Il passato di Samantha

di Samantha093
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Viaggio ***
Capitolo 2: *** Il passato di Eric. ***



Capitolo 1
*** Il Viaggio ***


PROLOGO
 
Apro gli occhi.
E' buio.
Intorno a me vi è un silezio quasi assordante.
Non so quanto tempo ho dormito, non so nemmeno dove mi trovo, c'è troppa oscurità intorno a me. Forse ho gli occhi ancora chiusi e ho solo immaginato di aver alzato le palpebre.
Ho paura, tanta paura. Improvvisamente sagome indistinte prendono forma davanti ai miei occhi, occhi che ora sono realmente aperti e che vorrei immediatamente chiudere. Ma non ci riesco, sono come bloccata in una posizione innaturale, in un luogo innaturale. Un luogo in cui vedo trascorrere immagini della mia vita, immagini troppo indistinte e confuse per capire davvero cosa rappresentino e se sono momenti che ho vissuto, anche se in raltà non ricordo niente della mia vita e se veramente ne ho vissuta una. Quindi mi domando:
Chi sono io?
Dove mi trovo?
 Nel terrore e nello sconforto di quegli attimi improvvisamente mi sento prendere con forza le spalle, ed ho quasi una sensazione di piacere.
Mi agrappo speranzonsa a quel gesto di forza e di sicurezza che si presenza e cerco di non opporre resistenza ma di trovare salvezza.
Mi sento scossa con maggiore forza e al tatto di aggiunge anche un suono lontano, indistinto.
Ormai le immagini hanno preso completamente possesso della mia mente e ricado di nuovo nell'oscurità.
 
1° Capitolo
Il VIAGGIO
<< Eric, Eric respira. Vieni, respira ancora. E' viva! >>
Eric si avvicina e ritrova sul viso della giovane donna stesa a terra un briciolo di salvezza.
<< Non è sicuro che sia una di noi, guarda quei segni sul viso, mi ricordano molto i simboli che quei bastardi portano sul braccio >>
<<  Non è detto che sia una di loro. E' una superstite Eric, in questa landa di desolazione è l'unica superstite. Dobbiamo portarla via di qui, è troppo pericoloso. >>
<<  E' gravemente ferita, morirà prima di arrivare nella Tana >>
Improvvisamente dei suoni provengono dalle labbra della giovane donna, lamenti di dolore e di paura, quasi urla dell'anima assopite dal corpo.
Niall le prende le spalle e cerca di scuoterla, nella speranza di svegliarla e di capire. Ma gli occhi non accennano ad aprirsi e il corpo non da segni di risveglio.
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Dopo un giorno di viaggio Eric era sempre più convinto che portare quella ragazza era stato un grande errore. Durante il viaggio non aveva dato segni di miglioramento, ma nemmeno di peggioramento grazie al medicinale somministrato da Niall.
Si fermarono per la notte in una vecchia casa disabitata, immersa completamente nella natura, quasi integra in essa. Un luogo sicuro nascosto dalle malvagità del mondo.
Eric e Niall dopo aver sistemato la ragazza su un materasso sgualcito dal tempo, riuscirono a sistemarsi alla meglio sul pavimento con delle coperte.
C'erano troppe domande che affollavano la mente di Eric. Chi era quella ragazza, cosa erano quei simboli sul suo viso e fondamentale perchè si trovava a Lithos.
Che cosa avrebbero pensato gli altri della loro compagna di viaggio? Certo era l'unica superstite ed era loro dovere salvarla e portarla al sicuro. Ma non sapevano assolutamente niente di lei. Poteva benissimo essere una spia. La osservò con maggiore attenzione. Si rese conto che aveva un viso quasi perfetto, delle labbra carnose ripiegate in una smorfia di tristezza, quasi di dolore. Dai vestiti sgualciti traspariva un corpo sinuoso, gambe lunghe e magre. Eric rimase a guardare a lungo quella ragazza, quasi incantato. Ma tanta bellezza lo fece sentire in pericolo.
Eric si chiedeva come Niall potesse essere tanto tranquillo.
<< Sei sicuro di quello che stiamo facendo, Niall? >>
<< Il solito ansioso. Certo che sono sicuro, è nostro dovere salvare chi ha ancora una speranza, quindi è nostro dovere portarla al sicuro >>
<< Questo lo so, ma non sono sicuro... >>
<< Non penso che sia un pericolo per noi, fidati di me per una buona volta e preparati per la missione >>
La missione giusto, se ne era proprio dimenticato.Una stella blu. questo doveva disegnarsi sul braccio. Questo era il simbolo che differenziava gli altri dagli umani.
<< Non possiamo andare in missione con lei quesi morta >>
<< La lasciamo qui, il medicinale farà effetto fino a domani mattina. Nel secondo dosagio ho aggiunto anche del sonnifero. Dormirà per altre 8 ore. >>
<< Sei un genio Niall. Prendi il materiale e andiamo, dobbiamo fare il prima possibile è quesi l'ora >>
 
 
 
Questo buio mi perseguita, ho tanta paura. Quanto tempo è passato. Giorni? Mesi? Anni? Mi sembra un tempo infinito.Cos'è il tempo? Non ha più alcun significato per me. Non sento più nulla, solo buio e freddo, tanto freddo. Sono morta. Ma cos'è la morte? Come posso essere morta se sento ancora i miei pensieri, se sono ancora in grado di pensare e di pormi delle domande. No, non sono morta. Ma allora dove mi trovo? Cos'è questo posto. E' tutto buoio e ho freddo, ho paura, tanta paura. Chi sono? Dove sono?
Una luce, mi acceca, ma è troppo lontana, voglio raggiungerla. Non ho più forze, sono paralizzata, non sento più il mio corpo. Provo ad urlare ma dalle labbra non esce alcun suono, la voce è bloccata, la sento solo nella mia testa.
La luce si affievolisce. L'ultima speranza di salvezza è scomparsa nel buio. Buio ancora buio intorno a me, sono sola, ho paura,ho freddo, tanto freddo.
 
Ecco che arrivano nel luogo tanto cercato. Eric e Niall, due soldati sopravvissuti alla Possessione, insieme ad altri pochi superstiti. Sono tempi difficili per i pochi rimasti. La vita è difficile, una vita basata principalmente sulla sopravvivenza.
In lontananza si vedono tende e fumo. Un accampamento.
 << Niall ricorda, tu sei un soldato dell'esercito che ha combattuto a Lithos e io sono un ostaggio in via di transizione. Siamo qui di passaggio, stiamo per raggiungere la nostra guarnigione a Sud; sono ferito e ho bisogno di medicine o non potrò portare a termine la transizione, e abbiamo bisogno di viveri >>
<< Tutto chiaro >>
<< Cerca di inspirare fiducia, cosi se siamo fortunati ti fanno entrare personalemte in cambusa e potremmo prendere tutto ciò che ci serve. Chiaro? >>
<< Chiaro. >>
 Niall si avvicinava con passo sicuro verso l'accampamento, sperando che nessuno si fosse accorto di niente. Era la sua prima missione e non era molto sicuro di sè. Avrebbe dovuto fare lui l'ostaggio, ma si fidava della scelta di Eric, in fondo aveva molta più esperienza di lui, essendo quella una delle sue tante missioni. Era ammirato dalla forza e dal coraggio che dimostrava Eric in molte occasioni difficile. Lo aveva sempre visto come un esempio da seguire. Non lo conosceva da molto tempo, ma aveva sentito parlare molto di lui e delle sue missioni portate a termine con gran successo. Era dovuta a Eric  la sopravvivenza di molte persone. Ricorda ancora il giorno in cui il Capo li aveva scelti per questa missione. Dovevano trovare dei medicinali adatti per prevenire l'epidemia che si sarebbe diffusa nella Tana.
Ricordava che lo aveva convocato nel suo studio...
<< Caro Niall, ti chiederai come mai ti ho convocato nel mio studio >>.
<<  Si signore, me lo stavo chiedendo. >>
<< Ebbene.Hai appena terminato gli studi in medicina, ormai sei un medico a tutti gli effetti,in quanto alla tua esperienza passata si aggiungono le tue nuove conoscenze.. >>
<< Ti ho convocato per affidarti una missione di grande importanza.. >>
<< Dovrai andare di Sopra insieme con un altro soldato e trovare i medicinali che serviranno per creare una cura. >>
<< Una cura? >>
<< Si, per prevenire l'epidemia che si diffonderà nella Tana da qui a un mese..Ti spiegherà meglio nel dettaglio il Dott. Lair >>
<<  Il soldato che ti accompagnerà in questa missione sarà Eric. >>
<< Si signore >>
<< Ora và dal Dott. Lair, ti sta aspettando. >>
Ecco come ebbe la responsabilità di quella missione. Doveva salvare i superstiti da un’epidemia che si sarebbe diffusa da lì a un mese, e di cui conosceva solo la provenienza. Una pianta. Una pianta velenosa che si trovava nel sottosuolo, non distante dalla Tana e che, per motivi sconosciuti era entrata a contatto con le piante mediche. Fortunatamente il Dottor Lair durante una delle sue ricerche si era reso conto di questa strana presenza nelle piante mediche, ma troppo tardi, poiché alcune di esse erano già state usate per impacchi medici e il veleno già si era diffuso in alcuni organismi. I sintomi si sarebbero manifestati un mese dopo dall'errata somministrazione, e prima dello scadere del tempo c'era la possibilità di prevenire e curare l'epidemia.
 
Ed ecco che Niall si trovano di fronte le guardie di quell'accampamento. Cerca di far trapelare la più possibile sicurezza dai suoi occhi e dalla sua voce.
<< Salve, sono Lion di Youth, sono un soldato della guarnigione del Sud. Provengo dalla città di Lithos, dove ho preso come ostaggio quest'essere in via di transizione. >>
Guarda il viso di Eric, dipinto da un’espressione di sofferenza.
<< E' ferito, e mi servono dei medicinali per portare a termine la transizione senza problemi.  >>
Una guardia lo osserva per bene.
Niall sente la pelle gelare.
<<  Era l'unico sopravvissuto? >> domanda una delle guardie
<<  L'unico in grado di poter reggere fisicamente la transizione. >>
Sono un genio...
<<  Bene..attendi qui, vedo se è possibile parlare con il medico dell'accampamento.
 >>
<<  Anche io sono un medico, ho bisogno solo di medicine per farlo sopravvivere e poter raggiungere la mia guarnigione.  >>
Il soldato lo guarda con aria sospetta.
 Certo sono bastardi, mica stupidi..spero non si insospettisce troppo..
<<  Vado a controllare se il medico è disponibile >> insiste il soldato
<< Attendo qui >> si arrende Niall
 
<< Sei stupido o cosa? >> sussurra Eric
<< Non ti preoccupare, ho un piano >>
 
Entrarono nell'infermeria, la dottoressa Nemes, fece stendere Eric sulla brandina. Niall iniziò a studiare bene  il luogo in cui si trovavano. Riuscì a scorgere le boccette con i medicinali che facevano caso suo, ma con la coda dell'occhio osservava anche i movimenti della dottoressa, per capire quando era il momento giusto per attaccare. Tra le mani aveva già il panno intriso di un veleno, non  mortale. Lei gli da le spalle, il momento giusto per attaccare. La bloccò per la testa e le fece inspirare con la bocca il veleno, finchè non sentì  il suo peso sulle braccia.
Quando alzò gli occhi Eric era già all'opera, che si destreggiava con le boccette piene di un veleno con gli stessi effetti di quello usato sulla dottoressa, ma più duraturo. Le boccette erano pari al numero dei medicinali che servivano a loro. Era un gioco di scambio.
<< Eric, il veleno che ho usato contro la dottoressa dura circa due ore, il tempo necessario per fare lo scambio e allontanarci il più possibile da qui. >>
<< Questa è la lista, prendi questi medicinali nelle maggiori quantità possibili e scambiali con quelle boccette, io intanto cerco di somministrare il sonnifero alle due guardie, in modo tale che nessuno saprà che siamo stati qui >>
Uscì  fuori dal tendone, è buio, il cielo è pieno di stelle, quanto tempo è passato? Non riusciva a capire lo scorrere del tempo come funzionava sopra. Lui è nato e cresciuto nella Tana e non ha mai visto prima di allora, lo scorrere della giornata dal giorno alla notte.
Fece brevi calcoli e si rese conto che era  passata almeno un ora e mezza da quando avevano lasciato la casa.
Camminò  nel modo più silenzioso e possibile, i quanto si rendeva  conto che ormai tutti stavano dormendo in quell'accampamento. Anche le guardie sono assopite sulle sedie, con un bicchiere di vino sul tavolo.
Sono troppo sicuri della loro superiorità, tanto da credere di potersi concedere un bicchiere di vino..
Era un lavoretto semplice.
Si avvicinò silenzioso al viso delle guardie e come aveva fatto con la dottoressa, Fece cadere entrambi in un sonno profondo.
Tornò nel tendone dell'infermeria e trovò Eric che sistemava  le boccette mediche nel suo sacco.
Era ora di andare, correre il più veloce possibile e allontanarsi da quall'accampamento.
Impiegarono un ora e mezza per arrivare nella casa.
Si guardarono intorno per assicurarsi che nessuno li avesse seguiti.
Entrano nella casa.
 Niall vide sul letto la ragazza che ha salvato quel giorno. Aveva ripreso completamente il colore della sua carnagione, un colore ambrato, e il simbolo ha assunto un colore celeste..quasi bianco.
Rimase incantato da quella visione, gli occhi chiusi, un sorriso sulle labbra, un sorriso triste, quasi perso. I capelli lunghi che le scendono in gran quantità sulle spalle. Non si era reso conto di tanta bellezza.
Decise di sistemarsi accanto a lei, in modo da poter vedere per primo gli occhi della ragazza non appena si fossero aperti.
 
 
 
Eric era contento della riuscita della missione, ed era fiero del suo compagno di viaggio, si è rivelato davvero coraggioso. Ma non si sentiva  ancora al sicuro, e non lo sarà finchè non varcherà le porte della Tana.
Rientrati nella casa, Eric viene attratto dal corpo posto sul letto.La ragazza. La sua bellezza si è accentuata maggiormente, e così anche il senso di pericolo che provava. Le Altre donne si distinguono dalle Loro donne proprio per l'impossibile bellezza di cui sono dotate. Ed Eric era sempre più convinto che sia una di loro  anche se un piccolo dettaglio non gli torna. Il simbolo.
Egli ricordava che gli uomini avessero una stella blu sul braccio destro, e le donne una stella bianca. La ragazza che aveva di fronte, osservandola meglio , aveva una stella intorno all'occhio di un colore che si avvicina molto al celeste, in contrasto con la pelle scura. Quindi non può essere una di loro. Quindi chi è? Questa e altre mille domande gli affollano la mente,fino ad accompagnarlo in un sogno senza sogni.
 
Sono sveglia.
Intorno a me non è più buio, non ho più freddo.
Una brezza leggera mi sfiora il viso, odore di salsedine mi riempe le narici.
Gli occhi sono acceccati dalla luce intensa, dalla luce bellissima che mi avvolge tutt'intorno.
Dove sono?
Lo sguardo si perde all'orizzonte, l'infinità del mare riempe i miei occhi e la mia mente. La mia terra, le mie origini, ora ricordo.
Ma questo ricordo si perde di nuovo in se stesso e la mia mente continua a perdersi nella luce. La luce, tanto agognata e finalmente raggiunta.
Ecco che sento dei suoni, voci, grida, di dolore e di tristezza.
In lontananza nel mare, una macchia rossa. Una macchia che diviene man mano più grande.
Le mie mani.. sono rosse, rosso sangue. Grida. Grida sempre più forti affollano la mia mente.
Cerco di urlare, ma non ci riesco.
Cerco di guardare oltre l'orizzonte, ma i miei occhi vedono solo il sangue sulle mia mani.
Il mio cuore pulsa, ad una velocità anormale..il dolore si fa sentire, le lacrime scendono sulle guance.. ma la voce non esce dalle mie labbra.
Il pianto mi fa cadere di nuovo nell'oscurità.
No, devo combattere l'oscurità, devo tornare alla luce, devo capire.
Con tutta l'aria che ho nei polmoni lancio un grido disumano. Questa volta lo sento. Ma è la mia mente a sentirlo. Gli occhi sono chiusi, sono pesanti. Non riesco a combattere l'oscurità. Mi devo di nuovo donare ad essa, è l'unica ancora di salvezza.
 
 
Eric si svegliò di soprassalto, quasi come se avesse capito il pericolo imminente. Ma tutto intorno a lui era buio, innaturalmente buio.
Forse sto sognando.
Ma si rese conto che non era un sogno quando vide il corpo della ragazza divincolarsi sul letto, e Niall al suo fianco che non dava segni di risveglio.
Starà dormendo profondamente.
Si alzò dal suo giaciglio e si avvicinò alla ragazza. Vide il contorno degli occhi bagnato.
Ha pianto.
Cerca di spostare Niall senza svegliarlo in modo da poter avvicinarsi di più alla ragazza.
Vorrebbe chiamarla, ma non sa il suo nome, quindi la scuote sperando di riuscire a svegliarla, ma non da nessun segno. Vede il suo petto alzarsi e abbassarsi piano, ciò significa che il respiro è regolare.
Aspetta qualche minuto e la scuote di nuovo, ma non si sveglia.
Niall aveva detto che l'effetto sarebbe durato per altre 8 ore. Considerando che avevano compiuto la missione in circa 4 ore e che aveva dormito per un paio di ore, tra 2 ore si sarebbe dovuta svegliare.
Tanto vale aspettare e capire cosa le è successo.
Cosi Eric ritorna al suo giaciglio questa volta senza riuscire a dormire, pensando alle domande da porle una volta sveglia.
 
Apre gli occhi.
Intorno a lei non è più buio e non c'è più la luce accecante. Riesce con qualche difficoltà a scorgere i lineamenti di alcuni mobili, e sente sotto la sua schiena la morbidezza si un materasso.
Dove mi trovo?
Si guarda intorno e distingue con grande stupore la sagoma si due persone stese su due giacigli.
 Dalla finestra entra la luce del sole, che non l'acceca ma le da sollievo e piacere.
Sono in una casa con due sconosciuti.
Cerca di alzarsi, ma una fitta al fianco la blocca, ha un gemito e dalle labbra le esce un lamento.
Uno degli uomini apre gli occhi, lei spaventata si chiude in se.
<< Non essere spaventata, non sono qui per farti del male. >>
Parla una lingua strana, diversa dalla sua, ma non molto. Cerca di tranquillizzarsi e di ricordare cosa le fosse successo.
Vede tagli su entrambe le sue gambe nude. La fitta al fianco si fa più intensa e cerca di trattenere le lacrime.
Non ricorda niente. Solo buio totale. Guarda le mani, ed ha un attimo di sollievo perchè non sono sporche di sangue.
<< Mi capisci? >>
Era  di nuovo quell'uomo che le si rivolgeva. Pensa di aver capito cosa volesse dire prima quindi fece cenno di si con la testa. Nessun suono le esce dala bocca, e cerca di farsi capire con i gesti.
<< So che hai paura, ma io e il mio amico siamo qui per proteggerti, non vogliamo farti del male >>
Vide l'uomo svegliare l'amico scuotendolo.
<< La tua amichetta si è svegliata. E' terrorizzata e mi sa che non parla. Controllale le ferite e cerca di sbrigarti, non abbiamo molto tempo. Io vado in avanscoperta >>
<< Ok >>
Il primo uomo si alzò ed uscì dalla casa. L'amico, molto più esile del primo e anche più giovane le si avvicinò con l'aria di chi vuole ispirare fiducia, e ci riesce.
Le medicò, con delle creme, le ferite sulle gambe, e provò un brivido di sollievo al solo tocco. La ferita al fianco è più grave, se ne è resa conto perchè le fa più male.
<< Ti hanno ferita con un pugnale, di striscio fortunatamente, ma un pò di questo impacco e guarirai. >> le assicurò  il ragazzo, tranquillizandola con un sorriso.
Il suo sguardo si posò sul viso di quel ragazzo, concentrato sulla sua ferita.
Per lei è bello, anche se non ricorda quali devono essere i canoni della bellezza, ma lo trova bello, con il suo viso da ragazzo e i suoi occhi da bambino cresciuto troppo in fretta. Si chiede quanti anni avrà. Nello stesso momento entra l'altro uomo.
<< Hai finito? >>
<< Dobbiamo partire. >> dice l'uomo.
<< Si ho finito >> dice il ragazzo.
Partire? Come partire,dove andiamo?Vorrebbe chiedere, ma nessun suono esce dalla sua bocca.
Come se il ragazzo le avesse letto nel pensiero le dice: << Dobbiamo allontanarci da qui, non siamo al sicuro, tu non sei ancora in grado di camminare quindi per un tratto di strada ti porterà Eric sulle spalle, finchè non ci fermiamo per la notte.>>
Rimase un pò perplessa a quella notizia. Cerca di mettersi in piedi ma un dolore lancinante la invade tutta. Non proviene dal fianco ma dalla sua testa, le sta scoppiando, vuole solo stendersie e dormire. Il ragazzo la afferrò prima che cada a terra e lei si sente invasa da una sensazione di sicurezza, e il buio l'avvolge, di nuovo.
<< E' svenuta. >>
<< La porto sulle spalle, dammi qua. >>
<< Fa attenzione... >>
 
 
Eric a differenza di Niall era un uomo alto e virile, e quindi dotato di maggiore forza. Lui non trovava nessuna difficoltà a portare quella ragazza esile sulle sue spalle. L'unica cosa di cui si pentiva era la sua debolezza emotiva, poichè non ce l'aveva fatta a stare più di dieci minuti nella stessa stanza con quella ragazza, la sua bellezza ma sopratutto i suoi occhi lo avevano intimorito. Occhi di una colore celeste, quasi bianco, che lo avevano guardato con tanto terrore, quasi da autodisprezzarsi.  Ma una volta uscito dalla casa si rese conto di quanto era stato uno stupido.
Camminarono a lungo, attraversando boschi e paludi, non incontrando nessun ostacolo nel loro viaggio.
 
Il buio improvvisamente si tramuta in luce.
Tutto intorno vede alberi, sente rumori.
Ora ricorda, è svenuta.
Sente delle braccia che le avvolgono il corpo, come se stesse in grembo a qualcuno, alza la testa e vede il viso impassibile di un uomo che guarda dritto dinanzia a se. Eric, questo è il suo nome. Prova a chiamarlo, ma si sente troppo debole, e dalle labbra le esce solo un lamento. L'uomo si ferma e guarda verso di lei, con un sorriso sulle labbra.
<< Sei sveglia finalmente. >>
Immediatamente al suo fianco si affacciò l'altro ragazzo, quello bello, che le rivolse uno sguardo preoccupato misto a felice.
<< Ah ecco, ero preoccupato, sei rimasta svenuta per troppo tempo >>
<< Ora è quesi sera, ci stiamo avvicinando al secondo nascondiglio dove passeremo la notte >>
Lei non capiva perchè tutta questa fretta di nascondersi. Ma non voleva capire, voleva cullarsi un altro pò tra le braccia di Eric e ascoltare ancora la voce dolce dell'amico.
Il tempo sembrava non passare mai, l'amico cercava di parlarle per tenerla sveglia. Aveva capito da una delle loro conversazioni che aveva avuto un danno alla testa e che ero molto fortunata ad essere ancora viva, però doveva evitare di dormire per un pò.
Lei si sentiva esausta, ma si fidava del ragazzo e cercava in tutti i modi di restare sveglia. Cercò anche di parlare ma nessun suono usciva dalle sue labbra, come se la voce si fosse bloccata in gola.
Si fermarono ad un ruscello, e mentre l'amico prendeva dell'acqua cercò di far capire ad Eric che voleva scendere e voleva provare a camminare da sola. Sentiva che ce la poteva fare.
Eric fortunatamente capì e la fece sedere su un sasso.
Ora che era più lucida, cercò di capire la gravità delle sue ferite. Ma i graffi sulle gambe erano ormai quasi cicatrizzati e la ferita al fianco non sanguinava più.
Si sentiva sporca, aveva bisogno di fare un bagno.
Fece capire a Eric che doveva girarsi, per potersi togliere i vestiti, ed Eric senza dire una parola lo fece.
Si tuffò nel ruscello. L'acqua era fredda, ma non le diede fastidio, anzi le diede un sollievo alle ferite.
 
Niall si avvicinò al ruscello per prendere dell'acqua. Quando si rigira vede Eric girato di spalle.
<< Cosa è successo? Dov'è? >>
<<  Mi ha fatto capire che dovevo girarmi, e l'ho fatto, mi sa che voleva farsi un bagno >>
A quelle parole Niall girò istintivamente la testa verso l'acqua, e vide al suo interno quella creatura perfetta girata di spalle.
Prese una coperta per coprirla e farla asciugare, e quando la guardò negli occhi vide tutta la sua gratitudine.
Rimase incantato da quegli occhi, occhi che aveva tanto desiderato vedere e che solo ora si era reso conto della loro bellezza.
Dopo non molto tempo giunsero al secondo nascondiglio. Questa volta è una grotta e non erano molto al sicuro. Si stavano avvicinando sempre di più alla città e il rischio di essere scoperti è molto alto.
Eric preparò dei giacigli per la notte mentre Niall preparò nuove medicazioni per la ragazza.
Lei è stesa sul giaciglio e Niall le spalma la crema sui graffi sulle gambe.
<< Questi graffi non sono molto profondi e fortunatamente già stanno guarendo >>
Al suo tocco la ragazza sentì  un brivido di piacere, e per ringraziarlo lo guarda e gli accarezza il viso.
Niall non si aspettava quell'attimo di tenerezza da parte di quella sconosciuta, e per un attimo ne rimane sorpreso.
<< Io sono Niall comunque, lui è il mio amico Eric, e desidero sapere il tuo nome. >>
Il mio nome? Qual'è il mio nome? Non ricordo.
Alza le spalle per far capire a Niall che non ricorda il suo nome. Capisce.
<< Ah non ricordi il tuo nome, capisco, allora ti chiameremo Nemesis, ti piace? >>
<< Nemesis? Che nome è Nemesis? >> era Eric a parlare
<<  E che nome le avresti dato tu sentiamo. >>
<< Samantha. >>
Samantha. Le piaceva questo nome, molto più di Nemesis.
Acconsentì con gli occhi.
<< E Samantha sia >> disse Niall con un sorriso.
La notte sembrava non volesse passare mai e lei non voleva dormire. Aveva paure.
Paure di ritrovarsi di nuovo da sola nel buio. Di ritrovarsi le mani sporche di sangue e di sentire le grida affollarle la testa.
Doveva parlare con qualcuno, aveva bisogno di parlare con quelcuno, quel silenzio era diventato assordante.
Fece un profondo respiro e cercò di chiamare Niall al suo fianco. Finalmente dalle sue labbra uscì un suono comprensibile anche se molto debole.
<< Niall >>
Lui dorme e non la sente.
Cerca di scuoterlo.
<< Niall >>
Ecco che alza gli occhi verso i suoi. Si sente coccolata e protetta da quello sguardo.
Niall si risveglia sperando di non aver sognato quella sussurro incantevole.
<< Samantha? Hai parlato? >>
<<  Si, non riesco a dormire, ho paure di ricadere nell'oscurità. >>
Niall non capì cosa volesse dire con quelle parole, ma instintivamente le si avvicina e si stese accanto a lei, cingendole le spalle con il braccio. Deve proteggerla, sente che è un suo dovere.
 
 
Anche Eric non riesce a dormire. Non può dormire. Deve stare allerta, quello non è un luogo sicuro. Potrebbero scoprirli da un momento all'altro è la notte è ancora giovane.
Sentì dei movimenti nel giaciglio accanto al suo, e si rese conto che Niall e la ragazza sono fin troppo vicini. Un senso di ira, gelosia e disgusto gli attraversano la mente e si ritrovò a ripensare a quanto sia stato un grande errore portare quella ragazza insieme a loro. Gli ispirava sempre meno fiducia e sempre più pericolo, mentre Niall stava cadendo nelle sue grazie come un ragazzino.
Senza far troppo rumore uscì dalla caverna e si siede appoggiandosi alla roccia.
Ma Niall infondo è un ragazzino, e lo sono stato anche io non molto tempo fa.
Mancano pochi giorni all'arrivo nella Tana, e per ora il viaggio sta proseguendo senza ostacoli.
Detto ciò si addormentò..

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Capitolo 2
*** Il passato di Eric. ***


SPAZIO AUTORE
Ecco il secondo capitolo di questa storia che spero vi stia piacendo e che continuerete a seguire. Ultimamente mi sento particolarmente inspirata, quindi penso che a breve, se lo studio me lo permette , pubblicherò anche il terzo capitolo. Voi intanto leggete questo ;)
Buona lettura :)
 
2° Capitolo
Il passato di Eric.
Eric non era sicuro di quello che stava succedendo. Da anni ormai il mondo era in pericolo, ma nessuno poteva pensare
che il male sarebbe arrivato sino alle porte della sua piccola città. Era stato da stupidi non pensarlo.
Ovunque girava voce che gli Invasori non si sarebbero fermati davanti a niente e a nessuno, avrebbero trovato quello che stavano cercando, qualsiasi cosa fosse.
La notizia non tardò ad arrivare anche nella casa di Eric, nella periferia della città.
Belle entrò con impeto nella stanza mentre lui era concentrato a leggere un libro.
<< Hai sentito cosa è successo, stanno arrivando anche qui! >>
Eric era sicuro che questo momento alla fine sarebbe arrivato.
<<  Dobbiamo fuggire prima che raggiungono le porte della città, dobbiamo nasconderci!  >> urlò Belle, sgranando gli occhi terrorizzata al solo pensiero di quello che sarebbe potuto succedere.
<<  Fuggire dove? Non abbiamo via di scampo.  >>
<<  Ho sentito dire che non molto lontano dalla città di Lithos, almeno un giorno di viaggio, c'è una tana, un rifugio per i superstiti.  >>
<<  Sono quasi 3 giorni di distanza da qui, e non abbiamo mezzi per arrivarci. E' impossibile, dobbiamo nasconderci nella grotta nella foresta e aspettare che si allontanino da qui!  >>
Belle non protestò poiché la paura ormai aveva preso il sopravvento.
Il terrore  si fece sempre più evidente nel suo sguardo e nella sua espressione.  In quel momento Eric si rese conto di quanto la amasse, e che il suo unico dovere in quel momento era proteggerla.
Non le deve succedere nulla di male, non potrò mai perdonarmelo.
Eric si avvicinò abbracciandola e le sussurrò: << Non ti lascerò mai e poi mai. Non aver paura, ci sono io qui con te>> - e le diede un lungo e intenso bacio.
 Prepararono l'indispensabile per la partenza e si avviarono verso l'uscita.
Fuori c'era un silenzio assoluto, come se tutti fossero fuggiti. In realtà erano tutti segregati in casa, nella speranza che la morte li avesse portati via con sé. Non c'era scampo contro gli Invasori, essere posseduti era come morire.
Eric non poteva permetterselo, doveva fuggire il prima possibile.
<< Andremo prima nella grotta di cui ti ho parlato, oltre in confine, poi da lì ci sposteremo domani verso la città di Lithos, dove ci fermeremo per qualche notte, prenderemo delle informazione e poi ripartiremo per la Tana. Sei pronta? >>
<< Sì, credo >>
<< Non aver paura, ci salveremo. >>
E fu cosi che partirono per questo viaggio senza ritorno.
Non ci misero molto ad arrivare alla loro prima tappa, la grotta. Non si trovava molto distante dalla città, ma era un luogo alquanto sicuro, poiché nessuno sapeva della sua esistenza.
<< Eccoci. Sistemati per la notte, io faccio un giro qui intorno. >> disse Eric allontanandosi.
Appena uscì, vide in lontananza fumo e fiamme. La sua città. Erano arrivati.
Si sentiva al sicuro, nessuno avrebbe potuto raggiungere quel posto. Era il loro mondo, suo e di Belle.
Rientrò poiché fuori era buio.
<< La città è stata data a fuoco, non c’è più possibilità di ritornarvi. Ora dormiamo e domani ci rimetteremo in cammino. >>
<< Non voglio tornare in quel posto. L’importante e che sono qui con te. >>
Eric la abbracciò forte, cercando di farle capire con quel gesto che lui per lei ci sarebbe sempre stato.
Quell’abbraccio pian piano si trasformò in qualcosa di più. Baci, carezze e parole dolci che trasformarono la fine di quell’orribile giornata in qualcosa di magico.
 
Il mattino dopo Eric si alzò alle prime luci dell’alba. Lasciò Belle a dormire e fece un giro di perlustrazione, per capire quale strada dovevano intraprendere.
Improvvisamente senti un urlo provenire dalla grotta e poi silenzio. Corse verso quel luogo e non trovò nessuno all’interno.
Non è possibile. L’hanno presa.
<< Belle, Belle >> urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Devo trovarla, non posso lasciarla a quei mostri, non posso.
Partì immediatamente. Doveva trovare le tracce di quei bastardi, per capire che direzione avessero preso. Niente, non vi erano tracce. Erano scomparsi nel nulla, come se non fossero mai passati di lì. Le uniche tracce che avevano lasciato erano le ceneri della città e il vuoto nel suo cuore.
Non poteva fermarsi, doveva trovarla, doveva salvarla. Glielo aveva promesso.
Si mise in cammino verso la città di Lithos. La raggiunse dopo un giorno di viaggio ininterrotto. Non poteva permettersi di riposare, non poteva fermarsi, doveva continuare a cercarla. Decise di superare la città di Lithos e dirigersi verso la città di Youth, ormai da qualche degli Invasori. Lì avrebbe avuto maggiori possibilità di trovarla e salvarla, sacrificandosi lui stesso. Dopo un giorno di viaggio la stanchezza prese il sopravvento e decise di fermarsi. Non trovò nascondiglio migliore di una piccola tana, fatta di foglie, probabilmente di un animale. Si stese in attesa che l’immagine del viso della sua Belle lo accompagnasse nelle braccia di Morfeo.
 E' svegliato improvvisamente da un tocco freddo sul collo. La lama di un pugnale.
Con forza fu costretto ad alzarsi e venne spinto con violenza con le spalle contro un albero. Davanti a se si ritrovò il viso di Belle, con gli occhi poco distanti dai suoi. Occhi che avevano perso tutta la loro bellezza e dolcezza, il loro scintillio era scomparso, sostituito dal vuoto. Eric rimase sconvolto da quella visione. Cercava con disperazione la presenza di Belle, la sua dolce Belle, in quegli occhi privi di espressione ma pieni di rabbia. Con la voce tremante disse: <>
Lei sembrava non capire, affondava con più forza la lama nel suo collo, fino a far uscire una goccia di sangue.
Improvvisamente una lacrima scese sulla guancia della ragazza, come se non avesse completamente sotto controllo le sue emozioni. Per un secondo una scintilla apparve negli occhi di Belle, e la presa si fece più leggera. Eric ne approfittò per allontanarla con forza e lasciarla cadere a terra. Belle rimase interdetta, ma con maggiore insistenza attaccò di nuovo e questa volta lo ferì ad una gamba.
<< Belle, Belle non mi riconosci? Sono io Eric! >>
Non ricevette nessuna risposta dalla ragazza, solo un secondo attacco. Questa volta riuscì a scansarsi. Lei perse l’equilibrio e cadde, con la testa su un sasso. Svenne.
Eric era completamente sconvolto dall’accaduto. Provava emozioni contrastanti; gioia, poiché ora era sicuro che Belle era viva; dolore e rabbia perché ormai non era più lei e aveva paura di non poterla avere più con sé.
Corse via dal luogo dell’incontro, allontanandosi il più possibile. Aveva ancora la scena impressa nella mente. Non voleva pensarci, doveva cercare aiuto, doveva capire come riaverla con sé.
Vagò per giorni senza una meta precisa. Non sapeva dove andare, ormai quel viaggio di salvezza non aveva più alcun significato senza Belle. Arrivare alla Tana ormai non aveva più alcuna importanza, poteva anche morire.
Pian piano il suo corpo si abbandonò al dolore fisico e morale. Si accasciò al suolo e si fece avvolgere dall’oscurità della notte.
 
Una luce accecante mi costringe ad aprire gli occhi.
In lontananza vedo una figura avvicinarsi sempre di più verso di me.
Non riesco a identificarla, sembra una donna, ma non vi è niente che può definirla tale.
Ora è più vicina, posso distinguere le sue forme. Ha una corporatura esile, una pelle di un bianco quasi trasparente, come se fosse costituita d’acqua.
Il viso è di una bellezza innaturale. Gli occhi sono di un azzurro cielo, quasi bianco, l’iride è tanto piccola da essere quasi inesistente. Lo sguardo è rivolto verso il vuoto, privo di espressione.
Cerco di distogliere lo sguardo da quella strana creatura immobile, poco distante da me, ma non ci riesco. I miei occhi sono fissi nei suoi, senza guardarli davvero.
Li chiudo. Quando apro gli occhi dinanzi a me non c’è più quella strana creatura ma vi è l’immagine di Belle, in tutta la sua bellezza. Questa volta nei suoi occhi ritrovo la dolcezza e la tenerezza di un tempo.
Mi tende la mano. -<< Seguimi . >> -  sussurra con voce sicura.
Le do la mano. E’ calda, morbida.
Sul suo viso appare un sorriso, sincero, incantevole.
Mi lascia la mano e mi da le spalle, si allontana con passo lento e deciso, verso la luce. Provo a seguirla. La sua figura diventa sempre più piccola, lontana. La luce mi acceca, sono costretto a chiudere gli occhi, per proteggerli da quel bagliore. Quando li riapro intorno a me è buio, la luce è scomparsa. Lei è scomparsa. E’ andata via, non tornerà più, non potrò più stringerla tra le braccia.
Una lacrima scivola sul mio viso. L’ho persa, l’ho persa per sempre …
Aprì gli occhi. Intorno a lui alberi e suoni, i suoni della natura, l’unica cosa che gli Invasori non avrebbero mai potuto togliere agli umani.
Aveva dormito, aveva sognato. Sognato il viso di Belle che si allontanava di nuovo da lui.
Questa volta non si fece assalire dalla tristezza. Doveva trovare un modo per salvarla. Ma le forze gli mancavano. Aveva camminato senza fermarsi per giorni. Si trovava in territorio nemico, l’avrebbero raggiunto e ucciso. Fortunatamente fu trovato da Kol, un umano superstite che si trovava nel mondo di Sopra per una missione. Kol capì subito che Eric era un umano. Lo convinse a rimettersi in sesto e a seguirlo nella sua missione, ricavare nuove informazioni giunte nella città di Lithos.
Il viaggio proseguì con tranquillità. Eric e Kol si fermarono in una locanda per la notte. Presero posto in un tavolo vicino la finestra. Si avvicina un uomo alto e grosso, il locandiere.
<< Che cosa desiderate? >>- chiese il locandiere.
<< Vorremmo delle informazioni, se è possibile.>> rispose Eric.
<< Dipende dal tipo di informazioni che cercate. >>
<< In città conoscete qualcuno che possa dirci qualcosa di più sugli Invasori?>> chiese Eric senza esitare.
Kol lo lasciò fare, infondo volevano la stessa cosa.
Alla parola “Invasori” il viso del locandiere cambiò espressione, si fece più serio.
<< Io non so niente e non voglio sapere niente di quei mostri. >> - si fece pensieroso- << Però a pensarci bene c’è una persona, che potrebbe aiutarvi. >>
Eric con lo sguardo lo incitò a continuare.
<< Il suo nome è Mark, ha un negozio di tessuti nella periferia della città. Ha avuto in passato rapporti con gli Invasori, rapporti commerciali mi sembra, ma non so dirvi altro, mi dispiace. >> -terminò il locandiere.
<< Quanto dista da qui il negozio? >>
<< Non molto, un paio di ore a piedi, ma ora è tardi. Avrà chiuso come tutti i mercanti della città. Sono tempi difficili. Io sono ancora aperto solo per voi >> continuò mentre posava la cena davanti ai due viaggiatori.
<< Se andrete domani mattina, lo troverete sicuro lì. >> disse, allontanandosi.
Il viso di Eric divenne pensieroso, Kol lo notò subito.
<< Sei sicuro che ti dirà ciò che vuoi sapere questo Mark? >> chiese Kol.
<< Non so nemmeno io cosa voglio sapere, cosa sto cercando. >> rispose Eric quasi rassegnato. La notizia dell’esistenza di qualcuno che aveva avuto contatti con gli Invasori diede una speranza in più ad Eric, ma nello stesso tempo non era per niente sicuro di quello che stava facendo.
L’immagine di Belle nel bosco lo perseguitava giorno e notte. Non poteva essere lei.
E per l’ennesima volta l’immagine della sua amata lo accompagnò nell’oscurità della notte.
 
Il mattino si svegliò di buon ora.
 Intrapresero la strada che portava alla periferia della città. Non fu molto difficile individuare la bottega. Si trattava di un piccolo locale, con le pareti interne ricoperte da tessuti di vario tipo e vario colore. Dietro un grande tavolo posto al centro della piccola stanza videro un uomo, basso e tozzo, con una folta barba e un viso rugoso. Aveva il viso chino su un grande libro polveroso. Al suono del campanello, che indicava l’ingresso di qualcuno, lo sguardo del vecchio si diresse sui due visitatori.
<< Salve, desiderate? >> chiese con voce roca ma gentile.
<< Salve, siamo due viaggiatori di passaggio, siamo qui per avere delle informazioni. >> disse Kol.
L’espressione del vecchio si fece improvvisamente seria.
<< Che informazioni potete avere da un vecchio mercante come me? >> disse, questa volta con un tono tutt’ altro che gentile.
<< Informazioni sugli Invasori. >>- questa volta fu Eric a parlare, con tono serio, quasi minaccioso.
<< Io non so niente di loro >> disse Mark, con aria indifferente, come se loro non fossero stati i primi a chiedergli una cosa del genere.
<< Certo che si, ci è giunta voce giù in città che avete avuto rapporti con loro, rapporti commerciali per la precisione. >>
<< Ed io non sono molto convinto che loro siano interessati ai tessuti >> continua Kol, questa volta facendo i suoi interessi.
<< Quindi che tipo di rapporti ha avuto con gli Invasori? >> ripete Kol.
Eric non è sicuro di aver capito a cosa volesse arrivare Kol con quelle domande, ma in realtà nemmeno lui sapeva con certezza cosa stava cercando, voleva solo capire in che modo poteva salvare la sua Belle.
<< Non posso dirvi molto di loro, posso solo dirvi che avranno sempre bisogno di noi umani, non possono distruggerci tutti, non possono permettersi di causare l’estinzione della razza umana. Noi gli serviamo, la nostra mente gli serve. Loro quando si impossessano della nostra mente, hanno libero accesso solo nel controllo del corpo, ma il posseduto perde qualsiasi conoscenza, qualsiasi ricordo della sua vita passata. Egli acquista abilità nella lotta, ma la mente viene adoperata solo per pensare alle mosse belliche, non per altro. Quindi avranno sempre bisogno dell’altra parte del cervello a cui loro non riescono ad avere accesso. >>
<< Li hai aiutati? >> intervenne improvvisamente Eric, interrompendo il discorso.
<< Hai aiutato quei mostri che distruggono le nostre case e uccidono le persone che amiamo! >>
<< Non uccidono nessuno, si impossessano del corpo ma riescono ad avere accesso solo ad una parte della nostra mente. E io sto cercando di capire come risvegliare l’altra parte della mente di un posseduto. Ho avuto contatti con loro, fingendomi un mercante di armi. Sono stato un periodo di tempo abbastanza lungo per capire quali sono le loro abitudini. >>
<< E avete capito come risvegliarli? >> intervenne Kol.
<< No, per ora no. >> disse Mark con lo sguardo assorto- << Non posso aiutarvi ulteriormente, mi dispiace >>
<< Ha fatto anche fin troppo per noi, grazie mille >> disse Kol allontanandosi e portando con se Eric.
 Quindi questo è successo a Belle. Non ricorda nulla, non ricorda me, il nostro amore. Come può essere successo una cosa del genere, come? E’ colpa mia, solo mia.
<< Non so cosa ti è successo, ma sono sicuro che è qualcosa che potrà risolversi. >> affermò Kol con aria fiduciosa.
Eric non lo ascoltò, era immerso completamente nei suoi pensieri e nel ricordo degli occhi di Belle.
Le informazioni ricevute dal vecchio furono utili per la missione di Kol. Egli riescì a ricavare ulteriori informazioni da alcuni abitanti della città, sopravvissuti all’invasione di altri villaggi. Erano in pochi, due o tre famiglie al massimo, provenienti dai villaggi più vicini. Gli altri superstiti avevano preferito mettersi in viaggio alla ricerca della Tana, luogo da cui Kol stesso proveniva.
Eric non aveva perso ancora le speranze, ma decise di seguire Kol verso la Tana e rifugiarsi li per pensare e capire cosa avrebbe dovuto fare.

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