Let It Be

di HippyQueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riflessioni. ***
Capitolo 2: *** Notizia. ***
Capitolo 3: *** Futuro. ***



Capitolo 1
*** Riflessioni. ***


Sono il ragazzo più popolare della scuola. Mi amano un po’ tutti, tranne quelli che mi invidiano, dicono. Capitano della squadra di football, cheerleaders a valanghe, ragazze anche meno popolari ma che nascondono tesori sotto le gonne. Io ho tutto. Ma non so che farmene di tutto questo, e nessuno lo sa.
 
“Che vuoi dalla vita?”, mi chiede il mio migliore amico, Blake. È al mio fianco. Siamo stesi sul retro del mio pick up. C’è il sole, un po’ di raro vento e non vogliamo perderlo.
“Dalla vita?”
“Certo.”
“La vita è una gran puttana. Direi che voglio la sua cosa. E tu?”
“Donne. Successo. Il football. Giusto?”
“Giusto. È quello che vuoi anche tu?”
“Voglio solamente che a qualcuno gliene freghi di me.”
“Come va con Abigail?”
Abigail è la sua ragazza. È più grande di lui di qualche anno. Lei lo odia, ma le fa comodo avere un ragazzo che è ancora al liceo. Il sesso è facile, è lei a comandare e lui può andare in giro dicendo che si trova con una più grande. Sono sicuro al 100% che Abigail è in una tresca e lo tradisce, ma credo che anche Blake lo sappia. Solo che a lui non gliene frega niente.
“Dovrei vederla dopo.”
“Sempre le solite regole?”
“Certo. Se non mi chiama, non ci si trova. Se mi chiama, mi passa a prendere e andiamo a casa mia.”
“Un giorno tua madre scoprirà che ti scopi una ventunenne e vedrai che casini che ne vengono fuori.”
“Fra poco sarò maggiorenne anche io.”
“Certo, fra qualche anno.” Voglio accendere una sigaretta. Blake odia che io fumi, perché gli ricorda suo padre. Allora chiudo gli occhi e cerco di non farlo, per lui.
“Delle volte vorrei solo essere capace di dire ‘Vaffanculo a tutti, questa è la mia vita e decido io’”, aggiungo.
“Lo fai già. Mandi a ‘fanculo praticamente ogni persona che vedi.”
“Credi che dovrei cambiare?”
Si alza su un fianco e pianta i suoi occhi nei miei.
“Ma che cosa spari?! Hai tutto. Hai le ragazze. Hai un’auto. Hai il campionato di football. Hai tutto, cazzo, e certo, sarai bocciato l’anno prossimo, se non quest’anno, ma non puoi volere altro dalla vita adesso.”
Delle volte Blake sa convincermi. Delle volte penso davvero di avere tutto ciò che mai potrò desiderare.
Ma ho sedici anni. Sono al liceo, non ho una ragazza fissa. Il sesso ormai è abitudine. Sono il capitano della squadra del football. Non ho una buona media scolastica, è vero, ma è perché non c’ho palle di studiare.
Blake dice che ho tutto, ma non è vero.
Quello in cui credo davvero non c’è e non lo so trovare.
Non ho davvero motivi, io. 

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Capitolo 2
*** Notizia. ***


Torno a casa in macchina, ho lasciato Blake davanti al bar, dove Abigail lo andrà a recuperare più tardi. Andranno a casa sua, chiuderanno la porta della stanza dei suoi genitori, scoperanno per un’ora e poi Abigail prenderà le sue cose e se ne tornerà a casa. Non capisco perché Blake non si trovi un’altra ragazza, tenendo Abigail come scorta per il sesso. Abigail è una bomba. 
Appena giro le chiavi della serratura, la voce squillante di mia madre mi raggiunge e mi irrita al massimo.
“Dove sei stato?”
Quando entra mia sorella, la mia gemella, lei le va incontro e le sorride, chiedendole se fosse uscita col suo ragazzo. Mia sorella ha messo su questa strana storia che ha un ragazzo, quando tutto il mondo sa che se la fa con un paio di persone. Mia sorella è una di quelle figlie dei fiori che partecipano alle ammucchiate quando sono strafatti di maria. Ascolta i Beatles mentre balla da sola in camera, ridendo e cantando. 
“Fuori.”, rispondo.
“Fra poco è pronta la cena.”
Odio passare il giovedì sera a casa. Il giorno dopo è venerdì, sarò fuori ad ubriacarmi e non dovrò vedere le facce dei miei famigliari. Non dovrò vedere il mio patrigno che sorride mentre scruta con gli occhi mia sorella. Sono sicuro che ha sogni su di lei. Ma lei è troppo fatta per rendersene conto. 
Mentre mi dirigo verso la mia stanza, noto che lei è proprio accanto a me. I suoi occhi sono lucidi ed arrossati, segno che non è nelle sue piene facoltà mentali.
“Cazzo, sei uscita oggi, vero?”
“Che spari? Sono stata a casa tutto il tempo.”
Non so che dirle, perché immagino ciò che vuole dire: non è uscita, ma quelli del centro che frequenta sono venuti a trovarli, se li è scopati tutti  mentre nostra madre probabilmente usciva a fare la spesa.
Non capisco che genere di problema ci sia nella mia famiglia.
“A cena!”, ci richiama nostra madre dopo qualche secondo.
“Cazzo. E adesso come faccio? Mi viene da vomitare.”, dice mia sorella.
“Non me ne frega niente. Adesso tu muovi il culo e vieni di là con me.”
Ci dirigiamo verso la sala da pranzo. Per quanto la rimproveri, mia sorella è la mia  roccia. Non potrei vivere senza di lei. Ma rimane ugualmente una cretina assurda. 
Mi siedo a tavola, ma ciò che vedo sul piatto non mi piace.
“Che cazzo è?”
“Una minestra.”
“Non mangerò questa merda.”, dico, alzandomi.
“Almeno è salutare.”, dice mia sorella. Muove la sua gonna mentre gioca con il cibo.
Prendo del pane e mi preparo un sandwich sotto lo sguardo di disapprovazione di mia madre. 
“Darren, ti prego, siediti.”, mi supplica mia madre. Ha le lacrime agli occhi e capisco che il comportamento mio e di mia sorella non l’aiuta nemmeno un po’. Nasce in me un po’ di compassione per questa donna mentre accetto di sedermi a tavola. Non sa gestire questa famiglia come dovrebbe. “Ecco, grazie. Io e Paul vorremmo parlarvi.”. Paul è il suo nuovo marito. Come vedova sarebbe stata un disastro ancora peggiore. 
“Lascia stare.”, prende parola Paul. Lui lascia che sia mia madre a prendersi le responsabilità la maggior parte delle volte, ma quando si tratta di cose serie preferisce fingersi un padre per noi. Un padre di cui noi non abbiamo nessun bisogno. “Ragazzi. Io e vostra madre abbiamo deciso di farvi partire.”
“Partire?! Ma che cazzo stai dicendo?!”, non può trattenersi mia sorella.
“Calma, ragazza.”, gli occhi di Paul brillano. Mi chiedo se si stia immaginando mia sorella nuda che sbraita. “Ricordate, quest’inverno, quando parlavamo di mandarvi a studiare all’estero? Crediamo sia giunto il momento di farvi partire entrambi. Abbiamo contattato una famiglia che è disposta ad ospitarvi. Avrete una scuola, dei passatempi, sarete liberi di fare ciò che volete. Per un anno. In Italia.”
Mia sorella è troppo allibita anche solo per pensare a una risposta.

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Capitolo 3
*** Futuro. ***


“Ma che cazzo?!”, urlo io, alzandomi. Mi rivolgo a Paul, perché mia madre sta piangendo silenziosamente e non voglio che si senta in colpa: a quello basterà mia sorella. “Decidete voi le cose senza parlarne con noi?! Chi cazzo vi credete di essere?! Abbiamo sedici anni, non siamo dei fottutissimi bambini! Possiamo prendere le nostre decisioni! Abbiamo le nostre vite! Non mollerò tutto perché a voi non sta bene come gestisco la mia vita!”, prendo e me ne vado. Aspetto mia sorella sulla porta di casa. Lei si alza, tira su col naso, guarda mia madre e dice:
“È perché mi faccio di erba, vero? E perché ho fatto sesso con delle ragazze, vero?”
Si tormenta il naso ancora un po’, per poi seguirmi fuori dall’uscio. Lei fruga nella maglietta e quando siamo fuori casa ci sediamo sul marciapiede, come facevamo da bambini. Lei rolla una canna, come fa da quasi un anno, e lascia che sia io ad accenderla. Ci passiamo la sigaretta mentre le lacrime le solcano il viso.
“Darren, io scappo di casa.”, dice lei. “Non me ne frega niente, devo andarmene via.”
“Ti coprirò le spalle.”
“Vado a casa di qualcuno. O dormirò per strada. Sarei una barbona carina, vero?”
Mia sorella Victoria mi guarda con gli occhi lucidi ed arrossati. Non ho mai nascosto che mi sorella per me fosse importantissima. Senza la mia roccia non sarei nulla e mi sento in dovere di proteggerla sempre. Detesto sapere che degli uomini l’hanno toccata, che delle donne l’hanno toccata, che magari qualcuno di loro ha abusato di lei quando non era cosciente e se li trovassi, se trovassi queste persone io le ucciderei.
“Victoria, tu sei la ragazza più bella del mondo.” Questa frase l’ho detta a tutte le ragazze che mi sono fatto. Alle ragazze piace sentirselo dire, credo faccia loro credere di essere speciali, che il ragazzo che hanno davanti non voglia solo portarsele a letto. A me non frega niente di quello che pensano queste ragazze, finché mi lasciano entrare nelle loro mutande. Ma a mia sorella, be’, a lei lo dirò sempre e sarò sempre sincero.
Lei sorride e mi guarda dolcemente mentre aspira.
“Tu sei più fatto di me, è vero?”
Rido, perché Victoria in questo momento mi ricorda una castagna e non ho idea del perché.
“Ne dubito. Ma sai una cosa?”, le dico mentre mi distendo sul marciapiede. In pochi secondi lei è al mio fianco. Guardiamo il cielo stellato e sentiamo in lontananza dei clacson che insistono tra loro. “Forse dovremmo partire. Dovremmo andare via, scappare in questo modo. Far loro credere che possono comandarci, e non tornare più.”
“Ma l’Arizona è la mia casa.”
“Lo so. È anche la mia. E torneremo. Ma.. ma se andarcene per un anno servirebbe ad allentare i rapporti, be’, facciamolo. Abbiamo sedici anni, Victoria, per quanto entrambi lo vogliamo non possiamo inventarci qualcosa.”
“Posso vendere droga. Possiamo costruirci un futuro assieme”. Lei ride perché si rende conto di quanto schifo faccia questo progetto.
“Sai che cosa intendo.”
“Ma tu non eri il ragazzo tutto sesso e successo?”
Sbuffo. Almeno mia sorella dovrebbe conoscermi davvero, anche quando non è in sé.
“Sesso, successo e un pizzico di buonsenso.”
“Quindi che cazzo dovremmo fare?”
“Non ne ho idea.” Sospiro.
“Va bene, Darren. Andiamo. Alziamo il culo, diciamo addio a tutti e partiamo. Che cazzo c’è in Italia?”
“Italia? Non ne ho idea. Non sono neanche sicuro di sapere dove sia.”
“Dovremo imparare l’italiano, Darren, cazzo. Ricordi quando il nonno ci parlava in italiano?”
“Si, almeno un poco.”
“Ecco. Io no.”
“Oh, avanti! Sarà facile. Sarà come il latino.”
“E tu che ne sai del latino?”
“Niente.”. Mia sorella mi tira un pugno tra le costole e ride, piegandosi su di me, stesa sul marciapiede.
“Sai cosa vorrei poter fare ora?”

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