Souls On The Road di Neal C_ (/viewuser.php?uid=101488)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Get high and stay high ***
Capitolo 2: *** I can drive all night ***
Capitolo 3: *** A Hundred and ten miles an hour ***
Capitolo 4: *** The bottom of the Road ***
Capitolo 5: *** Can't talk no more ***
Capitolo 6: *** On the Road to Desolation ***
Capitolo 7: *** A Modern Novel – Sketches ***
Capitolo 8: *** Doctor Sax ***
Capitolo 9: *** Rough Draft ***
Capitolo 1 *** Get high and stay high ***
Get high and stay high
Una notte in America dopo il tramonto – cominciato alle Quattro di questo pomeriggio invernale di New York effondendo nell’aria una splendida luce d’oro levigato che faceva sembrare i vecchi palazzi sporchi le pareti del tempio del mondo… poi superando in volo le proprie ombre mentre sfrecciava a tremila e 200 miglia sopra la terra nuda e rigonfia verso la West Coast prima di calare sul Pacifico, lasciando la grande retroguardia velata della notte a strisciare sulla nostra terra, oscurare i fiumi, avvolgere le vette e abbracciare le ultime spiagge – qualcuno bussò alla porta dell’appartamento della signora Gabrielle Kerouac sopra un drugstore nel quartiere di Ozone Park della Grande New York.
Apro la porta ed è Neal Cassidy che si presenta, chi infatti ha mai pensato di conoscerlo dal vivo – anche se tutti i racconti di Allen Ginsberg erano stampati sulla sua faccia come la mappa di una riserva indiana, a mille miglia di prateria dalla Città e la Metropoli della Grande Mela, ma era sicuro che fosse lui e lo sentivo - e mi stupisco che sia venuto proprio da me e gli chiedo come ha avuto il mio indirizzo ma senza sospetto, facendolo accomodare in casa, nel salotto dove mia madre legge il Times.
Neal la saluta allegro e compito ma mia madre non lo nota neppure mentre lui è così timido e non osa farsi avanti, allora lo spingo via dicendogli che lasciasse perdere mia madre – lei era francocanadese e io francocanadese per un quarto e dunque l’inglese era altra storia per noi, sempre lingua straniera e sempre calderone di nuovi misteri quotidiani e così normali, e poi lei sempre un poco persa e assorta nelle cose sue, cieca davanti alle luci dell’avvenire – e andiamo in camera mia dove so di potergli parlare indisturbato.
Lui affretta il passo come se fosse preso da un nuovo vigore turbineo e mi annuncia con grande entusiasmo andando a curiosare fra gli appunti e i taccuini sulla mia scrivania, mi chiede di insegnargli a scrivere.
Ed io annuii perché capivo il suo ardore giovanile ma tanto ardeva che avrebbe subito bruciato qualunque foglio intorno a sé e gli dissi che lo avrei aiutato ma prima dovevo imparare io stesso.
“Impareremo insieme, amico," disse lui "e andremo dall’Est all’Ovest, dalla costa del New Jersey alle luci di San Francisco e ti ci porterò io, e insieme batteremo il tempo, e l’attimo si scioglierà nel vento fuori, sulla strada, mentre le ruote di un camion ci trainano sulla West Coast a poche decine di chilometri a l’ora, sempre più veloce.”
E io continuai ad annuire perché Neal era già partito e aspettava solo me e io ero dannatamente certo di conoscerlo fino in fondo e andare verso l’infinito infinito.
PAROLE 455
Nota dell’Autrice
Il primo passo in corsivo è tratto da una versione di "On the Road" buttata giù il 20 Dicembre 1950, intitolata dall’autore proprio "Souls on the Road", il suo quinto o sesto tentativo di scrittura e riscrittura del famoso “rotolo”. Il seguito è ovviamente un mio “divertissement”. Ho giocato, cercando di imitare la sua scrittura frenetica e magica allo stesso tempo descrivendo quel primo incontro fra Jack e Neal con cui inizia l’originale "On the Road". Qualunque tipo di errore sintattico che rende poco scorrevole il testo è voluto così come la ripetizione di termini o come il passaggio dal presente storico al passato remoto che indica due piani temporali diversi, piano della narrazione e piano della realizzazione di ciò che si è narrato (nel senso che il personaggio realizza, non nel senso che il fatto si compie). |
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Capitolo 2 *** I can drive all night ***
I can
drive all night
Mi è
venuto a trovare il vecchio Al Hinkle e grazie a lui e Neal sono di
nuovo sulla
strada.
E mentre accendiamo la radio e filiamo a tutta birra io dico ad Al di
raccontarci un po’ il viaggio perché tutti
sappiamo che adesso ha una
bellissima moglie, un angelo del focolare da coltivare con la falce,
che
saranno una bellissima bellissima famiglia da far splendere San
Francisco.
E che non c’è coppia migliore della costa
orientale lo sa anche Neal che se ne
frega e accende al massimo la radio – così forte
che spezziamo i vetri,
diventiamo tutti sordi a miglia e miglia sull’autostrada del
sole, e superiamo
un carro di bestiame che va a venti all’ora e Neal grida come
una candela
impazzita, che sta per scoppiare, tanto che mi nascondo dietro il
sedile e
smuovo Al- e così Al decide di raccontarci della sua Helen.
E Neal si mette a
blablablare come fa lui, assordante, più della radio mentre
superiamo il
crocevia della 1-76. E un salto e uno
sbuffo e intorno a noi è Nebraska. Al e Neal ridono
sguaiatamente e filiamo con
il rosso. Insisto con il racconto ma Neal mi fa beato:
“Eh amico, mi piace questa tua voglia irrequieta ma
facciamola corta, eh Al?
Quella vacca della moglie non ci voleva salire con me sul bolide. E
ogni volta
ci dovevamo fermare. Sai come sono fatto io, Jack, è
biologicamente e
chimicamente impossibile che io forzi me stesso quando la vita chiama e
andare
e andare era l’unica cosa da fare, amico. Non lo prendere per
un tradimento,
non sono contro la cavalleria ma che diamine, prima Los Angeles in
quella
stamberga da spavento e poi Tucson tra quei visi neri – tipi
a posto, bicchierini pieni, e un paio di belle figliole
dei campi di Georgia, quanti bei momenti, giura, Dio testimone
– ma anche Al,
il vecchio Al, mina vagante allo sbaraglio si vedeva che soffriva. E
allora le
diciamo, sai che c’è, ti prendi il primo treno per
New Orleans e ti prendiamo a
casa di Bill Burroughs dove il Mississippi ingoia il fango di New
Orleans.
è o non è un bel posto, Luanne,
tesoro?” e così sveglia Luanne che sognava al
finestrino.
Luanne è donna coi jeans, una gran bella donna e Neal ne
è orgoglioso, cavolo
come gli luccicano gli occhi.
Perché io lo conosco, tutto quello che desidera è
una famiglia. Sarà un grande
padre, Neal.
410 Parole
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Capitolo 3 *** A Hundred and ten miles an hour ***
A Hundred and ten miles an hour
Per
essere assolutamente sincero Neal mi interessa come avrebbe potuto
interessarmi mio fratello, che è morto quando avevo cinque
anni. Insieme ce la spassiamo e le nostre vite sono un casino e questo
è quanto. Avete idea di quanti stati abbiamo attraversato
insieme?
Adesso che
è la fine della mia giovinezza non ne sono sicuro. Le luci
della città sono più fioche, di quel fioco che
precede la paralisi, il signore tempo si è fermato e
soprattutto Dio solo lo sa se riesco a riconoscere me stesso, con
quella facciaccia da carcerato, neanche un negro* da galera. Dio, dove
sei finito Dio, mentre il vecchio Bill è dentro, a mangiare
ratti, mentre Alan invece di spassarsela per la cinquantaduesima*
è a mangiare polvere e con lui Herbie e il suo seguito. Che
razza di giustizia è che ci vado di mezzo io e quel fottuto
romanzo che scriverò se la luce divina mi illumina, non
illuminano i lampioni del quartiere.
E
quell’imbroglione su di giri, Neal, è sparito e
Carolyn che mi piange addosso che sicuramente si è
portato Luanna, femmina isterica.
Neanche due mesi
fa ricordo il loro incontro. Si erano subito capiti Allen e quel
vecchio Neal.
Allen
era strano in quei giorni, faceva esperimenti estremi su sé
stesso e Neal lo vedeva, e in quanto ex prostituto adolescente nella
notte di Denver, disperatamente ansioso di imparare a scrivere poesie
come Allen, in men che non si dica, saltò addosso ad Allen
con uno slancio erotico di quelli che solo un imbroglione
può avere. Io ero nella stessa stanza, li sentivo nel buio e
meditavo fra me […]
che mi sentivo un
poco gelato, o forse un poco eccitato, troppo confuso e mi dicevo che
non era pane per i miei denti. Me ne sono uscito per un po’
di aria fresca, per cacciare via i sudori, e il marciapiede mi sembrava
troppo deserto per distrarre un povero diavolo a passeggio.
Ho preso una
birra e sapeva di amaro, ho preso una corsa ma sapeva di fatica e di
pazzia, non erano le corse che facevo di solito con tutto il fiato del
mondo ma era la solitudine nera che mi faceva sospirare come una
romantica massaia di Chattanooga Cho Cho*.
Adesso mi dico
che il vecchio Neal è sparito e ci sono solo io e il povero
Allen ladro, dentro per un po’ di polveri, qualche botta e
nulla. E nel silenzio generale mi dico che la lampada si
spegnerà sempre più in fretta e allora
rimarrò inghiottito, affogato nella notte come Denver. Dal
profondo del cuore, Dio.
Ok,
vecchio Dean non dirò niente.
437
Parole
Note
* Non
è assolutamente offensivo né razzista.
È solo una necessità di coerenza stilistica.
* Cinquantaduesima strada Ovest
(ingl, West 52nd street) nel tratto tra la quinta e la settima Avenue)
è una traversa del quartiere di Manhattan a New York.
È stata anche chiamata "swing street" (strada dello swing)
"the street of jazz" (la strada del jazz), "the street that never
sleeps" (la strada che non dorme mai) o semplicemente "the street" (la
strada). [ WIKI ]
* Chattanooga
Cho Cho – Glenn Miller
Nell’aprile
del ’49 Kerouac racconta dell’arresto di Bill
Borroughs a New Orleans per possesso di droga e armi e a New
York sono arrestai Allen Ginsberg, Herbert Huncke, Vicki Russell e
Little Jack Melody per possesso di droga e oggetti rubati.
Questo capitolo
(e forse qualcun altro) è la ragione (lo so piuttosto
debole) della dicitura “triangolo” e
d’altra parte è un rating verde quindi non ci si
può aspettare niente di più.
Quelle in corsivo
sono citazioni da “On the Road” [il
“rotolo” del 1951 – oscar mondadori]
tranne l’ultima, tratta da “Sulla strada”
[ed. giugno 1995 –oscar mondadori] infatti Neal è
chiamato “Dean”, Dean Moriarty, il suo
doppelgänger letterario.
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Capitolo 4 *** The bottom of the Road ***
The
bottom of the road
Bruciavo
dalla voglia di sapere cosa aveva in mente e cosa sarebbe successo ora,
perché non c’era più nulla dietro di
me, tutti i ponti erano rotti e non me ne fregava più niente
di niente.
E poi con il caldo di agosto che soleggia, che deserto a Denver dove i
secchi d’acqua dei giardini non bastano più e qua
è peggio della steppa e dei coyote Chicanos*. Gran bel
viaggio quello e mi viene in mente mentre sfreccio a mille verso San
Francisco che là potremmo andare, io e Neal e qualcuno dei
vecchi se Allen si schiodasse dalla sedia. Neanche un’ora per
organizzare fra me e me qualche bel viaggio canticchiando
sull’impazzamento di Dizzy* che la vedo nelle luci
di Frisco e sono subito subito lì che busso e Carolyn che mi
apre. Non è contenta di vedermi e io le dico, come
vecchia mia, tanto tempo che non ci si vede. Ma quella urla, gallina
impazzita e mi scende Neal tutto spanzato, ha perso vigore il vecchio.
Quella donna l’ha rovinato e lo sa anche Neal. Ma mica
è Luanne, Carolyn, è donna in gonnella, con quel
camicione mezzo strizzato e tutto tirato, una vecchia in pelle di
serpente* isterica nuda anima di donna. Sballonzola malferma e gli
butta addosso quel peso, al povero nuovo padre di famiglia, ma Neal mi
invita ad entrare.
Non so se ci
tengo ma è da cani lasciarlo speranzoso sulla porta, che
sguardo vuoto e sospira senza più luce, ringhia
come un cane contro quella ma mi invita sempre a entrare, mansueto.
Io entro e quella
che ricomincia a urlare e lui anche e ancora che danza di due ire
terribili e sento che il vecchio Neal si risveglia e si riaccende in
lui l’antica luce. Mi dice “amico, è
passato troppo tempo che ho dimenticato cos’è
essere uomo e sembra innaturalmente possibile che mi abbiano tenuto
lontano da te e dalla nostra missione. E vedo che la libertà
è oltre quel cespuglio e io le sto sputando in faccia. E
senza di te non potrei mai più. Quindi dobbiamo andare prima
che questa forza mi incateni al terreno che le radici mi inchiodino che
si chiuda per sempre quello spiraglio che fa di un uomo un Uomo.
” brilla di nuovo del fuoco che io ricordo, che tutti
ricordiamo, inspegnibile, inesplicabile, insoffocabile.
E riuscimmo alla
luce del sole.
Parole 398
Note
* Chicano
/Mechicano = Messicano
* Dizzy Gillspie
– Bebop
*
Nel Nord America la “Dea dall’abito di
serpente” era la divinità della
fertilità femminile.
Inserisco questi
dettagli non a caso perché Kerouac e i Beats sono sempre
stati interessati alla spiritualità sia delle antiche
culture amerindie ma soprattutto a quella indiana e buddista
che diventò “di
moda” (oltre
che fonte di grandissima ispirazione) con la pubblicazione di
“Siddartha” di Herman Hesse (1922).
*Nell’agosto
del ’49 Kerouac parte da Denver per andare a
trovare Neal e Carolyn a San Francisco ma il loro matrimonio
è agli sgoccioli. Carolyn, incinta, caccia Neal di casa e i
due tornano a Ne York.
Il loro viaggio
è descritto nel taccuino “Rain and
Rivers” di Kerouac donatogli da Neal nel gennaio del 1949,
quello su cui Jack annotò la maggior parte dei suoi viaggi
che avrebbero costituito il materiale narrativo per “On the
Road”.
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Capitolo 5 *** Can't talk no more ***
Can’t talk no more
Il
mondo non conta nulla, ma Dio lo ha creato così, e
perciò conta in Dio, ed Egli Ha Disegni per esso che noi non
possiamo conoscere senza affidarci all’obbedienza. Non
c’è altro da fare che rendere gloria.
Ecco
la mia etica “artistica” e il perché.
Ma Robert* ancora
e ancora non crede. Non crede che io possa aver finito, che il mio
bolide è a secco e il mondo mi cade addosso.
È un tipo a posto ma, lasciatelo dire
Robert, quel tipo è una frana*.
Soldi,
solitudine, soldi, solitudine. Ma lui non ha perso Edie*.
Perché se ero come lui, tutto soldi solitudine soldi, non
perdevo Edie. E lui non potrebbe essere Jack. Non riesco ad
immaginarmelo l’amigo.
L’alcova
nell’Ovest è uno specchio infranto, sento i prati
stepposi che mi salutano piangendo addio, i branchi e gli zoccoli sono
tanti sonagli tintinnanti come le campane dall’altro lato,
tutto un altro lato , non è roba da 215 Park
Avenue South.*
Sulla scrivania
della Harcourt fogli grigi e senza vita. Cerco di rimettere
insieme i cocci della mia arte che mi scivolano dalle mani e Crack,
sono ancora più piccoli ed effimeri.
La mia famiglia
in frantumi STOP La mia eredità* in frantumi STOP Ho un
nichelino, berrò un caffè.
Che cosa
sarà della mia vita Dio? Mi lasci fuori, sul pianerottolo
con la mente che scivola via e penso che potrei fare una pazzia.
Neal amico, Allen
amico, ho accartocciato l’idea di Wade Moultrie e
Dean Pomerary*. Sono sbiaditi loro e le loro fattorie del vecchio West.
Ma sono vicino, qualcosa mi sfugge, ma ricomincio. Se Dio vuole
ricomincerò.
Addio
Edie. Addio strada che sei ancora lenta a venire. Devo
ammetterlo.
Devo
ammettere che mi sono arenato con “Sulla
strada”. Per la prima volta da anni NON SO COSA FARE. NON HO
LA PIU’ PALLIDA IDEA DI COSA FARE.
Parole 315
*Robert Giroux, correttore di bozze ed editore della casa editrice
Harcourt Brace insieme al quale Kerouac prepara per le stampe
“La città e la metropoli”
* Citazione da
Thomas Mann “Fratello Hitler”, non ho
potuto resistere… lo consiglio assolutamente.
* Prima moglie
di Kerouac, si sposano nel 1944 e il matrimonio è
annullato nel ’52 dopo diversi anni di
separazione.
*Indirizzo
dell’ufficio della Harcourt Brace
* Per
eredità si intende la somma che la Harcourt gli aveva
promesso per “Sulla strada” e che ha rifiutato di
dargli dal momento che lui non l’ha ancora portato a termine.
*Personaggi del
settimo tentativo di stesura di “Sulla
strada”, Red Moultry è un
carcerato che ricomincia una nuova vita e tornato alla fattori del
padre nel vecchio West scopre che la madre ha avuto una relazione con
Dean Pomerary dalla quale è nato un figlio Dean Pomerary Jr.
e lei è morta durante il parto.
La fattoria
è andata in rovina dopo la morte del capofamiglia, il
vecchio Wade, e la sua scomparsa rappresenta la decadenza del vecchio
West.
Nel 1949 Kerouac non aveva ancora idea di come scrivere
“Sulla Strada”, dopo sei tentativi di esordio, e
decine di taccuini accumulati durante i suoi viaggi con Neal. Il rotolo
sarà buttato giù tutto d’un fiato solo
nel 1951 ma nel frattempo , dopo essere stato cacciato di casa da Edie
più o meno due o tre anni prima della loro legale
separazione, Jack ha perso la bussola, senza un tetto e senza
un soldo mentre cerca di correggere precipitosamente le bozze
di “La città e la
metropoli” che ancora è troppo
confusionario e poco attraente per il pubblico a detta dei suoi
editori.
Le righe in
corsivo sono originali, scritte da Kerouac nei taccuini-diari di quel
periodo
[v.d Stavolta veloce:
Jack Kerouac e la composizione di Sulla Strada – Howard
Cunnel, prefazione –saggio di “ Jack Kerouac/ On
the Road - Il rotolo del 1951” edito Oscar Mondadori ,
collana scrittori moderni 2010, pag. XVIII]
e dimostrano la
forte spiritualità dei Beat e di Kerouac, un’
esigenza interiore mistica più che cristiana
e religiosa in generale.
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Capitolo 6 *** On the Road to Desolation ***
On the Road to Desolation
“[…]
Prese un’estremità del rotolo e lo
lanciò da una parte all’altra
dell’ufficio come una grossa stella filante.
Finì
proprio sulla mia scrivania , e io pensai: - Che strano
scritto. Non ho mai visto uno scritto così. - Poi
mi guardò in attesa di una reazione. Gli dissi –
Jack, devi tagliarlo, lo sai. Deve essere rivisto. – Lui si
fece rosso in volto e disse: - Questo scritto non verrà
rivisto. – E io: -Perché no, Jack?
– E lui: - Questo scritto è stato
dettato dallo Spirito Santo - ” *
Mi manca tanto così che posso toccare con mano la mia strada
che galoppa sulla via del successo.
I pazzi della
vita non saranno solo pezzi di carta volanti, mi sento di morire dalla
gioia.
Ho visto la
facciaccia di Giroux illuminarsi e poi il rotolo è una
profezia che si avvera.
La stessa
emozione con Neal. Quando mesi fa ho buttato tutto in uno
scatolone, cacciato a pedate da Joan dopo anni di onorata convivenza
nel mio letto, nella mia casa adottiva.
scappata fra le
gonnelle di sua madre con quel moccioso che non è mio figlio.
Lo rifiuto per
sempre, lo rifiuto*. E mi ritrovo di nuovo in quel vecchio bilocale
sulla Ventesima West, con quelle pareti luride, solo Lucien
Carr incasina così un buon vecchio buco, onore a quel
furbone.
Quello spilorcio
non avuto mai neanche un centesimo per pagare una cornetta, isolato dal
mondo, nei suoi paradisi bellissimi e multicolori.
E corro
giù, l’Old Bill è sempre lì
che passa i bicchieri sotto l’acqua, mai un’ombra
di sapone ho visto sui suoi piatti. Dice che il latte di capra
è l’antidoto migliore a tutte le sventure di
questo mondo.
Il telefono
pubblico sta nello scantinato, un fetido cesso accanto, e mi faccio
prestare un nichelino.
Se Neal non
risponde sono fottuto. Sei squilli e quello risponde.
“Il
libro è finito, consegnato, in attesa
dell’approvazione di Giroux.” Gli dico e quello fa
“cazzo amico. Sei famoso. Adesso dovrò leccarti le
scarpe per un appuntamento.” E poi chiude la chiamata.
Adesso sul tavolo
di plastica c’è quella maledetta busta della
Harcourt. Mi hanno fottuto.
Ho sperato fino
all’ultimo, in un ultimo spasimo di attesa, sono tutto
disilluso e la strada è di nuovo un sogno, un
rotolo che si riavvolge e stavolta niente viaggio, niente segni per
ricordarmi dove sono arrivato.
Ma non mi possono
fregare così. C’è sempre Everitt*. Se
lui crede, lo accorcerò.
Farei qualunque
cosa, la strada non deve svanire, fino alla fine del tempo io
sento scorrerla.
Rotola tonda,
lanciata all’infinito, è il nuovo dettato dello
Spirito Santo.
344 Parole
Note
*Tratto da
un’intervista a Robert Giroux, editor di Jack per la Harcout,
raccolta nel documentario “On the Road to
Desolation” (a cui mi sono ispirata per
il titolo del capitolo) , regia di David Stewart, prodotto da BBC/ NVC,
Arts Co-Production, nel 1997. Racconta la prima volta in cui
l’editor riceve la prima copia completa di “On the
road” su un rotolo di carta assorbente da cucina, da parte di
un Jack ubriaco fradicio.
* il 10 giugno
1951 Joan Haverty, incinta, lascia Jack che non ha voluto riconoscere
il bambino come suo e Kerouac è costretto a trasferirsi
nell’appartamento di un vecchio amico Lucien Carr, sulla
Ventunesima West, San Francisco.
* Rae Everitt
della MCA, agente di Kerouac, in una lettera loda il suo romanzo come
“pura magia poetica” e promette in tutti i modi che
cercherà di rendergli giustizia, pur apportando qualche
modifica e correzione.
Angolo
dell’autrice
L’odissea
di Jack non è ancora finita.
Quando finalmente
“On the Road” è pronto per le stampe ,
la Harcourt che ne detiene ancora I diritti rifiuta la pubblicazione,
accludendo la seguente motivazione “[On the Road
è…] talmente nuovo, insolito, controverso e
censurabile( pieno di hipster, spinelli, omosessuali ecc.) che non
vogliono accettarlo”.
Infatti negli
anni ’50 la censura era un pericolo reale, bastava poco per
essere condannati per oscenità e le case editrici non erano
disposte a rischiare una causa con il governo.
Inoltre il clima
era ancora più teso poiché sono gli anni del
Maccartismo, propaganda isterica anticomunista che di fatto aveva
istaurato un clima di sospetto e imposto censure ancora più
severe alla stampa e ai mezzi di informazione [LINK].
Come al solito mi
baso su “Stavolta
veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla
Strada” di Howard Cunnel, prefazione
–saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo
del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni
2010”.
Neal C.
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Capitolo 7 *** A Modern Novel – Sketches ***
A
modern Novel – Sketches
“[...]
e mi sono messo a schizzare tutto quello che vedevo, [...] quando tutto
ciò che hai di fronte si attiva in sconfinata profusione,
purifica la mente e lascia sgorgare le parole (gli spontanei angeli
della visione che volano quando sei di fronte alla realtà) e
scrivi in maniera 100% personale e sincera dal punto di vista
psicologico e sociale ecc. e buttalo giù senza ritegno,
volente o nolente, così rapido che a volte ero talmente
ispirato da perdere coscienza che stavo scrivendo. Fonte tradizionale:
la scrittura automatica di Yeats, ovviamente. È l’unico
modo per scrivere.” *
è notte e un vecchio si aggira per la strada, pallide luci
di lampioni, occhi che incontrano altri occhi.
Anzi no, non
è un vecchio ma ha il volto rigato come un matusa e potrebbe
sbavare come un cane vomita, vomita.
Che sbronza.
Dietro Charlie e Mulligan, che risate.
Un’anima
incandescente che incartapecorisce, fa una risata sgangherata, mi
abbraccia e vorrebbe ballare. E i jeans sono zuppi, e la camicia del
vecchio Dean è abbandonata da qualche parte.
Sto organizzando
un viaggio a NY con il vecchio Ed, vorrei dirgli.
Ma tu sei una
splendida allucinazione da ospedale. *
Squallido bianca
superficie irrisolta troppo sporca per essere il luogo della purezza,
la mia flebo traballa e Dean mi bacia, nel suo impeto di gioia e
commozione per tutto il creato e le sue creature.
Così
doveva iniziare. La sto riscrivendo di nuovo, incessantemente e mi
fanno male le nocche.
Per Solomon, per
la Wyn, stavolta.* E poi la grande Mela.
Stavolta
è così perfettamente chiaro che posso cogliere
ogni implicazione conscia e inconscia di lui, della sua
bontà e della sua gioia di vivere il creato in un turbine,
l’unica dimensione che gli è congeniale. La mia
è l’altissima testimonianza di come la passione
può forgiare un uomo.
“...
Si, sto riscrivendo l’epica di Neal”*
316
Parole
Note
* Lettera del 18
Maggio del ’51 a Ginsberg nella quale Kerouac illustra la
“tecnica degli schizzi”.
Jack racconta di
aver accolto il suggerimento di Ed White: “perché
non vai in strada a schizzare ciò che vedi come un pittore,
ma con le parole...”.
Kerouac
adotterà questo nuovo stile
“impressionistico” in “Visioni di
Cody”, estratto dai suoi numerosi taccuini di appunti che
avrebbero dovuto costituire materiale narrativo per “Sulla
Strada”.
*
Nell’estate del ’51 Jack è nel North
Carolina presso la sorella.
Si
ammala di flebite e, i primi di agosto, le sue condizioni si aggravano
tanto al punto che fino alla prima settimana di settembre è
ricoverato al Veterans Hospital di Kingsbridge Road, nel Bronx.
Il 1°
settembre scrive ad Ed White per organizzare il suo viaggio a New York
e il loro soggiorno.
*
Nell’autunno del ’51 Carl Solomon
offre a Kerouac un contratto di tre libri con la Ace, un marchio
editoriale della A.A. Wyn, presso la quale lavorava come editor.
A Solomon
è dedicata anche l’edizione di “Urlo e
Kaddish” di Ginsberg (la prima era stata dedicata a
Lucien Carr).
* Annotazione di
Jack all’ennesima riscrittura di “Sulla
Strada”, una bozza di 296 pagine, poi abbandonata
nell’Ottobre del ‘51.
Angolo
dell’autrice
In
questo periodo, Kerouac lavora a “Sulla Strada”
con ritmo ancora più lento del solito, dedicandosi
soprattutto alla sua nuova “tecnica degli schizzi”
e riempiendo ben nove taccuini di appunti e nuove versioni di
“On the Road”.
Il primo taccuino
è dell’Ottobre del ‘51 ed è
intitolato “Sulla Strada. Un Romanzo Moderno”
(ecco spiegato
anche il titolo del capitolo), ma in seguito Kerouac
scriverà sulla copertina a caratteri cubitali un nuovo
titolo ,“Visioni di Cody”.
In una lettera ad
Ed White, datata 12 Marzo del 1952, Jack annuncia di aver terminato il
suo romanzo nell’attico di Neal. Si tratta di
“Vision of Cody”.
è
affascinante come Kerouac non pensi neppure per un attimo di star
lavorando ad un progetto diverso. Per lui “On the
Road”/”Vision of Cody” è il
suo romanzo e la facilità con cui cambia
titolo/trama/personaggi è abbastanza sconvolgente.
Non è
e non è mai stato un progetto, è pura scrittura
di getto che si risolve in montagne e montagne di appunti.
Solo i nove taccuini che Jack riempie contano 955 pagine (senza contare
le riscritture precedenti che dovrebbero ammontare a sette... credo di
aver perso il conto io stessa).
Come
al solito mi baso su “Stavolta
veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla
Strada” di Howard Cunnel, prefazione
–saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo
del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni
2010”.
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Capitolo 8 *** Doctor Sax ***
Doctor
Sax
E
l’estate è andata*. Duro lavoro, gli scattanti
macchinari che mietono fili costringendoli ad accoppiarsi in un
tripudio di colori e nodi.
Paga misera,
spiccioli. Ma non posso resistere al richiamo del sud, delle terre di
sabbia e fuoco, il piccante profumo de las tortillas y la sierra,
señor por favor.
Anche la West
Coast è uno strazio. Le strade sono la tana dei vagabondi e
l’ospizio è pieno di pulci.
E mi chiedo se ce
la farò, nello sconforto ma non ho tempo di rattristarmi.
Con un treno
merci che mi prende all’ultimo, destinazione Frisco, mi siedo
con dei Gringos, parlo e loro fanno domande. Rispondo e loro
non hanno risposte alle mie.
E allora ci sia
addormenta tutti sotto la paglia che muggisce, nel carro dei buoi.
Ma io ho con me
un fedele taccuino che sobbalza con i fossi e la mano mi trema.
Ma non posso
più fermarmi, e non devo.
“[…]
Ho raggiunto il picco assoluto della mia maturità e sto
sfornando poesie e letteratura così folli che tra anni le
riguarderò con incredulità e sarò
mortificato di non essere più capace, ma nessuno lo
scoprirà per gli altri 15, 20 anni, lo so soltanto io, e
forse Allen.” *
Scrivo del
vecchio Neal Pomerary che incontra il benefattore della vita che gli
insegnerà a diventare un bravo cittadino, del vecchio Dean
che lascia la moglie perché lei lo tradisce con il fratello
e poi Sax, Sax è il mio ultimo figlio.
Ma la madre non è ancora vedova.
Poi mi chiedono
se voglio un lavoro. Certo che lo voglio.
Frenatore, paga
modesta, poco ambita e posso scrivere di notte, ottimo
affare.
è
subito intesa con il padrone, un amicone, ex-taglialegna di boschi in
Canada, mezzo francese tuttavia simpatico.
Ma è
solo lavoro e dopo un mese di nuovo alzo il mio pollice.
Qualcuno si
fermerà e farà sorridendo, beato,
chiederò, per l’autostrada, destinazione Mexico
City.
321
Parole
Note
*Riepilogo della
primavera- estate del ’52: Kerouac, dopo un lungo
soggiorno in Messico, torna a Rocky Mount (North Carolina) dove lavora
per un periodo in uno stabilimento tessile.
Poi riparte per
la West Coast, torna a San Francisco e alloggia in un ospizio per
vagabondi, trova lavoro come frenatore per raccogliere soldi e tornare
in Messico.
Quell’estate,
durante il secondo soggiorno messicano con William Burroughs, termina
di scrivere “Dottor Sax”.
* Estratto da una
lettera di K. a John Clellon Holmes, il 12 marzo del ’52,
giorno del suo trentesimo compleanno, durante il viaggio dal Messico a
San Francisco.
* Doctor
Sax (Doctor Sax: Faust Part Three)
Angolo
dell'autrice
Il soggiorno in
Mexico è di particolare ispirazione per K. che lo
racconterà in gran dettaglio nelle pagine di
“Sulla strada”, anche se il suo entusiasmo
è maggiore nel rotolo originale di quanto lo sia nella
versione riveduta e corretta (specie vista la possibilità di
procurarsi facilmente marijuana).
Gli
sarà di grande ispirazione nella composizione della sua
prima opera poetica “Mexico
City Blues ”, composta nel ’55.
Come al solito mi
baso su “Stavolta
veloce: Jack Kerouac e la composizione di Sulla
Strada” di Howard Cunnel, prefazione
–saggio di “ Jack Kerouac/ On the Road - Il rotolo
del 1951” edito Oscar Mondadori , collana scrittori moderni
2010”.
Neal C.
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Capitolo 9 *** Rough Draft ***
Rough Draft
“…la
soluzione più sicura sarebbe convincere gli interessati a
firmare una
liberatoria”*
Cowley, Cowley,
Dio Bovino!
Sulla strada è pronto, è lì nel tuo
cassetto, prigioniero dei tuoi “riferimenti
occasionali”*.
Denver D. Doll no no, non è abbastanza mascherato.
Jane no, “si
aggira in preda alle
allucinazioni da benzedrina”.
Ma Jane è morta, il vecchio Will non spara a salve, lui fa
sul serio anche
quando non vuole*.
Will è prigioniero delle sue tragiche tragicissime tragedie
domestiche, il
vecchio Allen sbanca col botto nel vecchio
regno*.
E che musica l’epitaffio sull’urna greca* del
vecchio Carl.
Quando Al ha visto “le migliori menti della mia generazione
distrutte dalla
pazzia affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di
negri”* tu non c’èri
Cowley, Dio Bovino.
Tu vuoi le liberatorie, io la libertà.
Eccole qui, mi ricevi? Carl Marx, Dean Moriarty sono tutti tuoi, non
assomigliano più al mondo.
Neal non è mai somigliato a sé stesso.
Ginsberg è tutto quello che lui ha sempre voluto, tutto
quello a cui volevo
somigliare.
“Per il bene della letteratura americana. X. Carlo Marx, per
cosi dire.”*
180 Parole
Note
*Data la natura autobiografica del racconto, l’editor della
casa editrice
Viking, Cowley, chiede
a Keruac che si
faccia rilasciare da Allen Ginsberg e Neal Cassidy, a cui sono ispirati
i
personaggi di Carl Marx e Dean Moriarty, una liberartoria per evitare
che
sporgano querela.
Lo costringe anche a limare i personaggi perché compaiano
solo riferimenti
occasionali a persone reali.
*Nel settembre del 1951 William Burroughs aveva ucciso accidentalmente
la
moglie Jane Voller con un colpo di pistola.
* Il 7 Ottobre 1955 Allen Ginsberg legge “Howl”
alla manifestazione “Six Poets
at the Six Gallery” a Londra facendo molto scalpore.
*Calco del titolo di John Keats “Ode on a Grecian
Urn”
*Incipit di “Howl”
di Allen Ginsberg
* Le parole con le quali Ginsberg “firma” la
liberatoria.
Angolo
dell’autrice
Il romanzo di Keruac è ancora una bozza nonostante una
gestazione di cinque
anni (1951-56).
La casa editrice continua a rimandare indietro bozze da correggere, nel
frattempo Allen Ginsberg si era promosso editor e agente letterario di
Burroughs e lo aveva aiutato a pubblicare, nel 1953, Junkie
(“la scimmia sulla
schiena” – in Italia
pubblicato nel 1963) ed era diventato famoso con la lettura di Howl ( “Urlo”
).
Per questo il mio Keruac comincia a stancarsi di dover apportare
modifiche al
testo, di cercare una versione che piaccia anche all’editore
eppure dall’altro
lato ha ansia di pubblicare, e forse perché no, anche di
dimostrare ai suoi
amici e colleghi che tutto ciò che dice di star scrivendo
esiste davvero.
Il tema dell’amicizia-rivalità con Ginsberg per
Neal fa appena capolino ma
tornerà.
Stavolta il “capitolo” assomiglia più ad
una Drabble che una Flash-Fic ma pazienza.
Buon Natale e buon anno e chissà che il prossimo
aggiornamento non arrivi prima
di natale prossimo,
Neal C.
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