Oh, my Lady.

di Ema Kiryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dara High School, eccomi. ***
Capitolo 2: *** Le Pietre dell'Anima ***
Capitolo 3: *** Non capisco più nulla... ***
Capitolo 4: *** Alkimiyà ***
Capitolo 5: *** Il futuro del regno è nelle mie mani ***
Capitolo 6: *** Non vi deluderò ***



Capitolo 1
*** Dara High School, eccomi. ***


<< Lei è Emily Touseau >> annunciò a tutti la voce della professoressa seduta alla cattedra. Feci un piccolo segno di saluto e mi fu indicato il mio posto, in fondo all’aula vicino ad un ragazzo alto, con i capelli scuri e spettinanti, gli occhi di un insolito colore azzurro tendente al viola che mi osservavano annoiati; mi sedetti accanto a lui e lo guardai qualche attimo prima di girarmi ancora una volta verso la professoressa << Signorino Aron, accompagni la sua amica in giro per la scuola, farà qualcosa di utile >>.
Uscimmo dalla classe e mi accompagnò fino ad essere abbastanza lontani << Fa ciò che vuoi, io rimango qui >> disse con aria beffarda; andai avanti da sola e mi guardai un po’ intorno per cercare una piantina della scuola. Alla mia destra trovai un immagine che poteva essere benissimo una mappa, mi diressi da quella parte, ma non mi accorsi che davanti a me c’era un altro ragazzo e ci andai a sbattere contro << Scusami >> lo guardai: capelli castani, occhi scuri e aria intelligente. << Cos’è Richard, ti stai facendo scappare una pollastra? >> con quel termine si riferiva a me; Richard venne da noi << Ehi, Nicholas! Hai imparato nuove parole? Non mi faccio scappare nulla, non ti preoccupare ragazzino >> non sembrava andassero molto d’accordo << Non sono la pollastra di nessuno >> mi difesi << Dai su andiamo >> mi disse Richard, lo seguii continuando a guardare, curiosa, dietro di me, l’espressione di Nicholas.
Camminammo in giro per la scuola, poi ritornammo in classe per la pausa pranzo e le ragazze mi vennero vicino e si presentarono, tutte tranne una che rimase al proprio posto a leggere un libro; ero assalita da ragazze che mi facevano domande e non avevo il tempo di rispondere che attaccavano altre, quindi mi limitavo a ridere ed annuire e così facevano anche loro.
Quando finirono le lezioni uscii dall’aula e mi diressi sul terrazzo, lì c’era quell’unica mia compagna che era rimasta seduta durante il pranzo << Ciao >> le dissi cortesemente, rimase un po’ a guardare le pagine del libro << Tu devi essere l’alunna nuova >> annuii << Interessante >> continuava a guardare il suo libro << Cosa? >> alzò lievemente lo sguardo << Non capiresti, per ora >> cosa non avrei capito? << Ok >> la guardai dubbiosa << Che c’è? >> disse << Nulla >> andai via. Nel corridoio principale venni fermata da una ragazza << Sei nuova qui vero? Dovresti iscriverti a un club >> la guardai << Davvero? >> mi sorrise << Si, certo! Ti spiegherò velocemente quali sono i club: c’è il solito club musicale, quello di pittura, di giardinaggio, di tennis, di pallavolo e uno di lettura >> partecipare ad un’attività? No, mai << Ci penserò, poi ti darò la conferma! >> sorrise allegramente << Quando avrai deciso protrai venirmi a trovare in 4D, il mio nome è Anastasia Topkins >>.
Uscii da scuola un po’ annoiata e mi fermai quando vidi Richard appoggiato al cancello d’ingresso, lo sguardo rivolto verso il basso e l’aria da duro << Ehi >> dissi << Che c’è? >> che simpatico eh! << Nulla, lascia stare >> girai sui tacchi e feci per andarmene, quando la sua mano sfiorò la mia e mi girai, lui era nella stessa posizione di prima, ma mi guardava << Non stare troppo vicina a quel Nicholas >> tutto qui?
Andai via e mi diressi verso casa << Salve! >> gridai << Ehi Emily! >> uscì da una stanza Caterine, la ragazza con cui abitavo; sono andata a vivere insieme ad un’amica che viveva lì da sola visto che i miei genitori erano famosi musicisti sempre in giro per il mondo e mi ero ormai stancata di cambiare sempre città anche solo per un paio di settimane.
Avevo cominciato a frequentare la Dara High School, scuola di circa seicento alunni di cui circa cinquecento maschi; la Dara era diventata solo da due anni scuola mista e il sesso femminile scarseggiava, ma era stata l’unica scuola in cui accettavano iscrizioni tre giorni prima dell’inizio delle lezioni. Mi chiedevo sempre perché mi avesse accettato la richiesta di iscrizione visto che non è mai stata una scuola molto flessibile sulle regole, c’era qualcosa di strano in quella scuola e dovevo scoprire cosa; decisi di farlo subito, o quasi: mi sarei introdotta nella scuola per cercare le risposte ai miei “perché”.
Avevo preparato tutto: alle dieci sarei entrata di nascosto nella scuola e avrei visto le cartelle degli studenti e i computer per avere informazioni su questa benedetta Dara High School che non mi convinceva affatto.
Camminai con passo felpato fino alla struttura, andai sul retro e salii il muretto, lo scavalcai lentamente e finii all’interno; entrai lentamente, aprii la porta sul retro e cercai la segreteria , la trovai e vi entrai presi alcune cartelle, accesi la torcia e cominciai a sfogliare delle pagine. Su alcune pagine di alcuni studenti c’era uno strano simbolo: una mezzaluna nera accanto al nome dell’alunno, la cosa strana fu che ne trovai una anche sulla mia, ma era con il bordo nero e l’interno bianco. << Ehi >> mi girai spaventata, no, non lui.  

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Capitolo 2
*** Le Pietre dell'Anima ***


Alle mie spalle, braccia incrociate sul petto e sguardo da gatto che ha trovato un topo, c’era Richard, ma la voce non mi era sembrata la sua; vidi dietro di lui un’altra figura: era Nicholas << Che… Che ci fate voi qui?! >> dissi in tono accusatorio << Dovremmo dirlo noi a te >> rispose canzonante Richard << Sono qui per… Bé c’è qualcosa che non va in questa scuola. Perché hanno accettato la mia domanda di iscrizione visto che non l’hanno mai fatto? Perché quei simboli su alcuni fascicoli? Non è del tutto normale… >> un’altra voce mi interrupe << Infatti >> proveniva da un ragazzo della mia età: i capelli al buio sembravano di un biondo così scuro da essere quasi castano, gli occhi potevano benissimo essere scuri che chiari, aveva un po’ l’aria da “figo” di Richard. << Chi sei? >> gli chiesi stupita << Il mio nome è Tristan >> il ragazzo venne verso di me, mi prese una mano e me la baciò, proprio come facevano i nobili dell’Ottocento alle dame; guardai disperata in direzioni degli altri e due che assistevano alla scena << Cos’è, non le avete ancora spiegato nulla? >> disse Tristan << No, non era il momento, ma forse è arrivato. Vieni con noi, Emily >> disse Nicholas. Gli seguii fin fuori alla scuola e ci sedemmo tutti su delle panchine nel cortile sul retro, nascosti dalle piante per non far sospettare a nessuno di movimenti all’interno della struttura << Devi sapere che nella nostra scuola accettano per la maggior parte solo ragazzi non umani, se vogliamo dire così e sono quelli segnati sui registri con una mezzaluna nera. Quelli con la mezzaluna nera però sono tutti ragazzi, le ragazze invece sono segnate da una luna intera di colore nero… >> disse Richard, ma lo interruppi bruscamente << Ed io? Perché il mio simbolo assomiglia al vostro? E cosa vogliono indicare i simboli? Cosa sono davvero? >>Domande a cui speravo di trovar subito risposta << Il tuo simbolo è diverso perché tu sei l’unica come noi che ha dei, se così li vogliamo chiamare, cavalieri al suo ordine. Noi siamo degli stregoni mandati a vivere sulla Terra per dei motivi che ora non posso spiegarti; tu sei una strega potente, una delle tre streghe che comanderanno nel nostro mondo >> lo guardai sbattendo le palpebre più volte per lo stupore e cercai di convincermi che fosse tutto vero << Non ci credo >> mi guardarono come se avessero già previsto che io rispondessi in quel modo << Già, è sempre difficile accettarlo, ma lo farai presto >> mi sembrava che Tristan mi stesse minacciando << Ok, ok… Anche se fosse vero, voi cosa c’entrate con me? >> mi sembrava una domanda ovvia da fare << Siamo i tuoi cavalieri >> scoppiai in una fragorosa risata, poi mi feci seria << Come?! Voi tre dovreste fare cosa? >> cercai di diventare seria, ma con pessimi risultai << Dobbiamo seguirti ovunque, aiutarti e servirti… Tutto qui >> rispose Richard facendo aumentare le mie risate << Non scherzate vero? >> mi guardarono seri, smisi di ridere << Dobbiamo fare il patto, vieni con noi >> mi ordinò Tristan e mi trascinarono di nuovo dentro la scuola. Finimmo in un’aula in disuso a piano terra, Tristan e Richard mi presero e mi portarono al centro della stanza, posizionatisi tutti e tre intorno a me cominciarono ad intonare una specie di giuramento << Io… >> uno alla volta disse il proprio nome << Giuro di aiutare la mia padrona in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione tenendo sempre presente la Grande Legge. Giuro di essere al suo servizio anche se dovessi sacrificare la mia vita, giuro di essere al suo fianco per sempre >> finirono quel giuramento che mi provocò la pelle d’oca << Adesso dovresti dire “ Giuro di essere fedele alla Grande Legge e di trovare le Pietre dell’Anima per governare un giorno nel nostro Mondo” >> obbedii e parlai, alla fine tutti e tre si inginocchiarono davanti a me e mi donarono tre piccoli frammenti di pietre dai colori tenui. << Cosa sono? >> mi guardarono con apprensione << Sono tre frammenti delle tre Pietre dell’Anima che tu dovrai trovare >> mi rispose Nicholas << Allora, la Pietra Verde, la Pietra Bianca e la Pietra Nera… >> non finii la frase << Noi custodiremo le pietre quando le troverai, io ho la Pietra Nera, Richard quella Verde e Nicholas quella Bianca >> disse Tristan << Conserva quelle tre Pietre, ti porteranno alle altre >> non capivo tutto, ma annuii << Perché proprio io? >> si guardarono << I tuoi antenati sono tra i più forti stregoni e streghe che esistano >> ero confusa e non lo dissi. Camminai in giro per la stanza con gli sguardi dei ragazzi addosso, poi uscii seguita da questi ultimi e feci per andarmene da scuola << Dove vai? >> dissero in coro << Vado a casa, perché? >> mi guardarono furiosi << Non puoi, devono ancora rivelarsi i tuoi poteri >> disse Richard << E’ strano che ancora non sia successo nulla >> continuò Nicholas. Non stava accadendo nulla che potesse essere più strano delle cose che mi avevano detto i ragazzi, quindi pensai semplicemente che si erano sbagliati << Vuol dire che non sono io la ragazza che cercate >> si fermarono tutti intorno a me e spalancarono gli occhi << E’ impossibile >> rispose Richard guardando un punto fisso dietro di me; guardai gli altri e due, Tristan aveva nello sguardo tanta rabbia che smisi subito di guardarlo, ma lui improvvisamente mi prese e mi sbatté contro il muro << Devi essere tu >> mi strinse così forte il polso che emisi un breve grido, lui mi guardò pieno di vergogna << Oh, my Lady >> mi lasciò il braccio e si inginocchiò davanti a me mettendomi in imbarazzo << Che fai? >> gli chiesi massaggiandomi il polso << Si è fatta male per colpa mia, la prego di scusarmi >> parlava così diversamente che pensai fosse stato posseduto improvvisamente << Ma cos’hai?! >> mi guardò << Nulla, le ho chiesto il suo perdono per il mio stupido comportamento >>
<< Alzati e rivolgiti a me come prima, non vuol dire che se in qualche modo hai capito che sono io la strega devi trattarmi così >> seguì il mio ordine e si alzò << Scusami >> fece un lieve inchino e indietreggiò.
Mi guardavano aspettando un mio segno, un qualcosa che sarebbe stato a significare che i miei poteri si erano manifestati, ma non accadde nulla; aspettavamo, io con le braccia sul petto guardando loro, e i ragazzi ansiosi guardando prima me e poi facendosi sguardi di resa. << Io vado via, è ovvio che non sono io quella che state cercando. Non fermatemi, sarebbe solo uno spreco di tempo, non sono una strega… Addio >> sciolsi le braccia, le lasciai cadere lungo i fianchi e aprii la porta dell’aula. Mi diressi verso il cancelletto del retro e, nel momento stesso in cui cercai di aprire il portoncino vetrato mi ritrovai in un luogo buio e senza via d’uscita, subito dopo ero circondata da miriadi di segni e immagini di cui non conoscevo il significato, mi sentivo confusa, mi girava la testa e tutto iniziò a ruotare vorticosamente intorno a me, serrai gli occhi e poi li riapri quando il senso di nausea tendeva a diminuire. Ero seduta per terra, le spalle mantenute dalle forti braccia di Richard e i ragazzi che mi guardavano più spaesati di quanto potessi esserlo io << Cos’è successo? >> chiesi esigendo una risposta soddisfacente << Ti stavamo seguendo, quando ti abbiamo trovata sulla soglia a guardare il nulla come in uno stato di trance; ti abbiamo chiamata più volte, ma tu non sbattevi ciglio, un minuto fa sei caduta per terra priva di sensi >>  ripensai a quella specie di sogno << Ora stai bene? >> risposi annuendo e mi alzai << Ho… visto… dei simboli che non conosco >> mi presi il viso tra le mani per cercare di fermare i pensieri << Capirai… >> disse apprensivo Nicholas << Si, ma quando?! >> nella mia voce c’era una nota isterica << Presto, molto presto… >> rispose tempestivo Tristan << Si, certo! >> dissi sarcastica << Voglio, capirci qualcosa, ora! >> non era una richiesta, una frase detta e lasciata vibrare nell’aria, no, era un ordine. Andai via stanca di quei silenzi, stanca di quelle omissioni nel raccontarmi la verità, ero stanca di quelle confessioni che in un attimo mi avevano cambiato la vita; decisi di staccare la spina, ma era così difficile con tre ragazzi – stregoni – che mi seguivano ovunque. Stavo tornando a casa, non volevo che mi seguissero << Basta ora! Andatevene, ci vedremo domani… Ok?! >> gli guardavo male << Non possiamo >> mi rispose Nicholas << Si, ve lo ordino >> si pietrificarono << Oh, My Lady >> parlarono in coro e poi si dileguarono nell’oscurità della notte. Tornai a casa, mi lanciai sul letto e faticai ad addormentarmi pensando a quello che era successo.
Mi alzai lentamente e andai davanti allo specchio con aria assonnata, mi pettinai i lunghi capelli castani, guardai dallo specchio la stanza e notai qualcosa di diverso sulla scrivania dove avevo lasciato i tre frammenti di pietra; mi avvicinai e guardai, era così strano. 

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Capitolo 3
*** Non capisco più nulla... ***


Sulla scrivania al posto delle tre pietre colorate c’era un cristallo molto lucente, circondato da una spirale argentata che finiva in una specie di gancetto, le Pietre dell’Anima avevano lasciato il posto a quel cristallo e avevo paura di aver sbagliato qualcosa. Presi un laccio e lo feci passare nell’anellino del gancio, mi lavai in fretta e mi si velocemente la divisa scolastica: una camicetta bianca con i bordi color verde acqua, una giacca di lana dello stesso colore, una gonna – troppo corta a parer mio – color glicine, calze bianche e scarpette laccate nere. Corsi fino a scuola ed entrai in classe, c’erano Richard e qualche altro ragazzo e parlavano << Richard, scusami solo un secondo… >> gli dissi con imbarazzo, lui si allontanò dal gruppo dicendo qualcosa ad uno di loro in silenzio per non farmi capire e venne da me; ci allontanammo fino al retro deserto della scuola << Guarda >> gli mostrai il ciondolo che portavo al collo << Cos’ha di strano? >> mi guardò dubbioso << L’ho trovato stamattina al posto delle tre pietre >> spalancò gli occhi << Non so >> mi disse semplicemente << Dove, dove sono finiti?! Se non lo sai tu che hai più esperienza di me con queste cose, come potrei saperlo?! >> gli domandai arrabbiata << Ah, mi sembrava di aver sentito i toni pacati di Emily >> disse Tristan alle mie spalle, quindi mi girai e mi rivolsi a lui << Guarda! Stamattina c’era questo al posto dei frammenti >> gli mostrai il cristallo << Non c’è da preoccuparsi, è una specie di mutamento per nascondere meglio le pietre, lì verranno conservate le altre parti per completare le Pietre dell’Anima >> finalmente qualcuno mi aveva dato una risposta << Grazie >> dissi in tono cortese << Queste cose dovresti impararle tu, ora >> fece apparire dal nulla un libricino con una rilegatura in pelle sul quale c’era scritto un improbabile nome in una scrittura a me sconosciuta << Comincia da qui >> mi invitò a prendere il libro, lo feci e sfogliai le pagine: termini sconosciuti e immagini strane erano scritti su quelle pagine. << Cos’è? >> dissi in preda al panico << Capirai, promettimi che studierai >> disse Tristan severo  << Cercherò… >> dissi titubante; suonò la campanella e velocemente, quasi senza rendermene conto presi per il polso Richard e lo tirai fino in classe, dove c’erano tutti i nostri compagni che ci guardavano divertiti << Ehi, Richard! Già con Emily? >> disse un suo amico << No, non ti preoccupare, lo stavo solo trascinando in classe >> dissi con fare superbo e il ragazzo sorrise.
Passai tutto il tempo con la testa tra le nuvole pensando al libro che ogni tanto uscivo dalla borsa e osservavo la copertina di pelle blu e toccavo con la mano la scritta, aprivo le prime pagine e le leggevo incerta, come potevo imparare tutte quelle cose?!
Le lezioni finirono, misi tutto in borsa ed uscii silenziosa fino al portone d’ingresso << Emily! >> Nicholas mi raggiunse sorridendomi << Dove sono gli altri? >> chiesi facendo finta di esser felice << Non lo so, ma tu… >> si fermò accanto a me, si avvicinò al mio orecchio << Puoi chiamarli, loro verranno da te >> ci allontanammo dalla scuola in un luogo isolato << Tristan , Richard… Venite >> ordinai, ma nulla << Cosa succede? >> mi chiese Nicholas << Non lo so >> risposi dubbiosa, non venivano da me anche se lo ordinavo; poi si accese una lampadina nella mia mente, pensai i loro nomi, gli chiamai silenziosamente e dal nulla comparvero i loro volti << Oh, my Lady >> si inchinarono davanti a me << Dove vi eravate cacciati? >> si guardarono, poi rivolsero la loro attenzione su di me << Ti stava cercando… >>disse Tristan e guardò Richard che mi prese con forza e mi spinse lontana dagli altri due ragazzi che guardavano la scena incuriositi << Guardavi sempre quel libro oggi… Che hai? >> mi chiese << Non sono sicura di riuscire ad imparare tutte quelle cose… Non sono sicura di nulla, ancora non riesco a credere di essere davvero una strega, non mi avete dato il tempo neppure per riflettere: sono arrivata ieri, mi avete rivelato tutto così velocemente e oggi ho tra le mani un libro da dover studiare sul vostro mondo >> mi guardò << E poi, non credo riuscirò a fare ciò che voi sperate io riesca a fare… >> dissi per concludere << Hai ragione >> rispose lui semplicemente, poi si allontanò per andare di nuovo dai ragazzi e io lo seguii.
Eravamo in silenzio quando sento la suoneria del cellulare, lo presi e lessi il numero a me sconosciuto che mi stava chiamando, risposi << Si? >> dissi << Sono Anastasia Topkins >> risposero dall’altra parte, rimasi in silenzio, quasi scioccata << Come fai ad avere il mio numero? >> chiesi sbalordita << Ho sbirciato nei registi e l’unico numero era questo >> sentii la sua risatina << Che c’è? Se è per quello che mi hai detto ieri… >> non finii di parlare << Non è per quello, volevo solo chiederti di vederci, devo dirti delle cose >> disse allegramente << Ok. Quando e dove >> risposi convinta << Fra un’ora, davanti a scuola… Da sola >> era come se sapesse che in quel momento ero in compagnia dei ragazzi, che mi guardavano ansiosi << Va bene,  scuola tra un ora >> confermai e lei mise giù. << Chi era?! >> chiese ansioso Nicholas << Una mia amica, mi ha chiesto di incontrarla, tra un po’ vado e voi non dovete seguirmi >> risposi seriamente << Non possiamo lasciarti da sola >>era  Nicholas a parlare << E’ un ordine, obbedisci e basta >> gli disse Tristan così Nicholas chinò leggermente il capo e ripeté la solita formula. << Ora vado >> dissi << Fa attenzione >> risposero in coro << E’ solo un’amica, non una serial killer condannata all’ergastolo e poi evasa di prigione >> dissi sarcasticamente e me ne andai.
Arrivai all’appuntamento appena tre minuti prima, giusto il tempo per accorgermi che la scuola era stranamente deserta << Tu! >> sentii gridare << Lurida, stupida ragazzina! Come ti sei mai potuta permettere a venire in questa scuola?! Tu, orrendo essere… >> Anastasia si fermò davanti a me, non era quella dolce e ingenua ragazza che avevo conosciuto, i suoi capelli biondi le incorniciavano il viso tirato dall’odio e dal disprezzo, la postura non era la stessa, sembrava sul punto di avventarsi su di me e strangolarmi << Perché sei venuta qui?! >> non mi dette il tempo di risponderle << Vattene, va via! Non voglio più vedere la tua brutta faccia da queste parti! >> volevo risponderle e dirle che io non ero quello che pensava, volevo discolparmi da qualsiasi accusa << Io… >> qualcosa mi strinse la gola, poi tutto il corpo, come mai forti che mi stingevano ovunque fino a farmi perdere il respiro; tutto d’un tratto il dolore sparì e mi ritrovai ansimante per terra. Il tempo di alzarmi ed ecco una fiamma bluastra attraversarmi il corpo, caddi nuovamente, mi bruciava il petto, ma mi rialzai << Anastasia… >> cercai di parlare, mi fermò di nuovo con una serie di vetri sottili e taglienti verso di me, che riuscii prontamente a schivare. Non sapevo cosa fare, cercava di colpirmi e mi scansavo, poi dopo un ultimo attacca che non potei non prendere decisi di chiamare i ragazzi e come avevo fatto tempo prima pensai intensamente a i loro nomi e tre figure apparvero per proteggermi. Nicholas mi aiutò ad alzarmi e Tristan mi prese quando, barcollando, rischiai di cadere nuovamente; ero fra le sue braccia quando mi disse << Brava, ora lascia fare a noi >> e sprofondai nel buoi assoluto.
Ero tra le braccia di Tristan, confusa dal luogo in cui ci trovavamo e da tutto ciò che era successo prima che aprissi gli occhi << Come è finita, allora? >> dissi aspettandomi una risposta << Pensava tu fossi… Bé, qualcuno che non poteva venire alla Dara >> rispose Richard << Le abbiamo detto chi sei e ora vuole scusarsi con te >> continuò Nicholas << Allora anche lei è una strega! >> affermai << Si >> si affrettò a rispondermi Tristan << Ora fammi scendere >> dissi arrabbiata << Come vuoi >> e mi lasciò cadere senza preavviso, mi alzai da terra e lo guardai storto << Grazie, gentilissimo >> dissi sarcastica << Prego >>.
Ci eravamo fermati davanti ad un cancello altro che Richard aprì, entrammo nel giardinetto che circondava una piccola casa moderna. Entrammo silenziosamente: la prima cosa che si vedeva entrando era uno scalino per “salire” nell’ingresso, le pareti colorate di blu cielo, subito dopo risaltava un tavolo nero lucido, dove era posato un libro con la copertina rossa molto rovinato. Una grande finestra poco sopra il tavolo, con tende azzurre, faceva entrare un raggio di luce che illuminava la grande parete che aveva delle rientranze riempite di libri e il tutto aveva un effetto magico; accanto a quella parete c’era un mobile dello stesso colore del tavolo, con numerosi cassetti. In fondo un arco mostrava una rampa di scale in legno e ferro battuto e una porta socchiusa, bianco latte che risaltava ancora più la tonalità delle pareti.
<< Non è un granché, ma ti terrà al sicuro almeno finché non avrai imparato qualcosa della magia >> attaccò a parlare Nicholas << A proposito, ti portiamo sopra e tu comincia a studiare. Non sai neppure lanciare uno stupido incantesimo di difesa >> Richard mi spinse su per le scale, Nicholas aprì una porta sulla destra e mi fecero entrare, quella che vidi non era una biblioteca, ma un paradiso: muri blu cielo, soffitto affrescato come se fosse un’antica biblioteca ottocentesca, pavimento di legno color quercia, una grande finestra con tende bianche e un balcone che affacciava sul giardinetto. L’arredamento era misero, tre tavolini in legno lucido con vasi di fiori bianchi, giallo pallido e viola con venature azzurre, erano disposti uno lontano dall’altro e ognuno aveva un paio di sedie dello stesso colore. La cosa straordinaria erano le altissime librerie in legno di ciliegio che toccavano l’alto soffitto e le centinaia o migliaia di libri che formavano un arcobaleno di colori, classificati ,in modo certosino, per altezza e grandezza . Riconobbi alcuni titoli famosi come le meravigliose opere di Shakespeare o di Dickens, libri che nascondevano altri che per un uomo qualunque erano semplicemente libri di alchimia, astrologia o storie irreali.
Vidi armeggiare Tristan e Richard con alcuni scaffali, prendere alcuni libri e poggiarli sui piccoli tavoli << Questi ti serviranno per conoscere e provare gli incantesimi basilari di una strega >> guardai prima i libri, poi loro e viceversa, aprii e chiusi la bocca innumerevoli volte non riuscendo a parlare per lo sconforto << Tutti quelli?! >> erano decine di libri << Buona fortuna allora! >> rispose Richard e uscirono tutti e tre ridendo. << Io… Io non posso… Non voglio… Oddio, perché proprio a me?! >> gridai, poi mi sedetti e aprii il primo libro che mi capitò tra le mani.
 

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Capitolo 4
*** Alkimiyà ***


Lessi sulla copertina il titolo “Khymeia” e sotto dei simboli che avevo già visto, presi in fretta il libricino che mi avevano dato quella mattina e lo guardai i simboli erano gli stessi: un cerchio, somigliava ad una luna come quella rappresentata nella mia cartelletta a scuola, poi una mezzaluna, una stella a sei punte e due lettere “SM”, erano sicuramente simboli alchemici allora. Aprii il libro e cominciai a leggere la prima pagina:

Alkimiyà deriva dall’arabo e significa Pietra Filosofale. Oggigiorno la parola è stata tradotta in Alchimia.
- La conquista dell’onniscienza
- La trasmutazione delle sostanze e dei metalli
- La ricerca della Pietra Filosofale…”
 
Il termine Pietra Filosofale era ripetuto più volte in quelle righe, sapevo ben poco sull’argomento, che fino a quel momento non mi aveva minimamente interessata. Continuai a leggere sull’argomento:

La Pietra Filosofale è una sostanza di tipo etereo che può essere comparata con l’elisir di lunga vita o dell’immortalità

Ecco cos’era, una pietra che produceva questo elisir che rendeva immortali; continuai a sfogliare le pagine e mi soffermai sulla simbologia alchemica: quella luna piena era in realtà un sole che rappresentava l’oro e la
mezzaluna invece l’argento. Sfogliai ancora le pagine, la stella a sei punte era la Pietra Filosofale e “SM” stavano a significare la sostanza metallica, quindi i quattro simboli erano la base dell’alchimia.
Chiusi quel libro e presi a leggere tutti i titoli dei libri e fui attirata da uno che si chiamava “ Incantesimi di difesa” e lo aprii per studiare seriamente ciò che c’era scritto.
Lessi attentamente le prime pagine che mi portarono alla noia, in modo così lento e doloroso che quasi chiusi il libro per usarlo come cuscino e dormire. Odiavo studiare e leggere a cosa servano gli incantesimi di difesa, quanti sono, quando e da chi sono stati ideati non aiutava di certo.
Andai più avanti nella lettura e finalmente arriva alla parte in cui insegnava come si eseguiva un “semplice” scudo, studiai e provai la tecnica, ma nessun risultato; continuai e continuai, solo una volta riuscii a creare un piccolissimo cerchio lucente che si distrusse in mille pezzettini azzurri che, arrivati per terra si trasformarono in sabbia argentata che svanì dopo qualche secondo.
Passai ad un’altra pagina: incantesimo simile che proteggeva da diversi attacchi, lessi e trovai qualcosa di strano, i movimenti della mano erano simili al precedente, provai anche questo con lo stesso risultato.
Continuai per un’ora abbondante senza riuscire in nulla, ero sfinita e mi sentivo, per la prima volta da quando avevo avuto la notizia di essere una strega, dispiaciuta di essere così incapace. Provai ancora e ancora << No, no e no! >> gridai furibonda, poi agitai la mano in modo casuale e successe qualcosa che mi spiazzò: da quel movimento era nata una specie di forza che aveva scaraventato per terra un tavolino e fatto cadere qualche libro antico provocando la distruzione totale di una parte del tavolo e  la rovina di quelle opere sicuramente preziose. << Cosa diavolo sta succedendo qui dentro?! >> risuonò grave la voce di Tristan << Io non… >> guardai la stanza e poi lui, volevo in qualche modo discolparmi, ma anche se aprivo la bocca le parole non volevano uscire. << Tu! >> mi indicò più arrabbiato che mai << Sai cosa hai fatto?! Sai a che catastrofe hai contribuito?! >> si fermò un attimo << Sei totalmente incapace! Non riesci neppure a studiare silenziosamente e facendo un buon lavoro! Non riuscirai mai a diventare ciò che noi cavalieri vorremmo tu sia, ciò che tutto il nostro mondo spera che tu diventi! >> disse per concludere il suo dolce ed amorevole discorso. Mi aveva fatta sentire uno schifo e allo stesso tempo infuriata, così feci uscire di getto tutto quello che stavo pensando in quel momento << Ho studiato, ho provato con tutto il mio impegno e questo non vuol dire che tu, per un mio stupido errore devi entrare qui gridando e facendomi sentire un schifo?! Non ho fatto nulla di male, errare è umano! Ma sai una cosa?! Di te, di quello che ti aspetti o di quello che si aspettano gli altri non me ne importa un fico secco! >> dopo aver parlato, uscii e lo lasciai immobile che cercava di capire quello che era appena successo >>. Corsi fino al giardino, arrivai al cancello cercando di aprilo, ma niente non potevo neppure scavalcarlo con facilità perché era troppo alto. Sentii dei passi veloci, mi nascosi e vidi la porta aprirsi e Richard uscire << Non c’è… E’ riuscita ad andarsene. Tristan io ti uccido lo giuro, vieni qua voglio ucciderti! >> Gridò e tornò di corsa in casa. Rimasi nascosta lì dietro, poi uscii piano dal nascondiglio e cercai un posto dove da sopra non potevano vedermi ed optai per il retro della casa dove non c’era neppure una finestra, ma solo il balcone della biblioteca da dove, mettendomi lì sotto, non mi avrebbero vista.
Passai il tempo ad ascoltare le loro discussioni molto accese << Tristan! Sei stato uno stupido a dirle tutto quel po’ po’ di roba che le hai detto, sai?! Ora non tornerà più e siamo rovinati >> disse con una nota di amarezza Richard << La troveremo >> sbottò Tristan << Si certo! Basta che lei voglia intensamente che noi non la troviamo e così sarà! >> Tristan non controbatté affatto, sapeva che era vero e non poteva rispondere, ma dopo un po’ disse << Ma dai! Se non sa fare nulla figuriamoci se sa usare poteri così grandi! >> come poteva dirlo?! Trai pugni contro il muro e dissi in silenzio “stupido”. Per tutto il resto della serata stettero in silenzio, andarono a dormire come se nulla fosse.
Mi ero quasi addormentata quando sentii il lieve rumore della porta contro il tappeto d’ingresso: qualcuno era uscito e io dovevo stare attenta a non farmi trovare << Emily >> bisbigliò << Emily, scusalo >> continuò, girò l’angolo e mi guardò negli occhi, anche la notte quello splendido viola dei suoi occhi brillava incantandomi << Perché dovrei? >> sorrise debolmente << Si comporta da bambino, non è colpa sua >> non parlai. Si avvicinò << Deve farti male, eh? >> all’inizio non capii poi seguii il suo sguardo che si posava sulla mia mano << No >> sorrisi per quel gesto di interessamento, si avvicinò ancora di più e mi prese la mano stringendola fra le sue << E’ messa abbastanza male >> rise, la mano era gonfia e aveva un grande livido bluastro << Speriamo che non si sia rotto nulla >> prese a toccarla e io sussultai per il dolore << Oh, scusa >>. Ci sedemmo e restammo in silenzio per un bel pezzo << Sai ho messo in ordine in biblioteca, ciò che accidentalmente avevi rotto l’ho sistemato >> sorrise << Tristan ne sarà stato contento >> risposi sarcastica << Affatto >> sbuffò << Non ha fatto altro che continuare a sbottare in silenzio su quanto tu sia stata incapace>> disse in un soffio l’ultima parola << Però quando tu gli hai risposto si è sentito un po’ male per averti detto quelle cose, glie l’ho letto nello sguardo >>
<< Si certo… >> dissi sospirando << Bé spero tu ti possa consolare dicendoti che io ti appoggio, sei ancora inesperta. Se vuoi, domani potrei aiutarti io… >> lo guardai << Non voglio stare qui… Se rompo qualcosa… >>
<< Ci sarò io a riparare ogni tuo errore >> sorrideva dolcemente << No, voglio andarmene e non voglio sentire parlare più di questa faccenda >> decisi che dovevo andarmene da lì << Ti prego, resta >> disse supplichevole << No. Ora, aprimi il cancello >> ordinai << Oh, My Lady >> ci alzammo,aprì il cancello e uscii << Ti prego, resta… Vuoi arrenderti alla prima difficoltà? >> mi chiese deluso << Richard, tu sei nato con l’idea di essere uno stregone, io no. Tutto questo… E’ una cosa più grande di me, non posso… Comprendimi >>
<< Provaci, proviamoci. Se non ci riuscirai ti farò andar via… Ma resta! >> lo guardai, osservai i suoi occhi profondi che cercavano il mio assenso << Ok , ma stanotte voglio restare qui, non mi va di rientrare in casa >> sorrise sollevato << Ti farò compagnia, sempre se tu vuoi… >> sorrisi di rimando << Mi offendo se non rimani con me >> feci la faccia imbronciata e poi ridemmo insieme.
<< Volevo chiederti alcune cose >>
<< Spara >> mi disse << Ok. Perché mi avete assecondata quando ho detto che quel simbolo era una luna, quando in realtà è un sole? >> chiesi << Perché dopo avresti capito l’errore >> rispose << Perché proprio l’oro e voi l’argento? >> attaccai ancora << Sai l’oro è la sostanza più pura per gli alchimisti, è la perfezione, ciò a cui volevano arrivare a tutti i costi, mentre l’argento è molto più imperfetto, molto meno utile ai loro fini >> sarebbe stato facile capirlo da sola se avessi studiato almeno un po’ << E se… Se domani non riuscissi a fare nulla? Se non riuscissi mai a fare un incantesimo? Cosa fareste voi? >> mi guardò << E’ impossibile >> ricambiai lo sguardo << E se fosse possibile? Se accadesse davvero? >> ero disperata << Ci saremo noi, ci sarò io >> mi abbracciò dolcemente, poggiai la testa sulla sua spalla e guardando le stelle mi addormentai.
<< Bene, voi due! Una fa finta di scappare, l’altro sparisce… Bravi! >> aprii gli occhi, Tristan era più arrabbiato che mai << Noi dobbiamo andare >> rispose impassibile Richard << Ti farà vedere come è capace di fare ciò che ieri non ha fatto >> mi aiutò ad alzarmi da terra e mi trascinò fino in casa, poi su in biblioteca.
<< Provaci >> disse tranquillamente << Cosa?! No, non ci riesco, davvero. Ieri ho combinato un bel casino, hai visto >> ero nel panico, avevo talmente paura di rompere qualcosa e di non essere capace di far nulla e non avrei voluto fare un altro errore << Ok >> sospirò << Ti aiuto io >> sorrise e si mise accanto a me << Non devi, se non ti va >> lo guardai arrabbiata e uscii dalla porta, stavo per scendere le scale, ma mi fermò << Fermati! Mi hai frainteso… >> mi girai, aveva gli occhi chiusi, la mano tra i capelli e l’aria di chi è davvero dispiaciuto << Mm… >> tornai indietro, andai fino alla libreria in cui Tristan aveva preso quel libro il giorno prima e cercai il libro, appena trovato lo poggiai su un tavolino e studiai attentamente la parte che mi interessava, provai più e più volte senza risultato << Sbagli >> mi girai << Tristan >> ero ancora arrabbiata con lui << So che sbagl… >> cominciai la discussione << Ecco… Non volevo dire quello che ho detto, mi dispiace. Se vuoi, posso aiutarti >> sorrise << Certo >> ricambiai il sorriso. Stette a spiegarmi la tecnica fino a che non riuscii a eseguire l’incantesimo << Si! >> abbassa il braccio e lo scudo si sgretolò in miriadi di granelli brillantati e detti il batti cinque a Tristan, poi guardai la sua faccia un po’ delusa e lo abbracciai << Amico, non sarei mai riuscito a spiegarlo così bene! >> ci guardò esaltato Richard, che per tutto quel tempo era rimasto seduto a guardare. << Ehm… Non vorrei interrompere questo momento, ma credo che ci sia un problema >> irruppe Nicholas << Ho… Ho visto qualcosa… >> lo guardai, cosa aveva visto? << Emily tu non lo sai, ma Nicholas ha la capacità di vedere delle immagini di qualcosa che sta avvenendo o avverrà >> non sapevo che avessero delle abilità << Cosa hai visto? >> lo incalzai << Era mattina, il luogo credo fosse il terrazzo. Tu, parlavi con una strana ragazza, sapevo che era lei a parlare e tu ascoltavi cosa ti diceva ed eri sconvolta… Poi stava per avvenire non so cosa e le immagini sono finite… >> mi guardava con gli occhi sgranati << Bene, domani vedremo. Grazie per l’avviso >>. 

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Capitolo 5
*** Il futuro del regno è nelle mie mani ***


La mattina mi svegliai il prima possibile, andai dai ragazzi e li buttai giù letteralmente dai loro letti e li costrinsi ad uscire presto da casa, dovevamo esser fuori quindici minuti prima, avevo calcolato tutto. Ci fermammo qualche secondo ad un bar e prendemmo quattro cornetti caldi: tre alla crema pasticcera e uno vuoto –il mio era proprio quest’ultimo.
Davanti al cancello, sulle scale c’erano già molti ragazzi e così anche nel cortile d’ingresso, sentii qualche sospiro e qualche parolina detta in silenzio: tutti stavano guardando me e i ragazzi come se eravamo su una passerella o sul Red Carpet; continuammo comunque a camminare in silenzio << Guardala! Che fortuna sfacciata! >> a parlare era una ragazza che avevo incontrato una volta nel corridoio, alta, bionda e con gli occhi chiari, non avrei mai potuto raggiungere la sua bellezza, eppure lei voleva essere lì al posto mio. << Ehi, guarda quanto sono belli quei tre >> sentii molti commenti del genere e mi avvicinai a Richard e gli parlai nell’orecchio << Ci guardano tutti, odio essere invidiata, però ora mi sto divertendo >> mi sorrise << Facciamo vedere a tutti che possiamo fare di meglio >> risi d’istinto, poi per divertirci di più mi cinse i fianchi con un braccio e fino al portone sentimmo sospiri sognanti.
La giornata passò lentamente, volevo assolutamente parlare con quella ragazza, stranamente in aula non c’era, ma sapevo che era presente, lo sentivo. Durante la pausa sgattaiolai dalla classe e salii sul terrazzo, avevo ragione, era lì << Ehi >> la salutai, lei alzò semplicemente lo sguardo << Eccoti arrivata >> come era stata diretta lei lo fui anche io << Dimmi cosa volevi, quelle visioni di Nicholas le hai provocate tu, no? >> sorrise << Dritta al punto, bene. Sarò veloce: ci sono tre ragazzi, una ragazza con i suoi due cavalieri, che vogliono soffiarti la carica che ti spetta >> la guardai con gli occhi sgranati << Sono: Selene de la Cruiz, Chris Delton e Marcus Dale >> la fermai con un gesto della mano << Vuoi dirmi che sono in “competizione” con questa ragazza? >>
<< No, lei non ha il tuo potere, anche se è forte e cerca in tutti i modi di impadronirsi delle Pietre dell’Anima non ha quella magia che serve, in pratica non è te. Comunque ti consiglio vivamente di controllare un po’  le loro schede in segreteria, l’hai già fatto e quindi non ti sarà difficile; ti consiglio di andare stanotte e non aspettare ancora, devi sapere con chi hai a che fare >> sapeva della mia introduzione di nascosto nella scuola << Ma chi sei? >> le chiesi << Cloe, per ora dovrai sapere solo questo >> e se ne andò. Rimasi un tempo quasi eterno a fissare il nulla e pensare a ciò che mi aveva detto Cloe, sentii dopo un po’ la campanella che annunciava la fine della pausa, scesi in classe aspettando che arrivasse il professore di matematica, mi sedetti al mio posto << Richard, lo sai mantenere un segreto? >> mi guardò incuriosito << Ok… >> sorrisi << Ho parlato con quella ragazza, si chiama Cloe, sa tutto e vuole solo aiutarmi >> aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse vedendo arrivare il professore, dopo averlo salutato con un “Buongiorno” ha continuato a parlare << Come fa a sapere tutto? >>  era dubbioso, come lo ero io d’altronde, ma cercavo di fidarmi << Non lo so, io cerco solo di crederle e fidarmi >> volevo davvero fidarmi e convincere anche Richard a farlo << In che modo vorrebbe aiutarti?! >> pronunciò quella frase a voce quasi alta << Aron, Signorina Touseau! Potreste gentilmente andare a parlare fuori da questa classe?! Grazie >> il professore ci aveva sentiti e voleva cacciarci dalla classe << Certo professore! >> rispose sfacciatamente Richard e poi a bassa voce << Emily, usciamo >> con la testa abbassata, guardando le scarpe uscii silenziosamente dalla classe mentre tutti, ne ero sicura, mi fissavano.
<< Ti rendi conto che ci ha cacciati dalla classe? >> il tono della mia voce si era alzato per l’imbarazzo e la figuraccia << Meglio così >> mi guardava serio << Dimmi cosa ti ha detto e basta >> cercai di essere il più tranquilla possibile << C’è un ragazza che vuole impadronirsi della Pietra Filosofale, Cloe mi ha detto come si chiama e chi sono i suoi cavalieri così posso cercare informazioni su di lei >>
<< E tu vuoi andare a controllare stanotte, vero? >> mi guardava con aria arrabbiata << Si.. >> fu l’unica cosa che riuscii a dire << Ok, ti accompagneremo >> lo guardai << Ecco, io vorrei andare da sola >> speravo che accettasse senza problemi << Non posso lasciarti a sola, lo vado a dire agli altri >>
<< No, voglio andare da sola, te l’ho detto solo per tenerti al corrente, non per potermi accompagnare in qualcosa che ho già fatto >> ero irremovibile << Voglio venire con te, ti prego, permettimelo >> era inutile << Ho detto di no, andrò da sola, ma ti terrò informato. Te lo prometto >> mi guardò addolcito << Ok! >>
<< Tu invece promettimi di mantenere il segreto >> non volevo dicesse tutto agli altri, che sarebbero di sicuro venuti con me senza che io potessi impedirlo << Ok, ok, va bene! >> sbuffò << Mi fido di te >> e dopo avergli dato un bacio mi allontanai.
<< Non voglio essere seguita, spero che Richard non abbia detto niente a quei due, mi preoccupo principalmente per Nicholas, di solito non mi ascolta e vuole seguirmi, so che lo fa per il mio bene, ma questa volta ho deciso >> stavo parlando da sola e fortunatamente in quel momento non passò nessuno, altrimenti sicuramente mi avrebbero presa per una pazza con l’esaurimento nervoso. Arrivata a casa salutai calorosamente la mia coinquilina e salii correndo in camera mia, presi gli indumenti più sobri e scuri che avevo e li poggiai ordinatamente sul letto, feci la stessa cosa con un torcia e il mio cellulare, ottimo per fare foto a ciò che mi sarebbe interessato durante la mia “escursione” notturna. Scesi la scale e raggiunsi Caterine, guardava un film alla tv e mi sedetti accanto a lei facendo finta di nulla, trascorsi la serata in modo del tutto normale. Dopo cena tornai in camera e feci finta di preparare tutto per dormire, invece mi cambiai aspettando che la mia amica si fosse addormentata e avere il via libera per la mia ricerca; dovetti aspettare almeno fino a mezzanotte, quando sentii Caterine spegnere la tv della sua camera. A piccoli passi arrivai fin davanti alla porta, mi cadde il telefono con un tonfo secco sulle travi di legno, ma per fortuna non sentii nessun segno di vita al piano superiore, quindi uscii in strada.
Davanti al cancello feci tutto quello che avevo fatto giorni prima, entrai in segreteria e cercai i fascicoli il primo che trovai fu quello di Marcus, poi quello di Selene e quello di Chris: tutti avevano la mezzaluna nera quindi mi tranquillizzai, presi il telefono e fotografai i visi dei ragazzi. Chiusi la porta della segreteria e guardai il corridoio illuminato dalla luce della luna, camminai lentamente cercando di non fare rumore, seguivo quella luce quando un ombra che non era la mia cose veloce sul muro, mi girai pronta a darmele a gambe, ma non c’era nessuno; continuai a guardare intorno a me fino a che non fui arrivata a casa.
Era solo il mio quarto giorno lì ed erano accadute talmente tante cose che pensavo fosse trascorso un anno e anche più, non riuscivo a crederci, ero una strega e il peso di un regno gravava su di me, dovevo prendere le tre pietre e divenire regina per avere poi sempre più problemi. Suonai al campanello e aprì il cancello Nicholas << Buongiorno! >> mi salutò sorridente << Salve! >> risposi con altrettanto entusiasmo, alle sue spalle arrivò Richard che spinse Nicholas e venne ad abbracciarmi << Bongiorno! Mi devi raccontare qualcosa vero? >>
<< Certo, buone notizie >> lo abbracciai forte, poi arrivò Trsitan che ci guardò in modo strano e mi allontanai imbarazzata da Richard. Mi stavo abituando alla loro costante presenza, ma trovavo comunque tutto troppo assurdo << Richard è tutto ok, hanno delle mezzelune >> mi fermai e presi il cellulare << Guarda, questi sono i fascicoli >> gli misi il cellulare tra le mani e lui cominciò ad analizzare attentamente le foto << Non sembrano pericolosi, ma dobbiamo cercarli a scuola per tenerli sotto controllo >> annuii << Comunque… Ieri non mi hai ascoltata, vero? Sei venuto a scuola, ho visto un’ombra ed era la tua, vero? >> gli chiesi facendo finta di arrabbiarmi << No, davvero. Non sono venuto a controllarti >> lo fissai impaurita << Allora… Allora chi mi seguiva?! >> lui si fece serio << Non lo so, ma questo vuol dire che dovremo tenerti sotto controllo >> si stava preoccupando, ma io cominciavo a preoccuparmi più di lui << Devi venire ad abitare da noi, così possiamo stare con te tutta la giornata >> lo guardai sconvolta, non sarei mai riuscita a dire alla mia coinquilina che “traslocavo” per andare a vivere con tre ragazzi, i più fighi della scuola oltretutto << Che scusa utilizzo con la mia amica “Scusa vado a vivere con tre bellissimi ragazzi! Non ti preoccupare, mi perseguitano e quindi devo stare con le mie guardie del corpo, è tutto ok” >> rise << Sono davvero bellissimo? >> ero sconvolta << Tu! Di tutto quello che ti ho detto mi hai ascoltato solo in quel momento? >> il suo sguardo divenne un misto fra il dolce e il serio << No, troverai qualche scusa dai! E’ per proteggerti, non per me o per gli altri ragazzi, il nostro compito è quello di farti rimanere illesa e sorvegliarti, dobbiamo svolgerlo. Ti prego, non rifiutare >> i suoi occhi erano teneri e cedetti << Ok! Ad una condizione però: tu vieni con me e inventi qualche scusa, io non so mentire alla mia migliore amica >>. Era fatta: sarei andata a vivere in casa loro. << Ragazzi Emily verrà a vivere con noi! >> annunciò Richard agli altri << Perché? >> chiese subito Tristan << Ieri qualcuno la seguiva, non voglio più lasciarla da sola >>
<< Perché non ci hai avvisati subito?! >> Tristan alzò la voce << Pensavo non fosse così importante… >>
<< Bé, forse sarebbe meglio se pensassi di meno >> si fermò un attimo e guardò di fronte a lui << Scusa, non ascoltarmi… >> mi sorrise.
Uscita da scuola andai a casa con Richard per preparare le valigie << Ciao… >> salutai sommessamente Caterine e andai in camera, lasciando da soli lei e Richard. Presi la valigia che avevo conservato infondo all’armadio, la aprii e riposi tutti gli indumenti e i miei oggetti, poi scesi e mi fermai un attimo prima di entrare nella stanza dove i miei due amici stavano parlando << Ma la madre mi ammazzerà se andrà a vivere… con dei ragazzi >> Richard sbuffò << Dille che ci sono anche delle ragazze, dai! >> bussai alla porta, si girarono insieme << Se ti chiama dille che dovrà convincersi a parlare con me >> detto questo la abbracciai e uscii seguita da Richard. << Tua madre non parla con te? >> scossi la testa << Non parla con me da ormai un anno, da quando ho deciso di allontanarmi da lei. Avevano deciso, lei e mio padre, le tappe del tour già da un anno e quando me lo annunciarono decisi di cambiare città, di andare a vivere con una mia amica e non viaggiare tutto il tempo. Prima non riuscivo mai a farmi degli amici, stavamo in una città per un massimo di quattro mesi, poi ero costretta a partire di nuovo, cambiare tutto e appena mi legavo a qualcuno dovevo preparare le valigie e prendere il dannato aereo dei miei e andare chissà dove >> sospirai << E adesso è lei quella offesa, ma ci ho fatto l’abitudine >> sorrisi << Bene, adesso andiamo? >>.
Aprimmo il cancello, entrammo in casa e Richard mi portò al primo piano; accanto alla porta della camera dei ragazzi ce n’era un’altra che non avevo mai visto, la spalancò ed entrammo: era una stanza identica a quella accanto, c’erano solo due letti, una cabina-armadio, un comò di legno e una porta laterale. << La camera è comunicante con la vostra? >> domandai << Si >> mi risposero in coro << E c’è un’altra cosa… >> Nathan sospese quelle frasi, la porta si riaprì e quando si richiuse con noi c’era anche Anastasia << Ecco perché due letti, così ho compagnia eh? >> ridemmo tutti << E’ per tenerti più al sicuro, Anastasia è un’ottima strega, ci può essere utile >>. Dopo aver parlato un po’ cacciai i ragazzi e chiesi ad Anastasia di aiutarmi a svuotare la valigia, mi proposi di aiutarla a sistemare le sue cose, ma mi disse che le aveva già tutte sistemate. Presi qualche maglia da mettere nella cabina armadio, ma quando lo aprii vi trovai una stanza molto più grande delle altre della casa, tutta dipinta di lilla e azzurro, pavimento di moquette champagne e tantissimi scaffali e aste dove sistemare le mie cose; era già riempito dai vestiti e gli accessori di Anastasia, ma sembrava ancora così vuoto << Wow >> esclamai << Già, l’ho detto anche io. La magia di quei tre ragazzi è pazzesca! Non hai visto ancora nulla >> si avvicinò e mi sussurrò << Tira quell’asta, vedrai cosa succede >> feci come mi aveva detto, la parete rientrò mostrando un’altra stanza, moto semplice e quasi del tutto spoglia, c’era solo una pila di libri << E’ la tua stanza per gli allenamenti >> mi brillavano gli occhi, avevo una stanza enorme, un ancora più grande cabina-armadio e anche un luogo dove allenarmi con calma e silenzio, doveva essere un sogno. Abbracciai per la felicità Anastasia << Dobbiamo organizzare una festa! >> ridemmo << Ok! Andiamo da quelli e tre >> dissi saltellando teatralmente << Ehi, vogliamo dare una festa, possiamo? Inviteremmo tutta la scuola, c’è abbastanza spazio per così poca gente e poi non verrà nessuno. Mi interessa però che vengano la ragazza con i due cavalieri, voglio conoscerli >> mi affacciai nella loro stanza, mi guardarono interessati << Potrebbe essere un’ottima scusa per conoscerli… Si dai, avete già deciso il giorno? >> avevano accettato all’istante, dovevo subito approfittarne << Venerdì prossimo! >> annunciai.
Appesi, con l’aiuto di Anastasia e qualche ragazzo che si era offerto volontario per aiutarci, dei cartelli per la festa di venerdì, durante la pausa invece ci mettemmo a distribuire degli inviti stampati su cartoncini spessi color giallo e avemmo l’adesione sicura di una centinaia di studenti, tutti tra il primo e il terzo anno, era impensabile che ragazzi più grandi venissero ad una festa, tutti tranne la classe di Anastasia e qualche sua amica del quinto anno. << Ok, dovremmo essere duecento… >> ruppe il silenzio la mia amica << Potremmo essere anche cinquecento >> mi avvicinai a lei << Non sarà un problema rendere la casa un po’ più spaziosa, così come il giardino >> divenne leggermente fredda << Sai che non potremmo usare la magia per queste stupidaggini! >> parlò ancora e ancora di quanto fosse sbagliato e di quanto fosse stata stupida la sua idea di fare una festa ed era ancora più sbagliato visto che avremmo potuto fare ciò che volevamo grazie ai nostri poteri. Tornammo a casa << Non vedo l’ora che arrivi venerdì! Non partecipo ad una festa con miei coetanei da quattro anni, mi ero annoiata di tutte quelle feste importati con le celebrità, quel susseguirsi di belle parole, espressioni cortesi, cenni e stette di mano. I miei genitori mi hanno sempre portata con loro e costretta ad indossare scarpe vertiginose, ma sobrie, vestiti eleganti e tempestati di brillanti o pailette, ma sempre troppo composti! >> Anastasia spalancò la bocca << I tuoi sono delle celebrità? >> sbuffai << Per mia sfortuna, due musicisti, cantanti e attori a tempo perso. Odio quel senso di lusso e di eterna elevatezza sociale. Lo so, tutti sognano di avere genitori ricchi e famosi, io no, io li odio. Non ti senti mai abbastanza, soprattutto se non hai le loro passioni, non sei mai nulla, tutti ti adorano perché sei la loro figlia e per il talento che ti hanno tramandato, ma in segreto tutti pensano che non riuscirai mai ad essere come loro, che sei una nullità in confronto a due artisti del genere >> mi resi conto che avevo parlato molto << Ma no dai… Non dire così! >> disse imbarazzato Nicholas << Scusate per il mio sfogo, ora… Dovremmo decisamente allargare la casa e il giardino e renderli un po’ più consoni per una festa del genere. Su su, datevi da fare! >> sbuffando cominciarono a formulare incantesimi che non riuscivo a capire, Nicholas e Anastasia si concentrarono sulla casa, Richard e Tristan, sotto il mio controllo, si occuparono del giardino e in un batter d’occhio era diventato tutto enorme << Grande! >> esultai << Tutto fantastico! Ora, Anastasia ti faccio una proposta: vuoi venire con me a fare shopping? >> chiesi solennemente << Si, lo voglio >> gridò lei, teatrale. In meno di un’ora ci trovammo in centro a girare tra i negozi alla ricerca di vestiti per la festa << Devono essere mozzafiato! Corti, appariscenti, spettacolari, con miriadi di accessori e tacchi da paura, ok? Prendi carta e penna, segna tutto quello che ho detto! >> risi contenta, dopo tanto tempo ero davvero felice << Certo, sua maestà, seguirò alla lettera il suo volere >> così, scherzando, entrammo nel primo negozio in cui c’erano abiti meravigliosi. Ne presi in mano uno: abbastanza corto sul davanti e una coda non molto lunga, color azzurro, una fascia formata da brillanti incastonati a formare dei fiori che partiva dal centro del petto fino a dietro dove era legato a due fasci di tessuto che lasciavano una scollatura per finire con la coda, sul petto un incrocio da dove partiva il tessuto che formava delle eleganti piegoline sul davanti << Che meraviglia! >> lo mostrai alla mia compagna di shopping << Wow! Lo devi provare assolutamente, guarda cosa ho trovato io! >> m mostrò un vestito molto corto, color champagne, senza spalline, una fascia nera con perline rosa sui fianchi e il sotto si allargava con più strati di tulle sempre dello stesso colore. Provammo entrambe i vestiti che ci affascinarono molto di più che sull’appendiabiti, li comprammo e uscimmo felici dal negozio. Entrammo in un negozio di accessori dove io presi una girocollo blu e tre paia di orecchini: un paio di punto luce e una pietra color bianca con sfumature azzurre, l’altro paio erano delle rose blu e porporina argento sulle punte dei petali, l’ultimo paio delle perle a forma di goccia; Anastasia comprò una collana lunga tutta colorata, una più corta formata da quattro lacci rosa e perline beige e tre bracciali nero, rosa e bianco dove c’erano dei brillantini. Entrammo nel negozio di scarpe più grande della via e scegliemmo due paia di scarpe a testa, le mie erano di dodici e quindici centimetri, la più bassa era azzurra con un cinturino e una fascetta di Swarovski e l’altra aveva tante stringhe bianche fino alla caviglia dove c’erano degli strass; Anastasia invece comprò una decolté semplice beige e dei tacchi vertiginosi rosa con un fiocchetto fucsia sulla punta. Fui attirata da una bellissima vetrina in cui vidi dei bracciali con stampe bianche e celesti e fiori color pesca, li comprai insieme ad un ferretto nero e dorato. Tornammo a casa felici per lo shopping, avevamo speso più di trecento euro, tutti pagati dal mio conto in banca dove i miei genitori ogni mese depositavano mille euro di cui puntualmente non ne spendevo più di trecento, così raggiunsi una bella somma che avrei potuto spendere per qualsiasi cosa. Lasciammo le buste e i sacchettini sui letti e scendemmo in cucina dove c’erano i ragazzi che cercavano di preparare la cena << Lasciate stare, facciamo noi >> disse spazientita Anastasia << Siete tornata finalmente! >> aprii il frigo, non c’era nulla e loro stavano tentando di cucinare qualcosa con dei pomodori e una scatoletta di tonno, certo non avevano mai provato a cucinare << Ragazzi scommetto che prendete sempre una pizza o cibo cinese. Andiamo al ristorante, pago io! >>. Ci cambiammo, indossai un pantalone nero aderente, una canotta bianca e nera e una giacca corta nera, stile anni settanta, mentre la mia compagna di stanza indossò un pantaloncino a vita alta celeste, una maglietta a mezze maniche di seta bianca e un copri spalle blu. Entrammo in uno dei ristoranti più eleganti del centro, mangiammo così tanto da scoppiare, pagai il conto e poi andammo in un pub a bere qualcosa e ballare un po’; tornammo verso le due ed eravamo così stanchi che tornammo nelle nostre stanze e ci addormentammo all’istante.
Passarono dei giorni in cui i ragazzi non fecero assolutamente nulla, io e la mia amica invece comprammo da bere tra cui qualche bevanda alcolica, comprammo patatine, salatini e ordinammo alla pizzeria più vicina un buffet formato da giganti focacce ripiene, al sale e al pomodoro, ruote di pizza margherita, capricciosa e qualche rustico. Comprammo addobbi per la casa, lucine colorate per rallegrare gli alberi del giardino, qualche album musicare che ascoltavano tutti, piatti di plastica, bicchieri, coppe per il punch, piatti grandi di portata per il buffet e altre cose di minore importanza. Anzi, i ragazzi fecero una sola cosa: portarono fino in soggiorno le casse da collegare al PC per ascoltare la musica. Portammo qualche divanetto e sedia e li mettemmo in giro per la casa, acquistammo anche divani, poltroncine e tavolini per il giardino che era diventato così grande da risultare troppo spoglio. Il giorno prima della “grande festa”, così l’avevamo soprannominata io e Anastasia, acquistammo qualche cosmetico nuovo per la serata.
Venerdì era tutto pronto, tutto era perfettamente in ordine e sistemato, dovevamo solo vestirci noi, i ragazzi avevano acquistato qualcosa sotto il mio controllo, non volevo che fossero né troppo eleganti né troppo poco adatto all’occasione. Ci chiudemmo nella stanza-armadio, indossammo finalmente i nostri vestiti nuovi, ci truccammo: io misi un po’ di fondotinta, del fard chiarissimo, un righino di eyeliner blu brillantato, il mascara nero e sulle punte quello blu. Eravamo perfette nei nostri abiti splendidi indossai i tacchi azzurri, misi il girocollo e i bracciali con la stampa fiorata, niente orecchini per non essere troppo Kitsch.
Arrivarono i primi ragazzi e ci mettemmo a parlare, cercavo con gli occhi le tre persone che mi interessavano e le trovai, sedute in un angolo del soggiorno, mi avvicinai << Ciao! >> salutai, mi risposero con un coro annoiato << Voi siete?... >> sorrisi forzatamente << Selene de la Cruiz, Chris Delton e Marcus Dale, della classe 2A >> volevano terminare lì la conversazione, sicuramente non mi avevano riconosciuta << Io sono Emily Touseau, piacere! >> Selene spalancò gli occhi mentre i due cavalieri mi sorrisero allegri << Ah, tu sei amica di quei tre ragazzi, vero? >> cercai di fare l’ingenua << Si, vado in classe con uno di loro, anzi sono la sua compagna di banco sfortunatamente, sai sanno essere molto assillanti >>
<< Lo immagino, lo immagino >> mi sedetti su una poltroncina di fronte a loro << Voi vi conoscete da molto? >> domandai << Da sempre >> rispose Selene << Per quale motivo sei in questa città? Cioè, non ti ho mai vista qui gli altri anni.. >> chiese Marcus, solo in quel momento mi accorsi della sua semplice bellezza, capelli scuri e occhi nocciola, la pelle abbronzata e uno sguardo intenso << Si hai ragione, non sono di questa zona. Sono venuta qui a vivere con un’amica, ora però ho “traslocato” qui, con i tre ragazzi e la rappresentante studentesca, Anastasia Topkins di 4D, non so se la conoscete… >> Chris mi interruppe << Si, la conosciamo… >> poi si guardarono con una faccia di chi aveva capito tutto << Emily, noi andiamo un po’ fuori, qui dentro fa caldo! Vuoi venire con noi? >> il suo sorriso arrivava da un orecchio all’altro rovinando quella faccia angelica di bionda con gli occhi chiari e le lentiggini che aveva << Con piacere! >>.
Uscimmo e mi portarono nel punto più lontano del giardino, dove non c’era nessuno, continuammo a parlare per un bel po’, loro portavano la conversazione sui ragazzi, su Anastasia, per capire cosa avrebbero dovuto fare e quanto ne sapevo io, mi limitavo a dare le risposte che volevano sentire << Che bel girocollo, perché indossi anche una collana? >> mi chiese << Dai fammela vedere! >> prese il ciondolo tra le mani, lo studiò e poi guardò Chris << Molto bello, davvero >> aveva scoperto com’era il ciondolo che racchiudeva le Pietre dell’Anima << Carino, eh? >> strinsi il cristallo << Vi state divertendo? >> chiese alla mie spalle una voce, mi girai << Ah, Tristan… >> mi mise una mano sulla spalla << Ecco cosa fanno i tuoi cavalieri: ti vengono in soccorso come se fossi una bambina.. Ancora troppo inesperta per difenderti da sola? >> mi stavo innervosendo, presi tra le mani quel suo vestitino costoso e l’avvicinai a me << Prova a parlarmi ancora così e… >> rise << Cosa vorresti farmi? Sono sicura che non conosci neppure un incantesimo di difesa, su non fare la sciocca >> la spinsi contro il muro << Andiamo via da qui, voglio vedermela con te in un luogo più isolato, ok? >> rise << Oh, per me va bene. Ragazzi, andiamo! >> annuii e cominciai a camminare, Tristan mi fermò << Dobbiamo avvisare gli altri >> li chiamai e apparvero all’istante << Venite! >> ordinai e seguimmo Selene.
Ci portarono in un luogo che non conoscevo, un campo arido vicino al bosco << Oh, vedo che abbiamo compagnia, tutto il gruppo al completo! >> rise << Allontanatevi, ora! >> sia i miei cavalieri che i suoi fecero un passo indietro, si avvicino a me con una velocità strabiliante, afferrò il girocollo con una tale forza che si spezzò e mi fece perdere l’equilibrio, caddi a terra quasi ignara di tutto quello che stava accadendo, si mise davanti a me e formulò qualche incantesimo, avevo poco tempo per alzarmi e scappare, non ce l’avrei fatta ero spacciata e nessuno poteva aiutarmi, dovevo pensare a qualcosa e anche in fretta; il primo colpo arrivò mentre tentavo di rialzarmi e mi spinse di nuovo a terra << Questa è tutta la forza della nostra futura regina?! Saremo nelle mani di un’incompetente? Su forza, attacca, fammi vedere chi sei! >> il regno sarebbe stato mio e non riuscivo ancora a fare nulla, non potevo fare nulla, mi feci prendere dallo sconforto, mi inginocchiai a terra piangendo, troppo gravava sulle mie spalle e mi sentivo inutile, non sarei mai diventata una brava regina << Oh povera, povera creatura! Non riuscirai mai a diventare una regina, io si invece, dammi quel cristallo e tu non sarai pi costretta a fare nulla, non ti sentirai più così, te lo prometto. Non sarò cattiva con te se mi cedi il ciondolo, sarà tutto passato e ritornerà alla normalità; il peso del regno non graverà su di te e non dovrai più pensarci >> si inginocchiò di fronte a me e mi accarezzò una guancia << Sarà solo un brutto sogno, dai dammi quella collana >>. Guardai il cristallo, splendeva come al solito, avrei dovuto darglielo e tornare ad essere una persona normale, l’offerta era allettante, fui quasi sul punto di darle la collana, strinsi tra le mani il ciondolo e capii una cosa << No! Non l’avrai mai! >> mi alzai << E’ inutile che cerchi di convincermi, sono la futura regina, il regno conta su di me, non posso deludere tutte quelle persone che aspettano la proclamazione della regina! >> si allontanò << L’hai voluta tu! >> gridò, alzò una mano e la puntò verso di me, strinse il pugno  e pronunciò una piccola formula in latino, strinsi forte il cristallo, la luce diventò più forte, sentii un’energia crescere, tolsi le mani dal ciondolo, una luce brillò nelle mie mani, Selene lanciò l’incantesimo e io portai automaticamente le mai davanti al viso, un simbolo apparve davanti a me, una luce bianca si avvicinò  e mi inghiottì.  

Spazio della scrittrice:
Già, il capitolo è lunghissimo, interminabile e so che vi ha annoiati, come vedete ci sono molte descrizioni.
ACCETTO QUALSIASI COMMENTO NEGATIVO

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Capitolo 6
*** Non vi deluderò ***


La luce scomparse in pochi attimi, io ero illesa, i ragazzi mi guardavano scioccati, Selene era a terra, gli occhi vitrei come se fosse morta, il viso contratto in una smorfia di dolore, respirava a fatica << Cosa le hai fatto?! >> gridò Chris, non riuscii a parlare ero sconvolta, non sapevo cosa era successo << Io ti… >> si avvicinò Marcus a grandi passi, un pugno alzato nella mia direzione, Tristan si mise davanti a me << E no, questo non posso permettertelo >> lo spinse lontano da me << Selene, Selene, alzati! >> stava bisbigliando Chris << Cosa… Cosa hai fatto? >> rispose finalmente lei rivolgendosi a me, la guardai alzarsi << Io… >> cercò di nuovo di attaccarmi, ma era troppo debole per lanciare un incantesimo << Tu… Ti odio, con te fra i piedi non riuscirò mai a divenire quello che ho sempre sognato >> era colma di rabbia << Riuscirò però a eliminarti, prima o poi >> si avvicinò ai suoi cavalieri e scomparve.
<< Cosa diavolo è successo?! >> esclamò Richard << Che hai fatto? Cos’era quell’energia? >> scossi la testa e presi tra le mani il cristallo, brillava come al solito << Non lo so, ho solo stretto questo >> alzai il ciondolo luminoso << Tu sei davvero speciale >> mi rispose Richard, rise e mi cinse le spalle con un braccio << Forse è meglio che torniamo a casa e mettiamo fine alla festa, sei distrutta >> mi baciò la fronte << Sei stata grande, sai? >>.
Tornati a casa la festa sembrava esser appena cominciata, crollai stremata su un divanetto, mi tappai le orecchi per coprire il baccano assordante, Richard interruppe la musica, si alzarono grida di disapprovazione << Allora, ascoltatemi. La festa termina qui! Tutti fuori, su da bravi tutti fuori! >> a quelle parole alcuni sbuffarono, altri protestarono ed altri ancora imprecarono ormai troppo ubriachi per ragionare in modo lucido. Quando furono usciti quasi tutti, io e Tristan salimmo e controllammo tutte le stanze per assicurarci che non ci fosse nessuno, la biblioteca era vuota, così anche i bagni e la loro camera, nella mia c’era un coppia di ragazzi che pomiciava sul letto di Anastasia, appena ci videro si interruppero << Ragazzi qui ci siamo noi, andate nell’altra stanza >> Tristan si mise a ridere << Ehi non hai sentito cosa abbiamo detto di sotto? La festa è finita, invitiamo tutti i presenti ad uscire da questa casa >> il ragazzo tirò la fidanzata per il braccio e uscirono di casa parlando tra loro e imprecando. Anastasia si avvicinò a me << Emily, mi vuoi spiegare cosa succede? Sembri sconvolta ed esausta >> mi lanciai di nuovo su una poltrona << Sono esausta e sconvolta. E’ successo di tutto >> le  raccontai ogni cosa, lei rimase stupefatta dalla storia << Wow, se non sapessi che è davvero così penserei ti sia inventata tutto >> era eccitata per il mio “nuovo potere” come lo chiamò lei << Bene, ora diamo una veloce ripulita qui e andiamo a letto >> ero stremata, ma mi alzai per aiutarli. Dopo qualche minuto Nicholas disse << Sei una lumaca Emily, dai sii più attiva >> e mi diede una gomitata scherzosa, Tristan continuò << Su, stai seduta, non vorrei crollassi per terra dalla stanchezza e fossimo costretti a portarti di peso fino in camera tua >>
<< Gentile da parte tua, Tristan >> mi accigliai, ma ascoltai le sue parole e tornai sulla poltrona. Ascoltai i discorsi di Anastasia, i suoi gridolini quando le cadeva addosso qualcosa o quando trovava per terra distese di cibo, fazzoletti e bibite; ascoltai i commenti dei ragazzi sulla serata, Anastasia che si lamentava perché il vestito le si sarebbe rovinato e guardai tutti e quattro affaccendati, sembravano una vera famigliola e con questo trambusto chiusi gli occhi, ormai troppo stanca anche per tentare di tenerli aperti.
Mi svegliai di soprassalto per il rumore della sveglia, la spensi, ero nel mio letto accanto ad Anastasia << Buongiorno e ben svegliata, dormigliona! >> mi salutò << Ehi… >> fu l’unica cosa che riuscii a dire, mi stropicciai gli occhi << Ieri notte quando abbiamo finito di sistemare ci siamo accorti che ti eri addormentata sul divano e Trsitan senza nemmeno parlare ti ha presa in braccio e ti ha portata qui in camera… dormivi come un angioletto >> rimasi perplessa << Tristan mi ha portata in camera? Dopo quello che ha detto ieri sera? E’ davvero incoerente! >> scesi dal letto e aprii la porta che affacciava sulla loro stanza << Trsitan, sei davvero stupido a volte! >> sbottai << Questo è il ringraziamento per la fatica che mi hai fatto fare per portarti fino a qui in braccio! >> sbattei la porta, presi dall’armadio un jeans chiaro e una felpa e mi trascinai fino al bagno, mi lavai e scesi in cucina, aprii la porta << Dove stai andando? Non fai colazione? >> sentii dire da Richard << Vado dalla mia ex coinquilina >> uscii.
Camminai fra le strade silenziose che mi conducevano fino a casa di Caterine, suonai il campanello e il gridolino felice della mia amica mi accolse << Sembrano passati secoli da quando non sei più con me nell’appartamento >> gridò felice << Cat, chi è? >> sentii una voce << E’ la mia amica, la ex coinquilina, quella di cui ti parlavo l’altro giorno >> feci la faccia imbronciata << Cati, mi hai già sostituita? Con un ragazzo poi! >> mi guardò << Perdonami è che… Non ho fatto in tempo a dirtelo, non è il nuovo coinquilino, è il mio nuovo ragazzo >> non mi aveva detto nulla << Ehi tu, brutta… >> rise prima che cominciassi ad insultarla << Entra, ti spiegherò tutto >>.
<< Piacere, sono Mattew >> si presentò il nuovo fidanzato di Caterine, lo aveva scelto davvero bene: alto, moro con gli occhi chiari e muscoloso, era in jeans e non indossava la maglietta, i tatuaggi sulle braccia e sul torace erano ben visibili e il nero dell’inchiostro risplendeva con il sole che arrivava dalla finestra << Brava, Cati! >> le sussurrai, rise imbarazzata << Ora Matt esci, io ed Emily dobbiamo parlare >>
<< Mi sentivo con lui da un paio di mesi, non ti ho detto nulla perché non pensavo diventasse una cosa seria. Hai visto come è bello? >> le brillarono gli occhi << Già >> risposi << Adesso dimmi tu! Come va con quel ragazzo? Mi ha detto che ci sono anche altri due ragazzi! Stai vivendo meravigliosamente? >> sbuffai << Con quei tre? Va benissimo. Siamo solo amici e poi c’è anche un’altra ragazza, dorme in camera con me, si chiama Anastasia, sai è fantastica! Ieri abbiamo dato una festa, volevo invitarti, ma mi sembrava che fosse troppo per ragazzini, c’erano sono quelli di primo, secondo e terzo e qualche compagno di classe di Anastasia. Tu sei all’università, non ti saresti divertita e poi a quanto vedo ha fatto ben altro >> risi << Si hai perfettamente ragione. Come sono gli altri e due? Se sono belli quanto il tuo amico vivi in un paradiso >> sbuffai di nuovo << Tristan e più alto di Richard, ha i capelli biondo scuro quasi castano, occhi verdi tendenti al nero, mentre Nicholas è alto quanto Richard, capelli scuri, occhi nocciola. Non sono un granché, lo so >> mi guardò come se fossi un’aliena << Sinceramente non avrei il coraggio di dire che “non sono un granché” se ci vivessi io insieme >> ridacchiò << Ehi, tu stai attenta a quello che dici! >> strillò Mattew << Uh, devo abbassare la voce. Comunque devo dirti una cosa seria >> si rabbuiò << Ha chiamato tua madre, volva parlarti, le ho detto di chiamare al tuo numero >> sentii lo squillo del cellulare << Eccola… Proto? Mamma! >> risposi << Ehi, volevo dirti che vengo lì da te fra due mesi >> disse tutto velocemente, quasi non avevo capito, rimasi a bocca aperta, cercai di ricompormi << Ok, va bene mamma, ci vediamo fra due mesi, ciao! >> chiusi la comunicazione; gridai, << Ehi, tesoro calmati >> mi disse Caterine << Mia madre viene fra due mesi come faccio a calmarmi? >> ero agitata << Ragazze, è successo qualcosa? >>> fece capolino Matt << Nulla, Emily sta dando di matto >>. Parlammo ancora e poi tornai a casa, ero abbastanza arrabbiata con mia madre, come poteva dirmelo così? << Salve! >> gridai quando varcai la soglia di casa << Ehi! >> mi salutò Richard e mi baciò sulla guancia << Spostati >> gli dissi infuriata << Che toni docili… >> commentò Tristan dall’altra parte della camera << Successo qualcosa? >> continuò Richard << Nulla! >> gridai spazientita << Semplicemente: mia madre viene qui fra due mesi… E me lo dice così?! >> avevo un diavolo per capello << Calmati ora, so che può sembrarti un problema, ma mancano ancora due mesi,avrai tutto il tempo necessario per pensare a cosa dirle quando verrà, non c’è bisogno che ti agiti! Riuscirete a parlare, te lo assicuro >> mi tranquillizzò << Uff… >> appoggiai la testa sulla spalla di Richard << Scusami >> e ricambiai in imbarazzo i bacio che mi aveva dato prima << Siete solo voi due in casa? >> mi girai attorno << Si, Anastasia forse non torna stasera,  andata ad una festa di una compagna di classe e Nicholas è uscito per fare un giro >> spiegò Tristan << Per fortuna se n’è andato >> commentò Richard; muovendo solo le labbra chiesi a Tristan << Ma perché fanno sempre così? >> Tristan per risposta alzò un sopracciglio << Bene, vado in camera mia, non disturbatemi, devo studiare! >> dissi. Passai accanto a Tristan per salire al piano superiore e gli tirai la maglia per fargli capire di seguirmi, lui con nonchalance salì poco dopo di me << Ma che hanno quei due? >> sbottai << Sinceramente? Non lo so neppure io, è da quando ci conosciamo che si comportano in questo modo, ho provato a chiederglielo, ma non mi hanno risposto e hanno cambiato argomento. Sono dei bambini! >> si porto una mano al viso in modo teatrale << Ok! >> risi << Vado a studiare, ci vediamo dopo >> lo salutai e mi rintanai in camera, aprii l’armadio, poi la “stanza segreta” e, dopo aver preso il primo libro dalla pila, mi gettai a terra per studiare. Non capivo quasi nulla, era come studiare la chimica o una qualche lingua sconosciuta. Parlava di strani incantesimi, magie e pozioni, lo chiusi in preda allo sconforto; strisciai fino alla pila di libri e lessi le copertine, fui attratta da un titolo “Il regno e la magia attraverso i secoli”, lo sfogliai curiosa: era il racconto del regno, delle sovrane e sovrani che si erano succeduti al trono, delle leggi sulla magia e sulla restrizione magica, rivoluzioni, scuole di magia, vita pubblica nella società magica, scala sociale, tutto ciò che si voleva conoscere del mondo magico. Studiai con interesse, quando lo riposi sulla pila sapevo tutto ciò che diceva. Continuai a sfogliare i libri impilati, uno mi colpì “Incantesimi base parte 1” , c’erano scritti molti incantesimi elementari come quelli per sollevare oggetti o persone, incantesimi di difesa, di attacco e tante altre. Mi interessarono gli incantesimi di trasfigurazione, quelli per trasformare un oggetto in un altro, pensai allo scopo dell’Alchimia, era proprio quello e gli alchimisti erano riusciti nelle trasformazioni, anche se la gente comune pensava fosse ancora una cosa impossibile. Provai alcuni incantesimi, molti di trasfigurazione, con mio grande stupore riuscii quasi in tutti; tentai anche in qualche incantesimo di attacco, ma con scarsi risultati. << Emily! >> sentii gridare << Emily! >> cercai di concentrarmi sulle parole del libro, qualcuno aprì la cabina-armadio << Emily! >>, continuai a leggere e a provare magie di offensiva << Eccoti finalm… >> Richard lasciò in sospeso le parole e si ammutolì, mi girai << Cosa c’è? >> mi guardò strabiliato << Tu sei riuscita a fare un incantesimo di attacco >> li brillavano gli occhi per l’eccitazione << Tristan! Vieni! >> gridò << Che c’è? >> disse annoiata << Ha praticato un incantesimo di attacco >> mi guardò << E con questo? Era ora che imparasse! >> sbuffai << Tante grazie, ora uscite >> Richard si mise a ridere << Non lo ascoltare. Comunque la cena è servita, quindi vieni! >> fu quasi un ordine, chiusi di malavoglia il libro << Eccomi >> scendemmo tutti insieme in cucina; era arrivato Nicholas << Ehi >> lo salutai, poi guardai Richard che era girato di spalle.
Tutta la serata passò con un silenzio tombale, andammo a letto quasi subito, ma visto che non riuscivo a dormire mi rintanai nella stanza per allenarmi con la magia, presi di nuovo il libro di incantesimi base e continuai tutta la notte a provare; verso le tre del mattino sentii la porta della cabina aprirsi << Emily, Emily >> la voce di Anastasia ridotta ad un sussurro mi chiamava, uscii << Ciao! >> la salutai << Divertita? >> chiesi curiosa, si guardò intorno << Certo >> rise e fece uno sguardo malizioso << Cosa è successo? Racconta! >> mi trascinò in camera, ci sedemmo sul letto e cominciò a raccontare per filo e per segno ogni attimo della serata, parlò della festa in generale, degli invitati, del buffet, di tutto quello che avevano fatto durante la festa e di un ragazzo di 5A che si era avvicinato a lei mentre ballava e con cui aveva stretto amicizia << Dovresti vederlo, è magnifico >> sorrise << Alto, moro con gli occhi grigi, simpatico ed interessante… >> sospirò << Ehi Anastasia, non è che ti piace? >> la spinsi scherzosamente << Si vede così tanto? >> mi chiese << L’ho solo intuito… >> quasi non riuscii a parlare per le risate che tentavo di soffocare << Certo che si vede, sei un libro aperto! >> parlammo per un ora, poi ci addormentammo.
Arrivammo tardi a scuola, io e Richard entrammo correndo in classe quando il professore cominciò l’appello << Aron! >> gridò << Presente…. Presente >> disse Richard correndo al suo posto << Signor Aron, Signorina Tousseau, perché questo ritardo? >> ci fissò severo << Vede professore, c’è stato un piccolo incidente di percorso stamattina >> il professore lo guardò << Signor Aron sta chiamando la sua pigrizia “incidente di percorso”? Vuole prendermi in giro? Sappiamo tutti che ha semplicemente dormito troppo >> partì una risata generale << Signorina Tousseau, si sieda accanto al suo compagno. Oggi starete un po’ di più in classe, pulirete l’aula, prendetela come una punizione >> mi sedetti accanto a Richard e lo guardai in cagnesco, il motivo del ritardo era proprio lui, si era alzato tardissimo e ci aveva fatto aspettare secoli.
Alla fine delle lezioni andai a prendere degli stracci per pulire l’aula e passammo più di un ora a scuola oltre le lezioni << E’ colpa tua, stupido >> gli lanciai uno straccio che gli finì sul viso << Potevi anche andartene da sola se avevi paura di fare tardi! >> mi arrivò il cassino su un braccio, che poi cadde sulla cattedra << Guarda! L’avevo appena pulita! >> strillai istericamente << Fa niente, vuol dire che dovrai rifarlo >> stetti in silenzio e levai le impronte di gesso << Tu, brutto idiota! >> lancia uno straccio bagnato nella sua direzione, sbuffò e continuò il lavoro; stavo aprendo le finestre per far asciugare prima, quando due mani bagnate mi strinsero ai fianchi, sussultai, Richard mi abbracciò, era completamente bagnato << Ehi! Togliti, mi hai bagnato la maglia >> rise << No >> mi strinse più forte e cedetti all’abbraccio << Ok, però ora basta >> allentò la presa e mi girai, i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, lasciò del tutto la presa vedendo il mio sguardo imbarazzato << Ehm… credo che abbiamo finito >> presi il maglioncino di lana verde acqua della divisa scolastica e guardai Richard indossare la giacca e uscire silenziosamente dalla classe, rimasi immobile e dopo un po’ il viso del mio compagno di classe fece capolino nell’aula << Emily, vieni? >> disse sorridente, lo seguii in silenzio fino a casa. << Emily? Emily! >> guardai come un’ebete Richard << Eh? Che c’è? >> mi guardò << Qualcosa non va? >> abbassò lo sguardo, sapevo che stava pensando anche lui a quello che era successo in classe << No, nulla >> sorrisi << Mm… Ok.. >> aprì la porta << Finalmente siamo tornati! >> disse << Oh, eccovi >> si avvicinò Anastasia << Dobbiamo parlare tutti insieme >> posai lo zaino accanto al tavolo << Che succede? >> chiesi << Tra una settimana cominciano le vacanze invernali che durano quindici giorni quindi… >> si interruppe << Potremmo andare a cercare le Pietre dell’Anima >> continuò Tristan << E’ l’unico momento in cui potremmo cominciare le ricerche >> spiegò Nicholas; guardai Richard che annuiva << Emily, i ragazzi hanno ragione, dovremmo andare >> li guardai, ormai era arrivato il  momento di cominciare la ricerca, dovevo farlo, strinsi tra le dita il cristallo << Bene, la settimana prossima si comincia >> dissi seria << Non pensavo avresti accettato così facilmente >> commentò Nicholas << E’ il mio compito, non posso rifiutare >> avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere, ma ero determinata a compiere il mio dovere come futura regina del regno.
La settimana passò talmente in fretta, fra scuola e allenamenti costanti per imparare ad attaccare e difendermi << Ok, domani dovremmo partire, voglio vedere se sei davvero in grado di intraprendere questo viaggio. Fai finta che io sia un tuo nemico, attacca e difenditi >> annunciò Tristan, mi preparai a quella specie di duello; combattei come un automa, senza sapere in realtà quello che stavo facendo, mi veniva spontaneo usare la magia << Bene Emily, direi che sei pronta >> mi fermai, guardai le mani << Davvero sono stata io a usare quella magia? Davvero ci sono riuscita? >> mi sorrise << Già, non ci speravo nemmeno io >> sbuffai ed andai in camera dei ragazzi << Ok, sono sfinita >> mi lanciai su uno dei tre letti << Ed è ancora l’inizio >> mi rispose divertito Richard << Non dirlo >> gli ordinai e sprofondai la faccia nel cuscino << Su, scherzavo >> mi disse venendomi vicino e accarezzandomi i capelli, lo guardai << Ok >>
<< Grande risposta >> si alzò e se ne andò dalla camera << Ma che gli prende a quello? >> mi chiese Anastasia, feci spallucce e sprofondai nuovamente la faccia nel cuscino, mi alzai dal letto ed andai in camera mia, mi sdraiai sul letto e feci finta di dormire, volevo rimanere un po’ da sola per pensare e quello ormai era l’unico modo per stare in pace in quell’appartamento. Avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere, Tristan era stato gentile con gli attacchi, ma sicuramente le persone contro cui mi sarei scontrata non sarebbero state tanto buone; non volevo deludere nessuno, soprattutto i ragazzi che hanno creduto in me fin dall’inizio, dal primo giorno, quando mi dissero che ero una strega e io non credetti alle loro parole; se non fossi riuscita nel mio compito avrei deluso tutti, anche me stessa. << Emily, stai dormendo? >> la mano gentile di Richard mi accarezzò i capelli, non risposi << So che hai paura di quello che potrebbe accadere lì, ma non ti preoccupare, ci saremo tutti e quattro >> rise timidamente << So che puoi farcela >> capii dal suono delle sue parole che aveva anche lui aveva timore per il viaggio; mi accarezzò di nuovo i capelli, mi baciò una guancia e si diresse verso la porta << Richard >> lo chiamai, mi girai e lui fece marcia indietro e si avvicinò al letto << Dimmi >> mi sorrise << Ho paura di deludervi >> lo guardai impaurita << Non ci deluderai mai, lo sai >> il suo sorriso era dolce e comprensivo << E se non fossi quella giusta? E se non ci riuscissi? E se sbagliassi qualcosa? Io… Che potrebbe accadere? >>
<< Ehi! >> mi tirò una ciocca di capelli << Calmati, non succederà nulla del genere, tu sei perfetta e riuscirai in tutto, se non riesci tu non ci riuscirà nessuno! >>
<< Bene, mi hai tranquillizzata! Se non ci riesco siamo nei guai >> affermai << Probabile… >> rispose, avevo paura, lui mi fece salire anche l’ansia << Sto scherzando! >> gli occhi brillavano come il suo sorriso << Ok, ci credo >> si sedette sul bordo del letto e mi strinse a sé << Non preoccuparti, ovunque andrai ci saremo noi con te. Potrai fare qualsiasi errore, potrai anche non riuscirci, ma rimarrai comunque la nostra regina>> 
<< Ok, mi hai convinta: sono pronta >> sorrisi come quando dicevo una bugia, era il sorriso migliore per nascondere i miei veri sentimenti << E’ inutile che fai quel sorrisino, con me non funziona >> nessuno aveva mai capito che quel sorriso era falso << Si vede lontano un miglio che sei agitata, calmati e riposa >> mi baciò la fronte << Ti voglio bene >>gli dissi, mi dette un altro bacio. Mi resi conto che riusciva a capirmi meglio di chiunque altro, neppure la mia migliore amica sapeva quando fingevo o quando non fingevo, per lei ero sempre sincera, invece lui capì, lo capiva sempre; gli volevo davvero bene e mi aveva tranquillizzata, sarei partita per il viaggio il giorno dopo, in quel momento fui sicura della mia scelta. 

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