Let The Bloody Games Begin...

di marphell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Red Confession ***
Capitolo 2: *** Bloody Letter ***
Capitolo 3: *** Red Nightmare ***
Capitolo 4: *** Bloody Sign ***
Capitolo 5: *** Red Interrogation ***
Capitolo 6: *** Red Death ***
Capitolo 7: *** Red Funeral ***
Capitolo 8: *** Bloody Agents ***
Capitolo 9: *** Red Arrest ***
Capitolo 10: *** Bloody Evidence ***
Capitolo 11: *** Red Fight ***
Capitolo 12: *** Red Memories ***
Capitolo 13: *** Red Plan ***
Capitolo 14: *** Bloody Traitor ***
Capitolo 15: *** Red End ***



Capitolo 1
*** Red Confession ***


Ringrazio Chiara (a.k.a. Lettrice zero) per l'aiuto che mi ha dato!

1. Red Confession

Jane le dà un bacio sulla testa ed esce dalla sala interrogatori.
Devo essermi persa qualcosa. Non solo Jane mi ha tenuta all'oscuro del suo piano geniale, ma ha anche evitato di dirmi che ha dormito con una complice di Red John!
Lorelai continua a guardarmi con un sorrisetto stampato sulla faccia; mi alzo lentamente dalla sedia con i palmi delle mani stesi sul freddo tavolo di metallo. Prima che possa uscire, Lorelai mormora delle parole che mi fanno ribollire di rabbia.
-Che c'è Agente Lisbon? Un altro uomo che la delude dopo suo padre?-
Sto per tirare uno schiaffo contro quel bel faccino, ma sento delle braccia forti che mi trattengono per le spalle: Cho. Andiamo nel mio ufficio e gli chiedo di lasciarmi da sola, ma non passano neanche due minuti che Jane entra correndo e mi mette le mani sulle braccia.
-Come stai? Tutto a posto? Ho sentito cosa ti ha detto, stai bene?-
-Toglimi. Le. Mani. Di. Dosso.- dico lentamente.
-Lisb--
-VAI VIA!- comincio a gridare, ma non mi importa. Ha passato il limite e deve pagarne le conseguenze.
-Fammi spiegare! Ho dovuto! Era tutt--
Gli tiro uno schiaffo e cade il silenzio; le sue mani scivolano dalle mie braccia e il suo sguardo si abbassa.
Sento le lacrime cominciare a formarsi negli occhi e, nonostante cerchi di trattenerle, le sento scendere lungo le guance.
Lentamente vado a chiudere la porta del mio ufficio, rimasta aperta durante tutto il litigio: tutti sono girati verso di noi, anche Grace, Rigsby e Cho.
Abbasso le veneziane e mi siedo sul divano; Jane non ha mosso un muscolo da quando gli ho tirato lo schiaffo e mi sento dispiaciuta, anche se non dovrei.
-Mi dispiace...- è quasi un sussurro, se non fossimo in completo silenzio non l'avrei sentito.
-Adesso mi spieghi TUTTO quello che è successo. Dall'inizio alla fine. E mi dai un buon motivo per cui non mi hai coinvolto nel tuo piano. ORA.-
Si gira lentamente e vedo chiaramente una lacrima che gli scorre sulla guancia, ma la asciuga subito. Dopo qualche secondo comincia a parlare.
-Come ti ho detto in chiesa, ho finto di avere un crollo emotivo per attirare l'attenzione di Red John. Sapevo che avrebbe cercato di contattarmi, ma non avevo idea che Lorelai fosse con lui! Non prima di aver... Comunque, non ho voluto coinvolgerti perché sarebbe stato troppo pericoloso..-
-Sono tutte cazzate e lo sai! Sono una poliziotta! È il mio lavoro sapermi difendere!-
Devo calmarmi, non posso continuare a gridare. Prendo un respiro profondo e continuo.
-Jane, ne abbiamo già parlato. Sono perfettamente in grado di proteggermi da sola.-
I nostri occhi si incontrano per la prima volta da quando ci siamo tenuti la mano nel deserto. Devo essere forte e non cedere, come faccio di solito.
-So benissimo che ti sai difendere, ma qui stiamo parlando di Red John! Riesce sempre ad ottenere quello che vuole! E poi hai sentito Lorelai! "Heard so much about you...". Di certo non sono stato io a parlarle di te!-
-Stai dicendo che sono il nuovo bersaglio di John?-
-Esattamente. E non posso permetterlo.-
-Oh andiamo! Da quando ti importa di me o del team?! Ci hai sempre usati come pedine! E questi ultimi mesi sono stati solo un'altra conferma!- mentre parlo scatto in piedi, presa dalla rabbia.
-Non puoi seriamente credere che non mi importi niente di te! O del team!-
-Questo è quello che sembra dalle tue azioni!-
-Teresa, non so cosa tu creda veramente, ma non potrei mai vivere senza di te! Ti ho detto che ti amo!-
Rimaniamo ancora una volta in silenzio, continuiamo a guardarci negli occhi; nessuno dei due era tornato sull'argomento, ma sapevamo che prima o poi avremmo dovuto parlarne. Apparentemente, questo è il momento.
-Quindi è questo quello che intendevi...- Mi sento stupida a fare questa domanda, non l'avrebbe detto se non l'avesse inteso veramente, giusto?
-Sì...- risponde mentre si avvicina.
-Perché non me l'hai detto prima?- gli chiedo a bassa voce. Continua ad avvicinarsi finchè siamo a pochi centimetri di distanza e ormai sento il suo profumo addosso.
-Non potevo coinvolgerti al punto di farti notare da Red John...- Ormai non stiamo più parlando, stiamo sussurrando.
Nel giro di pochi minuti ho ottenuto risposte alle mie domande e ho scoperto che l'uomo che amo corrisponde i miei sentimenti.
Sento una lacrima scendere sulla mia guancia, ma subito la asciugo col dorso della mano. Credo di aver finito le lacrime a disposizione.
-Sei uno stronzo...- sussurro. Entrambi sappiamo, però, che ormai è perdonato. Basterebbe un movimento piccolissimo per fare in modo che le nostre labbra si sfiorino, ma voglio che sia lui a fare la prima mossa, e infatti è così. Faccio in tempo a vedere un sorriso allargarsi sulla sua faccia e poi chiudo gli occhi per sentire le sue labbra sulle mie. Sento le sue mani sui miei fianchi, mentre io metto le mie sul suo petto. E' un bacio lento e dolce, esattamente come l'avevo immaginato, anzi meglio.
Inevitabilmente, ci separiamo, ma continuiamo a restare abbracciati, fronte contro fronte.
Rimaniamo minuti in silenzio ad ascoltare l'uno il battito dell'altra, apro gli occhi e vedo che lui ce li ha ancora chiusi, sorrido leggermente.
-Patrick...- sussurro per non rompere l'incantesimo che si è creato.
Apre gli occhi e il mio cuore perde un battito a causa di quell'improvviso blu; le nostre fronti si stanno ancora toccando.
All'improvviso qualcuno bussa violentemente alla porta, così sciogliamo l'abbraccio, ma la sua mano prende la mia quasi subito. Credo che adesso abbia bisogno di sapere che sono qui e, in fondo, anch'io ho bisogno di sapere lo stesso di lui.
Apro la porta per vedere Cho leggermente scosso; ormai tutti hanno ripreso il loro lavoro, quindi non c'è più nessuno attorno all'ufficio.
-Capo, deve venire a vedere. Ora.-
Non ho mai visto Cho così spaventato, cosa potrebbe mai essere successo?



Eccomi tornata! Dopo il fantastico finale di stagione DOVEVO scrivere qualcosa al riguardo! Spero che vi piaccia! Recensite per favore!
Grazie :)

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Capitolo 2
*** Bloody Letter ***


2. Bloody Letter
-Capo, deve venire a vedere. Ora.-
Non ho mai visto Cho così spaventato, cosa potrebbe mai essere successo?

Io e Jane ci guardiamo e sento la sua mano scivolare dalla mia solo per trovare il suo posto sulla mia schiena.
Usciamo dall'ufficio e vediamo Van Pelt e Rigsby intorno alla scrivania di Jane che osservano una busta, quando ci avviciniamo entrambi si girano.
-Abbiamo trovato questa busta sulla scrivania di Jane, non l'abbiamo toccata da quando l'abbiamo vista. Capo, guardi nell'angolo in basso a destra...- mi dice Rigsby un po' insicuro.
Sia io che Patrick ci avviciniamo alla busta e notiamo subito uno smiley rosso nell'angolo che ha indicato Rigsby. Sento Jane prendere un respiro profondo e stringermi al suo fianco con la mano, subito metto la mia sopra la sua.
-Non credo ci saranno impronte...- mi giro verso Jane e gli faccio cenno di aprire la busta. La prende deciso e la apre, lo osservo e vedo un'espressione confusa; dopo poco mi guarda e parla.
-Non è per me, è per te...- mi dice serio.
Apro la bocca per parlare, ma la richiudo quando non riesco a formulare una frase. Prendo la busta e comincio a leggere la lettera che trovo dentro.

Cara Agente Lisbon,
non ci siamo mai incontrati di persona, ma so molte cose su di lei, spero non si senta offesa.
Ho avuto modo di osservarla in questi sei mesi in cui il nostro amico Patrick ha cercato di fregarmi, ancora. Devo ammettere che è stato davvero... Com'è che ha detto? Ah sì... uno stronzo. Questo non l'ha fermata, comunque, dal cercare di contattarlo ed è stato in quel momento che ho capito tutto. Non so proprio come ho fatto a non vederlo prima. È innamorata di Patrick Jane, e lui lo è di lei. È per questo che gli ho chiesto di portarmi il suo corpo, sapevo che non l'avrebbe mai fatto.
Scommetto che proprio ora il nostro Patrick è lì di fianco con un'espressione preoccupata sulla sua faccia. Quanto darei per essere lì. O magari sono lì con voi?
A presto

Fisso la lettera, non riesco a distogliere lo sguardo dallo smiley rosso in fondo alla pagina.
Sento la mano di Jane sulla mia spalla e sposto lo sguardo per incontrare il suo. Gli passo la lettera restando in silenzio; la legge velocemente e poi la rimette nella busta con calma. Si gira verso Cho e comincia a parlare.
-Cho, voglio una scorta che accompagni Lisbon ovunque vada, non devono perderla di vista neanche un secondo.- comincia a dare ordini ai miei sottoposti e a loro sembra andare bene!
Lo prendo per un braccio e lo avvicino in modo che solo lui possa sentire.
-Non è necessario, sai che se vuole qualcosa riesce ad ottenerla...-
Mi mette le mani sulle spalle ancora prima che finisca la frase e fissa i suoi occhi con i miei.
-Non farò l'errore di arrendermi.- mi risponde serio, ma subito mi offre un sorriso dolce e sincero. Annuisco e rispondo al suo sorriso con uno dei miei. Mi dirigo verso il mio ufficio, ma un braccio mi blocca la vita.
-Dove credi di andare?- mi chiede Patrick con un leggero sorriso.
-Nel mio ufficio a compilare quelle scartoffie che TU mi hai procurato.- rispondo mettendogli l'indice sul petto.
-Non credo proprio.- risponde allargando il suo sorriso.
-Ah sì?-
-Sì. TU vieni con me.- dice imitandomi, ma invece di indicarmi col dito, si avvicina pericolosamente alla mia faccia.
-Patrick, se volevi un appuntamento bastava chiedere!- sussurro in modo che solo lui possa sentire e concludo con un bacio veloce. O almeno doveva essere un bacio veloce, visto che mi attira a sè per prolungarlo. Quando ci separiamo, mi rendo conto di dove siamo e noto Grace che ci guarda con la bocca spalancata, anche se presto comincia a sorridere; non riesco a fermare, ovviamente, il calore che sento alle guance.

-Grace noi andiamo a casa ora, puoi tenerci informati via cellulare?- chiede Jane, quasi indifferente al fatto che Van Pelt ci ha appena visto baciarci.
-Certo, buona serata.- risponde Grace allargando ancora di più il suo sorriso e tornando alla sua scrivania.

Mi giro verso Jane con le sopracciglia alzate.
-NOI andiamo a casa?- chiedo con un leggero sorriso.
-Sì, perché? Credevi ti avrei fatta tornare a casa da sola?- mi risponde serio.
-Pensavo volessi restare qui, avere la situazione sotto controllo...-
-Intendi avere Lorelai sotto controllo.- Non è una domanda e l'unica cosa che posso fare è annuire.
-Sinceramente penso che i ragazzi possano controllare tutto facilmente, almeno fino a domani mattina. Intanto tu hai bisogno di riposare e anche io.- mi dice concludendo con un sorriso. Annuisco un'ultima volta prima di prendere la borsa e uscire dal CBI con Patrick.
Circa un quarto d'ora dopo siamo davanti al mio appartamento, abbiamo parcheggiato la macchina dietro l'angolo perché non c'era un posto più vicino. Ci stanno aspettando sei poliziotti che faranno di guardia per stanotte; dopo esserci presentati, io e Patrick entriamo in casa e siamo entrambi stravolti. Andiamo in camera da letto, mi infilo uno dei miei maglioni dei Chicago Bears e mi stendo di fianco a Jane, sul letto. Passano minuti in cui semplicemente ci fissiamo negli occhi, finchè mi allungo per dargli un bacio.
-Buonanotte.- sussurro appoggiando la testa al suo petto.

-Buonanotte Teresa.- mi risponde circondandomi la vita con le braccia.


Eccomi con il secondo capitolo! Spero che vi piaccia! Recensite per favore!
:)

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Capitolo 3
*** Red Nightmare ***


3. Bloody Sign
-Buonanotte.- sussurro appoggiando la testa al suo petto.
-Buonanotte Teresa.- mi risponde circondandomi la vita con le braccia.

Apro gli occhi quando sento Patrick che parla la telefono fuori dalla camera da letto. È ancora buio, guardo l'orologio: le 23:55. Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza, mi appoggio allo stipite della porta e osservo Jane: ha un'espressione un po' preoccupata, ma mi sorride appena mi vede e mi viene incontro. Dopo poco mette giù il telefono e torniamo in camera.
-Scusa, non volevo svegliarti.- mi dice appena torniamo a letto.
-Fa niente. Chi era al telefono?- chiedo curiosa.
-Era Van Pelt. Lorelai ha tentato di fuggire. Fortunatamente Rigsby e Cho sono riusciti a bloccarla prima che arrivasse alle scale.-
-Oh...- è l'unica cosa che riesco a dire e mi sento incredibilmente stupida.
-Torna a dormire, ne hai bisogno.-
Annuisco e allungo il braccio attorno ai suoi fianchi, prima di addormentarmi, di nuovo.

Mi sveglio a causa della forte luce proveniente dalla finestra; il mio braccio è ancora intorno a Jane, stranamente silenzioso. Giro la testa e vedo Patrick addormentato, testa girata verso di me e mano sul mio fianco.
Fino a pochi giorni fa non sapevo neanche se fosse vivo e ora siamo abbracciati nel mio letto, abbiamo ammesso i nostri sentimenti l'uno per l'altra.
È la prima volta che lo vedo dormire veramente, sembra che stia avendo un incubo così cerco di svegliarlo.
-Patrick...- sussurro toccandogli una spalla. Non ottengo molto, anzi. Comincia a piangere e a stringermi a sè sussurrando il mio nome.
-Patrick svegliati.-
Alzo la voce un po' preoccupata. Dopo pochi secondi apre gli occhi, lacrime che scorrono lungo le guance, braccia attorno alla mia vita.
-Patrick calmati...- ricomincio a sussurrare ora che si è svegliato. Non pretendo che mi dica cosa ha sognato, qualunque cosa fosse non era positiva.
-Ho sognato che John ti prendeva e io non potevo... Era tutto così reale! Non posso... Io...-
Le lacrime non smettono di scendere e stanno bagnando il cuscino, ma non mi importa.
Alzo la mano per toccargli la guancia e accarezzargli i ricci.
-Patrick guardami, sono qui. Non vado da nessuna parte, capito?-
Annuisce e affonda la faccia nei miei capelli mentre io continuo ad accarezzargli i ricci morbidi, finchè il suo respiro si calma e i nostri occhi si incontrano. Lentamente si avvicina e ci scambiamo un bacio lungo e dolce; ci separiamo per il bisogno d'aria e prima che un semplice bacio possa sfociare in qualcosa di più. Accarezzo un'ultima volta le sue labbra con le mie e mi alzo per andare andare in bagno a fare una doccia fresca.
Ci prepariamo in fretta visto che siamo in ritardo, infatti non facciamo neanche colazione. Usciamo di casa poco dopo, salutiamo i poliziotti e parliamo per la prima volta dopo il suo incubo.
-Se fai la brava vado da Marie's a prendere le ciambelle e da Starbucks a prendere il caffè.- mi dice con tono scherzoso prendendomi la mano.
-Ah sì?- commento sarcastica.
-Certo e stasera ti porto in un posto speciale.- mi dice tornando serio e girandosi per sorridermi. Gli sorrido anch'io e sento il cuore battere a mille.
-E dove sarebbe questo posto?- chiedo ormai curiosa.
-Lo scoprirai... Ci sono cand--
Improvvisamente si zittisce, smette di camminare e diventa serio, non capisco cosa stia succedendo. Un seconda stavamo parlando e ridendo e quello dopo siamo in completo silenzio.
-Patrick? Che c'è? Stai bene?- chiedo preoccupata. Non mi risponde, mi attira a sè e mi avvolge la spalla con un braccio. Alzo lo sguardo per vedere cosa sta fissando da ormai mezzo minuto.

Ma che diavolo?!


Lo so, sono cattiva. E' più forte di me! Secondo voi cos'è successo? So che è corto, non odiatemi! Recensite!
:)

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Capitolo 4
*** Bloody Sign ***


4. Bloody Sign
Alzo lo sguardo per vedere cosa sta fissando da ormai mezzo minuto.
Ma che diavolo?!

Seriamente? È così che dovrò vivere finchè non lo catturiamo? La mia macchina cazzo! La mia macchina ha uno smiley rosso sul parabrezza!
Faccio per avvicinarmi, ma Jane mi trattiene per un braccio.
-No, non ti avvicinare. Chiamo Cho.- mi dice serio; non stacca gli occhi dallo smiley.
Gli metto una mano sulla spalla, cerco di fargli togliere lo sguardo da quel simbolo, ma continua a fissarlo.
-Patrick, guardami.- dico a bassa voce.
Non muove un muscolo e sto cominciando a preoccuparmi. Lo giro lentamente finchè mi guarda, finalmente, negli occhi.
-Tranquillo, è tutt-- non mi lascia finire di parlare.
-Non è tutto a posto! Dannazione è vicino! È molto vicino! E non posso permettere che ti succeda qualcosa!-
Non sapendo cosa fare per calmarlo, lo abbraccio e sento subito le sue braccia stringermi i fianchi. Rimaniamo così per minuti, il resto può aspettare.
-Chiamo io Cho, ok?- sussurro, ancora con le braccia intorno alle sue spalle. Lo sento annuire contro la mia spalla, così sciolgo l'abbraccio e mi allontano per fare la chiamata. Prendo il cellulare e informo Cho di quello che è successo: Van Pelt e Rigsby arriveranno qui il prima possibile con una squadra speciale che analizzerà lo smiley. Concludo la telefonata e torno vicino a Patrick, visibilmente più tranquillo.
-Hey.-
-Hey.- mi risponde con un sorriso.
-Grace e Rigsby stanno arrivando.-
Annuisce e comincia a guardare il cemento della strada, le mani nella tasca della giacca.
-Tutto a posto?- chiedo ancora un po' preoccupata.
-Ora sì, grazie.- risponde alzando lo sguardo per incontrare il mio.
Gli sorrido, felice che alla fine stia bene e mi siedo sul gradino del marciapiede; non passano cinque secondi che si siede vicino a me e questo gesto mi fa sorridere leggermente.
-Perché sorridi?- mi chiede, anche lui indossando un sorriso scherzoso.
-Niente...- rispondo allargando il mio.
Appoggio la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi cercando di non pensare, ma scopro che è più difficile di quello che credessi. Rimaniamo così per minuti, finchè due macchine si fermano davanti a noi; apro gli occhi e vedo Van Pelt e Rigsby scendere da una e dirigersi verso di noi. Sposto la testa dalla spalla di Jane e mi alzo in piedi salutando Wayne e Van Pelt.
-Buongiorno capo. Dov'è la macchina?- mi chiede Grace, sforzando un piccolo sorriso.
-Qui dietro l'angolo...-
Indico la via in cui ho parcheggiato il SUV ieri sera e la seguo, mentre Rigsby va a chiamare la squadra speciale. Jane non ha mosso un muscolo da quando sono arrivati i miei sottoposti, non li ha neanche salutati, ma credo sia normale, deve essere abbastanza scosso.
Appena rivedo la mia macchina, sento un'ondata di rabbia che mi assale; possibile che debba essere sempre un passo avanti a noi? Che riesca sempre ad essere in vantaggio? Non importa quanto ci impegniamo, lui vince sempre! Come fa a sapere tutto su di noi? Vengo distratta dai miei pensieri dalla voce di Grace che mi riporta alla realtà.
-La squadra che abbiamo chiamato esaminerà lo smiley per verificare che sia fatto con il sangue e, in quel caso, identificare la vittima.- mi dice Grace prima di andare a parlare con la squadra.
Annuisco, incapace di formulare una frase e di riprendere il mio ruolo; ho bisogno di andarmene da qui, anche il CBI andrebbe bene. Ovunque tranne che qui.
Sento una mano scivolare nella mia, la sua; infatti quando giro la testa leggermente, incontro i suoi occhi azzurri e un piccolo sorriso.
-Tutto bene?- mi chiede senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
-Dovrei essere io a chiedertelo.-
-Meh...- risponde allargando il sorriso. Scuoto la testa e mi permetto di sorridere, quasi dimenticando dove sono e cosa è successo.
-Voglio andare al CBI, sentire cosa ha da dire Lorelai. Se parlerà... Vieni con me?- gli chiedo.
-Certo, andiamo subito.-
Chiedo a Rigsby se ci dà un passaggio al CBI e in meno di mezz'ora siamo nel mio ufficio. Propongo di entrare a interrogare Lorelai per prima, poi fare andare Patrick se non dovesse parlare e tutti sembrano essere d'accordo.

Entro, per l'ennesima volta, nella sala interrogatori e mi siedo davanti alla complice di John, la quale ha un costante sorrisetto sulla faccia, alquanto fastidioso.

-Agente Lisbon, è un piacere rivederla.-

-Potrei dire la stessa cosa, ma sarebbe una bugia.-

Decido di non giocare la parte della "poliziotta amica", anzi. Voglio farle capire che sono determinata a scoprire ogni cosa di cui è a conoscenza, a farla marcire in galera.

-Vedo che è ancora arrabbiata dal nostro incontro di ieri... Mi dispiace, non era mia intenzione darle fastidio.-

-Davvero? Bè allora perchè non cominci a dirmi tutto quello che sai su Red John?- chiedo sperando che cada nella mia trappola.

Invece di rispondermi, comincia a ridere gettando la testa all'indietro; questa ragazza sta cominciando davvero a darmi sui nervi.

Ancora con il sorriso sulle labbra, mi guarda scuotendo la testa, come se stesse parlando ad un bambino.

-Mi aspettavo di più da una persona come lei, agente. Sono sicura che può fare meglio di così.- mi dice con tono di sfida.

-Non ti conviene provocarmi, Lorelai.-

Non riesco a contenere più le emozioni che ho racchiuso per mesi ormai e Lorelai sembra proprio il modo migliore per sfogarmi.

-Non avrei mai detto che fosse una persona possessiva. Solo perchè le ho rubato Patrick per un po' di tempo? Tranquilla, credo che lei abbia conquistato il suo cuore. Era chiaro che continuava a pensare soltanto a lei. Ovviamente non mentre...-

-Non cercare di cambiare discorso! Voglio sapere tutto quello che sai su John e non cederò facilmente! Se non sarà oggi, sarà domani o un altro giorni ancora, ma ad un certo punto crollerai!-

Sto davvero cominciando ad arrabbiarmi e non è una buona cosa, non posso farle capire che Jane è il mio punto debole. Vedo il suo sorriso allargarsi leggermente poco prima di sparire del tutto; questo cambiamento mi fa gelare il sangue nelle vene.

-Non otterrà niente da me, agente Lisbon. Sta solo sprecando tempo. Perchè non torna da Patrick e aspettate insieme una visita da un vecchio amico?-

Mi sento paralizzata. Ha davvero appena detto apertamente che Red John ha intenzione di colpire uno di noi, se non entrambi, con una certa soddisfazione?

Proprio mentre sto per risponderle in un modo non proprio professionale, sento la porta aprirsi e vedo Cho entrare. Senza aver bisogno di guardarci, so che Jane deve parlarmi, così lo seguo fuori dalla stanza fino al bullpen, dove aspetta anche Rigsby.

Jane, come pensavo, parla per primo.

-Lisbon, senza offesa, ma non mi sembra che la tua tecnica ci stia portando da qualche parte...-

Essendo ancora arrabbiata dalla mia precedente conversazione con Lorelai, non lascio tempo al mio consulente di concludere.

-Vai tu allora! Vedi se riesci a fare di meglio!- sto gridando e ne sono consapevole, ma non era mia intenzione!

Tre paia di occhi mi fissano un po' increduli e subito mi scuso.

-Scusate, non volevo gridare.-

-Fa niente, non pensavo ti desse così fastidio la presenza di Lorelai...- mi dice Patrick.

-Oh davvero?! Non pensavi?! Andiamo!- commento sarcastica.

Mi rendo conto solo ora che Rigsby e Cho non ci stanno guardando, ma fissano il pavimento con dei piccoli sorrisi sulla faccia.

-Volete dire qualcosa voi due o stare qui a ridere?- chiedo ai miei agenti. Rigsby comincia a scuotere la testa, mentre Cho mi risponde.

-E' solo che è ovvio che voi due provate qualcosa l'uno per l'altra, ma continuate a litigare come prima. E' bello riavere il nostro team unito.-

Sento immediatamente un calore alle guance, mentre Jane comincia a ridere e presto si unisce anche Rigsby. Sento formarsi un sorriso anche sulla mia faccia e ne vedo uno, leggero, anche su quella di Cho.

Quando tutti siamo di nuovo seri, continuiamo a parlare di Lorelai.

-Comunque, prima che mi interrompessi, stavo per esporre un'idea. So già che non ti piacerà, ma vale la pena tentare...- dice Patrick sorridendo.

-Sentiamo questa idea, tanto ormai peggio di così non potrebbe andare.- dico con tono rassegnato. Jane indossa uno dei suoi sorrisi a 32 denti, quelli inconfondibili: quelli di quando ha un piano. Cho ha ragione, è bello riavere il team unito. E' inevitabile che anch'io sorrida leggermente, è come se il suo sorriso fosse contagioso.

-Attenta mia cara, dopo non potrai rimangiarti quello che hai detto.- dice avvicinandosi, sorriso sempre presente.

-Dimmelo e basta.- rispondo con voce esasperata.

-Ipnotizzerò Lorelai!-



Eccomi con il quarto capitolo! Mi sono divertita un sacco a scriverlo e spero che voi vi divertirete a leggerlo! Recensite per favore! 
:)

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Capitolo 5
*** Red Interrogation ***


5. Red Interrogation

-Dimmelo e basta.- rispondo con voce esasperata.

-Ipnotizzerò Lorelai!-

 

-Come scusa?!-

Devo aver sentito male, molto male. Non può avere appena proposto quello che ho sentito!

-Ipnotizzerò Lorelai.- dice cercando appoggio da Cho o Rigsby.

-No! No. No. No. No. No!-

-Ok! Ok! Teresa calmati! E' solo un'idea e non vedo altre opzioni.- cerca di spiegarmi Patrick.

Apro e chiudo la bocca, incapace di formulare una frase di senso compiuto; mi calmo e prendo un bel respiro.

-Capo, credo sia una buona idea. Insomma, a mali estremi, estremi rimedi, no?- mi dice Rigsby, supportando Jane.

Comincio a spostare lo sguardo da Rigsby a Cho e, infine, a Patrick finchè decido di parlare.

-Patrick, se mandi all'aria tutt--

-Grazie! Sapevo che avresti detto di sì!- mi dice concludendo con un bacio sulla guancia e cominciando già a dirigersi verso la sala interrogatori. Cercando di ignorare il calore che sento dopo un gesto così intimo di fronte ai miei agenti, gli rispondo.

-Non sto scherzando!-

Sospiro e scuoto la testa pensando a quello che ho appena fatto: l'errore più grande della mia vita.

Passo la sala interrogatori e vado dietro allo specchio ad osservare il tentativo di ipnosi di Jane.

-Allora tesoro, ti mancavo?- chiede Lorelai.

Teresa, calmati. Fai un bel respiro. E' tutto sotto controllo. Jane è lì dentro perchè vuole incastrarla. E tu ti fidi di Patrick, vero? Sì.

-Lorelai, qual'è il tuo rapporto con John?-

-Perchè, amore? Sei geloso?-

Se Lorelai va avanti di questo passo, potrei farle male, molto male.

-Rispondi alla domanda.-

-Sei arrabbiato anche tu con me? Perchè? E' per quello che ho detto all'agente Lisbon ieri?-

Non riesco a sentire il resto della conversazione perchè l'agente Darcy entra nella stanza.

-Agente Lisbon, avrei bisogno di parlare con lei e Patrick.-

Annuisco e busso contro lo specchio per far capire a Jane che deve venire.

-Oh, c'è qualcuno che ti chiama.- dice Lorelai.

Patrick non risponde e si alza per entrare, pochi secondi dopo, dietro il vetro.

Darcy comincia a spiegarci che essendo coinvolto l'FBI devono prendere Lorelai sotto la loro custodia, ovviamente io e Patrick cerchiamo di farle capire che abbiamo bisogno di più tempo con lei, ma non riusciamo a convincerla. Così la guardiamo dal vetro mentre porta via Lorelai con l'aiuto di altri due agenti.



Ecco il quinto, lo so è cortissimo! Metterò il sesto presto e prometto che sarà più lungo! Recensite per favore!
:)

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Capitolo 6
*** Red Death ***


6. Red Death

Darcy comincia a spiegarci che essendo coinvolto l'FBI devono prendere Lorelai sotto la loro custodia, ovviamente io e Patrick cerchiamo di farle capire che abbiamo bisogno di più tempo con lei, ma non riusciamo a convincerla. Così la guardiamo dal vetro mentre porta via Lorelai con l'aiuto di altri due agenti.

 

Per tutto il giorno non abbiamo avuto casi e Lorelai è stata trasferita, quindi non possiamo neanche lavorare sul caso di Red John. Non ci voleva anche l'FBI!

Tutti stiamo compilando dati, scartoffie e ogni sorta di schede arretrate possibili; tutti tranne Jane ovviamente. In più, fa caldo, molto caldo; credo ci siano più di 30 gradi e non abbiamo condizionatori o ventilatori.

Finisco di compilare l'ultimo foglio e alzo lo sguardo verso i miei agenti: sono tutti presi a fare qualcosa; sposto gli occhi sul divano di Patrick, ma noto che è vuoto. Decido di prendere una bottiglietta d'acqua fresca e andare a cercare il mio consulente nell'attico, ma quando apro il frigo vedo che non c'è più acqua.

-Van Pelt, che fine hanno fatto tutte le bottiglie d'acqua?- le chiedo avvicinandomi alla sua scrivania.

-Non lo so capo, noi ne abbiamo presa una ciascuno e l'ultimo ad andare nel bullpen è stato Jane.- mi risponde.

Sospiro, dovevo immaginare ci fosse lui dietro a tutto questo.

-Dov'è andato?-

-Credo sia nell'attico.-

Annuisco e salgo le scale che portano al sottotetto per arrivare al portone di metallo; quando lo apro, vedo Patrick sdraiato su quella specie di letto che c'è lì dentro, due bottigliette d'acqua in un contenitore con del ghiaccio.

-Ci hai messo un po' ad arrivare.- mi dice senza muoversi.

-Scusa tanto! Dovevo finire di compilare un po' di fogli. Che ci fai qui? E perchè hai preso le bottiglie d'acqua?- gli chiedo un po' sospettosa.

Non mi risponde, invece si alza dal letto, mi prende per mano e mi fa sedere sul pavimento mentre prende una bottiglietta d'acqua e me la passa. Comincio a bere, il caldo sta diventando davvero insopportabile.

E' quando si siede anche lui e siamo in silenzio che decido di parlare.

-Così hai organizzato tutto questo per farmi venire qua su?- gli chiedo a bassa voce, sussurrando.

Annuisce con un minuscolo sorriso sulle labbra.

-Hai intenzione di dire qualcosa o starai lì a fissarmi?- gli chiedo quasi ridendo.

Ancora silenzio, ma me ne accorgo appena visto che sorride ancora di più e si avvicina portando le sue labbra sulle mie. Rimango un po' sorpresa inizialmente, ma rispondo quasi subito al bacio avvolgendo le braccia attorno al suo collo. Quando il bisogno d'aria si fa sentire, ci separiamo.

Siamo ancora abbracciati quando sento una voce alle nostre spalle.

-Ehm... Capo c'è Darcy sulla linea due, vuole parlare con lei. Se vuole le dico che la faccio richiam--

Interrompo Van Pelt prima che possa finire e mi affretto giù dalle scale aspettando che le guance tornino ad una temperatura normale. Entro nel mio ufficio e rispondo al telefono.

-Pronto?-

-Pronto agente Lisbon. Sono l'agente Darcy.-

-Buongiorno, perchè mi ha chiamato?- chiedo curiosa.

-Si tratta di Lorelai Martins.-

Il respiro mi muore in gola. Lorelai? Cosa le è successo?

-Lorelai?-

-Sì. Ha richiesto di parlare con lei e Patrick. Non so il motivo.-

Tiro un respiro di sollievo.

-Sì, certo.-

-Allora veniamo noi in... mezz'ora va bene?-

-Benissimo. A dopo, arrivederci.-

-A dopo.-

Chiudo la chiamata e mi rilasso contro lo schienale della sedia.

Noto che Grace non è ancora tornata alla sua scrivania, così salgo le scale e torno nell'attico. Appena arrivo, Van Pelt se ne va sorridendomi leggermente e resto un attimo a fissarla mentre cammina via. Dopo poco mi giro verso Jane con un'espressione interrogativa.

-Ahm... niente.-

Mi avvicino e continuo a guardarlo, questa volta con un sopracciglio alzato.

-Niente, davvero. Cosa voleva Darcy?-

Cerca di sviare la conversazione e glielo lascio fare... per ora.

-Voleva farmi sapere che Lorelai vuole parlare con noi.-

-Oh...-

-Già. Saranno qui in venti minuti.-

-Oh allora scendiamo, intanto mi preparo una tazza di the.- mi dice cominciando a camminare verso la porta.

-Come fai a bere il the con questo caldo?!-

Solo all'idea mi sento svenire.

D'un tratto mi ricordo che devo chiedergli di cosa ha parlato con Grace, quindi lo fermo per un braccio.

-Che cosa ti ha detto prima Van Pelt?- chiedo sempre più curiosa.

-Mi ha detto che se ti faccio soffrire ancora non esiterà a farmi del male.- mi dice con un sorriso triste. Senza pensarci due volte, gli do un bacio sulla guancia e lo abbraccio stretto.

-Mi dispiace.- sussurra nel mio orecchio.

-Lo so Patrick, lo so.-

Cerco di rassicurarlo, ma le parole di Grace devono aver riportato in superficie le emozioni che ero riuscita a calmare dopo il suo incubo.

Ci separiamo dopo poco e scendiamo, lui per farsi il suo the ed io per aspettare Darcy e Lorelai nel mio ufficio. Infatti dopo un quarto d'ora, Cho mi informa che mi stanno aspettando nella sala interrogatori tre; chiamo Jane e ci andiamo subito dicendo a Darcy che da questo momento in poi ce ne occuperemo noi.

Quando siamo soli con Lorelai, comincia a parlare.

-Allora, non abbiamo molto tempo. L'unica cosa che dovete fare è ascoltarmi.-

Prima che possa continuare, la fermo chiedendo spiegazioni.

-Di che cosa stai parlando?-

-Ascoltate e basta. Volete sapere tutto su John? Mi dispiace, non posso dirvi tutto. Vi dirò, però, quello che ritengo necessario. Come opera e chi sono i suoi complici. Sceglie le sue vittime dopo averle conosciute, ovviamente la tua famiglia è stata un'eccezione.- dice rivolgendosi poi a Patrick. Devo trattenermi dal farle del male. Come può essere così fredda su un argomento del genere?

-Calma agente Lisbon.- mi dice con un sorriso.

-Vai avanti.- le rispondo.

-Ha una lunga lista di complici, ovunque. Ovviamente ne avete conosciut--

Smette improvvisamente di parlare e comincia a tossire violentemente; prende il blocco e la penna che sono sul tavolo e comincia a scrivere delle lettere. Pochi secondi dopo smette di tossire e la testa cade sul tavolo facendo un rumore secco. Lorelai Martins è appena morta davanti ai miei occhi.



Sono tornata col capitolo sei! Come promesso è più lungo del cinque e spero vi piaccia! Recensite!
:)

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Capitolo 7
*** Red Funeral ***


 

7. Red Funeral

 

Lorelai Martins è appena morta davanti ai miei occhi.

 

Cerco di allungarmi per sentire il battito e capire se sta respirando, ma Patrick mi ferma mentre Cho entra ed esce un secondo dopo chiedendo aiuto.

-E' stata avvelenata, non toccarla.- sussurra Jane.

E' successo tutto in pochi secondi, ancora non riesco a crederci. Continuo a ripetere nella mia testa questi ultimi momenti e non mi accorgo neanche che Patrick mi ha trascinato fuori dalla stanza e nel mio ufficio. Mi siedo sul divano che mi ha comprato Jane e cerco di tornare lucida, sono un'agente del CBI per l'amor del cielo!

-Tutto ok?- mi chiede Patrick un po' preoccupato.

-Sì. Sì tutto a posto.- rispondo appoggiando la testa nelle mani. Chiudo gli occhi sperando di cacciare via il mal di testa che sento già arrivare.

Sento che Jane si siede di fianco a me e sospira.

-Cosa succede ora?- mi chiede dopo poco.

-Verrà fuori un casino. Ci sarà l'FBI coinvolto, questo è poco ma sicuro.- rispondo con poco entusiasmo e guardando Patrick negli occhi. Non abbiamo bisogno di dirlo ad alta voce, sappiamo che John è l'artefice di tutto questo e sappiamo anche che dobbiamo fermarlo.

Distolgo lo sguardo quando mi ricordo che Lorelai aveva scritto qualcosa sul blocco note prima di morire.

-Il blocco note! Dobbiamo prendere il blocco note!- gli dico e sembra che anche lui se ne fosse dimenticato. Usciamo dal mio ufficio e torniamo nella sala interrogatori, ormai vuota, e fortunamente notiamo che il blocco è ancora sul tavolo. Proprio mentre Jane lo prende, la porta si apre rivelando Grace.

-Van Pelt, che ci fai qui?- le chiedo incuriosita.

-Stavo solo controllando che fosse tutto a posto. Che nessuno fosse entrato dopo quello che è successo.- mi risponde.

-Ah.. ok. Puoi andare. E' tutto a posto.- concludo sorridendo.

Appena esce mi giro verso Patrick e vedo che anche lui ha notato qualcosa di strano in Grace. Decidiamo di lasciar perdere torniamo nel mio ufficio con il taccuino; ha scritto lettere, solo lettere. Una G, una R, due B, due S, una V, una W e una P. Sono scritte sparse per il foglio, non si riesce a capire l'ordine. Cerco di capire il senso di queste lettere, ma non riesco a trovarne uno. Potrebbero essere degli indizi per capire il vero nome di John? O forse portano ad un indirizzo? Non ne ho la più pallida idea e la cosa non mi piace.

-Hai idea di che cosa vogliono dire?- chiedo a Jane sperando che abbia capito qualcosa in più di me.

-No. Non lo so. Forse.- risponde un po' incerto.

Alzo le sopracciglia e subito colgo l'occasione per scherzare e alleggerire un po' l'atmosfera.

-Svelto! Bisogna segnare questo giorno sul calendario! Patrick Jane che non è sicuro di qualche cosa!-

-Ha ha. Molto divertente.- dice cercando di rimanere serio e non riuscendoci visto che un sorriso si allarga subito sulla sua faccia.

-Ci provo...- rispondo con un sorriso dei miei.

Improvvisamente si avvicina e le nostre labbra si incontrano in un bacio lento e dolce; subito lo stringo a me e ho paura di essere diventata dipendente dai suoi baci. Ci separiamo solo per il bisogno d'aria e rimaniamo abbracciati, cercando di non pensare. E' solo minuti dopo che sentiamo bussare alla porta e allora sciogliamo l'abbraccio; vado alla porta e trovo Cho vestito elegante che mi guarda.

-Sì Cho?- chiedo vedendo che non fa cenno di parlare.

-Capo dobbiamo andare. La cerimonia comincia fra meno di un'ora.- mi risponde impassibile come al solito.

Sto per rispondere che non so di che cosa stia parlando, ma poi mi ricordo benissimo: il funerale di Wainwright! Come ho fatto a dimenticarmene?!
Prendo per un braccio Patrick e lo trascino via senza dire niente a nessuno.

Quando siamo in macchina, Jane decide di chiedermi spiegazioni.

-Ehm... Teresa potresti dirmi dove stiamo andando?-

-Mi sono completamente dimenticata che oggi c'è il funerale di Wainwright! Tra meno di un'ora per la precisione!- dico quasi nel panico. Ancora non mi capacito di essermene dimenticata.

-Ok, calmati. Abbiamo tutto il tempo.-

-Ma come fai a stare calmo?- chiedo ormai isterica.

Siamo davanti a casa mia e scendiamo in fretta, ogni minuto è vitale. Mi squilla il cellulare e vedo che è Cho, ma non rispondo e lo appoggio sul tavolino in sala.

-Dovrei avere qualcosa dei miei fratelli, vediamo se ti va bene.- dico a Patrick, ovviamente non c'è tempo per tornare al suo appartamento. Lo vedo annuire e corro verso la camera da letto per prendere il vestito nero che devo mettermi. In meno di un minuto mi sono cambiata, così cerco un completo per Jane e, fortunatamente, lo trovo quasi subito. Glielo faccio provare dicendogli di sbrigarsi e gli calza a pennello, oggi deve essere la mia giornata fortunata!

Usciamo velocemente di casa, alla fine in dieci minuti ce la siamo cavata. Prima di riuscire a salire in macchina, sento una mano che mi blocca il braccio e mi gira.

-Teresa respira.- mi dice ridendo leggermente Patrick. Ha ragione, non c'è motivo di essere agitati. Fra poco arriveremo al funerale in perfetto orario.

Prendo un respiro lungo e sorrido, per poi allungarmi e dare un bacio veloce al mio consulente.

Saliamo in macchina e, come previsto, arriviamo al funerale in tempo.

La cerimonia dura un'ora e mezza circa, ci sono molti agenti del CBI, la famiglia e degli agenti dell'FBI, Darcy compresa. Tra questi agenti noto che uno in particolare continua a guardarmi, ma non mi sembra di conoscerlo così lascio perdere.

Finito il funerale, vedo Darcy avvicinarsi a me, mentre Jane raggiunge il team.

-Agente Lisbon.-

-Agente Darcy.- rispondo al saluto.

-Vorrei presentarle l'agente Shultz, direttore regionale dell'FBI, e gli agenti Smith e Mancini.- mi dice indicando una donna, ragazzo giovane e l'agente che prima continuava a guardarmi.


Eccomi! Scusate per l'assenza, ma ho degli esami a settembre e devo assolutamente studiare! Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia e onestamente sarei curiosa di vedere il funerale di Wainwright! Ho dovuto modificare un po' le idee che avevo per la storia a causa di questi nuovi spoiler (gli agenti dell'FBI) :D Recensite per favore!
:)

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Capitolo 8
*** Bloody Agents ***


8. Bloody Agents
 

-Vorrei presentarle l'agente Shultz, direttore regionale dell'FBI, e gli agenti Smith e Mancini.- mi dice indicando una donna, un ragazzo giovane e l'agente che prima continuava a guardarmi.

 

-Ora se volete scusarmi devo andare. Agenti.-

Detto questo Darcy se ne va lasciandomi sola con questi agenti dell'FBI mai visti prima...

-Condoglianze agente Lisbon, so che l'agente Wainwright era il suo capo.- mi dice l'agente Shultz.

-Grazie agente.- rispondo sorridendo leggermente.

Non ho mai passato dei momenti peggiori, per fortuna Shultz e Smith se ne vanno salutandomi: il peggio è passato. O così credo.

-Agente Lisbon, agente Gabe Mancini. Le mie condoglianze.- mi dice allungando la mano; la stringo ringraziando e sorridendo.

-Sa non mi aspettavo di trovare una bella donna come lei al CBI, forse è il caso che mi faccia trasferire.- dice sorridendo a 32 denti. Sento le guance in fiamme e sto per rispondere, ma arriva Patrick.

-Tutto a posto?- mi chiede non staccando lo sguardo da Mancini.

-Oh sì, le stavo solo dicendo che sarà il caso che mi faccia trasferire se tutti gli agenti sono belli come lei.- gli risponde Mancini continuando a sorridere. Sento le guance scaldarsi ancora di più e guardo per terra quando sento il braccio di Jane avvolgermi la vita.

-Già...- risponde semplicemente Patrick guardando dritto negli occhi l'agente dell'FBI. Patrick Jane geloso? Potrebbe piacermi questa cosa...

-Ho capito, non c'è bisogno che me lo dica. Lei è, comunque?- dice Mancini e cerco di sopprimere un sorriso che minaccia di spuntarmi in faccia.

-Patrick Jane. Il suo consulente.- risponde marcando decisamente troppo la parola 'suo'. Ancora trattengo un sorriso, a fatica.

-Capisco. E' il caso che vada. Agente Lisbon è stato un piacere. Signor Jane.-

Detto questo si dirige verso una grossa macchina nera in cui lo aspettano gli agente Shultz e Smith.

-Che c'è? Non sarai mica geloso, vero?- dico scherzando.

-Di chi? Di quel buffone? Certo che no! Figurati!- risponde girandosi a guardare la macchina andare via. Mi accorgo, però, che involontariamente mi stringe un po' più forte a lui.

-Non devi preoccuparti, lo sai vero?- gli dico, seria. Si gira e mi sorride prima di baciarmi e farmi dimenticare dove siamo. Quando riprendo un po' il controllo riesco a separarmi e scuoto la testa sorridendo.

-Non qui.- gli dico semplicemente mentre arrivano Van Pelt, Rigsby e Cho; nonostante si stiano avvicinando i miei sottoposti, Patrick non smette di stringermi al suo fianco, così gli tirò un'occhiataccia. Anche questa è inutile però, infatti mi sorride come se fosse tutto normale.

Vediamo Rigsby sussurrare qualcosa a Cho e mi sembra di capire qualcosa del tipo "puoi darmi i soldi dopo", ma non voglio saperne niente così non chiedo.

Sono quasi le sei e mezza, ma torniamo comunque al CBI per finire di compilare degli ultimi fogli sulla morte di Lorelai.

Per le sette e mezza, alla fine, sono a casa; ho chiesto a Jane se voleva venire con me, ma mi ha risposto che doveva 'finire delle cose'. Mi è sembrato un po' strano, ma ho deciso di lasciarlo stare, magari ha bisogno di stare un po' da solo e pensare a tutto quello che è successo.

Sono abbastanza stanca, in questi giorni sono successe un sacco di cose e devo ancora abituarmi alla pattuglia di poliziotti che ormai sono fuori da casa mia da un paio di giorni.

Mi cambio mettendomi dei pantaloncini e una canottiera e mi metto sul divano, ma non passa neanche un minuto che sento bussare alla porta. Apro e mi trovo davanti un Patrick Jane sorridente e completamente ripulito: capelli tagliati, barba rasata e un tre pezzi nuovo. Sorrido di rimando, sorpresa di vederlo.

-Che ci fai qui?- chiedo facendolo entrare.

-Anche tu mi sei mancata!- risponde prendendo dei sacchetti che non avevo visto prima da terra.

-Ma se ci siamo visti al massimo un'ora e mezza fa!- dico ridendo leggermente.

-Meh...- risponde sorridendo e appoggiando i sacchetti sul tavolo in cucina. Lo seguo, incapace di togliermi il sorriso dalla faccia, e aspetto che mi spieghi cosa sta succedendo.
-Bè? Vuoi dirmi a cosa devo questa visita?-

Non mi risponde e continua a sorridermi svuotando le borse: una pizza margherita, birre e qualcos'altro che però nasconde subito in frigo; la mia curiosità sta aumentando.

Mette la pizza a scaldare e apre le bottiglie di birra porgendomene una; ci sediamo sul divano in silenzio, nessuno dei due parla. Continuiamo semplicemente a guardarci e sorseggiare le bevande fresche finchè sentiamo il timer del forno suonare e cominciamo a mangiare la pizza.




Ciao! Sono tornata, di nuovo! Sono in ritardissimo e mi dispiace! Spero che questo capitolo vi piaccia! Recensite per favore!
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Capitolo 9
*** Red Arrest ***


9. Red Arrest

 

Continuiamo semplicemente a guardarci e sorseggiare le bevande fresche finchè sentiamo il timer del forno suonare e andiamo a prendere la pizza.

 

Dopo aver mangiato la nostra pizza, ci sediamo sul divano a guardare un po' di televisione, ma ancora nessuno dei due ha parlato. Dopo qualche minuto in cui Jane continua a fissarmi, mi stufo di questo silenzio immotivato e comincio a parlare senza staccare gli occhi dallo schermo.

-Senti, vuoi dire qualcosa o stare tutta la sera lì a guardarmi?-

Siccome non ottengo risposta, mi giro per trovare due occhi azzurri che mi fissano negli occhi e si spostano solo per guardarmi la bocca.

-Allora? Perchè sto cominciando ad ess--

Non posso finire la frase perchè le mie labbra sono impegnate in un'altra attività. In pochi minuti mi trovo in camera da letto e sono sicura che la serata non sarà assolutamente noiosa.

Mi sveglio sentendo due braccia forti stringermi i fianchi e mi rilasso per un attimo nel calore della persona al mio fianco, ma spalanco gli occhi non sapendo che ora è. Vedo il sole abbastanza alto nel cielo e non è un buon segno; controllo la sveglia e scatto fuori dal letto, svegliando anche Patrick. Vado velocemente in bagno e mi preparo in pochi minuti, quando torno in camera Jane è ancora nel letto e sorride.

-Cosa fai ancora lì? E' tardissimo! Sono le nove e mezza!- affermo abbottonandomi la camicia.

Non ottengo risposta, ma lo vedo andare in bagno con molta calma e uscire pochi minuti dopo, dandomi un veloce bacio sulle labbra. Rimango un attimo stranita da questa sua tranquillità, ma mi riprendo in fretta e ci avviamo al CBI, ognuno con la propria macchina e ormai indifferenti ai poliziotti posteggiati fuori.

Quando arriviamo al nostro piano ci sono già Van Pelt, Cho e Rigsby; mi scuso per il ritardo e chiedo se abbiamo un nuovo caso.

-No capo, niente di niente.- mi dice Grace sospirando.

-Hei, su con la vita. Vuol dire che non è morto nessuno.- rispondo cercando di rallegrare i miei agenti.

-Qualcuno sembra di buon umore oggi...- sento Cho sussurrare, ma faccio finta di non aver sentito. Prima di girarmi ed andare nel mio ufficio, vedo Van Pelt sorridere con la coda dell'occhio.

Jane è stranamente silenzioso, infatti mi accorgo solo ora che non è più al mio fianco. Scuoto la testa e apro la porta del mio ufficio e vedo una tazza di caffè fumante sulla mia scrivania, mentre sul divano c'è il mio biondo consulente con del tè.

Accetto volentieri la bevanda e mi siedo vicino a Patrick chiudendo gli occhi; ci sfioriamo a malapena, ma mi sento immediatamente rilassata e al sicuro.

-Sai, non credo che questa mattina tu mi abbia salutato decentemente...- dice qualche secondo dopo in modo scherzoso. Sorrido leggermente prima di girarmi e baciarlo sulle labbra come ha fatto lui stamattina, ma lasciandogli approfondire il bacio. Veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla porta, così appoggio la mia fronte sulla sua e sospiro.

-Sì?- chiedo leggermente annoiata.

La porta si apre rivelando Grace con un'espressione un po' preoccupata.

-Che c'è Van Pelt?- chiedo appoggiando la tazza sulla scrivania.

-Ci sono l'agente Darcy e altri tre agenti dell'FBI. Vogliono parlare con te, sembra importante.- mi risponde insicura.

Esco dall'ufficio pensando che gli altri agenti devono essere Schultz, Mancini e Smith, ma mi trovo di fronte Darcy con un'espressione minacciosa.

Alzo le sopracciglia e sto per chiederle se ci sono novità sull'omicidio di Lorelai o nuovi indizi su Red John, ma mi precede e rimango totalmente scioccata dalle sue parole.

-Agente Teresa Lisbon, è in arresto per l'omicidio di Lorelai Martins.-




Ciao! So che è un capitolo corto, ma per ora è quello che riesco a postare prima degli esami. Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare e spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Recensite per favore!
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Capitolo 10
*** Bloody Evidence ***


10. Bloody Evidence

 

-Agente Lisbon, è in arresto per l'omicidio di Lorelai Martins.-

 

Non riesco a formulare una frase di senso compiuto, neanche una parola. Non reagisco alle mani di Darcy che mi stringono i polsi nelle manette. Mi giro verso la porta dell'ufficio e vedo Patrick fissarmi con la bocca aperta, così come Grace. Non riesco a vedere Cho e Rigsby, ma sono sicura che anche loro sono abbastanza scossi.

Qualche minuto più tardi sono in macchina con l'agente Smith di fianco, stiamo andando alla sede dell'FBI a Sacramento.

Vengo portata in una sala interrogatori e fatta sedere sull'altra sedia che è sempre occupata quando io faccio un interrogatorio. Rimango un paio di minuti da sola, poi vedo entrare Darcy e Schultz.

-Allora agente Lisbon...- comincia Schultz. Non mi sento per niente intimidita da lei.

-Senta, non so perchè mi avete fatta venire qui. Ci deve essere un errore.- comincio a ragionare con tranquillità, senza farmi prendere troppo dal panico.

-Se non le dispiace vorrei parlare io per un po'.- mi dice cercando essere autoritaria.

Annuisco, lasciando che il ricordo dell'espressione di Jane se ne vada per un po'.

-Conosceva personalmente la vittima, Lorelai Martins?- mi chiede.

-No. Avevo solo svolto un paio di interrogatori.- rispondo fissandola negli occhi.

-Quindi non è in alcun modo legata personalmente alla signorina Martins?- mi chiede e so esattamente dove vuole andare a parare.

-...no.- rispondo con un attimo di esitazione. Apparentemente non sfugge all'agente e decide di calcare la mano.

-E' vero o non è vero che ha una relazione con Patrick Jane? Lo stesso Patrick Jane che è stato l'amante della signorina Martins?- mi chiede con un sorriso soddisfatto, probabilmente sapendo già la risposta.

-Sì.- ammetto a bassa voce.

-Quindi è coinvolta personalmente con la signorina Martins, non è così?-

-Sì.-

-E scommetto che l'ha uccisa proprio per questo. Perchè Lorelai Martins ha avuto una relazione con il signor Jane. Non è forse così?- mi chiede alzando leggermente la voce.

-Assolutamente no!- rispondo, arrabbiata anche solo per il fatto che potrebbe pensare una cosa del genere.

-E' inutile negarlo, sappiamo che sei stata tu!- mi grida contro. Mi sento impotente, cosa posso fare per farle cambiare idea?

Darcy, che è stata zitta fino a questo momento, interrompe Schultz.

-Agente, basta così. Non credo che parlerà comunque.-

Cosa? Adesso mi difende?! Ah, ho capito. Il vecchio trucco del poliziotto cattivo e del poliziotto buono. Sbuffo un po' innervosita e riceve delle occhiatacce da entrambi gli agenti. So che possono trattenermi fino alle 48 ore anche se non hanno prove, ma se dovessero averle? Ovviamente io non ho ucciso Lorelai, ma se qualcuno stesse provando ad incastrarmi?

Persa nei miei pensieri, non mi accorgo che sono rimasta da sola in sala interrogatori. Due agenti rientrano poco dopo e mi tolgono le manette, dicendomi di rimanere in città ed essere sempre reperibile.

Rimango un po' stupita e mi rendo conto che non hanno prove contro di me, volevano solo cercare di ottenere una confessione.

Uscendo incrocio l'agente Schultz che si avvicina subito.

-Agente Lisbon, credo le abbiano già detto che deve rimanere in città e restare reperibile.- mi dice e annuisco freddamente.

-La avverto agente, in questo momento è la nostra sospettata maggiore.-

La guardo andare a parlare con Darcy, Mancini e Smith prima di uscire dall'edificio e tornare al CBI. Devo assolutamente parlare con Patrick e con il team.

E' passata un'ora e mezza da quando ho lasciato l'ufficio, il tempo è volato. Arrivo al CBI dopo mezz'ora, mi domando cosa stanno pensando i miei sottoposti e soprattutto Jane mentre attraverso il corridoio così familiare.

Appena arrivo, Van Pelt, Cho e Rigsby mi vengono in contro.

-Capo! Cosa è successo?- mi chiede Grace.

-Di cosa stava parlando Darcy?- chiede invece Risgby.

Cho non parla, ma so benissimo che condivide la preoccupazione e la confusione degli altri due agenti.

-L'FBI mi ritiene la sospettata maggiore per l'omicidio di Lorelai. Non credo abbiano prove...- spiego con calma. Non voglio farli preoccupare più di quanto non lo sono già.

Senza che dica niente, Cho mi guarda e indica il mio ufficio prima di parlare.

-E' rimasto chiuso lì dentro da quando ti hanno portata via.-

Ringrazio il mio sottoposto ed apro la porta del mio ufficio per richiuderla dopo un paio di secondi. Patrick è seduto sul divano con la testa tra le mani e i gomiti appoggiati sulle ginocchia, spero davvero che non creda alle accuse di Darcy. Mi avvicino lentamente e lo vedo alzarsi dal divano per stare di fronte a me. Passiamo qualche secondo a guardarci negli occhi, ma poi Patrick mi avvolge in un abbraccio che ricambio volentieri. Deve aver sentito la conversazione con i ragazzi; restiamo in questa posizione per minuti e ci separiamo solo per scambiarci un bacio lento.

-Non ho mai creduto che avessi ucciso Lorelai.- mormora Jane qualche minuto dopo.

Annuisco e lo abbraccio ancora, perdendomi nel suo calore e nel suo profumo. Ci stacchiamo e mi accorgo di avere molta fame, d'altronde è mezzogiorno passato.

-Ti va di venire a pranzo con me?- gli chiedo con un sorriso.

-Assolutamente sì.- mi risponde con veloce bacio.

Usciamo dal mio ufficio mano nella mano e questo sembra rassicurare i miei agenti.

-Ragazzi, se volete potete cominciare la pausa pranzo. Ma prima volevo sapere se ci sono progressi con le indagini.- annuncio avvicinandomi alle loro scrivanie.

-Quale indagine? Su Red John o sulla morte di Lorelai?- chiede Van Pelt.

-Tutte e due.- rispondo come se fosse ovvio. D'altra parte sono strettamente collegate, un passo avanti in una non può che aiutare l'altra.

-Niente cap--

La voce di Grace viene interrotta dalla suoneria del telefono sulla sua scrivania; mi guarda con occhi supplichevoli, ma potrebbe essere importante.

-Rispondi.-

Passano secondi e sono leggermente impaurita che sia Darcy, quasi subito Van Pelt sgrana gli occhi e fissa Jane. Risponde con una serie di "Sì" e "Grazie". Quando mette giù il telefono, la guardiamo tutti in attesa.

-Chi era?- chiedo allarmata.

-Era Darcy.- risponde ancora scioccata. Prendo un respiro profondo e continuo a fare domande.

-Che cosa voleva? Non dirmi che vogliono che torni all'FBI perc--

Vengo interrotta da Grace che mi guarda negli occhi.

-Non riguardava te.-

Aggrotto le sopracciglia confusa, se Darcy non ha chiamato per me allora perchè?

-Ha detto che le telecamere di sorveglianza del CBI hanno ripreso un uomo mentre avvelena Lorelai. Potrebbe essere John.- 



Ciao! Questo capitolo è un po' più lungo del precedente, come promesso. Spero vi piaccia! Recensite per favore!
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Capitolo 11
*** Red Fight ***


11. Red Fight
 
-Ha detto che le telecamere di sorveglianza del CBI hanno ripreso un uomo mentre avvelena Lorelai. Potrebbe essere John.- 
 
-Come?- chiedo non credendo alle mie orecchie. Quando non ottengo risposta, so che ho sentito bene. Siamo tutti in silenzio e fermi; mi giro verso Patrick che è come in uno stato di trance.
-Jane? Stai bene?- gli chiedo un po' preoccupata.
Non mi risponde, così lo faccio sedere sul divano nel mio ufficio mentre dico a Van Pelt di richiamare Darcy e farci mandare il video.
Mi siedo sul divano di fianco a lui e aspetto che mi parli, infatti dopo qualche minuto si gira verso di me.
-Ci siamo Teresa. Lo sento, questa è la volta buona.- mi dice con uno sguardo spaventato ed agitato allo stesso tempo.
Prendo la sua mano nella mia, poco dopo però mi alzo e torno alle scrivanie dei miei sottoposti per sapere se il video è arrivato.
Grace mi risponde che è appena arrivato e me lo fa vedere: si vede un uomo che entra nella cella, immediatamente Lorelai sorride e non smette neanche quando questo si avvicina e le taglia leggermente il braccio, avvelenandola. Indossa una giacca nera e un capellino da baseball blu scuro che gli copre la faccia. Dubito comunque che sia John in persona.
Patrick ci raggiunge e chiede di vedere il video ancora, per cercare di notare dei dettagli, dei particolari che possano essere utili.
Dopo aver rivisto la registrazione delle videocamere di sorveglianza, Jane si siede sul divano con un'espressione concentrata.
-Ovviamente ha degli uomini al CBI, altrimenti non sarebbe riuscito a passare le guardie appostate. Quello nel video non è John, è un suo discepolo. Non rischierebbe mai di mettersi in pericolo così.- afferma guardandomi negli occhi. Credevo avesse finito di parlare, ma mi anticipa continuando il suo discorso.
-Lisbon devo parlarti, ora.- detto questo si alza velocemente dal divano ed entra nel mio ufficio. Lo raggiungo subito e chiude la porta dietro di me, abbassando anche le veneziane. Lo guardo preoccupata, anche io capisco che è agitato e ha la mente confusa.
Si gira verso di me e mi guarda negli occhi prima di cominciare a parlare.
-Teresa non posso fidarmi di nessuno.- mi dice a voce bassa.
Sgrano gli occhi mentre un pensiero si fa largo nella mia testa: spero davvero che non intenda accusarmi di essere una talpa di John!
-Vuoi dire che non puoi fidarti neanche di me! Dio, speravo davvero che fossi cambiato! Invece ancora non ti fidi di me! Ancora ti chiudi in te stesso come quando abbiamo cominciato a lavorare insieme!- comincio sentendo le lacrime che minacciano di rigarmi le guance.
-Teresa..- 
-No Patrick! Non ti permetterò di escludermi anche questa volta!- 
-Teresa!- grida in modo da attirare la mia attenzione. Non mi sono neanche accorta che quelle stesse lacrima di prima, ora stanno cadendo dal mio mento.
-Non ho mai detto che non posso fidarmi di te. Sai benissimo che sei l'unica persona di cui possa fidarmi.- continua con voce dolce. Si avvicina e mi asciuga le lacrime con i pollici. D'un tratto la sua espressione si rabbuia e so che non andrà tutto bene, anzi.
Le nostre labbra si incontrano e posso sentire il sapore salato delle lacrime, ma non sono mie. Ci separiamo e faccio lo stesso gesto che ha fatto lui qualche secondo prima, gli asciugo le lacrime.
-Cosa c'è Patrick?- gli chiedo in un sussurro.
Mi guarda per un paio di secondi, poi mette un po' di distanza tra noi e, con voce un po' tremante, mi dice delle parole che mi spezzano il cuore.
-Teresa mi dispiace, ma credo che dovremmo smettere di vederci. Credo sia pericoloso e non voglio farti del male.- 
Non mi lascia neanche il tempo di rispondere, apre la porta e se ne va lasciandomi nel mezzo del mio ufficio in lacrime. Mi asciugo velocemente la faccia e metto la testa fuori dalla porta vedendo la sua chioma bionda andare verso l'ascensore.
-PATRICK JANE TORNA SUBITO QUI!- grido verso la sua direzione, ma non ricevo risposta da lui. In compenso tutto il piano si è girato verso di me e mi sta fissando incredulo.
Torno nel mio ufficio e comincio a camminare avanti e indietro. Sono incazzata. Incazzata e nervosa. Non un buon mix, soprattutto per me. 
Sulla mia scrivania noto che c'è ancora la mia tazza vuota. La afferro in un momento di rabbia e la scaravento a terra, mandandola in mille pezzi. Il rumore attira i miei sottoposti che si fiondano sulla porta del mio ufficio.
-Scusate, adesso raccolgo tutto.- mormoro improvvisamente cosciente che tutti hanno assistito alla scenata.
-Lascia capo, faccio io.- si offre Cho.
-Ho detto che raccolgo tutto!- affermo con voce un po' più alta. I miei agenti mi guardano e lentamente tornano alle loro postazioni, mandando via i curiosi.
La mia vita è stata sconvolta in pochi secondi a causa di un solo uomo: Red John.




Sono tornata! Ho finito i miei esami e sarò più presente sul sito! Nuovo capitolo, nuova sorpresa! Fatemi sapere se vi piace! Grazie!
:)

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Capitolo 12
*** Red Memories ***


12. Red Memories

 

La mia vita è stata sconvolta in pochi secondi a causa di un solo uomo: Red John.

 

E' passato il pomeriggio, ho chiesto a Van Pelt di cercare degli indizi sull'uomo nel video. Ho provato a chiamare Patrick, ma come previsto non mi risponde. Sono ancora nel mio ufficio, ho ripulito il pavimento dalle scheggie della mia, ormai rotta, tazza. Ho provato anche a chiamare Darcy, ma non mi risponde e l'unico che ha il suo numero di cellulare è Jane. Non so dove sia, ma lo devo trovare e convincere che stare separati non è la cosa giusta da fare.

I miei pensieri vengono interrotti dallo squillo del telefono del mio ufficio.

-Lisbon.- rispondo alzando l'apparecchio.

-Buongiorno agente Lisbon, sono l'agente Schultz dell'FBI.-

Ancora questa! Chissà cosa vuole adesso...

-Buongiorno, cosa posso fare per lei?- chiedo con la voce più gentile che mi riesce.

-Niente. Ritenevo giusto informarla che l'agente Darcy è stata trovata morta un'ora fa.-

Mille domande e pensieri mi vorticano in testa e riesco solo a formulare un "grazie" sussurrato.

-Bene. Ancora due cose. Il modus operandi sembra quello di Red John, ma devo farle sapere che l'FBI indagherà su questo caso e il CBI non potrà avvicinarsi. Sono stata chiara?- mi chiede con fare autoritario. Questa donna non mi piace per niente.

-Certo. Grazie per la telefonata. Arrivederci.- rispondo secca. Bisogna fermare Red John, ora più che mai. Sta facendo una carneficina sotto i nostri occhi e non ci stiamo sforziamo abbastanza.

Esco dal mio ufficio per comunicare la notizia ai miei agenti e poi esco dal CBI: devo assolutamente trovare Patrick.

Prendo il mio SUV e mi dirigo verso il motel in cui alloggia, non credo voglia stare a Malibù in un momento come questo.

Cerco il suo appartamento e, dopo qualche attimo di esitazione, busso alla porta. Non ricevo risposta e non sento nessun rumore provenire dall'interno, ma so che lui è lì dentro.

-Patrick apri, ti devo parlare.- gli dico con voce un po' triste. Ci siamo ridotti a questo: evitarci. Prima eravamo sempre insieme, quasi inseparabili; ora è un giorno intero che non lo vedo e mi manca.

Aspetto, ma ancora non mi apre la porta.

-Patrick, Darcy è morta.- dico a voce un po' più alta, sentendo della rabbia formarsi nel petto. Rabbia che scompare immediatamente quando vedo la porta aprirsi e due occhi azzurri, molto arrossati dal pianto, che mi guardano. Il mio istinto sarebbe quello di abbracciarlo, ma so che se lo facessi mi manderebbe via.

Entro nel suo appartamento e mi siedo sul divano, poco dopo seguita dal mio consulente.

-Cosa è successo?- mi chiede con voce sconfitta.

-E' stata trovata un'ora e mezza fa. Il modus operandi è quello di John.- gli dico mentre la voglia di abbracciarlo è sempre più forte.

-Come mai non sei sulla scena?- mi chiede curioso.

-Se ne occupa l'FBI, noi non possiamo avvicinarci.- rispondo evitando il suo sguardo.

-Ma è ridicolo! Dovreste poter andare anche voi!- dice alzando la voce. La rabbia di prima risale, così gli rispondo.

-Certo, così poi potrei raccontarti tutto e mi useresti come strumento per arrivare a John, come hai sempre fatto!-

-Non sei mai stata uno strumento Teresa, neanche quando te l'ho detto la prima volta che ci siamo visti.- mi risponde avvicinandosi e abbassando la voce.

-Allora ti ricordi...- dico con voce bassa e flebile riferendomi al primo giorno in cui ci siamo visti. Me lo ricordo come se fosse ieri: era appena uscito dall'ospedale, ma io al tempo non lo sapevo. Dovevo incontrare Minelli a mezzogiorno a proposito di "una grande novità"; questa era appunto l'aggiunta di Jane al nostro team. Appena rimasti soli, mi aveva detto che il suo unico scopo era quello di uccidere con le sue mani Red John e che noi eravamo solo delle pedine utili ad arrivare a tale scopo. Poi, ovviamente, era tornato il solito Jane. Gli avevo chiesto quale scrivania voleva chiamandolo "signor Jane" e lui mi aveva risposto che il divano andava benissimo e potevo chiamarlo semplicemente Jane. Così gli avevo dato la scrivania vicino al divano e accettato di chiamarlo per cognome, ma lui voleva chiamarmi "Teresa", al che ho risposto che Lisbon sarebbe andato più che bene.

-Come potrei dimenticarmi il primo giorno in cui ti ho vista?- mi risponde con un sorriso triste.

-Patrick...- sussurro sentendo le lacrime formarsi agli angoli dei miei occhi.

-E poi ho il mio palazzo della memoria, mi ricordo tutto!- aggiunge allargando leggermente il suo sorriso. Rido piano mentre una lacrima scende sulla mia guancia, non fa in tempo, però, ad arrivare al mento perchè le dita di Patrick si appoggiano sul mio viso asciugandola. Lo abbraccio stretto e subito le sue braccia e il suo profumo mi avvolgono.

-Mi manchi.- gli sussurro in un orecchio.

Sento le sue lacrime calde bagnarmi il collo prima che mi risponda.

-Anche tu. Tanto.-

Rimaniamo abbracciati per minuti e quando ci separiamo gli do un bacio a cui risponde immediatamente. Ci stacchiamo, ma restiamo l'uno nelle braccia dell'altra; mi guardo intorno e non vede tracce di cibo o piatti sporchi.

-Hai mangiato qualcosa?- gli chiedo tornando a guardarlo negli occhi.

-Dipende... Il tè conta?- mi risponde sorridendo.

-Jane...- comincio un po' preoccupata.

-Cos'è adesso siamo tornati a "Jane"?- mi chiede sempre sorridendo.

Roteo gli occhi e sto per rispondere con una battuta sarcastica delle mie, ma le mie labbra sono di nuovo impegnate con le sue.

-Ascoltami un attimo.- dico quando ci siamo un attimo ripresi, tornando seria.

-Mmh...- mi dice avvicinandosi sempre di più e stringendomi la vita.

-Adesso andiamo all'FBI e pretendiamo di avere il caso, stasera mangi da me e poi volevo guardare con te i nuovi indizi che abbiamo su John.- concludo facendogli capire che non abbiamo tempo per essere spensierati.

Non molla la presa sui miei fianchi, però annuisce e il sorriso sul suo viso si rabbuia un po'.

In 40 minuti siamo tornati al CBI chiedendo a Cho e Risgby di venire con noi all'FBI e lasciando Grace da sola, qulacuno deve restare in caso ci fosse qualche caso urgente.

Insieme, quindi, ci rechiamo sulla scena dell'omicidio; i miei sottoposti hanno evitato di fare domande riguardo a me e Jane e gliene sono grata.



Sono tornata! Ho visto 'The Crimson Ticket' e non ho parole per descrivere quanto stupendo questo episodio sia! Ovviamente non vedo l'ora che esca 'The Devil's Cherry'! Sembra essere una puntata davvero interessante!
:)

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Capitolo 13
*** Red Plan ***


13. Red Plan

 

Insieme, quindi, ci rechiamo sulla scena dell'omicidio; i miei sottoposti hanno evitato di fare domande riguardo a me e Jane e gliene sono grata.

 

Arriviamo sulla scena del crimine chiedendo di vedere l'agente Schultz; scorgo Mancini venire verso di noi e improvvisamente ho un'idea.

-Gabe! Che fortuna incontrarti!- esclamo lanciando un'occhiata a Patrick per fargli capire di stare al gioco.

-Teresa, ciao. Cosa ci fai qui?- mi chiede sorridendo leggermente.

-Sono passata per salutarti e chiederti un favore.- rispondo spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Jane mi guarda male, ma se Mancini è stupido quanto penso allora il mio piano funzionerà.

-Ah, e che favore vorresti chiedermi?- chiede avvicinandosi leggermente. Sorrido alla sua ingenuità e mi giro verso Patrick.

-Jane potresti lasciarci soli un attimo? Cho, Rigsby anche voi. Devo parlargli in privato.- spiego sperando che Patrick capisca dove voglio andare a parare.

-Certo capo.- rispondono i miei agenti liquidandosi, mentre Jane annuisce e li segue.
-Allora Teresa, cosa vuoi chiedermi?- mi chiede Mancini sorridendo.

-Mi stavo chiedendo se qualche volta possiamo andare a pranzo insieme.- rispondo flirtando spudoratamente. Mancini alza le sopracciglia sorpreso, ma risponde comunque.

-Certo che possiamo. Pensavo stessi vedendo Jane però.-

-Oh no. Ci sarebbe potuto essere qualcosa, ma ho deciso di lasciar perdere. Sai com'è Jane...- spiego in modo evasivo.

-Sì, quell'uomo è insopportabile!- afferma ridendo leggermente. Fingo di essere divertita anche io e vado dritta al punto.

-Magari posso aiutarti con il caso di Darcy.- suggerisco sperando che abbocchi.

-Oh per quello non ci sono problemi, sappiamo già chi ha ucciso Darcy. E' stato l'agente Smith.- risponde guardando in basso.

-Oh...- riesco a sussurrare prima che mille domande comincino a formarsi in testa. L'agente Smith dell'FBI è un assassino? Quel ragazzo così giovane che non spiccica parola? Sono totalmente scioccata e sono sicura che lo saranno tutti una volta che li informerò.

-Gabe ora devo proprio andare. Ti chiamo e ci mettiamo d'accordo per pranzo un giorno, ok?-

-Certo! Ci vediamo!-

Torno verso il SUV e vengo subito affiancata dai miei sottoposti e da Jane; appena saliamo li aggiorno su quello che ho scoperto sull'omicidio di Darcy. Torniamo al CBI in silenzio e informiamo anche Van Pelt delle novità. Decido che ormai è abbastanza tardi, così mando il team a casa.

Sono sul divano nel mio ufficio con Jane, sono davvero stanca.

-Complimenti per prima, davvero ammirevoli le tue capacità di attrice.- mi dice Patrick improvvisamente. Ridacchio leggermente prima di rispondere.

-Diciamo che Mancini non è esattamente un genio. Ah e vedi di smetterla di fare il geloso.-

-Non ero assolutamente geloso.- afferma testardamente.

Scuoto la testa al suo atteggiamento e gli do un bacio veloce, prima di alzarmi e raccogliere il fascicolo con le nuove prove sul caso di Red John.

-Andiamo a casa, mangiamo e poi lavoriamo sulle nuove prove.- gli ricordo mettendomi la giacca.

Verso le otto siamo nel mio appartamento, ho deciso di ordinare del cinese per evitare di dover cucinare. Mangiamo in silenzio sul divano e poi ci rilassiamo qualche minuto prima di cominciare a ragionare sulle lettere scritte da Lorelai.

-Allora queste sono le lettere scritte da Lorelai sul blocco note: G, S, V, B, W, S, B, P, R. Cosa pensi che significhino?- chiedo al mio consulente. Lo vedo pensieroso e confuso, probabilmente neanche lui ha qualche idea su dove portino queste lettere. Quando non ricevo una risposta continuo il mio ragionamento.

-Magari conducono ad un preciso indirizzo o al vero nome di John.-

-Non credo, sono tutte consonanti. Nessun indirizzo è composto da sole consonanti.- risponde finalmente Patrick. Annuisco non sapendo cosa aggiungere.

-Forse ho capito...- sussurra Jane qualche minuto più tardi sgranando gli occhi.

-Davvero? Be' dimmi!- esclamo curiosa.

-Sono iniziali. Pochissimi nomi hanno come iniziali delle vocali, infatti qui abbiamo solo consonanti.- ragiona agitandosi leggermente.

Cominciamo a combinare le lettere tra di loro per trovare delle iniziali familiari.

-Teresa guarda questo! R e S! Reese Smith, l'agente che ha ucciso Darcy!-
-Patrick potrebbe essere qualsiasi nome.- affermo un po' scoraggiata.

-No, no. Sono sicuro che non mi sto sbagliando!-

Sospiro e continuo a guardare le lettere in cerca di un nome.

-Cosa stai suggerendo esattamente? Che queste lettere sono le iniziali dei complici di John?- chiedo incuriosita.

-Esattamente. E dopo questo mi crederai. B e S: Brett Stiles. Mi credi ora?- mi chiede guardandomi in faccia. Devo ammettere che è una coincidenza davvero strana.

-Non esistono le coincidenze mia cara.- afferma il mio consulente leggendomi, come al solito, il pensiero. Roteo gli occhi al suo comportamento e guardando le lettere mi sorge un dubbio.

-Come spieghi questo allora? Le lettere sono nove, non dovrebbero essere pari se fossero delle iniziali?- gli chiedo alzando le sopracciglia. Posso già pregustare la vittoria in tasca quando mi squilla il cellulare.

-Lisbon.- rispondo guardando Jane.

-Capo, lei e Jane dovete assolutamente venire qui al CBI!- sento Van Pelt gridare dall'altra parte.
-Grace cosa è successo? Stai bene?- chiedo preoccupata.

-Affrettatevi!- mi dice prima di mettere giù.

Mi alzo dal divano e dico a Patrick che dobbiamo uscire perchè c'è un'emergenza.

-Cosa ci faceva Van Pelt ancora al CBI?- mi chiede incuriosito.

-Non ne ho la più pallida idea.-

Insieme usciamo dal mio appartamento, il fascicolo su Red John abbandonato sul divano.





Ciao, sono tornata! Sono in estremo ritardo e non posso essere perdonata! Spero comunque che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate! 
:)

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Capitolo 14
*** Bloody Traitor ***


14. Bloody Traitor

 

Insieme usciamo dal mio appartamento, il fascicolo su Red John abbandonato sul divano.

 

Ci dirigiamo al CBI più in fretta che riusciamo, ma quando arriviamo al nostro piano le luci sono spente. Estraggo lentamente la mia pistola e faccio segno a Jane di stare dietro di me. Quando siamo ormai nel bullpen, però, ci accorgiamo che non c'è nessuno, siamo solo noi. Rimetto la pistola al suo posto e accendo le luci.

-Grace?- chiamo sperando che mi risponda.

Silenzio.

-Teresa guarda questo.- mi dice Jane indicando un foglio sulla scrivania di Van Pelt. Mi avvicino per guardare meglio e leggo:
 

900-936 Elkhorn Blvd, Rio Linda, CA 95837, USA

E' stato scritto in fretta e sotto ha aggiunto "Lisbon e Jane". Incontro lo sguardo di Patrick e afferro il foglietto. Subito spegniamo le luci e usciamo dal CBI per andare all'indirizzo dato da Grace. Spero solo che non sia nei guai perchè è voluta andare ad indagare su una pista per conto suo.

Inserisco l'indirizzo nel navigatore e mi accorgo solo ora che si trova fuori città, vicino all'aereoporto di Rio Linda; prima di partire decido che è meglio avvisare Cho e Rigsby su dove stiamo andando. Provo a chiamare il cellulare del coreano, ma suona a vuoto, così come quello di Wayne. Dove sono finiti tutti?!

-Cosa succede?- mi chiede Patrick accorgendosi probabilmente della mia faccia preoccupata.

-Cho e Rigsby non rispondo al telefono, è molto strano.-

Dopo un'ultima occhiata a Patrick accendo la macchina e comincio a guidare verso la nostra destinazione.

Circa mezz'ora più tardi fermo la macchina in una strada sterrata davanti ad un cancelletto di metallo in mezzo a dei campi; dietro al cancello ci sono due capanni, uno azzurro e uno giallo. Di fianco al capanno giallo ci sono una macchina argentata e un camioncino rosso.

Scendiamo dalla macchina, sono più o meno le dieci di sera ed è già buio, Cho e Rigsby non hanno richiamato. Prima di attraversare il cancello Patrick mi prende il polso e con uno sguardo mi fa capire tutto quello che vuole dirmi; entrambi sappiamo che tutta questa faccenda deve avere a che fare con Red John e potremmo non uscirne intatti, a dire il vero potremmo non uscirne proprio; annuisco e gli do un bacio che realizzo potrebbe essere l'ultimo. Quando ci separiamo estraggo la mia pistola e mi dirigo verso l'entrata del capanno giallo, Jane dietro di me. Apro lentamente la porta marrone e accendo la piccola torcia elettrica che porto sempre con me; dopo aver ispezionato tutte le stanze concludo che non c'è nessuno.

Usciamo e camminiamo verso l'altro edificio, consci che lì troveremo tutte le risposte che stiamo cercando e che porranno fine a dieci anni di inseguimenti.

La prima cosa di cui mi rendo conto aprendo la porta del capanno sono i corpi di Cho e Rigsby sdraiati per terra, svenuti; poi mi rendo conto che c'è un enorme faccia rossa sorridente sulla parete di fronte a noi. Forse Van Pelt è riuscita a informarci del nascondiglio di Red John senza che lui ne fosse a conoscenza. Se è così, allora dove diavolo si trova Grace?!

-Vedo che avete deciso di venire.- sento una voce stridula alle mie spalle.

Mi giro puntando la pistola verso la voce, ma è troppo buio per vedere; una figura vestita di bianco con una maschera deforme si avvicina e si ferma sotto un cerchio di luce lunare proveniente da un buco nel soffitto; ora siamo disposti a triangolo.

-Teresa non c'è nessun motivo per essere violenti.- mormora ridacchiando. Ho già sentito questa voce, ma non riesco a ricordarmi in che occasione. Potrebbe essere... No, impossibile.

-Patrick, anche tu sei passato all'uso delle armi vedo.-

Inizialmente non capisco a cosa si stia riferendo, ma quando mi giro vedo che Jane sta impugnando una pistola.

-Jane! Mettila via!-

-Mi dispiace, non posso farlo.- mi risponde senza distogliere lo sguardo da John; non ho possibilità di convincerlo ad abbassare la pistola.

Dietro a Red John vedo una persona muoversi e subito la riconosco: Van Pelt.

-Grace! Stai bene! Ma dov'eri finita?!-

Invece di rispondermi, si avvicina a John e tira fuori una pistola per poi puntarmela addosso. Mentre eravamo distratti a parlare con Van Pelt non ci siamo accorti che anche John ora sta impugnando una pistola.

-Grace cosa stai facendo?- chiedo disperatamente.

-Mi dispiace Lisbon.-

No, non può essere. Van Pelt non può essere uno dei discepoli di Red John. Grace fa parte della famiglia, o almeno così credevo.

Siamo in una brutta situazione: Grace è pronta a fare fuoco contro di me, io sono pronta a fare fuoco contro John, come Jane, mentre John ha la pistola puntata contro Jane.

-Sappiamo tutti come finirà questa storia. Vinco io, come al solito. Potete anche mettere via le pistole.- afferma John con aria superiore.

Nessuno si muove, ovviamente, e John si limita a ridacchiare prima di rispondere.

-Va bene. Sicuramente sarete curiosi di sapere la mia identità.-

Con la coda dell'occhio vedo Patrick muoversi nervosamente e devo ammettere che anche io non sono per niente tranquilla. Dopo tutto sono dieci anni che inseguiamo questo mostro, ma sappiamo tutti che sotto quella maschera c'è solamente un uomo come tutti gli altri. Forse è proprio questo quello che mi spaventa di più.

Con un movimento veloce John si toglie la maschera che prima indossava e appena riconosco il suo volto sento l'aria nei miei polmoni venire risucchiata da qualche forza invisibile.

Quello che succede nei secondi seguenti passa in un lampo; l'unica cosa di cui mi rendo conto è che sento quattro spari, compreso il mio. Tutto diventa nero e mi addormento con un singolo pensiero in testa: sotto quella maschera si celava il volto di Walter Mashburn.



E' un record per me aggiornare così in fretta! Manca ancora un capitolo finale per spiegare bene cosa succede mentre Lisbon è svenuta.
Fatemi sapere che ne pensate! Voi avete qualche teoria su chi sia veramente Red John?
:)

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Capitolo 15
*** Red End ***


15. Red End

Tutto diventa nero e mi addormento con un singolo pensiero in testa: sotto quella maschera si celava il volto di Walter Mashburn.

Apro gli occhi e vengo colpita da una luce accecante; dove mi trovo? Una mano avvolge la mia, sento un fastidioso rumore alle mie spalle e riconosco una voce familiare chiamare un'infermiera; sono in un ospedale, ma cos'è successo? Immagini cominciano a passarmi davanti agli occhi: gli indizi su Red John, il biglietto di Van Pelt, l'incontro con il serial killer, rivelatosi poi Walter Mashburn.

Una voce mi distrae dai miei pensieri.

-Signorina Lisbon, mi sente?- mi chiede un dottore con capelli brizzolati.

Voglio rispondere, ma ho la gola secca e non riesco a parlare, così annuisco semplicemente.

-Molto bene. Ricorda quello che è successo?-

Annuisco ancora.

Davanti ai miei occhi si presenta d'improvviso un bicchiere d'acqua e giro la testa per vedere che me lo sta porgendo il mio biondo consulente. Bevo con piacere la bevanda rinfrescante senza distogliere lo sguardo da quello di Patrick. Ha i vestiti stropicciati, i capelli spettinati e un po' di barba incolta.

-Jane...- sussurro con voce rauca quando ho finito di bere.

Lui mi sorride e un paio di lacrime gli cadono sulle guance quando si avvicina e mi abbraccia stretta, nonostante il dottore gli stia ordinando di lasciare la stanza. Sempre il solito Jane.

-Voglio che rimanga.- dico al dottore quando ci separiamo.

-Signorina Lisbon...-

-Agente.- diciamo io e Jane contemporaneamente ed entrambi sorridiamo guardandoci.

-Agente Lisbon, temo che non sia possibile fare rest--

-Oh andiamo dottore!- lo incita Jane.

Con faccia rassegnata il dottore annuisce e ci informa che passerà un'infermiera per darmi dei medicinali. Finalmente rimaniamo soli io e lui.

-Patrick cos'è successo?- chiedo confusa.

Lentamente mi prende una mano, giocherella con le mie dita e comincia a raccontarmi.

-Dopo che John, o dovrei dire Walter, si è tolto la maschera è successo tutto molto in fretta. Tu hai sparato a Jo-Walter, lui ha sparato a me, Grace ha sparato a te e io ho sparato a lei.- dice stringendo la presa sulla mia mano.

Jane ha sparato a Van Pelt? Pensavo che la vendetta fosse tutto per lui, allora perchè ha sparato a lei invece che a Walter?

-Non potevo permettere che ti uccidesse.- mormora distogliendo lo sguardo dal mio. Sento lacrime formarsi nei miei occhi alle parole dell'uomo di fronte a me.

-Mashburn è morto subito, mentre Grace è stata solo ferita ad un braccio. Cho e Rigsby si sono risvegliati e hanno chiamato soccorsi e rinforzi.- mi spiega sospirando.

Mi accorgo ora che una benda è visibile sotto la camicia di Jane.

-Patrick cos'è quella?- chiedo preoccupata indicando la sua spalla.

-Cosa? Oh niente...-

-No, non è niente. Sei stato ferito!- esclamo cercando di vedere meglio il danno.

-Davvero Teresa non è niente. Il proiettile è passato da una parte all'altra della spalla, un po' di punti e degli antidolorifici e sono a posto.- conclude sorridendomi dolcemente.

-Tu piuttosto mi hai spaventato abbastanza, lo sai?- mi chiede scherzosamente, ma so che è serio sotto questa facciata allegra.

-Cosa mi è successo?- chiedo curiosa. La sua faccia si rabbuia prima di rispondermi.

-Sei svenuta subito dopo che il proiettile ti ha colpito e c'era tantissimo sangue. Non sapevo cosa fare. Appena è arrivata l'ambulanza ti hanno caricata su una barella e ti hanno portata via. Cho mi ha accompagnato qui in ospedale e ho dovuto aspettare tutta la notte prima che finissero l'intervento e mi lasciassero entrare nella tua stanza.- si ferma un attimo prima di continuare a parlare.
-Sei rimasta in coma per cinque giorni, fino ad adesso.-

Sono stata in coma cinque giorni?! Oh Dio...

-Tu sei rimasto qui tutto questo tempo?- chiedo sconvolta.

-Certo! Che altro dovevo fare?!- mi chiede come se fossi impazzita.

-Patrick...-

-Lo so, lo so! Tranquilla, Cho mi ha portato un cambio di vestiti ieri.- mi dice sorridendo. Scuoto la testa prima di accarezzargli il viso e avvicinarmi per baciarlo; risponde immediatamente e sento le sue mani tra i miei capelli.

Veniamo interrotti quando qualcuno entra nella stanza senza bussare: un'infermiera; arrossisco subito per la situazione in cui mi trovo. Dopo che mi ha somministrato i medicinali che devo prendere mi viene ordinato di riposare un po'; Patrick mi assicura che domani sarà ancora di fianco a me.

Infatti è così. Il giorno seguente vengono a farmi visita anche Cho e Wayne, ancora visibilmente scosso dal tradimento di Van Pelt. Mi aggiornano su come hanno chiuso definitivamente il caso di Red John; Grace è stata arrestata insieme agli altri complici. Jane aveva ragione alla fine, come sempre: le lettere erano le iniziali dei complici più importanti di John. Corrispondevano ai nomi di Grace Van Pelt, Bret Stiles, Reede Smith, Bill Watson. Grace era, ovviamente, la sua fonte al CBI; Stiles l'aveva probabilmente aiutato a coprire indizi o tracce che aveva lasciato durante gli omicidi; Smith e Watson erano le sue talpe al FBI. Sono stati tutti arrestati grazie alle prove schiaccianti trovate in una delle tante ville di Mashburn; evidentemente aveva considerato un futuro in cui sarebbe stato sconfitto e voleva assicurarsi che anche i suoi complici pagassero.
Dopo un'altra settimana in ospedale vengo finalmente rilasciata, qualcuno deve aiutarmi per le prime due settimane prima di tornare indipendente. Non credo che sarà un problema: Patrick non ha intenzione di perdermi di vista un secondo ora, non che la cosa mi dia fastidio. Siamo finalmente liberi dal serial killer più famoso della California. Possiamo vivere la nostra vita.



Fine.



Ho finito la storia! Grazie mille a chi ha letto anche solo un capitolo o una frase! Grazie a chi ha recensito! Grazie a tutti quelli che hanno trovato tempo da impegnare in questa storia!
Alla prossima
:)

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