La scelta di Caroline

di _Mezzosangue_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 prima parte ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 seconda parte ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Le luci fresche dell’alba sfiorarono l’interno della piccola camera di Elena, opponendosi all’oscurità della notte che scomparì lentamente, posandosi delicatamente sulla figura della ragazza dai sogni tormentati.
Fino a un paio d’ore fa dormire le era sembrato impossibile, dopo tutto quello che era successo… dopo la morte, il dolore, la paura, e la consapevolezza di aver perso tutto, o quasi, era come se si sentisse meno umana minuto dopo minuto.
Ma alla fine, quando le lacrime avevano smesso di scorrere, gli occhi le si erano chiusi da soli e lei, era caduta nel sonno, cullata dalle braccia forti di Damon che non volle lasciarla sola, mentre Stefan si occupava del corpo di Alaric, dell’uomo che si era preso cura di lei come un padre.
Aveva rischiato di morire, di perdere tutto ciò che amava, tutti quelli che amava, ma poi, anche se avrebbe giurato impossibile, le cose erano andate diversamente. Lei era salva, i suoi amici erano salvi, Jeremy era salvo, Damon, Stefan, entrambi sani e salvi anche dopo aver rischiato la vita per la centesima volta per aiutare la donna che amavano.
Eppure, tutto questo non bastava.
Perché?
Perché per ogni volta che qualcosa andava per il verso giusto, un'altra faceva l’opposto.
Klaus era ancora vivo.
Era successo tutto così velocemente che Elena non era riuscita neanche a capire perché l’incantesimo di Bonnie non avesse funzionato.
Sapeva solo una cosa: I suoi guai non sarebbero mai finiti.
Cosa sarebbe successo adesso?
Morta l’ultima persona in grado di ucciderlo sicuramente Klaus avrebbe voluto portarla con sé, in fondo, sarebbe stato tanto male andare con lui?
Se significava salvare la vita alle persone a cui voleva bene, Elena l’avrebbe fatto. Si sarebbe sacrificata.
Cosa importava ormai vivere se la sua vita era l’inferno?
la chiamò qualcuno svegliandola dolcemente.
Elena aprì gli occhi sorprendendosi per quanto ancora le bruciassero.
Vide un volto chino su di lei. Stefan.
Si strofinò gli occhi arrossati con le dita, solo in quel momento si accorse di averle piene di tagli che bruciavano.
Restò a fissarsi le mani per un secondo ma Stefan gliele prese stringendole tra le sue. Elena provò un po’ di sollievo nel sentire quel tocco leggero e morbido su di lei.
-Dovremmo medicarle queste- disse, ma Elena scosse la testa.
-Sto bene- rispose, cercando di convincere anche se stessa.
Stefan la fissò sentendosi impotente, arrabbiato con se stesso perché non era stato in grado di proteggerla da tutto.
-Dov’è Jeremy?- Chiese lei.
-In camera sua-
-Sta…-
-Sta bene, Elena, il suo anello l’ha protetto-
-Dovremmo sbarazzarci di quel coso- Disse lei.
Ma Stefan non rispose.
Al momento, Jeremy era piu al sicuro con l’anello al dito.
-Elena, voglio che mi ascolti per un minuto- Stefan la guardò negli occhi con quell’espressione seria e decisa che Elena conosceva bene.
-Dobbiamo andarcene da qui- Disse. -Klaus è vivo e sta riprendendo le forze velocemente. Io e Damon ne abbiamo parlato, ti porteremo in un posto sicuro-
Elena si mise a sedere scostando le coperte fissando il volto di Stefan ancora inginocchiato accanto a lei, nei suoi occhi la ragazza capì che diceva sul serio. Voleva scappare.
-Non posso scappare!- scoppiò Elena -Chi mi garantisce che non si vendicherà sui miei amici, o su Jeremy?-
-I tuoi amici sono in grado di proteggersi da soli, e Jeremy possiamo portarlo con noi- ribatté lui.
Elena non riusciva neanche a pensare alla possibilità di mollare tutto e scappare mettendo in pericolo la vita dei suoi amici ,ma il volto di Stefan le fece capire che non aveva scelta, o meglio, ce l’aveva, ma lui non le avrebbe permesso di sacrificarsi.
Che vita avrebbe avuto fuori da Mystic Falls?
Avrebbe dovuto iniziare tutto da capo ma, comunque fosse andata, la sua non sarebbe mai stata una vita normale.
Si alzò dal letto e Stefan con lei. Indossavano entrambi i vestiti della notte precedente, logori, macchiati di sangue e terra.
-Ci troverà anche se scappiamo in capo al mondo- disse.
-Non se siamo furbi. Ricordi Katherine? E’ riuscita a scappare da Klaus per più di un secolo, possiamo farcela, Elena, ma devi decidere tu-
Elena ci pensò su per un minuto.
Anche se avesse detto di no, Stefan, o magari Damon, l’avrebbero comunque trascinata via.
-Va bene- accettò.
Stefan si rilassò, contento che non avesse dovuto convincerla.
Un ora dopo era già tutto pronto.
Bagagli, biglietti aereo, provviste e tutto ciò che serve per una fuga rapida.
Elena si trovava nella casa dei Salvatore, con Damon, Stefan e Jeremy. Quest’ultimo si era rifiutato di seguirli, sostenendo che quella in pericolo era Elena, lui non avrebbe corso rischi se la sorella non gli avesse riferito dove sarebbe andata.
Avevano discusso a lungo ma alla fine Jeremy aveva avuto la meglio. Elena dovette ammettere che forse aveva ragione e che magari senza di lei avrebbe potuto avere una vita un po’ più tranquilla.
-Se la caverà- disse Damon appena furono soli nel grande salone della casa.
-E’ stata tua l’idea di scappare?- chiese invece Elena.
-Non sono così ottimista da pensare che ci sia un altro modo per uccidere Klaus- rispose lui – E comunque, questa città sta diventando abbastanza deprimente- aggiunse, con un sorrisetto ironico.
Elena stava per chiedergli dove trovasse la voglia di scherzare ma si trattenne, invece cambiò discorso.
-Ehm… Damon, riguardo a ieri sera… Grazie- disse.
Damon si voltò verso di lei e le sorrise.
-Parli del fatto che mi sono quasi fatto ammazzare per te ,oppure di quando mi hai rovinato la camicia con le lacrime?-
- Di entrambi- rispose lei, ormai abituata al suo modo strano di dire “prego”.
- Ricordatene quando deciderai di scegliere me- rispose lui.
Elena si sentì mancare per un secondo.
Si era completamente dimenticata del discorso che aveva fatto ai due fratelli sulla porta di casa sua due giorni fa.
Era ovvio che Damon si riferisse a quello, al fatto che Elena non riusciva a scegliere.
Cercò di non dare peso alle parole del vampiro e si diresse verso la porta, dove Stefan sistemava le ultime cose.
-Hey- lo chiamò.
-Sta arrivando qualcuno per te- disse lui un attimo prima che una macchina si fermasse nel vialetto.
Caroline.
La vampira bionda scese dall’auto insieme a Bonnie, Matt e Tyler.
Elena fu così felice di vederli in ottima forma che non si trattenne dall’andare loro in contro e abbracciarli uno ad uno.
-Che ci fate qui?- domandò con le lacrime agli occhi.
-Non potevi partire senza salutarci- rispose Bonnie stringendo l’amica per la seconda volta.
Lanciò un occhiata a Stefan, lui la ricambiò annuendo.
Era stato lui a chiamarli.
-Buon viaggio- le disse Matt abbracciandola- e cerca di non combinare guai-
I saluti continuarono finchè Stefan chiamò Elena e le disse che era ora di andare.
Il sorriso sui volti dei ragazzi si spense subito.
Era il momento dei veri addii.
-Possiamo accompagnarti fino in aeroporto?-  domandò Caroline che non sopportava l’idea di dover salutare per sempre l’amica.
Elena guardò Stefan e lui annuì.
Cinque minuti dopo erano tutti in macchina e si dirigevano all’aeroporto più vicino.
Elena, Stefan, Damon e Jeremy erano nella macchina di Stefan, mentre gli altri li seguivano con l’auto di Caroline.
-Perché dobbiamo portarci la squadra di football? – domandò Damon.
-Potresti essere più sensibile? Probabilmente non li rivedrò mai più- ribatté Elena accigliandosi.
- Io sono sensibile Elena, altrimenti li avrei lasciati a Mystic Falls-
-Potreste smetterla di litigare?- s’intromise Stefan prima che Elena potesse rispondergli per le rime. – Dovrete vivere insieme per i prossimi anni, perciò cominciate a sopportarvi da adesso-
- Come vuoi tu, fratellino- rispose Damon sorridendo beffardo.
Per Elena l’idea di vivere insieme a due ragazzi-vampiri innamorati di lei era a dir poco imbarazzante, non riusciva neanche a immaginare come sarebbe stato, purtroppo, non aveva scelta.
Una frenata improvvisa spinse Elena in avanti facendole sbattere la testa contro il sedile di fronte.
-Ma che diavolo…?- smise di massaggiarsi la fronte e guardò dal finestrino. Il sangue le si gelò nelle vene.
Non riusciva a credere a quello che i suoi occhi stavano guardando.
Klaus.
Piantato nel bel mezzo della strada deserta, a pochi centimetri di distanza dalla loro auto.
Il suo volto era una maschera di odio e cattiveria, assetato di vendetta.
-Non può essere!- esclamò Damon – Come diamine ha fatto a riprendersi così in fretta?!-
Ma ormai non aveva importanza, il loro piano era fallito, Klaus aveva già vinto.
L’originale sorrise, vittorioso, mentre Stefan e Damon si precipitavano fuori dall’auto per fronteggiarlo.
Sentì l’auto di Caroline raggiungerli e frenare dietro di loro.
Si voltò e vide i loro volti sbiancare.
-Ve ne andavate senza di me?- domandò Klaus.
-Che cosa vuoi?- ringhiò Stefan.
-Sai benissimo cosa voglio amico, lo sapete entrambi.- disse – Facciamo così… anche se ce l’ho con voi per avermi quasi ucciso, ho deciso di essere clemente. Non vi ucciderò se mi darete Elena senza combattere-
Come temeva, era venuto per lei.
Non poteva permettere a Damon e Stefan di sacrificarsi per lei.
Era giunto il momento di andare.
Elena scese dall’auto ignorando suo fratello che le diceva di restare in macchina.
-Verrò- disse.
-Tu non vai da nessuna parte- le disse Damon intimandole di tornare in macchina, ma lei non gli diede ascolto.
Si avvicinò con le gambe tremanti, pregando di farcela prima che la paura si impadronisse di lei.
-Elena, non farlo…-
-No Stefan- lo interruppe lei – Basta morti per colpa mia, se vado con lui sarete tutti al sicuro-
Klaus la tirò a se prendendole il braccio, Elena chiuse gli occhi cercando di non piangere, ripetendo a se stessa di essere forte.
Ma poi, un urlo attirò la sua attenzione.
-Fermi!- Caroline era scesa dall’auto seguita a ruota dagli altri, stupiti quanto Elena.
-Fermi!- ripeté Caroline piantandosi di fronte a Klaus, a pochi metri.
-Lascia andare Elena-
-Mi dispiace molto, tesoro. Non posso proprio- rispose lui
-Prendi me!- esclamò Caroline, attirando tutti gli sguardi increduli su di lei.
Persino Klaus ne fu sorpreso.
-Propongo uno scambio- disse la bionda – Tu lasci andare Elena e in cambio io vengo con te-
Klaus allentò la presa sul braccio di Elena.
Impossibile, pensò lei.
Ci stava davvero pensando?
Elena sapeva che Klaus aveva questa specie di fissazione per l’amica ma, avrebbe rinunciato all’ unica possibilità che aveva per creare il suo esercito per stare con Caroline?
Ma non poteva andarci!
Non era lei a doversi sacrificare.
-Caroline no!- urlò Tyler raggiungendola. – Che diavolo fai?!-
Gli si poteva scorgere la rabbia negli occhi, mescolata alla paura di perdere la donna che amava.
-Tyler, devo farlo. Mi dispiace- disse lei pendendogli la mano – Io me la caverò-
Tyler la guardò implorante ma prima che potesse dire qualcosa per convincerla fu Klaus a parlare.
-Ci sto- disse.
Tutti gli sguardi di puntarono su di lui, nessuno poteva crederci.
Caroline sospirò – Bene, allora lascia andare Elena-
-No!- esclamò Elena – Caroline non andare!-
Ma la vampira stava già raggiungendo Klaus.
L’originale lasciò la presa su Elena che subito fu portata via da Damon, mentre le lacrime combattevano per uscire.
Non poteva succedere.
Non Caroline.
-Caroline, ti prego…- iniziò Elena resistendo alle lacrime.
La vampira le rivolse un sorriso, mentre Elena chiuse per un secondo gli occhi appannati.
Quando li riaprì, lei era sparita insieme a Klaus.
 
 
 
*Angoletto Autrice*
Salve a te!
Grazie per aver letto la mia fan fiction!
All’inizio avevo pensato di fare una One Shot, perché non sapevo se sarebbe piaciuta a qualcuno però, ho deciso che se riuscirò ad avere un buon numero di recensioni positive penso che la continuerò.
Perciò, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ciao! (e ancora grazie per aver letto la mia storiella!)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


  Capitolo 2
 

Caroline stava ancora cercando di convincere se stessa a non tornare in dietro di corsa.
Quanto tempo era passato?
Dieci minuti?
Sembrava già un secolo.
Fissava la sagoma saettante di Klaus mentre preparava l’auto per il viaggio caricandoci pacchi, zaini, cofanetti di legno e, Caroline lo intravide di sfuggita, un album da disegno.
Doveva ancora rendersi conto di quello che aveva fatto.
Offrirsi a Klaus in quel modo era una cosa che avrebbe creduto impossibile. Dove aveva trovato quel coraggio?
Non riusciva a rispondersi, sapeva solo che l’istinto le aveva detto di farlo per salvare Elena.
Quando i suoi pensieri si concentrarono su Tyler, la vampira trattenne a stento le lacrime, come aveva potuto lasciarlo cosi?
Avrebbe voluto dirgli addio come si deve, con un bacio, sussurrandogli che l’amava, ma non aveva potuto fare niente, e adesso, non l’avrebbe mai più rivisto.
Una lacrima le cadde lungo la guancia ma lei l’asciugo subito, l’ultima cosa che voleva era che Klaus la vedesse piangere.
-Perché ti porti dietro tutta questa roba?- Chiese, cercando di distrarsi.
-Dovremo stare via un bel po’- Rispose lui senza voltarsi.
Caroline intrecciò le braccia sul petto, seccata.
-E dove stiamo andando di preciso?-
-Di qua, di la, ancora non ho deciso. Pensavo a una vacanza in Brasile, tu che ne pensi?-
-Vacanza? Tu vai in vacanza?- Domandò incredula – Niente cose losche da fare? Nessuno da uccidere? Nessuno da perseguitare?-
Il vampiro si voltò verso di lei con aria divertita.
-Perché credi che abbia sempre un secondo fine?-
-Beh, perché tu hai SEMPRE un secondo fine!- Ribatté Caroline.
-Dobbiamo iniziare a litigare già da adesso?- domandò lui alzando un sopracciglio.
Caroline era sul punto di perdere la pazienza. Come avrebbe fatto a vivere con lui? Era così irritante!
-Bene- rispose - come vuoi-
Klaus le aprì la portiera del SUV – La carrozza ti attende, dolcezza- disse.
Caroline, ancora infastidita, salì al posto del passeggero.
 
Un ora dopo stavano quasi raggiungendo il confine sud della Virginia, essendoci pochissimo traffico, Klaus non si fece problemi ad accelerare più del dovuto. Era piuttosto di fretta, anche se si trattava di una vacanza.
Neanche fossimo in Fast and Furios, pensò Caroline. Mentre associava Vin Diesel alla figura di Klaus –pensando che avrebbe di gran lunga preferito la presenza dell’attore- le scapò un sorriso.
-Finalmente ti vedo sorridere- le disse Klaus volgendole un occhiata compiaciuta.
Il piccolo sorriso della ragazza si spense subito, facendola tornare in macchina, con il vampiro più pericoloso del mondo.
-Non smettere- le disse Klaus – Te l’ha mai detto nessuno che hai un sorriso fantastico?-
Caroline si infastidì ancora di più perché le sue guance la minacciavano di arrossire.
Cercò qualcosa da dire che non fosse imbarazzante o troppo sprezzante.
Cambiò discorso e se ne uscì con: -Perché l’hai fatto?-
-Fatto cosa?- Le chiese lui con un sorriso, evidentemente non aveva capito.
-Accettare lo scambio- rispose la vampira –Lasciar andare l’unica garanzia che avevi per creare il tuo esercito e prenderti me-
Il sorriso di Klaus si dileguò. Restò in silenzio per qualche secondo, pensando a qualcosa che lei non riusciva a indovinare, poi disse:
-A che mi serve creare un esercito adesso che mia madre è stata sconfitta? Non corro più nessun pericolo-
-Stai mentendo- ribatté la ragazza –Se la pensassi sul serio cosi non avresti cercato di portarti via Elena-
-Beh, magari l’ho lasciata andare perché Elena non è affascinante come te, tesoro- Le rivolse un sorrisetto.
Caroline sbuffò e fissò la strada dritta davanti a sé, sempre più irritata dall’atteggiamento dell’originale.
Capì che non sarebbe riuscita ad avere una risposta seria neanche se l’avesse minacciato con un paletto.
-Tu perché l’hai fatto?- Domandò Klaus all’improvviso.
-Fatto cosa?- sbottò lei ancora infuriata.
-Lo scambio-
Caroline si voltò a guardarlo, sperando di resistere all’impulso di prenderlo a pugni e, restò sorpresa dalla sua espressione estremamente seria.
-È ovvio no? Per Elena- disse.
-Davvero? Non è che un po’ speravi che accettassi?- Caroline a questo punto si aspettava il solito sorriso arrogante comparigli sulle labbra, ma quello invece non arrivò. Continuava a essere serio.
-Si, certo. Speravo tanto che accettassi la mia proposta in modo da sembrare l’eroina della situazione e intanto farmi una bella e rilassante vacanza in brasile con il vampiro che ha causato più guai di quelli che potrebbero fare un branco di tori incazzati in una casa dipinta di rosso!- Rispose sarcastica, troppo tardi perché si accorgesse che era una frase senza senso.
Klaus scoppiò a ridere e lei dovette soffocare un sorriso.
-Tori incazzati eh? Questa è bella- Disse ridendo.
Dopo quella risata, l’aria nell’abitacolo sembrava essersi fatta molto più leggera.
Eppure, quello spaventò Caroline più di quanto avesse immaginato.
Vivere con Klaus era un conto. Accettarlo, ne era un altro.
Non voleva che, alla fine, vivere con lui le avrebbe fatto dimenticare tutto quello che era successo, tutte le colpe, ma soprattutto, non voleva dimenticare che era Tyler il ragazzo di cui era innamorata.
 
 
-Vuoi continuare a guidare per tutta la notte?!- Gli chiese Caroline non proprio gentilmente molte ore dopo.
- Che differenza fa?- rispose – Non ho bisogno di riposare-
-Ma io si- Disse lei sbadigliando, le si era indolenzito tutto il corpo a furia di stare sempre seduta.
E aveva fame.
-Va bene, ci fermiamo- acconsentì Klaus.
Pochi minuti dopo parcheggiarono nei pressi di una pompa di benzina, nel parcheggio riservato ai clienti del bar, se così lo si poteva chiamare.
Era una baracca di legno da cui proveniva un odore di muffa nauseante, parcheggiate a torno c’erano una decina di moto nere o con le fiammate rosse.
Molto Punk anni novanta, pensò Caroline.
L’insegna aveva delle lampeggianti luci al neon che raffiguravano un pesce con sotto scritto “ Il marinaio”.
Dall’interno proveniva una musica assordante metal, o forse non era proprio i metal, ma comunque quel genere di spazzatura che altri chiamavano musica.
Proprio in quel momento dalla porta d’ingresso quasi staccata uscì un uomo vestito di nero e pelle da capo a piedi, era alto più o meno il doppio di lei e grande il triplo, aveva tatuaggi su ogni parte del corpo visibile e una catena gli penzolava dalla tasca dei pantaloni.
Si accese una sigaretta – o probabilmente qualcos’altro- e si sedette su una sedia di legno a fumare.
Quando Klaus scese dall’auto, Caroline aveva quasi voglia di chiudersi dentro o di dirgli che non era affatto stanca e potevano continuare il viaggio, ma lui le aprì la portiera prima che potesse farlo.
-Ehm… sul serio vuoi entrare lì dentro?-  Gli domandò gettando un occhiata all’uomo che fumava. Avrebbe preferito schiaffeggiarsi da sola piuttosto che entrare.
Klaus capì che l’idea non le piaceva affatto e le sorrise.
Anche se avrebbe voluto vedere la reazione di lei se l’avesse davvero portata lì dentro, disse:- A dire la verità volevo prendere una camera in quel Motel- Indicò un punto sopra la spalla di Caroline.
La ragazza si voltò e dal finestrino dell’auto vide qualcosa che prima non aveva notato.
C’era un altro edificio in legno, illuminato unicamente da un piccolo lampione.
Sembravano tante casette di un piano messe una accanto all’altra, se non avessero avuto lo stesso odore di muffa del bar e lo stesso senso di squallore, sarebbero state perfino carine.
-Quello sarebbe un Motel?- Chiese la ragazza con un tono più schifato di quanto avesse voluto.
- Si. Il prossimo è a tre ore di viaggio. Al momento è il meglio che c’è- rispose, ma la ragazza stava ancora pensando all’ipotesi di chiudersi in auto – Dentro è meglio, credimi-
- Ehm… e se tornassimo in macchina e facessimo finta di non esserci mai fermati?- Chiese lei speranzosa.
-Hai detto di essere stanca- ribatté lui – Lì dentro potrai riposare-
Caroline cominciò a pensare all’ipotesi che il suo comportamento lo divertisse.
Non voleva assolutamente dargliela vinta, perciò, cercò di immaginare un hotel a 5 stelle al posto di quel coso orribile, e scese dall’auto.
Klaus sorrise compiaciuto. Sapeva che piuttosto che cedere avrebbe preferito dormire in una stalla.
Ed era anche questo lato di lei che lo affascinava.
Si avviarono verso la reception, o quello che era, mentre Caroline era sempre più convinta che avrebbe preferito dormire in macchina. Soprattutto per l’odore di muffa.
Per un umano doveva essere solo una puzza leggera, ma per lei, era insopportabile.
Quando entrarono nel piccolo ufficio sperò quasi di trovarlo in buone condizioni ma, ovviamente, era tutto fuorché accogliente.
Le pareti erano fatte di legno annerito impregnato di muffa, in un angolo c’era un divanetto, o quel che ne restava, di pelle nera che aveva buchi ovunque, conservava solo tre piedi di legno, il quarto era stato sostituito da due mattoni instabili. A terra c’era un tappetto sfilacciato che aveva tutta l’aria di non essere mai stato lavato; uno strato doppio di polvere copriva un piccolo bancone di legno su cui era poggiata una cassa- di quelle vecchie- e una lampada che illuminava giusto il necessario.
Fai finta che sia tutto più bello, si disse Caroline sperando di sopravvivere alla nottata.
-Carino vero?- Le domandò Klaus con quel sorriso irritante.
Caroline gli rivolse un occhiata minacciosa e suonò il campanello sul bancone. Un uomo minuto con il viso scavato fece capolino dalla stanza sul retro, illuminandosi alla vista di due clienti.
-Cosa posso fare per voi?- chiese, raggiungendo l’altro lato del bancone. Aveva  tutta l’aria di aver appena partecipato a una scazzotta, sul mento aveva un livido enorme e dal labbro inferiore gli usciva del sangue.
L’odore del sangue le si insinuò nelle narici sovrapponendosi a quello della muffa, facendole ricordare che aveva una gran sete.
Si rese conto che ancora non aveva pensato a come si sarebbe nutrita ora che era prigioniera di Klaus.
Di certo lui non si faceva scrupoli a uccidere, chissà se proprio in quel momento stava pensando di prendersi il sangue di quell’uomo, dopotutto, chi se ne sarebbe accorto? Quel posto non aveva l’aria di essere molto frequentato.
Ma Caroline glielo avrebbe impedito.
Non sapeva come, ne se ne fosse stata capace, ma gli avrebbe impedito di uccidere ancora un innocente.
-Può darci una camera?- chiese invece lui – la migliore che ha-
Una camera?
-La numero 12!- esclamò l’uomo
Avrebbero persino dovuto dormire nella stessa camera?
No, quello era troppo!
-Può darcene du…- Ma Klaus la interruppe.
-La dodici va benissimo, la ringrazio- prese la chiave dalle mani del cassiere e gli porse delle banconote.
Caroline ne fu sorpresa. Si sarebbe aspettata che Klaus l’avrebbe soggiogato ,e invece, gli aveva dato anche la mancia. Secondo la vampira due erano le opzioni:
O era impazzito, o non era Klaus.
Uscirono dall’ufficio e prima che potesse dire qualcosa, Klaus parlò:
-Voglio tenerti d’occhio, dolcezza-
E questo rispondeva alla prima domanda che si era fatta.
-Perché non l’hai semplicemente soggiogato?- chiese.
-Magari un paio di dollari gli faranno bene- rispose lui.
-Seriamente- sbottò Caroline, mentre lo seguiva verso la stanza 12.
-Forse volevo fare colpo su di te, Caroline- le disse, aprendo la porta della camera.
Perché deve essere così insopportabile? Si chiese Caroline.
Quando attraversò la soglia della camera 12 ,qualcosa le disse che quella sarebbe stata la notte più lunga della sua vita.
 
 
 
 
 
 
*Angoletto Autrice*
Ciao a te!
Inutile dire che, se stai leggendo questa frase, ti stimo. Sei un mito.
Perché?
Perché hai avuto il coraggio di leggere la mia fiction >.<
Se fai parte di quelle persone che hanno recensito il primo capito e mi hanno spronato a continuare, ti stimo ancora di più.
Non ho parole per ringraziarti *__*
Hfierojdfwioefbne2pihfebfue2fpwifh
Sono così emozionata che sono fuori di testa.
Come sempre, spero che recensirai questo capitolo per farmi sapere cosa ne pensi. Se c’è qualcosa di sbagliato non esitare a dirlo!
E se hai qualche suggerimento, o un idea su come vorresti che continuasse sarò felice di leggerla >.<
Spero di non deludere le tue aspettative!
Tanti saluti!
         
                  
                                                Una ragazza felice.
 
PS. Come sempre, se riceverò taante recensioni sarò felice di continuarla!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 
 
-Questo bagno è lurido!- gridò Caroline dal interno della stanza da bagno.
Klaus sorrise, non poté trattenersi ascoltando le imprecazioni della ragazza su qualsiasi cosa si trovasse in quella sottospecie di camera.
Per lui era una cosa talmente divertente che avrebbe voluto avere una telecamera e filmare tutto.
-Se questa è la stanza migliore, pensa a come devono essere le altre!- le urlò il vampiro mentre soffocava una risata.
-Ti ho sentito! Guarda che non è affatto divertente!- si arrabbiò lei, ma Klaus continuò a ridacchiare.
Caroline, fuori di sé dalla rabbia, uscì dal bagno sbattendosi la porta alle spalle e si precipitò sul letto, sedendosi a gambe incrociate e braccia ancora più strette.
-Non ho mai visto qualcosa più sporco!- disse la ragazza, cominciando a esaminare il letto sperando che almeno quello fosse pulito.
Non ne era tanto sicura, però, considerando il fatto che quel posto non aveva l’aria di essere visitato spesso, magari nessuno aveva ancora dormito in quel letto.
Doveva convincersi così, altrimenti non si sarebbe mai addormentata in quel buco di topi.
Klaus restò a scrutarla mentre controllava le lenzuola bianche sbattendo via la polvere.
In realtà, i suoi occhi si posarono parecchie volte sulle gambe nude della ragazza ,che indossava uno dei pigiami di Rebekah che Klaus aveva per sbaglio messo in macchina, insieme a una valigia rossa della sorella.
Adesso era convinto che fosse stato un colpo di fortuna.
Non lo faceva a posta.
Ai suoi tempi non capitava spesso di vedere donne con le gambe scoperte; nel corso degli anni aveva imparato ad accettare la moda mentre cambiava ogni anno ma, vedere Caroline così era tutt’altra storia.
Cominciò a sintonizzare gli occhi con i movimenti della ragazza; mentre si piegava, muoveva un passo, o si alzava in punta di piedi.
Studiò i suoi muscoli, il movimento fluido che faceva quando passava il peso da un piede all’altro, quasi fosse una ballerina.
Non smise di fissarla finché lei se ne accorse.
-Che stai facendo?- domandò
-Cosa credi che stia facendo?-
-Credo che tu mi stia guardando un po’ troppo- rispose lei, poggiando le mani sui fianchi.
- Niente affatto- mentì
-Invece…- iniziò lei, ma Klaus la interruppe.
-Vado a farmi una doccia- Disse, e si avviò verso il bagno.
Caroline si sentì un po’ in imbarazzo.
Forse aveva fatto male a mettere quel pigiama ma era l’unico decente che aveva trovato. Rebekah non aveva proprio il suo stile.
Oh beh, che m’ importa?Pensò la ragazza.
In quel momento il suo abbigliamento era l’ultimo dei suoi problemi.
Non voleva aspettare che Klaus uscisse dalla doccia perché  non voleva rivederlo.
Spense la luce e si distese sul letto stringendo il cuscino. Forse se si fosse addormentata non avrebbe dovuto vedere Klaus fino al mattino e, magari, al suo risveglio  si sarebbe accorta che in realtà era stato tutto un brutto scherzo e lei era ancora a Mystic Falls con i suoi amici e con Tyler.
Lo voleva davvero.
Però sapeva che era impossibile.
Vorrei che fossi qui…Pensò, immaginando il viso di Tyler.
Era così vicino che cercò di afferrarlo, ma quello si dissolse tra le sue dita, scomparendo.
Un dolore sordo e amaro la colpì in pieno petto e le lacrime la minacciarono di scorrere.
Non riusciva a credere che adesso era quella la sua vita.
Klaus aveva stravolto tutto, la sua esistenza, la sua felicità, la prospettiva di un futuro.
Adesso non aveva più niente.
Era da sola, e avrebbe continuato ad esserlo per tutta la sua infinita esistenza.
L’unica speranza era che, una volta giunta al termine la vita di Elena, avrebbe avuto la libertà di scappare.
Klaus l’avrebbe lasciata andare?
Che diavolo vai a pensare! Si disse, vergognandosi per aver pensato così alla morte della sua amica.
Doveva cercare di non farsi prendere dal panico o avrebbe fatto una cosa stupida di cui si sarebbe di sicuro pentita, perciò, fece un lungo respiro e scacciò le lacrime.
Doveva essere forte e coraggiosa per le persone che amava, doveva resistere e non far capire al nemico che era in difficoltà.
Con gli occhi chiusi, aspettando l’arrivo del sonno, rivide sua madre, Tyler, Elena, Bonnie e Matt; le sorridevano e le dicevano di resistere, di avere un piano che avrebbero usato per salvarla e allontanarla per sempre da Klaus.
Caroline sperò con tutta se stessa che fosse vero…
Era sul punto di addormentarsi con questo sogno davanti agli occhi, quando sentì la porta del bagno aprirsi. Socchiuse gli occhi per sbirciare ma li richiuse all’istante, imbarazzata.
Klaus era entrato nella camera a petto nudo, con i capelli bagnati e un asciugamano stretta in vita.
Ma non poteva vestirsi?! Pensò, nascondendo il viso nel cuscino.
Nell’aria c’era un  dolce e intenso profumo di lavanda che probabilmente apparteneva al bagnodoccia usato dal vampiro.
Caroline tenne gli occhi chiusi e cercò di avvertire i movimenti del ragazzo con gli altri sensi.
Sentì il rumore sottile dei suoi passi avvicinarsi al letto, al lato opposto di Caroline che trattenne il fiato, credendo che si sarebbe infilato sotto le coperte affianco a lei. Cosa che avrebbe preferito evitare soprattutto perché era mezzo nudo.
Il ragazzo, invece, aprì una valigia e prese la prima cosa che gli capitò tra le mani, per poi dirigersi di nuovo verso il bagno.
Caroline sospirò di sollievo.
Doveva essersi bevuto la recita della finta addormentata se era uscito in quello stato. O lo aveva fatto a posta?
In ogni caso, ormai non aveva più nessuna voglia di dormire, o di rivedere Klaus seminudo.
Stava per alzarsi ,ma prima che potesse farlo Klaus tornò  in camera.
 Caroline non volle aprire gli occhi per controllare se era vestito o no, Invece, non si mosse e finse di dormire.
Lo sentì avvicinarsi e poi, qualcosa che probabilmente era la sua mano, le sfiorò il viso.
Caroline restò immobilizzata, cercando di non agitarsi sentendo su di sé quel tocco leggero e delicato.
Era sempre più confusa e non sapeva che altro fare a parte restare ferma.
Fortunatamente, prima che le venisse un infarto, il vampiro si fermò e allontanò la mano.
Due secondi dopo sentì il rumore della porta della stanza che si apriva e richiudeva.
Aprì gli occhi e si voltò ma non c’era più nessuno. Klaus era uscito.
Caroline si mise a sedere ancora a disagio per il gesto del ragazzo.
Si chiese dove fosse andato.
Perché lasciarla lì con il rischio che avrebbe potuto scappare?
Cominciò a valutare le opzioni:
Uno. Era sicuro che non sarebbe scappata.
Due. Aveva una cosa così importante e segreta da non poterla fare davanti a lei.
Scelse la seconda; era lui che aveva detto di volerla tenere d’occhio, quindi non l’avrebbe lasciata senza un buon motivo.
Caroline scese dal letto e si vestì velocemente.
Voleva scoprire cosa nascondeva Klaus, magari era qualcosa di importante che l’avrebbe aiutata a fuggire.
Mentre usciva dalla porta stando attenta a non incontrarlo, cominciò a farsi filmini mentali sul segreto dell’originale; anche se la maggior parte erano così impossibili che ne dubitava anche lei.
Fece il giro del Motel ma non lo trovò, entrò nello squallido bar ma ne uscì subito perché in quella marea di persone in nero e borchie non lo avrebbe mai trovato.
Andò a controllare la pompa di benzina chiusa, e lo trovò.
Era sul retro di un piccolo ufficio che vendeva gomme di scorta per le auto e vari strumenti di cui non sapeva il nome; era poggiato con la schiena al muro ammuffito della costruzione, le braccia incrociate e tutta l’aria di aspettare qualcosa, o qualcuno.
Caroline restò nascosta e aspettò che accadesse qualcosa, cercando di fare meno rumore possibile per non essere scoperta.
Finalmente, vide in lontananza una sagoma scura camminare velocemente verso Klaus.
Il ticchettio dei suoi tacchi era inconfondibile.
Quando si rivelò, Caroline già sapeva di chi si trattasse.
-Ehilà, Nicklaus- disse Rebekah salutando il fratello.
Caroline lo notò solo allora, qualcosa di luminoso che Rebekah stringeva nella mano.
Il paletto di quercia bianca.
Cosa ci faceva nelle sue mani?
 
 
 
*Angoletto Autrice*
Heilààààààààà!!
Come sono felice che sono arrivata al terzo capitolo!
Devo dirlo,  se sei uno/a di quelli/e che hanno recensito e mi hanno spronato a continuare, è tutto merito tuo se sono arrivata al terzo capitolo! J
Ti ringrazio tantissimo per aver letto anche questa parte, anche se è un po’ corta lo so.
Se hai recensito i capitoli precedenti TI RINGRAZIO MILLE VOLTE DI PIU!  E se recensirai anche questo… oh beh, credo che comincerò ad amarti.
Sto scherzando, sto scherzando xD
Cosa farà adesso Rebekah con quel paletto?
Caroline riuscirà a scappare o sarà per sempre prigioniera di Klaus?
Goku riuscirà a salvare il mondo?
SCOPRITELO NELLA PROSSIMA PUNTATA!
 
Ps. Sono una rompiscatole, lo so. Comunque, come al solito, se riceverò taaante recensioni la continuerò! Altrimenti vorrà dire che vi siete scocciati, che è brutta e che è meglio se la lascio cosi xD
Devo sapere se vi piace ancora, insomma u.u

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 
Caroline restò in silenzio, nascosta dalle pareti di mattoni, mentre tratteneva il fiato per paura che potessero sentirla respirare.
Non riusciva a capire perché Rebekah si trovasse lì.
Klaus aveva specificato che sarebbero stati solo loro due, e poi, se era stata invitata a questa “vacanza” ,perché si stavano incontrando in piena notte e nascosti dietro un ufficio sgangherato?
Qualcosa le diceva che la risposta era nell’oggetto appuntito stretto tanto saldamente nella mano della vampira originale.
Klaus sembrò non notarlo mentre si rivolgeva alla sorella con tono beffardo.
-L’ultima volta che ti ho vista, mi hai detto di morire di cattiveria e che non te ne fregava niente. Non credevo di rivederti così presto- disse.
Rebekah gli rispose con uno sguardo severo, per nulla pentito.
-Ho saputo che Elena non è con te- disse, poi sorrise. Un sorriso crudele e soddisfatto.
-Hai mandato a fanculo me e sei senza i tuoi schiavi ibridi, a quanto pare avevo ragione- disse. – ma non sono qui sbatterti in faccia la verità-
-Allora perché hai voluto incontrarmi?- chiese lui, seccato.
-Per questo- Rebekah alzò il paletto e lo mostrò a Klaus.
Caroline aveva quasi l’impressione che Rebekah volesse impalarlo lì in quel preciso istante, ma dato che Klaus non disse niente lei continuò con la sua spiegazione.
-Quando Alaric è morto, non importa come, ma sono riuscita a prendere il paletto proprio sotto il loro naso. Ho provato a distruggerlo ma niente, è indistruttibile. L’unica soluzione è nasconderlo e dato che io sono a corto di nascondigli efficaci, magari tu hai qualche idea. Dopotutto, è te che cercano di uccidere in tutti modi- disse.
La sua voce era molto più tagliente del solito; evidentemente ce l’aveva ancora col fratello.
-Credevo che dopo quello che ho fatto volessi impalarmi tu stessa- rise lui.
- Bè, non credere che non ci abbia pens…- La voce di Rebekah si fermò nel momento esatto in cui Caroline, accidentalmente, calpestò una lattina che era stata mossa dal vento.
Caroline se la trovò davanti in un attimo  e lei la prese per un braccio portandola allo scoperto.
-Guarda chi ho trovato a ficcare il naso, fratellino- disse stringendole il braccio fino a farle male. Le puntò il paletto contro il petto – Non possiamo permettere che riferisca tutto ai suoi amici- stava per abbassare il braccio, Caroline chiuse gli occhi, ma la punta del paletto non incontrò mai la sua pelle. Quando li riaprì  vide Klaus stringere il polso di Rebekah impedendole di muovere l’arma.
-Non pensarci neanche- disse, strappando di mano il  paletto alla sorella. Lei si scostò lasciando andare Caroline, mentre la sorpresa si impossessava del suo viso.
-Che diavolo ti prende? Vuoi rischiare che spifferi tutto?!- disse lei, arrabbiata per la mancanza di  buon senso del fratello.
-Caroline sta con me- disse il vampiro attirando a sé la ragazza, avvolgendole un braccio attorno alla vita.
Anche se si trattava di Klaus, Caroline avvertì un senso di protezione.
Lui la stava proteggendo.
Non si scostò perché nonostante fosse coraggiosa, forte e veloce, Rebekah lo era mille volte di più e la sua espressione era così seria che Caroline bloccò ogni idea di scappare. Accettò la presenza della mano di Klaus sul suo fianco e cercò di calmare il battito del cuore accelerato.
-Cosa vuoi dire? Intendi che…- iniziò Rebekah ma si bloccò sostituendo lo sguardo sorpreso con uno ancora più sorpreso.
-Hai scambiato Elena con lei?!-
- Si- rispose lui senza battere ciglio.
-Ti sei bevuto il cervello?!- lo accusò la sorella – So che ti piace, ma andiamo, sul serio?-
- Che ti importa? Non devo di certo dar conto a te di quello che faccio- rispose lui. – Ti ringrazio per il paletto, devi dirmi qualcos’altro?-
-SI- Gli occhi di Rebekah si posarono su Caroline, la ragazza avvertì il peso di quegli occhi come se stessero per schiacciarla.
Cosa che la infastidì.
Stava per dire qualcosa di altrettanto pesante alla vampira ma si trattenne. Non era un buon momento.
-Voglio venire anche io- disse – Ti ho dato io il paletto e voglio aiutarti a nasconderlo-
Klaus ci pensò su per qualche secondo; sapeva che quando Rebekah voleva qualcosa la otteneva, perciò sarebbe stato inutile dirle di no.
-Va bene- acconsentì – Ma dopo mi lasci in pace-
 
Qualche minuto più tardi era chiaro che nessuno dei tre aveva voglia di dormire, quindi presero il resto della roba e la portarono di nuovo nel SUV parcheggiato di fronte al bar.
Rebekah non aveva scambiato neanche un parola con Caroline che, dal canto suo, era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
Klaus chiuse lo sportello del cofano mentre sua sorella prendeva posto sul sedile del passeggero.
Caroline fece per aprire la portiera per i sedili posteriori ma il ragazzo l’aprì al posto suo facendole cenno di salire.
-Quello che hai fatto stasera- cominciò, quando la ragazza si fu sistemata – E’ stato davvero stupido-
I suoi occhi incontrarono quelli di Caroline, che si sorprese nel trovarli così seri e profondi.
-Io ero…- disse, ma lui la bloccò con uno sguardo.
La ragazza abbassò gli occhi, sentendosi stupida per essersi fatta quasi uccidere.
Eppure Klaus l’aveva protetta. Chi l’avrebbe mai detto? Di certo lei no.
E questo cosa voleva dire?
Non sapeva più neanche cosa pensare. Si limitò ad annuire mentre evitava gli occhi del vampiro.
Klaus salì sul posto del guidatore e accese il motore; ingranò la marcia e uscì dal parcheggio per prendere l’autostrada deserta.
Il viaggio proseguì abbastanza silenzioso a parte il leggero suono della musica in sottofondo.
Klaus restava concentrato sulla strada, Rebekah litigava con la radio che non prendeva il segnale, e Caroline, era troppo a disagio per dire qualcosa.
Dopotutto, che le importava?
La sua vita sarebbe stata uno schifo anche se fosse rimasta in silenzio per tutta l’eternità.
Lasciò vagare lo sguardo da una parte all’altra nell’abitacolo; i finestrini erano così oscurati che non si vedeva niente nella notte, perciò, si guardò in torno e vide il paletto di quercia bianca posato sopra una scatola nel cofano dietro di lei.
Avrebbe potuto prenderlo in un secondo.
Le bastava allungare la mano facendola passare sopra al sedile e prenderlo senza problemi.
Poteva infilzare il cuore di uno dei due vampiri davanti a lei.
Scacciò quell’idea immediatamente, sentendosi una sciocca per averci pensato.
Non avrebbe avuto speranze comunque, perché se uccideva Rebekah cosa le avrebbe fatto Klaus?
E se uccideva lui, sapeva esattamente cosa sua sorella le avrebbe fatto.
Se solo non fossero in due!Pensò.
-Ho fame- disse Rebekah all’improvviso, ricordando a Caroline che anche lei aveva bisogno di sangue.
-C’è qualche sacca nel cofano- rispose Klaus.
-Non voglio quello schifo. Voglio sangue fresco- 
Caroline si bloccò per un secondo, rendendosi conto che probabilmente in quella macchina lei era l’unica che si rifiutava di uccidere per nutrirsi.
-Hey, Hey un attimo- disse. – Intendi uccidere?- chiese, anche se sapeva già la risposta.
-Non intendevo proprio uccidere ma, ora che mi ci fai pensare, perché no? Non uccido da troppo tempo- Rispose la vampira originale con uno sguardo crudele. – Fermati in quell’autogrill Nick- ordinò al fratello che, un po’ riluttante nel seguire le parole della sorella, si fermò accostando al fianco di un grande camion.
-Tu sei d’accordo con lei?- Gli chiese Caroline, anche se non sapeva bene perché lo stesse facendo. Perché avrebbe dovuto non essere d’accordo?
Klaus si voltò verso Rebekah – E’ davvero necessario?- disse.
-Oh si- rispose la sorella mentre scendeva dall’auto.
-Cosa?! No!- tentò Caroline ma lei non se ne curò e cominciò ad allontanarsi.
Klaus  si rivolse a Caroline.
-Vieni?-
-Non ci penso neanche!- esclamò lei, indignata.
- Potrebbe farti bene una volta ogni tanto-
-Io non sono un’assassina- disse lei, quasi disgustata dal poco rispetto per la vita umana da parte del ragazzo. Dopotutto, non avrebbe dovuto essere una sorpresa; Caroline avrebbe dovuto aspettarsi una vita fatta di sangue e distruzione ma, per qualche strano motivo, non voleva crederci fino a quel momento.
-Resta in macchina allora- Rispose Klaus un po’ infastidito. Tutta quella situazione lo infastidiva: l’arrivo di Rebekah, la necessità di trovare un nascondiglio all’unica arma in grado di ucciderlo, dover fare da babysitter alla sorella prima che ne combini una delle sue magari uccidendo la persona sbagliata, e lasciare Caroline lì, nell’imprevedibilità di ciò che potrebbe fare. Avrebbe cercato di scappare? Un po’ impossibile, altrimenti che senso avrebbe avuto il suo sacrificio?
Così Klaus la lasciò in auto mentre raggiungeva la sorella.
Caroline si guardò in torno alla ricerca della presenza di Klaus, di un qualche suggerimento che le dicesse che lui la stava tenendo d’occhio, ma non c’era niente.
Il vampiro era del tutto scomparso dietro un enorme tir.
Sentì qualcosa nascere dentro di lei, qualcosa di forte ma non sapeva descriverlo.
Quello di cui era certa era che non sarebbe rimasta lì ad aspettare.
Sarebbe scappata.
Non c’era tempo per mettersi a valutare i rischi, il suo cervello le diceva di cogliere l’occasione e lei l’avrebbe fatto.
Solo che non da sola.
Scese dall’auto afferrando il paletto bianco.
Quando lo strinse tra le dita sentì come una scarica elettrica e in qualche modo si sentì abbastanza forte da poter piombare lì e uccidere entrambi gli originali.
Ma era troppo intelligente per buttarsi in un impresa così rischiosa.
Poteva scappare e raggiungere di nuovo Mystic falls in poco tempo, con quel paletto avevano ancora una possibilità.
Poteva salvarsi, poteva mettere fine a tutto.
Così cominciò a correre.
 
 
*Angoletto Autrice*
Rieccomi con il quarto capitolo!
Devo scusarmi con tutti per averci messo tanto ma con le ultime interrogazioni non ho avuto proprio tempo. Comunque, la bella notizia e che la scuola adesso può andare a farsi fottere e io sono LIBERA!
Bello vero?
Finalmente!
Owjieodjfriofjred
MI scuso anche se questo capitolo non è stato particolarmente elettrizzante ma è perché sto riservando qualcosa di speciale per il prossimo! Che spero pubblicherò a breve.
Vi ringrazio tantissimo per le recensioni!
Siete tutti fantastici <3
 
Buon inizio vacanze fanciulli!
 

Una ragazza libera.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 
-Ti sei saziata abbastanza?- Chiese Klaus alla sorella, vedendola portare via un bel po’ di sangue all’uomo che stringeva tra le braccia.
-Quasi- rispose lei, asciugandosi dalle labbra il sangue rosso per la terza volta.
-Ingorda- l’accusò lui subendo un’occhiata tagliente.
Alla fine nessuno era morto, Rebekah si era limitata a soggiogare e a bere quel po’ che poteva senza creare troppi danni.
Era quindi ovvio che aveva parlato di uccidere solo per istigare Caroline.
La sorella era sempre stata vendicativa ma, stavolta Klaus non riusciva a comprenderne il motivo.
Cosa le aveva fatto Caroline personalmente?
Niente di cui fosse al corrente.
Si promise di chiederglielo appena finita la “cena”. Così, quando Rebekah finalmente dichiarò di essere sazia, Klaus le chiese :- Allora, perché ce l’hai tanto con Caroline? È da quando sei arrivata che la guardi come se volessi farla a pezzi-
Rebekah non lo guardò, si limitò a camminare con gli occhi fissi davanti a lei e disse :- E lo farei se non me lo impedissi-
-Sai benissimo perché te lo impedisco- ribatté lui.
Rebekah si fermò all’improvviso, senza voltarsi sospirò e disse:- Proprio non te ne rendi conto vero?-
-Di cosa stai parlando?!- Domandò lui infastidito dalla piega della conversazione.
La ragazza si voltò di scatto verso il fratello, arrabbiata, delusa dalla mancanza di ragione di lui.
-Lei ti cambierà Nick!- disse. – Lo sta già facendo, non te ne accorgi? Ti farà diventare come i suoi amici smidollati!-
-Non parlarmi in questo modo!- la sgridò lui, trattenendo la rabbia.
- Allora spiegami perché prima in macchina non volevi che uccidessi-
Klaus non capiva dove voleva arrivare, ma era così arrabbiato per le accuse della sorella che non se ne preoccupò, continuò a risponderle deciso.
-Non era necessario- rispose.
-Era un test- spiegò lei – per vedere come avresti reagito, e infatti avevo ragione. Tra un po’ comincerai a bere il sangue dei cervi, Nick?-
- Sta zitta. Tu non capisci-  Klaus cominciò a camminare dando le spalle alla sorella, sempre più arrabbiato per le sue parole.
Lei non capiva.
Neanche lui capiva ma, sapeva che non era stato uno sbaglio. Niente di ciò che riguardava Caroline era uno sbaglio.
-Allora spiegami- lo incitò lei. Klaus si fermò, per un secondo valutò l’idea di mollarla lì e andarsene senza dire una parola; ma sapeva fin troppo bene che non si sarebbe arresa finché non avesse saputo, così lui lo disse -Io la amo, Rebekah-
La vampira rimase senza parole, cosa che non accadeva mai. Come poteva amare sul serio Caroline? Era assurdo. Non riusciva a capire cosa ci trovasse in lei. Cominciò a temere che fosse tutto vero, che lui l’amasse e che avesse rinunciato a Elena per amore.
Che fine aveva fatto suo fratello? Quello crudele e spavaldo, quello pericoloso e per nulla in cerca d’amore?
Klaus stava cambiando senza neanche accorgersene.
-Non puoi dire sul serio- disse.
Lui si voltò verso di lei, lo sguardo di chi ha appena confessato la cosa più grande del mondo.
-Perché non dovrei? Credi che non sia capace di farlo?- disse. Rebekah prese in considerazione l’idea che fosse tutto uno scherzo, ma la cacciò subito cogliendo l’espressione di lui, serissima e sincera come non mai.
-Credo che tu ti stia illudendo. Lei non ti ama- In quel momento, fare l’acida le sembrava uno sbaglio ma si convinse che lo stava facendo per il suo bene.
Era tutto a dir poco strano, non avrebbe mai creduto possibile che Klaus avesse avuto problemi di donne.
-Lo farà, col tempo- ripose lui, incupendosi.
La sorella non aveva tutti i torti, Caroline non aveva mai mostrato interesse per lui, amava Tyler e l’avrebbe amato sempre; ma Klaus non era il tipo che si arrendeva. Avrebbe avuto Caroline a ogni costo.
Quando tornarono alla macchina, entrambi senza sapere come continuare l’imbarazzante conversazione di prima, si accorsero che Caroline in quel momento era più di un problema amoroso. Era una cosa molto più seria.
Klaus rimase impalato per un secondo, sconcertato dalla fuga inaspettata della ragazza; Rebekah si precipitò nel portabagagli e la paura s’impossessò del suo viso quando vide che il paletto era scomparso.
-Dobbiamo trovarla- disse. Un attimo dopo erano già a caccia.
 
Caroline stava correndo con tutte le sue forze, con tutta se stessa pur di mettere più distanza possibile tra lei e Klaus. Era stremata, ma aveva una motivazione più che valida per spingersi a continuare, per consumare ogni briciolo del suo corpo: raggiungere Mystic Falls prima che Klaus avesse raggiunto lei.
Era passata più di mezz’ora e ogni minuto aveva sempre più paura che Klaus le balzasse alle spalle per riprendersi il paletto e ucciderla in quel preciso istante.
Ma non successe nulla.
Mancava poco ormai, ce l’aveva quasi fatta.
Riusciva già a sentire il profumo di casa, di fiori e alberi della foresta; stava già assaporando il momento in cui avrebbe di nuovo messo piede in casa sua e avrebbe rivisto sua madre. Il desiderio di Tyler adesso era ancora più forte, così vicino e raggiungibile.
Accelerò ancora. Non le importava di arrivare lì a pezzi, l’importante era arrivare e basta, a ogni costo.
Non arrenderti, ci sei quasi!  Si dissee il coraggio riprese a scorrerle dentro. Ce l’avrebbe fatta, ne era sicura.
Ma le cose non andarono come aveva previsto…
Stava correndo nella notte appena fuori i confini di Mistyc Falls, nella campagna che costeggiava la città, quando i suoi sensi avvertirono qualcosa.
Era quasi impercettibile, ma essendo ancora all’erta per un eventuale attacco di Klaus, aveva sentito quel movimento forte e chiaro.
Si fermò guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno, o qualcosa, ma tutto ciò che vide furono gli steli altissimi delle piante di grano che la circondavano bloccandole la visuale.
Eppure era lì, lo sentiva.
I peli delle braccia si elettrizzarono appena il suo corpo avvertì il pericolo; gli occhi si muovevano frenetici da una parte all’altra alla ricerca di un segno nell’oscurità e la mente cominciò a lavorare su un piano d’attacco o di fuga.
Mosse un passo, optando per una fuga rapida, quando lo vide.
Nascosto tra le piante alte c’era una figura scura, un uomo alto e immobile; gli occhi luminosi in modo innaturale emanavano un bagliore bianco e la scrutavano minacciosi.
Caroline era pietrificata.
Chi era?
La sua mente cominciò a fremere, il suo corpo ad agitarsi.
Cosa voleva da lei?
L’uomo si mosse verso di lei, e Caroline si rese conto che avrebbe dovuto difendersi. Quegli occhi continuavano ad abbagliarla, a stregarla.
Ecco perché le era così difficile muoversi; erano gli occhi.
Uno stregone.
Riprese il controllo di se stessa e si preparò all’attacco ma, nel momento in cui si piegava per saltargli alla gola, lui tese la mano e qualcosa la colpì dentro la testa.
Era come se tutte le vene del cervello le scoppiassero una dopo l’altra, per poi rigenerarsi e scoppiare di nuovo all’infinito.
Una.
Due.
Tre.
Ogni volta era più doloroso, tanto che cadde a terra in ginocchio con le mani premute sulla testa, gridando con tutta la sua voce.
Lo stregone tese anche l’altra mano e qualcosa di forte investì tutto il paesaggio intorno a loro. Caroline cercò di lottare, di rialzarsi e attaccarlo; nessuno l’avrebbe aiutata perciò doveva vedersela da sola.
Era difficile, troppo difficile concentrarsi su qualcosa che non fosse il dolore.
Continuò a gridare ma la sua mente diceva :uccidimi, fa che finisca.
Ma non la uccise.
Il paletto le scappò di mano e volò dritto in quella di lui.
L’ultima cosa che riuscì a vedere prima di perdere i sensi fu il sorrisetto vittorioso sul viso scuro del suo assalitore.
 
Si risvegliò dopo qualche ora.
Gli occhi le facevano così male che dovette sforzarsi per aprirli; i suoi sensi erano troppo deboli, lei stessa si sentiva debole e senza un briciolo di forza.
Lentamente cominciò ad acquistare lucidità, e le palpebre si aprirono del tutto permettendole di mettere a fuoco il luogo dove si trovava.
Non riconosceva quel posto, c’erano pareti di mattoni che le stringevano attorno, una porta di legno massiccio di fronte a lei e una specie di finestra coperta alle sue spalle dalla quale fuoriusciva un filo di luce.
Quella finestra, quel posto, le ricordavano le segrete dei Forbes.
Dove era stata rinchiusa e torturata da suo padre.
Quei pensieri l’aiutarono a rendersi conto di quello che stava succedendo e, solo in quel momento, si accorse di avere i polsi e le caviglie legati con delle catene. Non riusciva a muoversi, le catene la tenevano sollevata di qualche centimetro da terra tirandola per i polsi.
Ed ecco che con il risveglio completo sopraggiungeva il dolore.
Era come se avesse i postumi di una sbronza; i sensi erano deboli, il corpo le sembrava pensante e immobile; le braccia erano così tirate in alto che temette si potessero staccare.
Che diavolo stava succedendo?
Con il passare dei secondi riuscì a ricordare qualcosa di quello che le era capitato poche ore prima; di come era scappata da Klaus, del paletto, del campo di grano.
Dello stregone.
Era stato senz’altro lui a rinchiuderla lì, ma perché?
Se era il paletto che voleva perché non andarsene e basta? Oppure, perché non ucciderla in quel momento?
Caroline non riusciva a spiegarselo.
Era probabile che volesse qualcosa da lei prima di ucciderla, informazioni?
Oppure semplicemente torturarla per divertimento?
Cominciò ad agitarsi, come faceva sempre quando le capitava una cosa come questa. In effetti, cominciava ad averne piene le scatole di rapimenti e torture.
Perché sempre a me?Si chiese.
-Senti, mago di Oz, perché non ti fai vedere?- urlò verso la porta.
Non riuscì a credere di aver avuto il fegato di dire quelle cose. stranamente, si sentiva coraggiosa.
Lui non si fece attendere.
La porta si aprì cigolando sui cardini e Caroline capì che doveva essere molto pesante, a prova di vampiro probabilmente. Dalla soglia entrò una lieve luce giallognola che proveniva dalla lampada al neon sul soffitto; illuminava poco  ma Caroline riuscì a scorgere ugualmente il volto del suo assalitore.
-Luca?- domandò incredula.
Il ragazzo rise gelido – Incredibile vero?- Si spostò e la luce lo colpì in pieno. Non c’erano dubbi, era proprio Luca.
-Tu dovresti essere morto!- esclamò Caroline che cominciava a sentirsi meno coraggiosa: se era stato capace di resuscitare, chissà cosa avrebbe fatto a lei. Era tutto troppo strano per essere vero.
-Già- disse sorridendo sprezzante – I tuoi amici avevano fatto un buon lavoro non c’è che dire ma, essere uno stregone ha i suoi vantaggi: come la vendetta ad esempio-
Caroline si sentì raggelare. Vendetta? Era tornato dal mondo dei morti per vendicarsi? E cosa c’entrava lei con tutto questo?
Quello non era Luca, non poteva essere.
Non lo conosceva bene, ma da come gliene aveva parlato Bonnie, non sembrava proprio il tipo da rapimenti e vendette.
In che guaio mi sono cacciata?Pensò.
Chiunque fosse, non aveva di certo intenzioni di farsi uccidere. Doveva escogitare un modo per filarsela, anche se al momento le sembrava impossibile.
Che fine aveva fatto il ragazzo che voleva tanto essere amico di Bonnie?
-Sei comoda?- chiese sarcastico.
Lo stupore le aveva fatto dimenticare il dolore ai polsi per un secondo, ma quello ritornò anche più forte di prima. Se fosse stata umana le braccia le si sarebbero già staccate dal corpo.
-Che cosa vuoi da me?-
-Oh non preoccuparti, niente di personale. Devo solo fare un favore a una vecchia amica che mi ha aiutato a tornare. Esther- rispose.
Esther.
La madre di Klaus la voleva morta?
-Vedo che sei confusa, permettimi di spiegarti prima che ti uccida-
A quelle parole Caroline tremò, ma non voleva che Luca capisse che aveva paura così cercò di restare calma e ascoltò attentamente le sue parole.
-Nell’altro lato non avevo mai pensato alla possibilità di tornare, ma poi una donna che diceva di essere la strega originaria mi ha trovato e mi ha proposto un accordo-
-Che genere di accordo?-  lo incitò Caroline.
- Sarei tornato in vita se l’avessi aiutata a compiere una certa faccenda-
-E perché mai Esther vorrebbe uccidermi?-
Ecco di nuovo quella risata gelida –Tu sei solo una pedina cara, il mio bersaglio è Klaus- disse – Vi seguo da quando avete lasciato Mistyc Falls, stavo solo cercando un modo per ucciderlo, quando tu sei scappata con il paletto. Credevi sul serio di riuscire ad arrivare dai tuoi amici? Mi sono detto, perché non prendere il paletto per ucciderlo e la ragazza per attirarlo in trappola? A quanto pare ha una cotta per te, non poteva capitarmi di meglio- Spiegò.
Caroline era sempre più sconcertata. Come aveva fatto a seguirli senza che se ne accorgessero? Era assurdo.
Quindi lei era l’esca?
Allora è sicuro che morirò, si disse.
Klaus non sarebbe mai venuto a salvarla, o forse, sarebbe venuto solo per riprendersi il paletto e ucciderla lui stesso per essere scappata.
Si sentì una perfetta stupida. Se solo non se ne fosse andata tutto quello non sarebbe mai successo.
-Quindi cos’hai intenzione di fare? Tenermi rinchiusa qui finché Klaus non si presenta? Chi ti dice che ci troverà?- domandò lei sempre più terrorizzata.
-Ci troverà. Gli ho mandato un messaggio che non può ignorare, e poi, ho il suo preziosissimo paletto e la sua ragazza, tra un paio di giorni sarà qui- Caroline lo vide avvicinarsi alla parete alla sua destra, stringere una catenella arrugginita e sorridere –Nel frattempo, credo che ci divertiremo un mondo insieme-
Luca tirò con forza la catena collegata al soffitto e Caroline trattenne il respiro, per poi ributtarlo fuori con un grido straziante.
La lastra che copriva la finestra alle sue spalle era sparita e la luce accecante del sole irrompeva nella stanza colpendo Caroline in pieno.
Fu solo quando cominciò a bruciare che si accorse di non avere più l’anello.
Andò avanti per un eternità, o almeno così le sembrò. Quando la schiena fini di bruciarle per il ritiro del sole, sentiva il corpo bagnato interamente dal suo sangue; dentro la testa aveva ancora l’eco del suo grido di dolore; avrebbe preferito morire, avrebbe preferito che quel sole l’avesse uccisa per sempre al posto di lasciarle quel dolore insopportabile anche dopo il suo passaggio.
-Perché lo stai facendo?- sussurrò con quel poco di voce che le era rimasta. Non riusciva a vederlo perché gli occhi le si erano chiusi, ma sapeva che era ancora lì a godersi lo spettacolo.
-Sei un vampiro. Un mostro. E’ mio dovere farti soffrire-
Caroline sentì la voglia di piangere, ma persino le lacrime se ne erano andate con la speranza di fuggire da tutto quel dolore.
-Bene, il sole se ne è andato- disse passeggiando da una parte all’altra. Provò ad aprire gli occhi, ma quello che riuscì a ottenere fu uno spiraglio di vista.
Lui era dietro di lei, di sfuggita lo vide prendere un secchio di ferro da terra e poi…
-Sai, questa è una verbena molto speciale- disse- modificata con un incantesimo rende dieci volte più lenta la rigenerazione dei vampiri, perfino se bevono del sangue. Non è una cosa fantastica?-
Sentì il suo sorriso prima di svenire per la verbena che le gettò addosso.
 
Era morta? Forse si.
E quello era il paradiso?
Non era come lo aveva immaginato. Era nero, senza luce e senza colori. Senza niente.
No, non era morta. Non ancora almeno.
Ma lo sarebbe stata presto.
Voleva esserlo.
Eppure, il fatto che fosse indifferente al dolore fortissimo che le gridava il corpo, era una prova di quanto si stesse avvicinando alla sua morte.
Ma allora perché era ancora capace di pensare?
Perché era viva quando avrebbe voluto morire?
E perché sentiva qualcosa di caldo toccarle il viso?
Le stringeva le guance in modo delicato, la chiamava, la pregava di aprire gli occhi.
Era Dio?
O chiunque ci fosse nell’altro lato.
Già, forse avrebbe dovuto ascoltarlo e lasciarsi andare.
Poteva fuggire da tutto.
Essere libera.
Lo ascoltò. Lentamente, aprì gli occhi quel poco che le permise il suo corpo ma, quello che trovò davanti a lei, che le teneva il viso e la supplicava di svegliarsi non era Dio.
Era Klaus.
 
 
 
 
*Angoletto Autrice*
Heylààà gente!
Scusate il ritardo. Non era mia intenzione farvi aspettare cosi tanto.
Diamo la colpa al caldo.
Si è colpa sua.
Comunque, questo capitolo a me sembra più figo degli altri? Voi che ne dite? (per chi non lo abbia capito, è solo una scusa per invogliarvi a recensire).
(no scherzo, voglio sul serio sapere cosa ne pensate xD)
Scherzi a parte. Spero che vi piaccia!
Tanti saluti!
Al prossimo capitolo J
Ps. Spero che recensirete in tanti. Mi state motivando  a continuare :D

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 
*36 ore prima*
 
Aprì gli occhi un minuto prima che suonasse la sveglia.
Le sei del mattino.
Ormai era un chiodo fisso, anche se non aveva più un bisogno disperato di mettersi in forze, correva tutte le mattine. L’aiutava a distrarsi da tutto, ad avere un momento da umana e a credere che ci fosse ancora bisogno di combattere la prossima battaglia.
Ma non era cosi.
Erano passati quasi quattro giorni da quando Caroline aveva scelto di seguire Klaus per salvarla: quattro giorni di assoluta pace.
Non era successo niente, e questo la innervosiva. Sia perché non riusciva a credere che Klaus l’avesse sul serio lasciata andare, sia perché era stata Caroline a pagarne il prezzo.
Si sentiva in colpa come non mai; con che coraggio l’aveva lasciata andare? E dove aveva trovato lei il coraggio di sacrificarsi?
L’ammirava.
Ammirava il suo buon cuore e invidiava il suo coraggio.
Aveva provato a cercarla, ma come al solito le erano tutti contro.
Stefan, Damon, persino Bonnie.
Dicevano che non avrebbe corso rischi. Che era per salvare Elena e, che dopo tutto quel tempo, grazie a Caroline erano riusciti a ottenere davvero qualcosa, bisognava rispettare la sua scelta.
Tyler invece era d’accordo con Elena, per questo Stefan e Damon lo tenevano d’occhio. Per non fargli fare qualche stupidaggine.
Ma lei lo capiva.
Aveva passato la stessa cosa con Stefan, conosceva il dolore che ti lacera il petto quando sai che la persona che ami è in pericolo.
Per questo non aveva alcuna intenzione di arrendersi e lasciare Caroline nelle grinfie di Klaus per sempre. Non avrebbe potuto vivere con quel peso addosso.
Due giorni fa Tyler aveva detto che voleva andare a cercarla, che non riusciva più a sopportarlo. L’assenza di Caroline lo consumava lentamente, lo logorava. Elena si disse che, anche alle spalle degli altri, l’avrebbe aiutato a ricongiungersi con la sua ragazza, glielo doveva.
E lo doveva a Caroline.
-Stefan e Damon non devono saperlo ok?- disse al ragazzo quando lo incontrò sulla strada di casa dopo la corsa.
-Bonnie potrebbe aiutarci- suggerì lui.
-No, lei pensa che dovremmo rispettare la decisione di Caroline- Rispose Elena rallentando il passo, troppo stanca per correre ancora; al contrario di Tyler che invece era perfettamente in forze e non dava segni di stanchezza.
Il vantaggio degli ibridi, forse.
Finirono per camminare uno affianco all’altra decidendo quale sarebbe stata la prossima mossa.
-Se nessuno vuole aiutarci, lo faremo da soli- dichiarò lui.
-Ascolta,  anche io voglio salvare Caroline ma, non possiamo buttarci in una missione suicida senza un piano- Elena aveva passato abbastanza brutte esperienze da capire che un piano d’attacco era la miglior cosa da fare prima di buttarsi nella mischia.
-Non possiamo lasciarla nelle mani di quel…-
-Non lo faremo Tyler- Disse lei prendendolo per le spalle per guardarlo negli occhi –La salveremo-
Tyler restò a fissare gli occhi della ragazza per accertarsi che facesse sul serio, ma Elena era sincera come non lo era mai stata, e lui lo capì.
Si convinse che potevano farcela, che se ci fosse stata una sola e piccola possibilità di riportare Caroline a casa, l’avrebbero sfruttata.
Non si sa se per fortuna o sfortuna, ma l’occasione si presentò quello stesso giorno.
Elena lasciò Tyler vicino casa sua con l’accordo di rivedersi più tardi per studiare un piano, poi tornò a casa fingendo che si stesse godendo questi giorni di pace.
Salì in camera sua e ci trovò qualcun altro.
Ormai era abituata a quelle controllatine giornaliere quindi non si sorprese di vedere Damon lì, seduto sul divanetto accanto alla finestra che l’aspettava.
-Com’era il tempo fuori?- chiese con quella solita aria ironica.
-Quello è il mio diario?- Elena notò solo in quel momento il piccolo libricino in pelle blu che il ragazzo aveva tra le mani.
-Certo che no. Mi credi incapace di scrivere? ti dico che è il mio diario.
Tra te e Stefan va così di moda che ho deciso di inserirmi anche io- Disse, ma notando lo sguardo di Elena vuotò il sacco.
-Ok, è il tuo diario. Dovevo pur ingannare il tempo-
-Guarda che è privato- Disse lei togliendoglielo tra le mani.
-uuh, dovresti farti una doccia Elena, non hai un buon odore-
-A quanto pare sono troppo impegnata a gestire un idiota che si intrufola in camera mia per curarmi del mio odore- Ma  era probabile che Damon avesse ragione dopo tutto quel correre.
-Che cosa vuoi?- Gli chiese.
-Niente. Volevo venire a trovare la mia ragazza preferita e assicurarmi che non stesse facendo niente di stupido, tipo andarsene in giro da sola- la provocò lui parandosi di fronte ai suoi occhi.
-Non ero da sola-
-Gia, ti ho vista insieme al tuo amichetto ibrido. Lo so che state progettando qualcosa, ma non funzionerà-
-Tu non sai un bel niente. Io, invece, non so come tu faccia a startene qui mentre Caroline è prigioniera di Klaus!- La rabbia cominciava a farsi sentire.
-Barbie ha fatto una scelta- Rispose lui.
-Gia, come io sceglierò di salvarla!-
-Elena ma non capisci?!- Damon la strinse per le braccia imponendosi di fronte a lei – Ti ha salvato la vita! Si, starà lontana per un po’, ma tornerà quando Klaus non potrà piu ricattarla, quando tu…-
La voce gli si spezzò in gola e abbassò lo sguardo.
Faceva male.
Faceva male pensare che un giorno Elena sarebbe morta.
Elena capì e la sua voce si addolcì, non riusciva a essere arrabbiata con lui quando aveva quello sguardo. Gli prese il viso tra le mani e i loro occhi si incontrarono di nuovo.
-Che vita potrei mai vivere sapendo che Caroline è in balia di un mostro per colpa mia- Disse.
-Non ti permetterò di gettarti in una missione suicida- disse lui, risoluto.
Elena capì che non aveva speranze di convincerlo e ci rinunciò. Avrebbe salvato Caroline senza il suo aiuto.
Sospirò e Damon lasciò la presa sulle sue braccia – Devo andare- disse.
-Dove?- chiese lei senza pensarci.
Lui sorrise, come se avesse vinto qualcosa.
-Non vuoi che me ne vada?-
-Che domanda è?- domandò lei confusa. – Certo che devi andartene-
Lui le si avvicinò lasciando lo spazio di un soffio tra i loro corpi e le prese il mento con un dito, catturandola con i suoi occhi grigi – Se non vuoi che me ne vada, basta dirlo- sussurrò.
Ma Elena era troppo arrabbiata per farsi abbindolare; distolse lo sguardo e lo spinse fuori dalla camera. – Non costringermi a cacciarti a calci-
-Wow, perché non ci provi?- Disse lui sarcastico.
Elena continuò a fargli strada fino all’ingresso nel momento esatto in cui sentì bussare.
Quando aprì la porta fu come se Harry Potter le avesse fatto l’incantesimo pietrificante. Non riusciva a muoversi, ne a parlare; Continuò a guardare quegli occhi scuri che la scrutavano trafiggendola, sentì la sua voce e fu come se le avessero piantato un coltello in gola.
-Ciao, Elena- Disse Klaus.
 
 
-Che cosa voleva da te?- Domandò Stefan ad Elena un ora dopo, nella casa dei Salvatore. Gli avevano raccontato che Klaus si era presentato alla porta di Elena e che aveva chiesto a lei e a Damon di parlare di una questione importante.
A Elena non piaceva tutto quello, a nessuno in verità. Damon era tornato di nuovo furioso quando lo aveva visto, persino Stefan stava per abbandonare la calma.
-Vuole parlare con tutti- rispose la ragazza sprofondando nella morbidezza del divano. Cominciava a credere che niente e nessuno avrebbe impedito a Klaus di perseguitarla per sempre.
C’era solo una cosa che non capiva: dov’era Caroline?
Se non era con lui, che fine aveva fatto?
Fine.
Quella parola portò alla mente di Elena pensieri che non avrebbe mai voluto.
Era per quello che aspettava con impazienza l’arrivo di Klaus, voleva solo sapere dov’era la sua amica.
-Qualunque cosa voglia, non gli permetteremo di prendere Elena- dichiarò Damon, Stefan annuì come risposta.
-Non voglio Elena- La sua voce comparve dal nulla provocando un brivido sulla schiena della ragazza che, subito si alzò in piedi per fronteggiare l’ibrido che le stava davanti.
Stefan e Damon la circondarono protettivi e lui sorrise beffardo.
-Non ho intenzione di rubarvi la ragazza- disse.
-E allora che cosa vuoi?- Domandò Damon quasi ringhiando.
-Si tratta di Caroline-
Elena si sentì all’improvviso agitata. Non riusciva a capire cosa intendesse Klaus.
-Cosa vuoi dire? Spiegati- Rispose Stefan.
-Cos’è successo a Caroline? Perché non è con te?- Domandò Elena tutto d’un fiato, troppo sconvolta per contenersi.
-Sono più che sicuro che sia stata rapita- Rispose lui. Elena riuscì, anche se a malapena, a scorgere qualcosa nello sguardo del vampiro, preoccupazione forse. Era sul serio preoccupato per Caroline.
-Non so se ve ne siete accorti, ma Rebekah è riuscita a prendervi il paletto prima di andarsene, Caroline lo ha rubato ed è scappata per tornare qui, ho seguito le tracce ma si fermano in un punto preciso nella campagna vicino Mistyc Falls, in un campo di grano. Sospetto che sia stata rapita. Ci sono segni di magia nel punto esatto in cui si fermano le tracce, ecco perché sono qui. Bonnie deve trovarla- spiegò.
-Perché tanta noia per lei?- Domandò Damon che non credeva ad una sola parola.
-Chiunque sia stato a rapirla, adesso ha tra le mani l’unica arma che può uccidermi, se trovo lei, trovo anche il paletto-
Elena non era una strega, ma non ci voleva un incantesimo per capire che stava mentendo. O forse era lei che si stava illudendo che Klaus potesse sul serio provare qualcosa di così forte per Caroline da indurlo a rischiare per salvarla. Secondo lei il paletto non c’entrava.
Eppure, era pur sempre Klaus; non poteva esserne del tutto certa.
-Perché dovremmo aiutarti?-
-Perché, Stefan, senza Caroline nessuno mi impedisci di uccidervi tutti e prendermi Elena- Disse lui minaccioso.
Anche se non li avesse minacciati Elena avrebbe acconsentito ugualmente, perché si trattava di Caroline.
-Però! Una ragazza ti ha fregato, deve essere dura per te- rispose Damon sarcastico. Klaus gli rivolse un’occhiata tagliente ma invece di replicare si rivolse a Elena.
-Dov’è Bonnie?- chiese.
-Sta arrivando- rispose la ragazza- Anche Tyler-
Klaus s’irrigidì. – Io voglio solo che la strega mi dica dove si trovi, ma se Tyler cercherà di ostacolarmi lo ucciderò senza pensarci due volte- dichiarò.
Aspettarono per qualche minuto finché sentirono bussare e dalla porta comparve Bonnie scortata da Tyler. La ragazza non gli aveva riferito il messaggio di Elena per non farlo agitare, ma quando vide Klaus al centro del grande salone la rabbia invase il suo corpo e si scagliò contro il nemico spingendolo con le spalle al muro. Klaus gli diede una ginocchiata nello stomaco talmente forte che avrebbe potuto ucciderlo e il ragazzo cadde a terra in preda al dolore.
-Se non vuoi che ti strappi il cuore è meglio che la smetti di cercare di uccidermi, tanto non serve a nulla- tagliò corto Klaus fissando Tyler.
Il ragazzo venne sollevato dai suoi amici e dovette usare tutto il suo autocontrollo per non scaraventarsi di nuovo sul vampiro.
-Dov’è Caroline?!- urlò contro di lui, ma Klaus non si scompose e lasciò che Elena gli spiegasse tutto.
-Bonnie, devi trovarla!- disse alla fine con voce disperata. Adesso che non era piu nelle mani di Klaus avrebbe potuto essere in guai più seri, o peggio, forse era già troppo tardi.
Tyler ed Elena si rivolsero a Bonnie, guardandola con occhi imploranti poiché dipendeva tutto da una sua parola. La strega si sentì come se stesse sostenendo il tetto del mondo; contavano su di lei, e anche se desiderava trovare Caroline come loro, non poteva garantire che ci sarebbe riuscita.
-Mi servono delle candele- dichiarò prendendo fiato- e anche un oggetto personale di Caroline-
Tutti cominciarono a darsi da fare, tranne Klaus che se ne stava in piedi con le braccia incrociate a fissare Bonnie con impazienza, presero molte candele e Tyler fece un salto a casa di Caroline per prendere qualcosa.
Tornò con la spazzola preferita della vampira e Bonnie disse che aveva fatto la scelta giusta. Sulla spazzola c’erano dei capelli biondi, Bonnie li prese e li posò sulla mappa; ripeté lo stesso incantesimo che aveva fatto per Elena quando era stata rapita da Rose  solo che avrebbe dovuto farlo senza il sangue di un parente ma sperò che avrebbe funzionato comunque.
Infatti, dopo pochi istanti, i capelli di Caroline cominciarono a muoversi sulla carta e si fermarono in un punto non molto distante dalla città. Sulle montagne.
-Trovata- disse, interrompendo l’incantesimo – Si trova sulle montagne vicine a Mistyc Falls, ma non dice esattamente dove. Dovremmo cercarla-.
Klaus si avvicinò alla ragazze e parlò con voce sempre più impaziente – Non puoi fare niente per dirci esattamente dove si trova?- domandò.
Elena si stupì per quanto il suo tono non avesse niente di minaccioso come al solito.
Non era da Klaus.
Bonnie annui- E’ tutto quello che posso fare-
-Che stiamo aspettando? Andiamo a cercarla!- Urlò Tyler prima di schizzare fuori dalla porta. Klaus lo seguì rendendosi conto che non poteva perdere tempo, chiunque avesse rapito Caroline era certo che l’avrebbe usata per ottenere informazioni, e lui non poteva permettere che le facessero del male.
Si sentiva uno stupido a pensare quelle cose, senza tener conto che lo stregone poteva ucciderlo con il paletto; ma stranamente, non gli importava.
Voleva solo salvare Caroline.
Perché? Si chiese, Perché provo queste cose per lei? È assurdo.
Scacciò quei pensieri e si concentrò sulla ricerca, pensando a quale micidiale tortura avrebbe inflitto al rapitore prima di ucciderlo.
Avrebbe pagato caro.
 
Il giorno passò, e di Caroline neanche l’ombra.
Nonostante tutti la stessero cercando in ogni punto dei boschi, quel giorno nessuno riuscì a trovarla.
Quando si fece buio si fermarono in una radura a riprendere fiato.
-Perché ci siamo fermati?- Domandò Tyler che non sembrava per niente stanco. Era talmente in ansia per la ragazza che il fatto di aver corso per tutto il giorno sembrava una cosa da niente.
Klaus non c’era, continuava a cercarla diventando sempre più nervoso. Quella ricerca stava diventando  infinita e l’ibrido cercò di non pensare che, forse, era già troppo tardi.
È viva, me lo sento.Si disse.
Non smise neanche un secondo di setacciare tutta la montagna, incontrò qua e là qualche animale e qualche casa abbandonata, ma ancora non c’era traccia di Caroline.
Continuò cosi anche il giorno dopo. Ormai aveva visto tutta l’area, quindi cominciò a tornare sui propri passi e a controllare di nuovo.
Ancora niente.
Colpì un albero sfogando la sua frustrazione, lanciando un urlo pieno di rabbia.
La pianta si spezzò in due e l’estremità superiore cadde nella terra su un tappeto di foglie, colpendo in pieno una casetta abbandonata molto piccola.
Fu lì che Klaus vide qualcosa.
Esattamente nel punto in cui era caduto l’albero, si era creato un piccolo solco nel terreno; Klaus si avvicinò, s’inginocchiò e cominciò a spostare la terra.
Aveva visto giusto, c’era davvero qualcosa.
Era una botola.
Una luce di speranza gli illuminò gli occhi, forse l’aveva trovata, forse c’era riuscito.
Lanciò un grido e chiamò gli altri, se sotto avesse trovato il mago, aveva bisogno dell’aiuto di Bonnie. Anche se il suo orgoglio in quel momento era schiacciato perennemente da un camion perché chiedeva aiuto ai suoi nemici, cercò di metterlo da parte per salvare Caroline.
Arrivarono il più velocemente possibile e lo aiutarono ad aprire la portiera di legno che, stranamente, era molto pesante.
-È colpa della magia, non c’è dubbio- costatò Bonnie –Ma è strano perché avrebbe potuto direttamente sigillarla invece di lasciarla cosi incustodita-
La ragazza lanciò un occhiata preoccupata agli amici: Era una trappola.
-Non c’è bisogno che ti preoccupi- le disse Klaus –Ho sempre saputo che era solo un pretesto per attirare me, per cui il suo obbiettivo sarò io, non voi-
Gli face un effetto strano rassicurarli ma non gli importava, era cosi vicino a Caroline che fremeva dalla voglia di gettarsi in quel tunnel buio sotto la botola senza pensarci due volte.
-Abbiamo bisogno di un piano- dichiarò Elena.
-Non credo che tu debba venire- Damon le prese un braccio e fece per allontanarla ma lei lo strattonò lanciandogli un occhiata tagliante.
-Io vengo- disse.
-In effetti a me serve solo Bonnie, voi potete anche andarvene- Disse Klaus sull’orlo di perdere la pazienza. Voleva andare e subito.
-Ah si? E chi proteggerà lei?- Domandò ironicamente Elena, ma il ragazzo decise di non ribattere e di pensare a un piano velocemente.
-Vado io avanti, Bonnie verrà dietro di me e voi in coda- decise.
-Se vi attaccano, io cerco Caroline – Disse Tyler, fissando gelido gli occhi di Klaus.
L’ibrido sostenne il suo sguardo, trattenendo la rabbia.
Voleva essere lui a salvarla.
-Vediamo come vanno le cose- disse in fine, anche se sapeva che non avrebbe mai più permesso a Tyler di toccarla.
Scesero nella botola uno alla volta addentrandosi sempre più nel buio, ma non era un problema, ci vedevano tutti bene tranne Elena che, dovette reggersi al braccio di Stefan per non inciampare.
Scesero la scalinata di ferro e si ritrovarono in un altro tunnel di terra.
Faceva freddo, e in quello spazio ristretto non avrebbero neanche potuto difendersi.
Klaus continuò a camminare con gli occhi aperti, cercando di captare qualunque segno di pericolo, tutto sembrava fin troppo silenzioso.
-È vicino- li avvertì Bonnie – Sembra familiare…-
La ragazza si fermò all’improvviso, aggrottò le sopracciglia e superò Klaus avanzando nell’oscurità. Sapeva che il potere che aveva avvertito proveniva dal rapitore, la cosa strana era che lo conosceva, o almeno, credeva di aver già sentito quella stessa energia.
Gli amici la seguivano lungo il tunnel, sorpresi dalla reazione della ragazza. Bonnie continuò senza badare alle avvertenze degli amici, sempre più impaziente di scoprire perché tutto era così familiare.
-Dovresti tornare dietro di me- le disse Klaus. Ancora non era successo niente, nessuna trappola o nessun  nemico che cercasse di ucciderli e questo lo metteva in ansia. Sapeva che sarebbe successo. Aspettare era insopportabile e il fatto che quel tunnel sembrava non finire mai lo innervosiva.
Forse stavano sbagliando tutto. –Se ti succede qualcosa i tuoi amici saranno in pericolo- continuò.
Caroline sarà in pericolo, pensò nella sua testa.
Bonnie non lo ascoltò. Cominciava a sentire l’energia più vicina e più forte. Molto più forte.
Arrivarono di fronte a un entrata, sulla porta di legno rovinato c’era un cartello che indicava una miniera. Avevano camminato tanto da arrivare alle vecchie miniere di Mistyc Falls, quelle che un terremoto aveva distrutto bloccando l’entrata in superficie.
-Le miniere sono inaccessibili da cento anni!- esclamò Elena esterrefatta.
-Evidentemente adesso non lo sono più- ribatté Klaus attraversando la soglia seguendo Bonnie.
Qualcosa si mosse e l’ibrido scattò in avanti sulla ragazza spingendola a terra appena in tempo, prima che paletti di legno  spuntati dalle parteti la trafiggessero.
La ragazza poggiò la guancia sulla terra umida, ansimando, sentendosi una stupida per non essersene accorta.
Quando la scarica finì, l’ibrido la liberò dal suo peso e si guardò in torno alla ricerca di altre minacce.
Elena aiutò l’amica ad alzarsi mentre tutti gli altri fissavano prima lei, poi Klaus:non riuscivano a credere che le avesse appena salvato la vita.
-Perché l’hai fatto?- gli chiese Bonnie. Lui la guardò per un attimo, gli occhi erano due blocchi di ghiaccio.
-Tu mi servi ancora, strega. Cerca di non farti uccidere- disse, rimettendosi a camminare in testa al gruppo.
Entrano nel pieno della miniera, il tunnel si allargò ma le pareti sembravano così fragili che al minimo tocco avrebbero potuto cadere sulle loro teste.
Klaus non aveva la minima idea di cosa aspettarsi; la magia era imprevedibile e avrebbe potuto metterli in difficoltà in molti modi. L’unica cosa certa era che non poteva morire se non con il paletto bianco. Qualcuno avrebbe dovuto infilzarlo manualmente e lui non aveva di certo l’intenzione di farsi uccidere.
Se non fosse stato un vampiro non avrebbe potuto vedere il vuoto oltre la fine della strada. Erano arrivati in fondo alla miniera, alle loro spalle c’era il tunnel, mentre, di fonte si scorgevano dei lunghi binari fatti innalzare su uno strapiombo.
Probabilmente venivano usati per trasportare le pietre, e ciò significava che si trovavano vicini all’uscita.
Klaus sentì un groppo alla gola, dov’era Caroline?
-Ti stavo aspettando- Una voce gelida si rivolse a Klaus echeggiando nelle mura.
Finalmente, pensò Klaus prontò ad affrontare la figura nera che avanzava verso di loro sui binari.
-Luka?- Chiese Bonnie sgranando gli occhi. L’ombra alzò le braccia e improvvisamente la cava s’illuminò ubbidendo all’ordine dello stregone.
-Bonnie- la chiamò Luka gelido, come se fosse privo di ogni emozione –Sono contento di rivederti. O forse non dovrei esserlo? Dopotutto, voi mi avete ucciso-
-Io ti ho ucciso- intervenne Damon, tirando indietro Elena per proteggerla. – E francamente, quando uccido qualcuno vorrei che quella persona restasse morta, ma sembra che da queste parti non funzioni eh? Come hai fatto a tornare?-  disse. I muscoli tesi, pronto a difendersi.
-Esther- rispose Luka, sorridendo.
No, non è il suo sorriso quello.Pensò Bonnie ancora incapace di credergli.
-Esther- ripetè Klaus a denti stretti.
Sua madre non lo avrebbe mai lasciato in pace. Questo lo fece arrabbiare. Era solo colpa di sua madre se lui era un ibrido, era colpa sua se era diventato cosi, era colpa sua se Caroline adesso era in pericolo.
Strinse i pugni lungo i fianchi resistendo all’impulso di strappare il cuore a Luka, anche se era solo un inutile pedina della madre. Era il suo cuore che avrebbe voluto davvero schiacciare tra le mani.
-Dov’è Caroline?- sibilò, contraendo i muscoli per la rabbia.
-L’irritante biondina? È qui. Mi ha dato qualche problema per un po’. Ha la pelle dura, ma sono riuscito a spezzarla. Non credo che resisterà ancora a lungo- disse, la sua risata riecheggiò nella cava colpendo Klaus come un coltello – Le sue grida erano deliziose, ha urlato il tuo nome sai? Diceva che non l’avresti salvata ma continuava a chiamarti. Patetico vero? Mi sono divertito un po’ con la verbena, non credo di aver visto cosi tanto sangue in vita mia. Non preoccuparti, ho aggiunto un po’ di magia, cosi le ferite non si rimargineranno e lei avrà una morte lenta e dolorosa. Uno spettacolo magnifico-
Klaus non riuscì a resistere. La sua vista si annebbiò, i muscoli si tesero mentre spiccava un salto per raggiungere Luka. La sua mente era stata svuotata da tutto. Voleva solo una cosa e quel desiderio bruciava in lui come un incendio.
Doveva ucciderlo.
Le parole del ragazzo lo avevano stravolto facendo crescere in lui una rabbia che non aveva mai avuto.
Si avventò sulla gola dello stregone ma prima che potesse stringerla, scomparve nel nulla mentre una risata riempiva lo spazio. Klaus perse l’equilibrio e per poco cadde, quando riuscì a tenersi in piedi cominciò a guardare freneticamente da una parte all’altra, ma il suo obbiettivo era scomparso.
-Di qua- lo chiamò una voce. Klaus si voltò verso Luka, pronto a saltare di nuovo ma qualcosa lo bloccò.
Il paletto Bianco.
Il ragazzo ci giocava facendolo passare da una mano all’altra. Klaus si bloccò sul posto, sentendosi uno stupido.
Era quello che voleva Luka: che si arrabbiasse e lo attaccasse senza ragionare cosi da poterlo trafiggere.
Luka si accorse che Klaus non aveva più intenzione di attaccarlo e si lanciò contro di lui col paletto dritto davanti a sé.
Si bloccò di colpo. Un muro invisibile si ergeva di fronte ai due, Klaus si voltò e vide Bonnie con le braccia tese recitando qualcosa sottovoce.
-Ma che bel trucchetto Bonnie- la schernì Luka –Peccato che anche io ne abbia qualcuno-
Fece un cenno con la mano e, dal nulla, comparirono degli uomini che li circondarono.
-Vi presento- Disse in modo teatrale – il mio piccolo esercito di vampiri-
Gli uomini restarono immobili aspettando un suo ordine e, quando Luka disse –Uccideteli tutti- loro ubbidirono scagliandosi i loro nemici.
-Io mi occuperò di te,streghetta. Sarà divertente- disse Luka maligno, mentre lo scontrò cominciò.
Damon continuò a tenere Elena dietro di sé, cercando di proteggerla dai vampiri che li attaccarono. Erano molti più di loro e attaccavano cercando di uccidere l’avversario in tutti i modi.
Tyler sferrò una gomitata alla mascella di un vampiro e quello perse l’equilibro cadendo giù dallo strapiombo, ma un altro era già pronto a prendere il suo posto.
Stefan venne accerchiato, lo colpirono ma lui non si arrese e ne eliminò uno.
Qualcuno attaccò Elena, Damon stava combattendo contro un altro vampiro e non poteva aiutarla, ma lei non si fece intimidire. Aveva passato mesi ad addestrarsi e riuscì a difendersi il tempo necessario per permettere a Damon si accorrere in suo aiuto.
Bonnie e Luka si sfidavano senza toccarsi, usando il loro potere. Bonnie era molto migliorata dall’ultima volta e per lei, non fu una sorpresa scoprire che poteva batterlo.
Klaus venne attaccato, ma per lui quei vampiri non erano una minaccia. Era molto più forte di loro.
-Va a cercare Caroline!- gli gridò Bonnie.
-Se è ancora viva- rise Luka prima di venire colpito dal potere della ragazza.
Ha ragione,si disse L’ibrido prima di eliminare un altro vampiro. Era un occasione perfetta per cercare Caroline. Qualcosa dentro di lui gli disse che avrebbe potuto trovarla e andare via, scappare il più lontano possibile da Luka, da sua madre.
Scappare.
Esattamente quello che aveva fatto per mille anni per colpa di suo padre, e alla fine a cosa gli era servito?
No, non scapperò più.Si disse.
Caroline non lo avrebbe mai perdonato se avesse lasciato i suoi amici a morire.
Gli venne un idea.
Bonnie teneva impegnato Luka abbastanza da permettergli di andargli alle spalle senza che se ne accorgesse. La ragazza lo teneva alle strette ma lui resisteva.
Klaus si posizionò alle spalle dello stregone e gli strinse un braccio attorno alla gola.
Non gli diede il tempo di reagire, quindi, col braccio libero, gli strappò il cuore dal petto.
Il corpo senza vita di Luka cadde nel vuoto.
-Grazie- gli disse Bonnie. I vampiri sotto il controllo di Luka continuavano ad attaccare gli altri –Vai a cercare Caroline, io li aiuto-
Klaus annuì e si lanciò giù dai binari.
Luka aveva detto che Caroline era qui, perciò una volta atterrato con un tonfo, cominciò a cercarla.
Trovò una porta di legno chiusa, la spinse con un calcio e quella si staccò dai cardini.
-Caroline!- urlò, ma nessuno rispose.
C’era uno stretto corridoio che superò correndo fino a trovarsi di fronte un'altra porta, stavolta di ferro.
La buttò giù e quel che vide gli mozzò il respiro.
 
 
 
*angoletto autrice*
Heilààààà!!
Tu che stai leggendo, lo so, vorresti picchiarmi.
Ti chiedo umilmente scusa per averti fatto aspettare cosi tanto.  Il fatto è che ho partecipato a un concorso di scrittura e ho dovuto interrompere la fic per scrivere il racconto.
Lo so, è imperdonabile.
Ma adesso sono tornata! E non ti abbandono più!
Questo capitolo nuovo è un po’ più lungo eh? (mi sento potente)
Lo so che l’ho finito un po’ uno schifo. Ma dovevo pur finirlo in qualche modo altrimenti diventata troppo lungo >.<
Klaus ha trovato Caroline finalmente!
Secondo voi, in che condizioni è questa povera ragazza? (Luka l’ho fatto un po’ troppo stronzo eh? Hahah)
Cosa succederà adesso?
Una domanda che mi faccio anche io è. Klaus se la riporterà come se fosse niente o lui e Tyler si ammazzeranno per decidere chi se la riporterà a casa?
Questi due se la litigheranno fino alla morte hahahaha.
Adesso la finisco di parlare. ( o di scrivere LOL)
CI vediamo al prossimo capitolo!
Byee!
ps. come sempre vi chiedo di recensire :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 
La vista di Klaus si riempì improvvisamente di rosso.
Sangue.
Il sangue di Caroline.
Il ragazzo sentì l’aria mancare, un odore orribile volteggiava nella stanza.
Odore di carne bruciata.
Ma quello che vide oltre il sangue e la puzza, fu anche peggio; gli provocò una fitta al cuore come se glielo avessero strappato.
Caroline.
La ragazza era legata con una catena fissata al soffitto che le stringeva i polsi, dai quali colava il sangue che le scendeva per le braccia. Lungo il corpo aveva tagli e bruciature dai quali colava sangue fresco che cadeva sul pavimento tinto di rosso dove erano ammucchiati i suoi vestiti stracciati.
Caroline era quasi completamente nuda, l’unica cosa che indossava erano le mutande sporche del suo sangue.
Klaus rimase senza fiato.
Cosa le ha fatto quel bastardo, pensò mentre si avvicinava al corpo immobile della ragazza.
Ti prego, fa che sia ancora viva.Supplicò.
Caroline aveva la testa abbassata, i capelli le ricadevano unti intorno alla faccia.
Klaus le prese il viso tra le mani, chiamandola, implorandola di aprire gli occhi.
Ma lei non si svegliava.
-Ti prego- sussurrò con gli occhi pieni di lacrime – Svegliati, Caroline. Torna da me-
La ragazza mosse lentamente le palpebre, cercando di aprirle.
-K…laus?- La sua voce era un sussurro debole, i suoi occhi erano gonfi e non riuscì ad aprirli del tutto ma, era viva. Klaus le sorrise mentre una piccola lacrima cominciò a rigargli la guancia.
-Sono qui- le disse scostandole i capelli dal viso. – Adesso ti porto via-.
L’ibrido le lasciò la testa e con uno strattone staccò la catena dal soffitto prendendo Caroline tra le braccia prima che cadesse sul pavimento.
La ragazza lanciò un urlo strozzato di dolore e Klaus notò le ustioni sulla schiena.
La vampira cominciò a tremare e a stringere forte i denti.
-Resisti- le disse lui mentre le posava un braccio sotto le ginocchia e la sollevava delicatamente.
Uscì dalla stanza di sangue e poggiò la ragazza sul pavimento del corridoio, causandole un altro gemito di dolore.
-Continui a perdere sangue- disse lui, pensando freneticamente a una soluzione.
S’inginocchiò accanto al corpo tremante della ragazza e si scostò la manica della felpa. Si morse l’avambraccio facendo fluire il sangue e lo offrì a Caroline.
-Bevi. Ti guarirà- le ordinò posandole un braccio dietro la testa e l’altro a un soffio dalle labbra.  La ragazza affondò i denti nella carne e succhiò il sangue caldo.
Per lei fu come tornare in vita. Era il sangue più buono che avesse mai assaggiato, se lo ricordava. Klaus continuò a farla bere, ricordando per un secondo quando era successo la prima volta nella camera di Caroline.
La maggior parte delle ferite smisero di far scorrere sangue, ma non si rimarginarono. Altre invece, quelle più profonde, continuarono a sgorgare liquido rosso in piccole dosi.
Luka aveva ragione, i tagli erano incantati. Ci sarebbe voluto del tempo, ma lui sapeva di poterla guarire.
Caroline smise di bere e per un po’ riuscì a non pensare al dolore. Incontrò gli occhi dell’ibrido e le sembrò di non aver mai visto occhi così belli, dopo un secondo le si chiusero, cercò di allungare una mano verso di lui ma questa le cadde causandole un dolore atroce. Non poteva muoversi.
 Klaus le prese la mano che lei aveva usato e gliela strinse, per farle capire che adesso era al sicuro. Sbottonò la felpa e se la tolse rimanendo con una maglietta grigia a maniche corte, avvolse la maglia intorno a Caroline e la coprì, poi la riprese in braccio cercando di essere più delicato possibile.
-Tieniti a me- le sussurrò.  Anche se debolmente, la vampira riuscì ad aggrapparsi alla maglia di Klaus con una mano tenendogliela vicino al cuore.
L’ibrido s’incamminò verso la fine del corridoio reggendo Caroline addormentata.
-Caroline!- gridò Tyler precipitandosi dalla ragazza ma Damon e Stefan lo bloccarono tenendolo per le braccia. Entrambi sapevano che non potevano lasciarlo fare e non potevano permettere che Klaus lo uccidesse per tenersi Caroline, o che cambiasse idea e cercasse di prendersi Elena.
-Lasciatemi!- ordinò lui ma gli amici continuarono a tenerlo fermo intimandogli di smetterla.
-Che cosa… come sta?- Domandò Elena esitante, avvicinandosi al corpo della ragazza.
-Starà bene- rispose Klaus, poi si rivolse a tutti – Sentite, il nostro accordo è ancora valido perciò Caroline verrà con me… ma c’è anche un altro motivo. Io posso guarirla col mio sangue. In poco tempo sarà come nuova, ve lo assicuro-.
-È solo colpa tua se è in questo stato!- gli urlò Tyler. Klaus s’irrigidì, cominciava a perdere la pazienza.
-Se non vuoi farmi passare Tyler, dovrò ucciderti- rispose l’originale, minaccioso.
-Sparisci e basta, finché riusciamo a tenerlo!- gli disse Stefan aumentando la presa su Tyler.
-Aspetta- Bonnie si avvicinò a Caroline, le posò una mano sulla fronte e recitò un incantesimo – Così dovrebbe andare meglio, non posso fare altro mi dispiace- disse.
Prese Elena, che aveva gli occhi pieni di lacrime, e la allontanò  poco prima che Klaus spiccasse un balzo e atterrasse sui binari al di sopra delle loro teste.
Reggendo Caroline, si preparò a correre ma la voce di Tyler lo fece arrestare per un attimo.
-Ti troverò bastardo! Ti troverò!- urlò.
Avrei dovuto ucciderlo prima,pensò prima di iniziare a correre.
Uscì dalle miniere e si inoltrò di nuovo nel tunnel di terra, raggiunse la botola e saltò fuori. Non avrebbe voluto strapazzare Caroline così, ma non poteva perdere altro tempo, avevano bisogno di un rifugio e di un posto dove lei potesse guarire.
Il sole stava tramontando sulla montagna, si era già fatto buio quando raggiunse il SUV parcheggiato al confine di Mistyc Falls.
Poggiò Caroline sul sedile posteriore a la avvolse in una coperta che non sapeva neanche di avere, mise in moto e partì alla ricerca di un posto sicuro.
Tutto quello che vide per un bel po’ furono montagne e campi, ci vollero molti chilometri e una guida spericolata per arrivare al più presto nella città più vicina.
Non sapeva dove poter trovare un posto se non in un hotel.
Ripensò all’ultima volta in cui ci erano stati, all’indignazione di Caroline nel vedere quanto fosse in pessime condizioni. Allungò un po’ fino ad arrivare al primo hotel a cinque stelle che vide.
Almeno così quando si sveglierà si troverà in un bel posto, pensò.
Parcheggiò l’auto nel parcheggio dell’hotel e scese; era notte fonda e non c’era nessuno in giro ma sapeva di non poter entrare con Caroline senza che qualcuno notasse il suo stato. Doveva trovare un altro modo.
Tornò in auto e fece il giro dell’hotel, si fermò sul retro e notò un balcone aperto al decimo piano. Non aveva scelta.
Prese Caroline e si preparò a saltare.
La camera era avvolta nel silenzio, era grandissima e aveva tutto quello che si poteva desiderare in una suite a cinque stelle: una terrazza enorme con vista, un salone pieno di poltrone, tv a schermo piatto , un bagno grande metà della stanza e un letto enorme a due piazze con tanto di baldacchino.
Klaus portò Caroline nella vasca da bagno, voleva lavarle via tutto quel sangue e poi metterla a letto.
La posò, tornò in camera e si avvicinò alla donna che dormiva tra le lenzuola; la soggiogò e le ordinò di trovarsi un’altra stanza, dopodiché ritornò in bagno e aprì l’acqua della doccia. Caroline continuò a restare svenuta per tutto il tempo, anche quando Klaus la denudò completamente per lavare via tutto il sangue e lo sporco.
Si sorprese ad arrossire, guardando il suo corpo, ma cercò di non pensarci.
Non era il momento.
Con tutto quel sangue a coprirla non si era reso conto di quante torture aveva subito. Luka si era divertito davvero.
Ricordò di quanto fosse piacevole anche per lui infliggere dolore agli altri, esattamente come aveva fatto il mago, e improvvisamente schifò se stesso per averlo fatto.
Non aveva mai pensato che potesse fare così male.
Forse Rebekah ha ragione, mi sto davvero rammollendo. 
Cercò di non pensare neanche a quello giurando che, una volta guarita Caroline, sarebbe tornato a essere cattivo.
In fondo, era l’unica cosa che sapeva fare.
Prese un asciugamano e l’avvolse in torno al corpo nudo della ragazza, la prese in braccio e la distese sull’letto.  La costrinse a bere ancora da lui e poi la lasciò dormire.
 
 
Caroline aprì gli occhi.
La prima cosa che vide fu la stoffa bianca di un morbido cuscino. Voleva muoversi, ma per qualche ragione il suo corpo aveva paura di farlo, perciò restò immobile, girata sul fianco cercando di capire dove si trovava.
Aveva solo qualche vago ricordo dei giorni precedenti: ricordava di essere stata catturata, le torture di Luka e di come aveva sperato di morire per sfuggire a quel dolore. L’ultimo ricordo era collegato a Klaus ma era cosi sfocato che lo credeva un sogno.
Già, probabilmente l’ho solo sognato. Perché dovrebbe rischiare la vita per salvarmi?Penso, diventando un po’ nervosa.
Non riusciva a ricordare cos’era successo e perché non era più nella prigione di Luka.
Cercò di muoversi, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu una fitta alla schiena.
Le bruciava ancora.
-Non muoverti-  Caroline sentì la voce di Klaus provenire dall’altro capo della stanza, si disse che poteva essere un avvertimento, era convinta che ce l’avesse a morte con lei per avergli preso il pugnale, invece, nel suo tono non c’era il minimo accenno  di una minaccia . Sembrava preoccupato.
Caroline non si mosse, cercando di calmare il respiro accelerato.
Allora non è stato un sogno. Pensò, visualizzando di nuovo nella mente il viso sfocato dell’ibrido mentre la implorava di vivere.
Sentì che il ragazzo le si avvicinava alle spalle, quando le toccò la schiena scoperta con la punta delle dita un brivido le corse lungo il corpo e rimase sorpresa nel sentire che non aveva affatto paura, le piaceva.
-Sei conciata proprio male- Disse lui continuando a sfiorarle le bruciature che, all’improvviso, non bruciavano più. – Ma stai guarendo-
Caroline rimase in silenzio, godendosi quel contatto che le dava tanto sollievo dal dolore.
Klaus si fermò ritirando la mano e Caroline sentì freddo nel punto dove prima l’aveva toccata, desiderando che continuasse.
-Cos’è successo?- Chiese Caroline con un filo di voce. Voleva girarsi e guardarlo in faccia ma non riusciva a muovere niente.
Klaus le spiegò tutto, senza tralasciare i dettagli e Caroline ascoltò sentendosi sempre più idiota e sempre più in colpa. Aveva messo in pericolo tutti per un suo stupido errore e Klaus l’aveva salvata.
L’aveva salvata.
-Il mio sangue è l’unica cosa che può guarirti Caroline- disse lui, facendo il giro della stanza in modo da guardarla negli occhi.
Caroline li ricordava.
Li aveva visto quegli occhi nel suo sogno, che era la realtà, e ricordò di come le fossero sembrati bellissimi.
Si sentì uno schifo per come ci stesse pensando, per il fatto che sentire che Tyler era stato a un passo da lei e aveva contribuito a salvarle la vita non le faceva nessun effetto.
Continuava a pensare che lui, il ragazzo che aveva odiato per tanto tempo e che ora era davanti a lei, le stava salvando la vita.
-Mi dispiace- sussurrò.
-Per cosa?-
-Per essere scappata col paletto, non avrei dovuto farlo. Vi ho messo tutti in pericolo- Rispose, abbassando gli occhi.
Non riusciva a credere di essersi davvero scusata con Klaus. Era come se il mondo si fosse rovesciato.
Lui sorrise. –Non sono arrabbiato-
-Ma il paletto…-
Si rabbuiò.
-Ce l’hanno loro- rispose – i tuoi amici-.
Caroline si sentì ancora peggio.
Un attimo, pensò, Era esattamente quello che volevo.
Ad un tratto si sentì stupida per essersi dispiaciuta per lui. Aveva raggiunto il suo scopo, alla fine e il paletto era nelle mani dei suoi amici che di sicuro avrebbero trovato un modo per uccidere Klaus.
Era esattamente quello che voleva.
O no?
Dopotutto, Klaus le aveva salvato la vita, ma era anche vero che era colpa sua se era successo quello che era successo.
Perché mi prendo tanto disturbo a pensarci?Si disse. Klaus è il cattivo ed è solo colpa sua. Di tutto. Un’azione buona non basta a redimere quelle malvagie.
Quindi non devo per nessuna ragione sentirmi dispiaciuta per lui.
-Perché non sei arrabbiato?- gli chiese, incuriosita.
La verità era che voleva trovare qualsiasi cosa in lui che la convincesse di avere davanti lo stesso ibrido stronzo e cattivo di sempre.
Qualcosa che le dicesse che non poteva essere cambiato.
Lui sorrise, incrociò le braccia sul petto e si appoggiò all’asta che sorreggeva il baldacchino del letto.
-Perché me lo chiedi?- disse.
-Perché è strano. Sono scappata, ho rubato il paletto e ti ho quasi fatto uccidere. Insomma, mi aspettavo che mi uccidessi con le tue stesse mani- confessò.
Lui scosse la testa visibilmente divertito.
-Sarebbe stato inutile ucciderti con “le mie mani”, era già più morta che viva quando ti ho trovata-
Ma Caroline non trovò la battuta divertente.
-Allora perché mi hai salvata? Perché ti stai prendendo cura di me? Perché hai accettato che prendessi il posto di Elena?-
- Tu fai troppe domande- la interruppe lui. Il sorriso era scomparso.
-Credevo che creare ibridi fosse la tua ragione di vita- sussurrò Caroline.
Lui alzò lo sguardo e incrociò gli occhi della ragazza.
La fissò intensamente prima di rispondere con un sorriso – Non sono loro la mia ragione di vita, Caroline. Non più.-
 
 
 
 
 
 
 
*Angoletto autrice*
 
Hey!!
Scusate di nuovo per il ritardo! (ormai sta diventando un abitudine.)
A dire la verità ho aspettato un po’ perché volevo vedere se mi arrivavano altre recensioni ma, a quanto pare, si sono fermate così mi sono arresa e ho aggiornato!
Beh, sapevo che molti di voi aspettavano questo capitolo con ansia e mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto  e spero che vi sia piaciuto >.<
Cosa vorreste che succedesse adesso? Sono curiosa di sapere la vostra opinione!
Recensite in tanti, mi raccomando.
A presto!
 
Ps. Per coloro che hanno recensito e che recensiranno. UN ENORME GRAZIE! *_*
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8

 
L'aria era gelida quella sera; anche se non poteva sentirlo sulla pelle, Rebekah lo avvertiva, o almeno, lo credeva.
Ormai aveva dimenticato cosa si provasse a essere umani, a provare le sensazione comuni, o semplicemente, a essere normale.
Perché non era affatto normale.
"Sono solo una vampira che va, mandata dal suo fratellino, a fare il lavoro sporco"
si disse.
Non le piaceva fare questi lavoretti, e non le piaceva farsi comandare a bacchetta da Klaus; non riusciva a capire perché lo stesse facendo.
-Com'è che ha detto? Arruola qualcuno, Bekah!- borbottò ad alta voce mentre accelerava il passo - Come se fosse facile trovarli-.
Si chiese tante volte come mai non l'avesse mandata a recuperare il paletto bianco nelle mani dei Salvatore, e ancora non riusciva a trovare una risposta.
-Probabilmente è per colpa di quella sgualdrina- disse- doveva proprio salvarla?-
Ecco un' altra cosa che non riusciva a capire: l'infatuazione del fratello per quella lì.
Era decisamente fuori luogo.
"Concentrati Rebekah" si disse.
Prese un lungo respiro ed entrò nel bar.
Il locale era decisamente in basso nella sua lista di "lussuosità", anzi, non poteva neanche essere classificato.
Era pienissimo di uomini e donne mezzi ubriachi che probabilmente non ne uscivano da una settimana; ecco spiegato l'odore stagnante di alcool di bassa qualità, mischiato a sudore e... beh, qualsiasi altra cosa schifosa ci potesse essere.
-Wisky- dissi all'uomo grosso dietro al bancone.
Le porse un bicchiere di vetro che probabilmente non aveva neanche lavato e ci verso il liquido trasparente. Sentì gli occhi di qualcuno che la fissavano ma era troppo occupata per darci peso.
"È normale che ti fissino, Bekah, sei  uno schianto"  si disse.
Anche se quella sera era lei che stava fissando qualcuno.
Erano loro, non aveva dubbi. La ragazza che aveva ucciso aveva descritto il gruppo in ogni particolare, dovevano essere loro.
Ma non poteva andare da loro e dire "hey, venite con me se volete vivere"  davanti a tutti. Doveva inventare un piano.
Buttò giù il suo wisky e si allontanò dal bancone, camminò per la stanza evitando la gente che sembrava avesse seri problemi a reggersi in piedi e si avvicinò al tavolo da biliardo, da lì poteva vederli meglio.
C'erano due ragazze e tre uomini, proprio come le avevano riferito.
Notò che uno di loro l'aveva guardata, e la guardava ancora.
"Forse ho un piano"
Era davvero divertente come una bella ragazza potesse prendersi gioco di qualsiasi uomo, e lei aveva intenzione di sfruttare tutto il suo fascino.
Non doveva essere  un ragazzo molto intelligente, Rebekah si stupì del poco tempo che ci aveva messo per costringerlo a seguirla fuori dal bar, con dei semplici sguardi seducenti.
Magari era troppo ubriaco per capire in che guaio si stava cacciando.
-Dove sei bellezza?- disse lui uscendo dal bar.
-Qui- rispose Rebekah semplicemente riparandosi sotto la luce del lampione.
Non c'era nessuno, perfetto.
-Allora dolcezza, cosa vogliamo fare? Io avrei un idea...- Dal suo sguardo la ragazza capì che l'idea non le piaceva. Maledisse mentalmente Klaus per averla mandata a fare quello che avrebbe dovuto fare lui.
-A dire la verità io ho un'altra cosa in mente- disse. Adesso poteva anche uscire allo scoperto, i lupi di solito si accorgono di essere davanti a un vampiro, per questo si era tenuta a distanza e l'alcool del ragazzo l'aveva aiutata a confonderlo.
- Di cosa si tra...- Rebekah non aspettò neanche che finisse la frase, si precipitò contro di lui e lo prese alla gola stringendogliela con la mano.
-Sei... un vampiro- soffocò lui.
-Te ne sei accorto, finalmente- sorrise- Vengo da parte di qualcuno. Klaus, lo conosci?-
-L'ibrido- rispose, cercando di liberarsi.
-Già, il mio fratellino ibrido. Adesso- con la mano libera cacciò dalla tasca un ago- ti infilzerò con questo ago e ti inietterò il suo sangue, poi ti ucciderò, berrai il sangue della doppelganger e sarai un meraviglioso ibrido leccapiedi di mio fratello, capito? Quindi, sta fermo-
Gli conficcò con forza l'ago nella parte bassa dell'addome e lasciò che il sangue si insediasse in lui. Strinse di più la presa sulla sua gola e gliela spezzò.
Il ragazzo cadde a terra senza vita e Rebekah pensò che era davvero una cosa disgustosa. E avrebbe dovuto farlo con tutti gli altri rimasti lì dentro.
Nascose il lupo nel deposito lì affianco assicurandosi che non potesse uscire e rientrò nel locale, sicura che l'odore del sangue del loro amico li avrebbe indotti a seguirla.
 
 
Caroline aprì le tende della camera. C'era un bellissimo sole quella mattina; ne aveva abbastanza di buio e silenzio, voleva che la luce riempisse gli spazi e la facesse sentire un pò meglio,o almeno, avrebbe voluto che bastasse.
Non si era ancora ripresa del tutto. Erano passati tre giorni e avevano già cambiato tre hotel; Klaus diceva che non potevano restare nello stesso posto per più di qualche ora perché gli occhi di Esther erano ovunque, cercavano il figlio solo per decidere della sua morte.
Caroline era rimasta a pensare parecchie volte su come dovesse sentirsi Klaus.
Non che le importasse, o così si ripeteva, ma doveva essere davvero deprimente avere una madre che vuole ucciderti solo perché sei quello che lei stessa ha voluto.
La parola giusta era terribile, non riusciva a pensare di essere al suo stesso posto.
-Stai bene?- la voce del ragazzo la raggiunse dalle spalle. Era appena entrato dalla porta e reggeva in mano una valigetta piena di sacche di sangue.
-Si, sto molto meglio, credo di essere quasi  guarita del tutto-.
Non poteva fare a meno di sentirsi in debito con lui, per tutto il sangue che le aveva dato e per tutto quello che continuava a darle. Si era ricreduta sul suo di sangue preferito, quello di Klaus era il può buono che avesse mai bevuto.
Persino in quel momento sentiva il bisogno di mordere la sua pelle e succhiarlo caldo, direttamente dalle vene.
-Oggi non mi hai ancora insultato- sorrise- quindi, penso che tu abbia ancora bisogno di bere il mio sangue per guarir...-
-Si- esclamò con troppo entusiasmo.
Klaus sorrise sorpreso.
"Sta calma" si disse.
-Voglio dire... forse hai ragione, non sono ancora guarita del tutto-
Si sentiva un idiota. Perché a un tratto aveva tutto questo bisogno di lui?
Lo odiava.
Doveva odiarlo.
Il fatto che le avesse salvato la vita non c'entrava niente, era sempre Klaus e non poteva provare niente per lui a parte l'odio.
-Vieni- la invitò lui; si tolse la felpa e con la t-shirt lasciò le braccia scoperte.
Caroline gli guardò i polsi, poteva sentire il sangue che fluiva nelle vene, poteva sentirne l'odore e il desiderio.
Senza volerlo i canini le si allungarono automaticamente richiamati dalla sete.
Avrebbe dovuto sentirsi in colpa, condividere il sangue con un vampiro era qualcosa di estremamente personale e lei non avrebbe dovuto farlo con Klaus, ma non riusciva a farne a meno; ne sentiva il bisogno.
Con un movimento fulmineo il ragazzo le arrivò alle spalle, la cinse con un braccio e le offrì il polso con l'altro. Caroline sentiva il suo fiato sul collo; le vene del polso erano così evidenti che riusciva quasi a vederne l'interno.
Non riusciva più a resistere.
-Mordi- la incitò lui.
Quando affondò i denti nella carne, il sangue le fluì il gola come se non stesse aspettando altro. Caroline si aggrappò forte al braccio del ragazzo spingendo i denti sempre più all'interno alla ricerca di altro sangue.
-Brava, tesoro. Così...- sussurrò Klaus.  Caroline sentì le braccia del ragazzo premere su di lei; la distraevano dal sangue; le causavano i brividi.
Improvvisamente la gola le bruciò di piacere, ne voleva ancora; ne voleva di più.
Era come tornare ai primi tempi da vampira, quando il sangue era un richiamo talmente forte da spingerti a uccidere.
Ma lei non voleva ucciderlo.
No, voleva di più.
Nonostante gli sforzi della ragazza,Klaus riuscì a liberarsi dalla stretta e allontanò il braccio -Hai intenzione di dissanguarmi, dolcezza?- disse.
Caroline aveva il fiatone, si leccò il sangue che le copriva la bocca.
Era così buono.
"Cosa mi succede?" si chiese; non riusciva più a riconoscersi.
Si voltò verso il ragazzo, lo spinse contro la parete presa dalla frenesia.
Sapeva cosa voleva, cercava solo di non farlo.
-Caroline, che diavolo...?-
La vampira gli tappò le labbra con un bacio; Si strinse forte a lui mentre diceva addio al suo autocontrollo; ora non ne aveva più.
Klaus, sorpreso, rispose al bacio mentre qualcosa si accendeva dentro di lui.
Quante volte aveva sognato di farlo?
Di prenderla e farla sua. Il suo codice d'onore glielo impediva, ma adesso, non poteva star fermo senza fare niente.
Le cinse la schiena con le mani e la sollevò  da terra. Caroline si aggrappò a lui con tutta se stessa e continuò a baciarlo.
Nessuno dei due aveva la forza di smettere.
L'abito sottile della ragazza finì a terra, come anche la maglia di lui, mentre lentamente i due si avvicinavano al letto.
Caroline si accorse di non aver mai provato nulla del genere, neanche con Tyler.
Klaus era capace di renderla diversa, di farle provare un sentimento troppo forte da controllare. Non riuscì a capire come aveva fatto a reprimere quel sentimento fino a pochi minuti fa.
Il ragazzo la spinse tra le lenzuola e la sovrastò con il suo corpo.
Prese a baciarle il corpo e anche gli ultimi abiti sparirono.
Nessuno dei due capì perché lo stessero facendo, sapevano solo di non riuscire a fermarsi.
Era come se fosse un sogno.
Un sogno bellissimo.
 
 
 
*Angoletto autrice*
Ciao a tutti!!
Lo so, sono molto in ritardo.
Il guaio è che con l'inizio della scuola non riesco a capire più niente, poi, i ladri mi avevano fregato il pc (cheeratuttalamiavita) e ho dovuto riscrivere tutto da capo.
Mi dispiace avervi fatto aspettare cosi tanto :(
Beh, come al solito, vorrei che mi diceste come vi sembra questo capitolo.
È una bomba, lo so, e il prossimo sarà ancora più da brividi!
Vediamo se indovinate.
Secondo voi cosa succederà adesso?
Al primo che indovina dedicherò il prossimo capitolo!
Scrivete in tanti mi raccomando!
Ciao! A presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 
Come aveva previsto era stato disgustoso.
Ho deciso, da oggi mollerò mio fratello e me ne andrò per fatti miei a incontrare gente decisamente più amichevole alla quale non dovrò mai far bere il sangue di quella schifosa doppelganger, pensò irritata.
Caricò i corpi dei licantropi nel furgone e chiuse le portiere con uno sbuffo, era davvero frustrante.
Sapeva benissimo che quello che aveva appena pensato di fare, in realtà, non l'avrebbe mai fatto.
Non aveva proprio il coraggio di abbandonare suo fratello, neanche dopo tutto quello che le aveva fatto passare.
Si sentiva patetica.
Klaus non meritava le sue attenzioni, eppure, l'amore che ancora provava nei suoi confronti le impediva di lasciarlo da solo.
Solo.
Lei non avrebbe voluto restare da sola.
Neanche Klaus lo voleva, ne era sicura.
Ecco perché ha questa mania di creare ibridi, glielo aveva detto lui stesso. Eppure, come poteva considerare degli schiavi come una famiglia?
Rebekah non era mai riuscita a farglielo capire.
E mai lo capirà, pensò sospirando.
L'unica cosa che poteva fare era restargli accanto.
Si mise al volante desiderando con tutta se stessa di non doverlo fare.
Di non dover tornare a Mistyc Falls; ma doveva farlo.
Lui glielo aveva chiesto.
 
Stava arrivando l'inverno, Mistyc falls era circondata da una nuvola di nebbia quella mattina.
Fortuna che non sento il freddo, pensò Rebekah guardando il suo abbigliamento decisamente troppo leggero. I licantropi erano ancora svenuti ammassati nel retro del furgone, ci avrebbero messo ancora poco per svegliarsi, doveva sbrigarsi.
Raggiunse la casa che Nick aveva costruito per loro e parcheggiò nel vialetto.
Scese dal furgone e si precipitò all'entrata ma si rese conto di aver dimenticato le chiavi.
Oh beh, sono sicura che non gli dispiacerà, pensò , con uno strattone ruppe la maniglia e la porta si aprì.
Prima che cercassero di uccidere Klaus, lui aveva riempito delle sacche con il sangue di Elena, non era molto, ma  sarebbe bastato per ora. Le trovò e uscì di nuovo fuori.
-Ma quando si sveglieranno questi idioti! - imprecò; non ce la faceva più ad aspettare, voleva finire il lavoro e tornarsene dal fratello.
Avevano ancora molto di cui discutere, come ad esempio, il fatto che i Salvatore ora avevano il paletto di quercia bianca e di sicuro stavano organizzando un piano per ucciderli tutti.
Ammesso che si rendessero conto che sarebbero morti anche loro.
Ormai aveva imparato che poteva aspettarsi di tutto da quei due.
Rebekah non aveva alcuna intenzione di morire;
Di certo non ho bisogno del permesso di mio fratello!Pensò, considerando l'idea di prenderlo lei quello stesso giorno.
Anche se non fosse riuscita a prenderlo, almeno poteva scoprire qualcosa sui loro piani. Era sicura che prima o poi sarebbero corsi a salvare Caroline, solo che prima avrebbero dovuto trovarli.
Ripose il sangue nel furgone e si avviò  verso il Grill; se c'era un posto dove era sicura di incontrarli senza destare sospetti, era quello, e poi, avrebbe rivisto anche Matt.
Rebekah era stata innamorata molte volte, o almeno, credeva di esserlo; i suoi cosiddetti amori, avevano la maggior parte una fine tragica e per niente romantica.
Non ho mai imparato a scegliere di chi innamorarmi, pensò. Stavolta però, sentiva che con Matt era diverso, lui era diverso.
Avrebbe voluto che se ne accorgesse, che si rendesse conto di quanto lo desiderasse e, cosa impossibile, che la ricambiasse.
Bisognosa d'amore, continuavano a ripeterle. Forse non avevano tutti i torti.
 
Arrivò al Grill e lo trovò ancora chiuso.
Forse Matt è già dentro, pensò. Dopotutto, mancavano solo venti minuti all'apertura.
S'infilò nel locale, la porta aperta confermava la sua ipotesi.
Infatti, Matt era proprio lì, al centro della sala intento a sistemare tavoli e sedie. Era come se fosse lui il proprietario della locanda.
Con la sua solita maglietta azzurra, la divisa da lavoro e i muscoli della schiena che si contraevano ogni qualvolta si piegava, Rebekah trattenne il fiato, incapace di distogliere lo sguardo dalle sue spalle larghe.
Non si era accorto di lei.
Avrebbe voluto spiarlo da lontano, ammirando la bellezza dei suoi movimenti.
Concentrati Rebekah, si disse.
Ma concentrarsi su cosa? L'unica cosa che le veniva in mente era il ragazzo davanti a lei.
Una vocina dentro di lei le suggerì che mangiare con gli occhi Matt non era lo scopo di quel giorno. Doveva concentrarsi sul paletto, solo su quello.
-Hey- disse.
Il ragazzo si voltò e l'espressione sul suo viso si tramutò in sorpresa.
-Rebekah?- domandò visibilmente nervoso- Siamo chiusi-
La ragazza rimase un po' delusa dalla sua reazione e non riusciva a capire il perché di tanto nervosismo.
-Si, lo so. Volevo soltanto parlarti un attimo- Rispose lei.
-Cosa vuoi? Credevo che te ne fossi andata per sempre- disse, finendo di sistemare le sedie attorno a un tavolo.
-Sono tornata-
-Dov'è Caroline?- domandò brusco voltandosi a guardarla.
Rebekah si sentì percorrere da una fitta di rabbia. Sempre Caroline, sempre in mezzo.
-Non è di questo che voglio parlare- disse, avvicinandosi.
-Bé allora perché non cominci col spiegarmi cosa ci prova di tanto divertente la tua famiglia a rovinare la mia!- Matt era un uragano di rabbia, Rebekah non lo aveva mai visto così  infuriato. Non era stata una buona idea.
-Matt, io non ho mai voluto farti del male- disse lei ma il ragazzo non le lasciò il tempo di spiegarsi.
-Tu e Klaus siete dei mostri, non vi importa di niente e di nessuno. Avete distrutto le vite dei miei amici,la mia vita. Loro sono la mia famiglia, compresa Caroline, e tu e tuo fratello avete rovinato tutto-
-Credi di essere l'unico ad avere dei problemi? Tu non sai neanche cosa vuol dire avere una vita difficile, una famiglia che non esita a piantarti  un pugnale nel cuore e il senso sconfinato di solitudine permanente che resterà per tutta la vita, che se non è chiaro, per i vampiri è molto lunga!-  Rebekah si sorprese della sua reazione, non aveva intenzione di mettersi a discutere con lui su chi avesse una vita più infelice. Non poteva perdere il controllo.
Non mi amerà mai se pensa queste cose di me, si disse sconsolata.
Matt non le urlò di nuovo, strinse i pugni e abbassò lo sguardo.
-Se non vuoi restituirmi Caroline, allora puoi andartene- disse.
-Matt io...-
- Ho detto vattene, non ho niente da dirti-
Rebekah aprì la bocca come per replicare ma poi la richiuse non trovando niente da dire. Cosa poteva fare? Non voleva costringerlo, non lui.
Si voltò e fece per andarsene ma prima di uscire, guardò indietro e disse :- Sei fortunato, Matt. La tua è una vera famiglia... mi dispiace- 
 
Era stata una pessima idea.
Non avrebbe mai dovuto sperare che Matt la trattasse meglio di quanto si meritasse.
Klaus aveva rovinato la vita a tutti, persino a lei, ma sapeva di avere anche una parte del merito.
Cosa gliene importava di quel dannato paletto? La morte non era la cosa peggiore che poteva capitarle dopotutto. No, era stato Klaus a farselo fregare da sotto al naso, era un problema suo. L'unica cosa che voleva in quel momento era smettere di pensare alle parole di Matt che l'avevano ferita, e portare quei dannati Ibridi al cospetto del fratello. Aveva intenzione di andarsene, doveva mettere una fine a tutto quello che le stava capitando.
Tornò alla villa, sentiva che qualcuno nel furgone già cominciava a riprendere vita. Si affrettò a raggiungerlo e aprì le ante del cofano.
Afferrò il sangue di Elena e saltò sul mezzo chiudendosi gli sportelli alle spalle, immergendosi in quel luogo straziante di lamenti.
 
Un paio d'ore dopo era tutto finito. Aveva costretto tutti a bere il sangue e a poco a poco, ognuno di loro si era trasformato. Aveva riferito loro di essere la sorella di Klaus e che lui desiderava tanto vederli. Nessuno aveva obbiettato quando Rebekah li aveva spinti a salire sul furgone e a mettersi in viaggio.
Sembrano cani ammaestrati, pensò amareggiata.
Doveva soltanto portarli da lui e andarsene.
Il viaggio non fu tanto lungo, probabilmente perché aveva schiacciato l'acceleratore con tanta forza che credette si sarebbe staccato. Aveva provato a chiamarlo per dirgli che stava arrivando e che era andato tutto liscio, ma lui non rispose a nessuna delle chiamate e Rebekah non poté fare a meno di chiedersi se non fosse successo qualcosa.
Cosa potrebbe capitare? Si domandò. Niente, ovviamente. A lui andava sempre tutto bene.
Arrivò nei pressi dell'hotel in cui le aveva detto che alloggiava e fermò il furgone nel parcheggio.
-Restate qui e fate silenzio- disse agli ibridi nel retro.
-Noi prendiamo ordini solo da Klaus- ripose uno. Rebekah si arrabbiò, non era proprio dell'umore giusto.
-Non è un ordine, è solo un suggerimento nel caso non vogliate scatenare l'ira del vostro sire, ma se preferite fate come volete-
Il ragazzo si zittì.
Bene, pensò lei.  Scese dal furgone e si avviò alla reception.
-Possiamo aiutarla signorina?- le chiese il tipo dietro il bancone.
-Certamente- Si avvicinò all'uomo e gli entrò nella mente, soggiogandolo.
-Klaus Mikaelson , in che stanza si trova?-
-313, signorina-
-Grazie-  Rispose e si avviò all'ascensore.
Anche prima di entrare nella camera 313, capì che qualcosa non andava. La porta era socchiusa, la maniglia spezzata.
Spinse leggermente ciò che restava dell'entrata e i suoi occhi videro qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.
C'era del sangue, molto sangue; era sul pavimento vicino al letto. La camera un vortice di caos, con pezzi di legno sparsi qua e la che facevano da scenografia ad un campo di battaglia.
Ne era sicura, c'era stata una lotta lì dentro.
Improvvisamente un senso di paura le riempì la mente.
Dov'è? Pensò guardando freneticamente da una parte all'altra cercandolo tra tutte le macerie.
Poi lo trovò.
Klaus era rannicchiato in un angolo, le ginocchia al petto e il capo poggiato su di esse. Immobile.
Rebekah gli si avvicinò e lo scosse finchè non incontrò i suoi occhi.
-Nick, che diavolo è successo qui dentro? Dov'è Caroline?-
Klaus la guardò con occhi vitrei, come se la sua mente non si trovasse lì.
-Se ne è andata- rispose, piombando nell'oscurità.
 
 
 
 
*Angoletto autrice*
 
Heey!
Eccomi di nuovo  con un altro capitolo bomba. Scioccati? Lo spero!
Credo che il capitolo precedente non vi sia piaciuto tantissimo vero? Ho visto che c'erano meno recensioni del solito e ho pensato che forse avevo sbagliato. Avrei dovuto scriverlo in modo diverso >.<
Chiedo scusa a tutti!
Spero che questo vi sia piaciuto di più.
Comunque, spero di trovare più recensioni, per me sono importanti!
Potete dirmi anche che fa schifo, non importa >.<
Ci vediamo al prossimo capitolo allora!
A presto ;)
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 
 
Klaus era rannicchiato in un angolo, le ginocchia al petto e il capo poggiato su di esse. Immobile.
Rebekah gli si avvicinò e lo scosse finchè non incontrò i suoi occhi.
-Nick, che diavolo è successo qui dentro? Dov'è Caroline?-
Klaus la guardò con occhi vitrei, come se la sua mente non si trovasse lì.
-Se ne è andata- rispose, piombando nell'oscurità.
 
 
poche ore prima.
 
Caroline stava camminando in una stretto vicolo, affiancata dai palazzi più grandi che avesse mai visto, talmente neri da intimorire l'oscurità stessa. Il suono dei tacchi riecheggiava nell'aria rimbalzando sulle pareti di pietra e inondando lo spazio come una melodia monotona e inquietante. Non si sentiva nient'altro.
La ragazza si voltò, cercando di capire dove fosse, ma tutto quello che vide fu il riflesso delle ombre che si propagavano alle due estremità della strada trasformando la via in un nastro oscuro che impediva alla vampira di vedere oltre qualche metro dal suo corpo. L'unica luce proveniva da se stessa.
Sconfortata, Caroline continuò a camminare avanti, sperando di uscire presto dal quel tunnel buio e silenzioso. L'ansia cominciò a caricarla quando si rese conto di camminare da più di un ora e che intorno a lei nulla era cambiato. Cominciò a correre ma, dopo qualche metro, avvertì una presenza alle spalle. Si voltò di scatto pronta a difendersi ma quello che vide fu solo l'incessante oscurità della notte.
-Chi c'è?- Domandò, mascherando il panico della voce.
La voce che rispose sembrava provenisse non da un'unica direzione, bensì da tutto ciò che la circondava: dalle mura nere, dal terreno, davanti a lei e alle sue spalle. Riecheggiava nell'aria in un sussurro, insinuandosi nella mente devastando ogni altro pensiero. Caroline Rabbrividì sentendo pronunciare il suo nome. La voce continuò a chiamarla, la sua risata riempì il mondo mentre la ragazza riprendeva a correre spaventata da ciò che la inseguiva. Non sapeva dove stava andando o se ci fosse un "dove" a cui arrivare, ma continuò a muovere le gambe cercando di ignorare la voce che continuava a chiamarla.
Il tunnel finì e Caroline si ritrovò in un'ampia distesa nera, non c'erano palazzi, né mura, solo un immensa prateria buia. La vampira ricominciò a correre sperando di seminare chiunque la stesse inseguendo. La visuale ristretta le impedì di scorgere il ceppo di legno davanti a lei e finì per inciampare, atterrando sul terreno fresco.
Caroline strabuzzò gli occhi quando capì su cosa era caduta.
Una tomba.
Il cuore perse un battito quando, sulla lapide, lesse il nome di sua madre.
-No!- urlò in preda alla paura. Si alzò di scatto e in quel momento delle luci, comparse dal nulla, illuminarono la zona, mostrando un cimitero nero. Caroline fu investita da un ondata di panico, il respiro accelerò mentre, freneticamente, leggeva i nomi delle persone sepolte: Elena Gilbert, Matt Donovan, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore, Damon Salvatore, Tyler Lockwood. Si bloccò quando scorse alle sue spalle, una tomba vuota. Si avvicinò con cautela, cercando di ricacciare indietro le lacrime e scorse il nome inciso sulla pietra.
Caroline Forbes .
Davanti a lei c'era la sua tomba.
Si portò una mano al petto come per accertarsi che fosse viva. Lo era.
-Io non sono morta!- Gridò.
-Presto lo sarai- Ecco di nuovo quel sussurro terrificante, stavolta però, capì esattamente da dove proveniva. Si voltò di scatto e trovò davanti a lei un'ombra, una figura terrificante che incombeva sul suo corpo come una nube. Caroline cercò di arretrare ma lo scavo della sepoltura le impedì di muoversi senza cadere.
L'ombra sorrise, sfidandola.
Fu quel sorriso a tradirlo. La nube cominciò a diventare solida ma, Caroline aveva già capito di chi si trattava.
Con suo timore, quasi avesse sperato di sbagliarsi, davanti ai suoi occhi si materializzò Klaus.  Col suo sorriso arrogante, gli occhi furbi e venati dalla malvagità.
-Klaus- disse Caroline con voce spezzata.
-Non avresti dovuto fidarti di me Caroline. Non riuscirai mai ad immaginare quanto questo sbaglio ti costerà-
Con una risata agghiacciante Klaus afferrò le braccia della ragazza e la gettò di sotto, nella tomba. Caroline cercò di muoversi, ma era come se qualcosa la paralizzasse al suolo, incapace di fuggire.
-No!NO!- Urlò, quando il vampiro prese una pala e cominciò a riempire il fosso con una terra rossa.
Una terra rosso sangue.
 
-No!- Urlò Caroline svegliandosi di scatto.  Si toccò freneticamente il viso alla ricerca di terra ma lo trovò pulito. Era stato solo un sogno.
Cacciò un respiro di sollievo cercando di calmare i battiti accelerati del cuore.
Calmati Caroline, era solo un sogno.
Si guardò in torno cercando di scacciare quei pensieri e tornare alla realtà. Anche se, se ne accorse un secondo dopo, la realtà era orribile quasi quanto il sogno.
Che cosa ho fatto. Pensò, tornando con la mente a ciò che era appena accaduto.
Non riusciva a credere di essere andata a letto con Klaus.
Come aveva potuto?
Era una traditrice. Aveva tradito tutti i suoi amici e Tyler. Il suo Tyler.
Perché continuare a ripetersi che lui era il nemico e che lo odiava, quando invece aveva desiderato così ardentemente il suo corpo?
Ora non odiava lui, ma se stessa.
Cominciò a capire il significato del sogno: persino il suo inconscio sapeva che aveva fatto un terribile errore e lo avrebbe pagato.
Coprendosi il corpo nudo con le lenzuola voltò il viso a sinistra, credendo di trovare Klaus, ma non fu così. Lui non c'era.
Devo pensare a come affrontarlo.Si disse. Non dovrà più succedere.
Cercò di scacciare dalla mente quello che era accaduto, di gettarlo da qualche parte in un angolo remoto del cervello e lasciarlo a marcire lì, ma i ricordi continuavano ad affiorarle nella mente come qualcosa di inevitabile, catturandola con i loro sospiri,  i baci, i gemiti, le carezze e il desiderio  incontrollabile di quell'attimo.
Sorrise.
NO! Non posso provare queste cose!Decise.
Scosse la testa cercando di tornare in sé e si alzò dal letto andando alla ricerca dei  suoi vestiti. Li trovò sul pavimento, sparsi un po' dappertutto.  Li infilò e cercò di dare una sistemata ai capelli pieni di nodi.  Allo specchio notò qualcosa sulla parte destra del collo, si avvicinò per vedere meglio e capì che era una ferita, no, un morso.
Klaus l'aveva morsa.
Toccò il taglio quasi guarito con la punta delle dita e ricordò tutto. Come gli aveva offerto il suo sangue e di come si era sentita quando lui si era nutrito di lei.
Era qualcosa di indescrivibile, qualcosa di molto più intimo di qualsiasi bacio.
Ripensò a tutte le volte lei aveva bevuto il suo e a come avrebbe dovuto sentirsi lui.
È terribile, disse, ho davvero esagerato.
Si sentiva ancora peggio adesso, e non riusciva davvero a trovare una spiegazione per il suo comportamento. Era diventata pazza? Può darsi.
Klaus le aveva fatto provare cose che nessuno era stato capace di eguagliare.
Un sentimento incontrollabile e travolgente.
Perché avrebbe dovuto pentirsi di questo?
Perché tu ami Tyler.
Già, per quello. Ma dopotutto, non ne era più tanto sicura.
Sentì dei passi avvicinarsi alla suit. Klaus stava tornando.
Caroline sospirò, preparandosi ad affrontarlo, a dirgli la verità.
Si piantò davanti alla porta d'entrata e aspettò che la oltrepassasse. Con suo stupore, un momento prima che la porta si aprisse, Caroline aveva già capito di chi si trattava.
La porta saltò giù dai cardini cigolando e finendo sul pavimento. Dalla soglia comparve esattamente l'ultima persona che avrebbe dovuto trovarsi lì in quel momento.
Tyler.
-Caroline!-  La chiamò il ragazzo prima di superare ciò che restava della porta e abbracciarla. -Ti ho cercata dappertutto-
Caroline venne travolta; non riusciva a credere che Tyler fosse davvero lì. Lo strinse forte e lui la baciò con passione, un bacio che esprimeva tutta la felicità di quell'istante.
-Tyler, ma che diavolo ci fai qui?-  Esclamò lei.
-Sono venuto a prenderti-  Rispose lui prendendole il viso tra le mani, ma lei gliele tolse con uno strattone.
-Tu sei pazzo, Klaus sarà qui da un momento all'altro e...-
-Klaus è appena uscito dall'hotel- un'altra voce familiare penetrò nella stanza.
-Mamma!- Chiamò Caroline disperata. -Cosa?... Perché l'hai portata? Klaus vi ucciderà!-
Era troppo. Che diavolo stava succedendo? 
Li ucciderà, li ucciderà.
-Ascoltami, lei ha tutto il diritto di riprendersi sua figlia e io non ho potuto negarglielo. Adesso non c'è tempo, devi venire con noi- Tyler le prese un braccio cercando di portarla via ma lei si oppose.
-Tu non capisci! Non ci farà mai scappare e poi ucciderà te, mia madre, e anche me!- Ma Tyler non voleva sentire ragioni, era come se tutto il suo buonsenso fosse sparito chissà dove.  L'unica cosa che vedeva era l'incessante bisogno di salvare Caroline ma, non si rendeva conto che salvandola, in realtà metteva in pericolo tutti.
-Lo sai che cosa succede a chi non rispetta i suoi patti- gli ricordò lei.
-Ti proteggerò io da lui-
Caroline era all'limite della disperazione - Non puoi!-
-Caroline...-
-Sai, forse dovresti darle ascolto-  Eccolo lì, poggiato allo stipite della porta rotta con le braccia incrociate e un sorriso terrificante.
 Klaus era arrabbiato.
Liz gli puntò la pistola contro, Tyler coprì Caroline con il suo corpo facendole da scudo.
-Stavolta non la lascerò- dichiarò sfidando il vampiro.
- Sai Tyler-  Klaus entrò nella stanza con passo fluido, come se non stesse accadendo nulla al i fuori del normale, la sua era un espressione di calma innaturale. - Ho sempre ammirato la tua determinazione, ma questa...- si bloccò quando Liz lo puntò con la pistola dritta al cuore - ...Questa è follia-
Caroline cominciò a sudare freddo.
Ancora un pò e il suo cuore avrebbe ceduto alla paura. Non poteva finire bene, lo sapeva.
- Klaus... - iniziò, ma il vampiro la interruppe.
-Spiegami, ti prego, quali speranze credi di avere- disse a Tyler - Hai un piano?-
Un sorriso presuntuoso sputò sulla labbra di Tyler mentre cacciava qualcosa dalla tasca- Io ho questo- 
Tra le mani, aveva il paletto di quercia bianca.
Klaus non sembrò minimamente intimorito, anzi, era come se l'unica arma che potesse ucciderlo non lo spaventasse affatto.
Sospirò.- Non hai imparato niente - Con un movimento fulmineo arrivò alle spalle di Liz e la bloccò nella sua stretta; le mani alla gola minacciando di spezzarle il collo.
-No!- urlò Caroline incapace di trattenere le lacrime di paura.
-Avresti dovuto ricordarlo, Tyler, io sono sempre un passo avanti a tutto-
-Klaus ti prego, non farlo- implorò Caroline.
- Non lo farò, se il tuo ragazzo la smette di giocare a Van helsing e se ne torna a casa, in caso contrario sarò costretto a farlo. Andiamo Tyler,vuoi davvero che la tua amata Caroline perda sua madre? O forse, non la ami più cosi tanto dopo che è stata con me?-
Il sangue di Caroline si gelò.
Ti prego, no.
-Non te l'ha detto vero? In tal caso, sarei onorato di raccontarti quanto è stato fantastico-
Tyler ribolliva di rabbia. Stava per farlo. Stava per perdere il controllo.
Esattamente quello che vuole lui.
-Non ci credo-
-Caroline può confermatelo-
Il ragazzo si voltò a guardarla, lei non riusciva a incontrare i suoi occhi. Si sentiva tremendamente in colpa.
Quando Tyler capì quello che era successo la sua collera raggiunse il limite. Scattò contro Klaus come un animale punta la sua preda ma presto si rese conto che, la preda, in realtà era il predatore.
Un sonoro Crak riecheggiò nella stanza trasformando tutto il mondo di Caroline, in un pozzo buio senza fine. Il corpo della madre si accasciò al suolo senza vita mentre la disperazione s'impossessava del suo corpo.
Tyler si lanciò su Klaus, ma lui evitò il colpo strappandogli il paletto dalla mano e scaraventandolo dall'altra parte della stanza.
Caroline aveva gli occhi appannati dalle lacrime. Si piegò sul corpo della madre urlando il suo dolore.
-Mamma! Mamma!- chiamò, ma Liz restò immobile.
Klaus impugnava il paletto, il suo viso era una maschera di odio, finché incontrò gli occhi di lei. La disperazione di Caroline s'insinuò dentro di lui rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto, del dolore che le aveva causato.
Caroline lesse l'indecisione sul suo volto prima di vederlo scomparire.
Se ne era andato, lasciandola lì, sul corpo di sua madre.
 
 
 
*Nel prossimo capitolo*
 
 
-Vuoi uccidere anche me? Per questo sei qui?- Disse.
Klaus abbassò lo sguardo, incapace di reggere la furia dei suoi occhi- Non potrei-
-E invece ti conviene farlo, perché d'ora in poi, ogni respiro che farò, ogni giorno che passerò, lo farò cercando un modo di ucciderti e vendicare mia madre.-
Poco importava dei sentimenti nei suoi confronti, qualsiasi cosa provasse per lui ormai era stata mascherata dall'odio e dal bisogno di vendetta.
 
 
*Angoletto Autrice*
 
Salve a tutti!
Rieccomi con il nuovo capitolo!
Vi è piaciuto? Spero di si!
Come avete notato, ho aggiunto  un pezzo del prossimo capitolo (cosa che conto di fare a ogni aggiornamento) per far accrescere la vostra curiosità!
E anche per farvi capire che non ho intenzione di abbandonare la fan fiction.
Comunque, spero anche stavolta di ricevere tantissimi vostri pareri riguardo al capitolo.
Alla prossima!
 
Con tanto prosciutto,
                                                 
                                                                                            _mezzosangue_

ps. RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!! :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 
 
Tornando da casa Salvatore Elena cercò di sbollire la rabbia prendendosela con qualsiasi cosa incontrasse in strada, tirando calci come se fosse un pallone su un campo di calcio.
Non ci posso credere!Urlò nella sua testa.
Era sicura di non aver mai visto i fratelli Salvatore più d'accordo su qualcosa di come lo erano stati fino a poco fa. Si era meravigliata di Stefan quando le aveva detto, per la cinquantesima volta forse, che non aveva intenzione di fare proprio niente.
Stava combattendo contro quei due da settimane, ormai.  Dopo quello che era successo con Luka, era ancora più convinta di dover salvare  Caroline, ma ovviamente, nessuno le dava ascolto. Non aveva mai chiesto di essere protetta, nè a Stefan, nè a Damon, nè a Caroline o a qualsiasi altro cittadino di Mistyc Falls, nessuno aveva mai creduto che fosse capace di badare a se stessa o di scegliere con la propria testa e questo la irritava tantissimo.
Certo, era infinitamente grata a tutti per le loro attenzioni e per averle dimostrato che le volevano bene in un modo che nessuno avrebbe osato fare ma, quante persone erano morte a causa sua?
Troppe.
Cominciando dai suoi genitori e finendo con Alaric.
Certe volte si chiedeva se non avesse dovuto morire quel giorno insieme a sua madre e suo padre, ma poi, pensava a Jeremy, al fatto che sarebbe rimasto solo e immediatamente scacciava quel pensiero deprimente.
Pensando a Caroline, si rese conto che adesso era lei quella sola e in balia di un mostro; non riusciva a non sentirsi in colpa per ciò che aveva fatto. Come avrebbe potuto convivere con tutti questi rimorsi?
Sarebbe stato meglio abbandonarsi a Klaus sapendo, almeno, che quelle persone a lei care erano al sicuro.
Il problema era che nessuno glielo avrebbe permesso.
Vorrei tanto essere una ragazza normale, pensò sconfortata, aprendo la porta di casa.
-Jeremy ci sei?- gridò affacciandosi verso il piano di sopra.
-Sono in camera mia!- Rispose il ragazzo per poi spuntare dalla ringhiera di fronte alla camera - Tutto Okay?-
-Si, ero con Stefan e Damon- Abbassò lo sguardo sentendo la rabbia bollire di nuovo -Non vogliono aiutarmi a salvare Caroline-
Il ragazzo scese le scale e le andò in contro rassicurandola.
-So che è dura, ma Caroline sa badare a se stessa lo sai. Ha fatto una scelta, nessuno l'ha costretta-
-Non fate altro che ripeterlo!- Scoppiò la sorella - Ha fatto una scelta, ha preso una decisione, beh, le decisioni posso cambiare! E se adesso si fosse pentita di quello che ha fatto e stesse aspettando che noi, che considera i suoi amici, la andassimo a riprendere?-
-Anche Matt la pensa come te, più o meno- rispose lui, non prendendosela minimamente per la sfuriata di Elena.
Per quanto la sorella volesse tenerlo al di fuori di tutto quel dolore, la verità era che Jeremy era cambiato, non era più quel ragazzino problematico di prima,probabilmente era molto di adulto persino di lei.
Vedendo che Elena non rispondeva, lui continuò.
-Ho incrociato lo sheriffo questa mattina, sembrava in partenza... credo che la scelta di Caroline abbia ferito lei più di tutti. Beh, è sua madre-  disse - credo che volesse riprendersi la figlia-.
-Quale madre non lo vorrebbe? Ma Liz non è stupida, sa chi è Klaus e cosa può farle; non andrà mai a cercarli- Rispose Elena con più calma.
Dopo un breve silenzio carico di tensione, Elena dichiarò di voler andare a dormire e Jeremy filò di nuovo in camera sua chiedendole di svegliarlo domani prima di andare a scuola.
La scuola era un altro argomento che ora, dopo tutto quello che era successo, le sembrava superfluo. Forse sarebbe stato meglio ritirarsi completamente e accettare l'idea di non riuscire mai a prendere il diploma, dato che aveva passato più giorni ad ammazzare vampiri che a spaccarsi la schiena sui libri ma, Caroline ci teneva tanto, perciò decise che lo avrebbe fatto per lei.
Salita in camera, sistemò il letto e infilò il pigiama, dormire ormai era diventato più facile senza il pericolo costante di Klaus.
Quella notte riuscì a dormire senza sognare, perciò quando il campanello suonò, svegliandola, credette di essere in un sogno. Era troppo stanca per alzarsi, persino nel sogno,così lasciò perdere. Qualcuno bussò di nuovo, e di nuovo; a quel punto Elena cominciò a pensare che non stesse succedendo davvero nella sua mente e si costrinse ad alzarsi. Uscì dalla sua camera e gettò un occhiata sulla porta semichiusa di Jeremy. Il ragazzo dormiva.
Sbadigliò e barcollò fino alle scale aggrappandosi al corrimano per non cadere.
Il campanello suonò di nuovo e lei cominciò ad irritarsi.
Giuro che se è Damon gli conficco un paletto nel cuore personalmente.
Aprì la porta già pronta a scaraventare una montagna di parolacce su chiunque avesse di fronte ma, quando se la ritrovò davanti, improvvisamente rimase senza parole.
Caroline.
La vampira era sconvolta, gli occhi erano rossi e gonfi e, ancor prima che Elena potesse dirle qualcosa, le gettò le braccia al collo e la strinse forte.
Elena ricambiò l'abbraccio, più felice che mai; adesso aveva seri dubbi sulla vera natura di quella scena.
Fa che non sia un sogno, supplicò.
-Caroline! Sei davvero tu?- Elena cominciò a piangere.
-Sono io , sono io- ripeté la ragazza sciogliendo l'abbraccio. Sorrise, vedendo le lacrime dell'amica. Elena l'abbracciò di nuovo,presa dalla felicità di quel momento.
Poi si staccò di botto, rendendosi conto che, in effetti, lei non avrebbe dovuto trovarsi lì.
-Un attimo, che è successo?-  domando. Poi, guardando il viso della ragazza disse - Hai pianto, Caroline, d-dov'è Klaus?-
La vampira singhiozzò sul punto di piangere - Oh, Elena... Klaus... mia madre...-  si accasciò a terra in preda ai singhiozzi bagnando il pavimento con le sue lacrime.
Elena spinse la porta e la chiuse prima di inginocchiarsi davanti all'amica e abbracciarla.
-Car, cos'è successo? Klaus ti ha fatto del male?-
-Elena? Ma che... Caroline!- Jeremy sbucò alle spalle della sorella sbadigliando. Alla vista di Caroline gli occhi gli si sgranarono increduli.
-Jeremy per favore, chiama Stefan e Damon- gli disse Elena.-  e anche Bonnie-
Mentre il fratello correva in cucina a fare le telefonate, Elena cercò di portare Caroline in salotto; la fece sedere sul divano e le offrì un fazzoletto per asciugare le lacrime.
-Mi dispiace- esclamò lei
-Non preoccuparti, mi racconterai tutto quando sarai pronta- le disse dolcemente l'amica.
I Salvatore arrivarono dopo pochissimi minuti, nel frattempo Caroline si era già quasi calmata del tutto. Stefan, quando la vide s'illuminò, evidentemente contento.
Damon invece, si limitò a chiedere se dovesse aspettarsi un attacco a sorpresa da Klaus; entrambi, erano increduli sul fatto che lui non fosse lì.
-Forza biondina, vuoi dirci cos'è successo o no?- la incalzò Damon.
-Damon!- lo ammonì Elena.
-Che c'è?-
-Potresti essere più comprensivo!-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo in modo esasperato e si rivolse al fratello - Dai Mister gentilezza, provaci tu-
Stefan si inginocchiò di fronte alla vampira e le disse- Caroline,qui sei al sicuro okay? Dimmi, perché sei così sconvolta?-                                                                                      
La ragazza annuì, pronta a parlare. Elena capì che per lei doveva essere un enorme sforzo, stava cercando di mantenere la calma.
-Mia madre... è morta- disse.
Tutti rimasero di sasso.
Com'è possibile?
-Liz? - disse Damon - Sei sicura?-
-È successo davanti ai miei occhi!- esclamò Caroline. - Ero in albergo con Klaus, lui non c'era... poi sono spuntati Tyler e mia madre dicendo di volermi portare via, ho provato a dirgli che non poteva funzionare, che lui li avrebbe uccisi, ma non mi hanno ascoltato e, quando Tyler ha rifiutato di andarsene lui ha ucciso mia madre- Scoppiò di nuovo in lacrime, mentre il resto del gruppo dovette sforzarsi a respirare.
Nessuno meglio di me sa cosa sta provando.Pensò Elena comprendendo la disperazione dell'amica.
-Poi cos'è successo?- la incoraggiò Damon.
- Lui... se ne è andato.-
Andato?
-Andato?-
-Andato- confermò. - Tyler mi ha riportata qui, mia madre, adesso si trova a casa... ma, io non riesco a guardarla- Elena la strinse forte facendo da cuscino alle sue lacrime.
- Dov'è Tyler adesso?- chiese Elena.
-Gli ho detto che mi serviva tempo-
Elena non si sentì il cuore di chiederle qualcos'altro.
Quando arrivò Bonnie, raccontarono la storia anche a lei, Jeremy cercò di chiamare anche Matt, ma il cellulare squillò parecchie volte a vuoto così gli lasciò un messaggio. Le tre amiche si strinsero in un abbraccio infinito e decisero che, per le ore che restavano prima dell'alba avrebbero dormito tutte lì, e Caroline non sarebbe mai rimasta sola.
Il giorno seguente la notizia della morte dello sheriffo si propagò in quasi tutta la città, la causa della morte ovviamente venne accuratamente occultata dal sindaco e dal medico  come semplice infarto.
Elena sapeva che non era la prima volta che succedeva una cosa del genere ma,era comunque un colpo forte, pensare a Liz, che l'aveva vista crescere, come morta.
Caroline, nel pieno della disperazione, aveva confessato a Bonnie e Elena che pensava fosse colpa di Tyler.
-Se avesse rispettato la mia decisone, tutto questo non sarebbe successo- aveva detto.
In quel momento Elena riuscì a comprendere di aver sbagliato a passare tutto quel tempo combattendo per cercare un modo per salvarla,visto com'era andata si rese conto di aver avuto torto per tutto il tempo.
In cuor suo però, sapeva che l'amica non diceva sul serio; non era da lei dare la colpa a qualcuno per una cosa che non sarebbe dovuta succedere.
Una volta, credendo che dormisse, la sentì dire -Perchè l'ha fatto?L'avrei seguito comunque- ma non sapeva se si riferisse a Tyler o a Klaus. Ma dopotutto, perchè avrebbe dovuto riferirsi a Klaus?
 
 
 
Due giorni dopo il suo arrivo a Mistyc Falls, Caroline si stava preparando per il funerale di sua madre. Era a casa, davanti allo specchio, cercando la forza per riuscire a indossare l'abito nero che Elena le aveva preparato. Tyler era fuori in macchina che l'aspettava, non gli aveva ancora detto niente su quello che provava, non nè aveva ancora la forza ma, ormai tra loro si era creato un sipario così spesso che probabilmente anche il ragazzo se ne era accorto. La notte del suo arrivo, aveva riflettuto su quello che era successo. Klaus si era dimostrato esattamente per quello che era. Un assassino. Se per un solo secondo lei aveva pensato che potesse essere diverso, che lui potesse essere diverso, ormai non  lo credeva più. Si convinse che forse era stato lui a spingerla ad andarci a letto, perché come poteva averlo fatto di sua volontà? Quella teoria, però, se ne andò dalla sua testa, tanto velocemente quanto era arrivata. In fondo sapeva di averlo voluto; credeva davvero di star quasi per innamorarsi, se non lo era già.
Comunque, ormai non aveva importanza. Uccidendo sua madre Klaus aveva ucciso anche quella piccola fiamma di speranza.
Non poteva perdonarlo.
Aveva deciso, si sarebbe vendicata.
Avrebbe dovuto ucciderlo già molto tempo fa.
Si vestì velocemente e pensò a come nascondere quel disastro che erano i suoi occhi. Sapeva che al funerale non avrebbe pianto perché aveva versato già tutte le lacrime che aveva in corpo. Uscì di casa qualche secondo dopo, vestita e truccata, raggiungendo l'auto di Tyler ferma davanti al vialetto.
Il ragazzo era appoggiato allo sportello del passeggero in abito elegante, con un espressione evidentemente colpevole sul viso.
Non avevano ancora parlato da quando erano tornati ma Caroline sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto iniziare il discorso. Di sicuro non quel giorno.
-Hey- lo salutò Caroline.
-Hey- ricambiò lui, aprendole la portiera del passeggero.
La ragazza salì in auto e presto si ritrovò a cercare il coraggio di scendere davanti alla chiesa. Le gambe avevano cominciato a tremarle.
Sii forte Caroline.Si disse.
-Tutto bene?- le chiese Tyler notando il suo nervosismo.
-Si- Per quanto una che ha perso sua madre possa stare bene.
Cominciava a pensare che in quella città troppa gente era diventata orfana.
La vampira scese dall'auto e si avviò insieme al ragazzo verso l'entrata. Si sedette nella prima fila di panche, al fianco di Elena.
Per tutto il tempo Caroline restò come ipnotizzata dai suoi stessi pensieri, la cerimonia, le persone che parlavano di sua madre, erano per lei come delle ombre.
Non ascoltare, era l'unico modo per rimanere lucida e non farsi prendere dal panico.
La cerimonia si spostò nel cimitero. La tomba venne trasportata da un gruppo di volontari fino al sepolcro dove il pastore pronunciò le sue ultime benedizioni.
Caroline, che per tutto il tragitto era stata attaccata al braccio di Bonnie, vide con la coda dell'occhio qualcuno avvicinarsi alla buca e lanciare una rosa rossa prima che cominciassero a coprire il tutto con la terra fresca. Un brivido, che non aveva niente a che fare con la pioggia fredda che colpiva gli ombrelli, le corse lungo la schiena quando si accorse che la persona che aveva fatto quel gesto era Klaus.
Era lì, vestito elegante, come se fosse stato invitato.
L'aria si era fatta improvvisamente più densa;Caroline poteva sentire i muscoli dei suoi amici irrigidirsi quando i loro occhi si posarono sull'ibrido in abito scuro confuso nella mischia di persone lì presenti.
Questo è troppo!Urlò Caroline nella sua testa.
Era arrabbiata, avrebbe voluto prendere Klaus e infilzarlo cento volte per quello che aveva fatto, e ancora di più perché aveva osato presentarsi lì, dove tutti erano riuniti in memoria di sua madre. Stando in quel cimitero lui infangava tutto.
-Voglio che se ne vada- Sussurrò la vampira all'amica continuando a fissare il ragazzo sperando di incenerirlo con gli occhi, ma lui sembrò non notarla neanche.
-Sta calma Caroline, non puoi fare una scenata davanti a tutta la città- le ricordò Bonnie.
La vampira cercò di calmarsi. Bonnie aveva ragione, doveva aspettare.
Quel raggio di tempo che passò fu per Caroline come una tortura, quando finalmente la cerimonia finì Caroline disse a Bonnie che non ce la faceva più ad aspettare, la ragazza si offrì di accompagnarla credendo che fosse pericoloso andare da sola ma Caroline le disse di no, chiedendole di dire anche a gli altri, nel caso volessero seguirla di lasciarla andare da sola.
Vide Klaus allontanarsi dalla parte opposta all'uscita lanciandole un occhiata. Evidentemente era un segnale; voleva che lo seguisse.
S'incamminò a passo svelto verso l'ibrido abbattendo le barriere che impedivano alla rabbia di esplodere. Non le importava fare qualcosa di stupido, l'unica cosa che voleva era sfogarsi.
-Tu!-  Lo chiamò notandolo di spalle di fronte a un albero. Il ragazzo si voltò appena prima di essere scaraventato contro la corteccia dalla ragazza.
-Che diavolo sei venuto a fare? Vuoi prendermi in giro? Oh, dimenticavo. L'hai fatto per tutto il tempo!-
-Caroline, non ti sembra di esagerare?- rispose lui, con la solita non curanza.
-ESAGERARE? Hai ucciso mia madre!-
-Beh, se proprio vuoi saperlo- disse mentre con uno strattone si liberava dalla presa della ragazza- Se il tuo ragazzo non mi avesse minacciato non sarebbe successo-
-Che significava quel fiore?-
Il ragazzo sospirò, piantando i suoi occhi in quelli di lei- Che mi dispiace-.
Caroline restò per un attimo senza parole. Era la prima volta che sentiva uscire una cosi sincera scusa dalla bocca del ragazzo. Ma, questo non cambiava niente.
-Ti dispiace! Ti DISPIACE!Cosa dovrei farmene delle tue scuse?-
-Non ho detto che ti chiedo scusa. Ho solo detto che mi dispiace. Mi dispiace che tu sia circondata da un branco di incapaci che sanno solo andare alla ricerca di missioni suicide-
Lo sapevo.
Almeno, non ha ancora fatto quel suo sorriso strafottente.
-Come al solito, non ti smentisci mai.- rispose, cercando di darsi una calmata. Non poteva vincere contro Klaus -Che sei venuto a fare qui? Per uccidermi e completare l'opera?-
-Sai benissimo che non potrei ucciderti- Disse lui. Per un istante Caroline ebbe come la sensazione che dicesse sul serio.
-E invece forse dovresti- disse lei mantenendo lo sguardo duro - perché, se non mi uccidi tu, allora sarò io ad uccidere te-
Non le sembrava ci fosse qualcos'altro da dire, così si voltò e cominciò a camminare verso l'uscita ma Klaus la fermò afferrandola per un braccio.
-Aspetta. Non ho ancora finito- disse. Caroline si liberò con uno strattone.
-Beh, io si invece. Non ho nient'altro da dirti-
-Rispondimi, dimmi cos'ha significato per te quella volta- La sua espressione era un tormento, non c'era traccia di ironia o scherno.
-Non so di cosa parli-
Invece sapeva benissimo a cosa si riferiva e lui lo sapeva.
-Lo sai invece. Vuoi sapere cosa provo io? - Le disse, avvicinandola a lui.
-No, non vo...-
Caroline non  riuscì mai a finire la frase perché improvvisamente le sue labbra erano incapaci di parlare. Klaus la stava baciando.
Caroline cominciò a vergognarsi. Vergognarsi delle emozioni che stava provando. Non c'era odio, non c'era rabbia, c'era...amore.
 Cosi non va bene  si disse, prima di respingere il ragazzo e allontanarlo.
Lui era l'assassino di sua madre, non poteva farlo.
- Sta lontano da me!- gli disse- Non importa cosa è successo, non importa cosa ho provato o cosa provo. Non ti perdonerò mai Klaus!-
 
 
 
*Nel prossimo capitolo (anche se ancora non so quale!)*
 
-Avanti, fallo Caroline. Mi hai in pugno- La incoraggiò Klaus, fissandola in volto come se il paletto puntato sul suo petto nudo non fosse qualcosa di cui preoccuparsi.
Caroline, sopra di lui, cercò di non tremare mentre la mente le suggeriva di spingere con tutta la sua forza e strappare il cuore dell'assassino di sua madre.
Se non si fosse decisa a fare in fretta, presto sarebbe stato troppo tardi.
 
 
 
*Angoletto autrice*
 
Salve gente!
Lo so, stavolta ci ho messo daaavvero parecchio.  Mi scuso con tutte.
Sta diventando un abitudine eh? Sono stata per parecchio tempo influenzata e senza internet :(
Comunque, come al solito vi chiedo un parere su cosa ne pensate di questo capitolo e, magari, di cosa vi aspettate nei prossimi!
Spero di poter rispondere a tante recensioni!
A presto (spero)!
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 prima parte ***


Capitolo 12

 
-Mi spieghi come ci seri riuscito?- Gli domandò Elena, fissando il legno bianco nella mano del vampiro.
-Devi ringraziare Matt- le rispose Stefan.
-Il nostro quaterback ha fregato barbie Klaus, detesto ammetterlo ma, ha fatto un buon lavoro- lo elogiò Damon , cosa che sorprese molto il resto dei suoi compagni.
-E com'è che il paletto ce l'aveva lei?- s'intromise Caroline che, appena arrivata, non capiva del tutto cosa avevano in mente i suoi amici.
-Stava per metterlo in un posto sicuro, ordini del fratello credo.
-E Matt glielo ha rubato di sua spontanea volontà?- domandò dubbiosa la bionda.
-Con una piccola spinta- aggiunse Damon con un mezzo sorriso.
-Avete costretto Matt ad andare a letto con quella pazza originaria?!
-Caroline...- iniziò Elena, ma Damon la interruppe.
-Come se non gli fosse piaciuto!- sbottò - Credimi, per esperienza personale, posso dirti che a letto è una vera bom...-
-Damon!- lo chiamò Elena.
-Che c'è? Dicevo solo che magari non gli è dispiaciuto tanto quanto pensate voi.
-Okay, basta parlarne- dichiarò Stefan - La cosa importante è che adesso abbiamo un arma contro di loro e...-
-Dalla a me-
 
 
Caroline era a casa da sola quella sera; come tutte le altre sere del resto. Dopo il funerale di sua madre, Elena le aveva offerto di ospitarla a casa sua ma lei aveva rifiutato. Non perché non apprezzasse che la sua amica tenesse a lei ma perché in quel momento non volevo nessuno intorno; voleva restare  nella sua casa, dove avrebbe potuto ricordare sua madre in ogni angolo. Non riusciva a capire perché non fosse già sul pavimento, in mille pezzi, con le sue lacrime che inondavano il pavimento.
La verità, era che aveva già pianto tutta l'acqua che aveva in corpo e, ora in lei c'era questo fuoco rosso che bruciava; questo odio soffocante e, la consapevolezza di aver perso tutto.
Prima o poi mi passerà, si disse, e ci credeva davvero. Quante volte aveva creduto di non farcela? Ormai aveva perso il conto, ma era sempre riemersa in superficie; questa volta era solo più difficile, ma ce l'avrebbe fatta.
Doveva soltanto uccidere Klaus.
Ricordava perfettamente quel giorno.
Quello in cui ,si era concessa a lui senza logica o restrizione.
In quel momento, mentre lui la teneva stretta e l'amava con ogni parte di se stesso, Caroline credeva di essere nel giusto; di aver dimenticato tutte le cose orribile che aveva fatto;
Lui mi ama. Perché sarei qui se non lo amassi anche io?Aveva pensato.
Era sempre stata convinta che se una persona è capace di amare, può essere salvata.
Non si era mai sbagliata tanto.
Klaus non poteva essere salvato, poteva solo causare morte e dolore.
Se mi amasse davvero, non lo avrebbe fatto, pensò la vampira mentre si lasciava cadere sul divano.
Stava per accendere la tv sperando di distrarsi, quando sentì bussare il campanello.
Riluttante si alzò e aprì la porta.
-Tyler- disse, sorpresa.
-Posso entrare?- Erano due giorni che non si vedevano ne sentivano, dal funerale della madre.         
-Veramente stavo per andare a dormire... quindi, magari sarà per un altra volta- gli rispose lei, cercando di sviarlo. Ce l'aveva ancora con lui e non voleva averlo vicino; almeno per un pò.
-Caroline, ti prego. Parla con me- la implorò lui; dai suoi occhi la ragazza comprese quanto si sentiva in colpa ma, la realtà non cambiava quello che era successo.
-Cosa vuoi che ti dica?- le disse lei, cercando di reprimere la rabbia.
-Che ce l'hai con me. Che mi odi, e che vorresti che quel giorno ti avessi ascoltato- disse lui, avvicinandosi alla ragazza - So che le mie scuse non servono  ma, tu sai. Sai che non avrei mai voluto questo. Quello che volevo eri tu. Volevo distruggere quel figlio di puttana che mi aveva rubato la persona che amo di più al mondo- Il ragazzo le si avvicinò fino a prenderle le mani fissandola negli occhi.
-Non mi importa se ti ha costretta ad andare a letto con lui, la pagherà anche per questo e per tutto quello che ci ha fatto- Caroline abbassò lo sguardo; sapeva che si sarebbe fatto un idea sbagliata. Come poteva spiegarglielo?
- Ti sbagli- disse - Lui non mi ha costretta-
Improvvisamente, Tyler si irrigidì, lasciò le mani della ragazza e le si allontanò di un paio di passi.
- Come sarebbe a dire?- domandò incredulo - Non ti ha soggiogata?-
-No- rispose lei abbassando gli occhi. Non le era sembrato cosi orribile fino ad ora.
-Non ci posso credere. Sei andata a letto con Klaus! Che ti è saltato in mente?-
-Ascolta, non so perché io l'abbia fatto...- Cominciava a sentirsi un po' agitata. Il ragazzo fece un altro passo indietro
-Credevo che mi amassi- disse - io mi consumavo ogni giorno cercando un modo di liberarti e tu? Te la spassavi con l'uomo che ha rovinato le nostre vite!- Tyler sbraitava incontrollato. Colpì con un calcio il vaso di fiori all'ingresso frantumandolo in mille pezzi.
-Lui ha ucciso tua madre!-
Ora basta, era troppo.
-Lei è morta per colpa tua!- Il secondo dopo si era già pentita di averlo detto.
Tyler ammutolì sotto l'accusa.
- Allora è cosi che la pensi?- disse . I suoi occhi erano bui come il mare.
- Mi dispiace, non avrei dovuto...-
-Non so che cosa ti abbia fatto, ma questa non sei tu. La Caroline che conosco io non avrebbe mai amato un mostro.-
-Ma io non o am...- ma si bloccò. Non sapeva se stesse per dire una bugia o la verità.
-Non ti riconosco piu- disse lui.
-Tyler, io sono confusa adesso. Ho fatto uno sbaglio che non ricapiterà ma... non sono sicura di poterti amare di nuovo come prima...-
-Lascia perdere le scuse. Non voglio sentire nient'altro- detto questo si voltò e si allontanò lasciando la ragazza alla porta.
Potrei sentirmi peggio?
Si sentiva schiacciata dalla sua stessa vita, quindi no, decise che non poteva andarle peggio.
Quanto si sbagliava.
Era appena salita in camera, quando qualcuno bussò di nuovo alla porta. Sembrava molto impaziente perché il campanello cominciò a suonare all'infinito.
-Tyler, credevo che...- ma non era Tyler. -Che cavolo ci fai qui?


*CONTINUA*



*angoletto autrice*
Ciao!! 
Scusate.
So di essere molto in ritardo e so che magari volete picchiarmi. In mia difesa dico che è tutta colpa della scuola. Appena ho avuto un pò di tempo ho scritto qualcosa, per adesso è solo questa ma domani o dopodomani posto il resto, anche perché non voglio lasciarvi col fiato sospeso.
Spero comunque di poter leggere qualche vostro commento, perché li amo, davvero. Siete tutti fantastici e vi ringrazio tantissimo! :)
A presto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 seconda parte ***


Capitolo 12 seconda parte


-Tyler, credevo che...- ma non era Tyler. -Che cavolo ci fai qui?
Sulla porta, con una bottiglia di qualche strano alcolico in mano e il gomito poggiato allo stipite dell'entrata, con un sorriso folle sul volto, c'era Klaus evidentemente ubriaco.
-Passavo di qui, e ho pensato di farti una visitina- disse. Caroline riuscì a sentire la puzza del suo alito ad un metro di distanza.
-Sei ubriaco- disse, mentre un po' ti paura cresceva nella sua mente. Klaus era già pericoloso di suo, ma ubriaco? Poteva non controllarsi.
-Non sono ubriaco. Non ancora almeno.- Agitò la  bottiglia -Uno dei vantaggi di essere un vampiro di mille anni è che puoi bere quantità enormi di alcool e non ubriacarti. Forte, vero?-
-Comunque a me sembri ubriaco- disse Caroline, cercando di mantenere la mente salda. Non poteva dimostrarsi debole - Forse hai dimenticato la nostra conversazione al funerale di  MIA MADRE- accentuò il tono sull'ultima parola- in cui ti dicevo di starmi alla larga perché mi fai schifo e... che diavolo fai?!-
Klaus si era fatto avanti.
-Non puoi entrare!
-Hai dimenticato che sono già stato invitato?- Caroline arretrò - io me lo ricordo. Fu proprio tua madre ad implorarmi di salvare la vita della sua amatissima figlia, ricordi? - chiuse la porta alle sue spalle mentre Caroline arretrava sempre di più fino ad arrivare alla vetrata che separava l'ingresso.
-Che cosa vuoi?- adesso cominciava ad avere paura.
Lui sorrise e bevve un altro sorso.
-Soltanto te, tesoro- disse, avvicinandosi fino a toccarla.
-Non puoi...-
-E' qui che ti sbagli, dolcezza.- la interruppe lui avvicinando il viso al suo mentre con la mano libera le accarezzava il braccio scoperto - Tu sei già mia.
-Non è vero. Tu sei fuori di testa-
-No sei tu quella fuori di testa.- ribatté lui duro. - Non avresti dovuto continuare a venire qui, dove io posso entrare e uscire a piacimento- avvicinò le labbra al suo orecchio  le sussurrò: - hai commesso un errore, Caroline.
Klaus le portò una mano dietro alla nuca, la tenne ferma, mentre lentamente si avvicinava alla sua bocca.
-No!- Caroline lo spinse via e scappò in salotto verso la porta sul retro.
Quella però era bloccata.
Klaus era stato più veloce, il suo corpo le impediva di arrivare alla porta.
Cercare di scappare era inutile, comprese. Lui non l'avrebbe lasciata andare.
Con un movimento fulmineo il vampiro la raggiunse bloccandola con le spalle al muro.
Caroline cominciò a sudare freddo, a tremare. Klaus non si era mai comportato cosi con lei, non le aveva mai fatto capire chiaramente che poteva farle ciò che voleva in qualunque momento.
Era impotente contro di lui.
-Stai tremando-  le prese il mento con le dita, avvicinandosi pericolosamente. Le sue labbra si posarono    sulla guancia della ragazza, sul suo orecchio.
-Non avere paura- le sussurrò. Caroline aveva paura invece. Paura perché quando l'aveva baciata aveva smesso di tremare. Ora aveva paura di se stessa.
Ora che si era resa conto della situazione, l'attrazione per il corpo del giovane era aumentata all'improvviso; Caroline temeva che l'odio nei suoi confronti non sarebbe bastato.
Non può succedere ancora. Devo fare qualcosa.
-Non ti farei mai del male-
-C-che cosa vuoi da me?- gli chiese con la voce tremula. Le sue braccia erano lunghe contro i fianchi, rigide. Mentre quelle del vampiro l'avvolgevano stretta , s'insinuavano sul suo corpo e lei poteva sentirne il calore sotto la maglia leggera.
-Tu pensi che sia stato uno sbaglio. Credi che amarmi sia sbagliato- disse - Sono qui per dimostrarti che invece è giusto. Che noi due siamo giusti.
- Non riesci proprio a capire vero? Non c'è nessun noi , io non vo...-
- Se solo fossi più convincente, potrei crederti sai? Sei soltanto una sciocca ipocrita. Non vuoi ammettere quello che provi. Vorresti avermi in questo preciso momento, non è cosi? Ma il tuo senso del giusto ti impedisce di dire la verità a te stes...-
Caroline gli mollò uno schiaffo. Non perché l'avesse insultata, ma perché aveva fatto centro. Era vera ogni parola. Era un ipocrita, e si, tra lei e la i suoi veri sentimenti c'era solo il suo senso del giusto.
Klaus sorrise compiaciuto.
-Ecco cosa mi piace di te, amore. Sei cosi dannatamente coraggiosa- le disse - Ma questo non è il momento di essere coraggiosi-
-Sta lontano da me- rispose la ragazza, cercando di mantenere uno sguardo fermo.
-Stai sbagliando un altra volta Caroline- rise lui - Io non posso stare lontano da te.
Caroline non riuscì a ribattere. Era confusa, impaurita e lui le era così incredibilmente vicino. Non aveva scelta.
Klaus si avvicinò di più, posando le labbra sul suo collo e le mani sui suoi fianchi.
Risalì il profilo del suo volto fino alle labbra; Caroline stava quasi per cedere, quando, prima che lui la baciasse, lo spinse contro il tavolo stendendolo con la schiena su di esso.
-Sei tu che ti sbagli- gli disse, mentre si piegava a prendere qualcosa all'interno di un nascondiglio sotto il legno del tavolo. Con stupore di Klaus, la vide recuperare il paletto di quercia bianca e puntarglielo al petto. - Non saresti dovuto venire.
Aveva usato il suo ultimo grammo di coraggio, e ora sospettava di non farcela.
-Avanti, fallo Caroline. Mi hai in pugno- La incoraggiò Klaus, fissandola in volto come se il paletto puntato sul suo petto non fosse qualcosa di cui preoccuparsi.
Caroline, sopra di lui, cercò di non tremare mentre la mente le suggeriva di spingere con tutta la sua forza e strappare il cuore dell'assassino di sua madre.
Se non si fosse decisa a fare in fretta, presto sarebbe stato troppo tardi.
-Non è difficile- disse lui.- Basta solo una piccola spinta-
-Sei la persona più crudele ed egoista che abbia mai conosciuto. Meriteresti questo ed altro-
Fu come se l'avesse infilzato davvero.
-Allora che aspetti?- le disse lui, ma dal suo sguardo trasparì qualcosa che Caroline aveva visto pochissime volte.
La paura.
In quell'attimo ricordò ciò che aveva sempre pensato: se una persona è capace di amare, può essere salvata.
Ma lui l'amava davvero?
Stava solo perdendo tempo. Avrebbe dovuto già farlo.
-Cambierebbe qualcosa se ti dicessi che mi dispiace?- disse lui, fissandola negli occhi.
-Di cosa esattamente?-
Caroline, non farlo.Il coraggio la stava abbandonando, non ce l'avrebbe fatta.
-Di tutto- rispose lui - So che mi consideri un mostro senza cuore. La verità è che tu non sai proprio niente di me. Anche io ho un cuore, esattamente come te, ed è stato spezzato cosi tante volte che ne ho perso il conto.
-Il dolore- si alzò leggermente con il busto, avvicinandosi a lei. Caroline continuò a tenere il paletto puntato su di lui ma, senza accorgersene aveva allentato la pressione sul petto del ragazzo - La solitudine- continuò, avvicinandosi ancora.
-La rabbia- ormai era a pochi centimetri da lei - Mi hanno accompagnato per mille anni, distruggendo tutto me stesso. Ho creato gli ibridi per avere una nuova famiglia, che mi amasse anche se sono... come sono. - Abbassò lo sguardo sul paletto- Ma loro per me non sono niente, a confronto di quello che tu sei per me-
A Caroline  mancò il fiato. La mano cominciò a tremarle. Perché le stava dicendo quelle cose? Voleva salvarsi la pelle?
Ma in fondo lei sapeva che le stava dicendo la verità.
Le posò una mano sulla guancia - Se non posso avere te, non mi resta nient'altro-
-Tu sei l'unica capace di far sparire tutto il dolore, l'unica che riesce a guarirmi-
Caroline era immobile; respirava, ma era come se dentro la sua gola ci fosse il sangue. Le parole di Klaus l'avevano ipnotizzata, resa inerme.
Gli occhi si posarono sulle labbra del vampiro esattamente quando quelle fatidiche parole, quelle che cambiarono tutto il suo mondo, vennero pronunciate.
-Io ti amo, Caroline-
Da quell'attimo tutto cambiò.
Il paletto bianco cadde schiantandosi sul pavimento, il suono del legno contro le piastrelle echeggiò nella casa accompagnato dai sospiri dei due amanti.
La passione l'investì, tramutando le loro menti emozioni incontrollate. Klaus avvolse Caroline con le sue braccia, serrandole ogni via di fuga.
Lei però non aveva alcuna intenzione di scappare. Il suo corpo le disse di cedere, e lei lo ascoltò; si abbandonò completamente al desiderio e lo fece suo. Mentre le labbra del ragazzo si muovevano determinate su di lei, si strinse a lui tanto forte da rassicurarlo.
Klaus, spinto dalla frenesia, spinse la ragazza fino a trovarsi sopra di lei, sullo stesso tavolo in cui avrebbe dovuto morire, e prese a baciarle il collo fino alla scollatura sul profilo del seno.
Caroline infilò le dita sotto la t-shirt del vampiro e sfiorò l'addome perfetto fino a liberarlo completamente dell'indumento. Ricordò la loro prima volta, e questo amplificò il desiderio di riprovare quelle sensazioni di nuovo.
Basta mentire a me stessasi disse Caroline. Quante volte aveva sperato di poter fare a meno di quel piacere? Ma ora finalmente capiva che non poteva sfuggire ai sentimenti che provava.
Lei lo amava, anche dopo tutto quello che aveva fatto.
Caroline, prese il controllo in modo che una volta per tutte, fosse chiaro ciò che provava. Klaus la lasciò fare finché entrambi si ritrovarono sul divano lì vicino, a un passo dal loro amore.
Gli abiti finirono a terra mentre i corpi dei due si univano in un'unica anima.
 
 
 
*Angoletto autrice*
 
Come promesso, ecco a voi il resto del capitolo 12!
Vi è piaciuto? Spero di si!
So che magari avrei potuto fare di piu nella scena hot, ma poi sarebbe stata troppo rossa giusto? Non credo di essere capce :>
Comunque spero lo stesso che abbia fatto emozionare.
Mi dispiace dirlo ma purtroppo tra un paio di capitoli (forse!) arriverò alla fine della storia.
Non picchiatemi.
Spero che in questi ultimi capitoli saprò farvi emozionare al massimo e che resterete con me fino alla fine. Senza di voi non avrei mai potuto scrivere così tanto e il mio sogno di pubblicare un libro un giorno, sarebbe stato abbandonato.
Quindi GRAZIE!  A tutti!
A presto, con il prossimo capitolo!
 
Ps. Se volete, lasciate qulche recensione, con qualsiasi cosa vogliate, anche un consiglio per la storia. Qualsiasi cosa! Vi risponderò!

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