La mia vita a New York!

di AleH96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Colpo di fulmine ***
Capitolo 3: *** La festa (prima parte). ***
Capitolo 4: *** La festa (seconda parte). ***
Capitolo 5: *** La verità. ***
Capitolo 6: *** Una meravigliosa serata. ***
Capitolo 7: *** Ricordi del passato (prima parte). ***
Capitolo 8: *** Ricordi del passato (seconda parte). ***
Capitolo 9: *** Ricordi del passato (terza parte). ***
Capitolo 10: *** Il compleanno di Ilaria. ***
Capitolo 11: *** "Buonanotte!" ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ore 01:30 del mattino. Il cellulare inizia a squillare.
“Ma chi è che chiama a quest’ora del mattino?”
Penso ancora mezza addormentata, tra le coperte.
“Chiunque sia, deve essere almeno una questione di vita o di morte, altrimenti non la passerà liscia!”
Mi decido a rispondere, cercando il telefono a tastoni nel buio.
“Ciao Ale! Indovina dove mi trovo?”
“Ilaria? Perché diavolo mi chiami a quest’ora? Ti rendi conto che è l’una e mezza del mattino?”
“A scusa, mi ero dimenticata del fuso orario.”
“Fuso che? Ma di cosa stai parlando?”
 “Giusto! Non te l’ho ancora detto, mi trovo a New York, baby!”
“Co-cosa? E sei partita senza dirmi niente?”
“Eh sai, è stata una decisione presa proprio al volo! Comunque, per farla breve ti ho lasciato una busta nella buca delle lettere. Scusami, ma ora devo lasciarti! Ti chiamo più tardi! Leggi la lettera. Buona notte Ale, ti voglio bene.”
“Aspetta un attimo!”
TUH-TUH. Aveva messo giù. Tipico di Ilaria.
Ci conosciamo da una vita ormai, ma questa, New York! Non me la racconta giusta. Cosa mai le frulla in testa a quella ragazza? Lo so, è sempre stata avventurosa e impulsiva fin da piccola, come quella volta che si era arrampicata sul tetto di casa sua, ostinata a voler prendere il volo, fino a quando sono arrivati i vigili del fuoco e l’hanno convinta a scendere.
Ma in fondo è propria questa nostra diversità che ci ha sempre legato. Lei estroversa, io timida; lei che con la sua esuberanza ha sempre illuminato le mie giornate, io che con la mia semplicità ho calmato i giorni di “tempesta”, pronta a darle una mano per riportarla a riva. Non ho mai pensato che lei fosse solo un’amica, perché, per me è una sorella, la sorella che non ho mai avuto.
Ma ripensando a quello che mi aveva detto al telefono, il motivo (probabilmente l’unico) che poteva spingerla ad allontanarsi così, senza dare una nessuna spiegazione, c’era, e si chiamava Roland, un ragazzo che aveva conosciuto a Marzo e veniva, appunto, da New York. Si era trasferito qui in Italia per qualche mese con uno scambio culturale per conoscere nuova gente e imparare una nuova lingua. Era stato amore a prima vista, almeno secondo Ilaria, e, in effetti, insieme formavano una bella coppia, fino a quando lei è venuta a conoscenza che la stava tradendo con altra e naturalmente questo l’aveva distrutta, tanto che non parlò più con nessuno per qualche settimana.
“Ora basta fare supposizioni, devo assolutamente leggere quella lettera!” così mi precipitai al pianoterra.

Cara Alessandra,
lo so che non ti farà piacere ciò che ti sto per scrivere e che, probabilmente, ti metterai a urlare inveendo contro il cielo, ma non potevo non partire. Io lo amo. È più forte di me! Forse hai ragione tu, è stato un vigliacco a tradirmi, merito di meglio e non devo perdonarlo.
Ma amare, per me, significa anche perdonare. LOTTARE per i sentimenti che si hanno nel cuore. Perciò ho preso la decisione di partire. Quando l’ho detto ai miei genitori, non ci crederai, ma mi hanno appoggiato e hanno detto che momenti come questi non si hanno nella vita e, se non volevo rimpianti, sarei dovuta partire al più presto. Ma ora devo chiederti due cose: la prima – ti chiedo di accettare la mia decisione; la seconda – vieni con me! Come potrai notare, ti ho messo un biglietto per l’aereo dentro la busta. Vieni anche tu! E poi, i miei saranno molto più tranquilli sapendoti al mio fianco!
Dai, raggiungimi appena puoi.
 
Ti aspetto
 
Ilaria”
 
 
 
“Mamma, dov’è la valigia blu, quella che abbiamo usato per andare al mare l’estate scorsa?
Mamma? MAMMAAA???”
Okay, qua lo ammetto e qua lo nego: la lettera di Ilaria mi aveva davvero commosso! Sarà perché ero mezza addormentata o perché sono la solita romantica, ma non l’avrei mai lasciata sola, per questo stavo urlando a squarcia gola a mia mamma, volevo prendere il primo volo per New York e raggiungerla. Quanti, poi, avrebbero avuto il coraggio di mettersi lo zaino sulle spalle e partire per andare dall’altro capo del mondo, solo per dire a un ragazzo che lo ami nonostante tutto quello che ti ha fatto passare?
“Io no” fu la risposta di mia madre.
“Lo so, da una parte la penso come te, ma dall’altra, ragazzi, se ne vale la pena, perché no?
“Ah piccola mia, siete ancora troppo giovani per queste cose!”
“Ma mamma, tu hai conosciuto papà alla nostra età!”
“Sì, ma è una cosa totalmente diversa.”
“Ma se una volta sei scappata di casa per una fuga romantica, e il nonno, non appena il papà ti ha riportato a casa, si è messo a inseguirlo per tutto il giardino puntandogli il fucile da caccia!”
“Sì, ma io e tuo padre ora siamo sposati e abbiamo tre bellissimi figli.”
“E questo cosa centra? Dai una possibilità all’Ila, chissà, magari sarà fortunata come te!” le dissi facendo gli occhietti dolci per colpirla e convincerla a lasciarmi partire.
“E va bene, mi hai convinto! Vai e tienila d’occhio. Ma non farmi restare in pensiero.”
“Grazie mille mamma! Non sai quanto mi rendi felice!” le risposi quasi in lacrime, cingendole le braccia al collo.
 
“Avvisiamo i gentili passeggeri che il volo diretto Milano - New York sta per atterrare, per tanto si consiglia di allacciare le cinture durante la fase di atterraggio”
Il volo mi era parso meno lungo del previsto, considerando che per la maggior parte di esso ho dormito tutto il tempo! Comunque, mancava poco. Ancora qualche metro e avrei aiutato Ilaria nella sua impossibile ricerca.
 
“Ale! Sono qui!”
“Ilaria!”
Sembrava passata un’eternità dal nostro ultimo incontro, perciò, come ogni ritrovamento che si rispetti, la solita rincorsa l’una verso l’altra era d’obbligo.
“Allora, che mi racconti di bello? Hai chiarito le cose con Roland?”
“Non ancora, aspettavo che arrivassi te e poi ci saremmo messe alla ricerca insieme.”
“Ottima decisione. Ma cosa ne diresti di fare un po’ di shopping terapeutico prima? Non vorrai presentarti vestita così, quando vi rincontrerete!” e la squadrai divertita, per sdrammatizzare un po’.
“D’accordo, almeno questo te lo devo! Certo che non ti smentisci mai, sei la solita spendacciona!” disse mostrandomi la lingua.
E in effetti, mi conosceva proprio bene: “Paese che vai, negozi che trovi” era il mio motto.
Mi limitai a fare spallucce sapendo che sarebbe stata una lunga giornata e ci incamminammo all’uscita dell’aeroporto, ignare di quello che il futuro ci avrebbe riservato.

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Capitolo 2
*** Colpo di fulmine ***


“Guarda questa vetrina, Ila!”
“Wow, questo vestito è fantastico!”
“Perché non entri a provarlo, secondo me è ottimo per quando rivedrai Roland. E se lo vuoi, te lo regalo io”
Così, entrammo in un negozietto. Il vestito era davvero fantastico e poi indossato era ancora meglio! Era bianco con l’orlo della gonna e delle spalline nero e abbinato, c’era una cintura nera con dei fiori in rilievo che andava messa giusto sotto il decolté, per dare un tocco più sexy e sbarazzino a chi l’avrebbe indossato.
“Devi assolutamente prenderlo! È…è…MERAVIGLIOSO! Ma mi dispiace dirtelo, con questo vestito devi assolutamente indossare dei tacchi!”
“No, dai. Vanno bene anche delle balleri…”
Neanche aveva finito la frase che già le stavo mostrando degli ankle boots alla schiava.
“Dai, ti prego, provale! Sono favolose!”
Con un’aria un po’ perplessa mi accontentò, ma guardandosi poi allo specchio, non poté che darmi ragione.
“Oddio, sono veramente io quella allo specchio o è uno scherzo?”
“No Ilaria, sei veramente tu!” le dissi sorridendo.
Avrei anche giurato che in quel momento si era anche un po’ commossa.
“Non mi sono mai sentita così bella Alessandra. Chissà cosa direbbe Roland se mi vedesse in questo momento!”
“Sicuramente che sei splendida e non avrebbe tutti i torti!”
“Allora lo prendo!”
Così andammo alla cassa a pagare.
Uscite dal negozio (forse per la ricerca dell’abito perfetto o per le battute che sparavamo) non appena ci guardammo negli occhi scoppiammo a ridere come delle cretine. Ma quel bel momento non durò tanto a lungo, infatti, non mi accorsi di un ragazzo che stava camminando poco distante da me e che, assorto nei suoi pensieri, non si stava preoccupando minimamente di quello che gli succedeva attorno.
“Ahhhhhh” gridai non appena caddi sopra sullo sconosciuto.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“No no.. Scusa, non stavo guardando dove andavo.”
“Scusami tu, ero un po’ sovrappensiero e non ti ho visto arrivare.”
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
 “No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Non ci potevo credere che un ragazzo bello come lui stesse flirtando con me! Peccato che tutto venne interrotto dalla fame di Ilaria che con la sua delicatezza mi stava trascinando a forza, ma d'altronde: chi aveva voglia di allontanarsi da quel figo pazzesco?
 “Terra chiama Ale – Terra chiama Ale! Ehi, ci sei? Iuhuuuu?? Qualcuno qui si è preso una bella cotta!”
“Ma cosa stai dicendo… io, una cotta? Pff. Ma per favore!”
“Guardalo lì!!!”
“Dove dove???”
“Scherzetto!”
“Molto divertente!”
“Dai, ora basta parlare. MANGIAMOOO!”
E mi trascinò al McDonald, il posto al mondo più affollato che ci sia.
 
Nel tardo pomeriggio, stanche ma vive, mi venne un dubbio che volli subito chiarire.
“Ehm, Ila, ma hai pensato a dove dormiremo?”
“Sì, non ti preoccupare! Hai presente le amiche di Roland, Arianne, Gabbe e Molly?”
“Di vista. Sai, non ho mai avuto interesse nel conoscere la sua compagnia.”
“Ecco, loro ci ospiteranno. E magari sapranno anche dirmi dove si trova il mio amore.”
“Ti prego, non iniziare con amore, pucci – pucci, cucci cuccio e cicci cocò.”
“Gne gne, chica chica boom!”
“Ila, non ti puoi salvare con una citazione di Detroit Rock City!”
“E invece sì”
“Oddio, povera me.”
“Smettila e guarda insieme a me la cartina. Devo capire quale direzione dobbiamo prendere per arrivare a casa loro.”
Cinque svincoli e due incroci più tardi, avevamo trovato la loro casa. Ormai erano quasi 22 e io mi sentivo un po’ scettica per questa sistemazione, ma Ilaria mi aveva sgridato dicendomi che eravamo fortunate, che da sole ci avrebbero spennate e che, arrivate davanti alla loro porta, avrei dovuto sfoderare il mio sorriso migliore.
“Eccole qua le due vagabonde!” disse Arianne non appena ci vide.
“Ciao, piacere, io sono Alessandra. Grazie dell’ospitalità.”
“Ma figuuurati! Entrate, non restate lì sulla porta!”
La loro casa era davvero molto bella. La sala era appena accanto all’entrata, era molto moderna, con dei bellissimi divani disposti ad angolo davanti a un mega televisore a schermo piatto; un’enorme libreria faceva da sfondo: tutti quei libri e quelle enciclopedie davano un‘aria più seria a quella stanza così moderna e giovanile.
“Questa è la cucina, questo è il bagno, qua c’è la camera di Molly, qua è dove dormiamo io e Gabbe e questa è la vostra stanza.”
Una camera che, nonostante avesse delle pareti bianchissime, era molto colorata per via di  due enormi tende color lilla che sovrastavano l’enorme finestra con balcone e il copriletto in tonalità viola – rosa.
“E non poteva mancare una meravigliosa vista per la meravigliosa New York: la metropoli che non dorme mai!”
In effetti, da quel piccolo balconcino la vista era davvero stupenda. Palazzi, grattacieli, enormi edifici popolavano la città di New York. Se qualcuno me lo avesse chiesto, probabilmente non me ne sarei mai andata via da lì, era troppo bello per essere vero: io, nella Grande Mela? Era un sogno?
Naturalmente no, anche perché, avendomi letto nel pensiero Ilaria mi dette un pizzicotto e mi sorrise, capendo quello che stavo pensando.
“Allora, avete conosciuto qualcuno? Adocchiato qualche bel fustacchione?” ci chiese Arianne incuriosita.
“A dire la verità, Alessandra ha incantato un bellissimo ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.”
“Non è vero, sta mentendo, non darle retta.” La fulminai con lo sguardo.
“Bene bene, qualcuno qua si sta arrossendo come un pomodoro! Ha un nome il fortunato?”
“Ecco, a dire la verità non glie l’ho chiesto! Accidenti! Ma andiamo alle cose più importanti… siamo venute fino a qui per trovare Roland, sai per caso dove sia?”
“Domani diamo una specie di festa, qua a casa nostra, e lo abbiamo invitato, ma non ci ha ancora fatto sapere se verrà o no… da quando ha lasciato l’Italia è depresso, non è più lo stesso Roland di una volta.” Intervenne Gabbe.
“Come sarebbe a dire?” domando Ila preoccupata.
“Credo che sia molto dispiaciuto di essere partito senza averti salutato. Sente la tua mancanza.”
“Oh, dolce amore mio!!!”
“Ma non ti preoccupare, faremo di tutto per farlo venire alla festa! Non gli diremo che sei qui, così gli farai una sorpresa e poi, vi direte tutto quello che dovete dirvi.” Le sorrise Gabbe, confortandola.
“Sì, ottima idea. Farò proprio così, e con il vestito che abbiamo comprato oggi, non saprà resistermi!”
“Perfetto direi! I piccioncini saranno impegnati tutta la sera, mentre noi ci scateneremo a ritmo di House! Vai così!!!” disse improvvisamente Arianne saltando e ballando sul letto, quando pochi minuti prima era con lo sguardo perso sul balcone.
“Arianne, sei sempre la solita! Scendi da lì, non è il tuo letto! Pazza che non sei altro” intervenne Molly che per tutto il tempo era stata in sala davanti al pc.
“Stai tranquilla Ale, a te ci penso io! Domani ti presenterò al mio amico Cam, sono sicura che ti piacerà da matti!” strillò Arianne.
Il giorno dopo, soprattutto la serata, si preannunciava davvero emozionante con Ilaria che avrebbe passato tutto il tempo tra le braccia muscolose di Roland e io, impegnata in nuovi rapporti sociali con l’altro sesso.
Che cosa volevamo di più dalla vita?“Guarda questa vetrina, Ila!”
“Wow, questo vestito è fantastico!”
“Perché non entri a provarlo, secondo me è ottimo per quando rivedrai Roland. E se lo vuoi, te lo regalo io”
Così, entrammo in un negozietto. Il vestito era davvero fantastico e poi indossato era ancora meglio! Era bianco con l’orlo della gonna e delle spalline nero e abbinato, c’era una cintura nera con dei fiori in rilievo che andava messa giusto sotto il decolté, per dare un tocco più sexy e sbarazzino a chi l’avrebbe indossato.
“Devi assolutamente prenderlo! È…è…MERAVIGLIOSO! Ma mi dispiace dirtelo, con questo vestito devi assolutamente indossare dei tacchi!”
“No, dai. Vanno bene anche delle balleri…”
Neanche aveva finito la frase che già le stavo mostrando degli ankle boots alla schiava.
“Dai, ti prego, provale! Sono favolose!”
Con un’aria un po’ perplessa mi accontentò, ma guardandosi poi allo specchio, non poté che darmi ragione.
“Oddio, sono veramente io quella allo specchio o è uno scherzo?”
“No Ilaria, sei veramente tu!” le dissi sorridendo.
Avrei anche giurato che in quel momento si era anche un po’ commossa.
“Non mi sono mai sentita così bella Alessandra. Chissà cosa direbbe Roland se mi vedesse in questo momento!”
“Sicuramente che sei splendida e non avrebbe tutti i torti!”
“Allora lo prendo!”
Così andammo alla cassa a pagare.
Uscite dal negozio (forse per la ricerca dell’abito perfetto o per le battute che sparavamo) non appena ci guardammo negli occhi scoppiammo a ridere come delle cretine. Ma quel bel momento non durò tanto a lungo, infatti, non mi accorsi di un ragazzo che stava camminando poco distante da me e che, assorto nei suoi pensieri, non si stava preoccupando minimamente di quello che gli succedeva attorno.
“Ahhhhhh” gridai non appena caddi sopra sullo sconosciuto.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“No no.. Scusa, non stavo guardando dove andavo.”
“Scusami tu, ero un po’ sovrappensiero e non ti ho visto arrivare.”
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
 “No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Non ci potevo credere che un ragazzo bello come lui stesse flirtando con me! Peccato che tutto venne interrotto dalla fame di Ilaria che con la sua delicatezza mi stava trascinando a forza, ma d'altronde: chi aveva voglia di allontanarsi da quel figo pazzesco?
 “Terra chiama Ale – Terra chiama Ale! Ehi, ci sei? Iuhuuuu?? Qualcuno qui si è preso una bella cotta!”
“Ma cosa stai dicendo… io, una cotta? Pff. Ma per favore!”
“Guardalo lì!!!”
“Dove dove???”
“Scherzetto!”
“Molto divertente!”
“Dai, ora basta parlare. MANGIAMOOO!”
E mi trascinò al McDonald, il posto al mondo più affollato che ci sia.
 
Nel tardo pomeriggio, stanche ma vive, mi venne un dubbio che volli subito chiarire.
“Ehm, Ila, ma hai pensato a dove dormiremo?”
“Sì, non ti preoccupare! Hai presente le amiche di Roland, Arianne, Gabbe e Molly?”
“Di vista. Sai, non ho mai avuto interesse nel conoscere la sua compagnia.”
“Ecco, loro ci ospiteranno. E magari sapranno anche dirmi dove si trova il mio amore.”
“Ti prego, non iniziare con amore, pucci – pucci, cucci cuccio e cicci cocò.”
“Gne gne, chica chica boom!”
“Ila, non ti puoi salvare con una citazione di Detroit Rock City!”
“E invece sì”
“Oddio, povera me.”
“Smettila e guarda insieme a me la cartina. Devo capire quale direzione dobbiamo prendere per arrivare a casa loro.”
Cinque svincoli e due incroci più tardi, avevamo trovato la loro casa. Ormai erano quasi 22 e io mi sentivo un po’ scettica per questa sistemazione, ma Ilaria mi aveva sgridato dicendomi che eravamo fortunate, che da sole ci avrebbero spennate e che, arrivate davanti alla loro porta, avrei dovuto sfoderare il mio sorriso migliore.
“Eccole qua le due vagabonde!” disse Arianne non appena ci vide.
“Ciao, piacere, io sono Alessandra. Grazie dell’ospitalità.”
“Ma figuuurati! Entrate, non restate lì sulla porta!”
La loro casa era davvero molto bella. La sala era appena accanto all’entrata, era molto moderna, con dei bellissimi divani disposti ad angolo davanti a un mega televisore a schermo piatto; un’enorme libreria faceva da sfondo: tutti quei libri e quelle enciclopedie davano un‘aria più seria a quella stanza così moderna e giovanile.
“Questa è la cucina, questo è il bagno, qua c’è la camera di Molly, qua è dove dormiamo io e Gabbe e questa è la vostra stanza.”
Una camera che, nonostante avesse delle pareti bianchissime, era molto colorata per via di  due enormi tende color lilla che sovrastavano l’enorme finestra con balcone e il copriletto in tonalità viola – rosa.
“E non poteva mancare una meravigliosa vista per la meravigliosa New York: la metropoli che non dorme mai!”
In effetti, da quel piccolo balconcino la vista era davvero stupenda. Palazzi, grattacieli, enormi edifici popolavano la città di New York. Se qualcuno me lo avesse chiesto, probabilmente non me ne sarei mai andata via da lì, era troppo bello per essere vero: io, nella Grande Mela? Era un sogno?
Naturalmente no, anche perché, avendomi letto nel pensiero Ilaria mi dette un pizzicotto e mi sorrise, capendo quello che stavo pensando.
“Allora, avete conosciuto qualcuno? Adocchiato qualche bel fustacchione?” ci chiese Arianne incuriosita.
“A dire la verità, Alessandra ha incantato un bellissimo ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.”
“Non è vero, sta mentendo, non darle retta.” La fulminai con lo sguardo.
“Bene bene, qualcuno qua si sta arrossendo come un pomodoro! Ha un nome il fortunato?”
“Ecco, a dire la verità non glie l’ho chiesto! Accidenti! Ma andiamo alle cose più importanti… siamo venute fino a qui per trovare Roland, sai per caso dove sia?”
“Domani diamo una specie di festa, qua a casa nostra, e lo abbiamo invitato, ma non ci ha ancora fatto sapere se verrà o no… da quando ha lasciato l’Italia è depresso, non è più lo stesso Roland di una volta.” Intervenne Gabbe.
“Come sarebbe a dire?” domando Ila preoccupata.
“Credo che sia molto dispiaciuto di essere partito senza averti salutato. Sente la tua mancanza.”
“Oh, dolce amore mio!!!”
“Ma non ti preoccupare, faremo di tutto per farlo venire alla festa! Non gli diremo che sei qui, così gli farai una sorpresa e poi, vi direte tutto quello che dovete dirvi.” Le sorrise Gabbe, confortandola.
“Sì, ottima idea. Farò proprio così, e con il vestito che abbiamo comprato oggi, non saprà resistermi!”
“Perfetto direi! I piccioncini saranno impegnati tutta la sera, mentre noi ci scateneremo a ritmo di House! Vai così!!!” disse improvvisamente Arianne saltando e ballando sul letto, quando pochi minuti prima era con lo sguardo perso sul balcone.
“Arianne, sei sempre la solita! Scendi da lì, non è il tuo letto! Pazza che non sei altro” intervenne Molly che per tutto il tempo era stata in sala davanti al pc.
“Stai tranquilla Ale, a te ci penso io! Domani ti presenterò al mio amico Cam, sono sicura che ti piacerà da matti!” strillò Arianne.
Il giorno dopo, soprattutto la serata, si preannunciava davvero emozionante con Ilaria che avrebbe passato tutto il tempo tra le braccia muscolose di Roland e io, impegnata in nuovi rapporti sociali con l’altro sesso.
Che cosa volevamo di più dalla vita?“Guarda questa vetrina, Ila!”
“Wow, questo vestito è fantastico!”
“Perché non entri a provarlo, secondo me è ottimo per quando rivedrai Roland. E se lo vuoi, te lo regalo io”
Così, entrammo in un negozietto. Il vestito era davvero fantastico e poi indossato era ancora meglio! Era bianco con l’orlo della gonna e delle spalline nero e abbinato, c’era una cintura nera con dei fiori in rilievo che andava messa giusto sotto il decolté, per dare un tocco più sexy e sbarazzino a chi l’avrebbe indossato.
“Devi assolutamente prenderlo! È…è…MERAVIGLIOSO! Ma mi dispiace dirtelo, con questo vestito devi assolutamente indossare dei tacchi!”
“No, dai. Vanno bene anche delle balleri…”
Neanche aveva finito la frase che già le stavo mostrando degli ankle boots alla schiava.
“Dai, ti prego, provale! Sono favolose!”
Con un’aria un po’ perplessa mi accontentò, ma guardandosi poi allo specchio, non poté che darmi ragione.
“Oddio, sono veramente io quella allo specchio o è uno scherzo?”
“No Ilaria, sei veramente tu!” le dissi sorridendo.
Avrei anche giurato che in quel momento si era anche un po’ commossa.
“Non mi sono mai sentita così bella Alessandra. Chissà cosa direbbe Roland se mi vedesse in questo momento!”
“Sicuramente che sei splendida e non avrebbe tutti i torti!”
“Allora lo prendo!”
Così andammo alla cassa a pagare.
Uscite dal negozio (forse per la ricerca dell’abito perfetto o per le battute che sparavamo) non appena ci guardammo negli occhi scoppiammo a ridere come delle cretine. Ma quel bel momento non durò tanto a lungo, infatti, non mi accorsi di un ragazzo che stava camminando poco distante da me e che, assorto nei suoi pensieri, non si stava preoccupando minimamente di quello che gli succedeva attorno.
“Ahhhhhh” gridai non appena caddi sopra sullo sconosciuto.
“Tutto bene? Ti sei fatta male?”
“No no.. Scusa, non stavo guardando dove andavo.”
“Scusami tu, ero un po’ sovrappensiero e non ti ho visto arrivare.”
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
 “No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Non ci potevo credere che un ragazzo bello come lui stesse flirtando con me! Peccato che tutto venne interrotto dalla fame di Ilaria che con la sua delicatezza mi stava trascinando a forza, ma d'altronde: chi aveva voglia di allontanarsi da quel figo pazzesco?
 “Terra chiama Ale – Terra chiama Ale! Ehi, ci sei? Iuhuuuu?? Qualcuno qui si è preso una bella cotta!”
“Ma cosa stai dicendo… io, una cotta? Pff. Ma per favore!”
“Guardalo lì!!!”
“Dove dove???”
“Scherzetto!”
“Molto divertente!”
“Dai, ora basta parlare. MANGIAMOOO!”
E mi trascinò al McDonald, il posto al mondo più affollato che ci sia.
 
Nel tardo pomeriggio, stanche ma vive, mi venne un dubbio che volli subito chiarire.
“Ehm, Ila, ma hai pensato a dove dormiremo?”
“Sì, non ti preoccupare! Hai presente le amiche di Roland, Arianne, Gabbe e Molly?”
“Di vista. Sai, non ho mai avuto interesse nel conoscere la sua compagnia.”
“Ecco, loro ci ospiteranno. E magari sapranno anche dirmi dove si trova il mio amore.”
“Ti prego, non iniziare con amore, pucci – pucci, cucci cuccio e cicci cocò.”
“Gne gne, chica chica boom!”
“Ila, non ti puoi salvare con una citazione di Detroit Rock City!”
“E invece sì”
“Oddio, povera me.”
“Smettila e guarda insieme a me la cartina. Devo capire quale direzione dobbiamo prendere per arrivare a casa loro.”
Cinque svincoli e due incroci più tardi, avevamo trovato la loro casa. Ormai erano quasi 22 e io mi sentivo un po’ scettica per questa sistemazione, ma Ilaria mi aveva sgridato dicendomi che eravamo fortunate, che da sole ci avrebbero spennate e che, arrivate davanti alla loro porta, avrei dovuto sfoderare il mio sorriso migliore.
“Eccole qua le due vagabonde!” disse Arianne non appena ci vide.
“Ciao, piacere, io sono Alessandra. Grazie dell’ospitalità.”
“Ma figuuurati! Entrate, non restate lì sulla porta!”
La loro casa era davvero molto bella. La sala era appena accanto all’entrata, era molto moderna, con dei bellissimi divani disposti ad angolo davanti a un mega televisore a schermo piatto; un’enorme libreria faceva da sfondo: tutti quei libri e quelle enciclopedie davano un‘aria più seria a quella stanza così moderna e giovanile.
“Questa è la cucina, questo è il bagno, qua c’è la camera di Molly, qua è dove dormiamo io e Gabbe e questa è la vostra stanza.”
Una camera che, nonostante avesse delle pareti bianchissime, era molto colorata per via di  due enormi tende color lilla che sovrastavano l’enorme finestra con balcone e il copriletto in tonalità viola – rosa.
“E non poteva mancare una meravigliosa vista per la meravigliosa New York: la metropoli che non dorme mai!”
In effetti, da quel piccolo balconcino la vista era davvero stupenda. Palazzi, grattacieli, enormi edifici popolavano la città di New York. Se qualcuno me lo avesse chiesto, probabilmente non me ne sarei mai andata via da lì, era troppo bello per essere vero: io, nella Grande Mela? Era un sogno?
Naturalmente no, anche perché, avendomi letto nel pensiero Ilaria mi dette un pizzicotto e mi sorrise, capendo quello che stavo pensando.
“Allora, avete conosciuto qualcuno? Adocchiato qualche bel fustacchione?” ci chiese Arianne incuriosita.
“A dire la verità, Alessandra ha incantato un bellissimo ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.”
“Non è vero, sta mentendo, non darle retta.” La fulminai con lo sguardo.
“Bene bene, qualcuno qua si sta arrossendo come un pomodoro! Ha un nome il fortunato?”
“Ecco, a dire la verità non glie l’ho chiesto! Accidenti! Ma andiamo alle cose più importanti… siamo venute fino a qui per trovare Roland, sai per caso dove sia?”
“Domani diamo una specie di festa, qua a casa nostra, e lo abbiamo invitato, ma non ci ha ancora fatto sapere se verrà o no… da quando ha lasciato l’Italia è depresso, non è più lo stesso Roland di una volta.” Intervenne Gabbe.
“Come sarebbe a dire?” domando Ila preoccupata.
“Credo che sia molto dispiaciuto di essere partito senza averti salutato. Sente la tua mancanza.”
“Oh, dolce amore mio!!!”
“Ma non ti preoccupare, faremo di tutto per farlo venire alla festa! Non gli diremo che sei qui, così gli farai una sorpresa e poi, vi direte tutto quello che dovete dirvi.” Le sorrise Gabbe, confortandola.
“Sì, ottima idea. Farò proprio così, e con il vestito che abbiamo comprato oggi, non saprà resistermi!”
“Perfetto direi! I piccioncini saranno impegnati tutta la sera, mentre noi ci scateneremo a ritmo di House! Vai così!!!” disse improvvisamente Arianne saltando e ballando sul letto, quando pochi minuti prima era con lo sguardo perso sul balcone.
“Arianne, sei sempre la solita! Scendi da lì, non è il tuo letto! Pazza che non sei altro” intervenne Molly che per tutto il tempo era stata in sala davanti al pc.
“Stai tranquilla Ale, a te ci penso io! Domani ti presenterò al mio amico Cam, sono sicura che ti piacerà da matti!” strillò Arianne.
Il giorno dopo, soprattutto la serata, si preannunciava davvero emozionante con Ilaria che avrebbe passato tutto il tempo tra le braccia muscolose di Roland e io, impegnata in nuovi rapporti sociali con l’altro sesso.
Che cosa volevamo di più dalla vita?

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Capitolo 3
*** La festa (prima parte). ***


Ormai il giorno fatidico era arrivato.
Io mi ero messa un vestito semplicissimo, color blu oceano, e un paio di ballerine, i capelli erano raccolti e avevo un filo di trucco, tanto per non esagerare.
Accanto a me c’era Ilaria che indossava il suo bellissimo vestito e il suo paio di tacchi.
“Non è giusto, perché tu hai le ballerine e io devo camminare su questi trampoli?”
“Perché io non devo incontrare un bellissimo ragazzo, spiegargli che lo amo e che sono venuta fino in America per lui, per salvare quello che rimane del nostro rapporto, per …”
“Okay, ho afferrato il concetto.”
“Ecco, adesso vieni qua che ti trucco.”
Passammo così l’ultima mezz’oretta, prima che gli amici di Gabbe e delle altre arrivassero per il party.
 
TOC-TOC
“Gabbe, siamo noi! Vieni ad aprirci!”
Erano arrivati. Io e Ilaria non stavamo più nella pelle! Chissà com'erano e Roland era venuto alla festa?
“Ragazzi, queste sono Ilaria e Alessandra e resteranno qua da noi per un po’, fino a quando Ilaria non avrà sistemato le cose con Roland: sapete, è proprio lei la ragazza di cui ci ha sempre parlato!"
“Roland vi ha parlato di me?” chiese Ilaria con fare interrogativo.
“Ci puoi giurare bellezza, e si rattristava ogni volta perché non ti aveva fra le sue braccia!” intervenne Arriane, circondandole il collo con il braccio.
“Ohhh! Non vedo l’ora di incontrarlo! Ma, un momento… non è con voi??”
“Ha detto che ritardava, ma ci avrebbe raggiunto sicuramente. Non ti preoccupare, quando Roland promette qualcosa, la mantiene sempre.” Le fece l’occhiolino un ragazzo che indossava un cappellino blu dei Dodgers.
“Già, mi aveva anche promesso che non ci saremmo mai lasciati.” disse sotto voce, con una nota di tristezza.
“Su con la vita, arriverà! Diamo inizio alla festa!!!” concluse Gabbe.
Gli altri intanto stavano raggiungendo un tavolo imbandito di snack e stuzzichini di vario genere, mentre io ero rimasta lì in disparte con lei.
Ero preoccupata, il suo sguardo era diventato cupo in un istante, stava fissando il vuoto ed era rimasta lì immobile, come pietrificata.
“Ehi, stai tranquilla, arriverà, hai sentito cosa hanno detto gli altri?” cercai di confortarla.
“E se non dovesse venire, invece? E se tutta la strada che abbiamo fatto fosse stata un'inutile perdita di tempo? Che cosa accadrebbe?”
No. Non potevo credere che avesse detto quelle cose.
“Ti ricordi la lettera che mi hai lasciato? Avevi detto che amare, significa lottare, quindi non ti devi arrendere, al contrario, devi stringere i denti, trovare Roland e dirgli in faccia tutto quello che pensi, tutto quello che mi hai detto e tutto quello che provi. Non permettere che la stanchezza o la delusione di non averlo subito riabbracciato, ti impediscano di andare avanti. Fai in modo che tutto quello che ti sembra negativo, sia il tuo stimolo per andare avanti e dire ‘No, io lo amo e lo devo trovare a qualsiasi costo’. Sarò sempre al tuo fianco se avrai bisogno di aiuto, sarò e sono tuttora accanto a te, pronta a sostenerti e a infonderti coraggio anche se tutto ti appare perduto. E poi, vuoi veramente che Roland ti perda sta sera con quest'abito mozza fiato?” le sorrisi, allargando le braccia per invitarla ad abbracciarmi.
“Oh Ale, grazie di essere qui con me! Se non fosse per te, probabilmente, mi sarei già lanciata dalla finestra!”
“Ma figurati, quando vuoi! Adesso andiamo a conoscere bene gli altri e vedrai che ti divertirai.”
Raggiungemmo gli altri che in un battito di ciglia avevano già finito ogni tipo di patatine fritte. Rimasi allibita!
“Ilaria, questi sono persino peggio di te!” fu il mio commento.
“Tranquille ragazze, qua ho una scorta intera di ogni schifezza, dolce o salata che sia!” disse Gabbe aprendo uno sgabuzzino straripante di roba. In effetti, come darle torto!
“Fermi tutti, dov’è Cam???” strillò all’improvviso Arriane, facendo venire un infarto a tutti i presenti.
“Ah, giusto, Cam. Ci raggiunge con Roland.”
“Ohhh, i due cavalieri giusti per le due ragazze qua presenti!” ci ammiccò Arriane.
“Nah, non ti esaltare troppo ragazza! Come reagirai se il tuo appuntamento al buio si rivelasse un totale disastro?” le dissi con aria di sfida.
“Tsè, mia cara, il mio appuntamento al buio sarà così stupenderrimo che alla fine bacerai la terra su cui cammino!”
“Stupenderrimo?”
“Sì, hai capito bene, e molto presto scoprirai il perché.”
“Ragazzi, non ci siamo dimenticati di una cosa?” interruppe una ragazza dai capelli rosa.
“Io sono Annabelle, quel ragazzo con il cappellino è Miles e la ragazza che si sta abbuffando di pop corn è Shelby.”
“Ehi, io non stampvdbnd…”
“Non parlare a bocca piena che ti strozzi!” la avvertì Gabbe, come una sorella maggiore.
“Allora siete italiane?” ci domandò Miles.
“Sì.” Rispondemmo all’unisono.
“Wow, mi piacerebbe visitare l'Italia un giorno!”
“Sì, solamente per mangiare la pizza!”
“Non è vero, al massimo quella sei te Shelby!!!”
“Gne gne”
“Adesso basta! Mi avete rotto le scatole con queste vostre lagnate! Neanche i bambini di tre anni si comportano così!” li sgridò all’improvviso Molly.
“Ehi ragazza, stai scialla, questa è una festicciola tra amici e ognuno è libero di fare quello che gli pare!” disse Arriane.
“Io me ne vado, non resto un minuto di più. Non aspettatemi, faccio tardi.” Prese le sue cose e uscì.
“Cosa le sarà preso?” domandai a bocca aperta.
“Non farci caso. Alterna momenti di tranquillità in cui non ti accorgi neanche della sua presenza, a sfuriate come queste. Siamo abituati, e vedrai, ti ci abituerai anche te.” Mi rispose Gabbe gentilmente.
 
Dopo quaranta minuti di risate, cin cin e giochi vari, qualcuno bussò alla porta.
Ci bloccammo tutti per un istante, fino a quando Annabelle si decise ad andare ad aprire la porta. Due figure all'ombra stavano per entrare.
“Roland, Cam! Ce l’avete fatta! Era ora! Queste due donzelle non ce la facevano più ad aspettarvi!”
Che momento imbarazzante, non per me, tanto più per Ilaria! A un certo punto ho pensato di percepire il suo battito del cuore, tanto era tesa ed emozionata per quel momento.
Dopo un attimo, gli occhi di Roland incrociarono finalmente i suoi. Si potevano leggergli in volto gioia e stupore, ma allo stesso tempo un velo di malinconia: perché mai il suo volto era triste?
Per il fatto che l’aveva tradita e non le aveva spiegato come stavano le cose? Forse.
Per la sua improvvisa partenza dall’altra parte della Terra? Potrebbe anche essere.
Ma qualcosa di troppo grande che andava aldilà dei nostri pensieri, lo stava lacerando nel profondo. Il problema era: che cosa?
 
Ero così presa a studiare il viso di Roland, che neanche mi accorsi del tipo che gli stava accanto.
Due meravigliosi occhi verdi scintillanti mi stavano fissando. Solo allora capì.
“Cam, vieni qua, ti devo presentare una ragazza che è la fine del mondo! Si chiama Alessandra e viene dall’Italia, è la migliore amica di Ilaria, la fidanzata di R.! Pensa, sono venute fino a qui solo perché Ilaria potesse dire quello che provava al nostro amico Sparks! Ti rendi conto? Chi l’avrebbe detto che il nostro Sparks fosse un casanova? Ma non potevo lasciare la mia amica Ale da sola a questa festa e mi sei venuto in mente tu! Vieni, te la presento, ma ti avverto: ieri ha conosciuto un tipo mentre veniva qui, che l’ha davvero colpita! Sarà dura battere la concorrenza!” lo accolse moooolto maliziosamente Arriane.
“Cavolo Ary, tu si che sei una tomba! Ricordami di non farti organizzare appuntamenti o roba del genere!” disse scherzosamente Annabelle.
Ero nel panico. Quel ragazzo! Era proprio quello cui ero andata a dosso quando sono uscita dal negozio! Quel figo che mi aveva stregato con un solo sguardo! E adesso era lì!
Pregai che non notasse le mie guance terribilmente rosse, color pomodoro, ma fu troppo tardi.
“Oh, ha già conosciuto un nuovo ragazzo? Vorrà dire che dovrò fare del mio meglio.
Infondo si sa, se una cosa mi piace, non perdo certamente tempo, farò di tutto per trovarla e conquistarla.”

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Capitolo 4
*** La festa (seconda parte). ***


Okay, come ci si comporta in casi come questi? Fu il mio primo pensiero, non appena Cam finì di pronunciare quelle parole.
Non potevo neanche chiedere un parere a Ilaria, perchè un momento prima si era precipitata verso Roland ed erano usciti insieme, credo, per chiarire le cose.
“A quanto pare qualcuno è rimasta sorpresa!” mi stuzzicò Arriane.
“Sì, lo devo ammettere, sono sorpresa. Non mi sarei mai aspettata di incontrarti qua! Quante possibilità esistono al mondo, per una situazione di questo genere?”
“Beh, a questo non saprei risponderti, ma una cosa è certa: alla fine ci si ritrova, sempre e comunque.”
“Lo terrò ben a mente.” Gli ammiccai io.
Ero davvero attratta da quel ragazzo misterioso e affascinante allo stesso tempo. Ogni volta che i suoi occhi incrociavano i miei, mi sembrava che ogni tipo di preoccupazione o problema svanisse via, come se per un breve attimo fossi leggera, libera mentalmente da ogni affanno.
Intanto, in quel preciso istante da un’altra parte, una giovane coppia stava finalmente per ritrovarsi dopo tanto tempo di allontananza.
 
“Ilaria… io…”
“No, non devi dire niente, ti prego. Lasciami parlare. Ho fatto tanta strada per arrivare fino a qui, da te, ho assillato per intere giornate la mia migliore amica con pianti e varie crisi isteriche e l’ho convinta ad accompagnarmi qua a New York. Ma ho bisogno di sapere ora; tu mi ami? Come mi spieghi la scappatella? O anche solo lo sguardo di prima, quando sei entrato in casa che appena mi hai visto ti sei subito raggelato! Io non… non mi merito tutto questo!”
“Ilaria, non è come pensi…”
“Ah no? E come stanno le cose? Io non ce la faccio più a sopportare tutto questo!”
“Ti prego amore, non piangere! Ero sorpreso, tutto qua! Aspetta che ti spieghi…”
“Amore? Come fai…? Non voglio più sentirti, non voglio più…”
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Roland l’aveva tratta a sé, per poterla finalmente baciare.  Quel bacio era la cosa più bella che le fosse capitato da quando era arrivata lì a New York.
“Ma… e questa cos’era?”
Roland sorrise e, quasi ridendo disse:”Beh, mi sembra evidente. Questo era un bacio, Ila. Il più bel bacio che io abbia mai desiderato così ardentemente.”
“Dopo tutto quello che è successo? Dopo che mi hai tradito con quella sgualdrina?”
“Ecco, proprio di questo ti volevo parlare. Non c’è stata nessuna storia.”
“Come sarebbe a dire non c’è stata nessuna storia??”
“Sì, è così. Ti ho dovuto mentire… sappi che io ti amo e non ho mai smesso di amarti! Perdonami se ti ho detto una bugia, se stasera ti sono sembrato un po’ cupo, ma quando ti ho visto, giuro che non me lo sarei mai aspettato!
Ero sorpreso, e c’è una cosa che ti vorrei tanto dire Ilaria, ma non posso! Questa cosa mi sta logorando e io non ce la faccio più. Ti prometto che domani ti spiegherò tutto, ma adesso quello che voglio fare è rimanere qua con te e passare il più tempo possibile a stringerti tra le mie braccia. Non hai la minima idea di quanto mi renda felice averti qua accanto a me. È stato bruttissimo non poterti riabbracciare, non poter ridere e scherzare con te, e Dio solo sa quante volte ho sognato che le tue labbra ritrovassero le mie, ma…”
Quella volta era stata lei a fare il primo passo e lo stava baciando; non se ne sarebbe mai pentita per tutta la sua vita. Ora niente poteva separarli. Lei sapeva che lui l’amava, lui che lei non l’avrebbe mai lasciato. Per quanto riguarda quella cosa che voleva dirle, non le importava più di tanto. Ormai, quello che stava cercando l’aveva trovato e niente poteva portarglielo via.
 
Due ore più tardi, tre bottiglie di Coca Cola e qualche birra più tardi, finalmente i due piccioncini si decisero a riunirsi al “party”.
Il tempo era passato molto velocemente, continuavo a ridere come una scena per le buffe imitazioni che Arriane faceva, mentre Miles e Shelby erano concentrati sulla partita dei Dodgers alla tv.
“Eccovi!!!” disse Gabbe non appena Roland e Ilaria  rientrarono.
Lei, Annabelle e Cam erano stati fino a quel momento a discutere privatamente in cucina, non si era capito per cosa, ma doveva essere qualcosa di davvero importante e di serio per lasciare gli ospiti da soli in salotto.
“Dove eravamo rimasti?” mi sentì domandare da dietro alle spalle. Cam.
“Direi più o meno al momento imbarazzante in cui Arriane ci stava presentando.”
“Ah sì! Scusala, avrai capito come è fatta! Le piace scherzare. Comunque, se è una presentazione semplice che vuoi, direi che questa è l’occasione buona: ciao, piacere, io sono Cam.” Disse porgendomi la mano.
“Molto piacere, io Alessandra.”
“Alessandra, lo so che ti sembrerà affrettato, ma, cosa ne diresti di uscire con me? Che ne so, domani sera ad esempio?”
Con molto stupore, non arrossì questa volta, al contrario risposi: “Mi farebbe molto piacere”
“Perfetto! Passo a prenderti io alle 19 e 30.”
“Non ti farò aspettare.”
“Ehi, ci conto.” Disse strizzando l’occhio.
Poco dopo, tutti si avviarono per la strada di casa. Alla fine era stata una bella serata. Avevamo conosciuto nuove persone, Ilaria aveva ritrovato il suo Roland e io avevo un appuntamento. Perfetto, direi?

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Capitolo 5
*** La verità. ***


Due parole: agitazione pre-appuntamento.
Tipico per ogni ragazza, direi.
Oddio, che cosa mi metto? Come mi trucco? E i capelli? Sono un disastro!
Potete immaginare che atmosfera si respirasse in casa. Continuavo a correre di qua e di là, in cerca di qualsiasi cosa che potesse andarmi bene per l'appuntamento, ma niente.
"Ale, ti prego, fermati, così metti in ansia pure me!" mi bloccò Ilaria.
"Ilaria, come faccio? Sono impresentabile! Non ho niente da mettermi!"
"Ma per favore, ti sei portata un quintale di vestiti. Una maglietta, dei jeans e un paio di ballerine, e sei perfetta."
"Non è così semplice! Non è una solita uscita tra amiche! Qui c'è di mezzo un ragazzo! Dovresti essere la prima a capirlo, dato che stai con Roland!"
"Uh, ROLANDDDD!!!" all'improvviso si precipitò verso l'armadio e iniziò a scaraventare dei vestiti sul letto.
"Mi ero dimenticata che questa sera ci dovevamo incontrare! Oddio, e adesso che cosa metto?"
"Ahahahaha, non contare su di me bella, io ho già il mio problema da risolvere e poi lo hai detto anche tu: una maglietta, dei jeans e un paio di ballerine, e sei perfetta!"
"Gne gne gne" mi ringhiò, facendo la linguaccia.
Ritornai in me, feci un bel respiro e iniziai la mia ricerca.
Mi venne subito in mente che per la festa di una mia amica avevo messo un splendido vestito colore rosa, ma non confetto, molto più chiaro, piuttosto elegante e delicato, con quello ci avrei abbinato un paio di tacchi neri e mi sarei fatta i boccoli, tanto per avere un'aria un po' "sbarazzina".
Sì, direi che così è perfetto!
Toc toc. Entrò Gabbe nella stanza.
"Come sei bella! Sei davvero molto carina vestita così!"
"Oh, grazie, e tu sei troppo gentile."
"Ma è la verità, comunque sono venuta ad avvisarti che Cam è qui fuori in macchina che ti sta aspettando."
Come? Era già arrivato? Ma che ore erano?
19 e 30 spaccate.
Che puntualità! Come ha fatto, per caso ha volato?
"Grazie Gabbe, adesso lo raggiungo."
"Aspetta, esco anch'io, anche Roland è appena arrivato!"
"Oh, anche tu esci? Quindi resterò a casa da sola: Molly ha detto che andava in biblioteca a leggersi un libro in pace, Arianne non si sa che fine abbia fatto e gli altri stavano dormendo, perché ieri sera dopo essersene andati da qui, sono restati ancora in giro per locali e hanno fatto tardi…"
"Beh, Roland ed io andiamo fuori a cena, ma se vuoi, dopo, possiamo incontrarci e uscire tutti insieme, va bene?"
"Oh sì, mi salveresti da una noia mortale!"
"Okay, ti faccio uno squillo più tardi." Le disse Ilaria.
"Io ora vado, buona serata a tutte!" dissi uscendo.
"Aspetta, vengo anch'io!"
"Ciao ragazze, buona serata! Divertitevi!"
 
Eccolo lì ad aspettarmi a  bordo di un'Audi nera e luccicante, accostato vicino al marciapiede.
"Ciao, scusa se ti ho fatto aspettare." Dissi entrando in macchina.
"Non ti preoccupare, sono appena arrivato. Wow, sei bellissima! Questo vestito ti sta d'incanto!"
"…Oh, grazie." E arrossì a quelle parole.
"Hai fame?"
"Sì e anche tanta!"
"Bene, quello che speravo. Ti voglio portare nel miglior ristorante di tutta New York. Il Blue Ocean, la loro specialità è il pesce spada, una cosa indescrivibile, devi assaggiarlo per capire."
"Io adoro il pesce spada! Da piccola desideravo tantissimo mangiarlo ogni giorno!" esclamai con un enorme sorriso.
"Perfetto direi, che cosa stiamo aspettando? Andiamo allora!" e mi fece l'occhiolino.
Stare con lui, lì in quel momento, mi rendeva molto felice, non so perché, non so come, non lo so e basta, ma anche se lo conoscevo solo da un giorno, mi sembrava una vita.
                                                                        
 
"Ciao amore."
"Ciao tesoro, dormito bene?" le chiese Roland.
"Devo dirti la verità, ho pensato tutta la notte a ieri sera, al nostro incontro, alle cose che ci siamo detti, albacio… e non vedevo l'ora di vederti!" gli corse incontro e gli cinse le braccia intorno al collo, baciandolo poi appassionatamente.
"Anche io ho pensato a te, e ad una cosa in particolare…" adesso l'aria di Roland non era più allegra e spensierata come prima, ma si era rattristata e fatta più cupa.
"Dimmi amore, cosa c'è? Così mi preoccupi!"
"Devo dirti una cosa, non è facile da spiegare, ma ti prego, cerca di capirmi e di ascoltare fino alla fine, senza andartene via. Promettimelo."
"Okay…sì, lo prometto."
"C'è un motivo per cui me ne sono andato via così da te, e non è per un'altra ragazza, perché come ti ho già detto ieri sera, non ti ho mai tradito, anzi, non ho mai smesso di amarti, stare con te è la cosa che più desidero al mondo, ma una cosa in particolare non me lo ha permesso, un segreto che ti devo rivelare…"
"Ti prego Roland, dimmelo e basta! Non girarci attorno, così mi fai morire!" disse Ilaria con gli occhi lucidi; ormai le lacrime le stavano rigando il viso.
"Ilaria, amore della mia vita… Io… sono un angelo, un angelo caduto. Sono immortale. Me ne sono dovuto andare dall'Italia, ma soprattutto da te, perché ho una missione insieme agli altri che devo portare a termine."
"Un… un angelo caduto? Come? Cosa significa? Io non capisco… chi sono gli altri?"
"Molly, Cam, Gabbe e Arianne sono angeli caduti. Siamo angeli che all'epoca della caduta dal paradiso non hanno fatto una scelta, una scelta molto importante che avrebbe determinato l'equilibrio del mondo: decidere se schierasi con Dio o Lucifero… la missione di cui mi sto occupando riguarda un altro angelo, un mio caro amico, di nome Daniel, ma non si trova qui con noi, è impegnato in un'altra faccenda di cui ti parlerò poi più avanti, quando avrai capito meglio come stanno le cose…"
"… e tu che scelta hai fatto?"
"Ho scelto Lucifero… adesso come adesso non ne vado fiero, perché stanno succedendo molte cose per colpa sua, ma non avrei mai potuto scegliere il paradiso… è una questione troppo complicata, lo so che sei stata abituata fin da piccola a pensare che l'Inferno è il regno dei dannati e del male e il Paradiso è il luogo sacro di Dio, del bene, ma non si tratta di bene o di male, sono tutte questioni che riguardano al nostro modo di pensare e di agire, non sempre la scelta più ovvia e sicura è quella giusta. Per favore, non pensare che, solo perché sono un demone, debba essere schierato dalla parte del male. So che i tuoi genitori, la tua dottrina e molta altra gente ti hanno detto che il demone è "cattivo" ed è il male, ma non è così."
"Io non penso né che tu sia cattivo né che tu possa essere "il male", ho visto persone ben peggiori, e tu non fai parte di queste. E comunque non ti preoccupare, io non do quasi mai retta a quello che le persone dicono, in fondo il bene, come l'amore e la bellezza, sta negli occhi di chi guarda, e io in te vedo un ragazzo, ma forse dovrei dire angelo, molto forte e determinato, non vedo del male. Che tu sia un angelo o un demone poco importa, ti starò sempre accanto e ti amerò comunque."
Terminate quelle parole i due si scambiarono un tenero bacio, ma prima di tornare al loro "appuntamento" Roland disse:
"Che stupido, ti ho raccontato tutta questa storia, e non ti ho nemmeno fatto vedere le mie ali?"
"Ehm… ALI??"
"Certo, su una cosa voi umani avevate ragione, le nostre ali. E poi, come pensavi che arrivassi sotto la finestra di casa tua, per salutarti alle due di notte?" le sorrise lui.
Come detto poco prima, Roland spiegò le sue splendide ali possenti, grandi due volte lui, forti e luminose.
"…Posso toccarle?"
"Ahahah, avrei voluto dirti questo, Ilaria, sono io, sono così realmente ma a questo punto, fai come ti pare, piccola!"
A quel semplice contatto, le ali di Roland strepitarono, quasi frementi, eccitate. Dopo un attimo si calmarono e Ilaria si stupì di così tanta bellezza.
"Sono meravigliose."
"Sono contento che hai preso bene tutto quello che ti ho detto, con molta calma e fermezza. Ma ti devo chiedere un favore."
"E quale sarebbe?"
"Non dire niente alla tua amica Alessandra, lei non sa niente e non deve sapere. È stata davvero dura convincere gli altri che ti avrei svelato il segret, ma alla fine lì ho convinti, a patto che tu non dica niente a nessuno, nemmeno alla tua migliore amica."
"Ma io non sono capace di mentire! E poi lei è come una sorella per me..."
"Devi amore mio, lo so che ti sto chiedendo un enorme favore, ma ti scongiuro, non lo faccio per altro, è che meno persone lo sanno, meglio è, non possiamo correre il rischio di mettere in pericolo tante vite, e l'ho già fatto con la tua, perciò giuramelo che non dirai una parola con nessuno."
"Te lo giuro."
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Ehi!:D Grazie a tutti quelli che leggono la mia storia! Vi prego, commentate, ditemi cosa vi è piaciuto o no, ditemi cosa ne pensate!:D
Spero di pubblicare presto il prossimo capitolo!
Un bacio
Ale

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Capitolo 6
*** Una meravigliosa serata. ***


Cam mi aprì la portiera della macchina, da vero cavaliere.
Il viaggio era stato breve, il ristorante non era molto lontano, si trovava in una zona poco trafficata e tranquilla, separata dal caos mondano della grande metropoli.
 
"Buonasera, cosa avete deciso di ordinare?" ci domandò il cameriere.
"Un salmone affumicato e un pesce spada per la graziosa signorina."
"Daii…" gli sussurrai visibilmente imbarazzata.
"Saranno pronti in pochi minuti, intanto vi porto da bere." E se ne andò.
"Posso farti una domanda?"
"Certo."
"Come mai mi hai chiesto subito di uscire?"
"Voglio essere sincero. Quando ti ho visto per la prima volta per le strade di NY, hai catturato subito la mia attenzione e volevo a tutti i costi scoprire chi fossi. Il destino ha voluto che ci rincontrassimo a casa di Gabbe e le altre, e quindi ho colto l'occasione al volo. Sono una persona molto impulsiva, non mi lascio sfuggire le cose dalle mani."
"Sì, questo l'avevo capito." gli sorrisi io.
"Ma tanto per rompere il ghiaccio, parlami un po' di te, oltre ad aiutare la tua migliore amica, cosa fai di bello?"
"Di bello c'è ben poco, se non fosse stato per Ilaria, credo che al momento sarei rinchiusa in casa a guardarmi un film sotto le coperte, stile Bridget Jones!"
"Ma dai, non ci posso credere! Una bella ragazza come te avrà sicuramente una fila di ragazzi a farle la corte!" mi scherzò lui.
"Magari! Comunque grazie per i bei complimenti e per ricordarmi ogni minuto che passa che sono una povera zitella, ma purtroppo non c'è nessuno che sta facendo la fila per me…"
"Ah, qui ti sbagli."
"Ah sì?"
"Certamente, altrimenti che senso avrebbe avuto invitarti a cena?"
"Me lo sono chiesta anch'io, e così mi sono detta: deve essere una spia della CIA in cerca di informazioni sul mio paese. Così mi sono preparata psicologicamente per un interrogatorio, ma a quanto vedo la mia supposizione è sbagliata."
"Non mi ci vedo proprio come una spia, cara la mia signora in giallo!" rise divertito.
"Arg, sarebbe stato divertente, ma preferisco che sia andata così, a dire il vero non saprei quanto sarei resistita all'interrogatorio!"
"Io dico che te la stai cavando bene."
"Grazie. Ma ora tocca a me. Che cosa fai di bello, Cam? Se non sei una spia, sei…?"
"Un ragazzo normale come tutti gli altri che gli piace giocare a calcio, uscire con gli amici, viaggiare…"
"Tutto qua? Nessun segreto? Non hai l'aria da bravo ragazzo Cam Briel." Lo provocai io.
"Non posso rivelarti immediatamente tutti i miei segreti, se no che gusto ci sarebbe? Facciamo così, per rendere la cosa più interessante ti svelerò un mio segreto ad ogni appuntamento."
"Va bene, accetto. Ma siccome questo è già un appuntamento, me ne devi svelare uno!"
A questa domanda il suo viso non riuscì a nascondere una nota di stupore, ma poi sorrise, e disse: "Non sono un donnaiolo come pensi, sì sono affascinante, spiritoso, intrigante, intelligente…"
"… modesto aggiungerei!"
"Ahah, no sul serio, non sto scherzando, sarò impulsivo e tutto, ma sotto quest' aria da duro c'è una ragazzo molto fragile che non si mette in gioco per un futile motivo, ma ha le sue buone ragioni."
Notai un velo di malinconia a quelle parole, così dissi: "Guarda che prima stavo scherzando, era tanto per dire. Ma mi fa piacere sapere questo lato di te."
"Questa è solo una piccola parte, il resto lo saprai nei prossimi appuntamenti."
"Certo, quello era scontato."
In quel preciso istante il cameriere arrivò con i nostri piatti, interrompendo quel magico momento in cui io e Cam ci stavamo fissando negli occhi, come ipnotizzati uno dall'altro. Chi lo avrebbe detto che un ragazzo così affascinante e sicuro di sé, nascondesse in realtà una persona fragile e "spaventata": ma da che cosa?
 
Il resto della serata trascorse splendidamente, a ogni minuto che passava, Cam si dimostrava sempre più simpatico e affascinante. Non mi sarei mai stancata di ascoltarlo, sari rimasta tutto il tempo a ridere a scherzare con lui, fino a quando non ci accorgemmo che il ristorante stava chiudendo e si era fatto davvero tardi, così ci dirigemmo verso la macchina e ci inoltrammo sulla via di casa.
Arrivati a destinazione, esattamente come all'inizio della serata, Cam scese dalla macchina e mi aprì la portiera e mi accompagnò davanti alla porta per salutarmi.
"È stata una bellissima serata, mi sono davvero divertita."
"Sì, anche io."
Il suo sorriso mi stava sciogliendo, le gambe mi stavano cedendo, ma perché?
"Ora devo proprio andare. Buonanotte!"
Ero sul punto di entrare in casa, quando all'improvviso mi afferrò per il braccio e, facendomi girare verso di lui, mi ritrovai a un palmo dalle sue labbra.
Il cuore mi stava battendo a mille, ero come pietrificata davanti a quegli occhi magnetici, fino a quando mi diede un lieve bacio sulla guancia.
"Buonanotte allora. Sogni d'oro." E se ne andò.
Quando finalmente partì, mi lascia scivolare per terra, con la schiena contro la porta, rimasi lì per terra a pensare, a pensare e ancora pensare. Quella era stata senza alcun dubbio la serata più bella che avessi passato dal mio arrivo a New York, e molto probabilmente non sarebbe stata l'unica, come poi mi sarei resa conto molto presto, più di quanto pensassi. 
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Wow, ho messo il capitolo come promesso, miracolo! (?)
Grazie a tutti quelli che leggono la storia, mi fa molto piacere!:'D
Purtroppo questa settimana sono piena di verifiche, quindi non so quando avrò del tempo per andare avanti a scrivere!:'(
Spero molto presto!:D
Un bacio grande grande
Ale

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Capitolo 7
*** Ricordi del passato (prima parte). ***


Il mio cellulare stava squillando.
E no, un'altra volta no! Pensai, ancora avvolta nelle coperte.
"Pro…pronto?"
"Alessandra, tesoro! Scusa, stavi dormendo?"
"Sì mamma…"
"Oh, mi ero totalmente dimenticata del fuso orario!"
"Sì, l'avevo notato. E non sei l'unica." Le dissi con un tono un po'acido.
"Se vuoi richiamo più tardi…"
"Ma no, dai, ormai quel che è fatto, è fatto. Racconta."
"Oh, volevo sapere come stavi, se andava tutto bene. È così triste avere tue notizie leggendo le e-mail, e così mi sono detta perché non le telefono?"
"In effetti hai ragione, comunque qua va tutto alla grande, Ilaria e Roland hanno fatto pace, ho fatto amicizia con delle ragazze in gamba, pazze ma in gamba, e sono uscita con un ragazzo…"
"SEI USCITA CON UN RAGAZZO?!"
"Shhhhhhhhh! Così sveglierai tutte! Non urlare!"
"Scusa-scusa! Non era mia intenzione, è solo che mi hai sorpreso. Tu, un ragazzo?"
"Sì mamma, un ragazzo, hai capito bene, e poi è soltanto un amico."
"Si inizia sempre così."
"Cosa intendi dire con questo?"
"Niente tesoro, niente. Ma prima che mi dimentichi, ho una sorpresa per voi ragazze!"
"Ah sì? E quale sarebbe?"
"Ne ho parlato anche con i genitori di Ilaria e sono d'accordo."
"Dai, non tenermi sulle spine! Sputa il rospo!"
"Ebbene, tu e Ilaria… resterete a vivere a New York per tutto l'anno!"
"COSA COSA COSA?!"
"Oh, sì, hai capito bene tesoro."
"Mamma, te l'ho mai detto che ti voglio un bene dell'anima, che sai sempre come rendermi felice, che…"
"… a patto che frequenterete l' 'High School'!"
Attimo di silezio.
"Tesoro? Pronto, sei ancora in linea?"
"Sì, mamma…"
"Non trovi che sia una bella notizia? Perché ti sei ammutolita?"
"Non è niente, è solo che il tuo inglese è qualcosa di…"
"Di? Vai avanti!"
"La parola giusta è… TERRIFICANTE!"
"Ma dai! Comunque, ti sembra una bella notizia?"
"Bella? Mamma, è strepitosa! Non so come ringraziarti!"
"Di nulla amore bello. Non devi neanche preoccuparti per l'iscrizione, ho già fatto tutto io. Le lezioni cominceranno da lunedì."
"Grazie mille! Vedrai, non ti deluderò!"
"Questo è impossibile mia cara! Notte amore."
"Notte, mamma, ti voglio bene."
 
"Resteremo qua a New York un anno intero? Ho capito bene?"
"Oh sì Ilaria."
"è assolutamente grandioso!"
"Sì! …e lunedì si va a scuola…" non appena terminai questa frase, mi allontanai per non essere centrata da qualche oggetto volante, tirato da Ilaria, ovviamente, che non poteva neanche udire quella parola con la S.
"C-cosa? Stai scherzando, vero?"
"Ehm…no."
"Oh e che cavolo, non ci voglio andare. Mi rifiuto categoricamente di andarci! Ho passato un anno d'inferno al liceo dove eravamo, e adesso tu mi dici che ne dobbiamo frequentare un altro ma qui, nella Grande Mela? Te lo puoi anche sognare!"
"Ma Ila, questo è l'unico modo per rimanere qui! Se no, siamo costrette a tornare in Italia, e tu non vuoi lasciare Roland, vero?"
"Ma lui può sempre venire con noi!"
"Ti prego Ila, fallo per me! Ti scongiuro! Ti aiuterò io, farò anche i tuoi compiti se è necessario, ma tu devi venire con me!" la supplicai con i miei occhietti dolci dolci, a cui nessuno poteva resistere.
"E va bene, d'accordo! Un momento, ma non sarà mica per quel ragazzo, Cam? Oh sì, è così! Lo sapevo, tra voi è scoccata una scintilla! Non sbaglio mai!"
"No, non è come pensi siamo solo amici!"
"Si inizia sempre così."
"Ma che cav… perché anche tu mi ripeti questa frase? Ti dico di no!"
"E io invece ti dico di sì!"
"No!"
"Sì!"
"Nooo!"
"Sìììì!"
Continuammo così per un attimo, fino a quando qualcuno alle nostre spalle disse:
"Che cosa no?"
Oh mio Dio, non può essere! Cosa ci fa lui qui?
Era Cam! Parli del diavolo…
"Ehm, ecco… noi… veramente…"
"Quello che intende dire Alessandra è che non vuole andare in centro da sola, ma io non posso uscire con lei adesso, devo vedermi con Roland, e lei continua a fare i capricci! Ma senti, visto che sei qui, perché non le fai da guida? Un newyorkese come te le può mostrare ogni angolo di questa immensa metropoli! E poi mi fiderei di più, almeno non si può perdere…"
Non so da quando Ilaria avesse imparato l'arte del mentire, ma devo dire che era stata veramente brava! La sua balla non faceva una grinza e mi aveva lasciato proprio a bocca aperta.
"Per me non è un problema, devo solo dire una cosa a Gabbe e sono tutto per te… ma sarà meglio che ti vai a vestire, va bene che stai bene con qualunque cosa indossi, ma il pigiama mi sembra un po' troppo!" rise e scherzò lui.
In effetti aveva ragione, ero troppo impegnata a discutere con Ilaria che nemmeno mi ero accorta di essere ancora in pigiama.
"Dai che ti porto a fare una colazione degna da regina."
"Sei sempre troppo gentile, Cam… ma questo lo consideriamo una sorta di appuntamento? Ricordi qual era il patto!" gli ammiccai io.
"Oh, giusto…"
E anche questa volta tirai fuori il viso più dolce del mondo, con gli occhioni azzurri che avrebbero commosso anche il più duro con un cuore di pietra,
"… e appuntamento sia!" e mi fece l'occhiolino.
"Ma di cosa state parlando voi due?"
"Affari che non ti riguardano." Risposi a Ilaria mostrandole la lingua.
"Vai a capire te questi due!"
Un attimo dopo Cam aveva parlato con Gabbe, Roland era venuto a prendere Ilaria e io ero pronta per uscire con il mio splendido cavaliere: un nuovo appuntamento, un nuovo segreto da scoprire.
 
 

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Capitolo 8
*** Ricordi del passato (seconda parte). ***


"Allora, come procedono le cose? Alessandra sospetta qualcosa?"
"No, non mi ha detto nulla."
"Perfetto."
Roland e Ilaria stavano passeggiando per una via circondata da alberi di ciliegio, appena fioriti, ma quella non era la solita strada trafficata di New York, era un altro posto, totalmente diverso, dove regnava la pace assoluta.
"Non trovi che sia molto bella Tokio in questo periodo dell'anno?"
"Sì, molto. Mi prometti che domani andremo a Londra? Dai ti prego! Ho sempre desiderato visitarla!"
"Eh va bene. Ma sia ben chiaro, io non sono il tuo jet privato!"
E scoppiarono a ridere.
 
Nel frattempo, io e Cam eravamo appena entrati in un bar.
"Buongiorno Cam!"
"Buongiorno Ray!"
"Ci vieni spesso?" gli chiesi io, stupita dall'allegria che si respirava in quel locale.
"Diciamo di sì, sono un cliente abituale e Ray è un mio amico, siamo amici di vecchia data."
"…vecchia data? Frena frena, per caso il tuo prossimo segreto è che in realtà non hai 17anni, ma 148?"
"Ahahahah, molto divertente Alessandra, molto divertente. Ma io ho 18anni e non 148."
"Ah, ne hai 18?"
"Proprio così."
"Mmmm."
"Quali dubbi affliggono la tua piccola testolina?" mi disse premuroso, accarezzandomi la testa.
"Nessuno, nessuno. Piuttosto, perché non ordiniamo?"
"Ottima idea."
Dieci minuti più tardi eravamo l'uno di fronte all'altro e ridevamo come dei pazzi.
"Allora, qual è il prossimo segreto?"
"Ah, giusto. Ebbene, io…"
"…Tu? Non tenermi sulle spine!"
"Forse è meglio se ti spiego tutto a casa mia, sarà tutto molto più facile."
"Ah Briel, tu mi lasci a bocca aperta tutte le volte, trovi sempre il modo si svignartela!"
"Non è vero! E per dimostrartelo, ti ci porto all'istante!"
Così pagammo, Cam salutò per l'ultima volta Ray ed uscimmo dal locale. Mentre lui era dentro che parlava ancora con l'amico, io avevo già iniziato a incamminarmi. Fu in quel momento che notai che il cielo era tutto coperto di nuvole e l'aria non prometteva niente di buono; non ero neanche a metà delle strisce pedonali, quando una macchina arrivò a palla e stava quasi per investirmi, se non fosse che Cam con abili riflessi mi prese per la vita ed evitò un tragico incidente.
"Ale, stai bene? Sei ferita?"
"Tutto a posto, ma un momento… come hai fatto…eri dentro al bar! Per caso hai volato?"
"Io? Ma come ti salta in mente! Appena ho visto quella macchina che veniva dritto verso di te, non ci ho pensato due volte e mi sono buttato per salvarti."
È veramente dolce. Si è buttato per salvarmi!
Eravamo così presi e spaventati che neanche ci eravamo accorti che eravamo ancora per terra e tutta la gente era uscita esterrefatta dal bar; Ray stava chiamando un'ambulanza e si stava creando una folla sempre più numerosa attorno a noi.
Quando realizzammo quello stava accadendo, ci tirammo su tranquillizzando tutti che stavamo bene e non era necessario che andassimo all'ospedale.
Mi sentivo strana, era come se avessi  mal di testa, ma non era dovuto all'impatto di poco prima, per quello stavo benissimo, poi mi guardai attorno e notai subito che l'auto che poco prima mi aveva quasi ucciso, non c'era più
"Forse è meglio se andiamo a casa mia come deciso, così ti riposi e ti preparo una tazza di tè per farti riprendere un po' dallo shock."
"No, sul serio Cam, non ti preoccupare, io sto bene! Piuttosto tu dovresti aver preso una brutta botta!"
In quel momento mi prese il viso tra le mani, accarezzandomi le guancie con le dita:"Adesso stammi a sentire, non appena arriviamo a casa tu ti riposi e non voglio sentire ragioni. Stai tranquilla che sei la ben venuta e non crei nessun disturbo, perciò non farti problemi e pensa a te per una volta."
Era come se con il suo sguardo penetrante mi avesse letto nella mente e tutto a un tratto tutte le mie preoccupazioni e i miei affanni fossero scivolati via come acqua e mi sentissi per la prima volta leggera.
Così ci incamminammo. La sua casa non era tanto distante. Era una splendida villetta separata dal caos frenetico del centro, era calda e accogliente e aggiungerei anche in ordine!
Per la prima volta mi sentii veramente a casa.
Come promesso, andò in cucina a prepararmi una tazza di tè, mentre io lo aspettavo in salotto. Mi giravo attorno, non riuscivo a curiosare in giro, ero curiosa di sapere che tipo di vita avesse quel ragazzo dalle maniere tanto galanti, direi difficile da trovare nei miei coetanei d'oggi, quando alla fine vidi un pianoforte a coda nero e subito ne fui attratta. Mi avvicinai con cautela, come intimorita da quello strumento che fino a qualche anno prima era stato una parte fondamentale della mia vita.
Sfiorai i tasti con le dita, premendo prima il sol, e poi il re, come per riprendere un po' di confidenza prima di poter suonare veramente, infatti, non riuscii a non rispondere al richiamo della musica, mi sedetti e iniziai a suonare vecchie melodie, una dietro l'altra, non riuscivo più a fermarmi.
E poi, d'un tratto, mi bloccai di colpo. Mi ritornato in mente il motivo per cui avevo smesso di suonare. Sì, e mi faceva troppo male.
"Ti prego, non ti fermare, sei bravissima." Disse Cam con la tazza in mano, appoggiato sulla porta.
"Non so neanche perché l'ho fatto, non ci ho pensato un attimo e ho iniziato a suonare, eppure mi ero ripromessa che avrei smesso per sempre! No, non doveva andare così."
Esattamente come avevo iniziato a suonare, avevo preso la mia borsa e me ne stavo andando via da lì, non potevo restare un minuto di più.
Come immaginai, lui mi prese per il polso e mi girò verso di lui.
"No, ti prego. Rimani. Non lasciarmi così senza spiegazioni."
I suoi occhi erano diventati improvvisamente tristi, lo si poteva vedere facilmente. E io non potevo assolutamente fargli questo.
"Sì, perdonami, ho esagerato. È solo che mi sono riaffiorati troppi ricordi e credo di non farcela a rimanere qui…"
"Ti prego, resta. Parliamone, lo sai che puoi dirmi tutto."
Non aveva ancora mollato la presa, ma non era una di quelle strette e convinte come quelle dei bambini quando pregano la mamma di non lasciarli all'asilo, era una presa dolce, quasi rincuorante in un certo senso.
Non potei rifiutare.
"Beh, non sei l'unico con dei segreti, Cam Briel." cercai di scherzare io.
Così ci sedemmo sul divano e iniziai a raccontare la mia storia.
 
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  Buonasera!^^ Ha aggiornato? Incredibile, è un miracolo!
Ebbene sì, ce l'ho fatta!:D
Scusate se pubblico il seguito ogni tre mesi, ma mi sono persa via nelle cose!D:
Un bacione <3
(Spero a presto, ma con le vacanze di Natale vedrò di recuperare:D)
Alessandra

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Capitolo 9
*** Ricordi del passato (terza parte). ***


"Sai, sono passati tanti anni dall'ultima volta che ho suonato il piano."
"Ah, sì? E perché hai smesso?"
"Beh… era il giorno della mia esibizione, dovevo suonare un mio pezzo davanti a tutta la scuola. Ero davvero emozionata! Il mio prof di musica, il signor Smith, aveva fatto il mio nome durante i preparativi per la festa di fine anno, aveva insistito tanto perché credeva che avessi un grande talento e non lo dovevo assolutamente sprecare.
Così passai interi pomeriggi a scrivere pezzi uno dietro l'altro, mi detti da fare e alla fine arrivò il grande giorno. Era presente tutto l'istituto e non mancavano famiglie e parenti, c'era anche la mia, mia mamma e i miei due fratelli più grandi…"
Feci una pausa. Il cuore mi batteva all'impazzata.
"… e tuo padre?"
"Mio padre è il generale dell'esercito, non è sempre stato presente, ma nonostante questo avevamo un rapporto magnifico, mi chiamava sempre 'bocciolo' perché io ero il suo piccolo fiorellino che stava sbocciando. Aveva giurato che quel giorno sarebbe stato presente, sapeva che avevo una gran passione per il pianoforte e non voleva perderselo, perciò decise di prendere un aero quella stessa mattina per raggiungerci, dato che era in missione in Iraq, ma le cose non andarono come speravo…"
Avevo superato il limite. Non ce la feci e mi buttai tra le braccia di Cam in lacrime.
"Se penso solo a quel giorno! È tutta colpa mia! Dopo essere atterrato con il volo, aveva raggiunto il magazzino di un suo amico che gli aveva tenuto la macchina nel caso in cui fosse ritornato. Era quasi arrivato in città, quando un camion che aveva bruciato il semaforo lo centrò in pieno! È tutta colpa mia! Se solo non ci fosse stata quella stupida festa! Da quel giorno mi sono ripromessa che non avrei più suonato il piano, ho rifiutato tutte lettera da parte dei conservatori a cui avevo fatto domanda di ammissione e mi avevano accettato. Ho distrutto il piano in salotto con la mazza da baseball di mio fratello per il dolore che mi stava uccidendo! Non hai idea di quello che ho passato, c'è voluto molto tempo prima che mi riprendessi."
"Non è stata colpa tua, è stato un bruttissimo incidente! Non devi avercela con te stessa."
"Ho capito, ma mi spieghi perché prima ho risuonato? Non doveva accadere!"
"Forse nel profondo del tuo cuore sapevi che dovevi riprendere, da quello che ho capito tu vivi per la musica. Secondo me devi continuare, devi farlo per tuo padre. Sono sicuro che dalla su lui ti guarda e gli piacerebbe molto che il suo piccolo bocciolo suonasse per lui."
Mi riasciugai le lacrime. Cam aveva ragione. Dovevo reagire, non potevo permettere ai brutti ricordi del passato di vincermi, dovevo riprendere a suonare, per mio padre. Così mi tirai su e mi diressi verso il piano. Mi scrocchiai le dita, com'ero solita fare a ogni esibizione. Mi fiondai sui tasti e suonai il mio vecchio pezzo.
La musica mi penetrava fino in fondo all'anima e mi ero lasciata trascinare dalle note.
Quando ebbi finito, mi sentii sollevata. Dietro di me, ancora seduto sul divano, c'era Cam che stava applaudendo, poi si alzò sorridendomi e mi cinse con le sue braccia.
"Sono contento che ti sei sfogata. Ti senti meglio?"
"Sì, grazie di essermi stato accanto, ne avevo proprio bisogno."
"A proposito, non avevo un segreto da svelarti?"
"No, basta con gli scheletri nell'armadio, sarà per un'altra volta!" cercai di scherzare io.
 
 
Il tempo passò velocemente e il primo giorno di scuola era ormai arrivato.
"Ilaria svegliati! Non vorrai mica arrivare in ritardo il primo giorno di scuola! Andiamo! Muoviti!"
E così dicendo la scaraventai per terra e lei di rimando mi pestò come sempre.
La scuola era bella, enorme e conobbi subito i miei compagni di classe.
"Miles? Shelby? Anche voi qui? Siamo in classe assieme?"
"A quanto pare sì! Dovrete sopportaci anche qui!"
Finite le lezioni decidemmo di andare a mangiare un boccone.
"Oh accidenti, penso di aver lasciato il mio portafoglio a casa di Cam!" dissi tutta preoccupata.
"Come? E quando vi siete incontrati?" disse tutta curiosa Shelby.
"Ieri sera sono stata a casa sua a guardare un film e si vede che, quando doveva riportarmi a casa, ho preso la mia roba tutta di fretta e l'ho dimenticato lì."
"Ma ti offriamo noi il panino!"
"No, non è questo! È che dentro ci sono i biglietti del concerto che ho preso per il compleanno di Ilaria e non vorrei proprio perderli!" le dissi sottovoce, ma fortunatamente Ilaria era rimasta indietro con Roland e non poteva sentire il nostro discorso.
"Va bene, allora. Credo che oggi Cam sia uscito prima da scuola, dove va lui funziona tutto diversamente, ha degli orari comodissimi del tipo che entra tardi e esce presto!" mi disse Miles.
"Su non perdiamoci in chiacchiere, muoviamoci il mio stomaco sta brontolando e se non ho qualcosa tra i denti, potrei dare di matto! E tu smettila di fare discorsi da nerd!" disse Shelby tirando un pugno sulla spalla del povero Miles.
"Cosa ci posso fare? Lo sapevate che la sua scuola ha i migliori laboratori di tutto lo stato? Ahia! Smettila Shelby, così mi fai male!"
Poco più tardi eravamo arrivati davanti a casa sua, così mi diressi da sola alla porta (era tutto molto imbarazzante perché i ragazzi mi prendevano continuamente in giro, dicendo che tra me e Cam ci fosse qualcosa e che io non lo volevo ammettere) e bussai. Stranamente trovai la porta aperta e così entrai, preoccupata che fosse successo qualcosa di terribile, ma quello che notai fu un enorme casino in salotto, c'erano migliaia di scatole ripiene di foto che ingombravano il passaggio così iniziai a chiamarlo:"Cam, dove diavolo sei?"
"Eh? Chi? Cosa, come e quando? Ah, sei tu Alessandra, mi hai fatto prendere un colpo!"
"Ma che cos'è tutto questo cas… O mio Dio! Cosa sono quelli?" e gli indicai il viso.
Era buffissimo, non riuscivo più a trattenermi dalle risate!
"AHAHAHAHHHAHAHAHAHAHAHA, tu porti gli occhiali? O santo cielo, sei uguale a Clark Kent! Non sarai mica un supereroe, di quelli con la calza maglia, vero?"
Io continuavo a ridere, notai che Cam era molto imbarazzato e per questo era diventato tutto rosso. Gli occhiali che portava erano neri e molto spessi, gli davano un'aria da intellettuale come avrebbe detto mia mamma, ma intendiamoci, era senza alcun dubbio un nerd!
"Hai presente che l'altra sera ti volevo svelare un altro mio segreto? Ecco, volevo farti vedere i miei occhiali da vista… mi vergogno molto andare in giro con questi, perciò metto le lenti e nessuno prima d'ora lo sapeva. Ti prego, non dirlo a nessuno, specialmente ad Arriane, mi perseguiterebbe a vita." Era diventato tutto bordeaux.
"Stai tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me" e gli feci l'occhiolino "E poi…"
Dissi tirando fuori una custodia dalla borsa "anche io porto gli occhiali!" anche i miei erano neri e quadrati, ma non spessi come i suoi!
"Ti stanno molto bene!" disse e poi ci avvicinammo a uno specchio "Sembriamo due deficienti così" scoppiai a ridere io e lui fece altrettanto.
"Tieni, questa è per te. Come hai potuto notare c'è un gran bel casino per la casa, ma ho fatto tutto questo per cercare questa e volevo dartela non appena ti avessi mostrato gli occhiali… sai, faceva tutto parte del vecchio appuntamento." Mi diede una sua fotodi qualche anno prima (e devo dire che non era cambiato di una virgola!), era in divisa scolastica, sorrideva, era felice… e indossava quel bizzarro paio di occhiali! Così, non appena ritrovai il mio portafoglio, la misi dentro tutta contenta "Il tuo segreto sarà al sicuro con me Cam Briel." Lo afferrai per un braccio e andammo con gli altri a mangiare e, dopo che Arriane, Annabelle, Gabbe e Molly ci ebbero raggiunto, trascorremmo tutti quanti una divertente giornata.
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Ciao a tutti!:D
Eccomi qua con un orrendo capitolo^^
Perdonatemi se ci sono errori, spero che vi piaccia lo stesso (a me non piace u.u).
Auguri a tutti di buon Natale (?), lo so che è passato, ma ci tenevo a dirvelo e felice anno nuovo! <3
Per favore, recensite, fatemi sapere come vi sembra la storia!:33
Un bacio e un abbraccio
Alessandra <3

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Capitolo 10
*** Il compleanno di Ilaria. ***


Il compleanno di Ilaria si stava ormai avvicinando e non vedevo l'ora di darle il mio regalo per vedere la sua reazione.
Un sabato ci ritrovammo tutti quanti a casa di Cam, per organizzarle una festa a sorpresa che non si sarebbe mai immaginata.
Una settimana dopo, il 6 novembre giorno del suo compleanno, io e Ilaria uscimmo nel pomeriggio per far shopping e lei non sospettava minimamente che quello fosse un diversivo.
Trovammo così un abito perfetto per lei che le stava d'incanto, un vestito floreato e un paio di tacchi (Dio solo sa quanto ci ho messo per convincerla!).
Finito il nostro tour per negozi, andammo verso la casa di Roland, dove era tutto pronto per la sorpresa. Avrei portato lì Ilaria, e Roland l'avrebbe trattenuta per un attimo e per poi portarla sul retro dove tutti l'avrebbero attesa.
 
"Prego madame." Disse Roland aprendo la portiera della macchina a Ilaria.
"Merci." Gli rispose Ilaria, stringendogli la mano per scendere.
"Auguri amore mio." Disse Roland dandogli un dolce bacio sulle labbra e poi si allontanarono per fare quattro passi.
Io intanto avevo parcheggiato non molto lontano da lì e mi diressi sul retro, per vedere come stavano procedendo i preparativi. C'era un tavolo imbandito di antipasti di ogni genere, festoni di carta pesta colorata di varie fantasie pendevano da ogni angolo e, come mio ordine, per ogni festa a sorpresa che si rispetti, ogni invitato aveva in testa un cappellino a punta e i fischietti a portata di mano.
 
"Hai visto che roba? È una bomba questo posto! Se non ci fossi stata io, a nessuno sarebbe venuto in mente di prendere una pignatta piena di cioccolato fondente, il preferito di Ilaria!" disse con una nota di orgoglio Arianne.
 
"Sì certo, come vuoi. Vogliamo anche raccontare che avevi appeso la pignatta al contrario? Che a momenti distruggevi la torta? Che hai quasi attentato la vita di tutti i presenti facendo esplodere un fuoco d'artificio per…per… a proposito, perché lo hai fatto? Dobbiamo tenerli per il gran finale!" sbottò Miles.
 
"Eeeeh, quante storie! Scusate se non sono perfetta!"
 
"Dai ragazzi, va tutto bene, avete arredato benissimo e nessuno si è fatto (ancora) male! Uh, guardate stanno arrivando!" intervenne Gabbe.
 
"Mi sento davvero bene con te, sono al settimo cielo. Sai Sparks, penso proprio di amarti!"
"Ci farai l'abitudine! Anche io ti amo bellissima." E con queste ultime parole la cinse con le sue braccia muscolose, finendo con un bacio appassionato.
 
"Dai, vieni con me. Voglio che questa serata sia speciale, piccola." E prendendola per mano, andarono nel retro del giardino, dove tutti si erano nascosti muniti di fischietti e trombette.
 
"SORPRESA! AUGURIIIIIIIIIIII!!!" gridammo tutti in coro.
Ilaria era rimasta senza parole, non ci poteva credere, hanno fatto tutto questo per me?
"Oddio, anche una fontana di cioccolato!" esclamò sorpresa.
 
"…fondente, cioccolato fondente, ci terrei a precisare e l'ho rimediata io! Sono o non sono brava!" disse con una nota di orgoglio Arianne, mentre Miles la guardava storto, ancora offeso per poco prima.
 
"Wow, è bellissimo! Grazie mille ragazzi! Siete adorabili!"
 
"Oh, non è merito nostro, pensa che l'idea è venuta in mente ad Alessandra! Ci teneva tanto e voleva fare una cosa in grande!" le disse Annabelle.
 
"Un momento, ma che fine ha fatto quell'impiastro?" chiese un po' preoccupato Cam.
 
"Sono quiiiiiiiiiii! Sto arrivandooooooo!!!" avevo il fiatone dalla corsa, dopo aver aspettato Ilaria e averle gridato auguri, ero corsa subito in casa per prendere i biglietti:non stavo più nella pelle!
 
"Ecco, questi sono per te!" e le porsi i biglietti davanti agli occhi.
Ebbi quasi paura che le venisse un infarto, perché non appena si rese conto che quelli erano dei biglietti dei Green Day diventò paonazza, ebbi l'impressione che per un attimo non respirasse. Poi, quando scosse la testa per riprendersi, si mise a urlare dalla felicità "I Green Day! I GREEN DAY!!!" e si buttò letteralmente per abbracciarmi.
 
Dopo cena Ilaria scartò tutti gli altri regali e, proprio come aveva detto Miles, il gran finale prevedeva i fuochi d'artificio, così i ragazzi si misero all'opera per il piccolo grande spettacolo "No Arianne, tu non vieni. Sei un pericolo pubblico e vorrei che nessuno si facesse male, quindi stai lì buona e aspetta." La sgridò Roland.
"Ma uffaaaa… siete sempre cattivi con me!" protestò Arianne facendo la voce da bambina.
 
Poco dopo, tantissimi fuochi colorati illuminavano il cielo, lasciando tutti di stucco.
I ragazzi si erano uniti alle ragazze con lo sguardo fisso in alto, Roland abbracciava Ilaria, Miles era accanto a Shelby e Cam mi aveva cinto il fianco con il braccio, mentre Annabelle, Arianne, Gabbe e Molly erano da parte e stavano ridendo a crepa pelle.
"Questo è il momento giusto." Disse Roland.
 
"Il momento giusto per cosa?" disse Ilaria
Roland aveva tirato fuori dalla tasca un cofanetto e quando lo aprì sbriluccicava un anello con incastonato un diamante.
 
"È bellissimo, davvero!"
 
"Guarda l'interno."
All'interno era incisa una scritta Io e te. Per l'eternità.
 
"Oh, Roland... non so cosa dire.“
 
"Non dire niente allora." E la baciò.
 
In quel momento Cam mi si avvicinò.
"Ehy."
"Ehy."
"Gran bella festa, sei stata eccezionale."
"Ma non è merito mio, non ce l'avrei mai fatta senza il vostro aiuto."
"No, sul serio. Comunque ti volevo chiedere se volevi un passaggio, per dopo."
"Sì, va bene, mi farebbe molto piacere."
 
Finito lo spettacolo pirotecnico, tutti si diressero a casa, ormai la festa era finita, ma non per tutti.
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Ciao a tutti!:D
Eccomi qui con un altro capitolo!
Spero vi piaccia;)
Ringrazio tutti quelli che leggono  e seguono la storia, siete fantastici, GRAZIE!
A presto
Alessandra

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Capitolo 11
*** "Buonanotte!" ***


Finita la festa, eravamo solo io e lui, e nessun altro.
Finalmente era arrivato quel momento, non che lo aspettassi sin dall’inizio, diciamo solo che lo speravo, anche se a dire la verità, la stanchezza mi stava vincendo, per questo motivo non fui in grado di spiccicare neanche una parola durante il tragitto. Questo però, non pareva essere l’unico motivo del mio silenzio, infatti avevo come la netta sensazione di essere incompleta, vuota, come se avessi perso una piccola parte di me per strada e mi sentissi un po’ smarrita.

“Ehi, siamo arrivati.”

Alzai la testa e fissai il portone di casa. Diavolo, ho sprecato questa grande occasione! Eravamo soli, finalmente! Accidenti a me!
Come sempre, Cam scese dalla macchina e mi aprì la portiera, accompagnandomi davanti all’entrata.
“Non ti senti bene? Ti vedo un po’… smarrita.”

“Ecco, non saprei… sarà la stanchezza, ma devo dire che ‘smarrita’ è il termine giusto. È come se mancasse ancora qualcosa…”

“Qualcosa? Cosa intendi dire?”

“Sì, qualcosa… chiusa quella porta sarà finito tutto. La serata è stata grandiosa, ma…”

“… ma?” insistette lui.

“Lascia stare. Mi faccio troppi problemi.” gli sorrisi io.

“… ma vuoi che accada qualcosa che renda questa serata ancora più speciale…” aggiunse lui.
A quel punto iniziò ad avanzare lentamente verso di me: non riuscivo a capire che intenzione avesse.
“… e che ti faccia andare a dormire con un sorriso stampato sulle labbra.”

Era ad un passo da me e il mio cuore batteva a mille.
Con una mano mi scostò da parte un ciocca di capelli sul viso, per poi baciarmi.
Il bacio più bello della mia vita che mi portò al settimo cielo.
Non riuscivo a smettere di sorridere come un ebete, ma ero troppo felice e lo era visibilmente anche Cam.
“Wow, non hai idea da quanto ho desiderato farlo. E spero che non sia nemmeno l’ultima volta.”

Allora portai le sue labbra verso le mie e si incontrarono in un altro meraviglioso bacio.
“Questo ti basta come risposta?” ammiccai io.

“Mmmm… non ne sono sicuro, magari con un altro…”

Mi lasciai scappare una risata, ma proprio quando ci stavamo avvicinando l‘uno all‘altro, la porta si spalancò.

“Ahhhhhhhh! Lo sapevo! Ho sempre avuto ragione! Lo sapevo che prima o poi l’amore tra voi due sarebbe sbocciato! Dacci dentro Briel!”

Quando mi voltai per guardare che ci aveva interrotto con quelle urla da pazza, vidi Arianne che saltava dalla gioia, esultando come se avesse appena vinto alla lotteria.

“Cosa ci fai ancora in piedi? Vattene a dormire Arianne! Sei sempre la solita!” le urlò Cam, rosso dall’imbarazzo.

“Gne-gne! Ale sta con Cam!!! Cam è innamoratoooooo, Cam è innamoratoooooooo!”

“Non so cosa dire.” disse Cam impietrito, mentre Arianne rientrava in casa saltellando qua e là.

“Non dire niente allora.” tagliai corto io “Volevo una serata speciale? Ed eccomi accontentata.” Cercai di tornare in me e continuai, sistemando il colletto della sua camicia:” Ho passato una divertentissima serata con i miei amici, abbiamo festeggiato il compleanno di Ilaria, e poi, per concludere in bellezza, il ragazzo che mi piace tanto mi ha baciata e mi ha reso la persona più felice al mondo. Hai fatto di tutto per rendere questo giorno indimenticabile, ma evidentemente la cosa non poteva finire senza l’intervento di Arianne! Quindi direi che è perfetto! Oggi è stata una bellissima giornata? Sicuro! Indimenticabile? Certamente sì! Fuori dal normale? Cos’altro ci si può aspettare sa Arianne?”

“Hai ragione, come sempre.” mi sorrise Cam.

“Adesso va, la sistemerò io.”

“… se riesci ad acchiapparmi!” intervenne Arianne, nascosta dietro la porta.

“Ma… ci stavi ancora spiando?!”

“Dai, sii clemente con lei, infondo è simpatica!” aggiunse Cam.

“Ecco, fai come ha detto il belloccio.”

“Adesso ti prendo!” e mi lanciai al suo inseguimento per conciarla per le feste.

“AHHHHHHHHHHHHH!!!” urlò lei, scappando per tutta la casa.

Quando Cam si voltò divertito per ritornare alla macchina, si accorse che una ragazza era appoggiata sul cofano, con le braccia incrociate sul petto: era Molly.

“Domani. Davanti al vecchio edificio abbandonato. Ci ritroveremo tutti quanti. Dobbiamo parlare e vedi di non mancare.” gli disse freddamente.
In un battito di ciglia sparì, nel buio più profondo delle notte e il ragazzo, con un po’ di rammarico, salì in macchina per dirigersi verso casa.

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Ciao!
Scusate l'assenza, ma ho avuto dei problemi con il pc che mi ha cancellato tutti i files e non ho mai avuto un secondo per scrivere un nuovo capitolo >.<
Comunque, ritornando a noi, che ne pensate di questo capitolo? Finalmente Cam ha baciato Ale!:D e che dire di Arianne? Ho fatto bene ad inserire quella scenetta comica o potevo evitare?
Ahahahahah, non so voi, ma io sto anora ridendo ^^ (?)
Fatemi sapere:D
Ale

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