Canzoni su di voi

di thea23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scrivendo canzoni su di voi ***
Capitolo 2: *** Mai dire Ora e sempre se non è quello che intendi ***
Capitolo 3: *** Cosa si prova ad essere Giulietta ***
Capitolo 4: *** Trouble ***
Capitolo 5: *** Zero. Come ballare sotto la pioggia ***
Capitolo 6: *** La vendetta brucia, non trovi? ***



Capitolo 1
*** Scrivendo canzoni su di voi ***


Scrivendo canzoni su di voi

Il giorno.

 
Oddio, oddio ho smesso di respirare!
Come si respira? … Perché non ricordo come si respira?
Aspetta … no, lo ricordo … è prendere aria dal naso o bocca riempire i polmoni e poi svuotarli.
Okay … okay ce la posso fare.
 
Inspira.
 
Bene sento i polmoni riempirsi. Funzionano ancora!
 
Espira.
 
Bene. Bene … hanno detto che il rilassamento è questo.
Hanno detto che non cadrò davanti a tutti. Hanno detto che andrà tutto bene.
Ma loro non vedono il palco iniziare a prendere vita e farmi “ciao, ciao” in quel ghigno perfido.
Farà in modo che il mio vestito s’impiglierà in qualcosa e o cadrò di fronte a tutti o il vestito si strapperà ed io rimarrò nuda di fronte a tutti.
Ma non doveva essere il pubblico in biancheria intima?
Forse no … o questa al posto di essere un’esibizione canora sarebbe un party per nudisti o una spiaggia.
Rido nervosamente.
Mi ricordo che quando ero piccola e i miei genitori portavano me e mio fratello al mare, mi avvicinavo agli ombrelloni delle altre persone e mi mettevo a cantare le canzoni dei miei cartoni animati preferiti.
Sto sorridendo come una stupida.
Mi mancano quei tempi. 
Mi piacerebbe tenere un concerto al mare, magari non in costume, preferisco essere vestita.
Ho un mondo di vestiti estivi a casa.   
 
Ehi, un attimo. E se nella fretta avessi dimenticato di vestirmi?
 
Controllo cercando di non dare troppo nell’occhio. Mm no … ho addosso il mio vestito bianco, nella sua semplicità è il mio preferito. Ho anche la mia chitarra in legno col mio nome scritto sopra.
Oddio e se si rompe una corda mentre suono?
Ricontrollo freneticamente le corde della mia chitarra.
È impossibile che si spezzino proprio ora, insomma le ho sostituite tutte ieri!  
 
Chiudo gli occhi. Forse mi sto davvero preoccupando troppo.
 
Attorno a me gli altri lavorano instancabilmente.
Chi sistema le luci, chi si occupa del suono, chi degli strumenti, chi del pubblico.
 
Mi avvicino al sipario.
Scosto leggermente la pesante tenda vellutata rossa.
Oltre le luci calde e gialle come il sole, il piano scenico in legno, il presentatore nel suo completo elegante; davanti ai miei occhi si estende un tappeto di persone, di volti che non riconosco.
Oh mamma!
Richiudo subito la tenda e mi “nascondo” nuovamente dietro il sipario.
Il mio corpo inizia a reagire, sto tremando … sudo a freddo.
 

Da dove sono spuntate tutte queste persone?

Mi metto una mano ai capelli.
Non ce la posso fare … io … sono … io … come ha fatto a farmi venire in mente quest’idea?
 
<< Ed ecco a voi Miss Taylor Swift >> dice il presentatore nella sua voce profonda.
Maledico il tempismo perfetto di quell’uomo. Adesso come faccio a scappare?
Le luci si spengono, rimangono accese solo quelle che delimitano il palco e lo illuminano dal basso verso l’alto.
Lo staff per la preparazione inizia ad allontanarsi dal palco, per darci spazio, la mia band inizia a sistemarsi.
<<  sei pronta Taylor? >> chiede Dave pericolosamente vicino al meccanismo che avrebbe fatto aprire il sipario.
 
Bella domanda.
Inizio a guardarmi in giro senza vedere realmente niente.
Devo sembrare ridicola: una ragazza alta dai capelli chiari che ricordano vagamente una cascata di boccoli biondi, in piedi nel suo vestito bianco e la sua fedele chitarra in noce a tracolla nella penombra del palco ancora interamente nascosto dal sipario.  
Perfettamente immobile in quel mondo che attende.
 
Persa nei battiti del mio cuore, come un tamburo nel petto e nei miei respiri irregolari, sento il tempo concedermi una pausa di riflessione.
È quasi come s’immaginano le esperienze vicine alla morte, con la differenza che al posto di rivivere la mia vita ripercorro tutti quegli stati d’animo, fatti e azioni che mi hanno portata ad essere qui in questo momento.
Quasi come un caleidoscopio di ricordi.
 
Vado indietro nella mia testa per rispondere a quella domanda che urlava ogni cellula del mio corpo:

“come ci sono finita io qui oggi?”

 

Non troppi giorni prima
A scuola

 

“Non riesco a credere che l'hai fatto veramente.
Mi sei passato accanto e hai portato il mio cuore con te.”

 
Guardai soddisfatta il mio quaderno, dopo due ore di cancella e riscrivi alla fine le parole erano venute.
Il vero problema è che erano soltanto due versi.
 
Nuovamente sconfortata appoggiai le braccia sul mio bianco banco e lasciai che la mia testa crollasse sgraziatamente sopra di esse, emettendo una specie di “puff”.
Chissà se esisteva una sorta di riunione di alcolisti anonimi per persone che erano state lasciate.
Sorrisi immaginando la scena.
“Salve – esordirei al mio primo incontro con voce vivace e forse troppo euforica rispetto le persone dai volti scuri che mi osservano – il mio nome è Taylor ”. Mi risponderebbero con un monotono “ ciao Taylor” ? come nei film? Sorrisi di nuovo. 
 “ frequento ancora il liceo, anche se sono un’aspirante cantante. E il mio ragazzo mi ha tradita.” Pronuncerei gravemente l’ultima parola, così in modo squisitamente teatrale, così che possa tagliare l’aria nello stesso modo nel quale spero di tagliare la sua testa. Poi tornei a fissarli e con un’aria perplessa confesserei:
“ con una mia amica, che mi aveva giurato che non ci avrebbe mai – ricalcherei questa parola – provato con lui”.
Abbasserei lo sguardo, preparandomi a mantenere quel mio finto stato di allegria anche nella parte più dolorosa e che ricordavo come se fosse ieri.
“ E dopo che mi è arrivata la notizia di quello che lui aveva fatto con lei –  pronuncerei queste parole con un tono indignato – lui ha avuto il coraggio di venire da me ”.
L’attenzione delle persone nella sala crescerebbe, mentre io prenderei un bel respiro.
 
“Per chiedermi di rimetterci insieme”.
 
Cori di sdegno si alzerebbero per la stanza, mentre io tirerei un sospiro di sollievo: significava che non ero né pazza né esagerata.
A quel punto continuerei dicendo: “ Purtroppo quella volta non sono riuscita a parlare con lui, ero impegnata a trattenere le lacrime …” farei una smorfia facendo finta di non aver confessato una cosa simile e cercando di riprendermi un po’ di dignità aggiungerei:
“ Ma se fossi stata più attenta, gli avrei chiesto cosa gli faceva pensare che non meritassi delle scuse e soprattutto gli faceva pensare che io volessi ancora rivederlo e cosa aveva fatto nel tempo libero per perdere momentaneamente o no tutti i neuroni che aveva in testa, insieme al suo buon senso, se mai l’aveva avuto”. Per sottolineare l’ironia della frase alzerei un sopracciglio.
 
Un colpo al braccio mi fece tornare alla realtà. La mia vicina di banco nonché migliore amica, una ragazza dai capelli rossi, stava cercando di attirare la mia attezione.
 
Nell’ultima ora potrei essermi dimenticata di essere comodamente “si fa per dire” seduta nel mio banco scolastico vicino la finestra all’ultima fila, così da non bloccare la vista altrui e potrei aver dimenticato di ascoltare la professoressa.
Quindi considerando che non avevo idea di quello che stavamo facendo non trovai esattamente confortante avere gli sguardi dell’insegnate e degli altri compagni addosso.
 
Cosa volevano che facessi?
 
Abigail avvicinò il suo libro e m’indicò un punto.
Grata, mi chinai cercando di focalizzarlo. Quando una ciocca di capelli mi cadde davanti gli occhi la misi nuovamente al suo posto. 
 
Stavamo studiando Shakespeare. Poteva essere deprimente per me in quel momento, considerando le tragedie di amore che aveva scritto, quindi pregai che fosse un’opera storica o altro.
La dea bendata non la pensava come me, così mi toccò leggere un atto straziante di Romeo e Giulietta in inglese antico. 
 
A quanto pareva, se esisteva un qualsiasi modo nel quale la vita poteva fermarsi e ridere dei piccoli esseri umani, l’avrebbe fatto.
 

Qualche giorno prima.
A casa.

“Aspetto con ansia il giorno nel quale finirò di fingere
Che sto davvero bene quando non è così.”

 
Osservai le ultime parole che avevo aggiunto al mio testo, ripercorrendole con le dita.
Negli ultimi giorni avevo letteralmente fatto i salti mortali per non parlare con mia madre.
 
Stavo andando in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, quando per le scale l’incrociai.
Io scendevo, lei saliva.
Era avvolta nel suo maglione nero e teneva in braccio il nostro cagnolino, entrambi mi guardavano incuriositi.
 
<< Tesoro – disse nella sua voce dolce e rassicurante – in questi giorni sei un po’ giù … è successo qualcosa tra te e Sam? >>
 
Osservai la parete ocra piena di foto.
Brutta mossa, ma avevo bisogno di distogliere il contatto visivo.
Mi stampai in faccia il migliore dei miei sorrisi.
 
<< No mamma … ci siamo lasciati, ma è tutto okay! Era un deficiente – le confessai annuendo con la testa come se quel gesto avesse potuto renderlo reale – insomma, ti rendi conto che per la pigrizia di non aiutarmi a cercare una nostra canzone ha detto che sarebbe stata il suono delle zanzariere tolte dalle finestre insieme a quando parliamo al telefono e parliamo a bassa voce perché è tardi e non dovremo stare svegli >> Mi bloccai rendendomi conto di averle confessato che certe notti sto sveglia fino le 3 di notte a suonare, scrivere o parlare al telefono … insomma tutto meno che dormire.
Per tutta risposta lei mi sorrise e mi fece un occhiolino complice.
 
Effettivamente tutte le mamme sanno tutto dei figli.
 
<< Se non sbaglio quando mi avevi raccontato della vostra canzone ne eri molto felice e non lo consideravi stupido >> mi disse. Cercai di mantenere un contegno, ma non ero mai stata un tipo da botta e risposta, rimanevo sempre pietrificata e basta.
<< Capisco che le cose cambiano cara – sospirò – se hai voglia di parlare sai dove trovarmi >> mi sorrise e raggiungendomi su le scale mi diede un veloce abbraccio così da non stringere troppo il nostro animaletto.
 
La osservai salire le scale in legno.
 
Mi si straziava il cuore a doverle mentire, ma non potevo farla soffrire.
Aveva dovuto raccogliere tante delle mie lacrime non volevo che vedesse anche queste.
Del resto era una cosa stupida. Avrei potuto cavarmela da sola, non sapevo ancora come, ma me la sarei cavata.
Avrei dato un senso a tutto questo, scrivere una canzone è venire in contatto con i propri sentimenti, è cercare di dare un senso, un filo logico a tutta quella matassa di emozioni che si prova.
I fogli di carta avrebbero assorbito le mie lacrime, mentre la mia mano li colorava.
 
Di fogli infatti, la mia camera era piena.
 
Fogli con testi di canzoni completi o no sparsi disordinatamente sulla mia scrivania.
Fogli sul mio letto insieme alla mia chitarra.
Testi che dalla mia anima si imprimevano sulla carta usando come strumento le mie mani.
 
Lui era ovunque. Nella mia mente, nel mio cuore … quanto sarebbe durato ancora?
 

“Voglio davvero sapere com’è 
Averti dimenticato
Finché non lo farò, continuerò a scrivere canzoni su di te.”

 
“Ho una pila di fogli alta.
Ed è tutta dedicata a te. 
Continuo a pensare, che forse 
Posso dare un senso a qualcosa di folle,
Qualcosa che non riesco a togliere fuori dalla mia testa ”.

 

Nei sogni.

 “
Non sai che sto cercando di odiarti?
Cercando di avere un sogno nel quale tu non vinci
Ma come posso spegnere quest'incendio
Se sei tu quello che l'ha creato.”

 
 Immaginavo ci fosse qualcosa di strano quella storia.
Dovevo essere in un labirinto, o comunque un luogo senza via di uscita.
Era innaturale o molto ben progettato considerando che la pianta dell’atrio nel quale mi trovavo era circolare e lungo il suo perimetro si trovavano otto imponenti portoni in pietra chiara con spesse ante di legno, ed io ero entrata in ognuno di questi senza riuscire a uscire da quella zona di attesa.
 
Sospirai e mi sedetti nel perfetto centro della circonferenza. Il contatto col pavimento in marmo in quell’ambiente dall’aria antica e sterile, mi spinse a guardare su e quindi osservare il tetto.
 
Rimasi a bocca aperta.
 
Non mi stupì poi tanto la cupola costruita sui vari archi che lo ricopriva, piuttosto che ci fosse scritto “Sam” almeno un miliardo di volte.
Spaventata, guardai le pareti.
Non esisteva più il bianco antico … adesso erano macchiate dal suo nome scritto in nero, un miliardo di volte. Con un carattere irregolare e distorto, quasi come se la vernice scura fosse stata buttata sul muro con rabbia, fino a riempirlo completamente.
Mi guardai le mani: erano sporche di nero.
Ero stata io?
Indietreggiai spaventata.
Ma che diavolo stava succedendo?
Andai a sbattere contro qualcosa di duro e caldo. Qualcuno che conoscevo bene.
Non avevo bisogno di girarmi, sapevo che Sam era li.
 Decisi di farmi del male e mi voltai a guardarlo.
Era così dannatamente perfetto, nel suo sorriso capace di farmi sciogliere il cuore.
Nei suoi capelli scuri come gli occhi, nella sua t-shirt candida che gli metteva in risalto i muscoli, nei suoi jeans blu. I miei preferiti.
Come quella volta in corridoio si avvicinò a me (se ciò era possibile) e mi sussurrò quelle parole.
 
<< Taylor … - sentii il suo alito di menta sulle labbra, il mio cervello si bloccò davanti ai suoi occhi di onice, mentre l’azzurro dei miei diventava più chiaro, acquoso – è stato solo un momento di debolezza! Io continuo ad amarti. Il passato è passato … perdonami >> l’ultima supplica, l’ultimo sussurro.
La prima volta io ero scappata piangendo, lui aveva vinto e adesso?
Mi lasciavo baciare? Così come fosse niente?
 
<< Avresti dovuto dire di no >> le mie parole estranee e flebili sotto il suo bacio.

Capii cosa era giusto fare.

Mi ribellai, lo spinsi via.
 
<< Avresti dovuto dire di no! >> non era un sussurro, era un’accusa, pronunciata con le lacrime agli occhi con un tono di voce severo ma allo stesso tempo non troppo alto.
 
<< Avresti dovuto sapere che la voce di quello che hai fatto con lei sarebbe arrivata a me >> sibilai quelle parole tra i denti.
Come una minaccia, non era il mio stile.
Mi guardava sorpreso, mentre io iniziavo a sentire la musica incalzare, sento un peso familiare sulle spalle la mia chitarra – chissà come e perché – era arrivata da me.
Eravamo anche usciti d’atrio, adesso eravamo in un teatro dall’aria lucente ed elegante e corde nere lo tenevano legato ad una sedia.
Mi sentivo forte e potente, con la mia chitarra, nel mio vestito rosso come la vittoria, che faceva risaltare l’oro dei miei capelli e la mia carnagione diafana.
 
Non si dica mai che una cantante non sa cosa farsene della sua chitarra.
 
Nel sonno sorrisi.
Presto avrebbe ascoltato tutte le canzoni.

Dopo il sogno.

 
 
<< Taylor … non vorrei contraddirti, ma … non ti sembra troppo presto per avere un concerto da sola? Insomma il tuo album non è ancora uscito … eravamo d’accordo nel partecipare alle serate … ma un concerto così, su due piedi ... Io ti conosco … sei sicura che poi non ti emozioni? >>
Mi trovavo nell’ufficio pressoché spartano del mio capo e nonostante quest’ultimo, l’unico direttore di una casa discografica che avesse creduto in me, mi stesse criticando, lo stava facendo nella maniera più pacata che conoscessi quindi non me la presi.
A dire la verità sapevo che aveva ragione … avevo cantato soltanto al Bluerid Café e ai concorsi da bambina, non sapevo come sarebbe stato avere un vero pubblico … un mio pubblico.
Era passato un anno da quando avevamo firmato il contratto e ancora non avevano deciso quali canzoni inserire nell’album. 
Ma non potevo ignorare il consiglio del sogno! Ne andava della mia salute mentale. Se liberarmi di lui sarebbe significato fargli sapere come mi sentivo attraverso le canzoni allora l’avrei fatto.
 
<< Scott … ti prego, prima o poi dovrò iniziare … ne ho bisogno >> mi guardò afflitto. Doveva essere esausto, da quanto tempo stavamo discutendo? Una buona mezz'ora?
 
<< Va bene – cedette infine – fammi fare un giro di telefonate >>
<< Grazie, grazie, grazie >> gli dissi abbracciandolo, lui mi guardò ancora non del tutto convinto << vado a prepararmi allora! >> dissi fiera, lui mi fece un cenno.
 

 
<< Quindi … mi stai dicendo che hai costretto il tuo capo ad affittare un teatro perché vuoi fare sentire le tue canzoni al tuo ex? E vuoi che io chieda ai suoi amici di portarlo lì a tradimento e legarlo? >> mi chiese Abigail, mentre accordavo la chitarra seduta sul mio letto.
Annuii.
Poi ci pensai un attimo, mentre lei mi guardava come se fossi pazza.
<< in effetti non serve legarlo …  posso chiedere a Scott di fare venire dei buttafuori! Col compito di "buttare dentro" per fare controllare le uscite! >> dissi con l’aria di chi aveva avuto un’idea geniale, lei mi fulminò. Non le piaceva quando me ne uscivo con frasi del genere quando cercava di essere seria.
Sbuffai e tornai alla mia chitarra, almeno lei non mi contraddiceva.

<< Non avresti potuto semplicemente lavorare ancora sul tuo cd e aspettare che uscisse e fare in modo che lui venisse a sapere che quelle canzoni erano per lui? Non ti ci vedo a fare queste cose Taylor, non è nel tuo stile >>
Fu il mio turno di guardarla male. Perché tutti mettevano in dubbio la mia capacità di giudizio?  Scrollai le spalle.
<< La tua band che ne pensa? >> mi chiese, che finalmente avesse capito che ero irremovibile?
<< Anche loro erano un po’ sorpresi quando sono entrata in sala prove dichiarando che ci saremmo esibiti in un nostro concerto. Okay molto più di un po’ – ammisi – ma alla fine sono d’accordo con me … >> dissi e lei ricambiò il mio sorriso.
<< Allora lo farete? >> mi chiese lasciando trapelare l’entusiasmo dalla voce.
L’aveva nascosto per tutto quel tempo! Finsi uno sguardo indignato, ridendo sotto i baffi.
<< Funziona così? Muori dalla voglia di vedermi in scena però cerchi di fermarmi? >>
<< Dovevo assicurarmi che tu non fossi uscita fuori di testa, Taylor. Non vorrei dirtelo ma non sei mai stata un tipo distratto a scuola, eppure negli ultimi giorni avevi sempre la testa sopra un foglio di carta a scrivere e cancellare. Eri inquietante >> disse con l’aria di chi la sa lunga.
La guardavo con un punto interrogativo stampato in faccia, mi sarei dovuta preoccupare?
Poi scoppiammo a ridere.
<< Allora lo farai? >> mi chiese nuovamente.
<< Sì, lo faremo >> risposi decisa
<< Allora faremo in modo che epico >> disse la mia migliore amica con un sorriso fiero stampato in faccia.
Era una promessa, che aveva come testimoni la mia camera infantile, ma dettagli.
Era una promessa.
 

Entrare in scena è importante. 

Ah già … ecco che come ci sono finita io qui.
 
<< Taylor? >> chiede nuovamente Dave.
 
Mi limito a fissare il sipario davanti a me impaurita.
 
Sento qualcuno urlare il mio nome, dal pubblico probabilmente.
E poi il coro inizia, tante voci insieme che dicono: “Taylor, Taylor, Taylor …”.
 
Vogliono sentirmi suonare.
Sono riuscita a fare uscire la mia musica dalla mia camera da letto?
Ce l’ho fatta?
 
La paura diventa improvvisamente euforia, felicità.
Le mani mi tremano ancora, ma non importa.
Sfido qualcuno a non provare niente.
Queste persone sono qui per me.
Devo far vedere il mio meglio.
 
Controllo che il vestito e la chitarra ci siano ancora. Giusto per sicurezza.
 
Lancio uno sguardo d’intesa alla mia band.
Loro ricambiano il mio sguardo.
Nick è seduto alla batteria. Nathan e Gary sono dietro di me con le loro chitarre, così come Liana e Robert (i miei coristi).
Il pubblico non ha smesso di produrre quel delizioso suono soltanto usando il mio nome.
 
Faccio un cenno e il sipario si apre.
Le luci del teatro si spengo, quindi non vedo il pubblico e al momento loro vedono solo la mia sagoma e quella della band, ma questo non gli impedisce di esplodere  in grida e applausi.
Mi chiedo come ho fatto ad avere paura, è meraviglioso stare qui.
 
Mi avvicino sicura al microfono.
 
<< Voglio ringraziare tutte le persone che sono qui oggi. Vorrei presentare il mio primo album quindi sono contenta che siate così numerosi.
E vorrei dire a Sam, che se a qualcuno interessa è il ragazzo che adesso vedete sullo schermo alle mie spalle ed è in sala in questo momento, "grazie per avermi tradita, queste canzoni sono anche su di te".
Il concetto è questo: se siete cattivi con me, scriverò una canzone su di voi che non vi piacerà >> faccio l’occhiolino.
 
Le luci si accendono e noto una figura che si avvicina ad una delle uscite, ma un buttafuori lo costringe a rimanere.
 
Non è andata come avevi pianificato, eh Sam?
Sorrido divertita quando attacco con la prima canzone.
 
Oh se sarà divertente.
 

I’ll just wait for the day
I stop pretending
That I’m really ok when I’m not
I wanna know how it feels to be over you for real
Till I do,
I’ll keep writing songs about you

 
Note:
 
Innanzitutto ringrazio chi è arrivato fino alla fine.
Sono sette pagine sta volta quindi immagino sia stato arduo xD
Comunque, giuro che questo è l'ultimo così lungo è che doveva essere quello iniziale.
Spero non sia stato troppo pesante per voi, in caso fatemelo sapere.
Fatemi sapere anche se ci sono errori, per favore.
E se non è troppo da chiedere … questo capitolo mi ci sono voluti quattro giorni e fin troppi cancella e riscrivi per finirlo, mi lasciate sapere che ne pensate? ;)
Per favore?
Come al solito spero che il capitolo non faccia schifo ed è ispirato ad una canzone poco conosciuta di Taylor, mai edita anche. Si chiama Writing Songs About You, qualche verso della canzone l’ho tradotto e l’ho messo in mezzo al mio testo per poi ripeterlo alla fine in lingua originale.
Sono presenti dei riferimenti a Our Song e Should’ve Said No.
Siccome questo capitolo avevo in mente di scriverlo sin dall’inizio, senza mai riuscirci lo metterò all’inizio, insomma … alla fine è la canzone da cui prende il titolo la raccolta xD
In conclusione ringrazio Clairy93, Slyfox18, Lottieverdeen, DemtriaTay, Crichiola, Haley_V e Lycis per avere recensito almeno un capitolo :) ringrazio anche chi ha messo nei preferiti o nelle seguite la mia storia: " grazie" :) grazie, per esservi interessati ^^ e grazie ai lettori silenziosi :)
Spero di non avervi deluso … soprattutto le ragazze che di solito recensiscono la mia storia.
 
Ps: vi lascio un piccolo indice così sapete bene o male come sono i capitoli della mia storia.
 
1 spero abbiate finito di leggerlo adesso xD
2 Parla di Forever and Always ed è scritto sotto forma di pagina di diario
3 Parla di Love Story e anche questo è in prima persone e sotto forma di diario
4 Parla di I Knew You Were a Trouble, scritto in prima persona e sotto forma di diario
5 Prende ispirazione da una frase, è triste ed in terza persona … è l’inizio del diario.
6 Parla di Picture to Burn, l’inizio è sotto forma di diario in prima persona, poi però diventa un sogno ad occhi aperti ed è quindi una narrazione.
 
E per ora è tutto …
Vi ringrazio ancora dell’attenzione.
Un bacio
Thea.
 

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Capitolo 2
*** Mai dire Ora e sempre se non è quello che intendi ***


Ho scritto questo capitolo come primo ma adesso (2 mesi e 4 giorni più tardi) ne ho messo un altro come primo che si chiama "Scrivendo canzoni su di voi"
Quindi vi  ringrazio di stare leggendo questo capitolo
In caso voleste leggere quello prima, basta andare indietro. 
 xD
Tra l'altro in quello che è diventato il primo capitolo ho inserito un piccolo indice.
Come su: basta andare indietro.

Grazie per l'attenzione e buona lettura :) 

 Note:
Non ero del tutto seria quando ho iniziato a scrivere questo pezzo ... avevo voglia di scherzare xD. Pensavo cosa potrebbe scrivere Taylor se si fosse messa a fare ironia sulle sue canzoni ... e ne è uscita questa cosa non so quanto bene riusciuta xD (spero me lo vorrete dire in una recenzione? :) ) 
Ho preso spunto da:

(*) stay stay stay "before you i only dated self indulgent takers who took all their problems out on me"
(**) I’ve learned that you can’t predict [love] or plan for it. For someone like me who is obsessed with organization and planning, I love the idea that love is the one exception to that. Love is the one wild card.” 
 (***) "we should love, not fall in love, because every thing that falls, gets broken"

Spero tutto sommato non vi dispiaccia :) 
Grazie a chiunque legga, se mi lasciate una recensione mi fa piacere :) 
Un bacio. Thea

---

… I was there when you said forever and always
You didn’t mean it baby, you said forever and always, yeah

 
La gente pensa che io ne sappia parecchio di ragazzi.
Beh … considerando tutte le mie vendett ... ehm … canzoni (statene certi, mi raccomando) si potrebbe dire che io abbia conosciuto diverse persone.
Disgraziatamente ci sono diverse interpretazioni per le tre parole “saperne di ragazzi”.
Per quanto mi riguarda, un’interpretazione poco veritiera è che io sappia realmente come gestire un ragazzo.
Le persone che hanno questa geniale teoria potrebbero gentilmente spiegarmi com’è possibile che io “la grandissima esperta in relazioni” sia stata mollata anche nei modi più brutali da tutti quegli esseri del sesso opposto che ho frequentato?
È difficile chiamarli ragazzi o giovani uomini giacché erano dei tizi indulgenti solo verso di loro che scaricavano i loro problemi solo su di me.
*sbuffo* non lo trovate incredibile? Nemmeno prendersi la responsabilità dei propri problemi, questa è bella.
Parlando di rotture brutali. Ci credereste che uno di loro mi abbia persino lasciata via telefono?
 Sì, telefono, quell’aggeggio così carino che con molta probabilità è li accanto a voi che leggete.
Quel telefono che si dice essere il metodo più crudele per rompere con una persona. Immagino perché quando la persona che sta dall’altro capo (ed è stata appena mollata) inizia ad urlare, puoi chiudere. Semplicemente. … e dipende dalla sua familiarità con i coltelli da cucina o da quanto suo padre somiglia ad un armadio, puoi anche iniziare a chiamare l’agenzia turistica per acquistare un biglietto di sola andata per l’altra parte del mondo.
Ricordo ancora quel triste giorno. A parte sancire la definitiva rottura con quello (ma non guarigione … figuriamoci!) quel giorno anche i continui litigi col mio telefono toccarono il loro culmine. Arrivammo a un punto di rottura. 
Vi confesserò … lui se l’era presa per quelle poche volte che l’avevo fatto cadere. (e sottolineo “poche”. A differenza di certe persone che gli fanno provare l’ebbrezza della caduta libera stile bungee jumping ogni santo giorno). Io l’ho sempre tenuto in molta considerazione il mio telefono, ma da quando ho iniziato a insomma … frequentare delle persone è diventato - e a volte lo è tuttora - l’immagine stessa dell’angoscia. Tipo portatore di brutte notizie, sapete?
Potrei aver armeggiato su di lui per un po’ di tempo, giusto per assicurarmi non fosse rotto ed era quel questo che non arrivavano ne messaggi ne chiamate
 Ma chi poteva biasimarmi? Passavo li … ore e ore … chiusa in camera mia, nella penombra ad aspettare un suo messaggio … che non arrivava ( abbastanza patetico, per chi quando va a fare quattro passi ha un caloroso pubblico che l’accoglie ovunque vada, non trovate? *sorrido*).
Quel silenzio, quella tensione che si tagliava come un filo.
C’era una nuvola sulla mia testa, nera di pioggia che mi seguiva dappertutto stile Fantozzi.
Giurerei lo faceva apposta, continuava a piovere su di me … camera mia, tutti i posti dove eravamo stati, dopo mi aveva sussurrato quelle parole quasi avesse paura qualcuno ci sentisse (mi spiego il perché finalmente) erano pieni di acqua. Anche il mio viso somigliava al letto di un fiume, se è per questo.
E di certo non ero io quella che aveva bisogno di calmare i suoi bollenti spiriti o rinfrescarsi le idee.
Avrei dovuto spedirgli quella fottuta (scusate il francesismo) nuvola nera, quando ho iniziato a dubitare. Quando ho iniziato a chiedergli cosa gli fosse preso.
In effetti avrei desiderato le cose fossero andate in un modo abbastanza diverso rispetto come andarono seriamente.
*Teatrino nella mia testa: un ragazzino con i capelli neri, taglio figo come il fisico, e occhi scuri mi sorrideva col migliore dei suo sorrisi … quello per fare stramazzare le ragazze ai suoi piedi. Ovviamente non aveva funzionato anche con me. Forse … quel sorriso più le parole “ora e sempre” *scuoto la testa* . Lo guardo, lui mi guarda. Inizio ad esporgli le mie tesi. Lui mi sorride dicendo che è tutto apposto.
Ma sta volta non gli credo. Quindi inizia ad assistere a uno spettacolo inquietante. Tipo me … con una padella in mano dalla cucina di mia madre (non so da dove l’ho uscita la padella … ehm diciamo dalla mia borsa?) e sono pronta ad usare il secondo dei suoi usi.
Intuisce vagamente il mio piano.
Lo vedo correre come un bambino spaventato che prega di non prenderle.
Le armi usate dalle loro madri li spaventano sempre.
Chissà, magari in questo nuovo modo non avrebbe potuto scrivere il libro “modi creativi per utilizzare un cellulare”. *
Le cose non vanno mai come realmente vorremmo.
Mai ... sempre … Ora e sempre eh?
A parer mio? O voleva dire che avrebbe amato per sempre sua madre anziché amare me? 
Lusingata, ma … non credo che il paragone sia possibile.
Oppure magari aveva problemi di personalità multipla (e non mi sorprenderebbe poi tanto, alla fine) che gli poteva provocare perdite di memoria a breve o a lungo tempo (vedi tutte le volte che aveva ripetuto quelle tre parole, insieme al “ti amo” e tutti i momenti insieme) e il bisogno di una ragazza per ogni personalità che causava anche il problema di ricordarsi a quale delle due avesse detto quelle dolci parole (e se me li fossi beccata tutti io? E l’altra viveva nella sua beata ignoranza? … non oso pensarci.).
Ad ogni modo. Come stavo dicendo prima di raccontarvi i miei problemi con i cellulari. Certa gente pensa che io sappia tutto dei rapporti e conosca le regole del gioco.
La realtà è che non le conosco. Fidatevi, se ci fosse una persona a questo mondo che dovrebbe sapere come trattare, magari prevenire o pianificare l’amore quella sarai io. Non perché ho poi tutta questa esperienza, ma perché sono la persona più ossessionata con l’organizzazione e la pianificazione che conosco! *rido*
Io e l’amore, la carta selvaggia, come sono solita chiamarlo, siamo agli antipodi. Ed è per questo che ne sono così affascinata, per questo che ne parlo così spesso.
 So come si fa a sopravvivere (seppur difficilmente) ad una rottura, non come non rimanere con cuore spezzato in un brutto modo.
Il mio ha quasi fatto l’abitudine ad avere delle crepe.
Difficile da credere, eh? Ma non improbabile *annuisco e sorrido* .
Per le sognatrici (giusto per riagganciarci al discorso dell’ora e sempre che per qualcuno potrebbe equivalere come una proposta di nozze) è più facile innamorarsi, sapete? Perché sono abituate a sognare.
Infatti ci si può permettere di vedersi con un abito lungo e scintillante, come quello delle principesse poi si vede quel ragazzo su un cavallo bianco, baciare dolcemente la mano che gli stata porta e baciarla; oppure si inizia ad avere visioni che riguardano lui che sussurra nella sua voce melodiosa frasi romantiche in un posto mozzafiato.  
È stupido e immaturo ma questo leggero errore di valutazione porta a non scegliere sempre i ragazzi giusti.
Innamorarsi è prendere un meraviglioso trapano e iniziare a rompere le proprie difese.
È un salto nel vuoto.
Prendi la rincorsa … e non sai davvero se lui sarà lì a prenderti al volo oppure ti lascerà cadere su un pavimento a dir poco gelato con un pacco di pop corns in mano.
I salti nel vuoto, innamorarsi … non sono sempre una cosa positiva. Quello che cade ovviamente si rompe. È fisica.
 
Sono Taylor Alison Swift e questa è la chiave del mio diario. 

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Capitolo 3
*** Cosa si prova ad essere Giulietta ***


Love overcomes everything.  
 
--- 
 
Vi è mai capitato di dire ad un ragazzo:
 
Romeo
(giusto per scegliere un nome poco conosciuto e soprattutto che non evoca nessun ricordo che sa di passione e tragedia)
Salvami.
* illustrazione del filmino mentale:
Nel bel mezzo della notte, quando ormai sono tutti immersi nei loro sonni.
(Tranne me ovviamente. La notte è fatta per pensare. )
Nella radura nascosta dai folti arbusti della foresta.
La luna brilla sul lago.
Due cuori così simili, nati in corpi così diversi. 
I violini cominciano a suonare lo stesso il pianoforte.
(senza nemmeno sapere da dove cavolo è spuntato nel bel mezzo della foresta,
 ma non si capisce come nei filmini mentali tutto è concesso.
Ad esempio posso metterci anche un pegicorno
(per chi non ha idea di cosa è un pegicorno: è semplice! L’unione di un pegaso e di un unicorno *sorrido soddisfatta di essere la prima persona al mondo a parlare di pegicorni * )
 che vola spiegando le sue ali al vento e lasciando alla luna illuminare il suo corno.
Non è divertente ... okay ).
Fine filmino mentale. Torniamo al discorso *
Nessuno vuole che noi stiamo insieme.
Stanno cercando di dirmi cosa devo pensare.
Quest’amore è complicato
 Ma è reale
*momento nel quale si guarda il ragazzo negli occhi con quell’espressione così spaventata, ma decisa e intensa, ardente di speranza per quell’amore così detestato ma così unico poi …*
 Non devi avere paura.
Usciremo da questo casino.
È una storia d’amore.
È la – nostra – storia d’amore.
Devi dire soltanto sì.

Ecco. Vi è mai capitato di dichiarare il vostro amore ad un ragazzo in questo modo e sentirvi dire …
“Ma anche no”
“come?”

 
 
Se vi è capitato (spero di no ) inutile descrivere l’espressione sconcertata che la vostra faccia assume in quel momento.
O il profondo desiderio di ripetere in tono calmo, quieto, leggermente minaccioso, con una chitarra ben nascosta dietro la schiena:
“ Che cosa hai appena detto? ”
Sapendo esattamente che se la risposta non vi soddisfa, la chitarra è lì, ad aspettarvi fedele dietro la schiena ... basta solo prenderla.
E se vi va di sprecare fiato inutile potreste ricordargli che avete usato frasi così piene d’amore e di significato da poter essere scambiate per il punto di vista di Giulietta nella tragedia. Se avete bisogno di sfogarvi per altri torti subiti potreste valutare l’idea di iniziare a leggergli la tragedia.    
Chissà, forse insieme alle note che gli suonerete, imparerà anche come si trattano le donne!
E perché no? Anche un po’ di cultura. Che non guasta mai in un uomo
*un sorriso divertito sfiora le mie labbra* .

Perché ho il sospetto che se la tragedia Romeo e Giulietta fosse ambientata ai giorni d’oggi, giusto per rispecchiare il volere di molti ragazzi (tra i 15 e i 17 anni tipo Romeo) l’autore scriverebbe che Romeo sceglierebbe Rosalina piuttosto che Giulietta, solo perché con lei sarebbe stato più semplice?

*Immaginate che io vi stia guardando con un’espressione tra lo sconvolto e il disgustato … proviamo a immaginarci la scena.
Romeo, sotto il balcone di Giulietta.
Lei dice:
<< Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti. Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu. Che vuol dire "Montecchi"? Non … >>
<< Oh ... Giulietta, ascolta, ero passato per dirti che ho intenzione di rinunciare al nostro amore … sai … ho l’impressione andrà a finire male. – le dice in un sussurro, guardandosi attorno poi la guarda – Bene! Chi tace acconsente. Allora ci vediamo, eh? Devo andare a cena con Rosalina. >>
...
La volta scorsa parlavamo dei cellulari e di come mi hanno lasciato per un’altra.
Beh nella mia storia la parte dove lui confessa di avere un amante non ci sarebbe mai stata. Di solito si molla e basta quando le cose si fanno complicate.
Ma essendo Romeo non potevo non dargli un filino di gentilezza in più rispetto al genere maschile *. 

Adesso vi chiederete perché continuo a prendere come esempio Romeo e Giulietta.
Innanzi tutto penso che se non fosse una tragedia … sarebbe la più bella storia d’amore mai scritta, poi … c’è stato un periodo della mia vita nel quale mi rispecchiavo moltissimo in questa tragedia.
Non perché quel ragazzo mi amava anche più della sua stessa vita *alzo gli occhi al cielo. Figuriamoci* per di più … perché il nostro era un amore difficile.
Non avevamo privacy perché eravamo entrambi famosi e speravo che un giorno mi avrebbe portata via in un posto dove potevamo stare soli.
Mi sembra di capire molto Giulietta perché mio padre continuava a dirmi che dovevo stare lontana da lui, che lui non era un bravo ragazzo … ma io …
*Flash back.
Mio padre mi guardava torvo scendere dalla macchina di quel ragazzo. Aveva con se la sua mazza da baseball.
Brutto segno.
Scendo dalla macchina il più veloce possibile, dicendo al mio ragazzo che no, non era davvero il caso di scendere e parlare con mio padre se non voleva che mio padre iniziasse ad esercitarsi a baseball usando lui come bersaglio. Dopo quelle parole sembrò abbastanza sollevato.
Questo sì che si chiama essere coraggiosi.
Non avevo nemmeno avuto il tempo di chiudere lo sportello che se ne era già andato.
Lo so avrei dovuto pregare la fine di quello sportello. Del resto mi aveva lasciata sola ad affrontare mio padre.
<< non ti avevo detto di non uscire più con quel ragazzo?>>.
Sapevo che stava succedendo, mi guardo intorno per cercare l’aiuto di mia madre.
Lei era chiaramente a disagio. Non sapeva se assecondare suo marito o sua figlia.
In quel momento da brava sognatrice innamorata che ero, capii che se volevo continuare a fantasticare su quel ragazzo avrei dovuto combattere per averlo.
<< Papà lui non è come credi!>> gli dissi.
<< Invece si! Taylor è solo un egocentrico fissato con se stesso. Tu verrai sempre dopo di lui! >>
<< Non capisco perché ce l’hai così tanto con lui!>> lui fece per replicare, ma io lo guardai dritto negli occhi, con quello sguardo che solo una persona innamorata può avere. << Ma papà io lo amo! >> urlai. Scoppiai a piangere e corsi verso camera mia. *
Quella sera cercai di parlare con la mia chitarra. Ringraziando il cielo lei c’era sempre per me.
E riguardo al ragazzo … Non mi ha mai mollata per telefono. Mio padre non aveva ragione. Assolutamente.

Però lo ammetto. È stato divertente (e produttivo) sentirsi così vicina a Giulietta. E sognando un finale meraviglioso per la mia storia ho potuto scriverne uno altrettanto bello per loro.
 
Non fate come i ragazzi ai giorni d’oggi. Non abbiate paura di “amare”.
Siate senza paure. *siete liberi di immaginarvi me farvi l’occhiolino*
Alla prossima.

 

Note :
Ciao ** innanzi tutto grazie per stare leggendo questo capitolo, o per avere letto lo scorso.
Non l'ho mai scritto, ma queste storie non hanno una connessione vera e propria. Al momento ho scritto sopra due canzoni di Fearless, ma non è detto che non mi venga in mente di fare una macedonia di diversi album.
Parlando di questo capitolo è basato su Love Story (ma va?) e questi facts su Love story.

“Like most of Swift's song, this was based on a real experience. As a teenager, she had an argument with her parents over a boy - they thought he was a creep, and Taylor thought it was love. She told 60 Minutes that he was, indeed, a creep, but she thought he was amazing at the time. The pre-chorus of the song came into her head: "You were Romeo, you were throwing pebbles, and my daddy said, 'stay away from Juliet." She grabbed her guitar and worked out the chords on her bedroom floor.
She added that the song was met with indifference from her record company and her parents, but she fought for it, which she says was a fun experience because she had something to prove.
This could be about Swift's relationship with Joe Jonas of Jonas Brothers, who she dated for much of 2008. The line "Romeo, take me some place we can be alone" relates to the fact that they were never alone due to their popularity. "I sneak out to the garden" is symbolic of how they had to sneak around to have dates due to the paparazzi. The song also talks about Swift's father and his objection to Joe, but Taylor ignored her father's advice and continued to date him until their breakup in October.”

E parte finale è riferita al discorso di Taylor su quello che per lei è Fearless, ma scommetto che non avevo bisogno di specificare.
Ho pensato si e no un'ora alla struttura del capitolo, è andata a finire che l'ultima parte è più seria/triste/romantica. Ma si tratta di Love Story e considerando che è la prima canzone che ho ascoltato di lei e che me l' ha fatta amare non sono riuscita a ironizzarci troppo.
Spero il capitolo vi piaccia :) Che sia positivo o negativo mi piacerebbe davvero tanto sapere il vostro parere.
Grazie per essere arrivati fin qui, deve essere stato difficile.
Un bacio
Thea 

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Capitolo 4
*** Trouble ***


 
 
Avete mai sentito il detto: “Non si smette mai di imparare?”.
Secondo me è a dir poco fondamentale. È innegabile oltre che ovvio, che nel futuro sapremo più cose di quante non se conosciamo ora.
Crescere è fondamentale per la vita e volenti o nolenti tutti siamo vittime della crescita.
 
Sfortunatamente a volte per crescere bisogna anche sbagliare.
 
E ripensando alla nostra vita o trovandoci nei guai per una determinata scelta sbagliata, nel nostro stato di grazia di “saggi del futuro” desidereremo poter tornare indietro e fermarci.
( in caso il nostro “io” del passato sia più cocciuto di un mulo, allora si può anche considerare la possibilità di tirare fuori padella o chitarra a scelta e picchiarlo, così, per inculcargli un po’ di buon senso: un giorno vi ringrazierete)
 
Alcuni sbagli - seppur ripetitivi - sono innocui, come ad esempio: constatare che il posto per la macchina non si trova se ci si alza giusto in tempo per essere a scuola e si dovrebbe scendere prima, ma puntualmente si preferisce il dormire all’arrivare in classe in orario.
Nonostante non mi sia mai capitato, capisco queste persone *sorrido*.
 
Altri sbagli possono dare una lezione esemplare … tirandosi via metà della pelle * triste metafora … triste verità, aggiungerei, con un mesto sorriso *.
E per quanto mi riguarda anche questi errori possono essere ripetitivi.
 
Dove sto cercando di arrivare?
 

Quando ho iniziato ad avere le mie prime cattive esperienze con i ragazzi – e sofferto – non mi sono persa d’animo. Del resto sono sempre stata affascinata dall’amore.
*annuisco a me stessa con aria sognante, parte la musica d’effetto come nei film,
( torno a ricordare che nei sogni ad occhi aperti, tutto è possibile, anche le musiche di sottofondo )
 Mentre quella che riconosco essere la mia voce dire con passione:
“È imprevedibile e selvaggio
 brucia come fuoco lenisce il dolore come acqua fresca”.*

 
Ad ogni modo, ho iniziato una lista che sono andata ad aggiornare ogni qual volta le cose andassero storte, chiaro segno che più il tempo passa più si conosce *sorrido *
 
Mai uscire con un ragazzo che:
 

  • Sta per partire per il college e dovreste comunque dirvi addio. ( Se per voi è facile prendersi delle cotte)
  • Ti fa stirare i capelli
  • Adora i telefoni cellulari alla follia
  • Prende la vostra relazione come fosse una sciocchezza, quando per te conta.
  • Se i tuoi ti hanno detto di non uscirci, anche se non lo farai *sorrido* è meglio dargli retta.
  • È fin troppo enigmatico e gli piace giocare a scacchi. Le due cose separate non sono un problema. Ma insieme sì.
  • Hai già perdonato due volte
  • Ti ha rimorchiata in maniera dubbia
  • Ti fa tingere i capelli.
  • Ti vorrebbe come non sei.
  • Conduce uno stile di vita dubbio.
  • Ti manda così in crisi dal desiderare di sdraiarti sul freddo pavimento del bagno. 
  • È un problema.
 
Tutto questo sarebbe stato perfetto, se ci fosse stata una volta nella quale ho ascoltato la lista anziché i miei sentimenti.
*
Teatrino nella mia testa:
La mia lista che guarda male i miei sentimenti. Alza la testa fiera e fa la pernacchia ai miei poveri sentimenti martoriati sussurrando la frase più crudele che un amante dei salti nel vuoto possa ricevere una volta umiliato “ve l’avevo detto” si guarda intorno e aggiunge in tono chiaramente irritato “ma qui non mi ascolta  mai nessuno! Figuratevi”.
Una volta avuta questa discussione, capite di aver toccato il fondo.
 (ovviamente è impossibile che una lista faccia tutto questo, anche se secondo me la ride quando torno a casa piena di lividi a guardarmi con quell’aria di superiorità … )
*
                                                                       

I don’t know if you know who you are until you lose who you are.

 
 
Sapete quei film dove il cattivo ragazzo che grazie all’amore della protagonista riesce a cambiare e diventare una persona migliore?
 Bene la realtà non è così. *annuisco con l’aria di chi la sa lunga.*
 
*
Come andarono le cose:
Un paio di errori fa c’erano un ragazzo e una ragazza. Direte: “ Tutte le storie iniziano così se no non ci sarebbe la storia”.
Avete ragione.
La ragazza, che aveva uno stile simile a … sì al mio (ma non sono assolutamente io), si trovava in un posto nel quale non sarebbe mai dovuta entrare.
Ma non era nemmeno colpa dei proprietari del locale quello che successe, la colpa è di chi sceglie cose delle quali poi si pente.
Ad ogni modo avrebbe aiutato se ci avessero scritto sopra:

“ Lasciate ogni speranza o voi che entrate”

 (magari questa frase potrebbe rimandarvi a un inferno di un poeta italiano trecentesco).
Er … la ragazza era lì quando si ritrova un paio di occhi addosso.
Lui, nel suo sorriso strafottente - classico dei ragazzi belli e dannati  ma che assomigliano ad angeli quando sorridono - la guardava.
L’aveva scelta.
Lei molto intelligentemente (se poteste guardare la mia faccia in questo momento, capireste l’ironia) decise di mettere la ragione da parte (mi chiedo se un giorno o l’altro se la prenderà, la povera ragione … ) e scegliere di seguire il cuore e i film dove l’amore riesce a cambiare le persone. Nonostante le azioni bizzarre e senza senso, anche lei aveva abbastanza cervello da capire che quel ragazzo era un problema.
Da ragazzo bello e tenebroso come da copione, per il loro primo appuntamento la portò a fare lezioni di guida stile acrobati. Che la gente normale chiama:
 “ Come rompersi l’osso del collo e prendere una multa salata e farsi ritirare la patente in un colpo solo!”
Incredibile come guida certa gente.
Dopo di che per farle notare il suo essere un cattivo ragazzo, dopo aver ballato sulle rotaie del treno giocando al gioco: “cerca di non rimanere fulminato quando il treno è troppo vicino”, lui porta in un bar.
Direte: “questo è normale! Non aumenta la reputazione da cattivo ragazzo portare la propria ragazza in un bar”.
Continuate ad avere ragione. Se non fosse che non si sa per quale motivo al mondo decide di dare fastidio a dei tipi più grossi di lui coinvolgendola.
Non c’è da sorprendersi che lui fosse lì solo per giocare ai giochi dei cattivi ragazzi con lei, traendo spunto dalla guida: “ come fare affogare nel miglior modo le brave ragazze che ci amano, facendo finta di non divertirci un mondo facendolo”.
Le cose continuarono ancora in quei perversi giochi e stili di vita, finché lei non si rese conto di essere stata tradita.
Si può fare finta di non vedere che il proprio ragazzo è leggermente più cattivo del normale.
Fare finta di no sapere che fuma cose pesante.
Fare finta di non pensare che fosse matto a mollare il volante alla guida per fare chissà cosa.
Fare finta di non essere trascurate.
Ma quando si hanno gli occhi come testimoni, non si può fare finta di non vedere il proprio ragazzo con altre e fingere di non essere state lasciate sole.
Salvo che non si decida di metterci due prosciutti sopra … gli occhi, intendo.   
In tal caso: “Buona felice relazione e felice matrimonio”
*
 …
 
A dire la verità?
Se avessi raccontato la storia per com’era, sarebbe stata noiosa.
Sta volta non ho niente da rimproverare a lui.
La colpa è sempre stata la mia.
Ero quella stupida ragazzina attratta dalla luce del fuoco, che solo quando è troppo tardi si rende conto che la luce allo stato puro brucia.
Il fuoco brucia accecando se non si sa come gestirlo.
È la vita, insieme a del buon senso.
 
Ricordate di quando parlavano di cadute e pop corns?
Bene, adesso aggiungo che certuni danno corda all’amore per un po’, per aggiungere un’altra tacca alla cintura e alcuni restano per gustarsi il tormento che hanno provocato.
Questione di gusti, direi.
Non i miei, ovviamente … se c’è una cosa che posso dire è “tenete gli occhi aperti” non tutti i ragazzi che sembrano bravi lo sono e non tutti i ragazzi che sembrano cattivi lo sono.
*espressione perplessa sul mio viso* effettivamente, il mondo è un casino.
 

Love, Taylor.
 

 

 
Note:
Eccomi qui con un ritardo mostruoso a scrivere che questa one shot è ispirata a I knew you where a trouble, in modo particolare al video, perché il testo non riuscivo a collegarlo a molto xD anche se qualche riferimento c’è.
 Diciamo che prima di ieri notte non prevedevo di provare a parlare di questa canzone, però dopo un po’ di lavori è uscito fuori questo testo e a me non dispiace, nonostante non riuscissi a chiudere decentemente …
Se avete consigli, sono qui.
Spero vi piaccia, nonostante tutto.
 
Vi ringrazio per aver letto questo capitolo ed esservi interessati in modo silenzioso o no alla mia raccolta di one shot  :) non sapete quanto lo apprezzo.
Se vi va lasciatemi il vostro parere :)  
Un bacio
Thea.

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Capitolo 5
*** Zero. Come ballare sotto la pioggia ***



"All you have to do to be my friend is like me ... and listen"


...
Pioggia.
Lievi gocce d’acqua scivolano dolcemente su di lei.
Mentre le sue più cupe paure s’insinuavano tra i suoi occhi, l’acqua ormai più forte mostrava il reale colore del mondo attorno a lei.
La terra e l’erba vivida accoglievano di buon grado il dono celeste regalando a loro volta quel profumo così particolare che è possibile sentire solo quando il cielo piange. Le ville si bagnavano lentamente proteggendo con attenzione quello che vi erano al loro interno.
 
Respirava a pieni polmoni mentre guardava una macchina percorrere la strada fino ad andarsene.

Piangiamo insieme?

Le suggerii il tintinnio della pioggia.
Si sentiva come un albero spoglio desideroso di vedere quel giorno nel quale non si sarebbe vergognato di mostrare solo le ossa che lo reggono.
Spogliata di ogni cosa bella che fosse mai stata, al centro della strada, in attesa .
 

Non è successo veramente.
 

Qualcuno avrebbe capito che quel temporale così visibile all’esterno si stava abbattendo anche nel suo corpo?
Che il grigio scuro che lui aveva lasciato alle sue spalle le aveva attanagliato la mente, e adesso la circondava tra asfalto bagnato dove era ferma e il cielo scuro di pioggia che la sovrastava?
Era presente come l’unica luce bianca immersa nel grigio, imprigionata dal pianto celeste.
 

Essere unici ...
La gente può fare pesare quando si è diversi.
Il pensiero ricorrente che quando si è abbastanza fortunati da non essere simili a nessun altro, non si dovrebbe mai cambiare.
Poteva non essere come tutti gli altri, ma qual era il problema? Come le avevano fatto notare, molte persone l’apprezzavano proprio per questo.

Riportò l’attenzione all’esterno: i vicini stavano richiamavano i bambini in cortile fuori a giocare.
La osservavano straniti nel vedere quella bella ragazza al centro della strada nel bel mezzo di un temporale …
Anche sua madre la chiamava, le ordinava di tornare a casa.

Da quando mia madre ha smesso di considerarmi una donna che può fare le sue scelte da sola?

 
Si chiese cercando di trovare possibili nuovi significati alle parole “mi fido di te”. Scosse la testa: non ce ne erano.
Eppure era stata sua madre a dirle. Aveva cambiato idea?
 

“Sei in mezzo ad una strada, una macchina potrebbe arrivare da un momento all’altro e potrebbe investirti.”
Disse irritata dalla poca arguzia, una voce nella sua testa.
“ E – continuò quella - come se non bastasse ti stai colando tutta rischiando di prenderti un raffreddore!
Scelte da sola?
Mi sto seriamente chiedendo come tu faccia a badare al tuo gatto!”
 
“Che fine ha fatto la ragazza che si preoccupa di ogni cosa?” piagnucolò ancora quella.

 
Indispettita dal suo stesso inconscio, la cacciò via.
Se aveva voglia di stare li l’avrebbe fatto. Anche col rischio che quel gran genio del suo ragazzo torni per spezzarla fisicamente oltre che spiritualmente.
Finirebbe il lavoro.
Abbassò mestamente la testa.
Le avevano insegnato che non avrebbe dovuto farlo mai, ma era stata sconfitta tanto valeva ammetterlo. Era coperta di lacrime dalla testa ai piedi.
Lui aveva vinto. Si era preso il suo cuore.
Si sedette sull’asfalto bagnato rabbrividendo al contatto.
Pensando distrattamente che aveva toccato il fondo in tutti i sensi possibili
Salite. Brutta storia. Adesso doveva solo capire come si saliva.
Mentalmente, appuntò di ricordarsi che toccare il fondo non è piacevole: meglio evitarlo.
Cosa avrebbe fatto adesso?
 

There is no time for tears just sitting here planning my revenge.
 

Poteva andare dai suoi amici. E flirtare con loro.
Alzò divertita lo sguardo al cielo sfidandolo a trovare le lacrime che pian piano venivano lavate via dalla pioggia.
Si gustò nel suo film mentale l’espressione sconcertata sul volto del suo – ex – ragazzo vedendola con il suo migliore amico. Un ragazzo davvero simpatico tra l’altro.
Niente avrebbe potuto fermarla.
A parte il minuscolo problema che lei non sarebbe mai stata il tipo di persona che avrebbe potuto anche solo provarci di fare una cosa del genere.
Ma fino a prova contraria nessuno può sapere quello che pensi finché non lo dici.
Non è mai stato proibito sognare.
 
Qualcosa che si era spento quando il suo cuore era stato spezzato si accese nuovamente dentro di lei, donando una nuova sfumatura all’azzurro dei suoi occhi.
 
Suo padre potrebbe intervenire. Oh sì, se lui fosse tornato per chiedere scusa sarebbe stato suo padre a mostrargli quanto poteva essere dispiaciuto.
Sperò per lui che non volesse tornare sarebbe stato pericoloso per la sua salute.
Proteggere la propria figlia da un diavolo vestito da angelo, non era forse legittima difesa?

<< Forse no >>

Mimò con le labbra assumendo un’aria perplessa e piegando leggermente la testa di lato.
 
Tutto ciò che la circondava era diventato silenzioso.
Non un sussurro, non un movimento: solo l’incessante cadere dalla pioggia e il suono del suo respiro.
Sua madre la guardava attraverso il vetro della finestra dalla cucina, sembrava volerle dire: “mia figlia è seriamente impazzita, farò bene a chiamare un bravo psicologo”.
I loro sguardi s’incrociarono, le fece cenno con la mano di rientrare, lei scosse la testa liberando gocce d’acqua dai suoi capelli, sua madre la fulminò per qualche istante. Magari considerò anche l’idea di andare a riprendere la figlia dalla strada minacciandola con la padella che stava asciugando al sicuro dentro casa, ma a quanto pare decise che aveva di meglio da fare che opporsi alla volontà della ragazza.
Taylor come appena risvegliata da un sogno stava esaminando i suoi capelli chiedendosi se una volta a casa sarebbe riuscita a farli tornare decenti.
La pioggia, l’umidità la facevano sentire una leonessa.   
 
L’acqua scendeva piano.
Sarebbe andato tutto bene, non era sola.
 
Si alzò, e passo dopo passo fece una giravolta, contro le previsioni, il vestito la seguì liberandosi di alcune delle numerose gocce che aveva assorbito.
Spontaneamente, al centro della strada lasciando che la melodia della pioggia la accompagnasse iniziò a ballare.
 

Life isn't about surviving the storm, it's about learning how to dance in the rain.

 


“ Ciao quaderno che ho appena trovato. * ti sorrido raggiante*
Non puoi immaginare la giornata che ho avuto oggi!
Assurda *scuoto la testa, ti interesserà sapere che i miei capelli sono ancora bagnati, non farti domande forse è meglio*
Oggi ho realizzato che sono terrorizzata di arrivare ad un punto della mia vita e non ricordarmi quello che è successo. O di voler ricontrollare le lezioni che ho imparato
* nuovo sorriso raggiante *
Forse non è una grande idea ma penso che insieme alle canzoni mi aiuterà a ricordare perché dovrei o non dovrei fidarmi di un ragazzo che mi ha tradita.
Ricordati però che non sono un grande affare, totalmente.
 
Non sono nemmeno il tipo di persona complicata. Assolutamente.

 
Quando ho un problema con qualcuno dei miei conoscenti amici fidanzati, non sono felice, mi sento senza speranze, come tutti.   
 

Mi piacciono:
·        il numero 13 (è sempre presente nella mia vita e mi porta fortuna!)
·        le cose che sanno di Natale (inizio a mettere le luci a settembre, quindi sono un caso perso)
·        I gatti
·        Le cose che brillano
·        I vestiti estivi

·        Fare esperimenti nella mia cucina (delusioni amorose e avere troppi pensieri la notte non favoriscono il sonno. Quindi o scrivo e suono o cucino) mi rilassano.
·        La musica. C’è sempre stata per me anche quando le persone non c’erano.
·        Le chitarre, in modo particolare la mia chitarra col mio nome scritto sopra.
·        Il bianco è il mio colore preferito
·        Le persone carine con me
·        I complimenti sulla mia musica non mi stancheranno mai.
·        I miei amici
·        La natura.

 

Il mio nome è Taylor.
Sono una cantante, poetessa all’occasione e sono nata libera.
Sono un libro aperto, puoi osservami.
Sono esattamente quello che si vede.

Non sono una ragazza complicata. Le mie complicazioni si vedono nelle mie canzoni.
Sono la chiave del mio diario.”

  

Note il ritorno: 
Inizio col ringraziare le persone che si sono interessate alla mia raccolta di one shot e che hanno letto anche questa. Grazie ... davvero :D
È ispirata a diverse canzoni (alcune conosciute altre no) e frasi della Swift che mi ci vorrà un po' per citarle tutte *datemi del tempo* xD  
Mi sono improvvisamente resa conto che non ho mai realmente dato un inizio a questo diario. Questo capitolo è stato spostato all'inizio ... ma gli altri 3 non sono simili quindi scritti buona parte in terza persona, comunque rappresenta il quarto  
Per una ragione o per un'altra anche uno dei prossimi testi potrebbe non essere scritto tutto sotto forma di diario (conoscendomi non so dire quando xD) e ci terrei a sapere se vi da fastidio. 
Se questo capitolo non vi è piaciuto proprio per questo. 

Fatemi sapere se devo abbandonare l’idea xD
Se avete pareri critiche e altro sono qui.
Vi ringrazio ancora di tutto. 
Spero non vi dispiaccia. 
Un bacio.

Thea.  

 

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Capitolo 6
*** La vendetta brucia, non trovi? ***


La vendetta brucia.

 

Non sono mai stata protagonista di un’azione criminale.
Posso solo averla immaginata.
Non è proibito.

 
Non nego e non ammetto niente … ma vi è mai capitato di perdere la testa?
 
Immagini di ghigliottine e teste che esplodono in mezzo alla strada diventando una coltre di fumo attraversano la mia mente.
Le prime non dovevano essere per niente piacevoli … o un bello spettacolo. Anzi che gusti doveva avere chi li guardava? Un esperto mi risponderebbe che più che gusti si parla di costumi.
E al riguardo non saprei nemmeno spiegarmi il perché.
Le seconde sono considerate assolutamente “umane”.
È assolutamente comprensibile che la testa di qualcuno possa esplodere in maniera rovinosa in presenza di:
·         Un capo che fa richieste assurde
·         Un compito di matematica dove le cifre con le quali si deve lavorare non entrano nemmeno nella calcolatrice o una versione di latino o greco arcaico, che i poveri studenti non riescono a capire come abbia potuto il professore tradirli a quel modo considerando che l’ultimo argomento fatto sono state le prime declinazioni e qualche verbo. E altre materie che non sto qui a nominare.  (*)
·         Una ragazza. Parlando dal punto di vista dei maschi. *occhiolino complice, sappiamo tutte che alcuni gli uomini non cercano di capire le donne perché hanno paura che il loro cervello esploda *
 
Comunque non sono questi i casi dei quali tratteremo.
Sto parlando di perdere la testa perché guidati dai sentimenti piuttosto che dalla ragione * ricordate qualche tempo fa? Abbiamo parlato che più sono riflessiva e organizzata sono più i miei sentimenti fanno di testa loro. È frustrante e come avete capito, capita spesso *.
Mi piacerebbe parlare da dove avevamo lasciato l’ultima volta.
Non ballare nella pioggia, il ragazzo che ha preso il mio cuore senza troppi complimenti.
Il pensiero che mi aveva fatta riprendere era:
 
“ Non c’è tempo per le lacrime. Sono seduta qui a pianificare la mia vendetta ”
 
La vendetta in se e per se era la canzone.
(Sfiderei qualsiasi ragazzo a presentarsi in pubblico senza provare nemmeno un po’ di vergogna o disagio dopo che una canzone che lo dipinge come essere senza cuore per avere preso a tempo indeterminato il cuore di un altro è entrata nelle migliori della settimana. Essere semplicemente imbarazzati è poco) .
Però … proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se la canzone fosse stata soltanto il sottofondo musicale per qualcosa di più grande *in questo preciso momento penserete che anche io posso sorridere in una maniera divertita e beffarda *.
 

§ Burn, baby burn.
l'inizio del sogno ad occhi aperti. 
Non si fanno certe cose. 

 
Chiamai Abigail, la mia migliore amica.
Avevo un piano che mi frullava in testa, non sapevo se era per via di tutta quell’acqua che mi aveva “rinfrescato” i pensieri (oltre che i vestiti e i capelli, che tra l’altro erano puliti) oppure perché ero definitivamente impazzita.
Doveva aiutarmi a testare la mia sanità mentale e, in effetti, nel mio piano c’era qualcosa che non tornava.
Considerando che includeva la violazione di domicilio privato col chiaro intento di danneggiare, parecchie cose che non tornavano.
  
Abigail, allarmata dal mio tono di voce e dalla curiosa combinazione di parole che avevo utilizzato mettendo nella stessa frase “vendetta” e “piano” (non inteso come pianoforte o superficie o essere comprensibili o attenti, piano inteso come avere un'idea) aveva detto che sarebbe arrivata in 5 minuti.
 
Dieci minuti dopo (convenevoli inclusi) eravamo sedute nel mio letto dalle dolci tende candide che scendevano fino terra assicurate ai solidi pilastri decorati del legno noce. Mentre le pareti di un’ocra chiaro ci accoglievano nel loro abbraccio, ignare del fatto che la bambina a cui piaceva il country che avevano osservato diventare una donna dai dorati e soffici boccoli, stava per programmare un'azione contro tutti i principi morali dei suoi genitori e nella quale si riconosceva a stento.
E le piaceva, quel sapore che la vendetta aveva: crudele, un abbraccio di fuoco gelato. 
 
Non perdiamoci nei sogni. Tutto il giro di parole di sopra per dire: Abigail ed io eravamo sedute sul mio letto a baldacchino per limare i dettagli della mia vendetta.
Come avevamo già previsto serviva l’aiuto della mia band. Ma non era un problema.
Se ci avessero scoperti 
avrei potuto risarcire i danni e prendermi la colpa. Sarebbe stato difficile non farli incriminare per essere stati miei complici, ma a qualcosa avrei pensato. 

Avrei voluto assecondare la mia vena teatrale portando gli strumenti e suonando con la band nella “scena del crimine” durante lo svolgimento di quest'ultimo, ma era impossibile ..
Avrei dovuto rinunciare anche a ballare in un vestito nero giocando con un cappello dello stesso colore in una raffica di scintille.
Poteva risultare pericoloso. Almeno quanto appiccare fuoco.
L’unico fuoco che mi era concesso (lontano da ogni materiale infiammabile) era dare fuoco alla nostra foto insieme.
Almeno questo.
 
Nel corso della stessa serata riuscimmo a contattare la band e avere un piano definitivo, insieme ad un piano di fuga e una lista di tutte quelle cose che ci servivano per mettere a soqquadro una casa.   
Abi ed io non dicemmo nulla di fronte i ragazzi, del resto ero stata io quella ad avere un’idea folle e avere chiesto il loro aiuto, ma dal modo di Grant e di Amos di spiegare come aprire una serratura e disattivare il dispositivo di sicurezza, c'era qualcosa che non tornava, ci chiedemmo come avessero quell’informazione e se in passato avessero avuto modo di realizzarlo.
Ancora oggi per me è un mistero. 
 
Non considerando le stranezze della mia band.
Il piano era:
·         Pedinarlo giusto per assicurarci che le informazioni che avevano su di lui fossero giuste
·         Procurare un completo formale (giacca e cravatta) e occhiali da sole scuri – così  da rispettare sia i gusti degli amanti di 007 che quelli degli amanti di Men in Black - a tutti.
          I criminali vanno sempre in giro vestiti impeccabilmente. Per quanto riguardava me avrei avuto invece un vestito borchiato solo su una spalla.
         Avremmo dovuto avere anche delle torce, un tabellone da tiro a segno (freccette e foto incluse), panna a spray, carta igienica, delle ricetrasmittenti, un binocolo (così da poter monitorare la situazione da lontano) e un      accendino.
·         Nella “lista della spesa” di sopra sono compresi anche dei guanti in lattice. Non sia mai che vengano trovate le nostre impronte.


Da bravi bambini *si fa per dire* avevamo recuperato tutto quello che ci serviva (compresi gli abiti per “il gran gala” dei criminali) entro una settimana durante la quale avevamo seguito il mio ex senza sosta, segnando a che orari entrava e usciva dalla casa.
Potrebbe sembrare una cosa da maniaci e, in effetti, lo è, ma nessuno di noi ha passato tutta la giornata a stargli alle calcagna. Avevamo dei turni.
Durante il nostro appostamento di sabato sera, completamente nascoste nel nostro fuoristrada a sua volta semi visibile grazie ai rami del boschetto nel quale ci eravamo infilate; la mia migliore amica aveva di colpo abbassato il binocolo ed era rimasta a bocca aperta apparentemente sconvolta, controllai nella sua direzione ma non vidi niente di strano. Il furgoncino che il mio ex non mi aveva mai lasciato guidare, era stato appena parcheggiato proprio di fronte casa sua.
<< c’è una ragazza con lui >> disse quasi senza fiato. Mi voltai nuovamente nella sua direzione, cercando di capire il significato della sue parole.
Una ragazza? Mi aveva sostituita così tanto in fretta?
Il suoi occhi marroni incrociarono l’azzurro dei miei
<< Lei sta guidando il furgoncino >>
La mia bocca raggiunse la terra.
Le presi il binocolo dalle mani.
La ragazza aveva appena lasciato il volante e lui la abbracciava contento.
 

I realized you love yourself more than you could ever love me 
So go and tell your friends that I'm obsessive and crazy 
That's fine; I'll tell mine you're gay

 
Oh mio caro, se vuoi la guerra è quello che avrai. Mi hai lasciata per lei? Perfetto.
Ne riparleremo presto.
 
[ Può sembrare minaccioso, ma non sono capace di essere così cattiva – rido – poi non ho fatto niente di così terribile. Soltanto, la sera prima di entrare presi la sua foto che mettevo a disposizione per tirarci le freccette e gli disegnai una vignetta accanto con scritto: “Sono gay” (non ho niente contro i gay … ma dare del gay ad un uomo che va con più donne … beh è una bella trovata) dopo gli colorai un dente con il pennarello nero per fingere che mancasse e gli disegnai i baffi.
<< conciato così, non fai più lo sbruffone,eh? >> gli chiesi, vagamente consapevole di stare parlando a una fotografia conciata male e non a lui …].
 
Tutto era pronto.
Avremmo agito di sabato, grazie a delle intercettazioni ( okay posso tranquillamente ammettere che adesso non voglio davvero sapere cosa facevano i membri della mia band prima di essere la mia band o come passano il loro tempo libero) sapevamo che lui e “l’altra” sarebbero usciti, di conseguenza noi potevamo entrare.
 
Erano le 23:03 minuti quando entrammo in azione. 
 
Camminavamo in sincronia, procedendo lentamente, come a sfilare per un pubblico immaginario.
Se non fosse stato “tardi” avremmo di certo dato nell’occhio.
Un gruppo di giovani che avanzavano senza paura nell’oscurità della notte, illuminati alle spalle dalla luna piena, doveva fare un certo effetto.
In modo particolare se quel gruppo, del quale due membri portavano delle ventiquattro ore nere, era vestito nello stesso modo, fatta eccezione per la ragazza in vestito nero, borsalino nero e tacchi che camminava al centro.
Agli spettatori che non avevamo per decisione, saremmo sembrati imponenti.
A noi sembrava di possedere la notte. Che tutto fosse li per noi.
E nonostante fosse sbagliato, mi piaceva.
Abigail era in macchina con una ricetrasmittente e il binocolo, pronta a darci il segnale di fuga qualora qualcosa fosse andato storto.
 
Eravamo proprio davanti la casa. Grant e Amos avanzarono sicuri mentre tutti con fare innocente li coprivamo da possibili occhi indiscreti.
 
Riempii i polmoni d’aria, come un orologio svizzero, i sensi di colpa erano arrivati puntuali per ricordarmi che quello che stavo per fare era considerato un reato.
 
La porta era stata aperta.
Dei volti dagli occhi nascosti dagli occhiali scuri si voltarono a guardarmi.
 
Ero pietrificata.
 
Giusto o sbagliato?
Il tempo attorno a me si era fermato, l’aria era passata da tiepida e piacevole a gelida o era una mia impressione?
Ero nel panico.
 
“Lui ti ha scaricata senza troppi complimenti! Qual è il tuo problema?”
Chiese una voce.
In effetti … Al diavolo la ragione! Una cavolata nella vita me la posso anche permettere!
Strinsi forte la ricetrasmittente, nonostante non stesse per cadere e annuii.


 

Sorprendendoci Caitlin allungo il braccio e mise la sua mano al centro. 

<< Oh ! >> esclamai quando capii cosa voleva fare e misi la mano sopra la sua, gli altri ci imitarono.

Era il nostro rituale prima di ogni concerto unire le mani e poi dire: << non dimenticare mai l’essenza della tua luce!>> e poi siamo pronti per il concerto.

 

Una volta finito entrammo.

 

La casa era al buio ma grazie ad una torcia che Michael teneva in mano riuscimmo a trovare una superficie libera dove appoggiare le valigette ed estrarre le altre torce.

Adesso ognuno di noi aveva una torcia con la quale orientarsi.

Ci guardammo e ci scambiammo un sorriso complice.

Pressai il tasto della ricetrasmittente

<< che lo show abbia inizio >> il bip dell’aggeggio che avevo in mano ci diede il segnale per iniziare.

 

I ragazzi stavano portando il tiro a segno e la foto, alla quale avevo aggiunto un tocco di classe, nel salone … insieme a dei rotoli di carta igienica.

Liz si diresse verso il bagno per sostituire gli shampoo e bagnoschiuma con ketchup e maionese.

Caitlin era andata a cercare la sua stanza per lasciargli delle scritte molto incoraggianti sugli specchi con la panna spray.

 

Io cosa potevo fare?

Nel mio stivale avevo nascosto una nostra foto e un accendino.

Con non poca difficoltà li estrassi.

Presi la foto tra le mani, maledicendo il suo nome … poi l’accesi mentre un sorriso illuminava il mio volto di una luce sinistra. La parte che sarebbe bruciata per prima, era la sua.

 

Le lingue di fuoco divoravano avide il mio ricordo, mentre mi lasciavo incantare dal loro potere.

<< brucia >> sussurrai ipnotizzata dalla bellezza pericolosa della scena.

<< brucia >> ripetei tagliente più rivolta al mio ex che a ciò che compieva l’azione.

Poggiai la foto su un ripiano non in legno così che anche la mia parte potesse bruciare senza portarsi via le mie mani.

Osservai il fuoco finire la sua opera.

 

<< Boss! >> urlò Grant dal salone. << Vuoi venire a giocare al tiro al bersaglio con la faccia del tuo ex con noi? >> c’era un non so che nella sua voce che suonava fin troppo innocente.

Come se fosse normale irrompere in casa degli altri e riempire di freccette le loro foto.

 

Mi diressi verso il salone. Lo spettacolo che mi si presentava era fantastico. Un'ode al caos.

Eravamo sprecati come band … avremmo dovuto essere “L’agenzia delle ragazze tradite” con lo slogan:

avete versato troppe lacrime o strangolato troppe volte il vostro cuscino pensando al vostro ex? Risolveremo il vostro problema.  

E alla distruzione ci pensiamo noi

;)”.

 

Il salone che ero abituata a vedere era elegante e sobrio. Con una parete completamente vetrata che dava sul boschetto accanto, un divano scuro non poco lontano insieme ad un tavolino basso in vetro e la parete opposta piena di scaffali per libri e un camino.

 

Adesso nessun libro era più in ordine, alcuni erano addirittura a terra. La carta igienica era ovunque e il tiro a bersaglio era comodamente posto sul camino.

Guardai i ragazzi esterrefatta << Siete stati grandi! >>

Loro annuirono semplicemente, cercando di mantenere la loro aria da duri, ma non riuscivano a nascondere il sorrisetto compiaciuto che era spuntato sulle loro labbra.

Amos mi si avvicinò e con un cenno mi diede una freccetta.

 

la lanciai, con un sorriso stampato in faccia.

Feci centro.

 

 


...
Note *quando l’autrice non contenta di aver scritto cinque pagine di one shot vuole tormentare i suoi lettori *:
 Avrei voluto dividere la one shot in due … ma siccome è una one shot dal nome sembra male ridurla … quindi ecco la mia one shot chilometrica :’) .
Ricordo che adoro Taylor e non farebbe mai una cosa del genere e i componenti della sua band sono delle persone rispettabili. Ho lavorato molto di fantasia. 
Ringrazio chiunque si sia interessato alla mia storia, in modo particolare chi ha recensito, messo la storia tra le preferite o le seguite, ringrazio anche chi sta leggendo silenziosamente. 
Grazie : )
So di non essere il massimo come scrittrice.
Nella speranza che non sia troppo lunga e troppo incasinata. 
Sono le 3 di notte e l'ho riletto diverse volte, ma tanto non noto le cose quando sono sveglia figuriamo adesso xD fatemi notare se c'è qualcosa che non va ... in caso mi dispiace 
Spero non sia un obbrobrio perchè mi sono divertita a scriverlo..
Un bacio
Thea. 


 

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