Girotondo delle emozioni

di Nana Stonem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Cedere o non cedere, questo è il problema ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Essere confusi, ogni tanto è normale ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La gelosia non è mai cosa buona ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Adam e Rachel ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Ariel e Josh ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: La forza di decidere ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: La rabbia, la paura, l'incertezza ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: I mille dubbi che assalgono la mente ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Ariel ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Stallo ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Caffè verdi ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: La calma contro la tempesta ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Tra desiderio e amore ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: La resa dei conti ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Quando i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Una cosa sola ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Cuddles ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Nuove prospettive ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Piccole confessioni ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Tutta la verità, nient'altro che la verità ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: Anime ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Cedere o non cedere, questo è il problema ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 1: Cedere o non cedere, questo è il problema

 
 
C'è lui che parla e lei osserva la sua bocca. Vede quelle labbra incresparsi, distendersi, allontanarsi, riunirsi. Le immagina sulle sue, assapora nella sua mente la loro consistenza, il loro calore.
Si chiede cosa proverebbe a baciarlo sul serio. Vorrebbe essere capace di farlo, affondare le dita nei suoi capelli e attirarlo a lei, vicino al suo viso, così tanto da non aver bisogno di respirare a fondo per sentire il suo odore. Sa che non c'è spazio per la fantasia, che lui non sarà mai suo, sa che non dovrebbe nemmeno farli quei pensieri.
È una calda giornata di metà Luglio, Ariel e Josh sono insieme da un paio di ore ormai, si sono incontrati in università e insieme hanno scelto un'aula vuota per fare degli esercizi. Ariel è la studentessa, lui è quello che si è offerto di aiutarla, ma non è soltanto questo.  
Lui è anche il ragazzo della sua migliore amica e lei non dovrebbe fare simili pensieri su di lui.
La mente però non le dà retta, il cuore continua a battere all'impazzata ogni volta che lui è nei paraggi. Si chiede quando finirà questa tortura invisibile, in bilico tra il desiderio e il castigo, la voglia contro la consapevolezza.
Perché aveva lasciato che succedesse una cosa simile? 
«Mi stai ascoltando?», no, Ariel non ha idea di quello che Josh stia dicendo, troppo concentrata a ricordare di stringere forte le dita sui lacci dei suoi pantaloncini, pur di non posarle su di lui.
«Ero distratta», il sopracciglio di Josh si alza, la guarda indispettito.
«Me lo dici spesso ultimamente».
«Non è vero», Ariel si limita ad alzare le spalle e a far finta di non capire. Come spiegargli che il solo incontrare i suoi occhi le fa dimenticare tutto il resto?
Lui sospira, senza dire nulla. Josh sa benissimo cosa la distrae tanto, ma fa finta di non accorgersene. Ariel vede le sue dita stringersi intorno ai fogli che tiene sparsi sul tavolo, sembra quasi che voglia accartocciarli e buttarli all'aria.
«Non guardarmi così», sussurra con una voce strozzata, un po' arrabbiata, ma Ariel non la smette di fissarlo, non ne è capace. Continua ad osservarlo avidamente, vuole imprimere nella sua memoria ogni piccolo particolare di lui, senza lasciar spazio a nient'altro nella sua mente.
Come si è ritrovata ad essere così attratta da quel ragazzo? È strano, quasi paradossale che una cosa del genere sia successa a lei.
Tutti la conoscono come la ragazza sincera e fedele, l'amica ideale, una persona che non sarebbe capace di pugnalare alle spalle un'amica. È tutta apparenza, anche Ariel è egoista come tutti.
Perché se non fosse stata così, se non fosse per quel lato oscuro di lei, forse non avrebbe desiderato così tanto un ragazzo che mai avrebbe dovuto toccare.
La coscienza lo sa, è l'istinto a non ascoltare la ragione.
Continua a fissarlo senza sosta, si concentra su quelle mani che giocherellano con una penna, sulla mascella tesa. 
Nota una cosa strana, l'altra mano si allunga verso di lei, la stringe forte tra le sue. Le loro dita si intrecciano perfettamente, sembrano essere fatte apposta per essere unite. La pelle abbronzata di lui contrasta contro il chiarore di Ariel. La stanza è vuota eppure lei si sente soffocare non appena incontra i suoi occhi.
Josh la guarda con dolcezza, quasi compassione. Ha degli occhi semplici, scuri, è solo a lei che quegli occhi fanno un effetto così devastante?
Poi ci sono le labbra, un po' screpolate, forse per via del calore di quell'afosa giornata estiva. Ci sono pile di libri e quaderni davanti a loro, sanno entrambi che dovrebbero studiare eppure nessuno dei due dà segno di voler uscire da quella bolla in cui si sono rinchiusi.
Si chiede se anche lui provi le sue stesse sensazioni, se quel desiderio lo abbia contagiato, o se è la sola ad essere uscita fuori di testa.

Poi succede qualcosa, Josh si allunga verso di lei in uno slancio spontaneo, la sedia graffia sul pavimento di quell'aula deserta, i loro volti sono più vicini che mai e Josh le infila la mano libera nei capelli. Sono ancora seduti sulle loro rispettive sedie, ma la distanza che li separa è irrisoria. Ariel vorrebbe allungarsi e baciarlo, ma ha troppa paura, forse la stessa che ha bloccato anche lui pochi attimi prima. I loro occhi sono incatenati, cercano di comunicare senza usare parole, ma Ariel non riesce proprio a capire i suoi pensieri. Paura, incertezza, senso di colpa? Tante possono essere le emozioni che lo hanno lasciato lì, in bilico tra l'agire e il tirarsi indietro. Lei lo fissa, lottando con sé stessa, con la voglia sprezzante, egoista, bastarda che l'assale. Lui abbassa lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate. Poi torna a guardarla, i loro respiri si confondono, i battiti del cuore di Ariel sono così alti che quasi le offuscano l'udito.
Lui sembra decidersi, il volto si avvicina un po' più a lei e Ariel può già pregustare la morbidezza di quelle labbra, ma quelle decidono di fermarsi a pochi centimetri dalla meta, si schiudono per dire qualcosa.
«Rachel», amica di Ariel e fidanzata di Josh, il suo nome è come una frustata, una pugnalata che la colpisce in pieno stomaco, la realtà degli eventi è racchiusa tutta in quel semplice nome.
Come una secchiata d'acqua fredda la realtà si rovescia su di lei, si tira indietro e lo guarda inorridita, come se fosse lui l'artefice di tutto, la causa di tutti i suoi mali.
Libera la mano da quella stretta e se la porta in grembo. 
Si sente in colpa, così tanto da avere ribrezzo di sé stessa, di quella sciocca ragazza che si è infatuata del ragazzo sbagliato.
«Credo che per oggi possa bastare con lo studio», Ariel si alza brusca, saluta Josh senza guardarlo davvero, con un semplice sorriso finto. Raccoglie i fogli sparsi sulla cattedra, la sua scrittura si confonde con quella di lui, calcoli matematici che si sovrappongono e si intrecciano l'un l'altro. Li spinge con forza nella borsa senza dargli importanza, l'unica cosa che vuole è scappare al più presto da quell'aula, da quei suoi occhi che le stanno trafiggendo l'anima. 
Si sente così frenetica a buttare tutto quello che trova in borsa, con l'ansia di scappare via il prima possibile. 
Esce da lì e finalmente può respirare, si lascia andare contro la parete e per pochi attimi si rilassa contro quella porta che li separa. Prende un respiro profondo e si avvia nei corridoi della facoltà. 
Ingegneria, secondo anno, con gravi carenze in matematica, è stata questa la situazione che l'ha portata ad avere a che fare con Josh. Tutto era cominciato circa l'Ottobre dell'anno prima, lei e Rachel erano amiche già da tre anni, protagoniste di una realtà così diversa da quella di oggi da farle salire l'angoscia al solo ricordo.

«Devi assolutamente conoscere il mio ragazzo, ti potrà aiutare con la matematica, è molto bravo».
Rachel le dava le spalle, rivolta verso il piano cottura si stava occupando della cena. Avrebbero mangiato insieme per rifarsi di tutto il tempo in cui non erano riuscite a vedersi. Una di quelle cene tipiche da fidanzati, con le candele e del buon vino. A loro però piaceva andare contro corrente, rovesciare le abitudini, era per questo che quella sarebbe stata la loro cena a lume di candela. Era ancora pieno pomeriggio e Ariel era seduta al tavolo di legno che occupava gran parte della cucina, con una matita tra i denti e lo sguardo corrucciato guardava quei fogli che per lei non avevano significato. Appunti scritti durante le lezioni che a distanza di settimane perdevano senso. Se lo diceva sempre "devi studiare ogni giorno" eppure non lo faceva mai, non ne era capace. Ma la consolava l'idea di non essere l'unica. C'era Rachel con lei, sempre ottimista, a ricordarle che non era l'unica, che gli universitari erano tutti un po' così sotto sotto. Rachel aveva provato la carriera universitaria, ma si era arresa dopo poco, non faceva per lei.
«Sul serio? Mi farebbe un piacere enorme, sono davvero disperata. Inoltre vorrei conoscerlo, ormai vi frequentate da diversi mesi e ancora non l'ho visto».
Ariel era sempre stata una ragazza curiosa, voleva conoscere quel misterioso ragazzo che nella sua fantasia aveva avuto mille volti diversi.
«Sai una cosa? Lo chiamo proprio adesso, ci raggiungerà sicuramente in poco tempo. Così cominciate ad accordarvi. Gli dico già che una povera studentessa bisognosa chiede il suo aiuto». 
«Grazie mille, mi sarà utile, ne sono sicura».

Rachel non era brava a descrivere, anzi, tendeva ad essere piuttosto vaga nei suoi scarsi tentativi, non sarebbe stata in grado di preparare Ariel a quell'attrazione inspiegabile che l'aveva assalita al loro primo incontro. Ariel non si sarebbe mai aspettata una tale stretta serrarle lo stomaco al solo incrociare i suoi occhi. 
«Sei Ariel?», Josh era sul ciglio della porta, la guardava curioso, la voce era roca, profonda, capace di scuoterla dall'interno e farle aumentare i battiti.
«Si, sono io... e tu devi essere Josh», le sembrava strano pronunciare quel nome e associarlo ad un volto finalmente, quello di un ragazzo stupendo.
Lui le aveva sorriso e le aveva chiesto se poteva entrare.
«Oh che stupida! Vieni pure, Rachel ha mandato me ad aprire, è troppo impegnata a cucinare per ora».
«La immagino, col suo adorato grembiule rosa e i vestiti macchiati di pomodoro».
«Si vede che la conosci bene anche tu ormai», si scambiarono un sorriso, un po' di intesa, un po' di reciproca simpatia. 
Insieme si avviarono da Rachel, ignari di quanto quell'incontro avrebbe significato per entrambi.


Era iniziato tutto così, in modo semplice, così scontato da fare schifo. Avevano cominciato a vedersi per studiare, all'inizio con pochi incontri al mese, diventati poi sempre più frequenti. Avevano cominciato anche a chiamarsi e a parlare a lungo alla fine di quegli incontri. Cominciavano parlando di semplice matematica, di quello che dovevano studiare e poi chissà come le conversazioni si spostavano, cambiavano binario senza che nessuno dei due se ne accorgesse davvero, i loro discorsi erano come un fiume in piena che aveva bisogno di scorrere, straripava quando Ariel lo invitava per cena, quando ogni tanto si chiamavano senza un perché, solo per sentirsi e sapere come andava. Erano quelli i primi sintomi di una malattia che avrebbe colpito entrambi ed erano stati così incoscienti da lasciare semplicemente che succedesse.
Ariel odia ripensare a come tutto è andato sempre peggio fino a portarla al limite, in un punto di non ritorno. Si sente in colpa verso la sua amica, ogni volta che le sente pronunciare il nome di Josh il cuore le martella nel petto, ma non è solo per il senso di colpa, c'entra anche la paura. Il terrore di essere scoperta, giudicata, le fa provare un'ansia tale da tenerla sveglia la notte a volte, quando i pensieri riescono ad avere la meglio sul sonno.
Se Rachel un giorno la scoprisse, come potrebbe anche solo guardarla negli occhi senza sentirsi una persona orribile? Avrebbe visto riflesso nello sguardo dell'amica tutto quello che lei cerca di sopprimere, l'offesa, il disgusto, la fiducia che si spezza.  
Eppure poco prima ci era mancato così poco, era arrivata quasi a cedere e vorrebbe prendersi a schiaffi da sola per aver lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento per l'ennesima volta. Tanto più si odia per quello che prova, tanto più quel sentimento non fa che crescere ed espandersi ogni giorno che passa. 
Si ritrova ancora persa nei suoi pensieri quando decide di chiamare una delle poche persone al mondo di cui si può fidare ciecamente, il suo migliore amico Adam.

 

Ci sono emozioni che nascono da sole, senza nessuno a comandarle, nessuno a imporgli che direzione seguire, ma soprattutto su chi fermarsi. Ci sono sentimenti che tendono a sparire col tempo, ad affievolirsi con lo scorrere dei giorni.  C'è un tipo di amore che potrebbe non essere poi così autentico come si crede, c'è un'attrazione che può nascere dove non si potrebbe mai immaginare.
Poi c'è la tentazione, il provocante peccato che aspetta di essere compiuto. Non si può scegliere di mantenere sveglio un sentimento ormai pronto a scomparire, non si può mettere un freno al sentimento nuovo che si annida dentro. Sono loro a scegliere, non si può fare altro che decidere se lottare o lasciarsi andare.
È tanto doloroso reprimere il proprio istinto, tanto quanto è appagante lasciarlo libero. Seguire il desiderio puro, senza conseguenze né coscienza, sentirsi liberi, finché la razionalità non torna a bussare.
Rachel si è lasciata andare, se n'è pentita subito dopo, ma non ha altra scelta perché ormai ha superato quel limite invalicabile che mai avrebbe pensato di superare.
Ha paura di aprire gli occhi, vuole rimanere per il resto della sua vita così, le palpebre distese e il dolce senso dell'incertezza ad assalirla. Non ha il coraggio di affrontare la realtà. Vuole deliziarsi del buio, del "forse è un sogno", non vuole scoprire altro, non vuole far entrare l'accecante luce del giorno ad illuminarle il cammino, scioglierle ogni dubbio.
Si concentra sul suo respiro, vuole farlo calmare, vuol far tornare il suo cuore ad un battito regolare.
Non è solo il suo respiro l'unico rumore in quella camera, non è solo lei a far frusciare le lenzuola tra le gambe.
C'è un uomo a farle compagnia, vero, eccitante e sbagliato, perché l'unico che dovrebbe essere al suo fianco è il suo ragazzo Josh e quello vicino a lei non potrebbe essere più diverso. 
Vorrebbe non avvertire la sua presenza possente, vorrebbe essere svegliata bruscamente da qualcuno, scoprire di averlo soltanto sognato, ma come potrebbe un sogno essere così vivido, intenso, passionale?
Non vuole pensarci eppure lo fa.  Ripensa a tutto quello successo poche ore prima, alle conseguenze devastanti nella sua vita. Ha tradito il suo fidanzato e quella consapevolezza comincia a farsi strada in lei in maniera sempre più forte ad ogni secondo che passa.
La notte rende tutto più affascinante, ha reso Rachel più audace, ma non a lungo. Il mattino l'ha scaraventata fuori da quella piccola illusione di desiderio in cui si era lasciata andare, le ha portato il senso di colpa, la vergogna.
Adam ha un respiro lento, rilassato, apparentemente beato, sembra non preoccuparsi di nulla, capelli biondi arruffati sul cuscino e il torace ampio scoperto, è nudo sotto le lenzuola, come lei. Si è aggrappata con tutte le sue forze alla sua schiena, ha affondato le unghie in quella schiena e il viso nell'incavo della spalla. Ha ansimato, goduto di quella sensazione, di quel corpo unito a lei, desiderato da così tanto. Ha cercato quei baci, quelle carezze e li ha ricambiati. Se l'è goduto per ogni secondo in cui ha deciso di lasciarsi andare a lui, quella è la parte peggiore, le è piaciuto, maledettamente, troppo per non potersi sentire una persona sporca. 
È stato tutto così facile. Le è bastato dire "sì" quando Adam le ha chiesto di salire a casa, le è bastato limitarsi a piegare la testa mentre lui le riempiva il collo di baci bollenti. Si è lasciata svestire e lo ha svestito a sua volta. Ha cercato la sua lingua e l'ha assaporata a pieno, non ha potuto fare altro che lasciarsi andare, sfogare quel desiderio impellente che le faceva prudere le mani dalla voglia di toccarlo.
Lo ha lasciato fare, ha attraversato i vestiti sparsi sul pavimento ed è arrivata in camera sua, si sono sdraiati sul letto e sono rimasti lì per tutta la notte. Come in un sogno si era lasciata guidare dalle sensazioni, dall'istinto, dal buio della notte che sembrava coprire e giustificare i suoi peccati. 
Ha cominciato a desiderare Adam senza avere idea del perché e del quando, le è successo e basta. Incontri casuali a lavoro, chiacchierate inaspettate, risate di troppo. Era stato come una marea, con lentezza era avanzata lasciando che prendesse sempre più territorio fino ad immergerla del tutto. Non avrebbe voluto far arrivare le cose fino a quel punto, ma non è stata capace di fermarsi quando ancora c'era una possibilità.
Se Josh la sera prima non le avesse dato buca, se non avesse deciso di uscire di casa a prendere un cocktail da sola, se non avesse incontrato Adam, forse tutto questo non sarebbe successo. O forse era solo questione di tempo perché lei cedesse a qualcosa di tanto sbagliato quanto forte. 
 «Ti ho sempre desiderata, fin dalla prima volta che ti ho vista», Adam le aveva sussurrato quella frase sul seno, mentre scendeva ad aprirle i pantaloni. Lei non aveva saputo rispondere, quando era successo? Quando lui era riuscito ad insinuarsi in lei, nei suoi dubbi, nel suo rapporto incerto?
Lo ha desiderato con ogni fibra del suo essere, ora vorrebbe solo rimanere in quel letto tutta la vita, senza uscire ad affrontare la realtà, ma c'è un fidanzato fuori che la aspetta, una migliore amica da non deludere.
Ah, se Ariel scoprisse la realtà la odierebbe, il solo pensiero di affrontare il volto sconcertato dell'amica le crea un nodo allo stomaco. Quanto le sarebbe piaciuto confidarsi con lei, ma come confessarle un gesto tanto infimo? Loro che non avevano mai tollerato il tradimento, convinte che a nessuna delle due sarebbe mai potuto succedere. Era stata un'illusa e ora si ritrova a guardare in faccia alla realtà del suo peccato.
Stringe forte il lenzuolo tra le dita, cerca di coprire al meglio il suo corpo nudo, ha bisogno di rivestirsi, di allontanarsi da quella camera. Deve uscire da lì per poter convincere sé stessa che è stato solo uno scivolone, una sbandata, un errore che non sarebbe ricapitato, mai più.

«Tu devi essere Rachel, me l'aveva detto Ariel che facevi la cameriera». 
Rachel aveva fissato stupefatta quel ragazzo che occupava un tavolino tutto solo. Erano ancora le otto del mattino e lei aveva iniziato il turno alla caffetteria da circa un'ora, non aveva idea del perché quel ragazzo fosse a conoscenza del suo nome.
«E tu chi diavolo saresti?», diretta, aspettava con ansia una spiegazione, lui le aveva lanciato un sorriso che le aveva fatto tremare le ginocchia e aumentare i battiti, le aveva dato fastidio la bellezza di quel volto. 
«Sono un caro amico di Ariel, mi chiamo Adam». 
Tutto improvvisamente aveva un senso, Adam l'amico di Ariel che lei non aveva mai voluto presentarle. Ne avevano parlato soltanto qualche volta e Ariel le aveva solo accennato che fosse un tipo abbastanza libertino, poco incline a relazioni stabili, ma nulla di più. Si era dimenticata però di menzionarle un dettaglio non poco trascurabile: era bellissimo. 
«E allora? Perché sei venuto?», si era buttata sulla difensiva, aveva voluto trattarlo male, convincerlo ad andarsene. Lui osservava il menù senza leggere davvero, fece un alzata di spalle e tornò ad osservarla.
«Nulla di particolare, ero curioso», c'era qualcosa di non espresso in quelle parole, delle domande cominciarono a formarsi nella sua mente. 
Perché sei curioso? Cosa ti ha detto Ariel di me? E ora che mi hai vista, che ne pensi?
Ma era rimasta in silenzio, gli aveva portato una tazza di caffè, scrollando la testa e cercando di assumere un atteggiamento professionale.
Adam non le aveva detto più nulla, sorseggiava il suo caffè mentre leggeva un quotidiano. Le era sembrato così strano, ogni volta che Rachel si girava a guardarlo lo trovava concentrato tra quelle pagine, eppure aveva la sensazione che la osservasse di continuo.
Preferì non chiedersi se quei dubbi scaturivano da una semplice impressione o un desiderio nascosto.


Ha fatto un errore madornale e ora si sente sporca. Scappa via da quella casa il più in fretta possibile, scappa via da quell'uomo di cui ha ancora l'odore addosso.
È  venerdì mattina e ha il turno a ora di pranzo in caffetteria, sale a casa, si lava in fretta, si trucca giusto quel poco che basta a coprire le occhiaie che la notte insonne le ha portato. Si guarda allo specchio e improvvisamente le sembra di guardare una donna diversa dalla serata precedente, ha il peso della colpa che le stringe lo stomaco e rende i suoi lineamenti più tesi.
Va alla caffetteria facendo finta di niente, sorride alle altre due cameriere,  saluta il padrone del bar, un uomo sulla cinquantina che cerca in tutti i modi di mantenersi giovane, con i capelli brizzolati e la faccia sempre abbronzata. Una cameriera pulisce dei tavoli vuoti e l'altra prende le ordinazioni, è quasi mezzogiorno, a ora di pranzo il locale sarà pieno. Le fa quasi piacere che a breve avrà tanto di quel lavoro da fare da non aver tempo di pensare. Lavorare è in quel momento il modo migliore per distrarsi da tutto il resto.
Indossa la divisa e comincia a darsi da fare, le ragazze sono le solite di sempre, eppure le sembra quasi che la guardino con sospetto. Perché ha la stupida impressione che tutti sappiamo il suo segreto? Come un messaggio invisibile nell'aria, una parola non detta: traditrice.

 

Adam osserva le cameriere, le squadra attentamente, cerca di ascoltare i loro discorsi. Vuole rivedere quella dai capelli biondi che gli aveva fatto perdere la testa pochi giorni prima, ma lei non c'è e un moto di fastidio lo assale. Questo è il locale dove lei lavora ormai da sei mesi almeno, lo sai perfettamente, perché è proprio per lei che ha cominciato a frequentarlo. Lo ha lasciato solo a letto, è sgattaiolata via di casa senza dargli il tempo di salutarla. Sono passati tre giorni e lui non è riuscito a rivederla. Sa che in quel momento Rachel si sta sentendo in colpa, si sta maledicendo per la sciocchezza che ha fatto. Le ragazze come lei non tradiscono, a meno che non incontrino un ragazzo come Adam sulla propria strada. Vorrebbe dirle di stare tranquilla, di non stare lì a rifletterci, è lui l'artefice di tutto, il diavolo tentatore. Adam lo sa, eppure non se ne preoccupa. Prende ciò che vuole e non ci pensa due volte. Ha voluto Rachel e ha fatto di tutto per averla, lo ha fatto perché la voleva, semplicemente. L'aveva osservata tanto e ha deciso che sarebbe stata sua, almeno per una notte. Era passato tanto tempo da allora, avevano avuto modo di conoscersi anche ed era chiaro ad entrambi l'attrazione palese fra loro. Rachel era una ragazza intelligente, comprensiva, sapeva ascoltare, ma era anche modesta, una di quelle che non si rendeva conto di quanto potesse valere in realtà. Adam invece se n'era accorto, era come se tutto il suo potenziale fosse nascosto, insabbiato e inaridito da una una routine noiosa e un relazione senza passione. Eppure Rachel ne aveva di passione, tutta lì pronta ad esplodere e Adam era riuscita a farla scoppiare a dovere.
Entra una ragazza dai capelli dorati, la osserva con insistenza, vorrebbe che fosse Rachel. Ha bisogno di lei, di leggere nei suoi occhi il desiderio che le ha fatto provare quella notte. La ragazza si gira a guardarlo, non è lei, ma decide di lanciarle lo stesso un sorriso. Lei arrossisce e distoglie lo sguardo. Gli basta così poco che quasi gli viene da ridere. Ma non ha interesse per quella cameriera, vuole Rachel perché sembra essere la sola in grado di non annoiarlo. Gli basta chiudere gli occhi per ricordare ogni dettaglio di quel fantastico corpo, tutti i punti in cui è riuscito a baciarla, toccarla, assaporarla, ma non è solo quello a mancargli. Rachel era stata spontanea, passionale e anche dolce, era eccezionale in tutti i sensi. Il tempo passa e ad ogni secondo si sente più stupido, insomma non sarebbe potuto rimanere lì per tutto il giorno, per quanto meravigliosa Rachel non sarebbe diventata il suo chiodo fisso. Si alza e dopo aver pagato frettolosamente esce dal locale svelto, come se si vergognasse anche di aver pensato di andarci solo per lei.
Gli squilla il telefono, si concede solo per pochi attimi di desiderare che sia lei a chiamarlo, prima di guardare la schermata del cellulare: Ariel. Un po' ne è deluso, ma cerca di non pensarci troppo, sarebbe come fare un torto alla sua migliore amica. Del resto deve ringraziare lei se ha conosciuto Rachel, o potrebbe maledirla per lo stesso motivo. È stata una conoscenza indiretta, una curiosa coincidenza successa a casa di Ariel.

Fu il gatto a decidere di presentargli Rachel, tramite una fotografia. Una cornice che aveva fatto cadere con il movimento della coda, mentre si arrampicava su una mensola del salotto. Lui e Ariel erano in cucina ma il rumore attirò la loro attenzione. Fu un gesto meccanico per Adam abbassarsi a raccogliere la fotografia tra i cocci rotti, lo fece senza pensarci. Si imbatté in un viso radioso, abbronzato, con un sorriso da favola. Non aveva idea di chi fosse, ma ebbe la piena certezza che avrebbe fatto di tutto per rimediare.
«Non ci pensare neanche», Ariel lo osservò perentoria, doveva aver già intuito i suoi pensieri. 
«Non ho idea di cosa tu stia parlando», rispose con naturalezza, nonostante i suoi occhi non riuscissero a staccarsi da quella fotografia. 
«È la mia migliore amica... ed è fidanzata, non ci proverai per nulla al mondo». 
«Perché non me l'hai mai presentata?».
«Perché ti conosco abbastanza da prevedere che gli rovineresti la vita, hai il brutto vizio di pretendere sempre ciò che non è tuo».


Gli viene da ridere al ricordo di quelle parole, il modo in cui Ariel avesse già predetto tutto, senza averne idea.

«Promettimi che non cercherai mai di trovarla».
«Te lo prometto».


Non era mai stato bravo a mantenere le promesse.


 
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Un grazie a chiunque leggerà il capitolo,
lascerà una recensione
o inserirà la storia tra seguite/preferite/ricordate,
se ce ne saranno XD
In caso contrario, ci ho sperato!
Il capitolo è stato betato da
cleomery ,grazie per la collaborazione.
Profilo Facebook: Nana Stonem Efp
Profilo Ask: NanaStonem
Altre storie:Solo Wendy?
Tutto quello che non sarebbe dovuto succedere (OS)
E tutto partì da una scarpa (OS)

Alla prossima!
Nana Stonem.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Essere confusi, ogni tanto è normale ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
   
 

Capitolo 2: Essere confusi, ogni tanto è normale





Rachel non è mai stata brava a dire di no. Non ha mai detto no ai genitori quando l'hanno costretta ad iscriversi all'università. Non ha saputo dire no a Josh quando le ha chiesto di essere la sua ragazza. Non ha risposto no ad Adam quando le ha chiesto «Posso baciarti?» in quella fatidica serata.
Ha aspettato un anno e neanche un esame conseguito prima di rivelare ai genitori di non avere intenzione di laurearsi. È arrivata a tradire Josh per capire che non riesce proprio ad amarlo, nonostante tutti i suoi sforzi. Ci ha provato perché non ha mai creduto di meritare di più, si è limitata ad adattarsi a quello che la vita le aveva dato. Un lavoro con una paga decente per vivere, un ragazzo che le volesse bene, non pensava di poter mai desiderare di più, si era accontentata. 
A volte ci pensa, cerca con tutta se stessa di trovare il sentimento che l'ha spinta a dire sì, ma tutto le sembra offuscato, distante, spento. Come se fosse stata spinta soltanto dalle circostanze, non c'era stato nulla di abbastanza vivido in quella giornata da averle lasciato il segno. Di quel giorno ricorda il sole alto e forte nel cielo, gli occhi di Josh colmi di speranza, la sua voglia di non deluderlo. Era stato questo a spingerla a dirgli di sì, la luce che aveva visto negli occhi di Josh, la stessa che lei non sentiva di aver mai avuto, eppure abbastanza forte da poter bastare per entrambi, o almeno era quello che credeva. Come la spettatrice di un cortometraggio la scena gli balena nella mente per pochi attimi.

«Vuoi diventare la mia ragazza?»
Josh le stringeva le dita, cercava di trasmetterle il calore che sentiva ardere dentro. A lei si era chiuso lo stomaco, le era venuto quasi voglia di fuggire, incapace di dirgli di no avrebbe voluto semplicemente evitarlo, nascondere la testa sotto la sabbia.
Lo sguardo di Josh però era così forte, quell'amore che lei non riusciva proprio a ricambiare. Avrebbe voluto provare per lui lo stesso sentimento che lui le dimostrava. Lo desiderava con tutta sé stessa, ma era ben consapevole di non esserne in grado. Non si può scegliere chi amare, lo si ama e basta. Lei non lo amava, ma faceva di tutto per volergli un gran bene. Si era sentita meschina e bugiarda, ma aveva deciso di accettare. Pochi attimi di esitazione, i loro occhi che si scrutavano l'un l'altro, aveva fatto cenno di si con la testa, si era arresa.

Tanto non ti innamorerai mai, adattati a quello che la vita ti offre.

Josh l'aveva stretta a sé come fosse la cosa più preziosa che potesse avere tra le braccia. La morsa allo stomaco le aveva quasi fatto mancare il respiro.
«Mamma, mi sono fidanzata», dopo qualche mese era arrivata la telefonata ai parenti. Voleva renderli fieri almeno in questo.

Lo so di essere soltanto una cameriera, ma almeno un ragazzo l'ho trovato, non sono poi così un disastro. Sai, non credo di amarlo mamma, ma sono solo dettagli.

«Oh, ma è fantastico tesoro! Quando ce lo presenti?». Fece un respiro profondo, cercando di essere forte, fare quel passo che avrebbe reso tutto più ufficiale. 
«Domenica prossima».
La risposta le sgusciò dalle labbra senza far trapelare alcuna esitazione, aveva fatto una scelta e ormai non sarebbe più tornata indietro.
Aveva scelto Josh per il suo amore traboccante, per il rispetto che aveva verso di lei, per il porto saldo che rappresentava.
Si erano conosciuti primavera, lei era chiusa in biblioteca, cercava di avere una tregua dai libri, la speranza di riuscire in qualcosa per gli esami estivi, nonostante i fallimenti cercava di illudersi di potercela fare. Avrebbe continuato a provarci fino all'estate, prima di abbandonare. 
In quella giornata di studio disperato lui le si era seduto di fronte, le aveva sorriso, qualche battuta scambiata e si erano accordati per vedersi per un caffè. Le era sembrato simpatico, d'estate si era fidanzati.



Stesa a letto stringe con forza un cuscino tra le braccia. È a forma di cuore, glielo ha regalato lui per il primo San Valentino insieme. Lei ha sempre odiato quegli stupidi pupazzi.
Ora le sembra l'unica cosa solida a cui appigliarsi. Sta cercando la forza di chiamarlo, di farsi sentire, di essere di nuovo presente. Lo sta evitando da una settimana ormai, prima o poi lui le avrebbe chiesto spiegazioni.
La sua mente è così confusa, non ha idea di cosa fare. Si chiede quand'è che tutto è iniziato a scivolare via, quando quel sottile filo che li legava aveva cominciato ad allentarsi sempre più. A momenti quel legame, ancora in bilico, si potrebbe spezzare, quei mesi passati insieme frantumarsi come un castello di sabbia. 
Dipende tutto da lei, da una sua scelta.

Quand'è che tutto è cominciato? Perché?

Una voce risponde prontamente a quella domanda.

Da quando hai conosciuto Adam.

Lui era riuscito ad entrare nella sua vita quasi con prepotenza, con l'arroganza di chi non si fermava a chiedere il permesso. Eppure le era piaciuto, quando Adam l'aspettava a fine turno e si fermava a parlare con lei, il modo in cui riusciva a darle piccole attenzioni in grado di farla sciogliere. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, vedersi con un ragazzo di nascosto, ma lui la attirava come una calamita, non riusciva a resistergli. Lo vedeva guardarla e sorriderle e lei stupida gli sorrideva di rimando, lasciando da parte ogni senso di colpa solo per godersi quei momenti. 
Si era illusa che sarebbero rimasti semplicemente quello, piccoli frammenti di vita da portare nei ricordi, incontri clandestini per provare qualche emozione in più, quello che era successo dopo non era previsto.

Suvvia, probabilmente voleva solo andare a letto con te, sennò perché farlo con una ragazza fidanzata? Se fosse stato davvero interessato ti avrebbe chiesto di lasciarlo, ma non lo ha fatto quindi smettila di pensare a lui.

Stizzita, si sente una stupida. Una cretina ad aspettarsi qualcosa che mai sarebbe potuto accadere. Lasciare Josh e provare ad uscire con Adam. Scontrarsi con la realtà, scoprire che Adam l'ha già rimpiazzata con qualcun'altra. Spezzare il cuore di qualcuno e farselo spezzare a sua volta. 
Non è così che sarebbe andata. 
D'improvviso si alza in piedi, lascia il cuscino sul letto e corre a vestirsi.
Ha bisogno di uscire di casa, di correre dal suo ragazzo. Vuole dimostrargli il suo affetto, vuole renderlo felice.
Ha poche certezze nella sua vita ed una di quelle è proprio Josh. Sa di non amarlo, ma è certa che lui non sarebbe capace di farle del male. Lui non potrebbe mai desiderare un'altra donna. Mai.

 

«Ariel, lo so che non vuoi parlarmi, ma non credi sia arrivata ora di chiarire questa situazione? Fatti sentire, ti prego».
Josh ha un tono supplichevole, non sa più che fare, ha bisogno di parlare con Ariel di quello che è successo in università ma lei continua a non rispondere ai suoi messaggi.
Si odia per quello che ha fatto, per aver pronunciato il nome di Rachel quando avrebbe potuto semplicemente baciare Ariel e non preoccuparsi del resto. Il problema però è proprio il quel resto, uno spazio enorme occupato da una ragazza con cui ha deciso di prendere un impegno e che non ha ancora il coraggio di tradire. 
Forse non è il fidanzato migliore del mondo, ma ci tiene ancora alla sua Rachel. L'ha amata e desiderata tanto che gli era sembrato un miracolo quando lei aveva accettato di stare con lui. A pensarci adesso gli sembra strano, è come rivivere i ricordi di qualcun altro, di una vita che non gli appartiene più. Sa di essere stato innamorato di Rachel, ricorda quanto era forte il suo sentimento per lei, ma sono ricordi freddi, sempre più sbiaditi. 
Gli incontri con Ariel invece, il modo in cui si sono conosciuti, come quel sentimento clandestino sia cresciuto fra loro, quello è vivido più che mai. Nessuno dei due l'ha mai detto apertamente, ma è una cosa così palese ad entrambi da essere impressa nell'aria. Quella che inizialmente era una reciproca simpatia si è trasformata in altro e lui è stato abbastanza egoista da lasciar scorrere le cose senza far nulla per fermarle. Avrebbe potuto smettere di vedere Ariel, fare leva sul senso di colpa per chiudere ogni rapporto, ma non lo ha mai fatto.

Tanto non lo faresti mai, ti piace troppo Ariel per chiudere ogni rapporto con lei.

Odia quella situazione, perché Ariel gli piace da matti, si sente sul punto di impazzire ogni volta che c'è lei, ma è anche fidanzato con Rachel e dopo tutto l'impegno per diventare il suo ragazzo non sa se ha il coraggio di buttare tutto all'aria. 
Quando le aveva chiesto di diventare la sua ragazza le era sembrato di scorgere della titubanza nello sguardo di Rachel, a volte è assalito dal dubbio che gli abbia detto di si per non deluderlo, più che per vero amore. Poi ci ripensa.

Stiamo insieme da tanto, se non mi voleva mi avrebbe lasciato e basta, no? Semplice. Perché farsi tante paranoie?

Qualcuno bussa alla porta, è la voce di una donna e per poco si illude che sia Ariel. Apre la porta ed è Rachel, bella come sempre, con un sorriso un po' triste sulle labbra.
«Ciao amore», lo saluta e si stringe a lui, non prima di aver chiuso con forza la porta. Non ha il tempo di risponderle, le labbra di lei catturano le sue prima che possa pronunciare alcuna parola. Lui le afferra la vita e risponde con prontezza a quel bacio improvviso. Cerca la sua lingua mentre con le dita le percorre la schiena. Conosce ogni centimetro di quel corpo e lo ha sempre adorato, Rachel è avere qualcuno alla luce del sole, Ariel è il desiderio clandestino.
Continua a baciarla con foga e si sente un idiota. Desiderare così tanto un'altra donna mentre ne ha una davanti complemente a sua disposizione. Rachel non è Ariel, non ha lo stesso corpo, gli stessi occhi che trasmettono calore, eppure è altrettanto splendida.
Rachel sa di vaniglia, il profumo di quella crema per il corpo che le piace tanto. Non conosce il sapore della pelle di Ariel, non ha mai avuto il coraggio di toccarla davvero. Forse nella fantasia, mai nella realtà. D'un tratto si chiede cosa avrebbe provato se tra le sue braccia ci fosse stata Ariel. Baciarla, assaporare la sua lingua, esplorare i punti più sensibili del suo corpo. Scoprire la pelle nuda sotto la stoffa, sentirla sospirare, gemere sotto il suo tocco. Cosa avrebbe provato a portare Ariel fino all'orgasmo? La sola idea gli fa girare la testa, preda di un piacere assoluto. D'improvviso si scopre più eccitato che mai, Rachel lo sente, lo spinge verso la camera da letto e lui si sente un verme. Ancora una volta ha sovrapposto Ariel a Rachel.

 

 
Gira. La sua testa continua a vorticare senza sosta, con lentezza. Si sente ondeggiare, come fosse su una nave. Poi arriva la nausea, lancinante, improvvisa. Adam si alza di scatto dal letto, così velocemente da avere le vertigini. Ringrazia il cielo di trovarsi a casa sua, perché anche in questo stato non ha difficoltà a trovare il gabinetto. Vomita, per due volte, senza fiato.
Si accascia sul pavimento e per pochi attimi sembra non avere coscienza della realtà. Poi il respiro si fa più regolare, il mondo sembra assestarsi piano piano. Maledetto alcool, ne ha bevuto così tanto da non ricordare metà della serata. Non ricorda come sia finita, né come sia arrivato sano e salvo fino a casa. 
La presenza di qualcuno sulla porta lo fa voltare e per pochi attimi ha paura di essere ancora tremendamente ubriaco. 
Una bionda dal fisico mozzafiato gli sta sorridendo, Rachel?
«Ieri hai decisamente bevuto troppo, tesoro», una smorfia gli spunta spontanea, la voce è troppo stridula, troppo antipatica per essere quella di Rachel. La guarda meglio e le differenze cominciano a delinearsi. I lineamenti sono diversi, meno perfetti, lo sguardo di lei è fiero e altezzoso, irritante. Non è come lo sguardo puro di Rachel, non ha i suoi stessi occhi luminosi.

Ti prego, non dirmi che ieri l'ho scelta perché le somiglia così tanto a prima occhiata. 

La sua è una richiesta disperata, ma la risposta è già dentro di lui.

Lo sai benissimo che l'hai scelta per questo.

Si sente un idiota. Si era ripromesso di non cercarla più, di non pensare più a lei. Nel suo mondo non c'è spazio per una donna sola, si era già impegnato troppo con lei, non poteva continuare così. Ha deciso di lasciar andare Rachel da diverse settimane, dopo essere andato a cercarla a lavoro. Dev'essere stato l'alcol a fargli infrangere quella promessa.
«Sai amore, prima stavo frugando nel tuo portafoglio e ho trovato questa».
Adam comincia a pentirsi sempre più di quella scelta fatta la notte prima. Una ragazza che lo chiama amore, con una tale facilità, lo irrita. Non ha ben chiaro quello che lei gli sta dicendo finché i suoi occhi non cadono su quella foto che tiene tra le dita e uno stimolo di rabbia lo assale. Scatta in piedi e le si para davanti.
«Dove diavolo l'hai presa?» Il suo tono è così minaccioso da far sparire quel sorriso sicuro dalle labbra della ragazza.
«Dal tuo portafoglio, te l'ho detto».
«Non avresti dovuto frugarci» Adam è arrabbiato, confuso, frustrato. Neanche si ricordava quando aveva piazzato quella foto nel portafogli e non voleva che qualcuno la vedesse. La ragazza distoglie lo sguardo da lui, alza le spalle con finta noncuranza.
«Ero solo curiosa amore».
Di nuovo quella parola.
«Perché diavolo mi chiami amore?».
Si sente stanco, vorrebbe semplicemente far sparire quella ragazza dalla sua vista e buttarsi sotto la doccia.
«Stanotte hai detto che mi amavi».

Perchè  l'ho detto?

Si maledice da solo per l'ennesima volta. Mai più alcol. Una promessa poco credibile, l'unica che è in grado di formulare al momento.
«Senti, ero ubriaco, ok? Non puoi davvero prendere sul serio le parole di uno in certe condizioni. Scusami ma ora mi faccio una doccia, sai dov'è la porta».
Non le dà il tempo di ribattere, le chiude la porta in faccia e lascia che il getto dell'acqua lo investa. La sente borbottare da sola, lamentarsi, un colpo alla porta e la sua voce più alta del normale.
«Non credere di essere tu a cacciarmi fuori, sono io che me ne vado, hai capito?».
Dopo queste parole il silenzio e la porta d'ingresso che sbatte. Finalmente è solo.
Pensa a quella foto, a quando l'ha rubata da casa di Ariel, pensa alla bellissima ragazza che ritrae.
I ricordi di quella nottata lo assalgono, non può farne a meno. Non vorrebbe pensarci, ma sa che ormai è troppo tardi per tornare indietro.
La voce di Rachel che pronunciava il suo nome in preda all'orgasmo, il suo inguine comincia a pulsare maledettamente.
Le dita di lei che gli graffiavano la schiena, le sue cosce strette ai suoi fianchi, e la mano di Adam scende fino a fermarsi tra le sue gambe, sul sesso che gli brucia più che mai.
I baci, le carezze, le spinte, le parole non dette, gli sguardi carichi di significato. Ha il fiatone, per il cuore che batte all'impazzata, per quell'eccitazione che lo sta portando al limite.
Le sue labbra carnose, le gambe, il seno, ogni piccola parte di quel corpo che lui si è impegnato ad esplorare con ardore.
Il desiderio, l'eccitazione, la voglia, la passione, ogni cosa si confonde fino all'esplosione. È tutto finito.
Si lascia andare contro la parete e aspetta che il respiro torni ad un ritmo normale.
Esce dalla doccia e trova la foto di lei sul letto, tra le lenzuola disfatte. La guarda quasi con rabbia, la causa di tutto il suo malessere, ma anche il suo più grande desiderio. La riposa dove si trovava prima, nel suo portafoglio, sempre con lui.

 

 
«Josh, da quanto tempo era che non lo facevamo?», Rachel è stesa di fianco a Josh, il corpo coperto da un lenzuolo e lunghi capelli sparsi sul cuscino. Lui si allunga verso di lei e le stampa un bacio a fior di labbra. Non ha idea di quanto tempo sia passato, forse un mese o anche più, negli ultimi periodi sono stati distanti più che mai.
«E chi se lo ricorda...l'importante è che ora stiamo insieme, non credi?» .
Josh è rilassato, si sente meglio ora. Sono stati insieme a letto ed è stato grandioso, la cosa dimostra che entrambi si desiderano ancora, non ha nulla di cui preoccuparsi, la relazione è stabile e lui può farcela a mettere il pensiero di Ariel in secondo piano. Forse le cose sarebbero andate per il verso giusto piano piano, chissà, magari col tempo potrebbe tornare ad amarla come prima. Non ha dubbi sul desiderio che prova verso Rachel, ma da quando Ariel è entrata nella sua vita è come se qualcosa si fosse offuscato.
La luce che solo Rachel era in grado di emanare si era affievolita. L'unica donna della sua vita ora non le sembra più così speciale. È come se quella bolla in cui l'aveva rinchiusa per tanto tempo fosse scoppiata, ciò che la ergeva al di sopra delle altre è sparito. Gli piace Rachel, ma si sente attratto anche dalla sua migliore amica. È un pensiero completamente malsano, sbagliato. Dovrà fare una scelta prima o poi, ma per adesso si limita a dare le spalle a quel problema impellente, sarebbe rimasto con Rachel e con Ariel in qualche modo sarebbe andata. Per ora preferisce rimanere così com'è, lasciando che sia il destino a fare il suo corso.
Rachel si allunga a fargli una carezza sul viso, gli sorride con un po' più felicità negli occhi. Si sente meglio ora, sa di aver fatto la cosa giusta. Stare con Josh è la scelta più saggia.
Lui che riuscirà sempre ad amarla e non farle del male. Mentre lo osserva però le sembra di scorgere qualcosa di diverso in quegli occhi, sono rabbuiati, pensierosi. Si sente osservata, quasi studiata, giudicata. Per pochi attimi ha la sensazione che tutta la luce che Josh le ha sempre trasmesso si sia spenta. Eppure le sembra impossibile, così tanto da considerarla una semplice paranoia.
«Ti amo». Non è vero, ma ha bisogno di dirlo, se continua a dirlo ad alta voce forse anche il suo cuore crederà che sia così. Josh si sente trasalire a quelle parole, non è abituato a sentirselo dire spesso da Rachel.
«Anch'io», a dirlo si sente un po' nervoso, bugiardo, ma fa finta di nulla. Per ora può ignorare i problemi e godersi semplicemente quell'appagamento momentaneo. Si alza in piedi con la scusa di volere del caffè, indossa un paio di pantaloni e le chiede se anche lei ne vuole una tazza.
«Volentieri» è la sua risposta, ancora stesa a letto non ha voglia di alzarsi. Manca ancora tempo prima che il suo turno al bar cominci, vuole rilassarsi tra le lenzuola.
Josh si avvia di fretta verso la cucina, ha bisogno di stare da solo per qualche attimo. 
Prepara il caffè col cuore che gli martella nel petto, non è abituato a mentire, è sempre stato un ragazzo sincero. Si sente chiuso in trappola. Prende il cellulare e si accorge di aver ricevuto un messaggio, il mittente è Ariel, gli basta leggere quel nome per sentirsi meglio. Non ha il tempo di leggerlo perché Rachel lo ha già raggiunto e ha paura di farsi scoprire. Il suo primo istinto è di chiudere il messaggio e lanciare il cellulare il più lontano possibile. Troppo tardi. 
«Chi è al telefono?» 
«Ariel, mi ha chiesto se ci sono la settimana prossima», Josh distoglie lo sguardo da lei, con la scusa di cercare le tazze nella credenza.
«Come vanno le ripetizioni?» La voce di Rachel è rilassata, non circospetta come si sarebbe aspettato.

Oh al diavolo! Non è una veggente, non può mica leggerti nel pensiero.

«Tutto ok», la voce gli esce un po' incrinata, ha il maledetto difetto di cambiare tono quando gli capita di dire una bugia. Difetto che spera con tutto sé stesso Rachel non abbia mai notato.
«Ok, mi fa piacere, ora vado a prepararmi che tra poco devo avviarmi a lavoro», detto questo si avvia verso la camera da letto e a Josh sfugge un pesante sospiro.

È andato tutto bene, respira.

 

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Buon pomeriggio! Dopo uno spaventoso ritardo finalmente arrivo con questo secondo capitolo, come prima cosa ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato, aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate e quelli che (se ce ne saranno) lo faranno in futuro.
Allora, per ora siamo all'inizio, i personaggi quindi non sono ancora ben delineati e sono tutti un po' confusi, diciamo anche egoisti...ma del resto tutto noi abbiamo dei segreti, ho pensato di basare la mia storia su situazioni reali, sentimenti non corrisposti, sensazioni che non si vogliono provare, bugie, amore che va', amore che viene....e roba simile!
Ariel manca in questo capitolo ma sarà sicuro importante nel prossimo, questa parte l'ho dedicata al trio Rachel/Josh/Adam come avrete notato....

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Altre storie:
Solo Wendy?
Tutto quello che non sarebbe dovuto succedere (OS)
E tutto partì da una scarpa (OS)
Alla prossima!

Nana Stonem.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: La gelosia non è mai cosa buona ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 3: La gelosia non è mai cosa buona

 

Josh non si sente in vena di uscire, ma sono ormai troppe le serate che è riamasto chiuso in casa senza combinare nulla, ha dato buca a Rachel già diverse volte, ecco perché ha deciso di cedere almeno per stasera. È il compleanno di Mike, un amico di vecchia data che festeggia venticinque anni e ha organizzato una festa nella sua villa con giardino. Un party estivo è quello che gli ci vuole, è arrivato ormai da una mezz'ora, ha salutato tanta gente, si è preso da bere, ha cercato anche di conversare con Rachel, nonostante la sua testa sia altrove. Cerca di concrentrarsi per non pensare a lei, al messaggio che le aveva mandato, a come ci era rimasto di merda. Ci sta provando a rilassarsi, per una volta vorrebbe cacciare via quei pensieri che lo assillano da troppo, finché non si gira ed è un momento, tutta la realtà attorno a lui sembra congelarsi nell'attimo in cui i suoi occhi si fermano su un punto preciso, quello esatto in cui si trova Ariel.
Non riesce a credere ai suoi occhi, Ariel gli è di fronte, anche se lontana può guardarla perfettamente, nel suo vestitino bianco a fiori e le scarpe col tacco, è così vera, bellissima, vicina e allo stesso tempo lontana. Ride, scherza, con un uomo che non è lui. Una fitta di gelosia lo assale con una tale intensità da spaventarlo. Un ragazzo di bell'aspetto che le tiene una mano posata sul fianco, un gesto troppo intimo per un semplice estraneo. Josh sente la rabbia ribollirgli nelle vene. La odia, eppure l'adora. La desidera così tanto, quasi quanto vorrebbe punirla per quello che le ha fatto.

Josh, non contattarmi più ti prego, o dirò tutto a Rachel.

Quando Rachel era andata via lui era corso ad aprire quel messaggio, non vedeva l'ora di scoprire cosa gli avesse scritto. Lo aveva letto ed era stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Lo aveva minacciato, le era bastato usare quel semplice nome, quel punto debole per bloccargli ogni possibilità di controbattere.
Può immaginare come andrebbero le cose, Ariel racconterebbe a Rachel la sua versione dei fatti e la colpa ricadrebbe solo su di lui. Avrebbe potuto fingersi completamente disinteressata a Josh, incolparlo di essere stato solo lui a sbagliare. Del resto, non c'erano spettatori ai loro incontri, come avrebbe spiegato a Rachel gli sguardi carichi di desiderio che Ariel gli lanciava? Come gliele potrebbe riportare tutte quelle telefonate che avevano avuto, tutte le ore passate a parlare di qualsiasi cosa? 
I sentimenti inespressi che si erano annidati tra loro ed erano cresciuti fino a portarli a quel giorno, tanto forti quando facili da nascondere, almeno per Ariel. Lui sarebbe stato l'unico a finire nella merda. Eppure lei sembra non sentirsi uno schifo come lui si sente in quel momento, quel bastardo non fa che farla ridere e ad ogni sorriso che lei gli regala lui si sente sempre peggio. Dovrebbe esserci lui lì a scherzare con lei. Lei si diverte, lui si sente sul punto di impazzire. Vorrebbe andare via dalla festa e allo stesso tempo rimanere lì solo per trovare un modo di dividerli, di prenderla da parte e farla sua.
«Josh, ma che succede, sembri sul punto di esplodere». Oh si, sarebbe esploso volentieri, magari su Ariel e il suo nuovo amichetto. 
«Lascia perdere Rachel, sono di cattivo umore», Rachel gli poggia una mano sul braccio, l'istinto lo spinge a scostarsi così bruscamente da spaventarla. Si gira a guardarla e può vedere la sua stessa rabbia riflessa in quegli occhi preoccupati.
Forse non si sta comportando come il migliore dei fidanzati in quel momento, ma del resto ormai ha fatto già abbastanza, perchè preoccuparsi soltanto ora? Come se potesse rimediare ad un danno ormai fatto, non vorrebbe essere con Rachel in quel momento, dovrebbe essere un'altra la donna di fianco a lui in quel momento e la cosa gli brucia maledettamente.
«Vuoi che ce ne andiamo?», lei continua a fissarlo preoccupata ma i suoi occhi sono rivolti altrove. Continua a fissare Ariel e come per magia lei si ritrova a poggiare lo sguardo su di lui. Finalmente anche lei sa che lui è qui e può godersi lo sconcerto nei suoi occhi, sembra rimanerci di sasso, forse non è rimasta così indifferente come aveva creduto.
«No, voglio restare», Josh scuote la testa e decide di rispondere al messaggio di Ariel in una maniera piuttosto diretta.
Afferra la nuca di Rachel e senza pensarci due volte la bacia, lì in giardino davanti a tutti i suoi amici, ma soprattutto di fronte ad Ariel. Fa di tutto per far durare quel bacio più a lungo, vuole godersela la faccia di Ariel una volta che si saranno staccati, vuole sentire l'ebrezza di riuscire a ferire qualcuno che lo ha ferito a sua volta. Le schiude le labbra, lascia che la lingua si insinui tra di loro, è un bacio rabbioso, vuole essere volutamente sentito.
La rabbia si placa solo con la vendetta.
Decide che può bastare e lascia andare Rachel che lo guarda confusa, probabilmente incapace di spiegarsi il perché di quella scena. La faccia di Ariel è una maschera di dolore. 
Lo fissa con sguardo ferito, gli occhi da cerbiatta che tante volte gli hanno fatto battere il cuore ora sono più tristi che mai. Lui forse si sente meglio, ma non è ne è ancora sicuro. Irritato si rende conto che la vera soddisfazione gli sarebbe arrivata soltanto baciando Ariel, allora si che sarebbe stato appagato. Un bacio violento in grado di rubarle l'anima e poi lasciarla andare senza pietà. 
«Perché lo hai fatto, sembrava un bacio rabbioso», Rachel cattura la sua attenzione, lui alza le spalle non curante.
«Ma no, è che sei così bella stasera che mi è venuta voglia di darti un bacio più forte del solito», lei lo guarda e non sembra convinta, ma decide di lasciar perdere. 
È stupefacente come gli occhi di qualcuno siano in grado di esprimere tanto, il dubbio nello sguardo di Rachel, il dolore in quello di Ariel. Ancora più stupefacente è che Josh non si accorga di  qualcun altro che lo sta fissando. Il biondino di fianco ad Ariel lo sta guardando e il suo è uno sguardo di rabbia pura.


Da quando Ariel era arrivata a quella festa aveva fatto di tutto per divertirsi, per cercare di dimenticare quello che aveva fatto, si era messa un vestito carino e le scarpe alte, si era truccata e si era lasciata convincere da Adam a partecipare a quell'evento.
Nonostante cercasse in tutti i modi di nascondere la sua angoscia Adam era riuscito lo stesso a scorgere qualcosa nei suoi occhi, ma non le aveva fatto domande. La conosceva abbastanza da sapere quando insistere e quando no, quella era una serata in cui voleva soltanto essere lasciata in pace e lui lo aveva capito. Ecco perchè aveva fatto di tutto per farla divertire, distrarre con annedoti stupidi e chiacchiere superficiali. Così è passata la prima ora della serata, nell'illusione di poter mettere da parte i pensieri tristi da parte, anche solo per poche ore. Vorrebbe sapere molto di più, Ariel lo sa, ma non ha la forza di farlo, non è ancora pronta ad aprirsi con qualcuno. 
C'è un po' di curiosità negli occhi di Adam, quella piccola parte egoista che vorrebbe conoscere tutto quello che è successo fino ad ogni dettaglio, riempire quel vuoto che si nasconde dietro l'incognita della tristezza di Ariel, ma si limita a fare altro.
«Te lo ricordi quando hai dato un calcio nelle palle a Scott?».
Basta ricordare questo annedoto per farla scoppiare a ridere, il suono che più di tutti Adam apprezza in quel momento. In piedi di fianco a lei, cerca di godersi quella fresca serata estiva.
«Guarda che se l'ho fatto è stato per colpa tua, sei tu che mi hai incitato».
Ariel se lo ricorda quell'episodio, uno dei tanti che dimostrano perchè Adam sia finito col diventare il suo migliore amico. Lui scoppia a ridere e la guarda complice.
«Non la smettevi di frignare perchè quel bastardo ti aveva rifiutata, ti ho soltanto aiutata a cacciare la parte più aggressiva di te».
Quanto poteva essere dolce e sensibile Ariel all'età di tredici anni, così tanto da rischiare di diventare lo zimbello delle medie e liceo, senza la presenza di Adam non sarebbe riuscita a diventare la donna che è oggi.
«Sai una cosa? Hai ragione, senza la tua presenza sarei diventata una di quelle ragazzine che piangono per ogni sciocchezza».
«Che ti dicevo? Grazie a me sei diventata un vero uomo, ecco perchè mi devi la vita».
Lei è pronta a rispondergli a dovere ma si blocca, è un attimo, gli occhi si girano d'istinto, guardano dall'altra del giardino senza un vero motivo e trovano quello che non avrebbe mai voluto. Josh è lì e c'è anche Rachel, il sorriso si trasforma in una smorfia di disagio, aveva sperato fino all'ultimo di non incontrarli. Lo sguardo di Josh è di fuoco, le lancia uno sguardo di sfida e poi afferra Rachel per baciarla.
È una scena che avrà già visto tante volte, ma mai come in quel momento le fa maledettamente male. La sta punendo, lo sa benissimo. Gli può quasi leggere nel pensiero, sentire la sua rabbia trafiggerla da lontano. Ce l'ha con lei per quel messaggio, ma lei non può fare a meno di aver fatto una scelta giusta, matura, anche se maledettamente dolorosa.
Il bacio finisce e lui la guarda intensamente, è come se le stesse urlando "È quello che hai voluto tu, ora ti tocca subire le conseguenze delle tue scelte".
Ha fatto la scelta giusta, ne è certa, eppure la giustizia sembra essere quanto più lontano possa trovarsi la felicità.

 


«Mi fa piacere notare quanto tu ti sia dimostrato maturo in questa occasione».
Ariel non ha resistito, è corsa a parlare con Josh non appena lo ha visto da solo. Lui la fissa con sguardo da finto tonto, le fa venire una voglia matta di prenderlo a cazzotti.
«Non so di cosa tu stia parlando».
La frase del secolo, l'idiozia peggiore che qualcuno possa dire. È come se ci provasse un gusto perverso nell'irritarla volutamente, quasi glieli volesse cacciare dalle mani quegli schiaffi che lei a stento sta trattenendo. Come se non fosse stato già abbastanza difficile per lei dare un taglio a quella storia, come se non stesse già soffrendo da sola, la rabbia di Josh non è davvero necessaria a peggiorare quella situazione.
«Sai una cosa? Comportati come ti pare, tanto hai ragione, la storia andrà avanti così e io non farò nulla per cambiare la situazione».
Cosa avrebbe potuto fare, prenderlo a schiaffi per davvero? Urlargli contro? No, perché Josh non le appartiene e Rachel potrebbe arrivare da un momento all'altro, non si sarebbe fatta scoprire per un motivo così stupido, avrebbe chiuso la questione in modo breve e senza ulteriori dolori. 
Josh ci aveva sperato quasi di sentirla urlare, arrabbiarsi, avrebbe voluto sentire la gelosia nella sua voce. Eppure quella risposta è capace di trasmettergli solo freddezza. La invidia quella calma apparente, perchè lui dentro sta ribollendo.
«Hai ragione, è meglio così per tutti, tanto lo sai che Rachel mi piace di più di te».
Se il suo scopo è minare la già scarsa autostima di Ariel, ci è riuscito. È come un incontro di pugilato, in fin di vita cerchi un appiglio su cui riprenderti e invece arriva quell'ennesimo colpo capace di stenderti ancora di più. Perchè se il precedente non era stato abbastanza forte, quello è stato perfetto per farla andare KO.
«Meglio così per tutti».
L'ennesima frase scontata, priva di significato. A nessuno importa cosa è meglio. Si è sempre alla ricerca della propria felicità, ma quando questa sembra essere una meta irraggiungibile, è meglio fingersi altruisti.
«Infatti», Josh le dà ragione, eppure non smette di fissarla. Se la divora con gli occhi. Vorrebbe essere cattivo come vuole sembrare, ma è solo in grado di sentirsi un verme. Ariel continua a guardarlo con sguardo ferito, nonostante cerchi in tutti i modi di nasconderlo, e lui si sente sempre peggio. Vorrebbe afferrarla per le braccia e spingerla a sè, senza darle il tempo di rendersi conto di cosa stia succedendo, abbracciarla, baciarla, toccarla, qualsiasi cosa pur di far smettere quell'agonia. Non lo fa, non può farlo, piuttosto sa soltanto farle del male, con quelle stupide risposte bastarde. È il suo modo di difendersi. Perchè se si aprisse, se dicesse davvero tutta la verità, quanto sia in grado di desiderarla con ogni fibra del suo essere, andrebbe tutto a puttane.
Rachel, Ariel, la loro amicizia, i loro cuori spezzati.
È da bastardi, eppure sa che quella costretta a sacrificarsi di più in questa storia è proprio Ariel, lui perderebbe la ragazza, lei la sua migliore amica. Ariel che fa di tutto per celare la rabbia, le ferite che si porta dentro, pur di non sembrare debole ai suoi occhi.
«Sono uno pezzo di merda», è una giustificazione, un modo di dire di lasciarlo perdere, perché è fatto così.
«Lo so fin troppo bene, ma neanche io sono una santa».
Ariel sente di doversi fermare, di doversi allontanare da quello sguardo che non la smette di scavarle dentro. Perchè lui la rende debole, così tanto da spingerla a fare una sciocchezza. Josh continua a guardarla e lei si sente sciogliere sotto il suo sguardo, quanto vorrebbe stringersi a lui e fregarsene di tutto il resto. Quanto ha desiderato di essere al posto di Rachel quando Josh l'ha baciata in quel modo? Per quanto possa provarci, più cerca di respingere le emozioni e più queste non fanno che tornare a galla più forti che mai. Deve allontanarsi prima che la razionalità venga spazzata via da quel maledetto sentimento che è l'amore. Comincia a indietreggiare, incapace di avere la razionalità di fare altro.
Fuggire, per ora, sembra essere l'unica soluzione.

 


«Allora è quello il tuo ragazzo?», oh si, quella voce, è proprio quella che ha aspettato con ansia di ascoltare.
È scappata da Josh dopo quel bacio, incapace di comprenderlo, senza alcuna voglia di capirlo davvero. Non riesce a pensare al suo ragazzo e al motivo della sua rabbia, è troppo egoista per farlo, ha visto Adam e non ha fatto altro che pensare a lui, a un modo di incontrarlo, di raggiungerlo senza farsi vedere. È corsa a rifugiarsi in cucina, nella speranza di essere trovata da lui, come se fosse una caccia. Si è seduta su uno sgabello, le braccia poggiate al bancone, lui non ci ha messo troppo a raggiungerla.
«Chiudi la porta», gli dice, ha paura di essere scoperta ma lo desidera troppo per preoccuparsi di altro. Pensava di averla superata, di essere capace di non pensare a lui, reprimendo con forza ogni pensieri su di lui. Poi lo aveva visto e tutti i suoi sfronzi erano andati in frantumi, come uno specchio ridotto in mille pezzi la sua volontà si era annullata. 
«Non pensavo di trovarti così disponibile», la voce è traboccante di acidità, quella causata dalla gelosia, dal desiderare qualcosa che non si può avere. Il bacio doveva avergli bruciato parecchio.
«Non essere stupido, non voglio che qualcuno ci veda parlare, semplicemente».
Rachel sa fingersi calma, razionale, sa nascondere bene il fuoco che le brucia dentro dal momento in cui ha incontrato quello sguardo. Lui chiude la porta e comincia ad avanzare verso di lei, può quasi sentirlo nell'aria il desiderio misto alla rabbia, ma non può lasciarsi andare di nuovo. Era venuta soltanto per vederlo, per parlare con lui, ascoltare la sua voce, un palliativo momentaneo per accontentarla almeno un po'.
«Ti prego Adam, non avvicinarti», ha paura ad averlo troppo vicino, lo sa che non riuscirebbe ad avere alcuna forza di volontà se fosse alla sua portata. Lui la guarda confuso, le iridi chiare la osservano circospette, cercano di capirla.
«Hai paura?» Adam si aspettava di essere furioso con lei, di volerla soltanto insultare, denigrare, ferire. Invece l'unica cosa cui è in grado di pensare è a come covincerla a lasciarlo avvicinare. Forse si è lanciato verso di lei con troppa fretta, ha lasciato trasparire il desiderio che gli ribolle dentro con troppa facilità.
«Si, ho paura, ma non di te».
Ha paura di se stessa, di non essere in grado di mantenersi. Si era fatta una promessa, non sarebbe ricapitato più, mai più. Le era sembrato semplice pensarla così, a mente lucida, lontano da quel corpo che per lei è peggio di una calamita.

Eppure sei arrivata fin qui, ti sei fatta seguire e hai desiderato che lui arrivasse, lo sai benissimo che non puoi evitarlo.

Adam sembra non aver capito il senso della frase, ma la risposta sembra averlo convinto ad avvicinarsi a lei, ignorando le sue proteste. Così Rachel si alza, gli dà le spalle, respira forte. Ha bisogno di razionalità, quella che l'ha sempre accompagnata per tutta la vita. Ne ha bisogno per ignorare il cuore che batte all'impazzata, il desiderio che monta, l'attesa di sentirlo vicino. Lui continua a camminare verso di lei, fino ad arrivargli alle spalle. Rachel fa un respiro profondo e Adam le mette le mani sui fianchi. Chiude gli occhi e lascia che lui le si avvicini abbastanza per sentire il suo petto contro la schiena. 
«Rachel, non hai idea di quanto ti desideri». Lui si è abbassato per sussurrarle all'orecchio e lei d'istinto ha piegato la testa di lato, come ad affrorsi a lui volontariamente. Le labbra si muovono, il suo respiro scende sul collo e Rachel sente il collo fremere. Lui le lascia un bacio sulla pelle bollente, poi un altro e un altro ancora, Rachel si morde le labbra, nella voglia frenetica di girarsi e baciarlo davvero. Può quasi gustarlo sulle labbra il sapore e la consistenza di quella bocca, il ricordo del loro ultimo incontro è ancora vivido nella sua mente. I baci continuano, sembrano voler ripercorrere il collo con una lentezza esasperante. Il respiro di Rachel ormai è un affanno, la mente è offuscata, appannata dall'unico istinto che la invade completamente, l'attrazione.
La lingua comincia ad accompagnare le labbra, in una tortura senza fine.
Rachel ad occhi chiusi afferra i capelli di Adam, li stringe forte tra le dita, cerca un appiglio che sembra non riuscire a trovare. Le mani di Adam dai fianchi cominciano a salire su, fino a posarsi sul seno e a stringerlo con forza. 
«Rachel.»
Non è in grado di dire altro, se non il nome della donna che lo fa impazzire così tanto. Si gode il tocco del suo corpo sotto le dita, quel respiro affannato, i fremiti, perché sa che è lui a causarli. La sta torturando, si sta torturando egli stesso. Il calore della pelle sotto la lingua, quel profumo inconfondibile, la voce rotta dal desiderio che si trattiene dall'urlare il suo nome. Tutto di Rachel lo fa impazzire, completamente, senza alcuna pietà. Avrebbe dovuto punirla, invece si trova ad essere schiavo di lei, di nuovo. Schiavo di quel desiderio che solo lei è in grado di accendere, schiavo del suo consenso, di poterla prendere lì e placare anche per pochi attimi quella lussuria irrefrenabile.
«Adam, baciami».
Una supplica, la voglia disperata di porre fine a quella tortura.
Non ha bisogno di sentire altro, deve farlo, ha bisogno di farlo, prima che il suo corpo esploda del tutto.
La fa girare su sé stessa fino ad averla di fronte, quasi si sente mancare quando incontra i suoi occhi offuscati, lucidi, preda di una voglia di irrefrenabile, la stessa che lui sta provando in quell'istante. È come se stesse guardando sé stesso, invaso da un desiderio troppo forte per essere descritto a parole.
Ma qualcuno bussa alla porta, l'incantesimo si spezza. Per Rachel è come svegliarsi da un sogno, una bellissima fantasia in cui si era lasciata trascinare anche se non avrebbe dovuto. Scappa via senza dargli possibilità di reagire.
Fuggire, per ora, sembra essere l'unica soluzione.


 

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Salve a tutti!
Allora, questo terzo capitolo è stato davvero sudato, affrontare tutti e quattro i protagonisti, nello stesso posto per di più, è stata parecchio dura. Sono tutti così alle prese delle loro emozioni che mi sfiniscono, cerco di mettercela tutta per trasmettervi quello che provano e spero di riuscire nell'intento anche se in minima parte. Stavolta hanno avuto maggiore spazio Ariel e Josh, il cui ultimo ha avuto modo di assaporare la gelosia, è una testa calda più di quanto sembri, Adam invece su questo è meno incline a portare rancore, gli basta riavere Rachel per dimenticare tutto il resto, non si farebbe tanti problemi. 
Bene, ora che le due protagoniste sono entrambe fuggite dai loro sentimenti, cosa succederà?

Grazie a tutti quelli che hanno recensito, aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate, e anche chi ha messo il 'mi piace' su facebook!
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Alla prossima!
Nana Stonem.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Adam e Rachel ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 

Capitolo 4: Adam e Rachel
 


Insoddisfazione, desiderare qualcosa che non si riesce ad avere, è questo quello che Adam sta provando. Si sente inappagato, incompleto, nervoso, stizzito. Tutto è concatenato. Il desiderio che non è riuscito a sfociare, la voglia di porre rimedio, la consapevolezza di non avere via d'uscita. L'oggetto del desiderio è scappato via così velocemente da non avergli dato il tempo di fare nulla.
Rachel era fuggita via lasciando dietro di sè la semplice scia del suo profumo, la sua essenza. Adam si era ritrovato a stringere il vuoto, improvvisamente solo.
Sta provando a non pensarci, a mandare giù quell'amaro boccone, ma i pensieri sembrano non volerlo lasciare in pace. Gli capita nei momenti più disparati, mentre sta riparando un' auto, quando parla con un cliente, mentre si accende una sigaretta. Ripensa a lei, ai suoi capelli, alla sua voce.
Succede all'improvviso, ricade nei ricordi senza volerlo, se ne pente subito dopo, quando si rende conto di aver ceduto per l'ennesima volta. Quanto più vuole allontanarla dalla sua mente, tanto più quella sembra volerci entrare con insistenza.
È una presenza effimera, sfuggente, eppure ritorna sempre sui suoi passi, va via per poco, per tornare esattamente dov'era.
Non può permettersi di pensare a lei, ma non è in grado di trattenersi.



«E così lavori in officina adesso, allora so dove portare l'auto in caso di guasto. Mi farai uno sconto, non è vero?», Rachel aveva riso senza alcun motivo in particolare, si sentiva euforica, rilassata. Adam la faceva stare bene, la faceva sentire desiderata. Le bastava incrociare i suoi occhi perchè un brivido le percorresse tutta la schiena. Quegli occhi famelici che la incatenavano lì dov'era, senza darle possibilità di fuga.
Adam la desiderava e Rachel lo sapeva, ma forse neanche lei riusciva a rendersi conto di quanto quel sentimento fosse ricambiato.
Adam se n'era accorto invece, dal modo in cui lei reagiva alle sue occhiate. Poteva sentire il cuore di Rachel pulsare più in fretta ogni volta che lui cercava di avvicinarsi a lei. Sapeva che era proprio quello che lei voleva, il suo desiderio la lusingava, la esaltava.
A lui poteva bastare poco per averla, allungare la mano verso la sua nuca, affondare nei suoi capelli e avvicinare quel viso delicato al proprio. Poteva già immaginare quel corpo sciogliersi sotto di lui, diventare creta nelle sue mani. Voleva aspettare, darle il tempo di far arrivare quella tensione al limite.
Erano seduti su dei divanetti, l'uno accanto all'altra, un piccolo tavolino bianco, i bicchieri cocktail che avevano bevuto, la cenere delle sigarette che lui aveva fumato.
«Con quel viso che ti ritrovi, saresti in grado di farti fare lo sconto da chiunque. Devo ammettere che la cosa mi irrita parecchio», Rachel scoppiò a ridere, lanciandogli uno sguardo complice. Si allungò verso di lui, scandendo le parole con calma.
«Che cosa vorresti dire?».
«Voglio dire che metà del locale ti sta guardando e io non posso fare altro che chiacchierare allegramente con te».

Invece di portarti a letto, anche qui davanti a tutti, tanto per far loro capire di starti lontana.

Se la tenne per sè quella parte della frase, troppo sfrontata per dirla apertamente, avrebbe significato mostrare a pieno quanto la desiderasse, invece doveva farglielo capire in modo indiretta, con calma. Lo sapeva che era l'alcool ad averla resa più sicura, normalmente non avrebbe osato tanto, ma del resto nemmeno lui non era bravo ad ascoltare la sua coscienza. Fidanzata o meno, sarebbe stata sua, almeno per quella sera.
«Perchè, che cosa vorresti fare invece?».
Oh sì, Rachel lo stava provocando, così palesemente da stupire persino sè stessa. I loro volti erano sempre più vicini. Poteva sentire il respiro di Adam solleticargli le labbra, gli occhi erano incatenati fra loro. Era come una morsa che pian piano cominciava a farsi più stretta, a chiuderli in quel piccolo spazio che stavano condividendo. Si sentiva il battito di un cuore, o di entrambi, accelerare vorticosamente, il respiro era ormai quasi un affanno. Aveva bevuto abbastanza da sentirsi più audace, ma non lasciarsi completamente andare, era brilla, quel tanto che bastava da farla essere provocante senza sentirsi in imbarazzo.
«Esattamente la stessa cosa che vorresti fare tu».
Un sorriso complice affiorò sulla bocca di entrambi. Lo spazio era stato annullato del tutto. Erano diventati una cosa sola.



«Adam? Si può sapere su che pianeta sei oggi?».
Uno strattone e i suoi ricordi vanno in fumo. Spariscono così in fretta da lasciarlo tramortito. È stato come tuffarsi a pieno sott'acqua, per uscirne distrutto e senza fiato. Era stato troppo tempo in apnea, con i polmoni pieni di ricordi.
Il bar è scomparso, l'eccitazione è sparita, sostituita da quel dannato senso di frustrazione.
«Non ti ascoltavo».
Mai come quel giorno Adam non vede l'ora di poter finire il suo lavoro in officina e tornare a casa, ma è ancora troppo presto, è costretto ad ancorarsi a quel poco di lucidità che gli è rimasta.
«L'ho notato idiota, oggi hai una faccia più inebetita del solito. Saresti più utile se ti usassi come tappeto all' entrata».
Un sorriso sarcastico gli riempie il volto, è tipico di Mike prenderlo in giro continuamente, suo collega e organizzatore della festa a cui aveva partecipato la settimana scorsa. La festa dove Rachel lo aveva piantato in asso, dovrebbe smetterla di ripensarci ma non può farne a me.
«Scusa, oggi è proprio una di quelle giornate no».
«Si, vede, sembri proprio su un altro pianeta, a cosa diavolo stai pensando?», Mike lo osserva  e Adam scuote la testa risentito.
«Non è niente di che, davvero».
«È colpa di una donna», sentenzia l'amico, ma Adam non si stupisce più di tanto, per Mike è sempre colpa di una donna se un uomo soffre.
«Lo dici a chiunque abbia un problema qui dentro».
«A Sophia non lo dico, in quel caso la colpa è di un uomo».
«Tu sì che sei saggio».
«Lo so, ma ora torna a lavoro, dai che siamo a metà giornata avrai modo di distrarti qui con noi».


Rachel ha una macchina guasta, un'officina di fronte e la quasi certezza che lì ci lavori Adam.
Seduta in auto da dieci minuti ormai, non ha deciso ancora che fare. Gira la chiave per l'ennesima volta, la speranza di vederla partire improvvisamente, evitandole quella difficile scelta. Si sente il rombo del motore, un attimo di speranza, ma il rumore finisce, la macchina ricade nel silenzio.

So di non essermi comportata bene ultimamente ma, ti prego, macchina non farmi questo, non costringermi a incontrarlo, non così, non oggi. Non dopo che sono scappata via da lui in quel modo, non ce la faccio.

Fa un ultimo tentativo, ennesimo fallimento. Scende dall' auto col cuore che batte già all' impazzata, non è sicura di incontrarlo, ma il dubbio la rende ancora più nervosa. Da quando era fuggita via dalla festa non aveva fatto che ripensare a quello che era successo, al fatto che era arrivata sul punto di cedere, di nuovo. Si era ripromessa di considerarlo un errore occasionale e invece eccola qui, a ripensare a quel bacio mancato che aveva desiderato con tanto ardore. Fa un respiro profondo, attraversa la strada ed entra in officina col cuore in gola. Si guarda intorno e incrocia sguardi sconosciuti, si sente sollevata.
«Che ti serve, bambolina?».
Un uomo la sta osservando, alto, grosso, la mette in soggezione.
«La mia auto non parte, è ferma proprio qui di fronte».
Lo sguardo dell' uomo si riempie di gioia.
«Sei stata davvero fortunata, lo sai? Hai casualmente rotto l'auto davanti alla migliore officina della città». Casualmente, parola in cui lei non sembra credere molto. L'uomo si guarda intorno, cerca qualcuno disponibile ad aiutarla, anche gli occhi di Rachel vagano per l'officina, in fibrillazione.

Forse l'hai scampata stavolta, puoi stare tranquilla. Rilassati.

Ma le basta mezzo respiro perché il fiato le torni a mancare del tutto.
«Adam! Vieni ad aiutare questa ragazza in difficoltà!».
Eccolo lì, in fondo alla stanza intento a parlare con qualcuno, ha addosso una maglia piena di macchie di olio e jeans scoloriti, purtroppo per lei, quel look sembra renderlo più sexy del solito e la cosa non è molto di aiuto. Adam si volta in sua direzione e il tempo sembra fermarsi. Rachel può leggere lo stupore negli occhi del ragazzo, misto a diffidenza. La guarda torvo, le spalle si irrigidiscono e anche lui sembra trattenere il fiato. Si avvia verso di loro guardandola fisso negli occhi, quasi volesse bucarle l'anima. 
«Che ci fai qui?».
La voce è bassa, quasi volesse farsi sentire soltanto da lei, escludendo tutti gli altri.
«Non l'ho fatto di proposito, mi si è guastata davvero l'auto».
Sta provando a giustificarsi, vuole sembrare convincente eppure le sembra a tutti gli effetti una semplice scusa.
«E proprio qui dovevi venire a chiedere di ripararla?», Adam non le crede, probabilmente si sta chiedendo perchè Rachel abbia fatto una mossa del genere.

Non è una mossa, è stato il caso a portarmi qui, e smettila di guardarmi in quel modo.

Quella diffidenza la mette in difficoltà, la fa sentire piccola e bugiarda. Lo odia, per quello sguardo sfrontato che le fa venire voglia di prenderlo a schiaffi e baciarlo nello stesso momento.
«Si è fermata proprio qui davanti».
Lo guarda con occhi fieri, cerca di rassomigliare, anche se solo lontanamente, alla donna forte che ha sempre pensato di essere.
Adam la osserva per qualche attimo, si rilassa improvvisamente, le spalle si ammorbidiscono e uno sbuffo profondo gli sfugge dalle labbra.
«Ok, andiamo a vedere cosa è successo».
Rachel cammina di fianco ad Adam, senza essere in grado di parlare. Cerca di non guardarlo, eppure qualche occhiata sfugge al suo comando. È solo l'eco dei respiri e dei loro passi a fare da sfondo a quella scena. Può sforzarsi di non guardarlo, ma la presenza di Adam è troppo possente perchè possa far finta di niente. È una calamita naturale per lei. Arrivano alla macchina, lui la guarda e allunga il palmo della mano verso di lei.
«Le chiavi».
La voce è ben marcata, tesa, Rachel si sente quasi in colpa per tutta quella situazione. Vorrebbe fargli capire in tutti i modi che è stata una semplice coincidenza, ma sembra non avere la forza di giustificarsi. Prende le chiavi dalla tasca e gliele fa cadere sul palmo della mano, le loro dita si sfiorano per pochi attimi, il tempo di farle avere un brivido, poi si allontanano bruscamente.
Adam comincia ad osservare l'auto, Rachel sfrutta il momento per osservare Adam.
Non vorrebbe farlo, ma i suoi occhi non le danno ascolto. Comincia dalle spalle, dal modo in cui la maglietta gliele cinge strette. Avida segue il profilo della schiena, si incanta ad osservare la larghezza dei bicipiti, vorrebbe accarezzarli con le dita, assaporarli sotto la lingua. Poi ci sono i pettorali, il torace ampio come piace a lei. C'è sicurezza in quel corpo maschile, quella di un uomo consapevole di sè stesso, dell'effetto che ha sulle donne. Consapevole dell'effetto che ha su di lei.
Le mani che rovistano tra i motori, quelle stesse mani che l'hanno percorsa da capo a piedi, insieme alle labbra, schiuse in quel momento, sembrano pregarla di unirsi alle sue.
«Rachel, ci sei?».
Adam la osserva, tra il divertito e il curioso. Rachel si accorge improvvisamente di essersi incantata, fa di tutto per darsi in ritegno.

Ti sei fatta cogliere in flagrante mentre te lo mangiavi con gli occhi, complimenti.

Si schiarisce la gola, passa le dita fra i capelli e cerca di sembrare fredda e razionale.
«Che c'è?».
«Volevo sapere cosa fosse successo alla macchina, di preciso».
Oh la macchina, è tutta colpa della macchina se si trova in questa situazione. Dovrebbe odiarla quella macchina, avrebbe dovuto lasciarla lì e correre a prendere l'autobus.
«Non ne ho idea, mi sono accostata un attimo e ha deciso di non ripartire più».
«Perchè ti sei accostata?».
Se Adam avesse voluto scegliere volutamente una domanda per metterla in difficoltà, non avrebbe potuto fare di meglio.
«Non è che mi sono accostata, ho semplicemente rallentato».
Rachel è nervosa, non riesce a guardarlo negli occhi, si sente colpevole.
«E perchè hai rallentato?».
Ma cos'è, un interrogatorio forse?
«Cercavo il cellulare».

Mi stavo rifacendo il trucco, mi ero soffermata a guardare la vetrina di un negozio. Stavo facendo di tutto tranne che osservare te. Oh no, non stavo sbirciando nell'officina per vedere se tu lavoravi lì, assolutamente. E se credi che sia così, ti sbagli di grosso.

Ci sta provando Rachel a risultare convincente, eppure quella bugia, detta ad alta voce, sembra ancora più patetica. Adam la osserva, un sopracciglio alzato, l'aria dubbiosa.
«Senti, non importa, ok? So solo che l'auto non parte e tu devi fare qualcosa per farla ripartire».
Perchè doveva essere tutto così maledettamente difficile? Perché non aveva proseguito semplicemente per la sua strada, perchè l'auto non si era rotta di fronte ad una qualsiasi altra officina della città?
«Ok, ma non c'è bisogno di essere così nervosi».
Come se lei fosse felice di essere così tesa, come se si beasse all'idea di risultare così stupida e patetica di fronte all'uomo che è diventato il suo chiodo fisso.
Non sa cosa è peggio, sapere di aver fatto un errore o essere consapevoli di volerlo rifare. Puntuale arriva la sensazione che ormai la perseguita da settimane, è una traditrice, una sporca e stupida peccatrice.
«Non sono nervosa».
È una bugia, una delle tante.
«Io invece credo di sì», la sicurezza nelle parole di Adam non fa che peggiorare la situazione.
«Cosa te lo fa mai credere?».
«Non fai che passarti la mano continuamente tra i capelli. È un gesto che fai quando ti senti in difficoltà».
Adam le lancia uno sguardo così penetrante che per alcuni attimi è costretta a chiudere gli occhi. Si sente di impazzire e la presenza di Adam quel giorno non le è di aiuto.
«Dici davvero?».
Un po' sì insicurezza si insinua tra quelle parole, la paura che Adam possa conoscerla più di quanto lei stessa si aspetti. Si sente lusingata a sapere che lui possa aver osservato così tanti piccoli particolari in lei.
«Lo so perché lo fai sempre quando ti guardo in un certo modo».
La risposta la lascia interdetta, ha quasi paura di chiederlo, ma non può fare altrimenti.
«Quale modo?»
La domanda è un sussurro, la vaga speranza che lui non sia in grado di ascoltarla davvero, perchè sa già la risposta le lascerà il segno.
«Lo sai. Quando ti guardo come se tu fossi la donna che desidero di più a questo mondo».
Sarebbe così facile, maledettamente facile lasciarsi andare a quelle parole. Cedere una volta per tutte, lasciare che il desiderio fluisca libero senza più ostruzioni. Non pensare alle conseguenze, godersi il presente, vivere il proprio attimo di felicità. Sa però che l'attimo sarebbe troppo breve, la realtà troppo vicina perchè la si possa lasciare in un angolo. Sa che non può fare quella scelta, ma rimanere in bilico finchè le emozioni non si placheranno da sole. Aspettare che la tempesta si calmi, che il fuoco si spenga.

Perché succederà prima o poi, no?

Un giorno o l'altro sarà in grado di osservare Adam per quello che è, un ragazzo qualunque, uno che lavora in un' officina e vive nella sua stessa città. Un giorno magari i suoi occhi riusciranno a vedere razionalmente quello che ora è offuscato dai sentimenti.
«Sei un bastardo».
«E tu sei bellissima, ma queste soltanto ovvietà, non credi?».

Succede all'improvviso, Adam lascia andare tutto e afferra Rachel per un braccio. La tira con una tale forza che Rachel si ritrova spinta sul suo torace, respira il suo odore e per un attimo si sente mancare. Adam le prende il mento tra le dita, le fa quello sguardo, quello che la spinge involontariamente a passarsi la mano tra i capelli. Le sue mani però in quel momento sono altrove, stringono con troppa forza la maglietta di Adam, come un appiglio a quella miriade di sentimenti che la stanno invadendo.
C'è tanto ardore negli occhi di Rachel, così tanto che Adam fa l'unica cosa giusta in quel momento, la bacia.
La bacia come se fosse il loro ultimo incontro, come se da quello ne dipendesse la sua vita. Le fa schiudere le labbra, avido cerca la sua lingua. La assapora in ogni modo, con ogni senso. Aspira il suo odore, le accarezza i capelli, i fianchi, il seno. Fa di tutto per imprimere ogni particolare di quel corpo tanto desiderato. Vuole assaporarla da capo a piedi, godersela a pieno fino ad averne avuto abbastanza. Quanto più la bacia, tanto più il desiderio sembra aumentare a dismisura.
Affannati, le loro mani cercano, imprimono il loro passaggio in ogni punto che sfiorano. Rachel ha un gemito per ogni tocco di Adam, un affanno per ogni attimo che le loro labbra si staccano, un sospiro ogni volta che ritornano voraci le une sulle altre.
Sono alla deriva, incapaci di riprendersi, incapaci di staccarsi l'un l'altra.
Adam può sentire la consistenza del seno di Rachel premergli sul petto, le piccole mani artigliare i bicipiti, graffiare la schiena.
Rachel può sentirlo il sesso di Adam, preme con tanta forza da chiedersi come faccia a resistere ancora, come sia riuscito ancora a non spogliarla e ad entrare dentro di lei davanti a tutti.
«Rachel, ho bisogno di averti. Adesso».
La voce di Adam è roca, il suo corpo freme di desiderio. La vuole supplicare, è disposto a piegarsi completamente davanti a lei pur di avere ciò che desidera.
«Non posso, Adam, non posso».
È senza fiato Rachel, le parole sono la razionalità che lei sembra aver seppellito del tutto. Non può, eppure lo sta facendo. Non dovrebbe baciarlo, eppure non può fare a meno di intrecciare con disperazione la sua lingua a quella di lui.
«Invece puoi, lo puoi fare eccome. Lo hai già fatto una volta, perchè non due?».
Le parole di Adam sono una tentazione, il peccato che le sussurra soavemente all'orecchio. Le accarezza i capelli, la bacia il collo, la rende debole.
«Io, non lo so».
Ad Adam quella risposta non piace. La afferra per le natiche e le allarga alle gambe, Rachel si aggrappa a lui, con la schiena che sbatte sul retro della macchina. Come possono permettersi di attirare in tal modo l'attenzione in pieno giorno? Come riescono a non rendersi conto della realtà circostante?
Adam fa aderire i loro corpi sempre di più e Rachel si sente andare a fuoco, mai nella sua vita avrebbe creduto di poter provare tanta passione.
«Adam ti prego, lasciami. Non voglio farlo».
«Non è vero Rachel, non vuoi che ti lasci. Vuoi che continui, vuoi che ti porti a casa mia e che faccia sesso con te fino a farti perdere i sensi».
«Non puoi saperlo».
«Invece sì, e voglio che tu sappia che dipende tutto da te. Quando mi vorrai, ti basterà bussare alla mia porta per avermi».
È una minaccia, un sussurro roco, una promessa allettante.
« Lasciami».
Adam ubbidisce, la lascia andare e se ne va senza dire altro.
Rachel si trova improvvisamente vuota, triste, abbandonata. Adam se n'è andato lasciandola inappagata e insoddisfatta. Lo ha fatto di proposito, nella speranza di farla cedere. È una sfida aperta, Adam vuole che sia lei a fare il prossimo passo.
Tocca a Rachel fare una scelta, chiedersi cosa è meglio per il suo futuro. Ha paura, tanta. Paura di fare una scelta sbagliata, paura di pentirsene un giorno. Teme di essere offuscata così tanto dai sentimenti da non essere in grado di rendersi conto della realtà. In bilico, non sa a cosa appigliarsi. Non è in grado di capire quanto possa ascoltare il desiderio, quando invece deve dar retta alla razionalità.
Lasciare Josh per Adam, è questa forse l'unica opzione. Ma quanto sa di Adam? Quante certezze può avere su di lui?
È confusa Rachel, così tanto da non essere in grado di fare altro che piangere. Piange per i suoi errori, per la sua insicurezza, per la sua incapacità di fare la scelta giusta.
Piange perchè si sente stupida e  sola.


 

. ---------------------------------------------- .  

Buon pomeriggio a tutte!
Eccomi di nuovo con il quarto capitolo, e stavolta devo ammettere di non averci messo molto ad aggiornare, almeno rispetto ai precedenti! 
Come avrete notato per questo capitolo mi sono concentrata su Rachel e Adam, che sembrano aver ceduto alla tentazione, poverini non riescono proprio a stare lontani questi due.
Comunque, parlando con una lettrice (che qui sto a salutare, ciao Holly!) le ho chiesto cosa si aspettava dalla storia, lei mi ha detto un bacio tra Josh e Ariel, che sembrano essere i due più sofferti della coppia (ho pena per loro, li ho messi proprio nei casini) , mi piacerebbe sapere anche il parere delle altre al riguardo.
In più, come ve li immaginate i personaggi? Se avete qualche idea lasciatemi pure foto o nomi di attori, sono curiosa.
Un grazie infinite a tutte le ragazze che hanno commentato, a chi mi ha aggiunta tra seguite/preferite/ricordate, o chi semplicemente legge in silenzio, grazie!
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Alla prossima!

Nana Stonem.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Ariel e Josh ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 5: Ariel e Josh

 

Josh, non contattarmi più, ti prego, o dirò tutto a Rachel.

Era un messaggio chiaro e conciso, per quello che poteva sembrare se ci si fosse limitati a leggere quelle parole senza emozione. Per Ariel era stato un sacrificio, la scelta volontaria di sbarrarsi ogni strada, la forza di saper porre un freno a quel fiume in piena, quando tutto ciò che il suo cuore voleva fare era straripare liberamente.
Ma aveva chiuso tutto, con violenza, con dolore, così tanto da non avere idea di come affrontare tutto ciò che veniva dopo.
Perché la parte peggiore di rinunciare a qualcosa era riuscire ad accettare di poter vivere senza di esso.
Accettare, era questo quello che doveva fare, accettare di aver provato dei sentimenti che non doveva provare, accettare di aver scelto di chiudere ogni rapporto, accettare che il proprio cuore non avrebbe mai avuto la forza di rialzarsi in piedi.
Quel messaggio, quelle parole pronunciate dalla sua bocca, non le sembravano altro che le fasulle ciance di una donna illusa di poter sembrare di più di quello che era davvero.

Sei una debole, ma ti illudi di essere forte, diversa.

Cera qualcosa in quelle parole, delle suppliche inespresse, preghiere di chi sapeva di essere arrivato al limite.

Ti prego, lo sai che non possiamo.
Ti prego, non farmi continuare a star male per te.
Ti prego, lasciami libera.


Era della libertà che aveva bisogno, per poter vivere senza quel peso che le opprimeva e stringeva con forza l'anima. Era come vivere eternamente incatenate ad un solo ed unico pensiero: per quanto lei cercasse di fuggirne, lui non le dava tregua. Josh era sempre lì a farle compagnia ogni momento, in ogni attimo della sua vita, così tanto da spaventarla.
Sapeva che in fondo era anche colpa sua. Voleva convincersi di aver fatto di tutto per evitare quella situazione, ma non era vero. Aveva assecondato quelle emozioni, illusa che finché nessuno lo avesse saputo, nulla sarebbe cambiato. Lo aveva considerato il suo piccolo segreto, lo aveva fatto crescere ogni giorno di più. Qell'amore le si era infiltrato sotto la pelle, come un virus, aveva colpito ogni organo del suo corpo fino a lasciarla in balia di una malattia incurabile.
Le sarebbe piaciuto essere in grado di sradicarli via come delle erbacce in un giardino, ma non aveva idea di come fare.
Una parte di lei l'aveva pregata, supplicata di aspettare ancora. Era la parte più egoista, quella che le suggeriva ancora qualche giorno prima di fare quel gesto, di non spezzare definitivamente quell'unico legame che ancora li teneva uniti.
Sarebbe stato facile dare ascolto a quella parte, lasciare che le cose rimanessero così com'erano, nell'incertezza. Il dubbio poteva dare forza quando l'alternativa era una strada chiusa. Lasciare ancora aperta qualche possibilità, nutrirsi ancora un po' di quel sentimento di cui sembrava non poter fare a meno. Ne era dipendente.
Era ben consapevole però che se non avesse fatto quella scelta in quel preciso momento, non lo avrebbe fatto più. C'era la coscienza a ricordarle che quella situazione era completamente sbagliata, ogni tassello era fuori posto ed era suo compito cercare di rimettere ordine.
Aveva raccolto quella piccola e insignificante traccia di coraggio che sembrava ancora possedere per comporre quel numero.
Poi era arrivata la festa, lui l'aveva trattata male, l'aveva offesa, aveva sfogato su di lei tutto lo schifo di quella situazione. Lei si era sentita offesa, vulnerabile, anche arrabbiata in fondo.

Ora se ne rende conto, le è montato un po' di rancore dentro, forse non vuole neanche ammetterlo, ma c'è quel senso di delusione a ricordarle quanto le ha fatto male. Un dolore inesprimibile, un’angoscia che la travolge all'improvviso e non fa che renderla sempre più vulnerabile.
Parte dallo stomaco, sale su fino a fermarsi ad un passo prima della bocca, è un’ amarezza che le rimane in gola. Una matassa che sembra non volersi slegare ma anzi accentuarsi ogni attimo di più. A volte è così prepotente da risalire sul volto, in un sorriso che non riesce a spuntare, in quel fastidioso pizzicore agli occhi che sembra non volersene andare in alcun modo. Fa di tutto per ricacciarlo indietro, nonostante la voglia matta di sfogarsi, pur sapendo quanto liberatorio potrebbe essere lasciar scorrere quelle lacrime perennemente bloccate dentro di lei. Non è in grado di piangere, perché non sa accettare la sconfitta. Rimanere forti all'esterno la aiuta ad illudersi di poter essere forte anche dentro, lì dove il dolore sembra lacerarla.
È in questo fastidioso e infinito vorticare di pensieri che la sua mente sembra cedere, la stanchezza di tanta fatica la abbatte, si addormenta sul divano prima di quanto immagina.


«Ariel, svegliati, sono Josh, Ariel».
Quella voce, una qualunque, quella di un ragazzo come tanti, capace di farle battere il cuore all'impazzata.
Ariel si ridestò da quel sonno confusa e incontrò i suoi occhi, quelli che ultimamente non faceva che evitare, terrorizzata all'idea che lui potesse leggervi quello che sentiva dentro.
«Sono Josh, ti ricordi di me?».
Scherzò lui, ma ad Ariel non venne da ridere, perché Josh non aveva idea di quanto quel ragazzo le fosse rimasto impresso nella mente. Non poteva sapere quanto lei desiderasse vederlo ogni giorno, ogni attimo della sua giornata senza stancarsi mai. Avrebbe mai potuto immaginare che svegliarsi e ritrovare quegli occhi così vicini a lei le aveva fatto traboccare il cuore di emozione?
Lui non aveva idea, ma come avrebbe potuto del resto? Era una sua stupida e sbagliata attrazione, qualcosa di cui lui non si sarebbe mai dovuto preoccupare.
Josh osservò Ariel circospetto, c'era qualcosa in quel volto che non lo convinceva, una sorta di malinconia celata. Gli sarebbe piaciuto domandarle cos'era che non andava, di cosa aveva bisogno, di cosa aveva paura. L'avrebbe ascoltata e avrebbe fatto di tutto per renderla felice il più possibile. Far parte del suo universo in un modo così intenso da poter conoscere i suoi segreti più intimi, sapere di essere una presenza vera, impressa nella sua vita, non una semplice apparizione momentanea.
Erano cose che non poteva pretendere, nonostante le desiderasse con tutto se stesso, non era quello il suo ruolo e non lo sarebbe mai stato.
Avrà fatto un brutto sogno, pensò, per quanto una persona potesse sognare in soli dieci minuti.
Fu la sua conclusione superficiale, quella utile a spegnere tutte le domande che si riversavano in lui.
Stavano studiando quando la stanchezza aveva colto entrambi, era andato in cucina a preparare del caffè e ci aveva messo un po' più del dovuto. Pensava ad Ariel e a quanto gli piacesse stare con lei, averla vicino, anche grazie a una scusa come quella delle ripetizioni. Gli era piaciuta sin da subito, ma non poteva ammetterlo, non con una fidanzata. Aveva scelto di tenersi quell'attrazione per sé, limitandosi a conservare nel profondo del cuore quei momenti che riuscivano a vivere insieme. Poi era tornato in salotto e l'aveva trovata sul divano addormentata. Le si era seduto di fronte, su un piccolo tavolino di legno. Gli era sembrata così adorabile che per un attimo pensò di allungarsi verso di lei e baciarla. Sarebbe stato avventato, una mossa stupida, ma di qualcosa era sicuro, sarebbe stato un bacio unico.
Quasi fu tentato di farlo, allungò una mano e le accarezzò i capelli, un tocco impercettibile, voleva soltanto sfiorarla, avere un assaggio della sua consistenza. Poter immagine che quel volto fosse tutto suo, credere che Ariel in quel momento fosse sveglia e gli stesse sorridendo, felice di poter ricevere quel tocco.
Le dita scesero sul volto, percorsero la guancia, il profilo del naso, fino a fermarsi sulle labbra. Sbuffi di fiato uscivano da quella bocca, accarezzavano le dita di Josh prima di dissolversi del tutto nell' aria. Un brivido di eccitazione lo percorse quando riuscì a sentire sotto le dita quella morbidezza e quel calore. Lo assalì un bisogno urgente di toccarla di più, di sostituire le labbra alle dita, ripercorrere la stessa strada fino a fermarsi sullo stesso punto, assaporare quella bocca fino ad averne abbastanza, fino a non avere più fiato.
Forse si sarebbe stupito della reazione accondiscendente di Ariel o, più probabilmente, lei lo avrebbe allontanato con orrore, considerandolo un pazzo. Quei pensieri gli riempivano la mente di incertezza, ma anche di una piccola speranza che solo il dubbio poteva lasciare in libertà.
Se tu non fossi la migliore amica di Rachel, o io il suo ragazzo...
Un sospiro di Ariel e le fantasie si sgretolarono in un attimo, le fantasie di Josh furono costretta a fermarsi.


Il suono ritmico del campanello ed Ariel si sveglia improvvisamente, con la mente zeppa dei ricordi in cui si era lasciata trasportare prima di addormentarsi. Va ad aprire e le si para davanti un volto inaspettato.

 


Josh fissa il soffitto, ma i suoi occhi sono altrove, i suoi pensieri non fanno che girare vorticosamente verso un’ unica direzione, Ariel.
Ripensa a tutto quello che è successo, al modo in cui l'ha ferita. C'è quella fastidiosa e incessante morsa allo stomaco che sembra voler essere la punizione divina per averla trattata così male. Ogni volta che ricorda i suoi occhi feriti è come ricevere un pugno e l'unico modo che ha di allievare il dolore è lasciarsi cullare dalla fantasia, credere che le cose siano andate diversamente.
Immagina di non aver detto cattiverie ma, piuttosto, di averla presa e portata in casa, stesa sul letto e fatto l'amore con lei all'infinito. Gli piace immaginare che le cose siano andate così bene, abbastanza da poter attenuare quel costante nodo allo stomaco che non lo abbandona mai. Sono fantasie fastidiose, perché bruciano maledettamente.
È come un fuoco che divampa sempre di più ad ogni immagine che gli scorre davanti agli occhi. Il desiderio è così fitto da fargli chiedere cosa diavolo stia aspettando ancora a fare qualcosa di concreto.
Ariel lo ha minacciato, ha cercato di convincerlo a tenersi alla larga, ma sa che quella finzione non potrà durare a lungo. Sa di non essere l'unico a provare un sentimento così forte, non può credere che Ariel in quel momento si stia divertendo, mentre lui è steso sul quel letto a fissare il soffitto, a chiedersi quale sia la mossa più giusta da fare per risolvere quell'eterno problema.
Ha paura di affrontare Rachel, ha paura di dirle la verità, di giocare una carta così pericolosa.

Ciao Rachel, voglio lasciarti perché mi sono innamorato della tua migliore amica, non è un problema per te, vero?


Oh, quello si che sarebbe stato uno spettacolo interessante. La furia di Rachel, il suo odio, avrebbe costretto Ariel a non parlargli più e avrebbe finito col perderle entrambe.
Ma qualcosa la deve pur fare.
Decide di alzarsi di scatto, prende carta e penna e cominciare a scrivere. Sua madre gli aveva sempre detto che una volta scritti i problemi sembravano risultare più chiari.

Allora Josh ti sei fidanzato con una ragazza e ti sei innamorato della sua migliore amica. Lo hai fatto perché sei un idiota, ma questa è un'altra storia. Cosa puoi fare allora?
Se lasci Rachel non puoi comunque stare con Ariel, lei non lo farebbe mai. Se le dici la verità, Rachel ti ammazza.
Quale altra scelta ti rimane?


Fissa le sue breve riflessioni con occhio circospetto, quasi si aspettasse di leggere la soluzione al suo problema tra quelle righe.

Sei nella merda, Josh. Cosa vuoi dalla vita?
Voglio Ariel.

È quello il suo unico pensiero, l'unica cosa certa in quella miriade di pensieri confusi. Vuole Ariel in un modo così assoluto e devastante da terrorizzarlo.
Forse è la consapevolezza di essere ormai arrivato ad un punto di non ritorno, o forse è la semplice voglia matta che ha di Ariel a spingerlo ad uscire di casa e correre da lei.

 


Ariel sente bussare alla porta, va ad aprire e per un attimo il mondo attorno a lei sembra fermarsi.
Josh è di fronte a lei, le mani poggiate sugli stipiti della porta, gli occhi che sembrano volerla trafiggere.
«Che ci fai qui?» distoglie lo sguardo da lui, fissa il pavimento, cerca inutilmente di calmare il battito del cuore che palpita all'impazzata.
«Ariel, dobbiamo parlare».
Josh non può credere di averlo fatto davvero e invece si trova proprio lì, a pochi passi da lei. Se volesse, potrebbe allungare le dita e accarezzarle il volto, con un po' di coraggio in più potrebbe anche baciarla.
Ariel non sembra contenta di vederlo, è distante, i suoi occhi sfuggono, il suo corpo sembra allontanarsi ogni secondo di più.
«No, invece. Non abbiamo nulla da dirci».
La voce di Ariel è volutamente fredda, tagliente, l'opposto di ciò che è dentro.
Ha paura di avere Josh così vicino a lei, ha paura che quell'attrazione verso di lui potrebbe non svanire mai. Sa che ci sta provando ma, in fondo, non ci sta riuscendo, perché per quanto i suoi occhi facciano di tutto per evitarlo, tutto il resto del suo corpo avverte la presenza di Josh.
«Prima o poi dovremo affrontarlo Ariel».
Josh si sposta in avanti, lievemente, è un movimento impercettibile, è come se fosse stata l'aria che stanno respirando a spingerlo verso di lei. Si sta trattenendo con tutto sé stesso per non afferrarla per un braccio e stringerla al suo petto.
«Non abbiamo nulla di cui parlare. Del resto lo hai detto tu stesso, Rachel ti piace più di me».
Non voleva ricattarlo con quella frase, ma le era sembrato l'unico modo per allontanarlo. Vuole ferirlo come lui ha ferito lei quella sera. Avrebbe voluto fargli provare la stessa amarezza che le aveva riempito l'anima a sentire quelle parole. Josh sembra non accusarle davvero, è così ostinato da non lasciarsi distratte da una stupida provocazione.
È andato lì solo per lei e non è intenzionato ad andarsene senza aver chiarito qualcosa. Ha bisogno di certezze, o anche di un semplice spiraglio di concretezza, in tutta quella difficile situazione. Ha bisogno di sapere che Ariel gli rimarrà vicino qualunque cosa succeda, ma quanto più guarda Ariel, tanto più la sua voglia di parlare si trasforma in desiderio di qualcos'altro.
Le dita di Josh le toccano il mento, spingono il volto verso l'alto, vuole che i loro occhi si incontrino. Ariel si lascia guidare, ripercorre quel volto lentamente, osserva le labbra e morde le proprie di rimando.
Poi arriva agli occhi e capisce di essere arrivata al limite, sa che ormai è troppo tardi per tutto. Tardi per dimenticarlo, per far finta di provare indifferenza verso di lui. Quegli occhi sembrano inchiodarla lì, sul portico di casa, incapace di muoversi o di pensare a qualcosa che non sia semplicemente Josh.
«Perché mi rendi così debole?».
La voce di Ariel è bassa e roca, non sa come, ma il suo volto è spaventosamente vicino a quello di Josh. Lui le sorride, fa un lieve sbuffo che le arriva come una folata calda sulle labbra.
«Credimi, tu non mi fai un effetto migliore».
Le dita sono ancora lì, sotto il mento di Ariel, il pollice le tocca la pelle con delicatezza, poi, deciso, sale e si ferma sulle labbra. Gliele accarezza e può quasi sentirne il sapore sul palato.
Il ricordo dell' ultima volta che è riuscito a sfiorarle con le dita è ancora vivido in lui. Lei dormiva, lui se la mangiava con gli occhi. La scena è simile ma completamente diversa. Ariel è lì di fronte a lui, sveglia, consapevole, gli occhi sono aperti in una muta preghiera.

Ti prego, fallo per entrambi.

Lui vorrebbe farlo con tutto se stesso, lasciare che uno dei due passi quel limite invalicabile. Entrambi sanno di desiderarlo ma nessuno dei due sembra avere il coraggio di farlo davvero.
Stavolta è Ariel a decidere per entrambi.
Lo afferra per la maglietta e lo tira verso di sé, basta un attimo ed è come un’ esplosione. Tutto sembra frantumarsi in mille pezzi, tutti gli sforzi di tenersi lontani, tutte le preoccupazioni, tutto si dissolve in un’unica ed essenziale voglia sconfinata dell'altro.
Le labbra si incontrano ed è come poter respirare per la prima volta. Mesi e mesi passati a sognare, immaginare, desiderare la consistenza dell'altro fino ad arrivare a quel momento.
Labbra che si cercano, lingue che si rincorrono, il sapore di entrambi si imprime nell'altro.
C'è frenesia nei loro gesti, nel loro modo di toccarsi e cercarsi senza sosta.
Le mani di Josh cercano i capelli, il viso, accarezzano la candida pelle che tanto ha desiderato di poter toccare liberamente. Ripercorre la schiena con la punta delle dita e si gode i brividi di piacere che attraversano il corpo Ariel.
Ariel è avvinghiata alle sue spalle, le unghie affondano sulla stoffa, cercano di insinuarsi nella carne.
È come una droga, come un dolce e soave assaggio del nettare degli dèi.
Josh cerca la lingua di Ariel ancora e ancora, lascia che si intrecci con la sua, si gode quel sapore che da così tanto aveva agognato. Si annulla in lei, nella sua essenza, nel disperato bisogno di averla oltre ogni remora.
Sono senza fiato, ma nessuno dei due si allontana dall'altro, continuano a cercarsi, toccarsi, rincorrersi senza sosta.
Li spinge la curiosità di voler assaporare l'altro a pieno, l'appagamento di sapere che è tutto vivido, intenso, reale.
C'è disperazione in quei baci, quella di chi sa di non poter più tornare indietro.
Sembra che tutta la loro storia sia stata creata per arrivare a questo, per fa sì che finalmente due anime in pena fossero in grado di costituire una sola essenza.
Josh spinge Ariel verso la porta, lei si aggrappa a lui, l'aria diventa sempre più soffocante e la testa comincia a vorticare.
Lui le infila le mani sotto la maglietta, in preda ad una voglia di toccarla sempre più a fondo. La vuole nuda tra le sue braccia, in preda al desiderio, come in quell'esatto momento.
È un bisogno assoluto e incontrollabile, non può fare altro che lasciarsi guidare da quel desiderio folle. Vorrebbe prenderla lì, sul portico di casa, incurante di sguardi indiscreti. La desidera da così tanto che è preso da una smaniosa necessità di averla, prima che qualcosa venga a rovinare tutto, prima che i problemi tornino a bussare alla loro porta. Quando si stacca da lei per spingerla dentro casa qualcosa fa bloccare entrambi.
«Ariel, ma che diavolo stai facendo?».

. ---------------------------------------------- .  
Buon pomeriggio a tutte!
Allora, come prima cosa un mega ringraziamento a tutte le persone che hanno letto la storia, l'hanno inserita tra seguite/preferite/ricordate, tutte le ragazze che hanno recensito la storia e mi hanno riempito il cuore di gioia. Sappiate che vi adoro dalla prima all'ultima *///*
Un ringraziamento speciale a Flow che si è offerta di leggere e correggere il capitolo!

Bene, ora passiamo velocemente alla storia, questo capitolo per me è stato con un parto *sospira* Ariel e Josh sono davvero due anime combattute ma alla fine anche loro hanno avuto il loro piccolo premio, spero che il capitolo non sia risultato troppo pesante per via di tutte le loro pippe mentali, poverini sono la coppia che soffre di più. Ormai Josh ha fatto un grande passo avanti, ma ormai era questione di attimi, prima o poi si sarebbero baciati per forza.
Se vi starete chiedendo chi è che li ha interrotti, bhè è sicuramente un personaggio che amo e che spero di presentarvi al meglio nel prossimo capitolo.
Che dire più, sono curiosa di sentire i vostri pareri riguardo la coppia!
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Altre storie:
Tutto quello che non sarebbe dovuto succedere (OS)
E tutto partì da una scarpa (OS)
Alla prossima!

 
Nana Stonem.
 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: La forza di decidere ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
Image and video hosting by TinyPic

 
Trailer by Christin23 .
 

Capitolo 6: La forza di decidere

 

Ad Ariel basta chiudere gli occhi per rivivere tutto. Sente il sapore delle labbra di Josh sul palato, il suo respiro corto, la consistenza del suo corpo stretto a lei. Può respirare il suo odore attraverso i ricordi, sentire la pelle ribollire al pensiero di quegli occhi che la fissavano bramosi. Le sembra di impazzire, perchè quanto più ci pensa, tanto più il suo corpo sembra fremere, in attesa di averne ancora. Baciare Josh era stato devastante, liberatorio, istintivo, ma soprattutto sbagliato. Così tanto sbagliato da sentire la propria anima spaccarsi in due parti, la ragione contro l'egoismo. La razionalità contro il puro desiderio. Ormai è arrivata a un livello in cui non sa più a quale delle due parti dare ascolto. Si era lasciata guidare dai sentimenti e, dopo mesi di sacrifici e sofferenze, si era sentita bene. Così bene da aver scombussolato completamente l'ago della bilancia. Una piccola parte di lei inizia a crescere sempre più, quella che le suggerisce di provarci, di trovare una soluzione che, per la prima volta, potrebbe andare bene anche per lei. Sente di essere arrivata al limite, quando rinunciare sembra non essere più l'unica soluzione plausibile. È come aver assaggiato della droga per la prima volta e rendersi conto di desiderarne altra con tutto il suo corpo. Ha bisogno di Josh, ancora e ancora. Non può, non le è permesso. Eppure il desiderio non si placa di fronte all'amara realtà del suo destino. Può ammettere quanto quella situazione sia tutta sbagliata, ma non può più nascondere una realtà così evidente.

Ti sei innamorata di Josh, da tanto tempo ormai.

C'è suo fratello di fronte a lei, il suo salvatore e guastafeste alle stesso tempo. Li ha interrotti prima che fosse stato troppo tardi. Dovrebbe odiarlo, o ringraziarlo per essere arrivato in tempo.
«Ariel, ma allora chi era quel ragazzo? E poi perché eravate fermi sulla porta di casa? Potevi almeno portarlo dentro, così i vicini avrebbero smesso di guardarvi».
Jake è seduto in cucina, le braccia incrociate al petto e gli occhi chiari a fissarla inquisitori.
«Lascia perdere, non era nessuno».
Ariel non riesce a star ferma un minuto, cammina avanti e indietro, cucina, salotto, poi di nuovo cucina, apre il frigorifero, mette a fare del caffè che nessuno berrà. Ha bisogno di muoversi, di sfogare quell'adrenalina che sembra essere esplosa tutta ad un tratto. Josh le aveva portato il cuore a mille e adesso, dopo dieci minuti, il suo corpo sembra non essersi ancora assestato.
«E tu ti baci con ragazzi a caso davanti alla porta di casa? Era forse il postino arrivato in un momento di particolare solitudine?».
Dio, Jake con il suo continuo sarcasmo, le sue domande, la stavano facendo impazzire. Cosa avrebbe potuto mai rispondere?

È il ragazzo della mia migliore amica per cui mi sono presa una cotta, sai com'è, roba di tutti i giorni.
 
Al solo pensiero di Rachel si sente sprofondare nel baratro. Cosa le ha fatto, in che infido modo l'ha tradita? Come riuscirà a guardarla negli occhi e fingere che nulla di tutto questo sia mai accaduto? Come potrà celare un segreto così pressante e costante che si cela nella sua anima?
Si sente così squallida, vorrebbe che le cose finissero bene anche per lei, nonostante la consapevolezza che ormai ha ferito Rachel irrimediabilmente.

Sei in un vicolo cieco, non c'è via d'uscita per te.

Si sente confusa, scombussolata, insicura, sbagliata, ma soprattutto innamorata. Mai si sarebbe aspettata che l'amore sarebbe arrivato per lei in una forma così subdola e ingiusta, mai avrebbe chiesto di provare un tale desiderio impossibile, piuttosto avrebbe preferito non provare alcun sentimento. Se il suo cuore fosse stato di ghiaccio, se la sua anima non fosse stata così alla disperata ricerca di un amore, le cose non si sarebbero rovinate in quel modo.
«Ariel ti prego, torna su questo pianeta e cerca di spiegarmi che sta succedendo. Lo vedo, sai? Nei tuoi occhi c'è sofferenza, quel ragazzo significa qualcosa per te e io voglio sapere che ruolo ha nella tua vita».
Jake si alza in piedi e le si avvicina, Ariel cerca di allontanarsi ma lui non le dà possibilità. La costringe in un abbraccio ed improvvisamente è come se tutte le sue barriere calassero giù in un solo attimo. Piange, disperatamente, singhiozzando, senza sosta, lascia scivolare via tutte quelle lacrime che aveva cercato in tutti i modi di trattenere. Come se fossero state lì da troppo tempo in attesa di uscire, sgorgano giù senza sosta, cercano di lavare via la sua anima dal peso che sta portando con sè da troppo tempo. Scivolano giù, percorrono la guancia ed infine si annullano sulla maglietta ormai zuppa di Jake. I singhiozzi la percuotono dalla testa ai piedi, sa di avere il trucco sciolto e gli occhi annebbiati, ma si sente più leggera.
Ha messo da parte quella maschera creata per nascondere al mondo la sua sofferenza, si è lasciata andare, libera, al puro istinto. Il suo primordiale bisogno è quello di piangere, lasciare che per la prima volta qualcuno possa vederla per quello che è, debole. Jake è lì e non dice una parola, la culla tra le braccia, le trasmette l'unico sostegno che è in grado di darle, una spalla su cui poggiarsi.
Jake è il suo unico fratello, il suo primo amico, la sua forza di sempre.

 Ma che diavolo è successo mentre io non c'ero?

Jake non può credere ai suoi occhi. Ariel, la sua Ariel, è stretta tra le sue braccia che piange disperata, ma per colpa di chi? Di quello stupido ragazzo che era con lei sul portico di casa, senza ombra di dubbio. Jake voleva conoscerlo ma lei lo ha fatto andare via troppo in fretta perchè potesse fargli alcuna domanda. Ha provato a parlare con lei ma non ha avuto risultati, a parte lo sfogo disperato di una ragazza probabilmente innamorata.

Eppure quando sono arrivato erano stretti l'uno all'altra, non sarebbe dovuto essere un buon segno?
In teoria si, ma quando Ariel lo aveva salutato aveva una tale tristezza negli occhi da avergli fatto stringere il cuore in una morsa.


Che fossero amanti? Gli sembrava strano ma sembrava essere l'unica opzione plausibile. Forse lei si era innamorata di lui e ora non sapeva più come gestire la cosa. Allora perché anche lui sembrava così abbattuto?

Perchè non mi parli, sorellina?

La sua era una muta domanda, che non avrebbe trovato via d'uscita. Ariel è la sua unica sorella, la sua amica d'infanzia e la donna più importante della sua vita. Deve fare qualcosa per lei, qualunque cosa sia in grado di allievare quel dolore, ma sa che non il momento adatto di farle altre domande, ha bisogno di parlare con qualcun altro, qualcuno che sarebbe stato in grado di saperne più di lui.

Dov'è quell'idiota di Adam quando serve?

Prima di partire aveva parlato con lui, ma a quanto pare le sue parole erano state vane.
 
«Adam, mentre starò via stalle vicino, mi raccomando, controllata nel caso avesse bisogno di qualcosa, dice che sta bene a vivere da sola nell'appartamento vicino all'università ma ho sempre qualche dubbio».
Adam aveva scosso la testa risentito.
«Io mi prendo sempre cura di tua sorella, non metterlo mai in dubbio».
«Sono tutti bravi a parole, ma io voglio la certezza matematica che tu sarai sempre con lei, perché se le succede qualcosa la colpa sarà tua».
Adam aveva incrociato le braccia al petto e lo aveva guardato con gli occhi di chi la sapeva lunga.
«Forse sbaglio, ma se io e Ariel siamo diventati amici è perchè lei correva sempre a piangere da me, quando tu la trattavi male».
Jake era scoppiato a ridere, aveva preso un sorso di birra e si era scusato con Adam.
«Hai ragione, non sono mai stato un fratello modello per Ariel. Sai com'è, da ragazzo mi piaceva fare il ribelle».
Adam scoppiò a ridere ai quei ricordi e guardò Jake con rimorso.
«Quelli si che erano bei tempi».


I singhiozzi di Ariel cominciano a diminuire, i suoi occhi sembrano non avere più lacrime. È come il mare in tempesta che sembra essere sul punto di calmarsi del tutto. Jake però continua a stringerla, le accarezza la schiena, i capelli, in tante dolci carezze che vogliono trasmetterle calore, farla sentire al sicuro.
«Scusami Jake, non volevo scoppiare in questo modo».
Jake le prende il volto tra le mani e la guarda con tutto l'affetto che possiede.
«Ariel, non devi mai scusarti con me per queste cose, io sono tuo fratello, devi sempre contare su di me».
Ariel gli sorride, gli lascia un bacio sulla guancia e si divincola dall'abbraccio.
«Allora, com'è andato il viaggio? Sei appena tornato e subito l'attenzione si è fermata su di me, parlami di cosa hai fatto».
Jake non ha voglia di parlare di sè, vorrebbe chiedere di più ad Ariel su tutto quello che è successo ma sa che non è giusto insistere, così decide di parlarle, distrarla, farle compagnia e limitarsi a comportarsi da bravo fratello. I chiarimenti sarebbe arrivato in secondo momento.
«New York è favolosa! Non ne hai idea quanto. All'inizio ho avuto un po' di difficoltà con la lingua ma poi mi sono abituato».
Si siedono nel tavolo della cucina e Jake comincia a raccontarle tutto, dei posti che ha visitato, i locali, le serate con i colleghi. Ariel sorride, cerca di sembrare il più serena possibile, ma lui lo vede quanto lei si stia sforzando di mantenere l'attezione, nota i suoi occhi distanti e pensierosi.
«Ariel, non hai bisogno di fingere con me, se vuoi stare un po' da sola posso andarmene».
«Sì, Jake, grazie».
Jake si alza in piedi, ha improvvisamente fretta, voglia di fare qualcosa.
«Dove stai andando?».
La voce di Ariel è ormai un sussurro roco, ovattato dalla distanza che li separa, Jake è già arrivato sulla porta, pronto a compiere la sua missione.
«A casa di Adam».

 


Una settimana, sette maledetti giorni che Adam non faceva che pensare a lei. Un pensiero ossessivo e continuo, così forte da farlo impazzire.
Perché le aveva fatto quella minaccia? Perché l'aveva baciata?
Voleva provocarla, limitarsi a rinfrescarle la memoria e invece tutto era andato storto, si era fatto prendere così tanto da non essere stato in grado di darci un freno. L'aveva baciata con una tale intensità da farlo eccitare al solo ricordo. Quelle labbra sembravano essere fatte apposta per lui, quel corpo sembrava chiedere disperatamente la sua presenza ad ogni passo che lei faceva.
Quando se l'era trovata all'officina gli era mancato il fiato. Mai si sarebbe aspettato di vederla apparire a lavoro. L'aveva immaginata ovunque, constantemente, se l'era immaginata in ogni situazione e angolo della sua vita, ma ad averla davanti in carne ed ossa era stata tutta un'altra storia.
Gli avrebbe fatto piacere sapere che lei fosse venuta apposta per lui, fingere che la sua auto si fosse guastata lì davanti soltanto per incontrarlo, ma non era stato così. L'aveva guardata negli occhi e non vi aveva letto menzogna, Rachel si era trovata lì per puro caso, sul serio. Un po' ci era rimasto male, immaginare che lei potesse fare una cosa del genere solo per lui lo avrebbe lusingato. Ma del resto, cosa poteva aspettarsi? Rachel era stata la sua amante, quelle cose le facevano le ragazze innamorate, non le compagne di letto, stupido lui ad averci solo pensato.
 
Adam, da quand'è che sei diventato così pappamolle? Non dovresti neanche pensarle certe cose.
 
Avrebbe voluto non pensare a lei, ma era una partita persa in partenza.
Dimenticare il suo volto, il suo sorriso, le sue labbra, mettere da parte tutti i ricordi e i pensieri che continuano a vorticare solo e soltanto nella sua direzione, è una cosa impossibile.
Non lo direbbe mai ad alta voce, ma c'è ansia nei suoi gesti, nel modo in cui corre al telefono ogni volta che lo sente squillare, nella speranza che sia una sua chiamata, quando per strada vede una chioma bionda e il cuore sembra fermarsi per pochi attimi. È continuamente irrequieto, nervoso, afflitto. Dovrebbe chiamarla? Non ne avrebbe il coraggio, sarebbe come far affondare definitamente tutto il suo orgoglio sotto la sabbia, annullare completamente anche quel briciolo di dignità che riesce a fargli nascondere quell'attrazione costante.

«Adam ti prego, lasciami. Non voglio farlo».
«Non è vero Rachel, non vuoi che ti lasci. Vuoi che continui, vuoi che ti porti a casa mia e che faccia sesso con te fino a farti perdere i sensi».
«Non puoi saperlo».
«Invece sì, e voglio che tu sappia che dipende tutto da te. Quando mi vorrai, ti basterà bussare alla mia porta per avermi».

 
Rachel non aveva bussato alla sua porta fino ad ora, e se non lo avesse mai fatto?
L'aveva minacciata, convinto di farla cedere, aveva assunto la parte di chi era sicuro della propria influenza, ma sotto sotto quella sicurezza vacilla ogni giorni di più. Il campanello suona e per un attimo la speranza prende piede in lui, è una corsa dalla cucina alla porta, per aprire e trovarsi di fronte chi mai si sarebbe aspettato.
«Che diavolo ci fai qui?».
«È così che saluti tua nonna? Razza di ingrato».
«Io sarò pure ingrato ma tu sembri essere la bisbetica di sempre». L'anziana donna non si lascia colpire dalle offese di Adam, stringe forte le dita sulla sua valigia e si fa avanti in casa. Adam la guarda circospetto, di tutte le persone che si aspettava, quella era decisamente una sorpresa.
«Allora, qual è la stanza degli ospiti?».
La domanda risveglia in Adam la sua paura più recondita.
«Non dirmi che vuoi venire a stare da me?».
«Bhè, sono qui con una valigia in mano, cosa credi che sia venuta a fare?».
«Magari eri passata a salutarmi prima di andarti a fare una vacanza alle Hawaii».
La risposta di Marge è uno schiaffo dietro la testa del suo ingrato nipote. Adam sbuffa e si massaggia la parte lesa. Si aspettava Rachel e invece è arrivata sua nonna che, probabilmente, è rimasta di nuovo senza una casa.
«Dovresti avere più rispetto per la donna che ti ha cresciuto. Ora fammi vedere dove posso andare a dormire».
«Che ci fai qui? Ti hanno di nuovo sfrattata dalla casa di riposo?».
«I tuoi genitori sembrano essersi dimenticati ancora una volta di pagare gli ultimi sei mesi d'affitto, mi hanno chiesto se avevo un parente da cui poter andare e così ho fatto il tuo nome».
«Grazie del pensiero nonna, ma avresti potuto anche risparmiartelo».
Un altro schiaffo e Adam capisce che è inutile discutere con lei, se quella è la sua decisione, non ci sarà modo di farle cambiare idea.
«Sono senza una casa e tu solo questo mi sai dire? Vai a posare la mia roba che io mi preparo un po' di caffè». 
«Fa' come se fossi a casa tua». 
Le urla Adam di rimando, mentre va in camera a sistemare la valigia.
«Lo sto già facendo giovanotto».
Adam rotea gli occhi al cielo, quella convinvenza non sarebbe stata facile, ma c'è di buono che per pochi attimi è riuscito a non pensare a Rachel.

 


«Adam, si può sapere che diavolo sta succedendo a mia sorella?».
«Ciao Jake, anche a me fa piacere rivederti, grazie».
Il secondo campanello di quella giornata, un'altra persona che non si aspettava, di questo passo Adam sarebbe impazzito prima di sera. Jake era entrato in casa come un ciclone e la cosa non prometteva nulla di buono.
«Lascia perdere i convenevoli Adam, ho trovato mia sorella sul portico di casa a baciarsi con un ragazzo e dieci minuti dopo era tra le mie braccia a piangere, mi puoi spiegare che succede?».
Adam è rimasto a bocca aperta, ha pensato così tanto a Rachel da aver messo completamente da parte ogni pensiero riguardante Ariel.
Sapeva che qualcosa non andava, lo aveva notato quella sera alla festa, ma aveva deciso di non fare domande. Ariel non era mai stata brava a confidarsi e lui si era sempre limitato ad aspettare il momento in cui fosse stata lei a fare il primo passo.
Era così la loro amicizia, lei decideva quando era arrivato il momento di sfogarsi e lui era sempre lì ad aspettarla, ad ascoltarla.
«Non ne ho idea Jake, so che ultimamente non era di buon umore ma non ne conosco il motivo».
Jake lo guarda furioso, sembra una pentola a pressione sul punto di esplodere.
«Ma che diavolo stai blaterando? E quella ti sembra una ragazza di cattivo umore? A me sembra una ragazza in preda alla disperazione, mi aspettavo che tu ti facessi in quattro per lei, saresti dovuto esserci tu a rassicurarla, invece c'ero io per una semplice coincidenza del destino».
Adam si passa una mano fra i capelli nervoso, Jake ha ragione, è solo che anche lui è stato così preso dai suoi problemi da non aver pensato ad altro.

Che deficente, come ho fatto a non pensarci?

«Scusami, hai ragione. Sono un idiota».
«Certo che sei un idiota, puoi dirlo forte!».
Jake guarda Adam ma stavolta la furia sembra essersi calmata, lo osserva e in pochi attimi il suo umore cambia completamente. Adam distoglie subito lo sguardo, sa quanto Jake possa essere maledettamente perspicace.
«Non dirmelo, anche tu sei nei guai».
È sempre così fra loro, basta un attimo, uno sguardo ed entrambi si capiscono al volo. Adam però stavolta non se la sente di confidarsi con Jake, o almeno, non ancora.
«Chi diavolo è che fa tutto questo chiasso?».
Marge arriva in salotto e lancia un'occhiata truce a Jake, ad Adam verrebbe quasi da ringraziarla per il tempismo perfetto in cui aveva deciso di interromperli.
«Ah, avrei dovuto aspettarmelo che era Jake, quando ci sei tu di mezzo ci sono sempre casini».
Jake alza gli occhi al cielo e lancia un occhiata complice ad Adam, sorridono entrambi ai ricordi della loro infanzia. Marge si riferisce proprio a quello, Jake non era stato esattamente un adolescente modello e la cosa sembrava non essere passata di mente all'anziana signora.
«Marge, ti assicuro che stavolta non ho fatto nulla, sto semplicemente chiedendo delle spiegazioni ad Adam».
«Spiegazioni su cosa? Hai combinato qualche guaio?».
La donna si è improvvisamente incuriosita, ma l'ultima cosa che vuole Adam è confidarsi davanti a quei due.
«Nonna, lascia stare Jake e tornatene in stanza ti prego. Non sono affari che ti riguardano».
«Certo che sono affari che mi riguardano finchè tu vivi sotto il mio tetto».
Adam scoppia a ridere e scuote la testa. Sua nonna, la donna più testarda e orgogliosa che avesse mai incontrato, l'unica a potergli tenere testa così.
«Ma certo, io ti ospito a casa mia e dopo cinque minuti già credi di essere tu la padrona di casa».
«Se sei cresciuto così bene lo devi a me, quindi questa è indirettamente casa mia. Anche tu Jake, dovresti ringraziarmi per averti salvato ogni volta che tu e Adam facevate qualche pasticcio».
Ha ragione, così ragione che nessuno dei due ha il coraggio di ribattere. Jake alza le mani in gesto di resa.
«Lo so, nonna, ma questa situazione riguarda Ariel, non è nulla di cui preoccuparsi, voglio solo sapere cosa mi sono perso in tutto questo tempo».
«Non permettermi di chiamarmi nonna, e ora andatevene che voglio rimanere un po' da sola, mi avete fatto venire soltanto un gran mal di testa».
Jake e Adam si lanciano un'occhiata e la decisione è già presa.
«Stai pure da sola, noi andiamo a prenderci una birra».
Scendono in strada ed entrano nel primo pub aperto che trovano, si siedono al bancone e, come sempre, Adam ordina per entrambi.
«Due pinte di Tennent's, grazie» chiede alla cameriera, poi si rivolge a Jake «Ti piace ancora la Tennet's, non è vero?».
Jake ride e scuote la testa.
«Adam, sono stati via due mesi per lavoro, non due anni».
Adam lo guarda con un po' di malinconia negli occhi, sono passati soli due mesi e a lui sembra di aver vissuto due anni, tanto quella storia lo ha scombussolato.
«Hai ragione, eppure mi sei mancato, strano ma non pensavo che lo avrei mai detto».
«Davvero? Qualcosa però mi dice che la tristezza che ti leggo negli occhi non è legata a me, c'è qualcos'altro lì sotto, perché non me ne parli?»
Jake osserva Adam, si accorge di come i suoi occhi vagano per la stanza lontani, come le sue spalle si sono irrigidite dopo aver ascoltato le sue parole. Sa quanto è difficile per Adam sfogarsi con qualcuno, conosce troppo bene quel ragazzo testardo, convinto sempre di poter risolvere tutto da solo.
«Non è niente Jake, davvero».
In fondo quella non era poi una grande bugia.
Niente perché Adam non avrebbe idea di cosa dire. Come spiegare quell'infinito e pressante ammasso di pensieri, paure e desideri che assillavano la sua mente? In che modo spiegare a Jake qualcosa che a lui per primo risultava così poco chiara?
C'è una cosa di cui Jake può vantarsi, ed è che in qualche modo riesce sempre a far si che Adam gli parli a cuore aperto. A volte ci vuole più tempo, altre meno, ma alla fine Jake riesce sempre a capire cosa c'è che non va.
«Adam, lo sai che lo so che non è niente, è inutile girarci intorno».
«Forse non mi va di parlarne».
«Adam, a te non va mai di parlarne».
«Non eri arrivato qui per parlare di Ariel? Perché la conversazione si è spostata su di me?».
Jake scuote la testa divertito, gliel'ha fatta, Ariel è il suo primo pensiero, è costretto a parlare di lei perché ha bisogno di sapere, di aiutarla.
«Tu sai sempre come fregarmi, amico. Hai ragione, sono venuto a parlare di Ariel perché l'ho trovata davvero stravolta e non aveva idea di cosa fare».
«Non sei riuscito a farti dire nulla? Ma poi hai detto che era insieme ad un ragazzo, non sai come si chiama? Magari lo conosco».
Adam non riesce proprio a capire come abbia fatto a non pensarci prima, era ovvio che Ariel fosse in pena per un uomo, ma chi era? Non ha la minima idea di chi possa essere e la cosa gli dà maledettamente fastidio, che razza di amico è uno che non è in grado di capire cosa succede alla sua migliore amica?
«Non ne ho idea, davvero. Non ha voluto dirmi il suo nome, non so nulla, l'unica cosa che posso fare è starle accanto e vedere cosa succede, non mi piace l'idea che Ariel stia da sola in questo stato, ma so già che non accetterebbe di venire a stare da me».
«Questo è poco ma sicuro, e poi non converrebbe neanche a te, non credi? Insomma, se vuoi portarti una donna a casa con tua sorella è tutto più scomodo».
Adam ha colpito il tasto vulnerabile di Jake, ha ventinove anni e non ha ancora trovato una donna. Più i giorni passano e più si chiede se riuscirà mai a costruirsi una famiglia o avere dei bambini, perché è ormai è questo che vuole, non gli importa di avere una compagna di letto ogni tanto, vuole una donna in carne ed ossa che gli stia accanto in ogni momento della sua vita. Ha bisogno di certezze, di costruire qualcosa che sia in grado di dargli affetto e protezione, ha bisogno di creare una famiglia vera, accudire qualcosa e farsi accudire da chi possa amarlo davvero. È bizzarro che pensieri del genere siano nati in lui, che è vissuto in una famiglia così scombussolata, con dei genitori sempre assenti e superficiali. Ma forse quello è alla base di tutto, dimostrare che lui può essere in grado di farcela, creare qualcosa di vero, autentico, una famiglia sincera. Sono pensieri che non si sente di condividere con Adam.
Adam è più giovane, ha ancora ventiquattro anni e la voglia di fare chissà quante avventure, non vuole annoiarlo con i suoi discorsi da sentimentale.
«Hai ragione, forse è meglio avere casa libera».
Adam gli dà una pacca sulla spalla e riprendere a bere la sua birra, l'argomento Rachel per ora è accantonato ma non sa per quanto il suo amico riuscirà a fargli tenere tutto dentro, cerca di rilassarsi almeno per quei pochi minuti in cui c'è qualcuno con lui in grado di distrarlo come pochi.

Limitati a bere la tua birra e non ci pensare, per ora.
 


Una settimana, sette maledetti giorni che Rachel non faceva che pensare a lui. Si trova di fronte ad un bivio ormai e il suo compito è scegliere quale strada intraprendere. Da un lato c'è Josh e la sua sicurezza, una storia che va avanti da tanto tempo, una relazione sempre più spenta e distante. Dall'altro c'è Adam, l'avventura, l'azione, la passione. Anche se non è solo questo, Adam è anche il dubbio, l'incertezza, la possibilità che tutto vada a puttane.
Adam è attrazione e odio allo stesso tempo, il suo desiderio vietato e il male corrosivo della sua relazione.
È come scegliere volontariamente di buttarsi da un aereo con il paracadute, sai che vivrai delle emozioni intense ma non hai la certezza che tutto finirà bene. Potresti morire durante il viaggio, o alla fine della discesa, ma potresti anche salvarti e vivere l'esperienza più unica che avresti mai potuto provare.
Il mondo di Rachel è segnato da una lunga e infinita linea, lei è da un lato che guarda quella striscia, si chiede quanto valga la pena provare a superare quel confino, quanto è disposta a perdere, quanto è pronta a voler provare.
Superare quella linea vuol dire sacrificare qualcuno, o forse liberarlo da un destino che non sarà mai in grado di renderlo felice a pieno. Perché avere accanto qualcuno che non si ama davvero?
Da un lato sa che c'è stato Adam a scombussolarle tutto, ma in fondo capisce che tutto questo non sarebbe accaduto se lei fosse stata realmente innamorata di Josh. La triste e sconfinata consapevolezza che quel gesto non è stato altro che la goccia finale, quella che ha fatto traboccare il vaso fino a farlo rompere in mille pezzi. Adam è la sua goccia ma tutto il resto ce lo ha messo lei. Lei è l'unica artefice del suo fidanzamento fasullo, del suo sporco tradimento. Non è stata in grado di essere abbastanza forte da saper dire di no, si è accontentata, ma poi non le è bastato più. Avrebbe dovuto lasciarsi cullare da quella realtà ovattata e priva di veri sentimenti, non ci era riuscita. A pensarci adesso, forse è stata la cosa migliore che le sarebbe potuto capitare, perchè senza quell'errore, non avrebbe mai potuto capire quanto quella realtà fosse sbagliata per lei.
Farebbe un favore ad entrambi se scegliesse di lasciarlo, gli aprirebbe le porte a un nuovo mondo, alla scoperta di una realtà che con lei sarebbe sempre stata limitata. Josh potrebbe trovare chi lo ama davvero e lei, bhè, lei avrebbe provato a estrarre amore da chi forse non era pronto a darne.
La sua paura costante e infinita era anche questa: Adam l'avrebbe mai amata?
La desiderava, la voleva tutta per sè, ma quanto di quel desiderio si sarebbe assopito dopo essere stato sfogato per un paio di volte, quali sentimenti sarebbero usciti fuori da quel ragazzo imperscrutabile?
Rachel sa che con Adam sceglierà la strada più difficile, ma sa anche che non ha altra scelta. Non le resta che tentare e tenersi pronta all'idea che le cose potranno andare male.
La sua mente ha già deciso, tutto di lei sembra gridarle che ormai lo ha già fatto quel passo decisivo che avrebbe chiuso tutta quella storia.
Nella sua mente c'è soltanto Adam, solo lui potrà portarla in paradiso o scegliere di farla cadere nell'inferno. Tutto potrà rivelarsi migliore di questo limbo in cui continua a vivere da troppo tempo ormai, è arrivato per lei l'ora di lanciarsi nel vuoto e scoprire se sarà in grado di salvarsi o meno.

Fallo adesso Rachel, o non ne avrai mai più il coraggio.

Prende il cellulare e preme su quel nome che già da tempo sembrava aspettare una sua chiamata, stavolta, quella decisiva.


 

. ---------------------------------------------- .  
*Ta-dan!* ed ecco svelato il mistero: Ariel e Josh sono stati interrotti da Jake, il suo fratello maggiore!
Ora, spero di non avervi scombussolato troppo le cose ma io amo questo personaggio, mi è stato ispirato dal mio amato e adorato Jake Gylenhaal (il ragazzo del banner) e non ce l'ho fatta a non inserirlo!
Come avrete visto, in questo capitolo appaiono ben due parenti dei nostri protagonisti e sono anche a mio parere due dei personaggi più simpatici. 
Questo capitolo è un po' di passaggio, un riassunto che però porterà ad una svolta decisiva, da qui il titolo " La forza di decidere ". Il pov Josh è stato volutamente saltato, sarà protagonista del prossimo capitolo e posso già dirvi che avrà un incontro/scontro con Rachel °__°
Ok, detto questo, buon pomeriggio a tutte! Sono qui ad aggiornare di domenica pomeriggio, immagino che voi altre siate tutte al mare, mentre io sono qui davanti ad un pc a morire di caldo.
Bhè, che dire, auguro buone vacanze a tutte, vi anticipo che per il prossimo capitolo ci vorrà un po' di più forse (vorrei farmi un po' di vacanza anch'io) ma ci sentiremo sicuramente presto!
Ringrazio come sempre tutte le mie adorate lettrici, quelle che commentano, quelle che hanno inserito la storia tra seguite/preferite/ricordate e tutte quelle che semplicemente si ritrovano per puro caso a leggere questa storia.
Sappiate che ad ogni commento il mio cuore perde un battito *////*
Profilo Facebook: Nana Stonem Efp
Altre storie:
Tutto quello che non sarebbe dovuto succedere (OS)
E tutto partì da una scarpa (OS)
Alla prossima!
Nana Stonem.
 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: La rabbia, la paura, l'incertezza ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 7: La rabbia, la paura, l'incertezza



Josh sente ancora il proprio cuore battere a mille, le dita delle mani tremare e il sapore di Ariel sulle labbra. Non può credere quasi a quello che ha fatto, ma la realtà è quella e lui non può fare nulla per cambiarla.
Ha baciato Ariel e questo vuol dire che ha tradito definitivamente Rachel. Si sente un verme per questo, ma sotto sotto c'è anche l'euforia di aver finalmente avuto colei che tanto desiderava.
Sa benissimo che è tutto maledettamente sbagliato, la sua attrazione per Ariel, il modo in cui Rachel sia innavertitamente capitolata all'ultimo dei suoi pensieri, è successo e basta, senza preavviso, senza possibilità di scelta.
Adesso sa che è troppo tardi per tornare indietro, che quel bacio non ha fatto che dar manifestazione ad un sentimento che entrambi coltivavano da troppo tempo. Gli viene da sorridere stupidamente a ripensare ad Ariel, al modo in cui ha risposto al suo bacio, a come si è sciolta tra le sue braccia.
L'emozione di averla,  l'eccitazione di scoprire che anche lei era arrivata al limite,  proprio come lui. È stato devastante,  stupefacente, più di tutto chiarificatore.
Ormai lo sa per certo,  non riuscirà mai più ad amare Rachel, non potrà tornare più sui suoi passi e la cosa lo fa sentire libero. Non vorrebbe ammetterlo, ma è così. Non c'è più nulla a tenerlo legato a quella relazione.
È arrivato a casa di Rachel ed è fermo lì, a pochi passi dallo bussare, le mani strette a pugno e il cuore che batte a mille. Tutta la sicurezza che lo ha accompagnato fino a quella porta sembra vacillare di fronte alla devastante realtà. Dopo aver baciato Ariel aveva capito di aver sbagliato di tutto,  di essere stato stupido a star fermo lì in attesa che le cose cominciassero a funzionare da sole. Così aveva deciso di andare da Rachel, parlarle, dirle chiaro e tondo che ormai quella storia non avrebbe avuto una via d'uscita. Era arrivato di corsa fino a quel portone, ma al momento di fare quel grande passo, premere quel pulsante che l'avrebbe chiamata, la paura lo ha colto fin nel profondo. 

E dai, sei arrivato fin qui, non farti prendere dalla paura proprio ora! Se tu non ti dai una mossa,  nessuno arriverà a migliorarti la situazione.

Cerca di incitarsi da solo, di ricordare a se stesso che non ha altra scelta. Ormai è troppo tardi per credere di poter andare avanti con quella commedia. Lo ha capito quando le sue labbra hanno incontrato quelle di Ariel, quando tutto il suo mondo sembra essersi indirizzato solo e unicamente verso di lei. Tutta quella situazione lo ha sconvolto, dalla chiarezza che sembra averlo risvegliato, dal modo in cui tutto quell'incessante groviglio sembra aver trovato una spirale per slegarsi una volta per tutte. Sente di essere finamente in grado di vedere, capire, agire.
L'unico problema è quel fantasma che lo accompagna sempre, quel nome che sembra rimbombargli nella testa come un segnale per farlo tornare alla realtà. Rachel è l'ancora, la catena che ancora lo tiene fermo in quella situazione di stasi, è arrivato il momento di rompere anche l'ultimo e pressante fardello che quella storia sembra portarsi dietro da troppo tempo.
Ha bisogno di bussare a quel campanello.
Ha bisogno di essere coraggioso per una volta.
Ha bisogno di lasciarla per essere libero.
Altri pochi attimi di esatizione e la sua mano prende vita, si solleva, fino a premere quel bottone. Lo sta facendo davvero e la cosa lo esalta e abbatte allo stesso tempo. Sta per affrontare il suo fantasma, ma non è ancora sicuro di essere in grado di sconfiggerlo.
«Chi è?».
«Sono Josh, Rachel, aprimi».
«Sali».
Quella semplice parola gli provoca una stretta allo stomaco ancora più forte. Sente il portone aprirsi ed è come se stesse per entrare in un nuovo mondo, alla ricerca di una realtà diversa da quella che si era costruito. Gli manca poco per farlo,  ma abbastanza da sembrare un ostacolo insormontabile.
Sale le scale ed è pochi passi da Rachel, sulla soglia della porta lo aspetta con i pugni serrati. Quello che legge nei suoi occhi lo stupisce. Rachel è nervosa, distoglie lo sguardo, sembra quasi sul punto di scappare via, gli occhi trasmettono un dolore che non si aspettava di trovare.
«Entra pure»,  vuole essere una frase di cortesia, ma è come se tutto il corpo di lei sembri urlargli il contrario, è come se Rachel sia ad un passo dallo scappare via da lui e nemmeno ne conosce il motivo.

Che abbia capito tutto?

Gli sembra un'opzione poco plausibile, in quel caso avrebbe dovuto trovare rabbia, non dolore misto ad uno strano nervosismo. Eppure qualcosa in Rachel è cambiato, esattamente come è successo a lui.
Entra a passi lenti in casa e si chiude la porta alle spalle, Rachel cammina a passi svelti fino al centro del salotto. Rimane in piedi a fissarlo. Sembra stanca, così tanto da avere delle occhiaie violacee sotto gli occhi e l'assenza totale di trucco. Rachel è stremata e lui non ne conosce il motivo. Una strana ansia comincia ad assalirlo,  improvvisamente si sente stupido, cieco, ingenuo. Cosa era successo a Rachel mentre lui non aveva fatto altro che pensare ad Ariel?
«Hai letto il mio messaggio? È per questo che sei qui?».
«Quale messaggio?».
«Qello in cui ti lascio».
La frase è come una pugnalata in pieno stomaco, la soluzione di quel mistero si rivela qualcosa che lui stesso non si sarebbe mai aspettato.
Prende il cellulare e accende la segreteria, la voce registrata di Rachel comincia a risuonare in quella stanza gelida.

«Josh, sono Rachel, mi dispiace doverlo dire in questo modo, ma è finita. So che mi prenderai per pazza, o forse mi odierai a morte, ma è la cosa migliore per entrambi, credimi. Avrei preferito dirtelo in faccia ma non rispondevi alle mie chiamate, per questo ho deciso di lasciarti un messaggio, era un peso che portavo con me da troppo tempo, dovevo liberarmene».

Josh rimane senza parole di fronte a quel messaggio, faccia a faccia con una realtà così inaspettata.
Ti ha lasciato un attimo prima che tu stessi per fare la stessa cosa.
Una rabbia sembra assalirlo improvvisamente. Si sente preso in giro, messo al muro, ignaro di tutto. Rachel lo ha lasciato e lui non ne conosce il motivo, probabilmente ha passato gli ultimi mesi a rimurginare su quella soluzione e lui non se n'è nemmeno accorto, neanche per un solo istante.
«Perché mi stai lasciando?».
Rachel schiude le labbra e per poco sembra non essere in grado di parlare.
«Perché questa relazione era destinata a finire,  lo sappiamo entrambi da tempo».
Certo che quella relazione stava per finire, ma sarebbe dovuta finire per mano sua, non di Rachel. Tutta quella sicurezza lo confonde, la scena nella sua mente si era figurata diversamente. Si aspettava che Rachel si disperasse per quella rottura, invece davanti a sè ha una donna che sembra essere ormai decisa su quale sia la sua scelta.
«Non dovresti parlare come se sapessi cosa è più giusto per entrambi».
Eppure è vero, tremendamente vero quello che ha detto Rachel,  così tanto da averlo stupito, da quanto tempo anche lei conservava tutti questi pensieri?
«C'è qualcun altro?».
È una frase che lui non potrebbe permettersi, eppure c'è quello stupido orgoglio maschile a bloccarlo, a pretendere di sapere.
«E  per te, c'è qualcun'altro?».
Rachel gli rivolge la stessa domanda e per poco la sua rabbia sembra vacillare verso il senso di colpa.
«Ho detto che voglio sapere se c'è qualcun altro!».
D'improvviso si ritrova ad urlare più di quanto si aspettasse, fa un passo rabbioso verso Rachel ma lei non indietreggia, lo fissa senza batter ciglio.
«Ci sarà sempre qualcun'altro Josh! Forse non oggi, non domani,  ma prima o poi capiterà! Perché non ci amiamo Josh, perché ti ostini a voler continuare questa commedia?».
Anche la voce di Rachel si è alzata, rotta dall'emozione è come stesse vomitando in unica volta tutto quello che si era sforzata di trattenere dentro di sé.
«Uno dei due doveva farlo Josh. Uno di noi avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di lasciare l'altro,  non odiarmi per questo, piuttosto ringraziami per aver fatto questo piacere ad entrambi!».
Gli occhi di Rachel sono lucidi, le labbra tremano per trattenere quelle lacrime che vogliono uscire ad ogni costo.
Josh è atterrito, è sconvolto da quella rabbia che Rachel gli la scagliato contro, dal modo in cui è stato così cieco da non aver mai notato come anche per lei le cose stavano andando maledettamente male.

La rabbia si confonde col senso di colpa, il dolore, la paura.
Ha paura di scoprire cos'altro Rachel gli ha nascosto sotto quella scorza indifferente. Non ce la fa a sentire che lei ha trovato un altro, che quella relazione è più fallimentare di quanto avesse calcolato.
«Allora, non hai niente da dire?».
Rachel ha il coraggio per entrambi, la forza che a Josh è improvvisamente venuta meno.
«Hai ragione Rachel, è finita».
Non è in grado dire altro, si è fermato di fronte a quella sconcertante verità. Non è finita solo per lui, è finita anche per lei, già da tempo ormai. Mentre lui si chiedeva quanto dolore le avrebbe causato, lei aveva già intrapreso quella strada, quella della separazione.
Adesso non può fare altro che accettare quella sincerità, quelle verità che sono sbucate fuori dal nulla lasciandolo atterrito.

Del resto, era quello che volevi, non è vero?

Lui era arrivato lì per lasciarla, ma lei aveva lasciato lui. Tutto era andato in frantumi, l'unica differenza era in chi aveva rotto per primo quel sigillo destinato a distruggersi. Rachel continua a guardarlo con quegli occhi feriti, nervosa aspetta una sua reazione, qualcosa che possa farla sentire meglio. Ma lui non è in grado di dargli tale soddisfazione. Non è ancora pronto per accettare tutto.
Corre via,  verso la porta,  la spalanca e si precipita per le scale. Sente la voce di Rachel che pronuncia il suo nome ma lui non l'ascolta perché non può farlo. Non è pronto a subire tutto in una volta la valanga di merda che Rachel aveva cominciato a buttargli addosso.
Lui doveva essere l'indeciso, era lui ad aver preso una cotta per un'altra, non Rachel.
Non può accettare che lei avesse partorito i suoi stessi pensieri.
Perché se così fosse stato, lei avrebbe fatto a lui esattamente quello che lui aveva fatto a lei.

 


Rachel è ancora ferma lì, in piedi al centro del suo salotto,  le mani strette a pugno e il volto inespressivo. Lo ha fatto davvero, ha lasciato Josh definitivamente e la realtà di tutta quella situazione sembra essere troppo anche per lei.
Gli ha urlato contro, gli ha detto tutto quello che pensava, che nascondeva dentro il cuore da troppo tempo.
Non lo voleva più da tanto ormai ed era giusto che avesse deciso di darci un taglio. È la cosa migliore per entrambi, ma tale motivazione sembra non bastarle a far sciogliere quel peso che ancora ha sul cuore.
Lo sguardo deluso di Josh l'ha atterrita, quegli occhi pieni di dolore ad averla fatta cadere all' inferno.

L'hai tradito e abbandonato.

Due colpe che sembrano camminare di pari passo, due peccati che dovrà portarsi sempre dietro.

Eppure lo hai lasciato andare, lo hai liberato.

Era per quello che lo aveva lasciato, liberare entrambi da una relazione ipocrita e ormai spenta, ma lui lo avrebbe mai capito? Si era mai accorto di come quella relazione avanzava sempre più verso il nulla?
Avrebbe voluto chiedergli scusa, per tante cose, ma non ne aveva avuto il coraggio. Non era riuscita ad essere del tutto sincera, non era pronta ad affrontarne le conseguenze. Josh probabilmente l'avrebbe odiata a tal punto da farla sentire un verme. Era per questo che aveva deciso di chiudere tutto, prima che fosse troppo tardi.
Adam sarebbe rimasto il suo peccato segreto, il suo desiderio nascosto e, in fondo, la sua salvezza, senza di lui non avrebbe mai fatto quel grande passo.
Forse, per una volta, aveva avuto un motivo abbastanza valido per dire di no.
Adesso le tocca affrontare tutto il resto, da sola.
Si incammina verso il bagno, si toglie i vestiti e si lascia invadere dal getto d'acqua della doccia. Ad occhi chiusi cerca di lavare via tutta l'angoscia che sembra non volersi scrostare dalla sua anima. Si veste, si trucca e scende di casa. Cammina senza una vera direzione, ha solo bisogno di lasciarsi distrarre dal caos di quella città. 
Senza accorgersene finisce ripercorre la strada fino casa di Adam, è stato un primordiale desiderio a spingerla fino a lì, l'innata e completa voglia di stringerlo fra le braccia. Le piacerebbe avere il coraggio di chiamarlo, chiedergli aiuto, lasciargli la possibilità di consolarla.
Sogna di potersi nascondere in quel petto largo, respirare il suo odore e sentirsi dire che le cose andranno meglio di così. Le piacerebbe che Adam scendesse di casa proprio in quel momento per correrle incontro e baciarla, come in quegli stupidi film d'amore. Quello però non è il suo film e lei non ha il coraggio di ammettere di fronte a lui il disperato bisogno che ha di averlo con sé.
Le piacerebbe affermare che si tratta di orgoglio, ma non è così, è la paura a bloccarla. Il terrore che Adam possa chiuderle la porta in faccia, dirle che tutto quello che loro hanno vissuto non sia stato altro che un divertimento. Se Adam non l'avesse accettata tra le sue braccia, come avrebbe fatto mai ad uscire da quel baratro?
Preferisce lasciarsi cullare dalla fantasia, dal sogno che un giorno i suoi desideri possano avversarsi. 

Prima o poi forse Adam potrebbe amarti, chissà. Tocca a te buttarti quando ne avrai il coraggio.

I suoi occhi corrono al secondo piano, lì dove lei sa si trova camera sua, può scorgere delle ombre attraverso la tenda e le piace l'idea di immaginarlo avanti e indietro per la cucina, parlare al telefono, fumare una sigaretta, o magari cucinare. Vorrebbe far parte di quella quotidianetà, essere libera di poter bussare a quella porta senza la tremenda paura di essere cacciata via. 
Prima o poi lo avrebbe affrontato, ma non quel giorno, non con un cuore già così pressato da mille dolori.
Guarda la finestra per un ultima volta e poi si allontana.
Si ferma poco più avanti, si lascia andare stremata su una panchina all'ombra di un albero, in un piccolo parco. Una signora anziana è seduta poco distante da lei e sembra fissarla con curiosità.
«Che succede, ragazzina?».
Rachel rimane stupita dai modi diretti di quella signora, ma qualcosa la spinge a rispondere con sincerità.
«Ho lasciato il mio ragazzo e adesso mi sento uno schifo».
«Ti amava?» .
«Non lo so, credo di si».
«E tu, lo amavi?».
Rachel avrebbe tanto modi diversi di descrivere il suo sentimento per Josh, tanti sono i sentimenti che a provato per lui, ma quella parte è sempre mancata.
«No». 
La verità più autentica, l'unica risposta in grado di riassumere tutto.
«E allora perché sei stata con lui?».
«Semplice, mi sono accontentata. Non è quello che fanno tutti,  del resto? Accontentarsi di quello che si può avere,  un ragazzo che ti voglia bene e ti stia vicino».
«Non mi sembri una cosa che si accontenta».
Un sorriso triste riempie il volto di Rachel, cosa ne sapeva lei di che tipo era? Come avrebbe potuto mai capirla in così poco? Eppure aveva detto qualcosa di vero, Rachel non è riuscita più ad accontentarsi, non dopo Adam. 
«No, infatti. Ma del resto non ho ma creduto di poter trovare di più di questo».
«Eppure qualcosa ti ha fatto cambiare idea, o meglio, qualcuno».
«Esatto».
«Dov'è adesso il tuo lui?».
«Non lo so».
«E perché non sei già corsa a cercarlo? Hai o non hai lasciato il tuo ragazzo per poter stare con lui?».
Quella donna sembra non darle tregua, fa domande e supposizioni su qualcosa che a stento conosce, ma tutte sembrano averla portata al nocciolo della questione.
«Perché ho paura».
«Paura di cosa?».
«Di scoprire che in realtà è tutta un'illusione».

 


«Ma dove diavolo sarà finita? Come fa a non avere un cellulare?».
Adam è in cucina, cammina avanti e indietro spazientito, sua nonna non è in casa e lui si sente stranemente irrequieto. Forse perché è una donna anziana, fuori c'è caldo e lei non ha uno stramaledetto cellulare.
Se le fosse successo qualcosa e nessuno era in grado di avvertirlo?

Dai, Adam, datti una calmata.

Si siede su una sedia, accende la tv e cerca di distrarsi, si accende una sigaretta ma bastano due tiri che la voglia di star seduto gli passa del tutto.

Al diavolo!  

Scende di casa e comincia a camminare per i marciapiedi, si guarda intorno senza scorgere nulla. Arriva poco distante dal parco dove a sua nonna piace tanto rilassarsi, la vede lì seduta su una panchina e si rilassa finalmente. L'osserva e nota che non è sola, una ragazza bionda le è seduta di fianco e sembrano parlare animatamente. A primo impatto gli era quasi sembrata Rachel, ma si era ricreduto dopo, non poteva essere lei, neanche l'aveva mai vista Marge.

Dovresti smetterla di vederla ovunque,  rischi di impazzire se continui così.

Era tornato da poco a casa dopo essersi visto con Jake, gli era mancato il suo migliore amico e per qualche attimo aveva pensato di raccontargli tutti. Avrebbe voluto parlargli di Rachel,  di quando l'aveva vista la prima volta in quella fotografia, di quando l'aveva conosciuta e di come un inspiegabile moto di attrazione si fosse scatenato in lui. Qualcosa che non si era calmato con una notte di sesso, ma anzi non faceva che gonfiarsi e assillarlo sempre più. Forse se ne avrebbe parlato a Jake, lui avrebbe trovato la soluzione a tutto. Era quello che faceva Jake, aiutare tutti, prendersi cura dei suoi amici con tutto se stesso, così tanto da annullarsi completamente. Adam avrebbe voluto tanto che ogni tanto fosse Jake a parlare apertamente con lui, ma non era mai successo e mai Jake lo avrebbe fatto accadere.
I pensieri su di lui gli riportano alla mente Ariel e la sua misteriosa situazione, ha bisogno di andare a parlarle, di sapere cosa si è perso in tutto quel tempo.
Ariel si aggiunge all'elenco della miriade di cose che ha iniziato a trascurare negli ultimi mesi, è suo compito iniziare a porre rimedio. Guarda sua nonna seduta su quella panchina e decide di non interromperla, è come se lei e quella ragazza fossero immerse in una bolla,  uno spazio tutto loro a cui nessun'altro è concesso di entrare. Non vuole arrivare lì e rovinare tutto,  è per questo che decide di dirigersi direttamente a casa di Ariel.

 


Rachel parla, senza sosta, di continuo, racconta tutto a quell'anziana signora che sembra non stancarsi mai ad ascoltare ogni sua parola. Le ha parlato del suo fallimento all' università, di come ha conosciuto Josh, come lo ha tradito e come adesso si senta maledettamente sola.
«E i tuoi genitori, che rapporti avete?».
«Nessuno, ogni tanto parlo con mia madre al telefono ma nulla di più,  da quando ho deciso di abbandonare l'università pare che il nostro rapporto si sia raffreddato sempre di più. Avevano grandi progetti per me e invece che cosa ho realizzato? Niente.»
«Quanti anni hai? Mi sembri ancora giovane. Almeno un lavoro per vivere lo hai, no?»
«Certo, faccio la cameriera da un paio d'anni, non si può certo dire che abbia costruito qualcosa, anzi non ho fatto che distruggere tutto quello che avevo. Comunque ho ventitrè anni».
La signora guarda Rachel con affetto, quasi compassione verso una sconosciuta sbucata dal nulla, che ha deciso di raccontarle tutta la sua vita senza preavviso.

Mi avrà presa per pazza.

Dovrebbe stare zitta,  smetterla di raccontare senza sosta tutta la sua vita ma non ci riesce. Parlare sembra svuotarla e allo stesso tempo renderla più tranquilla, capace di respirare meglio. Avere un interlocutore ignaro di tutta quella storia l'aiuta, qualcuno che non farà altro che conoscerla attraverso le sue parole e i suoi racconti. È come ricostruire la propria vita scrivendola su un diario nuovo,  sconosciuto fino ad un attimo prima.
Una folata di vento le agita i capelli, si volta per aggiustare le ciocche ribelli ed è allora che lo vede. Un ragazzo biondo,  le spalle larghe e la camminata sovrappensiero, si dirige dalla parte opposta alla sua e le ricorda maledettamente Adam. Per un attimo crede che sia lui, che il destino glielo abbia portato sui suoi passi per aiutarla ad essere più coraggiosa, ma poi ci ripensa, probabilmente si stava solo facendo prendere dal desiderio di vederlo.

Non è Adam e tu dovresti smetterla di vederlo in ogni ragazzo biondo che ti passa davanti.

«Un'amica da cui andare ce l'hai?».
«Ma certo, c'è Ariel ed è davvero tanto tempo che non la vedo».
«Forse dovresti andare a trovarla, in queste situazioni bisogna farsi sostenere dagli amici».
Rachel considera l'idea per un attimo e sente che forse è arrivato il momento di andare da Ariel, dirle la verità e affrontare ciò che la sua amica avrà da dirle in risposta. Aveva preferito tenersi tutto dentro per paura di essere giudicata.
«Ha ragione sa? Dovrei proprio andare da Ariel».
«Allora và dalla tua amica!».
Rachel si sento improvvisamente più coraggiosa, prende le sue cose e si alza dalla panchina, è già in piedi pronta ad andarsene, quando le viene in mente una curiosità.
«Non mi ha detto il suo nome».
«Marge, mi chiamo Marge».
«Allora grazie di tutto Marge, a presto!».
Rachel si incammina così in fretta da non sentire le parole che l'anziana signora borbotta tra sé.
«Ariel...Ariel, ma non era lo stesso nome della sorella di quello stupido di Jake?».




 

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Buona domenica gente!
Dopo uno spaventoso ritardo sono riuscita a partorire questo settimo capitolo, è il capitolo della svolta, della decisione finale per Rachel, ha finalmente lasciato Josh e forse può riuscire a intraprendere il suo cammino verso Adam. Josh invece l'ha presa piuttosto male, so che in questo capitolo è sembrato molto egoista, ma è come se lui vedesse in Rachel il riflesso del suo tradimento e non riesce ad accettarlo. Avrà tempo per metabolizzare la cosa. Ovviamente avrete capito chi è l'anziana signora che parla con Rachel, avrete notato come cambia quando si tratta di parlare con una giovane ragazza in difficoltà, a differenza del suo scapestrato nipote.
Purtroppo in questo capitolo non c'era spazio per i fratelli Jake e Ariel, ma torneranno nel prossimo.
Ora passiamo ai ringraziamenti, siete diventate tante, a leggere, commentare, aggiungere la storia tra le seguite, così tante che mi fate commuovere ogni volta :3
Vorrei ringraziarvi una ad un ma non firei più.
In questo capitolo voglio ringraziare in particolare le ragazze del gruppo "Io scrivo su efp", che per me ormai sono delle vere e proprie compagne di chiacchiere, divertimento e sostegno!
E qui cito : malaria, lady po, kath_mary, Faith_bella, amartema, Codivilla, elerock, dama may per le pazzesche e fantastiche recensioni che mi avete lasciato!

 

Ringrazio anche tutte le altre stupende recensioni che arrivano dalle mie fantastiche lettrici, sappiate che vi amo *w* ogni recensione è un sorriso inebetito spuntato sulle labbra <3
E qui parlo di: Littles, Jo Wild, two girls and a heart, Fairy Lady, Allison Stevens,_Kimh_,foreverwithyou xujunging, Isa fibra, Sabry_crazy92 , Starryeyed,Leert,V4l3, freddiemylove, Yoshino.

Spero di avervi nominate tutte, se non è così avete tutto il diritto di ammazzarmi!


Alla prossima!

Nana Stonem.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: I mille dubbi che assalgono la mente ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
Trailer by Christin23 .
 

Capitolo 8: I mille dubbi che assalgono la mente


 

"Risponde la segreteria telefonica, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile".

Diavolo Josh, che fine hai fatto?

La terza chiamata a vuoto, la terza dimostrazione che Ariel è costretta a rimanere da sola con i suoi pensieri. Ha bisogno di parlare con Josh, chiarire quello che è successo, sapere che anche lui è confuso quanto lei, ma è scomparso e lei si ritrova in una casa vuota, le braccia strette alle ginocchia e tutto il suo corpo accovacciato in un angolo del divano.
Questi sono i casi in cui serve un'amica, una confidente che lei non può permettersi.
È strano pensare a come, per colpa di un uomo, il mondo suo e di Rachel si sia spezzato in una maniera tanto abissale. Forse sto sbagliando tutto. Forse dovrei lasciarlo perdere, accettare questo schifo di situazione e andare avanti, ignorandolo.
Sarebbe la soluzione migliore, ma non è facile dare ascolto alle proprie parole. Ariel vorrebbe fare la cosa giusta, ma è troppo difficile ormai appellarsi a quel poco e vano senso di razionalità che ancora le è rimasto. Ormai è troppo tardi. Tutto il suo corpo, la sua mente, la sua anima, sembra essere assorbito sempre di più dalla pressante, e mancante, presenza di Josh. È un fantasma, un'ombra che l'accompagna in ogni momento, che le riempie ogni pensiero.
Si sente abbattuta, stanca, stupida e maledettamente innamorata.
Il problema si racchiude tutto lì, nell'aver lasciato che i sentimenti crescessero sempre di più fino ad esplodere. Vorrebbe davvero credere di aver fatto qualcosa di sbagliato, le piacerebbe illudersi che se fosse ricapitato, si sarebbe tirata indietro. Non è vero.
Se Josh tornasse da lei, se quegli occhi si specchiassero nei suoi, basterebbero pochi attimi per cadere di nuovo tra le sue braccia, lasciarsi andare incondizionatamente al puro e semplice istinto.

Sei una stupida, una stupida e ingenua ragazza innamorata.

Stringe più forte le braccia intorno alle gambe, lascia che qualche lacrima le righi le guance, nella speranza che almeno quel piccolo sfogo le regali un po' di serenità, ma quanto più piange, tanto più sembra dimostrare a se stessa quanto importante sia diventato per lei quel ragazzo.
Qualcuno bussa al campanello e Ariel corre alla porta, il cuore le batte a mille, la speranza di ritrovarselo di nuovo lì davanti, con tutta la determinazione che lo aveva portato l'ultima volta.

Ti prego, ti prego, fa che sia Josh.

Quando apre la porta le speranza si annullano, il corpo si irrigidisce e un generale senso di vergogna l'assale.
Adam la guarda senza dire nulla, la osserva e tanto le basta a farla sentire un verme. I suoi occhi sono pieni di pietà e anche un po' di rancore.
«Ariel, perché non mi parli di quello che sta succedendo?».
Il gesto parte in automatico, le braccia si muovono da sole, la porta si richiude in un attimo.
Ariel fa un respiro profondo e si siede per terra, la gambe incrociate e la schiena poggiata alla porta dietro di sè. Le squilla il cellulare e lei risponde senza pensarci, è Adam ovviamente.
«Ariel, ti sembra una risposta adatta questa?».
Adam comincia a dare a pugno sulla porta, nella speranza di farsi riaprire.
«Diamine Ariel, perché vuoi tenermi fuori così?».
«Vattene Adam, lasciami sola».
«Non me ne vado finchè non mi apri, sappi che potrei rimanere a lungo qui davanti».
«Perdi il tuo tempo».
«Se lo faccio per te, non è tempo perso».
«Perché insisti tanto?».
«Perchè vuoi tenermi fuori così, Ariel? Quand'è che sei diventata così chiusa verso gli altri? Una volta mi raccontavi tutto, cosa è cambiato?».
Se lo scopo di Adam era quello di farla sentire in colpa, ci era riuscito alla grande.

Cosa è cambiato?

Non lo sa nemmeno lei cosa è cambiato, sa soltanto che quello è il periodo della vita in cui si sente più sola che mai. Perché ha lasciato fuori Adam da tutto questo? Perché ha così paura di farlo entrare?
«Non lo so Adam, non ne ho idea».
Silenzio dall'altra parte, un vuoto di parole che sembra esprimere tutta la confusione che entrambi sentono in quel momento. Sente un rumore, qualcosa si sta muovendo e poi un lieve tonfo sul pavimento.
Si è seduta a terra anche lui, pensa Ariel, con un lieve sorriso.
«Te lo ricordi quando siamo diventati amici?».
«Certo che me lo ricordo. Mi difendevi sempre quando Jake mi prendeva in giro».
Le sale un po' di nostalgia al pensiero di quel passato insieme ad Adam, al modo in cui, senza volerlo, lui era riuscito ad insinuarsi nel suo cuore prima che lei potesse rendersene conto.
«Ricordo che all'inizio mi odiavi a morte».
Ariel scoppia a ridere a quel pensiero, aveva sempre sperato che Adam dimenticasse quell'antipatia che Ariel gli aveva riservato ai loro primi incontri.
«Avevi quindici anni ed eri già il classico ragazzo bello e popolare, io invece la classica ragazzina insicura, come avrei potuto non odiarti?».
«Hai ragione, eppure guardaci adesso, vedi come sono cambiate le cose. Tu mi hai chiuso la porta in faccia e io sono seduto sul portico in attesa di convincerti ad aprirmi».
«Certi rapporti nascono e basta, non si possono prevedere».
«Hai maledettamente ragione Ariel. Anche quando credi di avere tutto sotto controllo, qualcosa potrebbe andare storto e ti potresti trovare coinvolto in qualcosa che neanche tu ti saresti aspettato».

Adam si sente uno stupido ad aver pronunciato quelle parole, sono troppo romanzate per lui, troppo sentimentali. Eppure è stato un istinto a farlo parlare, è stata quella stupida parte del suo cervello che è in grado di collegare ogni cosa a Rachel, in qualsiasi situazione.
«Bhè, credo che sia una grossa e maledetta fregatura, non credi Adam?».
«Eccome, la peggior fregatura in cui si possa cadere».
Adam sta sorridendo e spera che anche Ariel dall'altra parte si senta come lui. È tutto complicato, eppure parlarne con lei, anche se in modo tanto vago, lo rende più leggero.
«Qual è la tua fregatura, Ariel?».
«E la tua Adam?».
«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda».
«Forse è vero, ma non mi importa. Perché sono abbastanza sicura che se io sono fregata, in qualche modo lo sei anche tu. Scegli tu chi deve scoprirsi per primo».
«Di certo non sarò io».
«Lo stesso vale per me, mio caro».
Adam sorride di nuovo, si ritrova a scuotere la testa e a chiedersi quand'è che la sua amica sia diventata così furba con le parole.
«Direi che siamo entrambi fregati, ma nessuno dei due vuole ammetterlo per primo, giusto?».
«Si, è così».
«Pensi di avere una soluzione a riguardo?».
«No, penso che tu debba semplicemente andare per la tua strada, e poi hanno bussato al citofono, c'è un altro ospite in arrivo».
«E chi è?» Adam lo chiede senza pensarci, ma la risposta gli si para davanti, in tutto il suo splendore.

Gli occhi di Rachel si rispecchiano in quelli di Adam e il suo cuore perde un battito. Lui è lì, seduto per terra di fronte a lei, guardandola come pochi sono in grado di fare. Come sempre in sua presenza il cuore le è partito a mille e il suo corpo ha iniziato a tremare. Non era ancora pronta per incontrare Adam, avrebbe voluto avere più tempo per rialzarsi dalla rottura con Josh.
«Adam».
Pronuncia il suo nome come un sussurro, la flebile speranza che chiamarlo lo faccia svanire nel nulla, come fosse tutto un sogno. Invece Adam è ancora lì e si sta rialzando.
«Rachel».
Anche le sue parole sono sussurrate piano, forse anche lui ha paura che sia tutta immaginazione quella, che il loro incontro non sia altro che frutto di una fantasia illusoria.
«Che ci fai qui?», Rachel distoglie lo sguardo, lo punta sul pavimento, cerca di pronunciare parole neutrali, qualcosa che renda tutto meno impegnativo.
«Sono venuto per Ariel».
«Anche io».

Bhè, io sono venuta per parlarle del fatto che ho lasciato il mio ragazzo da poco. Volevo raccontarle come uno stupido biondino sia stato in grado di farmi impazzire. E tu?

Se pronunciasse quelle parole ad alta voce, quale reazione avrebbe? Come può Rachel capire quello che Adam pensa di lei?

Anche il tuo cuore sta battendo a mille come il mio?

Troppe domande inespresse, troppi dubbi che la rendono più vulnerabile che mai. Forse Adam ha avvertito la sua debolezza, perché non si è ancora avvicinato, si è alzato in piedi e si è lasciato andare contro la parete. O magari aspetta che sia lei a fare qualcosa.

«Quando mi vorrai, ti basterà bussare alla mia porta per avermi».

Erano quelle le parole che lui le aveva pronunciato di fronte la sua officina, poco prima di lasciarla andare. La giornata del loro ultimo bacio, quei ricordi che rivivono continuamente nella sua testa.

E tu lo vuoi Rachel?

Eccome se lo vuole, con tutta se stessa. Vuole Adam, il suo corpo, la sua mente, il suo tutto, ma non è sicura che anche lui voglia la stessa cosa. Potrebbe allungarsi e baciarlo, stringerlo forte e appigliarsi a lui, nella speranza di sentirsi meglio, ma sarebbe tutto troppo sbagliato.
È troppo debole per lasciare che Adam le allievi le sue sofferenze, si sente come spezzata, come un vaso rotto. Se lasciasse che sia Adam a rimettere insieme i suoi cocci, anche solo con un bacio, sarebbe troppo, gli regalerebbe un amore che forse lui non è ancora in grado di accettare.
«Che cosa ti è successo, Rachel?».
È proprio questo quello che avrebbe voluto evitare, lasciare che Adam trovasse il modo di farla parlare, sfogare.
«Nulla».
Una parola pronunciata fra i denti, nel vano tentativo di non rivelare altro, ma Adam non è convinto di quelle parole. Si allontana dalla parete e comincia ad avvicinarsi a lei. A Rachel sembra di essere in un bivio, lasciarlo avvicinare o scappare via.
Opta per la seconda, cerca di indietreggiare e allontanarsi, ma Adam se ne accorge in tempo. Le afferra un braccio e la strattona a sè e Rachel si ritrova stretta tra le sue braccia.
È un gesto istintivo quello di respirare il suo odore, di alzare le braccia e stringere forte le mani dietro la sua schiena. Le dita si chiudono sui lembi della maglietta, sembrano quasi volergli graffiare la schiena. Il suo volto è affondato in quel petto che tanto le piace, inerte si lascia andare contro quel corpo.
Adam non dice nulla, si limita a tenerla stretta tra le braccia, con le mani che le ripercorrono la schiena, salgono su fino ad afferrarle il volto.
«Rachel, che succede?».
Adesso il volto di Rachel è a pochi centimetri da quello di Adam, i loro occhi si rispecchiano, i respiri si confondono. Le iridi chiare di Adam la scrutano e lei si sente nuda sotto quello sguardo. Vorrebbe scappare, distogliere il volto, ma quegli occhi sono la sua calamita, il motivo di tanta confusione è tutto racchiuso in quello sguardo che sembra annientarla.
Adam le avvicina ancora più il volto in una mossa quasi impercettibile, fa cadere gli occhi sulle sue labbra e Rachel può quasi avvertire i suoi pensieri.
Vorrebbe baciarla, ma si trattiene. Aspetta che sia lei a farlo per entrambi, che sia lei stavolta a cedere per prima. Le piacerebbe tanto, troppo. Quanto si sentirebbe appagata ad incollare la sua bocca a quella di Adam, risentirlo vivo e vicino, esplorare il suo corpo senza sosta. Fare l'amore con lui più e più volte fino a saziarsi, sarebbe fantastico, appagante e liberatorio.
«Non posso Adam, non posso».
Quella è la sua risposta alla muta domanda di Adam.

Non posso baciarti perché poi non sarei più in grado di tornare indietro, perché mi scoprirei innamorata di te e tu potresti esserne terrorizzato. Scapparesti via a più non posso e io rimarrei da sola con le mie ferite.

«Ancora no, eh?».

Adam continua a tenerla stretta, aspetta di sentire Rachel rilassarsi sotto il suo tocco, solo allora si decide a lasciarla andare, incapace di rimanere ancora a lungo con lei senza mostrare troppo le sue emozioni. La lascia andare anche se non vuole, le fa un cenno di saluto e si avvia giù per le scale.

Forse, per adesso, è giusto così.

Anche Rachel, dopo pochi attimi, si allontana da quella porta, in direzione opposta a quella di Adam.
Entrambi, così presi dalle loro emozioni, non hanno pensato per un solo attimo ad Ariel che, nel frattempo, aveva visto tutto dallo spioncino.

 


«Ehi, Adam, dove sei stato?», Jake lo guarda curioso, seduto al tavolo della cucina, in compagnia di sua nonna. Adam è appena rientrato e l'ultima cosa che vuole è parlare con qualcuno.
«Lasciamo perdere».
Adam chiude la porta d'ingresso ed entra stancamente in cucina, apre distratto il frigorifero alla ricerca di qualcosa da mangiare.
«Suvvia Adam, non dire così, puoi parlare con noi, non è vero mia cara Marge?».
«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi cara?».
Marge è intenta a lavare delle pentole sporche, di tanto in tanto lancia occhiate truci a Jake.
«E smettila di brontolare sempre».
Adam si volta verso Jake e nota che la tavola è apparecchiata e Jake ha finito da poco di cenare.
«Si può sapere perché diavolo sei venuto, Jake?».
«Diavolo Adam, ma l'acidità è un vizio di famiglia? Ero venuto a parlare un po' ma non c'eri, così nell'attesa Marge mi ha preparato la cena, con le sue dolci mani».
«Io ti avrei preparato la cena? Guarda che l'avevo cucinata per Adam sei tu che ti sei autoinvitato, razza di stupido».
«Quando lo ammetterai che mi vuoi bene, Marge?».
«Mai, perché non è vero».
Quelle scene farebbero ridere a crepapelle Adam in una situazione normale, ma in quel momento il suo umore è sotto terra e non ha voglia di dar corda a quei due.
«Facciamo una cosa Jake, perché non te ne torni a casa e ti contatto io quando ho voglia di parlare?».
Il tono di Adam è chiaramente furioso, abbastanza da convincere Jake e nonna a voltarsi in sua direzione, preoccupati.
«Cosa è successo?».
Stavolta Jake parla in modo serio, visibilmente preoccupato. Adam sbuffa e si lascia andare su una delle sedie di legno di quella piccola cucina. Forse gli farebbe comodo parlare con qualcuno, ma quasi non sopporta l'idea di affrontare l'argomento.

«Non posso Adam, non posso».

Perché si riduceva sempre tutto a quello? Era sempre la stessa scena. Lui voleva starle lontano, ma chissà per quale assurdo motivo se la ritrovava davanti, al puro scopo di tentarlo. Finiva col cedere, ogni volta si ritrovava a smaniare per averla. Tutto il suo corpo sembrava pulsare in sua presenza e il cervello si annullava, tutto entrava in secondo piano, lasciando soltanto Rachel lì, come unico pensiero e chiodo fisso.
Ma per Rachel sembrava non essere la stessa cosa, lei lo guardava e gli diceva parole come «non posso», lo provocava con quello sguardo da cerbiatta per poi fargli capire che, come sempre, era lui quello ad aver fatto la mossa sbagliata.
Avrebbe dovuto ignorarla, andarsene, invece l'aveva afferrata e strinta a sè. Le era sembrata così vulnerabile in quel momento che gli era sembrato un gesto quasi naturale chiuderla in un abbraccio.
Lei aveva ceduto, per poco, il tempo necessario a fargli ronzare mille domande in testa.
Perchè aveva uno sguardo così ferito? Cosa era successo che lui non poteva sapere? Perché lo aveva rifutato anche stavolta? È forse lui l'unico a soffrire? L'unico a bramare di averla vicino?
Magari è tutta un'illusione, la sua voglia di Rachel partiva dalla consapevolezza di non poterla riavere. Una volta avuta, si sarebbe stancato di lei?
Può essere, eppure c'è qualcosa nella sua mente, un istinto che sembrava dirgli il contrario.

Rachel non ti basterebbe mai, lo sai bene.

C'è un solo modo per capirlo, ed è averla di nuovo, almeno per una volta.

«Adam, sei con noi?».
Jake gli sventola una mano davanti agli occhi ed Adam si ridesta da quell'intricato flusso di pensieri.
«Che vuoi?».
«Vorrei sapere cosa è successo».
«Non trovo alcun motivo per cui io debba dirtelo, Jake».
Jake sembra risentito di quella frase, del resto non è giusto trattare male lui, non ha nessuna colpa. Adam vorrebbe chiedergli scusa, ma non gli vengono fuori le parole.
Jake distoglie lo sguardo e sta per alzarsi, ma Marge gli posa una mano sulla spalla.
«Jake, non te ne andare e tu Adam, dicci che diavolo sta succedendo prima che ti prenda a padellate in testa per farti parlare».
Le minacce di Marge sembrano essere convincenti, Jake si rimette a sedere ed Adam sputa fuori il rospo.
«C'è una donna».
Questa è la sua unica spiegazione, ma tanto basta ad attirare l'interesse di Jake e Marge, che lo guardano avidi.
«E allora? Continua».
Anche Marge si è seduta con loro e aspetta con impazienza di sapere qualcos'altro.
«Ci sono andato a letto».
Una seconda ammissione e gli occhi di Jake e Marge si illuminano sempre di più.
«E allora? Qual è il problema? Dimmi qualcosa di diverso dalla norma».
Jake non riesce a trattenere i suoi commenti sarcastiti e un mezzo sorriso sale sul volto di Adam.
«Bhè, il punto è che vorrei riaverla, ma lei non vuole».
Jake e la nonna si lanciano un'occhiata confusa, prima che Jake prende la parola.
«E perchè?».
Ad Adam sembra una domanda stupida, ma non può fare altro che rispondere.
«Perché è fidanzata».
«E che ti aspettavi? Che lasciasse il suo fidanzato per te? Volevi diventare il suo amante?».
Jake è brusco ma le sue parole sembrano colpire nel segno.
«Non lo so che cosa volevo, ok? So solo che la rivoglio, punto. E adesso potete smetterla di farmi domande?».
Adam si sente improvvisamente vulnerabile, troppo sotto quegli occhi indagatori. Si alza si fretta e si chiude in camera.
Jake è rimasto lì, in compagnia della nonna, ancora perplesso.
«A che pensi, mia cara Marge?».
«Ti ho detto di smetterla di chiamarmi cara, imbecille che non sei altro».
«Non fingere con me, ti vedo pensierosa».
«In realtà pensavo ad una ragazza con cui ho parlato, anche lei aveva tradito il suo ragazzo, certo che le ragazze di oggi sono davvero complicate».
«Hai ragione Marge, hai proprio ragione».

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Buonasera gente!
Scusate per l'immenso e infinito ritardo, chiedo umilmente perdono!
Allora, visto che ho poco tempo non mi dileguerò troppo con le parole.
Come sempre ringrazio tutte le ragazze che resenciscono, leggono, aggiungono la storia tra le seguite/prefeite/ricordate
Siete sempre voi il motivo che mi spinge a continuare a scrivere, grazie mille, di cuore!
Spero di aggiornare al più presto e attendo con ansia i vostri giudizi riguardo questo nuovo capitolo, tutto zeppo di domande ed incertezze...
Nel frattempo vi lascio i miei diversi contatti, per dubbi, domande, o semplicemente se avete voglia di avermi con facebook.
Profilo Facebook: Nana Stonem Efp
Altre storie:
Tutto quello che non sarebbe dovuto succedere (OS)
E tutto partì da una scarpa (OS)
Alla prossima!
Nana Stonem.


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Ariel ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
Trailer by Christin23 .
 

Capitolo 9: Ariel

 

«Hai mai avuto la sensazione che ti manchi qualcosa? Sai,  quando sembra che tutte le cose vadano bene, eppure continui a sentire un vuoto dentro di te che non riesci a colmare».
Era Settembre, le giornate cominciavano a diventare più fresce e Rachel e Ariel erano sedute fuori al balcone di casa di Rachel a bere del tè.
«Si, mi è successo, anzi direi che mi succede sempre. Di solito dicono che questo tipo di vuoto si colma con l'amore, ma io non ne sono troppo convinta».
La giornata cominciavano a farsi più fredde, abbastanza da costringere Ariel a non separarsi ancora dalla sua amata sciarpa,  quella che le aveva regalato Jake l'anno prima.
«Chi dice che si colma con l'amore? Io non ne sono per niente convinta, sono fidanzata, eppure mi sembra di essere sempre la stessa».
Rachel fece un lungo sospiro, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. Le piaceva rilassarsi e lasciarsi cullare, fare di tutto per non pensare, in modo che le ansie potessero scorrerle via senza paura. Per Ariel era lo stesso, era per questo che adoravano tanto sedersi lì insieme, immergersi in quella bolla lontano dal mondo, anche se solo per poco,  quel che bastava a farle sentire meglio.
«Sai, non credo che dipenda dall'essere fidanzati,  forse certe cose devono succedere e basta. Se non è così, è probabile che tu non possa far nulla per cambiarle».
Ariel non aveva ancora conosciuto Josh, le uniche cose che aveva saputo su di lui erano venute fuori dai racconti di Rachel. Lo immaginava come il classico ragazzo con l'aria da eterno secchione, dei grandi occhiali sulla faccia e una scarsa conoscenza sulle donne.
Del resto, un ragazzo che a venticinque anni era già laureato in ingegneria, sarebbe mai potuto essere diverso?
«Stai dicendo che in realtà non sono innamorata di Josh?».
Un paio di dubbi erano venuti ad Ariel, su come una ragazza come Rachel potesse frequentare uno come Josh. A parole sembravano esseri diametralmente opposti, eppure sembrava che, almeno dai racconti, a Josh Rachel piacesse davvero. Ariel si limitò ad alzare le spalle, senza avere un'idea precisa su cosa dire.
«Forse dovrei vedervi insieme per capire se siete una bella coppia o meno, per adesso nella mia fantasia non siete proprio ben assorti».
Rachel scoppiò a ridere rumorosamente e guardò Ariel curiosa.
«Perché dici così?».
«Non so, è che nella mia mente me lo immagino brufoloso e allampanato».
«Oh no, invece è carino, davvero. Un bel ragazzo, ti piacerebbe».
«Non mi sembri troppo convinta di ciò».
«Invece lo sono e il modo migliore per chiarire ogni dubbio è presentartelo prima o poi».
Non era la prima volta che Rachel lo diceva, eppure non lo aveva ancora fatto, forse perché avrebbe reso tutto più ufficiale e la cosa le creava disagio. In fondo sapeva di non amare Josh, ma lo aveva accettato perché lui le voleva bene, perché probabilmente non sarebbe mai stata in grado di amare qualcuno. Se era arrivata a questa consapevolezza, era arrivata anche a scegliere i ragazzi per una questione puramente razionale. Josh era razionalmente il suo ragazzo ideale ed era per questo che erano fidanzati ormai. Stavano bene, gli era affezionata, ma l'amore, quello dei film,  quello fatto apposta per far battere il cuore e passare le notti insonni, non c'era. Per Rachel non ci sarebbe mai stato, ma non era qualcosa per cui lei provava pena o tristezza, non erano le lamentele di una ragazza dal cuore spezzato. Erano i ragionamenti di una donna adulta a cui le esperienze avevano portato a trarre questa semplice conclusione. Forse non le importava più di provare a cercare le emozioni, quello che solo chiedeva a se stessa era di trovare un modo per colmare quel buco che le trafiggeva l'anima. Un'angoscia che sembrava strisciare costantemente dietro di lei, come a farle notare quanto lei non fosse una persona in grado di amare sul serio qualcuno.
«Fidanzati o meno, io penso che certe cose le provi sempre, Rachel. Credo che nella vita non esiste mai la felicità completa, o almeno per me, ho la certezza che non riuscirò mai a raggiungerla».
«Neanche io credo si possa raggiungere la felicità. Come si potrebbe vivere, anche se per pochi attimi, senza paura, ansia e tutte quelle piccole cose che ci riempiono la mente di continuo?».
Ariel annuì e si allungò nella borsa per prendere una sigaretta.
«Sai Rachel cosa credo? Che alla fine siamo tutti fatti per soffrire,  a nessun essere umano spetta la vera felicità,  perché in realtà non esiste».
«Hai ragione Ariel, eppure tutti cercano di trovarla nei modi più disparati».
«Perché in fondo è la speranza che ci fa andare avanti, sennò non avremmo altro modo per sopravvivere».
«Ariel, tu in cosa speri?».
La domanda lasciò Ariel perplessa. In cosa sperava lei? Nel riuscire a laurearsi, fidanzarsi e forse un giorno sposarsi e avere figli. Eppure non le sembravano poi chissà quali speranze, ma piuttosto i desideri comuni di tutti.
«Nulla di diverso da quello in cui spera la massa».
«Tu ci speri di trovare l'amore?».
«No, Rachel, sinceramente, per quanto possa sperarlo, mi sento abbastanza disillusa da non crederci poi molto».
«Neanche io».
«Eppure tu ce l'hai un ragazzo, io sono single, sono più coerente».
«Forse dovrei lasciarlo».
Ariel si girò di scatto verso Rachel e la guardò curiosa.
«Perché lo dici?».
Rachel distolse lo sguardo, per puntarlo lontano, distante.
«Perché tanto non riuscirò mai ad amarlo, come non amerò mai nessun uomo».
«Se parti già da questo presupposto, vuol dire che pure lasciando Josh non troverai di meglio, tanto vale provarci, no?».
Ariel le prese la mano tra le dita e cercò di trasmetterle calore, mentre continuava a parlare.
«Per quanto tu possa provare questa tristezza di fondo, sappi che non sei l'unica e che io ti sono sempre vicina».
Rachel aveva puntato i suoi occhi azzurri in quelli di Ariel, con un sorriso che cominciava a spuntare pian piano.
«Grazie Ariel, per tutto. So che avrò sempre una spalla su cui piangere, ti voglio bene».
«Anche io ti voglio bene Rachel, tanto».
«Sai cosa spero Ariel? Di non fare mai del male a Josh, almeno questo glielo devo».
«Non lo farai, ne sono sicura».


Era sempre stata lì, a due passi da lei, quella verità devastante. Era stato stupido non accorgersene prima, essere così ottusi da non rendersi conto che era tutto davanti a lei, soltanto in attesa di essere scoperto.
Quell'attrazione, quegli sguardi, quell'abbraccio. È tutto così chiaro, limpido, che quasi stenta a credere di non essere riuscita a notarlo prima.
Eppure gli indizi c'erano sempre stati. Tutti quei dubbi, quegli occhi incerti, quelle frasi mai capite davvero.
I discorsi di Rachel, la sua incapacità di amare Josh, per Ariel non erano altro che il frutto dei mille dubbi di una ragazza insicura. Rachel era rimasta con lui,  avevano continuato quella storia e tutto sembrava andare per il meglio. Invece tutte quelle paure non erano mai cessate, tutti quei dubbi dovevano averla assalita per tutto questo tempo e Ariel non ne aveva avuto idea.
Come poteva non aver notato quella luce diversa che attraversava gli occhi di Rachel? Quella che hanno soltanto le persone innamorate.
Tutti quei piccoli indizi, quei dettagli mai capiti, sono ora diventati limpidi.
Tasselli sparsi di ricordi non compresi, ora combaciano perfettamente, si incastrano e danno vita a quell'unica e spiazzante realtà: Adam e Rachel si amano.
È folle, pazzesco, inaspettato.
Una pazzia avvenuta sotto i suoi occhi e che mai prima era stata in grado di catturare.
Sono tanti i dubbi ad averla ora assalita, da quanto tempo durava questa cosa? Come si erano conosciuti? Cosa c'è stato tra di loro?
Ma sopratutto,  la domanda che più la tormenta è una sola, quanto ne sa Josh di questa storia?
Alla fine di tutto c'è sempre lui. C'è Josh alla base di questo casino che si è scatenato. Lui è il ragazzo di Rachel, lui che probabilmente è stato tradito, o forse verrà lasciato,  lui che le fa battere il cuore.
In fondo c'è anche Ariel stessa, il modo in cui, per colpa di una delle due, qualcosa aveva separato la loro amicizia,  un muro invisibile aveva creato una barriera che ancora nessuna  ha cercato di superare. È come se tutto,  irrimediabilmente, fosse scivolato fino a questa situazione. Fino a quando tra Ariel e Rachel si era creato un oceano, un mare invalicabile e insormontabile.
Ha sempre dato per scontato che la colpa fosse soltanto sua,  mai aveva immaginato che anche Rachel potesse nascondere un segreto così grande.
Vedere quella scena tra Rachel e Adam l'aveva sconvolta ma allo stesso tempo tranquillizzata. Non è l'unica peccatrice, non è la sola ad aver fatto un errore, ad essere caduta dove non doveva. Magari un giorno Rachel potrà capirla, quando questa storia sarà ormai lontana potrà rivelarle tutto e mettersi in pari con la coscienza.
Vorrebbe farlo ora, chiamare Rachel e sputare fuori tutti quelle parole bloccate in gola.

Sei una stupida! Io sono qui, ad amare Josh, tu ce l'hai e non lo vuoi. Lascialo a me, fai un favore ad entrambe. Va' da  Adam,  da quello che desideri davvero.

Sarebbe troppo presto per rivelarlo, le servirebbe troppo coraggio per farlo e lei non ne ha. Preferisce rimanere chiusa in casa a pensare, riflettere, respirare finalmente. Dare aria ai polmoni che sembravano essere ormai contratti da giorni, mesi, secoli. Rilassarsi nella consapevolezza di non essere la sola, ma piuttosto una dei tanti.
Il senso di colpa sembra essersi allegerito, spezzato, quasi le stesse urlando "Non sei la sola".
Strano come il modo in cui il peccato di altri sembri renderla meno peccatrice, come un circolo che sembra essersi improvvisamente allargato. Un cerchio in cui adesso, a rientrarci, ci sono molte più persone di prima. Se da un lato c'è sollievo, dall'altro c'è rabbia.
Sollievo perché adesso sa che in fondo Rachel non ama davvero Josh, che forse il loro destino non è poi così impossibile come si sarebbe aspettata.
Rabbia per l'ingiustizia di Rachel, per il suo silenzio, la sua scelta di stare ancora con Josh, ma sopratutto per non averle rivelato nulla.
È difficile capire quale dei due sentimenti sia più forte, perché la sua mente è un susseguirsi di emozioni contrastanti, dubbi, incertezze.
I pensieri brulicano di se e di ma, di momenti in cui forse, se avesse saputo cosa c'era dietro, si sarebbe comportata diversamente.
A baciare Josh, adesso, cosa avrebbe provato?
Come sarebbe stato poterlo stringere senza quel devastante e deprimente senso di colpa ad attanagliarle lo stomaco?
Le viene quasi da ridere, per il modo in cui il suo primo pensiero, la prima cosa che più di tutto vorrebbe fare è baciare Josh, in quell'esatto momento, senza alcuna remora.
Dovrebbe parlare con Rachel, chiederle spiegazioni, dovrebbe andare a casa di Adam, capire come stanno le cose fra loro, ma non le importa, quello che adesso vuole più di tutti è avere Josh con sé. Tutto il resto, per adesso, sembra non essere più un problema suo. Ride davvero, per il modo in cui è stata stupida, ingenua a non notare quella relazione nascosta. Quante pene avrebbe risparmiato, quanti dolori che avrebbe potuto affrontare diversamente.

Dove sei Josh? Ho maledettamente bisogno di te.

È una muta preghiera la sua. Il silenzioso desiderio di averlo vicino in un momento di tale confusione.
Ma forse Josh nemmeno lo sa tutto questo, probabilmente è semplicemente impegnato, indaffarato, o non vuole più vederla.

Se si è pentito di avermi baciato? Forse è per questo che mi sta evitando.

Ecco che tutti i dubbi sembrano assalirla di nuovo. Se Josh avesse lasciato Rachel, cosa ne sarebbe stato di loro due? Come avrebbero affrontato tutto quello che li avrebbe aspettati?
Andare da Rachel e dirle «Bhè, sai, ho visto che ti sei presa una cotta per il mio amico Adam, non ti dispiace vero se esco con Josh?», sarebbe stato pazzesco, ma anche maledettamente vero.
Cosa avrebbe dovuto fare? Contattare Rachel, Adam o Josh?
Per quanto Josh fosse il suo pensiero fisso, c'è una razionalità di base a ricordarle che non può lasciare tutto il resto al caso, ma che certe cose devono essere affrontate. Non ha idea di cosa dire, nè di quando farlo, ma sa che prima o poi lo farà.
Guarda lo schermo del cellulare, scorre la rubrica, legge tanti nomi e li supera. Si ferma su un numero, quello che sta componendo da troppo tempo. Chissà perché ma c'è qualcosa a dirle che forse questa è la volta giusta, quella in cui avrebbe risposto.
Uno squillo, due squilli, tre squilli, la chiamata si chiude. L'ennesimo tentativo invano. Ariel ripone il cellulare sul comodino e si distende sul divano del suo salotto. Sono ore che è ferma lì, dovrebbe sentirsi annoiata, eppure le cose che le girano per la mente così tante e così confuse da far si che il tempo voli senza che se ne accorga. Continua a guardare il cellulare, nella vana speranza che lui la richiami.
Poi qualcuno suona alla porta e il suo cuore si ferma. Sa che è lui,  perché non potrebbe essere altrimenti. È come se lo sentisse dentro se stessa, come se non avesse bisogno di arrivare alla porta per scoprire che c'è lui li fuori ad aspettarla. Corre giù dal divano e in pochi secondi la porta è spalancata. Le braccia di Josh la circondano e le loro bocche sono già unite. Non c'è tempo di parlare, pensare o agire diversamente. Ci sono solo i loro sguardi, quell'amore traboccante che non riusciva a tenersi a freno e poi la loro unione. Le lingue già intrecciate,  le mani di Josh che l'afferranno per le natiche e la sollevano da terra,  le gambe di Ariel che si intrecciano al suo bacino mentre entrambi sono già senza fiato. È come vivere a pieno un'esplosione, un incendio completo,  devastante e finalmente libero di fuoriuscire. Josh è ovunque, sulle sue labbra, sul suo corpo, nella sua anima. Entrambi,  finalmente, si sentono liberi. Quelle catene che da tempo tenevano legati entrambi sembrano ora, in questo folle momento,  essersi spezzate e aver lasciato finalmente che entrambi possano sfogare quello che tanto avevo tenuto soppresso.
Ariel affonda le dita nei suoi capelli, le fa scorrere sulla schiena,  cerca di graffiarla attraverso i vestiti.
Josh smette di baciare Ariel per pochi attimi, il tempo di camminare incerto fino al divano e lasciare che Ariel ci si distende sopra,  prima di tornare prepotente su di lei.
Bastano quei pochi attimi di separazione a far provare ad Ariel un innato senso di vuoto. Lo tira per la maglietta verso di lei, lui si lascia guidare e le loro labbra si incastrano di nuovo. Tra loro è tutta una frenesia di baci, lingue, corpi che si cercano, si studiano,  con una consapevolezza tutta nuova.
Un pensiero però affiora nella mente di Ariel,  quel piccolo briciolo di razionalità che fa di tutto per farsi sentire.
«Dove sei stato in questi giorni?  Perché non mi hai richiamata?».
Ariel è senza fiato, le parole sono sputate fuori tra un bacio e l'altro.
Josh smette di baciarla e la guarda dritto negli occhi,  una mano ad accarezzarle i capelli.
«Avevo bisogno di riflettere».
È questa la sua risposta,  prima di tornare sulle sue labbra, ma Ariel lo blocca, con le mani cerca di farsi un po' di spazio tra il torace di Josh e lei.
«Su cosa dovevi riflettere?».
Ariel lo guarda preoccupata,  allunga una mano verso il suo viso e si perde in una carezza. Josh chiude gli occhi e si rilassa contro quelle dita che gli ripercorrono il volto. Si fermano sulle labbra di Josh e lui comincia a riempirle di piccoli baci fugaci, scende fino a prenderle il polso tra le mani e baciarla anche lì, dove si possono quasi sentire i battiti frenetici del cuore. Sembra che da quel punto esatto in cui le labbra di Josh si sono fermate, mille brividi la percorrano per tutto il corpo. Si lascia andare, si rilassa di nuovo, cede a quei baci che le ripercorrono il braccio.
«Non ho mai avuto dubbi su di te Ariel, lo sai questo?».
Le labbra si fermano sulla sua spalla nuda, lasciano un lieve segno sulla pelle chiara, fino a risalire fino al collo, dietro l'orecchio, in quel punto preciso che l'ha sempre fatta impazzire. Può sentire il suo fiato caldo sulla pelle e i battiti del suo cuore impazziti. Qualsiasi ansia l'avesse bloccata poco prima, lui sta facendo di tutto per farla sparire.
«Ariel, rispondimi, credi che io abbia avuto dubbi su di te?».
L'astuzia di Josh nel farle simili domande in un momento di tale debolezza. I baci continuano a torturarla, accompagnati dalle mani che, pian piano, ripercorrono il ventre di Ariel, fino a fermarsi sul suo seno. Stringono con forza e un gemito irrompe sulle sue labbra.
«Ariel, dubiti di me? Si o no? Rispondimi».
C'è quasi un comando in quelle parole, ma sussurrate in un modo tanto suadente che difficilmente lei sarebbe in grado di contrastare.
«No, non dubito di te. Non l'ho mai fatto».
Nemmeno sa se quello che sta dicendo sia vero, ma non c'è modo di tornare verso la razionalità, finché Josh continuerà a baciarla in questo modo.
Non ne può più di quella tortura, di quella bocca che le ripercorrere ogni lembo di pelle scoperto dalla maglietta. Infila una mano nei suoi capelli e spinge la sua testa verso di lui,  fino a quando le loro labbra non sono pronte di nuovo ad incontrarsi, le lingue ad intrecciarsi. Arriva una nuova andata di passione, di baci famelici e voglia spasmodica dell' altro.
«Rachel mi ha lasciato».
La frase è come una doccia gelata che sembra riportarla immediatamente alla realtà. Con un colpo riesce a togliersi Josh di dosso e lui si lascia rotolare giù dal divano, fino a sedersi sul tappeto.
«Perché non me lo hai detto prima?».
Ariel lo guarda contrariata, ancora col fiatone.
«Stavo per dirtelo».
C'è ancora quella luce di eccitazione negli occhi di Josh.
«Perché non me lo hai detto non appena sei arrivato?».
«Non mi hai dato il tempo di parlare».
Josh la guarda eloquente e d'un tratto anche Ariel avverte un sintomo di eccitazione, mista a un po' di imbarazzo.
«Bhè si,  anche questo è vero».

 

 

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Buonanotte a tutti!
Come sempre mi scuso per l'immenso ritardo con cui arrivo ad aggiornare la storia!
Cavolo, il tempo vola e io nemmeno me ne accorgo, tra lavoro ed università non ho mai un momento libero,
in più, da domani per me inizia una fase di studio che si chiuderà a metà Febbraio, quindi per gli aggiornamenti purtroppo dovrò rallentarmi ancora di più. Anche se spero di riuscire a cogliere questi momenti di libertà nottura per darmi da fare.
Ma parliamo della storia, come avrete notato questo capitolo porta il nome del personaggio che praticamente è protagonista per l'intero capitolo, stavolta niente cambio di Pov, è tutto dedicato ad Ariel che è anche la preferita un po' di tutti.
Era tempo che aveva bisogno di un po' di spazio tutto suo, ma questa è solo la prima porta, perché Ariel e Josh hanno ancora un po' di cose da fare...purtroppo sono stata costretta a interromperli bruscamente, ma nel prossimo torneranno belli carichi u_u
Allora, visto che ho poco tempo non mi dileguerò troppo con le parole.
Come sempre ringrazio tutte le ragazze che resenciscono, leggono, aggiungono la storia tra le seguite/prefeite/ricordate
Siete sempre voi il motivo che mi spinge a continuare a scrivere, grazie mille, di cuore!


 
In più voglio ricordare la morte di un bravissimo e bellissimo attore,
che avevo scelto come prestavolto per Adam, Paul Walker.
Addio, angelo


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Alla prossima!
Nana Stonem.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Stallo ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 10: Stallo
 

 

Le dita di Josh ripercorrono il corpo di Ariel ed è come se fosse concentrata tutta lì l'energia, sotto quel tocco che le fa fremere la pelle e avere il batticuore. C'è qualcosa di magico in quel momento, nel modo apparentemente pacato in cui il suo corpo è disteso sul letto di fianco a Josh, nel cuore che batte forte ma regolare, nella sensazione di averlo così vicino per la prima volta. È come un sogno dai toni caldi e soffici, come se la luce che entra soffice attraverso la finestra non facesse che accentuare quell'aria trasognante che sente attorno a lei.
Hanno smesso di parlare da un po', si sono appisolati, si sono svegliati, si sono baciati e poi il ciclo è ripartito da capo. Ormai è mattina e l'unica che vorrebbe fare è rimanere in quel posto per sempre, nascosta in quel piccolo angolo di paradiso senza nessuna a disturbarla e a lasciare che quell'incantesimo possa spezzarsi. Per una notte, solo per una notte ha lasciato il senso di colpa fuori da quella stanza, scivolando nella parte più egoista di lei, quella che l'ha spinta a stringersi a lui senza remore. Quanto le piacerebbe vivere così per l'eternità, con il peso delle responsabilità fuori, come se appartenessero ad un'altra persona. 
Sente Josh alle sue spalle muoversi, il fruscio del lenzuolo e le labbra sul suo collo. Ecco un nuovo brivido che le percorre tutta la schiena. Le labbra di Josh, lievemente schiuse, cominciano a ripercorrerle tutto il collo, salgono e scendono senza fretta, in una lenta tortura. Ariel lo lascia fare, ma il fiato si fa più affannato e la voglia di voltarsi verso di lui e baciarlo si fa più forte che mai. Josh le stringe le mani attorno ai fianchi e fa una lieve pressione con le dita, le sta dicendo di voltarsi verso di lui. Ariel segue il suggerimento e una volta girata non ha tempo di guardarlo perché la bocca di lui ha già catturato la sua, gli occhi si sono chiusi e le lingue sono già intrecciate. È così bello baciarlo, così liberatorio che quasi può sentire il cuore esploderle nel petto, come se avesse passato interi mesi di sofferenza solo per questo, per non fare nulla di più che stare lì a baciarlo senza sosta.
È tutto un rincorrersi, volersi, stringersi continuo. Sta tutta lì la sua libertà, nel modo in cui può far scivolare le mani nei suoi capelli, nell'assaporare le sue labbra e sentire quel corpo avvinghiato a lei.
C'è qualcosa di nuovo, di autentico nel modo in cui entrambi possono semplicemente fare ciò che vogliono, senza scuse, senza paura, senza la colpa a tenerli compagnia.
La colpa, quella cosa che l'ha accompagnata per gli ultimi mesi, quella che l'ha trattenuta dal fare tante cose. Era la vergogna di essere scoperta a ricordarle di stare alla larga da Josh, era la consapevolezza che non fosse suo a riempirle il cuore di angoscia. Eppure quel giorno si sente libera, come se tutto quello che aveva pensato appartenesse ad un passato lontano, com'era possibile? Quanto ancora sarebbe durato?
È come se qualcosa fosse stata rimossa dall'equazione, qualcosa di fondamentale. 
Baciare Josh è semplicemente la cosa che più desidera in quel momento, non c'è cosa migliore di quel sentimento che la riempie da capo a piedi.
Eppure continua a pensare a quella mancanza, a cosa c'è di sbagliato in tutta quella situazione. È come se i baci di Josh fossero una droga che le confondono i pensieri, la stordiscono abbastanza da non riuscire a farla rimanere lucida.
Sono attimo di razionalità, confusi a momenti di puro piacere quando Josh scende a lasciarle un bacio tra i seni, quando lei ripercorre la sua schiena con le dita al di sotto della maglietta, fino ad avvinghiarsi alle sue spalle.
Passano i secondi, i minuti e i pensieri cominciano ad alternarsi, tra tutta quella confusione la realtà comincia a farsi strada, come se qualcosa cercasse di rompere quella nuvola di spensieratezza in cui si era lasciata andare.
Josh le mette le mani sui fianchi e afferra i lembi della maglietta, la guarda in attesa di avere il suo consenso, Ariel fa cenno di si con la testa e Josh comincia a farla risalire su, fino alla testa, gliela sfila completamente e la lancia dalla parte vuota del letto. Ariel sente la pelle scoperta a contatto con l'aria, tutta quella parte che prima era coperta dal tessuto ora è esposta a lui. Ha ancora il reggiseno, eppure si sente già a disagio sotto il suo sguardo. Lui la guarda con gli occhi accesi di eccitazione, può quasi sentire la pelle fremere sotto quello sguardo, come se volesse farla andare a fuoco con una semplice occhiata. È bello e sbagliato allo stesso tempo. Ariel chiude gli occhi e cerca di non pensare. Lascia che Josh le baci la pelle lasciata scoperta dal reggiseno. Non si oppone quando lui porta le dita dietro la schiena per sganciare quell'indumento. Ci mette così poco a lanciare via anche quello, a lasciarla completamente scoperta.
Gli occhi di Josh adesso sono più accesi che mai, come se non aspettassero altro. Ariel sta per dire qualcosa, vorrebbe ricordargli che quello è solo un breve momento destinato a finire, che non possono stare ancora lì, nell'illusione di essere liberi. Ma non ne ha il tempo, la bocca di Josh scende a stringere un capezzolo tra le labbra e in attimo i pensieri vengono annullati dal piacere. Le viene naturale inarcarsi verso di lui, verso quell'unico punto in grado di farla rabbrividire da testa a piedi. Ariel sospira, stringe i capelli di Josh mentre quella lingua la fa impazzire. Si attiva un campanello nella sua testa, un suono remoto che sembra provenire dalla parte opposta di una galleria, come un'eco lontana.
Josh le stringe i fianchi, lascia andare il seno per ripercorrere la sua pelle con dei lievi baci fino alla bocca, la bacia di nuovo, appassionatamente, prima di scendere sull'altro seno. Il piacere si mescola a qualcos'altro, un'urgenza fastidiosa, remota.
Il campanello si fa più forte, il tunnel si restringe, la mente comincia a farsi sempre più vigile. 
Le dita di Josh cercano di sbottonarle i pantaloncini, Ariel non reagisce, eppure continua ad avvertire l'errore in tutto ciò. L'eco sta diventando una voce distinta, sempre più forte.
I bottoni sono ormai aperti, deve solo lasciarseli sfilare come ha fatto con la maglietta. Josh sta per farlo, senza esitazioni, senza pensieri. Ariel ha capito che ormai i sensi di colpa non sono più oltre quella porta ad aspettarli, ma sono lì, più forti che mai.
Josh comincia a far scivolare gli shorts giù per le gambe. Ariel può sentire l'aria fresca vibrarle sulla pelle nuda delle cosce. Ormai è quasi del tutto svestita ed è proprio in quell'attimo che sa di non poter andare oltre.
Scatta a sedersi e scosta via le mani di Josh dai suoi pantaloncini, li fa risalire fino all'altezza giusta per abbottonarli. Non lo guarda mentre prende il reggiseno lasciato sul letto, mentre lo allaccia con mani impacciate e la voglia di piangere. Anche se fa di tutto per non guardarlo può immaginare già la sua reazione, il suo sguardo confuso, la delusione, la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato.
«Ariel, che succede?».
Ecco, la domanda che sapeva sarebbe arrivata.

Succede che fino a poco fa eri fidanzato con la mia migliore amica, quella che sembra avere una qualche relazione con Adam e tu neanche lo sai. Succede che io non ce la faccio a stare qui tranquilla, come se fosse tutto normale, come se questa situazione non fosse tutto un enorme enigma senza soluzione.

«Niente Josh, vattene ti prego».
Ariel si è ormai rimessa la maglietta e sta per scendere dal letto, ma Josh l'afferra per un braccio e la trattiene lì con lui.
«Lasciami», Ariel non riesce a guardarlo, ha lo sguardo puntato sul pavimento e i denti che stringono forte.
«Ariel, guardami, ti prego».
Lei scuote la testa e fa un respiro profondo. Non ci riesce, non ce la fa a fare tutto questo, non se la riesce a godere quella felicità, c'è qualcosa di irrisolto che continua a perseguitarla, come un'ombra che non l'abbadona mai. È seduta sul bordo del letto, un braccio ancora stretto tra le dita di Josh, l'altro che stringe covulsamente un pezzo di lenzuolo, come se quel poco di sfotta la potesse aiutare a rimanere più lucida. Josh le si avvicina, le dita lasciano andare il polso di Ariel, le braccia le fasciano il corpo e il petto aderisce alla sua schiena. 
«Ce la faremo Ariel, insieme troveremo un modo per stare insieme senza alcun rimorso».
Le parole di Josh sono un respiro sui capelli e il corpo di Ariel ha uno spasmo, prima che un pesante singhiozzo le sfugga dalle labbra. Comincia a piangere così, con lo sguardo puntato verso il pavimento e il corpo di Josh avvinghiato a lei, a ricordarle di non essere da sola.

 


«Ariel, ma com'è quel tuo amico, Adam? Sembra che siate stati davvero inseparabili da piccoli».
Rachel era andata a trovare Ariel, erano nella sua camera a sfogliare vecchie fotografie. L'infanzia di Ariel era costellata da immagini di lei e Adam, un ragazzino biondo e dall'aria sfrontata. Si era sempre chiesta che tipo fosse, eppure non c'era mai stata occasione di conoscerlo a fondo. L'amicizia tra Rachel e Ariel era molto meno duratura di quella tra Ariel e Adam, aveva sempre paura di intromettersi tra loro, come aggiungersi ad un equilibrio già perfetto, rischiando di rovinare tutto. A volte era curiosa, ma cercava di tenerlo per sè.
«Mah, alla fine è un idiota, ma chissà perché siamo diventati grandi amici, è qualcosa che è successo e basta, era sempre a casa nostra per via di Jake, loro si conoscono da sempre e ad averlo sempre davanti cominci ad affezionartici. Non che glielo dica spesso, ma gli voglio bene».
Rachel sorrise ad ascoltare queste parole, c'era una dolcezza nel modo in cui le aveva pronunciate, un candore di chi sta parlando di qualcuno che si porta nel cuore.
«Forse dovrei conoscerlo, insomma non credo di averlo mai incontrato per bene».
«Oh, ti assicuro, meglio che lo eviti, lui è un tipo poco serio con le donne, come minimo proverebbe a sedurti per il solo sfizio di farti tradire il tuo ragazzo».
Rachel storse il naso all'idea di tradire Josh, l'idea di tradire Josh non l'aveva mai sfiorata ed era sicura che non lo avrebbe mai fatto. Dalle descrizioni sembrava il classico belloccio senza personalità, ma era difficile crederlo, se Ariel gli era tanto affezionata, doveva esserci qualcosa di buono in lui. 
«Ma quindi è single?».
«Oh si, lui è eternamente single, non credo di averlo mai visto fidanzato».
Rachel la guardò perlpessa e scoppiò a ridere.
«Ma dai, mi stai dicendo che davvero è il tipo allergico alle storie serie? Sembra un personaggio di un film, quindi che tu sappia non è mai stato innamorato?».
«No, sono abbastanza convinta che Adam non sia capace di amare, gli manca qualcosa, non te lo so spiegare eppure ne sono convinta, è come se gli mancasse sempre quella scintilla e dubito che sia in grado di trovarlo prima o poi. Ovviamente sarei felice di vederlo innamorato perso di una donna, mi divertirei anche a prenderlo in giro, solo che, non lo so, non riesco a immaginarmelo».
«Dovresti essere più romantica sai, anche tu dici di non essere innamorata di nessuno, ma scommetto che succederà prima o poi, quando meno te lo aspetti».
Ariel scosse la testa e guardò Rachel con un sopracciglio alzato.
«Ecco che parla la sono-fidanzata-ma-non-so-se-lo-amo di turno, inutile che fingi di essere una romantica, che anche tu fai parte del ciclo di quelli che hanno smesso di crederci».
«Hai proprio ragione Ariel, siamo tutti dei disillusi».


È strano il modo in cui le cose cambino col tempo, come i rapporti umani, le relazioni, le emozioni, si lascino guidare da leggi instabili che li portano a compiersi nei modi più disparati, inaspettati. Rachel quel giorno si sente nostalgica, avverte la mancanza di quel rapporto con Ariel, quella leggerezza che le faceva compagnia prima di incontrare Adam. Sarebbe stato bello tornare indietro nel tempo, rifugiarsi in quell'apparente felicità, in quell'idilliaco periodo in cui i suoi dubbi non erano altro che insulse e insignificanti voci, nulla a confronto delle mille grida che le assalgono al testa ogni giorno. A volte vorrebbe semplicemente smettere di pensare, di riflettere su ciò che ha fatto, di rimpiangere le scelte sbagliate, di desiderare che le cose fossero andate in modo diverso. Perché per quanto possa pensarci, sa che la realtà non cambierà, che quella che è oggi è il frutto di quello che ha vissuto, che sia buono o cattivo, non ha modo di cambiarlo. Non dovrebbe ripensarci, ma lo fa.
Le viene naturale ripensare all'ultima volta che ha incontrato Adam, al modo in cui la guardava, alle sue parole, a quel "no" pronunciato controvoglia, alla delusione che aveva letto nei suoi occhi. Sono passati diversi giorni, dovrebbe cominciare a smetterla eppure la scena continua a ripetersi senza sosta nella sua testa. Pensa a ciò che è successo, immagina a come le cose sarebbero potute andare se avesse detto di sì. Gli scenari sono tanti, diversi, fantasiosi, felici. Così diversi dalla realtà, da quel mondo pieno di dubbi, paure e domande senza risposta. Rachel si sente più confusa che mai, ora che è sciolta dalle catene che la tenevano stretta a Josh, ora che ha la libertà di scegliere. Adesso, se volesse, potrebbe andare da Adam e stringergli le braccia al collo senza spezzare il cuore di nessuno, o meglio, non di più di quanto avesse già fatto. Del resto, chi lo sa se Adam non l'abbia semplicemente dimenticata o rimpiazzata? Magari lo sta facendo davvero, si sta divertendo con un'altra donna proprio in quel momento mentre lei è lì a piangersi addosso seduta su una panchina.

Sei patetica, prendi una decisione e decidi cosa fare.

Ecco cosa deve fare, prendere una decisione e comportarsi di conseguenza. Dovrebbe scegliere, ma per adesso non fa altro che stare lì a pensare, perché scegliere vuol dire buttarsi, affrontare le proprie paure, lasciarsi andare, essere feriti. Lei non sa se è pronta a farlo, a farsi ferire da Adam, non sa se avrebbe la forza di riprendersi. Eppure c'è quella voce nella sua testa che le urla di fare qualcosa, perché se non avesse fatto nulla, se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita.

Datti una svegliata, Rachel, fai qualcosa.

Prende il cellulare e cerca il numero di Ariel. Sa che prima di Adam c'è lei che ha bisogno di sapere, lei a cui deve avvicinarsi di nuovo, a cui deve raccontare tutto. Ne ha bisogno e non fa che rimandare l'inevitabile. Clicca sul suo nome e fa partire la chiamata.
Ha il cuore che le batte forte e una mano che stringe con forza la maniglia della borsa, comincia a pensare a cosa dirle, vorrebbe raccontarle così tante cose che non ha idea di come iniziare. L'unica cosa che sa è che vuole dirle la verità una volta per tutte, senza remore. È come se si sentisse improvvisamente carica, come se parlare con lei potesse essere la soluzione per tutto.
Il telefono squilla, ancora e ancora senza risultato. Tutta l'energia comincia a spegnersi e quella positività che l'aveva assalita comincia ad afflosciarsi.

Forse avrà da fare, sono sicura che mi richiamerà non appena vedrà la chiamata.

Cerca di convincere se stessa che sia così, eppure c'è una strana sensazione ad assalirla, il dubbio che Ariel lo avesse fatto di proposito a non rispondere. È un vacillare  veloce, sostituito dalla consapevolezza che la sua amica non le farebbe mai una cosa del genere, non ne avrebbe alcun motivo. 
Squilla il telefono e Rachel corre a guardare il display, convinta di leggere il nome di Ariel, invece la chiamata è di una persona completamente inaspettata.

 


«Jake! Da quanto tempo!».
Jake è appena arrivato al bar dove si sono dati appuntamento, Rachel lo ha stretto in un abbraccio e gli ha scoccato un bacio sulla guancia. Lui ricambia l'abbraccio e la stringe forte.
«Rachel, mi sei mancata, sei ancora più bella di quanto ricordassi», le accarezza una guancia e Rachel alza gli occhi al cielo in un gesto scocciato.
«Smettila di dire che sono bella, inizi a diventare ripetitivo».
«Ma è vero, che posso farci io, allora come stai?».
«Mh, facciamo che ci sediamo e ne parliamo con calma».
Rachel scioglie l'abbraccio e si siede al tavolo, Jake si siede di fronte a lei e la guarda in attesa. È stata contenta di ricevere la sua chiamata, non si aspettava di rivederlo, da quando era partito non aveva avuto sue notizie e senza la vicinanza di Ariel non aveva modo di aggiornarsi. Lui incrocia le braccia e si passa una mano sul mento.
«Allora, da quando sono tornato ho trovato una situazione piuttosto disastrata tra i miei amici e mia sorella, dimmi che almeno tu stai bene».
Le piacerebbe tanto rispondere di si, ma è difficile per lei mentirgli, ha quel modo di farla sentire così a suo agio che non ce la fa proprio a trattenersi.
«Sai, è una brutta situazione anche per me in realtà».
Jake la guarda perplesso si allunga a prendere una mano tra le sue.
«Ti prego Rachel, almeno tu, spiegami che sta succedendo. Ho trovato Ariel più depressa che mai per via di un ragazzo a me sconosciuto, tu mi stai dicendo che le cose non vanno bene, cosa sta succedendo?».
Rachel si trova improvvisamente a disagio a sentire quelle parole, Ariel ha problemi con un ragazzo, ma chi? Com'è possibile che lei non ne sappia nulla? Da quanto tempo lei e Ariel non si parlano?
Gli occhi di Jake la scrutano in attesa, sperano di avere risposte da lei, cosa diavolo gli dirà?
«Jake, io non saprei cosa succede ad Ariel, è un po' che non ci sentiamo...sai io ho avuto problemi col mio ragazzo, lei era presa dagli esami e adesso siamo un po' così, ognuna persa nei suoi pensieri».
Jake la fissa stupito, confuso, come se avesse appena sentito una notizia inverosimile. 
«Mi stai dicendo che tu e Ariel non vi state sentendo? Cosa è successo col tuo ragazzo?».
«Io, beh non è una bella situazione, ecco. Ma per adesso non credo di avere la forza di parlarne».
Rachel fa un respiro profondo ed evita volutamente lo sguardo di Jake, può quasi sentire i suoi pensieri, lo stupore, la voglia di sapere di più.
«Rachel, mi dispiace tanto, qualunque cosa sia successa, spero che tu possa trovare un modo per risolverla, da quant'è che state insieme? Scusa se te lo dico ma non ricordo il suo nome, non credo di averlo mai incontrato di persona, mi è difficile ricordarlo».
«Si chiama Josh e...si, in qualche modo me la caverò, stai tranquillo».
Jake le stringe forte le mani tra le sue e la guarda con intensità.
«Se hai bisogno di parlare, fallo, ti prego».
Rachel scuote la testa e si libera le mani, c'è troppa intensità in quello sguardo, non ce la fa proprio a parlare in quel momento, si è tenuta tutto per se da così tanto che l'idea di confidarsi adesso la terrorizza. Non sa mentire a Jake, ma per adesso non può raccontargli tutto, la sua unica via d'uscita è cambiare argomento.
«Quando sarò pronta lo farò, te lo prometto», lui le fa un cenno d'assenso e Rachel continua con qualche domanda «ma piuttosto, non sai nulla di questo ragazzo con cui ha a che fare Ariel? Nemmeno il nome? Magari lo conosco».
Jake scuote la testa e sbuffa.
«Ariel non ha voluto dirmi nulla, so solo che era distrutta dalla cosa. Non so cosa succede tra questi due ma sembra che sia incasinata la situazione».
Ad ogni parola Rachel si sente più in colpa, la sua amica è crisi e lei ha passato il tempo a pensare solo a se stessa, nell'egoistica convinzione che sia sempre stata solo lei l'unica ad avere problemi. Ecco che il senso di colpa non fa che allargarsi e sembra inghiottirla ogni attimo che passa.
«Che stupida, non so come io abbia fatto a non accorgermene, ero così presa dai miei problemi da non preoccuparmi di lei».
«Non incolparti di nulla, non sei la prima persona che mi dice una cosa del genere, credo che Ariel abbia tenuto per se questo problema, se non l'avessi beccata per caso probabilmente neanche io ne avrei saputo nulla».
Non sa quanto possa sentirsi sollevata dalla cosa, anche se non è l'unica, di certo è lei l'amica più vicina, spettava a lei accorgersi del suo disagio.
«Chi altro non sapeva cosa stava succedendo ad Ariel?».
«Ah, un amico che, come te, sembra essere in una situazione incasinata e non è stato in grado di starle vicino».
«Incasinata tipo?».
«Oh beh, non so se posso parlartene in effetti, credo ci sia una questione chiamata privacy...anche se in effetti sei una donna, potresti essermi utile a capire la sua situazione».
Jake la fissa con la fronte corrugata, quasi volesse soppesare se Rachel possa essere una di cui fidarsi o meno. Lei lo guarda in attesa, sa quanto in realtà lui si fidi cecamente di lei e quella è solo una messinscena.
«Ok, direi che la sentenza è stata fatta: sei abbastanza affidabile per poterne parlare...» Jake si sposta in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo, assumendo una posa cospiratoria «allora, devi sapere che...oh, aspetta un attimo mi stanno chiamando».
Jake risponde al cellulare e si apre in un sorriso.
«Hey, stavo giusto pensando a te, dove sei? Ah, ah, capisco. Bene allora vedi che io sono al Caffè Verdi, passa di qui al volo ci metti due minuti così per stasera posso prenderla. Ok a dopo».
Jake chiude la chiamata e guarda Rachel in tono di scuse.
«Mi dispiace, ma la seduta pettegolezzi deve essere chiusa, il ragazzo di cui ti stavo parlando sta arrivando, mi ha riparato l'auto che avevo lasciato qui prima di partire, pare che non volesse accendersi così le ho fatto dare un'occhiata. Ha appena finito e sta per portarmi le chiavi».
Rachel sente le parole di Jake e nello stomaco le si apre una voragine.
«Il tuo amico è un meccanico?».
«Ah si, che stupido! Non te l'ho detto? Stavo parlando di Adam, credo che tu lo conosca, è anche un grande amico di Ariel».
È come se Rachel si fosse improvvisamente tuffata sott'acqua, le parole di Jake non sono che un'eco lontana che si fondono con le mille emozioni che l'hanno assalita. Il cuore ha cominciato a battere all'impazzata e sente le mani sudare maledettamente. Vorrebbe rispondere a Jake che le sta parlando, vorrebbe davvero riuscire a concentrarsi ma l'unica cosa a cui riesce a pensare è ad Adam e al fatto che tra pochi secondi lo avrebbe incontrato.
«Oh, eccolo lì, proprio dietro di noi».
Rachel si volta ed è come se in un attimo tutto il mondo si fermasse solo per farle godere quell'attimo.


 

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Non ci provo neanche a chiedere scusa per la lunga e infinita attesa a cui vi ho costretto per questo capitolo. Davvero, sono imperdonabile, non c'è scusa e la cosa mi rincresce ogni volta, perché ci tengo tanto a questa storia, eppure la metto sempre da parte. Mi riprometto sempre di dedicarmini con tutta me stessa e poi finisce che invece il tempo passa e io non concludo nulla. MI DISPIACE, sul serio.
Allora, spero che ci sia ancora qualcuno interessato alle giovani storie di questi ragazzi, il capitolo si chiama Stallo, proprio in riferimento alla situazione attuale in cui i ragazzi si trovano, è un modo per fare riepilogo, per ributtarsi nella storia, per prepararsi ai capitoli successivi che saranno decisamente di svolta. 
Posso assicurarvi che stavolta ho davvero intenzione di aggiornare presto, quindi direi che ci sentiamo presto, per chiunque si ricordi ancora di me ^^

Come sempre ringrazio tutte le ragazze che resenciscono, leggono, aggiungono la storia tra le seguite/prefeite/ricordate
Siete sempre voi il motivo che mi spinge a continuare a scrivere, grazie mille, di cuore!


 
Alla prossima!
Nana Stonem.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Caffè verdi ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 11: Caffè Verdi

 

 

C'è qualcosa di strano in tutta quella situazione, qualcosa di incredibile e allo stesso tempo semplice come non mai.
Adam e Rachel seduti allo stesso tavolo. Adam e Rachel che si mangiano con gli occhi. Adam e Rachel che fingono di conoscersi a stento.
Jake quasi si sente preso per i fondelli a pensare che loro possano anche solo credere che lui sia così ingenuo da non accorgersi di quello che c'è sotto. Gli sembra pazzesco e allo stesso tempo talmente chiaro e limpido da rimanere sconvolto. 
Rachel aveva detto di avere problemi con il ragazzo, Adam è andato a letto con una ragazza impegnata, tutti e due sono stramaledettamente presi dall'altro e non è poi così difficile che si siano conosciuti in qualche modo. Quindi era Rachel ad aver tradito il suo ragazzo, che notizia sconvolgente, con Adam per di più!
Gli viene da ridere a ricordare quando Marge le aveva parlato inconsapevolmente di Rachel, presentandola come una bella ragazza bionda ed era stato stupido non prenderla in considerazione, date tutte quelle coincidenze. Era successo ad entrambi nel periodo in cui lui era mancato, era ovvio che in qualche modo fossero collegati. 
Non sa se sentirsi sollevato o irritato da tutto ciò, avrebbe preferito che Adam fosse stato più sincero con lui, non aveva parlato per paura di essere giudicato?
O forse non glielo aveva detto per timore che Jake lo avrebbe preso a calci. Ci tiene a Rachel e in teoria l'idea che Adam le scorrazzi dietro non gli piace, eppure a vederlo lì, a guardarla come se fosse l'unica cosa importante di tutto l'universo, gli fa pensare che non sia la solita situazione.

«Interessante», mormoma, passandosi una mano sul mento con fare meditabondo. È una cosa che fa spesso, sarà perché ha avuto più enigmi in queste poche settimane che nel resto dell'anno. Gli viene quasi da ridere a notare il modo in cui quei facciano di tutto per negare l'evidenza, non fanno che farsi domande ovvie, come se non si conoscessero già alla perfezione, come se non si fossero già scavati l'un l'altro da capo a piedi.
Può quasi vederla nell'aria quell'attrazione che li porta inevitabilmente ad avvicinarsi, loro neanche se ne accorgono, eppure ad ogni secondo che passa fanno un piccolo gesto per avvicinarsi. O almeno Adam è quello che sicuramente lo fa di più dei due, Rachel è più insicura, come se volesse avvicinarsi ma avesse paura delle conseguenze.
«Interessante», torna a ripetere, notando come, a furia di osservarli, può notare tante piccole cose tra loro. Il modo in cui Adam non si lascia sfuggire nemmeno un dettaglio di lei, le osserva il viso, le labbra, la scollatura della maglietta, le mani che ha intrecciate sul grembo. Non ha vergogna di guardarla, non si fa alcun problema a mostrare al mondo quanto gli piace avere gli occhi su di lei, o forse nemmeno se ne accorge dell'effetto che sta dando.
Rachel è un alternare di sguardi bassi e occhiate fugaci verso Adam, cerca di guadarlo quando lui non le sta fissando il volto, quasi lo sentisse quanto Adam la brami con gli occhi.
Jake si sente completamente estraneo a quella scena, a quel loro muto comunicare, come se fosse arrivato lì per fare da semplice spettatore, avendo fatto scattare lui stesso, inconsapevolmente, quel teatrino. Sono in quella stessa situazione da venti minuti ormai, inizia a diventare ripetitiva.

Ma si, forse è arrivato il momento di provocarli un po', tanto per farli smuovere.

 


 

«Ok Jake, passo al volo a mollarti le chiavi e me ne vado».
Adam aveva chiuso la telefonata e si era avviato verso il Caffè Verdi, il suo turno era finito e il bar distava poco dall'officina. Avrebbe fatto prima così, piuttosto che andare a casa di Jake più tardi, voleva fare una cosa veloce, in questo modo poteva togliersi l'impiccio e tornare a casa. Erano giorni che si sentiva abbattuto e di pessimo umore. Prima c'era stata la conversazione attraverso la porta con Ariel e poi l'incontro casuale con Rachel. 
Non sarebbe dovuto andare via così, era andato per parlare con Ariel e invece si era lasciato distrarre da lei, sempre la stessa ragazza che lo stava facendo impazzire da settimane. Era come se qualsiasi cosa stesse facendo, Rachel riusciva sempre a portarlo verso tutt'altra strada, lui era sceso per un motivo e si era ritrovato ad andarsene senza aver concluso nulla. L'unica cosa cambiata era la stizza che si era portato dietro dopo aver sentito quell'ennesimo rifiuto. Al solo pensarci avvertiva quella strana fusione di rabbia, delusione e insicurezza. Come se non sapesse nemmeno lui cosa pensare o a chi dare la colpa.
Era colpa sua che ci provava ancora? O di Rachel, che non riusciva a dirgli di si una buona volta? O forse erano entrambi due idioti?

Dacci un taglio, smettila, pensa a quello che devi fare.

Continuava a camminare a passo svelto, con solo pensiero che di lì a poco sarebbe stato da solo, a fare ciò che più voleva.
Peccato che quello che voleva fare implicava che ci fosse qualcuno con lui.
Ci risiamo. Ecco che in mezzo secondo i pensieri tornavano su di lei. Più passavano i giorni e più ne era sempre più certo, se non avesse avuto Rachel di lì a poco sarebbe impazzito.



Rachel si volta ed è come se in un attimo tutto il mondo si fermasse solo per farle godere quel momento.
Adam è di fronte a lei, distante pochi mentri e la sta guardando. Anzi, la sta fissando senza alcuna pietà. Quegli occhi chiari sono come pietrificati, quasi non potessero credere a quello che sta vedendo. C'è così tanto stupore in quello sguardo, così tanta sorpresa che Rachel si sente quasi lusingata nel provocargli un shock tanto palese. Lui continua a non staccarle gli occhi di dosso e lei non riesce a fare altro che ricambiare lo sguardo, gli era mancato così tanto che vederlo è stato come un tuffo al cuore, come se quello fosse stato un regalo del destino. 
Come se tutte le persone intorno siano soltanto delle comparse, decorazioni di quella scena che sta accadendo. Rachel lo guarda ed è come se lui assorbisse tutto il resto, come se fosse dotato di una luce propria capace di attirare Rachel verso di lui, solo e soltanto su Adam.
Ha tanto a cui pensare, al modo in cui ha lasciato Josh, a quello che ha intenzione di fare, come comportarsi con Adam, a cosa vuole fare del suo futuro.
Cosa vuoi dalla vita, Rachel? Non ne hai la più pallida idea.
Eppure, nonostante tutto, vuole vederlo con tutta se stessa, non importa se finirà male, se non cambierà nulla e tutto quel mare in subbuglio che è la sua mente rimarrà tale, quello che conta è il poter incontrare di nuovo il suo sguardo. 
Quegli occhi che la seguono mentre Adam avanza verso il loro tavolo, lui dovrebbe essere lì per Jake, eppure lei è certa che in quel momento l'unica persona che abbia catturato la sua attenzione sia lei.
«Adam, ma che diavolo hai? Sembra che hai visto un fantasma».
Jake gli fa quella domanda poco prima che abbia raggiunto il loro tavolo e Adam sembra improvvisamente scuotersi, quasi fossero state quelle parole a rincordargli il vero motivo per cui era lì. Li raggiunge e si siede nel posto vuoto di fianco a lei. 
È così vicino che può sentirne la presenza nell'aria, come se quel corpo pulsasse di un'energia tutta sua, una forza magnetica in grado di attirarla spaventosamente verso di lui. Come un vortice da cui non può sfuggire. Cerca di mostrarsi concentrata su altro, cerca il cellulare nella borsa ma le dita le tremano e tutto il corpo batte all'impazzata al ritmo del suo cuore.
«Scusami Jake, è che sono stanco, oggi è stata una giornataccia».
Jake annuisce con convinzione, quasi come se una scusa così stupida potesse essere anche lontanamente plausibile.
«Allora, come sta la mia bambina?».
«Sta perfettamente, era una cosa da nulla, è parcheggiata di fronte l'officina, valla a prendere quando ti fa comodo, eccoti le chiavi».
Adam fruga nella tasca dei jeans e il gesto lo costringe a voltarsi verso di lei. È uno sguardo veloce, il tempo di una scossa e poi i suoi occhi tornano su Jake. 
«Eccole qui», gli porge le chiavi e si lascia andare con la schiena sullo schienale della sedia.
«Grazie mille fratello, mi sei sempre utile. Ah, la conosci Rachel, vero? È una grande amica di Ariel».
Jake è così formale, una neutralità che cozza in maniera spaventosa di fronte all'evidente tensione di entrambi.
Adam si volta verso di lei e le sussurra un «ciao» a fior di labbra, Rachel cerca di ricambiare, ma è così imbambolata da riuscire a stento a biascicare un paio di sillabe confuse. Lui non sembra farci troppo caso e neppure Jake, che in qualche modo sembra aver raggiunto una quietezza unica, quasi gli si fosse stato appena rivelato un segreto di stato.
«Allora Adam, come stai?».
Adam fa spallucce e si limita a rispondere «Tutto ok, niente di che, e tu Rachel, come stai?».
Il modo in cui pronuncia la parola Rachel è come una pugnalata allo stomaco, come gli piace quel nome pronunciato da quelle labbra.
«Ehm, tutto bene, credo».
Non si aspettava che Adam le rivolgesse una domanda, era convinta che si sarebbe limitato a salutarli e ad andare via.
«Credi?». 
Adam la guarda con uno sguardo accigliato in attesa di una spiegazione.
«Io, non lo so, cioè, sono stanca come te».
Al pronunciare quelle parole già se ne pente, è come se ci fosse un doppio significato in quella frase, un riferimento a qualcosa che solo loro due possono capire. Gli occhi di Adam si rabbuiano e la scrutano con profondità. Le viene d'istinto distogliere gli occhi da lui, incapace di reggere quello sguardo.
«Oh Rachel, quanto ti capisco, anche io sono stanco, troppo. Mi chiedo quando finirà tutto questa merda».
«Beh, bisogna avere pazienza per tutto nella vita, non lo sai?».

Cosa diavolo stai dicendo?

La risposta le è venuta fuori così, come la prima stupidaggine che le fosse passata per la testa. Cosa c'entra la pazienza nella loro situazione? Nulla, assolutamente nulla. C'entra lei che non sa cosa fare, c'entra lui che non le da alcun modo di farle credere che ci sia qualcosa di più. C'è così tanto che sarebbe difficile spiegarlo in una stupida frase di circostanza.
«Io non ne sono così convinto, sai? Penso che se qualcuno vuole qualcosa, dovrebbe semplicemente prendersela, se non agisci le cose non cambiano».
«Forse hai ragione o forse no, chissà. Ma quindi fai il meccanico? Hai aggiustato l'auto di Jake?».
Che stupida che è, continua a dire le cose peggiori che le vengono in mente. È così nervosa, così impaurita dalla piega che stava avendo quella conversazione che ha preferito buttarsi su qualcosa di più neutrale.
«Ah si, faccio il meccanico e ho fatto un piacere a Jake, tu cosa fai, la cameriera, giusto?».
Adam sembra aver accettato la scelta di parlare di argomenti futili e gliene è grata. Fa un respiro profondo e si volta a guardarlo.
«Si, faccio la cameriera, dovresti passare a trovarmi qualche volta».
Adam si apre in un sorriso e la guarda con furbizia.
«Volentieri, farei qualunque cosa tu mi chiedessi».
Rachel ha bisogno di chiudere gli occhi per un attimo, per nascondere lo stupore che le si leggerebbe sul volto. 

Adam, sei un maledetto!

Le sta servendo la possibilità di averlo su un piatto d'argento, di nuovo. Le basterebbe dire sì, un solo e semplice assenso e lui la prenderebbe senza pensarci troppo. Quanto le piacerebbe, quanto ha paura di quello che succederebbe dopo.
«Non dovresti essere così disponibile».
«Lo faccio solo per i casi che valgono».

Ti odio Adam, ti odio!

Rachel fa un respiro profondo e gli lancia un'occhiataccia. Adam risponde con un sorriso e le basta vedere quelle labbra distendersi per sentire quel fastidioso nodo allo stomaco stringersi più che mai.

Come fai ad avere un sorriso così bello? Come posso resisterti?

Lo sguardo di Rachel si addolcisce e quello di Adam si fa più serio, sono entrambi in silenzio, incapaci di dire altro. 
Non c'è modo migliore di comunicare. È come se quella distanza fra loro non fosse altro che immaginaria, come se anche solo attraverso lo sguardo fossero in grado di fare interi discorsi, come se tutta la verità si celasse solo lì dentro, nascosta dietro quella facciata di circostanza. Rachel vorrebbe fare qualcosa, allungare le mani per afferargli il volto e spingerlo verso di lei, da quanto era che non lo baciava? Tanto tempo, troppo perché potesse ancora sopportarlo. Vorrebbe farlo, invece si limita a distogliere lo sguardo e puntarlo altrove, incapace di agira.
Anche Adam sembra puntare gli occhi altrove, quasi deluso che sia stata lei la prima a cedere, ma pochi attimi e può sentire di nuovo quegli occhi su di lei. Anche se non lo sta guardando lo sente il modo in cui la guarda bramoso, come fa di tutto per cercare di mangiarsela con gli occhi, ripercorrendole tutto il corpo, gustandola pezzo per pezzo. Lei si sente vulnerabile e infuocata allo stesso tempo. Vorrebbe fuggire ma allo stesso tempo lasciarglielo fare, usare quel suo modo di guardarla per farle battere il cuore all'impazzata, in un modo che solo lui è in grado di fare. 

Smettila, ok? Smettila di guardarmi così, di fare di tutto per farmi sentire stupida, smettila di farmi vacillare ogni sicurezza, smettila di farmi sentire una grossa e colossale cretina perché io sto ancora qui a pensare quando dovrei semplicemente agire, gettarti le braccia al collo e portarti a casa mia. Perché siamo qui a fissarci in questo modo? Perché non provi ad essere più convincente? Dovresti fare di tutto per farmi dire di si, sarei disposta a sentirti implorare, nonostante io abbia già la piena certezza di volerti con tutta me stessa. Eppure sarebbe bello sentirlo da te, far uscire fuori quella disperazione di chi è talmente perso da non essere in grado di agire in un modo diverso. Vorrei che tu mi dimostrassi quanto l'avermi sia importante per te, come se quello che hai di fronte non sia una semplice voglia da sfogare, ma la scelta dettata dopo nottate insonni a riflettere. Vorrei che tu mi pregassi di dirti di si. Vorrei che tu faccia di tutto pe farmi sentire speciale.


È assurdo, inconcepibile, inaspettato, impossibile. Non può davvero crederci di aver trovato Rachel lì ad aspettarlo insieme a Jake. Rachel non avrebbe potuto fargli una cosa simile, non avrebbe dovuto. Perché lui sta facendo di tutto per evitarla, per convincere la sua mente a non fissarsi su di lei. Lui ci stava passando le giornate a cercare di scacciarla via e lei si faceva trovare così, davanti a lui, dal nulla.
La cosa peggiore è che non riesce a starle lontano. Voleva davvero limitarsi a dare le chiavi a Jake e andarsene, ma non ci è riuscito. Si è seduto di fianco a lei e ha approfittato della situazione, le ha parlato, l'ha provocata, si è goduto la sua presenza. Non può fare a meno di guardarla, di osservarla in ogni minimo dettaglio, di bramarla fin dentro l'anima. Sembra un'opera d'arte messa in esposizione per lui, fatta apposta per essere guardata ma non per essere toccata. Ci ha anche provato a dirle velatamente che l'invito era ancora valido, che a Rachel basta dire un solo «sì» per averlo immediatamente, ma lei non ha fatto che tentennare come sempre e lui si è sento un idiota per averci provato.
«Rachel, perché non mi racconti com'è lavorare come cameriera? Raccontaci qualche annedoto».
Jake aveva suggerito quella domanda poco prima e ormai erano diversi minuti che Rachel stava parlando. Jake annuiva di tanto in tanto, come se non la stesse davvero ascoltando. Lui si sta limitando a fissarla da minuti ormai. Come potrebbe fare altrimenti? Come potrebbe lasciarsi sfuggire l'occasione di guardarla in così piena libertà?
Rachel sta dicendo qualcosa che la fa scoppiare in una breve risata e a lui viene spontaneo sorridere di conseguenza. Probabilmente tutti avranno notato il modo in cui stia sbavando maledettamente su di lei, ma ha smesso di importarsene ormai da tempo. Anche lei se n'è accorta, lo nota dalla tensione con cui parla, dal modo in cui continua ad intrecciare le dite, da quegli sguardi fugaci che gli lancia quando crede che lui non la stia fissando. Quelli sono forse i momenti migliori, gli attimi in cui Rachel alza lo sguardo verso di lui ed è come un fulmine lanciati direttamente da Zeus colpisce entrambi per pochi attimi.
Se non fosse così distratto a guardarla, se non fosse caduto per l'ennesima volta in quella trappola, forse si sarebbe accorto dello sguardo meditabondo di Jake. O magari avrebbe notato come continuasse ad osservarli divertito, prima che un guizzo di furbizia gli riempisse lo sguardo. Se fosse stato più attento, magari si sarebbe accorto dell'attacco che Jake stava per sferrare loro.

«Ma allora Rachel, dimmi un po', come va col tuo ragazzo?».
La risposta di Rachel è un sussulto, quella di Adam uno sguardo omicida. C'è un tale disagio su entrambi che la tensione è palpabile.
«Io, ehm, insomma...abbiamo delle cose da chiarire».
L'ennesima bugia, non c'è da chiarire con Josh, è andato tutto maledettamente male ormai. Vorrebbe semplicemente urlare «L'ho lasciato perché non lo amavo più, o meglio, non l'ho mai amato e ora sono qui a star dietro a questo ragazzo che mi è seduto vicino e l'unica cosa che vorrei fare è baciarlo, invece sono qui a raccontare frottole».
Adam si irrigisce sempre di più e in un attimo anche il suo sguardo punta altrove, come quello di Rachel poco prima, solo che per Adam non è disagio, è rabbia.
«Quindi state ancora insieme oppure no? Non l'ho capito».
«Senti, è una situazione difficile, credo non sia il caso di parlarne qui».
Rachel vorrebbe nascondersi il viso tra le mani e sfuggire allo sguardo indagatore di Jake, alla rabbia che sgorga da Adam. Vorrebbe improvvisamente scappare e non farsi più trovare, invece si limita a rimanere lì seduta, lo sguardo impacciato e le bugie stupide.
«Siamo in crisi, ma capita a tutto, no? Quindi lasciamo semplicemente perdere, anzi, forse è il caso che io me ne vada, insomma avrei da fare».
Sta per alzarsi ma Adam le afferra un braccio e il gesto le basta a bloccarla all'istante.
«Non andartene, anche io voglio sapere, cosa succede col tuo ragazzo?».
Rachel si volta a guardarlo e c'è un mare di emozioni ad assalirla, può vederla la rabbia che gli irrigidisce il viso, ma anche l'aspettativa, la voglia di credere che sia lui ad aver causato quella crisi. 

Pensi che lo abbia lasciato per colpa tua? O sono solo io ad essere così paranoica da credere che tu possa averlo intuito?

La muta domanda di Rachel non può ricevere risposta, è lei a dover dare spiegazioni, sa che anche se glielo chiedesse lui non direbbe nulla, non si scoprirebbe, come del resto non sta facendo neppure lei.
«Io, non credo sia il caso di parlarne, mi dispiace». 
Distoglie gli occhi da lui ma è solo per un attimo, perché le dita di Adam le hanno afferrato il volto per costringerla a guardarlo di nuovo. C'è determinazione in quei gesti, quella voglia di sapere, di non arrendersi, quella fermezza che l'ha attirata verso di lui. 
«Perché?».
È solo una parola, eppure a Rachel sembra essere peggio di un colpo in pieno viso. Lo sa, lo ha capito che sono in crisi per colpa sua, vuole solo che sia lei a dargliene la certezza. 
Ha le pupille dilatate e le labbra dischiuse, le parole sono tutte sulla punta della lingua, la risposta è tutta lì, concentrata su quel punto, sulla parte finale, quella che da pensieri le fa diventare suoni, lettere, frasi. È quello che entrambi stanno aspettando, che Rachel faccia il minimo passo verso di lui, che per la seconda volta sia lei a cedere, a dargli una conferma dopo tutte le volte in cui la sua unica risposta era stato un «no» sussurrato flebilmente.
È questo il momento giusto, quello in cui Rachel può semplicemente lasciarsi guidare dall'istinto senza pensare alle conseguenze. Sa che se stavolta scapperà di nuovo, Adam non verrà più a cercarla. Lui continua a guardarla in attesa, senza lasciarle il volto, con le dita che pulsano sulla sua pelle e gli occhi che la implorano di dargli quell'unica speranza.
Forse non sta usando le parole, eppure in quegli occhi c'è una muta preghiera, c'è la paura di scoprire che lui non c'entra nulla in tutta quella storia. La sta implorando di parlare, di sciogliere entrambi da quello stallo che continua a farli rimanere in bilico. Vivono di un equilibrio precario da cui non vogliono discostarsi, da cui non vogliono cadere. È meglio rimanere lì, vicino all'altro, con i mille dubbi ad assalire la mente piuttosto che cadere, lasciar andare quel filo invisibile che li tiene legati. Perché nonostante tutto entrambi sanno di non essere in grado di sciogliere quelle catenere che sembrano tenerli ancora vicini. Quel momento sarebbe arrivato prima o poi.

Fallo Rachel, digli la verità e basta.

«È colpa tua, è tutta colpa tua».


 

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Buon pomeriggio a tutte ragazze! Stavolta sono riuscita a fare la brava, vi ho fatto aspettare solo un mesetto per il capitolo, il tempo di finire gli esami ed eccomi qui! Questo capitolo era in porto già da parecchio e sono contenta di pubblicarlo. Avete letto un grande passo per Rachel e Adam, sono vicini alla verità, o almeno alla parte fondamentale: ovvero che Rachel non è più con Josh. Come avrete notato, in questo capitolo Rachel è più insicura che mai e forse ha mostrato fin troppo il lato da ragazzina innamorata, ma questa è solo una piccola parte evolutiva, siamo quasi arrivati alla seconda parte della storia, quella della crescita di tutti, la mia preferita!
Spero di riuscire ad aggionare con frequenza prossimamente perché ho così tante cose ancora da scrivere e voglio farvele leggere il prima possibile!

Come sempre ringrazio tutte le ragazze che resenciscono, leggono, aggiungono la storia tra le seguite/prefeite/ricordate
Siete sempre voi il motivo che mi spinge a continuare a scrivere, grazie mille, di cuore!
Ps: per le fan di Josh e Ariel, sappiate che non sono scomparsi, anzi! A breve sarà il loro periodo migliore ;)

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

 
 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: La calma contro la tempesta ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
 
 

Capitolo 12: La calma contro la tempesta

 

«Ce la faremo Ariel, insieme troveremo un modo per stare insieme senza alcun rimorso».
Josh, alle spalle di Ariel, l'ha stretta in abbraccio, la schiena di lei gli aderisce al petto, il viso tra i suoi capelli. Anche se non può guardarla, lo sa che Ariel sta soffrendo. Sa che lei proprio non ci riesce a lasciarsi semplicemente andare. Ariel è troppo buona, ha troppi rimorsi, si vergogna di ciò che ha fatto. Nonostante tutto quello che si sono detti, nonostante entrambi sappiano che tra loro non è la semplice e superficiale attrazione di chi si conosce a stento, lei proprio non riesce ad accettare la cosa con serenità. Ariel continua a sentirsi perennemente in colpa per quella situazione, continua a viverla nel peccato, nella vergogna. Lo può sentire dal modo in cui esita quando risponde ai suoi baci, dalla tensione che sente sotto la pelle quando osa toccarla di più, da quell'oscurità che le vela gli occhi di tanto in tanto. Eppure lui lo sa che non stanno facendo nulla di male, che quello che c'è tra loro è una conseguenza inaspettata, ma allo stesso tempo desiderata ormai. Lui non si pente di essersi innamorato di Ariel, non ha più voglia di dover pensare a Rachel, e perchè dovrebbe poi?
Lei lo ha lasciato, non lo ha più voluto, perchè diavolo dovrebbe sentirsi in colpa se adesso è lì, con colei con cui vuole stare?Vorrebbe tanto spiegare ad Ariel ciò che prova, farle capire il suo punto di vista. Gli piacerebbe far vivere ad Ariel per pochi attimi il suo modo di vedere le cose. Anche se per poco, potrebbe bastare a farle notare come il mondo siano pieno di cattiveria e lei di certo non ne è la più grande rappresentazione. Non è ciò che è convinta di essere, non una stronza, un'egoista, una falsa. Lei è semplicemente una ragazza che si è lasciata trasportare dalla sua umanità, dalle emozioni che ha provato e nonostante ciò, ha sempre fatto di tutto per tenerle a freno.
Per Rachel, per un'amicizia duratura di anni, una relazione a bloccare entrambi, c'era quella terza persona che gravava sulle loro coscienze con insistenza, come un eterno giudice a ricordare loro cosa stavano facendo, ma lui non si sente sporco. Non ha vergogna di desiderare Ariel, non merita di sentire quella colpa che lei cerca di addossare ad entrambi.
Non è giusto.
Non è giusto che Rachel sia ancora lì presente tra loro, come se non se ne fosse mai andata, come se bastasse solo il pensiero di lei a farla apparire tra loro.
Non è giusto che Ariel stia così male, che soffra di quella colpa eterna che non sembra mai liberarla.
Non è giusto perché lui vuole semplicemente stare con lei.
«Stai piangendo», Josh piega la testa, la poggia tra l'incavo del collo e la spalla di Ariel, respira il suo odore e si lascia rilassare dal dolcezza della sua pelle. Lei scuote la testa e Josh alza un mano per scostarle i capelli di lato. Lascia che il collo così scoperto sia a sua completa disposizione. Non vorrebbe farlo ma non può trattenersi. Scende giù a lasciare un bacio leggero su quella pelle candida. Non vuole fare nulla, solo farla sentire al sicuro. Una mano le accarezza i capelli, l'altra le stringe il fianco. Ariel comincia a sciogliersi tra le sue braccia, non c'è più la stessa tensione di poco prima, si sta rilassando.
Così Josh prova di nuovo, porta le labbra sul collo, stavolta lasciando che si posino per qualche secondo di più, il tempo di imprimere meglio le labbra sulla pelle. Non vuole farla stare di nuovo male, allontana le labbra e continua ad accarezzarle dolcemente i capelli, le lascia il tempo di riprendersi, di pensarci. Lei si volta verso di lui e uno sguardo languigo gli fa capire che può continuare.
La bocca ricade sul collo, stavolta più in alto, in un punto preciso dietro l'orecchio, dove è più vulnerabile che mai. La sente sussultare e un sorriso di soddisfazione gli affiora alle labbra.
È contento di vedere Ariel stare meglio, ma stavolta è lui quello a soffrire maledettamente. Averla tra le braccia, sotto il suo tocco, sulle sue labbra, è una lenta e infinita tortura. C'è il desiderio forte, lancinante, che cozza con la razionalità che gli intima di starsene buono. Quando, pochi minuti prima, aveva stretto Ariel tra le sue braccia, l'aveva spogliata, l'aveva baciata, aveva assaporato piccoli lati nascosti del suo corpo, si era sentito in paradiso. Sfilarle la maglietta, sganciarle il reggiseno, scendere a leccarle e succhiarle i capezzoli, quante volte lo aveva fatto nella sua immaginazione, quante altre cose che faceva nella sua fantasia, tante quante ne avrebbe volute fare nella realtà. Oh, il desiderio di possederla era risultato così forte da fargli maledettamente male. Quasi ha vergogna del modo in cui il suo sesso pulsasse forte, di continuo, anche quando Ariel aveva avuto quell'attimo di esitazione. La desidera così tanto, da così tanto tempo che la sola idea di averla davanti  e non poterla toccare come vuole lo fa impazzire.
Ritorna a baciarle il collo, con più intensità, stavolta lasciando una scia di baci bollenti e non un semplice segno leggero. Si ferma ad assaporare la pelle, ad assaggiarla con la punta della lingua, Ariel sospira e lui aumenta la stretta sul suo fianco, nei suoi capelli.
«Non puoi farmi questo Ariel, ti desidero così tanto».
Scende ancora di più con i baci, ormai il collo è pieno delle sue tracce, la fa lievemente voltare verso di lui, abbastanza da dargli la possibilità di far scivolare le labbra nel solco tra i seni, ne ha bisogno, tanto, troppo. Ariel è eccitata e tesa allo stesso tempo, Josh se ne accorge ma decide di ignorare quei segnali. 
Infila una mano sotto il reggiseno e lascia che un seno venga fuori da quel tessuto di pizzo. Può vedere la carne rosata del capezzolo attirarlo come fosse la cosa più invitante che abbia mai visto. Scende giù e lo afferra tra le labbra. È lo stesso attimo quello in cui il suo cervello sembra andare il tilt e il singhiozzo che sale dalle labbra di Ariel.
«Josh, con calma, ti prego».
«Hai ragione, scusami».
Si allontana per pochi attimi da Ariel, il tempo di fare un respiro profondo e darsi un contegno.
«Scusami» continua «è che voglio stare con te da così tanto che ho perso il conto».
Ariel gli prende il volto tra le mani e gli lascia un bacio delicato a fior di labbra.
«Lo so, Josh, ma non voglio far continuare le cose così. Ho bisogno di fare qualcosa per cambiare la situazione, di trovare un modo di mettere un punto al passato e cominciare da capo. Forse abbiamo semplicemente bisogno di un paio di giorni di pausa, di starcene per fatti nostri e poi intraprendere questa storia, cominciando da una cosa facile, come un primo appuntamento, che ne dici?».

 

Da quella posizione Rachel può osservare l'ampia schiena di Adam, i capelli biondi mossi dal vento, le braccia possenti. Lui le tiene una mano stretta al piccolo polso, un braccio tanto esile rispetto ai muscoli di Adam, alle sue mani grandi e sicure. «Dove stiamo andando?».
È una domanda stupida, lo sa benissimo dove stanno andando, eppure non può fare a meno di chiederlo. Nonostante la sua confessione di poco prima, nonostante Adam l'abbia fatta alzare di peso e trascinata via, lei cerca ancora di mantenere un minimo di dignità. 
«Sai benissimo dove stiamo andando e soprattutto cosa andremo a fare, è inutile che lo chiedi».
Sono parole dure, pronunciate a denti stretti e con tono aspro. Sono parole dette con rabbia, parole di chi ha aspettato tanto per quel momento e tanto le basta per farla tremare da capo a piedi. Non è paura, è eccitazione. 
Il modo in cui Adam la sta trascinando via, senza più domande, senza aspettare quel «sì» che tante volte le aveva chiesto, si è deciso ad agire e basta, una volta per tutte. Gli è bastata quella conferma, quella frase sussurrata al limite della sopportazione, quelle parole sputate fuori perché incapaci di restare ancora dentro di lei. È stata quella confessione a far scattare tutto, a farli arrivare lì, in quella situazione tanto aspettata da sembrare un sogno. Lo aveva detto perché ne aveva bisogno, perché finalmente avrebbe potuto lasciarsi andare di nuovo, come tante volte aveva desiderato fare. È stanca di tenersi tutto dentro, di covare delusione, vergogna, rabbia, desiderio. Troppo sfinita per riuscire a trovare un appiglio capace di tenerla a galla, di non farla affondare in quell'emozione che sembra volerla far colare a picco. Ha scelto di lasciarsi guidare solo dalla voglia di averlo, zittendo tutte quelle mille voci che le intimano di scappare, che cercano disperatamente di ricordarle che non è ancora pronta a tutto ciò, che non sa se lui l'avrebbe solo usata. Non ce l'ha fatta a dare peso alla razionalità che puntualmente viene a bussare alla sua porta. Non gli importa più cosa succederà dopo, vuole solo vivere il presente. È stupido, è la scelta volontaria di chiudersi in una bolla di felicità destinata a scoppiare presto o tardi. Lo sa, se ne rende conto, eppure lo ha fatto lo stesso. 
Per una volta è stata coraggiosa, o maledettamente stupida.

«È colpa tua, è tutta colpa tua».
Le era venuto spontaneo chiudere gli occhi dopo aver pronunciato quelle parole, quasi avesse paura di affrontare la reazione di Adam, di cosa avrebbe potuto leggere in quello sguardo dopo una simile confessione. C'era il timore di una sua reazione di scherno, la speranza di vederlo sorridere, soddisfatto, consapevole di essere lui la causa di tutto. Quasi se lo poteva immaginare il modo in cui Adam si era aperto in un sorriso compiaciuto di fronte a quella dimostrazione di debolezza.
Le mani le avevano lasciato il volso, il rumore di una sedia che si muoveva e le dita di Adam le afferravano il braccio per farla sollevare.
«Ce ne andiamo. Adesso».
Senza dire una parola, era andati via dal quel bar senza preoccuparsi di altro.
«Divertitevi!» gli aveva urlato Jake di rimando, quasi se lo aspettasse che una cosa del genere sarebbe successa.


Così camminano, continuano a camminare verso casa di Adam consapevoli entrambi di quello che di lì a poco sarebbe successo. Le piacerebbe mostrarsi indifferente, invece non fa che fremere da capo a piedi, l'idea di poterlo riavere, dopo averlo desiderato così tanto, la fa impazzire. Ad ogni passo il cuore batte all'impazzata e la mente vortica come una furia, è come se non facesse altro che pregustarsi il momento del loro arrivo. Non fa che immaginare come sarà baciarlo di nuovo, toccarlo, stringerlo e farsi portare in paradiso. Non ci riesce a guardare la strada che ha davanti, se qualcuno glielo chiedesse non si ricorderebbe neanche il giorno del suo compleanno. Adam l'ha finalmente catturata e se la porta dietro come una prigioniera. Lei finge che sia lui a trascinarla, ma se anche lui la lasciasse, potrebbe iniziare a correre fin sotto casa sua solo per sfogare tutta quell'emozione che le si sta scatenando dentro.
Oh, quanto le piacerebbe farlo voltare verso di lei e baciarlo, solo per avere un assaggio di quello che poi sarà.

Perché non lo fai? Cos'altro hai da perdere? Ormai sei è ballo, goditi la festa.

C'è quella voce maliziosa a suggerirle di farlo, sa che ci vogliono circa quindici minuti ad arrivare fino sotto casa di Adam e loro erano a metà strada, perché non farlo? Ormai si era arresa a lui, tanto valeva godersela.
«Adam, aspetta».
Tutto succede in un attimo, il volto incuriosito di Adam, gli occhi che la scrutano dubbiosi, la sorpresa quando Rachel si allunga verso di lui a coprire le labbra con le sue. Lascia che sia un tocco lieve, fugace, velato. Gli ha lasciato un bacio che sa di brezza, di leggerezza, di velocità. È stato uno sfiorarsi di labbra leggero, per il puro piacere di sentire di nuovo la morbidezza della sua bocca. Avrebbe aspettato il momento giusto, quando sarebbero stati a casa da soli per godersi a pieno ogni minima parte di lui. Non ha pensato al fatto che ad Adam quel tocco non potesse bastare, al modo in cui si era volutamente esposta come carne fresca ad un leone affamato. 
Lui la fissa con una tale intensità da farle sentire ogni centimetro di pelle andare a fuoco, come se avesse passato ore sotto il sole cocente e ora ne stesse pagando le conseguenze. Quello sguardo è così intenso da costringerla a distogliere lo sguardo e puntarlo sul pavimento, lo desidera così tanto da averne vergogna.
Non ha bisogno di alzare gli occhi per capire che Adam le si sta avvicinando, già si aspettava che lui le avrebbe messo le mani sui fianchi per avvicinarla il più possibile a lui. Il tocco di quelle dita sulla carne sa di possessione, di voglia insoddisfatta, la stretta è lieve, eppure le sembra che quelle mani le abbiano impresso un marchio a fuoco sulla pelle. È un centro propulsore quel tocco, è da lì che tutta l'energia si irradia verso il resto del corpo. Le dita di chiudono di più sui fianchi, Adam la spinge con tanta forza verso di lui da farla quasi sbattere sul suo petto ampio. Rachel non aspettava altro, si stringe a lui come se non potesse farne a meno, come se non volesse lasciarlo più andare. Adam si china su di lei, allunga una mano per toglierle una ciocca di capelli dal volto e le sue parole sono alito caldo sulla pelle.
«Lo sai che non avresti dovuto farlo, perché quando arriveremo a casa non risponderò più delle mie azioni».
Le gambe di Rachel tremano a quelle parole e se non ci fossero quelle mani a tenerla stretta avrebbe rischiato di lasciarsi cadere.
Con quel poco di forza che è le rimasto, alza gli occhi verso di lui e cerca di guardarlo con aria di sfida, nonostante dentro di lei si sente insicura e spaventata.
«Non aspetto altro».
Un sorriso soddisfatto nello sguardo di Adam e una mano che le stringe dolcemente i capelli le fanno piegare la testa di lato, lasciando che le due bocche siano così vicine da potersi sfiorare. Rachel si aspetta un bacio, ma Adam non si decide a muoversi. Si limita a mangiarsela con gli occhi, lascia che siano i loro corpi a parlare per loro. Il suo cuore, i loro cuori, battono così forti da rimbombare nelle orecchie, il suo corpo freme in attesa di avere un contatto, le ginocchia sembrano essere sul punto di cedere e Adam sembra averlo notato, perché la stringe in una morsa più dura, quasi volesse sollevarla e portarla di peso fino a casa sua. Rachel gli lancia una muta preghiera, di far finire quella dolce agonia, prima che il suo corpo esploda per la troppa pressione. Lui fa scendere la mano dai capelli fino alla bocca, in una lenta carezza, fino ad accarezzarle il labbro inferiore con il pollice, Rachel d'istinto schiude le labbra e Adam sembra averne avuto abbastanza.
«Non avresti dovuto dirlo» è la sua risposta minacciosa, prima di avventarsi furiosamente su di lei e baciarla. Il mondo di Rachel diviene improvvisamente buio e maledettamente eccitante.

 

Josh si è alzato ed è andato in cucina con la scusa di volere del caffè. Ariel ha colto lo sgomento in quello sguardo e anche un po' di rabbia. Forse ha avuto un'idea stupida, eppure le piacerebbe che le cose prendessero una piega diversa da quella che stanno vivendo. Provare a cominciare da capo, fingere che la loro storia stia partendo da dopo la rottura con Rachel e non prima. Se avesse convinto se stessa che quello che stavano facendo era normale, uscire con un ragazzo single, anche se da poco, vederlo ogni tanto, fingere che le cose stiano cominciando adesso, se lo avesse fatto, forse quel peso si sarebbe allentato dalla sua anima. Da un lato le sembra un'idea folle, dall'altro spera che Josh riesca a capirla, o almeno ad assecondarla. Quella situazione, quel modo in cui i loro unici incontri si siano limitati a casa sua, a dei baci rubati e a dei preliminari a letto non le va bene. Non può continuare così, come se lei fosse la sua amante segreta. Un appuntamento, una serata al cinema o una cena insieme, qualcosa, qualsiasi cosa che le faccia credere che tutto quello che sta facendo fa parte della routine quotidiana. Quello che vorrebbe di più, soprattutto, è qualcosa le faccia passare, anche se per pochi attimi, la costante presenza di Rachel che alieggia nella mente. 
«Josh, perché te ne sei andato?», Ariel lo ha raggiunto in cucina, lui è voltato di spalle, alle prese con la caraffa del caffè. Non l'ha sentita o finge di non averlo fatto. Ariel avanza verso di lui e lo cinge in un abbraccio da dietro. Josh si ferma e in poco si rilassa sotto quel tocco. È l'effetto che le fa Ariel, non riesce ad essere arrabbiato con lei per più di cinque minuti.
Eppure non la capisce, non comprende quella folle idea di allontanarsi per fare le cose per bene, come se si fossero appena conosciuti. Sono legati da parecchio ormai, si desiderano da troppo, perché diamine rallentare?
«È che quella tua proposta mi ha spiazzato, non capisco perché fare una cosa del genere, ci è voluto tanto per arrivare dove siamo, vuoi fare un passo indietro, perché?».
Ariel si distacca da lui, Josh si gira e incrocia il suo sguardo con quello imbronciato di Ariel.
«Non abbiamo fatto nulla per arrivare dove siamo, ci siamo solo baciati di nascosto e abbiamo atteso che le cose tra te e Rachel finissero, cosa che è successa grazie a lei, tra l'altro».
Ariel ha la voce alterata, è arrabbiata per qualcosa eppure Josh non capisce perché adesso, cosa ha fatto di male?
«Ariel, non capisco, cosa staresti insinuando? Rachel mi ha lasciato, ora sono libero e posso fare quello che voglio».
D'istinto si mette sulla difensiva, anche se non sente alcun bisogno di proteggersi, eppure lo sguardo di Ariel riesce a farlo sentire sporco.
«Non è così che funziona, non puoi semplicemente lasciarti con Rachel e venire poi da me, come se il passato si potesse cancellare con un colpo di spugna. Io mi vergogno di quello che sto facendo in ogni momento, come puoi tu non provare lo stesso?».
Josh la guarda e le parole gli spuntano fuori prima che lui possa trattenerle.
«È stata lei a mollarmi, non mi sento in colpa per nulla e anzi, adesso sono libero di fare quello che voglio senza alcuna colpa, non capisco perché ti fai sempre così tanto problemi».
Lo sguardo di Ariel è amareggiato, lo stesso vale per lui, offeso da tutta quella scontrosità, dal modo in cui alla fine lei trovi sempre il modo di metterli in cattiva luce, come se stessero facendo del male a qualcuno. Non solo Rachel lo ha mollato, ora deve pure sentirsi in colpa se sta cercando di andare avanti con una ragazza che le piace da sempre?
Si è stancato di provare vergogna di se stesso, di pensare che Rachel sia una santa e lui il peccatore. Se lo ha lasciato, vorrà dire che anche lei aveva altro per la testa, se lei se n'è fregata di lui in questo modo, perché Josh avrebbe dovuto fare diversamente? Perché non lasciarsi semplicemente andare con Ariel e godersi quello che sono riusciti ad avere dopo tutto questo tempo?
«Io mi faccio problemi perché per colpa tua sto tradendo una mia amica alle sue spalle e tu sembri averlo già dimenticato».
«Non l'ho dimenticato, sto solo pensando che sia ora di superare questa cosa, perché non riesci a fregartene e fare semplicemente quello che ti va? Smettila di comportarti come la stronza che non sei».
Negli occhi di Ariel c'è delusione e Josh si sente un verme sotto quello sguardo, ma non riesce a fare a meno di pensare quello che ha detto. Ariel è troppo bloccata e lui è stanco di dover sempre stare lì a pensare alla sua ex come fosse un animale da proteggere.
«Tu non capisci quello che sto passando».
«No, sinceramente pensavo che  l'avremmo lasciata alle spalle e avremmo pensato semplicemente a noi, senza ripensare a cosa è successo. Il passato è passato e dovrebbe rimanere tale, io ho archiviato tutto, perché non lo fai anche tu?».
Non è sicuro di aver archiviato le cose così bene, continua a vivere con quel fastidio perenne, con la consapevolezza che sia stato tradito dalla sua stessa ragazza senza troppo preavviso, lasciandolo completamente spiazzato. È come se quello che le ha fatto Rachel sembra non finire ancora, era convinto che oltre ad avergli calpestato l'oroglio, lei non sarebbe stata in grado di fargli altro. Eppure continua a fargli del male, innavertitamente, allontanando Ariel da lui. La cosa lo fa andare in bestia, così tanto da avere voglia di correre da Rachel a raccontargli tutta la verità, a dirle come in realtà lui stesse pensando ad un'altra donna da così tanto ormai, che quella rottura era stata un toccasana per entrambi. Vorrebbe vendicarsi di lei, cercare un pretesto per ricambiare quella ferita che lei gli aveva inflitto. Ariel invece è spinta verso tutt'altra direzione e la cosa non gli piace. Dovrebbe smetterla di pensare a lei e concentrarsi di più su di lui, su quello che potrebbero fare insieme se non ci fosse sempre Rachel in mezzo.
«Sai una cosa Josh, è meglio che tu te ne vada, ho bisogno di stare da sola».
Ecco. Sono arrivati al punto che lui tanto aveva temuto, si aspettava che Ariel capisse quello che lui le aveva detto, invece ha deciso di mandarlo via, di allontanarlo di nuovo.
«Non andremo da nessuna parte continuando così».
È la risposta di Josh mentre si avviava alla porta per andarsene. L'unico suono sono i suoi passi pesanti sul pavimento, Ariel è rimasta ferma sulla porta della cucina a guardarlo andare via. Ad ogni passo Josh si sente più amareggiato e sconfitto, non ha senso quello che sta facendo, non si merita questo trattamento. Vorrebbe voltarsi indietro e chiarire ma una parte di lui, quella orgogliosa, gli intima di avanzare. Spalanca la porta e esce fuori senza cerimonie, se la chiude alle spalle e fa un respiro profondo. Rimane fermo davanti a quella porta chiusa, con la muta speranza che Ariel gli corra dietro a chiedergli scusa. Magari avrebbe fatto pace, si sarebbero baciati e avrebbero fatto l'amore per tutto il giorno. Invece tutto rimane immobile e il silenzio diviene troppo pesante per Josh, che cerca di andare via il più in fretta possibile da Ariel e da quell'ombra di angoscia che sembra volerlo ingoiare da un momento all'altro.


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Buon pomeriggio a tutte ragazze! Purtroppo non sono riuscita a tenere fede al mio impegno e ci ho messo un paio di mesetti ad aggiornare, ma davvero ho fatto di tutto per trovare il tempo per scrivere, ne ho sempre troppo poco!
Detto questo direi che il capitolo è finito abbastanza male, so che state pensando, ad Adam e Rachel le cose stanno andando per il verso giusto; Ariel e Josh invece devono sempre stare male, per una ragazza poi che in questo momento sta anche pensando a tutt'altro! Ma spesso nella vita è proprio così, ci tormentano i fantasmi di persone che non sempre stanno vivendo la nostra stessa sofferenza. Posso aggiungere che le cose si ribalteranno presto, vedrete! Nello scorso capitolo vi ho promesso un periodo buono per Ariel e Josh, ci siamo quasi, non temete.
Spero di aggiornare il prima possibile e farò di tutto per aggiornare una volta al mese almeno, a presto.
Come sempre ringrazio tutte le ragazze che resenciscono, leggono, aggiungono la storia tra le seguite/prefeite/ricordate
Siete sempre voi il motivo che mi spinge a continuare a scrivere, grazie mille, di cuore!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

 
 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Tra desiderio e amore ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

   
Trailer by Christin23 .
 

Capitolo 13: Tra desiderio e amore

 

Il ticchettio delle scarpe che cozzano col pavimento ad ogni scalino, il battito ritmico e veloce del suo cuore, il respiro affannato di Adam, è tutto troppo veloce, assordante, frenetico.
È un ciclo di emozioni che la fanno affondare di continuo in quella marea che continua ad alzarsi ad ogni momento, è la voglia di risalire a galla contro il disperato bisogno di affondare sempre di più. 
I passi sono finiti, la porta si è aperta e la sua schiena è contro la parete, le labbra di Adam catturano le sue con tanta violenza da farle quasi male. La sua bocca risponde in automatico, cerca la sua lingua, il suo sapore, la sua essenza con una tale brama da farle paura. Ha così bisogno di quel contatto, delle sue mani su di lei che quasi si sente scoppiare. 
Adam è desiderio e sofferenza allo stesso tempo, c'è disperazione nel suo tocco, le mani sono ruvide nel modo avido di toccarla. Come una scia infuocata lasciano il segno ad ogni lembo di pelle che toccano. Sfilano sotto la sua maglia, le sganciano il reggiseno, una mano prende tra le dita un capezzolo, stringe il seno e le fa mancare il fiato. Rachel lo sa che anche Adam è arrivata al limite quanto lei, lo può avvertire in ogni tocco, in ogni bacio, nel modo in cui cerca di stringerla il più possibile a lui. Ad ogni attimo di più la sua mente si lascia sempre più affondare, smette di appigliarsi alla razionalità, anima e corpo diventano puro istinto al servizio del desiderio.
La sua maglietta vola via e un brivido di freddo le percorre la pelle nuda, ma è una questione di attimi prima che Adam la riscaldi con le mani, con le labbra, con la voglia irrefrenabile. Gonfie e umide per i troppi baci violenti le ripercorrono la spalla nuda, si fermano sulla bretella del reggiseno, le sue si posano delicate e la fanno scendere per tutto il braccio, è un tocco lieve, un attimo di quiete in quella tempesta di emozioni. Eppure quella delicatezza non fa che sconcertarla ancora di più.
Adam posa le labbra nell'incavo della spalla, poco sopra il seno, poco sopra il cuore, la guarda e le lascia un piccolo succhiotto. Rachel rabbrividisce sotto quello sguardo, si sente così impotente di fronte a tutta quella marea che continua a farla affondare. Gli occhi di Adam sono come il riflesso del mare illuminato dal sole di mezzogiorno. Sono pieno di luce, di vita, di amore.
Ha quasi paura a dirlo, anche solo a pensarlo, eppure quello sguardo, quell'attimo in cui i loro occhi si sono guardati in modo così profondo e sincero da scavarle un buco dentro l'anima, quello è stato il momento in cui ha capito che non è solo lei ad affondare, che Adam è compromesso allo stesso modo, schiavo di quelle  emozioni che stanno lacerando anche lei.
Vorrebbe tanto dirglielo, sputare fuori parole d'amore che possano rendere tutto più reale, le piacerebbe sentirsi dire qualcosa di abbastanza forte da convincerla di non essere solo una ragazzina in preda alla fantasia. È così doloroso rendersi conto di quanto quel desiderio l'abbia portata ben oltre le più semplici e superficiali aspettative che si era fatta su di loro. Così faticoso sapere che il cuore le sta per esplodere dal petto per così tanti motivi che ha paura di esplorarli tutti.
Adam le bacia il collo e Rachel fa qualcosa che non si sarebbe aspettata, gli afferra il volto e lo porta alla sua altezza. Sono uno di fronte all'altro, occhi negli occhi, con le labbra a pochi centimetri di distanza e il respiro affannato.
Lo guarda e vorrebbe dirgli così tante cose che non riesce nemmeno a pronunciarne una, la sua lingua è incapace di formulare qualsiasi parola, timorosa di rovinare quello che stanno vivendo. Adam ricambia quello sguardo di fuoco e le passa una mano tra i capelli in un gesto delicato e possessivo allo stesso tempo.
Rachel fa un sospiro e socchiude gli occhi, arrendendosi a quella situazione e a qualsiasi cosa ne verrà fuori. Adam spinge la testa verso di lei e le loro bocche si fondono di nuovo insieme, più affamate che mai.
Le mani di Adam le stringono i glutei la sollevano da terra, d'istinto allaccia le gambe intorno alla sua vita e si lascia trasportare senza fare domande. Adam comincia a camminare per la casa a passo incerto, barcollante, come se quel fardello di emozioni li avesse ubriacati entrambi.
Arrivano in camera da letto e Adam con un tonfo fa atterrare tutti e due sulle lenzuola morbide. Rachel è distesa e Adam sopra di lei, le sorride prima di tornare a baciarla. 
Aveva desiderato farlo così tanto in quegli ultimi giorni, i loro baci, le loro carezze passate erano stati i protagonisti delle sue fantasie più sfrenate e ora si ritrova a sorridere stupidamente al pensiero di quanti ne abbia avuti oggi, di quanto quel momento che tanto aveva agoniato fosse arrivato alle porte.
Adam le ha sfilato il reggiseno, se ne accorge nel momento in cui le sue labbra umide le circondano un capezzolo, la sua reazione è un grido di sorpresa ed eccitazione puro. Quanto era passato dall'ultima volta? Quanto da quella notte in cui lui l'aveva trascinata in quella stanza per farle le stesse identiche cose? Quanto era cambiata lei dalla prima volta in cui era entrata lì quel giorno, quanto il suo mondo era stato stravolto da quella notte?
Le sue dita affondano nei capelli di Adam come un'ancora di salvezza, quelle labbra, quelle dita che le stringono il seno e giocano con l'altro capezzolo sono troppo perchè possa rimanere lucida. Ha bisogno di sentire il corpo di Adam sotto le sue dita, la sua pelle, il suo sapore, vuole sentire riflessa dentro di lui la stessa eccitazione che la sta portando al limite.
Gli prende di nuovo la testa fra le mani e la guida verso l'altro, di nuovo verso il suo viso, Adam si lascia guidare con un sorriso e comincia a baciarla dolcemente.
Rachel gli solleva la maglietta, rendendosi conto in quel momento di come tra i due sia lei quella con meno vestiti. L'indumento cade sul pavimento seguito subito dopo dalla sua gonna. Ormai è rimasta solo con un paio di mutandine, dovrebbe sentirsi a disagio, avere freddo, ma lo sguardo famelico di Adam la aiuta in entrambi i casi. Se la mangia con gli occhi e lei si offre a lui senza remore, lasciandosi desiderare senza paura. Passa le dita sul petto nudo di Adam e avverte che anche lui è caldo, bollente come se fosse in preda alla febbre. Invece è preda di lei.
Il semplice tocco non le basta, con una spinta di reni ribalta le posizioni e ora è lei ad essere sopra di lui. Seduta a cavalcioni, all'altezza del cavallo dei suoi pantaloni, Rachel lo guarda con occhi famelici e lui fa altrettanto. Adam si solleva e la spinge meglio su di lui. Sono seduti, stretti l'un all'altro e si baciano. Ma Rachel lo spinge via dopo poco, lo fa stendere di nuovo e anche lei si abbassa con lui. Gli lascia un lieve bacio all'altezza del petto e avverte subito il brivido di reazione di Adam in risposta. Soddisfatta, comincia a lasciare una scia di baci bollenti per tutto il torace, la pelle scotta sotto il suo tocco, il cuore di Adam batte all'impazzata, quasi quanto il suo. Avrebbe tante cose da dirgli, tanti dubbi da chiarire con lui, eppure la mente è leggera, ebbra di un'eccitazione che le appanna la vista e le fa mettere da parte qualsiasi dubbio. Forse, quando questa giornata sarà finita, il ricordo di quel momento verrà offuscato dalla consapevolezza di essersi lasciata andare. Ma del resto, cosa ha ancora da perdere?
È qui, con Adam, dove sarebbe sempre voluta essere da quando lo ha incontrato. Adam le sorride e lei continua ad accarezzarlo e baciarlo, ma un rumore li fa bloccare.
La porta dell'ingresso che viene aperta, il rumore di alcuni passi e una voce femminile che chiama Adam. Rachel si alza di scatto e in attimo corre a cercare i suoi vestiti, il cuore le batte forte ma stavolta è l'ansia ad assalirla.
Adam le mette una mano sulla spalla prima che Rachel si alzi dal letto ma lei scosta via e comincia a vestirsi affannosamente. Adam la guarda sconvolto e irritato, alzandosi anche lui dal letto.
«Si può sapere perché diavolo ti sei agitata tanto? Guarda che è mia nonna, non ti mangia mica se ti trova a letto con me».
«Perché Jos-» l'ultima parola le è venuta fuori senza pensarci, ma per quanto possa essersi fermata la sua essenza comincia a diffondersi nell'aria e raffreddare improvvisamente tutto. Adam si è irrigidito e la guarda con rabbia.
«Io, non era quello che intendevo, cioè non sono più fidanzata...ma sai, mi sono lasciata da poco, mi sono fatta prendere dal panico».
Perché aveva detto una cosa simile? Perché diavolo si era spaventata tanto? Era stato istintivo, non ci aveva pensato, aveva agito e basta, partendo dal presupposto che qualsiasi cosa stessero facendo era vietata. 
È su quello che si è sempre basato qualsiasi suo rapporto, il proibito, in un modo così completo e continuo da non lasciarle altra idea nella testa. Anche se ora è libera, l'idea di Adam rappresenta ancora il peccato, il tradimento, il suo desiderio nascosto.
Eppure lui lo sa, lo sapeva anche allora che Rachel apparteneva ad un altro e che lui aveva scelto comunque di provarci. Perché prendersela adesso, guardarla con uno sguardo così pieno di collera?
«Forse tu e il tuo ragazzo non vi siete lasciati per bene, magari pensavi a lui mentre mi baciavi», quelle parole sputate con tanta convinzione la lasciano scossa.

Come se fosse mai possibile una cosa del genere, come se non fossi tu il protagonista dei miei pensieri ormai da troppo tempo.

«Io e il mio ragazzo ci siamo lasciati in malo modo, è vero, sicuramente non potrò annullarlo da un momento all'altro, ma questo non vuol dire che non ti desideri, anzi, ho parlato senza pensarci».
«Forse hai bisogno di chiarire meglio con lui prima di venire qui da me, non ho voglia di stare con te mentre pensi ancora a lui».
 Il modo in cui pronuncia quel lui è così tagliente da lasciarla scossa, non aveva mai pensato a come Adam potesse considerare la presenza di Josh nella sua vita. Da un lato le viene da ridere per l'assurdità dell' affermazione, dall'altro però sa che Adam probabilmente non ha idea di quanto Rachel sia lì per lui, di quanto abbia lottato e faticato per accettare una cosa così devastante. Forse anche Adam coltiva insicurezze, qualcosa sotto quella semplice arroganza e voglia di possederla.
«Non sto pensando ancora a Josh, te lo posso assicurare, non hai motivo di preoccupartene», Rachel gli si avvicina e lo scruta negli occhi, cercando di capirlo, rassicurarlo, ma Adam distoglie lo sguardo da lei, con una freddezza inaspettata.
«Penso che sia il caso che tu te ne vada, ne riparleremo un'altra volta».
Rachel aggrotta la fronte di fronte a una simile affermazione, quando avrebbero dovuto parlare? Come avrebbero fatto a chiarire qualcosa che a stento è stato accennato? Non hanno fatto che incontrarsi così, per coincidenze del destino, quasi qualcuno volesse fare di tutto per avvicinarli, ma quando lui l'avrebbe chiamata e le avrebbe chiaramente detto di volerle parlare, di voler uscire con lei magari, come se il loro rapporto fosse normale?
«Possiamo parlarne adesso, sei geloso, non è così?».

Geloso. Quella parola lo ha colpito come un pugno nello stomaco, con una tale forza da lasciarlo scosso. Gelosia, sembra essere proprio quella l'unica spiegazione del suo comportamento.
Da quando Rachel ha usato quella parola, fidanzata, è come se una rabbia oscura e improvvisa si fosse impadronita di lui. Il suo fidanzato, o ex fidanzato, è apparso al suo fianco come un fantasma, con la sua presenza palpabile nell'aria, a ricordargli il passato di Rachel. Eppure lo sapava benissimo che era impegnata quando l'ha incontrata, ha sempre saputo che andava incontro ad un possibile triangolo, una situazione in cui l'ignaro ragazzo di Rachel era caduto senza neanche saperlo. Non si era fatto troppi scrupoli di coscienza, la sua testardaggine e la voglia di conquistarla aveva battuto qualsiasi altro motivo che poteva destarlo dal fare una cosa simile. Sedurre una ragazza fidanzata poteva essere fastidioso per tanti motivi, ma la gelosia non era qualcosa che aveva messo in conto. 
O almeno, non all'inizio. Adesso, però, è come se il solo pensiero di Rachel con lui gli faccia salire un moto di rabbia unico. Forse è per la dichiarazione che gli aveva fatto poco prima, il modo in cui lo aveva illuso che tutto quello che aveva fatto Rachel era per lui.

«È colpa tua, è tutta colpa tua».

Era quella la frase che lo aveva spiazzato, sconvolto e poi rallegrato. Quelle parole sussurate come la confessione di un grave peccato, l'ammissione che lei lo aveva fatto per lui, era la cosa più bella che potesse sentire, la soddisfazione di vedere la debolezza di Rachel, scoprire che anche lei, come lui, non era riuscita ad andare avanti dopo quella volta. Tutti quei «no» pronunciati a fior di labbra sparivano in confronto ad una simile confessione, ora poteva esserne certo, Rachel stava combattendo contro se stessa ma alla fine aveva scelto lui. Era quello di cui si era illuso fino a quando non le ha sentito pronunciare la parola fidanzata, è in quel momento che tutta l'euforia si era congelata ed era stata spazzata via in un attimo. È è stato come prendere il volo e poi cadere improvvisamente a terra, deluso e dolorante.

Perché ci sei rimasto così di merda Adam? Ok, lei aveva un altro, lo sapevi, non puoi comportarti come un ragazzino geloso.

La razionalità gli ricorda che è stupido offendersi, che dovrebbe semplicemente riacchiapparla, buttarla a letto e riprendere a riempirla di baci, eppure c'è qualcosa che brucia. Quella sensazione che lei possa non essere lì per lui, la paura di poter scoprire di essere l'unico ad essere letteralmente impazzito fino ad quel momento. Rachel potrebbe avergli mentito, potrebbe averlo illuso di essere la ragione della rottura, e se così non fosse stato? Che cosa avrebbe fatto se si fosse lasciato andare a Rachel e poi si sarebbe ritrovato ad essere trattato ancora come l'amante da nascondere, quello di cui vergognarsi? Vorrebbe fare qualcosa, ma allo stesso tempo vorrebbe semplicemente lasciarla perdere per ora, cacciarla via e spegnere il cervello per un po'.
«Rachel, penso sia meglio che tu vada via».
Rachel sussulta sentendo quelle parole pronunciate con tanta freddezza, lui stesso si stupisce di poter risultare così distaccato, come se dentro non stesse ribollendo.
«Adam, ti prego, parliamone», Rachel gli mette una mano sulla spalla e lui agisce d'istinto, le afferra il braccio e la stringe a sè. Le preme le labbra sulle sue e la costringe ad aprirle per lui, ad un contatto con la sua lingua, lo fa con rabbia, è un bacio rude. Rachel ricambia e in pochi attimi la sente sciolta tra le sue braccia, ma lui è ancora arrabbiato, così la lascia andare e le volta le spalle.
«Ciao Rachel, sarà per la prossima volta».

Quale prossima volta? Sei un idiota, lo sai benissimo che se la lasci andare adesso te ne pentirai.

È voltato di spalle mentre Rachel raccoglie le sue cose ed esce fuori da quella stanza, corre via da lui. La sbattere violento della porta è come uno schiaffo in pieno viso. 
«Adam, che diavolo hai combinato? Perché quella ragazza è scappata via e sembrava essere sul punto di scoppiare in lacrime?», sua nonna pronta a fargli la predica è la ciliegina sulla torta. 
«Non le ho fatto proprio niente, semmai è lei ad aver fatto qualcosa a me», Marge è entrata come una furia in camera sua e lo fissa adirata, si vede benissimo che non crede ad una sola parola di quello che ha detto.
«Ma perché diavolo devi rovinare così le cose? Quella ragazza potrebbe essere quella giusta e tu ti comporti da imbecille».
«E tu che ne sai che è quella giusta? Neanche la conosci e già vuoi sputare sentenze», Marge sussulta e tutta quella sicurezza sembra vacillare per un attimo, ma bastano pochi attimi a farla tornare alla carica.
«Io certe cose me le sento, ok? Quando avrai sessantacinque anni il tuo istinto ti farà capire le cose prima degli altri».
Adam si passa una mano sul volto a disagio, odia quando le persone pensano di saperne più di lui, come se sua nonna potesse sapere cosa stesse provando in quel momento.
«Non mi interessa, quello che so è che non dovresti impicciarti degli affari miei e lasciarmi in pace».
«Ti piace?», la domanda a bruciapelo arriva inaspettata, ma la risposta scatta d'istinto.
«Sì», due lettere che sembrano aver placato qualsiasi  pensiero precedente, come se quella semplice ammissione potesse bastarda a far zittire ogni dubbio. Adam si sente improvvisamente a disagio sotto lo sguardo di sua nonna, come se volesse leggergli nel pensiero, distoglie gli occhi da lei e lipunta sul pavimento, come se quelle mattonelle fossero diventate la cosa più interessante di quella stanza. Sente la mano di sua nonna poggiarsi sulla sua spalla e un lieve sospiro prima di riprendere a parlare.
«Fai un favore ad entrambi e smettila di fare l'idiota», sta per ribattere che non è colpa sua e che sua nonna dovrebbe smettere di insultarlo, ma decide di rimanere in silenzio, quella donna avrebbe trovato sempre il modo di avere ragione. Marge lo lascia andare e si avvia in camera sua, quasi lo avesse fatto di proposito a dire quella frase e poi andare via, a fargli entrare in testa il seme del dubbio. È come se la rabbia avesse cominciato a placarsi e a sciogliersi piano piano. Quel nodo allo stomaco, quella fastidiosa sensazione che gli faceva contrarre i muscoli sembra diminuire ogni attimo di più, sostituita da una rinnovata lucidità.
«Fai un favore ad entrambi e smettila di fare l'idiota».
La frase continua a ronzargli nella testa, da un lato pensa che sia tutta colpa di Rachel se lui è finito a lasciarla andare, ma dall'altro sente di volerla e basta, che forse è stupido buttare all'aria così le cose per un piccolo sbaglio. Forse anche lei sta soffrendo come lui in quel momento, magari è ferma per strada a chiedersi se valga la pena tornare indietro, allo stesso modo in cui lui si sta chiedendo se debba scendere in strada e inseguirla.

Ma si, fallo e al diavolo a tutto il resto.

Prende le chiavi al volo e si avvia di fretta alla porta, anche se non la vede è abbastanza sicuro che Marge, chiusa nella sua stanza, stia sorridendo in quel preciso momento.

 

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Ormai non ci provo neanche più a giustificare la mia assenza infinita, mi dispiace tantissimo mancare per periodi così lunghi, ma tra università e lavoro è sempre stata dura conciliare tutto, di buono posso dire di essermi laureata la settimana scorsa e di aver subito pensato "ok, ora che ho smesso di studiare devo assolutamente tornare a scrivere", oggi parto con le migliori intenzioni di questo mondo, sperando sempre di non perdermi per la strada.
Ma passiamo alla storia, questo capitolo è stato dedicato tutto ad Adam e Rachel, ma posso assicurarvi che Ariel e Josh torneranno presto, soprattutto Josh che nel prossimo capitolo sarà mooolto presente. Le cose tra Adam e Rachel sono un po' ripetitive ormai, si saltano addoso e uno dei due trova un motivo per combiare guai, lo so, ma le cose stanno andando avanti e anche le sicurezze di Adam cominciano a vacillare, la situazione sta per cambiare drasticamente e la mia adorata Marge mi sarà da alleata. Può sembrare assurdo che Adam sia geloso di Josh, ma del resto lui non ha idea di cosa abbia pensato Rachel per tutto questo tempo, nè di come lei possa vederlo, sa solo che lei lo desidera, ma che stia impazzendo come lui, questo non lo ha ancora capito.
Ma mi fermo qui per non parlare troppo, come sempre ringrazio chi lascia recensioni, chi mi legge e mi segue, spero che non vi siate dimenticati della mia storia, se ci tiene battete un colpo, tanto per farmi sapere se qualcuno ha ancora voglia di leggere ç__ç
Ci sentiamo alla prossima, promettendo (ormai invano direi) di ritornare al più presto possibile!
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: La resa dei conti ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 14: La resa dei conti

 

Cosa diavolo stai facendo, Adam?

La domanda continua a ronzargli nella testa senza risposta. Non lo sa cosa sta facendo, non lo sa perché si trova in strada a rincorrere una ragazza, come il protagonista di qualche stupido film romantico. Non gli piace l'idea di desiderare così una donna da correrle, letteralmente dietro, eppure lo sta facendo. Non riesce a fare altrimenti, ha bisogno di inseguirla perché non quella rabbia che lo aveva assalito si è sfumata, lasciando spazio alla sola e semplice voglia di riaverla al più presto.

Perché?

Perché è Rachel, perché la vuole, perché è stato stupido allontanarla, perché nonostante la gelosia lui ha bisogno di lei e non gli importa di cosa deve essere costretto a fare. Non dovrebbe lasciare che una donna gli faccia un tale effetto, non vorrebbe che lei possa essere così forte da attirarlo a lui in un modo così totale, eppure è così e lui non può farci nulla. Si è infilata nella sua testa in maniera impercettibile, fino ad esplodere e ad occupare tutto lo spazio, come la nebbia la sua essenza gli era rimasta nella testa, fluttuante e costante, incapace di lasciarlo andare. È diventata un'ossessione, una voglia incontrastata di lei che sembra aver fatto radice nella sua testa. Non può più combattere contro quella voglia irrefrenabile di averla, vorrebbe essere capace di essere più forte ma ogni cosa vacilla al pensiero di lei, come se tutto il resto passasse in secondo piano, come se lei sola potrebbe bastare a zittire tutto quanto. Ormai è su una via di non ritorno e lui lo sa bene, da un lato ne è spaventato, dall'altro invece non aspetta altro che questo, provare ad andarci fino in fondo e vedere cosa succede.
Del resto cosa è meglio, continuare ad impazzire preda di quella sbandata o semplicemente lasciarsi andare a quei sentimenti e farli fluire liberi senza remore? È stanco di doversi trattenere, non ha mai voluto farlo e mai lo farà. Rachel è diventata sempre più importante nel suo universo e non puù più ignorarla, non ci è mai riuscito davvero ed è arrivato ad un punto in cui ha anche smesso di lottare, arreso è pronto alla sua sconfitta, che senza ombra di dubbio sarebbe stata più piacevole che mai.
Se non fosse così difficile trovarla, se lei si fosse diretta semplicemente a casa, se lui non le avesse detto quelle cose, non sarebbe qui per strada a cercare qualcosa che fino a poco prima aveva fra le mani ma che si era fatto scivolare via. Si guarda intorno spaesato, confuso, ha la mente troppo sovraeccitata per riuscire a focalizzare quello che gli circonda con calma, vorrebbe poter avere la possibilità di premere un pulsante per far calmare tutto e dargli la possibilità di fare un respiro profondo e cogliere a pieno quello che sta succedendo intorno a lui, invece rimane vittima della confusione. 

Josh, è tutta colpa sua.

Josh, quel nome lo colpisce come una frustata. Prova gelosia pura nei suoi confronti, ma anche una fiera soddisfazione. L'idea che Rachel abbia tradito il suo ragazzo per lui è un lenitivo per l'orgoglio ferito dopo aver sentito quel nome pronunciato.
Josh, il ragazzo di Rachel, poi diventato ragazzo tradito ed infine ex ragazzo. È stato davvero Adam a causare tutto questo?
Ne era sempre stato convinto, eppure quel termine pronunciato proprio sul più bello sembra essere stato piazzato li di proposito per distruggere qualsiasi convinzione realizzata fino a quel momento. Come un beffardo scherzo del destino, una punizione karmica per l'essersi preso la donna di un altro con una tale prepotenza. 
Era già successo prima, era stato con delle donne già impegnate, attratto dall'idea del proibito, dalla soddisfazione di convincere qualcuno ad infrangere le regole per lui. Con nessuna di quelle ragazze era durata per più di una notte, era lì che nasceva e finiva l'interesse per una cosa simile, non era destino che durassero, per nessuna. Non era previsto che solo Rachel sarebbe stata in grado di stravolgerlo tanto.

Sei stato un stronzo egoista, te lo sei meritato.

Gli pare di sentirli nella sua mente, le voci di tutti quei ragazzi traditi, quegli uomini senza volto che avevano sofferto a causa sua. Li immagina adesso, ridere beffardi di lui mentre pronunciano questa frase, contenti di vederlo punire per i peccati fatti.
Eppure verso Josh non prova alcun senso di colpa, si ricorda di lui alla festa a cui era andato di Ariel. Il ricordo di come Josh stringeva Rachel a sé con fare egoista, il modo in cui l'aveva baciata, con una tale prepotenza da sembrare fatto apposta per dire a tutti "lei è mia". Ricorda il senso di fastidio avvertito per un ragazzo del genere, dall'aria arrogante e con una faccia da schiaffi, uno di quello per cui Adam avrebbe peccato ancora e ancora, se avesse voluto significare fare del male ad uno come lui. Eppure ci era passato sopra, non aveva più pensato a Josh, troppo preso da quello che stava succedendo con Rachel, la sua mente non lasciava altro spazio che non per lei, la sua presenza aveva sempre sovrastato tutto il resto. Solo adesso tutto l'odio è tornato a galla e sembra non avere alcuna intenzione di scomparire.

 


Sono ore ormai che Josh gira per la città senza alcuna meta, ma allo stesso tempo nessuna voglia di tornare a casa. Non fa che pensare a tutto quello che è successo con Ariel e ogni volta la rabbia non fa che aumentare, come l'alta marea che cresce piano piano, inesorabile, così la sua rabbia sembra annidarsi dentro di lui e salire continuamente, senza sosta. 
Vorrebbe tornare indietro da Ariel e urlarle contro le peggiori cose di questo mondo. Vorrebbe sputarle merda addosso per il solo gusto di farla soffrire, di farla sentire allo stesso modo in cui lui si sta sentendo adesso. Vorrebbe trovare un modo di dare sfogo a tutto quell'odio che non vuole lasciarlo andare. Ma nel momento in cui si immagina la scena non è Ariel la ragazza succube delle sue grida, non è lei quella contro cui Josh vuole scagliarsi, è Rachel. Lei, la causa di tutti i suoi mali.
Lei che ha distrutto il suo rapporto con Ariel, con la sua presenza costante e inesorabile che non vuole lasciarli andare. Strano pensare che, nonostante lui non l'abbia più vista da quella famosa conversazione a casa sua, la sua presenza abbia continuato a perseguitarlo senza sosta. Sembra inutile avere fisicamente Rachel fra loro, non sarebbe altro che l'accessorio di un lascito ormai indelebile. Come un marchio sulla pelle di entrambi, il suo ricordo rimane lì, allo scopo di perseguitarli. 
Come farà a liberarsi di un peso così pressante? Come farà a stare con Ariel senza che l'ombra di Rachel continui ad essere legata a loro? Arriverà mai il giorno in cui saranno liberi di stare insieme con la leggerezza di chi si innamora senza remore?
È così stanco, confuso, arrabbiato. Gli piacerebbe mandare tutto al diavolo, i litigi, le incomprensioni, i sensi di colpa, per prendere Ariel di peso e portarla via, lontano, in un luogo così distante che neppure il pensiero di Rachel potrebbe essere in grado di raggiungerli.
Distrattamente ha continuato a camminare, fino ad arrivare nei pressi di casa di Rachel. C'è una piccola piazza poco distante dal suo palazzo, una fontana, dei bambini che giocano, delle anziane signore sedute su delle panchine a chiacchierare. Poi c'è lui, un ragazzo biondo che cammina avanti e indietro con fare irrequieto. Uno che ha l'aria di essere confuso almeno quanto Josh. Gli viene da chiedersi se anche lui non stia soffrendo per una donna, se quello sguardo in pena sia causato da qualche lite amorosa, vorrebbe quasi chiederglielo, forse nella speranza di avere comprensione, ma quando il ragazzo si volta la consapevolezza arriva tutta in una volta. 
Come un fulmine a ciel sereno, lo shock colpisce entrambi.
Il ragazzo della festa, quello che era con Ariel, pensa Josh.
Lui, l'ex ragazzo di Rachel, pensa Adam.
Basta un attimo perché la mente di Josh si distacchi completamente dalla razionalità per agire di puro istinto, di sola rabbia. Il cazzotto arriva prima di lui, non sa neanche quando ha cominciato ad andargli incontro, eppure gli è di fronte, lo ha appena colpito e Adam si è portato una mano sul labbro ferito. Non lo sa nemmeno perché lo ha colpito, forse perché aveva semplicemente voglia di litigare con qualcuno e lui si è trovato nel posto giusto al momento più adatto. O forse perché ricorda il modo in cui Ariel rideva con lui, come sembrava sentirsi a suo agio e, ora che lei è così lontana, lui non può fare altro che sentirsi adirato e geloso. Deve prendersela con qualcuno, deve trovare chi è pronto a subire tutto questo oltre lui. Non ha il tempo di realizzare che il colpo viene ricambiato, stavolta è Josh a ricevere senza preavviso. Il pugno gli colpisce la guancia e una fitta di dolore gli attraversa tutto il corpo. «Figlio di puttana», pronuncia Josh ansimante, mentre gli occhi di Adam sono accesi di sfida. Entrambi si guardano in cagnesco, con il fiato corto e la voglia di lottare ancora.
«Immagino che lei te lo abbia detto».
A sentire quella frase Josh prova una fitta di panico, cosa è successo tra Ariel e questo ragazzo? 
Adam lo guarda beffardo e un sorriso sicuro gli affiora alle labbra. Quando ha visto Josh aveva pensato immediatamente a Rachel, al fatto che lei lo aveva lasciato per lui e alla possibilità che quell'idiota fosse a conoscenza di quel segreto. Se poteva anche solo provare un minimo di senso di colpa, nel profondo, quel pugno era servito a far passare tutto. È troppo tardi per tornare indietro e lui non ne ha alcuna voglia, vuole solo sfruttare l'occasione per avere la meglio su Josh, lasciare che anche lui patisca un po' di gelosia, almeno quanto lui. Josh lo guarda confuso e adirato, incapace di proferire parola, così Adam decide di proseguire.
«Beh, penso che tu lo sappia, no? O almeno avresti dovuto capirlo a questo punto», si interrompe, lasciando che la curiosità mista alla rabbia affiori a pieno sul volto di Josh, ha voglia di goderselo quel momento. Josh lo guarda stupito e Adam si rende conto che probabilmente nessuno gli aveva raccontato nulla.

Meglio, così avrò almeno la soddisfazione di distruggerlo personalmente.

«Di che cosa stai parlando?» Josh ha afferrato il lembo della maglietta di Adam per tirarlo verso di lui e guardarlo nel modo più minaccioso possibile. Ha terribilmente paura di quello che Adam possa dirgli, eppure muore dalla voglia di sapere. Adam sorride, non si lascia intimidire e parla senza remore.
«Me la sono scopata».
La frase è un'esplosione destinata a riecheggiare nell'aria come una bomba, il cui fumo denso si annebbia tutto attorno ai presenti. È proprio quello che Josh avverte, un fumo nero che gli annebbia il cervello, così tanto da renderlo imbranato nel colpire. Il secondo cazzotto va a vuoto, Adam ha la meglio su di lui e riesce a schivarlo indietreggiando. Josh barcolla in avanti e Adam sfrutta il momento per fiondarsi su di lui. In pochi attimi sono per terra a ruzzolarsi, lottare, colpire il più possibile senza alcuna voglia di demordere.
Non sono solo i colpi a volare, ma le emozioni con loro. La gelosia di entrambi, la voglia di avere la meglio sull'altro, la consapevolezza di desiderare una donna che adesso non c'è per nessuno dei due. Avrebbero così tanto in comune se non ci fosse tutta quella rabbia ad accecare entrambi, l'istinto più naturale dell'uomo di sfogarla fisicamente. Sono colpi confusi, lanciati verso un avversario sconosciuto e allo stesso tempo odiato. Nessuno dei due si è fermato a riflettere, a chiedere di più,  la sola idea che quello possa essere un enorme, gigantesco malinteso non li ha sfiorati. Eccoli qui, due ignari lottatori a sfidarsi ognuno per la propria donna, convinti di avere un avversario in amore in realtà inesistente. Non c'è nessuno a chiarire quella situazione e loro continuano semplicemente a sbagliare.
«Sei un bastardo, lei è mia», digrigna fra i denti Josh.
«Non lo è mai stata, è sempre stata mia».
Adam si stupisce di quelle parole pronunciate senza pensarci, eppure lo sa, Rachel è suo e non ha intenzione di lasciarla ad uno come Josh. Non lo sa nemmeno perché ci tiene tanto a lottare con questo idiota, perché perdere tempo prezioso con lui, quando avrebbe dovuto  mettersi a cercare Rachel e andare da lei. Ma quando ha visto Josh, quando ha subito quel colpo senza avere nemmeno il tempo di metabolizzare, allora gli era montata dentro la voglia di fargli del male. Vederlo così arrabbiato, così offeso, così sconvolto da quella verità di cui era all'oscuro non può che essere una pura soddisfazione per lui. Può anche averlo colpito per primo, ma è lui quello ad aver avuto Rachel per ultimo e sarà anche il prossimo ad averla, di questo ne è sicuro.
Josh, dal canto suo, non fa che pensare ad Ariel, al fatto che possa essere andata a letto con Adam mentre lui era lì a farle gli occhi dolci, a sperare che qualcosa tra loro potesse andare bene. Perché concedersi a uno come lui e farsi tanti problemi con Josh?
È tutta colpa di questo lurido bastardo che l'aveva sedotta alle sue spalle. Era successo mentre gli dava le ripetizioni, o più avanti, quando l'attrazione tra lui e Ariel era ormai diventata così palese da essere chiara ad entrambi? O magari negli ultimi giorni, quando Ariel lo aveva mandato via, chissà se era andata a letto con lui proprio dopo che lui se n'era andato. Magari aveva usato Adam come consolazione per tutta quella storia, mentre lui era a struggersi per lei, Ariel aveva trovato con chi divertirsi. Quella gelosia è come un circolo vizioso nella sua testa, un vortice senza fine, destinato solo a creare sempre più dubbi e  ipotesi senza prove. Vorrebbe tanto sapere la verità solo per mettere a tacere tutti quelle fantasie senza fine, avere la prova certa di quando Ariel abbia scelto di tradirlo, dall'altro però ha paura di scoprire che la realtà possa essere anche peggio dell'immaginazione. Quanto ci gode a colpirlo in viso, come si sente meglio ad ogni colpo sferrato.
Ormai sono uno addosso all'altro, Josh a cavalcioni su Adam, pronto a sferrargli un altro pugno, ma Adam con un colpo di reni riesce a ribaltare la posizione prima che il colpo arrivi a destinazione. Adesso è lui ad avere la meglio su Josh, potrebbe colpirlo, ma non lo fa, si limita a guardarlo con sguardo fiero. Sono entrambi ansimanti, sporchi, pieni di graffi e lividi sul viso. Il labbro di Adam ha una spaccatura giusto al centro, Josh ha un livido violaceo e del sangue all'altezza di uno zigomo. 
«Non sarà mai tua, arrenditi, dacci un taglio» Adam parla in modo quieto, la rabbia comincia a calare, tutto ciò che vuole è andarsene e avere la possibilità di lasciare Josh solo con la sua delusione, ora che ha scoperto la verità. Non importa chi dei due avrebbe vinto quella battaglia, Adam ha già vinto la guerra, Rachel ha lasciato Josh e ha ammesso di averlo fatto per lui, cosa avrebbe potuto desiderare di meglio? 
La gelosia di Josh è stata poi la soddisfazione finale, avrebbe potuto penare ancora parecchio ma prima o poi si sarebbe arreso e avrebbe accettato che lui e Rachel erano ormai destinati. I pensieri di Adam corrono di nuovo a lei, ai baci scambiati poco prima, alla voglia di averla, al desiderio lancinante che non vuole lasciarlo andare. Se prima era arrabbiato con lei, per quella gelosia che gli aveva fatto montare dentro, per quella rabbia che ha trovato modo di sfogare, adesso tutto quanto si è semplicemente calato, sbiadito, lasciando spazio al solo pensiero di lei. È ancora ferito, eppure allo stesso tempo non gli importa, è disposto ad accettare quel fastidio se la ricompensa è tornare tra le braccia di Rachel. 

Chi se ne frega di questo imbecille, me ne vado da lei.

Adam si alza in piedi e libera Josh da quella morsa, si asciuga un rivolo di sangue sceso dal labbro spaccato e comincia a camminare, dandogli le spalle.
«Mi sono scocciato di lottare con te, è fatta ormai, io me ne vado».
Josh si stupisce della calma improvvisa di Adam, come se avesse ormai sfogato tutta la voglia di dibattersi, desiderio che a Josh non si è placato per nulla.
«Hai deciso di arrenderti?». lo provoca Josh, aspettando di vedere una reazione abbastanza forte da fargli venire voglia di riprendere la lotta, non ha ancora intenzione di arrendersi e non vuole semplicemente chiuderla così. Ha bisogno ancora di prendersela con lui. Non è giusto che Adam si sia calmato in questo modo, che lo abbia lasciato solo con la rabbia da smaltire. Non gli piace il fatto che tra i due sia l'altro ad aver scelto di andare via, non era così che doveva finire.
«Ho intenzione di andare da lei», dice Adam, sicuro, e la frase colpisce Josh come una frustata. Lei, la sua Ariel tra le braccia di quel biondino sbruffone, può immaginare già il modo in cui Ariel sarebbe pronta a medicargli le ferite, a ridere per le battute di Adam, a sorridere per quello stronzo piuttosto che per lui. È una cosa che gli manca tanto, il sorriso di Ariel, quello dei primi tempi, quelli spensierati in cui nessuno dei due aveva la consapevolezza di come le cose sarebbero andate a finire. Gli manca la leggerezza di quel rapporto, la possibilità di andare da lei e desiderarla di nascosto, usando una semplice scusa come quella delle ripetizioni. Era bello sapere che lei era sempre lì ad aspettarlo, con quel sorriso timido e l'aria così dolce. Com'è che adesso le cose sono finite in questo modo? Come ha fatto a sgretolarsi tutto, far si che le cose sia arrivate fino a questo punto?
Anche la sua rabbia sembra cominciare a sfiancarsi dopotutto, ma non ce la fa a lasciare andare Adam, è una questione di orgoglio ormai. Deve riprendere a lottare, perché Ariel è sua. È questa la molla che scattare Josh in avanti e correre verso di lui. Non ha idea di cosa volesse fare, lo spintona allo scopo di buttarlo a terra, di prenderlo a calci, non lo sa nemmeno lui, ma ha fatto male i calcoli. Adam cade in avanti e finisce sulla strada, sono fuori dalla piazzetta ormai e Josh non se ne era nemmeno accorto. Non ha il tempo di parlare, succede troppo in fretta, il motorino che sbuca dal nulla, Adam disteso sull'asfalto e la paura di Josh.
Si sente il rumore di una frenata brusca, pneumatici che lasciano la scia sul pavimento, il motorino che sterza fino a perdere l'equilibrio e precipitare addosso ad Adam. 

 

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E ad un solo mese dall'uscita dell'ultimo capitolo eccomi qui ad aggiornare! Non pensavo di potercela fare, e invece eccomi qui, la cosa cosa mi rende davvero felice perché questa storia dovrebbe essere aggiornata in modo più costante e ho intenzione di farlo. Anche se il capitolo ha un finale decisamente da WTF?!, e so che magari vi aspettavate tutt'altra cosa, posso dire che da questo scontro ne verrà fuori qualcosa di positivo dopo tutto. Per quanto riguarda la citazione alla festa vi ricordo che viene dal capitolo 2: La gelosia non è mai cosa buona. Voglio dire che non scrivo mai di lotte fra uomini, questa è stata senza dubbio una novità, anche il fatto che manchino completamente Rachel e Ariel, ma questi due avevano bisogno di spazio e devo dire che Josh è un po' troppo impulsivo come ragazzo, Adam è molto più pacifico ed è stato lui a finire per strada! Ora ho già il prossimo capitolo in mente, sperando di aggiornare presto, ringrazio come sempre tutti i miei lettori. 
Grazie a chi mi legge, chi mi segue, chi mi commenta, grazie a chiunque usa un po' del suo tempo per dedicarsi a questa storia.
Alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Quando i nodi vengono al pettine ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 15: Quando i nodi vengono al pettine

 

Josh, come aveva potuto pronunciare un nome simile di fronte ad Adam? Come poteva anche solo aver pensato al suo ex ragazzo in quel momento?
Non si è mai sentita così stupida in vita sua, rovinare tutto per colpa di una stramaledetta parola che le era sgusciata fuori dalle labbra senza che se rendesse conto. Non sa nemmeno spiegarselo, è  successo e basta. Era così su di giri con Adam, si sentiva libera e con lui non era mai successo, era sempre stato qualcosa di clandestino, proibito e pensare di poter semplicemente stare con lui senza giustificazioni le era sembrato così strano, come se non potesse essere possibile. Forse era l'insicurezza a bloccarla, la consapevolezza che da quella libertà ne sarebbe potuta scaturire qualsiasi cosa, da fidanzata aveva in qualche modo un porto sicuro a cui appigliarsi, ora invece non c'è più nulla e le cose potrebbero prendere qualsiasi piega. Magari aveva pensato a Josh perché ancora la faceva sentire protetta l'idea di non aver superato quella relazione, di aver ancora qualcosa in sospeso col passato, che la proteggesse da possibili ferite future.  Magari è semplicemente stupida e ha fatto un'idiozia, senza girarci troppo intorno. È stesa al letto senza far nulla, osserva il soffitto in attesa che il suo cervello metabolizzi per bene quello che è successo. Baciare Adam, pronunciare il nome di Josh, correre via a casa senza voltarsi indietro. Se ci fosse stato un modo di far andare peggio le cose non avrebbe potuto immaginarlo. D'un tratto squilla il cellulare e la suoneria la ridesta dai suoi pensieri.
«Pronto?», è un numero sconosciuto e Rachel aggrotta le sopracciglia.
«Rachel, sei tu?», è la voce di una donna a parlare, una persona che le sembra familiare, ma non abbastanza da riuscire a riconoscerla.
«Si, sono io, chi parla?».
«Oh, meno male che ho trovato il tuo numero, si tratta di Adam!», a sentire quel nome tutto il suo corpo scatta sull'attenti e la sua attenzione si focalizza su quella telefonata.
«In che senso si tratta di Adam? Ma chi parla?».
«Sono Marge, la nonna di Adam. Oddio ha fatto un incidente, devi andare al pronto soccorso non appena puoi, era sceso di casa per seguire te, oh mi sento così in colpa!».
Nella testa di Rachel cominciano a vorticare furiosamente tre parole: Adam, incidente, ospedale.
Non si accorge nemmeno di aver risposto a Marge, di aver chiuso la chiamata e di essere uscita in strada di corsa. Succede tutto in modo meccanico, il suo cervello è andato completamente nel pallone e nella sua testa c'è soltanto uno scopo, correre da lui.

 

Ariel è stanca. Stanca di tutta quella situazione, di dover sempre discutere con Josh, di trovarsi in questo intricati circolo vizioso che sembra non avere mai fine. Non ce la fa più a farsi problemi per Rachel, non vuole più litigare con Josh. Forse dovrebbe semplicemente andare da lei e spifferarle tutto, raccontarle quello che è successo e lasciare che sia lei a decidere se la loro amicizia possa valere ancora o meno. È da tanto tempo ormai che ci pensa, ma continua a non agire per paura. Non ha il coraggio di affrontare quello che potrebbe succedere dopo, di portare alla luce del sole qualcosa che è sempre stato nell'ombra. Eppure dovrebbe farlo prima o poi, per liberarsi da quel peso che continua ad essere sempre più insopportabile. Rachel poi ha Adam, in qualche strano e contorto modo quella cosa la consola più di quanto voglia ammettere. Un po' ci spera che Rachel le dica «tranquilla, tanto a me non interessa più Josh, fai pure quello che vuoi», ma non ha il coraggio di credere ad una soluzione così semplice.
Sospira, affranta, chiedendosi cosa stia facendo Josh in quel momento, se anche lui continua a pensarla come lei sta pensando a lui, se anche per lui questo tira e milla comincia a diventare sempre più sfiancante.
È seduta sul divano, una mano tiene il telecomando e gli occhi sono incollati allo schermo della televisione, ma la testa è da tutta altra parte. Qualcuno suona alla porta e la speranza si accende in Ariel. Corre ad aprire e si ritrova davanti suo fratello Jake.
«Ariel, ma tu alle chiamate non rispondi mai?», Ariel lo guarda confusa, ricordandosi solo in quel momento di avere un cellulare sul tavolo della cucina che è rimasto lì, abbandonato a se stesso per tutto quel tempo.
«Mi dispiace, è che avevo la testa altrove», Jake la guarda e si vede che vorrebbe chiedere di più, ma qualcosa lo frena.
«Ok, lasciamo perdere, mettiti le scarpe e scendi, dobbiamo andare in ospedale».
«In ospedale? Perché mai?».
«Adam è stato investito, se così si può dire, ora è al pronto soccorso, dobbiamo andare da lui».
Pochi minuti e anche Ariel e Jake sono in macchina, diretti verso lo stesso posto in cui avrebbero incontrato, inaspettatamente, tutti quanti.

 

Josh cammina avanti e indietro nervosamente ormai da quasi mezz'ora, hanno portato Adam al pronto soccorso e lui ha deciso di rimanere fuori ad aspettare di avere notizie certe sull'accaduto. Era così arrabbiato con Adam e ora si sente uno stupido di dimensioni epiche, quando avevano chiamato l'ambulanza per portarlo via e avevano cominciato a fargli domande non aveva idea di cosa rispondere. Ma tanto qualcuno aveva ben pensato di dire ai paramedici che si stavano picchiando e che Josh lo aveva spinto sulla strada. Josh si era scusato e aveva ribadito quanto si sentisse mortificato per l'accaduto, nessuno lo aveva preso sul serio e tutti lo avevano guardato come se fosse un bastardo. Probabilmente non avevano tutti i torti. In più Adam potrebbe denunciarlo per quello che gli ha fatto e Josh non avrebbe nulla da ribattere, è stato impulsivo e avventato, come suo solito. 
Inoltre odia gli ospedale e non riesce a star fermo. Si trova nella sala d'attesa circondato da sedie di plastica, un paio di distributori e delle persone che come lui aspettano notizie dai dottori. Peccato che probabilmente sia l'unico ad essere la causa di uno degli incidente. Che razza di idiota, continua a ripeterselo senza sosta, sentendosi sempre peggio ad ogni minuto che passa.
Non ha semplicemente fatto a botte con un amico, o amante, o qualsiasi cosa fosse per Ariel, ma lo ha addirittura fatto finito in ospedale.

Quando Ariel scoprirà cosa è successo ti odierà a morte, stanno certo.

È una minaccia che sa di verità. Non solo ha litigato con lei, ora le ha fatto anche questo, al posto di migliorare la situazione non sta facendo altro che peggiorarla sempre di più. Le porte del pronto soccorso si aprono e un medico si avvicina a Josh.
«Il suo amico sta bene, abbiamo appena finito di ingessargli la gamba, è un po' ammaccato ma nulla di grave. Rimane qui un'altra mezz'ora e poi potrà andare via. Puoi entrare se ti va di fargli compagnia nel frattempo».
Quel dottore è così gentile che Josh si sente ancora più in colpa, è convinto che siano due amici ad aver fatto un incidente. Amici, come no, come se potesse mai succedere una cosa simile. Nonostante la vergogna però decide di entrare e affrontare Adam. Quando lo hanno caricato in ambulanza non aveva detto molto a parte urlare per il dolore e mandarlo a quel paese.
Fortuna che il motorino gli era caduto solo in parte addosso, colpendogli la gamba sinistra, avrebbe potuto farsi più male di così. A pensarci poteva finire molto peggio, la cosa da un lato lo fa sentire meglio ma dall'altro si ricorda anche che poteva non succedere affatto se fosse stato più attento.
Entra nella stanza in cui c'è Adam steso su un lettino e con passo titubante si avvicina al letto. Si lascia andare su una sedia piazzata lì vicino e osserva Adam senza dire una parola. I capelli sono tutti arruffati e sporchi, ha diversi graffi sul volto, con un aria così imbronciata da sembrare quasi tenero.
«Allora, cosa ci fai qui? Pensavo che una volta caricato me in ambulanza te ne saresti scappato», la voce di Adam è stizzita, ma non arrabbiata quanto Josh si sarebbe aspettato. Si passa una mano tra i capelli a disagio e distoglie lo sguardo da lui per puntare su una mattonella a caso del pavimento.
«Non lo avrei mai fatto, sono rimasto per sapere come stavi, del resto è colpa mia se sei qui, hai tutto il diritto di odiarmi».
«Certo che ho il diritto di odiarti e lo sto facendo, ti odio per avermi fatto rompere una gamba, stronzo».
«E se vuoi denunciarmi, fallo pure, ti ho fatto del male e ci sono anche parecchi testimoni a dirlo», Josh incrocia le braccia al petto e si sente sempre più a disagio. Non è abituato a chiedere scusa a qualcuno e per sua fortuna non gli capita spesso di vivere cose simili.
«Non dire idiozie, non potrei mai denunciarti, è stato un incidente ed è tutta colpa del fatto che tu sei un imbecille, non devi pagare per questo», Josh scoppia a ridere e scuote la testa rassegnato.
«Hai ragione, sono un idiota».
«Lo sei, e poi neanche io mi sono comportato poi così bene. Andare a letto con la tua ragazza è un valido motivo per farti arrabbiare», Josh scatta a guardarlo confuso.
«La mia ragazza?», Adam lo guarda come se fosse diventato improvvisamente più stupido di quanto già non fosse.
«Certo, stiamo parlando di», qualcuno entra nella stanza e la frase di Adam rimane sospesa a metà.

Adam sente il cuore cominciare a battere freneticamente e un improvviso senso di imbarazzo lo assale al pensiero di mostrarsi in questo modo davanti a Rachel. Ma lei sembra non essere interessata al suo aspetto malandato, ha gli occhi lucidi e lo sguardo terrorizzato. Gli corre incontro e si siede sul letto accanto a lui, prendendogli il volto tra le mani.
«Oh Adam, ero così preoccupata per te», Rachel era corsa fin lì a perdifiato senza avere idea di cosa gli fosse accaduto. All'ingresso del pronto soccorso le avevano detto soltanto che aveva avuto un incidente, nulla di più, lei aveva chiesto di potergli fare visita e si era fiondata dentro. Quando è arrivata sulla porta le è bastato incontrare i suoi occhi per sentirsi subito meglio.
Si è solo rotto una gamba Rachel, puoi riprendere a respirare.
«Sto bene, stai tranquilla». Rachel lo guarda con una tale intensità da far sentire il corpo di Adam fremere sotto quello sguardo. Non era stato maturo lottare per lei, ma non se ne pente affatto. Rachel gli accarezza le guance e lui ha troppa voglia di baciarla.
«Si può sapere che sta succedendo?», la voce di Josh è come un fulmine a ciel sereno. Quel ragazzo sembra non voler mai smettere di recare danni ad Adam. Entrambi si voltano a guardarlo e la consapevolezza arriva a Rachel come un pugno nello stomaco. Non si era accorta che lui fosse lì e a pensarci non aveva completamente idea di come Adam si fosse fatto male.
«Josh, che ci fai qui?», Rachel si solleva dal letto e in un attimo si allontana da Adam a distanza di sicurezza, sotto il suo sguardo affranto. Josh li guarda entrambi con un misto di irritazione e confusione.
«Io e Josh abbiamo litigato per te, lui mi ha spinto per strada e un motorino mi è caduto sulla gamba, per farla breve».
Rachel si porta una mano alle labbra e guarda entrambi stupita, non si aspettava che Josh sapesse del tradimento, come aveva fatto a scoprirlo?Josh sembra anche più stupito di lei, si alza in piedi e comincia a parlare rosso in viso.
«Che diavolo stai dicendo? Io ti ho picchiato perché mi hai detto di essere andato a letto con Ariel, che c'entra Rachel? Come fate a conoscervi voi due? Cosa siete amanti per caso?».
L'ultima domanda di Josh risuona nell'aria come un'eco, Adam e Rachel si guardano senza dire una parola, c'è aria colpevole fra loro e sembra che tutta la rabbia che Josh aveva provato poco prima stesse tornando a galla ad una velocità impressionante.
«Allora? Siete amanti? Rachel, sei stata con lui mentre stavi insieme a me?», Rachel non risponde, è troppo mortificata per dire qualcosa. 
Si sente confusa e incapace di pensare razionalmente. Josh ha parlato di aver litigato con Adam per Ariel, ma questo non ha senso. Ha ancora meno senso se si pensa che Adam abbia invece affermato di aver cominciato la rissa a causa sua.
«Josh, io non potrei mai stare con Ariel, è la mia migliore amica. Come hai anche potuto pensarlo?».
«L'ho pensato perché vi avevo visti insieme ad una festa e sembravate essere così affiatati, poi mi hai detto che eri stato a letto con lei, non avevo completamente pensato a Rachel, io...».
La testa di Rachel comincia a vorticare furiosamente come una trottola, non riesce a trovare un punto di appiglio in quella situazione e tutto quello che sa che è non riesce a capirci nulla.
«Josh, perché eri geloso di Ariel?».
La domanda sembra risvegliare Josh dallo stato di confusione in cui era appena caduto. Adam è stato con Rachel. Rachel lo ha tradito. Lui e Adam si sono picchiati per due ragazze diverse. Sente di essere sul punto di esplodere ma si sente anche così disorientato da non avere idea di come cominciare a sfogare la rabbia, finché non punta gli occhi su Rachel e tutto gli sembra più chiaro.
«Mi stai chiedendo perché ero geloso di Ariel? Tu che quando eri con me mi hai tradito? E io che mi sono fatto tanti problemi per te! Io che pensavo di farti del male e di essere uno stronzo a pensare ad Ariel, mentre tu eri a spassartela con lui!».
Josh sente il corpo fremere di rabbia e comincia ad avviarsi fuori dalla stanza, non prima di aver afferrato il braccio di Rachel per portarla con lui. Escono fuori dal pronto soccorso e solo allora Josh le lascia il braccio. Rachel ha lo sguardo basso e l'aria colpevole. Josh ha voglia di prendere a pugni qualcosa, di nuovo.
«Allora? Quante volte te la sei spassata con lui alle mie spalle? Eh? Ti sei divertita a prendermi in giro mentre io continuavo a pensare di essere l'unico ragazzo per te?».
Le parole di Josh sono sputate fuori con una tale rabbia che a Rachel viene d'istinto allontanarsi di qualche passo da lui. L'unica cosa che vorrebbe fare è scappare via da Josh e non affrontare questo argomento. C'è un solo motivo per cui rimane lì: Ariel.
«Parli tu che hai appena ammesso di desiderare la mia migliore amica? Cosa avete fatto, siete andati a letto insieme anche voi alle mie spalle?».
«Ah, certo, ora che io ti attacco tu pensi bene di trovare una scusa per attaccare me. A differenza tua io non me la sono portata a letto, perché noi avevamo una coscienza che non ce lo faceva fare».
Josh si sente così stupido e ingenuo a pensarci, come aveva fatto a non preoccuparsi di più del fatto che Rachel potesse averlo tradito, che era quello il motivo per cui poi lo aveva lasciato? Era stato così concentrato su Ariel che non aveva prestato attenzione a quel dettaglio, ci aveva anche pensato, ma poi gli era sfuggito dopo poco, troppo peso da altri pensieri. Se solo fosse stato più attento, se solo se ne fosse accorto a quest'ora lui e Ariel starebbero insieme già da parecchio. 
«Quindi ci saresti stato volentieri?».
«Sì e se vuoi saperlo anche lei lo avrebbe fatto! Sono mesi che io e Ariel ci desideriamo a vicenda e se ci siamo trattenuti era solo perchè c'eri di mezzo tu, è tutta colpa tua!».
Rachel sente il corpo fremerle da capo a piedi, è così delusa e amareggiata da avere voglia solo di scoppiare in lacrime e prenderlo a schiaffi. Josh ha appena ammesso che desiderava e desidera ancora la sua migliore amica. Josh e Ariel, quelli che Rachel aveva fatto conoscere e incontrare pensando che, ingenuamente, nessuno dei due l'avrebbe tradita. Lei che ha passato gli ultimi mesi lasciandosi logorare dal senso di colpa del suo gesto, mentre dall'altra parte loro agivano alle sue spalle quasi allo stesso modo. Certo, potrebbero non essere stati a letto insieme, ma la cosa non cambia poi molto: sono attratti l'uno dall'altra.
Era parecchio che non si sentiva con Ariel ed era sempre stata convinta che fosse colpa sua, del fatto di essersi concentrata solo su stessa e non aver confessato nulla ad Ariel dell'accaduto. Che stupida, convinta che solo Rachel fra le due fosse quella che aveva alzato una barriera verso l'altra.
«Come sarebbe a dire che è colpa mia? Tu ti invaghisci della mia migliore amica e sarebbe mia la colpa?».
«Certo che è tua la colpa, avresti potuto semplicemente lasciarmi prima al posto di tradirmi, sei soltanto una troia».
Quella parola finale ha l'effetto di uno schiaffo su Rachel e d'un tratto le lacrime cominciano a sgorgare senza che lei possa fare nulla per fermarle.

Ariel e Jake arrivano al pronto soccorso di fretta, ma mentre si avvicinano all'ingresso una visione inaspettata la fa bloccare: Josh e Rachel, uno di fronte all'altra che litigano e si urlano contro. 
Un certa ansia l'assale ed è quasi certa che il punto di quella conversazione sia Adam. Jake le ha raccontato per strada di come Marge gli abbia spiegato che Adam aveva litigato con un ragazzo e che questo lo aveva spinto per strada e per via di un incidente si era rotto una gamba. Da un lato ne era rimasta sollevata, probabilmente Adam non era gravemente ferito, ma quello che Ariel non capiva era con chi poteva aver litigato. Jake le ha detto che Marge si era fiondata sul luogo dell'incidente e dalle descrizioni sembrava essere proprio Josh il ragazzo in questione. Quello che Ariel non riusciva a capire era solo una cosa, perché?
Forse Josh si era fatto prendere da un attacco di gelosia, ma lui e Adam si erano visti si e no un paio di volte e non c'era un motivo abbastanza valido da far partire una rissa a causa sua. Aveva passato tutto il viaggio con questo quesito, finché la presenza di Rachel non sembra averle chiarito tutto. Josh doveva aver scoperto del tradimento di Rachel con Adam e doveva essersi fatto prendere dalla rabbia.
Ariel si avvicina a passo incerto verso di loro e quando Josh si accorge di lei smette improvvisamente di parlare, accompagnato da Rachel. Due paia di occhi la guardano in modo così intenso da farle capire immeditamente tutto quanto. Rachel sa.
«Come hai potuto baciare il mio ragazzo?», Rachel ha gli occhi gonfi e la guarda con una delusione così forte da lasciarla spiazzata. Ariel comincia a boccheggiare, incapace di trovare le parole giuste da dire.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, quello che ha sempre temuto più di tutti quanti, la verità, il confronto. Poco prima si era ripromessa che sarebbe stata lei a dirle tutto, eppure di fronte a quello sguardo adirato l'unica cosa che vorrebbe fare è correre via a nascondersi.
«Mi, mi dispiace Rachel. Mi dispiace tantissimo».
Non sa che altro dire, si sente un verme in quel momento, come può mai giustificare l'aver fatto una cosa simile ad una sua amica?
«Oh, ci credo che ti dispiace, ma dispiace più a me che a te, perché non me lo hai detto?».
«Perché tu non mi hai detto di aver tradito Josh con Adam?», quella frase le viene fuori come un istinto di difesa automatico e fa rimanere stupiti sia Josh che Rachel.
«Quindi tu lo sapevi?», stavolta è Josh a parlare e la rabbia è forte, troppo perché lei possa sopportarlo.
«Si, lo sapevo, li ho visti per caso diverso tempo fa». 
«E perché diamine non me lo hai detto?».
«Non volevo ferirti», Josh allarga le braccia e una risata isterica gli viene fuori.
«Ah, certo! Qui tutti sanno che Rachel mi ha tradito e l'unico cretino che non doveva saperlo ero io, grazie per avermi preso in giro! E grazie soprattutto a te Rachel, per avermi rovinato la vita».
Rachel si volta verso Josh e sembra essere sul punto di prenderlo a sberle.
«Io ti ho rovinato la vita? E tu che hai fatto invaghire di te la mia migliore amica, come diavolo dovrei sentirmi? Hai agito alle mie spalle come ho fatto io, quindi smettila di fare così tanto il moralista». 
«Io almeno non ti ho tradito come hai fatto tu!».
«Sapete una cosa? Sono stanca di voi, di tutti e due!», stavolta è Ariel e fare una sfuriata, ma non ha intenzione di continuare a litigare, si limita a camminare e a lasciarli lì dove sono, a guardarla stupiti.
«Hai visto che hai combinato? Ora Ariel ce l'ha con me!», grida Josh a Rachel.
«Pensi che sia colpa mia? Se tu che hai picchiato Adam e lo hai fatto finire all'ospedale, hai fatto tutto tu!».
Ariel decide di ignorare le grida alle sue spalle ed entra al pronto soccorso.
«Wow! Queste si che sono notizie bomba, quindi quel ragazzo era il fidanzato di Rachel?», suo fratello ha una voce così curiosa e su di giri che ad Ariel viene quasi da scoppiare a ridere. Ai suoi occhi deve sembrare interessante scoprire tutti questi intrecci nascosti, per lei no.
«Jake, lascia perdere che è meglio».
«Ok, come vuoi», Jake alza le braccia in segno di resa e sembra abbia capito che non è il caso di fare altre domande. Entrano nella stanza di Adam e Ariel corre da lui e lo stringe in quello che dovrebbe essere un goffo abbraccio. 
«Ero così preoccupata per te, meno male che non è nulla di grave, avevo immaginato molto di peggio!», Adam fa una risata lieve fra i capelli di Ariel che gli coprono quasi tutta la faccia.
«Ah bene, mi fa piacere sentire che sei contenta che mi sono ingessato la gamba».
«Oh, Adam, lo sai che cosa volevo dire», Ariel scioglie l'abbraccio e si siede ai piedi del letto. 
«Amico, hai fatto prendere uno spavento anche a me», Jake è seduto sulla sedia vicino al letto e il suo saluto ad Adam è stato una pacca sulla spalla, non troppo forte per evitare gli fargli altro male.
«Mi dispiace che io vi abbia fatto preoccupare, è successo in modo inaspettato, sinceramente ero uscito di casa con altri motivi, di certo non pensavo di fare a botte».
«Ma quindi che è successo di preciso? Voglio più dettagli», la voce impaziente di Jake gli fa guadagnare un'occhiataccia da Ariel. «Che c'è? Sono curioso», continua lui e Ariel alza gli occhi al cielo.
«Nulla di che, a quanto pare è stato un malinteso. Josh pensava che io fossi andato a letto con Ariel, io invece pensavo che lui avesse capito che si trattasse di Rachel».
Ariel si irrigidisce e sente che qualcosa non quadra. Era sicura che Josh si fosse arrabbiato con Adam per Rachel, che lei non c'entrasse nulla. 
«Quindi vuoi dire che Josh ti ha picchiato perché era convinto che tu stessi con me?», Adam la guarda e annuisce, c'è del rammarico nei suoi occhi e Ariel sa bene il perché. È come una domanda muta, le sta chiedendo perché non glielo ha detto, perché lo ha tenuto all'oscuro di una cosa simile. Ariel distoglie lo sguardo e fa finta di non averlo notato.
«Wow, di nuovo. Devo ammettere che ne ho sentite di storie ma questa è davvero incasinata. Insomma già il fatto che Adam sia andato a letto con la tua amica Rachel non lo avrei mai detto, ma scoprire poi che tu e la facevi col suo ragazzo, beh è davvero pazzesco!».
«Oh Jake, non me la facevo col suo ragazzo, ok?».
«Il modo in cui vi baciavate sull'ingresso era abbastanza chiaro».
«Jake, smettila, anzi perché non vai al distributore a prendermi un succo di frutta?», Adam guarda Jake in modo eloquente e lui si alza senza dire altro. 
«Ariel, perché non me lo hai detto?».
«E tu perché non mi hai detto di Rachel?».
Due domande a cui nessuno dei due sa rispondere, c'è un attimo di silenzio ed è Adam a riprendere a parlare.
«La mia situazione non è uguale alla tua, Rachel e Josh non sono miei amici, non sono io a dovermi portare un senso di colpa grosso quanto una casa», Ariel sospira e sente di essere sul punto di scoppiare a piangere, ma è stanca anche di quello.
«Ariel, ascoltami, non hai fatto nulla di male, ok? È semplicemente capitato, siamo essere umani, è normale commettere degli errori, vieni qui, siediti più vicino a me», Ariel decide di dargli ascolto e si siede di fianco a lui, in modo che Adam possa stringerle una mano nella sua. 
«Si, ma certi errori non avrei dovuto farli, sono così stanca di tutta questa situazione».
«Ariel, guardami», lei solleva lo sguardo e legge la determinazione negli occhi di Adam «Non devi lasciarti abbattere, ok? Ti riprenderai e lo farà anche Rachel, del resto neanche lei si è comportata bene col il suo ragazzo, nessuno di noi ha fatto la cosa giusta e tu non sei portata a star male più degli altri».
«Quindi dici che sto più male di te?».
«Oh si, puoi starne certa. Lo si nota dai tuoi occhioni tristi. Io non sono un santo ma cerco di conviverci, tu non sei abituata a fare la cattiva ragazza», Ariel si apre in un sorriso appena accennato e Adam le accarezza una guancia.
«Promettimi che ti riprenderai e che quando avrai bisogno di qualcuno mi chiamerai immediatamente», Ariel fa cenno di sì e d'un tratto si sente più leggera. Come se la consapevolezza di dividere quei pensieri con un amico la faccia stare meglio.
«Stanno litigando parecchio là fuori?».
«Oh si, non puoi immaginare quanto, sono così arrabbiati tutti e due, si vede che avevano parecchie cose da dirsi».
«Posso immaginare...», un velo di tristezza cala sugli occhi di Adam e Ariel si chiede quanto possa piacerle Rachel.
«Sai, penso che tu a Rachel piaccia molto. Vi ho spiati dallo spioncino della porta e sembravate parecchio presi entrambi, lei poi ti guardava con uno sguardo molto intenso», Adam sembra rianimarsi e la guarda speranzioso, prima di abbassare lo sguardo imbarazzato.
«Ah, bene, mi fa piacere sentirlo», lei sorride di rimando e gli passa una mano fra i capelli spettinati.
«Ok, Ariel, io ho del lavoro da sbrigare, ora che abbiamo assodato che Adam non è morto possiamo andarcene, che dici?», Jake è sulla porta e non ha alcun succo di frutta fra le mani, Adam lo guarda e lui fa spallucce «a quanto pare li avevano finiti».
«Ci credo», gli risponde laconico Adam. Ariel gli da un bacio sulla guancia e lo saluta, raggiungendo il fratello.
«Ha ragione Adam, non hai bisogno di sentirti in colpa, ricordatelo quando usciremo da qui», sono in corridoio, vicini alla porta, Ariel lo guarda e gli verrebbe da chiedergli se al posto di andare al distributore non avesse passato il tempo ad origliare, ma ha la sensazione di sapere già la risposta.
«Grazie», dice prima di uscire fuori ed affrontare la ex coppia ancora alle prese con il litigio.
«Ma ti senti Rachel? Sembra che tutto il mondo debba girare attorno a te».
«Il mio mondo? Sei tu che mi metti al centro del tuo mondo per scaricarmi la colpa su ogni cosa, ora ci siamo lasciati puoi benissimo stare con Ariel e smetterla di dire che è colpa mia».
«Certo che è colpa tua! Sei tu che la fai stare male».
«E come avrei potuto mai risolvere la situazione se nemmeno sapevo dell'esistenza di questa relazione?».
Rachel e Josh sono esattamente come Ariel li aveva lasciati, uno di fronte all'altro a guardarsi adirati e urlarsi contro. Se non avesse fatto qualcosa per fermarli avrebbero potuto continuare per ore.
«Ragazzi, smettetela, è ora di finirla», Rachel si volta a guardarla e quello sguardo ferito è un brutto colpo per Ariel.
«Ariel, voglio che tu scelga, o me o Josh, devi decidere da che parte stare».
Quella richiesta la lascia spiazzata e d'un tratto tutti quanti sono fermi a fissarla. Non aveva mai pensato di dover arrivare ad un simile punto. Dover scegliere tra la sua migliore amica e il ragazzo di cui è innamorata. 
Come aveva fatto a finire in quella situazione? Come aveva potuto lasciare che succedesse tutto questo?
È arrivata al punto in cui tutti nodi sono venuti al pettine, eppure non è ancora in grado di capire come fare a scioglierli. I suoi occhi passano da Rachel a Josh, dallo sguardo ferito di lei a quello pieno di aspettativa di lui. Non avrebbe mai pensato di trovarsi al centro dei due fuochi in questo modo, gli ultimi mesi li aveva passati nell'ombra, cercando di nascondere il più possibile quei sentimenti che la stavano facendo soffrire tanto. Essere lì di fronte ad entrambi, con la piena consapevolezza che tutti ormai sanno quello che tanto aveva cercato di nascondere, la fa sentire in torto ma anche libera. 
Sì, si sente libera. Come se tutto quel peso si stesse sciogliendo piano piano, non ha più bisogno di pensare a come avrebbe reagito Rachel, perché ormai lo sa. Non ha più bisogno di capire come e quando spiegare questa cosa, è divenuta di dominio pubblico.
Allora, adesso che non ha più bisogno di pensare a come nascondersi, cosa dovrebbe mai fare?
Non lo sa neanche lei, eppure di una cosa è certa, ha bisogno di sentirsi leggera. Si lascia cullare in quella sensazione che comincia ad avere vita dentro di lei e sente che è quello di cui ha più bisogno. Lasciare andare tutto questo e pensare solo a se stessa, senza bisogno di altro.
«Non scelgo nessuno dei due, andiamo via Jake».
Ariel volta le spalle ad entrambi e si avvia verso la macchina. Non si è degnata di guardarli dopo quella risposta, non ha voluto pensare a quello che avrebbe comportato loro queste parole. Non le importa più, le interessa solo di sé stessa, almeno per questa volta.
Sale in macchina, chiude lo sportello e sente lo sguardo di Jake su di lei.
«Hai fatto la scelta giusta».
«Lo so».
L'auto parte e la radio si accende in automatico, una canzone pop accompagna i pensieri di Ariel mentre prende il cellulare e digita un sms.

Vieni a casa mia quando puoi, ho scelto te.


 
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Anche questa volta il nuovo capitolo è arrivato prima rispetto ai miei soliti tempi, ho intenzione di finire questa storia entro fine estate e nulla mi fermerà, almeno spero. Ma passiamo al capitolo, come avrete notato questo capitolo è stato deicsamente un capitolo di svolta, molto decisivo per la storia, meno introspettivo rispetto agli altri, molto più concentrato sui dialoghi, si può dire che abbia spaccato in due la narrazione. Adesso tutti sanno la verità, i prossimi capitoli saranno quelli in cui i ragazzi cominceranno a fare le scelte per il futuro e intraprendere la strada verso la fine. Il finale del capitolo è molto aperto, ho lasciato il dubbio su chi possa essere il destinatario del messaggio, posso dire solo che il prossimo capitolo sarà incentrato molto su di loro. Il capitolo è un po' più lungo rispetto agli altri e poteva anche durare di più ma non volevo appensatirvi troppo, tutte le questioni poi verranno affrontate singolarmente. Grazie a chi mi legge, chi mi segue, chi mi commenta, grazie a chiunque usa un po' del suo tempo per dedicarsi a questa storia. Un ringraziamento speciale a Christin23 che ha realizzato il trailer della storia, che trovate in alto sotto il banner, lo amo!
Alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Una cosa sola ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 16: Una cosa sola
 

 

Ariel è sul portico di casa, è arrivata a casa quasi mezzanotte, l'aria è ancora calda nonostante sia Settembre ormai. Ha salutato suo fratello Jake, sta prendendo le chiavi dalla borsa, le trova, apre il portone e comincia a salire le scale. Si sente sfinita dopo quella giornata, dopo tutte le emozioni devastanti che l'avevano assalita. Non è stato facile affrontare tutto in una sola volta, come una bomba esplosa d'improvviso, in un momento inaspettato. Eppure si sente sollevata, non è così che avrebbe voluto far andare le cose, ma si sente meglio. Si sente svuotata, stanca, ma anche e soprattutto libera.
Ha finto di fronte a suo fratello di non aver fatto alcuna scelta, di aver allontanato entrambi, ha tenuto per sè quella mossa egoista e stavolta non se ne pente. Farà quello che ha sempre voluto fare e non ha alcuna voglia di fermarsi. 
Sale le scale con una strana euforia, si sente nervosa, elettrizzata. Dopo aver inviato quel messaggio tutto il suo corpo sembra essersi messo in allerta, in attesa di poter realizzare quello che gli ha scritto. È stata con Jake ad un pub, hanno chiacchierato, si sono rilassati, lei ha finto che tutto questo casino non sia mai successo e Jake ha rispettato la sua scelta, hanno parlato di tantissime altre cose, nulla che c'entrasse con Josh o Rachel. Così è passata la serata, fino a quando il suo cellulare ha vibrato e le è bastato leggere il messaggio per farla scombussolare.

Sto arrivando.

Sono passati dieci minuti da quel messaggio e Ariel non hai idea di dove possa essere, magari è ancora in viaggio, forse sta entrando nel portone proprio adesso. Invece è esattamente davanti a lei, appoggiato alla sua porta, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo che riesce a farle aumentare i battiti a dismisura.
Sotto quell'aria un po' imbronciata, qualche livido sul suo viso, c'è un'energia che sembra sprigionare e colpirla direttamente nello stomaco. È come una scarica elettrica che passa nell'aria tra lui e lei di continuo. Non ha il coraggio di parlare, aspetta che sia lui a farlo.
«Ariel, giuro che se stavolta mi fai entrare non uscirò  più da casa tua finché non avremo fatto sesso, è una promessa».
Non dovrebbe essere così eccitata di fronte a quelle parole, ma un brivido di piacere la percorre. È quello che aspettava e non se lo sarebbe fatto sfuggire.
Non le importa più di tutto il resto, non ha più voglia di sentirsi in colpa, di continuare a rimpiangere qualcosa che non può avere. È stanca di addossarsi ancora tutto quel peso che la sta portando alla distruzione. Vuole Josh, lo desidera con ogni fibra del suo essere. Vuole avvicinarsi a lui e baciarlo così appassionatamente da sentire le ginocchia tremare e l'eccitazione salire alle stelle. Ha deciso che almeno per una volta, almeno per un giorno, vuole essere egoista e prendere quello che desidera sin da troppo tempo.
Ecco la sua risposta, prendere quello che vuole senza chiedere scusa a nessuno. Si avvicina a Josh, gli infila una mano nei capelli e lo bacia. Senza paura, preoccupazione o voglia di tirarsi indietro. Lo bacia perché ha voglia di farlo e basta. Lui sembra non aspettare altro.
La lingua di Josh corre a cercare quella di Ariel, le mani le stringono i capelli con forza e Ariel si appiglia alla sua maglietta come se fosse l'unico punto fermo in quel mare di emozione che stanno venendo a galla tutte d'un botto.
Josh la sbatte contro la porta e Ariel ansima per quel gesto così aggressivo ed eccitante allo stesso tempo. La bacia con una tale passione da farla tremare da capo a piedi, ma non possono farlo lì all'ingresso, deve aprire la porta, deve trovare la forza di staccarsi da lui e aprire la porta. 
Josh sembra leggerle nel pensiero, smette di baciarla e la fa voltare su stessa, piazzandosi dietro di lei, ad una distanza tale da darle la possibilità di farle inserire le chiavi nella toppa, ma non abbastanza da non farle sentire la sua eccitazione premere dietro di lei. Apre la porta con dita tremanti e Josh la spinge dentro, afferrandole subito il viso tra le mani, riprendendo a baciarla con la stessa foga di poco prima. Ariel non ha la lucidità di fare nulla più che continuare quel bacio infinito, sente il tonfo della porta che si chiude e ringrazia Josh per averlo fatto al posto suo.  Adesso sono liberi di fare quello che più vogliono, senza remore.
È come se dietro quella porta chiusa ci fosse rimasto tutto il resto, tutte le paure, i dubbi, le insicurezze, i sensi di colpa. Qualsiasi cosa possa essere in grado di fermarla è rimasta semplicemente dall'altra parte, in una realtà che non le appartiene più. Non ha voglia di sentirsi male per qualcun altro, non si merita di soffrire ancora. Ormai anche il solo ed un ultimo filo che la teneva legata a quella matassa di responsabilità, che si trascinava ancora e ancora da tempo, si è spezzato per lasciarla completamente libera.
Libera di baciare Josh quanto vuole, con tutta la passione che è in grado di scatenare, libera di poterlo toccare e di lasciarsi toccare. È come essere arrivata al punto più alto di quella storia, su una via di non ritorno. 
È racchiuso tutto lì il loro amore, in quel salotto riempito dai loro ansiti e dai loro respiri affannati. Nella frenesia dei loro gesti, nella ricerca disperata dell'altro, tutto chiuso in una bolla che sembra essere indistruttibile. Il cuore di Ariel batte all'impazzata, così forte da sembrare sul punto di voler uscire dal petto. La sua pelle è bollente e ad ogni tocco con Josh lo diventa sempre di più. Non sa chi dei due sia più eccitato, chi ha cominciato a svestire l'altro. I loro corpi si sono toccati e tutto il resto è venuto da solo. Baciare Josh le viene così naturale, è così bello da farle salire un sorriso spontaneo sulle labbra tra un bacio e l'altro.
La maglietta di Ariel è sul pavimento, seguita da quella di Josh poco dopo. Ariel gli stringe le mani attorno al collo e Josh le afferra i glutei per prenderla in braccio. Sono avvinghiati all'ingresso, in piedi, ansimanti, felici. Josh si stacca dalle sue labbra per baciarle il collo e Ariel affonda una mano nei suoi capelli.
«Dio, Ariel, quante volte ho sognato di poterlo fare». 
Josh avanza di pochi passi e tocca il divano con una gamba, lascia che Ariel ci si stenda sopra e la segue a ruota.
Pochi attimi distanti e Ariel sente l'aria fresca posarsi sulla sua pelle, respira prima che Josh si fiondi di nuovo su di lei per baciarla fino a toccarle l'anima.
Le sgancia il reggiseno e anche quell'indumento vola via. Ariel rimane a petto nudo e la mano di Josh corre ad afferrare un seno, lei inarca la schiena sotto quel tocco e Josh si eccita ancora di più di rimando.
Quanto ha aspettato di vederla così, leggera, senza pesi, senza remore, senza nulla ad allontanarla da lui. È così bella con quel sorriso timido, con l'aria di chi ha deciso di donargli l'anima. Lo sa che per Ariel questo non sarà soltanto sesso, non potrebbe mai esserlo tra loro. Ariel ha deciso di concedergli fiducia, gli sta offrendo il suo cuore su un piatto d'argento, lasciando a Josh la scelta di cosa farne. Tutto quello che vuole è prendersi Ariel e tenerla per sé. Vuole tutto di lei, dal corpo alla sua essenza più profonda. Ariel è sua e nessuno potrà portargliela via.  La mano scende lungo i fianchi e al suo posto le labbra afferrano un capezzolo, Ariel risponde con un singhiozzo e Josh si sente di impazzire. Ha così tanta voglia di lei da non essere in grado di pensare lucidamente, riesce solo a baciarla, toccarla e fare qualsiasi cosa per averla. Il sesso gli pulsa maledettamente e ha bisogno di farlo, di arrivare a quel punto in cui entrambi potranno toccarsi in un modo così profondo da non poter tornare più indietro. Le sfila i pantaloncini e le mutandine allo stesso tempo e si ferma un attimo a guardarla, a godersi la realtà di quel corpo che fin troppe volte aveva immaginato nella sua fantasia, è anche meglio dell'immaginazione. 
Ariel ha sempre avuto vergogna di mostrarsi nuda davanti ad un uomo, ma il modo in cui Josh la guarda le fa passare qualsiasi paura. Quegli occhi sembrano quasi venerarla, volerla ad un punto tale da sfociare nell'adorazione.
«Ariel, sei stupenda, sei meravigliosa e io ti amo».
Le parole sfuggono dalle labbra di Josh in una maniera così spontanea da farlo stupire. Eppure è la semplice constatazione della realtà. Tutta quella rabbia, tutti quei litigi, tutto è ruotato attorno a questa unica ed evidente consapevolezza. La ama in un modo così totale e devastante che potrebbe impazzire alla sola idea di perderla di nuovo. Ariel scoppia a ridere di fronte a quell'affermazione detta con una tale naturalezza.
Josh la ama. 
E anche lei lo ama, maledettamente. 
La consapevolezza di quei sentimenti l'assale come un'ondata e sale sempre di più fino a farle sentire il petto essere sul punto di scoppiare per l'emozione. Ha sempre saputo quello che provano l'un per l'altra, ha sempre avuto la certezza che quella non fosse una semplice cotta. In fondo al suo cuore, crede di averlo amato sin dalla prima volta che lo ha visto. Ci sono cose che possono spiegarsi solo con la razionalità, altre invece che succedono e basta. Loro si amano e non c'è nulla che si possa fare per cambiare questa realtà.  Nessuno potrà mai togliere loro un simile sentimento con la forza. Non basteranno tutti i sensi di colpa del mondo a farle nascondere di nuovo la testa sotto la sabbia, perché non se lo merita. Ha bisogno di quell'amore che le riempie il cuore di gioia, ha bisogno di Josh che la stringe fra le braccia, ha bisogno di tutto questo per avere anche solo una piccola fetta di felicità. Poterla assaporare abbastanza da bastarle per tutto il resto della vita. 
Non le importa di quello che succederà dopo, non vuole pensare a quali conseguenze porterà quello che stanno facendo, perché non si è mai sentita così felice prima d'ora. Josh le appartiene, è qualcosa che non si può spiegare a parole, lo avverte ogni volta che lo tocca. Non è la sola e semplice attrazione a spingerli l'uno verso l'altra, è qualcosa di più, una consistenza che si sente nell'aria, che si esprime nel modo in cui la guarda, che si realizza nei baci che si scambiano. Una forza misteriosa in grado di unire in un modo così totale e devastante due persone tanto diverse. Come potrebbe voltare le spalle di fronte ad una cosa così grande, fingere che non esista un filo invisibile, un legame che li terrà sempre legati l'uno all'altro.  Lui le ha lasciato un'impronta indelebile nel cuore, impossibile da cancellare.
Gli infila una mano nei capelli e lo fa avvicinare a lei, riprende a baciarlo e lascia che le loro lingue si inseguano a perdifiato. Josh intanto comincia a slacciarsi i jeans e con l'aiuto di Ariel li fa scivolare via dalle gambe. Sono solo un paio di boxer l'unico indumento rimasto, l'ultimo pezzo di stoffa che li separa dal poter diventare una cosa sola. Josh si ferma a guardarla, un'ultima volta, quasi le stesse dando la possibilità di ripensarci prima che possa essere troppo tardi.
«Ne sei sicura?».
«Ne sono sicura Josh, come sono sicura di amarti».
Lui si apre in un sorriso e anche l'ultimo brandello che li teneva con i piedi per terra è stato annullato. Tutto quello che hanno passato fino a questo momento, dall'attrazione nascosta, dai sentimenti celati, alle bugie, tutto sembra concentrarsi dentro di loro per essere annullato in un solo istante nel momento in cui i loro corpi si incastrano. È la perfezione di quel momento, l'ultimo tocco in grado di far ricongiungere le loro anime in una maniera così totale da non lasciare più loro alcuna possibilità di separarsi. 
Sono insieme, due corpi che si intrecciano e lasciano che sia la loro unione a portarli in paradiso. Salgono fino ad arrivare a toccare le vette più alte del piacere, il punto finale di emozioni così forti da annientarli. La loro identità si annulla fino al limite, lasciandoli per pochi attimi tra le nuvole, fino a farli scendere dolcemente a terra. Ansanti, appagati, felici. Insieme.

 


Ariel avverte il sole filtrare attraverso le tende chiuse, c'è qualcosa che la ridesta dal sonno nonostante sia sicura essere ancora presto per alzarsi. Si rigira nel letto e i suoi occhi cadono sul volto di Josh ancora addormentato, un sorriso le viene fuori spontaneo.
Ripensa a quello che è successo quella notte e il cuore comincia a batterle all'impazzata al solo pensiero di quello che hanno fatto insieme. Tutte le scene migliori tra loro le passano nella mente come un insieme di flashback confusi, accomunati dalla sensazione di eccitazione e desiderio, a tal punto da farla arrossire al solo pensiero.  Quante volte aveva sognato una cosa del genere, quanto ha desiderato avere Josh in quel modo. Sapere che lui le appartiene adesso è una consapevolezza così forte da spiazzarla e farla salire al settimo cielo nello stesso momento.
Ci sono tante cose che devono affrontare, in particolar modo la questione di Rachel. L'ha lasciata fuori per tutta la notte, troppo presa dall'accecante desiderio di Josh, ma adesso, alla luce del giorno, tutta la razionalità viene a galla. Dovrà affrontarla prima o poi, ma adesso non ne ha alcuna voglia. Stavolta non ci saranno i rimorsi a farla tornare indietro, sa di averla ferita, ma è stanca di preoccuparsi per lei. A Rachel poi ci penserà Adam, potrebbe scommettere qualsiasi cosa che quei due avrebbero trovato il modo di incontrarsi di nuovo e, chissà, magari cominciare una storia.

Adam, come starà?

Prende il cellulare e gli scrive un sms, gli era mancato così tanto in quel periodo che adesso ha maledettamente voglia di sentirlo di nuovo, di renderlo partecipe di ogni particolare della sua vita come facevano prima che tutto questo avesse inizio.

Buongiorno, so che probabilmente starai dormendo, ma volevo farti sapere che da oggi in poi voglio che il nostro rapporto sia limpido e trasparente su tutto, non ti terrò più all'oscuro di tutto. Infatti ho una novità da raccontarti, aspetto una tua risposta.

Digita di getto e preme invio, fissa lo schermo del cellulare e un nodo allo stomaco le sale all'idea di raccontare ad Adam quello che ha fatto. Ha paura di ammettere una cosa simile, ma allo stesso tempo ha voglia di urlarlo al mondo. Vorrebbe affacciarsi al balcone e gridare di essere stata con Josh, di aver smesso con le paranoie e le paure e di essersi goduta la vita almeno per una volta, griderebbe a tutto volume che le è piaciuto e che finalmente si sente felice dopo tanto, tantissimo tempo.
Il cellulare vibra inaspettatamente, Adam le ha già risposto.

Wow! Mi piace questa nuova politica, hai da fare? Io sono a letto annoiato, posso chiamarti?

Ariel gli risponde di sì e si affretta ad uscire dalla stanza prima che Josh possa sentire il cellulare squillare. Indossa velocemente una maglietta e a piedi scalzi si avvia in salotto, su quel divano dove la notte prima avevano raggiunto il culmine. Un brivido le percorre la schiena ma cerca di ignorarlo, concentrandosi sulla chiamata in arrivo.
"Pronto, Adam, come stai?".
"Insomma, non sono al massimo della mia forma", la voce di Adam è assonnata e anche un po' stizzita.
"Cosa ci fai già sveglio a quest'ora? Non è tua abitudine alzarti così presto quando non hai alcun impegno, pensavo che avresti sfruttato l'invalidità per dormire fino ad ora di pranzo". Ariel ricorda ancora vividamente i periodi di vacanza insieme, quando era costretta a tirare giù dal letto Adam a suon di cuscinate per convincerlo ad uscire dal letto e andare al mare con lei. 
"Ah, tu si che mi conosci bene! Peccato che Marge non sia della stessa opinione, sta facendo un casino infernale in cucina per prepararmi la colazione".
"Beato te che hai una nonna così premurosa".
"Certo, così premurosa che probabilmente mi costringerà a mangiare una quantità di cibo che potrebbe bastare per un esercito. Da quando sono tornato a casa vive perennemente in ansia, manco fossi un malato terminale...".
Ariel sorride all'idea di Marge tutta preoccupata di Adam, se lo può immaginare il modo in cui nel suo modo di essere premurosa lo stia facendo impazzire.
"Almeno hai qualcuno che si preoccupa per te, o preferiresti un'infermiera più giovane, magari bionda?", fino a qualche giorno prima non avrebbe avuto il coraggio di dire una cosa del genere, adesso invece si sente a suo agio a parlare e scherzare su qualsiasi cosa. Come può essere cambiata così tanto dopo una sola notte? Da un lato sa che il sesso sicuramente le è stato d'aiuto, ma non si tratta solo di quello, c'è qualcosa di più profondo, del modo in cui è riuscita a svincolarsi da tutto. Come se avesse spezzato quell'ancora che tentava in tutti i modi di farla calare a picco. Sente di essere tornata se stessa, la Ariel che più le piace essere, gode di una spensieratezza che tanto le era mancata.
"Oh mio Dio! Mi stai davvero prendendo in giro su Rachel? Cosa ne è stato della Ariel depressa e disperata degli ultimi periodi? E comunque si, beh, se dovessi scegliere non mi dispiacerebbe avere un'infermiera sexy come Rachel, potrei aver già fatto qualche fantasia su di lei".
Nonostante sia stato costretto ad alzarmi presto, Adam è contento di poter sentire Ariel, le era mancato scherzare con lei e parlare in un modo così spotaneo, spensierato. È abbastanza sicuro che qualcosa di grosso sia successo da quando l'ha vista, ma vuole aspettare che sia lei a dirglielo. Per quanto riguarda Rachel deve ammettere che ci ha pensato, ma ad Ariel non avrebbe di certo raccontato i pensieri sconci che lo avevano accompagnato quella notte.
"Solo qualcuna? Scommetto che te la sogni dalla mattina alla sera".
Sì, l'ha sognata, ma anche per quello avrebbe decisamente preferito sorvolare, così decide di puntare l'attenzione su di lei.
"Ok, adesso non esageriamo, non sono mica innamorato di lei, non sono come te e Josh".
La frase fa restare un attimo Ariel a bocca aperta, il modo in cui Adam abbia ammesso una cosa simile la stupisce, si sarebbe aspettata di sentirlo un po' più arrabbiato nei confronti di Josh, invece non c'è tono di accusa nella sua voce.
"Pensavo che non avresti nominato Josh così facilmente, insomma è colpa sua se sei ridotto così...e anche mia".
Ha cercato di non pensarci troppo, ma si sente in colpa per quello che è successo ad Adam, non importa quello che lui possa dirle, se lei fosse stata più sincera tutto questo non sarebbe successo.
"Ariel, non è assolutamente colpa tua, vedi di capirlo una volta per tutte. E poi non è colpa vostra se siete così innamorati, si vede dal modo in cui Josh ha perso la testa quando l'ho provocato, o dal modo in cui soffrivi per lui...Ariel, il fatto che tu abbia perso la testa per un idiota non implica che io debba odiarti o rimproverarti per quello che succede. Non sono uno che porta rancore, non come il tuo ragazzo, dovresti seriamente farlo sfogare un po', sarebbe utile ad entrambi".
"In effetti....oggi sicuramente avrà modo di svegliarsi più calmo rispetto a ieri".
È stupido, ma Ariel si vergogna un sacco a dire quelle cose al telefono, può già immaginare l'aria divertita di Adam di fronte ad una tale ammissione.
"Quindi mi stai dicendo che avete qualcosa insieme stanotte?".
"Si, è successo qualcosa stanotte".
"Ok, e cosa è successo quindi?".
Adam lo sta facendo di proposito, ne è certa, vuole che lei glielo dica chiaro e tondo, sa quanto si sente a disagio a parlare di certe cose.
"Lo sai, non fare il finto tonto".
"Mh, no, direi che non lo so davvero, cosa è successo? Avete fatto una partita a carte? O magari avete giocato a monopoli, anche se di solito ai pigiama party si fanno cose un po' più entusiasmanti...".
"E va bene! Abbiamo fatto sesso!".
Lo sputa fuori ad un volume più alto del normale e le viene spontaneo guardarsi intorno, quasi qualcuno avesse potuto sentirla, ma non sente alcun rumore, probabilmente Josh sta ancora dormendo.
"Ah, lo sapevo! Anche se non c'era bisogno di urlarlo in questo modo, insomma avevo capito già di cosa stavamo parlando, mica sono scemo".
Ariel scoppia a ridere e scuote la testa, quanto le era mancato Adam.
"Sei insopportabile".
"Anche io ti voglio bene, aspetta un attimo..." Ariel sente un fruscio e la voce di Adam le arriva distante.
"Nonna, ma quanto hai cucinato? Guarda che non la mangio tutta quella roba! Che cosa intendi dire che è per due persone? Chi altro dovrebbe mangiare a parte me? Guarda che sono da solo. Cosa vorresti dire con la frase 'Rachel ha appena bussato alla porta?', ok, ho capito. Lo so che cosa vuol dire cosa credi che sia stupido? Era una domanda retorica, e tu le hai aperto? Ma che diavolo!".


 

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Con un grandissimo sforzo sono riuscita ad aggiornare ben due volte nello stesso mese, me lo ero prefissato come qualcosa da fare e ce l'ho fatta giusto in tempo, un'ora prima di Luglio hahaha
Detto questo, come avete visto finalmente ce l'abbiamo fatta, Josh e Ariel si sono lasciati andare e lo hanno fatto, era quasi ora! Ci ho messo un po' a scrivere quel pezzo, avevo bisogno di descrivervi al meglio un momento atteso da tanto, spero di essere riuscita nell'intento. La seconda parte è volutamente più tranquilla, è il momento di rilassarsi un po' prima del grande finale!
Anche se ci saranno ancora parecchi capitoli prima della fine, spero di non annoiarvi! E se non avete capito bene cosa sia successo sul finale, state tranquillo che nel prossimo capitolo sarà tutto più chiaro, dedicato ai fan di Adam e Rachel. 
Ringrazio come sempre le ragazze che mi lasciano delle stupende recensioni, tutti quelli che mettono la storia tra seguite/preferite/ricordate e anche i lettori silenziosi. 
Grazie e alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Cuddles ***


 

[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 17: Cuddles

 

Josh, Ariel, Adam; sono questi tre nomi a girarle nella testa di continuo da ore, loro e tutto quello che era successo negli ultimi giorni.
Josh, il suo ex ragazzo che ha scoperto il suo tradimento, che l'ha offesa e le ha urlato addosso. Josh e la sua rabbia, quel rancore così forte da destabilizzarla. 
Lo ha sempre saputo che sarebbe successo, che Josh avrebbe scoperto il suo segreto e le avrebbe vomitato addosso tutta la delusione che ne avrebbe conseguito, è una paura che si porta sin dalla notte del suo tradimento, quella di vedere la delusione, la rabbia, le repulsione negli di occhi di chi aveva posto fiducia in lei. Lo ha immaginato così tante volte, eppure viverlo dal vivo è stato molto più distruttivo di quanto avrebbe immaginato. Non c'era soltanto la rabbia del tradimento, non è quello l'unico  motivo per cui Josh ce l'ha tanto con lei e lo sa, lo ha capito ancora prima che Josh le rivelasse il segreto di lui e di Ariel. Quello di ieri era stato un litigio che era destinato a succedere ed era una cosa che a quanto pare si aspettavano entrambi.
Le parole di Josh erano sputate con un tale odio da farla rabbrividire al solo ricordo, l'ha colpita più di quanto si aspettasse, rivelandole qualcosa che mai e poi mai avrebbe creduto possibile. 
Ariel, l'altra parte del segreto di Josh, la realtà inaspettata che l'ha colpita in pieno viso come un cazzotto. La sua migliore amica, o forse ex migliore amica, che le ha tenuto nascosto una cosa così grande e allo stesso tempo così evidente da farla sentire una stupida più che mai. La stessa ragazza che, messa di fronte ad una scelta l'ha guardata in modo freddo, prima di voltarle le spalle.
Le viene da chiedersi quando tutto questo fosse cominciato, da quanto Ariel e Josh si desideravano e come aveva fatto a non accorgersene, a non farsi venire alcun dubbio neanche in minima parte? Forse erano stati bravi a fingere, o più probabilmente era lei ad essere stata troppo concentrata su se stessa per accorgersi di altro.
Lei che ha passato gli ultimi tempi a pensare ad un'altra persona, la stessa che in quel momento, seduto a letto, la sta guardando stupito e incerto allo stesso tempo.
Adam, che forse in tutta quella storia sembra essere l'unico appiglio a cui possa aggrapparsi. Il ragazzo che ha fatto a botte per lei, cosa che la lusinga più di quanto dovrebbe. Non si tratta soltanto di un ragazzo che prende le sue parti, o di una persona gelosa, ma quello che la stupisce è che sia stato Adam a farlo, qualcuno su cui non avrebbe mai creduto di poter fare affidamento, quello che forse meno dei tre poteva sembrare legato a lei è oggi l'unica persona che può starle vicino. L'idea di aver perso gli altri due le fa venire una fitta al cuore così forte da essere sul punto di piangere.
Forse è per quello che è corsa da Adam di prima mattina, perché non ce la faceva proprio a rimanere a casa a letto a ripensare a tutto quello che era successo, alla rabbia di Josh, al tradimento di Ariel, si era sentita tante volte sola nella sua vita, ma mai in una maniera così totale e devastante. 
Adam rappresenta l'unica appiglio ancora disponibile, ed è assurdo che debba necessariamente aver bisogno di qualcuno su cui aggrapparsi, si odia per questo ma allo stesso tempo sa di non farcela, non ora che anche Ariel le ha voltato le spalle. 
Si è fiondata da lui senza rifletterci, è arrivata davanti alla porta col fiatone e con quelle dita incerte che non avevano il coraggio di premere il campanello, per sua fortuna ci aveva pensato Marge ad aprirle la porta, come se avesse sentito la sua presenza nell'aria. Si era lasciata trascinare con la testa ancora frastornata per tutti i pensieri che l'aveva tenuta sveglia durante la notte, aveva immaginato di entrare in camera di Adam e di correre ad abbracciarlo, semplicemente, senza dire una parola. 
Invece è ferma sulla porta, con Adam che la guarda confuso e Marge che gira per la camera, lanciandogli occhiate di nascosto. Le viene quasi da ridere per quell'assurda situazione, quando Adam l'ha vista sembrava essere sul punto di ruzzolare giù dal letto, che ha senza ombra di dubbio sottolineato lo stupore del ragazzo di fronte a quella visita inaspettata.

Sono stupita quanto te Adam, di essere arrivata fin qui.

Se Adam avesse potuto, probabilmente avrebbe strozzato sua nonna con le sue mani per lo scherzetto che gli aveva fatto. Far entrare così Rachel senza preavviso è proprio una di quelle mosse tipiche di Marge, che a volte guarda troppa televisione per ricordare che quella di fronte a lei non è una telenovela ma la vita reale. Lo può quasi avvertire nell'aria quel sorrisetto soddisfatto, quello che le è spuntato in volto dopo aver pronunciato il nome di Rachel, come se avesse progettato tutto di proposito al solo scopo di chiuderli in una camera insieme in qualche modo.
«Ragazzi, vi lascio qui la colazione, fate pure con comodo, qualsiasi cosa abbiate voglia di fare, io scendo a comprare qualcosa per il pranzo».
È impressione sua o Marge gli stava implicitamente dando campo libero per stare con Rachel? Dov'è finito il suo lato da bisbetica impicciona? Era sicuro di doversela sopportare dietro la porta tutto il tempo con un bicchiere di plastica attaccato alla parete per sentire le loro conversazioni.
«Nonna, credi di sentirti bene?».
«Sto benissimo caro, e tu Adam come ti senti? Ti lascio nelle mani di Rachel, sono sicura che sarà un'infermiera eccezionale per te».
Adam e Rachel sussultano nello stesso momento alla parola infermiera, come se per entrambi quel termine non potesse rappresentare nulla di troppo casto.

Prima Ariel, poi ti ci metti anche tu Marge, grazie mille.

Il suo sguardo cattura quello di Rachel e la ragazza sembra arrossire lievemente, prima di distogliere lo sguardo da lui.
«Non si preoccupi, mi prenderò io cura di lui».
«Ne sono certa», detto questo Marge le fa l'occhiolino ed esce fuori dalla camera, lasciando Adam e Rachel nel silenzio di quella camera, la stessa dove avevano passato la loro prima e unica notte insieme.
Strano come le cose potessero cambiare a tal punto, allora non avrebbe mai creduto di ritrovarsi Rachel davanti, non in una situazione simile, non di certo perché era finito nei guai per lei.
Al solo pensiero si sente così a disagio che vorrebbe davvero trovare un modo di giustificare quella gamba rotta in un altro modo, è come se quel gesso gli stesse continuamente dicendo «lo hai fatto per lei, ricordatelo», come se il destino facesse di tutto per andare contro la sua scelta originale di dimenticarla. Del resto sa perfettamente quanto la cosa sia impossibile, lo sa ogni volta che posa lo sguardo su di lei, si tratta di una consapevolezza con cui deve soltanto imparare a convivere.
«Come stai?», Adam decide di rompere il ghiaccio per entrambi.
«Scusami per essere piombata qui a quest'ora, ma stanotte non ho chiuso occhio e avevo bisogno di vedere un volto amico, poi mi sento maledettamente in colpa per quello che è successo e vorrei trovare un modo di farmi perdonare. Se fossi stata più sincera con Josh a quest'ora tu non saresti in quest'assurda situazione, non è giusto che altri debbano pagare per le mie scelte sbagliate. Sono un disastro e me ne rendo conto ogni giorno di più, scusami, di nuovo», Rachel ha vomitato quelle parole tutto d'un fiato e vorrebbe dire tantissime altre cose ma si trattiene, è come se nella sua testa ci fosse un fiume in piena in attesa di straripare e lei stia cercando disperatamente di tenerlo a freno.
«Non è colpa tua, la colpa è solo mia e di Josh», e lo pensa davvero, non può dare la colpa a Rachel, non è stata certo lei a dire loro di saltarsi addosso in quel modo, la colpa è delle emozioni e della rabbia che hanno avuto il sopravvento.
«Oh ti prego, non cercare di giustificare la cosa. L'ho tradito e gliel'ho tenuto nascosto, anche dopo averlo lasciato non gli ho spiegato il vero motivo per cui l'avevo fatto, non ne ho avuto il coraggio perchè sono una codarda, perché ho sempre avuto paura di fare delle scelte, perché preferisco aspettare che le cose succedano e basta, senza che sia io a forzarle, non so neanche come sia stata in grado di lasciare Josh, forse l'ho fatto perché ero disperata o perchè i sensi di colpa erano così tanti che non ce la facevo più. Morivo dalla voglia di trovare il modo di farmi perdonare eppure ho continuato a non dirglielo perchè avevo paura del suo giudizio, di vedere la delusione nei suoi occhi. Ho fatto di tutto per evitare un giorno che poi è arrivato in un modo o nell'altro, forse era destino che succedesse, ma non avrei mai creduto che potesse succedere a spese di qualcun altro».
Rachel stringe con forza le dita attorno alla sua borsa e d'istinto si morde le labbra, sta parlando troppo con qualcuno a cui magari nemmeno importa delle sue paranoie ma non ce l'ha fatta a trattenersi e ora si sente una stupida.
«Vieni qui», Adam le indica un po' di spazio vuoto di fianco a lui sul letto, è seduto con la schiena sulla spalliera e la fissa con uno sguardo così intenso da metterla a disagio. Lei ubbidisce e gli si avvicina, sedendosi accanto a lui. Adam allunga un braccio e le prende il mento tra le dita, per costringerla a guardarlo.
«Smettila di dire queste idiozie, hai fatto un errore ed è umano, capita a tutti. E poi eravamo in due quella notte quindi smettila di pensare di essere stata l'unica a scegliere».
«Ero io quella fidanzata».
«E io sapevo che tu eri già impegnata, ma ci ho provato lo stesso».
«Sono una cattiva persona».
«Siamo in due, vorrà dire che finiremo insieme all'inferno».
Adam sorride dopo quest'ultima affermazione e anche Rachel si apre in un sorriso di rimando. Le lascia andare il mento e la mano finisce sul suo ginocchio, in una carezza lieve che però riesce a farla fremere. Odia il modo in cui Adam riesca a scombussolarla con così poco.
«Forse hai ragione», Rachel non ci crede poi davvero, è ancora convinta che sia lei la causa di tutto ma ha capito che Adam avrebbe continuato a convincerla del contrario e lo apprezza per questo. Magari un giorno avrebbe visto le cose in modo diverso, ma fino a quel momento si sente in colpa e allo stesso tempo arrabbiata nei confronti di Ariel e Josh.
Ha pensato tanto a loro durante la notte, così tanto da sentire la testa essere sul punto di esplodere per le troppe riflessioni, aveva fatto bene a mettere Ariel di fronte a quella scelta? O aveva sfogato su di lei il rancore che portava verso Josh?
Non sa che pensare, da un lato si sente tradita dalla sua migliore amica, dall'altro sa che cosa vuol dire provare sentimenti proibiti. Avrebbe mai potuto lei stessa condannare una cosa simile?
Ci ha pensato tanto, al tradimento, all'amore nascosto, a tutto quello che Ariel e Josh dovevano aver pensato e provato in quegli ultimi periodi, c'è una parte di lei che prova gelosia e rabbia al solo pensiero di quelle immagini, ma un'altra si chiede che cosa avrebbe fatto lei se fosse stata al posto di Ariel. Si sente confusa, così tanto da avere voglia anche solo per un attimo di spegnere il cervello e smetterla di lasciare che tutti quei pensieri continuino ad assillarla.
«A che pensi?» gli occhi chiari di Adam sono posati su di lei.
«A nulla».
«Quindi stai pensando ad Ariel o Josh? O a entrambi?», Rachel distoglie lo sguardo colpevole.
«A entrambi, da troppe ore ormai», Adam non risponde e un silenzio cala nella stanza, rotto solo dal rumore dei loro respiri.
«Io...io non ci ho mai pensato, sai? Al fatto che Josh e Ariel potessero piacersi, non mi è mai passata per la testa, non avrei mai creduto ad una cosa del genere, se qualcuno me lo avesse detto prima di ieri probabilmente gli avrei riso in faccia. Insomma, parlavamo del mio ragazzo e della mia migliore amica, chi avrebbe mai pensato ad una cosa simile? Eppure è successo e io sono stata così ingenua da non accorgermene, sono stata stupida, come sempre, così concentrata su me stessa da non notare quello che mi stava succedendo sotto il naso. Eppure Ariel, Ariel è...è la mia migliore amica, capisci?», Rachel sente il cuore martellare più veloce nel petto e le parole quasi faticano a voler uscire, sono parole tremanti, incerte, spinte dalla sola voglia di affrontare a voce alta qualcosa che ha solo affrontato nei suoi pensieri nelle ultime ore.
«Lei era la mia migliore amica e io non so come abbia potuto farlo, non parlo solo del tradimento, ma di tutto quanto, del modo in cui mi ha guardata prima di andarsene, della freddezza nel suo sguardo, di quella rabbia malcelata nei miei confronti, e se Ariel mi avesse odiata per tutto questo tempo e io non me ne fossi accorta? Quanto rancore le ho causato indirettamente, quante volte mi avrà odiato per essere il suo ostacolo tra lei e Josh?», c'è disperazione nella sua voce, le labbra gli tremano e la testa comincia a farle male, un dolore martellante alle tempie che le porta a stringere le mani attorno alla sua testa, in un disperato gesto di trattenere le lacrime che chiedono disperatamente di uscire.
«Lei mi odia, Adam, ne sono sicura ormai, mi odia anche Josh e io non mi sono mai sentita così sola in vita mia, non mi aspettavo tutto quel rancore, non me l'ero completamente immaginato, quanto sono stata egoista? Ho perso una delle mie migliore amica per questo, come ho potuto farlo?», le mani di Rachel sono chiuse sul suo viso e le labbra sono serrate, cercano di non cedere, di resistere a tutto quel dolore che le monta dentro. Ha gli occhi coperti e non può vederlo, ma lo avverte il corpo di Adam che le si avvicina e la stringe in un abbraccio. Il suo viso finisce sulla sua spalle e il corpo stretto tra le sue braccia forti che le trasmettono calore e sicurezza.
È questo quello che la fa cedere, Adam che le accarezza i capelli e le lascia baci sulla fronte, è la dolcezza di quel tocco a farla crollare, a lasciare che tutte le lacrime che si erano trattenuta scorgassero tutte insieme, facendola tremare da capo a piedi e lasciandola quasi svuotata, triste, ma allo stesso tempo così leggera da farla sentire stranamente libera. Come se ammetterlo ad alta voce, dire tutte quelle cose le avesse dato la possibilità di tirarle fuori, di lasciare anche solo per qualche attimo la sua mente libera di rilassarsi tra le braccia di Adam.
«Ariel non ti odia, ne sono certo».

 


«Vorrei davvero farmi una doccia, pensi di potermi aiutare ad arrivare fino in bagno?», Rachel ha ormai smesso di piangere e nonostante sia imbarazzata più che mai ha deciso di rimanere ancora con Adam, che sta cercando chiaramente di distrarla. 
«Ehm, ma certo», l'idea di Adam sotto la doccia potrebbe essere decisamente la distrazione di cui ha bisogno. Adam si avvicina al bordo del letto e poggia a terra la gamba ingessata e quella sana.
«Mi passi le stampelle?», Rachel gliele prende e Adam comincia ad avviarsi lentamente verso il bagno, dimostrando però di riuscire a farcela anche senza di lei.
«Vedo che riesci a camminare anche senza il mio aiuto».
Adam le lancia un'occhiata maliziosa e Rachel si sente avvampare.
«Il tuo aiuto mi servirà per quando dovrò svestirmi».
Arrivano in bagno Adam si siede su uno sgabello vicino al lavandino, è una stanza enorme e pulita, le piastrelle sono metà blu e metà bianche, Rachel le sta osservando da diversi secondo ormai, senza avere idea di cosa fare adesso. Adam poggia le stampelle sulla parete alle sue spalle e la osserva con uno strano sorriso sul volto.
«Allora, vuoi aiutarmi oppure no?», Adam alza un sopracciglio e incrocia le braccia al petto, divertito da quell'improvviso imbarazzo di Rachel, è qualcosa che mai si sarebbe aspettato da parte sua.
La stessa Rachel si sta chiedendo in quell'esatto momento cosa diavolo stesse facendo lì impalata, tesa come una corda di violino, spaventata quasi all'idea di toccare Adam.

Suvvia, come se non lo avessi già visto nudo o toccato più di una volta, qual è il problema?

Il problema è che con Adam è sempre stato soltanto quello per loro, passione, corpi che si chiamano l'un l'altro, desiderio inappagato, voglia di sfogarsi; è sempre stato così il loro rapporto, ma adesso sente che qualcosa è cambiato. Si è lasciata andare di fronte a lui, si è sfogata come un fiume in piena e ha lasciato che Adam scoprisse tutte le sue paure, che ascoltasse quelle parole vomitate senza freno che sono finite in un pianto imbarazzante. Non è abituata a questo ruolo, a mostrarsi debole davanti a lui, sente di aver raggiunto un livello d'intimità più profondo e completamente diverso da quello a cui era abituata. Adam non è più il ragazzo che la provoca, la tentazione, è il ragazzo che le ha accarezzato i capelli mentre piangeva, che l'ha stretta contro il suo petto accogliendo i suoi singhiozzi. Si è lasciata cullare da quella tenerezza, lasciando scivolare via quella parete di riservatezza che nemmeno lei si era accorta di aver costruito. Ora si sente scoperta, vulnerabile più che mai e si chiede se abbia fatto la scelta giusta, l'istinto le dice di star agendo bene, ma la parte più prudente di lei le intima di scappare via da quella casa, prima che possa scoprirsi ancora di più con lui.
«Tranquilla, se non ti senti a tuo agio puoi anche andartene, faccio da solo», detto questo Adam comincia a muovere le braccia per cercare di togliere la maglietta ma Rachel gli si avvicina e lo blocca.
«No, ti aiuto io», si era scoperta fin troppo e non ha intenzione di continuare ad essere  in imbarazzo, avrebbe mostrato di essere la solita Rachel, quella donna dall'aria sensuale che è riuscito a stuzzicare la sua curiosità. Adam lascia cadere le braccia e un sorriso soddisfatto gli affiora sulle labbra mentre Rachel gli afferra i lempi della maglietta e comincia a sollevarli verso l'altro. Non lo fa di proposito ma i suoi movimenti sono lenti, d'istinto le sue mani accarezzano la pelle che stanno scoprendo e ha l'impressione che il battito di Adam abbia cominciato ad aumentare esattamente quanto il suo. Non riesce a guardarlo negli occhi, si limita a fissare la pelle che ha davanti ai suoi occhi, fissa i muscoli delineati dell'addome fino ad arrivare ai pettorali, a quel punto Adam alza le braccia e Rachel è costretta a guardarlo in volto.
Lo sguardo di Adam sembra passarle attraverso la stoffa dei vestiti per posarsi sulla sua pelle, un'occhiata in grado di trasmetterle calore e farla sentire più viva che mai. È quello l'effetto che Adam è sempre stato in grado di procurarle, brividi lungo il corpo con un semplice sguardo, è questo quello che l'ha sempre tentata, eppure adesso sente qualcosa di diverso, sa che non è soltanto questo quello che potrebbe darle Adam, ma allo stesso tempo sa di non avere certezze. Sa solo che lui riesce sempre a sconvolgerla in una maniera così totale da mandarla in confusione.
Rachel è piegata in avanti e per sollevare la maglietta il suo viso arriva alla stessa altezza di quello di Adam, la maglietta scivola via e finisce sul pavimento, subito dopo Adam le afferra il volto fra le mani e la bacia.
Rachel rimane spiazzata da quel tocco inaspettato, Adam l'ha baciata solo per qualche secondo, lasciando le mani ad accarezzarle il viso, c'è tenerezza nel suo tocco, sente un tuffo al cuore e quasi le viene di arrossire. 
«Siediti in braccio a me», la voce di Adam è un sussuro lieve, dolce, una voce così diversa da quella a cui è abituata da farle sentire qualcosa dentro di lei sciogliersi. Apre lievemente le gambe e si siede in braccio a lui, faccia a faccia, lasciando che Adam le accarezzi i capelli e il viso mentre lei non può fare altro che rimanere lì, succube del suo tocco.
Le loro labbra si uniscono di nuovo ma stavolta anche lei comincia a reagire, allunga le braccia per affondare le mani nei suoi capelli, mentre Adam lascia che le sue scendano per afferrarle la vita e stringerla di più a lui. La lingua di Adam si spinge nella sua bocca e Rachel dischiude le labbra per lui, lasciando che il bacio diventi più profondo. Da quanto tempo sognava di sentire di nuovo il suo sapore, di poter sentire il suo odore e avvertire il suo tocco sulla pelle.
Adora i capelli di Adam, la loro morbidezza, il loro colore, adora stringerli le ciocche fra le dita mentre lo bacia appassionatamente. 
Adam ama stringere Rachel, sentire quel corpo caldo schiacciarsi su di lui, il seno che preme sul suo petto, la sua pelle bollente sotto le dita. Adam le stringe i fianchi, accarezza la pelle vellutata sotto la maglietta, assaporando il gusto di Rachel che tanto gli era mancato. 
Non è un bacio famelico, non c'è frenesia nel loro tocco, è la voglia di toccarsi l'un l'altro nella maniera più totale. Le bocche sono umide, gonfie per i troppi baci, le labbra non voglio staccarsi l'una dall'altra, le lingue si stuzzicano.
Quel bacio è come una marea, costante lascia si che il desiderio aumenti piano piano fino ad arrivare al limite e loro si lasciano guidare da quel desiderio e quella dolcezza che li tiene così stretti l'un l'altro.
Adam lascia andare le sue labbra e comincia a baciarle il collo, lasciando una scia bollente di baci che la fanno eccitare e rabbrividire allo stesso tempo. Una mano affondata nel suoi capelli, l'altra dietro la schiena intenta a sollevarle la maglietta, stavolta è lui a spogliare lei e Rachel non desiste, poche mosse e anche la sua maglietta è sul pavimento insieme quella di Adam, lui le sorride e lei si sente leggera.
«Chi è dei due che doveva fare la doccia?», gli chiede maliziosa, mentre le mani di Adam arrivano fino al gancio del reggiseno.
«Non me lo ricordo più, sai? Potremmo farla entrambi a questo punto».
I baci di Adam diventano più famelici e Rachel sente il suo respiro che comincia a farsi affannato, sente il corpo andarle a fuoco ed è come se l'aria nella stanza fosse stata tutta risucchiata da loro e dal calore che entrambi stanno emanando. Anche il reggiseno è aperto, scivola via e per un attimo Rachel si sente libera, pelle contro pelle, i loro battiti che si confondono, ma basta un attimo che le mani e la bocca di Adam corrano a sostituire dove prima c'era la stoffa.
La lingua comincia a succhiarle un capezzolo, mentre con una mano stringe l'altro seno con forza, d'istinto le mani di Rachel gli arpionano la schiena, alla disperata ricerca di un appiglio a cui aggrapparsi. Adam torna a darle un bacio veloce ma profondo, le infila la lingua in bocca per pochi secondi prima di tornare sul seno, non fa che succhiare e leccare in una maniera così feroce da farle tremare le ginocchia. Rachel si trova a socchiudere gli occhi e d'istinto si morde un labbro, la dolcezza di poco prima sembra essere completamente sparita, per lasciare libero spazio alla lussuria che sta avendo la meglio su entrambi.
«Stenditi e spogliati del tutto», le ordina Adam e Rachel ubbidisce senza fare domande, i vestiti smessi le fanno da tappeto e si sente scoperta sotto quella luce bianca, completamente nuda. Adam però la raggiunge dopo poco, il gesso gli rende i movimenti più goffi ma riesce lo stesso a sedersi sul pavimento, con il viso all'altezza del bacino di Rachel.
Le gambe di Rachel sono piegate e aperte, pronte per lui, col cuore che batte all'impazzata e il respiro affannato, Adam le lancia un sorriso soddisfatto e affonda il viso tra le sue cosce. Il momento in cui la sua lingua le tocca il centro pulsante della sua eccitazione, è quello l'attimo in cui la sua schiena si inarca, la bocca si spalanca alla ricerca di aria e le cosce stringono la testa di Adam come una morsa. Quella testa bionda che comincia a muoversi lentamente, lasciando che la bocca sia accompagnata da due dita.
Rachel è sul punto di urlare ma cerca di trattenersi, la lingua di Adam è bollente e dei gemiti cominciano a sgusciarle fuori dalle labbra senza freni. È passato così tanto che davvero non riesce a crederci di essere arrivata fin lì, di avere Adam piegato su di lei, la sua bocca, le sue dita che fanno di tutto per eccitarla e farla arrivare al limite, ha  lo sguardo offuscato e gli occhi puntano in alto, cercando di focalizzarsi sulla luce al neon bianca che in quel momento le risulta meno nitida che mai. L'inguine le pulsa maledettamente, il calore che si irradia da quel centro propulsore fino al resto del corpo la sta facendo andare a fuoco, è come se stesse sul punto di esplodere e impotente si rende conto di non potere far nulla per fermarsi, se non lasciarsi andare a quelle sensazioni che la stanno portando all'estasi. È tutto troppo forte, troppo eccitante perché possa anche solo sperare di resistere di più.
Adam solleva la testa e le dice «Voglio che mi guardi mentre lo faccio» e basta quella semplice frase a farla eccitare ancora di più. Gli occhi si abbassano ed è quella scena, nel suo insieme, a farla raggiungere l'apice, le mani di Adam che le accarezzano le gambe, quegli occhi famelici che la sfidano a resistergli, il tocco, la lingua, il calore, il suo corpo che pulsa in attesa di perdere del tutto il controllo. È così che il desiderio sale alle stelle fino ad esplodere, con una mano affondata nei capelli di Adam, il suo corpo nudo disteso nel suo bagno e il respiro affannato. Sono pochi attimi in cui tutto sembra annullarsi in quel piacere puro che la lascia scombussolata da capo a piedi. Ad occhi chiusi si lascia andare sul pavimento, sfinita, in attesa di riprendere a respirare in modo regolare.
«Adam! Avete finito lì dentro?».
Adam e Rachel si scambiano un'occhiata perplessa ad ascoltare Marge urlare dall'altra parte della porta.
«Nonna? Che diavolo ci fai qui? Non hai detto che eri scesa a fare la spesa?», Adam urla di rimando mentre Rachel, imbarazzata più che mai all'idea che la donna possa averli sentiti comincia a rivestirsi.
«Certo che ci sono andata e sono pure tornata, cosa pensavi che ci mettessi un'eternità?».
«Avresti potuto aspettare un po' di più prima di tornare a casa, tanto per lasciarci un po' di privacy», Adam sbuffa risentito e Rachel trova tutta quella situazione buffa e allo stesso tempo paradossale, lui e sua nonna sembrano avere un bel rapporto, anche se dall'aria scocciata di Adam è abbastanza sicura che in quel momento Marge sia l'ultima persona che vorrebbe avere lì.
«Cosa credi che il pranzo si cucini da solo? Anzi, dimmi cosa volete mangiare che comincio a mettermi a lavoro».
«Guarda che non abbiamo ancora neanche mangiato la colazione».
«Come non avete mangiato?!», dopo questa notizia Marge comincia a blaterare sul come Adam abbia potuto dimenticarsi di far mangiare lui e Rachel, mentre lui alza gli occhi al cielo disperato e lei lo guarda divertita, lui le sorride, lasciando che la frustrazione scivoli via.
«Allora, ti va di rimanere per pranzo? Se esci di qui senza mangiare nulla credo che mia nonna potrebbe seriamente ammazzarmi».
«D'accordo, rimango volentieri».

 

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Dopo una lunga pausa estiva di cui mi vergogno moltissimo, sono tornata finalmente col famoso capito dedicato ad Adam e Rachel, era da tantissimo che volevo arrivarci ma con il lavoro d'estate mi sono completamente fermata sulla scrittura. Questa storia però va avanti da troppo tempo e nei prossimi mesi mi impegnerò per aggiornarla regolarmente, ma si sa che faccio promesse al vento ormai! Parlando del capitolo non è stato facile, in particolare la prima parte, sono sempre stata abituata a trattare Rachel e Adam solo per la loro passione e chimica indescrivibile, prenderli da un lato differente non è stato facile, ma sono abbastanza soddisfatta di quello che ne è venuto fuori, finalmente Rachel ha sfogato tutte le sue paure e mi chiedo cosa pensino quelli che non l'hanno molto in simpatia dopo questo capitolo, credo si sia dimostrata più debole che mai e ho sofferto davvero anche io a scrivere i suoi pensieri si Ariel. Adam penso sia un ragazzo d'oro, forse a primo impatto poteva sembrare il classico "bello e stronzo" ma non è mai stata quello il mio intento, forse è solo un po' orgoglioso, cosa che lo ha portato a non accettare facilmente la sua attrazione per Rachel, ma non l'ho mai voluto presentare come cattivo, anzi credo che fra tutti sia quello più lineare e sincero. Detto questo aggiungo che adoro Marge e mi diverte sempre inserirla nelle storie, anche se deve ancora arrivare la scena del pranzo dove non mancheranno battibecchi tra Adam e questa donna adorabile hahaha

Ringrazio come sempre le ragazze che mi lasciano delle stupende recensioni, tutti quelli che mettono la storia tra seguite/preferite/ricordate e anche i lettori silenziosi. 
Grazie e alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Nuove prospettive ***


[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 18: Nuove prospettive

 

Josh apre gli occhi e si rende conto di non essere nel suo letto, che quella in cui si trova è senza ombra di dubbio la camera di una donna, sbatte gli occhi per pochi secondi, il tempo di focalizzare la realtà e ricordare tutto quello che era successo quella notte. Un sorriso soddisfatto gli spunta in volto, si sente felice, leggero, rilassato come mai in vita sua prima di allora.
La luce del mattino filtra attraverso la finestra lasciata socchiusa,  è ancora a letto e nell'attimo in cui la sua mano si allunga dall'altra parte del materasso è il vuoto ad accoglierlo. Ariel si è alzata prima di lui e la cosa lo stupisce, è sempre stato un ragazzo mattutino, di quelli che balzavano dal letto senza avere quasi bisogno della sveglia, come un richiamo naturale, forse dettato dallo stress, eppure quella notte aveva dormito profondamente, senza accusare nulla e gli basta dare un'occhiata alla sveglia per capire di aver superato di gran lunga i suoi soliti orari. Sono circa le 11 e ringrazia il cielo che sia domenica, quella nottata era stata un toccasana per lui. Anzi, è abbastanza sicuro che sia stato un bene sia per lui che per Ariel.
Al solo ricordo di quello successo negli ultimi giorni è un mix di emozioni ad assalirlo, ma soprattutto è un senso di calore ad assalirlo, la consapevolezza che lui e Ariel sono stati davvero insieme, per la prima volta. Niente più fantasie, sotterfugi, baci nascosti e bugie, sono stati liberi di amarsi per davvero.
Quello che aveva fatto con Ariel non è stato semplicemente sesso, aveva provato qualcosa di più profondo, come se fossero stati creati per stare insieme, per unirsi l'un l'altro. Ariel sembrava fatta apposta per stringerli a lui e lasciarsi toccare, baciare, amare. Non si è mai sentito così completo con qualcuno, non ha mai provato sensazioni simili neanche i primi mesi con Rachel, nonostante allora credeva di essere innamorato di lei.
Rachel, quella a cui aveva urlato contro, quella che era diventato il centro propulsore dei suoi mali, la causa di tutte le sue ingiustizie. Ha covato così tanto rancore verso di lei, eppure quella mattina sembra che quel sentimento abbia cominciato a sciogliersi piano piano come neve al sole. 
Non che l'abbia perdonata per il tradimento, quello mai, non lo avrebbe mai dimenticato, ma gli viene anche da chiedersi «chi se ne importa di Rachel, ora che io e Ariel siamo finalmente insieme?». È quella la consapevolezza in grado di far passare tutto il resto in secondo piano. Non potrà mai mettere una pietra sopra al modo in cui Rachel lo abbia lasciato senza un apparente motivo, al tradimento che è venuto fuori soltanto più tardi, in una maniera poi così inaspettata da sembrare essere uno scherzo del destino, uno sgambetto fatto a tutti e quattro loro, lui, Ariel, Rachel e Adam; per incasinare le cose. O forse, più assurdamente, rimetterle tutte apposto. Forse un giorno avrebbe parlato di nuovo con lei, magari le avrebbe chiesto scusa per quell'offesa di cui ora si pente, l'ha chiamata troia ed è qualcosa di cui non va molto fiero. Non è quello che avrebbe detto se non fosse stato così pieno di risentimento e rabbia da farlo esplodere come un vulcano. No, l'avrebbe offesa in altri modi, sicuramente, ma senza oltrepassare il limite.
Ora è troppo concentrato su se stesso per pensare di aggiustare le cose con lei, non ne ha ancora voglia o interesse a farlo, vuole godersi a pieno la sua Ariel.
«Buongiorno» saluta Josh non appena arriva in cucina, trovandola con un libro e una tazza di caffè fumante tra le mani. Lei alza lo sguardo verso di lui e gli sorride dolcemente, può quasi avvertilo il suo cuore scaldarsi nell'attimo in cui i loro sguardi si incrociano.
«Buongiorno amore, se vuoi fare colazione c'è del latte il frigo, un altro po' di caffè e qualche biscotto nella credenza», le parole di Ariel sono pronunciate in maniera spontanea eppure entrambi sembrano stupirsi di fronte a quella naturalezza.
Ariel lo ha appena chiamato amore, è una cosa stupida eppure è come se solo adesso, piano piano, entrambi si stiano rendendo conto di quanto tutto ciò sia reale, di come quello che hanno desiderato di nascosto per così tanto stia diventando una concretezza. Josh le si avvicina e si piega su di lei per darle un veloce bacio a fior di labbra.
«Credo che prenderò un po' di caffè» le risponde con ilarità nella voce, prima di pronunciare la parola «tesoro», che fa sorridere stupidamente entrambi. Josh riempie la sua tazza di caffè e si siede vicino a lei. Ariel avverte la vicinanza di Josh, può sentire il suo odore e tutto il suo corpo ritorna alla loro nottata insieme, il cuore comincia a batterle all'impazzata e d'un tratto ha perso il filo della lettura, maledetto Josh a farle quell'effetto.
«Cosa leggi?», lui le si avvicina ancora di più per poter scorgere meglio il libro che ha in grembo e Ariel si affretta a chiuderlo, consapevole ormai che non potrebbe continuare oltre. Quella mattina si era svegliata presto e aveva parlato con Adam, le era mancato tanto e sembravano tutti e due più rilassati, dopo la tempesta che aveva colpito le vite di entrambi. Le viene da chiedersi cosa stia facendo in quel momento e se Rachel penserà mai di andare a trovarlo prima o poi.
«Sonno profondo, di Banana Yoshimoto», comincia a sorseggiare il suo caffè e Josh fa lo stesso.
«È interessante?».
«Molto».
«Puoi continuare a leggerlo se ti va, non ti darò fastidio, potrei andare a mettermi sul divano in salotto, troverò qualcosa da guardare in tv», Josh si alza in piedi ed Ariel fa lo stesso, afferrandogli un braccio prima che lui possa fare anche un solo passo.
«Non voglio che tu te ne vada», Ariel lo guarda con sorriso ma anche con un po' di imbarazzo, deve abituarsi a questa nuova situazione tra di loro. Josh le sorride e le stringe i fianchi, lasciando che si avvicini ancora di più a lui.
«E io speravo con tutto me stesso che me lo avresti detto», Ariel fa una risata lieve e gli cinge le braccia intorno al collo. Josh la guarda e il suo sguardo è così intenso che Ariel sente le gambe diventare molli come gelatina. 
«Ti amo», le sussurra prima di baciarla. Le labbra di Ariel sono morbide e così accoglienti che Josh potrebbe farlo per ore, è dolce ed eccitante allo stesso tempo. È una di quelle persone in grado di donare l'anima a chi vuole bene ed è come se Josh possa avvertire quanto lei gli stai donando tutta se stessa senza remore, è come se Josh avesse superato tutte le barriere del suo cuore e possa guardarla completamente, senza nulla a proteggerla. Tutta questa fiducia lo fa sentire onorato, come se Ariel gli avesse concesso un bene prezioso che sarebbe stato disposto a conservare e difendere con tutto sé stesso.
«Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Chi se lo aspettava che sarebbero andate così le cose. Quando Rachel...» gli dice Ariel, interrompendo il bacio, ma d'un tratto si blocca, come se pronunciare quel nome la facesse sentire più a disagio che mai, come se avesse infranto un tacito patto da parte di entrambi di non nominarla più. Josh la osserva e sembra capire a pieno i suoi pensieri, ma non avrebbe lasciato che il nome di Rachel potesse creare problemi fra loro, è il passato ormai e lui vuole solo concentrarsi sul presente.
«Lo so, me lo ricordo, quando mi disse che la sua migliore amica aveva bisogno di aiuto pensai soltanto "ah, finalmente potrò conoscere la famosa Ariel", non avrei mai immaginato che tu potessi essere così bella», Josh allunga una mano per accarezzarle il viso, fino a farle passare il pollice sulle labbra, lei le schiude e sospira.
«Così intelligente», le da un bacio sui capelli.
«Così dolce», le sposta un paio di ciocche per poterle dare un bacio su una guancia.
«Non pensavo che sarei arrivato ad innamorarmi perdutamente di lei», stavolta le sue labbra ritornano su quelle di lei, è un bacio profondo ma breve.
«Ti sei sentita in colpa verso di lei quando abbiamo fatto l'amore?», le chiede ad un centimetro dal suo volto, ha paura di chiederglielo ma ha bisogno di sapere che anche per Ariel tutto questo sia superato.
«No, Josh, ho smesso di provare colpa per quello che sento, io ti amo e non posso cambiare questo sentimento, ormai Rachel non ti appartiene più», Ariel pronuncia quelle parole in maniera sicura, perché è quello che sente e vuole che Josh capisca che stia dicendo la verità. Lui la osserva attenta e lei gli tiene lo sguardo senza titubanze.
«Senti la sua mancanza?».
«Ogni tanto, mi dispiace aver lasciato così le cose in sospeso, penso che proverò a chiarire le cose con lei».
Ha intenzione di farlo davvero, di andare da Rachel e chiarire ogni cosa, sperando di ricevere il suo perdono. Si sente un po' spaventata all'idea di farlo, di rincontrarla dopo tutto quello che era successo, potrebbe trovarla ostile, adirata nei suoi confronti, ma sa anche che peggio di così le cose tra di loro non potrebbero andare e l'unica cosa che è in suo potere è provare a migliorarle. Se il ragazzo in questione non fosse stato Josh, se fosse stato un ragazzo qualunque Ariel sarebbe corsa a telefonarla per raccontarle tutto, di come lui sia dolce, di quanto lei sia innamorata. Le manca farlo ed è proprio per questo che ha bisogno di andare da lei, è riuscita ad accettare i suoi sentimenti a pieno e senza sensi di colpa. Non lascerà che la paura la blocchi di nuovo, si sente libera più che mai, come se quell'enorme macigno di problemi si fosse sciolto piano piano, lasciando solo questo ultimo pezzo da estinguere. Come è riuscita ad arrivare a quel punto? Se l'è chiesto spesso in quelle ultime ore e non riesce a darne una sola ed unica spiegazione, è come se tanti piccoli pezzi si fossero aggiunti fino ad esplodere tutti insieme e annullare tutto. Ha visto Rachel litigare con Josh e dal modo in cui lo guardava aveva capito che Rachel non lo amava, probabilmente non lo aveva mai fatto, forse era proprio questo il motivo per cui lo aveva tradito con Adam. Lui era così preso da lei tanto quanto lei lo era da lui, quando li aveva spiato da dietro la porta di casa sua lo aveva notato e non aveva mai dimenticato il modo in cui entrambi si guardavano con tanto ardore. Forse tutti avevano fatto delle scelte sbagliate, Rachel, Josh, Adam e perfino lei, ma tutto questo non aveva fatto altro che portarli fino a quel punto, dove le cose sono mutate così tanto da sembrare finalmente giuste.
«Se è quello che senti, allora fallo», Ariel fa cenno di sì con la testa e avvicina il viso al suo, fin quando le loro labbra non si incontrano e per Josh quel tocco è come un'esplosione. Afferra il viso di Ariel fra le mani in una stretta ferrea, quasi come se qualcuno o qualcosa potesse portargliela di nuovo via dopo tutto quello che aveva fatto per averla. Le separa le labbra con prepotenza e rende il bacio più profondo, le loro lingue si incontrano e basta questo a fargli battere il cuore all'impazzata ed ad eccitarlo come non mai. Ha desiderato Ariel per così tanto che si sente perennemente desideroso di lei in modo insaziabile. Ha bisogno di lei ancora e ancora, instancabilmente. È continuamente assetato e sembra che la stessa sete appartenga anche a lei, come se entrambi avessero il disperato bisogno di stringersi più che mai, di godere dell'altro come se quella piccola oasi di felicità sia instabile, pronta ad autodistruggersi da un momento all'altro. Forse era tutto quello che avevano passato a farli rendere così cauti, così spaventati all'idea di perdersi di nuovo. 
Eppure Josh non ha intenzione di farlo accadere di nuovo, non lascerà che qualcuno ostacoli di nuovo la loro storia, non ne ha la forza, ora che ha potuto avere Ariel e ha scoperto quanto sia bello e appagante rimanere al suo fianco nulla si sarebbe più messo fra di loro. Ariel è sua tanto quanto lui le appartiene, è una certezza ormai.
Ha bisogno di Ariel, adesso più che mai. Le afferra i glutei con le mani e la solleva fino a farla sedere al bordo del tavolo della cucina. 
«Josh, non vorrai farlo qui spero», la voce di Ariel è stupita ma anche divertita, adora il modo in cui Josh mostri senza remore quanto sia in grado di desiderarla e amarla. Ad ogni suo tocco sente il cuore balzarle nel petto e una sensazione di calore diffondersi ovunque, non è solo legata all'eccitazione del momento, è qualcosa di più, è come se fosse in grado di scaldarle il cuore. La consapevolezza di poter appartene a Josh senza remore, senza più paure, senza sensi di colpa, è così bella e devastante da destabilizzarla, non ci è ancora abituata. Un po' ha paura che tutto questo possa finire, che qualcosa possa spezzare quel loro piccolo mondo felice, ma sa anche che stavolta non si farebbe bloccare dalla paura, farebbe di tutto per lui, per non permettere a nessun altro di mettere in dubbio quello che hanno. 
«Non importa Ariel, siamo liberi e possiamo stare insieme dove vogliamo».
«Si che possiamo, ora siamo liberi e nessuno potrà separarci».
Josh la guarda come se gli avesse appena letto nel pensiero.
«Hai ragione Ariel, hai perfettamente ragione».

 

«Ed ecco che Adam e Jake, incuranti del mio divieto di uscire, decidono comunque di scappare dalla finestra, i due idioti pensavano di poter scavalcare il cancello senza che io potessi notarli», Marge lancia un'occhiata di rimprovero al suo nipote Adam, che cerca di evitare il suo sguardo a disagio. 
«E lei che cosa ha fatto? Li ha fermati?» Rachel ha la pancia strapiena, il pranzo con Marge era stato fantastico, delizioso ma anche troppo abbondante. Si sente rilassata come non mai e i racconti di Marge la stanno divertendo un sacco. Prova una strana sensazione di calore ad essere in quella casa, seduta a tavola con Adam e sua nonna, ad ascoltare le sue avventure da ragazzino, scoprendo con piacere lati di Adam che non avrebbe mai immaginato.
«Ovviamente li avrei fermati, ma stavo ancora finendo di lavare i piatti quando cominciai a sentire dei rumori sospetti in giardino. Ebbi giusto il tempo di prendere la scopa e correre fuori per andare a fermarli, ma quando uscii e vidi cosa era successo...beh era chiaro che non c'era bisogno di me per farli tornare in casa...», Marge fa una pausa ad effetto, come a volersi preparare per raccontare la scena madre di tutto il racconto, Rachel pende dalle sue labbra, diversamente da Adam.
«Ti senti proprio così tenuta a raccontarglielo? Giuro che se non fosse per questo gesso avrei già afferrato Rachel e l'avrei portata via di casa con me pur di non farti continuare», ha le braccia incrociate al petto e uno sguardo così imbarazzato che a Rachel risulta tenero. Avrebbe voglia di allungarsi verso di lui e stampargli un bacio a fior di labbra, ma conoscendolo lui avrebbe ricambiato con troppa passione il bacio e avrebbero finito col dare spettacolo di fronte a Marge. 
«Oh, Adam, non interromperla», sono seduti ad un piccolo tavolo quadrato e Adam le è seduto di fianco, lei gli si avvicina con aria allegra, allunga una mano per accarezzargli il petto «Tua nonna mi sta facendo divertire un sacco, lasciala fare». 
Il suo scopo voleva essere quello di addolcirlo, solo per lasciar continuare Marge indisturbata ma l'esito non è quello che si sarebbe aspettata. Adam le lancia un'occhiata maliziosa e Rachel sente la pelle andargli a fuoco. 
«Anche io sono in grado di farti divertire, o sbaglio?»
Adam si sporge verso di lei ed è come se in un attimo tutto il resto del mondo si annullasse, si concentrasse nei loro respiri, nei loro sguardi. Sembra farlo di proposito Adam a fissarle le labbra, il collo, il seno, in occhiate che sembrano volerle semplicemente ricordarle quanto e come Adam possa divertirla. Come se lei non ne fosse perfettamente consapevole, come se non ricordasse ogni attimo passato con lui, come se ogni suo tocco non le fosse rimasto impresso come un marchio sulla sua pelle. Adam continua a guardarla e lei non fa nulla per fermarli, anzi.
La sua mano è ancora sul suo petto e senza rendersene conto comincia a salire, segue la linea del suo collo, affonda nei suoi capelli. Adam la fissa senza dire una parola, lascia che sia lei ad avvicinarsi a lui per poterlo baciare. Rachel avvicina il viso al suo e solo in quel momento si rende conto di come, innavertitamente, anche lei si fosse allungata verso di lui, quasi spinta da una forza misteriosa e magnetica in grado di fargli provare un'attrazione così totale e devastante. 
«Sentite voi due, se volete fare i piccioncini fatelo dopo! Ho ancora il mio racconto da finire!». 
La voce di Marge fa scoppiare la bolla in cui entrambi si erano chiusi, Rachel si allontana di scatto e rivolge a Marge un sorriso di scuse, il volto rosso per l'imbarazzo. Si era lasciata distrarre da lui a tal punto da dimenticare dove fosse e cosa stessero facendo, come se tutto intorno a loro fosse sbiadito, in bianco e nero, e lui l'unico elementi a colori in grado di attirare la sua attenzione.
«Allora, Rachel, lo vuoi sentire il racconto o preferisci che ti lasci a sbaciucchiarti con mio nipote?».
«Oh no, voglio assolutamente sentire come continua la storia!», Rachel ha davvero voglia di ascoltare tutto il racconto, nonostante il suo cervello sia andato momentaneamente in tilt per colpa di Adam, di nuovo. Marge osserva entrambi, Adam non ha proferito parola ma è chiaro che preferirebbe fare altro in quel momento, cosa che alla donna non importa poi molto. Decide di continuare.
«Allora Adam e Jake cercarono di sorpassare il cancello per poter andare a questa stupidissima festa da adolescenti. Jake fu il primo a scavalcare, quel ragazzino era abituato a scappare di casa, spesso lo mettevano in punizione, per questo non gli fu molto difficile riuscire a superare il cancello senza problemi, era fatto per queste cose. Adam non era neanche un santo, ma forse non aveva la stessa esperienza dell'amico. Riuscì ad arrampicarsi al cancello senza problemi e una volta arrivato in alto si lanciò dall'altra parte senza pensarci due volte, ma il povero fesso non aveva notato una cosa: ovvero che i pantaloni gli si erano impigliati in una delle punte del cancello. Così quando si lanciò dall'altra parte i pantaloni si strapparono, rimanendo quasi del tutto attaccati alla ringhiera, lasciandolo praticamente in mutande!»
Rachel scoppiò a ridere e Marge fece altrettanto, soddisfatta di essere riuscita ad arrivare alla fine, o quasi, del racconto, nonostante gli intoppi durante il percorso.
«E vuoi sapere cosa ho fatto io? Ero uscita per inseguirlo ma non appena vidi questa scena cambiai idea, entrai dento e lasciai Adam fuori casa, così imparava a non starmi a sentire, non ho fatto bene?».
«Oh, hai fatto benissimo nonna, era il mio sogno girare per strada in mutande a Dicembre! Jake mi prestò un paio di jeans ma sai che tra casa tua e sua c'era un bel po' di distanza, abbiamo camminato a piedi per mezz'ora! Ma le nonne non dovrebbero prendersi sempre cura dei loro nipoti?».
«Certo, a meno che i loro nipoti non tentano di prenderla in giro», la frase di Marge è accompagnata da un occhiolino ed è chiaro che la discussione è chiusa, Adam scuote la testa divertito e guarda Rachel.
«Mia nonna è davvero unica nel suo genere, non credi?», Adam ha un sorriso dolce e Rachel pensa a quanto, nonostante le apparenti lamentele, lui sia legato a quella donna. Non conosce molto il suo passato ma da quello che ha capito Adam ha vissuto parecchio con sua nonna e questo deve averli avvicinati molto. 
«Si, credo sia davvero una donna fantastica», Rachel lo guarda e ricambia il sorriso, avvicinandosi di nuovo a lui senza rendersene conto.
«Ok, ora che sappiamo tutti che sono una donna meravigliosa io me ne vado in camera, divertitevi senza di me ragazzi», Marge lascia la stanza prima ancora che uno dei due possa rispondere, troppo presi a sorridersi e guardarsi l'un l'altro.
Adam allunga una mano sul tavolo e incontra la mano di Rachel, incrociando le dita con lei sue. Sente una certa emozione a vedere le loro mani intrecciate, ad ogni gesto si rende conto di quanto sia presa da lui, di quanto vorrebbe passare tutto il giorno lì, anche solo per il gusto di guardarlo e sentirlo vicino, ma non può.
«Devo andare, tra poco comincia il mio turno a lavoro», nello sguardo di Adam c'è un guizzo di tristezza e basta quello a far venire voglia a Rachel di mandare all'aria tutto e rimanere con lui.
«Capisco» sussurra lui senza guardarla negli occhi «Allora, beh, ci vediamo». Le parole sono distaccata, ma le mani sono ancora intrecciate e Adam sembra non volerla lasciare andare. 
«Se ti va posso venirti a trovare qualche altra volta...», si sente stupida a dire quelle parole, le cose tra lei e Adam sono sempre state così sul filo del rasoio che l'idea di poter avere qualcosa di concreto, di potersi vedere e sentire, lasciare che ognuno dei due entri nella vita dell'altro in maniera quotidiana, è qualcosa che si è sempre limitata a immaginare e ora che potrebbe succedere si sente più impacciata che mai. Ha quasi paura di guardarlo, come se quella frase l'abbia scoperta ancora di più ed è una cosa che la fa sentire a disagio, ma le basta alzare lo sguardo e vedere tutta quella sicurezza nel suo sguardo per capire che non ha fatto la scelta sbagliata.
«Si, mi va eccome».

 

 

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Buonasera a tutti!
Con non poca fatica sono riuscita a scrivere questo nuovo capitolo, avrei voluto aggiornare molto prima ma come sempre sono lentissima ç_ç ci stiamo però avvicinando alla parte finale della storia, quindi spero di riuscire a fare uno sprint finale, in cui le cose saranno decisamente più leggere rispetto ai primi capitoli e quindi anche più facili da affrontare. Come avrete notato ormai le due coppie si stanno piano piano definendo e si tratta solo di raggiungere la stabilità, Ariel e Josh sono ormai persi, per Adam e Rachel manca poco. Per quanto riguarda questo capitolo mi sono divertita ad aggiungere questo annetodo dell'infanzia di Adam anche perchè forse, e ripeto forse, vorrei trattare uno spin off con protagonisti Adam e Jake che, poverino, non è riuscito ad avere abbastanza spazio in questa storia, c'erano già troppi problemi da affrontare hahaha ma amo il suo personaggio e voglio dare anche a lui una storia.

Tra l'altro ho iniziato una nuova storia, passate pure se vi va: 
La mia miglior nemica

Ringrazio come sempre le ragazze che mi lasciano delle stupende recensioni, tutti quelli che mettono la storia tra seguite/preferite/ricordate e anche i lettori silenziosi. 
Grazie e alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Piccole confessioni ***


[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 19: Piccole confessioni



 

«Adam, se non stai fermo non riusciremo mai a risolvere questo problema».
«Guarda che io sono fermo, sei tu che continui ad agitarti».
«Certo, ma mi agito perché tu continui a toccarmi dove non dovresti», anche se non può guardarlo, Rachel è abbastanza sicura che il volto di Adam si sia aperto in un sorriso.
«Ah, perché ci sono posti dove non posso toccarti? E quali sarebbero, tipo questo?», le mani di Adam corrono a toccarle la pancia all'altezza dell'ombelico, dove la pelle è scoperta grazie al top troppo corto che Rachel aveva deciso di indossare quella mattina, abbinato a dei jeans a vita alta, ma non abbastanza per coprirla a dovere. Il corpo di Rachel si muove in uno spasmo e una risata volontaria le sale in gola. 
«Smettila ti prego, soffro il solletico», Rachel è a piedi scalzi, in piedi su una sedia di legno dall'aria poco stabile, con l'intento di riuscire a cambiare una lampadina. Adam dovrebbe aiutare a sostenerla, ma non riesce a fare altro che farla ridere contro la sua volontà.
«Soffri il solletico? Non lo avevo notato....quindi se ti tocco qui?», Adam comincia a far scorrere le mani verso l'alto fino a quasi toccare le ascelle, ma Rachel gli afferra le mani e con un paio di passi si volta sulla sedia fino a poterlo guardare negli occhi. Ha ancora qualche graffio sul viso, ma ormai le botte sono quasi guarite, lasciando qualche cicatrice qua e là che non fa che rendergli il viso ancora più provocante, con quello sguardo fiero che riesce sempre a farla impazzire. Tutto quello che vorrebbe fare in quel momento è scendere da quella sedia ed abbracciarlo, riempirlo di baci e non staccarsi più da lui, ma ha una missione da compiere. 
«Allora, pensi che ce la faremo a cambiare questa lampadina entro oggi, o ci tieni particolarmente a sentire la ramanzina di Marge una volta che sarà tornata dalla spesa?», il tono è perentorio ma lo sguardo è divertito, allegro e Adam si rende conto che gli piace davvero tanto avere Rachel lì, forse anche troppo. Sono ormai più di dieci giorni almeno che lei riesce sempre a trovare una scusa per tornare a casa sua, un po' spinta dal senso di colpa e un po' agevolata dal fatto che nè lui nè Marge si lamentano affatto della cosa, ma anzi sono ben lieti di accoglierla. Non è abituato ad avere la casa così piena di gente, da quando è andato via di casa è sempre stato da solo, salvo qualche ragazza occasionalmente o Jake quando si trova in città, ma nulla che potesse paragonarsi a qualcosa come questa, non sa neanche come descriverla, sa solo che si sente sereno e che non ha voglia di farsi domande su quel rapporto, per ora vuole solo guardarla mentre gli sorride con quella luce negli occhi in grado d farlo sorridere di rimando. 
«Ok, allora sono serio, puoi tornare al tuo lavoro e giuro che non ti darò fastidio, non ho voglia di provocare Marge, è già abbastanza stressante averla intorno tutto il giorno».
Rachel sembra convinta, torna a voltarsi e allunga le mani per cominciare a svitare la lampadina, con le mani di Adam sui suoi fianchi in una presa salda. 
«Sai, non credo di avertelo mai chiesto, ma come mai tua nonna è qui con te? Insomma, non mi pare abbiate sempre abitato insieme, o sbaglio?». 
«No, è venuta qui da poco tempo, anche se da come ha rivoltato questa casa mi sembra di averla da sempre...», c'è nostalgia nella voce di Adam, nonostante si lamenti di lei e delle sue ramanzine, è innegabile quanto lui ci tenga a sua nonna. Le piacerebbe sapere molto di più sul loro rapporto ma Adam non sembra un ragazzo facile ad aprirsi con le persone.
«Uhm, e dove stava prima di venire qui?», svita la lampadina con lentezza premeditata, in attesa di sentire la sua risposta. 
«In una cosa di riposo pagata dai miei, solo che mia madre, ovvero sua figlia, non le vuole mai pagare le spese, così Marge rischia di essere buttata in strada e la mandano da qualche nipote...finché mia madre non si ricorda di avere ancora una madre».
«Quindi potrebbe andare via da un momento all'altro?».
«Si, è probabile, anche se di solito è mia madre che viene a prenderla riempendola di scuse finché non accetta di tornare».
«Pensi che ti mancherà?».
«Pensi che ci vorrà ancora molto per svitare quella lampadina?».

Ok, ho capito, ti mancherà ma non lo vuoi ammettere. 

Rachel decide di tenere quella risposta per sè, riprende il suo lavoro in silenzio e in pochi minuti ha finito. Adam le tiene ancora le mani strette in vita mentre lei scende dalla sedia, sta per voltarsi ma lui ma stringe in un abbraccio da cui non può e non vuole liberarsi. Sente le sue braccia avvolgerla completamente, il petto contro la sua schiena e le labbra tra i suoi capelli. Una mano sale a scostarle alcune ciocche dal viso e le labbra si posano sulla guancia in un tocco lieve. 
«Mi piace averti qui», le sussurra a pochi centimetri dall'orecchio, mentre Rachel chiude gli occhi e si lascia andare ad un sonoro respiro.
«Anche a me piace stare con te».

Non hai idea quanto, pensano entrambi, nello stesso momento.

 


«Ma lo sai che sei splendente? Non ti vedevo così radiosa da un sacco di tempo, cosa è successo in queste due settimane?», Jake guarda sua sorella mentre lei, in chiaro imbarazzo, distoglie lo sguardo da lui per puntarlo distrattamente sul menù che ha tra le mani. Oggi si sono dato appuntamento al loro ristorante giapponese preferito per pranzo, Ariel lo aveva chiamato un paio di giorni prima dicendogli che aveva qualcosa da confessargli e Jake non vedeva l'ora di scoprire di cosa si trattasse. Una cosa bella o brutta? Era incinta? Aveva deciso di abbandonare l'università? Aveva anche provato a farle qualche domanda ma lei era stata troppo evasiva e aveva rimandato tutto a quel pranzo. 
«Beh, diciamo che l'ultima volta che ci siamo visti non sono stata poi così sincera...», Jake alza un sopracciglio mentre cerca di ricordare quello che si erano detti l'ultima volta che erano stati insieme.
«Su cosa? Che mi hai nascosto?», doveva trattarsi di qualcosa riguardo l'incidente di Adam o di quello che era successo prima che erano andati via, aveva lasciato Rachel e Josh a litigare, che c'entrasse uno dei due?
«Non essere così impaziente, in realtà non è niente di che...», Jake è sempre stato un tipo curioso, troppo perché possa resistere ancora dal sapere cosa gli nasconde sua sorella. 
«Sei incinta di Josh?», la domanda viene fuori così di getto che quasi gli viene da ridere per l'espressione di sasso sul volto di Ariel. 
«Ma per l'amor del cielo! Jake ti ho detto che non sono incinta non farmi venire l'ansia», dopo pochi attimi di stupore, Ariel si riprende e comincia ad agitarsi sulla sedia, si stanno avvicinando al nucleo centrale della discussione e se ne rendono conto entrambi. Jake poggia i gomiti sul tavolo e incrocia le mani, osservandola divertito.
«Però sei arrossita, quindi scommetto che c'è un fondo di verità in quello che ho detto...», se prima c'era un lieve rossore sulla pelle di Ariel, ora Josh avrebbe definito il suo viso color pomodoro. La vede nascondere la faccia dietro il menù, lui scoppia in una risata. 
«Beh, diciamo che io e Josh, ecco, siamo una coppia ormai....è ufficiale», la notizia arriva non così inaspettata, ma piacevole, era da così tanto che Ariel soffriva per quel ragazzo, finalmente erano riusciti a chiarirsi. Quando Ariel gli ha spiegato tutto all'ospedale era abbastanza incredulo, insomma sembrava uno strano quadrato pieno di mezze verità e relazioni nascoste, ma è sempre stato convinto che la verità fosse ad un passo da loro quattro e bastava davvero poco per sciogliere tutto quel garbuglio. 
«Ariel, è fantastico, sono davvero felice per te», Jake allunga una mano verso di lei e Ariel lascia che le accarezzi il braccio in un gesto affettuoso. 
«Grazie Jake, davvero, avevo paura che non ne saresti stato contento, ti avevo detto che non avevo scelto nessuno e in realtà poi sono corsa da Josh».
«Hai fatto quello che sentivi, non devi giustificarti con me». 
Jake ha sempre trovato sua sorella troppo timorosa del giudizio altrui, quando ha visto lei e Josh per la prima volta era rimasto abbastanza spiazzato dalla cosa, o meglio dal modo in cui Ariel stesse male, ma quando aveva capito tutto non aveva potuto fare altro che sperare nella felicità di sua sorella, qualunque fosse stata la sua scelta. 
«Si, hai ragione, ho deciso e non me ne pento, Josh mi ama e stiamo bene insieme».
«Ma?», Jake continua a fissarla e Ariel si sente più a disagio che mai, odia il fatto che suo fratello riesca sempre a leggere fra le righe, anche quando non dovrebbe.
«Non c'è nessun ma», risponde secca, nella vana speranza che si sarebbe arreso di fronte ad una simile risposta. 
«Ma ti manca Rachel, ecco la parte della frase che hai pensato e non hai voluto dire». 
La frase è come un pugno nello stomaco, una verità spiattellata in faccia quando erano giorni che faceva di tutto per evitarla. La sua relazione con Josh andava a gonfie vele, dopo tutto quello che avevano passato insieme ora si stavano godendo il loro piccolo angolo di paradiso, non ha più alcun rimorso sulle scelte che ha fatto, non se ne pente e anzi è convinta più che mai di aver preso la direzione giusta. Ma, c'è quel ma ancora in sospeso nella sua mente, quel piccolo senso di fastidio che prova ogni tanto durante la giornata, quando il suo pensiero vaga più del dovuto, quando un ricordo le torna a galla, quando qualcosa in giro per la casa le ricorda lei, quando le passa vicino una ragazza dai capelli biondi. 
Ariel si sente quasi completa, manca solo quell'ultimo tassello per raggiungere la serenità. È come se il suo cuore non si fosse rasserenato del tutto, c'è ancora quella piccola macchia che non vuole andare via, quel senso di nostalgia che la invade ogni volta che ripensa a quello che è successo fra loro. Ha così tanta voglia di chiarire con lei, tanta quanto è la paura di affronarla, se Rachel non la perdonasse, se Ariel andrebbe a cercare l'ennesima conferma allora si che tutta la loro amicizia sarebbe andata in frantumi. Ha cercato di ignorare questo problema, di girarsi dall'altra parte ogni volta che lo ha sentito arrivare, ma non riuscirà a resistere ancora per molto. 
«Hai ragione, mi manca Rachel».
«Non è troppo tardi per fare pace, sono sicuro che lei ti accoglierebbe a braccia aperte».
«Dici?». 
«Ma certo» Jake alza una mano come per allontanare una mosca immaginaria «Alla fine è stata lei a lasciare Josh e poi è innamorata di Adam, si vede lontano un miglio».
«Oh si, e credo che a lui lei piaccia molto».
«Puoi scommetterci, solo che sicuramente ci mette il doppio del tempo a capirlo rispetto a noi, io ci sono arrivato un sacco di tempo fa, chissà magari a lui manca poco», Jake le fa l'occhiolino e Ariel sorride rassicurata. È bello avere suo fratello lì con lei, a volte si dimentica quanto ci si può sentire leggeri dopo essersi sfogati con qualcuno. 
«L'ho sentito qualche volta al telefono, mi ha detto che Rachel va spesso da lui, aspetto solo che le cose diventino ufficiali», Jake scoppia a ridere al pensiero di Adam in versione romantica, ma sa che prima o poi sarebbe successo, chissà quando sarebbe arrivata anche per lui. Ormai è vicino ai trenta ed è ancora scapolo, gli piacerebbe incontrare una donna con cui mettere su famiglia, prima o poi. 
«A cosa pensi? Mi sembri distratto», Ariel lo guarda curiosa e lui scuote la testa con un sorriso mesto.
«A com'è strano pensare ad Adam innamorato».
«Hai ragione, ma penso che siano davvero fatti l'uno per l'altra».
«Ne sono convinto anche io, allora, ti va di ordinare?».

 


«Ti stai abituando, non è vero?», Rachel è seduta in cucina insieme ad Adam, due tazze di tè fumanti e le loro mani unite. Dopo aver cambiato la luce in bagno aveva deciso di rimanere con lui per pranzo e in un attimo si è già fatto pomeriggio, Marge è scesa per delle compere e loro sono da soli a casa. Lo sguardo di Rachel corre sul tavolo, sulle loro dita intrecciate, non sa neanche come siano arrivati a stringerle così, è successo e basta. 
«A cosa?», nella voce di Adam c'è sorpresa, si finge tonto di fronte a quella domanda, come se non fosse ovvio, come se lui potesse essere così stupido da non aver capito. 
«Ad avermi a casa tua tutto il giorno», il corpo di Adam sussulta, è un attimo così veloce che se non fosse così concentrata su di lui non se ne sarebbe accorta, ma la tensione può avvertirla nell'aria, nel suo respiro che si fa più veloce, nello sguardo che vaga per la stanza. Sono piccole cose che Rachel non riesce ad ignorare e Adam lo sa che lei le nota, se ne rende perfettamente conto. Lui e Rachel stanno così bene insieme, eppure ci sono momenti in cui ha paura, quando teme di lasciarsi andare troppo, succede quando si ritrova a sorridere senza motivo, quando lei parla e lui la fissa inebetito senza riuscire a seguire quello che gli sta dicendo, quando sente il campanello suonare e freme di gioia all'idea che sia lei dall'altra parte, quando si ritrova a pensare a lei prima di addormentarsi e non sa come liberarsi dalla sua immagine che ormai gli si è piantata in testa. 
Tutto quello che lo spaventa è nella sua mente, nel modo in cui sia riuscita ad avere la meglio su di quella e non solo sul suo corpo, come se quello spazio dedicato a lei, se prima piccolo e spinto solo dalla voglia di provare, si era allargato sempre di più fino ad assorbirlo del tutto. Si sente sopraffatto e la cosa lo spaventa, eppure allo stesso tempo lei lo fa stare così bene, troppo bene.
«Beh si, sai com'è non è che io abbia molto da fare, mi annoia stare senza far nulla, mi tocca un'altra settimana di riposo ancora e tu sei di compagnia», Adam fa un'alzata di spalle, come se quella banale scusa potesse essere la risposta adatta, come se avrebbe potuto fregarla con così poco. Ma può sentirla benissimo Rachel guardarlo, fissarlo così intensamente da sembrare essere sul punto di sentirsi nudo di fronte a lei e non riesce a capire se è stata lei a spogliarlo o se è lui che si è scoperto da solo. 
«Quindi mi stai dicendo che sono il tuo passatempo?», la voce di Rachel suona amara, si sparge nella stanza come un'eco. 
«Oh no, certo che non lo sei...».
«E allora cosa sono?», la voce le viene fuori un po' tremante, non era questo il modo in cui avrebbe voluto chiederglielo, ma le è venuto fuori spontaneamente, non si è resa conto di essersi addentrata in un discorso tanto spinoso fino a quando non si è accorta che sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro. Il tempo che passa con Adam è così speciale e allo stesso tempo così incerto, vorrebbe sapere lui come la considera, cosa pensa di lei, ma allo stesso tempo neanche lei ha idea di come classificare Adam nel suo mondo, fino ad ora si è semplicemente lasciata andare alla comodità di quel momento. Sono entrambi in una bolla di felicità da cui nessuno dei due ha voglia di uscire e su cui non si sono mai fatti domande. La cosa più strana è come sia successo tutto in una maniera così naturale da sembrare già architettato sin dall'inizio, da quando si è presentata lì il primo giorno non ha fatto altro che presentarsi il giorno dopo e quello dopo ancora, Adam e sua nonna si sono mostrati sempre felici di vederla ed è bastato questo a darle il coraggio di continuare. Ma non è facile mettere da parte le domande che cercano di salire a galla, per quanto cerchi di affondarle con il lato più egoistico di lei, quello che pensa solo a godersi quello che succede senza sperare nel futuro, ma ci sono quei sentimenti che, troppo forti per essere ignorati, le ricordano che in realtà vuole delle risposte, vuole certezze che non ha il coraggio di ammettere di desiderare. Vorrebbe semplicemente chiedergli se per lui lei è la sola, così come lui lo è per lei, se quello che stanno vivendo porterà a qualcosa prima o poi, è rimarrà una parentesi pronta a chiudersi da un momento all'altro.
«Lo sai cosa sei per me», la voce di Adam è piatta, distante, come se quelle parole fossero state cavate fuori dal profondo. 
«Cosa?», Rachel solleva lo sguardo verso di lui ma si accorge che ora è Adam quello ad avere lo sguardo basso, «Voglio sentirti dire qualcosa Adam, cosa sono per te?». 
Perché improvvisamente si sente così furiosa? Perchè ad ogni secondo che passa la voglia di fuggire si fa sempre più alta? Come se qualcosa cominciasse a bruciare dentro di lei, la vergogna di essersi esposta, la paura di aver superato un limite invalicabile?
«Io...», Rachel lascia andare la mano di Adam e si alza in piedi di scatto, ha bisogno di allontanarsi prima che sia troppo tardi, prima di scoppiare a piangere di fronte a lui e rendersi più ridicola di quanto non abbia già fatto. Perché continua ad avere delle aspettative nei suoi confronti? Quando la smetterà di essere così ingenua? 
«Lascia perdere Adam, ne parleremo un'altra volta». 

O probabilmente mai più, lascia perdere, tanto non capiresti.

Rachel sta per prendere la sua borsa quando sente la mano di Adam afferrarle il polso, è in piedi di fronte a lei e la guarda con uno sguardo così profondo da lasciarla immobile, spiazzata.
Le lascia andare il polso e si avvicina a lei, le prende il viso tra le mani e la bacia. Le basta sentire il tocco delle sue labbra per cominciare a tremare dalla testa ai piedi. 
Lo odia, odia il modo in cui si scioglie sotto di lui, odia come riesca a farle battere il cuore all'impazzata, così tanto da sembrare essere sul punto di scoppiarle dal petto. 
Non riesce a resistergli, non ce la fa a non rispondere a quel bacio, a lasciare che lui le accarezzi il viso, le infili una mano nei capelli per avvicinarla di più a lui e approfondire quel tocco fra le loro labbra
. Perché le sue labbra si schiudono in automatico? Perché le sue mani gli artigliano la schiena e lascia che le loro lingue si inseguano senza sosta? Non dovrebbe andare così, non era questa la risposta che aspettava, eppure il suo corpo non riesce a fare altro che abbandonarsi a lui senza remore. Si inebria del suo odore, del suo sapore, del suo tocco, fino a sentirsi intossicata. 
Adam smette di baciarla e poggia la fronte sulla sua, gli occhi socchiusi e il respiro affanato. 
«Rachel, io...», la fissa con uno sguardo così carico di emozioni da destabilizzarla. 
Sono occhi negli occhi, i loro respiri che si confondono e le labbra di Rachel dischiuse, in attesa di sentire quello che Adam le avrebbe detto. Lui continua a guardarla senza proferire parola, le labbra serrate come se avesse paura di far scappare tutte le parole che gli rimbombano nella testa. Vorrebbe dirle tanto ma è così difficile da racchiudere in poche parole, vorrebbe mostrarle tutto, condividere quella paura mista ad emozione che prova nei suoi confronti, avrebbe fiumi di parole da far uscire ma non fa altro che rimanere fermo, immobile, a guardarla, in attesa di avere il coraggio di fare quell'ultimo passo. 
Il cellulare di Rachel squilla e in un attimo la bolla in cui si era chiusi, per l'ennesima volta, scoppia. Col cuore che batte ancora a mille e le dita tremante si allunga nella borsa per prendere il cellulare.

"Rachel, vorrei vederti al più presto, ho bisogno di parlarti, fammi sapere se sei disposta ad incontrarmi. Josh". 

Non si rende conto di aver letto il messaggio ad alta voce finchè non solleva lo sguardo verso Adam e vede lo stupire dipinto sul suo volto.
«Cosa pensi di fare?», Adam non distoglie lo sguardo da lei e Rachel comincia a sentirsi a disagio. Non si sarebbe mai aspettata di risentire Josh, non in quel momento poi quando era riuscito a finire tra gli ultimi dei suoi pensieri. 
«Sinceramente non ne ho idea, insomma mi ha preso un po' alla sprovvista», Rachel si siede e Adam la imita, incrociando le braccia al petto.
«Immagino...».
«Penso che ci andrò, sei d'accordo?», dopo tutto quello che era successo con Josh un incontro da parte sua sarebbe stato senza ombra di dubbio positivo, avrebbero potuto chiarire, o avrebbe potuto prenderlo a schiaffi, di nuovo, se lo sarebbe meritato sicuramente. 
«Perché me lo chiedi? Sei liberissima di fare quello che ti pare, non mi devi nulla», la risposta di Adam è così razionale e pacata che Rachel prova una punta di delusione, avrebbe voluto vederlo più infastidito, ma sa che è solo un suo capriccio. Del resto non hanno mai stabilito la natura del loro legame e in teoria sono liberi entrambi, in pratica non è poi così facile.
«Hai ragione, è che sai com'è, fino a poco fa ci stavamo baciando, ho pensato che...vabbè nulla, lascia perdere», Rachel ha lo sguardo rivolto verso il basso ma sente le dita di Adam toccarle il mente per spingerla a sollevare il volto.
«Rachel, Josh è il tuo ex ragazzo e si, è anche l'idiota che mi ha fatto mettere il gesso, ma è una persona che fa parte del tuo passato e so che avete dei conti in sospeso, so che fuori dall'ospedale avete litigato, se vuoi andare per chiarire è giusto, se vuoi andare per prenderlo a calci, beh, non avrei da ridire».
«Hai ragione, grazie per avermi aiutato a chiarire le idee, ora è meglio che vada, si è fatto tardi e magari gli rispondo per strada», Rachel gli fa un sorriso rassicurante, mentre prende le sue cose e si avvia alla porta, lo saluta e quando apre la porte c'è Marge sul pianerottolo pronta ad entrare, la saluta frettolosamente e si avvia giù per le scale. 
«Certo che Rachel aveva uno sguardo strano quando mi ha salutata, cosa è successo?», ma la domanda di Marge rimane senza risposta, Adam si limita ad alzarsi e a chiudersi in camera sua, sbattendo la porta, lasciando Marge a fissare il vuoto con sguardo dubbioso.
«Mah, questi giovani d'oggi, chi li capisce».


 

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Buon pomeriggio e buon weekend a tutti!
Allora, chiedo scusa per il capitolo interamente Adam/Rachel, ma questi due avevano bisogno di un po' di spazio e di mostrare il loro lato più "affettuoso", dopo tanta passione che sono stati in grado di scatenare, ora mi starete odiando perché Adam non si decide ad accettare i suoi sentimenti, ma è davvero vicino, vicinissimo al farlo, posso già annunciare che siamo davvero quasi alla fine, si tratta davvero di sciogliere i nodi finali e sono davvero emozionata al riguardo. Come sempre mi scuso per il ritardo e spero che ci sia ancora qualche lettore paziente che si ricorda di questa storia, se ci siete fatevi sentire ç_ç

Ringrazio come sempre le ragazze che mi lasciano delle stupende recensioni, tutti quelli che mettono la storia tra seguite/preferite/ricordate e anche i lettori silenziosi. 
Grazie e alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Tutta la verità, nient'altro che la verità ***


[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 20: Tutta la verità, nient'altro che la verità

 

Rachel ha messo gli occhiali da sole scuri quella mattina, il sole è forte, sono a fine Settembre eppure fa ancora caldo, inoltre lei non sa se è pronta a lasciarsi guardare negli occhi da Josh, vuole tenerli almeno per quando arriva, come una protezione per qualsiasi cosa sarebbe successa a quell'incontro. Non lo ha chiamato per accettare, si è limitata a scrivergli per messaggio la risposta e ad accettare l'incontro che lui poi le aveva proposto. Si vedono di mattina perché lei ha il turno al bar il pomeriggio, si era già presa parecchie giornate libere per andare da Adam, non avrbbe sprecato una giornata per il suo ex ragazzo. Cammina a passo veloce fino ad arrivare alle porte del piccolo bar dove erano soliti andare a fare colazione insieme prima di andare al lavoro, quando avevano gli orari che coincidevano, che strano pensare a come le cose possano cambiare con lo scorrere del tempo, come i rapporti possano mutare completamente e inaspettatamente. Una volta entrava in questo bar con la convinzione che Josh sarebbe rimasto per sempre il suo ragazzo, che sì, non lo avrebbe mai amato, ma non si sarebbe mai potuta lamentare perché le sarebbe potuta andare peggio. Erano giorni di quotidiana rassegnazione, non era stata male con lui, non era per quello che lo aveva tradito, ma le era sempre mancato quello che è riuscita a provare più in quegli ultimi giorni che nel resto della sua vita. Non pensava che avrebbe mai potuto provare simili emozioni e invece è successo, il cuore che batte all'impazzata solo al pensiero di lui, le gambe che le tremano quando lo guarda e lui comincia a fissarla con quello sguardo così intenso da farle andare il cervello in pappa, la voglia di nascondersi nel suo petto quando le cose vanno male o quando è spaventata, come in quel momento. Il cuore le batte forte ma non è per via dell'emozione, è l'ansia dell'ignoto, di quello che potrebbe aspettarla una volta entrata da quella porta. Lo avrebbe trovato arrabbiato, sereno, adirato, pentito? E lei come lo avrebbe trattato? Ce l'ha ancora a morte con lui per il modo in cui l'ha offesa, ma non ce la fa a litigare ancora, non ne ha la forza o la voglia, vorrebbe solo liberarsi di lui in fretta e andare da Adam.

Fa un respiro profondo nello stesso attimo in cui spinge la porta per entrare, fa qualche passo incerto e poi scorge Josh seduto ad un tavolino in fondo alla sala, davanti ha una tazza di cappuccino, solleva lo sguardo verso di lei, i loro occhi si incrociano, lei abbassa lo sguardo subito dopo. Lo raggiunge e gli si siede di fronte, borbottando un «buongiorno» a fior di labbra. Non sa come comportarsi, se deve essere arrabbiata, tenergli il muso o far finta di nulla, lui non le ha detto niente per messaggi e si sente così confusa. 
«Buongiorno anche a te, non ti dispiace se ho ordinato mentre non c'eri? Ero davvero assonnato, mi serviva un po' di caffè, stanotte non ho dormito granchè», la voce di Josh è pacata, tranquilla, distante sull'ultima frase, sembra così diverso dall'ultima volta che si erano visti, così tanto che Rachel stenta a riconoscerlo. 
«Ah si? Soffri d'insonnia?», la domanda sembra divertire Josh che sorride e poi scuote la testa come a scacciare via qualche pensiero di troppo.
«Insomma, diciamo che c'è qualcosa a tenermi sveglio, ma comunque passiamo a noi».
«Chi ti tiene sveglio? Ariel? Immagino che ora vi stiate divertendo parecchio visto che siete entrambi liberi», le parole risultano velenose persino a lei e solo in quel momento si rende conto di quanto la cosa possa infastidirla. Eppure non è gelosa di Ariel, non vorrebbe tornare da Josh, di quello è certa, è gelosa di Josh, del fatto che la sua migliore amica abbia deciso di stare con lui e non sia mai venuta da lei, non l'abbia mai cercata per chiarire.

Ma del resto, tu cosa hai fatto invece? 

Il lato più razionale di lei le ricorda che come Ariel non si è preoccupata di lei, neanche Rachel ha mai fatto un passo verso la sua amica, anzi l'ultima volta che l'ha vista le ha chiesto di scegliere fra lei e Josh, che mossa stupida e avventata. Sono passate due settimane da allora, lei è presa da Adam e Ariel ormai da Josh, sembra che le cose siano tutte al loro posto, tutto tranne la loro amicizia che ancora è sul filo del rasoio. Quanto più pensa di affrontarla, tanto più ha paura di ricevere una risposta negativa, di scovare freddezza negli occhi di Ariel, di non ritrovare più l'amica di un tempo, le spaventa l'idea che ormai sia tutto andato perduto e non ha il coraggio di affrontare la cosa.
«Beh si, io e Ariel ci stiamo divertendo ultimamente, devo confessartelo Rachel, non ero così felice da tanto, tantissimo tempo».
«Buon per te», la pacatezza di Josh comincia a irritarla.
«Lo so che ce l'hai con me, ma sono venuto per chiarire, penso sia arrivato il momento di chiudere del tutto questo capitolo senza lasciarci incomprensioni alle spalle».
«Ariel lo sa?», è una domanda che avrebbe potuto evitarsi, ma vuole saperlo se Ariel sa che Josh è lì, se sa che è venuto lui ad affrontarla al posto dell'amica che si sarebbe aspettata.
«Si lo sa, ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che era la cosa giusta da fare».
«E allora perché non è qui?».
Josh sospira e la guarda con un'aria sconfitta, non è quello che si aspettava di vedere nel suo sguardo. 
«Non è di questo che dobbiamo parlare adesso, non si sente ancora pronta a farlo».
«Sei diverso Josh, sembri un'altra persona», Josh ride e allunga una mano per toccare la sua poggiata sul tavolino, la stringe, lei vorrebbe ritrarla ma lo lascia fare.
«È tutto merito di Ariel, riesce a cacciare il meglio di me, lo so che sembra stupido dirlo ma credo che siamo anime gemelle, mi sento completo quando sono con lei», c'è così tanto amore in quello sguardo che Rachel sente il cuore sciogliersi per lui, per come sia riuscito a trovare la felicità in Ariel, una ragazza così speciale, così unica che vorrebbe soltanto andare da lei ed abbracciarla, dirle che va tutto bene, che è contenta che finalmente abbia trovato la felicità dove lei non era riuscita, Josh non era mai stato destinato a lei, avrebbe dovuto capirlo tanto tempo prima.
«Rachel, sono venuto qui per chiederti scusa per come ti ho trattata l'ultima volta, ero così arrabbiato che ti ho offesa come non avrei dovuto, mi dispiace, sono stato bene con te ma non era destino per noi, sennò non saremmo finiti entrambi con qualcun altro, non credi?».
«Hai ragione Josh, hai decisamente ragione, e mi dispiace di averti tradito, mi sono sentita uno schifo per tantissimo tempo», ancora le vengono i brividi al pensiero di quando loro erano ancora insieme e lei viveva con quel senso di colpa, divisa tra quello che avrebbe dovuto fare e quello che avrebbe voluto, in una lotta continua che l'aveva fatta impazzire. Dopo tutto quel tempo, dopo tante paure, dubbi, litigi, affronti, era strano pensare di essere arrivati lì, l'uno di fronte all'altra, così tranquilli. Come se dopo giorni e giorni di tempesta finalmente le nuvole stessero andando a schiarirsi per lasciare spazio ad un cielo azzurro e sereno.
Aveva pensato parecchio a quell'incontro e aveva avuto paura di affrontarlo, eppure adesso si rende conto che è stata la scelta giusta, che Josh probabilmente ha fatto un favore ad entrambi. Non voleva ricordarlo come l'ex ragazzo con cui aveva litigato davanti ad un pronto soccorso, non quando entrambi aveva chiaramente capito che la loro storia non era destinata a durare. Una cosa li accomuna, la consapevolezza che la loro rottura sia stata necessaria e anche voluta, seppur con non pochi problemi.
«Lascia perdere, è acqua passata ormai, neanche tu eri il mio primo pensiero quando eravamo insieme, ma piuttosto dimmi di te, cosa hai fatto in questo periodo?».

 


È mezz'ora ormai che Adam è seduto sul divano in salotto, le mani incrociate al petto, lo sguardo irrequieto e il piede sano che picchia sul pavimento di continuo. Si può avvertire nell'aria la tensione che sta provando e, nonostante stia cercando di ignorarlo, Marge è così stufa che sbotta.
«Si può sapere che succede Adam? Mi stai mettendo ansia». 
«Niente», le risponde secco, lo sguardo puntato verso il televisore.
«E allora perchè diamine sei così agitato?».
«Non sono così agitato», Marge alza gli occhi al cielo mentre si prepara alla cocciutaggine di suo nipote, che quando si tratta di sputare fuori quello che pensa glielo si deve cavare con le pinze.
«Senti, smettila di girarci intorno e dimmi che succede prima che perda la pazienza, cos'è Rachel oggi ti ha dato buca?».
«Non mi ha dato buca...è che doveva incontrarsi con qualcuno». 
Ah, mistero svelato.
«Ah si? E con chi è che si vede? Non sarai mica geloso?», stavolta è Adam ad alzare gli occhi al cielo e sbuffare, Marge non dovrebbe divertirsi tanto a provocarlo, ma non può farne a meno.
«Non sono geloso, è che voglio sapere che cosa le sta dicendo, ma non ho il diritto di chiederglielo, non sono il suo ragazzo, non dovrebbero essere affari miei».
«Io invece credo che lo siano eccome».
«Che vorresti dire con questo?», Marge si avvicina ad Adam e si siede sulla poltrona di fronte a lui, guardandolo fisso negli occhi.
«Tra una settimana ti verrà tolto il gesso».
«E quindi?», Adam la guarda confuso, ma anche curioso di sapere fin dove sua nonna volesse arrivare.
«Rachel non avrà più scuse di venire qui, tu potrai tornare a lavoro e potreste non avere altri pretesti ufficiali per vedervi».
Ah, a questo Adam non aveva pensato. Quella loro piccola parentesi era quasi arrivata al termine e lui non si sente ancora pronto a lasciarla andare. Ha lasciato che il tempo passasse godendosi ogni momento, senza pensare a quello che sarebbe successo dopo, convinto che la soluzione poi sarebbe arrivata da sola, magicamente. Illuso magari che una volta tornato alla sua vita normale le cose con Rachel non sarebbero cambiate, ma non era possibile rimanere ancora così, in un terreno instabile e incerto, lei avrebbe smesso di cercarlo e lui sarebbe rimasto solo. 
«Non so che fare», ammette sconfitto, ma Marge sembra essere più positiva di lui, lo guarda sorridente.
«Come prima cosa potresti ammettere di essere innamorato di lei, che ne dici? Poi il resto verrà da solo».
Innamorato.
Il cuore sussulta a quell'idea, eppure sembra così bella, così semplice e lineare.
Innamorato, potrebbe esserlo. Forse è quello che si prova quando una persona diventa un chiodo fisso nella sua testa, quando freme in attesa di vederla, di stare con lei, di parlarle; quando si è reso  conto che anche dopo, quando l'hai raggiunta, quando crede che tutto si sarebbe spento una volta appagato il desiderio, è allora che si rende conto di desirarla ancora, di voler stare con lei ancora e ancora senza sosta. Forse è quello che è racchiuso in quella parola.
Perché non ha scelta e lo sa, se n'è reso conto ormai da tempo, non può fuggire da lei e non vuole, diamine non lo vuole per niente!
Vuole che Rachel sia soltanto sua, sua e basta, non vuole incontrare altre donne e non vuole che lei stia con qualcun altro, Rachel gli appartiene ormai da tempo, tanto, troppo perché possa anche solo continuare a vivere di quei dubbi, di quelle paure che lo affliggono all'idea di fare quel passo decisivo. Ha superato quel limite che gli avrebbe dato forse l'opportunità di tornare indietro, non è più in grado di fingere indifferenza o voltarsi dall'altra parte e non vuole più farlo. È ora di dirglielo, di affrontare Rachel e farglielo sapere.
«Penso di essere innamorato di lei».
«Lo penso anch'io», Adam scoppia a ridere come se quella scena fosse folle e divertente allo stesso tempo, confidarsi con sua nonna, da quanto tempo non succedeva, però era sempre stata brava a fargli comprendere i suoi pensieri quando lui da solo non era in grado di arrivarci.
«E ora che faccio?», c'è panico nella sua voce, come se arrivato a questo punto non avesse idea su come proseguire. È colpa di tutte quelle emozioni che gli stanno salendo a galla, si sente stranamente euforico ed eccitato, come se non stesse più nella pelle, deve fare qualcosa, ma cosa?
«Potresti cominciare col dirglielo».
«Si, decisamente dovrei farlo, ma non posso aspettare, voglio dirglielo adesso, ah chissà per quanto ancora starà con Josh».
Sua nonna incrocia le mani in grembo e punta lo sguardo verso la finestra, evitando volutamente il suo sguardo.
«Non vorrei dirtelo, ma si sono incontrati mezz'ora fa al bar Antica caffetteria».
«E tu come diavolo fai a saperlo? In più con queste stampelle non posso guidare e ci metterei una vita ad arrivare con l'autobus».
«Diciamo che me lo ha detto un uccellino, lo stesso che sta qui sotto appostato in macchina in attesa che tu scenda».
Adam la guarda incredulo e si alza goffamente dal divano e comincia a zoppicare fino alla finestra. Sua nonna aveva ragione, c'è la macchina di Jake parcheggiata sotto casa sua e lui è in piedi, poggiato sul cofano e si guarda intorno scocciato.
«Non ci posso credere, hai chiamato Jake? Come facevi a sapere che ci sarei andato? E poi se sapevi già tutto perché diavolo mi hai riempito di domande?», sua nonna scuote la testa e lo guarda divertito.
«Non credere che sia una veggente, mi sono semplicemente tenuta in contatto con Jake che si tiene in contatto con Ariel, così mi tiene aggiornato su quello che succede, ho semplicemente previsto come sarebbe finita questa conversazione», Adam scoppia a ridere incredulo, dopo tanti anni quella donna riesce ancora a stupirlo.
«E se invece avessi deciso di non andarci?».
«Semplice, avrei detto a Jake di andare a farmi la spesa e poi lo avrei fatto ritornare a casa», Marge fa un'alzata di spalle indifferente, come se comandare così il suo amico fosse una cosa di tutti i giorni.
«Da quand'è che tu e Jake in combutta?».
«Oh, sai com'è io sono sempre annoiata e Jake è più pettegolo di quanto possa sembrare, diciamo che una cosa tira l'altra e siamo curiosi tutti e due di vedere come andrà a finire questa storia, ma ora è meglio che scendo, Jake ti sta aspettando da un quarto d'ora ormai». 

Cinque minuti dopo Adam è sotto casa e Jake fa un sospiro sollievo non appena lo vede arrivare.
«Finalmente, pensavo che la missione fosse fallita e che sarei dovuto tornare a casa a mani vuote, su forza sali in macchina che abbiamo da fare». 
«Da quand'è che tu e mia nonna vi sentite quindi?», Jake gli apre la portiera e lo aiuta a salire, chiude lo sportello e sale a sua volta, aspetta di immettersi in strada prima di rispondere ad Adam.
«Diciamo che tua nonna è una tipa abbastanza impicciona, non so se lo hai mai notato. Ogni tanto è capitato che ci siamo sentiti, sai lei mi diceva che Rachel era da te e cose così, poi mi sono visto con Ariel a pranzo e mi ha detto che lei e Josh avevano parlato di Rachel e che si sarebbero incontrati loro due, così ho pensato che questa tua nonna avrebbe dovuto assolutamente saperla. Così l'ho chiamata e lei ha trovato anche una possibile soluzione, mi ha detto che avreste parlato stamattina e che se tutto andava secondo i piani avrei dovuto portarti al luogo prestabilito», Jake è sorridente, si vede quanto lo idea lo abbia stuzzicato, Adam non sa se esserne grato o sentirsi vagamente spiato da quei due.
«Ma come faceva a saperlo? Insomma, sarei potuto rimanere a dormire fino a tardi stamattina, o fare altro, fingere di non avere alcun problema».
«Non farti troppe domande, tua nonna ti conosce bene ed è una tipa ostinata, avrà pensato di provarci nonostante i rischi, alla fine alla peggio ero io quello che avrebbe fatto un viaggio a vuoto».
«Su questo hai ragione, beh posso solo ringraziarti, credo, è una situazione un po' strana ma sono contento di averti con me, è ora di affrontare questa questione finale».
«Oh si, e io mi godrò tutto lo spettacolo», Jake gli lancia un sorriso e Adam scuote la testa divertito. Non ci vuole molto ad arrivare al bar che dista dieci minuti di auto da casa di Adam, Jake parcheggia lì vicino e aiuta Adam a scendere. Arrivati davanti alla porta del bar Adam fa un sonoro sospiro e Jake può avvertire quanto il suo amico debba essere nervoso, non vorrebbe ma la cosa lo diverte abbastanza. Gli apre la porta e lo lascia entrare entrare, lo segue a sua volta e i suoi occhi, dopo aver scrutato il bar per qualche secondo, individuano il tavolo dove sono seduti Rachel e Josh, lo indica ad Adam che comincia ad avviarsi in quella direzione, Jake nel frattempo ordina due caffè alla cameriera e segue Adam fino al tavolino che si trova alle spalle di Rachel. Josh alza lo sguardo verso di loro ma Jake gli fa cenno di fare silenzio, per sua fortuna lui decide di ubbidire e torna a guardare Rachel. Adam si siede e comincia ad origliare la conversazione.

«E quindi con Adam quando è iniziata?», Adam scatta al sentire questa domanda, come se fosse stata piazzata lì di proposito nell'esatto momento in cui si era seduto. O forse Josh lo aveva visto e aveva pensato di provocarlo così.

Meglio per te che risponda con cose belle, amico.

«Adam...», Rachel sbuffa e lui sente il cuore battergli più forte solo a sentirle pronunciare il suo nome in quel modo, come se fosse qualcosa di speciale.
«Io...scusami è che una domanda strana e mi sento un po' a disagio a raccontartelo, ma forse è giusto che tu lo sappia. In realtà non è iniziata in un momento preciso, insomma è una di quelle cose che succedono senza che tu possa programmarle, sarà vero Febbraio o Marzo, mi trovai Adam seduto ad un tavolino del bar e non lo so, mi colpì subito. So che può sembrare stupido, ma mi era bastato guardarlo per sentirmi già attratta da lui, ovviamente l'avevo considerata soltanto una classica scintilla, di quelle attrazioni momentanee che poi sarebbero passate. Ero convinta che non lo avrei rivisto poi chissà quante altre volte e invece aveva cominciato a venire sempre più spesso, ogni tanto parlavamo e abbiamo iniziato a conoscerci. Non avrei mai immaginato che saremmo finiti così, ma anche dopo quella notte insieme non ho smesso di pensare a lui, non potevo farne a meno, c'era stato qualcosa che non riuscivo a dimenticare, non mi era mai capitato prima di provare una simile emozione prima, quell'attrazione così forte verso qualcuno da non riuscire a fare a meno di pensarlo. Non si trattava solo dell'aspetto fisico, all'inizio davo per scontato fosse questo, uno sfizio da far passare, invece non è mai stato quello e me ne sto accorgendo più che mai, soprattutto negli ultimi periodi, sto bene con lui, mi diverto, mi confido, riesco ad essere me stessa come non mai e questo mi spaventa, perchè vorrei non finisse eppure potrebbe succede da un momento all'altro...ma credo di essere innamorata di lui Josh, credi che sia stupido?».
Credo di essere innamorata di lui, Adam sente quella frase rimbombargli nella stessa, si ripete e si espande in tutta la sua mente, il corpo che freme e il cuore che batte forte. Rachel glielo aveva fatto capire tante volte eppure non glielo aveva mai detto, non aveva mai espressamente detto di essere innamorata di lui, non poteva immaginare che la cosa potesse colpirlo tanto, eppure lo ha fatto, come un'ondata di emozioni inaspettate che si espandono dentro di lui. Il suo petto è in fiamme eppure gli piace, gli piace maledettamente e allora fa l'unica cosa sensata che gli viene in mente. 
«Non è stupido, affatto, è se è stupido allora lo sono pure io perché provo lo stesso, ci ho messo così tanto ad arrendermi all'evidenza eppure è sempre stato così, non è mai stata una serata e basta, non mi è mai neanche lontanamente bastato averti una sola volta, ho continuato a pensarti incessamente fino a quasi impazzire. Quando ho cominciato a conoscerti meglio poi è stato anche peggio, non voglio che questo finisca», Adam si è alzato in piedi e Rachel lo guarda fisso, la bocca dischiusa e le labbra tremanti.
«Sono innamorato di te, Rachel».
Sono queste ultime parole a spingerla fra le sue braccia, affonda il viso nel suo petto e Adam la stringe forte. Sente le gambe tremare e gli occhi lucidi, incredula si chiede se quella mattinata sia reale o il frutto della sua immaginazione. Eppure può avvertire l'odore di Adam, il calore della sua pelle, la forza del suo abbraccio e queste cose sono vere, così come la consapevolezza della sua ammissione.
Sono innamorato di te, delle parole così semplici eppure di un impatto devastante, Adam è suo e soltanto suo adesso, era così tanto che aspettava quel momento, quella certezza che avrebbe messo a tacere i mille dubbi che l'hanno assalita per tutto questo tempo. Ancora incredula lascia che Adam le sollevi il mento e la baci, con una dolcezza in grado di farla sciogliere. 
«Un applauso per la coppia di innamorati», grida Jake e in un attimo metà del locale comincia ad applaudire, facendo sentire Rachel imbarazzata ed euforica allo stesso tempo, smette di baciare Adam e nasconde il viso nella sua spalla, lui continua a stringerla mentre le accarezza i capelli.
«Grazie Jake, ha ragione Marge a dire che sei proprio impiccione», Adam scuote la testa divertito, felice come non gli capitava da tempo.
«Di nulla amico, ora è il caso che ce ne andiamo, abbiamo dato fin troppo spettacolo», Jake si alza e dà una pacca sulla spalla ad Adam, anche Josh lo imita e si alza a sua volta. 
«Allora direi che è tutto risolto, no?», Josh guarda Adam in attesa di avere una sua risposta e gli sguardi di tutti e tre si puntano su di lui. Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo.
«Per ora tu sei l'ultimo dei miei pensieri, non ti perdono ancora per l'incidente ma ho di meglio da fare adesso». 
«Non posso darti torto», ammette Josh, alzando le mani in segno di resa.
«Però ti ringrazio per la domanda», Adam gli lancia un'occhiata eloquente, Josh fa finta di nulla ma si limita a sorridergli sornione.
«Di nulla, è stato un piacere», Rachel li guarda ma curiosa ma Jake si piazza in mezzo a loro interrompendoli.
«Ok gente, allora direi che ce ne andiamo tutti, che dite? Josh tu sei a piedi? Ti serve un passaggio?», Jake gli si avvicina e lo guarda con uno sguardo emblematico. 
«No tranquillo devo andare in ufficio comunque è qui vicino, grazie».
«Ok, allora prima di salutarti voglio giusto dirti una cosa», comincia a sussurrargli all'orecchio mentre Josh fa cenno di sì con la testa di tanto in tanto, sotto lo sguardo curioso di Adam e Rachel.
«Jake, ci nascondi qualcosa?», gli chiede lei, ma lui scuote la testa divertito. 
«No, tranquilla, non è niente di importante, roba tra noi, ma piuttosto andiamo via che vi riporto a casa», a quelle parole Adam e Rachel si lanciano un'occhiata insicura.
«Ti va di venire a casa mia? Però potrebbe esserci Marge ad aspettarci davanti alla porta con un cesto di fiori e riso da lanciarci addosso, ti avverto», Rachel fa un'alzata di spalle e gli sorride.
«Tranquillo, sono pronta ad affrontare il rischio, avevo solo paura di chiedertelo», lei abbassa lo sguardo e lui le da un bacio a stampo. 
«Non hai più da farti problemi, ricordatelo», Rachel fa cenno di si con la testa e gli da un bacio sulla guancia, si avviano così insieme verso l'uscita, insieme come non lo sono mai stati.
«Ah, comunque tranquilli per Marge, l'ho già aggiornata di tutto, troverete casa libera al vostro ritorno», Jake fa loro l'occhiolino e soddisfatto si avvia alla macchina. 

 


La porta di casa sbatte e Rachel si ritrova schiacciata con irruenza contro quella superficie fredda, il viso rivolto verso la parete e Adam alle sue spalle che preme il suo corpo contro di lei, imprigionandola. Le afferra i capelli e le fa voltare il viso verso di lui, lei inarca la schiena e si offre ad Adam come una vittima pronta a sacrificarsi. Lui non aspetta oltre e la bacia con irruenza, la lingua le schiude le labbra con prepotenza e comincia ad entrare in quella cavità umida, entra, esce, la stuzzica, ci gioca. Rachel freme e Adam fa scendere le mani fino alla chiusura dei pantaloni per aprirglieli, i suoi gesti sono veloci, goffi, preda di un'eccitazione incontrollata. 
«Dio, quanto ti voglio Rachel, ora che ho tolto questo maledetto gesso posso averti in piena libertà, stavo morendo», sono parole frettolose, disperate, rotte dal desiderio. Rachel lo aiuta a lasciar scivolare via i pantaloni fino alle caviglie, rimanendo in top e perizoma, lui fa scendere una mano fino ad accarezzare una natica, gliela stringe e poi si abbassa fino ad inginocchiarsi dietro di lei, le morde con delicatezza un fianco e con le mani le stringe saldamente le cosce. Rachel sente il respiro farsi sempre più corto e la consapevolezza di avere la bocca di Adam così vicina al suo inguine la fa fremere. Lui se ne accorge e decide di provocarla ancora di più infilandone una mano nelle mutandine ormai bagnate, con il pollice che lo stuzzica il punto più sensibile tra le gambe e Rachel si piega lievemente in avanti, incapace di reggersi in piedi ancora per molto. Lui allora la fa voltare e ora Rachel ha la schiena poggiata contro la porta, le ginocchia lievemente piegate e le gambe aperte per lui, che ancora inginocchiato comincia a baciarle l'interno coscia, mentre due dita si infilano dentro di lei, causandole uno spasmo. Baci bollenti le ripercorrono le cosce fino a che la bocca di Adam non è esattamente all'altezza del suo inguine, le afferra un lembo del perizoma rosso fra i denti e lo spinge verso il basso, fino a quando l'indumento non scivola via da solo e tocca il pavimento. Le dita hanno smesso di entrare ed uscire e adesso le mani le hanno afferrato il sedere saldamente, mentre la bocca si allunga in avanti e la lingua di Adam passa dove prima il suo pollice l'aveva stuzzicata, rendendola più gonfia che mai. A Rachel sale un singhiozzo e un brivido la percorre da capo a piedi. 
La lingua comincia ad esplorare quelle pieghe tenere e Rachel si lascia andare a gemiti profondi.
«Adam, così mi farai impazzire», lui si stacca da lei per un momento e la guarda fiero.
«Per così poco? E dire che non ti ho ancora spogliata del tutto», si alza in piedi e in poco anche il top e il reggiseno finiscono sul pavimento, un brivido percorre Rachel e non sa se sia causato dal fresco che prova ora che è completamente nuda, o se è lo sguardo di Adam a farla rabbrividire. 
«Così ci siamo, scusami se non ho ancora dedicato la mia attenzione alla parte superiore del tuo corpo, mi ci vorrebbe un'eternità per poterli leccare e succhiare tutta da capo a fondo come vorrei», la bocca scende verso il petto e le afferra un capezzolo turgido, lo stringe fra i denti, lo succhia, passa dall'uno all'altro senza sosta e Rachel si ritrova ad artigliarti la schiena, rendendosi conto di come lui sia ancora perfettamente vestito. Gli afferra il lembi della maglia e la spinge verso l'alto, lui la lascia fare e finalmente anche lei può godersi lo spettacolo di Adam a petto nudo. Allunga una mano per accarezzargli il petto, le spalle, il ventre piatto, scende fino ad arrivare al cavallo dei pantaloni e passa con delicatezza le dita lì dove il gonfiore tira la stoffa dei jeans. La mano si fa più audace e comincia a massaggiarlo dai sopra ai pantaloni. Stavolta è Adam quello a sussultare e Rachel si sente improvvisamente soddisfatta, gli slaccia i pantaloni e come lui ha fatto con lei glieli fa scivolare fino a terra. Ha indosso dei boxer neri e Rachel non può immaginarlo più sexy di così, nudo ed eccitato per lei, pronto a possederla da un momento all'altro. Se lo mangia con gli occhi fino a quando Adam non le afferra le natiche e la solleva, Rachel gli stringe le braccia al collo e le gambe attorno ai fianchi, il suo inguine struscia contro la stoffa dei boxer di Adam ed entrambi sospirano.
«Non ce la faccio più Adam, andiamo in camera da letto», Adam le risponde con un bacio, stavolta più lento, languido, un bacio umido ma bollente. Rachel sente la pelle bruciarle più che mai, accaldata come se avesse la febbre non riesce a smettere di baciarlo, di nutrirsi di lui come se potesse finalmente mangiare dopo essere stata a digiuno per giorni. È ingorda di lui, vuole spremerlo fino all'ultimo, senza sosta.

Adam decide di seguire la sua disperata richiesta e comincia a camminare verso la camera da letto, con Rachel che continua a baciargli le labbra, il collo, le spalle. Vorrebbe tutto di lui e stavolta non avrebbe avuto alcun motivo per trattenersi. 

Arrivano in camera sua e Adam la lascia andare sul letto, per pochi attimi si sente nuda e freddo, ma lui la raggiunge dopo poco e di nuovo tutto il resto si annulla per lasciarla trasportare da quell'eccitazione che sta divorando entrambi. 
Le mani e la bocca di Adam sono ovunque, la esplorano dappertutto, lasciano un segno bollente ad ogni tocco, come un marchio a fuoco sulla pelle. Rachel gli accarezza il viso, i capelli, le spalle, scende fino al fondoschiena e gli toglie finalmente quell'ultimo indumento che li separa. 
Sono finalmente pelle contro pelle, corpi sudati e accaldati pronti ad incastrarsi perfettamente, Adam le prende la bocca di nuovo, la bacia a lungo prima di affondare dentro di lei, è un momento di stasi dopo tutta quella frenesia, l'attimo in cui finalmente sono insieme, uniti, inseparabili, mai come prima d'ora. Non sono più due corpi che si desiderano di nascosto, ma due anime che si amano e si uniscono liberamente, senza remore. È un amore che cresce ogni attimo di più, si scatena al massimo della sua forza fino a portarli entrambi in paradiso, dove per poco possono lasciarsi andare ad un'estasi pura, prima di cadere giù in picchiata e tornare su quel letto, sudati e appagati. 

 

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Buon pomeriggio e buon weekend a tutti!
Ad una settimana esatta dall'ultimo aggiornamento eccomi qui a pubblicare il penultimo capitolo di questa storia, ebbene si, il prossimo capitolo sarà quello finale, poi ci sarà l'epilogo e sarà finita del tutto. Un po' mi sento nostalgica all'idea di chiudere questa storia, ma mi fa anche piacere essere riuscita ad arrivare alla fine. Allora, parlando del capitolo, direi che finalmente c'è stato un chiarimento anche per Adam e Rachel che *rullo di tamburi* sono riusciti a dichiararsi amore, che faticaccia ci è voluta per farli arrivare a questo punto!
Ormai manca soltanto un ultimo e non meno improtante nodo da sciogliere, che sarà affrontato nel finale, potrete già immaginare di cosa si tratta. Allora non mi resta che salutarvi e ci risentiamo presto!

Ringrazio come sempre le ragazze che mi lasciano delle stupende recensioni, tutti quelli che mettono la storia tra seguite/preferite/ricordate e anche i lettori silenziosi. 
Grazie e alla prossima!

 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: Anime ***


[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Capitolo 21: Anime
 

 


 

«Josh, allora, Rachel ti ha risposto al messaggio?», Ariel guardava il suo ragazzo con impazienza, erano a casa di lui, seduti sul divano a guardare un film su Netflix, cercavano di rilassarsi ma la tensione di Ariel era palpabile,le aveva fatto quella domanda già per tre volte in circa dieci minuti. 
«Non ancora, ma tranquilla che mi risponderà presto sicuramente», lui si era avvicinato e le aveva stretto un braccio attorno alle spalle, lasciandole un bacio tra i capelli. Lei aveva ricambiato la stretta e aveva poggiato la testa sul suo petto.
«E se non dovesse farlo?».
«Se non dovesse rispondermi vorrà dire che andrò sotto casa sua e dovrà pur darmi retta prima o poi», Josh l'aveva guardata rilassato, cercava di trasmetterle la calma che lui stava provando negli ultimi periodi, ma Ariel era troppo elettrizzata per rilassarsi. Avevano preso quella decisione di comune accordo, dopo una discussione sull'importanza di chiarire ogni litigio con Rachel, solo che Ariel aveva insistito a mandare lui avanti per primo a chiarire, lei non si sentiva ancora pronta eppure era lì a guardare fisso il suo cellulare in attesa di una risposta, come se da quell'esito ne dipendesse la sua futura esistenza. 
«Tu sei pronto a farlo? Insomma, dopo tutto quello che avete passato, non vi siete salutati proprio bene», era vero, era stato davvero arrabbiato con Rachel, eppure in quel momento non riusciva più ad esserlo, tutto quello che riguardava la sua ex ragazza era passato in secondo piano, come se anche quelle ferite che credeva non potessero mai rimarginarsi erano ormai quasi guarite grazie all'aiuto di Ariel. Lei non lo sapeva, ma lui si sentiva davvero una persona migliore da quando era con lei e non poteva che esserne grato ogni giorno, tutta la rabbia si era dissipata, lasciando posto soltanto all'amore che provava per lei. 
«Certo che lo sono, anche a me non piace che le cose si siano chiuse così, poi tu e Rachel siete state grandi amiche, quando farai pace con lei non voglio essere l'unico che le porta il broncio, sarebbe scomodo per tutti», Ariel lo aveva guardato rassicurata, quelle parole la facevano sentire meglio e le davano anche la forza di credere che anche lei lo avrebbe fatto a breve, sarebbe andata da Rachel e avrebbe chiarito tutto, ma era troppo codarda e aveva deciso di far fare al suo ragazzo il primo passo, un modo di sondare il territorio prima di fare quel gesto eroico. 
«Grazie Josh, non so cosa farei senza di te, davvero», lui aveva scosso la testa e l'aveva guardata con così tanto amore da farle sciogliere il cuore. Nonostante fossero insieme ormai da un po' ancora non era abituata ad averlo tutto per lei, tutto quell'amore che le concedeva era in grado di farla emozionare ancora come le prime volte. 
«Non dirlo nemmeno, sono io che devo ringraziarti, senza di te non sarei l'uomo che sono oggi, tu mi rendi migliore Ariel e di questo te ne sarò sempre grato».
«Sei la mia anima gemella Josh, ti amo con tutta me stessa», lui le aveva afferrato il volto e l'aveva baciata, Ariel aveva ricambiato il bacio e ci vollero diversi minuti prima che lo squillo del cellulare li facesse separare. 
Josh apre il messaggio e lo legge di tutta fretta, Ariel lo guarda apprensiva e quando lui le fa cenno di si con la testa lei si rilassa contro di lui, riprendendo da dove erano stati interrotti.


Ariel è distesa a letto, nuda, con solo un lenzuolo leggero a coprirle il busto, è pomeriggio inoltrato ormai e Josh è di fianco a lei, si è addormentato dopo averla amata per ore, mentre lei si limita ad osservarlo in silenzio, godendosi quella tranquillità. Lo guarda e un sorriso inebetito le riempie il volto, dopo tutto quello che lei e Josh avevano passato le sembra ancora impossibile che siano insieme in questo modo. È strano ripensare a tutto il passato, a tutti i problemi, le paure, i dubbi che li avevano assillati per tanto tempo, ma anche il desiderio e l'amore che, crescendo ogni giorno, erano stati in grado di tenerli uniti fino all'ultimo, nonostante la difficoltà della situazione. C'erano stati momenti in cui avrebbe voluto semplicemente non provare nulla per lui, lasciare che le cose tornassero a com'erano prima di conoscerlo, quando credeva di non poter trovare l'amore e non si chiedeva come sarebbe stato provarne uno così forte. Oggi invece non si pente nulla, non delle lacrime versate, non dei baci a cui ha ceduto, tutto quello che ha passato l'ha portata a questo, a quell'amore traboccante che sembra non spegnersi mai. 
A volte ovviamente ha paura, teme che il suo rapporto con Rachel sia ormai finito in maniera innegabile, ma poi c'è una strana positività ad invaderla, se lei e Josh ce l'avevano fatta, se lui e Rachel avevano chiarito, così come lei e Adam, perché non sarebbe potuto succedere anche a loro? Forse ci sarebbe voluto tempo, pazienza, dedizione, magari Rachel avrebbe faticato un po' ad accettarlo, ma alla fine avrebbe trovato un modo di farsi perdonare. Se c'è una cosa che le aveva insegnato quella storia è che ai sentimenti non si comanda e che anche dalle peggiori situazioni può nascere qualcosa di buono. Ariel si era lasciata prendere dai sentimenti per Josh così come Rachel si era lasciata andare ad Adam. Pensa a come tutti quanti loro siano stati vittime di errori, come siano stati in grado di farsi prendere da sentimenti che non dovevano nascere, sente però che in tutto quello sbaglio qualcosa era giusto e autentico, ovvero quello che provavano, è questo quello che conta, quello che riesce a darle la sicurezza di sentirsi ormai libera e leggera da ogni senso di colpa. 
Ogni azione non è stato altro che il frutto dell'amore incapace di essere domato e lei, come tutti gli altri, non è stata in grado di frenarsi, incapace di zittire quelle emozioni troppo forti. Ecco, è questo quello che ricorda quando guarda Josh, che non importa quante ne hanno passate, perché loro sono qui, insieme e felici ed è solo quello a contare.
«Mmh, cosa fai mi fissi mentre dormo?», Ariel si è fatta trasportare così tanti dai suoi pensieri da non essersi accorta di Josh ormai sveglio e pimpante. Lei gli sorride e si allunga a lasciargli un bacio a stampo, ma lui l'afferra per un braccio e la tira su di sè. Il petto di Ariel è schiacciato su quello di Josh, lei friziona l'inguine contro il suo in un gesto provocatorio, Josh sospira e le stringe il fondoschiena fra le mani. 
«Ti prego Ariel, non provocarmi così, oggi abbiamo un impegno, anzi che ore sono? Spero di non aver dormito troppo».
Ariel non lo sta a sentire e comincia a lasciargli baci languidi sul collo, gode nel vedere Josh sciogliersi sotto di lei con una tale facilità. Lui le afferra il viso e lo porta verso l'alto finché le loro bocche non si incontrano e le loro lingue si intrecciano, si stuzzicano a vicenda. Continuano così per diversi minuti ma Josh si stacca da lei e lancia un'occhiata all'orologio sul comodino.
«Oh, meno male abbiamo ancora tempo», lei lo sguarda perplessa, ancora distesa su di lui, calda e accogliente. 
«Dove dobbiamo andare?».
«Lascia perdere, lo scoprirai più tardi, ora fatti amare come si deve».

 


«Dio, Rachel quanto ti amo», Adam è ansimante, fa dei respiri profondi cercando di riprendersi dopo che la sua ragazza gli ha fatto toccare il cielo con un dito. Rachel lo guarda con quell'aria provocante in grado di farlo impazzire con una sola occhiata.
«Lo dici solo perchè ti ho fatto godere, ma chi mi assicura che lo pensi davvero?», oh lo pensa eccome e la cosa lo fa stare così bene da esserne quasi spaventato. Rachel è magnifica, non solo è bellissima, sexy, brava a letto e tutte quelle cose che gli sono sempre piaciute nelle donne, lei è anche passionale, dolce, divertente, solare, intelligente, comprensiva e tanto altro che non vede l'ora di scoprire col tempo. Rachel è la compagna ideale e Adam benedice il cielo ogni giorno per averla trovata. 
«No tesoro, ti assicuro che sei stata in grado di farmi innamorare di te in tutto e per tutto», sono stesi a letto e Rachel gli si avvicina per poggiare la testa sul suo petto, lui la stringe e le lascia un bacio tra i capelli.
«Come siamo finiti ad essere una coppia? Giuro che a volte stento a crederci», ed è vero, Rachel a volte ci pensa e si rende conto di quanto le cose siano cambiate con lo scorrere del tempo, di come la sua vita abbia preso una piega del tutto inaspettata. 
Adam è il suo ragazzo e ancora le viene quasi da ridere al pensiero, come se fosse tutto così assurdo, come se dopo aver trattenuto quell'amore così a lungo ora rimanesse ancora incredula all'idea di esserci arrivata davvero. Allo stesso tempo è tutto così bello che Rachel ringrazia il destino per averle riservato una simile sorpresa. Si era sentita una persona orribile, per tanto tempo non era riuscita a guardarsi allo specchio, preda dei sensi di colpa, i ricordi di quei giorni pieni di tristezza sono vicini e allo stesso tempo lontani, come se appartenessero ad un'altra realtà, una più triste e problematica. Quello che ha adesso è una felicità che non credeva di poter mai raggiungere, un amore in cui non ha mai sperato, ha combattuto una battaglia interiore e ne è uscita vittoriosa. Non dimenticherà il suo passato, i suoi errori, le sue paure, tutta l'esperienza vissuta farà sempre parte di lei e della persona che è oggi, ha smesso di pentirsene. 
Sente che finalmente le cose vanno per il verso giusto, con Adam, con Josh e spera presto anche con Ariel, è lei l'unico tassello mancante di quel puzzle. Lo avrebbe fatto presto, con la speranza di riuscire positivamente, nonostante la paura di fallire. Ariel sarebbe stata la sua ultima e più grande sfida, avrebbe provato il tutto e per tutto prima di lasciarla andare, non si sarebbe arresa facilmente.
«Anche io a volte mi chiedo come sia successo, ma allo stesso tempo mi sembra tutto così naturale e la cosa mi piace, anzi direi finalmente, sono impazzito per te per mesi, ora è come se mi fossi tolto un grosso peso dal petto», Rachel lo guarda sorridente, gli accarezza il volto con affetto.
«Anche per me è lo stesso, è come se sentissi di poter spiccare il volo dopo mesi di prigionia», Adam poggia la mano sulla sua e le lascia un bacio sul palmo. 
«Esattamente, pensavo che accettando questi sentimenti mi sarei sentito incatenato in qualche modo, invece mi fanno sentire più leggero che mai, ho cercato di assopirli per troppo tempo, senza speranza, ora posso amarti senza remore». 
Entrambi si guardano con un sorriso leggero sulle labbra, finché Adam non si solleva a sedere e guarda preoccupato l'ora. 
«Ma noi abbiamo un appuntamento importante tra mezz'ora, direi di cominciare a prepararci», Rachel lo guarda confusa e guarda l'ora, non ricorda di avere impegni per la serata eppure lui sembra esserne certo.
«E dove dovremmo andare?», Adam è in piedi e la guarda con impazienza.
«Vedrai, sarà una cosa bella, o almeno spero, anche se andrà male diremo di averci almeno provato», Rachel alza un sopracciglio, senza comprendere davvero il senso di quella risposta. 
«Non credo di aver capito», lui scoppia a ridere e le lancia un'occhiata furba.
«Tutto normale, lo scopo è quello, non devi capirci, devi solo seguirmi», Rachel però rimane stesa a letto, si limita a guardarlo e la cosa in fondo non le dispiace poi molto.
«Non ho intenzione di muovermi finchè non mi spiegherai di cosa stai parlando», Adam si avvicina al bordo del letto e si piega sulle ginocchia per poterla guardare meglio.
«Non ti lascerò certo rimanere a letto a fare la guardona, non puoi assolutamente mancare, fidati di me», lei scuote la testa e Adam la guarda serio.
«Dimmi solo questo, mi ami?». 
«Ma certo».
«Allora dammi retta, dobbiamo uscire fra mezz'ora, sono così generoso che ti permetto di farti la doccia con me se ti alzi dal letto in dieci secondi», lei scuote la testa divertita e decide di ascoltarlo, si  alza in piedi e Adam la guarda soddisfatto.
«Lo sapevo che con la doccia ti avrei convinta».

 


«Allora, si può sapere dove stiamo andando?», Ariel guarda Josh ma lui non le risponde, si limita a tenerle la mani e a farla continuare a camminare, sono ormai cinque minuti che sono per strada e tutto quel mistero comincia a farla stare in ansia. 
«Lo scoprirai tra poco, dobbiamo solo arrivare a un locale, c'è qualcuno che ci aspetta lì, ti farà piacere ne sono certa».
«Ma almeno è qualcuno che conosco?», Josh scoppia a ridere, ma cerca in qualche modo di evitare la domanda. 
«Dai, manca poco, puoi anche smetterla di farmi domande, cominci a diventare pesante», le dice scherzando, Ariel alza gli occhi al cielo e alla fine si arrende, scoprirà presto di che si tratta, del resto manca poco, no?
«Adam, ma quindi dov'è che dobbiamo andare?». 
«Diciamo che Marge ci ha invitati a cena fuori, se così si può dire», Adam cammina svelto e guarda di continuo l'orologio «ed è meglio che siamo puntuali, non vorrei certo sentirmi una ramanzina da quella bisbetica», Rachel sbuffa e lo guarda con diffidenza.
«Ma sono le sette e mezza, possiamo andare con calma che sarà mai», Adam d'un tratto si blocca e si guarda intorno, si volta verso di lei e la guarda serio.
«Prima della cena abbiamo una cosa importante da fare, ma tu non farti prendere dal panico, ok?».
«E ti aspetti che non mi faccia prendere dall'ansia dopo che mi hai detto una cosa del genere?», Adam alza gli occhi al cielo e non sa se essere divertito o a disagio per tutta quella situazione.
«Lo sapevo che era meglio se mi fossi stato zitto, vabbè riprendiamo a camminare, ci siamo è proprio dopo quella traversa, quella da cui stanno spuntando quelle due persone», Adam le indica un punto in fondo alla strada e d'un tratto Rachel si blocca, tutto il suo corpo sembra fossilizzarsi nell'attimo in cui il suo sguardo incrocia quello della sua migliore amica.
«Ariel, manca pochissimo davvero, dobbiamo solo girare l'angolo che è lì fuori e poi sarà una traversa poco più avanti», Ariel si sente sollevata di essere quasi arrivata, ma allo stesso tempo sente una strana morsa stringerle lo stomaco, come se sentisse di essere alla soglia di qualcosa di importante. Sente il cuore batterle più in fretta e si dà della stupida per il modo in cui si è fatta prendere dall'ansia senza alcun motivo logico. Sono appena arrivati all'altezza della traversa, girano l'angolo e qualcosa fa bloccare Ariel. Uno sguardo, qualcuno che le guarda in maniera così intensa da sentirsi la schiena bucare, si volta e d'un tratto tutto si ferma, la realtà circostante si annulla nell'attimo in cui il suo sguardo si posa su quello di Rachel. 
I secondi passano e nessuna delle due fa nulla, si limitano a guardarsi, in attesa che una delle due faccia una mossa. Rachel ha le mani incrociate al petto come se fosse sul punto di pregare e Ariel ha poggiato una mano al muro vicino a lei, come se avesse bisogno di sostegno. Adam e Josh parlano ma nessuna delle due riesce ad ascoltarli, troppo prese dalle emozioni contrastanti che attraversano le loro menti.

Vorrà parlarmi? Mi avrà perdonata? E se è ancora arrabbiata con me? Cosa devo fare?

Domande mute, condivise da entrambe, preda dell'insicurezza e della paura di affrontarsi, ma c'è qualcosa fra loro, una sorta di energia vibrante che sembra spingerle l'una verso l'altra come una calamita. Non hanno idea di chi abbia cominciato a farlo per prima, ma entrambe si ritrovano a correre, spinte da una forza improvvisa che le ha messe in moto. Corrono a perdifiato, senza sosta, come se da quello ne dipendesse la loro salvezza. Forse è il vento, forse è l'ansia che d'un tratto sale a galla o forse è l'aria fresca di quella serata a far salire su quelle lacrime che sembravano essersi assopite ormai da tempo. Gli occhi si fanno lucidi e poi, piano piano, goccia per goccia le guance si rigano di lacrime ed entrambe leggono la disperazione negli occhi dell'altra. Possono scorgere le paure condivise, la paura di affrontarsi, la voglia di ritrovarsi.
Corrono fino a quasi scontrarsi in un abbraccio violento. Non riescono neanche più a guardarsi tra le lacrime che offuscano lo sguardo di entrambe, si stringono con tutta la forza che hanno e rimangono ferme così, a cullarsi in quell'abbraccio e sfogare quel pianto fino a singhiozzare. 
«Mi dispiace così tanto Ariel, quanto mi manchi non ne hai idea, non avrei dovuto chiederti di scegliere fra me e Josh, non mi importa di lui o di tutto il resto, te lo giuro, voglio solo riaverti».
«Scusami tu Rachel, per aver agito alle tue spalle, per non averti detto nulla di Josh, per essere stata così lontana, avevo così paura del tuo giudizio che ho lasciato che ci allotanassimo piuttosto che affrontarti», Rachel afferra il viso di Ariel tra le mani e le sorride rassicurante.
«Non devi più preoccupartene, ok? Non mi importa, voglio solo essere certa che tu voglia tornare ad essere mia amica», Ariel la guarda e altre lacrime scendono copiose.
«Certo che lo voglio, Rachel tu sei la mia migliore amica e questo non cambierà mai, ricordatelo sempre», Rachel sospira e poggia la fronte su quella di Ariel, entrambe chiudono gli occhi e cercano di respirare a fondo, nel tentativo di calmarsi.
«Ariel, anche tu sei la mia migliore amica e non voglio che questo cambi mai», Ariel fa cenno di sì con la testa ed entrambe tirano su col naso nello stesso momento, facendole scoppiare a ridere. 
«Credo di avere un aspetto orribile con tutto il trucco sciolto dal pianto», dice Rachel, improvvisamente sollevata, come se quella considerazione stupida potesse stipulare una volta per tutte la pace fatta.
«Oh si, anche il mio, ne sono certa, ma almeno avremo entrambe una faccia stravolta, non avremo da vergognarci se siamo insieme», Rachel le sorride rassicurata e Ariel le prende la mano, stringendola nella sua. 
Sono finalmente insieme ed è come respirare a pieno polmoni di nuovo, per entrambe. Tutta la paura si è dissolta per lasciare spazio al sollievo, alla consapevolezza di essere di nuovo lì, senza timore, una di fronte all'altra, occhi negli occhi, pronte a ricominciare, a riprendere quell'amicizia da dove era rimasta. Sono come chiuse in una teca, il resto del mondo in bianco e nero e solo loro due a colori, come se tutto intorno si fosse annullato per lasciarle vivere quel momento.

«Ragazzi, ma che diavolo ci fate qui, vi stavo aspettando al ristorante», Marge e Jake raggiungono Adam e Josh che nel frattempo erano rimasti a guardare la scena con apprensione. 
«A quanto pare si sono incontrare prima e posso dirvi che hanno fatto pace, quindi direi che la missione è riuscita», Adam guarda sua nonna e Jake soddisfatto, Marge guarda le ragazze e un sorriso affetuoso le viene spontaneo. 
«Oh che bello, meno male, siamo riusciti nell'impresa, hai visto Jake?». 
«Si devo dire che mi sento soddisfatto anche io, dopo aver fatto da cupido ad Adam e Rachel, questa è la ciliegina sulla torta», Jake guarda sua sorella soddisfatto ma Josh lo guarda accigliato.
«Hey, aspetta, guarda che anche io sono stato fondamentale per Adam e Rachel, sono io ad aver fatto a lei quella domanda, sennò chissà quanto altri gli ci voleva per chiarire», Adam si volta a guardarlo sorridente e gli dà una pacca amichevole sulla spalla.
«Ti ho già ringraziato per quello, anche se ovviamente avremmo trovato un modo di chiarirci prima o poi», Josh lo guarda dubbioso ma si sente sollevato a vedere Adam così amichevole nei suoi confronti, dopo tutto quello che era successo.
«Mah, non ne sarei tanto sicuro, comunque visto che ora è tutto risolto non abbiamo più rancori fra noi, giusto?», Adam fa un'alzata di spalle e lo guarda per qualche attimo prima di rispondere.
«Ma si, direi che hai ragione».
«Guardate che se non avessi accompagnato io Adam al locale, lui e Rachel non si sarebbero neanche incontrati», interviene Jake, non intenzionato ad arrendersi. 
«Oh, suvvia, capirai poteva anche chiamare un taxi volendo», Josh sbuffa e Jake lo guarda offeso.
«Certo ma io ero già pronto ad aspettarlo, vorresti ridurre il mio brillante aiuto a quello di un semplice tassista?», Josh fa cenno di si con la testa e Jake è sul punto di rispondere, ma Marge interviene a zittire tutto.
«Siete sempre i soliti, sono stata io l'artefice di tutto, io ho parlato con Adam, ho organizzato le cose con Jake, l'ho fatto venire sotto casa, gli ho detto di parlare a te Josh e poi ho detto ad Adam di questo incontro. Se non fosse per me non saremmo qui oggi, quindi vedetela di zittirvi e ringraziatemi piuttosto, guardatele come sono felici adesso che hanno chiarito».
Adam, Josh e Jake puntano gli occhi su Ariel e Rachel che stanno chiaccherando amabilmente e si sentono tutti un po' addolciti da quella scena. 
«Grazie Marge, sei la donna migliore di questo mondo, ti voglio bene», Jake le si avvicina e l'abbraccia, nonostante le proteste della nonna «suvvia, ammettilo che anche tu ci tiene a me».
«Ok, ok, potrei dire che sotto sotto ti considero un mio nipote mancato».
«Lo sapevo che mi volevi bene Marge! Grazie!», Jake esulta e Adam e Josh li guardano divertiti.
Nel frattempo Ariel e Rachel si sono avvicinate al gruppo, si tengono per mano e li guardano sorridenti.
«Allora, vogliamo andare? Direi che ci siamo persi anche troppo in chiacchiere», gli altri fanno cenno di sì con la testa e insieme si incamminano. 
Jake, Marge, Adam, Rachel, Ariel e Josh camminano l'uno di fianco all'altra, insieme e finalmente in pace. 



 

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Buon pomeriggio! A distanza di pochissimo tempo sono riuscita ad aggiornare con quello che è l'ultimo capitolo di questa storia (manca l'epilogo eh), finalmente ci siamo arrivati, tutto è stato chiarito, le coppie sono felici e soprattutto Ariel e Rachel sono di nuovo insieme, devo dire che la scena del loro incontro è quella che mi ha emozionata di più tra tutte quelle che ho scritto, l'amicizia è un valore importantissimo per me e può essere anche più speciale dell'amore stesso. Come sempre ringrazio chi mi legge, chi mi segue, chi recensisce, sapete già, ci risentiamo all'epilogo per un saluto finale. 
 
Alla prossima!
Nana Stonem.

   

 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


[ Girotondo delle emozioni ]

di Nana Stonem

 
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Epilogo


 

È una calda giornata di metà Luglio, è quasi ora di pranzo e il sole è alto nel cielo, accompagnato da una brezza leggera e calda che scompiglia i capelli di Ariel e le agita livemente il vestito a fiori. In mano ha una pianta in un vaso e con l'altra cerca di spostare le ciocche di capelli che le sono finite sul viso. Suo marito Josh non è con lei, è ancora a lavoro mentre Ariel si è presa la giornata libera, dopo la laurea e il master lavora come ingegnere per un'azienda ormai da più di un anno, le piace lavorare a tempo pieno e la vita tra lei e Josh non potrebbe andare meglio, anche se impegnati riescono sempre a concedersi un po' di tempo per loro almeno a fine giornata. Abitano insieme da tre anni in questo piccolo villino a due piani, in una strada piena di case simili, tutte con annesso giardino e un piccolo garage, è il tipo di casa in cui ha sempre sognato di abitare. In più quello sarebbe stato il posto perfetto per crescere dei bambini, d'istinto si tocca la pancia e ripensa a quando si era presentata dal medico dopo aver vomitato tutta la mattina. Era convinta che si trattasse di qualche virus e invece le analisi avevano dato un risultato ben diverso. 
«Lei è incinta», le aveva detto il dottore senza mezzi termini e Ariel era rimasta spiazzata per pochi attimi dalla notizia, prima di sentire un vago senso di felicità assalirla da capo a piedi. Lei e Josh sono felici ma sono entrambi alla soglia dei trenta e tutti e due hanno sempre voluto dei figli, ormai hanno un buon lavoro e una casa, insieme ce l'avrebbero fatta. Poi ha sempre l'appoggio di un'amica che ci è passata prima di lei e avrebbe avuto modo di appoggiarla.
Ariel scende gli scalini del portico di casa e si avvia alla casa di fianco alla sua, bussa al campanello e qualcuno corre ad aprirle. La porta si apre e un bambino biondissimo e dagli occhi azzurri la guarda felice.
«Zia Ariel, finalmente sei arrivata!», il piccolo Peter spalanca le braccia e si stringe alle gambe di Ariel, rischiando quasi di farla cadere.
«Hey piccolino, attento alla zia che così la fai inciampare, scusami tanto Ariel, dammi pure il vaso che lo portiamo fuori», Rachel è arrivata di corsa dietro suo figlio e guarda divertita l'amica con il bambino che le si è spiaccicato addosso e una pianta in mano che rischia di cadere.
«Grazie Rachel, ma tranquilla posso portarla io, non ce n'è bisogno, non voglio farti affaticare nel tuo stato». 
Rachel si tocca la pancia ormai grande e rotonda e le sorride rassicurata.
«Tranquilla, sono solo al sesto mese, ce la faccio, Peter fai entrare la zia in casa, così andiamo tutti in giardino», il bambino fa cenno di sì con la testa e tutti e tre si avviano all'interno della casa. Ariel si guarda intorno e osserva la casa nuovo, Rachel e Adam si sono trasferiti da poco e quella giornata avrebbero festeggiato tutti insieme il loro arrivo nella nuova casa.
Rachel ha indossato un vestito beige a mezze maniche che scende morbido sulla pancia e un paio di ballerine blu, è metà giornata ma lei è già stanca, quel giorno il suo bar è rimasto chiuso ma Peter l'aveva tirata giù dal letto presto, è un bambino così scatenato da riuscire a farla stancare più di quando è a lavoro. Eppure è così dolce e affettuoso che riesce a passare sopra tutto il resto, con quella faccia d'angelo a cui non sa mai dire di no.
Adam è andato a prendere Marge all'ospizio, non sarebbe potuta mancare anche lei e Rachel è davvero felice all'idea di vederla, ormai con Adam vivono insieme già da cinque anni, poco dopo aver scoperto di essere rimasta incinta avevano deciso di fare il grande passo, si erano sposati ed erano rimasti a vivere da lui, ma con un secondo bambino in attesa serviva una casa più grande e quella villetta è sempre stata il suo sogno, soprattutto per la possibilità di avere Ariel come vicina di casa. L'idea di averla a così poca distanza la riempie di gioia. Sembra che la sua vita si sia sistemata meglio di quanto avrebbe mai immaginato, un marito, un figlio, ma anche un locale tutto suo che ha aperto ormai da più di un anno e che sembra andare a gonfie vele, dopo tutti gli anni a lavorare come cameriera si è decisa finalmente ad aprire un bar e sfruttare quello che era riuscita ad imparare negli anni. Adam è rimasto nel campo della meccanica, aprendo un'officina. È molto più di quello che avrebbe mai potuto chiedere e si sente felice, quel giorno più che mai.
«Non vedevo l'ora di trasferirmi qui, ho sempre sognato di avere una casa tutta mia vicino a quella della mia migliore amica, cosa avremmo potuto chiedere di meglio?», Rachel guarda Ariel ed entrambe si sorridono con calore. Arrivate in giardino Rachel posiziona il vaso in un angolo, mentre il centro è occupato da una grossa tavola già apparecchiata, preparata per il pranzo.
«Non me ne parlare, odiavo i vecchi vicino e quando ho saputo che si trasferivano sono corsa a chiamarti, era destino che questa casa spettasse a voi, ne ero certa», Rachel fa cenno di sì con la testa, prima di farle una domanda.
«Ah, ma Josh a che punto è?».
«Dovrebbe arrivare fra poco, Adam invece?».
«È andato a prendere Marge, tra poco sarà qui, oh hanno appena suonato il campanello, penso che siano qui».

«Adam, la vuoi smettere di farmi sbattere ovunque? Guarda che faccio prima a camminare piuttosto», Adam alza gli occhi al cielo esasperato e ringrazia il cielo che Marge non può vederlo.
«Scusa nonna, ma hanno detto che devi stare a riposo, usiamo la sedia a rotelle giusto per farti arrivare fino in giardino, hai una certa età ormai ricordatelo».
«Avrò pure una certa età ma so cavarmela pure meglio di te e lui messi insieme, puoi starne certo», Adam sbuffa e Josh scoppia a ridere. 
«Dio Marge, mi dimentico sempre della lingua lunga che hai».
«Oh Josh, non so come fai perché è davvero il suo tratto distintivo, non riesce ad essere davvero lei se non fa una pezza qualcuno», Jake interviene e Josh e Adam ridacchiano mentre Marge riprende a lamentarsi.
Sono arrivati stranamente tutti insieme, Adam con Marge, che scesa dall'auto è stata piazzata sulla sedia con non poche proteste, Josh e Jake. Sono all'ingresso e in pochi attimi Ariel e Rachel corrono ad aprire, assistendo divertite ai soliti battibecchi che partono quando si ritrovano tutti e quattro insieme.
«Oh Marge, benvenuta nella nostra nuova casa!», Rachel si abbassa per abbracciarla e darle un bacio sulla guancia, con Peter al suo seguito che stringe anche in questo caso le gambe della donna, incapace di aggrapparsi più in alto.
«Ciao Marge, la mamma non vedeva l'ora che arrivassi, anche se papà ha borbottato un sacco prima di uscire, l'ho sentito io con le mie orecchie».
Peter accoglie la donna così e tutto scoppiano a ridere. 
Adam gli si avvicina e lo prende in braccio. 
«Piccolo, devi capire che è così che papà e sua nonna si vogliono bene», lui sembra un po' confuso ma è troppo contento per fare altre domande. Rachel si avvicina al marito e lo saluta con un bacio veloce, prima di invitare tutti ad entrare. 
«Come ti senti? È stata dura preparare tutto?», ora lei e Adam camminano mano nella mano, con Peter ancora in braccio a lui, la testa sulla sua spalla.
«Ma no, sto benissimo, con un locale e un figlio da gestire ormai sono abituata a tutto», Adam la guarda con affetto e le passa il pollice sul palmo della mano.
«Non vedo l'ora che arrivi anche lei, sarà una bambina bellissima».
«Ne sono sicura».
«Josh, ho una notizia da darti, ma aspetto che siamo tutti a tavola per fare l'annuncio», lui la guarda curioso e alza un sopracciglio.
«Sarà una bella notizia».
«Oh sì, puoi starne certo», Ariel si avvicina a suo marito e gli lascia un bacio veloce sulle labbra. Nel frattempo Marge è alle prese con Jake e insieme non fanno che battibeccare come al solito.
Dopo aver portato tutti i piatti a tavola, si siedono e il pranzo comincia in un'aria particolarmente rilassata e gioiosa. Rachel si lamenta di quanto è scomodo dormire con quel pancione, mentre Adam afferma invece di riuscire a dormire ogni notte come un ghiro, alla faccia della moglie che lo in quel momento lo vuole morto, fortuna che c'è il piccolo Peter pronto a far fare pace ai genitori anche se quelli hanno finto di discutere soltanto per scherzo. Marge non manca mai di dare ordini a Jake, ancora di più ora che ha una certa età e non può muoversi granché, nonostante all'ospizio la trattino con cura deve ammettere che un po' gli mancano i suoi ragazzi ed è contenta di essere lì quel giorno. Ariel si alza in piedi a fine pranzo e annuncia di essere rimasta incinta, sotto lo sguardo sbalordito di Josh che si alza per stringerla in un abbraccio caloroso, a cui si aggiungono Adam, Rachel, Peter, Jake e alla fine anche Marge in qualche modo, anche se si ritrova ad accompagnata di nuovo al suo posto da quest'ultimo. 
«Ma com'è che finisco sempre con te io? Sembra una congiura, pure quando non ti voglio», Jake scoppia a ridere.
«Perché siamo una famiglia», le fa l'occhiolino e lei non risponde, ma un sorriso le è spuntato in volto e per una volta non ha nulla da aggiungere. 


 

 

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Ebbene si, siamo all'epilogo, ancora non ci posso credere che questa storia sia davvero finita, ci ho messo l'anima in questa storia e ora provo un senso di leggerezza e nostalgia a pensare di aver finito con loro, mi mancheranno un sacco ma sono anche contenta di aver dato loro un lieto fine. Spero che questo epilogo sia riuscito a darvi un'idea chiara del futuro di questi ragazzi che io reputo una vera famiglia, soprattutto perchè è nata dopo tante difficoltà. 
Ringrazio tutti quelli che hanno dato una possibilità a questa storia, chi l'ha letta, chi l'ha recensita, chi mi ha scritto delle parole stupende nelle recensioni riuscendo sempre ad emozionarmi, un grazie generale a tutti i lettori.
E se vi sono piaciuti Jake e Marge sappiate che potrebbe esserci in arrivo una storia dedicata a lui in cui la donna non potrà assolutamente mancare!
Grazie.
Nana Stonem.

   

 

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