è Troppo Tardi

di Saerling
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Introduzione ***
Capitolo 2: *** 2 - Un desiderio irrealizzabile ***



Capitolo 1
*** 1 - Introduzione ***


è Troppo Tardi 



1 - Introduzione:


Mio padre, Eugenio, è sempre stato un uomo molto severo e diplomatico. Fin da piccoli io e mia sorella avevamo subito la sua educazione ferrea, senza mai ribellarci. Ci comandava a bacchetta, ci umiliava davanti a tutti e ci trattava come esseri impotenti davanti al suo potere. Insomma, non ci riteneva abbastanza importanti da volerci bene.
Era uno stupido, ecco cosa.
Non lo si poteva definire un buon genitore, questo era certo. Beveva, fumava e andava a letto con le sue amanti, almeno una volta a settimana. Non si vergognava di niente e non meno importante, aveva coltivato un menefreghismo tale, da traumatizzare chiunque.
Non gli avevamo mai voluto bene, Mai.
Io e Bianca avevamo sempre sofferto a causa sua. Per colpa di quell’ipocrita di mio padre.
Eppure,  eppure niente e nessuno aveva mai cercato, anche invano, di dissuaderlo dalle sue convinzioni. Tutti avevano paura di lui, anche mio nonno, un uomo davvero fantastico. Ma in fondo, la si poteva definire anche una cosa naturale.
Quell’uomo avrebbe terrorizzato anche il più crudele guerriero.
Forse pure la corte giudiziaria, se ne avesse avuto la possibilità.
Era alto e massiccio, tanto quanto un camper. Possedeva due gran bei occhi, bisogna ammetterlo, di un blu scuro come gli abissi del mare, tanto profondi da aver paura di affogarvi dentro. Un’espressione sempre corrucciata e insensibile, il portamento impeccabile e un sorrisino ironico, degno di un mafioso.
Insomma un uomo originale, se così lo si può definire.



Bianca si era appena svegliata e io con lei. La mattina era giunta e un nuovo giorno di scuola con essa.
Il sole splendeva raggiante fuori dalla finestra e una nebbiolina quasi invisibile, aveva avvolto l’intera città.
Mi stiracchiai, non avevo la minima intenzione di passare un’altra mattinata a scuola, ma la legge mi imponeva il contrario.
Dovevo studiare, dovevo farlo per garantirmi un futuro sicuro, perché sarebbe stato proprio quest’ultimo a permettermi di fuggire dall’ esistenza da schifo, che conducevo.
Si, mettiamola pure così.
<< Artù, vado prima io in doccia ok? >>
 Una voce mi riscosse dai pensieri.
<< Va bene però muoviti, che se no facciamo di nuovo tardi come ieri! >>
<< Ok. >>
E vidi la figura snella e gracile di mia sorella, sparire in bagno.
Bianca era sempre stata una ragazza molto sensibile, e ciò non aveva che gravato sul rapporto che aveva con gli uomini in generale e con nostro padre, che invece non si faceva problemi a mostrarsi in tutta la sua “Bellezza”.
Mia sorella, infatti, nonostante i corteggiatori che ogni giorno le si presentavano alla porta, aveva sempre ignorato il fatto di “Innamorarsi”. Sapeva di non poter avere una storia normale, come tutte le sue coetanee, ed era consapevole della rigida regola imposta dall’uomo di casa.
<< Nel caso che vi innamoraste, un giorno, vi avverto che non potrete fidanzarvi se prima non avrete compiuto la maggiore età, e soprattutto, la maturità adatta per affrontare una tale responsabilità. >> Ci aveva sempre ribadito l’Uomo.
E nel profondo lo sapevamo, per Lui io e mia sorella non avremmo Mai raggiunto la “Maturità” richiesta per vivere la Nostra vita.
E questo, ovviamente, comportava al fatto che avere una storia d’amore era reputata una cosa a dir poco impossibile, e ciò non perché io e Bianca possedessimo un brutto carattere o una scarsa educazione, ma più che altro a causa della gelosia o mania di possesso di mio padre.
Si perché se può sembrare strano, l’Uomo non poteva sopportare la nostra assenza, e forse anche la nostra capacità di ribellione, dato che ogni qual volta che provavamo a farlo ragionare ci percuoteva di botte.
Si lo so, che ora starete pensando – Ma poveri ragazzi, cosa hanno fatto di male per meritarsi un tale genitore? Quanto mi fanno pena. – Ma cosa volete che vi dica? Pure io sono stufo della mia inutile esistenza e anche io odio con tutto il cuore quell’uomo, ma è chiaro che con il rancore e la rabbia non è possibile risolvere nulla, poiché a volte, per sconfiggere un tale nemico è necessario qualcosa di più e io so cosa…

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Capitolo 2
*** 2 - Un desiderio irrealizzabile ***


è Troppo Tardi



2 – Un desiderio irrealizzabile:

 

<< è troppo tardi, ormai le lezioni saranno già incominciate. >> Mugugnai, assonnato.
Quella mattina, proprio non mi andava di recarmi a scuola. Era davvero impensabile credere di abbandonare il calore confortante del piumone e scendere ad incontrarlo.
Si, veramente impossibile.
La sera prima, infatti, mio padre era tornato dal pub mezzo ubriaco, tant’è che per un istante ebbi l’impressione che volesse picchiarci, me per primo. Fortunatamente ci risparmiò i lividi, arrecandoci semplicemente qualche graffietto da nulla.
Ovviamente, non avevo permesso a quell’uomo di sfiorare mia sorella nemmeno con un dito, cercando come potevo di proteggerla, ma sembrava che quest’ultimo non fosse minimamente interessato a lei, bensì al suo primogenito. Io.
Decisi così, precariamente sospeso nel baratro del sonno, di saltare almeno per questa volta la scuola.
O almeno, di riposarmi un pochino prima degli esami e delle verifiche…
<< Che c***o ci fai ancora qui? Non dovresti essere a scuola, stupido moccioso? >> Mi sbraitò minaccioso mio padre, entrando improvvisamente nella mia camera da letto.
Mi girai, cercando di fronteggiare quello sguardo, che non poteva altro se non incutere paura.
Non aveva una bella cera e tantomeno un portamento dignitoso e impeccabile come al solito, cosa che mi faceva gioire e tremare al contempo.
Quando mio padre era sobrio, potevi aspettarti di tutto, dalle percosse alle prese in giro, fino ad arrivare ai veri e propri attacchi di ira.
Mentre quando era ubriaco le uniche cose che era in grado di fare, erano qualche ferita e livido da poco.
Insomma, meglio ubriaco no?
Pensare a quanto fosse truce quell’uomo, mi fece rivoltare lo stomaco dal disgusto. Poteva un padre trattare in tal modo i propri figli? Evidentemente si. O forse il mio genitore era solo l’eccezione alla regola.
<< Che c***o hai? Il lupo ti ha mangiato la lingua, stamani? >> Mi schernì lui, in vena di scherzi.
Divertente, si davvero molto spiritoso…
<< Magari m’avesse mangiato solo quella… >> Sussurrai più a me stesso che a lui, con tono sarcastico.
<< Come scusa? Posso avere l’onore di sentire la tua voce, o chiedo l’impossibile? >> Mi disse lui, con una vocina alquanto stridula.
<< Vattene. >> Esclamai, fermo.
<< Oh! Ma come siamo irritabili stamattina! Cos’è, ti è venuto il ciclo? Ti fa male il pancino, caaaro? >> Mi provocò lui di rimando, allungando la “A” apposta.
Ok, questo era troppo. Davvero troppo.
<< Ora. Tu. Te. Ne. Vai. Da. Questa. Stanza. IMMEDIATAMENTE! >> Gli urlai contro, furente.
Non sopporto d’essere preso per una ragazza. Proprio non riuscivo a tollerarlo e lui, ciò lo sapeva bene.
<< Certamente, Arturino! >> Mi prese in giro, quello.
Dovevo smetterla di rispondere ai suoi scherni, dovevo piantarla di sperare che quell’uomo potesse minimamente cambiare. Migliorare.
In quanto, non c’era desiderio più irrealizzabile di questo.
Lo visi sparire dietro alla porta, con un sorrisino malefico stampato sul volto.
Era probabile che stesse tramando qualcosa, ma che cosa?
Aveva forse l’intenzione di rovinarci ancora la vita?
O forse semplicemente di peggiorarla?
Non lo sapevo. Non ero a conoscenza di nulla, se non la mia data di nascita e il mio nome.
<< Stasera vengono a cena i miei amici. Dì a Bianca, di prepararci i suoi manicaretti! E mi raccomando… - Fece una pausa di riflessione – Riferiscile anche, che se vuole può portarsi qualche amichetta a cena, mi piacerebbe molto scoprire che amicizie frequenta. >> Mi urlò, oramai fuori dalla mia visuale.
Ecco cosa stava nascondendo.
Crede che sia così ottuso, da fare quanto mi chiede? Beh, allora si sbaglia di grosso.
Ma chi si credeva di essere? Ma lo voleva capire o no, che Bianca non era la sua cameriera, bensì sua figlia?
<< Devo dire a Bianca di andare a dormire da Ilenia oggi. Stasera gli uomini si scateneranno, e di brutto. Non credo, che papà baderà molto alla sua incolumità, potrebbe anche essere presa di mira. E forse la costringeranno a fare anche qualcosa, che non vuole… >> Pensai, amareggiato.
Nel mentre, dalla finestra, un raggio di sole si rifletteva nella parete bianca della stanza, disegnando strane figure ondeggianti.

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