Don't waste your life, live it.

di swaggieeonyou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1. ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2. ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3. ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4. ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1. ***


CAPITOLO 1.
#justin
“Ferma, dove vai!” Dissi alla ragazza rivolta di spalle verso di me  “non andare via, ti prego”  Continuai implorandola.
“Ehi? Non sono mica invisibile, potresti anche girarti e smetterla di darmi le spalle”.
La strana ragazza dai capelli lunghi castani rimase immobile; i suoi capelli mossi le occupavano quasi tutta la schiena e sembravano morbidi, tanto che avrei voluto toccarli. Erano scalati, ma non troppo, e al di sotto di essi un fisico da modella la rendeva perfetta.
Appariva in ogni sonno, ogni notte, la stessa ragazza, quella stessa donna che non ero ancora riuscito a vedere in faccia. Ogni volta che faceva per girarsi ero interrotto dalla mia stupida sveglia appoggiata sul lato destro del mio letto che avvisava l’ora in cui mi dovevo svegliare, purtroppo, per andare a scuola. Quell’insignificante oggetto interrompeva ogni santo giorno il mio sogno, che era sempre lo stesso.
Sognavo quella stessa ragazza da ormai un mese, e non ero ancora riuscito  a vederla in faccia, e quanto meno ne capivo il significato.
“Avanti Justin alzati, ormai sono già le 7.15” gridava mia madre entrando nella mia camera, così ogni mattina.
“ Si mamma, stai calma e non gridare a prima mattina, mi stoni le orecchie” mi lamentai  scendendo dal letto.
“Non parlarmi così, sono tua madre, e tu hai solo 17 anni” continuò mia madre.
“Mamma per favore smettila” uscì dalla camera.

Arrivai in bagno notando le enorme occhiaie che si erano formate sul mio viso. I miei capelli erano posizionati in modo disordinato; cercai di aggiustarli con la mano in modo da essere come sempre attraente.
Non ero un montato di prima categoria, solo che ci tenevo a sentirmi bene con me stesso e con gli altri. Mi piaceva fare la figura di un montato, quando non lo ero, e i miei amici lo sapevano perfettamente.

Uscii dal bagno e raggiunsi la cucina per iniziare la giornata.
Aprii lo sportello del mobile in cucina e presi l’essenziale per la prima colazione: latte e biscotti. Mi sedetti al tavolo ed una volta aver finito di colazionare salii al piano di sopra per vestirmi.
Dall’armadio tirai fuori un pantalone di tuta ed una felpa rossa con una grande scritta al centro: CANADA.
Indossai il mio paio di Blazer di colore blu e andai in bagno per terminare di sistemarmi.
Uscii da casa pronto per una nuova giornata e come sempre mi posizionai alla fermata del bus aspettando  i miei amici Call e Liam.
 
#nat
“non sai che ti sei persa ieri alla festa” disse la mia migliore amica Cenza mentre camminavamo nell’enorme corridoio del liceo.
“sentiamo, cosa mi sono persa?” chiesi curiosa mentre tenevo due libri in mano.
“Matt ha baciato Zac!” scoppiò a ridere, lo feci anche io. “Ce ti rendi conto? Due ragazzi, non voglio discriminarli, però non pensavo che questa situazione mi facesse ridere così tanto” disse continuando a ridere.
“Pss, Cenza, andiamo, basta, sembra male” continuai trattenendo un enorme risata. “E’ maleducato” confermai alzando una sopracciglia.
“Si perché tu non stai ridendo, no, è impressione.” Disse.
Le feci una linguaccia e la zittii, fiera di me stessa.
“Allora? Che hai fatto ieri sera?” chiese poi aprendo il suo armadietto.
“Ho visto titanic con Sam” dissi arrossendo.
“Oh che teneri, e ti ha abbracciata nei pezzi paurosi?” continuò poi.
“Perché dovrebbe” chiesi senza domandarle.
“Andiamo, state insieme da cinque mesi ormai” continuò la mia migliore amica.
“Eh allora?”
“Eh non avete ancora fatto sesso” disse abbassando il tono della voce mentre pronunciava la parola sesso ( che brutta parola ).
“Abbiamo solo 17 anni, non 20.” Dissi.
“Appunto, non hai più 15 anni Nat, andiamo” ribadì lei.
Mi appoggiai all’armadietto sbuffando. “Basta Cenza, non voglio farlo, non sono pronta, e credo che Sam non sia il ragazzo giusto” confermai.
“Eh perché non lo lasci?” chiese interrogativa.
“Non lo so. Smettila di stressarmi” dissi chiudendo l’argomento mentre la campanella che dava inizio alle lezioni, suonò.
“Ci vediamo alla ricreazione” disse la mia migliore amia salutandomi.
“A dopo”.
Io e Cenza ci conoscevamo dal primo liceo, era sempre stata la mia migliore amica. Noi due insieme eravamo una cosa sola, c’eravamo sempre l’una per l’altra, e ci aiutavamo sempre nel momento del bisogno, come due sorelle.
Cenza era la sorella che non avevo mai avuto, ma che desideravo.
Mi diressi verso l’aula di biologia, dove si sarebbe tenuta la prima ora di lezione.
Incontrai il mio ex ragazzo, ma anche il mio amico Leo.
Leo era il solito ragazzo dolce e comprensibile. Lo avevo amato per due anni, e per dimenticarlo ci avevo messo tre anni. Ci pensavo ancora ora, ma i miei sentimenti per lui erano ormai messi da parte. Ora al primo posto c’era solo e soltanto Sam, il mio attuale ragazzo.
“Nat!” disse Leo stampandomi un tenero bacio sulla guancia.
“Amò” risposi scherzando.
“Ci vediamo a ricreazione” disse andando via.
“Certo” risposi.

Girai l’angolo e salì le scale che portavano all’aula di biologia, quando girando l’angolo, per la distrazione mi scontrai con un ragazzo.
Caddi a terra come una stupida, raccolsi i miei libri da terra.
“Scusa” continuava a ripetere il ragazzo biondo dagli occhi castani.
Portava un abbigliamento abbastanza casual; una tuta ed una felpa rossa con la scritta CANADA, ed infine un paio di Blazer.
“Non preoccuparti” dissi alzandomi da terra per poi andarmene.
Raggiunsi l’aula di biologia e mi sedetti al mio solito posto, fila centrale, quarta e ultima fila.
Attesi per alcuni minuti tutti i miei compagni che mi salutarono con tanti buongiorno buttati all’aria. Alcuni lo dicevano felici, altri assonnati, altri invece lo dicevano e basta, e poi c’era chi non lo diceva proprio.
Ma a me non importava più di tanto, non m’importava della classe, di ciò che avevo intorno; Mi preoccupavo solo di seguire le lezioni.





Ciauz :)
Sono swaggieeonyou e sono ritornata con una nuova ff.
Spero che possa interessarvi, un bacione a tutte.




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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2. ***


 
CAPITOLO 2.
#nat
La giornata passòtranquilla, nessuna interrogazione, solo spiegazioni dopo spiegazioni.
La lezione di italiano mi sembrò più lunga del solito, parlammo dei promessi sposi, leggemmo un po’ di capitoli, quelli più importanti, e sinceramente mi fece sentire  più di merda del solito per causa della voglia di un ragazzo vero al mio fianco, e non Sam, perché con lui stavo da cinque mesi, e un altro poco non mi aveva neanche dato un bacio con la lingua. Troppo una storia perfetta, troppe persone precisi avevo intorno; mia madre, mio padre, Sam, e…No, Cenza non era una persona precisa, anzi, tutto il contrario, era ribelle e pazza, il mio contrario d’altronde.
A ricreazione raggiunsi il solito posto di incontro, in cortile; arrivai e già tutti i miei amici erano lì a scherzare. Andai incontro alla mia migliore amica che mi salutò e mi raccontò un po’ di cose che erano successe.
Sam non frequentava la mia scuola (per fortuna?) frequentava un liceo artistico, che nella mia città non c’era, quindi era costretto a spostarsi ogni volta per raggiungerlo.
“Nat” mi chiamò Leo.
“Ehi” dissi avvicinandomi.
“Come stai?” chiese.
“Tutto alla perfezione, tu?”
“Meglio del solito” rispose sorridendomi.
Sprofondai tra le sue braccia, quelle stesse braccia che qualche anno fa mia abbracciavano e mi facevano sentire al sicuro, certo, lo facevano ancora ora, ma in modo diverso.
Leo mi voleva davvero bene, e me lo dimostrava. Quando ci lasciammo mi promise di rimanere amici, anzi, migliori amici per tutta la vita, ma io non ci riuscii, il dolore era troppo forte, così non ci parlammo per molto tempo, poi cercammo di riprovare ad essere amici, ma mai ci riuscivamo. Da quando avevamo iniziato a frequentare la stessa comitiva, poi le cose cambiarono, e ricominciammo a stare sempre insieme, e ogni volta lui mi prometteva un futuro bello, pieno di felicità e di sogni, mi proteggeva, era il mio angelo custode, cosa che Sam, non faceva.
“Domani sera andiamo a ballare?” chiese poi Giuseppe.
Tutti risposero di si, un si felice, io invece dissi di no.
“No, a me non va, andate voi” dissi con un mezzo sorriso.
“No, tu devi venire, per forza!” disse Cenza sprofondando su di me.
“No, davvero non mi va, e poi mia madre non me lo darebbe mai il permesso” ribadì.
“Ci parlo io con tua madre!” continuò Cenza sicura di se stessa.
“No davvero non mi va..” dissi rassicurandola.
“D’accordo, però se cambi idea avvisami” terminò poi.
Annuii rassicurandola, e le dissi di non preoccuparsi, e che poteva divertirsi anche senza me, solo in modo migliore.
 
A termine della ricreazione tutti gli alunni tornarono nelle proprie classi per l’inizio delle lezioni.
Salutai tutti quanti e mi diressi nella mia aula, mi aspettava Matematica, la materia che odiavo, anzi, l’unica materia che odiavo.
Il resto della giornata poi passò tranquillo, quando tornai a casa mangiai il pranzo raccontando cosa fosse successo a scuola, e come al solito poi salii in camera a studiare. Per fortuna, il martedì non era un giorno faticoso, in più le prime due ore erano occupate dall’assemblea di istituto, quindi per il giorno dopo avrei avuto solo matematica e inglese.
Una volta aver finito mi stesi sul letto ascoltando le mie canzoni preferite all’iphone. Spinsi su i-pod e all’apice della mia playlist delle mie canzoni preferite c’era Change your life, delle little mix; una delle mie band preferite. Emozionata ci cliccai sopra e ascoltai rilassata la canzone, fin quando il mio cellulare squillò:
Da Cenza:
“ti va una cioccolata calda?”

Per Cenza:
“Si, dove ci incontriamo?”

Il messaggio arrivò subito.

Da Cenza:
“Alla fermata del bus, tra mezz’ora”

Per Cenza:
“Ok, a tra poco”
 
 
#Justin
“Ehi” dissi alla strana ragazza.
“Mi piacerebbe conoscerti..”  Attesi una risposta che non arrivò, perciò continuai.
“Come ti chiami?” chiesi sapendo che la risposta a quella domanda non sarebbe arrivata.
Feci per andarmene quando finalmente mi rispose.
“Questo non importa” disse la voce.
La ragazza aveva una voce calma e dolce, questo mi piacque, e felice decisi di continuare.
Feci per avvicinarmi ma lei si allontanava ad ogni passo che compivo.
“Perché scappi…” continuai un po’ deluso.
“Non scappo..” rispose la ragazza sicura.
“Allora girati, fammi sapere chi sei, e perché sei nei miei sogni” risposi deciso.
“Non posso, però posso dirti come mi chiamo” continuò la ragazza.
Questa situazione non mi piaceva, mi faceva sentire in imbarazzo, mi faceva sembrare un fesso, un cretino che sognava una ragazza che neanche conosceva, almeno credevo…
Chissà se parlo nel sonno, pensai.

Tralasciai i miei pensieri e mi affrettai a rispondere prima che qualcuno potesse interrompere quel momento assai prezioso.
“Mi chiamo Nat..” disse la ragazza con voce dolce e tranquilla.
“Il mio nome è Justin, frequenti la mia scuola? Le mie stesse lezioni?” chiesi poi sempre più curioso.
La curiosità ormai mi inghiottiva, non mi sarei mosso da lì fin quando non mi avrebbe detto altri indizi, non mi sarei svegliato neanche con uno schiaffo, o con un secchio d’acqua su tutto il corpo. Nulla avrebbe fermato quel momento.
“Si, e sono la ragazza che cerchi, Sante” continuò poi la ragazza.
Come? La ragazza che cerco?
“Spiegati meglio” la implorai.
“Un giorno capirai…” disse la ragazza.
Quella, fu la sua ultima frase, prima che mi svegliassi.
“No! No porca puttana!” diedi dei colpi sul cuscino. “Non proprio ora, no!!” continuai a voce alta.
“Ehi…Juss che ti è preso” disse mio fratello precipitandosi in camera.
“Niente, niente esci fuori” dissi con tono di voce arrabbiato.
Il mio fratellino minore uscì dalla stanza in un battibaleno, prima che potessi raggiungerlo e chiudergli la porta in faccia.
Scappò impaurito dalla mia reazione, ma non ci feci caso più di tanto.
Tutto questo mistero, mi fece diventare pazzo.
Uscì dal balcone della mia stanza, presi una sigaretta, e presi a fumarla.
“Chi sei.” Continuai  a ripetermi nella mia testa mentre osservavo il panorama di enormi ville fumando la mia sigaretta.




Postato il secondo capitolo :)
Vi andrebbe di lasciarmi una recensione? pleaze :*

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3. ***


CAPITOLO 3.
#Justin
“Ehi” dissi alla ragazza, sempre lei, che a quanto pare si chiamava Nat. Bel nome, pensai.
Nessuna risposta ricevetti; provai ad avvicinarmi ma come al solito lei si allontanava.
“Nat..” continuai.
“Juss” rispose a voce bassa.
“Siamo di nuovo qui..” dissi guardandomi intorno.
Lo spazio intorno a noi era vuoto, come il paradiso che trasmettono nei film. Era vuoto, senza alberi, senza sedie, senza altri colori, solo il bianco.
In un momento preciso pensai che fosse un angelo, forse lo era. Poteva essere il mio angelo custode.
“Perché appari nei miei sogni..” continuai poi.
“Lo devi capire tu, Justin” disse la voce calma.
“Ma, ma come faccio, non ti conosco, non ti ho mai vista, come faccio!”
“Ti sono vicina più di quanto tu possa immaginare” continuò la voce.
“Ma…come..” continuai interrogativo.
“Sei cieco, solo questo..” continuò poi l’angelo.
“Invece credo di avere gli occhi bene aperti” protestai.
“Continua a cercare, mi incontrerai, e se non mi conosci, mi conoscerai” diceva la voce.
“Ma come! Come!” continuai quasi piangendo.
“Stai tranquillo..accadrà il più presto possibile” disse in fine “l’angelo” prima di scomparire tra il bianco intorno a noi.

“Juuustin!!!!” sentì.
“Juss!!!! Oh!!”
Sobbalzai trovandomi Call al mio fianco.
“Che c’è” protestai.
“E’ suonata la campanella, è ricreazione, vuoi muoverti?” continuò poi Liam.
“Ho..dormito?” chiesi stranito.
“Si, forza andiamo”continuò Leo.
Uscimmo dall’aula di tedesco per raggiungere il cortile della scuola dove c’erano tre campi e anche un bar dove ci si poteva fermare a bere o mangiare qualcosa durante l’intervallo. Nel cortile vi erano un campo da tennis, uno da calcio ed un altro da pallavolo e basket. La scuola era abbastanza grande, anzi, togliendo l’abbastanza diciamo che era grande e spaziosa.
Ogni volta a ricreazione io e i miei amici ci fermavamo sulle enormi scalinate presenti affianco al campo da calcio. Ci sedevamo lì e fumavamo, chiacchieravamo e inoltre davamo un occhiata a tutte le ragazza che ci passavano davanti.
Alcune facevano l’occhiolino, altre passavano da quella stessa via per due o tre volte facendo finta che passassero per caso, quando invece ripetevano sempre lo stesso giro per un motivo in particolare, ovvero noi.
Ero seduto sulle penultime scale insieme a Call, Liam, Leo e Sebastian, ridevamo mentre fumavamo la nostra solita sigaretta dell’intervallo quando sentii questa frase:
“Avanti Nat, decidi che prendere forza, mi stai facendo scendere il latte!” disse una ragazza lamentandosi.
“Hahahah, Cenza aspetta, devo scegliere per bene” si lamentò poi affianco la sua amica.
Rimasi a fissare la presunta Nat, dei flash back invasero la mia testa.
 
La strana ragazza dai capelli lunghi castani rimase immobile; i suoi capelli mossi le occupavano quasi tutta la schiena e sembravano morbidi, tanto che avrei voluto toccarli. Erano scalati, ma non troppo, e al di sotto di essi un fisico da modella la rendeva perfetta.

 
“Perché scappi…” continuai un po’ deluso.
“Non scappo..” rispose la ragazza sicura.
“Allora girati, fammi sapere chi sei, e perché sei nei miei sogni” risposi deciso.
“Non posso, però posso dirti come mi chiamo” continuò la ragazza.
Questa situazione non mi piaceva, mi faceva sentire in imbarazzo, mi faceva sembrare un fesso, un cretino che sognava una ragazza che neanche conosceva, almeno credeva..
Chissà se parlo nel sonno, pensai.
Tralasciai i miei pensieri e mi affrettai a rispondere prima che qualcuno potesse interrompere quel momento assai prezioso.
“Mi chiamo Nat..” disse la ragazza con voce dolce e tranquilla.
“Il mio nome è Justin, frequenti la mia scuola? Le mie stesse lezioni?” chiesi poi sempre più curioso.

 
“Perché appari nei miei sogni..” continuai poi.
“Lo devi capire tu, Justin” disse la voce calma.
“Ma, ma come faccio, non ti conosco, non ti ho mai vista, come faccio!”
“Ti sono vicina più di quanto tu possa immaginare” continuò la voce.
“Ma…come..” continuai interrogativo.
“Sei cieco, solo questo..” continuò poi l’angelo.
“Invece credo di avere gli occhi bene aperti” protestai.
“Continua a cercare, mi incontrerai, e se non mi conosci, mi conoscerai” diceva la voce.
“Ma come! Come!” continuai quasi piangendo.
“Stai tranquillo..accadrà il più presto possibile” disse in fine “l’angelo” prima di scomparire tra il bianco intorno a noi.

Mentre guardavo la strana ragazza chiusi leggermente gli occhi e inclinai leggermente la testa verso destra quando Leo  mi interruppe con una gomitata abbastanza pesante.
“Oh, che ti sei imbambolato?” seguì una risata.
Lo fulminai con lo sguardo quando poi tornò serio.
“Arrivo subito.” Dissi precipitandomi velocemente giù per i gradini.
Buttai a terra la sigaretta e corsi più veloce possibile verso il bar di fronte a me.
“Ehi” dissi con il fiatone al mio angelo custode.
“Prego?” rispose lei.
“Nat” continuai sorridendole.
“Ci.ci conosciamo?” chiese interrogativa.
“Si, certo”
“Non, non mi pare, mi dispiace”
Si avvicinò a me scrutandomi per bene, portava degli occhiali da vista che poi si tolse, continuò a guardarmi quando finalmente disse qualcosa.
“Tu,sei quello strano ragazzo con cui mi scontrai ieri” disse lei sorridendo appena.
Ci pensai un po’ su e poi le risposi stranito.
Era vero, era lei la ragazza di ieri, ed era anche il mio angelo custode, ma forse lei non lo sapeva. Eh allora come faceva a proteggermi?
“Si, si sono io.. ma, non ti ricordi di me? Sei il mio angelo custode” le toccai un gomito.
“Il tuo che?” disse per poi ridere.
“Ti sarai confuso” continuò lei storcendo una sopracciglia.
“No, no sei tu” continuai avvicinandola a me.
“Ehi ehi ehi, che succede qui?” arrivò uno strano ragazzo.
“Sam” si avvicinò un po’ impaurita a lui.
“Che vuoi” mi chiese il ragazzo con aria minacciosa.
“Tu chi sei, il fidanzato?” risposi stizzito.
“Azzeccato” mi fece un occhiolino.
Deglutì, ma non per paura, per rabbia.
Andai via deluso lasciandoli lì, proseguì ma non andai dai miei compagni, ritornai in classe e mi appoggiai al banco cercando di capire cosa fosse successo, perché stava accadendo tutto questo. Lei era il mio angelo custode, ma non sapeva di esserlo, come era possibile? Lasciai questa ipotesi e ne elaborai un’altra. E se lei non fosse il mio angelo custode? Forse era una persona speciale, che non dovevo perdere, che non dovevo lasciarmi scappare.
Ma questo nessuno lo sapeva.

Suonò la campanella perciò tornai alla mia postazione attendendo gli altri compagni.

#nat
“Chi era quello” mi chiese Sam.
“Non lo so” dissi procedendo verso l’entrata del liceo.
“Nat, dimmi la verità” mi strinse il polso.
“Ahia Sam” mi lamentai “Fai male!” dissi allontanandomi.
“Scusa, non volevo” rispose dispiaciuto.
“Non so chi era, davvero, è apparso ad un tratto e bo, ha detto che ero il suo angelo custode, non lo so” dissi confusa.
“Eh lo sei?” domandò
“Certo che no! Non l’ho mai visto in vita mia” dissi pizzicandomi una guancia.
“Nessuno deve toccarti, lo sai” continuò poi Sam serrando la mascella.
“Lo so, lo so” dissi osservando la sua camicia.
“Vuoi che gli parlo?” chiese poi.
Porca puttana non sono una bambina – pensai.
“No, preferisco farlo io” dissi per poi stampargli un bacio sulla guancia destra.
“A dopo, aspettami all’uscita” dissi entrando nell’istituto.
“Certo”.
“Però prima devo parlare con quel ragazzo, quindi aspetta e soprattutto non intrometterti” continuai poi sorridendogli.
“Agli ordinii” rise.
Entrai nell’istituto e facendo di fretta raggiunsi la mia aula.
A fine delle lezioni avrei parlato con quello strano ragazzo.





SPAZIO AUTRICE, GENTE :3

Allora? che ne penzate? Ve gusta? 
Be spero di si :)
Da ora in poi pubblicherò i capitoli più velocemente, li pubblicherò ogni giorno, e spero che la storia abbia successo :DD
Lasciatemi delle recensioni e vado avanti, ciauz :3
-swaggieeonyou

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4. ***


CAPITOLO  4.

#nat

Uscii da scuola appena la campanella suonò, mi staccai da Sam e Cenza per trovare il ragazzo incontrato alla ricreazione; perciò proseguì lentamente verso l’uscita e osservai per bene le persone intorno a me, ma nulla, non lo trovai, allora mi appoggiai ad un palo e lo aspettai posando lo zaino ai miei piedi.
“Nat, allora ci vediamo tra mezz’ora, miraccomando” disse Sam.
“Si, alle 12.30 sono al motore” conclusi con un occhiolino.
Continuai ad appoggiarmi all’enorme palo, e quando per sbaglio girai lo sguardo verso destra lo trovai seduto nel giardino appoggiato ad un albero.
Dal mio viso uscì un lieve sorriso e dopodichè decisi di avvicinarmi lentamente a lui.
“Ehi” dissi.
Il ragazzo si girò e si alzò sorridendomi; fui felice di quella reazione, anche se mi preoccupava un po’, non sapevo cosa sarebbe successo, ma rimasi calma.
“Nat” rispose sorridendomi. “Ti va di sederti?” chiese poi.
Annuii timidamente e mi accomodai affiano a lui posando lo zaino accanto a me.
“Come ti chiami?” chiesi poi per dare un senso alla nostra conversazione.
“Justin” rispose giocherellando con l’erba.
“Emm,puoi spiegarmi ciò che è successo prima? Per favore?” chiese poi.
“In realtà non lo so ..” rispose.
“EH?” chiesi confusa.
“E’ da un po’ che sogno una ragazza di nome Nat, e tu, bo, credo che quella ragazza sia tu…perché me la ricordi molto..” continuò mentre lo ascoltavo attentamente.
“Continua..” lo incitai curiosa.
“Incontro questa ragazza ogni volta che dormo, la incontro in uno spazio bianco, vestita sempre allo stesso modo, lei girata di spalle, dice che sono importante, che ci incontreremo, non lo so, è tutto così strano” disse.
“Si, infatti è una pazzia…” dissi ridendo.
“Non ci trovo molto da ridere” continuò.
“Scusa” abbassai la testa.
La giornata era piacevole, c’era poco vento, così poco che non si sentiva; inoltre il cielo era sereno e non portava pioggia, c’era un sole che spaccava le pietre, nonostante fossimo a febbraio faceva molto caldo.
Imbarazzata e non sapendo più cosa dire mi alzai pulendo i pantaloni dal verde del prato e salutai Sante; si erano fatte già le 12.30, quindi dovevo raggiungere Sam.
“Io vado” dissi accennando un sorriso.
Justin un po’ triste si alzò velocemente da terra e mi strinse la mano.
“E’ stato un piacere conoscerti” disse cercando di emettere un sorriso.
“Lo stesso vale per me” risposi.
“Ora devo tornare dal mio ragazzo” accennai un sorriso.
Il suo sguardo si rattristii, sentì una battuta accennata sottovoce, ma non riuscì a capire di cosa si trattasse.
“Hai, hai detto qualcosa?” chiesi poi.
“Emm … no, no niente”rispose un po’ insicuro.
“Bene allora vado, ciao Justin” dissi andando via.
Lo salutai con la mano per poi raggiungere nuovamente Sam che mi aspettava come sempre al punto d’incontro.
Quando arrivai era già posizionato sopra il motorino, con il casco.
A quanto pare mi aveva vista arrivare, pensai.
“Be?” chiese una volta sul motore.
“Niente” accennai una smorfia per non dare spiegazioni. “Andiamo che è tardi” conclusi poi.
Il motore emise un forte fracasso e dopo un po’ ci ritrovammo già sulla strada verso casa.
L’aria era calda, c’era un bel sole, e non faceva freddo, si notava un po’ di umidità sulle colline, ma qui in città era molto caldo, la primavera stava arrivando.
Sorrisi felice a questo pensiero.
Una volta arrivata a casa lasciai lo zaino di sopra, quando il cellulare squillò.
Era un messaggio di Cenza, sbloccai il mio iphone 5 e vidi il messaggio:

Da Cenza:
Stasera ci sei alla festa ne?

Ci pensai un po’ su, e poi le risposi.

A Cenza:
No, non mi va, e poi i miei non mi faranno uscire.

Il messaggio non esitò ad arrivare.
Da Cenza:
Eh allora? SCAPPA. Ewe.

A Cenza:
Eh allora io non sono come te, ci vediamo domani a scuola :P

Da Cenza:
Sprisciaaaaaaaaaata.

Non risposi e sentì mia madre chiamarmi dal salotto.
“Tesoro scendi è pronto” girò mamma da giù.
“Arrivo” gridai riposizionando il telefono sul comodino.
Scesi giù e pranzai assieme ai miei genitori; una volta finito salii nuovamente in camera e mi misi a studiare inglese, poi matematica, e infine tedesco (la materia che odio dopo la matematica).

Erano ormai le 22.00 e dopo aver cenato non sapevo che fare,mi stesi sul letto, presi l’ipod e aprii la mia playlist preferita, quella che Cenza mi aveva creato con tutte le canzoni che ascoltavamo sempre nel bus per andare a mare. La prima canzone era Star ship, della Minaj, decisi di aprirla, e con il volume al massimo mi rilassai ascoltandola. Chiusi gli occhi e mi immaginai delle scene su come potesse essere il mio secondo primo amore,(?) tutte scene da film, ragazzi belli dei film, che quando dai il primo bacio inizia la tua canzone preferita, e poi si conclude con un ti amo, quei ti amo veri, e non detti solo per rendere felici.
Quei ragazzi che quando dici che hai freddo di prestano la loro giacca, quei ragazzi che ti dicono DA ORA IN AVANTI MI PRENDO IO CURA DI TE.
Ma mandatecene uno porca puttana, pensai.
Subito il mio pensiero si fermò su Cenza, chissà che starà facendo, pensai.
Presi il telefono dal comodino e decisi di chiamarla, quando un ricordo mi perforò la mente. Stasera c’è la festa e lei ci sarà sicuramente andata; sbuffai a quel pensiero, tolsi gli auricolari dalle orecchie e posai l’ipod sul comodino, dopodichè mi buttai  a pancia in giù sul letto, continuando a sbuffare.
“Sai che c’è? Basta essere la ragazza modello, quella perfettina del cazzo.” Dissi guardando il muro di fronte a me.
“Ci vado, vado alla festa, mi sto rompendo i coglioni” continuai parlando al muro.
“No, aspetta, devo vedere se dormono tutti” continuai dandomi un leggero schiaffo sulla fronte per punirmi dato che non l’avevo pensato prima.
Aprii leggermente la porta e facendo in silenzio posai la testa a destra e poi a sinistra.
Il silenzio dominava, quindi soddisfatta e felice chiusi silenziosamente la porta e mi precipitai sul comodino.

Per Cenza:
Preparati allo sballo, Nat sta arrivando ;)

Da Cenza:
Wooow! Io sono già qui, fai il più presto possibile

Per Cenza:
Ok.

Mi precipitai all’armadio e scelsi di mettere un pantaloncino nero con dei collant ed una maglia a spalla scesa a righe.
Mi diedi una spruzzata di one million (il mio profumo preferito), un po’ di terra, mascara, matita, rossetto rosso carminio e in un batter d’occhio ero finalmente pronta.
Indossai degli stivali bassi e lasciai i capelli liberi, mossi lunghi fino all’ombellico.
Presi una borsa e ci misi dentro le chiavi di casa e il portafoglio. Presi il telefono e in un batter d’occhio aprii la porta e mi tolsi gli stivali; facendo più silenzio possibile, scesi le scale lentamente limitandomi anche a respirare, aprii la porta e poi la richiusi.
Ero libera.
Indossai gli stivali e corsi via da lì; camminai per tutto il tragitto a passo veloce, le strade erano vuote, e un tentativo di stupro apparve nella mia mente molto vicino.
Camminai per circa dieci minuti prima di arrivare finalmente al locale, sorrisi alla scena dei body guard fuori ad aspettare e dopo un po’ decisi finalmente di entrare.
Mi avvicinai ai due uomini vestiti di nero e li sorrisi.
“Salve” sorrisi appena.
“Qunt’è?” chiesi poi.
“Niente, è gratis” Disse l’uomo dalla barba bianca.
“Ok” Risposi.
L’uomo alla mia destra mi prese il polso e mi timbrò una stellina sul polso, la guardai e sorrisi leggermente, prima di entrare del tutto alla festa.




SAAAAAAAAAAAAAALVE 
Sono di nuovo io a rompervi le scatole :3
Lasciatemi recensioni e continuo :)

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