Un'ottima ragione per cui certe coppie non sono esistite né mai esisteranno

di RoseScorpius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'ottima ragione per cui un uomo felicemente sposato non dovrebbe esagerare con l'alcool alla festa di addio al celibato del proprio nemico di sempre ***
Capitolo 2: *** un'ottima ragione per cui non bisognerebbe convivere con più di un Malfoy contemporaneamente ***
Capitolo 3: *** Un'ottima ragione per cui i modelli di Calvin Klein non dovrebbero esistere ***



Capitolo 1
*** Un'ottima ragione per cui un uomo felicemente sposato non dovrebbe esagerare con l'alcool alla festa di addio al celibato del proprio nemico di sempre ***


UN'OTTIMA RAGIONE PER CUI CERTE COPPIE NON SONO ESISTITE NÉ MAI ESISTERANNO


***



Avevo intenzione di iniziare la pubblicazione di questa mini-raccolta dopo aver postato l'epilogo di “Perché sul campanello di casa mia ecc...” (no, seriamente, non potevo trovare un titolo più breve?), ma oggi è il compleanno della Zuz e un tentativo – per quanto patetico – di regalo era d'obbligo.

La raccolta consta di tre OS sul demenziale andante che si collocano cronologicamente nell'arco di tempo tra la fine di “Perché sul campanello-insomma-avete-capito” e il Natale dello stesso anno, giusto perché avevo il bisogno di togliermi lo sfizio di shippare un po' di crack pairings con i personaggi della long. Si accettano scommesse su chi saranno le prossime coppie, ovviamente. 

 

Oh, quasi dimenticavo.

 

MA TANTI AUGURI ZUZ!!!

(ormai sei vecchia ma ti vogliamo bene lo stesso <3)

 

 

 

 

***

 

 

Capitolo 1:

Un'ottima ragione per cui un uomo felicemente sposato non dovrebbe esagerare con l'alcool alla festa di addio al celibato del proprio nemico di sempre
 

 

Personaggi: Harry Potter, Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodore Nott, James Potter, Albus Potter

Coppia: Draco/Harry

Ambientazione: Festa di addio al celibato di Draco Malfoy

Pov: Harry (3° persona singolare)

Note: Questa è probabilmente la più standard tra le coppie proposte in questa mini-raccolta. Ma non per questo l'ho trovata meno spassosa delle altre. E poi, suvvia, dovevo farlo. 
 

 

***

 

 

Harry Potter si era chiesto più volte cosa ci facesse, di preciso, alla festa di addio al celibato di Draco Malfoy. Il fatto che, in contemporanea, si stesse svolgendo anche la festa di addio al nubilato della sua migliore amica non faceva che rendere quei dubbi più consistenti.

Emise un gemito rassegnato e si lasciò cadere su una panchina di pietra, accanto a Ron e alla sua faccia da funerale. Non dubitava che, trattandosi di una festa in onore di Malfoy, stesse davvero rimpiangendo un funerale. In effetti, nemmeno Harry avrebbe disdegnato troppo l'idea: almeno si sarebbe trovato lì in veste ufficiale, come Capo degli Auror, ed avrebbe potuto arrestare quell'idiota di Montague per il commento che aveva fatto sul lato B di sua moglie. Non che Harry non lo sottoscrivesse pienamente, tra l'altro, ma il lato B (e anche il lato A, se era per quello) della signora Potter non riguardavano nessuno dei presenti ad eccezione del diretto interessato. Peccato che lo stesso non si potesse dire del lato B dell'ex signora Weasley (non che Harry lo avesse fissato, a scanso di equivoci. Né quello né il lato A: era Hermione, per Merlino!): a giudicare dal modo in cui Ron stava tracannando un bicchiere di Champagne dietro l'altro, l'intera situazione non doveva essergli troppo congeniale. Nemmeno a Harry lo era, se si trattava di Malfoy.

« Amico » disse, senza troppa convinzione. « Forse dovresti smetterla di bere ».

Ron grugnì qualcosa d'indecifrabile e si scolò un altro bicchiere di Champagne.

« E con questo cosa vorresti insinuare? » lo accusò con la voce impastata e rissosa di chi è già parecchio alticcio. « Reggo a meraviglia, io. Non come quella femminuccia di Malfoy ».

Harry ritenne più saggio non insistere oltre e piuttosto cominciò a preoccuparsi per i loschi traffici di James e del suo degno compare Fred attorno al tavolo delle bevande. Dovevano essere appena tornati dalla gita in barca e, a giudicare dalle loro espressioni cospiratorie, si erano già messi all'opera per combinarne una delle loro. Sarebbe andato a rimproverarli preventivamente, se non avesse saputo fin troppo bene che era inutile e se – bisognava ammetterlo – non avesse provato un sadico senso di delizia all'idea che la propria progenie rovinasse la festa di Malfoy. In effetti, a ben pensarci, avrebbe quasi potuto complimentarsi con James per una cosa del genere. Non che ci fosse bisogno di farlo sapere a quella gran testa calda che era suo figlio, comunque: Ginny sarebbe stata capace di scannarlo se avesse istigato James a seguire le tracce del suo omonimo malandrino.

Quando a James e Fred si aggiunsero anche Roxanne, Rose e Scorpius, e la cosa prese conseguentemente le dimensioni di un complotto di Stato, Harry decise che era venuto il momento di intervenire, se non altro perché la presenza del figlio dello stesso suggeriva che l'obiettivo primario della cospirazione non fosse di arrecare danno a Malfoy.

Ma dico io, una volta tanto che James avrebbe la possibilità di combinare una bravata socialmente utile...

Si alzò dalla panchina (Ron gli lanciò uno sguardo tradito e, sventolando il sesto bicchiere vuoto, esclamò: « Sì, bravo, vattene anche tu! ») e quindi si diresse verso il tavolo degli alcoolici, costeggiando gli odorosi cespugli di lavanda che crescevano ordinatamente nelle aiuole all'interno della corte. Ginny, quella mattina, aveva dichiarato di adorarli e di voler riempire il loro giardino a Godric's Hollow di lavanda, il che significava più precisamente che il prossimo weekend della famiglia Potter sarebbe stato speso a scavare buche e piantare cespugli. Il che, ancora più precisamente, significava che Harry avrebbe odiato Malfoy più del solito per almeno un mese, il tempo che ci avrebbe messo la sua povera schiena per riprendersi dal giardinaggio. Stava giusto covando il proprio odio per la lavanda e preventivamente anche quello nei confronti di Malfoy quando s'imbatté in una terza ottima ragione per covare il proprio odio represso, che gli andò a sbattere contro sotto le sembianze di Blaise Zabini.

« Potter » disse lui, come se – trovandoselo nel piatto per una sfortunata serie di eventi – stesse sibilando il nome del più basso e disgustoso degli organi animali.

« Zabini » replicò Harry che – un po' per il colore dell'interlocutore ed un po' per l'immagine di budella animali che si era appena fatto – pronunciò il cognome del vecchio compagno di scuola pensando invece al rifiuto organico di alcuni dei suddetti organi.

L'ex Serpeverde probabilmente se ne accorse, ma fu abbastanza assennato da sorvolare sul fatto (Harry si sentiva sempre estremamente orgoglioso di essere il capo degli Auror, quando i suoi ex rivali di Serpeverde erano costretti a mangiarsi la lingua per non finire in manette con l'accusa di oltraggio a pubblico ufficiale). Anche in quel caso, non poté che tenersi strette le proprie opinioni sulle similitudini più adatte a Zabini e gongolare in silenzio. 

« La festa è di tuo gradimento? » chiese Zabini, sorseggiando un bicchiere di Vino Elfico.

Harry sorvolò misericordiosamente sulla pessima compagnia e gli rivolse un cenno affermativo.

« Mh, non è male » concesse.

Il cibo, se non altro, era buono. Zabini vuotò il bicchiere e lo posò sul vassoio di un Elfo Domestico di passaggio, sorridendogli con un'ombra di subdola condiscendenza. 

« Oh beh » osservò. « Detto da un Potter è un gran complimento: mi è stato riferito che la tua progenie è una stirpe di gran festaioli ».

Nonostante si fosse imposto di non mostrarsi stupito o turbato da qualunque cosa avesse insinuato Zabini (perché Zabini era l'insinuazione fatta persona, non era così ingenuo da illudersi del contrario), Harry n on poté che restare a fissarlo come un allocco impagliato, dopo quel commento.

Strizzò gli occhi dietro le lenti degli occhiali e se ne venne fuori con un ben poco onorevole: « Eh? » che corresse subito dopo con un colpetto di tosse ed un più degno: « Prego? »

Non gli sembrava di essere lui quello che al settimo anno bis aveva quasi demolito le fondamenta del castello durante un festino nel sotterraneo di Serpeverde.

Zabini gli rivolse un sorrisino estremamente conciliante (ed irritante in diretta proporzione).

« I miei ragazzi, Melinda e Adam, sono stati in Inghilterra per fare visita a Scorpius due settimane fa e mi hanno raccontato di un giovane Potter ubriaco che si dava alla pazza gioia ballando sopra un tavolo » si bloccò per un istante, appena il tempo di spalancare gli occhi e fingersi sorpreso e rammaricato. « Ma tu ne eri al corrente, vero? »

Teatrale, ma non troppo: alla Zabini. Con quella giusta dose di noncuranza ed accuratezza d'informazione che rendevano il tutto abbastanza verosimile da dover per forza essere preso in considerazione come la verità, almeno fino a successivi accertamenti. 

Harry digrignò i denti.

« Non so di cosa tu stia parlando: non mi risulta che i miei figli conoscano i tuoi. Ora, se vuoi scusarmi... » e senza aggiungere altro puntò verso il tavolo delle bevande.

Un giovane Potter ubriaco fradicio che balla sopra un tavolo, eh?

Lo avrebbero sentito – oh, se lo avrebbero sentito! – quei due imbecilli. A prescindere da chi fosse il colpevole.

Posso sempre punirli entrambi, se rifiutano di confessare. Tanto per essere sicuro...

La cosa bella di essere padre era che le leggi sui diritti degli imputati potevano tranquillamente venir ignorate, in alcuni determinati casi. Come quando uno dei due figli, o tutti e due, o prima uno e dopo l'altro si ubriacavano e ballavano sopra un tavolo, o se non era quello era di sicuro qualche altra bravata – perché non si poteva certo partire dal presupposto che i crimini mai accertati non fossero stati commessi, trattandosi di Albus e James. Specialmente di Albus, in effetti: che James fosse coinvolto in qualunque disastro succedesse nel raggio di un chilometro da casa Potter era matematico, ma con il tempo Harry aveva imparato a diffidare in particolar modo anche del secondogenito. Non che Lily fosse uno stinco di santo, poi.

Ma dico io, le combinazioni genetiche che ho prodotto avrebbero potuto venir predette dalla Cooman...

Quando lo vide arrivare al tavolo delle bevande, James smise immediatamente di parlottare con Roxanne e gli rivolse un gran sorriso. Esattamente il tipo di sorriso che avrebbe confermato tutte le supposizioni di Harry, laddove avesse avuto la clemenza di concedergli il beneficio del dubbio.

« Papà, cosa ci fai tu qua? » chiese James, con l'espressione vagamente sconcertata di chi incontra un vecchio amico d'infanzia in capo al mondo. 

Harry lo fulminò con un'occhiataccia.

« Cosa ci fai tu, qua » replicò. « Non mi sembra che ti abbiano assunto come sommelier ».

A quel punto Roxanne, che era abile a crear guai quanto lo era a tirarsene fuori quando le cose si mettevano male, pensò bene di battersela in ritirata, non senza prima averlo abbracciato e chiamato “zietto”. Harry trattenne a fatica uno sbuffo e tornò a voltarsi verso James.

« E si può sapere cos'è questa storia di un Potter ubriaco che balla sopra un tavolo alla presenza dei figli di Zabini?! » sbottò.

« Oh » fece James, che pareva sollevato dall'improvviso cambio di argomento. « Intendi alla festa che hanno organizzato Rose e Scorpius quando avevano casa libera? »

Tacque di colpo e Harry vide dipingersi sul suo volto la consueta espressione che assumeva quando realizzava di essersi lasciato sfuggire qualche informazione compromettente.

« Ma non dirlo a zia Hermione » aggiunse James, precipitosamente. « E comunque era Al quello che ballava sul tavolo » precisò.

Harry sentì distintamente la propria mascella scricchiolare, mentre cadeva mollemente verso il basso.

« Al? » ripeté.

D'accordo, sapeva che Al era abbastanza sveglio da combinarne di ben peggiori che James, ma era sempre stato convinto che avesse abbastanza amor proprio da evitare, se non proprio di commettere quel genere di idiozie, se non altro di farsi beccare.

« Al » confermò James, visibilmente soddisfatto di essere innocente, per una volta tanto. « E ha anche cercato di baciarmi. Io te l'ho sempre detto che è un coglione. Un drink? » aggiunse poi, porgendogli un bicchiere pieno.

Harry lo accettò con sollievo.

« Sì, credo che ne avrò bisogno. Decisamente ». 

 

***

 

Harry non avrebbe saputo spiegare gli esatti passaggi logici e cronologici mediante i quali, dal tavolo degli alcoolici, era venuto a trovarsi in un angolo infrattato dietro un enorme cespuglio di lavanda. Non aveva nemmeno la più pallida idea del perché si trovasse in compagnia di quello che aveva tutta l'aria di essere Draco Malfoy, o del perché Ron giacesse inerte ai loro piedi. Per un attimo gli sovvenne che poteva essere morto e fu lì lì per cadere nel panico, ma poi lo sentì russare e si tranquillizzò un poco.

Forse è soltanto in coma etilico”. 

Anche se non era sicuro che le persone in coma russassero, in effetti. Meditò per qualche istante di gettargli addosso un Silencio, ma poi cambiò idea e desistette dal proposito. Malfoy, al suo fianco, emise un rutto di potenza inaudita, che lo fece sobbalzare, e si staccò dal collo di una bottiglia di Whisky Incendiario. Harry si voltò verso il festeggiato, moderatamente disgustato.

« Malf... Mafl... Manomen... flo... fol... »

Rinunciò a pronunciare il suo nome e si limitò a rubargli di mano la bottiglia.

« Mia » spiegò solamente, il che gli sembrava una cosa sufficientemente chiara e facile da pronunciare. Si attaccò al collo della bottiglia e finì gli ultimi sorsi con una discreta soddisfazione, accresciuta esponenzialmente dai gemiti di protesta di Malfoy.

Schioccò la lingua e posò a terra la bottiglia vuota, mentre Malfoy grugniva qualcosa a proposito del fatto che gliel'avrebbe fatta pagare per quell'affronto. Harry non aveva davvero la più pallida idea del perché si trovasse acquattato nell'angolo più recondito del parco assieme a lui. Quando Malfoy gli si spalmò addosso per raggiungere la bottiglia e si ritrovò schiacciato tra il muro ed una porzione di carne che poteva essere genericamente identificata con il posteriore del sopraccitato, Harry cominciò a pensare che forse non avrebbe dovuto trovarsi lì.

 

***

 

Non era certo che fosse accaduto prima di ritrovarsi spiaccicato sul muro con Malfoy addosso, ma Harry era moderatamente sicuro che ad un certo punto della serata Zabini e Nott avessero fatto una comparsa. Era anche piuttosto certo che nel breve arco di quella comparsa fosse successo qualcosa di importante, come per esempio il fatto che Zabini avesse proposto di fare una foto a lui e Draco e che Nott li avesse messi in posa. Harry non era troppo convinto che la mano di Malfoy sul proprio sedere facesse parte della posa proposta da Nott, ma in compenso si era assicurato che il deretano del suddetto fosse piacevole al tatto.

Per Hermione, ovviamente”.

Insomma, non voleva mica che la sua migliore amica sposasse un uomo con il sedere flaccido, o no? Anche se, per dirla tutta, forse non era un gran bene che il lato B di Malfoy gli sembrasse così accattivante. 

In seguito, poté solo sperare di non aver esternato quelle considerazioni ad alta voce. Così come sperò di non essersi davvero fatto versare una bottiglia di champagne in bocca alla presenza di una decina di altri invitati, o di non aver devoluto la propria cintura a Malfoy perché la usasse come come frustino (i pantaloni, invece, non sapeva a che uso fossero stati adibiti, ma non li aveva più ritrovati).

Fattostà che, quando Zabini e Nott si allontanarono con un plico di istantanee tra le mani e due identici sorrisi soddisfatti sulle labbra, Harry cominciò a pensare con più insistenza che forse avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsi.

In effetti, senza pantaloni, la situazione si era fatta piuttosto pericolosa.

 

***

 

Ginny, in particolare, divenne molto pericolosa, quando, assieme ai pantaloni, si scoprì che era sparita anche la camicia che gli aveva regalato per Natale. Harry tentò di spiegarle come erano andate le cose, ma non ricevette ascolto. Forse perché, in effetti, nemmeno lui sapeva bene come erano andate le cose. 

Gli unici ricordi che aveva della camicia preferì tenerseli per sé, dal momento che era quasi sicuro di averla usata per imbavagliare Malfoy – e no, non voleva sapere altro della faccenda: per quello che lo riguardava, ne sapeva già anche troppo. In condizioni normali si sarebbe complimentato con se stesso per mesi per aver imbavagliato Malfoy, ma d'altronde in condizioni normali avrebbe imbavagliato Malfoy per farlo tacere e possibilmente per soffocarlo, mentre quella notte non era del tutto sicuro di avere avuto delle intenzioni così nobili. 

O così caste”.

Decisamente, per quella volta era molto meglio che gli scopi imperscrutabili dell'uso che avevano fatto dei loro indumenti restassero tali. Anche perché aveva un vago ricordo di essere stato ammanettato e legato ad un albero con la propria cintura mentre Malfoy si improvvisava poliziotto babbano e lo sculacciava.

Questo non lo disse a Ginny, però. In fondo, continuava segretamente a sperare che ci fosse una spiegazione alternativa per essersi svegliato mezzo nudo dentro un cespuglio di lavanda. Anche se il succhiotto che si trovò sul collo sembrava suggerire che invece era proprio come sembrava.

 

***

 

In conclusione di quella travagliata avventura, di cui la vita coniugale – e varie parti del corpo – di Harry risentirono per parecchio tempo, il Bambino-che-è-sopravvissuto-a-tutto-ma-non-all'addio-al-celibato-di-Draco-Malfoy non ebbe il cuore di rimproverare Albus per aver ballato sopra un tavolo da ubriaco. Né ne avrebbe avuta l'autorità, visto che Zabini e Nott non s'impegnarono particolarmente per tenere occulte al grande pubblico le foto incriminanti.

Il che, ancora una volta, andava a dimostrare il teorema che i Serpeverde, in un modo o nell'altro, ti fottono sempre.

[E – NO! –, Harry non aveva la minima intenzione di approfondire le varie valenze semantiche che potevano essere attribuite al verbo fottere].

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Capitolo 2
*** un'ottima ragione per cui non bisognerebbe convivere con più di un Malfoy contemporaneamente ***


Capitolo 2:

Un'ottima ragione per cui non bisognerebbe convivere con più di un Malfoy contemporaneamente
 

 

Personaggi: Rose Weasley, Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy, Draco Malfoy

Coppia: Rose/Nonvelodicoperchésenochegustoc'è?

Ambientazione: Vacanze di Natale del sesto anno di Rose e Scorpius 

Pov: Rose (1° persona singolare)

Note: L'ho fatto davvero? È che, non so voi, ma io non ce la faccio proprio a non immaginarmi faccia schifata di qualcuno se una cosa del genere succedesse davvero.

 

 

Sev – Ti dirò, da un certo punto di vista ne sono quasi sollevato: erano mesi che non litigavate. Stavo cominciando a preoccuparmi seriamente.

Rose – Lo sai che la cosa non mi è di alcun conforto, vero?

Sev – Non voleva esserlo, infatti. Ora che abbiamo chiarito questo punto, ci terrei a ribadire quanto detto in precedenza delle vostre facoltà mentali: siete sempre i soliti idioti.

Rose – Troppo gentile...

Sev – Prego, non c'è di che.

Rose – Mi chiedo perché continuo a risponderti...

Sev – Preferisci forse scendere in salotto a deliziarti delle occhiate impermalosite del tuo ragazzo?

Rose – Allora lo pensi anche tu che è permaloso, vedi? Il problema è che più glielo dici più si offende! Stupidi geni Malfoy...

Sev – Non provare a tirarmi in mezzo.

Rose – Sono anni che ti tiri in mezzo da solo, Al.

Sev – In ogni caso, non sperare che io ti dia ragione.

Rose – Quindi pensi che abbia ragione Scorpius, non è così? Oh, avrei dovuto saperlo che saresti stato dalla sua parte a prescindere, stupido Serpeverde traditore del tuo sangue... E con questo puoi considerare che il tuo regalo di Natale da parte mia sia accidentalmente finito in un Armadio Svanitore.

Sev – In realtà io penso che siate idioti entrambi e che nessuno di voi abbia un briciolo di ragione, se la cosa ti può consolare.

Rose – Scorpius è idiota di sicuro. Cioè, ma ti sembra normale che passi un intero pomeriggio rintanato in Biblioteca con la MacMillan? 

Sev – Nel caso ti fosse sfuggito, Tessa è la sua migliore amica.

Rose – Nel caso ti fosse sfuggito, Tessa è la sua ex!

Sev – Donna di poca fede...

Rose – Ma lo vedi che stai dalla sua parte? Porca miseria, avrebbe almeno potuto informarmi, no?

Sev – Lo ha fatto, solo che tu stavi giocando a Gobbiglie con Marshall durante la lezione di Rüf e non ti sei nemmeno accorta che ti stava parlando.

Rose – Era il clou della partita. E lo sai come si vanta Marshall quando vince.

Sev – Non dirò niente...

Rose – Sì, certo, continua a fingere di essere imparziale. 

Sev – Io SONO imparziale.

Rose – Sì, come mio padre quando si parla male dei Tornados.

Sev – Certo che tu potevi anche evitare di andare a Hogsmeade con quell'amico di James, sabato scorso.

Rose – Quell'amico di James è un giocatore professionista di Quidditch e ci ho rimediato dei biglietti gratuiti per la prossima partita dei Cannoni. E poi Scorpius se lo meritava: è stato lui che ha iniziato!

Sev – Come non detto...

Rose – Cominci a veder ragione, dunque.

Sev – Tu invece quando hai intenzione di cominciare?

Rose – Mai e poi mai.

Sev – Mi sembra un inizio promettente...

 

***

 

Lanciai a terra il manuale di Trasfigurazione – al diavolo, bistrattare i libri di quella materia restava sempre e comunque un'immensa soddisfazione – e mi alzai dal letto sul quale avevo covato il mio risentimento per tutto il pomeriggio. E per tutta la sera. E anche per buona parte della notte perché, a quanto pareva, mezzanotte era già passata da un pezzo.

Fantastico, quale modo migliore per cominciare le vacanze di Natale se non una bella litigata con Scorpius?

D'altronde, come Al aveva avuto l'accortezza di sottolineare, che senso avrebbe avuto toglierci il saluto finché eravamo in un castello di sette piani con dieci ettari di parco, dove avremmo potuto comodamente ignorarci per la maggior parte del tempo? La logica masochista imponeva che, dopo quattro mesi di pacifica convivenza, dovessimo litigare furiosamente proprio sull'espresso di Hogwarts, mentre stavamo tornando a casa per le vacanze. Ovvio, no?

Tra l'altro, era tutta colpa di Scorpius. Di quella verità universale e necessaria ero e restavo fermamente convinta, a dispetto della vile parzialità di Al e delle sue meschine insinuazioni circa il fatto che io potessi condividere una parte della colpa.

Una parte della colpa, io! Tutte fandonie, fandonie e ignobili calunnie! Non è così, Calvin?

Calvin lasciò perdere la fibbia della cintura con cui stava oziosamente trafficando da un paio di minuti e ne approfittò per lanciarmi un'occhiata ironica, con tanto di sopracciglia inarcate per rendere più chiaro il proprio dissenso.

Oh, taci, tanto lo so che state tutti dalla parte di Scorpius, esseri ignobili e irriconoscenti...

Io, per quello che mi riguardava, avevo anche tenuto fede al nostro patto, che mi imponeva di mandarlo a quel paese quando mi avesse fatta arrabbiare. Era stato lui che, invece di affatturarmi, se n'era uscito dallo scompartimento sbattendo la porta e se n'era andato da quell'arpia della MacMillan.

Ora dimmi che non ho ragione, Calvin. Avanti, se fossimo in tribunale questa sarebbe una prova schiacciante a mia discolpa!

Che poi io avessi rifiutato di ascoltare tutte le sue spiegazioni circa la presunta natura platonica del suo rapporto con Tessa, tappandomi le orecchie e cantando a squarciagola Jingle Bells, era del tutto irrilevante: era stato Scorpius a infrangere il patto per primo, il che mi rendeva libera di comportarmi come peggio mi pareva nei suoi confronti.

In fondo se l'è voluta lui. Io mi arrabbio perché ha passato un pomeriggio da solo con Tessa e il genio pensa bene di andarsi a sfogare proprio con lei, di tutte le persone che ci sono in questa maledettissima scuola: questa è una provocazione bella e buona!

Di nuovo, il fatto che gli unici amici che Scorpius avesse – oltre a Tessa – si trovassero tutti nello scompartimento da cui era appena uscito era del tutto irrilevante di fronte all'immensità dell'oltraggio che mi aveva arrecato.

Avanti, Calvin, ammettilo che ho ragione da vendere: dovrei proprio studiare Magisprudenza, dopo i MAGO.” 

Ma Calvin rimase ostinato nel suo non volermi dare ragione e così, visto e considerato anche che avevo saltato la cena e che stavo morendo di fame, decisi di andare a cercare conforto e approvazione nella Nutella. Scesi al piano di sotto sbattendo i piedi, in modo da svegliare i miei coinquilini e renderli partecipi della mia irritazione, ma a quanto pareva non ce n'era bisogno: in cucina, tutto intento a frugare nella dispensa a lume di bacchetta, c'era Scorpius. Per un attimo soppesai l'idea di andarmene, subito dopo pensai che sarebbe stato meglio tirargli qualcosa in testa e poi andarmene, infine decisi che gli avrei tirato qualcosa in testa e non me ne sarei andata. Cercai un oggetto contundente nel buio, ma trovando solo un centrino da tavola e un paio di mandarini decisi di cambiare strategia.

Tipo, che ne dici se mi getto ai suoi piedi e gli chiedo umilmente perdono?

No, troppo complicato. E poi ero innocente, che diamine.

Ok, allora vado lì e lo bacio. Semplice e indolore.

Calvin sembrava approvare, perciò mi feci coraggio e mi avvicinai in punta di piedi alla schiena di Scorpius, che stava ancora frugando nella dispensa. Mi lasciai sfuggire un sorrisetto. In fondo, al diavolo, mi sentivo misericordiosa: non avrei rigirato il dito nella piaga ricordandogli che era successo tutto per colpa sua, che era un emerito cretino e che per questo motivo meritava di venir impalato al Platano Picchiatore.

Avvolsi delicatamente le braccia attorno alla sua vita, abbracciandolo da dietro. Appoggiai la guancia sulla sua schiena, inspirando il dopobarba che doveva aver fregato a Draco, e chiusi gli occhi. Era così bello essere di nuovo abbracciata a lui, dopo tre giorni di musi lunghi, anche se presi mentalmente nota di comprargli un dopobarba nuovo.

Bleah. Così sembra di star abbracciando Draco...

Sembrava davvero di star abbracciando Draco.

« Mmmh, Hermione... » mugolò Scorpius, che a dire la verità aveva una voce molto poco da Scorpius. « Hai ancora il ciclo o possiamo...? »

Spalancai gli occhi, mentre Scorpius si voltava verso di me. Solo che, beh, non assomigliava troppo a Scorpius, ora che lo vedevo in faccia.

Ohmerlinosantissimo! 

Draco fece un balzo all'indietro e mi puntò contro la bacchetta come se pensasse che fossi un Molliccio o una qualche altra strana creatura maligna.

« Che stai facendo? » strillò, arrampicandosi sul bancone per mettere più distanza possibile tra me e lui.

« Che stai facendo tu! » sbottai. « E perché hai in mano la mia Nutella? » aggiunsi con sospetto crescente.

Draco si affrettò a nascondere il vasetto dietro la schiena.

« Non è questo il punto. Cosa stavi facendo?! »

Dalla sua bacchetta sprizzò un fiotto di scintille.

Mi allontanai e, una volta fuori portata, ebbi cura di strofinarmi le mani sul pigiama per ripulirle.

« Sei tu che mi hai fatto profferte oscene! » sbottai.

« Sei tu che mi ti sei spalmata addosso! » replicò Draco.

Arrossii fino alla punta delle orecchie.

« Credevo che fossi tuo figl... cioè... credevo che fossi quel figo di... ehm... Conor Bennet. Sì, insomma, il Cercatore del Puddlemore United. Lo stavo sognando... »

Draco sbatté le palpebre, senza mollare la presa sulla bacchetta, e per un paio di orribili secondi restammo a fissarci nel più totale imbarazzo. Io, dal canto mio, stavo aspettando di svegliarmi e scoprire che era stato tutto solo un incubo. 

Perché non può essere successo davvero, dico bene?

Quando fu evidente che poteva benissimo, mi vidi costretta a rompere il silenzio con un colpetto di tosse.

« Ehm... te l'ho mai detto che sono sonnambula? »

Per tutta risposta, Draco mi lanciò un'occhiata schifata.

« Oddio, che orrore! » sibilò.

« Tu dici che orrore?! » urlai, superando ampiamente il tetto degli ultrasuoni. « E io?! Cosa devo dire io?! Sei vecchio! »

Colta da un improvviso senso di nausea, mi fiondai verso il lavello e cominciai a strofinare furiosamente qualunque parte del mio corpo riuscissi a raggiungere. Draco rimase a osservarmi in silenzio mentre mi insaponavo fin sulla lingua.

Quando ebbi consumato l'intero barattolo di detersivo per piatti, disse: « Sia ben chiaro, Hermione non deve sapere niente di questa cosa ».

Sputacchiai acqua e bolle di sapone.

« Nessuno deve sapere niente di questa cosa ».

« Assolutamente » concordò Draco.

« Assolutamentissimamente ».

Sputai l'ultima bolla di sapone e mi voltai nuovamente verso di lui. Draco, finalmente, si ricordò di abbassare la bacchetta.

« Bene » borbottò.

« Bene » gli feci eco.

« Buona notte ».

« Buona notte ».

E me ne tornai da dove ero venuta cercando di somigliare a una persona che ha ancora una dignità.




 

*

 

Nota:

Sono chiaramente in fase di aggiornamento ossessivo-compulsivo. Il tutto mentre dovrei stare studiando i vari stratagemmi per sopravvivere all'integrazione indefinita, yeah.
Vabbé, un grazie grande grande a tutti quelli che hanno recensito o anche solo letto il capitolo scorso. Questo era il penultimo capitolo della raccolta: il terzo e ultimo arriverà in tempi - si spera - non troppo lunghi. Ho ancora qualche piccola sorpresina da pubblicare in serbo per voi, ma per ora farò la misteriosa. Saprete tutto su questa "sorpresina" e sulla data di pubblicazione alla fine del prossimo capitolo. Spero che vi piacerà, anche perché altrimenti mi offenderei un sacco <3
Un bacio,
Rose

PS. Ovviamente ringraziamo la Zuz per il betaggio <3

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Capitolo 3
*** Un'ottima ragione per cui i modelli di Calvin Klein non dovrebbero esistere ***


Massì, degnamoci di scrivere 'sto disclaimer per una volta:
Il magico mondo di Harry Potter e tutte le altre cose che stanno scritte sui libri della saga hanno un copyright che chiaramente non mi appartiene, altrimenti non starei qua a scrivere fanfiction, Joanne Rowling sempre sia lodata, amen. I caratteri di Rose, Domi, Al, Scorp e di tutti gli altri pargoli della nuova generazione invece sono in larga misura farina del mio sacco, quindi giù le zampe dalla mia farina, che c'è crisi e la gente ha fame. Calvin è completamente farina del mio sacco, ergo non ci pensate neanche perché sennò ve le amputo, le zampe. Il betaggio è della solita zuzallove e altre ovvietà, bla, bla, bla...


buon San Valentino a tutte le racchie single come me <3

 


Capitolo 3

Un'ottima ragione per cui i modelli di Calvin Klein non dovrebbero esistere

 

(ovvero: Perché i modelli di Calvin Klein non dovrebbero esistere – parte terza e ultima)

 

 

Personaggi: Rose Weasley, Dominique Weasley, Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy, Calvin

Coppia: Rose/Calvin

Pov: Rose (1° persona singolare)

Ambientazione: Vacanze di Natale del sesto anno di Rose e Scorpius

Note: Beh. Beh. Parliamone. Cioè, questa coppia era più o meno un must. Senza il più o meno.

 

 

 

Ho sempre pensato che il Natale alla Tana avesse un profumo particolare: di zucchero filato, cannella e qualche altro aroma indescrivibile che sarebbe capace di mettere di buon umore persino Mirtilla Malcontenta. Quell'anno, per l'esattezza, il Natale puzzava anche di bruciato.

« Arthur Weasley! La prossima volta che dai fuoco a uno dei tuoi maledetti aggeggi Babbani giuro che ti sbatto fuori di casa! »

« Ma Molly, cara, sono quasi riuscito a far funzionare questa vecchia fotocopiatrice che mi ha regalato il signor Wilikns... Solo che non riesco a capire dove s'infili la carta... »

« Te la faccio Evanescere, la tua fotocopiatrice! »

« Ma tesoro, sii ragionevole... »

« Io sono ragionevolissima! » 

Nel frattempo al piano di sopra, in una delle tante camere che erano state stipate di letti per riuscire a contenere l'immane quantità di parenti Weasley, Dominique mi fissava con aria scettica dalla sua postazione sopra al baule di James (il Demone della soffitta quella mattina era piuttosto irritabile, così eravamo state costrette a sfrattare Albus, Hugo, James e Fred dalla loro stanza per avere un posto dove parlare in santa pace).

« Sì, insomma » borbottai, riprendendo il filo del discorso da dove le urla di nonna Molly lo avevano interrotto. « Abbiamo chiarito e tutto il resto. Ci siamo chiesti scusa... »

« …vi siete limonati per bene nello sgabuzzino delle scope... »

« …e come ti dicevo ci siamo chiesti scusa » completai, arrossendo furiosamente.

Dominique si lasciò sfuggire un sorrisetto malizioso.

« Certo, e poi vi siete chiesti scusa » mi scimmiottò, facendo scontrare ripetutamente le facce delle due vecchie bambole che avevamo rinvenuto sul fondo di una cassapanca.

Mi affrettai a distogliere lo sguardo dall'inquietante scena di una Barbie senza un braccio che si pastrugnava con un bambolotto di pezza a cui qualche incantesimo mal riuscito aveva mutato i capelli in piante rampicanti.

« In ogni caso... » dissi, fingendo di non aver colto le sue allusioni (e comunque, per la cronaca, la nostra riappacificazione era avvenuta sul bancone della cucina mentre mamma e Draco litigavano sul posizionamento delle pecorelle del presepio nella stanza accanto, il che era se possibile ancora più imbarazzante). « Le modalità con cui la cosa è avvenuta sono del tutto irrilevanti. Quello che conta è che fino a ieri non avevo la minima intenzione di prendere un regalo a Scorpius, visto che ero infuriata con lui, ma a questo punto è chiaro che il regalo di Natale è una questione di vita o di morte: capisci, non conterà nulla che io gli abbia chiesto scusa se poi non gli faccio un bel regalo, perché poi sembrerebbe che gli sto ancora tenendo il broncio ».

Dominique lasciò andare le due bambole semidistrutte e si sedette più comodamente sul baule, approfittando di quel movimento per voltarsi a controllare nervosamente la propria immagine riflessa sul vetro della finestra. Da quando i Potter erano arrivati a casa dei nonni, la sera prima, avevo la netta impressione che l'interesse di Dominique per le mie vicende sentimentali fosse calato nei pressi dello zero assoluto.

« Mh-mh... » borbottò Domi, lisciandosi una ciocca di capelli già perfettamente piastrati. « E quindi quale sarebbe il problema? »

« Il problema è che non gli ho preso nessun regalo e Scorpius e Draco sono invitati alla cena della Vigilia, quindi saranno qui a momenti! » sbottai, spazientita.

Domi finalmente lasciò perdere la propria acconciatura per rivolgermi uno sguardo vagamente corrucciato.

« Ti offenderesti se ti dicessi che sei stupida? »

Sospirai e mi lasciai cadere all'indietro sul letto sfatto di Fred, o Hugo, o chiunque fosse l'idiota che aveva lasciato un giornaletto di ragazze Babbane in bikini sotto al cuscino.

« Stupida è riduttivo... » borbottai, sconsolata. « In effetti, credo di essere la più colossale idiota che si sia mai vista sulla faccia della Terra. È che non avevo idea di che regalo fargli e così ho procrastinato fino all'ultimo momento e poi abbiamo litigato e... » Mi rimisi a sedere e lanciai uno sguardo supplichevole a mia cugina. « Domi, ti prego ti prego ti prego, non è che ti andrebbe di accompagnarmi a scegliergli un regalo questo pomeriggio? »

Domi alzò gli occhi al cielo.

« Chissà perché, avevo l'impressione che saresti andata a parare su questo ».

« È un sì? » insistetti, speranzosa.

« È un “mi devi un favore enorme” » precisò Domi con una smorfia.

 

***

 

Trovare un regalo adatto a Scorpius fu più difficile del previsto: nonostante fossimo uscite poco prima delle quattro, alle sei e mezza non eravamo ancora riuscite a trovare nulla che fosse anche solo vagamente passabile. In compenso ero stata sculacciata da una Cintura Autoallacciante imbufalita in un negozio di abbigliamento per giovani maghi alla moda, ero stata insultata da un'antologia della Letteratura Magica particolarmente saccente al Ghirigoro e Domi era stata quasi strozzata da un violino maledetto in un negozio di antiquariato.

« Basta, è inutile, non ho idea di cosa comprargli... » mi arresi, accasciandomi sui gradini davanti all'ingresso di un negozio di attrezzatura per casalinghe Babbane in Charing Cross Road.

Domi per tutta risposta estrasse il cellulare dalla borsa e digitò un breve messaggio.

« Al chiede che fine abbiamo fatto » annunciò. Poi, accigliandosi, aggiunse: « Tra parentesi, da quando Al mi rivolge la parola? Ero rimasta al “ti faccio gli auguri a Natale e al tuo onomastico e per il resto dell'anno ti ignoro” ».

Tossicchiai, a disagio.

« Oh, non lo so. Al è strano... »

« Strano forte » concordò Domi. « Mi ha anche chiesto se può organizzarmi un appuntamento al buio... Tu ne sai qualcosa? »

A quel punto rischiai seriamente di strozzarmi con la mia stessa saliva. Con i rimasugli d'aria che mi restavano nei polmoni riuscii a biascicare un frettoloso: « No, assolutamente niente, proviamo lì dentro », quindi mi alzai in fretta e cominciai a trascinarla verso il primo negozio che vidi dall'altra parte della strada – un negozio di biancheria intima che esponeva una serie di imbarazzanti boxer rossi con i pinguini in vetrina. Se non altro speravo che i pinguini l'avrebbero distratta dalle losche macchinazioni di Al (nelle quali, per mia sfortuna, ero impantanata fino al collo).

Spinsi la porta ed entrai nel negozio con Domi al seguito: era un locale ben illuminato, pulito e ordinato, come la maggior parte dei negozi Babbani. Come avevo sperato l'attenzione di mia cugina fu subito attratta da un espositore di tanga rossi e i malvagi piani matrimoniali del mio altro cugino caddero ben presto nel dimenticatoio. Non feci in tempo a tirare un sospiro di sollievo, però, che Domi mi stava già sventolando uno dei tanga sotto il naso con l'aria di chi la sa lunga.

« Mmm... regali erotici? » commentò.

Di colpo mi chiesi perché diavolo non ero entrata nel negozio di articoli da casalinghe. Domi mi rivolse un sorrisetto allusivo e, adocchiando un reggiseno abbinato al perizoma, aggiunse: « Biancheria per te o per lui? »

« Per me? »

La logica della cosa mi sfuggiva, ma qualcosa nell'espressione maliziosa di Domi sembrava suggerire che preoccuparsi fosse lecito. Molto più che lecito – mi corressi, quando indietreggiando finii impigliata in una specie di ragnatela di pizzo nero che si rivelò essere un completino intimo sul sadomaso andante.

Domi scartò il tanga e soppesò un paio di boxer con una scritta assolutamente indecente sul davanti.

« Beh, è chiaro, puoi regalargli delle mutande da mettersi o delle mutande da far mettere a te » spiegò.

« Grazie tante, ma ti stupirà sapere che di solito mi ricordo anche da sola di mettermi le... ehi, aspetta un secondo... oh... »

La mia obiezione cadde nel vuoto non appena realizzai cosa intendeva Domi. Arrossii violentemente e mi affrettai a ritrattare tutto: « No! No! Non ci pensare! »

Domi alzò gli occhi al cielo e lasciò cadere i boxer nella cesta da dove li aveva presi.

« Come ti pare... »

« Ma dico, ti ha dato di volta il cervello?! » sbottai, non ancora soddisfatta. « Cosa accidenti stavi... »

« Serve aiuto? »

Mi interruppi bruscamente, realizzando di aver appena urlato di fronte alle espressioni allibite di un paio di clienti e di...

CALVIN?!

Strabuzzai gli occhi e rimasi a fissare il commesso che si era appena offerto di aiutarci, nella vana attesa che sparisse in una nuvoletta di fumo e tornasse al posto che gli competeva, ovvero nell'istituto di sanità mentale che gli era riservato nella metà sinistra del mio cervello.

Il commesso... cioè Calvin... insomma, la mia allucinazione... oh, al diavolo! …ripeté: « Posso aiutarvi? »

Aveva un enorme sorriso smagliante e se non fossi stata così preoccupata per i miei disturbi psichici probabilmente sarei arrossita fino alle dita dei piedi.

Calvin, cosa stai facendo?! Torna subito dentro la mia testa!

Ma il modello, o commesso, o proiezione fisica degli scompensi del mio sistema endocrino, o qualunque accidenti di cosa fosse il Calvin biondo che continuava a sorridermi con aria seducente, non si mosse di un millimetro. Domi mi piantò una gomitata tra le costole e bisbigliò:

« Rose, ti ricordo che sei fidanzata. Asciugati la bava prima di allagare il negozio... »

« C-cosa? » esclamai, dimenticando completamente di non urlare. « L-lo vedi anche tu? »

« Vedere cosa? » chiese l'entità bionda di natura sempre più dubbia che mi stava davanti.

Feci scorrere uno sguardo atterrito da lui a Domi e poi di nuovo dall'espressione scettica di Domi al sorriso allegro e vagamente ebete di lui. Era Calvin, non c'era ombra di dubbio: alto, biondo, abbronzato, con due enormi occhi verdi e quelle ciglia fitte fitte che sventolavano troppo e troppo spesso e ti facevano sentire come se in testa avessi una centrifuga in funzione al posto del cervello... E poi, come se questo non fosse già di per sé abbastanza per far venire una crisi di ormoni a chiunque, aveva quei denti splendidi e bianchi e dritti che continuava a mettere in mostra con il sorriso svampito di chi capisce “cazzi” per “razzi” o per “ciabatta” o per “repellente per lumache carnivore” o per qualsiasi altra cosa tu dica.

« I-io... » balbettai, ma prima che potessi cominciare a delirare Domi mi tirò un pestone sul piede e prese le redini della conversazione.

« Stiamo cercando un regalo di Natale per un ragazzo » spiegò. « Il suo ragazzo » aggiunse, e colse l'occasione per tirarmi una seconda gomitata e sibilare qualcosa a proposito di “faccia da pesce lesso” e “ricomponiti”.

Il sorriso del commesso si allargò a dismisura.

« Oh... » disse. « Capisco ».

Decisamente, aveva capito “cazzi”.

« Boxer o slip? » aggiunse, piazzandomi in mano un paio di boxer con una strana piega che si apriva sul davanti e una specie di cosa leopardata su cui non volli tenere lo sguardo abbastanza a lungo da scoprire cosa fosse.

Arrossii e feci del mio meglio per balbettare qualcosa di intelligibile: « I-io... ecco... u-una c-cosa normale? Non so... non volevo... s-stavamo solo guardando comunque... non ho deciso se... ma-magari un altro negozio... un CD di musica classica... »

Per tutta risposta il commesso mi mise in mano un paio di boxer bianchi con gli alberelli di natale e un nastro rosso che faceva un fiocco proprio sopra il pacco. Non mi diedi alla fuga solo perché Domi mi trattenne per un braccio.

« S-senti... » ritentai, nascondendo le braccia dietro la schiena perché non potesse mettermi in mano un paio di mutande con il becco di un pinguino che faceva “squak” quando lo premevi. « Ecco, io non credo che... cioè, sei molto gentile, ma... »

Il commesso annuì con un sorriso vacuo e mi ficcò le mutande-pinguino dentro la tasca della giacca.

« Non ti preoccupare, ho capito. Ci penso io » mi disse con quello che doveva sembrargli un tono rassicurante.

Chiaramente, stava continuando imperterrito a capire “cazzi”.

Mi sfilai le mutande-pinguino dalla tasca e le feci scivolare dentro una cesta di perizomi da donna al cinquanta percento.

« Senti, sul serio... »

« Che tipo è il tuo ragazzo? » s'informò il commesso, tendendo l'elastico di un paio di boxer semitrasparenti tra le dita.

Non di certo un tipo che indosserebbe quelli.

« Il mio ragazzo, veramente... » cominciai, ma Domi fu molto più pragmatica.

« Alto, magro. Direi una medium o una large. Timido, studioso – morirebbe se vedesse quello – decisamente un galantuomo – no, quei boxer non mi piacciono. Io opterei per qualcosa di sensuale ma non troppo sfacciato... »

Il commesso mi fece l'occhiolino.

« Quindi vuoi dare una svegliata al tuo galantuomo, dico bene? »

Che cosa?!

Mi aggrappai a Dominique per non stramazzare al suolo.

« I-io... »

Per tutta risposta il commesso mi rivolse un sorrisino complice.

« Non ti preoccupare: è del tutto lecito voler fare cose zozze. Quindi, volevi qualcosa di allusivo ma fine, giusto? »

« M-ma veramente io n-non volevo... »

« Mi piacciono le allusioni sottili » continuò il commesso, come se niente fosse. « Sono le più sensuali... che ne dici di questi? »

E mi sventolò sotto il naso un paio di slip che avevano scritto “sex” tutto attorno all'elastico.

Oh, sì, anche io adoro le allusioni sottili...

Il commesso studiò le mutande per un paio di secondi, come se si trattasse delle clausole a fondo-pagina di un contratto di lavoro, poi scosse la testa e li mise via.

« No, hai ragione, sono banali. Ma aspetta e vedrai, ti ho trovato il regalo perfetto... »

Non appena mi diede le spalle per frugare nei cassetti sotto il bancone, cominciai a divincolarmi dalla presa di Dominique, ma non ci fu modo di amputarle le dita della mano e darmi alla fuga senza fare rumore. Così, pochi secondi dopo, il commesso era di ritorno con non uno, ma ben tre paia di boxer in mano.

Se non altro – tentai di consolarmi, rigirandomi le mutande tra le mani – non avevano scritte oscene né sull'elastico né sul pacco, il che era già un netto miglioramento. Il commesso sorrise, entusiasta, come se mi avesse appena messo tra le mani un sacco pieno zeppo di Galeoni.

« Allora? » incalzò.

Tossicchiai: « Sì, ehm... » Ma prima che potessi aggiungere alcunché era tornato alla carica.

« Queste nuvolette bianche sono all'apparenza estremamente infantili » ci istruì, indicando quello che sembrava un innocentissimo paio di boxer a motivo di cielo azzurro con le nuvolette. « Ma è impossibile non collegarle allo sperma se si guardano i due boxer abbinati ». E così dicendo sollevò il secondo paio di mutande, che esibivano fiori e semi di girasole su sfondo verde. « Questi semi alludono al seme, e questi pinguini qua » concluse, sventolando le mutande rosse che avevo visto in vetrina. « Questi sono chiaramente degli uccelli, il che ci riporta alla cornice metaforica di prima ».

Ero così scossa dalla scoperta di quali perversioni potessero celarsi dietro a degli innocentissimi boxer color pastello che non trovai nemmeno la forza di replicare. Troppo terrorizzata all'idea di quali mutande sarebbero potute seguire, se mi fossi rifiutata di comprare i boxer, mi limitai a fare cenno di sì con la testa. Il commesso batté le mani con un'esclamazione deliziata e si fiondò al bancone per impacchettare le mutande, lasciandomi con la certezza di aver appena accettato di comprare il regalo peggiore di sempre.

« Vedrai, il tuo ragazzo li adorerà. Non avrai più una singola notte di riposo da qui a Capodanno ».

Se non altro, Scorpius non è così malato di mente da collegare degli innocenti semi di girasole a una profferta sessuale... – tentai di consolarmi, mentre un cliente moro ed estremamente figo si accostava al bancone, aspettando il suo turno per parlare al commesso.

Per Merlino, ma devono essere tutti fighi qua dentro?

« Sarebbero trentacinque sterline » annunciò il commesso, porgendomi pacchetto e scontrino con un occhiolino assolutamente indecente. « Ma un paio te le regalo io e facciamo venticinque, d'accordo? »

« D'accordo » borbottai, frugando tra una manciata di Galeoni per rinvenire le poche banconote Babbane di cui ero in possesso.

Era una fortuna che mi avesse fatto lo sconto, in effetti, perché non ero sicura che le mie finanze Babbane arrivassero a tanto. Il cliente in coda dietro di noi fece per parlare, ma prima che potesse dire alcunché il commesso aggiunse:

« Oh, quasi dimenticavo... » E, ripresosi lo scontrino, lo voltò e scrisse qualcosa sulla faccia bianca. « Ti dispiace se ti lascio questo? »

Rimasi ad osservare il numero di cellulare scritto sul retro dello scontrino, incredula.

« A... a me? » balbettai, arrossendo furiosamente.

« A lei? » mi fece eco Domi, che non arrossì ma sembrava altrettanto furiosa.

Il commesso mi rivolse un sorriso così dannatamente adorabile, e sexy, e...

ghhfyabdfjbjhgi...

…che per un paio di secondi mi chiesi quali documenti servissero per piantare Scorpius su due piedi e fuggire in Australia con lui. Un passaporto? Forse un visto?

Sì, ti prego, stuprami e poi ammazzami e abbandona il mio cadavere in una canaletta di scolo...

soprattutto ammazzami...

razza di idiota! Che accidenti stai pensando?!

Il commesso continuò a sorridermi come se niente fosse, mentre il cliente dietro di noi batteva il piede a terra e sbuffava.

« Nel caso il tuo ragazzo non apprezzi il regalo... » spiegò. « Non potrai dargli lo scontrino per cambiare le mutande, ma puoi sempre chiamarmi. Magari una di queste sere andiamo a berci qualcosa, che ne dici? »

Al momento ero troppo impegnata a farmi venire un ictus per dire qualcosa che avesse vagamente più senso di “gkhjgbdsj”, perciò mi limitai a intascare lo scontrino e seguii Domi fuori dal negozio senza proferir parola. Un attimo prima che le porte scorrevoli si chiudessero alle nostre spalle, il commesso esclamò:

« Oh, comunque mi chiamo Calvin! »

 

***

 

Mentre percorrevamo Charing Cross Road a ritroso, verso il Paiolo Magico, Domi continuò inutilmente a passarmi la mano davanti agli occhi e tirarmi pizzicotti sulle braccia.

« Rose, sei caduta in catalessi? »

« … »

« Rose, per Merlino, se Scorpius ti vedesse in questo stato... »

« … »

« Non avrai intenzione di chiamarlo, vero? »

« … »

Domi alzò gli occhi al cielo e mi tirò indietro prima che potessi attraversare la strada col rosso e finire spiaccicata sotto un autobus a due piani.

« Io non ho parole... » sibilò. « Tutte a te capitano... non poteva darlo a me che sono single, il suo numero? »

Alla seconda volta che tentai di attraversare con il rosso, un tassista si sporse dal finestrino e mi urlò qualcosa che suonava come una bestemmia in pakistano. Per nulla scossa dalla mia quasi-morte, mi limitai a sussurrare: « Si chiamava Calvin... »

« Sì, e allora? » sbuffò Domi. Poi, dopo averci pensato per un paio di secondi, aggiunse: « Senti, non è che mi daresti il numero? »

Scossi la testa.

« Si chiamava Calvin, capisci? »






Note:
Ed eccoci giunti alla fine di questa raccolta. Pubblico per San Valentino perché non ho un accidenti da fare (il che la dice lunga su quanto sono zitella) e poi perché così tutti quelli che come me non hanno una cippa da fare possono leggere e trovarsi qualcosa da fare. Insomma, a che servono i fidanzati quando esiste Calvin, dico bene? :D
Cagate d'occasione a parte, vi avevo detto di avere ancora qualche sorpresa in serbo, giusto? Bene, la data di pubblicazione del primo capitolo sarà il primo marzo e il titolo è "Perché sul campanello di casa mia c'è scritto Malfoy e basta?!". Vi faccio uno spoiler perché nonostante sia racchia e single mi sento stranamente buona.

 

***

 

Dal Prologo:

 


Draco Malfoy, nonostante avesse quarant'anni suonati e fosse indubitabilmente un Purosangue ossigenato, non era poi così male. Insomma, per essere un noiosissimo adulto che aveva sposato mia madre, avrebbe potuto andargli peggio. 

Almeno, questo era quello che pensavo da quando era entrato a far parte ufficialmente della mia incasinatissima famiglia. Pensavo, in effetti, che Draco Malfoy fosse l'ultima persona sulla faccia della terra a cui sarebbe venuto in mente di farmi quel discorso. Così come, d'altronde, pensavo che tra me e Scorpius non ci sarebbero più stati malintesi e che a Hogwarts non sarebbe mai successo nulla di più pericoloso di una lezione del professor Rüf.

Me illusa.

È scientificamente provato che a Hogwarts deve per forza succedere qualcosa di oscuro e misterioso, almeno una volta ogni cinque anni. Quanto al discorso... sì, beh, quello magari si sarebbe potuto evitare...

 


***


Traete voi le conclusioni che vi sembrano più opportune; io ho già detto anche troppo.

Rose

 

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