ridacchiando, come se potesse leggere la mia mente.

Rido anche io, il ragazzo dagli occhi azzurri ha una risata fantasticamente contagiosa, devo dire. La sua sembra una melodia, la mia, in confronto, quella di un tricheco. 

-Sai, non voglio sembrarti uno stalker- dice guardandomi, abbasso gli occhi non riuscendo a sostenere il suo sguardo. Non si avvicina più di tanto, non si è nemmeno seduto, è come se pensasse che io abbia paura di lui. Ma io non ho paura di lui, emana gentilezza e dolcezza non cattiveria e aggressività -Ma sei muta?- è vero, non ho ancora parlato -perchè a me non sembrava, ieri- ieri. Ieri? A me sembra dieci giorni fa, non ieri.

-Che ore sono?- dico stupidamente, ho il telefono in mano -cioè...ehm...- le mie guance prendono fuoco e i miei occhi si lanciano a guardare il terreno, di nuovo.

-Ma sei sempre così?- chiede in modo dolce, sempre sorridendo, non che io lo stia guardando, no, lo sento dalla sua voce.

-Ehm...no di solito no- dico alzando leggermente il viso e scuotendo la testa.

-E come mai ora si? Cioè, in generale con me sei così-

-Forse perchè ancora non ci conosciamo. Potresti iniziare col sederti, per esempio- dico, lui si avvicina e si siede vicino a me, non troppo ovviamente, si siede ad una ventina di centimetri da me -e magari col dirmi come ti chiami-

-Sono Niall Horan, Irlandese, vent’anni, trasferitosi in Inghilterra con i miei migliori amici da poco, e che ha avuto l’immensa fortuna di trovare una ragazza bellissima di cui sa soltanto il nome, il lavoro e dove abita- dice osservandomi, alzo la testa e lo guardo, i suoi occhi azzurri scintillanti incontrano i miei verdi e un sorriso compare sul suo volto -lei cosa mi dice della sua vita, signorina?-

-Sono April Road, Italiana, diciott’anni, trasferitasi in Inghilterra con la madre tre anni fa, ora raggiunta dalle amiche, e che ha avuto la strana idea di andare a bere un caffè, quella mattina- dico imitandolo, entrambi sorridiamo, la sua bocca si schiude per parlare ma lo interrompo vedendo l’ora sul telefono -e che ora deve tornare al lavoro prima che la credano dispersa- lui ride, io rido, è come una reazione a catena. 

Mi alzo, prendo la borsa e mi avvio al bar, cammino lentamente, aspettando che lui mi richiami.

-April-

-Mh?- rispondo prima di girarmi leggermente.

-Ci rivedremo?- chiede.

-Sempre che il destino ce lo permetta- dopo aver pronunciato queste parole mi rigiro e apro la porta del bar ed entro.

-Che strano, di solito quando ti lasciano stai fuori molto più di dieci minuti- dice Zac prendendomi in giro.

-Che fai sfotti? Ma non ha visto quanta gente c’è? Devo lavorare tesoruccio- dico ridendo leggermente.

Mentre serviamo i clienti continuiamo a parlare un po’ del più e del meno, è da un mese che non ci vediamo e solo perchè dovevo andare a trovare mio papà. Non so nemmeno perchè lo chiamo così, non ne è degno.

-Allora...chi era?- chiede dopo qualche minuto di silenzio.

-Ehm...chi?- dico con noncuranza, fingo alla perfezione.

-Il ragazzo con cui parlavi di fuori-

-Non ti si può nascondere niente eh?-

-Ti conosco da più di due anni, so come sei fatta. Troppo contenta per essere uscita semplicemente a prendere un po’ d’aria- 

La vibrazione del mio cellulare mi salva, è un messaggio di Eb.

“Tesoro ho appena visto il messaggio, siamo sveglie da poco”

“Lo sai che sono le undici, vero?” chiedo retoricamente.

Aspetto qualche secondo la risposta sento gli occhi di Zac su di me, mentre continuiamo a lavorare.

“Si, ma è il nostro primo giorno, è giusto che dormiamo.”

“Hai ragione, che fate, venite a trovarmi che poi pranziamo insieme?”

“Certo, ci vestiamo e siamo lì. xx” 

-Che succede?- chiede Zac lanciando un’occhiata al cellulare, che sto mettendo in tasca.

-Le ragazze pranzano con noi, oggi- dico sorridendo, mentre do lo scontrino e il resto a una cliente abituale -grazie signora, arrivederci- le sorrido mentre prende il suo caffè e si avvia alla porta barcollando per il troppo peso della sua borsa.

-Oh, bene- mi dice sorridendo, sembrava essersi dimenticato del “ragazzo con cui parlavo fuori”, per fortuna. 

 

NIALL’S POV 

Molto lentamente percorro la strada per raggiungere casa mia e dei ragazzi, che non è lontana dal bar. “Sempre che il destino ce lo permetta” non ha molto senso come frase, so dove abita, il suo nome, il suo cognome e dove abita. Potrei ritrovarla in un secondo, come un vero stalker. Mentre cammino penso ancora a quella ragazza, così semplice eppure così complessa. Quasi nascosta in se stessa, chiusa, con me, almeno. 

*flash back*

-Lasciami subito- urlò Savh

-No, tu resti qui, con me- dico prendendola stretta tra le braccia per non farla scappare.

-Ti prego Niall, lasciami andare- dice, quasi in lacrime la ragazza dai lunghi capelli neri.

-NO, tu resti con me, tu devi restare con me- continuo io.

-Niall se mi ami veramente lasciami andare, ti prego- ora sta piangendo veramente.

-Non posso Savh, non posso- dico cercando di calmarmi.

-Ti prego, ti prego, ti scongiuro- dice ancora, contorcendosi tra le mie braccia.

-No- urlo.

-Ti scongiuro...tu...tu avevi- dice singhiozzando.

-Taci- urlo ancora

-Ma...ma Niall, tu...tu avevi gli occhi di ghiaccio- dice guardandomi un ultima volta prima che io lasciassi la presa e lei potesse scappare.

*fine flash back*

“Tu avevi gli occhi di ghiaccio” è questo che mi dicevano tutte le ragazze prima che io lasciassi la presa e le facessi scappare. Ma ho cercato di cambiare, e non mi piace ricordare come ero prima. Non mi piace pensare a come trattavo male le ragazze, tutte le ragazze. E non voglio neanche pensare a come potrei trattare questa. Non voglio che lei veda i miei occhi di ghiaccio, mai

 

spazio autrice:

Allora, che ne pensate? Tristi? Deluse? Contente? Che ne so, scrivete quello che pensate del capitolo e di Niall che finalmente dichiara qualcosa del suo passato. Ma lo ricorda a se stesso, non lo racconta ad April, chissà. Comunque lasciate una recensione, mi fa piacere quando vedo che vi interessa anche se ho notato che ci sono un sacco di visite (a parte al sesto capitolo che è trasgry, lol) e poche recensione. Quindi, nella speranza di riceverne qualcuna in più, al prossimo. Ah, e grazie ancora a NuvolaBlu per il banner c:

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Capitolo 9
*** nono capitolo ***





-Le vuoi portare lì?- chiede -sicura?-

-Si, sicurissima-

-Non per disturbare...ma dov’è che ci volete portare?- chiede

-Vedrete ragazze, vedrete- dice Zac con un sorriso malizioso.

Le avrei portate in un bel posto in periferia. Io e Zac ci eravamo incontrati lì, la prima volta. Parlo come se stessimo insieme, che cosa stupida. Non stiamo insieme, non ci abbiamo nemmeno mai provato, a dire il vero nessuno dei due ci ha mai pensato. Pranzavamo insieme, a scuola, già all’inizio. Ma lì eravamo solo ‘conoscenti’. Migliori amici lo siamo diventati quando eravamo ad una festa, con alcuni amici, e un ragazzo ha tirato un pugno a Zac. Lui era così ubriaco che è caduto subito, con il sangue al naso, lo ho aiutato ad alzarsi, ho chiamato un taxi e lo ho portato a casa mia. Mamma non c’era, così lui ha dormito da me, il giorno dopo a scuola tutti pensavano che l’avessimo fatto, noi abbiamo riso così tanto, quasi ci venivano le lacrime. Abbiamo iniziato ad uscire insieme, studiare insieme e poi lui ci ha trovato un lavoro. Ecco la storia della nostra amicizia, tutto grazie a quell’incontro, tutto grazie a quel ristorante.

Senza essermene accorta ero salita in macchina, Zac era partito ed eravamo quasi arrivati.

Alle ragazze non avevo ancora detto niente della lettera, così la prendo dalla borsa e la passo a Jess, che è seduta dietro di me.

-Cos’è?- chiede osservando prima me e poi la busta.

-Cosa pensi che sia?- dico sfottendola -Una lettera, tesoro- dico, Zac mi lancia un’occhiata.

-Oh, da parte di chi è?- chiede Eb prendendola dalle mani della bionda.

-Leggila- dico.

Le due ragazze la leggono insieme e la rileggono altre due volte, giusto per aver capito bene.

-Aww, ma è dolcissimo- dice Eb, Zac mugula.

-Sul serio, April io lo sposerei- aggiunge Jess. Senza farlo apposta stavano facendo arrabbiare Zac, che mugula un’altra volta.

-Ragazze, nemmeno lo conosco- dico, mentendo.

Le due iniziano a parlare una sopra l’altra, non ci capisco più niente. Zac è parecchio arrabbiato e parcheggià bruscamente la macchina. Eb e Jess escono per prime, lasciandoci un momento da sole.

-Zac, lo sai che ti voglio bene?-

-Non parlare così, mi viene voglia di perdonarti-

-Fallo, ti prego. Perdonami-

-Lo sai che se parli così non riesco a dirti di no- dice rilassando un po’ i muscoli della faccia, che prima erano tesi.

-E allora non farlo. Scusa, ti prego-

-Mi prometti una cosa?-

-Dipende...-

-Non o vedere ne sentire, quel ragazzo. Ti prego-

-Zac, lo sai che non te lo posso promettere-

-Fa...fa lo stesso. Provaci però-

-Ci proverò- dico, mentendo di nuovo.

Usciamo dalla macchina e lui la chiude, le ragazze ci aspettano davanti al ristorante.

-Che bel posto- dice Eb, aprendo la porta.

-Ehh si, costa poco e si mangia bene- conferma Zac facendoci entrare e chiudendo poi la porta.

Seguiamo la cameriera fino ad un tavolo, ci sediamo e passo i Menu a Eb e Jess.

-Non mi serve, so già cosa prendere- dico, sorridendo, fiera di me.

-Io non ci vengo da tanto tempo, qui- dice Zac guardandosi intorno.

-Allora, che si fa oggi?- chiede Jess, distruggendo quel momento.

-Non saprei- dico.

-Bè ci faremo un giretto in città e poi tu andrai a dormire presto- dice Eb.

-Perchè mai dovrei andare a dormire presto, il sabato sera?- domando.

-La parola xfactor ti ricorda niente?- mi sfotte Jess.

-Merda, me ne ero quasi dimenticata-

-Puoi anche togliere il quasi- dice Zac, ridendo.

[...]

Verso le quattro, dopo aver pranzato, aver fatto un giro in città e aver riso fino a piangere, Zac ci accompagna a casa. Entriamo, salutiamo mamma, saliamo le scale e buttiamo le borse accanto alla porta. Eb accende della musica mentre io mi tolgo la giacca e accendo l’acqua calda della doccia. 

-Ragazze...- dico cercando di attirare la loro attenzione.

-Si?- Eb abbassa la musica e tutte e due mi guardano.

-Io...io quel ragazzo lo ho incontrato- dico togliendo anche i pantaloni e la maglietta.

-Cosa?- Jess sbarra gli occhi.

-Lo ho incontrato- ripeto entrando nella doccia, dopo aver abbandonato la mia biancheria intima al di fuori.

-Cosa?- il rumore dell’acqua mi impediva di farmi sentire dalle ragazze.

-Il ragazzo, lo ho incontrato!- dico urlando.

-E perchè non lo hai detto prima?- dice Eb agitandosi, aveva spento la musica per sentirmi meglio.

-Avete visto Zac. Lui...io gli avevo detto che provavo a non vederlo. Il fatto è che lui ha trovato me- dico, ancora urlando.

-Ma perchè non vuole che tu lo incontri?-

-Pensa che sia cattivo, ma Niall è un bravo ragazzo- dico, smettendo di urlare, come se stessi parlando con me stessa.

-Il ragazzo ha un nome- dice Eb con voce sfottente -e com’è? Di aspetto dico-

-Piuttosto alto, muscoloso, biondo e due occhi azzurri che mi ci butterei dentro, se solo potessi. E vogliamo parlare del suo sorriso? Dio, mai visto una cosa così splendente- dico, perdendomi nei miei pensieri. Esco dalla doccia e mi metto un asciugamano avvolto intorno al corpo.

-April- mi chiama Jess.

-Si?- dico, con la testa ancora un po’ tra le nuvole.

-Credo che tu ti sia innamorata di quel ragazzo- dice lei, io arrossisco cercando di non farmi vedere.

-Questo lo dici tu- rispondo sfacciatamente.

-Questo io lo so- ribatte lei.

 

spazio autrice:

Ciaooo ragazze, allora che ne dite? In questo capitolo non succede niente di che, ma si scopre che April, pur essendo migliore amica di Zac, non si fida totalmente di lui e quindi non gli dice dell’incontro con il biondino. Ringrazio ancora tutte per le recensioni e NuvolaBlu per il banner (io lo amo)

Poi volevo dirvi del mio sogno per la ff, sempre se vi interessa.

Sarebbe vedere tutte voi che mi menzionate scrivendomi le parti della ff che vi piacciono di più, lol. Quindi, se lo volete fare io su twittah sono @FuckYou_Haters_ so che probabilmente non lo farà mai nessuno, ma io ci terrei tanto.

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Capitolo 10
*** decimo capitolo ***




 

 

Odio quando pensano di sapere quello che provo per qualcuno, ma probabilmente questa volta hanno ragione. Quando incontro quegli occhi, anche se solo per un secondo, mi sento bene. Quando vedo quel sorriso fantastico mi vengono le farfalle allo stomaco. Quando vedo quel ragazzo, quello sconosciuto, mi sento, anche se solo per poco, infinita.

Mentre le ragazze sono in salotto a chiamare una pizzeria, io prendo un asciugamano piccolo e lo metto in testa avvolgendoci i capelli. Poi metto una canottiera nera e dei pantaloncini azzurri di cotone come pigiama. Entro in bagno e asciugo velocemente i capelli con il phon cercando di farli sembrare meno mossi del solito, fallendo. Quando ho finalmente finito scendo le scale correndo e mi butto sul divano prendendo un pezzo di pizza.

-Potevate dirmi che era arrivata- dico facendo un cenno verso la pizza.

-Lo abbiamo detto almeno cinque volte ma tu avevi il phon acceso e non ci sentivi- dice Eb.

-Oh, fa niente. L’importante è che non avete iniziato senza di me- dico accennando una risata.

-Senti April noi, io e Jess- dice Eb diventando seria -abbiamo pensato di trovare un lavoro- continua.

-Bè era ovvio che vi trovaste un lavoro- dico incrociando le gambe all’indiana e prendendo un altro trancio di pizza.

-Si, ma abbiamo pensato di prendere un appartamento- aggiunge Jess.

-Cosa?- dico, quasi soffocandomi.

-Non vogliamo disturbare troppo, tua madre deve fare un sacco di cibo per tutti, non vuole nemmeno che Zac dorma qui- spiega.

-Ma avete portato un po’ di allegria in casa, noi ne abbiamo bisogno-

-Non vogliamo essere di troppo. Abbiamo già trovato un appartamento, è a solo quattro case da qui e con due stipendi riusciremmo a pagare tutto- conclude Jess, facendo finta di non sentirmi.

-Avete già trovato lavoro?- chiedo.

-Abbiamo iniziato, speriamo di trovarlo il prima possibile- risponde Eb.

Stiamo tutte in silenzio, finiamo le due grandi pizze, beviamo le nostre coca-cola e dopo aver messo tutto in ordine io salgo in camera augurando una buonanotte alle ragazze. Sono le nove e mezzo ma domani mi devo svegliare presto quindi è meglio dormire.

-Spegni la luce- sento urlare Eb dal piano sottostante.

-Si mamma- urlo indietro.

Mi infilo sotto le coperte, spengo la luce e chiudo gli occhi. Il tempo passa ma non mi addormento, non riesco a non pensare al giorno seguente. Passa un ora e io sono qui a fissare il soffitto della stanza cercando di calmarmi, di respirare, ma non ci riesco. Mi alzo di scatto e corro in bagno, mi lavo il viso e bevo qualche sorso d’acqua. Torno a respirare normalmente, non capisco perchè mi succede questa cosa di continuo. Torno a letto, guardo l’ora, sono le dieci e mezzo. Devo dormire, mi giro di lato, chiudo lentamente gli occhi e finalmente riesco a dormire.

La sveglia suona il giorno seguente. La spengo subito, prima che le ragazze si possano svegliare, voglio fare tutto da sola. Mi alzo lentamente e facendo meno rumore possibile, per non svegliare le ragazze e mamma, vado in bagno, mi lavo la faccia e torno in camera. Apro l’armadio, come mi devo vestire? Devo mettere un vestito? Lo fanno tutte per essere più carine, ma io non sono così. Prendo dei Jeans sull’azzurro sbiancati, una maglietta a mezza manica blu e una felpa aperta, sempre del colore dei pantaloni. Poi metto le mie Circa marroni, adoro queste scarpe. Mascara, matita marrone, poco fondotinta. Sono pronta, mi guardo allo specchio. Tra poco sarò agli studi di x-factor e già adesso ho l’ansia. Prendo la mia borsa, ci metto telefono, portafoglio, una bottiglia d’acqua naturale, chiavi e scendo le scale. In cucina riempio una termos con del caffè latte e dal forno prendo una brioche ancora calda. Esco di casa, chiamo un taxi e faccio colazione. Quando arriva il mio taxi dico al tassista la destinazione, infilo le cuffiette e accendo la musica. Cerco di concentrarmi durante il tragitto, non devo assolutamente agitarmi. Quando arrivo pago il signore che mi augura buona fortuna. Anche mia madre e Zac mi mandano un messaggio con un “in bocca al lupo”.

Mentre aspetto il mio turno canticchio le parole della canzone che avrei portato, quella che avrei dovuto cantare davanti ai giudici.

 

JUMPING OF A PART.

 

“Tu passi, ragazza, hai un talento, non lo sprecare. Tu passi, ti vogliamo rivedere” questo mi avevano detto i giudici, in coro, cinque minuti fa. Quasi piangevo dalla gioia, scendendo da quel palco. Non avevo nemmeno pensato di poter passare, mai.

Prendo la borsa dai camerini ed esco, dopo aver preso la carta per poter entrare a x-factor. Fuori il sole splende, sono le dieci di mattina e io devo andare a lavorare, lo Starbucks non è troppo lontano, posso fare il tragitto a piedi. 

-Allora è vero?- dice una voce con un suono famigliare.

Mi giro, è Niall. Perchè compare sempre così, all’improvviso? Mi guarda e mi rivolge un sorriso splendente. Io abbasso gli occhi, lui mi raggiunge e continuiamo a camminare, insieme.

-Cosa è vero?- chiedo, alzando un attimo gli occhi.

-Che sei qui-

-Chi ti ha detto che sono qui?- dico continuando a camminare.

-La tua amica, la bionda-

Silenzio.

-Complimenti- dice poi lui, rompendo il ghiaccio.

-Per cosa?-

-Ti ho sentita, sei brava. E sei passata- dice fissandomi.

Divento improvvisamente rossa e inizio a guardarmi le scarpe. Oh, eddai. Sveglia April vedi di essere meno timida.

-Senti...ma perchè mi segui?- chiedo.

Lui non risponde, si ferma un attimo lasciandomi andare avanti sola, poi mi raggiunge di nuovo.

-Voglio dire...compari sempre all’improvviso- aggiungo.

-Ti spavento?- chiede.

-Cosa?-

-Hai paura di me?- dice, quasi come se fosse una domanda retorica.

-N-no...non ho paura di te- dico esitando.

-Non mi convinci per niente-

-Insomma...tu sai sempre dove sono e cosa faccio e io...io non so niente di te-

-Potremmo conoscerci. Così tu saprai qualcosa di me-

-Potremmo- siamo vicini allo Starbucks ormai.

-Mi dai il tuo numero? Così non devo chiedere alle persone o seguirti per trovarti-

-Oh, certo- prendo un foglietto e una penna e scrivo il mio numero, glielo consegno e sorrido.

-Perchè non mi guardi mai?- chiede.

-Perchè fai tante domande?- rispondo.

-Smerdato- dice lui con una leggera risatina.

-Senti io vado a lavorare...ci sentiamo più tardi...se ti va-

-Certo- risponde lui, si gira e se ne va.

Era diventato strano improvvisamente. Ha tagliato corto e se n’è andato come se non volesse contatto. Come se non volesse dire altro o sapere altro.

Spingo la porta del bar per entrare, Zac, Eb e Jess mi corrono incontro abbracciandomi.

-Ragazzi!- dico io -Sto soffocando- continuo cercando di liberarmi, ma loro mi tengono stretta.

-Com’è andata?- dice Zac, senza lasciare la presa.

-Appena riesco a respirare ve lo dico-

I ragazzi mi lasciano andare, com’è facile ricattarli.

-Allora...non capisco perchè ma io...- dico cercando di assumere un tono drammatico.

-Tu?- dicono in coro.

-Io...io sono passata!- urlo, la gente mi guarda ma non importa.

-Passata? Si! L’ho sempre detto io- urla Jess abbrcciandomi ancora, insieme agli altri.

[...]

Dopo aver lavorato lascio gli altri andare a fare un giro. Voglio riposarmi un po’ e non ho voglia di camminare in giro per la città e sentire rumore, ho mal di testa. Mi faccio portare davanti a casa da un taxi e appena entro in casa mi metto sul divano con una coperta, anche se è maggio ho freddo. Mi alzo di malavoglia dopo soli dieci minuti e vado in cucina, accendo il fuoco e mi faccio un thè. Non è normale, non dovrei avere freddo. Ma forse è solo l’agitazione per quello che è successo questa mattina, non credo di essermi ancora resa conto di essere passata. Prendo la mia tazza e torno sul divano, metto la coperta e guardo dalla finestra, il sole splende e io sono dentro con felpa, coperta e thè. Il suono del campanello mi distrae e per lo spavento mi verso del thè addosso.

-Dannazione- urlo.

-Posso anche andarmene- dice una voce conosciuta, al di là della porta.

-No no arrivo subito, un attimo- urlo in risposta.

Scosto la coperta e appoggio un attimo la tazza a terra, poi vado alla porta. Un paio di penetranti occhi azzurro puntano i miei. il ragazzo sulla porta è Niall.

 

 

 

spazio autrice:

Un’osservazione sul nono capitolo.

Mi dispiace di aver lasciato il carattere così piccolo. Me ne sono accorta dopo. Scusate sul serio cwc.

Mi dispiace di aver impiegato tanto ad aggiornare, scusate, sono stata in gita tre giorni.

Quindi mi scuso tanto, spero non vi dispiaccia che ho saltato una parte, lol. Ah poi, la cosa della carta non so se funziona così, io ho inventato, lol. Spero di avervi lasciato un po’ di suspance c; mi diverto. Ah, non so se avete notato quanto è lungo questo capitolo, lol (amatemi). Volevo anche avvisarvi che probabilmente dal prossimo capitolo metterò un altro banner, solo per vedere la differenza c: (poi mi direte quale vi piace di più).

Volevo riscrivere il mio sogno per la ff, lol (magari qualcuno non lo sa). E vi prego di cagarlo questa volta.

Sarebbe carino vedere tutti voi che mi menzionate su twitter scrivendomi le parti della ff che vi piacciono di più. Quindi, se lo volete fare io sono @FuckYou_Haters_ so che probabilmente non lo farà nessuno, ma io ci terrei tanto. 

Altra cosa, oggi lo spazio autrice è parecchio lungo, lol. Ho scritto questo twitlonger: http://www.twitlonger.com/show/n_1rjds30 e mi piacerebbe che voi lo leggeste e magari lo twittaste c: mi farebbe piacere

oh, Giù ti voglio bene, sappilo. E continuerò a farti sorridere, perchè è quello che mi riesce meglio.

 

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Capitolo 11
*** undicesimo capitolo ***





LEGGETE BENE LO ‘SPAZIO AUTRICE’

 

Ha una mano dietro la schiena e una in tasca, i vestiti sono gli stessi di questa mattina e il sorriso è quello di sempre.

-Ehm...devo restare sulla porta?- chiede, rivolgendomi un sorriso splendente.

-Cosa? Oh, no no entra pure- rispondo mentre le mie guance si colorano di un rosso acceso -ti toglieresti le scarpe, per favore? Mamma ha pulito sta mattina- aggiungo, prima di farlo accomodare in salotto.

-Siediti pure- dico indicandogli il divano.

Prendo la coperta e la butto nelle cose da lavare, in bagno. Poi torno in salotto per sedermi vicino a lui ma con la mia sbadatezza faccio rovesciare la tazza di thè che avevo appoggiato prima sul pavimento.

-Dio! Ma perchè sono così?- penso ad alta voce. Niall mi guarda -oddio, scusa...stavo pensando ad alta voce- cerco di spiegargli senza arrossire, ma in pochi secondi le mie guance si colorano di un rosa accesso e abbasso la testa, fissando il pavimento. Corro in cucina e prendo uno straccio, quando torno in salotto Niall sta raccogliendo i cocci della tazza.

-No, lascia stare faccio io- intervengo.

-Ehi, non c’è problema, mi fa piacere aiutarti- conclude mentre raccoglie l’ultimo coccio e va a buttare tutto nel bidone in cucina.

Mentre non c’è inizio a pulire con la pezza il pavimento, quando ho finito vado in cucina, dove Niall sta trafficando con il rubinetto.

-Ehm..che stai facendo?- chiedo.

-Mi sono fatto un taglietto, niente di che- trasalisco mentre sento queste parole -è solo un taglietto- ribadisce.

-Fammi vedere- dico preoccupata, prendendo la sua mano. Il contatto mi fa rabbrividire. Alla base dell’indice vedo un taglio di almeno tre centimetri -alla faccia del taglietto- dico sorridendo.

Niall mi sta ancora guardando, alzo un attimo la testa e i suoi occhi color cielo si fiondano a guardare i miei. Abbasso velocemente la testa, guardando la sua mano.

-Aspetta un attimo, ti prendo un cerotto- Dico mentre esco dalla cucina andando verso il bagno. Apro il cassetto delle medicine e prendo l’acqua ossigenata e un cerotto. Quando torno in cucina lui si è seduto su una delle sedie che circondano il tavolo. Mi siedo accanto a lui e giro la sedia in modo da essere di fronte a lui. Prendo una pezza pulita e ci appoggio la sua mano delicatamente. Il contatto mi fa nuovamente rabbrividire. Cerco di non pensarci e pulisco la ferita con l’acqua ossigenata, poi metto un cerotto. Dopo aver finito osservo la mia creazione.

-Grazie mille- mi dice sorridendo.

Io non lo guardo, mi alzo e metto via la pezza e l’acqua ossigenata. Poi torno in cucina.

-Vuoi qualcosa da bere?- chiedo.

-Si, grazie-

-Però ho solo succhi di frutta, niente alcolici-

-Oh, va bene così- sorride -io non bevo quasi mai-

-Che cosa strana...un ragazzo che non beve molto- dico passandogli un bicchiere di spremuta d’arancia che prende volentieri.

-Grazie-

-Prego- dico sorridendo -Ehm...ma tu cosa ci fai qui?-

-Sono venuto a farti le congratulazioni per xfactor, sta mattina me ne sono dimenticato completamente- dice.

-Oh, grazie- rispondo arrossendo leggermente. 

A dire il vero gli auguri, sta mattina, me li aveva fatti ma non importa. Poi ci spostiamo sul divano, dove stiamo più comodi. Iniziamo a parlare e ridiamo come se ci conoscessimo da una vita. Lui mi guarda con quei suoi occhi azzurri e io inizio ad essere meno timida, ogni tanto lo guardo quasi senza arrossire.

 

NIALL’S POV

 

Dio, è così bella quando mi sorride arrossendo. I suoi due occhi verdi incontrano i miei poche volte ma non importa, io continuo a guardarla. Siamo sul divano a parlare da circa tre ore, credo. Le sue amiche e i suoi genitori non si sono ancora fatti vedere, incredibile che la lascino sola.

-Ma, i tuoi dove sono?- chiedo rompendo il silenzio che c’è tra di noi.

-Mamma è al lavoro, fa la dottoressa e spesso lavora anche la notte, ma non mi da fastidio stare un po’ sola. Salva un sacco di gente e sono fiera di lei- mi spiega fissando il nulla, con un leggero sorriso sul volto.

-E tuo padre?- chiedo incuriosito.

-Lui...- il sorriso le svanisce e prima di continuare prende un bel respiro -lui ci ha abbandonate. Non è voluto venire a vivere qui con noi. Preferisce stare in Italia per lavoro piuttosto che stare con la famiglia- dice tristemente, tirando su con il naso. Una lacrima le scende dall’occhio destro e lei la toglie velocemente con una manica, sperando che io non mi sia accorto di niente. Troppo tardi.

-Scusa non pensavo che...- cerco di spiegare.

-Che mio padre è un tale stronzo?- dice urlando e iniziando a piangere veramente. Tiene la testa girata in modo che io non la possa vedere.

-Oh, andiamo. Sono sicuro che non è così- cerco di tranquillizzarla mettendole un braccio intorno alla spalla. Al mio tocco rabbrividisce, cosa che succede anche a me. Lei si rifiuta di guardarmi. 

-April- la chiamo nel disperato tentativo di attenzione.

Lei singhiozza in risposta, tenendo la testa girata dall’altra parte.

-Ehi- dico con tono protettivo -ehi, vieni qui- dico quasi sussurrando avvicinandola a me -non ti preoccupare ok?- le faccio appoggiare la testa sul torace e la avvolgo in un abbraccio. Lentamente smette di piangere, cullata tra le mie braccia. Alla fine si addormenta, mi alzo lentamente cercando di non svegliarla, le metto un cuscino sotto la testa, prendo una coperta e gliela metto sopra. Poi resto lì a guardarla qualche minuto, trovo carta e penna e le scrivo un foglietto che metto sotto il cuscino. Metto le scarpe ed esco di casa silenziosamente.

 

APRIL’S POV

 

I miei occhi, infastiditi dalla forte luce si aprono lentamente, cercando di abituarsi. Sono sul divano e la coperta è sul pavimento. 

“Ho dormito qui stanotte? Cos’è successo ieri?” Mi chiedo ancora un po’ intontita, ho sonno. Poi riaffiorano i ricordi della sera prima. Alla fine mi aveva preso tra le braccia e mi ero addormentata così. “Se n’è andato” ...cerco di non pensarci troppo, piego la coperta e metto a posto i cuscini del divano. Sotto a uno di questi trovo un bigliettino piegato in due. Su un lato c’è scritto ‘Per April’.

 

spazio autrice:

Per prima cosa. Ho cambiato banner che ne pensate? Vorrei che mi diceste quale vi piace di più così ne uso uno c: comunque i crediti per il mio stupendo banner a @Sara_Scrive (link profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=169269). 

Devo ammettere che ho riletto i capitoli dall’inizio e i primi fanno proprio schifo. Scrivevo malissimo :o. 

Poi mi sono accorta che prima le visite erano molte di più, ora sono di meno. E comunque le recensioni sono poche in confronto alle visite. Vi prego quindi non solo di leggere il capitolo ma anche di lasciare una recensione (di dieci o più parole) e dirmi cosa ne pensate, consigli e così via. 

Volevo riscrivere il mio sogno per la ff, e vi prego di farlo questa volta, è importante per me. Sarebbe carino vedere tutti voi che mi menzionate su twitter scrivendomi le parti della ff che vi piacciono di più. Quindi, se lo volete fare io sono @FuckYou_Haters_ e ci terrei davvero tanto, quindi vi prego di farlo. 

Spero che vi sia piaciuto il capitolo...qui si vede che Niall è protettivo nei confronti di April che ha deciso di raccontargli un episodio della sua vita che non le piace raccontare.

Comunque ragazze io credo che non continuerò più la ff dato il poco interesse che dimostrate.

 

 

 

  

 

Pesce d’aprileee!

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Capitolo 12
*** dodicesimo capitolo ***


1)


 

2)




Apro il foglietto e lo leggo.

“Ehi dolcezza, buongiorno. Ti va se ci vediamo un giorno e facciamo qualcosa insieme? Magari anche oggi, sempre se hai voglia. Ti scrivo il mio numero così ci possiamo sentire ok? Eccolo 0049...”

Mentre sto ancora pensando prendo il telefono, digito il numero e poi lo salvo sotto ‘Niall’. Entro in cucina e stranamente ci trovo mamma.

-Che fai qui? Non sei andata al lavoro?- chiedo.

-Tesoro, si vede che hai dormito parecchio stanotte. Sono solo le sette- dice lei con un sorriso -lo sai benissimo che inizio alle otto-

-Cosa? Le sette?-

-Ehm...si- risponde lei e poi si alza in piedi -lo vuoi un caffè?-

-Si grazie, sono distrutta- rispondo sedendomi a tavola.

-Che è successo ieri?- chiede prendendo una tazza e versandoci il latte bollente.

-Perchè dovrebbe essere successo qualcosa?- chiedo io, osservandola.

-Amore, hai dormito sul divano e il tuo trucco è sbavato- risponde.

-Niente, non è successo niente- mento.

-Niente tipo un ragazzo o niente tipo un film drammatico troppo lungo- chiede ancora, poggiando il mio caffè-latte sul tavolo.

-Il secondo- rispondo prendendo la tazza bollente ed alzandomi.

-Che film hai visto?- chiede.

Sto per rispondere ma un rumore che arriva dalle scale mi interrompe. Sono le ragazze vestite, truccate e pronte per uscire.

-Cosa vi ha fatto svegliare così presto?- chiedo, poggiandomi sullo stipite della porta della cucina mentre le osservo mettersi le scarpe.

-Oh, sei sveglia- si girano rimanendo però in corridoio -oh, buongiorno- dicono rivolgendo un sorriso a mamma.

-Allora?- chiedo.

-Stiamo andando in centro, dobbiamo trovare un lavoro velocemente- dice Jess.

-Ah, giusto- affermo, bevendo un sorso bollente di caffè, bruciandomi la lingua -mamma sapevi che si trasferiscono?- aggiungo.

-Vi trasferite?- chiede, rivolgendosi alle ragazze.

-Si, pensano di dare fastidio- rispondo a posto loro.

-Ma non disturbate per niente-

-Non preoccuparti. Non possiamo vivere qui per sempre- dice Eb, aprendo la porta.

-Quando traslocate?- chiede mamma.

-Presto, speriamo- spiega Jess -ora andiamo, ci vediamo a pranzo dolcezze- conclude uscendo insieme ad Eb.

-Ciao, a dopo- dico, troppo tardi.

-Dicono sul serio?- mi chiede mamma.

-Si, mamma. Dicono sul serio- rispondo, mentre salgo le scale.

-Dove vai?- mi chiede.

-A vestirmi, mamma. Non ho intenzione di stare in casa tutto il giorno-

Salgo lentamente le scale mentre rifletto sul cosa fare. Entro in bagno, mi lavo il viso, tolgo il trucco sbavato della sera prima ed entro in camera per prendere i vestiti. Indosso un paio di jeans corti e una maglietta arancione con scritto ‘Chicago’. Prendo la mia solita borsa, ci infilo ipod, cellulare, chiavi, portafoglio, una felpa e scendo le scale. Quando sono in corridoio metto le mie adorate Vans nere.

-Vado mamma- annuncio.

-Tesoro, dove vai?-

-Via da questa casa- dico sbattendo la porta.

C’erano solo tristezza, silenzio e noia in quella villetta.

Come al solito infilo le cuffiette e metto una canzone con un ritmo pari alla mia camminata svelta. Non so nemmeno dove sto andando, forse al parco. Si, andrò proprio lì, mi sdraierò su una panchina e continuerò ad ascoltare la mia musica. Raggiungo velocemente il parchetto e scelgo la mia panchina preferita. In estate un grosso albero fa si che la testa sia all’ ombra e il resto del corpo al sole, così non mi brucia la testa ma sto al caldo. Dalla borsa tolgo la felpa, la arrotolo e la metto sulla panchina, per poi appoggiarci la testa. Dopo dieci minuti mi metto al contrario, con il sole in faccia e le gambe all’ombra. Potrei prendermi un insolazione, però, a stare così. Mi sto annoiando, anche se questo silenzio mi calma e mi tranquillizza ho bisogno di un po’ di vita. Devo fare qualcosa, magari incontrare qualcuno, parlare. Esatto. Mi alzo dalla panchina, infilo la felpa in borsa e prendo il telefono.

Poi mando un messaggio con scritto “Ehi, sono al parco, quello vicino a casa mia. Ti va di venire e magari ci facciamo un giro e parliamo un po’?”

Poi mi risiedo e aspetto.

 

NIALL’S POV

 

Sono le undici di mattina e ancora non ho voglia di alzarmi da letto, sono qui da circa un’ora e mezzo, a pensare. Rifletto sul fatto della sera prima, forse non dovevo lasciare April sul divano...avrei potuto restare lì con lei. Ma il mio istinto mi ha detto di andarmene, perchè? Il telefono squilla, è un messaggio. Con fatica mi siedo sul letto, prendo il telefono dal comodino e leggo il messaggio. ‘Numero non salvato sulla rubrica’ deve essere lei. Mi alzo in fretta e corro in bagno, in meno di cinque minuti mi faccio una doccia e mi vesto. Poi scendo le scale, predo una...due brioces ed esco di casa. Il parco non è lontano nemmeno da casa mia, ci dovrei mettere cinque minuti.

 

APRIL’S POV

 

Sono passati dieci minuti da quando ho mandato il messaggio e mi sono di nuovo sdraiata con la testa all’ombra. Poco dopo chiudo gli occhi, cerco di rilassarmi ma non capisco perchè non riesco a non pensare al fatto successo la sera prima.

-Posso sedermi anche io?- chiede una voce familiare.

Apro gli occhi e cerco di concentrarmi, i miei occhi non sono abituati al sole. 

Poi lo riconosco, è Niall con i suoi bellissimi occhi che mi osservano e un sorriso splendente che non potrebbe mai competere con il sole.

Indossa un paio di pantaloni della tuta grigi, una maglietta bianca con la stampa di un grande quadrifoglio e delle Nike.

-Certo, siediti pure- gli dico, mettendomi a sedere per fargli spazio.

 

spazio autrice:

Per prima cosa. Voglio che scegliate uno dei due banner. Io li adoro entrambi ma ora mi dovete dire quale preferite voi. Vorrei che nella recensione (vi prego di lasciarne una) mettete il numero di quello che volete che io lasci (i numeri sono sopra, all’inizio del capitolo) i crediti per il primo a NuvolaBlu, crediti per il secondo a @Sara_Scrive. 

Poi. Mi dispiace ma non so tra quanto metterò il prossimo capitolo perchè devo fare tutte le tesine per gli esami orali e ho iniziato solo ora...capitemi.

Vi prego non solo di leggere il capitolo ma anche di lasciare una recensione (di dieci o più parole) e dirmi cosa ne pensate, consigli e così via. Possibilmente cose serie non solo ‘è bellissima, continua.’ mi servirebbero per migliorare. Vi prego di farlo ed essere sincere.

Mi piacerebbe veramente che mi menzioniate su twitter scrivendomi le parti della ff che vi piacciono di più. Quindi, se lo volete fare io sono @FuckYou_Haters_ e ci terrei davvero tanto, quindi vi prego di farlo. 

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Capitolo 13
*** tredicesimo capitolo ***





 

-Scusa per ieri- dice subito, appena seduto.

-Per che cosa?- chiedo io, che non capisco cosa intende.

-Forse dovevo restare- risponde abbassando gli occhi, guardando il prato verde.

-Forse hai fatto bene ad andare via- ribatto -se mamma ti avesse visto...-

-Cosa avrebbe detto?- mi chiede guardandomi.

-Sai...non ci conosciamo in pratica. Siamo due persone che si sono incontrate per caso in un bar- 

-Lo so come ci siamo conosciuti- ribatte lui.

-Il fatto è che non ci conosciamo- dico alzandomi di scatto dalla panchina -non so niente di te...a parte che ti chiami Niall Horan e vivi a Londra con i tuoi amici- aggiungo -non so niente di te-

-É per questo che sono qui, giusto? Per conoscerci meglio- lui non sembra agitato neanche la metà di quanto lo sono io.

-Ma come fai ad essere così tranquillo?-

-Perchè non dovrei esserlo?-

-Ieri sera una sconosciuta ti ha pianto addosso. Non ti sembra neanche un po’ strano?- continuo, sempre stando in piedi. Lui tace. 

-Senti io non so neanche perchè sono qui. Volevo solo stare da sola lontana da casa per un po’. Forse non ti dovevo scrivere. Scusa, io me ne vado- aggiungo di fretta, prendo la borsa e mi allontano a passi veloci.

-Ma che ti prende?- chiede. Io non mi giro -April! Che cazzo ti prende?- lo ignoro, esco dal parco e attraverso la strada, torno a casa.

 

NIALL’S POV

 

Ma che ha, il ciclo? Cazzo io non le ho fatto niente. Ha fatto tutto da sola, si è arrabbiata ed è andata via. Io proprio non la capisco... 

“non so niente di te” queste parole mi riecheggiano nella testa. “Forse è meglio così” penso. Si, molto meglio.

Si sta di nuovo accendendo in me. Quella rabbia. Quella che fa uscire l’animale. Quella che mi fa voglia di sbranarla, di bere il suo sangue come vampiro che sono. La parte di me che odio, che detesto, sta uscendo. 

Non c’è niente di bello nell’essere vampiri. 

Gli occhi non diventano rossi quando hai sete, diventano diversi da persona a persona, i miei sembrano di ghiaccio.

Non tutti siamo straordinariamente belli, alcuni sono vanitosi, altri sicuri di se, altri timidi.

Non sopportiamo quasi nessun tipo di cibo. Solo carne rossa, alcuni dolci a volte pizza e pane. 

Tutti i vampiri sono straordinariamente forti, se si allenano come si deve. 

Riusciamo a farci ubbidire da chiunque. Quando ci dissetiamo gli facciamo dimenticare tutto, è più semplice così.

E si, siamo immortali. Ed è la cosa più brutta, che più fa rattristare. Ogni volta che ho amato una ragazza per davvero la ho trasformata per sbaglio. Basta che abbiano il tuo sangue nell’organismo e che tu li morda. All’inizio sembrano morti. La prima volta che ne ho trasformata una pensavo di averla uccisa. Si è risvegliata due ore dopo, mentre io piangevo. É scappata, ha fatto una strage. Quando sono “piccoli” hanno fame, non si controllano. Uccidono. Anche io ero così. Sono riuscito a contenere minimamente la mia sete. Ora non uccido, mi nutro semplicemente. Ma odio questa parte di me e cerco di non farla emergere mai.

Io ho 120 anni ora...sono vampiro da cento anni e tutti pensano che io ne abbia 20, è ridicolo. Gli unici che sanno come sono veramente sono i miei amici, quei quattro con cui vivo. É stato Louis, uno di loro a trasformarmi, è poco più grande di me. Siamo tutti vampiri, solo per colpa sua. Lo seguiamo sempre, come se fosse il nostro padrone, dobbiamo farlo. Sennò ci ucciderebbe.

 

spazio autrice:

Che ne pensate degli One Direction i vampiri? Lo so che non era previsto ma a me è venuta quest’idea e mi piace...voi che ne pensate? Vi prego ditemelo. Se non vi piace posso sempre cambiare c: 

Alla fine si resta al primo banner (quello di NuvolaBlu) che vi è piaciuto di più. a me piacciono entrambi...comunque c:

Recensite c;

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