Deathly Wishes

di Crumble
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1. A PRIMA...VISITA ***
Capitolo 3: *** 2. PAURA ***
Capitolo 4: *** 3. LISTA ***
Capitolo 5: *** 4. A TESTA ALTA ***
Capitolo 6: *** 5. AMICI ***
Capitolo 7: *** 6. VECCHI AMICI ***
Capitolo 8: *** 7. DOMENICA ***
Capitolo 9: *** 8. DOMANDE ***
Capitolo 10: *** 9. RISPOSTE ***
Capitolo 11: *** 10. INVITI ***
Capitolo 12: *** 11. SEATTLE ***
Capitolo 13: *** 12. IL VERO AMORE ***
Capitolo 14: *** 13. PEGGIORAMENTO ***
Capitolo 15: *** 14. LA FINE ***
Capitolo 16: *** 15. EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO

LISTA DI COSE CHE VOGLIO FARE:
1_ Vedere un tramonto sul mare
2_ Visitare le piramidi
3_ Salire su un cavallo
4_ Visitare Hong Kong
5_ Scrivere una lettera a Renèe e una a Charlie
6_ Finire il liceo
7_ Visitare il college
8_ Diventare amica di una persona a cui non piacevo all'inizio
9_ Trovare l'amore
10_ Essere felice

La Morte. Si, con la lettera maiuscola.
Quando si è vecchi, si pensa alla propria vita. Alle esperienze vissute e ci si chiede cosa sarebbe successo se avessimo imboccato un'altra strada.
Quando si è giovani, ci sentiamo invincibili. Vediamo la morte come qualcosa di lontano. Sappiamo di avere molto tempo davanti a noi. Abbiamo tutta la vita per fare delle scelte, per sbagliare, cadere e rialzarsi.
Il tempo.
Che stranezza che è il tempo. Passa veloce; a volte lento...
Quando poi si combina insieme alla morte... diventa una bomba ad orologeria...

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Capitolo 2
*** 1. A PRIMA...VISITA ***


CAPITOLO UNO: A PRIMA...VISITA
"Guarda che se non vuoi andare puoi restare con noi Bella" disse mia madre per la centesima volta.
"No mamma...davvero, starò benissimo. Non ci saranno problemi" risposi.
Una volta all'aereoporto, salutai mia madre e salii nell'aereo.
Non mi piaceva dovermi allontanare da lei, ma dovevo farlo. Da quando avevo scoperto di essere malata, Renèe si dedicava molto a me. Mi portava a fare le visite mediche necessarie e alcune volte, trascurava Phil per stare con me.
Non se lo meritava. Ero io quella malata, non potevo rovinarle la vita. Così, presi una decisione.
Mi sarei trasferita a Forks da mio padre. Mi sarei curata là. Mia madre all'inizio non voleva, ma giocai una carta infallibile.
A quello che diceva lei, Forks non aveva niente di buono, se non che aveva l'ospedale più adatto, più all'avanguardia, per curare la mia malattia.
Mia madre non poteva rifiutarmi di andare là.
Le dissi che mi sarei sottoposta ad una cura particolare, per tentare di migliorare la situazione. Per questo mi trovavo all'aereoporto. Stavo andando da mio padre.
Charlie viveva a Forks e sapeva esattamente la mia situazione. Non sapeva bene come comportarsi, ma appena arrivata, gli assicurai che sapevo cavarmela benissimo da sola.
Mi aveva comprato un'auto e con quella sarei andata da sola alle visite mediche.
Non volevo che nessuno mi vedesse in quei momenti. Stavo male e non volevo recare più dolore ai miei genitori di quanto non avessi già fatto.
Per questo fui entusiasta del mio nuovo pick up. Non importava che fosse usato, tanto non l'avrei utilizzato per molto tempo.
All'aereoporto di Port Angeles, Charlie mi aspettava. Prese la mia valigia; io non ce l'avrei mai fatta a reggerne il peso...
"Come stai?" chiese gentilmente.
"Bene" mentii. Fingere era il compito numero uno per farli stare tranquilli.
Salimmo nell'auto della polizia e tornammo verso Forks. Charlie non mi chiese mai niente riguardo alla mia salute. Per una volta gli fui grata. Di solito la gente mi guardava con sguardi compassionevoli, di pietà.
Non volevo essere così. Mi restava poco tempo e volevo che le persone mi conoscessero per quella che ero. Non come una malata.
Anche per questo, pregai Charlie di non dire niente a nessuno a scuola. Purtroppo al professore di Educazione Fisica dovette dirlo. Ovviamente non potevo farla.
Arrivati a casa ed esaminato il pick up, mi diressi nella mia stanza per mettere in ordine le mie cose. All'inizio ce la facevo bene, poi dovetti sedermi, avevo quasi il fiatone. Mi stancavo facilmente...
Decisi che avrei continuato il giorno dopo. Andai in bagno e mi feci una doccia. Mi misi a letto e presi un libro a caso, che avevo già letto un milione di volte: 'Orgoglio e Pregiudizio'.
Non c'era motivo apparente per cui lo leggessi di nuovo. Ma in realtà, serviva a tenermi la mente occupata per non pensare a quello che avrei fatto il giorno dopo e quello dopo ancora. Sarei andata a scuola punto. I miei pensieri si fermavano sempre a poche ore di distanza.
Leggere mi aiutava a non pensare...non pensare a quello che non avrei mai potuto fare...
Così, senza che me ne accorgessi quasi, mi addormentai con il libro aperto.

Il mattino seguente mi sentivo bene. Mi vestii velocemente e scesi in cucina. Charlie era già uscito, mi aveva lasciato un biglietto augurandomi una buona gornata.
Ecco la differenza tra i miei genitori. Renèe non mi lasciava mai un attimo. Mi faceva sempre ricordare di essere malata. Charlie non sapendo cosa fare per me, si comportava come sempre. Mi faceva sentire più a mio agio. Presi un sorso di latte dal frigo e uscii. Il pick up partì con un rombo assordante e mi diressi a scuola.
Era presto, ma dovevo anche trovarla la scuola...
Non fu difficile. Era vicino all'autostrada. Scesi dal pick up e mi diressi in segreteria, dove una gentile signora mi diede il foglio delle mie lezioni e una cartina della scuola.
Durante le prime lezioni, feci 'amicizia' con una ragazza dai folti capelli ricci. Si chiamava Jessica.
A pranzo mi portò al suo tavolo di amici e conobbi anche altre persone, mi ricordo solo due nomi però quello di Angela e Mike... non sono mai stata brava a ricordare certe cose...
"Quelli chi sono?" chiesi guardando il tavolo di cinque persone che erano bellissimi. Sembravano modelli.
"Sono i Cullen" rispose Jessica.
Incontrai per mezzo secondo lo sguardo di uno di loro.
Distolsi il mio, esattamente come fece lui.
"Chi è quello con i capelli rossicci?" chiesi.
"Quello è Edward... ovviamente è bellissimo, ma pare non ci siano ragazze abbastanza carine qui per lui" disse Jessica facendo una smorfia.
Mi trattenni dal riderle in faccia. Doveva essere stata rifiutata e non l'aveva digerita!
Il mio stomaco si contorse. Non riuscivo a mangiare niente. Mi ricordai che quella mattina ero uscita di casa senza prendere le medicine.
Mi maledii. non sarei stata bene per niente finchè non le avessi prese.
"Non mangi niente Bella?" chiese Mike.
"Non ho fame" inventai.
La campanella per fortuna suonò e io mi precipitai fuori dalla mensa. Era un'altra regola fondamentale stare lontana dalle domande indiscrete.
Avevo l'ora di biologia ed entrai in classe che era quasi piena.
Feci firmare un foglio al professore e mi diressi verso l'unico posto libero nell'aula.
Vicino a uno dei ragazzi Cullen che avevo visto alla mensa.
Mi sedetti al tavolo e automaticamente lo vidi allontanarsi dal me. Spostò la sedia il più lontano possibile e si voltò quasi dall'altra parte.
Che gli prendeva? Ce l'aveva con me? Faceva così con tutti? Sembrava quasi volesse evitare un'orrenda puzza.
Il panico m'invase quando il pensiero che sapesse della mia malattia mi colpì. Mi agitai più del dovuto e una fitta mi attraversò lo stomaco.
"Ahi" borbottai.
Si voltò a guardarmi e mi fulminò con lo sguardo.
Mi rannicchiai sul mio posto, quasi spaventata. Perchè mi odiava? Non ne aveva motivo, non mi conosceva neanche!
A meno che non sapesse veramente della mia malattia. In quel caso, bè, aveva forse paura che potessi attaccarla anche a lui? Credeva che standomi vicino si sarebbe ammalato anche lui?
Sentii gli occhi bruciarmi per le lacrime di rabbia.
Abbassai lo sguardo mentre mi ripetevo che non ero una bambina, che non dovevo crollare in mezzo a tutti. A casa, da sola, avrei potuto farlo. Avrei potuto piangere quanto volevo.
Per tutta la lezione sentivo il professore parlare di cose che avevo già fatto. Non lo ascoltavo veramente. Volevo solo che la lezione finisse. Volevo tornare a casa e imbottirmi, come sempre, di medicinali. Volevo allontanarmi dal ragazzo seduto vicino a me. Almeno così non avrebbe più avuto paura di ammalarsi. Cosa impossibile, non si attacca la leucemia.
Al suono della campanella si alzò e uscì prima di tutti. Io presi le mie cose con calma e tornai in segreteria per riportare il foglio.
In segreteria, ebbi la brutta sorpresa di trovare Edward Cullen che parlava animatamente con una delle segretarie. Dai loro discorsi, capii che tentava di farsi cambiare l'ora di biologia.
L'unica ora che avesse con me.
La segretaria diceva che era impossibile...poi, all'improvviso si voltò a guardarmi e mi trafisse con uno sguardo di ghiaccio.
Rabbrividii e rimasi immobile dov'ero.
"Non importa, capisco che è impossibile" disse con una oce di miele alla segretaria.
Poi, senza aspettare oltre, se ne andò passandomi accanto velocemente.
Era a causa mia. Per qualche strana ragione sapeva che ero malata e non voleva starmi vicino. Posai il foglio sulla scrivania della sefretaria e tornai al pick up.
Cosa potevo farci se ero malata? Non era colpa mia! Non avevo certo voluto ritrovarmi a quel modo! Più che curarmi, cosa potevo fare?
Ma lui mi detestava... ed era una persona sola in mezzo a tante, cosa sarebbe successo se l'avessero saputo tutti? Rabbrividii al solo pensiero e pregaiin cuor mio che non lo dicesse a nessuno.
In fondo, non mi conosceva neanche, perchè avrebbe dovuto dire in giro i fatti miei? Non ne aveva alcun diritto.
Tornata a casa presi subito le medicine e mi sforzai di mangiare qualcosa. Neanche a dirlo, appena misi in bocca una forchettata di lasagne, il mio stomaco si capovolse e dovetti correre in bagno.
Ormai ci ero abituata.
Mi asciugai la bocca e scesi le scale per tornare di sotto. Inciampai e caddi, facendo diversi scalini prima di finire per terra.
Intorno a me solo il buio.

Mi risvegliai e davanti a me una parete bianca. Riconobbi subito quella che era la stanza di un ospedale. Cercai di mettermi a sedere sul letto ma una voce mi fermò.
"Dovresti riposare" disse. Era una voce melodiosa e profonda.
Mi voltai e mi trovai di fronte a un Dottore bellissimo. Aveva i capelli biondi e un sorriso che abbagliava. Poteva essere un modello. Esattamente come i ragazzi che avevo visto a scuola.
"Sono il Dottor Carlisle Cullen" si presentò.
Cullen. Era sicuramente un parente dei ragazzi a scuola.
"Bella Swan" risposi.
"Bella, tuo padre ti ha trovata in casa, incosciente e ti ha portata qui. Che ti è successo?" chiese.
"Sono caduta dalle scale" ammisi.
"Non ti sei sentita male? Sei solo inciampata?" chiese conferma.
Abbassai lo sguardo. Un altro che sapeva la verità. "Sono inciampata" dissi.
"Bella, io sono il Dottore che ti aiuterà e guiderà nella terapia che dovrai seguire" disse "Per questo, mi sento anche in dovere di dirti che dovresti stare più attenta"
"Lo so" mormorai.
"Perchè sei fragile. Sempre di più. Potevi farti molto male, invece hai solo un polso slogato" disse.
"Posso tornare a casa?" chiesi impaziente.
"Sei sicura di stare bene?" chiese.
"Si" mentii.
"Prendi sempre le medicine?" chiese poi.
"Stamattina me ne sono dimenticata" ammisi "Ma le ho prese appena sono tornata a casa"
"Prendile sempre. Sono molto importanti per te" disse.
Annuii e pregai che avesse finito. Odiavo gli ospedali. A Phoenix ci avevo passato così tanto tempo che ormai mi salutavano tutti come se fossi una vecchia amica. Era orribile. Non volevo che succedesse anche a Forks.
"Questa è la lista degli appuntamenti che avrai con me. Per stabilire che tipo di terapia dovrai seguire" disse porgendomi un foglietto.
"Grazie" mormorai.
"Adesso puoi andare" disse.
Mi alzai. "Senta ma...lei è... emm... insomma, i ragazzi che sono a scuola, si chiamano Cullen come lei" buttai là.
"Si" sorrise "Sono i miei figli" disse.
"Preferirei che la faccenda della mia malattia, restasse una cosa privata" dissi.
"Lo so, tranquilla, non dirò niente a nessuno"rispose.
"Grazie"

Roxy Jane: hai quasi centrato uno dei punti fondamentali della storia!! quello che vorresti fare, ma non puoi....
Lady Sphinx: grazie! mi fa piacerissimo che tu legga le mie ff!!!^^
Sybelle: ecco il seguito! postato in fretta perchè dal prologo si capisce poco!

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Capitolo 3
*** 2. PAURA ***


CAPITOLO DUE: PAURA
Il giorno seguente, andai a scuola cercando di comportarmi come se non fosse successo niente. Charlie si era preoccupato molto, mi aveva perfino proposto di rimanere a casa. Ma insistei per andare a scuola. Sapevo perfettamente come stavano le cose. Sarebbe arrivato un momento in cui avrei dovuto lasciare anche quella e stare a casa. Quindi per il momento, volevo andarci.
In più, non volevo farmi influenzare troppo da Edward Cullen. Non gli piacevo, e allora? Non importava. Dovevo andare avanti.
Quella mattina mi ricordai di prendere le medicine. Charlie le aveva messe sul tavolo dove era sicuro che le avrei viste. Una volta arrivata a scuola, vidi tutti i Cullen scendere da una Volvo metallizzata tirata a lucido. Certo, la macchina più bella del parcheggio era la loro. Come poteva essere altrimenti?
Scesi, con non curanza e mi diressi all'entrata. Con la coda dell'occhio vidi che mi osservavano e, automaticamente, abbassai la testa e mi affrettai. Andai anche a sbattere contro un ragazzo che passava di lì.
"Ahi!" esclamai massaggiandomi il braccio.
"Scusa" disse questo allontanandosi come se non fosse successo niente.
Certo, era stata una botticina da nulla, ma mi avrebbe sicuramente lasciato un livido che avrebbe messo giorni per guarire.
Entrai e mi diressi verso la mia prima lezione. Spagnolo, che nel complesso, andò abbastanza bene; fu piuttosto tranquilla. Tutta la mia mattina fu tranquilla. Fino all'ora di pranzo.
Mi diressi alla mensa come il giorno prima, con Jessica e mi sedetti allo stesso tavolo del giorno precedente.
Cercai di non guardare nella direzione del tavolo dei Cullen. Non volevo dargli la sensazione che mi avesse intimorito con il suo comportamento.
"Edward Cullen ti sta osservando" disse Jessica sottovoce.
Mi voltai impercettibilmente verso il suo tavolo e, appena incontrai i suoi occhi, distolsi subito lo sguardo.
"Sembra arrabbiato?" chiesi a Jessica.
Mi guardò in modo strano. "Dovrebbe?" chiese cauta.
"No" risposi.
Jessica però continuava a guardarmi in modo strano. "Cosa c'è?" chiesi infine.
"No, è che... bè, non è che magari avete litigato?" chiese.
"No, perchè?"
"Bè, perchè sennò, non c'è motivo per...bè, si dice che i Cullen mettano in giro delle voci... sul tuo conto..." disse.
Mi si contorse lo stomaco. "C-Che voci?" chiesi.
"Ma stupidaggini! Voci come...bè, che tu sia malata..." farfugliò.
Abbassai lo sguardo. Imbarazzata e impaurita.
"Ma non preoccuparti! Nessuno ci crede! Sono solo delle stupide voci! Vedrai che domani sarà tutto come prima" disse Jessica.
"Si" annuii ma non mi sentivo bene.
Lancia uno sguardo verso il tavolo dei Cullen e Edward mi stava ancora guardando. Sembravano dispiaciuti.
Distolsi lo sguardo e non toccai cibo. A stento riuscivo a trattenere le lacrime.
Come potevano fare una cosa del genere? Non mi conoscevano! Non ci eravamo mai parlati! Come potevano odiarmi così tanto, fin da subito? Perchè ce l'avevano con me? E mettere in giro quelle voci...
Mi restavano pochi mesi da vivere, e lui sembrava intenzionato a renderli un inferno...
Come facevano a sapere della mia malattia? Chi glielo aveva detto? Ma perchè si comportavano così? Cosa gli avevo fatto di male? Forse, Edward aveva parlato male di me con loro... ma anche questo, non giustificava il loro comportamento.
"Bella non mangi?" chiese Angela.
"Non ho fame" farfugliai.
Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo. Non sapevo come comportarmi. Sapevo solo che non volevo incontrare Edward a Biologia. Per subirmi poi un'altra lezione come quella del giorno precedente?
No, non ero così coraggiosa come pensavo. Non dopo quello che mi aveva detto Jessica.
Al solo pensiero che gli studenti potessero credere a quelle voci, mi vennero i brividi. Sarei stata marchiata come quella malata. Mi avrebbero guardata con disgusto o con sguardi di pietà.
Non potevo sopportarlo.
Al suono della campanella, tutti si diressero verso le aule di lezione, io mi diressi in bagno, dove vomitai quel poco che avevo mangiato a pranzo. Era una caratteristica delle medicine. Mi facevano passare il dolore, ma non mangiavo e quel poco che riuscivo ad inghiottire lo rigettavo subito. Con il risultato che diventavo sempre più magra e sembravo uno zombie.
Mi sciacquai la bocca e uscii dal bagno, dirigendomi verso l'uscita.
Non andai neanche in segreteria per una giustificazione, andai direttamente al mio pick up. Con mani tremanti cercai di infilare la chiave nel buco e accendere il motore. Poi, mi diressi verso casa.
Per quel giorno orami era andata, ma come avrei fatto per il giorno successivo? Che scusa mi sarei inventata il giorno dopo? Non potevo continuare a scappare.
Arrivai a casa e posai lo zaino in camera, poi mi distesi sul letto.
Per un pò non pensai a niente. Però sentivo bene le lacrime che scendevano sulle mie guancie. Non stavo pensando a niente, ma piangevo lo stesso.
Ogni tanto mi capitava. Ero così conscia del poco tempo rimasto, che non c'era neanche bisogno di pensare per piangere.
Non so di preciso per quanto rimasi lì, ma ad un certo punto mi alzai e mi feci una doccia. Poi, preparai la cena per me e per Charlie.
Tagliai una fetta di lasagne e la misi su un piatto, poi dentro al microonde. Il resto, lo rimisi in frigorifero. Mentre aspettavo che fossero pronte, mi riempii un bicchiere di latte e poi presi le lasagne dal microonde.
Mangiai lentamente, cercando di finire tutto; lavai il piatto velocemente e la porta si aprì: Charlie era tornato dal lavoro. Misi nel microonde il resto delle lasagne per lui e presi il cappotto dall'attaccapanni.
"Dove vai?" mi chiese mentre accendeva la tv.
"Ho un appuntamento con il Dottor Carlisle" risposi.
Charlie s'irrigidì e mi guardò con un sorriso di simpatia. Sapevo che non sapeva bene come comportarsi con me in questi momenti. Così, togliendolo da ogni imbarazza, afferrai le chiavi e aprii la porta.
"Non so a che ore tornerò" dissi "La cena è nel microonde comunque"
"Va bene Bella" disse.
"Non aspettarmi alzato!" dissi mentre mi chiudevo la porta alle spalle.
Con il pick up arrivai all'ospedale in dieci minuti. Ero un pò in anticipo, così mi sedetti in sala d'aspetto. Dopo dieci minuti, l'infermiera mi disse che potevo accomodarmi nello studio del Dottore perchè sarebbe arrivato da un momento all'altro.
Così, mi sedetti nella poltroncina del suo studio. Era comoda e lo studio accogliente. Sulla scrivania c'erano delle fotografie, ognuna raffigurante i suoi figli, meno che una che raffigurava una donna bellissima; probabilmente la moglie. Sentii un leggero bussare e poi, la porta si aprì. Mi voltai, aspettandomi di vedere il Dottore, invece davanti mi trovai l'ultima persona che desiderassi incontrare.
"Ah, scusa, pensavo ci fosse mio padre" esordì Edward Cullen.
"N-No, ma dovrebbe arrivare" risposi cauta.
Pregai che se ne andasse all'istante, invece entrò e chiuse la porta.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo; fu lui a parlare per primo.
"Senti, per quanto riguarda quelle voci sul tuo conto-"
M'irrigidii visibilmente perchè lui si interruppe.
"No, non avere paura, io non ho detto niente!" disse "Dei ragazzi l'hanno sentito per caso mentre lo dicevo ai miei fratelli!"
Non sapevo bene che dire. Poteva anche essere vero, ma dopo il suo comportamento del primo giorno di scuola...
La porta dell'ufficio si aprì di nuovo, stavolta entrò Carlisle.
"Edward ci sei anche tu! Bella, scusa del ritardo, ma ho avuto un imprevisto" disse.
"Non importa" risposi facendo un mezzo sorriso.
"Cosa volevi Edward? Sarei impegnato adesso" disse Carlisle.
"Non importa, posso aspettare" rispose Edward.
"Va bene" annuì "Bella? Prego, vieni da questa parte" disse indicandomi una stanza accanto al suo ufficio. Lo seguii senza dire niente e soprattutto, senza guardare Edward.
Nelle due ore successive, mi sottoposero a tantissimi esami. Esami che avevo già fatto un mucchio di volte, esami di cui avevo paura perchè sapevo essere dolorosi.
Il Dottor Carlisle mi rimase vicino sempre. Sia quando facevo test 'piacevoli' sia quando piangevo e urlavo per il dolore.
Alla fine a mala pena mi reggevo in piedi. Ero stanchissima, distrutta. Gli occhi mi si chiudevano.
Carlisle mi riaccompagnò nel suo studio, aiutandomi a camminare.
"Torna dopo domani, avremo i risultati" disse.
Annuii, perfino troppo stanca per rispondere a voce.
"Adesso vai a casa e riposati, domani puoi anche non andare a scuola se non te la senti" disse "Chi ti ha accompagnata?" chiese.
Abbassai lo sguardo. "Nessuno. Sono venuta da sola" risposi. Ero imbarazzata e addolorata al ricordo dello sguardo di Charlie quando gli avevo detto della viosita.
"Bella, non puoi guidare tu la macchina in queste condizioni" disse Carlisle scuotendo la testa "Perchè non ti sei fatta accompagnare da tuo padre?" chiese.
"Bè... lui... n-non sa bene come comportarsi con l'intera faccenda... preferisco evitargli certe cose" risposi sinceramente.
Carlisle mi guardò per qualche secondo, senza dire niente. "Troverò qualcuno che ti possa accompagnare a casa" disse infine.
Prima che potessi oppormi, la porta si aprì.
"La porto io a casa" disse Edward.
Rimasi di sasso. Sperai che Carlisle si opponesse, invece ne fu pressochè entusiasta.
"Perfetto, sarai al sicuro con lui Bella" disse sorridendo.
Dovetti cedere, non avevo neanche la forza per oppormi.

Grazie infinite per le recensioni! Grazie anche a quelli che leggono e basta! In particolare, grazie a:
Mel: grazie!!! Una recensione anche qui! Grazie infinite!
vanefreya:mi fa piacere che tu l'abbia trovata interessante!
Sybelle:bè, ammetto di non sapere nemmeno io proprio tutto tutto, ma la leucemia dovrebbe indebolire sempre di più la persona e poi causa dolore e si è fragilissimi, basta cadere che ti fai subito male.
Aysha: grazie, mi fai arrossire!!!°/////°
gypsy_rose90: spero di averti accontentata con questo capitolo!
kiakkina: è si, Bella malata... sono contenta che ti interessi la storia! :D
ladymarie:sono contenta che ti piaccia! Spero di accontentarti!! :D

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Capitolo 4
*** 3. LISTA ***


CAPITOLO TRE: LISTA
Salii in macchina con riluttanza. La sua Volvo metallizzata e tirata a lucido era comodissima e faceva le fusa rispetto al rombo del mio pick up.
Seduta sul sedile del passeggero guardavo fuori dal finestrino, nella speranza che il viaggio finisse presto. Edward, vicino a me, non emetteva suono.
Fuori era tutto buoio, non si vedeva niente. Presto mi accorsi che non era del tutto buio, ma ero io che stavo chiudendo gli occhi e mi stavo addormentando per la stanchezza. Mi diedi della stupida. Dormire nella macchina di uno sconosciuto non era da me; di solito ero sempre allerta. Si vedeva chiaramente che stavo peggiorando...
Non dormivo del tutto quando sentii che mi appoggiava la sua giacca addosso. Un profumo divino mi stuzzicò le narici. Il più buono e dolce che avessi mai sentito; il suo profumo.
Non dormivo del tutto neanche quando mi prese in braccio e mi accompagnò dentro casa. Charlie sembrava molto preoccupato, ma Edward lo rassicurò dicendo che ero solo stanca per via degli esami che avevo fatto. Mi portò in camera mia e mi lasciò sul letto; poi se ne andò.
Come sembrava diverso dalla prima volta che ci eravamo incontrati. Adesso era molto più gentile con me; mi aveva riaccompagnata a casa, si era preoccupato che non prendessi freddo mettendomi addosso la sua giacca.
Come mai era cambiato così tanto dal nostro primo oncontro? Cosa gli aveva fatto cambiare opinione?
Solo la mattina dopo mi ricordai che mi ero scordata di chiedere al Dottor Cullen se aveva detto della mia malattia a Edward. Volevo sapere come l'avesse saputo.
Mi alzai da letto che lo stomaco mi faceva male. Presi le medicine senza neanche fare colazione e andai a scuola. Quel giorno passò abbastanza lentamente. Edward, come anche i suoi fratelli, erano assenti da scuola. Ne ebbi la conferma quando, a pranzo, il loro solito tavolo era completamente vuoto. Riuscii ad ingoiare qualche pezzetto di pizza, che puntualmente, finì nel water appena mi alzai da tavola.
Tornai a casa subito dopo la fine delle lezioni. Mi sentivo strana; non riuscivo a spiegarmi il perchè, ma avrei preferito vedere Edwad a scuola e magari essere trattata male, piuttosto che non vederlo per niente come era successo.
Una volta a casa, pulii tutto, facendo attenzione a non cadere; ammetto che qualche livido me lo feci... Quando ebbi finito, mi occupai della cena e poi mi feci una doccia e mi dedicai ai compiti per il giorno dopo.
Terminato tutto questo, mi trovai con niente da fare e così la mia mente fu libera di vagare indisturbata. Brutta cosa.
Mi sedetti sul divano e strinsi il cuscino tra le braccia più forte che potevo.
Probabilmente, tra qualche settimana non sarei più riuscita a farlo...
Come non avrei più potuto fare un sacco di cose. Quelle più banali, come visitare un paese stranienro, e quelle più importanti, come avere una famiglia o trovare un lavoro. Non potevo fare progetti per il futuro. Non ce l'avevo.
Non sarei mai diventata grande, non sarei mai diventata vecchia, non avrei mai avuto figli, tantomeno nipoti.
Ad essere realisti, sicuramente non avrei neanche mai avuto il ragazzo. Nessuno si era mai interessato a me. Quando ero piccola, non m'importava di trovare un fidanzato, poi crescendo, mi ripetevo che prima o poi ci sarebbe stato qualcuno anche per me.
Poi, ho scoperto la malattia. Allora ho capito che non ci sarebbe mai stato nessuno. Nessuno ti vede più come prima, come una ragazza; mi sorridevano, cortesi ma nessuno si avvicinava mai.
Cercavo di fregarmene. Cercavo di andare avanti il meglio possibile. All'inizio, non si vedeva che ero malata, che in me c'era qualcosa che non andava. Poi, ho cominciato a dmagrire, a perdere la forza, a svenire.
Ogni cura, ogni medicina, mi dovevano aiutare a stare meglio, a vivere un pò più a lungo; perchè guarire non era possibile. No, la mia era una strada a senso unico, senza via di fuga.
Sapevo cosa mi aspettava e non avevo paura di morire. Mai. Ero pronta a sorridere alla morte quando sarebbe stato il momento.
Quello che veramente odiavo di più, era la consapevolezza che non avrei mai potuto fare tutto quello che mi sarebbe piaciuto. Non solo avevo poco tempo, ma anche una parte di quello rimasto, l'avrei passato in un letto, aspettando la fine.
Stringevo ancora spasmodicamente il cuscino tra le braccia. Tremavo e vedevo la stoffa bagnarsi di lacrime. Lacrime amare come il veleno. Mi pungevano gli occhi ed erano diventate le mie fedeli alleate in quei momenti in cui mi lasciavo andare a quel modo. Nei momenti in cui affrontavo la realtà.
C'erano un sacco di cose che avrei voluto fare prima di morire.
Mi asciugai le lacrime con la mano e mi alzai, andando in camera mia e prendendo carta e penna.

Scrissi le lettere a caratteri grandi:
LISTA DI COSE CHE VOGLIO FARE:
Ovviamente non potevo farla eccessivamente lunga, ma avrei comunque scritto quello che desideravo, senza pensare se fossero cose impossibili o meno.
1_ Vedere un tramonto sul mare.
Già, perchè da quando ero a Forks, il sole lo avevo visto poche volte. Il cielo era perennemente coperto da nuvole che oscuravano tutto. Desideravo vedere un tramonto, anche per ricordare come erano belli quelli di Phoenix, dove di sole ce ne era parecchio e che non avrei mai più visto. Era come se volesi utilizzare un tramonto per imprimermi nella mente tutti i bei momenti e ricordare un posto dove, sapevo benissimo, non sarei più tornata e una persona, mia madre, che probabilmente non avrei più rivisto.
2_ Visitare le piramidi.
Buffo eh? Direte voi, che razza di desiderio è? Posso rispondere dicendo che a me, l'Egitto ha sempre affascinato molto. Quando ero piccola, chiedevo sempre a mia madre di poter andare a visitare le piramidi, ma lei non mi portava mai. Smisi di chiederlo, ma continuavo a desiderarlo. Metterlo nella mia lista era azzardato, voglio dire, quando mai sarei potuta andarci? Avevo la mia soluzione...
3_ Salire su un cavallo.
Cavalli. Appena sento quel nome mi vengono i brividi. Eppure, nelle fotografie sono così belli! In realtà, ne ho sempre avuto il terrore! Mi piacerebbe salirci però, giusto per dire che nella mia vita, le paure le ho superate tutte...
4_ Visitare Hong Kong.
Un altro posto che mi piacerebbe vedere. Credo che adotterò la stessa soluzione dell'altro posto...
5_ Scrivere una lettera a Renèe e una a Charlie.
Molto importante. Così, potranno leggere la mia lettera quando non ci sarò più. Sapranno sempre quanto gli ho voluto bene...
6_ Finire il liceo.
Banale direte voi. Bè, nelle mie condizioni, non so se riuscirò a finirlo; ma voglio provarci, perchè non voglio lasciare niente di incompiuto nella mia vita...
7_ Visitare il college.
Solo per vedere com'è; immaginare come sarebbe stata la mia vita al college, come sarebbe stato abitare lì... ovviamente, non mi sarei potuta iscrivere, ma sognare non costa nulla...
8_ Diventare amica di una persona a cui non piacevo all'inizio.
Non voglio morire e sapere che qualcuno mi detesta. Voglio essere in pace con me stessa quando sarà il momento, non avere rimpianti di alcun genere...
9_ Trovare l'amore.
Mi accorsi che questo desiderio era pressochè impossibile, ma lo scrissi lo stesso. La speranza è l'ultima a morire! O meglio, sarebbe morta con me...
10_ Essere felice.
Vivere, sapendo che presto sarei dovuta morire non mi rendeva triste. Ma sapere che avrei fatto del male a Charlie e Renèe, sapere che anche adesso glie ne stavo facendo, mi distruggeva più di qualsiasi altra cosa. Non era la morte che temevo, ma la consapevolezza che avrei fatto soffrire i miei genitori e sapere come poteva essere la mia vita, realizzare che non l'avrei mai avuta una vita, mi logorava l'anima. Stavo deludendo i miei genitori. Avrei voluto che fossero stati fieri di me, invece li facevo soffrire e basta. Non volevo morire piangendo. Volevo almeno essere felice per quello che ero riuscita a fare. Volevo lasciare questo mondo, potendo affermare di essere felice per quello che erano stati i miei anni di vita.

Guardai il foglio della mia lista per qualche minuto. Ovviamente sarei potuta andare avanti per altre pagine, mille e mille pagine...ma dieci punti erano più che sufficienti, non sapevo neanche se sarei riuscita a realizzarli tutti. Ma se ce l'avessi fatta, allora sarei stata davvero soddisfatta di me.




Grazie ragazze! Mi fa tanto piacere che leggiate la mia ff!! Scusate per l'aggiornamento in ritardo, ma ho avuto da fare in questi giorni! Anche adesso, vorrei ringraziarvi una per una e invece devo andare a lavorare...=.= La prossima volta avrò più tempo e risponderò a ognuna di voi!!!!!

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Capitolo 5
*** 4. A TESTA ALTA ***


CAPITOLO QUATTRO: A TESTA ALTA
Il mattino seguente, uscii di casa che ero quasi in ritardo, e per completare il tutto, pioveva come non mai. Di solito scendeva una pioggerella fina e continua, silenziosa quasi. Quella mattina invece sembrava che una burrasca si fosse abbattuta su Forks. Nella fretta, scordai di prendere il cappotto; finchè ero in macchina, non fu un problema, nell'obitacolo del mio pick up si stava bene, era accogliente. Una volta scesa invece, per arrivare all'edificio tre dove avevo l'ora di spagnolo, mi bagnai completamente. Entrai nell'aula del tutto fradicia e infreddolita. Mi sedetti al mio solito banco e aprii lo zaino. Stavo in silenzio per evitare che i miei compagni sentissero il rumore dei miei denti che battevano insieme.
Alice Cullen entrò nell'aula poco dopo di me, si sedette al suo banco in fondo all'aula; sembrava quasi che danzasse mentre camminava.
Il professore entrò poco dopo e la lezione cominciò.
Alice mi lanciava spesso delle occhiate e puntualmente distoglievo lo sguardo.
Avevo freddo, la classe era con il riscaldamento ma ero troppo bagnata perchè mi facesse un minimo di effetto.
La campanella suonò per fortuna, perchè se fossi rimasta ancora un pò seduta su quella sedia, probabilmente mi sarei congelata del tutto.
Alice Cullen apparve al mio fianco senza quasi che me ne accorgessi, non si era mai avvicinata prima dall'ora.
"Ti senti bene?" chise senza tanti rigiri di parole.
"S-si...sto b-b-bene" arrossii perchè i mie denti battevano insieme e non riuscivo a parlare bene.
La vidi pensare attentamente poi sorrise. "Io sono Alice, piacere"
"P-piacere" riuscii a dire.
"Ci vediamo ciao" corse via.
Che strana ragazza. Arriva, si presenta e poi corre via... mah...
Senza pensare a lei più del dovuto, mi diressi all'ora successiva.
A pranzo, i miei vestiti erano solo umidi, ma ero infreddolita e i miei capelli sembravano un ammasso di nodi. Non mi preoccupava molto il mio aspetto fisico in realtà, ero molto più preoccupata di potermi ammalare; l'ultima volta che era successo, ero finita all'ospedale per un mese intero.
Entrai nell'aula di biologia che mi girava un pò la testa e mi si chiudevano gli occhi. Come al solito, Edward Cullen era già seduto al suo posto.
Mi sedetti vicino a lui e aprii lo zaino, senza aspettarmi che tra noi fosse cambiato qualcosa, anche se mi aveva riaccompagnata a casa.
"Ciao" disse lui inaspettatamente "Come stai?"
Lo guardai per un attimo, disorientata per la gentilezza nella sua voce e per lo sguardo dorato che mi aveva dedicato.
"C-ciao...sto bene" mentii dopo che mi fui ripresa.
"Non hai una bella cera" disse.
"Neanche tu sai?" risposi con un sorrisino di scherno.
Fece una smorfia e guardò altrove. Ricordavo perfettamente gli occhi che mi avevano fissata il primo giorno di scuola. Non avevano niente a che fare con quelli che mi guardavano adesso.
Senza contare che era pallido e aveva delle leggere occhiaie viola sotto gli occhi, però, restava sempre il più bel ragazzo che avessi mai visto.
"Tremi" mormorò mentre il professore entrava e iniziava la lezione: atomi e ioni.
Abbassai lo sguardo, arrossendo. "N-no...sto bene" biascicai.
Per il resto della lezione, Edward non fece che fissarmi, facendomi sentire in imbarazzo.
Sembrava frustrato da qualcosa e anche vagamente preoccupato.
Scaccia l'ultimo pensiero dalla mia testa; lui, preoccupato per me? Non poteva essere, primo non ci conoscevamo per niente, secondo, aveva dato l'impressione di odiarmi, come poteva essere preoccupato?
La campanella mi riscosse dai miei pensieri. Infilai i miei libri dentro allo zaino, senza voltarmi verso Edward, sicura che se ne fosse già andato.
Invece quando mi voltai verso l'uscita, lui era ancora lì.
"Ti accompagno alla macchina" non era una domanda.
"Va bene" borbottai. Tanto anche se obiettavo non cambiava niente.
Ci dirigemmo verso l'uscita, ogni tanto davo qualche colpo di tosse, brutto segno, brutto segno.
Fuori pioveva esattamente come quella mattina, e io ero sempre senza cappotto. Tirai le maniche del maglioncino fino a coprirmi le mani e mi strinsi le braccia intorno alla pancia, rabbrividendo. Mi saei bagnata tutta di nuovo.
Edward posò sulle mie spalle la sua giacca; lo guardai, stupita.
Fece un sorriso sghembo che mi lasciò senza fiato, mi fece arrossire e mandò il mio cuore a mille.
"Ma serve a te" provai ad obiettare.
"Posso stare anche senza io" rispose.
Poi, aprì un piccolo ombrello e mi avvicinò a se circondandomi le spalle con un braccio. Sentivo il mio cuore battere ad un ritmo stratosferico, mentre un profumo dolce e denso mi invase il naso fino a stordirmi il cervello.
Camminammo sotto la pioggia, ma a mala pena me ne accorsi, ero troppo persa nel suo profumo, nella sua vicinanza improvvisa.
"Ci vediamo dopo allora" disse aprendo lo sportello del mio pick up.
Entrai e lo guardai storto. "Dopo?" chiesi confusa.
"Se non sbaglio dopo hai una visita all'ospedale" rispose.
Arrossii e biascicai un 'si' d'assenso.
Fece un mezzo sorriso e chiuse lo sportello, dopo di che, si diresse alla sua macchina. Misi in moto e tornai a casa.

Dopo essermi fatta una doccia afferrai le chiavi del pick up e uscii per andare all'ospedale.
Non aspettavo minimamente di trovare una Volvo metallizzata nel vialetto di casa. Mi bloccai e vidi Edward appoggiato allo sportello della macchina. Mi osservava, palesemente divertito dalla mia reazione di sorpresa.
Aprì lo sportello per me e io entrai velocemente. Appena si fu seduto vicino a me, lo guardai incuriosita dal suo comportamento sempre più strano.
Mi guardò anche lui, però da capo a piedi. Mi sentii in imbarazzo e arrossii.
Lo vidi sorridere e avviare il motore della Volvo.
"Carine le lenti a contatto" buttai là.
"Davvero? Dove sono?" chiese.
Lo guardai confusa e lui scoppiò a ridere. "Non porto le lenti a contatto" spiegò. Si certo, e io sono una mucca. "Ah no? Mi sembrava che i tuoi occhi fossero...più neri l'altra volta..."
"Ti stai sbagliando" rispose duro.
Decisi di lasciar perdere. Dal tono della sua ultima risposta sembrava che non volesse parlarne più di così.
"Dovrei andare in ospedale" lo informai.
"Lo so... ci siamo infatti" disse spegnendo il motore.
Eravamo arrivati in pochi minuti, ero anche in anticipo.
Scendemmo ed entrammo insieme. Non riuscivo a capire per quale assurdo motivo un Dio come lui stesse camminando vicino a me.
Edward mi portò direttamente dentro allo studio di Carlisle dove ci sedemmo e aspettammo che arrivasse.
"Dovete decidere gli appuntamenti per la cura?" chiese mesto.
Annuii senza staccare gli occhi dalle mie mani. "Sono venuta a Forks anche per questo, perchè sembrerebbe che tuo padre sia molto bravo" dissi.
"E per quale altro motivo sei qui?" chiese palesemente curioso.
Sospirai e gli raccontai di mia madre, di come si fosse risposata e di come con la mia malattia, ero quasi diventata un intralcio alla sua nuova vita con Phil.
"Ho usato il pretesto delle cure per lasciarla vivere serenamente" terminai.
"Pretesto?" mi guardò storto.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. "In ogni caso non posso guarire"
Distolse lo sguardo e rimase in silenzio.
Cosa pensava? Che non sapessi quale era la verità? Conoscevo la mia sorte, la conoscevo bene, da molti mesi ormai.
La porta si aprì ed entrò Carlisle. Sorrise ad entrambi e si sedette alla scrivania.
Edward uscì dalla stanza, lasciandomi la mia privacy. Avevo però la strana sensazione che avrebbe saputo lo stesso quello che ci saremmo detti.
"Allora Bella" cominciò Carlisle "Come stai?" chiese.
"Bene, tutto apposto" per quanto apposto possa essere apposto.
"Allora, ho preparato una serie di appuntamenti per fare la chemio terapia, queste sono le date" mi porse un foglietto "Ovviamente dovrai fare altri esami per sapere come sta andando la cura"
Guardai il foglietto e mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchia. "Carlisle...se-se faccio questa cura...non si risolverà comunque niente no?" chiesi.
Mi guardò serio. "Bè, l'effetto massimo è quello di far restare in vita il paziente, il più tempo possibile" rispose.
"E in quali condizioni? Parla chiaro per favore" chiesi.
Divenne serio. "Non saresti più in grado di andare a scuola, nè di camminare, presumibilmente dovresti restare in un letto...saresti troppo debole" rispose.
Annuii. "Lo immaginavo. Perciò, sostanzialmente, questa cura, serve solo a farmi stare in vita più a lungo" chiarii.
Annuì. Certo, lo sapevo anche io. Non c'era altra soluzione, la mia strada terminava in un unico modo, non avevo certo sperato che quella cura servisse a guarirmi. No, per quella avevo perso le speranze, sapevo che non sarebbe mai successo.
"Non voglio farla"dissi "Non la farò" decretai.
Mi guardò sorpreso e confuso. "Pensavo che fosse la tua priorità quella di curarti" disse.
Scossi la testa. "Certo, sono malata e sarebbe naturale che mi curassi... ma non voglio finire i miei ultimi giorni di vita su di un letto" risposi "So cosa succederebbe, non sarei in grado di occuparmi di me stessa, con la chemio dimagrirei ancora di più e perderei tutti i capelli" continuai "Non voglio che mia madre mi veda a quel modo, voglio che mi ricordi come ero, come sono. Mio padre non mi vedeva da tanto tempo, non voglio che i suoi ultimi ricordi di me siano brutti e dolorosi. In ogni caso, non è che io abbia possibilità di guarigione, voglio finire i miei giorni come se fossi una ragazza normale. Voglio provare a fare più cose possibile, senza dover stare su un letto. So che alla fine ci finirò comunque, ma non voglio perdere tempo in qualcosa che non mi porterà a niente" terminai.
Carlisle mi guardò, sembrava comprensivo e ammirato. "Ne sei sicura Bella?"
Annuii. "Ho sempre tempo per cominciare a curarmi" ridacchiai.
Si, io che avevo tempo nella vita, era una barzelletta!
"Se ne sei proprio sicura...io non posso farti cambiare idea" disse.
Gli restituii il foglietto con gli appuntamenti. Non mi serviva. Uscii dall'ufficio a testa alta e sicura della mia scelta.
Sapevo quello che facevo, avevo una lista di cose da fare, impegni che mi ero presa.
Giurai a me stessa che sarei morta senza versare lacrima.






Grazie infinite a tutte per leggere!!! In particolare:

Elychan: si, lo so!!! Me l'hanno detto anche altre persone che assomiglia ai passi dell'amore, ma non ci avevo pensato che poteva essere uguale, lo spunto però non l'ho preso da lì!!! Sono contenta che ti piaccia!
gypsy_rose90: sono contenta che ti piaccia! grazie per leggere!!^^
Sybelle: bè, si, forse sono fattibili...però, non è detto che la storia finisca bene...
Aysha: grazie mille, non sai quanto mi fanno piacere i tuoi commenti!! Ci tenevo proprio a esprimere bene i sentimenti in questa ff perchè sono la parte più importante...grazie!!!!^^ *////*
greta91: grazie infinite! mi fai arrossire!!! *//////* sono contenta che ti piacciano le mie ff!!!!!!^^
roby88: grazie! spero ti sia piaciuto questo capitolo!!!! :)

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Capitolo 6
*** 5. AMICI ***


CAPITOLO CINQUE: AMICI
Uscii dall'ospedale seguendo Edward; da quando ero uscita dallo studio del Dottor Carlisle, non aveva detto una parola.
Mi aprii lo sportello gentilemnte ed entrai in macchina. Lo osservai mentre faceva il giro e si sedeva al posto di guida. Non solo il suo volto era angelico, ma anche il suo corpo poteva fare invidia a qualsiasi modello.
Avviò il motore della Volvo e partì.
Il silenzio tra noi si stava facendo pesante; non riuscivo a guardarlo in faccia, ma non sapevo il perchè di quella sensazione, come se avessi deluso qualcuno.
"Dimmi perchè" sibilò infine.
Mi voltai di scatto verso di lui, che teneva lo sguardo fisso sulla strada. Sapevo esattamente a cosa si riferiva, e non ero del tutto sorpresa che sapesse quello che ci ervamo detti io e Carlisle; lo avevo sospettato fin dall'inizio.
"La decisione era mia" risposi.
"Era una possibilità in più"
"Non lo era"
"Potevi curarti"
"Non posso guarire!" urlai.
Lo vidi deglutire a fatica, ma non si voltò mai a guardarmi.
Non avrei voluto gridargli contro, ma avevo preso la mia decisione, non sarei tornata indietro.
"Perchè ti interessa tanto?" domandai con un filo di voce.
"Sei l'unica eccezione..." la sua voce era poco più di un sussurro, non ero sicura di averlo sentito bene.
"L'unica eccezione a cosa?" azzardai.
Non rispose ma strinse le mani sul volante e irrigidì la mascella. Era un chiaro segnale che non voleva parlarne.
Scossi la testa e guardai fuori dal finestrino; non voleva parlarne.
Era incredibile quanto sapesse farmi innervosire. Pretendeva che gli dicessi qualsiasi cosa, mentre lui non doveva mai darmi spiegazioni di alcun genere. Non era affatto giusto.
Parcheggiò sul vialetto di casa mia e mi aprì la portiera, scesi.
"Ci vidiamo domani a scuola" dissi incerta.
"Certo" rispose facendo un mezzo sorriso che mi fece arrossire.
"Grazie per avermi accompagnato" biascicai.
"Figurati...è stato un piacere" rispose "Adesso vai, sono sicuro che Charlie vorrà sapere com'è andata" disse.
Annuii ed entrai in casa.
"Bella?" chiamò mio padre dal salotto.
"Si papà" chi altri poteva essere, la pantera rosa?!
Andai in cucina e aprii il frigo, avevo stranamente fame. Bevvi un pò di succo di frutta e afferrai una barretta ai cereali, poi mi diressi verso le scale.
"Com'è andata Bells?" chiese Charlie.
"Bene ma...ho deciso di non sottopormi alla cura" lo informai.
"Come mai?" parve sorpreso.
"Bè...non era come mi aspettavo, non avrebbe molti effetti su di me" risposi.
Non ero sicura che Charlie concordasse con me riguardo alla mia decisione, alle mie idee. Mentire sembrava la cosa migliore da fare.
"Capisco" disse "Mi dispiace Bells" mormorò avvilito.
"Oh, fa niente papà, va bene così" feci un gran sorriso e salii di sopra.
Quella notte dormii male, mi rigiravo in continuazione sul letto e a mala pena riuscii a chiudere occhio.
Il mattino seguente ero stanchissima e con due occhiaie da fare spavento. Scesi a fare colazione e presi le medicine che Charlie mi aveva lasciato sul tavolo della cucina.
Uscita di casa, non fui poi molto sorpresa di trovare una Volvo metallizzata nel vialetto. Edward era dentro che sorrideva, incoraggiante.
Salii nella sua auto e ricambiai il sorriso.
Il suo morì appena mi vide. "Ti senti bene?" chiese preoccupato.
"Si perchè?"
"Sembri stanca" disse rivolto alle mie occhiaie.
"Sto bene" dissi portandomi una ciocca di capelli sulla spalla per coprire il viso.
Avviò il motore della Volvo e andammo a scuola, dove Alice ci aspettava sorridente. Notai che dappertutto erano appesi volantini riguardanti il ballo di primavera che ci sarebbe stato il sabato successivo. Al solo pensiero mi si attorcigliavano le budella.
"Ciao! Come stai Bella?" chiese gentilmente.
"Bene grazie" risposi sforzandomi di sorridere.
Mi accompagnarono alla prima lezione e Edward mi aspettava fuori dall'aula per accompagnarmi alla lezione successiva.
"E' andata bene?" chiese.
"Si, come al solito...a te?" chiesi per cortesia.
"Bene, niente di che..." rispose. Ci fermammo davanti alla porta della mia lezione successiva.
Mi fermai per salutarlo e lui fece un sorriso sghembo.
Traditore! Come credi che possa parlare!! "C-ci vediamo dopo" biascicai arrossendo. "Va bene" se ne andò che ancora sghignazzava.
Per il resto della mattina mi accompagnò a ogni lezione, lasciandomi sempre con il sorriso sghembo che mi faceva assumere uno sguardo da ebete e lui se ne sghignazzava felice.
All'ora di pranzo mi accompagnò alla mensa, prese un vassoio e lo riempì di qualsiasi cosa presente. Pagò lui ovviamente e mi trascinò ad un tavolo vuoto, diverso da quello in cui sedeva di solito ciascuno di noi.
Lo guardai scettica; nel vassoio c'era tanta roba da sfamarmi per una settimana intera. "Chi credi che mangi questa roba? Non credevo mangiassi tanto..." in effetti, sembrava non mangiasse mai niente, il suo vassoio, come quello dei fratelli, era sempre pieno... "Serviti pure" disse con un sorriso in faccia.
Presi una ciambella e la morsi, masticando lentamente. Non distolsi mai gli occhi da lui e notai, come già sospettavo, che non toccò cibo; mai.
"Che fai oggi dopo scuola?" chiese.
Alzai le spalle. "Non so... i compiti credo..." risposi.
Annuì. "E...sabato prossimo?" chiese fulminandomi con uno sguardo di miele.
"Sono libera" risposi.
"Non vai al ballo di primavera?" chiese curioso.
Abbassai lo sguardo. "No...non mi piace ballare" risposi.
Ridacchiò e lo guardai in cagnesco. "Posso capire perchè...e..visto che neanche io andrò al ballo-"
"Non ci andrai?" chiesi sorpresa.
"No. Mi chiedevo se... ti andrebbe di venire a Seattle con me" buttò là.
Trattenni il respiro, mentre la testa mi si annebbiava per i suoi occhi fissi nei miei.
"Allora?" chiese un pò nervoso.
Inerme, annuii.
Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi che per poco non mi fece svenire e per il resto del pranzo parlammo di cose superficiali. Come per esempio libri, animali e compleanni.
Ancora una volta, notai che parlavo sempre io, di me; lui, di se, non parlava mai.
Durante lalezione di biologia lavorammo a coppie e fui lieta di vedere come il suo comportamento nei miei confronti fosse cambiato. Adesso Edward era molto più amichevole, niente sguardi d'odio.
All'uscita da scuola, mi accompagnò fino alla macchina.
"Ci vediamo domani" dissi.
"Mm...non credo..." rispose.
Lo guardai, interrogativa.
"Io e Emmett anticipiamo il week end" spiegò.
Per qualche strana ragione mi sentivo delusa, ma non volevo darglielo a vedere.
"Cosa fate?" chiesi il più disinvolta possibile.
"Andiamo in campeggio" rispose.
Annuii, ma continuava a guardarmi.
"Cosa? Pensavo di poterlo chiedere...tra amici si chiedono queste cose..." balbettai.
"Amici?" chiese alzando un sopracciglio.
Arrossii, forse avevo corso troppo. "Bè..pensavo..." biascicai.
"Amici" ribadì sorridendo.
Sorrisi anche io, rossa come un pomodoro.
"Ci vediamo presto Bella" disse aprendomi lo sportello.
Entrai e lui richiuse lo sportello.
Feci un mezzo sorriso, misi in moto e partii.
Solo quando fui a metà strada realizzai veramente che avevo con lui un mezzo appuntamento.
Arrossii e il mio cuore accelerò il battito al solo pensiero.
Cosa mi stava succedendo?



Grazie infinite per continuare a leggere la mia ff!!! davvero, mi fate commuovere!!!

greta91: grazie mille, sei troppo gentile... '//////'
Sybelle: non dirò nulla sul finale, è top sicret!!!! XD però l'ho deciso, e mi sembra un bel finale, nel senso che sta bene in quesat storia...
eddy: lo so che c'assomiglia!!! ma non l'ho preso da lì, l'assicuro!!!
roby88: lo so che speri nel lieto fine...lo scoprirai se continui a leggere!!!! XD sono cattiva XDXD ma non voglio che diventi banale la storia poi...
gypsy_rose90: ti sei già fatta il filmatino? sono curiosa, come credi che sarà il finale??
Aysha: tu con i tuoi commenti mi vuoi far morire, grazie infinite, sei gentilissima mi fai sentire come se fossi brava davvero!! '////' grazie, tengo molto ai tuoi commenti... un bacio...

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Capitolo 7
*** 6. VECCHI AMICI ***


CAPITOLO SEI: VECCHI AMICI
Nel tragitto per tornare a casa, quasi non andai a sbattere contro un albero dopo aver realizzato che quella mattina, ero andata a scuola con Edward, mentre adesso, stavo tornando a casa con la mia macchina.
C'era qualcosa che non tornava. Come poteva essere successo?
Che fosse stato Edward a portare il mio pick up a scuola? Ma quando? Che avesse saltato qualche lezione apposta per farlo? C'era qaulcosa di strano, quel ragazzo avrebbe dovuto darmi diverse spiegazioni quando ci saremmo rivisti.
Mentre fantasticavo su Edward e sul mio pick up, passai vicino a una macchina ferma lungo la strada e a un ragazzo che faceva l'autostop.
Mi sembrava un viso familiare, così mi fermai, accostando sul ciglio della strada.
"Ciao, emm... problemi?" chiesi imbarazzata. Cosa mi era venuto in mente di fare?!
"Ciao, bè si, mi si è rotta la macchina...potresti accompagnarmi a casa?" chiese gentilmente.
"Va bene, dove abiti?" chiesi mentre saliva sul pick up.
"A La Push" rispose "Ma tu sei la figlia di Charlie?" chiese poi.
"Si, come lo sai?" non credevo di essere così famosa.
Sorrise. "Perchè questo pick up l'ho rimesso apposto io" informò fiero "Era di mio padre prima"
"Ma allora tu sei il figlio di Billy!" esclamai sorpresa.
Erano anni che non lo vedevo, però spiegava perchè mi era sembrata una faccia familiare. Era Jacob Black, giocavamo sempre insieme le estati in cui venivo a trovare Charlie, e c'ernao anche le sue sorelle.
Lo accompagnai a casa, mi invitò ad entrare e così rividi anche Billy.
"Come stai Bella?" chiese avvicinandosi con la sedia a rotelle.
"Bene grazie, tutto bene" risposi evasiva.
Mi intrattenni a parlare con loro per poco, per lo più mi chiesero come stesse Charlie, a quello che capii, era un pò che non si vedevano, che avessero litigato? Dissi che dovevo andare a casa per finire i compiti, mi lasciarono andare e io tornai di corsa al mio pick up.
Quello che non avevo calcolato, era che non ricordavo la strada per uscire da La Push e così, dopo un paio di chilometri, mi dichiarai ufficialmente dispersa.
Scesi dalla macchina e mi guardai intorno, sbuffando. Non c'era niente, se non la foresta e la strada che portava chissà dove. Alle mie orecchie arrivò il rumore di una cascata e così mi addentrai nel bosco, sinceramente curiosa di vedere quella meraviglia.
Solo quando il bosco cominciò a diradarsi, capii che non era una cascata, ma una scogliera. Era il mare che si infrangeva sugli scogli a fare quel rumore.
Non potevo negare però, che lo spettacolo era bellissimo.
Dopo l'incessante pioggia della mattina, le nuvole avevano formato degli strani disegni e lasciavano intravedere il sole che tramontava.
I suoi raggi arancioni erano un vero spettacolo.
Sorrisi, affascinata, e mi misi a sedere per terra; senza volerlo, quello fu il primo punto della mia lista che realizzai. Mi ero ritrovata davanti a quel tramonto per caso e non potevo perdere l'occasione.
Certo, non era assolutamente paragonabile a quelli di Pheanix, ma in un certo senso, poteva essere più prezioso.
A Forks, dove il sole non c'è mai, vedere un tramonto, è come aver trovato una pepita d'oro.
Rimasi lì, a pensare alla mia vitaa Pheanix, a mia madre; sembravano antrambe così lontane dal mio presente... finchè il sole non sparì del tutto dalla mia vista. Mi alzai, che sorridevo, soddisfatta. Tornai alla macchina quasi saltellando.
Non m'iportava molto che non sapessi la strada, aver completato il primo punto della mia lista, mi aveva reso allegra, soddisfatta.
Ne rimanevano nove.
Non so esattamente per quanto girai tra le stradine di La Push, però a un certo punto mi trovai nella strada principale, quella che mi avrebbe riportato a Forks.
A quel punto crollai. Le medicine dovevano aver terminato il loro effetto, perchè mi sentivo stanca e mi faceva male la pancia e le braccia.
Non potevo guidare in quelle condizioni, ci mancava solo che facessi un incidente; certo, sapevo che la morte era la mia unica soluzione, ma avevo ancora nove punti da completare nella mia lista, perciò accostai la macchina al ciglio della strada.
Appoggiai la testa al sedile, concedendomi qualche minuto di riposo.
Qualche minuto che diventò un pò di più dal momento che mi addormentai.

Mi risvegliai il mattino dopo. Avevo dormito la bellezza di dieci ore. Quando realizzai di essere in macchina e non nel mio letto sotto le coperte, quasi mi prese un colpo.
Misi in moto immediatamente e mi diressi verso casa; Charlie sarebbe stato preoccupatissimo.
Non avevo torto; la sua macchina era ancora sul vialetto di casa ma era affiancata da una Volvo metallizzata e da una vecchia macchina che non avevo mai visto.
Scesi e mi diressi verso la porta di casa quando Edward apparve davanti a me e mi guardò, pressoche furioso.
"Dove sei stata?" chiese trattenendo la rabbia.
"I-io...mi dispiace ero-"
"Bella!" urlò mio padre abbracciandomi di slancio "Dove sei stata? Mi hai fatto preoccupare tantissimo!" disse.
"Scusa papà" mormorai.
Vidi raggiungerci anche Jacob e Billy, era loro la vecchia macchina che non avevo riconosciuto.
"Cosa ti è successo?" chiese Charlie.
"Non mi sono sentita bene, ho preferito fermarmi che continuare a guidare...poi mi sono addormentata" arrossii mentre dicevo quella che non era proprio tutta la verità.
Notai come Billy lanciasse degli sguardi in direzione di Edward, che teneva lo sguardo fisso su di me.
Si fece avanti. "Adesso che sei tornata, credo che potrò andare a casa... mio padre era preoccupato" disse "...e anche io..." mormorò a voce bassa così che potessi sentirlo solo io.
"Mi dispiace" ripetei.
"Fa attenzione Bella" disse. Percorse il profilo della mia guancia con la punta delle dita e poi si diresse verso la sua Volvo.
"Grazie per essere venuto Edward" disse Charlie riconoscente.
"Si figuri" ripose salendo in macchina e andando via.
Billy aveva assunto una posizione rigida sulla sua sedia a rotelle, mentre Jacob teneva lo sguardo fisso per terra.
Ma tutto quello cui riuscivo a pensare era Edward e il suo gesto, la sua rabbia, la sua preoccupazione.
Non vedevo l'ora di restare sola con lui di nuovo, avevo così tante domande da fargli.
Mi accorsi a mala pena che Billy e Jacob se ne stavano andando e ascoltai solo alcune parole che mi disse Charlie.
In sostanza, era d'accordo con me, anche se mi ero addormentata, avevo fatto bene a fermarmi e non rischiare un incidente.
Salii le scale per andare in camera mia; presi tutta la mia roba e mi feci una doccia.
Quando tornai in camera, sopra alla scrivania vidi il foglio della mia lista.
Lo guardai, presi una penna e feci una piccola 'X' vicino al punto uno.



Wow, sette commenti!!! Grazie infinite!!!
___MiRiEl___: waaaaaaaah leggi la mia storia!!!! *me tanto feliceeee!* non ti picchiare! anzi, continua a leggere!!!!!
roby88: sono contenta che ti piaccia!!!! cercherò di fare in fretta!!!
Sybelle: spero di riuscire a scrivere presto! anche perchè ho deciso di continuare la mia vecchia ff....
Vesuvium: grazie '/////' che gentile...
gypsy_rose90: eddy la morde dici? mm....potrebbe essere una possibilità... non si sa mai...
Aysha: waaaaaaaaaaaaaaaah grazie infiniteeeeee!!!!!!!!! >/////< In effetti questo, era un capitolo di passaggio... non era proprio previsto, solo che poi mi veniva troppo lungo quest altro e allora l'ho smezzato... Come vedi la lista comincia a completarsi... chissà se ce la farà a completarla...... un bacione sbavicchioso! XDXD grazie per commentare!!! spero di aggiornare presto... ma ho deciso di continuare anche una mia vecchia ff.... sai com'è... quando chiedono il seguito anche dopo mesi che l'hai finita... =.=''' vabbè, ancora grazie!!!!!!

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Capitolo 8
*** 7. DOMENICA ***


CAPITOLO SETTE: DOMENICA
Ero rimasta tutto il sabato e anche la domenica in casa. Dopo lo spavento che avevo fatto prendere a Charlie non mi sembrava il caso di uscire e farlo preoccupare di nuovo.
Per tutti e due i giorni, non vidi Edward e neanche Alice.
Certo, erano andati in campeggio mi aveva detto, e io mi sentivo pressoche inutile. Non sapevo cosa fare senza Edward intorno.
Ne stavo diventando troppo dipendente...
Accesi il computer e attesi che si caricasse. Dopo dieci minuti, per la disperazione scesi a fare colazione. Non che mangiai molto, ma comunque vi impiegai un quarto d'ora abbondante.
Quando salii di nuovo, il computer non aveva ancora fatto.
"Questa è la fantastica linea telefonica di Forks!" borbottai.
Mi sedetti alla scrivania e aprii il primo cassetto. Presa carta e penna, decisi che forse era arrivato il momento di scrivere una bella lettera a papà e, ovviamente, una anche a mamma.
Era ancora presto per pensare a determinate cose, come al fatto che non li avrei più rivisti, mancava ancora un pò al fatidico momento, ma comunque era meglio prendere tempo. Non si sa mai cosa ti riserva il futuro, magari il giorno seguente non sarei neanche più riuscita a tenere una penna in mano!
Cercai di rendere le lettere il più belle possibile. Non poteva bastare un semplice 'ti voglio bene' in fondo alla pagina per esprimere tutta la mia gratitudine nei loro confronti.
Già, gli ero grata. Loro mi avevano dato la vita, mi avevano cresciuta ed ero io che mi ero ammalata, quella era colpa mia, loro mi avevano dato tutto il loro amore.
Quando chiusi le due buste, sperai di essere riuscita a fargli capire come mi sentivo in realtà. Avevo anche realizzato un altro punto della mia lista, perciò, feci una piccola 'X' al punto cinque.
Quando il computer finalmente finì di caricarsi, controllai le mie e-mail. Ce ne erano cinque, tutte di mia madre che, preoccupata, chiedeva come stavo e dove fosse la camicetta rosa salmone.
Risposi alle sue e-mail specificando che non controllavo la posta ogni cinque minuti e che quindi non doveva agitarsi se non rispondevo subito.
Stufa della lentezza di quell'aggeggio del primo dopoguerra, lo spensi direttamente dal bottone d'accenzione e scesi in giardino, cercando di godermi il poco sole di quella domenica.
Mio padre era al lavoro, perciò avevo la casa libera. Rilessi 'Orgoglio e Pregiudizio' per l'ennesima volta e finii con l'addormentarmi.
I rintocchi dell'orologio che segnavano le quattro di pomeriggio, mi svegliarono dal mio sonnellino.
Non ero un tipo che dormiva molto, però da quando ero malata, riuscivo a dormire anche con un martello pneumatico vicino. Mi alzai barcollando e feci una doccia, poi preparai la cena.
Il telefono squillò mentre avevo le mani sporche di farina. Risposi velocemente.
"Pronto?" chiesi.
"Bella, sono papà" disse Charlie dall'altra parte del telefono.
"Oh, ciao papà, dimmi" risposi. Di solito non chiamava mai a casa.
"Stasera farò molto tardi tesoro, ti dispiace cenare da sola?" informò.
"Ma no, certo che no!" risposi.
"Bene, volevo solo che lo sapessi" disse "Adesso devo andare, ciao"
"Ciao papà" risposi riagganciando.
Sistemai la cena che avevo preparato su un piatto e la misi in frigorifero; non c'era bisogno di buttarla via.
Mi venne un'idea. Non mi andava di trascorrere tutta la serata da sola, perciò, ripresi in mano il telefono.
Composi il numero e sentii squillare per un paio di volte.
"Pronto?" rispose una voce melodiosa dall'altra parte del telefono.
"Ciao, sono Bella" dissi io imbarazzata. Mi stavo pentendo di aver telefonato proprio a lui.
"E' successo qualcosa? Stai bene?" chiese subito ansioso.
Sorrisi. "Sto bene Edward tranquillo... però...mi chiedevo se avessi niente da fare stasera..." meno male che eravamo al telefono almeno non poteva vedere le mie guancie, così rosse che al buio avrebbero potuto fare luce!
"Si, perchè?" chiese, sembrava curioso.
"Bè...no, è che... mio padre torna tardi stasera e così... sono da sola a casa.." biascicai.
"Ah, ho capito, hai paura a stare da sola!" si mise a ridacchiare.
"Certo che no!" dissi scocciata "Mi chiedevo solo se...ti andava di vedere un film insieme..." la mia voce andava a calare, mi chiesi se mi avesse sentita.
Silenzio.
Aspettavo, torturandomi le labbra con i denti.
"Intendi tu e io da soli?" chiese distaccato.
"G-già..." balbettai.
Ancora silenzio.
Decisi di finirla. "Emm... va bè, non importa, era solo una stupida idea, non fa niente. Ci vediamo domani a scuola" dissi velocemente "Ciao"
"Ciao" mormorò lui.
Riappesi subito e mi diedi della stupida mentre mi dirigevo in salotto.
Cosa mi era venuto in mente eh!? Dovevo immaginare che avesse di meglio da fare che stare con me.
Sprofondai sul divano e accesi la TV. Non era mia abitudine vederla, perciò quando mi imbattevo in una soap opera o in qualche reality, cambiavo, disinteressata.
Sentii bussare lievemente alla porta.
Mi alzai titubante, chi poteva essere a quell'ora? Aprii la porta e quasi non mi prese un coccolone.
"C-cosa ci fai qui?" chiesi trattenendo il respiro.
"Mi hai invitato tu se non sbaglio" rispose Edward mostrando i denti in un sorriso angelico.
"Pensavo non venissi" biascicai.
"Non mi sembra di aver rifiutato" rispose.
Lo guardai senza parlare. E lui fece altrettanto, squadrandomi dalla testa ai piedi. Arrossii. Per stare in casa mi ero messa i pantaloni di una vecchia tuta e una vecchia maglietta slabbrata.
"Allora, lo guardiamo qui fuori il film o posso entrare?" chiese con un sorrisetto.
"Entra" mi spostai per lasciarlo passare.




Grazie infinite a tutti quelli che hanno lasciato un commentino e anche a quelli che leggono e basta!!! XDXD Purtroppo ora non ho tempo per rispondere a ognuno di voi, mi dispiace... ma la prossima volta prometto che risponderò anche ai commenti del capitolo precedente! Grazie! bacetti sbavicchiosi!! XDXD

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Capitolo 9
*** 8. DOMANDE ***


CAPITOLO OTTO: DOMANDE
"Che film vuoi vedere?" chiesi a Edward mentre ci spostavamo in salotto.
"Quello che vuoi, per me vanno bene tutti" rispose sedendosi comodamente sul diveno.
Scelsi 'Il Miglio Verde' e lo infilai nel videoregistratore, prima di accomodarmi vicino a lui.
La stanza era illuminata solo dalla debole luce del televisore. Il profilo di Edward era perfetto. Sembrava una statua fatta e finita, quanto avrei voluto sfiorare quel suo viso così angelico.
Ma dentro di me, morivo anche dalla voglia di riepirlo di domande.
Si voltò verso di me e io spostai subito lo sguardo sul televisore; con la coda dell'occhio vidi che tentava di non ridere.
"Come mai sei sola? Charlie è ancora al lavoro?" chiese.
Annuii. "Già, ha telefonato un'ora fa" risposi.
Tirai le gambe sul divano e appoggiai il mento sulle ginocchia. "Ti è piaciuto guidare il mio pick up?" buttai là innocentemente.
Senza dubbio non ci sarebbe cascato, ma volevo sapere perchè non aveva detto di avermi portato l'auto a scuola e soprattutto, come avesse fatto.
"E' troppo lento" rispose con non curanza.
Mi voltai a guardarlo, stupita. "E lo dici così?!" esclamai.
Alzò le spalle. "Come vuoi che lo dica? E' la verità, è lentissimo e fa un rumore peggio di un trattore in salita"
"Intendevo dire..." deglutii cercando le parole giuste "Non mi sembrava di averti dato il permesso di salire nel mio pick up!" ecco, così era più chiaro.
Fece un sorriso sghembo che fece accelerare il mio cuore. Accidenti, questo ragazzo era più letale della mia malattia!
"Forse se te l'avessi chiesto avresti rifiutato?" domandò con uno sguardo malizioso.
Arrossii. "Cosa c'entra!" sbottai "Avresti almeno potuto dirmelo!" ribattei.
Spostò lo sguardo di nuovo sul televisore e lo vidi stringere i pugni.
"Avevo altro a cui pensare" disse freddamente.
Non risposi. Sembrava che quel 'qualcos altro' non fosse stato molto piacevole per lui.
Fissai lo schermo del televisore, senza realmente vedere il film. Pensavo a cosa poteva averlo fatto innervosire così tanto. Perchè non chiedere? Al massimo non avrebbe risposto.
"Qualcuno ti ha fatto arrabbiare?" chiesi cautamente.
Annuì impercettibilmente.
"Qualcuno della tua famiglia?" continuai visto che sembrava incline a rispondere.
Annuì di nuovo, senza mai guardarmi.
"Ma avete chiarito?" chiesi.
"Non c'è niente da chiarire, la scelta è mia" rispose.
Quindi, aveva fatto qualcosa che la sua famiglia non approvava.
"Ti hanno sgridato?" chiesi. Sembrava quasi ridicolo.
"Qualcosa del genere...ma decido io chi frequentare no?"
Ci pensai un attimo. Intendeva dire che avevano litigato perchè lui frequentava qualcuno che loro non approvavano. Ma Edward non frequentava nessuno; da quando ero arrivata a Forks, lo avevo sempre visto in compagnia dei suoi fratelli, sembrava che non avesse amici. Solo con-
"Avete litigato per colpa mia?" chiesi esterrefatta.
"Non è colpa tua" rispose soltanto.
"Ma perchè? Cosa c'entro io?" insistei.
Non mi sembrava di aver fatto niente di male.
"Te l'ho detto, tu non c'entri, è Rose che si fa i film in testa" rispose scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
"Non le piaccio vero?" era più un'affermazione la mia.
"Non è questo" rispose. Sembrava sul punto di dire qualcosa invece si trattenne.
"C'è qualcosa che vorresti dirmi?" lo incitai.
"E'...complicato" rispose "Non posso dare completamente torto a Rose... ma non posso rinnegare quello che provo" terminò.
Lo guardai storto. "Non ho capito" ammisi.
Sorrise. "Non importa... te l'ho detto, è complicato"
"Prova a spiegarmi" insistei.
Sospirò. "Scapperesti via... e sono egoista, non voglio che scappi da me" rispose.
"Scapperei via? Per quale motivo?" chiesi confusa.
"Non sono quello che credi Bella" rispose "Non sono il super eroe... non sono...umano"





Grazie infinite per la pazienza! Scusate se questo capitolo è corto, ma ho avuto molto da fare...
Vesuvium: a chi lo dici!!! credo che tutti vorrebbero una domanica così!!
Sybelle: sei troppo gentile, mi fai arrossire!! '/////'
greta91: èèèèèèè...lo scopriremo nel prossimo capitolo cosa fanno a casa da soli!!! XD
Elychan: esatto, Bella ha proprio fatto una di quelle belle figurine!!! XDXD
___Miriel__: già, bella è stata un pò audace in effetti...ma diciamo che parte dal presupposto che non ha niente da perdere!^^
roby88:bè, anche questo nuovo capitolo è cortino in effetti... solo che non ho molto tempo e ho deciso che aggiornare è sempre meglio che far aspettare all'infinito!
gypsy_rose90: grazie^^ anche questo nuovo è corto come vediXD
Aysha: grazie infinite per la recenzione!!!^^ pensavo che mi avessi abbandonato *me piangeva disperata* Comunque... i capitoli sono corti perchè non ho molto tempo per scrivere! Bella in effetti è un pò audace, ma il motivo c'è: non ha assolutamente niente da perdere perciò fa quello che le passa per la testa senza rifletterci molto su...sono contenta comunque che i personaggi siano abbastanza uguali a quelli della meyer, sto cercando di fare del mio meglio... In 'A New Twilight' forse ci sono riuscita ancora meglio, ma sono soddisfatta anche di questa ff! Aspetto la tua recenzione eh!!! ^^
kya*sweet*vampire: grazie!!! commenti anche qui! che tesoro che sei!!! >//////<

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Capitolo 10
*** 9. RISPOSTE ***


CAPITOLO NOVE: RISPOSTE
"Che vuol dire che non sei umano?" chiesi confusa.
Sospirò e cominciò a parlare.
Mi raccontò tutto, ogni singola cosa. Mi disse di essere un vampiro e di saper leggere i pensieri della gente.
Di tutti tranne i miei.
Io ascoltavo, allibita e cercando di capire se stesse scherzando o se stesse dicendo la verità.
Mi stava dicendo di essere un vampiro; cosa che ritenevo pressoche impossibile. Okey, impossibile.
"Ma se lo sei, perchè non mi hai ancora..." lasciai la frase in sospeso.
Riportò gli occhi sullo schermo del televisore. "Credi che sia facile resistere? Sto cercando di trattenermi dal primo giorno che ti ho incontrata" rispose.
"Perchè non leggi i miei pensieri?" cambiai argomento ignorando quasi del tutto la sua risposta. Non mi avrebbe fatto cambiare idea.
Alzò le spalle, seriamente confuso. "Non saprei...non mi era mai capitato prima" ammise.
"E' per questo che non piaccio alla tua famiglia?" chiesi mesta.
Scosse la testa. "Bè, Emmett crede che mi sia completamente rincitrullito, ma Esme e Carlisle sono contenti. Alice la conosci, sai che è contenta" rispose.
Annuii. "Come mai hai deciso di dirmi tutto?"
Sospirò. "Per due motivi. Il primo, è perchè mi sento un pò in colpa nei tuoi confronti. Mi dispiace aver detto ai miei fratelli della tua malattia, non ho potuto evitarlo" sembrava sinceramente pentito, perciò annuii.
"E il secondo?"
"Bè...il secondo motivo è strano...non mi sono mai comportato così, con nessuno. Non mi sono mai...voluto prendere cura di qualcuno; tantomeno diventarne amico. Non sono mai stato...così attratto da qualcuno" terminò.
Attesi che il mio cervello elaborasse quello che le orecchie avevano sentito e poi arrossii, imbarazzata.
Attesi qualche minuto prima di parlare; dovevo essere sicura di aver recuperato la voce.
"Quindi tu non hai diciassette anni" buttai là.
"Un pò di più" ammise.
"Un pò di più una manciatina o un pò di più un barattolo?"
"Un pò di più un secchio" sorrise sghembo al mio giochetto.
Annuii e passai alla domanda successiva. "Ti trasformi in un pipistrello?"
Rise. "Ti trasformi in una mucca?" chiese.
"No"
"Nemmeno io"
Annuii. Meno male, perchè sono disgustosi quei...cosi.
"Dormi in una bara?" lo guardai storto.
"Dormi nel ripostiglio?"
Sorrisi. Meno male niente bare a casa sua.
"Io non dormo"
"Mai?"
"Mai"
Annuii, in silenzio. Accidenti...doveva essere davvero in forse per non sentirsi mai stanco. Al contrario di me.
"A cosa pensi?" chiese.
"A me e a te, a quanto è buffo" risposi sinceramente.
Mi guardò, interrogativo.
"Tu sei eterno, mentre io tra un paio di mesi dovrò... E poi tu non dormi mai, mentre io sono sempre stanca.." spiegai.
Mi guardò con due occhioni tristi che mi fecero pentire all'istante di aver parlato. Odiavo vederlo così triste.
"Tu non hai niente da dichiarare?" chiese. Cercava palesemente di cambiare argomento.
Ci pensai su. "Mm...si, cioè, ho una lista"
"Una lista?"
"Uh-Uhuu...di cose che voglio fare" evitai di aggiungere 'prima di morire'.
"Oh...e posso aiutarti a realizzarla?"
"Certo! Sabato, quando andiamo a Seattle mi aiuterai!" sorrisi. Avevo già in mente di realizzare ben due punti della mia lista quel giorno.
Mi guardò in modo duro e freddo. "Non scappi ora che sai cosa sono?"
Scossi la testa. "No" risposi "Qualunque cosa tu dica, mi piace la tua compagnia, perciò non me ne vado di certo"
"Anche se sai che potrei ucciderti?" chiese ancora.
Lo guardai negli occhi. "Anticiperesti solo quello che deve succedere" dissi pacatamente.
Ringhiò mostrando vagamente i denti bianchissimi. "Perchè sei sempre così..." s'interruppe.
"Come?"
"Così dannatamente controllata" terminò.
"Non credo di aver capito" risposi.
"Come fai a discutere della tua morte con una tale calma? Io sarei già impazzito probabilmente" spiegò.
Non che tu possa morire comunque. "Cosa dovrei fare?" chiesi con calma "Non è che ho un'altra soluzione. Anche la cura che avrei dovuto fare, non mi avrebbe fatto guarire. Niente può farmi guarire" terminai.
"Ma riesci comunque ad accettare il tutto con una calma innaturale" ribadì.
Alzai le spalle. "So come e quando la mia vita finirà, l'ho accettato il giorno in cui ho scritto la lista"
Mi guardò in silenzio. Sembrava quasi ammirato.
"Sono comunque un rischio per te" ribadì.
Scossi la testa. "Non credo che ti piacerebbe il mio sangue sai?" azzardai.
"Lo credi?" alzò un sopracciglio, scettico.
"Non credo che sia così buono, è...infetto"
Alzò gli occhi al cielo. "Fidati, mi piacerebbe comunque"







WOW!!! ADDIRITTURA 13 COMMENTI!! MA SIETE DAVVERO FANTASTIBERRIME!!!! CHE EMOZIONEEEE!!! VI VOGLIO BENE!!!!


Elychan: a me il miglio verde è piaciuto molto!!! Però è davvero lungo come film... questo capitolo è un pò più lungo dai!!^^
gypsy_rose90: ok ok, era cortino... però aggiorno più in fretta!!!^^

Sybelle:sono contenta che ti piaccia!!! grazie!!!! ^^

Yuna Shinoda:lo so, è angosciante anche da scrivere!!! XD ma purtroppo è così, che ce dobbiamo fà, è triste sta ff!!!

roby88:grazie davvero tanto!!! >////< sei gentilissima!

__MiRiEl__: già!!! Edward parla e parla!! ma non dice le cose più importanti mannaggia a lui XDXD

Vesuvium: grazieeeee!!!!! sei gentilissima!!!! sono così contenta che ti piaccia la mia ff!!! questo capitolo era un pò più lungo dai!!!^^

Lady Sphinx:ahahahahahahahah!!!! sei la mia balorda preferita!!!XDXD non ti preoccupare per la 'u', lo scrivono in mille modi il mio nome... e tutti sbagliati XDXD sono contenta che ho una nuova lettriceeee!!!!! ^^

greta91: già...lo ammetto...posto prima di là...ma solo un capitolo, non è che sono più avanti... e non sai quanto odio farlo...sigh... mi piacerebbe essere in pari con entrambi, ma solo che qui devo mettere ogni volta i codici per l'HTML che è una vera noia... perciò ci metto un pò di più... chiedo perdono!!!! Comunque, sono sicura che la reazione non ti avrà sorpreso più ditanto!!! XD baciotti!!!

Miss Cullen:uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuh un'altra che legge i miei vaneggi!!! Che meraviglia!!!!

Valem:mamma mia, mi vuoi morta!!! un'altra che legge le mie...emm...vaneggi!!!XDXD quanto mi fate contenta!!!!!

Aysha:leggi anche 'A New Twilight'? O__O oddio, mi fai arrossire!!!!!! >/////////////////< In effetti, sto cercando di rendere deathly wishes un pò meno tragica!! XD sennò è tutto un piangere!!! Approposito, ma è vero che piangi per la mia ff???? >_< fa davvero piagne???

eddy:AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! Pensavo che mi avessi abbandonato!!!! Che bello leggi ancora!!! Senti ma...ti chiami eddy perchè sei un ragazzo???? >////< *non posso credere che l'ho chiesto! XD*

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Capitolo 11
*** 10. INVITI ***


CAPITOLO DIECI: INVITI
La settimana successiva passò molto lentamente.
Forse perchè non vedevo l'ora che arrivasse sabato per andare a Seattle con Edward; o forse perchè ovunque mi voltassi, mi ritrovavo coperta di bigliettini rosa.
Perchè quel sabato c'era anche il ballo di primavera, perciò si era aperta la caccia al partner ideale.Io non ero quasi per niente preoccupata. Già, perchè primo, sarei stata con Edward e secondo, se mi avesse dato buca, avrei detto di sentirmi male, cosa anche troppo credibile.
Perciò, declinavo cordialmente gli inviti che ricevevo dicendo che ero già impegnata.
Aprendo l'armadietto poi, trovai i bigliettini lasciati da Eric e Tyler.
"Mi pare tu stia affogando negli inviti" disse una voce fin troppo familiare.
Chiusi l'armadietto e mi trovai davanti il viso dell'angelo più bello che il paradiso avesse perso.
Chi se ne importa se era munito di canini appuntiti e forza sovrumana!
"Già, fin troppi" brontolai.
"Mi sembra tu li abbia rifiutati tutti fin'ora" adesso mi spiava pure.
Ci dirigemmo verso l'ora di Biologia, lui mi camminava al fianco come sempre.
"Mi sembrava che avessimo un impegno questo sabato" gli ricordai.
Edward mi prese per il polso e mi tirò in disparte.
Ci siamo, pensai, adesso mi dice che non ci andiamo più.
"Bella, se vuoi andare al ballo per me va bene"
Alzai gli occhi al cielo. "Edward, seriamente, come credi che possa riuscire a ballare?" se avessi sbattuto da qualche parte mi sarei rotta tutta!
Mi guardò per qualche secondo e poi annuì. "Allora sabato a Seattle" mormorò.
"Aggiudicato" sorrisi per rassicurarlo e gettai gli inviti nel cestino senza averli neanche aperti.
Preferivo passare il sabato con Edward, l'ultimo sabato della mia vita se mi avesse aggredita, piuttosto che andare al ballo con chiunque altro.
Entrammo nell'aula di Biologia e ci sedemmo vicini come sempre.
Il professore arrivò subito e cominciammo la lezione.
Tyler arrivò con dieci minuti di ritardo. Sembrava anche arrabbiato. Ne ebbi la certezza quando, passandomi vicino, mi lanciò un'occhiataccia.
Nel bel mezzo della lezione poi, Tyler mi mandò un bigliettino.

NON HAI NEANCHE LETTO IL MIO INVITO! aveva scritto.
Alzai gli occhi al cielo mentre afferravo la penna per rispondere.
Non mi interessa Tyler. Non verrò al ballo, sono già occupata.
Gli ridetti il bigliettino e lui rispose di nuovo.
SEI PER CASO OCCUPATA CON CULLEN?
Stavo per rispondergli di farsi gli affari suoi, quando Edward afferrò il fogliettino e rispose per me.
Si esatto, è occupata con me, fatti gli affari tuoi Crowly.
Tyler guardò male entrambi e accartocciò il foglio in una mano.

POTEVI ESSERE PIU' EDUCATO! scrissi sul quaderno di Edward.
Ti dispiace che si sia offeso? rispose Edward con la sua calligrafia perfetta.
NON E' QUESTO! sbottai.
Cosa è allora? Gli avresti detto si? azzardò.
COSA C'ENTRA?
Rispondi.
CRTO CHE NO
Fece un gran sorriso. Lo so.
Sbuffai, sapeva sempre tutto lui!
Lo fissai attentamente per qualche secondo. DOPO TI DEVO PARLARE scrissi.
Lui annuì, visibilmente curioso.

Visto che non facevo ginnastica, potei uscire. Edward mi aveva dato le chiavi della sua macchina e aveva detto di aspettarmi lì.
Così, entrai nella Volvo e accesi lo stereo.
Musica classica
Debussy, Clair de lune.
"Non pensavo che ascoltasse questo genere" borbottai tra me.
"Pensavi ascoltasse Hip Hop?" chiese una voce vicino a me.
Feci un salto per la sorpresa. Seduta vicino a me c'era Rosalie.
"Non ti ho sentita arrivare" mi giustificai.
"L'ho notato" rispose.
"Come mai qui?" chiesi mesta. Da vicino era ancora più bella. La sua pelle era pallida ma perfetta, nessuna imperfezione su quel viso d'angelo.
"Potrei farti la stessa domanda, è la macchina di mio fratello dopotutto" rispose.
"Oh, bè, non faccio ginnastica...mi ha detto di aspettarlo in macchina" risposi.
Mi guardò negli occhi. "Cosa provi per lui?"
"Dritta al punto eh" commentai.
Aspettò in silenzio la mia risposta.
"Conta molto cosa provo? In ogni caso, non sono la persona giusta per lui" dissi.
"Forse no... o forse si... conta anche ciò che pensa lui..."
La guardai. "Cosa pensa lui?"
"Perchè non glielo chiedi? Sta arrivando" detto ciò aprì lo sportello e uscì.
Vidi Edward fermarsi un attimo a parlare con lei prima di raggiungermi in macchina. Il mio stomaco faceva i capricci cosa non molto normale visto che di solito con le medicine stavo bene fino alla sera.
Edward si sedette al posto di guida e avviò il motore della Volvo. Rimanemmo in silenzio fino a che non spense la macchina: eravamo nel vialetto di casa mia e neanche me ne ero accorta. Vedevo tutto opaco. No, decisamente non era una cosa normale.
"Bella stai bene?" chiese Edward "Sei pallida". La sua voce mi sembrava così lontana.
All'improvviso mi lasciai prendere dal panico. Sentivo la voce lontana e l'immagine di lui che mi lasciava sola e se ne andava mi riempì la testa. Mi agitai più del dovuto perchè ricordo i suoi occhi d'oro allarmati e pieni di preoccupazione. Una fitta allo stomaco.
Poi, il buio.





grazie infinite!! con tutti sti commenti mi fate commuovere davvero!!!

greta91: sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo!! stavolta ho postato dappertutto alla stessa ora! ^^

Vesuvium:sono d'accordo con te! Credo che quasi nessuno accetti la propria morte...

Yuna Shinoda: dimmi dimmi!!! voglio sapere che film ti sei fatta!!! XD

Sybelle:grazie!!! nel prossimo capitolo vedrai che vanno a Seattle.... ihihihi....un bacetto

roby88:grazie infinite!! sono contenta che ti incuriosisca perchè vuol dire che continuerai a leggere! XD grazie ancora! baci

Elychan: sono contenta che ti siano piaciuti gli scambi di battute!!! e anche che Edward appaia frustrato! XD significa che sto scrivendo quello che volevo!!! grazie del commento, un bacio....

kia*sweet*vampire: waaaaah così mi fai arrossireee!!!! >//////////< io e la meyer a fare un libro insieme? AHAHAHAH! comunque grazie infinite cicci!!!! hai notato i titoli!!!XD in effetti mi occupo anche di quelli, niente è per casoXD grazie di cuore, un bacio...

gypsy_rose90: grazie tante!!!! però questo capitolo è lunghetto dai!!! è di passaggio! il prossimo saranno a Seattle...ihihih...

__MiRiEl__: AHAHAH!! ma siii!!! deve darsi una mossa!!! bacino sbavicchioso! XD

Aysha:sono contentissima che ti sei messa a leggere pure l'altra!!!^^ hai versato acqua salata? AHAHAH! sono riuscita nel mio intento!!!!! Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo... *me fa occhietti sbrilluccicosi* ci voleva un pò di comicità per sdrammatizzare! Bella su un cavallo? AHAHAH! credo che non riuscirebbe neanche a salirci!!XD Naaah, la cosa è molto diversa vedrai.... ihihihi....aspetto tuo commentino!!! un bacetto sbavoso!!XD

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Capitolo 12
*** 11. SEATTLE ***


CAPITOLO UNDICI: SEATTLE
Mi svegliai. Era stranamente buio. Un incessante, quanto fastidioso, bip mi ronzava nelle orecchie. Bene, non ero morta.
Sbattei le palpebre più di una volta, cercando di mettere a fuoco qualcosa. Dopo un pò mi accorsi di dove ero. Una stanza d'ospedale.
"Finalmente..." mormorò una voce angelica vicino a me.
Mi voltai di scatto verso di lui, mentre il mio cuore impazziva, così come il bip della macchina vicino al mio letto.
"Cos'è successo?" chiesi con voce roca.
Edward s'incupì parecchio. "Sei svenuta...ti ho portata subito in ospedale" rispose.
Annuii. "Charlie?" chiesi sempre con la stessa voce.
"E' andato al bar qui di sotto, sta per tornare..." rispose.
Annuii di nuovo. "Ma cosa è successo? Di preciso voglio dire. Non è che devo stare a letto molto vero?" non è che ci devo stare per il resto della mia vita.
Non potevo, avevo ancora un sacco di cose da fare.
Edward scosse la testa. "No, potrai alzarti...hai avuto un calo di zuccheri che ha fatto abbassare la pressione e ti ha portata a svenire" spiegò.
Sospirai. "Solo un calo di zuccheri..." ripetei sollevata.
Edward alzò un sopracciglio. "Solo? Solo? Hai idea di quello che mi hai fatto passare?" chiese alterato.
Lo guardai spaesata.
"Mi è preso un colpo quando ti ho vista svenire...pensavo-" si bloccò e scosse la testa.
Sospirai. "Edward, non è un bene per te restare vicino a me" gli dissi.
"Come?"
"Hai capito. Ti ha spaventato vedermi svenire, figuriamoci quando sarà il momento di-" non finii la frase.
Edward serrò i denti, la sua mascella si contrasse ma non disse niente.
Certo, cosa avrebbe potuto dire?
Mi guardai intorno. "Da quanto sono qui?" cambiai discorso.
"Due giorni e mezzo" rispose.
"Quindi domani che giorno è?" chiesi ancora.
"Sabato" rispose.
"Allora domani andiamo a Seattle" gli ricordai.
Edward sbuffò. "Non dire idiozie, devi riposare e riprenderti per bene. A Seattle ci andremo un altro giorno" rispose.
Lo guardai diritto negli occhi. La mia espressione risultò neutra come la voce che usai per ribattere alle sue parole. "E quando ci dovrei andare? Non ho tempo Edward. Non mi riprenderò mai del tutto. Devo fare delle cose a Seattle e ci andrò domani, con o senza di te" terminai.
Odiavo rispondergli male o ferirlo, ma la situazione era questa, io l'avevo accettata, era ora che lo facesse anche lui.
"Ti accompagno" mormorò soltanto.
"Grazie" risposi.
"Sta arrivando tuo padre" disse alzandosi e uscendo.
Sembrò usare un tono più freddo del solito. Le sue parole erano come lame affilate che distruggevano gli ultimi brandelli di speranza rimasti. Avevo capito già da un pò che senza di lui ero finita, ero morta. Ma lui cosa pensava di me?
"Bella!" mio padre entrò di corsa quasi e mi abbracciò stretta "Tesoro come stai?" chiese.
"Bene papà...sto bene" lo rassicurai.
Vidi Edward uscire dalla stanza e lasciarci soli. Tentai di rassicurare mio padre in tutti i modi, dicendogli che stavo bene e l'indomani sarei andata a Seattle comunque perchè mi sentivo bene e potevo farlo.
Lui, come previsto, cercò di farmi cambiare idea ma alla fine cedette.
Mentre parlavo con mio padre, mi chiedevo dove fosse Edward. A dire il vero, morivo dalla voglia di vedere il suo viso e di ascoltare la sua voce ogni attimo a me concesso. Volevo specchiarmi nei suoi occhi finchè non sarebbe giunto il momento fatidico.
Lo amavo. Lo amavo moltissimo. Una parte di me, si sentiva in dovere di rivelargli tutto ma avevo paura che scappasse; l'altra parte di me, quella egoista, voleva godere della sua compagnia il più possibile. D'altronde, sapevo di essere pressoche un peso per lui. Si sentiva in dovere di aiutarmi per quello che era successo i primi giorni di scuola. Ma non era così. Non ero arrabbiata con lui, tutt'altro. Lo amavo e forse, avrei goduto della sua compagnia fino alla fine, portando i miei sentimenti con me nella tomba.
Era troppo angelo, troppo perfetto, troppo meraviglioso per una come me. Meritava di meglio, molto meglio.

Sabato mattina mi svegliai presto. Da quando ero tornata a casa e non ero più sotto i costanti controlli delle infermiere, mi sentivo meglio.
Scesi dal letto con calma, posando i piedi sul pavimento freddo.
Mi feci una doccia e mi vestii con altrettanta calma. Un paio di jeans e un maglione blu. Niente di impegnativo.
Scesi e trovai le pillole sopra al tavolo. Le ingoiai senza neanche bere dell'acqua, ormai c'ero abituata.
Un leggero bussare alla porta mi fece incuriosire e guardare dalle tendine della finestra. Una Volvo argentata.
Mi precipitai ad aprire con un sorriso stampato in faccia.
Edward, che illuminava il mondo con il suo sorriso sghembo, entrò e si diresse in cucina. "Buongiorno"
"Buongiorno" risposi "Non andiamo via subito?" chiesi.
Scosse la testa e posò sopra al tavolo una busta. "Credo che ci voglia una bella colazione prima" rispose.
Feci una smorfia al pensiero che dentro quella busta ci potesse essere del sangue. Edward scoppiò a ridere.
"Bella, non farti strane idee! Questa è per te, è la tua colazione" disse, tirando fuori del caffè e un cornetto gigante alla crema.
Strabuzzai gli occhi. "P-per me?" chiesi accigliata.
Sorrise. "Si..." mi porse il cornetto.
Lo presi e gli detti un morso. "Mmh! E' buonissimo! Dove lo hai preso?" chiesi leccandomi le dita sporche di zucchero a velo.
"Port Angeles" rispose.
Quasi non strozzai. "Sei andato a Port Angeles per questo cornetto?" chiesi incredula.
Scosse la testa. "Anche per il caffè. Dicono che sia il più buono di tutti" rispose.
Arrossii. "Non dovevi" biascicai.
Credetti di morire quando si allungò a baciarmi la fronte con le labbra fredde come il marmo. "Si invece.." mormorò.
Finii di fare colazione, il caffè era veramente il più buono di tutti. Uscimmo di casa dopo quasi un'ora e Edward aprì lo sportello del passeggero per me. Il solito gentiluomo.
Arrivammo a Seattle per la modica cifra di un'ora e un quarto. Lasciatemi dire che in macchina tempestai Edward di insulti. Andava a una velocità assurda. Sembrava di stare alle corse di Formula uno! Ritenni opportuno coprirlo di insilti...bè, perlopiù lui rise.
"Eccoci" annunciò.
Sospirai. "Al ritorno guido io" dissi.
"Non se ne parla proprio" rispose.
Alzai gli occhi al cielo.
Scendemmo e facemmo un giro nel centro della città. Edward mi riempiva di domande. Su film, musica e libri. Migliaia di domande sui libri. Si stupì quando gli dissi che avevo letto 'Orgoglio e Pregiudizio'.
"Che c'è di male scusa?" chiesi.
Scosse la testa. "Niente, solo che ti facevo più un tipo da Harry Potter" rispose.
Alzai le spalle. "Non mi dispiace Enrico Ceramista" sghignazzai.
Edward ridacchiò. "Mai avuti animali?" chiese.
Dovetti ammettere la scia di morte che mi ero lasciata alle spalle. Potevo fare un cimitero pieno di pesci rossi!
Edward scoppiò a ridere e io arrossii. "Bè, a un certo punto mi sono arresa e ho deciso di lasciarli vivere in pace" dissi in mia difesa.
"Già, posso capire perchè" sghignazzò.
Mi fermai. "Senti, non è che per caso possiamo entrare qui? Dovrei comprare una cosa" dissi.
Lui annuì ed entrammo. Mi diressi velocemente al reparto DVD. Cercai tra le varie sezioni e finalmente li trovai. Quelli che volevo.
"Egitto e Hong Kong?" chiese Edward dietro di me.
Sorrisi. "Già, mi piacerebbe vederli" ammisi.
S'incupì. "Fanno parte della tua lista vero?" chiese.
Annuii sorridendo. "Non posso andarci, perciò me li vedo dal divano di casa" spiegai.
In un certo senso, sarebbe stato come andare lì. Certo, era ben diverso dal vederlo di persona, ma io non avevo fondi sufficienti e soprattutto tempo per farlo. Mi bastava un DVD.
Edward mi abbracciò.
Rimasi impietrita da quel gesto, non me lo aspettavo.
"Sei unica" lo sentii mormorare.
Sorrisi e lo abbracciai di rimando. Aveva detto che ero unica, a me bastava.
Senza che potessi oppormi, Edward pagò per me i DVD e mi invitò a pranzo in un piccolo ristorantino.
Entrammo e, come prevedibile, la cameriera squadrò Edward dalla testa ai piedi, sorridendo come una gallina.
"Buongiorno, vorremmo un tavolo per due" disse Edward cortesemente.
Ci fece strada fino a un tavolino in un angolo della sala. Poi, ci portò il menu e se ne andò.
Edward mi fissava. "Cos'altro c'è nella tua lista?" chiese.
"Non molte cose a dire la verità...e alcune le ho già realizzate" risposi.
"Tipo?" insistè appoggiando il mento sulla mano appoggiata sul tavolo.
"Bè...volevo vedere un tramonto...e salire su un cavallo" citai un paio di punti.
"Come mai il tramonto?" chiese.
"Bè, mi ricordava Phoenix...mi ricordava mia madre" risposi sinceramente.
"E il cavallo?" cambiò subito argomento.
Arrossii imbarazzata. "Ho come una fobia per i cavalli...non mi avvicino mai a loro... però mi piacerebbe superare questa paura" spiegai.
Edward annuì pensieroso. "E quali sono quelli che hai realizzato fino ad ora?" chiese.
"Ho visto il tramonto, scritto una lettera a mamma e papà e anche diventata amica di una persona a cui non piacevo" risposi.
"Ah si? E chi è?" chiese curioso.
"Tu" risposi.
Se ci rimase male o bene, non lo so dire con certezza. Però si incupì un pò e cercò di sorridere quando notò che lo fissavo. Non poteva cambiare i fatti, prima non mi poteva vedere, adesso parlavamo come amici, anche se non ero del tutto sicura che lui pensasse questo di me.
"Amici..." mormorò scettico.
"Forse no..." azzardai io.
Scosse la testa. "Si, siamo amici"
Una volta che la cameriera prese le ordinazioni, non parlammo più molto. Edward si era deciso ad aiutarmi a completare la mia lista. E che male c'era ad approfittare di un pò d'aiuto?
Uscimmo dal ristorante due ore dopo. Mi aveva praticamente rimpinzato di cibo! Aveva offerto lui da vero gentiluomo e mi aveva chiesto quali altri punti ci fossero nella mia lista. Quando gli dissi che volevo visitare il college, annuì deciso.
"Domani andiamo" aveva detto.
"Come? Domani?"
"Si, devi fare qualcos'altro?"
"No" risposi.
"Bene, allora è deciso" decretò.
Arrivammo a casa con un anticipo pauroso dal previsto, perciò Charlie ancora non era rientrato.
"Ti va di entrare?" chiesi.
"Si grazie" rispose.
Entrammo e mi liberai del cappotto. Accesi la luce mentre Edward si sedeva sul divano.
"Ti dispiace se guardo i DVD che ho preso?" chiesi.
Li avrei voluti vedere il giorno dopo, ma visto che sarei andata a vedere il college, non avrei avuto tempo.
"No, fa pure" rispose.
Mentre sistemavo il cd nel lettore, detti voce a una domanda che mi assillava. "Edward, ma tu cosa provi per me?"






RAGAZZE, NON SO COME RINGRAZIARVI! 14 COMMENTI! NON SAPETE QUANTO SONO CONTENTA!!!! ^/////////////^
Scusatemi moltissimo per il ritardo, ma purtroppo, l'università mi porta via molto tempo...e mio fratello mi porta via il computer!!! XD Spero che il capitolo sia piaciuto a tutti!!! Vorrei poter rispondere a ognuno di voi personalmente, ma non ho abbastanza tempo... lo studio mi attende... uffi...

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Capitolo 13
*** 12. IL VERO AMORE ***


CAPITOLO DODICI: IL VERO AMORE
Solo dopo che mi resi conto di quello che avevo detto, arrossii completamente e balbettai come una stupida.
Edward, all'inizio rimase immobile, dopo si rilassò notevolemente e sorrise.
Cosa che mi fece arrossire ancora di più.
"S-scusa, non dovevo farti questa domanda" biascicai.
Scosse la testa. "Hai fatto bene invece. Stavo pensando di chiedertelo io" rispose.
"Davvero?" lo guardai, sorpresa.
"Già..."
Attesi una risposta da lui.
"Ecco... se ti dicessi che... mi piaci molto... tu avresti paura di me?" chiese titubante.
Scossi la testa. "Edward, mi hai detto che sei un vampiro...secondo te potrei avere paura di una cosa così?" chiesi alzando gli occhi al cielo.
"Bene... mi piaci Bella. Mi piaci moltissimo" lo disse guardandomi dritto negli occhi. In quel modo potevo vedere che era sincero.
Sentii il cuore riempirsi di gioia. Edward...lui... gli piacevo!
"Anche tu mi piaci molto..." biascicai imbarazzata.
Edward sorrise, un sorriso a trentadue denti. "Lo so"
Lo guardai storto. "Come sarebbe a dire che lo sai?" chiesi.
Alzò le spalle. "Ti ho osservata..." rispose.
"E lo hai capito solo osservandomi?"
"Me lo hai detto tu" sogghignò.
"Cosa avrei detto io?" chiesi nel panico.
"Hai detto: Edward...ti amo.."
Quasi non caddi dal divano. "C-cosa? M-ma quando?"
Sorrise. "Non lo ricordi...dormivi"
Allora capii. Di notte parlavo nel sonno...cosa che odiavo, perchè anche mia madre mi acoltava quando abitavamo insieme.
"Mi hai spiata di notte?" chiesi incredula.
Alzò le spalle. "C'è qualcosa di più interessante da fare?" chiese innocentemente.
Scossi la testa. "Sei incredibile"
Sorrise sghembo. "Tu di più"
Girai la testa verso la tv, dove le immagini avevano cominciato a scorrere.
"Come mai hai scelto questi due posti?" chiese Edward alludendo alla tv.
"Mi hanno sempre affascinato..." ammisi.
Edward annuì.
Trascorse più o meno mezz'ora, in cui guardammo la tv senza dire niente.
Poi, Edward si distese sul divano, appoggiando la testa sulle mie ginocchia. "Ti do fastidio?"
"No" risposi. Per fortuna che la tv mandava poca luce, altrimenti avrebbe visto sicuramente le mie gote rosse.
Lentamente, gli accarezzai i capelli. Erano incredibilmente soffici e profumati.
"Edward...perchè ti piaccio? Sono malata..." mormorai.
Il suo sospiro mi fece capire che mi aveva sentito nonostante la voce bassa.
"Bella... non m'importa che tu sia malata... anche se non sei sana completamente, ciò non toglie che tu sia intelligente e dolce" rispose.
Arrossii lievemente e non parlai più.
Guardammo entrambi i DVD. Due ore ininterrotte. Edward sempre appoggiato alle mie ginocchia.
Solo alla fine, Edward si rimise seduto composto. "C'è tuo padre" annunciò.
Annuii. "Oh accidenti! Non gli ho ancora preparato la cena!" sbottai alzandomi velocemente.
Edward mi seguì in cucina mentre sentivo il rumore dell'auto di Charlie avvicinarsi.
Aprii il frigorifero velocemente e presi le lasagne, le infilai nel microonde mentre le braccia di Edward mi circondavano la vita.
Rimasi immobile.
"Devo andare" alitò al mio orecchio.
"Domani ci vediamo?" chiesi senza fiato.
"Si" rispose baciandomi sulla fronte.
Mi alzai sulle punte dei pedi e posai le labbra sulle sue.
Il contatto durò poco, troppo poco. Neanche due secondi che si era tirato indietro.
I suoi occhi erano neri, ma sorrideva.
"A domani" sussurrò scendo di casa e avviando il motore della Volvo trenta secondi prima che Charlie entrasse nel vialetto di casa.

Quella notte feci fatica a dormire. Ero troppo elettrizzata. Edward era pressoche perfetto...
Prima di mettermi sotto le coperte, avevo ripreso in mano la mia lista e messo ben quattro 'X'.
Già. Avevo visto le piramidi, visto Hong Kong, fatto amicizia con una persona che prima mi odiava e pure trovato l'amore!
Non potevo essere sicura che Edward provasse un sentimento viscerale come il mio, ma non importava poi molto.
Io avevo trovato il vero amore. Lui lo era. Ero contenta con lui, me stessa.






BE', NON SO CHE DIRE... OGNI VOLTA SIETE SEMPRE PIU' ECCEZIONALI!
Mi fate commuovere ogni volta di più, non so davvero cosa dire... se non un grazie infinito a tutte quante!!!!! Siete molto più che fantastiberrimose!!!!!

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Capitolo 14
*** 13. PEGGIORAMENTO ***


CAPITOLO TREDICI: PEGGIORAMENTO
Il mattino seguente mi svegliai presto. Rivivendo con i ricordi la giornata precedente, non potei non arrossire e sentirmi felice.
Appena misi i piedi per terra quasi non caddi a terra. Lo stomaco mi faceva malissimo e anche le gambe.
Di nuovo qualcosa che non andava. Sicuramente non era stato solo un calo di zuccheri quello dell'altra volta, dovevo essermi indebolita parecchio.
Ciò significava che avevo poco tempo per finire la mia lista. Per fortuna che le cose da fare erano rimaste poche e c'era Edward ad aiutarmi.
Edward. Il solo pensarlo mi faceva battere il cuore all'impazzata. Se non era amore questo...
Il forte mal di stomaco mi teneva fissa alla realtà.
Mi sorressi alla scrivania e cercai di riprendere il controllo, cosa alquanto difficile.
Aprii l'armadio e presi i primi vestiti che trovai, poi andai in bagno, barcollando.
Mi lavai la faccia, cercando di svegliarmi completamente.
Le gambe continuavano a tremare.
E se non avessero smesso? E se Edward mi avesse vista in quel modo?
Scossi la testa e feci dei bei respironi.
Riuscii a scendere le scale tenendomi alla ringhiera e arrivai in cucina. Presi le mie pillole con un bicchiere d'acqua, sperando che facessero effetto velocemente.
Mi sedetti al tavolo della cucina e appoggiai la guancia alla superficie di legno.
Stavo male. Molto male. Forse così male che il giorno dopo sarei finita in ospedale e ci sarei rimasta fino alla fine.
La mia lista rispecchiava i miei desideri. Ne avevo avverati molti, forse più di quelli che avrei mai sperato. Grazie alla mia forza d'animo, ma grazie anche a Edward.
Lui era stato importante, fondamentale. Lo era stato per la mia vita oltre che per la mia lista. E io...
La verità era che mi stavo spegnendo, lenta ed inesorabile, come una candela che si consuma. La fiamma della mia vita si stava spegnendo inesorabilmente.
Quello che detestavo era la consapevolezza che non avrei mai più visto il volto del mio angelo. L'unico che io abbia mai amato. E cosa importava la sua natura?
Lui era eterno. Sarebbe per sempre rimasto nel mondo dei vivi mentre io avrei vegliato su di lui da quello dei morti.
Edward. Ero terribilmente egoista. Lui mi rimaneva accanto, sempre e comunque. Eppure aveva paura, ne aveva moltissima. Non riusciva ad accettare il fatto che per me la fine fosse vicina. E non lo avevo realizzato realmente neanche io fino a quel momento. Mancava poco, meno di quanto mi aspettassi e lui mi avrebbe vista morire. Sarebbe stato accanto a me in quel momento e io ne sarei stata felice perchè il suo volto sarebbe stato l'ultima cosa che avrei visto.
Ma non volevo che soffrisse così tanto...lo stavo facendo soffrire moltissimo e non se lo meritava, dovevo ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per me, non lo avevo ancora fatto...
Mi sentivo stranamente bene, in uno stato di intorpidimento mi avvolgeva e non mi faceva più sentire alcun dolore. Così, ovviamente, lo accolsi di buon grado e mentre scivolavo dalla sedia e finivo per terra, promisi a me stessa che sarei stata forte, che nel momento cruciale non avrei versato nessuna lacrima. Se non per me, lo avrei fatto per lui.
L'ultima immagine che avrebbe avuto di me, sarebbe stata con il sorriso sulle labbra.






VI RINGRAZIO DI CUORE A TUTTE QUANTE RAGAZZE! DAVVERO, SIETE LE MIGLIORI LETTRICI CHE SI POSSA DESIDERARE!!!
MI FATE ARROSSIREEEE!!!!!!
COMUNQUE, SONO CONTENTA CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!!! E VI DEVO DIRE CHE MANCA POCO ALLA FINE DELLA STORIA....GIA'... MANCA SOLO UN CAPITOLO E POI L'EPILOGO....

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Capitolo 15
*** 14. LA FINE ***


Grazie a tutte ragazze, siete gentilissime! Sono contenta che il capitolo vi sia piaciuto!! Comunque, sono di fretta, devo andare a studiare... perciò vi ringrazio tutte quante e vi lascio al nuovo capitolo! Che è il penultimo... si, manca solo l'epilogo...


CAPITOLO QUATTORDICI: LA FINE
Bip.
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.................................
.................................
Bip.
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.................................
.................................
Bip bip.
.................................
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.................................
Luce.


Mi facevano male gli occhi per la troppa luce.
Sentii il rumore di tende che vengono tirate.
Buio.
Gli occhi mi facevano male lo stesso.
"D-dove sono?" se mi fosse uscita anche la voce, magari qualcuno mi avrebbe sentita.
"In ospedale..." rispose una voce nell'oscurità.
La riconobbi perfettamente.
Rimasi in silenzio.
Non sapevo bene cosa dire.
Insomma, sapevo perchè ero lì, non c'era bisogno che chiedessi cosa era successo. Come non avevo bisogno di chiedere perchè lui fosse lì.
L'avevo spaventato di nuovo.
"Charlie?" chiesi piano.
Si alzò dalla sedia. "E' rimasto qui fino a poco fa..." rispose avvicinandosi.
"Quanto ho dormito?"
"Due giorni" rispose.
Mi guardai intorno. La stanza era solo per me, c'era solo il mio letto lì. "Tu da quanto sei qui?"
"Due giorni..." rispose accomodandosi sulla sedia vicino al letto.
"Sei rimasto..." iniziai.
Nell'ombra lo vidi fare una smorfia. "Certo, cosa credevi che ti avrei abbandonata?"
"Sarebbe stato meglio..." risposi.
Non rispose neanche.
"Edward... tu... ti ricorderai di me vero?" chiesi mesta.
"Ogni istante della mia esistenza" rispose.
"E' un sacco di tempo..." constatai.
"Mh"
"Come... come si diventa vampiri?" chiesi.
Lo vidi irrigidirsi e serrare la mascella.
"No aspetta" mi affrettai a dire "Non è come pensi, cioè, non è che ti sto chiedendo di cambiarmi, sono solo curiosa..."
Mi guardò trenta secondi prima di rispondere e spiegarmi il procedimento per la trasformazione.
"Sembra difficile per voi" commentai.
"Si, lo è..." mi gaurdava incuriosito e insicuro.
Sorrisi. Sapevo cosa pensava, credeva che glielo avessi chiesto perchè volessi diventare come lui.
"Non posso farti diventare come me Bella" disse mestamente.
Sorrisi di nuovo, sinceramente. "Lo so Edward... non te lo sto chiedendo..."
Non gli parve abbastanza. "Non voglio condannarti ad una vita buia, non voglio che tu sia schiava della sete, del desiderio viscerale per il sangue. Non voglio che tu uccida degli esseri umani. Non voglio condannarti ad una vita così..." spiegò.
Annuii. "Sta tranquillo... va bene così" dissi.
Scosse la testa. "Non sai quanto odio quello che sono..."
Gli accarezzai una mano. "Non odiarti Edward, non ne hai motivo... mi sei stato vicino, sei sempre gentile cone me, il miglior amico che si possa desiderare. Io..." ripresi fiato "Io ti amo Edward... e ti ringrazio, perchè mi haiaiutato a completare la mia lista nel miglior modo possibile..."
Mi gaurdò, evidentemente a corto di parole.
Continuai. "Hai capito bene, ti sono infinitamente grata... sei una splendida persona e sono sicura che nella tua vita troverai la persona giusta e allora sarà bellissimo" gli sorrisi dolcemente "Io ti vedrò sta tranquillo, ti osserverò da lassù e sarò sempre nel tuo cuore... ma" presi fiato per dire le ultime parole "Non voglio che tu venga più a trovarmi"
Spalancò gli occhi, shockato. "Cosa? No!" protestò.
Scossi la testa. "E' meglio così credimi" insistei.
"Ma perchè?" chiese infuriato.
"Edward, cerca di capire, non sarà così fino alla fine... peggiorerò ancora e mi sentirò sempre peggio... non voglio tu mi veda così... voglio che tu mi ricordi in un modo migliore..."
Scosse la testa. "Io resto qui e verrò a trovarti tutti i giorni, che tu lo voglia o no. Cosa credi che ti lascerò da sola? Non sarà così! Sei la mia migliore amica, ti amo e desidero starti accanto, non riuscirai a farmi cambiare idea!" mi guardò e sorrise "Puoi chiudere la bocca"
Arrossii. "H-Hai detto che... che tu mi ami... ma...io..." mi amava. Eppure non voleva cambiarmi. Forse non mi amava abbastanza per volermi tenere con se per l'eternità.
"Lo so che mi ami anche tu..." si avvicinò per baciarmi lievemente "Non riuscirai a farmi stare lontano da te" disse.
Annuii. "Mi porterai i compiti che danno a scuola?" chiesi per sdrammatizzare.
Alzò gli occhi al cielo. "Va bene"
"Grazie" risposi sorridendo. Credo che quello fu il mio ultimo sorriso sincero, perchè il bip incessante della macchina vicino al mio letto, accelerò improvvisamente e poi, di nuovo buio.
Ancora quell'incessante bip.
La gola mi bruciava.
Aprii lentamente gli occhi. Edward era sempre vicino a me.
E io avevo un tubo infilato in gola. Non riuscivo a parlare.
Incontrai i suoi occhi e arrossii. Odiavo l'idea che mi vedesse a quel modo.
Con una mano tentai di strappare via il tubo.
Mi fermò. "Ferma lì, non provare a toglierlo" sussurrò.
E come avrei fatto a parlare? Non volevo che restasse solo silenzio tra me e gli altri, fino alla fine.
Come se mi avesse letto nel pensiero, tirò fuori una lavagnetta e un pennarello. "Ecco, così scrivi" disse.
Presi immediatamente la lavagna. GRAZIE PER ESSERE QUI scrissi.
"Non ti lascerò mai Bella" rispose.
CHE MI E' SUCCESSO?
Sospirò. "I tuoi polmoni hanno deciso di smettere di collaborare per un paio d'ore... ora dovrebbe essere tutto ok..." rispose.
CHE GIORNO E' OGGI?
"Mercoledì"
CHE ORE SONO?
"Le undici e mezza di mattina"
PERCHE' NON SEI A SCUOLA?
"Ma sai com'è, non mi andava..." rispose ironicamente.
Alzai gli occhi al cielo. EDWARD, VORREI CHE TU MI PORTASSI I COMPITI... E CHE NON FACESSI VENIRE NESSUNO A TROVARMI. NON VOGLIO VEDERE NESSUNO.
"Neanche Alice?" chiese.
NO TI PREGO. MI VERGOGNO TANTO.
"Di cosa ti vergogneresti si può sapere?" chiese alzando un sopracciglio.
NON MI VA CHE MI VEDA COSI' anche se potrebbe essere l'ultima volta che la vedo.
Edward scosse la testa. "Non credo di poter impedire a mia sorella di vederti"
MH, OK

I due giorni seguenti passarono velocemente, sopratutto grazie ad Edward che non mi abbandonava un attimo. Per fortuna non avevo avuto ricadute. Ogni minuto che passavo con lui mi rendevo conto di quanto lo amassi e di quanto mi sarebbe mancato.
Mi sentivo così fortunata nonostante tutto!
Mi dissi che ero pronta, che tutto sarebbe andato bene; che non importava che la mia lista fosse rimasta incompleta perchè la cosa più bella di tutte l'avevo vissuta fino alla fine.
Avrei ricordato tutto di lui, ogni minima parte.
I capelli morbidi e rossicci, gli occhi di miele, i denti bianchissimi, la pelle fredda e dura, il suo sorriso sghembo.
Qualsiasi suo particolare sarebbe rimasto dentro di me per sempre.
Mi sentivo comleta con lui, viva e pronta ad affrontare qualsiasi sfida, persino la morte.
O almeno era quello che mi ripetevo.
Bip.
Mi ero ripromessa di non piangere, di non dimostrarmi debole.
Bip bip.
"Bella?"
Ma la vista si annebbiava.
Bip, bip, bip.
"BELLA?"
Bip,bip,bip,bip,bip...
Sapevo che sarebbe successo...
Me lo ripetevano da mesi...
Eppure, quando il mio cuore si fermò, non ero affatto pronta... e una lascima scese sulla mia guancia...

biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii....

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Capitolo 16
*** 15. EPILOGO ***


EPILOGO
Edward pov.

biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii...

Quel dannato rumore. Lo detestavo, anzi no, lo odiavo con tutto me stesso.
Era il rumore che non volevo sentire mai.
E adesso mi riempiva le orecchie.
Sapevo fin troppo bene cosa significava.
La mia migliore amica, la mia unica amica... no, era molto di più per me; era la luce nella notte, il mio porto sicuro nel dolore, la mia anima...
La mia piccolina se ne stava andando.
E io restavo a guardarla.
La morte me la stava portando via e non c'era modo stavolta per riportarla indietro.
Quel tubo che le permetteva di respirare era ancora dentro alla sua gola, povera piccola, doveva avergliela irritata...
Gli aghi che le fornivano il nutrimento della flebo ancora infilati nel braccio.
E lei era lì...
Più bella che mai...
Pallida e con gli occhi chiusi.
Quei meravigliosi occhi cioccolato così caldi e dolci...
"Ma che sto facendo..."
Che stavo facendo?
Lei era la mia vita, l'unica che mi avesse accettato per quello che ero; l'unica che sapeva farmi battere il cuore fermo da quasi 90 anni.
Lei era tutto per me. Lei era me.
E non aveva mai chiesto di essere salvata, se salvezza era; non mi aveva mai chiesto di essere morsa, di rimanere con me.
In qualche modo, sapeva perfettamente che non l'avrei morsa se me lo avesse chiesto.
E la verità era che ero stato egoista e cieco.
Non volevo condannarla ad una vita fatta di schiavitù per la sete di sangue.
Ma è proprio questo il punto.
Io avevo sempre avuto la possibilità di salvarla.
Di condannarla alla vita. Poichè era da sempre stata condannata alla morte.
Lei lo voleva...voleva fare un sacco di cose... e io non la avevo aiutata.
Non con il massimo delle mie potenzialità almeno.
L'avevo vista morire, spegnersi di giorno in giorno.
Ed ero stato con le mani in mano.
Un mostro. Cosa aveva provato a vedermi sempre vicino a se... ad avere l'eternità a un fianco e la morte dentro...?
"Sono un mostro..."
Quel dannato rumore riempiva ancora le mie orecchie...
Dovevo farlo smettere...
Mi fiondai su di lei e cercai di fare il possibile...
Il possibile per tenerla con me...

...per sempre...

Bella pov.
Caro papà,
ti voglio bene.
E' una delle poche volte in cui te l'ho detto e credimi, mi dispiace essere stata così poco espansiva con te. Ti voglio molto bene e sono davvero felice di aver condiviso una parte della mia vita con te.
Con la mamma ho trascorso la mia infanzia ed ero felice, ma anche con te lo sono stata, molto.
Ricordo perfettamente il giorno in cui sono arrivata a casa tua; credevo di essere finita all'inferno, senza contare che ti consideravo uno sconosciuto. Invece ti sei rivelato una persona stupenda e un padre modello.
Ho avuto le mie libertà e ti sei preso cura di me restando nell'ombra.
Vorrei ringraziarti di persona, abbracciandoti e comportandomi come la figlia che meriti di avere.
Purtroppo non è possibile e mi dispiace moltissimo.
Sarei voluta rimenere con te sempre, avrei voluto non lasciare i miei amici ed Edward.
So perfettamente che avevi dei dubbi su di lui, ma credimi papà, è davvero un bravo ragazzo.
So di non essere mai stata molto espansiva, ma anche questo, è un punto che abbiamo in comune no?
Mi hai dato tanto papà, mi hai donato la vita innanzitutto e ti sei preso cura di me, amandomi per quella che ero.
Non posso che dirti quanto mi dispiaccia averti lasciato...
Ma sappi che veglierò sempre su di te e sulla mamma...
Ti voglio tanto bene papà...
Con affetto,
_Bella_

Mio padre stava rileggendo la mia lettera per la centesima volta credo.
E, come ogni volta, io restavo a fissarlo nascosta tra il folto degli alberi della foresta.
Lo vedevo piangere, disperarsi e poi farsi coraggio e andare al lavoro.
Mamma non l'avevo più rivista dopo il funerale.
Dopo quello che sarebbe dovuto essere il mio funerale, mia madre era tornata a casa, a Jecksonville e mio padre era rimasto a Forks, da solo.
Io invece, io ero con Edward, con i Cullen.
Mi ero svegliata tre giorni dopo che quel beap aveva riempito le mie orecchie. Non ricordavo niente di quello che era successo.
Solo dopo Edward mi raccontò tutto.
Non aveva resistito all'idea di perdermi, non poteva sopportarlo, così mi aveva portata a casa sua e mi aveva morsa, per trasformarmi e tenermi con se, per sempre.
Carlisle aveva provveduto a far sparire ogni traccia di me e a organizzare un falso funerale a cui avevano partecipato tutte le persone che mi conoscevano.
Edward mi disse che i miei genitori erano distrutti e mi chiese scusa per aver causato loro quel dolore.
"Edward, sarei morta... avrebbero sofferto molto lo stesso" gli risposi accarezzandogli la testa che teneva appoggiata alla mia pancia.
Si era inginocchiato per terra e mi aveva abbracciata, chiedendomi scusa per quello che mi aveva fatto.
Io lo ringraziai.
Mi aveva salvata, non mi aveva lasciata morire, non del tutto almeno.
"Ehi piccolina! Eri qui allora" Edward mi circondò la vita con le braccia e mi baciò piano sul collo.
"Si... volevo vedere papà..." ammisi, abbracciandolo di rimando.
"Dobbiamo andare a scuola" mi ricordò.
"Andiamo..." risposi prendendolo per mano e cominciando a correre verso casa.
Ormai i Cullen erano la mia famiglia, la mia casa.
Stavo benissimo con loro e solo certe volte sentivo il bisogno di rivedere mio padre; di solito lo facevo al mattino presto, prima che uscisse per andare al lavoro.
E poi arrivava Edward e mi riportava alla realtà.

27 ANNI DOPO.

"Amore ti muovi? Sono le otto e trenta!" gridò Edward per la quarta volta.
Quella mattina mi ero persa nei ricordi. Avevo un baule di legno che raccoglieva tutte le cose che mi erano rimaste della mia vita umana.
Pochi oggetti che avevo ricomprato già da un sacco di tempo.
Mi piaceva però perdermi nei ricordi del mio periodo umano. C'erano un sacco di cose che mi chiedevo. Cosa stessero facendo tutte le persone che conoscevo, se si fossero fatti una famiglia.
"Amore ti prego!!" urlò Edward di nuovo.
Dovevamo andare a scuola. Tutta scena ovviamente, io il mio primo diploma l'avevo preso ben 22 anni prima.
"Arrivo!" gli risposi.
Rimisi tutto dentro velocemente, mi soffermai solo a guardare un foglio.
Sorrisi, lo ricordavo perfettamente.
La mia lista.
I miei 10 desideri erano ormai esauditi. Edward aveva provveduto a farlo. Mi aveva portata a fare un giro a cavallo, mi aveva portata al college e lo avevamo anche frequentato e infine, ero stata veramente a Hong Kong e in Egitto, un viaggio di nozze memorabile...
L'ultimo desiderio mi fece sorridere.
Essere felice. Non lo ero e non lo sarei mai stata se Edward mi avesse lasciata morire quel girno.
Presi un penna e ci feci una piccola 'X' accanto.
"SIGNORA ISABELLA MARIE SWAN CULLEN! SE NON VIENI QUI SUBITO DOVRO' SALIRE IO!" urlò Edward esasperato.
Povero, lo satavo facendo innervosire.
Ripiegai il foglio, lo infilai nel baule e scesi di sotto di corsa, abbracciandolo di slancio.
Lui ricambiò l'abbraccio, baciandomi sulla guancia. "Siamo felici eh" osservò.
Sorrisi. "Si, lo sono"










siamo alla fine... ragazze, non so cosa dire... spero che l'epilogo vi sia piaciuto, spero che sia degno della ff... mi dispiace per quelle che volevano un finale malinconico, ma che posso farci, sono un'inguaribile romantica! XD
vi ringrazio moltissimo per tutti i commenti che avete lasciato, siete gentilissime e non so davvero come ringraziarvi!! Mi avete fatta commuovere con tutti i vostri complimenti... grazie infinite... vi voglio bene!! Un bacio a ognuna di voi!!!!

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