Hi, Austin Carter Mahone

di Smash_
(/viewuser.php?uid=297561)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** ottavo capitolo ***
Capitolo 9: *** nono capitolo ***
Capitolo 10: *** decimo capitolo ***
Capitolo 11: *** undicesimo capitolo ***
Capitolo 12: *** dodicesimo capitolo ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


-Stupido tram, stupido tram, stupido tram, stupido tram, STUPIDO TRAM- impreco, contro il tram che quella mattina era partito prima del previsto.
Ora sto correndo come una pazza per evitare di arrivare in ritardo a scuola, che tra l’altro inizia tra pochi minuti. Malgrado non sia tanto male a correre, in questo momento avere la velocità di Bolt mi  farebbe piacere. Appena arrivata davanti alla scuola, entro nell’edificio con il fiato corto, noto con piacere che manche un minuto al suon della campanella, quindi con molta calma mi avvio verso la mia classe.
-Janette Dean, Da a quando non si saluta più?- mi dice una voce alle mie spalle.
Mi giro, e vedo Dana e Alex.                
Dana l’ho conosciuta tre anni fa ma è come se fosse una vita, ed è la mia migliore amica, mentre Alex lo conosco da quando abbiamo sei anni, siamo migliori amici dall’asilo. Mi ricordo che la prima volta che ci siamo visti ci siamo parlati perché aveva calpestato i mio disegno e io lo avevo ben apostrofato, con i termini da bambini ovvio. Lui mi aveva sorriso e mi aveva iniziato a fare il solletico, da lì era partito tutto.
-Da quando i tram cambiano orario senza avvisare?- chiedo esausta.
I due si guardarono, poi guardarono me e scoppiarono a ridere.
-Non mi dire che…- Alex non riesce a finire la frase che scoppia nuovamente a ridere.
-Ma andateci tutti e due và- esclamo alzando le braccia al cielo.
Ma loro continuano a ridere come se non avessi detto niente.
-Vorrei sapere cosa c’è di così divertente nel fatto che io perdo il tram di prima mattina?!- chiedo sconvolta.
-La tu..tua faccia- dice Dana in preda alle convulsioni.
Sbuffo e mi avvio verso il mio armadietto, lo apro e inizio a prendere i libri delle prime due ore. Mi volto ,e mi trovo i miei due amici che cercano a fatica di trattenere una risata. Con scarsi risultati, infatti Dana fa un verso bizzarro che fa scoppiare tutti e tre a ridere.
-Dana cos’era? Un richiamo per un armadillo in calore?- scherza Alex, senza riuscire a smettere di ridere.
-Cos’hai contro gli armadilli?!- gli chiede lei scandalizzata.
-Possiamo parlare di cose importanti?- chiedo io retorica asciugandomi le lacrime per la risata.
-Ovvero?- mi chiede Alex, smettendo di ridere.
-Domani non deve venire il tuo amico da Miami?- chiedo, guardandolo.
-Ah si, Austin arriva domani a mezzogiorno e sta da me per tre settimane- esclama elettrizzato.
Parla sempre di questo suo amico, ormai lo conosco talmente bene (non di persona ma sono dettagli) che domani potrei salutarlo dicendo “ Ciao Austin Carter Mahone che viene da Miami, nato in Texas, San Antonio, il quattro aprile 1996, migliore amico, del mio migliore amico Alex Constacio” ma penso che rischierei solo di spaventarlo. E vorrei evitare di sembrare una pazza, dato che già metà scuola mi cataloga con questo aggettivo.
-Com’è questo tuo amico?- chiede Dana curiosa ad Alex.
-Si chiama Austin Carter Mahone, vive a Miami, è nato il quattro aprile 1996 in Texas, San Antonio, gli piace cantare e fa spesso delle cover, a volte le mette su youtube, è allegro e simpatico e un po’ possessivo, ma niente di che… Poi… gli piace giocare alla play, non ha fratelli ne sorelle, suo padre è morto quando era molto piccolo… Altro?- ripeto la solita cantilena di Alex, annoiata.
I due mi guardano talmente male che quasi mi fanno paura… Quasi.
-Che c’è?- chiedo, alludendo alle loro facce.
Alex mi abbraccia.
-Shhh, basta il tuo cervello si sta sovraccaricando, non vogliamo peggiorare la situazione- dice scherzando.
-Devo offendermi?- gli chiedo retorica staccandomi dall’abbraccio.
Lui mi fa il labbruccio dolce, e gli occhi dolci.
-Testa di cazzo- scoppiando a ridere con loro.
 
 
DRINNN
 

La campanella è suonata, questo significa che dobbiamo andare in classe.
-Dai andiamo- dice Dana, mettendosi in mezzo a noi due, e mettendo le braccia attorno ai nostri colli.
Così ci dirigiamo verso la classe, e una volta dentro di essa prendiamo posto sui nostri banchi. Il prof di letteratura entra in classe, e con il solito fare autoritario ci “saluta”.
-Bene… Allora… Dean, ci esponga la divina commedia- mi rivolge un sorriso falsissimo.
-Ehm… La divina commedia è… una commedia- il prof alza gli occhi al cielo, e si sentono risatine di sottofondo
-Scritta da Dante- continuo un po’ incerta, il prof mi guarda stupito.
-Bene, Dean, è riuscita a mettere insieme due parole… Mi compiaccio!! Ora però ci parli dell’autore ovvero Dante- dice guardandomi, con superiorità.
Io inarco un sopracciglio, ma chi pensa di essere?
Ora però le cose serie… Non mi ricordo una cippa, e i miei compagni preferiscono farsi due risate che suggerirmi.
-Certo, Dante… era un’uomo…- dico, cercando di mantenere la rabbia e l’agitazione.
-Penso che questo lo abbia capito anche il muro…- commenta innervosito, tamburellando le dita sulla cattedra.
-Mi lasci finire!!- sbuffo.
-Prego… Si esprima- esclama con aria crudele.
-Cosa vuole sapere di preciso?- chiedo, cercando di arrampicarmi sui vetri.
-Un po’ tutto… Ma diciamo ad esempio dov’è nato e quando- mi chiede lui.
-Lui è nato nell’ospedale della sua città…- dico inventandomi qualcosa che possa in teoria avere senso. Non in pratica.
-E la sua città è… ?- mi chiede, incitandomi.
-Ehm… FIRENZE- urlo, ricordandomi di averlo sentito durante una lezione.
-FINALMENTE- alza le braccia al cielo il professore.
-Quando?- chiede poi, fissandomi.
Orca l’oca, ora che mi invento?
-Beh… quando a sua madre si sono rotte l…- non riesco a finire perché il professore mi sta urlando incazzato
-DEAN!! La prego, intendevo la data!!- i miei compagni, intanto, si stanno contorcendo dalle risate.
-Beh prof, io non mi faccio i cazzi di questo povero uomo, al contrario suo che tra poco sa anche il suo gruppo sanguigno!!- dico cercando di sdrammatizzare. Ma ricevo una reazione non sperata.
 
 

-Il prossimo!!- urla la preside, che tra l’altro è, per mia grande sfiga, una grande amica di mia madre.
Entro nella stanza, strisciando i piedi e poco dopo alzo la testa, trovandomi lo sguardo di Miss Diley “addosso”.
-Ciao Janette, che succede?- mi chiede, sorridendomi.
-Ilprofmihamandatofuoriperchèhorispostoatono- dico frettolosamente cercando di essere non comprensibile. Ma purtroppo la mia preside è talmente sveglia che si accorge e capisce tutto.
Sospira pesantemente.
-Che devo dire a tua madre?- mi chiede, fissandomi.
-Lei si fa a pezzi tutti i giorni per te, e tu la ripaghi finendo rigorosamente in presidenza?- esclama irritata.
Io sto zitta, perché non so che dire. Ma se questa pensa di venire qui a farmi la predica, si sbaglia di grosso. Decido di alzare gli occhi, prendo coraggio e le dico
-Per quanto lei sia amica di mia mamma, non ha la più pallida idea di come sia la mia vita, nei lati negativi e in quelli positivi. Quindi la prego: mi dia pure la punizione, ma di eviti di fare la moralista- cerco di essere più gentile possibile, per quanto abbia voglia di urlarle in faccia.
Lei mi guarda per qualche minuto.
-Bene… Mercoledì pomeriggio dovrai stare qui a scuola, darai una mano alla bidella- borbotta senza degnarmi più di una sguardo, iniziando a lavorare sul computer.
-Beh che fai ancora qui?! Vai- mi scaccia dolcemente la preside.
Appena uscita dal suo piccolo studio, vado a sedermi sulla panca fuori dalla mia classe, e aspetto pigramente che la campanella suoni la fine delle prime tre ore. Nel frattempo penso a quello che mi ha detto Miss Diley, ma decido di non darci peso. Lei che ne sa di me? Mia madre certo, non è felicissima di come vado a scuola… Chi voglio prendere in giro? Non è per niente fiera di me. Si lamenta che fino all’anno scorso andavo bene, ero gentile con i prof, e che quest’anno sto esagerando. Io le rispondo sempre che è una fase della crescita, ma lei mi dice che non è una buona scusa. Intanto che ci penso sento la campanella che trilla.
Aspetto che Alex e Dana escano dalla classe, una volta usciti Dana mi fissa con aria rimproverante.
-Perché non hai studiato?- mi chiede lei, fissandomi negli occhi.
Non riesco a reggere i suoi occhi color ghiaccio quindi distolgo lo sguardo.
-Avevo un gran mal di testa, non pensavo di venire neanche sta mattina a scuola….- dico ciondolando con le spalle.
Nel frattempo Alex sta divorando un panino al salame, e in pochi secondi lo finisce… Dove lo mette tutto il cibo che mangia?!
-Perché non lo hai detto?- mi chiede ancora lei,facendo muovere i ricci castani.
-Dana sai come è il prof… Non mi avrebbe creduto- rispondo semplicemente.
-Si ma tentar non nuoce- insiste lei.
-Ham rangonemn- esclama Alex dando ragine alla mia amica, intanto che finisce di masticare.
Io e la mia amica iniziamo a ridere, è pieno di briciole di pane ovunque.
-Sei proprio buffo!!- rido, iniziando ma togliergli le briciole dalla felpa.
-Grazie- mi risponde, alludendo al fatto che gli stavo levando tutte le briciole.
Passiamo il resto del tempo a parlare finchè la campanella della quarta ora non suona, ho matematica il mio incubo peggiore, fortunatamente oggi spiega il nuovo argomento. Mi conviene stare attenta.
 
 
 

A fine lezioni, sento tornarmi il sangue al cervello. Afferro la borsa al volo e mi precipito per i corridoi e raggiungo l’uscita. Mi fermo e mi siedo sulle scale aspettando i miei amici, che dopo qualche minuto di attesa si fanno vivi.
-Prendete il tram?- chiedo, alzandomi.
-Io si… Dana?- chiede alla riccia Alex.
-Si anche io- dice lei facendosi una coda alta.
Ci incamminiamo verso il tram con la più totale tranquillità. Al contrario della mattina il mezzo è in perfetto orario, e questo mi fa uscire il fumo dalle orecchie.
-Giuro, che se domani parte ancora prima me ne torno a casa a dormire!!- esclamo, salendo sul tram seguita da Alex e Dana.
-Io e Alex lo abbiamo preso… E’ questione di alzarsi presto la mattina, Janette- mi sorride la riccia, intanto che si siede.
-Ma io già faccio fatica a svegliarmi alle sette e dieci!!- dico esasperata, sedendomi affianco a lei.
-Lo so… Farai un sacrificio d’ora in poi- mi risponde tranquillamente frugando nella borsa.
Nel frattempo Alex si è messo le cuffie e non ci sta minimamente calcolando. Così gli ticchettio sulla gamba, dato che lui è in piedi, e lui si volta verso di me togliendosi una cuffia.
-Che ascolti?- gli chiedo curiosa.
-Whistle di Flo Rida- mi sorride, e poi mi alluna la cuffia.
-Vuoi?- mi domanda.
-Si, grazie- lo ringrazio.
Il resto del tragitto lo passiamo io ed Alex ad ascoltare la musica, e Dana a massaggiare. Poi arriva la mia fermata e scendo salutandoli. Bene ora si torna a casa.
 
 
 
 
 
I’M BACK
Puonazeraaaaa c:
Ho una nuova ff calda e appena sfornata lol
Vi prego recensite <3
Ora scappo che è avvero tardi!!
Passate alla mia altra FF: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1546276&i=1
Grazieeeee c:
Kisses
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** secondo capitolo ***


Sono ben tre ore, no dico tre ore che sto studiando, senza neanche una pausa! Ora sto finendo queste cavolo di domande di italiano, su un brano del libro. Avevo davvero molto da studiare, in più ho deciso di dare un’occhiata alla divina commedia, dato che vorrei evitare altri… “Inconvenienti”. Sto finendo le domande quando una musica assordante arriva dall’altra stanza… Mio fratello. E’ un tamarro e rockettaro convinto. Mi alzo infuriata e raggiungo la sua porta.
Busso forte per farmi sentire, ma niente.
Busso, ancora, non sente.
-GABRIEL ABBASSA QUELLA MUSICA! NON RIESCO A STUDIARE!- urlo per farmi sentire, ma questo ragazzo è sordo… O semplicemente la sua stronzaggine gli consiglia di non calcolarmi.
Adesso basta.
Provo ad aprire, ma è chiuso a chiave.
Perché mio fratello può avere la camera con la serratura e io no?
Io sono femmina, ho bisogno dei miei spazi. Lui non ha problemi a girare in boxer anche davanti a Dana e le mie compagne, che sembrano svenire… Bah.
Scendo velocemente le scale, raggiungo la cucina e inizio a rovistare nei cassetti cercando le chiavi. Dopo qualche minuto, trovo il copione della chiave della stanza, quindi mi precipito su per le scale. Arrivo ansimante davanti alla porta, riprendo fiato e giro la chiave nella toppa. Finalmente apro la porta.
Mio fratello era di spalle al computer, che girava su facebook.
-Che ci fai qua?- mi chiede infastidito, abbassando un poco la musica per sentire la mia risposta.
-Abbassa la musica…- rispondo, fissando la sua stanza, che è in condizioni pietose.
-Perché dovrei?- continua lui, girandosi verso di me.
-Perché devo studiare- dico secca.
-Ufff- sbuffa lui abbassando.
Esco, vittoriosa, dalla stanza di Gabriel, e tornando nella mia. Rinizio a fare Italiano. Dopo una mezz’oretta finisco, ma non lo dico a mio fratello… La sua musica mi da sui nervi! Così accendo il mio computer e inizio a girare un po’ per i siti. Poco dopo però mi stanco, e vado in direzione del mi telefono.
Due messaggi.
Uno di Dana e uno di Alex.
 
Da: Dana
“Tesoro, Matty ,quello del terzo  ann, mi ha chiesto di uscire che faccio?”
 
Le rispondo
 
A: Dana
“Digli di si… Segui il tuo istinto animale(?)”
 
Poi leggo il messaggio di Alex
 
Da: Alex
“Il volo di Austin è stato anticipato, per le nove di questa sera sarà da me… Vieni con me all’aeroporto, vero?”
 
Rispondo anche a lui
 
A: Alex
“Ma che bello!! Mi dispiace ma i mia madre arriva  tardi e devo fare da mangiare… Provo a chiedere poi ti faccio sapere!!”
 
Un po’ mi dispiace non poterlo accompagnare, d’altro canto lui fa sempre di tutto per me… Proverò a chiedere a mia mamma quando torna. Dopo aver risposto, scendo a preparare qualcosa di buono. Non sono tanto male a cucinare, e se ci penso bene mi piace anche! Decido di far cuocere due filetti e di preparare un contorno a base di insalata, pomodori e zucchine. Intanto che cucino, sento dei passi sulle scale e qualche secondo dopo mio fratello spunta dalla porta.
-Che si mangia?- mi chiede avvicinandosi curioso.
-Filetto con contorno- esclamo fiera di quello che stavo cucinando.
-Buono!! Vuoi una mano?-chiede, prendendo delle patine e mettendosi il cappello da cuoco e il grembiulino.
Io scoppio a ridere, è davvero buffissimo!!
-Che fai? Sfotti?!- mi chiede per poi iniziare a farmi il solletico.
Io per proteggermi, senza neanche accorgermi, perendo il sale e gli butto una manciata addosso. Lui chiude gli occhi, respira profondamente.
Oddio, mo si arrabbia e mi ammazza di solletico.
Cerco di scappare ma lui è molto più sveglio e reattivo di me, quindi mi prende per i fianchi e mi carica sulla schiena. Mi porta in salotto e mi butta sul divano soddisfatto. Voglio fargliela pagare… Faccio finta di restare in mobile, sperando che si spaventi. Beh, malgrado non sembri, lui si piscia sotto anche guardando “Coraline e la porta magica”.
-Hai avuto paura, eh?- mi urla ridendo.
Ma poi vede che non mi muovo, e inizia a scuotermi.
-Jan… Jan… JANETTE!!- inizia a diventare teso, si nota dal suo viso corrugato e gli occhi spaventati, che riesco a vedere da una minuscola fessura del mio occhio.
-BUHH_ lo spavento saltando all’improvviso, vedo che diventa bianco come un cencio e inizio a ridere abbracciandolo.
-C’è poco da ridere… Mi hai fatto perdere vent’anni di vita!- esclama, ancora sconvolto.
Non faccio a tempo a rispondere, che suona il campanello.
Quindi mi alzo e vado verso la porta.
Apro e il volto stanco di mia madre mi accenna un sorriso.
 -Ciao mà, come è andata al lavoro?- le chiedo abbracciandola.
E’ l’unica persona con cui trattengo sempre la mia rabbia sapendo quanti sacrifici fa per noi, dal giorno in cui siamo al mondo. Non posso dire la stessa cosa di mio padre, lui se né andato un’anno fa, è scappato da noi. Non ha divorziato con mia mamma, e lei lo difende sempre quando parliamo di lui… Non so con che coraggio quell’uomo abbia potuto lasciare sua moglie e i suoi figli. Grazie a lui viviamo al giorno con lo stipendio di mia madre, che fortunatamente sta aumentando, e il lavoretto di Garbiel.
-Ciao tesoro, io tutto bene, grazie. La scuola?- mi chiede stravaccandosi sulla sedia.
-Al solito- non accennai alla punizione, aveva già tanti stress non volevo procurargli altri problemi.
-Ora mangiamo. GABRIEL- dico, per poi chiamare mio fratello a gran voce.
Divido la carne in tre pezzi uguali, e aggiungo l’antipasto in ogni piatto. Poi porto il cibo in tavola.
-Buon appetito- dico iniziando a masticare il primo boccone di carne.
Il silenzio che rgna è abbastanza inquietante, quindi decido di iniziare a parlare.
-Mamma, posso chiederti una cosa?- chiedo speranzosa.
Vedo che lei mi guarda un poco assente e mio risponde
-Certo…- tornando sul suo piatto.
-Verso le nove dovrebbe arrivare l’amico di Alex , da Miami e lui mi ha chiesto di accompagnarlo all’aeroporto… Posso?- spero che sia comprensiva e mi dica di si.
-Hai finito i compiti?- mi chiede guardandomi intensamente.
-Si, ho finito tutto- le assicuro finendo di mangiare le verdure.
-Allora va bene- mi sorride, e io la abbraccio.
-Grazie- mi alzo metto da lavare le mie cose e corro in camera mia per avvisare Alex.
Ho due nuovi messaggi.
 
Da: Dana
“Tu sei pazza… Comunque usciamo venerdì sera, sono strafelice!!”
 
Le rispondo
 
A:Dana
“Bene allora venerdì pomeriggio da me che ti faccio bella!!”
 
Poi guardo l’altro messaggio
 
Da: Alex
“Perfetto, allora poi dimmi”
 
Decido di non rispondergli, ma di chiamarlo direttamente. Così compongo il suo numero e aspetto che risponda. Dopo tre squilli la voce del mio amico risuona nel mio telefono
-Hei Jan, quindi?- mi chiede allegro.
-Vengo- gli rispondo, velocemente.
-Menomale!! Allora tra mezzora davanti all’aeroporto, oppure ti passo a prendere?- mi chiede gentilmente.
-No, non preoccuparti vengo a piedi- lo rassicuro, girando in tondo per la stanza.
-Scherzi? E se ti succede qualcosa?- mi chiede protettivo nei miei confronti.
-Davvero, Alex, non ti disturbare arrivo tranquillamente da sola, poi mi dai un passaggio al ritorno, ok?- lo rassicuro ancora, che dolce che è però!!
-Come vuoi tu, a dopo- dice chiudendo velocemente.
Inizio a vestirmi pesante dato che la sera c’è un certo venticello, qui da noi. Mi metto un jeans e una felpa di quelle giganti. Scendo per metter gli stivali e il giubbotto.
-Ciao a dopo- urlo uscendo senza aspettare una risposta.

 
 
 
Sono arrivata all’aeroporto ora devo solo aspettare Alex, e poi andare a prendere il suo amico Austin. Cerco il mio amico con lo sguardo ma niente, allora lo chiamo.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
Cinque squilli.
Segreteria telefonica.
Porca miseria, dov’è finito quel cretino?
Riprovo a chiamarlo, ma niente.
Decido di lasciargli anche un messaggio nella segreteria. Ma non mi richiama, mi sto seriamente preoccupando. Poi sento due mani posarsi sui miei fianchi, e inizio involontariamente ad urlare
-AHH, MOLLAMI!! MOLLAMI O TI FACCIO SPARIRE I GIOIELLI!!- dopo aver urlato mi giro.
Alex, si sta rotolando dal ridere sul pavimento.
-Dio, che figura…- esclamo diventando bordò.
In questo momento non so se le persone guardano più male me, o il mio amico che è seriamente sdraiato per terra. Lo aiuto a rialzarsi.
-Ragazza, tu non sei a posto- dice cercando di smetterla di ridere.
-Si perché una persona che si contorce sul pavimento dell’aeroporto, come un criceto in ipperventilazione ha tutte le rotelle a posto, no?- rispondo sarcastica.
-Si vabbè… Oh guarda, il volo di Austin è appena atterrato!! Andiamo!!- mi prende per un braccio senza preavviso e inizia a correre. Io cerco di stargli dietro, inutile dire che è molto più veloce di me. Finalmente arriviamo dove ci sono i bagagli dei passeggeri e aspettiamo. Dopo qualche minuto iniziano ad arrivare i primi passeggeri, e noto che Alex cerca il suo amico con lo sguardo. Ad un certo punto gli si illuminano gli occhi e inizia a correre, è come una scena a rallentatore. Si ferma davanti ad un ragazzo che non vedo molto bene, e si abbracciano. Dopo di che, vengono entrambi verso di me.
-Jan, lui è Austin- mi dice Alex elettrizzato mostrandomi il suo amico.
E che amico!!
 
 
 
*SPAZIO AUTRICE*
Heiiii,
ho aggiornato e terminato sul più bello *risatamalefica* così poi nel prossimo capitolo li faccio conoscere bene… Alloooora.
Grazie a tutte le bellezze che seguono e recensiscono la mia storia.
Tanto amore :3
Grazie anche a chi solamente legge i miei capitoli…
Se vi va passate alla mia altra ff
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1546276&i=1
E guardate anche la ff di: myloveboobear a me piace molto!!
Recensite in tante
Kisses <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** terzo capitolo ***


-Tu sei Janette, vero?- mi chiede sorridendomi Austin.
Bene ora come lo saluto?
Vorrei fare “colpo” senza sembrare una pazza, sembrando una ragazza con cui ci si può relazionare normalmente.
-Si sono io,e tu sei Austin. Lo so perché Alex mi parla di te praticamente tutti i giorni- e per il momento me la sono cavata.
Gli porgo la mano, e lui la stringe.
-Non tutti i giorni!- esclama Alex, guardandomi come se stessi dicendo un’assurdità.
-Alex, non mi guardare con quella faccia, è la vertità!- gli dico, guardandolo.
-Sei sempre esagerata!- si lamenta, abbassando la testa.
-Non è mica negativo! Vuol dire che gli vuoi veramente bene, che per te è come un fratello- lo rassicuro, sperando di non aver fatto casini.
Mi sorride, in segno di ringraziamento. Si nota che è un poco in difficoltà, e non mi va di peggiorare la situazione.
-Scusate, ragazzi sapete se qui da qualche parte c’è una piadineria o cose simili? Sto morendo di fame!- ci interrompe Austin.
-Si, se ti va ti ci porto- gli propongo.
Così, Janette, sta pendendo dalle tue labbra.
Da quando parlo con me stessa?
Sono messa male ragazzi.
-Certo!- mi sorride, ci affianchiamo e ci dirigiamo verso la piadineria.
-ASPETTATEMI- ci urla Alex correndo, dato che è rimasto indietro.
 Noi scoppiamo a ridere e lo aspettiamo, per poi entrare tutti e tre nella piadineria.
-Ho fame solo io? Non volete qualcosa anche voi?- ci chiede Austin, visibilmente affamato.
-Non preoccuparti, prendi pure il tuo panino- lo rassicuro con un sorriso.
Detto questo va a fare la fila, mentre io e Alex rimaniamo su un tavolino.
-Allora? Com’è?- mi chiede il mio amico, entusiasta all’idea che io lo abbia incontrato.
-Sembra un tipo a posto…- rimango sul vago, per evitare che gli saltino in mente strane idee.
-Vedrai, è simpaticissimo, solo vi conoscete da un quarto d’ora ed è ancora un po’ introverso… Ma vedrai tra qualche giorno sarete ottimi amici…- esclama eccitato, ma poi si blocca e mi guarda intensamente e mi dice
-Potreste diventare una coppia- io lo guardo male.
Ma da dove gli vengono fuori certe idee?
-Alex, ci conosciamo da un quarto d’ora!! E poi cosa ne so io, mica prevedo il futuro!!- gli dico sbuffando.
Lui mi guarda maliziosamente, e poi sussurra
-Ammettilo che già ti piace- mi istiga, e sa che non deve farlo.
-Allora, te lo ridico ma sta volta ficcatelo bene in zucca. Primo, io non sono un’indovina, magari rimarrò zitella per il resto della mia vita, ma non lo posso sapere. Secondo, lo conosco da al massimo venti minuti, non può già piacermi- gli rispiego esasperata, cercando di mantenere la calma.
Lui mi fissa, si mette a pensare e poi scende dalle nuvole.
-Certo che deve essere brutto essere zitella- mi dice con aria seria.
Io scoppio a ridere, e lui mi fissa male.
-Perché ridi? Ti ci vorrei vedere al posto di una di quelle povere signore- esclama in pena.
Poi si alza in piedi e urla.
-STAY STRONG ZITTELLE- attira l’attenzione di tutte le persone nel bar, che lo guardano sconcertate. Vedo che Austin lo guarda e cerca di soffocare una ristata, mentre io alzo gli occhi al cielo e rido di gusto. Dopo aver passato quasi dieci anni con Alex, certe cose sono quasi monotone. Per fortuna la gente, distoglie lo sguardo dal mio amico e ognuno torna a farsi gli affari propri.
-Ma perché la gente mi fissava?- mi chiede Alex, giocando con il contenitore di tovaglioli.
-Forse perché ti sei messo ad urlare?- gli rispondo con un po’ di ironia.
Lui fa le spallucce, nel frattempo torna Austin che addenta famelicamente un panino gigantesco.
-Riesci a finirlo tutto? Se vuoi ti do una mano…- gli dice Alex facendoci scoppiare a ridere.
-Ce la faccio, non preoccuparti!!- lo rassicura lui.
-Mmm- bofonchia in tutta risposta, mettendo il broncio.
-Vuoi che ne prendo uno anche a te?- gli chiedo conoscendo già la risposta.
-Ehm… In effetti ho un po’ di fame…- mi risponde, con un viso angelico.
-Vado- gli dico ridendo, quindi mi alzo e vado verso il bancone.
-Ciao, vorresti qualcosa?- mi chiede la cameriera al bancone.
-Si, mi potresti dare un panino al salame?- le chiedo, cercando di essere cortese.
-Certo te lo porto- mi sorride e sparisce dietro una porta.
Dopo qualche secondo, la cameriera torna dietro al bancone e mi porge il panino.
-Sono cinque dollari- mi dice.
-Alex, mi porti cinque dollari?- gli chiedo.
Lui mi guarda e mi sorride.
-Lo sai che ti adoro? Che sei la migliore amica del mondo? Sei bellissima, simp…- inizia a dirmi sorridendomi.
-Arriva al punto- esclamo, notando che ha un gran talento come lecca… Piedi.
-Me lo offriresti tu? Sai, ho accidentalmente dimenticato i soldi a casa- mi chiede facendomi il visino dolce.
Quindi sbuffando tiro fuori i miei soldi e pago loa commessa.
Dopo avergli preso il panino torno da lui e da Austin, e ci dirigiamo verso l’uscita per prendere un taxi.
-Com’è andato il viaggio?- chiede Alex al suo amico, addentando il panino.
-Tutto abbastanza bene, niente turbolenze quindi…- risponde, finendo il suo.
-Che culo, io l’unica volta che sono salita su un’aereo, quel pirla del pilota ha beccato ben cinque turbolenze!!- esclamo, sorridendo innocentemente.
Scoppiano a ridere.
-Ma tu sei sfortunata di principio!!- mi “consola” Alex mettendomi un braccio intorno alle spalle.
-Grazie per avermelo ricordato!!- gli faccio un sorriso falsissimo.
I due ridono ancora, e io mi aggiungo.
-Ora dobbiamo chiamare un taxi…- ci ricorda Austin smettendo di ridere.
Ci guardiamo tra di noi.
-Ti ho pagato il panino, e tu ora chiami il taxi!!- impongo ad Alex.
Quindi lui, sbuffa ma poi va verso la strada e si mette ad urlare
-TAXI- ogni volta che vede una macchina gialla.
Nel frattempo decido di provare a conoscere meglio il suo amico.
-Allora… Austin, che mi racconti?- gli chiedo sorridendo.
-Ma non saprei… Cosa vuoi sapere?- mi risponde con una domanda.
-Ehm… Com’è Miami?- che domanda squallida.
-E’ davvero bellissima, ma non lo dico perché è la città dove sono nato. Ma perché ha davvero quel non so che di fantastico!!- mi racconta entusiasta.
Io lo ascolto meravigliata, la mia cittadina è decisamente più piccola e “desolata”. Non che non mi piaccia, al contrario non mi dispiace però da adulta mi piacerebbe poter viaggiare andare magari a Londra, Parigi, New York… Sono talmente presa dai pensieri che non mi accorgo che Austin mi sta sventolando la mano davanti alla faccia.
-Janette? Ci sei?- mi chiede.
Cavolo che figura di merda.
-Ah si scusa, chiamami pure Jan…- esclamo riprendendomi dai miei pensieri.
-Perfetto, allora tu chiamami…- sta probabilmente pensando ad un soprannome, che non ha.
-Austin?- gli chiedo ironicamente.
Lui ride, ha una risata calda e tranquilla che ti fa sorridere senza neanche che tu te ne accorga.
-Si, in effetti non ho un nome che possa avere un soprannome- continua lui.
-Già… Ma per quale motivo sei venuto da Alex, cioè non hai scuola?- gli chiedo accorgendomi solo in quel momento del problema scuola.
-Da me si sono licenziati molti insegnanti e quindi ci lasciano a casa tre settimane… Ma la vostra scuola ha dato il permesso di ospitarmi quindi- mi spiega, mentre mantiene il contatto visivo.
-Ah, capito… ALEX LO TROVI UN TAXI O NO?- urlo, poi al mio migliore amico, che si sta sbracciando sul lato della strada da mezzora. E’ un po’ ridicolo, anche perché ha ancora in bocca un panino.
-Fuai hu sle slei coschi blavah- dice, masticando un pezzo del suo sandwich.
Decido di fare a modo mio, appena vedo un taxi mi piazzo esattamente davanti ad esso, e l’autista terrorizzato frena all’improvviso. Fatto questo mi sposto da davanti e vado verso il finestrino
-Salve, potrebbe darci un passaggio?- chiedo all’autista ancora spaventato.
Lui annuisce, guardandomi come se fossi una pazza.
Torno dai ragazzi che mi stanno guardando con gli occhi spalancati.
-Si chiama avere classe- preciso, sorridendo e invitandoli a salire sul taxi.
 
 
 
 
-Grazie, ragazzi a domani!- li saluto entrando in casa.
Chiudo la porta senza fare rumore, ma non arrivo neanche alle scale che la luce si accende e la poltrona girevole, che era voltata verso il camino, “gira” dalla mia parte. La sagoma di mia mamma sulla poltrona, entra nella mia visuale. Sembra arrabbiata… Molto arrabbiata.
-Ora tu mi dici dove sei stata fino ad adesso!!- mi dice , cercando di stare calma.
-All’aeroporto con Alex e il suo amico… Te lo avevo detto- le rispondo innocente.
-E per caso l’aereo è atterrato con un’ora di ritardo?- mi chiede ancora, vedo la sua faccia diventare sempre più rossa e la sua fronte corrugarsi. Cattivo segno.
-No…- le rispondo, non capendo cosa intendeva.
-Lo sai che ora sono?!- mi chiede ancora, peggiorando sempre la sua situazione “facciale”.
-Si sono le …Oh cazzo…- esclamo guardano l’orologio, che segnava le undici meno cinque.
-Già, Janette, oh cazzo. E ora fila se non vuoi sentirmi urlare- mi minaccia.
Senza farmelo ripetere salgo e in un batter d’occhio sono a letto sotto le coperte. E in un altro batter d’occhio sono addormentata.
 
 
 
 
La sveglia suona, stranamente in anticipo e quindi sono già sveglia… Sono solo le sei e mezza!! Mi lavo, mi vesto, faccio colazione, preparo la cartella tutto con estrema calma.
-MA, GABRIEL, IO VADO CIAO- urlo per farmi sentire.
Per tutta risposta ricevo un grugnito da entrambi, ed esco dalla porta di casa. Sono in anticipo, certo, ma per evitare che quello stupido tram mi fotta ancora mi metto a correre. Dopo dieci minuti buoni, arrivo alla stazione del tram, e noto con felicità che il mezzo non ancora partito. Quindi cerco un posto per sedermi con estrema calma. Trovo una sedia libera, e mi ci stravacco letteralmente. Decido di mettermi le cuffie, ed inizio ad ascoltare un po’ di musica. Dopo qualche minuto, il mezzo parte, e sento delle mani posarsi sulle mie spalle.
Mi volto.
Dana.
Le sorrido,e lei ricambia sedendosi di fianco a me.
-Ciao Dana!!- la saluto, sorridente.
-Ciao splendore, come stai?- mi chiede frizzante.
-Bene, ieri sono andata all’aeroporto con Alex a prendere Austin…- le dico, girandomi verso di lei.
-Mica arrivava oggi?- mi chiede.
-Hanno anticipato il volo…- rimango sul vago.
-Ah… E com’è?- mi chiede curiosa, avvicinandosi.
-Simpatico… e carino, altro che carino è davvero bellissimo!!- esclamo, facendola ridere.
Ma insieme alla sua risata ne sento altre due.
No, è uno scherzo.
La mia amica si volta, e scoppia a ridere.
-Bene, ora io mi giro e ci sono due ragazzi che non conosco e che non hanno sentito il mio discorso- dico, marcando molto i non.
-E’ la convinzione che fotte la gente!!- esclama la voce inconfondibile di Alex.
A mio malincuore mi giro e con lui vedo Austin.
-Non è come sembra… Non parlavamo di te!!- dico ad Austin, cercando di salvarmi le chiappe.
-A no?- mi chiede.
-E allora di chi?- mi chiede con un poco di malizia.
-Ehm…- cerco lo sguardo di Dana, ma anche lei sembra in difficoltà.
Sto pensando ad una scusa, quando sento suonarmi il telefono.
Un motivo in più da aggiungere alla mia lista “perché amo il mio cellulare”, squilla nei momenti di difficoltà. Afferro il mio samsung e rispondo alla chiamata.
-Pronto?- chiedo, sperando sia qualcuno che possa darmi un’idea.
-BRUTTA MERDACCIA! NON CI SENTIAMO DA PIU’ DI UNA SETTIMANA,E FATTI VIVA OGNI TANTO!- una voce squillante risuona dall’altra parte dell’apparecchio. Non può essere che lei.
-La tua gentilezza mi sorprende ogni giorno di più… Comunque anch’io ti voglio bene- rispondo alla mia amica Jenny, questa ragazza è pazza. E’ una mia grande amica, facevamo assieme le elementari, e conosce anche molto bene Dana. Purtroppo lei però si è trasferita due anni fa, ma ci sentiamo comunque quasi tutti i giorni.
Nel frattempo gli occhi dei miei amici erano impuntati su di me, la cosa è molto inquietante.
-Pff, come sta Dana?- mi chiede lei abbassando il tono della voce.
-Bene… E’ qua con me- le rispondo, guardando Dana che mi rivolge uno sguardo interrogativo. Io le mimo con le labbra “Jenny” e lei capisce al volo e le viene automatica una risatina.
-Si? Salutamela… Sei in tram?- mi chiede ancora poi.
-Si, tu?- le richiedo.
-No sto andando a piedi, e di fianco a me c’è una vecchietta che mi sta guardando male!!- esclama lei infastidita.
In sottofondo si senta la voce della vecchia
-Questi giovani d’oggi, così mal educati ed ignoranti!-
Io scoppio a ridere di gusto, e vedo i ragazzi che mi guardano male.
-Scusa tesoro ora vado, voglio sapere cisa vuol dire la frase della vecchietta, vado a chiederglielo… Poi ti racconto, OGGI SCRIVIMI- mi saluta e chiude la telefonata.
Metto il telefono in tasca, e guardo i ragazzi. Mi stanno guardando, e probabilmente sono curiosi di sapere chi era.
-Era Jenny, ha chiuso perché stava litigando con una vecchietta- dico ridendo di gusto.
-Beh da lei ci si può aspettare di peggio…- esclama Dana.
-Si… Ma dove eravamo rimasti?- chiede Alex per poi guardarmi, alzando un sopracciglio.
Non apro bocca che si senta il tram che si ferma sotto i nostri piedi.
-Oh, ma che peccato, si è fermato dobbiamo scendere. Io vado ci vediamo dopo ragazzi!! Dico afferrando Dana per il polso destro e correndo fuori dal mezzo.
-Piano!!- mi grida Dana cercando di calmarmi, ma non mi va di ammettere quello che ho detto su Austin.. Sono cose da ragazze loro non si devono impicciare!!
Pochi minuti dopo arriviamo a scuola, ed entriamo in fretta e furia.
-Non devono trovarmi!!- esclamo alla mia amica Dana.
-Vorresti fare così per tre settimane, ammetti di aver detto che è un bel ragazzo e finisce lì…- mi consiglia.
-E fare un’ennesima figuraccia? Ma anche no… Prima o poi si dimenticheranno- cerco di essere convincente anche se so di non esserlo.
Lei mi guarda e ride, per fortuna suona la campanella e andiamo un classe.
 
 
 
Il suono della campanella che annuncia l’intervallo mi fa scendere dalle nuvole, e decido che passerò la ricreazione nei bagni femminili dove loro non possono entrare. Prima di uscire dalla classe do un’occhiata e poi sgattaiolo nei bagni. Tiro fuori il telefono per la noia, e intanto che guardo annoiata le notifiche sento dei passi dietro di me.
Sarà una ragazza, ignoriamola.
-Jan…- mi chiama una voce io mi giro.
-Austin… Lo sai che questo è il bagno delle donne e non puoi entrare?-
 
 
 
*SPAZIO AURTICE*
Holaaaaaa
Allloooorrrrrraaaaaa(?)
Ve gusta? Secondo me non è male ma  RECINSITE <3
Ora, mi piace terminare sempre sul più bello per lasciare souspance(si scrive così?)
Non ricontrollo quasi mai quindi ignorate gli errori di ortografia se potete.
Voi direte “povera Jan” ma don’t worry sistemo tutto io nei prossimi capitoli.
GRAZIE A TUTTE LE TESORE(?) CHE RECENSISCONO E SEGUONO LA MIA STORIA #tantoammmmoooorrrreeeeeee
Kisses
Aggiorno con almeno quattro recensioni(voglio sapere cosa ne pensate c;)
PASSATE ALLA MIA ALTRA FF
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1546276&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** quarto capitolo ***


-Austin… Lo sai che questo è il bagno delle donne e non puoi entrare?- lo squadro dall’alto al basso.
-Certo che lo so…- mi assicura lui, con un sorriso beffardo.
-E allora che fai ancora qui? Aria!- esclamo, facendogli segno di dove si trova la porta.
-Prima di uscire devo capire una cosa- mi dice rimanendo fermo.
-Ovvero?- gli chiedo, cercando di far finta di non sapere cosa intende.
In realtà ho capito benissimo.
-E’ vero quello che hai detto prima in tram?- mi chiede lui semplicemente, senza scomporsi.
Allora ora potrei ammettere di aver detto che è un bel ragazzo, ma sono troppo orgogliosa e poi non voglio dargliela vinta!
Se poi penso che Alex passerebbe il resto della sua vita adolescenziale a rinfacciarmelo, mi convinco sempre di più a negare.
Devo inventarmi qualcosa, e velocemente.
-Beh… io, ecco insomma- inizio a balbettare.
-Su non è difficile, ripeti con me “è vero,Austin, ho detto che sei un figo da paura” ce la puoi fare- scherza lui, cercando di “ammorbidire” la situazione.
-Non ho detto che sei un figo da paura!- urlo, fingendomi offesa.
Austin inizia a ridere di gusto, mostrando una schiera di denti bianchi, a dir poco perfetti, e un sorriso invidiabile.
-Però lo pensi!- esclama, sicuro di se continuando a ridere.
Io alzo un sopracciglio allibita, e pensare che a primo impatto mi stava simpatico!
-Stai scherzando spero- replico, guardandolo con le braccia conserte.
-No, perché so che è vero…- mi dice, sorridendo tranquillamente.
-Anche se tu non lo ammetteresti, mai- finisce poi, fissandomi intensamente negli occhi.
Devo ammettere che il ragazzo è sveglio, non penso che si arrenderà in fretta.
Vuole la guerra?
Io non mi tiro indietro.
-Già!- dico, sorridendo falsamente.
-Lo hai ammesso!- esclama lui, puntandomi contro un dito.
-Cosa?- gli chiedo confusa.
-Hai ammesso, che non ammetteresti mai che tu… No aspetta, non hai… Nono tu hai ammesso di non…- inizia a confondersi, per via del suo ragionamento a dir poco contorto.
-Sisi quello che hai detto tu- lo interrompo, facendolo sghignazzare.
Il suono della campanella interrompe la nostra interessante conversazione.
Io mi volto furtivamente verso la porta, guardo Austin che ha capito che la mia intenzione è quella di scappare, quindi mi si pianta davanti.
Ok, Janette, rifletti.
Come si scappa quando hai davanti un ragazzo che è il doppio di te?
In effetti lui non è altissimo, sono io che sono davvero bassa per avere quasi sedici anni. Quando ero alle elementari ero più alta delle mie compagne, ma poi loro sono cresciute mentre io sono rimasta una nana.
-Ehm… E’ suonata la campanella, che ti piacci o no dobbiamo andare in classe- gli ricordo, sperando che mi lasci uscire.
-Certo, una volta che avrai risposto alla mia domanda- mi sorride lui, senza perdere la calma.
Lascio passare qualche minuto, in cui penso ad un modo per scappare.
Ad un certo punto, faccio finta di vedere qualcosa oltre di lui e poi dico
-Ah, ciao Alex- con mia grande sorpresa lui si volta, e io ne approfitto per correre.
Con uno scatto degno di Bolt, esco dal bagno e corro verso la classe.
Noto che lui sta correndo dietro di me, con un sorriso beffardo stampato sulla faccia.
Per fortuna riesco ad arrivare davanti alla mia classe, e una volta che apro la porta una miriade di occhi fissano me e Austin, che arriva qualche secondo dopo di  me.
-Alla buon ora!- commenta una voce.
Mi giro per vedere a chi appartiene la voce, e mi si blocca il cuore.
Minchia.
Il mio “adorato” prof di letteratura mi sta uccidendo con lo sguardo.
-Salve prof- lo saluto, sentendo la risata di Austin dietro di me.
-A cosa dobbiamo questo, ennesimo, ritardo?- mi chiede sgarbatamente.
-Se la prenda con questo pazzo che mi…- non riesco a finire la mia accusa su Austin, che proprio la sua mano mi tappa la bocca.
-Si, beh, è colpa mia le ho chiesto di farmi vedere la scuola e quindi abbiamo fatto tardi, mi scusi- si scusa lui, gentilmente.
Noto che il prof si tranquillizza, e si siede sbuffando.
-Andate a sedervi- ci ordina, e noi obbediamo andando ognuno al proprio posto.
Lui affianco ad Alex, mentre io di fianco a Dana.
Ci lanciamo un ultima frecciatina, per poi “ascoltare” la lezione.
 
 
 
Le due ore successive passano molto lentamente, e io parlo senza farmi notare con Dana.
-E quindi poi hai ammesso di aver detto che Austin è un bel ragazzo?- mi chiede, impaziente della mia risposta.
-No! Mi conosci sono troppo orgogliosa, voglio resistere…- le rispondo, facendo un piccolo schizzo sul quaderno.
-Lui non cede di sicuro, si vede subito in quel luccichio dei suoi occhi, che quando vuole qualcosa lo ottiene a tutti i costi- replica lei, guardano il mio disegno.
-Grazie, tesoro. Le tue perle di saggezza mi affascinano, ma potresti darmi un consiglio?- le chiedo sarcastica.
Lei mi da un colpo ridendo.
-Potresti resistere fino a domani, magari poi si stufa e lascia passare…- mi consiglia, appoggiando la testa sui gomiti.
-Ci proverò- rispondo semplicemente.
-A proposito, raccontami di te e di Matty?- le chiedo maliziosamente.
Dana si drizza immediatamente sulla sedia al solo sentire la parola “Matty”.
-Ieri, mi ha scritto, aveva preso il mio numero dall’elenco che c’è in segreteria- inizia su di giri.
-Continuava a dirmi che sono molto carina e simpatica, e io ad un certo punto gli scrivo
“Sei ripetitivo, tesoro”
E lui mi risponde
“Questo tesoro non è solo ripetitivo, è anche libero venerdì sera… Ti va di uscire?”- finisce di spiegarmi.
Quando finisce di parlare iniziamo ad emettere piccoli urli, i tipici urletti da adolescenti, attirando l’attenzione del professore.
-Signorine vi sentite bene?- ci chiede, alzando il sopracciglio
-Si, ci scusi- si affretta a rispondere Dana.
Sto zitta perché so che qualsiasi cosa dovesse, anche solo per sbaglio, uscire dalla mia bocca finirei puntualmente dalla preside.
Decidiamo di stare in silenzio, finchè qualche minuto dopo non suona la campanella.
Tutti i miei compagni si alzano per raggiungere l’atrio, tranne Alex e Austin che vengono verso di noi.
Bene ora non devo farmi prendere dal panico.
-Oh minchia- sussurro più a me stessa che a Dana.
-Dana, vengono verso di noi che faccio?- le chiedo, presa dal panico.
-Che ne so! Buttati dalla finestra!- esclama a bassa voce.
In effetti lei che è molto alta, se si buttasse dalla finestra della classe atterrerebbe in piedi, ma da me ci si può aspettare tutto.
Però, tentar non nuoce, no?
-Giusto! C’è qualcosa in quella testa allora!- esclamo, compiaciuta.
Non le lascio il tempo di rispondere che, mi appoggio alla finestra e mi lascio cadere.
Per mia fortuna attero, in piedi senza essermi fatta niente.
-COGLIONA, MICA DICEVO SUL SERIO MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO! HO PERSO TRENT’ANNI DI VITA PER COLPA TUA, CAZZONA- mi urla, la mia amica dalla finestra, tra l’incazzato e il preoccupato.
Nel frattempo i due ragazzi si affacciano anche loro stupiti, quindi decido di mandare un bacio volante a tutti e tre e di correre via.
Arrivo fino all’entrata della scuola, e apro il portone senza farmi notare.
Cerco di evitare quei tre pazzi, e guardandomi intorno vado a sbattere contro qualcuno.
-Ma che caz?- impreco a voce alta, massaggiandomi la spalla.
Sono finita contro Lesly, detta più comunemente troia, soprannominata da me e Dana “la vucumprà della patata”. Naturalmente ha la schiera di “compratori”, ma per fortuna c’è anche qualche sano di mente che non abbocca. Credo di ricordare benissimo quando ci aveva provato con Alex. Si era avvicinata a noi durante l’intervallo, aveva bellamente ignorato me e Dana, in compenso ci aveva provato spudoratamente con il mio amico. Lui non la calcolava più di tanto ma lei, malgrado la sua stupidità immensa, provava di tutto per attirare la sua attenzione. Un giorno mi sono stufata, e l’ho ben apostrofata, lei mi ha risposto chiamandomi puffa, anche perché in quei giorni avevo le punte dei capelli azzurre. Penso che, dopo quel giorno, abbia passato due giorni dal parrucchiere per rimettersi le extencion, una settimana dal chirurgo per rifarsi il naso; mentre io mi sono subita ben tre settimane di detenzione tutti i giorni.
-Ascolta, vedi di…- non riesco a finire la frase, che una voce mi chiama.
-Jan! Oddio sei tutta intera, scusa per prima ma avevo paura ti fossi fatta male!- mi dice Dana, scusandosi e abbracciandomi.
Noto, che anche i ragazzi sono arrivati, e che Lesly alla vista di Austin assume una faccia decisamente compiaciuta.
-Jan, come stai?- mi chiede Austin leggermente preoccupato.
-Bene, ragazzi, sto bene- li tranquillizzo, godendomi però le attenzioni.
-Tu conosci questa sottospecie di puffo?!- gracchia Lesly, infastidita, verso Austin.
-Puffo?- mi chiede, guardandomi lui.
Io roteo gli occhi al cielo, sbuffando.
-Si, è una storia lunga…- accenno, evitando l’argomento abbastanza imbarazzante.
-Comunque io sono Lesly- sorride lei ad Austin, avvicinandosi.
Ma che faccia tosta!
Perché ho voglia di staccarle la testa?
Janette, che ti prende?
Cos’è questa cosa, che mi brucia, che mi infastidisce?
Non sarò… No, io non sono gelosa… Penso.
-L’oca- borbotta Alex facendoci ridere.
Lei lo guarda accigliata, muovendo il chewingum nella bocca.
-Prego?- chiede, facendo una bolla.
-Nulla, tesoro. Oh, guarda c’è Leonardo Di Caprio in boxer che ti chiama!- esclama Dana, indicando un punto a caso dietro la ragazza.
-Dove?- chiede lei, stupidamente.
-Dai bagni- aggiungo io, ridendo.
Quell’idiota inizia a correre e ad urlare
-Aspettami Leo, sto arrivando!- noi ci stiamo letteralmente rotolando dalle risate.
Incontro con lo sguardo Austin, che mi sorride.
Sento le guance andare a fuoco.
Io? Che arrossisco? Che mi prende?
 
 
-SONO A CASA!- urlo entrando dalla porta, senza avere risposta.
Mi guardo intorno ma niente.
-Ok ragazzi, via libera- faccio entrare i miei amci.
Se ci fosse stata mia madre li avrei fatti entrare dalla finestra della mia camera, dato che mia mamma è molto imbarazzante. Avrebbe iniziato a parlare solo di me e di quando ero piccola.
Loro buttano le cartelle all’ingresso e mi seguono in cucina.
-Fame?- chiedo, guardandoli.
Dana e Alex sanno che non sono male a cucinare e ne approfittano sempre, infatti me li ritrovo a casa tutti i martedì, con la scusa dei compiti.
-Si molta, cosi ci cucini?- chiede Alex accomodandosi su una sedia, e poggiando i piedi sul tavolo.
Vado a prendere uno straccio sporco, e gli do una frustata ai piedi, facendoli tornare per terra.
-Mi hai fatto male!- piagnucola lui, facendo il finto offeso.
-Finiscila, se vuoi mangiare!- gli ordino, e lui obbedisce all’istante.
-Vi va bene una pasta?- chiedo agli altri due, che hanno seguito la scena divertiti.
-Certo!- esclamano insieme, e poi mettendosi a ridere.
-Accendete la tele, così intanto che io cucino voi fate qualcosa- suggerisco a tutti e tre.
Loro annuiscono, e Dana accende il televisore.
Iniziano a vedere un reality-show di quelli idioti, in cui ti diverti a vedere le persone che litigano anche per la tazza della colazione. Nel frattempo, io inizio a preparare l’acqua con la pasta; la lascio bollire aggiungendo poi il sale.
-Janette…- mi giro, e il volto sorridente di Austin entra nella mia visuale.
-Si?- gli chiedo, togliendo l’attenzione dalla pasta.
-Posso parlarti?- mi chiede speranzoso.
Guardo i miei amci completamente assortiti dalla trasmissione, e annuisco.
-Io penso di aver esagerato… Tu mi dirai se è vero quello che ho sentito quando vorrai, quindi ti va di dimenticare questi “inconvenienti” e riniziare?- mi spiega tutto d’un fiato.
-Certo!- gli sorrido, e lui ricambia.
Sento che il cuore sta uscendo dal petto.
 
 
 
*SPAZIO AUTRUCE*
SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE
Non sono riuscita ad aggiornare prima çç
Solo che quest’anno è molto impegnativo.
Passando alla storia che ne pensate?
(#skst per gli eventuali errori di ortografia non rileggo per la fretta)
Ve gusta el capitolo(?)
Sinceramente, penso che non sia male lol
Ora scappooooo
Grazie a tutte bellezze <3
Kisses

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** quinto capitolo ***


Dopo aver chiarito io e Austin ci abbracciamo come segno di “rinizio” come l’ha definito lui.
Sento il suo respiro sui miei capelli, e stranamente è una sensazione piacevole.
-Profumi di Lavanda- mi sussurra, facendomi rabbrividire.
-Che fai? Mi sniffi i capelli?- gli chiedo, facendolo scoppiare a ridere.
Ci stacchiamo, e soddisfatta torno sui fornelli.
-Ragazzi la pasta è quasi pronta, apparecchiate!- urlo ai miei amici, che intanto che io preparo da mangiare sono bellamente stravaccati sulle sedie, a mangiare grissini.
Li sento sbuffare, e alzarsi pigramente.
Obbediscono, lentamente, al mio ordine.
-Alex mi passi il sale?- chiedo al mio amico, che prende l’ingrediente e me lo porge.
-Grazie- lo ringrazio, prendendone una manciata e buttandola nella pasta.
Però c’è qualcosa di strano nella confezione, sembra diversa.
Oh no.
-ALEX!- urlo, con il fumo che esce dalle orecchie.
-Si?- cade lui dal pero.
-Ti ho chiesto il sale. SALE. Hai presente quei piccolissimi sassolini salati? Quelli!- esclamo cercando di mantenere la calma.
-Perché io cosa ti ho portato?- mi guarda allibito.
Nel frattempo i due si stanno godendo la scena, sgranocchiando grissini.
-Tu mi hai portato lo zucchero! Ora devo rifare la pasta!- sbuffo nervosamente.
-Anzi- mi giro con aria malefica.
-Ordino cinese- esclamo, soddisfatta.
Noto Alex sbiancare, e aprire gli occhi a mo di pesce palla.
-No, ti prego il cinese no! Sai che effetto mi fa! Poi dopo l’ultima volta che l’ho mangiato…- esclama disperato.
In effetti, l’ultima volta che abbiamo mangiato cinese, Alex ha tenuto occupato il bagno di casa mia per ore, e mi ha pure otturato il condotto!
E’ stata una cosa troppo divertente, ma anche imbarazzante.
-Se non vuoi il cinese, cucini tu!- gli rispondo secca.
-E’ sempre meglio…- borbotta andando verso i fornelli.
Detto questo, mi stravacco su una sedia e inizio a guardare con Austin e Dana la televisione.
 
 
-E’ pronto!- un’ora dopo, Alex arriva da noi trionfante.
Appoggia un contenitore sulla tavola, e ci serve la pasta.
A primo impatto non sembra male.
-Non sembrano male questi spaghetti, fai assaggiare!- dice Dana, prendendone uno con la forchetta.
Lo assaggia, e dall’espressione che si dipinge sulla sua faccia sono tutto tranne che buoni.
-Ma smettila! Non faranno così schifo!- esclama Alex, imitando Dana.
Dopo averlo messo in bocca, una smorfia simile a quella della mia amica si dipinge sulla sua faccia.
-Ma cos’hai usato?- chiede Austin, assaggiando anche lui uno spaghetto.
-Beh pasta, sale, acqua, pomodoro e…- si blocca.
-E…?- lo incito.
-Ketchup- ammette, abbassando lo sguardo.
Io a volte mi chiedo se questo ragazzo nella zucca ha il cervello, o i criceti sulla ruota che girano.
Dana in compenso, scoppia a ridere divertita.
-E per quale strano motivo?- gli chiedo cercando di non arrabbiarmi.
-C’era poco pomodoro e ho pensato di allungarlo…-
 
 
-Grazie mille!- saluto e ringrazio, il ragazzo della pizza.
-Buon appetito!- mi sorride lui.
Chiudo così il portone di casa, e porto in cucina le quattro pizze.
-Finalmente! Ho una fame!- esclama Alex.
Lo fulminiamo tutti con lo sguardo, e lui addenta la fetta di pizza tacendo.
-Tu sai cucinare, Austin?- chiede Dana, interrompendo il silenzio.
-No… Penso di avere le stesse capacità di Alex- risponde divertito.
-Non sono così pessimo, so cucinare l’insalata io!- si vanta Alex, facendoci ridere malgrado tutto.
-Mentre tu te la cavi, da quanto ho capito- mi chiede Austin, addentando una fetta.
-Si, non sono male- ammetto, con una certa modestia.
-Già, che fortuna suo fratello e sua madre… Qui cucina sempre lei- spiega ad Austin, bevendo un sorso d’acqua.
-Tuo fratello non è a casa?- mi chiede Dana curiosa.
La mia amica ha sempre avuto un certo debole per mio fratello.
La prima volta che venne a casa mia e lo vide, era come se avesse un tic nervoso.
Ogni volta che mio fratello la guardava si sistemava i capelli ricci, sulla spalla e sorrideva amabilmente.
Gabriel, ovviamente lo ha capito, e sembra che faccia di tutto per farla morire ai suoi piedi.
E’ una cosa tristissima, lo so.
Una volta è addirittura entrato in camera mia senza maglietta, mentre Dana era con me.
Non so descrivere la reazione della mia amica, ha iniziato a diventare di un rosso porpora, quando poi Gabriel se ne andato, ha iniziato a disegnare cuoricini ovunque.
Ora per fortuna lei ha conosciuto Matty, un ragazzo molto simpatico, che è anche molto bello.
Mi ricordo che le dicevo sempre che la guardava insistente, ma non si era mai avvicinato a lei, quindi pensava che la mia fosse solo un’impressione.
Ma ora l’ha invitata ad uscire… Quindi.
-No, non c’è… Posso darti un consiglio?- le dico, sorridendole.
-Si?- mi chiede, masticando.
-Matty- accenno soltanto.
Lei arrossisce sorridendo, e abbassa lo sguardo sulla pizza.
Sorrido, sapendo che ci eravamo capite.
-Donne- commenta Alex, facendo ridere Austin.
Una volta finito di mangiare, sparecchiamo.
Sono già le tre.
Come passa in fretta il tempo.
-Ragazzi ci conviene studiare…- dice Dana, e io annuisco.
I ragazzi si guardano, guardano noi, si riguardano e scoppiano a ridere.
Iniziano a ridere tanto che si devono tenere la pancia, ed escono le lacrime.
-Uomini- roteo gli occhi, facendo sorridere Dana.
-Andiamo, dai ragazzi!- li incita lei, facendo la faccia da cucciolo.
Loro, riprendendo a respirare, annuiscono asciugandosi le lacrime.
Come si fa a ridere così tanto, per una cosa così stupida?!
Poi siamo noi quelle strane.
Saliamo le scale, e arrivati in camera mia, si buttano tutti e tre sul mio letto.
-No ma fate pure, eh!- mi lamento, facendoli ridere.
-Sisi non ci facciamo problemi!- esclama Alex, e io come tutta risposta gli faccio la linguaccia.
Vedo Dana tirargli una cuscinata in faccia, e la sua faccia sorpresa è memorabile.
Quindi anche lui prende un cuscino e inizia a tirare cuscinate a lei e a Austin.
Io mi sto godendo la scena, sprofondata nel puf.
-Alex finiscila!- squittisce la mia amica, lamentandosi.
-Aaahhh!- tira un’urletto imitando una ragazza, dopo che Austin lo colpisce sul piede con il mio pupazzo.
Dopo cinque minuti buoni, che si colpiscono a vicenda cadono sul letto stanchi.
Io, tranquillamente, accendo il computer, e vado a prendere i libri per studiare.
Aprendo i libri noto, di sott’occhio, che si stanno alzando e mi stanno raggiungendo.
-Allora iniziamo?- chiedo, guardandoli.
Sono davvero buffi.
Hanno tutti i capelli per aria, senza parlare delle faccie divertite ma stanche.
-Vi prego posso farvi una foto? Siete troppo buffi!- ridacchio divertita.
-No, ti prego- mi blocca Dana.
-In questo sarò tipo quando mi alzo la mattina, risparmiamelo- ride lei, contagiandoci.
Detto questo, iniziamo seriamente a studiare.
 
 
 
-Basta ragazzi, sono due ore che studiamo, vi prego BASTA- esclama Alex, esasperato.
-Ha ragione facciamo una pausa!- lo sostiene Austin.
-Si, mica che poi vi si fondono gli ultimi neuroni che avete. Già non ne avete molti…- commenta Dana, facendomi ridere.
Loro fanno i finti offesi e scendono senza aspettarci.
-Andiamo anche noi- dico, alla mia amica che si alza.
Scendiamo le scale e li raggiungiamo sul divano, notiamo che si sono già impossessati del telecomando.
Quindi ci sediamo con loro.
Stiamo guardando un programma, su mtv, quando si sentono delle chiavi che girano nella toppa.
-Sono a casa!- esclama mio fratello, senza un minimo d’entusiasmo.
-Ciao- lo salutiamo in coro.
Ormai è abituato a vedere Dana e Alex per casa, ma probabilmente è rimasto un po’ sbigottito nel vedere Austin.
Guardo la mia amica, che sta massaggiando e non ha stranamente calcolato mio fratello.
-Chi è?- le chiedo, incuriosita.
-Indovina- esclama lei, sorridendo.
-Matty- le chiedo a bassa voce.
-Perspicace- si complimenta, fintamente sconvolta.
Non mi sorprendo che Matty le abbia messo gli occhi addosso, Dana è davvero bellissima.
E non lo dico perché è la mia migliore amica.
Ha due occhioni castani, invidiabili sempre luminosi, e dei capelli ricci fantastici.
Lei pensa di essere un mostro, ma non lo è per niente!
Per non parlare del fatto che è alta, e magra al punto giusto.
Tra lei e Jenny, la mia auto stima è davvero sotto i piedi.
Jenny è anche lei castana, solo con due occhi neri color pece, e delle ciocche bionde.
A proposito di Jenny, le devo scrivere sennò mi mangia.
Tiro fuori il telefono, e inizio a digitare.
 
A: Jenny
“Puzzona!
Mi sono ricordata di scriverti, sii fiera di me.
Come te la passi?”
 
Una volta finito di scrivere, clicco invio.
Dopo aver posato il telefono, guardo i miei amici.
I ragazzi si sono addormentati, mentre Dana è alle prese con il cellulare, e la sua nuova fiamma.
Quindi decido di andare in cucina.
Entro e mi dirigo verso la dispensa.
-Ciao, eh- mi saluta mio fratello, sorseggiando una coca.
-Hei, com’è andata oggi?- gli chiedo, agguantando i biscotti al cioccolato.
-Al solito, tra un’ora devo andare al lavoro- sbuffa stanco.
Gabriel lavora, part-time, come cameriere nel piccolo ristorante in centro città.
Mia madre gli ha trovato questo lavoro, dato che conosce di vista il proprietario.
-Mmm, divertiti- gli sorrido amabilmente. -Che simpatia, ragazzi!- esclama, inarcando un sopracciglio.
-lo so, grazie- mi vanto, facendo delle smorfie.
Lui ride e scuote la testa, come segno di disperazione.
Poi esce dalla stanza e lo sento salire le scale.
Decido, di tornare dagli altri in salotto.
Alex e Austin dormono ancora.
Devo ammettere che sono davvero adorabili quando dormono.
Mi soffermo a fissare Austin.
Potrei dirgli la verità sulla storia del tram… Però non so.
Ci penserò.
La mia amica, invece è completamente presa dalla soppopera che sta trasmettendo la televisione.
Così, riprendo il mio telefono e vedo un nuovo messaggio
 
Da:Jenny
“Hai battuto la testa e ti sono rigirati i neuroni, facendoti ricordare di me?
Davvero devo farti i miei complimenti, perché finalmente ti sei ricordata di scrivermi!
Io comunque, tutto bene.
Tu?
E’ arrivato quell’amico di Alex?
Com’è?”
 
Jenny si fa sempre riconoscere, per la sua vena comica.
E’ una delle sue migliori qualità, non si può non ridere con lei e Dana tra i piedi.
 
A:
Jenny “Simpatia portala via.
Comunque si, Austin è arrivato.
Se devo dirti la verità è un gran bel ragazzo!”
 
Una volta che le ho risposto, mi piazzo davanti hai miei amici e scatto una foto.
Quando si sveglieranno, gliela mostrerò.
Dopodichè mi accoccolo di fianco a Dana e iniziamo insieme a sgranocchiare biscotti al cioccolato.
 
 
 
-JANETTE DEAN, SVEGLIATI PER LA MISERIA!- mi urla una voce in un orecchio, assordandomi.
Apro gli occhi lentamente, con la vista un poco appannata.
-Dove sono?- chiedo con la voce impastata dal sonno.
Una volte che la mia visuale torna normale, mi ritrovo mia madre davanti al muso.
-Fai piano non svegliare i tuoi amici!- mi sussurra, mettendo il dito sulla bocca.
La coerenza di mie mamma, è tanta quanta la possibilità che io sposi Logan Lerman.
-Ma se tu mi hai appena urlato nelle orecchie!- squittisco, cercando di tenere il tono basso.
-Si ma devono essere molto stanchi, non si sono svegliati- mi spiega lei.
Poi mi accarezza.
-Ma chi è il ragazzo, di fianco ad Alex?- mi chiede stupita.
-Austin, il suo amico di Miami- le rispondo, sbadigliando.
-E’ molto carino…- mi sussurra, scostandomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
-Già…- annuisco senza neanche.
Mi guarda, sorpresa.
-E’ il tuo ragazzo?- mi chiede, curiosa.
Sto per risponderle quando si sente una voce.
-Chi è il ragazzo di chi?-
 
 
 
 
*SPAZIO AUTRICE*
Allora inizio con lo scusarmi perché non aggiorno da un po’.
Però ho avuto parecchio da fare, e vi avviso che se questo capitolo non è un granchè è per questo….
Scusate ancora ma devo proprio scappare
Kisses
RECENSITEEE pleaseeee
#peaceandlove

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** sesto capitolo ***


-Chi è il ragazzo di chi?- chiede Alex, svegliandosi.
Oh, ma cazzo sto ragazzo ha un tempismo.
Cerco di pensare a qualcosa, e nel frattempo faccio quella che cade dal pero.
-Cosa?- chiedo, facendo finta di non aver capito.
-Di chi parlavate?- mi chiede sempre lui, curioso.
-Ragazzi, io vado a cucinare. Alex vuoi fermarti  cena?- gli chiede mia mamma.
Santa donna, che mi sta salvando le chiappette.
Sospiro sollevata.
-Certo, grazie Ilary- gli sorride lui gentilmente.
-Quando si svegliano chiedete anche a Dana e a…- mia madre si blocca non ricordando il nome del ragazzo probabilmente.
-Austin- le ricordo.
-Si, beh chiedete anche a loro se vogliono fermarsi- ci consiglia mia madre.
-Austin sta da me quindi per lui è un si- la avverte Alex.
-Perfetto, allora poi Janette fammi sapere se Dana può- dice, per poi andare in cucina.
Prima che il mio amico possa aprire bocca, gliela tappo con la mano.
-Non vorrei svegliarli- gli mimo con il labiale.
Lui annuisce, e si siede di fianco a me.
-Ma di cosa parlava prima tua mamma?- mi sussurra.
Mannaggia la curiosità di sto ragazzo.
-Ehm… niente. Ti spiego dopo con calma- tronco sperando che poi se ne dimenticherà.
Lui annuisce nuovamente.
Dopo questo ci mettiamo le cuffie e iniziamo ad ascoltare la musica del suo ipod, imitando i cantanti.
Alex ha canzoni di ogni tipo sul suo ipod, da Demi Lovato a Stevie Wonder.
Mi piace il fatto che ascolta la musica, e che non guarda il cantate o il gruppo che suona, bisogna riconoscere che è da pochi.
Per esempio, non gli piace Justin Bieber ma sa ammettere che ha talento e ascolta anche delle sue canzoni a volte.
Questo è forse uno degli aspetti migliori di Alex: la leggerezza.
Non gli importa più di tanto dell’opinione altrui, lui ha le sue idee e non si fa condizionare.
Probabilmente intanto che ci pensavo sorridevo, perché Alex mi chiede
-A che pensi?- tenendo il tono di voce basso.
-Che ho i migliori amici che si possano desiderare- gli rispondo sorridendo.
Mi sorride amabilmente, e poi mi abbraccia.
-A cosa devo questo momento di tenerezza?- mi chiede, interrompendo il silenzio.
Faccio le spallucce e mi godo il calore dell’abbraccio del mio amico.
 
 
-RAGAZZI! E’ PRONTO!- urla mia mamma dalla cucina.
Mi stropiccio gli occhi, un poco appannati.
Sento dei mugugni e dei brontolii.
Apro definitivamente gli occhi, e noto che mi sono riaddormentata con mi miei amici.
-Quanto abbiamo dormito?- chiede Dana, sbadigliando.
-Due ore tutte- risponde Austin con la voce impastata.
Pian piano ci alziamo, e ci stiracchiamo.
-Bene bene, vi siete svegliati finalmente!-mia madre arriva con il mestolo ancora in mano dalla cucina.
-Voi due vi siete pure riaddormentati dopo che sono andata in cucina… Pazzesco- torna in cucina ridendo di gusto.
Noto Dana e Austin sghignazzare, cercando di non farsi notare.
-Ridete poco che voi due avete dormito senza svegliarvi, neanche quando mia mamma mi ha urlato nelle orecchie! E russavate pure…- eslamo facendo ridere Alex.
-Io non russo!- esclama, facendo la finta offesa Dana.
-Nemmeno io!- dice Austin, facendo una faccia sorpresa.
-Ragazzi, o venite o non mangiate… Lascio a voi la decisione- mia madre spunta dall’anta della porta che da sulla cucina.
Diciamo che questa affermazione è stato uno stimolo… positivo.
Infatti, Austin e Alex si sono letteralmente catapultati in cucina.
 -E’ così facile suggestionarvi ragazzi?- chiede retoricamente mia mamma, un po’sbalordita.
-La fame gli da alla testa- commenta Dana, divertita.
-Devo ammettere, in effetti, che in questo momento potrei mangiare di tutto- annuisce Alex massaggiandosi la pancia.
Intanto che parliamo, sento dei passi sulle scale.
Pochi secondo dopo mio fratello sbuca dal nulla, e fa un cenno di saluto a tutti.
Mi giro verso Dana, e noto soddisfatta che è abbastanza indifferente alla presenza di Gabriel.
-Che si mangia?- chiede pigramente sedendosi a tavola.
-Hamburger e verdure, per voi va bene ragazzi?- chiede poi guardando i miei amici.
-Certamente- le sorride la mia amica.
Mentre i ragazzi si limitano ad annuire.
Qualche minuto dopo mia madre ci porge dei piatti fumanti molto invitanti.
Inutile dire che i ragazzi, compreso mio fratello, hanno finito tutto in pochi minuti.
Quindi si sono messi a parlare tra di loro, escludendoci dalle loro conversazioni.
-Non ci stanno cagando, manco morti- commento, ridendo con Dana.
Mi becco un occhiataccia da mia mamma che non tollera certi linguaggi.
Roteo gli occhi al cielo, seccata.
-Ragazzi potete renderci partecipi dei vostri discorsi?- chiedo, supplicandoli.
Noto che mi fissano accigliati, poi Alex e Austin si voltano verso mio fratello.
-Andiamo a fare una partita alla play?- chiede Gabriel, ai due.
Loro accettano, senza farselo ripetere sue volte.
 
 
Dopo aver aiutato mia mamma in cucina, salgo in camera con Dana.
-Allora… Aggiornami su Matty- le dico impaziente.
Ci sediamo entrambe sul mio letto, una di fronte all’altra.
Ho sempre adorato parlare, confidarmi, scherzare e ridere con lei.
So essere me stessa, e riesco ad aprirmi solo con lei.
-Oggi abbiamo parlato un po’ ci siamo conosciuti meglio diciamo. Sono troppo ansiosa per venerdì sera, ti giuro ho paura di sbagliare qualcosa e di  rovinare tutto- esclama, facendosi prendere dall’agitazione.
-Don’t worry, andrai benissimo! E poi ti aiuto io a prepararti- le dico, tranquillizzandola.
Mi sorride riconoscente.
Sento qualcosa che vibra, e mi giro per vedere cosa fosse.
Noto il mio telefono illuminarsi.
 
Da:Jenny
“Bel ragazzo…mmm…
Allora poi me lo presenterai”
 
Sorrido automaticamente, alla sfacciataggine di Jenny.
 
A:Jenny
“Ci penserò…”
 
Invio il messaggio, e torna a parlare con Dana.
-Quindi venerdì vengo da te e porto il vestito blu… E tu mi truccheresti- mi ribadisce evidentemente terrorizzata all’idea che io le faccia il make up.
-Guarda che io trucco bene!- esclamo.
-Si, devo riconoscere che con Maddie l’anno scorso hai fatto miracoli!- mi dice ironicamente.
Maddie è una nostra compagna, con cui l’anno scorso avevamo particolarmente stretto amicizia.
Una sera doveva uscire e ci ha chiesto se potevamo truccarla.
Io, di buona volontà, mi sono offerta.
Diciamo che dopo il mio intervento ha dovuto rimandare l’appuntamento.
-Non era così male…- cerco di sdrammatizzare.
Alza un sopracciglio.
-Ma davvero?- mi chiede retoricamente.
-Sembrava uscita dalla casa della famiglia Adams!- esclama poi.
-In effetti ho esagerato un po’ col fard bianco che faceva da contrasto…- penso ad alta voce.
-Poi le stava colando tutto il mascara- dice, la mia amica trattenendo una risata.
-Si, e poi quando ha chiuso gli occhi e le è rimasto tutto il segno della sbavatura sotto gli occhi- inizio a ridere.
-Il meglio è stato quando si è vista allo specchio e ha tirato un urlo- inizia a ridere anche lei.
-Sembrava uscita da un film horror!- esclamo, ridendo sguaiatamente.
-Poi come se non bastasse ha appoggiato la mani sul lavandino, dove ti era caduta un po’ di tintura, dopo si è messa le mani nei capelli e…- non riesce a finire la frase perché stiamo rotolando dal ridere.
Ormai abbaimo le lacrime agli occhi.
Riprendo fiato.
-Con i capelli arancioni sembrava una carota- dico tutto d’un fiato.
Poi riprendo a ridere, ripensando alla faccia sconvolta della povera Medie quella sera.
Era davvero disperata!
-Per fortuna poi è uscita il week-end dopo con il ragazzo- esclama la mia amica ripendendo lentamente la respirazione normale.
-Già… E’ una santa per non essersi arrabbiata quella volta!- rifletto ad alta voce.
-Certo, però ora quando ci vede in corridoio scappa…- mi ricorda Dana, ridacchiando.
Ad interrompere le nostre interessanti conversazioni è mia madre che irrompe in camera mia.
-Dana, cara, tua madre è di sotto. Devi andare a casa- le sorride.
Quindi ci alziamo dal mio letto, e raggiungiamo mia madre.
Dopodichè scendiamo in salotto, dove ci sta aspettando sua madre.
-Ciao, Janette- mi saluta con un’ abbraccio la mamma della mia amica.
-Ciao Desirè, come stai?- le chiedo ricambiando l’abbraccio.
-Non c’è male, grazie-mi risponde, gentilmente.
Poi si volta verso sua figlia, e mette le braccia incrociate sul petto.
-Dana, quando avevi intenzione di dirmi che saresti rimasta qui a mangiare?- chiede, con tono di rimprovero.
-Scusami, ci siamo addormentati, e quando mi sono svegliata non ci ho pensato- le risponde lei risentita.
La madre di Dana sospira pesantemente, e guarda mia mamma che fa le spallucce.
-Le figlie… Più crescono, più diventano incoscienti- dice mia mamma, guardandoci amorevolmente.
Le faccio un sorriso falso e indietreggio un poco.
Partendo dal presupposto che ho un equilibrio davvero inesistente, sono riuscita a stortare il piede per non cadere, intanto che indietreggio.
-Merda- impreco a voce alta.
-Diventano anche più volgari- alza gli occhi al cielo mia madre, facendo ridere Desirè e Dana.
Io mi alzo a fatica, per via della storta un poco dolorante, e le faccio la linguaccia.
-Beh… grazie ancora di tutto, ora però dobbiamo proprio andare- esclama la Desirè alzandosi dal divano.
Bacia sulla guancia mia madre, poi viene verso di me e mi scuote i capelli.
Io adoro Desirè, è una donna pazzesca a mio parere.
Però odio, quando mi si scompigliano i capelli.
Se si possono definire tali, infatti sono sempre elettrici, non c’è una buona volta in cui se ne stiano al loro posto.
Naturalmente, io e Dana ci abbracciamo prima che se ne vada.
-Domani poi parliamo ancora ok?- le chiedo.
-Ovviamente-esclama con fare ovvio, facendomi ridere.
Dopo che sono uscite da casa, salgo in camera di mio fratello a vedere che fine hanno fatto i ragazzi.
Busso alla porta, ma come al solito non serve a niente perché nessuno risponde.
Quindi entro di mia iniziativa.
I ragazzi sono sdraiati a pancia in giù con il joystich in mano, davanti al televisore e stanno ridendo tra di loro come dei matti.
Faccio un finto colpo di tosse.
Ma come pensavo non mi ascoltano, e ignorandomi continuano a giocare.
Un altro, finto, colpo di tosse.
Mi ignorano.
Il terzo colpo di tosse.
Non mi cagano.
Ora basta.
-Scusate potreste minimamente calcolarmi?- chiedo retoricamente.
Si girano, e mi fissano dall’alto al basso.
-Che vuoi?- mi chiede scocciatamene mio fratello.
Non lo guardo minimamente e mi volto verso Alex e Austin.
-Ragazzi, sono le nove. Non dovreste tornare a casa?- chiedo.
-Si ha ragione dovremmo andare. Tua madre potrebbe arrabbiarsi, Alex- dice, poi, Austin.
-Penso che Gabriel sarà felice di portarvi a casa. Non è così?- chiedo con fare amorevole a mio fratello.
Lui mi guarda in cagnesco, ma naturalmente accetta.
-Quindi… A domani ragazzi!- esclamo salutandoli, con la mano.
Loro mi fanno un cenno, uscendo dalla stanza.
Torno nella mia stanza e mi butto, letteralmente sul letto.
Ho un sonno.
 
 
“I was her she was me
We were one we were free
And if there's somebody calling me on
She's the one
If there's somebody calling me on
She's the one
We were young we were wrong
We were fine all along
If there's somebody calling me on
She's the one
When you get to where you wanna go
And you know the things you wanna know
You're smiling
When you said what you wanna say
And you know the way you wanna play
You'll be so high you'll be flying
Though the sea will be strong
I know we'll carry on
Cos if there's somebody calling me on
She's the one
If there's somebody calling me on
She's the one
When you get to where…”

 
Con un gesto secco della mano blocco la sveglia, che mi stava suonando nelle orecchie.
Devo ammettere, che però con questa canzone mi alzo meglio la mattina.
Sono più rilassata, e la voce di Robbie mi aiuta a non riaddormentarmi.
Già, sono strana.
Mi alzo dal mio letto, e con estrema calma scelgo i vestiti da indossare e mi reco in bagno.
Una sciacquata alla faccia, una pettinata, un filo di matita, mi infilo gli indumenti e via.
Non faccio a tempo a scendere il primo grandino che la voce di mia mamma rimbomba per la casa.
-Jannette, sbrigati!- mi urla dal piano inferiore.
-Sto arrivando- esclamo, annoiata.
Una volta in cucina bevo velocemente il mio caffelatte e mangio una fetta di pancake.
E’ il massimo trovare i pancake a colazione, poi quelli di mia madre.
-Ma orma vanfo, gao!- dico masticando ancora il pancake e alzandomi dalla tavola.
Lei annuisce e mi manda un bacio volante.
Le sorrido ed esco di casa.
Una volta fuori do un ‘occhiata al cellulare, e noto un nuovo messaggio della sera prima.
 
Da:Jenny
“Egoista vuoi tenerteli sempre tutti per te.
Notte, puzzona <3”
Non le rispondo dato che ora lei sarà già in classe.
Infatti lei, al contrario mio, è sempre in anticipo.
Guardo l’ora.
Tra dieci minuti parte il tram.
La risposta è iniziare a correre, come al solito.
Quindi dopo aver corso per qualche minuto, arrivo alla stazione, e con soddisfazione noto che il tram non è ancora partito.
Sono in anticipo, quindi cerco con calma un posticino dove sedermi.
Non male come inizio giornata.
 
 
 
 
*MY SPACE*
IO.VI.AMO.
Davvero grazie tantissimo a tutte le tesore che recensiscono, seguono, hanno tra i prefertiti, tra i ricordati e seguono senza dare segno di vita(?) la mia storia.
Davvero ho notato l’altro giorno che la mia storia è tra le venti più popolari, e dire che mi stavo soffocando con la saliva non penso renderebbe l’idea OuO
Ora passiamo alle cose importanti.
Il capitolo, non è un granchè , ma capitemi ho tantissimo da fare e in realtà sarei pure in punizione….. Però io zono trasgry lol
Comunque il prossimo capitolo sarà molto più interessante… Inizierà a nascere qualcosa tra qualcuno… Ma non anticipo nulla…
Detto questo, non saprei che altro dirvi oltre che un grandissimo GRAZIE, nuovamente.
#tantoamore
Ora scappo a finire di studiare -.-
Kisses for all
 
PS il quattro era il compleanno di Austin quindi ci sta una piccola parte dedicata al suo compleanno…
 
“AUGURI AUSTIN CARTER MAHONE”
Tanti auguri a te
Tanti auguri a te
Tanti auguri a Austin
Tanti auguri a teeeeeeee
 
Ok, basta, dopo questo mi ritiro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** settimo capitolo ***


Quando ero piccola avevo scritto una lista “segreta”.
Avevo appuntato alcuni desideri, che in teoria dovrei realizzare prima dei diciotto anni.
Ho detto i teoria, non in pratica.
Infatti, non penso che alcuni riuscirò a realizzarli.
 
-Avere un’autografo di Robbie Wiliams, quell’uomo è il mio idolo da anni ormai
-Andare a Londra, il mio sogno fin da piccola è vedere il London Eye di notte
-Salire sulle montagne russe senza vomitare, da piccola non ci riuscivo ma sinceramente non sono molto curiosa di sapere se ci riesco ora
-Fare una mega festa per i diciotto anni, ho sempre desiderato prendere un locale
-Incontrare il vero amore, si da piccola mi illudevo in maniera incredibile
 
Penso che in un’anno sarà davvero impossibile realizzarli tutti, sia per i costi che per il fatto che quando ero piccola ero una sognatrica pazzesca ma ora sono più “matura”.
Sono più cosciente che sarà magari non impossibile,ma molto improbabile.
Una persona si chiederebbe, perché solo ora mi ricordo di questa lista.
Per il semplice fatto che l’ho trovata per caso nel mio zaino, ma non mi ricordavo minimamente della sua esistenza.
Quindi ora sono sul tram a rilegge i vari punti, e come da piccola sognavo di poterli realizzare.
Sorrido automaticamente.
Come potevo essere così ingenua?
Da piccoli non si ha proprio la misura tra realtà, e i sogni.
Certo io credo nei sogni.
Solo faccio fatica a credere che farò tutti i punti della lista.
I miei pensieri, vengono interrotti dalla frenata un po’ brusca del tram.
-Ma che cazz- impreco ad alta voce, rischiando di cadere.
Per fortuna mi tengo all’asta di ferro, e quindi evito una delle mie solite figure.
Appena scesa da quel mezzo odioso, inizio a camminare con le cuffie e mi faccio trasportare dalla musica.
 
“Cause all around the world people want to be loved
Yeah, cause all around the world, they’re no different than us

 
Inizio a canticchiare, con il mio pessimo accento canadese.
 
“All around the world people want to be loved
All around the world, they’re no different than us
All around the world”

 
Intono nuovamente, facendo ciondolare la testa.
Sono drogata di questa canzone, è una cosa perfetta!
 
“You’re crazy girl, crazy girl, you should know it
Light it up, light it up, so explosive
You’re cr…”

 
Non finisco la frase che mi viene in mente una cosa.
Oh, cazzo.
La lista!
La devo aver fatta cadere, durante la frenata.
Ma la mattina sono così rincoglionita che non me ne accorgo.
Perfetto.
Inizio a correre indietro, e ripercorro la strada di poco prima.
Solo al contrario.
Nel frattempo mi auto-maledico, come posso essere sempre così distratta?
Non ne faccio una giusta!
Arrivo davanti al tram, e sospiro notando che non è ancora ripartito.
Tengo alla mia lista, perché dopo tutto è un ricordo di quando ero piccola, quindi decido di tornare a cercarla.
Una volta risalita, inizio a cercare sotto i sedili.
Per mia fortuna non c’è molta gente, solo qualche vecchietta e qualche adulto.
Ma niente di che.
Sono minuti che la cerco, ma sembra scomparsa nel nulla.
Poi mi cade un occhio su un cestino appoggiato a terra… Magari qualcuno l’ha buttata pensando fosse solo una cartaccia.
Quindi mi avvicino, e scopro che in effetti è proprio lì dentro.
La riprendo, e la riappiattisco il più possibile, anche se non torna del tutto perfetta.
Alcune scritte sono un po’ sbavate ma poteva essere ridotta peggio.
Sento vibrare il telefono
Un nuovo messaggio
 
Da: Dana
“Dove sei? La lezione sta iniziando ora!!”
 
Oh, santissimi cavolini di Bruxelles.
Ora sono pure in ritardo!
Mi volto verso le porte del mezzo, ma noto con orrore che sono chiuse.
E’ uno scherzo.
No, non può essere.
Il tram è ripartito per la prossima stazione.
Mi lascio cadere di peso su un sedile, e sbuffo sonoramente.
Non mi resta che aspettare.
 
 
 
Dopo aver camminato per venti minuti, arrivo a scuola.
Il tram, per fortuna, non si era fermato lontanissimo.
Entrata nell’edificio suona la campanella della seconda ora.
Quindi mi accosto alla mia classe aspettando che esca il prof.
Quando lo vedo sbucare, gli vado incontro.
-Salve prof, scusi per il ritardo. Ho avuto dei contrattempi- mi giustifico.
-Buongiorno, hem… Va bene… Però per domani vorrei la giustifica. Buona giornata- e detto questo se ne va.
E ora come vado da mia mamma a dirle cos’è successo?
Tipo ‘hei ma, oggi ho perso un foglio in tram e sono dovuta tornare indietro, però quando l’ho trovato il tram era già partito per l’altra stazione e quindi sono rimasta su; quando poi si è fermato mi sono fatta una “passeggiata” di venti minuti a piedi finchè sono arrivata a scuola, e il prof mi ha chiesto di fare una giustifica. Me la firmi?’
Mi ammazzerebbe.
Mi dice spesso che sono troppo distratta, e che devo essere più attenta.
Intanto che penso entro in classe, e ventiquattro paia d’occhi mi stanno fissando.
Minchia si guardano?
Quindi, vado velocemente al mio posto, di fianco a Dana.
-Ho qualcosa sul naso?- le chiedo.
Lei mi fissa un po’sbizzarrita.
-No… Perché?- mi chiede, scostandosi i capelli da davanti al viso.
-Mi fissavano tutti- dico semplicemente.
-Perché sei arrivata in ritardo- fa le spallucce lei.
-Ma, a proposito, perché sei in ritardo?- mi chiede.
Le racconto brevemente la mia “avventura”, e lei scoppia a ridere.
-Me la ricordo quella lista, ma seriamente vorresti avverare tutti i punti?- mi chiede ancora.
-Se ci riesco si… Lo so è un po’ infantile- dico, sorridendo.
-Nah, più che altro in meno di un’anno la vedo un po’ dura!- esclama lei.
-Già… Poi quella del vero amore, è una grandissima cagata! Non troverò mai il vero amore entro la mia probabile festa- dico, ridendo.
Lei ridacchia, e fa nuovamente le spallucce.
-Chi te lo dice?- mi chiede.
-Il mio buon senso, anche se può sembrare che non lo abbia- esclamo.
-Mmm, quindi ci si può fidare- ride lei.
Le do un leggero colpetto sulla spalla, e ridiamo entrambe.
L’arrivo della professoressa di arte, ci interrompe.
-Salve ragazzi, oggi inizieremo…- la prof inizia ad esporre il programma.
Però arte non la digerisco proprio, mi piace disegnare e non sono male, però storia dell’arte è una delle cose più noiose che esistano al mondo.
Inizio a giocare con la penna per far passare il tempo, finchè non sento richiamarmi.
-Signorina, pensa che giocare con la penna sia più interessante della mia lezione?- mi chiede, guardandomi accigliata.
-No, assolutamente mi scusi!- cerco di riparare.
La prof borbotta qualcosa, e poi continua la sua spiegazione.
Ma possibile, che metà classe si sta facendo i fatti propri e lei becca me?
C’è chi copia i compiti, chi messaggia, chi parla, che si tira i pallini… e io?
Vengo rimproverata per aver mosso una penna.
Assurdo.
Sposto lo sguardo su Austin e Alex, curiosa.
Stanno tranquillamente conversando e ridendo, non curanti della lezione.
Ad un certo punto, notano il mio sguardo, e mi fanno un segno di saluto.
Sorrido ad entrambi.
“Come state?” mimo con la bocca.
Austin, annuisce con la testa, e Alex mi guarda confuso.
Non hanno capito.
Rido, leggermente e faccio un segno un segno di non curanza con la testa.
Poi mi volto, e noto che Dana è particolarmente attenta alla lezione.
-Stai ascoltando?- le chiedo stupita.
Dana è molto brava a scuola, e non c’è da sorprendersi che stia attenta durante la spiegazioni, ma lei detesta atre forse più di me.
Non può proprio sentirne parlare.
-No, stavo pensando che sono agitata per venerdì- mi sorride compiaciuta.
-Domaini, vorrai dire- la correggo.
Lei mi guarda allibita.
-Domani è già venerdì? Oh, cazzo- impreca, facendomi ridere.
-Per la storia del trucco, in effetti è meglio se ti trucchi da sola…- ridacchio, ricordando la conversazione della giornata prima.
La vedo nascondere una risata.
-Decisamente- esclama.
Trascorriamo tutta la lezione a commentare, le mie capacità di truccatrice, finchè non suona la tanto attesa campana.
-La prossima ora sarà di disegno, e dato che vi reputo maturi, mi dovrò assentare metà della lezione… Confido in voi, ora godetevi la ricreazione- ci annuncia, per poi lasciarci andare.
-Prevedo tanto caos per la prossima lezione!- esclama, la mia amica.
-Già!- annuisco.
Noto, i nostri amici avvicinarsi, lentamente.
-Ragazzi!- li saluto.
Mi rivolgono due sorrisi, e ci raggiungono.
-Ciao ragazze, come state?- ci chiede Austin, solaremente.
Come fa questo ragazzo ad essere così brillante di prima mattina?
Bah.
-Bene, voi?- risponde Dana.
Fanno automaticamente le spallucce, provocando i nostri sorrisi divertiti.
Questi ragazzi non sono mica normali.
-Dana, mi accompagni in segreteria? Devo prendere un foglio per iscrivermi a nuoto- dice improvvisamente Alex.
-Certo!- gli sorride e se ne vanno assieme.
Rimaniamo io e Austin.
Mi sorride, e io ricambio.
Come si fa a non ricambiare, porca l’oca.
Ha un sorriso perfetto!
-Jan?- mi chiama lui, risvegliandomi dal “coma”.
-Si?- chiedo distrattamente.
-Ehm… Ecco io volevo chiederti se…- cerca di parlarmi ma viene interrotto da un urlo.
-AUSTIN!- gracchia, quell’oca di Lesly.
Mio dio, ma perchè?
-Ehi- la saluta, sforzando un sorriso.
Lei sfoggia un sorriso, pieno di lucidalabbra sbrilluscicoso e poi mi nota.
La sua espressione cambia radicalmente.
Alza un sopracciglio, e incurva le labbra in una smorfia di disgusto.
E’ davvero patetica.
-Oh, maguarda c’è anche culo di gallina- mi appella, scoppiando da sola in una squallida risata.
Che tristezza.
La guardo, con molta pena.
-Tesoro, meglio avere un culo di gallina, che avere una gallina in culo!- esclamo, rovocando la risata di Austin che era rimasto muto fino a quel momento.
Lei apre la bocca, schifata.
L’ho smerlata, non sa cosa rispondermi.
-Chiudi la bocca che entrano le mosche!- le dico poi con un sorriso falsissimo stampato sulla faccia.
Detto questo, afferro per un polso il mio amico, che per poco non soffocava cercando di non ridere e lo trascino via.
Una volta lontani da quella stupida, torno a guardarlo.
Sta ridendo, come un pazzo ed è rosso pure sulle orecchie.
-Calma inspira, espira, inspira, espira, inspira, espira… Forza fallo con me- gli dico ridendo.
Pian piano smette di ridere, e ci sorridiamo.
Alla luce i suoi occhi hanno un colore quasi verde, davvero particolare.
Sono a dir poco perfetti.
-Hai degli occhi troppo belli al sole!- gli dico stupita.
-Grazie. I tuoi sono belli anche al buio- esclama.
Come rovinare un complimento.
Gli sorrido con compassione.
Improvvisamente torna serio e mi chiede
-Prima volevo chiederti una cosa…- inizia un po’ titubante.
Sembra in difficoltà, e non è da lui.
-Si?- lo incoraggio.
-Beh…- dice, poi si blocca.
Mi guarda qualche secondo intensamente.
-Ti andrebbe di uscire con me questo pomeriggio?- mi chiede, ora più sicuro e tranquillo.
Sto sognando?
Se è così non svegliatemi.
 
 
 
 

*MY SPACE*
SALVE A TUTTEEEE!!
Come state?
Allora, diciamo che faccio sempre fatica ad aggiornare però alla fine ci riesco, no?
#likeaboss
LOL
 
 
Passando alle cose importanti.
Sto facendo unire la Janstin, yep unisco Janette e Austin
Ve gusta?
A me moltissimoooo c:
Ok, basta.
 
 
Vi lascio un po’ sulle spine per la risposta di Janette perché non è mica scontato che accetti subito così di uscire con Austin
Muahahahahaha(?)
Cioè solo una pazza non accetterebbe di uscire con Austin Carter Mahone
Ma da quanto potete capire la nostra protagonista non è tutta normale lol
Un po’ come me, ma dettagli, dettagli…
Quindi…
 
 
Continuate a seguire la mia ff che nei prossimi capitoli ci saranno dei colpi di scena molto frizzanti(?)
Beh
Io per sta sera avrei anche finito,
Ringrazio ancora tutteeeeeeeee
Ma tutte tutteeeeee
Le ragazze che seguono la mia storia
Sono contenta che vi piaccia
Miraccomando recensite che voglio sapere cosa ne pesate
Kisses

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** ottavo capitolo ***


-Ti andrebbe di uscire con me questo pomeriggio?-
Ok, riprendiamoci dal coma.
Janette ce la puoi fare, prendi un respiro profondo e poi parla.
Si ma cosa gli dico?
Oh, minchia.
-Ehm… Io…- inizio a balbettare.
I lineamenti della sua faccia, iniziano a patire l’attesa.
Non voglio ferirlo… Ma se non fosse quello giusto?
Si, vabbè che cazzata, non facciamoci problemi da soppopera
La vita è una sola, me la voglio godere, tanto vale provare.
-Per me va bene…- gli sussurro, timidamente.
Lo so può sembrare strano, ma questo ragazzo mi fa uno strano effetto.
Noto i suoi muscoli distendersi, e un sorriso aprirsi sul suo viso.
-Perfetto, quindi faccia…- non riesce a finire la frase, che la campanella della terza ora lo interrompe.
Lui sbuffa, e io ridacchio divertita.
-Ne parliamo dopo o all’uscita, va bene?- gli propongo.
Lui annuisce, e poi ci avviamo in classe.
Appena entrati ci sediamo hai rispettivi banchi.
Quindi mi dirigo verso, la mia amica, che è già seduta.
Quando Dana mi vede, mi fa un sorriso malizioso.
-Allora?- mi chiede, con un sorrisetto soddisfatto.
Alzo un sopraciglio.
Come fa a saperlo?
-Cosa sai?- le chiedo, confusa.
Lei ride, per via della mia espressione.
-Niente!- esclama, innocentemente.
-Comunque…- sorvolo questo particolare.
-Austin mi ha chiesto di uscire…- le dico, cercando di trattenere la ormai ovvia agitazione.
Lei mi si butta alle braccia, e mi abbraccia con forza.
-Oddio, quanto sono felice per te!- mi dice staccandosi.
Poi blocca, momentaneamente, la sua felicità.
-Tu che gli hai risposto?- mi chiede, sperando in un si.
Le sorrido innocentemente, e le rispondo
-Secondo te?- ridendo.
-Ti prego, dimmi che hai accettato- mi supplica, facendomi ridere.
Mi fissa con sguardo inquisitore.
-Ovviamente!- esclamo, come se fosse qualcosa di ovvio.
Ridiamo entrambe, e iniziamo a fantasticare sull’uscita con Austin.
Mi piace parlarne con lei, perché mi capisce e sa consigliarmi sempre la cosa giusta.
Cosa farei senza di lei, sinceramente non lo so.
-Cosa metto?- le chiedo, ad un certo punto.
-Secondo me, niente di particolare, cioè un jeans e maglietta vanno bene- fa lei le spallucce.
-Ma se poi non vado bene?- le chiedo, con un pizzico di ansia.
Sorride, per la mia stupida insicurezza.
-Non preoccuparti, andrai alla grande- mi rassicura lei.
-Spero solo di non fare una delle mie solite figure…- commento.
-Tu ricordati che comunque io shippo…- iniza, ma poi si interrompe.
Ci pensa sopra qualche secondo.
-JANSTIN!- urla lei, dopo averci ragionato.
Tutti si voltano verso di noi, Alex e Austin compresi.
Metto una mano sugli occhi, come segno di disperazione.
Nel frattempo, la mia amica, fa una risatina sforzata.
Poi, per fortuna, gli sguardi si distolgono da noi, ma giurerei di aver visto comparire un sorriso compiaciuto sulla faccia di Austin.
 
 
 
 
-Jan!- mi sento chiamare.
Sono appena finite le lezioni, e io e Dana stiamo uscendo da scuola.
Mi volto, per capire a chi appartiene la voce.
Vedo, Austin e Alex che corrono verso di noi.
Oddio.
Sento l’agitazione salire.
Inizio a torturarmi le mani, e a mordermi l’interno della guancia.
Mi sento ridicola, perché mi sto facendo prendere dall’ansia per così poco?
Non sono il tipo che da molto penso alle cose, sono più quella che prende le cose di pancia.
Infatti, non è da me questo comportamento.
-Eccoci- dice Alex, una volta che ci raggiungono.
I miei occhi si incontrano, con quelli di Austin.
Ma distolgo subito lo sguardo.
Che mi prende?
Sono come terrorizzata dal suo sguardo, ma non capisco perché.
Quindi mi metto a fissare il muro, color panna, facendo finta di nulla.
-Uscite con noi ragazzi?- chiede la mia amica, solarmente.
-Certo!- esclama, Austin anche per Alex.
Rimango impassibile, persa nei miei pensieri.
Ho mille cose che mi passano per la testa, confusione, ricordi, possibilità…
Sto cercando di scacciare dalla mia testa quegli occhi castano chiaro, che mi perseguitano.
Intanto ci incamminiamo.
-Come vi è andata la verifica di scienze?- chiede Alex, spezzando il ghiaccio.
-Abbastanza bene- annuisce Dana.
Austin, si limita a fare le spallucce.
-Al solito- sbuffo, annoiata.
Iniziamo a parlare tranquillamente delle materie scolastiche, con qualche battutina stupida.
Stiamo per uscire dall’edificio scolastico quando una voce mi chiama.
-Janette! Vieni qui, per piacere- mi volto, e il viso corrugato per il nervoso della preside entra nella mia visuale.
Rimango un poco impietrita, dalla sua espressione sperando di non averla fatta grossa,
-Arrivo subito aspettate qui- dico hai miei amici.
Loro annuiscono e si siedono sulle seggiole, che stanno affianco all’ingresso.
Quindi prendo coraggio, e vado verso Miss Diley.
Devo ammettere che mi convinco ogni giorno di più, di stare particolarmente sulle palle a questa donna.
La raggiungo, e le chiedo
-Mi cercava?- con un espressione spenta, per non dare a vedere la piccola preoccupazione.
-Esattamente. Si ricorda quella punizione che le ho dato qualche giorno fa? Probabilmente si è dimenticata, dato che ieri doveva fermarsi con la bidella- mi dice con tono rude.
Oh, cazzo.
Mi ero completamente scordata!
-Mi scusi, seriamente. Appena posso rimedierò!- esclamo, risentita.
-Bene, perché oggi la bidella può trattenersi fino alle quattro. Ti fermerai qui a terminare i compiti per domani, e poi alle quattro pulirai le classi che non ha finito Deborah- mi ordina con tono duro.
Rimango immobile, e spalanco gli occhi.
Non può essere.
-No, la prego, oggi no! La prossima settimana!- chiedo a Miss Diely.
-Non provare ad obbiettare! Altrimenti la prossima settimana ti fermerai tutti i giorni!- abbaia lei, per poi andarsene.
Lascio cadere svaccatamente, la borsa dalla spalla.
Mi sto seriamente trattenendo dal non urlare, e insultarla pesantemente.
Con la rabbia che ancora bolle incorpo torno dai miei amici, che mi guardando un po’ spaesati.
-Questo pomeriggio devo fermarmi a scuola e scontare il castigo, pulendo qualche classe dopo le quattro- sbuffo sonoramente.
Noto le loro faccie dispiaciute e gli occhi spalancati.
-Ma non ha senso!- esclama Alex, difendendomi.
-Lo so- dico, nervosamente.
-Però ora andate, non voglio trattenervi ulteriormente- dico, sforzando un sorrisino.
Li abbraccio uno per uno.
Quando tocca a Austin, lo fisso intensamente negli occhi, e gli sussurro all’orecchio
-Mi dispiace- flebilmente.
Per una volta che un ragazzo, come lui mi chiede di uscire, non posso.
Eh, allora vaffanculo però.
Lui, mi sorride facendomi intendere che non è un problema.
Quindi mia avvio verso la mensa.
Consapevole di aver perso l’occasione, di conoscerlo meglio e passare del tempo con lui.
 
 
 
Sono quasi le quattro, e per fortuna ho quasi terminato i compiti.
Ripensando che a quest’ora potevo essere a casa, pronta ad aspettare che Austin passasse da me per l’uscita mi fa venire il nervoso.
Non oso immaginare cosa stia pensando lui ora.
Magari pensa che non mi andava di uscire e che è una semplice scusa…
Al solo pensiero, mi dispiaccio, e la mia voglia più oscura di andarmene e fare la trasgressiva si fa più forte.
I miei istinti omicidi verso la preside ormai sono al massimo, anche se in realtà lei fa solo il suo lavoro.
Decido di lasciar stare i miei pensieri e di finire italiano, in modo da poi poter scontare la punizione.
Dopo qualche minuto finisco, metto in ordine e quindi mi dirigo verso l’alula dove la bidella sta pulendo.
Intanto che passa per il corridoio noto che molta gente si ferma per ripetizioni, dopo scuola, per laboratori o anche semplicemente per studiare… Pensare che non l’avevo mai notato.
Arrivata nell’aula la scena che si presenta non è delle migliori.
La bidella, sulla sessantina d’anni, un po’ grassoccia e goffa, sta… “ballando” Toxic di Britney Spears, e c’è da fidarsi se dico che è abbastanza inquietante.
Anche perché cerca di imitare i movimenti diciamo… particolarmente maliziosi di Britney, senza risultati positivi.
-Ehm… scusi- cerco di attirare la sua attenzione, mantenendo le distanze.
Solo che con le cuffiette alle orecchie non sente niente.
-SIGNORA!-esclamo, cercando di non urlare.
Ma lei va avanti ad usare la scopa come palo.
Non aggiungo altro.
-MI SCUSI!- urlo a questo punto.
Ma niente.
Ora basta.
Già devo saltare l’appuntamento per fare il lavoro al posto della bidella, ma che questa non mi cagi per fare l’esibizionista con lo scopone per pulire, eh no cazzo.
Sento il sangue ribollire per il nervoso, ma cerco di autocontrollarmi.
Tolgo velocemente una cuffietta alla donna, ed esclamo
-Scusi signora…- cercando di tenere un tono calmo.
Lei si volta, e mi regala un sorriso un poco sfacciato.
-Ciao, hai bisogno?- mi chiede.
Alzo un sopracciglio, e cerco di non urlarle contro.
-Si… sono la ragazza che oggi le da il cambio…- le spiego, calmandomi.
-Oh si, Miss Diley mi aveva detto di te, vieni che ti mostro dove devi pulire- mi dice, uscendo dalla classe e portandosi dietro il carrello con detergenti e cose simili.
La seguo, senza proferire parola.
Nel frattempo la sento ancora canticchiare la canzone di poco prima, e ogni tanto fare qualche strano movimento.
Che tristezza.
Mi mostra le tre aule che dovevo pulire, e poi lo stanzino delle scope.
-Beh, penso di averti spiegato tutto… Divertiti, cara- mi saluta frivolamente.
Poi esce dalla stanza con un passo di danza.
A volte mi chiedo se questo non sia un manicomio.
Così mi metto all’opera.
Prendo un carrellino e ci metto i vari prodotti per pulire, afferro la scopa, il mocio e mi dirigo verso la prima classe.
Appena entrata noto che tutte le sedie e i banchi sono in disordine, così inizio a spostarli uno a uno.
Dopodichè inizio a pulirli.
-Ciao, cenerentola- sento una voce scherzare e salutarmi.
Mi alzo, pigramente, e mi giro pronta ad ammazzare il simpaticone.
Ma rimango sbalordita.
-Austin? Che ci fai qui?- gli chiedo, allibita.
-Ti do una mano… Prima finisci, prima usciamo- mi fa l’occhiolino.
Non ci posso credere, è una cosa davvero dolce da parte sua.
-Grazie- balbetto, impedita.
Lo vedo ridere, per la mia faccia ancora un po’ sorpresa e poi iniziamo a pulire.
-Ma poi saremo tutti svunci, come facciamo a pulirci in tempo?- gli chiedo.
Lui fa le spallucce.
-In un uscita l’abbigliamento non è tutto- commenta semplicemente.
Okay, è una cosa tenera.
Molto tenera.
Gli sorrido amabilmente, apprezzando quello che aveva detto.
-Simatica la bidella?- mi chiede poi per cambiare argomento.
Mi lascio sfuggire una risatina,
-Lo vuoi sapere veramente?- gli chiedo di rimando.
Lui mi fissa, e mi fa le spallucce.
Così, ricordandomi che Miss Diley aveva fatto installare una telecamera in ogni classe per le evenienze, lo prendo per un braccio e lo porto fuori dalla classe.
Ignorando le sue domande tipo “Che fai?” “Dove stiamo andando?” “Janette?” lo porto attraverso il corridoio fino alla segreteria.
Controllo che non ci sia nessuno, ed entro.
Spingo anche Austin, con me e mi metto a cercare la telecamera sul computer della scuola.
-Jannette, ma mi spieghi cosa ci facciamo qui dentro?- mi chiede confuso lui.
Lo ignoro e continuo a cercare.
-Che fai?- mi chiede, ancora con gli occhi sbarrati, vedendo che cercavo sul PC.
Lo zittisco con un gesto, senza concentrarmi.
Dopo qualche minuto trovo il video.
-Ecco, questa è la bidella- gli sorrido.
Si sporge per vederlo.
Durante la riproduzione, iniziamo a ridere.
Il meglio fu quando io feci la mia entrata.
Inizio ad avere il mal di pancia dal ridere.
Ad un certo punto si sente una voce, dalla porta
-Chi c’è lì dentro?- chiede la voce.
Io e Austin ci zittiamo all’istante.
Eh, ora?
 
 

*MY SPACE*
Salveeeeee
Allora, scusate per il grande ritardo, ma con la scuola faccio una fatica boia çç
Davvero scusatemi
Sta sera sono di poche parole anche perché sono di frettaaaa
Scusate seriamente sono mortificata
GRAZIE A TUTTE LE TESORE CHE SEGUONO E RECENSISCONO LA MIA STORIA
Davvero grazie di cuore, mi date la voglia e la forza di scrivere
Kisses <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** nono capitolo ***


Mi giro preoccupata di quello che mi aspetta.
-Cosa ci fate voi due qua dentro?- chi chiede, tra l’arrabbiato e lo sconvolto, il professore di Letteratura.
Guardo Austin, che ha un’espressione decisamente turbata.
-Ehm… Salve!- esclamo, sforzando un sorriso, e alzandomi.
Cerco di essere sciolta e disinvolta.
Ma probabilmente, non è l’impressione che do, dato che il professore mi guarda accigliato e mi dice
-Mi prende in giro, Dean?- mi chiede, retoricamente.
-No, non mi permetterei mai!- esclamo, fingendomi sconvolta.
Sento, una risatina soffocata provenire dalle mie spalle.
Austin.
-Si diverte, Mahone?- gli chiede il prof, ormai con il fumo alle orecchie.
-Si… Cioè no… ehm…- inizia, a balbettare nervoso.
-Ho capito, andatevene prima che vi debba mettere entrambi in punizione…- esclama, interrompendolo.
Usciamo velocemente dalla stanza, uno dopo l’altro.
Aspettiamo che esca anche il professore.
Questo, esce subito dopo di noi e se ne va, senza calcolarci ulteriormente.
Ci avviamo, in silenzio verso la classe.
-Mi dispiace per questa storia non…- cerco di scusarmi con lui, ma vengo interrotta.
-Non preoccuparti- mi dice avvicinandosi.
Rimango immobile e il battito cardiaco mi si arresta, per qualche secondo, che sembra interminabile.
Senza che neanche me ne renda conto mi abbraccia.
Un abbraccio di quelli che vorresti non finissero mai, che trasmette calore, che ti rincuora…
Mi sento come incapace di reagire.
Mi fa uno strano effetto questo ragazzo!
Poco dopo ci stacchiamo, e ci sorridiamo a vicenda.
-Andiamo a pulire, cenerentola?- mi porge il braccio, a mò di principe.
-Ovviamente- rispondo stando al gioco.
Ci avviamo, a braccetto, ridendo e scherzando verso l’aula.
Appena entrati ci damo da fare.
Io inizio a pulire i banchi, che sono in condizioni pietose, mentre Austin passa uno straccio bagnato sul pavimento.
-Che palle!- sbuffo sonoramente, al quindicesimo banco.
-Che sfaticata che sei! Ancora dieci banchi e hai finito!- esclama lui ridendo.
Lo guardo imbronciata.
Lo vedo avvicinarsi al secchio dell’acqua, prenderne un po’ e tornare velocemente da me.
Oh merda.
Non faccio neanche a tempo ad aprire bocca che sento l’acqua fredda finirmi in pieno sulla faccia.
Eh, no Austin Carter Mahone.
Non sai contro chi ti sei messo.
Lo sento ridere, vedendo la mia faccia.
Riapro lentamente gli occhi, e gli sorrido amabilmente.
-Tu non sai che enorme sbaglio hai fatto!- esclamo, facendolo ridere nuovamente.
Vedremo, chi riderà tra poco.

 
 
Le nostre risate stanno rimbombando, tra le mura della scuola, e sembra non si possa sentire altro.
Siamo a dir poco zuppi entrambi, e il secchio dell’acqua è vuoto.
Lo avevo attaccato alle spalle, e gli avevo bagnato tutta la maglia.
Lui quindi mi aveva bagnato i pantaloni, stando al gioco.
Andando avanti così, per dieci minuti, ci siamo ritrovati fradici.
In compenso, penso di non aver mai riso così tanto.
-Ci conviene andare a cambiarci!- mi dice lui, appoggiandosi ad un banco.
-Hai il cambio?- gli chiedo sorpresa.
-Si, per motoria- mi risponde, con fare ovvio.
-Giusto anche io dovrei avere qualcosa… Andiamo?- gli chiedo.
Lui annuisce, e scendiamo le scale arrivando agli spogliatoi.
Naturalmente, lui entra in quello dei ragazzi e io in quello femminile.
Provo ad aprire il mio armadietto, e dopo qualche tentativo la serratura si sblocca.
Guardo all’interno.
Ci sono una spazzola, dei legacci, uno specchio, un mascara, una fascia, un pantalone e delle calze.
Non ci posso credere.
Non ho una maglietta.
Oddio, ora come faccio?!
Non posso andare in giro con la maglietta zuppa, che è diventata troppo aderente per i miei gusti!
Potrei chiederne una a Austin… Ma mi prenderebbe per pazza…
Vabbè, preferisco passare per pazza che ammalarmi.
Esco dallo spogliatoio, e senza bussare apro quello maschile.
Vedo una sagoma in pantaloni da ginnastica, davanti a me.
Austin.
Con un piccolo particolare.
Non indossa la maglietta.
Già, imbarazzante.
Mi copro gli occhi sentendo le guance diventare due forni ardenti.
-Mettiti qualcosa!- squittisco, facendolo girare.
Noto un sorriso soddisfatto sulle sue labbra.
-Ti da fastidio?- mi chiede maliziosamente avvicinandosi.
-Nono, comunque sono qui perché volevo chiederti se hai una maglietta in più da prestarmi…- sussurro, cercando di non sembrare infastidita.
Anche se questa situazione, mi mette in soggezione.
-Si, dovrei avere qualcosa- mi risponde, e lo sento allontanarsi.
Si avvicina all’armadietto e inizia a frugare.
Dopodichè torna verso di me con una maglietta rossa, molto larga.
Me la lancia, e mi finisce regolarmente in faccia.
-Ma non ringraziare, eh!- esclama lui, facendo il finto offeso.
Alzo gli occhi al cielo, e prima di tornare nell’altro spogliatoio gli dico
-Grazie per avermi lanciato in faccia la maglietta, Austin- facendolo ridere.
Chiudendo la porta torno a sistemarmi.
Dopo qualche minuto, sono pronta.
Quindi esco dallo spogliatoio, e cerco con lo sguardo Austin.
Non lo vedo, strano.
-BUH!- urla qualcuno alle mie spalle.
Se saltassi, come sto saltando ora dallo spavento, al salto in alto probabilmente vincerei nella gara di fine anno.
-Orca paletta, Austin Carter Mahone, ma ti diverti?- gli urlo contro, facendo aumentare la sua risata.
Continuo a borbottare, parole incomprensibili anche per me, e ci avviamo.
Mentre lui ovviamente continua a ridacchiare divertito.
-Allora dove vuoi andare?- mi chiede lui, quando riusciamo finalmente ad uscire da quel manicomio.
-Non saprei… Sono quasi le sei, quindi possiamo andare al parco- suggerisco io.
-Perfetto andiamo- senza nessun preavviso, mi prende per mano, e inizia a camminare con passo spedito.
Mi sento leggermente fuori luogo con i capelli bagnati e le scarpe umide, che fanno quel “ciaf ciaf” ogni volta che faccio un passo, per via dell’acqua che contengono ancora.
-Allora, ti conosco da circa tre o quattro giorni, ma non so quasi nulla su di te, raccontami qualcosa- mi incita lui.
-Cosa vuoi sapere?- gli chiedo, scostando i capelli dietro l’orecchio.
-Facciamo il gioco delle domande!- esclama lui, entusiasta.
Lo fisso accigliata.
-Che roba è?- gli chiedo.
-In poche parole io faccio una domanda a cui dobbiamo rispondere entrambi, poi tu fai lo stesso e avanti così finchè non ci sftufiamo… E’ un gioco per conoscerci meglio- mi spiega lui, continuando a camminare.
-Va bene, inizi tu?- gli chiedo, fissandolo.
-Ok, allora… Colore preferito?- inizia lui.
-Il blu- rispondo, stando al gioco.
-L’arancione- dice poi lui.
Penso a che domanda potrei fargli.
-Il cantante preferito?- chiedo.
-Non ho un cantante preferito, mi piacciono molti cantanti ma allo stesso modo…- risponde sul vago.
-Robbie Wiliams, ladies and gentleman- dico, imitando la voce dei presentatori.
Lo sento ridere, e io lo seguo a ruota.
Continuiamo questo gioco per tutto il tragitto.
Stiamo iniziando a conoscerci meglio, abbiamo molto in comune anche se non si direbbe.
Sarà che io sono un po’ poco femminile a volte.
Sinceramente sono anche abbastanza colpita dal fatto che ci assomigliamo così tanto.
Per esempio entrambi amiamo il gelato al cioccolato e menta, che può sembrare un mix un po’ stupido ma in realtà è buonissimo.
Ma naturalmente, abbiamo anche opinioni diverse.
Infatti lui pensa che sia meglio il basket del football, e io la penso all’opposto.
Inizialmente anche a me sembrava un gioco stupido, ma non lo è affatto.
Anche se dopo un po’ diventa pesante.
-Ok, per oggi può bastare- esclamo dopo la trentesima domanda.
-Già, ti va se ci sediamo su quella panchina?- indica una panchina infondo alla strada che stiamo percorrendo.
-Sei stanco, cucciolo?- lo prendo un po’ in giro.
-No ma vedo che stai camminando sempre più piano, e quella stanca sembri tu- mi dice lui.
In effetti, sono un po’ stufa, ma parlando, non c’ho pensato.
Gli faccio la linguaccia.
-Comunque va bene- gli rispondo.
Quindi continuiamo a camminare, fino a quando ci sediamo sulla panchina, continuando a ridere e scherzare.
 
 

Non mi sarei mai aspettata di potermi divertire così tanto con lui.
Ora siamo davanti a casa mia e lo devo salutare.
Sono un po’ in soggezione, ho paura di fraintendere quella che magari lui vuole mantenere come una semplice amicizia.
Sono abbastanza confusa.
-Beh, io mi sono divertito oggi- mi dice, davanti al cancelletto di casa mia.
-Pure io, molto- gli sorrido, sinceramente.
-Magari possiamo uscire ancora, più avanti…- continua poi.
-Certo! Mi farebbe piacere!- gli rispondo, cercando di non arrossire.
Si suda perché ci si sforza o fa caldo.
Si starnutisce perché si ha l’allergia o per altri motivi.
Si tossisce quando si ha mal di gola.
E per quale cazzo di motivo si arrossisce?
Boh, i dubbi esistenziali della vita.
-Io, penso, che dovrei andare…- mi dice poi.
-Si, beh, non vorrei che la madre di Alex stia in pensiero- aggiunge.
-Certo…- annuisco, sorridendo sforzatamente.
-Anche io dovrei entrare… Grazie ancora di tutto- mi volto, e faccio per raggiungere la porta.
Per qualche strano motivo mi sento vuota e insoddisfatta.
Ma non capisco bene il perché.
Prima di poter aprire la porta lo sento chiamarmi
-Janette! Un ultima cosa- mi giro, e noto che si avvicina.
Ormai è a pochissimi centimetri da me.
Sento il cuore iniziare a battere, e il cervello bloccarsi.
Che diavolo mi succede?
Senza che neanche me ne accorga, le sue labbra sono sulle mie.
Mi lascia un bacio a stampo, poi mi sorride.
-A domani- mi sussurra all’orecchio, e si allontana.
Sento i muscoli della faccia tirati al massimo.
Ho un sorriso a trentadue denti, e probabilmente anche una faccia da beota.
Mi riprendo dopo qualche secondo, e rientro.
-Eccola! Pensavamo ti avessero rapito!- esclama mio fratello ironizzando.
Nel frattempo mia madre, ci raggiunge e inizia la ramanzina.
Sempre le stesse cose “sei in ritardo” “sei stata fuori fino a tardi” “ spiegami dove sei stata e con chi” “cos’hai fatto”.
Monotona come cosa.
Ma io, non rispondo, e faccio anche fatica a capire quello che mi dice.
Sono completamente in un mio mondo parallelo, in cui l’immagine di Austin che mi bacia e poi mi sorride si sta ripetendo all’infinito.
-Scusa mamma, hai ragione. Mi faccio una doccia e vengo a mangiare- con questa frase la liquido, e salgo velocemente le scale.
Entro nella mia stanza, e butto la cartella a terra.
Mi lascio cadere a peso morto sul letto.
Ho una voglia matta di urlare, dalla felicità.
Sento immediatamente il bisogno di parlarne con la mia migliore amica.
Quindi afferro il telefono e la chiamo.
Dopo cinque squilli risponde.
-Pronto?-
-Dana, sono io, Janette. Non immagini neanche quello che mi è successo oggi!-
 
 

SALVEEEEE
Non odiatemi, anche se ne avreste il diritto çç
E’ quasi un mese che non aggiorno scusateeeeeeeeeeeee
Mi dispiace moltissimo, ma si avvicinano gli esami e io devo concentrarmi sulla scuola
Ho davvero pochissimo tempo per scrive
Prometto che cercherò di scrivere più velocemente il prossimo capitolo
*giurin giurello*
LOL
Comunque spero che vi sia piaciuto il capitolo uu
E’ un po’ corto ma mi rifarò nei prossimi.
Ero indecisa se farli baciare o aspettare ancora, ma ho pensato
“Dai aggiungo il bacio che le faccio felici, già che vorrebbero uccidermi per il ritardo”
Ho compensato dai ewe
E poi anche io non vedevo l’ora, me piase
Tra l’altro sta per uscire il singolo ‘What about love’ e io sono stra agitata
So già che sarà bellissima e che sarò fiera di lui come al solito asdfgdsmgi
Ok, ora devo scappà
Grazie a tutte quelle meraviglie che seguono la storia c:
Kisses

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** decimo capitolo ***


-Oh mio dio- esclama Dana, per la millesima volta in una sola mattinata.
-Dana calmati- le dico, senza riuscire a trattenere una risatina.
Quella sconvolta, dovrei essere io.
Io ieri sera ho baciato Austin.
Ma sembra ancora tutto così irreale.
-Come faccio? Hai baciato uno dei ragazzi più belli che io abbia mai visto!- esclama ancora, aprendo le orbite esageratamente.
-Tu che dovresti non riuscire a stare seduta su una sedia, hai dormito in classe fino ad adesso!- dice poi, con una punta di sarcasmo.
Scoppiamo entrambe a ridere.
-Ero stanca, ci ho pensato tutta notte!- mi difendo.
Lei accenna nuovamente un sorriso.
-A proposito, non ho ancora visto né Austin né Alex sta mattina… Strano- dico, un poco stranita.
-E’ vero…- annuisce lei.
Durante la ricreazione c’è sempre un casino mostruoso, quindi afferro Dana per il braccio e la trascino nel cortile, dove c’è più tranquillità.
-Come va con Matty?-  le chiedo, sorridendo maliziosamente.
Vedo la sua espressione cambiare radicalmente.
Le se illuminano gli occhi.
Neanche avesse avuto una visione celestiale.
-Benis…- sta per rispondermi ma viene interrotta.
-CIAO RAGAZZE!- urla, una voce familiare da lontano.
Mi giro velocemente.
Alex e Austin stanno venendo verso di noi.
Oddio.
-Hey!- cerco di essere disinvolta.
-Come state?- ci chiede Austin, venendo di fianco a me.
Ok, Janette, calma.
Non morire, hai una vita da vivere.
-Benissimo! Sta sera esco con Matty!- squittisce Dana, mostrando un sorriso perfetto.
Vedo il sorriso di Alex scomparire all’improvviso.
-Bene- si limita a commentare freddamente.
Guardo Austin, cercando di capire se lui sapeva qualcosa.
Ma quando incontro i suoi occhi, tutto sparisce.
La strana reazione di Alex, si cancella automaticamente dalla mia testa.
Neanche a farlo apposta!
Mi sorride.
Ricambio, immediatamente.
Nel frattempo sento il cuore battere all’impazzata, e le guance dipingersi di rosso.
Odio arrossire.
Distolgo lo sguardo, ma sento che lui continua a fissarmi.
Cerco di concentrarmi su Dana, che guarda il cellulare e ogni tanto fa dei piccoli gridolini.
Questa ragazza è tutta pazza.
Ma probabilmente per questo siamo migliori amiche.
Malgrado tutto non riesco a far a meno, di pensare al fatto che Austin mi fissa con insistenza.
Oggi ha dei jeans stretti e una maglietta, rossa che gli risala il corpo perfetto.
In questo momento vorrei essere sotto tre metri di terra.
Mi sta seriamente mettendo a disagio.
Con l’aggiunta del fatto, che è fottutamente bello.
Fottutamente dolce.
Fottutamente simpatico.
Fottutamente sveglio.
Fottutamente unico.
E’ difficile, per me ammetterlo, ma ho paura che mi piaccia seriamente.
Non mi era mai successo prima, ma non è una brutta sensazione.
Mi sento… Diversa.
Più dolce, e meno volgare e scorbutica rispetto al solito.
Non so se è un fatto negativo o positivo.
Dai miei pensieri mi risveglia, un’urletto di Dana.
-Jan, ha detto che oggi sono particolarmente bella, e che non vede l’ora di sta sera!- mi urla praticamente nelle orecchie.
Vedo Alex alzarsi definitivamente, e andarsene senza dire una parola.
Non capisco la sua reazione.
Devo parlargli.
Prendo tutto il mio coraggio, e mi avvicino a Austin
-Sai cos’ha Alex?- gli chiedo, cercando di non balbettare.
-No, in realtà è sembrato strano pure a me- mi risponde, fissandomi intensamente negli occhi.
-Mmm… Provo a parlargli- mi dileguo.
Faccio per andarmene, ma sento tirarmi per il braccio.
Austin.
-Dopo dobbiamo parlare…-mi dice, tenendomi il braccio.
-Va bene- gli sorrido.
Mi lascia andare, e io corro per raggiungere Alex.
Lo cerco con lo sguardo, e lo vedo camminare solo.
-Alex, tutto bene?- gli chiedo, raggiungendolo.
-Certo- mi risponde, flebilmente, sforzando un sorriso.
-No che non va tutto bene, ti conosco, che hai? E’ successo qualcosa?- gli chiedo nuovamente.
Lui sorride, spontaneamente alla mia affermazione.
-Se non ci fossi tu…- mi dice per poi abbracciarmi.
Amo quando mi dice queste cose, perché mi fa sentire importante, come se non fossi inutile come sono convinta di essere.
Perché se lui ha bisogno di me, io ci sono, perché voglio poterlo aiutare, come lui ha fatto con me.
-Ci sono e sempre ci sarò, ricordatelo- gli sussurro ad un orecchio, staccandomi dall’abbraccio.
Mi sorrise, sinceramente.
-Allora? Vuoi parlarmene?- gli propongo.
-Va bene- sospira.
In questo momento assomiglia tanto ad un cucciolo indifeso.
-Allora… Non saprei da dove iniziare…- mi dice, accennando un piccola risata.
-Da dove vuoi, altrimenti arriva direttamente al punto- gli suggerisco.
-Arrivo direttamente al punto… Mi piace Dana- mi dice, flebilmente, un poco titubante.
Penso che il mio cervello abbia collegato con fatica.
-Dana?- esclamo, presa di sorpresa.
-Già- mi risponde affranto.
Lo guardo esterrefatta.
-Perché non me lo hai mai detto?- gli chiedo, ancora sbalordita.
-Non ne ero sicuro… Ma ora sentendo che uscirà con quel gorilla di Matty, ne sono più che sicuro- sospira.
Rimango basita.
Non mi sarei mai aspettato che ci sarebbe potuto essere qualcosa tra di loro.
Cioè, sono i miei migliori amici, chi se lo spettava.
-Io… non so cosa, insomma, non saprei che dirti…- esclamo.
Lo vedo abbassare la testa, diventando cupo.
L’ultima cosa che voglio è che sia triste e che soffra!
-Alex…- sussurro, abbracciandolo.
Lui si lascia abbracciare, visibilmente affranto.
-Me lo fai un sorriso?- gli chiedo, alzandogli il mento dolcemente.
Lui mi sorride.
-Cos’è tutta questa dolcezza? Dov’è finita la mia Janette?- mi chiede, dolcemente.
Sospiro.
-Anch’io devo raccontarti qualcosa…- gli dico, semplicemente.
Lui mi guarda accigliato.
-Cioè?- mi chiede nuovamente.
-Non so se Austin ti ha già accennato qualcosa di ieri…- azzardo.
-Si, mi ha detto che siete usciti- mi dice, cercando di ricordare.
-Beh… Non ti ha detto come si è conclusa l’uscita?- gli chiedo nuovamente.
-No…- mi risponde, sedendosi su un muretto.
Lo raggiungo, e mi siedo accanto a lui.
-Mi ha baciata- dico tutto d’un fiato.
Noto che si volta velocemente verso di me, guardandomi con occhi esterrefatti.
Poi un sorriso prende il posto del suo muso lungo.
-No stai scherzando? Oddio, i miei migliori amici si amano! Bisogna festeggiare, cioè è il tuo primo vero amore, potremmo fare una festa! E poi magari voi due potr…- inizia a farneticare entusiasta.
Ma lo blocco.
-Calma tigre, prima deve chiedermi di essere la sua ragazza- gli spiego, ridendo per la sua reazione.
-Sisi, quello viene in secon… COSA? Cioè vi siete baciati non ti ha chiesto nulla? Ora vado a fargli un bel discorsetto…- fa per andarsene, ma lo blocco per la camicia.
-Ragiona, Alex, è lui di sua spontanea volontà che deve chiedermelo… Altrimenti non ha senso, è come se venisse obbligato- gli dico, cercando di trattenerlo.
-Si, ovvio ma io voglio dargli una piccola spinta- mi fa l’occhiolino.
Non riesco a trattenere una risata.
Non so se per il fatto che non sa fare l’occhiolino o perché è davvero un’idiota.
-Ti prego, voglio che sia una cosa spontanea…- lo prego, facendo gli occhi dolci.
-Va bene- sbuffa.
Poi lo vedo illuminarsi.
-Da adulto potrei creare un’azienda “il cupido” - mi dice, ridendo.
-Nah, non ti ci vedo- gli faccio la linguaccia.
-Neanche io- fa una faccia schifata.
Poi ci dirigiamo ridendo verso la classe, dato che è suonata la campanella.
 
 
-Buongiorno ragazzi- ci saluta il professore di letteratura.
Aspetta, il professore di letteratura?!
E’ il mio incubo quest’uomo.
A volte mi chiedo cos’ho fatto di male, cioè lo vedo praticamente tutti i giorni.
-Vi starete chiedendo perché io sono qui al posto della signora Culman…- ride beffardo.
-Beh, purtroppo è stata male, e quindi temo che oggi dovremo fare letteratura, dato che non è riuscita ad inviarmi qualcosa di storia da spiegare…- continua indisturbato, muovendosi per la classe.
-Potrei interrogare in effetti- dice malignamente.
Il silenzio che regna in classe, diventa paura.
Diciamo che se becca me sono finita.
Chi si aspettava che questo psicopatico cronico oggi avrebbe sostituito la Culman?
-Ma sarò buono, diciamo che durante la spiegazione, proverete a spiegarmi voi l’argomento… Sicuramente,vedendo la faccia di Constacio, immagino che nessuno di voi stia capendo nulla. Chiamerò le ultime persone che devo interrogare- afferma.
Mi giro, e vedo che in effetti Alex ha un’espressione molto confusa.
Sento la classe, ridacchiare.
-Silenzio!- richiama il professore.
Una volta che tutti si sono zittiti, riprende il suo discorso.
-Facciamo una prova, allora, oggi parleremo di…- e inizia a spiegare.
Sono certa che parlerà per due ore consecutive.
Per fortuna sono già stata interrogata, quindi posso tranquillamente tornare nel mondo dei sogni come già metà classe ha fatto.
Appoggio la testa sul banco, ma stranamente non ho sonno.
Sento uno sguardo fissarmi.
Mi volto, e noto Austin, che ogni tanto mi manda un’occhiata.
Mi rigiro velocemente.
Questo ragazzo mi fa impazzire.
Nel vero senso della parola.
-Jan, oggi devi aiutarmi a prepararmi per uscire con Matty- mi dice Dana, distraendomi dai miei pensieri.
-Certo… Sicura che vuoi uscire con lui?- le chiedo, sapendo della sofferenza di Alex.
Lei mi guarda confusa.
-Si, cioè, lui mi piace- mi dice.
-Va bene, solo non lo conosco molto e non so cosa aspettarmi…- ammetto.
Ed in effetti, è vero.
-Quanta dolcezza, Austin ti fa proprio male- commenta lei, mandandomi un bacio volante.
Accenno una risatina.
-Chiamo Anche Jenny?- le chiedo.
-Ovvio! E’ tanto che non la vediamo! Mi manca, quella pazza- ride, contagiandomi.
-Dopo all’intervallo la chiamiamo?- le chiedo nuovamente.
-Ok- mi risponde.
Dopodichè lei si concentra sulla spiegazione, e io torno alla mia dormi-veglia.
 
 
Finalmente la campanella si fa sentire, e io salto in piedi all’improvviso.
-Grazie signore- ringrazia Dana, sospirando.
Rido divertita, non l’ho mai vista così annoiata da una lezione.
-Janette, oggi abbiamo due ora buche… Shopping?- mi chiede, sorridendo.
-Abbiamo due ore libere oggi?- chiedo, confusa.
-Si, le ultime due ore le saltiamo- alza gli occhi al cielo Dana.
-Wow, non lo sapevo!- esclamo, ancora esterefatta.
Lei ride.
-Oggi connetti peggio del solito- mi dice, continuando a ridere.
-Andiamo, dobbiamo chiamare Jenny- mi trascina fuori dalla classe.
Camminiamo fino nel cortile, e ci ad un’albero.
Compongo il numero sulla tastiera, e apro la chiamata.
Squilla per cinque volte e poi finalmente risponde
-Cogliona, ti pare il momento per chiamare?- la sento sbuffare, dall’altra parte della cornetta.
-Tranquillati Jenny- gli dico ridendo.
-Tranquillati? E questa da dove cazzo l’hai tirata fuori?- mi chiede sbadigliando.
-Dal mio cervello, che la mattina è rigorosamente spento, passando alle cose serie oggi prendi il treno e vieni da noi- esclamo.
Dana nel frattempo sta cercando di sentire cosa risponde Jenny.
-Perché? Cos’è successo?- mi chiede stupita.
-Sta sera Dana ha un’appuntamento- esclamo.
-Preparatevi, alle due arrivo alla stazione, a dopo- dice solamente, e poi chiude la telefonata.
-Questa ragazza non è mica tutta normale!- ride Dana, felice che venga.
Sorrido.
Ho però, una strana sensazione.
Come se mi fossi dimenticata qualcosa.
-Andiamo da Alex e Austin? Ci staranno aspettando- mi chiede, la mia amica, muovendo i ricci.
Oddio.
-Dovevo parlarci! Oddio Dana mi sono dimenticata! Sono una testa di cazzo!- esclamo, mettendo le mani tra i capelli.
Lei mi guarda confusa, e un poco accigliata.
-Aiutami a cercare Austin-

 
 

BUONSALVE
Hola bellezze, come state?
Esami finiti *balla la ma carena*
Tutto beneeeee ouo
Allora che mi dite del capitolo? Ve gusta?
Alex, ha una cotta per Dana, cosa succederà?
Secondo voi lei ricambierà?
Dovrete aspettare qualche capitolo per scoprirlo ;)
#loveyouall
Che dire di Austin e Janette… Tutto è possibile, ma non vi rovino l’attesa per il prossimo capitolo
Voglio ringraziare come al solito le meraviglie che recensiscono, mettono la mia storia tra le preferite e le seguite
GRAZIEEEEEEEEE <3
Davvero grazie di tuttoooo
Volevo dirvi che ho scritto una OS sui One Direction
Metto qui il link, per chi volesse passare c:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1934394&i=1

Ora vado, grazie ancora
Tanto amore
KISSES

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** undicesimo capitolo ***


Sono un’emerita stupida.
Ero talmente presa da Dana, Alex e l’uscita che mi ero completamente dimenticata di Austin.
Dobbiamo assolutamente parlare.
-Dana, sono una cogliona!- urlo, alla mia amica mentre ci dirigiamo velocemente verso l’entrata della scuola.
-Ma cosa sta succedendo?- mi chiede lei, alzando un sopracciglio, e seguendomi.
-Devo parlare con Austin!- le rispondo, senza fermarmi.
-Si questo lo avevo capito, ma di cosa?- mi chiede nuovamente.
-Beh, di me e lui… Di noi, in poche parole… Di quello che è successo- rispondo brevemente.
Lei mi sorride, con un piccolo luccichio malizioso negli occhi.
-Prevedo, novità- cantilena, sorridente.
Ridacchio, e finalmente raggiungiamo l’entrata della scuola.
Cerco gli occhi di Austin, in mezzo alla folla.
Ma è davvero complicato trovarlo in questo casino.
Giro, portandomi dietro la mia migliore amica.
Mi sto sforzando di pensare a dove possa essere.
Qualcosa, poi attira la mia attenzione.
Sento una risata sforzata, idiota, sguaiata… Lesly.
-Che cazz…- mormoro a bassa voce.
Sposto il mio sguardo nella direzione della risata, e noto la ragazza, praticamente “appiccicata” ad Austin.
Sento come il mondo crollare sotto di me.
Un nodo alla gola, si sta facendo spazio.
Le braccia di quella barbie cotonata sono aggrappate al collo di Austin, il quale non fa il minimo sforzo per distanziarla.
Ridono l’uno a poco distanza del viso dell’altro.
Sento come un groppo nello stomaco.
All’improvviso ho voglia di distruggere la testa a quella stupida.
Ignorando tutti e tutto, inizio a correre.
Senza un’idea precisa di dove voglio andare.
Corro come non ho mai fatto in vita mia.
Voglio solo allontanarmi, da quello che ho appena visto.
Attraverso la strada, e sento dell’umido scorrermi sulle guance.
Lacrime.
Si, sto piangendo.
E i singhiozzi sono inclusi nel pacchetto.
All’improvviso mi fermo.
Perché sto avendo questo attacco di gelosia?
Lui non è il mio ragazzo…
Non c’è motivo di avere una reazione simile, per così poco.
Però, mi sento come delusa dal suo comportamento.
Forse mi sono solo illusa…
Nel frattempo, sento due braccia avvolgermi improvvisamente, e cullarmi.
-Jan, tranquilla, non merita le tue lacrime- cerca di consolarmi Dana.
Apprezzo, quello che sta facendo.
Ma stranamente, non riesco a smettere di piangere.
E dire che non avrei mai pensato di piangere per un ragazzo.
Avevo sempre visto ragazze, non riuscire a riprendersi per una rottura, starci male, soffrire… Ma non mi sarei aspettata di essere una ragazza di questo genere.
Sono la tipica ragazza solitamente abbastanza “insensibile” a queste cose.
Ma devo ammetterlo, fa male.

 
-Capisci?! Senza contare il fatto che dovevamo parlare, ma lui era “impegnato”. Se non gli piaccio deve solo dirmelo, e la finiamo qui. Senza cercare di farmelo capire, facendo il cascamorto con una tro…- sto letteralmente sfasando.
La riccia mi tappa la bocca con una mano.
-Sai che ti voglio bene, ma è due ore che parliamo di questo argomento… Se non ci pensassimo per un po’? Magari ti farebbe bene una passeggiata- propone Dana, zittendomi.
-Si… Penso mi possa distrarre, e tra l’altro Jenny tra poco sarà in stazione quindi muoviamoci- decido, di smuovermi dalla poltrona di casa mia, posando il mio amato barattolo di nutella.
-Finalmente! E comunque un’ultima cosa… Secondo me dovreste chiarire, magari hai frainteso. Non mi sembra il tipico stronzo che sta con tutte- conclude la mia amica.
Faccio le spallucce.
Sospiro lievemente, e cercando di ignorare il mal di testa indosso la felpa.
Uscite di casa, ci dirigiamo verso la stazione in silenzio.
Camminando, cerco di cambiare discorso.
-Allora sei eccitata per l’uscita con Matty?-le chiedo.
-Abbastanza- mi sorride, entusiasta.
-Abbastanza?- storto il naso.
-Ok, moltissimo- ammette ridendo.
-Sai dove vuole portarti?- le chiedo.
-In realtà no, spero però in un ristorante o comunque in un posto tranquillo. Dove possiamo parlare stare un po’ soli…- mi dice poi con occhi trasognati.
Sorrido spontaneamente.
E’ sempre stata una terribile romantica.
Chiaccheriamo per tutto il tragitto, e dopo dieci minuti, arriviamo alla stazione.
-Il treno di Jenny dovrebbe già essere arrivato- dice Dana, guardando i cartelloni che segnano gli arrivi.
-Si, penso che dovremmo andare a cercarla- annuisco.
Non ho neanche il tempo di girarmi, che sento qualcosa o meglio qualcuno, che mi si butta letteralmente addosso.
Jenny.
-RAGAZZE!- urla la mia amica.
Quanto mi era mancata questa pazzoide.
-Oddio! Ci sei mancata!- esclama la riccia, abbracciandoci entrambe.
Rimaniamo in quella posizione, per dei minuti interi.
Quanto mi erano mancati questi momenti!
Una volta che sciogliamo l’abbraccio, noto Jenny guardarmi confusa.
-Tesoro che hai fatto? Sembri distrutta- accenna, con una certa preoccupazione nel tono.
-Lei e Austin oggi dovevano parlare, ma a quanto pare Austin pensava ad altro…- cerca di spiegare brevemente Dana, cercando di non calcare troppo.
-E’ più giusto dire a qualcun altro…- preciso io, nervosamente.
La mia amica, guarda Dana, sorride cercando probabilmente di stare calma.
-Dove abita questo? Vado direttamente a sbucciargli i fagiolini- esclama poi, facendoci ridere.
-Oggi sei più fine del solito…- commenta la riccia.
-Mi sto trattenendo, perché non voglio peggiorare la situazione. E poi non voglio perdere fiato e parole per quando dovrò fare il “discorsetto” a … Austin, giusto?- chiede, in un’attimo di confusione.
-Si- ridacchio, per la sua espressione.
-Ora però non pensiamoci, Dana sta sera ha un’appuntamento, e dobbiamo prepararla- esclamo, cercando di riprendendomi dalla delusione.
 Detto questo, cambiamo argomento, e iniziamo il nostro giro di shopping, per cercare il vestito.
Nel frattempo, ridiamo e parliamo.
Proprio come fino a qualche anno fa.
-In quel negozio ci sono dei vestiti carini, entriamo?- chiede la riccia.
E’ elettrizzata, e si vede.
Però, ogni tanto penso ad Alex, e a quanto ci starà male per questa storia.
Ma lei non sembra accorgersi, che lui vorrebbe qualcosa di più dell’amicizia da lei.
Ora basta deprimersi.
Scaccio i pensieri negativi, con la voglia di godermi la giornata con le mie amiche.
-Uuuh, guarda quel vestito verde!- esclama Jenny, andando in direzione dell’abito.
Dana, entra in camerino con minimo dieci vestiti diversi.
Ogni volta che esce dal camerino, rischia di ammazzarsi.
Diciamo che i tacchi non fanno per lei.
-Ma se usassi delle ballerine?- chiede, appoggiandosi ad una sedia.
-Tesoro, senza offesa, ma l’altezza non è il tuo forte. E poi ti stanno benissimo!- cerca di convincerla Jenny.
La riccia sbuffa, e torna nel camerino zoppicando.
-Odio i tacchi- boffonchia poi, facendoci ridere.
Dopo aver provato tutti i vestiti, prova anche quello che gli ha proposto Jenny.
Appena uscita dal camerino, ci scambiamo tutte uno sguardo d’intesa.
E’ quello giusto.


-Ragazze… Vi prego, fate attenzione- ci prega Dana.
Perché se non si fosse capito, ma il nostro rapporto con il trucco è pessimo.
-Tranquilla, cerchiamo di non esagerare- la tranquillizzo.
Jenny, prende i trucchi e inizia.
Dopo qualche minuto, esce un risultato niente male.
-Prova a vedere se ti piace-le dico, porgendole uno specchio.
Lei si guarda, e sorride automaticamente.
-Vi siete superate!- esclama.
-Davvero, è molto bello, grazie- si alza e ci abbraccia.
-Susu, non abbiamo tempo per queste smancerie- dice ,Jennny , frettolosamente.
-Vai a metterti il vestito- dico, poi a Dana.
Lei annuisce e va a cambiarsi.
-Jan, vuoi parlarmi un po’ di oggi?- mi chiede, la mia amica.
-Va bene- sospiro.
-In pratica, io sono arrivata dove ci siamo dati “appuntamento” e lui stava filtrando spudoratamente con Lesly…- le spiego.
-Lesly?- chiede Jenny, confusa.
-Hai presente le barbie, quelle tutto trucco, unghie e capelli perfetti? Ecco, quella è Lesly- le dico.
Lei ridacchia leggermente.
-Che orrore!- esclama, inorridita.
-Che poi secondo me tutto quel “essere perfetta” le ha dato qualche problemino alla zucca. E’ più rincoglionita di Alex quando si sveglia dalla lezione di letteratura!- esclamo.
Ci fissiamo per qualche secondo, e poi scoppiamo in una risata liberatoria.
-Era pessima!- ride Jenny.
-Non tutti hanno il tuo senso dell’umorismo pazzoide- cerco di riprendermi dalla risata.
-Ehm, ragazze?- ci richiama una voce.
Appena mi giro, una Dana più perfetta di quanto non lo sia solitamente, entra un poco impacciata nella stanza.
-Diciamo che se il ragazzo non ti salta subito addosso è perché ci sarò io a tenergli a bada gli ormoni- ammette soddisfatta Jenny.
Questa ragazza è completamente fuori di testa.
-Seriamente, Dana, sei bellissima- le dico, sorridente.
Lei mi sorride, e sia avvicina.
-Tutto grazie a voi!- esclama, felice.
-Bene, ora, non ci resta altro che aspettare il tuo cavaliere- esclamo, soddisfatta.
-A proposito, come hai detto che si chiama?- chiede Jenny.
-Matty, è fantastico- risponde Dana con occhi sognanti.
-La nostra riccia è cotta- sussurro alla mia amica.
Lei annuisce.
-A puntino- aggiunge, causandomi una risatina.
Dopo qualche minuto, sentiamo il campanello suonare.
Panico totale.
-Stai calma, respira,  è un’appuntamento non stai andando in guerra!- Jenny cerca di tranquillizzare Dana.
Che sembra non riuscire a stare ferma.
-Jan, vai ad aprire!- mi dice, poi.
Annuisco ed esco dalla stanza.
Scendo le scale, e arrivo fino al portone.
-Eccomi!- urlo per farmi sentire.
Ma quando apro la porta, non vedo Matty.
Rimango immobile.
Il respiro mi si ferma a mezz’aria.
-Austin, che ci fai qui?-



 

I’M BACK!!
Come state?
Alloooooooooooooooooooooooooora,
con un mostruoso ritardo ma sono tornata
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Scusate ma far arrivare il nuovo pc non è stata una passeggiata ewe

comunque ora sono quindi BE HAPPY

Sorprese di come sta continuando la storia, eh?
Ammettetelo non ve lo aspettavate ouo
Questo capitolo è un po’ cortino, but don’t worry mi rifarò nei prossimi
Quuuuuuuuindi,
recinsite in taaante voglio davvero sapere cosa ne pensate
GRAZIE ALLE TESORE  CHE MALGRADO TUTTO SEGUONO ANCORA QUESTA STORIA
ora scappo ;)
Kissessssssssss

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** dodicesimo capitolo ***


Lui sforza una smorfia, che dovrebbe assomigliare ad un sorriso in un qualche modo.
-Ciao, ascolta io volevo parlarti, perché ieri ho visto che correvi via e non vorrei che tu abbia frainteso…- inizia guardandomi seriamente negli occhi.
-Cos’avrei dovuto fraintendere?- lo interrompo, con un tono ironico e sprezzante.
-Non vorrai farmi bere una di quelle scemenze tipo “Non è quello che pensi” “Le stavo togliendo qualcosa dall’occhio” “Siamo solo amici”? Perché ti dico subito che non crederò a nessuna delle tue scuse- dico cercando di non far notare che stavo soffrendo.
-Non voglio proprio dirti nessuna bugia o scemenza! Sono qui per dirti come stanno le cose realmente, sarai tu poi a decidere se crederci o no…- chiarisce lui, rimanendo serio.
Mi scosto dalla porta.
Lui entra, goffamente e si dirige verso il salone.
-Aspetta, ci sono Dana e Jenny, le avviso che andiamo a parlare fuori di qui- lo avviso, per poi dirigermi al piano superiore.
Io non capisco.
Prima fa il coglione con Lesly, e poi pretende di “spiegarmi come stanno le cose”?
Non penso di essere mai stata così arrabbiata e triste per una persone.
Si, perché non è facile dover rinunciare ad una persona a cui mi stavo affezionando.
Arrivata nella mia stanza, incontro gli sguardi delle mie amiche.
Convinte che sia Matty ad aver suonato il campanello.
-Oddio, tesoro, com’è? E’ venuto in macchina o in moto?- Dana inizia a tempestarmi di domande.
-Non è Matty- con solo tre parole, la frenesia della mia amica si distrugge.
-E chi è?- mi chiede Jenny, confusa.
Non rispondo.
Ma loro con un solo sguardo capiscono.
Vedo Jenny arrossare un viso improvvisamente, e alzarsi dalla sedia per dirigersi al pano di sotto.
Scatto in piedi e la blocco.
-NO! Adesso devo chiarire io- la fermo in tempo, prima he possa  scendere.
Le mi fissa seriamente, e mi rivolge un piccolo sorriso.
-Va bene, sappi comunque se non va bene che non è la fine del mondo, non è l’unico ragazzo sulla terra! E poi ci sono tante altre cose fantastiche nella tua vita… Come per esempio le tue amiche!- esclama poi con sarcasmo.
Non riesco a trattenere un ghigno.
-Conta sempre su di noi- mi rassicura Dana.
Regalo ad entrambe un sorriso a trentadue denti.
Faccio per scendere le scale quando, una mano mi blocca.
-Un’ultima cosa, se dovesse finire male, chiamami che vengo  io a chiudere le danze- mi ricorda Jenny, con un sorriso furbo sulle labbra.
Annuisco ridendo, e torno in salotto.
Austin, è letteralmente spaparanzato sul mio divano, e sta digitando nervosamente sul cellulare.
La sua espressione è leggermente agitata, e i sui occhi dal colore indefinito.
Non si accorge della mia presenza, quindi tossisco per farmi notare.
Alza improvvisamente lo sguardo, e si alza stancamente.
Gli faccio segno con il capo di seguirmi.
Camminiamo in silenzio, e la snervante tensione si fa sentire.
Sto pensando a cosa dirgli.
Devo essere chiara e concisa, non voglio perdere tempo per farmi prendere in giro da uno come lui.
Finalmente dopo dieci strazianti minuti raggiungiamo un parchetto minuscolo, dove mi piace andare quando devo stare sola o riflettere.
-Eccoci- sussurro, con le parole strozzate in gola.
Brutto segno.
-Allora adesso che siamo qui- inizia il ragazzo, sedendosi sulla panchina affianco a me –Io non so cosa tu abbia visto, so solo che hai capito male. Perché io non starei mai con una come Lesly, e tu sai bene che io nemmeno la sopporto…- continua lui, sulla difesa.
-Non sembravi così infastidito dalla sua presenza- quelle parole mi uscirono con un certo amaro dalla bocca.
Lui mi fissa, sbalordito.
-Come puoi pensare anche solo minimamente che posso preferire lei a una come te? Cioè guardiamo la realtà, non siamo in un telefilm dove i ragazzi non fanno altro che mettersi le corna!-esclama, cercando di trattenere il nervoso.
Alzo lo sguardo su di lui, guardandolo trova.
E’ così che stanno le cose quindi.
-Sai cosa hai ragione, non ho motivo di arrabbiarmi- dico abbassando lo sguardo.
Sento un sospiro.
-Noi non stiamo insieme, tu non devi giustificarmi nulla- concludo, alzandomi dalla panchina fredda.
-Cazzo, Janette, sai benissimo che non intendevo questo! Di quella non mi interessa niente. Non sono uscito con lei, non ho tormentato lei, non dovevo parlare con lei oggi… Ma con te! E sai perché? Perché tu mi piaci, e tanto se devo ammetterlo! Sei una bella ragazza, sei sveglia, spiritosa, un po’ pazza… Ma questo ci sta. Ma mi piaci soprattutto perché sai come farmi star bene, quando siamo usciti la prima volta, non ho avuto problemi a scherzare e a parlarti di me. Con te è tutto diverso. So di essere bello e di piacere alle ragazze, ma non sfrutto questa cose per portarmele tutte e letto, e fidati se ti dico che altri miei amici lo fanno. Conosco moltissime ragazze, e sono anche stato con alcune di loro, ma ti giuro che nessuna mi ha fatto stare bene come mi hi fatto stare tu in… Cinque giorni? Da quanto ci conosciamo? E’ questa la cosa più bella. Ti conosco da poco ma già mi sembra di conoscerti da una vita- concluse, ormai a poca distanza dal mio corpo immobile.
Le sue parole.
Mi hanno completamente bloccato.
Lo vedo con sguardo implorante una risposta.
Non riesco a far altro che arrossire e sorridergli.
Si avvicina sempre di più.
-Mi perdoni se ti ho fatta star male?- mi sussurra a pochi centimetri dalle labbra.
Cerco di riprendermi.
-Si- sussurro, semplicemente.
Un sorriso meraviglioso, si fa spazio sulle sue labbra rosee.
E senza pensarci un’attimo di più annulliamo tutte le distanze.
Sento l’affetto, e la dolcezza di quel bacio percorrermi tutta la schiena.
Lascio perdere tutti i pensieri.
Ora ci siamo solo lui ed io.


-ALLA BUON ORA JANETTE DEAN, AVEVAMO INTENZIONE DI CHIAMARE I CARABINIERI PERCHE’ TU E IL TUO AMICO AVETE DECISO DI DARVI AD UNA FUGA AMOROSA IMMEDIATA, E A QUANTO PARE AVETE SCORDATO DI CHIAMARCI- urla Jenny, ironicamente.
Mi scappa una risata liberatoria seguita da quella di Austin.
La ragazza ci raggiunge, scendendo le scale.
-Vedo che avete chiarito- accenna alle nostre mani, incrociate tra di loro.
-Già- ammetto, con un piccolo sorriso.
-Immagino, che ora siate… fidanzati?- chiede lei, con sguardo inquisitore.
Rimango impietrita a quella domanda.
Cosa siamo di preciso?
Maledico la mia amica, per aver tirato fuori questo argomento in modo, poco delicato.
Tipico suo.
-Esatto, stiamo insieme- risponde, il ragazzo come se fosse una cosa scontata.
Un pizzico di sollievo, mi porta a sorridere.
-Bene, allora devi sapere che io non mi facci molti scrupoli, e quindi… Vedi di non farla soffrire- lo guarda con un sorriso falso stampato sulle labbra.
-E’ l’ultima cosa che farei- risponde lui, che ovviamente, troppo orgoglioso, non si frebbe mai mettere i piedi in testa da una ragazza.
Noto che la mia amica sta già per replicare, quando la blocco sul nascere.
-Che ne dite di aiutarmi con la cena? Tra poco arriveranno mia madre e mio fratello, e se vi va potete rimanere a mangiare- propongo cercando di smorzare la tensione tra i due.
-Certo- sbuffano entrambi.
Pessima idea, Janette.
Davvero pessima idea.
Il risultato?
Il mio ragazzo che più che aiutarmi a cucinare mi fissa costantemente, e la mia amica che non accenna a voler aprire un minimo dialogo con lui.
Preferisce ingozzarsi di grissini.
-Allora, Dana quando è uscita? Era eccitata?- chiedo alla mia amica, cercando nuovamente di distruggere la tensione.
Jenny alza la testa, e accenna ad una piccola smorfia.
-Poco prima che arrivaste voi. Si, era felicissima, appena l’ha visto sembrava in preda ad una paralisi facciale- commenta poi divertita.
Mi scappa un sorriso involontario, pensando che a me succede lo stesso con Austin.
Lui sembra capire, e sghignazza divertito.
Arrossisco violentemente.
Non mi sopporto quando arrossisco.
Jenny, ci guarda alzando un sopracciglio.
-Bah- borbotta, annoiata.
Vedo il mio ragazzo, lanciargli uno sguardo infuocato.
Sta per iniziare una discussione.
-Ragazzi aiutatemi, è quasi pronto!- evito, l’ennesima discussione.
Devo ricordarmi di evitare il più possibile che Austin e Jenny si vedano.
Per la salute mentale di entrambi, già non molto presente.
Loro annuiscono e mi aiutano ad apparecchiare.
Nuovamente cala il silenzio.
E’ una situazione davvero, snervante.
Finalmente qualcuno suona alla porta, e mi salva.
Corro, e apro la serratura.
Mio fratello e la sua solita faccia da cane bastonato, entrano della stanza.
Mugugna qualcosa, di incomprensibile e si dirige in cucina.
-Ciao Gabriel- sorride Jenny, possiamo dire che anche a lei la presenza di mio fratello non infastidisce minimamente.
Lui ricambia il sorriso, un poco sforzato per la stanchezza, e si dirige verso Austin, con cui inizia a parlare come se fossero amici da sempre.
Maschi.
Mi volto verso Jenny, che scuote la testa abbattuta.
Subito dopo suona nuovamente il campanello.
Apro la porta a mia madre, che entra e stancamente getta la borsa sul divano.
-Ma’… Ti senti bene?-le chiedo, notando il suo stato di coma.
-Potrei stare meglio, ma non mi lamento… Ora scusa tesoro ma mangio, e vado dritta a letto non sto più in piedi!- esclama, sbadigliando.
Striscia i piedi verso la cucina.
Non ho mai visto mia mamma in quelle condizioni.
Da quando mio padre ci ha lascati, mia madre ha iniziato a lavorare il doppio.
Sinceramente, non so perché quell’essere che dovrei definire mio padre se ne sia andato.
Ma non ho neanche intenzione di saperlo.
Pensarci, mi fa stare male, e non voglio pensare di essere imparentata con una persone così.
Scaccio i pensieri negativi, e seguo mia madre.
-Ragazzi- li saluta velocemente mia madre.
-Salve- rispondono Austin e Jenny, mentre mio fratello si limita ad uno strano borbottio.
Sorride, acchiappa il suo piatto di tagliatelle e una bottiglia d’acqua per poi trasferirsi in salotto sul divano.
La guardo preoccupata.
-Gabriel, non pensi che mamma abbia bisogno di una vacanza?- gli chiedo, volandomi verso di lui.
Lui alza le spalle, poco curante.
Sbuffo irritata.
Quindi mi unisco agli altri, e inizio a mangiare.
Anche se rimango turbata dalla stanchezza di mia madre.


-E dopo cena, abbaiamo passeggiato in una via tranquilla al chiaro di luna, alla fine mi ha riportato a casa e prima di lasciarmi uscire dall’auto mi ha baciata!- esclama Dana entusiasta.
Sarà come minimo la trentesima volta che mi racconta il suo appuntamento.
Anche se in questo momento io sto pensando ad altro.
Sono davvero felice che le cose con Austin si siano sistemate.
Solo, rimangono due problemi: la stanchezza di mia madre e la “cotta segreta” di Alex per Dana.
-Jan? Mi stai ascoltando dove sei con la testa?-mi sventola una mano davanti alla faccia la mia amica, cercando di attirare la mia attenzione.
Mi volto verso di lei.
-Scusami, ero immersa nei miei pensieri. Comunque si, ho capito, hai passato la più bella serata della tua vita- imito la sua voce, beccandomi una sua occhiataccia.
-Quindi, hai chiarito con Austin… Ora state insieme?- mi chiede, curiosa, con un luccichio malizioso negli occhi.
-Già- sorrido, involontariamente.
-Lo sapevo- esulta lei.
Sembra una bambina piccola che ha vinto una caramella.
-Ora ti lascio- dice poi, alzandosi dal gradino.
La guardo interrogativa.
Mi fa segno con la testa, alle mie spalle.
Mi volto, e la sagoma alta del mio ragazzo con Alex stanno avanzando.
Il battito cardiaco si ferma per qualche istante.
E’ stupendo.
-Alex, vieni, mi accompagni in classe? Ho lasciato un libro-  si inventa al momento Dana, trascinando il mio migliore amico, un poco scosso.
Ridacchio divertita, e mi alzo in direzione di Austin.
-Hey- mi saluta, sorridendo.
Mi attira a se, e mi stampa una dolce bacio sulle labbra.
-Come mai così in anticipo?- mi chiede, alludendo al fatto che solitamente sono in ritardo.
-Dana, doveva descrivermi per la milionesima volta la sua uscita con Matty-  sbuffo, annoiata.
-In questi giorni è totalmente presa da lui!- esclamo poi.
-Come te sei presa da me- precisa lui, per poi scoppiare in una risata, insieme.
-Stiamo insieme da si e no due giorni, e mi stai dando dell’appiccicosa?- lo accuso.
-Non potrei mai- mi sussurra all’orecchio.
I brividi mi percorrono la schiena.
Ecco cosa provo per lui.
Ovviamente, in modo positivo.

 

HEY HEY BABY

Bellezzeeeeee J
Sono stata buona, ho risistemato il tutto anche se ammetto che volevo creare ancora un po’ di scompiglio
MUAHAHAHAHAHAHAHA (?)
Passando oltre...
Jenny e Austin non vanno proprio d’amore e d’accordo, ma dovranno sopportarsi
Dana… la nostra adorata riccia, beh ora ha avuto la sua serata da sogno che tanto aspettava,
e nel frattempo Alex ci sta male per questa cosa, povero cucciolo.
La nostra pazza bomba ad orologeria (?) ovvero Janette, ha chiarito con Austin shgihf **
Scusate ma non ce la facevo a farli litigare per più di un capitolo lol
Stranamente non vi ho lasciato con la solita suspance (si scrive così?)
Oggi sono stata buona ewe
Ma non  fateci l’abitudine
Ora, stavo leggendo il libro di scuola, e dato che se mia mamma per qualche strano motivo dovesse sorprendermi al pc,
in un millisecondo potrebbe definitivamente eliminarmi, ora scappo.
Come sempre

RINGRAZIO LE MERAVIGLIE CHE MI SOPPORTANO E CHE SEGUONO LA MIA STORIA,
MALGRANDO NON RIESCA A POSTARE MOLTO SPESSO, VI LOVVO TUTTE.


Ora vado
Kisses <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1602992