Artefici del Proprio Destino

di Alicaryn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cobalto contro Cobalto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Due bambini correvano a perdifiato lungo un corridoio buio e tetro.
Il silenzio era interrotto dai loro passi piccoli e veloci.
Scappare.
Dovevano scappare per sopravvivere.
Le ombre li volevano divorare, ma loro non potevano permetterselo.
Dovevano tornare a casa sani e salvi.
Ma ce l’avrebbero fatta?

Erano un maschio e una femmina.
Il bambino aveva gli occhi color cobalto e i capelli del medesimo colore mentre la bambina era tutto il contrario, aveva occhi e capelli color cremisi.
Il piccolo teneva per mano l’altra e correva il più veloce possibile per allontanare entrambi da quell’incubo, doveva riuscirci, non importava che metodo usasse. Doveva proteggere sia lui che lei.
Eppure lo sentiva. Sentiva quell’ombra avvicinarsi a loro in modo veloce, quasi avesse fame di loro. Aumentò la corsa stringendo ancora di più la mano della bambina e cominciò ad avere uno strano presentimento. Un luccichio nel fondo del corridoio scuro attirò la sua attenzione, forse avevano una possibilità di salvarsi. Avvicinandosi, vide che più che un’uscita era un fascio di luce a forma di vortice, un portale; il bambino ci pensò su prima di avviarsi verso di esso, ma poi avvertì la forte presenza dell’ombra dietro di lui e, stringendo a sé la piccola, si lanciò verso la luce chiudendo gli occhi e pregando per la loro sorte.

 

Shade stava riposando seduto su una poltrona in pelle dopo un’altra giornata di lavoro, non esistevano vacanze per i Re! Già, perché al suo compimento di diciotto anni e dopo aver sposato la sua amata Fine, era salito al trono come Re del Regno della Luna; aspettavano anche un bambino e la cosa non poteva renderlo più felice.
Sentì qualcuno bussare e la soave voce della donna amata.
« Shade posso entrare? ».
« Certo, Fine ».
Una donna dai lunghi capelli cremisi e occhi del medesimo colore entrò illuminando la giornata dell’uomo con il suo raggiante sorriso, gli si avvicinò mentre lui pose delicatamente una mano sull’evidente pancione di lei e cominciò ad accarezzarlo.
« Spero che somigli a te ».
« E io, a te».
Entrambi si sorriso l’uno con l’altra scambiandosi poi un dolce bacio, non sapevano che tra pochi attimi, un piccolo evento avrebbe lasciato un segno evidente su questo loro periodo di vita.
Un gran frastuono si sentì dalla sala di controllo lunare.
Allarmati, i regnanti si recarono velocemente verso la sala e furono subito informati dagli scienziati e dagli addetti che la macchina principale era improvvisamente andata in corto circuito e che rilasciando energia, aveva causato il frastuono. Infatti, la macchina principale che controllava le fasi lunari, era circondata da del fumo, ma la cosa che stupì tutti i presenti erano le due presenze ai piedi del marchingegno. Un bambino e una bambina giacevano svenuti sul pavimento, lei stretta a lui, quasi come se quest’ultimo volesse proteggerla da qualcosa; la cosa che però faceva preoccupare di più erano le macchie di sangue nei vestiti dei due pargoli. Shade non perse tempo e chiamò un dottore che curasse i due piccoli.
Fine se ne stava seduta fuori dalla stanza aspettando con ansia che suo marito e il dottore uscissero per avvertirla della salute dei due bambini, ma era passata quasi un’ora ormai e non era ancora successo niente. Sospirò per l’ennesima volta, pregando che ai piccoli non fosse successo niente di grave; si accarezzò il pancione per infondersi coraggio. Lo faceva sempre, quando era preoccupata, pensava alla piccola creatura che cresceva dentro di lei e così si rallegrava.
A un certo punto, vide il suo amato aprire la porta e venirle in contro sorridente.
« Stanno bene, non devi preoccuparti » le disse.
La donna sorrise ed entrò nella stanza. Li vide addormentati nei lettini che dormivano beatamente, il bambino aveva fasciature lungo il corpo, segno che era stato ferito abbastanza gravemente, ma la cosa che più colpiva i presenti era l’enorme somiglianza del pargolo con Shade. La bambina poi non era da meno con Fine. Nessuno riusciva a spiegarsi quella situazione.
Che cosa stava succedendo?
I regnanti decisero di aspettare che i bambini si svegliassero per chiedere a loro direttamente, mentre il dottore si congedò e se ne andò.
« Shade… Secondo te cosa è successo…? ».
« Non lo so, Fine… aspettiamo che si risveglino ».
La donna annuì e solo dopo mezz’ora, i due si svegliarono.
La piccola sbadigliò animatamente facendo sorridere i due regnanti, era una bella bambina, e si guardò attorno interrogativa soffermandosi poi su Fine e Shade. Il bambino invece fece più fatica ad alzarsi e restare seduto sul letto, gli faceva male il petto, dove per l’appunto aveva ricevuto una grossa ferita da lama e per poco non gli venne un colpo alla vista di re e regina che si avvicinarono a loro.
La bambina stava per dire qualcosa, ma l’altro la fermò alzandosi immediatamente dal letto e posandole una mano sulla bocca, gesto che fece insospettire i due coniugi e creare una smorfia sofferente al bambino che subito crollò a terra preso prontamente da Shade. L’uomo lo rimise di nuovo sul letto.
« Stai fermo, hai una grossa ferita al petto, non devi muoverti » disse premuroso.
« G-grazie… » balbettò.
Fine si avvicinò ai tre e sorridendo chiese gentilmente chi fossero, ma il pargolo, guardando la bambina, le fece un gesto di non dire niente.
I regnanti dovettero insistere per un po’ prima di convincerli a rivelarsi e così si presentarono.
« Io mi chiamo Luna! » disse sorridente lei.
Per lui ci volle un po’ di più, non ne voleva sapere di aprire bocca.
« Dai fratellone! Dì loro come ti chiami! » lo incitò la sorella.
Il diretto interessato guardò prima Luna, poi Fine e Shade e alla fine abbassò lo sguardo.
« Mi chiamo Eclipse».

*Note*
Bene, ce l'ho fatta... ehm... A pubblicare la mia prima storia! 
Sono nuova >.< Abbiate clemenza
Accetto però critiche e consigli per migliorare sempre più!

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Capitolo 2
*** Cobalto contro Cobalto ***


Fine e Shade, esterrefatti, si guardarono e decisero di lasciar riposare i due bambini. Appena fuori dalla stanza, la donna guardò preoccupata il marito pensieroso. Non riuscivano a spiegarsi come fosse possibile che quel bambino, così tanto somigliante a Shade, si chiamasse, tra tutti i nomi possibili, proprio Eclipse.
« Shade… secondo te che significa tutto ciò? ».
« Non lo so, Fine… non lo so… ».
Era notte ormai, i due si ritirarono nella loro camera per discutere meglio sulla faccenda.
« Non può essere una semplice coincidenza ».
« Penso che dovremo capire da dove provengano, chi sono i loro genitori… ».
« Fine… Calmati, una spiegazione plausibile c’è sicuramente ».
« Ma Eclipse… ti… somiglia così tanto… perfino… ».
Il consorte le si sedette accanto abbracciandola.
« Anche Luna ti somiglia tanto… ha il tuo stesso luminoso sorriso, quello che vorrei vedere adesso ».
La moglie gli sorrise, proprio come le aveva chiesto. Parlarono ancora un po’ poi si addormentarono l’uno stretto all’altra.
Nella stanza dove vi erano i bambini, Luna cercava in tutti modi di cercare una spiegazione da suo fratello, ma i risultati erano nulli. Dal canto suo, Eclipse aveva capito la situazione in cui erano finiti, ma non trovava modo per uscirne fuori e, per il momento, non voleva dare spiegazioni a sua sorella, doveva chiarire alcune cose prima.
« Eclipse dai dimmi che succede! ».
« Luna io… ora non posso dirtelo… ».
« Perché no? Dai! Anch’io ho il diritto di sapere! ».
Su questo, effettivamente, aveva ragione, doveva almeno farle capire dove si trovavano. Le spiegò che si trovavano nel loro regno, in poche parole a casa, ma che non erano esattamente tornati.
« In che senso che non siamo a casa anche se questo è il Regno della Luna? ».
« Ecco… vedi… noi siamo… ».

Il giorno seguente, Eclipse si svegliò presto e vedendo sua sorella spaparanzata sul letto con le coperte a terra, con la testa all’ingiù sul bordo del letto mentre abbracciava il cuscino sbavando e sognando chissà quale dolce, sorrise e quello era il suo solito  dolce buon giorno alla mattina.
« Bignè alla crema… Bomboloni ripieni di panna…. Torta alla panna… » mormorava la bambina nel sonno mentre un filo di bava le usciva dalla bocca. Il bambino le si avvicinò, la sistemò meglio e le rimboccò le coperte dandole poi un bacio sulla guancia, non cambiava mai la sua sorellina.
Uscì dalla stanza chiudendo delicatamente la porta e cominciò a camminare nei corridoi del castello dirigendosi verso una meta ben precisa, conosceva bene l’edificio. Arrivò a degli scalini che salì fino a quando non si ritrovò davanti una porticina in legno di quercia beh rifinita e con un manico d’argento. L’aprì scoprendo una terrazza, era il punto più alto di tutto il castello e la vista era meravigliosa: alzando il capo, la vista era sovrastata da migliaia di stelle colorate all’Aurora mentre affacciandosi dal balcone, si poteva godere del panorama di tutto il regno illuminato da vivaci luci nelle strade. Eclipse sorrise avvicinandosi al balcone e osservando la vista, gli piaceva quel posto, da quando glielo avevano mostrato ci era sempre andato, ogni giorno.
« E così conosci questo posto… ».
Il bambino si girò, ritrovandosi di fronte a Shade che gli si avvicinò e s’inginocchiò alla sua altezza mentre l’altro abbassava lo sguardo.
« Eclipse… non vuoi proprio dirci da dove venite, tu e tua sorella? ».
Lui annuì sempre restando in silenzio.
« Lo sai che puoi fidarti di noi vero? ».
Annuì ancora.
Alzò poi lo sguardo facendo scontrare due paia di occhi entrambi blu cobalto.
Entrambi incutevano un certo senso di mistero.
Erano magnetici e profondi.
Erano identici se non fosse stata per l’età.
Shade era sempre più confuso, era uguale a lui in tutti i sensi, carattere, fisico, comportamenti… tutto. Quasi come un suo clone.
« Sire… ».
« Chiamami pure Shade ».
Il piccolo s’imbarazzò un momento poi continuò.
« So che mi sto comportando in modo maleducato, ma per il momento preferirei non dare nessuna spiegazione… ».
L’uomo sorrise, vedeva in quei occhi tanto innocenti quanto puri, il desiderio che aveva di voler solo proteggere sua sorella. Lo sapeva perché anche lui aveva avuto lo stesso sguardo, nello stesso periodo in cui aveva incontrato la ragione della sua vita.
« Non ti preoccupare, se è questo ciò che desideri allora non insisterò più ».
Finalmente, per la prima volta dopo averlo incontrato, lo vide sorridere semplicemente, ma ebbe un sussulto al cuore, quel sorriso era piuttosto familiare, era come quello di Fine.
« Vuoi molto bene a tua sorella, vero? ».
Lui annuì.
« Si assolutamente! Rischierei la vita per lei, è una delle poche persone care che ho ».
« Poche? ».
« Ecco… Non sono molto sociale… Ho solo un amico e un cugino con cui parlo, i miei genitori, i miei zii e i miei nonni, per il resto sono forzato da mia sorella ».
Shade sorrise. Si, era lui in miniatura, sorriso a parte.
« Mi somigli davvero tanto… » disse l’uomo.
« Perché dici così…? ».
« Perché è così, alla tua età non avevo molti amici, tutto ciò che contava era la mia famiglia, il resto non aveva importanza, fino a quando… » non terminò la frase che cominciò a fantasticare sulla sua donna e di quando l’aveva vista per la prima volta alla prima festa delle principesse, anche se ammetteva di aver guardato più Rein che lei.
I due continuavano a guardarsi negli occhi, quasi non si capacitassero di credere che quelle due paia di iridi erano identiche.
Blu contro blu.
Shade continuava a sospettare, ma non voleva forzare il bambino più di tanto così cercò di non pensarci.
Lo invitò, poi, a fare colazione e lui accettò correndo dalla sorella che stava ancora beatamente dormendo. Le provò tutte, ma la dormigliona non accennava ad alzarsi e ben presto fu raggiunto sia dal re che dalla regina.
« Eclipse, Luna ci siete? » chiese gentilmente Fine.
« Aspetti, regina, mia sorella non si sveglia ».
« Chiamami Fine » rispose sorridendo la donna.
« E’ sempre così? » chiese invece Shade.
« Beh si ma… ho ancora una possibilità di riuscita ».
« Luna… I pancake e i krapfen ripieni alla crema sono pronti in tavola… » disse il bambino lasciando sbigottiti marito e moglie.
Come un robot, la bambina sgranò gli occhi e si alzò muovendosi meccanicamente mettendosi sull’attenti davanti al fratello che sbuffava e sospirava portandosi una mano sulla faccia mentre i regnanti trattenevano a stento una risata. Luna era la copia perfetta di Fine quando aveva la sua età. Shade ripensò ancora alla scena sul terrazzo dove aveva constatato che Eclipse si poteva definire uguale a lui. Cominciò a pensare che i bambini fossero in qualche modo collegati a loro da qualcosa di estremamente importante.
Fecero colazione in modo allegro, lo stomaco della piccola Luna era insaziabile, Eclipse continuava a rimproverarla sul fatto di non mangiare troppo sennò stava male mentre i regnanti li guardavano divertiti, la piccola era proprio Fine da piccola, anzi forse un po’ peggio.
« Luna smettila di abbuffarti! Altrimenti dopo ti verrà il mal di pancia! » continuava a ripetere il bambino.
« Calmati fratellone! Non accadrà niente! Questi dolci sono troppo buoni per farmi male! » ribatté la bambina con ancora in bocca un pasticcino.
Il fratello sospirò pesantemente, non cambiava mai sua sorella in questo tipo di cose.
« Ehi Eclipse, perché non ci dici quanti anni avete »
Si girò verso Fine che lo guardava e dopo averci pensato su, rispose.
« Nove ».
« E tua sorella? ».
« Anche lei ».
I due coniugi lo guardarono confusi.
« Siamo gemelli ».


*note*
Ehm... siamo al secondo capitolo... un pò corto devo dire...
spero comunque che vi piaccia! E ringrazio chi ha commentato e chi legge solo.
Accetto consigli e critiche (non troppo pesanti, per favore)

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