You can't run to the past

di talinasomerhalder_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Who are you? ***
Capitolo 3: *** Memories ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 
“Corri,vai lontano,scappa!”
“Io non ti lascio!”
Le loro urla echeggiarono per le strade di New York,mentre le loro mani erano intrecciate le una nelle altre come se fossero fatte per completarsi ,per far capire al mondo che loro non avrebbero mollato, che nessuno avrebbe potuto separarli,perché il loro amore era più forte di ogni cosa - il loro amore era invincibile. -
Correvano,perché ormai era l’unica cosa possibile loro per salvarsi.
Urlavano,perché avevano paura di perdersi.
Perdersi in quella notte – che anche se non lo sapevano – sarebbe stata la loro rovina.Quella notte,quella dannatissima notte,in cui i loro cuori avevano smesso di battere.Quella notte nella quale,tutto non era più un gioco,ma era la cruda realtà.Quella notte,durante la quale nel silenzio più totale si sentì uno sparo.Quella notte in cui il cuore della ragazza smise di pulsare,perchè non ne era più in grado.
Non più ora,che la metà di esso le era stata portata via.
Non più ora,che era rimasta sola.
“Fermati!Dannata ragazzina!Dove pensi di scappare?Prendetela!”
Si accasciò a terra dopo aver cacciato un urlo – incurante degli uomini che da lontano le intimavano di fermarsi - e si piegò sul corpo del ragazzo,che a stento riusciva a tenere gli occhi aperti.
“No,no,no!Alzati,dobbiamo scappare!”
“Blondie...” Un sussurro,un sussurro che seppure flebile,bastò a darle speranza.
“Cazzo,alzati!Ci stanno alle calcagne,non puoi lasciarmi.”
“Vat-ten-e.” Alzò lo sguardo e lo posò in quello del ragazzo,che con tono alterato le stava ordinando di andarsene,e non provare pietà per lui.
“No,no!Ricordi?Me lo hai promesso!Possiamo ancora farcela,ti prego!” Era così disperata,che non si accorse della piccola lacrima che solcò la guancia del ragazzo.
Quest’ultimo scosse il capo e con un lamento - per il dovuto sforzo – prese dalla tasca un braccialetto che in seguito donò alla ragazza,senza darle alcuna spiegazione.
“Non dir-re cazz-ate.Fallo per m-me,per c-chi caz-zo ti pare,ma ora muov-vi il cul-lo e vatt...” La frase li morì in gola,a causa di un’altro sparo,la cui pallottola si centrò e perforò il petto del ragazzo.
Loro li avevano trovati.
Guardò sofferente per l’ultima volta il corpo di lui e prendendo la pistola,che nascondeva sempre nella cintura,indirizzò un colpo deciso nella loro direzione per avere il tempo necessario per scappare.La vista le era appannata e nonostante il dolore lancinante all’altezza del petto,continuava a correre per quelle strade e per quei ponti che un tempo erano stati la sua casa e che invece ora le sembravano così estranei ,che ad ogni passo forzato le sembrava la stessero separando dalui.
Lui che riusciva a farla sorridere,lui che sapeva farle battere forte il cuore,lui che era riuscito a farla sentire amata,lui che con il suo sguardo riusciva a farla sentireviva...ora non c’era più.
E ora dico,a tutti quelli che pensano che l’amore non abbia limiti e che duri in eterno,che questo sia un’esempio,perché niente nella vita è per sempre e le cose cambiano quando meno te lo aspetti e non ritornano anche se lo vorresti.

Niente è per sempre
come un sorriso che si è spento
lasciando solo il buio nella mente.

Quella ragazza – neanche lei sa come o perché – riuscì a scappare e ancora oggi vive una vita non sua.Forse,ha superato il dolore e l’ardito desiderio – un giorno – di poter rivedere la persona che ha tanto amato,ma si sa,dal passato non si scappa mai.
 
Lui era Eric Carter,ricordato ancora oggi per il suo potenziale nel saperci fare con le macchine e ricordato da tutti come il pilota migliore nelle gare clandestine e conosciuto in tutta America.
Lei è Blondie Hudson,era e sarà per sempre la sua donna.
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Intanto,auguri a tutti gli innamorati per questo giorno di San Valentino.
Dato che sto a casa - e mi annoio,aggiungerei – ho deciso di pubblicare oggi il prologo di questa mia nuova storia.E’ un genere completamente diverso dall’altro,ma spero comunque vi possa piacere lo stesso. J
Che altro dire!?Ringrazio tutti quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare a leggere fin qui ^^’ e spero vivamente che qualcuno si fermi a recensire perché mi serve un parere.
Un bacione a tutte e – spero – a presto :*
 

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Capitolo 2
*** Who are you? ***


CAPITOLO UNO

Questo capitolo lo dedico a
Manu e Giulia,
che per me ci sono sempre.

 

DUE ANNI DOPO

 
 

“Hope,sta ferma.”
Era da una decina di minuti che cercavo – inutilmente,aggiungerei – di farle delle treccine,per evitare che le si creassero quei nodi,che tanto la mattina mi facevano disperare.
Semplicemente,con quei suoi lunghissimi capelli castani erano impossibili da dominare.Proprio come lei,ora.Si dondolava di continuo e non mi dava la possibilità di continuare la mia “opera”.
“Stasera stai con me,vero?” Le sue iridi azzurre mi guardarono attraverso lo specchio con fare supplichevole,e il labbro inferiore tremolante contribuì a farmi sentire in colpa.
“Purtroppo mi han...” Non potei continuare che venni subito bloccata dalla sua continua parlantina.
“Oggi è venerdì,non ricordi?” 
E come potevo scordarlo?Il famoso venerdì,uno dei pochi giorni durante la quale restavamo fino a tardi a guardare i cartoni animati in televisione,e forse anche una delle rare volte in cui non dovevo “lavorare”.L’unico giorno in cui mi era permesso passare del tempo insieme a mia sorella e prendermi cura di lei.
“Io non voglio più restare con quella vecchia!Ieri abbiamo guardato Tom & Jerry e si è addormentata...” Mise il broncio,e dolcemente le accarezzai la testa,comprendendo il suo stato d’animo.
Aveva cinque anni ed era una bambina adorabile,di una dolcezza sovrumana.Capiva quando eri giù di morale,capiva quando soffrivi e senza neanche avere il tempo di mentire e dirle che andava tutto bene,che era già tra le tue braccia e ti riempiva di coccole.
Quella bambina che era riuscita a colmare – per quanto le possa essere possibile – quel vuoto che ancora oggi tengo,al cuore.
Quella bambina a cui volevo un bene dell’anima.
Quella bambina che è la mia vita.
Quella bambina che mi ha dato la forza di andare avanti,e se devo ringraziare qualcuno oggi,per essere ancora qui,è solo lei.
Semplicemente,lei era la mia unica ragione di vita.
Ma per quanto potessi volerle bene e tutto,non mi era possibile rinunciare a partecipare ad una gara,solo per stare con mia sorella.Essendo la seconda della List,era mio dovere essere presente a tutte le sfide nel quartiere e controllare che gli affari non venissero sabotati.
“Ha una certa età Hope,cerca di comprenderla.Quando diventerò anch’io così,cosa farai?Non mi vorrai più bene?” Chiesi,iniziando a spiegarle che la sua badante – Cecilia – era normale che crollasse sul divano,dopo le sue marachelle.
“Ma tu non diventerai mai vecchia!” Si imbronciò subito lei,girandosi a guardarmi.Peccato però,che quel movimento brusco bastò a far sciogliere di nuovo quell’inutile treccia!
“Ah,ma vaffanculo!Odio le treccine.” Gesticolai,mettendomi le mani nei capelli,frustrata.
“Blondieee!!!!” Mi rimproverò – giustamente – la mia cara sorellina.Alle volte,era lei che mi rimproverava e insegnava che una cosa non era giusto dirla,perchè era maleducazione o quant’altro.
Nonostante la sua tenera età,la più matura tra le due era decisamente lei.
Mormorai un ‘scusa’ e dopo averle lasciato un bacio sulla guancia,mi recai in camera mia per cambiarmi,dato che erano già le nove di sera passate ed il raduno era tra una mezz’oretta.
Presi dei semplici jeans attillati ed un cardigan marroncino,e dopo averli indossati e spazzolato i capelli per lasciarli liberi sulla schiena,mi affrettai a cercare le chiavi della macchina:la mia adorata Audi TT nera.
“Torni tardi?”
La voce di Hope mi fece sussultare per lo spavento e rivolgendole un sorriso forzato le dissi che non potevo prometterle nulla,e che avrei cercato di rincasare il prima possibile.
Continuai a cercare le chiavi in tutti i cassetti,sotto i letti,nei divani...ma di queste ultime nessuna traccia.
“Cerchi queste?” La voce innocente della piccola e la vista del luccichio delle mie chiavi,mi fecero esultare per il semplice fatto che non le avevo perse di nuovo - come di grado mi capitava - .
“Grazie,tesoro.” Mi piegai e le lasciai un bacio tra i capelli,prima di abbassarmi ed accarezzarle una guancia con fare materno.
Avevo cercato di essere per lei,la madre che non ha mai avuto e solo da poco – una volta aver ottenuto la maggiore età – ho potuto avere la sua tutela.A dirla tutta però,una famiglia non l’ho avuta neanche io.All’età di sette anni,ero già passata da due orfanotrofi in cerca di una famiglia che mi potesse adottare.
Una “famiglia” che potei avere solo dopo i miei dodici anni.O forse,non la definirei proprio famiglia quella:lui era un drogato e lei,non potendo avere figli,cercava di prendersi cura di me,fallendo completamente nel tentativo.Mi odiavano e mi trattavano male,così fui di nuovo presa dagli Assistenti Sociali e mandata di famiglia in famiglia,cercando qualcuno veramente disposto ad accogliermi come propria figlia,invano.
Tardi,mi costrinsi a pensare che il problema ero io;non c’era altra spiegazione.
Mi hanno privato della mia infanzia,proprio come a Hope.No,non siamo sorelle di sangue.Ma anche lei,come me,è stata abbandonata ancora in fasce,così diedero alla sottoscritta l’ordine di farle da badante.
Ero una bambina allora,perchè a soli quindici anni non puoi pensare di crescere una bambina di dodici mesi da sola,ma nonostante ciò c’era qualcosa che mi legava a quella piccola creatura.
Come si può anche solo pensare di abbandonare un piccolo essere?Perciò mi promisi che non avrei fatto lo stesso errore di quei mostri e che avrei cercato di aiutarla.
Semplicemente,io volevo aiutarla ed insieme - infatti - ce l’abbiamo fatta.A diciotto anni chiesi la sua tutela,un processo che durò qualche mese – non ricordi di preciso – e la sto portando avanti cercando di fare del mio meglio.
“Blondie?”
I miei pensieri furono interotti da Hope che mi saltellava davanti per attirare la mia attenzione.
“Mh?”
“Poi sgridi da parte mia Adam?Non dovrebbe farti lavorare al bar così tardi,è cattivo.” Borbottò rigirandosi le ciocche di capelli tra le dita,con il muso sporgente e le guancie infiammate.La mia cara sorellina aveva una cotta segreta per il mio migliore amico,e quando solo pronunciava il suo nome o lo sentiva nominare le brillavano gli occhi e diventava color porpora per l’imbarazzo.
Mi morsi le labbra ed annuii debolmente,sentendomi per l’ennessima volta in colpa per non poterle dire la verità.
Dalla morte di Eric,avevo ripreso a gareggiare e dopo aver preso il suo posto nella List - o quasi -,avevo dovuto mentire alla mia famiglia,alla mia piccola Hope,alla quale facevo credere di lavorare in un locale per recimolare un pò di soldi per pagare l’affitto e poterle dare qualcosa da mangiare.
Una bugia che andava avanti da quasi due anni,e che ogni volta veniva tirata fuori mi si spezzava il cuore.
Era una vita pericolosa la mia.Uomini laggiù,in qualche parte del mondo,mi cercavano ed io ero pronta a scappare in caso loro ci avessero trovate.E ora le mentivo,riempiendo di lode il mio lavoro,ma solo per lei e per il suo bene.
Semplicemente,lei non doveva sapere che sua sorella piangeva ogni notte al ricordo di lui ,dei suoi baci e delle sue carezze.
Semplicemente,continuo a gareggiare perchè -anche se so che posso rimetterci la vita – farlo mi ricorda lui.Affondare il piede nell’accelleratore e sfrecciare per le strade,in una lotta ardente del desiderio di sentire sulla propria pelle la vittoria,ti fa sentire libera da ogni pensiero,da ogni problema e ti fa sentire viva.
Semplicemente,lei non sa che sua sorella non è forte come pensano tutti.
Semplicemente,faccio quel che oggi faccio perchè ce l’ho nel sangue e non posso più tirarmi indietro.
“Sta certa che lo farò,mi ha impedito di passare una serata con te.” Le sorrisi di nuovo amorevolmente,e mi affrettai a scoccarle un ultimo bacio sulla guancia per poi lasciarla con Cecilia che era appena entrata.
“Ah,non mi aspettate sveglia!Credo farò tardi.”
Dopo quest’ultimo avvertimento,mi infilai la giacca e sfrecciando in fretta giù per le scale raggiunsi la mia automobile.
La gara di quella sera si sarebbe svolta ai margini della città,lontani dalla centrale della polizia così da aver più tempo per scappare in caso di “problemi con i bastardi”,ma essendo tutti professionisti erano rare le volte in cui qualcuno di noi veniva preso.
Ingranai la marcia e dopo aver lanciato di sfuggita un’occhiata alla mia palazzina,sfrecciai per le strade della California.
 
 
 
Ero a distanza di alcuni metri e le luci e le casse a tutto volume arrivavano fin quaggiù.
Cambiai subito marcia e schiacciando il piede sul pedale,accellerando tanto forte da far girare la numerosa folla radunatasi per quell’incontro,in mia direzione.
Affondai le unghie nello sterzo del volante in pelle,continuando a tenere il piede premuto.La gente si spostò subito per farmi spazio – visibilmene spaventata – sotto le urla di alcuni che facevano il mio nome.”Rebel è arrivata!” dicevano.
Si,Rebel è il “bellissimo” appellattivo con la quale la List lì dentro mi chiama.Non è adorabile?Eric era abituato a chiamarmi in tal modo,quindi se lui fosse ancora vivo sicuramente lo strozzerrei con le mie mani.
I boati cessarrono subito quando videro che non avevo intenzioni di fermarmi,e che continuavo ad andare in loro direzione sfrecciando a 120 chilometri orari.
Poco,no?
Assottigliai lo sguardo e sentendo tutta l’adrenalina scorrermi in corpo sterzai brusco,facendo fare un giro di 90° al volante,per poi schiacciare sul pedale del freno bruscamente,quasi da far impennare l’auto,difronte al mio carissimo Adam,che con il cuore a mille già lo vedevo mandarmi a fanculo da fuori in tutte le lingue del mondo.
Adorabile anche lui,non trovate?
Con un sorriso soddisfatto scesi con nonchalance dalla macchina,passandomi una mano tra i capelli.
Era puro esibiozionismo il mio.Ma avevo comunque imparato dal migliore,e se ora ero la seconda della List – quasi la migliore in campo,non per vantarmi – era solo perchè le cose che so le ho imparate da lui.
Ma io non potevo essere minimamente paragonata a lui.
Semplicemente,la gente appena vedeva la sua macchina si faceva da parte.Quando passava per strada,la gente lo temeva e lo rispettava.
Semplicemente,lui era Eric Carter.
Spesso a sentire il suo nome mi comporto e dico cose che realmente non penso,perchè sono arrabbiata con il mondo per avermelo portato via.A volte il mio modo di essere non è in sincronia con la mia anima.E a volte,vorrei davvero far finta che quel dolore allo stomaco o al petto non mi facessero così male al solo ricordo,ma non ce la faccio.
A volte tutto quello che ci serve è "coraggio". Coraggio di dire, coraggio di fare, ma soprattutto coraggio per tornare ancora una volta a sorridere con le persone che amiamo.
E’ per questo che fare la menefreghista è meglio che mostrarsi deboli.E’ per questo che mi nascondo in queste stupide gare.Semplicemente,perchè non voglio che mi consumi dentro,perchè so...che se anche solo per un secondo,permettessi al mio cuore di provare ancora dolore,potrei cadere in un baratro,e non ne farei più ritorno.
A testa alta mi avvicinai ai miei amici,intenti a controllare se le loro macchine erano apposto ed in buone condizioni per affrontare la gara.
“Rebel!” Mi salutarono con un cenno del capo,intimandomi ad avvicinarmi.
“Quant’è il bottino stasera?” Chiesi,appoggiandomi ad un auto a braccia conserte,vagando con lo sguardo intorno per vedere se c’erano nuovi arrivati.
“Oggi c’è più gente del solito.Se puntano su di noi,ovviamente direi,abbiamo 10 mila dollari da portarci a casa.” Bill fece scoppiare in una risata generale la List,come se la cosa fosse palese,come se quei soldi fossero già nostri.
Peccato però,che io non potei gioire a causa di una macchina che attirò la mia attenzione in lontananza.C’era un ragazzo appoggiato su una BMW M3 bianca a braccia conserte che non avevo mai visto.
Ciò che riuscivo ad intravedere – per la dovuta distanza – erano il suo sguardo serio e la sua mandibola contratta che con occhi attenti esaminava la pista nei minimi dettagli.Senza ombra di dubbio aveva intenzione di partecipare,ma non credo andrebbe lontano senza il mio consenso.
“Chi è quello?”
Adam mi si affiancò con uno straccio sporco in mano e guardò nella stessa direzione del ragazzo che poco prima avevo individuato.Li scappò un sorriso e si affrettò a rispondermi.
“Lo hanno notato tutti,Blondie.E sapevo lo avresti adocchiato anche tu.E’ nuovo e sicuramente è un pivello.”
Guardai attentamente la macchina e commentai sarcastica “Data la carrozzeria che si è scelto non mi sembra sia un principiante.”
“In effetti hai ragione,poco fa era venuto a chiedere se poteva iscriversi.Ma tu non c’eri,quindi nada.”
Annuii e dopo aver infilato le mani nel giubbotto,feci per incamminarmi da lui,ma fui subito fermata da Adam.
“Ragazzina!” Mi girai stizzita con il capo,per essere stata chiamata con quel dispreggiativo.A differenza loro,che avevano sui 25 – minimo – 28,30’anni,risultavo una ragazzina di a malapena 20’anni.Ma sapevano chiaramente che avevo le palle più di tutti e sette messi insieme.
“Digli che se non rispetta le regole,sarò io personalmente a sbatterlo fuori a calci in culo.”
“Come vuoi.”
Lo liquidai e a passo lento,passando in mezzo alla folla,la destinazione mi era sempre più vicina.Ora potevo vedere chiaramente le fossette in mezzo alle guancie mentre sorrideva beffardo,gli occhi color nocciola profondi ed i capelli corvini scompigliati a causa del vento serale.
Mi si bloccò il respiro però,quando mi fermai sull'asfalto e mi accorsi della postura,del fisico slanciato,dei tratti del viso delicati che portavano quasi a quelli di Eric.
Si assomigliavano così dannatamente tanto,che quando i suoi occhi si posarono nei miei potei giurare di averlo scambiato – anche per un secondo – per la reincarnazione del mio ragazzo.
“Ci conosciamo?” La sua voce profonda bastò per risvegliarmi dal mio stato di trance e smuovermi da quel maledetto asfalto.Avevo ripreso ad avvicinarmi a lui,ma ora il pavimento sembrava incollato alle scarpe e muovermi mi era quasi difficile.
“Io sono Blondie Hudson,la seconda della List.E tu sei nuovo...” Constatai,vedendolo arricciare le labbra infastidito.
“Ti ho chiesto se ci conosciamo non di farmi l’autobiografia.” Il suo tono strafottente bastò a farmi riprendere e guardarlo attonita.
Ho a che fare con tipi come lui tutti giorni – essendo una delle poche donne accettate nelle corse – ma esigevo rispetto e sicuramente i tipi come lui ero disposta a cacciarli via a calci in culo e rispedirli da dove sono venuti.
“Si può sapere come ti chiami?”
“Ho saputo che si può partecipare solo con il consenso del secondo membro della List,quindi dovrei rivolgermi a te?” Sviò discorso lui,con fare evidentemente annoiato.
Invece di arrabbiarmi mi ritrovai a sorridere divertita.Aveva la stessa faccia da schiaffi di Eric e lo stesso tono canzonatorio,era impressionante.
“Si,ma se usi questo tono credo farai ritorno da dove sei venuto.”
“Voglio entrare nella List.”
Schietti,diretto,naturale.
Scoppiai a ridere,trovandolo davvero stupido.La speranza.L'unica che permette di guardare al futuro con una Luce diversa.
Pochi e altrettanto rari erano quelli che riuscivano a guadagnarsi un posto tanto in alto,quanto la nostra List.
“Sei un pivello.”
“Me la so cavare.” Ribattè sicuro,guardandomi negli occhi.
Se era proprio così che la voleva mettere,gli avrei fatto mangiare la polvere,facendo gareggiare uno dei nostri.Mi avvicinai a lui,e sorridendo dissi.
“1.E’ vietato farsi di doping,o sei fuori. 2.E’ permesso poter far sban....” non mi fece continuare che mi fermò con un un cenno del capo annoiato ed aggiunse lui stesso “...far sbandare le altre macchina e blah blah blah.Lo so meglio di te.”
Deglutii e nonostante mi avesse colta di sorpresa,annuii constatando che le regole realmente le sapeva.Forse non era poi tanto male come pensavo.
“Gareggerai con l’ultimo della List,tanto per cominciare.Gavril,preparati!Facciamo vedere al pivellino di cosa siamo capaci.” Urlai,guardando il ragazzo – poco più grande di me – negli occhi,con aria di sfida.
“Ah,approposito!Bella macchina.” Gli sorrisi e dandoli le spalle,me ne andai a testa alta con un sorriso sadico sulle labbra.
Ti pentirai di aver voluto gareggiare,pivello.
 
 
Le macchine erano tutte disposte e allineate perfettamente in prima fila.Tenevo sott’occhio la Bmw M3,mentre a pochi posti più a destra c’era l’Audi R8 di Gavril.
Ovviamente non erano gli unici in pista,ma degli altri non c’era da preoccuparsi;erano innocui al momento.Ogni tanto guardavo l'orologio al polso,mentre picchiettavo con con le dita sul cofano della mia auto,per quell’interminabile e straziante attesa.
Bill mi si avvicinò immediatamente preoccupato.
“Cos’è quella faccia?”
“Quel ragazzino...non mi convince.” Mormorò,agitato torturando tra le labbra la sigaretta che ovviamente non poteva mancare.
“Cosa intendi?” Chiesi altrettanto curiosa,mentre il rombo dei motori iniziavano a farsi sentire.Mi girai di scatto verso la strada,accorgendomi che il conto alla rovescia era iniziato e le macchine,anche se avendo il piede premuto sul freno,accelleravano sul posto per partire in quarta.
Guardai le due macchine,iniziando a paragonarne la potenzialità.Sbilanciarsi per una delle due era veramente una scelta ardua,dati gli alti valori tecnici ed estetici in campo,quindi dovevo semplicemente lasciarmi guidare dalla bravura dei due piloti.
Ma era ovvio che puntassi su Gavril,non per niente era uno dei nostri.
Sul grande schermo le enormi cifre rosse a caratteri cubitali andavano a ritroso,fino ad arrivare al tre...al due...all'uno...e poi alla partenza.
Le macchine sfrecciarono come razzi sull'asfalto nella notte,illuminata dai loro fari,schivandosi tra loro per essere primi.Non distolsi neanche per un secondo i miei occhi dalla Bmw del ragazzo,che sembrava essere rimasto indietro di qualche metro rispetto a Gavril.
Ghignai divertita,una volta che tutte le macchine furono scomparse dietro l'angolo,e facendo scoccare la lingua sul palato,esclamai “E’ fatta!”
Al contrario però,quando mi girai verso il mio compagno,questo non gioiva del mio stesso entusiasmo.
“Blondie...”
“Che c’è,Bill?”
“Ho già visto quel ragazzo in una foto.” Mi girai verso lui e lo guardai intesamente negli occhi,non capendo cosa volesse dire.Non mi guardava,ma aveva lo sguardo perso nel vuoto come se cercasse di capire dove lo avesse già visto.Inutile dire che aveva le soppracciglia corucciate ed il mento contratto.
“Cosa vorresti dire?” Ritentai.
“Voglio dire che forse non dovremo sottovalutarlo.”
“Non ti fidi della List?” Chiesi tentennante,incrociando le braccia al petto.
“Sei troppo piccola per capire.Sono qui dentro da molto più tempo di te e so quello che dico.”
“Non lo metto in dubbio,ma smettila di trattarmi come una ragazzina.Credo di aver dimostrato di non esserlo,e soprattutto so che mi tratti tale perchè mi incolpi della morte di Eric.” Dissi cercando di mantenere la calma,sentendo una pugnalata allo stomaco. “Ma sai anche che se ora sono qui è grazie a lui,perchè lui mi vuole con voi e perchè mi sono fatta in due per arrivare al secondo posto.E soprattutto,io so che non mi fai fuori solo perchè hai ancora quel poco animo che ti ricorda che se Eric mi ha scelta un motivo c’è.Ma ora sai che ti dico?Vai a farti fottere tu e tutti gli altri che vi credete chissà chi!”
Essere l’unica donna in quel posto,ti faceva uscire di matto e soprattutto se volevi imparare a sopravvivere in mezzo a quei palloni gonfiati era tirar fuori le unghie e farti valere.O saresti stata subito tagliata fuori,e io non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno.
Me ne andai via con le mani in tasca,ma poco prima di raggiungere un bar mi sentii afferrare per il braccio.
Strattonai quest'ultimo,intimandolo a lasciarmi,accorgendomi subito dopo che era Adam che se la rideva come un pazzo.
“Che vuoi tu?” Chiesi esasperata,passandomi una mano tra i capelli.
“Io l’ho sempre detto che Eric se le sceglieva bene!” Ghignò lui,indicandomi Bill che era ancora sul ciglio della strada con quell’espressione da pesce lesso.
Sicuramente,se fossi stata un uomo sarebbe venuto a prendermi a calci in culo all’istante.
Uno dei vantaggi di essere donna c’è,no?
Sospirai frustrata e mi strinsi nella giacca a causa del vento freddo che soffiava.
“E sei venuto a dirmi questo?”
“Umh,no ovvio!Volevo soltanto chiederti cosa te ne pare di quel ragazzo.”  Tornò immediatamente serio,iniziando a controllare su di una lista tutti i nomi dei partecipanti alla gara per cercare il suo.
“Mi sembra un’egocentrico,antipatico,inaffidabile,cocciuto,bas...” Non mi fece continuare che mi bloccò,poggiandomi la mano sulla bocca.Ripresi subito dopo fiato guardandolo male.
Nonostante Adam fosse un giocherellone,nonchè ex migliore amico di Eric,era l’unico in quel posto che mi aveva sempre trattata bene e difesa.Forse perchè era uno dei più giovani anche lui,e mi comprendeva.
Inoltre era il primo della List,ergo il Leader.
Molte volte avevo cercato di prendergli il posto,ma era particolarmente difficile batterlo.Le migliori manovre con l'auto sapeva farle solo lui.
“Ti ho chiesto se ti sembra bravo,non di descrivermelo!” Ribatte,esasperato.
Un pò aveva ragione,quando iniziavo a parlare non mi fermava nessuno.Forse io e Hope non eravamo poi tanto diverse.
“Prima è rimasto indietro,rispetto agli altri...”
“Era la tecnica che usava anche Eric.Ricordi?”
Lo guardai negli occhi e mio malgrado devetti dargli ragione.Quel ragazzo gli somigliava davvero tanto,non solo esteticamente ma anche quando gareggiava.
Ma infondo Eric era Eric.
Lui era l’Aquila,l’Aquila che aveva tatuata sul collo sul lato destra,che scendeva fin sotto la maglietta.
L’Aquila perchè era sinonimo di fierezza e potenza.Infatti non potrei trovare animale migliore per descriverlo.Lui era il re di tutti gli uccelli,aveva il dominio assoluto sull’area ed era l’incarnazione della potenza cosmica.
Sorrisi tra me e me per quel ricordo,e guardai l’orologio;le 23:36.Non ricordo quanti chilometri in media avrebbero dovuto percorrere,ma sapendo che non scendevano mai sotto i 180 km orari,non ci avrebbero messo molto ad arrivare.
Il problema ora era solo arrivare interi.
Capitava spesso che le macchine tornassero sfasciate completamente o addirittura che finissero fuori strada e addio!
Non risposi neanche alla domanda che mi pose il mio amico,che la mia attenzione fu catturata dal rumore assordante di alcune macchine.Senza neanche aspettare Adam mi incamminai a passo svelto tra la folla radunatasi al traguardo,che guardava estereffata la scena.
Mi feci spazio tra tutti ed una volta arrivata avanti,potei vedere lontano L’Audi sbandare anche solo per poco,a causa della Bmw che le aveva fatto cambiare rotta.Mi torturai le labbra,continuando a sperare per Gavril.
Per ora erano gli unici in vista,probabilmente gli altri avevano incontrato la polizia nel percorso o non avevano saputo tenere il passo.
Vidi l’Audi rimettersi in pista,ma il ragazzo lo aveva già superato di qualche metro,facendolo rimanere indietro.Nonostante ciò Gavril ci mise davvero poco a raggiungerlo,mettendo a dura prova il battito del mio cuore che anche per un secondo aveva pensato potesse perdere.
Ma la mia fu una gioia momentanea,perchè la Bmw ci mise una frazione di secondo prima di andare addosso alla R8 e farle crepare il finestrino,rischiando di mandare fuori strada il numero sette della List.
Si alzarono in cielo subito le urla dei “telespettatori”,che si circondarono tutti intorno alla Bmw,che aveva appena tagliato il traguardo.
“Ma cosa...” Adam mi aveva raggiunto e tanto quanto me era rimasto sorpreso.
Guardai rapidamente l'orologio che segnava le 23:42,ergo il ragazzo aveva battuto il record del mio compagno di qualche secondo.
Uscì soddisfatto dalla sua auto,mentre Gavril dall’altra parte imprecava ad alta voce ed usciva fuori dalla sua macchina infuriato,sbattendo forte la portiera.
Ouch!
“Quel bastardo!”
Gavril iniziò ad insultarlo pesantemente in russo ed iniziò ad avvicinarsi a lui,con la netta intenzione di picchiarlo.Ma era anche vero che il sorriso strafottente sulle labbra del pivellino non aiutava di certo a placare la sua rabbia.
Mi misi tra i due,poco prima che il mio compagno lo prendesse a pugni e lo feci allontare,spintonandolo.
“Spostati,Blondie!”
“No!Ha vinto la gara,ha rispettato le regole,e ti ha fatto fuori giocando pulito.” Urlai,cercando di sovrastare il continuo mormorio che ci circondava.
“Non ho bisogno di essere difeso.” Il ragazzo cercò di scansarmi,ma neanche io seppi cosa mi trattene dal non girarmi e tirargli un cazzotto proprio lì,su quel naso perfetto.
“Io invece ho davvero bisogno che tu stia zitto!” Lo feci zittire,ordinando ai miei amici di portar via Gavril e farlo calmare.Sapevo che essere battuti da un nuovo arrivato non era bello,anzi era umiliante,ma doveva cercare di contenersi.
“Tu,invece.” Li puntai il dito contro. “Vai a ritirare i tuoi soldi,sei stato bravo.” Lo liquidai in tal modo,girando i tacchi e fare per andarmene.La folla stava pian piano diminuendo,quindi non mi restava altro che raggiungere la mia macchina per andare a casa.
Di solito la sera,dopo le gare andavamo a festeggiare la vittoria in un locale privato,ma oggi...oggi era stato diverso.Eravamo stati stracciati e per quanto possa essere stupido,eravamo stati umiliati tutti;perchè la nostra era una famiglia.
Peccato però,che mi sentii chiamare e quindi dovetti girarmi.Solo che nel farlo mi ritrovai il viso del vincitore fin troppo vicino.
“Avevi chiesto come mi chiamassi.” Iniziò guardandomi profondamente negli occhi,serio.
“Lo so,c’ero anch’io.” Sorrisi di scherno,facendo una smorfia con il naso.
“Quindi non lo vuoi sapere più?Mh,bene.” Fece per andarsene ma lo fermai,ormai non riuscendo più a trattenere la curiosità.
Quando mi si iniziava a dire una cosa,non potevi fermarti e sviare discorso,perchè non te lo avrei permesso.Dovevo saperlo e basta.
“Come ti chiami?”
“Davvero non sai chi sono?”
Le sue labbra si incresparono e sul suo viso nacque un sorriso sghembo,mentre lentamente si avvicinava al mio orecchio,solletticandolo con il suo alito caldo.
“No...”
“Allora ti risfrescherò io le idee,Blondie.” Abbassò il tono di voce,marcando il mio nome,quasi fossimo in confidenza da tempo. “Io sono Dennis Carter,il fratello di chi due anni fa hai lasciato marcire sull’asfalto,dopo che due fottuti mafiosi russi gli hanno piantano nel cuore due pallottole.” Non saprei descrivere come mi sentii ora,saprei solo dirvi che mi si creò un groppo in gola per il solo ricordo di qualcosa che avevo cercato in tutti i modi di dimenticare.
Eric non parlava spesso della sua famiglia,era un tipo molto riservato,non si apriva quasi mai con nessuno.Ma credo mi abbia accennato di un fratello più piccolo,che cercava di tener lontano per non rischiare di immischiarlo in affari o in guai che lo avrebbero portato alla morte certa.
Per questo il suo volto era così famigliare,per questo sapeva farci con le macchine.
“Ma come...”
“Si,il piacere di conoscerti è tutto mio.” Gelido,freddo.Mi liquidò all’istante e si avviò in fretta dal nostro uomo d’affari per prendersi la ricompensa dovuta alla vittoria.
Non seppi perchè,ma da oggi mi promisi di portar avanti la promessa che Eric si fece;ovvero quella di non far cadere suo fratello in questo mondo,proprio come lui.E non so perchè,ma a tutti i costi gli avrei impedito di continuare a gareggiare.
Era una promessa.
___________________________________________________________________


Buona sera *-*
Visto che ho aggiornato presto? Il capitolo non è un granchè,ma è solo l’inizio e mi serviva per dare il via alla storia e per introdurre Dennis.
Ringrazio le persone che nello scorso capitolo hanno recensito,e chi mi ha messo già tra le preferite e seguite. Vi adoro! ❤
Comunque sia, fatemi sapere e se avete qualche domanda chiedete pure, sarei felicissima di rispondervi!
Vi lascio,e alla prossima!
Ciao :*
 
 
 

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Capitolo 3
*** Memories ***


 CAPITOLO DUE
 

[Mi scuso in anticipo per eventuali errori che non ho avuto modo di correggere,data l’ora]
 

Mi appoggiai con la schiena all’auto,con lo sguardo rivolto verso il cielo.La gara era finita da una mezz’oretta buona,ed io non ero proprio intenzionata a muovermi di lì.Non ero ancora riuscita a realizzare che quella sera avessi incontrato il fratello del mio ex ragazzo.Non lo avevo mai visto prima d’ora ma avevano gli stessi caratteri somiglianti e lo stesso sguardo penetrante:due gocce d’acqua.
Ricordo la sua espressione quando gli dissi di chiamarmi Blondie Hudson,e se mi sforzo ancora riesco anche a vedere come le sue iridi mi sono puntate addosso e mi fissano con disprezzo o addirittura odio.
Sospirai facendo uscire tutta l’aria dai polmoni,creando così delle nuvolette in aria a causa del freddo,e mi strinsi nella giacca sperando che il senso di colpa se ne andasse.
Perchè infondo io l’ho lasciato lì a morire da solo,e sono scappata mentre sarei dovuta restare al suo fianco fino alla fine.
Molti si chiedono come io sia riuscita a scappare,e la mia unica risposta è stata “Lui.”,lui mi ha dato la forza di alzarmi da lì e continuare ciò che avevamo iniziato a fare insieme.
Io ero Rebel e semplicemente,non potevo abbandonare i miei piloti.
Dopotutto,forse,anche loro mi volevano bene...strano,ma vero.
Sorrisi appunto,quando mi tornò in mente la prima volta durante la quale incontrai il famoso Eric Carter,e da quanto ricordo lo consideravo proprio il ragazzo più fastidioso e bastardo di questo pianeta...ma se solo avessi saputo che sotto quella corazza c’era ben altro che un sorriso sghembo,ma un cuore fragile.Se solo avessi saputo che per me lui sarebbe diventato come l’aria.Se solo avessi saputo che il destino ed il nostro futuro possono sempre cambiare...
 
Ero appena uscita dalla palazzina M,ed erano le 22:12 di sera.Oggi ero uscita più tardi del solito,ma Meredith mi aveva trattenuta perchè aveva bisogno di accertarsi che non mi sarei più tagliata.Una volta all’area aperta mi guardai i polsi ed un sorriso amaro prese posto sulle mie labbra rosee.La mia psicologa diceva che era l’adolescenza e che tutti hanno problemi,ma lei semplicemente non sa che io non ne ho di quei problemi.Lei semplicemente,non sa che io non ho una famiglia,che non ho amici e che non ho mai avuto un fidanzato,come le mie coetanee.
Per i miei diciasette anni mi ritenevo una persona matura,ma per lei ero solo una ragazzina che doveva essere aiutata ad uscire da questo periodo buio – cit.lei –
Bah,cazzate.
Lei non capisce.Punto.
Mi copro le cicatrici con alcuni bracciali e a passo svelto cerco di raggiungere la fermata del pullman,sperando passasse anche a quell’ora,perchè casa mia era troppo distante per raggiungerla a piedi.
Una volta arrivata mi accorsi di quanto le strade fossero deserte e di quanto quel posto mettesse paura.Non c’era anima viva.Per non parlare del buio e delle cornacchie che gracchiavano da sopra gli alberi,rendendo la scena quasi da film horror;mancava solo la canzoncina terrificante.
Sorrisi per quel mio stupido pensiero ed infilando le mani in tasca e dopo aver nascosto il mio naso ormai congelato nella sciarpa,mi appoggiai ad un palo aspettando così il pullman,che sarebbe – credo – dovuto arrivare a momenti.
Peccato però che i minuti passavano e nessuno era ancora passato di lì.Prima 20,poi 30 ed infine 40 minuti;l’attesa stava iniziando ad essere straziante.Così quando mi decisi ad incamminarmi a piedi,vidi alcuni fari farsi sempre più vicini,che provenivano dalla mia sinistra.
Sbuffai e facendomi più vicina alla fermata,aspettai spazientita lì davanti ancora un pò.Solo dopo però,mi accorsi che i fari non eran due,ma ben di più,minimo una una ventina di fari mi stavano accecando,fari di macchina che si facevan sempre più vicine ad una velocità che superava di gran lunga il limite massimo con cui si poteva guidare qui.
Solo dopo capii che mi trovavo nel bel mezzo di una gara clandestina,forse per questo non c’era anima viva.La gente del posto era abituata a questo,e in quel periodo dell’anno rimaneva chiusa in casa per sicurezza.
Non so neanche come o perchè,ma mi ritrovai nel bel mezzo della strada,forse per cercar di raggiungere l’altro ciglio del marciapiede in tempo per potermi nascondere e mettermi al riparto,quando però un rumore assordante di freni che marcavano l’asfalto mi fecero fermare all’istante.
Non potendo più andare avanti come paralizzata,mi fermai lì,nel bel mezzo della strada e feci appena in tempo a girarmi a sinistra per vedere che il guidatore dell’auto che si era fermata – per non ficcarmi sotto – mi guardava con puro odio.
Il cuore mi salì il gola e fui quasi tentata ad urlare quando questo,che scoprì essere un ragazzo molto giovane,era appena sceso e dopo aver sbattuto la porta mi si stava avvicinando minaccioso.
Mi accorsi solo allora di tutte le macchina che ci avevano superati,e ormai non erano più visibili alla nostra vista.
“Ma cosa cazzo fai?Ti stavo per ficcare sotto!”
Sbattei ripetutamente le ciglia,cercando di riprendermi dallo sciock.Non che morire mi sarebbe importato,ma lasciare Hope da sola...no,non potevo.Dovevo esserci almeno per lei,doveva appoggiarsi a qualcuno.
Solo dopo,quando ripresi coscienza di cosa avessi appena fatto,mi resi conto che il ragazzo in questione mi stava sbraitando contro,gesticolando interrottamente.
“Scusa.” Mormorai facendo alcuni passi indietro,avendo paura di quello che avrebbe potuto farmi.Gente come loro non era una buona compagnia.
“Mi hai fatto perdere una gara!” Mi spaventai e mi strinsi nelle spalle,per paura che mi colpisse.Probabilmente vide il mio disagio,così alzando le mani al cielo e rassegnandosi che io non avrei capito comunque,cercò di riprendere la calma. “Ti sei presa un bello spavento,eh?”
Per la prima volta alzai lo sguardo e fissai i miei occhi in quelli del ragazzo,che erano neri come la pece.Era decisamente carino,ma pericoloso e maleducato.
“Per colpa tua sì...” Sussurrai,lasciandomi cadere a terra.Il ragazzo fu tentato di prendermi,ma quando mi vide che mi sdraiai sull’asfalto di mia spontanea volontà,mi guardò dall’alto interrogativo e mi lasciò lì,senza degnarsi di aiutarmi.
“Stai comoda?”
“No.” Poggiai le mani dietro la testa e continuai a guardarlo,sapendo mi stesse prendendo per pazza.Ma cosa ci potevo fare se era da più di due un’ora che me stavo ferma in piedi e pergiunta avevo appena sfiorato la morte e non mi sentivo più in grado gli arti?
“Dovrei come minimo passarti sopra con la macchina.” Sbuffò questo,dopo avermi dato le spalle e dopo essersi appoggiato con il didietro sul cofano della macchina.
Mi alzai da terra e mi sollevai sui gomiti per poi guardarlo sbigottita.
“Tu-u...cos-sa?”
La mia voce tremò,quando pensai che potesse essere realmente serio.In che guaio mi ero cacciata?
“Hai sentito.O potresti...farti perdonare.”  Propose facendo scoccare la lingua sul palato,continuando a battere con le dita sul cofano,in un fastidioso e continuo Tic-tic-tic-tic.
“Per averti fatto perdere una stupida gara?Sono clandestine,illegali.” Apostrofai,marcando il ‘clandestine’ per poi rimettermi subito in piedi ed abbassare le maniche della maglia che mi aveva lasciato i polsi scoperti.
“Ah si?E cosa farai?Lo dirai al tuo papino?” Domandò canzonatorio,staccandosi dall’auto per venirmi incontro.Si,era davvero irritante.
Mi irrigidii e scrollai le spalle,per poi ritrovarmi ad indietreggiare di qualche passo a causa del ragazzo che mi era troppo vicino.Odiavo quando qualcuno tirava in ballo il discorso ‘genitori’,non avendoli mai avuti in questo caso.
“No,ma magari potrei avvertire la polizia per farvi venire a prendere.” Dissi fredda cercando di memorizzare ogni suo lineamento,per poi avere una visuale completa del suo viso.Nel caso fossi andata dalla polizia,avrei potuto testimoniare e dare il volto di questo ragazzo.Correre in questo modo per le strade era sbagliato,avrebbero potuto ferire qualcuno.
Mi sentii subito afferrare per il polso e cercando di non gemere per il dolore a cui erano esposti i miei tagli,mugugnai sotto voce,prima di ritrovarmi di nuovo a terra.
Mi aveva dato una spinta e mi aveva fatta cadere come una pera cotta.Bene.
“Chi vorresti avvertire tu?” Ghignò tra i denti questo,ammiccando una risata.
“La.Polizia.” Sibillai  a denti stretti,rimettendomi subito dopo in piedi.
Stavo cercando un modo per scappare di lì,ma tirando in ballo la polizia non avevo ottenuto il risultato che avevo sperato,ma al contrario lo avevo fatto infuriare ancor di più.Sembrava proprio non aver paura.
“La avvisi prima o dopo che ti abbia fatto fuori?”
Sbattei le palpebre rapidamente e mi strinsi nelle spalle,a causa del tono serio con la quale mi aveva appena minacciata.
“Chi sei tu?” Mormorai,inclinando il capo di lato.Solo allora notai il tatuaggio che rappresentava un’Aquila,proprio lì,sul collo.Quel semplice disegnò bastò a farmi capire che per la prima volta in vita mia,forse,non avrei più rifatto ritorno a casa.
Lui non era solo un pilota clandestino.
Lui era Eric Carter,colui che – per quanto abbia potuto sentire al telegiornale – era in affari con la mafia russa fino al collo.Traffico di droghe,rapine,gare clandestine ed in giro si racconta anche di prostutituzione.
Per questo voleva farmi fuori?Perchè aveva paura che lo avrei riconosciuto e attraverso lui,avrebbero potuto scovare tutti gli altri?O...anche per fare uno ‘scambio’?No...non può essere vero.
“Non sei stupida.” Borbottò alzando gli occhi al cielo,avendo notato che io avevo individuato il suo tatuaggio,rimasto scoperto e ben visibile alla mia vista.
Feci per rispondere ma qualcos’altro attirò l’attenzione di entrambi.Le sirene di due macchine della polizia irruppero in quelle strade tanto deserte,mentre il ragazzo che mi era difronte aveva già iniziato ad imprecare sotto voce.Esultai di gioia.
Ero libera,di nuovo.
Ma gioii fin troppo presto,perchè mi sentì prendere per un braccio,violentemente.
“Sali in macchina!” Mi urlò contro l’individuo muscolo,che ora mi aveva appena aperto la portiera.Lo guardai allarmata e fui tentata ad urlare,ma nessuno mi avrebbe sentita comunque,così feci come mi disse ed entrai nella macchina senza protestare:Bmw M3 nera,memorizzai.
“Mettiti la cintura,bambolina.Perchè sto per farti vedere cosa significhi volare.” In un’attimo me lo ritrovai accanto,con le mani sul voltante ed il piede premuto sull’accelleratore.Lo guardai allarmata,con il cuore a mille,non capendo il significato delle sue parole,ma non ebbi neanche modo di chiederglielo che sfrecciò per le strade,facendomi – non scherzo – spiaccicare contro il sedile.
Stava seminando la polizia,e c’era da ammettere che ci stava riuscendo alla grande,perchè l’auto blu a stento riusciva a starci dietro.
‘ [...] sto per farti vedere cosa significhi volare.’ Ora capivo il significato delle sue parole.La ruote dell’auto sembravano staccarsi dall’asfalto,e la velocità era massima da darti la sensazione di non stare più con i piedi per terra.Vedere tutta New York scorrere velocemente,casa dopo casa,macchina dopo macchina,con l’adrenalina che ti scorre addosso da farti quasi sentir male.Era una sensazione inebriante.
Mi sentivo libera.
Libera da ogni pensiero.
Libera da tutto.
Ora c’ero solo io.
Io,la strada e l’auto.
Mi girai a guardare il conducente dell’auto,con i battiti del cuore accellerati e le guancie rosse per l’affanno,e lo guardai come a dire ‘E’ sempre così?Guidare,ti fa sentire un’Aquila?Ti fa sentire così potente?’
Lui sembrò leggermi nel pensiero e sorridendo appena,accennando lievemente un sorriso mi rispose pacato “Non è stupendo,tutto questo?”
Mi morsi le labbra ed inpercettibilmente mi ritrovai ad annuire,perchè essere forse più veloce del vento,mi faceva sentire leggera.
 
“Blondie!” I miei pensieri furono riscossi da un Adam entusiasta.
Avevamo appena perso,cosa c’era di cui gioiare tanto?
“Mh?” Mugugnai prestandoli però poca attenzione.Ero ancora con la mente a quei ricordi,che custodivo come un segreto ancora qui,nel cuore.Dove più nessuno aveva accesso.
“Non vieni a festeggiare?”
“Credo di essermi persa qualcosa.” Constatai,inarcando un soppracciglio.
A meno che...
“Dennis è il festeggiato,ovvio!Cazzo,ha fatto il culo a Gavril.Ma questo si sembra calmato e quindi...tutti a berci qualche birra.Tu sei dei nostri?” Chiese sorridente,e mi domandai dove lo trovasse tutto quell’entusiasmo.
“...Adam,ti ha detto il suo cognome?” Ritentai,sospirando.
“No,perchè?”
Per quale motivo Dennis non avrebbe voluto rivelare la sua identità?
Scossi il capo e decisi che non spettava a me dirlo.Volevo semplicemente che non finisse nei guai e sopratutto scoprire per quale dannato motivo era venuto fin qui a ficcare il naso in faccende che non lo riguardano.
“Andiamo.”
 
 
Parcheggiai l’auto nel parcheggio al bar e scendendo con nonchalance da questa,mi diressi nel pub seguita da Adam.
Quella sera c’era più gente del solito e gli uomini avevano già perso la testa a causa del troppo alcol,e strusciavano rispettivamente contro le proprie ragazze o semplicemente la donna di turno disponibile.Entrai a testa alta,togliendomi il capotto ed adocchiai il tavolo dove i miei compagni erano seduti e sembravano scherzare con il nuovo arrivato.
Rimasi leggermente perplessa,quando notai un particolare che non mi sfuggì:le fossette.Quelle fossette agli angoli della sua bocca che gli davano un’area così tenera e giovanile.
“Una birra anche per la nostra Rebel!”
Sbattei velocemente le ciglia,quando mi accorsi che Gavril mi aveva invitato ad unirmi a loro.Dennis mi rivolse subito la sua attenzione,e mi ignorò dopo tornando a conversare con i suoi nuovi “amici”.
Mi sedetti accanto ad Adam che mi fece subito spazio,ordinando agli altri di stringersi un pò,nonostante questi facessero storie.
“Allora Dennis,da dove vieni?” Lo interrogò Bill,appoggiando i gomiti sul tavolo,mentre mandava giù un sorso di birra fresca,evidentemente interessato al ragazzo.
“Sono irlandese.” Mi rivolse un’occhiata curiosa,alzando la voce per sovrastare la musica a palla.
Frottole.Tutte frottole.
I miei amici continuarono a riempirlo di domande,alle quali si limitò a rispondere a monologhi ristretti,senza aggiungere altro.Era annoiato,ed era palese non accorgersi che mirava ad un’obiettivo preciso dall’inizio della serata.
Come non detto,questo non tardò ad arrivare.
“Voglio entrare nella List.” Avevo lo sguardo determinato di chi sa cosa vuole nella vita e farà di tutto per averlo.
Bingo.
Lo guardai male,nonostante i miei compagni non la smettessero di ridere,pensando fosse una battuta e per la prima volta nella serata aprii bocca per dirgliene quattro.
“Da dove vieni tu,Irlanda?Bene,alza il tuo culo e vattene.” Ordinai fredda,riuscendo a far ammutolire i presenti,e non Dennis che invece rimase impassibile.
“Perdonala,è in fase mestruale.” Adam per quanto potessi volergli bene,ora l’avrei tanto voluto pestare a sangue.La sua battutina ovviamente scaturì maggiormente le risate degli uomini,che intorno al tavolo si battevano pacche sulle spalle per complimentarsi con il mio migliore amico.
“Vuoi proprio vedere come sono quando sono in fase premestruale,Adam?” Ringhiai tra i denti,facendo per piegarmi e sfilare la scarpa e farli poco,ma proprio poco male.Nonostante le risa degli altri,con la coda dell’occhio non potei evitare di vedere le labbra di Dennis piegate in un mezzo sorriso,rivolto in mia direzione.
Si divertiva il pivello,eh?
“Ma io scherzavo!” Mi circondò le spalle con il braccio e mi attirò a sè,lasciandomi un bacio tra i capelli. “Perdonato?” Mormorò contro la mia spalla su cui era poggiato con il capo,facendomi sprofondare dalla vergogna.
Sapevo che lui mi avrebbe sempre e comunque visto come una sorella più piccola da proteggere,ma era comunque un’uomo ed essere trattata così davanti a tutti....era...era imbarazzante,ecco.Scossi il capo,rispondendo così alla sua domanda,e lo sentii ridere perchè il torace li iniziò a vibrare.
“Ohoh,il pivellino ha fatto colpo!” Mi girai appena in tempo verso Bill per quella sua esclamazione,per vedere Dennis con sopra spalmata una ragazza che aveva iniziato a lambirli il collo di caldi baci per tutta la sua lunghezza.
Penosa.
Ma infondo era questo il loro lavoro.Dare piacere ad un uomo,per poi essere ben ricompensate.Bella merda.
“Guarda come balla quella sulle note di Straight To Number On!” Esclamò al nostro tavolo,il quinto della List –Pavel- indicando la cubista appunto sul cubo,che altro non faceva che sculettare a destra e manca.
“La signorina non balla sulle note,Pavel.Balla sulle banconote.” Alzai gli occhi al cielo,come se la cosa risultasse palese,vedendo gli uomini lasciare i verdoni nei loro perizoma.Probabilmente non mi ascoltò perchè la sua attenzione fu catturata ancora una volta dalla bionda lì in alto che gli aveva appena mandato un bacio.
Ben presto tutti i miei compagni furono assaliti da belle donne che accaldate cercavano l’attenzione del proprio uomo,e soprattutto miravano a farlo divertire.Sapendo di essere d’intralcio ad Adam che quasi ogni sera mi era vicino per non lasciarmi sola,decisi di lascir divertire anche lui,quindi lo rassicurai con lo sguardo e me ne uscii fuori a cambiare area.
Inspirai a pieni polmoni l’area fresca che mi colpì in viso e cacciai fuori una sigaretta dal pacchetto,per poi metterla in bocca ed accenderla,con l’accendino che ovviamente non avevo.
“Merda...” Bisbicai,e trasalii soltanto dopo quando sentii una presenza alle mie spalle,fin troppo vicina.
“Ti serve questo,per caso?” Dennis mi sventolò davanti al viso l’accendino rosso,che feci appena a prendere quando me lo lanciò.Sbattei velocemente le lunghe ciglia e neanche lo ringraziai che mi accesi la sigaretta nel più totale silenzio.
“Sei un tipo piuttosto silenzioso..” Osservai ad alta voce,lanciandogli un’occhiata curiosa,mentre questo si limitò ad annuire,impassibile.
“Quando sapranno che sei suo fratello...” non mi lasciò finire che mi zittì sul nascere,aggiungendo lui stesso “Quando lo scopriranno,non cambierà nulla.”
Scossi il capo e feci uscire dalla bocca la nuvoletta di fumo,che per alcuni attimi mi offuscò la vista del ragazzo che mi era davanti.
Ti  verranno a cercare,Dennis.” Dissi esausta,e stupita dal fatto che non capisse in che guai si stesse cacciando e delle conseguenze del suo arrivo qui.
“Allora mi renderanno le cose più semplici.” Alzò lo sguardo in alto,rivolto verso il cielo ed io raggellai alle sue parole.Sgranai gli occhi e strinsi i pugni,buttando la sigaretta a terra,finalmente capendo le sue intenzioni.Mi lanciai su di lui e gli diedi una spinta che contribuì soltanto a farlo sbilanciare un pò.Sgranò gli occhi anche lui e mi guardò confuso o arrabbiato,non saprei.
“Sei un deficiente!E’ questo il tuo obiettivo,come ho fatto a non capirlo!Tu vuoi vendetta..” Balbettai più a me stessa che a lui,ancora sorpresa.  “Giuro che non lascerò che ti rovini la vita.” Terminai decisa,guardandolo negli occhi.Il suo sorriso si allargò e alzò gli occhi al cielo.
“Sappiamo entrambi che non sei poi tanto brava a mantenere le promesse.” Disse passandosi una mano sul viso,stanco.
Rabbrividii e deglutii,trovandolo decisamente un colpo basso.
 
“Resteremo insieme per sempre,Blondie?”
“Per sempre Eric,te lo prometto.”
 
Scossi il capo e scrollai le spalle,come a voler eliminare quel ricordo ancora nitido nella mia mente,come se fosse stato ieri.Mi morsi le labbra,cercando di trovare qualche somiglianza in lui del fratello che tanto avevo amato,per trattenermi dal non insultarlo pesantemente e mandarlo via a suon di ceffoni.
“Sei molto giovane,Dennis.” Cercai di convincerlo,guardandolo teneramente negli occhi,da amica.
“Anche tu,Blondie.” Sussultai quando mi chiamò per nome,e trovai lo stesso accento del fratello,nel pronunciare in quel modo Blondie.Sorrisi istintivamente e cercai ancora di fargli cambiare idea.
“Me la sono sempre cavata da sola.Pensa,Dennis.Hai dei genitori a casa che ti aspettano,come reagirebbero se un giorno di questi venissero a sapere che il loro ultimo figlio è morto?” Mi si creò un groppo in gola anche solo a pensarlo,ma se era l’unico modo per spaventarlo allora valeva la pena rischiare.
“Per loro sono morto il giorno in cui morì mio fratello,Blondie.” Mi spiegò con calma,distogliendo lo sguardo dal mio e rivolgendolo alla sua destra,per non guardarmi in viso.Mi si strinse il cuore e mi morsi le labbra,immaginando il dolore della sua famiglia...
Solo ora a guardarlo bene,notai due tagli sullo zigomo sinistro,dei quali uno vicino all’occhio,messi in bella mostra sulla sua carnaggione piuttosto biancastra.
“Hai fatto a botte con qualcuno?” Azzardai inarcando un sopracciglio,curiosa.
“Dei bastardi mi hanno accerchiato prima di venire qui.” Storse la bocca,incrociando le braccia al petto. “Ma mai mettersi contro un Carter,giusto?” Mi sorrise e io non potei non ricambiare,al solo ricordo della tipica frase di Erick.
“E quindi...vuoi vendetta.” Azzardai,tirando di nuovo in ballo il motivo per la quale fosse venuto,guardandolo con la coda dell’occhio per vedere la sua reazione.Sbuffò di tutta risposta ed annuì annoiato,dandomi della ripetitiva.
“L’odio non porta a nulla di buono,Dennis.” Cercai di farlo ragionare,posandogli una mano sulla spalla.
“Vorresti dirmi che tu non li odi?Non mentire,Blondie.Se veramente tenevi a lui,a quest’ora vorresti staccare le palle a morsi a quei bastardi,proprio come voglio fare io!” Iniziò a gesticolare,alzando la voce e guardandomi serio. “Lui non doveva fare questa fine...”
“L’odio ti divora,ti consuma,ti lacera la carne,si prende tutto anche il tuo io!”
“E cosa vorresti dirmi?Che devo dimenticare?” Chiese sorpreso,dandomi probabilmente della matta.Ma non aveva proprio capito un fico secco di quello che avevo detto,allora.
“Ti voglio dire che nonostante siano dei figli di puttana,Eric che ci piaccia o no se ne è andato,e noi dobbiamo farci una nuova vita!” Sgranò gli occhi e lo vidi irrigidirsi,facendomi così accellerrare i battiti cardiaci. “Eric lo vorrebbe.” Terminai guardando a terra,iniziando a sentirmi il suo sguardo pesante addosso.
Sospirò affranto,avendo la reazione contraria a quanto mi aspettassi.
“Erick vorrebbe anche che tu stessi lontana dalle corse,ma non lo stai facendo.” Mi fece notare,posando le iride nelle mie.Annuii colpevole,e mi strinsi nelle spalle sapendo che avesse dannatamente ragione.E sì,anche io molte volte mi ero chiesta perchè non mollassi tutto,perchè non provassi a farmi una nuova vita...ma semplicemente non potevo.
Questo era il mio mondo,ora.E mi piaceva,cazzo!
“E allora dimmi,pivello.Saresti pronto a garreggiare con la tanto popolare e straordinaria Rebel?” Lo provocai avvicinandomi a lui,con le mani sui fianchi e con sguardo divertito.
Rise probabilmente delle aree che mi stessi dando ed annuì sicuro,promettendomi di farmi mangiare la polvere.
“Vediamo se sei così brava come si dice.” Mi alzò il mento,mettendolo tra il pollice e l’indice piegato,e mi provocò palesemente ad un gara il prima possibile,ergo,tradotto in parole povere ‘Non vedo l’ora di batterti.”
Alzai gli occhi al cielo ed aggiunsi un’altra cosa da sapere su Dennis Carter sulla mia agendina mentale:”Fottutamente sicuro di sè e modesto fino ai capelli,proprio come Eric.”
Non feci neanche in tempo a ribattere che la nostra attenzione fu attirata da un Adam che appena uscito dal locale,mi si era avvicinato per circondarmi il collo con il braccio,avvicinandomi a sè,con fare protettivo.
Idiota.
“Ehi,Dennis!Giù le mani e smettila di flirtare con la mia ragazza!” Sorrise sghembo ed io mi irritai non poco,al solo pensiero che avesse potuto pensare anche solo per un secondo che lui sarebbe potuto essere interessato a me.
“Pensavo fosse la ragazza di Eric.” Obbiettò il ragazzo,con la fronte aggrottata,lanciando un’occhiata al mio amico che subito mollò la presa sulle mie spalle,il giusto per farmi staccare dal suo corpo.Subito Adam si arrigidì e sbattè le palpebre sorpreso dell’affermazione ragazzo che ci era davanti.
Sì,perchè la sua suonava più un’affermazione che un dubbio.
Guardai deglutendo Dennis,e mi chiesi per quale motivo lo avesse detto.Era ovvio che anche per Adam fosse rimasta una ferita ancora aperta...
“Lui l’ha lasciata a me,così che controllassi che non si mettesse nei casini,come spesso fa.” Terminò lanciandomi un’occhiata accusatrice ed io evitai il suo sguardo,per guardare Dennis che annuì,iniziando a capire chi realmente fosse Adam.
“Lui ed Eric erano migliori amici,si volevano bene.” Lo avvertì io,infilandomi nella conversazione per chiarire le idee al nuovo arrivato,che continuò a far scorrere lo sguardo da me a lui,finalmente capendo il motivo per la quale lui mi fosse tanto attaccato.
“Capisco.Si diceva fosse bravo,lo era davvero?” Domandò fingendosi curioso Dennis,continuando a guardare insistentemente Adam,il quale sembrò sfuggirli un sorriso al solo ricordo del suo caro amico.
“Lui  era il pirata della strada,volava sull’asfalto,in pratica.Credo tu sappia lo chiamavano l’Aquila,un vero spirito selvaggio della natura.Si diceva fosse bravo,ma credimi...tu non lo conosci,ma era molto di più.” Concluse rivolgendo lo sguardo verso il cielo,probabilmente sperando che l’amico lo sentisse.
Nascosi un sorriso e mi ritrovai a pensare che Adam si sbagliasse sul fatto di Dennis...perchè proprio lui,forse,era colui che conoscesse meglio Eric,essendo suo fratello.Rivolsi lo sguardo al ragazzo,che sembrò avere il mio stesso pensiero.
“Già,non lo conosco.” Si limitò a dire Dennis,infilando le mani in tasca e stringendosi nelle spalla per rimuovere il ricordo del ragazzo che in quel momento avrei tanto voluto fosse con noi.
“Adam,devo tornare a casa...Hope mi aspetta,e ah!Mi ha detto di sgridarti per averci fatto perdere una serata tra ragazze.” Lo rimproverai con fare duro,ma ovviamente scherzando.Questo rise e mi mollò un bacio sulla nuca,affettuoso.
“Adoro quella bambina!Se non fosse così piccola me la sposerei!” Confermò Adam,mordendosi le labbra,ricevendosi una mia occhiataccia,sotto lo sguardo interrogativo di Dennis,che semplicemente non capiva chi fosse la bambina in questione.
“No!Lei deve restare fuori da tutto questo.Quando sarà grande si sposerà con un uomo ricco,bello e con un lavoro che la possa mantenere.” Affermai decisa,incamminandomi verso la mia macchina,facendo oscillare e di conseguenza suonare il campanellino delle chiavi che Hope voleva tenessi sempre con me,per ricordarla anche quando fossi fuori a “lavorare”.
“Mhhh...ma quelli sono tipi noiosi,Rebel!” Si lamentò il moro,facendomi adirittura il verso.Risi e gli feci un cenno di saluto per chiudere definitivamente il discorso,anche perchè era troppo presto per parlare del suo futuro,essendo ancora piccola ed avendo ancora tutta una vita davanti.
Lo vidi scomparire nel locale,e prima che potessi mettere piede nell’auto,vidi anche Dennis lanciarmi un cenno di saluto e darmi le spalle per rientrare nel pub.Mi morsi le labbra indecisa sul dafarsi,ma decisi di lasciarmi guidare dall’istinto.
“Dennis!” Lo chiamai,alzando la voce per farmi sentire.Evidentemente,nonostante l’enorme distanza,mi sentì,perchè si girò a guardarmi interrogativo. “Ti va di venire a casa mia?Magari posso offrirti una birra.” Azzardai,sperando accettasse.
Mi guardò a lungo,ma con una semplice alzata di spalle mi venne incontro,facendomi capire che avesse appena accettato il mio invito.
“Allaccia la cintura,pivellino.” Lo avvertì canzonatoria,una volta che entrò in macchina,sfrecciando verso la strada deserta e buia,date le 2 e passa di notte.
 
“Sì,te la cavi.” Commentò vago Dennis,senza darci troppa enfasi o importanza,quando cercai di infilare le chiavi nella fessura della porta,cercando di non fare rumore.Sbuffai e maledii il suo fottuto orgoglio di non fargli ammettere che me la cavavo MOLTO meglio di quanto in realtà non volesse ammettere.
Sbuffai e dopo aver fatto scattare la serrattura,aprii la porta lentamente invitandolo ad entrare.Accesi le luci della sala ed abbandonai le chiavi sul divano,stiracchiandomi,incurante della presenza del ragazzo.
“E quindi vivi in questo buco...” Notò,guardandosi intorno con aria curiosa,esaminando il piccolo spazio in cui io e mia sorella vivevamo.Assottigliai lo sguardo e cercai di reprimere l’istinto di strangolarlo a mani nude.
“Sì,vivo in questo buco,sì.” Confermai stizzita,cercando di mantenere il tono di voce basso per non svegliare la piccola che probabilmente era a letto e dormiva già da qualche ora buona.
“E’ tutto quello che ti puoi permettere?” Mi domandò,andando in cucina a prendersi una birra da solo,come se fosse a casa sua.
No,ma fai con comodo,davvero!
“No,ma è sicuramente una casa che non darebbe troppo nell’occhio...non so se capisci.” Conclusi,vedendolo sbuffare,mentre stappava la birra con la forchetta.
“Non sono ancora rincitrullito,Blondie.” Disse ferito,facendomi capire che sapesse che mi stessi riferendo alla mafia che nonostante gli anni fosse ancora sulle mie traccie.
“Scusami se mi sono permessa di pensarlo.” Sorrisi antipatica e lo raggiunsi in cucina,stappandomi a mia volta una bottiglia,per poi portarla alle labbra e berne un sorso.Solo allora mi accorsi di aver avuto per tutto il tempo la gola secca.
Seguirono alcuni attimi di silenzio,duranti la quali Dennis si limitò a bere la birra e a giocarle con il cellulare che si divertiva a sbloccare e bloccare,senza in realtà farci qualcosa di importante.
“Eric mi parlava di te,le poche volte che tornava a casa per qualche ora.” Se ne uscì lui,rompendo il silenzio che era cascato nella cucina.Sobbalzai e lo guardai con le labbra dischiusi,sorpresa.
“Non sapevo fosse mai tornato a casa.” Sussurrai,abbassando lo sguardo.
“Infatti non è tornato dai miei,loro non lo vedevano da...cinque anni,credo.Mi proponeva di incontrarci in un bar,all’angolo più sconosciuto di New York.” Nascose un sorriso amaro e poi continuò “Restava qualche ora e poi ripartiva,da voi.Diceva che non poteva trattenersi e invane erano le mie suppliche di farlo restare.Infondo,tu o comunque voi,eravate più importanti.”
Non notai odio nei nostri confronti,ma dalla sua voce riuscii a tradurre “invidia”.Scossi il capo e gli alzai il viso con la mano,per costringerlo a guardarmi negli occhi.
“Guardami.Noi non eravamo più importanti,o altro.Lui teneva a te,ne sono sicura.Ma lui era un fugitivo,Dennis.La polizia,l’FBI,la mafia era sulle sue traccie...non poteva mettere in pericolo la vostra vita.Vi ha lasciato fuori dai suoi sporchi affari,vi ha salvati.” Gli spiegai,sperando mi credesse e si togliesse dalla mente le cazzate alle cui era fermemente convinto da anni.
“Ha salvato me,come ha saltato te.” Mi fece notare,facendomi sorridere ed abbassare lo sguardo imbarazzata.Nascosi una ciocca di capelli che mi era andata sul viso,dietro l’orecchio e sospirai.
“Un giorno scopri che la tua vita ha uno scopo,e qualcuno ti fa sentire speciale,e trovi degli amici.Ed è come se improvvisamente tutto il tempo e il dolore che sono serviti per arrivarci,non contassero più.” Spiegai ancora con il capo chino,sperando capisse cosa volessi dire,poi continuai “Lui era la persona che mi ha fatta sentire speciale e che mi ha salvata.Non voglio ricordarlo come L’Eric il criminale...ma come l’Eric che ha sacrificato la sua vita per molte altre.” Sorrisi e strinsi con la mano il boccale della birra,rischiando quasi di rompere il vetro tanta fu la forza e l’impegno che ci misi.Buttai giù un’altro sorso e notai lo sguardo di Dennis che mi scrutava,curioso.
“Che c’è?”
“Forse sei anche migliore di come mio fratello ti ha descritta,tutto qui.” Disse neutro,buttando giù un grande sorso di birra come per cancellare ciò che avesse appena detto,come per cancellarne ogni traccia,in tutti i sensi.Arrossii e ne fui lusingata,ma non lo dissi.Preferii star zitta e continuare a guardare il tavolo,e perdermi in vecchi ricordi:alcuni piacevoli,altri no.
I miei pensieri furono interrotti però,dal ragazzo.
“Dov’è il bagno?” Alzai la testa svogliata e cercando di tenere gli occhi aperti,gli indicai il corridoio a sinistra,la prima porta a destra.Si alzò dalla sedia e passandosi una mano sul viso,probabilmente per scacciare anche lui il sonno,se ne andò nella direzione da me precendetemente indicata.
Riposai la testa sul tavolo,completamente stanca e stremata,e fui subito felice e rilassata quando le mie palpebre si chiusero...ma si sa,mai gioire troppo presto!La mia attenzione fu catturata da una voca stridula,da bambina,quasi isterica.
“Blondieeeeeeeeeee c’è un uomo nel mio bagnooo!!!”
Oh merda!
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Oddio,non ci credo :’) HO FINALMENTE POSTATO!
Con un ritardo imperdonabile,ma l’ho fatto...com’era?Ah sì!Meglio tardi che mai u.u
Umh...che dire...ho semplicemente adorato il flashback ed il finale.Io adoro a prescindere la piccola Hope HAHAAHHAHAHAHAHHAHAHAHHA
Sto pubblicando che è tardissimo,quindi avendo domani scuola scappo!
Un bacione a tutti,e aspetto le recensioni. Alla prossima  ♥
 
 
 
 
 
 

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