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La porta della
palestra era chiusa e Payson sospirò frustrata. Il sole era
a
mala pena sorto, ma di solito a quell'ora le porte erano già
aperte. Diede un'occhiata alla roulotte di Sasha. Porta ben
chiusa, niente luci accese, non c'era nulla che indicasse che fosse
sveglio, ma sapeva che doveva parlargli prima prima che le cose
diventassero ancora più imbarazzanti di quanto lo fossero
state la notte precedente.
Prese
un
respiro profondo e scrollò le spalle. Sarebbe andata
lì, avrebbe
bussato alla porta e si sarebbe scusata per essere stata una completa e
totale
idiota. Si incamminòcon
passi decisi, anche se tutto quello che voleva era fuggire via il
più velocemente possibile. Arrivata alla porta,
esitò,
guardando in basso verso la finta erba Astroturf che lui aveva messo a
coprire l'asfalto. Improvvisamente qualcosa le colpì la
testa,
con forza, facendola finire per terra sulla suddetta
Astroturf. Payson restò sdraiata alcuni secondi, con gli
occhi
serrati.
"Payson!"
la chiamò la voce preoccupata di Sasha. Sapeva che le era
vicino, inginocchiato lì, la preoccupazione dipinta
sul suo viso. Non si ricordava il suo incidente ai nazionali,
ma
immaginava che lui si fosse comportato così, e quando
aprì gli occhi, il panico nella sua espressione era
evidente.
"Payson, Cristo, puoi sentirmi? Stai bene?"
Payson gemette. "Sto bene." Lui piegò la bocca in una
smorfia
che diceva che non le credeva. "No, davvero, sto bene. Non mi hai
buttato a terra, " disse "sono inciampata in una piega del tuo
ehm...prato, quando sono caduta all'indietro." Si alzò,
portandosi una mano alla testa, ma indicando il pezzo spiegazzato
dell'Astroturf che aveva colpito con il piede. Sasha restò
fermo e
le offrì una mano, che lei ignorò, alzandosi in
piedi accanto a lui. Le parole non uscivano, ma pensò che
forse
sarebbe stata una buona idea sedersi. Si accomodò su una
delle
sue sedie da giardino e poi guardò verso di Sasha,
sorridendo
timidamente. "Buongiorno."
Lui fece una risatina, sedendosi sulla sedia di fronte alla sua, i suoi
occhi blu che brillavano divertiti. Payson lo fissò per un
momento;
quello era troppo. Sapeva perchè l'aveva baciato e aveva a
che
fare solo in minima parte con l'avere eseguito la sua routine. Era
fortemente attratta da lui. Chi non lo sarebbe stata? Il suo coach era
un uomo estremamente bello, il che, combinato con il suo accento e il
suo amore
condiviso per la ginnastica, lo rendeva esattamente il tipo di uomo con
cui si era sempre immaginata - in futuro, dopo aver vinto l'oro.Con la sua solita fortuna lui
era arrivato adesso,
molto prima del suo momento a Londra e in più era proprio il
suo allenatore, come se dieci anni di differenza non fossero
abbastanza per tenerli separati.
"Buongiorno, Payson." Non era una domanda, ma lei sapeva che era come
se stesse chiedendo, che
diavolo ci fai tu qui?
"Sono qui per scusarmi, per la scorsa notte," disse prima che potesse
perdere il coraggio, "non so come sia successo. Ero così
eccitata per essere riuscita a fare quei movimenti nel modo in cui
avevamo detto e tutto quanto è esploso e tu eri
lì. Non
intendevo baciarti." Scosse la testa, mentre Sasha la guardava con un
espressione indecifrabile. "Beh, ovviamente, lo volevo fare, ma io, io
so
quanto sia stato
incredibilmente stupido e completamente inappropriato. Insomma, tu sei
il mio coach e beh, tu sei così vecchio - " Adesso non era
indecifrabile, sembrava più che altro offeso,
"più vecchio di
me, intendo e beh, sai quello che voglio dire. Sono dispiaciuta e spero
che possiamo fingere che non sia mai successo." Finalmente smise di
parlare e alzò lo sguardo su di lui, dovendo strizzare gli
occhi
ora che il sole era gli sorto alle spalle.
Sasha le si avvicinò e per un momento non fu sicura se stava
per
riderle in faccia, o urlare, o -il respiro le si mozzò in
gola-
baciarla. Malgrado se stessa e tutte le parole che aveva appena detto,
la sola idea la elettrizzava. Lui si fermò prima di invadere
il
suo spazio personale e disse, "Credo che sia una buona idea."
Payson emise un respiro di sollievo e lui sorrise. "Ottimo,
perchè stavo pensando ad un entrata con la ribaltata per la
mia nuova routine alla trave. So che non si addice molto all'idea di
essere una ginnasta più artistica, ma non vedo un motivo per
cui
non dovrei farlo. So che posso decisamente riuscirci."
Sollevato non era nemmeno un inizio per descrivere come Sasha si
sentisse. Forse era stato ottuso, ma non aveva visto arrivare il bacio.
Magari da un'altra delle sue ginnaste: Kaylie, Lauren, persino Emily;
tutte e tre avevano problemi con la figura paterna e la loro maggiore
distrazione dalla ginnastica erano sempre stati i ragazzi, ma Payson
l'aveva totalmente scioccato. Un momento stavano festeggiando la
straordinaria riuscita del perfezionamento della sua routine al corpo
libero e il momento dopo aveva sentito le sue labbra contro le proprie,
prima timidamente e poi con maggior fiducia. Non era spiacevole,
lontano dall'esserlo, ma era completamente inappropriato, in ogni
senso. Ci aveva pensato sopra per tutta la notte. Era
stato lui a portarcela? L'aveva spinta lungo quella strada? Intorno
all'una del mattino aveva deciso che in effetti era colpevole.
Collegando insieme, nella sua testa, gli eventi delle ultime settimane,
poteva capire come una ragazza di sedici anni con una limitata
esperienza potesse iniziare a vedere la loro relazione come qualcosa di
più di quello che fosse in realtà. Ma poi lei si
era
fatta viva, non più di quattro ore dopo, per scusarsi e dare
la
colpa all'eccitamento del momento, e lui ammise con se stesso di essere
d'accordo con lei. Se lei credeva che lui non avesse fatto nulla di
male, allora forse non l'aveva fatto.
"Sasha, mi stai ascoltando?" chiese, inclinando la testa in attesa.
Si riscosse dai suoi pensieri, "Scusa, per la ribaltata è un
no, ma che ne diresti di un elemento di forza? Qualcosa che ricordi ai
giudici la tua forza, ma mantenendo l'idea di linearità e
grazia, sono sicuro che possiamo trovare qualcosa con un punteggio
più alto di un salto mortale."
Payson roteò gli occhi, ma annuì, mordendo il
labbro
inferiore mentre cercava di visualizzare. Sasha aprì le
porte
della palestra e le tenne aperte per lei, che si chinò sotto
il
suo braccio e lo sfiorò mentre passava. L'uomo colse il
profumo
del suo shampoo quando attraversò la porta e
sentì il
suo stomaco aggrovigliarsi, facendo la ribaltata che aveva appena
bocciato dalla sua routine alla trave. Payson l'aveva già
sorpassato, camminando verso la palestra per riscaldarsi, invece lui
era rimasto fermo a guardarla. Maledizione,
non sta succedendo.
Ma sapeva che le cose non stavano così. Il problema maggiore
era
che Payson Keeler era esattamente il suo tipo, piccolina, bionda,
intelligente, atletica proprio come Summer.
Esatto, vecchio mio,
pensa a Summer. La
bellissima donna che non gli avrebbe mai permesso di posare una mano su
di lei, i cui valori e opinioni così erano palesemente
opposti
ai suoi e in un modo tale che la maggior parte del tempo li riusciva a
malapena a capire. Appena credeva di aver trovato un argomento neutro,
si rendeva conto che sulla questione avevano opinioni completamente
opposte. Di solito Summer sembrava il telegiornale della FOX o una
trasmissione radio della 700 Club e lui era più un tipo da
MSNBC. Passava la maggior parte delle loro conversazioni a cercare di
non roteare gli occhi. Le aveva detto che rispettava i suoi valori, sopra tutte le altre cose era
un gentiluomo, ma non la capiva. Erano entrambi fatti a modo loro e lo
sapeva nel profondo, alla fine sarebbe stato questo a dividerli.
Immaginò che lui e Payson avevano molto di più in
comune,
nonostante la differenza di età.
Dannazione, Beloff.
Controllati. Payson ha sedici anni e tu sei il suo coach. Puoi guardare
e apprezzare, ma non puoi toccare. Le
cose stavano così, anche se il controllo degli impulsi non
era
mai stato il suo punto forte. Poteva parlare di disciplina quanto
voleva, ma in tutta la sua vita, la ginnastica era stata l'unica cosa
che era riuscito a controllare. Il primo bacio che aveva condiviso con
Summer ne era la prova, e anche se quella era un relazione tra sue
adulti, era complicata e ultimamente anche frustrante. Era terrorizzato
che la sua mancanza di controllo, che si faceva viva con le donne da
cui era fisicamente attratto, si sarebbe potuta riversare su Payson.
Questo è
completamente
inaccettabile, Beloff. Non puoi deludere questa ragazza. Le hai
promesso che l'avresti portata alle Olimpiadi ed è quello
che
farai. Contrasse la mascella e sentì i denti
serrarsi,
una sensazione familiare. Quando si ostinava su qualcosa, sapeva che
gli compariva scritto sulla faccia e quella era una di quelle
occasioni. Non avrebbe permesso che ii suoi istinti rovinassero quella
che era la relazione più normale della sua vita: la sua
relazione da coach con quella che era forse la ginnasta più
talentuosa e concentrata che aveva, e avrebbe mai, incrociato la sua
strada. Avrebbe allenato Payson Keeler per le Olimpiadi e l'avrebbe
aiutata a vincere l'oro, anche se era una cosa che poteva ucciderlo. E
il Signore lo sapeva, sarebbe potuto accadere, ma qualunque cosa ci
fosse, sempre che ci fosse qualcosa, sarebbe stata ancora
lì,
alla fine. Oppure no e allora sarebbe finita così e basta.
Annuì a se stesso ed entrò nella palestra,
trovando la
sua ginnasta che faceva riscaldamento alla trave, con una gamba sopra
l'attrezzo e la testa rovesciata all'indietro con gli occhi chiusi.
Sentì lo stomaco aggrovigliarsi di nuovo ed emise un gemito
di
apprezzamento all'immagine inconsapevolmente seducente che lei offriva.
Payson aprì gli occhi a quel suono e sorrise vedendolo
avvicinarsi, tornando però rapidamente a finire di
riscaldarsi. Merda,
è ancora peggio quando ti sorride, quel viso dannatamente
bello che si illumina. Basta! Le
si avvicinò, fermandosi giusto dietro di lei, solo pochi
centimetri a separarli, "Pronta?" le chiese, la voce che suonava
strangolata alle sue stesse orecchie.
"Non ancora, ma quasi." rispose, e continuò a riscaldarsi.
Non ancora, Beloff.
L'hai sentito? Non ancora, ma quasi. Si
chinò più vicino, le labbra che quasi le
sfiorarono
l'orecchio quando parlò, "Beh, fammi sapere quando lo sei."
Gli
occhi di Payson saettarono verso di lui per un momento, come per
provare a decifrare cosa volesse dire. Sorrise, non il sorriso luminoso
che gli aveva rivolto prima, ma uno che lui non aveva mai visto e che
sperava di rivedere. Sasha si allontanò, senza interrompere
il
contatto visivo. Ecco,
è fatta.
Note:
Per forza di cose alcune frasi sono state "aggiustate" per mantenere il
senso e la correttezza grammaticale dell'italiano. In alcuni casi ho
dovuto aggiungere i nomi di Sasha e Payson per evitare di fare tutto
lui - lei, visto che in inglese si usano sempre i pronomi he - she, a
differenza dell'italiano.
Nella serie le ragazze si rivolgono a Sasha usando il "lei", io ho
deciso di usare il "tu" per un semplice motivo: nessuna atleta
dà del lei al suo allenatore. Posso dire per esperienza
personale che al coach di ginnastica artistica si da del "tu" anche a
livello amatoriale, figurarsi a livello professionista, dove
l'allenatore è la persona con cui passi la maggior parte del
tuo
tempo e con cui instauri una relazione di reciprocità in cui
il
"lei" è semplicemente assurdo.
In questa fic il cognome di Sasha è Beloff e non Belov come
si
trova di solito in internet. Si può dire in entrambi i modi,
ma
Beloff è il modo in cui compare sulla sua felpa da
allenatore
nella serie.
E ora i dettagli:
- L'erba Astroturf.
E' un tipo
di erba sintetica prodotta dalla Monsanto, fondamentalmente
è il
tappetino verde che si vede di fronte alla roulotte di Sasha nel
telefilm.
- La ribaltata. In
originale c'era il vocabolo somersault
che si può tradurre con capriola, ribaltata o salto mortale.
Io
ho ragionato così: la capriola si fa quando si è
già sulla trave, non la si usa come entrata. Il salto
mortale di
solito si usa come uscita e la ribaltata invece l'ho vista anche nel
telefilm, basta mettere una pedana di fronte alla trave, fare una
rincorsa, prendere lo slancio e usare il rimbalzo della pedana per
entrare. Quindi ho optato per la ribaltata.
- 700 Club è
una radio cattolica. Fox e MSNBC sono due canali tv
Questo
era il primo capitolo, fatemi sapere se è tutto chiaro e
cosa ne
pensate. JCI è curiosissima di sapere come verrà
accolta
la sua opera.
"Com'era?" domandò Payson, dopo essere scesa dalle parallele
asimmetriche, ben ferma sui piedi, facendo solo un piccolo saltello per
mantenere l'equilibrio. Sasha aprì la bocca per parlare, ma
Payson
si voltò verso di lui e lo interruppe. "Lo so, le mie
estensioni
non erano come sarebbero dovute essere. Credo fossero abbastanza buone
nella prima metà, ma non mi ero mai accorta di quanto fosse
faticoso fare estensioni in quel modo per un'intera routine." Sasha
aprì di nuovo la bocca, ma Payson scosse la testa. "Lo so,
lo
so. Le estensioni dello Stalder all'indietro verso la parallela alta
non ci si avvicinavano nemmeno."
"Payson," la chiamò e lei fermò il suo divagare
per
guardarlo. "Era eccellente, hai fatto grandi progressi queste ultime
due settimane. Stai eseguendo questo esercizio con costanza e il DOD
è alto quanto quello di Genghi Cho. Davvero, è
notevole."
Lei scosse la testa. "Ma ci sono così tanti errori,
così tante cose che posso perfezionare."
Sasha rise, "Payson, questa routine, esattamente come l'hai eseguita,
errori e tutto, è abbastanza buona per un 16.9, un 17, se
non
metti male i piedi nella discesa." Era raro che una ginnasta non
sapesse immediatamente il livello di difficoltà di una sua
routine, ma c'erano così tanti elementi artistici che Payson
non
aveva mai usato, che non aveva idea del punteggio di partenza del suo
esercizio.
Payson lo guardò, "Sei serio? Questo è - questo
è il punteggio più alto che io abbia mai
raggiunto,
è incredibile, Sasha."
Fece un passo verso di lui, ovviamente voleva abbracciarlo, ma poi si
tirò indietro, mordendosi il labbro inferiore, insicura di
cosa
fare. Sasha sospirò, odiando quell'imbarazzo,
quell'invisibile
muro che avevano costruito tra loro nelle ultime settimane.
"Lavoro eccellente, Payson, prenditi qualche minuto e poi lavoreremo
sul suolo." Lei annuì e si diresse verso il distributore
dell'acqua, dove c'era anche Emily.
Sasha guardò in basso verso il tappeto. "Dannazione,"
mormorò sotto voce. Alzò lo sguardo e vide Summer
ferma
sulla piattaforma appena fuori l'ufficio della palestra, che lo
guardava piena di aspettativa. E
la
giornata prosegue di bene in meglio, Beloff. Vorrà sapere
perchè non le hai risposto al telefono la scorsa notte, o
quella
prima, o quella prima ancora. Fece una smorfia. Stava
evitando
Summer come la peste. Sapeva che si stava comportando come uno stronzo
e che lei si meritava di meglio, ma era difficile. Aveva a che fare
solo in parte con quello che era successo con Payson. Si era lanciato a
testa bassa in qualcosa che non stava funzionando e non aveva alcun
diritto di trascinarla in una cosa del genere.
Improvvisamente sentì i suoi piedi muoversi verso l'ufficio,
come se avesse deciso qualcosa, quando invece non aveva nessuna idea di
cosa avrebbe detto. Entrò nella stanza e
ringraziò che
Kim non fosse lì. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel
momento era un pubblico, e inoltre, in quei
giorni, stava avendo dei problemi a guardare Kim
Keeler negli occhi. Calmo,
Beloff, molto calmo.
"Hey," le disse. "Posso parlarti di una cosa?"
"Oh, così adesso vuoi parlarmi?" chiese, rivolgendogli
un'occhiata penetrante che diceva chiaramente che sapeva che
la
stava evitando.
Sasha sospirò e strofinò nervosamente il retro
del collo,
"Già, senti, lo so che ti ho più o meno
trascurata e so
che non è stato giusto."
Summer sbatté sulla scrivania il raccoglitore che stava
sistemando, "Cosa dovrei pensare Sasha? In qualche modo tu mi hai
evitato completamente per due intere settimane e non hai mai risposto
alle mie chiamate..."
"Mi dispiace," la interruppe. "Ci ho pensato parecchio, su questa cosa
di noi due, e non credo che sia una buona idea." Ecco qua, Beloff; strappa via il
cerotto.
Lei
scosse la testa e
sorrise incredula. "Tu non pensi che questo," fece cenno a loro due,
"sia una buona idea dopo che sei stato tu a trascinarmici dentro per
primo?" Sasha aprì la bocca di nuovo, per spiegarsi
più
chiaramente. "Risparmiatela," gli disse Summer.
Scosse la testa, "No, ti devo una spiegazione, avevi ragione
all'inizio. Noi due siamo troppo differenti. Ti ho detto che ero
disposto a rispettare i tuoi valori, ma più ci ripenso nella
mia
testa, più non ti capisco e dubito che tu capisca me. Questa
relazione è una ricetta per il disastro."
Summer sbuffò, in quella che sarebbe stata una maniera
adorabile, se la sua ira non fosse stata indirizzata verso di lui, "Oh,
io ti capisco perfettamente. Rispetti i miei valori, ma non sei
disposto
a conviverci." Non era scioccata. Non era la prima volta che un ragazzo
iniziava una relazione con lei sapendo che non credeva nel sesso
pre-matrimoniale, per poi tirarsi indietro quando ci pensava un po' di
più o uno dei suoi amici gli ci faceva pensare, o quando si
rendeva conto che lei non aveva alcuna intenzione di rinunciarci, dopo
aver provato a convincerla.
Sasha guardò
verso di lei e
sorrise, quasi divertito che avesse colpito nel segno. "E'
esattamente così." Summer probabilmente pensava
che ci
stesse ripensando perchè non era in grado di gestire il non
fare
sesso con lei; quando in realtà, a parte l'attrazione
fisica,
loro due non avevano nulla in comune e le relazioni come quella non
duravano nemmeno quando all'insieme si aggiungeva il sesso. Comunque,
non aveva intenzione di prolungare la conversazione solo per
correggerla. Lasciala
credere quello che vuole, tu sai la verità, Beloff. "Mi
dispiace."
Summer scosse la testa. "No, dispiace a me. Sarei dovuta restare ferma
nelle mie posizioni, fin dal principio, non importava quanto fossi
attratta da te." Un sorrisetto apparve sul viso di Sasha, ma
sparì quasi immediatamente sotto lo sguardo furioso della
donna.
"Mischiare lavoro e relazioni personali non è mai una buona
idea
e noi non siamo..." la sua voce si affievolì.
"Non siamo destinati ad essere," le disse, i suoi pensieri non
più focalizzati sulla bionda di fronte a lui, ma sul piccolo
frammento di speranza che bruciava dentro di lui decisamente per
qualcun'altra, ma represse quei pensieri rapidamente. "Senti, non stai
per dimetterti o una cosa del genere, vero? Noi abbiamo bisogno di te
qui. Le ragazze ti amano e l'ufficio non ha mai lavorato più
efficientemente. Tu e Kim formate una grande squadra."
Summer sorrise e a gli tornò in mente per un attimo cosa
l'aveva
attratto di lei all'inizio, era bellissima, specialmente quando
sorrideva, "Non sopravvalutarti, Sasha. Mi piace quello che faccio e
voglio essere qui per le ragazze. Hanno bisogno di un ruolo femminile
positivo che non sia la loro madre."
Sasha annuì. "Bene, allora. Dovrei tornare di
là," disse e si fermò alla porta, "Summer, mi
dispiace."
Si girò e uscì, senza guardarsi indietro. Vide
Kim Keeler
avvicinarsi alle scale e le fece un enorme sorriso, "Buongiorno Kim" le
disse e poi la superò, andando verso la zona di allenamento.
Bene,
questo potrebbe essere stato un tantino troppo, Beloff. In
realtà non hai tradito la sua fiducia in nessun modo.
Eccetto
per la sfrenata lussuria che cresce dentro di te ogni volta che guardi
sua figlia di sedici anni, che si fida di te implicitamente. Basta!
Concentrati, Beloff, è il momento di allenare.
"Dispiace anche a me," disse piano Summer, guardandolo
andare
via. Non più di due secondi dopo, Kim Keeler
entrò
nell'ufficio.
"Sasha sembra terribilmente allegro, questa mattina. Voi due avete un
altro appuntamento?" chiese con un brillio negli occhi.
Summer scosse la testa, un po' ferita che lui sembrasse così
felice dopo la loro - beh, non poteva essere definita proprio una
rottura dopo così poco tempo, giusto? "Veramente abbiamo
deciso
di non vederci più, fuori dalla palestra intendo, in una
tenuta
non-professionale," disse a Kim, incapace di nascondere il tono ferito
della sua voce.
"Oh, Summer. Sono così dispiaciuta. Credevo che voi
foste..." Kim si fermò, insicura di cosa dire.
Summer si strinse nelle spalle, "Anche io, ma credo che forse siamo
troppo differenti. Baciarsi un po' di volte e uscire fuori a cena non
lo cambia." si alzò e camminò fino alla
piattaforma che
si affacciava sulla zona di allenamento. Vide Sasha camminare deciso
verso la pedana, dove Payson stava facendo stretching. Colse al volo
l'opportunità di cambiare facilmente argomento, non volendo
proprio parlare di Sasha. "Payson sembra incredibile,
laggiù.
Voglio dire, io non sono un'esperta in ginnastica, ma prima la stavo
guardando alla parallele, lo faceva apparire facile."
Kim annuì, "Già, però ha un po' chiuso
la bocca
sull'argomento. Una volta parlava delle sue routine a chiunque fosse
rimasto abbastanza a lungo per ascoltarla, ma adesso, beh, non
più così tanto." Kim guardò come
Payson volasse
sulla pedana, potente come sempre, ma con una grazia che raramente
aveva visto al di fuori del balletto.
Summer assentì, "Forse è solo spaventata di
nutrire di
nuovo troppo aspettative su se stessa. Le adolescenti tendono a non
parlare quando sono spaventate per qualcosa."
Kim scosse la testa, "No, non credo che sia così. Un anno fa
ho
avuto l'occasione di parlare con la madre di Shawn Johnson al convegno.
In realtà mi ha cercato lei. Mi ha detto che più
una
ginnasta si avvicina alle Olimpiadi, più si concentra.
Suppongo
che abbia visto molto di Shawn in Payson. Le ho detto che non credevo
che Payson potesse concentrarsi ancora di più, ma lei ha
scosso
la testa e mi ha detto che non ne avevo idea, che diventavano
improvvisamente silenziose come se l'unico a poterle capire fosse il
loro coach. Ha anche aggiunto che non è una brutta cosa, che
è quello di cui hanno bisogno per arrivare al prossimo
livello."
"Credo sia così. Sasha una volta mi ha detto che non capisco
la
disciplina e il controllo che servono per vivere la vita di una
ginnasta di élite. Non dirgli che l'ho detto, ma penso che
abbia
ragione, almeno per quanto riguarda il loro allenamento," disse Summer,
guardando Sasha che stava dietro a Payson, posizionando le punta delle
dita in modo tale che lei sollevasse le braccia dai fianchi. "Dover
essere perfetta in ogni senso, senza poter sbagliare neanche per una
frazione di centimetro, non credo che sia qualcosa che potremo mai
capire."
Pochi secondi dopo, Payson stava di nuovo volando attraverso la pedana,
questa volta nella direzione opposta in quella che appariva come una
perfetta diagonale. Tutti quelli nella palestra, di solito concentrati
su loro stessi, si fermarono un momento per guardare. Payson
atterrò su due piedi di fronte all'intera palestra, le
braccia
alzate, finendo la diagonale con un sorriso. Sasha si spostò
verso di lei, ma Payson sembrò leggergli nella mente e gli
andò incontro a metà strada.
"Non sapevo che stessi lavorando su un doppio avvitamento," le disse
Sasha con un tono di disapprovazione, mentre la seguiva dall'altro lato
della pedana.
Payson si voltò, la mani sui fianchi come se fosse pronta a
combattere. "I miei movimenti erano perfetti nella rovesciata
all'indietro con ribaltata che ho inserito. L'estensione c'era,
comunque ci stavo lavorando prima del mio infortunio e ho passato un
po' di tempo a lavorarci di nuovo. Era perfetto. So di essere cresciuta
due centimetri e mezzo, ma sono ancora potente e concentrarmi
sull'elemento artistico ha effettivamente aiutato. Le piene estensioni
mi permettono di incanalare più forza nei movimenti."
Sasha alzò le mani in segno di resa, "Sono piuttosto incline
ad
essere d'accordo con te. Era perfetto. Ma non devi nascondermi cose
come quella, Payson. Siamo una squadra, ricordi?"
Gli sorrise, "Hai messo il veto su ogni mossa di potenza che ho
suggerito nell'ultimo mese. Dovevo farti vedere che potevo farlo e l'ho
fatto alla perfezione."
Arrivarono alla fine del tappeto, "Ah, beh, l'hai fatto perfettamente,
ma puoi farlo perfettamente per due volte?" la sfidò,
restando
proprio sulla sua traiettoria.
I suoi occhi guizzarono in quelli di lui. "Levati dalla mia strada e te
lo farò vedere," gli disse e Sasha si spostò da
davanti a
lei, facendo un ampio gesto con le braccia come per dire, accomodati.
Sasha vide gli occhi di Payson appannarsi mentre si concentrava sul
tappeto di fronte a lei, poi partì sulla pedana, lanciandosi
nella rovesciata all'indietro con ribaltata, doppio avvitamento, e di
nuovo, bloccando il suo arrivo, senza nemmeno piegare le ginocchia, le
estensioni piene e i movimenti perfetti durante tutta la diagonale. Si
voltò verso di lui, il suo linguaggio del corpo che urlava,
"Te
l'avevo detto."
Riattraversò il tappeto a grandi passi, fino ad essere di
nuovo
accanto a lei, "Bellissimo," disse piano così che solo
Payson lo
potesse sentire.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuto," gli rispose nello stesso tono, senza
sollevare la testa per stabilire un contatto visivo.
Sasha scosse la testa, principalmente a se stesso. Aveva ragione, gli
era
piaciuto. Era esattamente il tipo di cosa che avrebbe fatto lui quando
competeva. In effetti, poteva ricordare alcuni casi in cui l'aveva
fatto. Il suo allenatore era stato per metà arrabbiato e per
metà impressionato. Quello
che fai torna sempre indietro, Beloff. "Sono comunque
arrabbiato con te, per aver tentato un movimento così
difficile senza di me."
Payson sghignazzò appena e lanciò un occhiata
verso di lui prima
di focalizzarsi di nuovo sul tappeto, "Però adesso tu sai
che
posso ancora fare quello e movimenti di quel tipo, ci lavorerai con me,
visto che non potrai solo dire di no. Ti è così
facile
dirmi di no, come fosse una seconda natura, 'Sasha, posso...', 'No!'"
disse imitandolo.
Sasha rise per un attimo, ma poi tornò serio. "Credimi,
Payson
Keeler, per non è affatto facile dirti di no," le
sussurrò. Era un tono di voce che gli aveva sentito usare
solo
un'altra volta e il suo cuore cominciò a correre. Payson
alzò lo sguardo su di lui, la sua faccia era una
combinazione di
shock e divertimento, ma lui serrò la sua mascella e lei
sapeva
che significa lavoro. "Ora, fallo di nuovo. Altre cinque volte con un
arrivo fermo e poi pausa pranzo." Meno divertita adesso, fece un cenno
d'assenso con la testa e si concentrò di nuovo sul corpo
libero e
iniziò di nuovo la diagonale.
"Credo che non lo capiremo mai davvero," disse Kim a Summer, mentre si
giravano verso l'ufficio dopo aver guardato Payson completare tre
perfette diagonali di fila.
Summer sospirò, sapendo che per lei e Sasha mantenere le
cosa ad
un livello professionale era probabilmente la cosa migliore a lungo
termine, "No, non lo capiremo e non sono sicura di volerlo."
Note:
Credo sia necessaria qualche spiegazione tecnica.
Il corpo libero è l'esercizio che si fa a terra,
è
chiamato anche suolo. In inglese è il floor exercise o solo
floor e come sigla si usa FX. Si esegue su un grande tappeto 12x12, che
aiuta ad avere più spinta e che si può chiamare
anche
pedana. Ma non bisogna confondersi con la pedana che si usa prima del
volteggio o come aiuto in alcune entrate alla trave.
Diagonale. La diagonale è la successione di movimenti che si
fa da un angolo all'altro della pedana del suolo.
Il DOD è il Degree Of Difficult cioè il punteggio
base
sulla somma del valore degli elementi che la ginnasta userà
nella routine. Con un DOD alto, se si fa una buona esecuzione si
possono raggiungere punteggi piuttosto alti, perchè al DOD
si
aggiungono le valutazioni per l'esecuzione (arriva, entrata, tenuta,
mani, etc. ). Potevo tradurre DOD con Livello Di Difficoltà,
ma
visto che si parla di tabelle internazionali, ho pensato di poter
lasciare la terminologia inglese.
Capitolo 3 *** Decisioni Parte 1: A 10.000 Metri ***
NJYbA3
Decisioni Parte 1: A 10.000 Metri
"E' cosi frustrante," disse Payson, mentre tentava di
mettere il
suo bagaglio a mano nella cappelliera, dopo averci rovistato dentro
per almeno dieci minuti, cercando di trovare il suo iPod. Finalmente,
si ricordò che era nella valigia che aveva imbarcato al
gate.
Spinse sul bagaglio, ma quello non si mosse.
Sentì qualcuno muoversi dietro di lei, "Lascia, fammi fare,"
le
disse all'orecchio. Un mese fa, una cosa come quella le avrebbe fatto
saltare il cuore in gola, ma adesso, gli si appoggiò contro,
per
fargli avere spazio per spingere la borsa nello scompartimento sopra i
loro sedili. Sentiva una delle mani di Sasha ferma intorno alla sua
vita, mentre con l'altra sistemava il bagaglio. Poteva sentire il
calore della sua pelle attraverso il tessuto sottile della maglietta
che separava la mano dal suo fianco. E' come una fornace ambulante.
Rabbrividì in reazione, nonostante il calore.
"Grazie," gli disse e si mosse lungo la fila di sedili, cercando di
ignorare il calore che sentiva come se la stesse attraendo verso di
lui. Si sedette al suo posto e si voltò per vedere Sasha
togliersi la giacca e sedersi accanto a lei. Sembra che anche lui senta un
po' caldo. Bene, magari ha avuto effetto su di lui quanto su di
me. Ne dubitava.
"Allora, cos'è frustrante? La tua incapacità di
riporre
il bagaglio nella cappelliera o andare ai Mondiali senza poter
competere?" le chiese con un sorrisetto. Stupido, attraente mezzo sorriso
con quei suoi occhi assurdamente celesti che scintillano.
Guardò verso di lui e socchiuse gli occhi, ma
non
rispose. Sasha sogghignò e si girò verso
l'assistente di
volo per darle la sua ordinazione. Tu,
Sasha, sei tu quello che è frustrante. Per
un tacito accordo, dalla mattina dopo che lei lo aveva baciato, avevano
mantenuto certi limiti. I confini tendevano ad offuscarsi,
di quando in quando, ma per la maggior parte del tempo,
entrambi
si erano comportati di conseguenza. Ma c'erano momenti, piccole cose a
cui nessun altro avrebbe prestato attenzione, in cui lei sentiva i
brividi lungo la spina dorsale. Ogni tanto lui era semplicemente vicino
e questo era abbastanza per farle fremere ogni cellula del corpo in
risposta.
Avevano volato da Denver a New York e passato sei ore nei sedili di
aereo più piccoli che avessero mai visto, praticamente
schiacciati l'uno contro l'altro dalla spalla alla caviglia, le loro
mani che si sfioravano ogni pochi minuti, incapaci o restii ad
allontanarsi l'uno dall'altro. Adesso, il loro volo verso Amsterdam era
in prima classe, pagato dal Comitato Nazionale di Ginnastica, ma
comunque, quasi otto ore in uno spazio ristretto la faceva impazzire, e
diventavano nove, contando il tragitto in auto da Amsterdam alla sede
dei Campionati Mondiali a Rotterdam. Il semplice pensarlo le faceva
sentire la tensione lungo tutto il corpo.
"Prendimi un bicchiere di vino," gli disse praticamente
ordinandoglielo. Le parole le erano uscite dalla bocca prima di averci
pensato.
Lui la guardò incredulo, "Cosa?"
"L'età legale per bere in Olanda è di sedici anni
e io ne
ho diciassette, prendimi un bicchiere di vino. Siamo in acque
internazionali, mi è permesso. Devo rilassarmi e
quell'ultimo
volo, Sasha, non era rilassante
"Beh, non saprei, a me invece è piaciuto," disse con il
basso,
roco tono di voce che usava quando flirtava, ma prima che lei potesse
rispondere, fece cenno alla hostess e ordinò qualcosa che
Payson
non aveva mai sentito.
"Contenta?" le chiese.
"Elettrizzata" gli rispose e passò una mano tra i
capelli, aveva iniziato a portarli sciolti solo
recentemente, ma aveva rapidamente sviluppato il
tic di passarci le dita in mezzo
Sasha sospirò, "Senti, Payson, lo so che questo non
è il
modo in cui volevi andare ai tuoi primi Mondiali, ma hai bisogno di
essere qui. Devi restare nel radar della ginnastica internazionale. I
media adoreranno l'idea che tu sia lì per supportare le tue
compagne, è una storia grossa, da titolo di testa: 'Payson
Keeler si prende un week-end libero dal suo ritorno per allenare le sue
compagne ai Campionati Mondiali.'"
Payson guardò verso di lui, "Lo so, ne abbiamo
già
parlato. E' solo che avrei voluto darti retta dal principio. Se non
avessi provato a rientrare nella Squadra Nazionale in Francia,
probabilmente ce l'avrei fatta per i Mondiali quest'anno, specialmente
visto il modo in cui sto eseguendo le mie routine e adesso devo
aspettare fino al prossimo Agosto per i Nazionali." Serrò la
mano in un pugno e diede un colpo leggero al bracciolo che la separava
da Sasha.
Lui posò gentilmente la mano sopra la sua e la strinse per
rassicurarla. Lei si rilassò e Sasha intrecciò
lentamente
le loro dita. Payson sentì il respiro mancarle. La vista
della
sua piccola mano quasi interamente avvolta da quella di Sasha le fece
agitare piacevolmente lo stomaco. Il pollice di lui strofinava piano,
senza fermarsi, l'interno del suo polso, un tocco leggero che credeva
dovesse servire a calmarla, ma tutto quello che ottenne fu far
aumentare la sua consapevolezza di lui.
"Signore, signora, i vostri drink," li richiamò dal
corridoio
l'assistente di volo e Sasha si voltò verso la donna, ma non
tolse la mano.
Payson prese il suo bicchiere di vino dalla hostess e prese un generoso
sorso. Sasha fece la stessa cosa con il suo gin-tonic. Il tocco non
poteva, non sarebbe potuto essere male interpretato. Era una carezza,
qualcosa di condiviso tra due persone che si amano. L'assistente di
volo fece un sorriso indulgente, come se avesse capito qualcosa di loro
due. Con ogni sfioramento del pollice contro la pelle sensibile del suo
polso, si rilassava di più, finché non
fu sicura che
ogni osso le si fosse sciolto e ogni segno di tensione se ne era andato
dal suo corpo. Non c'era nessuno su quell'aereo che potesse
riconoscerli, nessuna ragione per nascondere nulla. No, noi non dobbiamo affatto
nascondere questo sentimento completamento inappropriato e
sorprendentemente meraviglioso.
Prese un altro sorso di vino e sospirò.
"Ti senti meglio?" le chiese, dolcemente. La maggior parte delle
persone intorno a loro stavano dormendo, provando ad evitare il jet lag
alla fine del loro viaggio di otto ore. Annuì e sorrise
insonnolita. "Dormi un po'," le disse, reclinando il suo stesso sedile.
Payson fece la stessa cosa e grazie alla meraviglia di essere
in
prima classe, potevano reclinare completamente gli schienali. Dopo che
l'assistente di volo gli ebbe portato cuscini e coperte e loro
si
furono sistemati, Sasha riprese la mano che aveva momentaneamente
lasciato e di ricominciò con il lento ritmo, e invece di
svegliarle tutti i nervi come era successo prima, la cullò
fino
ad addormentarsi.
Si svegliò da qualche parte sopra l'Oceano Atlantico e
guardò a destra, vedendo Sasha sveglio che premeva tasti sul
suo
laptop. La maggior parte dell'aereo era ancora addormentata. "Lavori?"
gli domandò, mettendosi a sedere e sporgendosi oltre la sua
spalla per vedere lo schermo, la mano posata comodamente sulla sua
schiena, tra le scapole.
"Sto controllando la conferma della prenotazione delle nostre camere,
oppure preferisci dormire nell'ingresso?" rispose senza alzare lo
sguardo dallo schermo.
Payson inclinò la testa confusa, "Credevo che sarei stata in
camera con Kaylie, come in Francia."
Sasha scosse la testa, ancora senza guardarla, "No, non hai alcun
legame ufficiale con la Nazionale, oltre al tuo incarico temporaneo di
allenatore alla Rock, Coach Keeler, quindi abbiamo le nostre stanze."
"Argh-Coach Keeler, promettimi che queste due parole non saranno mai
più messe insieme per almeno i prossimi due anni," disse
rimettendosi a sedere, mentre lui chiudeva il portatile e le sorrideva.
"Sei interessata all'allenamento dopo le Olimpiadi? Dopo il tuo
infortunio eri stata cristallina che non volessi allenare," dire che
fosse incuriosito sarebbe stato un eufemismo.
"Non voglio allenare e guardare le altre persone raggiungere qualcosa
che io posso solo sognare," rispose, sapendo di suonare estremamente
egoista. "Questo fa di me una persona terribile?"
Sasha rise, "No, inoltre, sono fermamente convinto che per capire come
si diventa campione Olimpico, devi esserne stato uno o almeno esserci
arrivato vicino. Te l'ho già detto Payson, che ti piaccia o
no,
tu sei una leader, le persone ti ascoltano e quando tutto questo
sarà finito, allenare potrebbe essere il tuo lavoro."
Payson sorrise, "Forse allenerò con te. Non sarebbe
interessante? Voglio dire, chi sarebbe capace di resistere dal mandare
le sue ginnaste ad allenarsi sotto due vincitori dell'oro Olimpico?"
Sasha sorrise in risposta. Aveva ragione lei, sarebbe
interessante, non è vero, Beloff? Allenare fianco a fianco
con
un'estremamente disponibile, estremamente LEGALE Payson Keeler, giorno
dopo giorno, le lunghe notti nell'ufficio della palestra - fermò
il suo treno di pensieri prima che andassero completamente fuori
controllo. "Non vuoi andare all'università?"
Payson si strinse nelle spalle, "Non per fare ginnastica, riesci a
immaginarti passare dalle Olimpiadi al NCAA? Credo che mi ammazzerei,
però credo che laurearmi sarebbe una buona idea,
l'Università di Boulder ha un fantastico programma di
Fisiologia
Integrata."
"Fisiologia Integrata?" ridacchiò Sasha. Controllava
periodicamente i voti delle ragazze, ma tendeva a controllare se ci
fossero problemi e niente di più, ma la maniera noncurante
in
cui lei aveva pronunciato quei paroloni, gli faceva pensare che forse
doveva dare un'altra occhiata a quelli di Payson. Che la ragazza fosse
anche un genio? "Sembra...difficile."
Lei rise, "E' lo studio del corpo umano, di come si muove, delle sue
capacità, dei suoi limiti e di come lo si può
usare per
varie attività, inclusa la ginnastica di livello
élite. E
in verità hanno appena cambiato il nome del dipartimento da
Chinesiologia a Fisiologia Integrata, se ti aiuta."
Ah, beh, questo suona
molto più familiare; non sei un completo uomo delle caverne,
Beloff. Sasha
si schiarì la voce, sollevato che lei non stesse parlando di
qualche oscuro campo di studio che gli avrebbe fatto girare la testa,
"Sembra molto meno difficile nel secondo modo."
"Già, non è così male e immagino che
farebbe
comodo come coach di ginnastica di livello élite, sapere
esattamente come il corpo può muoversi e piegarsi."
Sasha si spostò più vicino a lei, "Allora, questo
è qualcosa con cui io ti posso decisamente aiutare,"
mormorò, mentre entrambi si avvicinavano l'uno all'altro, ma
al
contrario di quel momento in palestra mesi prima, quello era un lento
crescendo, avevano tempo di pensarci.
Una pessima idea,
Beloff, decisamente pessima. La
mano di lui salì ad accarezzarle delicatamente la guancia e
lei
si appoggiò al tocco, desiderando essergli più
vicina.
Ha diciassette anni. Si
chinò e strofinò il naso contro la guancia di
lei,
seguendo il percorso che aveva già fatto con la punta delle
dita. I loro nasi si toccarono affettuosamente ed entrambi chiusero gli
occhi.
Sei il suo allenatore.
"Sasha," mormorò Payson e lui sfiorò piano le sue
labbra,
solo una carezza al suo labbro inferiore, i loro respiri si mescolarono
per un attimo.
Questo è il
peggior limite che tu possa oltrepassare, l'ultimo tradimento di un
coach alla sua atleta. La
mano di Payson si avvicinò e gli accarezzò
dolcemente il
retro del collo, facendolo rabbrividire in risposta. Lui si strinse
più vicino, spostando la sua attenzione dal labbro inferiore
a
quello superiore, sentendola rispondere a tono, la sua lingua che
timidamente cercava quella di lui.
E' una bambina!
"Payson," disse senza respiro, allontanandosi e aprendo gli occhi.
Entrambi espirarono e posarono la fronte l'una contro l'altra per
cercare sostegno. "Mi dispiace, non so quello che - Mi dispiace."
Payson si allontanò appena, come se non volesse
ancora
perdere il contatto con lui. "No, no sono stata anche io. Abbiamo
detto, io ho detto, che non sarebbe successo di nuovo,"
sussurrò. "E' stata colpa mia." Riusciva a malapena a non
andare in pezzi. Non l'aveva mai vista così fragile,
nè quando il
suo infortunio alla schiena era nella fase acuta, nè quando
pensava
che i suoi sogni Olimpici fossero finiti e nemmeno quando aveva
momentaneamente perso la strada dopo l'intervento. Era lui ad averla
ridotta così.
Sasha sospirò e le mise una mano sulla spalla,
massaggiandola
piano. Prese un respiro profondo. "Okay, ecco quello che faremo.
Questo," indicò loro due, "questo è quanto di
più
inappropriato esista. Non
possiamo continuare così."
Payson fece cenno con la testa, ovviamente aspettando che continuasse.
Gli piaceva l'espressione sul suo viso, era la faccia concentrata di
Payson, quella che aveva quando gareggiava. "Sono d'accordo, abbiamo
una missione e non è uno scopo qualunque, sono le Olimpiadi."
Sasha si voltò verso di lei e le prese mano nella propria,
meravigliandosi di quanto fosse più piccola rispetto alla
sua,
"D'accordo, quindi questo," fece di nuovo cenno a loro due, "non
può succedere," disse e sentì la sua
mano
irrigidirsi sotto la sua, "non può succedere adesso,"
specificò.
Payson guardò verso di lui. Sta dicendo quello che credo che
stia dicendo?
Pensò ad Emily a all'accordo che aveva fatto con Damon e a
quanto l'idea le fosse sembrata folle e totalmente romantica. "Poco
meno di due anni." L'ho
detto ad alta voce?
Sasha prese un brusco respiro. Due anni, vecchio mio, due anni
è un tempo dannatamente lungo. "Due anni,"
disse e guardò verso di lei. Lei
ne vale la pena? Due anni di niente, nessun'altra, celibato, passando
ogni momento di veglia con lei, senza poterla avere. Sei abbastanza
forte? Vuoi esserlo? Lei ti vorrà ancora tra due anni?
Sarà una diciannovenne e Signore, tu ne avrai quasi trenta,
vecchio è l'appellativo giusto. E comunque, anche tra due
anni,
la gente parlerà. Ma da quando ti importa di quello che la
gente
pensa di te, Beloff?
Lei guardò alle loro mani, ancora intrecciate sul bracciolo
tra
loro due, e poi verso di lui, i suoi occhi blu scuro in quelli chiari
di lui. "Sasha?" chiese.
Note:
JCI usa spesso il termine "lovers" e dopo tanto scervellarmi, ho
pensato che l'unica scelta sensata fosse "persone che si amano" visto
che in italiano la traduzione letterale "amanti" indica o una relazione
adultera, o due persone che comunque vanno a letto insieme. Qui invece
mi sembrava più importante evidenziare il sentimento, visto
che
nessuna delle due cose che ho detto prima è applicabile a
loro
due.
NCAA è la National Collegiate Athletic Association,
praticamente
la lega sportiva dei college (è un livello
semi-professionale) e
comprende anche la ginnastica artistica. (oltre ai famosi campionati di
football dei college)
Tutte le misure che inserisco sono convertite dall'inglese, ma non
sempre posso usare le misure precise. Ad esempio, nel titolo si parla
di 10.000 metri, nell'originale erano 35.000 piedi (ft). Ora, 35.000 ft
sono esattamente 10.668 metri, ma non si dice "siamo in un aereo a
10.668 metri d'altezza" è ridicolo. Di solito si dice "siamo
a
10.000 metri di altezza". Quindi ecco spiegata la mia scelta.
Capitolo 4 *** Decisioni Parte 2: 6695 al 6° Piano ***
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Decisioni Parte 2: 6695 al 6° Piano
"Come ti senti?" Payson chiese dopo che Emily si fu
riscaldata per le parallele asimmetriche.
La sua amica annuì con sicurezza, "Bene, sono pronta ad
andare,"
disse più a se stessa che alla sua compagna e
momentaneamente
coach. Payson fece un cenno d'assenso e si allontanò,
accorgendosi che Eily stava entrando in modalità competitiva
e
la conversazione l'avrebbe solo distratta.
Sasha le si affiancò, "Che ne pensi?", chiese, osservando
Emily con occhio critico, non visto dalla ginnasta stessa.
Payson alzò lo sguardo su di lui; le stava molto vicino per
mascherare la loro conversazione. Le ginnaste non dovevano sentire i
loro allenatori parlare di loro durante le competizioni, specialmente
ad una importante come i Campionati Mondiali. "Ce la farà,"
disse sottovoce.
Lui sollevò le sopracciglia, "Dici?" chiese, guardando
Emily, che si stava mettendo la magnesia sulle mani.
"Decisamente," rispose Payson e si spostò per sistemare la
pedana
elastica al posto giusto per Emily, per iniziare le rotazioni alle
parallele della Nazionale Americana. Ellen Beals stava a pochi
metri da loro, fissando nella loro direzione generale, come
faceva da quando
erano arrivati a Rotterdam.
La bandiera si alzò, Emily tirò su le braccia in
saluto ai
giudici e iniziò a ondeggiare alle parallele, e nonostante
un
piccolo passo nell'atterraggio, eseguì una routine valida.
Sasha sorrise
alla ginnasta che solo pochi mesi prima il mondo della ginnastica aveva
definito rozza. "Lavoro eccellente, Emily," le disse e
l'abbracciò.
"Fiducia," disse Payson alla ragazza che era diventata la sua amica
più stretta alla Rock.
Il sorriso di Emily si accese, "Fiducia," disse e le diede un
abbraccio. Aspettarono il punteggio insieme. La tensione era
insopportabile. Grazie alla ridicola vendetta della Beals, Emily aveva
cominciato alle parallele per la squadra degli
USA, uno svantaggio dato che i punteggi avevano
iniziato ad essere sempre più alti
per quell'attrezzo, ma quella routine era stata eccellente. Poi Payson
sentì un urlo accanto vicino a lei, gli occhi di Emily
incollati
al tabellone. Un 16.4, il nuovo miglior punteggio di Emily in qualunque
gara e che probabilmente le avrebbe permesso la qualifica per
la
gara individuale alle parallele asimmetriche alla fine del week end.
Emily poi si allontanò per prepararsi alla sua prossima
rotazione: la trave.
Payson guardò come Sasha seguisse Andrea Conway al cavallo
per
aiutarla a prepararsi. Cercò con lo sguardo Kaylie, che
all'evento sarebbe dovuta essere il punto di forza della squadra.
Sarebbe dovuta essere da qualche parte lì intorno, ma Payson
non
riusciva a vederla. Kaylie si comportava in maniera strana da quando
erano arrivati. La sera prima aveva detto qualcosa a proposito un virus
intestinale durante la cena, ma quella mattina, mentre andavano
all'arena, sembrava stare bene. Payson si avviò verso il
corridoio che riportava agli spogliatoi americani. Fu allora che vide
la
sua amica svenuta sul pavimento del corridoio.
"Kaylie!" gridò, allarmando una guardia di sicurezza che
stava
in piedi lungo il corridoio. L'uomo si affrettò a
raggiungerla,
"Chiami gli istruttori, un dottore, qualcuno!" gli urlò
contro.
La guardia la capì abbastanza bene e chiamò
velocemente
aiuto alla radio attaccata alla spalla. "Chiami Sasha, il suo coach,
Sasha Beloff, deve venire anche lui dall'arena," insistette. La guardia
annuì e chiamò la sicurezza dell'arena per far
arrivare
anche l'allenatore. Pochi secondi dopo, una folla di personale medico
circondò Kaylie. Parlavano tedesco e Payson non riusciva a
capire una sola parola, ma Sasha parlava abbastanza tedesco e conosceva
abbastanza termini medici per tradurre con scioltezza, "Hanno detto
che ha un battito forte e che svenendo ha battuto la testa."
Payson scosse la testa incredula e sentì il braccio di Sasha
avvolgerle le spalle, rimettendola praticamente
in piedi. "Andrà tutto bene, Payson, starà bene."
Ellen Beals stava in piedi a lato della scena, accigliata per la
preoccupazione, non solo per Kaylie, ma per tutta la squadra. Avevano
portato sei atleti e sei dovevano essere gli atleti a competere per
ogni attrezzo, affinché la squadra degli Stati uniti avesse
una
possibilità di vincere l'oro.
"Vado con lei all'ospedale," disse Sasha a Payson, con un tono
tranquillo. Lei annuì, fissando Kaylie, ancora incosciente,
sdraiata sulla barella. La baciò delicatamente sulla testa.
"Ho
bisogno che tu guidi Emily in questa competizione, Payson."
Ellen Beals aveva un piano che le si stava formando in mente e di certo
non implicava che Payson Keeler guidasse Emily Kmetko nella
competizione, "Tu non vai da nessuna parte, Beloff. Qualcuno del
Comitato Nazionale può accompagnare Kaylie all'ospedale.
Abbiamo bisogno almeno di due coach in campo."
"Payson è qui come coach, andrà bene," disse,
corrugando le sopracciglia in direzione della Beals.
Ellen Beals serrò i denti come se quello che stava per dire
la
causasse enorme dolore. "Payson non può essere un coach,
perchè abbiamo bisogno che gareggi."
Sasha guardò la Beals come se avesse dieci teste, "Non
può, grazie al tuo consiglio sbagliato, non è
nella
squadra Nazionale."
La Beals alzò una mano per zittirlo. "L'abbiamo segnata come
alternativa. Lo stesso giorno in cui ho ricevuto quel tuo ridicolo
messaggio che sarebbe venuta ai Mondiali come coach, ho ricevuto anche
una telefonata dai contabili della Federazione Ginnastica. I tempi sono
duri e non potevamo permetterci di mandare una seconda riserva,
così abbiamo segnato Payson pensando che nella migliore
delle
ipotesi non avremmo avuto bisogno di lei e che nella peggiore sarebbe
stata una grande storia per le pubbliche relazioni."
Payson spostò lo sguardo tra Sasha e la Beals. "Ma
è Lauren l'alternativa. E' in panchina proprio in questo
momento."
La donna scosse la testa, "Lei è una delle due riserve e noi
siamo liberi di scegliere quale atleta far competere. Lauren
è
bravissima alla trave ed è una brava ginnasta, ma Kaylie era
la
nostra speranza per la vittoria All Around e dalle voci che girano, il
tuo DOD dell'All Around è più alto di quello di
Genghi
Cho."
Payson sospirò, "Qualcuno ha la bocca larga." disse,
guardando
di sottecchi Sasha, che aveva probabilmente provocato la Beals con
quelle parole durante una delle loro liti. Sasha si strinse nelle
spalle senza scusanti e lei roteò gli occhi nella sua
direzione.
"Puoi farlo, Payson?" chiese la Beals, alternando lo sguardo tra lei e
Sasha.
Payson rivolse uno sguardo a Sasha e gli fu chiaro cosa volesse dirgli.
Annuì, capendo quello che lei aveva deciso. Payson si
girò e,
prendendo un respiro profondo, si allontanò da loro,
ripulendo
la mente dai pensieri rivolti alla sua amica in viaggio in
ospedale e all'altra seduta in panchina, che non sapeva di aver perso
l'occasione di una vita.
La Beals guardò la schiena di Payson che si allontanava e
poi guardò Sasha. "Allora?"
"Lo farà, dammi un minuto per mettere su carta le sue
routine,
per i giudici." Rispose Sasha, correndo di nuovo verso l'arena. Tutto si riduce a questo,
Beloff. Lei è davvero pronta? 'Fanculo, certo che lo
è. In pochi minuti il mondo della ginnastica
sarebbe finito sottosopra.
Fu la cosa più incredibile che Sasha avesse mai visto. Un
66.95
il primo giorno, incluse le penalità per un piccolo saltello
all'arrivo del volteggio e la tenuta alla trave. Nastia Liukin aveva
vinto l'oro a Beijing con un 63.325 e il punteggio di Genghi Cho non
era mai salito oltre il 64.00. Sasha sedeva nella parte anteriore
dell'autobus, ad un solo sedile di distanza da Ellen Beals. Era stata
una notte folle, eppure sembrava che ogni grande competizione portasse
il giusto equilibrio tra angoscia e gloria. Kailie stava bene ed era
stata dimessa dall'ospedale. Era tornata in albergo a riposare. I
dottori avevano detto che soffriva di un estremo affaticamento, anche
se Sasha pensava che ci fosse ben altro. Ci sarebbe andato la mattina
dopo per consultarsi con loro.
Emily aveva fatto abbastanza bene, sia alle parallele che al suolo, per
qualificarsi alle finali individuali e la Nazionale Americana in primo
luogo sarebbe andata alle finali a squadra il giorno dopo. Si
girò e vide le ragazze sedute vicine. Lauren stava
ovviamente
facendo il broncio per non essere stata chiamata come alternativa.
Sperava che quello avrebbe posto fine alla spaventosa alleanza tra
Ellen Beals e Steve Tanner, che amava chiamare il suo spaventoso Asse
del Male. Proprio davanti a Lauren, erano sedute in silenzio Payson ed
Emily, entrambe raggianti per le esecuzioni che avevano fatto. Payson
avvertì il suo sguardo su di lei e incatenò gli
occhi con
quelli di lui. Lei non sorrise, a malapena mutò espressione,
ma
fu in quel momento che Sasha capì. Lei era quella giusta.
Due
anni da quel momento, cinque anni, sia che lei lo volesse ancora oppure
no, Payson Keeler l'aveva catturato anima e corpo.
Sull'aereo era rimasto in silenzio troppo a lungo, così lei
alla
fine aveva ceduto, "Pensaci, Sasha, pensaci e poi fammi sapere," gli
aveva detto. In quel momento gli era sembrato che i ruoli si fossero
rovesciati, come se lei fosse l'adulta sensibile e matura che dava del
tempo per pensare ad un giovane e ingenuo adolescente. Avevano
analizzato il problema e stabilito che non avrebbe interferito con la
preparazione all'evento, nè con l'aiutare Kaylie e Emily ad
essere pronte per la più importante competizione delle loro
vite, ma ora lui aveva capito e quella scelta non era mai stata davvero
un'opzione, dopotutto. Era solo andata così.
Entrarono nell'ascensore tutti insieme; Emily, Kaylie, Ellen Beals e le
altre ragazze della Nazionale sarebbero scese al quarto piano, mentre
Payson e Sasha sarebbero rimasti nell'ascensore fino al sesto, dove
alloggiava la maggior parte dei coach dei club.
Lauren uscì dall'ascensore con uno sbuffo, aveva
chiaramente fretta di
tornare in camera sua, chiamare suo padre e lamentarsi. Il
resto delle ragazze abbracciò Payson e augurò la
buonanotte.
"Beloff, ci vediamo domattina," disse la Beals, la bocca piegata in una
specie di sorriso. "Bonanotte, Payson," aggiunse. "Verrò di
sopra tra un po', per il controllo letti."
Le porte dell'ascensore si chiusero dietro di lei ed entrambi, coach e
ginnasta, tirarono un respiro di sollievo e poi si guardarono l'un
l'altro, scoppiando in una fragorosa risata isterica. Risero per
l'intero viaggio tra i due piani e uscirono dall'ascensore praticamente
caracollando, aggrappandosi tra loro per tenersi in piedi.
"Un 66.95, quasi un 67," Payson fece una piroetta al centro della
nicchia dell'ascensore. "E' stata la notte più fantastica
della
mia vita."
Sasha si appoggiò al muro, le braccia incrociate sul petto,
e
rimase a guardarla. Lei volteggiava e volava avanti e indietro sul
pavimento, come aveva fatto durante il suo corpo libero di quella
notte, le mani graziosamente allungate che le si muovevano dolcemente
intorno. Era la cosa più bella che lui avesse mai visto.
Smise di girare per un momento e gli sorrise, completamente
inconsapevole sotto il suo sguardo. Fece alcuni passi verso di lui e
Sasha sciolse le braccia, accogliendola tra di esse e attirandola
più vicina in uno stretto abbraccio. Payson
affondò il
viso nel suo collo e lui sentì le sue labbra premere
delicatamente il punto dove si sentiva il battito. Rimasero
semplicemente fermi per un attimo, assaporando la vicinanza. Era la
celebrazione privata di due persone che avevano attraversato insieme
l'inferno e ne erano usciti più forti. Sasha
sospirò,
"Due anni," disse e lei si tirò indietro per guardarlo negli
occhi.
Payson inclinò la testa verso di lui, "Sei sicuro?"
Lui annuì, "Sì. Due anni, Payson Keeler. Noi due
abbiamo
una missione: l'oro Olimpico, e quando ci saremo riusciti, beh allora,
se mi vorrai..." la voce gli si affievolì quando lei gli si
strinse di nuovo addosso.
La mano di lei si avvicinò silenziosamente ad accarezzare la
ruvidezza della sua guancia. Sasha chiuse gli occhi e si
abbandonò alla sensazione, ma improvvisamente lei si
allontanò. La guardò confuso e vide accendersi la
luce
che indicava l'arrivo dell'ascensore. "E' probabilmente la Beals.
Controllo letti," disse sarcastica, e si allontanò
completamente
da lui.
Era effettivamente Ellen Beals e Sasha ringraziò la sua
stella
fortunata che Payson fosse così attenta, "Cosa fate voi due
ancora qui?" chiese, più confusa che sospettosa.
Sasha non riuscì a fermarsi. "Sgattaioliamo fuori dopo il
coprifuoco." Payson rise e cercò senza successo di
mascherarlo
con un colpo di tosse, "Non dirlo a mia madre," aggiunse Sasha,
roteando gli occhi verso di lei. La Beals gli rivolse uno sguardo
furente.
Payson le rivolse un sorriso accecante, usando il suo 'Payson Keeler:
sorriso da Tesoro dei Media', "Stavamo parlando delle singole routine
di questa sera. Ancora non riesco a credere a quanto fosse alto il mio
punteggio", disse sorridendo di nuovo alla Beals e voltandosi verso
Sasha, che a stento tratteneva le risate.
La Beals si accigliò, "Beh, è molto carino, ma
dovresti
essere al letto. Non possiamo permetterci che la nostra migliore
speranza per l'oro All Around venga privata del sonno la sera prima
delle finali a squadre."
"Ha ragione," disse Payson. La Beals annuì e sorrise, ma
sembrava insicura di se stessa. "'Notte Sasha. Signorina Beals."
"Coach Beals," la corresse, ma Payson si era già girata e si
stava allontanando lungo il corridoio, ignorandola completamente. La
Beals si girò verso Sasha.
"Parlando delle sue routine? Davvero, Beloff, non potevi aspettare fino
a domattina? Ha bisogno di riposare."
"Payson è la ginnasta più concentrata del
pianeta, Ellen,
ma persino lei si merita di rivivere il meraviglioso lavoro che ha
fatto stasera, salvandoti decisamente il culo, dovrei aggiungere."
La Beals arricciò le labbra e fece per replicare con uno dei
suoi commenti taglienti, ma Sasha l'aveva già sorpassata e
si
era incamminato lungo il corridoio, verso la sua stanza. "Ci vediamo
domattina, Beloff," disse. Lui alzò il dito indice e lo fece
roteare in conferma, ma non si voltò.
Ellen Beals prese l'ascensore con la sensazione di essersi persa
qualcosa, come se Payson Keeler e Sasha Beloff si stessero
raccontando una
barzelletta e lei fosse la battuta finale. Scosse la
testa, "Sono il coach a capo della squadra e domani vinceremo la
medaglia d'oro. La Keeler e Beloff possono schiantarsi dalle risate
quanto vogliono."
Note:
All Around: è la gara che comprende tutti gli
attrezzi.
La ginnasta esegue tutti gli attrezzi (corpo libero, volteggio,
parallele, trave) e chi ottiene il punteggio più alto dalla
somma di questi quattro vince. E' ovviamente una competizione molto
difficile, perchè bisogna praticamente eccellere in tutto,
non
in una sola specialità. (Ad esempio Lauren eccelle nella
trave,
ma non negli altri attrezzi.)
Sono contentissima che questa fic vi piaccia quanto
è
piaciuta a me. Sarà un lavoro enorme tradurla, ma sono
contenta
di poterlo fare!
Capitolo 5 *** Una Pausa TV: Campionati Mondiali ***
NJYbA5
Una Pausa TV: Campionati Mondiali
"Benvenuti ai Campionati Mondiali di Ginnastica Femminile
offerti
a voi dalla Visa. Io sono Al Trautwig, accanto al vincitore dell'ora
Olimpico, Tim Daggett e Elfie Schlegel. Che serata, ieri sera. Uno di
voi riesce a ricordarsi un inizio più eccitante o
controverso ai
Campionati Mondiali?"
"Io non ci riesco Al," rispose Tim Daggett, "Abbiamo iniziato ieri
chiedendoci se qualcuno degli Stati Uniti sarebbe stato in grado di
sfidare Genghi Cho nel All-Around e se qualcuno sarebbe riuscito anche
solo ad avvicinarsi ai Cinesi come squadra. E la scorsa serata, cosa si
può dire a riguardo? Payson Keeler, nemmeno registrata per
competere, qui per accompagnare le sue compagne a questi Campionati
Mondiali come assistente del suo coach, quattro volte vincitore
dell'oro Olimpico, Sasha Beloff; è stata richiamata in
campo,
per così dire, e ha semplicemente sconvolto il
mondo della
ginnastica d'elite.
Elfie si inserì, "Ho osservato Payson per molto tempo. Prima
del
suo infortunio era molto potente, ma ora è la
ginnasta
più completa che abbia mai visto, che unisce la sua forza
naturale e la sua atleticità, con un livello
artistico da
fare invidia a Nastia Luikin. E come hai detto tu, Tim, i giudici
l'hanno premiata di conseguenza con un 66,95. "
Al annuì: "Ora, per chi è nuovo alla ginnastica o
specialmente nuovo a questo sistema di punteggio, un 66,95 è
come
fare un lancio perfetto in una partita a baseball e battere ognuno dei
27 battitori che dovete affrontare su tre tiri. E 'quanto
più
vicino alla perfezione che questo sport abbia visto da molto tempo."
Tim riprese da lì, "Sai, Al, quando hanno realizzato questo
nuovo sistema di punteggio, tutti dicevano che non avremmo mai visto un
altro perfetto 10 e che era un peccato, e avevano ragione.
Ieri
sera a Payson Keeler non è stato tolto neanche un centesimo
di
un punto sul suo corpo libero . Ha completato una routine perfetta, e
se sai qualcosa del corpo libero, questo è quasi
impossibile, ci
sono troppe occasioni in una routine di 90 secondi perchè
qualcosa vada anche solo un po' male . Ora, il valore iniziale della
routine era un 6.9 e le è stato dato un 10 per l'esecuzione,
così si è arrivati ad un 16.9, ma un po' del
gusto
è stato tolto dalla reazione della folla per il punteggio."
"Esattamente, quando Payson ha fatto la sua routine di corpo libero, le
altre rotazioni erano in realtà già finite,
così
lei era l'unica competere e aveva tutta la folla guardarla esibirsi nel
valzer della Bella Addormentata di Tchaikovsky, erano in silenzio, li
aveva paralizzati in un stato di soggezione assoluta e quando ha finito
erano in piedi urlando e gridando. Questa folla conosce la
ginnastica, ma non c'era l'esplosione che meritava il suo punteggio
perché avevano assegnato un 16.9, non un 10 ", disse Elfie.
Al saltò nella conversazione, "E 'un peccato, ma
è il
modo in cui la ginnastica funziona al giorno d'oggi. Inoltre, le
prestazioni Payson Keeler hanno anche avuto un impatto enorme sulle
possibilità degli USA per spodestare la squadra Cinese come
Campione del Mondo di ginnastica nelle fasi finali a squadre di
stasera."
Tim colse
perfettamente lo spunto,
aggiungendo una risata di incredulità ad effetto, "E 'vero,
Al.
I punteggi di Payson, ben cinque punti in più rispetto al
totale
che si ottiene da i migliori punteggi di ciascun attrezzo da una
qualsiasi delle ginnaste cinesi, hanno dato agli Stati Uniti un
vantaggio sostanziale. Di solito le squadre superano le altre squadre
di decimi e centesimi di punto, ma questo scarto è quasi
insormontabile, nonostante il fatto che le sei ginnaste della Cina
hanno tutte superato nei punteggi la squadra Americana. Dovrebbe
accadere un disastro assoluto agli Stati Uniti e la Cina dovrebbe fare
ogni routine perfettamente in ordine perchè gli USA perdano
questa medaglia d'oro. Gli allenatori Ellen Beals e Sasha Beloff devono
essere estremamente fiduciosi nell'entrare in gara oggi ".
"Potete aggiungere a tutto questo il fattore Coach Payson Keeler,
perché se avete notato, ieri è stata Payson a
parlare ed
incoraggiare le altre ragazze prima e dopo la loro routine," Elfie
finì per loro.
"Ora, molti di voi probabilmente
si stanno
interrogando riguardo le condizioni della Campionessa nazionale degli
Stati Uniti, Kaylie Cruz. È stata portata in ospedale ieri
poco
prima della gara, e starà più che bene."
***
"Nadia, Marylou, Payson," Al Trautwig aveva iniziato la sua
trasmissione delle finali individuali All-Around. "Due ginnaste che
hanno bisogno di presentazioni a parte i loro nomi e adesso
anche una terza: Payson Keeler, che da quello che abbiamo
visto
durante la gara a squadre, è salita al loro livello. Tim
Daggett, Elfie Schlegel, abbiamo visto gli Stati Uniti vincere il loro
primo campionato del mondo come squadra da quando il loro oro
è
stato vinto da Nastia Liukin e Shawn Johnson, due anni fa, ma la storia
di questi campionati è stata Payson Keeler."
"La scorsa notte ha
portato la sua squadra alla
medaglia d'oro con un'altra performance grandiosa, 65,75 un
punteggio sommato sui quattro eventi e un altro perfetto 10 per
l'esecuzione, questa volta sulle parallele asimmetriche. Non riesco a
immaginare cosa stia succedendo nella mente di questa giovane donna in
questo momento, ma guardatela sembra fredda, calma e controllata. Sta
solo parlando con il suo allenatore, Sasha Beloff, con il sorriso sul
volto, nessuna tensione evidente, come se si stesse preparando per
andare a cena o a guardare un film e non come se stesse per
competere contro le migliori ginnaste
del mondo per l'individuale All-Around del
Campionato Mondiale ," aggiunse Elfie.
"Se io avessi ottenuto io i punteggi che ha ottenuto lei...se
esegue le routine come ha fatto le ultime due notti, sa che
vincerà senza problemi. Sta semplicemente surclassando il
resto
delle concorrenti, " aggiunse Tim.
"E l'ha fatto sembrare molto facile," Al continuò, "Qual
è il segreto, Elfie?"
"Al, le sue routine sono piene di difficoltà dall'inizio
alla
fine, ma ho parlato con il Coach Sasha Beloff sul ritorno di Payson
alla ginnastica e mi ha detto che quando a Payson è stato
dato
il via libera per iniziare ad allenarsi di nuovo, si sono accorti che
nel tempo in cui era stata a riposo, era cresciuta di due
centimetri e forse non sarebbe stata in grado di riavere tutte le sue
capacità di ginnasta di potenza e nemmeno di tornare al
livello che
aveva prima. Hanno ricominciato da zero, per così dire.
Infatti,
ha detto che Payson ha trascorso settimane lavorando sugli esercizi
semplici , di primo livello, come ruote, rondate e poi si sono
concentrati sulle piccole cose, l'artisticità delle sue
routine, le sue estensioni, le sue linee e alla fine era come se
qualcosa si fosse sistemato. Era ancora in grado di fare quei movimenti
di potenza, nonostante il piccolo aumento di crescita, ma il lavoro
sulla sua abilità artistica ha eliminato i piccoli errori
che
era solita fare a causa della sua sola concentrazione sugli elementi di
forza. L'ho detto la notte dopo le sue prestazioni da record durante la
gara a squadre obbligatoria, Payson è ora la ginnasta
più
completa che abbia mai visto e ha messo il resto del mondo in allerta,
migliora, potenzia il gioco o togliti dal mio cammino verso la cima del
podio. "
"Ora gli Stati Uniti hanno tre ginnaste che si sono qualificate per la
gara individuale All-Around; ovviamente, Payson Keeler, ma anche
Andrea Conway e l'altra sorpresa di questi campionati del mondo, Emily
Kmetko, che si allena con Payson presso il Club Ginnastica Rocky
Mountain a Boulder, in Colorado, sotto il Coach Sasha Beloff. L' ascesa
di
Emily nei ranghi sarebbe sicuramente la storia della competizione, se
non fosse per il dominio totale dell'arena da parte di Payson. Due anni
fa, Emily si stava allenando in una palestra locale e non aveva mai
gareggiato in un evento a livello élite... "
***
"Ed ecco fatto,
gente, i Campionati
del Mondo di Ginnastica Artistica femminile del 2010 sono giunti alla
fine e che fine. Payson Keeler ha concluso l'evento nel modo in cui ha
iniziato, con l'oro. Ed è stato un Campionato del Mondo di
grande successo per gli Stati Uniti sia nella parte maschile e che in
quella femminile. La squadra femminile ha vinto l'oro, la squadra
maschile ha vinto l'argento, Payson Keeler e Austin Tucker dagli USA
hanno entrambi ottenuto l'oro nell' All-Around, Nicky Russo ha vinto
l'argento sempre nell' All-Around. E poi, beh le finali degli eventi si
leggono come una lunga lista di successi per il Team USA. Austin
Tucker, oro agli anelli, oro alle parallele, bronzo al corpo libero.
Nicky Russo, bronzo agli anelli, oro alle parallele alte, e oro al
cavallo. Per le donne, Andrea Conway, un bronzo alla trave e a
sorpresa, Emily Kmetko, medaglia d'argento alle parallele asimmetriche
e poi la grande, Payson Keeler, argento alla trave, oro al
corpo
libero, argento al volteggio e, infine, oro alle parallele asimmetriche
con il suo quarto perfetto dieci del fine settimana e il terzo in
quello specifico evento. Un incredibile incontro per gli Stati Uniti,
semplicemente non ci sono parole per descriverlo." disse Al Trautwig,
"Ma Tim, Elfie, provateci per noi."
Tim scosse la testa: "Nessuno poteva predirlo. Questa è la
più bella squadra di atleti che l'America abbia mai messo
insieme, soprattutto se si guardano gli uomini e le donne nell'insieme.
Diciassette medaglie a questi Campionati del Mondo, ben al di sopra di
qualsiasi aspettativa che fosse stata prefissata. Se io fossi a capo
del Comitato Nazionale USA, l'unica cosa che potrebbe rendere ancora
meglio tutto questo sarebbe se le Olimpiadi fossero domani e non tra
due anni. Anche se, a meno di un infortunio, non vi è alcun
motivo perchè ognuno di questi atleti non sia a Londra nel
2012.
Sono semplicemente troppo bravi."
"Incredibile, semplicemente incredibile," aggiunse Elfie, "Payson
Keeler, appena pochi mesi fa, pensava che non sarebbe mai stata in
grado di praticare di nuovo la ginnastica e oggi sta portando a casa
sei medaglie, quattro ori ed è la Campionessa del Mondo del
suo
sport. È la storia dello sport più incredibile
che abbia mai
sentito. "
"Grazie a tutti per esservi uniti a noi per questi Campionati del
Mondo. Una dichiarazione è stata fatta in questo fine
settimana,
la ginnastica Statunitense è tornata ed è meglio
che mai.
Questo è Al Trautwig con Tim Daggett e Elfie Schlegel;
auguriamo
a tutti la buona notte da Rotterdam."
La vita non sarebbe stata più la stessa. Non per
la
famiglia Keeler, comunque. Solo pochi giorni dopo la sua vittoria al
Campionato del Mondo, MJ Martin
aveva chiamato, insistendo sul fatto
che Payson e i suoi genitori si incontrassero con lei, "Ce la
farò, ne vale la pena," aveva detto MJ
e l'aveva ottenuto.
Il pacchetto che aveva messo insieme era del valore di centinaia di
migliaia di dollari in sponsorizzazioni
e come testimonial. Grandi aziende come Rolex, Audi, Nike e quella che
aveva fatto arrossire il papà di Payson furiosamente,
Victoria's
Secret, erano venute a bussare, tutte volevano Payson come testimonial
dei loro prodotti.
"Mamma, se firmiamo questi contratti, questi sono soldi garantiti,
senza trabocchetti, senza revoche," aveva detto Payson, implorante.
Entrambi i suoi genitori erano impassibili, le loro espressioni
stoiche causarono a
Payson un po' di panico.
Come
fanno a non vedere che questa è una facile soluzione? Questo tipo di denaro
è qualcosa che nessuno può rifiutare.
MJ annuì d'accordo, "Signora Keeler,
signor Keeler,
vi dirò quello che dico a molti genitori di giovani atleti
d'elite, se la vostra preoccupazione è
l'ammissibilità alla NCAA e il pagamento per
l'università, prendete i primi centomila dollari e metteteli
in un
investimento con un rischio molto basso, o magari un libretto di
risparmio, dove guadagnerete interesse minimo, ma non ci
sarà
alcun rischio. Vi dirò, però, questo pacchetto
che ho
messo insieme per voi, vale almeno mezzo milione di dollari, e
queste sono solo le società che hanno manifestato il loro
interesse prima che lei si facesse male e hanno rinnovato l'interesse
dopo la sua vittoria al Campionato Mondiale. Ci sono almeno una dozzina
di ulteriori richieste in attesa che io torni in ufficio e mentre stavo
arrivando qui, ho ricevuto una telefonata dalla Gatorade. "
"Mamma, papà, si sta parlando di Nike e Gatorade, non una
qualche azienda di body o una concessionaria di automobili, questo
è troppo importante. Non potete dire di no."
MJ vide che erano ancora esitanti: "Ascoltate, io so
tutto quello che
avete attraversato quando Payson si è infortunata.
È
stato assolutamente devastante. Però, è il mio
lavoro
guardare le cose in dollari e centesimi. Pensate ai sacrifici che la
vostra famiglia ha fatto , finanziariamente e in altri modi per la
ginnastica Payson e tutto potrebbe finire, in un batter d'occhio. La
vostra famiglia merita questo. Avete tutti dato moltissimo alla causa
Payson per non incassare quando potete. Però, non per essere
brusca, ma si tratta di una sponsorizzazione di anno che potrebbe
essere
rinnovata di comune accordo dopo Campionati del Mondo del prossimo
anno. Ora è il momento di prendere questi soldi. Nessuno sa
cosa
accadrà in futuro. "
Così una settimana dopo, quando Payson entrò nel
parcheggio della Rock, come suo solito alle cinque del mattino, in una
nuova
Audi Q7, nessuno rimase sorpreso, meno di tutti Sasha.
"Belle ruote," disse, quando lei si fermò accanto alla sua
roulotte. "Non una convertibile? Pensavo fosse la macchina scelta per
ginnasti della Rock", la prese in giro gentilmente. Payson
alzò gli
occhi verso di lui e parcheggiò l'auto prima di tornare a
piedi
verso la sua roulotte.
"Shredded Wheat?" chiese, con le sopracciglia inarcate. "Almeno
è per la prima colazione."
"Sì, la colazione di un uomo che non ha più
sponsorizzazioni o richieste come testimonial. Comunque, come mai il
SUV ? L'Audi produce anche auto sportive, giusto?"
Lei lo guardò da vicino, "Viviamo in Colorado, Sasha. Lauren
e
Kaylie amano le loro convertibili in estate, ma i loro genitori devono
accompagnarle in giro in inverno perché le loro auto non
sono in
grado di andare sulla neve. La mia macchina mi porterà dove
voglio andare, ogni volta che voglio andarci, non importa il tempo,
senza che mamma debba farmi da autista in giro. "
Sasha sorrise alla sua praticità. "Bella mossa," le disse
con un altro cucchiaio di Shredded Wheat.
"Sì, lo penso anche io. Senti, ho parlato con MJ questa
mattina", disse e Sasha gemette. Aveva decisamente detestato
l'idea che MJ mettesse i suoi artigli su Payson. "Ascoltami bene, io so
che non ti piace, ma è il miglior agente per gli atleti
olimpici
in tutto il mondo."
Lui grugnì in risposta, ma lei gli lanciò
un'occhiataccia. Roteando gli occhi, agitò la
mano, pregandola di continuare.
"Le ho detto che mi prenderò una settimana di riposo
dall'allenamento, la prossima settimana. Può programmare
qualunque
cosa voglia programmare per quanto riguarda il fare da testimonial,
spot,
annunci stampa, qualsiasi altra cosa e poi ho finito. Una settimana
è tutto ciò che otterrà. Qualsiasi
cosa che non
rientri nella settimana non accadrà. Poi organizzaremo
un'altra
settimana 'di stop' tra un paio di mesi e poi avrò finito
completamente con gli sponsor fino ai Nazionali del prossimo agosto. "
Sasha per poco non si strozzò con i cereali.
Tossì un
paio di volte per liberarsi le vie respiratorie e scosse la testa verso
Payson. "E lei ha accettato tutto questo?" chiese una volta
riacquistata la capacità di respirare.
"Certo che l'ha fatto", disse Payson, come se fosse del tutto ovvio. Ha
detto a MJ, la donna più prepotente, maniaca del
controllo,
che tu abbia mai incontrato come si svolgeranno esattamente le cose,
Beloff. Gli sarebbe piaciuto vederlo.
"Mi stai dicendo che hai detto a MJ Martin di fare qualcosa che
probabilmente le ha fatto venire voglia di piangere e lei lo
farà?"
Payson si strinse nelle spalle, "Lei lavora per me, non il contrario.
Era la condizione: o sceglieva di accettare le due settimane di lavoro
o di niente. Ha scelto il Piano A."
Sasha si appoggiò allo schienale della sedia in ammirazione,
"Payson Keeler, tu sei una forza da non sottovalutare."
Lei fece un inchino drammatico, "Grazie, grazie," disse, e poi
alzò gli occhi dal suo inchino esagerato, "Possiamo andare
ad
allenarci ora?"
"Assolutamente," rispose. "Vai aprire la palestra mentre io pulisco,"
le disse, tirandole le chiavi. Le afferrò con destrezza e
corse
verso le porte d'ingresso. Lui restò fermo lì per
un
momento, scuotendo la testa, e poi iniziò a ripulire il
disordine della colazione. Erano passate solo due settimane dalla
storica vittoria di Payson a Rotterdam, ma molte cose erano cambiate.
Adesso lavoravano sotto il clima della piacevole
consapevolezza che il tempo insieme era inevitabile, il che rendeva
molto più semplice lavorare, senza tensione di fondo. Anche
la
loro dinamica era diversa, era come se i confini tra coach e allieva si
fossero offuscati e fossero diventati semplicemente una squadra, che
lavorava insieme e alla pari verso un unico obiettivo.
La stessa cosa non si poteva dire per Lauren Tanner, che aveva preso la
sua rabbia per essere sorpassata come alternativa e aveva cercato di
incanalarla nella sua ginnastica, ma non era la passione controllata
che aveva in passato. Era un inferno onnicomprensivo che avrebbe
bruciato tutto e tutti sul suo cammino. Stava diventando spericolata e
se non lo avesse tenuto sotto controllo, avrebbe finito per farsi male
da sola. Devi pensare a
fare qualcosa per lei e presto, Beloff.
Qualcuno di cui non era affatto era preoccupato era Emily. La sua
ginnastica stava diventando molto più consistente e stava
lavorando ad una nuova routine alla trave, la debolezza ai Mondiali che
l'aveva tenuta fuori dal podio quella sera. Aveva acquisito
un'enorme fiducia in uno dei più grandi stadi che il loro
sport
potesse offrire e niente avrebbe potuto portargliela via.
E poi c'era Kaylie, che Sasha sospettava avesse un grave disturbo
alimentare, ma non era riuscito a ottenerne una conferma dai medici a
Rotterdam. E' troppo
magra, vecchio mio. Devi parlare con Alex o Ronnie o
entrambi, se si stanno parlando questa settimana. Non
solo era Kaylie troppo sottile, ma dai Mondiali la sua dedizione alla
ginnastica sembrava in diminuzione. Si era data malata un paio di volte
e non si stava impegnando a migliorare le sue routine attuali o ad
aumentare il loro grado di difficoltà. Stava
lasciandosi diventare irrilevante ed era inaccettabile. Era
una
ginnasta di grande talento, che aveva ancora una grande occasione di
andare alle Olimpiadi, se solo si fosse impegnata nuovamente e l'avesse
fato in modo sano.
Il treno di pensieri di Sasha si interruppe appena entrato in palestra.
Payson aveva evidentemente deciso di iniziare senza di lui. Era seduta
sulle stuoie ad allungare braccia e gambe, canticchiando una canzone
tra sé.
Lui l'aiutò con la sua sequenza di stretching, qualcosa che
lo
torturò in un primo momento, ma ben presto si rese conto che
la
conversazione avrebbe allentato la tensione, "Allora, quali
sponsorizzazioni hai la prossima settimana?"
Payson si lamentò mentre Sasha le ruotava i piedi in ogni
direzione,
allungando il suo tendine di Achille, "Nike, Cover Girl e Victoria 's
Secret. E non è uno sponsor, ma ho anche un servizio
fotografico
con Sports Illustrated."
Sasha smise di ruotarle i piedi, "Victoria's Secret, la ehm -
compagnia lingerie?"
Con impazienza, Payson
gli picchiettò il
petto con i piedi e lui li ricominciò a ruotarli,
"Sì, la compagnia di lingerie. A quanto pare, mi trovano,
quale
era la parola che ha usato il loro rappresentante? Oh, 'commerciabile',
ha detto"
Sasha sbuffò. Certo
che
l'hanno trovata commerciabile, è la prima campionessa di
ginnastica che abbiano mai visto con un paio di - whoa , Beloff,
calmati. "E tuo padre ti permette di farlo?"
Lei gli sorrise, spostando i piedi fuori dalla sua portata e alzandosi.
"Sì, Sasha, lo fa. Non è Playboy,
è biancheria intima. Mi pavoneggio alla televisione
nazionale in un body, questo non è molto diverso."
Si schiarì la gola a disagio, le possibilità che
gli
volavano attraverso la testa: "Sì, Payson, è
molto
diverso," le disse, guardandola dritto negli occhi.
Si fermò per un attimo e lo guardò in modo
strano,
"Sasha, stai cercando di dire che non vuoi che io lo faccia?" C'era una
cadenza pericolosa nella sua voce che lo avvertì di
procedere
con cautela.
Sasha scosse la testa, "No, non ho, uh - la presunzione di dirti cosa
fare, Payson." Certo
che lo faresti, stronzo. Tu sei il suo allenatore, puoi dirle
esattamente cosa fare.
"Io non credo che ..." si interruppe, sapendo che non aveva un punto
d'appoggio e che l'unico argomento che voleva usare di certo l'avrebbe
mandata fuori dai gangheri.
"Non pensi, che cosa esattamente?" chiese Payson, con le braccia
incrociate sulla parte della sua anatomia che, ovviamente, aveva
attirato l'interesse dei rappresentanti di Victoria Secret. Era una
presa di posizione battagliera come non aveva mai visto.
"Niente, credo che sarai bellissima qualunque cosa decideranno di farti
fare."
Sbuffò divertita, "Bella risposta", disse e poi
fece
una risatina. "Non è niente di pazzesco, niente baby doll o
reggiseni pushup," lo rassicurò. "Stanno creando una linea
di
reggiseni sportivi e anche se devo ammettere che hanno un aspetto
migliore rispetto la roba che al momento c'è in giro, non
è esattamente pizzo e seta."
Sasha si lasciò sfuggire un respiro che non si era reso
conto di
aver trattenuto. "Payson, perché non l'hai detto
subito?"
Lei sorrise e gli si avvicinò, "Perché era
divertente
vedere agitarti. Inoltre, la cosa che in realtà dovrebbe
preoccuparti è il servizio per Sport Illustrated."
Alzò le sopracciglia, "Oh, e perché?"
"E' per il numero su costumi da bagno," disse, e si
allontanò da lui per iniziare i suoi giri di riscaldamento.
Nonostante tutto, non si sentì scoraggiato. La
seguì sulla pedana. Chi
diavolo è questa ragazza e che fine ha fatto la ginnasta
timida
che non ha voluto indossare un abito in palestra per la sfilata
raccolta fondi? "Il numero sui costumi da bagno? Pensi
davvero che sia saggio?"
Stava camminandò all'indietro verso di lui in una verticale,
quindi non le fu possibile rispondere finchè non si rimise
in
piedi, "Un sacco di futuri ed ex olimpionici lo hanno fatto. Si
pubblicizza lo sport e francamente è un onore essere
richiesti.
Non è uno spogliarello integrale o roba simile, solo una
foto.
Sto anche facendo un articolo con loro per la rivista normale riguardo
Rotterdam, se ti fa sentire meglio, "disse, e gli diede una pacca sul
braccio.
Sasha storse la bocca in una lieve smorfia,
"Non lo fa."
Payson sentì un po' di pietà per lui, "Sasha, ti
rendi
conto questa è una buona cosa, vero? Alle ragazze che hanno
un
aspetto come il mio, non viene chiesto di fare il numero sui costumi da
bagno di Sports Illustrated. L'altezza media di una di queste modelle
è probabilmente 1,80. Questo presenterà la
bellezza in
modo diverso, da una prospettiva diversa, non permetterà
alla
gente di definire ciò che è bello solo con
l'altezza di
1,80, con la taglia zero e con il seno più grande della
testa."
Si accigliò ancora, "E' stata MJ a dirti questo?"
Payson sollevò le sopracciglia verso di lui: "No, Sasha,
questa
era tutta farina del mio sacco. Puoi smettere di preoccuparti che la
tua ex ragazza abbia una cattiva influenza su di me."
"Aspetta, che cosa, come sai di, di MJ?" balbettò
incoerentemente.
Lei agitò le mani frustrata, "Non ti sei mai
googlato? Anche se non l'hai fatto, tutti nel mondo ginnastica
sanno di voi due. E' leggendario: il giovane campione europeo
dell'All Around e il suo agente, che poi l'ha scaricato per il suo
avversario americano, cosa che lo ha spronato a vincere quattro
medaglie d'oro a Sydney. Hai dimenticato che io vivo nello stesso mondo
in cui vivi tu? La ginnastica di élite è un mondo
piccolo, troppo piccolo perchè una cosa del genere non si
conosca in giro." Si allontanò da Sasha, iniziando
ex novo
il suo circuito visto che lui l'aveva interrotta.
Sasha restò fermo lì, con le braccia ancora
incrociate.
"Fanne due serie, se hai intenzione di stare in un bikini di fronte al
mondo intero..." si interruppe e lei gli fece la linguaccia, mentre
tornava di nuovo verso il tappeto.
Improvvisamente la palestra si riempì con il ritornello di
American Badass di Kid Rock. Si guardò intorno e si rese
conto
che veniva dalla borsa da palestra di Payson. Huh, non la credeva una fan di
Kid Rock. "Payson,
niente telefoni cellulari in campo, fai tre circuiti," le disse, ma
si rimangiò le sue parole quando anche il telefono
nella
sua tasca cominciò a suonare. Poi, improvvisamente,
sentì
il telefono dell'ufficio iniziare a squillare. Payson fermò
il
suo circuito e lo guardò in attesa.
"Hai intenzione di rispondere a uno dei tre telefoni che squillano in
questo momento?" chiese. "E' la suoneria di Austin sul mio,
non so
perché mi stia chiamando, dato che sa che mi sto
già
allenando." Huh,
ragazza intelligente, Austin Tucker, l'American Badass.Mi chiedo quale sia la mia
suoneria.Aspetta,
perché Austin Tucker la sta chiamando alle cinque e
mezza del mattino?
Guardò proprio telefono e vide che era Kim Keeler, "Ciao
Kim,
perché chiami me e non tua figlia?" disse, suscitando le
risate
di Payson.
"Kim, rallenta, l'allenatore rumeno ha fatto cosa? Sto per uccidere
quel figlio di puttana. E' su ESPN?" Guardò Payson, che
aveva
gli occhi spalancati dalla paura. Pensa
che qualcuno ci abbia visti, Beloff. Rassicurala.
Subito scosse la testa, sperando che avrebbe tranquillizzato le sue
paure fino a quando non avesse potuto riagganciare con Kim. "Kim,
Payson è proprio qui, stiamo andando a controllare le
notizie in
ufficio." Riattaccò e mise in tasca il telefono.
"Austin mi ha mandato un sms, ha detto di accendere su ESPN. Che cosa
è successo? Non si tratta di te e me, no?"
mormorò mentre
correvano su per le scale verso l'ufficio della palestra.
Sasha afferrò il telecomando e si sintonizzò su
ESPN, "No, non si tratta di te e me, ma beh, guarda."
Il presentatore era seduto ad una scrivania, vicino alla sua testa
c'era un grafico sulla ginnastica, "Il Mondo Internazionale della
Ginnastica è rimasto sbalordito dalla vittoria quasi totale
degli USA ai Mondiali di due settimane fa. Adesso, non per colpa loro,
la squadra americana sta venendo esaminata; a causa dell'informazione
venuta alla luce, secondo cui il capo allenatore romeno, Andrei
Petrescu, insieme ad altri dipendenti della ginnastica rumena hanno
corrotto diversi giudici per abbassare il punteggio delle ginnaste
cinesi, nelle gare sia maschili che femminili. Ora l'inchiesta
è
ancora preliminare e le implicazioni per le ginnaste americane non sono
ancora chiare. L'unica cosa che sappiamo è che i Campionati
del
Mondo 2010 sono ormai macchiati."
Note: Per circuito
si intende
un insieme di routine su vari attrezzi, che si fa in allenamento.
Potrebbe essere (è solo un esempio) l'esercizio alla trave,
seguito dalle parallele e poi il volteggio e dopo ricominciare. In
questo modo un atleta può esercitarsi su tutti gli attrezzi,
senza monopolizzarli. Solitamente il circuito di una ginnasta
è incastrato con quello delle altre. Una sta alla trave, una
alle parallele e una al volteggio. Finiti gli esercizi su ogni
attrezzo, le atlete si scambiano di posto. Mi rendo conto che
è
un pochino macchinoso, se qualcuno ha giocato a pallavolo, è
come la rotazione dei posti sul campo. ESPN
è un canale sportivo Shredded Wheat sono
i cereali onnipresenti di Sasha. Non è un genio in cucina :)
Se ci sono problemi, incongruenze, qualunque cosa, fatemelo notare,
perchè io rileggo ogni capitolo talmente tante volte che
alla
fine non vedo più gli errori!
Non ci volle molto perchè la palestra fosse
gremita e
in subbuglio per la notizia su ESPN di quella mattina. Nessuno sapeva
niente di più specifico, ma le voci correvano, alcune
ridicole,
come che i Campionati del Mondo si sarebbero tenuti di nuovo, come una
'seconda possibilità', altre più realistiche, che
ci
sarebbe stata un'inchiesta e forse una riassegnazione delle medaglie
sulla base di ciò che il FIG avrebbe scoperto. Persino le
dicerie realistiche li stavano spaventando tutti a morte.
"E se ci tolgono le nostre medaglie?" Emily chiese
a Payson mentre indugiavano accanto alla trave.
Payson le diede un colpetto sulla spalla, "Questo non
accadrà. I
rumeni hanno corrotto i giudici, non noi. Non abbiamo niente a che
fare con tutto questo. Non abbiamo infranto le regole, non ci possono
punire
per qualcosa che qualcun altro ha fatto."
Emily annuì, ma Lauren non poté fare a meno di
infilare
il dito nella piaga "Non si sa mai. Hanno spogliato i cinesi della loro
medaglia di bronzo del 2000." Payson sapeva che era inutile far notare
a Lauren che era stato il IOC, non la Federazione Internazionale di
Ginnastica, che aveva spogliato la squadra cinese del loro bronzo ai
Giochi di Sidney, però lo sguardo compiaciuto sul suo viso
fece
venire a Payson la voglia di scendere dalle trave e darle uno
schiaffo.
Payson guardò gli occhi di Emily spalancarsi dalla
preoccupazione al pensiero di perdere la sua medaglia d'argento
duramente guadagnata. Payson non era poi così preoccupata
riguardo alle proprie prestazioni in confronto alla squadra cinese, ma
Emily aveva battuto Genghi Cho per l'argento alle barre asimmetriche
con cinque centesimi di punto e al quarto posto era finita un'altra
ginnasta cinese, che era finita dietro Genghi Cho per un mero centesimo
di punto. Erano così vicine che se avessero rivalutato le
routine, Emily poteva essere completamente buttata fuori dal podio.
"Sasha non lascerà che questo accada", disse Kaylie con voce
atona, come se sapesse che doveva dire quelle parole, ma non ci
credesse.
Improvvisamente, si sentì un forte rumore dall'ufficio della
palestra e si sentì la voce di Sasha urlare in una lingua
sconosciuta a tutti, ma che suonava molto come rumeno.
"Non sapevo che Sasha parlasse un'altra lingua", disse Lauren.
"Quattro in realtà," le disse Payson, mentre si dirigeva
verso l'ufficio della palestra.
Lauren annuì, distratta dalla nuova informazione, "Huh, sono
tante."
Gli occhi Emily si fecero ancora più grandi, mentre guardava
Payson salire i gradini dal campo di allenamento verso l'ufficio, "Dove
sta andando?" sibilò a Kaylie e Lauren. "È pazza?
Lui l'ucciderà."
Payson si avvicinò alla porta lentamente, ma con sicurezza.
Sentì che Sasha stava ancora parlando, ovviamente al
telefono.
Era decisamente rumeno. Era stata in rotazione con alcune delle
ginnaste romene durante la competizione All-Around ed era esattamente
così che suonava, un misto di francese e russo. Era
più
che solo un po' sexy.
Era seduto alla sua scrivania, la vide sulla soglia e le
fece gesto di entrare, indicandole di chiudere la porta dietro di
sé.
"Inacceptabil. Voi suna Maine. Da, la revedere.*"
Riattaccò e Payson inclinò la testanella sua
direzione, "Beh?"
chiese, la preoccupazione impressa sul suo bel viso. Sasha si
passò frustrato una
mano sulla faccia e poi prese una matita che aveva sulla
scrivania e cominciò a rotearla tra le dita.
"Ho chiamato un mio amico, un allenatore di club in Romania, senza
legami ufficiali alla loro squadra nazionale. Sembra proprio che
abbiano corrotto i giudici, ma hanno sbagliato i calcoli. Non ci hanno
visti come una minaccia, quindi hanno incluso solo i punteggi per la
squadra cinese nei termini del loro accordo. Alcuni dei giudici che non
erano entrati in combutta hanno capito cosa stava succedendo durante la
gara e hanno segnalato le discrepanze al FIG. Hanno intenzione di
partire da lì."
"Questa situazione sta veramente pesando su Emily. Dovresti parlare con
lei", disse Payson.
Sasha fece una smorfia: "Accidenti, questa è l'ultima cosa
di
cui aveva bisogno." Sbatté la matita sulla sua scrivania.
"Voglio esaminare le registrazioni della manifestazione, segnare i
punteggi delle routine io stesso. Spero di riuscire a capire che cosa
esattamente sta esaminando la FIG."
"Notizie dalla Beals o dal Comitato Nazionale?" domandò
Payson. Forse
hanno qualche informazione che noi non abbiamo.
Sasha annuì, "Brancolano ancora nel buio e io
non ho
intenzione di condividere quello che so. Come ho detto, prima voglio
controllare il filmato." Improvvisamente una brillante idea gli venne
in mente, "Resti fino a tardi? C'è qualche popcorn e un
foglio
da giudice con il tuo nome sopra." Astuto,
molto astuto, Beloff, ma non dovreste avere serate romantiche, non
ancora.
Potresti usare il suo occhio però. E' un'ottima
valutatrice
e sarebbe un bene per entrambi poter abbandonare la finzione per un
paio d'ore, non è vero?
Payson sorrise e annuì, "Assolutamente, voglio sapere
esattamente cosa è successo Tu non è che, magari,
hai una..."
"Una copia ufficiale della comunicazione dei risultati?" disse, seduto
contro lo schienale della sedia con un sorriso compiaciuto. Prese un
raccoglitore e lo fece girare sulla mano. "Mi sono assicurato di
prenderne uno andando fuori dall'arena quell'ultima
notte."
Fu allora che lei gli rivolse quello sguardo, uno che non le aveva mai
visto addosso prima, almeno non con un tale livello di
intensità. Sapeva che se fossero stati soli, davvero soli,
lei
avrebbe attraversato la stanza, lo avrebbe inchiodato alla sedia e
baciato fino a strappargli fuori l'anima.
Alzò le sopracciglia e le sorrise consapevole.
Payson arrossì graziosamente e si voltò a
guardare fuori
dalla porta a vetri i suoi amici, ancora in piedi accanto alla trave,
che la fissavano increduli e un po' in soggezione. Sospirò
leggermente. "E' meglio che torni. Potremmo usare la tua presenza in
campo. Sta spaventando tutti che tu sia qui dentro a urlare a pieni
polmoni in rumeno. Non c'è nessuno che si stia allenando,
per
niente."
Sasha annuì, "Sarò lì tra un minuto.
Ascolta, spargi
la voce che ci sto lavorando su, va bene? Non voglio che tutti
speculino senza sapere che me ne sto occupando." Aveva la fronte
aggrottata, segno certo che era preoccupato e molto di più
di
quello che aveva lasciato intendere. Payson resistette alla tentazione
di camminare verso di lui e spazzare via le rughe di preoccupazione con
un tocco o un bacio.
Controllo, devo riuscire a mantenere il controllo di me stessa.
"Certo," disse, voltandosi verso l'area di allenamento.
Quasi
tutti la stavano guardando, ma quando si resero conto che lei li aveva
visti, distolsero rapidamente
gli occhi.
Payson si avviò verso la trave dove i suoi amici erano
ancora in
attesa. Rimase in silenzio per un istante, ma Lauren non
poté
trattenersi più a lungo, "Beh? Che cosa ha detto?"
Payson fece una smorfia, desiderando avere più informazioni,
"Ha
detto che ci sta lavorando e che si affida a noi per dare l'esempio e
di concentrarci sull'allenamento. Speriamo che tutti gli altri seguano
il nostro esempio."
Le altre ragazze annuirono e si sparpagliarono, e lentamente le altre
ginnaste iniziarono le loro routine quotidiane. Dieci minuti
più
tardi, quando Sasha emerse dall'ufficio ed esaminò la zona
di
allenamento, quasi tutti
si fermarono a guardarlo.
"Avete tutti finito con le chiacchierare o devo tornare nel
mio
ufficio e darvi altri dieci minuti o giù di lì?"
chiese
duramente con la perfetta combinazione di sarcasmo e di
serietà.
La sua voce riecheggiò attraverso la Rock mandando tutti ad
affrettarsi ai loro compiti.
"Kmetko, sulla trave," gridò Sasha mandando ad allenarsi le
altre ragazze vicine alla trave e facendole correre via dalla sua
traiettoria. E' meglio
essere rispettato che essere temuto, Beloff. Ma funziona anche la paura.
Emily arrivò correndo dal distributore d'acqua,
"Sì, Sasha."
La guardò, cercando di trovare una traccia dell'ansia di cui
Payson aveva parlato, ed eccola lì, scritta sul suo viso,
chiara
come il sole. La vecchia insicurezza, che aveva pensato ormai
sconfitta, era tornata. Prese un profondo respiro. "Stiamo per iniziare
a lavorare su una nuova abilità acrobatica per la tua
routine
alla trave oggi. Un salto in avanti
raccolto con entrambi i piedi." Non gli
piaceva di dover già aggiungere quell'esercizio, ma era una
cosa che doveva fare.
"Sasha, un altro atterraggio cieco, io..." si interruppe di fronte
allo sguardo le stava rivolgendo. Sasha alzò le
sopracciglia.
"Va bene, da dove cominciamo?" chiese Emily.
"Sul nastro," le disse, indicando la linea di nastro bianco sul
pavimento accanto alla trave. "Fammene vedere uno." Fece l'esercizio,
lentamente, ma perfettamente. "Bene, altri dieci, aumentando la
velocità ogni volta. Manderò Tara qui tra un po',
ad
assicurarsi che tu finisca sempre sulla linea, e il tutto prima della
pausa pranzo di oggi."
Sasha aveva cominciato ad allontanarsi da Emily, ma si
fermò,
"Emily", disse, e lei si voltò a guardarlo. "I cinesi
pensano di
averti capito. Stanno già programmando i
Campionati del
Mondo del prossimo anno, vogliono sconfiggere gli atleti americani e
sono alla ricerca di debolezze. Tu andrai ai Mondiali il prossimo anno
e senza dubbio sarei eccellente alla trave. Si comincia oggi,
con il salto raccolto
in avanti, ma si tratta di un piano a lungo termine. Ti renderemo una
ginnasta All-Around, Emily, e il mondo non riuscirà a capire
cosa li ha colpiti."
Emily sorrise e poi i suoi occhi puntarono dietro di lui su la persona
che stava correndo verso il volteggio a piena velocità. Si
voltò e vide Payson completare il suo Yurchenko con una
doppia
torsione. "Come ha fatto?" Emily sentì borbottare. Payson
atterrò facilmente e aggrottò la fronte,
guardando
infelice il cavallo.
Sasha vide la sua occasione, "Lei lo fa perché non ha paura
di
nulla. Credo che sia qualcosa in cui l'hai aiutata tu, Kmetko."
Guardarono Payson correre di nuovo
lungo la pedana, questa volta per il
Produnova, il volteggio incredibilmente difficile che aveva contribuito
alla sua vittoria ai Mondiali. Emily si girò nuovamente
verso il
nastro sul pavimento, "Se lei può volare attraverso l'aria a
piena velocità su un Produnova, posso fare questo cazzo
di salto raccolto in avanti," la sentì mormorare.
Decise di far finta di non aver sentito la parolaccia e se ne
andò. Vide Payson venire verso di lui e quasi gemette.
Conosceva quello sguardo. "No," disse e se ne andò, "Almeno
non
oggi."
Payson lo guardò a bocca aperta, incredula: "Tu non sai
nemmeno quello che stavo per dire."
Lui strinse le labbra e sollevò un sopracciglio, "Vuoi
aggiungere una mezza torsione al tuo atterraggio dallo Yurchenko."
La mandibola di Payson si spalancò. Sasha si
limitò ad
allontanarsi ridacchiando tra sé. Sapeva che gli stava
fissando
la schiena mentre camminava verso la pedana, dove Kaylie si stava
nuovamente muovendo come un automa. Il suo sorriso svanì.
Era
veramente troppo magra e stava perdendo il tono muscolare. Non si prese
nemmeno la briga di affrontare i problemi più importanti
della
sua routine. Sapeva che c'era bisogno di qualcosa di drastico, e doveva
accadere presto. Prese mentalmente nota di chiamare Alex appena tornato
nell'ufficio della palestra.
Si allontanò da Kaylie appena in tempo per vedere Lauren
correre
verso il volteggio, saltare sulla pedana elastica e lanciarsi nello
stesso volteggio che Payson aveva appena fatto, lo Yurchenko con doppio
avvitamento, solo che, invece di misurare la forza che aveva creato
usando la pedana, colpì più forte che
poteva,
mandandosi a crollare sui un mucchio di materassini, mancando del tutto
l'attrezzo. Sasha ne aveva abbastanza. Marciò verso di lei e
la
portò via dal gruppo di ragazze in attesa per lavorare.
Sasha non avrebbe urlato. Lei si aspettava che lui urlasse. Avrebbe
sussurrato. "Pensi che fosse impressionante? Pensi che io sia in
qualche modo stupefatto del salto di potenza alla pedana che
è
finito oltre il cavallo?" Lei aprì la bocca per rispondere,
ma
lui continuò a parlare, "Eri una sostituta ai mondiali
perché la tua testa è sempre su questo o quello,
tranne
che sulla tua ginnastica; e non ti è stato chiesto di
competere,
perché lasci che le tue emozioni abbiano la meglio su di te
quando conta. O ti rimetti in sesto, Lauren, o puoi dire addio al 2012.
"
"Sasha." Alzò lo sguardo e vide Kim Keeler fargli cenno
dalla
piattaforma fuori dell'ufficio. Lasciò lì Lauren,
assolutamente senza parole.
"Che c'è?" chiese, entrando nell'ufficio e vedendo Summer al
lavoro a qualcosa che somigliava all'album di ritagli che sua mamma
faceva una volta.
"Stiamo rispondendo a telefonate da tutta la mattina, persone in cerca
di interviste con te e, beh con chiunque sia stato a Rotterdam in
realtà, persino Lauren."
"Spero che voi abbiate rifiutato." chiese, guardando verso la
pila di messaggi.
"Certo che l'abbiamo fatto, ma abbiamo anche ricevuto una telefonata da
MJ." Sasha fece una smorfia e Kim rise, conoscendo e comprendendo la
sua avversione per l'agente. "Lo so, ma ha chiamato per dire che Sports
Illustrated vuole espandere l'articolo che stanno per fare su Payson in
un articolo sulle ginnaste della Rock e il loro allenatore".
Summer finalmente alzò gli occhi dalla pistola per la colla
a caldo, "Penso
che sia una buona idea. Questo salverà Payson dalla
difficoltà di dover rispondere da
sola a
tutte le domande che il giornalista avrà riguardo l'attuale
controversia e sarà più facile presentare un lato
umano
della storia, quando il giornalista vedrà quanto
tutti voi siete
vicini e quanto la Rock sia una famiglia
più di ogni altra cosa", disse lei, tornando velocemente
a posizionare strategiche gocce di colla a caldo
sulla grande stella
rossa che stava usando come cornice per una foto di Emily ai Campionati
del Mondo.
Sasha sbuffò, "Una grande famiglia,
rumorosa, leggermente incestuosa e completamente
disfunzionale,"
mormorò appena sottovoce in modo che Summer non potesse
sentirlo, ma Kim sì e fece una risata. E tu sei il più
grande colpevole, Beloff, è solo che loro non lo
sanno. Oh, stai zitto. "Dì a MJ che lo faremo."
"Signore, io ho una telefonata da fare e si tratta di una questione medica
privata di una delle ragazze.Non dovrebbe
richiedere molto tempo, ma vi dispiacerebbe uscire?"
Entrambe apparvero confuse dalla sua strana richiesta,
ma lasciarono velocemente la
stanza. Ora,
questa telefonata sarà la cosa più difficile che
farai in
tutto il giorno, Beloff. Non mandare tutto all'aria. Compose
il numero e attese, "Alex, qui è Sasha Beloff. Ascolta, hai
un minuto per parlare di Kaylie?"
***
"E cosa ti ha detto?" Payson chiese mentre si rilassava sul futon che
avevano spostato da contro il muro dell'ufficio a davanti alla
televisione.
"Riservato, mi dispiace," disse, e si strinse nelle spalle. "Posso dire
che mi ha preso sul serio però. Probabilmente stasera
riceverai un SMS o una chiamata da Kaylie."
"Probabilmente no, conoscendo Kaylie sarà troppo arrabbiata
con
tutti per chiamare. Si chiuderà semplicemente dentro la sua
stanza." Payson scosse la testa e sospirò, appoggiandosi
contro
il bracciolo e adagiando la testa contro lo schienale alto, guardandolo
versare il popcorn in una ciotola. "Mi dispiace; possiamo solo non
parlare
di Kaylie in questo momento? E' una delle mie migliori amiche,
ma
a volte ..." si interruppe, ma era chiaro cosa intendesse.
Spostò i
piedi in modo che lui potesse sedersi.
"Va bene, è il momento di lavorare quindi. Hai i punteggi
ufficiali, iniziamo", disse, sedendosi accanto a lei e poi mettendosi i
suoi piedi in grembo. Guardarono la prima rotazione delle ginnaste
cinesi con attenzione.
"Ferma, ferma, indietro di un paio di secondi", disse Payson,
afferrando la scheda di valutazione. Si affrettò a decifrare
il
punteggio di Genghi Cho assegnato da uno dei giudici. "Guarda
lì, su quel salto in spaccata, un giudice ha dato una
penalità, credo per mancanza di flessibilità,
è di
scarsa qualità direi, quasi al limite, ma solo un giudice lo
ha
fatto. Penso che lo abbiano valutato in modo giusto ed è
solo un
centesimo di punto. Poi guarda il suo atterraggio sulla discesa." Lui
mandò avanti filmato e trovò il punto. "Guarda,
ha
fatto un piccolo salto nell'atterraggio. Tre dei sei giudici hanno
tolto un decimo; gli altri tre hanno tolto tre decimi. So che giudicare
è soggettivo, ma si è mossa solo di qualche
centimetro.
Stanno cercando di mascherare quello che stanno facendo. "
"E' brillante, davvero," Sasha disse, guardando il raccoglitore da
sopra la sua spalla, "non hanno assegnato penalità senza
motivo,
nessun errore immaginario, hanno semplicemente sommato
penalità
più severe su errori che erano già lì."
Payson sospirò: "Se sono tutti così, Sasha, per
la FIG
sarà davvero difficile da dimostrare qualcosa, a meno che
qualcuno confessi." Payson si morse le labbra, cercando di trattenere
la domanda che aveva voluto chiedergli per tutto il giorno ma che non
aveva potuto fare. "Sto per chiederti una cosa, come mio coach, non
come beh - qualsiasi cosa sia, quindi sii brutalmente onesto."
Sasha la guardò con curiosità e annuì,
"Vai, allora," disse, intrigato.
"Pensi che a me abbiano assegnato punteggi più alti per
cercare
di distrarre dal fatto che stavano sottovalutando i cinesi?"
Era una domanda seria, una a cui Sasha non aveva la risposta. Prese un
respiro profondo e sospirò: "E' possibile, e
mentirei se
dicessi che il pensiero non mi ha attraversato la mente." Lei
annuì, mordendosi il labbro. "Ma, Payson, esclusivamente sul
lato della ginnastica, butta i punteggi fuori dalla finestra. Eri
assolutamente incredibile. Abbiamo potuto osservare le routine, ma mi
hanno detto quello che già sapevo, la tua tecnica era
incredibile e la tua esecuzione è stata impeccabile. "
Payson strinse le labbra per l'incredulità, "Un'esecuzione
non
è mai perfetta. Sasha, mi hanno dato un dieci per
l'esecuzione
al corpo libero. Come non lo so, non c'è nulla neppure per
confrontarlo, ma so che ho fatto alcuni errori in quella di routine,
non abbastanza per cambiare il modo in cui sono andate le cose, ma ci
sono stati errori. "
Lui scosse la testa: "Non importa. Io assolutamente ti proibisco di
sentirti male per questo. Tu sei la migliore ginnasta del mondo ed ti
sei esibita fino e oltre questo standard."
Lei lo guardò per un lungo momento. Improvvisamente,
l'energia
sembrò passare nella stanza. Le emozioni impetuose erano una
cosa, quelle erano facilmente calmabili, ma questo era diverso, questo
era un caldo
cordone
bianco di energia che collegava un corpo all'altro. Payson
sentì
il fiato morirle in gola. Si sporse e strofinò la
sua guancia con un
dolce bacio, cercando di alleviare le correnti elettriche che le
attraversano il corpo. "Grazie," disse. Aveva appena finito di parlare
che la bocca di Sasha fu sopra la sua. Questo bacio era diverso dagli
altri. Lei non lo aveva colto di sorpresa e lui non aveva cominciato
lentamente, come per chiedere il permesso. Questo era il segno del
possesso completo e totale di Sasha su di lei. La tirò
più vicino e lei prontamente lo assecondò,
spostandosi su
di lui.
I suoi lunghi capelli biondi crearono una cortina intorno a loro mentre
Payson si muoveva a cavalcioni sulle sue gambe, le braccia di lui la
circondarono, unendo i loro corpi insieme. Sasha affondò una
mano nei suoi capelli, praticamente ancorandola a lui, mentre l'altra
mano correva lungo la schiena fermandosi alla sua fine. I seni di
Payson
erano seducentemente spinti
verso l'alto contro
il suo petto. Le loro lingue combattevano per il dominio sull'altro, i
loro denti a volte si scontravano nel loro bisogno furioso di
avvicinarsi.
Quando si divisero per prendere aria, Sasha si attaccò al
collo Payson "Non lasciare il segno," disse lei in un respiro,
spostando
i fianchi in avanti, creando un attrito sconvolgente tra i
loro
corpi. "Sasha", gli mormorò in un orecchio, alimentando il
suo
bisogno di essere ancora più vicino a lei. Sasha si
spostò leggermente e gemette di piacere quando
sentì la
sua coscia spinta tra
le sue gambe. Gettò
la testa all'indietro per il piacere, non avendo mai sentito niente di
così intenso prima.
Poi, proprio come in albergo a Rotterdam, lei si era improvvisamente
allontanata, dall'altro lato del futon, aveva raggiunto il
telecomando e premuto play. Mezzo secondo dopo, quando lui
riacquistò meglio i sensi, vide che qualcuno aveva acceso le
lampade a fluorescenza della palestra e sentì il click-clack
rivelatore di scarpe col tacco alto sulla scala di metallo. La
guardò con gli occhi spalancati, ancora più grato
di
prima che fosse così attenta.
"Sasha, oh, ciao Payson, che cosa ci fate ancora qui?" chiese Summer
mentre entrava nell'ufficio, completamente ignara della tensione nella
stanza che poteva essere tagliata con un coltello.
"Stiamo guardando il filmato di Rotterdam e confrontandolo con il
resoconto ufficiale presentato dai giudici dopo l'incontro cercando di
individuare le differenze," spiegò con calma Payson, anche
se il
suo viso era ancora arrossato e le labbra erano gonfie in un modo che
urlava che era appena stata baciata profondamente.
"Sembra interessante," disse
Summer, ovviamente
non così entusiasta all'idea di valutare i dettagli
minuscoli di
routine di ginnastica d'elite. "Avete avuto fortuna?"
Sasha finalmente parlò, "Sì, pensiamo di capire
la loro strategia, ma abbiamo visto solo
una rotazione fino ad ora."
Lei sorrise incoraggiante, "Beh, non mi permetto di interrompervi. Sono
tornata solo per l'album su cui stavo lavorando. Buona notte, voi due.
Non lavorate troppo."
Non tirarono un sospiro di sollievo fino a quando non sentirono la
porta della palestra chiudersi.
"Beh, c'è mancato poco," mormorò e Payson non
poté farne a meno, si mise a ridere. Dopo averla guardata
per un
attimo, si unì a lei. Sì,
si sta ridendo ora, ma uno di questi giorni finirete per farvi
sorprendere, Beloff. E poi cosa? Pensaci domani. In questo momento, hai
una cospirazione da capire.
"Dai, avanti finiamo questa cosa. Domani voglio essere in
grado
di dire ad Emily che si è guadagnata la sua medaglia
d'argento,"
disse Payson, raccogliendo di nuovo il raccoglitore e mandando avanti
velocemente sino alla finale delle parallele asimmetriche. Sasha
annuì e prese la penna, pronto a segnare la routine e a
confrontarla con il risultato ufficiale.
Il giorno seguente, dopo che lui e Payson ebbero documentato la loro
teoria, chiamò il suo vecchio amico, Andrei e
mandò il bastardo nel prossimo secolo a calci nel sedere.
Note: *"Inaccettabile.
Ti chiamo domani. Sì, arrivederci." ESPN
è un canale tv esclusivamente sportivo. FIG
Federazione Internazionale di Ginnastica
Onestamente non saprei come spiegare in modo chiaro lo Yurchenko,
perchè un insieme di altri elementi, come la rondata e il
flic-flac. Wikipedia lo spiega così Nel
movimentoYurchenko,
il (o la) ginnasta esegue una rondata (1/2 avvitamento) sul trampolino
e appoggia le mani all'indietro sulla tavola del volteggio.
È
quindi un movimento che avviene durante il pre-salto. Il ginnasta, dopo
aver effettuato la battuta sulla tavola esegue il volteggio vero e
proprio, che può essere composto da elementi semplici o
elementi
più complessi: da singole rotazioni o avvitamenti, a
rotazioni o
avvitamenti multipli. Credo che un video possa
chiarire ulteriormente. http://www.youtube.com/watch?v=VYbSJS0glLY
Questo è invece il Produnova: http://www.youtube.com/watch?v=-w22XGbAjZk
Nel
video è la stessa Produnova ad eseguirlo. Era il '98 e si
usava
ancora il cavallo senza maniglie. Siccome è stato causa di
parecchi incidenti, dal 2000 si usa un nuovo cavallo, chiamato anche
'tavola da volteggio' (i ginnasti la chiamano anche lingua, per la sua
forma). E' quella che si vede nei telefilm.
E ovviamente grazie a tutte/i voi che leggete. Io e JCI vi ringraziamo.
Payson gemette quando sentì la sveglia del suo
cellulare spegnersi. Perché
è così facile alzarmi per allenarmi, ma per i tre
giorni in cui sono a Los Angeles, riesco a malapena ad uscire dal letto
ore dopo rispetto a quando mi alzo di solito? Oh, aspetta, lo so
perché, perché questo fa schifo.
Diede uno sguardo circolare alla stanza, la sua valigia era pronta e
lei era molto più che pronta a partire, dopo l'impegno
finale
del viaggio di tortura di tre giorni. Shooting fotografici, interviste,
due spot pubblicitari e falsità costante dalle persone con
cui
aveva lavorato, era tutto sufficiente per farle avere nostalgia di casa
e persino dei piccoli drammi
che nascevano allenandosi alla Rock.
"Domani, domani sarò a casa. Domani mattina mi
sveglierò
e andrò dritta alla Rock. Sasha sarà
lì a mangiare
il suo Shredded Wheat e tutto tornerà alla
normalità",
disse ad alta voce. Il pensiero di tornare a casa era una motivazione
sufficiente per costringerla fuori dal letto king
size dell'Hotel.
Andando verso la doccia, si accorse che aveva ricevuto un sms di Emily.
Diceva: Torna a
casa presto, salvami dal coach più scorbutico del mondo!
Payson rise e le rispose velocemente: Sn casa dmn. Nn vedo l'ora. Sms
prima ke parto.
Sorrise al pensiero di un Sasha irritabile che marciava in
giro per la Rock abbaiando gli ordini alle ginnaste. Forse
gli manco. Ah. Molto probabilmente è in uno stato di
frustrazione quasi costante e si sta scaricando sulle persone che lo
circondano. Payson sospirò. Era frustrata
anche lei. Il loro ultimo bacio non si poteva nemmeno chiamare un
bacio, ma
Payson era rabbrividita al pensiero di chiamarla una sessione di
pomiciata, quindi aveva optato per un'altra parola: incontro. Il solo
pensiero del loro ultimo incontro le fece battere il cuore. La loro
attrazione era come una forza della natura, sembrava che ci fossero
momenti in cui entrambi erano incapaci di controllarla.
Sospirò,
fissando se stessa nello specchio del bagno e poi tirando i capelli
fuori dalla coda di cavallo arruffata. Guardò il pigiama
nuovo,
gentile concessione del suo accordo di sponsorizzazione con Victoria 's
Secret. Probabilmente a
Sasha sarebbe piaciuto quel piccolo completo
piuttosto che il set di flanella con le pecore sopra. Non che Sasha
l'avrebbe vista in pigiama tanto presto. Era qualcosa di cui avevano
parlato, prima che Payson partisse.
Erano nella piccola
palestra della
Rock molto tempo dopo che tutti se ne erano già andati per
la
notte. Lei era rimasta con il comodo pretesto di restare fino a tardi a
lavorare su una nuova, più creativa entrata alle parallele
asimmetriche. Dopo aver esaminato il filmato dei Campionati del Mondo,
avevano capito che il margine di vittoria di Payson sarebbe dovuto
essere molto più piccolo e lei non aveva intenzione di
lasciare
che Genghi Cho guadagnasse terreno nell'anno che mancava ai prossimi
Campionati del Mondo. Nessuno metteva in dubbio l'etica del lavoro di
Payson. Avevano lavorato sulla sua entrata per le parallele per circa
un'ora, ma quando si erano trovati nella piccola palestra, alla ricerca
di una fasciatura per coprire una vescica sulla mano di Payson ,
le
cose erano andate rapidamente fuori controllo.
"Tira su la mano, te la fascio," disse, in lotta con il contenitore di
plastica che conteneva il rotolo della benda. Finalmente
riuscì
a estrarla e Sasha le sorrise in trionfo.
Ridendo, gli tese la mano. Lui le avvolse la mano con perizia,
abbastanza stretta in modo che non si sciogliesse, ma rimanendo
comunque in grado di piegarsi, così che che potesse
allenarsi
senza problemi.
"Grazie," disse, piegando la mano per assicurarsi che avesse l'ampiezza
di movimenti di cui aveva bisogno.
"Nessun problema". Si allungò dietro di lei, per afferrare
il
contenitore vuoto, ma non riuscì nemmeno ad avvicinarcisi.
Si
erano immediatamente resi conto di quanto fossero
vicini i loro corpi, la vicinanza che quasi aumentava la temperatura
della stanza. Uno dei due si sporse in avanti, o forse lo fecero
entrambi.
Ogni volta che la loro attrazione traboccava, sembravano trovare un
nuovo modo di baciarsi. Quella notte nella palestra, le loro bocche si
incontrarono in umidi, caldi, baci lenti, le loro lingue ballarono sensualmente
insieme. Gli unici suoni erano quelli dei loro labbra che si separavano
e entravano di nuovo in contatto più volte.
Per la prima volta, Payson sentiva che c'era davvero qualcosa tra loro.
Le mani di Sasha corsero lungo il suo corpo, sfiorando dolcemente i
lati del seno e, infine, afferrarandole le cosce. Payson colse l'invito
e gli avvolse le gambe intorno, tirandolo più vicino.
"Payson," gemette e rinnovò l'attacco deliberato della sua
bocca. Payson non sapeva come fosse successo, ma si era ritrovata
sdraiata sul tavolo. Le sue mani vagavano liberamente adesso,
scivolando sotto la camicia, lungo la schiena di Sasha, graffiandolo leggermentele con
le unghie, Sasha la teneva saldamente per i fianchi, ruotando
lentamente i loro bacini uno contro l'altro. Payson poteva sentire
l'evidenza della sua eccitazione premere contro di lei. Entrambi si
tirarono indietro per un attimo, limitandosi a guardarsi e respirando
affannosamente.
Poi, rapidamente come era iniziata, era finita. "Dobbiamo fermarci," mormorò Sasha.
Payson si calmò un po' e chiuse gli occhi. Lui
posò le
labbra contro la sua fronte e l'aiutò a scendere dal tavolo.
Payson si portò una mano al petto, desiderando che il suo
cuore
smettesse di correre. "Non possiamo continuare a fare così",
disse, ancora senza fiato. "Abbiamo detto che avremmo aspettato. Che
avremmo messo tutto questo da parte fino alle Olimpiadi".
Rimase in piedi davanti a lei, le mani sui fianchi, arrotolando la
lingua tra i denti mentre pensava. "Hai ragione. Qui stiamo rompendo
tutte le regole, anche quelle che abbiamo creato noi. Questo, sarebbe
una grossa distrazione
per te, preoccuparti se veniamo beccati o se abbiamo litigato. No,
c'è una ragione se esiste una regola 'niente
appuntamenti'
in questa palestra e credo che si applichi anche a me."
Payson rise, ma si fece seria mentre parlava, "Solo se stai uscendo con
una delle tue ginnaste, che rompe anche un sacco di altre regole. Non devi..."
Sasha la interruppe. "Ma
io devo",
disse, ovviamente nascondendo qualcosa, non disposto a dire quello che
pensava. Lei lasciò perdere.
"Va bene, e allora,
questo - qualunque cosa sia, quando ci baciamo. Stasera è la
fine "
"Per ora," disse. "Fino
a quando non avrai quella medaglia d'oro al collo." Payson si guardò allo specchio e
sospirò. Ed era
così che si erano divisi, ancora una volta. Entrambi
sapevano
che non era una soluzione realistica. Alla fine tornavano sempre l'uno
verso l'altro. Sentì bussare alla sua porta. Credendo che
fosse
MJ, lasciò la porta aperta per permettere alla sua agente di
entrare.
"Wow, ehilà, Keeler," disse Austin
Tucker , mentre la fissava apertamente.
"Pigiama fantastico."
Payson si massaggiò le tempie velocemente sperando in un po'
di
sollievo da un mal di testa in rapido sviluppo, "Questa mattina
continua a migliorare sempre di più." Non si prese nemmeno
la
briga di cercare un accappatoio, si limitò ad allontanarsi
"Che
c'è?" Austin era a Los Angeles praticamente per lo stesso
motivo
di Payson, anche se stavano sponsorizzando aziende e prodotti diversi.
Austin entrò nella stanza d'albergo, chiudendo la porta
dietro
di sé. "MJ era giù nella hall. Ha detto che la
tua auto
per il servizio di Sports Illustrated parte tra dieci minuti e di
raggiungerla di sotto al più presto."
"Merda," disse Payson, afferrando i suoi vestiti dalla sedia dove li
aveva lasciati la sera prima e correndo in bagno a cambiarsi.
"Mi ha invitato ad aggregarmi," le gridò
Austin.
"MJ?" chiese Payson, strattonando la camicia sopra la testa.
"Sì," disse, lasciandosi cadere sul letto. "E' in
spiaggia, quindi mi piacerebbe venire, ti va bene?"
Payson volò fuori dal bagno, chiudendo la zip dei jeans,
e legò i capelli raccogliendoli in uno chignon
disordinato.
Afferrò la borsa e mise gli occhiali da sole in testa.
"Certo,
perché no. Andiamo", disse, spingendolo fuori dalla porta di
fronte a lei.
"Sai, tu hai preso il look arruffato da celebrità e l'hai
reso
una scienza, e sei stata a Los Angeles solo tre giorni. Bel
lavoro, Keeler," disse mentre salivano in ascensore.
"Chiudi il becco, Austin," disse, facendo scivolare gli occhiali da
sole fino a coprire gli occhi privi di sonno.
***
Sasha sapeva di essere completamente irragionevole. Sapeva che i suoi
ginnasti pensavano che avesse completamente perso il senno e sapeva che
doveva ricominciare a controllarsi. Qualcuno avrebbe fatto due
più due e avrebbe capito che il suo cattivo umore era
coinciso
con la partenza di Payson ed era aumentato costantemente da allora.
"Sai, li stai spaventando," disse Summer,
andando verso di lui, che stava osservando l'esercizio alle parallele
di Lauren.
"Hmm", concordò.
"Ho bisogno che firmi questo," disse lei, porgendogli una cartelletta
con alcuni documenti allegati. "E' la nota spese di
Rotterdam."
Lui sfogliò le pagine rapidamente e poi firmò e
siglò dove Summer aveva messo dei post-it in colori
pastello.
"Grazie," disse. "Senti, Sasha, so che abbiamo deciso di smettere
di vederci tra noi, ma questo non significa che non possiamo essere
amici."
Lui la guardò, "Non è quello che siamo?" chiese,
confuso.
Dopo la loro 'rottura', se si poteva chiamare così, erano
stati
gentili l'uno con l'altro, e non in modo falso.
Summer annuì in fretta, "Volevo solo essere sicura che non
pensassi che io mi stessi - che io mi stessi struggendo o altro", disse.
"Non ti stai struggendo, capito", disse, guardando Lauren smontare
dalle parallere e salutare. "Ottimo lavoro, Lauren." Sembrava che la
chiacchierata che aveva avuto con lei la settimana scorsa avesse fatto
centro.
"In realtà sto vedendo qualcuno," disse mentre lo seguiva
verso
la trave bassa per guardare Emily lavorare sul suo raccolto salto.
Lui la guardò, inarcando le sopracciglia, "E' fantastico,
Summer." Voleva assicurarsi che sapesse che lo intendeva sul
serio,
"Davvero, sono felice per te."
Lei annuì, "Bene, perché mi verrà a
prendere per
il pranzo tra dieci minuti e io non voglio che sia imbarazzante."
Ah, quindi è
così, non volevi una scenata di fronte al tuo nuovo ragazzo.
"Nessun imbarazzo. Ora, se mi vuoi scusare," disse,
sorpassandola per correggere la posizione delle mani di Emily.
Sasha la osservò fare tre passi e eseguire il salto,
atterrando
con le mani in posizione corretta questa volta, "Eccellente", disse.
"Ora, fallo fino a quando non smetti di cadere." Dopo aver visto il
video più e più volte, lui e Payson avevano
scoperto che
Emily aveva di fatto guadagnato la sua medaglia d'argento ai Campionati
del Mondo. Sembrava che a quel punto gli altri giudici avessero capito
che l'imbroglio era in corso e avevano iniziato a compensare con
il loro punteggio
le decisioni dei giudici corrotti. Nonostante il fatto che Sasha avesse
sperato che Emily sarebbe stata in grado di mantenere il suo livello di
fiducia sulla base di una routine ben eseguita e non su come i giudici
l'avessero valutata, era contento che avesse di nuovo la sua
spavalderia e che stesse lavorando molto duramente.
Stava per andarsene quando sentì un ronzio.
Abbassò lo
sguardos sulla borsa da palestra di Emily, vicino al tappeto. "Emily,
un telefono cellulare in campo, sul serio?" chiese in totale e completa
frustrazione.
"Payson ha detto che mi avrebbe scritto prima di partire da Los
Angeles", disse Emily. Era in vibrazione e nella mia borsa. Io non
avevo intenzione di controllare", protestò leggermente prima
di
andare verso la sua borsa per spegnere il telefono. "Oh mio Dio," disse
piano mentre controllava il messaggio in fretta.
"Cosa? Sta bene?" Sasha chiese, cercando di mantenere la voce sotto
controllo. Il suo silenzio prolungato non stava aiutando a calmare la
sua ansia. "Emily?"
"Sta bene", disse Emily, "Sta per salire in aereo e sarà a
casa in poche ore."
"E la tua reazione? Di che si trattava?" chiese, sicuro che ci fosse di
più in quella storia.
"Niente", disse Emily, chiudendo il telefono e rimettendolo nella
borsa. Sasha strinse le labbra e lasciò perdere.
Pochi minuti dopo, era di sopra nell'ufficio della palestra, cercando
di ignorare Summer che si preparava per il suo appuntamento a pranzo,
quando il suo telefono iniziò a vibrare. Vide che era un
messaggio di MJ con una foto allegata. "Non solo la più
grande
ginnasta del mondo", lesse nel messaggio. Cliccò un pulsante
per
rivelare l'immagine. "Oh mio Dio", disse. Era Payson, ma era
completamente diversa. Tanto per cominciare indossava solo un bikini
bianco ed era completamente bagnata, seduta sulla
spiaggia sopra
una tavola da surf. Ma non era questo. Era l'espressione del suo viso
mentre guardava la macchina fotografica, emanava innocenza e sesso al
tempo stesso. Era una combinazione letale, quella di cui era
già
caduto vittima. "Maledizione ", disse, strofinandosi la mano sul viso e
cercando di soffocare l'ondata di lussuria che lo attraversò
mentre guardava la foto.
"Che c'è?" chiese Summer, con la preoccupazione sul viso per
la sua reazione.
"Uh," esitò. Puoi
anche dirglielo, Beloff. L'immagine sarà pubblicata
abbastanza presto. "MJ mi ha mandato la foto finale del
servizio fotografico di Payson di oggi."
"Oh!" esclamò, "Fammi vedere", disse. Lui le
passò il telefono e aspettò. "Oh mio Dio".
Note: Anche se questo capitolo è stato divertente da
tradurre per alcune
cose (Austin mi fa sempre ridere e vi anticipo che avrà il
suo
spazio), c'è un punto che mi ha fatto dannare e che non sono
certa di aver ben reso. Quando Payson e Sasha si baciano non sono nella
palestra dove si allenano le ginnaste, ma in una piccola palestrina con
gli attrezzi tipici da palestra come i pesi, il tapis roulant, etc etc.
Perdonatemi se è poco chiaro in traduzione.
Grazie a tutte voi ragazze che recensite e grazie a tutti voi che
leggete in silenzio. Sono contenta che NJYbA vi piaccia.
Payson sappe di essere nei guai quasi nel momento in cui
varcò
la porta "Mamma? Becca? Sono a casa", disse, trascinando la valigia
lungo il corridoio. La lasciò vicino alla sua camera da
letto e
si diresse verso la cucina.
"Mamma?" disse, vedendo la madre alla ricerca di qualcosa nel
frigorifero. Sua madre non si voltò e non rispose.
Payson si morse il labbro. Ha
visto la foto.
Si appoggiò al bancone della cucina e attese. Finalmente,
sua
madre si voltò, con tre patate in mano e la
guardò.
Posò le patate sul bancone, mise in mano a Payson il
pelapatate
e cominciò a mescolare qualcosa sui fornelli. Payson aveva
preso
il pelapatate e aveva iniziato a sbucciare quando la madre
sbatté il cucchiaio sul bancone e si sporse verso di lei.
"Che
cosa stavi pensando quando è stata scattata quella
fotografia,
Payson?"
Non posso dirle che
stavo pensando a
Sasha e quella notte nella stanza per l'allenamento. Aspetta, si
riferisce a quello che stavo pensando in generale, a come ho permesso
che accadesse. Payson si strinse nelle spalle: "Non lo so.
Sapevi ciò che stavo facendo. Ne abbiamo parlato. Hai detto
che
fino a quando mi sentivo a mio agio a farlo, allora tu mi avresti
sostenuto. Non sono in topless, non è in alcun modo
offensivo. MJ era entusiasta. Austin pensava che fosse incredibile. "
"Austin?" Kim strinse gli occhi con sospetto. "Austin era al servizio
fotografico?"
"Stava lì in giro. Non aveva niente da fare prima di tornare
a
casa che poltrire all'hotel. Non capisco perché stai
reagendo in
questo modo. Non sono venuta bene?"
Kim scosse la testa: "Non si tratta di avere un bell'aspetto o no,
Payson. Sei fantastica in questa foto", disse, tirando fuori la copia
che aveva stampato in ufficio quel giorno. "Si tratta dell'immagine
che stai presentando. Che cosa vedi quando guardi questa?"
Payson si strinse nelle spalle: "Vedo me."
"Sei tu questa, Payson? Davvero?"
"Questo è ridicolo. Non ho dodici anni, mamma. Il fotografo
mi ha
detto di pensare sexy, di pensare a qualcuno che io volevo e di
mostrarlo con gli occhi, e questo è quello che ho fatto.
Questo
è il risultato. È così difficile
credere?" Dannazione,
troppe informazioni.
Kim guardò la figlia, senza parole per un attimo, "Ed era
Austin quel qualcuno?"
Payson sbatté la mano sul bancone, "Non mi interessa Austin
Tucker. Era fantasia, mamma, un ideale e nient'altro. Le
Olimpiadi
sono distanti ancora due
anni e io sono la migliore ginnasta al mondo. Lo capisci vero?"
"Certo che si," disse, e sospirò. "Sai che andrebbe bene se
ti
piacesse Austin, vero? Nonostante la 'regola niente appuntamenti.'
E' normale avere sentimenti per i ragazzi, anche se non ci si
vuole sentire in quel modo. "
Payson resistette all'impulso di alzare gli occhi, "Lui mi piace, solo
che
non in quel modo. E' un amico", disse. "In realtà,
è più simile al fastidioso fratello maggiore che
non ho
mai avuto", disse, ricordando quando in una
strada di Los Angeles, dopo che avevano cenato con MJ, Austin le
aveva messo la testa sottobraccio e poi gliela aveva strofinata con le
nocche*.
C'erano paparazzi ovunque e avevano sicuramente fatto una foto: lui che
sorrideva come un idiota, un braccio intorno al collo di Payson, che
agitava
braccia inutilmente mentre lui le scompigliava i capelli. Era sicura
che la foto sarebbe stata pubblicata su un tabloid con qualche
didascalia divertente come, "L'Aerodinamico" Duo o che il Signore
l'aiutasse, "Paystin."
Devo assicurarmi di
parlarne con Kaylie prima che venga fuori.
Mentre erano al servizio fotografico, lui l'aveva
fisicamente
gettata in acqua dopo che il fotografo aveva finito e lui e MJ si erano
seduti sotto un gazebo decidere quale foto da utilizzare. L'aveva
chiamata la loro nuotata celebrativa, un giro di vittoria. Non c'era
stata nessuna scintilla, nessuna tensione, solo alcuni schizzi, un paio
di immersioni e risate. Era decisamente come un fratello.
Kim sospirò, "Allora, Pay, questa espressione, comunque? Hai
solo diciassette anni. Non avresti potuto usare uno di quei tuoi
luminosi sorrisi?"
Payson si strinse nelle spalle, "L'ho fatto. Devono aver fatto
centinaia di scatti, mamma. Il fotografo ha pensato che questo fosse il
più genuino."
Kim sbuffò: "Ed ecco a voi Los Angeles. E' ovvio che abbia
pensato che l'unica foto dove stavi fingendo fosse la più
genuina del mucchio."
Payson fece una smorfia e cominciò a pelare le patate,
"Sasha,
uh, Sasha l'ha vista?" chiese, senza distogliere gli occhi dalle patate.
Sua madre rise: "Sì, lo ha fatto. Onestamente, ho pensato
che
sarebbe inorridito, l'ultima cosa che vuole è che voi
ragazze
veniate sfruttate in qualsiasi modo, ma io ero più sconvolta
di
lui. Io credo che lui se lo aspettasse. "
Payson annuì: "E papà?" chiese.
"Sii solo felice che sia in Minnesota e non qui. Voleva citare in
giudizio il fotografo." Payson rabbrividì.
"Voi due vi rendete conto che questa fotografia pagherà per
intero il mio primo anno alla UC Boulder, vero?"
Kim corrugò la fronte a sua figlia, "Noi, in
realtà, lo
capiamo benissimo. Non è questo punto. Sei sicura che sei a
tuo
agio con questa fotografia, Payson? All'inizio di quest'anno ti sentivi
così a disagio, non stai facendo questo solo
per dimostrare qualcosa a tutti, vero? "
Payson sospirò e sollevò la fotografia, "Guarda
questa foto, mamma. Guardala davvero.
Ti sembro così a disagio con me stessa? Pensavo che volessi
che
io fossi orgogliosa della mia femminilità. Beh, è
così. Io sono orgogliosa di come appaio. Sono
orgogliosa
che le ragazze guarderanno questa foto e vorranno essere come
me, sono orgogliosa del fatto che i ragazzi la guarderanno e
ne
saranno attratti. Non capisco come possa trattarsi di una brutta cosa."
Kim scosse la testa: "E' fantastico, tesoro. Non sono sicura che tuo
padre la vedrà in questo modo, ma..." si interruppe.
"Ho intenzione di andare a trovare Kaylie per vedere come se la sta
cavando con tutta la storia del trattamento agli pseudo-arresti
domiciliari. Avevo promesso che mi sarei fermata da lei per una visita
prima di partire, ma non ne ho mai avuta l'occasione." Dopo la
telefonata di Sasha ad Alex, i genitori Cruz, che combattevano
praticamente tutto su,
finalmente avevno concordato su
qualcosa. Kaylie aveva bisogno di aiuto. Non era tornata alla Rock da
quel momento, passando ogni giorno con uno specialista in anoressia,
lavorando sul suo ritorno ad un peso normale e un aspetto
più
sano.
Kim annuì, "Va bene, oh e mi fai un favore? Ti fermi alla
Rock
quando torni indietro? Becca e altre ragazze del livello otto sono
rimaste fino a tardi stasera. Mi risparmi un viaggio."
"Certo, non avevo intenzione di rimanere a lungo da Kaylie, comunque."
***
Il viaggio fino dai Cruz fu veloce, ma era come entrare in un
altro mondo. La loro casa ancora intimoriva Payson.
"Ehi Leo," disse, quando il fratello maggiore di Kaylie uscì
dalla porta proprio mentre lei camminava verso il vialetto.
"Oh, hey Payson, come ti hanno trattata in California?" chiese, con un
sorriso.
"Non male, contenta di essere tornata. Kaylie è a casa?"
chiese.
Il suo sorriso si spense, "Sì, è di sopra. Vai
pure"
Payson fece la strada che aveva fatto tante volte, su per le
scale e a sinistra nella stanza di Kaylie. Bussò.
"Entra," sentì chiamarla la voce di Kaylie.
"Ehi," disse, infilando dentro la testa, vedendo Kaylie sul suo letto a
sfogliare una rivista con uno spesso pennarello
nero in mano.
La sua amica alzò gli occhi e sorrise: "Ehi, Pay," disse
Kaylie,
il suo livello di entusiasmo molto più alto di quanto Payson
si
aspettasse. L'ultima volta che si erano viste, Kaylie era svogliata e
molto silenziosa.
"Uh, Kaylie, cosa stai facendo?" chiese Payson, vedendo che la rivista
aveva un sacco di grande X nere sulle pagine.
"Terapia", disse con un tono beffardo. "Il mio strizzacervelli dice di
sfogliare questa rivista e mettere un croce su tutte le fotografie che
rappresentano un'immagine poco realistica del corpo."
Payson rabbrividì, "Wow, suona terribile," disse e
Kaylie rise.
"Non ne hai idea, ma davvero non voglio parlare di terapia. Sta andando
bene e io sto meglio, invece voglio sapere tutto della California e del
tuo servizio fotografico e questo è un bel completo, l'hai
preso
a Los Angeles?"
Payson abbassò lo sguardo, era uno dei completi che aveva
ricevuto da Lucky Brand Jeans, uno dei marchi a cui faceva da
testimonial che si era presentato nello stesso giorno della Gatorade.
"Grazie, sì, è incredibile. Ora ho i soldi per
pagare per
cose come questa e nessuno me lo permette, non fanno altro che dare
tutto via gratis."
Kaylie rise, "Sì, è pazzesco. Allora dimmi del
servizio
fotografico. Sai quale immagine hanno intenzione di usare e quanto ci
vorrà per pubblicarla? Che tipo di costume da bagno hai
indossato?"
Payson sorrise, tirando la foto finale dalla borsa, "Ecco, ma solo
perchè tu lo sappia, è stata ritoccata e non
usare il
pennarello, è l'unica copia che ho," disse e la
consegnò
alla sua amica.
"Oh mio Dio, Pay, sei fantastica. Dio, sei così sexy. I tuoi
genitori devono essere andati fuori di testa,"
indovinò Kaylie.
"Date alla ragazza un premio!" Payson scosse la testa e si sedette sul
letto. "Mia madre e io ne abbiamo parlato, ma credo che pensi che
dovrei essere più a disagio con questo. Io un po' mi ci
sento
così, però," disse con un sospiro.
"Austin era
lì." Introdusse l'argomento con attenzione. Sapeva che,
nonostante le proteste della sua amica, aveva dei sentimenti
per
Austin ed erano molto diversi dall'affetto fraterno che lei stessa
provava per lui.
"Uh, sì, lo so. Lauren me l'ha detto," disse Kaylie, trovando
improvvisamente molto interessante
un filo allentato nel suo copripiumino.
Payson strinse le labbra, "Ci scommetto che lo ha fatto. Guarda Kaylie,
non hai niente di cui preoccuparti. Io non sono interessata ad Austin e
lui non è assolutamente interessato a me, per niente. Volevo
solo farti sapere che probabilmente ci sarà una foto. MJ ci
ha
portato fuori a cena una sera e Austin ha deciso di farmi uno scherzo
idiota fuori dal ristorante di fronte a una trentina di paparazzi."
Kaylie annuì: "Perché dovrebbe darmi fastidio?
Non sono interessata ad Austin Tucker."
Payson sospirò, "Ho solo pensato che avresti dovuto sapere."
Si sta auto-ingannando.
"Così, quando pensi che ti daranno il via libera per
tornare?"
"Non appena sarò pronta ad affrontare le pressioni emotive e
fisiche di
allenarmi come un atleta d'elite in modo sano e responsabile."
Alzò le spalle impotente.
"Wow, è la citazione esatta?" Payson chiese,
"Perché
penso che avrei potuto colpire qualcuno se l'avessero detto a me."
Kaylie annuì: "Sì, il problema è che
ha ragione,
il medico che l'ha detto, voglio dire. Sono stata così
stupida e
non posso tornare indietro ad allenarmi fino a quando posso conviverci."
"Beh, manchi davvero a tutti. Non vedo l'ora che torni."
Kaylie rise: "Sì, tu vuoi che io torni così Sasha
potrà dividere di nuovo la sua attenzione fra le quattro
ragazze
dell'elite, invece fra tre. Emily ha detto che sta diventando
insopportabile."
Payson si strinse nelle spalle, "Non mi importa, solo che sarebbe bello
averti indietro".
Kaylie prese di nuovo la foto. "Quindi, esattamente quanto ritocco
è stato usato?"
"Oh, tonnellate," disse Payson con un sorriso. "In realtà,
non tanto quanto pensavo, però adesso
possono farlo proprio lì durante il servizio. È
stato così fico guardare mentre lo facevano."
"E questa bella abbronzatura che hai?" disse, indicando il colore della
pelle ora quasi uguale, mettendo un braccio accanto al suo.
"Spray," rispose, "se ne andrà tra una settimana o
giù di lì." Payson improvvisamente
provò l'ardente
desiderio di rovesciare tutto su Kaylie, dal bacio spontaneo ben prima
dei Campionati del Mondo all'intenso incontro poco prima di partire per
Los Angeles. Non poterne parlare era uno schifo.
"E' davvero bello riaverti, Pay".
"E' bello essere tornati."
***
Sasha si piantò davanti al volteggio, guardando le ginnaste
del livello 8 fare ripetutamente
lo Tsukahara. "Ottimo Becca," disse, guardando Becca Keeler atterrare
dal volteggio senza problemi. Non
ha il talento naturale di sua sorella o la sua determinazione, ma
è sicuramente adatta al NCAA, se vuole. "Va
bene, signore, per stasera ottimo lavoro. Potrete continuare domani.
Becca,
Ashley, voi due aggiungerete una mezza torsione, ricordatelo a Tara
quando inizierà a lavorare al volteggio con voi domani."
"Sì, Sasha," dissero in coro e si affrettarono verso gli
spogliatoi. I genitori avevano cominciato gironzolare, dato
che
era stato detto loro di venire a prendere le ragazze alle otto
precise.
Fece un cenno al gruppo che si aggirava intorno alla porta e corse in
ufficio prima che qualcuno potesse monopolizzarlo su quando il loro
piccolo tesoro sarebbe stato pronto per passare al livello 9.
Entrò nel suo ufficio e non riuscì a credere a
quello che
vedeva. Payson era seduta sulla sua scrivania, a sfogliare una rivista.
"Uh, ciao", disse, anche se era più che altro una domanda.
Non si aspettava di vederla fino al giorno successivo e ora si sentiva
come se fosse in qualche modo stato sorpreso con i pantaloni abbassati.
E' incredibile, vecchio
mio.
Nell'immagine appariva grondante di pura sensualità,
attirandolo
con i suoi occhi e le curve morbide del suo corpo. Sembrava
più
morbida adesso che nella foto. I suoi capelli erano asciutti e
cascavano sulla schiena in morbide onde bionde. Indossava una camicia
di denim con le maniche lunghe arrotolate, sopra ad una bella blusa di
cotone color crema e una gonna bianca con cuciture blu. Le gambe le
erano incrociate, il piede in alto dondolava ad un ritmo silenzioso.
Quella era una cosa che l'immagine non aveva catturato. Aveva belle
gambe, muscolose e toniche, come tutte le ginnaste avevano, ma dotate
di una snellezza ottenuta con ore di duro lavoro in palestra per
perfezionare il suo nuovo stile artistico. E'
assolutamente bellissima ed è tua, se sei disposto ad
aspettare. Se puoi essere un gentiluomo e smettere di attaccarla ogni
volta che si avvicina.
Si schiarì la gola per segnalarle la sua
presenza.
"Ehi, mi dispiace," disse saltando giù dalla scrivania. "Ho
visto un'orda di genitori arrivare e io non avevo voglia di ..."
"Essere lusingata da persone con il doppio della tua età che
sperano che in qualche modo tu possa passare il tuo talento sulla
figlia e magicamente trasformarla in una campionessa olimpica?"
indovinò, avendo avuto quest'esperienza una volta o due
nella
sua vita.
Payson rise, "Esattamente, voglio solo prendere Becca," disse.
"Si sta cambiando," disse, avvicinandosi con un passo abbastanza da
poter
sentire il suo shampoo e qualcosa di diverso, un nuovo profumo forse.
"Com'era Los Angeles?"
Gemette, "Caotica, molto caotica. Sono così felice di essere
tornata. MJ è stata una schiavista e Austin era una spina
nel
fianco*. Non riesco a credere a quanto abbiamo fatto in tre giorni."
Sasha sorrise: "Ho sentito del tuo servizio fotografico di oggi,"
disse, sorridendole.
"Lo so, mia madre me l'ha detto. Sai, probabilmente saresti dovuto
essere un po' più indignato. Ha pensato che fossi
più
sconvolto dal fatto che la rivista mi stesse sfruttando", disse Payson,
prendendolo volutamente un
po' in giro.
Lui rise e fece un passo avanti, "Piuttosto di come li stai
sfruttando tu. Quella foto sta per farti conoscere al mondo: atleta di
classe mondiale di giorno e oggetto delle fantasie notturne di
ogni maschio dai dodici
ai novantadue anni.
Vorrei solo essere stato lì a vedere io stesso. Hai un
aspetto
assolutamente spettacolare, amore." Maledizione,
eccoci di nuovo. Fai un passo indietro, Beloff. Ci sono venti genitori
in piedi a meno di tre metri di distanza da qui e la sua sorellina sta
per venire a cercarla da un momento all'altro.
Payson gli sorrise e inclinò un po' la testa di
lato.
Fece un passo in avanti in modo che fossero quasi pressati insieme, ma
non del tutto. "Beh, allora è
una buona
cosa mi abbiano lasciato tenere il costume da bagno, non
è
vero?" disse, superandolo e uscendo dall'ufficio, apparentemente per
andare a cercare sua sorella e tornare a casa.
Sasha si lasciò sfuggire un respiro tremante. Si
avvicinò
alla finestra del suo ufficio e la guardò recuperare Becca
da
dove stava parlando con alcuni dei suoi amici. Lasciarono la palestra
in fretta, Payson alzò gli occhi al suo ufficio per
un'ultima
volta prima di uscire. Anche da quella distanza poteva vedere i suoi
occhi scintillare divertiti. Lei sarebbe stata la sua morte. Ma che modo di andarsene,
Beloff. Moriresti come un uomo molto felice.
Note:
*questo scherzo http://themilwaukeeseo.files.wordpress.com/2009/12/big-brother-google-noogie.jpg
si chiama noogie
in inglese, ma non esiste una
vera traduzione in italiano. Ci sono molti termini dialettali e io lo
conoscevo come "fare lo shampoo". Mi spiace per l'assurdo giro di
parole che ho usato nel testo. Salto Tsukahara:
inventato da Mitsuo Tsukahara consiste in una rondata sul cavallo e un
salto all'indietro nel volo. http://www.youtube.com/watch?v=k6ukSQ3ms0o
*pain in the ass: il
significato è tradotto solitamente con "spina nel fianco",
ma
non ne è la traduzione esatta, che è "thorn in
the side".
Ma non credo che Payson direbbe di fronte a Sasha "un dolore nel culo".
In italiano era davvero troppo pesante come espressione.
Kim Keeler era entusiasta che Payson sarebbe andata da
Kaylie, e
poi alla Rock a prendere Becca. Questo le avrebbe dato la
possibilità di chiamare di nuovo Mark
e
discutere la situazione ancora una volta. Era stato molto difficile
farlo per telefono, presentare un fronte unito ai loro figli quando
c'era una sola voce a parlare. Questi erano problemi che non
si
aspettava di trovare quando stava crescendo le sue figlie in Minnesota.
Certamente non aveva mai pensato
che avrebbe
dovuto preoccuparsi per la figlia diciassettenne in una fotografia nel
numero dei costumi da bagno di Sports Illustrated. Anche se Payson
aveva acquisito maggiore notorietà come ginnasta, Kim non
aveva
nemmeno preso in considerazione l'idea della fama internazionale, fino
a quella mattina, quando il fatto compiuto le si era presentato
davanti.
"Mark Keeler," rispose, e Kim si sentì meglio quasi subito,
solo a sentire la sua voce all'altro capo della linea.
"Ehi," disse lei, mescolando il riso, ancora in cottura sul fornello.
"Ehi", rispose. "Che c'è?"
"Payson è appena tornata a casa e ho parlato con lei", disse
Kim, sperando in una risposta più calma da parte sua questa
volta.
"E che cosa ha avuto da dire
nostra figlia su se stessa?"
Kim sospirò: "Mark, ti giuro, era così
ragionevole, non riuscivo a discuterne con lei."
Poteva quasi sentire la frustrazione di Mark al telefono, "Kim,
è una ragazza di diciassette anni, e quella foto
è..completamente...è completamente..."
"Ascoltami per un secondo, Mark. Le ho chiesto anche di questo. Le ho
chiesto che cosa vedesse quando guardava la foto e sai cosa ha detto?
Ha detto che vedeva se stessa."
"Quella ragazza nella foto, Kim, quella non era la mia bambina,"
protestò.
"Esattamente," concordò. "Non era la nostra bambina. E'
completamente un'altra persona ed è successo senza che noi
nemmeno ce ne rendessimo conto. Pensa a ciò che nostra
figlia ha
passato. Abbiamo sempre detto che era una ragazza incredibilmente
matura, ma pensaci davvero per
un minuto. Payson
ha vissuto più nei suoi diciassette anni di quanto la
maggior
parte delle persone ha vissuto nella vita. Ha avuto il mondo ai suoi
piedi e ha visto tutto crollare, per poi rimettersi in sesto e fare
tutto da capo. Lei non è
più solo una ragazza insolitamente
matura, Mark. E' un'adulta con le responsabilità
e i successi dei veri adulti."
Sentì Mark sbuffare, ovviamente non contento di quello che
stava
dicendo. "Questo non cambia il fatto che è una ragazza di
diciassette anni, Kim. Solo diciassette anni e questa è
l'immagine che sta per essere
spedita in tutto il mondo. Non una forte atleta di classe
mondiale, solo un'altra ragazza in un costume da bagno."
"Le ho domandato anche di questo," disse Kim, mettendo il coperchio sul
riso e abbassando il bruciatore per mantenerlo caldo fino a quando le
ragazze fossero tornate a casa.
"E?" chiese con impazienza.
"E lei ha detto di essere orgogliosa di come appare", disse,
tralasciando la parte in cui Payson diceva che le faceva piacere che i
ragazzi sarebbero stati attratti da lei. C'erano alcune cose che un
padre proprio non aveva bisogno di sentire. "Sei mesi fa le stavo
chiedendo di abbracciare la sua femminilità, Mark. Sei mesi
fa,
si sentiva come, oh, come si è definita da sola?
'L'incredibile
Hulk'. Capisci che cambiamento sia? E' sicura e a suo agio con
se
stessa e non ci vede nulla di male. Non so che cosa sia responsabile di
questo cambiamento, ma come faccio essere in disaccordo? Non
è
il tipo di persona che volevamo crescere? "
"Sì, ma," disse Mark.
"Lo so, ma ha diciassette anni, ma Mark, penso che ce
l'abbiamo
fatta. Io non credo che il nostro compito di genitori sia finito, non
su ogni punto, ma credo che quell'obiettivo, di crescere una giovane
donna intelligente
ed equilibrata, penso che ce l'abbiamo fatta. Ora tutto quello che
possiamo fare è lasciarla fare le proprie scelte, buone o
cattive."
"E questa è stata una cattiva", disse brontolando, ma Kim
poteva sentirlo cambiare opinione.
"Forse, o forse no, come suoi genitori, pensiamo che non fosse la
scelta giusta, ma io non credo che lei la veda in questo modo e penso
che vada bene. Non ha ferito se stessa o qualcun altro. Guarda quella
fotografia oggettivamente, Mark. E' assolutamente splendida e lei lo
sa. "
"Sì, e presto lo sapranno anche tutti
i maschi sul pianeta Terra," mormorò.
"E' questo che ti preoccupa, che non sarai l'unico uomo al
mondo a
sapere quanto è bella?" Kim rise, "Probabilmente hai
ragione, in
effetti io so che hai ragione, ma questo non significa che Payson
inizierà a dedicare del tempo ai ragazzi. E' concentrata su
come
andare alle Olimpiadi. Come mi ha sottolineato in modo così
chiaro oggi, lei è la migliore ginnasta al mondo e questa
non
è un'iperbole. Dubito che lascerà che un ragazzo
le sia
d'intralcio in tutto ciò." Sentì la porta aprirsi
e le
voci delle sue figlie rovesciarsi in casa. "Senti, Mark, le ragazze
sono a casa. Ci sentiamo domani."
"Okay, ma non credo che abbiamo finito con questa conversazione,"
disse. E poi ammorbidendo il tono, aggiunse, "Ti amo".
"Non me lo sogno nemmeno. Ti amo anch'io, buona notte."
"Buona notte."
"Mamma, accendi la TV!" sentì urlare Becca dal corridoio. Le
ragazze stavano correndo verso il salotto invece che in cucina. Kim
prese il telecomando e accese la televisione. Becca
l'afferrò e
rapidamente cambio il canale che voleva. "Abbiamo appena ricevuto una
chiamata dalla cugina Elisabetta in Minnesota. Ha detto che avrebbero
parlato di Payson su TMZ questa sera ed è in onda
proprio
ora."
"TMZ?" Kim chiese e guardò Payson la cui carnagione aveva
assunto una sfumatura verdastra. "Pay, stai bene?"
Payson annuì e sospirò quando la
pubblicità finì e sul canale ricominciarono i
programmi. Fino a quel momento non
si era resa conto di quanto non volesse che la foto di Austin Tucker
mentre le faceva quello scherzo uscisse di fronte a tutta la nazione.
"Sì, voglio solo superare tutto questo," disse.
C'era Harvey Levin con la sua stupida bottiglia d'acqua e uno dei suoi
compari stava parlando di Austin Tucker e di come fosse un dono di Dio
alle donne. Payson rabbrividì, sapendo cosa sarebbe successo
dopo.
"Beh, a quanto pare, non è un dono di Dio alle donne,
è
il dono di Dio ad una particolare ginnasta campionessa del mondo, che
era in città per scattare la sua prima foto per Sports
Illustrated Swimsuit."
Levin alzò le sopracciglia, "Payson Keeler? La ragazza che
si è rotta la schiena giusto?"
"Sì," concordò il
compare, "e
direi che sicuramente ha recuperato in pieno. Voglio dire lei e Austin
stavano praticamente amoreggiando insieme in spiaggia. Lei era
dannatamente sexy e lui sembrava essere entusiasta di avere le mani
addosso a lei."
Improvvisamente, Payson sentì la bile iniziare a salirle in
gola. Non stavano parlando di quello stupido
scherzo. Stavano parlando del suo servizio
fotografico.
"Bene andiamo a vedere." Poi mandarono il loro filmato e apparve la
spiaggia dove era stata in precedenza quel giorno. Se ne stava
lì, a camminare verso le tende, quando Austin
entrò in
scena, sollevandola facilmente sulla
spalla e
portandola verso l'acqua, gettandocela dentro. Lei aveva iniziato a
ridere istericamente e l'aveva preso di sorpresa, affrontandolo e
facendolo volare all'indietro sott'acqua. Il filmato si
fermò di
colpo nel momento in cui lui stava per mandarla sott'acqua per
rappresaglia, ma siccome avevano fermato il video, sembrava che se la
stesse abbracciando intimamente.
"Sembra che stiano diventando abbastanza intimi nell'acqua,
probabilmente succedono un sacco di cose là sotto che non
possiamo vedere," suggerì
uno dei
compari maschi.
Una delle comari femminili sbuffò, "Credo sia una cosa
dolce,
voglio dire, sono perfetti l'uno per l'altro. I due migliori ginnasti
del mondo. I loro nomi possono persino incastrarsi in un nome da
celebrità, Paystin!"
Becca arricciò il naso, "Sasha ti ucciderà quando
scoprirà che stai rompendo la regola degli appuntamenti."
"Non abbiamo rotto nessuna regola. Stavamo nuotando." Payson gemette e
affondò il viso nel divano. "Questo non sta accadendo".
Alzò lo sguardo e vide la madre fissarla.
"Così, quando sei tornata questo pomeriggio, quando hai
detto
che Austin stava lì in giro, ciò che realmente
volevi
dire era che hai passato la mattina con lui a palparvi nel Pacifico?"
chiese Kim, ovviamente del tutto convinta la
figlia le avesse mentito.
Payson si sedette e sospirò, "Lo giuro, mamma, non era
così, stavamo...stavamo giocando Mi ha buttato sott'acqua.
Io ho buttato sott'acqua lui. Avevamo lavorato per tre giorni di fila,
è stata un tortura assoluta e abbiamo solo allentato la
pressione. Sono stata onesta quando ho detto che penso a lui come a un
fratello." L'espressione di Kim non aveva vacillato. "Oh, questo
è ridicolo, comunque
puoi credere quello
che vuoi credere, proprio come il resto del mondo. Io vado a letto.
Devo essere alla Rock domani alle cinque ad allenarmi."
Si ritirò nella sua stanza rapidamente, inviando un sms
veloce a
Kaylie, Non
è quello che sembra. Spiego dmn, prometto. Poi
uno
a Austin, Ti
ammazzo, una morte lenta dolorosa. Poi infine uno a
Sasha, che probabilmente non aveva visto il filmato, Così
felice di essere a casa. C vediamo dmn alle 5. Poi
lasciò
perdere, chiudendo il telefono e andando dritta a dormire.
***
Sasha si svegliò alle quattro e mezza, la sua sveglia
interna
puntuale come sempre. Prese subito i suoi Shredded Wheat e si
sistemò fuori del rimorchio per fare colazione prima che
Payson
arrivasse. Afferrò il suo cellulare dal caricabatteria
mentre
usciva e appena lo accese, i messaggi iniziarono ad apparire
ogni
mezzo secondo o giù di lì. Dieci messaggi di
testo
durante la notte, che poteva significare solo una cosa, era successo
qualcosa ad una delle sue ginnaste. Vide il nome Payson sullo schermo,
ma il messaggio era abbastanza generico. Gli altri erano molto
più specifici, gli amici chiedevano se avesse perso il
controllo
delle sue ginnaste, se Payson fosse seria sull'allenamento per il 2012,
un messaggio da Austin Tucker in preda al panico
insistendo sul fatto che non era quello che sembrava. Cosa diavolo è
successo? Era
pronto ad andare nell'ufficio palestra e usare il suo computer per
scoprire cosa fosse successo, quando l'Audi di Payson entrò
nel
parcheggio. Payson scese dalla macchina e si diresse determinata verso
di lui. Si guardò intorno rapidamente. Vedendo che erano
completamente soli all'insana ora delle cinque meno un quarto, gli
afferrò la mano e lo trascinò con la forza di
nuovo nella
roulotte.
"Payson, cosa sta succedendo?" chiese, una volta che furono all'interno.
Lei alzò lo sguardo verso Sasha, apparendo più
vulnerabile di quanto la vedesse da un po' di tempo. Il giorno
prima, era
stata l'esatto contrario, la fiducia che praticamente traboccava. "Ti
dirò tutto, ma prima, devo..." si interruppe, avvicinandosi
e
premendo le labbra sulle sue. Sasha si riprese velocemente e avvolse le
braccia intorno alla sua vita, attirandola contro di lui e sollevandola
dal pavimento della roulotte, compensando la differenza di altezza.
C'era una disperazione nel suo bacio che non riusciva a
capire, ma
se aveva bisogno di lui, lui era lì per lei, rispondendo
completamente al suo bacio, per farle capire che la voleva, molto.
Payson si allontanò e sospirò, sembrava che
avesse
guadagnato la fiducia semplicemente baciandolo. "Payson, non che mi
lamenti, ma," fece un vago gesto con la mano e lei capì.
"TMZ, mai sentito parlare?" chiese e Sasha scosse la testa. "E' un
programma televisivo, dedicato al gossip." A Sasha non piaceva dove
stava andando a parare. Vacci
piano, Beloff. Lasciala parlare. "Ieri,
al servizio fotografico, dopo che avevamo finito, Austin ha deciso che
sarebbe stata una buona idea buttarmi in mare. Avevo finito, stavano
solo scegliendo quale foto utilizzare, quindi abbiamo nuotato per un
po' per uccidere il tempo, ci siamo spinti sott'acqua a vicenda un paio
di
volte, solo giocando. Però qualcuno aveva una videocamera e
ha
mandato il filmato a TMZ. E' andato in onda ieri sera. Ti
giuro,
Sasha, non è successo niente e nulla potrebbe mai accadere.
E'
come, non so, un fratello terribilmente fastidioso, nient'altro."
Finì e chiuse gli occhi, in attesa della sua reazione.
"Vi hanno dato un nome?" chiese, la sua bocca in una linea dura. "Come
hanno fatto con Kaylie e Nicky?" Controllati,
Beloff. E' sconvolta e giustamente. Tu le credi, vero?
Payson gemette, "Paystin," disse, aprendo gli occhi e catturando il
suo sguardo immediatamente. "Mi dispiace, io non so nemmeno cosa dire."
Si strinse nelle spalle, "Non c'è niente da dire,"
sospirò pesantemente. "Sono ancora il tuo allenatore
e sono
infastidito da morire da quello che è successo, ma oltre a
questo, Payson, non lo so." Si strofinò le tempie. "Questo
è il motivo per cui la palestra ha una regola sulle
relazioni,
per sradicare completamente la possibilità di qualcosa di
simile
a questo ed ora eccoci qui." Si appoggiò al tavolino della
piccola cucina del rimorchio.
Fece un passo lontano da lui, appoggiato al piano di lavoro, "Lo so.
Sta andando fuori controllo, ma non c'è un modo per tornare
indietro, vero? Ora siamo
qui e dobbiamo farci i
conti." Lui la guardò, stupito. Aveva perfettamente ragione.
Questo gioco che avevano iniziato, cercando di combattere la loro
attrazione, facendo finta che non esistesse o che sarebbero stati in
grado di stare lontano l'uno dall'altro per due anni, era stato proprio
questo: un gioco. Un autoinganno che si erano convinti fosse possibile,
ma non lo era. Sasha aveva finito di fingere ed aveva finito di giocare.
Si allontanò dal tavolo e fece un passo verso di lei, "Hai
ragione. Siamo qui ora e non si può tornare indietro. Tu
dici
che non è successo niente e ti credo, ma non cambia il fatto
che
ogni cellula del mio corpo sta combattendo l'impulso di prendere a
pugni la sua dannata faccia nel momento in cui lo vedrò,"
disse,
le sue parole che fluivano liberamente adesso. Chiuse la distanza
rimanente tra loro e sussurrò: "Non ho intenzione di
mentirti,
il pensiero delle mani di un altro uomo su di te mi fa male
fisicamente."
Payson si sporse in avanti solo una frazione di centimetro, amando il
fuoco che vedeva nei suoi occhi e che lei ne fosse la causa. Stava
soffrendo per lui, tutto il suo corpo praticamente formicolava in
attesa del suo tocco, "Allora fammi dimenticare," sussurrò.
Le sue parole lo fecero scattare in azione. Le loro labbra si unirono
in un bacio violento, più una battaglia di
volontà che la
carezza di un amante. Sasha affondò
immediatamente una mano nei suoi capelli,
intrecciando le dita tra le spesse
ciocche bionde dando uno strattone non molto gentile. L'altra mano
scivolò verso la sua vita, ma rapidamente la
abbandonò,
cercando più basso, stringendole il sedere e poi
afferrandole la
coscia, sollevandola e portandola sopra la sua anca. Lui si
voltò di scatto, liberando i suoi capelli e passando un
braccio
contro la pila di oggetti sul tavolo della cucina, mandando alcuni
libri, un paio di utensili e un piccolo mucchio di biancheria a
schiantarsi a terra. La sollevò sul tavolo, senza rompere il
loro bacio e rapidamente si spostò sopra di lei. Le gambe di
Payson si avvolsero intorno alla sua vita portando i loro bacini in un
contatto doloroso.
"Oh, Dio," mormorò, mentre le labbra di Sasha tracciavano un
percorso bruciante che partiva dal loro bacio, fino al collo, mordendo
delicatamente
il suo piccolo punto pulsante e poi calmandolo con un piccolo bacio. Le
sue labbra viaggiarono più in basso, verso un territorio
inesplorato. Si strofinò delicatamente contro la morbida
curva
del suo seno e portò una mano a coprirlo dolcemente. Il
corpo di
Payson rispose immediatamente, spingendosi verso la sua mano, mentre
gettava la testa all'indietro. Si sentì un'ondata di piacere
attraversarla, mise una mano dietro al collo di Sasha, costringendo le
sue labbra tornare sulle sue. Le sue mani scesero verso sud, strinse
nei pugni la camicia
di
lui e poi cominciò tirarla verso l'alto. Sasha stava per
sollevare le braccia sopra la testa per permetterle di spogliarlo,
quando qualcuno cominciò a bussare alla porta della sua
roulotte. Si guardarono l'un l'altro in stato di shock per un momento,
non proprio sicuri che il suono fosse stato reale.
"Sasha? Sono Austin, senti io non lascerò che Payson si
prenda
la colpa per questo. Fammi entrare così ti possiamo spiegare
insieme," gridò appena
fuori la porta il vincitore dell'oro olimpico.
Entrambi sospirarono e si guardarono intorno. A parte il pasticcio sul
pavimento, non c'era nulla che indicasse che qualcosa di sconveniente
fosse successo. Sasha scrollò le spalle nella sua direzione
e si
mosse verso la porta, "Sì, Austin," disse, mentre Payson
cercava
freneticamente di
lisciarsi i capelli, sperando
che Austin non si accorgesse che aveva l'aspetto di qualcuno che aveva
appena fatto sesso selvaggio*. Sasha la guardò e lei gli
lanciò uno sguardo impotente. Lui annuì e
aprì la
porta solo un po' e uscì. "Ehi," lo
sentì dire.
"Payson mi ha appena spiegato
quello che è successo, era piuttosto turbata. Entriamo alla
Rock e diamole un minuto, va bene?" disse.
Payson sospirò di sollievo e cominciò di nuovo a
cercare di
darsi un aspetto presentabile, sistemando il groviglio che erano i suoi
capelli e recuperando abbastanza del suo equilibrio per stare in
piedi senza tremare, dopo che lui l'aveva trasformata in una massa
tremante di lussuria e desiderio. Non era sicura di cosa fosse
successo, tutto quello che sapeva era che lui le credeva e che il loro
fragile rapporto era diventato più solido e tangibile.
Adesso
erano davvero coinvolti e lo erano insieme.
Note: *JCI non
dice sesso selvaggio,
usa il termine inglese ravished che in italiano si traduce con
"stuprata". Mi sembrava un po' troppo forte in italiano, visto che il
termine inglese che di solito si usa per stupro è rape, ho
pensato che qui avesse più il senso di un rapporto
particolarmente intenso piuttosto che di uno non consensuale.
E siamo a 10! E' la prima tappa, ma ancora ne deve passare di acqua
sotto i ponti :) Ce ne sono di cose che devono ancora affrontare!
Sono arrivata al Rocky Mountain Gymnastics
Club alle
dieci del mattino di sabato e ho pensato di essere arrivata nel posto
sbagliato.
Sapete, avrei dovuto intervistare quattro membri della squadra
nazionale delle
donne degli Stati Uniti, un membro della squadra nazionale maschile e
il loro
allenatore, quattro volte medaglia d'oro olimpica. Quando sono
arrivata, tutto
quello che ho visto erano bambine. Bambine davvero piccole, sei o sette
anni
che cadevano lentamente su stuoie imbottite e ragazzine un
po' più grandi,
forse otto o nove anni, che facevano piccoli saltelli su una trave
molto più
vicina al suolo rispetto a quella che si vede in televisione durante le
Olimpiadi. Dove erano le mie ginnaste d'élite, quelle per
cui avevo volato
quasi 3.000 chilometri?
Sono stata subito avvicinata da una dei manager della palestra, una
donna
attraente di circa trent'anni. Mi ha chiesto se fossi la giornalista di
SportsIllustrated. Immagino di
essere sembrata estremamente scortese quando ho detto: "Sì,
ovviamente",
a denti stretti. Ero seccata perché sembrava che avessi
sprecato il mio tempo e
io odio quando la gente spreca il mio tempo. La donna è
riuscita a rimanere
piacevole, nonostante tutto. Mi ha accompagnato su per una scala e mi
ha detto:
"Saranno subito da lei. Sono in palestra dalle sei di questa mattina,
un
paio di loro dalle cinque, e volevano fare la doccia e cambiarsi."
Ho avuto una reazione a scoppio ritardato, "Da che ora?" Ho chiesto
per chiarimento e lei si è ripetuta. Era sabato, mi sono
detta. Sabato alle
dieci del mattino. Mi aspettavo di arrivare e trovare il gruppo che
dovevo
intervistare in mia attesa, vestiti al meglio, già
organizzati per sedersi
e parlare, e poi una sessione per scattare alcune fotografie.
L'intervista non
era ancora iniziata e già non stava andando come previsto.
Pochi istanti dopo, un uomo dai capelli biondi sulla trentina
è emerso dalla
porta principale della palestra, i capelli ancora bagnati dalla doccia.
Quasi
immediatamente, i suoi ginnasti hanno cominciato ad apparire da una
porta in un
angolo posteriore, dove presumo ci fossero docce e spogliatoio. Vestiti
con
noncuranza, una in una tuta da ginnastica, un'altra con i jeans
e un top
carino, l'unico ragazzo con jeans strappati e una camicia con
le maniche
tagliate. Una delle ragazze aveva avuto il tempo di indossare una gonna
corta e
una camicetta, mentre l'ultima ad uscire dallo spogliatoio indossava un
prendisole giallo e stava legando velocemente i capelli castani in una
coda di
cavallo. Improvvisamente, mi sono sentita come se fossi un'intrusa
senza alcun
diritto di interrompere la loro giornata.
"Miss Hannover?" mi ha chiesto una voce con un tagliente accento
britannico. Era il biondo che era entrato poco prima nella palestra. Da
vicino
l'ho riconosciuto: Sasha Beloff,
quattro volte
medaglia d'oro olimpica, l'allenatore che portò la squadra
femminile rumena
all'oro nel 2004 e attuale allenatore del Rocky Mountain Gymnastics
Club. Ho subito stretto la sua mano e lui si è presentato,
anche se sono sicura
che sapeva di non aver bisogno di presentazioni. Mi ha accompagnato sul
retro
della palestra, in una stanza che ho pensato venisse utilizzata per
feste di
compleanno notando il suo arredamento e ricordandomi delle bambine
lì fuori a
fare pratica di cadute. Erano tutti seduti lì, Sasha Beloff,
Austin Tucker, PaysonKeeler,
Kaylie Cruz, Emily Kmetko e LaurenTanner. Un raro insieme
di talento che era finito ad
allenarsi presso la stessa palestra. Pensate se Kobe Bryant, LeBron James, DwayneWade,
Kevin Garnett e Chris Bosh* avessero giocato tutti
nella stessa squadra AAU da
piccoli. Sono rimasta in silenzio per un po', quando ad un tratto mi
sono resa
conto che dovevo intervistarli, non fissarli come una fan emozionata,
cosa che
nel giro di tre minuti, prima ancora di parlare con loro, ero
rapidamente
diventata.
Ho chiesto loro se erano pronti per iniziare e lo erano, quindi ho
acceso il mio
registratore e ho cominciato.
MH: Coach Beloff,
questo è un gruppo di grande
talento e lei li ha riuniti qui al Rocky Mountain Gymnastics
Club. Come si spiega il successo della vostra squadra a livello
nazionale ed
internazionale?
SB: Non è qualcosa per cui possa
prendermi il merito, in linea di
massima. Queste quattro signore erano qui quando sono stato assunto
come coach
e Austin si è unito a noi poco dopo. Per quanto riguarda il
nostro successo ai
grandi eventi, penso che abbia molto a che fare con l'atteggiamento di
questo
club. Siamo combattenti. Non ci siamo mai arresi davanti ad una sfida.
Non ero del tutto soddisfatta della sua risposta. Sembrava che l'avesse
provata, cosa che probabilmente aveva fatto, ma ho insistito.
MH: Parlando di sfide. Payson,
la tua storia è
molto nota. Il tuo ritorno è una storia incredibile. Come
hai fatto?
PK: Solo un sacco di duro lavoro e un allenatore che
ha creduto in me
quando nessun altro lo ha fatto.
E basta. Questo era tutto quello che mi stava dicendo. Quella era la
ragazza
che era tornata alla ginnastica dopo essersi rotta la schiena durante i
Nazionali del 2009, per diventare la campionessa del mondo solo pochi
mesi più
tardi. E tutto quello che aveva da dire su se stessa era che aveva
lavorato
duramente? Che il suo allenatore aveva creduto in lei?
Ma ancora una volta, ho perseverato. Forse il ragazzo con cui stava
presumibilmente uscendo avrebbe fatto un po' più di
luce.
MH: E tu, Austin. Sei venuto in questa palestra su
invito, subito dopo
l'evento francese, all'inizio di quest'anno. Com'è stato
allenarsi insieme alla
tua ragazza, soprattutto ora che entrambi avete vinto i Campionati del
Mondo di
quest'anno?
AT: Uh, beh, Payson
non è la mia ragazza.
Siamo solo amici. Ma è stato bello allenarsi con lei.
E' molto concentrata
e determinata e ispira tutti noi con la sua dedizione.
Ad Austin Tucker
apparentemente non importa niente di
quello che gli altri possano pensare di lui. Perché avrebbe
dovuto tenere la
bocca chiusa? Cominciavo a pensare che quell'intervista sarebbe stata
impossibile. Quelle persone non si sarebbero aperte, non importava
quello che gli
chiedevo.
MH:Kaylie,
l'intero mondo sportivo è stato
estremamente preoccupato quando non sei stata in grado di competere ai
Campionati del Mondo di quest'anno. Che cosa è successo? Sei sulla via del ritorno?
KC: Sono sulla via del ritorno, ora. Nel mio
tentativo di diventare la
miglior ginnasta, non solo degli Stati Uniti, ma anche del mondo, sono
un po'
andata fuori di testa con il mio allenamento. Ero completamente esausta
quando
sono andata ai Mondiali. Non stavo bene per competere, ma
tornerò.
Ha detto tutto questo con un sorriso plastificato sul viso, come se
fosse stata
istruita da qualcuno a continuare a sorridere durante tutta
l'intervista, cosa
che probabilmente era stata fatta.
Ho guardato LaurenTanner e
lo sguardo gelido che ho ricevuto in risposta è stato
sufficiente a soffocare
completamente qualsiasi desiderio avessi di farle una domanda. Rimaneva
Emily Kmetko, la
medaglia d'argento mondiale per le parallele
asimmetriche. E lo ammetto, la mia frustrazione ha completamente avuto
la
meglio su di me quando ho fatto la mia domanda.
MH: Emily, sono sicura che hai sentito parlare della
controversia per il
giudizio ai Campionati del Mondo. Pensi che la tua medaglia d'argento
alle
parallele asimmetriche sia legittima?
Ho sentito l'intera stanza congelare. Ogni singola coppia di occhi
nella sala
era fissata su di me e se gli sguardi potessero uccidere, sarei morta
sei
volte.
EK: Ho vinto quella medaglia con le mie sole forze e
credo che
l'inchiesta condotta dalla FIG lo dimostrerà.
Ho aperto la bocca, questa volta per chiedere al loro allenatore che
cosa
pensasse dello scandalo ai Campionati del Mondo, ma lui si è
alzato in piedi e
ciascuno dei suoi ginnasti ne ha seguito l'esempio. "Penso che questa
intervista sia finita" ha detto, allungandosi e spegnendo il mio
registratore. Sono usciti dalla stanza insieme e sono rimasta seduta
per un
po' completamente stordita. Il tempo passava, ma non me ne
accorgevo.
Stavo semplicemente seduta lì, furiosa per come erano stati
tutti
incredibilmente scortesi. E' un onore finire su SportsIllustrated. Infine, ho
raccolto le mie cose e mi
sono preparata a fare un'uscita frettolosa, ma appena sono entrata di
nuovo
nella palestra, mi sono fermata. Le bambine piccole che la occupavano
quando
sono arrivata non c'erano più. I soli ginnasti in giro erano
quelli che avevo
intervistato.
Si erano spogliati degli abiti che avevano indossato per parlarmi e
avevano di
nuovo indossato il body e la tenuta da allenamento. Austin Tucker
era alle parallele e stava lavorando ad un esercizio che non ho potuto
identificare,
nonostante io ci abbia provato. Tutto quello che so è che il
corpo umano non
dovrebbe essere in grado di assumere quelle posizioni e che stava
facendo così
da almeno cinque secondi. E' smontato e ha guardato verso Sasha Beloff, che era rimasto in piedi
non lontano. Sasha ha
annuito ed è passato al volteggio, che si trovava proprio
dietro le parallele. PaysonKeeler ha corso lungo un
percorso rettilineo verso una spaventosa massa marrone. Salta su un
trampolino,
capovolgendo e contorcendo il suo corpo in aria prima di atterrare
perfettamente in piedi, con le braccia in aria. Era incredibile, ma
stranamente
lei ha aggrottato la fronte e si è voltata verso il suo
allenatore che ha
scosso la testa.
"No," gli ho sentito dire, mentre attraversava la palestra.
"Devi sempre dire di no," Payson,
Campionessa del Mondo dell'All-Around
stava
discutendo con il suo allenatore. Grande, ho pensato, forse qui
c'è una storia.
Mi sono avvicinata, ascoltando la loro conversazione per tutto il tempo.
"No, non lo faccio," ha detto e le ha sorriso.
"Dici sempre di no alla mezza torsione in più per il mio
volteggio, Yurchenko.
Ti ricordi il doppio avvitamento? Un giorno
entrerai semplicemente qui e io farò quel mezzo giro in
più e poi vedremo".
Mi sono sporta per sentire quello che stava dicendo, ma avevano smesso
di
parlare ed entrambi avevano iniziato a ridere.
Non riesco a immaginare cosa ci fosse di divertente, ma stranamente le
loro
risate mi hanno fatto sorridere. Poi ho guardato verso la trave su cui LaurenTanner
e Emily Kmetko stavano
entrambe allenandosi. Lauren
ha visto il mio sguardo spostarsi verso di loro e mi ha rinnovato lo
sguardo che
mi aveva rivolto in precedenza. Si è voltata verso Emily e
le ha detto qualcosa
che non sono riuscita a sentire.
"Oh, fidati di me", ha detto Lauren,
quando
Emily le ha rivolto uno sguardo di incredulità. La ginnasta
la cui debolezza
era sempre stata la trave ci è salita sopra e ha eseguito un
perfetto salto
raccolto in avanti. Poi è saltata giù e lei e Lauren
si sono date il cinque.
Ho guardato alla mia sinistra e ho visto Kaylie
Cruz
iniziare la sua routine sulle barre asimmetriche. Stava lavorando con
uno degli
assistenti allenatori che le stava spiegando qualcosa. E' sembrato
estremamente
tecnico alle mie orecchie non esperte, ma Kaylie
sembrava capire perfettamente. Si è messa la magnesia sulle
mani, si è lanciata
sulla barra inferiore, e dopo un passaggio di transizione, ha
completato
diversi giri sulla parallela più alta. Poi è
scesa facendo una serie complicata
di giri e volteggi, prima di atterrare su due piedi, facendo solo un
piccolo
salto.
"Lavoro eccellente, Kaylie,"
le ha gridato
Sasha Beloff dall'altro
lato della palestra dove
stava lavorando con Austin sugli anelli. Lei gli ha sorriso dall'altra
parte
della stanza e ha cominciato a ripetere il suo esercizio.
"E io? Io non sto facendo un lavoro eccellente, Sasha?" Austin ha
chiesto a denti stretti, mentre sugli anelli faceva qualcosa che
sembrava
estremamente doloroso e in grado di dislocare entrambe le braccia.
Sasha ha alzato lo sguardo: "No, la tua tenuta è terribile e
le dita dei
piedi non sono in punta. Dovrei pulirci il pavimento con te", gli ha
risposto, ma c'era un sorriso sul suo volto. Austin è sceso
dalla posizione e
ha fatto un giro veloce sugli anelli prima di atterrare sul tappeto con
un
salto mortale.
"Continua a ripetertelo, vecchio mio" ha detto e tutti e due hanno
iniziato ridere. Austin si è spostato al distributore
dell'acqua e Sasha si è
avvicinato a Payson che
ora lavorava al corpo libero.
Ancora una volta, come mi era successo quando sono entrata nel Rocky
Mountain Gymnastics
Club e avevo visto che questi atleti e il loro
allenatore avevano interrotto l'allenamento semplicemente per parlare
con me,
mi sono sentita come un'intrusa. Quello era suolo sacro, come il campo
allo
Yankee Stadium o la
dodicesima buca ad Augusta o
il tribunale centrale a Wimbledon. Quella palestra era il loro
santuario, un
luogo dove venivano a concentrarsi su loro stessi, corpo e anima verso
un unico
obiettivo: l'oro olimpico. Io ero un'intrusa. Non erano stati scortesi
o poco
collaborativi. Non proprio. Quello, la loro formazione, il loro lavoro,
semplicemente
era più importante che sedersi a parlare di medaglie,
vittorie, polemiche e relazioni
personali. L'unica cosa che conta alla Rock, come la chiamano loro,
è il duro
lavoro, la disciplina e la sensazione prevalente di famiglia che si
avverte dal
momento in cui arrivate. Questi cinque atleti e il loro allenatore sono
una
famiglia. E in questo momento hanno le bocche sigillate e sono
scostanti.
Per loro è difficile esprimere ciò che sta
succedendo al di fuori delle mura della
palestra, non hanno alcun interesse a parlare dei loro rapporti
personali? Va
bene, perché tra due anni da oggi, a Londra, ho in programma
di vedere questi
cinque ancora una volta, con l'oro appeso al collo e il mio paio di ore
imbarazzanti al Rocky Mountain Gymnastics
Club sarà
un lontano ricordo per i nuovi Campioni Olimpici.
Note:
AAU: Amateur AthleticUnion.
Diciamo che la AAU corrisponde ai club calcistici delle grandi squadre
dei
bambini, come i pulcini del Milan. *Quelli
elencati sono tutti giocatori di
basket.
Un
grazie speciale a morgenrot,
che è diventata la beta reader per questa storia!
C'erano momenti in cui a Sasha sembrava di aver lavorato alla Rock per
anni.
L'enorme palestra nel centro di Boulder,
Colorado, lo
faceva sentire a casa più della maggior parte dei luoghi in
cui aveva vissuto
nel corso degli anni. In realtà, c'era stato soltanto per
sette mesi. In quel
periodo, tuttavia, erano successe alcune cose incredibili. Una delle
sue
ginnaste era diventata Campionessa Nazionale delle Donne, un'altra era
diventata Campionessa del Mondo dopo il ritorno da quello che tutti
pensavano fosse
una carriera finita a causa di un infortunio. L'attuale medaglia d'oro
olimpica
aveva deciso di allenarsi alla Rock, la quale era facilmente
considerata il
miglior club di ginnastica della Nazione.
E poi c'era la sua vita personale, che a un occhio obiettivo poteva
sembrare un
disastro completo, ma lui invece era felice, per la prima volta da
molto tempo.
Pensò a Payson,
alla loro relazione segreta e,
nonostante tutto, l'unica cosa che poteva fare era sorridere. Quando
erano
insieme tutto il resto, tutta la pressione e il dramma che sembravano
venire di
pari passo con il Rocky Mountain Gymnastics Club,
finivano in secondo piano ed erano solo due persone che si erano
trovate l'un
l'altra ed erano felici per questo. Era più di quanto altre
persone potessero
dire. Era il più bel regalo che potesse aver ricevuto. Ed
essendo Natale, era
stranamente appropriato.
Ronnie Cruz stava ospitando la sua festa di Natale annuale,
praticamente un
evento obbligatorio se ti allenavi alla Rock. Kim Keeler
aveva insistito sul fatto che Sasha ci andasse, in fondo anche lui era
parte
della famiglia Rock. Mi chiedo se lei sarebbe così
gentile se sapesse quello
che tu e Payson avete
fatto nel tuo rimorchio ieri
mattina. Sasha sorrise al ricordo. C'erano confini nel loro
rapporto
fisico, ma era d'accordo. Intendeva quello che aveva detto, anche se
lei non
gli aveva creduto. "Stiamo rompendo abbastanza regole" aveva detto,
mentre giacevano intrecciati sul piccolo letto della roulotte.
"Aspetterò." Sapeva che doveva aver detto qualcosa di
giusto, perché
il modo in cui lei lo aveva baciato gli aveva fatto venire voglia di
rimangiarsi tutto, ma entrambi sapevano che era per il meglio. L'ultima
cosa di
cui avevano bisogno in quel momento era il sesso a complicare le cose
ancora di
più. Si guardò allo specchio, si
aggiustò la cravatta e fece un respiro
profondo. Ce la farai, Beloff.
Ora, supera solo
questa notte e domani mattina tornerai all'allenamento.
La villa Cruz era illuminata, le luci a forma di ghiacciolo
bianco si
riflettevano graziosamente contro il terreno coperto di neve. Diverse
auto
erano già parcheggiate nel vialetto. Vide la macchina di Payson,
nonché della madre. In effetti tutte le auto delle sue
ginnaste erano lì.
Probabilmente vi sarebbero rimaste per la notte. Entrò in
casa Cruz e c'era un
uomo a prendere il suo cappotto. Non sia mai detto che Ronnie Cruz
faccia
qualcosa a metà.
"Sasha", una voce lo chiamò. Parli del diavolo.
"Ronnie, Buon Natale. Grazie per l'invito", disse gentilmente.
"Buon Natale, Sasha! E' stato un piacere! Quando Kim ha detto che
avresti
trascorso le vacanze da solo, beh, era semplicemente inaccettabile.
Ecco un
drink" disse, afferrando un flute di champagne da un vassoio di
passaggio.
"Vai, mescolati, divertiti", disse spostandosi davanti a lui per
accogliere gli altri ospiti che arrivavano.
Si aggirava in salotto dove c'erano decine di persone con cui non aveva
alcuna
intenzione di parlare. Prima di essere notato si ritirò in
un corridoio e vide
un santuario, la biblioteca. Era assolutamente sicuro che nessuno
sarebbe stato
lì dentro. Mise il suo flute di champagne su uno dei tavoli
e procedette a
scansionare gli scaffali. La famiglia Cruz aveva un gusto
sorprendentemente
buono per quanto riguarda la letteratura. O forse i libri erano stati
venduti
insieme alla casa. Ma non era sul punto di mettere in dubbio la sua
buona
fortuna, prendendo uno dei suoi romanzi preferiti di Patrick O'Brien dallo scaffale e
sistemandosi in una delle poltrone
di pelle estremamente confortevoli. Sapeva che lo schienale alto della
sedia
gli avrebbe fatto da scudo quasi completamente.
Era a metà del primo capitolo, quando sentì la
porta aprirsi e delle persone
trascinarsi all'interno. "Sono così felice che sei venuto,
ma che cosa ci
fai qui? Pensavo che dovessi rimanere a Los Angeles" Era la voce di
Emily.
"Ti ho detto che sarei venuto e sono qui," rispose una voce maschile.
Credette di riconoscere
la voce del ragazzo che si
era mostrato periodicamente in occasione di eventi alla Rock. Avevano
smesso di
parlare e Sasha sapeva che si stavano baciando.
"Mi sei mancato", disse Emily con voce tranquilla. "Quando
riparti?" chiese.
"Domani mattina, ho una sessione di registrazione" rispose. Sasha
sentiva il rimpianto nella sua voce.
"Ok, bene. Andiamo a cercare Brian, sarà così
entusiasta di vederti e poi
ti tengo tutto per me per il resto della notte."
"E il tuo allenatore? Non sei preoccupata che ..." la voce del
giovane venne interrotta. Sasha pensò che Emily lo stesse
baciando di nuovo.
Pochi istanti dopo, Sasha sentì la porta richiudersi e
sospirò di sollievo. Goditi
il tuo regalo di Natale, Kmetko.
Te lo sei meritato.
Un capitolo e mezzo più tardi, sentì
due voci sommesse appena fuori la
porta. Non riusciva a capire chi stesse parlando. Sprofondò
ancora più in basso
nella sedia, poiché non voleva essere visto nel caso in cui
avessero deciso di
entrare nella stanza, cosa che fecero pochi secondi dopo. "Steve,
questa è
una follia", udì la voce di Summer
dire in un
sussurro precipitoso.
"Cosa c'è di folle nel baciarti?" rispose Steve Tanner.
E Sasha quasi balzò dalla sedia ansioso di avvertirli della
sua presenza e cosicché
se ne andassero di corsa dalla stanza.
"Steve, Summer", disse
facendo un cenno
rapido e aggiungendo: "Buon Natale", mentre marciava verso la porta.
Arrivò nel corridoio, tirò un sospiro di sollievo
e poi ridacchiò tra sé mentre
si allontanava dalla biblioteca più in fretta che poteva.
Guardò il suo
bicchiere di champagne. Vuoto, dannazione. E' il momento di
una ricarica, Beloff. Ricordava
vagamente dove la cucina fosse dall'ultima
volta che era stato lì e si diresse in quella direzione,
chiedendosi se il
personale di cucina sapeva dove avrebbe potuto procurarsi qualcosa di
un
po' più forte dello champagne. Conosceva Alex Cruz
e sapeva che doveva
esserci della roba buona nascosta da qualche parte. Probabilmente nella
dannata biblioteca, Beloff.
Improvvisamente ci fu dell'attività intorno a lui,
quando Kaylie e Lauren lo superarono
correndo, entrambe indossando abiti che era sicuro togliessero loro il
respiro.
Ridevano entrambe. "Buon Natale, Sasha!" dissero in coro mentre
correvano via. Pochi passi dietro, Payson
stava
camminando verso di lui, ridendo anche lei.
"Buon Natale, Payson,"
disse quando lei gli
si avvicinò. Era bellissima in un abito rosso che
scintillava a ogni passo che
faceva.
"Buon Natale", rispose con un sorriso. Bevve un sorso della sua
bevanda, che lui guardò con curiosità. Sembrava
champagne. "Sidro
frizzante" disse, "come al balletto."
"Ah" disse, ricordando quella notte chiaramente. "Abbiamo fatto
molta strada da allora", rispose.
"Ho un regalo per te", disse in fretta. "E' nella mia
macchina" aggiunse, facendo apparire un piccolo sorriso, ma facendolo
rapidamente sparire quando ChloeKmetko
si avvicinava, ovviamente un po' brilla.
"Andiamo a prenderlo allora" mormorò sottovoce, prendendole
il drink
e mettendo entrambi i bicchieri sul vassoio di un cameriere di
passaggio.
Uscirono di casa senza ostacoli e corsero rapidamente verso l'Audi. Payson aprì la
portiera posteriore e tirò fuori una piccola
scatola, avvolta in carta argentata.
"Non è molto, ma," la sua voce si affievolì
mentre Sasha apriva
quella che sembrava una cornice, ma aveva uno schermo al centro. "Si
preme
questo tasto qui et
voilà!" Payson
premette il pulsante e apparve una loro foto a Rotterdam dopo che lei
aveva finito
la sua routine alle sbarre asimmetriche, l'ultimo giorno della
competizione AllAround. "Ora, questo
è
quello che tutti possono vedere. Se si preme questo piccolo pulsante
due volte"
aggiunse, mostrandogli una tastiera touch-screen
appena apparsa. "Inserisci un codice facile da ricordare", lo
avvertì. Sasha alzò gli occhi e inserì
un codice a sei cifre. Improvvisamente,
davanti a lui c'era una presentazione di immagini che aveva
evidentemente
scattato con quella ridicola macchina fotografica che a volte portava
in giro
con lei, alcune erano di lui, alcune erano di lei e altre di entrambi,
che lui
ricordava fossero state scattate, ma pensava che lei avesse cancellato
per
paura che qualcuno le vedesse.
"Payson, questo
è incredibile. Grazie",
disse e le diede un abbraccio.
"Prego, non scordarti di spingere quel pulsante e reimpostarla alla
prima
foto" disse, premendo il pulsante per lui.
Si mise a ridere, "Non lo farò. Oh, aspetta, in
realtà ho una cosa per te.
Volevo dartela domani mattina, ma, bene." Lui infilò una
mano in tasca e
tirò fuori la piccola scatola blu di Tiffany. "Non
è niente di troppo
evidente, ma ho pensato che si adattasse bene a te e anche a noi."
Aprì la scatola con cautela e dentro c'era un piccolo
ciondolo in oro, con
incisa una piccola scena, "La scena è di Afrodite e Ares.
Due dei
dell'Olimpo, la bellezza e la forza muscolare, a cui è
proibito stare
insieme."
Payson passò
un dito sopra il ciondolo, "E'
bellissimo", disse. "Vuoi mettermelo?" chiese, aprendo la
chiusura e passandola a lui. Sasha le allacciò la collana e
guardandosi intorno
rapidamente per assicurarsi che fossero soli, posò un
piccolo bacio sulla parte
posteriore del collo. Payson
rabbrividì, ma lui
immaginò che fosse più per il freddo che per
altro. "Grazie" disse,
mettendoci con amore la mano sopra. Il ciondolo rimase perfettamente
nella
cavità della gola, esattamente dove lui l'aveva immaginato.
Posò la mano sopra
quella di lei e la strinse dolcemente.
Inspirò bruscamente quando lei si voltò verso di
lui. La voglia di baciarla era
travolgente, ma era meglio non sfidare il destino, inoltre lei stava
probabilmente congelando. "E 'meglio entrare prima di morire congelati
qui"
disse, mettendo la cornice nella sua macchina in fretta, prima di
tornare
indietro a grandi passi attraverso il vialetto fino all'enorme casa dei
Cruz.
Appena furono entrati, LaurenTanner
corse verso di loro.
"Payson, eccoti qui,
dove sei andata?"
chiese. Payson
aprì la bocca, senza avere alcuna
scusa pronta. "Non importa, vieni con me" Lauren
ordinò con impazienza, afferrando il braccio di Payson
e trascinandola via.
Payson sorrise impotente
a Sasha e si lasciò
trascinare via da Lauren
che era ovviamente in una
missione di qualche tipo. Si liberò il braccio mentre
salivano le scale, ma diligentemente
seguì il suo amico verso la stanza di Kaylie.
"Che c'è?" chiese Payson,
buttandosi sul
letto accanto a Kaylie,
che roteò gli occhi in
direzione di Lauren.
"Mio padre sta cercando di tornare con Summer,"
annunciò Lauren.
Payson annuì,
"Questa è una buona cosa, no? Non
è quello che volevi?"
Lauren si
lasciò sfuggire un sospiro esasperato e
agitò le mani frustrata. "E 'stato quando lui usciva con ChloeKmetko,
ma in realtà
preferirei che fosse single. Lui non ha bisogno di una relazione seria."
"Va bene, esattamente che cosa vuoi fare al riguardo?" chiese Kaylie, palesemente del tutto
confusa.
"Abbiamo bisogno di Summer
e Sasha insieme.
Voglio dire guardateli! Mio padre non può reggere il
confronto con Sasha. Non è
un segreto che sono usciti un paio di volte e penso che sarebbero
perfetti
l'uno per un l'altra, hanno così tanto in comune",
insistette Lauren.
Payson
aggrottò la fronte "Come cosa? Che
lavorano insieme? Questo non è avere qualcosa in comune, Lauren.
Questa è una coincidenza." Ho bisogno di stroncare
questo sul nascere
adesso, prima che vada fuori controllo. "Personalmente,
penso che tuo
padre e Summer
sarebbero una bella coppia, ma non ha
assolutamente nulla a che fare con noi, Lauren.
Davvero dovresti starne fuori."
Kaylie annuì
pienamente d'accordo, "Inoltre, Lo,
probabilmente c'è un motivo per cui sono usciti un paio di
volte e poi basta.
Perché non ti concentri solo sulla tua ginnastica e smetti
di preoccuparti
della vita sociale di tuo padre?" Payson
era
scioccata dalle parole di Kaylie.
Lauren roteò
gli occhi. "Questo dalla ragazza
che ha pregato i suoi genitori di rimanere sposati per il suo bene. Non
hai
avuto un problema a farti coinvolgere nella vita sociale dei tuoi
genitori",
sputò in risposta a Kaylie.
"E tu, cosa ne vorresti
sapere di tutto questo? I tuoi genitori hanno il matrimonio perfetto e
non sei
nemmeno interessata alle relazioni, quindi non so nemmeno
perché ho chiesto a
te."
Payson la
schernì, "Wow, insulti! Questo è un
ottimo modo per farti aiutare. Lauren,
perché non ne
stai fuori? Da quello che ci ha detto, l'ultima volta Summer
non voleva assolutamente avere niente a che fare con tuo padre. Io non
credo
che sia cambiato nulla, vero?"
Lauren ci riflettè per un
attimo, ma Payson non
la lasciò pensare troppo a lungo,
"Inoltre non dovrebbe essere più probabile che resti single
se Summer lo respinge,
cosa che è abbastanza probabile
che faccia?" Payson
poteva praticamente vedere
le ruote girare nella testa di Lauren.
"Penso che Payson abbia
ragione” disse Kaylie,
e Payson le sorrise.
"Hmm, forse," disse Lauren:
"Va bene, questo è quello che farò allora, io
aspetterò, vedrò quale sarà
la reazione di Summer e
poi elaborerò un piano se
devo."
"Bene," disse Payson,
molto più sollevata
di quanto non lasciasse intendere. "Torno giù per altro
sidro
frizzante," annunciò e le sue due amiche la seguirono in
fretta, sapendo
che se Payson si fosse
avvicinata al sidro frizzante,
probabilmente non sarebbe rimasto niente dal momento l'aveva finito
lei.
Pochi minuti dopo, con un bicchiere in mano, aveva iniziato a camminare
attraverso la folla di persone cercando di trovare Sasha. Lauren
aveva detto una cosa e fatta un'altra troppe volte nel corso della loro
amicizia perchèPayson la
prendesse in parola. Lei rapidamente lo vide all'ingresso al soggiorno,
un
bicchiere di un liquido scuro, in mano. Brandy,
probabilmente, parla sempre
di brandy come del suo oro liquido. Si diresse verso di lui e
si fermò
accanto a lui come casualmente. "Sai quel vestito sembra davvero bello
su
di te" mormorò Sasha, mentre mascherava le sue parole con il
bicchiere,
prendendo un piccolo sorso.
Lei gli sorrise, "Quanti di quelli ti sei già preso?"
"Solo questo" disse, sorridendo verso di lei.
Lei alzò gli occhi. "Certo, senti, solo perchè
tu lo sappia, Lauren
è sul sentiero di guerra. Pensa
che suo padre stia cercando di tornare insieme a Summer,
quindi ..."
Lui la interruppe, finendo la frase per lei: "Lei pensa che
sarà in grado
di mettere insieme Summer
e me, liberando in tal modo
il padre da eventuali coinvolgimenti inaccettabili. Giuro, se quella
ragazza si
impegnasse tanto nella sua ginnastica tanto quanto nei complotti…
"
Payson
sospirò: "Lo so."
Improvvisamente ci fu una voce alle loro spalle. "Aww,
guarda siete sotto il vischio." Austin Tucker.
Payson scosse la testa e
si voltò per fissarlo.
"E allora?" disse.
Ronnie Cruz era in piedi accanto a lui, "Oh, avanti allora,
è la
tradizione. Solo un bacio sulla guancia avanti", insistette apparendo
brillo quanto ChloeKmetko
era sembrata prima.
Sasha si chinò e sfiorò le labbra contro la sua
guancia, una carezza familiare
che la fece tremare, quasi impercettibilmente. Ronnie iniziò
ad applaudire
forte e alcuni altri si unirono a lui, ma finì molto
rapidamente. Sia Sasha che
Payson sorrisero e lui
fece un passo allontanandosi
da lei. Payson si
guardò intorno e vide Austin ancora
lì, che stava guardando tra lei e Sasha, come se stesse
cercando di capire
qualcosa. I suoi occhi incontrarono il suo sguardo penetrante e lei si
strinse
nelle spalle e rise fingendo che andasse tutto bene. Doveva aver
funzionato
perché lui si avvicinò e le mise un braccio
intorno al collo.
"Scusami, Sasha. Ho intenzione di rubare la mia collega Campionessa
Mondiale
per un ballo di Natale" disse, conducendola verso il centro del salotto
dei Cruz, che era stato svuotato dei mobili per creare una pista da
ballo. La
tirò a sé, ma non troppo vicino e posò
la mano di lei sulla sua spalla, mentre
prendeva l'altra nella sua, mettendo la mano libera sulla sua vita. Si
dondolavano su una versione strumentale di Silent
Night.
"PaysonKeeler"
disse, e fece schioccare la lingua con disapprovazione, "Non ti avevo
presa per una di loro", disse.
Lei rise, sperando che non sembrasse nervosa quanto si era
improvvisamente
sentita. "Una cosa?" chiese.
"Una groupie di Sasha Beloff",
disse. Lei sbuffò alle sue parole e rise.
"Tu sei pazzo", disse.
Lui la guardò gravemente, "Lo sono?" chiese e per una volta
i suoi
occhi non erano beffardi, ma completamente seri. Sta portando
questa
faccenda del fratello maggiore fastidioso un po' troppo lontano. Chi
immaginava
che fosse così percettivo però?
"Sicuramente. E' stato solo completamente imbarazzante e completamente
colpa tua, comunque. La signora Cruz era troppo ubriaca per notarlo se
tu non
avessi detto niente."
"Di che cosa stavate parlando, allora?" la sfidò.
"In realtà lo stavo mettendo in guardia dai piani di Lauren
per far rimettere insieme lui e Summer.
Non mi
interessa niente di questa cosa, ma penso che fosse giusto avvisarlo.
Ha detto
che avrebbe fatto sapere a Summer
che Lauren sta
complottando di nuovo."
Austin arricciò il naso, ovviamente distratto dalle
informazioni. "Sasha e
Summer? E' come l'olio e
l'acqua, non ti pare?"
Payson si strinse nelle
spalle, "Suppongo".
Austin rimase in silenzio per un attimo. "Allora non sei una Lolita.
Sei
un' informatrice, fai la spia sulla tua amica." A questo Payson gettò indietro
la testa e rise forte.
"Sei proprio pazzo."
Austin la fece voltare di scatto, in modo che entrambi potessero vedere
Sasha
che stava sorseggiando il suo drink, ora appoggiato allo stipite della
porta,
guardandoli intensamente. "O forse no".
Note: Niente note, in realtà. Volevo solo dirvi che
amerete Austin. E
ringraziarvi da parte mia e di JCI.
E grazie a morgenrot,
che revisiona il mio lavoro!
Le abitudini mattutine di Payson
erano rimaste le
stesse per mesi. I suoi occhi si aprirono di scatto non appena
suonò la sveglia
del suo cellulare alle quattro e mezzo del mattino. Quindici minuti
dopo aveva
fatto la doccia, si era vestita ed era in viaggio verso la Rock per
iniziare
l'allenamento delle cinque. Anche se per le ultime due settimane, da
Natale, la
prima mezz'ora di allenamento era costituita unicamente da
un'attività fisica
che riusciva a farle aumentare la frequenza cardiaca in pochi secondi:
baciare
Sasha Beloff.
Quella mattina non fu diversa, Payson
si trovava a
cavalcioni sulla vita di Sasha, ponendo morbidi baci a bocca aperta sul
suo
petto, mentre lui stava sdraiato a torso nudo sul piccolo letto nella
sua
roulotte. Le mani appoggiate sui fianchi di lei, stringendo
ogni volta che
Payson trovava un punto
particolarmente sensibile.
Alla fine, sembrò che ne avesse abbastanza della sua lenta
tortura e senza
interrompere il contatto, invertì abilmente le loro
posizioni, così lei giaceva
sulla schiena, completamente alla sua mercé. Sorrise
malignamente, chinandosi
per posare un piccolo bacio sulle sue labbra, prima di far scendere la
bocca
giù per il mento, fermandosi al suo collo, che aveva
scoperto essere
estremamente sensibile, e poi più basso scansando con il
naso il ciondolo che
le aveva comprato per Natale. La mano di Payson
si
sollevò dalla sua schiena, dove stava tracciando motivi
senza senso sulla pelle
liscia, per toccare brevemente il ciondolo e poi strofinarsi contro la
barba
ruvida della sua guancia.
"Dillo", mormorò mentre Sasha continuava la sua lenta
esplorazione
tortuosa. "Per favore" pregò Payson
con un
gemito, mentre la bocca di lui indugiava contro la parte
superiore del
seno che sporgeva dal bordo della canottiera. Lui ripercorse
all'indietro il
tracciato verso la sua bocca e vi si librò sopra per un
momento. Le labbra che
appena si sfioravano. "Inimameaeste a ta*,"
disse con voce roca, prima che la sua bocca precipitasse sulla quella
di Payson, dimenticando
il loro ritmo lento e creando un
inferno ardente che li consumava completamente ogni mattina. Era tutto
ciò che
potevano fare per riuscire a superare le giornate. I ricordi dei loro
momenti
insieme li sostenevano, mentre facevano del loro meglio per spegnere
completamente il bisogno istintivo di essere insieme in ogni momento.
Quella mattina, però, Payson
aveva bisogno di più
dell'atto fisico, aveva bisogno delle parole. "Dillo ancora, Sasha"
gli chiese, non appena si divisero per prendere aria.
Lui le ubbidì come faceva sempre. "Inimameaesta a ta*"
disse, scandendo ogni sillaba in modo che lei non potesse non capirne
il
significato.
Era qualcosa che aveva scoperto la notte in cui era tornata a casa
dalla festa
di Natale. Si era tolta il bellissimo ciondolo che lui le aveva
regalato di
Afrodite e di Ares, i due dei dell'Olimpo con un amore proibito, ma se
qualcuno
avesse mai chiesto, il ciondolo rappresentava la unione dei suoi stili
di
ginnastica, bellezza e muscoli, arte e potenza. Era stata sul punto di
mettere
via il ciondolo nel suo portagioie quando si era resa conto che sul
retro non
era completamente liscio. L'aveva girato e aveva visto che c'era una
scritta
sul retro. Tenendolo sotto la luce, si era accorta che era in una
lingua che
non capiva. Aveva velocemente aperto il suo computer portatile e
trovato un
traduttore online. Doveva essere rumeno, così aveva digitato
la frase e
cliccato per una traduzione in inglese. Quello che aveva visto le aveva
fatto
trattenere il respiro: il mio cuore è tuo.
Era una semplice dichiarazione, ma non se l'aspettava. Aveva digitato
rapidamente nel traduttore, eternamente grata che ci fosse un pulsante
per la
pronuncia che l'aiutasse ad imparare a dire quello che voleva dire. Il
giorno
dopo, si era presentata alla porta del suo rimorchio alle quattro e
mezzo del
mattino. Lui aveva confusamente aperto coi soli pantaloni del pigiama
addosso e
il caso più attraente di capelli scompigliati che avesse mai
visto, e Payson aveva
detto: "Şi a meaeste a ta.*"
Quella mattina erano stati più vicini che mai a cedere ai
loro più semplici
istinti di stare insieme in ogni modo. Si fermarono poco prima di
andare troppo
oltre e furono molto attenti da quel momento, ma ormai le parole erano
state
dette e ciò che era iniziato come un semplice bacio mesi
prima era ormai
scritto sulla pietra.
Payson si
risvegliò dai suoi ricordi e vide l'orologio
sulla parete segnare le cinque e venticinque "Dobbiamo alzarci"
disse, passando le dita tra i capelli biondi di Sasha, mentre lui
concentrava
la sua attenzione sul punto di pelle sensibile appena dietro
l'orecchio.
"Oh, Dio" gemette, ma poi continuò, "dobbiamo
davvero alzarci."
Lui gemette, seppellendo il viso nel suo collo, piantando un piccolo
bacio lì e
poi uno sulla spalla, prima di sollevarsi da lei e aiutarla ad alzarsi.
Afferrò
la camicia da dove era stata precariamente appesa, sopra uno dei mobili
aperti
della cucina. Mi sono spinta piuttosto lontano questa volta,
pensò Payson
mentre lo guardava infilarsi l'indumento dalla
testa. Si infilò gli stivali mentre lui frugava nei
pensili trovando i
suoi ShreddedWheat e gli HoneyNutCheerios
per lei. Sasha prese due ciotole, due cucchiai e i due litri di latte
dal suo
frigorifero.
Uscirono fuori, una stufetta soffiava aria calda nella loro direzione
per
tenerli al caldo nell'aria frizzante della mattina di gennaio. Sasha si
chinò e
recuperò la sua copia quotidiana del New York Times,
una delle tante stranezze che Payson
amava di lui. Chi
si fa consegnare il New York Times
ogni mattina a Boulder,
in Colorado? Solo Sasha Beloff.
Lui le passò le pagine scientifiche, tenendo per
sé la sezione dello
spettacolo. Lei riempì entrambe le ciotole e lui aggiunse il
latte.
Dopo un morso dei suoi CheeriosPayson
si appoggiò allo schienale e sospirò: "Te ne sei
accorto, vero?"
chiese.
"Di cosa?" chiese, con la bocca piena di cereali, abbassando i fogli
per guardarla.
"Ci siamo trasformati in una vecchia coppia sposata" disse, riuscendo
a malapena a reprimere un sorrisetto.
Lui la studiò, cercando di misurare la sua
serietà: "Come fai a
dirlo?"
"Beh, non abbiamo rapporti sessuali, litighiamo su tutto, ci
prepariamo la colazione a vicenda, non hai problemi a parlare con la
bocca
piena di fronte a me..." si interruppe, incapace di fermare le risate
che
le zampillavano dalla gola.
Sasha ridacchiò e mormorò, "Mocciosa insolente,
mangia i tuoi dannati Cheerios."
Lei alzò le sopracciglia nella sua direzione, "Mi piace
quando la
mattina diventi irritabile e inglese."
Sasha rise e prese un altro boccone dei suoi ShreddedWheat. Amava questo lato
di lei, il divertente,
giocoso, lato stuzzicante di cui, era sicuro, nessun altro
fosse a
conoscenza. Era una dicotomia interessante, guardarla trasformarsi ogni
mattina
dalla giovane donna spensierata nella Campionessa del Mondo intensa e
determinata che diventava in palestra. Sii onesto, Beloff,
ti eccita che lei sia morbida come il burro nelle tue mani, ma che
diventi dura
come la pietra non appena fa un passo in palestra.
Scosse la testa, meravigliandosi di quanto Payson
fosse incredibile, quando vide una macchina che gli parve di
riconoscere
entrare nel parcheggio. Socchiuse gli occhi, non avendo ancora messo a
fuoco,
ma poi si rese conto che la persona che si avvicinava era
inequivocabile: Nicky
Russo, dalla Denver Elite, medaglia d'argento per gli uomini nell'AllAround
ai Nazionali e ai
Campionati del Mondo. Che diavolo ci fa qui?
Sasha guardò Payson
e vide si era fermata a metà
masticazione. "Non soffocarti con i cereali, amore" mormorò
e si alzò
per salutare Nicky.
"Sasha" disse lui, stendendo la mano e stringendo la sua con
fermezza. "Ehi Payson"
aggiunse, sembrando
scioccato nel vederla.
"Ciao Nicky" disse lei, tornando al suo giornale rapidamente.
Sasha aggrottò la fronte al suo saluto veloce, ma
guardò Nicky. "Cosa
posso fare per te?" chiese, pensando di conoscere già la
risposta. Il
ragazzo è stato stupido ad andarsene, ora torna strisciando
essendosi reso
conto che ha lasciato il club migliore.
"Penso che tu sappia perché sono qui, Sasha" disse
Nicky,
spostando i piedi a disagio. "Non avrei mai dovuto andare a Denver. E'
stata una decisione stupida e l'ho fatto senza pensarci sopra. Mi
piacerebbe
tornare, se me lo permetti."
Sasha sorrise. "Non abbiamo proprio l'abitudine di voltare le spalle ai
migliori ginnasti del mondo che vogliono allenarsi con noi. Andiamo
all'interno
della palestra, ti prendo un po' di scartoffie da compilare e poi
daremo il
calcio d'inizio*" disse,
dando una pacca sulla
schiena di Nicky e avviandosi verso la Rock.
"Non ti preoccupare, pulisco io, tu vai pure avanti" Payson gridò dal
tavolo, ma Sasha poteva sentire le risate
nella sua voce.
Nicky esitò, "Dovremmo?" chiese.
Sasha si morse un labbro e scosse la testa: "No, direi no" disse,
guidando il giovane attraverso il parcheggio.
Nicky sembrava molto confuso mentre entravano nella Rock insieme, "Payson fa colazione qui spesso?"
chiese.
"Sì, si alza presto e nessuno in casa sua è
già sveglio, così facciamo
colazione insieme". Sasha si strinse nelle spalle, recitando la
risposta
preparata che avevano messo a punto nel caso qualcuno fosse incappato
in loro.
"Meglio che mangiare da soli."
Nicky annuì d'accordo. "E' incredibile quanto sia
arrivata lontano in
così breve tempo. Non potevo credere a quello che ho visto a
Rotterdam."
"Tutti erano abbastanza stupiti" convenne Sasha mentre entravano nel
suo ufficio. Fece cenno a Nicky di sedersi.
Nicky sorrise. "Tranne te", disse. "Davvero, Sasha, è per
questo
che io voglio tornare e non sto solo cercando di solleticare il tuo
ego. Se
voglio essere il migliore, ho bisogno di allenarmi tutti i giorni con i
migliori. Payson,
Austin, tu. Voi siete i migliori. E
questo è quanto. "
Sasha annuì, "Bene. Hai informato Marty?"
"Ieri", confermò Nicky.
"Ok, bene, dovrò mandargli tutti i tuoi documenti da qui, ma
puoi
cominciare l'allenamento oggi, se vuoi. La nostra assicurazione copre i
trasferimenti immediati." Ah, Marty
ha
gongolato via sms per due settimane sul fatto che Nicky Russo aveva
disertato
per Denver. È tempo per un piccolo risarcimento, Beloff.
Nicky si fregò le mani in previsione, "Ottimo"
disse. "Non
vedo l'ora di iniziare."
***
"Non posso credere che Nicky Russo abbia di nuovo mostrato la sua
faccia
qui", disse Lauren,
aggrottando la fronte alle
quattro donne dell'élite della Rock che si allungavano alla
trave. "Dopo
quello che ha fatto a te, Payson,
credo che dovremmo
evitarlo."
Payson fissò Lauren
incredula, "Non mi ha fatto niente, Lauren,
e
questa è una palestra, non una chiesa Amish, non si
evitano le persone."
"Tranne Kelly Parker", commentò Emily da un angolo della
trave dove
stava allungando i polpacci.
"Tranne Kelly Parker", concordò Kaylie
e
arricciò il naso al pensiero della loro rivale che, secondo
tutti i resoconti,
si era ripresa dall'infortunio alla caviglia che l'aveva tenuta fuori
dei
Campionati del Mondo ed era tornata di nuovo ad allenarsi.
Payson alzò
gli occhi e per la seconda volta nel giro
di poche ore non riusciva a credere a quello che stava vedendo. Ellen Beals, che indossava una bella
tuta Adidas, era entrata
nella palestra e stava camminando su per le scale verso l'ufficio. Payson aggrottò la
fronte e senza esitare, iniziò anche lei
a salire verso l'ufficio. "Voi venite?" chiamò da sopra la
spalla le sue amiche, che subito la seguirono. "Austin?
Nicky?"
disse mentre passava accanto alle parallele, dove lavoravano entrambi.
I
ragazzi si strinsero nelle spalle e seguirono le ragazze su per le
scale e dentro
l'ufficio.
"Scusatemi" disse la Beals,
quando tutti
irruppero nella stanza, "Il coach Beloff
e io
stavamo avendo una conversazione privata. Nicky? Che ci fai qui?"
"Sono tornato ad allenarmi alla Rock", rispose brevemente.
Guardando Payson prima
di iniziare, Austin rispose
alla donna: "Lei è un membro del Comitato Nazionale, Sasha
allena sei
membri della squadra nazionale degli Stati Uniti di ginnastica. Se ha
bisogno
di parlare con lui, allora ha bisogno di parlare anche con noi" disse,
sorridendo alla Beals.
La Beals
sembrò incline a assecondarli. "Bene,
come stavo proprio dicendo al Coach Beloff,
il Test Event
pre-Olimpico che si terrà tra una settimana è
stato
ampliato. La Federazione Internazionale di Ginnastica era francamente
in
imbarazzo per quello che è successo a Rotterdam e ancora
più infastidita di non
essere stata in grado di dimostrare finora un qualsiasi errore fatto,
così
hanno collaborato con il IOC per ampliare l'evento e vogliono farci
mandare i
nostri migliori ginnasti. Noi del Comitato Nazionale non abbiamo alcun
problema
a farlo e, pertanto, è stato deciso che tutti membri delle
squadre nazionali e i
loro allenatori andranno a Londra tra una settimana per competere." Le
parole sembravano procurare alla Beals
del dolore
fisico, ma ovviamente non c'era nulla che potesse fare per evitarlo. In
quel
momento Sasha Beloff e
le sue ginnaste erano la cosa
più importante nella ginnastica americana. Era il risultato
della loro
straordinaria performance ai Mondiali, della ritrovata
popolarità di PaysonKeeler e
dell'incredibile
successo del loro articolo su SportsIllustrated, nonostante
la Beals
si fosse assicurata che venisse mandata la giornalista più
irritabile della
rivista per fare il lavoro.
Payson
aggrottò la fronte, "Questo preavviso è
terribilmente breve. Cosa ne pensi, Sasha?" chiese al suo allenatore,
che
stava sorridendo ai coraggiosi ginnasti che allenava.
Lui si schiarì la gola. "Lo faremo", disse e fece un cenno
alla Beals. "Tutto
qui?" chiese. Lei annuì:
"Bene, allora ti chiedo di andartene fuori, la mia palestra
è solo per gli
allenatori e gli atleti durante queste ore." Probabilmente
alla fine lo
rimpiangerai, Beloff,
ma è bello avere la meglio
su di lei ogni tanto.
La Beals
emise un suono di protesta con la gola,
ma si rese subito conto di non avere davvero scelta. "Ci vediamo a
Londra,
allora" disse, e subito uscì.
L'aria sembrò tornare nell'ufficio e tutti si lasciarono
sfuggire un sospiro di
sollievo. Sasha si schiarì la gola. "Anche se apprezzo
questa bella
dimostrazione di solidarietà, a quanto pare abbiamo un
incontro internazionale
per cui allenarci, quindi.."si interruppe, ma quando nessuno si
mosse, lanciò loro un'occhiataccia "andate". Tutti
scattarono
per la paura e corsero fuori dalla porta. "Payson",
chiamò prima lei che uscisse.
Si girò verso di lui: "Sì, Sasha?" chiese, con un
tono perfettamente
obbediente, ma un'espressione leggermente ironica sul suo viso.
"Grazie", disse con una strizzatina d'occhio.
Lei gli sorrise. "In qualunque momento".
Note: Inimameaeste
a ta: Il mio
cuore è tuo Si a meaeste a ta:
E il mio è tuo. *get the ball rolling:
questa
è una frase idiomatica inglese che ha il significato
generale di iniziare
qualcosa (solitamente è riferita ai dibattiti) e che si
può tranquillamente
tradurre con le frasi idiomatiche italiane "dare il calcio d'inizio"
e "aprire le danze". Sasha e Nicki
sono due
ragazzi e Sasha è inglese, ho pensato che il calcio fosse
meglio del ballo. Test Event
Pre-Olimpico:http://it.wikipedia.org/wiki/Ginnastica_al_Test_Event_Pre-Olimpico_2012
E'
come dice la parola, un evento che si tiene prima delle Olimpiadi.
Ed ecco il
capitolo betato! Scusate l'attesa, ma sia io che Morgenrot abbiamo
avuto gli esami all'università in questo periodo. Buona
lettura!
Nuovamente Interrotti
Aeroporto di Heathrow. Era sempre lo stesso e ogni volta che Sasha ci
entrava
gli si chiudeva lo stomaco in un modo che la maggior parte degli
uomini, con il
suo livello di soddisfazione e di fiducia, non avrebbero mai dovuto
affrontare.
Era a casa, pensò, ma non esattamente.
L'Inghilterra non era stata casa
per un lungo periodo di tempo. Non dalla disfatta del rapporto con MJ,
che
aveva causato al se stesso diciottenne un mal di cuore tale che aveva
lasciato
il paese per vivere e allenarsi con un padre che riusciva a malapena a
tollerare, al fine di allontanarsi da tutto. Londra 2012 avrebbe avuto
un altro
significato per lui. Oltre ad aiutare le sue ginnaste a realizzare i
loro sogni
e (addirittura) oltre all'importantissimo momento in cui
l'ultimo ostacolo
tra lui e Payson
sarebbe stato cancellato, quello
sarebbe stato un cerchio che si chiudeva. La sua redenzione nello
stesso luogo
in cui il mondo gli era crollato addosso.
"Accelera il ritmo, Beloff".
La voce
fastidiosa di Ellen Beals
interruppe il suo sogno a
occhi aperti quando il gruppo americano di ginnastica fece la sua
entrata dal gate per il
ritiro bagagli. Roteò gli occhi, senza nemmeno
preoccuparsi di nascondersi dal resto del loro gruppo.
Non sentiva più il bisogno di nascondere l'aperta
animosità che provava per
Ellen Beals. Era
l'allenatore personale di sei
ginnaste della squadra nazionale degli Stati Uniti. La Beals
aveva bisogno di lui e la cosa non sarebbe cambiata tanto presto.
"Accelera il passo, Beloff".
Sentì
mormorare un'altra voce dietro di lui, il sarcasmo che grondava dalla
sua voce.
A quanto pare non era l'unico che non aveva più tempo per
Ellen Beals. "Non ho
imbarcato nessun bagaglio," disse
a Payson quando lei lo
raggiunse e si mise a
camminare al suo fianco, entrambi tirando le piccole valigie che si
erano
portati dietro sull'aereo.
Payson lanciò
un'occhiata verso di lui. "Nemmeno
io e penso che siamo gli unici", disse guardando le mani vuote dei loro
compagni di viaggio.
"A me non va di aspettare al ritiro bagagli, a te?" disse Sasha,
alzando leggermente la voce in modo che il resto del gruppo potesse
sentirli.
"No" rispose lei, cercando di sembrare il più stanca
possibile.
"Vuoi andare direttamente in albergo?" chiese, "Io sono esausta."
"Sì" disse. "Beals,
Payson è
stanca e nessuno dei due ha un bagaglio da
ritirare. Andremo direttamente in albergo in modo che possa riposare",
disse.
La Beals strinse le
labbra, combattuta tra il
desiderio di essere in disaccordo con lui per principio preso e di
volere che Payson si
prendesse il riposo di cui aveva bisogno per
battere il resto del mondo durante il test event
il
giorno successivo. "Va bene, ci vediamo in albergo" disse, ma i due
stavano già andando via verso l'ingresso e l'area per i
taxi.
"Furbo, molto furbo", disse Payson
con una
risata quando si fermarono ad aspettare un taxi.
Lui sorrise verso di lei e stava per metterle il braccio intorno alle
spalle,
quando una bambina si avvicinò a Payson
con carta e
penna. Non avrebbe potuto avere più di dieci anni. "Scusami?
Tu non sei PaysonKeeler?" chiese.
Payson annuì
e sorrise: "Sì, lo sono."
"Posso avere il tuo autografo? Verrò al Test Event
di domani. Non vedo l'ora di vederti competere."
A quel punto Payson
stava praticamente avvampando per
l'imbarazzo*. "Grazie"
disse, firmando il
pezzo di carta. La ragazza scappò indietro verso quelli che
sembravano i suoi
genitori, sventolando il foglio verso di loro.
"Allora, come ti fa sentire?" chiese Sasha, chinandosi a sussurrarle
in un orecchio.
"Come mi fa sentire che cosa?" rispose, voltandosi verso di lui, le
loro facce a pochi centimetri di distanza.
"Essere di nuovo al top?" disse, scendendo con gli occhi verso le sue
labbra.
Lei gli sorrise e fece un passo indietro. "Questo era davvero troppo
facile",
disse. "Ho pensato subito a qualche cosa di malizioso.*"
Sasha gettò indietro la testa e rise, prendendole la borsa
quando un taxi si
fermò per loro. "Beh, noi non vogliamo questo, o lo
vogliamo?"
chiese, mettendo la borsa nel bagagliaio del taxi e poi aprendole la
portiera.
***
La
corsa verso l'hotel fu breve, grazie all'accento di Sasha che aveva
dissuaso il
tassista dal prendere la strada convenientemente lunga per l'hotel Dorchester.
"Sembra che il Comitato Nazionale non abbia badato a spese", disse
mentre si avvicinavano alla reception.
"Devo registrarmi. Beloff",
disse Sasha
alla donna piuttosto giovane che lavorava dietro il bancone. Gli occhi
della donna
brillarono verso di lui per un momento prima di guardare il computer
per
trovare la sua prenotazione. Payson
soffocò la risata
che le stava per sgorgare.
"Ecco qua, signor Beloff.
Un letto kingsize, mini bar e una bella
vista" disse lei, porgendogli una busta con la chiave della camera
dentro.
"Stanza 525".
Payson roteò
gli occhi e si schiarì la gola con
impazienza. "Ciao, devo registrarmi. Keeler,
Payson", disse lei con
un sorriso disgustosamente
dolce.
La giovane donna era di nuovo in modalità professionale,
"Ah, sì.
Signorina Keeler,
camera 527. Due chiavi,
una per te e l'altra per la signorina Kmetko
quando arriva."
Payson prese una delle
chiavi. "Lascio questa
chiave per Emily Kmetko
al banco. Io potrei non
essere in camera mia e non vorrei che rimanesse chiusa fuori" disse,
posando l'altra chiave sul bancone. "Grazie", disse con il sorriso
che solitamente riservava per Ellen Beals.
Andarono in fretta verso gli ascensori. Non appena le porte si
chiusero, Sasha
iniziò a ridacchiare. "E che cosa c'è di
così divertente?" gli chiese
Payson, con le mani sui
fianchi.
"Tu eri gelosa" disse, incrociando le braccia sul petto. Vacci
piano, Beloff, non
gongolare troppo sull'argomento.
Sembra piuttosto contrariata.
Payson strinse
le labbra e lo fissò. "Oh, lo
ero?" disse, tendendogli la mano.
"Cosa?" chiese, "Che cosa vuoi?"
"La busta con la chiave della camera" disse, agitando le dita.
Gliela diede. "Non so di cosa tu ..."
"Elspeth, 020-5464-6942.
Chiamami, xoxo" lesse
dalla busta e la restituì a lui. "Non
ero gelosa. Sono solo attenta", disse roteando gli occhi. L'ascensore
raggiunse il quinto piano e scesero. "Vado a farmi una doccia e
cambiare i
vestiti. Ho l'odore dell' aereo." Wow, sei così
preso da questa ragazza
che non ti accorgi neppure quando un'altra donna sta flirtando con te.
"Sì, ci vediamo tra un po' allora, va bene?" disse Sasha,
mentre lei
si fermava alla sua porta.
"Certo" disse, provando la chiave della camera. Non funzionava.
"Accidenti!" disse, riprovando. Sospirò. "Io davvero non ho
voglia di tornare di sotto per un'altra chiave."
Sasha sospirò. "Payson,
basta usare la mia
camera. Si può andare giù per un'altra chiave
più tardi."
"Sei sicuro? Non vorrei intromettermi sugli eventuali programmi cha
magari
vuoi organizzare con Elspeth"
disse lei,
guardandolo con un sorriso impertinente.
"Chi?" chiese, sorridendo a sua volta. Ora, questo, questo
era
astuto, Beloff.
"Ottima risposta" disse, mentre lui le apriva la porta della sua
camera e la teneva aperta.
***
Payson sospirò
mentre i getti d'acqua calda colpivano il suo corpo. Non era mai stata
in un
albergo con una tale, straordinaria pressione dell'acqua. "Oh Dio, che
bella sensazione". Gemette, non appena l'acqua colpì uno dei
nodi che si
erano formati alla schiena durante il viaggio in aereo.
"Come va lì dentro?" Sasha chiese dalla porta.
"Bene" rispose lei, decidendo di torturarlo un po'. "Hmm, davvero bene."
"Tu suoni bene" disse, la sua voce improvvisamente molto più
vicina.
Era dall'altro lato della tenda.
Payson scosse la testa
incredula e scoppiò a ridere.
Tirò fuori la testa da dietro la tenda, coprendo il
resto del corpo con
essa. "Fuori di qui. Finisco in un minuto", disse.
La verità era che le ci era voluta tutta la sua forza di
volontà per mandarlo
via. Avevano deciso di non consumare la loro relazione, ma Sasha era un
uomo
estremamente attraente e il più delle volte la sua sola
presenza le faceva
desiderare di gettare al vento la prudenza e semplicemente fare quello
che le
veniva naturale.
Finì la sua doccia e avvolse un asciugamano intorno al corpo
prima di entrare
nella stanza. Lo trovò sdraiato sul letto, a torso nudo, che
faceva zapping tra
i canali.
"Gesù, mi mandi fuori di lì e poi ne esci in
questo modo" disse
Sasha, dondolando le gambe fuori dal letto e alzandosi in un unico
movimento.
Lei gli mise le braccia intorno al collo, mentre lui la stringeva alla
vita per
tirarla più vicino. "Hai un buon odore", mormorò
Sasha contro il
collo di Payson, dando
un caldo bacio a bocca aperta
sul punto che aveva scoperto facendole diventare le gambe di gelatina
quasi
istantaneamente. Lei amava quando lo faceva, non solo per come
la faceva
sentire, ma perché sapeva che lui lo faceva di proposito,
con l'intento di
darle quanto più piacere possibile. Gli passò una
mano tra i capelli, amando la
sensazione di soffice morbidezza. Molto di lui era duro e ruvido, dalla
sua
personalità fino a i calli sulle mani, causati
dal'allenamento che lei sapeva
che ancora praticava, ma i suoi capelli erano così morbidi,
le piaceva il
contrasto. Sasha portò le labbra sulle sue e si baciarono
dolcemente in un
primo momento e poi con crescente urgenza, quando sentirono lo scatto
della
porta della camera e un rantolo femminile.
"Oh mio Dio, mi dispiace tanto", Payson
sentì diredalla voce
di Emily Kmetko. Lei
chinò la testa verso il petto di
Sasha, sapendo che la sua altezza la schermava completamente alla vista
di
Emily. "Mi dispiace", sentì Emily dire ancora una volta e la
porta si
chiuse con un click.
"Non mi ha visto," disse Payson,
emettendo
un sospiro di sollievo.
Sasha la guardò perplesso, "Che cosa vuoi dire?"
"Mi stavi nascondendo, non mi ha visto" disse, e
appoggiò la
testa contro il suo petto. Sentì le sue labbra premere
contro la cima della sua
testa.
"Ho un piano" disse Sasha, guardando la sua borsa in un angolo, che
per fortuna era stata anche fuori dalla vista di Emily. "Hai portato
delle
forcine per i tuoi capelli, vero?"
Payson lo
guardò come se avesse dieci teste,
"Sì, per la gara."
"Dammene tre" disse, indicando la sua borsa. "Presto,
probabilmente è andata giù alla reception per
prendere una chiave e non lo
faccio da un po'."
Payson gli porse tre
forcine, "Fai cosa?"
"Non hai notato che le nostre camere sono comunicanti? Ho intenzione di
forzare la serratura tra le camere."
"Sasha, è impossibile. Le porte comunicanti non hanno
serrature sul lato
interno."
Stava già per aprire la porta che collegava le loro camere.
"Non al Dorchester",
mormorò mentre teneva una delle forcine
in bocca. Infilò la forcina nella serratura e
piegò l'altra nella forma di cui
aveva bisogno. "Questo hotel è ridicolmente costoso, ma non
hanno
rinnovato i piani bassi negli ultimi decenni."
"Come fai a sapere tutte queste cose?" Payson
gli chiese. Sta avendo un momento di James Bond, lasciaglielo
avere.
"Alcuni di noi non erano così per bene come te quando
avevano diciassette
anni" disse, e sorrise di rimando da sopra la spalla.
Lei si strinse nelle spalle. "Nella mia posizione attuale, sono la
diciassettenne meno per bene che io abbia visto in giro ultimamente.
Sto
frequentando un uomo molto più vecchio di me, che
è il mio allenatore
nientemeno", aggiunse con un tono ironico nella voce.
Sentì un click e la porta si aprì. "E' stato
incredibile" disse,
mentre lui si alzava. Payson
afferrò la sua borsa.
"Ci vediamo più tardi" disse lei, baciandolo rapidamente.
"La cena. Ricordati, alle sette con la squadra, al piano di sotto da
Alain
Ducasse."
"La cena alle sette", confermò e chiuse la porta dietro di
sé,
indossando velocemente pantaloncini corti e canottiera e facendo
scorrere
l'acqua nella doccia fino a che non sembrò che l'avesse
usata.
Si sdraiò sul letto e accese la televisione, quando Emily
irruppe nella stanza.
"Non crederai a quello che è appena successo" disse Emily,
lasciando
cadere la borsa ai suoi piedi e fissando Payson.
"Cosa?" chiese, senza distogliere gli occhi dalla televisione.
Emily si lasciò sfuggire un respiro pesante. "L'hotel mi ha
mandato nella
camera sbagliata. La stanza accanto, in realtà. Prendo la
mia chiave, apro e
c'è Sasha con una donna che è avvolta solo in un
asciugamano e lui la sta
baciando. Ugh!
Quell'immagine è marchiata a fuoco
nella mia mente per sempre ", si lamentò e si
gettò sul letto.
Payson fece uscire il
fiato che non sapeva stesse
trattenendo. "Oh mio Dio, hai visto chi era?" chiese, sperando che il
suo interesse non risultasse troppo falso.
Emily scosse la testa. "Probabilmente qualcuno che conosce a Londra.
Voglio dire, in quale altro modo avrebbe potuto rimorchiare
così in
fretta?" Emily tirò a indovinare. "Era bionda, comunque, e
bassa."
Payson si strinse nelle
spalle: "Forse hai
ragione. Era una vecchia fidanzata o qualcosa del genere. Dai, non
è stato poi
così male. Almeno Sasha è bello, saresti potuta
incappare in Ellen Beals",
Payson
suggerì e il
volto di Emily si arricciò in un'espressione di disgusto
assoluto.
Si guardarono reciprocamente e subito scoppiarono in una risata
isterica.
"Ha una bella schiena, molto muscolosa" disse Emily, sorridendo. Inizirono a ridere di nuovo. Payson
più per il sollievo che per ogni altra cosa.
***
Erano seduti a cena, al "tavolo per bambini", come l'aveva
soprannominato Austin, mentre i coach e gli assistenti erano seduti
dall'altra
parte del ristorante. I ginnasti della Rock avevano occupato un intero
tavolo,
mentre il resto degli uomini e delle donne membri della squadra
nazionale ne
avevano riempito un altro.
"Allora, entro e c'è Sasha, a torso nudo, semplicemente in
piedi nel mezzo
della sua camera d'albergo, e sta baciando una ragazza bionda avvolta
in un
asciugamano. Sono uscita di lì il più velocemente
possibile" disse Emily,
bevendo velocemente un sorso d'acqua.
"Le hai dato una bella occhiata ?" Emily scosse la testa, no.
"Potresti avere una certa concorrenza, Keeler"
disse Austin, ricevendo un' occhiataccia da Payson,
che era seduta alla sua destra. "Almeno era bionda, quindi forse sei il
suo tipo, dopo tutto."
"Austin pensa che io sia una groupie
di Sasha Beloff" disse,
roteando gli occhi verso di lui.
"Sei esilarante."
Lauren saltò
su. "Pay,
ho sempre pensato che tu fossi il tipo da ragazzi dai capelli scuri"
disse, dando uno sguardo significativo a Nicky, che prontamente
soffocò sul
morso di bistecca che aveva preso.
Austin sorrise: "Oh, allora è così che
stanno le cose" disse,
guardando tra Payson e
Nicky.
"Non so di cosa stai parlando, amico" disse Nicky.
Payson gli sorrise.
"Nessuna idea” disse, e
rivolse ad Austin un sorriso compiaciuto.
"Oh, certo" disse chinandosi a sussurrarle in un orecchio, mentre la
conversazione continuava intorno a loro. "Allora perché lui
continua a
guardare da questa parte?"
"Chi?" chiese seccata, ma sapendo esattamente di chi stesse parlando.
"Sasha" disse, "continua a guardare da questa parte."
"Forse è imbarazzato. Sa che Emily racconterà la
storia. Le sue orecchie
stanno probabilmente fischiando, sapendo che stiamo parlando di lui."
"O forse sta guardando te" disse Austin.
Payson lo
fissò duramente. "Non so di cosa stai
parlando, Austin. Sasha è il mio allenatore. Ne abbiamo
passate tante insieme,
ma non è niente di più e insinuarlo potrebbe
causargli un sacco di guai. Quindi
basta!" disse. Era mortalmente seria e lui lo sapeva.
Lui alzò le mani in segno di supplica. "Va bene, va bene,
non c'è bisogno
di stare così sulla difensiva. Stavo solo scherzando, Keeler."
"Non è vero" lo accusò, gli occhi azzurri che
lampeggiavano verso di
lui.
"No, non è vero" ammise, "ma mi fermo. Lo prometto, ma solo
se
ne parli con me."
Lei lo guardò negli occhi e annuì, accettando in
silenzio in un modo che la spaventava.
In quel momento, sapeva che lui sapeva qualcosa. Non era sicuro e non
aveva
prove, ma sapeva qualcosa ed era sufficiente per mandarla internamente
nel
panico.
"Va bene. L'atrio per cinque minuti o per niente" propose.
"Perfetto" disse. Si alzò in piedi, gettando il tovagliolo
sul tavolo
e abbottonandosi la giacca. "Signore e ehm - Nicky, scusateci. Andiamo
a
fare una passeggiata" disse in piedi dietro alla sedia di Payson, tirandola indietro per
farla alzare.
L'intero tavolo si fece silenzioso e li fissò e Payson
sbuffò soltanto e se ne andò, non preoccupandosi
se Austin fosse con lei o no.
"Dunque sei fuori di testa o semplicemente stupida?" le chiese mentre
entravano nella hall e trovavano due sedie in un angolo dove nessuno si
era
seduto.
"Di che cosa stai parlando?" chiese.
"Sai esattamente di cosa sto parlando. Tu e Coach Dreamy*
che vi fate un giro di lenzuola*.
Devi essere pazza.
Credevo che volessi essere un campione olimpico. Se è
così, l'ultima cosa che
dovresti fare è andare a letto con il tuo allenatore. "
Payson scosse la testa:
"Non vado a letto con
Sasha" disse, tenendo la voce bassa.
Austin strinse le labbra. "Così questo pomeriggio, quando
Emily è entrata
nella sua stanza e lui stava baciando una ragazza in un telo da bagno,
quella
non eri tu?"
Fissò gli occhi nei suoi e sostenne il suo sguardo. "Basta,
ne ho avuto
abbastanza. Io non vado a letto con lui. Sono vergine e ho intenzione
di
rimanere così fino a dopo le Olimpiadi. Non ho nessuna
intenzione di correre un
rischio del genere. Questo è abbastanza per te? Ora la
smetterai di recitare il
ruolo del fratello maggiore e mi lascerai in pace?" chiese lei,
alzandosi
e facendo un passo indietro.
"Solo una cosa..." disse, afferrandole la mano mentre lei cercava di
fare un passo per superarlo, "quando un uomo guarda una donna, come lui
stava guardando te, è reale Payson.
Non dubitarne
mai."
Si fermò e lo guardò. Gli occhi di Austin erano
più morbidi ora, quasi di
scusa. "Grazie" disse Payson,
stringendogli
la mano e poi rilasciandola.
"Nessun problema" disse alzandosi e mettendosi le mani in tasca.
"Oh, e Keeler?" la
chiamò, "Non riesco
a smettere con la storia del fratello maggiore. L'ho preso come un
secondo
lavoro. Quindi, se ti ferisce, o lo sai qualunque cosa ..." la sua voce
si
affievolì.
"Buona notte, Austin" disse, scuotendo la testa.
"Buona notte, Keeler."
Note: *glow:
termine controverso che
significa arrossire, avvampare, ma anche brillare, risplendere. Io ho
provato
entrambi, ma Payson mi
sembra più il tipo che
arrossisce alla richiesta di un autografo, piuttosto che qualcuno che
ci si
compiace. E poi brillare mi faceva venire in mente Twilight
(e se Payson era quella
che brillava, allora Sasha
era Bella.) Insomma ho preferito farla avvampare di imbarazzo. *My
mind wentstraightto
the gutter:
letteralmente "la mia mente è andata
direttamente alla grondaia." Ovviamente non ha senso, perchè
è una dannatissima espressione idiomatica (comincio a
pensare che abbiano un
dizionario solo con queste frasi) che significa pensare ad un
sottinteso
malizioso quando il sottinteso malizioso non c'è. *CoachDreamy:
Coach da Sogno. Ma mi sembrava più carino Coach Dreamy
e comunque abbastanza comprensibile. *Making
the beastwithtwobacks:
altra espressione idiomatica, significa
sostanzialmente: fare sesso. Sembra essere di origine shakesperiana.
Ho cercato di renderlo usando un'altra frase idiomatica con lo stesso
senso,
spero che l'espressione "giro di lenzuola" sia nota a tutti. Forse
potevo anche tradurlo letteralmente con "fare la bestia con due
schiene" ma mi sembrava poco chiaro (o almeno per me lo era.)
Ricordatevi che all'estero le chiavi degli alberghi (almeno di quelli
da un
certo livello in su) sono tessere magnetiche e non chiavi vere e
proprie. Ecco perchè
tutti questi problemi.
E poi le note personali. Austin è un dannato genio, secondo
me.
La O2 Arena* sarebbe
stata un posto fantastico per i
giochi di Londra 2012. Fu il primo pensiero che Payson
ebbe quando arrivò. Era sulle rive del Tamigi,
originariamente parte della
celebrazione del Millennio di Londra. E sarà il
luogo in cui vincerò l'oro
Olimpico. Sentì una mano sulla spalla. Si
voltò e vide Austin e Nicky in
piedi dietro di lei.
"Volevamo
solo augurarti buona fortuna", disse Austin e guardò Nicky
apertamente.
"Buona fortuna, Payson"
disse e le sorrise
come faceva una volta. L'imbarazzo, che Payson
pensava avessero superato l'anno prima, era tornato in piena
forza. Nicky
si voltò e se ne andò verso l'ingresso degli
spettatori.
"Che cos'era quello?" chiese, mentre guardavano la schiena di Nicky
che si allontanava.
"Quello ero io che mi comportavo da fantastico fratello maggiore"
disse, sorridendole orgogliosamente.
Lei rise. "Cosa?"
Il sorriso era scomparso, sostituito da un'espressione di
esasperazione.
"Sì, sono io il fratello maggiore dell'anno. Ho dovuto
passare tutta la
notte scorsa ad ascoltare quel ragazzo esaltare ognuna delle tue
virtù fino a
quando gli ho detto che se non avesse chiuso la bocca l'avrei buttato
fuori
dalla finestra e se mai l'avesse fatto di nuovo, non avrebbero trovato
il
corpo. Nessuna giuria mi condannerebbe. Omicidio per legittima difesa."
Payson scosse la testa:
"Non mi ero resa conto
che era ancora ..."
Austin lei diede una pacca sulla spalla: "Sì, lo
è. Ma non ti preoccupare,
sono abbastanza sicuro che pensa che usciamo insieme, quindi va tutto
bene." Si chinò e la baciò sulla guancia e senza
dire una parola, Austin
si voltò e se ne andò.
Payson lo
fissò con gli occhi spalancati. "Che
cosa? Come potrebbe andare tutto bene?" gridò alla sua
schiena, ma lui si
limitò a girarsi, le fece cenno coi pollici in su e
continuò a camminare. Payson
si voltò e vide che il branco di giornalisti e
fotografi che non erano ancora entrati all'interno dell'arena avevano
ovviamente catturato il momento con le loro macchine fotografiche. Grande,
proprio stramaledettamente favoloso.
"Che succede?" chiese Emily mentre le si avvicinava.
"Se la mia vita è così complicata prima delle
Olimpiadi del prossimo
anno..." Payson
lasciò cadere la frase. Era
assolutamente chiaro cosa volesse dire.
"Non me ne parlare", Emily concordò.
Payson scosse la testa.
"Vieni, abbiamo il mondo
da distruggere, di nuovo."
Emily rise mentre lei la prendeva sottobraccio e entravano nell'arena.
"Signorine, gentile da parte vostra unirvi a noi", commentò
Ellen Beals appena
entrarono negli spogliatoi e iniziarono a
mettersi i body. "La nostra prima rotazione della giornata è
la trave.
Alcuni ritengono che questo sia uno svantaggio, ma penso che sia un
vantaggio.
Ce la toglieremo di mezzo e poi ci concentreremo sui nostri punti di
forza."
"Wow, questo sì che era d'ispirazione", mormorò Kaylie
non appena la Beals
lasciò la stanza.
"Beh, la trave è il mio punto forte, quindi non sono
preoccupata"
disse Lauren,
intrecciando saldamente la frangetta
lungo il lato della testa per tenerla lontana dalla fronte durante
l'incontro.
Le altre cinque ragazze nella stanza riuscirono a ruotare
simultaneamente gli
occhi. "Che c'è?" chiese Lauren,
senza
capire.
Payson si
limitò a scuotere la testa e cominciò a
prepararsi mentalmente. Chiuse gli occhi e visualizzò ognuna
delle sue routine
secondo l'ordine della loro rotazione. Sarebbe stata una competizione
interessante. Alcune delle sue routine erano esattamente le stesse che
aveva
eseguito ai Mondiali e le altre erano quelle che aveva messo a punto
per aumentare
il DOD dopo che lei e Sasha avevano visto il video del concorso
corrotto di
Rotterdam. Doveva dimostrare qualcosa quel giorno, che i risultati non
erano
unici e irripetibili*,
impossibili da duplicare. Si
accigliò per un attimo. Aveva un'idea. Era coraggioso e
sicuramente l'avrebbe
messa nei guai*, ma era
qualcosa che voleva
fare. Ho bisogno di parlare con Sasha.
Finì di vestirsi in fretta,
tirando i capelli in una crocchia ferma.
Sentì Lauren
borbottare qualcosa come "Payson-bot
è tornata" mentre le camminava accanto, ma
lei era concentrata sul suo obiettivo: trovare Sasha ed esporre quella
folle
idea davanti a lui.
Sasha alzò la zip della sua giacca da coach e si
appoggiò contro il freddo muro
di cemento nel tunnel che portava all'arena. Ellen Beals
era proprio davanti a lui, curando i suoi agganci con alcuni membri dei
media.
"Sasha", lo chiamò Payson
e lui la guardò
con un sorriso.
"Che c'è?" chiese, notando la strana espressione sul viso. Non
è
l'espressione che assume di solito prima di una gara. C'è
qualcosa di
sbagliato. "E 'successo qualcosa?"
"No, ma ho un idea" disse. "E' un po' rischiosa."
Lui la guardò con circospezione. "Payson
..." la avvertì.
"Voglio fare tutte le mie vecchie routine. Tutto esattamente come ai
Mondiali" disse. Sasha
scosse la testa. Che cosa è successo? Ha eseguito
quelle nuove routine costantemente
per mesi, anche quella dannata mezza torsione in più sul suo
volteggio Yurchenko.
"Payson, non
capisco. Quel nuovo grado farà a pezzi*
le routine di
GenghiCho."
"Esattamente"
disse, afferrando la mano e tirandolo più avanti nel
corridoio per assicurarsi
che non fossero a portata d'orecchio. "Hai visto GenghiCho alla competizione Pan-Asian.
Ha aumentato il suo grado di difficoltà, ma non abbastanza e
ha probabilmente
raggiunto il suo limite massimo, per quanto riguarda i
movimenti di
potenza al volteggio e al suolo. Anche con le mie vecchie routine,
dovrà
sperare che io faccia un sacco di errori. Persino in quel caso
dovrebbe
eseguire perfettamente le sue routine."
Sasha annuì, ancora senza capire realmente. "Payson,
io ..."
"Si tratta di una strategia a lungo termine, per i Campionati del Mondo
di
ottobre", disse con un luccichio negli occhi che non aveva mai visto
prima. "Se vado fuori con le mie vecchie routine la squadra cinese non
avrà idea di cosa sto preparando fino a dopo le Nazionali di
agosto
e allora sarà troppo tardi per loro per aumentare
il grado di difficoltà di
GenghiCho di quanto
sarebbe necessario."
Lui si mise a ridere. "Sei sicura di voler diventare un coach di
ginnastica e non un coordinatore politico o qualcosa di simile che ti
permetterebbe di coltivare questa improvvisa attitudine di tattica e
scaltrezza?"
Si mise le mani sui fianchi. "Hai finito di prenderti gioco di me?"
Fece un cenno con la testa. "Penso che sia un'idea brillante.
Onestamente,
sono infastidito dal fatto che non sia venuta in mente a me."
"Sono contenta che la pensi così" disse, sembrando piuttosto
orgogliosa di se stessa.
Guardò verso di lei, nello spazio tra i loro corpi si
sentì improvvisamente una
carica di energia. "La penso così. Lo trovo anche
incredibilmente
attraente, non sapevo che avessi un lato subdolo" mormorò. Whoa,
calmo, ragazzo. Siete nel mezzo di un
corridoio affollato. Non hai imparato qualcosa da questo incidente in
camera
d'albergo? Pare di no, dato che mi stai completamente ignorando, Beloff. "Mi fa venire
voglia di..." si fermò.
Lei sorrise maliziosamente, ma fece un passo indietro, indicando con
gli occhi
che qualcuno si stava avvicinando. Sasha piegò la bocca in
una linea dura,
facendosi forza per affrontare Ellen Beals
mentre lei
era ancora su di giri per aver parlato ai media. "Sasha"
abbaiò da
pochi metri di distanza una voce rauca, che non sentiva da sei anni.
Lui corrugò le sopracciglia "Papà?" No,
no, non oggi, né mai.
Perché è qui? Si voltò e
vide suo padre, i capelli ora completamente
bianchi, una ventina di chili in più, ma sempre lo stesso.
La stessa postura
rigida, lo stesso bagliore dagli occhi azzurri che lui aveva ereditato
e la stessa
capacità di far sentire Sasha alto circa dieci centimetri.
"Sasha" disse suo padre e annuì.
"Cosa? Che cosa stai facendo qui?" chiese. Ti prego, dimmi
che sei
qui per la stampa o per commentare o...
"Io sto allenando la squadra rumena. Dopo il tuo amico, la disgrazia di
Petrescu, mi hanno
chiesto di tornare e riconquistare
l'onore per il nostro paese." Il suo vecchio gonfiò il petto
con orgoglio
a quelle parole, che probabilmente erano un'esatta citazione dalla
discussione
che aveva avuto con il capo della Federazione Rumena di Ginnastica. Sasha
sorrise debolmente. "E' fantastico, papà" disse. "Ora, se
vuoi
scusarmi, devo aiutare Payson
a prepararsi per
l'incontro." Merda, questo è stato un errore.
"PaysonKeeler"
disse suo padre, valutandola in fretta. "Farai delle belle cose". Le
rivolse un cenno d'approvazione e fece l'occhiolino.
Payson scoccò
a Sasha un sorriso imbarazzato.
"Grazie, Coach Beloff"
disse con rispetto.
"Suo figlio è un grande allenatore." Payson,
ti prego di non incoraggiarlo.
"Ah, Sasha, sì, è un bravo ragazzo" disse Boris*,
come Sasha aveva cominciato a chiamarlo nella sua mente dal giorno in
cui era
tornato in Inghilterra, riconoscendo pienamente e non sopportando la
riluttanza
del padre di perdonarlo per aver vinto le sue medaglie a Sydney per
l'Inghilterra e non la Romania.
Payson sorrise a suo
padre e poi di nuovo a lui.
"Sasha, non dovremmo?" disse indicando verso la stanza di
preparazione. I cinesi non riusciranno a capire che cosa li
colpirà.
"Arrivo subito" le disse e guardò suo padre
severamente. Payson
annuì e li lasciò.
"Lei è una ginnasta eccellente, Sasha. Nessuno qui
è al suo livello,
nemmeno quella ragazzina dalla Cina," disse Boris, guardandola andare
via.
"Bella ragazza, inoltre" aggiunse con noncuranza. "Lei si vede
con quel, quel come si dice, punk, Tucker,
non è
vero? Questo è quello che dicono in televisione. La brave
ragazze e i loro
ragazzi cattivi."
Sasha sospirò, strofinando una mano sul viso.
"Papà, che cosa ci fai qui?
Davvero?"
Boris si strinse nelle spalle. "Hanno chiesto, ho detto di
sì. Non è
difficile da capire."
Sasha scosse la testa. "Pensavo che fossi in pensione."
"Una soluzione temporanea. Cosa avrei dovuto fare? Pescare? No. Io sono
un
allenatore di ginnastica, come te. E' quello che noi Beloff
facciamo."
Sasha disse: "Sì. Beh, questo Beloff deve
andare. Ci vediamo là fuori."
Questo è stato il momento più sgradevole
della mia giornata.
Improvvisamente, Ellen Beals
entrò nel suo campo
visivo. Stava discutendo di qualcosa con Payson.
Merda,
Payson probabilmente sta
dicendo che eseguirà le
stesse routine che ha eseguito ai Campionati del Mondo.
"Che diavolo è questa storia, Beloff?
Che cosa
hai fatto in quella specie di posto che chiami palestra per tutti
questi mesi?
Ruote? Nessun aumento nella sua DOD, nessun cambiamento dalla sua
performance
ai Campionati del Mondo. Cosa stai cercando di ottenere?"
domandò lei.
Alzò gli occhi. "Signorina Beals"
disse, il
sarcasmo evidente nel suo tono, "Payson
è la
campionessa mondiale. Io sono il suo coach. Io e lei prendiamo le
decisioni
sulle sue routine, e questo è quello che abbiamo deciso. Se
preferisci, non gareggerà." Con la tua
fortuna di oggi, bastardo
maledetto, sarà d'accordo e escluderà Payson per
dispetto.
La Beals
scosse la testa. "Quando GenghiCho salirà
sulla cima di
quel podio per la competizione AllAround, Beloff, ti chiuderò
le
palle in una morsa" gli mormorò in modo che le ragazze non
potessero
sentire, anche se Lauren,
che era la più vicina a
loro, si lasciò sfuggire uno sbuffo che nascose rapidamente
dietro un finto
colpo di tosse. La Beals
uscì dalla stanza e tutti si
lasciarono sfuggire un respiro collettivo. Anche Kelly Parker che era
stata
stranamente cooperativa negli ultimi mesi, sistemandosi comodamente nel
ruolo
della numero due della nazionale di ginnastica, dopo la pausa di Kaylie e la vittoria di Payson ai
Mondiali.
Sasha aspettò un momento e poi si guardò intorno
nella stanza. "Siamo
pronte, signore?" chiese. Tutte annuirono in senso affermativo.
Sorrise.
"Allora andiamo. Stanno iniziando la sfilata delle squadre."
Si allinearono nella galleria, in attesa di essere annunciate. "Al
volteggio, il Regno Unito" disse l'annunciatore e la folla
entrò in
delirio. Il team britannico, il più debole nel campo,
uscì facilmente dal
tunnel e fece il suo ingresso nell'arena. "Alle parallele asimmetriche,
vincitori di medaglie d'argento del mondo, la Cina!" Un applauso
educato
salì per la seconda migliore squadra al mondo. "Al corpo
libero, con il
loro nuovo allenatore, Boris Beloff,
la
Romania!" si alzò un accenno di applauso, con
alcuni chiassosi fan
rumeni che urlavano da una sezione addobbata di rosso, giallo e blu. "E
alla trave, gli attuali campioni del mondo, gli Stati Uniti d'America."
La
folla applaudì con entusiasmo. Diversi nomi potevano essere
sentiti mescolati
con il tifo. "Payson! Ti
amiamo!" e
"Bentornata, Kaylie!"
Alzò lo sguardo e vide anche un cartello che diceva: "Rock Rebels Rock!*" Strizzando gli
occhi alla coppia, si
rese conto che erano Nicky Russo e Austin Tucker.
Avevano dipinto il petto e le facce di rosso, bianco e blu, indossavano
bandane
con bandiera americana sulle loro teste e gridavano a squarciagola*.
Sasha scosse la testa e sorrise. Diede un colpetto sulla spalla
all'atleta più
vicina, il caso volle che fosse Emily, e indicò verso l'alto
dove si trovavano
i due. Lei rise e il team notò che stava indicando tra la
folla e il resto di
loro si unì alla risata. Questa è una
buona cosa. Si tratta di un Test Event,
Beloff. Non
c'è bisogno di
innervosirsi, solo una bella competizione e un po' di pratica a stare
su un
podio.
La trave era il primo attrezzo ed era sempre un problema spinoso. A
volte nella
ginnastica a squadre, si viveva e si moriva sulla trave. Le squadre si
riscaldarono rapidamente, più brevemente rispetto alla
maggior parte degli
eventi internazionali, perché questo non sarebbe andato in
diretta televisiva,
ma sarebbe stato registrato e mandato in onda più tardi. Non
c'era nessuna
attesa per le interruzioni pubblicitarie. Cinque membri del team
uscirono dal
campo, lasciandolì
Emily, in piedi in attesa che la bandiera dei giudici indicasse che
erano
pronti.
La bandiera si alzò e la gara ebbe inizio.
Note: *la
O2 Arena è anche conosciuta come NortGreenwichVillage. E' un arena
polifunzionale costruita per celebrare
il 2000, fino al 2005 era noto come MilleniumDone, poi è
stata comprata dalla compagnia telefonica
Teléfonica O2. In questa arena si sono svolte le Olimpiadi
di Ginnastica
Artistica del 2012. *lightning
in a bottle:
un fulmine in bottiglia. Quest'espressione in italiano non ha
senso, a meno
che non si abbia effettivamente un fulmine dentro una bottiglia. Ho
cercato una
frase idiomatica di senso simile, ma non l'ho trovata. Quindi ho
semplicemente
scritto il significato, cioè compiere un'impresa eccezionale. *go
out of a limb: mettersi nei
guai. L'Inglese è tutto una frase
idiomatica. *blow
out of the
water: Avete indovinato, è una frase idiomatica!
Significa ditruggere
e/o battere qualcuno/qualcosa. *Boris:
in realtà il padre di Sasha si
chiama Dimitri, ma JCI lo ha chiamato Boris. *RockRebels
Rock: è un gioco di parole, che gioca sul doppio
significato attribuito a
rock, sia come verbo (nel senso colloquiale di 'spaccare') sia come
riferimento
alla palestra. Per chi non se lo ricordasse gli atleti della Rock sono
chiamati
' i ribelli della Rock, cioè Rebels
Rock. Potevo
tradurlo con "Forza Ribelli della Rock" ma secondo me perde un po'
l'efficacia dell'immediatezza del cartello. *screamingtheirheads off: ehm,
già, frase idiomatica. Significa urlare
molto forte, è un'espressione che si usa anche con altri
verbi (shout, laugh, etc)
sempre con il significato di compiere l'azione in maniera esagerata.
Urlare a
squarciagola, ridere a crepapelle, etc.
Oggi un sacco di note! Gli anglofoni amano le frasi idiomatiche e per
altro
sono sempre assurde a tradurle letteralmente.
Erano
vicino al volteggio, di fronte ai commentatori di Universal Sports
e Sasha poteva sentirli mentre parlavano della performance americana.
"Giorno eccellente per gli Stati Uniti d'America fino ad ora. Stiamo
finendo la terza di quattro rotazioni e senza errori gravi fin'ora"
disse
Tim Daggett. Sasha
guardò la classifica. Daggett
aveva ragione, stavano eseguendo buoni esercizi, ma
anche la Cina e la Romania, che sembrava aver reagito bene al
cambiamento di
coach. Boris è un padre terribile, ma è
un grande allenatore di ginnastica.
"Ecco PaysonKeeler al
volteggio, dove semplicemente vola" sentì ElfieSchlegel dire. "Il
volteggio che ha eseguito nei
primi turni è uno Yurchenko
con un avvitamento
doppio, che a dire il vero, è tra i volteggi più
difficili per una ginnasta. Payson
ha un secondo volteggio, il volteggio più difficile
della gara che userà durante le finali a squadra e l'All-Around,
quello che lo scorso anno l'ha aiutata a vincere l'oro All-Around
e l'oro nel volteggio ai Campionati del Mondo."
Sasha guardò Payson
che si trovava appena fuori dalla
pedana per la rincorsa in attesa che i giudici pubblicassero il
punteggio per
il volteggio di Kelly Parker, un ottimo 15,75 per il suo Yurchenko
con due giri e mezzo.
La bandiera si alzò quasi subito. Payson
salutò e
prese la rincorsa, eseguendo il volteggio, atterrando splendidamente
dal suo Yurchenko,
facendolo sembrare facile, cosa che per lei era.
Il suo punteggio venne pubblicato quasi subito, un 15,7.
Balzò fuori dal tappeto verso il piano dell'arena e gli
sorrise. "Come fai
a sopportarlo?" disse Sasha a denti stretti. "Io avrei fatto il Prudonova solo per metterla in
quel posto a Kelly
Parker."
Payson gli sorrise. "La
pazienza è una virtù"
disse, ripetendo le parole che Sasha le aveva detto una volta mentre
giocava
con il suo corpo come un violino ben accordato, trattenendo,
prolungando il suo
piacere, senza darle ciò che veramente voleva.
Sasha ridacchiò. "Sì, lo è. Una
lezione che ti ho insegnato bene, se ben
ricordo" disse, ripensando al momento in cui aveva assecondato il suo
desiderio e lei era venuta, stretta tra le sue braccia. Veramente la
cosa più
bella che avesse mai visto.
Kaylie si
avvicinò a dare un rapido abbraccio di
congratulazioni a Payson.
Poi tutte le ragazze
afferrarono le loro borse e si misero in fila per marciare all'evento
conclusivo della giornata: le parallele asimmetriche. Ellen Beals
le scortò verso l'attrezzo successivo, mentre Sasha chiudeva
al fila.
Lauren, il loro elemento
più debole alle parallele,
era la prima. Fu allora che avvenne il disastro. Durante la sua
oscillazione in
avanti con un mezzo giro mancò la sbarra bassa, sfiorandola
appena con le dita,
e cadde sul viso. La folla gemette e Sasha si affrettò per
assicurarsi che
stesse bene.
"Sto bene" ringhiò, per lo più a se stessa. Sasha
annuì e si
allontanò. Lauren
si alzò in fretta, rimise la
magnesia sulle mani e risalì sulle barre per
terminare la sua routine.
Smontò, alzò le mani in segno di saluto e scese
dalla pedana. Sasha le diede
una pacca sulla spalla. Si voltò e vide Ellen Beals,
che stava fissando Lauren
con le labbra serrate.
Sasha sospirò e balzò sulla piattaforma per
regolare le barre per la routine di
Kaylie. Il resto delle
rotazioni filarono lisce,
mentre si avvicinava il momento di Payson.
Sasha poteva quasi sentire la voce di Tim Daggett
nella sua testa: "E ora PaysonKeeler, Campionessa del
Mondo in carica sulle parallele
asimmetriche, l'ultima volta che si è esibita in questa
routine in gara ha
ricevuto un perfetto dieci per l'esecuzione. Naturalmente, sappiamo che
sono
state espresse preoccupazioni riguardo il giudizio ai Campionati del
Mondo, ma
ho personalmente visto quella routine, Al, ed era perfetta."
Sasha non poteva farne a meno, ogni volta che vedeva Payson
avvicinarsi alle parallele asimmetriche, gli si formava un nodo allo
stomaco.
Non era sicuro che fosse qualcosa che sarebbe mai andato via, non
importava
quanto sana e sicura di sé fosse Payson
quando competeva.
Payson salutò
i giudici e poi corse verso la pedana,
entrando con un Hecht*.
Superò la barra in basso,
arrivando a quella alta, gettandosi in una verticale perfetta. Aveva
effettuato
molti dei suoi elementi più artistici, fino al movimento Gienger*.
Sasha aveva telefonato a Valeri Liukin,
preoccupato
del momento del rilascio, ma Valeri lo aveva calmato, con una risatina.
"Stai semplicemente lì, sotto la sbarra. Prendila se cade,
ma se non
succede, sii pronto a lasciarla fare l'esercizio a tutta
velocità."
Così Sasha aspettò e poi con calma si
avvicinò alla barra alta quando Payson
si girò bruscamente, rilasciò la sbarra,
eseguì il
passaggio con un'incredibile altezza, a metà fece un
avvitamento e riafferrò la
sbarra. Si tolse dalla sua traiettoria, mentre il corpo di Payson
volava accanto a lui. Fece un passo indietro e la osservò
fare un giro e mezzo
sulle punte dei piedi, poi eseguì un Jaeger,
e Sasha
lasciò lentamente andare il fiato che stava trattenendo,
guardandola eseguire
un Ray*, per poi
tornare sulla sbarra bassa con un
salto Pak*. Ancora
pochi cambi di mani, un passaggio
alla barra bassa, poi di nuovo su quella alta e infine l'uscita.
L'uscita più
difficile della gara, doppia torsione e doppio salto
all'indietro. Sasha
batté le mani in segno di trionfo, appena i piedi di Payson
atterrarono sul tappeto, senza oscillazioni o vacillamenti. Payson
sorrise e alzò le braccia sopra la testa, con l'aggiunta di
un piccolo pugno,
che Sasha era sicuro i commentatori avrebbero amato. Payson
corse fuori dal tappeto, salutando la folla che faceva il tifo, ma no,
non
facevano il tifo, stavano gridando continuamente "Dieci! Dieci!
Dieci!" Risuonava nell'intera arena. Sapevano che ce l'aveva fatta. Payson gli si
avvicinò e mise le braccia intorno alla sua
vita. Sasha si concesse un bacio veloce a lato della sua fronte.
"Eccellente, Payson"
disse, lasciandola
andare e permettendo alle sue compagne di sommergerla di
congratulazioni.
Poi dalla folla salì un boato e tutti videro il suo
punteggio: A - 7.0; E -
10.0; Keeler, Payson, UB -
17.0. Generale - 65,5
La folla andò completamente in delirio, come l'intero
contingente americano in
campo e acuti gridolini di gioia ad alta voce gli invasero le orecchie.
Anche
Ellen Beals
abbozzò un sorriso, anche se Sasha era
sicuro che aveva più a che fare con il fatto che il
punteggio di Payson
aveva portato gli Stati Uniti al primo posto dopo la
prima giornata di gara. Payson
si era anche
qualificata prima nella competizione All-Around
che
si sarebbe tenuta il giorno dopo la finale a squadre.
Payson si fece
rapidamente la doccia, si tolse dal
viso il trucco per il concorso e lasciò i capelli
sciolti. Gli ultimi mesi
le avevano insegnato una lezione importante, che le piacesse o no, era
una
celebrità e avere un aspetto il più possibile
diverso da quello che aveva
durante le gare, contribuiva ad evitare che i fan e i media facessero
delle
scenate per strada. Si infilò un paio di jeans, un maglione
di cachemire e alti
stivali marroni. Guardandosi intorno si rese conto che le altre ragazze
non
erano nemmeno vicino ad essere pronte. Sospirò,
afferrò la borsa e uscì dallo
spogliatoio, fermamente intenzionata ad aspettarle sull'autobus.
"Sei stata veloce", sentì commentare una voce dietro di lei.
"Dove sono le altre ragazze?"
Payson roteò
gli occhi. "A farsi belle",
disse. "Voglio solo andarmene da qui. Non ho idea del perché
ci mettano
così tanto tempo."
Nicky sorrise. Aveva lavato la faccia, ma il petto era ancora dipinto
di rosso,
bianco e blu. "Non tutti possono essere naturalmente belli come te, Payson" disse, e sorrise un po'
freddamente. "È
una bella collana," disse, notando il ciondolo d'oro al collo.
Inconsciamente, ci mise sopra una mano. "Grazie, è
un regalo."
Nicki annuì.
Sembrava stesse prendendo una decisione.
"Senti, Payson, non so
cosa stia succedendo, o
se tu sei minimamente interessata, ma ti piacerebbe prendere un drink
con me
stasera?"
Payson lo
fissò. "Nicky, noi non beviamo. Almeno
io non bevo." E' andato fuori di testa? Questo non
è quello che mi
serve in questo momento.
Lui scosse la testa. "Non è quello che volevo dire, solo un
caffè o
qualcosa del genere. Mi sembra che non abbiamo parlato da
quando sono
tornato."
Si guardò le scarpe per un attimo. "Nick, io non lo so"
disse,
alzando lo sguardo, vedendo Austin avvicinarsi rapidamente e Sasha non
lontano
dietro di lui. "Non me la sento molto per ..."
Nicky la interruppe, "Nessuna pressione. Solo un caffè."
Sospirò e annuì. "Va
bene, caffè. So che l'hotel ha una caffetteria.
Dovremmo essere di ritorno per le quattro o quattro e mezza?"
Nicky fece un sorriso sincero stavolta e le sue fossette comparvero con
tutto
il loro fascino, "Grande."
"Eccola!" Esclamò Austin mentre arrivava correndo da dietro
Nicky, le
piombò addosso e la prese in braccio, facendola girare prima
di rimetterla a
terra. "Decima tutto lungo la sua strada, proprio come ai Mondiali.
Ottimo
lavoro, Keeler."
Payson gli sorrise,
notando che aveva indossato una
t-shirt sul torso dipinto, e poi rivolse uno sguardo di scuse a Nicky.
"Grazie,"
disse.
"Siete tutti pronti a partire?" chiese Sasha. "C'è una
macchina
che può portarci tutti in albergo, se non volete aspettare
che la brigata del lip-gloss
emerga dallo spogliatoio."
Payson
spalancò gli occhi. E' impazzito?No,
è solo che tu non gli hai detto tutto e ora stai
per passare la prossima
mezz'ora in macchina con la tua prima cotta, l'uomo con cui tutte le
principali
riviste ti mettono insieme e l'amore della tua vita. Merda. Lanciò
a Sasha
uno sguardo di disperazione, ma lui la guardò confuso, non
ricevendo il
messaggio. Da quando quella era diventata la sua vita? Quello doveva
succedere
a Kaylie, con la sua
scia infinita di fidanzati e
ammiratori. Improvvisamente, la voce di Austin era nella sua testa, fai
attenzione a ciò che desideri, Keeler,
potrebbe
avverarsi.
Uscirono rapidamente dall'arena, dall'ingresso laterale. I fotografi e
giornalisti erano trattenuti dietro delle barricate, ma
non abbastanza lontano da non identificare il quartetto che
camminava
verso la strada. "Beh, questo dovrebbe essere interessante" disse
Austin, mettendo gli occhiali da sole e avvolgendole un braccio intorno
le spalle.
"Puoi dire, 'imbarazzante?" chiese e Payson guardò
verso di lui, anche se non poteva vedere i suoi occhi, dato che gli
occhiali da
sole erano saldamente a loro posto come al solito. "Uh uh, sorridi per
le
telecamere, Keeler." Payson
fece un sorriso finto. Guardando alla sua sinistra vide Sasha che li
fissava,
anche se la stampa era abituata alla facciata severa di Sasha,
lei sapeva che
non era la sua solita espressione stoica. Nicky aveva l'aspetto di
qualcuno a
cui avevano preso a calci il cane e anche se ancora nessuno aveva fatto
un
collegamento tra di loro, non lo rendeva meno scomodo. Raggiunsero
rapidamente
i sedili posteriori di una macchina di lusso, che li avrebbe riportati
al Dorchester.
I minuti passavano in silenzio, Payson
sentiva l'aria
in auto diventare più tesa ad ogni secondo. Dal momento in
cui erano entrati in
macchina, Austin e Sasha erano stati impegnati nella loro personale
sfida di
sguardi, che Payson era
sicura sarebbe sfociata in
violenza fisica se non fossero stati in un veicolo in movimento. Nicky
era
seduto di fronte a lei e con i suoi occhi marroni le lanciava il suo
adorabile
sguardo patetico. Payson
riusciva a malapena a
sopportarlo. Si era incastrata contro la portiera, lontano da
Austin
quanto umanamente possibile, e aveva guardato fuori dal finestrino per
il resto
della corsa.
Si fermarono di fronte all'hotel e Nicky praticamente
schizzò fuori dalla
macchina. "Ci vediamo più tardi, Payson"
disse, correndo su per gli scalini dell'ingresso, lasciando gli altri
tre in
piedi sul marciapiede.
Payson si
concentrò sui due idioti che stavano
rapidamente diventando due degli uomini più importanti della
sua vita.
"Voi due avete finito? Oppure volete tirarlo fuori proprio qui in modo
che
possiamo misurarlo?" domandò lei con calma, a denti stretti,
e i due
sembrarono tornare alla normalità*.
Payson si
voltò e se ne andò, con i pugni serrati lungo i
fianchi, lasciandoli a risolverla da soli.
Sasha guardò la sua schiena mentre si allontanava da loro e
sospirò
pesantemente. Non aveva idea di cosa gli fosse preso. Era sicuro dei
sentimenti
Payson per lui, sapeva
che non avrebbe messo la loro
carriera a rischio se non fosse stato l'uomo con cui voleva stare, ma
la vista
del braccio di Austin intorno a lei e la stampa che scattava foto come
se
sapessero qualcosa di loro, lo aveva infastidito*.
Poi Austin ha avuto l'audacia di lanciargli un'occhiata, un'espressione
gelida
che di solito utilizzava per gli avversari.
Rassegnati, Beloff.
Sii uomo e fai le cose per
bene. Fece un respiro profondo. "Austin, io..."
cominciò.
Il campione olimpico e mondiale in carica scosse la testa e
alzò la mano.
"No, ho capito." Fece una pausa, ovviamente scegliendo con cura le
parole. "Sto solo cercando di proteggerla." Austin esitò,
pensando
alle sue prossime parole. "Quanto più la stampa ci collega
insieme, meno è
probabile che cercherà di collegare lei con qualcun altro."
Era cristallino
quello che volesse dire e Sasha lo guardò negli occhi. "Ti
entra sotto la
pelle, lo sai? Non ho mai incontrato nessuno come lei. Payson
sa che sono qui per lei, platonicamente parlando.." Austin si
schiarì la
gola, "e anche per chiunque a cui tenga."
Sasha lo guardò. Beh, ovviamente sa qualcosa, Beloff.
Sa o intuisce. Ecco, è finita. Prepara i bagagli, amico.
"Chiunque?" chiese, "anche se è la persona peggiore
possibile
per lei?" Sasha sperava che non stesse diventando troppo confuso.
Odiava
parlare per ipotesi. Desiderava soltanto che potessero sedersi con una
pinta e
sviscerare l'argomento.
Austin sospirò: "Credimi, la persona peggiore che potrebbe
scegliere non è
in piedi su questa strada" disse. "Riesci ad immaginarla con quel
robot, Russo?" Austin rabbrividì. "Io non giudico, Beloff. Io uh-io non conosco
molte persone migliori di Payson,
ma sei abbastanza in alto nella mia lista, quindi
sì ..." si interruppe, evidentemente a disagio con quello
che stava
cercando di spiegare. Oh, avere ventun
anni
ed essere di nuovo penosamente incapace di esprimermi.
Sasha sbuffò. Credo che davvero si stia
solo preoccupando per lei. Avere
un alleato in questa storia non è necessariamente una cosa
negativa. Hai
bisogno di parlare con Payson
e scusarti per aver agito
come un completo coglione, Beloff.
"Buona fortuna
per domani, Tucker"
disse, tendendo la mano.
Austin prese la mano e la strinse con forza. "Grazie, coach."
Guardò
verso l'albergo e cominciarono ad entrare. "Sarai in tribuna con la
nostra
comune amica?"
Sasha rise per la scelta delle parole. "Sì, ma io non mi
dipingerò di rosso,
bianco e blu."
Austin si fermò e lo guardò. "E' un vero
peccato. Beh, posso sempre
sperare che Payson lo
faccia" disse, e entrambi
risero.
"Allora sì che la stampa avrebbe una giornata di cui
scrivere," disse
Sasha mentre raggiungevano la nicchia degli ascensori.
"Già." Era arrivato un ascensore, Austin entrò e
Sasha fece per
seguirlo. "Penso che vorrai aspettare il prossimo" disse, indicando
alle sue spalle.
La porta dell'ascensore si chiuse e riflesso sull'ottone lucido, vide Payson appoggiata contro il muro
dietro di lui, con le
braccia incrociate sul petto.
Payson lo
guardò in attesa mentre lui si voltava.
"Allora?"
"Perché non ne discutiamo in privato?" disse,
chiamò un altro
ascensore e le porte si aprirono immediatamente.
"Bene" rispose Payson,
staccandosi dal muro
e seguendolo in ascensore.
Salirono in silenzio fino al quinto piano e rimasero in silenzio fino a
quando
non raggiunsero la sua camera d'albergo.
"Sono un asino" disse Sasha, mentre chiudeva la porta. "E mi
dispiace, non so cosa mi sia preso, non mi comportavo così
da...forse da
mai"
Payson scosse la testa.
"No, dispiace a me.
Avrei dovuto trovare un modo per dirti che Austin ha capito tutto. Non
ho
ancora idea di come abbia fatto. Semplicemente aveva capito. Non ho
avuto la
possibilità di parlar con te prima di partire e non ho
pensato che la gara non
fosse un buon momento per farlo."
Sasha sospirò. "Che ne dici se la smettessimo entrambi di
biasimarci?"
Si sedette sul letto e appoggiò i gomiti sulle ginocchia.
Sospirò, mettendo la
testa tra le mani. Payson
fece qualche passo in
avanti e gli passò le dita tra i capelli.
La sentì fare un respiro profondo. "Allora cosa facciamo?"
le sue
parole erano uscite in fretta, come se Payson
non
volesse dirle affatto.
Alzò lo sguardo su di lei e vide le lacrime formarsi agli
angoli degli occhi.
Rimanendo seduto, le prese le mani tra le sue. "Non c'è
niente da fare.
Austin sa. Sembra" esitò cercando di trovare la parola
giusta,
"approvare", optò per quella. "Lo conosci meglio di me,
possiamo
fidarci di lui?"
Payson
inghiottì le lacrime, "Sì," disse,
annuendo con la testa, "possiamo fidarci di lui. Lo sa da un po',
credo.
Sai cosa mi ha detto?" chiese.
Sasha scosse la testa, assolutamente curioso. "Mi ha detto che quando
un
uomo guarda una donna nel modo in cui tu mi guardi, allora è
reale e io non
dovrei mai dubitarne."
"Ha ragione," disse. "Non dovresti mai dubitarne. Questo è
reale", disse Sasha, tirandola per la mano. Payson
capì le sue intenzioni e si mosse verso di lui, mettendo un
ginocchio da
entrambi i lati delle cosce. "Sai che altro?" chiese Sasha, mentre
lei gli si faceva più vicina.
"Cosa?"
"Penso che abbiamo parlato abbastanza di Austin Tucker
oggi" rispose, sollevando una mano per accarezzarla dietro la nuca e
portare le labbra alle sue, quando improvvisamente qualcosa
vibrò contro la sua
gamba. "Payson, non che
io non apprezzi la
creatività, ma ..." si interruppe, sorridendole.
"Chiudi il becco, è il mio telefono" disse, guardando lo
schermo.
"E' Nicky. Ho promesso che lo avrei incontrato per un
caffè tra dieci
minuti, per recuperare." Sospirò. "Rimandiamo a
più tardi?*"
chiese Payson, con le
labbra ancora in bilico sopra
le sue.
"Ci sono un sacco di uomini nella tua vita, PaysonKeeler, per una ragazza
che dovrebbe attenersi ad una
regola di niente appuntamenti" disse, risalendo con le mani lungo le
sue
cosce e poi intorno al suo sedere per tirarla più vicino a
lui. La parte
inferiore dei loro corpi entrò in contatto e le
baciò le labbra rapidamente,
approfondendo quasi subito, ma poi allontanandosi. "Rimandiamo a
più
tardi."
"Ti odio" disse, chiudendo gli occhi. "Ora tutto quello che
sarò
in grado di pensare mentre prendo un caffè con Nicky
sarà di tornare qui."
Sasha le sorrise mentre si alzava, costringendola a fare lo stesso.
"Questa era l'idea."
Note:
*L'entrata di Payson
(Hecht)
consiste in una rincorsa, un salto sulla pedana e poi un veloce
passaggio dalla
parallela bassa a quella alta, senza volteggi nè
rotazioni: http://www.youtube.com/watch?v=YFoenwOEto0 *IlGiengerconsite nello staccare le mani
dalla sbarra, fare un
avvitamento e ritornare sulla sbarra.http://www.youtube.com/watch?v=qEJRXueR_Nc
in questo video è circa al nono secondo. Potete premere 6
mentre il video
scorre e arriverete direttamente al punto. *Jaeger:
si rilascia la sbarra e si fa un giro,
tenendo le gambe aperte. Poi si riprende la sbarra.http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=fvwp&v=rglCJsoWcug *Ray:
è un movimento che prende il nome dalla
ginnasta Elise Ray. Vi propongo questo video http://www.youtube.com/watch?v=-tEYrEupfO4
al minuto 3:30 c'è un esempio di questo movimento. *Pak:
è un passaggio dalla sbarra alta a
quella bassa, molto lineare. http://www.youtube.com/watch?v=geEQh1lgqRo Il punteggio: A=
composizione (l'insieme degli
esercizi e dei passaggi) E=
esecuzione UB= sigla
dell'attrezzo, UnevenBars *ritornare
alla normalità: in originale
snap
out ofit *lo
aveva infastidito: in originale got
under hisskin *Rimandiamo
a più tardi?: in originale Raincheck? non
chiedetemi che c'entra la pioggia, è una frase idiomatica,
prendetela per
quello che è.
Dire che per questo capitolo vi ho ucciso con abbastanza note. Grazie a
tutte
voi che seguite e/o recensite questa storia!
Sasha spalancò gli
occhi, il cuore gli batteva forte nel petto come se avesse
appena corso una maratona. Il suo corpo era madido di sudore. Trattenne
il
respiro e poi lo rilasciò lentamente. Solo un
sogno, Beloff.
Solo un sogno. Sospirò e si passò una
mano sul viso, prima di togliere le
coperte dal suo corpo surriscaldato. Ma che sogno.
Scosse la testa
quando gli balenarono davanti immagini della scena realistica e
appassionata
che il suo subconscio aveva creato per lui. Il loro fare l'amore era
stato
lento, appagante e perfetto, ma non era una realtà, solo una
possibilità
remota.
Ci arriverai,
vecchio mio, ma ci sono cose più importanti all'orizzonte. Gettò le gambe
oltre il bordo del letto e si diresse verso la doccia, sperando
che l'acqua calda e le immagini (che andavano rapidamente
dissolvendosi) gli
dessero il sollievo di cui aveva disperatamente bisogno, dal costante
stato di
eccitazione in cui sembrava essere finito. Si sentiva come un
adolescente,
senza il totale controllo del suo corpo, ed era inaccettabile. Per
più di un
decennio era stato il padrone del proprio corpo, che non lo aveva mai
deluso,
ad eccezione del quasi catastrofico infortunio al ginocchio
mesi prima dei
Giochi Olimpici di Sydney. Ma anche allora era stato in grado si
gestirsi
abbastanza per vincere quattro medaglie d'oro. No. Alla fine, era stata
una
donna la sua rovina, proprio come suo padre aveva predetto che sarebbe
stato.
Ma anche Boris Beloff
non aveva idea di come
esattamente sarebbe successo. Le aveva ceduto volentieri, qualcosa che
non
aveva mai immaginato potesse fare per qualcuno.
La doccia era bollente e
servì perfettamente allo scopo.
Indossò un
paio di jeans e una camicia, quasi sollevato dal fatto che le donne
non dovessero competere quel giorno. Avrebbe potuto sedersi in
mezzo alla
folla e osservare. Si sedette sul letto per infilare le scarpe e
inconsciamente, si strofinò il ginocchio. Aveva ventisette
anni, ventotto molto
presto. Se il suo ginocchio non gli avesse dato problemi, avrebbe
potuto
facilmente essere ancora in grado di competere. Guardare la gara All-Around maschile del 2004,
come allenatore della squadra
femminile rumena, era stata una tortura assoluta per lui, tanto che
aveva
considerato di tornare. Il suo ginocchio lo aveva
presto informato che, se
voleva fare ginnastica, avrebbe dovuto farlo su una gamba
sola, e così era
finita. Si era praticamente rintanato in un buco, scomparendo dai radar
della
ginnastica, fino a quando Steve Tanner
non aveva
interrotto quella che pensava sarebbe stata una tranquilla giornata di
pesca.
Fino a quando Payson
non lo aveva inseguito fuori
della Rock, chiedendogli di restare, dicendogli che aveva bisogno di
lui.
Fece una smorfia quando
pensò al modo in cui si era comportato il giorno prima,
come un bambino viziato a cui era stato chiesto di condividere il suo
giocattolo preferito. Payson
si era seccata con lui,
giustamente, ma c'era ancora un fastidioso senso di insicurezza. Non
che
pensasse che Payson non
provasse per lui quello che
lui provava per lei, ma a volte pensava che forse sarebbe stato meglio
per lei
se non avesse provato quei sentimenti.
Sasha aveva avuto il
cuore spezzato prima. Era forte e poteva gestirlo, ma lei,
il pensiero che il loro rapporto potesse essere qualcosa che alla fine
l'avrebbe ferita, lo faceva star male. Forse qualcuno come Austin Tucker o Nicky Russo sarebbe
stato meglio per lei. Qualcuno
più vicino alla sua età, qualcuno con cui non
avrebbe avuto bisogno di
nascondersi. Di cosa stai parlando, Beloff,
hai
dimenticato la tua ridicola regola 'niente appuntamenti'?Dorebbe
nascondere qualsiasi relazione abbia,
come fanno tutti. La verità era che la regola
'niente appuntamenti' non era
sua. Era stato istituita prima del suo arrivo e sentiva che, se
funzionava, non
c'era motivo di cambiare nulla. Sapeva che molti l'avevano trasgredita,
ma per
lo meno aveva costretto i suoi ginnasti a pensare a lungo e duramente
sul
valore di ogni relazione che iniziavano, sapendo che poteva benissimo
costare
la loro carriera.
Non era questo il punto,
però, perché nel momento in cui aveva visto
Austin
gettare il suo braccio attorno alle spalle di Payson
mentre camminavano fuori dall'arena la sera prima, ogni insicurezza che
gli si
agitava dentro si era unita ai suoi istinti da maschio alfa e aveva
perso le
staffe. La sua mente gli aveva urlato di strappare il braccio del
giovane dalla
sua presa, e quindi di spingere Payson
contro un muro
da qualche parte, fino a quando non le avesse fatto urlare il
suo nome per
il piacere, facendo sapere al mondo che gli apparteneva.
Si alzò e si
guardò rapidamente allo specchio, facendo attenzione a non
avere
residui di dentifricio sulla bocca, e si voltò per
andarsene, quando qualcuno
bussò alla sua porta. Guardando dallo spioncino vide
l'oggetto dei suoi
pensieri in piedi, che si passava le dita tra i capelli biondi.
Aprì la porta e
le sorrise. "Ehi" disse Payson,
"Sei
pronto? Penso che siamo gli unici che ci vanno, o almeno nessun altro
è emerso
dalla sua camera."
Annuì.
"Sì, lasciami prendere la giacca." Payson
rimase alla porta e Sasha tornò un attimo dopo. "Andiamo"
disse,
assicurandosi di avere la chiave dell'hotel e il
cellulare in tasche
separate. "Allora, com'era il caffè ieri sera?" Non poteva
farne a
meno, era un masochista.
Payson
sbuffò e roteò gli occhi. "Credo che
abbia pensato che potremmo riprendere da dove avevamo lasciato..." si
interruppe improvvisamente, mordendosi il labbro, rendendosi conto che
non
stava solo parlando con il suo ragazzo, ma con il suo allenatore.
"Questo
è..."
"Rilassati, Payson. Mi rendo conto che di
ogni
regola della Rock, quella sugli appuntamenti è la regola che
viene infranta più
spesso."
Tirò un
sospiro di sollievo. "Ecco, Nicky e io non siamo mai veramente
usciti, era più simile a..." si interruppe di nuovo
e scosse la
testa, "Mi dispiace, non lo vuoi sapere. Diciamo solo che ieri
sera
ha messo a letto le speranze che aveva al riguardo." Dice che
non lo
vuoi sapere, invece lo VUOI disperatamente sapere, vero, Beloff?
"Allora,
quello che avevi con Russo, era solo fisico?" chiese,
non essendo di alcun aiuto a se stesso.
"Cosa?" Payson lo guardò, il
panico
evidente nella sua voce. "No, Dio, no! Era del tutto innocente. Mi ha
baciato una volta, ma è stato tutto." Erano in ascensore e
come le porte
si chiusero, gli afferrò la mano e la strinse. "E' per
questo che eri
preoccupato ieri? Nicky, Austin e io?"
Sasha non era mai stato
il tipo che parla dei suoi sentimenti, così si
strinse nelle spalle. "Lascia perdere" disse, portando la mano di Payson alle labbra e dandole un
piccolo bacio sul dorso.
"Siamo tutti e due proprio dove dobbiamo essere." Le porte
dell'ascensore si aprirono e Sasha abbassò subito
la mano mentre uscivano.
Payson mise gli occhiali
da sole e calzò un cappello
in testa, il look in incognito che qualche volta aveva funzionato per
tenere a
bada i fan. Era raro che dovesse farlo, ma quando erano in viaggio per
un
incontro, di solito era necessario. Passarono attraverso l'ingresso
principale.
Le barricate tenevano a distanza qualche fan insistente, gli
altri erano
probabilmente già all'arena. Il portiere aveva chiamato un
taxi ad attenderli e
ci salirono subito. Immediatamente, Sasha le prese di nuovo la mano e
sentì la
sua stretta rassicurante.
"Hai mangiato?" chiese
Sasha, sentendo il rombo del suo stesso
stomaco. Payson scosse
la testa, così si rivolse al
tassista. "Ehi, andiamo a fare la colazione al PilotInn sul fiume tra il
lato est e quello ovest di Parkside."
"Capito" disse il
tassista.
"E' un pub
vicino l'arena. Ottima colazione," disse a Payson.
Aveva ragione, la
colazione sembrava fenomenale, anche se Payson
non poteva prendere nessuna delle cose ridicolmente piene di grassi di
cui
Sasha si stava riempiendo la bocca. Si prese della frutta e un po' di
pane di
segale tostato. "Tu sei il diavolo, che mi tortura con l'odore di
pancetta, sai?" Lui sorrise sfacciatamente.
"Un giorno, verremo di
nuovo qui, dopo aver vinto l'oro e potrai avere
tutto quello che vuoi" le disse, dopo un morso delle sue patate. Al
pensiero di loro seduti lì tra un anno e mezzo, a fare
colazione, solo un'altra
coppia che mangiava insieme, si sentì attraversare da
un'ondata di calore.
"Promesse, promesse, Beloff" disse,
prendendo un altro morso di melone. Improvvisamente alla loro
destra comparve
un lampo. Si voltarono e videro un membro della stampa, il pass per
l'evento di
prova appeso al collo, che gli sorrideva. L'uomo si tolse il cappello e
si
diresse fuori dal ristorante.
Sasha sospirò
e lei roteò gli occhi. Il resto degli occupanti del
ristorante li
guardò con curiosità, ma nessuno di loro era
abbastanza famoso per essere
riconosciuto dalla maggior parte delle persone sulla strada. Quindi la
maggior
parte tornò alla loro colazione, senza avere idea del
perché il fotografo aveva
scattato una foto alla coppia.
Payson
voleva allungarsi attraverso il tavolo e
prendergli la mano, ma non era sicura che non ci fossero fotografi in
giro,
così si accontentò, premendo la gamba contro la
sua sotto il tavolo. "Un
giorno" gli disse, sollevando il suo succo e prendendo un piccolo sorso.
Lui le sorrise. "Pronta
ad andare? Il concorso inizia tra un'ora e vorrei
augurare buona fortuna ai ragazzi in anticipo."
Pagarono il conto e
decisero di raggiungere a piedi l'arena. "Hai mai
pensato di trasferirti in Inghilterra?" gli chiese, osservando il
quartiere che li circondava. Le piaceva Londra, le piaceva l'energia
della
città e c'era qualcosa che la affascinava nell'essere in un
luogo che esisteva
dai tempi dell'Impero Romano.
Sasha la
guardò e alzò le spalle. "Non di recente, ma
suppongo che ho
sempre pensato che ci sarei tornato alla fine," riflettè.
Payson
sospirò, "Mi piace qui," disse,
sperando che lui la capisse. Non mi dispiacerebbe vivere qui,
in realtà
penso che mi piacerebbe. Lui le
sorrise e annuì, "Avevo pensato che sarebbe stato
così. Sai che
ho ancora una casa qui?"
Il suo viso si
illuminò. "Davvero? Dove?"
"E' la casa di mia mamma
in realtà, quando è morta l'ha lasciata a me,
come il suo appartamento a New York. La casa è a Wimbledon,
vicino alla
palestra dove mi allenavo, a poco meno di un'ora da qui, a
ovest della
città."
"Quindi hai un
appartamento a New York, una casa a Wimbledon e vivi nel
trailer fuori della Rock?" chiese con una risata.
"E non dimenticare la
casa in Cambri! Ma non
ti
piace la mia roulotte? Sono mortalmente offeso" disse, mettendo una
mano
sul cuore. "Abbiamo creato dei bei ricordi in quella roulotte" disse
piano, come d'abitudine.
Gli sorrise. "L'abbiamo
certamente fatto" disse Payson.
"Non dobbiamo averne nostalgia, ancora. Tra un paio di giorni, uno di
noi
starà maledicendo quella dannata cosa, probabilmente io,
se urterò di
nuovo con la punta del piede contro il tavolo della cucina."
Sasha si mise a ridere.
"Non lo manchi mai. Quel tavolo è fissato al dannato
muro. Non si muove. Potresti provare a camminarci intorno."
"Cosa posso dire? Di
solito sono così distratta da te che non guardo dove
sto andando. Quindi, in realtà, è tutta colpa
tua" replicò.
Payson
alzò lo sguardo e vide che i suoi occhi non
brillavano divertiti, come si aspettava, ma erano illuminati da un
fuoco che
riconobbe. Era l'espressione che il suo viso assumeva ogni volta che
stava per
baciarla. Le prese la mano e la strattonò, tirandola in una
piccola nicchia tra
due edifici, completamente nascosta dalla strada. "Hai mai pomiciato* in pubblico?" le
mormorò. Payson
scosse la testa, mentre le labbra di Sasha si
abbassavano sulle sue, in quello che sarebbe stato un bacio casto se
lui non
avesse avuto le mani a tenerle fermamente il sedere. Payson
si appoggiò contro il muro e lo tirò
più vicino a sè
per la giacca. Ogni bacio sembrava fondersi in un altro, fino a quando
entrambi
ebbero il respiro pesante. I loro corpi venivano premuti insieme
cercando di
saziare un bisogno reciproco che si erano negati da quando erano
arrivati in
Inghilterra. Si allontanarono, con gli occhi ancora chiusi e il respiro
si
mescolò nella gelida aria invernale. "Ho desiderato farlo
per tutta la
mattina" disse Sasha. I loro occhi si aprirono quasi simultaneamente.
Payson
amava quando lui la baciava in quel modo, come
se avesse bisogno di lei per respirare. Nel momento in cui le loro
labbra si
erano incontrate ogni dubbio della sera prima si era improvvisamente
dissolto.
"Felice di essere d'aiuto" disse, e allungò una mano per
pulire un
po' del suo lucidalabbra dalla sua bocca. Payson
sentì nascere un sorriso molto stupido che Sasha
ricambiò. "Forse non
siamo una vecchia coppia sposata, dopo tutto" disse, mentre si
muovevano
fuori dalla nicchia e tornavano sul marciapiede.
"Oh, no.
Cos’è che siamo, allora?" chiese Sasha. Erano
quasi
all'arena e vedeva i media doverosamente allineati alle loro barricate.
"Siamo una di quelle
coppie" replicò, annuendo a se stessa. Lui le
lanciò uno sguardo confuso, così si
spiegò meglio. "Una di quelle coppie
che sai che non vuoi intorno perché sono così
disgustosamente felici che fanno
sembrare tutti gli altri tristi in confronto."
Sasha rise alla sua
descrizione, "Ah, sì, una di quelle coppie. Beh,
possiamo trarre conforto nel fatto che per almeno un altro anno e mezzo
non
dovremo torturare nessuno e per allora forse non saremo così
- nauseanti."
Lo guardò. La
voglia di baciarlo ancora una volta che quasi la sopraffaceva e
quando Sasha la guardò, si rese conto che lui stava sentendo
la stessa cosa.
"Ci lavoreremo" disse Payson,
mentre
superavano la porta e si dirigevano verso l'arena, sorpassando i
giornalisti,
che gridavano verso di loro e scattavano foto.
La gara maschile era
molto meno affollata, anche se la folla era decisamente
molta, e durava molto meno rispetto a quella donne del giorno prima.
Sasha e Payson
arrivarono al loro posto appena in tempo per vedere
la prima rotazione iniziare. Pochi minuti dopo, un cameraman doveva
averli
avvistati perché improvvisamente lei e Sasha furono sullo
schermo che pendeva
dal soffitto con in sovraimpressione "Medaglia d'oro olimpica del 2000,
Sasha Beloff, e
la Campionessa Mondiale All-Around
2010, PaysonKeeler", nel caso qualcuno non
fosse sicuro di chi
fossero. I loro posti erano in basso in una sezione delimitata
riservata ai
VIP, che teneva la maggior parte delle persone in cerca di autografi a
distanza, anche se non la stampa e presto ci fu un giornalista di
Universal Sports che si
sporgeva, con la speranza di un'intervista.
"Vi dispiace?" chiese, in un modo che rese quasi impossibile per Payson e
Sasha rifiutare.
Iniziarono tra la prima
rotazione e la seconda. "Grazie, Tim, siamo qui
con l'attuale Campionessa Mondiale All-Around,
PaysonKeeler e il suo
allenatore, quattro volte medaglia d'oro olimpica, Sasha Beloff,
che sono qui a godersi questo evento come spettatori, almeno per oggi.
Dimmi, Payson, come
stai passando il tuo primo viaggio a Londra?
"
Payson
sorrise: "E' fantastico. Credo che questo
sarà un posto incredibile per le Olimpiadi. La struttura
è perfetta e, beh,
Londra è Londra, non potrebbe esserci niente di meglio."
"E Sasha, cosa vuol dire
per te essere di nuovo qui?"
"Non tornavo da un po',
quindi è stato bello fare ritorno. Credo che anche
la gara stia andando bene" disse, ovviamente sperando di reindirizzare
la
conversazione.
"Sì,
decisamente, in particolare per le donne che siedono in cima alla
classifica in vista del Secondo Giorno domani, e questa giovane donna,
in
particolare, che si è qualificata per l'AllAround
al primo posto. Vi abbiamo visto fare le stesse
ottime prestazioni come a Rotterdam. Pensate che questa gara
cancellerà
eventuali dubbi circa il giudizio ai Campionati del Mondo?"
Payson
annuì. "Capisco perché la gente fosse
interessata, ma ho sempre lasciato che la mia ginnastica parlasse da
sola. Non
posso controllare il giudizio. Tutto quello che posso fare è
andare là fuori e
fare la mia routine. Sono felice di quello che ho fatto finora in
gara e
questo è tutto quello di cui mi posso preoccupare."
"Sasha, ora una domanda
sulla ginnastica, c'è qualcosa di vero nella voce
che LaurenTanner non
competerà affatto domani, dopo la sua caduta alle parallele
durante la gara di
ieri?"
Quasi immediatamente Payson sentì la
rabbia uscire a
ondate da Sasha, che strinse i denti e contrasse la mascella. "Mi
dispiace, non ho intenzione di commentare tale speculazione. Come
sempre,
domani, la Coach Beals
e io sceglieremo la squadra
che sentiamo ci dia le migliori possibilità di vincere".
La reporter
annuì, sapendo che non avrebbe potuto di ottenere molto di
più di
quello. "Grazie Payson,
Sasha. A voi, Tim, Al e Elfie."
"Grazie, a voi due" disse
la donna mentre il cameraman spegneva la
telecamera e si allontanava. Entrambi le strinsero la mano e la
giornalista se
ne andò.
La tensione stava
crescendo ad ogni momento e Payson
si sporse in avanti per mascherare le sue azioni mentre gli afferrava
la mano e
la stringeva. Lo sguardo nei suoi occhi era il più duro che
avesse mai visto e
francamente la spaventava. "Ho intenzione di uccidere Ellen Beals."
Note: *giuro
che JCI fa dire a Sahsa
pomiciare, snog.
In fin dei conti, Sasha si
sente come un adolescente.
Ricordate che se volete recensire, anche capitoli vecchi, le vostre
recensioni non cadranno nel vuoto!
Rihal: sono contenta che ti sia così appassionata. In
effetti Nicky non piace molto neanche a me.
"Signore e signori, i vostri vincitori All-Around
del Test Event Olimpico
di Londra, PaysonKeeler e Austin Tucker," disse l'annunciatore
dell'Arena O2,
scatenando il tifo di massa e gli applausi della folla, gran parte
della quale
stava già uscendo.
"Bel lavoro, Keeler"
disse Austin, facendo
scorrere il braccio intorno alla sua vita, mentre li fotografavano con
in mano
i loro trofei, con dei sorrisi ingessati sul viso.
"Anche tu" disse, dandogli un colpetto nel fianco con l'anca.
Payson non si era mai
sentita così sollevata per la
fine di un evento. Quello che era iniziato come una semplice gara si
era
trasformato in un pasticcio, al di là dei piacevoli
risultati finali per lei e
Austin.
Tutto era andato al diavolo quando erano tornati in albergo dal primo
giorno di
gara a squadre maschile. Sasha aveva trovato Ellen Beals
nell'atrio e avevano iniziato a fare una gara di urla a pieni polmoni
nel bel
mezzo della stanza. Parole come “poco
professionale” e “subdola”
erano
state le più gentili, dette da Sasha. Aveva finito con "La
ragione per cui
fai le cose come questa, la ragione per cui prendi decisioni sbagliate
è perché
non capisci quello che serve per diventare un campione. Non l'hai
capito quindici
anni fa e non lo capisci adesso. E' per questo che non hai mai fatto
parte
della squadra olimpica, e che io sia dannato se sarai il motivo per cui
queste
ragazze non realizzeranno i loro sogni."
Sasha aveva chiamato il Comitato Nazionale degli Stati Uniti e aveva
presentato
una denuncia, ma alla fine della giornata, la Beals
era ancora il capo allenatore e Lauren
era stata
eliminata dalla lista per la finale a squadre. Si era rivelato un
grande
errore, con la Cina che scalzava gli Stati Uniti per il titolo a
squadre. La
differenza dei loro punteggi era stata di due decimi di punto, che Lauren avrebbe potuto facilmente
recuperare durante la sua
routine alla trave, se le fosse stato permesso di gareggiare.
Naturalmente i media volevano sapere cosa Payson
pensasse a riguardo. "Ovviamente siamo deluse di essere arrivate
seconde.
Credo avessimo la squadra migliore. L'unica cosa
che possiamo fare è
continuare a lavorare sodo" disse, e rivolse loro un sorriso incerto.
Era
stata la risposta più diplomatica a cui era riuscita a
pensare, perchè
dentro di sé ribolliva di rabbia.
La vittoria nell’All-Around
le sembrava un po'
smorzata dalla stupidità dell'aver perso la gara a squadre.
Il tragitto in
autobus per tornare in albergo era stato a dir poco silenzioso.
***
"Ottimo lavoro, Pay"
disse Nicky, in mano
stringeva saldamente la sua medaglia d'argento.
"Grazie" disse, "anche tu." Improvvisamente, Austin era al
suo fianco a prenderle la borsa dal vano portaoggetti sotto il bus,
consegnandola a Payson.
"Ci vediamo più tardi," disse Nicky e se ne andò.
Payson si
girò verso di lui. "Non c'è bisogno di
farlo, sai?" disse mentre camminavano verso l'albergo.
"Che cosa? Ti ho preso la borsa." Il suo volto era l'immagine di
innocenza, ma Austin Tucker
non era innocente da
molto tempo.
"Gli ho già detto che non mi interessa. Non c'è
ragione per sbatterglielo
in faccia. E' un bravo ragazzo e un mio amico. Inoltre.." disse,
accennando a Kaylie che
era rimasta a guardarli
lontana solo pochi passi, "ti dovresti preoccupare di più
per la tua vita
amorosa. La mia sta andando bene." Si buttò la borsa sulla
spalla e si
diresse verso l'hotel. Vide Sasha con la coda dell'occhio che in fondo
all'atrio parlava con un uomo più vecchio dai capelli
bianchi. Guardò
ancora e vide che si trattava di suo padre. Payson
sorrise, sperando che stessero cercando di sistemare le cose o per lo
meno che
fossero civili l'uno con l'altro.
Si affrettò verso gli ascensori e vide le
porte di uno chiudersi.
"Blocca l'ascensore" disse, e la porta si fermò e si
spalancò di
nuovo.
"Grazie Kaylie" disse,
mentre entrava e
vedeva la sua amica appoggiata alla parete di fondo.
"Nessun problema" disse Kaylie,
senza
alzare lo sguardo, il sarcasmo che grondava dalla sua voce. Payson
arricciò il naso in imbarazzo e sospirò. Austin
dannato Tucker.
"Kaylie ascolta, sai che
Austin e io siamo solo
amici no?" disse, tirando subito fuori il problema. "E non è
il modo
in cui tu e Carter eravate solo amici. E' un bravo ragazzo, ma non
è il mio
tipo e io non sono certo il suo."
Kaylie alzò
gli occhi, la rabbia scritta sul suo viso.
"Il suo tipo è una bionda top model,
cosa che ha
reso estremamente chiara da quando ha iniziato ad allenarsi alla Rock.
Beh,
indovina un po', Pay,
quella sei tu."
L'ascensore raggiunse il quinto piano e Kaylie
se ne
andò infuriata. "Kaylie,
aspetta!" gridò Payson,
ma fu ignorata. Le sue spalle si abbassarono in
sconfitta e andò velocemente nella sua stanza per preparare
la valigia.
Emily era già nella loro stanza e gettava i suoi vestiti in
valigia. "Kaylie pensa
che Austin e io ci vediamo" disse Payson,
ricadendo sul letto in modo drammatico.
Emily sbuffò. "Non è il tuo tipo" disse, alzando
appena lo sguardo.
Payson si mise a sedere.
"Lo so! Grazie per
averlo detto" rispose. "Non è il mio tipo, io non sono il
suo tipo, e
io non so perché lei non lo capisce."
Emily smise di fare la valigia per un attimo. "Whoa,
non ho detto che non eri il suo tipo. Da quello che ho visto gli
piacciono
bionde, c'è. Gli piacciono le modelle, c'è. Ama
le sfide, c'è." Sorrise a Payson,
che alzò gli occhi al cielo. "Direi che questo
ti rende esattamente il suo tipo. Kaylie
l'ha capito."
Payson scosse la testa.
"Beh, lui non è
interessato a me, è interessato a Kaylie
per quello
che so."
Emily sospirò, rinunciando riporre le sue cose e sedendosi
accanto a Payson. "Sei
sicura? Glielo hai chiesto? Perché da
quello che posso vedere, se fossi Kaylie,
penserei
anche io che sia interessato a te."
Payson si
gettò sul letto. "Beh, non dovrebbe
avere importanza, perché io non sono affatto interessata a
lui in quel
senso."
Emily sorrise. "Ottimo, così si rende conto che tu non lo
vuoi e passa a Kaylie. Payson, nessuna ragazza
vuole essere la seconda scelta, di nessun ragazzo." Emily lei diede una
pacca sulla spalla.
Payson si
schernì. "Non gli piaccio in quel
modo. Fidati di me."
"Qualunque cosa tu dica, ora fai i bagagli, il nostro autobus parte tra
mezz'ora."
Payson
cominciò a mettere via i vestiti. Sospirò,
sapendo che doveva parlarne con Austin. Credeva davvero che non avesse
sentimenti di quel tipo per lei e se li avesse avuti, Austin era il
miglior
attore che avesse mai incontrato. Ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno
era che
Kaylie fosse arrabbiata
con lei o che le cose
diventassero imbarazzanti con Austin, che si stava trasformando in
qualcosa di
simile ad un migliore amico.
Lei e Emily uscirono dalla loro camera mentre Sasha stava uscendo della
sua.
"Signore" disse, facendo un cenno nella loro direzione. Emily
distolse lo sguardo immediatamente, non ancora in grado di guardare il
suo
allenatore negli occhi da quel malinteso con le chiavi della camera.
Praticamente decollò lungo il corridoio verso gli ascensori.
"Dovresti parlare con lei, sai, chiarire un po' la situazione", disse
Payson. "E' mortalmente
imbarazzata e io non la
biasimo."
Annuì. "Mi siederò con lei sul bus, sperando di
parlarne. In realtà avrei
dovuto farlo mentre eravamo qui, ma stava
gareggiando così bene che non
volevo cambiare nulla."
***
Erano tutti saliti a bordo del bus a noleggio che li avrebbe portati
all'aeroporto e Sasha chiamò Emily quasi subito, mentre Payson
si lasciò cadere sul sedile accanto a Austin.
"Ho bisogno di parlare con te," disse Payson,
aggrottando la fronte nella sua direzione.
"Uh oh, sembra serio", la prese in giro leggermente, strattonando le
cuffie dalle orecchie. "Che c'è?"
"Kaylie è
seccata da morire con me perché ti
piacciono le bionde" disse, semplificando il problema al nocciolo.
Austin rise e lei roteò gli occhi. "Però
seriamente, potresti, non lo so,
rassicurarla in qualche maniera o smettere di essere così appiccicoso*
con me, perché credo che davvero stia cominciando a esserne
ferita" disse,
e indicò con gli occhi la nuca della sua amica, pochi posti
più avanti.
Austin sospirò drammaticamente e appoggiò il capo
contro il poggiatesta.
"Non so cosa vuole che io faccia. Mi ha fatto capire che voleva che
stessi
fuori dai suoi affari, anche dopo che è tornata ad
allenarsi, non voleva avere
nulla a che fare con me. Che cosa dovrei fare, restare fermo come un
cucciolo
triste aspettando che lei mi butti un osso?"
Payson fece una smorfia.
"Pessima analogia, ma
ho capito." Sospirò. "E' che questo è il campo di
competenza di Kaylie. I
ragazzi semplicemente le sono sempre corsi dietro
da quando avevamo dodici anni. Anche quando stava con Carter, dopo
tutto il
disastro con Lauren,
lui ancora le girava intorno
sperando che se lo riprendesse."
Austin si strinse nelle spalle. "Non sono Carter. Quando una ragazza mi
dice che non è interessata più volte, alla fine
mi arrendo e vado avanti."
Guardò Payson.
"Lei crede davvero che io e te
stiamo uscendo?"
Payson si strinse nelle
spalle. "Così come tutte
le principali fonti di notizie di gossip in tutto il mondo, quindi non
posso
davvero biasimarla. Inoltre, come ha giustamente fatto notare, io sono
il tuo
tipo" disse, colpendolo scherzosamente alla spalla con la sua.
Austin scoppiò a ridere, ma poi rapidamente si fece serio.
"Tu non sei il
mio tipo" disse, scuotendo la testa.
"Lo so, io continuavo a cercare di dirglielo, ma non mi hanno
creduto."
Lui scosse la testa. "Tu sei fuori dalla mia portata, PaysonKeeler."
La bocca di Payson si
spalancò e lo guardò in stato
di shock. "Austin, io..."
Lui la interruppe con un cenno del capo e alzata d'occhi. "Payson, è qualcosa
che ho capito dal momento in cui ti ho
incontrato. Non sentirti a disagio per colpa mia. Tu appartieni a
qualcuno," fece cenno con la testa verso la parte anteriore del bus,
"con la tua stessa passione e intensità, qualcuno con la tua
stessa
determinazione e, francamente, qualcuno che possa tenere il passo con
quel tuo
cervello, che onestamente mi spaventa a morte. Ti ho sentito parlare
l'altro
giorno e ti uscita fuori una parola, qualcosa su una delle statue fuori
l'hotel."
Payson si
schernì. "Antropomorfico," disse.
"Scherzi a parte, Austin, ti stai sbagliando di grosso."
Scosse la testa con un sorriso. "So che quando una ragazza è
fuori dalla
mia portata. Non succede spesso, ma succede. Tu appartieni a
- noi
sappiamo a chi appartieni. Non ti preoccupare...parlerò con Kaylie
se ti fa sentire meglio. Proverò di nuovo, ma tre strikes
e sono fuori. Non prendo bene i rifiuti. "
Lei rise. "Sono sicura che non succede spesso, ma succede" disse,
ripetendogli le sue stesse parole. "E poi, qualche rifiuto è
un bene per
te, tiene il tuo ego a livelli gestibili."
Sasha sospirò quando Emily scivolò fuori dal
sedile accanto a lui e tornò verso
il resto dei ginnasti nella parte posteriore del bus. Beh, se questa
non era la
conversazione più imbarazzante della tua vita, non so cosa
fosse, Beloff. Entrambi
avevano chiesto scusa, anche se non sapeva
perché, dato che non era stata colpa di nessuno. Si era
sentito sollevato
quando lei finalmente aveva ammesso che era andata, parole sue, "fuori
di
testa", ma che era passata adesso e potevano tornare alla
normalità. Si
era allontanata velocemente a quel punto e lui era stato entusiasta di
lasciarla andare. Guardò alla sua destra e vide Ellen Beals
seduta rigidamente dritta sulla sedia, lo sguardo in avanti.
Roteò gli occhi, tirò fuori il suo iPod e si sedette
per rilassarsi per il resto del viaggio verso Heathrow. A differenza
dell'arrivo, aveva sempre provato un senso di sollievo quando
attraversava il gate
delle partenze. Quella era stata una visita breve, un
evento di prova molto simile ad una competizione vera e propria, prima
del
viaggio che avrebbe fatto in un anno e mezzo per le Olimpiadi. Nel
complesso, era stato un viaggio riuscito. Le ragazze avevano
gareggiato
bene, Payson aveva
messo a tacere qualsiasi
inquietudine per la sua vittoria ai Mondiali e Ellen Beals
avrebbe perso un po' dell'influenza che aveva sul Comitato
Nazionale dopo
la prodezza con LaurenTanner,
che a tutti gli effetti era costata loro l'incontro.
Forse era stato un po' duro quando aveva trascinato nella discussione
il suo
fallimento nell'entrare in una squadra olimpica, ma ne aveva avuto
abbastanza.
Le sue interferenze erano inaccettabili a quel punto. Aveva
sistematicamente
attaccato le sue ginnaste una ad una, cercando di sabotare qualsiasi
credibilità Sasha avesse in questo sport. Sorrise al
pensiero delle sue atlete,
ognuna delle quali si riprendeva sempre da qualsiasi attacco della Beals, in particolare Payson. La
maggior parte delle ragazze avrebbe rinunciato, diminuendo il suo
allenamento,
ed infine sarebbe uscita del tutto dallo sport, ma non quella ragazza.
No, Payson aveva
lavorato più duramente, cambiando il suo
intero approccio ad uno sport che un tempo dominava, e poi tornando
più forte
che mai.
Sasha non sapeva come quella donna avrebbe fatto, ma sapeva che Ellen Beals non aveva ancora finito.
Teneva per le palle il
Comitato Nazionale e non aveva intenzione di lasciar perdere. Doveva
semplicemente essere pronto ad ogni evenienza.
***
Avevano riservato un volo di ritorno per New York, dove tutti gli
atleti
sarebbero poi andati per la propria strada. Sasha si sedette in uno dei
sedili
spaziosi, tirando fuori il suo iPod
e un cruciverba,
prima di chiedere all'assistente di volo una Guinness. Sentì
qualcuno sedersi accanto
a lui. Era LaurenTanner.
"Devo parlarti di una cosa," gli disse.
Sasha annuì: "Sono tutto orecchi."
"Volevo ringraziarti" disse. Le parole leggermente amare sulla
lingua. "Per avermi difeso con la Beals,
voglio
dire. Pensavo che fosse lei quella dalla mia parte, ma ho capito che
invece sei
tu, e quindi beh, grazie."
Sasha non aveva idea di come rispondere. "Non c'è di che, Lauren. Sono il tuo allenatore.
È il mio lavoro proteggere
i vostri interessi. Hai un grande talento e meritavi di competere."
Lauren fece un cenno,
rifiutando il complimento.
"Un'altra cosa" disse, storcendo la bocca in un broncio. "Kaylie sta pensando di smettere,
quindi dovresti, sai, fare
le tue cose, parlarle perché io non sto per perdere la mia
migliore amica per
una cosa stupida come... non importa, basta che fai quello che fai di
solito,
quei tuoi discorsetti motivazionali," disse, facendo svolazzare le
mani in aria, come a dimostrare che lui possedeva un qualche
potere
magico.
"Te l'ha detto lei?" Sasha chiese scioccato. Kaylie
aveva fatto straordinariamente bene all'evento prova, considerando
tutto il
tempo che aveva perso, arrivando quarta dietro Payson,
GenghiCho e Greta Dalca della Romania.
Lauren scosse la testa.
"E' la mia migliore
amica" disse, come se questo spiegasse tutto. Poi saltò
fuori dal sedile e
si diresse verso la parte posteriore dell'aereo.
Sasha si mise le cuffie e fece partire la musica, coprendo il resto dei
passeggeri ed i suoni dell'aereo. Doveva pensare e doveva farlo
velocemente, o
la Rock avrebbe perso una delle migliori ginnaste del mondo.
Note: *appiccicoso:
touchy-feely.
Con questa espressione si intende qualcuno che continua a cercare del
contatto
fisico, ma non è un'accezione molto positiva. Spero che
'appiccicoso' renda
l'idea.
Grazie a tutti voi che leggete questa
storia, mi fate sentire soddisfatta del mio "lavoro" di traduttrice! E
grazie a morgenrot che trova sempre un po' di tempo per betare!
Boris ogni tanto fa degli errori
grammaticali o di costruzione delle frasi, impicciandosi tra l'inglese
e il
rumeno. Ho cercato di rendere queste imperfezioni anche nella
traduzione.
Subdolo e Desiderio
Sasha
Beloff si sentiva
subdolo e per una volta negli
ultimi mesi non aveva niente a che fare con la sua vita sentimentale.
Riattaccò
il telefono con l'alto funzionario del Comitato Nazionale di Ginnastica
degli
Stati Uniti e ruotò sulla sua sedia girevole.
"Sì!" sussurrò,
concedendosi un momento celebrativo. Era raro che i poteri che
governavano il
mondo della ginnastica fossero in linea con il suo pensiero e Sasha
riusciva a
stento a credere che l'idea che gli era balenata in mente in hotel dopo
la gara
All-Around, si fosse
realizzata in pochi giorni.
"Sembri piuttosto felice" disse Kim Keeler
mentre entrava in ufficio, posando la borsa sulla sua scrivania. "Che
c'è?"
"Il Comitato Nazionale ha appena sostituito Ellen Beals
come capo allenatore delle donne" disse con un sorriso sul viso.
Gli occhi di Kim si illuminarono, più o meno allo stesso
modo in
cui faceva la figlia. "E' una notizia incredibile, Sasha. E'
stato
per quello che è successo a Londra con Lauren?"
Annuì. "L'hanno tenuta presso la loro sede per
alcuni compiti
amministrativi, ma direi che la maggior parte del suo potere su di noi
e le
ragazze non c'è più."
"Allora, con chi la sostituiscono?" chiese.
Il sorriso di Sasha sbiadì un po', ma era stata, dopo tutto,
una sua idea.
"Mio padre, Boris Beloff."
Kim corrugò le sopracciglia. "Pensavo…Payson ha detto che non
vai d'accordo con tuo padre."
Scosse la testa. "No, in effetti. Ma non importa*.
E' un grande allenatore di ginnastica e in un colpo solo Ellen Beals è fuori, la
Romania, uno dei nostri maggiori
concorrenti, ha perso un capo allenatore per la seconda volta in meno
di un
anno e le nostre ragazze trarranno sicuramente beneficio dalla sua
esperienza.
"
"Quello che mi chiedo è: come l'hanno convinto a lasciare la
squadra
rumena?" chiese.
Sasha sorrise. "Non l'hanno fatto loro... l'ho fatto io."
Vide Payson
attraversare la hall dell'hotel e il
suo sguardo la seguì fino alla nicchia dell'ascensore prima
di concentrarsi di
nuovo su quello che suo padre stava dicendo.
"Dalca è un
ginnasta eccellente, Sasha, ma è
troppo vecchia. Diciannove anni, con le Olimpiadi lontane ancora un
anno e
mezzo. E' un peccato e nessun talento promettente all'orizzonte, come
si
dice."
Sasha annuì comprensivo, o almeno sperando di sembrare
comprensivo. In realtà
non avrebbe potuto importargli di meno che la ginnastica rumena stesse
andando
a gambe all'aria. Qualsiasi legame avesse avuto con la squadra era
stato reciso
e tutte le sue ginnaste avevano smesso da molto tempo. "Sono sicuro che
troverai qualcuno che riaccenderà la gloria della ginnastica
rumena." Fece
una smorfia. Erano le stesse parole che suo padre aveva usato il giorno
in cui
era uscito dalla palestra e era tornato a Londra per allenarsi con Nicolai.
"Sasha, ragazzo mio, non c'è nessun altro. Ora, quelle
ragazze che hai
alla tua Rock. Vorrei allenare quelle ragazze".
Improvvisamente, Ellen Beals
apparve nella visuale di
Sasha, marciando attraverso l'atrio, abbaiando nel suo telefono
cellulare. Era
sicuro che non fosse niente di buono, di nuovo. Alzò lo
sguardo verso il padre
e qualcosa scattò nella sua testa. "Cosa mi risponderesti se
ti dicessi
che potrebbe essere possibile?" chiese.
Gli occhi di Boris si accesero come un bambino in un negozio di
caramelle.
"Che cosa vuoi dire, Sasha? So che non andiamo molto d'accordo, ma non
giocheresti con le mie emozioni in questo modo."
Sasha guardò il padre negli occhi. "Se la Federazione degli
Usa ti
offrisse il lavoro di allenatore della nazionale femminile, cosa ne
diresti?"
Boris lo guardò di traverso, probabilmente per assicurarsi
che non fosse
ubriaco. "Non allenare la Romania? Non lo so. Inoltre, gli Stati Uniti
hanno gli allenatori, tu e quella donna, Beals."
"Sono solo un allenatore di secondo piano, ci sono soltanto perchè ho quattro
atleti della squadra. Se te lo
chiedessero, papà?"
"Per allenare questa squadra, la squadra che hai portato a Londra, per
riportarla a Londra nel 2012?" Boris fece una pausa, ma Sasha sapeva
che
era soprattutto per fare effetto. Sapeva di aver conquistato il padre
dal
momento in cui aveva parlato. Nonostante l'orgoglio del vecchio e la
fedeltà al
suo paese, sia lui che suo padre erano pescatori ed entrambi sapevano
che Sasha
aveva l'esca ideale. "Direi di sì."
"Parlerò con loro alla fine dell'allenamento di
oggi. Dovrebbero
sentirlo da me e sapere che sostengo l'idea" disse Sasha e Kim
annuì,
d'accordo.
"Non dimenticare che io non ci sarò per i prossimi due
giorni" disse.
"Sarò in Minnesota. Riunione del liceo" aggiunse e sul viso
le
comparve la stessa espressione sarcastica che Payson
assumeva ogni volta che doveva fare qualcosa che non voleva.
Si alzò e si diresse giù per le scale, guardando
le sue ginnaste al lavoro.
Fece un cenno a Tara, che era al volteggio con le ginnaste del nono
livello. La
donna gli rivolse un cenno rapido della testa per fargli capire che il
suo
gruppo non era ancora pronto per lui. Sasha annuì e si
diresse verso la trave,
dove Payson stava
lavorando sulla sua nuova entrata,
più difficile della verticale con rovesciata che aveva fatto
ai Mondiali e al
Test Event*. Gli aveva
parlato di un Arabian
con rondata* prima
della
rovesciata. Stava sicuramente creando un proprio stile ibrido di
ginnastica,
aggiungendo maggiore potenza nelle sue routine, ora che si era abituata
alla
sua nuova altezza e aveva pienamente abbracciato il livello artistico
che lui
aveva integrato nei suoi esercizi. Era un nuovo tipo di ginnasta, non
puramente
artistica o basata unicamente sulla potenza, ma un mix delicato che
stava
attualmente dominando lo sport. I giudici europei avevano amato la sua
esecuzione impeccabile. I giudici occidentali avevano amato la sua
potenza e
precisione. Era una combinazione imbattibile e non c'era una ginnasta a
livello
di élite in tutto il mondo in grado di farlo, oltre PaysonKeeler.
"Come va qui? Quante volte sei caduta questa mattina?" chiese, un
tono beffardo nella voce. Payson
raramente cadeva
dalla trave, a volte sembrava una donna selvaggia che combatteva contro
il
proprio corpo per restare dritta, ma i suoi piedi erano come la colla
su
quell'attrezzo.
Payson rise, correndo al
bordo del tappeto ed
eseguendo di nuovo l'entrata.
Sasha osservò i movimenti con attenzione, notando che
nonostante fossero ben
eseguiti, sarebbe stata in grado di mantenere più a lungo la
verticale,
ricevendo così un punteggio più alto, se avesse
regolato leggermente l'angolazione
del suo corpo.
"Payson" disse,
invitandola a scendere
dalla trave.
Saltò giù dal attrezzo. "Non va bene" disse,
aggrottando la fronte
alla trave stessa.
"Il tuo peso ti sta spingendo in avanti troppo presto e perdi il centro
di
gravità" disse. "E' una correzione facile, fai la
verticale
sulla riga" continuò, indicando la linea bianca di nastro
adesivo sul
pavimento. Si inginocchiò accanto a lei e spinse la mano
contro il suo stomaco.
"Spingi indietro, ma non compensare" disse, e sentì i suoi
muscoli
addominali spostarsi leggermente sotto la sua mano. "Bene" disse,
allontanandosi. "Finisci" disse, e lei abbassò lentamente le
gambe,
posando i piedi proprio sul nastro. Fece un passo dietro di lei.
"Stesso
discorso" disse, allungandosi la mano per spingere contro il
suo
stomaco "e aggiungi l'estensione delle braccia." Le
afferrò i
polsi, dando uno strattone gentile e che la allungò
più pienamente. "Ora
sulla punta dei piedi" indicò e Payson
spinse
verso l'alto, la schiena arcuata, il suo corpo che si sagomava
perfettamente
contro quello di Sasha, con la testa contro la sua spalla, il sedere
spinto
fermamente contro le sue cosce. Lui stesso si concesse un momento per
godere
semplicemente della sensazione, ma solo un attimo, allontanandosi in
fretta.
"L'hai sentito?" chiese Sasha, con un chiaro doppio senso. Payson annuì, con un
luccichio negli occhi, e lui le
sorrise. "Fallo di nuovo", disse. Lo fece di nuovo, eseguito senza
problemi dalla punta dei piedi e a quella delle mani. "Eccellente"
disse, dandole una stretta fugace sulla spalla. Più
tardi, Beloff. Resta
fino a tardi stasera, c'è un sacco di tempo
dopo. Spostò rapidamente la sua attenzione sul
lavoro, verso il suolo dove
Emily stava lavorando duro sulla sua diagonale.
Kim Keeler aveva notato
un cambiamento in Sasha
ultimamente. Niente di palese o evidente, ma un graduale passaggio da
qualcuno
che sorrideva raramente, a cui delle rughe di preoccupazione stavano
prematuramente solcando la fronte, ad un uomo che non era esattamente
spensierato, ma decisamente più in pace con qualunque demone
contro cui stesse
lottando. Si chiedeva se magari non stesse vedendosi con qualcuno, ma
era fuori
questione che glielo chiedesse. Aveva attraversato quella linea una
volta,
facendosi coinvolgere, anche se poco, nella sua breve
relazione con Summer.
Il risultato indiretto era stato che Summer
aveva ridotto le sue ore alla Rock e stava
attivamente cercando un altro lavoro a tempo pieno.
Guardò Sasha farsi strada attraverso palestra, gli atleti
che si dividevano
come il Mar Rosso mentre camminava. Si fermò alla trave,
dove sua figlia stava
lavorando su un'entrata con rondata
con Arabian e
rovesciata. Disse una cosa che fece ridere Payson
e si sorrisero prima che sua figlia corresse al
bordo del tappeto, per poi lanciarsi verso la trave, fermando lo
slancio con le
gambe a mezz'aria e quindi utilizzando la sua flessibilità
per fare una rovesciata,
mettendo i piedi sui quattro centimetri di spazio disponibili.
Payson si
fermò e guardò verso il suo allenatore, che
le fece cenno di scendere dalla trave e di spostarsi sulla linea bianca
che le
ragazze usavano per perfezionare i loro esercizi. Sasha disse qualcosa,
probabilmente un'istruzione, dal momento che Payson
fece un passo indietro e eseguì una verticale. Senza
esitazione, si
inginocchiò, le posò una mano sullo stomaco e
l'altra sui polpacci, indicando
qualcosa. Si alzò e Payson
completò la rovesciata.
Sasha si mosse dietro di lei, spingendo di nuovo contro il suo stomaco
e poi
mise le mani sulle sue, posizionandole esattamente dove voleva. Si
chinò e le
disse piano qualcosa all'orecchio, vide Payson
alzarsi in punta di piedi e inarcare la schiena verso di lui.
Per un momento Kim poteva quasi giurare che entrambi avessero gli occhi
chiusi,
ma poi sbatté le palpebre e Sasha si stava allontanando.
"Hai
sentito?" lo sentì chiedere e Payson
annuì.
"Fallo di nuovo" disse, allontanandosi completamente. Payson completò il
passaggio, esattamente nel modo in cui
le aveva spiegato. "Eccellente" disse, superandola e stringendole la
spalla, ma la sua attenzione si era già spostato sul
pavimento dove Emily stava
lavorando.
Kim si strinse nelle spalle e tornò alla sua scrivania. Non
era sicura di cosa
fosse responsabile del cambiamento, ma era felice per lui.
Payson svoltò
l'angolo dello spogliatoio delle donne
verso la nuova aggiunta alla Rock, il Cruz Fitness Center, donato da
Alex Cruz
dopo la battaglia di sua figlia con l'anoressia. Avere un centro
fitness al
Rock aiutava gli allenatori a tenere d'occhio le ragazze, mentre
facevano
cardiofitness e altri esercizi, in più aveva portato
ulteriori fondi da parte
di persone che volevano iscriversi solo per utilizzare quella struttura
all'avanguardia. Tutti erano andati a casa per la notte e come avevano
previsto
questa mattina a colazione, lei e Sasha erano soli.
Sasha era sul tapis roulant, lavorando in una corsetta leggera su una
piccola
pendenza. "Ehi" disse, cogliendo nello specchio di fronte a lui,
un'occhiata di Payson
che si avvicinava.
"Ciao" replicò, accendendo la stessa macchina e impostando
una
pendenza leggermente superiore alla sua, ma ad una velocità
simile. Non aveva
un problema cronico al ginocchio di cui preoccuparsi.
"E' andata bene la partenza di tua madre?" chiese Sasha, senza
fermarsi.
"Sì, e ha lasciato Becca a ehm - casa di Lily, penso. E' al
livello
nove?" disse.
"Lily Castleton.
Livello nove" confermò.
Scosse la testa. "Non avevo capito che era un'amica della Rock. Sono
stata
stupida abbastanza da andare fino alla porta. Sua madre mi ha
praticamente
trascinato in casa per mostrarmi i trofei di sua figlia e poi mi ha
chiesto
un'opinione su quale fosse il potenziale di Lily."
Sasha roteò gli occhi. "Ah, sì, la signora Castleton"
disse con un sorriso. Naturalmente, certo che si ricorda
della madre,
probabilmente avrà tentato di sbavargli addosso una volta o
due. Ora, Payson,
ritrai gli artigli e fai la brava.
Payson
sbuffò alla sua reazione. "Sì,
indossava uno dei suoi ridicoli abiti. Non capirò mai
perché le donne le
rifacciano le tette. Non sembrano mai reali."
"Neanche quando le tocchi" mormorò, ma lei lo
sentì forte e chiaro.
La sua bocca si contorse in una smorfia mentre premeva rapidamente
qualche
tasto e la sua macchina rallentava prima di fermarsi completamente.
Scese in
silenzio dal tapis roulant e cominciò ad allontanarsi.
"Payson? Non era
riferito a nessuno in
particolare" disse, girando la testa, ma senza poterlo fare a lungo,
dato
che il suo tapis roulant era ancora in movimento. Payson
si fermò e catturò il suo sguardo nello specchio.
Hai intenzione di seguirmi
o no? Non aveva bisogno di dirlo ad alta voce,
sollevò appena un
sopracciglio verso di lui, prima di incamminarsi nuovamente verso gli
spogliatoi, togliendosi la maglietta mentre camminava. Improvvisamente
la
palestra era silenziosa. Il suono costante dei suoi passi mentre
correva e il
ronzio del tapis roulant erano cessati. Payson
sorrise mentre continuava verso lo spogliatoio. C'era qualcosa che
voleva
provare e quello era un ottimo momento. Sfilò la fascia dai
capelli,
lasciandoli ricadere sulle spalle, e rapidamente tolse le scarpe da
ginnastica
e i calzini. Gli lasciò una scia di abbigliamento mentre
camminava, tra cui il
reggiseno sportivo e i pantaloncini, prima che lui la raggiungesse
fuori dalle
porte delle docce femminili.
Sentì la sua mano sul suo braccio. Sasha la fece voltare e
immediatamente portò
la bocca sulla sua in un bacio. Le loro lingue ingaggiarono una
battaglia
familiare. Si era tolto la camicia mentre la raggiungeva e la
sensazione dei
loro corpi premuti insieme, qualcosa che nessuno dei due aveva provato
in un
lungo periodo di tempo, era sufficiente per far tremare le loro membra
e far accelerare
il respiro. La lingua di Sasha tracciò un percorso lungo il
suo collo e sulle
spalle, ma lei si tirò indietro prima che andassero troppo
oltre, prendendolo
per mano. Catturò il suo sguardo, prima di portatlo
nelle docce delle donne. "Allora, ho questa fantasia..." disse, e la
sua voce si spense quando entrarono in uno dei box.
Si schiarì la gola e sorrise. "Una fantasia, eh?"
Annuì. "Sì, e mi chiedevo se ti andrebbe di
parteciparvi con me."
chiese, allungando un braccio dietro di sé per raggiungere
il rubinetto e
girarlo. L'acqua uscì dalla doccia e fece un passo indietro,
bagnandosi i
capelli. Mentre le goccioline le raggiungevano le spalle, Sasha fu su
di lei,
baciandola ferocemente, con una intensità che non gli aveva
mai mostrato prima.
Si è forse trattenuto per tutto questo tempo?
Pensò che le andava benissimo
così, avvolgendo le braccia intorno al busto, tirandolo
più vicino, permettendo
all'acqua di bagnarli entrambi. I loro petti erano premuti insieme e
lei gettò
indietro la testa, esponendogli il collo. Sasha comprese subito,
mordendo la
carne umida con i denti, e quindi calmando la pelle con le sue
labbra. Le
loro bocche si unirono di nuovo e questa volta i loro bacini urtarono,
provocando ad entrambi dei bassi gemiti. Payson
sentì
le sue mani spostarsi sul suo fondoschiena, mentre le sue dita
si
infilavano delicatamente nell'elastico delle sue mutandine. Sasha si
tirò
indietro dal bacio ed entrambi fissarono per un momento.
Ora o mai più, Keeler,
si disse e prendendo un
respiro tremolante, afferrò uno dei suoi polsi e lo
portò in avanti, posandolo
in basso sul suo stomaco. I loro occhi si incontrarono e lui
sembrò confuso per
un attimo, prima che la comprensione gli illuminasse il volto. Lei
sorrise e
gli baciò dolcemente le labbra, la sua mano
scivolò più in basso.
Potevano essere trascorse delle ore, ma Payson
sapeva
che in realtà erano passati solo pochi minuti. Erano
incastrati in un angolo
della doccia. L'acqua era diventata fredda, ma era meravigliosa contro
i loro
corpi surriscaldati. Payson
si mise a sedere tra le
sue gambe, la schiena contro il suo petto, mentre lui le posava dolci
baci sulla
nuca e le spalle.
Sospirò. "So che è successo prima, quel giorno
nel trailer, dopo
Natale" disse, intrecciando le loro mani. Strofinò le labbra
contro le sue
nocche, prima di portare il suo braccio a circondarla, le loro mani
unite
appoggiate sulla pelle morbida del suo stomaco. "Questo era diverso,
però"
disse, sapendo che la sua voce mostrava il timore che sentiva in quel
momento.
"Vorrei che potessimo..." Si interruppe, non disposta a dire le
parole ad alta voce.
Poteva sentire il suo sorriso contro il suo collo e poi le diede un
altro
bacio. "Lo so" disse. Payson
sentì la
comprensione nella sua voce e il suo cuore si strinse con amore per
quell'uomo
che la teneva tra le braccia. "Dai, andiamo a vestirci. Ordiniamo da
mangiare. Tu rimani qui stanotte?" chiese.
Sospirò. "Mi piacerebbe restare per sempre se potessi."
Note: *neitherherenorthere:
è una frase
idiomatica che significa letteralmente, nè
qui nè
là. Il dizionario degli idiomi dice che ha anche il
significato di cosa poco importante. E mi sembrava più
corretta in questo caso
la seconda interpretazione. *Lavecchia entrata di Payson
alla trave (quella che dei Mondiali e del T.E.),
la trovate al minuto 1:52, eseguito da Yang Yilinhttp://www.youtube.com/watch?v=DirGdV6DiK8
Io vi consiglio tutto il video, alcune entrate sono spettacolari. *Arabian
con rondata:
cioè una ruota senza mani (rondata)
seguita da un
salto mortale in avanti. Non ho trovato un video decente questa volta.
La rovesciata che Payson
aggiunge è un movimento che
parte dalla verticale. Si esegue una verticale e poi si portano i piedi
al
suolo, in avanti, e si crea un 'ponte'. Da questa posizione, mani e
piedi a
terra, schiena arcuata e stomaco verso il soffitto, si torna in piedi.
Ci si
rovescia, in pratica. Suona complicato, ma è una delle cose
più semplici di
questo sport.
E' poco chiaro in questo capitolo, ma Payson
e Sasha
non sono andati proprio fino in fondo. Ricordatevi che hanno deciso di
aspettare le Olimpiadi!
Sasha tornò lentamente cosciente, la luce del sole che
splendeva attraverso le
tende della finestra appena sopra il letto nella sua roulotte. Qualcosa
di morbido
gli stava solletico il naso, annusò. Il profumo di cocco
invase i suoi sensi. Payson,
pensò mentre si spostava più vicino al
profumo inebriante, lo stesso che aveva suscitato il suo
interesse mesi
prima, la mattina dopo che lei l'aveva goffamente baciato. Il
suo corpo
era curvo contro il suo, con la testa infilata proprio sotto il mento,
e i suoi
piedi gelidi contro i polpacci.
"I tuoi piedi sono dannatamente freddi" mormorò in un
orecchio, per
vedere se era sveglia.
Lei ridacchiò nel cuscino, rannicchiandosi vicino a lui, ma
allontanando i
piedi. "Meglio?" chiese.
Lasciò cadere un piccolo bacio sulla parte posteriore del
collo e poi si strofinò
contro la sua spalla. "Mmm,
molto."
"Che ore sono?" chiese Payson
un attimo
dopo.
"Umm" esitò,
alzando la testa per vedere
l'orologio. "Un quarto alle sei" disse, senza in
realtà capire
quello che stava dicendo.
Payson lo
capì e si sedette di scatto, avvolgendo il
lenzuolo intorno al seno. "Hai il livello due tra quindici minuti"
disse, lasciando cadere il lenzuolo, dimenticando il pudore, e
praticamente
saltando su di lui per cercare i suoi vestiti.
"Merda" borbottò Sasha, rotolando giù dal letto.
Si vide nello
specchio, i capelli dritti verso l'alto. "E ho detto a Kaylie
di arrivare alle sei" disse, cercando invano di appiattirli con le dita.
Payson lo
fissò con gli occhi spalancati. "Dici
sul serio?" chiese, tirando la canotta sopra la testa. "I genitori
del livello due non riconosceranno la mia auto, ma Kaylie
si. Guardami Sasha, sembro una che ha dormito da sola?"
Sasha la studiò con attenzione e sorrise. Non lo sembrava.
Aveva i capelli in
disordine, soprattutto a causa della sue mani, le labbra erano ancora
gonfie e,
se non si era sbagliato, aveva lasciato un bel segno sulla parte
superiore del
petto. Il suo body lo avrebbe coperto, ma lo scollo della canottiera
che stava
attualmente indossando non faceva nulla per nasconderlo.
"Cosa c'è?" chiese, notando l'espressione arrogante che gli
aveva
attraversato il volto. Abbassò lo sguardo, seguendo la
direzione del suo e poi
rialzò gli occhi. "Non fare quella faccia compiaciuta"
disse, le dita
che correvano lungo il segno. "Fossi in te non mi toglierei la
maglietta
di fronte a nessuno, a meno che tu non voglia che pensino
tutti che sei
stato attaccato da un leone di montagna."
Sasha ridacchiò, infilando i jeans e una camicia, coprendo i
graffi rosa lungo la
schiena, che unghie di Payson avevano fatto la notte prima.
"Merda, Alex Cruz è appena entrato nel parcheggio con Kaylie
al seguito" disse Payson,
guardando fuori dalla
finestra. "Vai, ci vediamo dentro tra un attimo, basta che la tieni
lontana dalla porta d'ingresso."
Fece un passo davanti a lei, rubando un bacio lungo la strada, e
fermandosi per
un momento per approfondirlo, mordendo delicatamente il labbro
inferiore. Si
sorrisero ognuno contro la bocca dell'altro. "Vai" disse, spingendolo
via con delicatezza.
"Ci vediamo dentro" disse Sasha e uscì dalla roulotte,
avendo cura di
chiudere bene la porta dietro di lui. "Alex, Kaylie"
li chiamò, correndo attraverso il parcheggio per
raggiungerli.
"Buongiorno Sasha" disse Alex, porgendogli la mano. Lui e Alex Cruz
erano arrivati in una zona di reciproco rispetto dopo la
diagnosi di Kaylie e il
suo ricovero. Con Alex ancora presidente del
consiglio dei genitori e Kim Keeler
a gestione della
palestra, la Rock funzionava nel modo migliore di sempre.
Kaylie lo
guardò. "Giorno" disse
brevemente, senza alzare lo sguardo per incontrare il suo. Era vestita
per
l'allenamento.
"Buongiorno, Kaylie"
disse.
"Seguitemi." Li condusse in palestra, la porta d'ingresso era stata
sbloccata da Tara che aveva il primo turno durante il fine settimana.
Alex andò
verso la sala di osservazione, il suo cellulare fuori e una pila di
documenti
sotto il braccio mentre Sasha accompagnava Kaylie
verso Tara, che stava scaldando i livello due sui tappeti.
Sasha aveva
riconosciuto qualcuno in Kaylie.
Non se stesso.
No, MartyWalsh.
Entrambi erano stati benedetti con incredibile talento naturale.
Proprio come Marty, le
distrazioni a volte avevano la meglio su di lei.
Ma a differenza di Marty,
Kaylie
aveva lui per allenatore e Sasha non aveva intenzione di farle
buttare la
sua carriera in un gabinetto figurato. Era un artista che avrebbe
potuto
illuminare una folla e far fare un sorriso persino al giudice
più severo. Con
l'impegno maggiore che aveva mostrato dopo aver vinto Nazionali, prima
che il
suo disordine si facesse strada, Kaylie
era sulla
buona strada per contestare GenghiCho ai Campionati del
Mondo.
"Non mi sono ancora allungata, nè
ho fatto altro" protestò
leggermente.
"Non è necessario, non ti ho portato qui per allenarti
questa mattina"
disse, fermandosi a pochi metri dal corpo libero.
Kaylie lo
guardò, l'irritazione verso di lui scritta
chiaramente sul suo viso. "Sasha, questo è ridicolo. Vado a
casa."
Sasha si mise davanti a lei, "Ascoltami" disse, "Me lo devi
decisamente." Lei alzò gli occhi e incrociò le
braccia in attesa. "Guarda
quelle bambine là fuori. Livello due. Nessuno di loro ha
più di otto anni.
Esattamente dove eravate voi a quell'età" disse. "Ognuna di
queste ragazze
vuole essere Kaylie
Cruz quando crescerà."
Kaylie roteò
gli occhi e fece un cenno verso i
tappetini dall'altra parte del pavimento dove Payson
aveva cominciato ad allungarsi. "Vogliono essere PaysonKeeler, non Kaylie
Cruz."
Sasha sorrise. "No, non lo vogliono" disse. "Payson
è una campionessa e la migliore ginnasta al mondo in questo
momento. La sua storia
è fonte di ispirazione" Kaylie
sbuffò,
ovviamente senza capire dove stesse andando a parare, "ma le spaventa a
morte con le sue concentrazione e intensità. Queste
ragazze, che ti vedono
allenarti nella palestra in cui sei cresciuta, ripercorrono
i tuoi passi
da dove sono in questo momento fino al Campionato Nazionale.
Tu sei
accessibile per loro. Hai ragione su Payson,
ma io
non ti sto paragonando a lei. Sei arrivata al quarto posto a Londra
dopo essere
stata fuori per mesi, solo cinque settimane di allenamento dalla tua
parte. Lo
so che stai pensando di smettere." La sua bocca si spalancò
in segno di
protesta, ma lui alzò la mano per interromperla. "Penso che
sia un errore,
perché credo che in fondo c'è ancora una parte di
te che ama la ginnastica,
come fanno queste ragazzine." Kaylie
tenne gli
occhi fissi sulle bambine che eseguivano delle rondate
per il riscaldamento e fece una smorfia. "E se non lo fai per
loro,
allora fallo per te, perché se smetti ora, te ne pentirai
per il resto della
tua vita. Ascolta qualcuno la cui carriera è stata
interrotta, ma che ha
ottenuto la possibilità di competere ai Giochi Olimpici. E'
qualcosa che
nessuno potrà mai portarti via. Quando il mio ginocchio mi
sta uccidendo mentre
faccio qualcosa di semplice come correre di mattina attraverso il
parcheggio
quando fuori fa freddo, verso una delle mie ginnaste perché
si è messa in testa
che vuole uscire, io sono ancora un atleta olimpico."
Kaylie
sospirò. "Sasha, io ..."
Scosse la testa. "Non prendere una decisione ora. Siediti qui,
guardale, e
pensaci. Non posso dirti cosa fare, Kaylie,
ma posso
dirti che l'unica persona che deluderai se smetti è te
stessa, e io non voglio
che tu viva con quel tipo di rimpianto. "
Kaylie annuì
e si sedette contro un mucchio di stuoie
a seguire gli allenamenti delle bambine. Sasha se ne andò,
di nuovo verso Payson,
che era l'unica dell'Elite nella palestra
a quell'ora di Sabato. Tese la mano per aiutarla ad alzarsi e lei vi
fece
scivolare la sua chiave per la porta sul retro. "Alex Cruz è
tornato fuori
per prendere qualcosa dalla sua auto. Avresti dovuto vedermi, sembravo
un'agente segreto che si nascondeva dietro le auto per raggiungere la
porta che
conduce allo spogliatoio delle donne."
Sasha rise, facendo scivolare la chiave in tasca. "Sei pronta per le
parallele?" disse.
"Sì, cosa hai detto a Kaylie?"
chiese,
guardando verso la sua amica con preoccupazione.
Payson non aveva davvero
parlato con Kaylie da
quando erano tornati a casa da
Londra. La campionessa nazionale aveva messo in chiaro che non voleva
parlare
con lei. Quando ne aveva parlato con Austin, si era limitato a scuotere
le
spalle e borbottare qualcosa sul volerci andare di mezzo.
"Mi dispiace, riservato" disse, regolando le barre per l'altezza e la
larghezza di cui aveva bisogno.
Sospirò. "Credo che dovrò stringere i denti e
parlare con lei,"
disse.
"Già, che cosa succede tra voi due, ultimamente?" chiese. Payson si strinse nelle spalle.
Per qualcuno osservatore
come era lui, davvero non aveva idea di come le ragazze adolescenti si
comportassero.
"Hai presente il problema che hai avuto con Austin?" chiese.
Alzò gli occhi verso di lei, ma annuì. "Lei ha
avuto lo stesso problema
con me."
Sasha scosse la testa. "Qualcuno che in questa palestra segue la regola
niente-appuntamenti?" domandò, l'esasperazione evidente nel
suo tono.
"No" rispose con un sorriso. "E poi non escono insieme. Lui le
tira le treccine, lei gli dice di sparire e poi odia la ragazza
successiva a
cui lui va a tirare le trecce". Payson
si
strinse nelle spalle. "E' come l'asilo."
Sasha ne aveva evidentemente avuto abbastanza della conversazione.
"Magnesia e sali su queste parallele" disse, appeso sulla barra in
alto per assicurarsi che ci avrebbe retto il peso. Lei gli sorrise e si
infilò
i paracalli.
"Esattamente quello che pensavo anche io" disse, saltando alla sbarra
alta e tirandosi su, facendo un giro per schiarirsi le idee e poi
procedendo a
concentrarsi sulla presa.
Più tardi, mentre stava prendendo un po' di acqua dal
distributore, Payson
vide Kaylie passare
davanti a lei verso lo spogliatoio. "Kaylie,
aspetta" la chiamò. Le spalle di Kaylie
si
alzarono e si abbassarono, come se avesse preso un respiro profondo,
prima di
voltarsi.
"Guarda, Pay, mi
dispiace di comportarmi da
stronza, ma davvero non voglio parlare con te in questo momento" disse Kaylie.
Payson la
guardò, cercando di leggere la sua
espressione. "Kaylie, io
proprio non capisco. Di
che si tratta? E' per Austin Tucker?
Perché lasciare
che un ragazzo sia d'intralcio alla nostra amicizia è solo
..."
Kaylie scosse la testa.
"No, non si tratta di un
ragazzo." Payson
alzò gli occhi e le lanciò
un'espressione incredula. "Va bene, è un po' un
ragazzo, ma - come
hai fatto, Pay? Dopo
l'infortunio, come hai fatto a
venire qui ogni giorno e guardare la mia bandiera su quel muro? Come
hai fatto
ad affrontare quella foto di SI e le telecamere che seguono te e Austin
Tucker in giro? MJ ti
aveva definito una pietra in un
fiume, semplicemente lasci scivolarti tutto addosso."
Payson guardò
l'amica. "Kaylie,
io ... non lo so, mi sono solo concentrata credo. Sapevo che
tutte le
altre cose erano solo un mezzo per un fine, una parte della strada che
stavo
prendendo. Niente è un grande problema a meno che tu non
lasci che lo
sia."
Era una bugia, o almeno una bugia di omissione. Sasha era stato
lì, ogni passo
del cammino, in ogni momento. Era diventato la persona più
importante della sua
vita, dentro e fuori della palestra. Loro agivano da pari a pari,
lavorando
verso un obiettivo. Kaylie
si fidava di Sasha e alla
Rock lui trascorreva con lei tanto tempo quanto
faceva con Payson, ma
era diverso. Decise di dire un po' più
della verità a Kaylie.
"E' stato anche Sasha"
Payson ammise. "Ho
deciso di mettermi nelle sue
mani" disse, dentro di sé sussultò al doppio
senso, sapendo che Kaylie
probabilmente non se ne sarebbe accorta comunque.
"E' il miglior allenatore del mondo, ma devi lasciarlo fare. Devi avere
fiducia in lui tutto il tempo, su tutto, Kaylie.
Cioè, se vuoi ancora questo. Lo vuoi ancora?"
"Mi ha detto, che le bambine vogliono essere me, non te" disse Kaylie. Payson
catturò il suo
sguardo e vide quello che aveva visto molte volte in Lauren,
l'intenzione di ferire.
Payson non aveva
intenzione di lasciare la sua amica
inveire. "Certo che sì. Kaylie,
te l'ho detto
dopo che mi sono fatta male, tu sei tutto quello che volevo essere.
Sono troppo
concentrata per essere un modello di comportamento. Ignoro loro e mi
concentro
su di me. Sono egoista in questo senso, è l'unico modo per
avere successo. Tu
d'altra parte, hai fatto sembrare tutto così facile, anche
se ti sei fatta il
culo. Hai sempre avuto un sorriso per tutti. Naturalmente vogliono
essere te e
non me. Probabilmente spavento quelle ragazze a morte. "
Kaylie contorse le
labbra in una smorfia.
"Questo è quello che ha detto Sasha."
"Sasha di solito ha ragione, e io pure" disse. "E tanto per
chiarire, io non sto in alcun modo vedendo, uscendo, nè
sono interessata ad Austin Tucker."
Kaylie
aggrottò la fronte, e aprì la bocca. "Non ho
ancora finito." Kaylie
alzò le mani, in segno di
resa. "Ma se lo fossi, perché esattamente saresti arrabbiata
con me?
Apparentemente tu non hai alcun interesse verso di lui. Austin
è grandioso e mi
piace, molto, ma non sarà mai altro che un bravo ragazzo, un
amico, un fratello
per me e lui lo sa. Ma se non fosse così tu non avresti
alcun diritto di essere
arrabbiata, Kaylie.
Pensavo che stessi eliminando il
dramma dalla tua vita, anche iniziando a eliminare il dramma che hai
creato tu
stessa. Parla con Austin ed escogita qualcosa o semplicemente smetti
con la
storia della stronza. Non ti si addice."
Kaylie se ne stava
lì, a bocca aperta. "Wow, Pay,
non so cosa dire" disse.
"Dì che non stai smettendo e che domani alle sei del mattino
entrerai e ti
allenerai con me. E che verrai alle Olimpiadi con me, Emily e Lauren, proprio come avevamo
programmato. Dì che
rimani." Payson
guardò l'amica supplichevole.
"Rimango" Kaylie disse
con calma, annuendo
con la testa come per confermare. "Rimango e andremo alle Olimpiadi,
insieme, e porteremo a casa l'oro." Payson
sorrise. "Non sorridere ancora, Keeler,
ti
augurerai di non avermi mai pregata di tornare quando ti
avrò battuto ai
Nazionali questa estate." Kaylie
finì con un
sorriso.
"Ah, lo vedremo" dichiarò Payson,
restituendo il sorriso. "Ora vai a dire Sasha che resti prima che
diventi
prematuramente grigio al pensiero di perdere la Campionessa Nazionale."
"Te l'ha detto lui?" chiese Kaylie,
aggrottando la fronte.
Payson scosse la testa.
"Lo sapevamo tutti, Kaylie.
Eri così eccitata quando sei tornata e poi ti sei
semplicemente svuotata. Qualcuno molto intelligente, una volta mi ha
chiesto se
la passione viene da dove si è o dove si vuole essere.
Ovviamente viene da dove
si vuole essere e tu non avevi la passione per
arrivare da nessuna
parte."
"Che ne dici di avere la passione per una rondata,
mezzo giro, un salto raccolto in avanti con un avvitamento e mezzo?"
chiese Kaylie con un
sorriso mentre si tornava verso
la palestra e si dirigeva alla pedana del volteggio per esercitarsi
sulle
abilità in volo.
"16,5, non male, ma non un 17.1" disse Payson,
scherzosamente.
Passarono davanti ad Austin, mentre si stava avvicinando alle
parallele.
"Signore" disse, facendo un cenno nella loro direzione. Payson sorrise e Kaylie restituì
il cenno del capo, ma continuò a camminare.
"Kaylie" Payson
sussurrò, "cosa era ..."
Kaylie si
fermò. "Pay,
penso che sia fantastico che tu e Austin abbiate una forte amicizia, ma
io ero
seria quando ho detto che non sono interessata a lui" disse. "Io uh,
in realtà ho un impegno con Nicky stasera. Ero seccata con
te a Londra, perché
Nicky ti stava seguendo ovunque e lo stavi ignorando completamente e
prima di
partire noi abbiamo tipo fatto qualcosa."
Payson alzò
gli occhi. "Uh e proprio quando pensavo
che il dramma fosse finito" disse, guardando dove stava Austin.
"Sai, potresti semplicemente mettere fine alle sofferenze di Austin.
Bionda,
top model, sfida,
ricordi?" Kaylie
disse, la risata nella voce.
Austin smontò dalla sua routine alle parallele e sorrise
loro. Payson
sospirò. Si stava forse illudendo su di lui, non
vedendo ciò che stava proprio davanti a lei? Kaylie
si allontanò, diretta verso l'ufficio di Sasha, per dirgli
ciò che aveva
deciso, ma Payson
rimase saldamente inchiodata sul
posto. Sei fuori dalla mia portata, PaysonKeeler. Questo
è quello che le aveva detto. Sono una
tale idiota.
Note: 20 capitoli! Evviva! Spero che
la storia
continui a piacervi come all'inizio. Anche se andrò
un po'
lenta (causa lavoro) continuerò a postare.
Payson sospirò mentre usciva dallo spogliatoio.
Vide la
nuca di Sasha, chino sulla sua scrivania, e il suo cuore si strinse.
Non era in conflitto, si sentiva solo così
incredibilmente stupida che riusciva a malapena a stare in piedi. Anche
lei a quanto pare non era molto discreta, perché aveva
evitato di
Austin come la peste tutto il giorno dopo che le parole di Kaylie
l'avevano costretta a realizzare che era o completamente cieca o
volontariamente ignara o forse solo presuntuosa oltre ogni
immaginazione. Bevve un sorso d'acqua e cercò di schiarirsi
le
idee, ma non funzionò e doveva andare sulla trave, in cui si
aveva bisogno di un'attenzione completa o ci si faceva male.
"Payson, sei pronta?" Sasha la chiamò. E poi c'è Sasha.
Sospirò. Devo
smetterla o finirò per cadere dalla trave finendo sulla
testa. "Payson," disse di nuovo, la sua voce un po'
più forte questa volta.
"Sì," rispose più disinvolta che poteva. Si
fermò
sul bordo del tappeto, e chiuse gli occhi, fece un respiro profondo,
visualizzò l'entrata per la sua routine alla trave, li
aprì, e cominciò. Si bloccò sulla
trave, le gambe
dritte in aria, il suo centro di gravità spinto indietro,
tenendo la posizione, uno-Mississipi*,
due-Mississipi, e giù, piegò il
corpo nella ribaltata e atterrò sulla punta dei piedi, le
braccia tese, le dita verso l'alto.
"Eccellente," sentì dire Sasha, per lo più a se
stesso.
Eseguì il resto della sua routine alla trave, la sua mente
piena
di niente tranne che delle mosse successive, prima di
fare finalmente l'uscita
e bloccare l'atterraggio. Chiuse gli occhi e
sospirò di sollievo. Poteva sentire le gocce di sudore sulla
fronte.
"Payson, va tutto bene?" chiese Sasha,
avvicinandosi a lei. I suoi occhi erano ancora chiusi,
ma poteva
sentirlo a pochi centimetri da lei. Il suo corpo rabbrividì
istintivamente in risposta, in attesa del piacere che di solito
accompagna il suo approccio. Si morse il labbro e aprì gli
occhi. Era in piedi davanti a lei, linee di
preoccupazione che gli solcavano la fronte. "Payson?"
Scosse la testa, "Sto bene, solo indietreggia, okay,"
mormorò,
allontanandosi prima che potesse reagire, ma non prima di aver visto il
lampo di dolore nei suoi occhi. "Devo andare. Devo portare a casa
Becca," disse rivolta a lui, senza voltarsi, puntò
dritto
allo spogliatoio per fare la doccia e cambiarsi.
La doccia servì al suo scopo, lei era pulita, ma l'acqua
calda
non l'aveva aiutata a rilassarsi, visto che l'unico box libero era
quello che lei e Sasha avevano occupato una notte, dove lui aveva
indugiato sulla prima, ma certamente non ultima, fantasia che
aveva avuto di loro insieme. Becca la stava aspettando nella stanza che
portava agli spogliatoi. "Ce ne hai messo di tempo," disse, ma lo
sguardo Payson fu sufficiente a chiudere la bocca alla sorellina.
Si fermarono a casa loro, ma Payson non andò sul vialetto di
casa. "Tu non vieni dentro?" disse
Becca, guardandola in modo strano.
Payson scosse la testa, "E' Sabato sera. Esco."
"Mamma e papà ti ucciderebbero se sapessi che stai fuori
fino a tardi mentre sono via, lasciandomi a casa da sola."
"Becca, hai tredici anni. Mamma e papà ti lasciano a casa da
sola per tutto il tempo. Sono solo le sette e mezza. Non
tornerò
tardi. Sto solo andando fuori, come ogni altra normale ragazza di
diciassette anni farebbe in una sera di Sabato. "
Becca la derise, "Sei la diciassettenne meno normale del mondo, Pay,"
disse, uscendo dalla macchina.
Payson alzò gli occhi, "Lo so, assicurati di chiudere la
porta
alle spalle quando entri," ricordò a Becca, guardando sua
sorella entrare in casa prima di di fare marci indietro e dirigersi di
nuovo verso la Rock.
Parcheggiò l'auto nel suo posto, spense il motore e rimase
seduta per un momento. Era stata incredibilmente scortese con Sasha.
Non c'era più nessuno in giro, ma ancora, vedeva lo sguardo
nei
suoi occhi, mentre lei si allontanava. Delusione era l'unica parola
le veniva in mente. L'aveva infastidita. Chi
è lui per essere deluso da me? E' il mio allenatore e il mio
...
è il mio ... io lo amo e sono stata così scortese
e non se lo meritava. "Dannazione!" disse, sbattendo la
mano sul volante per la frustrazione.
Le venne quasi un colpo quando qualcuno bussò al suo
finestrino.
"Austin," disse, riconoscendo il volto familiare del suo amico. Si
portò la mano al petto e sospirò. "Mi hai
spaventato a
morte," disse, mentre apriva la portiera della macchina e faceva un
passo nel parcheggio. Non solo nel parcheggio, però,
perché improvvisamente era lì, proprio accanto a
lei,
accanto alla sua spalla.
"Stai bene, Keeler?" chiese. " Sembri piuttosto sconvolta in questo
momento." Lo guardò e sospirò stancamente. Come,
in poche
ore, era andata dall'essere in un delirio di felicità tra le
braccia di un uomo meraviglioso che amava al piacevole formicolio della
pelle del braccio perché un altro uomo l'aveva sfiorata? Non
era
quello che sentiva con Sasha, questo era più piccolo, una
semplice consapevolezza che un uomo attraente era vicino a lei, ma nel
suo attuale stato d'animo era sufficiente a farla impazzire.
"Sto bene," disse, facendo un passo indietro e guardando verso di lui.
Era sincera preoccupazione per lei che gli appariva sul viso. "Davvero,
sto bene. Ho appena avuto una giornata pesante e non vedo l'ora di
rilassarmi."
Socchiuse gli occhi verso di lei e sorrise, "Solo tu potresti avere una
giornata dura in palestra e tornare in palestra per rilassarti..." si
interruppe, cogliendo il suo sguardo, involontario, ma sicuramente non
casuale e rise piano, "Ho capito," disse con un
sorriso ironico.
Payson espirò e si morse il labbro, guardando verso di lui,
"Sì," disse, non sicura di cosa altro dire. Per favore fa che questo smetta
di essere imbarazzante adesso.
Sentì tintinnio delle chiavi e vide Sasha davanti alla porta
della Rock, che chiudeva.
Austin vide i suoi occhi muoversi e seguì la direzione del
suo
sguardo, "Ah, beh questa è la mia imbeccata, Keeler. Buon
divertimento, come lo chiami? Rilassarsi?" disse, dandole dei colpetti
sul braccio e camminando verso la sua Lolita parcheggiata a pochi posti
di distanza. "Notte, Beloff," disse, alzando una mano verso il loro
allenatore in segno di saluto, prima di salire sulla moto e andandosene
con un accelerata.
"Ciao," disse mentre camminava verso di lei.
"Ciao," rispose, non muovendosi di un centimetro, facendola sudare.
Sospirò, sapendo che era il momento farsi coraggio.
"Potremmo?" disse, facendo cenno verso il rimorchio.
Lui annuì e lei girò sui tacchi, soffiando fuori
un
respiro e alzando gli occhi al cielo dove il sole era quasi
completamente tramontato. I lampioni erano già accesi, dando
alla strada una luce ultraterrena.
Poi furono nel trailer e lui la stava guardando in attesa.
"Hai intenzione di farmelo dire?" disse, facendo il broncio. "Non posso
baciarti e fingere che non mi sia comportata come una stronza
sprezzante questo pomeriggio?"
Sasha si avvicinò e circondò con le braccia i
suoi
fianchi, tirandola verso di lui. "Mi dispiace," mormorò
Payson,
nascondendo il viso contro il suo collo, inalando il profumo maschile
che la faceva sempre sentire come se niente potesse toccarla, come se
fosse protetta. Strinse le braccia intorno a lui, amando come lui la
teneva stretta. "Questo giorno schifo."
Sasha guardò i suoi capelli biondi, che uscivano dalla
crocchia
disordinata in cui li aveva acconciati. Tirò delicatamente
l'elastico che teneva insieme
lo chignon scompigliato e lo fece
sciogliere. Sospirò, "Vuoi parlarmene?" chiese.
Payson sospirò di nuovo, questa volta non di piacere. Sasha
riusciva a capire la differenza, ora. "E' così stupido e
infantile,
non voglio mettermi in imbarazzo più di quanto abbia
già
fatto."
Lui sorrise contro la sua fronte e stampò un bacio
lì,
"Sai che siamo tutti stupidi e infantili a volte. Non può
essere
così male."
Si tirò indietro e lo guardò. "Sai cosa provo per
te, vero?" disse.
"Certo che sì, non saremmo qui adesso se questo non fosse
reale."
Lei sorrise, posando una mano sulla guancia ruvida
di barba e
lo accarezzò con un dito fino al mento, "E' stato solo
qualcosa
che Kaylie ha detto oggi. Non è davvero un grosso problema e
non
è cambiato niente, se non che ho capito una cosa che
probabilmente sarebbe dovuta essermi chiara molto prima di questo e ora
mi sento un asino."
Sasha non aveva idea di cosa stesse parlando, ma portò una
mano
a coppa sul suo collo, sfregandola contro delicatamente, cercando di
calmarla. "Questo è piacevole," disse Payson, inarcando il
collo
al suo tocco.
"Tutti hanno giorni difficili, Payson. Anche la ginnasta numero uno al
mondo," disse, aumentando la pressione delle dita.
"Ma ma la sono presa con di te e non avrei dovuto farlo," disse,
appoggiandosi contro il suo petto, il suo orecchio contro il suo cuore.
Guardò l'orologio, "Non posso restare," disse, "Devo
prendere
la cena per Becca e non posso lasciarla a casa da sola troppo a lungo."
Non aveva esagerato. Non una mezz'ora più tardi, dopo
qualche
bacio prolungato se n'era andata, borbottando qualcosa sul vederlo il
giorno dopo.
La guardò uscire dal parcheggio non capendo molto di quello
che
era successo quel giorno. Era iniziato abbastanza bene e si era
concluso con lui che non aveva idea di cosa stesse succedendo dietro
gli occhi azzurri della donna che se lo rigirava su un dito.
Sospirò, afferrando le chiavi della Rock. Se non altro,
almeno
avrebbe potuto fare un buon allenamento. Uscì
dalla roulotte per vedere Austin Tucker che
arrivava su
quella moto ridicola. Chi guida una Indian Chief comunque? Sasha era
più un uomo da Norton, una moto inglese.
Come Sasha si avvicinò, Austin aggrottò le
sopracciglia,
"Pensavo, Payson ha detto che..." si interruppe, cogliendo
l'espressione sul volto di frustrato di Sasha. "Bene, immagino che non
abbia funzionato."
"Sei venuto qui per ciarlare, Tucker, o per allenarti?"
Sasha lo vide alzare le mani in segno di resa verso le porte a vetri.
Aprì le porte palestra e entrò, senza guardarsi
indietro
per vedere se Austin lo seguiva. Accese le luci e la palestra era tutta
ad un tratto luminosa, sotto la luce fluorescente. Afferrò
un paio
paracalli che si trovano accanto alle parallele e mise bene la magnesia
sulle mani.
Improvvisamente, Sasha Beloff, allenatore, era scomparso sostituito da
Sasha Beloff, ginnasta. Oscillò per salire sull'attrezzo,
spingendosi immediatamente in una verticale poi oscillare verso il
basso guadagnando velocità e movimento e eseguendo il suo
esercizio più celebre, quella che portava il suo nome nel
codice
dei punti, prima di bloccarsi sulle braccia. Chiuse gli occhi,
visualizzando l'elemento successivo e il prossimo. Era la sua routine
olimpica, aveva vinto una medaglia d'oro a Sydney su quell'attrezzo,
oltre che contribuire al titolo per l'All-Around. Sull'uscita, poteva
sentire la voce di Tim Daggett nella sua testa, mentre volteggiava
sulla sbarra alta, lanciandosi oltre di essa, atterrando saldamente in
piedi. Sentì il dolore attraversargli il ginocchio, ma non
lasciò che la sua gamba gli si piegasse. Salutò,
segnando
la fine della routine e aprì gli occhi. Austin Tucker era
lì in piedi di fronte a lui, guardandolo impressionato.
"Non male," disse. "E 'la tua routine di Sidney giusto?" Sasha
annuì, riprendendo fiato. "Mi ricordo," disse Austin.
"Volevo
essere te," ammise con leggerezza, ma entrambi sapevano che era una
cosa seria. "In effetti, non appena ho raggiunto l'Elite è
stata
la prima di routine alle parallele che ho cercato di imparare."
Sasha sorrise, "Quante volte hai sei atterrato sulla faccia cercando di
replicare il Beloff?" chiese.
Austin scosse la testa, "Un sacco. Infatti il mio allenatore mi ha
fatto smettere la routine, perché non riuscivo ad
atterrare. Quanto tempo hai aspettato per chiederlo a qualcuno?"
Si mise a ridere, "Dal momento in cui finalmente l'anno scorso gli
hanno dato un nome. Vuoi impararla adesso?" chiese. "Non ho mai
lavorato con un ginnasta maschio che avrebbe potuto farla."
Austin lo guardò, "E pensi che io potrei?"
Sasha sorrise all'uomo più giovane. "Austin, sei
praticamente la
copia carbone del ginnasta che ero dieci anni fa. So che lo puoi fare."
E Sasha cambiò di nuovo da ginnasta ad allenatore.
Nonostante
una fastidiosa voce dentro di lui, la stessa voce che a Londra lo
spingeva a picchiare Tucker per non aver fatto niente di più
che
aver messo il braccio intorno a Payson, Sasha sapeva che quel giovane
uomo era estremamente talentuoso, e ovviamente stava combattendo alcuni
dei suoi demoni se era al Rock alle dieci di Sabato sera. Sembra
familiare, Beloff? Sembra quello che hai fatto quando sei
tornato a
Londra dopo che MJ ti aveva lasciato per Marty, allenamento giorno e notte per
schiacciare il dolore straziante nello stomaco.
Si concentrò su Austin, che si
lanciò in aria,
ondeggiando e volteggiando, prima di ritornare sulle parallele ben
saldo sulle braccia e ricominciando ad oscillare. "E' piuttosto
brutto," disse Sasha,
aggrottando la fronte, cercando di capire il problema. "I tuoi
fianchi, tienili centrati con le spalle, o perderai di nuovo il
controllo."
"Ho il controllo," Austin insistette, cercando di riprendere fiato.
Sasha scosse la testa, "A stento."
Austin aggrottò la fronte confuso, "Posso vederti farlo di
nuovo?" chiese.
"Sì," riapose, togliendosi la t-shirt
"devi guardare i miei fianchi come li tengo in linea con le spalle
spalle quando rilascio la presa," spiegò, gettando la
camicia da
parte. Girò sulle parallele, e cominciò a girare
e
ruotare in rapida successione prima di arrivare al punto più
alto. Scese con cura, non avendo bisogno di farsi male con la discesa.
"Hai visto?"
Austin si morse le labbra, "Sì," disse, ma sembrava che
avesse altro da dire.
Sasha lo guardò con curiosità, "Cosa?"
Il sorriso apparì sul volto del giovane, "La tua schiena,"
disse. "Ha fatto un bel numero su di te." gli occhi di Sasha scattarono
ad
Austin immediatamente. "Non mi ero reso conto che foste arrivati a quel
punto. Ha detto che non andavate a letto insieme."
Merda, "Non
lo facciamo," rispose secco.
Austin alzò le mani, "Non volevo insinuare nulla, dicevo
soltanto, sembra che le cose siano un po' fuori controllo."
"Austin, io non ho intenzione di parlare di questo con te, possiamo
lavorare su questa mossa che probabilmente ti aiuterà a
vincere
una medaglia d'oro su quest'attrezzo a Londra, o puoi continuare a
insinuare e ipotizzare cose su una situazione che in realtà
non
capisci."
L'occhiataccia che ricevette dalla medaglia d'oro olimpica in
carica avrebbe spaventato la maggior parte degli uomini, ma lo sguardo
di Sasha si scontrò con uno duro quanto il suo.
"Oh, capisco perfettamente," mormorò
Austin. "Capisco l'attrazione e capisco che un rapporto intenso come
quello che hai con Payson diventi qualcosa di più. Quello
che
non capisco, e senza offesa," Sasha alzò le sopracciglia; questa sarebbe bella,
"ciò che non capisco è come
le due persone più disciplinate che abbia mai incontrato
siano
riuscite a rompere ogni regola come fosse niente."
Sasha sospirò. "Non ho una buona spiegazione per te," disse.
Austin sorrise, "Non è per il sesso, ovviamente, anche se
è quello che ti fa quando non scopate, posso solo
immaginarlo -"
smise di parlare quando ricevette lo sguardo tagliente di Sasha.
"Sei mai stato innamorato, Austin?" Sasha gli chiese, spostando la
conversazione e sperando in una rapida conclusione.
"No, non credo," rispose.
Sasha annuì, "Io sì, una volta, almeno questo
è quello che ho pensato che fosse a quel tempo," disse.
"MJ Martin," disse Austin, e Sasha roteò gli occhi, a quanto pare lo sanno tutti.
"Bene, bene, indipendentemente da chi, è finita male, molto
male. Ero distrutto, completamente fatto a pezzi da quella donna."
Austin scosse la testa, "Non capisco cosa abbia a che fare con Payson."
"Quello che ho provato per MJ, anche il dolore dopo, era come pungersi
il dito con un ago, rispetto a quello che provo per Payson," disse.
"Non riesco a controllarlo, né può lei e noi
siamo due
persone molto disciplinate. Abbiamo combattuto per mesi. Abbiamo negato
a noi stessi quello che volevamo e semplicemente non è
servito,
abbiamo continuato a ritornare l'uno verso l'altro." Sasha
incontrò gli occhi di Austin per
assicurarsi che avesse capito.
"Perché mi stai dicendo tutto questo?" Austin chiese.
"Avresti
potuto dirmi solo di stare zitto e di tornare sulle parallele."
Sasha annuì, "Avrei potuto, ma volevo che capissi appieno
quello
che ti trovi contro, Austin. Questa cosa con Payson, non è
casuale e, onestamente, non è normale, non rispetto a
qualcosa
che ho mai provato prima. Gettare il guanto della sfida* adesso sarebbe
un errore. Ha fatto la sua scelta. "
Austin distolse lo sguardo, "Allora, cosa hai fatto, dopo che MJ, come
hai detto, ti ha fatto a pezzi?"
"Ho creato questo elemento e ho vinto quattro medaglie d'oro alle
Olimpiadi di Sidney," disse.
"Solo una domanda, se ha già fatto la sua scelta,
perchè
siamo tutti e due qui?" chiese, un sorriso impertinente dipinto sul
viso.
"Zitto e torna sulle parallele."
Note:
*Uno-Mississipi:
Payson in realtà dice one-one thousand, ma in italiano
l'unica
cosa che mi è venuta in mente è questa, l'ho
sentita nei
film americani, come metodo per mantenere un ritmo di conto costante. *Gettare il guanto della
sfida: in
inglese era 'Throwing your hat in the ring', cioè lanciare
il
cappello sul ring. Spero che la mia traduzione sia comprensibile e
renda bene l'idea.
Erano
le cinque e mezza del mattino quando la lucida Cadillac bianca
entrò nel
parcheggio della Rock. Era evidentemente nuova di zecca. Sasha
sospirò,
scuotendo la testa.
Payson alzò
lo sguardo dalla sezione scientifica del
giornale. "Chi è?" chiese lei, socchiudendo gli occhi in
direzione
della vettura, il bagliore del sole le bloccò la vista.
"E' mio padre" disse, prendendo la sua ciotola vuota. "Hai
finito?" le chiese e poi prese anche la sua ciotola.
Sasha entrò nella sua roulotte, ma non prima di vedere i
capelli bianchi di suo
padre mentre scendeva dalla macchina e si guardava intorno. Sasha mise
rapidamente le ciotole nel lavandino e tornò fuori per
trovare suo padre che
salutava Payson, con un
bacio sulle guance. "Ehi
Papà" disse, tese la mano e si scambiarono una
stretta frettolosa.
"Arrivi qui molto presto" disse a Payson.
"Voglio arrivare il prima possibile per iniziare gli allenamenti, ma
Sasha
non mi permette di entrare in palestra fino alle cinque e mezza quando
non
stiamo per partecipare ad incontro. Così mi siedo qui a
disturbarlo finché non
apre le porte" disse con un sorriso. Sasha poteva vedere suo padre che
stava andando praticamente in brodo di giuggiole all'idea di una
ginnasta
pronta ad allenarsi prima che il sole sorgesse ogni mattina.
"Qui, Pay" disse,
consegnandole le chiavi.
"Perché non apri la palestra?"
Sorrise, guardando tra lui e suo padre. "Certo."
Sasha guardò suo padre e sospirò. Questo
è quello che volevi, Beloff.
Volevi Beals fuori e
questa era l'unica opzione. "Auto nuova?" chiese, indicando
la
Caddy. Suo padre aveva sempre avuto un debole per le automobili
appariscenti,
qualcosa che spiccava, proprio come l'uomo stesso.
"Sì. Macchina nuova, nuovo lavoro, nuova casa. Concludo oggi
per una casa
vicino al lago."
Sasha sospirò. Avrebbe dovuto aspettarselo. Non aveva
pensato a dove il padre
avrebbe vissuto, ma Boulder
aveva più senso. Quattro
dei membri della squadra delle donne si allenavano a Boulder,
un'altra a Denver. Voleva essere vicino a loro il
più possibile.
Boris si guardò intorno. "Dove sono le altre ragazze?"
Sasha rise. "L'allenamento inizia alle otto, papà. Saranno
qui alle
otto."
"Keeler è
qui" disse Boris, aggrottando la
fronte.
"Payson è
speciale", Sasha disse con un
sorriso. "Questa non è la Romania, papà. Non
sarai in grado di controllare
ogni minimo dettaglio della vita di queste ragazze. Sono atlete
impegnate, ma è
diverso."
Boris sbuffò. "La ginnastica è la ginnastica.
Vado dentro. Ti unirai a noi
oggi." Era un ordine più che una richiesta, ma Sasha sapeva
che era meglio
che lui fosse lì pronto a intervenire, per ogni evenienza.
Sasha andò nel suo ufficio, intenzionato a finire un po' di
scartoffie che Kim
aveva messo sulla sua scrivania la sera prima, quando vide Payson
e suo padre parlare mentre lei si allungava, prestando più
attenzione alla
schiena come faceva sempre. Su quello era abbastanza sicuro, non c'era
molto di
cui Boris dovesse preoccuparsi riguardo la ginnastica di Payson.
Era di Kaylie e Lauren che
si preoccupava di più.
Sentì Payson
iniziare la sua routine alla trave, i
colpi rivelatori dei piedi contro i dieci centimetri e
salti durante
l'esercizio erano intervallati da una serie di lodi di suo
padre.
"Buon lavoro" e "eccellente Payson"
echeggiavano attraverso la palestra vuota.
Poi il cigolio delle sbarre, mentre andava con la sua routine alle
parallele
asimmetriche, e altre lodi dal padre. Sentì il trampolino di
lancio del
volteggio, e il grido gioioso di suo padre, mentre lei doveva aver
fatto il suo
Produnova e pochi minuti
dopo il martellamento del
pavimento sotto i suoi piedi durante la diagonale al suolo. A Payson piaceva iniziare
l'allenamento ogni mattina con un all-around.
Era poco ortodosso, ma cosa c'era di normale in
PaysonKeeler comunque?
Assolutamente niente.
Ripensò a qualche sera prima, dopo la sessione di
allenamento più strana che
avesse mai sperimentato con Austin Tucker.
Avevano
lavorato fino a notte fonda sul suo movimento di discesa quello che
aveva
sviluppato e che gli aveva fatto guadagnare la medaglia d'oro alle
parallele.
C'era stato un silenzio stranamente confortevole a circondarli,
soprattutto
dopo la conversazione che avevano avuto su Payson.
Sasha pensava che Austin si vedesse come una sorta di alternativa, una
scelta
più appropriata per la ginnasta di livello mondiale, ancora
di soli diciassette
anni, ma Payson si era
presentata il giorno dopo,
verso mezzogiorno, e aveva aiutato i suoi pensieri.
Le aveva detto tutto del discorso che lui e il ginnasta più
giovane avevano
fatto la sera prima.
"E' colpa mia" disse, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Sasha scosse la testa, "Come può essere colpa tua?"
"Sono stata un'idiota. Kaylie
ha più o meno
scaricato Austin l'altro giorno e credo che lei potrebbe averlo spinto
nella
mia direzione. So per certo che questo non era un problema prima. Lui
non era
interessato e non credo che lo sia davvero in questo momento, ma il suo
ego è
ferito. Io non voglio cominciare a surriscaldare i tuoi istinti, ma tu
sei una
specie di maschio alfa da queste parti, sai, leader del gruppo e tutto
il resto"
disse. "Austin sicuramente ha una vena alfa anche lui e quando un alfa
viene tirato giù dal podio..." si interruppe e Sasha
capì l'antifona.
"Il suo ego ha preso un colpo, così ha cercato di darne uno
anche al
mio." Scosse la testa. "Non ho tempo per stronzate del genere. Le élites in questa
palestra hanno bisogno di qualcosa su cui
concentrarsi, un obiettivo che sia più tangibile che i
Nazionali e i Mondiali
entro la fine dell'anno."
"Beh, ci sono gli allenamenti della Nazionale in arrivo e di solito
è una
cosa che fa concentrare tutti. Oh, e io parlerò con Austin,
rimetterò a posto
questa cosa."
Non era stato un problema da allora. Supponeva che Payson
avesse parlato ad Austin, ma non l'aveva chiesto
e non aveva
intenzione di farlo. Le loro vite si erano stabilizzate di nuovo in una
routine
tranquilla e non aveva intenzione di aggiustare qualcosa che non era
rotto.
Sentì più voci riecheggiare nella palestra e
alzò lo sguardo verso l'orologio,
dieci minuti alle otto. Doveva essere stato a sognare ad occhi aperti
più a
lungo di quanto pensasse. Si trascinò giù per le
scale e vide i genitori
che si aggiravano. Alzò le sopracciglia nella loro
direzione. Incontrò gli
occhi con Alex Cruz, che annuì e condusse il gruppo nella
sala di osservazione,
lontano dalle loro figlie.
Vide che suo padre aveva raccolto le ragazze intorno a lui,
apparentemente per
fare loro un discorso. I membri del Comitato Nazionale presenti stavano
dietro
il padre, in una dimostrazione di sostegno che, probabilmente, non
toccò
minimamente le ragazze. Si avvicinò al gruppo, osservando i
volti delle giovani
donne. Erano tutte concentrate sul padre. La reputazione dell'uomo lo
aveva
preceduto come un grande allenatore, ma se si aspettavano che i suoi
metodi
riflettessero quelli di suo figlio si erano dolorosamente sbagliate.
***
Payson si
concentrò sulla corsa, correndo a tutta velocità
verso il trampolino di lancio,
un obbligo per fare il Produnova,
per ottenere lo
slancio necessario per completare la rotazione. Completò il
volteggio, con
decisione, un leggero piegamento del ginocchio, e si sollevò
per salutare.
"E come sta la schiena?" chiese dal tappeto vicino la voce burbera
accentata.
Lei annuì. "Va bene. L'intervento ha curato la ferita e il
dolore."
Boris Beloff prese
alcuni appunti sulla sua cartella
e poi fece un cenno verso di lei. "Hai fatto una doppia torsione Yurchenko al test event di
Londra, non hai intenzione di aggiornarlo?"
Sorrise. "L'ho già fatto", rispose. "Uno Yurchenko,
due giri e mezzo."
"Non un triplo?" chiese, alzando le sopracciglia. Si trattava
ovviamente di una trappola, ma lei non aveva intenzione di caderci.
Payson gli sorrise,
proprio come avrebbe fatto suo
figlio. "Sono troppo alta", disse e tornò indietro lungo la
pista per
mostrargli il suo volteggio più facile. Vide Sasha andare
verso suo padre. Si
scambiarono un paio di parole e Sasha si accigliò prima di
scuotere la testa.
Corse verso di loro, atterrando sul trampolino dalla sua rondata
e fece il suo doppio avvitamento e mezzo, battendo i piedi sul
pavimento con
fermezza. Annuì a se stessa e se ne andò, senza
guardare nessuno dei due coach.
Aveva in programma di stare con Sasha per molto tempo, per quanto suo
padre
fosse l'allenatore della nazionale, ma non aveva intenzione di
prendere
posizione in ciò che era in corso in quel momento. Si
avvicinò alle parallele
dove Kaylie stava
facendo stretching.
"Che cosa sta succedendo laggiù?" chiese, indicando padre e
figlio,
che erano ancora un'intensa conversazione.
"Nessuna intenzione di mettermi in mezzo," disse Payson.
"Sono sicuro che si tratta di uno di noi o di tutti noi o di loro."
Si strinse nelle spalle. "Come va la rondata,
il
mezzo giro, il salto in avanti raccolto con una torsione e mezza?"
Kaylie si strinse nelle
spalle. "Davvero
difficile, ma è sempre lì. Di questo passo, ci
riuscirò per le Olimpiadi"
disse alzando gli occhi.
"Ci riuscirai" disse Payson,
sollevando la
gamba contro la sbarra per allungarla al meglio per la routine al suolo
che
avrebbe fatto dopo.
Lauren si intromise. "Di
che cosa stiamo
parlando?" chiese.
"Volteggio", dissero insieme Kaylie
e Payson.
Lauren aprì
la bocca per rispondere, ma la voce di
Sasha risuonò alla loro destra. "Lauren, tu
sei la prossima al volteggio."
Anche Emily si avvicinò, dopo aver finito la sua routine
alle parallele per
alcuni membri del Comitato Nazionale e guardò Lauren
correre verso la pedana. "Sta lavorando ad uno Tsukahara
con un doppio," mormorò. "Ne ha parlato durante tutta la
cena di ieri
sera."
Kaylie e Payson guardarono
Emily scioccate. "Dopo che Summer
è partita per
la California, Steve e mia mamma hanno deciso di darsi un'altra
possibilità.
Davvero non voglio parlarne", disse lei con un sospiro.
Lauren scattò
sulla pista e si lanciò nel volteggio. Payson aggrottò la
fronte. Il suo approccio era poco
scrupoloso, le sue gambe non erano allineate e aveva a malapena finito
la
doppia torsione.
Sasha si allontanò, superò le ragazze scuotendo
la testa. Kelly Parker era la
prossima, eseguì il suo Yurchenko
con due giri e
mezzo senza problemi. Fece un cenno verso le tre ragazze della Rock che
guardavano, mentre Lauren
tentava ancora una volta
con il suo volteggio più facile, il doppio Yurchenko,
il volteggio che Payson
aveva aumentato di
difficoltà. Kelly si avvicinò con calma e
roteò gli occhi. "Ehi Ribelli"
disse, una cadenza ironica nella sua voce.
"Parker" disse Payson,
riconoscendo la sua
rivale di lungo corso.
"Keeler" disse, "Che
cosa succede a Lauren?"
Si guardarono l'un l'altra e si strinsero nelle spalle. Lauren
e il suo bagaglio pesante non era in nessuno dei loro radar ultimamente.
Kelly tirò su col naso. "Wow, che squadra", disse e
roteò gli occhi
prima di allontanarsi.
Emily e Kaylie
corrugarono la fronte e Payson
sospirò: "Non posso credere che sto per dirlo, ma… ha ragione."
Kaylie annuì.
"Lo so. Non siamo state molto una
squadra, ultimamente."
Emily annuì. "Sembra come se ognuna di noi avesse preso una
strada
diversa."
"Facciamo un patto" iniziò Kaylie,
ma dei
gemiti identici da Emily e Payson
la fermarono.
"Cosa?"
"Non hai intenzione di tirare fuori quegli anelli della promessa,
vero?" Payson chiese,
rabbrividendo.
Kaylie alzò
gli occhi. "No, quello che volevo
dire è che dovremmo cercare di esserci più una
per l'altra e non lasciarci
prendere così tanto dalla nostra vita. Siamo compagne di
squadra e credo che
abbiamo deciso dovrebbe essere un legame ancora più forte
dell'essere
amiche."
"E lo è" disse Payson,
avvicinandosi al
punto in cui si trovava Lauren,
a pochi metri di
distanza. "Quando hai iniziato a provare il doppio Tsukahara?"
chiese.
"Qualche settimana fa. Ho detto a suo padre che ci avevo lavorato sopra
da
un po'. Aumenta il mio valore iniziale di tre decimi di punto. Io non
so perché
Sasha sia stato così odioso."
Payson
sospirò. "Probabilmente perché ti aveva
detto di non farlo. Non è per questo che sono venuta qui,
però. Vuoi lavorare
domani mattina? Questa è stato il volteggio che ho usato ai
Nazionali Juniores.
Sono un coach abbastanza bravo con il volteggio, chiedi ad Emily."
Emily annuì. "Ho eseguito il mio atterraggio cieco grazie a
lei. Davvero,
è un coach molto bravo."
"Chi è un buon coach?" chiese un familiare accento
britannico alle
loro spalle.
Payson si
voltò di scatto. "Tu lo sei,"
disse con dolcezza e un sorriso luminoso. Le altre ragazze dipinsero
rapidamente dei sorrisi identici sui loro volti.
"Lo voglio sapere?" chiese e le ragazze fecero cenno di no
collettivamente.
Sasha sorrise e scosse la testa, emettendo una risatina. "Signore, al
suolo
e alla svelta."
"Sì, Sasha" dissero all'unisono mentre scappavano via. Payson guardò
indietro mentre si allontanava da lui,
sorrise di nuovo e i loro occhi si incontrarono.
Le cose andavano molto meglio da quella folle giornata, quando era
stata
distratta dal suo obiettivo dal ritiro precoce di Kaylie
e le sue stesse vorticanti emozioni. Lei e Sasha erano tornati alla
loro
routine, quella che lei immaginava sarebbe continuata per anni. Sapeva
che era
folle, che era esattamente il modo in cui Austin l'aveva chiamata, ma
lei
sapeva. Lui era quello per lei. Era l'uomo con cui sarebbe
stata per il
resto della sua vita. Non la spaventa come probabilmente avrebbe
dovuto, Austin
aveva detto anche questo. Sospirò quando pensò
alla loro conversazione pochi
giorni prima.
Qualcuno stava suonando il campanello. Payson
era
appena uscita dalla doccia. "Becca, puoi pensarci tu?" urlò
e sentì
sua sorella scendere le scale. I loro genitori sarebbero tornato
più tardi
quella sera dalla loro week end in Minnesota e non un momento prima. Payson ne aveva abbastanza di
fare la baby sitter 24
ore al giorno.
"Payson, è
per te!" Becca gridò per le
scale. "E' Austin Tucker!"
Payson roteò
gli occhi. Becca era rimasta colpita da Austin
dal momento in cui era entrato in palestra. A quanto pare Becca Keeler, come tutte le
tredicenni, aveva sviluppato una
passione per i cattivi ragazzi larga un chilometro.
"Austin, arrivo tra un attimo" disse. "Sono appena uscita
dalla doccia."
"Lo vedo," la sua voce disse dalla porta della sua camera da letto.
Si voltò, ancora nel suo asciugamano, guardandolo male.
"Ottieni punti
extra per spaventarmi fottutamente a morte regolarmente? Non hai un
solido
senso dei confini personali vero?"
Austin sollevò appena un sopracciglio. Payson sbuffò
e prese un paio di pantaloncini, facendoli scivolare sotto
l'asciugamano. Poi,
girandosi così che la sua schiena fosse verso di lui,
lasciò cadere
l'asciugamano e tirò una canotta sopra la testa.
"Che cosa ci fai
qui, Austin?" chiese mentre si girava verso di lui.
"Sono venuto a chiedere scusa," disse.
"Scusa per cosa?" chiese.
"Per essere una dannata seccatura e per quello che ho detto a Sasha
l'altro giorno", disse.
Payson
spalancò gli occhi. La camera di Becca era
solo dall'altra parte del corridoio. La sua sorellina era estremamente
ficcanaso e poteva contare sul fatto che fosse in ascolto. "Shhh," disse e lo
tirò completamente nella sua stanza,
prima di chiudere la porta dietro di loro.
"Bella stanza, Keeler"
disse, rilassandosi
sul suo letto.
"Stavi per chiedere scusa per essere un coglione e esserti intromesso
nella mia relazione perché sei incazzato con Kaylie"
disse lei, con un sorriso sarcastico che le attraversava il viso.
"Ero, infatti, in procinto di fare proprio questo." Sospirò.
"Mi
dispiace, Payson.
È solo che tutta questa faccenda
con Kaylie mi ha
mandato in confusione e quando ha
detto che usciva con quel robot, Russo, è stato come un
pugno allo stomaco. Ha
detto che lui è meglio per lei. Qualunque diavolo
di cosa
significhi."
Payson sorrise e si
diresse verso il letto, dandogli
una gomitata prima di sedergli accanto. "Questo significa che Nicky
è la
sua sicurezza. Lui è un tipo con cui esci perché
non trasforma il tuo stomaco
in un pasticcio di farfalle o ti fa battere il cuore semplicemente
standoti
vicino. E' spaventata" disse Payson
e mise una
mano sulla sua. "Mi dispiace. E' lei quella che ci perde."
Lui scosse la testa. "Così si scopre che non sei l'unica
ragazza
Rock fuori dalla mia portata."
Payson alzò
gli occhi. "Austin, non sono fuori
dalla tua portata e Kaylie
certamente non lo è. Credo
che voi ragazzi stareste veramente bene insieme, onestamente. Kaylie ha bisogno di qualcuno
che, non riesco a credere che
sto per dirlo, la faccia un po' distrarre dalla sua ginnastica. Era
così fuori
fuoco prima di vincere il titolo nazionale e poi era tutta ginnastica
tutto il
tempo e poi si è ammalata e ora è di nuovo a dove
era prima. Se non fa
qualcosa, si trasformerà in un piccolo robot di ginnastica,
come Nicky, come
me."
Austin rise. "Tu, PaysonKeeler,
non sei un robot. I robot non lasciano graffi di quindici centimetri
lungo la
schiena di un uomo e di certo non si fanno fare i succhiotti" disse,
muovendo
le dita appena sopra il suo petto, dove il marchio che Sasha aveva
lasciato si
stava affievolendo, ma era ancora visibile.
Gli tirò uno schiaffo sulla mano. "Avrebbe dovuto tenere la
camicia
davanti alla gente" mormorò, con le guance che si tingevano
di rosa.
"Non ha senso arrossire ora, Keeler.
Non
vergognartene. Sei brava a letto."
Payson
aggrottò la fronte. "Non faccio
sesso," disse.
Ridacchiò. "Beh, quello che stai facendo ci va abbastanza
vicino,"
disse. "Tu sei pazza lo sai. Sei bellissima, un atleta di classe
mondiale
e non hai neanche diciotto anni. Dovresti rimorchiare e rompere e non
vincolarti. L'impegno dovrebbe spaventarti a morte."
Si strinse nelle spalle. "Ma non è così. Lo
capirai un giorno, Austin. Te
lo prometto."
Payson si
riscosse dai suoi pensieri. Entrambi
gli uomini Beloff erano
rimasti a guardarla attesa.
Sorrise e si diresse verso il centro della pedana e iniziò
la sua routine.
Austin Tucker era un esperto su due cose, la ginnastica e le
donne. Fin da giovane, era stato un prodigio in questi due settori,
tutto quello che era difficile per tutti gli altri, gli riusciva
facilmente, anche se ci dedicava un notevole sforzo. Così,
quando aveva perso la concentrazione dopo Pechino e aveva il titolo
appeso ad un filo ai Campionati Nazionali
del 2009,
Austin aveva visto un'occasione d'oro alla Rocky Mountain Training
Center Gymnastic. In primo luogo, sarebbe stato in grado di lavorare
con
Sasha Beloff, un uomo di cui aveva appeso il manifesto
sul muro da ragazzo,
e in secondo luogo, sarebbe stato in grado di vedere come
fossero
quelle ragazze Rock che facevano alzare tutti e prenderne nota.
La Rock era casa adesso. Non riusciva a immaginare di allenarsi in
qualsiasi altro luogo. Era decisamente uno dei migliori centri che
avesse mai visto, così buono che l'aveva scelto come sua
palestra personale. Sasha Beloff era un allenatore incredibile e anche
se avevano un paio di ostacoli, tra cui una piccoletta di nome Payson
Keeler, Austin sapeva che stava diventando un ginnasta migliore grazie
a lui. Poi c'era Payson stessa. Chi avrebbe potuto prevedere,
che
tra tutte le persone che aveva incontrano a Boulder, lei sarebbe
diventata la suo migliore amica?
Austin scosse la testa, mentre guardava in basso verso la forma
addormentata della Campionessa del Mondo All-Around. Era stato un breve
volo per Los Angeles, ma Payson aveva insistito per dormire.
Gettò un'occhiata agli altri occupanti dell'aereo. MJ aveva
noleggiato un volo per loro, perché erano tutti diretti allo
stesso evento. Kaylie e Nicky erano seduti dall'altra parte del
corridoio rispetto a loro, tenendosi per mano e parlando a bassa voce.
La cosa fece sentir male Austin. Non era come se non capisse il
suggerimento. Kaylie aveva scelto Nicky. Grande, le pagine di gossip
avrebbero avuto da che scrivere con tutta la loro merda Kalicky, ma
ogni dieci minuti o giù di lì, quando
l'attenzione Nicky
era altrove, Kaylie lanciava un'occhiata verso di lui. Non era sicuro
se volesse la sua attenzione o se stesse cercando di farlo ingelosire.
In entrambi i casi lo stava facendo incazzare. Si guardò
alle
spalle e vide MJ al telefono, probabilmente mettendo
sotto torchio
qualcuno, se avesse docuto dedurlo dal suo tono di voce.
"Beh, digli di baciarmi il culo," la sentì dire mentre si
girava. Austin sorrise tra sé. Conosceva le donne, o almeno
conosceva la maggior parte delle donne. Aveva capito Emily. Lei e Damon
Young avevano quell'amore impossibile, un diamante grezzo a loro
favore. E Payson, anche se era una situazione abbastanza complicata,
quando la si riduceva all'essenziale, non aveva mai incontrato due
persone più perfette per stare insieme di Payson Keeler e
Sasha
Beloff.
Austin sospirò di frustrazione e si
appoggiò contro
il suo poggiatesta. Cosa c'era in Kaylie Cruz che lo riduceva in quello
stato? Non era la ragazza più bella che avesse mai visto,
era
una piaga il più delle volte e non le piaceva
nemmeno più di tanto, ma non riusciva a liberarsi
dalla
sensazione che, dato un po' di tempo, si sarebbe felicemente ritrovato
innamorato di lei.
Guardò di nuovo dall'altra parte del corridoio e
catturò
il suo sguardo. I loro occhi si incontrarono per un secondo e un altro
e poi, "Ding!" Il pilota accese la luce della cintura di sicurezza.
Guardò l'orologio,
in orario, persino un po' in anticipo.
"Keeler, svegliati, stiamo per atterrare," disse, dando una gomitata
Payson.
Lei sospirò e si mise a sedere, togliendo le ciocche ribelli
di
capelli biondi dal viso. "Ci siamo?" cheise, assonnata.
"Quasi," disse, allacciando la cintura di sicurezza, sperando in un
atterraggio morbido.
***
Payson tirò giù gli occhiali da sole e
portò i capelli biondi dietro l'orecchio. "Odio Los
Angeles,"
mormorò mentre cercavano di evitare i paparazzi che
bighellonavano a Los Angeles. "Sul serio, odio LA."
"Più ti nascondi, più foto ti faranno. Hanno il
radar per
le celebrità in incognito costruito nelle loro macchine
fotografiche digitali, ora," disse ridendo. Lei era un
anti-celebrità, ma più di tutti gli altri riceva
facilmente le attenzioni della stampa, soprattutto dopo il numero di SI
che era stato rilasciato a febbraio. Payson Keeler non era
più
solo un ginnasta, era un sex symbol.
"Chiudi il becco, Austin," disse. "Tu ami questa merda. Ci sguazzi in
queste cose. Quando quella stupida rivista ha rilasciato quelle
immagini di noi due del nostro ultimo viaggio a Los Angeles, hai
pensato che fosse divertente."
Austin si strinse nelle spalle, "Era abbastanza divertente." Dopo che
l'inserto SI era uscito, il filmato da TMZ era riemerso, insieme a
diverse altre foto di loro durante il weekend a Los Angeles. People
Magazine aveva comprato ogni immagine su cui erano riusciti a mettere
le mani e aveva trattato "I perfetti innamorati" nel numero di marzo.
Era stato il discorso della Rock per settimane.
"Facciamo solo in modo di arrivare alla fine di questa tortura," disse,
come raggiunsero la loro limousine. Lo seguì fuori e gemette
quando vide i paparazzi scattare foto, ma anche riprendere dei video.
"Quanto vuoi scommettere che MJ ha fatto loro una soffiata che saremmo
arrivati insieme?" disse Austin, accennando a un contingente di
telecamere che sembravano essere in loro attesa. I Nazionali si stavano
rapidamente avvicinando, mancavano circa due mesi e MJ era in piena
modalità agente, cercando di ottenere quanta più
visibilità possibile prima del primo grande evento
dell'anno.
Compreso quel party per la serie A di Hollywood e gli atleti che loro
desideravano essere.
"Non accetto la scommessa. L'ha sicuramente fatto," Payson disse con un
sospiro, tirando il berretto da baseball più in basso, cosa
che
non ebbe alcun effetto. "Non riesco a immaginare cosa Sasha
abbia
mai visto in lei," borbottò.
Austin sbuffò, "Uh, io sì. E' calda come
l'inferno.
Inoltre, era una giocatrice di tennis, quelle ragazze praticamente
fanno sesso sul campo con tutto quell'urlare e grugnire. Io amo il
tennis."
Payson roteò gli occhi, "Sei disgustoso. Perché
ti tengo in giro?"
Austin le buttò un braccio intorno alle spalle, dando
così alle telecamere l'immagine che erano venuti a
immortalare,
"Perché io sono affascinante e amabile e l'unica persona con
cui
puoi parlare della tua storia d'amore segreta," disse, abbassando la
bocca verso un suo orecchio. Lei lo interruppe con una gomitata allo
stomaco.
Payson scosse la testa, "MJ ti ha dato istruzioni scritte su come agire
esattamente quando siamo arrivati in aeroporto?"
"Verbali," disse, stringendola ancora una volta. "Ho seguito circa i
due terzi. Voleva che ti tenessi la mano mentre andavamo verso l'auto."
Entrarono nella limousine, MJ per ultima, le macchine fotografiche
che ancora scattavano e lampeggiavano mentre l'auto si
allontanava
dal marciapiede.
***
Austin
sospirò mentre
entrava nella sua stanza d'albergo, buttandosi sul letto. Payson e
Kaylie era scappate nelle loro stanze per, come Payson aveva detto,
"preparsi per la festa." Aveva accompagnato la frase con un'alzata di
occhi. Payson sicuramente non era una ragazza che adorava il trucco e i
vestiti*, ma quando si metteva in tiro, era assolutamente incredibile.
Era un peccato che nessuno dei due sarebbe stato al braccio della
persona con cui sarebbe voluto andare alla festa. Se avessero potuto,
era sicuro che Payson e Sasha avrebbero fatto una comparsa veloce,
prima di imboscarsi in un angolo nascosto da qualche parte, questo era
quello che avrebbe fatto se fosse stato con Kaylie quella
sera. Rassegnati,
Tucker. Ha scelto Russo. Vai
avanti. Ci saranno alcune ragazze incredibilmente sexy a questa festa
stasera. Fai comparire quel tuo sorriso e lavorati la stanza.
Scosse la testa e si alzò, aprendo la zip del porta abiti in
cui
aveva riposto i suoi vestiti in per la festa, aveva preso
una decisione. Si sarebbe divertito a quella festa e non avrebbe
pensato a Kaylie Cruz per una notte.
Missione Non Compiuta,
è come
il 2003 e tu sei George W. Bush con quella stupida bandiera dietro di
te, Tucker. La guerra non è finita, non completamente. Era
accanto a Payson, che provava compassione per lui, altrimenti non
avrebbe mai dato alle telecamere, sia di professionisti che di
dilettanti, un'immagine tanto facile da catturarare di loro due. Erano
seduti su uno dei molti
divani sparsi in tutto il
club, qualunque esso fosse. Credeva si chiamasse Sofa, il che spiegava
tutti i divani messi a caso al centro del pavimento. Non importava.
Aveva passato l'intera serata di cattivo umore, da quando Kaylie era
entrata nella stanza al braccio di Nicky Russo in un abito rosa,
sorridendo come se fosse più felice di un maiale nel fango.
Ne
era così orgogliosa. I loro occhi si incontrarono da una
parte
all'altra parte della stanza e vide il suo sorriso vacillare per un
attimo, uno sguardo di confusione le attraversò il viso,
prima di scuotere la testa, rompere il contatto e far
comparire un
sorriso falso per Russo che si girò stoicamente verso di lei
e
le bisbigliò qualcosa all'oreccio. Lei annuì e si
diressero verso la pista da ballo.
"Vuoi uscire di qui?" Payson chiese, guardandolo implorante.
"Balli con me prima?" le domandò, i suoi occhi non
lasciavano Kaylie e Russo.
Payson seguì il suo sguardo. "Ne sei sicuro, Austin?"
domandò, mettendogli una mano sul braccio.
"Sì, ne sono sicuro," disse, porgendole la mano. Gliela
prese e
si spinsero tra la folla prima di trovare un po' di spazio verso il
centro della pista.
Era una canzone veloce, qualcosa di Austin aveva riconosciuto dalla Top
40 che suonava continuamente
dalla postazione delle ragazze, vale a dire
Lauren e Kaylie, che
avevano insistito per farla risuonare alla Rock. Aveva un buon ritmo,
qualcosa destinato ad essere ballato e lui e Payson sapevano
sicuramente ballare. Le sorrise, mentre i suoi fianchi si muovevano
ritmicamente sotto le sue mani. Sasha
è un bastardo fortunato,
pensò mentre si dondolava e ondeggiava a ritmo di musica.
Teneva
facilmente il passo con lei, ma la sua attenzione era concentrata sulla
coppia a pochi metri di distanza. Stando girata Kaylie premeva contro
Nicky, la testa rovesciata sulla sua spalla, gli occhi chiusi.
I
loro corpi si muovevano insieme al ritmo, ma Austin avvertiva una certa
tensione nel modo in cui Nicky la teneva, come se non fosse sicuro di
cosa fare di se stesso. Dannazione,
Kaylie. Io saprei esattamente cosa fare.
La canzone finì e Payson
seguì di nuovo il
suo sguardo. "Devi smetterla di torturarti. O vai là e ci
dai un
taglio o ti rassegni e mi porti in albergo." Guardò Payson,
senza idea di cosa fare o dire, ma lei si limitò a ridere,
"Sembra che l'universo ti abbia fatto un favore," disse, facendo cenno
a dove la sua attenzione si era concentrata per la maggior parte della
notte. Kaylie, da sola, senza Nicky Russo in
vista. "Vai," disse Payson,
spingendolo via.
Non aveva nemmeno preso la decisione di andare lì, che i
piedi
inizarono a muoversi, portandolo in quella direzione e prima che se ne
rendesse conto, stava in piedi di fronte a lei, il
cuore batteva
praticamente fuori dal petto. "Balli con me?" chiese. Kaylie
alzò lo sguardo, i suoi occhi marroni si spalancarono per lo
shock. Austin le tendeva la mano e Kaylie lo guardò come se
fosse sul punto di morderla. "Rilassati Kaylie, è solo un
ballo."
Iniziò una canzone lenta e Austin sorrise, "Amo questa
canzone,"
disse, lasciando che il suono metallico della chitarra di Van Morrison
lo attraversasse mentre
I'll Be Your Lover, Too cominciava.
Kaylie scosse la testa: "Non lo so," rispose lei, senza guardarlo negli
occhi.
La tirò a sé e per una volta lei non
combattè, permettendogli di stringere il suo
piccolo corpo
contro il suo, con un braccio intorno alla vita, tenendola
contro di lui. Dondolavano in silenzio, Kaylie si stava rilassando nel
suo abbraccio mentre ondeggiavano insieme. La sua testa si
posò
sul petto di Austin, con un braccio intorno a lui, con l'altra mano
afferrò il davanti della camicia come se la sua vita
dipendesse
da quello. Austin mise la mano sopra la sua e la strinse dolcemente.
Poi la canzone finì e un'altra, molto più veloce
partì sulla pista. Kaylie si allontanò in fretta,
senza
guardarlo ancora negli occhi.
Guardò a terra e poi in mezzo alla folla. "Io, uh, dovrei
andare a trovare Nicky," disse, con la voce appena incrinata.
Austin sospirò, "Se questo è quello che credi che
dovresti fare," disse, le spalle si abbassarono per la sconfitta. Cosa c'è di sbagliato
con lei? So che sente lo stesso. Perche non lo ammette?
"Sì," disse, "E' quello che dovrei fare."
Poi se ne andò, scomparendo tra la folla, lasciandolo
lì,
incredulo. Tornò indietro sulla pista da ballo per trovare
Payson. Lo guardò preoccupata, lui rabbrividì, la
pietà era chiara come il sole sul suo viso. "Mi dispiace,
Austin," disse.
"Sì, anche a me," ribattè, guardando indietro
verso il
mare di gente, ma Kaylie non era in vista. "Sei pronta ad andare?"
Annuì, "Sì".
"Allora andiamo fuori di qui, dannazione."
Uscirono dal club per l'ingresso principale, nessuno dai due aveva
l'energia per cercare di sgattaiolare fuori. I paparazzi ottennero un
paio di belle foto di Payson che si teneva al suo braccio, mentre
venivano spintonati dalla sicurezza
verso la loro limousine.
"Mi dispiace, Austin," disse e sospirò. "Io non la capisco.
Voglio dire Nicky è un bravo ragazzo e tutto, ma non
è..."
Austin scosse la testa, "No, va tutto bene. Davvero. Voglio a tornare
in albergo, aprire il minibar e bere fino a ridurmi in uno stato di
intontimento prima di volare di nuovo a Boulder domani, tutti noi,
insieme. Vuoi unirti a me nel mio gruppo di pietà?"
"Uh, grazie, ma devo um," balbettò, "Non posso." Non aveva
mai assistito ad una Payson Keelerun veramente
agitata.
Il loro rapporto era andato da conoscenza casuale ad amici intimi
troppo velocemente perchè ci fosse qualche momento
imbarazzante.
Si mise a ridere, "Che cosa? Hai dei programmi?" chiese incredulo. "E'
l'una di notte, che cosa potresti," disse, ma poi si fermò
come
se qualcosa fosse scattato nella sua testa, "chiamerai Beloff e farai
le zozzerie al telefono!" esclamò in un sussurro.
I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si serrò in una
linea severa, "Chiudi il becco, Tucker," disse, ma il rossore sulle
guance parlò per lei.
"Certo, mi lasci a sguazzare nella mia autocommiserazione, mentre vai a
fare sesso." Si portò la mano alla fronte in modo drammatico.
Payson lo fissò, "Non starci a pensare," disse quando la
macchina si fermò di fronte all'hotel, dove ancora
più
paparazzi li attendevano.
Le loro camere erano sullo stesso piano,
così percorsero il
corridoio insieme, lui senza giacca, lei portando in mano le scarpe col
tacco alto.
"Buona notte, Austin," disse, sospirando. "Senti, se hai bisogno di
me," cominciò, ma lui la fermò.
"Va' a chiamare Sasha. Almeno uno di noi dovrebbe essere fortunato
stasera," disse con una strizzatina d'occhio e il suo sorriso
più affascinante. Lei gli rivolse uno sguardo che gli disse
che
non credeva nemmeno ad una delle sue parole. Non che si aspettasse che
lo facesse. "Notte Keeler," disse, camminando lungo il corridoio.
La sua stanza era buia quando vi entrò e accese la luce,
illuminando lo spazio vuoto. Iniziò a spogliarsi, scivolando
fuori dalla camicia e poi slacciando la cintura, quando udì
bussare alla sua porta. Si accigliò. Beloff lo avrebbe
ucciso se
avesse inavvertitamente incasinato gli eventuali piani che lui e Payson
avevano, facendola sentire in colpa abbastanza per venire a controllare.
"Keeler, te l'ho detto, sto bene," disse aprendo la porta. Ferma
là, fissandolo come un topo spaventato, c'era Kaylie Cruz.
"Ciao," disse lei, guardandolo, finalmente incrociando il suo sguardo.
"Ehi," disse, "vuoi entrare?"
Scosse la testa, "No, volevo solo augurarti buonanotte," disse,
torcendo le mani, giocando con un anello sulla sua mano destra.
Le sorrise sardonico. "Va bene," rispose.
Alzò gli occhi verso il soffitto, così non la
vide fare
un rapido passo in avanti. Comunque, sentì la sua mano
avvolgersi intorno al collo, tirandolo verso la sua bocca. Il bacio non
era innocente, per niente. Le loro bocche si stavano
attaccando tra loro, le loro lingue furono subito impegnate in una
battaglia per il dominio. La sua mano libera percorse la distesa del
suo petto prima di fermarsi sulla spalla, usandola come leva per
stringersi di più a lui. Poi se ne andò,
allontandosi,
lasciandolo assolutamente sbalordito.
"Buona notte, Austin," disse, prima di voltarsi e correre via da lui
lungo il corridoio.
Se ne stava lì in stato di shock totale, la bocca
spalancata, il
gusto del suo lucidalabbra fragola sulla lingua. "Buona notte, Kaylie."
Note: *girly girl: non
esiste una
parola sempre adatta per tradurre girly. Si può tradurre con
femminile, ma non è il caso di Payson. Payson non
è un
maschiccio, non manca di femminilità. Quello che non ha
è
la passione per trucco, vestiti, etc. Non è 'girly' come
Lauren.
Questo era un capitolo tutto su Austin! Non vi fa tenerezza?
Sasha superò la stanza degli allenatori e scosse la testa.
Apparentemente era stata trasformata in un punto di ritrovo nel corso
delle ultime ore. C'erano cinque tavoli nella sala e quattro erano
stati occupati, ognuno da una delle sue ginnaste d'elite. Era tempo di
crisi, mancavano due settimane ai Nazionali e si stavano allenando
tutti
duramente, passando la maggior parte del loro tempo in palestra,
rimettendosi in forma, necessitando di almeno dieci ore di sonno, ma
quel giorno era stato un disastro. Prima Emily era caduta sulla
caviglia smontando dalle parallele asimmetriche, seguita da una caduta
spettacolare di Kaylie, che era
atterrata sul petto dopo essere scivolata dalla mezza piroetta
sulla trave.
Lauren aveva fatto bene per la maggior parte del giorno fino a quando
non aveva eseguito una rovesciata all'indietro e aveva sentto una fitta
al polso destro. Poi finalmente, proprio mentre tutti stavano finendo
per quel giorno, Payson si era
storta il
ginocchio mentre eseguiva al volteggio il suo Yurchenko con due
avvitamenti e mezzo. Stavano cadendo come stupide mosche, non erano
infortuni prevedibili e Sasha era estremamente frustrato. Avevano fatto
tutti la doccia e si erano cambiati, ma aveva fatto in modo che
vedessero un allenatore un'ultima volta prima di andarsene.
Fece un cenno verso la loro assistente allenatrice, Tricia, e lei fece
una smorfia. "Non uccidere il messaggero, ma hanno tutte bisogno di una
pausa. Payson e Lauren per un giorno o due, Emily almeno per il resto
della settimana e Kaylie, che dovrebbe andare a farsi una radiografia
per essere sicuri che sia solo una contusione e non una costola
incrinata." Sasha sospirò e guardò la donna, che
aveva lasciato
la stanza, battendogli una mano sulla spalla.
"Sto bene, posso allenarmi domani," disse Kaylie. "E' solo un livido,"
disse. "Non ho intenzione di presentarmi impreparata per i Nazionali a
causa di una contusione."
Sasha aggrottò la fronte, "Andrai a farti i raggi x e
vedremo
cosa dice il dottore. Vai a casa e non tornare fino a quando non
sarà tutto chiarito." Kaylie sbuffò e si
allontanò
dal tavolo, facendo una smorfia appena il suo busto si mosse. Sasha
alzò le sopracciglia e lei roteò gli occhi,
mentre usciva.
Guardò Lauren e poi Emily, entrambi stavano
radunando le
loro cose. Emily sospirò, "Va bene. Posso avere una
rivalutazione dopodomani però? Ho preso solo una leggera
storta."
"Anche io," disse Lauren, flettendo il polso e arricciando il naso. "Fa
male, ma non sembra una distorsione."
Sasha annuì, "Ghiaccio, compressione ed tienilo sollevato e
poi
torna domani pomeriggio in modo che possiamo vedere come va." Se ne
sandarono in fretta, non volendo discutere quando avevano ottenuto
quello che volevano sentire da lui.
Guardò Payson. "Fammi vedere," disse, avvicinandosi. Era
sdraiata sul lettino, la gonna bianca sollevata leggermenteverso sulle
cosce, e il ginocchio appoggiato su un mucchio di asciugamani, con una
borsa di ghiaccio sopra. Sollevò il sacchetto e le
guardò
ginocchio prima di sostituirlo. Niente
gonfiore, un buon segno, probabilmente solo una torsione.
"Il dolore?"
Storse la bocca in una smorfia, "Non male. Probabilmente posso
allenarmi domani." Sasha aprì la bocca per protestare, "Ma
io
non lo farò. Non ha senso farmi male così vicino
ai
Nazionali."
Lui rise piano, "Davvero?"
"No, ma so che è quello che volevi sentire. Ho intenzione di
tenere il broncio tutto il giorno domani, perché non posso
allenarmi e tu dovrai conviverci."
Sbuffò, "Potrei baciarlo e farti stare meglio."
Payson roteò gli occhi, "Le tue labbra hanno magici poteri
curativi,
adesso?" Stava ovviamente sentendo dolore, il sarcasmo era un
modo
per nascondere la cosa, ma sollevò la borsa del ghiaccio dal
ginocchio e alzò un sopracciglio in sfida.
"Non ho sentito lamentarti ultimamente," disse, chinandosi per premere
le labbra contro il suo ginocchio. La sua pelle era gelida, ma sapeva
che la pelle d'oca aveva poco a che fare con l'impacco freddo che aveva
usato. "Come va?" chiese, alzando gli occhi verso di lei.
"Mmm, è un miracolo, posso allenarmi domani," disse, con una
risata.
"Spritosa," mormorò, mettendo di
nuovo la borsa del ghiaccio sul ginocchio. "Hai
bisogno di un passaggio a casa?"
"No, è l'altra gamba, poi io vado a stasera Kaylie.
Pigiama party." Sospirò, alzandosi, "Preferirei rimanere
qui, ma
probabilmente non è un'opzione."
Sbuffò, mentre sollevava l'impacco. Lo gettò nel
secchio
della spazzatura, non lontano da loro, "Ciao, mamma, resto con
Sasha, così può magicamente far sparire il dolore
al
ginocchio con le labbra," disse, "Andrebbe alla grande."
Sasha rabbrividì. Odiava quando parlava di sua madre. Era
l'unica cosa sulla loro relazione che faceva rimordere la sua coscienza
come un piccolo grillo parlante. Vedeva Kim Keeler quasi più
di
chiunque altro durante il giorno ed era diventato molto bravo
a
guardarla negli occhi e a far finta che non fosse segretamente
coinvolto
con la figlia diciassettenne, mentre lei non si accorgeva di nulla.
"Odio quando lo fai," disse piano Payson. I loro occhi si incontrarono
e si poteva vedere la tristezza in quelli di Payson.
"Faccio cosa?" chiese, avvicinandosi, mettendo una mano sulla sua
coscia, un leggero sfregamento contro la pelle liscia.
"Odio che non posso citare i miei genitori senza che tu
ti senta
in colpa, come se li stessi tradendo in qualche modo," disse. "Odio che
ti senta come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato."
Sospirò, "Lo stiamo facendo." Lo teneva ben nascosto, ma era
una
sensazione sempre presente. Per la maggior parte del tempo, i suoi
sentimenti per lei sopraffacevano il senso di colpa profondo e
radicato, ma non si erano mai confrontati su
quell'argomento.
Payson chiuse gli occhi, come se le parole le avessero
causato dolore fisico. Distolse lo sguardo, concentrandosi sul
muro dietro di sè. "No, invece," sussurrò.
"Guardami." La
sua mano si alzò e gli portò il mento verso il
basso,
costringendolo a guardarla negli occhi, "Guardami, ti sembro violata?
Ti sembro sfruttata?" chiese. "Odio che ti senta in questo modo, ma mi
piace anche."
La guardò confuso. Che cosa stava dicendo? "Non capisco,
Payson. Cosa?"
"Mi piace che ti senta in questo modo perché significa che
sei
un uomo buono, un uomo d'onore. Significa che non te ne stai
approfittando. Se non fossi un uomo buono, non ti sentiresti in colpa,
per niente." Scosse la testa a se stessa, senza essere sicura che
avesse senso. Non ne era sicuro nemmeno lui.
Sasha la guardò, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime
mentre le parole erano uscite dalla sua bocca. Una lacrima cadde,
rotolando giù per la guancia fino alle labbra.
L'asciugò
con il pollice. Payson la coprì con la sua e la strinse
dolcemente. "Io non sono un uomo buono, Payson." La sua voce suonava
strana alle sue stesse orecchie. "Non sono un uomo d'onore."
"Lo sei," cominciò, ma lui la interruppe.
"Non lo sono," disse. "Io non sono un uomo buono
perché io
sono qui, tu piangi e abbiamo superato ogni limite. Abbiamo mentito ai
tuoi genitori, hai mentito ai tuoi amici, abbiamo creato una situazione
impossibile per noi
stessi e tutto quello che
posso pensare è baciarti, farti dimenticare che abbiamo
superato
ogni limite possibile."
Payson gli mise le mani sul petto. Poteva sentire il calore della sua
pelle attraverso la camicia, poi portò le mani su
entrambi
i lati del viso, le punte delle dita gli strofinarono tempie, calmando
la tensione. "Pensi che io non lo sappia? Odio mentire ai miei
genitori. Odio dover mantenere questo segreto, quando ho voglia di
gridarlo dai tetti. Stasera resto
da Kaylie e
non pensare che non voglia dire alle mie amiche di questo uomo
straordinario nella mia vita, un uomo che a malapena riconoscerebbero,
anche se lo vedono tutti i giorni, un uomo che farebbe impallidere
tutti i ragazzi e che li farebbe sembrare stupidi ragazzini in
confronto. Come è dolce e brillante, come andiamo d'accordo,
come discutiamo e lavoriamo insieme. E che quando mi tocca il mio corpo
reagisce in modi che non sapevo esistessero. Odio che non possiamo
condividere questo con le persone che amiamo. Odio che sia necessario,
ma tutto queste cose che odio non sono importanti, visto quello che
provo per te. Che supera ogni altra emozione, ogni segreto, ogni
menzogna, perché quello che c'è tra
noi, è
reale. E' la cosa più vera di tutte." Si fermò
per un
attimo e asciugò una lacrima solitaria dalla guancia.
"Sasha,"
disse allungandosi, prendendogli le mani tra le sue.
Sasha sospirò al suono del suo nome che usciva dalle sue
labbra,
non per piacere o rabbia o frustrazione o necessità, ma con
fiducia, del tutto sicura di sé, sicura di lui e di quello
che
provavano l'uno per l'altro. Le scostò una ciocca di capelli
biondi dalla fronte, prima di far scorrere le dita verso il basso,
dalla tempia alla guancia, e poi guardando le loro mani unite. "Io ti
amo."
Non era sicura di averlo sentito bene. Payson aveva inaspettatamente
aperto il suo cuore, i pensieri che aveva tenuto per sé per
dieci mesi, quasi un anno, un alluvione assoluta di emozioni e
sentimenti e lui aveva risposto con tre parole che
riassumevano tutto. Non avevano mai detto quelle parole. Erano
stato implicite molte volte, era anche diventato un soprannome, che
usavano durante i loro momenti più intimi, ma usato in quel
giorno, in quel contesto, mentre se ne stava lì davanti a
lei, i
loro sguardi incatenai insieme, non aveva mai pensato che avrebbe
potuto provare così tanto per una persona. Espirò
bruscamente e sorrise. "Ti amo anch'io."
E poi la stava baciando, nello stesso modo che l'aveva baciata in
quello stesso posto mesi prima. Era morbido in un primo momento, quasi
esitante, come se stesse testando quelle nuove parole, per vedere se
c'era qualcosa di diverso nei loro baci. Poi il livello di
intensità si spostò, e i suoi baci divennero
possessivi e
dominanti in un modo che la entusiasmava. Le sue dita le circondarono i
polsi, tirandoli verso l'alto e mettendoseli intorno al collo,
prima di avvicinarsi, in piedi tra le sue gambe, le mani strofinarono
la pelle delle sue cosce, spingendo verso l'alto la gonna,
mentre
si faceva più vicino. Payson strinse le gambe intorno alla
sua
vita, tirandolo contro di lei, il dolore al ginocchio un pensiero vago
nella parte più remota della sua mente prima che lui
spazzasse via
ogni pensiero coerente, mentre la sua lingua saccheggiava la
sua
bocca e le sue mani creavano sentieri di fuoco sul suo corpo.
Sembrava fossero passati giorni, ma in realtà
era passata solo
una mezz'ora, stavano sdraiati insieme sul lettino, la testa di
Payson appoggiata sul petto ormai nudo, il braccio di Sasha che la
teneva ben stretta. L'unico rumore nella stanza era il loro respiro
nel tentativo di riprendere il controllo. "Oh mio Dio," disse, non
essendo in grado di trovare le parole per esprimere ciò che
sentiva.
Sasha annuì e le baciò la sommità
della testa. Payson percepì vagamente
un
ronzio e dopo un attimo si convinse che non era un effetto collaterale
dell'alta vetta di piacere da cui il suo corpo era appena sceso. Rimise
le braccia nelle bretelle della sua canottiera, coprendosi di nuovo, e
mentre si alzava si lisciò la gonna. "Il mio telefono,"
disse,
aprendo la borsa da ginnastica. "E' Kaylie. Vuole sapere dove sono."
Sospirò e annuì prima di alzarsi. Si
ritirò su i
pantaloni e richiuse la zip al volo prima di afferrare la camicia dal
pavimento, infilandosela di nuovo dalla testa. Vide un piccolo pezzo di
pizzo rosa giacere ai suoi piedi. Lo prese e glielo porse, ma lei gli
sorrise. Era inutile adesso. "Te ne compro un paio nuovo," disse,
restituendo il sorriso malizioso.
"Devo andare," disse. "Ci vediamo domani per colazione."
Alzò le sopracciglia, "Niente allenamento
domani."
Payson scosse la testa, "Magici poteri curativi, ricorda. Il mio
ginocchio sta bene." Sasha le fece cenno di no, "Va bene,
verrò
a fare un po' di esercizio sulla parte superiore del corpo nel centro
fitness e poi darò una mano ad alcune delle ragazze
più
giovani, magari sbrigherò un po' di scartoffie in ufficio."
"Meglio," disse, avvicinandosi a lei.
Payson sospirò, mettendogli le braccia intorno, non volendo
andarsene. Era così ingiusto che le cose dovessero essere in
quel modo per loro. Erano persone buone e si amavano e non potevano
fare il passo successivo, non ancora. "Ti amo," gli disse, assaporando
di nuovo le parole sulla lingua.
Sasha emise un sospiro, scompigliandole i capelli. "Ti amo anch'io."
Non era sicura di come avesse fatto esattamente ad arrivare a casa
Cruz.
Un momento stava tra le braccia di Sasha, quello dopo era nella sua
auto, ferma nel vialetto, in realtà non volendo entrare.
Prese
un respiro, spegnendo il motore e uscenso dalla macchina. Vide un paio
di fari che entravano nel vialetto e sorrise a Leo Cruz mentre scendeva
dalla sua auto.
"Ehi Payson," disse, sorridendole.
"Leo," disse ricambiando il sorriso. Si mossero insieme verso la casa,
ma lui si fermò e le afferrò il braccio. "Che
c'è?" chiese.
"Austin Tucker, eh?" disse, con un sorrisetto.
"Ugh, quelle immagini stupide. No, Austin e io siamo amici."
Leo si strinse nelle spalle, "Non è l'impressione che ho
ricevuto da mia sorella, ma di solito si sbaglia su queste cose. Non
è la ragazza più percettiva del mondo."
Payson roteò gli occhi, "Kaylie sa che Austin e io non
stiamo insieme."
Lui si strinse nelle spalle ancora una volta, "Dormi qui?" chiese,
aprendo la porta di casa.
"Sì, tutte noi: io, Lauren, Emily."
"Beh, divertitevi e non svegliatemi quando uscirete di casa alle
quattro
del mattino per essere ad allenarvi al Rock a quell'ora assurda."
Rise, "Non ti preoccupare. Buona notte, Leo," disse, correndo su
per le scale verso la stanza di Kaylie, ma facendo soltanto pochi passi
prima di sentire di nuovo una
fitta al ginocchio
e che si affievolì lentamente. "Ehi ragazze, scusate il
ritardo," disse, entrando nella stanza. Lauren e Emily erano sedute sul
letto di Kaylie, gli occhi non verso di lei, ma verso Kaylie
che
stava in piedi tra Austin Tucker e Nicky Russo. Sembrava che si fosse
persa qualcosa, qualcosa di enorme.
"Ehi, Payson," disse Austin, senza distogliere lo sguardo da Nicky.
Non aveva idea di cosa dire, "Ciao," disse lei, guardando Emily e
Lauren per chiedere aiuto, ma loro si strinsero nelle spalle.
"Stavo andando via," disse Austin, guardando tra Nicky e Kaylie e poi
scuotendo la testa. "Buona notte", disse, allontanandosi da loro. Si
fermò proprio di fronte a lei, "Avevi ragione," disse,
superandola e uscendo dalla stanza.
Non aveva idea su cosa avesse ragione, ma si sentiva dispiaciuta, non
importa di che cosa si trattasse.
"Che cosa è successo?" chiese, guardando Kaylie, poi Nicky e
poi Lauren ed Emily.
Nessuno rispose.
Note:
Niente note...dico solo che il dramma è dietro l'angolo! E
anche i Nazionali :)
Sasha stava chiudendo la porta della Rock quando
sentì i
giri di motore di una moto. Si voltò per vedere la Indian
Chief
di Austin Tucker entrare nel parcheggio. Sospirò. Quella
sera
non era in vena di affrontare il tumulto emotivo del ragazzo.
Austin scese dalla moto e si tolse il casco.
Sasha girò verso di lui e gli lanciò le chiavi,
"Chiudi a
chiave quando hai finito," disse, incamminandosi verso la sua roulotte.
Austin guardò le chiavi poi di nuovo verso di lui. "Non sono
venuto qui per allenarmi. Devo parlare con te."
Sasha guardò sbalordito il giovane. "Va bene," gli rispose,
riprendendo le chiavi. "Parliamo."
Si trovarono al suo tavolo, appena fuori il rimorchio. "Vuoi qualcosa
da bere?"
"Hai della Guinness?" chiese Austin,
dando prova di conoscere il suo allenatore abbastanza bene.
"Vuoi una birra due settimane prima dei Nazionali?" rispose, il suo
istinto di allenatore che prendeva il sopravvento.
"Questa conversazione richiede alcol," disse Austin, togliendosi il
giubbotto di pelle e mettendo il casco sul tavolo. "Forse un sacco di
alcol."
Sasha si strinse nelle spalle, entrando rapidamente nella sua roulotte
e prendendo due bottiglie dal frigorifero. Tornò indietro e
ne
diede una ad Austin, prima di far saltare il tappo dalla sua e
prendendone un sorso. Era stata una serata emozionante, onestamente
avrebbe potuto concedersi un drink.
"Che cosa hai in mente, Tucker?" chiese, prendendo un altro sorso dalla
bottiglia.
"Una volta mi hai detto
che MJ ti ha distrutto e dopo ti sei concentrato sulla tua ginnastica.
Ho bisogno che tu mi dica come fare."
Sasha si lasciò sfuggire un sospiro, "Non si tratta di..."
si spense. Non
sarebbe la cosa più ridicola che tu abbia mai fatto, dare
consigli a un uomo che ama la tua stessa donna? Aspetta, ho visto
questo film prima, l'hai già fatto.
Déjà vu, eh,
Beloff?
Austin scosse la testa, "So che non abbiamo mai veramente sviscerato la
questione, ma non si tratta di Payson." Bevve un sorso di birra.
"Payson è grandiosa e tutto, ma voi due avete quella cosa
della
fusione mentale*. No, è decisamente qualcun'altra."
"E' così speciale?" chiese,
cercando di capire di chi stesse parlando. Se era una ginnasta non
poteva essere che Kaylie. A
quanto pare le regole di questa palestra sono prese sul serio da
nessuno, Beloff. Potresti anche semplicemente eliminare
la regola
"niente appuntamenti".
Austin annuì, "E' così
speciale. La amo. Che cosa hai fatto, per dimenticare?"
Sasha si strinse nelle spalle. "Mi sono trasferito in Romania." Teneva
la faccia seria, ma ben presto il sorriso si fece strada e Austin si
unì a lui, ridendo sommessamente.
"Non credo che la Romania sia un'opzione per me," disse, prendendo un
lungo sorso di birra e facendo schioccare le labbra. "Allora, cosa devo
fare? Lasciare Boulder?"
Sasha scosse la testa, "No, non puoi lasciare Boulder. L'errore
più grande che ho fatto è stato
scappare. Non ho
risolto nessuno dei miei problemi e ha distrutto, almeno al tempo,
qualsiasi parvenza di rapporto avessi con mio padre. "
Austin sbuffò, "Beh, non ho un famoso allenatore di
ginnastica
per padre, ma correre da mio padre non sarebbe esattamente essere
favorevole al mio allenamento. Vivere in un furgone e viaggiare per il
paese non è il modo per vincere medaglie olimpiche."
Sasha scosse la testa, "Tuo padre vive in un furgone?"
Austin si morse il labbro e annuì, "Sono hippy, tutti e due.
Gli
piace volare basso, viaggiare sotto il radar, in modo che il
governo non sappia dove trovarli."
Sasha non potè farne a meno, si mise a ridere. "Sul serio?"
"Vorrei che fosse uno scherzo."
Sasha guardò la birra finita, "Ne vuoi un'altra?" chiese,
alzandosi per recuperarne una per sé.
"Sì, grazie." gli rispose, finendo la sua.
Sasha gli porse un'altra birra e si sedette con un sospiro. "Okay,
allora il tuo problema, c'è una ragazza e lei ti ha
respinto?"
Si appoggiò allo schienale della sedia studiando il viso di
Austin. Sembrava completamente fuori dal suo campo, confuso dalla
situazione in cui si trova trovava. Era come guardare al passato, un
riflesso di come si sentiva lui dieci anni prima, anche se era stato un
po' più giovane di Austin, al tempo.
"Non capisco. Avevamo qualcosa, sai? Una connessione e poi è
semplicemente sparita. Ha deciso che non ero abbastanza per lei o
qualcosa del genere, ma il ragazzo che ha scelto, è tipo a
posto
e tutto, ma non c'è possibilità che senta... non
c'è
possibilità che lei lo ami. E so che prova qualcosa per me,
perché mi ha baciato, a Los Angeles, ma sai una
cosa? Non
mi interessa più. Ho finito di essere preso e mollato."
Colpì il tavolo con il pugno. "Allora, come faccio a andare
avanti? Come faccio a dimenticarla?"
Sasha lo fissò, cercando di trovare un senso alla
situazione. Si
appoggiò allo schienale della sedia e strinse le labbra,
facendosi pensieroso.
"Sasha ti è, uh, caduto qualcosa," disse Austin,
allungandosi a
raccoglierlo da terra. Sasha lo guardò, vedendolo con un
pezzo
di pizzo rosa in mano. Austin stava sogghignando. "Ti porti la sua
biancheria intima in tasca?"
Gli prese l'indumento dalle mani e se lo infilò nella tasca
dei jeans. "Uh, no, lei, ehm, li ha lasciati qui."
Austin annuì e bevve un altro sorso di birra. "Ci scommetto
che
lo ha fatto. Inoltre, quella dannata cosa è ridotta
brandelli.
Come va la cosa di non dormire insieme?"
"Credevo che stessimo parlando di te." disse, aggrottando la
fronte, prendendo un sorso dalla sua bottiglia.
"E' così, ma anche di te, perché ci sei passato,
Beloff e
guardati adesso. Sei felice, anche se in un rapporto del tutto
inadeguato con una delle ragazze che alleni, ma comunque, tu sei
felice,
lei è felice, ed è una cosa che la maggior parte
delle persone non
possono dire."
Sasha alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, "Qual
è il punto" E'
sempre così articolato quando è brillo?
"Hai recuperato. Come faccio a recuperare?"
"Il tempo aiuta. Era più di dieci anni fa."
"Sì, beh questo è successo a me un'ora fa, quindi
questo
metodo non funziona. Hai qualcosa altro?" chiese, appoggiando il gomito
sul tavolo.
Sasha scosse la testa, "Ho più birra," disse.
"Questo funzionerà," concordò, scuotendo la seconda
bottiglia vuota. "Porta il resto."
"Okay," rispose, scolandosi l'ultimo sorso di birra nella bottiglia,
prima di alzarsi e tornare di nuovo verso il rimorchio. "Potremmo stare
qui per un po'."
Un po' era un eufemismo, dopo una confezione di Guinness da sei e
metà di un'altra, erano entrambi accasciati sulle sedie.
"Giuro, Sasha, è un robot. Non come Terminator,
capisci, non
sta cercando di eliminare la razza umana, o forse sì. Voglio
dire, chi diavolo è così concentrato, oltre a
Payson e
ovviamente Payson sa come sciogliersi," disse, agitando la mano nella
direzione generale di Sasha. Finì la sua birra prima di
sbattere
la bottiglia sul tavolo. "Tutto quello che Russo farà per
lei
è renderla tesa e semplicemente non è una buona
cosa."
"Pensavo che volessi andare avanti. Dimenticala e concentrati sulla tua
ginnastica." disse Sasha, alzando la bottiglia alla bocca.
"E' quello che hai fatto? Dimenticare e concentrarti sulla tua
ginnastica?"
Sasha scosse la testa, attraverso un sorso di birra. "Certo che no, ho
preso tutta la mia rabbia e l'ho incanalata nella mia ginnastica. E mi
ha spinto oltre il dolore e la sofferenza e le volevo sbattare in
faccia che ero meglio di lui, che ero in cima. E l'ho fatto. Ho vinto
quattro medaglie d'oro, ma mi sono giocato il ginocchio nel
frattempo. La mia carriera era finita e alla fine non volevo davvero la
ragazza che avevo perso, nemmeno quando lei mi rivoleva indietro."
Austin si sporse in avanti, "Lei ti rivoleva indietro dopo che hai
vinto a Sydney? Questa parte non la sapevo."
Sasha annuì, succhiando le guance e stringendo le labbra.
"Sì, ha detto che aveva fatto un errore. Ero stupido, l'ho
ripresa per un po', ma non era la stessa cosa. Non l'amavo."
"Perché l'hai ripresa?"
Sasha beffe, "Avevo diciannove anni. Il sesso era incredibile. Tra noi,
il sesso non è mai stato un problema."
Austin annuì, "Hai mai... sai, dopo che le cose sono finite?
Voglio dire ai Nazionali dello scorso anno, eravate voi due..." si
spense. "Credevo di aver notato una cosa."
Sasha ebbe pietà di lui e rise. E' un piccolo bastardo attento,
glielo concedo.
"Sì, abbiamo avuto una cosa fisica. Ha funzionato. Eravamo
raramente nella stessa città. Dovrei guardarmi le spalle?
Sembra
che tu sappia molto sulla mia vita personale, Tucker."
Austin si strinse nelle spalle, appoggiandosi allo schienale della
sedia. "Non montarti la testa, Sasha, ma sono cresciuto idolatrandoti.
Volevo essere te, quindi se ne so abbastanza di quello che fai,
è solo uno strascico dei miei giorni come fan."
"Hmm. Allora, cosa hai intenzione di fare, Tucker?"
Austin sospirò, "Dal momento che sei completamente inutile e
completamente immerso nei tuoi doveri come mio allenatore, non ho
ancora
deciso. Non credo di poter fare quello che hai fatto tu. Penso che
forse dovrei combattere per lei."
"Non è quello che hai fatto?"
Scosse la testa: "No, le ho lasciato prendere l'iniziativa. Lei ha ha
fatto le mosse. Quello che devo fare è dimostrarle che io
sono
l'uomo migliore."
Sasha aprì gli occhi e poi passò una mano sul
viso, "Lo
sai che potrebbe non importare. Le donne non scelgono sempre l'uomo
migliore."
Austin si strinse nelle spalle. "Va bene, per lo meno saprebbe a cosa
rinuncia." Si alzò e una smorfia gli si dipinse sul volto
mentre
allungava le braccia sopra la testa. "Credo che me ne
tornerò a casa."
Sasha lo guardò come se fosse pazzo, "No, non torni a casa.
Saresti capace di guidare quella cosa dentro il lago e poi avrei
un contendente olimpico di meno. Inoltre, Payson ci tiene a te e e non
sarebbe molto contrenta. C'è un divano nella roulotte, sei
più che benvenuto."
***
Payson
entrò nel parcheggio
della Rock alle quattro e mezza, la sua solita ora d'arrivo. Era
scivolata presto fuori casa Cruz, lasciando Emily, Lauren e
Kaylie
addormentate. Dopo tutto il dramma della notte prima, semplicemente non
aveva l'energia per rivangare tutto di nuovo a colazione. Scese dalla
macchina e guardò a sinistra. La Indian Chief di Austin,
Lolita
era nel suo posto auto. Si avvicinò alla moto e
toccò il retro, proprio sopra il motore. Freddo, quindi è qui
da un po'.
Si voltò verso il rimorchio di Sasha, c'era una strana scena
di
fronte a lei. C'erano bottiglie di birra vuote sul tavolo, alcune
sopra, due o tre sui lati, ma sembravano circa dodici in tutto. Hanno bevuto fino allo
stordimento?
Scosse la testa e si avvicinò al rimorchio.
Allungando la
testa, vide Austin sdraiato sul divano nella parte anteriore della
roulotte. Abbassò lo sguardo verso l'altra
estremità e
vide un bozzolo che suppose dovesse essere Sasha, coperto da un
lenzuolo. Entrò nel rimorchio e afferrò un
sacchetto di
plastica per la spazzatura dal mobiletto e uscì in fretta,
iniziando a buttare le bottiglie.
Scosse di nuovo la testa. Non lo biasimava ed era contenta che fosse
andato a Sasha. Lei non c'era stata, ma da quello che le era stato
riferito, i minuti prima del suo arrivo a casa Cruz erano stati
incredibilmenti tesi.
"Che cosa è
successo?" chiese di nuovo.
Nicky
sospirò, "Devo andare,"
disse, e baciò Kaylie rapidamente sulla guancia prima di
lasciare la camera. "Ciao Payson," disse, sfiorandola mentre la
superava.
"Lo accompagno fuori,"
disse Kaylie, seguendolo.
Payson guardò
Emily e Lauren, "Che cosa è successo?" chiese, scandendo
ogni sillaba in modo chiaro.
Emily scosse la testa,
"Nicky era qui
quando siamo arrivate, doveva dare qualcosa al padre di
Kaylie da
parte di suo padre. Così è rimasto in giro per un
po' e
poi Austin è arrivato e Kaylie è andata nel
panico,
perché suo padre sarebbe tornato a casa presto e io non lo
so,
eravamo tutti qui ... " si affievolì.
Lauren sembrava
più che
disposta a prendere le redini, "Austin ha parlato di un robot e Kaylie
si è arrabbiata con lui. Non so che cosa abbia a che fare un
robot con qualsiasi cosa, ma Austin gliel'ha tipo sbattuto in
faccia . Lo sai che l'ha baciato a Los Angeles? Perché non
ce
l'hai detto, Payson? Non si possono nascondere informazioni come
questa."
Emily alzò gli occhi, "Comunque, a quanto pare Kaylie non
aveva
detto nulla a Nicky del bacio, perché sembrava che stesse
per
esplodere. Stava parlando con i denti stretti, qualcosa sullo stare
lontano da Kaylie e che Austin ti dovrebbe trattare meglio. Penso che
creda che tu e Austin state insieme. "
Payson roteò gli occhi, "Kaylie, deve averglielo detto. Lo
detesto, perché mi trascina nel suo dramma?"
"Perché non sapevo che altro fare," disse Kaylie, a voce
bassa dietro di lei.
Payson si voltò per vedere la sua amica in lacrime e
sospirò. "Bene, allora, cerchiamo di capirlo insieme."
Avevano trascorso le successive ore, tutte e tre ad ascoltare di
Kaylie, offrendo consigli e comprensione, ma alla era Kaylie che doveva
prendere la decisione. Teneva sul filo due ragazzi meravigliosi e anche
se sembrava che se avesse già scelto, Payson aveva visto
l'indecisione insinuarsi nei suoi occhi ogni volta che faceva il nome
di Austin.
"Io non capisco perché lo hai lasciato perdere all'inizio,
Kay.
Lui era lì per te attraverso tutto, quando stavi male,
quando
sei tornata, poi era come se non volessi avere niente a che fare con
lui quando Nicky è riapparso."
Kaylie scosse la testa, "Lo so. Austin è un ragazzo
eccezionale
e lui era lì per me, ma mi sono resa conto che era ora di
smettere di prendere decisioni per istinto. Mi piace molto Nicky e lui
è un bravo ragazzo. Abbiamo così tanto in comune
e siamo
entrambi concentrati sulla nostra ginnastica e a vincere nel 2012."
Payson aggrottò la fronte, "E Austin no?"
"Non è che non lo sia, è che se io stessi con
lui, non ne sarei in grado."
Improvvisamente era tutto chiaro a Payson. Aveva avuto ragione, Kaylie
stava con Nicky perché era l'opzione più sicura.
Probabilmente gli piaceva abbastanza, ma quello che provava per Austin
era troppo e la spaventava. Aveva avuto ragione anche su
un'altra
cosa. Kaylie Cruz non abbastanza per Austin Tucker.
Payson non aveva idea di quello che avrebbe fatto con
quelle
informazioni. Sentiva che Austin meritasse di sapere cosa provava
Kaylie, ma aveva giurato di mantenere il segreto.
Tornò nel
rimorchio e sbatté la porta dietro di sé. Austin
sbuffò e si girò nel sonno, ma Sasha si mise a
sedere in
fretta, gli occhi spalancati. "Cristo, amore,
perchè l'hai
fatto?" chiese, mettendosi una mano contro la testa e ricadendo sul
cuscino.
Si accigliò, guardando l'orologio. Erano le cinque meno un
quarto e Boris sarebbe arrivato presto. Non era un allenamento della
Nazionale, ma sarebbe stato lì per osservare tutti i
promettenti
juniores della palestra, tra cui la sorella minore di Payson, Becca,
che avrebbe partecipato ai Nazionali di quell'anno, la sua prima volta
come Elite. Mise a bollire l'acqua, aprì le tende, lasciando
che
la luce entrasse. Poi tornò verso il letto di Sasha, per
tirare
le tende appese sulla finestra sopra il suo letto. Si sporse in avanti
e quasi subito lo sentì metterle le braccia intorno alla
vita.
"Questa sì che è una bella vista di prima
mattina,"
mormorò, tirandola giù su di lui.
"Ugh," disse, sentendogli l'alito. "Quanto hai bevuto ieri sera?"
chiese allontandosi, ma lui fu veloce nel tenerla stretta.
"Troppo," disse, strofinandosi un occhio con palmo della mano. "Hai
messo su il bollitore?" chiese, sbirciando sopra la testa.
"Sì," rispose, dimenandosi contro di lui, cercando di
liberarsi.
Improvvisamente, una voce alle loro spalle fece congelare, "Uh,
ragazzi, non dimenticare che sono qui ok? Non ho bisogno di vedere
questo, sapete, mai, ma particolarmente non di mattina presto,
quando ho un dopo sbornia." Austin stava seduto e guardava il soffitto
del rimorchio, evitandoli ostentatamente.
Payson alzò gli occhi, "Calmati, regina del dramma," disse,
sollevandosi e allontandosi da Sasha. "Alzatevi entrambi, voi due. Tuo
padre sarà qui da un momento all'altro," disse, e Sasha
arricciò il naso in risposta.
"Cazzo, l'ho dimenticato," disse, uscendo da sotto le coperte.
"Apriresti la palestra?"
Afferrò le chiavi senza dire una
parola e
lasciò i due idioti sbronzi a se stessi. Stava puntellando
la
porta per tenerla aperta quando sentì il rumore di
una
macchina che entrava nel parcheggio.
"Buongiorno, Payson," il burbero accento
dell'est risuonò attraverso l'aria.
"Buon giorno, Coach," rispose, sorridendo all'uomo più
anziano. Sasha poteva non aver avuto un grande rapporto con suo padre,
ma Boris era il suo allenatore, il che significava che doveva essere
rispettosa.
Boris guardò il suo abbigliamento casual, ovviamente non era
vestita per la palestra. "Non ti alleni oggi?"
Scosse la testa, "Prendo un giorno di riposo. Ieri
ho storto un po' il ginocchio e l'allenatore non
voleva sforzarlo. Torno in palestra domani."
Boris annuì, ma i suoi occhi mostravano una chiara
disapprovazione. "Sì, sì, va bene," disse
superandola,
ma Payson non ne fece una questione personale.
"Sono molto emozionata perchè vedrà la
mia
sorellina, oggi. E' stata molto brava da quando Sasha l'ha spostata
nell'Elite."
Entrarono in palestra insieme e Payson accese le luci, illuminando
immediatamente la grande struttura per
l'allenamento.
"Il suo nome è Rebecca?" chiese Boris.
"Sì, spera di far parte della squadra juniores
nazionale di quest'anno."
"Qual è il suo forte?"
"Parallele," rispose subito, "anche se la sua routine al suolo sta
venendo bene."
"Rebecca era il nome della madre di
Sasha," commentò Boris disinvoltura.
Gli sorrise, "Lo so," disse. Sasha e sua madre erano stati molto uniti
e parlava spesso di lei.
Lui ricambiò il sorriso, "Sì, supponevo che lo
sapessi,"
disse, dandole dei colpetti sulla spalla, qualcosa che suo figlio aveva
fatto innumerevoli volte. "Ah, non importa. Quando arrivano le
ragazze?" chiese, lo sguardo sentimentale sul suo volto ormai lontano.
"Tra circa mezz'ora," disse. "Vuole qualcosa? Sasha stava la preparando
il tè quando sono andata a prendere le chiavi."
"No, no, basta che chiedi a mio figlio quando ci degnerà
della
sua presenza. Sono più che in grado di eseguire
l'allenamento
senza di lui, ma credo che gli piacerebbe essere qui."
Payson annuì, con un piccolo sorriso,
"Sì, sicuramente gli piacerebbe."
Note:
*fusione mentale: mind meld, proprio quella del signor
Spock.
Quando Payson (o altri ginnasti) parlano con Boris credo
cha almeno all'inizio sia più corretto usare la
forma del
"lei". E' un uomo molto più grande di loro ed è
una
persona nuova. Mi sembrava un po' presto per il "tu", ma ci arriveremo
col tempo :)
Ubriachi a chiacchierare di sentimenti. Altro che uomini duri e puri. ;)
Mi scuso per i ritardi e l'irregolarità di pubblicazione, ma
purtroppo la realtà mi mette i bastoni nelle ruote.
Continuerò comunque a tradurrre.
Capitolo 26 *** Corso Accelerato di Confusione ***
NJYbA
Corso accelerato di confusione
Il volo di sei ore da Boulder a New York era straziante.
L'ultima
volta che Sasha era stato su un aereo con suo padre era stato
più di quindici anni prima, mentre andavano
al funerale di
sua madre. A parte il
dolore per la morte prematura di sua madre, quel
volo rivaleggiava con l'altro in quanto a silenzio, disagio e tensione.
Qualcosa stava ovviamente infasidendo Boris Beloff
e Sasha stava scontando il peso del suo cattivo
umore.
Sembrava essersi fissato con Payson Keeler. Mentre lei saliva
sull'aereo, lui era già al suo posto. Gli aveva rivolto un
sorriso e una carezza veloce contro la sua spalla mentre gli
passava accanto, con Austin alle calcagna mentre si sedevano insieme
più indietro.
Boris agitò le mani incredulo. "Non riesco ancora a credere
che
la lasci uscire con qualcuno, in particolare uno come Austin Tucker.
E'... sei tu,
solo con i capelli castani, non biondi."
"Sì, papà, lo so," rispose con un sospiro.
Alzò
gli occhi al cielo e anche se non credeva in un potere superiore,
avrebbe riconsiderato la sua fede se in quel momento un fulmine lo
avesse colpito e tirato fuoti da quella situazione.
"Non posso credere che gli permetti di vedersi," borbottò
sottovoce suo padre, sapendo che Sasha l'avrebbe sentito.
"Payson non sta uscendo con Austin Tucker. Sono amici. Ne ho parlato
con entrambi," replicò, ovviamente omettendo il punto
principale
di tutta la questione, la ragione per cui sapeva che Payson e Austin
non stavano insieme, semplicemente perchè era lui l'uomo nella
vita di Payson.
Boris sbuffò, "Quando la Campionessa del Mondo
tornerà ed sarà incinta, ti
dirò l'avevo
detto a te."
"Papà, è te l'avevo detto."
"E' quello che ho detto. Non permetterei mai che gli uomini e le donne
si allenino insieme. È una distrazione di cui non hanno
bisogno.
Non che ti abbia mai fermato. Abbiamo tolto le ginnaste e hai preso una
donna più grande."
"Te l'ho detto, le cose sono fatte in modo diverso qui. Fidati di me,
rende la vittoria molto più dolce."
"Che cosa vuoi dire?" chiese il padre, e Sasha alzò le
sopracciglia. Era raro il padre gli chiedesse l'opinione su qualcosa.
"Voglio dire che quelle ginnaste provenienti dalla Cina, anche le
ragazze provenienti dalla Romania, le loro vite gli sono state
praticamente
rubate. Ogni secondo della loro vita è irreggimentato
dall'età di 5 o 6 anni fino a quando vincono le loro
medaglie olimpiche.
E Dio non voglia che non ci riescano. Queste ragazze, qui alla Rock e
nella squadra nazionale degli Stati Uniti, sono delle ginnaste, alcune
tra le migliori al mondo, ma sono anche altre cose e quando vincono,
significa tutto per loro e per il loro paese, perché
è la
conferma di questo sistema e la prova tangibile che l'altro non
funziona." Sasha guardò verso il fiume. "Non è
nemmeno
sciovinista, è solo il modo in cui stanno le cose."
Boris sbuffò, "Non ho mai pensato che mio figlio sarebbe
stato così politico." E'
ginnastica competitiva, vecchio bisbetico*, non le armi nucleari o la
riforma dell'istruzione.
"Sì, sono un tranquillo Barack Obama," disse, con uno sbuffo
che
sembrava stranamente simile al rumore che suo padre aveva appena fatto.
Merda, sto iniziando ad
assomigliare al vecchio bastardo.
"Sì, tu sei proprio come il presidente," disse il padre, il
sarcasmo poco adatto all'uomo di solito schietto. "Vorrei insistere sul
fatto che Payson non deve vedere il ragazzo. Potrebbe
interferire
con la sua formazione e non può permettersi distrazioni
durante
l'anno che precede i Giochi Olimpici".
Sasha si lasciò sfuggire un rumore strozzato dalla gola,
l'idea
di Payson permettesse a qualcuno di interferire con lei lo divertiva.
"Papà, Payson ed io siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Non
c'è nulla di cui preoccuparsi. Si dedica al suo allenamento,
più di ogni ginnasta che abbia mai allenato prima."
Gli occhi di suo padre lo incenerirono, "Io non voglio che tu fai
con lei
l'errore che io ho fatto con te. Voi siete la squadra perfetta,
è una cosa rara e si dovrebbe apprezzare. Sarà
finito
prima che tu te ne accorga. È stato così per me. "
Sasha guardò il padre, improvvisamente infuriato con il
vecchio,
"Tu ed io non eravamo la partnership perfetta, papà. Nicolai
e
io lo eravamo. Ho modellato il mio stile di allenamento su di lui e
questo è il mio modo di allenare tutte le mie ginnaste." Si
slacciò la cintura di sicurezza e si fermò,
guardandosi
intorno per un posto vuoto. Kim Keeler gli sorrise e lui
ricambiò il sorriso, nascondendo lo sprofondare del suo
stomaco.
"Ti dispiace se mi siedo qui?" chiese con calma e lei mise una mano sul
sedile in segno di benvenuto.
"Tu e tuo padre..." si interruppe.
"E' complicato," disse e sospirò. "Non andiamo d'accordo su
niente da molto tempo."
Lei annuì, mordendosi le labbra, un gesto che sua figlia
faceva
tutte le volte che stava trattenendo quello che voleva dire.
Alzò le sopracciglia, in silenzio chiedendole di parlare.
"L'ho
sentito menzionare il nome di Payson."
Sasha annuì, "Pensa che Payson sia vedendo Austin Tucker."
Kim alzò le sopracciglia e strinse le labbra. "Non sono
così sicuro che non sia così." Sasha
aprì la bocca
per protestare, "Lo so, lo so, la 'regola no-appuntamenti', ma in
realtà Sasha, ti aspettavi qualcosa di diverso? Payson ha
quasi
diciotto anni, è del tutto normale per lei di avere un
fidanzato. Sospetto che si vedano da un po', anche se lei continua a
negare e non interferisce con il suo allenamento. Anzi è
più concentrata, se possibile, e sembra più
felice. Non
l'ho mai vista sorridere tanto, del tutto spontaneamente." Scosse la
testa "A volte la vedo con lo sguardo fisso, con un'espressione
sognante sul viso, e le chiedo cosa sta pensando, ma lei scuote la
testa e dice: 'Niente.' Non è niente," disse, scuotendo la
testa.
Sasha non aveva idea di come rispondere. "Suppongo che
finchè
è felice, questo sia tutto quello che conta." Era stata
l'unica
risposta diplomatica che poteva escogitare, ma le parole che uscivano,
sapeva che un giorno gli sarebbero state rigettate indietro. Un giorno
avrebbe parlato con quella stessa donna e lei avrebbe ricordato quella
conversazione, sapendo che le aveva mentito direttamente
in faccia. Fece un cenno all'assistente di volo, che arrivò
in
fretta. "Scotch", disse e lei annuì, ma mentre si
allontanava,
si voltò a guardare Kim e le toccò il braccio per
fermarla, "fanne due."
Kim chiacchierava allegramente, discutendo orgogliosamente
non
solo le prospettive di sua figlia alla competizione Nazionale dove
stavano andando, ma di quelle dell'intera squadra Rock. Sasha
ascoltò in silenzio, d'accordo con la sua idea, che non
sarebbe
stato fuori questione per la squadra delle donne della Rocky Mountain
fare piazza pulita delle medaglie nell' All-Around, malgrado Kelly
Parker, Andrew Conway e Kristen Henniford. Gli uomini avevano
gareggiato piuttosto bene per gli ultimi due anni, ma Carter Anderson
aveva cominciato a seguire i suoi passi, all'età di
vent'anni, e
sarebbe stato un serio contendente per il bronzo. Tutto sommato,
c'erano fantasiche opportunità per il podio, ma era tutto il
resto che preoccupava Sasha.
Lo scotch aveva lavorato per calmare i nervi. Il
piacevole
ronzio nelle orecchie e il calore nel suo stomaco erano serviti a
bloccare la maggior parte delle sue emozioni, con cui non aveva avuto
problemi per anni, problemi che non si erano riemersi fino a
che
Payson Keeler non aveva completamente rubato il suo cuore.
Atterrarono a Teterboro, era corsa voce che avevano noleggiato un volo,
c'erano paparazzi, ma essendo a New York in estate, dove erano
generalmente concentrati sugli Yankees e chiunque stesse giocando con i
Red Sox, l'attenzione non era così male come era stata in
altre
città.
Sasha recuperò il suo trolley dalla cappelliera.
Incrociò
lo sguardo di Payson, alcuni posti a sedere dietro di lui e condivisero
un rapido sorriso per l'ultima volta che avevano entrambi preso solo un
bagaglio a mano a Londra. Era stata una scusa per allontanarsi da Ellen
Beals e rubare un po' di tempo da soli. Nessuna fuga veloce oggi, Beloff.Troppe persone e in
più, questa volta hai un compagno di stanza.
L'unica cosa positiva di lavorare con Ellen Beals era che l'ONG
veva dovuto dare alloggi indipendenti. Con un team di coach padre e
figlio non avevano avuto nessun problema a costringere Boris e
Sasha a condividere. Sasha aveva brevemente riflettuto
sull'idea
di prenotare una sua camera, e infatti c'era anche una
prenotazione a suo nome, nel caso in cui fosse diventato insopportabile.
Arrivarono in albergo, che era stato assalito dai fan della
ginnastica e dalla stampa. Fenderono la folla con l'aiuto di sicurezza
dell'hotel e Sasha individuò MJ in piedi al centro della
hall,
un sorriso soddisfatto sul viso. "Mi pareva di riconoscere il tuo
lavoro," disse Sasha
mentre le si avvicinava. "Caos e frenesia dei media."
MJ gli sorrise. Conosco
quello sguardo. Sta per andarci giù duro.
"Lo prendo come un complimento, Sasha. Come è stato il
volo?"
chiese lei, facendo un passo per posare le labbra contro la sua guancia.
Rimase immobile, permettendo il contatto, annusò e sorrise a
se
stesso. Non importa dove erano nel loro rapporto, fin dall'inizio,
quando era solo professionale, fino alla vetta della loro storia
d'amore e dopo che lei aveva gli ridotto il cuore in pezzi, lei lo
aveva sempre colpito fisicamente. Sempre.
Era stata una costante nella vita adulta di Sasha. Scosse la testa,
aveva ancora un odore incantevole, le sue labbra erano ancora morbide,
il
suo corpo era incredibile, ma la sua solita reazione viscerale non si
era verificata.
"Lungo," rispose. "Penso di riposarmi un po' prima di cena."
Le
sopracciglia di MJ si inarcarono e le sue labbra si piegarono in un
sorriso dolce.
"Vuoi un po' di compagnia?" mormorò. Sasha alzò
lo
sguardo dai suoi occhi marroni e vide Payson presso la reception, a
fare il check-in. Inclinò la testa verso di lui con
curiosità.
"No," disse, distoglendo gli occhi da Payson e concentrandosi sulla
donna che aveva considerato l'amore della sua vita.
"No," ribadì.
Lei si strinse nelle spalle, "Beh, se cambi idea, io sono nella 348,"
disse, facendogli scivolare qualcosa nella tasca. Sasha suppose che
fosse la sua chiave della camera dell'hotel. Le fermò la
mano e
scosse la testa prima sorpassarla e allontanarsi.
Vide suo padre andare verso la reception, ma non era una buona idea.
Parolacce sia in romeno che inglese era quello che sarebbe
potuto derivarne se avesse provato a controllare la loro
camera
d'albergo. "Papà," gridò. "Papà,
faccio io il
check-in, mettiti seduto."
Si fermò dietro di Austin in fila. "Di che si trattava?"
chiese Tucker, come se
avesse voluto colpirlo. L'istinto protettivo del ragazzo si ampliava di
chilometri quando si trattava di Payson.
"Niente," rispose. "Fatti gli affari tuoi." Austin roteò gli
occhi, "O ti interessa?" suggerì, con una strizzatina
d'occhi,
seguito da un'occhiata veloce. "A MJ piacciono giovani."
Austin si girò e guardò MJ valutandola. "Eh,
forse."
Sasha guardò a bocca aperta il ragazzo, "Austin, stavo
scherzando."
Austin si strinse nelle spalle. "Io no."
Sasha gli diede una pacca sulla spalla e prontamente si rimise in fila,
mentre Austin ancora non aveva tolto gli occhi dall'agente gambe-lunghe
che lo rappresentava. Buona
fortuna, ne avrai a bisogno.
Payson guardò i due uomini della sua vita da pochi metri di
distanza ed si sentì molto confusa da quello che vedeva. Il
resto della squadra e quelli che viaggiano con loro era fuggito dalla
hall quasi subito dopo il check-in verso le camere o qualunque altro
posto in città
che avessero voluto
visitare nel loro "giorno libero", per così dire,
così
non esitò ad affiancarsi a Sasha mentre lui si registrava.
"Di che si trattava?" chiese, accennando a Austin, che aveva cominciato
a camminare verso MJ, che stava parlando molto forte con qualcuno al
telefonino.
"Austin ha bisogno di una distrazione e..." si interruppe, non avendo
preparato una scusa pronta per qualcosa che non
aveva in realtà considerato una possibilità.
Payson rise leggermente, "E tu hai bisogno di lei fuoiri dai
piedi, quindi non credo che ci sia
qualcosa in corso, quando chiaramente
non c'è niente," sussurrò, mentre si allontanava
dalla scrivania verso gli
ascensori.
"Non riesco a immaginare da dove hai preso l'idea," disse, i suoi occhi
azzurri brillarono in quelli di lei, mentre entrambi si perdevano per
un attimo.
"Sasha!"chiamò
una voce burbera da dietro di loro. Payson sorrise alle spalle tese di
Sasha.
"Ti sei dimenticato di lui?" chiese.
Scosse la testa, "Per circa cinque minuti di beatitudine. Ricordami che
questo fine settimana voglio mostrarti il mio appartamento. New York
è una grande
città, un po'
come Londra, solo senza la pioggia. Ed ho sentito che molti delle
migliori università del mondo risiedono qui, oltre ad essere
l'auto-proclamato centro dell'universo."
Payson gli sorrise, strofinando brevemente
la
mano contro la sua prima di proseguire per chiamare un
ascensore.
Di tanto in tanto avrebbero voluto farlo, sfuggire al
futuro non troppo lontano, nessun punto fermo o specifico, solo l'idea
che stavano prendendo delle decisioni insieme.
"Come ti senti, Payson?" la voce di Boris era ad un tratto poco sopra
la sua spalla. Per poco non saltò per la paura. La sua mente
si
era allontanata verso il futuro, ma la sua voce la tirò
completamente indietro nel presente.
Si voltò con un sorriso. "Bene. Penso che mi
rillaserò un
po' prima di cena, stasera. Voglio essere riposata per domani, sperando
di raggiungere una posizione alta nella gara All-Around il primo
giorno."
Non poteva farne a meno. Ogni tanto, il robot-ginnastica in lei
emergeva in superficie.
"Questa è una brava ragazza," disse, accarezzandola
dolcemente
sulla parte posteriore della testa. Payson gli sorrise. Boris Beloff
era duro come allenatore, ma sembrava essersi reso presto conto che non
c'era bisogno che lui si comportasse così con lei. Sasha era
il
suo allenatore e lei non voleva né aveva bisogno di
qualsiasi
altra influenza. Boris sembrava intuirlo e rispettarlo. Aveva
semplicemente incoraggiato e osservato, anche se a volte a Payson
sembrava che stesse per dire qualcosa, prima di guardare il
figlio
e fermarsi. Avrebbe permesso a Sasha di allenarla e le
accarezzò i capelli come un padre farebbe con la figlia.
Entrarono tutti in ascensore e come le porte si chiusero, videro Austin
e MJ a camminare verso il bar, la mano di Austin sul suo fondo schiena.
Payson si morse il labbro e guardò Sasha. Lui
aggrottò la
fronte preoccupato e lei si strinse nelle spalle. Nessuno dei due
poteva fare niente.
Boris vide lo scambio e ovviamente fraintese. Sospirò e
diede
una pacca sulla spalla Payson, "Non ti preoccupare, Payson. Ragazzi
come Austin Tucker, non sono degni di te. Tu sei una campionessa ed
è più importante di qualsiasi ragazzo."
Lei gli sorrise, "Austin e io non stiamo insieme. E' libero di vedere
chi vuole," disse, un passo fuori l'ascensore. La seguirono e trovarono
che le loro camere erano solo a poche porte di distanza. "Ci vediamo a
cena," aggiunse e aprì la porta della sua camera
d'albergo
prima di vedere qualcosa che gliela fece richiudere, anche se
lentamente e silenziosamente.
"Payson?" chiese Sasha,
il padre che era già entrato nella stanza. "Tutto bene?"
Ed eccolo, il momento in cui la loro relazione sarebbe stata in
contrasto con la sua posizione come il suo allenatore. L'unica cosa che
l'aveva scioccata era che c'era voluto quasi un anno prima che
accadesse. "Va tutto bene," mentì tra i denti. Era una
pessima
bugiarda e lui riusciva a vederle dentro. "Davvero, Sasha, va tutto
bene." Chiuse gli occhi e c'erano Emily e Damon di nuovo, al centro
della stanza a baciarsi come se il loro prossimo respiro ne dipendesse.
Dannazione, Em, avresti
potuto almeno avvertirmi. Tirò fuori il
cellulare dalla tasca e, ovviamente, c'era un sms di Emily. Damon a NY. Mi dai la
camera x 1 ora? Plz! Grazie. Tvb!
"Merda," mormorò tra sé e sé.
"Payson?" Sasha la chiamò di nuovo. Lo guardò e
sospirò.
"Sto bene. Solo che non posso dirtelo. Come capitano della
squadra sto chiedendo al mio allenatore di fidarsi di me
quando
dico che va tutto bene."
Lui annuì, "Va bene."
Si lasciò sfuggire un respiro. "Va bene."
"Hai intenzione di entrare?"
"No."
"Perché no?" chiese, incrociando le braccia sul petto,
ovviamente stanco del gioco.
"Proprio non posso," disse. "Il corridoio va bene per ora." Sasha
alzò gli occhi verso di lei e Payson si strinse nelle
spalle,
ovviamente non molto brava al gioco del silenzio.
Sasha sospirò, arrendendosi. Payson era seccata con se
stessa,
rimpiangendo di non poteglierlo dire, avrebbe voluto il contrario.
"Aspetta un secondo. Fammi correre al piano di sotto. Ho prenotato una
stanza in più nel caso in cui non riuscissi ad avere tra i
piedi
Boris per più di una notte. Puoi riposarti di là
e non
disturberai assolutamente nulla di quello che sta succedendo nella tua
camera." Scosse la testa e si allontanò, ma lei
allungò
la mano.
"Ti fidi di me?" chiese, stringendogli una mano
in rassicurazione. Si fermò, i loro corpi che quasi si
sfioravano e guardò le loro mani unite.
"Sì," disse senza esitazione, il respiro che le solleticava
leggermente la fronte.
"Allora non ti preoccupare di quello che c'è dietro quella
porta, va bene?" Si sporse verso di lui, un po', assaporando la
vicinanza che non aveva sentito tutto il giorno.
Sasha deglutì e annuì una volta, "Va bene,"
disse, prima
di lasciarle la mano e continuando lungo il corridoio.
Payson sospirò e si sedette sul pavimento in moquette,
scavando
nella sua borsa per il suo iPod, con l'intenzione di ascoltare della
musica
mentre aspettava Sasha. Si appoggiò al muro e chiuse gli
occhi,
e quindi non vide una cosa che avrebbe fatto fermare
il
suo cuore: Boris Beloff, in piedi sulla soglia della sua camera
d'albergo, con le braccia incrociate sul petto, che la studiava
attentamente.
*vecchio bisbetico:
in originale old buzzard,
letteralmente vecchia
poiana. Più che una frase idiomatica, mi sembra
un mezzo-insiulto idiomatico. (ammetto che vecchia poiana mi
fa ridere un casino:) )
Capitolo 27 *** Campionati Nazionali 2011, Etc. ***
NJYbA27
Campionati Nazionali 2011,
Etc.
Payson alzò gli occhi verso il Madison Square Garden. Il
tabellone elettronico lampeggiò più e
più volte: Campionati
Nazionali Visa
2011 di Ginnastica.
Senza dire una parola prese il pass che sua madre teneva per lei e se
lo
mise al collo. Guardando l'edificio nuovo sorrise a se stessa. Il suo
campionato del mondo era stata la più grande realizzazione
della sua carriera di ginnasta, ma vincere l'All-Around ai Nazionali, lo
stesso concorso in cui la sua carriera si era
quasi conclusa appena un anno prima, avrebbe significato molto.
Nonostante la reazione di MJ
quasi apoplettica, Payson evitò ordinatamente
la
calca della stampa e dei media che di solito
accompagnava l'arrivo ai Nazionali. Sapeva che la faceva sembrare
inaccessibile, ma non le importava. Aveva bisogno di concentrarsi e di
giochi come "Cosa c'è nella borsa da palestra" e barbe
commerciali con Kelly Parker non erano in alto sulla sua lista delle
priorità. Si infilò rapidamente in un corridoio
seguendo
una guardia di sicurezza, che la condusse negli spogliatoi,
l'auricolare perfettamente nascosto nelle orecchie. La dolce melodia di
Monna Lisa con la voce dolce di Nat King Cole le rilassò i
nervi
mentre sorrideva in ringraziamento alla guardia ed entrava nella stanza
ancora deserta. Mise la borsa da ginnastica su uno dei tavoli
e ci
saltò sopra. Sdraiandosi e chiudendo gli occhi, permise al
suo
corpo di rilassarsi lentamente. Non era meditazione, non era
così chic o pretenziosa per chiamarlo così, ma
era come
si preparava mentalmente per un evento. La canzone finì e ne
cominciò un'altra, ma non prima che Payson sentisse lo
scalpiccio di piedi che si avvicinano. Aprì una palpebra e
vide Austin in piedi a pochi metri di distanza. "Tu lo sai che questo
è lo spogliatoio delle donne, vero?"
Lui ridacchiò in risposta, mentre stoppava la sua musica.
"Deve
essermi perso per strada." Rimase in silenzio per un minuto, aspettando
che lei avviasse la conversazione.
"Come sta MJ?" chiese lei, sedendosi e girandosi per guardarlo
in faccia.
Inarcò le labbra in un mezzo sorriso, "Bene," rispose, e
alzò le sopracciglia in modo allusivo. "Davvero bene."
Payson scosse la testa, "Sei disgustoso."
Si strinse nelle spalle, "Hey, è stata un'idea del tuo
ragazzo, ho appena ehm- chiuso l'accordo per così dire."
Payson aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse,
sorridendo. Nessuno aveva mai chiamato Sasha "il suo ragazzo" prima.
Sembrava un termine così inadeguato per lui. Sasha Beloff
non
era il ragazzo di nessuno. Semplicemente non si adattava. La sua
mente vacillò tra le parole che avrebbe dovuto usare, parole
avrebbe
potuto usare: uomo,
amico, amante, allenatore, fidanzato, marito e padre. Ehi, dai Pay,
cerchiamo di non andare troppo oltre.
"Come, niente batutte argute in risposta, Keeler? Mi deludi. Come va il
ginocchio?" chiese, cambiando rapidamente argomento.
"Va bene. L'ho fasciato stretto per oggi e vediamo. Odio competere come
una mummia però, tutta bendata."
Si fermò, consapevole che probabilmente avrebbe dovuto
lasciare
lo spogliatoio prima che il resto delle ragazze arrivasse.
"Sopravviverai. Quindi volevo solo augurarti buona fortuna, non che ce
ne sia bisogno, farai faville."
Gli sorrise. "Grazie, Austin," disse, saltando giù dal
tavolo e
facendo un passo più vicino a lui. Si chinò e la
baciò sulla guancia, mentre Payson si alzava in punta di
piedi
per dargli un abbraccio. Proprio quando le braccia si chiusero intorno
a lui, la porta dello spogliatoio si aprì e si
trovò
davanti Kelly Parker e alcuni delle compagne della squadra
di Elite di Denver.
Austin si allontanò in fretta, dando a Payson una stretta
veloce
sulla spalla, "Buona fortuna per oggi," disse, allontanandosi, facendo
cenno alle ragazze in piedi sulla soglia, "Scusatemi, signore." Si
scansarono rapidamente da lui, fissandolo a bocca aperta.
"Wow, Keeler, Austin Tucker?" Kelly disse, con un sorriso. "Non credevo
alle voci, ma prima sono venute fuori quelle
immagini di voi due e ora questo? Sbaciucchiamenti nello spogliatoio?
E' davvero troppo."
Payson rise, capendo che la corteccia di Kelly era molto più
sottile di quanto facesse vedere. "Gelosa Parker?" disse, facendo
capire con gli occhi il vero significato. "Austin e io siamo solo
amici, ma visto che tu non ha amici, non mi aspetto che tu lo capisca."
Indossò rapidamente
il suo body, poi
tornò in bagno per applicare un po' di trucco e torse i
capelli
in crocchia ferma. Mezza bomboletta di lacca dopo, uscì e
accese
di nuovo l'iPod per
iniziare il suo rilassamento, preparandosi mentalmente
per lo stress della competizione. Quindici minuti dopo, qualcuno
bussò alla porta e Ellen Beals, che ora lavorava per la ONG
come
coordinatore dell'evento, fece capolino con la testa, "Signore, cinque
minuti," disse, abbastanza forte perché Payson potesse
sentirla.
Si sedette e aprì la borsa da palestra, mettendo la tuta da
ginnastica sopra il body.
Si avvicinò alle sue compagne di squadra mentre si riunivano
vicino alla porta, "Come vi sentite?" chiese, guardando ognuna di loro
negli occhi. Nessuna sembrava troppo nervosa,
nemmeno le due ragazze più giovani della squadra, di
quindici anni,
solo un anno più della sorella minore di Payson. Tutte
sorrisero o
annuirono e Payson si lasciò sfuggire un sospiro. "Bene, ora
andiamo a prendere a calci qualche sedere."
***
"Benvenuti ai
Campionati Nazionali di Ginnastica del 2011,
presentati dalla Visa. Sono Al Trautwig, accanto alla medaglia d'oro
olimpica, Tim Dagget e Elfie Schlegel e vi riporteremo tutti gli
sviluppi per i prossimi tre giorni dall'arena più famosa del
mondo, il Madison Square Garden. L'ultima volta che ci siamo visti in
un evento internazionale di questo livello, eravamo ai
sorprendenti e controversi
Campionati del Mondo a Rotterdam, dove gli Stati Uniti d'America hanno
vinto lo strabilinante numero di diciassette medaglie, guidati da
Payson Keeler e Austin Tucker, Campioni del Mondo
All Around. Da allora il mondo ginnastica ha
affrontato una polemica giudiziaria, seguita dal Test
Event Olimpico di Londra all'inizio di quest'anno, dove la maggior
parte di queste ginnaste ha gareggiato di nuovo, con una
varietà
di risultati, alcuni simili, alcuni non così simili a quelli
di
Rotterdam. Tim, Elfie, cosa possiamo aspettarci da questo evento?"
Tim Dagget, fece un cenno ad Al, "Beh, Al, mi aspetto che il resto del
gruppo abbia migliorato il livello rispetto Rotterdam e Londra. I
ginnasti americani sia dalla parte maschile e che femminile hanno
visto Austin Tucker e Payson Keeler dominare troppo a lungo. Vogliono
riuscire ad abbattere il Re e la Regina, per così dire."
Elfie continuò, "Sono d'accordo, ma onestamente, non credo
che accada
ad Austin e Payson, la coppia di massimo livello nella ginnastica. Si
sono allenati molto duramente a Boulder sotto il Coach Sasha Beloff. Mi
aspetto che siano venuti per vincere."
Al terminò la loro introduzione tranquillamente, "Beh, si
comincia con le donne oggi, il primo giorno della
competizione, in
cui i migliori atleti competeranno per un posto di rilievo
nell'All-Around e nelle finali che si concluderanno dopodomani, quando
gli uomini inizieranno a gareggiare."
Sasha sospirò guardando il quadro dei punti del primo
giorno.
Dannazione, pensò, accigliandosi per la classifica 1. Kelly
Parker 2. Payson Keeler 3. Emily Kmetko. Guardò Payson, la
sua
espressione era stoica, come al solito, ma poteva vedere la tensione,
proprio dietro gli occhi. Aveva ruotato troppo sul suo Produnova e su
un volteggio così difficile, quando ci si sopravvalutava, si
cadeva sul culo ed era quello che le era successo, dando a Parker un
piccolo vantaggio, ma un vantaggio sufficiente per accedere al giorno
successivo. Aveva anche mancato la qualificazione per la fase finale
del volteggio a causa della caduta, mentre la Parker era atterrata,
anche se tremante, dopo uno Yurchenko con un triplo giro. Distogliendo
l'attenzione per un attimo, si concentrò sul nome
al terzo
posto e non potè impedirsi di sorridere. Emily Kmetko, la
nuova contendente All-Around
degli Stati Uniti.
La vide sistemare la sua borsa, per andarsene dall'arena e
incrociò il suo sguardo. Le sorrise e Emily praticamente si
illuminò in risposta. Studiò la classifica ancora
una
volta, vedendo Kaylie al quarto posto e Lauren al parimerito per il
quinto posto con Andrea Conway. Domani ci sarebbe stato da mangiarsi le
unghie, senza dubbio.
Sasha si fermò di fronte alla fila, Payson davanti,
le sue
compagne di squadra dietro di lei. Marciarono dritto negli spogliatoi,
ma prima di andare le riunì in circolo, permettendo alle
altre
squadre di sorpassarle. "Eccellente lavoro di oggi, signore. Non
importa cosa accadrà domani, sono molto orgoglioso di voi.
Il
coprifuoco è alle dieci di sera, luci spente per le dieci e
mezza. Mi aspetto anche che tutte voi siate in campo domani in sostegno
dei vostri compagni di squadra maschi, come loro hanno fatto oggi per
voi."
Lauren inarcò un sopracciglio, "Non dobbiamo a dipingerci il
petto, giusto?"
Sasha ridacchiò e sorrise. Dopo
Londra era
diventata una tradizione, per gli uomini della Rock, dipingere il volto
e il petto a sostegno delle loro compagne di squadra. "No, pitturarsi
il viso e simili è strettamente facoltativo. Ok, datemi un
'Forza Rock'."
Misero le mani e gridarono insieme, "Forza Rock!"
"Ben fatto, signore, l'autobus parte tra mezz'ora, fatevi trovare
pronte o dovremo partire senza di voi."
Le ragazze entrarono negli spogliatoi in fretta, mezz'ora non sembrava
abbastanza, ma Payson rimase indietro.
"Siamo solo a dieci isolati dall'hotel. Dovrebbe essere una bella
notte. Ti va di andare a piedi?" chiese, a bassa voce.
Si guardò intorno in fretta, "Resta nei paraggi dopo
l'orario di
partenza. Dovrò far tornare tua madre in albergo con il
resto
delle ragazze."
Payson annuì e andò in spogliatoio per cambiarsi.
La
guardò allontanarsi, poi guardò in fondo al
corridoio per
vedere suo padre avvicinarsi e sospirò. La notte prima era
stata
una lunga notte, che si era trasformata in una lunga giornata e
dall'espressione sul volto di suo padre che era in procinto di durare
ancora più a lungo.
"Devo parlare con te," disse Boris, la sua solita voce forte
stranamente bassa.
Sasha incrociò le braccia sul petto, preparandosi per la
battaglia, "Cosa c'è?"
Boris socchiuse gli occhi, "Non usare quel tono nella tua voce, Sasha.
Devo parlare con te di qualcosa e credo che ti piacerebbe farlo da
qualche parte che non sia di fronte a molte persone."
Sasha ricambiò l'espressione di suo padre, non spaventandosi
minimamente, "Che cosa papà? Non ho tempo per i giochi."
Boris alzò le mani in aria, un gesto familiare di cui Sasha
era
stato destinatario molte volte. "Bene, vuoi buttar via la tua carriera
e il duro lavoro della migliore ginnasta che potrai mai allenare, va
bene per me mi va benissimo. Ho sempre detto che una donna
sarebbe stata la tua rovina," mormorò.
Gli occhi di Sasha si
spalancarono. Che
cosa sa il vecchio? Che cosa è cambiato dal volo, quando ha
pensato che Austin e Payson uscissero, a questa mattina? Nulla, tranne
... tranne che non sei tornato alla tua camera d'albergo fino a quattro
ore dopo aver lasciato cadere le valigie fuori dalla stanza che stai
condividendo con lui. Deve averlo notato, anche se non ha detto niente
ieri o questa mattina. Che gioco sta giocando? Suo padre
si accigliò, ma non parlò.
***
Sasha era tornato alcuni
minuti
più tardi con la chiave della camera per Payson, dopo che
per
ragioni sconosciute, si era rifiutata di entrare nella sua stanza
dell'hotel. Sapeva che prenotare quella stanza d'albergo sarebbe stata
una buona idea, anche se al momento averlo fatto aveva poco a che fare
con Payson e più a che fare con la sua capacità
di
evitare il padre, se necessario.
"Ecco qua," disse,
porgendole la
chiave. "E' in fondo al corridoio," aggiunse. Payson prese la borsa e
si avviò, la camera era a due porte di distanza dalla stanza
che
Sasha condivideva con il padre. Aprì la porta e poi
lo
guardò, ancora davanti alla sua porta. Alzò le
sopracciglia in invito, ma lui non rispose, rimanendo ferso sul posto.
Gli sorrise ed entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle
spalle. Subito la sua indecisione era sparita e in tre passi era alla
porta a bussare leggero. La porta si aprì immediatamente e
Payson lo accolse con un sorriso, prima di afferrare la parte anteriore
della camicia e tirarlo dentro.
***
Sasha sospirò, guardando Boris. "Di che cosa stai parlando,
papà? Davvero?"
Boris scosse la testa, "Non sto parlando di niente,
perché non ho visto niente. Non l'ho vista tenerti
la mano
nel corridoio e non ti ho visto entrare in una camera
d'albergo
con lei ieri e non voglio vedere qualsiasi altra cosa, ma tu vedrai e
lei vedrà e entrambi realizzerete che state facendo un gioco
pericoloso. E' molto giovane, Sasha."
Sasha scosse la testa, un senso di completa sconfitta lo
invase, "Cosa vuoi da me? Vuoi che la faccia finita?"
Boris lo fulminò con lo sguardo, il volto
vecchio e duro,
segnato dalle rughe, non per un sorriso, ma per la fronte aggrottata,
"Potrebbe finire?"
Sasha serrò la bocca in una linea ferma, "Per lei, per
proteggerla, farei qualsiasi cosa."
Boris scosse la testa, "No, io non approvo, ma non farò
nulla
per compromettere le sue possibilità domani. Non posso
credere
che ti sei messo in questa situazione, Sasha. La cosa verrà
allo
scoperto e poi? Che cosa ti accadrà?"
Sasha sospirò e si sfregò leggermente
la nuca.
Suo padre aveva ragione. E allora? "Non lo so," rispose onestamente.
Non c'era risposta a quella domanda, non una buona comunque.
Boris si accigliò, "Faresti meglio a scoprirlo."
Poi il padre girò sui tacchi e marciò lungo il
corridoio, apparentemente per prendere una macchina per l'albergo.
Sasha si voltò e diede un calcio alla parete. "Merda." Che cosa hai intenzione di fare
adesso, Beloff?
Payson si cambiò lentamente, le sue compagne di squadra
uscirono fuori una ad una per prendere l'autobus. Emily era l'unica ad
aspettarla, "Vai avanti, Em. Credo che mi limiterò a
prendere un
taxi per tornare in albergo. Forse vado a piedi. E' una bella serata.
Divertiti a cena con Damon."
Emily alzò le spalle e sorrise. "Ottimo lavoro oggi. So che
ce la farai domani."
Ricambiò il sorriso della sua amica, "Anche tu. Ti
dispiacerebbe
prendere la mia borsa da palestra con te? Io non ho voglia di
portarmela dietro, se vado a piedi." Emily la prese e sorrise. "Ci
vediamo più tardi."
Attese ancora qualche minuto prima di afferrare la borsetta e entrare
nel corridoio
in cemento e mattoni sotto il Madison Square, con le pareti rivestite
con immagini di giocatori di basket e hockey. Sasha era appoggiato
contro il muro dall'altra parte del corridoio, apparentemente perso nei
suoi pensieri.
"Ehi," disse Payson, mettendosi la borsetta in spalla.
Le sorrise, "Ciao, sei pronta?"
Si allontanò dal muro e si mossero lentamente verso
l'uscita, i
loro passi all'unisono. I media avevano lasciato l'edificio da tempo e
i fan si erano dispersi. Sasha corse al marciapiede e fece cenno ad un
taxi, ma fu puntualmente ignorato da più taxi prima che
Payson
sorridesse, dandogli una piccola spinta indietro e richiamando lei
stessa un'auto. Pochi moneti dopo una delle auto gialle
slittò
fermandosi di fronte a lei che gli sorrise vittoriosamente. "E' tutta
una questione di lunghi capelli biondi," disse mentre salivano.
"Più di lunghe
gambe," le mormorò, pasandole una mano sulla coscia e Payson
rise.
"Downtown," disse Sasha al tassista. "Gramercy Park East," disse, e
sorrise. "Ti ho detto che ti avrei mostrato il mio appartamento in
questo fine settimana."
Era una strada residenziale nel centro di New York, che trasudava
fascino del vecchio mondo, era decisamente troppo bello per non essere
costoso. Sasha strisciò la sua carta e uscì dalla
cabina.
"E' una bella strada," commentò Payson, guardando su e
giù per il quartiere. Come a Londra poteva praticamente
sentire
l'energia della città irradiare dal marciapiede.
Lui annuì, mettendole la mano sulla schiena, conducendola
verso
un ingresso in pietra. "E' al secondo piano, risale a prima della
guerra," la informò.
Gli sorrise, "Quindi avrà alcuni tocchi carini: modanature,
pavimenti in legno. Sì, avrà carattere," disse
con un
luccichio negli occhi. Si fermarono davanti alla porta e lui la
guardò con curiosità, uno strano sorriso sul suo
volto.
"Che c'è? Ho guardato House Hunters," gli disse mentre Sasha
rideva e apriva la porta. "E' una dipendenza."
Salirono due rampe di scale e si fermaroni davanti a una porta che
riportava il 2A. Sasha aprì porta e con un semplice
movimento
del polso la lasciò spalancarsi.
Payson fece un passo nell'appartamento, ma si fermò quasi
subito. Era illuminato splendidamente da tre finestre che si
affacciavano sulla strada. I pavimenti in legno erano brillanti.
"Sasha, che cosa faceva tua madre per potersi permettere questo posto?"
Si strinse nelle spalle, "Lo ha ereditato. L'ho affittato per gli
ultimi
anni e gli inquilini hanno traslocato di recente. Sarà in
affitto di nuovo tra un mese o giù di lì, ma
è
solo un'opzione," disse, ma Payson poteva vedere che qualcosa non
andava. Le rughe sulla fronte glielo stavano mostrando.
Fece un passo verso di lui e allungò una mano, sfiorandogli
col
pollice la fronte, prima di passargli le mani tra i capelli.
"Cosa
c'è che non va?" chiese, mentre gli occhi di Sasha si
chiudevano e si piegava al suo tocco.
"Devo dirti una cosa," annunciò, prendendo la mano nella
sua. "Mio padre sa di noi."
Payson non se lo aspettava. "Dirà qualcosa?" chiese, la
bocca completamente asciutta, lo stomaco un groviglio di nodi.
Sasha scosse la testa, "Io non penso, era -...preoccupato, penso che
per te più che per me, immagino, ed è giusto
così."
Sospirò e appoggiò la testa contro il suo petto,
sentendo le sue braccia avvolgerla. "Allora, cosa facciamo?"
"Non lo so, ma per prima cosa dobbiamo essere più attenti.
Siamo
diventati pigri, ci siamo accomodati. Quello che è successo
ieri
nel corridoio dell'hotel, è stato superficiale, e
soprattutto se
si considera che tutti quelli in viaggio con noi erano sullo stesso
piano. In secondo luogo, dobbiamo capire che cosa faremo quando tutto
questo verrà fuori."
"Se verrà fuori," mormorò Payson, prendendo un
respiro
profondo, prendendo la forza dalla sensazione delle sue braccia intorno
a lei e ai muscoli della schiena di Sasha sotto le sue mani. "Hai
ragione. Quindi cerchiamo di ordinare un po' di cibo e fare un piano,
ma niente di troppo pesante, perché domani
ho intenzione di
pulire il pavimento con Kelly Parker e quello di cui tutti vorranno
parlare sarà la mia medaglia d'oro e non con chi sto
uscendo."
Sorrise a Sasha, che l'accarezzava con un dito dalla fronte al mento,
sollevandolo e portando le labbra verso le sue per un bacio.
"Ti amo," le disse, le labbra ancora contro le sue.
"Ti amo anch'io."
Tre ore e quattro cartoni di cibo tailandese più tardi,
avevano un piano. Se
solo potessimo essere sicuri che funzionerà.
***
Domenica
a tarda sera, in albergo, stavano facendo il
check-out,
gli uomini e le donne della Rock avevano fatto molto bene
ai Nazionali, dimostrando ancora una volta che erano il
migliore
club del paese. Sasha uscì dall'ascensore e si rese conto
che
era uno dei primi ad arrivare. Vagava nella hall e vide Becca Keeler
seduta su uno dei divani, il computer portatile aperto davanti a lei,
cliccando furiosamente. Sembrava essere al lavoro, così
Sasha
sedette sul divano di fronte a lei e tirò fuori un libro che
stava leggendo. Quindici minuti più tardi, sentì
degli
occhi su di lui. Alzò lo sguardo dalla pagina è
trovò Becca guardarlo.
"Ho finito, vuoi vedere?" disse lei, con un sorriso sul suo viso.
"Con cosa hai finito?" chiese alla nuova Elite Junior, medaglia di
bronzo All Around, un
risultato enorme per la ragazza che era stata spostata nell'elite
all'inizio di quell'anno.
"Beh, ho registrato l'evento a casa e mio padre ha impostato il DVR in
modo che i file siano automaticamente inviati al computer. Poi ho
diviso il filmato con iMovie e l'ho utilizzato per mettere insieme un
montaggio di tutte le nostre routine di questo fine settimana.
Ci lavoro da ieri sera e credo che finalmente sia perfetto.
Stavo
pensando che forse potremmo usarlo al Premio Rocky quest'anno? "
Sasha la guardò, non avendo la minima idea di che cosa la
ragazza stesse parlando. Era completamente senza senso per lui.
"Sì, fammi vedere," disse, tendendo le mani per il suo
computer. Becca glielo porse e poi si sedette sul divano accanto a lui,
facendo clic su un pulsante per avviare la presentazione.
Una canzone punk rock che Sasha
non conosceva
cominciò mentre video clip sia della squadra maschile e
quella
femminile di tutto il concorso lampeggiava sullo schermo, prima che si
fermassero sul filmato di Kaylie che si dondolava alle parallele,
ottenendo il suo argento. "Quella sì che era una performance
da
Campione Nazionale in carica, Kaylie Cruz! Medaglia d'argento per
Kaylie sulle parallele e la storia di rimonta dell'anno nella
ginnastica," disse la voce di un annunciatore. Seguì Lauren
sulla trave, che aveva portato a casa l'argento, "Lo fa sembrare
così semplice. Che routine, sì Lauren Tanner
è la nuova medaglia
d'argento alla trave."
Il video cambiò, usando la musica che Sasha riconobbe come
quella della routine al suolo di Emily. Becca aveva messo insieme senza
stacchi dei pezzi da tutti e quattro gli elementi delle routine della
Kmetko, il suo bronzo All Around, unito all'argento del suolo e il
bronzo delle parallele. "Emily Kmetko, la stella in più
rapida
ascesa in questo sport... Che routine alle parallele da Emily Kmetko!
Kmetko... sì! Che volteggio incredibile, l'atterraggio cieco
e
il punteggio, ed Emily Kmetko si porterà a casa la medaglia
di bronzo All-Around, è la
sorpresa di questi campionati! "
Poi il ritmo è rallentò, Becca aveva combinato
Payson
alle parallele e la routine al suolo, il ritmo che incalzava mentre
eseguiva l'esercizio alla trave, vincendo l'oro su tutti e tre gli
elementi, spazzando via Kelly Parker nella seconda giornata di gara. "Oggi
Payson Keeler è qui per vincere,
gente. Guardatela, la potenza e la grazia. Senza errori, assolutamente
impeccabile sulle sbarre... Guardate, Payson Keeler esegue una
grandiosa routine alla trave,
che sarà
sufficiente per l'oro...sta semplicemente volando in questa routine con
una grazia che si può vedere solo sul palco del Lincoln
Center,
sta portando tutto quello è possibile per una ginnasta in
questa
routine... ed ecco, il volteggio in ci è caduta ieri, wow, e
arriva con i piedi in terra e alza i pugni in aria, salutando i giudici
e salutando se stessa. Payson Keeler, il 2011 la Campionessa Nazionale."
Poi la musica è diventò più ruvida,
più maschile mentre un montaggio simile all'inizio
del video iniziò, questa volta con Carter, Austin e Nicky.
Flash delle performance di
Austin e Nicky, ancora una volta, arrivvando primo e secondo
per l'oro e l'argento
All-Around, mettendo in evidenza le prestazioni della medaglia d'oro di
Austin sugli anelli, parallele e suolo, l'argento sui restanti tre.
"Austin Tucker è il miglior ginnasta maschile nel mondo. Se
abbiamo pensato che era bravo a Pechino, se quello che abbiamo visto
stasera è un'indizio, sarà ancora meglio a
Londra." Poi
la musica cambiò, non così dura come quella per
Austin,
ma ancora con un buon ritmo, e nel video comparvero le routine di
Nicky: oro sulle parallele asimettriche e al cavallo con le maniglie,
argento sugli anelli e parallele e bronzo al volteggio. "Nicky Russo,
che spettacolo questa sera, due ori, due argenti e un bronzo, medaglie
su cinque dei sei eventi." E poi Carter comparì dal nulla e
vinse l'oro al volteggio, finendo splendidamente al quarto attrezzo
dell'All Around. "Che cosa danno da mangiare a questi ragazzi a
Boulder? Carter Anderson con uno dei migliori volteggi che si
potrà mai vedere e questo un punteggio gli dà
l'oro nella
competizione e lo spinge appena fuori dal podio in quarta posizione!"
Poi ci fu una piccola sezione, una musica che riconobbe come la
suoneria che suonava quando chiamava il cellulare di Payson. Sorrise
quando alcuni filmati di lui durante la gara comparvero sullo schermo.
Momenti celebrativi con le ragazze, abbracci e cinque, un paio di pugni
sulle spalle con gli uomini, un'immagine di lui, Payson ed Emily
abbracciati mentre i punteggi finali venivano pubblicati. Poi riprese
delle cerimonie di premiazione, le ragazze che ricevevano le loro
giacche della Nazionale e poi i ragazzi. La musica sbiadì
mentre
entrava la voce di Al Trautwig, "Sasha Beloff e le ginnaste del club
Rocky Mountain sono una delle forze più dominanti nello
sport di
oggi. La Rock è venuta a questi Campionati Nazionali e ha
semplicemente spazzato via la concorrenza. Sono i Terminator* della
Ginnastica, il più bel assemblaggio di talento che questo
sport
potrà mai vedere in un club."
Il video si fermò e Sasha sorrise.
"E' stato incredibile, Becca. Hai un vero talento."
Lei si strinse nelle spalle, "Non è stato così
difficile. Pensi che lo userai?"
Annuì, e le diede una pacca sulla spalla, "Assolutamente."
Alzò lo sguardo e la maggior parte dei loro compagni di
viaggio
erano in piedi intorno a loro, guardando il filamto, la maggior parte
di loro con dei sorrisi stupidi sui volti. Avevano vinto ed era una
sensazione incredibile.
Note:
*In originale: Murders
Row che
è il soprannome degli Yankees, la squadra di baseball di NY,
in particolare usato per la squadra del 1927. Era
intraducibile.
L'unica analogia sportiva che mi venica in mente era "diavoli
rossoneri". Quindi mi sono chiesta, quale metafora usare per dire
qualcuno che fa strage della concorrenza? Ed ecco spiegata la mia
traduzione, Terminator. Se avete altre idee, non siate timidi!
Sentitevi libere di criticare Payson per come si è
comportata
con Kelly, è l'unico punto di tutta la storia in cui avrei
voluto dirle "stai facendo la stronza."
Payson entrò nel parcheggio della Rock e
alzò lo
sguardo. Eccolo, il suo striscione, Payson Keeler, Campionessa
Nazionale 2011. Dopo una
settimana che aveva
incluso una parata, meno divertente di quello che era apparsa l'anno
prima, quelle che le erano sembrate diverse centinaia di interviste, il
tutto orribile esattamente
come sembrava, quasi non c'era stato tempo per passare del tempo da
sola con la persona con cui voleva stare, ma ora finalmente aveva
finito. Era
Domenica mattina e non ci sarebbe stato nessuno per ore.
Attraversò velocemente il parcheggio e bussò
leggermente
alla porta del rimorchio. Nessuna risposta. Provò a girare
la
maniglia ed la trovò aperta. In effetti che Boulder fosse un
posto abbastanza sicuro per non chiudere la propria porta,
in fin dei conti chi irrompe in un rimorchio nel parcheggio di una
palestra?
Entrò il trailer e lo vide sdraiato sulla schiena, sul suo
letto,
profondamente addormentato. Payson sorrise e si tolse le scarpe,
scivolando fuori dalla giacca leggera che indossava
e entrò
nel letto accanto a lui. Quasi immediatamente, Sasha rotolò
verso di lei, istintivamente tirando il suo corpo contro il proprio, le
gambe si intrecciarono, i petti premuti insieme. Rimase lì
per
un momento, godendosi la sensazione di essere vicino a lui, prima di
dargli un leggero bacio sul petto e poi un altro, e poi un altro,
muovendosi verso la clavicola e poi sul mento. La mano sulla vita di
Payson si contrasse prima che le dita iniziassero a muoversi contro
la sua pelle. Alzò gli occhi mentre quelli di Sasha si
aprivano.
"Buon giorno," disse Payson, prima di strofinare le labbra contro le
sue. Sasha approfondì subito
il bacio, la mano libera le teneva il dietro
della testa, il pollice le accarezzava la nuca.
"Mmm, buongiorno," ripose, lasciandola andare. Payson
poggiò la testa sulla sua spalla. "Mi sento come se non ti
avessi visto tutta la settimana."
Sospirò, "E' molto vicino alla verità. Ma adesso
è
finita. MJ va a casa domani e allora le cose possono tornare alla
normalità."
"Parlerai con i tuoi genitori stasera?" chiese, la sua mano
scivolò sotto la maglietta sul suo fianco, accarezzando
dolcemente la pelle.
"Sì, ho trovato a malapena il tempo per respirare questa
settimana, per non parlare di riuscire ad accenargli il discorso. Ho
fatto qualche ricerca e penso di aver trovato un'ottima soluzione.
Posso sicuramente permettermela. Ho intenzione
di parlare prima con
MJ in
merito e lascierò a lei la patata bollente."
Rimasero fermi per un paio di minuti, assaporando la pace e la
tranquillità, fino a quando un forte gemito dallo stomaco di
Sasha li interruppe. Payson rise e si strinse nelle spalle. "Colazione?"
Due ore dopo, erano entrambi nel centro fitness, lui su una cyclette,
lei correva sul tapis roulant, tenendo sotto controllo il suo battito
cardiaco. Sentì una fitta al ginocchio e aggrottò
la
fronte, fermando la macchina e scendendo.
Sasha si fermò a metà pedalata, "Il ginocchio?"
chiese, col viso preoccupato.
Payson fece cenno di sì, "La risonanza magnetica era pulita,
Sasha, smettila di preoccuparti. Mi fa male solo a volte. Questo non
è come la schiena. Sai che devo lavorare con questo tipo di
dolore."
Annuì, afferrando un asciugamano e asciugandosi la fronte,
prima
di lanciarlo verso di lei, mentre anche Payson si asciugava il sudore.
"Vieni, facciamo un po' di stretching prima di lavorare su una
rotazione."
Entrarono nella palestra, discutendo su come lavorare alla sua
diagonale quando entrambi si fermarono, vedendo MJ
in piedi
accanto alle parallele dove Austin Tucker stava eseguendo il suo
esercizio. Austin smontò, facendo un passo indietro di
grandi
dimensioni.
Sasha aggrottò la fronte, "Guarda i tuoi fianchi," lo
ammonì e Austin alzò lo sguardo e
annuì.
"Buongiorno, Payson, Coach Beloff," disse MJ con
un sorriso ironico. "Proprio la ragazza che stavo cercando. Scusami un
attimo, tesoro," disse lei, con un breve colpetto sulla spalla di
Austin prima di camminare nella loro direzione.
Payson era già seduta sulla stuoia, facendo stretching e poi
sdraiandosi sulla schiena, per aiutare
Sasha nel suo lavoro sulle ginocchia, con una mano sulla parte interna
della coscia, l'altra sul retro del polpaccio mentre lo ruotava per
lei. MJ era sul bordo del tappeto. "Volevo parlare con te della tua
mancanza di impegni coi media nel mese prossimo."
Payson sospirò quando sentì la tensione lasciare
il suo
ginocchio sotto le mani di Sasha. "E allora, MJ? Hai sempre saputo che
questo era l'accordo. Faccio queste cose a modo mio. Smetterla con le
interviste danneggierà i miei ingaggi?"
"No, ma non li aiuterà nemmeno," disse. "Potresti guadagnare
milioni, Payson. Tu sei il sogno di ogni sponsor. Sembri nella parte,
reciti la parte, vinci, e la tua reputazione è perfettamente
pulita. Ti amano."
Sasha liberò la gamba e le tese una mano per aiutarla ad
alzarsi. Lei la prese e si alzò, scuotendo la gamba e poi
spostando tutto il suo peso sul ginocchio. Se lo sentiva a
posto. "Quanto ho guadagnato l'anno scorso?" chiese.
"Un milione e sette," rispose MJ senza esitazione.
"E quanto farò quest'anno?" chiese mentre Sasha faceva un
passo
avanti che le permetteva di appoggiare la gamba contro la sua spalla
mentre la stendeva completamente. I loro occhi si incontrarono e quelli
di lui brillavano maliziosamente.
"Tre e cinque," disse MJ, un
sorriso consapevole che le attraversava il viso. "Non è
questo
il punto, Payson. Il denaro è denaro, ma l'immagine
è
tutto. Stai iniziando a sembrare inavvicinabile, in realtà
lo
seio già. Diversi mezzi di informazione erano preoccupati
quando
hai rifiutato le loro richieste di intervista."
Sasha fece un passo verso di lei, spingendo la gamba in alto, i loro
corpi a diretto contatto, "Ed essere
inavvicinabile è
brutto?" chiese.
MJ alzò gli occhi, "Con tutto il rispetto, Coach Beloff, ma
questa non è la tua area di competenza."
Payson sbuffò, "E' esattamente la sua area di competenza,
era
l'atleta inaccessibile per eccellenza," disse. "La gente era
terrorizzata da lui, lo sono ancora in
realtà."
MJ strinse gli occhi. "Che cosa stai dicendo, Payson? Stai prendendo
una decisione consapevole di alienare i media?"
"Sto dicendo che io non sono esattamente sconvolta dal fatto che i
media pensano che io sia inaccessibile. Che non ne ho bisogno e non
voglio averne bisogno. Sono qui per un altro anno a fare ciò
che
amo, non la mucca fabbrica soldi per i giornalisti. Dì loro
quello che vuoi, MJ. Che non me ne frega un cazzo o che mi sono
concentrata sulla mia formazione, ma in ogni modo ho finito con la
confusione dei media. L'ho fatto ieri. Inoltre, non sono quella ragazza
perfetta che pensano e non ho intenzione di cercare di vivere a quel
livello impossibile. "
MJ alzò le mani, sconfitta, "Bene. Sto solo facendo il mio
lavoro," disse.
Payson annuì, "Lo so, e parlando del tuo lavoro, ti
dispiacerebbe un incontro con me e con i miei genitori, questa sera
verso le sette per discutere di qualcosa?"
Il suo agente annuì, "Cosa?"
Payson sorrise, "Ho intenzione di comprare una casa, una bifamiliare in
realtà, vicino al lago."
MJ strizzò gli occhi, "Pensavo che andassi molto d'accordo
con i tuoi genitori. Vuoi andartene di casa?"
Payson annuì, "Vado molto d'accordo con loro, ma ho quasi
diciotto anni e se non stessi facendo questo," fece un cenno quello che
li circondava, "Starei preparandomi per andare al college in questo
momento. E' tempo che me ne stia un po' da sola. "
"Hai un posto in mente?"
"Sì, ho tutte le informazioni. Si tratta di un nuovo
edificio in riva al lago."
"Diventeremo vicini di casa, Keeler?" Austin chiese mentre si
avvicinava al gruppo.
"Quasi vicini," gli disse.
"Va bene, basta, come ti senti il ginocchio?" chiese Sasha.
Si chinò e lo piegò, prima di annuire,
"Fantastico.
Andiamo avanti," rispose Payson, andando verso la trave. "Ci vediamo
più tardi, MJ."
"Ho un appuntamento a cui devo andare," disse MJ, guardando l'orologio.
"Ci vediamo alle sette," disse a Payson, prima di muoversi verso
Austin. Gli diede un lungo bacio sulla guancia e gli
sussurrò
qualcosa. Come le sue labbra gli sfiorarono la guancia, le porte della
palestra si aprirono e un flusso di elite della Rock iniziarono a
entrare. Kaylie per prima, seguita da vicino da Nicky. Payson
ipotizzò fossero rimasti in macchina il tempo sufficiente
per
evitare il sospetto si essere arrivati insieme, poi Carter ed Emily,
che chiacchieravano insieme e poi finalmente Lauren. La Domenica era
sempre stata relativamente tranquilla alla Rock, ma il fatto che
mancava solo un anno alle Olimpiadi aveva
colpito la maggior parte delle ginnaste. Erano in dirittura d'arrivo
per così dire.
Tutti e tre la guardarono allontanarsi. Austin diede una pacca sulla
spalla Sasha, "Non ti ho mai ho detto grazie, vero?" chiese e Sasha
rise.
"Non ringraziarmi, ancora," mormorò Sasha.
Payson vide gli occhi di Austin saettare
su
Kaylie, che era stata a fissarli con la bocca in una linea dura, mentre
Nicky le parlava. "Stai facendo un gioco pericoloso,"
mormorò ad
Austin, mentre Kaylie finalmente si focalizzava nuovamente su Nicky.
"Anche tu," disse Austin, ma i suoi occhi non si staccavano Kaylie.
"Payson, abbiamo intenzione di iniziare questa rotazione oggi?"
gridò Sasha dal
bordo del tappeto.
"Scusa," replicò e si spostò verso la trave.
***
Era raro per Kim
Keeler avere tutta la famiglia a tavola per la cena. Persino
"il giorno della famiglia", la Domenica, era
finito da tempo con il trasferimento di Mark in Minnesota e con Payson
e Becca ad allenarsi come
ginnaste d'elite, ma la cena della Domenica era qualcosa su cui aveva
insistito e con Mark a casa per festeggiare il successo delle ragazze
ai Nazionali, era stato una delizia.
Avevano mangiato per circa venti minuti, aveva fatto il piatto
preferito
di Becca, petto di tacchino arrosto, carote e tortino di patate, quando
Payson posò la forchetta. "C'è una cosa di
cui voglio parlarvi."
Mark guardò dall'altra parte del tavolo e si
asciugò la
bocca con il tovagliolo, "Sembra serio," disse, la sua espressione
affettuosa.
Payson gli sorrise e anche Kim sorrise, Payson era sempre seria "Lo
è, in effetti. Ho pensato di fare qualcosa e volevo parlarne
con voi prima di dare a MJ il via libera."
Kim focalizzò la sua attenzione sulla figlia maggiore, "Il
via libera per fare cosa?"
"Ho deciso di acquistare una casa, una bifamiliare in
realtà, in
riva al lago. Avrei preferito una villetta, ce ne sono alcune belle
vicino a Austin, ma non so per quanto tempo sarò a Boulder
dopo
le Olimpiadi," la sua voce si spense, anche se sembrava che ci fosse
qualcos'altro.
Non molto sorprendeva più Kim Keeler, ma quello l'aveva
scioccata. "Una casa? Payson," si intrerruppe, ben chiaro cosa
intenedesse. Non c'era possibilità la figlia diciottenne
stesse
per comprare una casa. E quello che aveva detto di non restare a
Boulder? Che cosa stava succedendo?
"Ascoltami," disse. "Avrò diciotto anni tra due settimane.
Se
non mi stessi allenando per essere un ginnasta olimpica sarei
già al college, e vivrei in un dormitorio. Non è
molto
diverso, a parte che sarà molto più piacevole."
Mark aggrottò la fronte, "Una casa, però.
Davvero, Payson, non pensi che sia un po' troppo?"
"Voglio farlo e c'è un'altra cosa che voglio fare."
Kim alzò le sopracciglia. Che altro poteva essere? "E cosa?"
"Voglio pagare il mutuo della casa. E prima di dire di no, voglio che
voi sappiate quanto apprezzo ogni sacrificio che avete fatto per
aiutarmi ad arrivare a questo punto. So quanti soldi avete
probabilmente perso perché ci siamo trasferiti qui e poi
papà, è stato licenziato. È giusto.
Tutti e due,
tutti e tre in realtà, avete sacrificato così
tanto per
me."
Mark scosse la testa, "Payson, lo abbiamo voluto fare. Non me la sento
proprio di prendere i tuoi soldi."
Payson non mollò, "Ma è il nostro denaro.
Tutti noi
l'abbiamo guadagnato insieme. E' stupido lasciare marcire i soldi in un
conto in banca." Kim mise una mano su quella di Mark e l'uomo volse lo
sguardo alla moglie. "Per favore, lasciamelo fare."
"Stai davvero comparndo una casa?" Becca chiese a un tratto. Payson
annuì, "E' così fico. Potrò venirci a
dormire?"
Improvvisamente si sentì bussare alla porta d'ingresso.
"Beh,
chi potrebbe essere?" disse Kim. Posò il tovagliolo e si
alzò per rispondere.
"Probabilmente è MJ. Le ho chiesto di venire questa sera e
di
incontrarsi con noi per parlare di tutto e così avrei potuto
darle le informazioni sulla casa che voglio," Payson
rabbrividì
per come Kim la guardò, infastidita da morire per essere
stata
vittima di un agguato.
Due ore più tardi, MJ lasciò la casa,
con i contratti
firmati e appena Kim chiuse la porta alle spalle dell'agente, storse le
labbra preoccupata. Tornò in cucina, dove Mark e Payson
erano
seduti. Mark stava guardando la brochure per la casa che Payson stava
cercando di acquistare. Era più di una bifamiliare in
realtà, con una facciata in pietra e due box auto.
Raffinato, ma
sicuramente costoso, soprattutto dal momento che si affacciava sul
lago. Che cosa era successo a sua figlia? In passato aveva sempre
scherzato sul fatto che Payson fosse una trentenne nel corpo di una
ragazza adolescente, ma questo era qualcosa di diverso.
Studiò
con cura la giovane donna. C'era qualcosa di diverso, ma non era
necessariamente una differenza negativa, era nel modo in cui si era
occupata di se stessa. Era stato strano.
Kim si avvicinò al tavolo e si sedette. "Ho un dubbio,"
disse,
prendendo la brochure tra le mani. "E' per Austin? Traslochi a causa
sua?"
Payson rise. Rideva davvero. Poco più di un anno fa sarebbe
arrossita o avrebbe balbettato o roteato gli occhi "Mamma, non so che
altro posso dire per farti credere che non sono coinvolta con Austin
Tucker. Infatti, dopo che MJ se ne è andata da qui, la sua
prima
tappa sarà stata probabilmente casa di Austin per uh - dire
addio, in maniera appropriata."
Mark strizzò gli occhi in confusione, "Dire addio,
appropria-oh!" Si lasciò sfuggire una risatina.
"Cu-cu-ca-choo,
Mrs. Robinson,"* canticchiò.
Payson sogghignò, "Esattamente. Austin e io siamo solo
amici,
inoltre se si trattasse di lui, andrei da lui, invece di spendere un
quarto di milione di dollari."
Mark sembrava completamente atterrito all'idea che la figlia vivesse
con qualcuno, ma Kim lo precedette, "Vuoi dire che Austin e MJ sono..."
Si interruppe e cominciò a ridere. A quanto pare essere
sorpresa
era stato il tema della serata. "E' davvero questo quello che vuoi
fare, Pay?"
Sua figlia annuì, "Esatto."
"Bene, allora, domani, dopo l'allenamento andremo a dare un'occhiata,
insieme," disse Kim menter il viso della figlia che si illuminava in un
sorriso. "Ora, cosa volevi dire prima, sul non essere sicura di quanto
tempo resterai a Boulder?"
Il sorriso di Payson scomparve mentre si imbarazzava e arricciava il
naso. Ah,
c'è qualcosa allora!
"Non lo so. Credo di aver sempre pensato che tu e papà
sareste
voluti tornare in Minnesota alla fine. Dopo le
Olimpiadi voglio
andare al college e penso che forse voglio iniziare ad allenare."
"E non si poteva fare a Boulder? Sono sicuro che Sasha avrebbe un
lavoro per te alla Rock," suggerì Mark
e Kim annuì.
"Papà, pensi davvero che Sasha rimarrà alla Rock
dopo le Olimpiadi?" chiese Payson.
Kim si accigliò. Non l'aveva considerato. "Perché
non dovrebbe?"
"E' venuto alla Rock per allenare noi: me, Emily, Lauren e Kaylie ed
ora Austin, Nicky e Carter. Siamo la sua squadra dei sogni. Dopo il
2012, sarà tutto finito. E' troppo bravo per essere un
allenatore di un club al centro del Colorado. L'unico motivo per cui
litiga con il nostro Comitato Nazionale è perché
crede in
noi come una squadra. C'è un motivo per cui vive in un
rimorchio, e non è perché gli piacciono gli spazi
ristretti. E' perché non resterà."
"Ti ha detto tutto questo?" Kim chiese, confusa.
Payson scosse la testa, "Non ce n'era bisogno." Improvvisamente, il
telefono di Payson ronzò in tasca. Guardò il
messaggio e
aggrottò la fronte. "E' Kaylie, lei - Faccio un salto
laggiù, problemi di ragazzi," disse e sorrise ai suoi
genitori.
Kim guardò la figlia alzarsi e lasciare la stanza, la
preoccupazione impressa sul suo viso mentre Payson afferrava le chiavi
della macchina e usciva di casa.
"Wow," disse Mark dopo un momento. "Una casa." Prese
di nuovo la brochure e la sfogliò.
Kim scosse la testa, "Non possiamo dire di no, vero?" gli chiese di
raggiungendolo attraverso il tavolo per afferrare la sua mano. Lui
scosse la testa, "So che non è possibile, ma andare via di
casa. Pagare il nostro mutuo? Tutto questo non ti preoccupa un po'?"
"In che senso?"
"E' questo quello che vuole? E' una cosa enorme, una casa e poi sta
parlando non restare a Boulder! Mark, sembra che lei abbia questo piano
di tutta la sua vita che non ha condiviso con noi, che non ha davvero ancora
condiviso con noi. Praticamente ci ha preparato
un'imboscata stasera, chiedendo a MJ di venire, con la maggior
parte del lavoro d'ufficio fatto. Tutto questo non ti preoccupa? " Kim
si sentì un po' stupida, forse stava esagerando, ma c'era
qualcosa di strano in tutta la faccenda, come se mancasse qualcosa,
anche se non aveva idea di quello che poteva essere.
Mark scosse la testa, "Penso solo che sia arrivato il momento di
affrontare i fatti, Kim. La nostra bambina, è cresciuta.
Penso
che lo sapessimo da un po' di tempo. Avrà diciotto anni la
prossima settimana. E' abbastanza grande per votare, abbastanza grande
per arruolarsi nell'esercito e abbastanza grande per comprare una
casa," disse, alzando la brochure. "Ha fatto più soldi
l'anno
scorso di me negli ultimi dieci messi insieme. E' cresciuta in una giovane
donna bella, di successo, con la testa sulle
spalle e non potrei essere più orgoglioso."
Kim sorrise a suo marito, "Mi sento come se fosse successo tutto
così in fretta e mi sento stupida per non essermene accorta."
Si strinse nelle spalle, "A volte vediamo quello che vogliamo vedere e
non ciò che è veramente lì".
Si alzò e si diresse verso di lui, "Sei sempre
così
saggio?" chiese, passando le dita tra i capelli e chinandosi a baciarlo
leggera.
Lui annuì e portò le sue labbra di nuovo contro
le sue.
"Ugh, disgustoso," sentì Kim dall'ingresso della cucina,
"quando
avete finito con i baci, posso invitare Lilly a dormire? Dovremmo
portarla
domani mattina alla Rock," chiese Becca, spingendo fuori il labbro
inferiore.
Kim annuì e Becca uscì dalla stanza, "Una
è andata, manca l'altra."
Note:
*Cu-cu-ca-choo,
Mrs. Robinson: ritornello di una canzone di
Simon e Garfunkel, tema de "Il Laureato" in cui Dustin Hoffman ha una
relazione con la madre della sua ragazza, la sig.ra Robinson, di molti
anni più vecchia di lui. (chi la conosce l'avrà
cantata nella sua testa. ci scommetto.)
E scusate tanto il ritardo, ma l'università mi tira per i
capelli.
aria
Austin Tucker non poteva dire di essere felice,
ma non poteva
nemmeno dire di essere infelice. In quel momento avrebbe detto di
essere più felice che infelice, tutto il suo corpo faceva
piacevolmente male mentre
si sdraiava con
la schiena contro il cuscino con un sospiro,
guardando MJ
tirarsi su il vestito. Riemettendosi i vestiti era sexy quasi allo
stesso
modo di quando li aveva tolti. La loro relazione, se si poteva chiamare
così, era puramente fisica e gli andava bene. Non aveva
bisogno
di legami emotivi così vicino alle Olimpiadi. Sarebbero
state le
sue seconde Olimpiadi e ci sarebbe andato con un enorme bersaglio sulla
schiena. A Pechino era stato un quasi sconosciuto, proveniente dal
nulla per vincere l'All-Around, sfruttando alcuni errori dei favoriti.
Poi ai Mondiali, la sua migliorata routine
alle parallele
lo aveva catapultato alla vittoria. Le Olimpiadi sarebbero state tutta
un'altra storia e doveva essere preparato fisicamente e mentalmente.
MJ si avvicinò al letto, dandogli le spalle, "Mi tiri su la
zip,
tesoro?" chiese, la parte posteriore del suo vestito ancora aperta.
La raggiunse e alzò la cerniera, coprendo la pelle liscia
color
moka con la seta nera. "Grazie," disse, prendendo la borsa dal suo
armadio. "Devo andare, il mio volo parte tra un'ora."
Austin annuì, scalciando i piedi fuori dal lato del letto.
La biancheria intima era sul pavimento ai suoi piedi e se la
infilò in fretta, accompagnandola alla porta di casa.
"Ci vediamo tra un paio di settimane," disse, baciandola velocemente.
"Fai buon un volo."
Aprì la porta e il respiro gli si mozzò in gola.
C'era
Kaylie Cruz, la mano alzata per suonare il campanello. Il suo cuore
cominciò a correre. "Kaylie," disse, sentendo
immediatamente un vortice tensione.
"Ehi Austin," disse mentre teneva gli occhi fissi su MJ. "MJ".
"Ciao Kaylie," rispose MJ, facendole un cenno mentre usciva, con passo
rapido verso la sua macchina, completamente ignara della tensione o
ignorarandola deliberatamente, Austin non ne era
sicuro.
Entrambi restarono lì, senza dire una parola mentre
guardavano MJ far uscire l'auto a noleggio dal suo vialetto.
Infine, Kaylie si voltò verso di lui, "Wow, non mi ero resa
conto che le cose fossero progredite fino a questo punto," disse, gli
occhi concentrati sul suo stato di abbiglaimento.
"Kaylie, io," si interrupe, chiedendosi perché si sentiva
come
se le dovesse una spiegazione, quando in realtà non doveva.
Era
lei che lo aveva tagliato fuori dalla sua vita. Non doveva sentirsi in
colpa per andare avanti.
"Hai intenzione di invitarmi?" chiese e lui la fissò, non
credendo davvero a quello che gli stava chiedendo.
"Umm, sì, entra," disse, facendo un passo indietro e
permettendole di entrare nel corridoio d'ingresso. Chiuse la porta e si
accigliò, non sapendo cosa fare in quella situazione. Cosa
ci
faceva lì? Era cambiato qualcosa? Tutto ciò che
riguardava il suo rapporto con Kaylie Cruz lo confondeva. Lei era
l'unica ragazza che avesse mai incontrato che gli faceva qull'effetto,
anche rispetto alle altre ragazze complicate della Rock che lo avevano
fatto andare a Boulder all'inizio. Lauren era la più
semplice di
tutte, quasi gridava per avere l'attenzione in qualsiasi modo
possibile. Emily non era confusa affatto, soprattutto dopo aver avuto
modo di conoscerla un po'. Era solo un po' fragile, anche se fingeva
benissimo. Payson, era quello che si vedeva, concentrata e
appassionata, di tutto nella sua vita. Ma Kaylie, era un enigma, a
volte calda a volte fredda, sicuramente consentiva alle influenze
esterne di avere effetto su di lei, non solo in palestra, ma in ogni
ambito della sua vita, era così che l'anoressia era iniziata.
"Hai intenzione di indossare qualcosa?" chiese, guardando lontano da
lui, evidentemente a disagio.
Scosse la testa. Non era in vena di accontentarla. In
realtà era felice di vederla contorcersi un po'.
"No. Ora,
cosa posso fare per te?"
"Volevo scusarmi," disse lei, ancora non guardandolo.
La guardò incredulo, "Per che cosa?"
"Per come ti ho trattato dopo che siamo tornati a casa. Eri
lì
per me quando non c'era nessuno e mi sono comportata come se non
significasse nulla. Voleva dire qualcosa. Mi dispiace."
Austin si strinse nelle spalle, "Non c'è bisogno di
scusarsi, Kaylie," disse.
"Sì, c'è," cominciò, ma lui la
interruppe.
"No, non c'è, perché ho fatto quello che chiunque
altro
nella mia situazione avrebbe fatto, niente di più, niente di
meno. Tu non mi dovevi niente. E non mi devi niente." Non era vero e lo
sapevano entrambi. Lui le aveva detto che avrebbe potuto innamorarsi di
lei e lei sapeva che era serio. Almeno gli doveva una spiegazione.
Kaylie lo guardò e annuì, "Pensi, forse, potremmo
essere amici?"
Austin fece una smorfia alla parola. Amici. Era un destino peggiore
della morte. "Io non credo che sia possibile, Kaylie."
"Non capisco," disse, la fronte corrugata, confusa. "Siamo entrambi
andati oltre. Io sto con Nicky e tu stai con MJ."
La sua confusione sarebbe stata adorabilmente ingenua se non lo avesse
fatto infuriare così tanto. "Oltre cosa? Non siamo mai stati
insieme, Kaylie. Mi hai fatto letteralemente impazzire e poi un giorno
mi hai tagliato fuori da tutto." Cercò di mantenere il tono
moderato, stringendo i denti per trattenersi dal gridare. "Non riesco
ancora a capire cosa sia successo e, francamente, non sono sicuro di
volerlo. Sei andata oltre, grande. Vai avanti, ma diavolo, lasciami
fuori." Doveva andarsene, si girò e camminò lungo
il
corridoio verso la cucina, prima di perdere completamente la testa.
Sembrava che Kaylie non avesse intenzione di rinunciare così
facilmente. Lo seguì. "Non capisco per niente. Ti ho detto
quello che è successo. E' solo che - Sto con Nicky. Io lo
amo."
Si voltò, "Allora che diavolo ci fai qui chiedendo la mia
amicizia?"
"Sei amico di Payson ed Emily," rispose, arricciando le labbra, come se
avesse ottenuto una vittoria.
"Non è la stessa cosa," disse, con un'espressione frustrata.
Lei alzò gli occhi, "Certo che lo è. Prima eri
interessato ad entrambe e ora siete amici."
Austin la fissò duramente, cercando di capire
se credeva
veramente a quello che stava dicendo. "Da dove ti è uscita
questa roba? Sono stato interessato a Emily per circa cinque secondi
prima di rendermi conto che non avrebbe funzionato e, come per Payson,
che non sarebbe mai successo. Tu eri l'unica che mi interessava,
Kaylie. Non ho intenzione di far finta che non mi importasse di te, che
non mi importi ancora di te, ma ho finito con l'essere trattato come
una merda. Non voglio essere tuo amico." Il suo tono suggeriva che
volesse essere più di un amico.
"Austin," disse, la voce cauta.
Gemette per la frustrazione, "Vedi, ci torniamo di nuovo, faccio un
vago riferimento al fatto che sento qualcosa per te e ti
allontani, con quello stupido tono di voce come stessi rimproverando un
bambino. Se non mi vuoi allora dillo, metti fine alle mie sofferenze."
Kaylie fece un verso incredulo, "Sì, sembravi
davvero
infelice, Austin. Tu e MJ stavate solo... stavate...e le persone non
fanno... sai una cosa? Come ti permetti di dire che hai dei
sentimenti per me quando vai a letto con qualcun altro? La nostra
agente per la precisione."
"Tecnicamente non è più la tua agente,"
replicò,
solo per essere sarcastico. "Tuo padre l'ha licenziata dopo il ricovero
in ospedale, per cosa? Esaurimento? Sì, era tutta colpa di
MJ,
non è vero? Non ti rappresenta lui ora?"
Kaylie strinse gli occhi e scosse la testa, "Sai cosa volevo dire."
"Bene, qualunque fosse, perché sei così
arrabbiata? Non
per qualcosa che ha a che fare con me, quindi perché
dovrebbe
darti fastidio con chi vado a letto?"
"Non mi da fastidio, spero solo che MJ non scopra che hai dei
sentimenti per qualcun altro," disse, la voce grondante di
superiorità.
Austin ne aveva abbastanza. Aveva raggiunto il limite. "A MJ
non
importa se sento qualcosa per qualcun altro." Si avvicinò a
lei
con ogni parola. "Tutto quello che la preoccupa è come la
faccio
sentire quando siamo insieme." Incombeva su di lei, i loro corpi quasi
si toccavano. "Si preoccupa solo di come faccio
reagire
il suo corpo. Nicky lo fa per te, Kaylie? Ti fa urlare il suo nome come
lei ha urlato il mio non più di quindici minuti
fa?"
chiese, a bassa voce. Si chinò, le labbra appena sopra le
sue.
Kaylie chiuse gli occhi, in attesa del contatto, ma Austin si
tirò indietro e poi si allontanò, lasciandola
lì
in piedi, con la bocca sollevata in attesa.
Scosse la testa per schiarirsela e quando Kaylie finalmente
aprì
gli occhi, non riuscì a guardarla, "Vattene, Kaylie," disse,
con
la voce strozzata per lo sforzo.
Kaylie aprì la bocca e lui scosse la testa, "Ho detto, vattene."
La guardò andare, le spalle rigide e il mento in aria.
Subito dopo era
uscita dalla porta e aveva sceso i gradini correndo verso la sua auto.
Austin se ne pentì subito, ma cosa avrebbe dovuto fare?
Baciarla
e poi? Lo avrebbe messo di nuovo da parte per
l'opzione sicura?
Quello che non le faceva provare troppe emozioni? No, Austin Tucker
aveva chiuso con l'essere utilizzato da Kaylie Cruz.
***
Sasha
aprì la palestra mentre Payson finiva di sistemare
i piatti della colazione. Gemette ad alta voce quando nella
porta a vetri vide il riflesso della macchina
di suo padre entrare nel parcheggio. Che diavolo ci fa il
vecchio qui? Boris, incredibilmente arzillo per i
suoi sessanta e passa anni, balzò fuori dalla macchina e
guardò suo figlio.
"Dobbiamo parlare," disse. Non c'era alcuna scelta e non c'era spazio
per la discussione.
Sasha aprì la porta e fece cenno con la mano verso l'interno
della palestra, "Sii mio ospite," disse, mentre suo padre lo sorpassava.
"Sasha," sentì Payson chiamarlo mentre gli si avvicinava.
"Tuo padre è qui?" chiese, anche se non era una domanda.
"Sì, vuole parlare con me," rispose. "Vai avanti e
iniziare
gli esercizi cardio, usa la macchina ellittica, non aggiungere stress
al ginocchio. Ti raggiungo tra un po' e potremo iniziare la rotazione."
Payson si accigliò, "Pensavo che forse mi dovrei unire a
voi. Se
sta per farti una ramanzina, forse dovrebbe farla anche a me."
"Payson," disse, scuotendo la testa. "Io non credo che sia una buona
idea."
Lei si strinse nelle spalle "Non ho intenzione di lasciare che ti
prenda tutta la colpa. Inoltre, potrebbe trattenersi un po' se
ci
sono anche io."
Sasha sorrise, "Se lo dici tu, amore."
Sasha non si era sbagliato. Boris aveva urlato per dieci minuti di
fila. Era stato per lo più incomprensibile, rumeno e inglese
maccheronico fusi insieme creando una lingua che Sasha aveva cercato di
interpretare per tutta la vita.
Poi, improvvisamente, la voce di Boris divenne chiara, "State facendo
sesso?"
Sasha, che era rimastato seduto permettendo al padre di sfogarsi,
alzò bruscamente
lo sguardo. "Basta," disse, guardando Payson che aveva assunto diverse
sfumature di rosa. "Basta. Capiamo che sei preoccupato. Capiamo che sei
arrabbiato e ho capito sei deluso da me. Sono deluso da me anche io,
che non sono riuscito trattenermi e aspettare ..."
Payson si intromise, "Non eri solo tu," disse con calma, mettendo una
mano sulla spalla con delicatezza, passando le dita oltre la nuca,
infilandole nei suoi capelli. Sasha girò la testa verso di
lei e
incontrò il suo sguardo. Lei gli sorrise, "Sono stata anche
io.
Eravamo tutti e due," disse, poi si voltò verso il padre.
"Non
era solo Sasha."
Boris la guardò fisso, ma Payson mantenne lo sguardo con
fermo.
"Forse è così, ma è imperdonabile.
Deve finire."
Sasha guardò suo padre con una luce severa negli occhi, "Non
sta a te deciderlo, papà."
Boris sbuffò, "Lei è troppo giovane. La legge
dice che questo non può accadere. Quindi deve finire."
Payson annaspò, "L'età del consenso legale in
Colorado
è diciassette anni e ne compirò
diciotto la prossima
settimana," sparò nella sua direzione, poi
alzò gli
occhi al cielo, sventolando le mani in aria. "Vado ad allenarmi, i
Mondiali sono tra due mesi e le Olimpiadi sono tra
meno di un anno."
Sasha soffocò una risatina all'espressione sul volto di suo
padre mentre Payson girava sui tacchi e usciva dall'ufficio.
Entrambi la guardarono allontanarsi e rimasero in silenzio per un
attimo, prima che Boris dicesse, "Tu ami quella ragazza?"
Non era una domanda, ma Sasha rispose comunque. "La amo. E' da pazzi,
ma è così."
"E lei ti ama?" Boris chiese, un cipiglio ancora ad adombrargli il suo
volto.
"Penso di sì," disse Sasha. "Lei dice di sì."
Boris annuì e si diresse verso le finestre che si
affacciavano sulla palestra, guardò per
un momento Payson eseguire
il suo circuito, in fase di riscaldamento per l'allenamento della
giornata e poi si voltò di nuovo verso Sasha, "Per
molti
versi mi ricorda tua madre."
La bocca di Sasha si alzò leggermente, mentre suo padre
faceva
eco ad un pensiero che gli entrava regolarmente in testa. "Lo so."
Boris emise un sospiro. "Stai facendo attenzione?"
Sasha scosse la testa e ringraziò che Payson non fosse nella
stanza. "Non facciamo - non andiamo a letto insieme. Non voglio
chiederglierlo. Lei non è pronta e io sono più
che
disposto ad aspettare..."
Le sopracciglia di Boris scomparvero tra i capelli, "La pazienza non
è mai stato uno dei suoi tratti forti, figliolo."
Sasha si strinse nelle spalle, "Ne vale la pena."
"Può essere," ammise
il padre, con una scrollata di spalle.
Sasha scosse la testa, "E' la mia compagna in tutti i sensi della
parola, papà. E' un pessimo momento, lo so, ma nè
io
nè lei possiamo cambiare la situazione."
La bocca di Boris si contrasse in una smorfia e annuì,
"Onestamente, figliolo,
oggettivamente,
c'è una libertà in lei che io non riuscivo a
capire. Ha
una tale energia* quando compete e penso che forse,
è
merito tuo. La rendi grandiosa."
Sasha scosse la testa. Quello semplicemente non era vero. Payson era
una grande ginnasta molto prima che arrivasse lui. "E' sempre
stata
grandiosa, papà."
Boris alzò una mano per farlo tacere, "Non così.
Nessuno
è mai stato così. Non Nadia. Nessuno. Ha, come si
dice,"
mormorò qualcosa in rumeno, rivolgendosi al figlio per
chiedere
aiuto.
Sasha gli fornì la parola, "Fuoriclasse."
"Sì, è riuscita a surclassare il mondo e non
è
solo per la sua preparazione fisica e tecnica. Lei è
diversa, ed
è grazie a te. A voi due insieme. E' qualcosa di
molto
speciale. Non rovinarlo."
Sasha annuì, "Non lo farò." Improvvisamente,
Sasha
sentì il bisogno di qualcosa che non aveva voluto per
più
di dieci anni, ma che aveva cercato per tutta la sua adolescenza.
Voleva l'approvazione di suo padre. "Allora, lei ti piace?"
Boris lo guardò, la sorpresa scritta sul viso. Sasha
incontrò gli occhi di suo padre restando serio. Infine Boris
annuì, "Payson è una brava ragazza. Mi piace
molto. Tua
madre avrebbe approvato."
Il momento era finito prima che potesse davvero coinvolgerli. Sasha si
alzò dal suo posto alla scrivania e fece un cenno a suo
padre,
"Devo andare a farle iniziare la sua rotazione e le altre arriveranno
presto."
Boris annuì, "Ci vediamo la prossima settimana agli
allenamenti della squadra nazionale. Quest'anno
avremo le
selezioni per i Mondiali qui, tra due settimane da Venerdì.
Puoi
far sapere a Becca Keeler che è stata selezionato per i
giochi
Panamericani? Vorrei per vedere come si comporta a livello
internazionale."
Sasha sorrise, pensando a come sarebbe
stata eccitata la famiglia Keeler. "Glielo
dirò oggi."
"Inoltre, devo parlarti di Kaylie e Lauren," aggiunse.
Sasha serrò la mascella. Sapeva che sarebbe venuto fuori.
Anni
prima i giochi Olimpiaci avevano cambiato la formazione per la finale a
squadre da un team di sette atlete, in cui sei atlete avrebbero
gareggiato su ogni apparecchio, a squadre di sei atlete, in cui
le migliori tre in ciascun evento avrebbero gareggiato
nell'All around. Quell'anno, i Campionati del Mondo avrebbero seguito
la
stessa regola, per creare un sistema più semplificato. Dopo
i
Nazionali di quell'anno, Payson, Kelly Parker e Emily Kmetko si erano
qualificate come le tre migliori ginnaste americane All-Around. Cosa
che lasciava tre posti nella squadra da mandare ai Campionati del Mondo
per gli attrezzi singoli. Ragazze che si erano distinte eccelentemente
in uno o due eventi, ma non tutti e quattro.
"Vuoi che ne parli con loro o preferisci farlo tu?" chiese Sasha.
Boris annuì, rendendosi conto che Sasha aveva capito. "No,
voglio parlarci io. Tu sei l'allenatore del loro club. Devono sentire
che sei al loro fianco in tutto. Voglio Lauren sulla trave contro
Emily. Kaylie al volteggio contro Kelly Parker. È il loro
percorso verso le Olimpiadi. devono rendersene conto. "
Sasha sospirò. Non gli era mai successo, ma l'aveva visto
accadere ai suoi amici e compagni di squadra. Un momento tutti
competevano, era un gioco alla pari. Il momento dopo, cadevano come
mosche, appena il grado di difficoltà aumentava.
Improvvisamente, raggiungevano il loro limite, incapaci di aggiungere
un'altra mezza torsione o mantenere una verticale finale. Quello era il
bello della gara a squadre, sei atleti in grado di competere. Sei
atleti che avrebbero potuto guadagnare una medaglia d'oro, fino a
quando tutti si fossero esibiti al massimo delle capacità.
"Capiranno, alla fine, è un bene che lo stai facendo adesso,
anche se dopo i Mondiali le cose potrebbero cambiare."
Boris scosse la testa, "Io non la penso così, anche se
devono
capire che avremo bisogno di buoni punteggi da loro fin dal primo
giorno, quindi non devono cedere sugli altri eventi."
"Capiranno, papà. Sarà solo difficile in un primo
momento. Lo è sempre."
Boris sbuffò, "Che ne sai tu? Non è ti mai
successo."
"E' accaduto a te, però," disse Sasha, incapace di resistere
all'occasione di mettere a segno un colpo.
"Storia antica," disse il padre. "Devi andare ad allenare e io devo
andare a pescare."
"Buona giornata, papà," gli augurò Sasha, mentre
guardava
suo padre lasciare l'ufficio e scendere le scale, senza una parola.
Sasha lo seguiva da vicino e guardò Payson finire il
riscaldamento e vagare per i tappetini per faer stretching mentre il
resto delle élite cominciava a entrare in palestra. Le
sorrise e
Payson ricambiò, poi Sasha si girò verso le altre
ginnaste che entravano nella Rock. Sorrise nella loro direzione. Non lo
sapevano ancora, ma le Olimpiadi di Londra 2012, per loro, iniziavano
in quel momento.
Note:
*in inglese c'era la parola alive,ma
tradurlo con il suo significato letterale (viva) mi sembrava un tantino
riduttivo. Ho interpretato la frase come un'osservazione sulla forza
vitale, sull'energia che Payson mette nelle sue esecuzioni.
Immaginare Boris che urla in rumeno-inglese agitandosi per tutto
l'ufficio mi fa ridere da matti :)
Boris Beloff non era suo figlio ed era estremamente evidente
nel
suo stile di allenamento. Sasha era duro ed esigente, spingeva al
limite, correva rischi, in particolare con quelli che erano
eccezionalmente talentuosi. Boris, che aveva allenato per le nazionali
da quando aveva circa trent'anni, aveva adottato la filosofia che
l'impegno vinceva medaglie d'oro, non il rischio. Entrambi avevano
vinto medaglie d'oro come allenatori, quindi Payson non preferiva un
sistema piuttosto che un altro, ma c'era una differenza che stava
iniziando seccarla: Boris tendeva a fornire sia le critiche che le lodi
ad un solo volume. Alto.
"Andrea, questa routine alle parallele è una vergogna. Non
sei
riuscita a stare ben dritta in nessuna delle tue verticali. Se continui
in questo modo non andrai ai Mondiali e non andrai alle Olimpiadi."
Payson vide tremare il labbro di Andrea, ma l'attenzione di Boris era
stata catturata da qualcosa d'altro. "Eccellente, Lauren, la trave era
eccellente." La faccia di Lauren si illuminò in un sorriso.
"Andrea, ancora una volta sulle sbarre. Falle tutte bene, stavolta."
Era stato tutto detto con quello che, prudentemente, poteva essere
definito un urlo.
"L'Urlante Boris," mormorò tra sé e
sé, poco prima
di correre lungo la pista, lanciandosi in un Produnova e
facendo
un atterraggio pulito. Fece il saluto e attese. "Bellissimo, Payson!"
urlò ad un volume così alto che Andrea quasi
cadde dalle
parallele, spaventata.
"Pausa per il pranzo. Allenatori, venite con me in ufficio,
ora," aggiunse e ogni ginnasta sospirò di sollievo.
"Era così terribile l'altra volta? Non mi ricordavo che
fosse così rumoroso." sussurrò Payson
a Sasha mentre si allontanavano dal volteggio.
"Penso che forse si stesse trattenendo per i membri della commissione,
l'altra volta."
Soffocò una risatina. "Passa una buona pausa
pranzo," disse, in una voce cantilenante, allontanandosi da
lui
verso le sue amiche, mentre lui le dava una pacca sulla spalla prima di
unirsi a Marty e agli allenatori di altri club in ufficio.
"Cosa credi che stia succedendo?" chiese Kaylie,
quando li vide tutti sparire nell'ufficio.
"Un consiglio delle tribù," aggiunse Kelly. "Non
può essere una buona cosa."
"Chi te l'ha chiesto?" scattò Lauren
e Kelly alzò gli occhi.
"Rilassati, Lauren. Siamo tutte compagne di squadra, per ora almeno."
disse Payson.
Kelly annuì, "Hai ragione. Per ora. Abbiamo un anno fino
alle
Olimpiadi. Ci sono tredici di noi della squadra nazionale e solo
sei vanno ai Mondiali e non c'è alcuna garanzia che
le
stesse sei andranno alle Olimpiadi. La Campionessa Nazionale Juniores,
Isabella Ruggeri compirà quindici anni domani e la medaglia
d'argento, Justine Turner ha compiuto quindici anni il mese scorso,
subito dopo i Nazionali."
"E allora?" chiese Lauren.
"Allora ne avranno sedici nel 2012, che le rende idonee per le
Olimpiadi, Tanner. Il che lascerà qualcona di noi fuori al
freddo." Kelly strinse le labbra. "E per qualche ragione non credo che
saremo Payson, io o la Kmetko, dopo la sua performance ai
Nazionali, a perdere i nostri posti. Dovresti guardarti le spalle,
Tanner o verrai scalzata dal sangue giovane che sta arrivando dietro di
te."
Tutte rimasero in silenzio. Kelly Parker aveva ragione.
Payson sospirò, "Wow, è stato davvero
incoraggiante,
Kelly." Si voltò a guardare l'ufficio prima di tornare
indietro
dalle altre dodici ragazze. "Sentite, non c'è
assolutamente
nulla che possiamo fare a riguardo. L'unica cosa che possiamo fare
è concentrarci sulla nostra ginnastica. Allenarci
più
duramente e guadagnare un posto in questa squadra olimpica. I nostri
allenatori sono tutti in quella stanza e ognuno di loro vuole avere
successo, tra cui Boris Beloff. Abbiamo tutti qualcosa che quelle
juniores non hanno."
"Tette?" suggerì Lauren, suscitando le risatine nervose di
alcune delle ragazze.
Payson alzò gli occhi, "Esperienza, esperienza di vita e
esperienza a livello internazionale contro le migliori ginnaste d'elite
nel mondo. Pensi davvero che decideranno di prendere qualcuno che
non ha mai gareggiato al nostro livello prima? La sola ragione
per cui
potrebbero farlo è se noi molliamo la presa. Nel '96, una
quindicenne è quasi costata agli Stati Uniti la medaglia
d'oro,
perché cadde sul sedere due volte di fila. Pensi che non lo
sappiano tutti? Dobbiamo dimostrare a Boris che possiamo essere
concentrate ed eseguire le nostre routine sotto qualsiasi pressione ci
metterà, tra cui le due mezze calzette che ci respirano sul
collo."
Aveva finito di parlare e le altre ragazze stavano annuendo in accordo,
anche Kelly Parker, quando sentì la voce di Boris dietro di
lei.
"Ragazze, vi chiameremo una per una. Ognuna di voi si
siederà
con il suo allenatore di club e me. Discuteremo il piano della
Nazionale per voi per questo anno a venire. Discuteremo su chi
sarà presente ai Campionati del Mondo e il vostroo programma
di
allenamento per il vostro eventuale inserimento per la squadra che
andrà a Londra il prossimo anno. Questo sarà il
primo di
molti incontri. Payson Keeler, sei la prima."
Payson fece un cenno alle sue compagne di squadra e sperò
avessero recepito quello che aveva detto col cuore. Sperava che le
credessero, parola per parola, perché, onestamente, non era
sicura di farlo lei stessa.
"Payson," disse Boris mentre camminava davanti a lui. Mentre entrava
nella stanza, vide gli allenatori degli altri club alzare lo sguardo,
ognuno con il sorriso sul volto. Boris chiuse la porta alle spalle.
"Payson, siediti." Lei obbedì. "E' stato un discorso
eccellente
quello che hai appena fatto alle tue compagne di squadra," le disse.
"Grazie."
"Credi in quello che hai detto?" chiese Boris,
socchiudendo gli occhi.
Lo guardò fisso negli occhi, "Io credo che non si possa
sostituire l'esperienza a un grande concorso internazionale a livello
di senior elite."
Sasha sorrise, "Bella risposta," disse e gli altri allenatori
mormorarono in accordo.
"Sì, molto, come si dice, diplomatica," disse Boris e poi
scosse
la testa. "Non importa. Penso che tu sappia che non abbiamo molto da
discutere oggi, Payson. Tu sei la nostra Campionessa Nazionale e la
Campionessa del Mondo in carica. Sei il capitano di questa squadra
e hai dimostrato il perché solo pochi istanti fa. A
meno di
un serio infortunio porterai questa squadra a Londra il
prossimo
anno."
"Grazie," disse, cercando di non essere sopraffatta dalle emozioni.
Consciamente, sapeva che quello era ciò che le avrebbero
detto,
ma in fondo si era rifiutata di crederci fino a quando non l'aveva
sentito direttamente dalla fonte*, per così dire.
"No," disse Boris, "grazie a te. Vai a gustarti il pranzo e manda Miss
Parker qui."
***
"Ha tre camere da letto, ma ho intenzione di trasformarne una in un
ufficio," disse Payson, mentre camminava in giro per la sua nuova casa
con Emily, Lauren e Kaylie. Erano arrivate subito dopo allenamenti
della squadra nazionale a dare un'occhiata in giro. Il contratto era
stato chiuso il giorno prima e non appena aveva avuto le chiavi, si era
trasferita, i mobili per soggiorno, cucina e camera da letto
erano
stati consegnati in giornata. MJ aveva assunto un decoratore e quando
Payson aveva varcato la porta, era praticamente completo.
"Questo posto è bello, Pay," commentò Lauren,
aprendo la
cabina armadio della camera padronale, dove la maggior parte dei
vestiti di Payson era già riposta. "Vorrei che mio padre mi
permettesse di andare via di casa."
Kaylie rise, "Non hai i soldi per andartene, Lo."
Lauren si strinse nelle spalle, "Mio padre potrebbe comprarmi
uno
di questi. Non costano più di tanto. Saremmo vicine di
casa,"
disse a Payson che sorrise in quello che sperava fosse un modo
convincente. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era Lauren vivesse
vicino a lei. Avrebbe mandato all'aria l'intero piano di avere una casa
propria.
"Ma per favore, tuo padre non ti acquisterà una casa", disse
Emily. "Si fida malapena ora, dopo quello che è successo con
Carter."
"Carter e io abbiamo chiuso, lo sanno tutti," insistette
Lauren.
"E poi, è stato più di un anno fa. E' andato
decisamente
oltre."
Kaylie rise, "Tu non pensi come un genitore, Lo. Questo posto
è
davvero incredibile, però, Payson. Deve essere davvero bello
sapere sche è tuo. Non ho mai avuto niente che non fosse
stato
comprato dai miei genitori."
Payson si strinse nelle spalle. Era ancora a disagio a parlare dei
soldi che guadagnava dalle sue sponsorizzazioni. Poteva parlarne con
MJ, ma anche allora doveva innalzare delle barriere, per evitare alla
sua agente di strafare. Aveva bisogno di MJ per parlare con i suoi
genitori. Erano più soldi in teoria, che in
pratica. Non le
importava con Sasha, visto che era passato attraverso la stessa cosa
durante la sua carriera, anche se insisteva sempre sul fatto
che
era stato molto meno responsabile con i suoi soldi di quanto lo fosse
lei. Raramente aveva visto dei contanti. C'era un modesto deposito in
un conto bancario con un versamento ogni due settimane se voleva
spendere qualcosa, ma niente di folle come l'assegno che Lauren
riceveva da suo
padre. Si strinse nelle spalle, "E' solo il denaro. E' una specie di
parte del pacchetto, credo."
Kaylie annuì, "Sì, ma non in questo modo. Mio
padre ne
parlava ieri sera. MJ sta facendo un lavoro incredibile per te."
Emily rise, "Sì, MJ ha fatto tutto, non ha nulla a che
vedere
con le prestazioni Payson, giusto? Voglio dire ogni volta che andiamo a
gareggiare, infrangi un altro record, Pay".
"Poi c'è stata quella cosa con Austin. Hai un sacco di
pubblicità da
quel piccolo flirt," buttò lì Lauren, come al
solito
cercando di smuovere le acque*. "Tu e Nicky dovresti assolutamente
uscire di nuovo pubblico, Kaylie. Dai al Re e alla Regina della
Ginnastica un motivo per guadagnarsi i soldi."
Payson lanciò un'occhaita a Kaylie, che distolse
immediatamente lo sguardo. Solo pochi giorni
prima, Kaylie aveva pianto fino a consumarsi gli
occhi su Austin Tucker per due ore, mentre Payson aveva
ascoltato
con solidarietà. Avevano avuto un confronto, i cui
dettagli non le erano stati raccontati da Kaylie,
ma da Austin, in maniera dolorosamente precisa. Payson non voleva di
prendere posizione, ma se qualcuno avesse chiesto la sua opinione,
capiva esattamente il motivo per cui Austin aveva detto quello che
aveva detto, anche se Kaylie ancora non lo capiva. "Austin e io non
siamo mai stati insieme. I media hanno fatto solo delle ipotesi."
Lauren rise, "Ipotesi che hanno pagato per questa casa." Si
lasciò cadere sul letto di Payson, "E questo letto
ridicolmente
enorme. Perché prendere un tre piazze*?"
Payson si strinse nelle spalle, "Il decoratore ha detto qualcosa a
riguardo l'equilibrio delle dimensioni della camera. Non lo so." Oppure, hai chiesto
specificamente un letto a tre piazze e il decoratore ha
sorriso ammiccante. Ripensò a come era iniziato.
"Ahi," si
lamentò Payson, quando la parte posteriore della sua testa
colpì il muro del rimorchio.
"Mi dispiace," disse
Sasha, senza
sembrare minimamente dispiaciuto mentre i suoi fianchi premevano contro
i suoi, costringendole il resto del suo corpo contro il muro.
Spinse contro di lui,
rotolando
pericolosamente vicino al bordo del letto. "Abbiamo bisogno di un letto
più grande," mormorò mentre Sasha faceva leva sul suo peso,
facendola arrivare con la schiena al centro del materasso.
"Una
mostruosità a tre piazze.
Ho dei piani per un letto così," mormorò, le
labbra che
viaggiavano sul suo collo.
"Chiamerò il
decoratore
domani," disse Payson, seppellendo le mani tra i suoi capelli,
inarcando la schiena, cercando di far toccare i loro corpi di nuovo.
La risata Lauren la riportò nel presente. "E' uno spreco,
però, hai tutto questo spazio e nessuno con cui
condividerlo."
Payson roteò gli occhi, "Ho di meglio su cui concentrarmi,
Lauren e dovresti farlo anche tu."
"Sì, posso concentrarmi sulla mia routine alla trave, dato
che
è l'unica cosa che farò ai Mondiali." Lauren
sospirò drammaticamente.
Kaylie sbuffò, "Non è vero. Faremo entrambe
l'All-Around al primo turno."
Lauren scosse la testa, "Per favore, ecco che inizia. Basta aspettare e
improvvisamente sarai Chellsie Memmel a Pechino, una routine e le tue
Olimpiadi sono finite."
Emily alzò gli occhi, "Memmel si era fatta male."
"Basta," disse Payson, mettendo fine alla conversazione in corso.
"Sapevamo che questo sarebbe successo. Boris si prepara come farebbe ogni
allenatore
e sta preparando mentalmente anche noi. Le Olimpiadi sono tra
meno
di un anno, qualunque siano i nostri ruoli, sono le Olimpiadi,
ragazze. Se una buona routine alla trave conquista un oro a squadre,
allora non ne vale la pena?"
Lauren si strinse nelle spalle. "Inoltre, Boris potrebbe cambiare idea
dopo il Campionato del Mondo, se sentisse di non poter
più contare sull'impegno di alcune persone," disse Lauren,
fissando ostentatamente Emily.
Payson si mise davanti a Emily e guardò Lauren fissa negli
occhi. "Basta."
Lauren alzò le mani in segno di resa.
Payson guardò l'orologio. Le nove. Guardò le sue
amiche e
sorrise, "Va bene, tutte fuori. Vado a letto presto stasera. Non ho
intenzione di presentarsi domani stanca e ottenere un bello sguardo
alla te l'avevo detto
da mia madre perché non sono responsabile abbastanza per
andare a letto a un'ora ragionevole la mia prima notte qui."
Ricevette tre identiche alzate d'occhi in risposta, ma tutte
si trascinarono
diligentemente giù per le scale e cinque minuti
più
tardi, aveva la casa tutta per sé. Sospirò.
Niente Becca
a rubarle i vestiti, niente mamma a preparare la cena. Il suo
stomaco brontolò in risposta al pensiero. Merda, non mangio da pranzo.
Sentì un colpo di clacson clacson sul vialetto,
spaventandola
per com'era immersa nei suoi pensieri. Si avviò verso la
parte
anteriore della casa, chiedendosi chi fosse. Forse una delle ragazze ha
dimenticato qualcosa.
Aprendo la porta, vide il furgone argento di Sasha sul vialetto. Stava
prendendo dei sacchetti di carta marrone dal sedile posteriore.
Scese di corsa i gradini, andando verso di lui. "Sei un dono di Dio,
come facevi a saperlo?" chiese, facendo un passo avanti per sfiorarlo
sulle labbra velocemente, ma le sue braccia serpeggiarono in
fretta intorno alla sua vita, tirandola
più vicino e approfondendo il bacio, la spesa dimenticata
per un momento.
"Ho già traslocato prima. Tutti si dimenticano sempre il
cibo," disse
alla fine, rispondendo alla sua domanda, chiudendo con un calcio la
porta dell'auto.
"Cos'è con un odore così buono?" chiese mentre
salivano i gradini ed entravano in casa.
"Verdure arrosto e riso pilaf," rispose, fermandosi nell'ingresso,
guardandosi intorno in segno di apprezzamento. "Hai intenzione di farmi
fare il tour?"
"Dopo che avremo mangiato, sto morendo di fame,"
disse, camminando dritta verso la cucina, l'odore
delle
verdure arrosto che le facevano venire l'acquolina in bocca in attesa.
Preparò la tavola in fretta, con il nuovo set di piatti che
lei
e sua madre avevano scelto. "Ho un regalo per te, una sorta di regalo
per il diciottesimo compleanno, un dono per l'inaugurazione della
casa," disse, prendendo una scatola impacchettata da una delle borse e
porgendoglielo. "Solo una sciocchezza, in realtà sciocchezze."
Scartò rapidamente la scatola e tolse il coperchio per
vedere
due flute da champagne di cristallo immersi in carta velina. "Sono
bellissimi, Sasha," disse, facendo un passo verso di lui e baciandolo
leggermente sulle labbra. "Grazie."
"Non è tutto," disse, frugando di nuovo
nel sacchetto con un sorriso. "Sidro frizzante."
Payson sorrise a quella rara dimostrazione di sentimentalismo. "Come al
balletto," gli disse, passando un dito su uno dei bicchieri.
"E a Natale," le ricordò e d'istinto
la mano di
Payson volò al collo dove il ciondolo che le aveva dato
quasi un
anno prima stava ancora. "Ti amo." La sua voce era bassa e ferma mentre
si chinava in avanti per baciarla di nuovo. Era un piccolo, dolce
bacio, quasi una riconferma.
"Anch'io ti amo," disse piano, quando si allontanò un po'
stordita. C'erano momenti in cui i suoi sentimenti per lui la
travolgevano e quello era uno di quei momenti.
Il pop del tappo la scosse dallo stato sognante mentre Sasha versava a
entrambi un po' di sidro. Prese il cibo dalle borse e lo
posò
sul tavolo mentre si sedevano uno di fronte all'altro, con
dei sorrisi sciocchi ancora sulle labbra.
Mangiarono lentamente, per una volta godendosi semplicemente della
compagnia, non preoccupandosi che nessuno li interrompesse o con un
limite di tempo autoimposto
per assicurarsi di iniziare l'allenamento in tempo.
"Questo è delizioso," disse Payson,
prendendo un altro po' di riso pilaf.
Sasha annuì, mandando giù il suo cibo con il
sidro. "L'ho preso in quel posto sulla Main, Celery."
"Il posto vegetariano? Non ci avevo ancora
mangiato e volevo disperatamente farlo."
"Lo so," disse, "L'hai detto l'altro giorno."
Payson sorrise, "Stai davvero accumulando punti stasera,"
replicò.
Lui ridacchiò e alzò le sopracciglia, "Lo so." Le
loro risate si mescolarono.
"Hai finito?" chiese, notando il suo piatto quasi pulito. Si
alzò e prese il proprio piatto, prima di prendere il suo per
metterli nel lavandino. Sciacquò i piatti con acqua calda
prima
di asciugare le mani su un asciugamano, quando sentì le sue
forti braccia avvolgersi intorno alla sua vita, le labbra che
le
davano un caldo bacio a bocca aperta alla base del collo.
Payson rabbrividì al contatto, sentendo il suo corpo premere
contro la sua schiena. Si appoggiò contro di lui,
con la
felicità che accompagnava sempre ogni suo abbraccio.
"Questa casa è un buon piano," disse, mentre
la bocca di
Sasha strofinava contro la sua spalla. Si girò tra le sue
braccia. "Chi ha avuto l'idea?" chiese Payson sfacciatamente, mentre
lui muoveva le labbra dalla guancia alla piccola zona dietro l'orecchio
che trovava sempre.
"Tua," alitò contro la zona di pelle, "idea dannatamente
brillante, amore."
Inclinò la testa per unire di nuovo le loro labbra. Sasha
rimase
fermo, spingendola completamente contro la sporgenza del bancone.
Payson si alzò sulla punta dei piedi per contribuire ad
alleviare la disparità di altezza. "Hai avuto una brillante
idea
anche tu, sai?" disse, allontandosi indietro una frazione di centimetro.
"L'ho fatto?" chiese, le loro labbra che si strofinavano mentre parlava.
"Mmhmm, al piano superiore letto enorme," disse, la sua voce grondante
di suggerimenti e di promesse.
Ridacchiò, "Che ne dici di quel tour?" chiese, sapendo che
avrebbe avuto solo una fermata.
Gli afferrò la mano e uscì dalla cucina prima
di lasciarlo. "Che ne dici di una gara?" lo sfidò,
lanciandosi su per le scale, con lui che la marcava stretta. Corse
lungo il corridoio, attraversò la sua porta della sua stanza
e
era appena arrivata al letto che il braccio di Sasha si avvolse intorno
a lei e lo slancio combinato li fece atterrare insieme sul materasso.
Payson gli sorrise, "Abbiamo vinto."
Note:
* from the horse's mouth:
sì, esatto, dalla bocca del cavallo. Non ho trovato
un'epressione idiomatica corrispondente, ho ritenuto che "direttamente
dalla fonte" potesse andare abbastanza bene.
* stir the pot:
agitare la
pentola. Spero che "agitare le acque" renda la mania di creare
scompiglio di Lauren. (che evidentemente non può farsi gli
affari suoi.)
* king size:
letto che misura 193x203 cm. Un Queen
Size misura 152x203,
il matrimoniale italiano
160x190. Ho supposto che un letto king size (che è
mostrusamente
enorme) possa essere definito come letto a tre piazze. Se qualcuno
conoscesse la terminologia italiana per un letto del genere, mi faccia
sapere.
Sono pucciosissimi, lo so :) Ma nel caso qualcono se lo stesse
chiedendo NON stanno facendo sesso, anche se sembra il contrario.
E infine CAPITOLO 30! Stappate lo champagne!
La vita si era assestata in una certa routine alla Rock, pur essendo
una palestra che non aveva mai visto un periodo
preparatorio alle Olimpiadi di quel genere. Non c'era mai stato un vero
e proprio contendente olimpico, invece ora ce
ne erano sette e la pressione sugli atleti stava
sicuramente aumentando. Sasha studiò le ginnaste che
lavoravano
duro sul tappeto della palestra, controllando eventuali problemi.
Guardò alla sua destra e vide due persone, vestite dalla
testa
ai piedi in un blu morbido, familiare
alla
maggior parte degli allenatori dei club di ginnastica. La UCLA* era
arrivata da loro e Sasha aveva una mezza idea di cosa volessero. Era
davvero sorpreso che non fossero arrivati prima.
Corse giù per le scale per presentarsi ai due allenatori ed
entrambi praticamente inciamparono su loro stessi per stringergli la
mano. Fece una smorfia. Quegli allenatori rappresentavano una squadra
che aveva partecipato sei volte al Campionato Nazionale. Avrebbero
dovuto almeno recitare la parte. Li invitò nel suo ufficio,
fermandosi sul pianerottolo per girarsi e guardare di nuovo la
palestra. Tutti gli occhi erano su di lui. "Tornate al
lavoro," abbaiò, facendo correre ogni ginnasta e
gli
allenatori.
"E' una bella palestra, quella che avete qui," disse l'allenatrice, con
un sorriso genuino. Il timore sembrava esserle uscito
dal corpo.
"Grazie, siamo molto orgogliosi," rispose, seduto dietro la sua
scrivania, "Ora, cosa vi porta alla Rock?"
Il suo istinto aveva ragione. Stavano mirando ad Emily Kmetko. Gli
sorrise. "Vi rendete conto che Emily è sulla strada giusta
in questo momento? E' una concorrente olimpica e probabilmente non
sarebbe in grado di partecipare e competere a tempo pieno fino
all'autunno del 2012, al più presto, la primavera del 2013,
se
avrà fatto bene abbastanza alle Olimpiadi da ricevere
maggiore
attenzione dei media in seguito. "
L'allenatore sbuffò, "Potrebbe venire con noi
adesso. La
alleneremmo fino alle Olimpiadi, se necessario." Sasha
guardò
l'uomo i cui occhi sfuggirono in fretta al suo sguardo.
"E se lei decide di rinunciare allo status di dilettante?" chiese,
dirigendo la sua domanda al tecnico femminile.
Lei sorrise, "Siamo la UCLA, Coach Beloff. Le offriremo oltre centomila
dollari di istruzione semplicemente per competere nella nostra squadra
di ginnastica al Campionato Nazionale.
Ho allenato le ragazze con aspirazioni olimpiche prima."
"Coach Field," disse Sasha, "con tutto il dovuto rispetto. Non le avete
allenate abbastanza bene. Sono sicuro che si rende conto che la
ginnastica a livello NCAA e il livello elite internazionale sono due
cose molto diverse. Gli Olimpici che sono usciti dal vostro programma
sono stati travolti sulla scena internazionale."
La donna strinse gli occhi. "Sta dicendo che consiglia ad
Emily di rifiutare la nostra offerta di borsa di studio?"
Sasha scosse la testa, "No, sto dicendo che discuterò con
lei
sulle sue possibilità alle Olimpiadi se smette l'allenamento
presso la Rock. Non si può negare che diminuirebbero in modo
significativo."
Il Coach Field si strinse nelle spalle senza sbilanciarsi, ma il suo
assistente sembrava essersi offeso, "Non sono d'accordo," disse. "Credo
che Emily sboccerebbe nella nostra scuola."
Sasha si strinse nelle spalle, "Come persona e studente, non
ho
dubbi, la UCLA sarebbe una grande opportunità per Emily, ma
come
ginnasta, diventerebbe troppo sicura di sè. Entrando da
quella porta potrebbe
facilmente diventare la migliore ginnasta che avete. Qui alla Rock, ha
i suoi compagni di squadra, l'attuale campionessea nazionale e
mondiale, una ex campionessa nazionale e anche una medaglia
d'oro
olimpica dalla parte degli uominiche la spingono
a fare meglio. Come i Bruins*, diventerebbe
piatta e non è qualcosa che non dovrebbe succedere ad un
anno dai giochi Olimpici. "
Improvvisamente, la porta dell'ufficio si aprì e Payson
entrò, con la testa in giù, guardando una spessa
busta di
carta marrone, "Sasha?" chiese lei, senza alzare lo sguardo. "La
documentazione per la partecipazione di Becca nei Giochi Panamericani
è arrivato." Poi alzò gli occhi. "Oh, scusa, non
avevo
capito che avevi dei visitatori." Si avvicinò a loro con
fiducia. "Sono Payson Keeler," disse, la mano tesa. Ciascuno degli
allenatori UCLA si alzò a stringerle la mano, praticamente
sbavando su di lei e sul pensiero della campionessa del mondo con
indosso l'oro e blu, anche se era ormai impossibile a causa
dello statuto sul dilettantismo della NCAA.
Sasha si alzò, "Payson, questa è la Coach Field,"
disse indicando la donna. Payson le strinse la mano.
"Un sacco di allenatori, me compresa, sono rimasti molto delusi il
giorno in cui ha dato interrotto il tuo status di dilettante. Speravamo
di agganciarti," disse la Coach Field, con un sorriso.
Payson restituì il sorriso, ma scrollò le spalle,
"Non ho
mai avuto intenzione di competere a livello universitario."
"E questo è il Coach..." Sasha si interruppe, dimenticando volutamente
il nome del capo allenatore assistente.
"Coach Waller, membro della squadra olimpica 1992," disse, stringendo
la mano a Payson, ma fissando Sasha sopra la sua testa. Sasha sorrise,
sapendo esattamente chi fosse l'allenatore, un ginnasta moderatamente
noto che aveva avuto un certo successo a livello di club prima di
passare alla UCLA. Aveva gareggiato contro di lui diverse volte quando
Sasha era stato spostato nell'elite all'età di sedici anni.
Payson guardò i due uomini con un sorriso. "Beh, mi dispiace
interrompere. Ti lascio tornare alla riunione."
"Payson," Sasha fermò la sua ritirata. "Manda Emily qui,
d'accordo?"
Payson annuì, porgendogli la busta, "Certo. Inoltre, Tara
vuole
che tu sappia che le ragazze del livello dieci sono pronte e Lauren
voleva che vedessi la sua routine alla trave prima che se ne vada."
Un'ora dopo, Sasha e Emily accompagnarono gli allenatori UCLA alla
porta della Rock.
La Coach Field consegnò ad Emily un bigletto da visita,
"Sentiti
libera di chiamarmi se hai domande, in qualsiasi momento. Il mio numero
di cellulare è scritto sul retro."
"Grazie," disse Emily, prendendo il biglietto. Guardorono le due tute
blu andarsene. "Allora, cosa ne pensi?" Chiese Emily, senza staccare
gli occhi dagli allenatori.
Sasha sospirò, incrociando le braccia sul petto. "Non posso
dirti cosa fare, Emily. Devi soppesare le opzioni."
"Non ne ho intenzione," disse, con molta calma, più a se
stessa che a lui.
Sasha scosse la testa, "Siediti con tua madre e tuo fratello e tutti
gli altri che potrebbero avere interesse a questa decisione." Emily
ebbe
la grazia di arrossire al suo giro di parole su Damon Young, la rock
star di base a LA con cui usciva. "Parlane e non prendere decisioni in
questo momento."
"Pensi che dovrei andarci?" chiese, aggrottando la fronte.
"Vieni, parleremo dentro."
Tornarono nel suo ufficio. Emily chiuse la porta dietro di
sé e si sedette sul divano. "Allora?"
"Beh, allora cosa?" chiese. "Te l'ho detto, io non ti dirò
cosa fare."
Lei alzò gli occhi, "Tu mi dici sempre che cosa fare,
è
quello in cui sei bravo. E' così che funziona l'allenamento."
Sasha ridacchiò, "Allora, cosa mi stai chiedendo
esattamente?"
"Se vado alla UCLA in primavera, che cosa succederebbe alle mie
possibilità per entrare nella squadra olimpica?"
Sospirò, "Le uccide. La tua formazione non sarebbe al
livello richiesto. Già ai Mondiali non
competi nella finale a squadre alla trave a meno che non sia
assolutamente necessario. Se smetti adesso, non so come mio padre
reagirebbe dopo aver passato mesi a lavorare su un programma inferiore.
"
"E se aspettassi? Se rimandassi a dopo le Olimpiadi?"
"E se ti facessi male tra oggi e allora? Allora che cosa faresti?"
chiese, facendo l'avvocato del diavolo per lei, mentre odiava le parole
che uscivano dalla sua bocca. "La UCLA è una scuola molto
buona,
con un ottimo programma di ginnastica. Domineresti a quel livello,
vinceresti campionati nazionali, ma la scelta è tua."
Lei annuì, prima di intascare il biglietto. "Ne
parlerò con mia madre stasera," disse. "Grazie, Sasha."
Emily uscì dal suo ufficio e lui storse la bocca in una
smorfia.
"Maledizione," mormorò, picchiando i pugni sulla scrivania.
Non
aveva idea di come consigliarla. Emily era una ginnasta di grande
talento e aveva appena cominciato a grattare la superficie di
ciò che avrebbe potuto fare, ma a volte la vita si metteva
in
mezzo ai sogni. L'occasione che la UCLA stava offrendo non era il
genere che si poteva semplicemente ignorare. Era una delle migliori
università del paese, un posto in cui avrebbe potuto ancora
fare
ginnastica ad alto livello e avere l'università pagata, il
tutto
a spese dell'unica cosa per cui aveva lavorato per tutta la sua vita:
le Olimpiadi. Non c'era speranza che sarebbe stata in grado di
continuare il programma di allenamento necessario per competere nella
ginnastica d'elite internazionale, mentre bilanciava del carico di
lavoro di un college e le gare di ginnastica NCAA. Non era possibile.
Sapeva che sembrava arrogante, ma c'era anche il
fattore allenatore. Anche se lei avesse cercato di tenere il
passo
con la formazione, Sasha sapeva che era semplicemente un allenatore
migliore delle persone che la UCLA aveva a disposizione. Erano
competenti, ma non avevano capito appieno i requisiti per
l'allenamento per le Olimpiadi, almeno non a spese del proprio
programma.
C'era una cosa che sapeva, se Emily Kmetko aveva deciso di andare alla
UCLA, suo padre sarebbe impazzito.
Non era sicuro di quanto tempo era stato seduto lì a
rimuginarci
sopra, ma i suoi pensieri sono stati poi interrotti da Kim che gli
agitava la mano davanti al viso, "Buona notte, Sasha." Alzò
gli
occhi e scosse la testa, "Scusa Kim, notte. Buon fine settimana."
"Anche tu." Si infilò la felpa, "Tu rimani fino a tardi?"
chiese lei, con uno sguardo preoccupato.
"Hmm? Oh, no, me ne vado," disse, alzandosi in piedi, afferrando la
giacca dallo schienale della sedia.
"Sasha, posso chiederti un favore?" Kim chiese.
Annuì, "Certo."
"Ti dispiacerebbe andare a controllare Payson nella sua nuova casa? Ho
promesso di non intromettermi, sta cercando di essere indipendente e lo
capisco, ma non posso fare a meno di preoccuparmi e se tu andassi
laggiù, beh, non dovrei farlo io."
Sasha sospirò. Merda.
"Kim, io non sono sicuro che sia una buona idea," disse,
odiando mentire ancora una volta, anche se era una bugia di
omissione.
"Per favore, non te lo chiederei, se non fosse che, lei ti rispetta.
Non ne
farebbe un problema se tu la controllassi, come suo
allenatore".
Che diavolo, Beloff,
dille solo di sì. Saresti andato
lì comunque. Alzò una mano per
fermarla, "Va bene, vado stasera a vedere come se la sta cavando."
Kim sorrise, "Grazie," disse, il sollievo che le attraversava il viso.
Un'altra bugia, un altro momento in cui guarderà indietro e
proverà disprezzo per te. Sasha scosse la
testa, "Non c'è motivo di ringraziarmi, Kim."
Mezz'ora dopo, Sasha stava salendo i gradini per la casa di Payson.
Bussò alla porta e attese pazientemente che si aprisse.
La porta di legno si aprì e lei stava lì,
meravigliosa in
un paio in paio di jeans, con una delle molte magliette che gli aveva
rubato, anche se pensava che stesse molto meglio a lei, la
scollatura era abbastanza grande da esporre la pelle liscia della
clavicola
e una delle spalle.
"Ehi," disse Payson, mentre lui entrava. Appoggiò la schiena
contro la porta per fargli spazio e Sasha si chinò a
baciarla. Una
morbido bacio e poi un altro, la sua lingua le accarezzò
dolcemente il
labbro inferiore prima che si tirasse indietro.
"Ciao," replicò scivolando nell'ingresso, mentre lei gli
chiudeva la porta alle spalle.
Sentiva l'odore della cena. "Che odore incredibile," disse,
mentre andavano in cucina insieme. "Vuoi una
mano?" chiese.
"Quei peperoni, puoi usare il tagliere." Indicò con il
cucchiaio
di legno che stava utilizzando per mescolare la salsa di pomodoro nella
pentola sul fornello.
Sasha prese uno dei suoi coltelli dal cassetto e cominciò a
tritare i peperoni. "Allora, tua madre mi ha chiesto di venire a darti
un'occhiata questa sera. Direi che te la stai cavando abbastanza bene,
no?"
Sospirò, "E' preoccupata?" chiese, aggrottando la fronte.
"E' tua madre, è il suo lavoro preoccuparsi." Fu il suo
turno di sospirare, "Non posso dire che mi piace molto mentire."
"Lo so, è un tale caos non è vero? Voglio dire
guardaci,
siamo così normali, ma se la gente lo scoprisse che sarebbe
una
controversia nazionale. Ed io odio mentire alla mia famiglia. Sto
iniziando di sentirmi come in una frode."
Sasha posò il coltello e in due passi l'aveva presa tra le
braccia. "Anch'io," disse, tenendola stretta. "Potremmo sempre
confessare, dire loro tutto."
Lei scoppiò in una risata senza allegria, "Penso che
entrambi
sappiamo bene come andrebbe a finire. Non possiamo aspettarci che il
resto del mondo reagisca come Austin o tuo padre. voglio bene ad
entrambi entrambi, ma..."
Sasha finì per lei "...nessuno dei due è
esattamente normale."
Payson rise, "Esattamente." Poi, improvvisamente, la sua risata
cessò, "Mio padre non si fiderà più di
me. Mi
perdonerà alla fine, ma non sarà mai..." si
interruppe,
la sua voce persa al pensiero. Stava tremando tra le sue braccia,
adesso.
Sasha si allungò dietro di lei e spense i fornelli. Le
baciò la fronte e fece un respiro tremante. Quella non era
la
piega che si aspettava per la loro discussione. "Vuoi che smetta?"
chiese. "Potremmo, sai? Potrei andarmene in questo momento e dire a tua
madre che va tutto bene ed essere solo il tuo allenatore e nessuno
dovrebbe stare all'erta." Erano le parole che doveva dire, le parole di
un uomo che la amava abbastanza da lasciarla andare.
Lei scosse la testa, allontanandosi da lui solo un po', "E quale
sarebbe
il punto di tutto questo? Sarei infelice senza di te," ammise, senza
vergognarsi dell'intensità dei suoi sentimenti.
L'intero corpo di Sasha si rilassò, sollevato appena lei
rifiutò la sua offerta. Non era sicuro di cosa avrebbe fatto
se
avesse accettato. "Non avrei mai dovuto metterti in questa posizione.
Avrei dovuto aspettare," disse, tirandola di nuovo contro di
sè.
"Non me lo perdonerei mai se perdessi quello che hai con i tuoi
genitori."
Payson si passò una mano tra i capelli e si
appoggiò al bancone, guardandolo negli occhi, "Sanno che sei
un uomo buono,
Sasha. Alla fine, perdoneranno tutti e due."
Sasha rise, "Tuo padre non mi perdonerà mai," disse. Lei
aprì la bocca per protestare. "Va tutto bene, Payson. Lo
sapevo
dal momento in cui ti ho baciato nell'aereo per Rotterdam. Tuo padre ti
vuole bene. Tu sei la sua bambina e io ho violato la sua fiducia. Lui
non mi perdonerà." Rimasero in silenzio per un momento, quando
improvvisamente il cellulare di Payson esplose in una familiare
canzone di Kid Rock, "Austin," disse, afferrando
il suo telefono dal bancone.
"Prendi la chiamata," disse Sasha. "Io ricomincio a cucinare la cena."
Accese il fornello e prese il cucchiaio di legno da dove lei l'aveva
lasciato sul bancone.
Poi dietro di lui, Payson gridò al telefono, "Lei che cosa?
Austin, cosa stai ... oh mio Dio...già, ehm, grazie. Vado."
Il cucchiaio di legno quasi volò dalla sua mano."Va tutto
bene? Che succede?"
Payson lo guardò e sospirò. "E' Emily."
Emily Kmetko non era idiota. Sapeva che quella decisione era troppo
grande per prenderla da sola. Aveva bisogno di parlare con qualcuno,
qualcuno che ci era passato prima. Aveva subito pensato a Payson. I
suoi genitori aveva inizialmente rifiutato di farle prendere i soldi
della sponsorizzazione poiché in questo modo avrebbe dovuto
rinunciare allo status di dilettante, ma la decisione si era rivelata
quasi completamente fallimentare quando si era rotta la schiena. Era
stato un miracolo che avesse ottenuto un'altra occasione, era sicura
che tra tutti Payson avrebbe la prospettiva migliore sulla questione.
Aveva preso la macchina e guidato. Sorrise mentre entrava dal
cancello della zona residenziale*. Ancora non riusciva a credere che
Payson avesse una sua casa. Era così da adulti, ma Payson
era
sempre stata più matura rispetto al resto di loro.
Spostò
la sua auto sulla strada di Payson. Viveva all'altra
estremità
del blocco. C'era un pick up argento di fronte a lei e mentre
si
avvicinava alla casa di Payson, lo vide rallentare e poi fermarsi sul
vialetto della casa.
Emily aggrottò la fronte, tirando il freno. Era buio e la
strada
era poco illuminata, così ha dovette strizzare gli occhi per
vedere. Vide un uomo alto scendere dalla macchina e salire le scale
verso la porta di Payson due gradini alla volta. Bussò,
mettendo
le mani in tasca in attesa di una risposta. La porta si aprì
e Payson
rimase ferma. Poi successe qualcosa che
Emily non aveva previsto, l'uomo fece un passo avanti e
baciò
Payson. Il suo primo pensiero fu quello di saltare fuori dalla macchina
e urlare all'omicidio, ma poi vide le braccia della sua amica intorno
la schiena dell'uomo, sporgendosi nel bacio, accettando e partecipando
volentieri.
Emily non era sicura di quello che era successo dopo, ma la porta si
era chiusa e lei era ancora seduta in macchina. Scosse la testa,
avviando il motore e si allontanandosi dalla casa di Payson. La
casa al lago di Austin era
in fondo alla strada. Lui e Payson erano davvero amici forse avrebbe
potuto far luce su quello sviluppo. Non riusciva a credere che Payson
non le avesse detto che stava vedendo qualcuno, ed era abbastanza serio
da presentarsi a casa sua alle otto di sera per cosa? Cena? Dessert?
Colazione? La sua mente oscillava tra varie possibilità,
ognuna
più sordida dell'altra.
Scosse la testa, quella era Payson. Qual era il problema? E
così aveva un fidanzato. Lo facciamo tutti, o l'abbiamo
fatto, o lo faremo, nessuno segue quella stupida regola
comunque. L'aveva tenuto segreto. Buon per lei, era quasi
impossibile mantenere i segreti alla Rock.
Si fermò in vialetto di Austin e si diresse fino alla sua
porta
di casa. Bussò. La scena a cui aveva assistito
balenò
nella sua mente ancora una volta,
il
pick up argento, l'uomo alto, atletico, il modo in cui si era
chinato a baciarla, lei era molto più piccola di lui, bionda
e
vestita questa volta, e non un asciugamano come a Londra.
Austin aprì la porta, "Hey Emily", disse con il suo famoso
sorriso.
"Da quanto tempo Sasha e Payson stanno insieme e da quanto lo sai?"
Il sorriso di Austin svanì, "Vieni, dobbiamo parlare."
Note: *UCLA:
è l'università di Los Angeles *Bruin: sono
le squadre sportive della UCLA, i colori sono l'oro e il blu.
*volevo spiegare la questione della zona residenziale dove vive Payson
e il cancello. In America spesso capita che appena fuori dal centro
urbano venga costruito un complesso di villette, in seguito circondate
da muro perimetrale e accessibili solo da un cancello (o più
di
uno a seconda delle dimensioni del gruppo di case). Alla fine si ha una
specie di minuscolo paesino.
E scusate se posto di
rado, ma gli impegni personali si insinuano nella mia vita di
prepotenza.
Austin si sedette sul divano, guardando Emily camminare avanti e
indietro. Si era defilato in cucina con la scusa di prenderle
una
bottiglia d'acqua e aveva immediatamente
chiamato
Payson per darle la notizia. Si sentiva come se l'avessero coinvolto in
una qualche grande cospirazione e fosse ormai appeso ad un filo.
Dipendeva tutto da Emily Kmetko e dalla sua reazione, che finora era
stata tutto tranne che rassicurante.
"Da quanto tempo va avanti?" chiese, fermandosi a
guardarlo dal suo folle passeggio nel soggiorno.
"Non lo so esattamente, credo più o meno un anno," rispose
Austin, "Sono abbastanza sicuro che è accaduto poco prima
Mondiali dello scorso anno, o subito dopo. Non ho organizzato un
pigiama party con Payson per avere i dettagli, Em."
Lei scosse la testa, "E quando l'hai scoperto?"
"Ufficialmente? A Londra, subito dopo essermi inconsapevolmente
imbattuto in loro."
Emily scosse la testa, "E poi lei mi ha mentito dritto in faccia su
questa cosa. A che cosa stava pensando? Non si rende conto di quanto
sarebbe disastroso se le cose tra di loro non funzionassero? Sasha se
ne potrebbe andare. Saremmo senza il miglior allenatore al mondo
perché Payson ha una cotta. E lui? E' praticamente
pedofilia."
Austin la lasciò sfogare e poi la guardò. "Hai
finito?" chiese.
Emily scosse la testa e sospirò, "Sì," disse,
lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.
La guardò di traverso: "Davvero? Abusi sui minori?"
Sollevò lo sguardo, "Bene, non abuso di minori, ma davvero,
Austin, tutto questo è folle."
"Non è da un certo punto di vista."
Emily lo fissò accigliata, "Va bene, Obi-wan, come
è possibile che non sia folle che il
nostro allenatore, che è quasi sulla trentina, vada letto
con
una mia compagna di squadra che ha appena diciotto anni?"
Austin non si preoccupò di correggerla sulla cosa
dell'andare a
letto insieme. A Payson piaceva girarci intorno, ma sapeva che quello
che stavano facendo ci andava abbastanza vicino. Si strinse nelle
spalle, "Lascia perdere il fattore dell'età per un minuto e
pensa alle persone. Non ho potuto parlarne con nessuno prima, ma riesci
ad immaginare due persone più perfette l'una per l'altra?"
Lei scrollò le spalle, "Non lo so, non ci ho mai pensato
prima."
Si appoggiò allo schienale con un sospiro. "Questo
è
dannatamente surreale. Hanno mentito,
Austin, a tutti."
L'altro annuì, strofinandosi il mento contemplativo,
"L'hanno fatto, ma avevano davvero altra scelta?"
"Sì, avevano una scelta, avrebbero potuto scegliere di non
mettersi nella posizione di mentire. Sasha non avrebbe dovuto farsi
coinvolgere e Payson si sarebbe dovuto controllare e viceversa. Come
potrebbe andare a finire bene?"
Austin esitò, incerto se dovesse rivelare ciò che
sapeva,
ma vide Emily stava per andare via e decise di approfondire il
discorso. "Si amano. Non si può decidere chi si ama, Kmetko.
Tu
ed io lo sappiamo meglio di molte persone."
Entrambi rimasero seduti lì, Austin sperava di aver fatto la
cosa giusta, mentre le parole penetravano in Emily. Entrambi furono
richiamati dai loro pensieri quando il campanello suonò due
volte in rapida successione. "Questa è probabilmente..."
iniziò.
"Payson," finì per lui. "L'hai chiamata?"
Si strinse nelle spalle, "Tu sei mio amica e anche lei. Ti meriti una
spiegazione e lei si merita la possibilità di spiegare."
Lasciò Emily in soggiorno e aprì la porta di
casa,
sorpreso di vedere sia Payson che Sasha lì in piedi. Austin
sospirò, "Sarebbe meglio che parlasse con te prima," disse a
Payson, accennando a suo salotto "da sola. E' piuttosto arrabbiata."
Payson annuì, lasciò andare la mano di Sasha e si
diresse
verso il salotto. "Andiamo, aspettiamo in cucina," disse, mentre
entravano nella sua spaziosa cucina, non che fosse mai stata usata per
qualcosa se non per mangiare i take-away. "Non avresti potuto aspettare
fino a quando non eri dentro con la porta chiusa?"
Sasha lo fissò, "Zitto, Tucker."
"Vuoi qualcosa da bere?" chiese Austin, aprendo il frigorifero.
"Ne prendo dodici di qualsiasi cosa. Guinness?"
Payson entrò in salotto trovando Emily seduto sul divano di
Austin, le braccia incrociate sul petto. Stava fissando il vuoto e il
suo linguaggio del corpo era rigido, anche agitato. "Ciao," disse,
mordendosi il labbro inferiore, sedendosi su una sedia di fronte al
divano.
Emily alzò gli occhi, "Sei qui per controllare i danni?" le
sputò addosso.
E' arrabbiata, non posso dire di biasimarla. Sarei arrabbiata anche io.
Payson
annuì, "Se vuoi chiamarlo così, ma soprattutto
voglio
spiegare e chiedere scusa. Ho mentito, a tutti, un sacco. Non ci sono
scuse per questo, ma ci sono ragioni."
Emily inclinò la testa, "Ragioni? Payson, sei un sacco di
cose,
ma non sei stupida e questa è una delle cose più
stupide
che potessi fare. Il nostro allenatore? L'uomo in cui abbiamo riposto
la fiducia per aiutarci ad arrivare al Olimpiadi. Non posso credere che
vuoi rischiare tutto questo, per cosa esattamente? "
Payson si morse il labbro, "Io lo amo. Lo so. So quanto stupido e folle
e irresponsabile sia, ma non è qualcosa che possiamo
controllare, era proprio lì, tutto il tempo. Che cosa avrei
dovuto fare? Ignorarlo? Era impossibile da ignorare. Ci abbiamo provato
per mesi. Era insopportabile. "
Emily sbuffò, "Allora, avete questa cosa dell'anima gemella
o
qualsiasi altra cosa? Sono stronzate, Pay. Voi due avete preso la
decisione consapevole di stare insieme. Cose come questa non accadono e
basta, la gente sceglie. E le anime gemelle, è una cosa che
non
esiste."
"Non è questo. Questa sono io, Em. Non stai parlando con
Kaylie.
Io non credo a stronzate del genere, ma quello che so è che
senza di lui la mia vita è vuota. Mi sento vuota, come se
una
parte di me mancasse." Payson si passò una mano tra i
capelli.
"Non mi sto spiegando correttamente. Non se ci sono parole per
descriverlo, se non che io lo amo."
Emily la guardò, studiandola con attenzione. "E lui ti ama?"
La sua voce era scettica a dir poco.
Payson annuì, ma quando aprì la bocca per
parlare, udì una risposta per lei, "Sì."
Gli occhi di Emily si spostarono verso l'alto e Payson si
voltò
per guardare Sasha e Austin in piedi dietro di lei. Payson non aveva
idea di cosa dire. Era il momento più imbarazzante
che
potesse mai immaginare. Chiuse gli occhi, odiando quella situazione,
odiando che Sasha dovesse difendersi da una delle sue ginnaste a causa
sua.
Sasha si sedette sulla sedia accanto alla sua, "Non ho intenzione di
chiedere la tua approvazione o la tua comprensione, Emily, ma voglio
che tu sappia una cosa. Quello
hai visto
stasera, quello che hai scoperto, non ha nulla a che fare con te e non
avrà effetto sui tuoi obiettivi in alcun modo. Una volta
ti ho
chiesto di fidarti di me e so che ti senti come se avessi violato la
tua fiducia e per questo mi dispiace ".
Payson guardò l'espressione di Emily, che era illeggibile.
"Hai
ragione. Non ha nulla a che fare con me e io non lo capisco, ma non
credo," sospirò guardando Payson, "io non credo che il mio
compito sia approvare o disapprovare. Sei uno dei miei migliori amici,
Payson. Tu non sei solo la mia compagna di squadra. Capisco
perché hai mentito. Lo detesto, ma so perché
l'avete
fatto. Spero vi rendiate conto però che se vi beccano, siamo
tutto fregati, ognuno di noi. "
Sasha annuì e Payson sospirò. "Saremo
più attenti.
A volte è solo bello cercare di dimenticare che non siamo
una
coppia normale," disse Payson, alzandosi e prendendo la mano di Sasha
nella sua.
"Va bene, questo potrebbe essere un po' troppo per me," disse Emily,
distogliendo lo sguardo da quello che doveva essere uno spettacolo
molto strano per lei.
Austin si sedette accanto a lei sul divano. Era stato stranamente
silenzioso. "Ci si abitua. Non sono disgustosamente dolci quando sono
insieme, a differenza di alcune persone che rimarranno senza nome,"
disse, dando una gomitata Emily.
"Austin", disse Emily, guardando Sasha con ansia.
Austin sospirò drammaticamente, "Rilassati, Emily. Non stai
per
essere messa in punizione per avere un rapporto a distanza con una rock
star dal tuo allenatore che ha una relazione illecita con una delle tue
compagne di squadra. Wow, sembra una brutta soap-opera. "
Emily sbuffò, "Completa di un triangolo amoroso. Dimmi,
Austin, tu e Kaylie siete di nuovo in buoni rapporti?"
"Zitta, Kmetko," rispose.
Payson si guardò intorno e scosse la testa, "Va bene, dal
momento che questo è forse il momento più
surreale e
scomodo di tutta la mia vita, che ne dite di salutarci?"
suggerì, desiderosa che quella piccola riunione finisse.
"Solo una domanda, Emily, cosa ci facevi a casa di Payson comunque?"
Domandò Sasha.
"Volevo parlare con lei della UCLA e la loro offerta. Ho pensato che
tra tutte le persone lei avrebbe avuto il miglior punto di vista,"
disse Emily, ancora senza incontrare gli occhi di Sasha.
Payson sospirò. Poteva diventare imbarazzante in palestra.
"Beh,
perché non vieni adesso? Ho preparato la cena e ne potremmo
parlare."
Emily esitò, aprendo e chiudendo la bocca, "No, voglio dire,
ovviamente, avevi altri progetti," rispose, guardando finalmente verso
Sasha.
Sasha scosse la testa:,"Va bene. Ci vediamo tutti domani, sei in
punto," disse, con la sua voce da allenatore.
"Hai la macchina qui?" gli chiese Austin.
"Sì, ho pensato che sarebbe stato meglio dato che non
sapevamo cosa aspettarci," replicò Sasha.
"Perché non resti? Ho Halo," disse Austin, cercando di
essere utile.
"Certo."
Si fermarono davanti alla porta e inconsciamente Payson si
alzò
in punta di piedi, appoggiandosi alla sua spalla e al petto per
l'equilibrio, le mani di Sasha le accarezzavano la vita con leggerezza,
mente lei lo baciava brevemente sulle labbra, "Ci vediamo domani,"
disse Payson.
Emily sbuffò dietro di loro e Payson roteò gli
occhi,
"Sì, mi ci vorrà un po' di tempo per abituarmici."
Arrivarono al complesso di Payson solo cinque minuti dopo. Payson
andò subito in cucina e guardò accigliata la
pasta che
aveva avviato e fermato troppe volte per essere commestibile. La
buttò nella spazzatura e poi mise un coperchio sopra la
salsa.
L'avrebbe potuta usare il giorno dopo.
Emily guardò Payson che si affaccendava intorno alla cucina,
asciugando un pasticcio sul bancone, il ricordo ciò che era
rimasto della cena rovinata. Guardò il tavolo della cucina,
apparecchiata per due, un insalata nel mezzo, dove qualcuno stava
tagliando verdure, suppose Sasha. "Stavate preparando la cena insieme?"
chiese e Payson voltò verso di lei.
"Già. Mi piace cucinare e lui ama gironzolare e assaggiare,"
rispose Payson con un sorriso. "E' meno fastidioso se gli dai un
lavoro." Fece un cenno verso il tagliere con i peperoni sopra. "Vuoi un
po' di insalata? E' praticamente l'unica cosa salvabile." Emily scosse
la testa mentre Payson metteva un involucro di plastica sopra la
ciotola e la metteva in frigo.
Emily sospirò, "Mi dispiace, vi interrotto, ragazzi. Sembra
che tu avessi un uh -... serata in programma"
Payson si strinse nelle spalle. "Va bene. Vuoi una tazza di
tè o di qualcosa?"
Emily scosse la test, "Senti, non voglio che ci sia imbarazzo.
Tu sei mia amica, Pay, ma è ancora strano per me."
"Lo so. So che stai impazzendo, te lo leggo in faccia. Non
c'è niente che posso fare per rendertelo più
facile?"
Emily scrollò le spalle, "Non lo so. Penso che forse ho un
paio di domande."
Payson annuì, con un'espressione aperta, "Certo, chiedi
pure."
"È la stessa cosa? Voglio dire quando non sei alla Rock,
è sempre uguale?" Emily sapeva che non era la domanda
più
chiara del mondo, ma aveva la sensazione che Payson sapesse cosa
volesse dire.
L'altra sorrise e scosse la testa, "E' ancora intenso, ma in un modo
completamente diverso." Emily vide il suo viso assumere un'espressione
sognante, prima che si riprendesse un po', "E' divertente, sembra
incredibile, lo so, ma lui ha questo incredibile spirito sarcastico
e non è solo un allenatore fantastico, è
davvero brillante.
Si parla di cose, cose reali. "
Emily aggrottò la fronte, "Come cosa? Ginnastica?"
Payson scosse la testa, "Raramente parliamo di ginnastica fuori la
Rock. Parliamo di libri e mi asseconda nella mia passione per la
scienza e cuciniamo insieme," disse indicando alla cucina, "e facciamo
insieme il cruciverba
della Domenica e parliamo politica. Mi ha
assuefatto alla MSNBC. "
Emily non era sicuro se credere a quello che sentiva, tutto sembrava
così normale. Non molto sordido, dopo tutto, così
non
poté evitare la domanda successiva, "E non fate altre cose?"
chiese, con un sottinteso chiaro come il cristallo.
Gli occhi di Payson volarono sull'amica e una morbida
tonalità
rosa le colorò le guance. "Alcune altre cose," ammise.
Emily improvvisamente non riuscì a trattenersi, era
dolorosamente curiosa. Damon era a Los Angeles ed era passato
così tanto tempo da quando aveva avuto qualcuno con cui
parlare
di quelle cose con che non fossero Lauren e Kaylie, e il loro dramma
era troppo per lei. Payson e la relazione segreta con Sasha, anche se
altamente inappropriata, sembrava semplice in confronto.
"E..." la
incoraggiò.
Payson la fissò, "E che cosa?"
"Andiamo," disse Emily "la sto prendendo piuttosto bene, credo. Ci sto
provando e per un minuto ho intenzione di far finta che Sasha non sia
il nostro allenatore, ma uno splendido uomo inglese con cui stai
uscendo e voglio qualche dettaglio, non è che quello che
fanno
gli amici? " chiese infine con un sorriso.
Payson sospirò, "Bene, cosa vuoi sapere?"
"Tutto. All'inizio è stato strano baciarlo?"
Payson scosse la testa e poi scrollò le spalle, "La prima
volta
è stata così imprevista e spontanea e eravamo
entrambi
così spaventati, che era strano, ma dopo è stato
davvero
naturale, abbiamo solo lasciato che le cose accadessero."
Emily si appoggiò meglio sulla sedia, "Naturale, quindi non
è mai stato imbarazzante?"
Payson si mise a ridere, "Sasha non è mai stato imbarazzante
nella sua vita. Lo giuro, Em, che l'intensità che porta alla
Rock, si moltiplica quando siamo insieme. Ha questa incredibile
capacità di concentrarsi e quando sei l'unico oggetto di
quel
fuoco... " si interruppe con un sorriso stupido.
Per un momento, Emily poteva vederlo. Improvvisamente, Sasha non era
più il suo allenatore di ginnastica, era solo un uomo
attraente,
un
uomo molto
attraente, con un alone intorno che emanava
un'intensità intrigante e sex appeal. Deglutì per
l'immagine che Payson stava dipingendo, occhi grigio-azzurri, la sempre
presente ombra di barba, l'aspetto ruvido, il fisico muscoloso che non
riusciva a nascondere sotto jeans e magliette.
Uscì dalla foschia e vide Payson che sogghignava,
consapevolmente. Le sorrise, "Credo che non di non aver mai pensato a
lui in quel modo prima, ma posso capire." Ripensò a quello
che
Austin le aveva detto prima, "Sai penso che Austin avesse ragione."
"Oh, non dirgli che aveva ragione, il suo ego non ha bisogno di
più compiacimento."
Emily rise, "Ha detto che quando si toglie la cosa età e,
ovviamente, la cosa dell'allenatore, non aveva mai visto due persone
più adatte l'uno per l'altra. Scherzi a parte, Pay,
io sono
d'accordo."
Payson sospirò. "Lo so, ma non cambia queste due cose. Alla
fine
verrà fuori e sarà un disastro. Un disastro
privato in
famiglia nel migliore dei casi o una caccia alle streghe nel peggiore."
"Beh, nessuno lo sentirà da me", disse Emily, allungandosi
per
coprire la mano della sua amica con la propria. La strinse.
Payson sorrise, "Grazie, Em. Ora, questo non è il motivo per
cui sei venuta qui. Volevi parlare di UCLA giusto?"
Emily annuì. Ci aveva pensato e ripensato più e
più volte, un minuto sapeva che non poteva rifiutare
un'offerta
come quella che le avevano fatto e l'altro, sapeva che non poteva
rinunciare al suo sogno olimpico. "Io continuo a pensarci e ogni volta
cambio idea," disse, con un sospiro. "Il problema è che non
c'è alcuna decisione giusta.
Sono solo due scelte, ciascuna con aspetti positivi e negativi."
Payson si morse il labbro. "Ne hai parlato con tua madre?"
"Sì, lei ha detto che spetta a me. Nessun aiuto."
"E Damon?" Chiese Payson.
"La stessa cosa, anche se mi ha detto che avrebbe riferito
alla
UCLA che se mi vogliono davvero mi devono aspettare fino a dopo le
Olimpiadi, come lui." Payson rise. "Non è quello di cui
stavano
parlando, però, dicevano che mi volevano adesso o niente."
Payson sospirò. "Questo è semplice, Em. Per una
volta
nella tua vita, devi decidere cosa si vuoi. Non preoccuparti di
chiunque altro, non preoccuparti di come la gente reagirà,
in
entrambi i casi, devi fare ciò che hai voglia di fare. "
"È proprio questo, non so quello che voglio", disse Emily,
guardando la sua amica incredula. "L'ho appena detto."
"Ma sì che lo sai," disse Payson. "Guarda,"
continuò,
tirando fuori un quarto di dollaro dalla tasca. "Testa, UCLA, una borsa
di studio, quattro anni presso una grande università, magari
un
Campionato Nazionale o due. Croce, La Rock, le Olimpiadi e tutto quello
che hai sognato da quando eri una bambina."
Emily scosse la testa, "Sei impazzita? Non posso lasciare una decisione
come questa al caso."
"Certo che puoi. Lascia che il destino decida che cosa si dovresti
fare, tu non ci riesci." Payson lanciò la moneta.
Atterrò
sul tavolo, tintinnando contro il top in maiolica. Vibrò per
un
momento, nessuna delle due in grado di capire da che parte fosse
atterrato. "Testa," annunciò. "UCLA".
Emily la fissò con un cipiglio. "Tirala di nuovo."
"Olimpiadi, allora," disse Payson, capovolgendo la moneta.
Emily scosse la testa e sorrise lentamente. Annuì,
"Olimpiadi."
"E la UCLA?"
"Chiamerò il mister domani. Se mi vogliono veramente me,
aspetteranno. Se no, allora si saranno persi su un ginnasta a livello
olimpico. E quando li prenderò a calci nel culo indossando
il
rosso di Stanford tra
due anni, se ne pentiranno." Eh,
da viene fuori? Quando hai mai pensato al college, per non parlare di
una scuola come la Stanford? Beh, perché no? Hanno un grande
programma di ginnastica.
Payson sorrise, "Stanford, eh?"
Emily sorrise, "Perché no? E' una scuola eccellente in ogni
caso." Risero insieme. "E tu? Hai intenzione di andare al college?"
Payson annuì, "Ovviamente, non per la ginnastica, ma ho
sicuramente voglia di andare a scuola. Non ho capito dove ancora. Ho
sempre pensato che forse mi sarebbe piaciuto andare alla UC Boulder,
ma non lo so più."
"Vuoi dire che dopo le Olimpiadi lascerai Boulder." indovinò
Emily. Aveva senso. Aveva capito che l'unica cosa che manteneva
nell'armadio Payson e Sasha era il loro rapporto come allenatore e
atleta. Dopo le Olimpiadi quella relazione sarebbe cessata e
probabilmente sarebbe stato impossibile per loro rimanere a Boulder
come coppia.
Payson sorrise, "Vai veramente forte stasera, Em. Non siamo sicuri di
dove vogliamo andare, ancora. Ha un appartamento a New York e uno
appena fuori Londra. Penso che stiamo pendendo verso Londra al momento.
Il suo vecchio allenatore Nicolai, sta allenando lì adesso e
sta
pensando di andare in pensione. So che a Sasha piacerebbe allenare
nella palestra dove si è guadagnato le sue medaglie d'oro."
Emily inclinò la testa. Sembrava che fosse tutto riguardasse
ciò che Sasha voleva, "E tu?"
"Londra ha alcune delle migliori università del mondo.
Niente
è scolpito nella pietra, però. E' tutto
ipotetico, a
questo punto. Potremmo rimanere negli Stati Uniti. La casa a New York,
è stupenda."
Emily sorrise, "E' lì che sei andata quella notte? Quando
hai camminato per tornare in albergo?"
Payson ebbe la grazia di arrossire, "Abbiamo preso un taxi per il
centro. Sua madre era ricca di famiglia, è probabilmente uno
degli edifici più belli della città, di fronte al
Gramercy Park. Non ho ancora visto la casa a Wimbledon, ma sono sicura
che è bella."
Emily fece poi la domanda più spinosa, "E i tuoi genitori?
Becca?"
Payson si strinse nelle spalle, "Dubito molto che parleranno ancora con
me."
"E tu sei disposta a rinunciarci? Per un ragazzo?" Scosse la testa,
"Sono la tua famiglia, Pay."
"Sono la mia famiglia e li amo, ma non lo capiranno e lo comprendo.
Daranno la colpa a Sasha. Mio padre sarà furioso con lui.
Mia
madre sarà delusa e si sentirà tradita da tutti e
due ed
è giusto così. Non stavo scherzando prima, quando
ho
detto che lo amavo, ma è più di questo, Em. Mesi
fa,
quando stavamo cercando di stare lontani, cercando di ignorare i nostri
sentimenti, c'era questo dolore costante dentro di me, un dolore sordo
nel petto. Non sto facendo la melodrammatica," disse Payson ed Emily
non ne dubitò. Se c'era una cosa che Payson Keeler non era,
era
l'essere melodrammatica. "Ho bisogno di lui, semplice. I miei genitori
forse lo accetteranno alla fine, forse no. Farà
male, ma
non tanto quanto farebbe male stare senza di lui."
"Lo dici così tranquillamente," osservò
Emily.
Non era sicura se lei sarebbe stata in grado di far fronte a una cosa
del genere in modo razionale, ma poi lei e Payson erano persone molto
diverse.
"Ho avuto quasi un anno per pensarci. Lo sapevo dal momento in cui
Sasha e io abbiamo deciso di andare avanti, nonostante il momento,
sapevo che questo era quello che avrei dovuto affrontare. Voglio essere
in grado di dirglielo io stessa, dopo le Olimpiadi. Sarà
dura,
ma sono pronta per questo, almeno penso." Il viso di Payson era
inespressivo, ovviamente cercava di essere d'acciaio, con se stessa e
con
le sue emozioni. "Devo dirlo, sono davvero contenta che tu lo sappia.
Non ne ho potuto parlare con nessuno, tranne Austin e lui non
è
esattamente grande con le chiacchiere tra ragazze."
Emily scosse la testa, "Siamo amiche, Pay. Sei qui per me e io sono qui
per te, sempre."
Payson sorrise, l'espressione di pietra sparita, "Grazie, Em."
"Non c'è problema. Ora torna a quelle altre cose che fai, mi
dirai i dettagli, signorina Keeler, anche se dovessi cavarteli con le
pinze!"
Payson alzò gli occhi al cielo, ma poi un sorriso le
illuminò il viso mentre le parole cominciavano a fuoriuscire
dalla sua bocca, la sua felicità evidente con ogni sillaba.
Note:
Mi scuso per il ritardo, ma l'università risucchia davvero
tutto
il mio tempo. In più negli ultimi mesi è successo
di
TUTTO.
Ma pazientate, piano piano ce la faremo.
aria
Nicky Russo non era un idiota. Poteva vedere la scritta sul muro, o
almeno poteva vedere un punk,
alto circa un metro e ottanta, con
una giacca di pelle
e una bomboletta spray in mano, che stava agitando prima di dipingere
il dannato muro. Era l'eterno secondo ed erano solo a metà
del ciclo olimpico. Austin Tucker aveva due anni di vantaggio,
era
già seduto in cima alla classifica degli uomini nella
ginnastica
mondiale e non aveva ancora raggiunto il suo picco fisico. Nicky sapeva
che finché Austin Tucker fosse stato lì, non
importava quanto duramente si fosse allenato, sarebbe stato nella sua
ombra. Si sedette alla scrivania e tirò fuori una grossa
cartella. Sfogliando le pagine in fretta, poteva vedere i diversi
loghi, Stanford, Michigan, MIT, alcuni degli migliori programmi di
ginnastica maschile del paese. Non aveva mai assunto un agente
ufficialmente, mai preso un soldo, eppure non aveva mai considerato la
ginnastica universitaria finché non era arrivato secondo,
ancora
una volta, dietro Austin Tucker ai Nazionali. Non solo, lo scarto dei
punti era ancora maggiore, grazie al ridicolo esercizio
di Austin alle parallele. Austin Tucker, la
rovina della sua esistenza in palestra e fuori. Non
è che sei ancora preso da lei, vero Nick ? Hai superato
Payson
Keeler molto tempo fa. Stai con Kaylie ora, una ragazza che ti ha
scelto al posto del punk. Ora il risentimento, è solo per la
ginnastica. Certo che lo è.
Nicky era infastidito, non solo per la routine o il successo o
perché Austin aveva in qualche modo convinto Payson a stare
con
lui, ma perché aveva lavorato due volte più
duramente di
Austin Tucker, ma era sempre stato ed era ancora il secondo
classificato.
Era una lezione crudele,
ma nella ginnastica a volte non era possibile sostituire il talento
naturale e tipo di fisico. Nicky era incapace di replicare le routine
di Austin, era
maledettamente
troppo basso. L'altezza di solito era un grande svantaggio nel loro
sport, ad eccezione del metro e ottantacinque, campione mondiale
e olimpico che aveva quello che nessun altro aveva osato, Sasha Beloff,
un uomo gli stava di fronte* e sapeva esattamente quello che ci
voleva ad un ginnasta alto per dominare a livello
internazionale.
Sospirò,
guardando
di nuovo i fogli. Ci fu un leggero bussare alla porta della camera.
Kaylie,
pensò, sentendo l'odore del suo profumo, si voltò
e vide
la piccola brunetta appoggiata allo stipite della porta. "Ehi,
principessa," disse, chiudendo la cartella e alzandosi.
"La
tua governante mi ha fatto entrare. Stai bene? " chiese lei,
entrando nella stanza e mettendo la sua borsa sul suo comò,
la
fronte corrugata per la preoccupazione. Gli si avvicinò e
lui la
prese tra le
braccia, stringendola.
Le
diede un bacio leggero sulla fronte, prima di allontanarsi. "Sto bene,
stavo solo pensando a come diavolo fare per creare una routine per
Londra per battere Austin Tucker."
Il cipiglio di Kaylie si
acuì, "Sasha non può aiutarti?"
Nicky
si strinse nelle spalle, "Sasha è un grande allenatore, ma
è alto almeno quindici centimetri più di me."
Lei rise, "E trenta in più
di me, ma disegna la mia routine."
"E' diverso, si può
facilmente distaccare da se stesso quando lavora con le
ginnaste, sono sicuro che è più difficile per lui
farlo quando può
ricordare l'esecuzione dei movimenti fatta in una certa maniera da lui
in persona."
Lei rise di nuovo. "Tu sei pazzo,
Nicky."
Si
strinse nelle spalle, "Forse, ma sarebbe difficile, Sasha richiede
un certo livello di rischio che non è proprio il mio stile."
"Nick,
quella serie non sarà all'altezza. Hai bisogno
di una maggiore difficoltà." Sasha emanava frustrazione ad
ondate e Nicky poteva sentirla mentre smontava dal cavallo. Aveva
progettato un nuovo esercizio al cavallo, lavorandoci
giorno e notte. Aveva chiesto a Sasha di valutarlo quando aveva pensato
che
fosse perfetto. Il suo allenatore aveva praticamente demolito l'intera
routine dall'inizio dopo una sola visione, dichiarandola un
disastro.
"Ho
vinto l'oro alle Nazionali di questo attrezzo con una routine meno
difficile di quella che ho progettato. E' troppo. Ho le stesse
probabilità di cadere dal cavallo e di padroneggiare i
movimenti. Potrebbe essere la differenza tra l'oro e nessuna medaglia."
Sasha
si accigliò, ovviamente disapprovando, "Questo è
un
rischio che devi correre, Russo. Non hai mai gareggiato alle Olimpiadi
prima,
quello che metti sul tavolo ai Nazionali non è la stessa
cosa che il mondo, i tuoi compagni di squadra americani
inclusi,
ti sbatterà in faccia alle Olimpiadi. Cosa sarà,
oro o
niente?"
"Voglio
l'oro," disse, chiedendosi perché il suo allenatore stesse
anche
solo discutendo su una cosa simile. Era l'atleta
più
concentrato
alla Rock, tranne forse Payson. La sua etica del lavoro era
irreprensibile.
Le
braccia di Sasha erano incrociate sul petto, gli occhi ridotti a due
fessure, "Non sono sicuro sia così."
Kaylie
sospirò, "So che questo non è esattamente il mio
campo di
specializzazione e so che mi sto spingendo troppo in là, ma
Sasha ha ragione, bisogna correre dei rischi misurati al fine di
vincere. Dovrei saperlo, io ero..."
"La
Campionessa Nazionale. Lo so," replicò, "ma alla stessa
velocità con cui hai vinto il titolo, lo hai perso." Le
parole
gli erano uscite di bocca ancora prima di pensarci.
Kaylie trasalì visibilmente. "Bene, allora, forse dovresti
chiedere a Payson, dal momento che lei era quella che lo avrebbe dovuto
vincere." Eh, chiederlo
Payson non sarebbe una cattiva idea,
pensò, ma come alzò gli occhi vide lei che lo
fissava.
Kaylie afferrò la borsa e si affrettò dalla
stanza, ma
Nicky la raggiunse, afferrandole il braccio per fermare la sua fuga.
"Kaylie, aspetta, non volevo dirlo e sai che hai guadagnato quel
titolo. Sono solo frustrato, Principessa. Non so cosa fare." Frustrato
e infastidito da morire e sto pensando di prendere una strada
completamente diversa, lavorando finalmente fuori dall'ombra di Austin
Tucker e Sasha Beloff.
Lei mise il broncio, il labbro inferiore sporgente in quel suo modo
adorabile, "Beh, non scaricare la tua frustrazione su di me."
Nicky annuì, "Mi dispiace," disse, chinandosi a baciarla.
"Va
bene, dichiaro una moratoria ufficiale sui discorsi sulla ginnastica
per il resto della notte. Che ne dici di una gita al FroYo?" ha chiesto.
Kaylie sbuffò, "D'accordo, Nicky, non puoi non
parlare di ginnastica. Comunque accetto il frozen yogurt. Mi merito un
premio. Mi sono fatta il culo cercando preparare gli altri esercizi per
i Mondiali e non ci sto riuscendo. Devo dimostrare a Boris che io sono
una delle sue opzioni all-around per le Olimpiadi."
Nicky annuì, ma dentro di sé era in imbarazzo. E pensa davvero che sia
possibile, a questo punto?
Payson era molto più avanti di tutti e sia Kelly che Emily
stavano migliorando costantemente, la quarta opzione all-around del
momento era probabilmente Andrea Conway, in più delle
juniores
sarebbero passate a livello senior. Quella era una cosa per cui era
grato, nella ginnastica maschile raramente gli juniores spostati nei
ranghi alti andavano direttamente nella squadra olimpica. Non era
sicuro che Kaylie fosse nemmeno sul radar di Boris per quanto
riguardava l'all-around. Pensò al padre del loro allenatore,
l'uomo il cui stile di coaching si adattava alla sua ginnastica molto
di più di suo figlio. Boris amava la costanza e Nicky Russo
non
era altro che costante. Forse quella era la soluzione, forse doveva
parlare con Boris.
Il posto era pieno quando arrivarono, c'era un po' di spazio al
bancone, ma volevano un tavolo. "Senti, io vado a prendere posto, tu
ordina," disse Kaylie, socchiudendo gli occhi nella affollata
gelateria. Nicky fece come gli era stato detto, prendendo una coppetta
alla vaniglia per lei e una fragola per sé.
Attraversò
rapidamente la folla, adocchiando la coda di cavallo marrone di Kaylie
che andava verso il retro.
Si spinse tra la folla e trovò Kaylie che parlava Emily,
seduta
con altre persone, anche se non poteva vedere i loro volti .
"Hey Em," salutò, consegnando Kaylie suo frozen yogurt .
"Ehi Nicky," rispose Emily. Gli occhi di Nicky erano fissi sulle due
persone che prima non riusciva a vedere attraverso la folla.
"Ciao Nicky," disse Payson, con un piccolo sorriso, anche se i suoi
occhi rimbalzavano a disagio tra lui e l'uomo seduto alla sua sinistra,
Austin Tucker.
Payson gli sorrise in modo rassicurante e Nicky sentì lo
stomaco
stringersi, allo come faceva sempre quando sorrideva. Il
pensiero di Payson con quel punk lo fece sentire un po'
più male, specialmente visto che Austin aveva
gironzolato
intorno a Kaylie non troppo tempo fa. "Ciao ragazzi, pensavo che
stasera sareste andati da Nick," disse Payson, guardando Kaylie
significativamente. Che cosa significasse quello
sguardo era oltre la
comprensione di Nicky, le ragazze erano abbastanza complicate, senza
cercare di interpretare il loro linguaggio muto.
Kaylie fece un sorriso luminoso, "Eravamo lì, ma Nicky ha
suggerito un frozen yogurt e così eccoci qui."
Payson annuì come se le parole avessero tutto un altro
significato. "Oh, bene, bene, avevamo un appuntamento con
Emily, volete unirvi a noi?" chiese, i suoi occhi saettarono
ad
Austin, ma Nicky non era in grado di leggerne l'espressione. Stava
chiedendo il permesso? Il pensiero lo fece infuriare. Che tipo di
rapporto era se si sentiva come se avesse bisogno rimettere a lui le
decisioni? Era deluso da lei. Non aveva mai pensato che avrebbe visto
il giorno in cui Payson Keeler avrebbe fatto decidere a qualcun altro.
"Certo, il tavolo è grande abbastanza per tutti," disse
Nicky,
incontrando gli occhi di Tucker, la sua rabbia che ribolliva sotto la
superficie.
Austin fece una smorfia, "Non credo che ci sia un tavolo abbastanza
grande nel
mondo," mormorò sottovoce e Payson gli diede una gomitata
nelle
costole, senza nemmeno tentare di passare inosservata.
"In realtà, noi stavamo andando," disse Payson, afferrando
la borsa dal tavolo. "Devo portare Austin all'aeroporto."
"Già," disse Austin, mentre un piccolo ghigno si apriva sul
suo viso .
"Dove stai andando?" gli chiese
Kaylie. Nicky aggrottò la fronte nella sua
direzione.
"La città degli angeli, vado a vedere il fidanzato di Emily
in
concerto stasera e ho un po' di roba di sponsor con MJ domani."
"Tu non vai, vero Payson?" chiese Nicky, incapace di trattenersi.
Lei scosse la testa, i capelli biondi che scivolavano sopra la spalla,
"No, a differenza della diva dei media qui, io limito il mio lavoro di
pubblicità," disse, accarezzando Austin sull'avambraccio.
"Sei
pronto?" domandò.
"Sì," disse, alzandosi in piedi.
Nicky, Kaylie ed Emily li guardarono allontanarsi e appena uscirono,
Austin mise un braccio intorno alle spalle di Payson. Alcuni dei
proprietari di negozio più astuti scattarono delle foto con
i
loro cellulari.
Nicky e Kaylie si sedettero con Emily. "Io non so quello che ci vede,"
disse Nicky .
Emily aprì la bocca, ma guardò Kaylie e la chiuse
di
nuovo. "Non è davvero fuori commercio, immagino," rispose
Emily,
mentre stava guardando Kaylie.
"Io non credo che sia una cosa seria," disse Kaylie, con una scrollata
di spalle.
Nicky guardò entrambe, incredulo, "E' una vostra amica, voi
ragazze davvero pensate che Payson si metterebbe con qualcuno con tanta
leggerezza?"
Kaylie si strinse nelle spalle e Emily sospirò e
ripeté
il movimento. C'era sicuramente qualcos'altro sotto, era
evidente.
Nicky Russo non era un idiota, anche se in quel momento, si sentiva
tale.
***
Gli occhi di Payson si aprirono alla luce soffusa che splendeva
attraverso le tende, una brezza fresca galleggiava attraverso la
finestra aperta al secondo piano. Sospirò, sentendo il peso
confortante del braccio di Sasha sul suo stomaco.
Passò le sue dita sul polso, il braccio, girandosi su un
fianco
verso di lui. Il suo volto era così rilassato nel sonno,
completamente libero dallo stress del suo lavoro. Dormiva con la bocca
aperta leggermente, russando dolcemente. Una
volta aveva googlato russare e
a quanto pareva peggiorava con l'età. Il braccio di Sasha la
strinse nel sonno, tirandola più vicino a lui. Payson
sorrise.
L'avrebbe volentieri lasciato russare accanto a lei per il resto della
sua vita. I suoi occhi si aprirono e sospirò prima di
metterla a fuoco.
"Ehi," disse Sasha, la mano che si piegava contro la sua
schiena.
"Buongiorno," gli rispose.
"Cristo, sei bella anche quando sei appena sveglia," disse, rotolando
sulla schiena e tirandola con sé, permettendole di usarlo
come
cuscino. Payson gli poggiò le braccia sul petto.
"Hai bisogno di occhiali," replicò, facendo scorrere le dita
lungo il suo petto con leggerezza.
"Mmm," modulò senza sbilanciarsi, mentre lei diventava un
po'
più audace nelle sue esplorazioni. Payson lo
guardò,
aveva gli occhi mezzi chiusi. Spostò la gamba sopra i suoi
fianchi e mise dritta, a cavallo sulla sua vita. Le mani di Sasha
andarono immediatamente intorno alla vita di Payson, le regioni basse
dei loro corpi premute l'una contro l'altra ermeticamente. Payson si
chinò, i capelli biondi crearono una tenda intorno a loro
mentre
si baciavano, dolcemente in un primo momento, quasi castamente, poi una
mano scivolò dalla vita alla parte posteriore della sua
testa,
tenendola lì per mantenere il loro contatto e approfondire
il
bacio. Le cose si stavano facendo più interessanti quando
squillò il telefono di Payson.
"Non rispondere," mormorò, la sua bocca che si spostava
dietro l'orecchio, presentando un argomento convincente.
Lei emise un gemito di piacere prima di armeggiare alla cieca per
afferrare il cellulare dal comodino. "E' mia madre," disse, con il
respiro corto. "Devo rispondere, sa che mi alzo presto nei
giorni
feriali." Si mise a sedere, portando le zone più sensibili
del
loro corpo in un contatto più intenso. Sasha gemette in
reazione, ma lei gli mise un dito alle labbra, pregandolo di rimanere
tranquillo.
"Ehi mamma," disse, "Sì, ID chiamate" Sua madre parlava
così velocemente che riusciva a malapena a capirla.
"Non
è quello che sta a Good Morning America?" Rise. "Grazie per
essere indignata per me, mamma, ma ti ho detto che loro si stavamo uh-
vedendo."
Sasha si stava ovviamente annoiando con la conversazione e stava
facendo scorrere le mani su e giù per le cosce, distraendola
completamente dalla
voce di sua madre. "No, non ho il cuore spezzato, mamma."
Alzò
gli occhi a Sasha e sorrise in risposta. "Dovrei provare qualcosa oltre
l'amicizia per Austin per avere il cuore spezzato per il fatto che
stava, come l'hanno chiamano, sbaciucchiandosi con MJ questo fine
settimana in un club di Los Angeles."
Sasha gettò la testa all'indietro e si lasciò
sfuggire un
risata. Lei gli lanciò un'occhiataccia e gli mise una mano
sulla
bocca. " No, mamma, era solo un cane fuori, ho dormito con la finestra
aperta, ma era così caldo la notte scorsa." Sasha
alzò un
sopracciglio, ironico, e lei arrossì in risposta. In
realtà, la camera era stata perfetta fino a quando le loro
attività notturne avevano alzato
notevolmente la
loro temperatura corporea. "Ci vediamo alla Rock più tardi,"
disse, tagliando corto in modo efficace. "Ciao Mamma."
"Austin ti tradisce? " domandò Sasha, le mani che risalivano
dalle cosce all'orlo della canottiera, sfregando i
leggermente
pollici contro la piccola zona di pelle esposta tra il bordo del top e
la parte superiore dei suoi pantaloncini del pigiama.
"A quanto pare," disse lei con un sorriso. "E' una buona cosa, dato che
l'ho spinto a fare sesso con un'altra donna oltre me* tutto
questo
tempo."
"Mmm, parole grosse, davvero sexy," disse, muovendo i fianchi contro i
suoi.
Payson guardò l'orologio e fece una smorfia. "Rimandiamo?"
chiese, il labbro inferiore stretto tra i denti. "Dobbiamo essere alla
Rock tra poco." Lui aggrottò la fronte. "Ho bisogno di una
doccia," disse Payson, alzando un angolo della bocca.
"Non abbiamo molto tempo," le rispose, "Ci vorrà troppo
tempo a farla separatamente."
"Decisamente," disse, allontanandosi da lui, indietreggiando verso il
bagno della camera padronale.
Arrivarono separati alla Rock, lui un paio di minuti prima di lei,
facendole trovare la palestra aperta al suo arrivo. Payson lo vide nel
suo
ufficio e alzò una mano in segno di saluto.
Cominciò ad
allungarsi e vide Austin camminare a tempo di musica, le cuffie
saldamente in posizione. Gli sorrise mentre si avvicinava per
allungarsi con lei. "A quanto pare, mi sei stato infedele," disse
appena lui si sfilò i tappi dalle orecchie, lasciandoli
penzolare al collo .
"Eh? " chiese.
"L'hanno detto in televisione questa mattina, a quanto pare tu e MJ
siete stati paparazzati a Los Angeles questo fine
settimana," disse con un sorriso. "I giornalisti al Good Morning
America erano molto preoccupati per come stessi prendendo la notizia.
Apparentemente era tutto quello di cui potevano parlare questa
mattina."
Austin gettò indietro la testa e rise. "Dovrebbero sapere la
verità," disse.
Finirono di allungarsi prima di andare alle rispettive
attrezzature. Sasha si unì a loro pochi minuti dopo,
lavorando
prima con Austin, visto che avevano discusso il grado di
difficoltà sugli anelli il Venerdì prima del suo
viaggio
a Los Angeles. Payson sorrise quando iniziarono a lavorare insieme, una
sensazione di calore allo stomaco a guardare due degli uomini
più importanti della sua vita che sviluppanao un legame tra
di loro .
Improvvisamente, la porta della Rock si spalancò e Payson
vide
Nicky Russo lanciarsi in palestra, guardando intorno freneticamente. Si
precipitò verso il punto dove Sasha e Austin stavano in
piedi.
Lo stomaco di Payson affondò non appena notò
l'espressione sul volto di Nicky. Corse verso di loro, ma non
arrivò in tempo.
"Figlio di puttana," disse Russo, a voce alta, tirando un pugno dritto
alla mascella
di Austin, cogliendolo di sorpresa .
"Whoa!" gridò
Sasha, muovendosi tra i due giovani, mentre Austin annaspava, pronto
per iniziare a combattere. Afferrò il braccio di Austin e lo
trattenne.
"Sasha, giuro su Dio, lasciarmi andare, il robot se la cercava da un
po'."
"Russo, il mio ufficio, adesso." Non c'era spazio per la discussione.
Nicky girò sui tacchi e marciò via da loro.
Nicky andò da lei, "Non posso credere che tu sia con quello
stronzo," mormorò.
Payson aggrottò la fronte alla sua schiena mentre lui saliva
i gradini due alla volta e spalancava la porta dell'ufficio aperta
prima di sparire all'interno. "Ho intenzione di uccidere Kaylie Cruz."
Note:
*gli stava di fronte:
non dovete intenderla in senso letterale, ma figurato.
*non fatevi venire una
sincope. Austin e Payson non hanno fatto
sesso. Payson continuava a scherzare sul fatto che lei e Austin fossero
una coppia. In inglese c'era il termine Cuckhold. Per
sapere quello che
è, vi rimando a Wikipedia. Io di certo non mi metto a
spiegarlo qui :)
Se ci fossero errori o
cose strane, fatemelo notare. Manipolo molto il testo, sposto termini,
taglio, incollo e alla fine qualcosa rischia sempre di sfuggirmi.
Era
in un mare di guai e lo sapeva. Kaylie aveva guardato negli occhi una
delle sue migliori amiche e ci aveva visto rabbia e frustrazione. Nel
momento in cui era entrata in palestra, era stata messa all'angolo da
Payson. L'espressione sulla faccia della sua amica aveva reso
estremamente chiaro che avrebbero parlato immediatamente.
Payson l'aveva trascinata nell'ufficio della palestra e aveva chiuso la
porta.
"Perché siamo nell'ufficio di Sasha? Perché sei
così sconvolta, Pay?" chiese, guardando Payson che andava su
e
giù sul tappeto, con le mani tra i capelli biondi.
"Ho chiesto a Sasha di farmi parlare con te come capitano della squadra
e di gestirla senza di lui." Payson finalmente smise di muoversi e si
girò verso di lei. "Kaylie, questa mattina Nicky
è
arrivato qui e ha colpito Austin alla mascella con un pugno."
La bocca di Kaylie si spalancò alla notizia. Nicky non era
un
ragazzo violento, di solito si lasciava scivolare le cose addosso.
"Perché? Cosa gli ha detto Austin?" Era sempre
così,
appena le cose nella sua vita iniziavano a funzionare, appena trovava
un ragazzo che amava e che la ricambiava, Austin Tucker saltava fuori
incasinando tutto.
Payson scosse le spalle e sospirò, "Non ha detto niente; non
gliene ha dato la possibilità. Sasha ha chiesto a Nicky
perché l'aveva fatto e apparentemente l'ha fatto per me. Ha
pensato difendere il mio onore, suppongo."
Kaylie sospirò, "Non capisco. Perché avrebbe
pensato una cosa simile?"
"Dovresti capire. Sei tu che hai detto a Nicky che io e Austin stavamo
uscendo insieme, mentre non è così, e quando a
Good
Morning America sono state diffuse le immagini che mostravano che MJ e
Austin stanno insieme, cosa che è vera, Nicky ha pensato..."
Payson si fermò. "E' sempre stato un bravo ragazzo,
perché gli hai mentito, Kaylie? Ha detto che tu gli
hai
ripetuto ancora e ancora che io e Austin stavamo insieme, che
mantenevamo un basso profilo a causa delle regole della Rock, come te e
Nicky, e poi lo scorso venerdì gli hai detto che io e Austin
non
facevamo sul serio, che era una cosa senza importanza, cose a cui non
ha assolutamente creduto, comunque. Perché l'hai fatto?"
Kaylie fece spallucce, "Ho pensato fosse più facile. Voglio
dire, voi due siete così uniti e tu ti comporti sempre come
se
steste insieme e se lo tranquillizzava che Austin stesse con qualcun
altro...meglio così, no?" disse. Poteva sentire le lacrime
pizzicarle gli occhi. "Ma poi ci ho pensato e non vi comportate come
una vera coppia, così ho creduto che se gli avessi detto che
non
era niente di serio, l'avrei reso più credibile. Pay, sono
una
tale idiota."
Payson sospirò, "Non lo sei. E' Austin quello che se ne
è
uscito con questa piccola bugia ed è anche in parte colpa
mia, a
Londra
non ho spiegato meglio a Nicky come stavano le cose, ma
perché tu hai insistito tanto, Kaylie? Non era
necessario."
Kaylie fece un'alzata di spalle e volse lo sguardo sulla sua
amica. "Lo era. Lo era per due ragioni credo, anche se in
realtà
si riuniscono in una sola. Nicky mi piace davvero, davvero tanto e
sapevo che aveva una cotta per te, così ho pensato che se
credeva che stessi con un altro, beh allora tanto meglio, e se si fosse
convinto che Austin stesse con qualcun altro, allora..."
Payson finì la frase per lei, "Allora avrebbe pensato che
tra te
e Austin non c'era niente. Cavolo, Kaylie, quando fai questo genere di
cose non lasci niente a metà," disse sospirando pesantemente.
"Nicky era davvero così arrabbiato?" chiese Kaylie,
rabbrividendo al pensiero, il ragazzo più fantastico che
conosceva, così concentrato e forte, ma con un lato tenero
che
le faceva venire le farfalle, persino in quel momento. Non aveva
intenzione di ferirlo.
Payson annuì, "Sì, era piuttosto infuriato. Si
è
scusato con Austin, che credo si sentisse dispiaciuto per lui. Kaylie,
devi parlare con lui e
con Austin. Scusati e metti le cose a posto. Terrò la cosa
lontano da Sasha per adesso, ma se ci dovesse essere troppa tensione..."
Kaylie fece un cenno d'assenso, "Lo so, lo so." Sapeva che avevano
tutti degli ottimi motivi per essere furiosi con lei. Aveva cercato
così disperatamente di tenere Nicky stretto a sé
e di
lasciare Austin fuori dalla sua vita, nonostante la sua attrazione per
lui, che la bugia le era uscita di bocca molte volte. Sarebbe stato un
miracolo se entrambi le avessero di nuovo rivolto parola.
Guardò
la sua amica, "E tu, Pay? Anche tu sei arrabbiata con me?"
Payson inclinò la testa e sospirò, "Lo ero un
po',
all'inizio. Voglio dire, andiamo Kay, una relazione senza importanza?
Lo sai che non sono il tipo. Ma non sono realmente arrabbiata con te.
Sono dispiaciuta che Nicky si senta ferito e che abbia picchiato Austin
senza motivo, ma lo capisco. Capisco perché tu lo abbia
fatto.
sei una delle mie migliori amiche, questo non cambierà."
Kaylie fece due passi verso Payson e la strinse in un abbraccio. Poi si
tirò indietro, "Allora, parlerai con Austin per me, prima
che io
gli vada a chiedere scusa?" le chiese mordendosi il labbro inferiore.
"Sei una dei suoi migliori amici, Pay, lui ti ascolta."
Payson sospirò, "Tutto quello che posso dirgli è
che ti
dispiace e onestamente, Kaylie, non credo che gli importi. E' piuttosto
fuori di sé."
"Tutto per una stupida bugia," disse Kaylie, seccata da se stessa e dal
ridicolo modo in cui si era comportata. Non era da lei e si sarebbe
andata a scusare per quello, in qualunque modo, anche se
avesse
significato umiliarsi di fronte ad Austin Tucker. Il suo ego avrebbe
ricevuto un duro colpo, ma doveva sistemare le cose.
Payson scosse la testa, "C'entra anche la bugia," concordò,
"ma sopratutto credo che sia ferito. Sente ancora qualcosa per te
Kaylie. Non so quanto forte sia e non
ho intenzione di
dire altro sull'argomento, ma voi due dovete chiarirvi prima che
qualcos'altro oltre la mascella di Austin si faccia male."
***
"Le
dispiace?" chiese Austin mentre si sedeva al tavolo della cucina di
Payson. "Sono stato colpito dal suo fidanzato per avere tradito una
ragazza con cui non sto uscendo e le
dispiace. Grandioso, ma perché non me lo dice
in faccia?"
Payson annuì, tenendo un cucchiaio pieno di sugo, una mano
sotto, pronto per essere assaggiato, "Lo farà. Ho solo
pensato
che fosse importante che sapessi che era dispiaciuta. Era piuttosto
affranta quando le ho parlato oggi. Sente ancora qualcosa per te,
Austin. Non so nient'altro. Dovete chiarirvi tra di voi.
Com'è?"
Fece un cenno d'assenso, "Un po' più di aglio," disse
alzandosi.
"D'accordo, le parlerò, ma niente promesse. Pensavo di aver
finito con questi drammi."
Payson gli sorrise, "Non te la caverai così facilmente. Se
non
avessi detto a Nicky che stavamo uscendo in primo luogo, niente di
tutto questo sarebbe successo."
Austin roteò gli occhi, "L'unica ragione per cui l'ho fatto
è per pararti il culo, perché tu stavi
avendo una relazione sotto copertura e sotto le coperte* con il nostro
coach."
Payson rise, "Per favore, tu allora non lo sapevi nemmeno. E' solo che
ti stavi divertendo troppo. Infatti è proprio questo, tu sei
una
lavandaia pettegola."
Austin sorrise, dandole un bacio sulla testa mentre
prendeva la giacca dallo schienale di una sedia, "Anche quello," disse.
"Goditi la cena, più aglio," ripeté uscendo dalla
cucina.
Sorrise guardando la salsa, aggiungendo un po' più di aglio.
Sentì delle voci nell'ingresso, poi la porta si chiuse e
Sasha
apparve sull'uscio della cucina. "Hey," gli disse, girandosi verso di
lui. Lo stomaco le si aggrovigliò all'immagine che le si
presentava, lui appoggiato allo stipite, i jeans bassi sui fianchi come
al solito, le maniche lunghe della maglietta a righe arrotolate sopra
il gomito, la sempre presente ombra di barba, e quegli occhi, che la
fissavano come se fosse l'unica cosa al mondo. E' troppo bello per essere
reale, ma è reale ed è mio.
"Hey," le rispose, avvicinandosi e prendendola tra le
braccia.
Si baciarono per un momento, solo una carezza a fior di labbra, prima
che lei si allontanasse.
"La cena è quasi pronta. Apparecchi?" chiese, tornando ai
fornelli.
Frugò nei pensili per un po' prima di prendere i piatti e le
posate. "Austin è stato qui," affermò,
permettendole di
continuare la frase.
"Sì, voleva parlare di alcune cose."
"Le cose sono Nicky Russo e l'essere preso a pugni in bocca. "
Payson annuì e sospirò. Sapeva che avrebbe dovuto
dirgli
tutto. Era stato incredibilmente paziente con lei fino a quel momento,
le aveva permesso di gestire la cosa come il capitano della squadra, ma
sapeva che Sasha era molto protettivo di tutte le sue ginnaste. E non
sapere tutta la storia probabilmente lo stava uccidendo. "Penso che
abbiamo chiarito tutto. Sai Nicky l'ha colpito perché
pensava
che Austin mi tradisse con MJ."
"Giusto," disse Sasha, "Questa parte su Russo l'avevo capita.
C'è di più ?" chiese.
Payson annuì, "E' in parte colpa di Austin, probabilmente in
parte è colpa mia e in parte colpa di Kaylie."
La fronte di Sasha si aggrottò, "Colpa di Kaylie?"
Sospirò, "Kaylie e Austin? Oppure Kaylie e Nicky? O
entrambi?
Payson, cosa sta succedendo?"
"Pensavo di saperlo, ma non sono sicura." Si voltò verso di
lui,
raddrizzando le spalle, sapeva che sarebbe potuto degenerare
in
una discussione. "Penso che, forse, tutto questo non sarebbe successo
se la Rock non avesse una regola del niente-appuntamenti."
L'espressione di Sasha mutò da confusa a qualcosa di
completamente diverso. Socchiuse gli occhi, "Pensi che la regola
del niente-appuntamenti sia la causa per cui uno dei
miei ginnasti ne assale un altro?"
Lei scosse la testa, "No, ci sono un sacco di cose da incolpare per
questo, compreso il nostro rapporto, ma io credo che la regola abbia
avuto un suo peso. Senza la regola, Kaylie e Nicky sarebbero stati
liberi di vivere liberamente il loro rapporto. Nicky ha pensato che
quello che aveva sentito su me e Austin fosse la verità
perché sapeva che se io fossi stata coinvolta con qualcuno,
soprattutto Austin, avrei voluto tenerlo segreto, nessuna conferma o
smentita. Ha aggiunto confusione a una situazione che era
già
confusa abbastanza e onestamente Sasha, nessuno segue questa regola
ridicola in ogni caso." disse lei, alzando la voce con ogni parola. Era
frustrata, per sé e per i suoi amici. Gli occhi si rimisero
a
fuoco su di lui mentre finiva di parlare.
Le mani di Sasha erano incrociate sul petto, le labbra increspate in
riflessione. "Quindi stai dicendo che la mia regola è la
causa
di tutto questo? Che questo è in qualche modo colpa mia."
"Non essere stupido, lo sai che non è quello che sto
dicendo,
ma credo che si sarebbe potuto evitare una parte di tutto
questo
ed è una regola stupida. Non è nemmeno proprio
una regola
se nessuno, me compresa, la segue. Più precisamente, tutti
sanno
che non forzi a rispettarla, soprattutto perché ognuno
riesce a
raggiungere ottimi risultati. Sanno che non caccerai fuori i
membri della squadra Nazionale, i contendenti olimpici."
Vide la sua mascella serrarsi, i suoi occhi grigio-azzurri brillavano
di rabbia, rabbia verso di lei. Merda.
"Non avevo capito che la mia autorità come allenatore fosse
stata ridotta a tal punto che le persone pensano di poter fare quello
che diavolo vogliono e che non ci saranno conseguenze per le loro
azioni. E' per questo oggi te ne sei voluta occupare tu, Payson?
Per tenere i tuoi amici fuori dai guai?" La sua voce si fece
più forte, mentre faceva un passo più vicino a
lei.
Payson lo guardò di traverso, alzando la voce anche lei,
"Stai
scherzando vero? Volevo gestirlo perché fa parte delle mie
responsabilità come capitano della squadra e
perché non volevo metterti nella posizione di dover
fare in
qualcosa che avresti rimpianto, come sospendere i membri della tua
squadra d'elite una settimana e mezzo prima dei Mondiali."
Lui sbuffò, "Bene, l'hai fatto per me. Ho capito. Come sei
magnanima, Payson, davvero."
"Ottimo," disse, "davvero ottimo. Cerco di aiutarti e tu decidi di
litigare. Meraviglioso, Sasha, " disse, allontanandosi da lui e
abbassare i bruciatori. Versò la salsa in una ciotola e
gettò la pentola nel lavandino.
"Cosa dovrei pensare? Sono i tuoi amici, naturalmente li vuoi
proteggere, ma io sono il loro allenatore e il tuo allenatore ed
è mia responsabilità di prendermi cura del loro
interesse. E' il mio lavoro, Payson, non il tuo."
"Sono i miei amici, ma sono anche i miei compagni di squadra e io sono
il loro capitano. Ti ho chiesto di lasciar fare a me e l'ho fatto.
Perché ti comporti così?" chiese, ma
improvvisamente
capì, "Oh, ho capito, riguarda il tuo ego."
Sasha sbuffò, "Per favore," disse, alzando gli occhi verso
di lei, sprezzante.
Lei lo fissò, infastidita dal suo tono condiscendente. "No,
è così. Tuoi
i ginnasti, tue
le responsabilità, tuo l'ego.
Hanno ignorato la regola e si sapeva che lo stavano facendo, ma ora sei
arrabbiato? Fattene una ragione, Sasha. Sto cercando di aiutarti.
Questi non era un problema fino a poche ore fa, perché
è
un problema ora?"
Sasha andò subito sulla difensiva. Era uno dei suoi punti
deboli, una cosa su
di lui che
la maggior parte delle persone imparava in fretta, anche se non era mai
stato un problema con Payson, il suo ego. Era stato accusato di essere
un egocentrico, un ego-maniaco, e per lungo tempo era stato vero, ma
pensava di aver messo quella parte di sé a riposo dopo
quello
che era successo in Romania. "Non c'entra il mio ego," le disse, a
denti stretti. "Quello che stai dicendo è che ho perso la
capacità di controllare i miei atleti e questo è
inaccettabile."
Lei si voltò di scatto, "Ascoltati, controllare i tuoi
atleti.
E' questo che vuoi fare ? Controllarli? Controllarmi? È di
questo che si tratta?"
"Non essere ridicola," disse, con un cenno della mano .
"Bene, mi sto rendendo ridicola. Sai una cosa, lascia perdere."
"Bene," replicò, girò sui tacchi e
marciò fuori
dalla cucina, lungo il corridoio e fuori dalla porta, sbattendola per
bene alle sue spalle. "Merda," disse, prendendo a calci i mattoni
dell'ingresso prima di scendere verso la sua auto .
"Hai litigato con quella tua bella fidanzata? " disse una voce roca dal
vialetto.
Strinse gli occhi e vide un uomo più anziano, forse sui
sessanta
o giù di lì seduto sui suoi gradini che fumava la
pipa.
"Come l'ha capito?"
L'uomo
più vecchio ridacchiò, "Ho fumato per un po'. Ho
potuto
sentire tutto fino a qui. Chi ha fatto arruffare il pelo a chi?"
Sasha sospirò, "Lei ha arruffato il mio e io ho arruffato il
suo," disse, senza essere sicuro sul perché si stesse
confidando.
"Su che litigavate?" Chiese. Sasha guardò il vecchio e fece
una
smorfia. "Attraverso il muro non sentiamo proprio spesso rumori
arrabbiati provenienti da voi due, se capisci cosa intendo."
Sasha non arrossiva da molto tempo, ma sentì il calore
risalirgli il
collo e le orecchie all'insinuazione dell'uomo. Era rimasto
senza
parole.
"Non offenderti, giovanotto, Sasha non è vero? E'
l'abbreviazione per Alexander? Ho conosciuto un Sasha quando ero
nell'esercito, un russo, in realtà era Alexander."
Sasha annuì, arrossendo ancora di più per come il
vecchio
aveva probabilmente imparato il suo nome, "Sì, ma solo mia
madre
mi ha mai chiamato Alexander. E lei è?"
"Sono Roy," disse, e Sasha si fece avanti per stringergli la
mano. Hai davvero intenzione di andartene?" disse l'uomo,
tirando
una lunga boccata dalla pipa.
Sasha si massaggiò la nuca e guardò le chiavi in
mano, "Sì, stavo per farlo."
"E' una cosina dolce, la tua ragazza. Porta sempre fuori la spazzatura
per noi, ha aiutato mia moglie con la spesa, l'altro giorno." L'uomo lo
guardò di traverso. "Sei un po' più vecchio di
lei, non
è vero?"
"Sì," disse, ma il vecchio lo interruppe con un gesto della
mano.
Mise la pipa in bocca e disse, "Non c'è niente di sbagliato
in
questo. Ragazze del genere hanno bisogno di un uomo e non un ragazzo.
Ha una buona testa sulle spalle. Conosci il ragazzo sulla moto che
c'era prima?" chiese.
Sasha sorrise, Roy apparentemente era dalla sua parte, "Sì
è un amico di entrambi," rispose. "E' una specie di fratello
per
lei," lo rassicurò.
"La ami?"
Sasha sospirò e si voltò a guardare la casa. Le
luci
erano tutte spente, tranne che per quella della camera da letto. Poteva
vedere la sua figura indistinta muoversi per la stanza.
"Quindi il mio consiglio per te, Alexander, è: non
andartene."
Roy batté la pipa contro il mattone e si alzò
lentamente,
ma costantemente, risalendo i suoi scalini e rientrando in casa.
Sasha sospirò, guardando le chiavi prima di guardare
indietro
fino alla finestra della sua camera, ancora illuminata dalla luce della
lampada. Scosse la testa e tornò su per le scale e
bussò
con forza alla porta. Attese, le mani in tasca, fissando i mattoni dei
gradini prima che la porta si aprisse. Payson rimase immobile, con
indosso una delle sue maglie, non dissimile da quella che indossava al
momento e niente altro. Aveva i capelli sciolti e lo guardava con gli
occhi arrossati. Una fitta immediata lo colpì allo stomaco.
L'aveva fatta piangere.
Sasha non disse una parola, entrò nell'ingresso e le permise
di
chiudere la porta dietro di lui. Lei lo guardò di nuovo.
Sasha
sollevò una mano sul suo viso, accarezzandola appena sotto
l'occhio con il pollice. "Mi dispiace," le sussurrò, senza
preoccuparsi di cosa fosse dispiaciuto.
"Anche a me," rispose, alzandosi sulla punta dei piedi e baciandolo
leggermente, poi di nuovo con più urgenza. Sasha avvolse le
braccia intorno alla sua vita, sollevandola, sentendola stringere le
braccia intorno alle spalle e poi le gambe intorno alla vita mentre lui
spostava le mani verso il basso per sostenere il suo peso. " Al piano
di sopra," gli mormorò in un orecchio prima di mordere
delicatamente sul lobo, dando uno strattone morbido.
Non aveva bisogno di nessun ulteriore sollecitazione, fece tutte le
scale, sentendo forti dolori al ginocchio tutta la strada, ma
ignorandoli quando appena arrivati in camera da letto la stese sul
letto, coprendo il suo corpo con il suo. La guardò, i suoi
lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino, il suo ultimo vero pensiero
coerente fu che se Roy e sua moglie pensavano che prima fossero stati rumorosi, non avevano ancora sentito nulla.
Note: *sotto
copertura e sotto le coperte: in originale c'era un gioco di
parole tra undercovers (sotto
copertura) e under
covers (sotto le coperte). Ho cercato di mantenerlo il
più possibile.
Sono in ritardo (di nuovo). Scusate, ma ho lavorato per Eurochocolate
e...è stato massacrante.
Non c'erano molte cose
che
rendevano Lauren Tanner gelosa. La relazione di Kaylie con Carter
Anderson era stata una, l'incredibilmente fastidioso legame tra Emily e
sua madre era un'altra, ma la villetta a schiera di Payson Keeler che
si affacciava sul lago, quella poteva essere al primo posto, tanto
più che le cose tra lei e Carter erano finite mesi fa e dopo
aver conosciuto Chloe Kmetko, era più che felice di lasciare
che
fosse Emily ad averla. Quindi, in realtà, era per la casa di
Payson. Aveva chiesto, piuttosto pregato, suo padre per averne una, ma
lui non aveva ceduto.
"Papà,
ti prego. Lo prometto, sarò
super-responsabile," aveva
chiesto durante la cena, una delle poche che, ultimamente, avevano
avuto senza gli
Kmetko presenti.
"E'
fuori questione, Lauren. Hai diciassette anni e non sei nemmeno vicina
a poter essere responsabile per una cosa del genere."
"Mark
e Kim Keeler l'hanno permesso a Payson. Ha solo pochi mesi
più di me."
Suo padre le aveva lanciato un'occhiata consapevole, "Vuoi davvero
iniziare un confronto su chi è più responsabile
tra te e
Payson? Inoltre, Mark e Kim non hanno avuto possibilità di
scelta quando si è venuti al dunque. Payson ha diciotto anni
e
ha usato i suoi soldi per comprare quella casa. E tu, mia cara figlia, non hai
soldi tuoi, almeno non abbastanza per comprare una casa in riva al
lago."
"Solo perché non mi lasci assumere MJ per rappresentarmi,"
Lauren sporse il labbro inferiore e spalancò gli occhi. Era
la
sua espressione speciale, quella a cui molto raramente suo padre aveva
detto di no, forse se non poteva ottenere una delle villette a schiera,
le avrebbe concesso di assumere un agente.
"Forse riconsidereremo presto il discorso dell'agente, ma devo sapere
che posso fidarmi di te, Lauren, e da quello che ho visto quest'anno,
semplicemente non è in discussione in questo momento."
"Perché
dobbiamo
rinchiuderci di nuovo?" piagnucolò Lauren, mentre stava
sdraiata
di traverso sul letto di Payson. "Perché non possiamo solo
stare
qui con te? Sei come un allenatore, Payson, tutta seria e concentrata
per tutto il tempo. Sarebbe proprio come essere recluse qui. Niente
ragazzi, niente divertimento." Lauren sapeva che era crudele, ma era
frustrata e Payson era il bersaglio perfetto. Il loro capitano
raramente dava retta alle chiacchiere, infatti Lauren era abbastanza
sicura che la
metà del tempo a malapena ascoltava.
"Almeno non dobbiamo dormire sulle stuoie questa volta," Payson
gridò da dentro l'armadio, prima di emergere con un braccio
pieno di abbigliamento da palestra. "Avevo paura che mi sarei presa la
tricofizia*."
"E' solo per tre giorni," disse Emily. "Boris vuole solo essere sicuro
delle sue scelte prima di presentare la sua rosa di atleti per i
mondiali.*" Lauren alzò le sopracciglia a Emily e sorrise.
Emily
alzò gli occhi, ma sapeva che il suo messaggio era stato
recepito forte e chiaro.
Kaylie alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando.
"Sarà un inferno. Tre giorni intrappolati nella Rock con
Boris
Beloff, Sasha, Marty, tutti gli altri allenatori di club."
Gettò
il libro sul letto e Lauren lo raccolse. Cominciò a
sfogliare le
pagine, parole difficili, evidenziate ordinatamente in giallo, come
plasma di catecolamine, saltarono fuori dalla pagina e si
affrettò a chiudere il libro.
"Non dimenticate Kelly Parker," aggiunse Lauren, esaminando il titolo. "The American Journal of Applied
Physiology? Davvero, Payson?" Lauren alzò gli
occhi. "Ma questa roba è scritta almeno in inglese?"
"E' per uno dei corsi che sto frequentando alla UC Boulder," disse
Payson, riprendendolo. "In realtà, grazie per avermelo
ricordato. Devo portarlo con me."
"Corsi universitari, sei pazza. Come se il carico di lavoro non fosse
già abbastanza, dovevi iscriverti all'università.
Ci fai
fare veramente brutta figura a volte, Pay." replicò
Lauren .
Payson guardò nella borsa e aggrottò la fronte.
"Mi manca
qualcosa." Lauren si chinò ed esaminò il
contenuto.
"La tua borsa da bagno," disse, rimbalzando dal letto e marciando nel
bagno di Payson, dove la borsa era appoggiata sul piano.
Esaminò
il bagno con attenzione, sbirciando in silenzio
nell'armadietto
dei medicinali*. Era una cosa che faceva anche se sapeva che era una
invasione totale della privacy. Non
sai mai cosa ci potresti trovare.
Quello di Payson era piuttosto normale, niente degno di nota, nemmeno
una prescrizione imbarazzante.
"Lauren, sei andata a prendere la mia borsa a Guam? " gridò
Payson.
Lauren saltò al suono della sua voce e si voltò
di
scatto, facendo cadere la borsa dal bancone. "Sto solo ammirando il tuo
bagno. La doccia è enorme," gridò in risposta,
chinandosi
per raccogliere la borsa. Fu allora che vide, luminoso come un faro,
l'unico contenuto della spazzatura del secchio di Payson, un
preservativo usato. La mente di Lauren vacillò. Payson "Non farò sesso fino
a quando non avrò una medaglia olimpica e forse neanche
allora"
Keeler faceva sesso. Si guardò di nuovo intorno e
improvvisamente tutto sembrava diverso. Non c'era uno, ma due
spazzolini da denti nel supporto integrato nel muro.
Ricontrollò
in l'armadietto dei medicinali e esaminò più
attentamente
il suo contenuto. C'erano due bottiglie di profumo sul piano di fondo e
sorrise, quando si rese conto che quello non era un profumo, era
Lacoste Essentials, acqua di colonia per uomini, una colonia per uomini
facoltosi. Era sicuramente un ragazzo con buon gusto, o denaro,
probabilmente entrambi. Uno spazzolino da denti e acqua di colonia, se
aveva le sue cose lì, beh, allora, si era praticamente
trasferito per quanto riguardava Lauren. Tutto questo dalla piccola
signorina responsabilità. Non sta solo facendo sesso,
convive con un ragazzo.
Arrivata a tale conclusione, proseguì oltre.
Con chi
conviveva? Doveva essere Austin Tucker. Non c'era nessun altro, anche
se Payson insisteva che lei e Austin non si stessero vedendo. Ma lui
era sempre in giro, erano così affettuosi e Austin aveva
praticamente smesso di parlare di Kaylie tutto insieme, che era il dodo
dei ragazzi per dire, "Vedi, zucchero, l'altra ragazza che mi
interessava, ora non le presto più attenzione."
Naturalmente,
Austin era stato fotografato con MJ a Los Angeles e Payson non fatto
nemmeno una piega. Ne era sembrata quasi divertita. Una relazione
aperta? No, quello non era lo stile di Payson, anche se poteva essere
quello di Austin. Ma ancora, Lauren non aveva mai etichettato Payson
come
una che convive segretamente con un ragazzo. La mente di Lauren si
surriscaldò cercando di capirci qualcosa. Immagino che dovrò
fare qualche accenno questo fine settimana e vedere come reagisce.
Prese la borsa e tornò in camera da letto, consegnandola a
Payson che la mise nella sua sacca da viaggio. "Tutto fatto," disse
Lauren e la fissò mentre sollevava la borsa sulla spalla.
"Stai
bene, Lauren ?" le chiese Payson,
e Lauren annuì, anche se non spostò il suo
sguardo, come se
fissarla avesse potuto in qualche modo far comparire il nome del
ragazzo sulla fronte di Payson. "Che c'è?"
"Niente" disse Lauren, scuotendo la testa e guardando l'enorme letto di
Payson. Improvvisamente, tutto aveva senso, in particolare la
dimensione ridicola del letto. "Siamo pronte ad andare?"
Arrivate alla Rock trovarono gli altri membri della Squadra nazionale
che girovagavano. Lauren e il resto delle ragazze della Rock si
allontanarono dal gruppo verso la stanza sul retro dove avevano aiutato
a sistemare i letti con le rotelle il giorno prima.
"Proprio come un grande pigiama party," disse Kelly Parker, anche se il
suo sarcasmo era meno pungente del solito, mentre si muoveva nella
stanza dietro di loro, il volto l'immagine della rassegnazione.
"Sai cosa si dice, Parker, non essere il primo ad andare a dormire,
non si sa mai cosa potrebbe succedere," la rimbeccò Lauren.
Payson si mise tra di loro, "Niente del genere. Si tratta di tre giorni
interi insieme, in un piccolo spazio chiuso, possiamo mantenere i
battibecchi e le frecciate al minimo. Sarà già
abbastanza
dura."
"Sì, sì, capitano," disse Kelly, annuendo a
Payson prima
di superare Lauren, urtandola con la spalla mentre lo faceva. Quello
era qualcosa che Lauren non capiva. Payson e Kelly Parker erano giunte
a una sorta di tregua
"Siamo
fantastiche e lo sappiamo" l'ultima volta che la Nazionale si era
riunita. Lauren guardò la sua amica. Cosa c'era di sbagliato
in
lei?
"Wow, Pay, bel modo di spalleggiare una tua compagna di squadra,"
sparò alla bionda Campionessa Mondiale.
"Siete entrambe mie compagne di squadra," disse Payson, con un fermo
sguardo duro. "Non possiamo più lavorare come un club,
Lauren.
Dobbiamo lavorare come una squadra Nazionale. Tutto quest'anno
è
per i Mondiali, le Olimpiadi e per battere le cinesi, non per decidere
chi primeggia sull'altro, Denver Elite o Rock. Cresci."
Lauren strinse le labbra, "Come vuoi."
***
L'allenamento era intenso. Boris li allenava duramente, davvero
duramente. Emily aveva ragione, stava ovviamente cercando
di essere sicuro di aver fatto le giuste scelte su chi avrebbe
gareggiato ai Campionati del Mondo e, finora , avevano per lo
più dimostrato che aveva torto. Payson aggrottò
la fronte
quando Emily uscì dal tappeto alla fine della sua diagonale*
per
la terza volta consecutiva. Guardò Boris che fissava torvo
nella
direzione generale della pedana del suolo. Lei era in piedi accanto a
Sasha e si girò verso di lui, preoccupata. "Emily si sta
compromettendo?" chiese sottovoce, mentre si metteva il gesso sulle
mani.
"Sono più preoccupato per Kaylie," rispose, mentre
guardavano
l'ex Campionessa Nazionale correre verso il volteggio e atterrare
tremante. Non ispirava esattamente fiducia. Sasha sospirò e
mise
una mano sulla spalla di Payson. "Non preoccuparti, fai una serie alle
parallele e poi distendi completamente il ginocchio per il
volteggio. Vengo ad aiutarti tra un minuto," disse, spostandosi verso
il padre .
Payson sospirò e poi si avvicinò alle sbarre,
eseguendo
la sua routine senza problemi. "Eccellente, Payson," sentì
echeggiare la voce di Boris. Sasha stava lavorando con Emily sulla
diagonale che le stava dando problemi. Payson sorrise al Beloff
più vecchio prima di allontanarsi dalle parallele per
stendere
il ginocchio. Fece in modo di essere di fronte alla pedana del suolo
mentre guardava Emily eseguire i suoi esercizi e qualcosa
catturò la sua ttenzione. Una leggera esitazione poco prima
del
doppio salto era la causa del passo di troppo. Il piede di Emily
finì di nuovo oltre la linea bianca.
Payson si alzò, scuotendo il ginocchio e si mosse verso
Sasha
con decisione. Teneva gli occhi puntati su Emily mentre parlava, "E' il
doppio salto. Sta esitando solo una frazione di secondo, ma
è
quello che la lancia in avanti." Appena finì di
parlare,
Emily lo fece di nuovo. Sasha annuì, si allontanò
da lei
per andare da Emily e Payson sorrise soddisfatta.
Tornò allo stretching e Lauren unì a lei. "Kaylie
ti ha
detto che Nicky non le parla?" Chiese Lauren, piuttosto bruscamente.
Payson annuì,"Sì, me l'ha accennato, stanno
avendo un momento difficile."
Lauren sorrise, "Ti ha detto perché?"
Payson sospirò. Suppose che fosse meglio fare la finta
tonta, "No, non l'ha fatto. Non è proprio affar mio."
Lauren si strinse nelle spalle, "Penso che sia una classica mossa alla
Nicky Russo, il robot ha bisogno di concentrarsi
prima dei Campionati del Mondo se vuole qualche speranza di battere
Austin." Mise uno strano accento sul nome di Austin che fece Payson
verso di lei.
"Credo di sì. Austin mi è sembrato piuttosto in
forma ultimamente, ma tutto può succedere."
Lauren sorrise, " Austin ti è sembrato
piuttosto in forma ultimamente, più che in forma,
è dannatamente sexy."
Payson arricciò il naso, "E' un bel ragazzo, ma io in
realtà non penso a lui in quel modo. Lui è solo Austin."
"Oh, andiamo, non è possibile che tu non ci abbia mai
pensato.
Lui è tipo il ragazzo più attraente alla Rock e
tutti
dicono sempre che siete una coppia. Non mi dirai che non ci sia almeno
un po' di verità."
Payson si mise a ridere, "E' per questo che sei comportata in
modo
strano per tutto il giorno, Lauren? Pensi che io ed Austin stiamo
nascondendo una relazione?" Lo sguardo di Lauren si accigliò
e
Payson scosse la testa e rise più forte.
"Cosa c'è di così divertente da farvi ridere
quando invece dovreste allungarvi? " chiese
Sasha mentre si avvicinava da dietro. "Allora?" chiese quando entrambe
rimasero in silenzio, anche se gli occhi di Payson ancora brillavano di
divertimento. "Lauren, vai al volteggio," disse, accennando a suo padre
in piedi, che non aspettava altro che Lauren iniziasse a correre.
"Payson, occupiamoci di questo tuo ginocchio."
Lauren si alzò e si allontanò da loro. Corse
verso il
cavallo prima di lanciarsi nel volteggio, atterrando con solo un
piccolo salto e poi alzando le braccia sopra la testa. "Buono, Lauren.
Lavorare di più per fermarti," sentì Boris urlare
dall'altra parte della palestra. "Ogni decimo è necessario."
Lei annuì e si spostò di nuovo dove Sasha stava
ancora
aiutando Payson a fare stretching. Alzò le sopracciglia al
quadro interessante che presentavano, Sasha in ginocchio tra le gambe
aperte di Payson, gli occhi di Payson chiusi ermeticamente, il labbro
inferiore stretto tra i denti mentre Sasha spingeva contro il suo
ginocchio. Ah, da
questa angolazione
sembra che stiano...questo sì che farebbe notizia. La
Campionessa del Mondo e il suo allenatore. Peccato che non ci sia
un'accidenti di possilità che accada. Sarebbe proprio un
classico. Si diresse verso il distributore d'acqua per
bere
prima di cominciare la trave. Payson aveva negato di stare con Austin
senza mezzi termini. Quindi forse non era qualcuno della palestra?
Forse era un ragazzo dal suo quartiere o una cosa così.
Lauren
sorrise a se stessa. La stava uccidendo, non sapere. Auspicabilmente
non avrebbe dovuto sopportarlo per molto tempo.
"Di che si trattava?" mormorò Sasha, mentre Payson stendeva
la gamba verso di lui.
"Pensa che io stia uscendo con Austin Tucker," gli disse roteando gli
occhi.
"Vuoi dire che non sa di tutto il casino con..." si interruppe mentre
Andrea Conway passava davanti a loro verso le sbarre.
"No," disse Payson con un sorriso, "E' un po' fuori dal giro, il che
non è una brutta cosa."
Sasha annuì prima di premere in avanti con il suo peso per
distenderle ginocchio. Payson emise un gemito involontario. Era una
posizione innaturale, ma era l'unico aiutava a riscaldare
l'articolazione. "Allora, lo so che sono uscito presto questa mattina,"
disse piano, grato che non ci fosse nessuno intorno a loro. "Ho avuto
alcune cose dell'ultimo minuto di cui occuparmi qui."
"Ho letto il tuo biglietto," disse, la sua voce non più di
un
sussurro. "E' stato dolce. E avevi ragione, sai, la notte scorsa.
Suppongo di non averti ringraziato per esserti fermato quando l'hai
fatto."
Sasha scosse la testa, "Non ringraziarmi. Sto castigando me stesso da
allora per lo stop. Non hai idea di quanto sia stato duro."
Gli sorrise, "Oh, penso di averne un'idea. Se ricordo bene, era molto
duro."
"Era una battuta sporca?" chiese, il lato della bocca che si alzava in
un piccolo sorriso prima di applicare un po' più di
pressione
sul ginocchio.
"Ahi, sì," disse, prima di scivolare via e rimettersi piedi.
"Penso sia a posto." Flettè il ginocchio e annuì.
Boris si avvicinò e la accompagnò all'inizio del
tappeto. "Come va il ginocchio?" chiese, con un'espressione sia interessata
che calcolatrice.
"Bene, non c'è nessun danno, solo delle fitte ogni tanto,"
rispose.
"E mio figlio, come sta?" chiese, rompendo il contatto visivo, fissando
un punto cieco verso il resto della palestra. Per la prima volta da
quando aveva incontrato Boris Beloff, la sua voce era tranquilla e
riservata.
Payson non mutò espressione, ma interiormente sorrise. "Sta
bene. E' emozionato per Mondiali. Era tutto quello di cui riusciva a
parlare l'altra sera, qualcosa su una squadra di calcio
e Istanbul," disse vagamente, anche se sapeva che Boris
avrebbe
capito.
"Sì, Istanbul," disse Boris. "Siamo andati insieme a una partita di calcio a Istanbul anni fa, appena dopo aver
lasciato la Romania, ma prima di andare in California."
Annuì, "Lo so, mi ha detto del vostro viaggio." In
realtà, Sasha aveva un DVD della partita, che apparentemente
era
stato necessario guardare, completo di pause per il suo commento e
lunghe
spiegazioni del motivo per cui la squadra rossa dall'Inghilterra era di
gran lunga superiore alla squadra bianca in Italia*, fatto su cui
Payson era stata dubbiosa all'inizio, visto che la squadra bianca aveva
fatto tre gol molto rapidamente. Aveva avuto poco da dire su suo padre,
se non che avevano assistito alla partita insieme, ma non
c'era
bisogno di informare l'uomo più anziano di quello. Payson
seguì lo sguardo di Boris mentre finiva direttamente su
Sasha,
cha stava lavorando con Kaylie al suolo.
"E anche voi state bene, insieme?" chiese, la voce persino
più
bassa di prima. Payson trovò che la sua voce era
piuttosto
piacevole quando non stava gridando a pieni polmoni.
Sorrise. "Abbiamo litigato la notte scorsa," rispose, anche se non
aveva idea che stesse per dirlo fino a quando le parole non le uscirono
dalla bocca.
Lui la guardò, la bocca stretta in una linea ferma,
"Litigato? Su che cosa?"
Payson si strinse nelle spalle, "Niente di importante, era una cosa
molto stupida," disse mentre un cipiglio le compariva sul viso.
"Rebecca e io litigavamo spesso di cose molto stupide e di alcune cose
molto importanti. Il mio condiglio per te, Noră, non andate a letto
arrabbiati. Non troverete sonno e nessuno dei due vuole..." si
interruppe, apparentemente ricerca la parola giusta.
"Scusarsi?" suggerì, chiedendosi cosa significasse il modo
in cui la chiamava. Noră, era un modo in cui Sasha non
l'aveva mai chiamata. Glielo avrebbe chiesto più tardi.
"Sì, scusarsi," confermò, con un fermo cenno del
capo. "Nessuno vuole scusarsi perché si è
arrabbiati e
non si dorme."
"Non l'abbiamo fatto," disse, anche se poteva sentire il suo viso
avvamapre, sentì il bisogno di rassicurarlo che il suo
rapporto
con il figlio era forte. "Non siamo andati a letto
arrabbiatì."
Le mise una mano sulla spalla e la strinse dolcemente, "Ha chiesto
scusa?" domandò.
"Ci siamo scusati entrambi," disse e la cosa fece a comparire un sorriso sul viso di Boris.
"Forse allora non assomigli poi molto alla mia Rebecca come pensavo,"
disse e sorrise gioviale.
Payson non sapeva cosa fare, ma fece di rimando un sorriso tremulo.
"Grazie?" replicò, anche se era una domanda.
"E' un bene, entrambi litigate e entrambi, come hai detto, vi scusate.
Sei un bene per mio figlio, Payson. Sono molto contento che ti abbia
trovata."
Payson sospirò e per un attimo dovette combattere le lacrime
che
le pizzicavano occhi. Sapeva che, nonostante tutto, la tensione e la fredda
distanza tra di loro, Sasha voleva ancora molto l'amore e il rispetto
di suo padre e li voleva anche lei, per tutti e due. Le parole di
approvazione le diedero unan stretta al cuore e distolse lo
sguardo, sperando di ricomporsi in fretta. "Grazie," disse e
sentì la sua grande mano stringerle di nuovo la spalla.
"Bene," disse, come se la loro chiacchierata fosse qualcosa che era
segnato sulla sua lista delle attività del giorno. Avrebbe
voluto dare una sbirciatina al suo appunti, non che potesse capire le
zampe di galline rumene che usava per scrivere. "Bene, volteggio
adesso. Vorrei vedere il tuo Produnova."
Payson scosse la testa, sorridendo. Tale padre, tale figlio.
Note: *la tricofizia
è una dermatosi. Se proprio siete curiose, qui. *la sua rosa
di atleti,
in inglese roster. A quanto pare è un termine che si usa
anche
in italiano in ambito giornalistico, ma io personalmente non l'avevo
mai sentito. Ho preferito usare una traduzione. Questa
è la definizione. *in America
l'armadietto dei
medicinali
è un armadietto con specchio proprio sopra il lavandino del
bagno. Qui da noi non è in uso, ma negli USA è
praticamente la norma. *la diagonale
è una
serie di esercizi fatti per l'appunto lungo la diagonale della pedana
degli esercizi al suolo. Credo di averlo scritto in qualche
altro
capitolo, ma ripetersi non uccide. Vi metto questo
bellissimo video. *la partita
è la finale di Champion League del 2005.
Non ho volutamente scritto la traduzione di Noră qui, nelle note. Payson
ne scoprirà il significato più avanti, potete
aspettare con lei o togliervi la curiosità con internet.
Grazie a tutte per la pazienza infinita e per non aver abbandonato
questa storia :)
Payson guardò il pollo alla francese e sorrise. Era
assolutamente perfetto. Sentì bussare alla porta e sorrise,
"E'
aperto," gridò e improvvisamente la casa si
riempì del
rumore di Becca che entrava correndo.
"Payson!" urlò
Becca e Payson si voltò appena in tempo per essere quasi
travolta dalla sorella minore, che sprizzava gioia da tutti i pori.
"Abbiamo vinto," disse senza fiato. "E io ho vinto l'argento alle
parallele!"
Payson rivolse un
sorriso luminoso
alla sorellina, "Lo so, Becca. Sono così orgogliosa di te,"
disse mentre sua madre e suo padre entravano in cucina. Gli sorrise da
sopra la testa di Becca. "Ciao."
I suoi genitori
avevano un
sorriso
enorme.
Erano appena tornati dai giochi Panamericani di Vancouver, dove
la prima competizione internazionale di Becca era stata un successo
travolgente, una medaglia d'oro per la squadra, un argento
individuale alle parallele, una quinta posizione nell'All-Around e
Becca Keeler era improvvisamente diventata una delle migliori juniores
d'elite della nazione, un risultato sorprendente visto che fino a quel
momento la ginnastica era stata solo qualcosa che faceva per il gusto
di farla.
"Che odore
incredibile, Pay," disse sua madre, avvicinandosi ai fornelli per
guardare il pollo e le patate.
Payson sorrise,
"Grazie, sto davvero facendo pratica sulla questione cucina."
Suo padre la
raggiunse, ammirando
il cibo, "Lo fai spesso? E' un sacco di lavoro, cucinare per una
persona sola," disse, impressionato.
Lei scosse la testa, "Difficilmente è per me sola. Di solito
porto qualcosa anche ad Austin, Sasha e talvolta Boris. Tutti e
tre hanno delle terribili abitudini alimentari," disse, senza
mentire
davvero. Ovviamente di solito cucinava per Sasha, ma aveva iniziato a
conservare gli avanzi per Austin e Boris, che aveva adottato
in
quella piccola famiglia surrogata che stava costruendo.
Sospirò
e sorrise alla sua vera famiglia, sangue del suo sangue, erano le
persone che
amava più di ogni altra cosa, ma lentamente aveva iniziato a
costruire un muro tra di loro. Sapeva che tra poco più di un
anno c'era una buona possibilità che i suoi genitori non le
avrebbero parlato per un po'. Sapeva che sarebbero stati arrabbiati e amaramente delusi da lei.
Sperava solo che non l'avrebbero costretta a scegliere.
Si scosse da quei pensieri piuttosto penosi e si concentrò
sulla
cena. "Andiamo a mangiare," disse. "Mamma, puoi prendere i bicchieri da
quel pensile?" chiese, mentre metteva il pollo su un piatto da portata,
subito preso da suo padre. Si asciugò le mani su un
canovaccio.
Sua madre stava fissando pensierosa l'interno del mobile, "Flutes da
champagne?" chiese Kim quando Payson le si affiancò per
vedere
che cosa l'avesse affascinata.
"Regalo per l'inaugurazione della casa," rispose con un sorriso.
Kim socchiuse gli occhi e Payson si strinse nelle spalle, "Da parte di
chi? Austin?" provò ad indovinare e Payson roteò
gli occhi.
"Austin non è così premuroso," disse. Payson
aveva deciso
che era meglio essere il più onesta possibile in quelle
situazioni. "Sono da parte di Sasha in realtà. Quando l'anno scorso
mi ha portato al balletto, abbiamo avuto una intera conversazione sui
flutes da champagne di plastica con cui servono il sidro frizzante e ha
comprato questi per me, quando ho acquistato la casa."
Kim annuì. "E' stato molto carino da parte sua. Gli hai
mandato un bigliettino di ringraziamento, vero?" chiese.
Payson lottò disperatamente per impedire al rossore di
comparirle sulle sue guance, mentre pensava esattamente a come aveva
ringraziato Sasha per la sua premura quella notte. Era stato molto
più efficace di una nota di ringraziamento. "Sì,
certo
che l'ho fatto, mamma." Prese bicchieri dallo scaffale e Kim ne prese
altri due.
Si sedettero e per un momento tutti rimasero in silenzio e Payson si
rese conto che in qualche modo era diventata il centro della loro
attenzione. "Che c'è? " chiese, guardandosi distrattamente
la
camicia. "Ho qualcosa sulla faccia?"
"Niente," disse suo padre con un piccolo sorriso, prima di prendere la
forchetta e servirsi mentre tutti affondavano le posate nel cibo.
Kim sorrise, "Quello che vuole dire tuo padre, è che
è
bello essere di nuovo tutti insieme. Era da un po' che non succedeva."
L'aveva detto abbastanza tranquillamente, ma Payson sospirò.
"Capite perché ho dovuto farlo, vero? Voglio dire, non
aveva niente a che fare con voi, avevo solo bisogno di stare da
sola." Guardò ciascuno di loro con attenzione. Aveva pensato
che, dopo la loro conversazione sull'argomento i suoi genitori avessero
davvero capito, anche se non avevano conosciuto tutte le sue
motivazioni.
Mark scosse la testa, "Ti abbiamo detto che abbiamo capito, Payson, e
siamo sinceri. E' solo bello sedersi intorno al tavolo, tutti e
quattro, soprattutto perché partirai per la Turchia tra
quarantotto ore."
Payson sorrise e poi focalizzò la sua attenzione su Becca,
ansiosa di cambiare argomento, "Allora, voglio che mi racconti tutto,
fino alla faccia di Li Chang, quando si è resa conto che
l'avevi
sconfitta alle parallele."
Payson sorrise entusiasta mente Becca la distraeva con i racconti
dell'evento. Sembra
proprio me, anche se diversa.
Si era aspettata un lungo elenco degli esercizi che aveva completato
con successo, di quelli che non le erano riusciti e qualcosa
sul
nuovissimo fenomeno che aveva colpito il circuito juniores, un'aggiunta
dell'ultimo minuto alla squadra nazionale juniores, l'undicenne Julia
Harrison.
Fu allora che
Payson si rese conto che i racconti di Becca erano incentrati
principalmente sulle persone che aveva incontrato e sui luoghi che
aveva
visitato, con appena un pizzico di ginnastica, quasi come una nota a
margine. Sua sorella e i suoi genitori erano così normali, che a
volte Payson si chiedeva da dove fosse uscita.
"Allora, come è stato il ritiro?" chiese sua madre,
facendola trasalire dal suo sogno a occhi aperti.
Payson alzò gli occhi e fece una smorfia, "Orribile, ma non
peggio dell'ultima volta. Boris è stato duro e penso che
probabilmente farà alcuni cambiamenti."
Kim sollevò le sopracciglia, "Chi?" chiese, temendo la
risposta.
"Kaylie," disse Payson con un sospiro, "E' stata in bilico tutto il
fine settimana, non terribile, ma non eccezionale. E forse Emily, anche
se lei è migliorata durante il week end."
Sospirò. Emily
era andata meglio durante il ritiro, ma Boris non era sembrato del
tutto convinto che fosse pronta per l'All-Around ai Mondiali. Payson
inizialmente aveva pensato che Emily avrebbe gareggiato al suolo e alle
parallele ad Istanbul, ma era possibile che avesse perso il suolo in
favore di Andrea Conway, che era sembrata molto affidabile per tutto il
week end, mentre Emily aveva avuto dei problemi con i suoi passaggi
alla
diagonale.
"E Lauren?" chiese Kim, la sua espressione ancora piena di
preoccupazione per le altre ragazze.
Payson annuì, "Forte sulla trave e al volteggio. Davvero
forte sulla trave. Ha una grande possibilità di vincere una
medaglia alle finali dell'evento, se esegue quella routine a Istanbul.
Kelly era forte su tutti e quattro e a me non ha detto nulla tutto fine
settimana salvo, 'Ottimo lavoro, Payson' quindi presumo che non sia
cambiato nulla."
Mark sbuffò, "Tu sei la campionessa del mondo, Pay.
Naturalmente competerai nell'All-Around nella finale a squadre."
Payson si strinse nelle spalle, "E una squadra, papà. A
volte si
deve fare ciò che è meglio per la squadra e non
quello
che ci si aspetta."
Becca alzò gli occhi, "Ti prego, hai il DOD più
alto del
mondo. Quelle del decimo livello stavano facendo i conti l'altro giorno
e
potresti fare un errore in tutti e quattro gli attrezzi e ottenere
ancora una medaglia."
"Beh, comunque, tutto quello che so è che Boris
terrà una
conferenza stampa domani mattina in cui annuncerà le sei
ragazze
che parteciperanno."
Sua madre si bloccò con la forchetta a metà
strada verso
la bocca e un pezzo di pollo ricadde nel piatto. "Non posso credere che
abbia cambiato idea così vicino alla gara. Partirete
dopodomani," disse, aggrottando la fronte.
"E' Boris, mamma e lui può fare quello che diavolo vuole. Ed
è un po' pazzo," disse con una scrollata di spalle.
"Più pazzo di suo figlio?" Chiese Mark, non conoscendo molto
il Beloff più vecchio.
Kim sbuffò, "Un sacco più pazzo ed è
tutto dire."
Payson sorrise appena, incapace di mascherare completamente tutto il
suo affetto nel tono di voce, "Sasha non è pazzo,
è
solo... Sasha."
Becca roteò gli occhi, "E' proprio come te e tu sei pazza."
Payson si strinse nelle spalle, "Se lo dici tu."
"Quindi hai preparato tutto e sei pronta a partire?" Chiese Kim.
Payson sorrise a sua madre, pensando alla valigia ai piedi del
letto. "Sì, un altro timbro sul passaporto, Istanbul sto
arrivando."
***
I
successivi due giorni volarono, Payson e il resto della squadra
nazionale avevano avuto il tempo per allenarsi, mangiare, dormire e non
molto altro prima di essere a bordo di un volo charter da Boulder a
Istanbul, con brevi tappe a New York e Parigi per fare rifornimento, in
tutto erano state quasi diciotto ore in aeroplano e tutto quello che
avrebbero voluto fare una volta arrivati sarebbe stato dormire,
purtroppo era mezzogiorno e andare a dormire avrebbe completamente
sballato il loro orologio interno.
"Sono così stanca," disse Emily, crollando di nuovo sul suo
letto. Payson gemette un verso di accordo dal letto di fronte.
Lauren e Kaylie erano tornate ad essere migliore amiche, quella
settimana, dopo che Kaylie le aveva confidato che lei e Nicky avevano
rotto.
"Non possiamo rimanere sdraiate qui, ci addormenteremo," disse Payson,
sedendosi e lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.
Emily mise il broncio, "Beh, non è che possiamo andare da
qualche parte." Emily non aveva intenzione di lasciare la camera
d'albergo dopo la debacle in Francia dove era stata sospesa per aver
infranto il coprifuoco. Era meglio essere sicuri piuttosto che pentirsi
e il posto più sicuro in quel momento era la loro camera
d'albergo.
Payson sospirò e si girò su un fianco, "Come sta
Damon?"
"Ha deciso di venire," disse Emily, improvvisamente
in ginocchio sul letto, un sorriso stampato sul viso. Moriva dalla
voglia di condividere la notizia con qualcuno, ma non era stato
ufficiale fino a quella mattina, quando Damon le aveva mandato un sms,
con un breve ma dolce,'Preso
biglietto, c vediamo ven.'
Anche Payson si mise a sedere, con un'espressione scioccata. "Sul
serio? Em, è fantastico. Si è preso una
pausa?"
Emily annuì, "Hanno appena finito di incidere il secondo LP
e
sta per andare in tour, ma non partirà fino alla settimana
prossima."
Payson sorrise, "Perché non me l'hai detto?" chiese. "Devi
essere così emozionata."
"Non è stato ufficiale fino a questa mattina. Sono davvero
emozionata infatti. Non lo vedo da mesi."
Payson le sorrise e poi si lasciò cadere di nuovo sul suo
cuscino. "Vi vedo ragazzi, dopo le Olimpiadi, che vivete a Los Angeles,
girando tutto il mondo, e non bloccati in camere d'albergo, a meno che
vogliate esserlo," disse, rivolgendo alla sua amica uno sguardo
malizioso.
"A proposito di..." Emily si interruppe. "Ho intenzione di avere un
altro di quei momenti in cui faccio finta Sasha non sia il nostro
allenatore." Era qualcosa con cui aveva combattuto, capire esattamente
cosa stesse succedendo tra Payson e Sasha. Le risultava difficile
separare Sasha il loro allenatore, che abbaiava ordini in palestra, con
Sasha l'uomo, che aveva fatto comparire un sorriso
sognante alla sua compagna solitamente stoica.
Payson roteò gli occhi, ma non poté evitare che
un
sorriso stupido le si dipingesse sul viso. Sospirò e
guardò Emily con aspettativa, "Spara il tuo colpo migliore,"
disse. Era esattamente quello che Emily sperava di sentire. Moriva
dalla curiosità di porre una domanda in particolare.
Più
ci pensava, più si tormentava. Sasha era una persona che
ovviamente aveva esperienza, una rapida ricerca su Google le aveva
rivelato più di quanto Emily avrebbe mai voluto
sapere
sulla vita personale del suo allenatore e Payson, per quanto ne sapesse
Emily, aveva un livello di esperienza simile al suo.
"Non posso credere
che ti sto
chiedendo questo, ma sono così curiosa, voi due..." si
interruppe di nuovo. Non poteva nemmeno dire le parole.
"No, non lo facciamo," disse Payson, con un sospiro che sembrava di
rimpianto. "Non per mancanza di tentativi comunque."
Gli occhi di Emily si spalancarono alla implicazione di quella
affermazione. C'erano un sacco di cose Sasha Beloff era, ma non aveva
mai pensato che tra quelle cose ci fosse impotente, "Vuoi dire che non
può," disse, rivolgendole uno sguardo significativo.
Gli occhi di Payson si spalancarono, "No," la interruppe, "quello non
è un problema. Stiamo aspettando fino a dopo le Olimpiadi.
Abbiamo già oltrepassato così tante linee...
Penso che ci
sia una parte di lui che non se la sente di attraversare quella finale."
Emily aggrottò le sopracciglia, "In realtà
è
piuttosto dolce," disse. Non aveva mai pensato a Sasha come un tipo
dolce.
Payson si mise a ridere, "Dolce, ma molto frustrante."
"Vuoi dire che non fate altre
cose?" Chiese Emily.
"Tutto, tranne quello," disse Payson, con una scrollata di spalle. Le
sopracciglia di Emily si sollevarono vertiginosamente per la sorpresa,
non lo aveva previsto, anche se non era sicura di
cosa si
aspettasse in realtà. "Giuro, l'altra sera ho pensato che
stesse
per accadere. Abbiamo litigato per una cosa completamente ridicola,
dopo ci siamo scusati e ci eravamo così vicini e
semplicemente
non è accaduto. Vuole aspettare fino a dopo le Olimpiadi, lo
giuro... il modo in cui mi ha detto che non voleva, mi ha fatto
venire voglia di lui ancora di più. 'Farò l'amore con te
ogni modo che conosco. Non vorrai mai lasciare il mio letto.'
"
Emily deglutì a fatica, poteva praticamente sentire la voce
di Sasha nella sua testa, "Wow, ha detto così?"
Payson sospirò, "L'ha fatto davvero. Mi hanno praticamente
ceduto le ginocchia."
"Sì, ci scommetto," disse. "Così, ovviamente, tu
vuoi farlo?"
"Lo voglio, ma ha ragione. Dovremmo aspettare. Voglio dire, non
è che soffriamo come te e Damon, che a mala pena vi vedete.
Non so
cosa avrei fatto."
Emily la guardò attentamente, prima di chiedere qualcosa che
aveva voluto chiedere per molto tempo. "Lo ami veramente, non
è
vero?"
Payson sorrise. "Davvero." Emily scosse la testa. Non riusciva a
immaginarlo. Aveva visto scorci di tutto quello, la notte che l'aveva
scoperto, piccoli tocchi e un bacio della buona notte prima che lei e
Payson lasciassero la casa di Austin, ma erano molto bravi a
nasconderlo in palestra. Se non l'avesse saputo, non sarebbe mai stata
in grado di indovinarlo dal modo in cui si comportavano. Probabilmente
ci voleva una quantità sovrumana di controllo di
sé,
qualcosa che entrambi avevano a iosa.
"Io non so chi stia peggio, tu e Sasha che dovete fingere ogni giorno o
io e Damon che non ci vediamo."
Payson non esitò nemmeno, "Tu e Damon. Noi passiamo del
tempo
insieme. Stiamo quasi ogni notte insieme. Onestamente, Em, io non so
come fai."
Emily alzò le spalle e sospirò, prima di
distogliere lo
sguardo, "E' difficile, ma i nostri sogni si stanno avverando e questo
è più importante in questo momento di stare
insieme tutto
il tempo. Lui sta percorrendo la sua strada e io la mia. E' solo che il
mio sogno ha una data di scadenza, 12 agosto 2012."
Payson si mise a ridere, "Non è che tu stia facendo il conto
alla rovescia."
Emily scosse la testa, "Cerco di non viverla in quel modo, questo
è il mio sogno e voglio viverne ogni momento."
"Ci siamo quasi," disse Payson con un sorriso. "Tra meno di un
anno sarà finita."
"Vacci piano, capitano.
Abbiamo un incontro abbastanza importante questa settimana, non credi?"
Payson si mise a
ridere, "Direi proprio di sì. Sei pronta?"
"Assolutamente. Ho
finalmente
sistemato quella stupida diagonale, anche se non credo che
farò qualcos'altro oltre le parallele nella finale a
squadre." Payson
fece una smorfia e Emily seppe che la sua amica la pensava come lei.
Non
era esattamente il tipo da mezzi termini o da bugie per salvare i
sentimenti
di qualcuno. "Non è che, magari, Sasha ha detto..."
Payson scosse la testa, "Em, non posso...."
Emily sospirò, "Lo so, lo so, mi dispiace, non voglio
metterti in mezzo. Inoltre non è una decisione di Sasha."
"No, sarà una decisione di Boris," disse Payson, affermando
l'ovvio, ma mordendosi il labbro inferiore. Emily poteva vedere il suo
disagio.
"Non preoccuparti, Pay, lo so che ho avuto dei problemi durante
l'allenamento. Almeno era un errore fisico questa volta e non uno
mentale. Se faccio bene durante il primo giorno qui, mi
qualificherò per l'All-Around e spero di poter mostrare a
Boris
che sono pronta per il grande momento."
Payson sorrise e annuì, "Ci riuscirai," disse con fermezza
e,
per la prima volta dopo la sua performance disastrosa durante il
ritiro, Emily lo credeva possibile.
In una stanza lungo quello stesso corridoio, Lauren Tanner si mise
seduta,
cercando di rimanere sveglia. Aveva quasi fallito quando si
ricordò che aspettava da giorni di parlare con Kaylie. La
loro
amicizia era finalmente tornata al punto in cui era prima del pasticcio
di Carter e Lauren era determinata a mantenerla in quel modo. Primo
passo, condivisione. Avevano sempre condiviso tutto con l'una con
l'altra, si erano raccontate tutti i segreti e Lauren aveva la madre di
tutti i segreti che le rimbalzava in testa.
"Oh mio Dio, non posso credere che ho quasi dimenticato di dirtelo,"
cominciò, catturando immediatamente l'attenzione di Kaylie.
"Che cosa, Lo?"
"Non crederai a quello che ho scoperto appena prima del ritiro,"
aggiunse, con tutta l'enfasi che poteva.
Kaylie fece un cenno con la testa, esortandola a continuare, "Cosa?"
"Payson fa sesso." Le parole le uscirono di bocca in maniera
incontrollata.
La reazione di Kaylie non fu quella che si era aspettata
però.
La brunetta la fissò per un attimo prima di scoppiare
ridere.
"Stai scherzando. Scherzi a parte, Lauren, qui si parla di Payson. L'hai vista fare sesso. "
Lauren alzò gli occhi al cielo, "Ovvio che non l'ho vista
fare
sesso. E' successo quando la stavamo aiutando a preparare la valigia
per il ritiro, sono entrata nel suo bagno per prenderle una cosa e
c'era un preservativo usato nel secchio della spazzatura."
Kaylie scosse la testa, "Non esiste, ci deve essere un altro motivo.
Sta seguendo un po' di lezioni di scienze alla UC Boulder, forse era
per la classe, un esperimento o qualcosa del genere."
"Sì, perché fanno il test del preservativo al
college,"
disse Lauren e poi si interruppe, sapendo che c'era qualcosa di
divertente in quello che aveva appena detto, ma non voleva
fermarsi e fare una battuta quando aveva bisogno di convincere Kaylie
della verità. "Non era solo quello. C'erano due spazzolini
da
denti e ho trovato un'acqua di colonia da uomini, una colonia costosa,
nel suo armadietto dei medicinali."
La bocca di Kaylie si spalancò per lo shock e Lauren sorrise
vittoriosa. "Lauren, questa è una completa invasione della
sua
privacy. Perché hai fatto una cosa del genere. Aspetta...Hai
detto colonia per uomo?"
Lauren annuì, "Lacoste Essentials. Chiunque sia questo
tizio,
praticamente vive lì, se ha le sue cose nel bagno padronale."
Kaylie la guardò sbalordita, "Hai idea di chi possa essere?"
chiese, lo sguardo che si sfocava mentre rifletteva.
Lauren fece un'alzatina di spalle, "Ho pensato ad Austin in un primo
momento, ma non lo so. Lei nega e lui è abbastanza aperto su
quella cosa disgustosa e totalmente inadeguata che ha con MJ." Scosse
la testa e strinse le labbra. "Che cosa ci vede in lei, comunque. E'
così vecchia."
Kaylie si strinse nelle spalle con noncuranza, "Sono abbastanza sicura
che non sia Austin."
"Perché lo pensi?" Chiese Lauren, stringendo gli occhi.
"Voglio
dire, sono stati visti insieme, fotografati dai paparazzi e tutto il
resto."
Kaylie scrollò le spalle, "Payson me ne ha parlato, sono
abbastanza uniti, ma non credo che sia lui. Probabilmente qualcuno che
non conosciamo nemmeno. Forse è un compagno di classe
o qualcuno del suo quartiere?"
Lauren scosse la testa, "Tutte le sue lezioni sono online, non ha
compagni di classe. Credo che potrebbe essere qualcuno del suo
quartiere, ma ha vissuto lì solo per un paio di mesi e non
è che stia lì tutto il tempo. Vive praticamente
alla
Rock."
Kaylie si strinse nelle spalle, "Non ne ho idea allora. Forse non
c'è affatto un ragazzo e c'è una
spiegazione
perfettamente ragionevole per tutta quella roba. Puoi sempre chiederlo
a lei."
Lauren roteò gli occhi, "Giusto, in modo che possa negarlo e
quindi essere super attenta. Niente da fare. Voglio scoprire chi
è. Siamo le sue amiche, avrebbe dovuto dircelo."
Fu Kaylie a roteare gli occhi, "A volte i segreti sono segreti per un
motivo, Lauren, perché la gente potrebbe farsi male. Penso
che
dovresti lasciar perdere."
Qualcuno bussò alla porta e Lauren saltò
giù dal
letto per rispondere. Era Boris, per controllare le camere. "Tutto a
posto, Lauren, Kaylie?" chiese, accennando ad entrambe. "Buona notte."
Fu allora che Lauren lo sentì, agrumi e legno di sandalo, lo
stesso profumo della colonia che aveva trovato nel bagno di Payson.
"Buona notte," rispose debolmente e chiuse la porta alle spalle.
"Lauren, stai bene?" Chiese Kaylie.
Lauren sentì la bile salirle in gola e corse verso il bagno.
"Penso che sto per vomitare."
Kaylie non riusciva a godersi
la colazione, riusciva a malapena a sopportarla mentre si
sedeva
di fronte a Payson chiedendosi se quello che Lauren le aveva raccontato
fosse vero. Era stata una reazione che non poteva essere simulata,
Lauren si era davvero sentita male per quello, assolutamente convinta
di sapere cosa stesse succedendo.
"Era
la sua
acqua di colonia," disse, in ginocchio sopra il water, ansante. "Era la
stessa acqua di colonia dell'armadietto dei medicinali di Payson."
Tossì di nuovo, asciugandosi la bocca con il dorso della
mano.
"Payson sta andando a letto con Boris Beloff," concluse. "Oh mio Dio,"
continuò, mentre Kaylie le teneva di nuovo i capelli mentre
svuotava tutto ciò che era rimasto nel suo stomaco. Si
rimise
dritta e rimase ferma un attimo prima di andare al lavandino e riempire
un bicchiere d'acqua.
Kaylie
aggrottò la fronte, guardandola sciacquarsi la bocca con
l'acqua
prima di sputarla fuori, "Lo, davvero? Boris? Cerchiamo di essere
realiste per un secondo. Quell'uomo ha quasi settant'anni. E Payson?
Credi davvero che se Payson stesse dormendo con qualcuno, sarebbe
l'opzione più disgustosa che si possa immaginare?"
"So
quello che
ho visto e conosco quel profumo. Era lo stesso, Kaylie, legno di
sandalo e agrumi, molto riconoscibile. Quante sono le
probabilità?
Dai, deve essere lui."
Kaylie
non era convinta. Non
era nemmeno ancora convinta che Payson stesse facendo sesso. Quella in
realtà non era la sua area di competenza, Lauren era molto
più brava a leggere le persone, ma aveva dormito troppo ed
era
ancora nella loro stanza a prepararsi.
Così stava studiando la sua amica da sola, con
molta
attenzione, cercando un qualsiasi comportamento fuori dall'ordinario.
Ma non aveva idea di quello che stava cercando. Non si era accorta di
nulla prima, quindi quale cambiamento avrebbe dovuto
cercare ora? Suppose le solite cose, sguardo nel vuoto, contatto
visivo, occhiate significative, scuse per trascorrere del tempo insieme
e il contatto fisico. Rabbrividì. Non voleva pensarci, era
troppo schifoso. Socchiuse gli occhi quando Payson si alzò e
si
guardò intorno, trovando Sasha all'ingresso del ristorante e
incamminandosi verso di lui. Parlarono per un momento, entrambi
apparivano divertiti e Kaylie, determinata ad andare in fondo della
questione, la seguì. Va
a letto con suo padre e sta lì e gli parla come se non
stesse succedendo niente, non è strano? Questo non ha proprio senso, per
niente. Deve esserci uno sbaglio.
"Buongiorno, Kaylie," disse Sasha, salutandola con un sorriso,
un'espressione insolita per lui, soprattutto il giorno della gara.
"Buongiorno," rispose e poi guardò Payson, che sembrava
trattenere risata. "Cosa c'è di così divertente?"
Payson fece un cenno verso l'atrio appena fuori dal ristorante, dove
Boris stava litigando ferocemente al telefono, il suo solito
affascinante mix di rumeno e inglese, probabilmente confondendo da
morire chi era all'altro capo della linea e senza fare alcun
progresso. Kaylie sorrise e improvvisamente seppe di avere ragione. Non
era possibile che Payson e Boris Beloff fossero altro che un allenatore
e
una ginnasta.
"Scusatemi, ragazze, devo andare ad occuparmene prima che provochi un
incidente internazionale per il suo bagaglio." Sasha le
passò
accanto e Kaylie sorrise appena, Sasha odorava sempre di
buono,
soprattutto la mattina presto. Lei certamente non era interessata, ma
c'era qualcosa in un uomo con un buon odore che la faceva sorridere.
Poi improvvisamente lo sentì. Agrumi, e un pizzico di
qualcos'altro, non un profumo comune, ci avrebbe scommesso una piccola
fortuna che era legno di sandalo. I suoi occhi si spostarono verso
Payson che stava guardando Sasha allontanarsi, con un'espressione
morbida sul viso, non l'usuale espressione stoica che era di solito
dipinta sul viso della sua amica.
E improvvisamente tutto ebbe senso. Boris
è in stanza con Sasha, se il suo bagaglio è stato
smarrito, probabilmente ha usato le cose di Sasha, forse anche la sua
colonia. I suoi occhi guizzarono avanti e indietro tra la
sua
amica e il loro allenatore. Era più grande, ma di certo non
vecchio. Payson non avrebbe avuto la pazienza di trattare con un loro
coetaneo. Guardò Sasha attraverso la lobby e
rimuginò su che uomo
fosse, oltre ad essere il loro allenatore. Bellissimo, intelligente,
intenso e
appassionato, esattamente il tipo di uomo che avrebbe descritto per la
sua amica se glielo avessero chiesto. Tutti i pezzi si incastrarono.
Quello poteva accadere. Payson e Sasha erano sempre stati vicini e dopo
l'intervento di Payson, Kaylie aveva effettivamente risentito del loro
rapporto. Mentre sguazzava nell'autocommiserazione, lasciando che
l'anoressia prendesse il controllo, aveva visto la sua amica
recuperare e sbocciare, in senso letterale e figurato, sotto la guida
di
Sasha.
Come era cominciata? Kaylie non ne aveva idea, ma doveva
andare avanti da un po'. Non aveva motivo di dubitare di
quello
che Lauren aveva visto; uno spazzolino da denti, acqua di colonia e un
preservativo? Non era una coincidenza, ma non poteva immaginare che
fosse uno sviluppo recente. Payson non era una persona che si tuffava a
capofitto in qualcosa senza considerarlo e anche se non conosceva Sasha
come Payson, almeno non a livello personale, le dava l'idea di essere
il tipo di uomo che riflette prima lanciarsi nel vuoto.
Ora che aveva capito, Kaylie si rese conto quanto fosse ovvio. Chi
altri poteva essere? Fece una risatina, mentre si rendeva conto di
quanto probabilmente erano perfetti l'uno per l'altro e come, allo
stesso tempo, fosse tremendamente inappropriato.
"Ha perso il suo bagaglio?" chiese a Payson con voce strozzata,
cercando
di mantenere la sua espressione più neutra possibile.
L'avevano
mantenuto segreto per una buona ragione. Se fosse uscito allo
scoperto, sarebbe stato uno scandalo internazionale, sarebbe stata la
rovina
della carriera di Sasha, probabilmente, di tutta la sua vita.
"Sì, Sasha ha detto che in qualche modo è stato
perso
Parigi e che comunque dovrebbe essere qui presto, ma Boris ha
insistito a chiamare lui stesso," disse. "Potrebbero essere occupati
per un po'."
Kaylie annuì, "Torno in camera per vedere se Lauren ha
finito,"
disse e Payson le sorrise prima di tornare al loro tavolo dove Emily,
Kelly e Andrea erano ancora sedute.
Prese l'ascensore e quando le porte si aprirono al suo piano fu accolta
da un sonnolento, con i capelli di chi si appena svegliato, Austin
Tucker. "Buongiorno," mormorò, passando davanti a lui, il
profumo della sua colonia invase i suoi sensi. Avrebbe dovuto capirlo
quando Lauren aveva suggerito Austin come una possibilità.
Sapeva esattamente di cosa Austin Tucker odorasse, e non era agrumi e
legno di sandalo. Indossava una colonia muschiata, un profumo che non
aveva identificato, tutto ciò che sapeva era che le faceva
battere il cuore. Si voltò rapidamente per dirgli qualcosa,
ma
stava già scomparendo dietro le porte dell'ascensore che si
chiudevano. Le sue spalle si abbassarono mentre si guardavano negli
occhi e poi lui era scomparso. Sospirò e si
incamminò
lungo il corridoio, quando un forte 'Ding' fermò la sua
avanzata.
"Kaylie?" la sua voce era morbida, come miele sul suo nome.
Si voltò verso di lui, sorpresa di trovarlo in piedi dietro
di
lei. "Ehi Austin," disse, inspirando profondamente. Era un aroma
intenso, un odore fumoso, miscelato con il sapone che aveva usato.
Chiuse gli occhi, cercando di resistere.
"Stai bene?" chiese, avvicinandosi, i sensi di lei sopraffatti dalla
sua vicinanza.
"Bene," rispose. "Stavo solo andando a prendere la mia borsa della
palestra prima dell'appuntamento nella hall" disse. Mi chiedo se sa,
pensò, poi ci rifletté meglio e scosse
la testa, sentendosi un'idiota. Certo
che lo sa. Lui e Payson sono come culo e camicia. Ecco
perché
lasciano che media parlino di loro, perché se la gente pensa
che
Payson e Austin stanno insieme, ognuno di loro ha copertura
perfetta per fare quello che vuole, o avere chi vuole. E
ovviamente Austin vuole MJ.
"Sei sicura? Non sembri stare bene." La preoccupazione
nella sua
voce le faceva male al cuore. Aveva pensato di fare la cosa giusta
uscendo con Nicky. Era un bravo ragazzo, le faceva venire le farfalle e
stavano bene insieme. Sembravano compatibili, i battibecchi e le
battute e una solida base su cui costruire un rapporto. Alzò
lo
sguardo sugli occhi grigi di Austin, quasi tempestosi mentre la
trafiggevano, scavando in cerca della verità, come aveva
fatto
quando era malata.
Kaylie aveva avuto la sua occasione e l'aveva sprecata, uccidendo
definitivamente ogni speranza che aveva di stare con lui.
Annuì,
forzando un piccolo sorriso, "Sto bene, Austin, davvero." Austin fece una smorfia, riconoscendo la piccola tregua e
in qualche modo capendo che l'idea di loro due insieme improvvisamente non
era più possibile, non dopo tutto quello che era successo,
era
davvero finita. "Buona fortuna per oggi," le disse, prendendole la mano
e
stringendola forte per un momento.
"Grazie," rispose, mentre lui le lasciava mano e tornava verso
l'ascensore. Lo guardò per un momento, la schiena rivolta
verso
di lei, senza tentennare o girarsi. Camminava lungo il corridoio
cercando di capire cosa fosse appena successo, punendo se stessa per
la sua stupidità e cecità, ma si fermò
a
metà strada verso la sua stanza. Non poteva continuare
così. Doveva lasciare tutto fuori. C'erano i Campionati del
Mondo e la sua mente doveva essere lucida. Non aveva il tempo di
concentrarsi su Payson o Sasha o Lauren o Nicky o Austin, l'unica cosa
per cui aveva tempo, era la sua squadra. Era un ex campionessa
nazionale e oggi, finalmente, stava per competere come tale.
***
Sasha era sul campo, con le braccia incrociate sul petto, una posa che
normalmente assumeva quando i suoi ginnasti andavano a competere. Li
guardava da vicino, costantemente incoraggiante e positivo di fronte
alle telecamere. La gara non era il momento di correggere gli errori,
ma era semplicemente il momento di essere lì per i suoi
ginnasti. Sentì una presenza alle sue spalle e seppe immediatamente che era lei. "Hai parlato con
le ragazze?" chiese, mentre si guardavano intorno nell'arena affollata.
"Sì," disse, "Sono pronte. Siamo pronte per questo. Siamo le
campionesse del mondo in carica, nonostante le polemiche,
e stiamo
andando a combattere per mantenere il titolo."
Sciolse le braccia e le mise una mano sulla spalla, dandole una breve
stretta. Non poteva farci niente, doveva toccarla. Era un incredibile
afrodisiaco quando diventava competitiva e la sua voce assumeva quel
tono d'acciaio. Era una delle cose che amava più di
lei, il
desiderio di vincere, di essere la migliore. Era praticamente una forza
della natura in momenti come quello e guai a chi avesse provato a
intralciarle la strada.
Guardò alla sua sinistra e vide un cameraman in ginocchio a
pochi metri di distanza, la telecamera puntata su di loro. Sapeva che
Payson era la storia di punta di quei Campionati del Mondo. Era la
detentrice del titolo e la storia di come lei si fosse rimessa dalla
lesione non aveva mai smesso di essere una meraviglia per i media,
aggiungendoci il clamore che si era scatenato quando Austin si
era
mostrato in pubblico con MJ, era un miracolo che fosse riuscita ad
evitare la maggior parte dei giornalisti. Naturalmente, Payson aveva
fatto del suo meglio per rimanere in disparte durante diverse
interviste. Se stava cercando di imitare il suo atteggiamento
notoriamente inavvicinabile quando si trattava della stampa, stava
facendo un lavoro notevole. Sperava davvero di non ricevere mai una delle
glaciali occhiate che prima Payson aveva rivolto a uno dei
giornalisti.
Si erano presentati
nell'arena e
Sasha era preparato a tutto. La stampa europea era molto più
difficile della stampa americana e avevano la barriera della lingua come scusa su cui
ripiegare dopo aver fatto domande del tutto inappropriate.
Sasha si trovava poco
lontano, suo
padre accanto a lui, entrambi stavano fissando il branco di giornalisti
che erano pronti con le domande per le ragazze. La maggior parte dei
giornalisti aveva mantenuto le domande correlate alla ginnastica
o, almeno, su temi innocenti come scuola e su come le ragazze
passavano il tempo fuori della palestra, ma c'era sempre qualcuno...
"Payson,"
gridò una donna con
l'accento francese, "Cosa rispondi agli articoli sul fatto che il tuo
ragazzo e la tua agente stanno insieme alle tue spalle?"
Sasha aprì la
bocca, pronto a
rispondere per lei, ma sentì la mano di suo padre
sulla spalla. Osservò Payson serrare la bocca in
una linea
ferma e piantare gli occhi sulla giornalista. Avrebbe giurato che la
giornalista si fosse fatta indietro. "Dovrebbe davvero controllare le
sue
fonti. Austin Tucker è un mio amico e MJ Martin è
la mia
agente e al di là di questo, io non ho alcun commento. Penso
che qui
abbiamo finito," disse, alzandosi in piedi e allontanandosi dal gruppo.
Ci fu un momento in cui i giornalisti rimasero tutti
completamente in silenzio prima di iniziare a fare di nuovo domande, ma
una alla volta, per prima Emily Kmetko, poi anche il resto della
squadra nazionale si alzò e seguì il loro
capitano
lontano dai giornalisti.
"Si inizia," disse Payson, interrompendo i suoi pensieri.
Si
voltò verso di lei, guardandola drizzare le spalle e
sollevare
il mento. I loro occhi si incontrarono e Sasha quasi gemette ad alta
voce. Lo sguardo nei suoi occhi, era quasi predatorio, la stessa
espressione che aveva ogni volta che prendeva il controllo a letto.
Quella era una diversa Payson Keeler, la vecchia Payson era stoica e
silenziosa, permetteva alla competizione di travolgerla, si
concentrava su suoi esercizi, calma e raccolta. Era una roccia in mezzo
al caos. Era diversa ora, era come se fosse lei l'origine del caos.
Poteva quasi sentire il calore irradiarsi da lei. Stava canticchiando
con energia, ma lo conteneva splendidamente. Guardò il trio
dei
commentatori a pochi metri di distanza, sistemavano le carte,
preparandosi ad andare in onda. Non avevano idea di quello a cui
avrebbero assistito. Sarebbe voluto andare là e avvisarli.
Sorrise al pensiero, in quel caso non sarebbe così
divertente da guardare.
Appena le ragazze incominciarono a scaldasi per il volteggio, Boris si
mise in piedi accanto a lui. "E' diversa oggi," disse, mentre Payson
correva lungo la pista a tutta velocità e eseguiva un
Produnova.
Sasha annuì, guardando Emily fare il suo doppio Yurchenko.
"Ho notato questo cambiamento arrivare da molto tempo. E' per quello
che ti ho detto, quel legame tra voi due. L'ho visto accadere quando
sei andato ad allenarti con Nicolai, solo lui ti ha insegnato a
controllare."
Sasha si voltò a guardare suo padre, "E che cosa ho
insegnato a Payson?"
Boris rise di cuore e fece un cenno con la mano, indicandola mentre
fendeva l'aria, "Tu le hai insegnato a volare.
***
Payson
crollò sul letto con
un sospiro. Era stato incredibile. La sua squadra aveva avuto una
rivalsa il primo giorno di gara, eseguendo bene una routine dopo
l'altra, perfino splendidamente. Avevano un piccolo vantaggio sulle
cinesi per la finale a squadra di due giorni dopo e Payson si sentiva
estremamente fiduciosa verso le sue compagne. Lei, Kelly
Parker ed Emily erano tutte qualificate per l'All-Around e Payson si
era qualificata con successo per tutte le finali dei quattro attrezzi.
Le cose stavano andando esattamente come previsto. Stavano per
dimostrare a tutti che erano la migliore squadra del mondo.
Ma prima dovevano partecipare al ricevimento, l'orribile agonia
dell'evento da cui erano state esonerate l'anno prima perché
Ellen Beals aveva pensato che fosse troppo dispersivo. Apparentemente
Boris non condivideva quella convinzione e aveva richiesto a tutti loro
di partecipare.
Guardò il vestito appeso alla porta del ripostiglio e
sospirò. Ancora un altro party dove non sarebbe potuta
andare al
braccio di Sasha o non avrebbe potuto stare con lui tutta la notte
sbeffeggiando tranquillamente gli altri ospiti e
commiserando tutti
quelli che non volevano essere lì.
Emily uscì dal bagno bella come un milione di dollari. "Stai
benissimo, Em. Damon andrà al tappeto." Emily fece una
giravolta, permettendo l'abito di volteggiare con lei, la seta nera che
contrastava splendidamente con la sua naturale carnagione, un trucco
perfetto grazie a, presumette Payson, molte lezioni con Chloe nel corso
degli anni.
Emily smise di girare e si sedette sul suo letto, torcendosi le mani.
"Grazie. Ugh, non so perché sono così
nervosa. Non ero
nemmeno così nervosa oggi durante il mio esercizio.
E'
ridicolo."
Payson sorrise, "Non è ridicolo, ma non appena lo vedrai
tutto il nervosismo scomparirà."
Aveva ragione, quando Damon andò incontro ad Emily nella
hall
dell'hotel, vide la sua amica cambiare da una fascio di nervi in
qualcuno
che praticamente bruciava di felicità. Sospirò,
infelice,
assumendo un tono nostalgico quando Emily prese il braccio di Damon ed
entrarono insieme alla festa.
"Suppongo di dover far finta di non aver visto niente," disse Sasha.
Poteva avvertirlo in piedi proprio dietro di lei, il calore del suo
corpo che praticamente l'attirava verso di lui. La sua acqua di
colonia, quella inebriante combinazione di agrumi e di legno di sandalo
che lei immediatamente associava a lui,
le aleggiava intorno
facendola sorridere. Avrebbe voluto alzarsi e andare da lui; lasciare
che le sue braccia le circondassero la vita, tirandola più
vicino, strofinando le labbra contro la fronte, poi giù
sulla
bocca. Sbuffò e si voltò verso di lui
sfacciatamente,
cercando di spazzare via il suo breve sogno ad occhi aperti.
"Non vedere cosa? Io non ho visto niente " rispose, voltandosi verso
di lui con un sorriso sul viso. Sasha le sorrise, i loro occhi
scintillarono scherzosamente prima che lui distogliesse lo sguardo
schiarendosi la gola, gli occhi che guizzavano rapidamente nella hall.
"Vogliamo andare?" chiese. Payson vide la sua mano contrarsi lungo il fianco prima che
lui, ovviamente, prendesse una decisione e l'allungasse verso di lei.
Gli sorrise, prendendogli la mano e tenendola per un momento mentre gli
lasciava scivolare qualcosa in mano. "Undici, stanza 433,"
sussurrò mentre si alzava, lisciandosi il vestito.
"Sei bellissima con quel vestito," sussurrò mentre le
lasciava
la mano, riponendo furtivamente la chiave della camera nella tasca
della giacca "E sarai ancora più bella senza."
Payson
sorrise e il loro sguardo si incontrò, proprio come era
successo
prima dell'inizio della gara quella mattina.
Sasha deglutì, il fuoco era tornato, lo stesso
fuoco che
l'aveva posseduta per tutto il giorno, e ora si era concentrato su di
lui. Payson ruppe il contatto per prima e si allontanò da
lui e
Sasha ammirò l'immagine di lei che entrava alla festa senza
di
lui, la seta blu del suo vestito che strofinava delicatamente la parte
posteriore delle cosce ad ogni passo che faceva. Guardò
l'orologio. Erano solo le otto. Cristo,
Beloff, hai bisogno di un drink.
Note:
Solo un appunto personale. Sì, Kaylie è
decisamente più intelligente di Lauren.
Se i discorsi Di Boris vi sembrano un tantino sgrammaticati,
ricordatevi che l'inglese di Boris non è sempre molto
corretto.
Austin Tucker si
appoggiò
con noncuranza contro il muro, osservando i vari partecipanti del
party presenti nella stanza. Le persone erano sparse, alcune
erano sedute, diverse erano sulla pista da ballo, altre semplicemente
in piedi in gruppo con le bevande in mano. Era la solita gente,
allenatori e ginnasti, agenti e sponsor e una tonnellata di stampa,
tutti lì per farsi accarezzare l'ego e riempirsi le tasche.
Stava facendo solo una rapida comparsata all'evento, la competizione
della squadra maschile sarebbe iniziata il giorno dopo e quell'anno
voleva vincere l'oro. Non solo per se stesso, ma per la sua squadra.
Vide Payson entrare nella stanza e si staccò dal muro, con
l'intenzione di congratularsi con lei per il modo in cui aveva respinto
una giornalista francese prima del primo turno della competizione a
squadre per le donne. Era rimasto abbastanza impressionato anche dal
modo in cui aveva gareggiato, ma sapeva che avrebbe respinto ogni
complimento sulla sua ginnastica. Si aspettava di essere la migliore al
mondo e niente di meno era inaccettabile. Era quasi arrivato a lei
quando sentì una piccola mano sul braccio. Si
fermò e si
voltò per vedere Kaylie guardarlo, il labbro inferiore
stretto
tra i denti, gli occhi guizzanti per la stanza.
"Devo parlare con te," disse, tirandolo via dalla folla, di nuovo verso
il muro.
Austin sospirò. Sapeva che il momento di silenzio vicino
all'ascensore in corridoio era stato troppo facile. Kaylie aveva
un'inclinazione a rendere le cose più complicate di quello
che
dovevano essere e aveva la sensazione che stesse per accadere di nuovo.
"Kaylie, pensavo ci fossimo chiariti," disse, lasciandosi tirare
più lontano dal resto del gruppo, in un angolo.
"Infatti è così," disse, scuotendo la testa. "Non
si
tratta di quello." Scansò una ciocca di frangia dagli occhi
e
fece un respiro profondo, cercando ovviamente
di concentrarsi. "Senti, io non so quello che sai. In realtà
non
lo voglio nemmeno sapere, soprattutto perché Payson stessa
non
mi ha detto nulla. Ha i suoi motivi per tenere un segreto e va bene.
Non ha nemmeno bisogno di sapere che sono io quella che te l'ha detto,
ho solo pensato che volessi sapere, Lauren è sul sentiero di
guerra. Sa che Payson si sta vedendo con qualcuno. Pensa che sia Boris."
Austin si prese un momento per elaborare tutto quello che stava dicendo
e poi improvvisamente reagì, "Pensa che cosa? E' pazza?"
Kaylie si mise a ridere, "Forse, ma è meglio della
verità." Austin era più che propenso a concordare
con
lei. Se Lauren avesse saputo di Sasha e Payson, nella migliore delle
ipotesi si sarebbe tenuta il segreto finché fosse servito ai
suoi scopi o nella peggiore l'avrebbe immediatamente detto a tutti. In
entrambi i
casi, Austin non aveva intenzione di lasciare che accadesse.
"Perché pensa che sia Boris? Non ha alcun senso."
"Stava curiosando nel bagno di Payson prima di partire per il ritiro
alla Rock e ha trovato un preservativo usato nella spazzatura. Immagino
che abbia stuzzicato la sua curiosità e ha trovato un
spazzolino
da denti in più e acqua di colonia maschile. Poi ieri al
controllo dei letti, ha sentito la stessa colonia addosso a Boris."
Kaylie roteò gli occhi. "Ovviamente non è Boris."
Gli
rivolse uno sguardo significativo ed infine fu chiaro che lei sapeva.
"Ovviamente. Come hai fatto..." si interruppe, scuotendo la testa. Non
aveva voglia di sapere come l'avesse capito. Non era importante.
"Perché mi stai dicendo questo?" chiese, anche se pensava di
sapere il motivo. Kaylie sapeva quanto fosse vicino a Payson. Sapeva
che avrebbe cercato di proteggerla.
Kaylie gli sorrise affettuosamente, "Ti conosco, Austin. Farai tutto il
possibile per proteggerla. E' quello che fai. Tu sei un cavaliere
bianco."
"Un cavaliere bianco, eh?" chiese lui, sorridendole, non essendo in
grado di reprimere il tono malizioso dalla sua voce.
Era istintivo
quando era con lei, la bocca e il corpo agivano in modo
indipendente dal suo cervello.
Kaylie i strinse nelle spalle, evidentemente a disagio e Austin se ne
pentì immediatamente, "Okay, forse uno grigio, non bianco,
ma
non del tutto nero." Austin ipotizzò fosse una battuta, ma
non
rise. Rimasero in un silenzio teso.
Scrutò la folla rapidamente e vide Payson in piedi vicino a
un
gruppo di allenatori di club americani, un sorriso falso che scompariva
dal suo viso mentre la sua pazienza andava scemando. Vide Lauren con
alcuni dei suoi compagni di squadra sul lato opposto della sala, ma i
suoi occhi sembravano focalizzati su Payson. Poi si spostarono
più lontano, dove Sasha e Boris stavano in piedi, parlando
con
alcuni membri rappresentanti della squadra Romena. Kaylie aveva
ragione, doveva fare qualcosa.
Tirò fuori il cellulare e inviò un breve
messaggio di testo a Sasha. Spiegherò
più tardi. Mi dispiace. Chiuse il telefono,
attraversò rapidamente la stanza e si avvicinò al
gruppo in piedi vicino a Payson.
Le sfiorò la spalla per un momento e poi, lentamente, le
passò la mano dalla base del collo, fino alla spalla,
stringendo
delicatamente, "Eccoti qui," disse, chinandosi a darle un leggero bacio
sulla guancia. "Ti ho cercato dappertutto." Guardò gli
allenatori di club, con un sorriso malizioso, "Non vi dispiace se la
rubo per un minuto? Ha promesso che avrebbe ballato con me stasera",
disse, aggiungendo anche una strizzata d'occhio per effetto. Gli
allenatori sembrarono confusi per un attimo, tutti avevano sentito la
secca risposta di Payson al giornalista quel giorno, ma annuirono gentilmente e Austin la condusse via da
loro, verso la pista da ballo.
"Austin, che cosa stai facendo?" mormorò a denti stretti,
quando
la tirò a sé e cominciarono ad ondeggiare alla
lenta
melodia jazz, ballando con diverse altre coppie in pista.
"Ti fidi di me, Payson?" chiese, guardando oltre la sua testa dove
Lauren era in piedi, gli occhi fissi su di loro, le labbra increspate
in evidente agitazione.
"Certo che sì," disse. La mano di Austin strinse la stoffa
morbida sul suo fondo schiena. Payson lo guardò in modo
strano,
"Stai bene, Austin?" domandò, avvicinandosi a lui. Perfetto,
doveva cercare di farlo sembrare reale e inconsapevolmente lei lo stava
aiutando. Chiuse gli occhi e anche lui si avvicinò.
Abbassò leggermente la testa, lasciando che la sua guancia
posasse contro i suoi capelli .
"Sto bene, ma ho bisogno che tu ti fidi di me in questo momento, Pay.
Ciò che sto per fare, è importante ed
è necessario
che tu mi segua," sussurrò. Si concentrò
sull'odore del
suo shampoo che si mischiava al suo profumo, i capelli morbidi premuti
contro la sua guancia. Era una bella ragazza, non sarebbe stato troppo
difficile. Aprì gli occhi e vide Sasha dall'altro lato della
stanza che aveva evidentemente ricevuto il suo messaggio di testo,
perché non gli stava rivolgendo un'occhiataccia, lo guardava
semplicemente
confuso. Guidò Payson più vicino a dove Lauren
era in
piedi, che continuava a fissarli. "Hai capito, Payson? Ho bisogno che
tu mi regga il gioco." Abbassò gli occhi nei suoi, che erano
pieni di domande. La sua mano si alzò ad accarezzarle
delicatamente la guancia.
"Ho capito, Austin, ma," sussurrò, ma lui non la
lasciò
finire, posandole le labbra sulla tempia, poi sulla guancia
prima
di sfiorare la sua bocca, tenendo il suo corpo ancora più
vicino
al suo, i loro corpi premuti insieme
ermeticamente. Fu innaturale e scomodo in un primo momento. L'aveva
colta di sorpresa, ma poi sentì le sue mani afferrare il
davanti
della camicia, stringerlo e ricambiando il bacio. Cercò la
sua
lingua con la sua, spingendo contro di lei prima leggermente poi
approfondendo, la bocca aperta contro la sua. Lasciò che la
cosa
proseguisse, probabilmente più di quanto avrebbe dovuto e fu
lei
quella ad allontanarsi. Payson lo guardò, respirando
pesantemente, con gli occhi che lampeggiavano pericolosamente.
"Sarà meglio che ci sia una spettacolare spiegazione per questo."
Sorrise, tirandola contro di lui ancora una volta mentre la
accompagnava fuori dalla pista da ballo, "Oh, c'è."
Lasciarono
la sala da ballo rapidamente e tirò fuori il suo cellulare,
inviò a Sasha un altro messaggio, Stanza 420, cinque minuti.
"Andiamo," disse, conducendola verso gli ascensori. "Non crederai a
quello che è successo."
Cinque minuti dopo, Payson era seduta sul letto di Austin, lo fissava
in stato di shock, mentre spiegava quello che Lauren sapeva e le sue
ragioni per averla baciata. "E' stata l'unica cosa che mi è
venuta in mente, che avrebbe distratto completamente lei e chiunque
altro. Proprio come prima, se stiamo insieme, allora non stai con
nessun altro."
"Che mi dici di MJ, non si arrabbierà?" Chiese
Payson.
Austin si strinse nelle spalle, "Non mi interessa. La cosa con MJ,
è quello che è. Probabilmente non le
importerà, in
realtà lei potrebbe esserne felice. Pensa che sia un bene
per
entrambe le nostre immagini, stare insieme. Fornisce un vantaggio, mi
dà un lato più dolce, credo abbia detto
così."
Payson alzò gli occhi al cielo , ma si accorse che non
poteva discutere con le sue ragioni.
Ci fu improvvisamente un forte bussare alla porta e Austin
aprì
velocemente, permettendo Sasha di oltrepassarlo, "Dammi una buona
ragione per cui non dovrei picchiarti a sangue," ringhiò
Sasha a
denti stretti.
"L'ho fatto per te?" disse Austin, improvvisamente il suo piano non
sembrava brillante come pensava che fosse solo pochi minuti prima.
Aveva sentito parlare del dritto di Sasha. Marty Walsh era stato messo
a tappeto con un pugno.
Payson si alzò e si avvicinò a Sasha, posandogli
con
delicatezza le mani sul petto, "E' vero," disse, guardando Austin con
un piccolo sorriso da sopra la spalla.
La preoccupazione balenò sul volto di Sasha, "Cosa
è successo?"
***
Era una cosa bellissima, guardare la persona per te più
importante nel mondo avere successo. Sasha sorrise, Payson si trovava
in cima al podio, la campionessa del mondo sulle parallele
asimmetriche, alle finali dei Campionati del Mondo tenutosi nel 2011.
Sarebbe andata via di nuovo con sei medaglie, oro nella finale a
squadre, nell'All-Around, alla trave e alle parallele asimmetriche,
argento al volteggio e al corpo libero. Stava diventando rapidamente
una delle ginnaste più premiate di tutti i tempi, due volte
campionessa del mondo, una possibilità per una terza volta e
per
una medaglia olimpica nel 2012. Praticamente scoppiava di orgoglio
mentre la guardava. Sentì il pizzicore delle lacrime che gli
inumidivano gli occhi e li asciugò rudemente. Payson scese
dal
podio dopo il centinaio di foto richieste e andò dritta
verso di
lui, la medaglia d'oro ancora al collo, i fiori che le avevano dato tre
le braccia. Gli circondò la vita, mentre si appoggiava
contro il
suo petto.
"Sono così orgoglioso di te," mormorò, tenendola
stretta.
Alzò una mano per accarezzarle il retro del collo, ma ci
ripensò e le strinse piano la spalla. Era il
massimo a cui
potevano aspirare in pubblico, un abbraccio tra un allenatore e la sua
atleta.
Era stato un circo mediatico per giorni, tutto perché Lauren
Tanner aveva spiato nel bagno di Payson. La stampa era impazzita per il
bacio pubblico, catturato da diverse persone sui loro telefoni
cellulari con la fotocamera, una persona era stata abbastanza
intraprendente da filmarlo. L'avevano mandato in onda durante l'evento,
la stampa era desiderosa non solo di confermare che Payson Keeler e
Austin Tucker stavano insieme, ma anche di riscattarsi dopo che Payson
li aveva zittiti prima dell'inizio della competizione. Eppure, Payson
aveva ignorato tutte le voci, tutte le distrazioni e aveva vinto,
nonostante tutto.
Alcune ore dopo, Sasha era seduto sul letto della sua camera d'albergo,
tenendo la chiave della camera d'albergo di Payson tra le
dita, fissandola. Era cominciato come un piccolo pensiero
giorni
prima, quando stavano sdraiati insieme nel suo letto, i corpi
appiccicosi di sudore, intrecciati insieme, permettendo lentamente
al sonno di raggiungerli, ed era cresciuto costantemente fino a quel
momento. Sapeva quello che doveva fare. Chiuse la mano attorno al pezzo
di plastica rettangolare e la strinse con forza mentre si alzava e
lasciava la stanza, chiudendosi la porta alle spalle, smorzando il
russare del padre. I dieci passi verso l'altra camera d'albergo
sembrarono miglia. Quando arrivò alla porta e
guardò la
serratura e poi la chiave. Scosse la testa, intascò la
chiave e
bussò piano.
Sentì i suoi passi che si avvicinavano alla porta, ci fu una
pausa mentre guardava dallo spioncino e poi la porta si
spalancò. Payson era ferma dall'altra parte, sembrando
triste
quanto lui. E'
possibile che stia
pensando la stessa cosa, Beloff? Non sarebbe incredibile e
più
doloroso di quanto tu possa immaginare?
"Ehi," disse, entrando nella stanza. C'era musica soft in
sottofondo. Payson chiuse la porta alle sue spalle e poi all'improvviso
era tra le sue braccia, baciandolo delicatamente una volta, due volte e
poi lentamente aprendo la bocca sotto la sua, un bacio lento, intimo,
allontanandosi e avvicinandosi in sincrono, nessuno dei due disposto a
fermarsi, fino a quando non si divisero, senza fiato.
Payson appoggiò la fronte contro il suo petto, con una mano
afferrò la parte anteriore della camicia, l'altra appoggiata
contro il suo bicipite, accarezzando la pelle appena sotto il bordo della manica della sua maglietta.
"Sei stata fantastica questo fine settimana," disse a voce bassa, anche
se erano soli.
"Grazie," rispose, girando la testa, premendo l'orecchio contro il suo
petto. Sapeva che lei poteva sentire il battito irregolare del suo
cuore. Cedette al desiderio che aveva provato prima durante la
giornata, sollevando una mano e accarezzandole con le dita la nuca,
tirandola più vicino a lui, tenendola
semplicemente contro di sé. Sarebbero potute essere passate
delle ore, ma furono probabilmente minuti, quando lei lo
guardò
negli occhi. Vide
nei suoi occhi
lo stesso dolore e la stessa paura che sentiva dentro di sé.
"Ti amo," dissero contemporaneamente. Sasha si lasciò
sfuggire
una piccolo risata senza allegria e Payson sorrise senza gioia, mentre
le lacrime cominciavano a raccogliersi nei suoi occhi.
Infine proseguì, "Ti amo, ma..." si interruppe, incapace di
dire le parole.
"Non possiamo più farlo," finì per lei, chiudendo
gli
occhi mentre a malapena riusciva a dire quelle parole strozzate.
"Saresti cacciato*. La tua carriera sarebbe rovinata, per non parlare
della tua vita. Te l'ho quasi portata via una volta e non ho intenzione
di farlo di nuovo," disse con voce malferma, serrando la presa sulla
sua maglietta.
Sasha sentì un groppo formarglisi
in gola, "Sei
stata splendida sotto pressione, ma non dovresti averne, non alle
Olimpiadi, non quando posso impedirlo. Se venisse fuori, la tua
reputazione, tutto quello per cui lotti, il tuo rapporto con i tuoi
genitori, la tua famiglia e gli amici, abbiamo messo tutto a rischio,
non possiamo più farlo..." Le parole non erano
più facile
da dire la seconda volta, anche se accompagnate da delle ragioni.
"Sarebbe fin troppo facile per la persona sbagliata essere nel posto
sbagliato al momento sbagliato. La mia colonia ci ha quasi fatto
scoprire. E' troppo. Non lascerò più che tu corra
un
simile rischio."
Sentì le spalle di Payson che cominciavano a tremare e gli
occhi
gli si riempirono di lacrime. Aveva la vista offuscata e i suoi respiri
tremavano. Payson alzò lo sguardo su di lui, di nuovo con le
lacrime agli occhi. Si asciugò una lacrima che scorreva
lungo la
propria guancia, prima di sollevare la mano e catturare una delle sue
con il suo pollice.
"Ti amo, Sasha. Ti amo più di qualsiasi donna abbia
mai
amato un uomo. Lo so nel profondo della mia anima." I suoi occhi si
chiusero, come se le parole le provocassero un dolore reale. Le lacrime
scorrevano liberamente e scosse la testa, incapace di continuare,
guardando il pavimento.
Lui abbassò la testa, alzandole il mento con un dito,
costringendola a guardarlo. Payson si morse il labbro inferiore
e fece un respiro rapido prima di tirare leggermente su col
naso.
"Payson, non ho mai amato nessuno come amo te. Hai svegliato qualcosa
dentro di me che nemmeno sapevo esistesse. A volte mi sento come se
avessi bisogno di te solo per fare il mio prossimo respiro. Ti
amerò per il resto della mia la vita, lo giuro."
Payson si mise a piangere, cercando di riprendere fiato, incapace di
fermare il flusso costante di lacrime che le usciva dagli occhi. La
tirò a sé, cercando di lenire il suo dolore,
anche se
sapeva che ne era la causa. "Shh, andrà tutto bene. Lo
prometto."
"No, non andrà bene. Come potrebbe andare bene? Lo so che
è quello che dobbiamo fare, lo so, ma fa così tanto male, Sasha," disse, la sua
voce che incespicava sulle parole, il respiro irregolare e teso.
"Lo so," disse, ed era vero. Sentiva una pinza di ferro attanagliargli
il cuore, stringendolo in modo che riusciva a malapena a respirare dal
dolore. "So che fa male."
"Allora questa è la fine," disse, cercando di riprendere il
controllo, riuscendoci appena.
"Per ora," rispose, asciugando di nuovo le lacrime dalle guance, anche
allora, con gli occhi gonfi e rossi, le guance arrossate dal pianto,
Payson era la cosa più bella che avesse mai visto.
"Ti amo così tanto, non voglio lasciarti andare," disse,
mentre apparivano nuove lacrime.
"Lo so," disse Sasha, tirandola di nuovo a sé. Sentiva
vagamente le
note lente, dolci, della musica proveniente dalla radio sul comodino in
sottofondo. Riconobbe la canzone, era la stessa che aveva ballato con
Austin, la sera prima. "Balla con me," mormorò, iniziando
lentamente, strascicando i piedi, permettendole di seguirlo.
Ballarono, per molto tempo dopo che la canzone era finita, sostituita
da un'altra, ma mantennero lo stesso ritmo lento, i corpi
premuti
insieme ermeticamente. Ogni tanto, un singhiozzo morbido le era
sfuggito dalla gola, anche se le sue lacrime non si erano mai fermate.
Più tardi, erano di nuovo sdraiati a letto, solo
abbracciati,
godendosi la vicinanza, cercando di combattere l'arrivo dell'alba.
Payson si addormentò alla fine, ma per lui il sonno non
arrivò mai. Sentì che era arrivato il momento*,
quando il
sole sorse e scivolò dolcemente fuori dal letto.
Sentì di
nuovo quel dolore nel petto, divenuto ormai un dolore sordo che
sapeva sarebbe rimasto per un po' meno di un anno. Cioè se lei ancora ti
vorrà, Beloff. Altrimenti lo sentirai per il resto della tua
vita.
Osservò la calda luce del sole del sole che entrava
attraverso
le tende, illuminandole il viso, così innocente nel sonno.
Uscì in silenzio dalla stanza, senza guardare
indietro,
sapendo che non sarebbe stato in grado di lasciarla se l'avesse fatto.
Note: *cacciato: in
originale blackballed.
Il significato letterale è votare contro. Mi sembrava una
traduzione abbastanza sensata. *Sentì
che era arrivato il momento: in originale He heard
the call to prayer.Onestamente
non so cosa significhi oltre l'aspetto letterale di sentire la chiamata
alla preghiera (forse un riferimento alla preghiera musulmana del
mattino, non lo so). Quindi ho optato per una traduzione più
libera.
Vi fornisco la stessa rassicurazione che diede JCI alla fine di questo
capitolo. Tranquilli, l'autrice non ha il cuore per i finali
tristi. Mi sono
sempre dimenticata
di dirvi che esiste una storia parallela a questa, una raccolta di
capitoli NC17 tra Sasha e Payson. Sono solo 14 capitoli, ma non posso
assicurare che li tradurrò.
Se siete curiose e ve la cavate con l'inglese li trovate QUI.
Payson si svegliò da sola, nel suo letto, il costante
segnale acustico
della sveglia del suo cellulare la riportò ad una nebbiosa
coscienza. Suppose che alla fine ci si sarebbe abituata. Si era
svegliata da sola ogni mattina per le ultime due settimane e prima
di avere una casa sua, quasi ogni mattina. Si sorprendeva ancora a
cercarlo nel sonno, svegliandosi di soprassalto quando le sue mani
trovavano solo le lenzuola fredde accanto a lei. Per lo più,
si
svegliava stringendo forte a sé un cuscino, l'istinto che
l'attirava verso il suo lato del letto. Il cuscino aveva ancora il
profumo del suo sapone e shampoo e della sua maledetta colonia.
Afferrò il telefono, mise a tacere l'incessante bip e
controllò l'ora. Quattro del mattino. Era ben sveglia,
il corpo programmato, sapeva che oggi era una giornata di
allenamento. Si mise a sedere e si stiracchiò, nessun dolore
muscolare, il suo corpo si era ripreso ormai del tutto.
Scoprì
che le mancava, l'ultimo piccolo ricordo della loro relazione, il
sordo, piacevole dolore di muscoli che non aveva mai usato prima, che
si erano allungati fino al limite per accoglierlo dentro di lei.
Ripensò a quella notte senza rimpianti. Non si era mai
sentita
così completa in tutta la sua vita. Aveva fatto male, molto,
ma
aveva sentito dolori più forti, molto di più,
e poi verso la fine, il dolore era mescolato con un piacere che non
aveva pienamente compreso, ma che poteva rivivere semplicemente
chiudendo gli occhi. Da quel giorno lo aveva appena visto, le due
settimane dopo la gara erano state dedicate ai media e alle interviste,
anche un paio di eventi da esibizione, anche se detestava apparirvi.
Quello sarebbe stato il suo primo giorno di ritorno alla Rock dopo
aver portato a casa dai Mondiali l'oro delle finale a squadre e
dell'All-Around, ancora una volta, insieme con l'oro o l'argento in
tutte le finali degli eventi. Fece un sorriso, non solo lei era stata
brava, ma anche le sue compagne di squadra. Lauren ed Emily erano
tornate a casa, rispettivamente, con la medaglia di bronzo alla trave e
alle parallele asimmetriche, e Kelly Parker avevano vinto il bronzo
nell'esercizio All-Around e al corpo libero. Tutto sommato i Campionati
del Mondo erano stati un grande successo per la nazionale delle donne.
Allenarsi per le Olimpiadi non era solo una lontana, vaga idea ora, era
vicina e reale. Alle Olimpiadi mancavano dieci mesi, con
in mezzo solo i
campionati Pacific Rim, i Nazionali e i Mondiali. Altre tre gare prima
dell'ultimo e più grande incontro della sua carriera e aveva
intenzione di sfruttare tutto il tempo che aveva.
Nel corso degli ultimi giorni aveva maturato un'idea, era un po' folle
e forse anche un po' avventata, ma era qualcosa che doveva fare e
l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla era l'unica persona a cui
non aveva voglia di chiederlo. Forse sarebbe stato un bene anche per
lui, una distrazione, nonostante la costante vicinanza a cui sarebbero
andati incontro.
Parcheggiò la sua auto alla Rock, come al solito era la
prima
ad arrivare, ma la porta era già aperta e
aggrottò la
fronte perplessa, prima di afferrare la sua borsa da ginnastica e
entrare. Sasha era appeso alla barra più alta delle
parallele
asimmetriche, facendo sollevamenti a un ritmo costante. Si
avvicinò, guardando i muscoli dei bicipiti e degli
avambracci
gonfiarsi mentre si sollevava e distendersi quando scendeva. Si accorse
di lei e ne fece un altro prima di scendere a terra.
"Ehi," le disse, asciugandosi il sudore dalla fronte con l'avambraccio.
"Come, ehm, come stai?" chiese, la voce piena di imbarazzo e la
preoccupazione negli occhi.
Lei gli sorrise con calore, "Sto bene," rispose. Sembrava sollevato,
anche se non del tutto convinto. Non si era resa conto che sarebbe
stato preoccupato per lei. "Davvero, sto bene, completamente."
Si schiarì rumorosamente la gola e annuì, "Bene".
Sasha
accennò un sorriso e lei ricambiò. "Che ci fai
qui
così presto?" chiese, quasi speranzoso.
Payson si chiese cosa stesse pensando, anche se sapeva che non poteva
chiederglielo. "Volevo parlarti di una cosa, del mio allenamento,"
disse. Lui annuì, afferrando un asciugamano appeso a uno dei
cavi, spingendola a continuare. "Ho avuto un po' di tempo per pensarci,
negli ultimi due giorni."
L'espressione di Sasha divenne improvvisamente piena di paura, "Non
stai lasciando,
vero?"
I suoi occhi si spalancarono, "Cosa? No! Non potrei mai,
non potrei lasciare la Rock," disse e poi la sua espressione
si
addolcì mentre la sua voce si abbassava ad un sussurro, "Non
potrei lasciare te."
Lui sorrise e Payson si ritrovò a sorridere di rimando, ma
scosse la testa in fretta prima che guardarsi negli occhi diventasse
qualcosa di completamente diverso, qualcosa che avevano deciso di
mettere da parte. "Giusto, quindi stavo pensando, il mio allenamento."
La sua espressione si fece seria, "Cosa pensavi?"
"Sai che, teoricamente, l'obbiettivo di ogni ginnasta alle Olimpiadi
è una medaglia d'oro?" chiese, anche se sapeva che era una
domanda retorica. "Ho in mente qualcos'altro."
Le sopracciglia di Sasha si aggrottarono per la confusione, "Il tuo
obiettivo non è quello di vincere una medaglia d'oro?"
chiese.
Gli sorrise, i suoi occhi brillavano, "No, il mio obiettivo
è vincerne sei."
Lui inclinò la testa verso di lei e poi, lentamente, uno
sorriso
si fece strada sul suo bel viso, "Vuoi fare piazza pulita?"
Payson si morse il labbro, ma non poté reprimere il sorriso
che
si stava formando. "Voglio farli a pezzi. Voglio stracciare la
concorrenza e voglio iniziare oggi." Tirò fuori un plico di
carta dalla borsa della palestra. Su di esso aveva disegnato lo schema
delle sue nuove routine, insieme a diversi elementi che aveva ideato
lei stessa, creati con l'idea in mente di fondere la sua forza
artistica e quella fisica. Gli porse le carte e Sasha
cominciò a
sfogliarle, il suo sorriso che si faceva sempre più ampio
ogni
secondo.
"Questo è," disse, guardando verso di lei, "questo
è
incredibile, Payson." Fissò di nuovo le carte e poi
aggrottò la fronte, "Per farlo dovrai..." si
fermò,
sollevando lo sguardo.
"Dovrò perdere circa cinque chili," finì per lui.
"Lo so.
Sarò ancora nella fascia del mio peso corpo ideale." La
faccia di
Sasha assunse un'espressione stranamente delusa. Payson credette di
sapere cosa stesse pensando, ma quando i loro occhi si incontrarono di
nuovo, lo sapeva per certo. "Ci sarà un sacco di tempo per
farmi
ingrassare dopo le Olimpiadi," disse, roteando gli occhi. Sasha aveva
detto molte volte quanto amasse le sue curve, di come fosse incredibile
che potesse fare quello che faceva come atleta e conservare ancora un
corpo femminile. Gli
passerà, pensò.
Lui le sorrise maliziosamente per un attimo, prima di riprendersi
velocemente, costringendosi ad assumere un'espressione neutra. "Ottimo,
cominciamo," disse, con l'espressione da allenatore ben salda.
Lei annuì e si tolse i pantaloni della tuta e il maglione
prima
di dirigersi verso il suolo per iniziare i suoi esercizi di
riscaldamento.
Sasha la guardò e annuì, soprattutto a se stesso.
Voi due starete bene,
Beloff. Era terrorizzato dopo averla lasciata quella
mattina. E se le avesse fatto male, davvero
male fisicamente, ma avesse avuto troppa paura per dirlo? Si era
calmato. Ne sapeva abbastanza di sesso, più che a
sufficienza,
per sapere quando una donna si divertiva e a Payson era sicuramente
piaciuto, ma non aveva smesso di preoccuparsi, soprattutto dopo lui che
era tornato in Colorado e lei aveva fatto due settimane piene di stampa
e apparizioni da New York alla California. Ora era tornata e si
sentì rassicurato, non solo riguardo la loro ultima notte
insieme, ma che in qualche modo ce l'avrebbero fatta a superare
quell'anno. Il suo obiettivo di una piazza pulita di medaglie d'oro era
pura follia, ma nel peggiore dei casi, tutto quello l'avrebbe resa una
ginnasta migliore e li avrebbe tenuti entrambi focalizzati su qualcosa
di diverso dal loro rapporto al di fuori della palestra.
Sentì la porta della palestra aprirsi e si voltò,
vedendo
Austin Tucker entrare, con un cipiglio dipinto sul viso. Era sicuro che
Payson avesse parlato al suo amico di quello che era successo tra di
loro, ma ancora, il campione in carica ai Nazionali, Mondiali e
campione olimpico sembrava meno che felice nei suoi confronti.
Austin aveva atteso con impazienza quel momento per due settimane. Dire
che era arrabbiato con il suo allenatore era un eufemismo, ma aveva
superato da tempo le sue inclinazioni violente. Guardò Sasha
negli occhi attraverso la palestra e puntò verso l'ufficio.
Sasha annuì e spostò lo sguardo verso il suolo.
Austin
vide Payson fare il riscaldamento e aggrottò la fronte.
Erano
soli in palestra insieme, proprio come li aveva trovati ogni giorno
durante l'ultimo anno. Cosa era cambiato, esattamente? Fece i gradini
due alla volta e prese posto al tavolo di Kim Keeler, in attesa di
Sasha.
Il suo allenatore era a pochi passi dietro di lui. "Austin," disse
distrattamente, entrando in ufficio, fissando una pila di carte.
L'occhio di Austin si contrasse dall'agitazione per la noncuranza
Sasha, "Vuoi smetterla di guardare le tue carte e parlare con me?"
sbottò.
La testa di Sasha si drizzo, uno sguardo d'acciaio nei suoi occhi, "Hai
un problema, Tucker?"
Austin sogghignò, "Sì, ho un problema. Io mi
espongo,
mento per te, praticamente butto via il sesso più
incredibile
che abbia mai avuto, e come mi ripaghi? Spezzi il cuore della mia
migliore amica?"
Sasha scosse la testa, "Hai parlato con Payson non è vero?
E'
stata una decisione reciproca. Tutta la sua vita è stata
quasi
rovinata perché Lauren Tanner sa come profuma la mia
colonia. Mi
dispiace che abbia rovinato la tua, qualunque cosa tu avessi con MJ, ma
credimi starai meglio alla fine. Non ti ho mai ringraziato, ma scusami
se non ero esattamente entusiasta del modo in cui hai deciso di
affrontare la cosa."
Austin avrebbe voluto saltare sulla scrivania e tirar fuori a pugni le
scuse da Sasha. "Tu l'hai scopata e poi l'hai lasciata,"
masticò
a denti stretti. C'era stato qualcosa di diverso in Payson, nel modo in
cui si comportava, nel modo di camminare e poi quando aveva scoperto
che lei e Sasha si erano presi una pausa, tutto era diventato chiaro.
"Sei andata a letto con
lui, non
è vero?" disse Austin, corrugando la fronte. Era deluso da
lei e
lasciò che si vedesse sul suo volto. Lei non sembrava
vergognarsi minimamente.
"Questo non è
affar tuo,"
disse, "ma se l'avessi fatto? Io lo amo, lui mi ama e abbiamo
concordato di mettere le cose in attesa per un anno, Austin. Un anno
è tanto tempo. Volevamo qualcosa a cui aggrapparci."
"Ci potrebbero essere delle conseguenze," disse, occhieggiando la sua
pancia. "Ci hai mai pensato?"
"Grazie per la lezione di educazione sessuale. Siamo stati attenti e
non ho avuto il ciclo da quando ho iniziato di nuovo ad allenarmi, se
vuoi entrare nei dettagli," disse lei, un sorriso compiaciuto
le apparve sul viso quando lui trasalì.
"Pensavo volessi aspettare," disse, scrollando le spalle. Onestamente,
era diventata la sua migliore amica, la persona che lo capiva meglio di
chiunque altro. Non poteva farne a meno, nonostante l'attrazione
iniziale, proteggerla e di essere lì per lei si erano trasformati in delle
necessità,
non importava a quale costo. Anche se questo significava baciarla di
fronte a quasi un centinaio di persone, tra cui la donna con cui andava
a letto, uccidendo in modo efficace tale accordo.
Lei sospirò, "L'ho fatto, ma era il momento giusto. Io non
me ne pento."
Austin sapeva che probabilmente non avrebbe dovuto chiederlo, ma lo
fece comunque, "Ed è stato...senti, lo so che la prima volta
di
una ragazza può essere dolorosa. Lui non ha..." si spense.
Payson sospirò, "Grazie per la preoccupazione, Austin, ma
non devi preoccuparti di questo. E' stato..."
Lui la interruppe prima che potesse arrivare troppo nello specifico,
anche se c'era una parte di lui che era curiosa, "Non ho bisogno di
dettagli, ma questo è un bene perché ho visto
Sasha
picchiare selvaggiamente* il sacco da box nel centro fitness e,
onestamente, penso che avrei potuto dargli solo in un pugno prima di
farmi stendere."
Riconobbe esattamente il momento in cui la pazienza di
Sasha
finì ed era quando la parola 'scopata' gli uscì
di bocca.
"Vattene dal mio ufficio e inizia gli allenamenti."
Austin sospirò, pieno di rimorso. Gli piaceva Sasha, era un
grande allenatore e un brav'uomo. "Mi dispiace," mormorò. "E
'solo...Payson era disperata, queste ultime due settimane ha messo su
un bello
spettacolo, ma ho visto la realtà. La stampa è
stata
spietata e non c'era nulla che potessimo fare per impedirlo. Lo ha
gestito abbastanza bene; ha incassato ciò che le hanno
lanciato
addosso e non permesso che la innervosissero. Onestamente,
però,
proprio non capisco. Non capisco perché voi abbiate
rinunciato."
"Non lo capisci? " domandò Sasha, gettando frustrato le
carte
sulla sua scrivania, "Non capisci che tutto il suo mondo le sarebbe
crollato intorno se la gente avesse scoperto, e che eravamo ad un passo
che Lauren Tanner facesse accadere tutto questo?"
Austin scosse la testa, "No, questo lo capisco, ma avremmo potuto
gestirlo," disse. "E' solo che voi due eravate..."
"Che cosa, Austin, eravamo cosa?" Sasha praticamente gli
gridò. Poteva
vedere la frustrazione negli occhi di Sasha, le narici dilatate e la
mascella contratta.
"Eravate così innamorati, ho pensato...non importa," disse,
scuotendo la testa.
"Che cosa hai pensato?" chiese una voce femminile alle sue spalle. Si
voltò e vide Payson in piedi sulla soglia dell'ufficio. Non
sembrava arrabbiata, solo interessata. "Cosa pensavi, Austin?"
"Ho pensato che se qualcuno poteva essere felice, solo per una volta,
allora quel qualcuno sareste stati voi due. Mi davate, non so, speranza, credo."
Sasha si passò una mano sul viso. Riconobbe il tono di voce
di
Austin. Aveva sentito se stesso usare lo stesso tono. anche se
la
sua voce era stata tre ottave inferiore quella volta. I suoi genitori
lo avevano fatto sedere e gli avevano detto che avrebbero divorziato. Bene,
la dinamica di questa piccola famiglia potrebbe essere ancora
più incasinata della tua vera famiglia, Beloff, ed
è
tutto dire.
Guardò fuori dalla finestra dell'ufficio e vide molti dei
suoi
atleti d'élite entrare in palestra. Con un sospiro si
voltò a guardare Payson e Austin. "Guarda, per quanto mi
piacerebbe rivivere il momento più doloroso della mia vita,
così Austin può sentirsi meglio, questa
è una
palestra, non l'ufficio di uno strizzacervelli. Voi due dovreste
tornare al lavoro," disse, voltandosi di nuovo verso la finestra. "Se
qualcuno ve lo chiede, vi stavo facendo la predica circa la
gravità e le conseguenze delle vostre azioni," disse,
cercando
di mantenere la voce fredda, ma sapeva che Payson avrebbe visto la
verità. I suoi occhi scorsero capelli castani di Kim Keeler,
mentre iniziava a salire le scale. "Tua madre è qui," disse,
voltandosi. "Vai," disse, accennando verso la porta.
Entrambi lasciarono l'ufficio, cercando di sembrare adeguatamente
puniti. Un secondo dopo, Kim Keeler entrò nell'ufficio
scuotendo
la testa. "Buon giorno," disse.
"Buongiorno", le rispose, guardando Austin e Payson separarsi per
iniziare il loro allenamento.
Kim sospirò e si lasciò cadere sulla sua sedia.
"Beh, io odio dire te l'avevo detto, ma te l'avevo detto."
"Cosa?" Domandò Sasha, voltandosi verso di lei, confuso.
"Ti avevo detto che stava vedendo Austin Tucker ed era vero." Kim non
sembrava felice di avere ragione, però. "Come ha potuto
mentire
così?"
Sasha deglutì aspramente, sperando che la sua faccia non lo
tradisse completamente, "Sembra che fosse molto più
complicato
di così, Kim."
Kim sbuffò, "Ovviamente. Continua a non raccontarmi tutta la
storia. Mi ha detto di credere a quello che voglio, perché
questo è quello che fanno tutti gli altri. C'è
qualcos'altro, vorrei solo sapere cos'è. Mark era furioso
quando
ha visto quel video. Hai visto quello che sembrava. L'ha baciata e poi
hanno lasciato la sala da ballo insieme per andare a fare Dio sa cosa.
Io non...non so cosa stesse pensando. E' sempre stata una ragazza
assennata."
Sasha avrebbe voluto rassicurarla, voleva dirle che li aveva seguiti
subito e che Payson aveva dormito da sola quella notte, ma sarebbe
stata
una bugia, così fu evasivo, "A volte, quando si tiene a
qualcuno, il buon senso va fuori dalla finestra. Payson è
un'atleta di classe mondiale e la migliore speranza degli Stati Uniti
per l'oro olimpico, sei ori olimpici se raggiunge il suo obbiettivo. Ha
la testa sulle spalle, Kim. Non devi preoccuparti."
Sbuffò, "Non posso farne a meno. Sono un genitore. Sono
programmata per preoccuparmi." Sorrise. "Vedrai, un giorno, i tuoi
figli diventeranno la tua vita."
Il suo sorriso si allargò mentre lo immaginava. Era
nella sua casa a Wimbledon, era fuori nel giardino dietro la casa,
seduto su una panchina, c'era un ragazzino che calciava un pallone nel
cortile e una bambina che lo tirava per la mano sinistra, dove aveva
una fascia in oro bianco intorno all'anulare, tirandolo verso un
piccolo trampolino. "Salta con me, papà," disse, gli occhi
proprio come quelli sua madre, illuminati di entusiasmo. La
lasciò tirarlo lontano dalla panchina e guardò
indietro,
verso Payson, che sorrideva con indulgenza, con la mano appoggiata
delicatamente sul ventre gonfio, il divertimento e l'amore lampanti nei
suoi occhi.
"Sasha?" La voce di Kim interruppe la piccola fantasia, una che aveva
avuto più volte nell'ultimo anno, in varie forme e fasi. A
volte
erano a New York, altre volte a Wimbledon, a volte proprio a
Boulder, ma erano sempre insieme. C'erano sempre i bambini intorno a
loro, ed erano sempre felici. Sapeva che lo voleva più prima
che
poi, anche se poi era la sua unica possibilità e lui era
più che disposto ad aspettare.
"Scusa," disse scuotendo la testa, liberandosi dai pensieri .
Lei gli sorrise con indulgenza, "Vuoi figli?" chiese, i suoi occhi
brillavano nel stesso modo di quelli di sua figlia, quando
scopriva qualcosa in lui che trovava interessante.
"Sì, un giorno," rispose. "Ho sempre pensato che
sarebbe stato bello avere figli. Due, forse tre."
Lei annuì e lo studiò per un momento, "Penso che
saresti un ottimo padre."
La guardò e aggrottò la fronte. Non aveva mai
realmente
pensato a che tipo di padre sarebbe stato, non aveva voluto, nel caso
fosse genetico. Questo
sì è un pensiero spaventoso, Beloff.
"Tu pensi?"
"Sì, hai sicuramente istinto," disse. "Hai una grande
capacità di amare, Sasha. So che sei un uomo e gli uomini
non
parlano di cose del genere, ma lo vedo in te. E in realtà,
quando si va al dunque, ciò di cui i ragazzi hanno
bisogno
è che i loro genitori li amino."
Lui ridacchiò, "Penso che potrebbe essere utile qualcosa in
più di questo," disse, "ma grazie lo stesso."
"Dobbiamo solo trovare la ragazza giusta," disse Kim con un occhiolino.
Si strinse nelle spalle, voltandosi di nuovo la palestra, guardando i
suoi atleti sparsi in giro, alcuni lavoravano duro, altri perdevano
tempo. Vide Payson sul nastro accanto alla trave, la sua attenzione
fissa come un laser mentre lavorava su uno dei nuovi elementi che aveva
creato, replicando il diagramma sulla sua scrivania quasi
perfettamente. "Arriverà," disse. "Non ho alcun fretta."
Note: *picchiare selvaggiamente:
in
originale "beat the crap out", è uno slang volgare, ma non
ho
ritenuto necessario riportare la volgarità dell'espressione,
limitandomi al significato.
Alla fine abbiamo Payson, Sasha e Austin disperati. Modalità
dramma: on.
Mi spiace per eventuali mancanze/ripetizioni, ma dovendo scrivere e
tradurre saltellando da una pagina all'altra, qualcosa mi sfugge sempre.
Scusate di nuovo il ritardo, ma ho avuto millemila cose :)
Kim sorrise mentre si sedeva al tavolo della colazione con il marito.
Erano solo loro due. Becca aveva passato la notte da
Lily e
Payson era ovviamente a casa sua, con il Signore sapeva chi.
Aggrottò la fronte un attimo, pensando a come una volta
fosse
stretto rapporto con sua figlia, mentre si era lentamente deteriorato
nel corso dell'ultimo mese. Non c'era stato
un grosso litigio o un momento cruciale, semplicemente l'aveva sentita
allontanarsi. Raramente andava a cena da loro, parlava poco al di
là della conversazione educata e delle notizie della Rock.
Aveva
anche notato un cambiamento generale nella figlia. Payson non era
felice. L'anno scorso sembrava che Payson stesse avendo una sorta di
rinascita, unendo i suoi obbiettivi e la sua concentrazione con una
gioia sfrenata per lo sport che dominava. Ora era tornata la seria,
giovane
donna che raramente abbozzava un sorriso. Era stato inquietante a dir
poco, dato che Kim aveva fatto risalire il cambiamento a subito dopo i
Campionati del Mondo, la notte stessa in cui sospettava che Payson
fosse andata a letto con Austin Tucker. Non poteva provarlo
e non
aveva condiviso i suoi sospetti con nessuno, ma c'era qualcosa di diverso
in Payson e basandosi sulle varie versioni della storia che aveva
sentito riguardo notte dell'infame bacio, era l'unica conclusione che
avesse senso. Era stato sconcertante per non dire altro
poiché
il rapporto di Payson con Austin non era cambiato minimamente. Ancora
sosteneva che non erano nulla più che amici, che il bacio
era
stato un momento di follia e nient'altro, ma Kim sapeva che la figlia
soffriva e tutto indicava Austin.
"Allora, ho parlato con mia sorella Cathy ieri," disse, evitando
l'argomento che le vorticava in testa. Mark non aveva preso bene la
frenesia dei media e anche se Payson ne aveva parlato con lui, era
ancora molto una questione delicata.
"Sì, li ho visti la scorsa settimana a cena," rispose,
passandole lo sciroppo d'acero per i pancakes. "Caos, come al solito."
"Stava parlando di venire la prossima settimana per il Ringraziamento,"
disse Kim con un sorriso. I loro parenti non erano mai andati a
Boulder. La maggior parte di loro non era stata in d'accordo con il
loro
trasloco fin dall'inizio e così non avevano mai intrapreso
il
viaggio.
Mark annuì, "Sarebbe bello avere Cathy e Dave qui e sarebbe
un bene per le ragazze vedere Payson e Becca."
"E' quello che pensavo. La chiamerò oggi e li
inviterò,"
disse con un cenno del capo. "E inviterò anche Sasha,"
aggiunse.
"Non avrà nessun posto dove andare."
Mark inclinò la testa, "Festeggia il Ringraziamento? E'
così inglese.
I pellegrini probabilmente non sono il suo ideale."
Kim alzò appena lo sguardo "Non è questo il
punto. Dovrebbe avere un posto dove andare."
Mark sorrise con indulgenza. "Sembra che avremo una casa piena."
Lei sorrise, "Sarà bello. E' stato troppo tranquillo,
ultimamente."
Mark fece una smorfia e annuì. "Hai parlato con Payson
ieri?"
chiese. L'espressione di rassegnazione quasi spezzò il cuore
di
Kim. Sapeva che non era sicuro di come fare per colmare la distanza che
si era sviluppata tra loro e Payson.
"L'ho fatto. Non vede l'ora di festeggiare," disse Kim con un sorriso.
"Sta ancora sostenendo che non esce con quel Tucker?"
Kim scosse la testa, "Austin. E sì, dice che sono
solo amici, che il bacio era solo un bacio."
"E tu cosa credi?" chiese, posando la forchetta frustrato.
Si strinse nelle spalle, "Non lo so, Mark. Li ho visti insieme, sono
sicuramente vicini, ma..." scosse la testa, "Io non lo so. Lei
dice che non stanno insieme, non vedo quale scelta abbiamo se non
crederle."
Mark aggrottò la fronte e poi fece una domanda che Kim non
aveva
previsto, "Che cosa dice Sasha di tutto questo? Pensa che stiano
insieme?"
Kim inclinò la testa, "Sai, non lo so. So che gli
ha
parlato dopo che sono tornati dai Mondiali, ma non so cosa ha
detto. Non si è sbilanciato molto."
Mark annuì, "Allora deve pensare che non stanno insieme. Non
permetterà che due dei suoi ginnasti non rispettino le
regole
proprio sotto il suo naso." Prese un boccone dei suoi pancakes.
Kim si morse il labbro e guardò Mark quasi scusandosi, "Io
non
te l'ho detto, vero?" chiese e lui la guardò
speranzoso,
"Il consiglio dei genitori ha annullato la regola di
niente-appuntamenti su raccomandazione di Sasha. Ha detto qualcosa al
riguardo, che stava causando più problemi di quanto non ne
impedisse."
"Alex 'tenere tutti i maschi della specie lontano da mia figlia' Cruz
era favorevole?" Sbuffò.
"Alex si fida di Sasha e così fa il consiglio," disse, "Sono
incline a concordare con lui."
Mark sorrise, "Mi piaceva quella regola. Era il sogno di ogni padre."
"Era davvero inefficace e la penso proprio come
Sasha, provocava
più danni che benefici. Guardala in questo modo, diciamo che
Payson e Austin stanno insieme, in realtà cosa
c'è di
sbagliato nel fatto che una diciottenne abbia un fidanzato? Senza la
regola non si sarebbe sentita obbligata a nasconderlo a
chiunque,
soprattutto a noi."
Mark annuì, "E anche con la regola andata, ancora
nega che lei e Austin stiano insieme?" chiese.
Kim arricciò le labbra pensierosa e si strinse nelle spalle,
"Allora forse non stanno insieme, dopo tutto."
***
La Rock pulsava di vita quando Kim arrivò, dopo aver
lasciato
Mark all'aeroporto. Vide sua figlia sulla trave, che lavorava sulla sua
nuova routine sotto l'occhio vigile di Sasha. Si fermò un
attimo
a guardare e vide Payson smontare dalla trave direttamente dopo la
sequenza degli esercizi. L'aveva fatto sembrare facile, ma i
pettegolezzi in palestra affermavano che, dopo il rilascio del nuovo
codice dei punteggi, l'uscita di Payson sarebbe stata valutata
un'abilità di classe G e chiamata Keeler. Fece un
atterraggio
ben fermo e guardò Sasha, entrambi con la stessa espressione
stoica.
"Bene," sentì dire Sasha. Lo vide alzare la mano,
apparentemente
per posarla sulla spalla di Payson, ma si fermò a
metà
strada e scosse la testa prima di fare cenno alla trave, "Ancora,"
disse. Payson fece una smorfia, ma seguì gli ordini.
Era così da quasi un mese ormai, quella feroce
intensità
che si irradiava tra Payson e Sasha mentre lei si allenava. Nulla
sembrava abbastanza buono, si focalizzavano come un raggio laser sulle
minuzie che forse avrebbero assicurato a Payson l'oro olimpico. Kim
aggrottò la fronte. Aveva visto un cambiamento anche in
Sasha,
quasi un giro di 360 gradi, da quando era arrivato. Non era stato
esattamente spensierato e leggero, ma c'era un senso di pace intorno a
lui. Sembrava felice. Le linee intorno agli occhi e la bocca erano
diventate meno pronunciate, sembrava a suo agio con se stesso e col
mondo intorno a lui e poi era cambiato di nuovo, di nuovo lo stoico
supervisore che era quando aveva iniziato ad allenare alla Rock. Era
tornato a casa da Istanbul diverso, come Payson, in realtà
aveva
brevemente considerato che i due avessero avuto un litigio di qualche
tipo, ma la loro relazione sembrava immutata. Sospettava che avesse
qualcosa a che fare con una donna, forse
MJ, sapeva quei due avevano una storia e lei non riusciva a immaginare
cos'altro avrebbe potuto sconvolgere Sasha Beloff.
Professionalmente, le cose erano fantastiche, le ragazze avevano fatto
molto bene ai Mondiali, anche se Kaylie era rimasta delusa, finendo
appena fuori dal podio sia al corpo libero che alle finali del
volteggio. Anche la squadra maschile era stata molto brava, anche se il
quarto posto finale di Nicky Russo nell'all-around era stato una
delusione, ma Austin aveva mantenuto il suo titolo e Carter aveva di
nuovo vinto delle medaglie. No, doveva essere qualcosa di personale, il
suo rapporto con il padre, forse? Era determinata a scoprirlo. Sasha
era diventato una sorta di, beh non sapeva come definirlo, non
l'avrebbe definito un figlio, non riteneva di essere abbastanza vecchia
per essere sua madre, ma ci andava abbastanza vicino. Si preoccupava di
lui e voleva aiutarlo. L'invito a cena del Ringraziamento era un modo
per cercare di tirarlo un po' su di morale, se possibile. Qualunque
fosse stato il problema, sembrava consumarlo.
Sasha vide Kim arrivare con la coda dell'occhio mentre Payson eseguiva
un'altra perfetta uscita dalla trave. La sua routine si stava formando
splendidamente e ad un ritmo più veloce di quanto si
aspettasse,
anche da Payson. Aveva perso quasi un chilo alla settimana nel corso
dell'ultimo mese e la stava aiutando nello sviluppo delle sue nuove
abilità.
Lei gli si avvicinò, il suo bel viso serio e la sua bocca
assotigliata in una linea. Il loro rapporto professionale non era
cambiato
molto, se non altro lavoravano completamente su un altro livello, uno
che non aveva mai avuto con qualsiasi atleta con cui avesse mai
lavorato.
I suoi occhi incontrarono quelli di lei, lo sguardo comunicava
esattamente quello che pensava del suo atterraggio perfetto e poi
cambiò espressione, "Tua madre è appena arrivata."
Payson annuì, "Sì, ha lasciato papà in
aeroporto
questa mattina. Tornerà alla fine della settimana per il
Ringraziamento." Alzò le sopracciglia, "Non ti preoccupare,
dieta rigorosa per me, nessun sovraccarico di carboidrati, lo giuro."
Accennò un sorriso e gli parve di cogliere una cadenza
ironica
nella sua voce, ma non ne era sicuro.
Scosse la testa, non dando voce al pensiero che era stata perfetta e si
ritrovò a sentire la mancanza la morbida curva dei suoi
fianchi, meno arrotondati ora di quanto lo fossero stati un
mese
prima, quando era sepolto dentro di lei, la sua pelle morbida ed
elastica sotto le sue dita. "No, non è questo. Avevo
dimenticato
che ci fosse una festa in arrivo," disse, mascherando abbastanza bene i
suoi veri pensieri, anche se forse lei li aveva visti comunque. Era
sicuro che Payson sapesse sempre cosa stesse pensando, soprattutto
adesso.
Gli sorrise brevemente, anche se l'espressione seria era tornata di
nuovo al suo posto abbastanza in fretta, "Meglio che ricominci."
Salì di nuovo sulla trave.
"Sì," rispose, "Esegui tutta la routine di altre quattro
volte
prima di passare al corpo libero." Lei annuì e Sasha si
diresse
dritto verso il suo ufficio, non lanciando un'altra occhiata nella sua
direzione. Se quella era la strada che la sua testa aveva preso
quel giorno, avrebbe fatto meglio a stare lontano da lei. C'erano
alcune cose che non riusciva a controllare e la sua mente era una di
quelle. C'era un mucchio di lavoro cartaceo che lo aspettava sulla sua
scrivania. Tara e Jake avevano gli allenamenti e voleva lavorarci
quando sapeva che Kim era lì per rispondere a tutte le
domande
che aveva.
"Buongiorno," disse, mentre entrava nell'ufficio, Kim era
già alla sua scrivania al lavoro.
"Buongiorno," replicò lei con un sorriso, porgendogli un
plico
di carte da aggiungere al già intimidatorio mucchio di
lavoro
sulla sua scrivania.
"Grazie," disse con chiaro sarcasmo, mentre si sedeva dietro il tavolo,
prendendo una penna.
"Prima di lanciarti nel lavoro, volevo sapere se hai piani per questo
Giovedì." chiese Kim, attirando la sua attenzione.
"Questo Giovedì? No, non ho impegni," disse, desiderando di
potersi rimangiare le parole appena le aveva dette. Sapeva cosa sarebbe
successo e sapeva che non sarebbe stato in grado di rifiutare. Sei un idiota, Beloff, hai
appena parlato con Payson della festività.
"Ottimo, allora sei cordialmente invitato a trascorrere il
Ringraziamento con la famiglia Keeler. Niente di speciale. Mia sorella
e la sua famiglia verranno dal Minnesota e più siamo meglio
è."
Sasha aprì la bocca, incapace di trovare la sua voce,
"Kim..." cominciò.
"No, mi dispiace, non accetterò un no come risposta," disse
con un sorriso.
Non poté fare a meno di ricambiarlo. Le piaceva sinceramente
Kim
Keeler ed era quello rendeva così difficile starle vicino.
Sapeva di avere il suo rispetto e il suo affetto e sapeva che un giorno
in un futuro non così lontano l'avrebbe perso. Il sorriso di
Kim si fece più luminoso mentre lui scrollava le spalle
impotente, "Cosa dovrei portare?"
"Te stesso e una bottiglia di vino non guasterebbe."
***
Fu così che Sasha si trovò vestito in uno dei
suoi due
completi, in piedi fuori dalla porta d'ingresso dei Keeler con in mano
una bottiglia di vino rosso. Suonò il campanello e la porta
fu
aperta pochi secondi dopo dalla persona che sperava l'avrebbe fatto.
"Ehi," disse Payson, con un sorriso morbido sulle labbra. Cristo, è
bellissima.
Non era il vestito, anche se il blu cristallo gli ricordava qualcosa, e
non erano i suoi capelli, anche se li portava in riccioli morbidi, che
scendevano lungo la schiena e sopra la spalla, proprio come piaceva a
lui. Era luminosa. Poi si rese conto di cosa fosse. Era la prima volta
che si vedevano al di fuori della Rock in poco più di un
mese.
Deglutì vistosamente, la voglia di tirarla a sé,
premere
i loro corpi insieme e baciarla era quasi travolgente, ma fu
rapidamente annullata non appena la testa sorridente di Mark Keeler
comparì da dietro la porta.
"Sasha," disse, aggirando Payson e allungando la mano. "Felice
Ringraziamento."
Strinse la mano di Mark con fermezza, "Felice Ringraziamento," disse e
gli porse la bottiglia di vino.
"Payson, avevi intenzione di invitarlo o volevi tenerlo là
fuori
tutta la notte?" Mark chiese alla figlia, che arrossì un po'
e
aprì di più la porta. Suo padre si
allontanò da
loro, portando la bottiglia di vino in la cucina.
Sasha entrò all'interno della casa e fu subito assalito
dal rumore. Si guardò intorno e vide due persone
sconosciute in piedi nella sala da pranzo, con i bicchieri di vino in
mano e già quattro, forse cinque ragazze bionde che
correvano in
cerchio fino a quando improvvisamente sentì qualcosa
sbattere
contro la parte posteriore delle gambe. Si sentì subito un
gemito e Payson, che era in piedi accanto a lui, si chinò e
poi si
rialzò, questa volta con una piccola ragazza appollaiata sul
fianco.
Il cuore di Sasha praticamente gli uscì dal petto
all'immagine
che gli si presentava. La bambina seppellì il viso nel collo
di
Payson, che emetteva dei suoni rilassanti, sfiorando con un piccolo
bacio la guancia paffuta. "Va tutto bene, Livy," tubò
leggermente alla bambina, che non poteva avere più di due
anni.
"Tu stai bene e Sasha non è arrabbiato. Dovresti chiedere
scusa
per essergli andato addosso, però," mormorò.
La bambina sollevò la testa e lo guardò con
curiosità, due grosse lacrime che correvano giù
per le
guance. "Scucia*," sussurrò.
Il suo cuore si sciolse sul posto. "Va tutto bene, piccolina," disse,
allungandosi e asciugandole le lacrime dalle guance con il pollice. "Mi
dispiace, ero proprio in mezzo."
"Oh mio Dio," pronunciò una voce che non riconobbe.
"Guardateli,
non vi sembra Livy potrebbe essere figlia loro, tutti coi capelli
biondi, non sarebbe uno scandalo?!?" Nonostante l'antipatica, voce
stridente che aveva pronunciato quella frase, Sasha non poteva fare a
meno di essere d'accordo. Un figlio loro sarebbe stato biondo e la
vista di Payson che
teneva la bambina in braccio era quasi troppo per lui.
Payson alzò di scatto lo sguardo, gli occhi incontrarono i
suoi
con un lieve panico prima di sospirare con rassegnazione, "Zia Cathy,
questo è il mio allenatore, Sasha Beloff," disse, "Sasha,
questa
è la sorella di mia madre, Cathy e suo marito, mio zio
David."
Sorrise alla coppia, "Piacere di conoscervi entrambi," disse con un
cenno del capo.
"Wow, che accento! Quindi sei inglese? Sasha non è
nome da
una ragazza però? Ho sempre pensato che fosse il nome di una
ragazza. Non importa, se uno ha il tuo aspetto. Nessuno
dubiterà
che tu sei tutto uomo." Sputò fuori la zia di Payson senza
prendere respiro e Sasha potè sentire il calore salirgli sul
collo. Si voltò verso Payson che sembrava livida.
Sasha sorrise, sperando sembrasse un sorriso genuino, "Il mio nome
è Alexander realtà, Sasha è un vecchio
nomignolo
russo per Alexander."
"Sei russo? Ma il tuo accento, è inglese,"
continuò a dire.
"E' inglese e rumeno, Zia Cathy," la interruppe Payson, guardando
supplichevole lo zio.
Suo zio sembrò cogliere il suggerimento, "Cathy,
perché
non vai a vedere se Kim ha bisogno di aiuto in cucina? Io
proverò a radunare le ragazze." Mise una mano sulla spalla
della
moglie e la condusse fuori dall'ingresso, verso la cucina.
"Wow," disse, con calma. "E' la sorella di tua madre?"
"Sono molto diverse,"
rispose Payson con una smorfia imbarazzata.
Improvvisamente, la bambina bionda sembrava stanca di essere tra le
braccia della cugina e si dibattè fino a che Payson non la
lasciò scendere. Si fermò davanti a Sasha e
alzò
lo sguardo, allungando il collo. "Su! " chiese, alzando le braccia in
alto. Sasha guardò a Payson, che scrollò le
spalle,
così si chinò e sollevò la bambina tra
le braccia,
"Whoa!" esclamò. "Alto qui," disse e ridacchiò.
"E tu come ti chiami?" Chiese, mentre la bambina si appoggiava alle sue
braccia per studiarlo attentamente in volto.
"Livy," balbettò e lui sorrise.
"È un bel nome, Livy. Io sono Sasha," disse e
catturò gli
occhi di Payson. Stava sorridendo nel modo che in genere portava ad un
bacio. Sarebbe stato un passo facile da fare in quel momento, anche se
sapeva che non sarebbe successo.
"Sacia," mormorò a se stessa, lasciando uscire una piccola
risatina.
All'improvviso una voce interruppe il loro momento, "Odio dirlo, ma
penso che mia cognata avesse ragione, voi tre sembrate una foto,"
dichiarò Mark. "Avete intenzione di venire dentro o tu e
Payson volete
continuare a fare una riunione nel corridoio con la mia nipote
più giovane?" Lo seguirono in salotto.
Payson borbottò piano. "Mi dispiace per mia zia. Ha
già
bevuto cinque bicchieri di vino e questo è davvero
è il
suo modo di essere ben educata."
"Non ti preoccupare, amore," mormorò di rimando. Gli occhi
di
Payson risalirono fino ai suoi e si guardarono per un breve momento
prima che Sasha si ricomponesse. "Mi dispiace," sussurrò.
Lei si strinse nelle spalle e gli fece un piccolo sorriso. Non le
importava, ma era un piccolo promemoria per stare attenti.
"Giù," richiese improvvisamente Livy e Sasha fece scendere
la bambina
che si diresse con passo incerto nella direzione del rumore,
lungo
il corridoio, dove suppose fosse il resto delle ragazze di cui aveva
parlato lo zio di Payson.
"Sasha!" esclamò Kim mentre entravano in cucina, "Felice
Ringraziamento," disse, sfiorandogli appena la guancia con le labbra.
"Felice Ringraziamento," rispose, accettando un bicchiere di vino da
Mark che aveva aperto la bottiglia che aveva portato.
Payson si voltò verso l'unica persona nella stanza a cui non
era
stato presentato "Sasha, questa è mia cugina, Maureen,"
disse.
Strinse la mano a quello che doveva essere la figlia maggiore di Cathy
e David. Sembrava di essere poco più che ventenne ed era
quasi
una replica di sua madre.
Cathy si sporse in avanti, "Maureen è all'ultimo anno di
college" disse ad alta voce e sua figlia la guardò.
"Farà
l'insegnante. Payson, non saresti al college adesso se non
stessi facendo ginnastica?"
"Vado al college, zia Cathy," disse Payson con dolcezza, anche se Sasha
riconobbe immediatamente il falso tono di voce che aveva usato. "Sto
frequentando i corsi online della UC Boulder, così posso
concentrarmi sui miei allenamenti."
"Giusto, giusto," dichiarò Cathy, agitando sprezzante una
mano
in aria. Gli occhi di Sasha passarono in rassegna tutti i presenti. Kim
e
Mark sembravano essere abituati a questo tipo di comportamento e poco
turbati, ma Payson sembrava assolutamente mortificata.
"Quindi sei l'allenatore di Payson?" una nuova voce chiese e Sasha si
voltò verso Maureen.
"Sì, lo sono," rispose, non sapendo se avrebbe dovuto
articolare una risposta più complessa.
"E anche tu eri un ginnasta?" Chiese Maureen. Era abbastanza carina, i
capelli biondo sporco, un piccolo naso all'insù, occhi
marrone
scuro, ma il modo in cui i suoi occhi lo stavano fissando lo rendeva
nervoso.
"Sasha è stato quattro volte medaglia d'oro olimpica," disse
Payson con evidente frustrazione. "Te l'ho detto ieri sera, Mo"
Maureen si strinse nelle spalle, la sua espressione annoiata
esteriormente, ma incontrò gli occhi di Sasha e quello che
vide
fu chiaro come il giorno. Era interessata a lui, e non l'avrebbe
nascosto di fronte a tutta la sua famiglia. Guardò Payson
che
aveva chiuso gli occhi mentre scuoteva la testa.
L'imbarazzo fu rotto da un grido acuto, seguito da un forte boato di
urla. "Payson, potresti?" chiese Kim. Payson rivolse a sua madre uno
sguardo disperato prima di voltarsi e uscire dalla stanza verso i suoni
del caos.
"Loro l'ascoltano," disse Cathy, con una scrollata di spalle.
Kim osservò Sasha che guardava sua figlia lasciare la
stanza.
Forse invitarlo non era stata l'idea migliore. Quando il giorno prima
erano arrivati sua sorella, suo cognato e le sei figlie, dai
venti
ai due anni d'età, l'unico argomento era stato che Sasha
sarebbe
stato a cena. Cathy l'aveva forzata a darle i dettagli sul giovane, con
l'ovvia intenzione di accoppiarlo con la figlia. Kim amava la sorella,
ma non si faceva illusioni su di lei.
"Non pensi che sarebbe
la cosa giusta
per Maureen?" disse Cathy, mentre erano seduti in salotto. Mark e Dave
avevano portato fuori le bambine più piccole per dei frozen
yogurt, lasciando Kim, Maureen, Payson e Cathy a casa da sole.
"È sexy?"
Chiese Maureen, guardando verso Payson per una valutazione.
"Non sarà
interessato," rispose Payson brevemente.
"Payson," la
rimproverò Kim,
Payson si strinse nelle spalle senza scusarsi. Lei e Maureen era mai
andate d'accordo da bambine e sembrava che fosse così anche
da
adulte.
"Perché non
dovrebbe essere
interessato alla mia Maureen? Lei non avrà posato
praticamente
nuda su una rivista, ma è abbastanza carina per essere una
modella," la rimbeccò.
Era cominciato quando
erano
arrivati. In qualche modo, in loro assenza, Cathy e Maureen avevano
accumulato un bel po' di risentimento verso il successo di Payson e non
facevano molto per trattenerlo.
Payson alzò
gli occhi, "Scusatemi," disse, alzandosi e lasciando la stanza.
Non appena se ne fu
andata, Cathy si
era lanciata su di lei "Beh, Kim davvero, quella tua ragazza. Credo
davvero che tutta questa fama le abbia dato alla testa. E stanno ancora
parlando di quella foto rivista di lei in città. Non posso
credere che tu e Mark l'abbiate lasciata fare qualcosa di simile. Poi
arriviamo e lei vive nemmeno più a casa?"
A Kim c'era voluta tutta la sua forza di volontà per tenere
la
bocca chiusa. Voleva che quella festa fosse una piacevole esperienza.
Quando li chiamò a cena, aveva sentito un enorme sollievo
perché avrebbero il cibo per tenerli occupati a tavola.
"Sasha, come sei entrato nel mondo della ginnastica?" Dave chiese e Kim
sorrise.
"E' nel mio sangue realtà. Mio padre era un ginnasta per la
Romania e sono cresciuto facendolo."
"Allora non hai mai avuto un lavoro vero?" chiese Cathy e Kim
rabbrividì. Sasha aveva respinto tutti i suggerimenti non
così velati di Cathy, che aveva cercato di spingerlo verso
Maureen tutta la notte e ora sua sorella era in posizione di attacco.
Gli occhi di Sasha lampeggiarono brevemente, ma sembrò avere
il
controllo di se stresso "Suppongo che sia un modo di vedere le cose.
Non ho mai dovuto lavorare in un posto di lavoro che ho odiato. Ho
avuto la fortuna di fare ciò che amo da quando ero un
ragazzino."
"È questo che pensi di fare, Payson?" chiese in fretta, e
Kim
vide gli occhi di Sasha restringersi verso sua sorella e invece di
permettere a Payson di rispondere saltò nella conversazione.
"Payson è un'atleta di classe mondiale. Se si
comporterà
come ci si aspetta il prossimo anno a Londra, sarà
probabilmente
la più grande ginnasta di tutti i tempi. Ha lavorato
più
duro di qualsiasi atleta che abbia mai incontrato e ha superato gli
ostacoli più duri che una persona possa incontrare per
arrivare
a questo punto. Quindi no, suppongo che lei non dovrà
rassegnarsi alla fatica di un semplice impiego per uno stipendio. Mi
scusi," disse, alzandosi in piedi, lasciando cadere il tovagliolo sulla
sedia e lasciando la sala.
L'intera tavolata rimase seduta lì con le bocche spalancate.
Kim
fece per alzarsi, per seguire il suo ospite e chiedergli scusa, ma la
mano di Payson sulla sua la fermò. Scosse la testa e si
alzò per seguirlo.
"Beh, com'è maleducato," dichiarò Cathy,
gli occhi fissi su Kim. "Lascerai che l'uomo mi parli in quel modo?"
Kim la fissò, "Sei seria, Cath? Dopo il modo in cui ti sei
comportata? Tutti i tuoi piccoli commenti e le insinuazioni, qual
è il problema? Sei gelosa? È questo? Pensavi che
traslocare
qui fosse un errore e abbiamo dimostrato che ti eri sbagliata e
ora sei gelosa? Scusatemi, ho perso l'appetito." Si
alzò e
marciò in cucina dove i bambini stavano mangiando, ignari di
quello che era successo nella sala da pranzo.
Becca alzò gli occhi dal tacchino che stava tagliando per
Livy. "Sasha e Payson sono usciti," disse cautamente.
"Avevano bisogno di una boccata d'aria fresca," Kim disse come scusa,
anche se sapeva che era debole. Si mosse verso la finestra e
guardò fuori nel cortile, non vedendo la coppia.
"Non lo so, Sasha sembrava piuttosto arrabbiato," replicò
Becca.
"Payson sarà in grado di calmarlo però. Lo fa
sempre."
Kim tornò a guardare la figlia. "Che vuoi dire?"
"Sai, come quando siamo alla Rock. Quando Sasha si arrabbia davvero per
qualcosa, Payson è l'unica che può andare da lui
senza
farsi staccare la testa con un morso."
Kim annuì, continuando a guardare fuori nel cortile
buio
prima finalmente di avvistarli vicino a uno dei grandi alberi. Sasha
aveva dato a Payson la giacca del suo colpeto, che aveva
senso
visto che fuori erano circa quatro gradi. Sembrava stessero
parlando. Kim li guardò. Entrambi sembravano calmarsi, le
spalle
più rilassate, la tensione che scompariva dalla loro
postura.
Vide Payson annuire e poi Sasha si chinò a dare un bacio
sulla
guancia della figlia. Payson si tolse la giacca e gliela porse e Sasha
lasciò il cortile dal cancello laterale. A quanto pare ne
aveva
avuto abbastanza, non che Kim lo biasimasse. Guardò di nuovo
sua
figlia che era in piedi nel mezzo del cortile, fissando la schiena di
Sasha, tenendo la mano sulla guancia, come se stesse cercando di
trattenere qualcosa. Gli occhi di Kim si spalancarono e rimase a bocca
aperta. Improvvisamente, i cambiamenti sua figlia avevano un senso, il
passaggio da essere completamente contenta e felice alla
prevalente tristezza che aleggiava su di lei, alla tensione che
sembrava esserci ogni giorno.
Payson era innamorata del suo allenatore.
Note:
*Scucia:
in originale era Sowry.
Ho cercato di mantenere la parlata infantile di una bambina di due
anni. Non ho bambini a portata di mano, quindo ho dovuto improvvisare. Scucia mi sembrava
abbastanzo adatto come versione storpiata di scusa. Stesso
discorso per la storpiatura del nome di Sasha in Sacia.
Scusate i miei ritardi continui, ma vado all'universita. E
dovrò laurearmi pure io, prima o poi :)
Per molte
persone, il
Venerdì dopo il Ringraziamento consisteva nell'avventurarsi
nei
negozi sovraffollati cercando i saldi natalizi e regali perfetti per i
loro cari. Per Payson Keeler era solo un altro giorno. Anche se
ufficialmente la Rock era chiusa, non aveva intenzione di prendersi un
altro giorno di riposo e di certo non aveva intenzione di
passare
la giornata con la sua famiglia, non dopo il disastro che si era
rivelato essere il Ringraziamento a casa Keeler. Era il segreto peggio
mantenuto nella loro famiglia che la zia Cathy si sentisse inferiore
alla sorella. Così, quando i Keelers si erano trasferiti a
Colorado cinque anni prima per seguire il sogno di Payson di diventare
una ginnasta olimpica, Cathy aveva afferrato al volo l'occasione. Aveva
sempre messo in discussione la decisione, insinuando che fossero pazzi,
e incolpando Payson per un fallimento da cui non si sarebbe mai
ripresa. Tutto questo era venuto a galla la sera prima, quando Sasha
tra tutti i presenti l'aveva difesa di fronte a tutta la sua famiglia,
che per la maggior parte aveva imparato a prendere le chiacchiere di
Cathy per quello che erano, le parole pungenti di una donna infelice
della sua vita. Payson non se ne era curata, non proprio, ma sentire
Sasha descrivere lei e i suoi risultati, utilizzando il tono
più
duro che possedeva, le aveva fatto venire le farfalle nello stomaco.
Toccò appena
la mano di sua
madre mentre si alzava dal tavolo, comunicando in silenzio che avrebbe
seguito Sasha. Era andato verso la cucina e Payson capì che
non se ne era andato, aveva semplicemente lasciato la
situazione
imbarazzante dopo il suo sfogo.
"Sembrava arrabbiato,"
disse Becca mentre si faceva strada verso la cucina. "Cosa è
successo?" chiese.
Payson guardò
i suoi cugini
più giovani e scosse la testa verso Becca, "Ha solo bisogno
di
una boccata d'aria," rispose e Becca annuì. Uscì
di casa,
non pensando a come fosse fredda l'aria di fine novembre. Lo vide
vicino a uno dei grandi alberi nel loro cortile, che spezzava un
piccolo ramoscello, gettando via i pezzi.
"Ehi," lo
chiamò, abbracciandosi e sfregando le mani contro
la pelle, cercando di scaldarsi.
Senza dire una parola
Sasha si tolse
la giacca e con un colpo dei polsi gliela mise sulle spalle, unendo
ermeticamente i lembi. Aspettò che Payson sostituisse le sue
mani con le proprie prima di fare un passo indietro, la vicinanza che
già faceva effetto su entrambi. "Mi dispiace. E' stato
vergognosamente scortese da parte mia dire quelle cose a tua zia.
Dovrei tornare dentro e chiedere scusa."
Payson gli sorrise, "Non
dispiacerti," disse, "hai detto quello che per anni avrei voluto dire
io. Lei eccelle a sminuire quello che faccio senza effettivamente
venire allo scoperto e dirlo direttamente. Principalmente la ignoriamo
ormai, ma grazie lo stesso."
"Probabilmente dovrei
andare," disse
con un cipiglio che rovinava il suo bel viso. "Penso di aver causato
abbastanza problemi per una notte."
Payson sorrise, "Sono
contenta che
tu sia venuto stasera," disse. "E' stato bello averti qui con la mia
famiglia, quasi come..." si interruppe.
"Quasi come se gli
avessimo detto
tutto e fossimo solo una normale famiglia che celebra una festa
insieme?" finì per lei e un sorriso triste
sostituì
l'espressione seria che aveva assunto da quando era uscito.
"Sì,"
rispose, guardandolo
negli occhi. Per un momento, un momento terribile e meraviglioso,
pensò che avrebbero stracciato il loro accordo e l'avrebbe
baciata. Poteva sentire il magnetismo che sembrava sempre scorrere tra di loro che
l'attirava più vicina.
I suoi occhi guizzarono alla bocca di Sasha e si umettò le
labbra con la punta della lingua, in attesa. Lo guardò negli
occhi e il contatto visivo ruppe il momento. Non potevano farlo.
"Dovrei andare.
Dì ai tuoi
genitori che li ringrazio per la bella serata," disse e lei
annuì, togliendosi la giacca, non prima di inalare
il suo
profumo. Era da tempo svanito dalle sue lenzuola e il pensiero di
spruzzare la colonia sul suo cuscino le era sembrato oltre il limite
del patetico. I suoi occhi si chiusero, mentre una piccola scossa di
piacere la attraversava, il suo corpo che reagiva istintivamente a
ciò che il suo profumo evocava in lei, la mente intorpidita
da
sensazioni meravigliose .
"Lo farò.
Grazie per essere venuto," disse incrociando di nuovo il suo sguardo.
"Ci vediamo domani,
Payson," disse, e
prima che lei potesse reagire si chinò e la
sfiorò con un
bacio morbido sulla guancia. Poi se n'era andato, marciando a grandi
passi fuori dal cancello laterale e lontano dall'entrata. Payson
portò la mano alla guancia e lasciò che gli occhi
le si
chiudessero, cercando di memorizzare di nuovo la sensazione delle sue
labbra. Era passato così tanto tempo. Udì il
suono
inconfondibile del motore che si avviava e l'auto di Sasha che si
allontanava prima di riaprire gli occhi e rientrare in casa.
Sua madre era in piedi
in cucina con
una strana espressione sul viso. Le comunicò il messaggio di
Sasha ed entrambe ritornarono alla sala da pranzo, mentre sua madre
continuava a guardarla con la stessa strana espressione. La mantenne
per tutto il resto della terribile cena e anche mentre stavano pulendo.
Alla fine, mentre stava
mettendo via
l'ultimo dei piatti, Payson guardò sua madre, "Cosa
c'è?
Perché continui a guardarmi in quel modo?"
Kim scosse la testa e
fece una smorfia, "Sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, giusto?"
chiese e Payson sospirò.
"Mamma, se si tratta di nuovo di Austin, non so quante volte
posso ripetertelo."
Lei scosse la testa,
"No, non si tratta di Austin. Ma lo sai, vero? Qualsiasi cosa."
Payson sapeva che c'era
stata una
spaccatura tra lei ei suoi genitori da dopo i Mondiali. Era troppo
difficile star loro
vicino,
anche se li amava molto. Era comunque
bello sapere che la sua mamma era lì per lei, almeno in
teoria.
"Lo so, mamma."
"E non mi nasconderesti
niente di importante, vero?"
Il suo sorriso
sbiadì e
sospirò, mettendo giù il canovaccio e guardando
seria sua
madre, "Mamma, ci sono solo alcune cose che è meglio non
sapere." Era l'unica risposta che poteva dare senza mentirle
direttamente. La verità era che lei aveva nascosto a sua madre
qualcosa di importante e avrebbe continuato a farlo senza esitazione.
Sapeva che era semantica a questo punto, le bugie di omissione erano
state sufficienti a garantire una completa rottura nel loro rapporto
una volta che la realtà dei fatti fosse venuta fuori, ma
Payson
non riusciva a dire la verità.
Kim aggrottò
le sopracciglia,
ma rimase in silenzio sull'argomento, riportando la sua attenzione
sugli avanzi che dovevano essere messi via.
***
Payson sospirò mentre finiva i suoi esercizi di
riscaldamento,
Sasha che la guardava in piedi vicino a lei. Non avevano riaperto
l'argomento, ma la tensione era rimasta. Sapeva che avrebbero dovuto
affrontare il problema alla fine, ma dal momento che Payson non aveva
idea da dove questa nascesse, non sapeva cosa avrebbe potuto fare.
Andò al distributore d'acqua e ne bevette velocemente un
bicchiere, prima di muoversi verso le parallele asimmetriche.
"Sono andati a casa?" Domandò Sasha, le sue prime parole da
quando si erano augurati buongiorno quando Payson era arrivata.
"Domani mattina," rispose, alzando gli occhi al cielo. "Non
andrò lì finchè non se ne vanno.
Dovevi restare.
Maureen era così arrabbiata con la madre per averti
spaventato,"
lo prese in giro con leggerezza, cercando di farlo sorridere.
Funzionò, facendogli sollevare un angolo della bocca in un
piccolo sorriso sbilenco. "Grazie, tra l'altro, per quello che hai
detto."
Si strinse nelle spalle, "Era la verità," disse. Payson
annuì e si allontanò verso le parallele per
iniziare il
suo esercizio. "Payson," la chiamò Sasha e lei si
fermò
di colpo, guardando verso di lui con curiosità. "Non sono
invitate."
Payson corrugò la fronte, confusa. "Non sono invitate?"
"Al matrimonio."
Payson non sapeva cosa l'avesse possedduto per fargli dire una
cosa del genere, ma non appena le parole erano uscite dalle sue labbra,
sapeva che erano quelle giuste. Avevano bisogno di un promemoria,
qualcosa di più tangibile dei ricordi che avevano creato nel
corso dell'ultimo anno. Aveva preso le sue parole come vere, ma
improvvisamente aveva poco a che fare con un invito ed era
più
l'idea generale. Si sarebbero sposati, un giorno. Le parole penetrarono
in entrambi e un bel sorriso apparve sul volto di Payson, subito
ricambiato da Sasha, prima che entrambi annuissero e distogliessero lo
sguardo. Payson si mosse di nuovo verso le parallele e prese un lento,
profondo respiro, mettendo da parte le sue emozioni e concentrandosi
sulla sua nuova routine, con cui doveva subito iniziare ad allenarsi se
voleva che ci fosse qualche speranza di vincere i suoi ori alle
Olimpiadi.
***
Payson tornò a casa dagli allenamenti con la sensazione di
essere piena di lividi dalla testa ai piedi. La doccia in palestra non
era servita a molto e l'unica cosa che voleva più di ogni
altra
cosa era fare un lungo e caldo bagno nella sua vasca. Era una cosa
fantastica, la sua vasca. Poteva facilmente ospitare due persone,
qualcosa che lei e Sasha aveva scoperto in tempi relativamente brevi,
ed era una vasca idromassaggio, con getti potenti che avrebbe alleviato
il dolore nel suo corpo. La routine alle parallele asimmetriche stava
venendo fuori bene, ma per lavorare alla sua sequenza di uscita era
finita sul tappeto più volte di quanto potesse contare.
Gettò la borsa da ginnastica sul suo letto, aprì
l'acqua
calda e accese alcune candele poste strategicamente in tutto il bagno.
L'odore calmante della lavanda invase i suoi sensi mentre si toglieva i
vestiti, raccolse i capelli in cima alla testa e poi, mentre la vasca
si riempiva, aggiunse rapidamente alcune gocce di bagnoschiuma
nell'acqua calda. Lentamente si è calò in acqua e
i suoi
muscoli si rilassarono quasi istantaneamente, mentre sistemava
la
testa contro il lato della vasca e chiudeva gli occhi. Si
rilassò completamente, lasciando affluire i ricordi di lei
appoggiata contro il forte petto di Sasha, le mani che correvano lungo
il suo corpo per lavare via la sporcizia e lo stress del giorno,
le sue labbra contro il suo collo e le spalle. Sospirò
mentre le
immagine evocate bruciavano nella sua memoria. La sua mano
scese
sott'acqua, scomparendo sotto la superficie-
"Payson!" urlò una voce maschile in preda al panico. Payson
riaprì gli occhi e vide che Austin Tucker era in piedi
contro la
porta del suo bagno, con l'aspetto di uno che stava venendo strangolato.
Non aveva neanche la forza di urlare contro di lui e lasciò
semplicemente ricadere la testa contro la vasca. "Austin, che ci fai
qui?" chiese stancamente.
"Io, uh, io," balbettò. Non l'aveva mai visto
così
agitato. "Non rispondevi al cellulare e poi non hai risposto al
campanello. Mi sono preoccupato. Sembravi addormentata e poi hai mosso
la mano e ho capito che sicuramente non dormivi. Mi dispiace, volevo
solo sapere che programmi avevi per cena."
Payson sospirò, "Ci sono gli avanzi del
Ringraziamento in
frigorifero," rispose. "Li avrei riscaldati più tardi, ma lo
farò adesso."
Lui scosse la testa, "No, tu, uh, rimani lì. Li scaldo io,"
disse. "Mi dispiace per l'interruzione." Fuggì velocemente
dalla
stanza e Payson rise piano con se stessa.
Una mezz'ora più tardi, dopo aver indossato i pantaloncini
del
pigiama e una canottiera, scese al piano di sotto, seguendo l'odore del
cibo nella sua cucina. Austin era al tavolo circondato da un ricco
buffet. "Ne vuoi un po'?" chiese, la bocca piena di quello che sembrava
purè di patate e patate dolci.
Scosse la testa, "Ho portato a casa la maggior parte di quella roba per
te, comunque. Sai che non posso mangiarla."
Austin annuì, indifferente, e si immerse di nuovo nel cibo.
Ci fu
un bussare alla porta e Payson andò a rispondere. Fu
scioccata
nel vedere sua madre dall'altra parte.
"Mamma, cosa ci fai qui?" chiese, aprendo la porta per lasciar entrare
la madre, lontano dal freddo esterno.
"Oggi ho fatto un pò di shopping di Natale per Becca e tuo
padre
e mi chiedevo se potevo nascondere i regali qui. Tuo padre è
un
tale segugio e Becca non è da meno." Sollevò le
borse
della spesa che aveva in mano.
Payson sorrise, "Certo," disse, facendole strada in casa.
"Hai scaldato gli avanzi?" chiese Kim, sentendone l'odore
mentre si avvicinavano alla cucina.
"Cosa, uh," cominciò, ma non fu in grado di finire
perchè Austin uscì dalla cucina, con uno sguardo
perplesso
e stringendo in mano un Tupperware pieno di torta di mele.
"Ehi, Pay, come si fa ad aprire questo coso?" chiese, senza alzare lo
sguardo.
Kim Keeler si fermò per osservare la scena e Payson
sospirò. Sapeva quello che sua madre stava pensando. Si
diede
un'occhiata. Era praticamente in pigiama, a piedi nudi, i suoi capelli
erano bagnati e Austin si comportava come se fosse casa sua.
Stava per aprire di nuovo la bocca, quando sua madre le rivolse uno
sguardo tagliente. "Andiamo, li metto nel mio armadio," disse Payson,
prendendo alcuni dei sacchetti di sua madre e portandoli al piano di
sopra. Austin non aveva bisogno di sentire la predica che Payson stava
per ricevere, soprattutto perché non aveva fatto niente per
guadagnarsela.
Appena entrati sua camera da letto di sua madre iniziò, "Che
succede, Pay?" chiese con tono eloquente.
Payson sospirò, "Niente, mamma. So che non ci credi, ma non
succede niente." Sapeva come sembrava e sapeva che la fiducia di sua
madre in lei era in calo, soprattutto dopo l'incidente ai Mondiali.
Immagini e video erano difficili da negare, nonostante stesse
dicendo la verità quando si trattava del suo
rapporto con Austin.
"Vedi, lo trovo difficile da credere. Io proprio non capisco cosa ti
sta succedendo, Payson." Fece qualche passo e poi si
voltò,
scorgendo il bagno, le candele accese intorno alla vasca, le luci
soffuse e il bagnoschiuma non ancora del tutto defluito. "Questo... voi
due stavate..." sua madre non riusciva nemmeno a esprimere i pensieri
che le rimbalzano in testa.
Payson sospirò e scosse la testa, "Ho fatto un bagno quando
sono tornata a casa dopo l'allenamento, da sola."
Kim si sedette sul letto e la guardò, la preoccupazione
sostituì l'oltraggio di un attimo prima. "So che tu pensi
che io
non capirò, ma io penso di sì."
Scosse la testa, "Mamma, ne dubito molto."
Kim scosse la testa e sospirò, "So che ci si può
sentire
confusi, soprattutto se si hanno per qualcuno dei sentimenti che non si
possono avere. A volte ti lanci in qualcos'altro o torni da
qualcuno che puoi avere perché è più
facile. Devi
sapere, Payson, che non è giusto per te o per l'altra
persona.
Finirai soltanto per ferirlo."
Payson aggrottò la fronte nella confusione più
totale,
"Mamma, io davvero non ho idea di cosa tu stia parlando. Stiamo
parlando di Austin? Non ho sentimenti del genere per Austin e lui non
sente quello per me. Io non..."
Sua madre la interruppe, "Ieri ho visto te e Sasha nel cortile," disse.
Payson non era ancora sicuro a cosa alludesse sua madre, non era
successo niente nel cortile dopo cena, avevano parlato e lui se ne era
andato. "Okay, non capisco," disse.
"Davvero non lo capisci, vero?" disse Kim, scuotendo la testa.
"L'ho visto baciarti sula guancia, Payson, e ho visto il modo in cui lo
guardavi mentre andava via. Mi ha quasi spezzato il cuore a vederti
così. Volevo solo farti sapere, va bene avere questi
sentimenti.
Sasha è un brav'uomo, il tipo di uomo per cui dovresti
provare dei sentimenti in futuro, ma lui è il tuo
allenatore,
tesoro, ed è molto più vecchio di te. Sono sicura
che te
ne rendi conto. Deve essere così difficile per te allenarti
con
lui. Ti sentiresti più a tuo agio ad allenarti con qualcun
altro? Ci inventeremo qualcosa."
Payson la fermò, alzando la mano e scuotendo la testa con
fermezza, "Mamma, non hai bisogno di dire altro. Io non voglio
assolutamente parlare di questo. Sasha è il mio allenatore e
quello che stai dicendo, è solo...non sai di cosa stai
parlando.
Quindi, per favore, lascia stare." Scelse con cura le parole, cercando
di non mentire, anche se a quel punto, che senso aveva?
"Payson, sto solo cercando di aiutare. Non può essere facile
per te. L'hai capito a Istanbul? E' per questo che ultimamente sei
così triste, tesoro?"
Payson chiuse gli occhi, cercando di nascondere il dolore. Sua madre
aveva colpito troppo vicino e il dolore sordo che aveva sentito
dentro quando si svegliava da sola ogni mattina fino a quando
non
l'aveva seppellito, tornò prepotentemente a farsi sentire.
Non
aveva capito quanto volesse condividere quello che stava passando con
la sua mamma. Erano sempre state così vicine. Una ragazza
dovrebbe essere in grado di parlare con sua madre dell'uomo di cui si
è innamorata, soprattutto quando era un uomo come Sasha, che
era,
come sua madre aveva appena detto, un brav'uomo, il tipo di uomo che
voleva per lei. Non c'era proprio nessun modo in cui avrebbe potuto
dirglierlo, non ora, e quando alla fine fosse venuto fuori, dubitava
molto che sua madre avrebbe capito. "Mamma, per favore, non," disse,
guardandola negli occhi. "Sasha è il mio allenatore e Austin
è mio amico. Tu non sai di cosa stai parlando." Non aveva
idea
di cosa altro dire.
Kim annuì, mordendosi il labbro e Payson sentì la
colpa
stringerle lo stomaco. "Va bene. Solo che non voglio vederti commettere
un errore e fare qualcosa che il più volte si finisce per
rimpiangere."
Si alzò e fece qualche passo, avvolgendo le braccia attorno
a sé. "Mamma, per favore."
"Non posso lasciar perdere. Sei stata così felice per un
po',
Pay, e odio vederti sconvolta. Non si può negare che sei
stata
giù, ultimamente."
"Sono stato concentrata. C'è una differenza, ho poco meno di
dieci mesi, fino alle Olimpiadi. E' l'allenamento più
difficile
che io abbia mai fatto."
"Sei diversa rispetto a prima, Payson, e qualunque cosa sia
responsabile di questo cambiamento, non posso dire di esserne una fan.
E non è il tuo allenamento. Ho visto concentrarti prima,
Pay, e
questo è diverso. Tu sei diversa."
Payson sbuffò appena. "Mamma, non te lo chiederò
ancora,
per favore lascia perdere." Incontrò gli occhi di sua madre,
supplicandola. Non aveva alcun desiderio di trasformare la
conversazione in una battaglia, ma l'avrebbe fatto se avesse dovuto .
Kim alzò le mani in segno di sconfitta, "Bene, ma fai
attenzione, Payson. Non farti coinvolgere in qualcosa che non puoi
gestire. Farà solo male alla fine."
Pochi minuti dopo sua madre se ne andò,
evidentemente
insoddisfatta della loro conversazione, ma non c'era molto Payson
potesse fare. Austin andò via solo un poco dopo, prendendo
la
maggior parte degli avanzi con lui.
Payson sospirò, sedendosi sul letto, fisicamente ed
emotivamente esausta. Impostò la sveglia per le
quattro del
mattino, anche se sapeva che il suo corpo probabilmente si sarebbe
svegliato senza l'aiuto di un cellulare che squillava insistendo che
era ora di svegliarsi. Guardò il suo telefono e lo
studiò
per un momento prima di prendere una decisione. Bastò la
semplice pressione di pochi pulsanti per far partire la chiamata.
"Pronto?" la voce di Sasha gracchiò nel ricevitore,
piena di sonno.
"Ehi," disse e la sua voce suonò piccola, anche a se stessa.
"Payson," mormorò, col tono un po' più vigile.
"Qual
è il problema?" chiese e Payson sospirò,
sentendosi
improvvisamente molto sciocca e un po' infantile.
"So che abbiamo detto che non l'avremmo fatto, ma ho bisogno di sentire
la tua voce," rispose.
"Stai bene,amore?" chiese, la preoccupazione palpabile anche attraverso
la linea telefonica.
"Sì, mia mamma è passata a trovarmi. Pensa che io
sia
innamorata di te e vada a letto con Austin per cercare di dimenticarti."
Sapeva che le parole lo avrebbero svegliato completamente, "Beh, una
metà è giusta," disse ed entrambi risero piano.
Payson
gli raccontò tutta la storia, proprio come sua madre l'aveva
detta a lei. "Non possiamo farci niente, Pay. Lei in
realtà non sa nulla. Sospetta solo i tuoi sentimenti.
Dovremo
solo continuare ad essere attenti."
Payson cominciò a sentirsi meglio, "C'era una cosa che ha
detto, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperla."
"Che cos'è?" chiese.
"Ha detto che eri il tipo di uomo che dovrei amare."
"L'ha detto davvero?"
Payson poteva sentire il sorriso nella sua voce. "L'ha detto, anche se
c'era in mezzo qualcosa sulla tua età avanzata e il tuo
ruolo
come il mio allenatore."
Sasha sospirò, "Ci scometto." Rimasero in silenzio per un
attimo, "Vai a dormire, Payson. Prova ad immaginare che sono
lì,
con le braccia intorno a te, mentre tu posi la testa nell'incavo del
mio collo. Potresti persino mettermi i piedi freddi contro i miei
polpacci, non mi lamenterei stasera."
"Ti amo," disse, cercando di immaginare che fosse proprio come aveva
detto.