Per amore o per potere.

di HaruHaru19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Affari di famiglia. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Come una candela nell'oscurità. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Il potere di uno sguardo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Il ballo. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Quanto è profondo il tuo amore? ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Quando non hai quasi mai avuto niente. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Con me o contro di me. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Questo mondo non è fatto per gli angeli. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


So che devo aggiornare il terzo capitolo di "Aspettando l'alba", ma l'ispirazione per questa storia è arrivata improvvisamente e ho sentito il bisogno di pubblicarla. Prometto che aggiornerò a breve anche l'altra fic, forse domani.
Avvertimento per "Per amore o per potere". Si tratta di un universo alternativo, molto alternativo, soprattutto dal punto di vista geografico/storico. Ignorate l'esistenza di Napoleone, delle rivoluzioni e di tutti i tipi di moti che scossero l'Europa in quel periodo e per favore seguite il piano geografico che vi presenterò, il che aiuterà anche la storia a svolgersi in modo più naturale.
Perciò, detto questo...Amate tanto anche "Per amore o per potere"!!!! Bye! ;)
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Per amore o per potere.
 
Prologo.
 
1819- Monaco, Germania.
 
La gelida notte di Novembre stava volgendo al termine; i primi e deboli raggi dell'alba si stavano timidamente affacciando sull'imponente città di Monaco che, nonostante l'orario mattiniero, era in fermento. Già dalla sera precedente la voce della morte del re si era dilagata a macchia d'olio per tutto il vasto regno di Germania, gettando la popolazione nel caos più totale.
I pensieri delle persone erano totalmente focalizzati sull'ipotetico erede al trono; il popolino era terrorizzato all'idea di un erede che potesse massacrarli di lavoro, la borghesia era tutta presa dalla smania di poter ottenere più potere e i piani più alti dell'aristocrazia bramavano di potersi insinuare all'interno della casata reale.
Infatti il re appena deceduto, nella sua lunga vita dedita al benessere del suo popolo, non aveva avuto eredi che potessero succedergli al trono: fra i cinque figli che aveva avuto, quattro erano nati morti o deceduti in tenera età e la quinta era una femmina.
La principessa Jessica poteva essere definita come una persona pragmatica. Inoltre la sua indole dolce, così simile a quella del padre, mascherata dalla perenne espressione annoiata a quasi distaccata, la rendeva amabile agli occhi della gente. La sua figura estremamente minuta e il viso dai tratti armoniosi, la facevano identificare come qualcosa di prezioso da difendere ad ogni costo, come se fosse un tesoro nazionale.
Lo stesso tesoro nazionale che in quel momento osservava con fare nostalgico l'alba imminente.
Con un colpo di tosse forzato, il consigliere della casata reale risvegliò la principessa dai profondi pensieri che la stavano turbando. Jessica si voltò con un sospiro di stanchezza, la quale, dopo un'inera notte insonne, iniziava a farsi sentire.
<< Non ho intenzione di accettare l'offerta. >> disse lei, riprendendo il discorso interrotto poco prima.
<< Vostra altezza, sapete che vostra Maestà voleva questo per voi... >>
<< Mio padre voleva solo il mio bene e quello dell'intero paese >> rispose freddamente la ragazza << e un matrimonio combinato non faceva parte dei progetti! >>
<< Ma vostra altezza, ormai siete nel vostro ventiduesimo anno e dovreste maritarvi per il bene del paese... >>
<< Per il bene del paese? >> lo scetticismo di Jessica scoppiò in una risata decisamente poco regale.
<< Sì, vostra altezza. >> annuì l'uomo << Sapete che non potreste mantenere la reggenza in quanto donna... >>
Lo sguardo con cui la principessa lo fulminò spinse il consigliere a cercare parole più adatte.
<< Quello che voglio dire è che il principe d'Austria è un buon partito e se il regno di Germania dovesse unirsi con l'impero austriaco, ciò gioverebbe anche al vostro popolo. >>
<< Non ho intenzione di sposarmi con un perfetto estraneo. >> ripetè lei agitando una mano in segno di diniego << Governerò il mio regno da sola e queste sono le mie ultime parole. Andate ora, e lasciatemi riposare. >>
<< Come vostra altezza desidera. >> il consigliere fece un inchino e abbandonò la stanza in silenzio.
Non appena la pesante porta si fu chiusa dietro l'uomo, la giovane donna si lasciò sprofondare nella poltrona riccamente rifinita. Sapeva che i tempi duri erano appena iniziati e sentirsi così sfinita già dell'inizio non era un buon modo per approcciarsi a un'impresa simile. Era anche a conoscenza del fatto che se avesse sposato quel tale, tutto sarebbe stato più semplice, ma non era minimamente intenzionato a lasciare il suo regno nelle mani di uno sconosciuto e inoltre era fermamente convinta di essere perfettamente in grado di gestire la sua confederazione, nonostante la giovane età.
Pensieri sempre più profondi e contorti continuarono a vorticarle nella mente, richiamando la sua attenzione affinchè trovasse la giusta soluzione a ogni problema, ma per il momento tutto avrebbe dovuto attendere perchè le palpebre della principessa si abbassarono pesantemente creando una barriera tra i suoi occhi e quel mondo problematico, invitandola ad entrare nel mondo dei sogni; un mondo perfetto, dove anche le regine potevano governare da sole, guidate solo dal loro intelletto e dalle loro capacità.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Affari di famiglia. ***




 

 
Per amore o per potere.
 
1819 - Vienna, Austria.
 
Quella stessa mattina, a qualche centinaio di chilometri più ad est, nella raffinata Vienna, altri due giovani nobili erano impegnati in un'accesa discussione.
Nonostante l'ora mattiniera, il duca Kim JongHyun continuava a parlare in modo piuttosto animato in direzione del cugino e il principe dell'impero d'Austria ascoltava il repentino flusso di parole con la solita espressione altezzosa e sarcastica. Quando però il più grande iniziò a ripetere la stessa cosa per la terza volta, il giovane erede alzò una mano con l'intento di fermarlo. 
<< La mia posizione non cambia: non lo farò! >> disse non appena l'altro si fu zittito.
<< Seriamente, Kibum >> riprese il cugino << Non sai a cosa stai rinunciando! >>
<< Ah, no? >> domandò sarcasticamente il giovane dagli occhi felini << Perchè mai dovrei sposarmi con questa ragazza? Per compiacere mio padre? Per unire due regni così diversi? Perchè mai dovrei farlo? L'impero ha già i suoi problemi... >>
<< Tanto, prima o poi, dovrai cercare una consorte adatta e, per quello che ho visto all'ultimo congresso, la principessa tedesca è più che adatta. >>
<< Davvero? >> domandò Kibum ironico << Chissà dov'ero io quel giorno? Ah, già: ero accanto a te! >>
<< E allora dove sta il problema? >> ripetè per l'ennesima volta il cugino << La principessa Jessica è bellissima... >>
<< Per te sono tutte belle... >>
<< ...più grande... >>
<< Perfetto, una vecchia! >>
<< ...colta... >>
<< Come se mio padre fose interessato davvero a questa cosa! >>
<< ...e pure molto ricca! >>
<< Esatto! >> il futuro imperatore saltò in piedi battendo un pugno sulla pesante scrivania << E' proprio questo il problema! Perchè devo essere io? Se ti piace tanto perchè non te la sposi tu? >>
<< Beh, se mio padre fosse nato prima del tuo, io l'avrei fatto... >>
<< Bene! Allora perchè non se la sposa mio padre? E' a lui che interessano certe cose! >>
<< Perchè non glielo chiedi direttamente? >> domandò il duca sottovoce, accennando con la testa in direzione della porta che si stava aprendo, lasciando entrare l'imperatore in persona.
JongHyun, conoscendo l'indole rigida dello zio, si alzò in piedi facendosi serio in volto.
<< Imperatore... >> lo salutò inchinandosi formalmente.
<< Padre... >> lo seguì il cugino inchinandosi a sua volta << Desideravate parlarmi? >>
<< Hai indovinato. >> rispose arrogantemente il monarca << Ho bisogno della tua firma per formalizzare l'accordo matrimoniale >> aggiunse lui << Ora che il re tedesco è morto, mettere le mani su quel regno sarà facile come bere un bicchier d'acqua! >>
<< Non ho intenzione di approfittarmi della principessa... >>
Il regnante si avvicinò repidamente al figlio e, nonostante fosse una spanna più basso, gli assestò uno schiaffo così potente che provocò un sanguinoso taglio sul labbro inferiore.
<< Ma come osi? >> sibillò riducendo gli occhi a due fessure orizzontali << Chi credi di essere per poter prendere decisioni simili? >>
<< Ma... ascoltatemi, vi prego! >> cercò di trattenerlo il più giovane, quasi implorando << Padre! >>
Il monarca si liberò con uno strattone e si avviò verso la porta.
<< Prima di essere tuo padre, io sono il tuo imperatore! E come mio suddito, ubbidirai al mio volere! Hai un mese di tempo per deciderti a firmare quel documento, poi ci sarà l'unione e diverrai il re del Nuovo Regno. Un mese, Kibum. Non un solo giorno in più! >> disse prima di uscire furioso dalla stanza sbattendo la pesante porta dietro di sè.
<< Ho bisogno di un po' di sostegno! >> esclamò JongHyun versandosi un liquido verdastro in un calice di cristallo.
<< Quella robaccia finirà con l'ucciderti! >> asserì Kibum tamponandosi stizzito la ferita con un fazzoletto ricamato e guardando schifato l'assenzio nel bicchiere del cugino.
<< Questa robaccia, come la chiami tu, è l'elisir che mi porta l'ispirazione per i miei lavori! >> controbattè il più grande prima di riversare il liquore giù per la gola.
<< L'ispirazione per le tue poesie deriva dalla tua assuefazione per l'amore stesso... >>
<< Come vuoi tu. >> acconsentì il duca scrollando le spalle << Allora, un mese, eh? >>
<< Sì... >> rispose flebilmente il principe.
<< Hai deciso di mettere la testa a posto? >>
<< No. >> questa volta fu più deciso.
<< Cosa? >> chiese il cugino sgranando gli occhi << Ma... Hai detto che hai un mese... >>
<< Esattamente. >> lo interruppe Kibum << Ho un mese di tempo per far annullare queste nozze. E so precisamente come fare. >>

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Come una candela nell'oscurità. ***


Haru's blablabla: Ed eccomi qua! Di ritorno dall'oltretomba con un capitolo fresco fresco! :D
Perdonatemi per avervi fatto aspettare così a lungo, ma scuola e impegni vari mi hanno tenuta lontana dalle mie adorate fics! Vabbè, l'importante è che sono qui, vero?
Lasciamo perdere che è meglio... La mia paura più grande però è che, con l'avanzare del tempo e il conseguente avvicinarsi degli esami di maturità, avrò sempre meno tempo per poter aggiornare le FFs, perciò... Abbiate un po' di pazienza, vi prego! >.<
Comunque sia, basta con le chiacchiere! Eccovi qua il secondo capitolo di "Per amore o per potere". 
Spero vi piaccia e, come sempre, ricordatevi che commenti e recensioni sono ben accette! :D                    




Per amore o per potere.
Capitolo 2: Come una candela nell'oscurità.

1819 - Vienna, Austria.

L'eco dei passi rapidi risuonava nell'ampio atrio mentre i piedi, che calzavano eleganti stivali di pelle, si muovevano veloci e nervosi. Il principe continuava a lanciare occhiate ansiose verso il portone chiuso, domandandosi quando si sarebbe aperto.
Tra un sospiro e l'altro lo sguardo gli cadde sul cugino che emanava tranquillità allo stato puro e il più giovane intuì che l'altro era probabilmente sotto l'effetto dell'assenzio, di nuovo.
<< Siete troppo agitato... >> disse formalmente il duca, fissando un punto nel vuoto e senza vedere veramente il cugino.
Kibum stava per rispondergli per le rime, nonostante la presenza dei valletti diligentemente schierati per il comitato di benvenuto, quando il portone si aprì e un domestico si affrettò ad annunciare l'arrivo della regina d'Inghilterra, la quale entrò di seguito.
Le due settimane passate da quando aveva spedito le lettere erano trascorse lentamente e il principe aveva lottato per tutto il tempo contro l'estenuante attesa, ma adesso che la regina appena ventiduennne era di fronte a lui, Kibum si sentiva molto più sicuro. Oltre i vestiti pomposi e la pettinatura raffinata della giovane donna, Kibum riusciva ancora a vedere quella bambina dalla pelle candida e dai tratti sempre particolari del viso, con la quale era abituato a giocare da quando aveva memoria. I rispettivi genitori infatti avevano in mente di unire i giovani aristocratici in matrimonio, ma quando l'Imperatore d'Austria aveva realizzato che in Inghilterra non vigeva la legge salica e che quindi le donne potevano divenire regine anche senza un consorte, aveva annullato il progetto. Nonostante ciò il rapporto d'amicizia tra il principe d'Austria e l'attuale regina d'Inghilterra si era rafforzato con il tempo, seppur un'enorme distanza li tenesse separati.
La ragazza avanzò quanto bastava e offrì la mano prima al principe e poi al duca, che la baciarono a loro volta e, fatti i soliti convenevoli, il più giovane dei tre schioccò le dita attirando l'attenzione dei valletti.
<< Portate le proprietà di Nostra Signora nella sua stanza e lasciateci soli. >> disse rivolgendosi alla servitù e, non appena questa si fu ritirata, la regina e il principe azzerarono le distanze abbracciandosi fraternamente, ormai liberi da ogni tipo di formalità.
<< Mi sei mancato così tanto, Kibum >> esordì la nobile in inglese.
<< Mai tanto quanto sei mancata tu a me! >> rispose questo sorridendole.
<< JongHyun, sei sempre più... >> sembrò soppesare le parole << ...mascolino, ogni volta che ti vedo. >>
<< E tu sei sempre più bella, sai? >> disse il duca completamente libero dalla sonnolenza precedente, scatenando l'ilarità della ragazza << Nemmeno il tempo osa sfiorare la tua pelle. >>
<< Sì, molto interessante >> intervenne il più giovane prendendo a braccetto la regina << ma abbiamo cose più importanti di cui discutere. >>
<< Ma gli altri ospiti dovrebbero arrivare a momenti! >> lo interruppe il più grande.
<< Accoglili tu, per favore, JongHyun. Noi due dobbiamo parlare da soli di una cosa... >>
<< Oh, giusto! >> esclamò la regina facendosi seria in volto << Appena ho ricevuto la tua lettera mi sono precipitata a Vienna. Cosa è accaduto? Perchè non me lo hai scritto?>>
<< Le lettere sono solo prove della nostra colpevolezza, non sei d'accordo? >>
<< Sì, la penso come te, solo spero che valga il peso di avermi fatto lasciare il mio popolo così all'improvviso! >>
<< E' successo qualcosa che ti interesserà molto di più rispetto a quelle noiose pratiche burocratiche >> rispose Kibum abbassando la voce, riducendola ad un sussurro appena udibile << Ho bisogno della tua mente acuta, Tiffany. Devi aiutarmi. >>

Guardando la schiera di reali e nobili che aveva davanti agli occhi, Kibum emise un sospiro di sollievo al pensiero che sua padre fosse lontano da palazzo, per lo meno per quella sera, permettendogli di poter esprimere il suo piano in quella riunione clandestina.
L'aver radunato i più potenti sovrani, eredi al trono e aristocratici che era riuscito a convincere, lo faceva sentire leggermente tranquillo anche se la paura dell'aver parlato pubblicamente del suo piano, o perlomeno dell'aver parlato con altre persone oltre al cugino, lo aveva messo in uno stato d'ansia perenne.
<< Quindi dobbiamo stare al gioco finchè non ci darai il via? >> domandò MinHo, un giovane ragazzo dallo sguardo estremamente profondo che, nonostante non facesse parte della casata reale, rimaneva comunque il duca austriaco più importante dopo JongHyun.
<< Esattamente. >> annuì il principe << Dobbiamo solo attendere il momento giusto, anche se di tempo ce ne è rimasto davvero poco. >>
<< Sono con voi, mio signore. >> disse una voce gioviale proveniente da una figura tanto alta quanto fragile, seduta in uno dei posti alla destra di Kibum.
<< Vi ringrazio, ma vi prego di chiamarmi semplicemente Kibum >> le sorrise questo << Sono convinto che le formalità siano assurde, arrivate a questo punto. >>
<< Lo farò, Kibum >> asserì l'infanta del regno di Spagna << Ma tu chiamami SooYoung. >>
<< Bene, allora siamo tutti d'accordo. >> il giovane erede si alzò in piedi cercando di scrollarsi di dosso quel senso di nervosismo che lo torturava, ma dovette ammettere che l'espressione contrita sul volto dell'amica d'infanzia non lo aiutava molto l'intenzione.
<< Sbaglio o manca qualcuno all'appello? >> chiese questa con un improvviso sorriso beffardo che le sfiorava le labbra << Tipico di lei arrivare tardi a un appuntamento simile, eppure la Francia non è così lontana... >>
<< Ti prego, Tiffany... >> la implorò il principe << Metti da parte le ostilità, magari solo in questa situazione... >>
<< Quali ostilità? >> la regina sbattè le lunghe ciglia fingendosi innocente << Stavo solo esponendo un dato di fatto! >>
JongHyun stava per dire la sua quando fu interrotto dal bussare di un valletto che, inchinandosi, annunciò l'arrivo della regina di Francia e del suo seguito.
<< Seguito? >> domandò il futuro imperatore più a se stesso che ad altri << Che sia venuta con il re? >>
<< Il re è rimasto a Parigi e il mio ritardo è dovuto al fatto di aver perso tempo per convincerlo a farlo rimanere là. >> disse questa entrando nella stanza << Non lo ritengo abbastanza affidabile per poter aderire... >>
<< Perchè, voi lo siete? >> la provocazione di Tiffany arrivò rapida come una freccia scagliata da un arciere scelto.
<< Non ritengo di dover chiarire certe cose con la feccia. >> rispose a tono la regina francese che, nonostante il più che minuto fisico, sapeva bene come farsi rispettare.
<< Come osate chiamarmi feccia? >> si alterò l'altra regina scattando in piedi << O forse state parlando di voi? >>
<< Come osi? >> gli occhi di Sunny si ridussero a due fessure sottili << Ma sai con chi stai parlando? >>
<< Sì, sto parlando con la moglie del re di Francia >> rispose altezzosamente Tiffany, perdendo ogni timbro di formalità << mentre io... >> e si portò teatralmente una mano al petto << ...sono l'attuale regina d'Inghilterra! >>
<< Allora dovreste stare attenta alla vostra testa! >>
<< Mia signora... >> una piccola mano si pose sull'avambraccio di Sunny calmandola e improvvisamente gli occhi di tutti i presenti, che fino a quel momento avevano assistito allibiti alla discussione tra le due regine, caddero su quell'esile ragazza che aveva parlato. Tiffany e SooYoung la squadrarono chiedendosi chi mai potesse essere, mentre tutti gli uomini presenti nella sala la osservavano incantati. Kibum non riuscì a fare altro che lasciar scivolare lo sguardo dai capelli scuri e morbidi come la seta, anche solo a guardarli, ai tratti del viso che ricordavano quelli di una fata e alla pelle diafana; incapace anche solo di proferir parola, rimaneva immobile, la bocca semiaperta, a contemplare quella visione celestiale.
<< Permettetemi di presentarvi la contessa Yoona. >> disse Sunny una volta che si fu calmata << Credo che ci potrà essere d'aiuto. >> aggiunse poi guardando Kibum negli occhi con l'espressione di chi la sapeva lunga.
<< Sono lieto di poter fare la vostra conoscenza, contessa Yoona >> disse il principe baciandole la mano e, per quell'attimo, poté giurare di essere in grado di poter sentire il dolce profumo della sua pelle.
<< E' un onore per me, principe. >> disse a sua volta lei inchinandosi.
<< Chiamami Kibum! >> esclamò di getto questo per poi portarsi la mano alla bocca una volta resosi conto di cosa aveva detto.
<< Come volete, Kibum >> rispose la giovane ragazza arrossendo.
<< Incantato dalla vostra bellezza... >> s'intromise il cugino << Duca Kim JongHyun al vostro servizio! >> disse prima di sfoderare uno dei suoi soliti sorrisi assassini.
Mentre tutti i presenti erano occupati a presentarsi alla giovane ragazza, i due cugini si scambiarono uno sguardo che lasciava intendere tutto. Per un lungo istante si sfidarono senza proferir parola e, anche se erano soliti ad accontentarsi a vicenda su ogni piccolo capriccio, questa volta la richiesta del più grande era espressa in modo quasi beffardo, ma la risposta dell'erede al trono fu decisa e immediata.
Non questa volta, JongHyun.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Il potere di uno sguardo. ***


Haru's bla bla bla: E finalmente sono tornata! Ho notato che sono quasi due mesi che non aggiorno questa fic, quindi sono felice di essere riuscita finalmente ad aggiornarla. Mi è costata un giorno intero di fatiche assurde infatti, non so perchè, ma mi ha fatta patire molto! xD Vabbè, l'importante è che sono qui ora, no? Ovvia, su..non vi annoio più con le mie chiacchiere e vi lascio leggere il nuovo capitolo tanto agognato.
ENJOY! E ricordatevi che commenti e recensioni sono sempre ben accetti, soprattutto per questa storia che si sta dimostrando molto più impegnativa di quanto pensavo che fosse inizialmente. >.<
Bye, bye...alla prossima! ;)


Per amore o per potere.

Capitolo 3: Il potere di uno sguardo.

Che la zarina dell'impero russo fosse una tra le persone più potenti e carismatiche che mai avessero camminato su quella Terra, era risaputo da tutti. D'altro canto la sua figura sembrava essere, per qualche scherzo di madre natura, indirettamente proporzionale alla sua forza d'animo: alta poco più di centocinquanta centimetri, i tratti del viso non troppo marcati e la pelle candida e soffice tanto quanto la neve che ricopriva quasi perennemente il suo regno, la futura imperatrice TaeYeon se ne stava seduta perfettamente dritta, quasi sepolta dalla stoffa del proprio vestito ricamato e arricchito da pietre preziose, il tutto gonfiato dalla pomposa e ingombrante criolina che appesantiva ancor di più il vestiario creato al fine di aiutarla a sopportare il clima ostile di Mosca.
Il fatto che un corpo così piccolo ed esile riuscisse a sostenere tale peso, dava un quadro abbastanza preciso della determinata personalità della giovane donna.
Al suo fianco sedeva un'altra giovane nobile, poco più che una ragazza, creando un quadretto quasi ironico fondato sull'esasperato confronto di visioni opposte. L'unica cosa che accomunava la zarina alla duchessa SeoHyun era l'incarnato pallido che donava ad entrambe un aspetto fragile e quasi etereo. La figura della duchessa era decisamente più alta e slanciata, quasi a voler ostentare la propria bellezza, il che entrava in collisione con il suo carattere docile e accomodante. Forse, proprio per la perfetta combinazione di bellezza, dolcezza e intelligenza che
la più giovane possedeva, ella aveva convinto la zarina a portarsela dietro in quell'interminabile viaggio verso Monaco. O perlomeno ciò avrebbe sicuramente influito sull'esito dell'incontro che la più grande aveva in mente di organizzare, puntando di giocare anche sul sangue della sua accompagnatrice. Perciò, mentre questa era persa nei proprio pensieri, la più piccola faceva scorrere lo sguardo sugli altri convitati con un sorriso gentile, incontrando così quello altrettanto educato del giovanissimo sovrano dei paesi nordici, seduto a sua volta di fianco al proprio fratello il quale sembrava anch'esso perso nei propri pensieri più profondi. SeoHyun non poté fare a meno di notare quanta preoccupazione e angoscia deturpassero quel viso stanco che, immaginava lei, dovesse apparire molto più bello se anche solo l'ombra di un sorriso avesse mai sfiorato quelle labbra. Ma il maggiore dei due fratelli aveva la mente pervasa da ricordi e sensazioni troppo negative per potersi concedere il lusso di un sorriso: le sue labbra non sorridevano da così tanto tempo che egli credeva di aver perso ormai tale abilità. Dopotuttto, il malinconico Jinki aveva già sperimentato una dose enorme di sofferenza nei suoi quasi ventidue anni di vita da poter cancellare qualsiasi traccia di felicità dal suo animo. Però non era sempre stato così, c'era stato anche un tempo colmo di gioia e spensieratezza: fino a poco più di tre anni prima, il nordico nobile era un giovane uomo mai stanco della vita, sempre con il sorriso e una parola di conforto per chiunque, pronto a prendere le redini del proprio regno e la responsabilità per il proprio popolo. Ma poi qualcosa era successo e tutto aveva cominciato ad andare di male in peggio. Jinki si era autoconfinato nei meandri del proprio castello freddo, distante e impenetrabile, così come era divenuto il suo cuore, abbandonando e rifiutando tutto e tutti, incluso il suo ruolo di sovrano, lasciando perciò il potere nelle mani del fratello minore. Nonostante Taemin fosse quattro anni più giovane e parecchio inesperto, aveva accettato di buon grado comprendendo le necessità del fratello e, evitando una crisi dinastica, aveva governato il proprio regno con animo serafico e maturo, guidando il proprio popolo con una saggezza che tanto ricordava quella che caratterizzava il più grande dei due fratelli, in un tempo ormai passato.
L'unico motivo per cui Jinki si era spostato fino a Monaco, una volta arrivata la lettera della principessa tedesca, era perchè da qualche parte periferica del suo essere egli sentiva che poteva giostrare la situazione a proprio vantaggio: non era né abbastanza coraggioso né abbastanza stupido da chiamarla speranza, ma quella sensazione vagamente positiva che percepiva lo invitava a non dare ancora tutto per perso. Qualcosa gli diceva che le cose sarebbero tornate a posto, in un modo o nell'altro.
Nel frattempo, mentre i convitati si scambiavano sorrisi cortesi o rimurginavano silenziosi nelle proprie teste, Jessica li osservava con attenzione e non poté evitare di percepire l'aria gelida che sembravano emanare, quasi come se i paesaggi invernali e rigidi dei loro regni si fossero identificati in loro. Dopotutto pure lei aveva sempre pensato che il regno di Germania fosse quasi incarnato nel suo corpo, rendendola quasi un'unica identità assieme al suo popolo e al suo paese.
Egoisticamente però, Jessica non poté fare a meno di compiacersi per come fossero e chi fossero coloro che aveva davanti: se voleva che il proprio piano funzionasse, aveva un disperato bisogno dei cuori freddi e delle menti lucide che sembravano essere caratteristiche onnipresenti nei propri ospiti. E, a proposito di menti sagaci, la principessa si chiese quando mai sarebbe arrivata la nobildonna che da sempre considerava e trattava come una sorella e che, era sicura, sarebbe riuscita a toglierla da quella situazione problematica.
Arriverà quando ne avrà voglia. E' sempre stata una da entrate teatrali. pensò Jessica sospirando e appoggiando delicatamente la testa su una mano stretta a pugno.
Probabilmente la principessa belga, da sempre estremamente vicina alla casata reale tedesca, si stava divertendo a cavalcare nei boschi assieme ai cavalieri di questa. Jessica sospirò nuovamente: sapeva di poter tranquillamente affidare la propria vita a HyoYeon, così come stava più o meno indirettamente facendo adesso, ma sapeva anche che il tempo a loro disposizione stava correndo via veloce, per questo considerava ogni minuto più prezioso che mai.
I suoi pensieri furono però interrotti da un rumore che la riportò alla realtà. Si accorse che la sua ultima ospite arrivata stava canticchiando un allegro ritornello nella sua lingua madre, le labbra semi aperte che si muovevano quel tanto che bastava per dare un suono più limpido alle parole. In quella glaciale atmosfera, la granduchessa Yuri spiccava come un fiore nel deserto: la sua personalità era quasi fastidiosamente estroversa, i lunghi capelli scuri ricadevano in parte sciolti sulle spalle e sulla schiena in uno sfrontato attacco ribelle alle regole, il vestito rosso fuoco che enfatizzava le curve più che accennate di un corpo maturo e ben proporzionato e la pelle scura, baciata dal sole delle colline toscane, la rendevano diversa da tutte le bellezze che vi si trovavano in quella stanza. La principessa tedesca provò ammirazione per il modo in cui la granduchessa ostentasse sia la propria bellezza, sia la propria libertà e per un attimo sentì il peso delle costrizioni che gravavano sulle sue spalle.
Sbattendo più volte le palpepre e alzandosi in piedi, la futura regina si schiarì la voce attirando l'attenzione di tutti i presenti su di sé.
<< Mi dispiace dovervi costringere a fare un ulteriore viaggio quando siete appena arrivati da regni così lontani, sopportando giorni e giorni di tragitto verso Monaco, ma non appena la principessa del Belgio ci avrà raggiunti, dovremo partire alla volta di Vienna. >>
Tutti quanti i presenti annuirono, già a conoscenza della situazione fra le due casate regnanti.
Il giovane re nordico però si alzò e la principessa si rivolse verso di lui, lasciandogli intendere che aveva tutta la sua attenzione.
<< Per quanto mi sembra di capire ci sono rimaste solo poco più di due settimane. Cosa intendiamo fare una volta arrivati là? >> domandò il giovane, mantendendo un tono di voce perfettamente educato e alzando leggermente un sopracciglio.
Jessica, nonostante la tranquillità con cui era stata posta la domanda, non riuscì ad impedirsi di inquetarsi. Lei aveva pensato di radunare chi poteva aiutarla, sotto consiglio di HyoYeon, e spiegare la situazione. Per il resto però non aveva la benché minima idea di che cosa sarebbe successo e, soprattutto, come sarebbe successo. Il piano rimaneva per ora una prerogativa dell'amica e pure lei, che era il personaggio chiave della faccenda, era all'oscuro dei punti principali.
Si prese del tempo per rispondere, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Doveva mantenere la calma finchè HyoYeon non fosse sopraggiunta a dettare la modalità di condotta e cercare di tenere stretti gli alleati dalla sua parte. Dovette però ammettere almeno a se stessa che lo sguardo curioso di Yuri, quello indagatore di TaeYeon e Jinki, ma soprattutto quelli apparentemente innocenti e tremendamente freddi di SeoHyun e Taemin, la stavano agitando.
<< Questo vi sarà detto e spiegato da HyoYeon, ma per il momento sono sicura di poter contare sulle vostre doti intellettuali e persuasive. >>
Non appena finì di parlare, furono proprio Taemin e SeoHyun a scambiarsi un sguardo d'intesa che durò poco più di un secondo poi, come se niente fosse successo, il giovane re inchiodò i propri occhi nei suoi e Jessica si sentì come se ogni sua difesa fosse calata a picco davanti a quello sguardo.
<< Oh, sì. Sono sicuro che non deluderemo le vostre aspettative. >> disse sempre con quel tono di pura innocenza.
Jessica sentì un brivido freddo correrle lungo la spina dorsale e sperò vivamente di non doversi mai trovare contro tali persone. Pensò che certe personalità fosse bene averle sempre dalla propria parte. Nel bene e nel male.
Ma, soprattutto, si sentì sollevata nel non essere nei panni di Kibum: non sapeva se c'era qualcos'altro dietro, ma era certa che se quel ragazzo viveva più giorni di quante erano le dita delle sue mani, poteva ritenersi più che fortunato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Il ballo. ***


Haru's blablabla: Quanto è passato dall'ultimo aggiornamento di "Per amore o per potere?" un mese? un mese e mezzo? DUE? Boh. Ormai ho perso il conto: scusatemi, ma sono stata davvero impegnata e la scuola, con gli esami che si avvicinano sempre di più, non aiuta di certo. In ogni caso, eccomi qui per i miei soliti due lettori xD con il nuovo capitolo. Spero che almeno a voi piaccia! ^^ Commenti e recensioni sono sempre ben accetti! ^^
 
 
Capitolo 4: Il ballo.

Kibum era totalmente certo che, se non fosse stato per la presenza del padre, avrebbe volentieri preso a schiaffi il cugino che fissava con aria fin troppo maliziosa la regina tedesca. Nonostante il crescente desiderio di far del male fisico al giovane duca, si affrettò a salutare la giovane nobildonna a causa dello sguardo pieno di violenza che il totalitario imperatore aveva posato su di lui.
<< Mia regina >> le baciò la mano nivea che questa gli porse << è un piacere potervi rincontrare dopo così tanto tempo e in un'occasione così lieta. >>
<< Non immaginate quanto ho atteso questo momento, mio principe. >> rispose questa con un piccolo inchino e il futuro imperatore rimase interdetto per un attimo, beandosi della voce della ragazza. Certo, nessuno dei due ricordava che il proprio partner avesse un timbro di voce così particolare, ma comunque piacevole: quello che più sconvolse i due aristocratici fu la reciproca bellezza. Kibum ricordò il giorno in cui l'aveva vista per l'ultima volta, sei anni prima, quando sua madre era ancora viva e aveva insistito affinchè il figlio, ormai quattordicenne, iniziasse a farsi il suo spazio in quel mondo crudele: la giovane regina era cresciuta ormai ma, secondo l'opinione del ragazzo, conservava lo stesso viso da bambina altezzosa di sempre, anche se nei suoi occhi adesso brillava un fuoco diverso, uno spirito risoluto di cui il principe si sentiva totalmente privo a causa del carattere oppressivo del padre.
Dall'altra parte, anche Jessica dovette ammettere almeno a se stessa che Kibum aveva completato con successo la trasformazione da ragazzino petulante ad affascinante principe. Nonostane tutto ciò però le idee di entrambi non accennavano a mutare.
<< Ah, che meravigliosa visione! >> intervenne l'imperatore prendendo la mano del figlio e quella della regina e unendole davanti a sé, tenendole strette saldamente tra le sue << Un futuro imperatore e una regina pronti a unirsi in matrimonio, così come sono pronti i nostri regni a unirsi sotto un'unica bandiera. >>
<< Felice di potervi essere utile, imperatore Kim. >> Jessica si sforzò di stirare le labbra in quello che sembrava essere più una strana smorfia, piuttosto che un sorriso.
La risata dell'uomo risuonò rumorosa nell'ampio salone, lo stesso dove Kibum aveva atteso i suoi ospiti e dove adesso faceva la conoscenza della comitiva che Jessica si era portata dietro.
<< Spero non vi dispiaccia se ho portato alcuni miei conoscenti come invitati al matrimonio anzi, a breve dovrebbe arrivare anche la principessa HyoYeon. >> la promessa sposa continuò a rivolgersi al vecchio uomo << Sapete, lei è come una sorella per me. >>
<< Non vi preoccupate per ciò, c'è spazio per tutti nella mia reggia! Anzi è un onore poter finalmente conoscere la carne più fresca della migliore nobiltà. >> rispose questo facendo scorrere lo sguardo sui giovani volti aristocratici e Kibum era certo che il padre stesse già pensando a come poter usare questa cosa a suo vantaggio << La principessa HyoYeon, dite? Quella graziosa fanciulla è sempre la benvenuta nella mia dimora! Ma ora basta parlare: ho organizzato un ballo per questa sera, per presentarvi ufficialmente alla società, ed è tempo di iniziare a prepararsi! >>
Così in un attimo l'imperatore dette l'ordine di far sistemare gli ospiti e il loro seguito nelle rispettive stanze e scomparve in chissà quale camera, strofinandosi le mani.
Gli ospiti iniziarono a disperdersi entrando nelle rispettive stanze seguendo la servitù che faceva loro strada, ben attenti a non mescolare i due schieramenti, e ben presto i due giovani promessi sposi si ritrovarono da soli. Kibum offrì allora il braccio a Jessica, al fine di cercare un qualsiasi tipo di contatto con lei: se dovevano finire con lo sposarsi, che almeno iniziassero a conoscersi!
Questa però lo guardò disgustata, come se in quel gesto ella vedesse tutta la disumanità e l'innaturalezza dell'unione che era costretta a compiere e, seria in volto, rifiutò quel contatto.
<< Per ora sono accondiscendente al volere di vostro padre solo perchè non ho ancora trovato una via di uscita, ma sappiate che non sono d'accordo con tutto ciò ! Questo non è il mio volere. >> disse la giovane nobildonna con tono duro, per quanto potesse risultare duro il suo tono di voce delicato e leggero come la brezza del mattino << Vi odierò, se mi sarà possibile; altrimenti vi amerò contro voglia. >>
Kibum la osservò colpito e sconvolto allo stesso tempo. Così anche lei era contraria a queste nozze? Per un attimo la luce della speranza balenò negli occhi del giovane, ma poi si rese conto di quanto folle e assurda fosse la sua idea: cosa aveva intenzione di fare? Allearsi con degli sconosciuti per far saltare il piano di suo padre? Non ce l'avrebbe mai fatta, non lui, non un reietto come il principe considerava se stesso. E poi la regina aveva detto che non riusciva a trovare un modo per uscire da quella situazione: probabilmente anche lei aveva le mani legate.
Il moro sospirò avvilito guardando la schiena della giovane donna, ormai rassegnato al triste destino a cui era obbligato.
<< Non sprecate il vostro amore con un inetto come mio cugino, mia signora. >> il duca viennese si esibì in un perfetto baciamano e Kibum si chiese esterrefatto da dove fosse scivolato fuori << Duca Kim JongHyun, al vostro servizio. E' un piacere avervi qui, le mura di questo palazzo non hanno mai visto tanta bellezza. >>
Jessica sorrise, divertita da quella melensa parlantina. La ragazza ricordava benissimo i due cugini: quanto più Kibum appariva pallido e fragile, sempre attaccato alla madre, tanto più il maggiore dei due passava abilmente da una conversazione all'altra. Ora quel ragazzino espansivo era cresciuto e, secondo l'opinione di Jessica, Kim JongHyun faceva la sua più che decente figura: nonostante fosse palesemente più basso del giovane cugino, i lineamenti marcati, i muscoli evidenti anche da sotto gli elaborati vestiti e l'atteggiamento spavaldo gli conferivano un'aria decisamente più virile, forse anche troppo.
Ecco, Kim JongHyun era troppo per i canoni di Jessica Jung: la sua forte personalità era ingestibile per l'animo stanco della regina.
Accettò comunque l'invito adagiando una mano guantata sul braccio piegato che le veniva offerto, cercando di sembrare il più cordiale possibile: HyoYeon tardava ad arrivare, ma aveva fatto consegnare una lettera dove suggeriva a Jessica di avviarsi verso Vienna anche senza di lei e di mantenere le apparenze finchè non fosse arrivata, perciò la giovane regnante seguiva i consigli alla lettera e già si pentiva di quello che aveva confessato a Kibum.
JongHyun interpretò quel gesto come un segno positivo e le sorrise di rimando, facendole strada nel vasto castello.
Kibum li osservò sconvolto mentre si allontanavano. Il salone era ormai completamente vuoto e lui vi stava nel mezzo, solo e con l'amaro in bocca. Si passò le mani tra i capelli, sconvolgendo l'eccentrica pettinatura, e si lamentò sbuffando tra sé e sé. Constatò una volta ancora quanto vuota fosse l'ampia stanza, esclusion fatta per le guardie immobili come statue, e si sentì uno stupido. Borbottando qualcosa contro il molesto cugino, corse su per la raffinata scalinata, diretto a cercare qualcuno da mandare nelle cucine. Tutta quella situazione gli aveva messo fame.

Il gusto viennese per le cose raffinate e sproporzionatamente esagerate non dava certo cenno di cedere e in quella serata, nel palazzo principale dell'imperatore austriaco, il lusso faceva da padrone. Il grasso bruciava nei grandi lampadari che, appesi al soffitto, brillavano luminosi, inondando di luce e calore le decine di invitati che animavano la grande sala da ballo, tirata a lucido per l'occasione. Gli invitati indossavano i loro abiti migliori e le giovani dame speravano di poter resistere agli opprimenti corsetti che attanagliavano i loro petti: nonostante l'intera giornata che era servita per entrare in quei vestiti, esse sapevano che la vera tortura era appena cominciata. Dopo aver goduto di un vero banchetto imperiale, gli ospiti si erano spostati in questa raffinata stanza, pronti per ballare: l'orchestra iniziò a suonare e i due schieramenti si mossero l'uno verso l'altro. Arrivati a fronteggiarsi, la fila degli uomini s'inchinò e quella delle donne restituì il saluto prima di iniziare a girare attorno al partner. Come da programma, Kibum e Jessica facevano da modello per tutti gli altri invitati, sorridendo e danzando con un portamento ineccepibile.
Le danze andarono avanti festosamente, ma una coppia in particolare stava avendo una conversazione davvero fuori dal comune. Il duca Choi MinHo l'aveva notata non appena era arrivata, con la sua pelle scandalosamente abbronzata e gli occhi che brillavano come firmamenti. Niente e nessuno aveva mai intaccato la sua indole serafica e l'apparente noncuranza nei confronti degli aspetti più frivoli della società che lui riteneva inutili e ridicoli, ma lei era diversa e anche quella sera lo attirava così come un fiore profumato attira un'ape bisognosa di nettare. La granduchessa Yuri era uno spettacolo col suo vestito sfarzoso e la pelle adornata dai gioielli più appariscenti che avesse mai visto e che ben si associavano al lusso di quella festa. Quella stravagante ragazza aveva completamente distrutto la facciata rude di MinHo e aveva risvegliato in lui la curiosità di un mondo che egli si era autoprecluso ormai da molto tempo.

<< Non dare troppa confidenza a quella gente >> gli aveva consigliato un Kibum fin troppo stressato mentre una ragazzina appartenente alla servitù gli sistemava timida le maniche della giacca che il principe continuava a maltrattare a causa dell'ansia << Temo che siano qui per... Voglio dire, hai visto che anche i due... >>
<< Sì, ho visto chi era presente. >> lo interruppe MinHo portandosi una mano al mento, pensieroso  << Effettivamente mi chiedo anch'io come mai sia qui. Ho sentito dire che perfino i fantasmi si mostrano ai mortali con più facilità di quanto non faccia lui. >>
<< E non ti sembra strano? >> il principe squadrò preoccupato la sua immagine riflessa << Ho un brutto presentimento... >>
<< Non agitarti troppo, Kibum. Ho buon motivo di credere che debba prima confrontarsi con un'altra persona e, se mai toccherà anche a te, allora vorrà dire che ci sarà una testa vuota in meno a giro per il nostro regno! >>
<< Su questo concordo! >> s'intromise il duca appartenente alla casata imperiale, sollevando il calice pieno di liquore che stava bevendo.
<< Taci, JongHyun! Me la devi ancora pagare per stamane! >> Kibum si alterò, guardando con astio il maggiore dei tre presenti. La servitù era stata fatta uscire dalla stanza durante la conversazione.
<< Avanti, Kibummie...Se non la vuoi tu, me la prendo io! >>
<< Diamine! Perchè nessuno mi rispetta? >> sbuffò il futuro imperatore << E cosa intendevi dicendo "su questo"? >>
<< Oh, niente di che. Intendevo solo dire che, se fossi in te, starei ben attento a tenere la testa attaccata al collo, mio caro cuginetto! >> rispose con nochalance JongHyun rasentandosi la gola con la propria mano, mimando con fare minaccioso una gola che veniva squartata.
Kibum deglutì rumorosamente aggrottando le sopracciglia preoccupato, mentre con la mano tentava di allentarsi il colletto che gli stava attanagliando la gola e si augurò di essere in grado di percepire la pelle sottile del collo sotto i proprio polpastrelli per molti altri anni a venire.


Kibum aveva cercato di metterlo in guardia, ma anche MinHo sapeva di doversi guardare le spalle. Eppure qualcosa gli diceva che Yuri non era quella pericolosa. Eccentrica e fuori dal comune, sicuramente, ma di certo la sua vita non poteva essere in pericolo se stava con lei. La parte più razionale del suo cervello gli urlava che il proprio giudizio sulla ragazza era largamente influenzato dai dolci sorrisi e dagli sguardi che questa gli lanciava da sotto le lunghe ciglia nere, ma MinHo rimaneva comunque fermamente convinto che la granduchessa non rappresentasse un problema.
E ora stavano danzando palmo a palmo, occhi negli occhi, risucchiati nel vortice di una strana alchimia che era andata a nascere proprio tra loro due. Il moro sentì il bisogno di iniziare una conversazione: la conosceva da neanche un giorno, ma quegli attimi fatti di sorrisi e occhiate fugaci non gli bastavano più. Adesso necessitava di qualcosa di più, ma non sapeva decidersi a parlare. Il suo dilemma gravava attorno a quale lingua usare: come si conviene a ogni buon gentiluomo, anche a Choi MinHo erano state insegnate già da piccolo diverse lingue, ma aveva sempre ritenuto il suo accento terribilmente ridicolo quando parlava in italiano e, di certo, non voleva fare la figura dell'incapace di fronte a lei. Al tempo stesso però non si azzardava a parlare in tedesco: temeva di mettere in imbarazzo Yuri, nel caso in cui questa non avesse saputo destrarsi abbastanza bene con la lingua madre del giovanotto.
Fortunatamente ci pensò la ragazza a porre fine al dilemma del giovane nobile.
<< E' un'incantevole serata, non trovate? >> disse questa in un tedesco pressoché perfetto, macchiato solo da un lieve accento che MinHo trovò adorabile.
<< Meravigliosa. >> rispose questo << E avere una visione celestiale come voi qui con me la rende decisamente perfetta. >>
<< Oh, ma quanti complimenti. Non vi facevo così...audace. >>
MinHo scoppiò in una risata onesta e poi posò di nuovo lo sguardo dolcemente sulla piccola donna che aveva a fianco << Ci siamo appena conosciuti, è naturale che sappiate poco o niente su di me... >>
<< Allora narratemi tutto ciò che debbo sapere su di voi! >> esclamò dapprima emozionata Yuri, per poi abbassare gli occhi quasi timidamente << Sempre se vi fa piacere... >>
<< Ogni cosa che aggrada voi, porta piacere a me. > rispose l'alto giovane uomo cercando di farle capire che non si era offeso << Cosa desiderate sapere? Non saprei proprio che cosa dirvi... >>
<< Ditemi in che cosa siete bravo! >>
<< Beh... >> MinHo sembrò pensarci un po' su << Sono un ottimo spadaccino, sapete? >>
<< Oh, sono certa che queste mani siano più che capaci a maneggiare le spade... >> disse Yuri, e il tono malizioso con cui parlò non sfuggì di certo al viennese.
<< Queste mani sono capaci di fare magie, credetemi. >> rispose di rimando lui.
<< Allora aspetterò con impazienza fino al giorno in cui mi mostrerete un paio di trucchi. >>
<< Volentieri, signorina. Anche subito. >>
<< Adesso? Durante il ballo? Ma allora i vostri si chiamano miracoli, non magie! >> l'italiana scoppiò in una lieve risata.
<< Oh, no. Per fare miracoli bisogna avere un posto assicurato in paradiso. >> MinHo cercò di aggiungere del finto perbenismo alla conversazione, parlando con tono basso, quasi a voler aumentare la solennità delle sue parole.
<< Se è tutto quello che serve, posso sempre mostrarvi io la via più breve per il paradiso. >>
I due si fissarono per un lungo istante, Yuri leggermente timorosa di aver superato il limite, MinHo completamente basito, le labbra piene appena dischiuse e poi, improvvisamente, scoppiarono entrambi a ridere.
La sala sembrava trasudare allegria e tutti, chi più e chi meno, si stavano godendo la festa e il ballo quando il portone in cima alla scalinata di marmo si spalancò facendo sobbalzare gli ospiti a causa del forte rumore. Gli archetti dell'orchestra suonarono ancora un paio di note scompagnate, incerti se dover interrompere la musica o meno, e infine anche quelli tacquero. Il silenzio piombò nella sala, gli occhi di tutti i presenti erano fissi sull'entrata. Trepidanti, tutti attendevano che qualcuno dicesse qualcosa.
<< HyoYeonnie! >> fu il bisbiglio sollevato di Jessica ad infrangere l'assordante silenzio.
Kibum osservò esterrefatto la regina che sorrideva compiaciuta al suo fianco per poi risollevare lo sguardo sulla nuova arrivata.
Una figura minuta, coperta da un pesante mantello verde smeraldo e da un cappuccio ancora bagnato da gocce di pioggia gelida che le nascondeva quasi interamente il volto, avanzò di un paio di passi. Una delle guardie viennesi tentò di bloccarla, ma questa venne a sua volta schiacciata contro il muro da una delle guardie che seguivano la ragazza e che portavano, ben visibile sulle loro divise, lo stemma ricamato della casata reale tedesca.
Incurante di ciò che accadeva a pochi centimetri dietro le sue spalle, la principessa belga fece scivolare il cappuccio svelando il volto e squadrò la massa che la sottostava, fermandosi infine sullo sguardo carico di aspettativa di Jessica.
<< Perdonate il ritardo. >> disse sollevando le sopracciglia, con un mezzo sorriso sarcastico che le illuminava il volto << Ho forse interrotto qualcosa d'importante? >>

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Quanto è profondo il tuo amore? ***


Haru's blablabla: Lo so che avevo detto che dovevo pubblicare il nuovo capitolo di "Starway to heaven", ma poi ho pubblicato l'ultimo di "Aspettando l'alba". Poi vi ho promesso che lo avrei scritto sul serio, ma ora eccomi qui col quinto capitolo di "Per amore o per potere" xD Giuro che mi ci sono messa a scriverlo, ma sono successo tante cose quel giorno e quindi è un capitolo molto lungo...ma sono alla fine, lo prometto! Lo posterò prestissimo! :P Per chi aspettava invece l'aggiornamento di questa long fic...beh, eccoci qui! :D Lo so che aggiorno ogni duemila anni, ma prometto che gli aggiornamenti saranno più rapidi adesso che ho finito gli esami (e che gloria sia! *O*) quindi, per il momento, godetevi questo capitolo. Per chi non ricordasse dove eravamo arrivati (non vi biasimo, è tutta colpa mia e della mia lentezza), eccovi un mini-mini-mini riassunto: Kibum e Jessica sono promessi sposi, ma entrambi sono contrari. Per opporsi al volere di chi sta sopra di loro, entrambi hanno radunato un gruppo di persone che possono aiutarli a portare fino in fondo il proprio piano. La presentazione di tutti i personaggi principali è stata fatta (più o meno) a grandi linee, ma vedremo la caratterizzazione e la sub-storia di ognuno di loro man mano che andremo avanti con la fic. Eravamo arrivati al ballo tenuto nella reggia viennese e il capitolo si era concluso con la teatrale entrata in scena del personaggio di HyoYeon.
Per il resto non vi resta che leggere :P

Non è molto lungo come capitolo, ma abbastanza intenso e quello che doveva essere detto, è stato detto.

Vi esorto a lasciare un commento per farmi capire cosa ne pensate della storia perchè, gente che legge c'è (viene registrato) ma siete in pochissimi a commentare (sempre i soliti in realtà) perciò, anche se la storia vi fa schifo, lasciate una recensione con scritto "smetti di scrivere.Bleah" e io acconsentirò al vostro volere XD Ma almeno non fatemi umiliare ancora a lungo.
Ebbene, signoria, vi lascio alla lettura.
ENJOY!


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Capitolo 5: Quanto è profondo il tuo amore?
 
Il lieve bussare fu talmente leggero che, se solo Yuri non fosse stata ben attenta nell'ascoltare aspettando quel segnale, non si sarebbe neanche accorta del quasi impercettibile rumore. Si alzò dal letto, stando ben attenta a non svegliare il moro che dormiva beato al suo fianco. Si avvolse un lenzuolo di seta attorno al corpo nudo, afferrò il biglietto che aveva precedentemente scritto e si avvicinò, quasi levitando sul pavimento da tanto leggeri erano i suoi passi, e aprì uno spiraglio della porta. Si accertò che la faccia della persona che la osservava fosse quella che si aspettava di trovare e poi fece scivolare il foglietto accuratamente piegato nella direzione dell'altra ragazza.
<< C'è scritto tutto quello che volevate sapere. >> disse Yuri in tedesco, abbassando la sua voce a poco più di un bisbiglio .
<< Perfetto. >> rispose la bionda facendo sparire il foglio tra le pieghe del suo vestito.
Yuri la squadrò per qualche secondo, chiedendosi se fosse la cosa giusta fidarsi di una perfetta sconosciuta, ma Jessica si fidava di lei e così avrebbe fatto anche Yuri.
<< Va bene così? >> chiese l'italiana << C'è altro che posso fare? >>
<< No. Da ora lascia fare a me. >> rispose HyoYeon in modo risoluto << Se avrò nuovamente bisogno del tuo aiuto te lo farò sapere. Non destare sospetti, mi raccomando. >>
Yuri annuì, domandandosi cosa mai avesse in mente la principessa belga.
<< Yuri? >> la voce di MinHo arrivò ovattata da dentro la stanza, facendola sobbalzare sul posto dallo spavento << Stai parlando con qualcuno? >>
<< N-no... >> rispose voltandosi ma, quando si rigirò dalla parte di HyoYeon, si accorse che questa non era più lì, era sparita, perciò chiuse velocemente la porta e si avvicinò al letto << Mi era sembrato di aver sentito delle voci, ma evidentemente mi sbagliavo. >>
<< Capisco... >> dal tono di voce con cui parlò, sembrava che MinHo avesse già perso interesse per l'argomento e allungò un braccio nella direzione della ragazza.
Yuri gli prese la mano e si lasciò condurre al suo fianco, scivolando dolcemente sul letto. Il duca le cinse le spalle e Yuri appoggiò delicatamente la testa sul suo ampio petto, inspirando profondamente l'odore della sua pelle. MinHo fece scivolare le dita di una sua mano tra i capelli della ragazza che le ricoprivano quasi interamente la schiena, mentre piegò l'altro braccio portandosi la mano alla base del proprio collo. Chiuse gli occhi ripensando alla bellissima notte che aveva appena trascorso con quella ragazza dal comportamento ermetico che teneva tra le proprie braccia in quel momento.
 
Dopo aver riversato in lei l'inaspettato amore che si era ritrovato a provare nei confronti della granduchessa, MinHo lasciò la presa ferrea che aveva sulla coscia di lei e rotolò di fianco, cercando di riequilibrare il proprio respiro. Intrecciò la sua mano con quella di Yuri, avvicinandosi di più a lei.
Chissà come avrebbe reagito Kibum se fosse improvvisamente entrato nella stanza in quel preciso momento!
Come fosse finito in quella situazione, non lo sapeva neppure lui: un attimo prima si stavano dilettando nell'ennesimo ballo assieme e un attimo dopo si erano ritrovati nel letto della sua camera, impegnati nell'atto di liberare la giovane donna dagli abiti anche fin troppo elaborati.
Era una ragazza strana, ma forse era proprio l'aria mistica che l'avvolgeva che lo teneva legato a sé, attraendolo sempre di più nella sua sfera gravitazionale. Ormai l'aveva preso al laccio e MinHo era persuaso dall'idea che riuscire a slegarsi da un tale legame sarebbe stata una fra le cose più difficili che mai avrebbe affrontato nella sua vita di evita-guai. Ma la granduchessa Yuri era sicuramente un guaio dentro al quale si era gettato volentieri, nonostante l'aria un po' strana e misteriosa. Una dimostrazione della sua stranezza consisteva anche nel suo parlare sempre per frasi oscure, che raramente MinHo riusciva a comprendere al primo colpo, e nelle sue domande apparentemente scollegate da qualsiasi sistema logico.
<< Com'è l'imperatore? >> chiese infatti la ragazza.
<< Perché ti interessa? Hai intenzione di abbandonare me per lui? >> sussurrò MinHo tra i suoi lunghi capelli profumati.
<< Ma cosa stai dicendo, sciocco! >> rispose Yuri sorridendo e dando una leggerissima pacca sulla guancia del moro. << Mi stavo chiedendo come potesse essere un imperatore. Sai, io non l'ho mai incontrato prima d'ora, mentre tu fai parte della casata reale austriaca: dovrai pur sapere qualcosa su un tuo parente! >>
<< Che devo dirti? >> domandò il duca più a se stesso che ad altri << Non dirlo a nessuno, ma ho sempre trovato l'imperatore una persona un po'...arrogante. Non era così tanto rigido prima della morte dell'imperatrice, ma da quando lei non c'è più, lui è diventato sempre più severo e calcolatore e ha iniziato a riversare ogni tipo di sentimento negativo su Kibum. Col passare degli anni ha iniziato a perdere di vista le cose più importanti e ormai, invece che prendersi cura dei suoi affetti e del suo popolo, spreca tutto il suo tempo nel pensare a come fare per aumentare i guadagni e per ottenere sempre più potere: non è raro vederlo sopraffare il suo stesso figlio, o passare le notti con ragazze anche più giovani di me. Le donne ormai sono diventate un suo chiodo fisso: non direbbe mai di no a intrattenersi con una donna a qualsiasi ora del giorno e della notte, perciò fammi un favore e cerca di stargli il più lontano possibile. Anche solo l'idea che lui possa sfiorarti con le sue mani, mi fa impazzire... >>
<< E dove si trova la sua camera? È bene che io sappia dove è meglio non passare, no? Questa reggia è immensa, non vorrei trovarmi per sbaglio di fronte alla porta delle sue stanze. >>
<< La camera da letto dell'imperatore si trova nell'ala Est, al piano superiore. È la quarta porta da destra. Ma basta che non ti avvicini al corridoio che ospita il triplo delle guardie. Si trova lì. È diventato sempre più ossessivo all'idea che qualcuno possa ucciderlo e usurpargli il posto, di recente. È terrorizzato soprattutto da Kibum: lo teme più di tutti, per questo fa in modo di reprimerlo in ogni modo possibile e di tenerlo a bada, ma onestamente dubito nel modo più assoluto che il principe sia in grado di fare una cosa simile. >>
<< Sono felice di averti incontrato. >> disse Yuri stringendosi ancora di più al duca << Mi sento come se fossi al sicuro da qualsiasi cosa, quando sto con te. >>
<< Non preoccuparti, mia luce. Finché ci sarò io, non ti accadrà niente. Te lo prometto. Farei qualsiasi cosa pur di farti felice e di averti al mio fianco, ma soprattutto voglio saperti al sicuro. >> concluse MinHo stringendo il piccolo corpo della ragazza a sé. 
Negli occhi scuri e profondi di Yuri, nello stesso istante, brillò una luce sinistra e un sorriso appena accennato le sfiorò le labbra piene.
Ma il duca MinHo non vide mai niente di tutto ciò, troppo preso dal bearsi del contatto che il suo corpo aveva con la pelle setosa dell'italiana. 
 
In un'altra stanza, la principessa belga e la regina tedesca esaminavano, al debole pallore della fiamma di una candela, le parole che Yuri aveva scritto sul biglietto che aveva consegnato. Non vi era alcun rumore mentre i loro occhi scorrevano rapidi e attenti sull'inchiostro scuro, se non il leggerissimo sfrigolare del foglio che tenevano tra le mani. Lentamente una risata più silenziosa della notte proruppe dalla bocca della bionda e Jessica alzò il proprio sguardo per incontrare quello soddisfatto e pieno di aspettativa della ragazza che le stava di fronte.
<< Mi piacciono i tuoi amici. >> disse HyoYeon, enfatizzando la parte finale della frase << Ci sanno fare. Molto meglio di quanto mi aspettassi. >>
Jessica non rispose. Si limitò a incastonare il proprio sguardo in quello della tanto adorata amica per un lungo periodo e poi sorrise a sua volta. HyoYeon si sorprese nel vederla sorridere così spontaneamente e ne fu felice, ma non lo dette a vedere. Non era una persona che doveva esibire per forza cosa provava, anzi, si era sempre allenata nel controllare le proprie emozioni: quante volte aveva sorriso a un perfetto idiota, mentre sotto al tavolo sfogava la sua rabbia e frustrazione ferendosi la mano con le punte della forchetta? Anche la regina, dello stesso avviso, preferì non esternare troppo la propria gratitudine.
<< Mi fido di te >> disse Jessica << Ma stai attenta, HyoYeon. >>
<< Non preoccuparti per me, so cosa devo fare. >>
<< Non sei né infallibile, né immortale. >>
<< Ho Jens con me, lo sai. >> la principessa stette ben attenta a rimarcare il tono con cui parlò, sperando di mettere a tacere le preoccupazioni della regina.
Jessica non poté evitare di sentirsi ancora almeno un minimo in ansia, ma sapeva che HyoYeon aveva ragione e che, con Jens dalla loro parte, non c'era assolutamente da preoccuparsi per l'incolumità dell'amica.
E allora perché quell'orribile sensazione di pericolo non intendeva abbandonarla?
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Quando non hai quasi mai avuto niente. ***


Haru's blablabla: Non ho molto da dire, a parte che finalmente sono riuscita a scriverlo e che Jessica mi odierà, ma va bene: Jess, ricordati che è tutta colpa di Denise! XD Vi lascio al capitolo. ENJOY! ^^



Capitolo 6: Quando non hai quasi mai avuto niente.
 
La stessa notte impregnata dei bisbigli tra la principessa belga e la regina tedesca, nonché unica testimone dello scambio di informazioni tra Yuri e HyoYeon, altre due persone stavano rimandando da tempo l'ora di andare a dormire. Al piano sottostante rispetto a quello dove si trovavano le stanze assegnate alla regina tedesca, il pavimento di una camera veniva nuovamente calpestato da irrequieti piedi che avevano già percorso chilometri a seguito dei continui su e giù.
<< JinKi, siediti per un attimo solo, ti prego. >> la voce stanca di un Taemin rozzamente abbandonato su di una poltrona sembrò riscuotere il fratello maggiore dagli intricati pensieri che non lo abbandonavano da tanto, troppo tempo. Jinki sollevò lo sguardo e smise per un attimo di torturarsi le unghie della mano sinistra, ma l'espressione indecifrabile per le troppe emozioni in contrasto sul suo volto non rassicurò per niente il più piccolo. Quella notte non riusciva a dormire a causa del continuo flusso di pensieri che lo torturava da quando aveva ricevuto la lettera di Jessica e che, in quel momento, sembrava essere particolarmente intenso. Il fratello maggiore gli aveva
improvvisamente invaso la camera dicendo che era del suo stesso avviso e che voleva che gli facesse compagnia. Taemin aveva acconsentito, ma dopo tre ore di ininterrotti borbottii da parte di JinKi, Morfeo si era finalmente deciso ad accoglierlo tra le sue braccia, ma adesso il fratello desiderava fortemente che il più piccolo restasse sveglio finché anche lui non avesse iniziato a sentire il peso della stanchezza gravargli addosso.
<< Non ci posso credere, non ci posso credere... >> JinKi riprese il suo monologo ripetitivo interrotto poco prima << Mi ha visto quando siamo arrivati e anche al ballo: mi evita di proposito, me ne sono reso conto... >>
<< E' comprensibile, JinKi, sai che... >> fece Taemin per tranquillizzare, inutilmente, il fratello.
<< Comprensibile, dici? >> JinKi lo fulminò con lo sguardo, come se avesse appena detto la cosa più assurda e folle mai detta e, probabilmente, lo pensava sul serio << E' scappata via e non è mai più tornata da me. Si è sposata e adesso mi evita. Non difenderla, Taemin. Non farmi questo. >>
<< Non la sto difendendo, sto solo dicendo che posso capire il suo punto di vista. Almeno lei ci prova ad andare avanti. Non puoi accusarla se sta tentando di riconquistare un po' di felicità. Te lo ripeto da anni, JinKi: chiudi quel capitolo della tua vita una volta per tutte e vai alla pagina successiva! Quando è stata l'ultima volta che hai parlato così tanto? Quando è stata l'ultima volta che hai parlato? Sei devastato, lo capisco, è stato un brutto colpo per tutti, ma ormai è passato e il passato non si può cambiare, per quanto lo si desideri. Non ti rimane altro che andare avanti e cercare un briciolo di felicità altrove! >>
<< Lei è la mia felicità e io sono la sua! Perchè sembrate tutti non capirlo? >> il maggiore dei fratelli stava urlando, fuori controllo. Si portò una mano al petto, all'altezza del cuore, nell'inutile tentativo di alleviare almeno parte del dolore e della sofferenza che si portava dentro, mentre gli occhi diventavano pericolosamente lucidi. Taemin pensò che fosse un buon segno: anche la rabbia, anche la tristezza, qualsiasi cosa, era meglio dell'ottuso autismo che il più grande si ostentava a mostrare a chiunque. Avrebbe ritenuto un grande passo avanti se anche solo il fratello fosse scoppiato in lacrime o avesse cominciato a lanciargli contro un oggetto dopo l'altro; per troppo tempo aveva provato a riportare il sorriso sulle labbra dell'unico vero legame che gli era rimasto e troppe volte si era visto ricambiare con imbronciati silenzi e occhiatacce. Taemin era deciso a far tornare le cose come prima, in un modo o nell'altro. Si alzò dandosi un contegno e si avvicinò all'altro, sfiorandogli una spalla amichevolmente.
<< JinKi, io... >> non riusciva a trovare le parole giuste. Non voleva risultare aggressivo o capriccioso, ma desiderava fortemente cambiare le cose. Sospirò guardando il fratello che si teneva la testa con la mano, gli occhi chiusi a celare un mondo dentro il quale era vietato l'accesso a chiunque tranne che alla sua disperazione e autocommiserazione. Il giovanissimo re nordico stava per pronunciarsi nuovamente, quando un lieve bussare gli fece voltare la testa in direzione della porta, mentre il più grande si lamentava di chi mai potesse essere così stupido e maleducato da venire a disturbarlo a quella tarda ora. Il più piccolo si avvicinò alla porta e l'aprì: non aveva la minima idea di chi potesse desiderare di vederlo, ma di certo non avrebbe mai pensato di ritrovarsi di fronte alla minuscola figura che lo osservava con uno sguardo preoccupato.
<< Sunny... >> bisbigliò, chiedendosi se la ragazza si trovava seriamente davanti a lui o se si trattava solo del frutto della sua immaginazione.
<< Salve, Taemin. >> la regina francese non sembrava offesa dal fatto che il ragazzo l'aveva appena chiamata col suo semplice nome, senza aggiungere alcun tipo di onorifico, dopotutto la giovane donna ci era abituata: l'aveva visto crescere quel ragazzino, non voleva certo essere scortese.
<< Vi lascio da soli >> il più piccolo si fece da parte per far entrare la regina.
<< Grazie, Taemin. Se non ci fossi stato tu... >> Sunny non riuscì a terminare la frase perchè i ricordi affiorarono vivi e violenti a quelle parole e lei dovette concentrarsi unicamente sull'atto di reprimerli. Taemin sorrise e mise una mano su quella della ragazza che gli stava accarezzando una guancia con amore materno e la malinconia negli occhi. Con un sospiro si avviò verso la camera assegnata al fratello, sperando vivamente che quella notte rappresentasse il punto di svolta per quella brutta situazione.
Sunny si chiuse la porta alle spalle e incatenò lo sguardo a quello di JinKi, il quale la fissava con uno sguardo tra l'incredulo, l'estasiato e lo sconvolto.
<< Amore mio >> JinKi sembrò riscuotersi e, con un sorriso che gli costò parecchia fatica da tanto era il tempo che era passato dall'ultima volta in cui aveva sorriso, percorse a grandi falcate la stanza e azzerò la distanza fra lui e la piccola donna.
Questa però alzò le minuscole e delicate mani al fine di fargli capire che non poteva cingerla con le sue braccia per stringerla a sé << Non mi sembra appropriato, JinKi. Sono sposata, adesso. >>
Il sorriso brillante che per qualche secondo aveva illuminato il volto dell'uomo, morì con la stessa velocità con la quale era nato e Sunny sentì una dolorosa fitta al petto, vedendo il volto che un tempo aveva amato anche più della sua stessa vita oscurarsi nuovamente e farsi tetro più della notte senza luna. Sapere di essere lo strumento che avrebbe portato l'altro all'infelicità la divorava dentro senza pietà; le attanagliava le budella e le chiudeva lo stomaco in una stretta fatta di tormento e sensi di colpa, per poi agganciare i polmoni e costringerla ad annaspare alla ricerca di un po' d'aria, ormai incapace di parlare. Eppure doveva fingere che il terremoto che aveva dentro non esistesse, doveva simulare una gioia che non le apparteneva, un appagamento e una beatitudine che ormai non avrebbe mai più potuto avere.
JinKi però non si perse d'animo: se l'era fatta scivolare dalle mani già una volta e non si sarebbe mai perdonato se avesse perso una volta ancora la ragione per la quale aveva arrancato fino a quel giorno. L'aveva giurato a se stesso che l'avrebbe riportata a casa, in un modo o nell'altro, anche se ciò avesse significato rompere le regole e la morale dell'etichetta che gli era stata inculcata già da bambino. Avrebbe dovuto trovare una via di uscita perchè, ne era sicuro, non era ancora troppo tardi. Non per lui. Non per quello che avevano quasi avuto. Una volta per tutte, Sunny sarebbe stata sua, a costo di strapparla con la forza dalle braccia di suo marito e portarla lontano, magari in un paesino sperduto in India o sulle cime innevate dell' Himalaya, dove avrebbero finalmente potuto celebrare la rinascita del sentimento che li legava e che era stato sottratto loro.
<< Cosa significa uno stupido anello al tuo grazioso dito se non sono stato io a donartelo? >>
<< Molto più di quanto tu posso accettare che sia. >> rispose Sunny richiamando tutte le sue forze per apparire rilassata e in parte disinteressata.
JinKi esplose in una risata che presto si affrettò a soffocare, poi scosse la testa guardandola negli occhi. << Non prendermi in giro, angelo mio. Se davvero fosse così, non indosseresti ancora questo... >> disse sfiorando poi lo spesso bracciale di oro puro che la bionda aveva custodito amorevolmente per tutti quegli anni attorno al proprio polso destro.
Lei ritrasse velocemente il braccio, come se quel leggero tocco l'avesse bruciata.
<< Io, ecco... >> cercava di trovare una scusa plausibile al perchè indossasse ancora quel gioiello, ma non riuscì ad inventarsi niente di troppo credibile perciò, dopo un paio di tentativi, tacque.
<< Perchè te ne sei andata così? >> domandò improvvisamente il ragazzo mentre gli occhi si scurivano e il viso si rifaceva serio << Se non hai mai smesso di amarmi, e non dire che l'hai fatto perché altrimenti non indosseresti ancora un mio dono, per quale motivo mi hai lasciato, Sunny? >>
Il cuore della ragazza perse un paio di battiti nel sentire la voce di JinKi, così roca nel suo tormento emotivo, pronunciare il suo nome. Quante volte aveva chiuso gli occhi e aveva seriamente pensato di abbandonare tutta la farsa che la sua vita era diventata e tornare da lui? E quante volte invece le sue iridi si erano illuminate al passaggio di una stella cadente mentre desiderava che, in un modo o nell'altro, JinKi finisse col dimenticarla e andare avanti? Non riusciva a ricordare, ma rievocava tuttora la desolazione che percepiva nel cuore al pensiero del suo amato angosciato dalla pena e sperava vivamente che non fosse mai accaduto. Tutto il suo essere si sarebbe sicuramente incrinato pericolosamente fino a rovinare malamente al suolo se solo avesse saputo quanti soli JinKi aveva visto sorgere e tramontare, le mani gelide che sfioravano il vetro delle enormi vetrate del suo castello, unica barriera tra lui e le appuntite scogliere che emergevano dalle acque glaciali le quali si abbattevano violente contro la falesia in cima alla quale sorgeva, maestosa e imponente, la residenza principale della casata reale. Aveva desiderato davvero ardentemente che lui, col passare del tempo, avesse dimenticato i tratti del suo viso e il suono della sua voce. Nonostante quanto lei lo amasse, nonostante il loro rapporto indissolubile. E quello era ancora il suo pensiero: si sarebbe mostrata indisponente e insopportabile, si sarebbe preoccupata di sottolineare quanto i suoi atteggiamenti fosseri irritanti e odiosi, sperando che alla fine JinKi avrebbe cambiato idea e opinione su di lei, giudicandola altezzosa e seccante e si sarebbe allontanato lasciandola da sola.
Dal canto suo, il giovane uomo si sentiva fortunato ad averla trovata. Lo sapeva che seguire quel sentimento positivo l'avrebbe portato al suo posto. E il suo posto era sicuramente al fianco di Sunny, di questo era certo: non c'era luogo troppo ostile finché avesse potuto stringere la sua mano e non c'erano paesi troppo lontani finché avesse potuto deliziarsi della vista dei suoi occhi.
<< Io adesso amo il mio signore e marito, il re del regno di Francia. >> rispose la ragazza, ma le sue parole suonarono come dette da uno sconosciuto e non convinsero assolutamente JinKi.
<< No, non lo ami. >> rispose con calma, come se stesse cercando di mostrare qualcosa di ovvio a qualcuno di molto cocciuto.
<< Io devo amarlo. >> Sunny sottolineò il concetto << Imparerò ad amarlo! >>
<< Va bene, amalo se vuoi, amalo se osi! >> JinKi alzò leggermente la voce e puntò le mani sui fianchi.
A quel punto, Sunny, alzando gli occhi lanciò uno sguardo mai visto prima: pena, vergogna, ira, impazienza, disgusto e odio sembravano susseguirsi nelle sue pupille. Sembrava una lotta selvaggia che doveva essere decisiva per lei stessa, ma un altro sentimento sorse e trionfò sugli altri: qualcosa di duro e cinico, volitivo e risoluto che dominò la sua passione e irrigidì i suoi lineamenti. << Lo farò! Oserò farlo! >> esclamò determinata << Manterrò la mia decisione; spezzerò ogni legame tra me e la felicità, fra me e la bontà. Voglio essere diversa da quella che ero: quelle che gli altri considerano calamità o disgrazie, io le considererò benedizioni. Voglio essere circondata da cose negative: fare l'abitudine a un triste futuro mi farà dimenticare il dolore della perdita di un lieto passato. >>
Sunny era certa delle sue parole. Sapeva che avrebbe sofferto per questa sua scelta, ma era disposta a pagare con le lacrime per la felicità dell'altro, per dare a Jinki una seconda possibilità che a lei era stata negata per sempre. Il ragazzo che le stava di fronte però non si lasciò avvilire, anzi, pensò che la sua prediletta non era cambiata e quella sua quasi puerile testardaggine ne era la prova concreta. Adorava quando la bionda arricciava teneramente le labbra piene e si fingeva offesa e, a quell'inaspettato ricordo, JinKi non potè fare a meno che stirare le labbra in un vero sorriso, ma Sunny reagì malemente e nascose il proprio volto tra le mani, cercando di dissimulare le lacrime che le stavano già velocemente rigando il volto. Lo sconforto si impadronì di quello che un tempo era stato il serafico re dei paesi nordici. Azzerò la distanza che lo separava dalla ragazza in lacrime, liberò il suo viso dalle mani che lo coprivano e lo circondò dolcemente con le proprie, andando poi ad appoggiare la fronte su quella pallida di Sunny.
<< Non piangere così, è straziante per me. >> JinKi non aveva mai avuto problemi ad esprimere i propri sentimenti alle persone alle quali teneva, per quanto riservato fosse invece con gli estranei. << Perchè stai piangendo, adesso? Parla con me. >>
Senza ombra di dubbio, JinKi teneva a Sunny, ma lei non era riuscita ad evitare di ferirlo nuovamente: era bastato vederlo sorridere e le lame dei tristi ricordi del passato tornarono a pugnalarle l'anima e a renderla un insieme disordinato di pezzi lacerati. Non poteva eludere la memoria: aveva cercato in tutti i modi di insabbiarla, ma questa veniva fuori quando meno se lo aspettava e la ardeva viva da dentro.
Sunny cercò di sopprimere i singhiozzi che scuotevano il suo corpo e di fermare, inutilmente, le lacrime. Infine, quando riuscì a trovare quel briciolo di coraggio per guardare il ragazzo negli occhi, si dette un comportamento più controllato.
<< Mi spiace, ma ti somigliava oltremodo. Mi ricordi troppo...lui. >> disse una buona volta.
E JinKi trasalì.
 
Nella frenesia generale, JinKi spinse poco galantemente la sua quasi moglie all'interno della carrozza. Non perchè volesse farle del male, ma perchè l'esercito dell'impero austriaco era riuscito a penetrare le linee francesi e il castello dove lui, Sunny e le rispettive famiglie albergavano non poteva più essere considerato un posto sicuro. Spinto da qualche folle mania di supremazia, l'imperatore austriaco aveva improvvisamente deciso di attaccare il regno di Francia e il re nordico, appena ventenne, era stato costretto a prendere la futura regina francese e il fagotto che teneva tra le baccia e a caricarli in fretta e furia sulla prima carozza messa a loro disposizione. Da soli otto giorni infatti Sunny gli aveva fatto dono della cosa più preziosa che potesse mai desiderare: un figlio. JinKi aveva intenzione di sposarla, come voleva la tradizione che nonostante tutto non gli dispiaceva poi troppo, e soprattutto perchè loro due si amavano sinceramente e profondamente, ma nello stesso periodo in cui Sunny aveva scoperto di essere in attesa di un figlio la sua salute era peggiorata drasticamente e avevano quindi deciso di aspettare fino alla nascita del bambino; poi sarebbero partiti per i regni del Nord e avrebbero atteso che la salute della neo-madre si fosse ristabilita: solo dopo ciò, i due sarebbero convolati a nozze e, trascorso abbastanza tempo affinchè la gente non creasse troppe voci sulla precoce esistenza del bambino, sarebbero infine tornati a far parte dell'alta società. Purtroppo però, la vita reale mette sempre i bastoni tra le ruote e devia la stada dei sogni e dei progetti che avevi immaginato. Non avevano minimamente considerato la possibilità di un'invasione austriaca perciò, alla fin fine, non c'era assolutamente niente di tradizionale in loro due, neanche in apparenza. Però a loro andava bene anche così. Mentre il cocchiere spronava i cavalli e la carrozza partiva con uno scossone secco, lo sguardo di JinKi si posò sul viso del bambino che Sunny stringeva protettiva a sé e il ragazzo fece altrettanto con la futura moglie. Sunny era convinta che loro figlio fosse la copia esatta del padre, con le labbra piene e le guance paffute, lo stesso taglio degli occhi e il piccolo mento di JinKi, ma il ragazzo in questione invece ci vedeva anche le stesse espressioni e la stessa pelle candida della madre. Entrambi furono però scossi dai propri pensieri a causa di un poderoso sobbalzo della carrozza stessa che svegliò il bambino dal proprio sonno, facendolo piangere. JinKi si sporse in avanti, aprì il vetro che dava verso l'esterno ed alzò la voce per farsi sentire dal cocchiere nonostante il rumore delle ruote e degli zoccoli dei cavalli sul terreno riarso dal sole del mese di Luglio.
<< Stia più attento! >> si lamentò.
<< Lo so, signore, ma vede... >> la voce dell'uomo arrivava smorzata, ma JinKi riconobbe una nota di nervosismo << Ci stanno seguendo! >>
<< Cosa?! >> il giovane aristocratico indietreggiò, scostando la tenda scura che impediva ai raggi solari di penetrare fin dentro l'abitacolo e scorse una decina di uomini a cavallo, intenti ad inseguire la loro carrozza lanciata a tutta velocità tra le rischiose radici di alberi e piante nella selva a Nord di Parigi.
JinKi schioccò la lingua contro il palato in segno di screzio e Sunny gli lanciò uno sguardo preoccupato mentre tentava di far calmare il bambino. Prima che il cocchiere potesse fare qualasiasi cosa per spronare ancor di più i cavalli, gli inseguitori accerchiarono la carrozza e uno di loro sfondò un vetro, suscitando un grido di pure terrore da parte di Sunny che si chinò avvicinandosi di più verso JinKi. Nel momento che seguì, il giovane uomo fece appena in tempo ad udire il grido strozzato del cocchiere che era stato trucidato e ad incociare lo sguardo con due occhi spauriti e disgustati che brillavano come carboni ardenti su di un viso cereo e liscio che egli identificò come quello del principe austriaco, Kim Kibum. Nei dieci secondi seguenti tutto quello che susseguì furono lo smarrimento dei cavalli, l'impatto della carrozza contro un arbusto e l'arrovesciarsi di questa, le portiere che si spalancarono, i vetri infranti e i loro corpi che venivano sbalzati fuori dalla vettura. JinKi, nonostante il quasi fatale colpo alla testa contro un masso, arrancò in direzione di Sunny, stesa a terra, la faccia contro il terreno brullo, ma una fitta ancor più lancinante alla gamba sinistra lo costrinse a volgere lo sguardo verso i propri arti inferiori e notò che questa giaceva scomposta seguendo uno schema illogico e un'angolazione preoccupante. Senza premurarsi della propria salute si impose di avanzare, se pur con immane fatica, in direzione della sua amata. Fece appena in tempo a chiamarla per nome e a notare il suo viso rigato dalle lacrime che il rumore sordo dello scalpiccio di altri cavalli attirò la sua attenzione. Alzando lo sguardo, incontrò quello furente di un Taemin estremamente giovane e timorosamente adirato, lanciato al galoppo sul proprio tanto amato purosangue bianco, e una schiera di milizie armate. Lo rasentò con rapidità feroce, lo sguardo incatenato alla figura del principe austriaco, il quale esortò il proprio cavallo dal manto nero come la notte con una frustata ben assestata a correre fulmineo giù verso la vallata e i suoi cavalieri fecero altrettanto, cercando di fuggire l'ira del più giovane tra i due fratelli. Il più grande allora si fece forza e costrinse una singhiozzante Sunny a rialzarsi, ma quello che vide gli provocò una sensazione indescrivibile: sembrava quasi che decine di milioni di grossi e appuntiti aghi stessero trafiggendo ogni minima parte del suo corpo, ogni centimetro di superfice di epidermide per poi oltrepassarla e finire a martiorare tutto ciò che si trovava sotto la sua pelle. Era un dolore continuo e insopportabile. Urlò, pianse, inveì contro tutto e tutti, e infine gravò il viso contro il suolo e non si mosse finchè Taemin tornò indietro a mani vuote, ma macchiate del sangue di qualche soldato austriaco, e lo obbligò a risollevarsi giurando che sarebbe riuscito a portargli la testa di quell'assasino posta su un vassoio di argento, per poi aiutare a far rinsavire una Sunny priva di sensi a causa dello sfinimento determinato dalla costernazione e dall'incredulità. In quella situazione però anelava la necessità di bloccare i propri polmoni: JinKi voleva smettere di respirare, voleva smettere di esistere perchè la sua non era più vita, ma una mera sussistenza. Non capiva con quale legittimo criterio avrebbe potuto riempire i propri polmoni di aria quando il minuscolo e indifeso corpo del suo diletto primogenito giaceva immobile e privo di vita tra la soffocante polvere del sentiero.


Una lacrima meschina e traditrice gli scivolò lungo la guancia e JinKi ne sembrò più sorpreso che imbarazzato. Non aveva più pianto da quel giorno. Aveva preso più e più volte in considerazione l'idea di farla finita con quella farsa: se non poteva avere la sua Sunny, perchè mai allora si ostinava a vivere? Per questo si era convinto che ritrovarla e riaverla rappresentava lo scopo della sua pressochè inutile esistenza. Adesso che l'aveva ritrovata però piangeva. Pensava che, se mai fosse stato capace di percepire nuovamente le emozioni, avrebbe forse pianto dalla gioia di poter stringere nuovamente la ragazza tra le sue braccia. Ma il ricordo di quel figlio tragicamente perduto e quella felicità quasi mai avuta erano rappresentate da una lacerazione intima e dilaniante che, a ogni singola pulsazione, piangeva lacrime di sangue.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Con me o contro di me. ***


Haru's blablabla: Direi che un mese e mezzo di attesa non è poi così tanto rispetto ai miei soliti mesi e mesi di niente assoluto tra un aggiornamento e l'altro...No, scherzavo. Mi dispiace davvero tanto, ma questo capitolo non voleva uscire. Continuavo a scriverlo e a ricancellarlo per poi scriverlo di nuovo da capo e non ne ero mai pienamente soddisfatta. Beh, neanche adesso lo sono, ma mi piace decisamente di più rispetto alle prime versioni.In verità, l'avevo finito qualche tempo fa, ma la mia Beta ha iniziato l'UNI e deve ancora abituarsi a quegli orari assurdi perciò era sempre troppo stanca per betarlo. Alla fine però ci siamo riuscite ed eccolo qui! E poi è venuto lunghetto :P Comunque vorrei dirvi che con questo capitolo abbiamo superato la metà perfetta della storia! ^^ Adesso manca solo di scrivere e pubblicare l'altra metà! *muore tra atroci sofferenze autoinflitte* A questo punto manca solo di dire alle mie solite due lettrici "buona lettura" e sperare che questo capitolo piaccia :P
 


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Per amore o per potere. 

Capitolo 7: Con me o contro di me.

Taemin e JinKi camminavano rapidi lungo il corridoio diretti alle camere assegnate alla regina tedesca, cercando di fare più in fretta possibile: HyoYeon li aveva convocati con la massima urgenza e loro, che avevano ormai capito come ragionava la mente delle principessa belga, non avevano la minima intenzione di farla attendere più del dovuto. Durante il tragitto però Taemin non riusciva a non pensare alla discussione che aveva origliato qualche notte prima tra suo fratello e Sunny. Non che lui fosse solito scendere a certi comportamenti vili come per esempio spiare le conversazioni altrui, ma era sinceramente preoccupato per la vita del fratello e voleva sapere cosa aveva spinto Sunny a fuggire, piuttosto che rimanere al fianco di JinKi, affrontare la realtà e cercare di superare insieme il dolore per la perdita di loro figlio.
Doveva confessare che all'inizio l'aveva odiata: fin da ragazzo, si era ritrovato a governare le terre che fino a poco prima erano sotto la responsabilità di JinKi e inoltre era stato costretto a sorvegliare costantemente quel fratello che ormai era divenuto il peggior nemico di se stesso, sempre se non voleva finire con l'occuparsi anche dei preparativi per il funerale di JinKi; non aveva la minima voglia di seppelire l'unico vero legame che gli era rimasto, non quando l'odore umido e penetrante della terra rivoltata con la quale avevano ricoperto le bare dei suoi genitori esisteva ancora nei suoi ricordi, talmente vividi da poter giurare di essere in grado di sentire ancora l'odore, come se fosse stato impresso nelle narici. Col passare del tempo però il risentimento era passato oltre e aveva lasciato il posto alla curiosità, la quale era rimasta in attesa di risposte, giunte soltanto poche ore prima. Da quello che aveva sentito, Taemin era giunto alle conclusioni che Sunny non riuscisse a stare vicina a JinKi, non che non volesse. Il loro bambino somigliava incredibilmente a suo fratello e, probabilmente, Sunny rivedeva il corpicino privo di vita del proprio figlio ogni qual volta che osservava il volto di JinKi. Inoltre Taemin sospettava che Sunny avesse accettato di sposare quell'arrogante che, da un paio di anni ormai, governava il regno di Francia, solo per avere una scusa con la quale tenere lontano JinKi, nel caso in cui la sua volontà avesse ceduto all'amore. Il più piccolo dei due fratelli era a conoscenza del fatto che nel regno dell'allora principessa francese vigeva la legge salica, ovvero una legge che impediva alle donne di governare da sole il proprio paese, perciò aveva fatto i suoi conti ed era arrivato a una sua conclusione: una volta che tutta la verità era venuta a galla, cioè che Sunny e JinKi erano promessi sposi e che prima del matrimonio avevano avuto un figlio, il quale era morto, i consiglieri di Sunny le avevano suggerito, o meglio dire imposto, di sposare un uomo molto potente e anche decisamente molto più vecchio di lei, per mettere a tacere le voci che stavano dilagando a macchia d'olio. C'era qualcosa in quella storia che ricordava tanto la situazione di Jessica, con la sola differenza che Sunny si era sottomessa placidamente al volere altrui, mentre la regina tedesca stava ancora tentando di trovare una via di fuga a quel suo inferno personale, stava ancora lottando e Taemin aveva la spiacevole sensazione che, se non ci fosse riuscita, lei sarebbe morta, o anche qualcun'altro, nel tentativo di vincere quella partita. Però c'era una voce nella sua testa, un sussurro che gli suggeriva la possibilità che Sunny non si fosse comportata così per paura. No, non era mai stata una che si tirava indietro se le responsabilità delle sue azioni la venivano a cercare, ma allora perchè aveva acconsentito di mettersi così servilmente al fianco di quel violento e spregevole uomo che era suo marito? Il giovane re nordico non riuscì a trovare altra risposta al di fuori dell'amore puro e incondizionato che Sunny provava nei confronti di JinKi; egli stesso era stato testimone diretto per parecchio tempo del legame particolare e indissolubile che vi era tra quei due, ma a quanto pareva la nobildonna francese era intenzionata a trovare un modo per tagliare completamente il filo che la legava all'altra sua metà e Taemin era fermamente convinto che lei lo volesse fare per la felicità di JinKi. Lei non riusciva a stargli vicino nonostante volesse, ma evidentemente pensava che, se avesse permesso alla speranza di tenere anche un minimo spiraglio aperto, allora JinKi si sarebbe illuso e avrebbe sofferto ancor di più di quanto avrebbe sofferto con un unico, improvviso e netto taglio. Per questo era scappata, per questo aveva evitato JinKi in ogni modo possibile e per questo si era sposata: così facendo aveva accontentato il volere dei suoi consiglieri, aveva messo a tacere le voci che avrebbero altrimenti infangato il buon nome di suo fratello, ma al tempo stesso aveva anche cercato di far capire a JinKi che ormai loro due appartenevano a due mondi differenti e che sarebbe stato sicuramente meglio per lui cercare una vera fonte di felicità.
Lei si era sacrificata per amore.
Era lei la vera vittima della situazione, ma aveva preferito continuare a soffrire per ogni singolo giorno della sua vita pur di non condannare anche Jinki a una sorte simile. E Taemin l'aveva capito: era sempre stato uno capace di far tornare i conti, anche con pochissimi dati a disposizione. Aveva infatti capito anche che JinKi non aveva però intuito niente di tutto ciò, troppo assuefatto all'idea di aver ritrovato la sua Sunny e Taemin temeva il momento in cui, ne era certo, suo fratello sarebbe stato costretto a un faccia a faccia con la realtà. Eppure gli sfuggiva qualcosa che proprio non riusciva a comprendere. Sentiva che la risposta era vicina, ma continuava a saltare da una parte all'altra, troppo veloce addirittura per il suo intuito sagace. Taemin ci pensava da tempo. L'aveva vista affiancare Kibum e subito gli era sorto il dubbio. Lui aveva giurato che avrebbe portato a suo fratello la testa di Kibum posta su di un vassoio d'argento; si sarebbe vendicato dell'atrocità che erano stati obbligati a subire: era stato versato troppo sangue della sua famiglia a causa della casata Kim e Taemin avrebbe lavato il disonore con il sangue del giovane erede dell'impero austriaco. Ma la domanda rimbombava nella sua testa come un eco senza risposta: perché Sunny stava porgendo la mano al carnefice di suo figlio?
<< Eccoci qua. >> la voce di JinKi lo riportò alla realtà.
<< Lasciatemi gli spadini, prego. >> il comandante delle guardie tedesche, un uomo giovane dai lunghi capelli biondi elegantemente raccolti in una sobria coda bassa e dagli inquietanti occhi azzurri, porse verso loro i palmi vuoti delle mani.
I due fratelli pensarono che fosse una misura di sicurezza adottata dalla regina. Sia JinKi che Taemin sfilarono dalle cinture le custodie con gli spadini e le consegnarono alla guardia, convinti da una parte che fosse comprensibile che Jessica non volesse dei semi-estranei armati nelle sua stanze e rassegnati d'altra parte all'idea che, in caso contrario, il bell'imbusto non si sarebbe spostato di mezzo millimetro dalla sua postazione, rendendo impossibile per loro l'accesso alle stanze. Dopotutto Taemin teneva segretamente una lama, corta ma affilata, nascosta in un lato degli stivali.
Taemin era già nell'atto d bussare alla porta quando la guardia lo bloccò.
<< Anche la lama, signore. >> disse e Taemin fu costretto, seppur con un sospiro, a cedergli anche l'ultimo appiglio in caso di emergenza.
<< Grazie, signori. >> rispose il biondo prima di bussare con tre colpi rapidi sulla porta, per poi aprirla senza neanche attendere una risposta.
JinKi rimase basito da quell'atteggiamento, mentre Taemin vide semplicemente confermata la sua teoria secondo la quale la pricipessa belga e quella guardia avevano un rapporto particolare, quando sentì quest'ultima chiamare HyoYeon con il proprio nome, avvisandola che "i signori del Nord erano arrivati". Il più giovane dei Lee l'aveva intuito da come la guardia tedesca si era gettata spontaneamente contro quella austriaca la sera in cui HyoYeon aveva fatto irruzione al ballo, per proteggere la principessa, senza che questa quasi si accorgesse di quello che stava accadendo alle sue spalle
Ai due aristocratici fu infine concesso di entrare nella stanza e, mentre JinKi osservava silenzioso Jessica nel suo bianco abito da sposa, Taemin notò gli occhi leggermente gonfi di pianto della regina che associò, in un primo momento, all'infelicità che doveva provare la ragazza nell'indossare un abito che le era stato confezionato per delle nozze che non desiderava. Successivamente però, Taemin fece caso al gesto brusco col quale HyoYeon nascose un fazzoletto sporco di quello che sembrava sangue in un cassetto del mobilio che si trovava al suo fianco, e Taemin ipotizzò allora che le lacrime della regina avessero un'origine diversa da quella che aveva inizialmente pensato, ma taque e tenne per sé i suoi pensieri.
Jessica, nonostante le lacrime, era meravigliosa.
Avvolta da strati di stoffa bianca e linda cuciti in maniera tale da creare un abito talmente importante ed elaborato che mai si era visto su di una sposa fino a quel giorno, la ragazza sembrava brillare di luce propria, esaltata poi dal candore del vestito. I capelli erano morbidamente raccolti da diversi fermacapelli tempestati di pietre preziose, che lasciavano cadere qua e là delle ciocche che non erano ancora state inserite nell'acconciatura, e le magre braccia erano avvolte da stoffa rigida decorata con degli elaborati pizzi, mentre al collo pendeva un ciondolo che la regina aveva ereditato dalla madre.
<< Siete incantevole. >> JinKi le si avvicinò complimentandosi e baciandole la mano, mentre Taemin si limitò a mostrare il suo rispetto con un inchino.
<< Come se servisse a qualcosa... >> rispose lei scuotendo la testa malinconicamente prima di richiamare l'attenzione di HyoYeon, la quale si avvicinò, e i due fratelli posarono gli sguardi su di lei, percependo il cambiamento di atmosfera.
L'aria si era fatta improvvisamente pesante e JinKi iniziò a sentirsi come messo in trappola, rinchiuso in una stanza con due donne dagli atteggiamenti imprevedibili e con suo fratello, una mente anche fin troppo geniale e gli occhi che guizzavano sospettosi da una persona all'altra.
HyoYeon si pose di fronte a loro e Jessica la affiancò, pur tenendo gli occhi bassi. La principessa belga si schiarì la voce, guardò prima un Lee, poi l'altro, e infine si decise a parlare.
<< Agiremo domani sera, solo dopo che tutte le fiamme saranno state spente. Io farò la mia parte e voi, Taemin, occupatevi di fare quello che vi ho scritto. >> disse tutto di un fiato, premurandosi di tenere la voce abbastanza bassa da non poter essere udita da orecchie indiscrete. << E JinKi, vi consiglio di non mostrarvi fin troppo amichevole nei confronti della parte avversa perché, se ci saranno degli inconvenienti, potremmo essere costrettti a eliminare il problema e non vorrei dovermi disturbare per mettere a tacere eventuali futuri risentimenti... >>
Questa volta Taemin non fu il solo a cogliere immediatamente il vero significato che stava dietro alle parole di HyoYeon e JinKi percepì chiaramente la temperatura corporea scendere a picco.
Sapeva che lei sapeva.
JinKi non aveva dubbi sul fatto che la bionda fosse venuta immediatamente a conoscenza del suo incontro clandestino con Sunny, così come sapeva della notte che Yuri aveva trascorso assieme a MinHo al fine di scoprire informazioni sull'imperatore.
Tutto. Tutto era accaduto per volere di HyoYeon da quando era arrivata e, quando qualcosa deviava dai programmi iniziali, lei riusciva a girare il vento inaspettato a suo favore. Erano tutti quanti burrattini nelle sue mani e la principessa belga si dilettava a muoverli a suo piacimento. E lo spettacolo era solo all'inizio. Comunque sia, alla fine dei conti, il messaggio principale rimaneva chiaro: se il sentimento che JinKi provava per Sunny avesse complicato il regolare svolgimento del piano, HyoYeon non si sarebbe fatta scrupoli nell'eliminare Sunny e chiunque avesse rivendicato la sua morte. Era proprio quello che Taemin temeva.
<< Se anche la sfiorate soltanto, giuro che mi prenderò la vostra vita come risarcimento. >> lo sguardo di JinKi dava tutta l'idea che non stesse scherzando affatto.
<< Se siete così interessato alla mia vita, prendetela pure. Non è la mia vita quella che mi sta a cuore. >> rispose guardando per pochi secondi la ragazza che le stava accanto, la quale, per un attimo soltanto, trasalì alle parole dell'amica.
JinKi sembrava essersi perso nei propri pensieri e HyoYeon colse l'occasione per raggirare un raffinato scrittoio che si trovava alle sue spalle per poi aprirlo, raccogliere qualcosa dal suo interno e infine posare il foglio su un grande tavolo di quercia. Taemin si avvicinò al tavolo e prese in mano il piccolo pezzo di carta per leggerne il contenuto, ma un brivido gelido gli percorse tutta quanta la schiena non appena realizzò quello che HyoYeon vi aveva scritto sopra.
<< State scherzando, mi auguro. >>
<< Eseguite semplicemente quello che vi ho scritto di fare, Taemin, non costringetemi a ripetere per l'ennesima volta le condizioni di un eventuale fallimento. >>
Il giovane re digrignò i denti e strinse i pugni fino a sentire le unghie premere fastidiosamente contro l'epidermide, accartocciando il foglio. Non lo infastidiva l'atteggiamento autoritario con cui HyoYeon gli si era rivolta poco prima, ma bensì era furioso perché si era sentito preso in giro dalle direttive che gli stavano venendo imposte. Niente di quello che vi era scritto su quel pezzo di carta aveva a che fare con quello per cui aveva accettato di aiutare Jessica nel suo piano architettato dalla principessa belga: tutto quello che voleva era ottenere la testa di Kim Kibum, non intendeva certo far del male a una persona innocente, soprattutto se la sua azione avrebbe portato ulteriore sofferenza a JinKi. Guardò suo fratello, che nel frattempo si era riscosso dal turbinio dei propri pensieri e che adesso lo stava guardando ansioso di sapere quale fosse il suo ruolo e infine indirizzò i suoi occhi verso la bionda.
<< Mi rifiuto! Non erano questi i patti! >> inavvertitamente aveva alzato troppo il tono della propria voce.
HyoYeon batté pesantemente i piccoli palmi sul possente tavolo e si chinò in avanti, la faccia verso l'alto, pronta a fronteggiare Taemin.
<< Questo è quello che bisogna fare! Mi state stancando con tutte le vostre stupide moine romantiche: dovete imparare a fare ciò che è più giusto, non limitarsi a ciò che è più facile. Una lezione, gentiluomini: agite con me, o contro di me. >>
Il più giovane dei Lee soppesò le parole udite e si convinse che forse HyoYeon aveva ragione. Certo, c'era un solo motivo per il quale lei avesse potuto cambiare parte del piano originale e tale motivo poteva essere solo che...
Taemin non fece in tempo a concludere il suo ragionamento che tutti i presenti furono sorpresi dall'improvvisa entrata della guardia bionda, probabilmente allarmata dal vociare animato e dal trambusto provocato dalla principessa.
<< HyoYeonnie, c'è qualche problema? >> chiese cupo e al tempo stesso anche ansioso, e Taemin non potè evitare di sorridere nell'udire quel nomignolo. Ora la sua ipotesi era divenuta certezza: tra quell'uomo e la belga vi era un legame decisamente più profondo di quello che legava una persona alla propria guardaia personale.
<< No, Jens. Va tutto bene. >> rispose lei con calma << I signori Lee stavano giusto per uscire. Riconsegna gentilmente le spade ai legittimi proprietari. >>
<< Certamente. >> affermò Jens prima di ripassare gli spadini a JinKi, inclusa la piccola lama che Taemin si affrettò a sistemare nel suo solito nascondiglio.
I due uomini ringraziarono e si congedarono con un inchino. HyoYeon rispose a sua volta inclinando il busto in avanti mentre Jessica, pallida come non mai, si limitò ad abbassare gli occhi e a fare un quasi impercettibile movimento con il capo. La giovane regina si sentiva privata di ogni energia, stanca e spossata: aveva a malapena le forze per guardare i muri che aveva eretto attorno a sé come difesa, crollare pezzo dopo pezzo. E HyoYeon le aveva dato il colpo di grazia tagliando di netto l'unica corda rimasta, ultimo appiglio di Jessica, quando le aveva confessato che il suo cuore avrebbe smesso in pochisssimo tempo di battere a causa di una malattia che da tempo la torturava con atroci dolori e boccate di sangue.
Sarà meglio quando sarà tutto finito, vedrai
, le aveva detto, ma non potrò riposare in pace se non ti saprò felice e al sicuro prima di chiudere per sempre gli occhi, per questo sto cercando, fino all'ultima mia palpitazione, di rendere la tua vita diversa da questo incubo.
Jessica continuava a domandarsi perché non glielo avesse detto prima. Perché l'aveva tenuta all'oscuro della malattia? Probabilmente per non farti preoccupare, si rispondeva. Sì, doveva essere per forza così. HyoYeon era sempre stata il tipo di persona da mettere prima gli altri e poi se stessa, ma lo faceva silenziosamente perché si imbarazzava se le persone scoprivano che genere di ragazza meravigliosa fosse in realtà. Ma tra loro due era diverso. Loro erano sorelle, anche se non di sangue, e avevano avuto da sempre quel rapporto raro e prezioso che nasce una volta su un milione. Per questo Jessica si era agitata non appena aveva realizzato la gravità della situazione in cui si sarebbe gettata, e solo a quel punto la bionda aveva confessato il suo stato di malattia terminale.
Finirai sulla gogna, le aveva urlato Jessica in preda alle lacrime. Non preoccuparti di me, le aveva risposto la principessa, morirò in maniera naturale ancor prima di arrivare alla gogna, se sarò fortunata, ma almeno morirò per salvare qualcuno che mi sta a cuore. Che vuoi di più, Jessica? Desideri per caso anche un uomo che muoia per te? Ascolta questo consiglio: lascia perdere quel tipo di uomini. Sono solo degli esibizionisti in cerca di attenzione concretizzata in un minuto di gloria dozzinale. Invece di sprecare la tua preziosa vita con buffoni del genere, trova qualcuno che sia disposto a vivere per te, non a morire. Non era certo quello che la regina voleva e, anche se le parole di HyoYeon rispecchiavano in gran parte i suoi pensieri, le ascoltò con attenzione, giurando a se stessa che le avrebbe seguite non come un consiglio, bensì come le ultime volontà di sua sorella.

Dopo aver convinto suo fratello a ritirarsi nelle sue camere, assicurandogli che lo avrebbe raggiunto a breve, Taemin vagava nei corridoi dell'ala Est del secondo piano nella speranza di incontrare lo spettro che continuava ad evitarlo. Il suo obbiettivo portava il nome di Kim Kibum e tutta l'essenza di Lee Taemin bramava il suo sangue. Come se una fata benevola avesse deciso di far diventare realtà i suoi desideri più intimi, la figura pensierosa del principe austriaco, apparentemente ancor più sottile del solito poichè strizzato all'interno del rigido busto del frac blu notte, gli apparve davanti agli occhi. Il re nordico strinse le mani a pugno e assotigliò le palpebre al fine di mantenere la calma, mentre Kibum si bloccò improvvisamente non appena si accorse di chi aveva davanti a sé. Non vi era nessuno in quel corridoio se non i due giovani aristocratici pronti a fronteggiarsi, o perlomeno uno dei due lo desiderava ardentemente mentre l'altro si sarebbe volentieri eclissato.
<< Kim Kibum. >>
Il chiamato in causa fu percorso da una serie di brividi, ma mantenne la testa alta con atteggiamento spavaldo. << Desiderate? >>
Taemin portò la mano destra al petto e sfilò il guanto di pelle per poi gettarlo per terra, ai piedi del principe. << Vi sfido a duello. Io e voi, domani, allo spengersi delle candele. E' arrivata ora di porre la parola fine a questa ridicola situazione, una volta per tutte. E sarà la lama del fioretto a decidere chi avrà diritto a vedere sorgere il Sole nei giorni a venire. >>
Kibum rimase atterrito per un paio di secondi e poi, con sguardo severo, calpestò il guanto e si avvicinò a Taemin. Adesso si stavano fronteggiando seriamente, solo un palmo di distanza tra i due volti, l'altezza pressoché uguale, si fissavano vicendevolmente negli occhi.
<< Voi venite nella mia casa, a pochi giorni dal mio matrimonio e osate gettare infamia sul mio onore? Non vi perdonerò certo tale affronto! >>
<< Affronto? >> il più giovane rise sprezzante << Siete stato voi il primo a calpestare senza pietà le terre della regina di Francia... >>
<< Avete detto bene, quelle non sono le vostre terre, non capisco perché credete di avere dei diritti su questi! >>
<< Non prendetevi gioco di me, signore! >> Taemin lo afferrò per il bavero e lo attirò a sé finché le loro fronti non si toccarono << So benissimo che dietro l'apparente incidente che causò la morte dei regnanti di Francia e anche dei miei genitori vi è stato l'ordine di vostro padre, o come sarebbe meglio dire, del vostro padrone. Perciò non venitemi a dire che non ho niente a che fare con voi: potrei, e vorrei, uccidervi qui e adesso, a sangue freddo, senza la minima compassione, la stessa compassione che non avete avuto quando avete ucciso il figlio di mio fratello, sangue del mio sangue, solo per appagare i folli desideri del vostro padrone. Ma sono un uomo di onore e, come tale, voglio sfidarvi in un duello ufficiale. >>
Kibum sapeva che Taemin non aveva dimenticato e il senso di colpa tornò a torturarlo una volta ancora. Non aveva mai avuto l'intenzione di far del male al bambino, era stato un incidente causato dal rovesciarsi della carrozza. A dirla tutta, non voleva far del male neanche a Sunny e a JinKi ma, codardo e impaurito dalla figura padronale paterna come Taemin aveva giustamente etichettato suo padre, aveva scelto di eseguire semplicemente gli ordini che gli erano stati imposti. Forse la sua morte sarebbe stata il giusto pagamento per la perdita che il suo inetto comportamento aveva generato. Ma Kibum aveva paura anche della morte. Temeva che avrebbe fatto male, che lo avrebbe fatto soffrire fino alla fine. Desiderava poter chiudere gli occhi e smettere di esistere, ma qualcosa nel più profondo del suo essere gli diceva che sarebbe stato troppo bello poter espiare i propri peccati così facilmente. Suo padre gli aveva sempre insegnato di temere una potenza divina che comandava sopra loro tutti, ma allora perché lo obbligava a compiere atti che lo avrebbero portato a essere giudicato nel peggiore dei modi quando si sarebbe trovato faccia a faccia con questa entità divina? Perché gli faceva fare cose che entravano in palese contrasto con la sua dottrina religiosa? Dove stava la logica e la coerenza in tutto cio? Lui non lo sapeva. Kibum, per l'ennesima volta, non seppe darsi una risposta e soprattutto non riusciva a darne una a Taemin. Si limitò a fare quello che le basi del comportamento civile richiedevano in tale circostanza.
<< Scusatemi. >>
<< Le vostre scuse non riporteranno le cose a com'erano prima. Le situazioni si cambiano con i fatti, non con le parole. >> Taemin sembrava stizzito dalle scuse di Kibum, ma non infierì ulteriormente. << Ricordatevi: domani sera, nel parco principale. Interpreterò una vostra eventuale assenza come una dichiarazione di guerra: non sarò disposto a passare oltre a un'altra vostra mancanza di rispetto nei miei confronti. >>
Si guardarono un'ultima volta ancora e poi Taemin si voltò e tornò da dove era venuto con mille pensieri per la testa. L'indomani, a quella stessa ora, uno dei due non sarebbe stato altro che un corpo morto.  

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Questo mondo non è fatto per gli angeli. ***


 

Haru's blablabla: La stesura di questo capitolo mi ha preso la bellezza di 4 mesi e 13 giorni, ma finalmente sono qua. Mi spiace un sacco per avervi fatto attendere, voi che siete così buoni da seguire ancora questa storia infinita: le parole non potranno mai dirvi quanto vi sono grata perché non avete ancora abbandonato questa storia. *si commuove*
Bando alle ciance, non ho molto da dirvi a parte che in questo capitolo (che è di una lunghezza vergognosa) accade di tutto e di più. Siamo davvero alla svolta principale della storia. Verrano fuori segreti e storie mai raccontate e tutti, d'ora in avanti, dovranno fare i conti con il proprio passato o presente...ma anche futuro.
Vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, se volete lasciare anche un solo piccolo commentino sappiate che lo apprezzerò davvero ^^
Vi ringrazio davvero, dal profondo del cuore: molti avrebbero semplicemente abbandonato questa storia alla mia prima caduta e invece voi siete ancora qui :P 
Bene, vi lascio alla lettura del capitolo! (e per favore non odiatemi! >.<)
Eleonora

 

Per amore o per potere



Capitolo 8: Questo mondo non è fatto per gli angeli.

 

JongHyun stava semplicemente pesando le parole da dire all'imperatore.

Suo zio.

Il fratello maggiore di suo padre.

Un suo consanguineo.

Un perfetto idiota, in sintesi.

Non che avesse paura di lui, non era certo malleabile come suo cugino Kibum, ma temeva che quel viscido uomo gli avrebbe tagliato i viveri se mai avesse detto una parola di troppo e, a quel punto, addio bella vita.

Dopo che suo padre era stato trovato morto, riverso a terra con la faccia immersa nel fango di un fosso, era stato l'imperatore a prendersi cura, per così dire, di lui, di sua madre e di sua sorella. Perlomeno economicamente parlando, non doveva preoccuparsi di mantenere né se stesso né le sue donne, di famiglia e non. Giravano addirittura voci che fosse stato il più grande dei fratelli ad uccidere l'altro per una mera discussione riguardo la suddivisione delle terre, ma non vi era niente di certo dato che non erano stati in molti ad aver avuto il coraggio di parlare e, i pochi che invece erano stati così arditi da osare, erano stati spediti sulla gogna. Non che a JongHyun importasse se quel riprovevole infame era seriamente l'assassino di suo padre: dopotutto, padre e figlio non erano mai stati legati a causa del terribile carattere dell'allora duca austriaco. La mela marcia non cade mai lontana dall'albero e anche suo padre aveva quell'odiosa attitudine dettata da manie di grandezza e potere che affliggeva il padre ossessivo di Kibum. Alla sua morte, JongHyun non aveva provato assolutamente nulla, forse solo un leggero senso di liberazione e, nonostante all'epoca del fatto avesse a malapena undici anni, si era organizzato uno schema mentale tutto suo al fine di garantirsi un mantenimento più che dignitoso: aveva accettato di obbedire, se così poteva chiamare il suo annuire pigramente in favore a ogni più assurda richiesta dell'imperatore, in cambio di un cospicuo mantenimento. In questo modo, il giovane duca si era garantito un'esistenza rispettabile, cosa che altrimenti non avrebbe potuto avere dato che la quasi totalità dell'eredità che il padre gli aveva lasciato era misteriosamente sparita alla sua morte. L'imperatore voleva aumentare le tasse? A JongHyun andava bene, finché aveva i suoi studi e l'educazione di sua sorella pagati. Voleva far bandire quei libri che riteneva inadatti e calunniosi? D'accordo, in cambio però JongHyun voleva la reggia secondaria per sua madre e la possibilità di entrare e uscire liberamente da quella principale. L'imperatore desiderava invadere le terre di qualcun altro? Nessun problema finché teneva le sue luride mani lontane dalla sua dolce e innocente sorella.

E poi c'era Kibum.

Su di lui purtroppo non aveva alcun potere decisionale definitivo, ma poteva vantare una più che rilevante influenza. Tutto quello che gli era concesso fare, fin da bambini, era abbracciarlo e consolarlo dicendogli che prima o poi tutte quelle cose brutte sarebbero finite e che loro due avrebbero potuto vivere liberamente e senza preoccupazioni. Crescendo, le cose non erano cambiate: JongHyun rimaneva la roccia alla quale Kibum si aggrappava, il tetto che riparava il cugino dalle gocce di pioggia più grandi. Eppure non gli era concesso di diventare l'ancora della sua salvezza; poteva solo aspettare. Un giorno, che JongHyun sperava fosse vicino, anche l'imperatore sarebbe morto lasciando, volente o nolente, tutto il patrimonio al suo unico erede e, a quel punto, ogni tassello del suo piano sarebbe andato al proprio posto ricreando l'immagine del suo mondo ideale.

Ma per il momento le sue giornate gravitavano attorno all'otio, alle belle donne e alla composizione delle sue poesie ispirate da vortici e immagini colorate derivanti dall'uso di assenzio. E JongHyun non era ancora disposto ad abbandonare quella dolce vita, anche se doveva continuare ad adottare quella sua dottrina meschina ed egoista. Perché lui amava vivere e amava farlo bene, anche se questo significava abbassarsi a uno dei livelli più infimi del genere umano. Era stato capace di acconsentire a ogni singola assurdità pur di tenere vivo quell'accordo, eppure adesso sentiva di dover intervenire per fermare la follia del monarca austriaco, altrimenti sarebbe caduto e Kim JongHyun avrebbe raggiunto le fiamme dell'inferno assieme a lui.

<< Ritengo che dovreste moderarvi, signore. >> alla fine, si decise ad esprimersi riguardo alla faccenda.

<< Ritengo che dovresti chiudere quella boccaccia, JongHyun. >> l'imperatore lo scimmiottò, alzando a malapena gli occhi dal libro che stava leggendo alla luce delle fiamme che scoppiettavano nel camino in marmo bianco come la neve a alto almeno due uomini. << Ma, per curiosità, perché mai dovrei...moderarmi? >>

Il giovane duca abbassò la mano da sotto al mento fin lungo il fianco e azzardò un paio di passi verso il camino. << Mio signore, le acque sono diventate torbide e non si riesce più a vedere limpidamente il fondo con tutta questa storia del matrimonio. E poi, anche Kibum non mi sembra così tanto entusiasta della faccenda. >>

<< Kibum, Kibum...Basta con queste ciarle su quell'ingrato di mio figlio! Ne ho abbastanza! Tornatene nelle tue stanze. Domani, questo matrimonio si farà! >>

<< Ma maestà! Perché siete così testardo? >>

<< Non dire cose che non potrai ritrattare. >> gli occhi dell'imperatore si assottigliarono a due fessure di malvagità pura e JongHyun preferì tacere. Era come lottare un battaglia persa. Abbassò lo sguardo e s'inchinò prima di fare marcia indietro e aprire un battente pesante e riccamente intagliato da mani esperte che di certo avevano saputo fare il loro lavoro.

Per un paio di secondi fissò la pelle diafana della propria mano cercando di seppellire il brutto presentimento che gli attanagliava le budella da tempo, ma la vena che gli pulsava sotto l'epidermide tirata e che scompariva una volta che veniva nascosta dalle maniche a sbuffo della camicia, era un chiaro segno della sua ansia.

<< Finirà male, signore. Finirà male per tutti quanti. >> disse piegando leggermente il volto di lato e poi, senza attendere una risposta, oltrepassò la soglia e si chiuse la porta alle spalle.

 

I lumi erano stati spenti e nell'aria si respirava ancora l'odore lievemente soffocante delle quasi invisibili colonne di fumo che si levavano silenziose dai ceri i quali andavano a solidificarsi velocemente a causa dell'aria gelida. Il parco principale della reggia, freddo e suggestivo, era ora illuminato solo dall'incostante e sfuggevole luce lunare che rischiarava l'ambiente, mentre il vento incessante si scontrava graffiante contro i volti, in gran parte nascosti dai pesanti vestiti.

Nell'oscuro pallore di quella notte, l'atmosfera era impalpabile e friabile come quella di un sogno, ma il sangue che pulsava nelle orecchie dei presenti a causa della tensione concentrava l'attenzione di tutti verso le due figure al centro del cerchio umano, quasi come un mulinello d'acqua che va a crearsi e a restringersi sempre di più man mano che la velocità aumenta.

Kibum e Taemin si stavano squadrando in maniera quasi annoiata perché entrambi sapevano cosa sarebbe accaduto da lì a poco, ma dovevano comunque tenere quello spettacolo in piedi e portarlo fino in fondo.

Jessica osservava silenziosa e cauta JongHyun il quale, a sua volta, teneva lo sguardo incatenato alla testa del cugino, le braccia incrociate e serrate davanti al petto, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, vigile e concentrato su ogni suo movimento e reazione, Non importava quanto superficialmente si fosse interessato alle vicende di quel ragazzino spaurito, non importava quanto egoisticamente avesse calpestato le aspettative e i sogni del cugino o quante volte avesse ignorato le richieste di aiuto ai suoi tormenti in passato; adesso Kibum rappresentava la chiave di svolta della sua esistenza e, nonostante tutto, sentiva ora più che mai quel legame che si stringeva e lo teneva legato a lui. Improvvisamente Kibum era diventato la guida e JongHyun si sentiva limitato nel proprio volere: poteva solo seguire quel filo e sperare che non si spezzasse mai, altrimenti si sarebbe ritrovato a vagare nel buio più totale, in compagnia solo di un nastro strappato e sfilacciato a un'estremità e profondamente ancorato alla sua anima nell'altra.

<< Dov'è il mio sfidante? >> chiese con un filo di voce Taemin, alzando un sopracciglio e guardandosi attorno: mancavano solo tre persone di rilievo tra quelle presenti e, dato che due di esse era certo non si sarebbero presentate, la terza e ultima rimasta doveva essere per forza...

<< Eccola qua. >> Taemin non sembrava essere così sorpreso vedendo chi gli si trovava davanti. Anche lui si era stancato di quella farsa e la sua sete di vendetta andava sempre più a scemare man mano che il piano si tramutava in realtà. Ma ormai erano sul ciglio del baratro e forse, con un po' di fortuna, tutta quella faccenda si sarebbe risolta nel migliore dei modi possibile per tutti. O quasi.

Lim Yoona sembrava emanare luce pura, fasciata da tessuto nero incastonato di gemme. Indossava pantaloni dal taglio scandalosamente maschile che mettevano anche in fin troppa evidenza le gambe magre e toniche. Erano stati confezionati per lei al fine di garantirle più libertà di movimento in occasioni come il duello che si apprestava a combattere.

I due duellanti sarebbero stati infatti Lee Taemin e Lim Yoona. A Taemin non piaceva per niente quella situazione, ma si era convinto che la cosa migliore da fare fosse seguire le direttive di HyoYeon, anche perché ormai aveva avuto la conferma del sospetto che aveva intuito riguardo a chi fosse il vero ingranaggio che muoveva tutti quanti loro. Infatti HyoYeon si era limitata a informarlo che Yoona si sarebbe battuta di sua volontà contro di lui e che lui non avrebbe dovuto in alcun modo rifiutare di duellare solo perché lei era una donna e perché lui trepidava all'idea di infilzare Kibum come uno spiedino, ma anzi avrebbe dovuto dare il massimo per vincere quel duello. Il che decretava la morte della giovane donna, ma fortunatamente per lei e per la coscienza di Taemin, quest'ultimo aveva involontariamente origliato una conversazione tra HyoYeon e Tiffany avvenuta nella notte dell'incontro tra Jinki e Sunny, proprio dopo aver abbandonato le sue stanze e aver fatto un giro per i corridoi gelidi del castello per schiarirsi le idee.

 

<< Posso fidarmi di voi? >> la regina inglese sussurrava a malapena nella sua lingua madre temendo, a buon diritto dato che Taemin ascoltava attento e nascosto dopo essere capitato per sbaglio sulla stessa strada delle due ragazze, che qualcuno potesse origliare la conversazione. << Vi prego, HyoYeon, salvatelo! Agire così è l'unico modo per far felici tutti, inclusa Jessica. Se non volete farlo per Kibum, almeno fatelo per lei! >>

<< Vi ho detto che lo farò, non dubitate. >> rispose la principessa belga, apparentemente più calma dell'altra nobildonna << Mi occuperò della faccenda in prima persona, ma non ho idea di come reagirà il nobile Jinki. Tenterò di tenere tutto sotto controllo, ma voi siete sicura della validità delle parole di madonna Sunny? >>

<< Sebbene non sia mai scorso buon sangue tra me e lei, potrei giurare il mio onore senza timore di perderlo per difendere le sue parole. E' stata lei che mi ha cercata proponendomi questa via di fuga mutilata senza chiedere niente in cambio se non agire e mantenere segreto il fatto che è stata una sua idea. Io credo che il suo obbiettivo sia risistemare i danni del passato, soprattutto quelli fatti da Kibum, cercando di non crearne di nuovi anche perché, ammettendo che lo faccia per un secondo fine, che cosa ne guadagnerebbe? Non ha altro che da perdere l'ultima cosa preziosa che le è rimasta e sta cercando di allontanarla da sé di sua spontanea volontà... >>

<< E' proprio questo che destabilizza le mie certezze. >> il tono grave col quale HyoYeon aveva parlato lasciava intendere a Tiffany che quello che la principessa temeva era un loro possibile doppio-gioco ai danni di Jessica, perciò la giovane regina si sbrigò a dissipare ogni dubbio.

<< Tutto quello che voglio è la felicità di Kibum: questo piano fa comodo ad entrambe, ma se non dovesse andare in porto, sappiate che non esiterò a conquistare la felicità di Kibum anche attraverso mezzi meno civili e umani. E credo che voi intendiate benissimo il mio pensiero. Non è così chiaro? >>

<< Trasparente. >> rispose HyoYeon limitandosi a un breve cenno.

Intendeva con estrema certezza e precisione quello che Tiffany le stava dicendo, lei era intenzionata a fare lo stesso per il bene di Jessica, ma nessuno tra tutti i giovani aristocratici radunati era una persona malvagia e, se come sosteneva Tiffany su suggerimento di Sunny, si poteva raggiungere un accordo versando molto meno sangue rispetto a quello previsto in partenza, allora HyoYeon avrebbe aderito con entusiasmo. Dopotutto sembrava che entrambe le parti avessero uno scopo in comune da raggiungere: l'annullamento di quelle nozze indesiderate. E la principessa belga sarebbe riuscita nel suo intento in un modo o nell'altro, presto o tardi.

L'ennesima fitta al petto la prese alla sprovvista soprattutto per l'intensità del dolore che la costrinse a portarsi velocemente il fazzoletto di seta alla bocca per impedire al piccolo rigurgito di sangue di fuoriuscire impressionando e forse, giustamente, anche disgustando Tiffany. Quest'ultima però notò comunque che c'era qualcosa che non andava in HyoYeon e si avvicinò offrendo aiuto. Prima che Tiffany potesse però realizzare la situazione, HyoYeon nascose rapidamente il pezzo di stoffa macchiato e, dopo un flebile sorriso, si congedò dall'inglese per poi sparire nel buio dei corridoi estranei del castello.

HyoYeon realizzò in quel momento più che mai che se voleva aiutare Jessica doveva farlo il prima possibile perché sapeva che il tempo a sua disposizione era ormai scaduto. Quello che ignorava era che Taemin aveva assistito a tutta la scena e il suo intuito non ci aveva messo molto a inserire ogni tassello nello spazio giusto mentre, per un attimo soltanto, la parte più infantile e irrazionale del re ebbe il sopravvento su quella razionale e geniale domandando a se stesso su quante persone ancora i suoi occhi si sarebbero posati decretando involontariamente la loro scomparsa prematura. Quegli stessi occhi che avevano visto la propria madre spegnersi tra le sue braccia, gli stessi che avevano sorriso amorevolmente al nipotino appena nato, gli stessi che incontravano lo sguardo di Jinki ogni giorno e gli promettevano giustizia.

 

<< Vi nascondete dietro le gonne di una donna, Kibum? >> il re nordico non era riuscito a trattenersi dal fare quella battuta, alzando in modo ironicamente strafottente un sopracciglio in direzione del principe austriaco << Anche se, da quel che vedo, c'è più donna che gonna! >> aggiunse poi lanciando uno sguardo significativo a Yoona nella speranza di minare così l'autocontrollo della ragazza.

Doveva vincere quel duello.

Kibum aveva tutta l'intenzione di rispondere a quella provocazione, ma JongHyun gli mise una mano sulla spalla per ricordargli che doveva trattenersi e, dopo un profondo sospiro, il principe seguì il muto consiglio del cugino e ignorò l'offesa rimanendo nel cerchio umano, mentre Yoona si faceva sempre più avanti.

Ora lei e Taemin si fronteggiavano, entrambi con un fioretto sottile e lucido in mano, entrambi pronti ad affondare la lama nella carne dell'avversario.

Senza una parola, Yoona s'inchinò e Taemin rispose a sua volta. Immobili l'uno davanti all'altra, aspettavano il momento adatto per iniziare.

Da quando si era presentata, Yoona non aveva proferito parola. Si limitava a osservare impassibile il suo sfidante, mentre Taemin sembrava guardarla con gentilezza, anche se una punta di strafottenza negli occhi tradiva quella sua serafica facciata, quasi come se sapesse di avere già la vittoria in pugno.

Fu proprio quella superficiale arroganza che per poco non gli fece rischiare la vita quando, improvvisamente, la giovane dama francese affondò il primo colpo che Taemin evitò quasi per miracolo. In un baleno la sua espressione cambiò, da spavalda divenne seria e concentrata: farsi infilzare come carne da spiedo non rientrava di certo tra i desideri del giovane monarca.

I fendenti e i colpi iniziarono a susseguirsi ininterrottamente; rapidi e precisi fendevano l'aria nel silenzio profanato solo dai sibili e dal rumore stridente causato dal contatto del metallo delle due lame. La borghese Yoona si stava dimostrando una spadaccina eccellente, al pari di Taemin: entrambi i duellanti stavano dando prova sia delle loro capacità di maneggiare le spade, sia di grandissimo autocontrollo mentale ed emotivo. Se qualcosa turbava i loro animi, i due non lo esternavano di certo. I loro volti erano l'apoteosi della concentrazione: le sopracciglia leggermente corrugate, i respiri brevi e controllati, le schiene dritte e rigide, nessun movimento superfluo e gli occhi ben focalizzati sull'avversario, le palpebre che sbattevano raramente e, in quelle rare volte in cui scendevano a coprire gli occhi, si rialzavano così velocemente da dare l'illusione che mai si fossero mosse. Taemin bloccò un colpo mirato al suo volto all'ultimo secondo e poi, respinta la lama, indietreggiò di un paio di passi mente il sangue iniziava a colare dal taglio sulla guancia sinistra, fortunatamente davvero poco profondo, che si era appena procurato. La pausa si prolungò un attimo soltanto perché Yoona ripartì all'attacco, intenzionata a porre fine a quel duello e Taemin ebbe riflessi abbastanza pronti da riuscire a rispondere adeguatamente all'offensiva. I colpi del re nordico si fecero sempre più veloci e potenti e, dopo un'apparente parità iniziale, Yoona cominciò a mostrare i primi segni di cedimento. Per quanto abile e allenata fosse, il suo fisico esile rimaneva sempre più debole rispetto a quello di Taemin. La ragazza mise un piede in fallo e improvvisamente cadde a terra provocando un mormorio concitato tra i presenti mente il suo fioretto scivolava sull'erba ricoperta da uno strato di neve appena caduta. Immediatamente Taemin capì che era il momento giusto per il colpo finale. Alzò la lama che, riflettendo i raggi bluastri e argentei della Luna in una promessa di morte, si apprestava ad abbattersi su Yoona e focalizzò l'obbiettivo mirando al cuore della ragazza. E, alla fine, affondò. Con un movimento dalla velocità disperata, Yoona riuscì a impadronirsi di nuovo della propria arma e, fatto peso sul ginocchio sinistro a terra, si voltò di scatto fendendo a secco con la mano destra.

Avrebbe potuto penetrare la carne di Taemin e trapassarlo con la lama da parte a parte. Avrebbe potuto dividergli il cuore in due. Avrebbe potuto colpire al collo e ucciderlo. Ma non fece niente di tutto ciò. La ragazza si limitò a fare un mezzo sorriso e a lanciare al suo sfidante uno sguardo che sembrava chiedere scusa per una colpa che, in fondo, non era nemmeno sua. Poi spostò il fioretto da un lato, facendo pochissima pressione sulla lama che andò a compenetrarsi nella spalla del giovane re.

E a quel punto Taemin capì.

Yoona non voleva vincere. Lei era l'agnello sacrificale della situazione. Lei aveva deciso di morire.

Fu in quel momento che il giovane uomo decise che non l'avrebbe assolutamente sfiorata: era già contrario prima, ma aveva ceduto alle pressioni di HyoYeon per il bene di Jinki, a patto che fosse un vero duello. Invece Yoona era lì, pronta a farsi uccidere, e Taemin non aveva ancora capito se per amore o per umiltà, ma sicuramente non sarebbe stato lui l'artefice del suo assassinio perché, in questo caso, si sarebbe trattato proprio di un omicidio.

Eppure era troppo tardi. Si era svolto tutto in un attimo, una frazione di secondo e Taemin aveva ormai affondato il proprio colpo. Tentò di deviare il più possibile il percorso della lama in quel brevissimo istante e in quel piccolissimo spazio a disposizione, cercando di spostarla quel tanto che bastava da non colpire punti vitali, ma nonostante i suoi sforzi la lama squarciò comunque la pelle su un fianco della ragazza.

Ignorando il dolore alla spalla, Taemin si gettò sulla neve, accanto a Yoona, che andava a colorarsi di rosso man mano che il sangue fuoriusciva dalle ferite. Il re nordico sfilò la lama dalla carne della ragazza prestando la massima attenzione ad essere il più delicato possibile, per poi tamponarle la ferita con la propria camicia.

Kibum fissava allibito la scena: nessuno gli aveva detto che sarebbe finita così, nessuno gli aveva detto che sarebbero andati fino in fondo. Gli era stato riportato che era le sorti del duello erano già decise fin dal principio: Yoona avrebbe sfidato Taemin al suo posto e poi entrambi, di comune accordo, avrebbero smesso di duellare ponendo fine a quell'assurdità. Non doveva andare così, non doveva assolutamente andare così. Tiffany glielo aveva assicurato. Glielo aveva promesso.

Gli aveva mentito.

La persona di cui si fidava ciecamente, l'unica che lo aveva sempre sostenuto, amato e protetto adesso lo pugnalava alle spalle?

Se solo Kibum lo avesse intuito, se Kibum avesse anche solo immaginato che una cosa simile sarebbe potuta accadere, lui avrebbe sicuramente fatto di tutto per impedirlo. Ma ormai era accaduto e il suo angelo giaceva a terra, fredda come la neve sulla quale si trovava e altrettanto bianca, mentre le forze la abbandonavano.

<< Tu... >> solo un suono roco gli uscì dalle labbra mentre fissava Taemin << Tu! >> improvvisamente sembrò aver ritrovato la voce e le energie << Vile assassino, allontanati da lei! >> gridò mentre avanzava verso il monarca dopo aver afferrato il fioretto di Yoona.

Taemin, avendo realizzato quello che stava accadendo, riprese in mano il suo fioretto, ancora sporco del sangue della ragazza e lo puntò contro il collo di Kibum che si fermò di colpo.

In quel momento, Taemin non percepiva il freddo pungente che gli torturava la pelle del petto nudo o il dolore alla spalla. Tutto quello che sentiva era il sangue che gli ribolliva dentro e che saliva rapido al cervello, facendogli perdere la ragione. Come osava quel viscido dargli dell'assassino? Da che pulpito arrivava la predica? Da lui che aveva sterminato famiglie intere. Da lui che aveva rovinato le vite delle persone che confidavano in lui. Da lui che aveva sacrificato quella povera ragazza pur di fuggire nuovamente dal suo destino. Taemin aveva creduto che tra Kibum e Yoona ci fosse del tenero, dal modo in cui si guardavano e si parlavano, ma a quanto pare la giovane borghese era l'unica a provare dei sentimenti talmente nobili da sacrificarsi al posto dell'uomo che amava e che, palesemente, non la meritava. Quello che Taemin non aveva capito però, era che anche Kibum era stato raggirato: non era stato lui a spingere la francese nella braccia della morte, ma fidarsi di lui ormai gli era praticamente impossibile.

<< Un'altra parola soltanto! >> sibilò il più giovane << Dammi soltanto una buona scusa per divenire un assassino seriamente! Una sola! >>

JongHyun, dopo essere avanzato silenziosamente alle spalle di Kibum, afferrò il cugino per le braccia, assicurandosi che non facesse qualche follia con quell'arma in mano e un'altra puntata verso la gola.

<< Vi prego, ho soltanto lui... >> la voce del duca era poco più che un bisbiglio, ma colpì Taemin nel profondo.

Quelle parole gli avevano fatto più male della lama nella carne. Taemin era come JongHyun e lui voleva portargli via il suo ultimo legame. Sebbene Taemin non ritenesse Kibum alla stregua di Jinki per un'infinità di motivi, comprendeva comunque perfettamente cosa significasse essere soli al mondo, ancora legati alla vita da un'unica persona. Però JongHyun non era solo: oltre a suo cugino, aveva anche sua sorella, sua madre, tutte le sue amanti e pure suo zio. Invece Taemin aveva solo ed esclusivamente Jinki e il suo quotidiano cercare di tenerlo lontano dalla morte era la ragione che spingeva il più piccolo a restare vivo. Per quanto riguardava il resto dei suo affetti più cari, erano andati tutti persi. Non gli rimaneva altro che un'immensa mole di disperazione repressa e l'amaro in bocca lasciatogli dal rimorso di non averli saputi proteggere adeguatamente.

Lentamente, abbassò il proprio fioretto per poi gettarlo a terra e voltare le spalle ai due cugini. Jinki si avvicinò al fratello togliendosi il proprio mantello di dosso per poi adagiarlo sulle spalle nude di Taemin che gli sorrise dolcemente. Gli piaceva quando il fratello si riprendeva dal suo stato di apatia profonda, seppur raramente, e gli faceva dono di quei gesti umani e pieni di calore.

<< Mi dispiace. >> si limitò a dire il re, intendendo scusarsi con quelle parole del fatto che non aveva mantenuto la promessa di portargli la testa di Kibum su un piatto d'argento.

<< Va tutto bene. >> rispose il maggiore << Non ho mai voluto che tu lo facessi. Non ti ho mai fermato per il semplice motivo che credevo che fosse una cosa che tu volessi fare per porre fine, anche se inconsciamente, alla tua sete di vendetta. Credevo che fosse la scusa che ti eri creato per metabolizzare il dolore delle perdite che abbiamo subito. E' stato versato già fin troppo sangue, Taemin. Sono orgoglioso di te e della tua decisione di non portare fino in fondo la tua vendetta. >>

Dopo aver ringraziato il cugino che lo aveva difeso e lo aveva aiutato a prendere la decisione giusta, Kibum dette l'ordine di chiamare degli inservienti che lo aiutassero a portare Yoona in un letto caldo senza peggiorare la sua situazione drastica, mentre spedì altri due a chiamare il medico di palazzo affinché facesse qualcosa per fermare l'emorragia della ragazza. Nel frattempo si chinò su di lei e le prese il volto tra le mani sussurrandole che avrebbe sistemato tutto per il meglio. Sfortunatamente però vide che la camicia di Taemin era ormai zuppa di sangue, perciò si apprestò a togliersi la giacca e la camicia per tamponarle la ferita nel migliore dei modi fino all'arrivo del medico. Non poteva permettersi di perdere Yoona, assolutamente. Era un peccato che avesse realizzato soltanto adesso quanto quella giovane borghese lo avesse preso in quel breve periodo in cui si erano conosciuti, ma Kibum non era comunque disposto in alcun modo a fare a meno di lei.

Mentre premeva con una certa forza da fermare la fuoriuscita del sangue, ma non abbastanza forte da fare del male alla francese, Kibum incontrò lo sguardo di Tiffany. La regina inglese se ne stava in disparte, lontana da tutti gli altri che invece si erano avvicinati per prestare soccorso a Yoona e a Taemin e lo fissava insistentemente. Il principe austriaco ricambiò lo sguardo con astio; ancora non gli andava giù il fatto che la persona con la quale era cresciuto lo avesse tradito.

Tiffany sembrava quasi implorare perdono, un perdono che Kibum non era intenzionato a darle e anzi, proprio nell'attimo in cui aveva chiamato suo cugino per far scacciare la ragazza dal momento che lui era occupato a prendersi cura di Yoona, un urlo femminile, agghiacciante e pieno di terrore, giunse da una finestra aperta del castello, attirando l'attenzione di tutti i presenti nel parco. Jessica, che fino a quel momento era rimasta in religioso silenzio e in una posizione pressoché immobile, alzò lo sguardo preoccupato verso quella finestra, una delle finestre delle stanze dell'imperatore che si affacciavano proprio sul parco principale e, conscia di quello che era appena accaduto, non riuscì a impedirsi di piangere, nonostante gli sguardi indiscreti e interrogativi che la fissavano.

Il suo cuore aveva udito chiaramente lo straziante addio che la sua sola ed unica sorella le aveva gridato per salutarla un'ultima volta ancora.

 

Nascondendo la bocca sorridente dietro il ventaglio semiaperto in un gesto di falso pudore, HyoYeon versava l'ennesima bottiglia di vino nel calice dell'imperatore che, arrogantemente pieno di sé, si compiaceva per essere riuscito a portare nelle proprie stanze la bella e giovane fanciulla che adesso gli sorrideva amorevolmente. Il monarca l'aveva trovata in quelle tarde ore a gironzolare per il corridoio del terzo piano, a dispetto delle regole del castello che impedivano a chiunque, escluse le guardie personali dell'imperatore e l'imperatore stesso, di avervi accesso a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il viso dall'espressione birichina e il leggero rossore che andava a imporporarle le guance mentre si scusava imbarazzata per essersi persa nell'immensità del castello, avevano vinto sull'ostilità dell'arcigno sovrano il quale supponeva invece che la principessa belga si fosse fatta trovare di sua iniziativa vicina alle sue stanze con la speranza di entrarvi assieme all'imperatore. Il che era in parte vero: HyoYeon non si era persa, una come lei trovava la strada di casa anche nelle selve più impenetrabili, ma aveva seriamente intenzione di farsi invitare dal malvagio monarca a entrare nelle sue stanze. Quello che il vecchio non immaginava era che i piani di HyoYeon si sarebbero discostati di gran lunga dai suoi, una volta fatto l'ingresso nella camera.

Una volta entrata infatti la ragazza aveva dato un giro di chiave alla serratura della porta, anche se aveva chiaramente udito l'ordine che l'imperatore aveva dato alle guardie, ovvero di non disturbarli per nessun motivo.

Fingendo di trovare divertente lo squallido aneddoto che quel viscido uomo le stava raccontando, la principessa riempì nuovamente il bicchiere con del vino, mescolando segretamente però della polvere scura, che aveva tenuto nascosta fino a quel momento in una delle pieghe del ventaglio, al liquido che stava versando per poi ridere di cuore, per cause ben diverse, assieme al monarca austriaco. La principessa belga porse il calice all'imperatore con un'occhiata maliziosa ed egli lo afferrò e trangugiò la bevanda in un sol sorso senza mai staccare il proprio sguardo da quello di HyoYeon. Senza tanti complimenti, l'aristocratico gettò il calice di cristallo alle proprie spalle, che cadde frantumandosi a contatto con il terreno, prima di azzerare le distanze tra lui e la giovane nobildonna che gli stava d'innanzi, andando a sfiorarle i capelli biondo cenere con le mani tozze e sudaticce a causa dell'eccitazione crescente e dei numerosi bicchieri di vino puro che aveva già bevuto. L'imperatore, notando che la ragazza lo lasciava fare e preso dall'ennesimo delirio di onnipotenza, si avventò con la bocca sul collo della principessa, baciando e mordendo a suo piacere, mentre HyoYeon cercava di rimandare indietro il ripulso che stava provando in quel momento, tentando di mantenere la calma e la lucidità. Nel frattempo, l'imperatore faceva forza sui laccetti del retro del corsetto per poter avere una via di accesso più agibile al corpo della ragazza mentre, sempre più lascivo e avido, risaliva lungo la mandibola e gli zigomi continuando a baciarla. Avvicinatosi pericolosamente alla bocca, HyoYeon rivolse di scatto il proprio viso da un lato, impedendo così che le sue labbra si scontrassero con quelle dell'imperatore. Per quanto determinata a portare fino in fondo quel suo piano, la ragazza non era minimamente intenzionata a lasciarsi baciare da quel viscido vecchio sulle labbra, le stesse labbra che ormai avevano giurato eterna fedeltà ad un unico uomo che niente aveva a che vedere con quello che le stava d'innanzi. Riuscito nell'intento di slacciare il corpetto della giovane, l'imperatore fece del suo meglio per toglierlo definitamente, ma senza risultati. Il suo viso si stava facendo sempre più rosso e sudato e il vecchio sembrava iniziare ad avere seri problemi di respirazione. Lasciando perdere i propri fini, indietreggiò fino a colpire di lato uno scribacchino e a cadere su di una poltrona che si rovesciò a causa dell'improvviso peso, portando con sé il corpo tremante e annaspante del regnante. HyoYeon, sorridendo soddisfatta dell'effetto che il cianuro stava avendo su quello schifoso bastardo, si avvicinò lentamente, squadrandolo dall'alto con indifferenza. L'imperatore, steso con la schiena a terra, un rivolo di saliva che gli colava dalle labbra e un braccio rivolto verso la ragazza, iniziò a chiederle aiuto, invocando la sua pietà.

<< State tranquillo, signore. >> sussurrò la principessa belga accucciandosi presso il morente << Tra poco il veleno finirà di corrodervi gli organi e a quel punto morirete amato da nessuno da quel miserabile che siete. >>

<< Maledetta, è tutta opera tua... >> il vecchio monarca realizzò solo in quel momento il fatto che non stesse avendo un crollo di salute dovuto all'età avanzata e dallo sregolato stile di vita che aveva adottato fino a quel momento, ma bensì stava morendo avvelenato per mano della ragazza.

<< No, non dite così. Dopotutto siete stato voi a volerlo. Nessuno vi avrebbe mai fatto del male se voi per primo non aveste fatto del male a tanta gente. Non sapete che nella vita si raccoglie quel che si semina? >>

L'imperatore tentò di rispondere alle parole della giovane nobildonna, ma riuscì solo a rantolare gorgoglii incomprensibili. Per quanto sadico e folle fosse, HyoYeon non riusciva ad evitare di sentirsi felice per quello che i suoi occhi stavano vedendo e non riuscì a staccarli dallo spettacolo grottesco che stava avvenendo proprio davanti a lei. Mentre con una guancia delicatamente poggiata sul palmo della sua mano destra, osservava quasi annoiata il vecchio regnante che tentava in ogni modo possibile di dare sollievo al proprio corpo preso da atroci e lancinanti dolori senza fine, una fitta dall'intensità senza precedenti la colpì al cuore, togliendole il respiro per svariati secondi.

Sapeva che il tempo per lei ormai era scaduto e preoccupata, lanciò uno sguardo terrorizzato al corpo dell'imperatore in preda alle convulsioni, ma ancora vivo: non poteva permettersi assolutamente di morire senza prima aver avuto la certezza che quell'orribile bestia avesse chiuso gli occhi per sempre, smettendo così di tormentare l'esistenza di Jessica. Arrancando il più vicino possibile al corpo semi paralizzato del vecchio, HyoYeon portò una mano nello scollo del proprio corsetto, tirando fuori un coltello dalla lama lunga abbastanza da penetrare facilmente le carni di un uomo. Facendo peso con il proprio corpo su quello dell'imperatore, assicurandosi così che non si muovesse troppo, la ragazza puntò il coltello contro il cuore dell'uomo. Lui, realizzando la situazione, la guardò terrorizzato e infuriato allo stesso tempo e, con le ultime forse che gli rimanevano, la afferrò per i capelli obbligandola a guardarlo.

<< F-finirai all'in-ferno per q-quello che hai fatto... >> le disse con un filo di voce.

<< Probabilmente è vero, ma tu verrai con me. >> rispose senza timore la principessa belga affondando subito dopo la lama dritta dentro al cuore.

L'imperatore lanciò un mezzo urlo strozzato e, rivoltando gli occhi, il corpo smise di tremare e la sua testa si ripiegò senza vita da un lato.

Adesso che si era assicurata che quel mostro non avrebbe più fatto danni di quanti ne aveva già fatti alle persone che le erano care, HyoYeon pensò che le era rimasta un'ultima cosa da fare prima di lasciare quel mondo per sempre. Scavando e cercando dentro se stessa tutte le poche forze che le erano rimaste, si voltò rotolando da un lato e, riempiendo i polmoni d'aria, chiamò a gran voce Jens.

Immediatamente, rumori striduli e sordi si susseguirono al di fuori della porta mentre Jens faceva fuori le guardie del corridoio del terzo piano, al fine di entrare nelle stanze dell'imperatore. Con un ultimo e forte colpo, la guardia tedesca abbatté la porta e si gettò di fianco all'unica donna che gli aveva rapito l'anima e che adesso stava indubbiamente morendo. La visione di colei che amava riversa a terra, con mani e vesti insanguinate e il respiro pesante, straziò letteralmente l'animo di Jens che non lo dette però a vedere.

<< HyoYeonnie, mi avevi giurato che stavi guarendo dalla malattia. >>

<< Ah... Perdonami, Jens. Devo essermi confusa... >> la principessa cercò di giustificarsi deviando la discussione su un tono scherzoso.

<< Sei una stupida. E io ancora più stupido per non essermi preso abbastanza cura di te. >> i sensi di colpa iniziarono a insediarsi dentro la mente e il cuore di Jens, mentre stringeva quel piccolo e gracile corpo tra le sue braccia.

<< Non dire così... >> HyoYeon sembrava essersi fatta improvvisamente seria << Nessuno sarebbe riuscito a fare un lavoro migliore del tuo, con me. >>

Il giovane uomo avvicinò il viso a quello della ragazza e sfiorò dolcemente le sue labbra con le proprie. Per quanto sapesse della gravità della malattia della principessa e per quanto poco avesse creduto alle sue parole riguardanti una futura guarigione totale, Jens non riusciva in alcun modo ad accettare che la donna che amava, l'unica che lo aveva fatto diventare quasi pazzo con le sue follie e le sue apparentemente assurde pretese, se ne stesse andando via, lasciandolo solo con il doloroso ricordo di quello che una volta era stato il loro amore, uno di quegli amori rari e puri che loro due avevano avuto la fortunata di vivere.

Non riusciva a perdonarsi il fatto che quel dono divino si stesse spegnendo tra le sue braccia; una vota ancora era arrivato troppo tardi. Come la prima volta che l'aveva incontrata, come l'ultima volta in cui l'aveva sentita chiedere aiuto a qualcuno.

Braccata da dei fuorilegge tra i fitti alberi della foresta nera, dove si era addentrata sconsideratamente da sola circa cinque anni prima durante una visita alla sua preziosa amica tedesca, HyoYeon era stata derubata, picchiata e violentata senza che nessuno potesse soccorrerla. Jens, che a quel tempo era appena entrato a far parte delle guardie regali, stava facendo la sua ronda lungo le sponde del fiume Kinzig, il quale delimitava la parte settentrionale della foresta da quella centrale ed era proprio lì che aveva trovato la ragazza. Furiosa, piangente e soprattutto spaventata, la giovanissima principessa belga se ne stava sdraiata a pancia in giù sulla terra umida dove era stata lasciata senza tanti complimenti, con il viso nascosto tra le braccia esili e il piccolo corpo che veniva scosso ripetutamente dai singhiozzi. Il giovane uomo non aveva esitato un attimo nel correre ad aiutarla, maledicendosi per non essere arrivato in tempo, una volta che la principessa aveva confessato cosa le era stato fatto. Se avesse tagliato per la strada secondaria senza perdere tempo nel controllare quella principale che sapeva già essere perfettamente sicura o se avesse dato l'ordine di intensificare il numero delle guardie al confine, probabilmente HyoYeon non sarebbe stata vittima di quella terribile situazione e non vi era giorno che Jens si incolpasse e si maledicesse per quello che era accaduto a quella ragazza. Per far sfumare i sensi di colpa, la guardia tedesca si era avvicinato sempre più alla principessa belga e, col passare del tempo, era anche riuscito a rintracciare i fuorilegge che l'avevano attaccata: un tipo barbuto e rozzo, probabilmente il capo di quella banda di criminali, aveva ancora al collo il ciondolo d'oro raffigurante il leone rampante, simbolo del paese natio della ragazza e Jens non si era posto alcuno scrupolo nell'uccidere i componenti di quel gruppo di furfanti. E in qualche modo, quell'atto aveva portato HyoYeon ad abbattere i muri che si era costruita attorno a sé, a ritrovare la forza di reagire e la voglia di vivere e, pian piano, si era ritrovata completamente innamorata ed emotivamente dipendente dall'uomo che l'aveva aiutata a rialzarsi dal fango. Per quanto forte fosse il nuovo carattere che aveva sviluppato, Jens rimaneva per lei una fonte di serenità e salvezza e anche il giovane uomo aveva realizzato quanto follemente adorabile potesse essere la principessa una volta scalfita la superficie di ghiaccio nella quale si era rintanata. HyoYeon non aveva bisogno di essere protetta, non più, ma Jens continuava a starle perennemente vicino. Eppure anche questa volta non era riuscito a salvarla. Certo, non era una sua colpa se la principessa era nata con una disfunzione cardiaca, ma il pensiero di non poterle essere di aiuto in alcun modo lo tormentava. Doveva proteggerla, voleva proteggerla. Ma non aveva la benché minima idea di cosa fare.

Qual è il fine di proteggere qualcuno che non ha più niente da perdere?

HyoYeon glielo domandava sempre, senza capire che in lei c'era ancora qualcosa da perdere ed era lei stessa e il nobile sentimento che provava nei suoi confronti. Peccato che avessero avuto così poco tempo a disposizione per assimilare tale concetto nelle loro vite.

<< Sono stata una stupida per non aver saputo esprimere prima quello che sentivo dentro... >> la voce di HyoYeon era a malapena un sussurro, una tiepida brezza che sfiorava la guancia di Jens << Anche se ti ho trattato male, anche se ti ho pressoché spinto a fare delle volte anche ignobili cose per archiviare le mie assurde richieste, anche se non ti ho mai ringraziato per avermi fatto ricordare quanto è bella la vita quando credevo che la morte fosse l'unica via di uscita... >> la ragazza afferrò e tirò il bavero della guardia nel tentativo di avvicinarlo di più a sé, perché il dolore era insopportabile e parlare le era praticamente impossibile, ma doveva finire quel discorso, glielo doveva << Per ogni singola cosa che hai fatto per questa stupida me, voglio solo dirti che ti ringrazio e che...ti amo. >>

<< Ti amo anch'io, HyoYeon. Ti ho sempre amata e sempre lo farò. Questo mio cuore non amerà nessun'altra donna che non sia tu. >>

<< Non essere stupido, Jens. >> la voce ridotta a un sibilo, ogni respiro era una pugnalata dritta in mezzo al petto << Ti sposerai con una brava donna, rispettabile e intelligente; l'amerai con tutto te stesso e avrai dei bambini con lei, tantissimi bambini...Questo bel viso non può andare di certo sprecato. >>

Jens strinse la mano di HyoYeon nella sua, tenendola vicina al volto dove la ragazza l'aveva posata per accarezzarlo dolcemente. Rise assieme alla principessa per quella battuta; lei non avrebbe rinunciato al proprio senso d'umorismo e la sua voglia di sdrammatizzare tutto per alleggerire le pene delle persone neanche in una situazione simile. Lentamente, come una farfalla che timida si avvicina ad un fiore per poi appoggiarvisi delicatamente sopra, le sue palpebre scesero a coprire gli occhi stanchi, la mano perse vigore e forza e i lineamenti del viso, tesi per la sofferenza, si ammorbidirono leggermente, non troppo. Poi sospirò.

La principessa HyoYeon era morta. Ma chiunque l'avesse osservata in quel momento avrebbe potuto giurare che il sorriso sulle sue labbra sembrava essere appena sbocciato.

Jens strinse a sé il gracile corpo della ragazza e nascose il proprio viso nei suoi capelli color dell'oro, permettendo alle proprie lacrime di divenire un fiume che avrebbe dissetato quel campo di grano in eterno.

Una domestica, attirata dai forti rumori che si erano susseguiti nei minuti precedenti, aveva avuto l'ardire di avventurarsi fino ai corridoi del terzo piano e, viste le guardie decedute, era corsa fin dentro la camera del monarca. Notato il cadavere dell'imperatore riverso a terra così come il viso marmoreo e freddo di HyoYeon, ignorò completamente la guardia tedesca che se ne stava immobile e in preda ai sensi di colpa, corse in direzione delle finestre che davano sul parco principale e lanciò un urlo agghiacciante.

Jens la lasciò fare. Non le disse di tacere perché tanto urlare non avrebbe cambiato niente. Non la costrinse con la forza a stare zitta perché altrimenti avrebbe attirato attenzioni indesiderate. La lasciò gridare quanto e come voleva.

Quel grido era talmente straziante che profanava le menti e lacerava i cuori. E chiunque doveva essere partecipe della sua sofferenza. Ogni singola persona sulla faccia della Terra, doveva venire a conoscenza del fatto che la sua HyoYeonnie, la farfalla più bella che gli aveva sconvolto la vita con un solo battito d'ali, era volata via. Lontana da quel maledetto mondo che faceva piangere gli angeli.

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