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di Spica6277
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La capacità di apparire e scomparire ***
Capitolo 2: *** Un viso d'angelo ***
Capitolo 3: *** Un fratello misterioso ***
Capitolo 4: *** Uno sguardo che fa dire la verità ***
Capitolo 5: *** Due metà, due opposti, uno solo ***
Capitolo 6: *** Creare illusioni ***
Capitolo 7: *** Un fulmine a ciel sereno ***
Capitolo 8: *** Un malanno, una cura ***
Capitolo 9: *** Un tocco fatale ***
Capitolo 10: *** Un tocco che salva ***
Capitolo 11: *** Decisamente un vizio ***
Capitolo 12: *** Dominare i venti ***
Capitolo 13: *** Una velocità soprannaturale ***
Capitolo 14: *** Un ordine a cui si deve obbedire ***
Capitolo 15: *** Il bisogno di uccidere ***
Capitolo 16: *** La vera cura ***
Capitolo 17: *** Il risveglio - Epilogo ***



Capitolo 1
*** La capacità di apparire e scomparire ***


Intro
 


Ed eccoci qui... SO che avrei dovuto pubblicare questa storia man mano che la scrivevo, ma non sono riuscita a starmi dietro (il che è sicuramente strano, ma è andata proprio così), quindi la copio tutta d'un fiato e la pubblico un po' per volta (sì, voglio essere bastarda nonostante tutto).
L'unica cosa che premetto è: volevo scrivere qualcosa di diverso, quindi non aggrappatevi troppo ai soliti cliché... e tenetevi pronti per ogni evenienza!
Questo è solo il primo capitolo, magari non si capirà molto la trama, ma... beh, abbiate fede!

Spero sinceramente che vi piaccia :)

P.s.: So che il titolo non è un gran che, ma non sapevo quale mettere... Infatti quando scrivo le mie storie e non ho in mente un titolo scrivo una lettera su una linguetta segnapagina da appiccicare al primo foglio, così capisco da dove comincia, qual è e di cosa parla... Se avete dei suggerimenti o delle idee fatemi sapere, l'unico problema è che non voglio far capire tutto subito... Beh, da un certo punto in poi vi chiederò, ok?
P.p.s.: Alla fine dei prossimi capitoli ci sarà anche il Piccolo diario di bordo, uno spazietto tutto mio dove sclererò un po' e spiegherò parti della storia che non avete capito, basta chiedere e la sottoscritta risponde a qualsiasi dubbio! Premetto che per questi angoli non starò a ricontrollare quello che ho scritto, quindi lasciamo stare la punteggiatura o la grammatica per qualche minuto, ok?



1. La capacità di apparire e scomparire

 

- Ciao - disse una voce dietro di me. Mi girai stupita, ma quando vidi chi mi aveva salutato mi mancò il fiato. Un ragazzo bellissimo dai capelli neri come una notte di tempesta mi stava osservando incuriosito. Per un istante il mio sguardo incontrò i suoi occhi smeraldo e sentii il sangue affluirmi alle guance. Riabbassai il viso, lasciando che alcune ciocche di capelli nascondessero il mio rossore e risposi al saluto.
- Ciao.
Un lampo divertito guizzò sulla sua espressione ora indecifrabile e continuò:
- Come mai sei qui da sola?
Mi guardai per un attimo attorno.
- Bisogno di pace, credo.
- Non ti piace la gente?
Sospirai.
- Non mi piace sentirmi osservata.
- In che senso?
- Perché si vedrebbe che sono diversa - risposi in un momento di totale sincerità.
- E tu ti senti diversa o sono loro a fartelo credere? - incalzò con quella sua voce straordinaria.
Lo fissai stizzita. Chi si credeva di essere quel tipo (per quanto attraente) per venire lì a farmi la psicanalisi? Quasi mi avesse letto nel pensiero parlò di nuovo.
- Scusa, sono invadente, ma sono molto curioso.
- Ti incuriosisco? - chiesi a mia volta.
- Parecchio.
- Perché?
- Sei diversa dalle altre persone...
- Allora ti sei appena risposto da solo - ribattei.
- È vero - mormorò più a sé stesso che a me.
- Sei nuovo? - chiesi dopo un po'.
- Sì, mi sono appena trasferito da un piccolo paesino trenta chilometri a nord di qui.
- Cioé?
- Non lo conosci, è troppo piccolo - tagliò corto.
Ora sembrava stranamente nervoso. Un vento fortissimo si alzò all'improvviso e il libro che avevo in mano fino a pochi secondi prima piroettò libero nell'aria e atterrò qualche metro più in là. Con uno scatto mi rialzai e cominciai a rincorrerlo. Per fortuna riuscii ad acchiapparlo prima che sparisse nel boschetto, ma quando mi girai verso di lui, era scomparso. «Che tipo strano» pensai mentre raccattavo le mie cose e mi avviavo verso casa lungo un sentiero.

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Capitolo 2
*** Un viso d'angelo ***


2. Un viso d'angelo

 

- Ciao - disse lui.
Era di nuovo alle mie spalle e quando mi girai rividi i suoi capelli corvini, il ciuffo che ombreggiava gli occhi di uno strano azzurro cielo.
- Porti le lenti a contatto? - chiesi d'impulso.
- No.
Imprecò sottovoce e fece un respiro profondo. In un istante i suoi occhi tornarono verdi smeraldo. Rimasi a bocca aperta.
- Cosa...? - cominciai, ma lui mi rivolse un sorriso furbesco e sparì tranquillamente e con le mani in tasca lungo il corridoio affollato. Mi ero dimenticata di chiedergli il suo nome... Ripensai al suo sguardo mentre gli occhi cambiavano colore. Era impossibile. Doveva essere stata una mia impressione. «Me lo sono immaginato, me lo sono immaginato, me lo sono immaginato...» mormorai fra me finche mi dirigevo in classe. Entrai e rimasi ferma sulla soglia con il cuore che batteva più veloce delle ali di un colibrì. Un altro ragazzo, forse persino più bello di lui, era in piedi di fianco alla cattedra. Scivolai al mio posto e mi accorsi che nessuno aveva fatto caso al mio ritardo. Persino la professoressa era incantata da quel ragazzo. Era quasi ingiusto che potessero esistere contemporaneamente due ragazzi da sogno come loro due.
- Sono Samuele Leto - disse.
Aveva anche lui un tono di voce piacevole ed espressivo. La prof sembrò riprendere possesso delle sue facoltà mentali e lo mandò a posto. Cominciò a fare l'appello, senza staccargli gli occhi di dosso. Era piuttosto giovane nei suoi trent'anni, e si vedeva lontano un chilometro che non vedeva l'ora di saltare addosso a Samuele. Lui se ne stava tranquillo dietro al banco, ma sembrava quasi fuori posto con la sua pelle diafana che sembrava brillare di luce propria e i capelli biondi che non facevano altro che evidenziare l'effetto, riflettendo la luce del giorno. Persino il sole lo amava. La professoressa cominciò la sua lezione, e appena voltò le spalle per scrivere sulla lavagna una vera e propria pioggia di bigliettini si riversò sul suo banco. Come se nulla fosse Samuele li ammonticchiò e cominciò a prendere diligentemente appunti. Ad un tratto però sentii che mi stava fissando. Mi girai e vidi che mi faceva segno di dovermi parlare.
Risposi facendo segno di aspettare la fine della lezione e mi rituffai tra le spiegazioni di storia come se niente fosse. Dentro di me infuriava un tornado. Cosa poteva volere da me? E perché fra tutte aveva scelto proprio me? Era fin troppo strano che nel giro di meno di ventiquattr'ore ben due ragazzi belli da spezzare il cuore avessero deciso di rivolgermi la parola... Ma persino lui me l'aveva detto: "Sei diversa dalle altre persone". Non avevo ancora capito, però, se quell'essere diversa andava visto in positivo o in negativo. La campanella interruppe all'improvviso il filo dei miei pensieri; l'ora era passata senza che me ne rendessi conto.
- Ciao - disse qualcuno dietro di me.
Mi voltai di scatto, ma era Samuele.
- Ciao - risposi, un po' innervosita.
Come avevo fatto a scambiare le voci? Lo osservai da vicino. Cavoli. Era davvero splendente, una fiaccola accesa e bruciante nelle tenebre di un sotterraneo. Eppure notai un dettaglio un po' inquietante: i suoi occhi erano scurissimi, quasi neri come carboncini.
- Tu sei Luna, giusto? - chiese socchiudendo gli occhi.
Dio, era davvero sexy.
- Io sono Samuele Leto, ma penso che tu l'abbia già intuito
- In effetti sei un tipo... appariscente - risposi, sentendomi ingoiata da quei laghi scuri.
Sorrise mestamente ed aggiunse a sorpresa:
- So che hai conosciuto mio fratello.
Sentii il mondo crollarmi sotto i piedi. Fratello. Come avevo fatto a non pensarci? Entrambi nuovi, entrambi bellissimi, entrambi avevano quel tono di voce così particolare...
- Fratello? Davvero? Insomma, non vi assomigliate, siete... - balbettai come una stupida.
- Totalmente diversi, come il giorno e la notte. Lo so. È strano, in effetti - disse tranquillissimo.
- Vorrei conoscerti anch'io, mi è sembrato piuttosto incuriosito da te... Non ti dispiace, vero?
Feci segno di no con la testa. Sorrise incoraggiante.
- Perfetto, allora ci vediamo!
Si girò e subito venne circondato da una folla adorante. «I fratelli Leto. Yuppie...» mi dissi, cercando di sembrare entusiasta, ma suonavo inquieta persino alle mie orecchie.

 



 

Piccolo diario di bordo


Che bello, siamo già arrivati al Piccolo diario di bordo! :D
Cominciamo seriamente.
Probabilmente alcuni di voi avranno capito da dove ho preso il cognome di Samuele, e già solo per questo vi stimo. Non ho intenzione di spiegare perché l'ho scelto, visto che ci penserà la storia da sola... ma ammetto che ho avuto dei seri problemi con i nomi dei personaggi, spiegherò perché al momento opportuno.
Questo secondo capitolo l'ho scritto di getto, subito dopo il primo, ma ovviamente una cosa che mi sembrava una figata all'inizio è diventata un problema più avanti, quindi alcune cose forse saranno senza senso... in ogni caso fatemi sapere cosa ne pensate, se devo sistemare qualcosa, se non capite qualcosa... insomma, anche se mi fate una critica (possibilmente costruttiva, così capisco dove sbaglio) non mangio nessuno...
*si alza e va ad apparecchiare la tavola leccandosi i baffi*
ovviamente scherzo, fatemi sapere!
Ci vediamo al prossimo capitolo
S.

P.s.: ringrazio di cuore FALLEN99 per essere stato il primo (ed unico, finora) a recensire.
ringrazio moltissimo anche _Lally per la fiducia e per aver già messo questa storia fra le preferite nonostante sia solo al secondo capitolo.
Grazie mille :)

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Capitolo 3
*** Un fratello misterioso ***


3. Un fratello misterioso
 

 

La campanella di fine delle lezioni suonò giusto in tempo, un attimo prima che mi venisse un esaurimento nervoso. Avevo passato le restanti quattro ore a scervellarmi per trovare delle risposte che, ovviamente, non avevo trovato. Per una mente razionale come la mia tutto questo era semplicemente troppo.
Da dove arrivavano precisamente? Perché i suoi occhi mi erano sembrati color del cielo a primavera? E perché aveva un fratello che era il suo esatto contrario? Ma soprattutto: perché entrambi sembravano così interessati a me? Insomma, non ero bella, non ero popolare, non ero un leader. Se qualcuno di passaggio in città avesse chiesto dove poteva trovare Luna, poche persone — per non dire nessuno — avrebbe capito che si parlava di me, nonostante fossi l'unica Luna della zona.
Mi alzai dalla sedia, presi il mio zaino e mi fiondai fuori dalla classe.
- Luna, aspettami
Eccolo.
Mi fermai. Mi fu accanto in un attimo. Mi girai verso quegli occhi verdissimi.

- Vengo con te, facciamo quasi la stessa strada
Come faceva a saperlo?
- E tuo fratello? - chiesi gelida.
Vidi la sorpresa trapelare dal suo sguardo, poi un lampo di consapevolezza.
- Come lo conosci? - chiese come se stesse parlando di un dio.
- È in classe con me, perché?
- Non devi parlargli. Mai. E non devi mai stare da sola con lui. Qualsiasi cosa ti dica, non fidarti.
- E perché dovrei fidarmi di te, emerito sconosciuto che ha troppa paura persino per presentarsi e compare alle mie spalle quando meno me lo aspetto?
Rimase in silenzio per qualche metro, poi rispose:
- Hai perfettamente ragione, ma ti prego di darmi retta. Solo riguardo a... lui. Per il resto fai quello che vuoi.
Accelerò il passo, ma lo richiamai indietro. Si girò.
- Almeno posso sapere due cose? Solo due - chiesi cautamente.
- Dipende dalle domande - rispose lui.
In un certo senso me lo aspettavo.
- Mi hai mentito riguardo alle lenti a contatto?
- Ok, questa è decisamente la domanda sbagliata. Un'altra.
- Come? - rimasi interdetta.
Non mi sembrava così difficile, ma una sua occhiataccia mi zittì.
- Allora come ti chiami? - ritentai.
- Ulrico.
- Mi prendi in giro?!
- Sì.
Si girò e continuò a camminare.
- Ehi, non ti ho fatto la seconda domanda!
- Invece sì.
E sparì fra la folla. Stava decisamente diventando un vizio.

 
 



ATTENZIONE: i Piccoli diari di bordo li ho scritti quando ho copiato la storia al computer, quindi magari sono rimasto un po' indietro rispetto alla mia misera vita... li aggiorno comunque prima di pubblicare, soprattutto per i ringraziamenti o le osservazioni riferite a recensioni o commenti che ho ricevuto in corso d'opera...

Piccolo diario di bordo

 

Eccoci qui... Chi l'avrebbe mai detto? Due fratelli che si odiano, che cosa strana, non capisco perché, io e mia sorella ci amiamo alla follia, soprattutto quando ci urliamo contro e ci diamo della troia a vicenda... vabbè...
a parte gli scherzi e il mio sarcasmo onnipresente, sono contenta di aver già trascritto questi capitoli. Devo fare un sacco di lavoro, la brutta copia scritta sui fogli è già al tredicesimo capitolo, con la copia al computer sono solo al terzo... devo decisamente spicciarmi se non voglio morire così... O.o
oh, quasi dimenticavo: se ci sono errori di battitura mi spiace, ma ultimamente sto diventando dislessica a quanto pare, continuo a scrivere e cancellare, cancellare e riscrivere... aiuto!
in piena crisi,

S.

P.s.: chiedo venia per la lunghezza dei capitoli, mi è stato detto che sono troppo corti... (e soprattutto questo è decisamente corto)... oddio, mi dispiace moltissimo, ma ormai la storia l'ho già scritta, divisa in capitoli e tutto... sistemerei se potessi, ma verrebbe fuori un casino... e poi il titolo dei capitoli è importante, se ne togliessi uno si perderebbe anche quello... portate pazienza, mi spiace. in cambio aggiornerò un po' più spesso, dipende da come sono messa con compiti e compagnia bella... :3
P.p.s. scritto decisamente "post" rispetto al resto: probabilmente non mi scuserò mai abbastanza, ma chiedo di nuovo perdono a FALLEN99 e lo ringrazio per aver recensito ancora ed aver deciso di mettere questa bizzarra storia fra le preferite. Ringrazio di nuovo _Lally per la fiducia, anche se l'ho già detto lo ripeto: è una cosa che apprezzo moltissimo, grazie. ringrazio anche Giuli_97 per aver scelto di seguire e anche cate394rina.

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Capitolo 4
*** Uno sguardo che fa dire la verità ***


4. Uno sguardo che fa dire la verità

 

 

Quando sentii il campanello suonare nel tardo pomeriggio sperai fossero i testimoni di Geova o i venditori Folletto. Non sarei assolutamente stata in grado di intavolare una conversazione con qualcuno che mi conoscesse personalmente. Eppure quando vidi una macchia bionda indistinta attraverso il vetro opaco del mio portoncino a mandate non mi sentii sorpresa. Samuele. Un nome così comune, eppure così particolare. Un nome da angelo. Aprii la porta e lui mi sorrise. Il mondo parve illuminarsi, ma tutta quella luce era al contempo smorzata dagli occhi... castani? Ok, avevo decisamente le allucinazioni. D'impulso gli sbattei la porta in faccia.
«Oh mio dio. OH. MIO. DIO. Ommioddio» cominciai a mormorare in preda all'isteria.
Feci un respiro profondo. Riaprii la porta. Non sembrava offeso.
- Scusami - fu l'unica cosa che riuscii a dire.
- Non fa niente... - rispose socchiudendo gli occhi come quella mattina a scuola. Eppure i suoi occhi erano inequivocabilmente color cioccolato al latte. Stavo per chiedere anche a lui delle lenti a contatto, ma mi trattenni. Avevo già fatto la figura della scema a sufficienza per un mese intero.
- Vuoi fare un giro?
Annuii senza volerlo. Stavo per correggermi, ma lasciai perdere. Misi scarpe e giacca, afferrai la chiave per rientrare ed uscii. Anche se ormai il sole si era nascosto dietro le montagne il cielo era piuttosto chiaro.
- Perché tuo fratello è così... - riflettei per un istante - ...enigmatico?
Sorrise di nuovo prima di rispondermi.
- Mah, non saprei. Penso sia una cosa di famiglia.
- Ma non vuole nemmeno dirmi come si chiama, è normale che faccia così?
- Credo non sappia nemmeno lui perché... - mormorò, guardandosi distrattamente intorno.
Mi accorsi che stavamo andando verso il boschetto dove lo avevo incontrato per la prima volta.
- Voglio mostrarti un posto che ho scoperto ieri - disse prendenomi la mano con la sua guantata e trascinandomi nella boscaglia. Una vocina dentro di me mi diceva che non avrei dovuto fidarmi di lui così tatno, ma non riuscivo a dirgli di no. Continuai a camminare sovrappensiero, riuscendo chissà come a non cadere di faccia sul terreno fangoso e impastato di foglie morte.
- Eccoci qui - disse Samuele, interrompendo di colpo il rincorrersi scomposto dei miei pensieri.
- Oh... - mi lasciai sfuggire. Era una piccola radura, al centro della quale si ergeva un pino enorme. Era un piccolo angolo di paradiso, l'erba era verde e lucida di rugiada nonostante fossimo in pieno inverno.
- Bello, vero?
- Cavoli, è spettacolare! Sembra che qui sia maggio, invece che gennaio inoltrato.
Annuì, come se avessi fatto un complimento a lui anzichè al paesaggio. Ci sedemmo su un provvidenziale masso ai piedi del pino.
- Da dove arrivate tu e tuo fratello? - chiesi ad un tratto.
- Da un paesino a nord. Molto, molto piccolo.
Era davvero evasivo come suo fratello.
- Raccontami qualcosa di te - implorò, cambiando discorso.
Era l'ultima cosa che mi sarei aspettata.
- Cosa vuoi che ti dica?
Si girò e mi guardò intensamente negli occhi. Mi sentii annegare in quello sguardo così profondo che sembrava scurirsi man mano.
- Quello che vuoi.
Non sapevo nemmeno perché, ma cominciai a parlargli di me. Di come mi sentissi. Della mia vita. Della mia famiglia. Delle mie giogie e dei miei momenti bui. Dei miei desideri e delle mie paure. Ero come catturata da quei due pozzi ora di petrolio. Nel frattempo anche il cielo si era scurito. Ci rialzammo e ci incamminammo nuovamente verso casa mia. Un silenzio inquietante ci avvolgeva, eppure non era quello a spaventarmi: come avevo potuto raccontare tutti i fatti miei a quello strano ragazzo? Ero piuttosto riservata, non amavo parlare di me. Come aveva fatto a convincermi? Era bastato che io guardassi i suoi occhi... Davanti al portoncino cominciai a salutarlo:
- Senti, mi dispiace di aver parlato così tanto, di solito... - ma quando mi girai verso di lui era sparito.
Maledizione. Alla luce della luna appena spuntata il mio giardino appariva desolato. Si sentiva come me.


 

 




Piccolo (beh, non tanto piccolo) diario di bordo
 

Eccomi qui! siete contenti di avere di nuovo mie notizie?
parliamo della storia. "Samuele, un nome da angelo" non è una mia trovata idiota, me l'ha raccontato una mia amica che è appassionata di angeli. a quanto pare tutti i nomi che finiscono in -ele sono nomi di angeli, quindi Ezechiele, Daniele, Gabriele, Michele e compagnia bella sono nomi adatti ai servi di nostro signore. la cosa mi è parsa una figata assurda, così l'ho scritto nella storia... e magari ora sapete anche voi questa curiosità, sono felice di insegnare anche qualcosa oltre a sclerare... :D
un'altra cosa, prima che mi dimentichi: i capitoli hanno un nome particolare, se ci fate caso ogni capitolo è intitolato con una caratteristica che hanno i personaggi (intendo Samuele e lui, anche se c'è un capitolo che riguarda Luna... vabbè, a voi non ve ne frega niente, molto probabilmente, anche perchè prima o poi ci arriveremo)
oh, un'altra cosa: non credo di riuscire ad aggiornare prima di lunedì prossimo per una serie di problemi che non sto qui a spiegare. I'm so sorry, ma spero portiate pazienza...
L'ultima cosa è un piccolo spoiler (non nel senso che parlo della storia o faccio anticipazioni, ma nel senso che vi do un'idea della lunghezza della storia): ho finito precisamente il 26/01/2013 di scrivere la storia in cartaceo (eh già, è passato un bel po' dall'ultima volta che ho copiato un capitolo, lo ammetto), sono venute fuori tredici facciate e mezza... che è pochissimo per una persona normale, ma per chi non lo sapesse la mia grafia è microscopica. alla fine ogni capitolo è più corto di una facciata scritta da me, ma visti al computer sono tutta un'altra cosa... forse dovrei scrivere più piccolo ancora, magari arrivo a farci stare una storia intera in tre facciate... mmh, risparmierei spazio...
*momento di riflessione sulla cosa*
Lasciamo stare, scrivo abbastanza piccolo, meglio non bruciare le diottrie di chi legge le mie bozze.

sull'orlo della disperazione da storia lunghissima rispetto ai suoi standard,
S.

P.s.: so di averlo già detto, forse ne avrete fin sopra i capelli di sentirvelo dire, ma se avete dei dubbi o volete semplicemente sapere qualcosa riguardo alla storia scrivetemi, rispondo a tutti. recensioni, messaggi privati, critiche... sono bene accetti, dopotutto è normale avere delle domande da fare... se non rispondo nel giro di qualche giorno cercate la risposta nel Piccolo diario di bordo del capitolo successivo, sicuramente ci sarà!


SOLITO ANGOLO DEI RINGRAZIAMENTI

FALLEN99, che come ormai avrete già capito troverà il suo nome fra i ringraziamenti per un bel po'
_Lally, che mi incoraggia un casino a continuare con le sue recensioni
cate394rina, solo perché sei tu che mi hai fatto iscrivere a efp. e perché voglio vedere se riesco a farti smettere di dire che sono un'idiota.
Giuli_97, che anche se non ha ancora recensito so che sta leggendo (eh si, sono onnisciente!)
PinaProser95, perché ha chiesto una cosa diversa dal solito e l'avrà! ù.ù

Grazie!

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Capitolo 5
*** Due metà, due opposti, uno solo ***


5. Due metà, due opposti, uno solo
 

 

- Ciao - disse.
Ormai ero abituata a sentirmi salutare così, ormai mi ero persino abituata alla sua voce. Senza altre premesse dissi:
- Sai, ieri sono uscita con tuo fratello.
Non avrei mai immaginato la sua reazione: se possibile, sbiancò ancora di più, il viso non più di un magnifico pallore ma bianco come quello di un cadavere. C'era vera angoscia nel suo sguardo quando riaprì gli occhi. Poi mi sbattè contro il muro. Lo zaino che avevo in spalla mi teneva incastrata sotto di lui.
- Cosa hai fatto? - sillabò sconvolto.
Con le mani si appoggiava al muro ai lati del mio viso, ben attento a non toccarmi in alcun modo, ma se le avesse staccate probabilmente si sarebbe accasciato al suolo come un fantoccio. Aveva gli occhi sbarrati, che di nuovo erano passati da un furibondo verde ad un azzurro intenso. Senza che lo volessi mi salì il nervoso, svicolai da sotto il suo corpo e gli dissi:
- Visto che ti importa così tanto di me, potresti almeno spiegarmi qualcosa su di te.
Mi fissò muto, ma era ancora più sconvolto. Tremava.
- Benissimo.
Gli voltai le spalle e me ne andai.
- Luna... - chiamò con tono implorante, ma non mi girai ed entrai in classe un attimo prima di crollare. Stavo malissimo, non era da me trattare le persone così. Mi sedetti dietro al banco e affondai il viso nelle braccia incrociate. Una mano mi spostò le ciocche scomposte e mi accarezzò una guancia.
Era caldissima, scottava. Mi tirai su di scatto, come se mi avesse ustionata una piastra per le bistecche, e mi trovai davanti Samuele. Sospirai di sollievo, ma sentivo ancora la guancia ardere.
- Scotti. Sei sicuro di stare bene? - gli chiesi.
Mi guardò interrogativo.
- La tua mano. E' bollente - chiarii.
- Oh, no - rispose nervosamente - forse sei tu che sei fredda. Sei appena arrivata da fuori, no?
Annuii poco convinta.
- Posso farti una domanda? - chiesi mentre osservavo le sue iridi che, come le sue, traslavano dal color cioccolato al nero.
- Ok
- Perché tu e tuo fratello siete così diversi?
Rifletté un istante.
- Hai presente la cultura cinese? Lo Yin e lo Yang?
Annuii.
- Ecco, probabilmente io e lui siamo così. Opposti, eppure abbiamo bisogno l'uno dell'altro.
- E perché allora lui sembra odiarti così tanto?
- Perché anche se sono parte di una stessa cosa, gli opposti cercheranno sempre di prevalere l'uno sull'altro. Secondo lui io non dovrei nemmeno essere qui. Ma io dovevo venire. Non posso lasciarlo scappare ora - aggiunse sovrappensiero.
Mi stava spaventando. Allungai la mano verso di lui.
- Non capisco, cosa vuoi dire? Non vivete assieme? - ma non sembrava sentirmi.
I suoi occhi erano nerissimi e bruciavano come un fuoco vivo.
- Lasciami! - urlò all'improvviso, scostandosi un attimo prima che le mie dita facessero presa, ma avevo sentito che era bollente.
Si girò a guardarmi, ma c'era troppo rancore su quel viso d'angelo e mi ritrassi spaventata. Sembrava completamente un'altra persona. Cominciò a respirare profondamente per calmarsi, ma ad un mio impercettibile movimento scattò di nuovo. Mi afferrò per le spalle con violenza.
- Cosa ti ha detto? Cosa sai? - sibilò furibondo.
Trattenni un grido, mi sentivo le spalle in fiamme, le sue mani bianche sembravano fornelli. Lo fissai terrorizzata, poi mi divincolai, afferrai le mie cose e corsi fuori dalla classe.


 





Piccolo diairo di bordo
 

bene bene bene, mi sa che qualcuno ha dei seri problemi a gestire l'aggressività... che sia anche questo un problema "di famiglia"?
in questo capitolo si notano altre cose parecchio strane, tipo il fatto che Samuele potrebbe lavorare come piastra per hamburger da McDonald's... ma state tranquilli, c'è una spiegazione (quasi) razionale per tutto, anche per quello che sembra più bizzarro...
detto questo, buongiorno/buonasera/buonanotte a tutta la ciurma, una stravaccata S. vi saluta!


Angolo dei ringraziamenti (ormai troppo grande per rientrare nel Piccolo diario di bordo)

cate394rina, che è qui con me mentre pubblico questo capitolo ed è felice che io l'abbia citata anche stavolta (vero Cate?) a proposito, tifi ancora per "il biondo figo"?
FALLEN99, perché continua a recensire e a leggere
Giuli_97, che finalmente ha recensito (hehe, una volta che l'ho scovata non poteva cavarsela!)
_Lally, perché mi continua a seguire e mi da dei buoni consigli, facendomi sentire meno pazza di quanto io sia
PinaProser95, che spero resti sorpresa dalla piega degli eventi
chocolatereader, che ha recensito ed inserito la storia fra le preferite
rosaa93, che ha messo la storia fra le preferite (e si spera recensisca appena appurato che non la divorerò in un sol boccone) <3
babycullen e giada_99 che hanno deciso di segiure questa storia decisamente strana.
ringrazio anche tutti quelli che leggono, anche se mi piacerebbe sapere cosa pensate della storia oltre a sapere che l'avete letta... T.T

Grazie!

 

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Capitolo 6
*** Creare illusioni ***


 

6. Creare illusioni

 

 

Meno male che mia mamma era a lavorare, si sarebbe sicuramente preoccupata nel vedermi rientrare così presto. Nonostante mi fossi fatta un giro in centro non ero riuscita ad aspettare mezzogiorno e un quarto, ed ero tornata a casa comunque. Presi la prima cosa che trovai in dispensa e cominciai a sgranocchiarla nervosamente.
Che prolemi avevano quei due? Avevo finalmente qualche risposta, ma i dubbi si stavano moltiplicando a dismisura. Per cercare di non pensare mi infilai gli auricolari ed ascoltai qualche pezzo con il volume al massimo. Niente da fare, la musica lasciava solo che i miei pensieri si accavallassero e mi facessero rispecchiare nelle canzoni. I 30 Seconds To Mars erano deciasamente troppo vicini al mio stato d'animo. Accesi il portatile e cominciai a guardare un film in streaming, ma decisamente non ero nella fase adatta. Come potevo cercare di distrarmi se ogni cosa mi ricordava quella situazione assurda? Mi arresi. Chiusi gli occhi e lesciai che la mia mente vagasse libera. Poco prima di addormentarmi trovai tre punti fermi in quel casino impossibile.
Primo: lui e Samuele non erano dei normali liceali.
Secondo: per qualche strano motivo mi sentivo attratta da entrambi, ma entrambi mi spaventavano.
Terzo: avevano qualche terribile segreto che nessuno dei due voleva rivelare, nonostante si odiassero.
Maledizione. Ero forse a un diciottesimo del lavoro da fare per poter sperare di capirli almeno un po'. Ad un tratto notai una cosa molto strana. Cavoli, come avevo fatto a non accorgermene? Ero una stupida: mi avevano ingannata entrambi. Leto. Ma come falsare il nome Jared? Ecco perché lui non voleva dirmi il suo nome, non sapeva che falso inventare. Avevano preso il cognome dei due fratelli che suonavano nel mio gruppo preferito. E io ci ero quasi cascata. Il torpore che mi aveva avvolto fino a poco prima era sparito del tutto, sostituito da una raffica di domande.
Come aveva fatto lui a farsi accettare a scuola senza un nome e senza rendere evidente il falso? perché non voleva usare il suo vero nome? Chi dei due aveva mentito per primo? Chi dei due era pericoloso? Lo erano entrambi? E io cosa cavolo centravo in tutto questo? non potevano risolversi i loro problemi senza coinvolgere qualcun'altro?

- Sono di sopra, sono tornata a casa prima! - urlai a mia madre che era appena tornata.
Che strano, anche lei era in anticipo... La sentii salire le scale con ancora le scarpe addosso, percorrere il corridoio e fermarsi davanti alla porta di camera mia. Mi girai verso la porta. Non era mia madre.

Un debole sorriso si formò sul viso di mio fratello.
- Filippo! - esclamai, correndogli incontro e tuffandomi fra le sue braccia.
Lui ricambiò a malapena il mio saluto, così lo guardai meglio. Di solito era solare e allegro, ora era pallido e sembrava non reggersi in piedi. Aveva le labbra secche e spaccate e due occhiaie spaventose.
- Cos'hai?
Non mi rispose, mi crollò direttamente addosso. Bruciava di febbre. Non riuscivo a sostenerlo, soprattutto se stava così a corpo morto. Respirava a fatica. Non sarebbe dovuto tornare a casa oggi, aveva ancora qualche mese di università, ma non sapevo se ci fosse davvero andato, alla fine. Sembrava appena uscito da una rissa. Riuscii a farlo rotolare su un fianco, in modo da liberarmi del suo peso, e sfilai il cellulare dalla tasca dei jeans. 118. Chiama. Una voce gentile mi chiese tutte le informazioni del caso. Nel giro di qualche minuto arrivò l'ambulanza, due grossi inservienti sollevarono Filippo e lo deposero su una barella. Poi partirono a sirene spiegate. Non mi avevano nemmeno lasciata salire.
Uscii di casa e mi avviai verso il bosco, sforzandomi di non piangere. Di sicuro lì sarei riuscita a smaltire il mio dolore... Riuscii a tornare chissà come alla radura di "Samuele", ma stentai a riconoscerla. Il pino era malaticcio, il prato era rado, l'erba gialla e secca. Ovunque regnava la desolazione. Eppure il giorno prima quel posto era così bello... Sentii un movimento fra la boscaglia dietro di me.

- Vuoi darmi delle risposte o sei venuto qui per tormentarmi ancora? - gli chiesi senza nemmeno girarmi a guardarlo.
Lui sbucò da dietro un albero. Dalla sua espressione sofferente era chiaro che aveva intenzione di optare per la prima possibilità.
- Vieni qui e parliamone, ok? - lo invitai, addolcendomi.
Annuì e si avvicinò. Si sedette dove il giorno prima si era seduto il fratello. Mi sedetti sul masso anch'io e cominciai con le domade.

 



 

Piccolo (o quasi) diario di bordo ------ IMPORTANTE!


Prima di tutto voglio spiegare il ragionamento dei nomi, che non deve essere facile da capire per chi legge la storia col senno di poi. Allora, quando avevo cominciato a scrivere volevo prendere dei nomi che ricordassero Jared e Shannon (ormai si è capito che i 30STM mi piacciono, eh?), il cognome mi faceva già comodo perché sembra italiano [nel frattempo ho scoperto che è davvero un cognome italiano grazie a _Lally], ma i nomi erano un problema. Allora cos'ho fatto? seguendo vari ragionamenti che ora non mi ricordo nemmeno io sono arrivata a Samuele per Shannon, ma a meno di non voler chiamare lui Gerardo (con tutto il rispetto per quelli che si chiamano Gerardo, come nome non mi piace per niente, sarebbe stata una crudeltà chiamarlo così). Allora ho pensato, pensato, pensato... ma niente, non sapevo come chiamarlo. Siccome però l'idea di fondo mi piaceva non volevo stravolgere tutto... così ho fatto finta di aver scelto un nome falso eccetera eccetera. Sembrava tutto calcolato, eh? e invece è stato un rattoppo, la cazzata che salva la situazione, l'ultima chance. Il problema è stato risolto in quattro e quattr'otto nel prossimo capitolo, dove fra l'altro non ho più scelto cose all'ultimo secondo ma sono tornata (per la maggior parte del tempo) alla storia come l'avevo immaginata (per fortuna!). un'altra cosa a proposito dei nomi: Filippo è l'imprevisto dell'ultimo minuto, non sapevo come chiamarlo. come scegliere un nome in fretta? mi sono guardata attorno , la prima persona che ho visto è stato, ovviamente, il mio vicino di banco, Filippo, che tra l'altro in quel momento mi stava dando fastidio (ero a scuola, quindi la scelta non era ampia considerando che ho pochissimi ragazzi in classe, ma al limite avrei preso il nome di una ragazza e l'avrei girato al maschile...). quindi Filippo è diventato il fratello di Luna.
Passiamo alla parte meno seria. I 30 Seconds To Mars non sono davvero il mio gruppo preferito, lo so che detto così suona male, ma mi piacciono molto (Cate, tu lo sai benissimo). Volevo che ci fossero in qualche modo, ecco perché il casino dei nomi... Mi sento abbastanza un'idiota, ora che ci penso...
Un'altra cosa: il fratello. Non volevo che fosse scontato, se non è la madre di Luna chi vuoi che sia, uno dei due ragazzi... e invece no. Non chiedetemi da dove salta fuori, sinceramente me lo sto chiedendo ancora anch'io... volevo solo fare una cosa diversa. lo so, sono fissata col fare la diversa, ma non volevo fosse la solita solfa del lui corre dietro a lei che corre dietro all'altro che odia lui che invece non vuole che l'altro corra dietro a lei... (per questo genere chiedete a Stephenie Meyer, che ne sa di sicuro di più di me e ci ha fatto di sicuro più soldi di me) quindi ecco il casino che ne è venuto fuori. La cosa di cui mi sorprendo ancora adesso è che io sia riuscita a trovare un senso ad ogni cosa che scrivevo e che mi dava dei problemi senza cambiare mai la storia già scritta...
ultima cosa (aggiunta al momento e di fretta): penso di non riuscire a pubblicare prima di lunedì prossimo, vedo cosa posso fare ma non prometto niente... T.T non è per cattiveria, è per un mio problemino (niente di grave, per fortuna!)

ok, ora mi fermo o il Piccolo diario di bordo viene fuori più lungo del capitolo... :P
con un mal di testa da paura, ma decisa a finire di copiare sta maledetta storia,
S.

P.s.: comincia il concorso "inventa anche tu un titolo per questa storia!"
Vi prego, partecipate tutti scrivendomi un consiglio nella vostra recensione o in un messaggio privato, ogni proposta sarà valutata da una giuria molto esigente, abbiamo tutte letto la storia, quindi sappiamo con cosa abbiamo a che fare (i nobilissimi giudici: io, una mia compagna di classe, il mio amore Cate - che finirà in mezzo a questa cosa anche se non vuole - e la mia migliore amica, nonché mia correttrice di bozze maxima.)
Buona fortuna!

P.p.s.: Rispondo già ad alcuni dei vostri dubbi, dicendovi cosa non pensare:
1) non pensate che siano vampiri
2) non pensate che siano licantropi
3) non pensate che siano un angelo ed un demone
4) non pensate che siano maghi, stregoni o cazzate varie, non fanno assolutamente magie
5) non pensate che abbiano poteri sovrannaturali, tipo super forza o vista laser.
6) no, non volano
7) no, non passano attraverso le pareti
spero di avervi confuso ancora di più, perché è proprio questo il bello dei nostri due protagonisti... :P


RINGRAZIAMENTI E MENTI RINGRAZIATI
allora, lo so, il nome è dato a caso seguendo una vena di follia. se l'avete capita, siete dei casi disperati come me (non dovete esserne fieri, puntualizziamo!)

FALLEN99
cate394rina
Racchan
_Lally
PinaProser95
rosaa93
Giuli_97
babycullen
chocolatereader
giada_99
FedeKiryu (ti prego, dimmi che Kiryu l'hai preso da Zero e ti adorerò per sempre *.*)
Nyxadora
e te, lettore che OVVIAMENTE lascerai una recensione per farmi sapere cosa ne pensi ;)

Grazie!

-- spero di non aver dimenticato nessuno, ma cominciate a diventare tantini... --

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Capitolo 7
*** Un fulmine a ciel sereno ***


7. Un fulmine a ciel sereno

 

Piccola prefazione

Finalmente il momento delle risposte... Non voglio anticipare nulla, voglio solo chiedere fiducia. Mi spiego: forse qualcuno di voi potrebbe rimanere un po' deluso o annoiato, ma prometto che anche se magari ora non vi ispira più così tanto, i prossimi capitoli saranno un po' più emozionanti, è solo questo momento di stacco narrativo. Dopotutto il momento delle spiegazioni imbarazzanti è sempre un po' noioso, no? Il meglio, ovviamente, deve ancora venire e l'avventura è appena iniziata. Ci rivediamo più sotto, ok?



 
 

- Come ti chiami? Per davvero, intendo.
- Non lo so.
La sincerità di quella risposta mi spiazzò.
- In che senso?
- Io non ho un nome.
- E tuo fratello?
- Non è mio fratello.
Probabilmente sbiancai, perché mi guardò preoccupato aspettando la domanda successiva.
- Ma lui ce l'ha un nome?
- No.
Va bene...
- Quanti anni avete?
- Io ne dimostro diciassette, lui diciotto anche se si è iscritto al tuo anno.
- Da dove venite?
- Possiamo tenere questa domanda per dopo? - mi chiese a sua volta.
Mi contorsi le mani nervosamente.
- Ok, allora perché i vostri occhi cambiano colore? - ritentai.
Mi rivolse un mezzo sorriso e capii che dovevo cambiare di nuovo domanda.
- Allora dimmi almeno perché questo posto ieri era un angolo di estate, mentre ora è ridotto così.
- Perché lui l'ha lasciato decadere. è troppo lontano perché riesca a mantenerlo bello come ieri.
- Lo sai che non mi stai affatto chiarendo le idee?
- Lo so.
Perfetto...
- Perché le sue mani scottano? Non è normale... - contrattaccai.
- Perché si è dimenticato di nasconderlo. Sono normali così.
- E tu... - allungai la mia mano verso la sua, ma la spostò.
- Non ti piacerebbe - mi avvisò.
Non gli diedi retta e lo sfiorai appena con i polpastrelli. Fu come infilare le dita in una presa della corrente. Mi staccai immediatamente. Lasciai che i miei occhi sprofondassero nei suoi, sempre di quell'intenso azzurro.
- Come hai fatto?
- Pensavo mi avresti chiesto cosa sono... - scherzò.
- Allora "cosa sei"?

#MOMENTO DI TENSIONE E PATHOS SCENICO#

- Sono un fulmine a ciel sereno.
Lo guardai malissimo, così si spiegò meglio.
- Qualche centinaio di anni fa un fulmine cadde sulla Terra. Quel fulmine uccise una persona, un ragazzo. Lo attraversò e ne rimase intrappolato. Quel fulmine ero io. Rimasi intrappolato nel corpo di quel ragazzo, questo ragazzo. Io sono lui, ma non so chi sono io.
- E perché sei rimasto... intrappolato? - chiesi incredula.
- Offesi le nubi che mi avevano creato, così mi cacciarono. Vagai per il Cielo, ma ad un tratto fui costretto a cadere. Purtroppo, caddi in un posto dove il cielo era sereno. Venni condannato a restare qui nel momento stesso in cui trapassai questo corpo e ne presi il posto. Io l'ho ucciso.
Ascoltavo attonita. Qualche centinaio di anni, più diciassette. Era una cosa assurda.
- Ma nel frattempo non saresti anche dovuto morire un paio di volte? O almeno invecchiare...
Sorrise tristemente.
- Che condanna ha un termine? La mia natura celeste permette al mio corpo di mantenersi in piena salute, sempre giovane e bello.
- E allora Samuele da dove arriva?
- Io ero un fulmine a ciel sereno, lui era il ciel sereno stesso, un raggio di sole divenuto concreto inviato per rendere la mia condanna una fuga infinita da lui. Ovunque io vada, lui mi segue, e quando mi riesce ad avvicinare ha il compito di uccidermi. Peggio di una misera esistenza umana c'è solo lo scomparire. Senza offesa! - si scusò subito, ma io non ci feci molto caso.
- E allora perché non ti ha ancora ucciso?
- Ti ha mai parlato di noi due? Siamo gli opposti parte dello stesso. Con la mia morte verrebbe ristabilito un equilibri e anche lui sarebbe condannato a scomparire. Avevamo fatto un patto: avremmo vissuto ognuno la propria esistenza senza interferenze con quella dell'altro, ma ora lui ha infranto questo accordo, seguendomi.
- E tu ora cosa vuoi fare?
- Io non posso andarmene da qui, ho trovato te. Tu sei la mia cura, l'altra soluzione.

 




Piccolo diario di bordo

Beh, non ve l'aspettavate, eh? Ammettetelo, è stato un trauma. Chi aveva pensato ad una cosa del genere, oltre alla mia mente malata? Se ci sei, ti prego, dimmelo perché ti sposo immediatamente.
A parte gli scherzi, spero di avervi lasciato con quell'amaro in bocca comunque piacevole, perché l'avventura inizia ora. Lo so, stava cominciando a sembrare un romanzetto rosa...
un'altra cosa: vi prego, non ditemi "oh, ma che palle, io mi aspettavo qualcosa di più figo" perché anche se magari ora la cosa non vi piace più avanti potrebbe farsi più interessante di quello che credete. come ho già detto: abbiate fede!
Siccome di solito quando comincio a scrivere so dove voglio arrivare ma non so come arrivarci, in corso d'opera cambio delle cose (tra l'altro, così mi complico la vita senza nemmeno volerlo, ecco perché di solito non riesco a finire le mie storie) <--- ok, questa cosa non c'entrava niente.
La batosta finale è l'ultima frase: tu sei la mia cura, l'altra soluzione. Cosa vorrà dire? Centrerà anche Samuele? E cosa succederà? Lo scoprirete nella prossima puntata!
una S. reduce da una versione di latino vi saluta!

P.s.: titoli, titoli... cercasi titoli! la giuria è sempre la stessa, quindi non abbiate paura e proponete!
P.p.s.: qualcuno a questo punto mi vorrà anche dire "oh, certo che sei fissata con sti occhi, eh?" lo so. lo ammetto, mi piacciono gli occhi, è una delle prime cose che mi colpiscono di una persona. per qualcuno può essere la camminata, il tono di voce o il culo (non sto pensando a nessuno in particolare, vero Cate?), per me, a meno che la persona davanti a me non abbia qualcosa di particolarmente appariscente, tipo i capelli blu o un naso che fa provincia, sono gli occhi. sarà perché rimpiango i non averli presi di quel colore così bello da mio papà, invece che averli cioccolato (o color merda a seconda dei punti di vista) come mia mamma...


Si ringrazia chi segue questa storia (se la possiamo definire così)...

babycullen
Bershka1D
cate394rina
Ciaociao1D
Erika Lollosa
FedeKiryu
giada_99
Giuli_97
Nyxadora
Racchan
roncatella
TheLadyVampire97


...e chi l'ha messa fra le preferite

azzu tazzu - Azzurra (visto che mi sono ricordata?)
_Lally
FALLEN99
rosaa93
chocolatereader

Grazie mille a tutti!

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Capitolo 8
*** Un malanno, una cura ***


 

 

8. Un malanno, una cura

 

 

"Devo riuscire ad ottenere una cosa da te, ma dovrai essere tu a scegliere di darmela. Quando arriverà il momento saprai da sola cos'è".
Era tutto ancora più assurdo, ora che la cosa aveva un senso. Daniel, come avevo deciso di chiamarlo* in modo che sapesse che mi riferivo a lui, aveva davvero troppi misteri, ma almeno ora mi aveva reso partecipe della sua condanna. Io ero la sua cura, mi aveva aspettato per dei secoli. Centinaia di anni passati a scappare, a nascondersi da Samuele, fino al patto che ora era nuovamente senza valore. C'era una via d'uscita, ma Daniel sembrava non aver diritto a sfruttarla. Che cosa assurda.
Continuai a camminare verso l'ufficio di mia madre. Cosa non avrei dato per essere già maggiorenne e poter giudare... La strada sembrava non finire mai, ma volevo solo continuare a camminare. Magari i brutti pensieri si sarebbero dispersi lungo la via, come le briciole di pane di Hansel e Gretel...

Finalmente arrivai a quello stramaledetto ufficio. Salii i gradini otto a otto ed aspettai che la centralinista mi aprisse la porta. Con uno scatto metallico ebbi il mio via libera, mi rituffai verso altre scale e finalmente arrivai in cima. Mia madre is girò verso di me, stupita.
- Se volevi sapere se ero ancora in ufficio bastava chiamare, non mi sembra sia la prima volta che vengo trattenuta - disse appena si accorse che ero io.
Bastò una sola parola per farle alzare le antenne.
- Filippo.
Scattò come un pupazzo a molla.
- È svenuto, così ho chiamato l'ambulanza e scottava di febbre...
- Da quanto è successo? - mi interruppe lei, mentre girava per la stanza come un tornado, raccattando le sue cose.
- Più o meno mezz'ora, mi hanno detto di non preoccuparmi e starne fuori, che ti avrebbero comunque avvisato loro... - dissi sempre più agitata.
Non mi stava nemmeno ascoltando. Mi zittii all'istante.
Seguii quella donna sull'orlo dell'isteria che non somigliava neanche un po' a mia madre: trucco sfatto, il cappotto abbottonato di sbiego, un monticello di cose strette la petto, fra cui la borsa riempita in fretta e furia da cui sbucava un'angolo del suo foulard preferito. Ci precipitammo verso la macchina, salimmo al volo e partimmo sgommando.
Nonostante tutto, durante il tragitto non feci altro che pensare a Daniel. Ora che sapevo chi era e da dove veniva mi sentivo più vicina a lui. Restava solo il problema della cura. Cosa dovevo dargli? E cosa sarebbe successo, dopo? E perché ancora non rispondeva ad alcune delle mie domande?
"Vai in ufficio da tua madre, ha bisogno di sapere di tuo fratello". Come facesse a sapere di Filippo non glielo avevo chiesto nemmeno, di sicuro non avrebbe risposto. Ma almeno ero riuscita a fargli promettere di rispondere a tre domande il giorno seguente. Solo tre, ma bastava scegliere bene e non lasciarmi fregare come l'altra volta. Una l'avevo già pronta, le altre... beh, avrei improvvisato. Sempre meglio avere un margine...
Il motore dell'auto si spense e mia madre balzò fuori all'istante. Eravamo già arrivate? Cavoli, non me ne ero nemmeno accorta, il viaggio mi era sembrato durare pochissimo. L'ospedale era triste e grigio, un grosso blocco di cemento circondato da un parcheggio enorme. Entrammo e cominciammo a girare come trottole in cerca della reception, che era un po' troppo lontana dall'entrata. Quando la trovammo, l'infermiera dietro alla scrivania ci comunicò il piano e la stanza di Filippo. Era nel reparto degli ustionati.


*Come già detto nello scorso capitolo, lui non ha un nome, quindi ne scelgono uno insieme. Figo, eh?


IMPORTANTE: ci tengo a precisare che Daniel e Samuele non sono immortali, semplicemente non invecchiano e non si ammalano. infatti, se ci fate caso, Samuele avrebbe dovuto uccidere Daniel. se fossero stati immortali la cosa non avrebbe avuto senso :3 la differenza è sottile, lo so, ma c'è.
Altra cosa: i capitoli hanno tutti più o meno la stessa lunghezza, solo che se ci sono dei dialoghi vado più spesso a capo. Quindi, vi prego, nessuno mi dica che questo capitolo è troppo corto.


 




Piccolo diario di bordo
 

Buongiorno, popolo! sono tornata, si salvi chi può!!
la domanda che non troverà mai una risposta è: come mai ha aspettato così tanto per avvisare la madre dell'accaduto? sarebbe stata la prima cosa da fare, no? beh, non lo so nemmeno io, quando ho scritto lo scorso capitolo ho fatto un errore, ma non volevo riscrivere tutto e rimetterci una pagina intera del mio amato quaderno giallo... (i testi, disegni, scarabocchi, riflessioni... li scrivo tutti in un solo quaderno, così non navigo nei fogli volanti e trovo tutto prima. una storia? eccola; un disegno? eccolo... facile, no? ma del mio quaderno parleremo di nuovo più avanti...) così mi sono arrangiata come ho potuto, spero di non aver fatto un casino...
I LUOGHI:
- l'ufficio è un misto fra quello dove lavora mia mamma e quello dove lavora mio papà... un bel casino, insomma!
- l'ospedale è simile a quello più vicino a dove abito, e in cui la reception non è davanti all'entrata come dovrebbe ma è spostata verso sinistra, un po' nascosta... una volta dovevo trovarla (non stiamo a spiegare tutti i motivi, se volevte farvi i cavoli miei diventate telepatici, che è meglio ehm, volevo dire: la storia della mia vita non vi interessa di sicuro) e ci ho messo un secolo... facevo prima ad arrangiarmi, diciamocelo. miracolosamente quando Luna e sua madre chiedono di Filippo non c'è fila... che botta di culo pazzesca! no, la verità è che non avevo voglia di far perdere alle nostre eroine (?) del tempo prezioso in quel cavolo di ospedale ad aspettare che la vecchietta rimbambita di turno chieda cosa deve fare se le fa male un dito del piede...
vabbè, mi fermo.
S.

P.s.: piccolo sondaggio: voi li conoscete i nomi delle dita dei piedi? eh si, ne hanno uno, proprio come quelle delle mani... vediamo che li indovina! (l'uso di internet è severamente proibito, nessuno imbrogli!!)
P.p.s.: cercasi titolo disperatamente. altre idee?




QUASI DIMENTICAVO I RINGRAZIAMENTI!!

_Lally
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Spero di non aver dimenticato nessuno... Grazie!

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Capitolo 9
*** Un tocco fatale ***


 

9. Un tocco fatale

 

Era steso sul letto, pallido come il lenzuolo in cui l'avevano avvolto. Vari tubicini gli partivano dal braccio, e ne aveva un altro che gli passava sotto il naso. Dormiva, con quegli occhi pesti e le labbra screpolate.
Era praticamente cotto: il dottore aveva riconosciuto i sintomi di un colpo di sole, cioè era come se fosse rimasto per giorni nel deserto sotto il sole di mezzogiorno. Non era morto per miracolo.
Ce lo diceva come se fosse una bella cosa, come se dovessimo essergli grate per averci detto cos'aveva.

Ma non era affatto merito suo se Filippo era ancora vivo.
Non sapevo nemmeno il perché, ma pensai ancora a Daniel. Un esiliato, condannato alla vita terrena e costretto a scappare da Samuele, che doveva ucciderlo. L'eternità in fuga. Quanto doveva aver sofferto, vivendo secoli ed epoche, scappando sempre e senza mai poter stringere legami con qualcuno per evitare che si notasse la sua eterna giovinezza. Il fulmine ed il raggio di sole, opposti eppure compagni. Soli, sempre.
Sole... Oh, no. Come avevo fatto ad essere così imbecille? Era riuscito ad arrivare a mio fratello, quanto tempo ci avrebbe messo ad arrivare a me? Non era assolutamente una coincidenza. Aveva cotto un ragazzo! Un ragazzo che non gli aveva fatto nulla. Voleva di sicuro mandarmi un messaggio: poteva fare del male alle persone che amavo. Ma quello che ancora non mi era chiaro era il perché; ero la soluzione, dopotutto. Qualsiasi cosa volesse idre che ero la cura, sembrava essere l'unico modo per risolvere la situazione senza che nessuno dei due dovesse rimetterci... Forse dovevo solo trovare quello che dovevo dare a Daniel, anzi: dovevo assolutamente spicciarmi a trovare quella stramaledetta cura.

 



Piccolo diario di bordo


Lo so, questo capitolo è cortissimo, ma c'è un motivo più che plausibile: avevo finito il mio adorato quaderno giallo, quindi non avevo più spazio e non volevo lasciarlo a metà. In cambio il prossimo capitolo tornerà della solita lunghezza... (vi prego, non uccidetemi per questo!!)
In più è così corto perché volevo fare un giochetto coi titoli di questi due capitoli, un confronto, una contrapposizione... Quale? hehe, lo scoprirete solo mercoledì!

Nel frattempo siamo entrati ancora di più nel vivo della storia. Filippo... beh, è una rottura. all'inizio mi faceva comodo, perché per la scena dello svenimento era un colpo di scena, ma ora era un problema. come farlo uscire dalla storia? dovevo farlo morire o sopravvivere? e poi, cos'aveva? uff, che personaggio inutile e complicato...

La scorsa settimana avevo chiesto se qualcuno conosceva i veri nomi delle dita dei piedi senza usare internet... volete la soluzione?
ALLUCE - ILLICE - TRILLICE - PONDOLO - MELLINO.
cioè, immaginatevi la scena: dottore, mi fa male il pondolo!! oppure: merda, stamattina ho sbattuto il mellino sullo spigolo del comò! XD non si può, dai! trovategli altri nomi, come si fa a prenderli sul serio?
non ci credo, nessuno che li sapeva... io li ho imparati ad allenamento, una mia compagna li aveva studiati la mattina a scuola e ce l'ha raccontato...
una trilliciosa S. vi saluta!


Ringrazio di cuore

cale394rina (adesso ti metterai l'anima in pace?)
FALLEN99 (che aveva indovinato)
_Lally (che aveva indovinato anche lei)
babycullen
Azzurra, alias azzu tazzu
Giuli_97
FedeKiryu
Berksha1D
domenicamattina
giada99
Roncatella
Nyxadora
Racchan
rosaa93
ciaociao1D
Erika Lollosa
chocolatereader
TheLadyVampire97

come al solito, spero di non aver dimenticato nessuno.

Grazie!

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Capitolo 10
*** Un tocco che salva ***


 

 

10. Un tocco che salva

 

 

Nonostante avessi passato il resto della giornata a frugare in camera mia, cercando qualsiasi oggetto che potesse sembrare magico o curativo, non avevo trovato niente. Il massimo era stato una palla di vetro con dentro la glicerina e dei brillantini che mi avevano regalato quando avevo cinque anni. Quando vidi Daniel appoggiato ad un armadietto a scuola, quella mattina, mi si fermò il cuore. Era una sensazione così strana, di solito non mi aspettava nessuno... Lo salutai con un sorriso, e gli raccontai delle mie ricerche.
Quando gli descrissi la palla di vetro scoppiò a ridere.

- Ok, ho capito che non è quella giusta - borbottai offesa.
- In effetti no. Allora, vuoi cominciare con le tue tre domande?
- Non pensavo che te ne ricordassi... Comunque sì, va bene.
- E la prima domanda è...?
- Come mai i vostri occhi cambiano colore?
Sbuffò.
- Sei testarda, eh?
Annuii.
- Dipende dalla nostra natura. Se la mascheriamo o se la enfatizziamo. è come una lampadina con il dimmer. Quando è già accesa puoi scegliere se accenderla ancora di più o se spegnerla, a seconda di cosa fai gli occhi ti seguono. Io posso non mascherare il fatto che sono elettrico, ma se faccio così...
Avvicinò la mano alla mia, io lo fissavo incantata. Gli occhi si fecero di un liquido verde e le sue dita mi toccarono. Aveva la mano un po' fredda, ma le dita affusolate non mi davano alcun fastidio nonostante la prima volta avessi sentito una scossa.
- Wow... - mormorai.
Staccò la mano dalla mia e la appoggiò sulla parete. La luce del lampadario sopra la sua testa aumentò di intensità, sempre di più, fino a bruciare la lampadina facendo scoppiare il filamento interno.
- Decisamente doppio wow - mi corressi.
- Non fare quella faccia, basterebbe non fare attenzione per un solo istante e potrei ucciderti. Senza nemmeno rendermene conto, resteresti folgorata.
- Ok, questo mi fa pensare - ammisi.
- Soddisfatta, finalmente?
Annuii.
- Seconda domanda: come mai sei a scuola? Nel senso che tu non hai un nome, quindi non capisco come hai fatto ad iscriverti.
- Non l'ho fatto.
Ero ancora più confusa.
- Io non devo venire a scuola, non sono iscritto. Io ero qui durante i cambi dell'ora o prima e dopo le lezioni per vederti. Non ero sicuro che fossi davvero tu... È bastato che nominassi... Samuele - non era abituato a chiamarlo per nome - per farmi capire che se anche lui era qui, eri quella giusta. Prossima domanda?
Presi cautamente tempo.
- Ma non avevo detto che ti avrei fatto tre domande di fila, abbiamo solo deciso la quantità. Me la tengo per dopo, come scorta.
Con un sorrisetto mi allontanai verso la mia classe. La professoressa non aveva ancora cominciato la lezione, ma quando mi vide entrare mi fermò.
- Luna, pensavo fossi in ospedale con tua madre.
- Perché? - chiesi di riflesso.
- Tuo fratello...
Eccolo, il panico. Sembrava strano che avesse aspettato così tanto per farsi sentire.
- Lo stanno operando d'urgenza. Aveva un polmone collassato, così tua madre ha chiamato la scuola dicendo che oggi non saresti stata presente.
Ringraziai in fretta la professoressa e schizzai fuori dall'aula.
- Ti serve uno strappo? - chiese protettivo Daniel.
Beh, una moto guidata da un fulmine era sicuramente meglio di una bici guidata da una me in pieno panico.
- Sì, grazie
Non ero mai salita su una moto prima. Misi il casco che lui allungava verso di me, poi mi accomodai dietro di lui. Gli allacciai le braccia in vita e lasciai che le lacrime scorressero, mentre sfrecciavamo per le vie trafficate. Entrammo nell'ospedale, ancora più grigio e triste con quel cielo che prometteva cattivo tempo. Dopo qualche minuto trovammo mia madre. Era seduta su una poltroncina ed aveva la morte nello sguardo. Non feci in tempo a dire nulla, perché saltò la corrente. Daniel imprecò. Un chirurgo uscì dalla sala operatoria, trafelato.
- Non possiamo operare senza luce, potrebbero esserci delle complicazioni. Mi dispiace, non possiamo fare niente nel frattempo, solo sperare.
Guardai Daniel. Lui annuì. I suoi occhi divennero del verde più intenso ed incredibile che avessi mai visto. Si appoggiò alla parete e l'ospedale si illuminò. Il chirurgo sparì di corsa nella stanza da cui era uscito.
- Grazie - fu tutto ciò che riuscii a dire.
Sorrise.

 




Piccolo diario di bordo


penso si sia capito di che contrapposizione parlavo nello scorso Diario. Un tocco fatale, uno che salva. due modi diversi di sfruttare le proprie capacità.
ma torniamo allegri come al solito, ok?
*sorride fiera come non mai* visto che bel capitolone? ve l'avevo detto che sarei tornata alla solita lunghezza!
*il sorriso si spegne e diventa uno sguardo colpevole* scusatemi per il ritardo, ma ieri decisamente non ho avuto tempo, vi prego, non uccidetemi!
maybe alcuni di voi si staranno chiedendo: "a proposito di Samuele, che fine ha fatto?" c'è, c'è, solo che per ora se ne sta buono e non rompe. finalmente anche Filippo si è reso utile (contenta, Cate?), perché grazie al fatto che lui va a farsi cucinare e si fa salvare (anche se non lo sa) da Daniel, succede qualcosa. dai, non ditemi che non vi siete accorti di quello che sta succedendo... riflettiamo: Luna è psicologicamente instabile, arriva qualcuno che la aiuta, la protegge, la tira su di morale... a meno che tu non sia un blocco di marmo insensibile, cara persona che mi leggi, dovresti sapere cosa sta passando la nostra protagonista! eh, già, ora hai capito.

[se non hai capito aspetta pazientemente, arriverà un momento di assoluta chiarezza anche per te. è tuuuuuutto calcolato, tuuuuutto previsto]
da oggi non me la prenderò più comoda, visto che alla fine non ho davvero copiato tutta la storia a computer per poi pubblicarla ma ho pubblicato il primo capitolo appena finito di scrivere il 9... maledizione a me! è solo che non potevo più apettare (e la Cate continuava a rompere)
nonostante lo scompiglio che questa faccenda ha portato alla mia vita extrascolastica mi fa piacere che così tante persone abbiano letto la mia storia finora, vale tutti gli sforzi fatti, credetemi!
S.


RINGRAZIO PER LA VENTORDICESIMA VOLTA

cate394rina
_Lally
FALLEN99
babycullen
Azzurra
Giuli_97
Ciaociao1D
Racchan
Nyxadora
FedeKiryu
giada_99
domenicamattina
roncatella
Erika Lollosa
Streghetta33
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Berksha1D
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chocolatereader

e tutti gli altri lettori silenziosi.

Grazie!

 

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Capitolo 11
*** Decisamente un vizio ***


 

11. Decisamente un vizio

 

 

- Beh, mamma, penso che dovrei presentarti Daniel...
Lei annuì senza nemmeno guardarlo.
Io, al contrario, ero davvero impressionata: stava fornendo energia elettrica ad un intero ospedale e non sembrava nemmeno sforzarsi. Se ne stava lì, tranquillo come un qualsiasi adolescente in attesa, la schiena appoggiata contro il muro e le mani nelle tasche del giubbotto. Un pensiero mi colpì: come faceva ad essere vero? Era troppo bello, troppo misterioso, troppo potente. Eppure aveva bisogno di me, una misera ragazza che si sentiva troppo diversa dal resto del mondo per vivere serena. Aveva bisogno di me per avere qualcosa. Lo guardai di nuovo. I suoi occhi limpidi e smeraldini mi catturarono. Era come se lo stessi conoscendo di nuovo per la prima volta. Mi avvicinai.

- Hai deciso qual è la tua seconda domanda - constatò appena gli fui di fronte.
- Tu sai cos'è la cura e dove la posso trovare?
- Sì.
- E allora dimmelo! Io voglio aiutarti, quindi aiuta me e i tuoi problemi saranno risolti.
- Non posso...
- Cosa significa "non posso"? Certo che puoi! Come faccio a trovare qualcosa se non so nemmeno cosa cercare?
- Io non posso dirtelo. Poi saresti troppo condizionata e non mi aiuteresti perché vuoi, ma perché ti senti in dovere di farlo. è proprio questa cosa a fare la differenza.
Benissimo, ancora enigmi.
- Voglio avere altre tre domande, domani - lo avvisai.
- Tutto quello che vuoi, ma non chiedermi più della cura. Ti prego, è l'unico argomento tabù.
Mi arresi al suo sguardo intenso e tornai a sedermi vicino a mia madre.
Non so di preciso quanto tempo passò, né quanto tempo dormii, ma ad un tratto sentii la mano fredda e liscia di Daniel che mi scostava una ciocca dal viso. Riaprii gli occhi e mi accorsi di essere ancora seduta sulla poltroncina, ma mia madre non c'era più.

- E' da tuo fratello, mi ha chiesto di badare a te finché non ti fossi svegliata...
- Ma allora mi leggi nel pensiero! - lo accusai, stiracchiandomi.
- Eh, no. Le domande domani - mi ammonì in risposta.
Sbuffai come una bambina piccola.
- Sei carina quando dormi - mi prese in giro lui.
- Non è vero. Parlo nel sonno, mi giro come un'anguilla e la maggior parte delle volte sbavo.
Mi sorrise, un sorriso così luminoso che mi accorsi del fatto che di solito era fin troppo serio. Un sorriso così bello, rassicurante, spontaneo non poteva averlo nemmeno Samuele. Mi ritrovai a sorridere anch'io, ma di sicuro ero molto meno affascinante di lui e mi sentivo decisamente ebete.
Fluttuai sulla mia nuvoletta di felicità decisamente fuori luogo fino alla stanza di Filippo, dove si dissolse di colpo. Era ancora più pallido, ed oltre alla flebo c'erano anche un paio di piccole sacche di sangue vicino al letto.

- C'è stato un problema a causa del guasto dell'impianto elettrico, l'incisione è stata puramente casuale... - stava dicendo un chirurgo a mia madre.
I suoi occhi si fecero lucidi.
- Avrà ripercussioni sulla sua vita futura? - chiese lei preoccupata.
- No, ma in futuro potrebbe avere problemi... parliamo di cose che potrebbero insorgere solo fra qualche decennio, sia chiaro.
Lei annuì, lo sguardo vacuo ma gonfio di lacrime e dolore. Si girò verso la porta e vide me e Daniel. Non riuscì più a trattenersi e scoppiò in singhiozzi. Le corsi incontro e la abbracciai. Il dottore uscì con discrezione.
- Cos'ha? - chiesi a mia madre dopo un po'.
- Il chirurgo stava operando quando è saltata la corrente. Per sbaglio ha reciso una qualche arteria e, anche se sono riusciti a fermare l'emorraggia in tempo, ha perso molto sangue. Dovranno fargli delle trasfusioni, per ora non sanno di preciso cosa gli succederà... - mi riassunse con la voce ancora rotta per il pianto.
La strinsi più forte e ci riavviammo verso la macchina.

Mi accorsi quasi subito che Daniel era sparito. Per l'ennesima volta. Anche la sua moto non c'era più nel parcheggio. Era come se fosse stato tutto un sogno: lui, i suoi occhi, le sue mani...
Sbuffai infastidita.

 



 

Piccolo diario di bordo

 

CHIEDO PERDONO PER IL RITARDO MOSTRUOSO, MA DOVEVO STUDIARE GRECO, MATEMATICA, ITALIANO PIU' VARI ALLENAMENTI E PARTITE LA SERA TARDI. PENSO SIA INUTILE DIRE CHE SONO DISTRUTTA E CHE HO PASSATO META' DEL POMERIGGIO A DORMIRE PER RIPRENDERMI.
 

Ieri ho pubblicato il secondo capitolo (lasciamo stare i riferimenti temporali, fanno solo capire che questo capitolo l'ho copiato a computer mezzo secolo fa)... mi sento decisamente realizzata.
prima cosa abbastanza (ma non troppo) seria: mi dispiace un po' per Filippo. non avevo cuore di farlo morire, insomma, dopotutto era solo un ragazzo che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, non ne può niente... così è sopravvissuto. ma siccome non sarebbe stato del tutto realistico che un chirurgo avesse la vista a raggi x e operasse al buio, ho dovuto fargli fare un'altra brutta esperienza. probabilmente ora mi odia a morte. spero non mi venga a cercare per vendicarsi, sarebbe decisamente inquietante... (Cate, adesso non uccidermi, più avanti sarai contenta di Filippo, adesso non ha ancora fatto niente... abbia pietà, signorina!)
Quando ho scritto questo capitolo (intendo in cartaceo, ovviamente) avevo appena deciso quale sarebbe stato il finale. Ne avevo in mente alcuni, ma quello definitivo mi è sembrato quello migliore alla situazione. sono impaziente di pubblicarlo, sarà una bomba. ok, bella cosa, ma perché l'ho già detto? perché se leggete fra le righe si può capire cosa succederà. Eh, no, furbetta/o! non tornare a controllare riga per riga per trovare messaggi subliminali o criptati, se non hai capito basta aspettare, no? no, lascia stare. vai pure a controllare, non posso comunque fermarti da casa mia... (Cate, tu hai l'espresso divieto di chiedermi chiarimenti sulla storia, aspetti come tutti gli altri, chiaro?!)
Daniel... beh, stava diventando troppo umano. dovevo farlo sparire di colpo un'ultima volta, no?
un'altra cosa: Luna non è ossessionata dalla cura, eh? apparte gli scherzi, anche io lo sarei nella sua situazione... avete qualche idea di cosa sia? voglio sapere le vostre ipotesi, vi prego, sono curiosissima!
Un bacione
S.


P.s.: AAA cercasi titolo per storia. per segnalazioni e proposte rivolgersi al responsabile.
contatto di riferimento: ValeR198


Ringraziamenti sbadiglianti a...

cate394rina (che mi ha rotto un sacco per questo capitolo)
_Lally
Racchan
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FALLEN99 (dove sei finito? T.T)
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Erika Lollosa
FedeKiryu
giada_99
roncatella
Streghetta33
TheLadyVampire97

non so se ho dimenticato qualcuno, mi sembra di avervi scritti tutti, ma i conti non mi tornano comunque... se ho lasciato qualcuno per strada ditemelo, non era intenzionale. è il sonno che mi fa fare cazzate...


Non so se qualcuno ci ha fatto caso, ma grazie a tutti voi questa storia è fra le più popolari della categoria (se trafficate un po' trovate la classifica). In particolare è fra le più recensite in vari modi, sia dell'ultimo anno che di sempre. l'ho scoperto per caso, ma mi ha fatto davvero molto piacere, grazie a tutti.

Grazie!

 

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Capitolo 12
*** Dominare i venti ***


 

12. Dominare i venti

  

Passai il resto della giornata imbozzolata nel mio piumone, in un limbo fra veglia e sonno, tormentandomi inutilmente con domande a cui sapevo benissimo di non poter rispondere. Verso le tre di mattina mi venne fame, così scesi in cucina e sgranocchiai un paio di fette biscottate, poi tornai a letto e finalmente caddi nell'incoscienza.
Quando mi svegliai il sole entrava debolmente nella mia camera, nonostante i balconi chiusi. Tirai una manata alla sveglia, cercando il pulsante per illuminare il quadrante. Le dieci e un quarto. Mi aveva lasciata dormire. Scesi le scale e trovai un biglietto proprio di mia madre sul penultimo gradino.

"So che non hai dormito stanotte, quindi non ti ho svegliato come al solito. Ti faccio la giustifica domattina. Sono in ufficio, ovviamente, se hai bisogno chiamami. Un bacio."
Sorrisi mestamente: si preoccupava di me, nonostante fosse palese il fatto che lei era molto più scossa dall'accaduto. Ed era andata comunque a lavorare. Feci pigramente colazione, ma il campanello suonò a metà tazza di cereali. Andai alla porta, e quando l'aprii mi ritrovai davanti Daniel. Il cuore mi fece un salto di gioia. I suoi occhi sfumarono cautamente verso il verde prima che mi sfiorassse la mano con la sua.

- Buongiorno - mi salutò, facendomi deglutire per l'ennesima volta al suono della sua voce.
- Ciao.
- Sono pronto al tuo piccolo interrogatorio - annunciò.
- Oh, giusto.
Non ci avevo nemmeno pensato.
- Sei telepatico?
- Me lo stai chiedendo sul serio?
- Beh, fai funzionare un intero ospedale, a questo punto essere telepatico non mi sembra così strano...
- No, non sono telepatico - mi fece il verso lui, fingendosi offeso.
- Ma allora come fai a sapere cosa penso?
Alzò l'indice ed il medio sogghignando, facendomi capire che la considerava come una seconda domanda.
- Sono empatico.
Lo guardai male.
- Sento l'umore delle persone. E così, a seconda dell'occasione posso capire cosa vuoi. Beh, più o meno... Per esempio tu sei molto facile da interpretare perchè so cosa puoi volere in quel momento.
- Ok, e cosa puoi fare ancora?
Alzò anche l'anulare, le tre domande erano fatte.
- Sono figlio delle tempeste, quindi posso far rannuvolare il cielo o far soffiare un vento molto forte. Posso anche creare cicloni o tornado, ma non è molto comoda come cosa da fare, soprattutto se...
Si interruppe.
- Luna, ci sei?
Ops, forse ero rimasta un po' troppo impressionata: avevo la bocca aperta e gli occhi sgranati. Mi ripresi, scrollando la testa.
- Cosa c'è? - mi chiese preoccupato.
- E' solo che hai fin troppe risorse, tu sei perfetto. Mi sento uno schifo.
Gli scappò una risatina.
- Ti faccio vedere?
- Cosa?
- Eh, no! Hai finito le domande per oggi!
Sbuffai. Riusciva sempre a fregarmi.
- Ok, basta che non sia pericoloso, se rompi qualcosa mia madre diventerà la cosa più spaventosa che tu abbia mai visto nei tuoi non so quanti anni di esistenza.
Mi lanciò un'occhiata innocente prima di alzare la mano a coppa e far girare l'indice dell'altra all'interno, come se stesse mescolando. Ad un tratto chiuse la mano e con l'altra riempì di acqua un piattino. Riaprì la dita della mano chiusa come se versasse qualcosa sul piatto, poi ricominciò a mescolare l'aria.
Poggiò le mani sul bordo del piatto e fissò ancora l'acqua. Piano piano si addensarono degli sbuffi di vapore che cominciarono a vorticare su loro stessi. Si aggiunsero altri sbuffi, il vortice si ingrandì e si formò l'occhio al centro.
Era un ciclone in miniatura, così bello da far dimenticare la sua pericolosità.

- Posso toccarlo? - chiesi incuriosita.
- Non lo farei, se fossi in te - mi avvisò.
Beh, aveva ragione: infilare le dita in un piccolo vortice che girava a più di 120 chilometri orari era come infilare il braccio in un tritacarne o nel frullatore. Eppure lui raccolse di nuovo la piccolo corrente d'aria in mano, prima di richiudere le dita. Quando le riaprì il piccolo ciclone era scomparso.
- Penso che avrò bisogno di un po' per elaborare questa cosa...
Sorrise sotto i baffi.
- Sei un po' troppo di buonumore ultimamente, lo sai? - lo accusai.
Sfoderò un sorriso forse più luminoso di quello del giorno prima, e sentii il fiato mancarmi.
- Smettila di abbagliarmi!
- Oh, ti abbaglio? Ma davvero?
- Non fare il finto tonto...
I
l suo sorriso si fece solo più aperto e sincero.
 


Piccolo diario di bordo


piccola (così piccola da essere scritta in 11 invece che in 14) parentesi solo per _Lally: cosa cosa cosa? pingiuno. ombrello. arachidi. teglia. ehi, tu, lettore curioso! sei _Lally? no? e allora perchè leggi? fila sotto alla parte che ti spetta! ma dimmi te se questi si devono fare i cavoli degli altri! torniamo a noi... _Lally, volevi una Luna pazzamente innamorata di Daniel? mai! non l'avrai mai! in questo capitolo lo si capisce benissimo :3 sei contenta, vero? FINE DELLA PARENTESI

se c'è una cosa che mi mette di buon umore è un altro bel capitolo in cui Samuele non rompe. Yeee!

allora, parliamo della storia. non so se si capisce come Daniel crei il mini-ciclone, ma se non l'avete capito sono cavoli vostri, rileggetevi il pezzo, provate a fare i movimenti e non rompete le scatole alla sottoscritta ehm, ehm, volevo dire che ve lo spiego io, basta chiedere. La cosa che probabilmente vi sembrerà più strana è il fatto che prende un piatto con dell'acqua, ma ho pensato di mettercelo perché i cicloni di solito si formano in mare (sì, lo so che sarebbe acqua salata, ma non avevo voglia di complicarmi la vita). Ecco anche la spiegazione per il fatto che nel primo capitolo il libro che Luna stava leggendo le è volato via dalle mani: Daniel provoca i venti. Non sapevo cosa fargli fare, quindi gli ho attribuito tutte capacità degne di un vero "figlio delle tempeste" (anche se detto così sembra un hippy, figlio dei fiori e dei fulmini)
ehm, ehm... ok, oggi sono decisamente fuori fase, saranno i System Of A Down che mi urlano nei timpani eh no! niente pubblicità occulta, ne ho fatta già abbastanza per i 30STM (cacchio, l'ho fatto di nuovo) per un altro gruppo musicale. dicevo, sarà per la musica che sto ascoltando che mi carica... oh, ci sono riuscita.
prendetemi per cerebrolesa, ma sto diventando seriamente dislessica a scrivere a computer: il titolo di questo eccelso capitolo "dominare i venti" era diventato "dominare i veneti" O.o
ma in fondo è questo che voglio fare: dominare prima il veneto, poi tutta l'italia, l'europa ed infine arrivare a conquistare il mondo intero!muahahahahahahahahahahahahahahahah!
ok la smetto, mi sento davvero patetica.
Cate, non trovi anche tu che Daniel e Luna siano dolciosissimi insieme? O tifi ancora per Samuele? Beh, in ogni caso stai tranquilla, ci sarà anche il suo momento
S.


Un grazie grande come il mondo che riuscirò a conquistare un giorno (?) a...

cate394rina
_Lally
FALLEN99
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BabyIWillLoveYouForever
ALEJAmerabilia
ReyNajiko (BENVENUTO/A, presumo "a", nel mondo dei pazzi!)

ah, prima che mi dimentichi: che fine hai fatto, Nyxadora?

e ringrazio anche i lettori silenziosi (mi farete sapere chi siete, vero? almeno so con precisione chi ringraziare)

Grazie mille a tutti!

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Capitolo 13
*** Una velocità soprannaturale ***


Ok, facciamo finta che io non sia sparita per due (quasi tre?) mesi... Dio, mi sento tremendamente in colpa e so che mi vorreste ammazzare, ma ho avuto il tipico periodo di delirio da fine della scuola in cui TUTTI i professori interrogano e fissano verifiche in quelle due settimane, poi pace profonda e di nuovo verifiche a manetta. Ammetto che a volte non avevo proprio voglia di pubblicare, ma capitemi, sono distrutta e mi prendo di sicuro due materie a settembre, quindi non è che me la stia passando benissimo... Il Piccolo diario di bordo (oh, quanto mi è mancato scriverlo!) lo lascio così come l'ho scritto una vita emmezza fa, alla fine farò le mie aggiunte così aggiorno anche la mia patetica vita.

merda, non mi ricordo più che font ho usato finora... beh, se questo capitolo è scritto diverso fate finta di niente e abbiate pietà, sono distrutta.

Ok, vi lascio al capitolo, ho rotto abbastanza





 

13. Una velocità soprannaturale

 

- Non vuoi ancora dirmi cosa ci facciamo qui, vero? - chiesi per l'ennesima volta.
- Vedrai, vedrai, basta avere ancora un po' di pazienza! - mi rispose Daniel ridacchiando.
Eravamo tornati nel boschetto, in quello stesso posto dove ci eravamo incontrati per la prima volta. Anzi, dove era comparso alle mie spalle per la prima volta.
- Siediti al solito posto - mi disse.
- Come fai a sapere che è il mio solito posto?
Momento di silenzio imbarazzante.
- Che palle, tu e le tue domande da contare! - sbuffai mentre mi sedevo sul mio tronco preferito.
Mi girai verso di lui, ma non c'era. Alzai gli occhi al cielo, ma quando feci per alzarmi un viso mi sfiorò i capelli. Il suo mento si appoggiò sulla mia spalla sinistra, la sua guancia toccava la mia. Sentivo il suo respiro delicato spostarmi alcune piccole ciocche.
- Non capisco come hai fatto... - gli dissi, appoggiandomi con la testa sulla sua.
- E non lo saprai perché hai finito le domande.
- Mi tormenterai a vita con questa storia delle domande, vero?
- No, perché devo pensare a delle risposte che non ti spaventino o confondano ancora di più.
- E allora rispondimi e basta, senza parafrasare!
- Velocità della trasmissione di energia. Un bel po' rallentata, visto che sono legato ad un corpo, ma comunque abbastanza veloce da non farmi vedere.
- Ok, non ho capito - ammisi.
- Vediamo... un fulmine è energia, giusto? E l'energia si trasmette fra le molecole e gli atomi. Ora cerca di mettere questa energia in una lattina di tonno. È meno veloce, ma c'è comunque. Abbastanza da rendere la lattina elettrica, troppa poca per disperdersi.
- Quindi ti stai paragonando ad una scatoletta di tonno? - ironizzai, girandomi a guardarlo.
- In un certo senso...
Sorrise, e per l'ennesima volta il mio cuore decollò. Era una scatoletta di tonno decisamente bella...
Si staccò dalla mia spalla lentamente ed eccolo lì, di nuovo di fronte a me, come se non si fosse mai mosso. Non me l'aspettavo. Feci un piccolo salto per lo spavento, strappandogli una risatina sotto i baffi.
Mi alzai per tirargli uno scappellotto, fingendomi offesa, ma una voce che ormai avevo imparato a conoscere risuonò alle mie spalle.

- Perché cerchi di accorciare i tempi? Tanto non ti libererai di me.
Samuele. Merda.
- Io non sto facendo niente - rispose Daniel.
- L'ho sentito, bastardo. Lo stai facendo apposta, non negare l'evidenza.
Daniel era teso, le labbra serrate e gli occhi ridotti ad una fessura. Istintivamente cercai la sua mano, ne dischiusi il pugno ed intrecciai la sua mano alla mia. Samuele mi incenerì.
- Hai paura... bene - constatò, stavolta rivolgendosi a me.
- Cosa vuoi? - dissi appena fui di nuovo in grado di parlare ed il nodo che sentivo in gola si sciolse.
- Non l'hai ancora capito? Voglio te.
Fissai Daniel interrogativa, e lui mi rivolse un'occhiata colpevole.
- E se non volessi venire con te? - lo sfidai.
Samuele distese il braccio in avanti, aprendo la mano con il palmo rivolto verso di noi, ed i suoi occhi si fecero nerissimi. Erano un gorgo senza fondo, la cosa più spaventosa che avessi mai visto. Non sembrava stesse facendo qualcosa, ma sentii la stretta di Daniel allentarsi. All'improvviso cadde in ginocchio, gli occhi verdi pieni di tormento. Samuele girò velocissimo intorno al tronco dove ci eravamo seduti e raggiunse il ragazzo inginocchiato, il tutto in meno di mezzo secondo.
- Se non volessi venire con me, lui - ed afferrò fra le mani in viso di Daniel - farà una brutta fine. Io sento cosa provi per lui, quindi non provare ad imbrogliarmi.
Daniel gemette, le sue guance si arrossavano sibilando a contatto con le mani di Samuele e i suoi occhi si facevano sempre più appannati e distanti.
No...

- Fermo! Verrò con te... - cedetti.
Ero terrorizzata, stava per ucciderlo senza battere ciglio.
- Bene, almeno sei ragionevole.
Mi afferrò per il braccio ed in meno di un secondo eravamo fuori dal bosco. Ero spaventata, non sembrava nemmeno muoversi eppure viaggiavamo velocissimi.
- Rallenta!
Non mi ascoltò.
- Rallenta, cazzo!
Diminuì la velocità, che rimase comunque elevata. Mi rilassai un po'. Mi faceva troppa impressione il paesaggio che cambiava rapidamente. Cominciai ad avere la nausea, feci dei respiri profondi. Altro che tonno in scatola... Chiusi gli occhi, sperando finisse presto.

 




Piccolo diario di bordo in versione flashback (molto back)

Hello, everybody!
quest'oggi visto che è sabato santo sarò seria, parlerò del capitolo e non mi perderò per strada. d'accordo? voglio vedere se riesco a farlo...
allora, la cosa della velocità non è molto chiara nemmeno a me, ma so che Samuele è più veloce di Daniel per un semplice motivo: lui non è legato ad un corpo, ma è il sole concreto. non so se mi spiego... vabbè, lasciamo stare
direi di fare un riepilogo di cosa possono e non possono fare i nostri due protagonisti, a questo punto, sennò non ci capite più una benedetta mazza:
- può spostarsi velocemente (entrambi)
- può nascondere o mostrare la sua vera natura (entrambi)
- può comandare gli agenti atmosferici legati alla propria natura (entrambi)
- è empatico (entrambi)
- come visto nel capitolo 4, Samuele può influenzare la volontà delle persone
- inoltre, può causare dolore a distanza, l'abbiamo appena visto.

claro, amori miei?

dimentico qualcosa.... ah, sì:
BASTA FARE LA SERIA; ORA SI CAZZEGGIAAAA!!
yeeeeeee!
yaaaaaaaa!
roooooooooaafffffffff! ( <---- tutto per il mio amore migliorerrimo Cate)
ok comincio a preoccuparmi seriamente per la mia santità mentale
[in caso ve lo steste chiedendo, l'ultima frase non è un errore di battitura]

________________________________________________________________

e questo era il diario di bordo sotto Pasqua. PASQUA, NON SO SE CI CAPIAMO!!
allora, nel frattempo ho:
1) scritto una caterva di cagate, perchè sono tutte storielle senza ne capo ne coda che non mi convincono neanche un po'
2) ho letto tantissimi libri, fra cui i sette Harry Potter, Fallen, Torment, Passion, Angel, Firelight la ribelle, vanish la traditrice, hunger games, il diario segreto di eve rosser, il destino di claire, il vicolo dei segreti (fra poco leggerò appuntamento al buio), baciata da un angelo 1 2 3, alis grave nil, Evernight, stargazer, hourglass, afterlife, balthazar, la chimera di praga, wings, spells, illusions, la bussola d'oro, twilight, un'altra volta angel, un'atra volta fallen e altri che al momento non mi ricordo (questi ce li ho nell'ebook, quindi so i titoli per quello, non ho una memoria stratosferica, tranquilli!)
3) ho guardato fight club, mr. nobody, requiem for a dream, noi siamo infinito, bianca come il latte rossa come il sangue, i primi 16 episodi di My so.called life (che durano quasi un'ora ciascuno, vorrei precisare), finito di vedere la seconda serie di Freaks! man mano che usciva, i sette (ops, otto) film di harry potter, upside down, ho riguardato per la ventordicesima volta the crow - il corvo, mi pare di aver rivisto anche kick-ass, ma non sono sicura... I MIRACOLI DELLO STREAMING!
4) ho preso sia dei voti orridi (grazie alla mia prof M. a cui auguro le peggiori sfighe) che dei voti stupendi (grazie all'altra prof M. che non è poi così strega come sembra e la Cate lo sa), ma la mia media in generale lascia ancora a desiderare...
5) ho scaricato tutti gli album dei 30 Seconds To Mars, anche Love Lust Faith + Dreams (Cate, mi sono dimenticata di passarti le ultime due canzoni, ma non sono ancora riuscita a scaricare Convergence... aspetterò e poi ti farò sapere)


WOW, che Piccolo diario di bordo... piccolissimo, proprio xD
parlo troppo, lo so, ma ne avevo voglia e poi sono sparita per così tanto...

Basta, o vado avanti all'infinito.
PROMETTO SOLENNEMENTE che visto che siamo finalmente in vacanza pubblicherò più spesso, forse anche due-tre volte a settimana...

ok, la smetto davvero, anche perché non oso immaginare gli errori inguardabili che devo aver fatto, cavoli non ho voglia di rileggere tutta sta pappardella...

S.


Ringrazio in ritardo mostruoso tutti quelli che recensiscono e mi seguono, cioè
cate394rina
Ali_13
amastuki Yuky
Amaya_
babycullen
BeWhoYouWannaBe
chocoblu
darkmagic31
FedeKiryu
giada_99
Giuli_97
I am a Mockingjay
ladyselena15
Lerrysa
nike97
ReyNajiko
BlueSapphire
_Lally
azzu tazzu (Azzurra)
Ciaociao1D
domenicamattina
FALLEN99
Gio_Gio22
Hope_believe
mika chan
roncatella
salma_elf
Streghetta33
TheLadyVampire
Francy01
Reh Machine

(cavoli, vi siete moltiplicati alla grande!)
Grazie di cuore!

vi ho pensati e mi avete fatto sentire assurdamente in colpa, non vi ho dimenticati nel casino di fine marzo/aprile/maggio/inizio giugno

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Capitolo 14
*** Un ordine a cui si deve obbedire ***


 

14. Un ordine a cui si deve obbedire

 

Non sapevo dove ci trovavamo, persino la concezione del tempo mi sembrava distorta per il viaggio appena fatto. Probabilmente eravamo dentro un cantiere abbandonato, la casa era deserta ma il pavimento era di semplice cemento. I tubi degli allacciamenti scorrevano come lunghi serpenti scuri fra una stanza e l'altra.
Samuele continuava a camminare nervosamente per la stanza, come un leone in gabbia.
- Cos'hai? - gli chiesi, stufa, ad un certo punto.
- Sei tu, è la tua presenza.
Aggrottai le sopracciglia. Io ero in grado di farlo sentire a disagio o cosa?
- In che senso?
- Le tue emozioni contrastanti. Mi stai mandando in confusione... - si afferrò la testa fra le mani - mi sta scoppiando la testa!
- Beh, comincia con il darmi delle risposte, così non sarò più tanto confusa.
Si passò una mano fra i capelli biondissimi. I suoi occhi erano di nuovo cioccolato, segno di ritrovata tranquillità.
- D'accordo. Tu sai chi sono io, vero?
Annuii silenziosa.
- Cosa sai di me, di preciso?
- Che sei... il sole, diciamo. E che dovevi uccidere Daniel. Avevate fatto un patto, ma tu l'hai infranto.
Non dissi nulla della cura o di ciò che Daniel mi aveva detto sulle loro capacità.
- Con "Daniel" intendi lui?
- Sì.
Anche qui non diedi altre informazioni.
- Beh, non ti ha detto tutto. Ti ha mai parlato di una cura?
l mio cuore perse un battito.
- N...no - balbettai poco convincente.
Dovette percepire il mio tremito nella mia voce come spavento, non come una bugia detta male.
- Tu sei la sua cura. Puoi dare un termine alla sua condanna...
E fin qui c'ero anch'io.
- ... ma puoi dare un termine anche alla mia.
- Come? - chiesi sinceramente sorpresa.
Daniel non me ne aveva mai parlato... Ora si spiegavano molte cose. Si avvicinò a me e rispose.
- Uccidendolo.
Mi ritrassi spaventata.
- Cosa? No, te lo puoi scordare, non ho la minima intenzione di ucciderlo!
- Pensaci... Se lo salverai lui sparirà dalla tua vita comunque. Ed io assieme a lui. Se salverai me io resterò qui. Con te. All'inizio ti piacevo, lo so. Eri attratta da entrambi, prima che lui ti spiegasse chi sono... Prima che tu mi odiassi...
- Prima che tu cercassi di uccidere mio fratello? - ironizzai.
Stava mentendo, Daniel non mi avrebbe lasciata, poco ma sicuro. Ecco perchè, nonostante fossi terrorizzata, avevo ancora la forza di oppormi.
- Mi hai costretto a farlo: se non fossi intervenuto così drasticamente avresti ceduto subito a lui. Io ti ho fatto capire da che parte stare. Non ti è ancora entrato nella testolina? Tu con me sei al sicuro, non dobbiamo per forza essere nemici...
Mentiva di nuovo e lo sapevo, ma mi fissava intensamente negli occhi mentre lo diceva. Osservai le sue iridi scurirsi per l'ennesima volta. La testa mi girava, i muscoli si rilassavano, la mia mente si svuotava...
- Ora vai - fu il suo ultimo ordine.

 


 

Piccolo diario di bordo

flnehfònwescvnsenoqwdnbkwbds,as,dehlqwkdelkjqbwdxlkjsabbk,fdgkjbreljbgejrbvkjfbvvmwnavfkhcvdvc
ok, cominciamo.
avete già capito cos'ha combinato stavolta Samuele? che gran figlio di... raggio di sole
a parte il fatto che non ha fatto altro che raccontare balle, mamma quanto lo vorrei ammazzare di botte. roba che non gli basterà il suo faccino a salvarlo...
ora che ci ripenso, non ha detto solo cazzate: l'unica cosa vera è che Luna può salvare anche lui, uccidendo Daniel. secondo voi lo farà?
e poi, ancora non si è capito cosa cavolo è la cura di Daniel.
ah, la casa in cui sono è una di quelle cose che in una storia prima fanno PUFF! e improvvisamente compaiono, per poi fare PUFF! e scomparire miracolosamente. non chiedetemi dov'è o quanto grande è o come ci sono arrivati, non lo so.
Daniel... povero Daniel! chissà cosa succederà nel prossimo capitolo, visto tutto sto casino...
Ok, non anticipo altro.
un bacio,

S.

 

Ringraziamenti

cate394rina
Ali_13
amastuki Yuky
Amaya_
babycullen
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Capitolo 15
*** Il bisogno di uccidere ***


siccome ho perso misteriosamente la chiavetta dove avevo salvato tutto, non posso aggiornare. Uffaaa!
ho persino sventrato l'aspirapolvere, nella vana speranza, ma a quanto pare ha preso e se n'è andata con le sue gambine... domani la cercherò con tutta l'anima e un bel po' di buona volontà, perché quella chiavetta era la mia vita.
mi dispiace decisamente tanto, perché so che come minimo dovrei aggiornare spesso, visto che avevo smesso per un secolo... che palle!
ok, ho dei sensi di colpa assurdi, scusate...
disperatamente,
S.

Siccome le cose ricompaiono solo quando hai smesso del tutto di cercarle, stamattina la mia magica chiavetta con la storia ha deciso di fare un salto fra le mie robe e farsi finalmente vedere. Stavo pacioccando in un cassetto (dove avevo già controllato appena mi ero accorta della sparizione, per la cronaca), e ho cominciato a tirare fuori un paio di matite, il cavo del cellulare, la mia chiavetta, una tazzina, la cartina di un cioccolatino... LA MIA CHIAVETTA!! e così mi sono resa conto di essere una perfetta idiota, tanto per cambiare.
Spero mi perdoniate per la mia incredibile sbadataggine... e che non sentiate verso di me il bisogno di uccidere, tra l'altro nome del capitolo.
S.

 
 

15. Il Bisogno di uccidere




ATTENZIONE: il Piccolo diario di bordo di questo capitolo è a metà.
Perché? Semplice: non potevo metterlo all'inizio, sennò non ci avreste capito niente, ma non potevo metterlo alla fine...
E per una volta tanto spiega delle cose importanti!

L'unica cosa che vi dico è che dovete leggerlo in corso d'opera, e non finire il capitolo per poi e tornare su. è tutta una cosa di suspense ed effetto scenico, non vorrete rovinare così tutto il mio duro lavoro!
S.

 
 


 
 

Non sapevo né come, né dove trovarlo, ma non era un problema: ero sicura che lui avrebbe trovato me.
Camminavo senza fretta e ad un ritmo costante. Lenta, ma risoluta. Strinsi le dita attorno all'impugnatura del coltello. La lama mandava bagliori sinistri alla luce del sole che tramontava.
Ero stata via da casa tutto il giorno, ma non mi importava. Mia madre sarebbe stata in pensiero, ma non mi importava. Dovevo solo uccidere Daniel. Lui aveva fatto del male a mio fratello, e se Samuele non mi avesse salvato avrebbe ucciso anche me. Era la legge della jungla: uccidi o vieni ucciso.
Una grossa nuvola nascose il sole rosso sulla linea dell'orizzonte.
Voleva fare del male a tutti coloro a cui tenevo, voleva distruggere la mia vita. Voleva separare me e Samuele.
Il cielo si scurì sempre di più, grossi nuvoloni neri si addensavano, incastrandosi come tessere di un complicatissimo puzzle.
Non gli avrei permesso di trattarmi così, non poteva fare di me ciò che voleva.
Strinsi il coltello ancora più forte e le mie nocche sbiancarono nello sforzo. Ero l'unica persona in grado di fermarlo. Io dovevo fare qualcosa.
Un forte vento cominciò a soffiare.
Per fortuna Samuele era dalla mia parte. Volevo aiutarlo. Se uccidevo Daniel, salvavo lui. Io sarei stata salva e Samuele libero. Ci saremmo amati fino alla fine dei nostri giorni, e non importava che all'inizio mi avesse mentito. Io e lui eravamo parte dello stesso, eravamo due metà che si completano, eravamo due anime gemelle.
Eravamo invincibili, insieme.

Ad un tratto mi dovetti fermare, il vento ormai soffiava così forte che non riuscivo a stare in piedi o a camminare in linea retta. Strinsi il coltello fra i denti, badando a tenerlo con la lama verso l'esterno, e cominciai a gattonare. L'asfalto mi rovinava i palmi delle mani, mentre mi ci aggrappavo per continuare a procedere.
Non potevo fermarmi per nessun motivo al mondo.
Continuai ad arrancare lungo la strada deserta fino a quando non sentii le mani bruciarmi come se le avessi immerse nell'acido. Il vento era così forte che non capivo come avevo fatto a non farmi travolgere.
Mi sdraiai. Ero esausta.
Una pioggia sottile cominciò a scendere dal cielo di piombo.
Mi richiusi in posizione fetale. Il coltello giaceva abbandonato a circa mezzo metro da me. La lama gigantesca era macchiata del sangue delle mie mani scorticate. Strinsi i denti e piansi lacrime silenziose.
Non sapevo cosa pensare quando una mano si posò delicatamente sulla mia spalla. Aprii gli occhi, sorpresa. Chi poteva esserci in giro con quel tempo?

 

 

Piccolo diario di bordo in mezzo alle scatole

IDEA: SCRIVO TUTTO IL DIARIO CORREGGENDO ALLA FINE, MA LASCIO GLI ERRORI, COSI' VEDIAMO QUANTO SONO DISLESSICA
ho,a,hola!
Ciao a tutti!

devo assolutamente precisare che Luna è impazzita. Samuele l'ha convinta che Daniel vuoe,vuola vuole farle del male, quindi lei sta andando ad ammazzarlo.
con un coltello di dimensioni epiche, tra l0altro l'altro.

oook...
non so da dove mi è ventuta queatsa venuta questa idea, ma direi che ho davvero una mente malalta malata. Lo so che una deve proprio cslreare sclerare male per mettersi a gattonare in mezzo a una strada, e ringraziamo il cielo che non stavano passandi passando tir o autobus, sennò fitrratina frittatina di Luna gratuita
il tempotrale temporale si spieghrerà spiegherà tra poco, abbiata abbaite abboiate abbiate pazienta pazienza, e si saprà subito anche chi mette la mano sulla spalla di Luna. un altro personaggio spuntato a caso come Filippo? hehe...
lo stile è decisamente cambiato epr per questo caitolo capiotolo capitolo, ve mne ne sirete siete accorti? frasi brevi ka ma coincise, nessun dialgoo dialogo, vaod vado a capo spesso... Effetto foollia follia di Luna, niente make male, eh?
ok, iv vi lascio alla seocnsda seoncda seconda èarte parte del capitolo... i ringraziamenti li lasci lascio in fondo a tutto
S.

 

 

Quando mi voltai incontrai il viso di Daniel. I suoi occhi ardevano di una furia verde ed incontrollata.
Era stato lui a scatenare quella tempesta.
- Bastardo! - ringhiai, scattando verso il coltello da macellaio.
Gli saltai alla gola, brandendo l'arma. Non so come, ma riuscii ad atterrarlo. Mi misi a cavalcioni sopra di lui, una mano che stringeva il coltello, una che lo teneva per la gola. Ora nei suoi occhi non c'era più rabbia, solo rassegnazione. Anche la sua espressione si addolcì, mentre la bufera si placava di colpo.

- Fai quello che devi, Luna.
Alzò una mano lentamente, avvicinandola al mio viso. Scattai indietro come un animale rabbioso.
Non si fermò, ed appoggiò le dita sulla mia guancia. Erano fredde, come al solito.

Mi persi nell'attimo di quel tocco. I suoi polpastrelli laciarono la presa troppo presto, e la sua mano tornò abbandonata vicino al resto del suo corpo.
Ero confusa. Non sembrava pericoloso... Ma io dovevo ucciderlo: era un ragno che tesseva la tela, un pericolo nascosto. Mi avrebbe fatto del male...

Con un grido gli affondai la lama nello stomaco.

 

Ringraziamenti...

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...e a sxds per la sincerità.




Grazie!

 

 

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Capitolo 16
*** La vera cura ***


 



Capitolo 16 - La vera cura



 

Mi sembrava di essermi appena svegliata da un lungo sonno. Avevo trascorso tutto il tempo in un angolo annebbiato della mia coscienza, sola. Sbattei gli occhi per riprendere lucidità.
Ero accovacciata sopra a Daniel. Le mani mi facevano malissimo, avevo i palmi scorticati. Ma la cosa peggiore era il coltello che stavo stringendo. Era enorme, sembrava impossibile che potesse esistere un coltellaccio del genere... ed era sporco di sangue. D'impulso abbassai lo sguardo verso il mio addome, ma ciò che vidi era uno squarcio in quello di Daniel.
- No... - mormorai.
Lui mi sorrise tristemente, gli occhi di quel color prato che avevo imparato a conoscere.
Cominciai a capire quello che era successo sempre con maggior chiarezza. Era come se stessi rivedendo la scena di un film...

- No, no, no! - strillai mezza isterica.
Non vedevo più niente, la vista annebbiata dalle lacrime.
- No!
- So che non volevi, era stato lui a chiedertelo...
- Ti ho accoltellato! - lo interruppi, incredula.
Deglutì a fatica.
- Mi dispiace... - mormorò.
Chise gli occhi.
- Non puoi morire! Daniel... non puoi morire, io ti amo!
Mi chinai a baciarlo, solo la disperazione che mi dava la forza di farlo. Le sue labbra erano tiepide, ma risposero debolemente alle mie. E... in quel momento successe qualcosa. Sentii una strana sensazione, mentre venivamo avvolti da una luce pallida. Lui riprese forza e si aggrappò a me, le mani fra in miei capelli e le labbra che si adattavano alle mie, come se fossimo nati per baciarci.
E in quel momento seppi che era quella la cura. Io l'avevo salvato, avevo dato fine alla sua condanna.

Era bastato quel bacio, era tutto ciò che provavo per lui, tutto ciò che sentivo, tutto ciò che volevo.
Chiusi gli occhi, abbagliata da quella luce che si era fatta sempre più forte. La sua presa, invece, si indebolì.
Riaprii gli occhi.
La luce era scomparsa.
Eravamo solo una ragazza ed un ragazzo ferito a morte sdraiati sull'asfalto di una strada deserta.

- Daniel... - lo chiamai piano.
Mi fissò, gli occhi aperti a fessura lucidi.
- Grazie... tu mi hai salv...ato...
Lo strinsi con delicatezza.
- Andrà tutto bene, tu non morirai. Andrà tutto bene...
- Io tornerò, non... essere triste, ci... incontreremo di nuovo - sussurrò.
Cominciai a singhiozzare rumorosamente, le mani aggrappate alla sua felpa, mentre una pioggerellina ricominciava a scendere, ma sapevo che stavolta non era stato lui a provocarla.

 



 

Piccolo diario di bordo (non è l'ultimo, quindi state tranquilli!)

Non voglio rovinare questo momento, perchè è il capitolo più importante e drammatico. è brutto scrivere della morte di un personaggio che mi piace così tanto, ma the show must go on, quindi vedremo cosa succederà nel prossimo capitolo. eh sì, ce n'è un altro, non è ancora finita la storia... e forse non tutto è perduto. altrimenti cosa voleva dire Daniel con quel "tornerò"? bene, direi che ora vi ho messo un po' di curiosità...
parliamo della cura, adesso: lo ammetto, sono un'inguaribile romantica. ma cos'altro poteva essere una cura che va data spontaneamente? Se adesso provate a rileggere i capitoli scorsi avrete decisamente le idee più chiare e apprezzerete i miei sforzi
ci vediamo prestissimo, tranquilli!
S.




TANTO PER NON SMENTIRMI, ECCO I RINGRAZIAMENTI... aggiunti in ritardissimo

Grazie mille per avermi continuato a leggere, nonostante io sia una scrittrice incostante, ritardataria e rincoglionita ai limiti del possibile

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Capitolo 17
*** Il risveglio - Epilogo ***


Capitolo 17 - Il risveglio - Epilogo
 




Un bip fastidioso rimbombava nel mio cervello. Ero sdraiata su qualcosa di morbido e comodo, non sentivo più tutto il freddo dell'asfalto bagnato ma solo il tessuto tiepido di un lenzuolo. Nell'aria c'era un odore strano...
Trassi un respiro profondo ed aprii gli occhi. La prima cosa che vidi fu il volto di mia madre che piangeva, le mani che le coprivano la bocca mentre reprimeva lo strupore.
- Luna...
Mi strinse in un abbraccio da mamma orsa preoccupata per il proprio cucciolo.
- Cos'è successo? Dove sono?
Ad essere sinceri avevo già una mezza idea sul posto in cui mi trovavo, ma mi sentivo così intorpidita...
- Sei in ospedale, tesoro. Hai avuto un incidente: stavi andando verso il boschetto, probabilmente, quando un'auto ti ha investita. Hai riportato diverse ferite, ma hai soprattutto battuto la testa e sei entrata in coma, ma ora... io... - si interruppe per i singhiozzi, anche se stavolta piangeva per il sollievo.
- Quanto tempo è passato?
Avevo un pessimo presentimento.
- Una settimana e mezza.
Una settimana e mezza... Quel presentimento si faceva sentire sempre più forte. Mi morsi il labbro.
- E Daniel?
- Chi è Daniel? - mi chiese lei, confusa.
Come temevo.
- Nessuno, un sogno...
Come era possibile che mi fossi immaginata tutto? Beh, forse era davvero possibile: un ragazzo colpito da un fulmine a ciel sereno che scappava da un'altro ragazzo fatto di luce solare? Solo io potevo inventarmi una cosa del genere...
Mi abbandonai al materasso del lettino dell'ospedale con un sospiro.

 

______________________________________


 

Era passato quasi un mese dall'incidente. L'ospedale mi aveva dimesso da qualche giorno, e finalmente potevo tornare a scuola. "Finalmente" nel senso che volevo rivedere i miei compagni di classe e le mie amiche, non nel senso che volevo ricominciare a studiare... Camminavo per i corridoi, sorridendo e salutando quelli che mi chiedevano come stessi o se andasse tutto bene. Chissà quanto ci avrei messo a recuperare tutto il programma...
Ero sovrappensiero, quando andai a sbattere  contro qualcuno.

- Oddio, scusami, ero distratta... - farneticai, mentre raccoglievo i libri che gli avevo fatto cadere di mano.
- Ecco.
Glieli porsi. Alzai lo sguardo sul suo viso ed incrociai due splendidi occhi verde prato. Sprofondai e caddi in quello sguardo, come una goccia di rugiada sui fili d'erba delle sue iridi.
- Daniel... - mi sfuggì.
Era ridicolo, stavo avendo ancora le allucinazioni...
- Come fai a sapere il mio nome? - mi chiese sorpreso.
No, non era un'allucinazione. Che figura!
- Ehm... è scritto sulla copertina dei tuoi libri - improvvisai.
Sorrise. Dio, era splendido... Forse ancora di più, ora che era reale. Quei capelli corvini, lisci e morbidi, e quel ciuffo davanti agli occhi che li faceva risaltare ancora di più... E quel sorriso indescrivibile.
- Beh, ti sembrerà folle sentirtelo dire, ma ho una specie di dejà-vù... E' come se ti avessi già conosciuto prima, ma non saprei quando. Strano, eh?
Sorrisi a mia volta.
- Non strano quanto credi.


 




Piccolo (e ultimo) diario di bordo

E così, eccoci alla fine.
Bwaaaaah!!!
Mi mancherà così tanto, questa storia! Ammetto che è stato un calvario copiarla e correggerla, leggerla e rileggerla, fino a non poterne più, ma sento lo stesso che mi mancherà.
Visto che questo è l'ultimo capitolo, per salutarci farò un riepilogo delle strambaggini che ho fatto durante la pubblicazione di questa storia, perché anche nei momenti più tristi, non mi devo smentire. OH, YEAH!

5 modi strani di copiare una storia su un documento WordPad
1. Scrivere su un .txt perché non hai voglia di aspettare che si carichi il file con il resto della storia (perché non puoi aspettare 49 secondi di più)
2. Scrivere con tutti i simboli, cercando apposta le "è" maiuscole... salvo poi premere qualche impostazione di troppo e  ritrovarti tutto il testo in minuscolo. Conversione immediata alla "E' ".
3. Scrivere alle tre del mattino di nascosto, perché non riesci a dormire e vuoi finire di digitalizzare il tuo lavoro.
4. Scrivere finche tua sorella passa l'aspirapolvere in camera tua cantando a squarcia gola. No, non è affatto semplice capire quello che stai scrivendo, soprattutto se sei in rapporti difficili con la tua tastiera.
5. Usare la scusa di dover "copiare una cosa per scuola al computer" e poi non copiare un bel niente, ma passare il tempo a cazzeggiare.

4 modi strani di controllare le recensioni che hai (o non hai) ricevuto
1. Con il portatile all'una e mezza di notte, rintrufolata sotto il piumone per non far vedere da fuori la luce dello schermo.
2. Con il portatile di tua sorella, che ti sgama e si incazza come una iena. Per fortuna, la predica se la becca lei anche se è colpa tua (PRIMA VOLTA IN CUI LA SORELLA MAGGIORE SI E' BECCATA SUL SERIO LA COLPA ANCHE SE NON C'ENTRAVA NIENTE. GIORNO DA CERCHIARE SUL CALENDARIO)
3. Con  il cellulare che prende la rete wifi, di solito di un amico. Il mio ha una certa età, poverino, non arriva ancora a questi livelli di tecnologia
4. Con l'ebook, anche se è una pena aspettare che la pagina si carichi. Benedetto inchiostro elettronico...

3 modi strani di rispondere alle recensioni (implicano quindi tempo e apparecchi dotati in qualche modo di tastiera)
1. Il più comune e con meno possibilità di errori: con il portatile
2. Con il sopracitato ebook, ma con errori ed orrori per colpa del sopracitato inchiostro elettronico. Sia sempre benedetto e lodato l'inchiostro elettronico...
3. Trafficando un bel po' con la Wii, in modo da connettersi al wifi di casa.
(ATTENZIONE: rispondere alle recensioni con la vostra Wii può farvi sclerare ad una velocità pazzesca, perché i tastini con le lettere sono più piccoli del dito della manina, quindi vi ritroverete ad urlare come scimmie a cui va a fuoco il posteriore. Inoltre, qualora scegliate di usare il tastierino numerico con la vostra Wii, sclererete il doppio perché bisogna stare lì letterina per letterina. Z = wxyz = quattro click con la manina imbizzarrita)

beh, volevo scrivere due modi strani per qualcosa e finire con un solo modo strano per fare qualcos'altro, ma non mi viene in mente niente :3

prima di salutarvi del tutto, volevo chiedervi un consiglio: stavo pensando di aprire una pagina facebook, se qualcuno volesse restare in contatto con me. Il motivo per cui non l'ho ancora fatto è che so che non riuscirei ad essere costante nemmeno lì, anzi finirei per scriverci qualcosa una volta ogni morte di Papa (quest'anno avrei saltato il turno, però...)
a parte gli scherzi, che ne pensate?
  

temo sia giunto lo tempo per congedar Vossignoria. Lo giullare de la corte ringrazia et saltella verso lo sipario, evanescendosi dietro li tendaggi di prezioso et vermiglio velluto
con ossequi et inchini,
S.


NON POSSONO CERTO MANCARE LI RINGRAZIAMENTI, AB TUTTI COLORO CHE LEGGERANNO ET HABENT LEGGIUTO COTESTO CAPOLAVORO

cate394rina
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Lo so che a volte mi avreste voluto prendere a schiaffi, ma chiedo perdono e vi ringrazio ancora, anche in questo capitolo, anche nell'ultimo capitolo, perché molti di voi hanno cominciato a leggere questa storia prima che cominciassero a fioccare recensioni e visite, e l'hanno seguita e vista crescere, dall'inizio fino ad ora. Davvero, vi adoro, non voglio sembrare esagerata a non so davvero come ringraziarvi...

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