Handwritten

di micRobs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 1/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.




Capitolo 1.



Non è colpa mia.

È quell’amica di mamma, che fa la psicologa e viene a casa distribuendo biscotti e consigli salvifici come se qualcuno gliel’avesse chiesto. È sua la colpa se io mi ritrovo a fare cose stupide ed è sua la colpa che mi mette in testa pensieri che non mi appartengono e che non voglio.


Io non parlo, non vado in giro a mettere gli altri al corrente di come mi sento, non vado alla ricerca di pareri e di parole di conforto. Non ne ho bisogno perché non ho bisogno di elemosinarne.

“Parla” dice lei, “non tenerti tutto dentro, non ti fa bene”.

Tanto per iniziare, chi sei tu per sapere cosa mi fa bene e cosa no? Ah, già, la psicologa che ha fatto dell’aiutare il prossimo una missione umanitaria. Sai che ti dico? Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare perché –indovina?– io chiacchiero fin troppo e, solo perché me ne sto in silenzio mentre tu sciorini le tue brillanti trattazioni da strizzacervelli, non significa che io sia poco avvezzo all’uso della parola. Significa solo che sono troppo educato per intervenire e dirti ciò che realmente penso del tuo parlare sconclusionato.

Il fatto che poi le sue idee da visionaria mi si siano infilate tipo tarlo nel cervello, contribuisce solo a farmi sperare che non si presenti mai più sull’uscio di casa mia. La prossima volta, lei e i biscotti all’anice se ne tornano da dove sono venuti senza troppe cerimonie.

Ma, in realtà, è questo che mi urta e mi fa saltare i nervi. Se n’è accorta lei che mi ha visto sì e no tre volte in tutta la vita e non se ne sono accorti coloro che io mi ostino a chiamare amici, fratello, genitori. Tutto ciò non ha senso ed io mi sento ridicolo, ma tanto ormai siamo qui e, a quanto pare, io ho bisogno di parlare. Per cui facciamolo, rapido ed indolore.

Ovviamente, se avessi qualcuno con cui farlo non starei scrivendo, ma immagino che questi siano dettagli di relativa importanza e che l’unica cosa degna di nota sia il fatto che i signori Sterling si siano portati via il mio migliore amico nel momento più incasinato della mia adolescenza, lasciandomi da solo con una dose non indifferente di pensieri e senza nessuno con cui mi senta a mio agio nel condividerli. E tanti saluti.

Il punto è che adesso non mi viene nulla di sensato da dire perché la mia testa si è misteriosamente e incredibilmente svuotata e tutto ciò a cui riesco a pensare è che non so cosa farne con questo pezzo di carta, anche se forse un’idea ce l’avrei.

E boh, io l’avevo detto che era un’inutile perdita di tempo. Maledetti biscotti all’anice che mi fuorviano, maledetti psicologi impiccioni e maledetti signori Sterling che decidono di trasferirsi dall’altra parte dello Stato.

Questa cosa mi manderà fuori di testa, ma per il momento non ho altro da aggiungere anche perché, seriamente, bussano alla porta e in questa casa sembra non ci viva nessuno oltre me.


T. H.


*°*°*°



Cosa si fa quando gli altri ti deludono e ti senti come se la colpa fosse totalmente tua?

Un grazie. A volte mi basterebbe quello. Mi faccio in quattro per tutti e mi mordo la lingua per non dire mai di no e, puntualmente, mi ritrovo ad avere a che fare con qualcuno che se approfitta o che non ha idea di cosa voglia dire essere riconoscente. Essere gentili fa schifo, ma mia madre mi ha cresciuto a pane e buone maniere e quindi mi ritrovo con una sorta di sindrome da buon samaritano che inizia a starmi troppo stretta.

Il punto è che la gente non si merita la mia disponibilità. Ecco, l’ho detto. Potrei farmi gli affari miei e vivere in pace senza il bisogno impellente di offrirmi volontario per aiutare qualcuno, ma non ci riesco e credo che mai ci riuscirò, nonostante le delusioni che immagino non smetteranno mai di arrivare.

E vorrei non sentirmi così, perché mi scoccia che alla fine devo essere io a rimanerci male quando non faccio nulla di diverso dal mettermi a disposizione per gli altri. E mi scoccia di più sapere che ci ricadrò ancora e che, la prossima volta che mi chiederanno un favore, non ci penserò più di tanto prima di rispondere di sì; anche se chi me lo ha chiesto non se lo merita, anche se devo togliere tempo da dedicare a me, anche se è l’ultima cosa che vorrei fare al mondo. Io inizio seriamente a credere che questa sia pura idiozia, altro che gentilezza e disponibilità. Masochismo, ecco cos’è.

Tra l’altro, ieri è tornata l’amica di mamma e ha detto che mi ha visto più rilassato. Volevo ridere un sacco a quest’affermazione, davvero, ma mi sono trattenuto sia dal farlo che dal mandarla a quel paese. E boh, forse questa cosa dello scrivere alla fine funziona davvero e, sempre forse, dovrei pensare di ringraziarla. Ma magari questo me lo tengo per me, perché se no va a finire che devo pagarle la parcella e dubito che le basterebbe una delle torte alle noci di mamma per pareggiare i conti.

Sono certo che se solo sapesse la fine che fanno questi fogli di carta, penserebbe che chiaramente necessito di uno psicologo.
Bene, vorrà dire che eviterò di dirglielo, come non ho mai avuto intenzione di fare.

T. H.




Here we are.

Dunque. Immagino che le cose da dire siano veramente tipo infinite ed avevo preparato anche una sorta di discorso per presentarvi questa idea pazza, ma l’ho completamente dimenticato e adesso ho la testa miserabilmente vuota.

Posso iniziare dicendovi che, senza l’inestimabile contributo di Vals, questa storia sarebbe neanche la metà di quello che è – letteralmente proprio – e che, senza di lei, anche l’idea in sé sarebbe totalmente differente. Il resto ve lo dico nel prossimo capitolo – che arriverà tra una settimana esatta.
Posso dirvi che la storia sarà completamente in forma epistolare e che tutti e dodici i capitoli di cui si compone sono già stati scritti.

Posso dirvi che sarà una cosa piena zeppa di feelings e fluff perché la presente long è il regalo di Natale per Sere e, sì, siamo a Novembre ma, essendo già terminata, non mi andava proprio di aspettare un mese per postarla.

E posso dirvi che io e Vals ne andiamo tipo soddisfattissime e che scriverla è stata un’incredibile altalena di emozioni differenti, che speriamo di riuscire a trasmettere a voi tanto intensamente quanto le abbiamo provate noi.

Sere, io non lo so cosa dirti perché l’idea è sempre stata un po’ complicata sin dall’inizio e, arrivata a questo punto, inizio ad avere paura di averti delusa. Ti ho dato un po’ di notizie fuorvianti e ti ho tenuta sulle spine un bel po’, ne sono consapevole. Comprendimi, però: ci tenevo a farti un regalo all’altezza della persona che sei e spero davvero che tutto questo possa essere di tuo gradimento.

E nulla, potrei dirvi altre mille cose, ma taccio e vi do appuntamento alla prossima settimana, sperando che vogliate seguire me e sì, anche Vals in questa nuova e assolutamente inaspettata avventura.

Ovviamente, i pareri sono sempre ben accetti e, ovviamente, noi vi ringraziamo già.


Robs&Vals

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 2/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.

 

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Capitolo 2.

Sì, decisamente dovresti accertarti della destinazione di questi pezzi di carta, mio caro T. H.. Non so te, ma una persona con un minimo di sale in zucca eviterebbe almeno che li trovino degli sconosciuti e che i suddetti si facciano qualche risata dinanzi alle tue tragedie greche – tue, mi permetto di darti del tu.

Ad ogni modo, non so molto di psicologi, biscotti all’anice – che per altro mi fa un po’ schifo – e di apparenze. Detto sinceramente, io faccio sempre e solo quello di cui ho voglia; e poco c’entra l’altruismo, poco c’entra l’essere succubi di qualcuno o l’avere compassione; se faccio qualcosa per qualcuno è perché ne ho voglia. Anche scrivere questa sorta di lettera ad uno sconosciuto che aveva solo voglia di buttare una serie di parole al vento e lasciarle in mano ad un postino che, evidentemente, non aveva idea di che fine dovessero fare; anche questo fa parte della volontà. Avrei potuto lasciarti continuare a scrivere al nulla e rotolarmi dalle risate sulla mia poltrona, ad ogni tuo piagnisteo, ma se ti scrivo è solo perché qualcosa dentro di me mi dice che hai bisogno di essere ascoltato – non solo sentito – e di vederti arrivare, di conseguenza, una risposta che ti faccia capire quanto tu sia idiota!

Idiota, sì. Posso darti dell’idiota? Idiota in senso buono, sia chiaro; non vuole essere propriamente un’offesa. Dico solo che forse dovresti acquisire un po’ di quiete e non prendere sempre tutto quello che ti capita come qualcosa che possa distruggerti dentro. Detto in altre parole, fregartene.

Ho letto una volta, da qualche parte, che il miglior rimedio per far rosicare gli altri è sorridere. Io, spesso, ci aggiungo il cantare; è un toccasana davvero.

E mi odierai dopo aver letto questa manciata di consigli spassionati, visto che mi è parso avessi una specie di allergia agli psicologi. Prendila semplicemente per quello che è, questa lettera, e sta’ attento la prossima volta che scrivi “a nessuno” perché, per come la vedo io – e per come la vedrebbe chiunque non avesse voluto sbarazzarsi di un foglio di carta senza pensare che la buca della posta non è un cestino dell’immondizia – ad ogni lettera va una risposta.

 

Lo psicologo n° 2.

S. S.
 

P.S. Non sono più intelligente di te, vedi? Non sono neanche certo che l’indirizzo a cui sto per spedirti la risposta sia quello giusto. Spero giunga a destinazione.

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Ad ogni lettera va una risposta? Cos’è, un modo per farmi sapere implicitamente che volevi che ti ringraziassi per esserti preso dieci minuti del tuo tempo da dedicare a me e alle mie crisi esistenziali? Beh, grazie, ma ti faccio notare che, se avessi necessitato di qualcuno che mi rispondesse, avrei scritto alla “Posta del Cuore” o avrei preso un appuntamento con l’amica di mia madre. Il fatto che io abbia deciso di imbucare quel pezzo di carta, non ti autorizzava a farti carico di problemi evidentemente non di tua competenza e né di certo ti autorizzava a darmi dell’idiota – cosa che potrei anche ammettere di essere, ma che comunque non cambia le cose, specialmente se detto da uno sconosciuto.

Che poi, cosa dovresti essere tu? No, perché sono piuttosto certo che i postini abbiano il compito di consegnarle le lettere e non di “rotolarsi dalle risate” sulle proprie poltrone leggendole. Il che non è molto professionale da parte tua, mio caro S. S. – che, se posso permettermi, sei l’ultima persona qualificata per darmi consigli di moralità, visto che hai appena ammesso di aver riso di me e delle mie “tragedie greche”. Quindi cosa sei? Un portalettere canterino che, talvolta, dispensa buoni consigli a chi ne ha bisogno – che, lasciamelo dire, è un’immagine vagamente disneyana e sa tanto di “già visto” – o qualcuno con tanto tempo libero e con il bisogno di essere ascoltato, oltre che di ascoltare?

Per quanto mi riguarda, io faccio quello che voglio, come voglio e con chi voglio. Scusami tanto se, talvolta, gradirei un minimo di riconoscenza o quantomeno di considerazione per il tempo che dedico agli altri. Ciò non toglie che continuerò comunque a comportarmi come ho sempre fatto, ma vorrei evitare di sentirmi come se fossi stato io ad aver fatto qualcosa di sbagliato. Non è propriamente una bella sensazione, sai?

Pensa, non sarebbe frustante per te se adesso non mi prendessi due minuti per ringraziarti di esserti preso la briga di rispondermi? Certo, nessuno ti ha chiesto di farlo e, certo, i tuoi modi non sono stati esattamente i più gentili, ma so riconoscere quando qualcuno fa – o almeno prova a fare – qualcosa per me e, pertanto, mi sento in dovere di dirti grazie. Grazie per esserti fatto gli affari miei, ma pur sempre grazie.

T. H.

P. S. “Furbizia portami via” come hai fatto a trovarmi? Sono piuttosto inquietato, lo ammetto.

P. P. S. I biscotti all’anice, se fatti bene, hanno un loro perché e, per quanto io non sopporti la psicologa impicciona, ammetto che i suoi sono particolarmente buoni.

P. P. P. S. Mi sono permesso di darti del tu, immagino non ti dispiaccia, visto che ho notato che TU hai fatto lo stesso.

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"Furbizia portami via”, esatto. Anzi, io la definirei, più che altro, arguzia. Sai com’è, sono un patito di gialli e polizieschi – da bambino mi piaceva fingermi un detective e cercare indizi per scoprire chi si era sgraffignato i miei giocattoli preferiti.

Semplicemente, non avresti dovuto usare dei fogli di un blocconote promozionale. Come avrai intuito, se non eri troppo impegnato a fare il ragazzino antipatico, so leggere e la scritta “Studio legale di J. Harwood” diciamo che mi è saltata all’occhio subito. Il resto è stato facile: le tue iniziali, T. H.; il fatto che tu sia già al terzo foglio dello stesso blocconote; J. Harwood – un tuo parente, di sicuro, e visto che la lettera è giunta in così poco tempo, deduco si tratti proprio di tuo padre; Harwood è quindi il tuo cognome. Sì, è stato particolarmente stupido da parte mia, inviare una lettera senza sapere per certo se quel J. Harwood avesse o meno a che fare con te; ma la probabilità che non fosse così era di un 20% e quindi…

Per il resto, no, non mi aspettavo un ringraziamento e neanche un ringraziamento così poco sentito; sembrava proprio che tu non volessi che qualcuno leggesse le tue lettere; o meglio, il tuo subconscio voleva essere ascoltato, ma il tuo orgoglio no. Forse dovresti innanzitutto fare chiarezza dentro di te e imparare ad apprezzare quando qualcuno cerca di superare, sebbene in maniera un po’ minimale, la barriera che ti crei attorno.

Riguardo la mia incapacità di starmene al mio posto, d’accordo, mi scuso. Il fatto è che se qualcuno imbuca una lettera, nel mio lavoro rientra anche il consegnarla. Ho tentato di scovare un indirizzo dentro la busta, dietro il foglio, ma quando non ne ho trovati, mi sono detto “apriamo, può darsi che vi è qualcosa all’interno”. Non c’era nulla. E l’ho letta, hai ragione, è colpa mia; ma sono un tipo molto curioso, che posso farci?

E poi, fammelo dire, da che mondo è mondo, quale persona sana di mente imbucherebbe una lettera sulla quale sono scritte cose che vuole che rimangano una specie di segreto?

Avrei benissimo potuto rispedirla a J. Harwood, e J. Harwood l’avrebbe aperta e avrebbe scoperto le milioni di cose che turbavano suo figlio/nipote/pronipote/cugino/quello che è. Dubito che avresti voluto che andasse così.

Quindi, nulla, prendimi pure per un impiccione, ma la verità è che sei tu a non riuscire ad ammettere che avevi bisogno di una parola che facesse cadere il castello di carte che ti eri accuratamente costruito attorno; e perdonami se te lo dico, ma era un castello veramente instabile, sarebbe crollato ugualmente: tante persone ti deluderanno nella vita, ma non sarà mai troppo tardi per camminare a testa alta.

 

Il postino squattrinato, dispensatore di consigli mai ascoltati.

S. S.
 

P. S. La prossima volta, insieme alla lettera, spediscimi qualche biscotto all’anice dell’amica di tua madre. Chissà, potrebbero piacere anche a me.

P. P. S. Eri divertente alla prima lettera. Ora non più.
 


Quando dico che Vals è la mia metà, io intendo questo; quando dico che è il Sebastian del mio Thad, io intendo esattamente questo. Scrivere questa storia è stato allucinante e giuro che non mi viene in mente un’altra parola adatta per descriverlo. Non avevamo un plot, non sapevamo dove ci avrebbe portate la cosa: abbiamo semplicemente iniziato a scrivere – in realtà, io ho iniziato e poi lei mi è venuta dietro – però ci tengo a precisare il fatto che Handwritten è completamente improvvisata. Così come Thad non sapeva cosa gli avrebbe risposto Sebastian, così io non sapevo cosa mi avrebbe scritto Vals nell’interpretarlo.

È stato allucinante, ma è stata una delle cose più belle che io abbia mai fatto e non posso ancora credere alla fortuna che mi ritrovo nell’avere una persona con cui ho una complicità tale da poter fare una cosa del genere.

Dunque, arrivati a questo punto, ci siamo: l’idea è completa e adesso sapete cosa c’entra Vals nella scrittura e come interviene Sebastian. Speriamo di non aver fatto un completo casino e di essere riuscite a sorprendervi almeno un po’, noi ce l’abbiamo messa davvero tutta.

E, Sere, inserisci pure qui le dichiarazioni d’odio e le minacce di morte, grazie. Tanto lo so che ci adori, ma io adesso ho ancora di più l’ansia per la paura di averti delusa! Sorry xD

Detto ciò, un grazie immenso e una valanga di baci a tutti coloro che hanno accolto Handwritten con entusiasmo: i numeri sono veramente grandi e io e Vals ancora ci guardiamo domandandoci tra quanto ci sarà la fine del mondo. Grazie, grazie, grazie: per noi conta moltissimo <3

E nulla, a mercoledì prossimo,

Robs&Vals

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 3/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.

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Capitolo 3.



Cosa vuoi che ti dica?

Sì, probabilmente è così: il mio subconscio, magari, sperava che quei pezzi di carta giungessero a qualcuno e che il qualcuno in questione si interessasse alla causa tanto da impegnarsi tanto per farmi avere una risposta. Può darsi che sia così, ma ciò non cambia il fatto che tu non puoi farmene una colpa se ho deciso di ascoltare i consigli di una persona che si suppone parli con cognizione di causa e abbia provato ad affidare i miei pensieri ad un foglio di carta. Poco importa che, maledizione a me, io abbia scelto i fogli di carta sbagliati e ancor meno importa che abbia avuto la geniale idea di imbucarli: l’avevo visto fare in un film, mi era sembrata una cosa carina e che mi evitasse di dover stracciare o gettare nel camino ciò che avevo buttato giù. Tutto qui, niente scenari romantici o grandi attese, solo la voglia di dover evitare di dar fuoco a ciò che provavo senza essere obbligato a tenermi quelle lettere in casa alla mercé di tutti.

Sì, probabilmente volevo davvero che qualcuno prendesse a cuore il mio bisogno di parlare e sfogarmi, ma non volevo essere simpatico e assolutamente non ti permetto di giudicarmi da questo punto di vista. Grazie per aver avuto la professionalità di voler svolgere il tuo lavoro al meglio e grazie di esserti ingegnato tanto per trovare un indirizzo a cui recapitare la lettera. Non ce n’era bisogno, te lo ripeto di nuovo e stavolta con tono un po’ meno saccente: avresti potuto lasciarla lì, chiusa e immacolata come io l’avevo imbucata, e magari prima o poi sarebbe andata perduta ed intanto io avrei trovato un passatempo migliore del continuare a convincermi che un foglio di carta sia un utente adatto con cui chiacchierare.

E mi scoccia, mi scoccia da morire che siano sempre gli estranei quelli a capire meglio cosa provo, ma ciò non fa altro che contribuire a farmi chiudere a riccio: una cosa è che sia un amico a venirmi a chiedere cosa c’è che non va, un’altra è che invece me lo dica una psicologa sconosciuta che cucina biscotti o un postino con tanto tempo libero e voglia di mettersi a disposizione. È una cosa che non riesco a gestire perché io dovrei essere in grado di essere trasparente con le persone giuste e invece alzare il muro nei confronti degli sconosciuti. A quanto pare, però, funziono al contrario, visto che qui nessuno sembra accorgersi di quello che mi accade, mentre tu non hai fatto fatica a leggere tra le righe – nel vero senso della parola.


Il ragazzo che continua a non aver bisogno di uno psicologo, ma che potrebbe aver bisogno di qualcuno che sappia ascoltare.

T. H.

 

P. S. J. Harwood è mio padre, grazie per aver avuto l’accortezza di non inviare quei fogli a lui.

P. P. S. I biscotti all’anice non sono poi questo granché, lo ammetto.


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In effetti, un foglio di carta non ha la facoltà di rispondere – mi domando ancora dove avresti voluto andare a parare, continuando a scrivere queste lettere senza destinazione – ma se c’è qualcuno dall’altra parte, che ascolta con pazienza, immagino sia differente. Non ti fa sentire più sollevato che, da qualche parte, ci sia una persona a cui importa continuare a rispondere alle tue lettere? Non ti senti meglio dopo aver sfogato, dandomi del ficcanaso? Non l’hai detto espressamente, ma io leggo tra le righe, ricordi? – e cito testualmente.

Davvero preferisci chiuderti in una stanza a piangere, invece che uscire e mandare a quel paese tutti quanti? Genitori e fratello compresi?

È vero che spesso gli sconosciuti sanno ascoltare meglio; succede perché hanno un parere oggettivo su quello che succede dall’altra parte; ma io, sebbene sia un semplice postino canterino, so dirti per certo che devi dare la colpa solo a te stesso, se tutti quelli che ti stanno intorno non si accorgono che stai male. Io non ho fatto altro che leggere le tue parole, non ho nessun potere sovrannaturale purtroppo – ad eccezione di quello della seduzione, ma questa è un’altra storia. Avresti potuto chiarire le cose, esattamente come hai fatto con me, ma immagino che la tua buona indole ti impedisca di metterti in gioco. Hai paura di affrontare chi ti fa del male, hai paura di rimanere ferito più di quanto tu già non sia; ma credimi se ti dico che rischiare è molto meglio che subire.

E non so perché sto continuando a darti consigli. Forse perché hai palesemente scritto, alla fine, che sei alla ricerca di un ascoltatore.

Non sono così bravo, non ho così tanta pazienza come sembra e odio quando le persone si piangono addosso, ma tu, T. H., continui a scrivermi ed io sono un tipo che vuole avere sempre l’ultima parola.


Il postino canterino dalla voce da favola, nonché Grillo Parlante.

S. S.

P. S. Ho visto anch’io quel film e mi è piaciuto molto, anche se non è proprio il mio genere.

P. P. S. Continuo ad aspettare i biscotti. Non mi era sembrato ti fossero così indifferenti qualche lettera fa.


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Te l’ho detto, magari mi sarei stancato dopo due giorni e avrei smesso di scrivere sentendomi troppo scemo – cosa che sto facendo comunque, sentirmi scemo intendo – ma suppongo che, adesso che c’è qualcuno che mi risponde, il discorso sia differente – come hai detto tu.

Non sto elemosinando consigli o una spalla su cui piangere, postino/Grillo Parlante/Principe Disneyano dalla voce da favola/ S. S., sei tu che continui a scrivere a me – magari puoi farlo perché ti fa sentire meglio, perché ti importa continuare questa corrispondenza assolutamente insensata, per vedere dove arriverò a parare con la prossima crisi di panico, perché vuoi avere l’ultima parola – ed io sono una persona educata e quindi rispondo. Risparmia i moralismi: ti faccio notare che, se tu non avessi deciso di abbracciare la mia causa, non ci sarebbe stata nessuna risposta da parte mia e noi due staremmo continuando a viaggiare su due binari separati, come abbiamo sempre fatto. Io sono una persona poco paziente: mi sarei stancato subito di avere a che fare con un pezzo di carta e avrei preferito cercare altrove qualcuno disposto a sorbirsi i miei piagnistei.

Piagnistei che, ti ricordo, non sono tipo da andare a riversare sul primo venuto. Il muro, ricordi? So perfettamente di essere io l’artefice del vuoto che mi trovo intorno, ma non lo faccio apposta e ho scoperto che, spesso, è più semplice avere a che fare con se stessi – o con pochi amici fidati – piuttosto che condividersi con persone che di te non capiscono nulla. Gli estranei, però, sono strani e mi rendono strano, te l’ho detto. Non lo so, forse mi sono talmente stancato delle solite facce e dei soliti pareri sterili ed inconcludenti, che ho iniziato inconsciamente ad abbassare la barriera con coloro che non mi conoscono, forse alla ricerca di qualcuno che mi dica qualcosa di nuovo.

E non ho paura di affrontare gli altri, voglio solo evitare di deludere coloro che si aspettano determinate cose da me. Vorrei mantenere l’immagine di persona tranquilla e disponibile quale sono, anche se so che le persone continueranno a deludermi e anche se so perfettamente che prima o poi scoppierò e butterò tutto fuori nel peggiore dei modi.

Immagino di dovermi aspettare una tua risposta, quindi, Signor-“Voglio avere l’ultima parola”.

Il ragazzo che, tutto sommato, è capace di ammettere quando dice e fa cazzate,

T. H.


P. S. Chi ti dice che stia cercando di tergiversare e che non voglia tenermi per me tutti i biscotti all’anice?

P. P. S. No, in realtà non c’è nessun post-scriptum, ma ormai l’avevo scritto e mi scocciava cancellare.




12/12/12 sì, ho provato a postare alle 12.12, lo ammetto, anche se non sono certa di esserci riuscita.

Ad ogni modo, deliri dell’ultimo minuto a parte, salve e ben trovati.

Io sono un po’ di fretta perché l’università richiede la mia attenzione, ma non posso proprio fare a meno di prendermi due minuti per ringraziarvi per l’entusiasmo che state dedicando ad Handwritten. Per noi significa davvero molto e vedere i numeri delle seguite e preferite che aumentano ci fa scuoriciare come due dodicenni innamorate. Grazie mille, quindi, ad ognuno di voi. Appena ho un attimo, giuro che provvedo anche a rispondere alle vostre recensioni <3

Nulla da dire… il rapporto tra Thad e Sebastian è differente da quello delle mie solite fan fiction, questo perché il modo in cui sono conosciuti è differente e le circostanze richiedono altri tipi di comportamento… sebbene l’inizio tra loro sia comunque “burrascoso” (?) … bon, vedrete come si evolverà mano a mano e spero che possa essere di vostro gradimento ciò che vi aspetta! xD

Avviso che la settimana prossima probabilmente potrebbe saltare l’aggiornamento, questo perché saremo nel bel mezzo della Warblers Week e so perfettamente che ci saranno moltissime altre storie da leggere. Ad ogni modo, vi farò sapere sulla mia pagina facebook cosa decideremo di fare.

Un bacio a chiunque sia arrivato fino a qui,

Robs&Vals

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 4/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.



Capitolo 4.


Sono diventato addirittura un principe adesso; mi sento tanto Aladdin che da povero straccione viene tramutato nel principe Alì dal genio della lampada. Sei tu il mio genio, per caso? Peccato che non posso sentirti cantare “friend like me” – il titolo è appropriato alla nostra situazione, non credi? – sarebbe esilarante, ad ogni modo. Sì, sto ridendo, ma ora smetto, lo giuro.

Tornando seri, appunto, sono sulla buona strada per rientrare nella tua cerchia di confidenti? Sono anch’io uno sconosciuto, devo avere uguali diritti. A dire la verità, sembra proprio di sì; sembra che tu stia accettando il fatto che un Grillo Parlante ti è stato mandato per dispensare consigli. Non so se sono stato utile fino ad ora; mi sembri semplicemente meno ostile nei miei confronti.

Ammetto che hai ragione: se io non avessi aperto la tua lettera e se non mi fossi fatto gli affari tuoi, a quest’ora, non ci sarebbe stata nessuna quarta risposta – caspita, siamo già alla quarta! – e probabilmente non avrei mai conosciuto il carattere tagliente del famoso T. H., il ragazzo che scriveva lettere a nessuno – sembra la locandina di un film. Se fossi, con gli altri, almeno la metà di come sei con me, nessuno oserebbe metterti i piedi in testa; imparerebbero a rispettarti e a darti qualcosa in cambio per l’aiuto che offri loro.

Riguardo allo scoppiare, sì, ti ci vedo a sbottare contro il primo arrivato, magari neanche il colpevole vero e proprio dei tuoi malumori, ma un tipo a caso; potrei essere anche io quel tipo, però almeno io saprò a cosa saranno dovute la serie di imprecazioni, maledizioni e insulti che mi tirerai dietro. Potrei essere ancora qui a farti da mamma chioccia, quando accadrà, chi lo sa? Per come stanno andando le cose – tu che rispondi per gentilezza ed io per poter essere l’ultimo a farlo – temo che andremo avanti ancora per molto con questa corrispondenza.
Quindi puoi decidere quando vuoi, se, come e quando, troncare questa situazione. Io sarò qui e ti risponderò comunque, non tanto per orgoglio, quanto per… compagnia, sì, perché no? In fondo, non sei così antipatico come vuoi far sembrare.

Il principe del tuo genio, il Grillo Parlante del tuo Pinocchio.
S. S.


P. S. Rotto per rotto, posso anche dirti il mio nome: Sebastian.
P. P. S. E Sebastian vuole i suoi biscotti.



Sebastian.
Non è tanto nome da principe, sai? È più… aspetta, chi era Sebastian? Oh, il granchio di Ariel, credo. Anche se mi pare che anche in quel caso fosse una sorta di coscienza dispensatrice di consigli che però venivano brutalmente ignoratida tutti. Sì, sei senza dubbio un granchio, anche se questo farebbe di me una sirenetta (sirenetto?) e quindi propongo di dimenticare tutto e ritornare al Grillo Parlante e a Pinocchio.

Cosa anche abbastanza appropriata, visto che io e Pinocchio siamo in sintonia su troppe cose. No, non dico bugie, ma immagino che continuare a fingere con te di essere in un modo e poi comportarmi in tutt’altro quando sono con gli altri, faccia di me una sorta di bugiardo. Non ho un carattere tagliente, affatto. Sono debole, arrendevole e facilmente… manipolabile? (altra cosa che io e il nasone abbiamo in comune). Per cui non potrei provare a tirare fuori gli artigli quando qualcuno mi fa incazzare: non ho artigli da affilare e non sono neanche certo di saperli usare.

Prima o poi, ripeto, me ne fregherò del libretto di istruzioni ed inizierò a graffiare alla cieca – mi ci vedi davvero? – contro il primo malcapitato. Potresti essere tu, chi lo sa? Ma immagino di aver già sfogato parte della mia frustrazione con te e non mi ha fatto sentire poi tanto meglio: a volte, è necessario urlare il risentimento in faccia alle persone, piuttosto che limitarsi a scriverlo su un foglio. Mettendolo per iscritto si perde molta della foga, dell’irruenza e della furia che ci si metterebbe di persona e, troppo spesso, gridare a pieni polmoni è decisamente più soddisfacente.
Quando accadrà, in ogni caso, potrei avere bisogno di un Grillo Parlante canterino e principesco pronto ad arginare le mie crisi isteriche. Conosci qualcuno disposto a farsi carico di tale onere?

Il sempre meno antipatico
T. H.


P. S. Sai già il mio cognome, non sono certo di volerti dire anche il mio nome, sai?
P. P. S. Un giorno, forse, potrei invitarti a mangiare biscotti all’anice e cantare insieme canzoni di Timon e Pumba: fino ad allora, me li conservo come fossero un tesoro.




Un sirenetto? Sul serio? Io al massimo avrei detto tritone. E non cominciare a dire che sono un precisino con la puzza sotto il naso; me lo dicono già troppo spesso. Non sono un professorino, è solo che quando conosco dei termini più specifici li dico – un po’ come il gobbo dietro le quinte – ma spesso alle persone non va giù che io puntualizzi su qualsiasi cosa. Spero che a te non dia troppo fastidio.

Quindi non vuoi essere un tritone? Un bel fusto col petto scoperto e un tridente tra le mani. No, huh? Peccato, saresti stato ancora più interessante.
E Pinocchio? Davvero ti ci vedi coi vestiti da marmocchio, il cappello ridicolo e il naso prorompente? A proposito di questo, ti immagino con un naso fine ed elegante, non con un obbrobrio spalmato sulla faccia. Mi auguro che tu non abbia un obbrobrio sulla faccia perché mi dispiacerebbe averti offeso, in tal caso.

Comunque, sei sicuro che non sia il viceversa? Sei sicuro che non sia questo il tuo vero essere e che tu sia sotto mentite spoglie quando sei dinanzi agli altri? Sarei molto deluso se non fosse davvero così, perché mi piace parlare con te, mi piace leggere quello che mi scrivi e mi piace scherzare con te, prendermi la briga di fare una battuta di troppo e immaginarti ridere ad essa. Mi piace, quindi mi convinco che è questo il vero Harwood; e mi convinco che sia questo Harwood, quello in grado di tenere testa al sottoscritto, quello che con un po’ di esperienza, nella vita reale, imparerà a graffiare a più non posso chi gli farà del male; o se non altro, a farsi rispettare. Rimarrà magari il buon samaritano che ho scorto in queste lettere, ma imparerà anche a minacciare con gli artigli e a tenersi pronto per difendersi. Sarà questo il vero Harwood e, se lui vorrà, il Grillo canterino sarà qui a seguire tutti i suoi piccoli passi e a frenare tutte le sue crisi isteriche.

Nel frattempo, mi limiterò a conoscerti e a prendere appunti su di te, per avere delle linee guida da seguire così da poter disinnescare la tua bomba ad orologeria.
Istruzioni per il disinnesco di T. H.: primo passo, offrire biscotto all’anice; secondo passo, mettere play ad “Hakuna Matata”; terzo passo, limare gli artigli per evitare di essere attaccati; quarto passo, preparare una tisana rilassante; quinto… Cose così, insomma.
Mi scriverai qualche altro punto fondamentale nella prossima lettera?

Quel granchio di
Sebastian

P. S. Ho voglia di indovinare il tuo nome. Terence? Theodore? Titus?
P. P. S. In un certo senso, non vedo l’ora di assaggiare quei biscotti.





Here we go again (8)
Okay, avevo detto che l’aggiornamento sarebbe saltato, lo so, ma… sopresa! Dunque, in realtà fino a cinque minuti fa non era assolutamente in programma niente di tutto ciò, ma siccome SereILU – sto per mettere i manifesti – ha ricevuto una notizia che a parer mio meritava festeggiamenti, mi ha chiesto espressamente un aggiornamento… ed io ho deciso che l’idea era geniale.
Questo capitolo è delirante, lo so. Io e Vals ci siamo divertite da morire a scriverlo e vi garantisco che il prossimo sarà anche meglio (peggio?). Spero sia stato di vostro gradimento e spero che il modo in cui la situazione si sta evolvendo vi stia appassionando. Io non ragiono quando di parla di questi due perciò, se vi va, lasciatemi un qualsivoglia genere di parere <3

E nulla, il prossimo arriva puntuale mercoledì,

Un bacio,

Robs&Vals

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 5/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.


 

Capitolo 5.

 
 
Non l’avrei detto, te lo assicuro. Sapevo che c’era un nome più adatto, ce lo avevo sulla punta della lingua ma non vi veniva! Grazie per averlo suggerito tu. E no, niente tritone e niente tridente o petti scoperti: sono una persona poco… esibizionista, direi, cerco di andare girando meno svestito possibile – e non con i vestiti da marmocchio, assolutamente. Mi stai immaginando come una specie di uomo delle nevi adesso, vero? Sciarpa, cappello e passamontagna? No, sto divagando, lo so.

Ad ogni modo, sono offesissimo per il commento sul mio naso: anche i nasi grandi e pronunciati hanno il loro fascino e ci sono intere generazioni di Harwood che considerano il nasone un simbolo di potenza e prestanza fisica. Ti stupiresti di vedere quanto sta bene sulla mia faccia!

Mi dispiacerebbe deluderti, però, quindi non starò qui a dirti come sono davvero e se ci hai preso con la tua analisi circa la mia personalità: diciamo che, semplicemente, ognuno è diverso e che il mio modo di relazionarmi cambia a seconda della persona che ho davanti. Tu mi ispiravi questo tipo di comportamento e – visto che alla fine mi pare di capire che ti piaccia – sono felice che le cose siano andate in questo modo. Sai, probabilmente, se non avessimo iniziato con il piede sbagliato, non saremmo poi stati in grado di portare avanti questa corrispondenza. Chi lo sa? Magari, se ci fossimo mostrati gentili e grondanti miele dall’inizio, avremmo trovato la situazione noiosa e poco stimolante e avremmo deciso di troncare la cosa sul nascere. Il T. H. acido e supponente ha portato a qualcosa di buono, quindi: adesso ho un nuovo Grillo canterino che mi fa sorridere con i suoi modi buffi di porgersi.

E magari sta tutto qui, niente Hakuna Matata o biscotti all’anice e tisane rilassanti: basta farmi sorridere e farmi smettere di pensare per qualche minuto e la crisi isterica passa così come è venuta. Me lo hai detto nella prima lettera, ricordi? Sorridere è il miglior modo per fregare gli altri: pare che io sia uno che sa ascoltare, dopotutto. 
 

Il tritone sorridente, con sciarpa e cappello
T. H.


P. S. Se indovini come mi chiamo, prenderò in considerazione l’idea di invitarti a mangiare i biscotti che vuoi tanto.

P. P. S. Scherzavo, avevi ragione tu: il mio naso è carino ed elegante.

P. P. P. S. Mi piacciono le persone che puntualizzano: ne faccio parte anche io, sai?

 
 

 
 
Suona quasi come un appuntamento. Dunque, mi inviterai ad uscire con te se indovinerò il tuo nome? Ho capito bene? Non c’è una scadenza, giusto? Ho tutta la vita per riuscire nel mio intento, non sono poi tanti i nomi che iniziano con la “T”, a meno che il tuo non sia un nome di origini ame ignote; tipo, che so, di origini arabe: potresti chiamarti Tawfiq, Taissir o Talal – Talal è divertente. Sì, ho iniziato a fare ricerche su nomi arabi; e Talal Harwood non suona neanche così male.

Comunque, sul serio, se non rientra nei classici nomi inglesi, dimmelo per favore, altrimenti sarò costretto a bazzicare sugli alberi genealogici dell’Etiopia e della Grecia. Ti immagini? Arriverei a ottant’anni senza conoscere ancora il tuo nome e senza aver assaggiato i biscotti all’anice; e no, non andrò a comprarli, assolutamente, non mangerò i biscotti all’anice se non sarai tu ad offrirmeli, è una promessa. Intanto propongo i classici Thomas, Ted e Tim, così inizio a cancellare nomi dalla mia lista.

E niente, se il mio modo buffo di pormi ti fa ridere/sorridere, immagino che anche questo piccolo teatrino che ho scritto qui sopra abbia determinato la stessa reazione; a dire il vero, lo spero; mi piace poter fare qualcosa, mi piace distrarti con piccole cose e mi piace il modo in cui ti rivolgi a me. Il fatto è che noi esseri umani ci adattiamo, diciamo; se qualcuno si pone bene nei nostri confronti, reagiamo altrettanto bene; un po’ come i camaleonti, ci mimetizziamo nell’ambiente. Io, a quanto vedo, sto tirando fuori il meglio di te; e poco importa che da tritone ti abbia trasformato in un rettile piccolo e con gli occhi a palla. Ti ho reso consapevole di un nuovo potere: il mimetismo.

Bello, potresti rappresentare la nuova frontiera dei supereroi: T. Harwood, il mimetico.
No, davvero, la pianto perché mi sto soltanto rendendo ridicolo e tu tra un po’ smetterai di leggere per la quantità di idiozie che ho ficcato dentro questa lettera.
Ad ogni modo, un piccolo appunto: davvero grondiamo miele noi due? Cioè, non mi sembra. Semplicemente scherziamo ed io sto cercando di strapparti un sorriso perché non mi va di saperti in lacrime e… Okay, hai ragione, grondiamo miele. Mi rendi sdolcinato, non l’avrei mai detto.
 

Il ramo d’albero sul quale ti poserai e ti mimetizzerai.
Sebastian

 
P. S. Non so cosa scrivere in questo post-scriptum, ma ormai mi dispiace chiudere soltanto con la firma; e tu mi scrivi sempre qualcosa dopo la firma… Non mi viene proprio niente, Talal.
 
 

 
 
Addirittura? Non avrei mai detto che fosse così importante per te assaggiare i fantomatici biscotti all’anice. Rendi tutto più divertente, lo sai? No, perché adesso potrei dirti che non ho origini americane e ti lascerei a struggerti nel bazzicare siti di nomi stranieri per provare ad individuare il mio. In realtà, potrei farlo davvero perché sono davvero per metà ispanico e quindi il mio nome potrebbe essere qualcosa di molto simile a Tlatoani o Toribio o Tezozomoc – in tal caso però sarei orfano, perché avrei brutalmente fatto fuori i miei genitori per lo scempio.

Okay, non fare quella faccia spaventata: ho un nome tipicamente inglese perché – a quanto pare – ho dei parenti dotati di un minimo di buon senso e pietà. Però, Talal era carino davvero e quindi, per adesso, ce lo teniamo, che dici?
Potrei essere, che ne so, “Talal, il mimetico” e sarei un supereroe davvero figo. Ti immagini? Con la tutina che cambia colore e il potere di confondere gli altri con l’uso di vocaboli incomprensibili. Tu potresti essere il mio braccio destro, in tal caso. Un po’ come il maggiordomo di Batman, che dà consigli saggi ed è a suo modo eroico. Sai che ti ci vedo? Vestito da maggiordomo a sciorinare massime di vita e cucinare biscotti all’anice. Ah, no, dimenticavo che tu te li lasci offrire i biscotti e che, assolutamente, non li mangeresti senza di me: indovina il nome e avrai i tuoi biscotti, parola di camaleonte mimetico/supereroe arabo.

E comunque, non intendevo “grondare miele” nel senso di essere sdolcinati, la mia era un’iperbole, insomma, un’esagerazione: volevo semplicemente dire che adesso siamo entrambi più bendisposti nei confronti dell’altro; io sicuramente e tu anche, credo. Insomma, sei qui 
dopo quante? dodici lettere? – a cercare di strapparmi un sorriso, il che mi fa pensare davvero che ci sia qualcosa che continua a spingerci a rispondere – io per gentilezza, tu per avere l’ultima parola o per farmi stare meglio, entrambi per tenerci compagnia. E forse siamo davvero sdolcinati, ma forse dipende da quella confidenza che solo due sconosciuti riescono ad avere; anche se, ormai, non sei più tanto sconosciuto.
 

Il supereroe mimetico di origini arabe.
Talal (lalalala~)

 
P. S. All’inizio era gentilezza, adesso mi fa davvero piacere ricevere le tue lettere.

 

 
 

Here we are!

Buon Santo Stefano, buon mercoledì e ben trovati con il nuovo aggiornamento di Handwritten. Il capitolo di oggi credo sia il mio preferito, perché è seriamente un delirio e, sebbene io abbia un ansia non indifferente perché le cose iniziano a smuoversi da ambo le parti, non riesco a non sorridere come una cretina quando lo leggo.
Io e Vals ci siamo divertite da morire a scriverlo e io ricordo ancora che quella mattina, era domenica, mia madre venne a domandarmi se andasse tutto bene perché mi sentiva ridere come una demente dalla cucina. Siparietti casalinghi a parte, spero vivamente vi sia piaciuto e spero vivamente vi abbia strappato un sorriso. Un grazie immenso a tutti coloro che si fermano a recensire, a chi legge silenziosamente e a chi segue la nostra bimba: vi incarto e spedisco un Grant Gustin random per ringraziarvi <3

Se poi vi andasse per sopportarmi altri due minuti, avrei una cosina da dire. Dunque, un anno fa, Robs postava la sua prima fan fiction su Sebastian e Thad. Hangover era – è – una p0rn-without-plot scritta per il p0rn-fest e senza alcuna pretesa. Era la mia prima storia a rating rosso, tra l’altro, e ne approfittai per “testare” questi due personaggi. Erano molto differenti dai miei attuali Thad e Sebastian di adesso, questo perché all’epoca Sebastian era apparso in soli due episodi e Thad… beh, non avevo ancora una mia idea di Thad e quindi non sapevo come gestirlo e gestirli. Magari è scemo prestare tanta importanza a questo evento, me ne rendo conto, ma Sebastian e Thad mi hanno dato un sacco in quest’anno, mi hanno fatto ritrovare la voglia di scrivere ed emozionarmi, mi hanno dato la possibilità di lasciarmi sopraffare dai feeling e di conoscere persone meravigliose, di mettermi alla prova e innamorarmi delle gioie che può dare il fanon e, porca miseria, non si sono mai neanche parlati ufficialmente! La cosa è allucinante, sì, ma io non riesco a non amarli. E nulla, oggi è il mio Thadastian!Day e quindi, nel corso della giornata, posterò almeno un altro paio di shot su loro due, così, per festeggiare <3

Un bacio a tutti e, wow, la mia logorrea non ha fine, chiedo umilmente perdono xD

A mercoledì prossimo con l’aggiornamento di Handwritten e, siccome io e Vals vi amiamo un sacco, vi lasciamo uno SPOILER del capitolo 6 (lo metto in bianco, così chi vuole leggerlo lo può tranquillamente selezionare.)

> "Soprattutto, però, mi piace l’idea che, ovunque e chiunque tu sia, ti faccia star bene continuare a sentirmi e a scrivermi. "
 

Robs&Vals

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 6/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.



 

Capitolo 6.

 
 
Tezozomoc, il vendicatore. No, sarebbe stato impronunciabile. Preferisco di gran lunga Talal; è un nome dolce e divertente; proprio come te, sì. Quindi potrei anche fermarmi qui e smettere di cercare nomi, visto che mi piace come suona questo qui; ma la sfida è stata aperta ed io ho una gran voglia di sedermi ad un tavolo, con te di fronte, a mangiare biscotti e a ridere delle nostre stupidaggini.

Che poi, chi te lo dice che non cucinerei i biscotti? Insomma, se fossi il tuo maggiordomo consigliere e avessi la possibilità di vederti tutti i giorni e di fare colazione con te con i suddetti biscotti all’anice, io te li cucinerei volentieri. Sarebbero un ulteriore punto a mio favore per farti comparire il sorriso sulle labbra. Ti crescerei a biscotti all’anice e consigli – e battute idiote – altro che pane e buone maniere. Come se fossi il mio bimbo, capito?

Cavoli, è inquietante pensare di avere già un figlio. Per l’amor di dio, i bambini hanno gli occhietti dolci e ti inteneriscono con piccoli gesti; ma rimane comunque inquietante; a lungo andare, diventano assillanti. Tu però non sei assillante, sei un bravo bimbo tutto sommato. No, non ti sto immaginando con i vestiti di Pinocchio, tranquillo. Li ho accantonati un paio di lettere fa. Ho paura che non ti donerebbero. O forse sì? Mmh, meglio il costume da tritone.

Tornando ai nomi, visto che non mi hai detto né sì, né no, deduco di non avere ancora indovinato. Un tipico nome inglese… Tipico, nel senso di comune, molto usato? Dammi qualche indizio – sì, non vedo l’ora di indovinare – intanto provo a giocarmi questi: Tibby – no, non puoi chiamarti Tibby – Tony – come Tony Stark! – oppure Tristan – come il Tristano di“Tristano e Isotta”.

Sì, mi piacciono i supereroi e i libri romantici, mi hai scovato. Anche i film romantici veramente. Quindi sono io il primo a grondare miele, per forza di cose; e a proposito di miele, ormai non è più compagnia la nostra: mi autopromuovo ad amico di penna.
 
 

Il tuo maggiordomo che – non ci crederai – sa cucinare.
Sebastian

 
P. S. Amo le tue lettere. Amo l’attesa prima di riceverle. Amo questa sorta di gioco tra di noi.
 
 

 
 
Allora facciamo così: io ti mando la ricetta, tu fai i biscotti e mi inviti a mangiarli con te – sempre dopo che avrai indovinato il nome, cosa che ancora non hai fatto – che ne pensi? Così facciamo due cose insieme: mangiamo biscotti, ridendo delle nostre scemenze, e mi dimostri che sai cucinare. E ci vediamoanche, sì. Quindi sono tre le cose, ma immagino che il vedersi sarebbe a prescindere da chi prepara i biscotti e quindi… sto divagando, lo so. Potrei aver bevuto un goccetto di vino a pranzo e potrei avere le pasticche dei miei freni inibitori un po’ usurate. Quindi potrei dire tante scemenze, cosa che farei comunque, ma tant’è.

Il nome, il nome, il nome. Sei così ansioso di indovinarlo? O di assaggiare i biscotti? O di vedermi? Io non lo so, sai? Cioè, sarebbe divertente sedermi di fronte a te e chiacchierare di idiozie senza capo né coda, ma tu sai bene che, quando inizio ad acquisire confidenza con qualcuno, mi arrocco nel mio fortino dietro la famosa barriera ed impedisco al mondo di entrare. Non voglio che accada anche con te. Mi piace questa nostra corrispondenza e mi piace l’idea di avere un amico di penna che si preoccupa per me. Soprattutto, però, mi piace l’idea che, ovunque e chiunque tu sia, ti faccia star bene continuare a sentirmi e a scrivermi. E mi piace l’idea che adesso, proprio adesso, tu stia sorridendo a causa di questo mio parlare inconcludente.

Film e libri romantici? Davvero? Quindi posso aggiungerli alla lista di cose che so di te? Qualcosa tipo:

Sebastian S.:
-          Dispensatore di consigli (quasi) mai ascoltati.
-          Principe disneyano canterino.
-          Seduttore (mi pare di ricordare).
-          Ottimo cuoco.
-          Postino squattrinato.
-          Curioso per natura.
-          Appassionato di onomastica.
-          Supereroe fidato e artificiere di bombe ad orologeria.
-          Amante di libri e film romantici.
-          Amico (di penna).

Il mio elenco è un po’ scarno, direi. Mi ripropongo di scoprire qualcosa di più sul tuo conto, così la prossima volta lo aggiorno. Forse dovrei aggiungere anche qualcosa a che fare con il fatto che ti piacciono i bambini, che dici? E sì, sono un bravo bimbo, talvolta, anche se ho superato da un po’ l’età infantile – cosa che potrebbe apparire non molto ovvia, arrivati a questo punto della lettera.

 

Un’ amante degli elenchi a punti.
T.


P. S. Siamo in confidenza, posso azzardarmi anche a togliere le formalità.

P. P. S. Anche io.
 

 

 
 
Tocca a me:

Talal Harwood:
-          Suo nonno era un camaleonte;
-          Il suo bisnonno era Clark Kent;
-          Suo padre è un banale avvocato – la pianto di farti l’albero genealogico?;
-          È solito innalzare muri;
-          Ama le parole complicate;
-          Ama che la gente lo ascolti;
-          Ama i famosi biscotti all’anice;
-          Ogni tanto alza il gomito – no, scherzo;
-          Ha un naso elegante e carino;
-          È ispanico;
-          Gli piacciono i film inquietanti, o comunque gli piace “Paranoid Park”;
-          È esperto dei principi disney;
-          Quindi gli piacciono i ragazzi;
-          Ma anche i granchi e i grilli;
-          Canta – deduco di sì, ha nominato Timon e Pumba;
-          Ama questa corrispondenza.

Sembra tanta roba, ma è pochino, soprattutto se consideri che ho scritto roba stupida.
Per i biscotti, sì, potrei farlo; potrei cucinarli e lo farei solo perché me lo chiedi tu, e solo perché poi li mangerei con te. E no, non ho paura del fatto che vedendoti, incontrandoti, conoscendoci, innalzeresti un muro; non ho paura perché, fino ad allora, avrò trovato mille e mille modi per fartelo abbassare. Mattoni e malta non sono così resistenti se si usa la leva giusta; e per quanto ne sai, potrei essere anche Hercules – sarei ugualmente un principe/dio, sarei un figo e avrei abbastanza forza per abbattere il tuo muro.

Nah, non mi serve questo, mi basta scavalcarlo. Sì, posso farlo, fermarti un attimo e farti capire che stai sbagliando a nasconderti da me, il tuo amico di penna, il tuo Grillo, il tuo maggiordomo, il tuo granchio. Ti farei ricordare ogni singola parola che ti ho detto ed allora ci penseresti due volte prima di sbattermi la porta in faccia e capiresti che sono sempre quello che apre le braccia per accoglierti. Se fossi davanti a me, ti abbraccerei. Non riusciresti a resistere a questo.
 
 

Il tuo amico dall’abbraccio facile.
Sebastian

 
P. S. Talbon, Tarquin, Tatton. Sembrano i tre porcellini.
 
 

 
 
Questo mi ha fatto sorridere. Tanto.
 


Il tuo amico di penna, il tuo Pinocchio, il tuo supereroe mimetico e arabo.
Thad


P. S. Non era così difficile, alla fine.

P. P. S. Avrai comunque i tuoi biscotti.

P. P. P. S. Ed io avrò quell’abbraccio.



 



 
E siamo a metà. Wow, a me quasi non sembra vero.. pare ieri che abbiamo postato il primo capitolo e invece siamo già al sesto. Ad ogni modo, meglio non pensarci adesso.

Dunque, buon anno e ben trovati! Passato belle feste? Io spero vivamente di sì. Come ogni mercoledì, ecco l’aggiornamento di Handwritten. Io l’avevo detto che la storia iniziava ad entrare nel vivo e spero che il modo in cui questi due bimbi stanno interagendo sia di vostro gradimento. Iniziano ad aprirsi di più l’uno con l’altro e ormai è abbastanza chiaro che siano entrambi abbastanza invischiati in questa situazione.. belli loro <3 Sorpresi per la fine? Dite la verità, non ve lo aspettavate che sarebbe andata così, uh? xD

Come ogni volta, ringraziamo tutti coloro che settimanalmente si fermano a leggere e recensire e tutti quelli che hanno inserito Handwritten nelle varie categorie di Efp: siete un’endovena di autostima non indifferente.

Il capitolo di oggi ha un banner personalizzato, questo perché Vals ha capito che regalarmi graphics quando sono di cattivo umore/giù di morale è la migliore delle terapie; in questo periodo si è sbizzarrita un sacco, quindi anche qualcun altro dei prossimi avrà lo stesso trattamento xD

“Paranoid Park” è il film a cui Thad faceva riferimento nel capitolo due (“l’ho visto fare in un film e mi sembrava un’idea carina”). È un film abbastanza inquietante, ma vi basta solo sapere che c’è un ragazzo che scriveva lettere a nessuno per raccontare un avvenimento e togliersi il peso dalla coscienza, insomma.

E nulla, siccome l’idea dello spoiler l’altra volta era piaciuta, la riproponiamo anche oggi. Sempre in bianco, così è a discrezione vostra leggerlo o meno.

> ”Trovi che sia normale che io sia qui, in piedi, sotto un cornicione a ripararmi dalla pioggia – non chiedere – a rileggere la tua lettera e a fissare come un deficiente e a bocca aperta, ogni volta che arrivo alla fine, quel tuo “P. P. P. P. S.”?"

A mercoledì prossimo,

Robs&Vals
 
 

 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 7/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.

 

Capitolo 7.

 
 
Lo ammetto, sono rimasto talmente imbambolato davanti alla poca consistenza della tua lettera, che stavo per richiuderla e non leggerla affatto. No, lo sai che non mi sarei mai permesso di farlo. Insomma, che confidente sarei altrimenti? Comunque, poi mi sono messo a leggere e c’era così poco da leggere, che proprio non l’avevo notato, il tuo nome. Sarà il troppo lavoro, cosa posso dirti?

E così ti chiami Thad. Thad. Thad Harwood. Suona bene a dirlo, quasi quanto Talal – mi mancherai, Talal – ed è bello anche scriverlo.
Ma ora come faremo con i biscotti, Thad? Come si evolverà il nostro gioco adesso, Thad? Cosa dovrò fare per incontrarti, Thad?
Scusami, dovevo recuperare tutte le volte che non ho usato il tuo nome. Sì, sono in una fase euforica. Sapere il tuo nome mi rende euforico.

E no, non inizierò a cercare le case di tutti i J. Harwood che hanno un figlio di nome Thad. Aspetterò che sia tu a darmi il permesso di incontrarti.
Fino ad allora, ti scriverò e ti immaginerò.
 

 Il tuo amico dalla vista non proprio acuta.

Sebastian

 
P. S. Scommetto che sei moro.

P. P. S. Avrai tutti gli abbracci che vorrai.

P. P. P. S. E continuerò a farti sorridere.
 
 

 
 
Preferisci che continui a firmarmi Talal? Posso farlo se vuoi, posso continuare ad illuderti di essere per un quarto arabo e di avere una madre fissata con i nomi divertenti e dolci – tue parole.

Ad ogni modo, io chiacchiero tanto – immagino te ne sia accorto – però, non lo so, ho fissato quel foglio per un tempo infinito e con un sorriso ebete degno di nota. Alla fine, non mi veniva nulla di sensato da scriverti e quindi mi sono limitato a quell’unica frase. Mi dispiace averti deluso, cercherò di essere più prolisso la prossima volta – cioè, questa.

Ti ho detto che ho origini ispaniche, non era così difficile scommette sul fatto che sono moro, sai? Non è stato affatto leale da parte tua. Anzi, facciamo così: prova ad indovinare qualcos’altro su di me e poi vedremo di prendere in considerazione l’idea di incontrarci e mangiare biscotti come due vecchie zitelle gattare.
 

Il sempre meno evanescente, ma comunque sorridente,
Thad
Talal


P. S. Sono curioso: com’è che mi immagini?

P. P. S. Era solo un gioco?
 

 

 
 
Non era – anzi, non è – solo un gioco. Voglio davvero incontrarti e vedere come sei. Voglio sapere che voce hai e magari sentirti cantare quella famosa canzone del genio della lampada. Voglio vedere il tuo sorriso-ebete-degno-di-nota dal vivo, voglio provocartelo dal vivo. Voglio accertarmi che tu sia favolosamente ispanico, esattamente come ti immagino io.

Moro, dal naso carino – questo lo hai detto tu – , di media statura, col sorriso incantevole, i denti bianchissimi, gli occhi verdi, la carnagione leggermente dorata, il fisico perfetto, gli occhiali, la sciarpa e il cappello, non dimentichiamoci poi il passamontagna.

Riassumendo: secondo me, sei un bel ragazzo, ma anche se non lo fossi, non mi importerebbe più di tanto, perché ho imparato ad apprezzare prima quello che c’è dietro il tuo aspetto esteriore. Mi piaceresti in ogni caso, anche se avessi un porro sul naso.
  

Il primo concorrente dell’ “indovina chi” prodotto da Talal.
Sebastian

 
P. S. Ti piacciono i gatti? Anche a me.

P. P. S. Indovina anche tu qualcosa di me, adesso.

P. P. P. S. “Keep in mind we’re under the same sky and the night’s as empty for me as for you~”
Niente, la stavo canticchiando giusto adesso e ho scritto.

 
 

 
 
Film e libri romantici, ma anche con le canzoni non scherziamo, uh? Credevo ti piacessero solo quelle made in Disney, ma sono felice di ammettere di essermi sbagliato.

Ad ogni modo, mi hai fornito la perfetta descrizione di un ispanico tipo, sai? Ci hai preso quasi in tutto, ma non sarebbe divertente se io ti dicessi su cosa hai toppato e quindi mi tengo per me il segreto. Non ho idea di cosa io abbia detto per farti credere che io sia un bel ragazzo, comunque, ma immagino che a conti fatti non sia particolarmente importante. Per cui ti ringrazio per il complimento, anche se non sono certo che sia così o meno. E se avessi un porro sul naso sarei estremamente sexy, ammettiamolo. Avrei il fascino della strega cattiva, il che non guasta mai. Tu saresti il principe ed io la strega cattiva, direi che ci siamo abbastanza.

Sì, ti immagino un po’ principesco, in effetti. E alto e… non lo so, biondo e con gli occhi azzurri? Sono fuorviato dall’immagine del principe delle fiabe, comprendimi!

No, seriamente: prima o poi, non so, magari ci incontreremo davvero, rideremo e mangeremo biscotti e canteremo canzoni sdolcinate o non lo so, ma potrai accertarti di persona della veridicità delle tue deduzioni e potrai farmi sorridere dal vivo. Magari, tu scoprirai di sbagliarti ed io scoprirò che non sei il principe che credevo. Magari sei anche meglio, chi lo sa?
 

Il – neanche poi tanto – bel ragazzo
Talal

P. S. Piccolo, arancione e con le chele.

P. P. S. Ugualmente piccolo, ma verde e con frac, bastone e cilindro. E con gli occhi a palla, direi.

P. P. P. S. Ti immagino, non ti basta?

P. P. P. P. S. Ti immagino più di quanto dovrei.
 
 

 
 
Trovi che sia normale che io sia qui, in piedi, sotto un cornicione a ripararmi dalla pioggia  – non chiedere – a rileggere la tua lettera e a fissare come un deficiente e a bocca aperta, ogni volta che arrivo alla fine, quel tuo “P. P. P. P.S.”? E sì, questo pezzo di carta tutto stropicciato è dovuto al fatto che sono bloccato in mezzo alla tempesta e al gelo con la mia bicicletta, e che sto cercando di risponderti ugualmente per non arrancare poi, con gli occhi che mi si chiuderanno per il sonno, a scriverti, quando e se tornerò a casa.

Thad, penso che tu sia un bel ragazzo perché ciò che condividi con me, con questa calligrafia adorabile e tondeggiante, lo prendo come lo specchio di quello che sei; e sei una bella persona, sei come il vento freddo che mi sferza la faccia, in questo esatto momento – contribuendo a stropicciare il foglio, tra l’altro; mi sorprendi, ecco cosa fai. E mi piace che tu lo faccia.

Aumenti la mia curiosità e la mia voglia di vederti e, perché no, di stringerti. Non ho molti amici a cui donare i miei abbracci, ma anche se ne avessi tanti, troppi, preferirei comunque darne a te.
 
 

Il tuo principe
Sebastian

 
P. S. Solo che non sono biondo e non ho neanche gli occhi azzurri.

P. P. S. Sei troppo buono per fare la strega.

P. P. P. S. Ha smesso di piovere ed è apparso l’arcobaleno.







 
Altro mercoledì, altro capitolo e altre cose da dire – e, stavolta, le cose da dire sono veramente tante. Ma, prima, buon salve e ben trovati a tutti. Le vacanze sono finite, ma io e Vals siamo nuovamente qui a condividere con voi un altro capitolo di questa storia che si avvicina inesorabilmente al termine.

Prima di dire qualsiasi cosa, ci teniamo a ringraziarvi per il seguito e l’affetto che dimostrate a questa storia. Robs è un sacco pigra e non ha ancora trovato un po’ di tempo per rispondere praticamente alle vostre recensioni, ma vi amiamo tanto e scuoriciamo come non mai ogni volta che le leggiamo.

Ad ogni modo, la prima delle cose che abbiamo da dire è la seguente: da questo momento in poi – in realtà, anche dallo scorso capitolo – io e Vals accettiamo e comprendiamo qualsiasi critica/osservazione sull’OOC di Sebastian. Era una cosa che avevamo già tenuto in conto e che avevamo inserito negli avvertimenti, perché sapevamo che sarebbe accaduta. Qui di seguito, una breve dichiarazione di Vals a riguardo:

"È Vals che vi parla, com’è giusto che sia, visto che il Sebastian di questa storia è gestito da me, quindi mi assumo la responsabilità di spiegarvi tutto della sua caratterizzazione, o almeno ci provo.

Innanzitutto, il Sebastian di Handwritten è un Sebastian che ha passato i suoi anni da liceale lontano dalla Dalton – chiaramente, perché stiamo parlando di una AU; conserva ugualmente il carattere sicuro di sé e, a tratti, mostra un po’ del suo lato di seduttore, ma rimane comunque un postino, abbastanza maturo, si presume – un po’ più di Thad per quanto riguarda l’età – da adottare un comportamento più adulto.

Senza contare che il Sebastian di questa storia è visto attraverso delle lettere. Chiunque, o almeno così la penso io, attraverso degli scritti – che si tratti di mail, chat, lettere – diventa più sincero e si mostra per quello che è. E più o meno, essendo io stessa Sebastian, posso dire che per lui funziona esattamente così. Si sente libero di essere se stesso con Thad.

L’ultimo punto – e non mi sono dilungata neanche tanto, wow – è proprio Thad. Man mano che trascorrono i mesi, Sebastian si scioglie maggiormente nelle lettere: fa battute, diventa un amico per Thad, lo prende a cuore, impara a volergli bene. È il nostro Sebastian, questo: quello che cambia quando inizia a tenere a qualcuno.”

A ciò io aggiungo due cose: la prima è che, sebbene io al momento non ricordi se se ne faccia riferimento in Handwritten, nell’idea originale – quella a cui ci siamo attenute per scrivere, insomma – Sebastian era più grande di età rispetto a Thad. Di Thad è stato detto che è un’adolescente, mentre per Sebastian… beh, basti pensare che lavora e che quindi di certo non è un teenager come Thad. La seconda cosa è che siamo alla lettera numero 23 e che l’unica limitazione a cui sono vincolati Sebastian e Thad – visto che Seb è postino e che Thad a conti fatti non “spedisce” propriamente le lettere – è il tempo che Sebastian ci mette a recuperare la lettera di Thad e a rispondere. Ora, io non so ogni quanto si vada a recuperare la posta alle cassette delle lettere però, se consideriamo almeno una lettera a settimana, sono circa 5/6 mesi che questi due si stanno scrivendo e noi ci siamo semplicemente, uhm, adattate (?) allo scorrere del tempo.

Non è affatto una giustificazione, anzi, è solo una spiegazione ad una cosa che sapevamo di dover spiegare prima o poi <3 Grazie per l’attenzione, quindi.

E nulla, oggi è un anno che io e Vals ci conosciamo e quindi le manderò un paio di cuoricini random, solo per ringraziarla di tutto ciò che lei è per me e di tutto ciò che sono io da quando la conosco <3 <3

Alla settimana prossima,

Robs&Vals
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Pairing: Sebastian / Thad

Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 8/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.



 

 

Capitolo 8.

 
 
Ma sei un folle! Che ci facevi sotto la pioggia nel bel mezzo di un temporale? Che ne so, i postini non dovrebbero essere tutelati da questo punto di vista? Non so, essere forniti di automobili nei giorni in cui piove? Bah, ho appena trovato un lavoro che non farei mai, ecco. Sono idrofobico, ebbene sì. La pioggia non mi piace, non c’è niente da fare. Cioè, a meno che io non sia dentro casa al caldo e all’asciutto: in tal caso, la pioggia mi va più che bene.

La tua grafia era tutta sgangherata, in quest’ultima lettera, ho dovuto interpretare un po’ a fatica le tue parole, ma posso comprendere le difficoltà dello scrivere sotto la pioggia, in piedi e, magari, in sella alla bicicletta, quindi direi che va bene così. Ti sto immaginando in bicicletta adesso, lo sapevo. Un’altra immagine che non se ne andrà più dalla miatesta. Insieme alle altre decine che sto conservando di te, giusto per aggiungere una sfumatura di surreale a questa situazione già strana di per sé.

Ciò che condivido con te – lo hai detto tu – è il meglio di me. È una cosa che non credo di poter evitare o gestire: mi piace parlare con te, mi piace che a te piaccia e, di conseguenza, mi rendo più piacevole che posso. Con questo non voglio dire che non sono davvero così ma, probabilmente, se ci fossimo conosciuti direttamente di persona sarebbe stato differente. Insomma, non sarei mai riuscito ad aprirmi così con te e tu non saresti mai andato oltre il mio aspetto fisico – che comunque, potrebbe ancora non essere gradevole come credi.
Se me lo permetti, però, vorrei aspettare ancora un po’ prima di decidere se e quando incontrarci, ti va? Per alimentare la curiosità e la voglia di quell’abbraccio, sai.
 

La parte migliore di me,
Thad

P. S. Moro con gli occhi verdi? Sto provando le varie combinazioni, sai.

P. P. S. Anche i tuoi P. S. mi lasciano imbambolato a “fissarli come un deficiente”. 

 

 

 
 
Dimmi un po’, quante e quali immagini di me stai conservando? Non è che io ti abbia detto poi così tanto di me. Ti stupiresti, per esempio, di sapere che il tuo principe pratica Judo.
Provo ad indovinare, mi stai immaginando con il Judogi addosso? Sì, lo stai facendo, non negare.

Anche io ti penso fin troppo spesso. Qualche ora fa, ho immagazzinato l’immagine di te, durante la tempesta, avvolto in una coperta a guardare terrorizzato il mondo fuori dalla tua finestra. Un’immagine adorabile, te lo giuro; avrei voluto esserti accanto porgerti una cioccolata calda per darti sollievo…
Sono d’accordo con te, comunque: se ci fossimo incontrati senza prima scriverci, probabilmente ci saremmo ignorati totalmente. Nessuno dei due avrebbe mostrato la parte di sé che invece queste lettere permettono di far fuoriuscire. Magari ci saremmo odiati a vicenda e tutte queste belle parole, beh, non ci sarebbero state.

Non avrei mai pensato di poterne diventare dipendente, ma davvero, non riuscirei mai ad ammettere che avrei voluto che andasse diversamente, che avrei voluto incontrarti subito o magari conoscerti da più tempo. Sento di sapere più cose di te, di quante ne sappia chi ti sta intorno; e mi va bene, perché io ci sono, sempre; non smetto di scriverti, non smetterò mai. Devo troppo a te, in un certo senso. Sei una specie di svolta.

 
 

Il Judoka, che userà le sue mosse per proteggerti.
Sebs

 

P. S. Gli occhi verdi ci sono. Ho dei magnifici occhi verdi.

 
 

 

 
Magnifici occhi verdi? Addirittura? È vanità, o sei uno di quelli che sono soliti riceve complimenti continuamente? Immagino tu sia un bel ragazzo – fai Judo, magari sei anche messo bene fisicamente, chi lo sa? – quindi è probabile che te lo dicano spesso. Ad ogni modo, né biondo né moro, uh? Una via di mezzo? Non è che rimane poi molto. Occhi verdi e capelli castani? Non ho alternative… o sei rosso? No, assolutamente, non sei rosso.

Mi piace pensarti e divertirmi a ricreare nella mia mente un’immagine che racchiuda in sé tutto ciò che so di te. Non è tanto e, troppo spesso, la tua figura è piena di imperfezioni e bordi sfuocati. Ma è ugualmente bella, te lo assicuro. Se non addirittura di più.

Non voglio che tu smetta di scrivermi, né voglio essere io a farlo, Sebastian. Voglio continuare a raccontarti di me – più di quanto io abbia mai fatto con chiunque altro – e voglio continuare a raccogliere informazioni su di te nell’attesa di vederti dal vivo. Nonostante il nostro inizio non sia stato propriamente piacevole, sono felice che abbiamo continuato a scriverci.
Mi fai stare bene e non lo avrei mai creduto possibile, per cui mi piace pensare di riuscire a ricambiare il favore, in qualche modo. Anche io devo tanto a te, lo sai.

 

Semplicemente,
Thad

P. S. Una specie di svolta?

 
 

 
 
Sì, me lo dicono spesso. Mi dicono spesso che ho degli occhi che incantano e che sono un bel ragazzo; e forse è per questo che tu sei la mia svolta. Non mi hai “conquistato” dicendomi che sono bellissimo, ma facendomi ridere, facendomi intenerire dinanzi alle tue parole dolci, facendomi desiderare un incontro; un incontro senza doppi fini.

Prego, aggiungi pure “stronzo, latin lover” all’elenco che ti ritrovi; l’avresti capito ugualmente prima o poi e, quando sarebbe venuto a galla, mi avresti guardato con occhi diversi; probabilmente lo farai comunque, anche se hai letto cose di me che nessuno di “loro” si è mai preso la briga di conoscere.

È questo il Sebastian di tutti i giorni: un postino che di giorno consegna lettere e di notte se ne va a fare strage di amanti per sfogare il suo strazio giornaliero.
Ma se dovessi incontrarti, non farei l’errore di perderti dicendo che, boh, che hai un bel culo. Non lo farei perché tu mi hai cambiato. Mi hai reso succube di questa corrispondenza e non riesco a non pensare a quanto deluso possa apparire adesso il tuo viso, sapendo che il Grillo Parlante che dispensa consigli, in realtà, è uno scavezzacollo, un idiota senza spina dorsale, uno che ragiona con quello che ha nei boxer. Non riesco a non pensare che, dopo aver letto questa lettera, deciderai di non avere più nulla a che fare con me. Eppure non posso non esprimere quello che sei per me: il cosiddetto faro in mezzo al nulla. Perché ormai, ogni sera, non vado più in cerca di avventure; mi siedo alla scrivania e ti scrivo; ti scrivo perché… ti scrivo perché mi manchi. È così, mi manchi. Vorrei che le lettere andassero più veloci delle volte; e vorrei stare bene davvero, in ogni momento, come quando leggo quello che mi scrivi.

Mi sono affezionato a te e credo che impazzirei se non dovessi mai più ricevere una tua risposta.
 
 

Tuo
Sebastian

 
P. S. Scusami, scusami tanto per questo sfogo, ma oggi sono un po’ giù.

P. P. S. Rispondimi, ti prego. Anche per dirmi semplicemente che non ti piace la persona che è venuta fuori da questa lettera.
 


 
 

Ehm, salve e… no, davvero, io non so cosa dire perché, uhm… da dire non c’è proprio nulla, lo ammetto.

Dunque, altro mercoledì, altro capitolo… e che capitolo! In tanti, nelle recensioni, scrivete cose tipo “sono proprio cotti” o “che aspettano a dischiararsi?”… bene, con il capitolo di oggi, speriamo di avervi dato in parte ciò che chiedevate. In parte perché non è una dichiarazione completa e non è neanche da ambo le parti, ma ammettiamo che, con l’ultima lettera, Sebastian si è scoperto abbastanza. Che ve ne pare? Ipotesi per cosa accadrà adesso? Io sono curiosissima, quindi fatemi sapere e non risparmiatevi commenti/critiche di alcun genere: sapete che sono sempre ben accette.

Un grazie immenso, come sempre, a tutti coloro che si fermano settimanalmente a recensire e farci sapere il proprio parere: siete belli e vi vogliamo un sacco di bene <3 .

Riprendiamo con la Rubrica “lascia uno spoiler alle lettrici di Handwritten” che la settimana scorsa vi era mancata. Spoiler, tra l’altro, scelti personalmente da Vals, quindi prendetevela con lei per il livello di, uhm, “succulenza”, sì. In bianco, come al solito:

> "Le ho tutte qui le tue lettere, sai? Tutte e quattordici. E le ho rilette tutte oggi, dalla prima all’ultima."


Robs&Vals

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 9/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.


 

Capitolo 9.

 

Sai cosa? Potresti anche avere due teste o seppellire cadaveri in giardino: non mi importerebbe. Temo che, arrivati a questo punto della storia, niente riuscirebbe a farmi cambiare idea su di te. Certo, era prevedibile che non fossi solo quello che mi scrivi nelle lettere, ma tutto quello che mi hai detto – la chiamiamo “vita notturna”? – fa parte di te e mai mi permetterei di giudicarti per questo. Sebastian, come devo dirtelo… Maledizione, mi piaci, okay? Mi piace l’idea che ho di te, ma non è un’idea campata in aria, è un’idea derivata da tutto ciò che tu hai voluto che io conoscessi di te. I film romantici, i cartoni della Disney e i biscotti all’anice: sei sempre tu e sei lo stesso ragazzo a cui mi ostino a rispondere ogni volta, perché… perché non riuscirei a smettere di farlo, a smettere di sentirti e a smettere di provare a farti stare bene.

Non sono deluso, come potrei? Sono… felice? Sì, direi di sì, felice perché hai voluto mettermi al corrente di ogni aspetto della tua vita, nonostante temessi che ciò potesse allontanarmi. Indovina un po’? Sono ancora qui e rimango qui e, paradossalmente, forse mi piaci anche di più. Adesso, inoltre, sono ancora più sollevato di averti conosciuto tramite questo strambo scambio epistolare: di solito, mi tengo lontano dai latin lover e tu non avresti fatto differenza.

Rimani comunque il mio Grillo Parlante, Sebastian, e non mi importa cosa facevi la sera fino a qualche settimana fa: mi importa solo che, ventisei lettere fa, tu abbia deciso di prenderti due minuti per rispondere ad un ragazzo che scriveva lettere a nessuno. Solo questo.

Adesso, dopo tutto questo fiume di parole, l’unica cosa che davvero ho bisogno di sapere è: perché eri giù di morale? Non mi piace l’idea che ti sia successo qualcosa.

Rispondi presto e, tu che puoi, fa’ che la lettera arrivi il prima possibile.  
 

Ancora tuo,
Thad


P. S. Riceverai sempre una mia risposta, te lo prometto.
 
 

 
 
Ho fatto il giro di tutta la città, quest’oggi; non mi sono fermato un attimo e non ho potuto leggere prima la tua lettera; ho avuto l’ansia, per tutto il tempo che l’ho attesa, e per tutto il tempo che non ho potuto prenderla ed aprirla. Alla fine, sono tornato a casa e ho tirato un sospiro di sollievo nel leggere che non era cambiato nulla. Ho pianto, lo ammetto, e sto piangendo tuttora, perché mi aspettavo che fosse finita; mi aspettavo di non vedere più la tua calligrafia; o al massimo, vederla ma con parole diverse e dolorose. Magari un paio di frasi per chiudere il tutto.

Però sei tornato da me, nonostante tutto, nonostante tu ti tenga alla larga dalle persone come me; sei qui – dall’altra parte della città, certo, eppure sei più vicino di quanto non sembri; e per me è un sollievo che tu ci sia. Sei l’unica persona che non mi ritiene un inetto, un buono a nulla, uno che non ha abbastanza coraggio per farsi strada nella vita; ed è strano, io so dire tante belle parole, sorridere sfacciato a quelle stesse persone e fare il superiore, ma la verità è che ci rimango male – non sono tanto diverso da te. Questo è il motivo per cui ero giù di morale; e d’improvviso, mi sono reso conto che l’unica cosa che ero in grado di fare era portare nel mio letto degli idioti.

Tu sei l’eccezione, Thad. Se riesco a tenermi stretto te, sono un uomo migliore.

E devo dirti grazie.
 

Sempre e solo tuo
Sebastian

 
P. S. Il fatto è che tu sei importante per me, per questo ci sono stato male. Non so cosa siamo io e te – se siamo amici, o qualcosa di più – so solo che ci tengo a te, e che farei qualsiasi cosa per te, e che attraverserei le strade di tutto il mondo per poterti trovare e stringere a me, stringerti così forte da non lasciarti andare più. Perché – anche se è strano e prematuro – sto scoprendo di volerti bene, più di quanto avrei potuto sperare, più di quanto entrambi avremmo potuto avere bisogno. Ti voglio bene e mi piaci anche tu. Tanto.

P. P. S. Ho fatto il più in fretta che ho potuto.
 
 

 
 
Le ho tutte qui le tue lettere, sai? Tutte e quattordici. E le ho rilette tutte oggi, dalla prima all’ultima. Ho creduto tu fossi un grillo, un granchio, un ramo, un supereroe, un principe, un amico. Ho creduto tante cose ma, più di tutte, ho creduto che tu fossi una sorta di, non lo so, grande saggio pronto a dispensare consigli e pareri. Ti ho sempre messo su un livello superiore al mio, forse per il tuo modo di porgerti e di parlare con me, forse per la professionalità che mettevi in certe argomentazioni, forse per la maturità con cui mi esponevi il tuo punto di vista. Ho sempre creduto che tu potessi fare tanto per me, perché credevo tu fossi il mio esatto opposto, quel tipo di persona che non ha problemi a mostrare al mondo chi è, perché è sempre sicura di sé e delle proprie capacità. Lo credo ancora, beninteso, ma mi sono sempre limitato a pensare che tu potessi fare qualcosa per me, Sebastian, non ho mai pensato che anche il contrario fosse possibile. Certo, ti offrivo il mio aiuto e la mia disponibilità come faccio con tutti, ma non ho mai creduto davvero che avessi bisogno dei consigli di un ragazzo che della vita sa poco o nulla. Io li cercavo in te, come era possibile che tu li cercassi in me?

Mi dispiace, mi dispiace tanto di essere stato superficiale da questo punto di vista e di non aver mai pensato di chiederti se c’era qualcosa che ti andasse di condividere con me. Lo hai detto anche tu, siamo amici – forse più di questo, chi lo sa? – ed era mio compito domandarti se fosse tutto okay, se la tua giornata fosse andata bene, se la tua vita ti soddisfaceva, se eri felice. Non sono qui a farti la morale, Sebastian, sono qui a chiederti scusa per non averti impedito di stare male e di pensare che tu sia un buono a nulla.

Non lo sei, non lo sei affatto. E sarà che magari io ho questa immagine un po’ romanzata di te – con tanto di calzamaglia e pernacchio in testa – ma proprio mi riesce difficile credere che tu sia qualcosa in meno alla persona meravigliosa che immagino io. Lo sei, tu sei il ragazzo che mi fa stare bene con poche righe, che riesce ad essermi vicino pur stando dalla parte opposta della città, che riesce a farmi sorridere con una parola o una frase, che riesce a farmi stare in ansia in attesa della posta. Sei tu e sei fantastico e non dovrei essere io a dirtelo, perché – una volta mi hai detto – se ti mostrassi con gli altri almeno la metà di come sei con me, nessuno potrebbe fare a meno di rendersi conto di quanto speciale tu sia.
 

Niente di più che un ragazzino,
Thad


P. S. Forse anche tu hai bisogno di quell’abbraccio e, forse, io non vedo l’ora di dartelo.

P. P. S. Perché sei diventato importante, in un modo tanto naturale quanto sconvolgente e la cosa mi fa paura, me ne fa tanta; perché io mi affeziono alle persone e ci metto tutto me stesso e sai poi cosa succede.

P. P. P. S. Fallo di nuovo.


 


 
Oggi non dico nulla. Amo questo capitolo, amo questo banner, amo questo Thad e amo voi.
E si amano anche loro e si piacciono e il mondo è un posto incredibilmente bello e colorato oggi.
Siete belli e siete tanti e io e Vals non abbiamo parole per esprimere tutta la gratitudine e riconoscenza che sentiamo per voi.
Ormai manca poco e vi annuncio già da adesso che i prossimi tre capitoli saranno un climax ascendente di feelings vaganti.

Vi lasciamo come al solito lo spoiler del prossimo capitolo, augurandoci che l’evolversi delle cose sia di vostro gradimento.

> “Sogno il tuo sorriso, di notte, anche se non so come sei fatto; sogno un semplice schiudersi di labbra e dei denti bianchi; e mi sveglio di buon umore, e non vedo l’ora che finisca la giornata per vedere se mi hai scritto.”
 

Robs&Vals

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 10/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.


 
 

Capitolo 10.

 
Non scusarti, non voglio; sono io che mi ostino ad apparire forte, che non mi piace mostrare le mie debolezze; sono io che non mi sono aperto a te come avrei potuto. Tu eri lì comunque, nulla mi impediva di dirti che mi sentivo male o che non ero soddisfatto di questa vita del cavolo. Io lo so e l’ho sempre saputo – beh, forse non proprio subito – ho sempre saputo che eri una persona meravigliosa e che se avessi avuto il coraggio di farmi avanti e di mostrare le mie paure, tu le avresti accolte; anche se ero io il tuo confidente, anche se per tutto il tempo era stata una confidenza a senso unico. Sapevo di potermi fidare, e lo so tuttora. Sapevo che un ragazzino che dà tutto se stesso agli altri avrebbe potuto fare lo stesso anche con me; ma sono un codardo; non riesco ad accettare di non essere così forte come mi mostro al mondo, che nascondo i miei punti deboli come meglio posso, che anche io, in fondo in fondo, mi ritengo un inetto; e continuo imperterrito con questa menzogna.

Quindi non scusarti, la colpa non è tua. Tu sei stato anche fin troppo disponibile con me; hai accolto un postino impiccione come se lo conoscessi da tempo immemore, hai sorvolato su ciò che non sapevi di me e ti sei tenuto le piccole cose che io ti ho rivelato. Ti sei fidato incondizionatamente e continui a farlo; ed io non potrei sperare di meglio. Quindi grazie. Non mi nasconderò più, te lo prometto; se senti il bisogno di ricambiare quello che faccio per te – sebbene sia veramente pochissimo – allora mi lascerò andare e ti mostrerò il Sebastian debole e fragile.

Mi dispiace, comunque, di aver tardato così tanto con la consegna; non ho avuto un momento di pace. Sappi che mi hanno dato un furgoncino – non è granché ma almeno adesso la posta arriva intera a destinazione. Mi piace guidarlo, ma non posso fermarmi neanche per pranzare. È una specie di promozione; prima consegnavo solo lettere, adesso anche pacchi pesanti. Fortunatamente ho un carrello. Non mi ritirerò col mal di schiena, tranquillo.
 
 

L’altra metà di te
Sebastian

 
P. S. Troppo spesso ho bisogno dei tuoi abbracci.

P. P. S. Io non ho paura di quest’affetto improvviso. Voglio espanderlo ancora. Ogni giorno di più.
 
 

 
 
Quest’attesa è stata infinita.
Iniziavo a credere che non avresti più risposto, ma sono sollevato di ritrovarti ancora qui – cioè, non qui qui, ma… insomma hai capito. Sono felice per la tua promozione, almeno il Comitato per la Tutela dei Postini Poveri e Maltrattati è intervenuto per impedirti di prenderti raffreddori ed influenze a causa delle giornate di pioggia torrenziale a cavallo della tua bicicletta. Anche se, lo ammetto, l’immagine di te in bici mi piaceva – mi permetto di conservarla.

Ad ogni modo, non starò qui a specificare cosa mi piacerebbe che tu condividessi con me e cosa no: siamo amici, confidenti – non lo so – e voglio che tu sappia che potrai farmi qualsiasi confidenza vorrai e che io sarò sempre felice di leggerla e di risponderti, senza giudicarti o ridere di te.

E forse siamo entrambi un po’ Pinocchio – un po’ menzogneri, se mi permetti – perché entrambi nascondiamo agli altri ciò che realmente siamo – tu che ti mostri forte, io che mi mostro così debole. Sai cosa? Non credo dipenda da noi, anzi, io sono assolutamente certo che non dipenda da noi. È colpa di chi ci circonda, ricordi i camaleonti? Ci adattiamo al luogo in cui siamo, alle persone che abbiamo intorno, alle situazioni che viviamo. La cosa importante, arrivati a questo punto è che entrambi abbiamo trovato qualcuno con cui essere semplicemente noi stessi. Mi permetto di pensarla così, sì, perché non posso credere che il Sebastian vero sia qualcuno di diverso da quello che mi è apparso attraverso queste lettere.

Avrò sempre una buona parola per te, una battuta per farti ridere, un abbraccio da prometterti, un sorriso da regalarti.
 

Ancora una volta,
Thad


P. S. Mi affeziono alle persone e quelle puntualmente mi deludono. So che tu non mi deluderai, in qualche modo lo sento. Solo, non sparire da un giorno all’altro.

P. P. S. L’altra metà di me… sì, mi sa che lo sei davvero.

 
 

 
 
Scusa se arrivo sempre così in ritardo. Le mie giornate sono sempre più sfiancanti; pensa che mi fanno male le braccia a furia di guidare. Lo vedi? La mia scrittura è di nuovo tremolante.

Mi sto picchiando il braccio da solo, sappilo.

Comunque, secondo me siamo Pinocchio e Lucignolo – sì, io faccio Lucignolo, il bambino pestifero che salta la scuola, ma che poi quando diventa un asino se ne pente. Deduco di avere un’influenza notevole su di te, nasino elegante. Lucignolo convinse Pinocchio a saltare la scuola insieme a lui, del resto.
No, non ti porterò sulla cattiva strada. Mi hai cambiato, ricordi? Al massimo, puoi deviarmi tu con i biscotti all’anice (non demordo). Ma questa ricetta? Non me l’hai più scritta. Sono offeso, mi avevi promesso che mi avresti mandato la ricetta e io ti avevo promesso che avrei provato a cucinarteli. Sei ancora in tempo, Pinocchio. Aspetto.

“La cosa importante, arrivati a questo punto è che entrambi abbiamo trovato qualcuno con cui essere semplicemente noi stessi.”

Ricorderò questa frase a vita; ogni volta che mi sentirò uno schifo, prenderò un foglio di carta e butterò giù un romanzo da spedirti, puoi star certo. Sono la tua metà e, in quanto tale, ho bisogno di questa tua parte che mi completa, che mi rende felice, che mi fa entusiasmare anche se non accade nulla di straordinario durante le mie giornate.

Sogno il tuo sorriso, di notte, anche se non so come sei fatto; sogno un semplice schiudersi di labbra e dei denti bianchi; e mi sveglio di buon umore, e non vedo l’ora che finisca la giornata per vedere se mi hai scritto.

Mi piaci, Thad, mi piaci un sacco. E non ti deluderò.
 
 

Il tuo migliore amico
Lucignolo

 
P. S. Tuo padre non si è ancora stufato di vedersi arrivare lettere indirizzate a suo figlio? Merita la mia stima.
 

 
 

Buon salve e soliti bla bla bla di preambolo. Inizio a non avere più parole per commentare i capitoli, si vede, eh?
Tralasciando le cose inutili, io lo avevo detto che la storia stava entrando nel vivo e che gli ultimi capitoli erano un concentrato di fluff e feeling distruttivi, quindi non ditemi che non vi avevo avvertiti!

Ogni tanto me la rileggo tutta e ne esco sempre sentimentalmente distrutta, dico davvero. Ma fanno tutto loro e quindi io non posso fare nulla per impedirgli di essere coccoli e sentimentali. Pace.

Mancano due capitoli. Mancano due capitoli e la cosa mi prende malissimo, perché non ci posso credere che siamo già alla fine… cioè, il tempo è proprio volato, maledizione! Okay, non ci penso adesso, lo giuro xD

Ad ogni modo, io spero davvero che la storia stia venendo su di vostro gradimento e che le interazioni tra Sebastian e Thad vi sembrino fluide e naturali: si piacciono ed io continuo a scuoricinare ogni volta. Ormai sono innamorati di Pinocchio e non c’è verso per farglielo mettere da parte xD

Anyway, vi lasciamo come al solito lo spoiler per la prossima volta, ringraziandovi anticipatamente per i pareri che vorrete lasciarci.

> ”Me lo concedi, Sebastian? Ti va di aspettarmi un'altra lettera, o due?”
 

Robs&Vals

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 11/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.




 

Capitolo 11.

 
Tu sei quello che cambia, io rimango sempre Pinocchio, ma va bene così. Sai, credo che riusciremo a trovare in ogni cartone della Disney due personaggi in cui rispecchiarci. Non si può negare che siamo particolarmente agli antipodi, io e te, e che di storie su di noi ne sono state già scritte tante. Abbiamo due caratteri compatibili, direi, destinati a scontrarsi, ad incontrarsi e a completarsi. È un po’ quello che è successo a noi e quindi mi viene da pensare che – come ogni storia della Disney che si rispetti – ci sia una morale nascosta da qualche parte, in questa buffa corrispondenza che adesso non è più un semplice scambio epistolare.

La posta è sempre più lenta ed io non sono una persona particolarmente avvezza alle attese estenuanti: purtroppo sono poco paziente, ma immagino che per le tue lettere potrei anche cambiare questo mio modo d’essere. Dopotutto, l’attesa è la parte migliore, no? Sì, sto cercando di convincermene per non dover pensare a quando riceverò nuovamente tue notizie. Mi manchi quando non ci sei, sai? È una cosa scema, perché non ci siamo mai incontrati e non so neanche come tu sia fatto, ma mi sono reso conto di sentire la tua mancanza tra una lettera e l’altra. È come se tutto ciò che faccio sia in relazione allaprossima volta che mi scriverai, come se quello fosse l’obbiettivo e tutto ciò che c’è tra una lettera l’altra sia solo una sorta di contorno un po’ inutile e poco interessante. Inizia a starmi stretto, lo ammetto – il tempo che passo senza le tue lettere, intendo.

Per quanto riguarda mio padre, figurati: ogni volta che torna a casa con una nuova lettera non fa che ripetermi che “forse il mio amico dovrebbe smetterla di scrivere all’indirizzo del suo ufficio”, ma ogni ulteriore dibattito viene messo a tacere dalla curiosità sua e di mamma. A quanto pare, è più importante il “chi” che il “perché” e quindi la situazione si risolve con io che mi chiudo in camera per evitare di rispondere – e perché non vedo l’ora di vedere cosa mi hai scritto – e loro che ridacchiano e fanno commenti idioti.

Però così mi sta bene, è un po’ il nostro equilibrio e la nostra routine: io che imbuco lettere indirizzate a nessuno, tu che le trovi e le spedisci all’indirizzo di mio padre. Mi piace perché è un modo solo nostro di comunicare e non voglio cambiarlo.
 

Il ragazzo che continua a spedire lettere a nessuno e che non vede l’ora che nessuno risponda,
Thad

 
P. S. Puoi scrivermi tutti i romanzi che vuoi, io divoro libri come fossero caramelle.

P. P. S. Ti allego la ricetta dei biscotti, contento? Fammi sapere che ne viene fuori, anche se avevi promessoche non li avresti mangiati senza di me.
 

 

 
 
Oggi è domenica, Thad. È domenica e tutti i postini del mondo non lavorano, tranne me. Appena avrò finito di scrivere, prenderò questa lettera ed uscirò sotto il sole a fare una passeggiata. Arriverò fino allo studio di tuo padre, metterò la lettera nella buca della posta e poi alzerò lo sguardo alla targhetta “studio legale di J. Harwood, terzo piano” e poi al balcone. Faccio sempre così e penso che ci separa davvero poco; ma mi convinco a rispettare i tuoi spazi e a sentirti alla velocità delle lettere – talvolta snervante, talvolta addirittura deprimente. Potremmo guardarci negli occhi, penso, guardarci e vedere qualcosa di più di una calligrafia. Sentire la presenza di un corpo, di un paio di braccia, definire il contorno di un viso. Non sono il solo che immagina come sarà il nostro primo incontro, giusto? Non sono il solo che immagina il calore che potrebbe emanare un tuo abbraccio?

Manchi anche a me, mi manchi sempre. Ormai manchi anche quando leggo le tue lettere.
E lo so che non vuoi che cambi tutto ciò, ma tu mi hai detto che posso condividere quello che voglio con te. Dunque, eccomi qua a dirti quanto sento la tua mancanza – senza troppe aspettative, sia chiaro. L’ho promesso, continuerò così, a cercare le tue lettere ea rispondervi. Piace anche a me questo nostro modo di comunicare, ma comprendimi, delle volte non mi basta.

Cambiando argomento, questa mattina ci ho provato: ho cucinato i biscotti all’anice; però no, non li ho mangiati. Non avrei mai potuto mangiarli senza di te, anche se l’odore era invitante. Sono uscito sul pianerottolo e ho bussato alla mia vicina; le ho chiesto di assaggiarli e le ho donato l’intero cesto. Ha detto che erano squisiti. Così almeno so che quando decideremo di incontrarci, non ti offrirò delle schifezze da mangiare. Sai, non volevo fare figuracce al primo appuntamento.
 
 

L’impeccabile cuoco,
Sebastian

 
P. S. I biscotti erano a forma di cuore.

P. P. S.

 
 
 
 
 
 

 
 
È vero, quanto sarebbe facile? Farmi trovare lì, la prossima volta, e guardarti imbucare la lettera e sapere così che sei tu. Sorriderti e dirti ciao, aspettare il tuo abbraccio senza bisogno di dire altro, ispirare il tuo profumo e confessarti che, nonostante tutto, è stato bello aspettare. Aspettarti.

Sarebbe facile ma, appunto per questo, mi convinco a rimandare ancora. Ancora un’altra lettera, o due; ancora il tempo di qualche altro post scriptum, ancora il tempo di qualche altro consiglio di vita. Mi convinco a rimandare solo perché, fondamentalmente, ho voglia di fomentare questa voglia che abbiamo di incontrarci e vedere fino a quando riusciremo ad andare avanti. Nonostante inizi a non bastarmi più, nonostante mi senta sempre in bilico, nonostante io sappia che dal vivo sarebbe anche meglio.

Io sono curioso, lo ammetto, sono stato più volte tentato di proporti di porre fine a questo scambio di lettere e di vederci senza ulteriori parole. Ma mi convinco ad aspettare perché so che, in tal modo, quando poi decideremo di incontrarci sarà ancora più… emozionante?

Me lo concedi, Sebastian? Ti va di aspettarmi un'altra lettera, o due?
 

Sempre più tuo,
Thad


P. S. Aggiungerò “impeccabile cuoco” e “disegnatore in erba” alla mia lista su di te. Si allunga ogni giorno di più e mi piace ogni giorno di più.

P. P. S. Mangeremo biscotti, canteremo canzoni della Disney e ci abbracceremo: sarà il miglior primo appuntamento di sempre.
 

 

 
 
Aspetteremo, certo. Aspetteremo. Aspetterò per te.

E intanto continuerò a guardare quella finestra e a convincermi di non salire su.

Di non salire su e dire: “Signor J., sono Sebastian.”

“Sono Sebastian e devo vedere suo figlio.”

“Devo.”

“Ne ho bisogno.”

“Subito.”

E mi rivolgerebbe uno sguardo sconcertato.
Ma io lo pregherei ancora, e ancora, e ancora.

“Vederlo, un attimo. Solo un attimo.”

Fino a ritrovarmi davanti a te…
 
 

L’impaziente
Sebastian

 
P. S. Che cos’è questo vuoto che sento dentro?
 

 
 

Vuoto, Sebastian? È il posto in cui risiedeva il mio cuore fino a qualche settimana fa, prima che tu lo prendessi e spappolassi con le tue dolci e deleterie manine.

Immaginate la scena: io e Vals che scriviamo Handwritten e che quindi ci mandiamo lettere per circa 2 giorni e mezzo; mettetevi nei miei panni e immaginate il mio stato d’animo alla fine di quest’ultima lettera… Esatto, lo so che potete benissimo immaginarlo perché è lo stesso che state provando voi, ci metto la mano sul fuoco.

Ormai ci siamo… manca un solo capitolo e poi la nostra bimba sarà conclusa. Io non ho parole per descrivere l’evolversi degli eventi, perché Handwritten è stata scritta in tre giorni, è stata completamente improvvisata, senza plot o dettagli stabiliti, ed è stato allucinante, per cui io non mi sono resa conto di come si evolveva la situazione: scrivevo e basta, lasciandomi trascinare da loro due e da quello che condividevano.

Ci sono un sacco di sentimenti, sono vivi e palpabili e sono tra quelle righe, perciò immagino che non sia poi così difficile pensare al fatto che stia finendo. Loro sono lì lì per morire, spiaccicati dal peso di quello che provano e, in queste condizioni, non resisteranno ancora per molto.

E amo questo banner, perchè la foto a Pinocchio e Grillo l'ha fatta Vals mentre io li tenevo in mano alla Felitrinelli; tra l'altro, il banner era già stato fatto e aveva un'altra foto di loro due, ma lei mi vuole bene e l'ha sostituita quando gliel'ho proposto **

I saluti e tutto il resto, li rimandiamo al prossimo capitolo, però; per adesso, vi lasciamo per l’ultima volta con lo SPOILER per il prossimo capitolo.

"Ma ho aspettato fino ad ora: posso attendere ancora qualche giorno. Fino al momento in cui ti avrò finalmente davanti a me."
 
Alla settimana prossima, con l’ultimo capitolo di Handwritten <3

 
Robs&Vals

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 12/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.


 
 

Capitolo 12.

 
 
Vuoto? Intendi questa… sensazione di incompletezza?

Questa morsa che ti stringe lo stomaco e ti impedisce di respirare agevolmente?

Questo bisogno di stringere qualcosa tra le mani? Qualcuno, tra le mani?

Non lo so, non ho mai provato nulla di simile, credo. Almeno fino ad ora.

Un’altra lettera, Sebastian, un’altra ancora.

Il tempo di rendermi conto, ancora una volta, di cosa sei diventato per me.
 

L’altrettanto impaziente,
Thad

 
P. S. Bastano trentotto lettere per innamorarsi di qualcuno, l’avresti mai detto?

 
 

 
 
Innamorarsi.

Proprio come in quei libri che mi piacciono tanto.

La cosa bella è che la stiamo scrivendo noi questa storia. È la nostra storia.

Sento che se ti vedessi tornerei improvvisamente a respirare; e sento che…

Sì, sento che se ti baciassi, morirei.
 
 

Il tuo
Sebastian

 
P. S. Basta così poco per aver voglia di baciare uno sconosciuto?

P. P. S. A quanto pare, sì.
 
 

 
 
Sento che se ti baciassi non avrei più bisogno di respirare.

E forse sono davvero innamorato o forse sono solo tanto patetico, ma non riesco a trovare un altro nome per definire quello che sento e… deve essere questo, no?

Deve.

So che è così.

Anche se è inconcepibile e folle e inaspettato e sfugge da ogni sorta di raziocinio e buon senso.

Innamorarsi di uno sconosciuto, seriamente, solo io potevo arrivare a fare una cosa del genere.

Perché di te so davvero poco, è vero, ma quel poco che so mi piace. E mi basta, per adesso.
 

Solo tuo,
Thad


P. S. Dimmi solo dove e quando.
 
 

 
 
Ed io.

Non sei l’unico scemo che si innamora attraverso delle lettere, ricordi?

E se tu sei patetico, allora lo siamo in due.

Ti amo. Sono delle parole grosse, ma sento di poterle dire.

Perché mi fa male il cuore, a furia di battere forte.

Perché sento un nodo allo stomaco.

Perché vorrei tanto stringerti a me.

E baciarti.

Comunque tu sia non importa.

Ti amo.
 
 

Tuo allo stesso modo,
Sebastian

 
P. S. Aspetterò proprio accanto a quella buca della posta, la buca della posta riservata a “nessuno”. Sarò lì, mercoledì sera, alle sette, con la bicicletta che ti piace tanto.
 
 

 
 
Quarantadue lettere dopo. Ogni parola scritta a mano, ogni sentimento al sicuro sulla carta.

È la tua storia, è la mia storia e sento che potrei dirtelo anche io. Anche adesso, anche così.

Ma ho aspettato fino ad ora: posso attendere ancora qualche giorno. Fino al momento in cui ti avrò finalmente davanti a me.
 
 

Tuo
Thad


P. S. Sono qui. Stavolta per davvero.
 
 



~

“Allora non si parlava di internet, e-mail, Skype o sms.
Allora le lettere d’amore partite dalla Francia impiegavano dieci giorni ad arrivare in California.
Allora, quando si scriveva “Ti Amo”, bisognava attendere la risposta tre settimane.
E attendere tre settimane la risposta ad un “Ti amo” era assolutamente disumano, per un ventenne.”
 
“Perché l’amore qualche volta ha paura” - Guillaume Musso.
 
~

 

The End.

 

 
 


Ci siamo.

Avevamo pensato che, se ci fossimo trovate insieme, scrivere le note finali sarebbe stato più semplice. Invece ci sbagliavamo, visto che sono circa due ore che fissiamo questa pagina senza sapere come salutare Handwritten.

In realtà, di cose da dire ce ne sarebbero a centinaia, ma ci prende talmente male che non sappiamo da dove iniziare, per questo procederemo con un pratico elenco a punti, in modo tale da non dimenticare nulla e perché Robs li ama alla follia (e così anche Thad ndVals).

1-      Grazie.Per il continuo sostegno che ci avete dato, per l’entusiasmo che ci avete puntualmente dimostrato e per l’affetto che avete donato a noi e a questa storia: non avete idea di quanto ci abbia reso felice la vostra partecipazione, siete stati un’endovena di autostima e positività. Un grazie particolare va a coloro che hanno inserito Handwritten nelle varie categorie di Efp: anche se magari il nostro concetto di “quantità” non è pari a quello delle altre autrici, per noi siete comunque tantissimi.
2-      Una menzione speciale va a coloro che hanno dedicato cinque minuti del loro tempo per lasciarci un parere: le vostre opinioni contano moltissimo per noi e sapere che siamo riuscite a trasmettervi l’intensità delle emozioni che provavano loro ad ogni lettera è motivo per noi di gioia e soddisfazione. In particolare, ci preme esprimere la nostra gratitudine per la costanza e l’attenzione che ci hanno riservato Chiara, Nymeriah e Tatiana, recensendo ogni capitolo della nostra bimba, e Meli e Sara (lovlove890) per lo stalking pazzo su facebook/ask.fm/twitter: a voi, un Eddy o un Grant a vostra scelta come “regalino” da parte nostra per il vostro ammmmore.
3-      Sere. Handwritten è ancora il suo regalo di Natale e, come tale, merita un punticino in questo abominevole elenco a punti. Arrivate alla fine, continuiamo a sperare che sia stata di tuo gradimento.
4-      Un grazie tutto speciale alla mia Vals,che è qui vicino a me e mi guarda con fare sospetto. Lo dico ogni capitolo, ma lo ripeto ancora una volta: senza di lei, la storia non avrebbe preso questa piega e sarebbe stata meno della metà di quello che poi è diventata (wtf?). Un grazie immenso per aver condiviso con me questa esperienza allucinante e per la quantità immane di feelings in cui mi ha fatta annegare. E lei mi beta anche mentre le scrivo i ringraziamenti, ma direi che va bene così. Un grazie ancora più grande per aver “abbellito” Handwritten con i suoi meravigliosi banner – l’ultimo dei quali, cioè quello di questo capitolo, è stato fatto con urgenza questo pomeriggio (cioè il vostro “ieri”) perché se ne era dimenticata: ha litigato con il mio mouse per tutta la durata dell’operazione, ma alla fine è andata a buon fine e siamo riuscite comunque ad essere puntuali con tutto. 
5-      That’s what you get, when you let your heart win~Alla fine ce l’hanno fatta: il non essersi mai visti non gli ha comunque impedito di innamorarsi. Magari non per tutti è concepibile, ma noi crediamo che, una volta trovato qualcuno con cui sentirsi così legati e in sintonia, risulti superfluo avere necessità di conoscerne l’aspetto esteriore. A Sebastian e Thad è bastato ciò che hanno condiviso l’uno con l’altro e magari non si tratta propriamente già di amore: entrambi si sono innamorati delle piccole cose che l’altro gli ha permesso di conoscere e adesso vogliono soltanto avere la possibilità di innamorarsi anche di tutto il resto. Con queste premesse, possiamo ben sperare che ce la faranno.
6-      Riguardo lo sviluppo temporale della storia,ci teniamo a specificare ancora una volta che – sebbene l’evolversi del loro rapporto possa sembrare affrettato, leggendo i capitoli nel loro insieme – l’intera vicenda copre circa nove/dieci mesi di tempo, in quanto abbiamo considerato che ogni lettera venisse trovata/recapitata una volta a settimana. A questo proposito, cogliamo l’occasione per ricordare che il carattere dei personaggi si correla con l’universo alternativo in cui sono proiettati (questa frase è interamente di Vals o__o) e che, in un certo senso, l’OOC è conseguente a ciò.
7-      Ancora una volta, Handwritten è completamente improvvisata. Lo specifichiamo nuovamente, per spiegarvi quanto fossimo anche noi sentimentalmente distrutte e coinvolte ad ogni lettera che ci inviavamo: considerando che l’intera storia è stata scritta in circa due giorni e mezzo (seriamente, non riuscivamo a smettere di scrivere o__o), potete comprendere quanto fossimo provate dai feelings, arrivate a queste ultime cinque lettere.
8-      L’incontro. Qualcuno di voi, o forse tutto il mondo, si aspettava che nell’ultimo capitolo ci fosse finalmente il tanto atteso incontro. Avevamo specificato sin dal primo capitolo che Handwritten sarebbe stata interamente in forma epistolare, quindi era previsto che non vi fosse alcun incontro alla fine di questa storia. Ma non disperate! Come avete avuto modo di leggere, l’incontro ci sarà: alla fine i sentimenti hanno vinto e loro due hanno deciso di darsi appuntamento. Ma questa è un’altra storia…
9-      …nel vero senso della parola! Il fatto che Handwritten fosse completamente composta da lettere, non ci ha comunque impedito di scriverle una sorta di sequel. Noi lo chiamiamo “epilogo” ma, in realtà, si tratta di una One-Shot a parte, scritta unicamente per soddisfare il nostro, il vostro e il loro bisogno del fantomatico incontro. Se siete stati attenti nella lettura, capirete anche quando lo posteremo.
10-  Incredibile come queste note siano più lunghe di tutto il capitolo, ma le cose da dire erano effettivamente tante (o forse abbiamo solo procrastinato più che potevamo prima di salutare definitamente questa storia): speriamo di non avervi annoiato e di non aver tralasciato nulla di realmente importante.

Però ci siamo, stavolta davvero, davvero: adesso spunteremo quella casellina e considereremo ufficialmente conclusa la nostra Handwritten, non prima però di avervi lasciato un ultimo piccolissimo SPOILER (indovinate per cosa?) in bianco, come al solito.

Coming soon > “Unwritten”
 


Robs&Vals

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