-write about us-

di Luth11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -I will- ***
Capitolo 2: *** Expresso per Hogwarts, rompipluffe, nargillo-nano e regal deretano. ***
Capitolo 3: *** Smistamento, testurbante, odio e punizione. ***
Capitolo 4: *** Nella tana dei serpenti, scorpacciate di biscotti, pasticche vomitose, palline da tennis e capitani psicopatici. ***



Capitolo 1
*** -I will- ***


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                                         -Write about us-

                                       
                                           -I will-



Kathleen Hermione Potter era una ragazza insolita sotto molti punti di vista, ma c'erano due cose in particolare che la gente non riusciva a spiegarsi.

Primo: perchè i suoi genitori le avessero dato un nome così lungo che poi non era stato mai, e dico mai, usato. Ve lo garantisco. L'ho sentita chiamare in una marea di modi, dai più normali come “Kate”, “Katie” o “Kat” agl'improbabili “Kit-kat”, “pulce” o “nargillo-nano”, ma mai, nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio “ Kathleen”.

Secondo: Perchè mai la figlia del Salvatore del Mondo Magico e di Ginny Weasley, una delle migliori cacciatrici di tutti i tempi, si era messa a fare la scrittrice?

Non che le mancasse il talento, probabilmente se avesse voluto sarebbe riuscita a diventare un auror come i suoi fratelli maggiori, o ad entrare nelle Holiday Harpies come Lily, o diventare una promettente pozionista come sua nonna materna o Merlino sa cosa. Ma non c'era stato verso di farla ragionare: lei voleva scrivere, e così avrebbe fatto.

Finiti gli studi ad Hogwarts aveva preso un piccolo appartamento a Londra, dove se ne stava ancora rintanata tra il suo disordine, le sue storie e i suoi libri.

Ma la storia che avrebbe scritto in quell'estate, insolitamente calda per il clima della sua amata Londra, sarebbe stata diversa da tutte le altre, magica come nessuna.

Stava disperatamente cercando chissàcosa nel disordine che irrimediabilmente portava ovunque mettesse piede. Ma quella cosa non l'avrebbe mai trovata.

Al suo posto però si era ritrovata in mano foto risalente ad uno dei tanti Natali passati alla tana con l'esercito di parenti al completo.

Sorrise, c'erano proprio tutti.

Ugo che teneva una recalcitante Lily sulle spalle, i gemelli Scamander, che si esibivano nelle smorfie più buffe, Ted e Victoir, sul cui matrimonio già si scommetteva, Fred e Roxanne, che torturavano la povera Dominique, Louis, Lucy e James facevano a palle di neve, Molly, Frank e Alice si limitavano a sorridere e salutare, mentre in un angolo Rose prendeva timidamente la mano di Scorpius. Albus abbracciava lei, la piccola di casa Potter.

Kate girò la foto, le labbra ancora incurvate in un sorriso, sul bianco del retro spiccavano le poche parole parole vergate nella calligrafia elegante ma frettolosa di sua cugina Rose:

Write about us

Kate ricordava ancora quando gli e l'aveva messa in mano, senza troppi complimenti, quasi un anno dopo che era stata scattata. Sapeva che quello era il tacito modo della sua famiglia di ricordarle che qualunque cosa lei avrebbe deciso di fare loro l'avrebbero amata sempre allo stesso modo.

Nell'angolo in basso a sinistra, appena visibili, c'erano le due parole che aveva aggiunto lei.

I will

Il sorriso le morì sulle labbra, alla fine non aveva mai fatto. Aveva iniziato a scrivere storie che era poco più di una bambina e non aveva più smesso, ma di loro non aveva mai parlato.

I fogli bianchi sparsi sulla sua scrivania sembrarono chiamarla con una spietata urgenza e Kate seppe che era arrivato il momento di scrivere quella storia.

La sua, la loro.

Si allungò a prendere un paio di fogli, appellò una penna, che non avrebbe mai trovato in tutto quel caos e, seduta a gambe incrociate sul pavimento, iniziò a scrivere, come se non potesse aspettare un secondo di più.

Le parole presero forma sul bianco del foglio con naturalezza, come se quella storia fosse sempre stata nascosta in quella penna spuntata da chissà quale anfratto della casa e aspettasse solo di essere scritta.

O forse era Kate che se l'era sempre portata dentro.

Perchè, come ho già detto, quella era la sua storia.



Note dell'autrice:
Lo so che ho un altra fan fiction in sospeso, ma questa mi ronzava in testa da una vita e ieri ho avuto l'illuminazione. Ammetto che ero indecisa se pubblicarla o meno. Una quarta piccola-Potter, fa strano. Ma Kate è il frutto dell'influenza e della febbre alta di quasi un anno fa e poi ha continuato a rompermi le pluffe nella mia testa e alla fine dovevo scirvere di lei.
Per il titolo è un omaggio a... voglio vedere chi indovina! :D
Anche se la storia sarà scritta da Kate ( che poi però sarà comunque in terza persona ) tutti i personaggi avranno una storyline abbastanza sviluppata. Ci sarà la nuova generazione al completo più qualche nuovo personaggio.
Quindi, uhm, spero che vi piaccia e occhio ai nargilli! :3
Dimenticavo, per i prestavolto: (partendo dall' alto a sinista)

Roxanne: Jessica Sulla
Dominique: Taylor Swift
Freddy jr: Luke Pasqualino
Rose: Emma Stone
Scorpius: 
Tim Borrmann
Lorcan e Lysander: Hunter Parrish (a volte userò Jake Abel)
Kate: Kaya Scodelario
James: A
aron Johnson
Frank jr: Grant Gustin
Ted: Andrew Garfield
Albus: Logan Lerman
Lucy: Willa Holland
Alice jr: Dianna Agron
Victoire: Freya Mavor
Hugo: Elbers Tijn
Lily: Lily Collins
Loius: Alex Watson
Molly jr: Karen Gillan

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Capitolo 2
*** Expresso per Hogwarts, rompipluffe, nargillo-nano e regal deretano. ***


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Expresso per Hogwarts, rompipluffe, nargillo-nano e regal deretano.

 


Sagome indistinte sciamavano nella nebbiolina che avvolgeva la banchina, il vapore era fitto ed era difficile riconosce i proprietari delle voci, che rimbombavano in modo innaturale, finendo per mescolarsi tra di loro ed essere sovrastate dai gufi che tubavano nelle loro gabbie, irritati da tutto quel caos, lo sferragliare dei carrelli, qualche pianto, per lo più di chi doveva restare, chi salutava gli amici, chi i genitori, chi faceva le ultime raccomandazioni e chi correva a cercare una carrozza libera.

A Kate sembrò di vedere il binario 9¾ per la prima volta, anche se dall' undicesimo compleanno di Ted, quando era effettivamente stata a King Cross per la prima volta, ogni primo settembre era di nuovo lì a guardare fratelli e cugini salire uno dopo l'altro su quel treno rosso, mentre lei, la più piccola, era costretta ad aspettarli per le vacanze, a casa. Eppure non aveva mancato una sola partenza, tranne quella che fu la prima per Albus e Rose, costretta a letto da una febbre che si ostinava a non scendere.

Kate era sempre stata di salute cagionevole, sopratutto da bambina, ma questo non le aveva impedito di essere totalmente irresponsabile, riuscendo così ad ammalarsi nonostante pozioni ed incantesimi di sorta.

Era durante quelle lunghe e noiose convalescenze che aveva iniziato a scrivere, senza poi essere più capace di smettere.

Albus la riportò alla realtà posandole una mano sulla spalla. Teneva le ginocchia piegate e la schiena incurvata per portarsi alla sua altezza. Era cresciuto di almeno cinque centimetri quell'estate. Dei quattro Potter, Albus era sempre stato quello più simile ad Harry, con i capelli neri irrimediabilmente spettinati, il fisico minuto e i grandi occhi verdi ereditati da sua nonna, ma più cresceva e più la somiglianza si accentuava.

Era bizzarro: il figlio che assomigliava di più ad Harry come aspetto era forse quello che più differiva come carattere. Albus era timido, spesso si chiudeva in se stesso; inoltre sembrava essere l'unico della famiglia ad avere un certo rispetto per le regole, o quantomeno a non avere ereditato una spiccata propensione per i guai, dato che in tre anni passati al castello poteva vantare di non aver preso nemmeno una punizione. Ma Alubs Potter sembrava non aver ereditato nemmeno un briciolo dell'eroico coraggio o della predisposizione alle grandi imprese del “Salvatore del Mondo Magico”. Se James era tutto suo nonno e Lily tutta sua madre Al era solo un adolescente qualunque. Avrebbe anche potuto non essere il figlio di Harry Potter e Ginny Weasley e non sarebbe cambiato nulla, o almeno era quello che lui pensava.

<< Sei pronta Katie? >>

La ragazzina dischiuse appena le labbra, ma nessun suono uscì dalla sua gola. Si soffermò per una manciata di secondi sul sorriso incoraggiante di suo fratello e poi annuì, ma non era veramente convinta. Aveva aspettato quel momento per undici anni ed ora no, non era pronta per niente.

<< Va a salutare mamma e papà, il tuo baule lo prendo io. >>

Kate accennò un sorriso mentre si aggrappava per un attimo appena alla manica del giacchetto di Al, come faceva sempre da piccola, prima che questo sparisse nella folla vociante.

Si voltò, cercando con lo sguardo i suoi. Lì trovò, come ogni anno, tra tutti i suoi zii. Prese un ultimo respiro prima di correre verso di loro, ricacciando indietro le lacrime. Merlino, ci mancava solo che piangesse.

Le braccia di suo padre la accolsero, forti e rassicuranti come sempre. Kate lasciò che la stringesse, scompigliandole i lunghi capelli, neri e ribelli come i suoi e quelli di Al.

Ginny le posò un rapido sulla guancia, gli occhi lucidi. Non riusciva a credere che non l'avrebbe più avuta per casa, maldestra e confusionaria, che non sarebbe più stata trascinata in giardino per interminabili partite di quidditch, che non avrebbe più trovato libri babbani dimenticati ovunque. Sospirò, ora quei libri erano tutti stipati nel baule, ora altri avrebbero giocato a quidditch con sua lei, e si sarebbero lamentati del suo disordine.

Guardò sua figlia, possibile che fosse già così grande?
I capelli scuri le incorniciavano il viso che iniziava a perdere le rotondità dell'infanzia, le spalle erano ancora minute ma in compenso nell'ultimo anno era cresciuta in altezza, ed ora non sembrava più così minuscola, nonostante il maglione leggero di almeno una taglia più grande che la infagottava.

<< Voglio stare comoda. >> aveva risposto a James con una linguaccia quella mattina, quando quest'ultimo le aveva fatto notare che aveva scelto i vestiti meno adatti per il primo giorno di scuola.

<< Io sapevo che fosse tipico delle ragazze preoccuparsi dei vestiti...non è che ci nascondi qualcosa Jamie? >>

A quelle parole il maggiore dei Potter se ne era andato sbuffando, tra le risate di Lily e Albus.

<< Scriverai delle lettere solo per me, vero? >>
La voce di sua figlia la riscosse da quei pensieri. Le sorrise, prendendole le mani.

<< Te lo prometto. >>

Kate annuì, le labbra incurvate in un accenno di sorriso, prima di abbracciare Hermione. Era sempre stata molto legata alla sua madrina.

<< Non ti preoccupare tesoro, sarai una strega bravissima. >>

La ragazzina annuì di nuovo, ritrovando parte della sua determinazione.

Stava già raggiungendo gli altri sul treno quando la voce di suo zio la fece voltare nuovamente:

<< Un' ultima cosa Kate, gira alla larga da...>>

<< Ronald! >> lo interruppero in coro Ginny e Hermione, facendole cenno con la mano di non dargli ascolto.

Kate li guardò un'ultima volta prima di voltarsi e correre sull'Hogwarts Express, alla ricerca di qualcuno dei suoi fratelli e cugini.

Sul treno regnava il caos più totale. Ragazzini che si rincorrevano per i corridoi, cioccorane che saltellavano allegramente sui vetri, presto raggiunte da qualche nuova diavoleria dei Tiri Vispi Weasley, il tutto davanti a prefetti già isterici, che cercavano invano di ristabilire l'ordine.

Kate sorrise, quantomeno non sarebbe stato un viaggio noioso.

Si fece strada nella confusione generale alla ricerca di una faccia nota, quando andò a sbattere contro un ragazzo. Fece un passo indietro, indecisa se scusarsi o mandarlo “elegantemente” a quel paese, quando riconobbe Lorcan Scamander. Anche lui era cresciuto. Possibile che quell'estate fossero diventati tutti delle pertiche tranne lei?

L'abbraccio stritolatore del ragazzo la distrasse da quei pensieri.

<< Mi sei mancata! Anche se... >> la studiò per qualche secondo, arricciando le labbra in una smorfia che probabilmente avrebbe dovuto essere un'espressione pensierosa. << Sembri ancora più piccola! Un nargillo-nano, ecco! >>

Kate sbuffò una risata.

<< Sei tu che sei cresciuto cervellone! >>

Il ragazzo si strinse nelle spalle. << Sarà, ma tu resti un nargillo-nano. >>

Kate non fece in tempo a ribattere che Lorcan la afferrò per un braccio, trascinandola nella cabina che era stata letteralmente invasa dal clan Potter-Weasley-Lupin-Scamander-Paciock.

La ragazzina sorrise, infondo il suo migliore amico le era mancato da morire. Perchè si, nonostante sembrassero la più assurda e improbabile delle accoppiate Lorcan Scamander e Kate Potter si sopportavano da ben undici anni. Lei, la più piccola del gruppo e lui, il più casinista e rumoroso, più di Rose o Fred Weasley. Lorcan Scamander era un vero e proprio uragano, e Kate lo adorava proprio per questo, mentre gli altri sembravano trovarsi più a proprio agio con il più responsabile e ragionevole Lysander. Infondo almeno uno con la testa sulla spalle serviva in quel gruppo di spostati.

Kate fece scorrere lo sguardo sulla cabina, sorridendo.

Lily e Hugo avevano coinvolto Molly e Frank in una partita di sparaschiocco, Rose confabulava con Fred, probabilmente architettando nuovi scherzi ai danni di chissàchì, mentre Dominique cercava di convincere la rossa, con scarsi risultati, a lasciare che lei sistemasse i suoi 'terribili' capelli, crespi e ribelli come quelli della madre, ma dell'inconfondibile rosso, marchio Weasley.

Con le spalle poggiate al finestrino Roxanne giocava, o meglio perdeva, contro Lysander agli scacchi dei maghi; Lucy si era sdraiata senza troppi complimenti sulle gambe di Louis, che ora cercava di giocare con i suoi capelli, ma puntualmente rimediava dei pugni ben assestati sul braccio.

Alice, seduta per terra a gambe incrociate alternava lo sguardo dal paesaggio nuvoloso fuori dal finestrino alla partita di sparaschiocco, pensierosa.

Mancava solo James, che era scappato chissà dove appena il treno era partito, dicendo che aveva delle cose da sbrigare.

Lorcan si andò a sbragare sull'ultimo posto rimasto libero, stendendo i piedi sulle gambe del gemello, che gli rifilò un'occhiataccia. Il ragazzo scoppiò a ridere sancendo l'importanza che dava ai muti rimproveri del fratello. Crescendo e poi venendo smistati in Case diverse, a Corvonero Lysander e a Grifondoro Lorcan,i gemelli si erano allontanati sempre di più, finendo per trovarsi spesso in competizione e contrasto tra loro. E pensare che da piccoli erano letteralmente inseparabili.

Kate si sedette in braccio a Lorcan, che colse al volo l'occasione per farle il solletico. La piccola Potter si stava ancora dimenando, maledicendo l'amico in tutte le lingue conosciute e non, mentre cercava di colpirlo con calci e pugni, quando la porta dello scompartimento si aprì con un rumore secco. Sulla soglia apparve un ragazzo alto, con la carnagione olivastra e i capelli ricci, più crespi di quelli di Rose, scuri come gli occhi. Chris Jordan salutò tutti con un largo sorriso, prima di abbracciare calorosamente Fred, il suo storico migliore amico. Erano cresciuti insieme ed era pressochè impossibile trovarli separati, dove c'era uno c'era anche l'altro, e spesso si portavano dietro la loro dose di guai, scherzi e punizioni. Quei due potevano essere definiti i degni eredi dei celebri gemelli Weasley.

Chris si sedette per terra, imitando Alice, e si unì ai piani di Fred e Rose, che ripresero con nuovo entusiasmo.

Il vociare, che per un attimo si era interrotto, riprese come prima, ma Kate non ascoltava. Guardava fuori dal finestrino, pensierosa. Le avevano parlato di Hogwarts così tante volte e così tante persone che conosceva già ogni anfratto del castello come se ci fosse stata lei stessa, ma se poi si fosse rivelato tutto diverso da come lo raccontavano? Se lei si fosse rivelata un disastro, o se, peggio, fosse finita a Serpeverde come Al?

Niente di personale contro le serpi, davvero, ma era cosciente che lei, orgogliosa da fare schifo, impulsiva e capace di sfoggiare la delicatezza di elefante obeso e in cinta non sarebbe sopravvissuta cinque minuti lì dentro. E poi se i dormitori erano come gli e li aveva descritti Al sarebbero andati a braccetto con la sua insonnia: avrebbe passato tutte le sue notti ad Hogwarts a rigirarsi nel letto o, più probabilmente, a girovagare per il castello, ma essere messa in punizione, o peggio, addormentarsi durante una lezione erano le ultime cose di cui aveva bisogno al momento.

Sapeva che avrebbe potuto chiedere al cappello di andare a Grifondoro, gli e l'avevano detto sia Al che suo padre, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto, era davvero troppo orgogliosa. Per lei quella sarebbe equivalsa ad una fuga, e piuttosto che fuggire preferiva essere spedita nel covo delle serpi, decisamente.

Mentre rimuginava le palpebre si fecero sempre più pesanti, quella notte aveva dormito poco e le sembrava che il dondolio del treno al cullasse come una bambina.

Kate non avrebbe saputo dire quanto avesse dormito quando la porta della cabina si aprì ancora una volta e fu svegliata da una “soave” voce. Si stropicciò gli occhi, mettendo a fuoco, ancora mezza assonnata, Damien Steeval, l'inseparabile e rumoroso migliore amico di James. Figlio di un corvonero che aveva preso parte all' Esercito di Silente e alla battaglia di Hogwarts, e aveva poi sposato la bella e austera Daphne Grengass. Kate ricordava che da quando Damien e James si erano conosciuti, durante il loro primo anno ad Hogwart, e il ragazzino aveva iniziato a frequentare casa Potter lei si era chiesta come mai fosse stato smistato a Grifondoro e non a Serpeverde come la madre.

Come tutti, anche lui era cresciuto quell'estate, sembrava che quell'anno si fossero messi tutti d'accordo per farla sentire...com'era che aveva detto Lorcan? Ah, si, un nargillo-nano.

Ma a parte i centimetri in più il giovane Steeval non era cambiato poi tanto. Stessi occhi, chiari e furbi, ereditati dalla madre, stessi lineamenti alteri e pelle diafana, in contrasto con i capelli mossi e scuri, regalo di suo padre. Nel complesso era bello si, ma era anche di gran lunga più irritante, almeno per quanto riguardava la piccola Potter, che incenerì con lo sguardo il nuovo arrivato e suo fratello maggiore, comparso da dietro le spalle dell'amico.

<< Indovinate un po'? Mentre venivo qui ho beccato il nostro Jamie con...>>

Esitò un attimo, e nessuno vide la bacchetta che il maggiore dei Potter puntò contro la sua schiena, sussurrando in modo che solo lui potesse sentirlo: << Tu prova a dirglielo e giuro su Godric che ti crucio. >>

Probabilmente per una volta Damien doveva aver preso sul serio l'amico, perchè decise di cambiare all'ultimo l'oggetto della sua rivelazione: << Con il cervello pieno di quei cosi strani, gorgo... Com'è che si chiamano? >>

<< Gorgosprizzi >> rispose Lorcan, laconico. Nemmeno a lui quel ragazzo andava troppo a genio.

James si rilassò alle sue spalle, apprezzando per una volta l'innaturale talento dell'amico per la menzonga, o la “nobile arte di salvare il proprio regale deretano” come la chiamava lui.

Intanto Demian entrò nello scompartimento, sedendosi anche lui per terra, non prima di aver dato un pizzico sulla guancia a Kate, che dovette ricorrere a tutta la sua calma a per non staccargli la mano a morsi. Perchè quel ragazzo si ostinava a ronzarle intorno quando sapeva perfettamente che lei non lo sopportava?

<< Ma guarda, c'è anche la piccola Kitty >> commentò, dandole un buffetto affettuoso.

Lorcan per poco non gli ringhiò contro, convincendolo così che era il caso di portare il suo “ regale deretano” altrove. Per una volta Kate ringraziò l'iperprotettività del suo migliore amico.

Il resto del viaggio fu tranquillo – tranquillo come poteva esserlo un viaggio con quella compagnia, certo.

Kate si abbuffò di cioccorane, api frizzole, cioccolata di mielandia, gomme bollenti, gelatine tutti i gusti+1 e succo di zucca ghiacciato mentre ascoltava Lorcan raccontarle dell'estate passata in giro per l'Europa alla ricerca di informazioni per il libro che sua madre stava scrivendo su tutte quelle

“povere creature di cui ancora si negava l'esistenza”. Ma non avevano ancora trovato niente di significativo. In compenso avevano scoperto che in Australia avrebbero dovuto trovare colonie di riccorni schiattosi, dovutamente nascoste da occhi indiscreti, s'intende, e che quella sarebbe stata la meta del loro prossimo viaggio.

Kate non sapeva ancora se gli credeva o meno, però le piacevano tutte quelle storie su quei buffi animali. Quando erano piccoli qualche volta lo accompagnava anche a pesca di plimpi d'acqua dolce, e nonostante il suo iniziale scetticismo una volta, una solo però, erano riusciti a prenderne uno.

Le dispiaceva solo che avrebbe dovuto passare un'altra estate solitaria. In questo Kate era simile ad Al, era timida, con una certa propensione alla solitudine, motivo per cui tutti i suoi affetti erano la sua numerosa, numerossima famiglia, e il suo bizzarro migliore amico. Fino a quel momento non aveva mai sentito la mancanza di altre amicizie, ma stava iniziando a rendersi conto che c'era tutto un mondo fuori da quei visi famigliari e dalle sue storie, e per quanto timida era curiosa, maledettamente curiosa, e voleva saperne di più, vederlo, viverlo, quel mondo.

Continuò a ripetersi queste parole mentre aspettava nel corridoio fuori la Sala Grande che fossero chiamati per la cerimonia dello Smistamento. Tutti gli altri studenti intorno a lei erano divisi in gruppi da tre o quattro e confabulavano a mezza voce su Case, leggende, progetti. Lei si guardava intorno e si sentiva un plimpo fuor d'acqua. Avrebbe voluto parlare anche lei, ma non sapeva con chi, o cosa dire, o anche solo come farsi avanti.

Per fortuna il professor Vitious, il vicepreside, non ci mise molto a ricomparire dalla grande porta in legno, che lo faceva sembrare, se possibile, ancora più piccolo.

<< Siamo pronti per ricevermi, seguitemi. >>

Improvvisamente calò il silenzio, un silenzio carico di tensione e aspettative, e i giovani maghi e streghe si disposero in fila dietro il professore per fare il loro ingresso ufficiale nella scuola.

Appena varcò la soglia della Sala grande Kate non riuscì a trattenere un espressione di stupore. Gli e l'avevano descritta almeno un centinaio di volte, ma essere davvero lì era tutta un'altra cosa. Le quattro tavolate, la moltitudine di studenti che li fissava con curiosità, la luce calda che avvolgeva tutta la stanza, le candele che fluttuavano a mezz'aria e il soffitto incantato che faceva sembrare di essere davvero sotto il cielo di fine estate. Percorse tutta la navata con il naso all'insù, convinta che non si sarebbe mai stancata di guardarlo.

La voce vecchia e cantilenate del cappello parlante la riportò alla realtà. Suo padre e suo zio le avevano raccontato delle filastrocche che recitava ogni anno.

 

D'altronde non deve aver nessun'altro divertimento se non quello di inventare filastrocche.

 

<< Ora chiamerò il vostro nome, voi verrete qui e vi metterete il cappello. >>

Mentre il professor Vitious srotolava la pergamena con i nomi dei nuovi arrivati il silenzio sembrò farsi pesante.

Kate fece correre lo sguardo sugl'altri undicenni, tutti in attesa, come lei, di scoprire il proprio destino.

 



Note dell'autrice:
Di già il nuovo capitolo, ebbene si, ma non abituatevi. Di solito sono lenta e pigra ( e coccolosa ) come un panda.
I vari personaggi stanno iniziando a prendere forma, e man mano che entreranno nella storia li descriverò tutti più dettagliatamente.
Non mi viene in mente nient'altro da dire quindi torno a scirvere il capitolo dell'altra fan fiction (anche se potrei andare direttamente a suicidarmi visto che ho 5 storie aperte in paralleo :'3)
Bene, è tutto, e ricordate che una recensione non uccide nessuno.
Peace&Reading

 

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Capitolo 3
*** Smistamento, testurbante, odio e punizione. ***


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Smistamento, testurbante, odio e punizione.




Il professor Vitious chiamò il primo nome e un ragazzino biondo, minuto ma con gli occhi neri e furbi, si fece avanti. Venne smistato quasi subito a Corvonero, ma Kate aveva già smesso di prestare attenzione alla Cerimonia, troppo presa dai pensieri angosciosi e allo stesso tempo eccitanti che le affollavano la mente.

Non si riscosse nemmeno quando, per un istante, l'intera sala ammutolì per la sorpresa, dopo che Jane Nott venne smistata niente meno che a Grifondoro. Il motivo di quello stupore generale doveva presumibilmente essere il cognome della ragazza: Nott-Grengass, ovvero due delle famiglie purosangue più antiche e famose – nonostante fossero ormai passati anni dalla fine della Seconda Guerra Magica certi cognomi avevano ancora la loro importanza, e il loro peso – famiglie con una lunga tradizione alle spalle di talentuose Serpi, tradizione che poteva quasi competere con quella dei Malfoy, e quindi tutti si sarebbero aspettati che il Cappello gridasse “ Serpeverde”, esattamente com'era successo tre anni prima a suo fratello, Alexander Nott, che dalla tavolata verde-argento le indirizzò un'occhiata indecifrabile, mentre la ragazzina si dirigeva al tavolo dei Grifondoro. Era alta e magra, con un portamento elegante ma lo sguardo saldamente ancorato alla punta delle scarpe e il viso semi-nascosto dai boccolosi capelli biondi, che contrastavano con gli occhi scuri, quasi neri.

 

<< Kate Potter! >>

L'undicenne sussultò sentendo chiamare il suo nome, tornando bruscamente alla realtà. Esitò un istante, poi si diresse con cipiglio orgoglioso verso il treppiedi posizionato di fronte al tavolo degli insegnati. Fissò per una manciata di secondi il Cappello Parlante, prima che Vitious glielo posasse sulla testa.

Pensò, con una strana stretta allo stomaco, che il quel momento tutta la sua vita era nelle mani di quel vecchio pezzo di stoffa.

Una voce, che a giudicare dalle espressioni degli altri studenti solo lei poteva sentire, la fece trasalire.
<< Bene, bene, un'altra Potter...Oh, ma con te sarà difficile! Forse ancora più che con tuo fratello... >>

Kate si morse le labbra per trattenere un sospiro di protesta, come inizio non prometteva per niente bene.

<< Vediamo un po' cosa abbiamo qui... Vedo coraggio ed impulsività da vendere, si, ma anche una testa niente male. Ci sono capacità ed ambizione. Se riuscissi a tenere a bada l'istinto potresti diventare una grande Serpe, d'altra parte le capacità per poterci riuscire ci sono tutte... >>

La giovane Potter si irrigidì involontariamente, contraendo i muscoli e stringendo il bordo dello sgabello in legno fino a far sbiancare le nocche.

Ecco, sono spacciata.

Il Cappello dovette cogliere quel pensiero perchè sbuffò qualcosa che a Kate parve una risata.

<< Ma come, tuo padre non ti ha raccontato il suo smistamento? Non ti ha detto che puoi scegliere? >>

La ragazzina annuì, a meta tra il nervoso e l'irritato.

<>

Kate si impose di scuotere il capo nonostante ogni fibra del suo corpo le urlasse di dire 'si', di accettare, di salvarsi, che tutto, davvero, ma non Serpeverde, non per lei.

Era sempre stata orgogliosa di Albus, della sua scelta di accettare la decisione del Cappello, della fierezza con cui portava i colori verde-argento, i suoi colori. Ma lei non era Al, lei era tutta un'altra storia. Però non avrebbe ceduto, questo mai.

<> disse in un sussurro appena udibile, ma deciso.

<< Non ho paura. Se è a Serpeverde che devo andare lo accetto. >> aggiunse con una nota di fiero orgoglio.

<< Interessante...>> commentò il Cappello, che continuò a blaterare di coraggio contrapposto a un sarcasmo tagliente, lealtà ma capacità di freddezza, quando l'impulsività non prendeva il sopravvento, certo.

Continuò con quel borbottio incomprensibile per quasi dieci minuti, e a Kate sembrarono i dieci minuti peggiori della sua vita – Ripensandoci, anni dopo, ci avrebbe riso su, consapevole di averne passati di ben peggiori. Ma a quel tempo era solo una bambina, forse poco più, e tutta quella paura, almeno a guardarla dallo strano punto di vista di un adulto, era lecita -

Alla fine, dopo un attimo di silenzio ed un ultimo “ difficile” sbuffato con evidente disappunto, il vecchio Cappello si decise finalmente ad urlare: << Grifondoro! >>

Kate impiegò qualche istante per realizzare cosa fosse appena successo, ma tirò un impercettibile sospiro di sollievo mentre correva verso il tavolo rosso-oro e i corvonero e qualche serpeverde applaudivano educatamente, i tassorosso le rivolgevano qualche timido sorriso incoraggiante, mentre i suoi compagni esultavano, applaudendola fragorosamente.

Kate sorrise, ma il sorriso le morì sulle labbra quando Lorcan Scamander urlò: << Abbiamo la Potter-nana! >>

La prima cosa che fece appena ebbe preso posto tra gli altri Grifondoro fu chiarire la sua opinione sull'esclamazione del suo migliore amico con un “delicato” calcio negli stinchi.

Il ragazzo imprecò, mostrando un repertorio degno di chi frequenta Weasley di sorta dal giorno in cui è venuto al mondo. L'unica che, quantomeno sembrava, poco istruita su quel linguaggio era Dominique, che si sarebbe puntualmente lamentata del “soave” modo di esprimersi dei suoi amati parenti, se solo non si fosse trovata dall'altro capo della Sala, con i colori verde-argento che facevano bella mostra di se sullo stemma di Serpeverde, risaltato dal nero del mantello che le ricadeva elegantemente sulle spalle sottili, e sulla cravatta appena allentata.

Kate si girò sulla panca per rivolgere un timido sorriso alla cugina Veela, austera, gelida e bellissima, avvolta in quell'aura di irraggiungibilità; così diversa dall'altrettanto bella, ma molto più rumorosa e calorosa sorella maggiore.

Dominique non ricambiò il suo sorriso, non la vide neppure, lo sguardo accuratamente puntato sul decisamente poco abbondante contenuto del suo piatto.

Morgana, quella ragazza riesce a mettere eleganza anche nel mangiare, e pensare che è una Weasley.

Come a conferma di quel pensiero Roxanne richiamò la sua attenzione: << Katemipasceresctidel pasticciodicarne? >> chiese, mentre si stava ancora abbuffando di patate arrosto.

Per fortuna James, Rose, Roxanne e probabilmente da quell'anno anche Lily e Hugo, che non avevano parlato d'altro per tutta l'estate, erano nella squadra di quidditch, mentre Fred e Molly compensavano le incredibili quantità di cibo ingerito con le fughe da Gazza, la loro incessante attività di scherzi, qualche punizione e una buona dose di discussioni con gli insegnati, che, come sosteneva Molly, a contrario di quanto credessero i “profani”, consumavano molte più energie di un allenamento di quidditch. Ma puntualmente le veniva risposto, in una discussione che sarebbe potuta continuare all'infinito, che non aveva nemmeno una vaga idea di come fossero diventati gli allenamenti da quando Rachel Finnigan era diventata capitano, meritandosi una lunga serie di appellativi dai suoi giocatori, di cui “schiavista” era sicuramente il più gentile ed affettuoso.

Kate fece scorrere lo sguardo sulla sua famiglia, che occupava buona parte del tavolo Grifondoro, una sensazione rassicurante le invase il petto. Sarebbe andato tutto bene. Era ad Hogwarts, era con loro, cosa poteva andare storto?

Sorrise a quella vita che vedeva nell'ottimistica prospettiva di una ragazzina di appena undici anni mentre osservava Louis, che continuava a torturare Lucy, ricevendo calci sotto il tavolo e risposte taglienti, ma a loro modo velate di affetto. Roxanne si stava ancora abbuffando, mentre James e Hugo tentavano, con scarsi risultati, di spiegare qualcosa di quidditch ad un disinteressatissimo Lorcan e Fred chiacchierava con Molly e i gemelli Longbottom. A giudicare dalla faccia allarmata di Frank quei due stavano cercando di coinvolgergli in qualche scherzo, e Kate era pronta a scommettere che ci sarebbero riusciti, ma Alice sembrava stranamente assente. Fissava un punto imprecisato nel vuoto, il viso abbandonato sulla mano. Era sembrata distratta anche per tutto il viaggio, ma Kate pensò che forse era solo la preoccupazione per gli esami, per i G.U.F.O che lei, suo fratello, Molly e James avrebbero dovuto sostenere quell'estate, così si voltò verso Lily, che aveva tenuto per tutto il tempo lo sguardo fisso sul tavolo dei Serpeverde, in particolare su un ragazzo del quarto anno, biondo, con il fisico asciutto e gli occhi grigi, un ragazzo che, bisognava ammetterlo, se già prima attirava gli sguardi di una buona metà della fauna femminile di Hogwarts, durante l'estate era diventato davvero bello, quel tipo di bellezza quasi oggettiva. Probabilmente non meno arrogante, insopportabile o beffardo, ma indubbiamente bello. E se Lily riusciva a vedere solo quella bellezza per sua cugina Rose, seduta pochi posti più in là, Scorpius Malfoy era solo un idiota pieno di se. E non era una questione di cognomi o pregiudizi, ma di fatti. Quella era la fama che lui aveva voluto e lui si era cercato, fine della storia.

Eppure l'unica volta che Kate lo sorprese a sollevare lo sguardo sulla loro tavolata stava guardando proprio lei, Rose Weasley, ma fu solo un momento, forse quello sguardo non era nemmeno stato volontario.

Kate si era ripromessa che avrebbe parlato e sarebbe stata con gli altri Grifondoro e invece passò tutta la sera tra le persone che conosceva e, infondo si, amava. Rise, si abbuffò con loro durante il banchetto, cercò fingere un'aria sveglia e interessata durante il discorso della preside, quando avrebbe solo voluto sdraiarsi su un divano della Sala Comune, magari davanti al camino, e non alzarsi mai più. Ma ne avrebbe pagato le conseguenze quando, dopo qualche partita agli scacchi degli maghi e le ultime chiacchiere, si ritirarono tutti nelle proprie camere, biascicando un assonnato “Buonanotte”, finchè non rimase sola.

Sospirò, salendo controvoglia le scale del dormitorio femminile. Aprì la porta cercando di fare il più piano possibile, aveva notato che tutte le altre ragazze del primo anno erano salite in camera da un pezzo, ma con sua sorpresa si accorse che solo una di loro stava dormendo, la luce spenta e le tende del baldacchino tirate.

Le altre tre, sedute in cerchio su un letto, stavano discutendo allegramente.

Ragazzi, pozioni liscianti, vestiti per la annuale festa di Halloween nella stanza delle Necessità, che miracolosamente non era ancora stata scoperta o denunciata agli insegnati, ancora ragazzi.

Kate colse solo qualche frammento della conversazione, ma le fu sufficiente per decidere di tirare dritto al suo letto. Peccato che una delle ragazze si girò verso di lei, un sorriso forse un po' esagerato sul viso a cuore, incorniciato da boccoli neri come l'ebano, in contrasto con la pelle chiara e gli occhi di un blu intenso.

<< Finalmente la piccola Potter ci degna della sua presenza! >> la salutò con una nota canzonatoria nella voce.

Kate si strinse nelle spalle, imponendosi di non risponderle a tono. Non era al castello da nemmeno ventiquattro ore, non poteva già cominciare a fare danni. Respirò lentamente mentre si buttava sul letto ancora vestita e afferrava un libro a caso dal suo baule. Ma l'altra non si arrese così in fretta: << Che c'è, piccola Potter, pensi che noi non siamo abbastanza per te? Oppure hai semplicemente paura di uscire dal tuo piccolo mondo dorato? Perchè sai che quello reale ti farebbe a pezzi. Andiamo, basta guardarti per capire che senza il tuo prezioso cognome non vali niente. >>

Paura.

Sai che ti farebbe a pezzi.

Non vali niente.

Tutti gli inviti alla calma di Kate andarono in fumo. Scattò in piedi, le guance arrossate per l'indignazione e la rabbia.
<< Spiegami cosa ti ho fatto! Non mi conosci nemmeno, perchè parli? Forse sei tu a non valere niente, se hai bisogno di sminuire gli altri per sentirti forte! >>

Kate riprese fiato, maledicendosi. Non si era nemmeno accorta di aver urlato. Strinse i pungi fino a conficcarsi le unghie nei palmi, cercando una lucidità che sembrava decisa a sfuggirle.

Un mugugno assonnato e infastidito proveniente da dietro le pesanti tende rosse interruppe per un attimo quel battibecco.

<< Hai solo confermato quello che ho, detto piccola-Potter. Non vali mezzo zellino. >>

Più che da quelle parole Kate fu colpita dalla glacialità con cui furono pronunciate. Sul viso perfetto della ragazzina, che la fissava con aria annoiata, ancora distesa sul letto, non c'era neanche l'ombra del turbamento, come se davvero sue parole per lei non contassero niente, come se lei non contasse niente.

Kate chiuse di scatto le tende del suo baldacchino, decisa a non continuare quella discussione, ma quando si nascose sotto le coperte il sonno non arrivò.

La mattina dopo, quando scese in Sala Grande per fare colazione aveva due occhiaie più marcate del solito e pensò di raddoppiare la sua abituale dose mattutina di caffeina. Scelta che si rivelò decisamente saggia quando rischiò di addormentarsi durante Trasfigurazione. Era riuscita a tenere gli occhi aperti solo pensando all'ira della McGranitt, che non voleva tirarsi a dosso, non il primo giorno almeno.

Se pensava che con il passare dei giorni le cose sarebbero migliorate si sbagliava. Ogni sera cercava di rimandare il rientro al dormitorio, o di evitare quella ragazza che tanto sembrava odiarla, per motivi tra l'altro oscuri, o di imporsi di non risponderle come l'orgoglio esigeva che facesse. Ma che riuscisse o meno nei suoi intenti il risultato era sempre lo stesso: una notte insonne.

-Sarebbe andato tutto bene. Era ad Hogwarts, era con loro, cosa poteva andare storto?-

Si era sbagliata, le cose non sarebbero andate neanche lontanamente bene come aveva creduto la sera dello Smistamento, e la sua famiglia, o Lorcan, Frank e Alice non potevano aiutarla. Non poteva nemmeno dirglielo, almeno su quello non poteva mettere da parte l'orgoglio, non poteva dimostrare che lei aveva ragione, che non era in grado di cavarsela da sola, che non valeva niente.

Ma il peggio doveva arrivare. Le lezioni erano iniziate da diversi giorni e Kate stava rabbrividendo nei sotterranei durante le due ore di Pozioni con i Serpeverde, non ricordava nemmeno cosa stesse preparando, era stanca, nervosa, disillusa, arrabbiata con lei e con se stessa e sbagliò la quantità di chissà quale ingrediente, fatto sta che il calderone esplose e il suo maleodorante contenuto colpì una Serpeverde, seduta al banco affianco al suo. I capelli della ragazzina, lucenti e perfetti, iniziarono a trasformasi in viscidi e sibilanti serpenti,che saggiavano l'aria facendo saettare le lunghe lingue, mentre la poverina strillava come un isterica e Kate malediceva se stessa e quell'idiota della sua compagna di stanza.

Come diamine ci era finita una così a Grifondoro?

Audacia, fegato, cavalleria... dov'erano in quella ragazzina che sembrava uscita da una sfilata di moda babbana le qualità distintive dei Grifoni?

Un trafelato Lumacorno la distolse da quei pensieri.

<< Che succede qui? >>

La più giovane dei Potter non riuscì ad aprire bocca che la Serpeverde la stava già attaccando: << Lei >> esordì, puntandole contro il dito affusolato << ha preparato una pozione diversa e poi me l'ha versata a dosso, volontariamente. Volontariamente professore. E ora io...io... >> non finì la frase, scoppiando in un pianto a metà tra il disperato e l'isterico.

<< Non l'ho fatto apposta! Devo aver sbagliato qualcosa e il calderone è esploso, deve credermi professore! >>

Lumacorno si voltò verso di lei, le pupille dilatate e l'aria di chi non sa cosa fare, più simile ad un bambino spaventato che a un professore.

Ma le credeva, era ovvio, palese che le credeva.

Eppure quella piccola Serpe strillò, urlò, pianse e strepitò tanto che alla fine Lumarcono dovette capitolare. Si voltò verso Kate con un'espressione di scuse e lei capì di essere spacciata.

Ma sentire quelle due parole fu comunque terribile.

<< Punizione, Potter. >>

 

Punizione.

Punizione, Potter.

Quelle parole continuarono a risuolarle nella mente per tutto il giorno, senza lasciarle possibilità di fuga.

Punizione.

Ma il momento peggiore, quando davvero le sembrò di impazzire, fu la notte.

Era tornata tardi dato che la sua punizione aveva consistito nel lucidare alla babbana tutti i trofei della scuola, ed era esausta. Così aveva sperato che almeno quella sera sarebbe riuscita a prendere sonno, a crollare quantomeno, e in effetti successe, ma il suo fu un sonno breve e agitato.

Le urla della Serpeverde, i suoi occhi chiari che sembravano ridere malevoli di lei, il ricordo distorto dall'incubo, le parole della strilettera dei suoi genitori.

Delusi. Sconvolti. Tornerai immediatamente a casa. Non possiamo crederci. Chi stai diventando, dov'è la piccola Katie? Punizione.

Il tutto si mischiava ai volti crudeli e raccapriccianti degli studenti che avevano vinto quelle coppe, quelle targhe, i cui corpi ora erano freddi come quel luccicante, vuoto metallo. Ma quei corpi la tormentavano, protendevano le loro mani scheletriche verso di lei, la fissavano con quegl'occhi gelidi e vuoti, terrificanti, la afferravano e la trascinavano giù, sempre più giù. E giù era nero, solo nero, un abisso infinito color dell'inchiostro, un abisso in cui al posto dell'aria si respirava dolore, disperazione.

E loro la trascinavano giù, con loro, sempre più giù.

Si svegliò urlando, i polmoni che imploravano l'aria fredda di quel Settembre che entrava dalla finestra semi aperta. Il sudore le si ghiacciò a dosso mentre cercava di controllare il tremito delle mani.

Un incubo, era stato solo un incubo.

Turbata, scacciò via le coperte e si infilò un maglione abbandonato ai piedi del letto.

Non le interessava più essere prudente, non essere sorpresa in giro per i corridoi di notte, sforzarsi di non combinare guai. Peggio di così non poteva andare, non sarebbe stata una passeggiata a rovinarla più di quanto lei non avesse già fatto – E' curioso come possano sembrare enormi e insormontabili certe cose a certe età, ma forse sei solo tu che si ancora così piccolo e non te ne rendi bene conto -

Si richiuse alle spalle, con cautela, prima la porta del dormitorio e poi il ritratto della Signora Grassa, che per fortuna stava dormendo profondamente e quindi non ebbe nulla da obbiettare sulla sua uscita notturna.

Appena fu fuori iniziò a correre senza meta per i corridoi deserti, spinta dal desiderio bruciante di fare qualcosa, muoversi, di tenere impegnata la mente, scacciare i pensieri...

Dopo pochi minuti o molte ore si accasciò contro una parete, una a caso, e per la prima volta si concesse di piangere. Forse quello l'avrebbe fatta sentire meglio. Con la testa nascosta tra le ginocchia strette al petto e il volto nascosto dai lunghi capelli neri lasciò che quelle gocce salate -chissà poi perchè le lacrime sono salate e non amare- tracciassero umidi sentieri sulle sue guance.

Perse completamente la cognizione del tempo, forse perse la cognizione di tutto ciò che la circondava e quando il rumore di passi iniziò arrivare, lieve, al suo orecchio, non lo sentì. Se ne accorse solo quando fu troppo tardi, quando non le restava nemmeno il tempo per asciugarsi le lacrime.

Ecco, sono fregata, di nuovo.

Pensò mentre il ragazzo, almeno a giudicare dalla voce, iniziava a farle la predica dicendo che avrebbe dovuto essere a letto, tuttavia si interruppe a metà della frase non appena si accorse che stava piangendo.

Si inginocchiò di fronte a lei, sfiorandole delicatamente un braccio.

<< Ma tu sei Kate >> mormorò quando le fu più vicino e la riconobbe come la sorella minore del suo migliore amico. La prese dolcemente per spalle, cercando di farla alzare, ma visto che lei non accennava a muoversi dovette sollevarla di peso. Scorpius Malfoy ringraziò che fosse così leggera mentre l'avvolgeva goffamente in un abbraccio nel tentativo di calmarla. Ma lei gli puntò i pugni contro il petto, anche se non riuscì comunque a spostarlo. Però nel suo sguardo non c'era disprezzo, o odio, solo una fiera determinazione.

Scorpius capì.

Lei non stava cercando di allontanarlo perchè era una Serpe, perchè era Malfoy, perchè sembrava che avrebbero dovuto giurarsi odio profondo ancora prima di nascere.

No, lei lo respingeva perchè l'aveva vista piangere, perchè l'aveva vista fragile.

Orgoglio Grinfodoro.

Stupido orgoglio Grifondoro.

pensò il ragazzo mentre la scuoteva piano, cercando di ottenere qualche reazione.

Niente.

Se non fosse stato per il movimento affannoso con cui il petto si alzava e si abbassava in cerca d'aria e per quelle lacrime che ancora le rigavano il viso sarebbe potuta sembrare morta. Un fantasma. D'altra parte aveva un colorito che poteva far invidia alla Dama Grigia in persona. Scorpius si chiese se stesse male, e pensò che la cosa migliore da fare fosse portarla da Albus.

Le mormorò qualcosa ma lei sembrò non capire, forse non lo stava nemmeno ascoltando, così le passò un braccio intorno alla vita incredibilmente sottile per sorreggerla e sospingerla in avanti, verso i sotterranei, dritta nella tana delle Serpi.

Se Kate fosse stata almeno un briciolo più in se si sarebbe ribellata con tutte le sue forze, quantomeno perchè quel posto le metteva angoscia, quantomeno perchè non poteva farsi vedere in quello stato, ma quella notte no, quella notte si lasciò condurre per i corridoi semibui del castello addormentato, oltrepassò la porta della Sala Comune di Serpeverde senza opporre resistenza. Rabbrividì soltanto per il freddo di quel luogo e forse per la luce tetra gettata dalle finestre che davano sui fondali del lago nero. Ma pochi secondi dopo fu in una stanza illuminata solo dalla bacchetta del giovane Malfoy, identica alla sua se non per i colori: verde e argento al posto del più familiare rosso-oro.

Scorpius la lasciò per un attimo, avvicinandosi al letto di Albus, che non si lasciò svegliare tanto facilmente. Quando finalmente riuscì a fargli aprire gli occhi il giovane Malfoy gli spiego a mezza voce come aveva trovato Kate, e il minore dei fratelli Potter saltò giù dal letto senza nemmeno lasciarlo finire, correndo incontro alla sorella per abbracciarla.

Le accarezzò a lungo i capelli, sussurrandole che andava tutto bene mentre la cullava come quando era piccola e si infilava nel suo letto ancora tremante per i suoi incubi. Kate si aggrappò alla sua maglietta, respirando il suo odore, un odore rassicurante, odore di casa.

Quando gli sembrò che si fosse calmata un po' Al la fece stendere sul suo letto, restando seduto sul bordo finchè, esausta, non scivolò in un sonno finalmente tranquillo.

Si alzò, rivolgendo un sorriso di gratitudine a Scorpius, che era rimasto appoggiato alla parete.

<< Cos'ha Al? Quando l'ho trovata faceva paura, giuro. >>

L'amico sospirò, appoggiandosi alla colonna del baldacchino.

<< Kate soffre di incubi, ne ha sempre sofferto, sopratutto da piccola. Ma non ha mai voluto dirlo ai nostri genitori o a James o Lils. Piccola, stupida orgogliosa. Veniva da me, si rannicchiava sotto le mie coperte e io restavo sveglio finchè non si addormentava e iniziava a riempirmi di calci. E' sempre stata un terremoto lei, anche mentre dormiva. >> spiego, le labbra incurvate in un sorriso involontario << Ma negl'ultimi la cosa era migliorata. Non la vedevo in questo stato da un pezzo. >> aggiunse.

Scorpius lanciò un'occhiata alla ragazzina che ora dormiva, l'espressione serena nonostante il colorito ancora pallido e le occhiaie marcate.

<< Ora sta bene, l'importante è questo. >>

Al annuì, facendo per tornarsene a letto, ma poi si girò di nuovo verso l'amico. << Scorp, grazie. >>

L'altro Serpeverde gli rivolse un ghigno divertito: << Non c'è problema Potter, troverò il modo di farti restituire il favore. >>

Albus rise mentre si infilava di nuovo sotto le coperte, scostando i capelli dal viso di sua sorella prima di riaddormentarsi.


Note dell'autrice:
Come promesso un nuovo e più lungo capitolo. Lo smistamento di Kate, prima testurbante della famiglia ( i testurbanti sono gli studenti che necessitano più di ciunque minuti per essere smistati, fonte: Pottermore) e i suoi incubi. E Scorpius Malfoy, il gelido e arrogante Malfoy che aiuta una ragazzina trovata in lacrime per i corridoi... Hey, ha un cuore anche lui! Nel prossimo capitolo (in realtà nei prossimi) palrerò di più di lui, Al e Edwars Nott, che Kate imparerà a conoscere al di là dei pregiudizi di quasi tutta la scuola.
Per la ragazzina che odia Kate, ha i suoi motivi ( che verrano spiegati in seguito) non giudicatela così in fretta...

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Capitolo 4
*** Nella tana dei serpenti, scorpacciate di biscotti, pasticche vomitose, palline da tennis e capitani psicopatici. ***


                                                                               Image and video hosting by TinyPic"
Nella tana dei serpenti, scorpacciate di biscotti, pasticche vomitose, palline da tennis e capitani psicopatici.




Kate aprì lentamente gli occhi, ma non furono le tende rosse del suo baldacchino ne l'abituale chiasso che regnava la mattina nel suo dormitorio ad accoglierla.

Si trovava invece in una stanza fredda, immersa in un silenzio perfetto. Le tende verdi del letto erano aperte, ma l'ambiente era comunque avvolto in una penombra verdastra.

In effetti c'era troppo verde per i suoi gusti.

Guardò fuori dalla finestra e vi scorse le profondità del Lago Nero, le sembrò quasi di intravedere un tentacolo della Piovra Gigante.

Si alzò a sedere di scatto, maledicendo la lentezza del suo cervello di prima mattina, che non riprendeva a funzionare a dovere senza una buona dose di caffeina. E pensare che aveva solo undic'anni. Prima della fine della scuola sarebbe diventata una drogata di caffè, probabilmente a vent'anni avrebbe iniziato a prenderlo in endovena, ma al momento i suoi problemi erano altri.

Sono finita nei dormitori di Serpeverde.

Oh Merlino, aiutami tu.

Un momento... anche Merlino era una Serpe.

Ehm, Godric? Avrei bisogno di essere riportata a casa. E tu hai ideato un mezzo di trasporto d'emergenza per per povere e indifese fanciulle che si svegliano nella tana dei serpenti vero?

Kate provò a concentrarsi su quella richiesta d'aiuto, ma il fondatore della sua casa non sembrava aver contemplato una simile opportunità.

Perfetto, sono spacciata. Mia madre lo verrà a sapere e mi farà tornare a casa. E chissà cosa pense...

<< Ben svegliata. >>

Una voce incorporea la strappò ai suoi pensieri, facendola voltare verso la porta del dormitorio. Kate sentì il cuore perdere un battito: Scorpius Hiperion Malfoy la fissava con un sorriso divertito, tendendo in mano un vassoio sul cui contenuto la ragazza preferì non indagare.

Non era una novità che il giovane Malfoy provocasse reazioni isteriche nella pressochè totale fauna femminile delle scuola, ma l'infarto che rischiò di uccidere la minore dei Potter non aveva niente a che fare con quegl'occhi grigio fumo, il fisico perfetto, l'aria da bello e dannato o gli ormoni impazziti di un'adolescente.

Si stava invece chiedendo, angosciata, cosa ci facesse lei nella sua camera.

Probabilmente la sua espressione doveva palesarne i pensieri, perchè lui scoppiò a ridere.

<< Davvero non ricordi niente di ieri notte? >>

Kate sollevò lo sguardo sul ragazzo, terrorizzata.

Cosa avrebbe dovuto ricordare esattamente?

Se la maggior parte delle ragazze di Hogwarts avrebbe fatto carte false per trovarsi nella sua situazione, Kathleen Hermione Potter desiderava solo andarsi a sotterrare in uno dei posti più remoti del pianeta.

Si impose invece di restare calma, nonostante il ghigno malizioso che increspava le labbra del ragazzo non poteva essere successo, non doveva essere successo niente.

Prese qualche respiro profondo, cercando di ricordare.

La giornata prima era stata orribile e ancora una volta non era riuscita a dormire. Le parole della strillettera di sua madre le risuonavano ancora nella testa.

Era uscita e aveva iniziato a vagare per i corridoi senza meta finchè le lacrime non avevano vinto le sue resistenze.

Lui doveva averla trovata così, mentre piangeva seduta contro un muro. A quel pensiero sentì le guance e le orecchie avvampare, mentre malediceva i suoi geni Weasley, ma poi ricordò come l'aveva portata nei sotterranei, da Al, al sicuro; la gentilezza dei suoi gesti, la presa delicata sulle spalle, il tono privo di scherno. Azzardò un'occhiata nella sua direzione e sentì il calore al viso scemare, mentre anche quel peso sullo stomaco si dissolveva.

Quello doveva essere si letto di Albus.

Aveva dormito con suo fratello, non con Scorpius Malfoy.

Come aveva potuto pensare una cosa tanto idiota?

Afferrò il cuscino, scaraventandolo con la mira infallibile di chi gioca a quidditch da una vita, in faccia al “povero” ragazzo.

<< Razza di imbecille, tu mi ci fai anche credere? >>

Scorpius raccolse il cuscino con aria annoiata, sorridendole poi serafico: << Io non nemmeno aperto bocca. Hai fatto tutto da sola, Potter. >>

<< Kate. >> lo corresse lei, stizzita.

<< Potter. >> ripetè lui, impassibile.

Kate stava per ribattere, ma un altro ragazzo irruppe nella stanza.

<< Certo che non hai detto niente Malfoy. Perchè ieri notte lei è venuta a letto con me, non con te! >>

A quell'uscita Kate lo fissò, indecisa se affatturarlo o scoppiargli a ridere in faccia.

<< Alexander, ha solo undici anni! >> lo rimproverò Scorpus e una nota scandalizzata sfuggì al suo controllato tono di voce.

<< Oh, non si è mai troppo giovani per una sana sco...>>

Malfoy gli tappò la bocca prima che riuscisse a finire la frase.

<< Non dargli ascolto. E' un caso senza speranza. >>

Per protesta l'amico estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, agitandola in un gesto elegante della mano, che bastò per lasciare l'erede dei Malfoy appeso al vuoto per una caviglia.

<< Stavo per dire scorpacciata di biscotti*, non insultare la mia eleganza. >>

Kate dovette mordersi la lingua per non scoppiare a ridere.

<< Comunque la nostra gentile amica, per quanto giovane, non avrebbe saputo resistermi, come ogni altro essere umano d'altronde, e perciò è come se fosse effettivamente venuta a letto con me. D'altra parte la mia smisurata bravura è più che nota, mentre la mia bellezza è sotto gli occhi di tutti... >>

<< Io credo che di smisurato tu abbia solo l'ego. >> ribattè Kate, con un sorrisetto sarcastico.

<< Oh, posso assicurarti che ho almeno un altra “cosa” smisurata, proprio sotto la cintura. >>

La minore dei Potter distolse lo sguardo dalla figura del ragazzo, autoconvincendosi di aver interpretato male quell'ultima frase.

<< Non dovreste essere a lezione voi due? >> chiese, per cambiare discorso.

<< Si, ma tuo fratello ci ha incaricati di badare a te. >> rispose Nott.

<< Hey, so badare a me stessa! >> protestò lei, indignata.

<< Veramente tuo fratello ha chiesto a me di restare con te per impedirti di lasciare i dormitori, dato che se lui avesse saltato ancora una volta pozioni il caro vecchio Horace l'avrebbe ucciso. Nott ha soltanto sfruttato la situazione per marinare le lezioni. E ora vi sarei grato se mi faceste scendere. >> s'intromise Scorpius.

Alexander fece per aprir bocca, ma prima che i due ricominciassero a battibeccare Kate prese la sua baccchetta, che Al avea riposto sul comodino, e la puntò verso il biondo.

<< Finite incantate. >>

Malfoy cadde rovinosamente a terra, tra le risate dell'amico. Si rialzò con la sua solita flemma, aggiustandosi con disappunto la divisa.
Di nuovo l'undicenne dovette sforzarsi per non ridergli in faccia.

<< Ah, a proposito. Quella che si è sfracellata per terra era la tua colazione, Potter. >>

<< Al salta le lezioni? >> chiese invece lei, come se si fosse improvvisamente ricordata di quanto detto prima.

Scorpius la guardò a disagio, muovendo un paio di volte in un muto tentativo di risponderle.

<< Diciamo che lui e Lumacorno vanno d'accordo quasi quanto i vostri rispettivi padri. >> commentò Nott.

Entrambi i ragazzi fecero una smorfia a quel riferimento, così Kate cercò di cambiare di nuovo discorso. << Come giustificheremo le nostre assenze? Premettendo che io nel pomeriggio ho la prima lezione di volo e non ho nessuna intenzione di perdermela. >>

Scorpius estrasse qualcosa di simile a delle caramelle dalla tasca, mostrandogliele sul palmo aperto. Kate le riconobbe subito: Pasticche Vomitose Weasley.

<< La faremo passare per una di quelle influenze intestinali babbane. Anzi, tra poco dovremmo scendere in infermeria o non sarà credibile. Andrai per prima tu, Potter. Per oggi pomeriggio, non credo che tu fratello approverebbe...>>

<< Non mi interessa! Al non è mia madre! >> sbottò la ragazzina.

<< Ma è preoccupato. Ieri sera facevi paura, sembravi davvero fuori di te. >> provò a spiegarle, con calma, il biondo.

<< Bene, in questo caso volare mi farà molto meglio che restare tutto il giorno in un letto a vomitare anche l'anima. >> rispose la ragazza mentre afferrava una pasticca. << Comunque prima iniziamo, prima finiamo. Ricordatemi solo di uccidere mio fratello. >> disse uscendo dal dormitorio per poi attraversare di corsa la Sala Comune di Serpeverde, spaventata all'idea di incontrare qualcuno.

 

Mezz'ora più tardi si trovavano tutti e tre in infermeria con un colorito che iniziava ad assomigliare sempre più al rosa e sempre meno al verdegrazie alla pozione di Madama Chips, l'anziana infermiera che lavorava nella scuola da tempo immemore, tanto che si vociferava fosse immortale.

Kate vide qualcuno che scostava la tenda con cui la donna aveva nascosto il suo letto ad occhi indiscreti e stava già per iniziare una sgridata a quello che credeva fosse il suo amorevole fratellino quando si ritrovò davanti Alexander Nott.

<< Per la miseria Potter, hai l'espressione di una banshee. >> commentò il ragazzo.

<< Credevo fossi Al. >>

<< In questo caso non vorrei essere nei suoi panni. >> rispose lui, sedendosi sul bordo del letto. <<< Comunque tuo fratello stava solo facendo il fratello, e lo dico per esperienza. >>

Kate liquidò quella difesa con un gesto stizzito della mano, facendo sbuffare il maggiore dei Nott.

<< Per Salazar, sei quasi peggio di mia sorella. >>

Kate lo guardò interrogativa e lui distolse lo sguardo.

<< Jane. E' anche lei a Grifondoro, primo anno... non ti ha detto di essere mia sorella? >>

La Potter non ricordava nessuna Jane tra le sue compagne di stanza, ma poi il suo viso si illuminò di comprensione. << Deve essere la ragazza che sta sempre per conto suo. >> commentò tra se.

<< Non ci ho mai parlato. Io cerco di evitare il più possibile il dormitorio, abbiamo delle asine giulive in stanza che non puoi nemmeno immaginare, e quando rientro lei ha sempre già tirato le tende. >> spiegò al ragazzo, che assunse un espressione turbata.

<< Sono preoccupato per lei. Eravamo tutti sicuri che sarebbe finita a Serpverde. In questi giorni sono riuscito ad intercettare tutte le lettere in cui i nostri genitori e nonni palesando tutta la loto delusione, ma non posso proteggerla in eterno, sopratutto se lei si ostina a non parlarmi. E' intelligente, probabilmente ha indovinato cosa sto facendo, ma anche così è meglio che non legga quelle lettere...

Comunque, promettimi che cercherai di parlarle.

Ora che si sente abbandonata dalla sua famiglia e probabilmente anche dai suoi compagni di casa considerando che è una di noi, ha veramente bisogno di un'amica, e tu sembri una a posto. >>

Kate annuì, ma prima che potesse dire qualunque cosa alle spalle del ragazzo comparve un'adirata Madama Chips.

<< COSA CI FA QUI NOTT? >> chiese con un tono di voce che faceva invidia a quello della strillettera di sua madre, il che era tutto dire.

<< TI VOGLIO FUORI IMMEDIATAMENTE! Se stai abbastanza bene da importunare una delle mie pazienti non c'è ragione di restare. >>

Nott cercò di imbastire una scusa accettabile, ma l'infermiera non gli lasciò nemmeno aprir bocca.

<< FUORI-DA-QUI! >>urlò, trascinandolo fuori dalla porta con un'energia insospettabile per la sua veneranda età.

Quando rientRò nell'infermeria inIziò a lamentarsi della “scelleratezza di questi ragazzi” e delle emicranie che le provocano.

Appena si fu nuovamente ritirata nella sua stanza Scorpius, che fingeva di dormire sul letto affianco al suo, si voltò verso di lei, aprendo gli occhi.

<< Cos' ha combinato questa volta Nott? >>

<< Niente, voleva solo chiedermi... un favore. >>
Scorpius la guardò interrogativo, ma Kate si limitò a scuotere la testa.

<< Come ti senti? >> chiese lui dopo qualche minuto di silenzio, in mancanza di idee migliori.

<< Tutti i miei parenti, tranne Rose e zia Hermione probabilmente, mi disconoscerebbero se mi sentissero, ma preferirei essere a lezione. >>

Scorpius rise, sinceramente divertito.

<< Le nostre madri invece disconoscerebbero me e Alexander se sospettassero che mariniamo così le lezioni. Mio padre e mio zio invece sarebbero orgogliosi di noi probabilmente, d'altra parte è risaputo che loro Draco Malfoy e Theodore Nott non fossero esattamente degli studenti modello, ma non lo darebbero a mai a vedere. >>

<< Aspetta, tu e Nott siete cugini? >> chiese Kate, puntellandosi sui gomiti.

<< Si, ma siamo cresciuti insieme. Quando eravamo piccoli ci facevano giocare praticamente solo tra di noi, sai, entrambe le nostre famiglie a quell'epoca avevano la tendenza a tenerci sotto una campa di vetro in quanto “ultimi eredi di due delle più prestigiose famiglie purosangue del Mondo Magico”. Una marea di idiozie, si, lo sappiamo anche noi, ma avendo avuto per anni l'unica compagnia di quello scellerato è diventato il mio migliore amico, o qualcosa del genere, perciò è più facile considerarci amici che cugini per noi. In un certo senso la fa sembrare più normale. >> spiegò il ragazzo, distogliendo lo sguardo e posandolo sul soffitto immacolato.

<< Ma è una cosa normale! Insomma, guarda me o Al. Siamo cresciuti tra un infinità di cugini e se non contiamo gli Scamander e i Paciok, che poi è come se facessero parte della famiglia, tendiamo ancora un po' tutti a fare “gruppo chiuso”. E' ovvio che le persone con cui cresci diventano fondamentali. >>

<< Si, ma a voi non ve l'hanno imposto. Quella tra me e Nott è sempre stata una sorta di convivenza forzata. Pensa che i primi anni non ci potevamo vedere. La nostra è una amicizia costruita sull'odio e per necessità. Pensare anche che sia dovuta ad un legame di sangue la rende ancora più triste. >>

Kate non riuscì ad impedirsi di ridere. << Sono sicura che le vostre litigate non sono niente in confronto a quello che si vede a Natale alla Tana. Dovresti vedere come siamo noi in “convivenza forzata” come dici tu. Sembra che possa scoppiare una nuova Guerra Magica da un momento all'altro, e non sto esagerando. Al ti può confermare. Oppure, se preferisci puoi venire a verificare di persona, ma lo fai a tuo rischio e pericolo. >>

Questa volta fu Scorpius a ridere.

<< Non sono così sicuro che sarei il benvenuto. Certe ferite sono lente a guarire. >>

<< Non essere idiota. Al massimo possono non aver perdonato tuo padre, ma tu non sei lui e non hai colpe. >> ribattè la piccola Potter.

<< Ma porto sempre quel cognome, e tu dovresti sapere meglio di me quanto possa essere pesante. >>

Kate si rigirò nel letto cercando una pozione più comoda, a questo non sapeva come controbattere. Fin troppe volte era stata paragonata ai suoi genitori, considerata solo per quelle sei lettere -Potter- e non per ciò che lei era.

Tra i due calò il silenzio, finchè Kate non si voltò di nuovo verso di lui.

<< Sai, alla fine non sei così terribile come ti descrivono. >>

<< Come mi descrive chi? >> chiese lui in tono quasi annoiato.

<< Un po' tutti. >> rispose la ragazza senza scomporsi. << Anche se devo ammettere che Rose è stata la più inclemente. >>

Al sentir nominare la maggiore dei Weasley-Granger i bei lineamenti di Scorpius si contrassero in una strana smorfia e per poco un sospiro non gli sfuggì dalla labbra.

Kate lo fissò incredulo per qualche secondo.

<< Tu hai una cotta per mia cugina! >> constatò, quasi urlando per la sorpresa.

Il giovane erede Malfoy rischiò di strozzarsi con l'aria, o con la sua stessa salvia a quell'affermazione.

Appena riuscì a scongiurare il soffocamento le rivolse un'occhiata assassina. << Farnetichi. >>

Kate scosse energicamente la testa: << Ho visto tutti i miei cugini alle prese con queste “orribili faccende”, ormai so riconoscere i sintomi. E posso garantirti, Scorpius Malfoy, che tu sei cotto. >> continuò impietosamente.

Il ragazzo guardò quello scricciolo di appena undici anni che professava con tanta sicurezza ciò che lui non riusciva ad ammettere nemmeno con se stesso da anni.

Perchè Scorpius Malfoy era innamorato di Rose Weasley.

Innamorato, nemmeno cotto.

Scorpius Malfoy.

Rose Weasley.

Potevano a malapena essere pronunciati nella stessa frase, figuriamoci stare insieme.

Scorpius Malfoy era innamorato di Rose Weasely, ed era consapevole che non avrebbe mai funzionato, che lei sarebbe stata l'unica ragazza di Hogwarts a non guardarlo nemmeno. Ma sapeva anche che se mai l'avesse fatto lei l'avrebbe visto per quello che era, e non per ciò che voleva, doveva apparire.

Tuttavia si era rassegnato all'impossibilità di quell'amore forse prima ancora che nascesse, quando, tre anni prima, l'aveva scorta nella confusione del binario 9¾. Una ragazzina con una massa ribelle di capelli ricci, un accenno di efelidi sul viso, molto meno marcate di quelle degl'altri Weasley, e un paio di chiari- e meravigliosi- occhi azzurri. Scorpius ricordava di aver pensato che non aveva mai visto uno sguardo così limpido, e ancora oggi gli occhi di Rose Weasley gli ricordavano la calma del mare quando non c'è vento, il suo oceano personale che gli faceva ritrovare quella strana sensazione di pace e tranquillità, a lui che era in constante e silenziosa rivolta contro il mondo e se stesso.

Ma ricordava ancora, con spietata esattezza, le parole di suo padre quando aveva notato il suo sguardo indugiare su quella figura minuta.
“Gira alla larga da lei, Scorpius.”

E tanto era bastato.

Il giovane Malfoy, come sempre, aveva ubbidito alla volontà paterna e si era tenuto a distanza di sicurezza. Abnzi, per ulteriore precauzione aveva anche pensato di allontanarla cercando di ferirla, riaprendo lo scontro che i loro genitori avevano portato avanti per anni.

Granger e Malfoy.

Weasley e Malfoy.

Cosa cambiava?

Si era fatto odiare da lei, pensando che la sua lontananza avrebbe risolto tutto da se.

Che idiota.

E ora la minore dei Potter, poco più che una bambina, gli sbatteva davanti con assoluta mancanza di tatto ciò che lui aveva cercato di seppellire in qualche meandro della sua mente per anni.

Per fortuna Madama Chips arrivò a interrompere quella conversazione, impegnando Kate in un accesa discussione dato che l'infermiera era determinata a impedirle di partecipare alla lezione di volo quel pomeriggio, ma dall'altra parte, la ragazzina non voleva sentir ragioni. Per un attimo Scorpius temè che avrebbe confessato si trattasse solo di Pasticche Vomitose Weasley, e invece alla fine si arrese, acconsentendo a restare a letto.

Inutile dire che la promessa che Madama Chips riuscì a strapparle fu vana.

 

Mezz'ora più tardi Kate si trovava nel parco della scuola. Era riuscita a sgattaiolare fuori dall'infermeria mentre Madama Chips era impegnata a lamentarsi con la preside per l'intrusione di Pix, che si era divertito a scambiare i contenuti delle fiale per le pozioni curative mentre faceva levitare i letti, scatenando l'ira dell'infermiera e l'ilarità dei ragazzi.
Kate sperò che la discussione durasse molto, molto a lungo.

Purtroppo, come suo solito, non avrebbe avuto fortuna. Ma quel problema si sarebbe posto dopo.

Al momento stava fissando il manico di una delle vecchie scope della scuola da almeno dieci minuti, al punto che ne aveva imparato a memoria ogni scheggiatura e venatura, mentre sentiva gli sguardi di tutti gli altri studenti su di se. La familiare sensazione di star affogando il quel mare di aspettative le chiuse lo stomaco in una morsa dolorosa, ma si impose di restare calma.
Voli e giochi a quidditch da quando sei nata. Se sei sopravvissuta alle partite con James questo sarà un gioco da ragazzi. Devi solo stare calma.

Il problema era che in quel momento si sentiva tutto tranne che calma.

<< Stendete la mano destra sulla scopra e urlate “su”! >> ordinò madama Bum.

<< Su! >> ripetè Kate, e la scopa si sollevò, lasciandosi afferrare.

La maggior parte dei suoi compagni non ebbe altrettanta fortuna.

Le scope si muovevano, più o meno debolmente, ma non si staccavano mai di più di venti centimetri da terra.

Un paio di ragazzini, le cui scope erano rimaste saldamente ancorate a terra, senza nemmeno accennare a muoversi, sembravano sul punto di mettersi a piangere; una ragazza del suo dormitorio, ora bocconi per terra, aveva provato ad insultare il manico di scopa, ricevendo in cambio uno sgambetto.

I primi a riuscire nell'impresa furono lei e un ragazzino che dimostrava ancora meno dei suoi undic'anni appena compiuti, i capelli castani gli ricadevano disordinatamente sulla fronte, coprendo gli occhi, anche loro marroni. Aveva qualche lentiggine e un sorriso soddisfatto, niente di che, era uno dei tanti anonimi studenti di Hogwarts, ma sollevò lo sguardo sulla minore dei Potter e mimò con le labbra un “brava”.
Non un “degno di tuo padre” o chissà cosa. Non la guardava come se si aspettasse da lei chissà cosa, come la guardavano quasi tutti.

La guardava come si guarda una ragazzina alta un metro e una burrobirra con più capelli fuori dalla coda che dentro, con un ingenuità quasi infantile.

<< Come ti chiami? >> sussurrò Kate, consapevole che nessuno avrebbe prestato attenzione a loro, tutti troppo impegnati a combattere con quelle vecchie scope.
<< Chris. >> rispose lui, a voce ancora più bassa. << Tu? >> domandò, anche se si indovinava perfettamente che conoscesse già la risposta.
La ragazza apprezzò comunque il tentativo di intavolare una conversazione normale, e pensò che un giorno lo avrebbe dovuto ringraziare.

<< Kate. >>

<< Piacere di conoscerti. >> azzardò lui, un po' imbarazzato.

Kat ringraziò che non avesse menzionato il suo cognome.

<< Piacere mio. >>

Nel frattempo anche un'altra ragazzina aveva afferrato il suo manico di scopa, ed era già montata, impaziente di staccarsi da terra.

Quando tutti finalmente riuscirono a sollevarsi di qualche metro e poi riscendere immediatamente, come da ordine di madama Bum, la strega radunò quelli che le sembravano in grado di esercitarsi da soli senza rimetterci qualche arto e li divise in piccoli gruppi, mentre lei si occupava del resto.

<< Voi tre, ultimo gruppo. >> disse indicando Kate, Chris e la ragazzina. << Volate insieme e non troppo alto, niente acrobazie o cose strane, non vogliamo fenomeni, tanto meno fenomeni morti, chiaro? >>

I tre annuirono e si allontanarono dal resto degli studenti planando sul parto ancora umido.

Presero quota e iniziarono a volare seguendo il perimetro del lago nero, Chris in testa e le due ragazze dietro.

<< Tu sei la misteriosa ragazza che si barrica sempre dietro il suo baldacchino? >> chiese Kate rompendo l'iniziale silenzio, un po' per curiosità un po' per la promessa fatta ad Alexander.

<< Jane Nott, piacere. >> rispose lei, gelida. << E tu devi essere la celebre Potter. >>

Alla sopra citata sfuggì una smorfia sentendosi chiamare per cognome.

<< Sono Kate, solo Kate. >>

A quelle parole l'altra accennò un sorriso: << Ci sto. Tu sarai solo Kate a patto che io sia solo Jane. Niente Potter e niente Nott, ci stai? >>

<< E me lo chiedi? >>

Jane si lasciò sfuggire una risata. << Bene, da questo momento in poi per quanto mi riguarda sei declassata da “figlia del Salvatore del Mondo Magico” a “bizzarra ragazzina”. >>
<< Non posso chiedere di meglio. >> approvò Kate, sporgendosi un po' per tenderle la mano, che l'altra strinse con un sorriso. Erano ancora così quando Chris virò bruscamente verso di loro, con un ghigno che non prometteva niente di buono. Estrasse una pallina da tennis babbana da una tasca del mantello, lanciandola un paio di volte per poi riprenderla al volo.

<< Che ne dite di passare a qualcosa di più divertente, ragazze? >>

Non fece nemmeno in tempo a finire di formulare la frase che lo stesso ghigno si era dipinto sui volti delle due. Si scambiarono uno sguardo di intesa e si gettarono su di lui, decise a conquistare quella strana palla gialla.

Continuarono a rincorrersi, strapparsi e passarsi la palla finchè quest'ultima cadde e tutti e tre si gettarono in picchiata, decisi a prenderla per primi.

Kate si appiattì più che potè contro il suo manico di scopa, sentendo il vento fischiarle nelle orecchie e il terreno che si avvicinava a una velocità spaventosa. Vuoi perchè era la più leggera, vuoi perchè era cresciuta tra agguerrite partite di quidditch in casa Potter-Weasley riuscì a distanziare gli altri due e allungò un braccio fino ad afferrare quella maledetta pallina. Solo mentre chiudeva le dita sulla superficie ruvida si accorse di quanto fosse effettivamente vicina a terra e sterzò bruscamente, chiudendo istintivamente gli occhi mentre si vedeva già sfracellata sull'erba tra le risate generali. Con sua grande sorpresa riuscì invece a planare, quasi dolcemente, finchè non sentì di nuovo qualcosa di solido sotto i piedi.

Fece appena in tempo a smontare, cercando di dissimulare lo spavento che si era presa, che una voce urlò il suo nome.

<< Kathleen Hermione Potter! >>

Ma quando la ragazzina si voltò, cercando di assumere un espressione angelica, non si trovò davanti un adirata madama Bum, o una sconcertata McGranitt, bensì una Madama Chips versione banshee.

Porco Salzar, sono morta

riuscì a pensare prima che l'infermiera la afferrasse saldamente per un braccio, trascinandola senza troppe cerimonie verso il castello, rimproverandola per la sua condotta “irresponsabile” e “deplorevole”.

Inutile dire che Kate non ascoltò nemmeno una parola.

 

 

***

 

Rachel Finnigan avrebbe dovuto seguire la lezione di Storia della Magia, ma in effetti nessuno studente di Hogwarts aveva mai ascoltato veramente una lezione di Storia della Magia, con unica eccezione di Hermione Granger. Ma lei era Hermione Granger, non serviva nemmeno specificare che non facesse testo.

Così la giovane Grifondoro scrutava con attenzione il parco fuori dalla finestra, più precisamente scrutava i ragazzini del primo anno alle prese con la prima lezione di volo.

Sapeva che a loro non era permesso avere una scopa e bla bla bla, ma sapeva anche che tutti quelli che erano entrati in squadra così giovani si erano rivelati dei talenti, e spesso erano stati cruciali nella vincita della coppa.

E Grifondoro doveva vincere quella coppa.

Così, da bravo capitano, li studiava nella speranza di trovare una nuova promessa del quidditch. Probabilmente Godric e una lunga serie di altri maghi e streghe famosi erano stufi di essere disturbati da quella petulante ragazza, così quell'anno esaudirono le sue preghiere, portandole il tanto atteso fenomeno in erba. Più precisamente le portarono una ragazzina dagli spettinati capelli neri che aveva appena effettuato un recupero di palla spettacolare a detta della Finnigan, ragazzina che rispondeva al nome di Kate Potter.

Non appena il vecchio Ruf finì di subissarli con le sue soporifere spiegazioni la ragazza schizzò fuori dall'aula, cercando la McGranitt come se fosse questione di vita di vita o di morte.

E in effetti per Rachel Finnigan quella era una questione di vita o di morte, dato che si sarebbe sotterrata con le sue stessi mani se quell'anno Grifondoro non avesse vinto.

Si imbattè nella professoressa in un corridoio affollato da sconvolti Tassorosso, di ritorno dalla lezione di Divinazione. Per l'esattezza le finì letteralmente a dosso.

<< Mi scusi, mi scusi... Ah, professoressa, buon giorno! Cercavo proprio lei! >>

<< Signorina Finnigan, le sembra questo il modo... >>

<< Ho trovato il nostro nuovo cercatore! >>

La donna distese appena le labbra, contratte in una linea sottilissima, abbandonando il proposito di fare una bella lavata di capo a quella scavezzacollo.

<< Di chi si tratta? >>

<< Non lo so ancora. E' una ragazzina del primo anno con i capelli neri, l'ho notata durante la loro lezione di volo. >>

<< Ma tu non avresti dovuto essere a Storia della Magia? >> chiese la McGranitt, scrutandola con severità.

<< Appunto, da quell'aula la visuale sul parco è ottima. >> rispose la Finnigan senza scomporsi.

La professoressa sospirò, rassegnata.

<< Andiamo a vedere questa ragazzina. >> acconsentì, più per disperazione che per reale volontà. << Ma devo ricordarti che quelli del primo anno non...>>

<< Oh, quando diede a Harry Potter il ruolo di cercatore non fece tutte queste storie. >> ribattè la ragazza, trascinandola nel parco finchè non individuò Kate, che stava tornando al castello.

<< Sei tu che hai fatto quella picchiata, prima? >> le chiese, afferrandola per un braccio, senza nemmeno preoccuparsi di domandarle come si chiamasse.

Rachel Finnigan viveva in suo mondo e non le era mai nemmeno passato per l'anticamera del cervello di preoccuparsi di chi fossero i suoi compagni di casa, eccetto i potenziali membri della squadra di quidditch s'intende, ne tantomeno di imparare o chiedere i loro nomi. Perciò non aveva idea che quella ragazzina fosse la figlia di Harry Potter e Ginny Weasley, e che il talento nel quidditch era l'unica cosa che avesse ereditato dai suoi illustri genitori , a parte i capelli del padre, gli occhi della madre e un innata propensione ad attirare su di se guai e sfortune di ogni sorta.

E allo stesso modo non aveva idea che i ragazzi alle sue spalle fossero rispettivamente il figlio di Oliver Wood e Katie Bell, un altra promessa del quidditch insomma, e la figlia di Theodore Nott e Daphne Grengass. Non ne aveva idea e, sinceramente, non le importava nemmeno.

Kate si limitò ad annuire, chiedendosi chi fosse quella ragazza che era riuscita a trascinarsi dietro la McGranitt mentre correva come una furia per il parco.

<< Ecco prof, è lei! >> disse entusiasta, rivolgendosi all'anziana strega.

<< Professoressa. >> la corresse lei, studiando con una punta di apprensione la piccola Potter. Sapeva che se fosse entrata in squadra, con quel cognome e mezza famiglia che già vi giocava, si sarebbe scatenato un putiferio.

<< Bene, ti voglio domani alle cinque al campo da quidditch per i provini. >> ordinò la Finnigan senza troppi complimenti, e Kate la riconobbe come capitano della squadra, ricordando con un sorriso le lamentale di James per i suoi modi “schiavistici”.

La ragazza aspettò che la McGranitt si riavviasse, borbottando rimproveri, verso il castello, poi si rivolse agl'altri due ragazzi.

<< Scuramente la vecchia Minnie non mi farà ammettere in squadra più di un primino, ma vorrei anche voi due domani alle selezioni. Primo perchè un po' di sana competizione per il posto in squadra vi farà bene, secondo perchè voglio sapere chi tenere in considerazione per le riserve e il prossimo anno, dato che molti dei nostri migliori giocatori non saranno più a scuola; anche se confido che almeno un paio di quegli zucconi riusciranno a farsi bocciare ai M.A.G.O. >> commentò, allegra.

A quelle parole Chris si illuminò di gioia, e sembrava pronto ad abbracciare un Ungaro Spinato per la felicità, mentre Jane non si scompose.

<< Ti ringrazio, ma io non sono interessata. >> rispose con distacco, stringendosi nelle spalle.

La Finnigan la studiò per qualche istante, poi scosse la testa. << Peggio per te, sembri aver talento. >> rispose senza smettere di sorridere come una bambina a cui hanno detto che domani è Natale, mentre se ne andava così com'era venuta, senza nemmeno salutarli, o presentarsi o qualunque cosa denotasse un pizzico di normalità.




Note:
* Frase presa da You're the reasen beacuse I love di Depa29 (leggette quella ff!)
La frase orginale era " stavo per dire scorpacciata di dolci" ed era ad opera dell'inconcetssimo Lorcan Scamander.


Note dell'autrice: 
Sembravo morta, e inveve sono tornata! E perciò regalerò una cioccorana a chi è contento di rivedermi viva e vegeta e perciò recensirà :3
Ok, facendo discorsi seri. Questo capitolo, anche se di romantico non ha niente, a parte l'accenno al disperato amore di Scorpius, è il mio regalo di San Valentino per voi, altro che le rose! u.u
Ora, andiamo per ordine.
L'amore di Scorp, no, davvero non è corrisposto. Il ragazzo è sul serio riuscito a farsi odiare da Rose, a cui sta decisamente sulle ovaie. Povero piccolo cucciolo.
Alex, ok lo adoro. E' un idiota, si, ma avete già visto con Jane che sa essere quasi, sottolineo il quasi, maturo.
Chris, Kate e Jane saranno l'incubo da oggi in poi, quindi preparatevi :'3
Credo sia tutto per ora. Nel prossimo capitolo parlerò di più anche degl'altri personaggi, in particolar modo di Jamie, Alice e Frank Paciock, Molly, Lorcan e un accenno a Rox e Lils.
Aggiornerò presto sta volta, compiti permettendo,
Voi intanto recensite. R-e-c-e-n-s-i-t-e.
Strillettere assicurate per chiunque non lo farò, dolci di mielanda a tutti gli altri :3
Detto ciò, Peace&Read.
Lù.

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