SOSPESA || Hall of fame.

di IndelibleSign
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***
Capitolo 4: *** Chapter four. ***
Capitolo 5: *** Chapter five. ***
Capitolo 6: *** Chapter six. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


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"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
'Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame."


-Giorno, piccolo sole.- una voce baritonale ma dolce risuonò nella stanza di Zara.
Il padre le schioccò un bacio sulla guancia e fu quello a suscitare il risveglio della ragazza.
Appena quest'ultima aprì i suoi occhi verdi, sorrise conoscendo la presenza del padre.
-'Giorno, pà.- disse lei strofinandosi gli occhi senza però averne l'esigenza.
Zara era cieca, lo era divenuta una decina di mesi prima quando, per colpa di un incidente in banca, i suoi occhi avevano smesso di vedere.
-Oggi andiamo al parco?- chiese lui, deglutendo. Zara ridacchiò.
-No, papà. Oggi ci sono le audizioni per entrare nel corpo di ballo della città.- si limitò a rispondere.
Sino a prima dell'accaduto in banca, Zara era una ballerina. Un'eccellente e meravigliosa ballerina.
Per le prime settimane dopo aver perso la vista, si era arresa. Aveva smesso di ballare.
Andiamo, non si era mai vista da nessuna parte una ballerina non vedente.
-Senti piccola, io lo so che tu vorresti ma..- le parole del padre gli morirono in gola. Anche lui amava vedere sua figlia danzare, ma durante le settimane in cui si era fermata era stato lui a tranquillizzarla mentre piangeva. Solamente lui.
-Niente ma, pà. Io voglio seguire i miei sogni.- concluse lei accarezzando il viso del padre. Nonostante fosse sua figlia, rabbrividì sotto al suo tocco.
-Mi prometti che se non ci riuscirai non starai male, me lo prometti piccolo sole?- le chiese il padre. Zara sorrise.
-Io non starò male perché io non fallirò, io sono nata per questo.- concluse lasciandosi cullare dagli abbracci del padre.



"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
'Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame."

Il suono fastidioso della sveglia interruppe il sonno di Zayn. Quest'ultimo mugugnò qualcosa prima di dare un pugno alla sveglia, la quale quasi immediatamente smise di suonare, segno che anche la trentaduesima sveglia era partita.
-Su, c'è l'incontro di boxe oggi.- si fece coraggio lui.
Zayn aveva cominciato a praticare boxe un anno prima per riuscire a sfogare tutti i suoi problemi.
Inutile dirlo che una miriade di persone gli aveva consigliato di smettere: la boxe doveva essere una passione, non un metodo per sfogarsi. Ma inutile dirlo di nuovo, lui non li ascoltava.
Aveva trovato un modo per rilassarsi ed estraniarsi dal mondo, perché smettere?
Sua madre era affetta da una malattia molto grave. Era autistica.
Una persona affetta da tale patologia mostra una marcata diminuzione dell'integrazione sociale e della comunicazione. Nonostante i passi avanti nel campo della medicina, attualmente risultano ancora sconosciute le cause di tale manifestazione.
“Zayn, oggi alle otto in punto al bar della città.” la voce metallica di Robin, amico di box, riempì i timpani del moro. Quest’ultimo capì che il messaggio era probabilmente proveniente dalla segreteria telefonica, così spostò il suo sguardo verso il cellulare.
Erano le 7.25, doveva sbrigarsi o avrebbe tardato.
-Mamma.- Zayn fece ingresso in cucina, baciandole una guancia e chiamandola a mo’ di saluto.
La madre continuò a dondolarsi sulla sedia, con la differenza che questa volta gli sorrise.
-Oggi vado a fare un incontro di boxe, non aspettarmi prima di mezzogiorno.- le disse accarezzandole i capelli. La madre spense il suo sorriso prendendo cautamente la mano del figlio.
C’era una sincronia tra loro. Lui capiva immediatamente ciò che la madre avrebbe voluto dirgli.
-Non preoccuparti, mà. Ti prometto che starò attento, ok?- le chiese accarezzandole la mano.
La madre fece tornare il suo sorriso, per poi continuare a dondolarsi.
7.33, doveva muoversi.



“You could be the greatest, you can be the best. You can be the king kong banging on your chest, you could beat the world. You could beat the war, you could talk to God, go banging on his door, you can throw your hands up. You can be the clock, you can move a mountain, you can break rocks, you can be a master. Don't wait for luck dedicate yourself and you can find yourself.”

-Zara, sei proprio sicura di volerci andare da sola?- il padre continuò a seguirla mentre quest’ultima, con l’aiuto del suo cagnolino Mina, si avviava verso l’uscita della casa.
-Se non mi lasci camminare da sola non ci riuscirò mai, pà. Ormai so di rimanere cieca a vita, però tu non mi aiuti.- sospirò lei sapendo quanto fosse stata dura con le parole, ma se serviva a far capire al padre che lei aveva bisogno di cavarsela da sola, allora erano giuste.
Per l’appunto, questo sospirò. –E va bene, promettimi che sarai prudente e ti lascerai trasportare da Mina fino al centro di danza, tanto ormai lo conosce a memoria.- ridacchiò il padre. Zara annuì, lisciandogli un bacio sulla guancia per poi dare una carezza a Mina, la quale iniziò a trasportare la ragazza.
-Ci vediamo a mezzogiorno!- urlò quest’ultima alzando la mano.
-Ciao, piccolo sole.- le urlò invece lui, sospirando prima di chiudersi la porta alle spalle.
Era preoccupato, sì, ma sapeva benissimo che Mina era una cagnolina sulla quale porre tutto il suo affidamento.



“You could be the greatest, you can be the best. You can be the king kong banging on your chest, you could beat the world. You could beat the war, you could talk to God, go banging on his door, you can throw your hands up. You can be the clock, you can move a mountain, you can break rocks, you can be a master. Don't wait for luck dedicate yourself and you can find yourself.”

-Io vado, mà.- il moro lasciò un ultimo bacio sulla guancia della madre, prima di correre fuori.
Erano le 8.05 e lui era già in ritardo. Prima di iniziare a correre verso il centro gettò l’immondizia, poi iniziò a velocizzare il suo passo.
Sapeva benissimo che quella mattina sarebbe stata faticosa. Insomma, doveva battersi con uno dei più forti del corso, e come se non bastasse anche di un anno avanti a lui.
Ma lui si sentiva forte. Sentiva di avere abbastanza adrenalina per sfondarlo e ridurlo in poltiglia.
-Attenzione, ragazzaccio!- urlò una signora dopo essere stata colpita da una spallata.
Il moro non si degnò neppure di voltarsi per vedere se avesse fatto davvero male alla signora, ma continuò a correre.
Ormai mancavano solamente una decina di metri, non poteva permettersi interruzioni.
Ma, ovviamente, il destino non era dalla sua parte.
Svoltando l’angolo, andò a scontrarsi contro qualcuno.
Questo qualcuno cadde all’indietro, proprio come Zayn. Appena riaprì gli occhi per vedere contro chi fosse andato, riuscì a vedere un cucciolo di cane correre via mentre ancora aveva un guinzaglio al collo.
-Mina! Mina, dove sei?- la voce soffice di una ragazza arrivò ben chiara alle orecchie di Zayn.
Quest’ultimo si mise seduto a terra, osservando la ragazza alzata e che si manteneva contro il muro.
-Oddio..- sussurrò ancora lei, portandosi la mano tra i capelli.
Quando la ragazza voltò il suo viso verso destra, Zayn la riconobbe.
Zara Donnet, la ballerina cieca.
Un senso di colpa gli invase il petto sapendo che non avrebbe potuto fermarsi lì, doveva correre all’incontro immediatamente.
Si rialzò cercando di non fare alcun rumore, e prese a camminare silenziosamente.
Proprio quando stava finalmente per andarsene, dei singhiozzi lo fermarono.
-Come farò ora?- sentì ancora la voce di Zara e voltandosi, la trovò seduta a terra con le mani nei capelli che continuava a singhiozzare.
Divorato dai sensi di colpa Zayn si ritrovò a scegliere tra due cose: fermarsi cinque minuti ed aiutare Zara ad andare dove doveva andare o correre via ed arrivare al centro in orario.
Prima che riuscisse a trovare una risposta, la voce ovattata di Zara gli ricolpì i timpani:
-Se non arriverò in tempo al centro non potrò fare nessuna audizione. Maledizione la mia vista e maledizione me che quel giorno dovevo andare in banca!- urlò lei.
Strano a dirsi, ma nessun passante era colpito dalle sue parole, proprio come nessuno si era degnato di fermarsi. Fu allora che Zayn, colpito dalle sue parole si avvicinò a lei.
-Ciao, Zara.- sussurrò alla ragazza.
Quest’ultima sembrò fermare i suoi singhiozzi. Alzò il suo capo verso l’alto, senza però nessun successo.
Lei continuava a non vedere comunque, ma quella voce era così soffice e vellutata che sembrava provenire da un essere perfetto.



“You could go the distance, you could run the mile. You could walk straight through hell with a smile. You could be the hero, you could get the gold. Breaking all the records that thought never could be broke. Do it for your people, do it for your pride. Never gonna know if you never even try.”

Zara sentì una voce solleticarle le orecchie. Non riconosceva quella voce, quindi probabilmente non ci aveva mai parlato.
Tutti in città la conoscevano ormai. Tutti la soprannominavano “la ballerina cieca” il che era una cosa positiva per lei, ma negativa per la sua autostima.
Voleva essere conosciuta perché una brava interprete del ballo, non perché non era vedente.
-Chi sei?- rispose lei.
Sentì un sospiro leggero prima di rabbrividire sotto il tocco del ragazzo. Lui le stava asciugando una lacrima.
-Sono Zayn, piacere.- rispose e Zara poté giurare di averlo sentito sorridere. –Scusami, ma sono stato io a venirti addosso. Il tuo cane è scappato ed io..- lui cominciò ad andare nel panico, ma quando notò un sorriso comparire sul viso di Zara, si tranquillizzò. –Mi dispiace.- si limitò a dire lui.
-Ho sentito che devi andare ad un centro, per caso è quello accanto a un bar chiamato ‘Sunny day’?- chiese lui prendendole la mano ed aiutandola ad alzarsi.
Lei sorrise, annuendo. –Sì, ma se non mi sbrigo arriverò in ritardo e niente audizioni.- sospirò lei.
-Io posso accompagnarti, insomma.. anch’io devo andare lì.- disse lui.
-Balli?- chiese la ragazza sorpresa. –No, no, no.- ridacchiò Zayn.
-Faccio boxe nella sala accanto alla vostra. Io ballerino? E’ come dire che Robert Pattinson con il nuovo taglio stia bene.- rise lui.
Vide il sorriso di Zara spegnersi e solo all’ora si rese conto del senso della sua frase.
Zara era cieca da nove mesi e mezzo, quindi probabilmente non sapeva com’era l’attore con il nuovo taglio. –Scusami.- si limitò a dirle, vedendo ricomparire il suo sorriso.
-Non preoccuparti. Allora, andiamo?- chiese lei entusiasta.
Zayn annuì. –Andiamo, Zara.- rispose prima di prenderle la mano ed iniziare a correre.



“You could go the distance, you could run the mile. You could walk straight through hell with a smile. You could be the hero, you could get the gold. Breaking all the records that thought never could be broke. Do it for your people, do it for your pride. Never gonna know if you never even try.”

Zayn continuava a fissarla mentre correva tenendogli la mano.
Com’era possibile avere tutta quella forza dopo quello che le era successo?
Probabilmente anche lei sfogava le sua frustrazioni sulla danza, chi lo sa. Probabilmente nonostante fossero così diversi, qualcosa in comune ce l’avevano.
-Dove siamo?- ancora una volta la sua voce lo risvegliò.
-Siamo quasi arrivati.- rispose per poi riprendere a fissarla.
Zara aveva dei capelli lunghissimi e rossi, di un rosso chiaro che tendeva al castano.
Aveva un corpo esile e delle curve poco accentuate, però aveva quel non so ché che attraeva; forse le sue labbra rosse e carnose, forse il suo naso all’insù, forse i suoi occhi verde prato e forse semplicemente la sua forza.
-Siamo arrivati.- esclamò Zayn fermandosi davanti all’entrata mentre, con le mani poggiate sulle ginocchia, inspirava forzatamente per prendere più aria possibile.
Cosa strana, invece, Zara inspirava perfettamente. Probabilmente era abituata a tutta quella corsa, o probabilmente era lui che era troppo floscio.
-Mi porti nella mia sala? Se vuoi. Se no posso arrivarci da sola.- chiese lei leggermente imbarazzata. Risultava imbarazzata quando era obbligata a chiedere dei favori a gente che nemmeno conosceva bene, però sentiva che di Zayn poteva fidarsi. 
-Ovviamente.- rispose lui prendendole di nuovo la mano ed avviandosi verso la porta della sala da ballo. Lasciò un lieve bacio sulla guancia di Zara, prima di congedarsi:
-Mezzogiorno qui davanti, ok?- chiese Zayn. Lei annuì sorridente mentre dentro era leggermente spaventata da cosa sarebbe successo una volta entrata.
Zayn le sorrise per poi voltarsi ed avviarsi verso la porta di fronte.
-Ah, Zayn..- la voce di Zara lo interruppe –Grazie e in bocca al lupo.- gli disse prima di aprire la porta ed entrare.
-Che crepi questo lupo.- sussurrò Zayn sorridendo, per poi fare la stessa identica cosa.
Entrare e lasciarsi fuori da quella porta tutte le preoccupazioni. Tutto.

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Aloha lettrici belle. sdkjg
Sì, sono proprio io. La vostra Martina di 'Took a month boy, to steal my heart.
Siccome su quella FF manca solamente l'epilogo *cry*, ho deciso di scrivere questa mini ff che probabilmente durerà 5 capitoli, massimo.
L'idea mi era venuta inizialmente come one-shot, poi però siccome ho notato che veniva troppo lunga ho deciso di farci una piccola ff.

Spero che l'idea vi piace anche perché è molto diversa dalla trama della ff precedente.
Quindi mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.
Per chi già segue la mia altra FF sappiate che ci sentiremo il 15/02/13 con l'epilogo. :') 

ps: vi lascio con una gif della nostra bellissima Zara!

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


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"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
'Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame."

Una volta entrata nella sala, tutti gli sguardi si posarono su Zara.
La ragazza continuava ad appoggiarsi al muro, mentre cercava la via verso i bagni per cambiarsi ed indossare il suo tutù bianco.
Sentiva una sensazione di panico salirle, il ché succedeva solamente quando qualcuno la fissava.
La stavano fissando, se lo sentiva.
Incominciarono i primi sussurri del tipo: “Ma quella non è Zara Donnet?”
“Perché è venuta?” “Tanto non supererà mai la selezione. E’ cieca.”
E tante altre miriadi di frasi che lei preferì non ascoltare.
Quando finalmente arrivò al bagno, si lasciò scappare un sospiro capendo che siccome il ritardo era l’unica a doversi ancora cambiare.
Tutto sembrava come dieci mesi prima. Tutto.
La panchina dove poggiare i propri abiti era ancora alla sinistra dell’entrata negli spogliatoi e poté giurare di riuscire a sentire l’odore di menta, più paragonabile al profumo che Jessica, una ballerina, metteva quotidianamente.
Ci mise una decina di minuti prima di riuscire a sistemarsi per bene le calze, le scarpette ed allacciarsi completamente il tutù. Ma era felice, stava imparando a convivere col suo problema.
Perché sì, essere ciechi per lei era un “problema” e non una “malattia”.
Appena uscì dal bagno, continuò a camminare –ovviamente appoggiata al muro- fino ad arrivare nella grande sala dove sarebbero avvenute le selezioni.
-Zara Donnet?- una voce sorpresa le arrivò ovattata alle orecchie. Era la voce di un giudice, siccome il suo tono era molto superiore a quello di una persona giovane.
-Sì?- chiese la ragazza spaesata, continuando a camminare senza una precisa meta.
In realtà aspettava che qualche sua amica la chiamasse per farla sedere accanto a lei.
-Ma lei non era divenuta.. emh..- la voce del giudice si affievolì, chiaramente in imbarazzo.
-Cieca?- lo precedette lei –Non sarà uno stupido problema a troncare la mia carriera da ballerina, sig. Fitch.- precisò lei.
Il giudice sorrise. Era la prima volta che si trovava dinanzi ad una forza così sovrannaturale, come era la prima volta che vedeva una ballerina non vedente.
-Sono contento per lei, allora.- si limitò a risponderle prima di cominciare a sussurrare qualcosa con gli altri giudici.
-Ehi, Zara!- lei riconobbe immediatamente la voce della ragazza che la stava chiamando: Clove Child.
Soprannominata da lei ‘CC’ per le iniziali identiche del nome e cognome.
-Clove?- chiese fissandosi attorno, prima di riuscire a sentirsi una presa sulle spalle.
Clove era dietro di lei, lo poteva sentire dal profumo Chanel che indossava sempre, le sorrise.
-Ti va di sederti con me?- le chiese la biondina, Clove.
Zara era felice di avere ancora un’amica nonostante fosse.. cieca. –Oh, grazie mille CC.- disse prima di far ridacchiare l’amica, che l’avviò verso il divanetto dove era seduta poco prima.



"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
'Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame."

-Zayn, sei in ritardo. Lo sai, vero?-
chiese Robin.
Quest’ultimo aveva aspettato l’amico per ben cinque minuti –ed oltre- nel bar, ma non vedendolo arrivare era entrato nel centro, cominciando ad allenarsi.
-Ho dovuto aiutare Zara Donnet ad arrivare al centro.- rispose lui togliendosi la sua felpa verde ed indossando una canotta bianca, leggermente bucata al lato del fianco.
Vide Robin fermarsi. –Zara Donnet? Quella cieca?- chiese interessato mentre dava piccoli pugni contro il muro, riuscendo a regolare la sua potenza.
-Esattamente.- si limitò a rispondere Zayn, sbuffando ed indossando la sua tuta nera e i suoi guantoni blu.
-Come la conosci? Non pensavo che foste amici..- chiese l’amico.
-Diciamo che l’ho conosciuta stamattina, le ho fatto scappare il cane e siccome mi faceva pena l’ho accompagnata fino al centro.- rispose con nonchalance.
Robin fermò i suoi pugni, voltandosi verso Zayn.
-Ti faceva pena?- chiese disgustato dalle parole che il moro aveva appena utilizzato. Zayn annuì.
-Sul serio, amico, spero che tu stia scherzando perché non è mia abitudine augurare del male agli altri, ma se fossi stato tu in quella banca probabilmente ora non staresti qui a combattere ma in un letto a piangerti addosso.- sputò incazzato Robin.
Il ragazzo non la conosceva neppure, ma sapeva a cosa stava andando incontro.
Anche sua sorella Mary era cieca, con la sola differenza che lo era sin dalla nascita, e sapeva quanto dolore si provasse a non riuscire a distinguere un colore dall’altro.
Zayn ascoltò le sue parole in silenzio. In realtà era vero che l’aveva fatto per pena, ma aveva omesso un dettaglio: lei era davvero simpatica e se avesse potuto, l’avrebbe rifatto.
-Ragazzi, siete pronti?- la voce del capitano interruppe la loro conversazione.
Entrambi annuirono per poi ascoltare in quale dei due campi sarebbero dovuti andare per combattere.
Dopo l’ultima conversazione, l’adrenalina di Zayn era salita alle stelle.
Nessuno lo poteva far sentire uno stronzo. Nemmeno uno dei suoi migliori amici.



“You could be the greatest, you can be the best. You can be the king kong banging on your chest, you could beat the world. You could beat the war, you could talk to God, go banging on his door, you can throw your hands up. You can be the clock, you can move a mountain, you can break rocks, you can be a master. Don't wait for luck dedicate yourself and you can find yourself.”

-Francisca Tess.-
i giudici continuavano a chiamare ballerine su ballerine, le fissavano in silenzio, appuntavano qualcosa e le facevano andare via dopo averle sorriso.
Nulla di più, nulla di meno, e tutto questo per Zara era davvero straziante.
Per una che continuava solamente a vedere il nero e sentire la base della musica era noioso.
Lei voleva sentire i pareri dei giudici, così Clove la aiutava un po’.
Le raccontava su cosa avessero sbagliato e quali passi facevano.
-Clove Child.- CC sobbalzò dal posto, lasciando la mano di Zara ed iniziando ad andare in panico.
-Andrai benissimo, CC. Ne sono sicura.- la rassicurò l’amica.
Lei le sorrise, prima di abbracciarla ed avviarsi al centro della sala per essere esaminata dagli giudici.
-Buona fortuna, Clove.- sussurrò Zara incrociando le dita e chiudendo gli occhi per farsi forza.
Tanto con o senza occhi aperti, avrebbe continuato a non vedere nulla.
-Nome?- la voce di una dei tre giudici arrivò squillante alle orecchie di Zara.
-Clove Child, signora.- rispose lei leggermente agitata.
-Raccontaci un po’ di te.- chiese invece la terza giudice.
-Emh, il mio nome è Clove e studio danza da sette anni. Praticamente da quando avevo 11 anni. Il mio sogno è affermarmi come ballerina e riuscire a comunicare ciò che ho da dire.- rispose Clove e Zara riuscì a sentire la presenza di un lieve sorriso mentre diceva quelle parole, segno che probabilmente erano state già preparate prima.
-Bene, cos’hai portato?- chiese il sig. Fitch.
Clove inspirò forzatamente –Wide awake di Katy Perry.- rispose poi.
Zara sentì il rumore di una penna, segno che uno dei tre giudici stava appuntando la scelta del brano.
-Prego, vai pure.- il giudice indicò la radio che una delle ballerine accese.
In quel momento l’unica cosa che Zara riusciva a sentire erano le lievi note sulle quali Clove stava danzando. Inutile dirlo, ma Zara adorava il modo in cui Clove interpretava una canzone.
Sembrava davvero isolarsi dal resto del mondo e l’unica cosa che in quel momento la faceva sentir male era proprio il fatto di non poter vedere in quale modo fosse entrata in questa canzone.
La base terminò, probabilmente i giudici sorrisero anche a lei, perché poco dopo Zara sentì il corpo affannoso dell’amica sedersi accanto a lei.
-Com’è andata?- le chiese, ma prima che Clove riuscisse a parlare la voce degli giudici la sovrastò.
-La prossima è Zara Donnet.- e nell’esatto momento in cui pronunciarono il suo nome, la ragazza perse tre anni di vita. Il momento di far vedere chi fosse era arrivato, ora bisognava solamente cogliere la palla al balzo.



“You could be the greatest, you can be the best. You can be the king kong banging on your chest, you could beat the world. You could beat the war, you could talk to God, go banging on his door, you can throw your hands up. You can be the clock, you can move a mountain, you can break rocks, you can be a master. Don't wait for luck dedicate yourself and you can find yourself.”

-Che l’ultimo round abbia inizio!-
e per la terza volta il capitano annunciò l’inizio dell’ultimo round, il terzo.
Il primo era finito con la sconfitta di Zayn, il quale si era beccato un pugno nello stomaco e non era riuscito più a respirare regolarmente. Nel secondo, invece, siccome l’odio verso il suo avversario era salito a dismisura, era riuscito a stenderlo con un pugno nello zigomo sinistro e subito uno al petto.
-Stavolta sei finito.- gli sussurrò il suo avversario all’orecchio, prima di beccarsi una risatina sfacciata da parte del moro.
-L’avevi detto anche il round precedente, o devo ricordartelo con un pugno?- chiese lui dirigendo il suo pugno verso l’addome. L’avversario, però, riuscì a deviare l’attacco e regalò a Zayn un pugno sul naso, il quale immediatamente iniziò a sanguinare.
Zayn asciugò con un guantone il caldo liquido che continuava a colare prima di sorprendere il suo avversario e dargli un destro sullo zigomo sinistro.
Quest’ultimo preso alla sprovvista, sputò la sua dentiera da boxe e l’incontro si fermò, giusto il tempo di rimettersi la dentiera.
Zayn sorrise soddisfatto.
-Via!- urlò per la seconda volta il capitano e Zayn si trovò sotto il corpo pesante dell’avversario.
Probabilmente quest’ultimo pesava sui novanta chilogrammi siccome il peso sul corpo di Zayn sembrava schiacciarlo.
Con uno slancio che non riuscì nemmeno lui a capire, Zayn capovolse la situazione.
Ora, sotto al suo corpo sudato, l’avversario cercava di schivare colpi mentre il moro continuava a picchiarlo, cercando di vincere anche quest’ultimo round.



“(You can be a champion) you could be the greatest. (You can be a champion) you can be the best. (You can be a champion) you can be the king kong banging on your chest!”

-Ouh, tu..-
sussurrò la terza giudice capendo che la ballerina appena arrivata, era quella non vedente.
-Raccontaci un po’ di te.- chiese il sig. Fitch.
-Beh, il mio nome è Zara Donnet e scommetto che negli ultimi mesi è il più discusso della città, vero?- ridacchiò lei. –Non sono più “Zara Donnet” ma “La ballerina cieca”, e questo voglio evitarlo.- sospirò –Io voglio essere conosciuta per come ballo e non per mio stato di salute. Potrei anche fingere di essere malata di leucemia, allora cosa succederebbe? Diverrei la “ballerina leucemica”?- iniziò ridacchiando.
Il fatto è che gli giudici sapevano che tutto ciò che stava dicendo era la pura realtà.
-Quindi oggi sono qui e non voglio che mi giudicate diversamente, io sono come tutte loro forse con la differenza che l’unico colore che ricordo è il nero. Ma io sono come loro e voglio essere conosciuta come tale, non come “la cieca”.- concluse.
Un leggero e flebile applauso si alzò tra le sue compagne che la stavano ascoltando. Il sig. Fitch persino si asciugò una lacrima, cosa che Zara non poté vedere.
-Bene, Zara. Cosa hai portato?- chiese la seconda giudice.
Zara sorrise. –Hall of fame dei The Script e Will.i.am- rispose.
-Vai.- la terza giudice invitò la ballerina a mettere la base sulla quale subito dopo Zara iniziò a ballare.
Il suo esile corpicino si muoveva quasi a scatto. Era così lontana dal mondo che poté giurare di essere riuscita a vedere se stessa ballare. Certo, non era all’altezza delle migliori, ma se la cavava.
Tutto d’un tratto, non notando la sbarra, ci sbatté cadendo rovinosamente a terra.
La ballerina stoppò la base mentre tutti sbiancarono.
-Non fa niente, Zara, non preoccuparti..- la tranquillizzò il sig. Fitch.
-Voglio riprovarci, la prego.- chiese la ragazza asciugandosi una lacrima.
Loro annuirono. Ce l’avrebbe fatta, ne erano sicuri.
La base ripartì e quasi come se fosse sola, lei partì a ballare.
Il suo pezzo preferito era assolutamente il ritornello, lei poteva essere chi voleva.
Poteva essere una campionessa, la migliore.
E lo era, lo era davvero.

Quando la base terminò, Zara terminò il suo salto atterrando perfettamente sulle punte.
Per la prima volta un boato di applausi si vede largo tra tutta la folla di ballerine che la stavano fissando incredule.
-Questo applauso non è perché sei “la ballerina cieca”, questo applauso è perché sei “Zara Donnet la ballerina”.- la voce baritonale del Sig. Fitch arrivò chiara e pulita alle sue orecchie, facendola sorridere.
Ce l’aveva fatto.
Aveva mostrato di essere chi davvero era, una ballerina e non un pettegolezzo su cui sparlare.



“(You can be a champion) you could be the greatest. (You can be a champion) you can be the best. (You can be a champion) you can be the king kong banging on your chest!”

Da quando il round era ripreso Zayn aveva perso colpi. Aveva lividi e ferite sulla maggior parte del corpo e stava perdendo tutta la sua energia.
D’un tratto tutta la folla di spettatori si voltò verso l’entrata.
Il corpo esile di una ragazza si manteneva alla porta. Zayn la riconobbe immediatamente: Zara Donnet, riuscì a vedere il sorriso sulle sue labbra e poté giurare che quest’ultima avesse passato il turno egregiamente.
Quasi sconnesso dal mondo, ricevette un altro pugno che lo fece finire a terra.
Zara era lì per lui, non poteva deluderla.
Certo, avrebbe potuto chiaramente mentirle dicendo che aveva vinto siccome lei non vedeva, ma sentiva che mentire a quella ragazza era qualcosa di inumano e imperdonabile.
Si rialzò dal pavimento, mentre alcuni tra il pubblico invocavano speranzosi il suo nome.
-Zayn, siamo tutti con te!- una leggera vocina tra tanta confusione attirò la sua attenzione.
Robin era accanto a Zara, poco più lontana dal palco e riceveva la telecronaca dal ragazzo.
Sorrise prima di fissare il suo avversario e vendicarsi di tutti i pugni e di tutte le ferite che aveva provocato sul suo corpo.
Con un salto ed un pugno ben assestato, l’avversario finì al suolo, sfinito.
-Tre, due..- la voce del capitano risuonò tra la folla –uno.. KO!- urlò entusiasta dirigendosi verso Zayn che aveva appena vinto il match.
Quando Robin sussurrò a Zara il tutto, lei iniziò ad applaudire e saltellare sul posto, realmente contenta.
Quasi senza accorgersene il moro scese dal palco, correndo verso i due.
Quando Zara si ritrovò immersa in un abbraccio capì che Zayn era corso da loro.
Non lo riconobbe solamente dall’abbraccio ma anche dal brutto odoraccio di sudato che emanava.
-Dio, Zayn. Essere sudati e puzzolenti dopo un round è un obbligo, certo, ma tu superi il margine delle possibilità di sopportazione.- esclamò la ragazza arricciando il naso.
Una risata viva si fece largo tra Zayn e Robin, i quali iniziarono a ridere e trasportare anche la rossa.
-E tu, ce l’hai fatta?- chiese il moro.
Zara sospirò, fingendo che la risposta fosse negativa, cosicché Zayn abbassò il capo, mortificato.
-Ovvio che sì, sai con chi stai parlando!?- urlò la ragazza e venne di nuovo trasportata da un abbraccio –sudato e puzzolente, sì- ma pur sempre il più dolce.


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Ciao piccole lettrici coccolose e.. ok, non faccio la lecchina, va bene. 
E' la prima volta che ricevo 17 recensioni, 13 seguiti, 8 preferiti e 3 ricordati ad un primo capitolo ed il bello è che sono eccitatissima. 
Se prima di questa ff seguivate l'altra che ho scritto, allora sapete che è finalmente finita e che.. Jess ed Harreh mi mancheranno tantissimo.
Sto divagando di nuovo, eh? 
Ok, torniamo ad 'Hall of fame'.

Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? 
Sì, lo so che non si incontrano più di tanto, però volevo farvi conoscere un po' come sono caratterialmente, e spero di esserci riuscita.
Premetto che non so se ci saranno tutti i ragazzi, per ora so solamente che Liam ci sarà (ed entrerà a far parte della FF dal prossimo capitolo).

Umh, non ho nient'altro da dire. Giusto? Giusto!
Quindi, beh, se trovate errori grammaticali scusatemi tanto. lol

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Zara! 
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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


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-Zayn, vieni con me al club?- chiese Robin all’amico, mentre quest’ultimo poggiava un cerotto sul suo labbro inferiore, dove si trovava una piccola ferita.
-Certo.- sorrise lui per poi uscire dalla sala di boxe ed avviarsi verso l’uscita.
Proprio quando si voltò per vedere se Robin fosse dietro di lui, notò seduta sulla panchina Zara.
Una morsa alla parte inferiore dello stomaco lo divorò.
Come previsto, Zara era rimasta lì ad aspettarlo mentre lui se n’era dimenticato.
Aveva promesso a Robin di andare da lui dopo l’incontro, cosa avrebbe dovuto fare?
Andare da lei e dirle:scusami ma devo scappare con un amico o semplicemente andar via senza dirle nulla?
-Andiamo?- il rumore del clacson della macchina di Robin arrivò chiaro alle orecchie di Zayn.
Quest’ultimo vide Zara giocare con un pezzo di stoffa del tutù che usciva appena dal suo borsone.
-..Scusami, Zara.- sussurrò flebilmente il moro prima di voltarle le spalle ed entrare in auto dove subito dopo l’amico partì di quinta.



Zara rimase per più di un quarto d’ora ad aspettare fuori dalla sala da boxe. Insomma, Zayn era stato chiaro con le sue parole: “a mezzogiorno qui”. Allora perché non c’era ombra di lui?
La ragazza sospirò, decidendo di avviarsi verso l’interno della sala per controllare che lui fosse ancora lì. Continuò a camminare poggiata al muro e finalmente arrivò negli spogliatoi.
-Ma tu sei Zara Donnet?- la voce roca di un ragazzo la fece sobbalzare sul posto, per l’appunto quest’ultima si portò una mano sul petto spaventata.
Il ragazzo ridacchiò. –Scusa, non volevo spaventarti.- esclamò questo.
-Nulla, n-non preoccuparti,- sospirò lei –Per caso hai visto un certo Zayn?- chiese lei appoggiata contro qualcosa di liscio e bagnato.
-Ehi, se volevi toccare bastava chiedere.- ridacchiò il ragazzo e fu allora che Zara capì contro cosa si fosse poggiata: il petto sudato del ragazzo.
Immediatamente le sue guance divennero rosse e la sua voce iniziò a tremare.
-Oh, emh.. scusami.- balbettò lei.
-Comunque sì, ho visto Zayn uscire dalla sala in compagnia di Robin circa dieci minuti fa.- disse il ragazzo aiutando Zara ad appoggiarsi contro un armadietto.
Lei sbiancò: come sarebbe tornata a casa?
-..Ma mi aveva detto di aspettarlo a mezzogiorno qui fuori perché..- ma le parole le morirono in gola e l’unica frase a cui riuscì a pensare fu: si era preso gioco di lei.
Certo, ovviamente era facile prendere in giro una “cieca” e lei era stata così immatura da credere che quel ragazzo fosse davvero gentile, quando aveva appena mostrato di essere meschino.
-Hai bisogno di qualcuno che ti accompagni a casa?- domandò il ragazzo chiudendo il suo armadietto e posizionando il borsone sulla sua spalla destra.
La ragazza sospirò. –No, no.. certo che.. no- balbettò.
Il ragazzo ridacchiò –Andiamo, ho un’auto. Ti accompagno io.- disse lui prendendole la mano e guidandola verso l’uscita.
-Ah, comunque il mio nome è Liam.- esclamò lui chiudendosi la porta della sala da boxe alle spalle.
–Credo che il mio sia già abbastanza conosciuto.- ridacchiò invece la ballerina.
Liam aveva visto molte foto sue sopra ai giornali, ma mai avrebbe pensato che dal vivo potesse essere ancora più carina.
Aveva subito associato la sua storia alla depressione. O almeno credeva che lo fosse. Ma evidentemente non lo era e cercava di dimostrarlo a tutti.
-Vieni, entra.- Liam la fece sedere sul sediolino per poi chiudere lo sportello ed entrare dalla parte del guidatore.
-Dov’è che abiti?- chiese lui per educazione.
Telegiornali, giornali e persone non facevano altro che parlare di lei e aveva imparato benissimo a sapere dove abitava.
-Non c’è bisogno che cerchi di imitare colui che non sa niente su di me, Liam, so perfettamente che sai dove abito.- ridacchiò lei posando il borsone nella parte anteriore dell’auto.
Liam scosse la testa, divertito, prima di mettere in moto ed avviarsi verso casa Donnet.



-Allora Zara, com’è che ti chiamano i tuoi amici?- chiese sfacciatamente Liam, prima di fare inversione ed entrare in un vicolo che avrebbe accorciato il tempo per arrivare a casa di Zara.
-In realtà Zara è già un nome corto, quindi mi chiamano tutti così ormai.- esclamò lei con nonchalance. –Come mai hai detto “ormai”?- domandò ancora.
Sentì un sospiro provenire dalle labbra della ragazza e subito si maledì per essere stato così invadente.
-Perché mia madre mi chiamava sempre con il mio secondo nome.- sussurrò quasi come a non volersi farsi sentire da nessuno.
-Chiamava?- a Liam piaceva ascoltarla ma evidentemente a Zara non piaceva parlare di sé.
-E’ morta nell’esplosione mentre io mi salvai ma divenni cieca.- rispose lei.
Parlare di sua madre era qualcosa che le faceva sul serio del male.
Le sue ferite si aprivano e prendevano a bruciare e il ricordo di quando vedeva prendeva il sopravvento su di lei e la faceva sentire fragile.
-Oh, scusa..- sussurrò Liam in imbarazzo.
-No, hai ragione. Si parla solamente della “ballerina cieca” e non di una persona morta. Ovviamente.- rispose lei.
Liam deglutì, cercando di cambiare argomento:
-Qual è il tuo secondo nome, Zara?- le chiese ma lei non aveva la minima intenzione di risponderlo.
Il suo secondo nome era sì, pubblico, ma era una cosa intima tra le e la madre.
L’unica che la chiamava col suo secondo nome era sua madre e non avrebbe permesso a nessun altro di chiamarla così. Non lo permetteva nemmeno al padre.
-Quanto manca?- chiese lei e Liam si pentì di essere stato così invadente.
-Siamo arrivati.- rispose lui fermando l’auto. –Grazie.- rispose Zara prima di aprire lo sportello, appoggiarsi ad esso e chiuderlo avviandosi verso la porta.
In tutti quei movimenti Liam continuava a fissarla in trance, com’era possibile essere così fragile e forte allo stesso tempo?
Liam rimase lì cercando di memorizzare i suoi movimenti, o più semplicemente aspettando che qualcuno venisse ad aprire la sua porta per poi andarsene con l’anima in pace.
-Zara, oddio!- una voce squillante lo fece sobbalzare. Quasi non si rese conto che una figura mascolina –probabilmente il padre- le aveva aperto la porta ed ora la stringeva tra le sue braccia.
Quando cominciò a sentirsi di troppo accese il motore, ingranò una seconda e partì, allontanandosi da quella casa.



-Amore mio, mi sono preoccupato tantissimo!- urlò il padre baciandole la fronte e facendola entrare in casa.
–Mina è tornata a casa cinque minuti fa senza di te ed io sono così..- l’anziano iniziò a sospirare affannosamente. Zara così poggiò una mano sulla sua spalla, sorridendogli.
-Sto bene, pà. Mina è scappata ed ho incontrato un ragazzo che mi ha accompagnato al centro.- disse lei.
Non ne era sicura, ma sicuramente il padre aveva assunto uno sguardo indagatore.
-Com’è andato il provino?- chiese per sciogliere la tensione.
Fu allora che la ragazza iniziò a sorridere.
-Più che bene, sono così felice di non essermi arresa.- sussurrò lei prima che il padre la stringesse nelle sue possenti braccia.
–Ed io sono così felice di aver creduto in te.- concluse prima di baciarle i capelli, rossi proprio come quelli della madre.



"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
'Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame."

-Zara?-
Matt –il padre- bussò alla porta prima di entrare nella camera della figlia.
-Sì, pà?- rispose lei togliendosi un auricolare per poter sentire meglio.
-Io esco un attimo. Vado a comprare le gocce per gli occhi. Ok?- disse portandole una ciocca rossa dietro l’orecchio.
Lei sorrise, lasciandosi accarezzare da quella mano così grande.
-Va bene, sii prudente.- gli disse prima di accennargli un altro sorriso, rimettersi la cuffia ed immergersi nel suo mondo.



Il suono del campanello le arrivò ovattato alle orecchie. Si ritolse le cuffie lasciandole sul letto.
Continuò a camminare fino alla porta mantenendosi sui mobili che trovava a disposizione.
-Cos’hai dimenticato, papà?- chiese lei spalancando la porta e sorridendogli.
L’unica risposta che le arrivò non sembrò fosse proveniente dalla voce del padre. –Zara..- sussurrò.
La ragazza però non riconobbe la voce, probabilmente era uno dei soliti giornalisti che passavano di là cercando di ricavare qualche altra notizia per i giornali.
-Mi dispiace, non dirò niente alla stampa. Potete anche andare.- disse lei cercando di chiudere la porta, ma un piede si insinuò prima che riuscisse a farlo.
-Zara sono io, Zayn..- sussurrò il moro.
Fu all’ora che lei si ricordò di quella voce e di quel duro tono vocale. Come aveva fatto a non riconoscerla prima?
-Oh, Zayn..- sospirò la ragazza. Per fortuna le guance non le divennero rosse, ma riuscì a controllarsi.
-Volevo chiederti scusa per oggi, sai, io non volev..- ma prima che riuscisse a terminare, lei lo fermò ridacchiando.
-Non preoccuparti, tutti si prendono gioco di una cieca. Non sei il primo.- rispose sorridendogli amaramente.
Lui si pentì immediatamente delle sue azioni e quasi s’imbarazzò. –Non volevo prendermi gioco di te.- rispose con tono lamentoso, prima che un’ondata di vento colpisse in pieno la rossa.
-Entra prima che venga un temporale.- esclamò lei, spostandosi leggermente e permettendo a Zayn di entrare in casa.
Fu lo stesso moro ad aiutarla a chiudere la porta e trascinarla in cucina.



-Ti preparo un caffè?- chiese gentilmente lei, sperando in una risposta negativa.
Nonostante fossero passati nove mesi lei non era ancora abituata a fare quel genere di cose come se fosse normale.
Lei era pur sempre un’invalida. Fortunatamente per lei Zayn notò il suo disagio.
–Non preoccuparti, non resterò per molto.- rispose educatamente aiutandola a sedersi su una sedia, esattamente quella di fronte a dov’era lui.
-Quindi..- la ragazza si grattò distrattamente la nuca. Inutile dire che chiamare la sua emozione “imbarazzo” era fin troppo riduttivo, se avesse potuto avrebbe desiderato di divenire un fantasma.
-..quindi scusami, Zara.- una scarica di brividi colpì la schiena della rossa, facendola tremare.
Tutto ciò era strano: tremava per il vento o per il modo in cui il suo nome usciva leggiadro dalle labbra di quel ragazzo?
-Io non capisco perché ti sei preso la briga di venire a casa mia per chiedermi scusa. Qual’era il problema?- chiese lei avviandosi lentamente verso la finestra e chiudendola.
-Ciò che avevo fatto. Averti fatta cadere, averti fatto scappare il cane, averti lasciata sul marciapiede a piangere per poi averti lasciata sola davanti al centro. Questo era il problema.- rispose lui andandole dietro e poggiandole le sue fresche e grosse mani sui fianchi.
A quel contatto così veloce ed inaspettato, Zara sbiancò, spostandole con le sue piccole e calde mani.
-Oh, non devi preoccuparti.- decretò lei allontanandosi.
 –Dopo avermi fatta cadere almeno hai avuto la buon’anima di accompagnarmi al centro, per quanto guarda il ritorno mi ha aiutata un tuo amico.- balbettò lei sedendosi di peso sul divano.
Poco dopo aver concluso la sua frase sentì il muso di Mina poggiarsi sulle sue gambe, così prese a grattarle le orecchie, proprio come la cagnolina amava.
-Un mio amico?- rispose accigliato il moro.
Insomma, l’unico amico che aveva era Robin ed era impossibile che lui l’avesse accompagnata siccome era con lui al club.
-Suppongo di sì. Si chiamava.. Liam! Ecco.- ridacchiò.
Fu all’ora che Zayn si rabbuiò. Liam non era affatto suo amico, per nulla.
-Ouh, Liam non è mio amico. E’ l’opposto.- ridacchiò lui sedendosi accanto a lei sul divano e accarezzando insieme a lei il cucciolo.
-Non lo sapevo, scusa.- si limitò a dire lei.
Passarono diversi minuti nei quali nessuno dei due sapeva cosa dire, ma stranamente quel silenzio non aveva nulla di imbarazzante.
Entrambi continuavano ad accarezzare Mina e sembravano essere uniti come due amici d’infanzia, sembravano capirsi nonostante il silenzio.
-Anch’io ho un cane, sai?- tutto d’un tratto, la voce di Zayn risuonò in quelle quattro mura.
Mina gli leccò la mano, facendolo sorridere.
-Davvero?- chiese allegra Zara, lei amava gli animali.
-Uhw, si chiama Boris ed è un bestione nero.- ridacchiò Zayn fissando il pelo chiaro di Mina.
-Mina invece è grande ma il colore del suo pelo la fa sembrare docile e mansueta.- precisò.
Zara sospirò.
-Cosa succede? Ho detto qualcosa di sbagliato?- domandò lui vedendo lo sguardo della rossa rabbuiarsi.
-No, no.. solo che ho dimenticato i colori, Zayn. Ho dimenticato la differenza tra il giallo ed il rosso.- precisò lei ridacchiando amaramente.
Di tutta risposta Zayn l’abbracciò. Ma non un abbraccio di senso di colpa o di pena. No.
Un abbraccio vero, uno di quegli abbracci che si danno quando si vuole condividere il dolore o la gioia con la persona che si ha accanto, e fu proprio quell’abbraccio che fece capire a Zayn quanto male facesse non vedere più.
Si pentì amaramente delle parole dette qualche ora prima a Robin. –Qual’era il tuo colore preferito, Zara?- le sussurrò Zayn ancora abbracciato a lei.
Lei esitò a rispondere –Definitivamente l’arancione, o almeno lo era.. ora non lo ricordo più.- ridacchiò lei.



“(You can be a champion) you could be the greatest. (You can be a champion) you can be the best. (You can be a champion) you can be the king kong banging on your chest!”

-Zara sono tornato, scusa il ritardo solo che mi sono tratt..- la voce del padre si affievolì quando notò sua figlia a ridere sul divano in compagnia di un ragazzo mai visto.
Era da tempo che non la vedeva sorridere in quel modo, anzi, se proprio doveva ammetterlo, ultimamente non la vedeva per niente sorridere.
-Zara..- il padre entrò in salone attirando l’attenzione di entrambi. La risata di Zara si fermò all’istante, mentre Zayn si alzò dal divano.
-Mi scusi, signore. Non volevo entrare nella sua casa senza permesso, solo che..- ma venne interrotto dalla figura mascolina.
-Non preoccuparti, anzi sono felice che abbia ancora qualcuno con cui parlare.- sorrise il padre -..Tu sei?- chiese poi.
-Zayn, signore, Zayn Malik.- rispose prontamente stringendogli la mano.
D’improvviso il corpicino esile di Zara si alzò, trascinandosi verso la voce dei due.
-Papà..- cominciò lei leggermente innervosita.
Sapeva che il padre odiava vederla parlare con i ragazzi, immaginiamo come avrebbe reagito se avesse trovato sua figlia a parlare con un ragazzo proprio nel suo salotto.
-Va tutto bene, amore mio. Sul serio.- le sussurrò baciandole il capo.
Ed era vero. Perché allontanarla dall’unico ragazzo che si era degnato di cercare di diventarle amica?
-Ohw, grazie pà.- sorrise lei poggiandosi sulla spalla del padre.
In tutto questo Zayn fissava ammaliato la scena dinanzi ai suoi occhi.
Li vedeva così bene insieme, come se nulla potesse mai sciogliere il loro legame. Probabilmente era anche vero, probabilmente era il suo di padre che non era “giusto”.
-Zaccaria? Sei ancora vivo?- Matt scosse la mano davanti al viso del ragazzo, incantato in un preciso punto. Il ragazzo sobbalzò.
-Zayn, pà. Si chiama Zayn.- disse la ragazza ridacchiando.
Quando Zayn sorridendo volse lo sguardo verso il padre della ragazza capì immediatamente che quest’ultimo aveva finto di sbagliare il nome solamente per veder sorridere sua figlia.
E nulla, nulla in quel momento gli parve più bello. Nulla che non fosse il loro meraviglioso rapporto padre-figlia.



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Aloha potatoes! Vi sono mancata? Eh? *passano balle di fieno* 
Ok, non vi sono mancata, ma non vi libererete di me così facilmente. ehehe

Vi voglio ringraziare per i 21 seguiti, 15 preferiti e 5 ricordati e soprattutto per le 14 recensioni al capitolo precedente.
Mi fate piaaaangere. :') 
*prende fazzoletto e si soffia il naso* uh-uh.

Comunque, vi è piaciuto il capitolo? E' finalmente entrato in scena anche Liam! (ve l'avevo promesso) 
Nel prossimo entreranno anche Harry e Louis, ma non vi faccio anticipazioni su quale sarà il loro ruolo nella ff.
Umh, facciamo una cosa.. provate ad indovinare come incideranno sulla storia e al prossimo capitolo pubblicherò le idee più divertenti!
PROMESSO. 

Non so ancora dove mettere Niall, cioè, ho una mezz'idea ma non ne sono sicura. 
Quindi, chi vivrà vedrà.

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.


ps: vi lascio con una gif di Zara!
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Capitolo 4
*** Chapter four. ***


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-Io vado ad annaffiare i fiori, eh.- decretò il padre allontanandosi dai due.
-Da quando in qua abbiamo i fuori, pà?- chiese Zara mentre Zayn si limitò a sorridere capendo che il padre voleva lasciarli soli.
-Da, eh, è un po’ imbarazzante la cosa. Insomma.. da..- il padre cominciò a balbettare facendo segno a Zayn di trovarsi una scusa.
-Signor Donnet posso portare Zara fuori?- disse a quel punto lui.
Matt rilassò immediatamente i suoi nervi –E c’era bisogno di chiederlo? Avete la mia benedizione, e..- si avvicinò alla figlia e senza darle il tempo di parlare si congedò.
-..ciao!- urlò scappando in un’altra stanza.
Zara si rilassò, sospirando. Aveva esattamente capito quello che i due avevano organizzato.
-Sei il primo con cui mio padre mi ha permesso di uscire, dopo l’accaduto.. intendo.- ridacchiò lei avviandosi verso il poggia-panni per prendere il suo cappotto e la sua sciarpa.
-C’è qualcosa di speciale in me, allora. Tipo gli occhi, la mia barbetta incolta, la mia carnagione mulatta e il mio fisico perfetto.- ridacchiò lui alle sue spalle, aiutandola a mettersi la sciarpa. –No, in realtà il fatto che tu mi abbia fatto ridere.- concluse lei con nonchalance, immobilizzando Zayn, il quale dopo un po’ sorrise.
-Andiamo?- chiese Zara prima che Zayn le prendesse la mano, stringendola nella sua.



Erano all’incirca cinque minuti abbondanti che Zayn continuava a guidare svoltando di tanto in tanto verso destra, nell’assoluto silenzio.
-Davvero hai la carnagione mulatta e la barba?- la limpida voce di Zara ruppe il silenzio.
Zayn sorrise. –Sì per entrambe.- rispose.
-Come mai?- chiese curiosa. Non le dispiaceva conoscerlo meglio, insomma, era un tipo curioso.
-I miei nonni erano di origini pakistane e diciamo che un po’ di melanina mi è arrivata anche a me.- ridacchiò lui, rallentando la velocità.
Lei rise, insieme a lui. –E come mai porti la barba?- chiese ancora.
-Diciamo che mi fa sembrare più grande e mi da’ un aria da intellettuale.- rispose prontamente Zayn, beccandosi un pugno sulla spalla dalla rossa.
-Ti confido una cosa,- iniziò lei -..per quelle non vedenti come me, non sei per nulla intellettuale. Anzi, tutt’altro.- decretò scoppiando a ridere e trascinando anche Zayn.
Rimanere insieme a lui la faceva sentire bene, era riuscita persino a “giocare” sul suo problema senza averne rimorsi.
-Dovrei offendermi?- domandò lui con finto broncio.
Lei ridacchiò –Non è un’offesa, ma faresti bene ad offenderti.- concluse ricominciando a ridere e trasportando il moro.
Le piaceva l’effetto che quel ragazzo le faceva, le piaceva quando la sua risata le solleticava i timpani e quando riusciva a percepire un sorriso nel tono pacato della sua voce.
-Scommetto che dentro di te starai dicendo: “cavolo, ho un macho accanto a me, cosa sto aspettando?”- disse il moro.
-Cavolo, mi hai scoperto! Quindi oltre che essere un pugile sei anche un veggente?- chiese lei ridacchiando per poi sospirare.
L’appuntamento numero uno dopo l’incidente cominciava più che bene.



-Zayn, dove mi hai portata?- chiese Zara continuando a camminare insieme a lui tenendogli la mano.
–Uh.. diciamo, su una spiaggia?- balbettò il moro guardandosi attorno a cercando un posto in quel parco spoglio e desolato che potesse andar bene per un appuntamento.
-Ah, e da quando c’è profumo di fiori su una spiaggia?- ridacchiò lei.
Zayn sospirò, passandosi una mano tra i folti capelli neri. –Sveglia la ragazza.- decretò voltando lo sguardo, ma quando si voltò i suoi occhi scrutarono un gruppetto di due ragazzi –decisamente troppo conosciuti per i suoi gusti-.
-Non parlare e seguimi.- le sussurrò Zayn all’orecchio.
Zara non sorrise. Stranamente aveva notato una certa tensione nel tono di voce che il ragazzo aveva usato, ma non gli chiese nulla.
Il moro non riuscì a trovare una stradina più stretta ed invisibile, così furono costretti a passare tra le piante.
–Ahio!- un sussurro si fece spazio tra di loro, quello di Zara.
Zayn immediatamente si fermò, voltandosi verso di lei –Ti sei fatta male?- chiese vedendo che quest’ultima aveva poggiato la sua mano sul suo braccio sinistro.
-Credo di essermi graffiata con un ramo, ma nulla di grave. Continua.- disse lei spingendolo, nonostante il dolore fosse più atroce di quanto detto.
-Sicura?- chiese lui. Lei annuì sorridendogli, per poi riprendere a camminare silenziosamente.
-Mi dici da cosa stiamo scappando?- chiese a quel punto lei, continuando a stringere la sua mano.
Lui sospirò, intimandola ad abbassare la voce.
-Da nulla.- rispose. –O forse dovrei dire da chi stiamo scappando?- ribadì lei, sospirando.
Non sapeva cosa stesse succedendo, ma sapeva che la persona o le persone dalle quali stavano cercando di nascondersi c’entravano qualcosa con tutto quello.
-Da nessuno, fidati di m..- ma prima che riuscisse a terminare, uscirono dal cespuglio e si ritrovarono davanti i due ragazzi di prima.
Zayn deglutì, sbuffando.
-Ehi, Malik!- trillò il primo stringendogli la mano, siccome Zara riuscì a sentire il suono ovattato delle due mani toccarsi.
La voce che aveva parlato era soffice e leggermente dolce, ma lei riusciva a sentire una presenza al fianco di quel ragazzo.
-Louis.- rispose Zayn a mo’ di saluto, tenendo stretti i denti.
-Ciao bamb.. Aspetta, ma tu sei Zara Donnet?- un’altra voce, più roca e suadente, fece il suo ingresso.
La ragazza annuì, avvicinandosi al corpo di Zayn leggermente intimorita.
-Io sono Harry.- si presentò questo, allungando la sua mano verso la ragazza.
Quest’ultima non riuscì a stringergli la mano –nonostante non avrebbe voluto farlo- siccome Zayn s’intromise, spostando il suo corpo dietro di lei.
-Non è il momento adatto per parlare, ragazzi.- sbuffò Zayn indicando leggermente con il capo la ragazza dietro di lui.
Harry sorrise, ammiccando a Louis di guardare la figura dietro di lui.
-E’ una nuova conquista? Per questo oggi non sei venuto?- chiese per l’appunto quest’ultimo.
Fu all’ora che Zayn ricordò: quel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare Harry e Louis per delle faccende, ma per tutto l’accaduto con Zara se n’era completamente dimenticato.
-Non trattatemi come se non ci fossi. E ora se non vi dispiace dovremmo continuare quello che voi due avete interrotto.- la voce più solida di Zara interruppe la loro conversazione.
La rossa strinse la mano di Zayn –Addio.- decretò tirando il corpo di Zayn verso destra, nonostante non sapesse dove stesse andando.
-Ehi tu, ragazzina, stammi un po’ a sentire.- di nuovo la voce roca la interruppe e lei non si fermò finché non andò a sbattere contro un petto, probabilmente quello del ragazzo.
Sentì la presa della mano di Zayn affievolirsi, finché la sua mano non cadde contro i suoi fianchi.
-Abbassiamo un po’ il tono con me, eh? Che dici?- sussurrò lui sul suo viso.
Immediatamente il viso della rossa fu rinfrescato dall’alito di menta del riccio, il quale aveva usato un tono severo ed innervosito.
-Hazza, smettila subito. E’ colpa mia se non sono venuto, ok? Ora lasciaci in pace e torna con Louis.- s’intromise Zayn mettendosi tra la ragazza e il suo amico.
Il riccio fissò un’ultima volta la rossa, che ovviamente si sentì osservata, per poi allontanarsi tra i due.
L’ultima cosa che sentì fu un: -Zayn, parliamo dopo.- poi riuscì a percepire il calore della mano di Zayn intrecciarsi con la sua.



-Zayn, hai intenzione di dirmi chi erano quei due ragazzi?- chiese Zara dopo un paio di minuti passati in silenzio. Sentì un sospiro provenire dalle labbra di Zayn, segno che era leggermente nervoso.
-Due vecchi amici.- si limitò a rispondere lui.
-Se sono vecchi amici perché dovevate incontrarvi oggi?- domandò ancora.
Era curiosa, ormai si era capito, ma Zayn era un tipo abbastanza riservato e suscettibile.
-Così.- rispose con nonchalance. Zara sospirò, affievolendo la stretta della sua mano. Non la lasciò del tutto perché sapeva che se l’avrebbe fatto non sarebbe riuscita a seguirlo e si sarebbe persa.
-Scusami, è solo che.. sono questioni personali.- borbottò il moro, sospirando.
Zara non rispose, ancora troppo confusa per farlo.
Non sapeva il perché ma tutto d’un tratto sentiva che Zayn pensava a tutt’altro che al loro “appuntamento”.
Probabilmente quei due ragazzi non erano poi tanto amici come li definiva lui.
-A cosa stai pensando?- chiese il moro vedendola troppo silenziosa.
-..Al fatto che sto morendo di fame e tu ancora non mi hai portata da nessuna parte. Devo scalare un punto dalla classifica di gradimento per l’appuntamento, sappilo.- mentì lei, facendo ridacchiare il ragazzo.
-Classifica?- chiese fingendo di stare al gioco.
-Ovvio, è una classifica di dieci punti totali, ed ora non sei a buon punto per meritarti almeno la sufficienza.- borbottò lei.
Zayn increspò le labbra, ridacchiando silenziosamente.
-Siamo quasi vicini, sua maestà, potrebbe aspettare qualche secondo in più?- domandò cordialmente lui.
-Umh, il mio pancino dice di no quindi sbrighiamoci o divoro te.- rispose sarcastica Zara.
Zayn rise, scuotendo il capo.
Gli piaceva, quella ragazza gli piaceva.



“(You can be a champion) you could be the greatest. (You can be a champion) you can be the best. (You can be a champion) you can be the king kong banging on your chest!”

-Harry, smettila di andare avanti e indietro, finirai per farmi venire un’emicrania.-
borbottò Louis, nervoso.
-Lou, non capisci!- urlò il riccio portandosi una mano nei capelli con fare nervoso.
-Zayn non può uscire con, con.. con lei! Non può!- sbottò sedendosi sul divano, ancora nervoso. Louis fissava tutti i suoi movimenti e ridacchiava.
In realtà non capiva perché lui si preoccupava tanto, Zayn non le avrebbe detto nulla.
-Rilassati amico, non le dirà nulla. Se lo facesse ci andrebbe anche lui sotto.- dichiarò portandosi un bicchiere di vodka alla fragola alle labbra e sorseggiandolo.
-Hai visto come l’ha difesa, Louis? Hai visto? Quella non è semplice “pena”!- urlò lui prendendogli il bicchiere dalle mani e rovesciandone il contenuto sul tappeto.
Louis si alzò, prendendolo per il colletto e sbattendolo contro il muro.
-Zayn non ci tradirà. Lui ci tiene alla sua pelle e alle sue palle. Sa che qualunque cosa faccia non si libererà di noi.- digrignò lui a denti stretti, strattonandolo.
Harry tossì –Hai ragione ma..- ed ancora una volta Louis lo interruppe.
-Ho capito, Harry, ci occuperemo di lei.- sbuffò il moro voltandogli le spalle ed avviandosi verso la sua camera.
Harry sorrise. –Grazie, fratello.- gli urlò da dietro.



-Allora ragazzi, cosa ordinate?- una cameriera abbastanza giovane e bionda si posizionò accanto al tavolo di Zara e Zayn.
-Per me una semplice coca e un panino con le patatine, grazie.- chiese Zara e la cameriera appuntò il tutto su un taccuino.
-Per me lo stesso.- decretò Zayn.
La cameriera sorrise ai due clienti prima di voltarsi e prendere altre ordinazioni.
-Credevo che le ballerine mangiassero solamente vegetariano, o roba tipo uova e basta.- ridacchiò il moro facendo sorridere Zara.
-Io invece pensavo che i pugili fossero tutta gente pericolosa, ma evidentemente mi sbagliavo.- lo sfotté lei.
Zayn deglutì forzatamente, cercando di non dare a vedere la sua tensione.
-Ehm, cioè..- Zayn provò a trovare un altro argomento del quale parlare, ma tutto gli risultò più difficile del previsto.
-Ehi, mi sono ricordata che tu non mi hai ancora parlato della tua famiglia!- ridacchiò Zara portandosi una ciocca rossa dietro l’orecchio.
Zayn si rilassò, sospirando. –Sono figlio di padre inglese-pakistano, Yaser, e di madre inglese, Trisha e ho tre sorelle: Doniya, più grande, Waliyha e Safaa, più piccole. Sono cresciuto ad East Bowling, quartiere a sud del centro di Bradford, poi mi sono spostato al centro dopo la perdita di mio padre e a causa della malattia di mia madre.- si presentò lui.
Vide per tutto il tempo il sorriso amaro di Zara contornarle il volto.
-Mi dispiace, i-io.. scusami Zayn.- esclamò lei leggermente in imbarazzo.
Lui le sorrise, poggiando la sua mano calda sulla sua. –Non devi scusarti, Zara.- e nemmeno un attimo dopo tutta la tristezza e l’angoscia della ragazza andarono via, lasciando spazio a sensazioni molto più benevoli: felicità e sicurezza.



-Zayn, nonostante io sia cieca, me ne sono accorta che ti stai fregando tutte le mie patatine.- ridacchiò Zara cogliendolo sul fatto.
Lui arrossì, cosa che per un tipo come lui era davvero rara.
-Io sono un gentiluomo, non puoi accusarmi di tale crimine.- disse con finto accento reale.
Lei rise, scuotendo il capo.
La loro cena fu interrotta dallo squillare di un cellulare, probabilmente quello del ragazzo.
-Pronto?- rispose lui –Safaa, parla piano non capisco.- disse alzandosi dalla sedia, siccome Zara riuscì a sentire il rumore della sedia strusciare contro il pavimento.
-Cosa? Safaa.. Arrivo subito.- rispose riattaccando.
Nemmeno un paio di secondi dopo Zara sentì prendersi per il polso e tirarsi verso l’uscita.
-Zayn, cosa succede?- urlò la ragazza senza però fermarsi.
Zayn si fermò, lasciandola entrare nella sua auto velocemente.
Quando Zara sentì il rumore dell’altra portiera chiudersi, immediatamente sentì accendersi il motore dell’auto e la voce calda e tremante di Zayn riempì l’auto.
-Mia mamma sta male.- si limitò a rispondere prima di ingranare una quarta e partire in tutta velocità.



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Aloha potatoes! What's up? Todo bien? *Fate finta che l'abbia scritto anche in francese, così mi fa più figa*
YEAH! Sono di nuovo qui a rompervi le bolls con un nuovo capitolo.

Nel capitolo precedente vi avevo PROMESSO di mettere le vostre idee quanto riguarda i ruoli di Harry e Louis, ed ecco alcune delle 
recensioni che mi hanno fatta scompisciare dal ridere

hunger niall Louis ed Harry saranno una coppia gay, e si sposeranno forever. 
20MAGGIO2O13Louis farà il ruolo di Mago Tommo, che con il suo mantello blu, con adesivi a forma di carote, farà tornare la vista a Zara cantando una canzoncina. Harry invece, sarà la sua fedele scimmietta con un cappellino rosso, che durante la canzoncina suonerà il kazoo. *RILEGGIENDOLA MUOIO ANCORA AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH*
hogwartsismylife: Harry e Louis incontreranno Zara al supermercato... diventeranno amici e la metteranno nel carrello facendogli fare una corsa!

Mi fermo sennò mi faccio pipì sotto dal ridere, e devo fare pipì urgentemente. 
OK, DEVO SMETTERLA DI INTASARE LE NOTE DELL'AUTORE PARLANDO DI.. PIPI'.. ok. Stop.

Spero che questo capitolo vi piaccia, anche perché ci ho messo tempo per farlo siccome sto scrivendo altre due ff
Una su Zayn dove la protagonista è una vampira, e una su Louis dove lei e lui sono naufraghi e si trovano su un'isola perduta. 
Umh.. quando finirò questa, quale volete che posti prima? Sususu, aiutatemi. çç 

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina. 

ps: ringrazio le due ragazze che hanno segnalato la storia per le SCELTE e vi do' il link di una one-shot che ho scritto su Ed: (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1646799&i=1)
pps: vi lascio con una gif di Zara! 

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Capitolo 5
*** Chapter five. ***


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-Zayn..- Zara continuava a mantenersi al sediolino, siccome l’elevata velocità con la quale Zayn stava guidando.
Lui sembrò non sentirla, dal momento che aumentò ancora di più.
-Zayn ti prego, rallenta..- piagnucolò quasi, lei.
No, non era egoista. Lei prima di lui aveva perso sua madre e sapeva quanto potesse essere importante quella figura, ma lei era cieca, e non sarebbe voluta diventare anche paralitica per colpa di un qualsiasi incidente stradale.
-Scendi.- il tono duro del ragazzo riempì l’auto, una volta che quest’ultima si fermò di botto, scombussolando Zara.
–Scendi, ti ho accompagnato a casa.- ribadì.
Bipolare. Quel ragazzo era assolutamente bipolare.
Un paio di ore prima la trattava come se fosse una persona importante e speciale, mentre ore quasi sembrava che non le importasse nulla di lei.
Non se lo fece ripetere due volte, scese dall’auto e subito dopo sentì l’auto andare via, sgommando.
Sospirò, avviandosi verso l’entrata di casa sua.
“Din-don” bussò, ma dopo svariati secondi del padre neppure l’ombra.
-Impossibile che sia uscito..- parlò tra se e se lei.
“Din-don” riprovò una seconda volta, ma nulla.
-Ha bisogno di aiuto, signorina?- una voce rauca la fece sobbalzare, quando si voltò verso il ragazzo, lui sorrise.
–Ehi, Zara!- urlò, e lei lo riconobbe.
Harry, il ragazzo che avevano incontrato al parco, lo stesso che le aveva fatto una brutta impressione.
-No, non ho bisogno del tuo aiuto.- rispose lei prima di ribussare alla porta, sperando che da un momento all’altro quest’ultima si aprisse.
-Zayn ti ha lasciata sola soletta?- disse lui sarcasticamente, nonostante conoscesse già la sua risposta.
-No, lui.. è solamente dovuto andare via..- dichiarò lei.
Sentì un risolino provenire dalle labbra del riccio –E scommetto che ha usato come scusa il fatto che sua mamma non stesse bene, vero?- domandò Harry.
Zara annuì, silenziosamente.
-Troppo prevedibile. La usa sempre quando deve abbandonare una ragazza per una delle sue “scopate facili”- mentì.
Nonostante lei non lo conoscesse, ma la sua impressione fosse stata negativa sin dall’inizio, in quel momento credette al riccio.
L’aveva di nuovo presa in giro?
-Vuoi venire a farti un giro con me?- ridacchiò il riccio beccandosi uno sbuffo da parte della rossa.



-Safaa, cosa vuol dire che mamma sta bene?- le urlò contro Zayn.
Vide sua sorella abbassare lo sguardo, e deglutire amaramente.
-Il fatto è c-che sono venuti quei t-tuoi due amici..- iniziò lei –Harry e L-Louis.- balbettò ancora. Zayn scosse la testa, portandosi una mano nei capelli.
-E questo cosa c’entra?- chiese.
-M-Mi hanno puntato una pistola alla t-tempia e mi hanno obbligato a mentirti, ma non so perché!- urlò lei, ancora spaventata dall’accaduto.
Zayn la prese fra le braccia, baciandole il capo e lasciandosi cullare dal profumo di pulito che emanava sua sorella.
-Sicura di star bene?- chiese lui guardandola negli occhi.
Lei annuì, sorridendogli.
Zayn lasciò l’abbraccio, pronto a dirigersi verso il bagno per una doccia rinfrescante.
Perché quei due volevano che lui tornasse a casa?
-Ah, Zayn!- urlò Safaa.
Lui si voltò, aspettando una risposta.
-Quando sono usciti da casa, Louis ha schiacciato il cinque ad Harry e gli ha detto di andare ad un indirizzo.- disse lei.
Zayn s’incuriosì. –Che indirizzo?- domandò.
-Jonth’s street, n°2.- rispose lei.
Zayn sentì il mondo cadergli addosso.
Jonth’s street era l’indirizzo di Zara.
Prima che la sorella potesse dirgli qualunque cosa, lui indossò velocemente il cappotto, prendendo le chiavi dell’auto e precipitandosi di corsa fuori.
Cosa vogliono da lei? Riuscì a pensare prima di mettere in moto.



-Vuoi la verità?- iniziò Zara –Non ti conosco e nonostante l’apparenza inganni, io non mi fido di te. Ok?- lo fronteggiò.
-Andiamo, ti ho chiesto solamente una passeggiata. Non è un matrimonio!- gesticolò il riccio.
Zara sbuffò, -Ho detto di no. Fatti un giro.- gli girò le spalle, avviandosi di nuovo verso la porta.
Quando sentì un corpo caldo dietro di lei, si fermò.
Capì che Harry le stesse sussurrando qualcosa all’orecchio, solamente quando sentì il suo fiato pungerle sul collo: -Sta’ zitta e vieni con me.- sentì prima di riuscire a sentire un oggetto congelato poggiarsi dietro la sua schiena: una pistola.
-I-Io.. Harry, cosa vuoi da me?- si agitò lei, cercando di divincolarsi.
Ma la gente in quel paese era tutta sparita?
-Sai che posso sparare, Zara, e non esiterò a farlo se non mi seguirai.- le sussurrò ancora lui, prima di incitarla a seguirlo, con ancora la pistola puntata contro.



Quando Zayn arrivò di fronte alla casa di Zara non esitò ad avvicinarsi alla porta e bussare.
Aspettò diversi secondi prima di andare in panico; nessuno apriva.
-C’è qualcuno?!- urlò cercando di spiare dalla serratura, ma le luci erano evidentemente spente e la porta chiusa a chiave.
La prima cosa che fece fu prendere il cellulare e chiamare Louis.
-Pronto, amico?- la voce di Louis riecheggiò e Zayn si incazzò ancor di più per il nomignolo che lui gli aveva dato.
Amico. Loro non erano.. amici.
-Dov’è Zara!?- gridò rientrando nell’auto ed impugnando fermamente il volante.
-Zara?- domandò Lou –Credo che Harry l’abbia aiutata ad entrare in casa dopo che tu l’hai lasciata sola.- concluse ridacchiando.
Se lui stava cercando di trattenere la sua rabbia, probabilmente Louis aspettava che la perdesse.
-So che l’avete presa voi, Louis, e non esiterò a spaccarvi il culo se le farete del male.- lo ricattò il nero. Sentì la risatina di Louis pungergli le orecchie.
-Harry l’ha solamente accompagnata a casa e se lei non c’è, evidentemente è uscita col padre.- iniziò
–Senti qualche urla qui? Qualche grugnito o qualcos’altro? No? Evidente hai sbagliato a giudicarci.- concluse, e prima che Zayn avesse il tempo di rispondere, lui riattaccò la chiamata sorridendo fra se e se.
-Non ti credo!- urlò nonostante fosse ormai solo, stringendo in pugno il suo telefono.



-Fammi uscire da qui, ti prego Harry!- nonostante il volume dello stereo fosse al massimo volume e Zara fosse chiusa dentro al bagagliaio, Harry riusciva a sentire la sua voce urlare il suo nome e pregarlo di liberarla.
Non era un problema per lui, ovvio, ma se la gente fissava la sua auto sentendo le urla qualcosa cominciava ad andare storto.
Abbassò del tutto la voce ed imprecò, uscendo dall’auto, fortunatamente in un vicolo solitario.
-Stai zitta, hai capito?- le urlò contro, una volta aperto il bagagliaio.
Vide la ragazza in procinto di alzarsi ed urlare richieste d’aiuto, così fece la prima cosa che gli capitò in mente: strappò un pezzo di stoffa dalla sua maglia e glielo legò attorno alla bocca, in modo che la sua voce fosse attutita.
-E ora, se non vuoi morire prima, chiudi il becco.- sputò il riccio chiudendo il bagagliaio.
Nell’esatto momento in cui Harry stava per rientrare nell’auto, una voce da lui conosciuta fece capolinea.
-Harry!- non esitò e si voltò, sorridendo all’amico.
-Malik, come mai da queste parti?- chiese il riccio poggiandosi con il gomito contro il finestrino.
-Lo sai benissimo.- lo riprese il moro –Dimmi dov’è, sai che non le direi nulla.- gli sussurrò ancora. Vide un sorriso comparire sulle labbra di Harry e la rabbia prese il sopravvento.
-So che non lo faresti, fratello, è per questo che non so di cosa tu stia parlando.- ribadì.
-Sto parlando di Zara, so che l’avete voi.- iniziò –Ti prego Harry, abbiamo fatto già abbastanza.- disse avvicinandosi verso la figura del ragazzo.
Harry ridacchiò. –Zayn, sul serio, ti fai troppe paranoie.- lo sgridò.
-Probabilmente è uscita a farsi un giro, perché no?- concluse, ma un leggero rumore proveniente dall’auto attirò subito l’attenzione del moro, che saltò sull’attenti.
-Cos’è stato?- chiese avvicinandosi ancora di più all’auto.
Prima che potesse farlo, però, Harry vi si parò davanti.
-L’auto va a pezzi, lo sai. Con tutti quegli scontri.- ridacchiò fintamente, ma la sua risata fu subito susseguita da un altro rumore, più paragonato ad un calcio contro il parabrezza.
-Harry, non prenderti gioco di me!- gli urlò Zayn.
A quel punto Harry infilò la sua mano nei pantaloni, cacciando subito una pistola calibrata.
-Non obbligarmi a sparare, sai che lo farei.- lo minacciò il riccio.
Zayn si avvicinò ancora di più.
-Ho detto non avvicinarti!- urlò Harry sbattendo i piedi sul duro asfalto.
-Ti ho detto di lasciarla stare!- gridò Zayn correndo verso l’auto.
Dall’interno dell’auto tutti i suoni erano attutiti e le voci erano ovattate, ma Zara riuscì a sentire il suono di due spari, poi il rumore della portiera chiudersi e il motore dell’auto partire.
Nient’altro.



"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame."

Uno sparo gli arrivò velocemente alla spalla, seguito immediatamente da uno alla gamba.
Quest’ultimo colpo, difatti, lo fece accasciare sull’asfalto freddo e macchiato del suo sangue.
Non riuscì ad emettere nessun gemito dovuto al dolore, nessun urlo, nessuna imprecazione.
Ora tutti i suoi pensieri erano concentrati su Zara e sui milioni di problemi a cui stava andando incontro.
-Cazzo..- qualcuno alle sue spalle si avvicinò, chinandosi verso di lui: Liam Payne.
-Zayn, oh diamine..- sussurrò quest’ultimo –Hai bisogno d’aiuto?- chiese, e l’occhiata fulminea che il moro gli riservò gli fece capire l’inutilità della sua domanda.
-Togliti la maglietta.- gli ordinò Liam.
Zayn lo fissò torvo –So di essere sexy anche col sangue che gocciola, però cazzo, Payne, contieni i tuoi ormoni.- digrignò a denti stretti a causa del dolore.
Liam ridacchiò. –Fai veloce o perderai troppo sangue.- gli ordinò ancora.
Senza farselo ripetere una terza volta, Zayn si tolse la sua maglietta bianca sporca di sangue e la lasciò rompere in piccole stoffe da Liam.
Quando il biondino ne prese una grande, la legò attorno alla parte di coscia colpita e strinse forte, provocando un dolore insopportabile.
-So che fa male, ma almeno così bloccheremo il sangue.- gli spiegò, per poi prendere un altro pezzo di stoffa più piccolo e fare la stessa identica cosa attorno alla spalla.
Liam l’aiutò, a quel punto, a rialzarsi e a tenersi in piedi.
-Grazie.- si limitò a dirgli il moro.
-Bene,- iniziò lui -..ora mi dici contro chi ti sei messo, Malik?- gli chiese spontaneo beccandosi uno sbuffo di tutta risposta.
-Potresti aiutarmi e farti due quarti di fattacci tuoi?- sbraitò Zayn continuando, però, a mantenersi a lui.
-Tutti in città, o quasi, sanno in che brutto giro sei, Malik. Non ho bisogno che tu me lo dica per cap..- prima che potesse terminare, Zayn diede voce ai suoi pensieri.
-..Hanno preso Zara.- fu l’ultima cosa che sentì Liam prima che la sua presa si sciogliesse e Zayn cadesse a terra, in mancanza di equilibrio.



Zara non sapeva dove fosse, l’unica cosa che riusciva a percepire era un odoraccio disgustoso di umido, un venticello freddo arrivarle dalle spalle, fino a smuoverle i capelli e una corda tenerla salda su una sedia in una losca cantina.
-Ora mi dici cosa dovremmo farne di lei?- fu la prima frase che sentì la rossa dopo mezz’ora.
Se ricordava bene il tono e l’accento della voce, doveva essere Louis.
-Tra cinque minuti Fred dovrebbe portare quel ragazzo, ricordi?- chiese Harry, probabilmente il moro annuì, siccome sentì subito dopo il riccio continuare:
-Bene, potremmo usarli come esca per ricevere più soldi, nessuna delle loro famiglie ci denuncerà se saprà che li ammazzeremo.- ridacchiò.
Entrambi risero, e Zara riuscì a sentire il rumore delle loro mani schiacciarsi.
Meschini.



Non sapeva quanto tempo dopo fu svegliata, ma l’unica cosa che riuscì a sentire fu lo sbattere della porta nella sua cantina ed un corpo essere gettato accanto alla sua sedia.
-Chi è?- chiese tremante.
Insomma, poteva essere chiunque.
Solamente quando sentì alcuni passi avvicinarsi a lei e una voce risuonare in quelle quattro mura, lo riconobbe:
-Zara?- era Niall Horan, il ragazzo che l’aveva protetta durante l’esplosione in banca.

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Aloha lettrici! No, non sono un miraggio.. sono davvero io, e chiedo scusa per aver postato dopo 11 giorni. çç 
Il fatto è che mi sono dedicata ad altro e.. no, non è vero, non avevo idee. 
Tanto mi lowate comunque, really? 

Vi è piaciuto questo "colpo di scena", eh? Eh? 
E Liam che alla fine fa cadere Zayn!? CE', BOH AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAH

Spero che il capitolo vi piaccia e sappiate che la parte di Niall Horan mi è venuta così, ho pensato: 
"Ora aggiungo un altro personaggio, tanto per far compagnia a quella sculata di Zara che dice di 'no' ad Harry" e poi.. "BOOM! PERCHE' NON AGGIUNGO NIALL?" 
..E quindi.. ILLUMINAZIONE SANTISSIMA!

Durante questi undici giorni di agonia *ritmo deprimente*, ho scritto due one-shot!
UNA E' LARRY (NON SONO LARRY SHIPPER!): 
Scar.
E UNA E' SU NIALL ED E' COMICA, IN QUANTO NIALL E' TIPO UN DEFICENTE: Beer.

Grazie mille per tutto il supporto che mi date, davvero. 
33 seguiti e io piango, cè. Boh. 
Una ragazza l'altro giorno mi disse su twitter: 
https://twitter.com/spacciodolcetti/status/308561964307722240
COME FACCIO A NON PIANGERE? 
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina. 

ps: vi lascio con una gif di Zara

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Capitolo 6
*** Chapter six. ***


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-N-Niall?- balbettò la ragazza.
Probabilmente era stata solamente una sua impressione sentire quella voce, perché il giorno dell’esplosione l’unica persona che si salvò fu lei.
Sua madre morì e il ragazzo che la proteggeva –in questo caso Niall- morì per proteggerla dalle fiamme, che la fecero divenire cieca.
-Sì, Zara. Sono io.- ancora quell’accento irlandese la risvegliò dai suoi pensieri.
-E’ imp-impossibile, Niall. Tu sei m-m..- cercò di dire, ma Niall la precedette.
-Morto? Questo è quello che credono le persone?- chiese –Credono che io sia morto?- ridacchiò con rammarico.
-Quel giorno mi sono salvata solo io..- sussurrò lei.
Niall sventolò una mano davanti al suo viso, senza però procurarle niente.
-Zara ma tu s-sei cieca?- balbettò sperando in una risposta negativa, che però non arrivò.
-Sì, quando tu mi lanciasti dietro il bancone per proteggermi le fiamme arrivarono anche lì e.. quelle urla, Niall, quelle urla erano bruttissime.- tremò la ragazza portandosi le mani alle orecchie e strizzando gli occhi, quasi come se in quel momento fosse di nuovo in quella stanza incendiata.
Niall le si avvicinò, accarezzandole le mani.
-Va tutto bene, Zara, sono qui con te.- le sussurrò cercando di calmarla.
A quel punto Zara sbarrò gli occhi, ricordando che quelle parole furono le stesse che le disse anche dieci mesi prima.



Ten months ago. | Zara’s part.


-Amore, io e Zara andiamo in banca, prepari tu il pranzo?- chiese mia madre rivolta verso mio padre.
Lui le sorrise, baciandomi la nuca per poi le labbra rosee della moglie.
-Ovvio, fate presto.- disse –Ah, vi amo.- concluse prima di sentire la porta chiudersi.
 
Erano circa dieci minuti che facevamo la fila dietro al bancone della banca per pagare la posta.
Avevo detto a mia madre di ritornare domani, siccome si stava facendo troppo tardi, ma lei non volle sapere nulla.
“E’ questione di vita o di morte, amore, se torno a casa senza pagare, tuo padre ci uccide entrambe” aveva detto, ed io mi ero limitata a ridacchiare al solo pensiero di come mio padre ci avrebbe punite: ci avrebbe ammazzate di coccole, altro che morte.
-Ehy, Zara!- sentii una voce dietro di me, così mi affrettai a voltarmi, trovando Niall alle mie spalle.
Quest’ultimo, euforico, scuoteva la mano verso sinistra e poi verso destra, sorridendomi a trentadue denti.
-Niall, cosa ci fai qui?- gli chiesi spontaneamente, dopo averlo visto superare due-tre persone per arrivare a me.
-Mio padre si annoiava di venire a pagare certe carte, così sono venuto io per lui.- brontolò con un accento stanco.
Mi limitai a sorridergli, per poi intraprendere una conversazione senza capo né coda.
Non so cosa successe, ma sta di fatto che le persone cominciarono a distendersi a terra e a coprirsi le orecchie con le mani.
Solamente quando Niall tirò la mia gonna verso il pavimento, mi affrettai ad imitare il resto delle persone.
Non capivo. Non capivo fin quando non sentii una o forse due voci sovrapporsi ed urlare:
-Vogliamo i soldi! Tutti!- continuavano ad urlare, intimandoci a chiudere gli occhi per non vedere i loro volti.
Degli uomini svuotarono persino i loro portafogli pur di fare in modo che quell’inferno finisse.
-M-Mamma..- sussurrai voltandomi verso quella che doveva essere la figura di mia madre.
Quei due esseri malvagi l’avevano presa, non sapevo cosa volessero da lei, ma evidentemente cercavano altri soldi.
-Non ho nulla, vi prego. Lasciatemi! Ho una famiglia!- li pregava lei.
Ricordo ancora il tono lamentoso con cui sussurrava loro quelle parole, così feci la prima cosa che una figlia farebbe:mi alzai correndo verso di lei.
-Lasciatela stare!- provai a prenderla, ovvio, ma Niall mi fermò.
Sentii la sua presa ferrea attorno al mio polpaccio –Se vai lì ti uccideranno, Zara.- mi sussurrò.
Ma in quel momento non mi importava di nulla.
Quando finalmente riuscii a liberarmi dalla sua presa, mi voltai verso mia madre.
Vedevo i suoi occhioni blu essere diventati rossi, miriadi di lacrime solcavano il suo viso.
“Non piangere” volevo dirle, “ora finisce tutto, ci sono io a salvarti”.
Ma tutto fu più veloce di me.
Uno dei due ladri accese un fiammifero, gettandolo poi su svariate carte, appiccando il fuoco.
-Ti amo, Jupiter.- mimò con le labbra il mio secondo nome prima che loro gettassero il suo corpo in quella massa incandescente.
Provai a correre verso di lei, credetemi, ma le persone e le lacrime che mi offuscavano la vista mi ostacolarono.
Ormai ovunque ti voltavi c’erano persone che tentavano la fuga, dei ladri nemmeno una traccia.
-Andiamo, Zara. Dobbiamo fuggire- mi sussurrò Niall una volta visto quante decine di persone si stessero accasciando al suolo, morte.
Ero ancora troppo scossa per ragionare su quanto stesse succedendo, speravo che tutto d’un tratto mi sarei svegliata a causa dell’odore di cornetti preparati da mia madre.
Ma l’unico odore era quello di bruciato: il fuoco stava bruciando i corpi della gente che non riusciva ad uscire dalle porte.
Le urla. Si sentivano milioni di urla: dolore, tristezza, agonia.
-Va tutto bene Zara, sono qui con te.- mi sussurrò Niall mettendomi in un angolino dietro il bancone.
-Ho p-paura.- sussurrai stringendogli la mano.
Non so per quanto tempo rimasi in quella posizione, probabilmente secondi, ma che per me parvero secoli, ma tutto d’un tratto sentii delle urla avvicinarsi a me poi la presa del biondo affievolirsi prima di scomparire del tutto.
-Niall!? Niall?- urlai il suo nome, ma nessuno mi rispose.
Probabilmente persino le urla delle persone morenti erano più alte del mio tono di voce.
Mi alzai, non sapendo cosa fare, ma quella fu la mossa sbagliata.
Una colonna di legno infuocata mi venne contro.
L’unica sensazione che fui capace di sentire prima di svenire a causa del fumo fu un forte bruciore agli occhi, poi sentii il mio corpo cadere e le fiamme riscaldarmi e cullarmi insieme ai mugolii e ai pianti della gente.



-C-Come fai ad essere vivo?- chiese Zara con gli occhi leggermente lucidi a causa del ricordo.
Niall non rispose immediatamente, infatti si limitò a sospirare e chinare il capo verso il basso.
-E’ una lunga storia.- borbottò, cercando di non far notare il fatto di aver appena mentito.
Probabilmente ci sarebbe riuscito, se non fosse che Zara conosceva benissimo il tono della sua voce quando mentiva.
-C’è tutto il tempo che vuoi.- iniziò lei -..scommetto che non ci libereranno presto.- ridacchiò cercando di ironizzare su tutta la faccenda.
-..Prometto che ti racconterò tutto, ma non ora.- sussurrò –Ti prego.- mugolò sperando di convincerla.
Nei secondi seguenti Zara osservò lo sguardo di Niall, prima di lasciarsi andare ad un lungo sospiro.
-E va bene.- dichiarò –Ma perché ci hanno presi?- domandò ancora.
Lo sguardo vuoto di Niall non le lasciò capire nulla.
-Il mio motivo lo so, ma il tuo no.- rispose con rammarico.
Zara si accertò che non stesse mentendo prima di chiudere gli occhi e sperare di trovarsi altrove con suo padre e la sua cagnolina Mina.



-Penso che tu debba raccontarmi qualcosa.- la voce ovattata a causa della distanza arrivò a Zayn, il quale sbuffò infastidito.
-Se speri che riuscirai a farmi dire qualcosa, stai sbagliando Payne.- gli urlò lui mordendosi le labbra a causa del dolore penetratogli nelle ossa.
Quando Liam entrò nella sua cucina e si avvicinò a Zayn, non più seduto sul divano ad aspettarlo ma davanti al frigo, sbuffò.
-Posa quelle birre, mi servono per attutire il dolore delle ferite.- iniziò -..se le bevi sei fottuto, amico.- concluse strappandogli di mano la bibita e ordinando al moro di sedersi.
Siccome sapeva che se avesse anche solo provato a ribattere, Liam avrebbe usato la sua esperienza di pugile contro di lui, si andò a sedere aspettando di essere medicato.
Liam si avvicinò posando il batuffolo di ovatta sulla sedia e prese un paio di pinze, provando ad estrarre il proiettile, per fortuna ancora in superficie.
-Mi dici perché non sei potuto andare in ospedale?- mormorò disgustato il biondo.
Zayn sbuffò per l’ennesima volta.
-Credi che se fossi andato all’ospedale mi avrebbero curato senza farmi domande?- urlò.
-..Beh..- iniziò Liam continuando a cercare di estrarre il proiettile.
-Ovvio, perché un ragazzo appena maggiorenne che va ad un ospedale con due proiettili incorporati e una fedina penale sporca non attira l’attenzione.- borbottò ironico.
Fortunatamente per entrambi, il telefono di Zayn iniziò a squillare.
Senza nemmeno guardare chi lo cercasse, rispose:
-Zara?!- urlò rialzandosi mentre Liam stava finalmente posando il proiettile appena estratto dalla spalla.
Lo sguardo deluso di Zayn gli fece però capire che probabilmente a telefono non era Zara.
-Cosa c’è, Safaa?- chiese lui.
Non riuscì a sentire cosa gli dicesse la sorella, ma capì che probabilmente quest’ultima era arrabbiata siccome Zayn non aveva voluto spiegarle nulla e le aveva detto che avrebbe dormito fuori da un amico.
-Sentiamo..- iniziò il biondo –Chi è l’amico che ti ospiterà e sopporterà stasera?- domandò prendendo un po’ di birra e poggiandola sulla ferita, in modo da attutire il dolore.
La risatina di Zayn fece eco nella stanza, prima che potesse rispondere:
-Un certo Liam James Payne, non so se lo conosci.- disse e Liam fu costretto a tossire pur di non affogare a causa della sua stessa saliva.



Sia Niall che Zara erano ancora in questa losca cantina, cercando di ammazzare il tempo canticchiando di tanto in tanto. Fu lo stesso biondo ad interrompere quell’assoluto silenzio.
-Zara, balli ancora?- domandò prima di tossire.
Purtroppo per Niall, uno dei suoi problemi era quello di soffrire di claustrofobia.
Odiava e non riusciva a restare in un posto chiuso per più di mezz’ora, soprattutto se in quella stessa stanza ci fossero acari di polvere, ma stava cercando di adattarsi.
-Dopo l’incidente avevo smesso, ma poi ho ricominciato.- gli spiegò sorridendo a se stessa.
Probabilmente se non avesse deciso di riprendere danza non avrebbe mai conosciuto Zayn. Se non avesse conosciuto Zayn probabilmente non si sarebbe mai cacciata in quel guaio.
Certo, non sapeva se il moro c’entrasse qualcosa con il rapimento, ma qualcosa le faceva pensare così.
-Sono contento per te.- le sussurrò lui avvicinandosi di più verso la sedia della rossa e poggiando la sua testa sulle sue ginocchia.
-Posso farti una domanda?- domandò prima di affondare le sue dita tra i folti capelli del biondo e prendere a fargli grattini, quasi come se fosse in compagnia di Mina.
-Solo una e poi smetto, te lo prometto.- precisò lei.
Sentì Niall rilassarsi sotto al suo tocco e sorridere, poi annuì.
-Certo, chiedi pure.- le rispose per poi lasciarsi coccolare. Zara prese un forte respiro, prima di farsi forza e chiedergli:
-Dove sei stato per tutto questo tempo? Insomma, in giro non ti ha visto nessuno siccome risulti morto, quindi..- si bloccò affievolendo la voce e permettendo a Niall di rispondere.
-Quel giorno mi rapirono, ora non è il momento più adatto per spiegare il perché, ma posso solamente dirti che durante l’incidente mi presero e mi portarono qui.- le raccontò.
Sentì la presa di Zara affievolirsi, e capì che probabilmente non capiva.
Ma d’altronde, chi poteva capire quella situazione?
-Ma sono passati 10 mesi da quel giorno!- urlò lei –Sei qui da tutti quei giorni?- sbottò incredula. L’unica cosa che si limitò a fare il biondo fu annuire.



Non seppe dopo quanto tempo esattamente successe, ma quando Zara sentì la presa di Niall stringersi attorno al suo polpaccio capì che probabilmente era entrato qualcuno, non poteva vederlo ma poteva sentirne la presenza.
-Tayler.- digrignò a denti stretti il biondo, fissando la figura del ragazzo avanti a lui.
Tayler Tourtle faceva anche lui parte della Confraternita Larry (chiamata così siccome fu fondata da Louis e Harry), e fu proprio per colpa sua se Niall finì lì dentro.
-Sei ancora vivo?- ridacchiò il nero -..pensavo che la polvere ti avesse ucciso. Peccato.- concluse avvicinandosi verso i due.
Solamente quando riuscì a vedere l’esile corpicino di Zara, un sorriso malizioso si aprì sulle sue labbra.
-E lei sarebbe la minaccia di Lou e Harry?- rise ancora di più il ragazzo.
Niall assottigliò gli occhi, cercando di mantenere a freno la sua rabbia, perché per quanto potesse essere forte era ormai troppo debole per scontrarsi con lui.
-Però devo dire che Zayn ha dei bei gusti.- sussurrò avvicinandosi e osservando meglio la pelle candida della ragazza.
-Sei quasi perfetta, diciamo che ti manca solamente..- lasciò morire le parole in gola, ma prendendo il suo coltellino da tasca infilzò la sua lama tagliente sulla guancia sinistra della ragazza, rigandola per ben due centimetri e mezzo.
-..Questo.- puntualizzò mentre Zara urlava a causa del dolore e Niall cercava di serrare i suoi pugni.
Sapeva che sarebbe andata anche peggio se avesse anche solo provato a difenderla.
Tayler portò il suo indice verso la guancia della ragazza, prendendo un po’ di sangue e assaggiandolo.
Niall tramutò in disgusto il suo sguardo.
-Se il tuo sangue è gustoso non oso immaginare come sia assaggiare altro.- disse maliziosamente lasciando intendere il doppio senso.
A quel punto la ragazza, ancora troppo occupata a contorcersi ed urlare dal dolore, si spaventò ancor di più.
Un’ultima risata lontana le fece capire che quell’incubo era finito, per ora.
“Zayn, ti prego, salvami.” si ritrovò a pensare stringendo gli occhi e mordendosi le labbra a causa del troppo dolore sia fisico che psicologico.
“Sono qui” pensò ancora prima che il sapore amaro del sangue raggiungesse persino le sue labbra secche.
Dall’altra parte della città, invece, Zayn Malik sentiva un vuoto all’altezza dello stomaco come se qualcosa o qualcuno avesse bisogno di lui.
“Ti troverò” pensò toccandosi lo stomaco e socchiudendo gli occhi.




"Standing in the hall of fame, and the world's gonna know your name.
'Cause you burn with the brightest flame and the world's gonna know your name and you'll be on the walls of the hall of fame." 


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Aloha! No, non sono un miraggio! , fate bene ad odiarmi.
Non mi meraviglierei se vi foste dimenticate tutte di me. ee
Non aggiorno da tipo secoli e anche solo contare i giorni mi risulta difficile, quindi chiedo infinitamente scusa!

Non sto cercando di crearmi un "alibi", ma ero tipo in una crisi d'autore.
Non sapevo come continuare e non ne avevo nemmeno la voglia. Poi però è uscito questo capitolo che non so quanto possa essere decente,
ma l'ho scritto anche un po' per far conoscere Niall e Tayler (nuovo personaggio!

Prima stavo pensando a come chiamare la coppia dei nostri personaggi. 
Se unisco Zara e Zayn esce Zayn
Se unisco Zayn e Zara esce Zara
L'unico scampo è Zaynzara, ma sembra tipo 'zanzara', quindi aiutatemi a pensare!
AHAHAHAHAHAHAHAHAH

Spero che vi sia piaciuto almeno un po'! 

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, ritardataria, Martina!

ps: vi lascio con una gif di Tayler Tourtle!

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