...Tell me who are... di CelsteKiss (/viewuser.php?uid=26592)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beautiful Girl ***
Capitolo 2: *** ...A Fable Night... ***
Capitolo 1 *** Beautiful Girl ***
...Tell me who are...
-Beautiful girl-
Charter
one
La
metropolitana scorreva velocemente tra i binari, tagliando il vento con
la
stessa precisione di un coltello. I diversi panorami si susseguivano
veloci,
come in un grande film di cui solo lei poteva assistere alla
proiezione. Ed era
bello, perché era sola. Sola circondata da gente che non
conosceva, che si
spintonava, si parlava e restava in silenzio. Ma infondo, quando non si
conosce
nessuno, si è soli.
La
ragazza si mise una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio,
e messi gli
occhiali, smise di contemplare il finestrino per dedicarsi ad altro.
Leggere
un libro? No, lo aveva letto neanche mezz’ora fa.
Sgranocchiare
qualcosa? Escluso anche questo. Non aveva fame e l’odore di
chiuso le aveva
fatto passare l’appetito.
Creare
un dialogo con qualche persona nella metrò? Proposta
bocciata in partenza.
Nessuno sembrava in vena di parlare come due vecchi amici. Anzi, la
tensione
per l’annunciato ritardo non aveva contribuito di certo a
placare gli animi.
Sprofondò
nel sedile, stranamente morbido, visibilmente annoiata.
Tanto
valeva fare un riposino, almeno quando sarebbe arrivata a Londra, si
sarebbe
potuta specchiare sulle vetrine dei costosi negozi senza sobbalzare
all’indietro dallo spavento.
Si
accoccolò meglio e chiuse gli occhi. Neanche il tempo di
prendere sonno, che il
cellulare dentro la borsa prese a squillare, disturbando i suoi neuroni
con un
fastidiosissimo trillo spaccatimpani, che sua sorella definiva
“una suoneria appena
udibile”, che infastidì tutto lo scompartimento.
Molti
occhi si piantarono su di lei, indignati dalla terribile mancanza di
rispetto.
“Cavolo
ma dove ho messo il cellulare? Questa borsa è
così grande che non riesco mai a
trovare niente. Ma dove l’ho messo...”
Proprio
in quel momento, un bambino iniziò a piangere, aumentando il
rumore di già
molto forte. Alcuni si tapparono le orecchie, mentre tante piccole
goccioline
di sudore imperlarono il suo viso.
“Ci
mancava anche il bambino. Ma dove sarà...Ah
eccolo!” pensò sollevata, quando la
sua mano sfiorò il displey del telefono, sul quale
lampeggiava il nome “Dylan”
accompagnato da un numero.
Lo
prese alla svelta e pigiò il tasto verde.
-
Ciao
amore, dove sei?- chiese la voce dall’altro capo del telefono.
-
Oh
Dylan, sei tu. La suoneria mi ha fatto prendere un infarto, e
c’è mancato poco
che tutte le persone presenti mi cacciassero dal vagone. Comunque sono
ancora
nella metrò, ma dovrebbe mancare poco per arrivare a Londra.-
-
Sei
sicura che questo lavoro non ti sfinirà?- chiese di nuovo,
apprensivo.
-
Sono
felice che ti preoccupi per me, ma sai come sono fatta. Quando mi metto
in
testa una cosa è difficile che cambi idea...-
-
Questa è una delle qualità per cui ti amo-
-
Sì...lo
so...- rispose, titubante, giocherellando con il ciondolo del cellulare.
“Prossima
fermata, Londra centro. Si prega a tutti coloro che hanno questa
fermata di
prepararsi a scendere, portando con se tutti i bagagli. Sperando che il
viaggio
sia stato di vostro gradimento, vi auguriamo buona permanenza nella
capitale” gracchiò
una voce dall’alto del vagone metropolitano.
-
Ti
devo salutare Dylan. Ti richiamo appena posso-
-
D’accordo, spero solo che non ti innamorerai di tutti i vip
che dovrai
intervistare-
La
ragazza sorrise tristemente e chiuse l’apparecchio. Mise a
tracolla la borsa e
afferrò saldamente la valigia contenente tutta la sua roba.
Appena le porte si
aprirono, l’aria londinese fu un toccasana dopo tutte quelle
ore di quell’aria
insopportabilmente usata.
Si
guardò intorno, e con decisione estrasse un foglietto tutto
stropicciato sul
quale era scritto un indirizzo.
Redazione
del Times. Via...lesse
velocemente, per poi
appallottolarlo e rimetterlo nella tasca dell’giacchetto. Si
strinse la sciarpa
e partì alla volta del suo nuovo lavoro.
* *
*
I
tacchi a spillo degli stivaletti producevano uno strano rumorino
camminando
sopra il marciapiedi. La ragazza era vestita alla meglio, per fare una
buona
impressione al capo redattore e ai cittadini inglesi. Sotto il
giacchetto
infatti, indossava una maglia a maniche lunghe bianca a collo alto, dove spuntava una collana
di perle nere
abbastanza lunga che le arrivava all’ombelico; sotto portava
dei pantaloni
scuri che si incastravano alla perfezione all’interno degli
stivaletti color
madreperla, e se non fosse stato per il fatto che nessuno avrebbe visto
il suo
elegante abito, almeno finché coperto dall’ampio
impermeabile, era davvero
molto bella.
L’unico
problema e che lei non se ne rendeva conto. O meglio, lo sapeva ma era
troppo occupata
a fare altro per mettere in atto ciò che la Natura
le aveva dato.
Così,
trascinandosi dietro l’ampia valigia, camminava a testa
bassa, combattendo
contro il freddo della Londra mattutina, cercando di raggiungere il Times.
E
quando finalmente varcò le soglie della fatidica redazione,
si pettinò
delicatamente i lunghi capelli neri leggermente mossi, che lei
detestava, ed
entrò.
-
Lei
è la signorina Baster?- chiese con tono professionale
un’occhialuta signora
dietro la scrivania, squadrandola dall’altro in basso non
appena varcò la
porta.
-
Sì
sono io. Il signor Gray dovrebbe attendermi nel suo ufficio- rispose,
poggiando
a terra la valigia.
-
Aspetti un attimo che controllo...- le disse questa, sfogliando
febbrilmente un
blocco per gli appunti – Ah...eccola qui. Signorina Rachel
Baster, ufficio
cinque, corridoio due, la prima scala a destra. Si troverà
davanti all’ufficio
in un attimo-
Rachel
la guardò, sconcertata. Quella donna era una macchina. In
mezzo secondo le
aveva detto talmente tante cose che non aveva capito assolutamente
niente.
-
Come
scusi?...Potrebbe ripetere...-
La
segretaria la guardò, alzando un sopracciglio in modo
professionale, per poi
voltarsi di spalle.
-
Prenda l’ascensore. Al quarto piano, sempre dritto- le
suggerì, controllando
distrattamente alcune pratiche.
Rachel
le sorrise, raccattando la borsa e dirigendosi verso
l’ascensore.
-
Ah...E benvenuta al Times.-
La
ragazza sorrise ancora, mentre le porte dell’ascensore si
chiudevano davanti a
lei.
Passò
alcuni minuti in silenzio, a riflettere. Aveva fatto bene ad accettare
quel
lavoro a Londra? Lei amava lavorare per il giornale della sua
città, eppure
c’era qualcosa che l’aveva spinta a partire. E
faceva male ogni volta che ci
pensava.
Forse
l’amore non era poi tutta questa grande bellezza, si disse,
appoggiando ad una
parete dell’ascensore, che continuava a salire. Forse
l’amore faceva più male
di qualsiasi altra cosa. Per questo aveva deciso di allontanarsi da
tutto,
lasciandosi alle spalle Dylan, senza rimorsi. Non voleva più
innamorasi. Era
una cosa da adolescenti, non da donne adulte con una carriera sulle
spalle.
Basta.
Aveva promesso a se stessa che non si sarebbe più fatta
sorprendere dall’amore,
soprattutto adesso, che aveva deciso di dare una svolta alla sua vita.
Appena
le porte si aprirono, capì che quello era il primo passo per
tradire la sua
promessa.
-
Benvenuta tra noi Rachel. Io sono Gray Carrol, i tuo nuovo capo- le
urlò in
faccia un uomo piuttosto alto, con due enormi ma simpatici baffi,
stringendole
la mano con una forza inaudita, mettendoci un notevole entusiasmo.
-
Molto piacere- rispose Rachel, tenendo il braccio per paura che gli si
staccasse.
-
Sai
Rach, posso chiamarti Rach? È un bene che tua sia arrivata,
perché dal tuo
curriculum ho letto che hai una particolare esperienza con i personaggi
famosi.
E tu sai che da queste parti bazzica parecchia gente dei piani alti, a
cominciare da...- disse, cercando con la mano libera un giornale
sepolto sotto
parecchi altri, per poi estrarlo con rapidità, indicando con
l’indice la
copertina -...lo straparlato e strafamoso Orlando Bloom. Bene, voglio
che tu mi
faccia immediatamente un’intervista su di lui. Lo troverai in
settimana al
party in maschera che la sua ex ha annunciato a tutto il mondo. Ti
vestirai
elegante e ti mescolerai tra la folla, e intanto cercherai di fargli
qualche
domanda. Tutto chiaro?-
-
Si
certo, ma...- parlò Rachel, dubbiosa.
-
Beh,
allora? Che fai ancora qui? Muoversi, muoversi...io ho un giornale da
mandare
avanti e tu- le urlò ancora, puntandole il dito contro
– hai una
importantissima intervista da scrivere. Fuori!-
In
un
attimo, Rachel si trovò fuori dall’ufficio,
bagagli alla mano, con il suo primo
incarico, e la certezza che all’amore, almeno per ora, non
avrebbe pensato.
Ma
tutti possono sbagliare.
Spero
di aver suscitato in voi molta curiosità, perché
questa
ficcy riserverà parecchi colpi di scena. xxxBaCiOtTixxx by
CelsteKiss
p.s:
Voglio ricevere molte recensioni, così mio padre mi lascia
il pc, e in + sono motivata a scrivere!!!
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Capitolo 2 *** ...A Fable Night... ***
- A fable night –
Charter two
Rachel
si sedette sull’ingombrante valigia, ai bordi di un
marciapiede. Le cose era
due. Primo, non sapeva dove fosse il suo appartamento; e secondo, aveva
già il
suo primo incarico tra le mani. Era emozionata, eccitata, eppure...
Eppure
c’era sempre lui. Lui, che l’aveva fatta innamorare
dell’idea dell’amore e che
poi l’aveva abbandonata con un bacio. Lui che
l’aveva fatta sentire unica e
speciale come nessun altro al mondo. Lui che aveva giocato con lei e
poi
l’aveva messa da parte, come si fa con i giocattoli che non
divertono più. Lui,
lui...in tutto quello che pensava poteva vedere nitido il suo viso
sorridente,
che la distruggeva con quel suo fare intrigante e passionale. Rachel
aveva
amato. Dylan anche. Però lui aveva anche distrutto, ecco
dove stava la
differenza.
Aveva
distrutto quella fantastica idea che Rachel aveva dell’amore,
triturandola e
disintegrandola, rendendola polvere. E quando non si ha più
l’amore, le persone
si rifugiano in qualcos’altro. Negli amici, nella famiglia,
nel
lavoro...proprio come lei. Infondo, cercava solo di dimenticare.
Anche
se, i ricordi di quella notte la tormentavano, crudeli e insaziabili di
divorare la sua felicità. Chiuse gli occhi, e si
abbondò ancora una volta a
quei segni, che indelebili, la marcavano ancora...
Era una
sera come tante. Luna,
stelle, limpido cielo cristallino...insomma, una di quelle sere in cui
tutto è
perfetto. Rachel e Dylan camminavano, mano nella mano, restando in
silenzio.
All’improvviso lui si ferma, la trascina verso di se, e la
bacia.
- Dylan,
e questo cosa
significa?- chiese Rachel, non appena scostò le labbra da
quelle del ragazzo.
- Questo
è il nostro ultimo
bacio- freddo, coinciso, evitando di guardarla in faccia.
Rachel
rise, con quel suo
bellissimo sorriso, credendo che fosse uno scherzo. Andò per
accarezzare una
guancia del ragazzo, ma questi si allontano, scostandole il braccio.
- Dylan,
se è uno scherzo,
sappi che non è divertente- parlò, mettendo le
mani sui fianchi.
- Non
è uno scherzo. Io sto per
sposarmi-
Rachel
credette di svenire,
perché uno strano senso di nausea l’aveva avvolta
completamente. Portò la mano
sulla pancia, massaggiandosela, continuando a guardare Dylan, incredula
e
stupita.
-
Rachel...la nostra storia era
stupenda...tu sei stupenda...ma davvero, non possiamo continuare ad
andare
avanti così- le disse, avvicinandosi.
Rachel
si allontanò. Non voleva
avere niente a che fare con lui. Mai più. Eppure
trovò ancora la forza per
parlare, tra le lacrime che cercava di trattenere.
- Chi
è la puttana con la quale
mi hai tradito per tutto questo tempo? Dimmelo Dylan...almeno sapere
con chi ti
sposerai è un mio diritto- gli ordinò, tenendo il
capo chino.
- La
conosci. È Sarah, la
segretaria dell’ufficio di mio padre, quella che ogni tanto
ti invitava a
prendere un caffè al bar. Non sentirti dispiaciuta...tra di
noi non poteva
funzionare-
- Se tu
ci avessi messo un
briciolo di impegno...se tu avessi tentato. Ma no...vai dalla tua bella
Sarah...sposatevi e fate tanti bambini, per poi vivere felici e
contenti in una
candida casetta in campagna- gli gridò contro, gesticolando
forsennatamente,
mentre le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso.
Dylan
tentò di abbracciarla, ma
lei si scansò ancora, più brutalmente possibile.
Voleva ferirlo, come lui stava
ferendo lei, ma sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta.
-
Rachel...ascoltami- le
dichiarò, prendendola per un braccio – Sai
benissimo che io amo solo te, e che
con Sarah c’è soltanto una attrazione carnale che
deriva dal desiderio. Io non
la amo-
Rachel
gli rise in faccia.
Rideva è piangeva, mentre dentro di lei, qualcosa moriva per
sempre. Gli rise
perché erano tutte menzogne, come tutti i ti amo e le
carezze fatte a vuoto.
Gli rise perché sperava di aver messo in quella risata
più veleno possibile.
Gli rise...perchè era distrutta e non sapeva che fare tranne
ridere in faccia
al suo aguzzino. Si liberò dalla presa del ragazzo, e corse
via.
Poi si
fermò, si voltò, per
vedere quel viso un’ultima volta.
- Sei
uno stronzo Dylan-
quattro parole contate. Quattro parole che l’avevo uccisa
dentro e che avevano
sfiorato di striscio il suo carnefice. Avevano fatto più
male a lei che a lui,
ma ormai, tanto valeva lasciar sanguinare le ferite. Erano talmente
tante che
era impossibile leccarle tutte...
-
Hey
stai bene?- chiamò una voce dall’alto, facendole
spalancare gli occhi di
scatto.
-
Si
grazie...nessun problema-
-
Beh...io non direi proprio. Stavi piangendo e ripetevi quel
nome...aspetta qual
era...a sì: Dylan. Sei sicura che sia tutto ok?-
ripeté la voce.
-
Sì...era solo- un ricordo avrebbe
voluto dire, ma non ce la fece – solo un piccolo mal di
testa-
-
Allora posso smettere di essere preoccupata. Approposito...io mi chiamo
Rebecca,
la tua compagna di appartamento. Sai, ti aspettavo da circa
mezz’ora, ma visto
che non arrivavi sono andata a vedere al Times
e ti ho trovata qui. All’inizio pensavo che avessi
avuto qualche rotella
fuori posto, ma vedendoti piangere ho capito che era una cosa seria. Di
un
po’...problemi sentimentali?-
Rachel
annui con la testa.
-
Non
sai quanto- le disse, guardando la ragazza di fronte a lei. Era
strano...si
erano appena incontrate e già sentiva di poter confidare a
Rebecca qualsiasi
cosa. Il fatto era che quella strana ragazza ispirava fiducia da tutti
i pori.
Castana a dispetto delle normali ragazze britanniche, dai grandi occhi
neri e
dalla carnagione un po’ scura, Rachel intuii che non poteva
essere inglese.
-
Aspetta...so
cosa stai per dirmi: Rebecca, ma tu non sei inglese vero? Me lo
chiedono tutti.
A dir la verità, io sono in parte giamaicana e in parte
italiana, ma i miei si
sono trasferiti a Londra da talmente tanto tempo che ormai mi sento una
di
loro...- le confessò, per poi guardarsi intorno,
avvicinandosi per dirle una
cosa sull’orecchio – anche se sono così
spaventosamente bianche! –
Rachel
scoppiò a ridere. Paragonare Rebecca alle inglesi era come
paragonare la
nutella al latte...
-
Vieni...casa mia, o meglio, casa nostra è da questa parte-
parlò,
incamminandosi all’interno di una stradina, facendo strada.
Rachel
la segui, prendendo i bagagli. Adesso rimaneva da pensare solo
all’intervista.
*
*
*
La
casa, o meglio, l’appartamento di Rebecca, era un normale
appartamento da
liceali squattrinati, ma arredato di buon gusto, nello strano stile
italico-giamaicano che Rebecca amava tanto.
Appena
Rachel varcò la soglia, un fortissimo odore di incenso le
saltò al naso. Si
guardò intorno e notò che la sua coinquilina
aveva davvero un innato senso del
gusto nell’arredare gli appartamenti. Vicino alla porta,
all’ingresso, c’era
una enorme statua Maya intagliata nel legno, una libreria antica piena
zeppa di
libri e un divano di pelle in sintonia con il tavolino di
bambù. E in più le
pareti erano dipinte con colori caldi, degni della Giamaica.
-
Allora, immagino che il tuo capo ti abbia già affibbiato un
incarico senza
neanche averti dato il tempo di disfare le valigie?. Le chiese,
dirigendosi in
cucina – Vuoi del caffè?-
-
Si
grazie- rispose Rachel, sedendosi sul divano, continuando a guardarsi
in giro.
-
Chi
dovrai intervistare?- domandò nuovamente, mentre la
caffettiera aveva iniziato
a fumare allegramente, ribollendo il caffè al suo interno.
-
Oh...beh...Orlando Bloom-
Un
fragoroso rumore di cocci infranti risuonò per tutto
l’appartamento.
Spaventata, Rachel si diresse in cucina, dove trovo l’amica
imbambolata, che
fissava un punto imprecisato del muro. Ancora più in ansia,
provò a passarle
una mano davanti agli occhi, senza risultato, quando
all’improvviso Rebecca le afferrò
il polso.
-
Tu...intervisterai Orlando Bloom?- le chiese, staccando le parole, come
se le
mancasse l’aria.
-
Sì...-
-
Aspetta...fammi riprendere fiato- le disse, incominciando a respirare
profondamente. Poi si fermò e la guardò
– TU INTERVISTERAI ORLANDO BLOOM???- le
urlò, prendendola per le spalle e scuotendola.
Rachel
si lasciò scuotere ancora un po’, poi, quando
Rebecca si calmò, riprese a
respirare. Si massaggiò le spalle, mentre Rebecca parlava
tra se e se,
gesticolando.
-
Perché ti sei emozionata tanto quando ti ho detto chi dovevo
intervistare?-
-
Oh
bambina mia...ma da dove vieni? Dalla Luna? Orlando Bloom è
una star
internazionale, un bravissimo attore, e cosa più importante,
un figo pazzesco-
le disse, contando le qualità elencate sulle dita.
-
Nient’altro?- domandò Rachel, scettica, spazzando
i cocci delle tazzine rotte a
terra.
-
Nient’altro??? Rachel ma tu sei pazza? Almeno sai chi
è Orlando Bloom?-
-
Un
personaggio famoso?- rispose, con un sorrisetto, gettando tutto nella
pattumiera.
Rebecca
scosse la testa, desolata.
-
Tu
hai bisogno di capire CHE razza di figo è Orlando-
parlò decisa, spingendola
verso la camera da letto.
-
Hey...che fai...lasciami, non spingere-
Rebecca
condusse Rachel in camera sua, chiuse la porta e con un gesto trionfale
le
indicò la persona ritratta nel poster a grandezza naturale
attaccato ad una
parete, estremamente soddisfatta.
Rachel
lo guardò. Piegò la testa da un lato e poi da un
altro, esaminando l’immagine.
-
Quel
ragazzo...Orlando Bloom...ha un sorriso stupendo...- disse, in un
soffio.
-
Credimi...ha anche qualcos’altro di stupendo oltre il
sorriso...- esordì
Rebecca, lasciando intendere una affermazione piuttosto maliziosa, che
fece
arrossire Rachel fino alla punta delle orecchie.
-
Ma
che dici Rebecca??? Possibile che pensi a queste cose?- le disse, con
voce
imbarazzata e stranamente acuta, voltandosi per nascondere il rossore.
La
ragazza le sorrise, divertita dall’affermazione
dell’amica. – Oh andiamo
Rachel, sai benissimo anche tu che non siamo più delle
bambine. Orlando Bloom è
bellissimo, e non è che mi importi più di tanto
di come abbia il
sorriso...preferisco sapere come ha...Hey ma sei stupida?-
gridò
all’improvviso, interrompendo le sue fantasticherie per
prendere al volo il
cuscino che Rachel, comodamente sdraiata sul letto e più
rossa di prima, le
aveva lanciato.
-
La
vuoi smettere? Hai per caso un cervello a senso unico?-
-
Precisamente- le rispose sorridendo Rebecca, gettandosi sul letto
– Ma adesso
pensiamo a te...- parlò, puntandole minacciosa il dito
indice sul naso – a che
genere di festa sei stata invitata?-
-
Dice
che sarà una festa in maschera...-
-
Perfetto...non devi fare altro che scoprire come si vestirà
Orlando!- disse
vittoriosa Rebecca, battendosi il pugno sulla mano.
-
Per
quello non c’è problema...so già che si
vestirà da principe- le rivelò Rachel,
mettendosi a sedere, piegando le labbra in un sorriso.
Che
purtroppo si spese alla svelta...
-
Hey
Rach, che hai?- la interrogò l’altra,
raddrizzandosi a sua volta.
-
Il
vero problema è che non ho un vestito...- fece Rachel, cupa.
-
Ho
carina...per quello puoi stare tranquilla. Se c’è
una cosa che mi riesce bene,
è trovare le cose, e tanto per sapere, conosco giusto un
posticino che potrebbe
fare al caso nostro...- disse, pensandoci su.
-
Davvero? Grazie sei un amica-
-
Alt!
Niente ringraziamenti. In questa storia ci sono dentro anche io, quindi
mi
sembra giusto aiutarti. Non fare quella faccia scettica...la mia non
è semplice
bontà...-
- Ossia?- le chiese Rachel,
che incominciava a
divertirsi.
-
Ossia tu troverai un vestito adatto per il party e mi porterai
l’autografo di
Orlando Bloom-
*
*
*
Rachel
osservò una moltitudine di costumi all’interno del
piccolo negozietto. Costumi
da Carnevale, Halloween, Natale e persino uno da pollo. Rebecca al suo
fianco
sorrideva di fronte a tutto questo, guardando ogni tanto
l’amica.
-
Noi
dovremmo metterci a cercare in mezzo a tutta questa roba?- chiese
Rachel.
-
No
di certo, ma so chi ci aiuterà molto volentieri. ANNA! Sono
io Rebecca. Ho qui
una persona che cerca un costume per questa sera- gridò,
aiutandosi con la mano
per ampliare il suono.
Una
testa dai capelli multicolore spuntò da un gran mucchio di
vestiti, voltandosi
verso le ragazze.
-
Oh
ciao Rebby. È una vita che non ci vediamo...e vedo che ti
sei portata anche
un’ospite. Presentami la tua amica-
-
Anna, lei è Rachel, lavora al Times
ed
è la mia compagna di appartamento. Ma cosa più
importante, le serve un vestito
per questa sera- le disse, sorridente.
Rachel
guardò con interesse la donna sulla quarantina che aveva
davanti. Aveva i
capelli ricci, tinti con vari colori e dei grossi occhialoni dalla
montatura
bianca. Per non parlare del vestito. Portava un ampia gonna dalle varie
colorazioni
verdastre e un maglione con impressa la bandiera inglese, troppo grande
di
almeno tre taglie. Pensò che il lavoro da costumista le
calzava alla
perfezione.
-
Piacere, io sono Rachel Beret- si presentò, tendendogli la
mano.
-
Suvvia cara, non siamo troppo formali. Una pacca sulla spalla e meglio
di
qualunque stretta di mano- le disse, dandole un manata sulla spalla,
entusiasta.
-
Ma
veniamo a te. Che genere di vestito ti serve?- le ricordò,
mettendosi a sedere
su uno sgangherato sgabello.
-
Beh...uno da sera, possibilmente lungo e ampio, sulle
tonalità molto chiare e
corredato di una maschera-
-
Non
so se ho quello che cerchi, ma si può tentare. LORENZ porta
qui alcuni abiti da
sera femminili.- ordinò, al commesso, il quale
arrivò nascosto da una catasta
d’abiti.
-
Uffa...sempre a me tocca fare i lavori sporchi, mai che sia lei a
farli. E poi,
c’è il rischio che mi spezzi un’unghia,
e se succedesse non so proprio come
farei e...oh, ma abbiamo dei clienti...Ciao gioie, io sono Lorenz, ma
potete
chiamarmi Lor- disse loro il ragazzo, chiaramente gay, con una vocina
acuta e
mielosa.
Rachel
sorrise dandogli la mano.
-
Oh
ciao tesoro, ma lo sai che hai degli occhi fantastici? Per non parlare
delle
labbra, così voluminose...-
-
Che
c’è Lorenz, ti stai pentendo di essere diventato
gay?- parlò Anna, sarcastica e
divertita. Lorenz si voltò, indignato.
Rachel
intanto ammirò gli abiti hai sui piedi, quando Rebecca gli
diede una gomitata,
lanciandole una occhiata da “visto che avevo
ragione?”.
-
Beh,
sarà meglio che inizi a provare, o non finiremo
più-
Le
prove si susseguirono lente e inesorabili, ma alla fine, Rachel non
aveva
trovato nulla che le piacesse.
-
Grazie comunque, è stato un piacere conoscervi- li
salutò Rachel, varcando la
porta che dava all’esterno, insieme a Rebecca, triste quanto
lei.
Anna
le seguì con lo sguardo, e poi, si batté la mano
sulla fronte, come se
all’improvviso avesse ricordato qualcosa.
-
Aspettate- gli gridò, rincorrendole ad dì fuori
del negozio – Rachel, devi
provare ancora un ultimo abito-
Rachel
guardò Rebecca, e accettò.
........................
-
Stupendo- esclamò Rebecca, sgranando gli occhi.
-
Molto fashion- ammise Lorenz, annuendo in segno di approvazione.
-
Cara, sembra fatto apposta per te- le disse Anna, appena la vide uscire
dal
camerino.
Rachel
avanzò ancora di qualche passo, facendo poi un giro su se
stessa.
-
É
perfetto- mormorò lei, specchiandosi.
L’immagine
riflessa era quella di una splendida ragazza, vestita con un lucente
abito
bianco senza spalline, con un ampia gonna bianca che svolazzava al
minimo colpo
di vento fatta in seta, in modo che scivolasse sulla pelle. Un paio di
scarpe
con il tacco ai piedi e una maschera argentata, finemente lavorata, sul
volto.
I
capelli, tirati elegantemente su con una crocchia, dalla quale, due
ciocche
ribelli, le incorniciavano gli occhi.
Rachel
sorrise soddisfatta, ma anche intimidita dalla sua stessa bellezza.
-
Rach, sei uno schianto- le disse Ribecca, mettendole un braccio sulle
spalle.
-
Conservavo quest’abito per una occasione speciale, ma ho
capito che
quell’occasione sei tu. Questo vestito sembra fatto apposta
per te, abbine
cura- parlò Anna, guardandola, quasi commossa –
Approposito, di chi è il party
al quale sei stata invitata?-
Rachel
aprì la bocca per parlare, ma vene preceduta da Rebecca.
-
La
signoria è stata invitata ad un party di gala, dove indovina
chi vi
parteciperà? Niente di meno che il mio amatissimo Orlando-
Anna
respiro
affannosamente, stupita.
-
Hai
già in mente una tattica per avvicinarlo?- chiese la donna.
-
Veramente no...-
-
Oh
Rachel, tu sei troppo buona, ma è qui che entra in gioco la
tua arma di
seduzione. Fai la misteriosa, seducilo e poi lascialo con il fiato
sospeso.
Gioca con lui e fallo in tuo potere-
* *
*
Il
salone era pieno di gente. Non che gli importasse tanto, dato che si
trattava
di tutta gente conosciuta, e per di più talmente monotona da
fargli perdere la
voglia di divertirsi. Si avvicinò il più
lentamente possibile al tavolo delle
bevande, e si servì un goccio di Martini.
Sorseggiò con calma dalle graziose
labbra scarlatte, continuando a guardarsi in giro.
Sbuffo,
catalogando la serata come una noia mortale.
-
Ciao
Orly! Indovina chi sono?- urlò una detestabile vocina acuta
alle sue spalle,
mentre due mani andarono a coprirgli gli occhi.
Orlando
si sentì più scocciato di prima. Avrebbe potuto
riconoscere quella voce tra
mille...
-
Kate...sono
felice di vederti, anche se con le tue mani davanti alla faccia mi
è un po’
impossibile...- disse il ragazzo, staccandosi.
Kate
lo guardò malissimo, ma il sorriso gli tornò in
un lampo.
-
Orly, sei vestito divinamente. Ti sta benissimo questo vestito. Ma cosa
ne dici
del mio...non sarà un po’ troppo corto?-
domandò, passandosi le mani sulla
gonna a palloncino di un suntuoso e cortissimo vestito lilla.
-
Ma
che dici...ti sta veramente...- incominciò, fermandosi
perché rischiava di
scoppiare a ridere – d’incanto...-
Kate
lo guardò, sorridendo. Orlando no. Continuava a bere il suo
Martini.
Poi
la
vide.
Entrò
silenziosamente, senza che nessuno se ne accorgesse. Era bella,
bellissima.
Vestita d’argento, con dei lunghi veli che le svolazzavano
intorno, si guardava
attorno, smarrita.
-
Scusa Kate, me lo terresti un secondo?- disse Orlando, mollando il
bicchiere
alla sua ex, che lo guardava allontanarsi boccheggiando come una
stupida. Poi
osservò il bicchiere, e arrabbiata, lo scagliò a
terra, per poi andarsene,
ancora più furiosa.
Orlando
la raggiunse, ma non osò avvicinarsi. Aveva la sensazione
che se lo avesse
fatto, quella sarebbe scappata via.
*
*
*
Rachel
voltò lentamente la testa, alla ricerca di Orlando Bloom.
Poi lo vide. Tra la
folla, che la osservava da lontano.
“
Gioca
con lui e fallo in tuo potere” pensò, riportando
alla mente le parole di Anna.
Era
il
momento di metterle in pratica, per l’intervista e per se
stessa.
Camminò
verso di lui, passandogli accanto, sfiorandogli la mano. Lui si
girò, per
guardarla, mentre lei già andava verso la terrazza, salendo
le scale
sinuosamente.
Orlando
la seguì senza esitare.
Macinò
sotto i suoi piedi l’infinita scalinata, finché,
ansimante, la vide ancora. Più
bella che mani, appoggiata alla ringhiera, di spalle, intenta a
guardare il
panorama.
Si
spinse oltre, quando la voce di Rachel, più calda e sensuale
che mai, gli
parlò.
-
Sapevo che mi avresti seguito- disse, senza voltarsi.
Orlando
trasalì nel sentire quel tono così ovattato,
morbido...rimanendo senza parole.
Lei
si
volse a guardarlo, e per la prima volta i loro occhi si incrociarono.
Per il
ragazzo fu come bere una granita in inverno. Senti freddo, ma gli occhi
di lei
sulla pelle gli trasmisero un brivido bollente su per la schiena,
lasciandolo
senza fiato.
E
poi
venne. Gli venne in mente perchè fu la prima cosa a cui
pensò. Naturale,
semplice, uscì dalla sua bocca in un soffio.
-
Dimmi chi sei-
Rachel
lo guardò, stupita, attraverso la maschera. Poi sorrise
lievemente, portandosi
un dito sulle labbra, per indicargli che doveva stare in silenzio. Dopo
si
avvicinò, a accarezzandogli una guancia, sfiorò
le sue labbra con un bacio.
Orlando sgranò gli occhi, e l’afferrò
per la vita per non lasciarsela scappare.
La baciò profondamente, ispezionando ogni angolo della sua
bocca.
Restarono
lì tutta la sera, e stranamente, Rachel si era totalmente
dimenticata
dell’intervista...
Spero
ke anke questo capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio tutti
quelli ke hanno recensito e ke recensiranno, ma anche quelli ke leggono
soltanto...GRAZIE 1000!!!
xxxBaCiOtTixxx
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