Ci sono cose peggiori dell'essere soli. di Severa Piton (/viewuser.php?uid=117371)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci sono cose peggiori dell'essere soli. ***
Capitolo 2: *** If you're going through hell... ***
Capitolo 1 *** Ci sono cose peggiori dell'essere soli. ***
There
are worse things than being alone...
Remus
e Sirius erano seduti uno di fronte all'altro nella cucina di Grimmauld
Place. Nessuno dei due parlava.
Felpato fissava
il tavolo con lo
sguardo assorto e Lunastorta lo guardava con il cuore che si spezzava
ogni secondo, facendo più male della Luna
piena. Gli venne spontaneo
chiedersi dove fosse finito il Sirius di una volta, quello che
scherzava, quello che rideva. Quello che rideva davvero.
Poi si diede
dello stupido: dopo tutto quello che aveva visto, dopo
tutti gli anni ad Azkaban, forse non era così semplice
cancellare tutto
e riprendersi l'adolescenza che gli era stata rubata. Perché
Lunastorta
lo sapeva, sapeva che l'uomo che gli stava davanti non era altro che un
automa programmato per imitare quello che era il vecchio Sirius. I
sorrisi, le battute, gli scherzi non erano altro che un'amara
riproduzione di un ricordo troppo lontano.
Perché
Sirius era stato
tradito, spezzato, rinchiuso, torturato; aveva visto i suoi amici
morire e andarsene. Tutto quello in cui credeva era stato spazzato via,
il muro al quale si appoggiava era stato fatto crollare all'improvviso,
senza nemmeno dargli il tempo di ricordare come ci si appoggia a se
stessi. Sirius era stato illuso e poi tradito dalla sua stessa vita,
dal destino che - come diceva lui - aveva uno strano senso
dell'umorismo. Sirius aveva vissuto in un sogno che era stato
bruscamente interrotto dall'acuto suono di una sveglia che ti desta in
un cupo lunedì mattina. Sirius era una finestra in un giorno
d'estate
che viene fatta a pezzi da un pallone. Sirius era questo e non poteva
essere aggiustato.
La sua anima era
rimasta al quel giorno di fine
Ottobre, la sua mente era rinchiusa ad Azkaban, il suo corpo seguiva i
ricordi, cercando di sentire il meno male possibile, cercando di non
rompere i pochi pezzi che gli erano rimasti. Si muoveva con cautela,
sperando di non essere ferito. Combatteva, perché si sentiva
vivo,
perché gli sembrava di tornare indietro nel tempo, a quando
James,
Lily, Remus e Peter erano ancora lì a ridere la sera, quando
tutti
riuscivano a tornare a casa vivi.
Remus lo
guardò sorridere appena, con
rassegnazione, con lo sguardo ancora fisso sul tavolo. A cosa pensava?
Pensava ancora alla strana ironia del Destino? Già,
perché era a
casa
che James e Lily erano morti, nel posto che credevano sicuro; non erano
salvi e non lo sapevano. Davvero uno strano senso
dell'umorismo.
Remus
capì che Sirius si era abituato ad essere solo, non era la
solitudine a
fargli male, era il rimpianto: perché Sirius continuava a
credere - ci
credeva davvero! - che se fosse arrivato qualche minuto prima, James e
Lily sarebbero stati ancora vivi. O almeno lui sarebbe morto con loro.
Invece era arrivato troppo tardi. Troppo
tardi.
Remus lo stava guardando morire ogni giorno e sapeva che Sirius non
faceva altro che morire da quattordici anni. Non poteva più
essere
salvato, non poteva essere tenuto in vita. Poteva solo essere guardato,
perché di nuovo... era troppo tardi.
And
there's nothing worse than too late.
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Capitolo 2 *** If you're going through hell... ***
If you're going
through hell...
Seduto
a
quel logoro tavolo di Grimmauld Place, Sirius era perso nei suoi
pensieri, ma
sentiva lo sguardo di Remus fisso su di lui.
Sapeva esattamente come lo stava guardando: con quell'espressione
assorta e
malinconica che ormai lo caratterizzava.
A cosa stava pensando il suo migliore amico? Alla Profezia? Ai turni di
quella
notte? No, certo che no. Felpato sapeva a cosa Remus stava pensando,
sapeva che
nella mente dell'uomo davanti a lui si accavallavano senza sosta le
stesse
immagini che apparivano nei suoi incubi.
Remus era stato fatto a pezzi molte volte e le cicatrici che aveva sul
viso
erano la prova di tutte le volte che aveva dovuto aggiustarsi da solo;
sembravano
i goffi tentativi di un bambino tremante che cercava di mettere insieme
i pezzi
del disegno più bello che aveva e che si era strappato per
sbaglio.
Sirius sapeva che Remus, come lui, era stato solo per molto tempo.
Sapeva che la sua anima, il suo cuore, erano all'inferno.
Remus spesso pensava a quel buffo "Ci vediamo domani" che aveva detto
e a come quel domani non fosse mai arrivato. A come avesse perso tutto
in un
solo battito di ciglia.
Avrebbe dovuto saperlo che le cose belle, per lui, non sarebbero mai
durate;
avrebbe dovuto immaginare che sarebbe stato solo di nuovo. Non avrebbe
dovuto
illudersi, che sciocco!
Lei era Remus Lupin, non poteva essere felice, non era da copione che
lo fosse!
Sirius avrebbe voluto salvarlo, avrebbe voluto consolarlo, dirgli
qualche
parola di conforto, ma dopo i dodici anni di piena solitudine in cui
aveva
cercato di consolarsi, mentendo a se stesso, ogni frase adesso gli
sembrava
inutile, finta. Una bugia.
Ma c'era un'altra cosa che Sirius sapeva, e questo lo fece quasi
sorridere:
Remus stava attraversando l'inferno e nonostante tutto, nonostante il
dolore,
nonostante le fiamme... continuava a camminare.
...keep going.
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