Una serie di (s)fortunati eventi

di Viki_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evento #1 : La clandestina ***
Capitolo 2: *** Evento #2: Mister Park, Leeteuk e l'incontro al ventiquattresimo piano ***
Capitolo 3: *** Evento #3: il lavoro extra, l'auto nera e il sogno dietro a una porta ***
Capitolo 4: *** Evento #4: L'interprete Siwon, la tensione e il camerino delle meraviglie ***
Capitolo 5: *** Evento #5: l'ospite inaspettato, il brodo di pollo e i muffin al cioccolato ***
Capitolo 6: *** Evento #6: Il messaggio in codice, il ***
Capitolo 7: *** Evento #7: SUKIRA, i lost in translation e la preferita di Donghae ***
Capitolo 8: *** Evento #8: Le diversità, la festa di mezzanotte e le regole dello showbiz ***
Capitolo 9: *** Evento #9: L'incubo, la canzone e le attenzioni di Ryeowook ***
Capitolo 10: *** Evento #10: Fantasticherie romantiche, differenze linguistiche e le parole di troppo ***
Capitolo 11: *** Evento #11: Gli angeli, l'assenza e lo smascheramento ***
Capitolo 12: *** Evento #12: L'attesa, la voce metallica e le paroline magiche ***
Capitolo 13: *** Evento #13: Gli sguardi, la cena e la scadenza ***
Capitolo 14: *** Evento #14: Le modelle, il chiarimento e la carbonara ***
Capitolo 15: *** Evento #15: l'incontro con Park, il Tokyo Dome e 1642 ***
Capitolo 16: *** Evento #16: Il compagno di shopping, il Roma e la fidanzata in affitto ***
Capitolo 17: *** Evento #17: Non Anna-chan, l'appartamento e il latte; ***
Capitolo 18: *** Evento #18: Terrine vuote, forme e canzoni storpiate ***
Capitolo 19: *** Evento #19: La cena, la trasformazione e gli abbracci ***
Capitolo 20: *** Evento #20: La valigia, Incheon e la scatola di scarpe; ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Evento #1 : La clandestina ***


Una serie di (s)fortunati eventi


Evento #1



Valigia.
Sì, la valigia c'è.
La vedo arrivare sul nastro trasportatore e mi sento già meglio. L'aeroporto Incheon è pieno di gente, in gran parte turisti e uomini d'affari in giacca e cravatta.
Incheon International, Seoul, Corea del Sud.
Io, la mia valigia, la mia borsa a tracolla piena fino all'orlo.
Dal mio volo sono scesi un grande numero di uomini eleganti, con il mio cappotto pesante e la mia sciarpa con i pon pon – tremendo regalo di Ayane-chan – mi sento una bambina dell'asilo.
Prendo il trolley dal nastro e mi avvicino al banco dei controlli, il numero 10. Accanto alla mia fila, al 9, un uomo e una donna cercano di tranquillizzare il loro bambino in lacrime.
Italiani.
Vorrei avvicinarmi e abbracciarli, è tantissimo tempo che non mi trovo in presenza di qualcuno che parla la mia stessa lingua.
Il banco 10 è il più efficiente: parto molto indietro alla famiglia del 9 eppure in un paio di minuti li raggiungo, qualche secondo e li supero, infine arrivo al banco.
L'ufficiale coreano mi ha già inquadrata non appena varco la linea gialla.
“Vengo da Tokyo” gli dico in giapponese appena apre bocca. L'uomo mi fa un cenno e gli porgo il documento. Lui legge il mio nome e mi guarda.
Bionda, occidentale. Non gli piaccio.
Mi chiede il biglietto in un giapponese accentato alla coreana. Parla in fretta e a bassa voce, sembra volermi mettere alla prova.
“E' una turista?” chiede diffidente.
“Sono qui per lavoro.”
Dopo l'ennesimo colpo, l'uomo è costretto a ridarmi i documenti. Lo saluto cordialmente e faccio un profondo inchino.
Il rispetto prima di tutto.
Mentre trascino la valigia verso il secondo sbarramento, mi viene il solito brutto pensiero: essere occidentale è sempre un problema. Lo era stato anche a Tokyo, all'inizio della mia meravigliosa vita giapponese.
Pensare alla città che mi sono appena lasciata alle spalle mi fa stare ancora peggio, così decido di aumentare il passo per gettarmi più in fretta tra le spire del gelato inverno coreano.
Il secondo controllo è una sorta di interrogatorio informale: l'agente, vedendo i miei tratti somatici, mi inizia a fare alcune domande in inglese. Rispondo con tranquillità e firmo alcuni documenti. Accanto a me, alla famiglia italiana del banco 9, non sembra andare così bene. Il padre, un uomo alto e magro, con una calvizie incipiente, sta guardando imbambolato l'agente di frontiera.
“Deve solo dichiarare di non avere con sé sostanze vietate o pericolose.” gli dico. La moglie mi guarda come se le avessi appena rivelato la strada per il paradiso.
Dopo aver sentito le mie parole, l'uomo si volta verso l'ufficiale e dice “I have nothing to declare” come se fosse il protagonista di Law & Order. La reazione dell'agente è immediata: compila in fretta il documento e glielo porge per firmarlo.
“Grazie.” mi dice la moglie mentre l'uomo sbriga le faccende. “Non ti abbiamo visto sul volo da Mosca, dove hai fatto scalo?”
“Non vengo dall'Italia.” le dico. Il figlio che culla tra le braccia sbadiglia sonoramente. “Arrivederci.”
La donna mi saluta e io mi inchino, ricordandomi solo un istante dopo che in Italia certe cose non si fanno.
Da troppo tempo sono lontana da casa.
Mentre mi avvicino all'uscita, un coreano in giacca e cravatta mi fa l'occhiolino. Spaventata, mi sistemo meglio la borsa a tracolla e aumento il passo.
Sola, in un paese straniero, l'ennesimo.
Il mio castello di bugie, alla fine, mi era caduto addosso.
Avevo lasciato l'Italia per vivere in Giappone, avevo trovato un lavoro e una casa, poi, tutto era andato a rotoli.
Per la mia famiglia, però, non era cambiato niente.
Avevo mentito, avevo evitato di dir loro che avevo perso il lavoro, che non avevo più soldi per vivere da sola e che mi ero fatta ospitare da Ayane-chan per un po'.
Due giorni prima del mio arrivo a Seoul, mi era scaduto il visto.
“Vai in Corea e nel frattempo chiedi un altro visto turistico, fanno tutti così.” mi aveva detto Ayane, la mia spalla destra in Giappone. “Se torni in Italia, ne sono convinta, non tornerai più.”
Aveva fin troppo ragione.
Pur di non tornare in Italia, l'avevo ascoltata.
Sono partita dal Narita Airport con in tasca i soldi per una notte in hotel, guadagnati in una giornata di volantinaggio vestita da fetta di pizza ed sono arrivata a Seoul.
Esco dall'aeroporto e salgo su una navetta per il centro, o almeno quello mi sembra di capire. Riesco ad arrivare in una zona molto trafficata, sepolta sotto una coltre di neve ghiacciata.
Non so dove sono e non so cosa fare.
L'unica cosa che mi viene in mente camminando sui marciapiedi lucidi di ghiaccio è di cercare un ristorante italiano.
Alla fine, il “Pompei” sembra un miraggio in mezzo a un mare di sconosciuti.
Il ristorante è già pieno di clienti e sui tavoli campeggiano già pizze giganti dall'aspetto invitante.
Non mangio da 12 ore e mi sembra di impazzire.
Entro, trolley gigante a seguito, e subito vengo intercettata da un cameriere che di italiano ha solo la bandierina sulla divisa. Mi dice qualcosa in coreano e io mi sento un po' morire dentro.
“Non parlo coreano.” gli dico in giapponese.
“Sei russa?”
No, sono solo bionda, vorrei dirgli. Anche se non sono di qui, so che per i coreani essere russa significa essere una prostituta. Un sinonimo tremendamente razzista.
 “Italiana.”
“Sei italiana?” chiede in italiano.
“Sì. Avrei bisogno di una dritta.”
Il ragazzo mi guarda e poi si volta verso il bancone per controllare che l'uomo – occidentale – e la donna – coreana – non ci stiano guardando.
“Non mangi quindi?”
“Si, anche.”
“Ti metto al tavolo più vicino alla cucina, però.”
Annuisco e mi faccio fare strada. Inutile dire che tutti gli avventori del locale ci stanno guardando. Quando passiamo davanti al bancone, l'uomo e la donna mi squadrano, poi si rivolgono al figlio con uno sguardo rassegnato.
“Qui.” dice lui indicandomi un tavolino in un angolo abbastanza scomodo del locale.
“Cosa vuoi?”
“Una margherita e un caffè. Avete il wi-fi?”
“Sì.”
“Perfetto.”
Il ragazzo fa un mezzo inchino e si allontana. Rimasta sola prendo il cellulare, mi connetto al wi-fi e scrivo a Ayane-chan.

 
SONO A SEOUL. TUTTO BENE. NON SO DOVE DORMIRE.

Pochi istanti dopo, Ayane mi risponde:
 
CERCO UN HOTEL VICINO A DOVE SEI. MANDAMI LA TUA POSIZIONE. STAI TRANQUILLA, PARLA SEMPRE GIAPPONESE.

Sto per rispondere quando sento la sedia di fronte alla mia spostarsi. Alzo lo sguardo e trovo l'uomo che prima stava dietro al bancone che mi fissa.
“Cosa ha combinato questa volta?” mi chiede in italiano, con accento toscano.
“Chi?”
“Lee, mio figlio. Ti ha messa incinta?”
“NO!” sbotto. “Io non so chi sia Lee.”
Il volto dell'uomo si rilassa appena.
“Chi sei allora?”
“Vengo dal Giappone. Sto cercando un posto per dormire e avevo fame.”
“E' una bugia?” mi chiede in giapponese.
“Assolutamente no. Il ragazzo mi ha fatto accomodare e ha preso la mia ordinazione. Ho solo bisogno di mangiare e di una connessione internet.” dico in fretta, sicura, con il mio miglior accento di Tokyo. Mi sembra di averlo convinto.
“C'è una guest house qui a due passi. E' un po' spartana, ma se dici che ti manda Sandro, troveranno un posto per te. Però da qui te ne devi andare subito, stai attirando troppo l'attenzione.” dice in italiano, poi estrae di tasca un blocchetto per le ordinazioni e inizia a scrivere qualcosa in hangul.
“Esci, cammina per cento metri e prendi la prima a destra. L'insegna è azzurra e bianca. Dai questo alla donna al bancone. Buona fortuna.”


Cacciata via.
Dopo aver seguito le istruzioni dell'intrattabile Sandro, arrivo alla guest house. La proprietaria sembra non saper parlare nessuna lingua tranne il dialetto di Seoul, così le consegno il biglietto del ristoratore e mi inchino. Lei lo legge, fa un mezzo inchino e sparisce dietro al bancone, per poi ricomparire con una chiave in mano. La stanza che mi apre è uno squallido quadrato di muri scrostati. Le dico arigatou e lei si inchina ancora, poi se ne va.
Un tetto, almeno quello.
Appoggio la borsa al letto e faccio un giro di perlustrazione. La doccia è privata, il bagno, invece, deve essere fuori dalla stanza. Mi scappa la pipì, ma l'idea di dover usare un bagno pubblico mi addormenta la vescica. Sembra che la stanza non venga pulita con cura da una vita.
La prima cosa che faccio è accendere il computer portatile e cercare una connessione internet.
Stanza che cade a pezzi e connessione wi-fi super veloce.
Paradossi orientali.
Cerco Ayane-chan su Skype, mi risponde al primo squillo e accende la webcam.
Il suo visino sorridente mi mette di buon umore.
“Dove sei?”
“In una guest house un po' malconcia, ma almeno ho un tetto sopra alla testa.”
“Come hai fatto a trovare quel posto?”
“Un italiano mi ha aiutata.” mi limito a dire, anche se avrei altri commenti da fare. “E' una soluzione temporanea.”
Ayane mi guarda, poi si prende una ciocca di invidiabili e liscissimi capelli neri e se la arrotola su un dito, in meditazione.
“E poi, che farai domani?”
“Non lo so: non sono mai stata a Seoul, non ho soldi, non ho un lavoro e le uniche parole in coreano che conosco sono “oppa” e i titoli delle canzoni dei Super Junior.”
Hey, I'm Mister Simple.” commenta lei con una faccia sexy, facendomi ridere.
Anche lei ride per qualche secondo, poi si blocca e diventa seria.
“Che c'è?”
“La SM entertainment è a Seoul.”
“La SM? E cosa c'entra?”
“Magari hanno bisogno di una berra itariana.” le ultime due parole le dice in un buffo italiano storpiato.
“Non so ne cantare, ne ballare, ne recitare. Una berra itariana inutile, insomma. Neanche tanto berra.”
Ayane non mi sta più ascoltando, ma batte le dita in modo frenetico sulla tastiera.
“Ti ho inviato l'indirizzo.” dice poi. “Vai là e inventati qualcosa. Tanto non hai nulla da perdere. E mi raccomando...”
“Parla sempre giapponese.” diciamo in coro. “Ho capito. Nel frattempo, magari, cerco di imparare qualche parola in coreano.”
“Ok, oppa.” risponde lei mostrandomi indice e medio alzati alla webcam. “Ci sentiamo domani.”
“Ciao.”

 

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Capitolo 2
*** Evento #2: Mister Park, Leeteuk e l'incontro al ventiquattresimo piano ***


Una serie di (s)fortunati eventi



Evento #2

 

 

SM entertainment è una delle etichette discografiche più famose della Corea del Sud. Ha creato gruppi famosissimi, tra cui, neanche a dirlo, i Super Junior.
Il quartier generale dell'organizzazione è a Seoul, in un grattacelo di tot piani, altissimo.
Serissimo.
Impenetrabile.
La notte passata in dormiveglia non mi ha riposata un granché e non mi ha nemmeno permesso di trovare qualcosa di meglio da fare che bazzicare davanti alla sede di un colosso della musica coreana.
Mi sono vestita con il mio abito migliore, mi sono truccata e pettinata al meglio. Ho preso la metropolitana, mi sono persa più o meno venticinque volte, ma alla fine sono arrivata.
Con la valigia a seguito non riuscirò a far nulla ma, come dice Ayane-chan e come mi ripeto da tutto il giorno, non ho nulla da perdere.
L'ingresso della SM è formato da una porta girevole in vetro, che si attiva a vicinanza. Faccio un passo in avanti e si mette in movimento. Ho come l'idea di non uscirne viva.
Prendo un respiro profondo e entro. L'ambiente è come me lo aspettavo: una hall immensa, con un bancone bianco e due receptionist in tailleur; a destra, una decina di divani bianchi sistemati a ferro di cavallo, a mo' di sala d'attesa e, a sinistra del bancone, una fila di ascensori.
“Buongiorno.” dico in inglese avvicinandomi. Una delle due receptionist indossa delle cuffie e sta parlando al telefono. L'altra mi sorride.
“Cosa posso fare per lei?” chiede anche lei in inglese.
“Ho un appuntamento con il signor Park.”
La balla migliore che la notte mi aveva fatto pensare. Il nome Park è quello più diffuso in Corea. Per la legge dei grandi numeri deve esserci un maledetto Park in questo edificio.
“Ora lo chiamo e chiedo conferma.” dice la receptionist affabile.
Sono fregata.
Mentre indossa le cuffie, inizio a sudare freddo. Cerco di stare tranquilla e attendo.
Non capisco che cosa si stiano dicendo.
“E' italiana?”
“Sì.” rispondo confusa e sorpresa.
“Il signor Park dice che il suo ospite italiano dovrebbe già essere arrivato.” commenta lei.
“Sono solo un po' in ritardo, mi scuso.”
La donna riferisce, poi chiude la conversazione e si toglie le cuffie.
“Piano ventiquattresimo. Lo aspetti fuori dal suo ufficio, lui è ancora in riunione.”
Annuisco, mi avvicino all'ascensore e faccio per salire.
“Ha bisogno della sua valigia?” chiede la receptionist alzandosi dalla scrivania.
“No.”
“La lasci pure qui, allora.”
Mi avvicino, le lascio in consegna il mio trolley e entro nell'ascensore.
E mi prende il panico.
Inaspettatamente sono riuscita a superare il controllo, a entrare nell'edificio. Le pareti dell'ascensore, che lento e inesorabile sale i piani, sembrano restringersi intorno a me.
Prendo il cellulare dalla borsa, non c'è campo.
E anche se ci fosse non saprei chi chiamare.
Quest'ultimo pensiero mi da il colpo di grazia e, con il respiro sempre più affannato, inizio a piangere.
Calmati, mi dico.
Respira.
L'ascensore ha uno scossone, si ferma al ventiquattresimo piano e le porte si aprono.
Tiro su con il naso, esco e mi trovo in un corridoio bianco. Sui muri ci sono locandine di concerti e foto promozionali. Nonostante gli occhi appannati dalle lacrime, trovo una foto di Leeteuk.
Meraviglioso.
Mi fermo a guardarlo, la posa studiata e lo sguardo su di me.
Mi soffermo sulla sua espressione sognante, sulla fossetta appena accennata.
Sembra che mi stia guardando.
Cosa devo fare, Teuk?
Sono davvero dentro alla tana del lupo.
Un lupo meraviglioso, certo.
Tiro ancora su con il naso e proseguo nel corridoio. Alla fine trovo una sala d'aspetto, poltrone nere dall'aspetto comodo e ricercato.
E non solo.
“Ehi.”
"Lei.” dico.
L'uomo dell'aeroporto. I have nothing to declare, insomma. Seduto, in giacca e cravatta.
Lui.
“Che ci fai qui?”
“Io...” mi interrompo. “Lei lavora alla SM?”
“No, no. Sono qui perché sono il rappresentate di uno dei loro fornitori. Facciamo istallazioni luminose per alcuni delle scenografie dei loro video. Il Made in Italy va molto in Corea.” dice tranquillo. “Sei qui per vedere il signor Park anche tu?”
“No.”
Sono shoccata.
L'uomo mi guarda confuso, poi si volta verso il corridoio: siamo soli.
“Stai aspettando qualcuno?” chiede.
Parole come un fiume in piena. Non so come, ne perché, ma un istante dopo parto con la descrizione di tutto ciò che mi è successo dal nostro incontro all'aeroporto fino a questo momento. Gli spiego dell'intrattabile Sandro, della catapecchia in cui ho dormito, del visto scaduto, del bisogno di trovare un lavoro. Non sono mai stata una piagnona, eppure di tanto in tanto una lacrima mi riga il viso.
Mi sento perduta.
L'uomo annuisce appena, ascolta, poi scuote la testa.
Finisco di parlare e taccio.
“Vuoi un fazzoletto?”
“No, grazie. Ce l'ho qui in borsa.” rispondo con un mezzo sorriso lacrimoso.
E' inspiegabile come io riesca a incastrare così tante cose in così poco spazio. Alla fine, per trovare i fazzoletti, sono costretta a togliere dalla borsa il portafoglio, il beautycase di emergenza e la macchina fotografica che ho comprato a mia sorella per il compleanno, ma che non ho ancora avuto il tempo – e i soldi – per spedirle in Italia.
L'uomo aspetta che io mi riprenda, poi apre la bocca per parlare.
Troppo tardi: sentiamo il rumore dell'ascensore e qualche istante dopo un uomo ci raggiunge.
“Mister Park.” esclama l'uomo in un perfetto inglese, alzandosi.
“Scusi per il ritardo, Mister Freddi.”
Entrambi si fanno un profondo inchino. Il signor Park non è il tipico coreano: è molto alto e ha le spalle larghe, da sportivo. Anche i tratti somatici, salvo il tipico taglio degli occhi, sono molto occidentali.
“La ragazza è con lei?” chiede dopo aver scambiato alcuni convenevoli molto formali. Anche il suo inglese è impeccabile.
Il signor Freddi si volta verso di me un istante, come se si fosse appena ricordato della mia presenza.
“Sì, è Anna, la mia assistente.” risponde infine. “E' qui per...”
Silenzio.
Panico.
“Fotografare le scene.” dico cercando di salvare la faccia di entrambi. Mi alzo e gli mostro la macchina fotografica, poi mi inchino.
Il signor Park non reagisce a quel momento di imbarazzo e mi fa un inchino.
“Andiamo nel mio ufficio, la signorina può aspettarci qui fuori.”
Il signor Freddi annuisce, poi segue Park nel corridoio. Prima di entrare nella porta poco più avanti, mi lancia un ultimo guardo.
Ha fatto tutto quello che poteva.
Rimasta sola mi guardo intorno, ma non sono tranquilla. Ho come la sensazione che il signor Park abbia mangiato la foglia e stia mandando la sicurezza a prendermi.
I miei dubbi rimangono tali per tutto il tempo, ma non ho intenzione di andarmene con le mie gambe.
Finché avrò un poster dei Super Junior davanti e una poltrona comoda su cui stare seduta, questo posto sarà comunque meglio di tutto ciò che mi aspetta della gelata e sconosciuta Seoul.
Venti minuti dopo l'ingresso dei due uomini nell'ufficio del signor Park, sento l'ascensore aprirsi.
Ci siamo.
I secondi che mi separano dalla vista del nuovo arrivato sembrano non finire mai.
E' una donna in tailleur.
Mi passa accanto come se fossi invisibile e bussa alla porta dell'ufficio.
Non mi guarda, non si volta. Non fa tempo ad entrare che è di nuovo fuori, tacco dodici e profumo dolciastro a seguito. Veloce come è comparsa, scompare di nuovo.
Salva.
Alla fine, i due simpatici amici ci mettono un'ora e, quando escono, sono piuttosto soddisfatti entrambi.
“Hannah, vieni.”
Vorrei dire che non mi chiamo Anna o Hannah, ma non mi pare di potermi prendere una tale confidenza, al momento. Mi avvicino ai due uomini e mi sento come se stessi aspettando la sentenza di un processo.
“Hai detto di essere una fotografa, non è così?” chiede il signor Park con un mezzo sorriso.
“Sì.” mento.
“Una domanda: parli coreano?”
“Ad essere sincera, non molto.” dico. Appena dietro alle spalle del signor Park, il signor Freddi scuote la testa impercettibilmente. “Ad essere sincera sincera, non so fare una frase di senso compiuto.”
Perfect. E' tutto quello che mi serve sapere.

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Capitolo 3
*** Evento #3: il lavoro extra, l'auto nera e il sogno dietro a una porta ***


Una serie di (s)fortunati eventi


Evento #3

 


“Cosa sta succedendo?”
Il signor Park ha chiamato entrambi gli ascensori. Ci ha fatto accomodare sul primo arrivato e ci ha fatto un inchino.
Il signor Freddi, accanto a me, ha pigiato il tasto per tornare al piano terra.
“Park ha bisogno di una fotografa e mi ha chiesto se per te è un problema fare del lavoro extra durante la nostra permanenza in Corea. Ovviamente gli ho detto che tu sei disponibile.” dice così velocemente da dimenticare di respirare. “Starò qui due settimane e, essendo la mia assistente, dovrai dire la stessa cosa. La nostra azienda produce pannelli luminosi e istallazioni. Tu sei qui fotografare il ritmo dei lavori.”
Mentre l'ascensore ci riporta al piano terra, il signor Freddi mi porge anche il suo biglietto da visita.
“Io e la mia famiglia alloggiamo all'Hilton e ho detto a Park che tu sei arrivata oggi e non hai ancora scelto dove dormire. Se hai bisogno di qualcosa mandami una mail.”
“Ma...”
Apro e chiudo la bocca, senza sapere cosa dire.
Le porte dell'ascensore si aprono e il signor Freddi esce, lo seguo a ruota.
“Bene Anna, ci vediamo tra un paio di giorni.” mi dice porgendomi la mano.
“Dove sta andando?”
“A incontrare gli operai.”
“E io?”
“Ora arriva il signor Park e ti spiega tutto.” vedendo che non gli stringo la mano, il signor Freddi abbassa il braccio. “Buona fortuna.”
Non posso dirgli nient'altro. Si è già allontanato.
Mi volto verso la reception e cerco di mantenere un certo contegno. Sto tremando.
“Posso avere la mia valigia?” chiedo a una delle signorine, in inglese.
“Il signor Park ha già dato disposizioni in merito. Sta arrivando anche lui, il suo ascensore è partito ora dal quarantesimo piano.”
Annuisco e, con discrezione, mi asciugo le mani sudate sui pantaloni.
Non so cosa devo fare, così pretendo di essere una statua e non mi muovo, quasi non respiro.
Non so quanto tempo ci abbia messo il signor Park a scendere tutti i piani ma, quando sento l'ascensore aprirsi, mi sembra passata un'eternità.
L'uomo non è solo, con lui c'è una signorina in tailleur con in mano un plico di documenti. Mi passa accanto, li appoggia al bancone e dice qualcosa in coreano alle receptionist.
Park, invece, mi fa cenno di avvicinarmi.
“E' pronta?”
“Dove stiamo andando?” chiedo prima in italiano, poi in inglese, aggiungendo un mezzo inchino di scuse.
“Non si preoccupi, il signor Freddi sa che oggi non può aiutarlo.” risponde sorridendo. “Ora mi segua, l'autista ci aspetta qui fuori.”
Non ho niente da perdere, mi dico.
Continuo a ripetermelo stando mezzo passo dietro al signor Park, superando la porta rotante, lasciandomi sferzare il volto dall'aria fredda che lambisce Seoul. Davanti all'edificio, una monovolume a otto posti ci sta aspettando con il motore acceso. Il signor Park apre una portiera e mi fa cenno di salire. Lui si sistema sul lato passeggero anteriore, accanto all'autista.
Mi siedo e mi allaccio la cintura: da dentro l'auto sembra ancora più grande. Al posto dei sedili centrali sono stati messi due tavolini in legno scuro, che fanno sembrare il mezzo una specie di salottino in movimento.
Quando l'autista risale sul mezzo, dopo aver messo la mia valigia nel baule, il signor Park inizia a parlare in coreano.
Non capendo un accidente di cosa si dicono, inizio a guardare fuori dal finestrino.
Cinque minuti dopo la nostra partenza dal quartier generale della SM, la vita di Seoul ci circonda completamente. Auto e persone, luci, negozi, pullman. Tutto intorno si muove, pulsa, ci supera velocemente.
Sono shoccata, sbalordita, spaventata e eccitata.
Prendo un respiro profondo e cerco di fare mente locale: sono qui per fotografare qualcosa.
Punto uno, non ho idea di come far funzionare la macchina fotografica di ultima generazione che ho in borsa.
Punto due, anche se sapessi come accenderla, non sono mai andata oltre le foto da gita scolastica al museo di scienze naturali o quelle scattate con il cellulare durante alcune serate alcoliche.
Cercando di fare il più piano possibile, prendo la macchina fotografica dalla borsa, la estraggo dal fodero di protezione e me la giro tra le mani.
Ha un pulsante On/Off, bene.
Tolgo il tappo davanti all'obbiettivo, ok.
La accendo fa un bip. Sullo schermo compare quello che sto inquadrando al momento, ossia metà del mio ginocchio destro e il pavimento dell'abitacolo.
“Anna.”
Il signor Park mi sta guardando. Spengo immediatamente la macchina fotografica e faccio un cenno con la testa.
Lui, non so per quale ragione, si mette a parlare coreano.
“Bla bla bla bla bla...”
Non capisco il coreano, mister. E' inutile.
“Bla bla bla bla bla – forse ha detto la parola studios, ma è probabilmente una mia allucinazione – bla bla bla bla.”
“Non capisco il coreano.” dico con la voce forse un po' troppo rude. “Sorry.
Il signor Park si ferma e sorride.
“Era solo per esserne certo.” commenta in inglese. “Fra mezz'ora saremo agli studi, direi che è arrivato il momento di spiegarle cosa succederà.”
Grazie al cielo.
“Il signor Freddi mi ha detto che lei è qui per documentare l'andamento dei lavori e mi dispiace toglierle del tempo prezioso, ma da settimana scorsa siamo alla ricerca di una ragazza che ci aiuti con il backstage di una campagna promozionale e lei sembra la persona giusta.”
Il signor Park fa una pausa, io non so se commentare o tacere.
“Lei conosce i Super Junior?”
Preferisce che inizi a citare date di nascita, cibi preferiti, soprannomi, composizione delle loro famiglie o che le mostri la mia versione di ogni coreografia di ogni canzone di ogni video da loro interpretato?
“Sono dei cantanti della vostra etichetta.” rispondo dopo qualche secondo di scompenso emotivo.
“Ottimo. Saprà quindi che si tratta di un gruppo di ragazzi. Quanti anni ha lei?”
Quanti anni ho?
Chi sono?
Ha davvero detto Super Junior?
Calmati, finta Anna, calmati.

“Venti.” dico in giapponese, poi in inglese. Poi ci penso e mi accorgo che non è vero. Parlare in inglese, pensare, fingere, respirare. Troppe cose da fare contemporaneamente.
“Sa il giapponese?”
“Sì, lo parlo abbastanza bene.”
Perfect.
Silenzio.
Il signor Park si volta verso la strada e solo in quell'istante mi accorgo che l'auto è entrata in una via laterale. L'autista si ferma davanti a una sbarra e parla con la guardiola. Un istante dopo il varco viene aperto.
“E' importante che lei mi stia accanto, d'ora in poi. Se qualcuno le chiede qualcosa, indichi la sua macchina fotografica e il pass che le daranno all'ingresso.” dice mentre l'auto si ferma accanto a un marciapiedi, a cento metri da un rettangolo di cemento che separa due edifici gemelli.
Il signor Park non mi dice altro, scambia ancora qualche parola con l'autista, poi scende e mi apre la portiera. Lo ringrazio e lo seguo nel piazzale.
I due edifici, venti piani a testa, hanno le facciate a vetri e alzando lo sguardo è possibile vedere qualche impiegata muoversi accanto alle finestre.
Bello e inquietante allo stesso momento.
Cammino, la borsa a tracolla che rischia seriamente di rompermi una spalla, tanto è pesante.
Il signor Park si volta un paio di volte per controllare che io stia al passo, si dirige verso l'edificio di destra, mi apre la porta e mi fa entrare prima di lui.
Altra reception, ma l'ambiente è totalmente diverso da quello alla SM. Dietro al bancone ci sono cinque impiegare indaffaratissime e, dietro a una porta a vetri, vedo due uomini con un grande carrello pieno di cavi.
Ci avviciniamo al bancone e, vedendo il signor Park, l'attività frenetica si ferma. Tutte le ragazze si alzano e si inchinano. Quella più vicina al bancone dice qualcosa a testa bassa, mestissima.
Il signor Park parla tranquillo, qui deve essere una sorta di autorità.
Ad un certo punto la ragazza mi guarda, è l'unico momento in cui posso vedere i suoi occhi scuri.
Stanno parlando di me.
Abbozzo un sorriso e mi sposto i capelli dietro alle spalle.
Questo gesto fa reagire una ragazza dietro al bancone.
Mi ero dimenticata di essere così bionda, accidenti.
Qualche secondo dopo sento il rumore di una stampante e la ragazza che sta parlando con il signor Park mi porge un cartellino appeso a un laccio. Lo metto al collo e ringrazio in giapponese.
Lasciamo il bancone e ci avviciniamo alla porta a vetri, ad apertura automatica. E' una sorta di barriera tra due mondi, appena la varco sento una voce maschile che sembra fare una prova microfono. Poi ci sono delle urla, il rumore di un paio di trapani. E' strano perché non vedo da dove questi suoni provengono: il corridoio in cui stiamo camminando è abitato da persone silenziose, che entrano ed escono dalle svariate porte che si aprono sia sulla parete di destra che su quella di sinistra.
Una donna ci viene incontro e saluta cortesemente il signor Park. Ha in mano una cartelletta con una lista spuntata. Cerco di non badare al suo sguardo indagatore.
“Aspettami qui.” mi dice l'uomo indicandomi una sedia pieghevole accanto a una porta bianca.
Annuisco e mi siedo, lui fa qualche passo con la signora e entra in una stanza più avanti.
Un istante dopo, una ragazza esce dalla porta accanto a me e, vedendomi solo all'ultimo, si spaventa.
Fa un inchino e dice qualcosa in coreano.
Io vi odio tutti.
Come mi ha detto il signor Park, indico il mio pass. La ragazza annuisce e dice qualcos'altro. Alla vita ha allacciata una cintura piena di pennelli per il trucco.
“Non parlo coreano.” dico in giapponese, poi in inglese.
Lei prosegue con il suo monologo e mi ripete per l'ennesima volta la stessa frase.
Sconsolata, prendo la mia macchina fotografica e gliela faccio vedere.
Il suo sguardo si illumina.
“Bla bla Super Junior bla bla bla.” dice ancora in coreano, decisamente entusiasta.
Annuisco e spero nella botta di fortuna.
La ragazza è iper eccitata e inizio ad avere paura. Mi prende per un braccio, mi strattona verso la porta dove il signor Park è entrato poco prima e si ferma.
Mi dice qualcosa, ma io non riesco più ad ascoltarla.
La porta è aperta di qualche centimetro e mi sento morire.
Il signor Park è di spalle e sta parlando con una decina di ragazzi.
Ragazzi, che dico.
Loro.
Prendo un respiro e mi butto letteralmente sul l'altro lato del corridoio, contro il muro.
Prima che io riesca a capire che sta succedendo, il signor Park esce dalla porta.
“Anna, sei qui.” dice tranquillo. “Ora ti do' le istruzioni, poi puoi iniziare a lavorare.”
Fotografare i Super Junior.
Ti amo, signor Park.

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Capitolo 4
*** Evento #4: L'interprete Siwon, la tensione e il camerino delle meraviglie ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #4

 

 

“Ha capito allora?”
“Non parli con nessuno dei membri del gruppo. Loro saranno collaborativi e professionali. Li fotografi in atteggiamenti naturali...” ripeto a macchinetta.
E' tre volte che me lo dici, mister Park.
“Ci serve un bel book sui loro momenti di svago, esatto. Se le chiedono qualcosa?”
“Dico che non parlo coreano, in inglese.” rispondo e annuisco.
Perfect. La compagnia ha prenotato per lei una camera all'hotel qui vicino agli studi, dopo la fine della registrazione del programma, faccia le ultime foto e esca. In camera troverà uno dei computer della compagnia, scarichi le foto, e le migliori le metta nella chiavetta usb che le abbiamo preparato...”
“Qualcuno verrà a prenderla in camera domani mattina, ricevuto.” concludo.
Il signor Park annuisce e si abbassa per parlami quasi in un orecchio.
“Ogni fotografa, ognuna... ha retto due ore in mezzo ai ragazzi. Tu non puoi capire perché non sei coreana, ma loro, qui, sono... quasi delle divinità. E' per questo che confido che tu, da esterna, ti sappia comportare in modo più consono.” sembra preoccupato.
Ha iniziato a darmi del “tu”, tra l'altro.
“Va benissimo.” dico alzando la fotocamera. “Non la deluderò.”.
“Ora entriamo e ti presento. Parlerò in coreano, ripeterò a loro ciò che ho detto a te. Se proprio devi parlare con qualcuno di loro, rivolgiti a Siwon, ora te lo presento. Parla sono in inglese e disturbalo solo per le emergenze.”
“Chiaro.”
Quindi: se per caso ti rendi conto di essere in mezzo ai Super Junior, chiedi a modello-coreano-iper-mega-wow Siwon, sicuramente con la sua voce calda e sexy riuscirà a tranquillizzarti.
Meraviglioso, mi scappa da ridere.
Il signor Park mi guarda per qualche secondo, poi si volta verso la fatidica porta bianca e la apre.
Sto un passo indietro, di nuovo.
La scena che mi si presenta davanti è irreale.
Ci sono così tante cose belle da guardare che vorrei avere una o due paia di occhi in più.
I ragazzi, vedendo uno dei loro capi entrare, si alzano e gli si mettono davanti, come soldatini.
E quindi niente, sono lì.
Veri, in carne ed ossa: Kyuhyun indossa una mascherina bianca ed è quello che ho più vicino, poi c'è Sungmin e... oddio, sono tutti così belli.
Li guardo e vorrei che il signor Park non cominciasse a parlare mai, che mi lasciasse in contemplazione per tutta la vita. E invece no, inizia.
In coreano.
Potrebbe anche parlare in italiano, ma non capirei.
Loro sono proprio davanti ai miei occhi, respirano, sorridono.
Sono vestiti tutti in maniera appariscente, decisamente troppo per il gusto occidentale. Mi sorprendo di me stessa perché sono in grado di fare ancora questo tipo di considerazioni, poi i loro occhi si voltano tutti verso di me e il signor Park si sposta appena per permetter a tutti di vedermi.
Si inchinano.
Cioè i Super Junior – M division, noto vedendo Henry e Zhou Mi alla fine della fila – si stanno inchinando a me.
In Giappone, è norma che chi è inferiore gerarchicamente si inchini di più, per questa ragione, sento come il bisogno di chinarmi a toccar terra con il naso.
Rispondo al saluto e Ryeowook fa un commento a bassa voce. Mentre mi rialzo, Donghae ridacchia e Eunhyuk gli tira una gomitata.
“Siwon.” dice il signor Park dopo qualche istante di silenzio. “Ho detto ad Anna che potrà riferire a te per le emergenze.”
“Sarò felice di ascoltarti.” risponde lui in inglese.
Risponde Choi Siwon in inglese.
Risponde Choi Siwon dei Super Junior in inglese, guardandomi.
E mi sorride.
“Grazie.”
Il momento di incredibile imbarazzo viene spezzato dall'arrivo di un paio di truccatrici, che vedendo il signor Park si bloccano.
Lui gli fa cenno di proseguire, e loro rapiscono Kyuhyun.
L'atmosfera si stempera e i ragazzi tornano a sedersi sui vari divani sparsi per il grande camerino.
“Io vado adesso, riconosci i collaboratori della SM dal foulard rosa. Se hai bisogno, chiedi a loro in giapponese. Ma qui, parla solo inglese. E' importante questo.”
Annuisco.
“Direi che per stasera un centinaio di scatti validi possano bastare, vediamo come te la cavi. Buona serata.”
Saluto il signor Park e lo guardo uscire.
Ho paura a voltarmi e, quando lo faccio, entro nel panico.
Ok, cento scatti.
Perfetto.
Prima cosa da fare, capire come funziona la macchina fotografica. Mi avvicino a un divanetto, mi tolgo la borsa e la giacca e mi siedo. Vorrei sembrare a mio agio ma, intorno a me, sta succedendo di tutto.
Sungmin si sta guardando allo specchio e si sta lisciando la camicia.
Henry sta scrivendo al cellulare, con Zhou Mi accanto che spia.
Siwon legge un libro, tranquillo.
Donghae e Eunhyuk sono su un divano in un angolo, stanno chiacchierando.
Ryeowook è... accanto a me.
Si è seduto, mi sta guardando.
Mi volto e gli sorrido.
Lui dice qualcosa in coreano.
“Non parlo coreano.” dico in inglese.
“Shiwon?” dice lui voltandosi.
Siwon non alza lo sguardo dal libro, ma dice qualcosa in coreano, penso la traduzione.
Ryeowook mi sorride ancora, poi tira fuori di tasca il cellulare e anche lui si mette a scrivere.
Riprendo a studiare la macchina fotografica. La accendo e gioco un po' con i cerchi dell'obiettivo per cambiare la messa a fuoco.
Ho capito, più o meno.
Mi alzo, attirando ancora l'attenzione di Ryeowook. Non è truccato, non molto.
E' quasi umano, insomma e, anche se è ben fatta, gli vedo la barba, di solito nascosta dal cerone.
Mentre mi guardo intorno alla ricerca della prima vittima dei miei scatti, una truccatrice chiama anche lui.
Siwon è immobile, concentrato nella lettura. Bersaglio facile.
Mi sistemo accanto a lui e lo inquadro con attenzione, faccio il primo scatto.
Vengo totalmente ignorata.
E' straordinario come lui riesca a non badare al rumore della macchina fotografica in azione, i movimenti che faccio intorno a lui.
A quello scatto ne aggiungo altri tre, da diverse angolazioni.
Mi sento impacciata, faccio fatica ad abituarmi alla macchina fotografica e impiego una vita a decidere. Mi sposto da Zhou Mi e noto che per lui non è altrettanto facile far finta di niente.
Appena mi avvicino si irrigidisce e gli scatti non sembrano naturali.
Poi, Henry gli dice qualcosa e mentre si volta verso di lui, riesco a cogliere un mezzo sorriso.
“Sì!” esclamo in italiano, facendoli voltare entrambi. “Sorry.
Henry ridacchia.


Nei dieci minuti successivi, litigo con le opzioni della macchina fotografica e trovo il modo per fare cinque scatti a raffica e mi facilito le cose. Fotografo loro due per un po', poi mi sposto e mi concentro su Sungmin che riesce ad essere tenero anche mentre gioca con il Nintendo Ds.
Borbotta da solo e sorride.
Poi alza lo sguardo e mi fa una faccia buffa.
Sto per spostarmi verso Eunhyuk e Donghae quando i due si alzano e si avvicinano verso la zona trucco. Insieme, quasi con lo stesso passo. Sono qui da quasi un'ora eppure non li ho mai visti lontani.
Vivono in simbiosi, è impressionante.
Mentre riguardo le foto che ho scattato, Kyuhyun torna verso i divani perfettamente truccato.
La sua pelle è talmente liscia da sembrare finta. Quando vede che lo guardo, si volta dall'altra parte.
Li intimidisco.
Io, anonima ragazza, intimidisco loro.
Uomini, divi.
E' una sensazione strana, ma non piacevole. Preferirei che il peso di questa strana convivenza pesasse solo su di me, l'agente esterno.
L'intrusa.
Per qualche motivo, non me la sento di avvicinarmi e fargli delle foto, così vado all'angolo delle truccatrici e vedo la ragazza che mi ha trascinato davanti alla porta del camerino qualche tempo prima.
Seduti sulle poltrone del trucco, Ryeowook e EunHae stanno cantando per le loro assistenti, tutte incantate.
Scatto alcune fotografie e, dal grande specchio che i tre hanno davanti, vedo che mi guardano. Sorrido e scatto ancora.
Quando mi avvicino al posto di Eunhyuk e Donghae noto si stanno tenendo per mano. Le loro braccia unite si muovono avanti e indietro nello spazio che separa le poltrone.
Dedico una decina di scatti a quella scena, poi scatto alcuni primi piani.
Le mani mi tremano ancora.
Mentre lo fotografo, qualcuno chiama Eunhyuk e gli dice qualcosa.
Lui guarda le due truccatrici che si stanno occupando di lui e si alza.
Prima di andare via, si avvicina allo specchio e si pettina con una mano i capelli, oggi di due colori: platino quasi bianco sotto e carta da zucchero sopra.
Donghae gli dice qualcosa e lui si volta e gli fa una linguaccia, poi scatta verso la zona dei divani.
Il seguente ad arrivare in zona trucco è Sungmin e le ragazze gli saltano addosso, tutte con una vocina acuta e mielosa, come se parlassero con un bambino. Lui non se la prende, anzi, sembra piuttosto a suo agio.
Io odio l'aegyo. Mi sembra una cosa piuttosto imbarazzante per una ragazza.
Sto lentamente riprendendo il controllo. E' come se mi stesse passando una pesante sbornia.
La truccatrice che conosco mi guarda e dice qualcosa in coreano.
Ryeowook si volta di scatto verso di me.
“Anna-chan parla giapponese?”
“Non molto.” mento, in giapponese.
Ottima idea, scema.
“Che bello! No Hae? Min?”
I due mi guardano un secondo, poi guardano Ryeowook con un sorriso rassegnato.
Faccio un sorriso e torno dove ci sono i divani. Siwon non legge più, ma è in piedi e sta facendo stretching.
“Fra dieci minuti dobbiamo andare.” mi dice in inglese. “Tu devi aspettarci qui.”
Annuisco e torno sul divano.
Controllo le foto, sono pochissime, alcune da scartare.
Il problema è che non ho idea di cosa immortalare. L'atmosfera è serena, però c'è anche una strana tensione nell'aria.
Ognuno di loro sta cercando di rilassarsi, ma ogni tanto li vedo guardarsi a vicenda, cercare l'uno gli occhi dell'altro.
Negli ultimi dieci minuti prima dell'inizio dello spettacolo, le truccatrici finiscono di trasformare i già meravigliosi restanti ragazzi in perfette bambole di porcellana.
Li preferisco al naturale, ma credo che sia d'obbligo per loro essere sempre al meglio, perfettamente perfetti.
Quello che cambia di più dopo la trasformazione è Zhou Mi. I suoi capelli rossi vengono alzati in una cresta e per delineare meglio gli occhi, gli è stato applicato uno strato di matita nera.
Scatto ancora qualche fotografia un po' sconsolata, poi Eunhyuk torna nella stanza e attira l'attenzione di tutti.
Ha il fiatone, è eccitato.
Dice qualcosa e tutti sembrano più tranquilli. Alcune delle espressioni che riesco a rubare dai loro volti mi sollevano un po' il morale.
Alla fine, una ragazza con un vistoso auricolare all'orecchio li chiama.
I ragazzi si mettono in cerchio e urlano FIGHTING.
Il cuore sembra volermi esplodere in petto.
“Buona fortuna!” dico in giapponese.
L'ultimo a lasciare la stanza è Donghae e, prima di andarsene, mi fa un “Ok” con le dita e sorride.

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Capitolo 5
*** Evento #5: l'ospite inaspettato, il brodo di pollo e i muffin al cioccolato ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #5

 

 

Ho fame.
In barba alle ragazze delle migliori storie d'amore, che vivono solo di sentimento e non mangiano e non dormono per notti intere pensando al loro amato, io sto morendo di fame.
Dopo la venticinquesima volta che riguardo le foto, la mia pancia brontola sonoramente.
Mi guardo intorno, sono sola: alle truccatrici è concesso vedere le registrazioni, a me no.
Io posso solo sentire l'eco delle voci e degli applausi.
E il rumore del mio stomaco.
Sono le undici di sera.
Perfetto, altre dodici ore di digiuno.
Mi guardo intorno, le borse dei ragazzi sparse per la stanza, il Nintendo Ds di Sungmin buttato ancora aperto sul divano.
Mi avvicino, stava giocando a Leggend of Zelda.
Il mio cellulare suona, mi spavento.
E' un messaggio di Ayane:

SEI ANCORA VIVA, VERO?

Cerco una connessione Wi-fi libera e ne trovo una molto debole. Senza pensarci troppo butto giù una mail di poche righe.

STO BENE, HO TROVATO UNA SPECIE DI LAVORO. CI SENTIAMO APPENA HO UN ATTIMO DI CALMA. NON PREOCCUPARTI.


Non faccio in tempo a inviarla che Ayane-chan mi chiama su Skype. La connessione è troppo debole, la sento a tratti.
Va tutto bene.”
Sto quasi urlando.

Sei alla SM?” mi chiede.
Non ti sento.” mento. “Ci sentiamo domani, qui non c'è campo.”
Ayane sta parlando, ma io capisco più niente.
Qualcuno ha messo una mano sulla mia spalla.
Mi volto lentamente e davanti a me trovo Yesung, confuso.

Devo lasciarti Ayane, sì.” dico mentre abbasso il telefono. “Yesung?”
E tu chi sei?”

 

Sono confuso.”
A chi lo dici. Gli ho raccontato tutto, più o meno.
In giapponese.
Ottima idea finta-Anna
, se lo scopre il signor Park sei finita.
Yesung mi ha ascoltato in silenzio, poi si è passato una mano sugli occhi. Sembra distrutto.

Tu sei nuova la fotografa, quindi.”
Sì.”
Ok, ci siamo.

Non mi avevano parlato di te.”
Sono nuova.”
Questo lo hai già detto.” ribadisce un po' scocciato. Poi mi guarda, china la testa. “Gomen.
Si scusa, poi si avvicina a un divano e vi si abbandona sopra.
Trenta secondi, trenta di numero, e si addormenta.
E' bastato pochissimo e ho paura che sia svenuto.
Mi avvicino e controllo che respiri.
Respira.
Bene.
Ma scotta, non ho bisogno di toccargli la pelle per capire che ha la febbre.
Vorrei appoggiare la mano sulla sua fronte, ma la frangia scura la copre interamente e ho paura della sua reazione.
Mi allontano lentamente, appoggio la macchina fotografica e esco dal camerino cercando di fare meno rumore possibile.
Una donna in tailleur mi sfreccia accanto non appena varcata la porta.
Alzo un braccio per attirare la sua attenzione, ma è già sparita.
Cammino fino alla porta a vetri che mi divide alla reception, senza avere una precisa idea sul da farsi.
Ho fame e Yesung ha la febbre.
Busso all'ultima porta prima dell'uscita e non risponde nessuno, così decido di rivolgermi direttamente al banco informazioni.
Non appena le ragazze mi vedono, scatta in loro la tipica reazione difensiva: si fingono tutte – alcune lo sono davvero – molto indaffarate.

Scusate” dico in giapponese e in inglese.
Non mi calcolano.
“Scusate? Signorine? Ehi!”
Niente.

Ho una richiesta da parte dei ragazzi.”
Ho pronunciato la parola magica. Le tre receptionist più vicine quasi scavalcano il bancone per ascoltarmi.

Ho bisogno di dieci, anzi, venti muffin al cioccolato, acqua bollente e caffè solubile e del brodo di pollo.”
Brodo di pollo?” chiede una di quelle più lontane, guadagnandosi un'occhiataccia dal resto del gruppetto.
Sì, subito. Grazie.”
La capa, o almeno quella con lo sguardo più minaccioso, dice qualcosa in coreano alle altre. Due delle ragazze si alzano e fanno il giro del bancone velocemente.

Cinque minuti e portiamo tutto in camerino.”
Arigatou.” dico sorridendo.
Mi allontano e mi viene da ridere.
Avere questo tipo di autorità è piuttosto divertente.

 

Quando rientro in camerino, Yesung sta guardando le mie foto.
Sei sveglio.”
Non dormivo. Ho solo un po' di influenza.” risponde zoomando su una delle foto che ho fatto alle mani di EunHae. “Fai belle foto. Anche a me piace la fotografia.”
Il suo giapponese è un po' zoppicante, ma senza accento coreano. E' bello sentirlo parlare.

Grazie. Stai meglio?”
Sì, sono abituato a lavorare.” dice sorridendo.
Passa a un'altra foto, zoomma su Ryeowook e sospira.

Tu sei giapponese?” chiede  “no, ovviamente.”
Zoommata reale sui miei capelli biondi, al solito.

Sono italiana.”
Teuk ama l'Italia, il nostro leader.” commenta. “Noi lì non siamo famosi.”
Bussano alla porta.
Mi alzo e vado ad aprire. Una delle receptionist mi indica dietro alle sue spalle un carrello pieno di tutto quello che gli ho chiesto e se ne va.
Bel trattamento.
Tiro il carrello dentro alla stanza e Yesung fa una faccia sorpresa.

Cos'è tutta questa roba?”
Avevo fame.” rispondo. Poi prendo la scatola di brodo istantaneo e glielo porgo. “Questo è per te, per l'influenza.”
Yesung spalanca gli occhi e scuote la testa, poi prende la scatola dalle mie mani e sorride.

Cos'è?”
Brodo di pollo.”
Per me?”
Sì.”
Fa un mezzo inchino, poi inizia a berlo lentamente, soffiando per farlo raffreddare.

E il resto?” dice indicando le tre scatole sul carrello con il mento.
Muffin al cioccolato.” dico aprendo la prima.
Mangiane uno.”
Forse è meglio che aspetto i ragazzi.”
No, no.” dice lui. “Mangialo.”
Ho fame, lo so.
Ascolto Yesung e do un'occhiata alla scatola. I muffin sono ancora caldi e profumano di buono. Ne prendo uno e lo mordo.

Com'è?” chiede lui.
Buono. Prendine uno anche tu.”
Dopo il brodo?”
Con il brodo.” rispondo io. Yesung sorride, poi si alza e prende un muffin.
E lo inzuppa nel brodo.
Lo fa, davvero.

Non lo mangerai da...”
Troppo tardi, è già nella sua bocca.
Rido, ride e quasi si rovescia il brodo rimasto sulla maglia.
In quel momento, la porta si riapre e i ragazzi rientrano.
Sono tutti sudati, ma il loro umore è decisamente alto.
Cioè, lo era fino a un istante fa, poi vedono me, il carrello pieno di muffin, Yesung e il brodo di pollo.

Yesung-shiii!” esclama Ryeowook e gli salta addosso.
Quasi contemporaneamente qualcun altro urla “Muffin” - pronunciato proprio così, con la U – e qualcuno applaude.
Sono confusa, molto.
Io, il mio pezzo di muffin smangiucchiato e la mia macchina fotografica ci alziamo e ci spostiamo. Alcuni dei ragazzi si fiondano sul cibo e sul thermos appoggiato sul piano basso del carrello.

 

Inutile dire che scatto delle foto incredibili, con facce stanche e sbriciolate e lingue che leccano le labbra.
I più contenti dell'arrivo di Yesung sono, oltre a Ryeowook, Sungmin e Kyuhyun.
Gli stanno intorno, chiacchierano animatamente e scherzano.
Bastano due minuti per svuotare le scatole dei muffin e poco più per bere tutto il caffè solubile.

Anna-chan.” mi chiama Ryeowook ad un certo punto, mentre sto fotografando Henry. “Siamo stati bravi?”
Non ho sentito nulla, mi dispiace.” dico in inglese. Non riesco a resistere al suo viso confuso e lo ripeto in giapponese.
Allora ti chiami Anna.” commenta Yesung. “Ringraziate Anna dei muffin.”
Silenzio.
Dieci paia di occhi si voltano verso di me, poi verso la porta, che nel frattempo viene aperta.
Una donna della SM dice qualcosa in coreano guardandomi.
Io rimango bloccata, come tutti gli altri.
La donna ripete la frase e io non so che fare, così mi volto verso Siwon.
Il nostro contatto visivo dura pochissimo, perché lui distoglie subito lo sguardo.

La signora dice che la macchina ti aspetta qui fuori, Anna.” dice in inglese.
Ah.”
Mi avvicino al divano su cui è ancora seduto Yesung, prendo la mia giacca e la mia borsa e mi avvicino alla donna, che mi aspetta in silenzio.
Il resto dei ragazzi è ancora immobile, sembra che stiano giocando a un qualche gioco di cui non conosco le regole.

Goodnight guys.
Sorrido e esco senza aspettare una loro risposta.

 

Sono uscita troppo in fretta, non ho avuto nemmeno il tempo di guardarli bene.
Di sorridere a ognuno.
Potrebbe anche l'unica occasione di incontrarli, di parlare con loro.
Salgo in macchina e cerco di non pensarci, di tornare a Yesung che inzuppa il muffin nel brodo di pollo, alle facce buffe di Sungmin.
A Ryeowook, che mi chiama Anna-chan.
Quando il mezzo si ferma davanti a un lussuoso hotel, non riesco a provare l'entusiasmo che quella meraviglia architettonica meriterebbe.
Ringrazio l'autista, cammino spedita verso l'ingresso e mi fermo alla reception.
E' tardi, eppure l'uomo dietro al bancone sembra nel pieno delle sue energie.

Sono Anna della SM.” dico in inglese.
Camera 204, decimo piano .” risponde lui porgendomi una tessera magnetica. “La sua valigia è già nella stanza. Se ha bisogno, chiami l'interno 12.”
Annuisco, prendo la scheda e mi avvicino all'ascensore.
Sono stanca morta, davvero.
E' stata una giornata delirante, piena di emozioni.
Se penso a solo 24 ore prima, alla catapecchia nel centro di Seoul, mi sembra di vivere in una realtà parallela.
Un hotel di lusso e, me ne accorgo aprendo la porta della stanza 204, una camera da sogno.
Un letto enorme, un divano, un televisore di ultima generazione.
Sulla scrivania trovo il computer marcato SM, la chiavetta usb e una lettera battuta a computer.
Appoggio la borsa al letto e la macchina fotografica sulla scrivania, poi mi levo la giacca e prendo il foglio.

Come da accordi le lascio il computer portatile. Faccia del suo meglio. Il signor Freddi mi ha chiesto di lei, lo chiami non appena possibile. 

John Park”

Vedi che ti chiami John, allora.” dico ad alta voce.
Un finto coreano.
Sorrido.
Devo mettermi subito al lavoro, o non finirò prima dell'alba.
Mi sfrego gli occhi e invoco la poca energia che mi è rimasta in corpo, poi accendo il computer e cerco su internet le istruzioni per scaricare le immagini dalla macchina fotografica.
Circa mezz'ora dopo, ci riesco.
Sono belle.
Belle non solo perché i soggetti sono belli, ma mi sembrano anche fatte bene.
Certo, alcune sono da scartare, ma molte altre meritano davvero di essere viste. Mentre sfoglio i vari file, cerco di immaginarmi che fine faranno tutte queste foto.
Ogni Elf coreana avrà una foto di Anna-chan nella sua collezione.
Li guardo e non ci credo.
Prendo un respiro profondo e cerco di resistere allo zoommare ogni foto per studiare ogni dettaglio.
La maglia di Henry ha un buco a pochi centimetri dall'orlo, sulla pancia.
Kyuhyun ha un graffio sul collo.
Zhou Mi è leggermente strabico. A volte i suoi occhi non collaborano.
In una sequenza di cinque foto, scattata mentre tutti si abbuffano di muffin, Donghae si volta verso di me e mi sorride.
Scatto uno, non mi guarda.

Scatto due, si sta voltando.
Ancora.
Ecco.
Sorride.
Quando mi alzo dalla sedia della scrivania, sono quasi le quattro.
La chiavetta è pronta e ho scritto anche una mail al signor Freddi con il mio numero di cellulare.
E dieci volte grazie.
Non ho le forze per far altro, nemmeno di cambiarmi.
Mi butto sul letto ancora vestita e ho quasi paura ad addormentarmi.

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Capitolo 6
*** Evento #6: Il messaggio in codice, il ***


Una serie di (s)fortunati eventi


Evento #6

 


Suona qualcosa.
Suona qualcosa per un po'.
Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è un soffitto grigio.
Suona qualcosa, ancora.
Mi giro e capisco che è il telefono, sul comodino.

Pronto?” dico in italiano.
Una musichetta.

Moshi moshi?” ripeto in giapponese.
La musichetta finisce e sento un rumore sordo, poi una voce acuta.

Miss Anna, questa è la sveglia. La colazione le verrà servita in camera. La sua auto la aspetta alle sei e trenta all'ingresso.”
Grazie.” dico, ma la persona dall'altro capo del telefono ha già riattaccato.
Faccio mente locale.
Dove sono? In un hotel.
Che ore sono? La radiosveglia dice le cinque e quarantacinque.
Cosa devo fare? Non ne ho idea.
Non ho tempo di farmi altre domande, devo muovermi.
Mi alzo, mi butto in doccia e nel frattempo cerco di fingere di non aver dormito poco più di un'ora.
Sono curiosa di cosa succederà, anche se mi sento come se fossi appena uscita da una lavatrice.
Scombussolata e da strizzare.
Dal Giappone non ho portato molti abiti eleganti, così oggi opto per un paio di comodi jeans e un caldo maglione.
Non so cosa fare con la valigia. La guardo per qualche secondo e quasi mi riaddormento, così decido di richiuderla di nuovo. Non ho idea di dove dormirò stanotte.
La mia vita è un punto di domanda. Mentre la stanchezza mi porta a fare pensieri filosofici e autolesionisti, qualcuno bussa alla porta.
Mi affretto ad aprire e un cameriere coreano vestito di tutto punto accompagna un carrello pieno di cibo al centro della stanza, poi fa un inchino e se ne va.
Do uno sguardo all'orologio: ho dieci minuti contati per mangiare il più possibile.
C'è di tutto: croissant caldi, bacon, uova strapazzate, riso, frittatine, un paio di ciambelle, caffè, latte, thè verde.
E un piatto nascosto da un coperchio di metallo lucido.
Do un morso alla prima ciambella e mi preparo alla sorpresa. Avvicino le dita al coperchio e sollevo lentamente.
Una torta.
Ok, non una semplice torta.
E' una specie di nuvola di panna spatolata un po' approssimativamente.
Con una scritta fatta con il cioccolato.
Good morning Anna-chan.
Sorrido e non resisto alla tentazione di fargli una foto. Prendo la mia nuova compagna di avventure e faccio un intero servizio fotografico alla torta, la immortalo da ogni angolazione.
Poi, quando sono sicura di avere abbastanza ricordi, ci infilo dentro un dito, cancello Anna-chan e me lo mangio.
E' buona.
Sotto al piatto, ci trovo un foglio azzurro, con tante scritte in coreano.
Ci sono alcune firme e alcuni messaggi che non riesco a capire.
Devo imparare il coreano, in fretta.
Non ci vuole una buona conoscenza dell'hangul per capire che sono stati i ragazzi a farmela preparare.
Con il cuore che batte all'impazzata, cerco di immaginare cosa potrei dire loro quando li riverdò.
No.
Aspetta.
Il problema non è il quando, ma se li rivedrò.
Non è così facile.
Sbuffo, prendo un altro po' di torta e un po' di caffè. Poi aumento la velocità e incarto un paio di croissant per sicurezza.
Non ho tempo di far altro che il telefono suona di nuovo.

L'auto è pronta.” dice la voce, quasi scocciata.
Do un'ultima occhiata alla torta, alla mia colazione fatta a metà e prendo il necessario per la giornata. Saluto la mia stanza e caracollo nel corridoio.

 

Seoul è ancora al buio, sono le sei e trenta della mattina, è ovvio.
La temperatura deve essere sotto zero di un bel po' e il mio respiro si condensa in nuvole di vapore.
L'auto sembra la stessa che mi ha portato in hotel poche ore prima e anche l'autista è lo stesso.
Lo saluto e lui mi fa un mezzo inchino, poi esce dal parcheggio e si immette nel blando traffico della città.

Dove mi porta oggi?” chiedo entusiasta in inglese.
L'uomo mi guarda dallo specchietto retrovisore.

Studios.”
Annuisco e mi sistemo sul sedile posteriore. Per passare il tempo tiro fuori dalla borsa il messaggio dei ragazzi e cerco di capirci qualcosa. L'hangul è troppo diverso dai caratteri giapponesi, non capisco proprio.
Sospiro e mi massaggio le tempie con le dita.
Ho dormito troppo poco.

 

Appunto.
Quando riapro gli occhi, il sole si è già alzato. Mi sistemo meglio sul sedile e scopro che la città è sparita.
Siamo su una strada in mezzo ai campi.
Ok, sono appena stata rapita.

Scusi ma...”
Arrivati siamo quasi.” dice l'autista in un inglese molto approssimativo. “Posto dove aereo lontano da Seoul.”
Posto dove aereo lontano da Seoul.
Oppure al posto di plane intendeva pain, come dolore.
Magari, preso dai sensi di colpa, mi sta confessando il suo piano malefico.
Cerco di non farmi prendere dal panico e rimango in silenzio, ad osservare il paesaggio tutto uguale che ci scorre accanto. Dopo alcuni minuti, alla nostra sinistra i campi si interrompono, lasciando spazio a una pavimentazione in cemento grigio.
Una pista d'atterraggio.
Pochi istanti dopo appaiono all'orizzonte anche due grandi hangar bianchi.
Posto dove aereo, insomma.
L'auto prosegue costeggiando la pista d'atterraggio, poi svolta a sinistra in prossimità di un piazzale sterrato utilizzato come parcheggio da una decina di furgoncini bianchi e auto, proprio davanti agli hangar.
L'autista si ferma in mezzo al piazzale, mi invita a scendere e, appena chiudo la portiera, ingrana la retromarcia, fa manovra e se ne va.
Perfetto.
La terra sotto ai miei piedi scricchiola producendo un rumore sinistro ad ogni mio passo. Procedo lentamente verso il portellone dell'hangar con il numero uno dipinto sulle pareti di vernice rossa.
Mi avvicino all'ingresso di lamiera e busso, facendolo vibrare.
Niente.
Mi volto, do un'occhiata a tutti i mezzi parcheggiati e mi sposto verso l'hangar numero due. Man mano che accorcio la distanza, il rumore di vita diventa sempre più forte.
Chiacchiericcio e seghe circolari e tintinnare di ferro contro ferro.
Mi avvicino all'ingresso e spingo la pesante porta scorrevole.
Luce, tantissima.
Ovunque.
Sbatto le palpebre un paio di volte per permettere ai miei occhi di passare dalla modalità “grigia giornata d'inverno” a quella “benvenuti in paradiso” e mi rendo conto di essere stata catapultata su un set in costruzione.
L'entrata è proprio al centro tra il palcoscenico e l'area tecnica, con le telecamere, alcune luci a pavimento e due muri di cartongesso che chiudono un angolo dell'hangar.
Tutto intorno a me, una cinquantina di persone ronza e si muove come una comunità di api operaie. Alzando lo sguardo vedo un paio di uomini sospesi in aria, intenti a fissare alcuni fari a un'impalcatura di metallo agganciata al soffitto.

Anna.”
Qualcuno mi chiama e, dietro alle telecamere, scorgo il braccio alzato del signor Freddi. Mi avvicino e lo trovo chino su un grande tavolo da lavoro, con una planimetria stesa sopra e un paio di operai intorno.

Quando sei arrivata?”
Adesso. Ma cosa...”
Questo è il cantiere che devo supervisionare. Abbiamo trasformato questo hangar abbandonato per il nuovo video dei Super Junior.” dice lui indicandomi l'ambiente intorno. “Oggi devi lavorare qui.” aggiunge poi in inglese, sottolineando ogni parola con un movimento del volto.
Ah. Certo.”
Bene. Finisco di spiegare questa cosa agli operai e poi vengo da te. Tu accomodati nei camerini qui dietro, abbiamo sistemato lì l'ufficio”.
Annuisco e faccio un mezzo inchino agli operai, poi mi lascio alle spalle il set e entro nella zona chiusa. I muri sono sottili e vibrano a ogni accensione degli utensili degli operai, però qui fa più caldo.
I camerini sono divisi in una grande anticamera con una parete a vetri, da cui è possibile vedere il set e una stanza totalmente chiusa. Nella parte appena superata la porta c'è una scrivania con un computer portatile e una quantità incredibile di documenti sottolineati in colori diversi. Sul computer accesso scorre una scritta screen saver che dice “SM entertainment”.
Mi siedo e mi sfrego le mani infreddolite.
Vedere tutti muoversi dal vetro è divertente. Parlano una lingua che non conosco e per qualche minuto cerco di immaginarmi che cosa si stanno dicendo, poi il signor Freddi entra e si chiude la porta alle spalle.

Mi dispiace di averti costretta a venire oggi, ma ieri il signor Park mi ha chiamato per informarmi che oggi eri libera e io non potevo far finta che non mi importasse.” dice velocemente e a voce bassa, in italiano. “Oggi devi far finta di lavorare qui.”
Mi dispiace di averle creato tutto questo disturbo.” dico io, sinceramente dispiaciuta. Il suo volto preoccupato si apre in un sorriso.
Lo faccio volentieri, il signor Park stamattina mi ha scritto che le foto andavano molto bene. Era entusiasta.”
Davvero?”
Entusiasta in senso coreano, ovviamente.” si affretta a correggersi lui. “Puoi rimanere qui, stamattina. C'è internet e nei camerini anche del caffè caldo, rilassati. Poi, quando avrai voglia, puoi uscire e fare delle foto, il mio capo le apprezzerà.”
Perchè fa tutto questo per me, signor Freddi?”
Eri disperata, mi dispiaceva. Ti ho solo dato qualche giorno in più per risolvere i tuoi problemi.” risponde lui semplicemente. “Torno di là, se hai bisogno, chiamami pure.”
Sorrido e lo guardo uscire.

 

Caffè caldo, un cantiere, internet.
Prima di tutto, mi metto in contatto con la mia famiglia e mi becco una strigliata da mia madre, che è preoccupatissima.
Poi dovrei chiamare Ayane-chan, ma a quest'ora – nel frattempo si sono fatte le nove – è già al lavoro.
E' strano non aver niente da fare, così per un po' mi guardo intorno, poi non resisto alla tentazione e uso il portatile per connettermi a Facebook.
Pagine su pagine di nulla, al solito. Ayane-chan che mi riempie la bacheca di foto di scarpe che si è comprata ad una svendita. Scorro velocemente e non trovo niente di interessante, così, al solito, riaggiorno la homepage.
Una delle centinaia di pagine italiane dedicata ai Super Junior di cui sono fan ha appena pubblicato uno stato.


Yesung ha raggiunto i SuJu-M dopo la registrazione di un programma per la televisione coreana, ieri sera.

Clicco sul nome della pagina e aspetto ulteriori aggiornamenti, eccitata.
Eccone un altro, la traduzione di un tweet.
Ed eccolo.
Un mUffin.

Un premio dopo una giornata di lavoro! è il tweet a cui è allegata la foto.
E' di Siwon.
Subito dopo, c'è una selca di Yesung con in mano la scatola vuota del brodo di pollo: la traduzione dell'hangul dice “Mi sento già meglio!”
Sorrido.
Le foto vengono commentate in fretta e per un po' seguo le discussioni delle fan, è divertente ed emozionante sapere che di solito anche io commento e condivido.
Questa volta, però, io lo sto vivendo davvero.
Alzo lo sguardo dallo schermo del pc e mi perdo a seguire il lavoro degli operai, ad ascoltare le istruzioni del signor Freddi dette in inglese, poi tradotte da quello che deve essere il capo del cantiere.
Non voglio pensare a come sarà la mia vita fra meno di due settimane, quando il signor Freddi tornerà in Italia e io dovrò tornare alla mia vita vera.
Una vita che, tra l'altro, non possiedo più.

 

Per tutto il giorno cerco di dimenticare i brutti pensieri impegnandomi con le fotografie. Immortalo ogni fase del lavoro della giornata: la scenografia è quasi pronta, mancano solo alcuni led colorati e la pavimentazione in parquet bianco.
Pranzo con il signor Freddi e gli operai, chiacchiero con due giovani segretarie della SM, che si presentano a metà pomeriggio per controllare l'andamento dei lavori.
Una di loro mi sta spiegando il suo compito all'interno del cantiere quando il portellone dell'hangar si apre.
Il signor Park entra e, come le receptionist degli studi televisivi, anche gli operai si fermano e si inchinano.
Park fa un inchino di risposta, poi va subito verso il signor Freddi.

Mister Park è uno degli uomini più importanti dello showbusiness coreano.” mi dice in giapponese
Sujong, una delle due segretarie. “Quando mi hanno scelta per lavorare qui, prima essere pagata ho dovuto fare sei mesi di praticantato tra le sue segretarie.”
Annuisco e continuo ad osservare i due uomini, intenti a parlare sopra al tavolo con le planimetrie.
Vorrei andare a chiedere al signor Park come stanno i ragazzi e dove sono, ma poi mi ricordo che non dovrebbe importarmene molto.
Fotografarli è stato un lavoro.
Vivere qualche ora con loro, un privilegio.

Anna!”
Quando le due segretarie sentono che il signor Park mi chiama, arretrano di qualche passo, quasi spaventate.
Mi avvicino e il signor Freddi mi fa un cenno confortante con la testa.

Tutto bene? A che punto sei con il lavoro qui?”
Direi che per oggi ho concluso. Signor Freddi?”
Sì, sì.” conferma l'uomo.
Perfect. Ti ringrazio per il lavoro che hai fatto ieri sera.” dice lui con un mezzo inchino. “Sono solo di passaggio, però ci tenevo a vedere a che punto sono i lavori.”
Siamo perfettamente in linea con la tabella di marcia.”
Il signor Freddi sorride e si vede che è molto soddisfatto.

Sono molto contento. Riferirò ai miei superiori non appena tornerò in ufficio, stasera. Adesso torno in città, però. Devo gestire alcune partenze.”
Il signor Park si volta verso il set e, facendo il giro del tavolo, si dirige verso un gruppo di operai al lavoro. Nonostante la sua levatura gerarchica, si ferma ad ascoltare tutti e osserva ogni particolare delle strutture già montate con attenzione.

Efficienza coreana.” commenta in italiano il signor Freddi. “Perchè non chiedi al signor Park di darti un passaggio in città? Sono già le otto e qui dentro, come avrai capito, la temperatura continuerà ad abbassarsi.”
Lei cosa farà?”
Voglio solo essere certo che il parco luci sia funzionante, poi darà lo stop alle squadre. Ma non rientro a Seoul stanotte, visto che all'alba dovrò essere di nuovo qui.” risponde passandosi una mano sugli occhi. “Vai, prima che parta senza di te.”
Annuisco e mi volto verso il signor Park, che sta parlando con le segretarie.

Signor Park, scusi.” dico cercando di attirare la sua attenzione. “Posso chiederle una cosa?”
Certo, Anna.”
Lei sta andando a Seoul, non è vero?”
Sì.”
Mi chiedevo se potesse darmi un passaggio. Può lasciarmi ovunque, raggiungerò l'hotel in taxi.”
Il signor Park non risponde subito, ma si fruga nelle tasche della giacca.
Trova quello che stava cercando, un'agendina, e la sfoglia.

Devo passare a prendere Sungmin e Ryeowook allo studio radiofonico alle 23.” dice più a se stesso che a me. “Se per te non è un problema, facciamo quella deviazione e poi ti portiamo in hotel.”
Va benissimo. Le servono delle foto anche di Su...” sto per dire SUKIRA, ma Anna-chan non dovrebbe sapere questo tipo di informazione “Sungmin e Ryeowook?”
Già che hai la macchina fotografica,
why not? Adesso andiamo però.
Le due segretarie ci guardano abbastanza sbalordite, probabilmente non parlano inglese e hanno appena vissuto una situazione con la quale convivo dal primo istante in terra coreana.
Faccio un mezzo inchino e vado in camerino a prendere la mia roba, poi saluto il signor Freddi e seguo Park fuori.

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Capitolo 7
*** Evento #7: SUKIRA, i lost in translation e la preferita di Donghae ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #7

 

 


Super Junior Kiss The Radio, abbreviato SUKIRA, è un programma radiofonico presentato da un paio di membri dei Super Junior in cui si parla di loro, delle loro vite e viene data la possibilità ai fan di interagire con i loro cantanti preferiti.
L'edificio in cui Sungmin e Ryeowook stanno registrando SUKIRA è nel centro di Seoul, in una di quelle strade piene di auto e di cartelloni pubblicitari a led.
Quando ci arriviamo sono circa le undici.
Penso di essermi addormentata durante il viaggio, perché mi sembra durato pochissimo.
E' quello, oppure l'eccitazione di poter rivedere due dei ragazzi.
Anzi, sicuramente è questo.
L'autista del signor Park si ferma davanti a un edificio piuttosto anonimo, una specie di condominio molto alto e spegne la macchina.

Saranno qui a momenti.” mi dice guardando l'orologio che tiene al polso.
Non si sbaglia.
Cinque minuti dopo il nostro arrivo, Sungmin e Ryeowook escono dal portone e si fiondano in macchina, uno sul sedile accanto al mio e uno in quello dietro. Non sono abituata alla lunghezza di queste auto e per qualche istante mi viene il dubbio che Sungmin abbia deciso di mettersi nel baule.

Anna-chan!” esclama Ryeowook entusiasta
Saluto entrambi in inglese, poi il signor Park richiama la loro attenzione e dice qualcosa in coreano. Tutti e due si mettono sull'attenti e annuiscono, poi Ryeowook aggiunge qualcosa e il signor Park tira fuori la sua agendina e la controlla.

Cambio di programma.” mi dice in inglese dopo aver fatto una breve telefonata. “Devo lasciarti al dormitorio dei ragazzi con Sungmin, perché Ryeowook deve essere andare in aeroporto il prima possibile. Ho già chiamato un'auto che ti porterà in hotel.”
Nessun problema.” rispondo. “Posso anche prendere un taxi.”
Assolutamente no.”
Il signor Park si volta di nuovo verso la strada e Sungmin, che per tutto il tempo della conversazione era rimasto appoggiato allo schienale di Ryeowook, si allontana e sistema dietro di me.
Tiro fuori la macchina fotografica e scatto un paio di foto di prova al panorama fuori dal finestrino.

Hai fatto belle foto oggi?” mi chiede Ryeowook.
Anna non parla il giapponese.” dice il signor Park.
Certo che lo parla.”
Mi volto verso Ryeowook e scuoto la testa cercando di non farmi vedere dal capo.

Me l'ha detto Siwon.” aggiunge lui con un mezzo sorriso. “Siwon mi ha detto che parla il giapponese, sì.” ripete come per voler rendere più reale la sua storia.
Il signor Park si volta e mi guarda, poi guarda Ryeowook e sospira.

Non stressare Anna, ok?” gli dice in giapponese.
No.”
Sungmin dice qualcosa e Ryeowook gli risponde con una linguaccia.

Dice che ho detto così anche con le altre fotografe.”
Rido.

Ho fatto delle belle foto, comunque.” dico a voce bassa. “Grazie. E grazie anche per la torta!”
Era buona? L'abbiamo preparata ieri notte. Cioè io l'ho fatta e gli altri hanno scritto i messaggi.”
A proposito, cosa c'è scritto? Io non capisco il coreano!” gli dico. Sungmin dice qualcosa, ovviamente in coreano.
Posso tradurti io cosa c'è scritto. Hai qui il foglio?”
Annuisco e lo cerco in borsa, poi glielo porgo.

Nel frattempo vi faccio un po' di foto.” dico a voce più alta, in modo che il signor Park mi senta.
Accendo la macchina fotografica e mi sposto sul tavolino tra il mio posto e quello di Ryeowook, in modo da poter inquadrare Sungmin.
Lui dice qualcosa in coreano.

Min dice che è pericoloso.” traduce Ryeowook.
Farò solo qualche scatto, digli di non preoccuparsi.”
La traduzione è quasi istantanea e Sungmin sorride. Gli scatto qualche foto mentre, accanto a me, Ryeowook rilegge i messaggi e annuisce.

Inizio con il mio: Spero che ad Anna-chan piaccia la mia cream cake e che torni presto a farci visita. Ryeowook.” legge in tono solenne. “Desiderio avverato.”
La torta era molto molto buona.” confermo io, continuando a inquadrare Sungmin.
Poi vediamo... Kyuhyun ha scritto: Wook non fa mai torte così buone per noi. Invidio Anna-chan. Bugiardo. Poi... hai fatto un ottimo lavoro, che Dio ti benedica. Questo è Siwon.”
Sungmin dice qualcosa in coreano e Ryewook ridacchia.
Stare in loro compagnia mi fa venire ancora più voglia di imparare la loro lingua.

Henry e Zhou Mi hanno scritto solo grazie mille per il tuo supporto, che credo sia l'unica cosa che sono in grado di scrivere al momento in hangul. Sai, loro non sono di qui.”
Ah no?” chiedo, fingendo di non saperlo.
“Sono cinesi. Min scrive..”
Prima di poter continuare a parlare, Ryeowook è interrotto proprio da Sungmin, che gli dice qualcosa molto velocemente.

C'è qualche problema?” chiedo vedendo il mezzo broncio di Sungmin.
Min è timido, non vuole che ti legga cosa c'è scritto.”
Dai, Min, leggimelo tu allora!” esclamo senza pensarci troppo.
Poi abbasso lo sguardo, faccio un mezzo inchino di scuse.

Non volevo prendermi questa confidenza, mi dispiace” dico.
Silenzio.
Quando rialzo lo sguardo, i due mi stanno guardando con gli occhi spalancati.

Wook, passami il biglietto.” borbotta Sungmin in giapponese. “Anna-chan è una brava fotografa e i muffin erano...” si ferma, chiede qualcosa a Ryeowook.“... deliziosi.”
Grazie.” dico io riprendendo il foglio dalle sue mani. “E' un problema se fotografo Ryeowook mentre legge?”
No. Chiamami Wookie, è più carino.”
Che Wookie sia più carino di Ryeowook non lo so, ma il modo in cui lui pronuncia la parola kawaii è uno dei suoni più dolci che io abbia mai sentito.

Yeye ha scritto Anna-chan è buffa e gentile. Spero di rivederla presto.” dopo aver letto questa frase, Ryeowook fa un versetto. “Non è tenero?”
Già.”
Chi manca? Eunhyuk scrive Spero che Anna-chan si sia divertita con noi e che inizi ad ascoltare i Super Junior. Una frase molto da leader. Poi manca Donghae...”
Ryeowook gira il foglio per cercare l'ultimo messaggio da leggere. Quando lo trova, lo legge prima a mente. Scatto qualche foto della sua tenera faccia corrucciata.

Grazie Anna-chan. Gli inverni di Seoul sono più freddi di quelli italiani, quindi copriti bene e tieniti al caldo. Finito.”
Dovete ringraziare i ragazzi da parte mia, tutti. Non so se avrò occasione di rivedervi insieme.” commento un po' triste.
Io parto per il Giappone con Yeye e Kyu, quindi glielo dirò subito.” dice Ryeowook.
Anche Sungmin aggiunge qualcosa in coreano.

Siamo quasi arrivati.”
La voce del signor Park mi sembra arrivare da un'altra dimensione. Mi ero quasi dimenticata di essere in auto, in viaggio verso il dormitorio dei ragazzi.
Gli ultimi minuti di viaggio li facciamo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, zittiti anche dalla stanchezza.
Alla fine, l'auto si ferma davanti a un condominio molto alto, che ho già visto in foto mille volte. 
La casa dei Super Junior.
Ringrazio il signor Park e, prima di scendere, saluto anche Wookie.

Staremo a Tokyo solo un paio di giorni, forse ci rivedremo ancora.”
Lo spero tanto.” dico sorridendo.
Anche lui sorride.
Scendo dalla macchina pochi istanti dopo Sungmin, ma lui è giù davanti al portone d'ingresso. Lì, oltre a lui, c'è Kyuhyun con un trolley. Stanno parlando fitto fitto in coreano.

Buonasera.” mi dice in giapponese quando mi vede.
Non so perché, ma il suo sguardo mi mette un po' in soggezione e per questo mi tengo un po' a distanza, anche se cerco di rispondere al saluto nella maniera più normale possibile.
Prima di salire in auto, abbraccia Sungmin e gli dice qualcos'altro.
Mentre carica la valigia, Min continua a guardarlo.

L'altra auto arriverà a momenti.” mi dice il signor Park in inglese. “Scusa per l'imprevisto.”
Nessun problema.” rispondo prima che l'auto parta di nuovo e si reimmetta nel traffico serale di Seoul.
Io e Sungmin guardiamo l'auto allontanarsi, poi i nostri sguardi si incontrano.

Non devi aspettare che l'auto arrivi, posso stare qui da sola.” gli dico in giapponese, molto lentamente in modo che riesca a capirmi.
Lui mi guarda e sorride, poi si passa una mano dietro alla nuca, imbarazzato.
"E' notte.” dice.

Non importa, davvero. Sali.”
Sungmin soppesa un attimo le mie parole, poi tira fuori dalla tasca un mazzo di chiavi e si avvicina alla porta.

Uno sei quattro due.” dice poi indicando la tastiera numerica accanto all'ingresso. “Se Anna-chan ha bisogno.”
Annuisco.

Buona notte.” aggiunge abbassando lo sguardo.
Faccio un mezzo inchino e lo guardo entrare nel condominio, poi mi avvicino al muro e inizio a leggere le centinaia di frasi che le fan hanno scritto intorno al portoncino. Alcune sono in caratteri romani, in inglese.
Il dormitorio dei Super Junior è una sorta di luogo di culto. Ogni fan sogna di poter venire qui, un giorno, a lasciare la propria firma o un messaggio.
La maggior parte di quelli di cui comprendo il significato dice solo “Fighting” o “vi amo” o “ELF for ever”, altri invece sembrano pagine di diario, con date e lunghi resoconti di ciò che significa amare i Super Junior e poter vedere il luogo in cui i ragazzi vivono.
Una mano sulla mia spalla.
Mi volto, spaventata.

Anna?” chiede la voce.
Eunhyuk.” dico mettendomi una mano sul cuore. “Sei tu.”
Dietro di lui, Donghae dice qualcosa in coreano. Sembra contrariato.
Li guardo e loro guardano me.
Non riuscirò mai ad abituarmi ad essere a contatto con loro, mi tremano le gambe.
Donghae mi guarda e mi dice qualcosa in coreano, molto lentamente.
Il problema è che potrebbe anche scandire lettera per lettera, ma non capirei lo stesso.

Non capisco.” dico in giapponese e in inglese.
Se non altro, questo l'hanno capito.
Si guardano, si dicono qualcosa, poi Donghae apre e chiude la bocca un paio di volte.

Anna, qui?” dice indicando il portoncino.
Perché sono qui?
Devo entrare qui?
Vuoi entrare qui?

Sto aspettando un'auto.” dico in giapponese.
Entrambi scuotono la testa, confusi.

Io” mi indico la punta del naso “Aspetto” indico l'orologio “brum brum”.
Mi sembra di star giocando al gioco dei mimi.

Tacsci?” chiede Eunhyuk.
Taxi? Si, più o meno.”
Tacsci. Tacsci.” ripete Donghae, facendo sì con la testa, ripetendo la frase in coreano.
La ripeto anche io, cercando di imitare alla perfezione ogni suono.

Good, good!” dice Eunhyuk applaudendo, poi dice un'altra frase e mi indica.
La ripeto e lui scoppia a ridere.
Cerco conforto in Donghae, ma anche lui trova la cosa molto divertente.

Cosa ho detto?” chiedo in giapponese.
You” mi indica “here” indica il pavimento “to spy.” conclude guardandosi intorno.
Per un istante penso al video musicale di S.P.Y.
Sono davvero loro, accidenti.

No no!” esclamo ridendo, poi ripeto la prima frase in coreano e li vedo stupiti.
You good Anna-chan.” dice Donghae.
Thank you.”
Kamsahaeyo.” risponde lui. “You, repeat.
Kamsahaeyo.”
I due se la ridono di gusto e, vista l'ora, inizio a pensare che siano anche un po' ubriachi.
La sensazione che provo stando con loro è diversa da quella di ieri: sembrano più ragazzi, più reali.
Sono ancora più spiazzata.
Sono innamorata di ognuno di loro.

Now you, repeat. Anna-chan è la mia preferita.” dico in italiano.
Donghae mi guarda, poi si volta verso Eunhyuk, che lo indica e gli dice qualcosa in coreano.

Anna-chan eh la mea?”
Preferita.” ribadisco.
Preferità. Anna-chan eh la mea preferità.”
Chiudo gli occhi e sospiro, poi li riapro e gli faccio un applauso.
Anche Eunhyuk applaude.

Cosa è?” mi chiede in giapponese.
Donghae mi ha chiesto come sto.” gli dico.
Non ho tempo di aggiungere altro.
Un'auto nera costeggia e il mio solito autista mi fa un cenno.

Devo andare.” dico in giapponese. “
Goodnight, guys. Kamsahaeyo.”
Bye bye.” mi dicono in coro, salutandomi anche con la mano.

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Capitolo 8
*** Evento #8: Le diversità, la festa di mezzanotte e le regole dello showbiz ***


Una serie di (s)fortunati eventi


Evento #8



 

Il giorno dopo sono ancora all'hangar a fotografare la fine ufficiale dei lavori di montaggio del set.
Il signor Freddi ha fatto preparare un buffet per festeggiare tutti insieme.
Una cosa molto italiana che sorprende gli operai e tutti i membri del team della SM.
Il signor Park arriva poco prima delle sette, mentre stiamo iniziando a servirci. La sua reazione è più entusiasta di quella degli altri.
E' un mezzo coreano, si vede.
Vedendo il capo contento, anche la troupe sembra risvegliarsi e alla fine, la cena-buffet risulta un momento molto piacevole.
Mi siedo a terra, proprio al centro del set e mi sento una star.
Una star che mangia a gambe incrociate gamberetti in salsa cocktail e una cosa che tutti chiamano kimchi, ma pur sempre una star.
Dopo aver mangiato, la mia nuova anima da fotografa mi richiama all'ordine e inizio a immortalare le facce sorridenti e stanche degli operai e delle segretarie, che mi trattano sempre con più confidenza.
Il signor Park mangia poco e chiacchiera molto con il signor Freddi e, quando mi avvicino, richiama la mia attenzione.

Anna, posso disturbarti?”
Certo.”
Stamattina non ho trovato le foto di ieri sul computer, c'è stato qualche problema?”
No, non ricordavo le foto di Ryeowook e Sungmin.” rispondo sorpresa. Dopo l'incontro con Donghae e Eunhyuk, non ero più stata in grado di fare pensieri costruttivi.
Ero andata in hotel, mi ero fatta una doccia e mi ero buttata a letto, continuando a pensare a loro e agli altri due.
Alla dolcezza e a ciò che poteva provocarmi la semplice vicinanza con loro.
Il signor Park non dice altro e so di aver disatteso le sue aspettative.

Mi dispiace molto, gliele preparo stasera.”
Stasera? Temo che non avrai tempo. Anzi, se hai finito, siamo in partenza.” dice.
So che non chiedermi un parere è frutto del mio errore.
Ma se la punizione deve essere tornare a Seoul, io non mi lamento.

Ho finito.” rispondo, poi faccio un profondo inchino. “Mi dispiace tanto per la mia sbadataggine. Vedrò di rimediare al meglio questa sera.”
Voi italiani siete così, artisti con la testa fra le nuvole.” commenta. “E' per questo che in Corea fare colpo. Siete diversi.”

 


Pochi minuti dopo, siamo già in auto verso la città, sulla ormai conosciuta strada in mezzo al nulla.
Ti chiederai dove stiamo andando a quest'ora. ” mi dice il signor Park senza voltarsi. “Sei mai stata a un midnight show?”
No.”
Immaginavo. Un midnight show è una festa in tarda serata, di solito per pochi invitati. Non è questo il nostro caso.” si affretta ad aggiungere. “Una nota marca di automobili ha scelto Siwon come testimonial e hanno deciso di presentare lui e la loro nuova creazione in una sorta di midnight show per giornalisti e esperti del settore. Ed è stasera.”
Senza pensarci due volte, mi sposto dal mio sedile al tavolino e mi sporgo verso il signor Park, ipereccitata.

Un midnight show? Io?” chiedo incredula.
Lui annuisce.
So che sembro una pazza, ma non mi importa. Credevo di ricevere una sgridata e invece sto andando a un midnight show.
E la cosa bella è che non so nemmeno cosa sia di preciso!

Hai bisogno di altre informazioni?” mi chiede Park dopo un po', vedendomi ancora vicina a lui.
No, no. Scusi ma...”
Questo mondo sembra molto bello da fuori, lo comprendo.”
Già. Ma non mi deconcentrerò questa volta, promesso.” dico annuendo vigorosamente.
Tu non hai un cambio di vestiti con te, vero?”
No.” rispondo guardando i miei pantaloni scuri. “E' un problema?”
No.”
Silenzio.
Capisco che è il momento di tornare al mio posto e per il resto del viaggio taccio, mi appisolo, taccio ancora.

 

Il Midnight Show si tiene in una specie di teatro iper moderno ricavato da una costola di un grattacielo.
Un teatro in cui in platea non ci sono file e file di poltrone, ma tavoli rotondi da otto persone ciascuno. Sul palcoscenico, rialzato di circa un metro e mezzo, c'è già un'auto sportiva parcheggiata.
L'ambiente è spoglio, quasi asettico.
Nulla è particolarmente decorato, come se mi trovassi in una sala riunioni per capi particolarmente egocentrici.
Il soffitto di vetro ci regala l'inquietante visione del cielo stagliato tra gli edifici della parte ricca di Seoul.
Sono le dieci e trenta e, secondo quello che mi ha spiegato nell'entrare il signor Park, gli ospiti saranno qui tra un'ora.
Passiamo accanto ai tavoli velocemente, per poi andare dietro al palcoscenico.
Quella è la parte in cui il teatro si collega al grattacielo alle sue spalle e per questo, se da un lato si aprono una serie di porte che immagino siano per i camerini, dall'altro lato ci sono alcuni ascensori per i piani alti.

Siwon non dovrebbe essere ancora qui, gli abbiamo dato mezza giornata libera.” mi dice il signor Park. “Comunque ci hanno dato la terzultima stanza. Accomodati là, io vado a cercare l'organizzatore.”.
Annuisco e mi dirigo verso la porta che mi ha indicato.
La apro e dentro, seduto su una poltrona, c'è un ragazzo in smoking.
E' Siwon.

Anna-chan, sei tu.” dice sorridendo.
Mi avevano detto che non eri ancora arrivato, scusa. Avrei dovuto bussare.”
Preferisco essere sempre un po' in anticipo.” commenta, facendomi un cenno con la mano. “Entra.”
Faccio come dice e mi chiudo la porta alle spalle: la stanza in cui ci troviamo non è un vero e proprio camerino, ma una specie di ufficio. Accanto alla poltrona su cui è seduto Siwon ce n'è un'altra. L'angolo opposto è occupato da una scrivania in legno scuro e una sedia da ufficio in pelle. Di fronte alla scrivania c'è un'altra porta che dà su una stanza con la luce spenta.

Come stai?” mi chiede in inglese.
Bene, tu?”
Bene, bene.”
Lo smoking ti sta molto bene.” commento.
Non basta. Non solo gli sta bene, ma ha come un potere paralizzante sul mio corpo.
Faccio fatica anche a parlare.
Io lo sapevo che era bello, lo sapevo anche prima di conoscerlo.
Ma così, dal vivo, in abito elegante, è davvero troppo.

Grazie. A questo proposito, credo che quei vestiti siano per te.”
Per me?”
Guardo il punto che sta indicando. In effetti, non l'avevo notato, in un angolo c'è una sbarra piena di appendiabiti. Alcuni sono occupati da un cappotto scuro, una sciarpa e da dei vestiti meno formali che immagino siano di Siwon, poi, accanto, ci sono degli abiti da donna.
Un pantalone nero e una camicetta bianca.
Lo so che sembra facile, ma non lo è.
Sembra roba estremamente elegante e scomoda.

Quella roba non mi starà mai.” commento.
Non dire così. Voi ragazze italiane siete state create per portare modelli di alta moda.”
Io non so che ragazze italiane conosci tu, Mister potrei-andare-in-giro-anche-vestito-da-tonno-in-scatola-e-risulterei-comunque-sexy, ma io non sono una modella.
Sul Passaporto ho barato scrivendo che sono alta 1.68 e ho una sana e umana pancetta.

Dovresti provarteli.”
Annuisco, poi mi avvicino alla scrivania e ci appoggio la borsa.
Siwon segue i miei movimenti, sorridendo.

Puoi usare la stanza qui accanto, la mia truccatrice non è ancora arrivata.”
Grazie.”
Prendo i vestiti e, sempre sotto il suo sguardo attento, mi dirigo verso la stanza con la luce spenta.
Lo guardo un'ultima volta e chiudo la porta.
Pantaloni neri molto stretti e una camicia bianca.
Taglio semplice, tipico dei capi dei marchi più famosi.
Mi tolgo la giacca e il maglione.
La stanza non è fredda, ma separarmi dai miei vestiti mi fa comunque iniziare a tremare. Cerco di fare più in fretta che posso e mi rendo conto solo quando ho finito che gli abiti mi entrano.
Mi guardo al grande specchio che occupa la parete alla mia destra.
Non sto così male con questa camicia.
Certo, il bianco mi fa sembrare ancora più pallida, devo risistemarmi il trucco.
I pantaloni si chiudono, il che mi sembra un po' miracoloso, ma mi stanno tristemente lunghi.
Li risvolto un paio di volte e mi rimetto gli stivali.
Quando torno nell'altra stanza, Siwon è concentrato sul suo cellulare.
Quasi in punta di piedi inizio a sistemare i miei vestiti in un angolo, accanto alla mia borsa.

Allora?” chiede voltandosi. “Stai bene, che ti avevo detto?”
Sono di spalle e ho una paura pazzesca a voltarmi. Questa è una delle situazioni più imbarazzanti della mia vita.
Perdo altro tempo prendendo la macchina fotografica dalla borsa.
Quando alla fine mi volto, lui mi sta ancora guardando.

Era tutto della tua taglia?”
I pantaloni sono un po' lunghi.” dico alzando le spalle.
Non riesco a dire altro, che bussano alla porta.
Siwon risponde in coreano e la truccatrice entra lentamente. Sono contenta che lui non faccia quello strano effetto solo a me.
I due si scambiano dei convenevoli, poi Siwon mi indica e come la solito partecipo alla mia incomprensibile presentazione con un inchino d'obbligo. Pochi istanti dopo, i due si spostano nella stanza in cui io mi sono appena cambiata. Li seguo con la macchina fotografica tra le mani e inizio a giocare con l'obbiettivo. Siwon si accomoda e la truccatrice gli copre l'abito con un telo.

Inizi a scattare mentre mi trucca?”
E' un problema?”
No, no. Non ci impiegherà molto.”
Immagino.” commento senza riflettere. Dall'obbiettivo lo vedo farmi un mezzo sorriso. “No, intendo... Sei molto bello anche struccato.”
Grazie.”
Ringrazio solo che lei non capisca.” commento sentendo le guance bollenti.
Lui alza gli occhi verso la truccatrice e lei sorride di rimando.
Scatto alcune foto molto belle e, proprio come ha detto Siwon, la truccatrice non ci mette molto a trasformarlo da un bel ragazzo a un bel ragazzo truccato.
Dopo aver raccolto i suoi pennelli, la ragazza fa un inchino e se ne va.

Sono pronto.” dice lui dandosi un'occhiata da vicino allo specchio.
Fermo lì.”
Siwon fa una faccia sorpresa poi scuote la testa e si rimette in una posa naturale.

Sorry.” commento dopo aver scattato. “A volte dimentico le buone maniere.”
Non sei stata maleducata, ti stai prendendo un po' di confidenza, va bene. Noi coreani abbiamo un approccio...”
Diverso.” concludo io un po' sconsolata.
Siwon si allontana dallo specchio e si volta, incrociando le braccia al petto.

Non devi pensare alle nostre diversità come un problema, Anna-chan. Io ho molti amici oltreoceano e in Europa e sono molto affezionato a loro nonostante le barriere culturali.”
Tu sei un caso particolare.” commento abbassando la macchina fotografica. In qualche modo, guardarlo in volto mi sembra più facile adesso che stiamo parlando. “Sei molto espansivo.”
Ho viaggiato molto.”
Detto ritorna nell'altra stanza. Manca solo mezz'ora a mezzanotte.

Dove sarà mister Park?”
Cercava un organizzatore.”
Siwon mi guarda e sorride.

Sei molto carina così.”
Grazie.” dico abbassando lo sguardo.
Devo farti una foto.”
A me?”
Sì. Mi hai fotografato fino ad adesso. Anzi, facciamola insieme. Dov'è il mio Iphone?” si chiede toccandosi la le tasche della giacca e quelle dei pantaloni. Mi guardo un po' intorno e lo trovo sulla poltrona. Glielo passo subito e lui sorride.
Andiamo allo specchio. Io di solito faccio così.”
Lo so Siwon, io guardo tutte le maledette foto che posti su Twitter. Conosco meglio le tue foto che quelle dei miei amici.
Annuisco e lo seguo nell'altra stanza.
Lui si mette accanto a me.

Sembriamo un po' i Man in Black.” commento guardandolo.
Siwon mi guarda, poi si volta verso lo specchio.

Guarda avanti.”
Che faccia devo fare?”
Una faccia da Anna-chan.”
Ci provo, forse mi riesce.
Siwon scatta e, un istante dopo, la porta dell'ufficio si apre.

Siwon?”
Mister Park ci raggiunge e per un istante rimane interdetto.
Dice qualcosa in coreano, velocemente.
Siwon è tornato serio e il suo cellulare è sparito.
Annuisce e prende dalle mani del signor Park un foglio scritto in hangul.

Anna, durante la presentazione potrai rimanere dietro le quinte, ma non potrai scattare foto. L'organizzazione ha l'esclusiva, da contratto.” dice poi Park rivolgendomi a me. “Ci sono molte persone importanti, per questo, anche se mi sembra superfluo dirtelo, ti prego di avere un comportamento adeguato. Questi abiti ti stanno molto bene.”
Faccio un mezzo inchino e sorrido.

Io vado di là a sedermi al tavolo con le autorità. Ci vediamo dopo.”
Quando rimaniamo soli, guardo Siwon.
E' cambiato completamente. Sta leggendo con attenzione il foglio e le sue labbra si muovono in fretta. Per lasciarlo concentrare, mi sposto nell'altra stanza e mi siedo su una delle due poltrone.
Passano circa dieci minuti, tempo nel quale ricontrollo le foto e mando un messaggio ad Ayane-chan e sento Siwon sbuffare.

Qualche problema?” chiedo.
Questo discorso è molto impostato.” risponde affacciandosi alla porta. “Non so se dette da me queste parole arriveranno correttamente.”
Forse potresti andare a braccio, spiegare per cosa useresti tu l'auto. Sei un ragazzo giovane e di successo, penso che il discorso prenderebbe una piega interessante comunque.”
Siwon sorride e abbassa lo sguardo.

Io devo seguire quello che hanno deciso per me. Il mio non è un lavoro di creatività.”
Disse l'artista.”
Non è così che funziona qui, Anna-chan. Io amo il mio lavoro, ma non funziona così. Noi siamo ciò che ci chiedono di essere.”
Siwon si siede sulla poltrona accanto alla mia e guarda ancora il foglio, ne rilegge una parte.

Quindi, tu come sei davvero?”
Io? Sono così, credo. Il mio lavoro è parte di me, io sono il mio lavoro.”
Taccio e lo guardo.
Lo so praticamente dall'inizio. I K-idol hanno la vita controllata: amicizie, vacanze, amore. Lo sapevo quando, da fan, cercavo notizie sui Super Junior su internet. Lo so ancora meglio ora, che sono in presenza di uno di loro. Sta fingendo di essere tranquillo, lo so, ma continua a girarsi sul polso il pensante orologio che indossa. Un gesto che lo tradisce.

Leggilo ad alta voce, ti aiuterà.”
Tu non capisci il coreano.”
Meglio.” commento.
Siwon inizia a parlare, sa già praticamente tutto a memoria. Mi guarda, fa delle facce convinte, da attore. Non so cosa stia dicendo, davvero. Ma è bello sentirlo parlare. E' la stessa sensazione che ho provato con Yesung, Ryeowook e tutti gli altri. Quando parlano con me, mi sento bene.
Mi sento importante.
Quando, dopo qualche minuto, il discorso finisce, mi alzo e applaudo teatralmente.

Funziona, Siwon, funziona!” commento soddisfatta.
Anna-chan.” dice lui facendomi cenno di abbassare il tono. “Ti sentiranno tutti.”
Mi metto una mano davanti alla bocca e sorrido.

E' ora che io vada.”
Già, uscirò anche io tra poco.”
Siwon si alza e, sovrappensiero, si sistema la giacca per l'ennesima volta.
Poi si volta, si avvicina alla porta.

Fermati.” dico riprendendo in mano la macchina fotografica. “Fammi una winner face!”
Siwon scuote la testa e mi lancia uno sguardo mozzafiato.
Scatto e gli faccio ok con una mano.

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Capitolo 9
*** Evento #9: L'incubo, la canzone e le attenzioni di Ryeowook ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #9

 

Il giorno dopo quella presentazione, è stato un incubo.

Nessuna sveglia è suonata per me a un quarto alle sei così, avendo finito di caricare le foto quasi all'alba, mi sono svegliata alle undici passate.
Sola, isolata.
Ho mandato una mail al signor Freddi e lui mi ha chiamata dicendomi di essere in gita con la sua famiglia e alcuni pezzi grossi della SM. Gli ho chiesto il numero del signor Park e anche lui mi ha scaricata.

Riposati, Anna. Oggi non c'è niente che tu possa fare per noi. Ordina ciò che vuoi. Le spese dell'hotel sono tutte a nostro carico.
Scaricata.
Mi sono alzata dal letto e mi sono presa del tempo per me, facendomi un bagno caldo pieno di bolle e ho scelto con cura il mio pranzo.
La verità, però, è che da quando i miei piedi hanno toccato il pavimento ho iniziato a pensare che questo sogno prima o poi finirà.
E io mi ritroverò di nuovo senza soldi e senza un modo per tornare in Giappone.
Questo tipo di pensieri mi ha rovinato la giornata. Ho iniziato a cercare su Internet qualche informazione, ho preso appunti sull'ambasciata italiana a Seoul e ho sfogliato pagine e pagine di corsi online di coreano. A notte fonda, ancora incollata al computer, mi sono fatta prendere dal panico.
Cosa farò dopo la partenza del signor Freddi?
Devo dire la verità?
Chi sarò quando smetterò di essere Anna-chan?

 


Quando, la mattina dopo quell'infernale giornata, il telefono della mia camera squilla, sto per piangere dalla felicità.
Miss Anna, questa è la sveglia. La colazione le verrà servita in camera. La sua auto la aspetta alle sei e trenta all'ingresso.” dice la voce.
Grazie, grazie, grazie.”
Scatto in piedi e, nonostante io abbia dormito forse un paio d'ore, mi sento rinata.
Mi butto in doccia, mi trucco con cura e mi vesto con i miei pantaloni e il mio maglione preferiti.
Quando la colazione arriva, al posto della torta di Ryeowook c'è un cesto di frutta fresca.
Mangio e mi metto un paio di mele in borsa, poi, alla seconda chiamata, mi chiudo la porta alle spalle e scendo, diretta verso un'altra giornata di lavoro.

Dove andiamo?” chiedo all'autista.
Vorrei chiedergli come si chiama, ma forse è una cosa un po' scortese da fare.
Non riesco ancora a capirli, questi coreani.

Posto dove aereo, ancora.” mi dice con il suo adorabile accento sgangherato.
Ma non avevamo finito?”
Yes.” mi risponde lui, che evidentemente non ha capito.
Sono troppo di buon umore per dire altro.
Di qualsiasi cosa si tratti, tutto è meglio dello stare a pensare al mio futuro.

 


Circa due ore dopo, la macchina si ferma nel parcheggio sterrato davanti agli hangar.
Ringrazio – kamsahaeyo è l'unica parola che conosco in coreano, al momento – e scendo dall'auto.
Le macchine parcheggiate sono cambiate: i furgoni bianchi hanno lasciato spazio a quelli neri e, oltre ad essi, vedo due auto simili a quella su cui viaggio io e l'auto che Siwon ha presentato un paio di sere fa.
Mi avvicino verso l'hangar numero due e, senza bussare, spingo di lato il portellone.
Il numero di persone presenti è praticamente invariato, anche se ora si trovano tutte al di qua della scenografia.
Cameraman, uomini che trascinano una grande quantità di cavi, un gruppo di altri membri dello staff dietro a una mezza dozzina di schermi.
E' arrivato il momento di girare.
Nessuno si è accorto del mio arrivo, per questo posso osservare con calma ciò che mi circonda.
Un paio di ragazze con delle cartellette in mano sono al centro della scena e stanno tagliando dei pezzi di nastro adesivo argento, sotto l'occhio vigile di un uomo che indica su quale punto del pavimento applicarlo.
Più in là, un paio di cameraman stanno sistemando una pesante cinepresa su un binario, lungo come tutta la scenografia.

Anna-chan!” sento dire da qualcuno.
Ryeowook, seduto su una sedia all'interno del camerino, mi ha intravisto dalla porta per metà aperta.
Mi avvicino e lo saluto con la mano.

Entra.” mi dice. Non può alzarsi, una ragazza sta facendo qualcosa ai suoi piedi.
Mi avvicino e spingo la porta. Gli altri sono sparsi per il camerino, seduti su alcuni divani messi apposta per loro. Quando entro, tutti mi fanno un cenno con la mano.
L'atmosfera è gelida.

Sono mancato a Anna-chan?” mi chiede Ryeowook mentre appoggio la mia roba su un angolo della scrivania.
Certo. Come è andata in Giappone?”
Benissimo.”
La ragazza ai suoi piedi, noto avvicinandomi, gli sta cucendo i lacci delle scarpe, in modo che non si sleghino.

Che è successo?” chiedo a voce bassa, facendo un cenno agli altri ragazzi, tutti chiusi in un silenzio mortale.
Oggi iniziano le riprese del nuovo video, siamo tutti tesi.”
Tu mi sembri tranquillo.” commento abbassando lo sguardo.
Sono felice che Anna-chan sia qui.”
Sorrido, poi accendo la macchina fotografica e inizio a scattare. Proprio come mi aveva detto un paio di sere fa Siwon, i Super Junior sanno fare benissimo il loro lavoro. Non appena scelgo il mio obbiettivo, Kyuhyun, lui sorride tranquillamente, si trasforma.
E' così per tutti e, per una buona mezz'ora, non faccio altro che scattare la loro finta felicità.
Ne sono un po' infastidita, lo ammetto.
L'unico che sembra davvero sereno, è Ryeowook, che continua a parlare il coreano agli altri, come per stimolarli.
Quando mi avvicino a Siwon, lui alza lo sguardo dalla rivista che sta sfogliando e mi guarda.

L'auto qui fuori è tua, vero?” gli chiedo in inglese.
Me l'hanno regalata.” risponde con un mezzo sorriso. “Ti piace?”
Non me ne intendo di auto, ma da come ne hai parlato l'altra sera, deve essere molto cool.
Donghae, che si era appisolato accanto a lui, alza gli occhi e ci guarda.
Sembra come al solito sorpreso della mia presenza.
Gli sorrido e riprendo a fare scattare le foto.
Pochi minuti dopo, una ragazza della SM richiama il gruppo. Con lei c'è anche Sujong, la segretaria che ho conosciuto durante la costruzione della scenografia.
Mentre i ragazzi ascoltano le direttive in coreano, lei mi si avvicina.

Oggi iniziamo a girare la prima parte delle coreografie. Il signor Park mi ha detto di dirti che non è necessario che tu fotografi mentre i ragazzi vengono ripresi. Preferisce che ti concentri su quello che succede a telecamere spente.” mi dice in giapponese. “Ora i ragazzi vengono truccati e, se tutto va secondo i programmi, tra un'ora iniziamo a girare. Ok?”
Perfetto.”
Sarà divertente, vedrai!”
Annuisco, poi lei si inchina ed esce.
I ragazzi si sistemano davanti alla scrivania, su delle sedie simili a quelle dei parrucchieri e iniziano a chiacchierare. Poco dopo, una squadra di truccatrici entra e inizia a preparare il gruppo.
Seguo il lavoro e mi sposto tra i ragazzi.
Ad un certo punto, Sungmin si alza e va a prendere nella sua borsa dei fogli.
E' strano vedere metà del suo viso – dalla fronte al naso – truccato, e l'altra metà ancora in elaborazione.
Quando si risiede, Henry gli chiede qualcosa.
La risposta non è in coreano, ha una musicalità tutta diversa.
Certo, è mandarino.
“Cantate in cinese?” chiedo a Ryeowook.

Sì. Super Junior-M cantano quasi sempre in cinese.” detto questo canticchia a cappella la sua frase. Subito dopo di lui, Eunhyuk dice la sua.
Anche Sungmin ci prova, ma a metà si blocca e lancia un urletto di stizza.
Henry ripete la frase e Sungmin ci riprova, questa volta riuscendoci.
Tutti sono soddisfatti.

Avete una memoria eccezionale.” dico.
Allenamento.” commenta Ryeowook, poi dice qualcosa in coreano.
La ragazza che lo sta truccando guarda la sua collega, impegnata sul viso di Kyuhyun.
Sembrano eccitatissime.
Eunhyuk batte tre volte le mani e Henry dice “Let's Go”.
Abbasso la macchina fotografica, incantata.
Stanno cantando.
La canzone è Go.
Io non ce la faccio più.
Sto provando a resistere, ma ogni fibra del mio corpo chiede di muoversi.
Anche le truccatrici stanno facendo uno sforzo incredibile ad andare avanti con il loro lavoro.
Quella di Siwon sta passando il pennello nella confezione della cipria per la venticinquesima volta.
Mentre uno di loro canta, gli altri sorridono.
L'atmosfera sembra più tranquilla.
Nonostante le gambe che mi tremino, trovo la forza di muovermi e di ricominciare a immortalarli.
Quando l'ultimo “move your body” viene pronunciato, appoggio la macchina fotografica davanti al posto di Donghae e applaudo.
I ragazzi si voltano verso di me e la mia reazione indecente, ma me ne frego.

I loved it, guys. You rock!” dico alla fine.
Loro rimangono interdetti, poi, uno alla volta, iniziano ad applaudire.
Nonostante non possano continuare il loro lavoro – i ragazzi si stanno muovendo troppo – le truccatrici non fanno nulla, anzi. Alcune mi stanno guardando male.
Mi sono fatta riconoscere, come al solito.
Quando l'applauso si spegne, alzo le spalle e riprendo la mia macchina fotografica e il momento trucco riprende senza intoppi.

 


Girare un video musicale non è per niente semplice.
Go dura circa tre minuti, ma per ogni scena sono necessari più ciak.
I ragazzi ballano quasi sempre a tempo, ma in alcuni casi qualcuno si impalla o sbaglia a muovere la bocca.
Casi rarissimi, ma sono pur sempre umani.
Alle due, il portellone dello studio si apre e vengono portati dentro tre carrelli pieni di scatole bianche: è ora di pranzo.
Io, che sono stata seduta per tutto il tempo sul tavolo su cui il signor Freddi teneva le planimetrie qualche giorno prima, mi sento appena uscita da un sogno.
Non ho quasi mai sbattuto le palpebre, lo ammetto.
Anche se le luci stroboscopiche mi hanno quasi consumato le retine, ho preferito la sofferenza alla perdita anche di un solo istante di ciò che stava succedendo.
Il regista, un uomo che riesco a vedere solo di spalle ma che, avendo urlato come un forsennato per tutto il tempo, non gode della mia simpatia, urla l'ennesimo “cut”, sovrastando la musica.
I ragazzi si fermano, come se qualcuno avesse messo pause anche nella vita reale.
Il regista urla ancora qualcosa e finalmente il gruppo si scioglie.
Le lunch box vengono distribuite da un paio di signore con una mascherina sul volto e una cuffia, che mi danno l'idea di essere donne della scientifica alla CSI.
Mi alzo dal mio tavolo e torno in camerino per prendere la macchina fotografica.
Una signora mi porge una scatola e io faccio per rifiutarla.
“Anna-chan deve prenderla.” commenta Kyuhyun. “Se non ti piace la mangiamo noi.” aggiunge alzando le spalle, con fare disinteressato.

Kamsahaeyo.” dico alla signora con mezzo inchino, facendomi passare il pranzo.
Kyuhyun, sentendomi parlare coreano, si volta di nuovo verso di me.

E' l'unica parola che conosco, me l'ha insegnata Donghae.”
Lui non risponde, ma si dirige verso il camerino.
Quando arrivo anche io nella stanza, i ragazzi sono tutti seduti sui divani, in silenzio.
Un silenzio diverso, migliore.
Un silenzio mangereccio.

Anna-chan, siediti vicino a me.” mi dice Ryeowook. Sungmin, seduto sul suo stesso divano, annuisce.
Sorrido e mi siedo, poi apro la mia scatola.

Itadachimasu.” dico in giapponese.
Gli altri mi fanno un mezzo inchino.
Per un po' mangio in silenzio: il cibo è tutto molto speziato e, sinceramente, non tutto è di mio gradimento.

Anna-chan sa cucinare?” mi chiede Ryeowook dopo un po'.
Abbastanza. Cucina italiana, però.”
Ryeowook dice qualcosa in coreano e EunHae annuiscono, ovviamente contemporaneamente e con lo stesso ritmo.

I coreani amano le donne che sanno cucinare.” commenta Siwon, in inglese.
Dici davvero?”
Già. Le ragazze coreane pensano ai trucchi e alla moda, non sono più brave cuoche. Ecco perché ai ragazzi coreani piacciono le straniere.”
Io non capisco.” borbotta Ryeowook, facendo il broncio.
“Siwon dice che voi ragazzi coreani amate le donne che sanno cucinare.” traduco in giapponese.

E' vero. Anna-chan dovrebbe imparare il coreano, così conquisterebbe tutti.”
Sorrido e abbasso lo sguardo, imbarazzata.
Siwon chiede qualcosa a Ryeowook poi, sentita la risposta, sembra lo stia sgridando.

Ti sta mettendo in imbarazzo, non è vero?”
No, no.” mi affretto a rispondere. “Le attenzioni di Ryeowook mi fanno piacere.”
Siwon riferisce in coreano.

Kamsahaeyo.” borbotta lui. “Io e Anna-chan siamo amici, no?”
Ai.” dico convinta. “Adesso però è meglio che mi rimetta a fare le foto.”

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Capitolo 10
*** Evento #10: Fantasticherie romantiche, differenze linguistiche e le parole di troppo ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #10

 

 

Alle sette e trenta, il regista chiama l'ultimo “cut” e i ragazzi tornano in camerino a cambiarsi.
Sono esausti.
In questa situazione, mi sento piuttosto inutile.
Inizio a non sopportare più il fatto di non poter parlare la loro lingua senza un traduttore accanto.
Anche se mi piace molto il rapporto che ho con Ryeowook e il tono severo ma gentile con cui Siwon mi parla, vorrei poter conoscere meglio anche gli altri.
Chiedere come stanno, come mai Henry continua a toccarsi la spalla e a fare una faccia sofferente, o perché Eunhyuk ha chiesto di ripetere l'ultima scena un'altra volta.
La mia ignoranza mi ostacola.
Mentre i ragazzi finiscono di cambiarsi, li aspetto seduta su un divano, con la testa bassa.

You have problems?”
Alzo lo sguardo, è Zhou Mi, uno dei Super Junior con cui non ho mai parlato.

No, no. Kamsa...” mi interrompo, ho un vuoto di memoria.
Lui fa un mezzo sorriso.

Kamsahaeyo. Coreano non facile, io cinese.” dice lentamente in inglese, mettendosi una mano sul petto. “Io vado a scuola per questo.”
Segui un corso di coreano?”
Lui mi guarda e scuote la testa, non ha capito.

Tu” lo indico. “studi” e faccio il gesto di scrivere. “Korean.

Yes. Stasera. Ogni settimana.” dice lentamente, a voce alta. “Per le fan.”
Sorrido.
Zhou Mi non è propriamente il mio tipo di ragazzo, ma la sua timidezza mi conquista.
Cerco di non guardarlo a lungo per non metterlo in imbarazzo, ma la mia parte più romantica non può fare a meno di immaginare come sarebbe stare con un ragazzo così dolce.
Stiamo in silenzio, seduti uno accanto all'altra e aspettiamo gli altri.
Ad un certo punto si unisce a noi Henry che, invece, mi ricorda molto un bambino pestifero con la faccia furbetta.
I due si scambiano qualche parola in cinese, che, l'ho deciso oggi, è ancora peggio del coreano.
Alla fine della conversazione, Henry mi guarda e sorride, prende un quaderno dalla sua borsa e me lo porge.

Io scritto.”
Cosa?”
Korean school. Tu provi.” dice in tono involontariamente minaccioso, dettato forse dal suo inglese ancora peggiore di quello di Zhou mi. “Tu impari.”
Apro il quaderno e c'è di tutto.
Alcune cose sono scritte in cinese, altre in hangul, qualcosa in caratteri romani.
Su alcune schede fotocopiate da dei libri trovo anche la traduzione inglese di alcune frasi.

Masi eottae?” leggo. Dovrebbe essere tipo “E' buono ciò che stai mangiando?”
Mashi eotté?” mi corregge Zhou Mi.
Mashi eotté?”
I due annuiscono.

Mashitta.” mi rispondo da sola, leggendo. Dovrebbe voler dire buono.
Tieni.” mi dice Henry in inglese. “Domani indietro.”
Thank you.”
Gli altri escono dal camerino alla spicciolata e, quando esce Ryeowook con in mano una mela, ci provo.

Ryeowook, mashi eotté?” gli chiedo dando prima una sbirciata al quaderno, che tengo ancora aperto in grembo.
Lui, la bocca aperta pronta a mordere il frutto, rimane paralizzato.
Siwon, appena dietro di lui, mi fa un ok con la mano.

Brava.” dice poi.
Ryeowook tace.

Sto imparando il coreano, così conquisterò tutti, come ha detto Ryeowook.” gli dico.
Alla fine lui abbassa la mela e mette il broncio.

Anna-chan è così carina.” commenta con una voce infantile, poi aggiunge qualcosa in coreano.
Io e gli altri scoppiamo a ridere.

E' troppo facile conquistare Ryeowook.” commenta Kyuhyun, oggi particolarmente loquace, in giapponese. “A lui piacciono tutti.”
Credo che la frase in coreano che pronuncia dopo sia una traduzione letterale, perché Ryeowook viene preso a gomitate da Donghae e Eunhyuk.
Non riusciamo a smettere di ridere.
Pochi minuti dopo, l'ingresso di una assistente della SM riporta tutti alla serietà.
La donna dà loro delle direttive in coreano e i ragazzi mettono le giacche.

Dovrebbe esserci un posto sulle macchine per Seoul per te.” mi dice in giapponese, poi si volta verso Ryeowook e Sungmin.
Loro annuiscono e salutano velocemente gli altri.

Io e Min andiamo in radio, ci vediamo domani Anna-chan.” mi dice Ryeowook prendendomi le mani. “Copriti bene e riposati.”
Non so come reagire al sua presa.
Annuisco e sorrido, un po' in imbarazzo.

Divertitevi.” borbotto poi. “Ci vediamo domani.”
Anche Sungmin mi sorride.
Non mi stancherò mai delle sue espressioni da timidone.

 


Con Siwon solo nella sua macchina sportiva, Henry e Zhou Mi diretti verso il corso di coreano, alla fine devo salire sull'auto di Kyuhyun e EunHae.
Mi fanno salire per prima e scegliere il posto e io, per abitudine, opto per quello dietro al sedile dell'autista.

Quello è il posto di Eunhyuk” mi dice Kyuhyun, l'unico con cui posso comunicare.
Posso mettermi dove volete.” commento guardando proprio lui.
Eunhyuk alza le spalle e mi indica la parte posteriore dell'auto.

Kamsahaeyo.” dico facendo un inchino. Poi salgo in macchina in silenzio.
Kyuhyun non sembra un traduttore disponibile come Siwon e Ryeowook, per questo decido di evitare di parlare. A dir la verità, sono in auto con i tre che mi stanno più distanti, quindi non saprei nemmeno cosa dire. Scattare delle fotografie mi metterebbe ancora più a disagio.
Donghae, seduto accanto a me, ogni tanto si volta e mi guarda.
Ho paura a rispondere il suo sguardo, così mi volto solo quando sono sicura di non essere osservata.
Lui è forse il più bello dei Super Junior.
Bello nel senso che intendo io.
Fisicamente, è il mio tipo.
Ma, d'altro canto, è anche lontano. Diverso nel senso più negativo del termine, a prescindere da ciò che Siwon cerca di farmi credere.
Ogni volta che mi guarda – e non solo lui, ma è lui l'oggetto dei miei pensieri ora – percepisco una sorta di diffidenza.
Non mi conosce e non vuole conoscermi.
Cerco di non pensarci e tiro fuori dalla borsa il quaderno di Henry e inizio a sfogliarlo.
Le parole coreane sono lunghissime e con moltissime y.
Le odio.
Sfoglio il quaderno per un po', poi sento Donghae russare e mi volto. Anche gli altri stanno dormendo.
Umani.
Chiudo il quaderno e lo rimetto in borsa, poi mi raggomitolo sul sedile, girata verso Donghae e chiudo gli occhi.
Quando li riapro, la città ci circonda. Donghae è sveglio e sta guardando fuori dal finestrino.
Mi alzo e lui si volta.

Mi sono addormentata.” dico in giapponese.
Lui annuisce, tanto non ha capito cosa ho detto.
Annuisce come lo si fa con i matti.
Mi innervosisce.

Sai, Donghae, tu sei bellissimo, ma non sopporto come mi guardi. Io non mordo. E' veramente insopportabile.” aggiungo, non so nemmeno bene perché.
Lui mi guarda confuso, quasi spaventato.

Io non capisco.” mi dice in giapponese.
Scuoto la testa, per fargli capire che non ha importanza.
Pochi minuti dopo, l'auto si ferma davanti all'hotel.
Saluto i ragazzi – nel frattempo anche i due dietro si sono svegliati – e scendo.
Questo non è un sogno, ogni giorno me ne accorgo sempre di più.
E' la vita reale.
E' talmente reale che anche i miei idoli possono sembrare antipatici, superficiali, fastidiosi.
Forse è per questo che è così bello.
Perché se fosse un sogno tutto sarebbe perfetto subito, senza sforzo.
In questa strana vita reale, invece, ho ancora un buon margine di miglioramento.
Me ne andrò presto, lo so.
Ma voglio lasciare in tutti un bel ricordo.
Voglio mancare loro, perché so che quando li lascerò, per me, sarà difficile anche respirare.
Voglio che abbiano di Anna-chan un bel ricordo.
Tutti.

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Capitolo 11
*** Evento #11: Gli angeli, l'assenza e lo smascheramento ***


Una serie di (s)fortunati eventi


Evento #11





Il secondo giorno di riprese per l'MV di Go inizia presto come il precedente.
Il servizio sveglia spacca il minuto e alle cinque e quarantacinque sono in piedi.
Dopo una serata passata a cercare di parlare il coreano – con imbarazzante videochiamata di Ayane-chan, che dall'alto della sua giapponesità 100% ha provato ad aiutarmi – non so dire praticamente nulla, salvo come mi chiamo.
Il che è utilissimo in un luogo in cui l'unica cosa che tutti sanno è il mio nome.
Arrivo agli hangar circa due ore dopo e mi accorgo subito che il set è stato modificato.
Lo spazio è stato ristretto, a creare una sorta di cornice, della dimensione adatta per ospitare una sola persona. La luce che batte al centro della nuova scenografia è così forte che mi sembra quella delle docce solari.
Saluto la troupe e vado nei camerini, stranamente in ordine. Le borse presenti rispetto al solito sono poche e l'unico seduto sui divani è Henry, che mi saluta sorridendo.
Dove sono gli altri?” gli chiedo in inglese, gesticolando.
Lui mi indica la porta chiusa del camerino vero e proprio.
Changing.” aggiunge.
Sistemo la mia roba e preparo la macchina fotografica, scattandogli un paio di foto. Lui è struccato e praticamente in tuta da ginnastica. Sembra molto rilassato rispetto a ieri.
Ho il tuo quaderno in borsa.” gli dico lentamente.
Lui scuote la testa, non ha capito.
Tuo” lo indico “quaderno” faccio il segno di scrivere “in borsa” indico le mie cose sul divano.
Lui annuisce e ride.
Sorry.” dice poi.
Sorrido anche io.
Quando comunicare significa sudare ogni volta, riderci su è l'unica soluzione.
Quando il resto dei ragazzi esce dal camerino, è l'ennesimo colpo al cuore.
Zhou Mi e Kyuhyun sono degli angeli, con tanto di piccole ali bianche dietro alla schiena.
Angeli veri.
E Siwon e Eunhyuk invece sono demoni.
Demoni del tipo “demonizzami”, non del tipo brutto e cattivo.
I-io...” provo a dire, ma non ci riesco.
Non riesco a parlare.
Zhou Mi, tutto vestito di bianco e con le lenti colorate azzurre, mi incanta.
Kyuhyun, che mi ha sempre dato l'idea di essere il più cattivello, vestito da angelo brilla di luce propria.
Per non parlare degli altri due, tutti borchie e catene.
Stamattina ci siamo solo noi.” mi dice Siwon, in inglese. “Facciamo le riprese singole.”
Annuisco, incapace di distogliere lo sguardo.
Siete molto belli.” dico poi.
Lo sappiamo.” commenta serio Eunhyuk, ricevendo una gomitata da Siwon.
Troppo impegnata a consumarmi gli occhi, non mi accorgo dell'ingresso di una persona nei camerini.
La segretaria deve chiamarmi un paio di volte per farsi ascoltare.
Quando finalmente ha la mia attenzione mi spiega che stamattina ad ogni membro verrà chiesto di cantare una parte della canzone, per la registrazione dei primi piani. Essendo in tanti, le riprese potrebbero durare anche un paio di giorni.
I ragazzi vengono chiamati sul set e, anche se tocca girare solo a Eunhyuk, gli altri tre truccati e Henry partecipano attivamente, stando accanto al regista.
L'uomo, con le sue solite urla, dice qualcosa a Eunhyuk, che nel frattempo si è sistemato davanti alla scenografia.
Le luci, in contrasto con il suo abbigliamento da demone nero, lo fanno sembrare davvero una creatura extraterrestre.
I suoi occhi, evidenziati da un abbondante passata di eyeliner, brillano.
E' incantevole e inquietante allo stesso tempo e, da quello che ho capito, credo che sia l'effetto che il regista desidera in questa parte del videoclip.
La musica inizia e Eunhyuk cambia espressione: mentre le voci degli altri si alternano, lui prende un respiro profondo e si trasforma.
E' un demone, adesso.
Le riprese consistono nel fargli muovere le labbra a tempo e, dopo un paio di ciak andati così così a causa delle difficoltà linguistiche, Herny si mette accanto a lui e, cercando di sovrastare la musica, gli suggerisce le battute un secondo prima della canzone in sottofondo.
Anche per un coreano, il cinese deve essere ostico.



Le riprese dei quattro già truccati durano tutta la mattinata e, quando le lunch box arrivano, il gruppo è ancora a metà.
I ragazzi si siedono sui divani e io, orfana di Wookie, ho tutto un divano per me.
Non chiacchierano molto: Siwon ha lo sguardo perso e, truccato come un demone, è inquietante e sexy allo stesso tempo; Zhou Mi e Henry si scambiano un paio di frasi a bassa voce, in coreano, forse per esercitarsi; Kyuhyun sta giocando con il Nintendo DS e Eunhyuk mi guarda.
Sì, mi sta fissando.
Chiudo la mia scatola con il pranzo ancora mezza piena - quanto mi manca il mio amato bento di Kerokeroppi – e lo guardo anche io.
Lui non distoglie lo sguardo, anzi.
Dice qualcosa in coreano e, qualsiasi cosa sia, fa alzare in piedi Siwon.
Non sembra una cosa bella.
Sta succedendo qualcosa, sotto i miei occhi, ma non capisco cosa.
Ne io, ne Siwon, ne Eunhyuk possiamo dire o fare altro. La porta si apre e Ryeowook e Sungmin fanno il loro ingresso sorridendo.

Salutano tutti e appoggiano le loro borse sui divani.
Wookie mi guarda e io non posso fare a meno di sorridergli, anche perché tutto sembra tornato alla normalità: Eunhyuk si è rimesso a mangiare e Siwon, ancora in piedi, stra guardando la troupe in pausa dal vetro.
Avete già mangiato?” chiedo a Ryeowook.
Lui annuisce.
Siamo stati con Yesung.” dice Sungmin, in giapponese. Adoro lo sforzo che fa per comunicare con me senza intermediari.
Anna-chan?”
Siwon si volta, mi guarda.
Puoi farmi delle foto accanto alla mia auto nuova?”
Il signor Park mi ha detto che la casa di produzione ha l'esclusiva per quel tipo di foto.” rispondo.
No, puoi farle. Usciamo.” dice con un mezzo sorriso.
Annuisco e mi alzo.
Non mi piace quando Anna-chan e Siwon si dicono i segreti.” borbotta Ryeowook in giapponese, aggiungendo qualcosa in coreano.
Siwon è più veloce di me a rispondere, così io, seguendolo verso l'uscita, faccio solo spallucce.
Solo quando siamo fuori, mi ricordo di essere uscita senza giacca.
Stoicamente fingo noncuranza e mi metto a sistemare la messa a fuoco. Siwon, di qualche passo avanti a me, si ferma davanti all'auto, di spalle.
Non puoi fotografarmi con l'auto, hai ragione.” dice tranquillamente.
Una parte di me – quella paralizzata dal freddo, per intenderci – è sollevata.
Possiamo rientrare?”
Qual'è la tua canzone preferita dei Super Junior, Anna-chan?”
Opera.” rispondo senza pensarci. “Ma non conosco molte vostre canzoni, le sto ascoltando in questi giorni.”
Salvata in corner, insomma.
Io lo so che tu sei una nostra fan, lo so da un po'.” dice. “Ma sei diversa dalle altre che ho fatto cacciare.”
Credevo fosse Wookie quello a stressare le fotografe e a farle scappare.” commento.
Voglio capire dove sta andando a parare.

Anche, ma sai... Per una fan essere stressata da un membro del tuo gruppo preferito è un onore. Ma tu sei diversa. Tu sei professionale, non ti deconcentri. In qualche modo, stai riuscendo a gestire bene questa situazione.”
Grazie, ma ti sbagli.” rispondo abbassando lo sguardo. “Io sono solo una fotografa.”
Sei brava, davvero.” commenta, dandomi l'idea di non aver nemmeno sentito le mie parole. “Ci tratti come delle persone normali. Sai, ogni fotografa che la SM ci ha costretto a sopportare... Beh, alla fine passava più tempo a cercare di inserire anche se stessa nelle foto, che a fare il suo lavoro. Tu invece...”
Sono diversa.” ribadisco.
Arriva al punto, Siwon.
Se hai deciso di farmi cacciare, dillo e basta.

Sei diversa. Anche quando ti ho chiesto di fare una foto con me, non sei impazzita.”
L'hai fatto per mettermi alla prova?”
Eri davvero carina, però sì.” dice con un mezzo sorriso. “Sei brava, Anna-chan. Sei amichevole senza essere morbosa e, nonostante tu sia con noi da pochissimo tempo, ci capisci. Capisci tutti, o quasi.”
Siwon tace.
Un demone bello e diabolico, che quasi si diverte a tenermi sulle spine.

Anna-chan, cosa è successo tra te e Donghae, ieri sera?”
Scusa?
Sorry?”
Donghae ieri sera era un po' upset.”
Non so come tradurre quella parola, anche perché non capisco il cambio repentino di discorso.
Sconvolto, turbato, infastidito?
Da me?”
Ha detto che gli hai detto qualcosa, ieri sera, in auto.”
Capito.
Porca miseria.
Ha capito ciò che ho detto?”
No, quello no. Ma non gli è servito capire parola per parola per accorgersi che ce l'avevi con lui. O così dice lui e io credo a Donghae.”
Taccio, prendo un respiro profondo.
Ero solo stanca. Non mi riferivo nemmeno a lui.” borbotto, ma non convinco nemmeno me stessa. “Mi dispiace che lui ci sia rimasto male.”
Non ne dubito, ma non è comunque bello.” dice in inglese, poi ci aggiunge una frase in coreano.
Il tono e l'espressione con cui la dice mi feriscono.
Siwon...”
Le parole mi si bloccano in gola.
Siwon mi guarda, stringe le labbra.
Lo so che per te non è facile vivere a contatto con noi, Anna-chan.” dice lui, tornato normale. “Penso di averti scoperta solo io, perché sei davvero brava. Però, quello che hai fatto ieri sera con Donghae... Anche se non c'ero, posso ipotizzare che non sia stato bello. ”
Taccio.
Sto cercando di imbastire una linea difensiva, come se fossi nel bel mezzo di un processo. Ci sono tante cose che potrei dire a mia discolpa, ma ora come ora non me ne viene in mente nemmeno una.
Siwon mi guarda ancora, è in attesa.
Ho detto a Donghae che non riesco a sopportare il modo in cui mi guarda. E' come se avesse paura di me.” ammetto, ancora a testa bassa. “Non è una cosa che penso davvero, o forse sì, ma non sempre. Non so perché mi è uscita proprio con lui. La distanza linguistica, poi, è una cosa che mi tormenta.”
Però con gli altri l'hai superata.”
Donghae è diverso. E' diffidente. Hai ragione, Siwon. Forse io ho preteso di trattarlo come tratto te o Wookie, senza cercare di capirlo.”
Siwon tace, ma si rimette diritto.
Mi passa accanto, inizia a camminare verso l'hangar.
Quindi?” gli chiedo.
Quindi l'hai capito. E sei abbastanza intelligente da capire cosa fare, no?”
Cammina, gli sto un passo indietro.
Ha capito, mi ha smascherata.
C'è ancora qualcosa però che mi sfugge.
Anche Eunhyuk ce l'ha con me, vero?”
Hyuk? E' perché Donghae ieri ha parlato di una ragazza per dieci minuti. Che sia tu o un'altra, poco importa, è solo geloso. Gli passerà.”
Parla senza voltarsi.
Cammina a passo spedito e non capisco che idea si sia fatto di me.
Sono ancora quella diversa?
Quella brava?
La fotografa?
O una di quelle “che la SM ci ha costretto a sopportare”?
Siwon?” lo chiamo e lo fermo prendendolo per un braccio.
E' sbagliato, maleducato, anticoreano.
Non mi importa.
Racconterai agli altri di questa conversazione?”
Ricordati di dar da mangiare al gatto.” risponde lui con un mezzo sorriso. “E' questo quello che ti ho detto in coreano, prima. Adesso capisci come si deve essere sentito Donghae?”

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Capitolo 12
*** Evento #12: L'attesa, la voce metallica e le paroline magiche ***


Una serie di (s)fortunati eventi


Evento #12





I'm the bad guy.
Sì, Ryeowook lo dice in inglese.
Il suo inglese, certo.
Non so quanto tempo io e Siwon abbiamo trascorso fuori, ma è bastato a Henry, Ryeowook e Sungmin per cambiarsi.
I primi due sono demoni, il secondo un angelo.
Lo vedo.” dico a Ryeowook in giapponese. “Sinceramente mi aspettavo fossi un angelo.”
Anche io. Ma poi chi avrebbe fatto il demone?”
Mi guardo intorno e, seduta su un divano, console alla mano, trovo la mia risposta.
Kyuhyun. Lui sarebbe un diavoletto perfetto.”
Sentendosi chiamato in causa, Kyuhyun alza lo sguardo.
Ryeowook, ridendo, gli ripete la mia frase.
E lui mi fa una linguaccia.
Davvero.
Kyuhyun – il chiuso, silenzioso, guardingo Kyuhyun – mi ha fatto una linguaccia.
Sorrido.
Poco dopo i tre appena vestiti vengono sottoposti al trucco e io riesco a fotografarli tranquillamente, anche se ho la testa da tutt'altra parte.
Scatto e cerco Siwon.
Lui, che secondo me un po' se lo aspetta, ha deciso di sedersi sul divano più vicino alla zona trucco. Sta leggendo, ma ogni tanto alza lo sguardo e mi sorride.
Mi sento uno schifo.
Lui ha ragione su tutta la linea e io... non so come comportarmi.
Cerco di lavorare tranquillamente, sorridendo e scattando.
Ma è come se la mia maschera si stesse crepando.
E, per di più, Donghae non si vede.



Durante la sessione di riprese pomeridiana, il gruppo si divide in due parti: i ragazzi che hanno già registrato la loro parte iniziano a girare il filmato del backstage, sia con la troupe della SM che con una televisione coreana; l'altra parte invece attende il suo turno per le riprese singole.
Scelgo di rimanere a guardare Wookie e gli altri, non per vero interesse, ma perché so che posso stare seduta nel mio angolo, senza dover parlare con nessuno.
Una stupida frase detta in un momento di stanchezza mi sta rovinando la giornata.
E, sinceramente, sono delusa da me stessa.
Per giorni mi sono lamentata del fatto di dover subire la mia ignoranza, di dover assistere a conversazioni in una lingua a me sconosciuta e, alla fine, ho fatto la stessa cosa.
In modo più subdolo, tra l'altro.
Sapevo che Donghae non mi avrebbe capita, allora perché ho parlato?
Anna, eccoti.”
Il signor Park mi guarda e sorride.
Scendo dal tavolo su cui sono seduta e faccio un profondo inchino.
Buongiorno.”
Come stai? Ho visto le foto di questi ultimi giorni, stiamo lavorando molto bene.”
Grazie.”
Sto andando dal signor Freddi, nell'altro set in costruzione.” dice voltandosi verso il regista, protagonista di un urlo particolarmente acuto in direzione di Sungmin “mi ha detto che possiamo tenerti qui per un altro paio di giorni, però.”
Sì, sì.” confermo io, annotandomi mentalmente di chiamarlo a fine giornata. “Resterò qui allora.”
Perfetto. Vado allora.”
E' già in partenza?”
Sì, abbiamo molto lavoro da fare, questa è solo una tappa intermedia. Buon lavoro Anna.”
A lei.”
Mi inchino di nuovo e anche il signor Park mi saluta.
Già che sono in piedi, vado a dare un'occhiata all'altro gruppo. Siwon e Zhou Mi sono davanti alle telecamere e stanno raccontando qualcosa in coreano.
La musica è alta e non capisco ciò che stanno dicendo.
E' coreano, cretina, non capiresti comunque.
Comunque, di tanto in tanto si voltano e indicano il set.
Da dietro alla telecamera, scatto loro un paio di foto, poi cerco Kyuhyun e Eunhyuk.
Il primo è seduto a terra, accanto al portellone dell'hangar, ancora vestito da angelo. Sta leggendo qualcosa.
Eunhyuk invece non c'è.
Mi avvicino a Kyuhyun e mi inginocchio per fotografarlo.
Lui continua a leggere, noncurante della mia presenza.
E' un angelo molto carino, devo ammetterlo.
Con tutti i capelli pettinati da bravo ragazzo e le labbra appena colorate.
I suoi occhi sono più grandi di quelli degli altri, visti da una certa angolazione sembrano quelli occidentali.
Non dico che siano meglio, dico solo che gli stanno molto bene.
Dico solo che io non riesco a trovare un difetto in nessuno di loro, nemmeno se mi impegno.
Anche se l'angelo che ho davanti ha abbandonato le sue ali da qualche parte, nel set.
Quando mi rendo conto di aver esagerato con gli scatti, mi rimetto in piedi.
Kyuhyun alza lo sguardo e sorride, un po' sollevato.
Grazie per la collaborazione.” gli dico in giapponese.
Fa un mezzo inchino con il mento e sorride.
La musica continua, ormai questa è la centesima volta che ascolto GO quest'oggi.
Non sono stanca, però.
Affatto.

Torno nella mia posizione, mi siedo sul tavolo e...
No.
A centro della cornice, c'è Donghae.
Donghae è un angelo.
Illuminato dalle luci potentissime del set, è quasi una visione.
Bello, androgino.
Sta già cantando il ritornello, Henry che gli urla le battute, Eunhyuk lì accanto che lo incita.
Non sento più nulla, mi tremano le gambe.
Lo guardo e scuoto la testa.
Anna-chan è l'unica ragazza del mondo che è stata in grado di turbare Donghae.
Di farlo sentire non apprezzato.
Scatto in piedi.
La cosa che brucia di più è che non penso niente di tutto ciò.
Io adoro Donghae, come adoro tutti gli altri.
Vorrei poter scherzare con lui e ridere.
E parlare.
Lo guardo, angelo cantante, e mi sento male.
Quando la musica tace, sento il bisogno di scappare.
Di non essere Anna-chan.
Di svestire i panni che, fino a qualche ora prima, sembravano cuciti apposta per me.
Mi volto e mi fiondo fuori dal set.
Per la fretta quasi mi tiro il portellone su un piede, non mi importa.
Di nuovo, esco senza giacca.
Di nuovo il freddo di Seoul o di questo-posto-in-mezzo-al-nulla mi schiaffeggia.
Ogni respiro di aria gelata pizzica il naso e punge i polmoni.
Va decisamente meglio.
Sto scappando.
Non so che cosa fare, ormai è un'abitudine.
Così cammino, mi dirigo di nuovo verso l'auto di Siwon.
Anna-chan?”
Mi volto.
Eh no.
Avevo bisogno di prendere un po' di aria.” dico in inglese, poi in giapponese.
Donghae mi guarda, questa volta tranquillo.
Si avvicina, mi porge un cellulare.
Kaku.”
Scrivi.
Lo prendo e sul display compare una sorta di traduttore. Scrivo ciò che ho appena detto in inglese e premo quello che deve essere l'invio.
La voce metallica di una donna lo traduce in hangul.
Ok, ho capito come funziona.
Sto per riprendere a scrivere, ma Donghae mi prende il telefono dalle mani.
Kyu dice che sei uscita ed eri upset. Wook ha detto che guardavi Donghae e che poi te ne sei andata.” dice la voce in inglese.
La traduzione in realtà è pessima, ma il senso è quello.
E upset è l'aggettivo che usa.
E' strano sentire le sue parole dalla fredda voce del traduttore.
Scuoto la testa.
Non è colpa tua.” faccio tradurre subito, poi mi rimetto a scrivere. “Sei un bellissimo angelo, Donghae. Come potrei essere sconvolta per colpa tua?”
Donghae ascolta le parole ripetute dal suo telefono guardandomi in faccia e solo alla fine abbassa lo sguardo.
Anna-chan.” borbotta con la sua viva voce.
Ho ancora il suo telefono in mano, ma lui non me lo chiede.
Donghae... non facile. Donghae non dispiace Anna-chan.” dice a fatica, in giapponese. “Anna-chan piace a Donghae. Anna-chan non si deve arrabbiare.”
Sorrido.
Il portellone dell'hangar si apre di nuovo.
Senza pensarci due volte, ridò in mano il cellulare a Donghae e mi nascondo dietro a una delle macchine della SM.
La persona che cerca Donghae gli dice qualcosa in coreano e lui, il telefono ancora in mano, si volta e segue l'assistente all'interno dell'hangar.
Aspetto qualche minuto per essere sicura e, quando alla fine ritorno dentro, nessuno si accorge di me.



Is that Korean?”
Siwon si avvicina al divano su cui mi sono seduta appena rientrata dallo strano colloquio con Donghae, incapace di tornare nella confusione del set.
Sto cercando di scrivere una cosa.” borbotto nascondendo i miei appunti e il quaderno di Henry con un braccio.
Vuoi una mano?”
Alzo lo sguardo.
Le registrazioni della giornata sono finite troppo tardi per iniziare le riprese in esterna, così i ragazzi sono stati lasciati liberi prima. La maggior parte di loro è in camerino a struccarsi. Nella stanza in cui ci siamo io e Siwon sono rimasti solo Henry e Zhou Mi, che si stanno facendo alcuni autoscatti ancora in costume.

No, grazie. Penso di farcela da sola.”
Detto questo, chiudo la mia agenda e il quaderno degli appunti di Henry e mi alzo.
Siwon mi sorride, poi non riesce a nascondere uno sbadiglio.
“Cosa fate stasera?” chiedo.

Io ho un'intervista alle dieci.” risponde. “Che ore sono?”
Le sette.”
Forse riesco a cenare, allora.”
Sorride ancora.
Mi volto verso il camerino e EunHae, Ryeowook e Sungmin escono struccati.
Riprendo la macchina fotografica e riprendo a immortalarli.
Quel momento di pausa dura poco e, quando tutto il gruppo si riunisce, due assistenti della SM con la solita cartelletta in mano entrano e, da quello che riesco a capire, fanno il riassunto degli impegni dei ragazzi.
Sungmin e Ryeowook hanno SUKIRA.
Caspita, sto diventando troppo brava con il coreano.
Certo, tra le parole Sungmin, Ryeowook e SUKIRA non ce ne sono molte altre, dettagli.
Siwon ha un'intervista.
No, non l'ho capito da ciò che dice la tipa, purtroppo.
E gli altri... non ne ho idea.
Mentre le due assistenti parlano, scatto alcune foto.
Il colloquio finisce in pochi minuti e i ragazzi, in silenzio, raccolgono i loro effetti e si avvicinano alla porta.

Henry?” lo chiamo.
E fa strano, voglio dire. Avrò pronunciato il suo nome sì e no due volte, e mai per chiamarlo.

Anche lui è un po' stranito dalla situazione, ma lascia Zhou Mi sulla soglia e si avvicina.
Il tuo quaderno.” dico in inglese.
Poi, non so come ho fatto, davvero, ho ripetuto la frase in coreano.

Lui mi ha sorriso e mi ha fatto un inchino.
L'ho detto, correttamente. E' una sensazione meravigliosa.
Henry alza lo sguardo e annuisce.
Solo dopo qualche secondo mi ricordo del quaderno, che tengo ancora in mano. Glielo passo e mi lascio scappare un risolino imbarazzato.
Anche lui ridacchia, sento che sto arrossendo.
Parlare il coreano mi fa sentire nuda, allo scoperto.
Non so dire il perché.

Sono molto contenta di aver fatto la mia prima prova con una persona che sa come mi sento, con Henry.
Le altre frasi che ho imparato, sono molto più complicate.
Molto più imbarazzanti.
E vanno dette a una persona con cui non ho il rapporto tenero che ho con lui.

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Capitolo 13
*** Evento #13: Gli sguardi, la cena e la scadenza ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #13






Avrei voluto farlo subito.
E invece sono stata messa sull'auto “sbagliata”.
Se posso definire sbagliato essere accanto a Wookie, con Sungmin e Kyuhyun dietro le spalle.
Prima di andare a SUKIRA, i ragazzi hanno tempo di passare da casa.
Me l'ha spiegato Ryeowook, invitandomi sulla loro auto.
Ho accettato di buon grado, ovviamente.
Mi sono seduta accanto a lui e ho partecipato a una loro discussione – metà in coreano, metà in giapponese – su un'intervista dei KRY uscita su una rivista giapponese.
Queste foto sono bellissime.” commenta Ryeowook, cullandosi il giornale al petto. “Siamo tutti così belli.”
Kyuhyun scuote la testa, Sungmin invece annuisce.
Posso vederle?” chiedo appoggiando la macchina fotografica sul tavolino.
Facciamo scambio.” risponde lui passandomi la rivista e prendendosi la fotocamera.
Annuisco.
La rivista, talmente sfogliata che sta perdendo tutta la rilegatura, ha dedicato dieci pagine ai KRY.
Ed è scritta in giapponese, cosa che mi piace molto.
Vorrei poter leggere, ma non ci riesco.
Loro.
Cioè.
Loro.
Porca miseria.
Mi spiego: foto in bianco e nero, in posa. Abiti casual, cappotti tartan a trama sottile e camicie abbottonate fino all'ultimo bottone. Primi piani, sguardi sognanti verso il cielo.

In una foto, Kyuhyun è preso a figura intera, in piedi.
Ha una gamba piegata ad angolo retto e guarda in basso.
Sul suo volto, non del tutto visibile, si scorge appena un mezzo sorriso furbo.
Sei molto bello, Kyuhyun.” commento convinta. “Tutti voi, siete usciti molto bene.”
Ryeowook alza un istante lo sguardo dal display della mia macchina fotografica e sorride.
Kyuhyun non commenta, ma si volta verso il finestrino.
E' come se si nascondesse.
Mi volto verso Sungmin e lo trovo a meno di una spanna da me. Non me n'ero accorta, ma stava osservando la rivista appoggiato al mio sedile.
Sorridiamo e abbassiamo lo sguardo contemporaneamente.
Tra i nostri nasi c'è pochissima distanza.
Anche le foto di Anna-chan sono bellissime.” commenta Ryeowook, che non si è accorto di niente. “Quando le tue foto verranno pubblicate, tutti vedranno quanto sei brava.”
Grazie. Non riuscirò mai a scattare una foto bella come questa, però.” dico indicando la quarta pagina del servizio: Wookie e Yesung di profilo.
Inutile dire che si guardano e sorridono.
Inutile dire che c'è qualcosa sotto.
Forse è solo fan service, forse si amano davvero, non lo so.
Sta di fatto che sono così carini che vorrei mangiarli di baci.
Quando indico la foto a Ryeowook, Sungmin si sporge di nuovo.
Anche Kyuhyun alza il collo per controllare, ma quando intercetta il mio sguardo si rimette a osservare la strada.

Yeye continuava a ridere. Ci abbiamo impiegato un sacco di tempo a farla questa foto.” commenta Wook mettendo il broncio. “Alla fine però è carina.”
Kawaii è il termine che usa.
Sospiro e scuoto la testa.
Anna-chan è così preoccupata oggi.”
Non sono preoccupata. Stavo solo pensando che mi mancherai tanto.”
Fra quanto tornerà in Italia Anna-chan?”
Una settimana.”
E' un conto che ho fatto troppe volte in questi giorni.
Anna-chan è un personaggio a scadenza e il signor Freddi se la porterà via fra sette giorni.
Ryeowook mette il broncio, poi mi porge la macchina fotografica.
La prendo dalle sue mani e faccio un mezzo sorriso.
Non volevo intristire Wookie.” borbotto.
Ma Ryeowook si è già voltato verso il finestrino, chissà che sta pensando.
Il silenzio cade su di noi.

Una presenza pesante, ingombrante.
Una cena.”
E' Kyuhyun a parlare per primo.
Anna-chan ha detto che sa cucinare italiano. Potrebbe prepararci una cena, prima di ripartire.” lo dice in giapponese, poi in coreano.
Sungmin si avvicina di nuovo al mio schienale e annuisce.
Devo chiedere il permesso al signor Park.” dico io sorridendo, cercando di bloccare il mare di emozioni che mi sta esplodendo dentro. “Ma se accetta, ci sto. Wookie potrebbe aiutarmi, no?”
Ryeowook si volta e mi guarda.
E' scosso, davvero.
Non posso credere che lui tenga davvero così tanto a me.
A Anna-chan.
Dopo qualche istante di silenzio sorride e annuisce.



Quando arrivo in hotel, i ragazzi mi salutano tranquillamente.
Forse è tutto apposto.
Forse.
Non faccio in tempo ad entrare in albergo che il mio cellulare inizia a vibrare.
Impiego una vita a trovarlo nella borsa, ma riesco a rispondere prima che la persona dall'altro capo rinunci.

Pronto.” dico in italiano.
E' sempre un casino, con tutte le lingue che parlo.
Ma questa volta ho fatto centro.
Anna? Sono il signor Freddi. Ti disturbo?”
Affatto, sto rientrando ora in hotel.” dico.
Hai finito di lavorare?”
Per oggi sì.”
Perfetto. Ti va se ci vediamo per cena?” mi chiede.
Guardo l'orologio: sono quasi le nove e trenta.
Certo. Certo. Dove ci vediamo?”
Dove alloggi tu?”
Bella domanda.
Un istante solo.” dico entrando. L'uomo alla reception mi fa un profondo inchino. “Al Fraser Place.” leggo al bancone.
Al Fraser? Accidenti.” commenta Freddi. “Va bene, chiedi se il ristorante è ancora aperto. In ogni caso sarò lì tra una decina di minuti, sto lasciando la SM proprio adesso.”
Perfetto.”
Rimetto il cellulare in borsa e mi rivolgo gentilmente all'uomo.
Lui mi guarda con fare un po' altezzoso, ma quando capisce che sono la “signorina della 204” - così mi chiama – abbassa subito le arie.
Prima di darmi conferma sul ristorante, fa una breve telefonata.
Parla a voce bassissima, in coreano stretto.
Chissà quanto sta sparlando di me, ne sono certissima.
Sta di fatto che trenta secondi dopo mi dice in giapponese che io e il mio ospite saremo serviti al meglio e che “il nostro chef non vede l'ora di accontentare le vostre richieste”.
Lo ringrazio e gli lascio il nome del signor Freddi, poi mi inchino e mi dirigo sola al ristorante.
Oltre alla hall, all'ascensore e alla mia stanza non ho avuto modo di godere delle meraviglie di questo hotel.
Visto ciò che ho fatto, però, non ne sono affatto pentita.
Certo, questo hotel è lussuosissimo e probabilmente mai più potrò permettermi una così bella “prigione” dorata.
Per questo, cammino lentamente lungo il corridoio di moquette rossa e mi godo la regalità dei quadri alle pareti, il profumo di ricchezza.
Per raggiungere il ristorante bisogna utilizzare un ascensore diverso da quelli che portano alle stanze. Un ascensore con solo tre pulsanti, strano.
Quando esco dalle porte automatiche, sono già nel grande salone.
Il ristorante è diviso in una zona tutta in legno e una più moderna, i cui tavoli hanno una visuale mozzafiato grazie alle ampie vetrate.
Non appena faccio il primo passo, un cameriere vestito di bianco si avvicina e mi fa un profondo inchino poi, senza parlare, mi fa strada verso un tavolo di quelli che avevo adocchiato.
Lo ringrazio in giapponese e, mentre mi sposta la sedia, mi inchino anche io.
E' quasi troppo.
Tutto quello che mi sta succedendo, è al limite.
Tra sogno e realtà.
Tra meraviglia e terrore.

Non è perfetto.
Il signor Freddi arriva pochi minuti dopo e viene accompagnato dal cameriere al tavolo.
Anche lui si inchina, anche lui sembra abbastanza shoccato.
Mi fa sentire meglio.
E' molto che aspetti?”
No.” dico abbassando la lista. Grazie al cielo è scritta anche in inglese. “Come sta?”
Bene.”
Non fa tempo ad aggiungere altro, che il cameriere ci porta un paio di calici di vino bianco.
Ringraziamo e ci guardiamo.
Non mi abituerò mai a questa cosa.” commenta a bassa voce. “I coreani hanno sempre uno sguardo piuttosto inquietante, non trovi?”
Annuisco e sorrido.
Mentre scegliamo cosa ordinare, il silenzio cala su di noi.
Il cameriere torna poco dopo e appunta le nostre scelte – carne e verdure alla griglia per entrambi – e se ne va.
Come va il lavoro?” mi chiede.
Bene, molto bene. Non smetterò mai di ringraziarla, signor Freddi. In questi giorni mi sono divertita molto.”
Non so per quale ragione, ma l'uomo non mi sembra altrettanto felice.
Breve un sorso di vino, poi fa un mezzo sorriso.
Tu lo sai che tra una settimana tornerò in Italia, vero?”
Sì.”
Hai pensato a cosa fare dopo?”
Silenzio.
Lo immaginavo. In questi giorni sei stata molto impegnata, lo so. E' per questo che sentivo di dover venire a parlarti.”
Il signor Freddi si interrompe e l'inquietante cameriere ci serve la nostra cena.
Ha un aspetto molto invitante, anche se è stata cucinata ad una velocità quasi sospetta.
Sono felice che il discorso si sia interrotto.
Sapevo che prima o poi avremmo dovuto parlare del mio futuro: che io non possa stare qui dopo la partenza del signor Freddi è certo.
Così come è certo che, se non mi sveglio a far partire le pratiche per un nuovo visto, sarò costretta a tornare in Italia.
E' già troppo tardi, per la verità e, nonostante io stia vivendo da nababba, non ho un soldo.
Tutto ciò che faccio è spesato dalla SM.
Un volo di rientro – per il Giappone, quindi figuriamoci per l'Italia – va al di là delle mie finanze.
Il signor Freddi alza lo sguardo dal suo piatto, di tanto in tanto.
E il suo viso è pieno di comprensione, forse si capisce a cosa sto pensando.
Lo vede dalle mie mani che tremano, dalla mandibola che si rifiuta di masticare.
Dalla cena che è tutta nel piatto, visto che il mio stomaco si è improvvisamente chiuso.
Me ne sono dovuta andare dal Giappone perché avevo il visto scaduto. Sono venuta in Corea senza un'idea precisa di cosa fare, speravo di trovare lavoro, non lo so. Piuttosto che tornare in Italia, ho preferito venire qui.”
Lo so, Anna. E' per questo che pensavo che forse potresti parlare al signor Park della tua situazione, magari potrebbero tenerti qui alla SM per un po'.”
Questo è fuori discussione.” dico. Come se non ci avessi pensato prima. “Non ho intenzione di dire al signor Park che ho mentito. Anche lei e la sua azienda ci andreste di mezzo.”
Potremmo dirgli qualcosa. Potrebbe offrirti un tirocinio, un corso di formazione. La mia azienda e la SM collaborano da tempo, non desterebbe sospetti.”
E come spiegherei tutto il resto? Il fatto che io non mi chiami Anna, il fatto che io non sono una fotografa... Io non voglio deludere nemmeno i ragazzi.”
L'ho detto.
L'ho detto e mi accorgo subito di aver sbagliato.
Il signor Freddi mi guarda e fa la faccia di chi ha capito tutto.
Mentre, in realtà, so che non ha capito niente.
Se è per loro, se è per quei cantanti, stai sbagliando Anna. Lo so che in questi giorni loro ti stanno trattando bene, conosco la gentilezza dei coreani. Ma loro non sono tuoi amici. La tua vita non può dipendere da un gruppo di estranei. Quello che stai vivendo ora non è reale.”
Non è reale? Non lo è signor Freddi? Io lo so che per lei può sembrare stupido, ma Anna... Anna deve andarsene da qui. Io non voglio rimanere a Seul come me stessa, con la mia vera identità. Non voglio far credere loro di essere stati presi in giro. Per me è importante.”
Io lo so che non dovrei arrabbiarmi con la persona che mi ha salvata dal baratro, ma non riesco a stare calma.
So di essere arrabbiata con lui perché, sotto sotto, una parte di me sa che lui ha ragione.
Che ha ragione a dire che io sto parlando di fiducia reciproca con delle persone per le quali probabilmente non conto nulla.
Che ha ragione a pensare che mi sono affezionata troppo e troppo in fretta a chi fa dell'empatia con gli altri la propria carta vincente.
Che ha ragione ad essere così sicuro che io, per i Super Junior, non sono altro che una delle tante collaboratrici che si vedranno passare davanti.
Il signor Freddi non reagisce, finisce con calma di mangiare, sorseggia il suo vino.
Quando, alla fine, appoggia le posate sul piatto, i suoi occhi non riescono a nascondere un certo dispiacere.
Io non c'entro nulla, forse. Però da quel giorno che ti ho raccolta, devi ammettere che ho acquisito il diritto di dire ciò che penso. E io penso che, per quanto i tuoi sentimenti siano sinceri, devi pensare prima a te stessa. Perché se vai avanti così tu rischi di finire davvero su una strada. Forse non qui, a Seoul. Ma in Giappone non puoi tornare, per ora. Io sono in grado di pagarti un biglietto per l'Italia, sarei molto più tranquillo se tu salissi sull'aereo con me e la mia famiglia. Ma se vuoi restare qui, potremmo parlare con Park. E sono sicuro che, se tu esponi bene le tue ragioni, lui terrà con noi il tuo segreto.”
Non è così facile.” commento.
Sarebbe più facile prendere la tua valigia, uscire dal Fraser Place e andare a fare la barbona? Per l'età che hai, Anna, potresti essere mia figlia. E io non permetterei mai a mia figlia di fare una fine del genere.”
La carta della famiglia è troppo.
Mi tremano le labbra, so che sto per piangere.
Guardo il signor Freddi e penso a mio padre e a mia madre, in Italia.
Convinti che io sia in Giappone, felice, economicamente indipendente.
Stringo i pugni e resisto.
La mano del signor Freddi si muove, ma si ferma a qualche centimetro dalla mia.

Hai ancora qualche giorno per decidere, Anna. Ma ti prego, pensaci.”
Annuisco e abbasso lo sguardo.

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Capitolo 14
*** Evento #14: Le modelle, il chiarimento e la carbonara ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #14





La vita può essere davvero meschina a volte.
Poche ore dopo la mia discussione con il signor Freddi – conclusasi con con le mie scuse, ma non con il mio cambio di direzione – sono sul set.
E non ci sono solo io.
Quattro, dico quattro modelle coreane occupano il camerino dei ragazzi.
E il momento dell'incontro è piuttosto shoccante.
Dietro alla porta bianca mi aspetto i ragazzi, assonnati, truccati, belli.
Loro.
E invece no.
Bigodini e lipgloss e scarpe tacco dodici.
Belle anche loro.
Invidiabili.
Le ragazze e le truccatrici mi guardano.
Io mi inchino, richiudo la porta e scappo via.
Deglutisco e, forse sto somatizzando troppo, sento un nodo alla gola dolorosissimo.
Brucia.
Sto per uscire quando lo vedo.
In un angolo, già truccato, c'è Kyuhyun.
Sta litigando con i lacci delle sue ali.
Per un istante credevo di aver sbagliato set.” gli dico in giapponese dopo averlo salutato.
Oggi abbiamo bisogno di ragazze per girare.”
Non sembra molto entusiasta.
Dove sono gli altri?”
Ci hanno fatto cambiare nell'altro hangar. Stanno finendo di truccarsi. Fa freddo.”
Kyuhyun mi sorride appena, poi mi porge le ali.
Riesci a...”
Togliere i nodi?” gli suggerisco.
Quello.”
Prendo le ali, guardo i lacci, due fili di raso bianco, perfetto per confondersi con la camicia che indossa. Studio il verso dei nodi e, con un po' di pazienza, riesco a dividerli.
Fatto.”
Arigatou.” dice lui.
Devo aiutarti a indossarle?”
Mmh.
Si volta di schiena, gliele sistemo. Kyuhyun è alto una quindicina di centimetri più di me e ha delle belle spalle. Non larghe, no, ma belle.
Cerco di fare più in fretta che posso: passo i lacci sotto le braccia e li lego in modo che i nodi siano nascosti dalle piume.
Quando si volta, Kyuhyun mi guarda e mi fa un mezzo sorriso imbarazzato, poi alza lo sguardo e fa una faccia stupita.
Un istante dopo qualcuno mi batte una mano sulla spalla: è una delle modelle.
Inizia a parlarmi in coreano, velocemente.
Sfoggio la mia solita faccia confusa e mi volto verso Kyuhyun.
E' lui a rispondere alla modella, freddamente.
Kansamida! Kansamida!” mi dice lei continuando a inchinarsi.
Si scusa, non so perché.
Cerco di farle capire a gesti che non me la sono presa e mi inchino.
Anche lei si inchina, poi fa roteare i suoi meravigliosi capelli color caramello e torna verso il camerino.
E' talmente leggiadra che sembra camminare sulle nuvole.
Un po' la odio.
Credeva fossi un'assistente.” commenta Kyuhyun.
E tu che le hai detto?”
Che sei Anna-chan.” dice con un'alzata di spalle. “E Anna-chan lavora solo per i Super Junior.”
Facile, veloce, diretto.
Kyuhyun non aggiunge altro, tira il portellone dell'hangar e esce.



Circa una mezz'ora dopo, tutta la troupe viene invitata ad uscire e anche io mi dirigo fuori.
Il set esterno è sulla pista d'atterraggio, circondato da due binari su cui sono montate altrettante telecamere.
Le quattro modelle escono vestite in una maniera quasi buffa: gambe nude e pelliccia pesantissima sopra. Camminano a passi lunghi, su tacchi che, vista l'eleganza, sembrano per loro comode pantofole.
Aspetto qualche minuto, giusto per non sfigurare in maniera plateale, e mi dirigo verso il set.
Oggi fa ancora più freddo del solito, ogni fibra del mio corpo trema.
Man mano che mi avvicino, vedo i ragazzi, seduti su alcune sedie pieghevoli montate dietro alle telecamere e alla regia.
E' in atto una mini riunione, anche le ragazze sono lì.
Capelli Color Caramello, ad un certo punto, guarda Wookie, lo indica e dice qualcosa.
Lui annuisce, poi si volta verso Donghae.
La riunione termina e Zhou Mi, Siwon e una delle modelle si portano davanti alla telecamera.
Mi avvicino al gruppo dei ragazzi e mi appoggio allo schienale di una sedia vuota.
Deglutisco, la gola mi brucia ancora.
Il primo che nota la mia presenza è Ryeowook, che mi sorride.
Siediti, Anna-chan.” mi invita, battendo una mano sulla sedia vuota tra lui e Sungmin.
Annuisco e mi avvicino.
Zhou Mi e Siwon stanno ricevendo gli ultimi ritocchi del trucco, la modella invece sta indicando la strada di fronte e lei, delimitata dai binari delle telecamere. Il regista le sta dicendo qualcosa – con lei non urla, il furbetto – seduto dietro agli schermi.
Appena prima del battito del ciak, i ragazzi vengono spogliati.
Sono in camicia.
Quella di Siwon è anche sbottonata.
Un altro brivido mi corre dietro la schiena.
Quando si inizia a girare, la modella cammina lentamente, con lo sguardo sognante.
A mezzo passo dietro di lei, Siwon e Zhou Mi si guardano.
Poi Siwon guarda la modella, le sfiora la spalla.
Zhou Mi gli ferma la mano e il regista chiama il cut.
Zhou Mi!” urla il regista. Qualcosa in coreano che non capisco!
Quacos'altro in coreano. Kansamida!” risponde Zhou Mi, e il gruppetto torna indietro.
Si stanno contendendo la ragazza.” mi sussurra Ryeowook. “Il bene e il male.”
Capisco.” cerco di dire, ma le parole mi muoiono in gola.
Mi schiarisco la voce e tossisco.
Capisco.” ripeto.
Vorrei stare attenta alle riprese, ma c'è qualcosa che non va in me.
Sto male, tremo.
Le due uscite senza cappotto devono avermi fatto ammalare.
Prendo dei respiri profondi, sotto lo sguardo attento di Ryeowook.
Non so perché, ma mi sembra aver capito la situazione.
Anna-chan sta bene?”
Sono solo un po' stanca.” rispondo facendo un mezzo inchino con la testa.
Poche parole che fanno partire un altro attacco di tosse, talmente forte da far voltare anche il regista.
Torno in camerino un attimo.” dico a Ryeowook scattando in piedi.
Lui annuisce e sorride.
Devo allontanarmi, e in fretta. Non vorrei mai far ammalare qualcuno.
Nel bel mezzo delle riprese del video, non me lo perdonerei mai.
Anche se l'hangar numero due è il più caldo, scelgo di andare in quello dei ragazzi.
Mi chiudo la porta alle spalle e prendo dei respiri profondi, cercando di resistere alla tentazione di tossire.
Prendo dell'acqua calda dal thermos e una bustina di caffè solubile. La bevanda calda fa bruciare ancora di più la mia gola, ma mi fa smettere di tossire.
Mi siedo su uno dei divani messi a disposizione dei ragazzi e mi passo le mani sulle braccia, per scaldarmi.
Ho la febbre, lo sento.
Devo nascondermi, così prendo un divano, lo metto in un angolo con lo schienale rivolto alla porta.
Lo sforzo mi fa sudare freddo.
Mi siedo di nuovo, appoggiando le gambe sul divano, accoccolata.
Mi alzo il cappuccio della giacca, per trattenere il poco calore che ho ancora in corpo.
Sono stata una stupida e sto rischiando grosso.



La porta sbatte.
Qualcuno canticchia.
Rumore di una zip e di oggetti che si spostano.
Qualcuno canticchia ancora.
Passi.
Passi che si fermano.
Anna-chan?”
Apro appena gli occhi.
Un angelo, sono morta.
Anna-chan.” dice l'angelo più convinto, avvicinandosi.
No, non voglio fare la solita fatica.
Richiudo gli occhi, fingo di dormire.
L'angelo fa il giro del divano, mi viene di fronte.
Non lo vedo, ma sento il rumore della sua presenza.
Sta lì qualche secondo, poi fa per andarsene.
Apro gli occhi giusto in tempo per vedere di chi si tratta.
Donghae.” dico.
Che fatica.
Mi metto diritta e mi volto verso di lui, che nel frattempo è arrivato a metà strada dalla porta.
E' lì, immobile, di spalle.
E' il momento sbagliato, ma anche l'unico che probabilmente mi si presenterà.
Tiro fuori dalla tasca un pezzo di foglio stropicciato, prendo un mezzo respiro e comincio a leggere, guardando il muro.
Qualche sera fa ho detto a Donghae una frase non molto carina. Ho detto a Donghae che non mi piace come mi guarda, perché a volte sembra che io lo spavento.” parlare in coreano, anche se mi sono scritta ogni pronuncia, è difficilissimo. “Io non voglio che Donghae si spaventi, perché a Anna-chan Donghae piace molto. Lui è sorridente e simpatico, anche se io non capisco cosa dice.”
Non voglio voltarmi, ma l'ho sentito commentare a mezza voce. “Per questo mi scuso. Vorrei che Donghae perdonasse Anna-chan.”
Mi schiarisco la voce e mi volto appena.
Donghae è immobile, ancora girato verso la porta.
Probabilmente ho detto delle stupidaggini, probabilmente un traduttore su internet non è lo strumento migliore per comunicare o imparare la pronuncia, però mi sono tolta un peso.
Quando, alcuni secondi di silenzio dopo, Donghae si volta, capisco che ha capito.
Perché non sorride.
Non ha sul volto il solito sorriso di circostanza.
Il sorriso che sfoggia quando mi vede parlare con Siwon o Ryeowook.
Donghae è serio, con il volto piegato verso destra, meditabondo.
Tossisco.
Lui abbassa lo sguardo e, quando lo rialza, lo vedo.
Un sorriso imbarazzato.
Dura solo un istante, poi Donghae fa retrofront e, a passo svelto, esce.
Nessun'altra reazione.
Prendo un respiro profondo ed è come se uscissi da una lunga apnea.
Sto lì, con una mano sul cuore, come se avessi fatto una corsa.
Nell'altra stringo ancora i miei appunti.
Sto lì, immobile, finchè non sento la porta dell'hangar riaprirsi di nuovo.
Anna-chan, andiamo.”
E' inglese, facile da comprendere.
Dove?” chiedo voltandomi verso Siwon.
Ti riporto a Seoul, sei troppo malata. Devi curarti.” la sua voce è decisa.
Mi si avvicina, annuisce e sorride.
Non devi girare?”
Io e Zhou Mi abbiamo finito un'ora fa.”
Quanto tempo ho dormito?” chiedo, poi guardo l'orologio. Sono le due del pomeriggio.
Andiamo.”



Un'auto sportiva.
Bella? Non so.
Io dico che al momento è troppo bassa.
Ho le gambe a pezzi, così come la testa e il resto del corpo.
La macchina è bassa.
Ma è veloce e velocemente mi porterà a Seoul, questo è quello che conta.
Stai dormendo?” mi chiede Siwon dopo circa una mezz'ora di strada.
No, sto cercando di stare lontana da te, per non contagiarti.” dico, schiacciata contro il finestrino.
Ci sono delle mascherine nel cruscotto. Prendine una.”
Annuisco e faccio ciò che dice.
La confezione ne contiene una decina, ben piegate come fazzolettini di carta.
La indosso e mi volto verso di lui.
Come ha fatto a sapere che stavo male?”
Me l'ha detto Donghae, era preoccupato. Wook voleva venire da te, ma se avesse iniziato a coccolarti avrebbe rischiato il contagio.” dice, poi sorride. “Mi sento un po' in colpa, ieri sei uscita senza giacca per fotografarmi.”
Sono stata io a non pensare di vestirmi. Come sono andate le riprese?”
Bene, bene. Sunshine è una brava modella.”
E' anche molto bella.” commento.
Dici?”
Annuisco, poi taccio.
Siwon tamburella le mani sul volante, pensieroso.
Mi sono scusata con Donghae.” dico.
Bene, brava.”
Ora che sono ammalata, non so se potrò tornare presto a trovarvi. Tra l'altro, tra pochi giorni il mio lavoro qui sarà finito.”
Wook ieri sera a cena ha detto che ci preparerai una cena d'addio. Vedi di curarti e, mentre stai a riposo, pensa al menù. L'ultima volta che sono stato a Milano, per la fashion week, ho mangiato una carbonara buonissima.”
Sorrido.

 

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Capitolo 15
*** Evento #15: l'incontro con Park, il Tokyo Dome e 1642 ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #15





Appena arrivata in albergo, ho subito chiamato il signor Freddi e l'ho avvisato di ciò che era successo.
Era preoccupato, l'ho sentito dalla voce.
Ho cercato di tranquillizzarlo, poi gli ho detto che avrei chiamato anche il signor Park.
Non ce n'era bisogno, erano insieme in quel momento.
Ho riempito la grande vasca da bagno a mia disposizione di acqua calda ed sono stata in ammollo tanto da riempirmi le punte delle dita di grinze.
Poi mi sono buttata a letto senza nemmeno mangiare.



Moshi mosh...”
Anna?”
Sì?”
Sono Freddi. Stai meglio?”
Apro gli occhi.
Non ho idea di che ore siano.
Stavo dormendo.” borbotto.
Ho la gola tremendamente secca.
Sto bene, comunque. Meglio.”
Vuoi che ti mandi mia moglie a controllare?”
No, no. Mi alzo e faccio colazione adesso.”
Perfetto. Il signor Park mi ha chiesto il tuo indirizzo mail, quindi appena puoi controlla la tua casella di posta.”
Ok.”
Perfetto. Se mi ricordo ti chiamo più tardi.” dice. “Buona giornata.”
C'è qualcosa che non mi torna.

Signor Freddi, aspetti.”
Dimmi Anna.”
Io non devo lavorare oggi?”
Lavorare?” chiede ridendo. “Riposati e non pensare al lavoro. Ci sentiamo.”
Questo è stato l'unico contatto umano con l'esterno per l'intera giornata.
Sono stata nel letto, mi sono fatta due bagni caldi e ho preso una delle medicine magiche che mi sono portata dal Giappone.
Una sorta di aspirina all'ennesima potenza.
Non ho parlato né visto nessuno.
Tranne il cameriere, che mi ha servito colazione, pranzo e cena.
Lo stesso.
Questi coreani non riposano mai.
E' stata una giornata noiosa e infruttuosa, culminata con me, la mia fetta di torta sacher ordinata al servizio in camera e il live streaming di SUKIRA sul pc.
Ryeowook e Sungmin oggi ospitano una bella cantante che non ho mai sentito nominare.
Sungmin è molto più spigliato con lei che con me.
Entra nel personaggio, probabilmente.
Guardo i loro volti un po' sgranati dalla bassa qualità delle immagini e sospiro.
Poi, tutto d'un tratto, mi ricordo.
La mail di Park.
Riduco a icona Wookie e Sungmin e apro la posta.
Eccola.


Anna,
sono molto dispiaciuto che tu ti sia presa l'influenza. Curati bene.
Nonostante questo, avrei bisogno di parlarti e di fare il punto della situazione, quindi ti aspetto domani mattina alle 9 nel mio ufficio.
John Park

La rileggo.
In sottofondo sento Ryeowook che parlotta in coreano.
Ha la voce da broncio.
Non ho tempo di guardarlo, devo subito rispondere al signor Park.
Confermo l'incontro, poi mi metto a riguardare le foto che ho scattato in questi giorni.
Sono in Corea da undici giorni, ma sembra che io sia qui da una vita.
La prima foto che ho scattato a uno dei Super Junior è un bel primo piano di Siwon.
E' anche una delle mie foto preferite.
Poi, se dovessi classificarle, metterei uno dei tanti sorrisi di Ryeowook.
Uno di quei sorrisi da “Anna-chan!”.
Poi ci metterei una delle facce buffe di Sungmin.
No, c'è anche Yesung.
Yesung è molto più bello dal vivo.
E Donghae.
Oh, Donghae è un'opera d'arte.
Gli occhi di Kyuhyun.
La bocca carnosa di Eunhyuk.
Gli occhi un po' storti e sognanti di Zhou Mi.
Henry e il suo faccino da bimbo.
Io li amo.
Li amo tanto, troppo.
Pensando a loro mi sento meglio.




Ci siamo.
Il mio amato autista, puntuale come un orologio svizzero, mi raccoglie dal Fraser Place e mi porta alla SM.
Dove tutto è iniziato.
Oggi sono più sicura di me stessa, mi presento alle receptionist con tranquillità e attendo i loro controlli.
Poi salgo in ascensore, ripercorro il corridoio, saluto il Leeteuk appeso al muro e busso alla porta dell'ufficio del Signor Park.
Entra pure.” mi dice una voce dall'interno.
Sorrido, spingo la porta e trovo il signor Park seduto alla sua scrivania.
E' vestito in modo elegante, ma oggi è senza giacca, appesa sull'appendiabiti accanto alla porta.
Mi sorride e mi fa cenno di accomodarmi.
Mi dispiace presentarmi così, ma mio figlio mi ha rovesciato il suo succo sulla giacca e ne sto aspettando una pulita.” dice appena mi sono seduta.
Ha un figlio?”
Due. Si tratta del più piccolo, comunque.” risponde. “Ti sei ripresa?”
Sì, l'inverno coreano non mi ha dato scampo.”
Silenzio.
Il signor Park apre uno dei cassetti della sua scrivania e ne estrae un plico alto qualche centimetro.
Se lo appoggia davanti, ancora chiuso.
Ti ho chiamato qui perché fra pochi giorni il tuo lavoro qui sarà finito e per questo vorrei ottimizzare gli ultimi momenti che passerai in Corea facendoti scattare le ultime foto che ci servono.”
Annuisco.
La verità è che ieri ho mandato un altro fotografo sul set, e i ragazzi si sono dimostrati molto disponibili anche con lui.”
Immagino.”
Già, ma le foto sono diverse.”
Detto questo apre la busta e ne estrae due più piccole, dandomene in mano una.
Le foto non sono le mie.
Lo capisco dalla prima, troppo facile.
E' Sungmin.
Sungmin con uno sguardo deciso.
Bello.
Sono molto belle.”
They're fake.” dice sporgendosi per vedere quale sto guardando.
Sbircia, poi cerca nel suo mazzo.
Sorride e mi porge la fotografia che ha scelto.

Sungmin, è lui.
Questa è mia.
E' mia perché Sungmin ha sul volto un sorrisino timido.
Il signor Park mi lascia osservare la foto con calma.
Quello che intendo dire è che hai avuto il potere di capire i ragazzi.” dice quando alzo lo sguardo.
Forse per il tuo aspetto così diverso, forse per il tuo modo di porti, non so. Ma le tue foto sono speciali. Talmente speciali che noi della SM non siamo sicuri di poterle pubblicare.”
Alzo lo sguardo, facendo del mio meglio per nascondere la sorpresa.
Il signor Park fa un mezzo sorriso e si volta verso la finestra.
Seoul oggi è vegliata da un cielo bianco, basso.
I Super Junior sono uno dei vanti della SM. Io sono uno dei loro manager da molto tempo, siamo cresciuti praticamente insieme. Anche se con alcuni di loro ho solo dieci anni di differenza, per me sono come dei figli.” dice. “Curo la loro immagine, sto attento a ciò che viene scritto di loro. E queste foto sono veramente perfette per raccontare chi sono. Forse troppo.”
Non si deve giustificare con me, signor Park. Ho preso questo incarico come un privilegio e, anche se rimarrà solo un bel ricordo, non ne avrò a male, né la mia carriera ne avrà a soffrire.”
Park tace, sfoglia le foto, le guarda da diverse angolazioni.
Sono combattuto. Le fan...”
Io penso che poter vedere questo sorriso di Sungmin sia il sogno di ogni fan, signor Park.” commento accarezzando la foto che tengo ancora in mano. “Lo so, perché anche se io li conosco da poco, capisco quanto è facile affezionarsi a loro. E non lo dico solo perché ho fatto io queste foto, ma perché ci credo.”
Lo so. Hai fatto un ottimo lavoro Anna. Ti ringrazio comunque.”
Il signor Park si riprende le foto e le risistema nel cassetto, poi ne apre un altro e estrae un foglio dall'aria ufficiale.
Ora devi firmarmi questo, è il modulo standard che facciamo firmare ai nostri collaboratori. In questo modo le tue foto diventano della SM, non credo tu sia contraria.”
No, affatto.” dico iniziando a leggere.
Il modulo è tradotto in un inglese un po' approssimativo, ma è chiaro. La mia proprietà intellettuale passa a loro, io non ho più alcun diritto su di essa. Devo consegnare tutto il materiale e garantire di non averne più nemmeno una copia.
Riluttante, firmo.
Il signor Park mi sorride e mi porge una busta.
Questo è il tuo compenso.”
Io non voglio essere pagata.” dico seria. “Mi avete mantenuta per tutto questo tempo.”
“Non sono molti soldi. E' una cifra simbolica. Anna, ti prego di accettarli.”

Preferirei di no.”
Park mi guarda.
Apro la busta e ci trovo delle banconote.

Quanti soldi sono?”
Centocinquantamila won. Tienili”
Grazie.” dico facendo un mezzo inchino.
Lui risponde, poi si alza.
Mi sta congedando.

Signor Park, posso chiederle una cosa?”
Certo.”
I ragazzi mi hanno chiesto se...”
La cena, sì. Ryeowook me l'ha detto mentre li accompagnavo in aeroporto, ieri sera.” commenta sorridendo. “L'accesso agli appartamenti dei ragazzi è limitato solo ai collaboratori. Uomini.” sottolinea.
Potrei fotografarli a casa. Sarebbe il mio ultimo lavoro per lei.”
Non sono io che decido, ma ne parlerò con chi di dovere.”
Sorrido, poi mi volto verso la porta.
Qualcuno ha bussato.
Il signor Park invita l'ospite ad entrare, in coreano.
Mister Freddi.”
Scambio di inchini.
Anche io mi alzo e sorrido.
Non credevo di trovarti qui, Anna” dice in inglese.
L'ho invitata io, ma ora abbiamo finito. Ora che i ragazzi sono in Cina, potrà riprendersi la sua fotografa.”
Ne sono contento.” commenta Freddi con un mezzo inchino.
Prendo la borsa, mi sposto.
Grazie mille, signor Park.”
Grazie a te, Anna. Informerò l'autista che sei pronta. E ti terrò informata sulla questione della cena.”
Annuisco, poi mi rivolgo al signor Freddi.
Ha qualcosa da farmi fare, oggi?”
Abbiamo finito. In questi ultimi giorni dobbiamo solo chiudere le pratiche burocratiche.”
Torno in hotel, allora. Se avete bisogno, mi trovate là.”
Saluto ed esco.



Seoul è una metropoli straordinaria. Moderna e antica, fatta di tradizione e grattacieli.
Non ho visto nulla di Seoul.
Se qualcuno mi chiedesse qual'è la cosa che ho amato di più in questa città dovrei dire il servizio in camera del Frasen.
Che è veramente l'ottava o la nona meraviglia del mondo.
Anche oggi potrei fare la turista.
Anche oggi mi rinchiudo nella mia stanza e medito.
Faccio alcune telefonate, prendo appuntamento con il consolato italiano.
Dicono che potrebbero farmi un visto turistico per il Giappone in un paio di giorni.
Peccato che con quel tipo di visto non posso lavorare.
E il mio conto è praticamente a secco.
Poco dopo la fine della mia cena – culminata con un budino al cioccolato così buono che me lo sono fatto lasciare tutto, ed ora campeggia sulla mia scrivania – il mio portatile suona.
E' Ayane-chan, su Skype.
Ehi!!!” dice.
Il suo viso è sempre una bella visione.
Sorridente, sempre.
Al contrario di tutte le dicerie sui giapponesi musoni.
Ayahe-chan! Come stai?”
Bene. Tu?”
Bene. Come mai mi chiami a quest'ora?”
Ayane sorride, poi mi fa cenno di aspettare e si allontana dalla webcam. Per qualche istante il mio schermo è occupato dallo schienale in legno della sua sedia e dal muro dipinto di rosa della sua camera da letto.
Da-dan.” dice.
Nero.
Ha schiacciato qualcosa contro la webcam, ora lo agita.
Devi stare ferma, non capisco!”
Come faccio a stare ferma! Sono così agitata!” detto questo si alza e si mette a saltellare. “Indovina.”
Dammi un indizio!”
Ayane guarda in webcam con uno sguardo furbo, poi si mette in posa e inizia a cantare.
Nice show nice show Opera, odoru yo Opera...
I Super Junior.” dico, shoccata.
Yaaaaaaay! Io e te al Tokyo Dome, il 10 marzo. A vedere il Super Show!”
Ayane-chan! E' meraviglioso!” dico.
Sono sul letto e non dovrei farlo.
Ma mi metto in piedi e inizio a saltare.
Questa sono io, non è Anna-chan.
Sono io, che non ho conosciuto i Super Junior e so quanto sia difficile trovare i biglietti per il Super Show.
Salto e urlo.
Le casse del portatile, provate dalle urla di Ayane-chan, gracchiano.
Come hai fatto ad averli?”
Ayane si calma, si siete, mette il broncio.
Me li ha dati Matsu-kun.” dice.
Mi blocco.
Matsu-kun è il ragazzo con cui sono uscita per qualche tempo.
Poi ero dovuta partire e...
Matsu-kun non sapeva che tu fossi in Corea. Perché non gliel'hai detto?”
Io...”
Abbasso lo sguardo.
Non volevo che lui mi prendesse per una fallita.” rispondo. “Non lo so.”
Ayane annuisce.
Non so perché, ma non voglio vedere il suo volto, nascondo la conversazione.
Sta iniziando a farmi una ramanzina, ma non la ascolto.
Ho una richiesta di contatto, su Skype.
1642.
Uno sei quattro due?” dico ad alta voce.
Cosa?”
Ho una richiesta di contatto molto strana.”
Magari è un virus.” commenta lei, che ha desistito dal farmi ragionare. Ormai ci conosciamo.
Io sono la persona migliore a cui chiedere consiglio in amore, ma poi, quando si tratta di me, sbaglio sempre tutto.
E sono testarda.
Ayane-chan ha invece la testa tra le nuvole. Lei si innamora spesso, di tante persone contemporaneamente. E ci rimane scottata, il più delle volte, ma non si arrende mai.
L'hai accettata?” mi chiede facendomi risvegliare dai miei pensieri.
No, dovrei?”
Prova.”
Annuisco.
Uno sei quattro due.
Accetto.
E' online.
Che cosa gli scrivo?”
Scusi, ci conosciamo?” mi dice. “Scriviglielo in inglese, così capisce sicuramente.”
Inizio a digitare la frase nella chat, ma 1642 è più veloce di me.
Anna-chan genki desu ka?
Cielo.
Torno sulla finestra di Ayane-chan.
Cielo.” dico.
Lei mi guarda preoccupata.
E' un maniaco?”
No, no. E'....” pensa Anna-chan, pensa. “E' il mio capo.”
Capo? Ma stai lavorando?”
Ti spiego domani, ok? Devo parlare con lui. Salutami Matzu-kun e ringrazialo dei biglietti.”
Ok.” risponde, un po' sconsolata. “Matta ne!
Matta!
Chiudo la conversazione e ritorno su unoseiquattrodue.
Anna-chan genki desu ka?” leggo ad alta voce. Chiede come sto.
E mi chiama Anna-chan.
Abbasso lo sguardo sulla tastiera per rispondere, ma il portatile inizia a suonare.
1642 mi sta videochiamando.
Mi sistemo i capelli e guardo la mia immagine riflessa allo specchio di fronte al letto.
E clicco il tasto verde.
Anna-chan!”
Wookie!”
Ryeowook.
Nel mio pc.
Agita una mano.
Anche io lo saluto.
Siamo in Cina!” dice entusiasta. “Ti è passata l'influenza?”
Sì. Ma come hai fatto a trovare il mio contatto?”
Me l'ha dato Park. Sei molto carina in webcam.”
Abbasso lo sguardo e sorrido.
Sento una voce lontana dire qualcosa.
Dove sei?”
In albergo! Oggi abbiamo fatto un fan meeting. Siamo stanchissimi!” dice passandosi una mano sulla fronte “Tu che hai fatto?”
Sono stata alla SM e in hotel. Il signor Park mi ha detto che gli hai parlato della cena.”
Sì. Sei pronta allora?”
Mi ha detto che...”
Oh, ho convinto tutti.” dice facendo un gesto con la mano. “Si fa dopodomani. Noi torneremo con il primo aereo della mattina. Ti aspettiamo.”
Lo guardo sorpresa.
Ryeowook sorride, poi mi fa cenno di tacere e si alza.
Ha il portatile in mano e l'immagine si fa mossa, mi sembra di essere su una barca.

Guarda.”
Gira il portatile e con la webcam inquadra Siwon e EunHae, addormentati su un divano.
In tre su un divano.
Incastrati.
Accoccolati.
Eunhyuk è quello in mezzo: ha la testa appoggiata sulla spalla di Siwon e una mano sulla gamba di Donghae, che sembra il più comodo.
Stanchi.” commenta Ryeowook, tornando a puntare la webcam su se stesso.
Dovresti riposarti anche tu, Wookie.”
Sto aspettando che Min finisca di farsi la doccia.” commenta lui. “Volevo chiamare Anna-chan per dirle di comprare tutto quello che serve per la cena.”
Ci penso io.” confermo. “Mi mancate.”
Questa volta è Ryeowook ad abbassare lo sguardo.
Anche tu. Ieri ci hanno mandato il fotografo degli SHINee. Non era kawaii come te.”
Sorrido.
Sento una voce molto vicina.
Anna-chan.” risponde Ryeowook, poi aggiunge qualcosa in coreano.
Vedo una mano passare davanti alla web cam.
Era Kyuhyun.”
L'avevo capito.”
Devo andare, adesso. Ci vediamo presto. Buona notte.”
Buona notte! Salutami tutti.”
Wookie mi manda un bacio e mi saluta con una mano.
Anche io la alzo, ma in ritardo.
La conversazione si è già chiusa.

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Capitolo 16
*** Evento #16: Il compagno di shopping, il Roma e la fidanzata in affitto ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #16





Miss Anna, questa è la sveglia personalizzata. La colazione le verrà servita in camera. La sua auto la aspetta alle nove e trenta.”
Arigatou.
Dopo la chiamata di Ryeowook, ho iniziato ad organizzare tutto.
La prima cosa da fare è andare a fare la spesa per domani.
Mi alzo, mi preparo velocemente e aspetto la colazione.
Quando scendo nella hall dell'hotel mancano cinque minuti all'arrivo dell'auto che la SM mi ha messo a disposizione.
Anche oggi fa molto freddo e tira aria di neve.
Mi sistemo meglio la sciarpa e aspetto davanti alle grandi vetrate dell'ingresso.
L'auto della SM arriva in orario. Mi avvicino alla parte anteriore, saluto l'autista con una mano e apro il portellone posteriore.
Yesung?”
Surprise!” esclama lui, sistemandosi gli occhiali a montatura spessa che indossa.
Cosa ci fai qui?” gli chiedo in giapponese.
Ero alla SM e mi hanno detto che hai richiesto una macchina per fare shopping.” risponde alzando le spalle. “Posso venire con te?”
Certo!”
Siamo ancora fermi. L'autista è immobile, in attesa di nostre istruzioni.
Dove andiamo?” mi chiede Yesung.
Tiro fuori il mio appunto dalla tasca.
Al Roma. E' un ristorante che ha anche uno store che vende prodotti italiani.” rispondo. “Devo dare il foglio all'autista?”
Ci penso io.” dice prendendomelo dalle mani.
Yesung si sporge e parla in coreano, mostrando il foglio al nostro conducente. L'uomo annuisce, poi si reimmette nel traffico di Seoul.
Prima di risistemarsi, Yesung osserva il foglio e fa una breve telefonata.
Quando riattacca, mi guarda e sorride.
Sono felice di poter uscire con te.” dice. “Senza i ragazzi mi annoio.”
Farò del mio meglio per farti divertire.”
Yesung annuisce.
La verità è che sono io quella davvero felice che lui sia qui.
L'ho già detto e lo penso.
Yesung dal vivo è molto bello.
Ma non è un fattore puramente fisico, il mio.
La prima – e fino ad oggi, ultima – volta che ci siamo visti, Yesung mi ha trattata bene.
Anche se era febbricitante.
Sembra un bello dentro.
Sorrido.



Siamo già arrivati.” dice una mezz'ora dopo, quando l'auto si ferma davanti a un bel locale stile europeo.
Ma è chiuso” commento sconsolata..
Non per noi. Scendiamo.”
Non devo sorprendermi, lo so.
Devo far finta di niente, ignorare il fatto che Yesung si è messo una cuffia grigia e ha alzato la sciarpa lasciando liberi solo gli occhi, coperti comunque dagli occhiali.
Ignorare la sua mano che rapida alza anche il mio cappuccio e mi spinge in avanti, senza tanti complimenti.
Dobbiamo entrare, velocemente.
Senza dare nell'occhio.
Il Roma Restaurant è chiuso, le luci sono spente.
Dalle vetrate filtra la luce fredda del cielo, che colora le tovaglie a quadri in modo innaturale.
Le candele bianche appoggiate su ogni tavolo brillano, anche se sono spente.
La mano di Yesung non abbandona la mia schiena nemmeno quando siamo entrati. Continua a spingermi lontano dall'ingresso, verso il “concept store” indicato da alcuni cartelli scritti in più lingue.
Sei già stato qui?” gli chiedo.
Con Leeteuk, una volta.” risponde. Alla fine del breve corridoio, troviamo il negozio, anch'esso circondato da vetrate.
Un uomo ben vestito ci vede e si avvicina. Solo in quel momento Yesung si scopre e smette di spingermi.
I due parlano in coreano, in modo formale.
Quando Yesung si inchina anche io lo faccio.
Prendetevi pure il tempo di cui avete bisogno.” dice l'uomo in italiano. “Per qualsiasi dubbio, chiedete pure.”
Grazie.”
Sono shoccata.
Yesung dà ancora delle disposizioni, poi sorride e si toglie la giacca.
Spogliati, saremo più comodi. Lascia tutto al signor Carucci.”
Annuisco e faccio ciò che mi ha detto.
Miss Anna, spero che i nostri prodotti siano di suo gradimento.”
Non ho dubbi.” dico facendo un altro inchino.
Salutiamo l'uomo e entriamo da una porta automatica nel negozio.
Il concept store è una specie di supermercato molto raffinato, diviso in corsie.
Un supermercato italiano, davvero.
Ogni prodotto, ogni cartellino e ogni informazione è scritta prima nella mia lingua, poi in hangul.
Anche Yesung sembra piuttosto impressionato e osserva tutto con la bocca semiaperta.
Hai fatto chiudere il negozio apposta per noi?” gli chiedo.
Sì. Andare in giro con una ragazza non è prudente, per me.” risponde abbassando lo sguardo. “Potrebbe sembrare un appuntamento. La stampa ne parlerebbe.”
Sorrido, poi abbasso lo sguardo.
E' moltissimo tempo che non ho un appuntamento, ora che ci penso.” commenta.
E' una cosa che ti pesa?”
A me? Affatto. Sono fortunato, perché posso stare con chi voglio e non devo nascondermi.” dice con un tono che mi sembra piuttosto sincero. “Però ogni tanto con gli altri membri si parla di ragazze e cose così... A volte ci manca essere normali.”
Oggi puoi sentirti normale, se ti va.” gli dico guardandolo dritto negli occhi. “Farò del mio meglio per farti sentire...” mi interrompo e sorrido. “Qual'è il tuo vero nome?”
Cosa?” chiede confuso.
Il tuo vero nome.”
Kim Jong-woon.
Allora oggi ti chimerò Jong-woon oppa. Va bene?”
Yesung si volta dall'altro lato e sospira.
E' piuttosto imbarazzante.” commenta.
Deve esserlo, se no non sarebbe un appuntamento vero.”
Bene, allora siamo sulla buona strada.” dice, poi fa un paio di passi in avanti.



Un'ora dopo il menù è stato deciso: carbonara – per la gioia di Siwon -, pizza e tiramisù.
Siamo alla fine della lista che mi sono appuntata quando indico a Yesung il banco dei biscotti.
“Jong-woon oppa, puoi prendermi i Savoiardi? Lì, in alto.”

Lui mi guarda con la stessa espressione che ha fatto tutte le volte che l'ho chiamato per nome, poi si volta verso le confezioni.
Quali?”
I primi, a destra.” rispondo, avvicinandomi.
Yesung sorride e ne prende un paio di confezioni, appoggiandoli nel nostro cestino ormai pieno.
Direi che ci mancano solo le uova e il mascarpone.”
Mascarponé?”
E' una specie di crema di latte.” dico alzando lo sguardo. “E' una cosa molto buona.”
Yesung annuisce, poi ricomincia a camminare.
Mi metto accanto a lui, sul lato in cui non tiene il cestino. Da vero gentiluomo, sta portando tutta la spesa.
Anna-chan.” dice svoltando la penultima corsia. “Tu hai un ragazzo?”
No.”
Mmh.” commenta.
L'ho capito da tempo, vivendo a contatto con le persone orientali.
Loro non arrivano mai al punto.
Meditano, ci girano intorno.
E' per la stessa ragione per la quale non dicono mai apertamente di no.
Jong-woon oppa, devi chiedermi qualcosa?”
Yesung scuote la testa e alza lo sguardo.
E' troppo buffo.
Jong-wo...”
Ok. Ho capito.” dice fermandosi di fronte al banco delle spezie. “Mi chiedevo: se tu potessi uscire con uno di noi, chi sceglieresti?”
Questa volta sono io ad essere in imbarazzo. Faccio un mezzo sorriso e mi tamburello un dito sul mento.
E' una domanda intelligente.” commento per prendere tempo.
Yesung sorride.
Posso sceglierne solo uno?”
Due, tre?” chiede contando con le dita. “Quanti ne vuoi?”
Tre?”
Yesung annuisce.
Scelgo...” ci penso, sorrido. “Siwon, Donghae e... Potrei dire Kyuhyun.”
Kyu?” chiede lui sorpreso. “Siwon, Donghae e... Kyu?”
E' così strano?”
No. Però hai scelto i due più bravi con le ragazze e Kyu. Kyu è un disastro.”
Yesung ride e anche io lo imito.
Davvero! Usa ogni momento libero per giocare al computer. Per la SM è uno dei più innocui. Nella classifica poi ci siamo io e Wookie, Sungmin... Gli altri invece vanno controllati.” dice, ma sta ancora ridendo.
Probabilmente sta scherzando, ma nella sua frase c'è un fondo di verità.
Se dovessi essere un manager, i primi che blinderei sarebbero Siwon e Donghae.
Poi verrebbe Henry.
Ma l'idea che io ho di Henry è molto immaginifica.
E' per questo che oggi tu sei qui con me? Perché sei innocuo?”
Più o meno è così.”
Yesung sorride ancora, poi riprende a camminare, tranquillo.
Perchè mi hai fatto questa domanda?”
Perchè sei una brava fidanzata.” risponde prendendomi per un braccio. “Mascarponé e uova, poi andiamo a pranzo.”



Jong-woon oppa e Anna-chan.
La strana coppia esce dal Roma che è quasi mezzogiorno.
Alla fine, il mio compenso della SM è ancora intonso, visto che Yesung ha pagato con la carta di credito della società, sotto indicazione del signor Park.
Il nostro autista passa a prenderci poco dopo e, di fretta e furia, ci lanciamo in auto, con due commessi alle calcagna con le borse cariche di cibo.
E vino, ovviamente.
Ti piace Seoul?” mi chiede ad un certo punto.
Diciamo di sì, non ho visitato un granché. Magari un giorno ci tornerò da turista.”
Yesung non mi risponde.
Sta guardando qualcosa, fuori dal finestrino.
Mi sporgo e guardo anche io.
Siamo fermi ad un semaforo, quindi non mi è difficile individuare cosa sta osservando.
Peccato che non abbia idea di cosa sia.
Cosa c'è?”
Quello.” dice indicandomi il palazzo davanti a noi. “Sai cos'è?”
No.”
E' come un cinema, solo privato. Scegli il film e ti danno una stanza con un divano.”
Andiamoci.” dico di getto. “Adesso.”
Ora? Ma io...”
Vedo lo sguardo di Yesung. So che sta cercando di farmi desistere a parole, ma l'idea gli piace.
Lo capisco dal mezzo sorriso che non abbandona il suo volto.
Ho detto che lo avrei fatto sentire un ragazzo normale.
Un normale ragazzo coreano.
Lo sto per fare.
Prendo un respiro profondo.
Jong-woon oppa, pleeeease.” dico con una vocina acuta. “Jong-woon oppa rendi felice la tua fidanzata in affitto. Pleeeease.”
Il mio aegyo è efficace e un po' shoccante.
Yesung è ancora più sorpreso di me.
Dice qualcosa in coreano all'autista, poi mi sorride.
Se finiamo nei guai, è colpa tua.”



Sto portando una celebrità in un cinema.
Lo so, è terribilmente rischioso.
Appena la portiera dell'auto si apre, sento il peso della mia decisione.
Yesung è coperto, certo, ma ho comunque paura di fare un disastro.
Entriamo nel cinema e mi avvicino al bancone.
Non so come, ma a gesti e con le poche parole che Yesung mi ha suggerito in macchina mi faccio capire.
La ragazza al bancone mi da una tessera magnetica, un raccoglitore ad anelli e una tovaglia plastificata con stampate varie pietanze.
Pago con il mio stipendio della SM e mi avvicino a Yesung, che nel frattempo sta guardando – o fingendo di guardare – i poster dei nuovi film a noleggio, in modo da dare le spalle all'ingresso e al bancone.
Oppa, cosa vuoi da mangiare?” gli chiedo avvicinandomi.
Lui mi sorride, poi abbassa lo sguardo sulla lista e mi indica una confezione di ramen piccante istantaneo – o almeno sembra.
Poi?”
Lui scuote la testa.
Troppo poco.” commento muovendo il menù. “Oppa.”
Lui sorride ancora, poi indica anche un altro prodotto.
Annuisco, poi abbasso il menù e gli passo la tessera magnetica e il raccoglitore ad anelli.
La stanza è la dieci. Prendo il pranzo e arrivo.”
Kamsaheyo.” dice a bassa voce.



Il servizio è eccezionale. Dopo meno di dieci minuti, vengo chiamata a ritirare tutte le mie ordinazioni, divise in tante scatoline colorate. Faccio un mezzo inchino e saluto, poi mi dirigo verso la parte interna del cinema, quella divisa in cubicoli.
Le stanze hanno porte di diversi colori, con adesivi tono su tono con il numero della stanza. Nel corridoio, a destra ci sono i numeri pari, a sinistra i dispari.
La stanza numero dieci è circa a metà.
Busso.
Anna-chan.” dico ancor prima che Yesung possa farsi venire un attacco di panico.
La porta scorrevole si apre di pochi centimetri, lasciando intravedere solo un occhio e uno scampolo del volto di Yesung.
So che quello che sto pensando è controproducente, ma se fossi stata una fan, l'avrei scoperto subito.
Yesung è dotato di una bellezza particolare e di un volto impossibile da non riconoscere.
E indossa sempre quegli invidiabili occhiali con la montatura spessa.
Il pranzo è pronto!” dico sorridendo.
Sento Yesung chiudere la porta a chiave dietro alle mie spalle e sospirare.
La stanza è davvero carina: oltre a un televisore enorme e a un comodo divano, ci sono un tavolino e un appendiabiti. Alle pareti, oltre ai poster, ci sono alcune firme fatte con l'indelebile dai frequentanti del cinema.
Appoggio il pranzo sul tavolino e mi tolgo la giacca. Ora che la porta è chiusa, anche Yesung si toglie la giacca e la cuffia.
Hai già scelto il film?”
Devo sceglierlo io?” chiede sedendosi sul divano, in un angolo. “Scegliamolo insieme.”
Mmh.
Forse è meglio mangiare prima, la roba si raffredderà.”
Detto questo, Yesung inizia ad aprire le scatole e a sparpagliarle sul tavolo, senza un ordine preciso.
Io rimango in piedi, in un angolo.
Sono in imbarazzo, lo ammetto.
Anna-chan, siediti di fronte a me. E' così che si fa, no?”
Yesung scende dal divano e si sistema su uno dei cuscini a terra.
Faccio ciò che mi dice e non riesco a smettere di sorridere.
Grazie, Anna-chan. Per quello che hai fatto per me.”
Jong-woon oppa.” borbotto, riuscendo solo in quell'istante ad alzare lo sguardo.
Non faccio in tempo a dire altro che sentiamo un cellulare suonare.
Yesung scatta in piedi e, appena legge il numero sul display, fa un mezzo sorriso.
Risponde, inizia a parlare in coreano, sorride.
Con la mano libera gesticola.
Io so con chi sta parlando, ne sono certa.
Anche perché ogni tanto sento il mio nome.
E il suo.
Wookie.
Yesung si spettina i capelli scuri e si passa una mano sugli occhi, spostandosi gli occhiali.
Poi ride.
La telefonata e breve, ma intenssissima.
Vorrei sapere che si sono detti, ma quando Yesung si risiede, non ho il coraggio di chiederglielo.
Itadachimasu.” dico prendendo una coppia di bacchette.
Meokkesseumnida.” risponde lui, con un mezzo sorriso.
Iniziamo a mangiare, in silenzio.
Il ramen entra nella bocca di Yesung con il solito rumore a risucchio.
Per gli asiatici è così: più approvi ciò che mangi, più devi fare rumore.
Io ci provo, ma il suono non uscirà mai così bene.
Yesung si accorge che lo sto guardando, ingoia il boccone e alza lo sguardo.
Ryeowook è molto geloso del fatto che io sia qui con te. Vorrebbe esserci lui al mio posto.” commenta sorridendo. “Hai assaggiato il pollo?”
Non ancora. Ma...”
Niente, troppo tardi.
Yesung ha preso un pezzo di carne e me lo sta porgendo con le sue bacchette.
Mi indico con un dito e lui annuisce.
Mi avvicino al boccone, apro la bocca e lo mangio.
Yesung sembra particolarmente soddisfatto.
Mastico lentamente, cercando di rimanere concentrata.
Yesung mi ha appena imboccata, che sarà mai.
Niente, niente.
Respiro profondamente.
Ryeowook non è così collaborativo.” commenta lui “Di solito vuole imboccarmi lui. E' proprio bello avere una fidanzata, lo sai?”
Mi stai mettendo in imbarazzo Jong-woon oppa.” borbotto.
Deve essere così, se no non sarebbe reale.”

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Capitolo 17
*** Evento #17: Non Anna-chan, l'appartamento e il latte; ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #17





Quello che è successo dopo, è ovvio.
Ci siamo riempiti di cibo coreano, abbiamo fatto partire un film coreano di cui non ho capito praticamente niente e ci siamo addormentati.
Io nel mio angolo del divano e lui nel suo.
Niente romanticherie e rivelazioni.
E' stato naturale e divertente.
Yesung è meraviglioso.
E' diverso da ciò che ci si può aspettare vedendolo da fan.
Con quegli atteggiamenti un po' da divo e le sue infinite selca da narciso.
Yesung è, al contrario, un ragazzo timido, che, a mio avviso, teme un po' la solitudine.
E ama stare con le persone che gli piacciono.
E il primo della lista è Wook.
Ogni volta che la parola Ryeowook – Wook, Wookie, Okie, Woo – esce dalle sue labbra è sempre accompagnata da un sorriso caldo.
E io, che ho avuto il privilegio di essere la sua fidanzata in affitto, non so dire se sia un amore romantico o fraterno.
E a dire la verità, non mi importa.
Mi è passata la smania di conoscere tutto di loro.
Voglio solo godermi le ultime ore in loro compagnia da pari a pari.
Anche se Jong-woon non è un ragazzo coreano qualunque, ma è Yesung dei Super Junior.
Anche se nella lista dei miei tre fidanzati ideali non ci sono più Matsu-kun, studente universitario di Tokyo, Alex, il mio primo amore e quel tipo che ogni tanto incontro sulla metropolitana e mi sorride, ma Siwon, Donghae e la frana Kyuhyun.
Alla fine del film, l'auto della SM è tornata a prenderci e, senza che io abbia detto nulla all'autista, si è diretta verso il mio hotel.





La verità è appena sono scesa da quell'auto, pochi istanti dopo aver dato un'ultima occhiata al bel viso di Yesung, ho capito che la fine si sta avvicinando.
Anna-chan se ne sta andando.
Lentamente, dolorosamente, mi sfugge dalle mani.
Il primo passo, appena rientrata in hotel, è comunicare il mio vero nome al signor Freddi, deciso a comprarmi il biglietto Incheon – Fiumicino in ogni caso.
Tra due giorni, alle 19 ore coreana.
Poi ci sarà solo uno scalo a dividermi dall'Italia, dalla vecchia vita da cui sono scappata.
Infine non ci sarà nemmeno quello.
Il secondo passo è chiamare i miei genitori e dirgli un pezzo di verità. Raccontargli alcune delle mie difficoltà. Senza citare la Corea o il mio sempre più probabile rientro in Italia.

Dico loro che è un periodo strano, poco propizio.
Mia madre è preoccupata, lo so.
Ma non posso continuare a nascondere tutto.
Con Ayane-chan non riesco ad essere altrettanto stoica.
Le dico solo che va tutto bene.
Anche se so che, anche se cerco di pensare positivo, dopo il mio rientro in Italia mi sarà difficile ripartire in fretta alla volta del Giappone.
Probabilmente non potrò seguire con lei il Super Show, il 10 marzo.
Forse, e questa cosa mi sta uccidendo, non la rivedrò mai più.
Il pensiero mi ha tenuto sveglia tutta la notte ma, questa mattina, la penultima che vivrò a Seoul, cerco di tornare di buonumore.
Cerco di pensare alla serata che sto per passare in compagnia dei ragazzi e questo mi fa subito sorridere.
La sveglia non è suonata, sintomo che non devo andare da nessuna parte.
Chiamo comunque sia il signor Freddi che Park e da entrambi ricevo notizie interessanti.
Freddi, ormai convinto della mia partenza, mi informa dei vari spostamenti di domani: devo lasciare la camera del Fraser alle 10, mi verrà a prendere un'auto che mi porterà alla sede della SM, dove io, Freddi e la sua famiglia siamo invitati per il pranzo. Poi si parte per l'aeroporto.
Semplice, lineare, doloroso.
Il signor Freddi chiude la telefonata con un “Non pensare a domani e goditi Seoul.”.
Con il signor Park, invece, la telefonata è più lunga.
Mi ha spiegato le mille regole riguardanti alla blindatissima residenza dei Super Junior.
Cose folli, del tipo che non mi è permesso portare via alcun oggetto, o che non posso fotografare nulla con il mio cellulare. Anche se cerco di stare seria, ciò che mi dice somiglia molto al regolamento di un museo, più che di un appartamento abitato da ragazzi.
Tutto quello che devo fare è fotografarli con la mia macchina fotografica e, a fine serata, devo consegnare la scheda di memoria all'autista, che me ne darà una nuova.
Il portatile della SM mi verrà ritirato prima della partenza. E' chiaro che Park sta cercando di ricordarmi che non mi è permesso tenere nemmeno una foto.
Lo so, e non lo farò. Mettere il signor Freddi nei guai dopo tutto quello che ha fatto per me è un'ipotesi che non ho mai preso un considerazione.
I ragazzi li ho negli occhi, nel cuore. Ho la loro voce nelle orecchie e so che, anche se non posso permettere alla mia memoria di dimenticare piano piano tutto, certe emozioni e sensazioni rimarranno in me per sempre.
La telefonata con Park si conclude con un “La tua auto passerà alle 18e30. Cerca anche di divertirti”.
Cerca anche di divertirti, Anna-chan.
Il resto della giornata è trascorso lentamente e, pur di far passare il tempo, sono stata nella vasca da bagno per quasi un'ora, aggiungendo acqua calda ogni volta che sentivo freddo.
Ho preparato la valigia, l'ho disfatta, l'ho preparata di nuovo.
In ogni caso me ne devo andare da questa stanza domani.
Dieci minuti prima dell'arrivo dell'auto della SM, mi do un'ultima occhiata allo specchio.
Mi sono messa i miei pantaloni preferiti, una t-shirt bianca e un maglioncino.

Quando il telefono suona, sto finendo di sistemarmi il mascara.



Il mio autista fidato mi porta velocemente al condominio dei Super Junior.
Sono agitatissima.
Ringrazio, scendo e mi dirigo verso il portoncino d'ingresso.
Quattro cifre mi separano dai ragazzi.
Uno.
Sei.
Quattro.

Due.
Il dito che compone i numeri sulla tastiera trema.
Ad ogni bip, strizzo gli occhi.
Pigiata l'ultima cifra, il citofono fa un rumore strano.
Eleventh floor” dice una voce metallica.
Non mi chiede chi sono, ne cosa voglio.
Il portoncino scatta, entro e chiamo il primo ascensore davanti a me.
Mentre lentamente salgo i piani, cerco di calmarmi. Conosco i ragazzi, loro conoscono me.
E' casa loro, certo.
Dovrò cucinare per loro, non è un problema.
No, certo che no.
Quando le porte si aprono, vengo investita dalla luce dell'ampio pianerottolo. Davanti all'ascensore, un uomo in giacca e cravatta mi osserva. Sono indecisa se chiedergli qualcosa o andare per la mia strada e, alla fine, opto per fargli un mezzo inchino.
L'uomo risponde e, senza aggiungere altro, prende l'ascensore accanto a quello da cui sono appena uscita.
Anna-chan?” chiede una voce alla fine del corridoio.
Sono qui!” dico in giapponese.
Sungmin mi raggiunge e mi sorride. Indossa una tutta da ginnastica e delle pantofole a forma di coniglio.
La nostra casa è di là.” dice indicandomi il corridoio.
Annuisco e lo seguo.
Stai bene?”
Sì, tu?”
Siamo stati in Cina.” dice, aggiungendo poi qualcosa in quello che immagino sia cinese. “Non mi ricordo cosa vuol dire, però.”
Mette il broncio poi, appena arrivati davanti alla porta, mi fa cenno di precederlo.
Deglutisco e spingo l'ultimo elemento che mi separa dalla casa dei Super Junior.
Un salone enorme, con annesso “angolo cottura” - se angolo si può chiamare, visto che è molto spazioso -, un divano ad angolo.
Questa è la nostra casa.” commenta Sungmin chiudendo la porta a chiave. “Qui c'è la cucina, il divano, il tavolo” ogni elemento è indicato con un dito e citato con la sua strana pronuncia coreana. “Di là ci sono le camere e le scale per l'appartamento di sopra.”
Vivete separati?”
Ci sono altre stanze su.” commenta sorridendo. “Ma siamo sempre qui, di solito.”
Annuisco.
La cosa strana è che l'appartamento è disabitato.
Vuoto e silenzioso.

Dove sono tutti?”
Sungmin alza lo sguardo e si avvina alla cucina. Lo seguo e sul frigorifero vedo una tabella, scritta in hangul. Sembra un orario scolastico.
In casa ci siamo solo io, Wook e Kyu.” dice indicandomi due caselle. “Yeye, Donghae e Siwon sono al lavoro. Eunhyuk è al Tous Le Jour. Sai cosa è?”
Il locale della sua famiglia, vero?”
Mmh. Henry e Zhou Mi arriveranno più tardi.”
Silenzio.
Lo guardo e sorrido. Sungmin abbassa lo sguardo, fa strusciare uno dei coniglietti che ha ai piedi sul pavimento.
Anna-chan!”
E' quasi un urlo.
Ryeowook esce dalla porta delle stanze e mi si fionda addosso, abbracciandomi.
Wookie ha sentito la tua mancanza Anna-chan.” dice in giapponese nel mio orecchio, sempre urlando.
Rimango immobile, incapace di muovere un muscolo.
Sungmin guarda Ryeowook e scuote la testa, ma viene totalmente ignorato.
A-a-arigatou.” borbotto dopo un po'.
Wook sorride.
Dobbiamo cucinare, vero?” mi chiede come se niente fosse. “Yesung ha sistemato la spesa ieri. Mi ha detto che vi siete divertiti.”
Già.”
Togliti la giacca.”
Sungmin mi si mette accanto con le braccia davanti al petto. Gli porgo la giacca e, dopo aver preso la macchina fotografica, anche la borsa.
Devi fotografarci anche stasera?” chiede Ryeowook iniziando ad aprire i vari pensili della cucina.
Sì.”
E come farai a cucinare?”
Ci sarai tu a farmi da aiutante.” rispondo. “La prima cosa da fare è la pasta della pizza. Quella deve lievitare.”
Ryeowook sorride e si muove velocemente tra i mobili della cucina, prendendo i vari ingredienti che ci servono senza chiedere niente.
Hai già preparato la pizza?” gli chiedo mentre lui posiziona la farina, l'olio d'oliva e il lievito sul tavolo.
Mi sono fatto dire da Yeye cosa volevi cucinare e ho studiato.”
Sorrido.
Sungmin torna in cucina poco dopo e prende la macchina fotografica.
Posso fare io le foto, tanto non so cucinare.” dice accendendola. “Wow. Questo sono io?” aggiunge poi mostrandomi la prima foto che appare sullo schermo.
Annuisco, poi alzo lo sguardo.
I nostri occhi si incrociano solo qualche secondo e entrambi arrossiamo.
Sai usarla?” gli chiedo per spezzare l'atmosfera.
Penso di sì.”
Non fotografarmi.” aggiungo poi. “Non devo esserci nelle foto.”
Ryeowook, fino a quel momento impegnato a cercare gli altri ingredienti nei pensili della cucina, si blocca.
Perchè?”
Sul book ci dovete essere voi, non Anna-chan!”
Entrambi sorridono, poi Sungmin inizia ad aggirarsi per la casa, la fotocamera in mano.
Non penso abbia capito la sua mission.” borbotta Ryeowook. “Allora, cominciamo?”


Farina e acqua e tutto il resto.
Mani appiccicose di pasta e nuvolette di polvere bianca.
Poi ci sono gli scatti e le risate.
Abbiamo impastato due belle pagnotte e le abbiamo messe a riposare.
Io e Ryeowook, sul grande tavolo al centro della cucina, uno di fronte all'altra.
Ci siamo guardati e ci siamo fatti il tifo a vicenda, quando la pasta è diventata difficile da domare.
Circa mezz'ora dopo, Kyuhyun è uscito dalla camera e, passandosi una mano tra i capelli, mi ha salutata.
Sguardo assonnato e pantaloni grigi con il cavallo basso. Una di quelle immagini che vorresti poter vedere ogni mattina appena sveglia.
Ora la pasta deve riposare per un paio d'ore.” dico a Ryeowook.
Lui annuisce soddisfatto.
Pasta? Riposare? Io ho fame adesso.” borbotta Kyuhyun in giapponese, avvicinandosi poi al lavello. Dallo scolapiatti prende una tazza, poi lentamente va verso il frigo e si versa un bicchiere di latte. Io e gli altri due lo fissiamo, anche perché fa tutto questo borbottando qualcosa, forse in coreano.
Se hai un po' di pazienza, posso farti leccare la terrina in cui farò la crema per il tiramisù.” commento.
Kyuhyun finisce di bere e si lecca i baffi.
Mmh.
Non aggiunge altro, ma continua a bere il suo latte in un angolo, accanto al frigo.
Pochi istanti dopo la porta di ingresso si apre e Donghae e Siwon entrano. Entrambi hanno una grande borsa sulle spalle.
I ragazzi si voltano e salutano i nuovi arrivati.
Anche io mi volto e faccio altrettanto. Siwon si avvicina e mi saluta mettendomi una mano sulla testa, in modo paterno. Donghae fa un mezzo inchino, dice qualcosa in coreano e sparisce nelle stanze.
Stai bene, Anna-chan?” mi chiede Siwon. “State già cucinando?”
Sì. La cena sarà pronta per mezzanotte.”
Riuscirai a fare tutto in meno di due ore?”
Certo.” dico convinta. “Ora facciamo il tiramisù. Ryeowook?”
Non ho capito niente.” commenta lui. “Eigo, eigo, eigo.”
Ho detto che ora facciamo il tiramisù.” ripeto in giapponese.
Ryeowook, con un mezzo broncio, si avvicina al frigo e prende gli altri ingredienti.
Siwon gli si avvicina e gli dice qualcosa nell'orecchio. Per picchiarlo, Ryeowook quasi fa cadere le uova a terra. Mi lancio a prenderle e si consuma la tragedia.
Ryeowook sposta il braccio e io cado addosso a Kyuhyun, sbatto contro alla sua tazza e rovescio il latte sul mio maglione e sulla sua felpa.
Gomen.” borbotto, ancora appoggiata al suo petto.
Kyuhyun mi guarda e alza le braccia, come davanti a un poliziotto.
Shoccato.
Scusa.
Gomen.” ripeto, sfiorando la macchia bagnata sulla sua felpa. “Watashi...
Kyuhyun mi interrompe spostandomi dal suo petto e togliendosi la felpa.
Supera tutti, appoggiacon forza la tazza ormai vuota sul tavolo e se ne va.
Vorrei dire qualcosa, ma nessun suono riesce a uscire dalla mia bocca.

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Capitolo 18
*** Evento #18: Terrine vuote, forme e canzoni storpiate ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #18





Togliti il maglione.”
What?
Togliti il maglione, è tutto bagnato. Rischi di ammalarti di nuovo.”
Siwon si avvicina e, con i soliti modi gentili, mi sfiora una spalla.
Il resto del gruppo sembra muoversi a rallentatore.
Ryeowook si è spostato e ha appoggiato le uova sul tavolo con una accortezza quasi eccessiva.
Le uova sono salve, proprio accanto alla tazza ormai vuota di Kyuhyun.
Sungmin, a pochi passi da noi, tiene la macchina fotografica a mezz'aria, lo sguardo fisso sulla porta che divide il salotto dalle camere.
Siwon mi guarda.
Faccio un mezzo sorriso e abbasso lo sguardo.
Devo andare...”
No.” dice convinto. “Continua a cucinare.”
Passo in rassegna il viso degli altri due. Il loro sguardo è ancora su di me.
Mi stanno studiando.
C'è solo un modo per farli svegliare: prendo il maglione dall'estremità inferiore e me lo sfilo. Anche la maglietta è umida, ma non vi bado.
L'importante è che i ragazzi abbiano trovato qualcosa di diverso che studiare la mia reazione a ciò che è successo, troppo imbarazzati per continuare a fissarmi.
La persona che si è meno sorpresa del mio gesto è Siwon, che però si affretta a prendere un bel maglione blu notte dalla borsa che ha abbandonato sul divano e a passarmelo.
Mettiti questo.” dice in inglese.
L'atmosfera, dopo che mi rivesto, sembra essersi rilassata.
Anche se il volto di Sungmin è rosso e Ryeowook ha la bocca semiaperta.
Una ragazza si è appena tolta il maglione nella cucina dei Super Junior.
Ho mostrato le mie braccia nude a tre ragazzi.
E' una cosa decisamente sbagliata e spudorata, per gli standard coreani.
Lo so, ma Anna-chan potrebbe non saperlo.
Anna-chan è una straniera in tutto e per tutto.
Good evening!
Quando Yesung, nel suo inglese molto coreano, varca la soglia di casa e ci saluta, mi sento decisamente meglio.
Anche gli altri membri sembrano risvegliarsi dal torpore e, a turno, si avvicinano a salutarlo.
Quando Yesung mi guarda, gli faccio un cenno con la mano, poi mi volto verso Ryeowook.
Iniziamo a cucinare?”
Cooking, cooking.” risponde proprio Yesung, avvicinandosi a Wookie e spettinandogli i capelli con una mano.
Ryeowook sospira, mi sorride e ricomincia a cercare gli altri ingredienti in giro per la cucina.
Io sorrido, guardo Siwon e cerco di non pensare a tutto ciò che è successo in questi maledetti dieci minuti.



Wookie, metti il cacao in polvere.” dico circa una mezz'ora dopo.
Il tiramisù è pronto e in cucina regna un profumo delizioso di caffè e crema.
Durante la preparazione del dolce, tutto è tornato alla normalità.
Sungmin ha ripreso a fotografare i ragazzi e, anche se ero impegnata a cucinare, sono certa che Yesung si è fatto scattare un sacco di primi piani.
Siwon ad un certo punto è andato in camera e né Donghae né Kyuhyun si sono fatti più vedere.
Finito.” dice Ryeowook appoggiando il setaccio per il cacao sul tavolo.
Sungmin mi si avvicina e scatta qualche foto alla torta.
Sorrido e guardo l'orologio. Sono già le undici passate.
La carbonara dovremo farla al momento.” dico alzando lo sguardo, meditabonda. “Ora dobbiamo stendere la pasta della pizza e condirla. Prima però sistemiamo questo disordine.”
Il tavolo, in effetti, è pieno di briciole di biscotti, macchie di caffè e varie terrine vuote.
Quella della crema, nonostante l'impegno a usarla tutta per il dolce, ne contiene ancora un po', sul fondo.
La vuoi finire tu?” mi chiede Yesung, intercettando il mio sguardo.
No, no.”
Allora la porto agli altri. Di solito sono loro a leccare gli avanzi delle torte di Wook.”
Anna-chan, portaglielo tu.” dice Ryeowook, togliendo la terrina dalle mani di Yesung.
Lui lo guarda e gli da una spinta con un fianco, sorridendo.
Il loro scambio di sguardi è buffissimo e spero tanto che Sungmin sia riuscito a catturarlo.
Quando mi volto verso di lui, lui mi fa un ok con la mano, come se mi avesse letto nel pensiero.
Vai, Anna-chan. Io e Yeye iniziamo a stendere la pasta.”
Noi non sappiamo stendere la pasta.” commenta Yesung sistemandosi gli occhiali con un dito.
Lo faccio...”
Vai, Anna-chan. Go, go.
Annuisco, prendo la terrina dalle sue mani e mi avvicino alla porta.
Faccio scorrere l'anta e entro.
Qualcuno si sta asciugando i capelli. Il rumore del phon viene da una delle stanze, non ho idea di dove sia il bagno.
Proseguo nel corridoio, su cui si aprono un paio di porte scorrevoli anonime.
Dopo una curva a gomito, incontro Siwon, intento a parlare al telefono.
Ultima porta a sinistra.” dice senza chiedermi nulla, mettendo una mano sul microfono del cellulare.
Gli sorrido e mi dirigo verso la porta che mi ha indicato.
Busso e attendo.
Niente.
Busso di nuovo, più forte.
Kyuhyun inizia a parlare in coreano ancor prima di aprire la porta. Sembra che si stia lamentando di qualcosa.
Quando vede che sono io, tace.
Sono io.” dico in giapponese.
Anna-chan.”
Mmh. Sorry.” borbotto porgendogli la terrina con entrambe le mani, abbozzando un inchino. “E' la crema del tiramisù. Per Kyuhyun.”
Mmh.” risponde lui, passandosi una mano dietro alla nuca. “Non è quello di Anna-chan.”
Sì, l'ho fatto...”
Il maglione. E' cambiato.”
Detto questo prende la terrina, facendo attenzione a non toccarmi le mani.
E' di Siwon.” dico mentre lui prende il primo cucchiaio di crema e se lo porta alla bocca. “Mashi eotté?”
Le poche parole che conosco in coreano lo fanno sorridere.
Mashitta. Sugoi. Good.” dice annuendo. “Anna-chan ha fatto un buon lavoro.”
Arigatou. Mi dispiace tanto, per prima.”
Kyuhyun prende la crema rimasta con un altro paio di abbondanti cucchiaiate. Il suo sorriso è sempre più convinto.
Non sono arrabbiato.” borbotta tra un cucchiaio e l'altro. “E' chiaro questo.”
Sono felice che sia tutto apposto.”
Kyuhyun annuisce e mi riconsegna la terrina vuota, ripulita con cura da ogni traccia di crema.
Tra quanto si mangia?”
Speriamo tra un'ora.” dico sollevata. “Torno di là.”
Mmh.”
Kyuhyun scompare dietro alla sua porta scorrevole senza aggiungere altro.
Prendo un respiro profondo e faccio per tornare indietro, quando la porta a qualche passo da me si apre.
Donghae esce dalla stanza a testa bassa, intento a guardare il suo cellulare.
Non sembra aver notato la mia presenza e, con panico crescente, mi rendo conto che sta per sbattermi contro.
Due scontri in una sera sono davvero troppi.
Donghae?”
Lui alza lo sguardo, sorpreso della mia presenza.
Ormai non ci faccio più nemmeno caso.
Anna-chan.” dice sorridendo. “Hello.”
Sorrido anche io.
Ti sei tagliato i capelli.” gli dico in giapponese.
Lui fa una faccia confusa.
Katto.” ripeto alzando la mano libera e facendo il segno delle forbici sulla mia testa.
Katto, katto!” esclama lui infilando le dita tra una ciocca e l'altra. “Oggi. Anna-chan piace?”
Annuisco.
Donghae starebbe bene anche con un casco di banane in testa.
La nuova capigliatura è più corta ai lati e anche di un castano più chiaro.
Gli dona, certo.
Gli dona come la maglietta con lo scollo un po' scucito, a V, con una stampa psichedelica e qualche casuale parola inglese scritta a caratteri cubitali.
Party, sexy, dance.
Mi distraggono solo un istante dal sorriso imbarazzato che ha in volto.
Anna-chan cucina?” chiede dopo un po', forse impaurito dal mio sguardo.
Finalmente sbatto le palpebre.
Sì, vado.”
Scuoto la testa, lo supero e torno velocemente in salotto.



A stella.”
A cuore.”
Qualcosa in coreano.
Min, niente coreano stasera.”
Se parlo in giapponese non mi ascoltate. Teddy Beeeeeear.
Mi avvicino al tavolo e trovo i ragazzi – a cui nel frattempo si sono aggiunti Zhou Mi e Henry – concentrati davanti alle due pagnotte di pasta, non ancora stese.
Cosa sta succedendo?” chiedo inserendomi nel cerchio, tra Sungmin e Siwon.
Io stavo cucinando e loro si sono intromessi.” risponde Ryeowook, mettendo il broncio. “Tutti vogliono fare la pizza con una forma diversa. Io dico a cuore.”
Stella.” commenta Yesung alzando le spalle.
Teddy Bear.
Puoi farli ragionare tu, Anna-chan?” mi dice in inglese Siwon, evidentemente poco interessato alla forma della pizza. “Ho fame.”
Non parlate in inglese.” lo ammonisce Ryeowook.
Siwon ripete la frase in giapponese, poi in coreano e infine in un altra lingua, credo cinese.
Zhou Mi annuisce colpito.
Ora possiamo preparare la pizza?” conclude Siwon indicando la pagnotta. “Anna-chan?”
Lo guardo e sorrido.
Potremmo farle rettangolari e poi, con i condimenti, fare le forme che vogliamo. Wookie?”
Il viso imbronciato di Ryeowook sembra appena più convinto.
Ok.” borbotta avvicinandosi a me. “Iniziamo a stendere la pasta. Vi chiamiamo quando è pronta.”
Annuisco.
Il cerchio intorno a noi si apre e, a quattro mani, io e Ryeowook stendiamo le due grandi pizze.
Gli altri ragazzi, durante la preparazione, si spostano sul divano. Sungmin ha preso molto sul serio il suo lavoro di fotografo e, nonostante le prese in giro degli altri, continua a scattare senza sosta.
Non terrai il broncio tutta sera, vero?” sussurro a Ryeowook quando siamo rimasti soli.
Io volevo un cuore.” borbotta.
Ppijjook, ppijjook, ppijjook. canticchio.
Cosa?”
Come la canzone. La vostra. Non fa così?”
Si, Bonamana!” esclama Ryeowook abbozzando un paio di mosse. “Tu sai cantare le nostre canzoni?”
Oh, no. No, no. Invento le parole, non so il coreano, davvero.”
La cosa lo interessa.
Lo interessa così tanto che ha smesso di mescolare la salsa di pomodoro. E' fermo, con le mani ancora appoggiate sulla terrina, immobili.
Cantami qualcosa, dai.”
Abbassa la voce.” lo sgrido voltandomi verso gli altri, intenti a guardare la televisione.
Dai!”
Che canzone vuoi?”
Quella che vuoi.”
Devo proprio?” gli chiedo cercando di fare la faccia più carina che mi riesce.
La convinzione di Ryeowook vacilla solo un istante, poi distoglie lo sguardo e annuisce.

Sospiro, poi intono a bassa voce proprio Bonamana.
In un coreano che non esiste, fatto di suoni che somigliano vagamente a ciò che ho ascoltato milioni di volte nel mio Ipod.
Listen girl,Johahea! Baby girl saranghae! Stai piangendo?”
Le guance di Ryeowook sono rigate. Due lacrime procedono lente verso la fine del suo viso.
Annuisce, si passa una manica sul viso.
Sei proprio sicura che te ne devi andare domani?” chiede abbassando lo sguardo.
Wookie.”
Lo so, non lo dovrei fare.
E' sbagliato, è tremendamente sbagliato.
Ma mi avvicino, lo stringo.
Anche se Ryeowook è più alto di me, sento il bisogno di proteggerlo.
Mi mordo le labbra, cerco di non pensare a cosa sto facendo, godendomi l'assoluto oblio che solo l'abbraccio con una persona cara può regalare.
Le mani di Ryeowook si appoggiano con delicatezza alla mia schiena, le sento tremare sul maglione di Siwon.
Ho paura.
La verità è che ho paura di questo abbraccio, di questa serata.
Degli addii, della vita vera.
Ho il terrore che, svegliandomi domani mattina, io mi renda conto che non potrò mai avere lo stesso tipo di felicità e di calore.
Per questo sono la prima a lasciare la presa.
Ryeowook mi sorride poi, come niente fosse, torna a spalmare la salsa sulla pasta, con gli occhi bassi.
Rendiamo questa serata speciale, ok?” borbotta regalandomi un bel sorriso.
Sei tu, Wookie, quello veramente speciale.”
Ryeowook mi colpisce con un fianco e scuote la testa, un po' in imbarazzo.
Intanto che voi decorate la pizza, io scaldo l'acqua per la pasta e preparo la salsa.”
Sorrido, mi allontano.
Ryeowook chiama gli altri e, tutti insieme, si mettono a disegnare sulla tela di pomodoro.
Qualche istante dopo, si aggiungono anche Donghae e Kyuhyun.
Sembrano dei bambini.
Ridono, sgomitano.
Ogni tanto alzano lo sguardo e cercano la mia approvazione.
Sembra una serata tra amici.
Normale.
Una bella serata.
Troppo bella per essere un addio.

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Capitolo 19
*** Evento #19: La cena, la trasformazione e gli abbracci ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #19





Itadakimasu!”
E' quasi mezzanotte e mezza quando riusciamo a metterci a tavola.
L'ultimo ad arrivare e Eunhyuk.
Distrutto e con alcune macchie di rossetto sulle guance.
Le giustifica in coreano, mentre Donghae gli pulisce il viso con il suo tovagliolo.
Io – tornata proprietaria della mia macchina fotografica – non perdo l'occasione di immortalare il momento.
Ci sediamo, servo la carbonara a tutti.
Sembrano soddisfatti.
Il più felice del cibo è Kyuhyun, che apprezza battendo le mani.
E' buonissima.” commenta Siwon dopo la prima forchettata.
E' seduto alla mia sinistra, che sono stata piazzata a capotavola.
A destra ho Ryeowook, ovviamente.
Dopo le lacrime, sembra tornato il sereno. Anche se continua a guardami.
Di soppiatto, quando c'è qualche istante di silenzio.
Si volta appena, mi controlla.
Io, ogni volta, sorrido.
E' impossibile non farlo: la tavola imbandita, nove meravigliosi commensali, forchette e coltelli spaiati – è stato quasi impossibile trovare abbastanza posate per tutti – e tanto cibo.
Dopo la carbonara, Siwon mi aiuta a sfornare le pizze.
Senti che profumo.” commenta Sungmin in giapponese, sorridendo.
Prima di servirle le fotografo.
Le decorazioni si sono rovinate, i ragazzi non avevano pensato allo sciogliersi della mozzarella.
Riconosco ancora i cuori di Ryeowook, qualche stella, alcune faccine sorridenti.
Poi semplici ghirigori e lettere dell'alfabeto.
In un angolo, con le olive tagliate a metà c'è una “A”.
Dovremmo fare un brindisi.” dice Kyuhyun mentre gli passo una fetta maxi, su cui campeggia un cuore di peperoni rossi. “Che dite?”
Io penso che il brindisi tu l'abbia già fatto.” commenta Yesung. “E' il quarto o il quinto bicchiere che ti bevi?”
Kyuhyun gli fa una linguaccia, poi alza il suo calice di vino rosso e lo scola alla goccia.
Tutti ridiamo, compreso Yesung, che però poi allontana la bottiglia e la mette tra i bicchieri di EunHae.
Alla fine il brindisi non si fa, ed è meglio così.
Io non credo che ci sia un granché da festeggiare, ma nessuno lo nota e io preferisco evitare l'argomento “addio” finché posso.
Mangiamo in fretta e, quando l'ennesimo piatto mi viene avvicinato per il bis, inizio a temere di non aver cucinato abbastanza.
Non devi preoccuparti, Anna-chan.” commenta Henry, al lato opposto del tavolo, quando faccio l'osservazione ad alta voce. “Questi qui sono animali. Mangiano tutto ciò che gli dai, senza stare a guardare le porzioni.”
E' vero.” conferma Siwon. “Ma devo dire che non mangiamo mai così bene”.
Abbasso lo sguardo e per qualche istante mi dimentico del controllo di Ryeowook.
Vedo troppo tardi la sua mano, che velocemente si avvicina alla mia.
Non la tocca, no.
Non la sfiora nemmeno.
Però è lì, a pochi centimetri dalla mia.
Non dobbiamo crollare.




Quando anche il tiramisù è finito, mi sembra di scoppiare.
I ragazzi, dopo cena, si raccontano le rispettive giornate e, cosa che mi fa molto piacere, cercano di parlare in modo che io li capisca.
Anche chi non sa il giapponese o l'inglese – Zhou Mi o Donghae, per esempio – mi fanno dei gesti, o invitano gli altri a tradurre per me.
Commento, sorrido, scatto alcune foto.
Succede sempre così?” chiedo a Siwon.
Non ci troviamo spesso tutti insieme a cena, a casa. Di solito mangiamo fuori, o in orari diversi. E' una serata speciale.”
Sono felice che sia così. Sembrate una famiglia.”
Siwon mi guarda di sbieco.
Vorrei poter ricordare la straordinaria forma dei suoi occhi e delle ossa dei suoi zigomi.
Siamo umani. Molte volte le fan se lo dimenticano.”
I'm not your fan. No more. I'm Anna-chan, now.” dico.
Ryeowook, sentendo il mio tono deciso, si distrae qualche istante dal racconto di Yesung e mi guarda.
Di cosa state parlando?” chiede in giapponese.
Niente in particolare.” mi affretto a rispondere io.
Siwon rimane in silenzio, a guardare il vuoto.
Non so cosa stia pensando, quale effetto abbiano fatto le mie parole.
Non torniamo più sul discorso, non ne abbiamo più il tempo.
I ragazzi, super organizzati, portano i loro piatti nel lavello.
Sungmin li sciacqua e Ryeowook carica la lavastoviglie.
Finiamo di sistemare che sono già le tre e sento che è ora di andare.
E non perché domani mattina dovrò svegliarmi presto per andare in aeroporto, no.
Solo perché è il momento.
Sento che me ne devo andare e che non servirà a niente protrarre il mio stare seduta su un angolo del divano, a guardare un programma trash coreano con i ragazzi.
Credo che andrò.” dico ad un certo punto
Ryeowook, gli occhi semichiusi dalla stanchezza, si volta e mi sorride.
Di già?”
Mmh.
Chiamo il tuo autista? Sei sicura?” chiede Yesung prendendo il suo cellulare.
Annuisco.
Uso gli ultimi minuti per scattare altre foto: Eunhyuk, Donghae e Siwon che dormono su un divano, accartocciati come cuccioli; Sungmin a terra, con la testa appoggiata alla spalla di Kyuhyun, l'unico che sembra ancora piuttosto sveglio; Henry e Zhou Mi interessati dal ciccioso presentatore coreano.
Poi ci sono loro, Ryeowook e Yesung.
Wookie e Jong-woon oppa.
Appena finisce la telefonata con il mio autista, Yesung si mette a fissarmi.
Non riesco a proseguire, così mi siedo di nuovo sul divano.
Quando hai il volo?”
Domani sera.”
L'Italia è lontana.” commenta.
Annuisco e mi alzo in piedi, allontanandomi dal divano in modo da riuscire a vedere tutti.
Vi devo ringraziare per tutto quello che avete fatto per me. Mi sono divertita molto. Kamsahaeyo.
Non riesco ad essere triste, anche se so che sto per andare via.
Le loro facce assonnate, i loro sorrisi, il semplice fatto che ho in ogni caso avrò dei ricordi a cui attingere quando me ne sarò andata, mi impediscono di pensare in negativo.
I ragazzi, i Super Junior, si alzano.
Mi si avvicinano, uno alla volta.
Mi porgono la mano, scambiano un paio di parole, salutano.
We will miss you.” mi dice Siwon. “Hai fatto un ottimo lavoro.”
Sorrido, abbasso lo sguardo.
Sungmin mette il broncio, poi mi spettina i capelli e sorride.
Yesung si avvicina dopo di lui, mi abbraccia.
Jong-woon oppa.” gli sussurro quando si allontana. “Grazie.”
Lui storce il naso, poi abbassa lo sguardo e si allontana.
Solo in quel momento Ryeowook si avvicina, a testa bassa.
Wookie.” dico con la voce ferma.
Lui non risponde, rimane immobile.
Wookie”
Hooyoo.” borbotta, poi lo fa.
Mi abbraccia.
Ryeowook allarga le braccia e mi avvicina a sé.
Anna-chan.” mi dice tenendomi stretta. “Daisuki.
Ti voglio bene.
Guardo gli altri, tutti girati dall'altro lato, come per lasciarci soli.
Dopo qualche secondo, Kyuhyun non riesce più a far finta di niente e intercetta il mio sguardo.
Non riesco a capire la sua espressione e, al momento, non mi importa.
Abbraccio timidamente Ryeowook e affondo la mia testa nella sua spalla.
Fatti sentire. Sempre, ad ogni ora. Non pensare al fuso orario.” dico. “Se vuoi parlare con me, farò in modo di esserci.”
Solo dopo averlo sentito annuire mi allontano.
Il silenzio che si crea dopo quel gesto d'affetto è intenso e doloroso, come una fitta al cuore.




La notte di Seoul è fredda.
Fredda come notte qualsiasi, certo.
Sicuramente più fredda delle notti che affronterò in Italia, da domani.
Sospiro.
Quando esco dal portoncino, il vento gelido della notte coreana mi schiaffeggia,  mi sveglia.
Faccio per allacciarmi la giacca e mi accorgo che la zip rallenta.
Devo aver mangiato troppo.
Ci riprovo, quasi si incastra nel maglione.
Troppo grande, troppo morbido, troppo costoso.
Il maglione di Siwon.
Faccio un cenno al mio autista e torno al citofono.
Uno, sei, quattro, due.
Eleventh floor.
Solita voce metallica.
Ascensore, strano uomo sul pianerottolo.
Deve essere una guardia, o una cosa del genere. Ogni volta che qualcuno suona, la voce metallica deve avvisare la sicurezza.
Gli faccio mezzo inchino e lui non mi chiede cosa ci faccio alle tre di notte a casa dei Super Junior.
Fa un mezzo inchino e prende l'ascensore.
Mi avvicino velocemente all'appartamento dei ragazzi, busso.
Minna.” dico ad alta voce.
Niente.
Metto una mano sulla maniglia e mi accorgo che è aperta.
La spingo e il salotto è deserto.
In un minuto si sono alzati tutti.
Tolgo il cappotto e il maglione di Siwon e riprendo il mio, abbandonato sul divano.
Anna-chan.”
Mi volto e trovo proprio lui, Siwon, sulla porta che dà sulle camere.
Il maglione.” sussurro. “Ora vado.”
Potevi tenerlo.”
No, è tuo. Grazie.”
Dietro a Siwon, sento qualcuno avvicinarsi.
Non ce la faccio più.
Vado.” dico con la voce che trema. “Buona notte.”
Prego che, da quella distanza, lui non veda i miei occhi lucidi.
Siwon sorride, si guarda alle spalle e mi fa cenno di andare.
Mentre esco, anche la porta scorrevole si chiude di nuovo.

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Capitolo 20
*** Evento #20: La valigia, Incheon e la scatola di scarpe; ***


Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #20





Miss Anna, questa è la sveglia. La colazione le verrà servita in camera. La sua auto la aspetta alle dieci all'ingresso.”
Non ho dormito questa notte.
Ho passato l'arco di tempo dal mio arrivo all'hotel fino alla famigliare vocina metallica seduta sul letto, in silenzio.
Con gli abiti che non ho ancora messo in valigia, stesi sulla coperta, accanto a me.
Mi sono guardata intorno per ore, cercando la forza di alzarmi.
Quando il telefono suona sono le nove, fra poco il cameriere mi porterà la mia ultima colazione da regina.

Poi ci sarà l'ultimo viaggio in auto, l'ultimo ingresso nella grande porta automatica del palazzo della SM, l'ultimo inchino al signor Park.
L'ultimo ringraziamento.
Forse l'ultimo incontro con qualcuno che parla una lingua che ho imparato ad apprezzare ma non a comprendere.
Non sono triste, o preoccupata, o altro.
Sono semplicemente stanca.
Stanca fisicamente, poiché la vita che ho fatto in queste ultime due settimane è stata davvero spossante per il mio corpo.
Stanca mentalmente, non dormire per quasi ventiquattrore non ha giovato alla mia testa, che pulsa all'altezza delle tempie ormai da ore.
Stanca emotivamente, inutile dirlo.
Odio gli addii.
Odio finire un bel libro, un piatto prelibato, una serie televisiva.
Odio separarmi da ciò a cui tengo.
Che si tratti di un essere vivente – ricordo ancora con dolore il mio criceto Jinta, morto alla veneranda età di sei anni quando io ne avevo circa dieci -, di un oggetto inanimato o di ragazzi.
Di loro, dei Super Junior.
Quando alla fine mi alzo per aprire la porta alla mia deliziosa colazione, decido che è ora che io riaccenda il motore della mia vita.
Mi faccio una doccia veloce, butto in valigia gli ultimi vestiti, ricontrollo il portatile della SM, cercando di pensare ai ragazzi come Super Junior, non come ciò che sono stati per me in questo periodo.
Voci e corpi e risate e strette di mano e abbracci.
Alle dieci in punto, l'autista ferma la grande auto nera davanti al Frasen Place e mi aiuta a caricare la mia valigia.
La strada per la SM è breve, ma il traffico è sostenuto e per questo ci mettiamo più di mezz'ora ad arrivare all'imponente grattacielo dell'etichetta discografica.
Ultimo ingresso, ultimo ascensore per il ventiquattresimo piano.
Ultimo saluto al Leeteuk appeso alla parete.
“Mi sarebbe piaciuto conoscerti, Teukie.” gli sussurro fermandomi davanti alla sua foto. “Sarà per la prossima volta.”

Il corridoio è deserto, così come le poltrone su cui, giorni fa, ho incontrato il signor Freddi.
Busso alla porta dell'ufficio del Signor Park e, quando vengo invitata ad entrare, vi trovo la famiglia Freddi al completo, Park e una segretaria.
Buongiorno a tutti.” dico in inglese.
Il figlio di Freddi si aggrappa alla gonna della madre e chiedere di essere preso in braccio.
Sorrido.
Noi scendiamo, portiamo Luca a fare un giro per il palazzo.” dice Freddi, sempre in inglese. “Ci vediamo a pranzo.”
Sia io che Park ci inchiniamo e, appena i tre escono accompagnati dalla segretaria, l'uomo mi fa cenno di sedermi.
Siamo arrivati alla fine.” commenta in tono solenne accomodandosi all'altro lato della scrivania. “Come è andata ieri sera?”
Molto bene. Ha visto le foto?”
Sì, ho ricevuto la sua scheda di memoria stamattina. Spero che quella che ti abbiamo dato in sostituzione sia altrettanto efficiente.”
Annuisco.
Prima di andare a pranzo, volevo essere certo che tu abbia seguito tutte le procedure come da accordi.”
Non ho tenuto nessuna foto.” mi affretto a dire. “Davvero.”
Ne sono certo. Sto solo dando il tempo agli uomini della SM di andare a recuperare il nostro computer e controllare. Io mi fido di te Anna, ma è una disposizione che viene dall'altro. Da molto in alto.” sottolinea l'uomo facendo un mezzo sorriso. “Detto questo, hai altro da dirmi?”
Mi guardo intorno, di nuovo.
E' una sensazione strana.
E' come se io abbia bisogno di rendermi continuamente conto di dove sono.
Di cosa sto facendo.

Sono stanca, deve essere per quello.
Deve essere quella la ragione per la quale sento il mio corpo sgretolarsi.
Alcune foto sono state fatte da Sungmin. Ieri sera, intendo. Io stavo cucinando.”
Questo spiega alcune cose.” dice lui annuendo e sorridendo.
Ho comunque fotografato tutti.”
Sì, ho visto. Non devi giustificarti, hai già fatto molto per noi.”
Il signor Park abbassa lo sguardo sulle sue mani giunte, meditabondo.
Manca ancora mezz'ora prima del pranzo. E' molto presto, lo so, ma voglio che siate in aeroporto il prima possibile, per evitare qualsiasi tipo di imprevisto. Altro?”
Quando uscirà il book con le foto che ho stampato?”
Penso fra un paio di mesi. E' già tutto pronto graficamente e, mentre stiamo parlando, un intero team sta scegliendo tra le tue foto le migliori.”
Efficienza coreana.
Posso chiederle di mandarne una copia alla mia amica Ayane? Lei vive a Tokyo e non so quando e se ne farete una versione in giapponese.”
E' il minimo che io possa fare. Segna qui l'indirizzo” dice porgendomi un post it. “E per te? Non ne vuoi una copia?”
Taccio, poi mi volto verso la finestra.
Verso il gelido sole che fa capolino tra le nuvole sopra al cielo di Seoul.
Dove sarò domani, ricordarmi dei ragazzi sarà inutile e improduttivo.
Basterà la copia per Ayane, grazie.”



Pranzo.
Ottima carne alla griglia cucinata direttamente al tavolo, su una piastra che non può non attirare la mia attenzione.
Sfrigolii e profumi meravigliosi.
Sapore deciso, salse, kimchi.
Chiacchiere rilassate tra Park e Freddi, il piccolo Luca che si guarda intorno e vorrebbe mettere un dito sulla piastra per vedere che succede, e sua madre che all'ultimo secondo lo salva, lo sgrida, gli bacia la fronte.
Taccio e sorrido, commento solo se necessario.
Finiamo di pranzare presto e presto ci ritroviamo nella hall della SM.
Grazie mille di tutto. Non appena avremo deciso le date per i nuovi debutti, mi metterò in contatto con voi per i set.” dice Park a Freddi, stringendogli la mano.
Poi, come un vero gentiluomo, fa il baciamano alla moglie di Freddi e saluta il piccolino.
Quando alla fine mi si mette di fronte, mantenere la calma si fa più complicato.
Sei stata un valore aggiunto, Anna.” dice porgendomi la mano. “Spero per te tanta felicità e, se mai dovessi tornare a Seoul, passa dalla SM a salutarci.”.
Gli stringo la mano con decisione e mi impegno a sorridere, poi mi volto verso i Freddi e li segui fuori, dove una grossa auto nera ci aspetta, direzione Incheon.
Signor Park.” dico prima di salire a bordo. “Potrebbe ringraziare l'autista che mi ha seguito in questi giorni? E' stato gentilissimo.”
Lo farò sicuramente.”
Dopo quest'ultima frase, l'auto si mette in moto e, non appena chiudo la portiera, si allontana dal grattacielo della SM, portandomi via da un sogno durato due settimane.



Mi sono addormentata quasi subito.
Cullata dalla voce dei Freddi, intenti a ricordare ogni istante della trasferta coreana.
Mi sono addormentata e per tutto il viaggio non ho pensato a niente, in fase REM.
Mi sveglio solo quando l'auto svolta, rallenta, si ferma.
“Incheon.” annuncia Freddi. “Anna, siamo arrivati.”

Apro gli occhi, me li stropiccio con le mani.
La grande e futuristica costruzione che forma il blocco centrale dell'aeroporto è a pochi metri da noi.
Mi stiracchio e scendo dalla macchina, aiuto l'autista e Freddi a scaricare le valigie.
Sono davvero carichi.

Saluto il nostro accompagnatore e mi dirigo con loro all'ingresso.
Fra quanto potremmo fare check in?” chiede la signora Freddi al marito.
Luca gli dorme in braccio e sembra non aver notato il cambio di ambiente.
Fra un'ora circa.” dice l'uomo, guardando sul cartellone.
Non pensi che sia ora?”
I due si voltano contemporaneamente verso di me e annuiscono.
Qualche problema?” chiedo.
Il signor Freddi sembra piuttosto contrariato. Sua moglie, al contrario, sorride.
Hai reso il signor Park molto felice. Hai fatto fare un'ottima figura a me e alla mia azienda. Meriti di essere ripagata in qualche modo.” dice a bassa voce porgendomi una scatola di cartone, simile a quelle che contengono le scarpe.
Sorrido, faccio un mezzo inchino.
Grazie. Ma...”
Non tornerai in Italia con noi, stasera. E' arrivato il momento di dirci addio.”

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


 GOMEN! Prima di lasciarvi all'epilogo mi scuso per l'attesa. Questo capitolo è stato scritto tempo fa, ma a causa di impegni vari ho trovato  solo oggi il tempo di pubblicarlo. Vi ringrazio per aver letto la mia storia. Se avete domande, consigli, o semplicemente volete fare due chiacchiere, mi trovate su Facebook, sono Vikichan Efp

 

 

Una serie di (s)fortunati eventi

Epilogo





Aoyama, Tokyo, 10 marzo 2013



Oggi è il dieci marzo.
Ed è una data come un'altra.
Sono tornata a Tokyo da più di un mese e di Seoul non ho che il ricordo.
La strana cadenza della parlata coreana, il freddo pungente.
Il suono del telefono della mia stanza.
Cerco di non pensare al resto.
Ho nascosto in una scatola ogni cd, eliminato ogni canzone dall'ipod, buttato ogni articolo riguardante i Super Junior.
Mentre mi faccio largo tra le persone che affollano la stazione della metropolitana di Aoyama, il mio telefono inizia a squillare.
Mi butto – o, per meglio dire, mi faccio buttare – sul primo convoglio per Bunkyo e rispondo.
“Moshi mosh...”
“Ti avrei perdonata lo stesso, giuro!” dal cellulare, la voce di Ayane-chan esce acuta, come quella di una bambina.
“Cosa è successo?” chiedo guardandomi intorno, cercando di farmi piccola piccola nonostante la mole di bagagli che ho con me.
“E' arrivato un pacco, adesso, per me.” ogni due parole fa una pausa, in sottofondo sento dei rumori.
“Il libro dei Super Junior, ma come hai fatto a trovarlo?”
“Ah.”
Non ascolto più i Super Junior.
Non cerco più le loro notizie online.
E' passato.
Mentre imbastisco una storia da raccontare ad Ayane, non posso evitare di ripensare a ciò che è successo.
Ritorno all'aeroporto, al signor Freddi, alla macchina scura che da Incheon mi ha portata in un appartamento nel distretto di Gangnam, Seoul.
Ritorno ai giorni di solitudine, praticamente privi di contatti con l'esterno.
Sola, senza una precisa idea di cosa stesse succedendo al di fuori della mia ennesima prigione.
Ritorno al signor Park e alla sua offerta.
Un lavoro, a Tokyo, alle dipendenze di un'azienda molto vicina alla SM, la Young Advertising.
Ritorno di nuovo a Incheon, con un biglietto per il Giappone e nessun'altra sorpresa ad aspettarmi.
Io, la mia valigia e la scatola di cartone che Freddi mi aveva consegnato.
“... e poi anche Sungmin che mangia. Ma devi vederlo per capire che intendo!” commenta Ayane-chan. Mi chiedo per quanto tempo sono stata in silenzio ad ascoltare, che cosa mi abbia detto.
“Sono contenta che ti piaccia. Hai trovato qualcuno che venga con te al Dome, oggi?”
“Qualcuno?” chiede stupita. “Quando ho detto che avevo due biglietti per il Super Show si è creata una fila fuori da casa mia. Alla fine ho scelto Nana-chan.”
Dice il nome della nostra amica a bassa voce, come se mi stesse facendo un torto.
Poi tace, la sento sfogliare.
“E tu cosa farai oggi?”chiede dopo qualche secondo di silenzio che non ho nemmeno provato a riempire. “Sei ancora convinta a traslocare da sola?”
Sovrappensiero annuisco, poi mi ricordo che sono al telefono allora borbotto qualcosa.
La conversazione mi sta stretta.
Mi manca l'aria.
“Sono già in metropolitana con il primo carico di roba.”
“Da sola? Sai, Nana non se la prenderebbe se tu cambiassi idea di...”
“No, Ayane, sono sicura. Alla Y. Ad. mi hanno assegnato questo appartamento per un pelo, non voglio dar loro il tempo per cambiare idea.”
Ennesima bugia, ormai ho penso il conto di quante ne ho raccontate dal mio ritorno in Giappone.
Lei sbuffa e come al solito per qualche istante temo che abbia trovato una crepa nei miei discorsi.
Nei racconti della mia vita in Corea.
E di quella in Giappone, costellata da quelli che ho sempre raccontato come “colpi di fortuna”, ma che invece sono certa siano macchinazioni di Park per rendere il mio ritorno meno traumatico.
“Sono arrivata a Bunkyo, ti saluto.” dico con la voce più naturale che mi viene, mentre la sento ancora sfogliare.
Questa volta a borbottare in modo distratto ci pensa lei.
“Ehi, aspetta!” la sento esclamare quando ho già abbassato il cellulare.
“Dimmi.”
“Matzu-kun mi ha detto che avrebbe voluto aiutarti con il trasloco... Sai, con il furgoncino dei suoi.”
“Io non...”
“Lo so.” mi interrompe. “Non hai bisogno di niente. Volevo solo informarti. Grazie per il libro.”
Ayane attacca prima di me.
E, per una giapponese come lei, so che è come se mi avesse sgridata.
Sono cambiata.
Sono diversa.
Sono sola.
Un paio di minuti dopo sono per strada a Bunkyo, la zona della città che ospita la mia nuova casa.
La coincidenza vuole che il Tokyo Dome sia lì a pochi passi da me.
Da me che, pur di allontanarmi da tutti, ho preso la malsana decisione di trasferire tutti i miei beni da sola, in metro.
Sfidando l'aria ancora pungente che sferza la città.
Arrampicandomi sulle tre rampe di scale che mi separano da uno dei cinquanta appartamenti tutti uguali che la Young Advertising mette a disposizione dei dipendenti.
Ignorando – o cercando di ignorare – i cartelli che indicano il Dome.
E le ragazze.
Tante, ovunque.
Al concerto manca ancora del tempo, ma molte fan si aggirano già per il quartiere.
Le riconosco, con le loro facce eccitate e gli zaini con i cartelloni per i Super Junior.
Ero una di loro, so come funziona.


Non ho molti effetti personali eppure nemmeno il secondo giro basta per trasferirli tutti.
Una valigia, un beauty case, alcune borse della spesa riciclate come bagagli di fortuna.
E due scatole.
La prima, quella consegnatami dal signor Freddi, è più piccola.
Non l'ho mai aperta.
E' sempre stata con me, ospite silenzioso.
La seconda è sigillata con del nastro adesivo.
E' la prigione dei Super Junior.


Al secondo giro di trasloco, prima di ripartire per quello che spero sia l'ultimo viaggio, mi siedo a terra, sul parquet della mia nuova casa.
Non è nemmeno ora di pranzo ma sono già esausta.
Chiudo gli occhi, mi massaggio le tempie, respiro profondamente.
Due lacrime non richieste mi rigano le guance.
Mentre cerco di ricacciare le altre che vorrebbero seguirle suona il campanello.
E' un suono sconosciuto, freddo, fastidioso, penetrante.
Mi illudo che qualcuno abbia sbagliato, ricordando che anche a Tokyo i campanelli sono infernali tastierine numeriche.
E invece no, il campanello risuona.
Mi alzo di scatto e vado alla porta a vetri che dà sul piccolo balcone del soggiorno.
E lo vedo: un camioncino nero è parcheggiato proprio sotto casa.
Matzu-kun.
Mi faccio prendere dal panico e mi volto verso i miei bagagli, ancora abbandonati accanto alla porta.
Mi avvicino, faccio per spostarli, poi mi fermo.
Premo i pulsanti del citofono e apro la porta d'ingresso, poi la richiudo.
Mi guardo intorno di nuovo, vedo il mio riflesso e i miei occhi arrossati.
Mi lascio scappare un gesto di stizza e la mia mano colpisce le scatole che ho abbandonato sul tavolo.
La prima cade.
Tutto ciò che rotola sul pavimento sembra non essersi rotto.
Tutto tranne me.
Mi inginocchio e, con le mani che tremano inizio a raccogliere gli oggetti a terra.
Un paio di occhiali dalla montatura spessa.
Una lettera.
Una busta di caffè solubile.
Un modellino di un'auto sportiva.
Piume bianche.
La foto rubata di un abbraccio tra me e Ryeowook.
E lascio la presa.
Lascio la presa e l'immagine ritorna sul parquet.
Lascio la presa e i miei pensieri tornano liberi di consumarmi, dopo tanto tempo.
E mi spaventa quanto tutto sia ancora vivido in me.
Il respiro profondo di Yesung addormentato sul divano di un cinema privato.
Lo sguardo imbarazzato di Donghae, le braccia di Ryeowook intorno al mio corpo.
Il sorriso luminoso di Siwon, la voce dolce e infantile di Sungmin quando vuole farsi ascoltare.
Mi esplode fuori dal petto con un'energia che non ricordavo.
E, ad occhi chiusi su quel pavimento sconosciuto, mi sembra di sentire ancora le loro voci accanto a me.
Anche se parlano una lingua che non sono stata in grado di imparare, mi coccolano.
“Anna-chan?”
Due mani si posano sulle mie spalle.
Mi volto.
Non importa quanto i miei occhi siano appannati dalle lacrime, riconoscerei comunque quel volto.
“Io... Voi...”
Le parole mi muoiono in gola, qualcuno alle spalle di Ryeowook ridacchia.
“Alzati, abbiamo un concerto a cui partecipare.”



Fine.

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