E nell'avvicinarsi ci siamo anche un po' persi.

di iwashere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bright eyes. ***
Capitolo 2: *** You deserved to win. ***
Capitolo 3: *** Credi di potermi proteggere? ***
Capitolo 4: *** I dreamed a dream. ***
Capitolo 5: *** Uguali come sempre. ***
Capitolo 6: *** I need this. ***
Capitolo 7: *** I love you, won't you tell me your name? ***



Capitolo 1
*** Bright eyes. ***


Domenica 10 Febbraio: NYADA.
AU nel quale Jesse e Rachel hanno la stessa età.

 

Bright eyes.

 

Quando Jesse aveva detto a Rachel che era stato ammesso alla NYADA, lei ne era stata felice ed orgogliosa. L’aveva abbracciato stretto e aveva cominciato a singhiozzare ripetendogli quanto la loro vita nella Grande Mela sarebbe stata fantastica e emozionante.
Dopo che anche Rachel aveva ricevuto la sua lettera d’ammissione, erano partiti insieme e avevano deciso quasi contemporaneamente di andare a vivere insieme. (L’affitto costa molto meno, se l’appartamento è lontano dal centro. Non credi, Rach?)
Kurt si era unito a loro alla fine dell’estate, durante la quale Rachel e Jesse non avevano fatto altro che dipingere – e dipingersi la faccia e i vestiti – e sistemare mobili.
Ora il loro appartamento è molto più accogliente, pulito e profuma di casa. A qualsiasi ora del giorno e della notte si sente un qualche tipo di musica o anche soltanto delle scale musicali improvvisate.
 

* - * - *

 
Quella è la settimana più impegnativa e stancante che Rachel sta passando da quando è entrata alla NYADA. Cassandra la sta massacrando perché il suo plié* non è perfetto e in più deve preparare un duetto per il compito settimanale. Pensava di poter sopportare la pressione di un compito con una data di scadenza, perché quando era a Lima Schuester dava sempre un compito settimanale e non sarà così difficile trovare qualcuno della mia classe con cui cantare.
Peccato per la povera Berry che tutta la sua classe si fosse già divisa in coppie e lei sia rimasta da sola, a tre giorni dal giorno delle esibizioni, senza partner e senza canzone.
Sta seriamente prendendo in considerazione di fare un duetto da sola – Kurt,  quanto è stato difficile preparare “Le Jazz Hot”? – quando si ritrova Jesse in sala danza che la fissa dallo specchio sorridendo soddisfatto.
“Stai migliorando, sono sicuro che la July la smetterà di essere così concentrata su di te. Sempre che sia quello che vuoi.” Il suo sorriso si amplia ancora di più e Rachel è costretta a smettere di ballare, perché in ogni caso Jesse attirerebbe tutta la sua attenzione.
“Vorrei che la smettesse di avercela con me senza motivo, non che smettesse di insegnarmi. E’ davvero una brava insegnante, lo sai.” Beve un po’ d’acqua dalla sua bottiglietta mentre Jesse alza le spalle.
“La sua fama è quella, sì. Ma non ha mai insegnato nulla a me personalmente, quindi sai, non posso metterci la mano sul fuoco. Però sì, ammetto che tu sei molto più brava da quando ti strapazza.” Appoggia il borsone accanto a quello di Rachel e poi si dirige verso lo stereo, mentre lei si sistema quel maledetto body nero che non ne vuole sapere di rimanere perfettamente a posto. Quando sente la base partire, non può fare altro che alzare lo sguardo verso Jesse e sorridere.
“Total eclipse of the heart? Davvero, Jesse?” lui alza le spalle di nuovo e le tende la mano, ad invitarla a ballare con lui. Rachel si alza, si affianca a lui e comincia a ballare.
Sono sempre stati un’ottima coppia, lei e Jesse. Si sanno capire dal primo momento, e la loro chimica è pazzesca ed innegabile. Quando anche l’ultima nota svanisce dalla stanza portandosi via un “Turn around bright eyes” finale, Rachel si gira e abbraccia Jesse di slancio, come se ne andasse della sua stessa vita.
“Oddio sei un genio Jesse! Questa canzone è perfetta per il mio compito settimanale!” il ragazzo ride, ma la stringe comunque, perché abbracciarla è sempre meraviglioso.
“Con chi hai intenzione di cantarla, la nostra canzone?” ridacchia un po’ e poi lascia la presa, appena in tempo per vedere Rachel spalancare i suoi occhioni marroni e guardarlo come se avesse appena detto un’eresia imperdonabile.
“Ma con te, mi sembra ovvio! Che domande sono queste, St. James? Perdi colpi per caso?” gli tira un leggero pugno sulla spalla, ma Jesse continua a non essere convinto.
“Non credo di poter duettare con te: non frequentiamo lo stesso corso. Potrebbero lamentarsi e non farti proprio esibire, non possiamo correre questo rischio. Troverai qualcun altro.” Spiega semplicemente, come se non ci fosse altra soluzione.
“O magari troveremo qualcuno che possa aiutarci a farti cantare con me.”
 

* - * - *

 
Come abbia fatto Rachel a convincere la sua insegnante a farlo cantare con lei non l’ha ancora capito. Sa che ha usato le sue armi migliori e delle argomentazioni molto valide, ma nessun particolare è trapelato durante le loro chiacchierate giornaliere e indispensabili.
Quindi ora Jesse St. James si trova nella sala canto 12, a quattro classi dalla sua e aspetta il turno suo e di Rachel di duettare. Non l’ha mai vista così agitata, gli stringe la mano in maniera quasi dolorosa, ma non lui non lascerebbe mai andare la presa, quindi stringe un po’ i denti e cerca di ascoltare gli altri partecipanti alla gara. Nessuno di loro è in grado di superarli, figurarsi di batterli. Non capisce perché Rachel sia così preoccupata finché una ragazza bionda con il suo partner con un mezzo sorrisetto e i capelli marroni non conquistano il centro del palco. La somiglianza della ragazza con Quinn è semplicemente innegabile: occhi verdi e profondi, pelle chiara e capelli biondissimi; potrebbero essere sorelle.
Allora Jesse stringe un po’ la mano di Rachel, giusto un po’ di più, e le fa cenno di uscire un secondo. Dopo le varie occhiatacce e imprecazioni silenziose che si è guadagnato, riesce a portarla fuori e lì la prende per le spalle guardandola fisso negli occhi.
“Quella non è Quinn Fabray, d’accordo? E tu sei più brava di lei e di chiunque altro. Quindi adesso andremo lì, canteremo e li distruggeremo tutti, perché io e te siamo fatti per duettare insieme. Sono stato chiaro, Rachel Berry?” lei sorride con gli occhi un po’ lucidi, si sporge per dargli un bacio a stampo veloce e leggero e poi lo riprende per mano.
“Chiarissimo, capo.” Scherza di rimando e Jesse sente che tutta la tensione è sparita: ora c’è tempo solo per la voglia di vincere e per il talento.
Inutile dire che “Total eclipse of the heart” diventò ufficialmente la loro canzone, dopo quella vittoria schiacciante.


 

* - * - *


Mi dicono che c'è una week sui St. Berry, potevo io non parteciparci? Ovviamente no!
Primo giorno, tema NYADA. Io pubblico di notte e al limite del ritardo, iniziamo bene, ahah!
Lasciate commenti (giuro che non sono pazza come sembro) e a domani!

Tatiana :)

P.s. piccola precisazione, praticamente tutte le shots sono AU o What if? quindi niente, non preoccupatevi se mi dovete dire che non hanno un senso, ne sono consapevole!

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Capitolo 2
*** You deserved to win. ***


Lunedì 11 Febbraio: Vocal Adrenaline.
Temporalmente ambientata durante la 3x21.

 

You deserved to win.

 
Dire che Rachel è nel panico è un eufemismo.
Sa di essere vocalmente superiore a quella Unique, però deve ammettere che Jesse ha fatto davvero un bel lavoro con il suo Glee Club. Portare “Starships” è stata un ottima idea perché è una canzone divertente – può giurare di aver visto Brittany cercare di alzarsi per ballare, poi bloccata da un’attentissima Santana – e mette in luce tutte le varie acrobazie che i Vocal Adrenaline sono sempre stati un grado di fare.
A volte avrebbe voluto essere elastica e precisa come loro: sanno fare cose che il suo Glee non può nemmeno lontanamente provare a riprodurre. Non hanno bisogno di un palco pieno di oggetti di scena per attirare l’attenzione, i loro ballerini sanno essere  i protagonisti, lo sfondo e anche la musica, se ne avessero voglia.
Sono in grado, si rende conto, di fare il contrario di ciò che fanno loro: prendono i difetti, e invece di metterli in luce come punti di forza, li nascondono facendo in modo che siano quasi invisibili. Unique ha una voce molto bella, oggettivamente parlando, ma non sa ballare. Non fa altro che stare nel centro del palco e tirare fuori note altissime e perfette, eppure non si muove. Lascia questo compito ai suoi compagni che invece lo sanno fare egregiamente.
Si completano tra di loro, i Vocal Adrenaline, fino alla fine dell’esibizione, quando si rimettono tutti nella loro posizione iniziale.
Quando sente le prime note di “Pinball Wizard”, le viene quasi da ridere. D’accordo, Jesse le aveva detto di non avere idea di che canzone portare per il tema vintage, ma ha sicuramente scelto un pezzo complicatissimo e che non può mostrare il talento di tutti i suoi ragazzi.
Capisce di sbagliarsi, Rachel, quando vede le ragazze dei Vocal Adrenaline buttarsi a terra mentre Unique attacca a cantare. Non pensava seriamente che fosse così brava, deve ammettere che se fosse un membro delle New Direction non ci sarebbero problemi a vincere. Vede gli oggetti di scena fare da splendido contorno a tutta la coreografia, e si chiede quando Jesse sia diventato così bravo a dirigere un Glee.
Lo vede, tra il pubblico guardare con occhi fieri e orgogliosi i suoi ragazzi che si muovono leggiadri come piume sul palco, in perfetto sincrono e senza sbagliare nemmeno un singolo movimento.
Li avevano paragonati ad automi senz’anima, perché non si permettevano di fare un errore, nemmeno uno minuscolo; ma adesso capisce che si sono sempre impegnati tantissimo per arrivare ad un risultato come questo. Unique chiude la performance con un acuto finale che persino Rachel definisce perfetto: ha grinta, talento e voglia di vincere.
Sicuramente è la preferita di Jesse.
Forse era in questo che si erano sbagliati, i Vocal Adrenaline un’anima ce l’hanno eccome: nascosta sotto strati e strati di prese e coreografie complicatissime, ma è più che sicura che ne abbiano una.
Ed è quella che le fa tremare un po’ le mani, perché si rende conto, per davvero, che i Vocal Adrenaline, quest’anno più del solito, si meritano di vincere quel trofeo.
Guarda un’ultima volta Jesse, prima che la sua squadra sia richiamata dietro il sipario per prepararsi all’esibizione, e lo vede alzarsi per andare a congratularsi con i suoi ragazzi. Non l’ha mai visto così orgoglioso e felice e fiero del suo lavoro, e in un momento di debolezza, Rachel pensa che non sia mai stato così bello.


* - * - *

Bah, sarà che per questo tema avrei potuto scrivere qualunque cosa ma ho scelto questa che è complicata e senza senso, però non riesco ad esserne soddisfatta.
Leave a comment, I'll be very very happy.

Tatiana.

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Capitolo 3
*** Credi di potermi proteggere? ***


Martedì 12 Febbraio: Student/Teacher.
AU in cui Rachel è al terzo anno e non ha mai conosciuto Jesse, che ha cinque anni più di lei.

 
 

Credi di potermi proteggere?

 
 
Quando papà Hiram la aveva esortata a frequentare un corso di autodifesa, Rachel aveva sgranato gli occhi, messo su un broncio indispettito e poi era andata in camera sua borbottando su quanto fosse stato inutile farle una richiesta di quel tipo: non c’era bisogno che imparasse a difendersi fisicamente quando tutti i suoi nemici la odiavano per la sua voce.
Poi fu il turno di LeRoy e ancora una volta Rachel rifiutò l’offerta dicendo che non era necessario che lei partecipasse a uno di quelli inutili corsi, non avrebbe imparato comunque nulla e avrebbe soltanto perso tempo prezioso per le prove.
Oggi Rachel, un mese e due settimane dopo l’ultima discussione con i suoi padri sull’autodifesa, sta tornando a casa con Puck da scuola, perché ha paura di farlo da sola. Hanno quasi aggredito una ragazza, un paio di giorni prima, per rubargli il cellulare e qualche banconota, mentre si dirigeva a casa dopo le lezioni. Questo episodio ha fatto scattare qualcosa in Rachel, che adesso ha intenzione di parlare con i signori Berry e pregarli di iscriverla a quel famoso corso.
Dicono che l’insegnante sia veramente qualificato, infatti il suo nome è una garanzia: Jesse St. James.
 

* - * - *

 
La palestra le era sempre sembrata più imponente da fuori, con la sua grande cupola o la sua miriade di finestre. Ma Rachel deve ammettere che dentro è ancora più esageratamente grande di quanto s’immaginava: spalti che possono contenere almeno cento persone ciascuno, un enorme campo da basketball e, sul lato destro, un vero e proprio complesso di attrezzi artistici.
Suo padre le dà una leggere spinta per farla entrare, sebbene di mala voglia, nel centro della sala, e quando lo fa le sue ballerine laccate producono un leggerissimo suono che però rimbomba per tutta la stanza come un’esplosione.
Poi Jesse St. James dopo essersi girato per accertarsi che nulla sia caduto, o ancora peggio rotto, punta i suoi occhi azzurri in quelli di Rachel, e a quel punto l’unica vera esplosione è quella del cuore della mora. Non ha mai visto due occhi così chiari e limpidi e profondi e allo stesso tempo espressivi come i suoi.
Rachel crede fermamente di aver appena trovato un ottimo motivo per cui frequentare quel corso.
“Rachel, mi raccomando, il corso finisce alla cinque” la ragazza sbarra un po’ gli occhi, due ore intere passate a picchiare dei manichini? “quindi quando avete finito, prima di fare la doccia chiamaci così passiamo a prenderti, d’accordo?” Rachel annuisce appena, da un bacio ai suoi genitori e segue il gruppo di ragazze che si sta avviando verso un corridoio, probabilmente per arrivare allo spogliatoio e cambiarsi. Crede di conoscerle quasi tutte, poiché abitano nel suo quartiere ed è più che sicura di sapere perché sono così interessate a questo corso.
La settimana scorsa, una bella ragazza bionda che studia al McKinley e fa la cheerleader è stata aggredita perché dei ragazzi volevano rubarle la borsa. Hanno ottenuto solamente una ventina di dollari, ma la ragazza – mi sembra si chiami Celeste, dovremmo fare biologia insieme, papà. Certo che sono sconvolta, ti sembrano domande da fare? – ha una frattura che la costringe a portare uno scomodo e orribile collare. E Rachel piuttosto che indossare una cosa del genere ha deciso di iscriversi a “Difesa personale”, così come tutte le sue compagne.
 

* - * -*

 
Dopo essersi infilata una tuta di un colore improponibile che ha fatto storcere il naso a tutto lo spogliatoio, Rachel e le altre ragazze sono pronte per cominciare ad allenarsi.
Si posizionano in fila, una accanto all’altra e aspettano che Jesse abbia finito di leggere i loro moduli di iscrizione.
“Allora, mettiamo in chiaro una cosa: so che questo corso sembra stupido e inutile, ma non lo è. Potrebbe salvarvi la vita, e prima che tutto inizi, se volete rinunciare potete farlo. Ma non potrete più farlo dopo, perché da quel momento diventerete una mia responsabilità, quindi scegliete con attenzione.” Fissa le ragazze una per una, ma nessuna di loro si muove. Jesse fa un mezzo sorriso sghembo e comincia a spiegare gli esercizi. Rachel non ha idea di cosa stia dicendo, perché è troppo impegnata ad imprimersi a fuoco in mente i lineamenti di Jesse, il suo modo di gesticolare e come gli si arriccia il naso quando parla di quanto sia pericoloso andare in giro da sole in questo periodo.
Quando la lezione finisce, tutte le ragazze si spostano insieme verso gli spogliatoi e Rachel rimane indietro per chiamare i suoi genitori: si appoggia agli spalti e aspetta che gli squilli monotoni del cellulare siano rimpiazzati dalla voce di suo padre LeRoy.
Jesse non ha fatto altro che fissarla e aiutarla a fare gli esercizi e a chiederle se tutto era chiaro perché è così piccola e fragile e non posso permettermi che le facciano del male, devo proteggerla. Così, quando la vede impallidire per un secondo mentre parla al telefono, in un secondo è affianco a lei e le chiede cosa ci sia che non va.
“I miei genitori non possono venirmi a prendere, e la strada da qui a casa mia è poca, però ultimamente ho paura ad andare in giro da sola.” Sputa fuori tutto in un solo respiro, e Jesse si chiede come faccia a parlare così velocemente.
“Posso accompagnarti io, se ti va. Sono a piedi quindi dovremmo camminare, però almeno saresti in compagnia.” Le risponde, e per un momento ha paura che non accetti perché ha appena detto di non fidarsi di nessuno, eppure la vede sorridere, e i suoi denti sono così bianchi da riuscire ad illuminarle tutto il viso.
 

* - * -*

 
Rachel si era lavata, cambiata e fatta trovare fuori dallo spogliatoio in un tempo record. Jesse aveva dovuto sistemare le attrezzature usate, così hanno cominciato a parlare del più e del meno, delle passioni e degli interessi, scoprendosi più simili di quanto pensassero. Hanno scoperto che entrambi amano l’azzurro e le giornate di primavera, che adorano riguardare all’infinito i loro film preferiti e che cantano.
Stanno quasi per arrivare a casa di Rachel quando gli chiede quanti anni abbia. Jesse storce un po’ il naso e risponde “Alcuni più di te. Tu ne hai sedici, esatto?” Rachel annuisce appena e lo guarda aprirsi in un altro di quei suoi sorrisi sghembi. “Allora ne ho esattamente cinque più di te.” La guarda intensamente, e quando Rachel gli chiede se vuole entrare a cantare qualche canzone con lei, o a guardare uno di quei film che conoscono a memoria sa che non le interessa se Jesse è più grande di lei, o se è il suo insegnate di autodifesa.
Per lei, lui è solo Jesse.

 

* - * - *


Ebbene si, miei cari, questa è la shot più insensata che io abbia mai scritto. Quindi sentitevi liberi di dirmelo, davvero!
A domani con la Different Time Period - aiuto!

Tatiana.

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Capitolo 4
*** I dreamed a dream. ***


Mercoledì 13 Febbraio: Different time period.
AU completamente ispirato a “Les Miserables”.

 
 

I dreamed a dream.

 
 
Rachel ha diciotto anni quando incontra Finn per la prima volta. Si innamorano l’uno dell’altra in meno di un mese, e quando le decide di regalarsi a lui, pensa che staranno insieme per sempre.
Rachel ha diciannove anni quando nasce sua figlia Cosette, esattamente sette mesi dopo che Finn l’ha abbandonata perché “non sono pronto ad avere una figlia, la crescerai tu! Io non voglio averci nulla a che fare.”
Durante quell’anno cresce la sua bambina da sola, e quando si accorge di non avere più soldi per sostenere se stessa e la sua creatura, decide a malincuore di lasciarla a due locandieri fuori città. Cerca lavoro disperatamente, e quando trova un impiego nella fabbrica del signor sindaco, Rachel pensa di essere finalmente salva. La pagano bene, lavora onestamente e riesce a ripagare i locandieri per la casa che offrono a Cosette.
Lavora lì da quasi cinque anni ormai, quando una delle sue colleghe scopre la lettera che le è stata recapitata a casa due settimane prima.
“Mandaci più soldi, e in fretta. La bambina ha bisogno di un dottore.”
Una frase e il mondo di Rachel le cade addosso. Una frase e Rachel si impegna ad essere la prima ad arrivare al lavoro e l’ultima ad andare a casa. Lavora più in fretta e con più cura, non fa pause, non si ferma e aspetta il giorno di paga come se ne andasse della sua vita.
Quando quella donna tanto bella quanto perfida la fa licenziare – porterà solo problemi, lo sapete anche voi. – Rachel ha ventiquattro anni.
Rachel ha ventiquattro anni quando diventa una prostituta.
Dopo essere stata buttata per strada senza più un lavoro e con una figlia da mantenere, Rachel ci prova con tutta se stessa, a non essere spezzata.
Riesce a resistere circa due giorni. Poi incontra una donna che ammira i suoi lunghi capelli castani come se fossero fili d’oro. Promette di pagarla se le lascia il permesso di tagliarglieli. E Rachel permette che la sua bellissima chioma venga ridotta a niente più che qualche corta ciocca per poter salvare sua figlia.
E dopo i capelli vengono i denti. Il suo lucente sorriso viene a poco a poco distrutto, ma a Rachel va bene, perché sta cercando di salvare la sua bambina.
Cerca con tutta se stessa di non farsi piegare, di non vendere anche il suo corpo. Ma purtroppo, quando i denti sono finiti e dato che i capelli si ostinano a non ricrescere, è costretta ad accettare il suo ignobile destino.
Rachel ha ventiquattro anni quando viene spezzata, ed è a ventiquattro anni che incontra Jesse.
Jesse per Rachel all’inizio è uno come tutti gli altri. Viene in piazza, cerca una bella donna con cui passare la notte e poi sparisce. È così che si vedono per la prima volta. La solita accompagnatrice di Jesse è morta qualche giorno prima, a causa di una malattia di cui Rachel non vuole sapere nemmeno il nome, e quindi lui è costretto a cercare qualcun’altra. Quando la vede, con il suo vestito arancione troppo lungo per la sua piccola statura e gli occhi così spenti, è inevitabile che la scelga.
La prima volta che Rachel cerca di andare a letto con lui, scoppia a piangere e Jesse si ferma all’istante. La abbraccia, senza sapere esattamente perché, e le promette che smetterà di fare male. Anche se sa che non è vero: Rachel è pallida e mal nutrita ed è sicuro che stia covando la febbre. Così paga per il suo licenziamento, la porta in ospedale e le sta vicino. Prega per lei ogni sera, e le racconta storie inventate per farla addormentare.
A volte si fa raccontare da Rachel di Cosette e in quei momenti lei sembra irrimediabilmente piena di vita.
Rachel ha ventiquattro anni quando si innamora di Jesse, ed è a ventiquattro anni che muore a causa della febbre.


 

* - * - *



Sono in ritardo di due giorni e vi propongo questa "cosa" tristissima e senza un filo logico. E' colpa de "Les Miserables" quel film è abnduhbcyb. Dovete guardarlo, davvero!

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Capitolo 5
*** Uguali come sempre. ***


Giovedì 14 Febbraio: Power couple.
Seguito naturale di “Diverso da chi?”, ma può essere letto anche senza conoscere la OS precedente.
 

Uguali come sempre.

 
 
Jesse ha aperto uno studio tutto suo all’incirca sette anni fa, mentre Rachel l’ha fatto solo due anni dopo di lui, eppure hanno entrambi lo stesso prestigio.
A volte si prendendosi in giro dicono che sia merito solo della NYU e di Yale, e della St. James & co. – dove hanno rispettivamente studiato e lavorato negli anni precedenti.
Ma la realtà è tutt’altra: Rachel e Jesse si sono dannatamente impegnati – con straordinari, lavori extra e svolgendo incarichi che nessun’altro avrebbe mai anche solo guardato da lontano – e la loro determinazione ha fatto sì che riuscissero a sfondare nel mondo legislativo di New York.
Si sono impegnati anche per far funzionare la loro relazione, durante quegli anni. Dal loro primo appuntamento a pranzo, sono passati esattamente nove anni, e durante questo periodo si sono sempre amati, Jesse e Rachel.
C’è stato quel giorno in cui Jesse durante una delle loro colazioni a chiesto a Rachel di andare a vivere insieme, con una semplicità irreale, come se stesse ordinando il caffè. E Rachel non aveva potuto fare altro se non sorridere di quel suo sorriso luminoso e pieno di vita e rispondere con un semplice “Sì, così almeno non spenderemo sempre i nostri soldi in biscotti da Starbucks”.
Ci sono stati anche giorni in cui Jesse era arrabbiato e frustrato perché non riusciva a vincere una causa. E in quei casi capitava che lui e Rachel litigassero furiosamente, che lui uscisse sbattendo la porta e lei rimanesse immobile a fissare il punto dove prima c’era il suo ragazzo, come nei migliori film d’amore. La sera poi, puntualmente Jesse tornava a casa senza aver cenato, Rachel gli scaldava silenziosamente la cena e dopo passavano la nottata abbracciati e senza dirsi nulla.
C’è stata una settimana in cui Rachel non faceva altro che rispondere freddamente a Jesse e per un momento lui ha davvero temuto che fossero arrivati al limite. Poi una sera, davanti ad una tazza di tè alle erbe, Rachel era semplicemente scoppiata a piangere dicendo a Jesse che la compagnia di suo padre non aveva potuto rinnovarle il contratto, e che quindi lei era ufficialmente una disoccupata: Jesse l’aveva abbracciata stretta per un tempo indefinito e poi, guardandola negli occhi le aveva detto “Aprirai uno studio tutto tuo, allora, esattamente come ho fatto io.” e Rachel aveva sorriso appena tra le lacrime, per poi baciarlo sussurrandogli infiniti ti amo.
 

* - * - *

 
Jesse è nel pieno di una crisi di panico. Una di quelle che gli fanno girare la testa e gli mozzano il respiro in gola, costringendolo a respirare profondamente dal naso.
Cosa lo fa sentire così ansioso e preoccupato? L’anello che si trova nella tasca destra della sua giacca. Perché ci ha ragionato tantissimo, Jesse, e chiedere a Rachel di sposarlo è l’unica cosa che gli serve per essere completamente felice.
Ha preparato tutto nei minimi dettagli – la cena, l’atmosfera perfetta e il discorso per arrivare alla proposta – eppure quando si parla di Rachel, Jesse si sente di nuovo un diciottenne che tutti considerano incapace.
Sta percorrendo il loro salotto a grandi falcate da un po’ – dieci minuti? Una o due ore? – e continua a domandarsi dove diavolo sia finita Rachel. Sta piovendo da un paio d’ore, e non se ne stupisce perché a New York capita spesso, ultimamente. Si affaccia alla finestra, ed è così occupato a guardare le gocce che si infrangono sul piano di vetro di fronte a lui, che quasi non sente le chiavi che armeggiano con la serratura e la porta che si apre. Quando si gira vede una Rachel Berry zuppa fino alla spina dorsale, con i capelli bagnati tutti appiccicati alla faccia e un’espressione arrabbiata.
“Dio mio Rach, che hai fatto?” in un attimo è al suo fianco, le prende giubbotto e borsa e li lancia sul divano per poi cercare di sistemare i suoi lunghi capelli marroni.
“Ha cominciato a piovere quando ero a tre isolati da casa.” Jesse fa per aprire bocca ma Rachel lo precede “Ero a piedi perché avevo bisogno di camminare e schiarirmi le idee. Io… ho vinto la causa, Jesse.”
È una reazione involontaria quella di Jesse, quando spalanca un po’ di più gli occhi e poi le sorride teneramente. “Sono molto fiero di te, amore.” Le stampa un bacio sulle labbra, e dopo Rachel si accorge che il loro salotto è completamente decorato. Sorride apertamente sulle labbra di Jesse e “A cosa devo tutto questo? Non sapevi ancora che avevo vinto.” Chiede, quasi sussurrando.
“Volevo chiederti di sposarmi. Ma a questo punto prima festeggiamo la tua vittoria, d’accordo?” Le fa l’occhiolino e quando vede Rachel sbarrare gli occhi come quando le ha chiesto di trasferirsi da lui, scoppia a ridere. “Eddai Rach, non fare così! Tanto è come se fossimo già sposati, ci mancano solo gli anelli, e tu lo sai.” Prende i vestiti bagnati della sua ragazza, e mentre li porta in bagno, sente distintamente Rachel ridere. L’ultima cosa le sente prima di sparire dietro la porta scorrevole è un “Sarebbe un sì, comunque, e tu lo sai.”


 

* - * - *



Eccoci, questa è la mia bambina, sappiatelo. E sì, è il mio regalo di San Valentino (rigorosamente in ritardo) per Itsamess: auguri baby! <3
A stasera con la shot di oggi - speriamo!

Tatiana. :)

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Capitolo 6
*** I need this. ***


Venerdì 15 Febbraio: Library.
Temporalmente ambientata durante la prima stagione.

 
 

I need this.

 
 
Di certo Rachel non si aspettava questo, quando il professor Shue aveva detto che avevano bisogno di soldi. Rachel avrebbe fatto qualunque cosa per partecipare alle Regionali, quindi un lavoretto extra-scolastico non le era sembrato la fine del mondo.
Prima di sapere.
Prima di realizzare dove avrebbe dovuto lavorare.
Una libreria. Mr. Shue le aveva affidato il compito di lavorare alla libreria vicino a casa sua, facendo i turni con Puck.
“Rachel Berry lavorerà in una libreria” aveva detto Noah ridendo quel pomeriggio alla riunione del Glee “se fossi in voi non me la perderei!”
 
 
* - * - *
 
 
E così Rachel è finita a camminare avanti e indietro per una piccola sala silenziosa, quel Martedì pomeriggio. Trasporta i libri da uno scaffale all’altro, perché hanno deciso finalmente di cambiare la moquette.
Mentre sta facendo esistenziali considerazioni sull’orrendo colore grigio topo del pavimento sotto di lei, sente la porta aprirsi. È quasi sicura che ci sia qualcuno al banco all’ingresso, ma si sporge dallo scaffale ugualmente per osservare il nuovo arrivato.
Quando vede un ragazzo – capelli ricci, giubbotto di pelle e stivali neri che stanno sporcando la moquette grigio topo – scende immediatamente dalla scala e gli va incontro.
“Posso esserti utile?” chiede Rachel con un sorriso forzato sistemandosi il maglione con il gufo.
Il ragazzo sobbalza un secondo come se non si aspettasse che ci fosse realmente qualcuno in quella libreria, poi si apre in un sorriso – certamente di gentilezza ma pur sempre bellissimo – e risponde alla ragazza “Sto cercando un libro di spartiti degli AC/DC. Precisamente devo trovare il testo e la musica di ‘Highway to hell’, mi serve per un compito del Glee Club.”
Rachel si stupisce un attimo e chiede, senza rendersene conto “Fai parte di un glee Club?”
Jesse ridacchia e sorride ancora “Certo, non mi conosci?”
“Dovrei?” ribatte Rachel e si sente giusto un po’ indignata, perché insomma, chi si crede di essere quello?
“Jesse St. James, voce principale dei Vocal Adrenaline, il prossimo Glee Club che vincerà le regionali, e di conseguenza anche le nazionali. Piacere di conoscerti…?” allunga la mano ma si ferma quando si rende conto di non sapere il nome della ragazza.
Stessa ragazza che ora gli da le spalle, sparisce qualche momento in mezzo agli scaffali pieni di romanzi e ne riemerge con un libro di almeno duecento pagine intitolato ‘AC/DC: come siamo riusciti ad arrivare’ che poi molla in mano a Jesse quasi con rabbia.
“Io sono Rachel Berry, cantante protagonista di tutti i numeri delle Nuove Direzioni, il prossimo Glee Club che vi batterà. È un piacere conoscerti, nemico mio.” Sorride apertamente prima di indicare il libro che gli ha appena portato.
“Goditi gli spartiti, mi raccomando!”


 

* - * - *


Ormai mi sono resa conto che sarò sempre in ritardo di un giorno, deal with it.
Viva gli AC/DC perchè in Highway to hell Jon era meraviglioso.

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Capitolo 7
*** I love you, won't you tell me your name? ***


Sabato 16 Febbraio: Hello.
AU, primo incontro tra Rachel e Jesse.

 
 

I love you, won’t you tell me your name?

 
 
Rachel aveva sempre preso la metropolitana alle sette e trentacinque del mattino, tutti i giorni della sua vita da quando viveva a New York.
Una mattina era così in ritardo che stava ponderando di non andarci proprio, al lavoro. Poi si era ricordata che faceva straordinari e lavorava ad orari improponibili per comprarsi quella bellissima chitarra che aveva visto al negozio qualche mese prima e si era vestita più in fretta possibile.
Quando era riuscita a trovare un posto si era meravigliata e era corsa verso la banchina, prima che una signora anziana si sedesse. Sconsolata si era guardata un po’ intorno, poi un bellissimo ragazzo le aveva chiesto “Vuoi che ti lasci il posto, dolcezza?” Rachel era arrossita, aveva ringraziato e gli aveva sorriso.
Sul momento aveva pensato a quanto gentile e carino e gentiluomo e carino fosse stato, ma mai aveva pensato che l’avrebbe rivisto, quindi a quale pro chiedergli il nome?
 

* - * - *

 
La seconda mattina che Rachel si era svegliata in ritardo aveva lanciato qualche imprecazione contro la sua sveglia, aveva salutato Kurt con un abbraccio veloce augurandogli buona giornata e si era catapultata verso la metro.
Arrivata lì ogni posto era occupato, e Rachel aveva cercato inutilmente di mettersi il più lontano dalle porte per non intralciare nessuno. Poi una mano l’aveva leggermente tirata per una manica del lungo cappotto ocra e lei, dopo essersi girata, aveva visto di nuovo quel bellissimo ragazzo.
Le stava indicando il posto si cui era seduto, e Rachel era riuscita a balbettare un “No, no, sei troppo gentile, stai pure seduto!” prima che si alzasse a la costringesse, quasi, a mettersi dove prima si trovava lui stesso.
“Perché ogni volta che mi vedi mi lasci il tuo posto?” Aveva chiesto ridacchiando, prima di rendersi conto che probabilmente quello sconosciuto non la ricordava nemmeno.
“Perché sei carina, dolcezza.” Aveva sorriso – e come ho fatto e non notare il suo sorriso? – e poi era sceso velocemente dalla metro.
 

* - * - *

 
Rachel da quella mattina prende sempre la metro in ritardo di dieci minuti, e incontra tutti i giorni il suo sconosciuto che le lascia sempre il posto prima di scendere. Ormai parlano di qualunque cosa, perché alla fine, chi meglio di uno sconosciuto può aiutarti se hai dei problemi?
Le loro conversazioni sono brevi per natura, perché condividono solo tre fermate totali, ma quella mattina, quando il ragazzo le lascia il posto, le da’ anche un pacchetto. Poi scende, salutandola con la mano e le mima un cellulare con le dita.
Quando Rachel apre il pacchetto, crede di poter svenire lì, in quel preciso momento. All’interno del sacchetto bianco e nero che ora riconosce come quello del suo negozio di musica preferito, c’è la chitarra che ama tanto e di cui ha parlato per due settimane intere.
Attaccato alla cassa c’è anche una lettera, scritta con una calligrafia leggere e impeccabile che recita: “Ciao dolcezza, io mi chiamo Jesse. Ti ho regalato anche lo spartito di una canzone che devi assolutamente imparare a suonare, mentre sarò via. Torno tra un paio di settimane, cerca di sederti sempre la mattina!”
 

* - * - *

 
Due settimane dopo – durante le quali Rachel ha dovuto lottare per trovare un posto a sedersi e non sempre è riuscita a vincere la battaglia – quando sale sulla metropolitana, il viso sorridente di Jesse è lì ad aspettarla.
Quando fa per alzarsi però, Rachel lo blocca e intona il verso della canzone che Jesse le ha chiesto di imparare.
“Hello, I love you won’t you tell me your name?” poi sorride e Jesse non può fare altro che aprirsi in un sorriso di rimando.
“Tecnicamente sai che dovrei chiedertelo io, vero dolcezza?” Rachel gli lancia un occhiataccia e ride sommessamente.
“Sei pazzo, Jesse. Non sai nemmeno come mi chiamo e mi hai fatto un regalo splendido. Io non so davvero come ringraziarti.” Arrossisce e Jesse alza appena le spalle.
“Hai imparato la canzone, no?” Rachel annuisce. “Allora siamo a posto. Oh, devo scendere, ci vediamo domani!”
Si alza di corsa, e un secondo prima che possa scendere lo sente forte e chiaro: “Mi chiamo Rachel, comunque.”


* - * - *

Eccoci, ho finito. (Con un giorno in ritardo ma who cares?)
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto silenziosamente e a Itsamess che mi ha lasciato un parere ad ogni shot.

Alla prossima,
Tatiana. *che vi ama tutti un sacco*

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