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di Bibusic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gocce di passato in un mare di presente. ***
Capitolo 2: *** Restare o scappare? ***



Capitolo 1
*** Gocce di passato in un mare di presente. ***


A NAME FOR THIS STORY.
PILOT: Gocce di passato in un mare di presente.
 
Damian era seduto vicino al finestrino del piccolo e rumoroso pullman che l’avrebbe riportato a casa.
L’I-pod al massimo e l’agitazione che non voleva passare. Era felice di rivedere sua madre e la sua piccola sorellina Annie, che da quando se n’era andato si era ostinata a mandargli una cartolina ogni due settimane. Damian le aveva conservate tutte in una confezione di scarpe non usata che, in un giorno di noia e raggi splendenti, aveva decorato con delle foto di loro due insieme. Amava quella piccola peste dagli occhi azzurri cielo e capelli che potevano far concorrenza ai più belli raggi del sole, non vedeva l’ora di abbracciarla a se e non lasciarla più.
La giornata era calda, tipico del Oregon durante i mesi estivi, le coste si riempivano di turisti dalle grandi città in cerca di relax e tutto gli sembrava troppo affollato.
Il ragazzo era così impegnato a guardare il paesaggio fuori dal finestrino sporco che quasi perse la fermata di Florence.

DAMIAN.

Primo gradino, secondo gradino e poi terra.
La mia città, era bello poggiare i piedi nel paese in cui sei nato e vissuto per la gran parte della tua vita. D’un tratto l’agitazione era calata e a me non rimaneva altro che la gioia del ritorno in patria.
Alzai la testa e a qualche metro da me c’era parcheggiata la Jeep di mia madre, con lei sorridente appoggiata alla portiera. Il suo viso si era illuminato e i suoi occhi cioccolato emanavano quel calore materno che mi è mancato tanto. Corse verso di me e mi abbracciò, la strinsi a me con euforia. Mi sentii di nuovo piccolo, quando quel ragnetto della mia Annie tossì per attirare l’attenzione su di se. Mi guardò contrariata e poi mi saltò addosso.
Rischiai di stritolarla!

DAMIAN: Annie, ma quanto sei cresciuta!
ANNIE: Sei tu che diventi sempre più piccolo…
DAMIAN: Giusto, hai ragione. In fondo un metro e novanta non è niente!
ANNIE: Oh smettila di vantarti tanto, sei noioso.
Cercò di svincolarsi dalla mia presa, ma i sforzi erano inutili, le diedi un leggero bacio sulla testa e poi  la appoggiai nel sedile posteriore della macchina.
ANNIE: Mamma?
MARYAN: Dimmi cara.
ANNIE: Adesso che Damian è tornato non potrò più sedermi davanti?
DAMIAN: No sorellina, i posti davanti sono per i grandi!
ANNIE: Mamma! Damian è tornato da dieci minuti e già rompe le scatole!
MARYAN: Smettetela, o vi caccio fuori tutti e due.
ANNIE/ DAMIAN: Sì capo.

Il resto del viaggio fu silenzioso, in sottofondo c’era solo una stupida canzone di Miley Cyrus che scoprì piacesse molto ad Annie e quindi resistetti dal cambiar canale.
 
La macchina si fermò nel vialetto davanti alla casa.
Il giardino era curato e le rose rosse, di fianco alla vecchia altalena scricchiolante, sembravano voler toccare il cielo.
Damian era stanco dal lungo viaggio e voleva solamente tuffarsi nel suo letto, sperava che la sua camera fosse rimasta senza alcun cambiamento, come tutte le volte.
Lui partiva e la camera rimaneva esattamente com’era, Maryan non aveva il coraggio di cambiare niente, sarebbe stato come cancellare qualcosa di Damian e questo non le sarebbe mai andato giù.
Appena entrato, il ragazzo, fu catturato però dall’odore della torta alle mele, la sua preferita in assoluto.

DAMIAN.

Sul tavolo della cucina mi aspettava in bella vista la miglior torta alle mele di sempre e io non potevo fare altro che sedermi a tavola e aspettare che mia madre me ne tagliasse un pezzo.

DAMIAN: Mamma, non dovevi!

Lei non rispose, prese un piattino e me lo mise davanti insieme ad una gran fetta di quella meraviglia.

MARYAN: Da come la stai sbranando direi che i tuoi gusti non sono ancora cambiati! Basta basta che non ti strozzi.                                                                                                                   
DAMIAN: Non la shto sbrnando!

Parlavo con la bocca piena, beccandomi un’occhiataccia da mia madre, l’ha sempre odiato. Lo riteneva un gesto maleducato e stupido.
Dopo essermi abbuffato per bene cercai mia sorella con lo sguardo, fallì miseramente. Chissà dove si era cacciata quella piccola peste.

DAMIAN: Annie dove sei?
Silenzio.

DAMIAN: Annie!
ANNIE: sono al piano di sopra!

Corsi su per le scale trovandola davanti alla porta di camera mia.

ANNIE: Ti ho fatto una sorpresa…
DAMIAN: Ah davvero? Fammi vedere.

Mia sorella aprì la porta della mia camera.
Dalla stanza si sentì solo un coro di ‘’Ben tornatooo!’’ i miei tre migliori amici erano seduti sul mio letto sorridenti. Grazie della sorpresina Annie.
Lucas, Wade e Dean non ci misero molto a saltarmi addosso facendomi cadere per terra.

LUCAS: lo sai che tua sorella adesso ha anche il cellullare?
DEAN: Con tutti i nostri numeri poi!
WADE: Credo che abbia una cotta per Lucas…
LUCAS: Guarda che i pasticcini  dell’altro giorno erano per te.
DAMIAN: Ehi, ehi, ehi ragazzi! Mia sorella non ha la cotta per nessuno di voi idioti!

Gli guardai stizzito e mi rimisi in piedi. Era mai possibile che non fossero cambiati di una virgola? Sempre i soliti bambini troppo cresciuti.
 
I tre ragazzi parlarono dell’ultimo anno al liceo, delle ragazze conquistate, delle stupidaggini fatte e Damian man mano si sentiva sempre più fuori dal discorso. Come sei lui non facesse veramente più parte di quel quartetto unito fin da sempre.
Tre anni fa avrebbe fatto i complimenti ad ognuno di essi per ogni bravata combinata, adesso si tratteneva per non fargli una ramanzina.
Tre anni fa starebbe ridendo sentendosi a suo agio, ora gli stava salendo nuovamente l’agitazione. Lui non aveva molto da raccontare su di se, la sua vita era fatta di allenamenti, partite, scuola e il poco tempo libero che gli rimaneva lo passava con Jenna. La sua ragazza che da un giorno all’altro si trovava a chilometri e chilometri lontano da lui.
Il suo rimurginare fu interrotto da Dean.

DEAN: Senti Dam, l’hai più sentita Rose?

Nella stanza calò il silenzio, la faccia di Damian sembrava di pietra, mentre Lucas cercò subito di cambiare argomento.

LUCAS: Dai Dean! Cosa sono questi argomenti pesanti eh?...Damian sta sera c’è una festa in spiaggia vieni vero?
DAMIAN: No…
LUCAS: Come non vieni? Amico, ci sarà da divertirsi!
DAMIAN: No, non l’ho più sentita.
LUCAS: Davvero? Abbiamo intenzione di parlare di Rose? Oggi. Festa. Alcool. Ragazze. Non Rose!
WADE: Lucas, se non ti conoscessi penserei che stai cercando di cambiare argomento!

Lucas sorrise falsamente, era nervoso.

DAMIAN: No, ha ragione non parliamone e comunque sì vengo alla festa in spiaggia. Adesso smammate di qui che sono davvero stanco e ho bisogno di dormire.

I tre ragazzi salutarono Damian ed uscirono dalla stanza.
Damian era seduto sul letto a guardarsi attorno, forse era ora di ridipingere le pareti, l’azzurro che un tempo era vivace e ricordava il cielo, adesso era sbiadito.
Il ragazzo si ripromise di farlo nei giorni seguenti.
Si alzò e piano di avvicinò all’armadio.
Lo aprì con esitazione, quasi avesse paura di quello che c’era dentro. Sullo sportello destro, una foto un po’ sciupata copriva la parte dove lo specchio era rotto.
Lui e Rose che si abbracciavano sorridenti.
C’era anche una scritta fatta con l’indelebile ‘’Io coprirò tutte le tue parti rotte. Ti amo, Rose.’’
Damian accarezzò dolcemente la foto, il suo viso era triste, molto tormentato. Volse lo sguardo sui quattro vestiti che erano rimasti lì, tirò fuori un pigiama e sbattè con forza gli sportelli.
Si cambiò e cercò di addormentarsi.

LUCAS.

Salii nella mia macchina diretto verso casa di Rose.
Dovevamo parlare, stava andando tutto sbagliato! Perché Damian aveva deciso di tornare per così tanto tempo? Di solito le sue visite non duravano più di due giorni e in quelle poche ore si possono nascondere molte cose. In tre mesi non si può nascondere più nulla.
Misi in moto e accelerai.
 
Il ragazzo era nervoso, cercò di canticchiare qualcosa nel tragitto per rilassarsi, ma niente sembrava aiutarlo.
In pochi minuti si trovò davanti alla casa della ragazza, suonò il campanello e lei gli aprì subito.

ROSE.
Lucas, stava incominciando a farmi paura, camminava avanti e indietro per tutto il soggiorno non riuscendo a formulare una frase compiuta.

ROSE: Lucas, mi vuoi per piacere spiegare cosa diavolo sta succedendo?
LUCAS: E’ tornato.
ROSE: Chi è tornato?
LUCAS: Damian!

No, no, no. Non era possibile! Dai resterà qua una manciata di giorni e poi se ne andrà di sicuro. Il mio cuore aveva cominciato a martellare forte e le mie mani cominciarono a sudare.

ROSE: Come? Per quanto tempo?
LUCAS: Tre..
ROSE: Tre giorni?
LUCAS: No, tre mesi.
ROSE: COSA?!
LUCAS: Sono scioccato almeno quanto te. Come faremo? Mi ucciderà Rose!
ROSE: Senti è stato lui ad andarsene senza nemmeno darmi un ultimo addio, così dal nulla. Dopo tutto quel tempo insieme. Non può comparire adesso e fare scenate, non ne ha il diritto!
LUCAS: Ma io vado a letto con la ex del mio migliore amico da un anno e lui non ne ha la più pallida idea!
ROSE: Questi sono affari suoi. Anche lui si è trovato una ragazza, Lucas andrà tutto bene.
Gli presi il viso tra le mani, appoggiai la mia fronte alla sua.
Poggiai le mie labbra sulle sue e ci lasciammo andare ad un lungo bacio.
ROSE: andrà tutto bene.

Sussurai ancora.
 
Maryan stava camminando nel corridoio della University of Arts Eugene diretta nell’aula degli insegnanti.
Era tardi ed anche i corsi pomeridiani erano finiti, voleva solamente prendere le sue cose e tornare a casa.
Un uomo la prese per il braccio e la attirò a se.

MARYAN: Peter! Mi hai fatto prendere un colpo.
PETER: Scusami, volevo solo sapere com’è andata oggi…
MARYAN: O volevi sapere se ho detto a Damian di noi due.
PETER: Entrambi.
MARYAN: No, Peter io non so nemmeno come cominciare. Mi dispiace così tanto!

La donna era sconvolta, avrebbe voluto dire al figlio della sua nuova relazione, ma la paura di non essere accettata non le dava pace.
Ha sempre saputo che il divorzio con suo ex marito è stato un colpo basso per Damian e che è stato uno dei moventi della partenza del ragazzo.
Avrebbe voluto che le cose fossero più facili.

PETER: Tranquilla, troveremo il modo. Sono sicuro che lo accetterà.
 
DAMIAN.

La musica rimbombava nelle mie orecchie e dei ragazzini ubriachi mi sbattevano addosso cercando di ballare.
I miei amici erano scomparsi nella folla attirati da qualche biondina formosa lasciandomi solo, decisi quindi di farmi una passeggiata lungo la spiaggia, allontanandomi così dal quel rumore assordante.
Quando oramai ero lontano il mio telefono prese a squillare, era Jenna.

DAMIAN: Ehi amore…
JENNA: Ciao, come stai?
DAMIAN: Mi manchi, credo di voler tornare indietro, non è stata una buona idea venire a casa. E’ cambiato tutto.
JENNA: Allora ritorna da me. Lascia stare il passato, io sono il tuo presente Dam.
DAMIAN: Hai ragione, domani ti chiamo e ti di faccio sapere.
JENNA: Va bene, salutami Maryan. Ti amo.
DAMIAN: Okay. Ti amo anch’io.

 
Attaccai il telefono con la convinzione di voler tornare a Detroit, da quella donna che ha segnato la mia vita e mi ha aiutato a rialzarmi.
Ormai non appartenevo più a Florence.
Camminai guardando la sabbia sotto i miei piedi, fino a quando non andai a sbattere contro qualcuno.

DAMIAN: Oh scusam…Rose?

La ragazza mi guardava perplessa, quasi davanti a lei ci fosse un fantasma.

ROSE: Damian…come stai?
DAMIAN: Bene, io…io sono felice di vederti.
ROSE: Oh beh visto che resti per tre mesi ci vedremo spesso, Florence è una città piccola!
DAMIAN: Beh in realtà…
ROSE: cosa?
DAMIAN: Niente. Solo, saranno tre mesi davvero interessanti!

To be continued.

Angolo autrice: Ciao ragazzi! Ho deciso di scrivere questa storia un po' di tempo fa, ci sono molto dialoghi e questo primo capito/puntata è un po' corta. La prossima volta si spiegheranno molte cose.
So che mancano le descrizioni dei personaggi. Volevo mettere delle foto come se recitassero dei veri attori, ma non me le fa mettere. Per la prossima volta vedo di provvedere!
Baci e spero che vi piaccia :)

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Capitolo 2
*** Restare o scappare? ***


A NAME FOR THIS STORY.

02x01: Restare o scappare?

 
Damian è sdraiato sul letto. Lancia ripetutamente una pallina da tennis contro il muro, il gesto è diventato automatico.
Il suo viso e’ corrucciato e lo sguardo posato nel nulla del soffitto. Sta riflettendo.
Il sole e’ sorto da un bel po’, Maryan lo ha chiamato diverse volte per la colazione, ma lui non ha risposto. Non ha fame.
Non vuole scendere al piano di sotto e affrontare il mondo o qualsiasi altra cosa debba affrontare quel giorno.
Sono due notti che non dorme, i suoi pensieri non lo lasciano in pace. Pensieri pieni di Rose e quel sorriso che lo incanta.
Pensieri pieni di chiamate senza risposta di Jenna che, ormai, hanno mandato in palla il cellulare che si è scaricato qualche ora fa.
Vuole andarsene da Florence, ma qualcosa lo trattiene, lo incatena a quella inutile città…

DAMIAN 3 ANNI PRIMA.

Piove.
Sono sul letto, di fianco a me una lettera ansiosa di essere aperta mi innervosisce. Per Damian Garner.
Da Detroit Pistons giovanili.
Cosa devo fare? ‘’Nulla Damian, semplicemente apri quella busta.’’
Prendo quel pezzo di carta tra le mani, lo rigiro un paio di volte, ancora non ci credo. Apro la busta piano, con molta esitazione.
Leggo quello che c’è scritto sul foglio.

‘’CONGRATULAZIONI DAMIAN,
I DETROIT PISTONS SONO FIERI DI AVERTI IN SQUADRA L’ANNO PROSSIMO.’’


Rido, in fondo cos’altro mi resta da fare? Ho la via libera per scappare da qui. Posso andarmene lasciandomi tutto questo alle spalle, sia papà. Sia mamma che ormai sembra non calcolarmi più, sia Lucas che sembra essersi preso una cotta per la mia Rose.
Il mio migliore amico che fa gli occhi dolci alla donna che amo.
Rose.
Dannazione, come farò ad andarmene via da lei? Non posso, la amo così tanto. No.
Lei capirà, capirà che non ho altra scelta. Se rimango qui rischio di impazzire.
 
Rose e Dorian stanno parlando nella camera di Rose, i loro discorsi sembrano non finire mai.
Gli scuri sono ancora abbassati e solo lievi raggi di sole riescono ad illuminare il buio.
Rose è ancora in pigiama, mentre Dorian è già truccata a pennello.
Rose sembra pensierosa e nonostante sia in quella stanza i suoi pensieri volano altrove, in un mondo passato da tempo sul quale giacciono strati e strati di polvere.
Forse, però, è ora di fare un po’ di pulizia.

ROSE 3 ANNI PRIMA.

Sono appena cominciate le vacanze estive.
Io e Damian ci stiamo rilassando in spiaggia, le cose tra noi due sono un po’ cambiate ultimamente, lo vedo distante, come se cercasse di nascondermi qualcosa.

ROSE: Dam, dai dimmi cosa c’è che non va.
DAMIAN: Di cosa stai parlando?
ROSE: Pensi che io sia stupida? Ti conosco Garner, sputa il rospo.
DAMIAN: Sai, credo che a volte passi troppo tempo ad analizzare le persone. E’ tutto apposto, passeremo una meravigliosa estate insieme!
ROSE: Sì, come no.
DAMIAN: Rose…

Cerca di incastrarmi con lo sguardo, non riesco a reggere quegli occhi azzurri. Mi ci perdo, mi fanno sentire così al sicuro da non riuscire più a pensare a quei stupidi dubbi che mi assillano quotidianamente.

DAMIAN: Rose guardami.

Cedo. Cedo a quella voce suadente e alle dita che piano mi accarezzano la guancia. Cedo alla sensazione di calore che emana  tutto il suo corpo.

DAMIAN: Io ti amo, ti amerò sempre.
ROSE: Sarà un’estate indimenticabile?
DAMIAN: Sì, saranno dei mesi davvero interessanti!

Mi bacia.
Anzi, io bacio lui. Perché è così che va sempre quando qualcosa non va, ci baciamo e tutto sembra passare.
Passa il dolore, le ore e gli anni.
Passa tutto, tutto tranne noi.
 
Lucas sta facendo quattro tiri a canestro, il movimento gli ha sempre aiutato con lo stress, i dieci minuti di sport, però, si trasformano velocemente in ore.
Il ragazzo riesce ad arrivare allo sfinimento assoluto. Sua madre l’ha richiamato parecchie volte, ma lui non aveva la minima intenzione di lasciarsi andare ai ricordi, non quella mattina.
Ha deciso di dire a Damian la verità, forse dopo una bella dose di tranquillanti e con un fucile in sua difesa nella mano destra.

Dean è arrivato da un po’, ma vuole osservare l’amico.
Vuole vedere fino a che punto riesce ad arrivare, sa che se non lo fermerà si farà del male.

DEAN: Lucas, stai sbagliando tutti i tiri idiota!
LUCAS: Cosa ci fai qui?
Lucas è seccato, non sopporta quando Dean o Wade invadono il suo spazio. Vuole starsene solo e in pace.
DEAN: No, la domanda è cosa ci fai tu qui?!
LUCAS: Vattene.
DEAN: Cosa c’è che non va?
LUCAS: Ho detto vattene!

Il ragazzo urla, i suoi nervi sono tesi, nessuno può capirlo, nessuno può aiutarlo.

DEAN: E’ per te e Rose, vero?
LUCAS: Tu non sai niente di me e di Rose…
DEAN: So che l’ultima volta che Damian ha scoperto qualcosa ce le siamo prese tutti e tre, io solo per averti coperto amico. Non ho intenzione di farlo una seconda volta.

Lucas serra la mascella, il suo viso è duro, mentre ripercorre mentalmente la scena di qualche anno fa.

LUCAS 3 ANNI PRIMA.

E’ sera, sono seduto al molo e guardo il mare calmo. Tutto sembra addormentato, la quiete è interrotta solamente dalle onde che si schiantano contro gli scogli. L’unico agitato sono io.
Ho quasi baciato Rose oggi, non so nemmeno io il perché.
E’ una ragazza straordinaria, ma è di Damian. E’ diventato tutto strano, Damian si allontana sempre più da noi, da lei e Rose è ferita. Volevo solo risollevarle l’umore come sempre con una cioccolata calda ed una partita alla Play.
Ma in qualche strano modo le cose sono andate diversamente e le mie labbra si sono ritrovate troppo vicine alle sue. Il dubbio che mi assilla è se avesse ricambiato o meno.
Sento una macchina fermarsi dietro di me e dei passi avvicinarsi.
Mi giro di scatto. E’ Damian.
Wade e Dean sono dietro di lui, c’è poca luce, ma riesco comunque a intravedere il sangue sui loro volti.
Dannazione, non andrà a finire bene.

DAMIAN: Oh Lucas eccoti qui…
LUCAS: Dam, cosa c’è?

Gira la testa di lato, socchiude gli occhi e mi lancia un sorriso diabolico. Sono spacciato, i ragazzi gli avranno raccontato qualcosa.

DAMIAN: Dimmi tu cosa c’è. Sei tu che te la fai con la mia ragazza!
LUCAS: Io non me la faccio con Rose…
DAMIAN: La ritieni una ragazza bellissima e meravigliosa, tralasciando gli occhi da cucciolo che le lanci quando io mi giro!
LUCAS: Ah beh guarda che non andrebbe da me se tu fossi più presente.

Se proprio voleva fracassarmi il cranio, tanto valeva dire le cose come stanno.

DAMIAN: Stai zitto!
LUCAS: Devo stare zitto, giusto. Tu dici qualcosa e noi dobbiamo farlo, vaffanculo Garner!
DAMIAN: Senza di me sareste spacciati.
LUCAS: No, senza di te sarebbe tutto molto più facile. Te ne devi andare, ormai non sei più così indispensabile, ormai ci stai già lasciando.
DAMIAN: Hai ragione. Tra una settimana parto per Detroit a non perdere del tempo con voi nullità.
LUCAS: Cosa?!

Damian si avvicina, il suo passo è deciso e la sua faccia illeggibile.
Mi tira un pugno, cado per terra. Fa male, ma non quanto quella dichiarazione, è vero, ci lascia tutti. Non è possibile, non può essere vero.

DAMIAN: Questo è per aver quasi baciato Rose. Osa dirle qualcosa della mia partenza e ti ucciderò, mi hai capito?

Si volta verso Wade e Dean che sono impassibili.

DAMIAN: E voi due non provate più a mentirmi o finirete peggio di così.

Sale in macchina lasciandoci in quel silenzio disarmante, in quel silenzio che avvolge il dolore. In quel silenzio che ci sta divorando, mi pizzicano gli occhi.
Il mio migliore amico mi lascia.
Abbiamo sbagliato negli ultimi mesi, ma questo non doveva succedere. E’ colpa mia.
 
Rose si è seduta al bar, ha appoggiato le borse alla sedia accanto e guarda Dorian che ordina un paio di Margherita.
E’ pomeriggio, l’aria è ancora bollente e lei ha caldo nonostante abbia addosso solamente un leggero vestito a fiori.

DORIAN: Okay, aria nostalgica. Shopping. Margherita…
ROSE: Dimmi a cosa sta pensando la tua mente contorta.
DORIAN: Non lo so, ha i ricci, un paio di occhi azzurri, è tornato da poco…
ROSE: Ti prego non cominciare!
DORIAN: Sei tu quella che l’ha incontrato un paio di giorni fa in spiaggia! E ancora non mi ha fatto il resoconto dettagliato della situazione!

Dorian è preoccupata, l’amica sembra diversa. Ha lo sguardo perso, mille emozioni racchiuse in un involucro che non durerà a lungo.
E’ più che certa che Rose esploderà prima o poi, ma cerca comunque di evitare quella situazione, anche se quello è sempre stato il compito dell’amica.

ROSE: Ha detto che saranno dei mesi davvero interessanti.

Dorian assume un’espressione scioccata e dopo pochi secondi di stupore si appoggia meglio al bancone mettendo in bella vista la scollatura.
Sorride malizosamente al cameriere non dando attenzione a Rose.

DORIAN: Beh…se le cose stanno così, due vodke doppie. Grazie!
ROSE: Cosa? Perché?
DORIAN: L’ultima volta che ha detto ‘’Saranno dei mesi davvero interessanti!’’ è sparito per ben tre anni.
ROSE: Dor sai che ti dico?
DORIAN: No, cosa? Che sei depressa?
ROSE: No…
DORIAN: Che te lo vuoi fare?
ROSE: S…NO!
DORIAN: Che…

Rose slacciandosi gli unici due bottoni del vestito mette in mostra il suo reggiseno di pizzo nero, sorride deliziosamente al barista facendolo diventare rosso.
Prende in mano il suo shottino.

ROSE: Barista! Facciamo quattro vodke!

Le due ragazze si danno alla pazza gioia, si divertono e non pensano ai problemi giornalieri, per poche ore posso spegnere del tutto.
 
Maryan è in cucina, sta riflettendo molto.
E’ stata una giornata leggera, solo un paio d’ore all’università e un caffè con Peter. Ancora non sa come farà a parlarne con Damian, le sembra molto turbato negli ultimi giorni, pensa che si sia accorto di qualcosa o che Annie gli abbia raccontato qualcosa, anche se ha giurato solennemente di non farlo.
La donna ha in mano un caffè e decide di accendersi una sigaretta, fa il primo tiro. Ispira forte e espira a fatica.
I suoi occhi cadono sul muro graffiato davanti a lei. Nuovamente i ricordi le affollano la mente.

MARYAN 3 ANNI PRIMA.

Sono in salotto a litigare con Richard.
Oggi gli sono arrivate le carte del divorzio e lui sta facendo l’ennesima scenata, ma io non cederò! Ne alle sue suppliche e nemmeno alle minacce, mi ha tradita con la sua assistente quando era all’ennesimo viaggio fuori città.
Non so come dirlo a Damian ed Annie…almeno Dylan è a Londra, quando un anno fa ha capito che tra me e Richard va male si è trasferito.
Non vorrei perdere anche loro due, so che Damian sta attraversando un periodo buio e so anche che ha mandato la richiesta a Detroit. Non voglio che parta.
Non voglio che lui ascolti questi discorsi insensati e pieni di parole dettate dalla rabbia, per fortuna è uscito con Rose questo pomeriggio.

RICHARD: Vuoi fare questo ai nostri figli?
MARYAN: Oh ti prego! Sei tu quello che mi ha tradita, sei tu quello che non ha fatto niente per aggiustare le cose, non darmi la colpa ora.
RICHARD: Non tirerai avanti senza di me!
MARYAN: Richard basta! Non ne voglio più parlare…firma quelle dannate carte per il divorzio!

Sto di nuovo alzando la voce, mi fa davvero infuriare questo suo comportamento immaturo, questo suo lanciarmi le colpe, passare per la vittima mentre è lui che ha sbagliato tutto.

DAMIAN: DIVORZIO?!

Sento la voce di mio figlio dietro di me, rimango immobile. Questo non sarebbe dovuto succedere…

MARYAN: Tesoro, non pensavo saresti arrivato così presto.
DAMIAN: Per nascondermi a lungo questa storia?
RICHARD: Questi sono affari miei e di tua madre.
DAMIAN: Ah davvero? Però il fatto che non ci calcolate più a me ed Annie fa lo stesso vero? Che vi importa solo di voi due!
MARYAN: Damian, per piacere…
DAMIAN: Per piacere cosa? Fate schifo entrambi! Siete degli egoisti.

Queste parole fanno male, ma non posso dargli torto. I litigi con Richard e tutte le carte mi impiegano gran parte del tempo, non vedo quasi più i ragazzi.

RICHARD: Non osare parlarmi in questo modo!
DAMIAN: Se no? Cos’hai intenzione di farmi?! EH? PICCHIARMI? Non aspetto altro.

Richard percorre a gran falcate il salotto, è davanti alla cucina. Sta scrutando Damian che ha uno sguardo da sfida, non mollerà.

MARYAN: Calmatevi entrambi!
DAMIAN: No mamma è troppo tardi per calmare le acque ora.
RICHARD: Sei solo un ragazzino viziato! Questo è solamente colpa di tua madre!

Vedo i muscoli di Damian contrarsi sotto quelle parole, gli occhi diventare di ghiaccio e la rabbia esplodere. Prende in mano una sedia, prende la mira e la scaglia addosso a Richard.
Dio, mio figlio ha appena lanciato addosso una sedia a mio marito. Cazzo.
Sono immobile, non riesco a dire niente, sono scioccata.

DAMIAN: Sei un figlio di puttana papà! Lo sei sempre stato, vattene da questa casa, mi hai capito? Lascia in pace me ed Annie, tanto non ci sei mai comunque.

Si gira e esce fuori attraverso la porta laterale della cucina dalla quale era entrato. Richard è fermo, guarda la sedia che gli era quasi arrivata in faccia. Il muro è tutto graffiato.
Comincio a piangere.
Non era possibile, una famiglia che si sgretola davanti ai tuoi occhi. Una famiglia che non sarà mai come prima.
 
Ormai è notte, Rose torna barcollando a casa. E’ ubriaca.
Le immagini le si confondono davanti, ma ha un sorriso da ebete sul viso. Sorride perché la vodka ha avuto un buon effetto ed anche perché non le rimane molto altro da fare.
Il ritorno di Damian l’ha sconvolta, ma non lo ammetterà mai ad alta voce.
Apre la porta di camera sua e si sdraia sul letto.
Tutto gira e lei sembra di essere su una giostra, peccato che il suo stomaco non lo veda divertente quanto lei. Decide di cambiarsi i vestiti, il trucco lo lascia a domani.
Apre l’armadio e i suoi occhi cadono quasi involontariamente sulla foto appesa sullo sportello destro.
Lei e Damian che si baciano. Non ha mai avuto la forza di toglierla, passa le dita sulla carta lucida, mentre alcune lacrime cominciano a scenderle sul viso.
Poi così dal nulla prende il cellulare tra le mani, scava nella rubrica in cerca del numero di Damian, spera che non l’abbia cambiato…
Tu…tu…tu…tu

DAMIAN: Rose?
ROSE: Oh cazzo…
DAMIAN: Rose sono le due di mattina! Stai bene?
ROSE: Dei mesi davvero interessanti eh? Stronzo!
DAMIAN: Sei ubriaca?
ROSE: No…
DAMIAN: Vai a dormire, ne parliamo domani quando starai meglio…
ROSE: Conoscendoti domani puoi essere già in Alaska!
DAMIAN: Ti giuro che domani sarò ancora qui.
ROSE: Lo prometti?
DAMIAN: Lo prometto.
ROSE: Bene. Adesso vai a farti fotte e buona notte!
DAMIAN: Buona notte Rose.


To be continued.

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