Il più grande segreto di Tony

di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** primo giorno ***
Capitolo 3: *** secondo giorno ***
Capitolo 4: *** terzo giorno ***
Capitolo 5: *** quarto giorno ***
Capitolo 6: *** quinto giorno ***
Capitolo 7: *** sesto giorno ***
Capitolo 8: *** settimo giorno ***
Capitolo 9: *** ultimo giorno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Prologo

Era venerdì 30 giugno, ultimo giorno prima della settimana del 4 luglio, e anche ultimo giorno di lavoro per la squadra di Gibbs.

Quella mattina Tony arrivò in ufficio con, a tracolla, un grosso borsone da viaggio. Lo poggiò sulla scrivania, lo aprì e ci mise dentro spazzolino e rasoio elettrico.

Ziva si avvicinò, curiosa, cercando di sbirciare all'interno del borsone.

Ziva: "Caspita quanta roba! Dove vai di bello questa settimana, da portarti un bagaglio così grande?"

Tony: "Vado a trovare una persona." rispose, vago.

Ziva: "Chi? La ragazza di turno?"

Tony: "No, questa è la donna della mia vita."

Ziva: "Dici così di tutte le tue amanti?" insistette, avvicinandosi e cercando di curiosare nel borsone ancora aperto. Tony lo chiuse all'istante e lo portò sotto la scrivania, fuori dalla portata visiva della collega.

Tony: "Questa non è una mia amante, e comunque non sono affari che ti riguardano!" esclamò seccato.

Ziva chiuse lì il discorso, ma era troppo curiosa, anche per via di quello che aveva visto dentro il borsone prima che l'uomo lo chiudesse: una pila di DVD della serie di Harry Potter e altri titoli come "Biancaneve", "La Bella e la Bestia" e altri titoli, e una busta semi nascosta, su cui riuscì a leggere, memorizzandolo, un indirizzo di Baltimora.

La curiosità aumentò quando ascoltò uno scambio di battute tra Tony e il Capo:

Gibbs: "Quando parti?"

Tony: "Stasera quando esco da qui. Mi fermerò a dormire in un motel a metà strada, così arriverò domani verso le tre."

Quindi la donna, ormai convinta a scoprire il motivo di tanta riservatezza, a fine turno andò direttamente alla stazione dell'autobus e comprò un biglietto per l'ultima corsa verso Baltimora, in modo da arrivare poco prima di Tony, viaggiando di notte. Non si portò dietro neanche un cambio di vestiti, non pensando di starci molto; secondo i suoi programmi avrebbe soddisfatto la sua curiosità e sarebbe partita la sera successiva.

CONTINUA...

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Capitolo 2
*** primo giorno ***


2

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Primo giorno

Il giorno dopo, Ziva arrivò a Baltimora verso le undici del mattino.

Scese subito dall'autobus e andò a darsi una rinfrescata nei bagni della stazione, poi mangiò qualcosa al fast food della stazione e si riposò un paio d'ore, prima di chiamare un taxi e farsi portare all'indirizzo che aveva letto nel borsone di Tony.

Arrivata quasi a destinazione, si accorse che si trovava in un quartiere medio-borghese della periferia della città, composto da graziose villette all'americana, con ampi giardini davanti e dietro le case, e sul retro di alcune riusciva a vedere anche delle piccole piscine private. La donna si fece lasciare a tre ville di distanza dall'indirizzo esatto, in modo da non farsi vedere, se Tony era già arrivato.

Si avvicinò cautamente, passando in mezzo ai cespugli per non farsi vedere nè dalla strada, nè dalle case, e quando arrivò alla villa corrispondente si fermò, rimanendo nascosta ad osservare.

Vide una bambina di quattro o cinque anni, che aveva lunghi capelli biondi e indossava un bel vestitino verde acqua, giocare, correndo sul prato, con un grosso terranova, che ad un certo punto l'aveva anche lasciata salire a cavalcioni sulla sua schiena. Davanti alla porta di casa, un uomo e una donna anziani la osservavano giocare.

Alle tre in punto sentì il rombo della Mustang di Tony, che si fermò davanti al vialetto della villa. Gli occupanti della casa sembrarono riconoscerlo, perchè i due anziani scesero dagli scalini, avanzando, mentre la bambina e il cane corsero incontro all'uomo, facendogli entrambi le feste.

Tony si inginocchiò, lasciandosi abbracciare dalla piccola, mentre il cane abbaiava rumorosamente, tanto che Ziva non poteva sentire cosa stavano dicendo, e leccava la faccia di Dinozzo, che gli carezzava la testa pelosa senza fare una piega. Poi, tenendo sempre tra le braccia la bambina, che sembrava non volerlo mollare, tanto lo teneva stretto, l'uomo si alzò e andò a salutare i due anziani.

Ziva vide che stavano parlando, quindi si avvicinò per ascoltare. Ma, nel farlo, pestò un ramo secco, attirando l'attenzione del cane che corse nella sua direzione, abbaiando.

Ziva: "Vai via, cane! Via!" sussurrò.

Tony: "Jeth! Hey, Jeth! Torna qui, bello!" ma il cane non ubbidiva, quindi fece due fischi acuti; il terranova smise di abbaiare, guardò un paio di volte alternativamente Ziva e Tony, poi si decise a tornare da lui.

Ziva tirò un sospiro di sollievo, sperando di non essere stata scoperta, quindi tornò ad osservare il gruppo. Vide Tony rimettere a terra la bambina e dire qualcosa alla coppia anziana, poi lo vide entrare a passo veloce in casa. Attese cinque minuti che uscisse di nuovo, ma nulla.

Proprio in quel momento sentì come se qualcuno la stesse guardando, dietro di lei; si girò lentamente, trovandosi di fronte un Tony severo, con le braccia incrociate sul petto, posizione che lo faceva sembrare più alto, e lo sguardo serio posato su di lei.

Ziva: "Posso spiegare tutto, Tony..." si giustificò, ben sapendo che la sua iniziativa non era stata molto gradita.

Tony: "Non ti basta corrompere il Pivello per sapere i miei fatti personali? Ora devi pure seguirmi quando vado in vacanza?"

Ziva: "Lo so, ma... Tu eri così misterioso, e io ero curiosa." tentò di spiegare, seguendolo ed uscendo allo scoperto.

Tony: "E non ti è passato per la mente che volessi mantenere... privata la mia vita privata?" chiese, alzando la voce; era davvero arrabbiato.

Nel frattempo la piccola si avvicinò, prendendo la mano di Tony.

Ziva si sentì in colpa, abbassò lo sguardo e disse:

Ziva: "Scusa..."

...: "Mai chiedere scusa, è segno di debolezza." enunciò la bimba, guardandola e continuando a stringere la mano di Tony.

La donna la guardò, un po' stupita perchè la bambina conosceva le regole di Gibbs e rispose per le rime:

Ziva: "Meglio chiedere scusa dopo che il permesso prima."

I grandi occhi verdi della bambina si illuminarono e fissarono Tony.

...: "Anche lei conosce quelle regole, papà!"

Tony sorrise, guardando la piccola, poi volse lo sguardo di nuovo verso Ziva, che sembrava quasi sconvolta ed osservava alternativamente i due.

Ziva: "Papà?"

Tony: "Sì, Ziva. Lei è Mary Stephany Dinozzo, mia figlia. Mentre loro" indicò la coppia di anziani che li guardava da vicino all'entrata della villa e si incamminò avvicinandosi a loro "sono il Rabbino Abrahm Levi e sua moglie Sarah, i nonni materni di Stephany."

Ziva: "Io credo... ho bisogno di sedermi..."balbettò, sentendo le gambe tremare. Certo si sarebbe aspettata tutto, ma non questo!

La signora Levi si avvicinò e la sorresse, conducendola dentro.

Sarah: "Signorina, stia tranquilla. Venga dentro, le offro una tazza di tè."

Entrarono in casa e la fecero sedere sul divano. Tony sapeva di doverle un po' di spiegazioni, quindi lanciò un'occhiata veloce ai due suoceri, che con delle scuse li lasciarono soli, poi si abbassò sulla figlia e le disse:

Tony: "Tesoro, perchè non vai in cucina a disegnare e a fare compagnia alla nonna?"

Stephany: "Va bene, papà." gli diede un bacio e scappò in cucina, dopo aver preso iuna matita e un blocco di fogli.

Tony: "Credo di doverti spiegare alcune cose..." cominciò, sedendosi accanto a Ziva.

Ziva: "Non sapevo avessi una figlia. Sui documenti che avevo letto non c'era scritto nulla."

Tony: "Perchè Gibbs mi ha aiutato a far sparire tutti i documenti, per proteggerla."

Ziva: "Capisco. Quindi Gibbs sa che tu hai una figlia illegittima."

Tony: "Non è affatto una figlia illegittima: la madre era mia moglie."

Ziva: "Era? Avete divorziato? E' per questo che la bambina vive con i nonni?"

Tony: "No, mia moglie è morta subito dopo la nascita di Stephany, per complicazioni dopo il parto." rispose. Aveva gli occhi un po' lucidi.

Ziva: "Quanti anni ha la bambina?"

Tony: "Farà cinque anni il 4 luglio."

Ziva: "Cinque anni? Ma se non ricordo male, tu sei nell'NCIS da quasi cinque anni..."

Tony: "Saranno cinque anni tra sei mesi, ma io e Gibbs ci siamo conosciuti quando mia moglie era incinta, ed è stato lui ad aiutarla a partorire."

Ziva: "E' vero, risale più o meno a questo periodo la cattura da parte tua e di Gibbs di quel Frank Fisher."

Tony: "Sì, quello che ha stuprato e ucciso undici donne."

Ziva: "Il rapporto diceva dieci..."

Tony: "Sì, mi sono sbagliato." ma Ziva notò un certo lampo di tristezza nel suo sguardo.

Ziva: "E' carina, tua figlia. Ha i tuoi stessi occhi." commentò.

Tony: "Grazie."

Sarah entrò in salotto con un vassoio e delle tazze di tè, seguita da Stephany, che andò subito a sedersi in braccio al padre, e interruppe i loro discorsi.

Sarah: "Cara, come ti chiami?"

Ziva: "Ziva David, signora." rispose.

Sarah: "Allora sei tu la famosa Ziva di cui parla tanto Anthony! Dimmi, hai progetti per il 4 luglio?"

Ziva: "Veramente no, signora."

Sarah: "Beh, allora che ne dici di passare un po' di tempo qui a Baltimora?"

Ziva guardò Tony: anche lui non se l'aspettava questa domanda.

Ziva: "Ma... veramente non so se è il caso..."

Tony: "Lo penso anche io."

Stephany: "Dai, papà..." lo supplicò.

Tony: "Va bene, tanto fareste comunque di testa vostra!"

Sarah: "Allora, Ziva? Vuoi restare?"

Ziva: "Mi piacerebbe, ma non ho portato altri vestiti con me."

Sarah: "Su quello non ti devi preoccupare: abbiamo in soffitta un sacco di scatoloni pieni di vestiti inutilizzati, che potrebbero starti, e per stanotte, magari Anthony potrebbe prestarti una delle sue T-shirt."

Ziva: "D'accordo."

Sarah, poi le fece visitare la casa, e Ziva notò sui muri parecchie foto di Tony e della moglie, in particolare una, che li raffigurava il giorno del matrimonio: lui con addosso l'alta uniforme della polizia, e lei con i capelli biondi coperti dal velo e un bellissimo vestito in pizzo bianco; sotto la loro foto c'era scritto "Mary Stephany e Anthony - 15 giugno 2000".

Poco dopo si misero a tavola per la cena, e più tardi andarono a dormire, ognuno nella propria stanza. La camera degli ospiti, dove era Ziva era accanto alla cameretta della bambina e di fronte alla camera di Tony.

Alla notte, verso le due, la donna si alzò e decise di scendere in cucina per bere un bicchiere d'acqua; quando aprì la porta, vide Mary Stephany con addosso un pigiamino rosa e in braccio un grosso orso di pezza, che bussava alla porta del padre, che subito aprì, guardandola assonnato.

Stephany: "Papà, ho fatto un brutto sogno, posso dormire con te?"

Tony sorrise e la prese in braccio, poi guardò Ziva, che aveva osservato tutta la scena, le fece l'occhiolino sorridendole e si chiuse la porta alle spalle.

CONTINUA...

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Capitolo 3
*** secondo giorno ***


3

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Secondo giorno

La mattina seguente, Ziva si svegliò quando qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Si alzò ed aprì, trovandosi di fronte Sarah Levi, che teneva tra le braccia una scatola colma di vestiti femminili.

Ziva: "Buongiorno, Sarah. Come sta?"

Sarah: "Bene, grazie, Ziva. Spero che tu abbia dormito bene. Ti ho portato un po' di vestiti; appartenevano a mia figlia, dovrebbero starti."

Ziva: "La ringrazio, signora, ma non doveva..."

Sarah: "Non ti preoccupare, erano in soffitta a prendere polvere, è giusto che qualcuno li usi. Ma dammi pure del tu e chiamami Sarah."

Ziva: "Va bene, Sarah, e grazie per i vestiti." prese la scatola di vestiti e rientrò in camera a cambiarsi.

Dieci minuti dopo scese in cucina, dove Sarah stava preparando la colazione e si sedette al tavolo.

Ziva: "Hai bisogno di aiuto?" chiese.

Sarah: "Non ti preoccupare, sei un'ospite." rispose "Anthony mi ha detto che sei israeliana."

Ziva: "Sì, sono nata a Tel Aviv."

Sarah: "Ho dei parenti in Israele, si sono trasferiti lì nel 1948."

Ziva: "Quando è stato creato..."

Sarah: "Esatto. La mia famiglia non ha voluto trasferirsi, così siamo rimasti a Baltimora, dove ho conosciuto Abrahm e, nel 1979, il 23 maggio, è nata nostra figlia."

Ziva: "23 maggio 1979? Io sono nata il giorno dopo!"

Sarah: "Davvero? Ecco perchè Anthony sembra essersi legato molto a te: sei coetanea di Mary Stephany. Ti ha detto come è morta?"

Ziva: "Mi ha detto che è morta dopo che è nata la bambina, nel periodo in cui ha conosciuto il nostro attuale caposquadra per un'indagine."

Sarah: "Quindi sai che indagine era?"

Ziva: "Dovevano catturare un ricercato, accusato di aver stuprato e assassinato una decina di donne nel distretto di Baltimora, tra cui una sottufficiale dei Marines."

Sarah: "Suppongo, però, che tu non sappia come l'hanno preso."

Ziva: "No."

Sarah: "In quel periodo, Anthony era molto sotto pressione, tra la ricerca di quel Fisher, il fatto di dover stare dietro a Gibbs che, in quanto a pazienza, non era il massimo, e la gravidanza problematica di mia figlia, che aveva rischiato di abortire qualche mese prima e a cui mancava un mese al parto. Senza aggiungere il fatto che Fisher aveva preso la caccia di Anthony e Gibbs nei suoi confronti come una sfida e sembrava prenderli in giro."

Ziva: "Immagino, non deve essere stato un bel periodo per Tony."

Sarah: "Per niente, e non gli piaceva lasciare Stephany da sola in casa, mentre lui cercava quell'individuo, restando fuori quasi tutto il giorno. Non si sa come, ma Fisher era riuscito ad avere il suo numero e lo chiamava continuamente, per sfidarlo, così aveva messo sotto controllo il cellulare per poter rintracciare le chiamate, ma ogni volta restava troppo poco tempo in linea per riuscire ad individuarlo. Un giorno ricevette l'ennesima telefonata, e questa volta riuscirono a rintracciarla."

Ziva: "Da dove veniva?"

Sarah: "Da questo quartiere. Anthony e mia figlia vivevano in una villa non lontano da qui. Precisamente la telefonata, fatta con un cellulare, proveniva proprio da casa loro. Il ragazzo sapeva che Stephany era sola in casa, quindi si precipitò lì, assieme a Gibbs e a un gruppo dei suoi poliziotti. Entrarono in casa e trovarono Fisher in salotto, con mia figlia; era sopra di lei e..." non riuscì a continuare.

Ziva: "Santo Cielo... Fisher ha violentato la moglie di Tony davanti ai suoi occhi?"

Tony: "Sì, ma l'ho picchiato talmente forte che, prima di entrare in carcere perchè è stato condannato all'ergastolo ha passato otto mesi nel reparto ortopedico dell'ospedale di Baltimora, a causa di numerose fratture in molte ossa del corpo. Quando il Capo è riuscito a staccarmi da lui, Stephany aveva le doglie e le si erano già rotte le acque." l'uomo era entrato in cucina, sedendosi accanto a Ziva.

Sarah: "Buongiorno, Anthony. Ho raccontato a Ziva quello che è successo cinque anni fa, ti dispiace?"

Tony: "No, tanto sarebbe comunque venuta a saperlo, anche usando i metodi di interrogatorio che ha imparato nel Mossad."

Ziva: "Non li avrei mai usati sulla nonna di tua figlia, Tony. E Stephany? Dorme ancora?"

Tony: "Sì. Subito dopo che è entrata lei è arrivato anche Jeth. Ora dormono entrambi in camera mia, lei sul lettone e lui ai piedi."

Ziva: "Ha avuto altri incubi?"

Tony: "In realtà non ne ha avuti neanche prima, era solo una scusa per poter dormire con me, visto che non mi vede da un mese."

Ziva: "Come fai a sapere che non ha fatto veramente un brutto sogno?"

Tony: "Un padre capisce certe cose." fece una pausa, squadrandola da capo a piedi "Hey, ma questi jeans li conosco!"

Sarah: "Sì, sono quelli che hai regalato a Stephany quando eravate ancora fidanzati, e anche la canotta era di tua moglie. Non trovi che le stiano molto bene?"

Tony: "Mh, sì, non c'è male." commentò "Senti un po', io questa mattina volevo portare Stephany a trovare la madre, vuoi venire anche tu?"

Ziva: "Ma... non credo che sia il caso... insomma, è un momento che dovreste condividere solo voi due, io sarei di troppo."

Tony: "Niente affatto, mi farebbe piacere se ci fossi anche tu." insistette, così Ziva accettò e tre quarti d'ora dopo, quando la bambina fu pronta, andarono al cimitero.

Si fermarono davanti a una semplice lapide, con una scritta in rilievo: "Mary Stephany Levi-Dinozzo" e sotto "23 maggio 1979-4 luglio 2001"

Tony si inginocchiò, per poter guardare negli occhi la figlia, le mise in mano una delle tre rose che gli aveva dato Sarah e un sasso raccolto da terra, poi le disse:

Tony: "Ti ricordi come si fa?"

Stephany: "Il sasso sul bordo e la rosa al centro, giusto papà?"

Dinozzo fece sì con la testa, poi la fece avvicinare alla lapide. Mentre la bambina posava la rosa e il sasso, passò la seconda rosa a Ziva. Si guardarono eloquentemente, poi lei raccolse un altro sasso e, mentre Stephany si allontanava, si avvicinò la donna; posò la rosa e il sasso e restò un attimo ad osservare la scritta.

Quando si alzò, fu il turno di Tony, che si fece avanti mentre lei si affiancava alla bambina. Ziva decise di dire una preghiera in ebraico ad alta voce, e così fece. Mentre la diceva, guardava Tony che le dava le spalle, inginocchiato sulla tomba della moglie, sapeva che stava soffrendo, poi sentì la manina di Stephany prendere la sua e si voltò verso di lei, che le sorrise e lei ricambiò.

Quando la preghiera di Ziva fu conclusa, Tony si alzò e, prendendo la mano libera della figlia, tornarono alla macchina.

Alla sera, quando si ritirarono per andare a dormire, dopo aver dato la buonanotte alla bambina Tony si fermò davanti alla stanza di Ziva per parlare con lei.

Tony: "Quella che hai recitato oggi era una preghiera in ebraico?"

Ziva: "Sì. L'aveva recitata il rabbino al funerale di mia sorella."

Tony: -Grazie.- disse, in italiano.

Ziva: -Prego.- rispose, in ebraico.

Tony: -Buonanotte.- disse, ancora in italiano e avvicinandosi per baciarla sulla guancia.

Ziva: -Buonanotte.- rispose, in ebraico, avvicinandosi anche lei per dargli un bacio sulla guangia, tanto che quando se lo diedero, si baciarono reciprocamente all'angolo delle loro labbra.

CONTINUA...

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Capitolo 4
*** terzo giorno ***


4

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Terzo giorno

Quando Ziva si alzò, quella mattina, ed aprì l'armadio dove aveva riposto ordinatamente i vestiti che le erano stati dati da Sarah; li guardò uno per uno, poi scelse un paio di pantaloni larghi a mezza gamba con le tasche larghe, di colore verde militare, e una canotta nera un po' scollata ma molto semplice.

Quando fu pronta scese in cucina dove, come il giorno prima, Sarah stava preparando la colazione.

Sarah: "Buongiorno, Ziva! Ti svegli sempre così presto?"

Ziva: "Forza dell'abitudine. E tu ti svegli sempre così presto per preparare la colazione?"

Sarah: "Beh, sai com'è... con una bambina piccola in casa, e poi quando Anthony viene a trovarci voglio che si trovi bene, soprattutto dopo l'anno scorso, quando è venuto qui per la convalescenza dopo che aveva contratto una malattia rara."

Ziva: "Più che rara, era estinta: aveva contratto la peste polmonare."

Sarah: "Sì, è vero. Però non ricordo se eravate già colleghi, in quel periodo."

Ziva: "No, io ho iniziato a collaborare con l'NCIS circa tre settimane dopo, quando è morta la collega di Tony."

Sarah: "Kate, mi ha parlato anche di lei, le era molto affezionato."

Ziva: "Io non l'ho conosciuta di persona, non saprei dirti com'erano i rapporti con Tony."

Sarah: "Da come ne parlava, era come una sorella; litigavano continuamente ma si volevano bene."

Ziva: "Un po' come con me."

Sarah: "No, di te parla in modo diverso. Mentre di Kate parlava principalmente di come erano i loro rapporti al lavoro, di te ci dice molto di più. Ad esempio mi ha detto che si era sentito un po' offeso, quando è venuto a sapere che avevi invitato a cena a casa tua tutti i colleghi meno lui."

Ziva: "Beh, ma poi mi sono fatta perdonare..."

Sarah: " 'Bucatini alla matriciana così buoni che sembravano fatti da un cuoco italiano in un ristorante di Roma, piuttosto che da una giovane agente israeliana del Mossad'. Sono le parole esatte di Anthony, quando ci ha raccontato della vostra cena."

Ziva: "Ma guarda... e pensare che a me aveva detto semplicemente 'Non male, diciamo accettabile'."

Sarah: "Lui è fatto così: non è molto generoso di complimenti, ma credimi, Anthony ti vuole molto bene, anche se ha un modo tutto suo per dimostrarlo. Credo che tenga a te anche più di quanto teneva a Kate."

Ziva: "Lei dice?"

Sarah: "Ad ottobre avete passato due giorni insieme, sotto copertura, giusto?"

Ziva: "Sì, perchè?"

Sarah: "E, se non sbaglio, tu interpretavi una donna incinta al terzo mese."

Ziva: "Sì."

Sarah: "Sai cosa mi ha raccontato di quell'esperienza?"

Ziva: "Cosa?"

Sarah: "Le sue parole sono state: 'Quando mi ha detto che era incinta, anche se era la sua copertura, quindi non lo era davvero, mi sono sentito come quando Stephany mi ha dato la stessa notizia, cinque anni fa'."

Ziva: "Sai, è strano vedere Tony che fa il padre. L'ultima volta che l'ho visto trattare con un bambino faceva di tutto per piacergli, senza riuscirci."

Tony: "Quella volta fingevo, Ziva!" esclamò, comparendole alle spalle "Cosa fai? Estorci informazioni su di me a mia suocera? Comunque, per la cronaca, quella volta l'ho fatto apposta a non farmi piacere da Zach."

Ziva: "Perchè?"

Tony: "Perchè, come tu ben sai, nessuno a parte Gibbs sa di Stephany, e se avessi fatto vedere che ci so fare con i bambini, tu ti saresti insospettita e saresti andata ad indagare più a fondo, come hai fatto venerdì." si sedette accanto a lei al tavolo e le versò un bicchiere di succo d'arancia

Ziva: "Perchè ci tieni tanto a mantenere segreta l'esistenza di Stephany?"

Tony: "Ti ricordi Chip? Che ha tentato di incastrarmi in quel modo? Se avesse saputo che ho una figlia, molto probabilmente se la sarebbe presa anche con Stephany, non credi?"

Ziva: "Hai ragione."

Tony: "Io ho sempre ragione!" le sorrise.

Abrahm: "Tranne quando hai torto, Anthony!" disse, entrando e tirandogli un colpetto sulla spalla; poi si sedette a capotavola, mentre la moglie gli serviva la colazione.

Tony: "Abrahm, per favore! Quando fai così mi sembri il mio capo!"

Abrahm: "L'ultima volta che l'ho sentito, pochi giorni fa, mi ha detto che faccio bene a fare così."

Ziva: "Cosa? Gibbs ha chiamato qui? Come mai?"

Tony: "Questo non lo so, so solo che, nonostante non la veda da quando Stephany è nata, si informa sempre come sta, chiedendo a me o chiamando Abrahm. Inoltre versa, su un conto intestato a me e a Stephany, mille dollari ad ogni compleanno e cinquecento ad ogni festività, oltre ai duecento dollari che versa ogni mese, regolarmente."

Ziva: "Quindi anche Gibbs ha un lato umano?" scherzò.

Tony: "Così pare. Mi ricordo che, quando è morta mia moglie, ho avuto l'impressione che capisse il mio dolore."

Ziva non disse nulla. Sapeva perchè Gibbs poteva capire il dolore di Tony, e i motivi si chiamavano Shannon e Kelly, la moglie e la figlia defunte del Capo. L'unica differenza era che Tony aveva ancora una figlia da crescere, e sicuramente Gibbs voleva che la bambina avesse ciò che lui non poteva più dare a Kelly, e aiutava Tony a far sì che Stephany potesse crescere bene, in una bella casa e, magari, andasse alle scuole migliori, nei prossimi anni.

Subito dopo arrivò anche Stephany, scortata da Jeth, che si andò a sedere vicino a Tony, che stava mangiando delle uova strapazzate, e gli poggiò la zampa sulla coscia, come per chiedergliene un pezzo. La bambina, invece, fece il giro, baciando prima il padre, poi i nonni e, infine, baciò anche Ziva, per dare loro il buongiorno, prima di sedersi a far colazione con latte e corn flakes.

Stephany: "Nonna, domani possiamo fare la festa in piscina?"

Sarah: "Tesoro, lo sai che la maggior parte dei tuoi amici non sanno nuotare, e potrebbe essere pericoloso..."

Stephany: "Ma nonna... non ho ancora fatto il bagno nella nostra piscina, quest'anno..."

Tony: "Allora potremmo fare oggi pomeriggio io e te, tesoro, mentre i nonni sono fuori a fare delle commissioni, che ne dici?" le chiese, tirandole indietro le ciocche di capelli che le cadevano in fronte.

Stephany: "Davvero, papà? Può venire anche Ziva?"

Tony: "Che ne pensi?" chiese, rivolto alla donna.

Ziva: "Non lo so... tra i vestiti di tua moglie c'è qualche costume?"

Tony: "Ce ne dovrebbe essere una scatola piena. Se vuoi ti aiuto a scegliere quello che ti starebbe meglio..." disse, abbassando la voce per farsi sentire solo da Ziva nell'ultima frase.

Ziva: "Grazie, faccio da sola." gli rispose, guardandolo eloquentemente.

Quel pomeriggio, quando si furono cambiati tutti e tre, sistemarono le loro cose sul retro, vicino al bordo della piscina privata, poi Stephany si buttò in acqua, provocando parecchi spruzzi che bagnarono i due adulti e il cane.

Stephany: "Papà, Ziva! dai, buttatevi anche voi!" esclamò, mentre loro si toglievano gli accappatoi.

Tony indossava un semplice paio di boxer larghi blu scuro, che gli stavano molto bene, mentre Ziva aveva scelto un costume a due pezzi arancione. Quando lo vide addosso alla donna la ammirò per un attimo, sorridendo.

Tony: "Ma guarda! Quello era il mio costume preferito! Quando lo vedevo addosso a mia moglie restavo ore ad ammirarla..."

Stephany: "Avanti, pelandroni, entrate in acqua?"

Ziva sorrise e prese la rincorsa, buttandosi anche lei in acqua, poi fu il turno di Tony, che si buttò e restò un attimo sotto, avvicinandosi alle due e tirandole su con le braccia mentre riemergeva, per poi bloccarle e abbracciarle strette, dicendo:

Tony: "Il sogno di ogni uomo: essere in una piscina in compagnia di due donne stupende..."

Stephany: "Papà, piantala! E lasciaci andare!" disse, ridendo.

Tony: "Solo a una condizione: io vi lascio andare se mi date qualcosa in cambio."

Stephany: "Che cosa?"

Tony: "Un bacio." disse, abbassando la testa, pronto a ricevere due baci sulla guancia dalle due.

Stephany non se lo fece ripetere due volte e gli stampò un grosso bacio sulla guancia, mentre Ziva non lo fece, quindi non venne liberata.

Ziva: "Te lo puoi scordare che io ti paghi per liberarmi!" esclamò, sorridendo.

Tony: "Eddai! E' solo un bacio sulla guancia, qui." indicò col dito la sua guancia e aspettò.

Ziva: "Io, invece, ho un'altra idea..." e, senza dire altro, portò la sua mano su quella che la serrava contro Tony e gli storse le dita.

Tony: "Ahow!" urlò, mentre la donna si liberava e raggiungeva con due bracciate Stephany, che se la rideva.

Stephany: "Papà, hai trovato una più tosta di te!"

Tony: "Tesoro, me ne sono accorto quando l'ho conosciuta, credimi." continuò a massaggiarsi la mano "Ziva, mi hai fatto male... ti avevo chiesto solo un bacio sulla guancia, che vuoi che sia? Ci siamo già baciati in passato, no?"

Ziva: "Sì, ma non sulla guancia."

Stephany: "Davvero hai baciato il mio papà?"

Tony: "Sì, ci siamo baciati, in una missione sotto copertura in cui facevamo finta di essere sposati."

Stephany: "Davvero? Fico!"

Ziva: "Veramente, devi sapere che tuo padre non è poi un gran chè come bacia, Stephany."

Tony: "Oh, andiamo, Ziva..." stava per ribattere, ma venne interrotto da Jeth, che si era accorto che loro tre erano in piscina e li aveva raggiunti, buttandosi in acqua con grandi spruzzi.

Dovettero interrompere lì il discorso, perchè dovevano far uscire il grosso terranova dalla piscina, e non era affatto semplice, perchè si sa bene che i terranova amano l'acqua.

Alla sera, Tony e Ziva si misero a chiacchierare di fronte alle loro camere.

Tony: "A quanto pare, sembra che tu abbia conquistato mia figlia."

Ziva: "E' una bambina adorabile, e ha anche un bel caratterino."

Tony: "In effetti ha il carattere di sua madre."

Ziva: "Come era?"

Tony guardò verso una delle foto sul muro, quella del loro matrimonio, come per volerla ricordare meglio.

Tony: "Era una donna testona, ostinata, caparbia e, a volte, insopportabile, ma sapeva anche essere adorabile, quando voleva... un po' come te."

Ziva: "Quindi io ti ricordo tua moglie?"

Tony: "Inizialmente, un po' me la ricordavi, ma tu hai qualcosa di diverso rispetto a Stephany."

Ziva: "Che cosa?"

Tony: "Non lo so... non so spiegartelo. Sei simile a lei, ma non sei Mary Stephany Dinozzo, la donna che amavo, che ho sposato e che mi ha dato una figlia, prima di morire. Tu sei Ziva David, la mia partner di lavoro, quella che è riuscita a mettermi a disagio con le sue battute, come faceva Stephany, di nuovo, dopo quattro anni dalla sua morte."

Ziva: "Davvero ti metto a disagio, quando ti faccio le battute?" chiese, guardandolo negli occhi e sorridendo.

Tony: "Solo all'inizio, perchè non ci ero più abituato."

Ziva: "E come faceva Stephany a toglierti dall'imbarazzo?"

Tony: "Le bastava uno sguardo, seguito da un bacio."

Ziva sorrise di nuovo e continuò a guardarlo negli occhi.

Tony: "Ecco, era questo lo sguardo che faceva."

Lei non parlò, si avvicinò di più a lui, che era poggiato allo stipite della porta e teneva le braccia incrociate sul petto mentre le parlava, alzò la testa e sfiorò le labbra con quelle di lui. Chiusero entrambi gli occhi, mentre socchiudevano le labbra per approfondire il contatto; Tony le mise una mano sulla nuca e una sul fianco, mentre lei gli si aggrappò alle spalle. Si baciarono dolcemente e a lungo, poi si staccarono.

Si guardarono un attimo negli occhi, rimanendo abbracciati, senza parlare, poi Ziva si trovò costretta a interrompere l'atmosfera che si era creata.

Ziva: "Tony, è tardi, e domani dobbiamo alzarci presto per i preparativi della festa di tua figlia."

Tony: "Ehm, hai ragione... buonanotte." si abbassò su di lei e le diede un leggero bacio sulle labbra.

Ziva: "Buonanotte, a domani."

Entrarono entrambi in camera e si chiusero le porte alle spalle.

CONTINUA...

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Capitolo 5
*** quarto giorno ***


5

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Quarto giorno

Era la mattina del 4 luglio.

Tony si svegliò sentendo la luce del sole, che filtrava dalle tende, colpirgli il volto. Aprì gli occhi e vide, accanto a lui, Stephany ancora addormentata, che abbracciava il suo orsacchiotto.

Si alzò dal letto e la coprì meglio col lenzuolo, dandole un bacio sulla fronte, mentre Jeth, accucciato ai piedi del letto, alzava la testa per guardarlo con sguardo interrogativo.

Tony: "Resta qui finchè non si sveglia, Jeth. Io vado di sotto a parlare con la nonna e Ziva."

Il terranova guaì, come approvazione, e tornò a sonnecchiare, mentre Tony si cambiava.

Scese in cucina e, come aveva predetto, trovò Sarah e Ziva già in piedi; la suocera stava cucinando, mentre Ziva era seduta al tavolo, parlavano animatamente.

Ziva: "E' stata Stephany a chiedere a Tony di sposarlo? Non ci credo!"

Di nuovo stavano parlando di lui. Ma era possibile che Ziva fosse così abile ad ottenere informazioni anche senza usare la violenza?

Tony: "Credici: io avevo già deciso di chiederglielo, ma non avevo ancora comprato l'anello. Stephany mi ha battuto sul tempo e me l'ha chiesto un giorno, quando sono andato a prenderla all'università." disse, avvicinandosi e sedendosi accanto a Ziva.

Ziva: "Avrei fatto la stessa cosa, fossi stata al posto di tua moglie: se il mio ragazzo non si sbriga, vedo di batterlo sul tempo, se sono impaziente di passare la vita con lui."

Tony: "Sì, ma io volevo che si laureasse, prima di sposarci, è per questo che ci ho messo un po'. Poi alla fine ho ceduto e si è laureata quando era al sesto mese di gravidanza."

Ziva: "Beh, io mi sono laureata quando già lavoravo al Mossad. Che c'è di strano? E avevo 23 anni."

Tony: "Tu sei laureata? Questa non la sapevo."

Ziva: "Sì, psicologia. Ci sono tante cose che non sai di me, come io non so molte cose di te."

Tony: "Psicologia? Tu? E' come se Gibbs avesse una laurea in scienze diplomatiche!" rise.

Ziva: "Sarah mi ha detto che anche Stephany era laureata in psicologia, e tu ieri hai detto che aveva il mio stesso carattere, quindi non puoi dire nulla!"

Sarah: "Hey, ragazzi, piantatela di litigare! Sembrate due fidanzatini!" li interruppe.

Tony: "Ok, scusa, Sarah." disse, mettendosi seduto composto.

Sarah: "Mai chiedere scusa..." cominciò.

Tony e Ziva: "... E' segno di debolezza!" completarono.

Tony: "Ma è possibile che le regole di Gibbs mi perseguitino anche in vacanza?" si lamentò.

Sarah: "Sei stato tu ad insegnarle a tua figlia, Anthony!"

Tony: "Toucher!" esclamò.

Ziva: "Però, secondo me, è un bel gesto nei confronti di Gibbs, quello di aver insegnato le sue regole anche a Stephany."

Tony: "In effetti glielo dovevo. D'altronde lui si è dovuto improvvisare ostetrico, per farla nascere, cinque anni fa."

Sarah: "Gibbs è davvero una brava persona."

Ziva: "Sì, ed è un po' come un padre, per noi della squadra."

Tony: "Nonostante i suoi modi bruschi..."

Sarah: "E' il suo modo di farvi capire che ci tiene a voi, Anthony."

Tony: "E' vero. Infatti, quando è morta Kate, mi ha messo un po' a disagio vederlo essere gentile con tutti."

Ziva: "Meno che con me."

Tony: "Tu volevi impedirgli di fare quello che doveva, cosa che, però, poi ha fatto comunque."

Ziva: "Sono stata io a farlo, Tony."

Tony: "Ma il rapporto diceva..."

Ziva: "Il rapporto mentiva. Abbiamo fatto credere che è stato Gibbs per potermi salvare la faccia davanti a mio padre."

Tony: "Ah, ecco spiegato il motivo per cui, quando sei tornata, sembrava fidarsi di più di te. E come mai dovevi salvarti la faccia davanti a tuo padre?"

Ziva: "Come credi che l'avrebbe presa se avesse saputo che suo figlio è stato ucciso dalla sorellastra?"

Tony: "COSA? Ari era tuo fratello?"

Sarah:: "Ora basta! Vedete di parlare di queste cose in un altro momento e, magari, anche in un altro luogo!" li interruppe "Ora dobbiamo cominciare a preparare in giardino per la festa di Stephany."

Si zittirono e si alzarono dalle sedie. Poi salirono in soffitta e presero i festoni per addobbare il giardino. Quando li ebbero portati fuori, Tony e Abrahm spostarono il tavolo da giardino al centro e ne montarono un altro, più piccolo, per poterci poggiare le scatole dei regali. Nel frattempo, Ziva spazzava via le foglie secche dal prato.

Quando i tavoli furono a posto, Tony e Ziva, aiutati da Stephany, che nel frattempo si era alzata, appesero i festoni alla casa e ai due alberelli piantati nel giardino; intanto Sarah e Abrahm erano in cucina a preparare gli stuzzichini e la torta per la festa.

Alle undici era già tutto in ordine, quindi si andarono a preparare in attesa che arrivassero gli amichetti di Stephany per la festa.

Quando cominciarono ad arrivare, Stephany li aspettava in giardino, assieme a Tony e Ziva. La donna venne presentata ai genitori dei bambini, che sarebbero rimasti tutto il pomeriggio, e venne accolta molto calorosamente.

Mentre i bambini giocavano, gli adulti chiacchieravano tra loro; gli invitati erano circa una decina, esclusi i genitori, e facevano un gran fracasso, quindi fu un gran lavoro, per Tony, mantenere una parvenza di ordine tra loro. Guardandolo, Ziva ebbe un'ulteriore conferma di quanto ci sapesse fare con i bambini e di quanto volesse bene alla figlia.

Sarah: "Scommetto che non ti aspettavi di vederlo così." disse, avvicinandosi con un vassoio di pizzette.

Ziva: "E' diverso da come lo conosco... più maturo. Quando è a Washington sembra avere la Sindrome di Peter Pan."

Sarah: "Te l'avevo già detto: è il suo modo di nascondere le cicatrici e le ferite ancora aperte che ha nell'anima, ma se lo conosci meglio vedi che, in realtà, indossa solo una spessa maschera."

Ziva: "In fondo è una brava persona."

Sarah: "E merita di essere felice." disse, guardandola eloquentemente.

Ziva: "Perchè mi guardi così?"

Sarah: "Oh, andiamo! L'abbiamo capito tutti che non ti è del tutto indifferente... e anche tu non gli sei del tutto indifferente, anzi..."

Ziva: "Conosci la regola 12?"

Sarah: "Non avere relazioni sentimentali con colleghi."

Ziva: "Appunto."

Sarah: "Esiste anche una regola 50, dovresti saperlo."

Ziva: "Sono nell'NCIS solo da un anno, non le ho ancora imparate tutte, le regole di Gibbs."

Sarah: "La regola 50 dice: 'Se non se ne può fare a meno, alcune regole possono essere infrante in modo temporaneo o permanente'."

Ziva: "Questa non la sapevo!"

Tony: "State ancora parlando di me?" chiese, avvicinandosi con una bottiglia di birra in mano.

Ziva: "No, stavamo parlando delle regole di Gibbs." rispose, prendendogli di mano la bottiglia e bevendone un sorso.

Tony: "Ah, sì? E quale, in particolare?"

Ziva: "La 50."

Tony: " 'Alcune regole possono essere infrante, in modo temporaneo o permanente, se non se ne può fare a meno'. E' una delle regole meno usate dal Capo, infatti la conosciamo solo io, Abby e Ducky. Il Pivello non la conosce, e neanche Kate la sapeva."

Ziva: "Bene, allora è un bene che lo sappia, così potrò aggrapparmi a questa regola, se ne infrangessi un'altra!"

Tony: "Si dice appellarmi. E sappi che sono pochissime le regole per cui si può anche applicare la 50, e il capo potrebbe fare qualche obiezione sulla parte 'se la situazione lo richiede'."

Ziva: "E quali sarebbero queste regole per cui vale?"

Tony: "Ora non me le ricordo, te lo dirò quando torniamo a Washington."

In quel momento squillò il cellulare di Tony, che guardò il numero chiamante, prima di rispondere.

Tony: "Parli del diavolo..."

Ziva: "Gibbs."

Aprì il telefono e rispose.

Tony: "Dinozzo."

Gibbs: "Buon giorno, Tony! E buon 4 luglio!"

Tony: "Buon 4 luglio anche a te, Capo!"

Gibbs: "Sei a Baltimora?"

Tony: "Sì, stiamo festeggiando."

Gibbs: "Quindi Stephany è lì con te. Me la vuoi passare?"

Tony: "Ok, Capo, poi dopo dovrei anche dirti una cosa, quindi non riattaccare." fece un gesto alla figlia, che corse da lui e prese il telefono.

Stephany: "Pronto?"

Gibbs: "Hey, Stephany! Sai chi sono io?"

Stephany: "Il capo del mio papà. Avevi chiamato anche l'anno scorso e a Natale, e il nonno parla sempre al telefono con te."

Gibbs: "Hai una buona memoria, piccola! Ho chiamato perchè volevo farti gli auguri di buon compleanno di persona."

Stephany: "Grazie!"

Gibbs: "Quanti sono quest'anno? Sto perdendo il conto..."

Stephany: "Cinque."

Gibbs: "Cinque? Allora sei una donnina! Mi raccomando, tieni d'occhio tuo padre: deve ritornare al lavoro esattamente come l'ho lasciato partire!"

Stephany: "Certo! Non ti preoccupare!"

Gibbs: "Ora mi passi papà? Mi doveva ancora dire una cosa. Ti mando un bacio, Principessina."

Stephany: "Grazie!" e passò di nuovo il cellulare a Tony.

Tony: "Pronto, Capo?"

Gibbs: "Allora? Cosa dovevi dirmi di tanto urgente?" chiese, riprendendo il solito tono brusco che conoscevano così bene.

Tony: "Ehm... veramente non sono io che dovrei dirti qualcosa, ma un'altra persona..." passò il cellulare a Ziva, che lo fulminò con lo sguardo.

Ziva: "Pronto?"

Gibbs: "Ziva?" urlò, tanto che riuscì a sentire anche Tony, il quale avvicinò poi anche lui l'orecchio al telefono "Si può sapere cosa cavolo ci fai a Baltimora?"

Ziva: "E' una lunga storia, Capo..."

Gibbs: "La versione breve?"

Ziva: "Ho seguito Tony a Baltimora e ho scoperto che ha una figlia. Ora sono ospite dei suoi suoceri, fino a fine settimana."

Gibbs: "D'accordo. Faremo i conti al vostro ritorno. E, Tony, lo so che stai ascoltando anche te, la prossima volta che vai a trovare Stephany, assicurati che nessuno ti segua!"

Tony: "Sarà fatto, Capo." rispose. Poi Gibbs chiuse la telefonata.

Ziva: "Credi che ce l'abbia con me?"

Tony: "No, perchè sa che sono affari miei, e non suoi. Dice così, ma so che mi appoggerà, quando deciderò di rivelare l'esistenza di Stephany anche a Ducky, Abby e McGee."

Poco dopo, finalmente, fu distribuita la torta, e significava che, finalmente, Stephany poteva aprire i regali.

Anche Ziva gliene aveva fatto uno: aveva passato tutta la mattina del giorno prima a girare per i negozi della città, per poi comprarle delle belle cartelline per tenere i suoi disegni, perchè aveva notato che, nonostante avesse solo cinque anni, era una disegnatrice molto promettente.

La bambina li aprì uno per uno, lasciando per ultimo quello di Tony, che alla fine fu il più gradito.

Stephany: "Fico! Il cappello e la felpa dell'NCIS!"

Tony: "Te li avevo promessi, ricordi? Sono quelli ufficiali, che vengono dati in dotazione agli agenti. Ho chiesto un permesso speciale per ottenerli. La felpa, per il momento, ti starà un po' larga, ma crescendo la riempirai!"

Stephany: "Grazie, papà! E' il regalo più bello che ho ricevuto!"

La festa continuò ancora per un'ora, e Tony venne preso un attimo da parte da Abrahm, per parlargli in privato.

Ziva li osservava e, ad un certo punto, Tony gli sembrò sconvolto.

Alla sera, dopo che ebbero messo tutto in ordine, prima di andare a dormire, Ziva vide che Tony era in giardino, seduto da solo sulla panca sotto il porticato della villa. Lo raggiunse.

Ziva: "Tutto ok?" chiese, sedendosi accanto a lui.

Tony: "Insomma..."

Ziva: "Ti va di parlarne?"

Tony non rispose.

Ziva: "Riguarda quello che ti ha detto Abrahm questo pomeriggio? Ti ho visto sconvolto."

L'uomo fece segno di sì con la testa.

Tony: "Ha un tumore in stadio avanzato. Lo ha scoperto ieri pomeriggio, quando è andato dal medico a prendere i risultati di alcuni esami che aveva fatto la settimana scorsa." rivelò "E' inoperabile, e non sa quanto gli resta, anche facendo la chemio."

Ziva: "Mi dispiace." disse, poggiando la sua mano su quella di Tony.

Tony: "Abrahm è come un padre, per me, gli voglio bene..."

Ziva: "Lo so, e anche lui ne vuole a te."

Tony: "Che cosa dirò a Stephany?"

Ziva: "Le dirai la verità, al momento giusto. Tua figlia è abbastanza sveglia per capire."

Tony: "Ma ha solo cinque anni."

Ziva: "Ha cinque anni ma già sa leggere testi elementari. Tony, tua figlia è una bambina molto intelligente, capirà, quando glielo dirai."

Tony la guardò qualche secondo.

Tony: "Più ti ascolto, e più mi sembra di sentire mia moglie..."

Ziva: "Io non sono Stephany." puntualizzo.

Tony: "Lo so: Stephany non è qui, è morta, mentre tu sei qui con me."

Circondandole le spalle con le braccia, la fece avvicinare, poi la baciò dolcemente, ricambiato. Quando si staccarono, rimasero ancora seduti, a godere del calore reciproco dei loro corpi, guardando gli ultimi fuochi dell'Independence Day che scoppiettavano in cielo.

CONTINUA...

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Capitolo 6
*** quinto giorno ***


6

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Quinto giorno

Come le altre mattine, Ziva si svegliò presto e andò in cucina, dove sapeva esserci Sarah.

Sarah: "Buongiorno, cara." disse, appena entrò.

Ziva: "Buongiorno, Sarah." rispose, ma invece di sedersi a tavola, come aveva fatto i giorni precedenti, si avvicinò alla cucina e cercò di aiutare la donna.

Sarah: "Dai, siediti, posso fare da sola." disse, intuite le sue intenzioni.

Ziva: "Mi fa piacere aiutarti, e poi non mi piace stare con le mani in mano..."

Sarah: "Ma se cucino non penso ad altro..." disse, distogliendo lo sguardo dalla giovane.

Non c'era bisogno di parole per capire: era preoccupata per il marito.

Ziva: "Sei preoccupata per Abrahm?" chiese; Sarah le lanciò un'occhiata interrogativa "Tony mi ha detto dell'esame." spiegò.

Sarah: "Hanno detto che è in fase terminale e che è inoperabile..." si confidò "Mi chiedo come mai non sono riusciti a trovarlo prima..."

Ziva: "Misteri della medicina..." disse, mentre rompeva le uova per farle strapazzate "Abrahm cosa dice?"

Sarah: "Lui non dice niente, se non che è la volontà del Signore, e si comporta come al solito. Ma io lo so che è solo una maschera, che sta male ma non lo vuole ammettere. Credo che non voglia che Stephany lo veda soffrire."

Ziva: "Anche Tony è preoccupato per Stephany. Dice che non sa come le darà la notizia; io gli ho detto che è una bambina intelligente, in grado di capire..."

Sarah: "Sì, ma è comunque difficile dire a una bambina di cinque anni che suo nonno, forse, il prossimo anno, non festeggerà più il suo compleanno con lei, e forse non potrà festeggiare neanche il Giorno del Ringraziamento."

Ziva: "Quanto hanno detto che gli resta?" si informò.

Sarah: "Da uno a sei mesi." fece una pausa, poi Ziva vide scendere una lacrima sulla guancia dell'anziana "Siamo sposati da 35 anni, io avevo 20 anni e lui 25, ma ci conosciamo da quando io avevo 15 anni... come farò, senza di lui?"

Ziva: "E' praticamente una vita intera... ma sono sicura che ce la farai, anche con l'aiuto di tua nipote e tuo genero, e puoi star certa che anche io farò il possibile per aiutarti."

Sarah: "Anthony ha ragione: anche se non fisicamente, tu sei identica a mia figlia: anche lei avrebbe detto la stessa cosa." disse, sorridendole e facendole una carezza sulla guancia.

Poco dopo scese anche Tony, che si stupì di vedere entrambe le donne indaffarate ai fornelli.

Tony: "Ziva che cucina?" esclamò "Devo preoccuparmi di quello che verrà messo nel mio piatto, per caso?" scherzò.

Ziva: "Scemo! Tanto lo so che ti piace la mia cucina!"

Tony: "E da cosa l'hai capito?"

Ziva: "Ho i miei informatori..." disse, guardando Sarah.

Tony sorrise, poi si avvicinò ancora a Ziva e disse:

Tony: "Comunque, buongiorno." e le diede un bacio sul collo poi, quando lei si girò verso di lui, sorpresa, la baciò sulle labbra, dolcemente.

Sarah sorrise, guardandoli, ma non fece commenti.

Quel pomeriggio Tony, Stephany e Ziva restarono in casa.

Si misero a guardare delle vecchie foto, seduti sul divano, poi, mentre osservavano una foto di Stephany all'età di tre mesi in braccio a Tony, la bambina chiese:

Stephany: "Papà, mi spieghi come nascono i bambini?"

Tony, che non si aspettava proprio quella domanda, rimase un po' lì, guardando stupito Ziva, e non sapeva cosa rispondere. Stephany continuò:

Stephany: "L'avevo chiesto alla nonna, ma ha detto che è meglio se me lo spieghi tu."

Tony continuava a guardare confuso la figlia e Ziva, la quale disse:

Ziva: "Ha ragione: tocca a te spiegarglielo."

Tony: "Dunque... come posso cominciare?" chiese.

Ziva: "Non sono affari miei, Tony: è figlia tua."

Tony: "Dunque, tesoro..." disse, voltandosi verso la piccola "quando un uomo e una donna si amano e vogliono avere un bambino..." cominciò, ma Ziva lo interruppe:

Ziva: "Vai direttamente a come si fanno i bambini, non credo che le interessi l'introduzione!"

Tony: "L'hai detto tu: è mia figlia, quindi glielo spiego a modo mio!" rispose, spazientito. Continuò la spiegazione "L'uomo e la donna, dentro di loro hanno delle specie di piccoli esserini, chiamati ovuli nelle femmine e spermatozoi nei maschi." fece una pausa, per riordinare le idee "E l'uomo fa andare gli spermatozoi alla ricerca di un ovulo, dentro la donna."

Stephany: "E come fa l'uomo a mettere gli spermatozoi dentro la donna?"

Domanda da un milione di dollari! Come avrebbe fatto, Tony a spiegare tutto? Con lo sguardocercò l'aiuto di Ziva, ma poi gli vennero le parole:

Tony: "Si forma come un ponte, tra l'uomo e la donna, così gli spermatozoi possono andare subito alla ricerca dell'ovulo..."

Ziva: "Che si trova all'incirca in questa zona." continuò, toccandosi la pancia al di sotto dell'ombelico. Tony le sorrise, grato per l'aiuto.

Tony: "Quando lo trovano, il più veloce degli spermatozoi si fonde con l'ovulo, formando un nuovo essere, che va a cercare un posto sicuro dove poter stare in pace al caldo, sempre qui dentro..." toccò la pancia di Ziva, sempre sotto l'ombelico.

Ziva: "Quando lo avrà trovato, ci rimarrà per un po', prendendo poco per volta la forma di un vero bambino e crescendo, perchè all'inizio è talmente piccolo da non potersi vedere..."

Tony: "Ma poi, poco per volta, diventerà tanto grande che la mamma non potrà più tenerlo al sicuro dentro di sè, ma dovrà uscire, per poter vedere da solo il mondo."

La bambina era incantata, nell'ascoltare il racconto del padre e di Ziva; quando ebbero terminato chiese:

Stephany: "Ma come fa ad uscire? E' vero che fa tanto male alla mamma, quando nasce un bambino?"

Ziva: "E' vero, ma il dolore è ricompensato dal fatto che può finalmente vedere il suo bambino, dopo tanto tempo che lo ha tenuto dentro di sè."

Stephany: "Allora la mia mamma è morta perchè io le ho fatto tanto male?" chiese, tornando seria e un po' triste.

Tony: "No, tesoro, la tua mamma è morta perchè un uomo molto cattivo le ha fatto del male, prima che tu nascessi." la rassicurò, carezzandole i capelli.

Stephany: "Ma tu lo hai preso e lo hai mandato in prigione, vero, papà?" chiese, guardando speranzosa Tony.

Tony: "Sì, tesoro, e puoi stare certa che non uscirà per un bel pezzo dalla prigione." rispose, mentre la bambina gli si siedeva in braccio, chiedendo tacitamente qualche coccola.

Tony la strinse, e Ziva notò che lui aveva gli occhi leggermente lucidi. Si avvicinò un po', abbracciandolo e dandogli un bacio sulla tempia.

Alla sera, Tony e Ziva si sedettero sotto il portico a prendere il fresco.

Tony: "La mia bambina sta crescendo..." commentò "Se va avanti così, mancherà pochissimo al suo Baal-Mitzvà."

Ziva: "Mancano sette anni, e non sono pochi. Ma tu sei cattolico, cosa centra il Baal-Mitzvà?"

Tony: "Io sono cattolico, ma mia moglie era ebrea, e mio suocero è un rabbino, quindi ho deciso di educarla come un'ebrea."

Ziva: "Se vuoi, posso insegnare a tua figlia un po' di ebraico, così, quando verrà il momento, sarà avvantaggiata nella lettura dei Testi Sacri."

Tony: "Sarebbe davvero un bel gesto, Ziva."

Poi, senza dire altro, la baciò.

Tony: "Come facevo, prima, senza di te?" scherzò, guardandola.

Ziva: "Non lo so." poi ripresero a baciarsi.

CONTINUA...

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Capitolo 7
*** sesto giorno ***


7

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Sesto giorno

Era giovedì 6 luglio.

Mancava poco alla fine delle vacanze, perchè Tony e Ziva sarebbero partiti il sabato sera per Washington, così Tony passava più tempo che poteva con la figlia, perchè non l'avrebbe potuta tornare a trovare prima di un mese.

Ziva poteva capirlo: faceva un lavoro pericoloso, rischiava la vita ogni volta, per il bene del Paese, e non sapeva se, la volta dopo, sarebbe riuscito a tornare a Baltimora per riabbracciare Stephany. Ogni volta che se ne andava, voleva che la figlia lo ricordasse per i momenti belli passati insieme.

Quella mattina, Tony decise di portare la figlia in giro in centro, chiedendo anche a Ziva se voleva accompagnarli.

La donna, ovviamente, accettò, così salirono tutti e tre sulla Mustang di Tony ed andarono, spediti, verso la via commerciale di Baltimora.

Dopo aver parcheggiato, cominciarono a camminare lungo il grande marciappiede, guardando le vetrine. Stephany teneva per mano entrambi, e sembrava di vedere una famigliola allegra.

Stephany: "Papà, guarda! Le matite acquerellabili che ci fanno usare alla scuola materna!" disse, trascinando i due adulti verso una vetrina di una grossa cartoleria.

Tony: "Ok, ho capito, tesoro: il prossimo regalo che riceverai sarà un set di matite colorate, ok?"

Stephany: "Ma quelle acquerellabili, papà!"

Tony: "Va bene, vada per quelle acquerellabili."

Ripresero a camminare, trascinati dalla bambina, poi si fermarono davanti a un grosso negozio di vestiti.

Stephany: "Wow! Guarda, Ziva! Che bella gonna in jeans!" disse, indicando una gonna a pieghe in jeans addosso ad un manichino nella vetrina.

Ziva: "Sì, è davvero molto bella, ma forse a te non ti starà un po' grande?"

Stephany: "A me sì, ma a te potrebbe stare!"

Ziva: "Certo che, per avere cinque anni, hai occhio, tesoro!"

Tony: "Modestamente è mia figlia..." rispose, orgoglioso.

Stephany: "Perchè non entriamo?" chiese, guardando quasi supplichevole il padre "Magari dentro troviamo qualcos'altro che ci piace!"

Tony: "Mh, va bene." disse, sorridendo.

Entrarono nel negozio, e subito la piccola corse verso un attaccapanni pieno di gonne uguali a quella vista in vetrina. Le guardò un attimo poi ne prese una e la portò a Ziva.

Stephany: "Guarda, questa ti sta sicuro!" esclamò "Perchè non la provi?"

Ziva: "Ma, io..." tentò di obiettare, guardando Tony, il quale fece spallucce. Ziva, allora, prese la gonna ed andò nei camerini per provarla, mentre Tony e Stephany aspettavano fuori.

Ne uscì subito dopo con addosso la gonna, che le stava a pennello.

Ziva: "Mi sta giusta! Ma come hai fatto?"

Tony: "Te l'ho detto, ha preso da me. Ed ha ragione: stai veramente bene con questa gonna, però manca qualcosa..." andò verso un altro attaccapanni con delle maglie estive e prese un top arancione, corto e con una manica sola "Prova questo." lo consegnò a Ziva, che tornò nel camerino. Quando ne uscì, con addosso anche il top, Tony rimase a bocca aperta: stava davvero bene.

Ziva: "Che dite, allora?"

Stephany: "Credo che l'espressione di papà parli da sola!"

Ziva: "Tesoro, devi sapere che tuo padre ha quell'espressione ogni volta che vede una donna adulta." disse, avvicinandosi alla bambina.

Tony: "Non è vero!" smentì.

Ziva: "Sì, certo, come no!" tornò di nuovo verso il camerino "Ora rimetto a posto i vestiti ed usciamo, ok?"

Stephany: "No! Perchè non li compri?" chiese, quasi delusa.

Ziva: "Perchè non mi sono portata dietro i soldi, tesoro."

Stephany sembrava delusa, e guardò supplichevole il padre, che si intenerì.

Tony: "Tu sai proprio come prendermi, Stephany." disse, rivolto alla figlia "Ok, li pago io!"

Ziva: "No! Tony, non farlo..." obiettò.

Tony: "Insisto."

Ziva: "Ok, ma ad una condizione."

Tony: "Quale?"

Ziva: "Dovrai rivestirti dalla testa ai piedi pure tu!"

Tony: "D'accordo, ci sto!"

Andarono tutti e tre al reparto uomo, poi Stephany e Ziva scelsero degli abiti per Tony, che se li andò a provare in camerino.

Quando ne uscì fuori, indossava un paio di jeans aderenti sui punti giusti e una camicia scura di tela lucida un po' aderente, un abbigliamento che lo ringiovaniva.

Ziva: "Wow! Sembri quasi più giovane!"

Tony: "Ma io sono giovane!"

Ziva: "Hai 35 anni, Tony!"

Tony: "E con ciò? L'età anagrafica non conta!" poi si rivolse alla figlia "Allora, tesoro, come ti sembro?"

Stephany: "Sei più bello del solito, papà!" lo adulò.

Tony: "L'ho sempre detto, io: tu sei la donna della mia vita!" esclamò, abbassandosi e baciando la guancia della figlia.

Tony e Ziva decisero di tenersi addosso i nuovi vestiti, quindi chiesero alla commessa di imbustare quelli che avevano addosso prima, poi pagarono ed uscirono.

Non molto lontano dal negozio di abbigliamento c'era un piccolo parco, così si diressero in quella direzione. Subito dopo essere entrati, videro in lontananza un gelataio ambulante, così Tony andò a comprarne tre, lasciando che la figlia e Ziva lo precedessero verso il parco giochi.

Stephany: "Ti piace il mio papà, vero, Ziva?" chiese, mentre camminavano da sole.

Ziva: "Perchè me lo chiedi?" rispose, sorpresa.

Stephany: "Perchè tu piaci tanto a lui. Secondo me gli piacerebbe fare un bambino con te." disse, innocentemente.

Ziva la guardò, arrossendo imbarazzata.

Ziva: "Cosa? Che cosa te lo fa pensare?"

Stephany: "Ti guarda come se fossi una enorme pizza con i peperoni, salsiccia e una montagna di formaggio." fece una pausa, poi continuò "Sai, mi piacerebbe tanto avere un fratellino... e tu mi piaci come nuova mamma."

Ziva sorrise semplicemente: non sapeva cosa dire. Per fortuna arrivò Tony, con tre grossi gelati, a toglierla dall'imbarazzo.

Stephany prese il suo, poi andò a giocare con altri bambini, mentre i due adulti si siedevano su una panchina libera e la osservavano.

Ziva: "Sai cosa mi ha detto poco fa tua figlia?"

Tony: "Cosa?"

Ziva: "Che le piacerebbe avere un fratellino."

Tony rise.

Tony: "Ma le abbiamo spiegato proprio ieri come si fanno i bambini! Io non posso mica avere da solo un bambino!"

Ziva: "Infatti vorrebbe che la madre fossi io."

Tony rise di nuovo.

Tony: "Te lo vedi un ipotetico nostro figlio?"

Rise anche Ziva.

Ziva: "No, proprio no!"

Tony, a questo punto, passò una mano attorno alle spalle della donna, avvicinandola a sè, e la guardò sul volto.

Tony: "Comunque ha ragione: sei molto bella vestita così. Dovresti metterla anche al lavoro, qualche volta, questa gonna!"

Ziva: "E subirmi i tuoi commenti fuori luogo per tutto il giorno? Non ci tengo!"

Tony: "Prometto che, se ti vesti così uno dei prossimi giorni, al lavoro, non farò commenti."

Ziva: "Va bene, mi hai convinto! Ma anche tu devi venire vestito così."

L'uomo la strinse ancora a sè, abbassandosi e baciandola. Ziva ricambiò il bacio, passandogli un braccio attorno al collo.

Vennero interrotti da Stephany, che di era avvicinata.

Stephany: "Papà, Ziva, la smettete di fare i fidanzatini e torniamo a casa?"

Tony guardò la figlia, un po' con rimprovero e un po' con dolcezza, poi la prese in braccio e tornarono a casa.

Alla sera, come sempre, Tony e Ziva rimasero a prendere il fresco sotto il portico della villetta.

Ziva notò che Tony era pensieroso.

Ziva: "A cosa stai pensando?"

Tony: "Il prossimo anno Stephany comincia le elementari. Stavo pensando di cercare una scuola di Washington, Gibbs mi ha detto che ce ne sono tante molto buone."

Ziva: "Vuoi farla trasferire a casa tua?"

Tony: "Sì."

Ziva: "Ma non è un po' piccola per farci stare una bambina?"

Tony: "Vorrà dire che quest'anno me ne cercherò una più grande, magari una villetta con giardino, così posso far venire a Washington anche Jeth."

Ziva: "Se vuoi, posso aiutarti nella ricerca."

Tony: "Ziva, se continui a fare così, mi costringerai a chiederti di sposarmi!" scherzò.

Ziva: "Beh, tua figlia ne sarebbe molto felice."

Tony: "Hai ragione." la guardò intensamente "Però non ha torto: anche secondo me saresti un'ottima madre."

Ziva arrossì, e Tony tentò di toglierla dall'imbarazzo baciandola dolcemente.

Tony: "Maledetta regola 12!" sussurrò, riprendendo a baciarla "Se non ci fosse..."

Ziva: "La penso come te, Tony..."

CONTINUA...

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Capitolo 8
*** settimo giorno ***


8

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Settimo giorno

Quella mattina, Tony si svegliò molto presto: alle sei era già in piedi, vestito.

Baciò la figlia, che ancora dormiva abbracciata al suo orso e scavalcò Jeth, per uscire dalla stanza; aprì la porta e vide, di fronte a lui, Ziva che stava uscendo, a sua volta, dalla sua camera.

Ziva: "Come mai sei sveglio a quest'ora?" chiese, meravigliata.

Tony: "Non c'è nessun motivo particolare, solo ho voluto alzarmi prima..." si avvicinò e la baciò "Comunque, buongiorno."

La donna ricambiò il bacio e, rimanendo vicina a lui, disse:

Ziva: "Le vacanze sono quasi finite. Quando torneremo a Washington non potremo prenderci tutte queste libertà."

Tony: "Quando torneremo a Washington ci penseremo."

Insieme scesero in cucina; Sarah non si era ancora alzata per preparare la colazione, così decisero di mettersi loro due ai fornelli.

Mentre Ziva preparava le uova strapazzate, Tony accese la macchinetta del caffè e, quando fu pronto, prese due barattoli di vetro chiusi, lo zucchero nella dispensa e due dosi di crema di latte dal frigo.

Ziva: "Che cosa vuoi fare?" chiese, curiosa, guardandolo mentre versava un po' di caffè nei due barattoli e ci metteva parecchio zucchero.

Tony: "Cappuccino." chiuse i barattoli e li agitò, poi aprì le dosi di panna e ne versò una in ogni contenitore, chiudendo di nuovo e riprendendo ad agitare "Certo non verrà come quello italiano, perchè loro il caffè lo fanno molto più ristretto, ma il 'Cappuccino alla Dinozzo' ti piacerà sicuramente!"

Detto questo prese due tazze, poi aprì i barattoli e versò il liquido risultante in ciascuna. Era diventato più schiumoso e più chiaro, e sembrava quasi un cappuccino italiano.

Diede una delle tazze a Ziva, mentre l'altra se la tenne per sè ed assaggiarono contemporaneamente.

Ziva: "Mh... buono quasi quanto il cappuccino italiano! Complimenti, Tony!" commentò, poi scoppiò a ridere vedendo la faccia dell'uomo: gli si erano formati i baffi di schiuma.

Tony: "Che c'è da ridere?" chiese, curioso

Ziva: "Hai i baffi."

Tony: "Ma mi sono rasato poco fa..."

Ziva: "Non intendevo quelli: hai i baffi di schiuma!"

Tony si toccò il labbro superiore, verificando la cosa, quindi scoppiò a ridere pure lui, dopo essersi pulito con un pezzo di scottex.

Tony: "Però stavo pensando di farmeli crescere sul serio i baffi. Che ne pensi?"

Ziva: "Oh, per carità! Credo che neanche tua figlia sarebbe d'accordo!" esclamò.

Tony: "Tu dici?"

Ziva: "Se vuoi, chiediglielo quando si sveglia: secondo me dirà che non stai bene."

Tony: "D'accordo, ci sto!"

Un'ora dopo, Tony era seduto sulla panchina sotto il portico, con in braccio Stephany e accanto Ziva.

Tony: "Dimmi una cosa, tesoro... secondo te starei bene con i baffi?"

Stephany ci pensò su un attimo, guardandolo in faccia, poi rispose:

Stephany: "No, per niente, papà."

Ziva: "Visto? Te l'ho detto pure io, e tu non mi volevi credere!"

Stephany: "E poi se ti fai crescere i baffi, come fai a baciare Ziva? La pungi tutta!" disse, con aria innocente.

I due adulti si guardarono, come per dirsi tacitamente qualcosa.

Tony: "Tesoro, ti ricordi la regola 12?" chiese, serio.

Stephany: "Mai uscire con colleghi."

Tony: "In realtà a volte si dice anche 'mai fidanzarsi con colleghi', capisci?"

Stephany: "Ma esiste anche la regola 50..." disse, delusa.

Tony: "Lo so, ma non è mai stata applicata la 50 sulla regola 12, e non credo che si possa applicare."

Stephany: "Allora Ziva non può essere la mia nuova mamma?" le stavano cominciando ad uscire delle lacrime.

Tony: "No." sospirò "Mi dispiace, tesoro..."

Stephany: "Non è giusto!" esclamò. Ormai le lacrime le uscivano a fontana "Sei cattivo! Non vuoi che Ziva sia la mia nuova mamma!" detto questo, scese dalle gambe del padre e rientrò in casa, correndo su per le scale e chiudendosi in camera con Jeth, che l'aveva seguita.

Tony era pietrificato: aveva fatto piangere sua figlia, ed era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

Ziva: "Tony, non è meglio se le parli e le spieghi la situazione?"

Tony: "Per dirle cosa? Che suo padre non può essere felice con la donna che ama a causa di una stupida regola assurda, che neanche c'è nel manuale dell'NCIS, ma è solo un'invenzione del suo Capo?" disse, di getto, senza neanche rendersi conto di quello che diceva.

Si guardarono negli occhi; mentre in quelli di Tony c'erano rabbia e rimorso, in quelli di Ziva c'era la sorpresa: certo non si sarebbe aspettata una dichiarazione così, non da lui!

La donna gli poggiò una mano sulla guancia, poi lo baciò dolcemente: era la sua risposta alla dichiarazione involontaria dell'uomo. Quando lui si fu calmato, Ziva parlò:

Ziva: "Vuoi che le parli io? Non mi piace vedere una bambina triste l'ultimo giorno che passa con suo padre, prima della partenza; è capitato troppe volte a me, e non voglio vedere la stessa espressione sul volto di Stephany, domani sera."

Tony: "Va bene."

Ziva: "Tu aspettami di sotto." poi lo baciò di nuovo e si alzò, entrando e salendo in camera di Stephany.

Sentì la bambina singhiozzare attraverso la porta chiusa. Bussò.

Stephany: "Vai via, papà! Ti odio!"

Ziva: "Tesoro, sono Ziva! Papà è rimasto di sotto. Mi fai entrare?"

Stephany: "Tanto la porta è aperta..." disse, e Ziva aprì, affacciandosi nella camera, una tipica stanza da bambina, piena di bambole e pupazzi di pezza, con un letto ad una piazza e mezza al centro e sul comodino una foto incorniciata di Tony con la figlia, probabilmente scattata l'anno prima, quando lui era venuto a Baltimora per la convalescenza dalla peste polmonare. Stephany era sdraiata sul letto, che carezzava la testa di Jeth, seduto accanto a lei, e che la guardava come se volesse anche lui consolarla.

La donna si sedette sul letto, accanto alla piccola, carezzando con una mano la testa del terranova e con l'altra i capelli di Stephany.

Ziva: "Ti va di parlare?" chiese, dolcemente.

Stephany: "Perchè papà non vuole che tu sia la mia mamma?" chiese, ancora tra i singhiozzi.

Ziva: "Perchè ha paura."

Stephany: "Ma papà è un poliziotto, e i poliziotti non hanno mai paura."

Ziva: "Non è vero: persino il nostro Capo, delle volte, ha paura, e anche io. Il tuo papà ha paura che, se io diventassi la tua mamma, e quindi la sua fidanzata, possa succedermi qualcosa. Lui mi vuole molto bene, lo sai anche tu, come io ne voglio a lui, e cerca di proteggermi in questo modo."

Stephany: "Ma tu sai proteggerti anche da sola: sei una poliziotta anche tu, no?"

Ziva: "Sì, è vero, ma il nostro mestiere è molto pericoloso: per quanto una persona possa essere protetta, può sempre succedere un imprevisto che la coglie impreparata."

Stephany: "Come l'anno scorso, quando papà è stato tanto male?"

Ziva: "Sì, tesoro."

Stephany: "Ma non potete fidanzarvi lo stesso, senza dirlo al vostro capo?"

Ziva: "Certo, ma poi se decidessimo di darti un fratellino, cosa succederebbe? Lo verrebbe a sapere, prima o poi."

Stephany fece spallucce. Si era tranquillizzata, ma sembrava volere a tutti i costi vedere un po' di speranza.

Ziva: "Senti, facciamo così: non escludiamo a priori il fatto che io e Tony non possiamo fidanzarci, ti prometto che, quando torneremo a Washington, io e papà faremo di tutto per riuscire ad esaudire il tuo desiderio..."

Stephany: "Ma è anche il vostro desiderio, vero?"

Ziva: "Sì." sorrise, riprendendo a carezzarle i capelli "E' anche il nostro desiderio: noi vogliamo essere felici, e vogliamo che anche tu lo sia." anche la bambina sorrise "Allora? Torniamo giù da papà? Poi gli spiego tutto io, ok?"

Si alzarono e tornarono di sotto.

Alla sera, Ziva raccontò a Tony la chiacchierata con Stephany.

Tony: "Quindi pensi che ci possa essere qualche modo per aggirare la regola 12?"

Ziva: "Non lo so, ma non escludiamolo. E, comunque, non voglio deludere le aspettative di tua figlia, soprattutto adesso."

Tony: "Così potrebbe esserci qualche speranza per noi."

Ziva: "Sì, e penso che, comunque, anche se all'inizio terremo segreta la cosa agli altri, non facciamo nulla di grave."

Tony: "In effetti io ho già infranto la regola 12 una volta, prima di conoscerti..." confessò.

Ziva: "Kate?"

Tony: "No, Paula Cassidy. Comunque è stata un'avventura breve, e ora non provo più nulla per lei."

Ziva: "Tranquillo, non me la prendo, l'hai detto tu: non ci conoscevamo ancora!" esclamò, avvicinandosi e baciandolo con passione.

CONTINUA...

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Capitolo 9
*** ultimo giorno ***


9

IL PIU' GRANDE SEGRETO DI TONY

Ultimo giorno

Al mattino, Tony e Ziva si alzarono presto per preparare i bagagli: sarebbero partiti quella sera e avrebbero passato la notte in un motel sulla strada.

Poichè l'israeliana, all'andata, non si era portata nessun bagaglio, Sarah decise di prestarle una borsa per metterci le sue cose, cioè i vestiti che le aveva comprato Tony due giorni prima e altri, appartenuti alla moglie di Tony, che la madre aveva insistito perchè li tenesse lei.

Tony cercava anche di coinvolgere Stephany nei preparativi, per poter stare con lei il più possibile, nelle ultime ore, e l'aveva incaricata di mettere in ordine tutti i dvd che le aveva portato.

Stephany: "Wow! Tutti i film di Harry Potter! Papà, sei un grande!" esclamò, guardando le copertine.

Tony: "Se vuoi, questo pomeriggio ci guardiamo il primo, insieme."

Stephany: "Sì! Posso preparare anche i popcorn?"

Tony: "Lo sai che un film non si gusta, senza popcorn, quindi è scontato che potrai prepararli!"

Quel pomeriggio persino il tempo sembrò aiutarli, perchè si era messo a piovere e non accennava a smettere, così Tony, Stephany e Ziva, dopo aver preparato i popcorn, misero il dvd nel lettore del salotto e si sedettero sul divano, o meglio, Tony e Ziva si sedettero sul divano, mentre Stephany si accomodò sulle ginocchia del padre.

Spensero le luci e cominciò il film.

Per la prima mezz'ora tutti e tre seguirono la storia, poi i due adulti, vedendo che la piccola era concentrata sul film, cominciarono a distrarsi, parlandosi attraverso il codice Morse, per non disturbare Stephany, così si erano presi per mano e, toccando il palmo dell'altro con il proprio indice, parlavano.

Tony: *Ziva, sei sicura che non ci scopriranno, a Washington?*

Ziva: *Cerchiamo di essere ottimisti.*

Tony: *Sono sicuro che Gibbs lo capirà appena ci vedrà!*

Ziva:*Secondo me non dirà niente, lo avrà già capito.*

Tony sorrise, la abbracciò, avvicinandola a sè e le disse, all'orecchio, a bassa voce:

Tony: "Ecco cosa mi piace di te: dici le cose come stanno!"

Stephany: "Papà, se vuoi sbaciucchiarti con Ziva, fallo, ma non disturbare: sto guardando il film!" disse, girandosi verso di lui, col broncio ma con lo sguardo furbetto.

Tony e Ziva sorrisero, poi si guardarono di nuovo e si baciarono, senza disturbare più la bambina.

Alla sera, dopo cena, arrivò il momento dei saluti. Tony e Ziva abbracciarono i due anziani, poi abbracciarono la piccola. Quando, però, Stephany abbracciò il padre, scoppiò a piangere.

Tony: "Hey, piccola! Dai, non piangere, un mese passa in fretta!"

Stephany: "Mi mancherai, papà..."

Tony: "Anche tu, e non sai quanto. Però, per favore, fammi un sorriso, ora: non voglio ricordarmi il bel visetto di mia figlia in lacrime, i prossimi giorni."

Stephany obbedì, poi abbracciò per l'ultima volta il padre e si rivolse a Ziva.

Stephany: "Ziva, per favore, lo tieni d'occhio? Non voglio che il mio papà si faccia male..."

Ziva: "Non ti preoccupare, il tuo papà è in buone mani!"

Stephany: "E se ti fa arrabbiare, riempilo di scappellotti!"

Ziva: "Oh, per quello non c'era bisogno che me lo dicessi tu, l'avrei fatto lo stesso!"

Pochi minuti dopo, Tony e Ziva salirono in macchina.

Tony guidò per qualche ora, poi si fermarono ad un motel per strada e decisero di prendere una stanza per la notte.

Il mattino seguente si svegliarono sentendo il calore reciproco dei loro corpi nudi. Quella notte avevano definitivamente infranto la regola 12, e non se ne pentirono, nè se ne pentiranno in futuro, grazie ad un piccolo Cupido di cinque anni, che era riuscita a tirare fuori i loro sentimenti reciproci e che, non appena le cose sarebbero andate a posto, avrebbe avuto una nuova mamma.

FINE (?)

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