Took a month boy, to steal my heart.

di IndelibleSign
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Lunga storia. ***
Capitolo 3: *** Mi piacciono i bambini ma odio te. ***
Capitolo 4: *** Gelosia? ***
Capitolo 5: *** Cinquecentootto. ***
Capitolo 6: *** Una giornata da non rivivere. ***
Capitolo 7: *** Sposati per un giorno. ***
Capitolo 8: *** E' più vicino di quanto credessi. ***
Capitolo 9: *** Un giro nel futuro. ***
Capitolo 10: *** Sette cose che odio di te. ***
Capitolo 11: *** Pace fatta? ***
Capitolo 12: *** Due calamite diverse si attraggono. ***
Capitolo 13: *** Che vinca il migliore. ***
Capitolo 14: *** E' così difficile ammettere la verità. ***
Capitolo 15: *** Come amici. ***
Capitolo 16: *** Un frappé alla panna o un calcio? ***
Capitolo 17: *** Hai bisogno di me. ***
Capitolo 18: *** Crimine di passione. ***
Capitolo 19: *** Crimine di passione. (pt-2) ***
Capitolo 20: *** L'inizio della fine. ***
Capitolo 21: *** Il mio nome è Brando. ***
Capitolo 22: *** Chi cerca non sempre trova. ***
Capitolo 23: *** Il ricatto. ***
Capitolo 24: *** Tra noi finisce qui. ***
Capitolo 25: *** Facile. ***
Capitolo 26: *** Ha scelto lui. ***
Capitolo 27: *** Chris. ***
Capitolo 28: *** Non andrò via. ***
Capitolo 29: *** Manca poco. ***
Capitolo 30: *** Tutta la verità. ***
Capitolo 31: *** Grazie, angelo. ***
Capitolo 32: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


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Prologo. 
cap. 1

-Hai un mese.- trillò un uomo dal volto coperto dal buio che ormai sembrava rimbombare in quella cuba e grigia stanza
il cui unico spiraglio di luce illuminava un angolo deserto della camera dove era poggiato un comodino,
dall'aria doveva essere uno di quei mobili antichi e fatiscenti e magari anche mordicchiati da animali notturni.
-Un mese?- chiese spaesato il ragazzo facendo comparire sul suo volto una smorfia interrogativa.
Non sapeva dove fosse e perlopiù quello sconosciuto pretendeva chissà cosa da lui.
-Hai trenta giorni per far innamorare questa ragazza di te, se non vuoi che muoia.. chiaramente- rispose trattenendo un risolino e porgendo al ragazzo una foto.
Quella foto ritraeva una persona che Harry, il povero ragazzo, conosceva fin troppo bene:
Jessie Sam Kogan, sua nemica giurata da ormai due anni dal momento che l'aveva rifiutato facendolo imbarazzare dinanzi tutta la scuola o quasi.
-Ma tu chi saresti? Una specie di veggente?- chiese ingenuamente il riccio beccandosi una risata sfacciata come risposta.
L'uomo si avvicinò di più verso il volto di Harry che, notando il suo viso pallido, si allontanò giusto in tempo per notare miriadi di fogli poggiati
su quella che doveva essere una cattedra malandata.
-Diciamo che molti mi chiamano Dio, ma questa è una storia lunga. Dunque, ci stai oppure devo eliminare la ragazza immediatamente?- chiese
sfacciatamente l'uomo misterioso la quale pazienza non doveva essere molta siccome il suo tono drammatico era divenuto un tono nervoso ed esasperato all'incirca.
-Ma lei odia me ed io odio lei- rispose esitando il ragazzo cercando di stare a quello che doveva essere un gioco.
Alla fine si era ritrovato in una stanza buia all'improvviso e soprattutto nel bel mezzo della notte, doveva pur esserci un valido motivo per tutto quello, giusto?

-E' questo il punto- aggiunse infine l'uomo per poi alzarsi faticosamente dalla sedia e allontanarsi verso una luce bianca accecante.
Harry portò immediatamente il braccio contro gli occhi quasi volendo proteggere se stesso da quel bagliore.
Quando tolse il suo forzuto braccio dagli occhi la visione non era la stessa di qualche attimo prima. Ora si trovava nel letto della sua amata camera.
Che fosse stato tutto un sogno? si chiese il ragazzo.
A cancellare quell'ultima opzione fu la vista di una fotografia. Quella foto.
La stessa foto che prima quel misterioso uomo dalla voce roca gli aveva dato; la stessa che ritraeva il suo nemico da salvare.

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Jessie Sam Kogan.
 

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Aloha people.
Innanzitutto voglio chiedervi scusa per la miniatura di capitolo che ho appena postato, ma fa da introduzione.. in un certo senso.
In secondo piano, ma non meno importante, voglio ringraziarvi anche solamente per aver letto questo prologo e se non vi piacerà, fa nulla, almeno ci avrò provato. :)

Ok, spero di non avervi annoiato troppo.
Mi aspetto tante recensioni e.. quando ne troverò abbastanza da capire che la storia piace continuerò.
-una dolce ed inesperta Martina.

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Capitolo 2
*** Lunga storia. ***


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Lunga storia. 
cap. 2 

Harry rimase ad ammirare l'estrema bellezza di quella ragazza che non era concentrata solo nel fisico ma soprattutto nel suo sguardo.
Aveva due occhi nei quali si rifletteva il verde stagnante più limpido che avesse mai visto in vita sua, quasi più verde dei suoi occhi color smeraldo.
I capelli color miele lievemente mossi le ricadevano sulle spalle fino a raggiungere metà schiena addolcendole quasi il volto ambrato.
Il riccio restò altri minuti ad osservare il sorriso di quella ragazza e allora decise; una luce gli balenò nel cervello chiarendogli ogni dubbio avuto:
Jessie S. Kogan sarebbe stata viva tra un mese, e sarebbe stata solamente sua e di nessun altro.
Quando un sorriso gli ricoprì il volto sognante sulla foto comparve per pochi attimi una scritta: <<Will be love or hate?>>
Dopodiché sparì, senza lasciare nessun segno d'inchiostro ma solamente un senso di smarrimento nello stomaco di Harry che, impaurito,
pensava in quale strano pasticcio si fosse cacciato quella volta.
Posò la fotografia nel suo cassetto dove, di sicuro, la madre Anne non avrebbe messo lo zampino siccome sapeva bene che il figlio non voleva che fosse invadente e possessiva con lui.
Sorrise ancora una volta e si avviò in bagno.
Il piano: 
Salvare la Kogan stava per avere finalmente inizio.


-Biondina ti decidi ad alzarti o devo ricorrere a modi bruschi?- ripeté per la decima volta il fratello maggiore di Jessie.
-Jaxon non puoi semplicemente far finta che io non esista?- rispose mugugnando la ragazza posando la sua testa sotto il morbido
e soffice cuscino in modo da allontanarsi dal resto del mondo.
-Sam sai bene che senza te non potrei fare colazione e senza colazione ho lo stomaco vuoto, e con lo stomaco vuoto ho il cerv..- la ragazza
lo bloccò lanciandogli contro il suo cuscino e con un grugnito si alzò ancora impastata dal sonno.
-Ricordami il motivo per il quale sono qui a sopportarti, ti prego- trillò la ragazza mentre scendeva le scale seguita a ruota dal suo adorato fratellone
che saltellava all'idea di poter addentare finalmente una sana omelette.
-Perché mamma e papà sono in giro per il mondo occupati con gli affari e tu, siccome sei una sorella così premurosa, dolce, tenera, bella e..- la ragazza lo fermò di nuovo, voltandosi verso di lui e posando il suo indice sul suo petto quasi come se stesse per ricattarlo:
-La parte del lusingatore non ti si addice- disse per poi voltarsi ed entrare in cucina.
Dopo una decina di minuti nei quali la povera Jessie si era dedicata a cucinare quelle omelette al fratello e forse anche ad imprecargli contro,
la ragazza salì le scale sbuffando e dirigendosi verso la propria camera per prepararsi ad un altro noioso e monotono giorno di scuola.


-Jaxon ti sbrighi!? Il bus starà per partire tra esattamente..- la ragazza si bloccò alzando il polso ed osservando velocemente l'orario.
-Tra tre minuti precisi!- urlò in preda al panico.
Non poteva di certo permettersi di arrivare per la quinta volta consecutiva in ritardo, nel caso fosse successo l'adorabile professore Smith l'avrebbe decapitata sul posto.
Il pensiero le causò una smorfia di terrore e portò le mani al collo, quasi difendendosi da attacchi improvvisi.
-Eccomi, eccomi Sam- finalmente Jaxon scese la rampa di scale abbottonando l'ultimo bottone della sua bianca camicia e beccandosi un'occhiata fulminea dalla bionda,
sapeva bene che lei odiava essere chiamata col suo secondo nome.


Harry vide entrare la ragazza nel bus accompagnata, come quotidianamente succedeva, da suo fratello.
La ragazza cominciò a cercare un posto attorno a se mentre il fratello le fece segno da lontano, lei annuì e lui si avviò verso la postazione.
Che il piano inizi disse tra se e se Harry ridacchiando sommessamente.
Alzò la mano quasi volendo attirare l'attenzione della ragazza che voltandosi lo notò, abbassò lo sguardo su di lui e sbuffò rumorosamente
ma non poté far a meno che sedersi accanto a lui, a meno che non volesse sedersi a terra.
-Che sia chiaro Styles, questa è la prima e l'ultima volta- esclamò la ragazza per poi indossare le proprie cuffie.
Questo è l'inizio, biondina pensò il riccio sorridendo maliziosamente.


All'improvviso Jessie sentì scuotersi e il riccio le tolse un auricolare.
Calma Jessie, ci deve essere una scusa plausibile. Jessie conta fino a..
-Ma cosa diavolo ti prende!?- sbottò la ragazza arrabbiata più che mai.
Harry le sorrise e quest'ultima fece per tirargli uno schiaffo ma non prima che lui avesse afferrato il suo polso.
-Siamo arrivati a scuola, vuoi rimanere in pullman Jess?- chiese dolcemente il ragazzo.
La ragazza girò lo sguardo verso la scuola. Eh sì, il ragazzo non mentiva. Così fece comparire sul suo volto una massa rossastra a contornare le sue morbide guance.
Harry se ne accorse e lasciò il polso della ragazza che si alzò prendendo il suo borsone; era pronta ad andar via fin quando non si voltò e con aria minacciosa gli disse:
-Per te sono Jessie, intesi?- quella non sembrava essere poi una domanda ma bensì un'affermazione bella e buona.
Il ragazzo annuì e si avviò fuori dal pullman dove lo raggiunsero i suoi tre amici fidati;
Zayn Malik l'ambrato più corteggiato della scuola.. dopo di lui, ovviamente.
Liam Payne il ragazzo dolce che conquistava ragazze con un solo sorriso.
E Niall Horan l'irlandese biondo che fa impazzire il mondo, o almeno quasi l'intera Hartford.
Il biondo poggiò un braccio sulla spalla sinistra di Harry sorridendogli maliziosamente:
-Sei ancora a provarci con la Kogan? Sai che quella non te la darà mai, giusto?- chiese scherzosamente Niall beccandosi una spallata dal severo Payne che lo corresse:
-Intendeva: non ti darà mai una chance- detto questo i ragazzi risero all'unisono fin quando Harry non li bloccò.
-Lunga storia- si limitò a rispondere dopodiché si avviarono verso l'entrata della scuola.


-Signorino Tomlinson è il suo primo giorno di scuola e già è in ritardo, quale scusa ha?- chiese il professore Smith al ritardatario di turno.
Jessie cominciò a sbuffare, sapeva fin troppo bene che quel professore non avrebbe lasciato in pace quel povero ragazzo fino alla fine dell'ora
e forse nemmeno i giorni seguenti. Il ragazzo si limitò a scusarsi compiaciuto.
-Bene, ma che non si ripeta una seconda volta- sbottò il professore.
Il ragazzo dagli occhi azzurri gli sorrise sinceramente e cominciò a guardarsi intorno in cerca di posti liberi.
-Si accomodi pure accanto a Kogan, non credo le dispiacerà- bene, ora oltre a sopportare il professore doveva anche sopportare un perfetto sconosciuto.
Tomlinson si grattò la nuca in imbarazzo e poi aggiunse:
-Chi è questo Kogan?- una volta detto questo una risata fragorosa si diffuse in tutta l'aula. Aveva scambiato il suo cognome per quello di un ragazzo, ottimo inizio pensò Jessie.
La bionda alzò la mano roteando gli occhi al cielo ed il ragazzo si voltò verso di lei portandosi una mano sulla bocca spalancata. Si è finalmente accorto che era femmina?
Il ragazzo si avviò verso il posto accanto alla sua compagna di banco e si presentò scusandosi:
-Io sono Louis, Louis Tomlinson.. e scusami se ho scambiato il tuo cognome per quello di un ragazzo- disse sorridendo.
A Jessie parve per un momento di aver visto il sorriso più bello e limpido che avesse mai scontrato.
-Io sono Jessie, Jessie Sam Kogan.. e sei perdonato ma solo perché sarai il mio compagno di banco- disse imitandolo e sorridendogli spontaneamente.
-Grazie Jessie- rispose riponendo sul banco un libro per la lezione.
-Chiamami pure Jess, se ti va- rispose la ragazza in procinto di scarabocchiare il banco.
-Va bene, capo!- disse portandosi una mano sulla fronte con fare militare.
Jessie sorrise alla scena scuotendo la testa pensando con quale altro pazzo ragazzo avrebbe dovuto condividere quel banco.
-Bene ragazzi, come tutti sappiamo Foscolo fu uno dei poe..- la voce baritonale del professore cominciò ad echeggiare in quelle
quattro mura dove l'unico spiraglio di luce proveniva dalla finestra socchiusa a causa dell'incessante pioggia calata quel giorno.


La campanella finalmente trillò causando un sospiro nella maggior parte degli studenti stanchi, prima che potessero uscire dalla porta però il prof concluse:
-Non dimenticatevi di Foscolo, mi raccomando!- tutti i ragazzi sbuffarono rumorosamente per poi spingersi l'uno con l'altro.
Jessie invece preferì rimanere in classe ad aspettare che tutti andassero via prima di uscire.
-Jess vieni?- una voce squillante la fece sobbalzare. La ragazza si voltò portando una mano sul cuore in procinto di uscire dal petto.
-Lo so che sono bello ma potresti avere un po' di autocontrollo- rise maliziosamente il ragazzo beccandosi un'occhiata fulminea da Jessie e un pugno diretto sulla sua spalla destra.
Sorrise alla scena e uscirono insieme salutando con un cenno il professore.
-E comunque.. penso che ti chiamerò Tommo- disse la ragazza chiudendo il suo armadietto. Il numero cinquecentootto.
-Tommo? Mi piace!- urlò Louis portandosi due dita sotto il mento con fare pensieroso.
La ragazza scosse la testa e si avviarono insieme verso la mensa fin quando lei non venne fermata da Harry, o meglio.. finché il suo polso non venne strattonato dalla violenta presa di Harry.
-Delicatezza mattutina, eh?- chiese la ragazza sbuffando mentre Lou si allontanava verso la mensa.
Il ragazzo si trovava in seria difficoltà, non sapeva davvero come agire così disse la prima cosa che gli passò per la mente:
-Oggi ti va di uscire con me?- la ragazza cercò invano di trattenere una risata, ma fu inutile dal momento che la sua risata echeggiò in tutto il corridoio ormai vuoto se non per due o forse tre studenti.
-Ciao Styles- disse la ragazza voltandosi per poi ritrovarsi Harry davanti.
-Senti non è facile nemmeno per me, ma se non vuoi mor..- tutto si fermò.
Harry passò una mano davanti agli occhi di Jessie che sembrava una statua umana, ma nulla.
Non si muoveva. E nemmeno gli altri studenti, era l'unico che ancora poteva muoversi.
Che quell'uomo avesse fermato il tempo? pensò il riccio.
A confermare la sua ipotesi fu una voce, la stessa voce roca della mattina prima.
-Ragazzo non puoi dirle la verità. Sarebbe troppo facile, non credi?- trillò ridendo l'uomo.
-Ma così non ce la farò mai, andiamo ha visto come mi tratta!- rispose portando le mano al cielo.
Il ragazzo pensava di essere divenuto pazzo; si era trovato a parlare con un uomo di cui non sapeva nemmeno l'esistenza e perlopiù parlava con lui mentre tutto il resto del tempo era fermo.
Normale, no?
-Ti arrendi di già? Bene allora premo il pulsante rosso e Kogan morir..- la voce fu interrotta da un urlo del riccio.
-No! Non lo faccia, io.. io non mi arrendo- rispose esitando.
Non sapeva nemmeno lui il perché stesse facendo tutto quello, alla fine avrebbe potuto avere una vendetta ma sapendo che lui era l'unica speranza che quella ragazza aveva per vivere,
non volle rifiutare.
L'uomo rise di nuovo mentre tutto tornò alla normalità.
-Se non voglio cosa?- sbottò nervosa Jessie.
-Oggi devo andare in un orfanotrofio per aiutare dei bambini. Mi accompagni?- in realtà era vero. Harry si era sempre dedicato ad aiutare i più bisognosi.
Jessie lo guardò scrutandolo dalla testa ai piedi quasi mettendolo a disagio e poi aggiunse:
-Solo perché sei una schiappa e mi piacciono i bambini- disse sorpassandolo e dirigendosi verso la mensa.
Harry ancora girato di spalle fece comparire un sorriso sul suo volto per poi voltarsi e, strattonando lo zaino sulle sue spalle con fare soddisfatto, si diresse in mensa al suo solito tavolo.

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Aloha people!
Come vedete sono ancora qui, non vi libererete così facilmente di me, ovviamente.

Ho postato il secondo capitolo della mia fan fiction proprio come alcuni di voi mi avevano chiesto. Siete da sposare.
Vi rendete conto che in un giorno ci sono state: 160 e passa di visite; 6 recensioni; 4 preferiti; 1 ricordata e 4 seguite.
No, ma dico.. volete farmi morire? Ci state riuscendo.

Posterò il terzo capitolo della storia domani se ovviamente questo sarà piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate in una recensione. Ne sarei più che onorata. 
-una dolce, ed ancora inesperta, Martina. :) 

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Capitolo 3
*** Mi piacciono i bambini ma odio te. ***


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Mi piacciono i bambini ma odio te. 
cap. 3

-Sam ce ne hai messo di tempo per arrivare. Cos'è Styles ti fa la corte?- chiese Jaxon una volta che la sorella si sedette al loro tavolo con Louis.
-Oggi esco- disse semplicemente. Non le piaceva che il fratello facesse il geloso e se gli avesse detto che sarebbe uscita con Harry l'avrebbe uccisa senza esitare.
-Esci? E dove vai?- chiese il fratello accigliando lo sguardo.
La ragazza annuì e posò il suo sguardo sul pranzo, addentando il suo panino:
-Vado in un orfanotrofio- disse. Suo fratello la sorrise per poi annuire e riprendere a parlare con Louis.


Harry entrò ed osservò la ragazza in procinto di parlare col nuovo ragazzo; la rabbia gli ribollì facendolo quasi esplodere.
Se doveva conquistare quella ragazza di certo non doveva permettere che altri ragazzi gli intralciassero il percorso.
-Edward vieni, dai- disse Zayn trascinandolo con lui. Sì, il suo secondo nome era Edward ed odiava quando qualcuno lo chiamava in quel modo.
Si sedette e riprese a mangiare senza blaterale nulla di sensato ma tenendo lo sguardo fisso su Jessie.
-Harry se la fissi ancora per un po' finirà per consumarsi- esclamò Liam ridendo sommessamente. Il riccio alzo lo sguardo su di lui deglutendo rumorosamente.
-E' mia- si limitò a rispondere ricevendo come risposta delle facce scombussolate.
I ragazzi non capivano perché quel senso di possessività verso una ragazza che l'aveva rifiutato prontamente.
-Harry sai il caratteraccio che si ritrova quella bionda, perché ti ostini a volerla conquistare?- chiese dolcemente Niall, Liam annuì e aggiunse:
-Potresti avere tutte le ragazze ai tuoi piedi, perché proprio lei?- il riccio avrebbe tanto voluto rispondergli dicendo semplicemente: 'Per salvarla dalla morte' 
Ma non poteva per due ragioni: per prima cosa quell'uomo gli aveva severamente proibito di farlo e successivamente anche se gliel'avesse detto lo avrebbero preso per un malato cronico e spedito al primo centro per pazzi.
Si limitò a scuotere le spalle facendo restare i ragazzi di stucco con ancora l'aria interrogativa.
Addentò la sua merenda e continuò a fissare insistentemente Jessie.


-Cos'ha quel riccio?- Louis interruppe il silenzio al loro tavolo facendo cenno con gli occhi verso il tavolo dei quattro.
Jaxon si voltò verso di loro mentre la bionda restò impassibile continuando a mangiare il suo adorato panino.
-Com'è che si chiama? L'ho sentito oggi.. aspetta Henry?- chiese il ragazzo grattandosi la nuca cercando di ricordare.
-Harry, Harry Styles e comunque lascialo perdere, è un montato. E con lui anche gli altri tre- rispose Jaxon sbuffando annoiato.
Louis annuì distratto per poi sorridere a Jessie che prontamente ricambiò:
-Emh.. vado a prendere un panino. Se non vi dispiace- esclamò Lou cercando il consenso dai suoi nuovi amici.
-Oh, certo. E' li giù- rispose sorridendo Jessie indicando da lontano un bancone.
Lou fece per alzarsi ma si scontrò, casualmente, con una ragazza.
-Ops, scusa.. emh, com'è che ti chiami?- chiese Taylor disegnando cerchi invisibili sul petto scolpito di Louis. Taylor, un metro e sessantotto di pura malignità; un disonore al genere femminile, più semplicemente.
-Louis- rispose il moro spostando la mano della ragazza dalla sua maglia.
La ragazza si sistemò prontamente i suoi lunghi e, si può dire finti capelli neri?
-Taylor il tavolo delle tue prede e là. Quindi.. via!- trillò la bionda infastidita.
La mora non se lo fece ripetere due volte, fece un occhiolino a Louis schioccandogli un bacio sulla guancia per poi raggiungere il tavolo dei quattro.


-Tay già ci provi con il nuovo?- chiese Liam dopo che la ragazza si sedette sulle gambe di Harry schioccandogli baci a fior di labbra.
Taylor rispose con uno sbuffo e poi aggiunse:
-La Kogan è una rottura, lo vorrebbe già tutto per se.. ma poco importa, io ho Styles, no?- affermò la ragazza cercando di attirare l'attenzione del riccio verso di se.
Il riccio sentì ribollirsi il sangue nelle vene. Quel Tomlinson stava rendendo tutto più difficile di quanto già non lo fosse.
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce calda e suadente di Taylor che gli sussurrò:
-Cos'hai alla terza ora?- il riccio sorrise e rispose:
-Educazione fisica- sorrise.
La mora prese la mano del riccio e lo portò in uno dei bagni della scuola.
Il ragazzo non esitò e prese a mordere furiosamente il collo della mora che gemendo rispose:
-Sarò felice di dirti che entrerai in ritardo- disse per poi riprendere a baciarlo.


La campanella trillò e la bionda si alzò dal tavolo salutando con un bacio sulla guancia Tommo e con un abbraccio il suo dolce fratellino.
Si avviò così in palestra per la lezione di educazione fisica con il suo professore preferito: Khein, un amabile anzianotto sulla sessantina d'anni con qualche ricciolo ancora intatto e con delle rosee guance morbide.
-Bene, sistematevi in ordine di altezza. Oggi pallavolo ragazzi!- strillò il professore entusiasta. Tutti si sistemarono in riga finché il professore non li divise in squadre.
Fortunatamente per lei, la bionda capitò in squadra solamente con uno dei quattro; Niall Horan..? Sì, forse si chiamava così.
-Cominceranno le squadre di Kogan e Payne!- trillò il professore.
La bionda giocava contro la squadra di Liam e Zayn. Harry era morto? si chiese speranzosa la ragazza fin quando il riccio non entrò in palestra.
-Styles sempre in perfetto orario noto- sbuffò il professore.
-Ho avuto un contrattempo- tuonò il ragazzo in cerca di una scusa.
-Va bene, va bene. Vada pure nella squadra di Kogan e faccia presto- la ragazza sbuffò rumorosamente quando il riccio le fece l'occhiolino e avvicinandosi al suo orecchio soffiò:
-Non ti libererai facilmente di me- la ragazza lo scansò e prese palla.
Il professore non esitò a fischiare e Jessie fece una delle sue schiacciate migliori che determinò l'uno a zero per loro.
Una rossa schiacciò il cinque con Jessie sorridendole grata, la ragazza ricambiò.


Questa volta toccava schiacciare a Zayn Malik, se avessero segnato avrebbero determinato il loro cinque a quattordici.. in caso contrario la squadra di Jessie avrebbe vinto.
Il fischio del professore diede il via a Zayn il quale schiacciò prontamente la palla.
La palla andava proprio in direzione di Jessie la quale era già pronta per un bagher, ma prima che potesse toccar palla uno spintone la fece cadere sulla sua stessa caviglia facendola gemere dal dolore.
Il professore fischiò e si avvicinò alla ragazza ancora distesa.
-Kogan tutto bene?- una domanda più stupida di quella l'avrebbe potuta fare solo un bambino. La ragazza scosse la testa mentre tutti le si avvicinavano formando un cerchio attorno a lei.
Non che non le piacesse ricevere attenzioni ma tutta quella gente la metteva in soggezione.
-Chi è stato?!- sbottò infastidito il professore. Una mano si fece largo tra la folla.. Harry Styles. Ora la ragazza avrebbe avuto un buon motivo per ucciderlo se avesse dovuto farlo.
-Bene, rimedi al suo errore e porti la ragazza in infermeria- all'udire quelle parole Jessie urlò prontamente.
-Posso arrivarci anche da sola- trillò la ragazza cercando di alzarsi, ma con scarsi risultati.
-Vieni- disse il riccio avvicinandosi a lei e alzandola di peso.
La ragazza sbuffò girando il volto verso destra in modo da non guardarlo, nel caso fosse successo l'avrebbe riempito di schiaffi.


-Bene ragazzina, la caviglia sta bene ma hai bisogno di una fasciatura al polso.. credo si sia slogato- ripeté l'infermiera mentre visitava la bionda.
Jessie sbuffò e si fece fasciare il polso.
Dopo un paio di minuti finalmente uscì da quell'inferno e si ritrovò Harry sorridente.
La ragazza lo scansò ma il riccio prontamente le comparì di nuovo affianco.
-Sei sexy anche con il polso fasciato e la caviglia dolorante- disse il riccio sorridendo maliziosamente.
-Sei un idiota anche qu.. no aspetta, tu lo sei sempre- esclamò la ragazza portandosi un dito sulla fronte con fare pensieroso.
In quei momenti il riccio avrebbe davvero voluto mollare tutto, insomma lui avrebbe potuto avere tutte le ragazze con uno schiocco delle dita.. ma era lei quella che dovevasalvare.
Sbuffò e l'ultima campanella trillò unita alle urla dei ragazzi che uscivano entusiasti dalle proprie classi.
Jessie era pronta ad andar via quando Harry le strattonò il polso beccandosi un pugno.
-Mi fa male, stupido!- piagnucolò la bionda massaggiandosi il polso.
Harry si scusò varie volte prima di aggiungere:
-Ci vediamo oggi alla fermata della stazione- detto questo la ragazza rise.
-Chi ti dice che verrò?- disse sicura di se Jessie.
-Perché ti piacciono i bambini- rispose il ragazzo.
Jessie sbuffò pensando a quanto odiasse quel riccio.
-Mi piacciono i bambini ma odio te, ricordalo- disse per poi voltarsi e confondersi tra la folla facendo spuntare sul viso di Harry un sorriso.
-Oggi alle 16.00, mi raccomando!- urlò Harry in modo da farsi sentire da lei.
La ragazza alzò la sua mano sinistra e fece un gesto piuttosto sgradevole; alzò il dito medio continuando a dargli le spalle.
Se non fosse per il fatto che fosse femmina ora si sarebbe ritrovata come una poltiglia per i cani.


-Cos'hai fatto al polso?- chiese Jaxon venendo la sorella.
Jessie sbuffò per poi raccontare tutto al fratello il quale tramutò la sua aria interrogativa in uno sguardo furioso.
-Quel ragazzo la pagherà, nessuno può farti del male- trillò irrigidendo i polsi.
Jessie si avvicinò e gli prese le mani accarezzandogli la guancia.
-E' solo un montato, lascialo perdere. Ora torniamo a casa?- chiese dolcemente la ragazza. Jaxon annuì per poi cominciare a camminare con la sorella.


-E' pronto! A tavola!- urlò Jessie cercando di chiamare insistentemente il fratello al piano superiore senza alcun successo.
-Jaxon a tavola!- trillò per la seconda volta la bionda.
Calma, calma, calm..
-Jaxon se non scendi subito ti cambio i connotati!- sbottò Jessie, il fratello si trovò subito seduto alla sedia dinanzi a lei.
-Eccomi mia dolce e.. fine Sam- le sorrise amaramente Jaxon.
Incominciarono a mangiare finché Jessie non si alzò e cominciò a ripulire tutto.
-Sai a cosa penso a volte?- chiese all'improvviso Jaxon con il mento poggiato alle mani, Jessie trattenne un risolino e poi aggiunse:
-Mio fratello sa pensare?- si portò una mano sulla bocca con fare sorpreso.
Jaxon scosse la testa e rise.
-Sam non dovresti essere tu la donna di casa- disse il fratello.
Jessie si lasciò cadere lo strofinaccio a terra e disse:
-Mi stai dicendo ch.. Jaxon, sei gay!?- trillò la ragazza portando lo strofinaccio al petto e stringendolo.
Jaxon si alzò e cominciò a ridere tenendosi la pancia, si poggiò allo schienale del divano e aggiunse:
-Non sono gay, sto solo dicendo che dovrebbe esserci mamma al tuo posto- disse trattenendo le risate.
La ragazza sospirò e riprese a pulire come se Jaxon non avesse detto nulla. Non le piaceva parlare dei loro genitori siccome non si erano mai preoccupati di loro.
-Genna non meriterebbe di pulire nemmeno i tuoi rifiuti- la buttò sullo scherzare la bionda. Jaxon la abbraccio da dietro schioccandole un dolce bacio sulla nuca.
-Genna e Micheal, che coppia. Ma siamo più belli noi, no?- chiese riferendosi ai loro genitori. Jessie sorrise e abbracciò il fratello.
Sciolto l'abbraccio Jessie asciugò l'ultimo piatto e lo ripose nel cassetto mentre Jaxon guardò l'orologio pensieroso.
-Ma alle 16.00 non dovevi uscire?- chiese.
Jessie annuì e Jaxon urlò:
-Sbrigati sono le 15.40!- nemmeno il tempo di finire l'ultima consonante che Jessie era già in camera sua ad indossare la maglia preferita dal fratello; una maglia a spalline leopardata.
Aggiunse un paio di pantaloncini stracciati e mise gli occhiali da sole, si lavò il viso e, stando attenta a non farsi male al polso, lo asciugò.

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Ok, non mi ammazzate. Vi prego.
Lo so, avevo promesso di aggiornare ieri pomeriggio, ma sono stata occupata. 
Risparmiatemi! 

Comunque volevo ringraziarvi per le: 13 recensioni totali; 8 preferiti; 4 ricordati e addirittura 11 seguiti. 
No, ma ok. Voi mi volete morta.

Volevo poi dirvi il nome della ragazza che interpreta la nostra bella e misteriosa protagonista Jessie, ossia Sasha Pieterse

Termino con una domanda: 
Qual'è il vostro capitolo preferito, fino ad ora? 
Mi raccomando, recensite perché (ovviamente) fa sempre piacere. 
-la vostra Martina, per (s)fortuna ancora viva.

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Capitolo 4
*** Gelosia? ***


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Gelosia? 
cap. 4

-Sei in ritardo, Jess- sbuffò Harry dopo mezz'ora ad aspettare dinanzi alla stazione. Per fortuna che il treno sarebbe partito tra esattamente cinque minuti.
La ragazza tirò un sospiro e abbozzò un sorriso.
-Per te sono Jessie, l'hai dimenticato?- disse amaramente la ragazza.
Harry scosse le spalle e annuì finché non fu interrotto dal suono metallico di un megafono, all'incirca..
-Tutti i passeggeri diretti a Boston sono pregati di dirigersi al vagone nord- la voce ripeté la stessa frase ben tre volte e i due non esitarono ad accomodarsi nei primi sedili del treno.
Dopo ben cinque minuti di silenzio il treno partì e Jessie, ancora girata verso il vetro, venne interrotta da Harry.
-Allora Jess.. come va la vita?- il riccio non sapeva davvero come comportarsi in quel momento; voleva avere un dialogo.. certo, ma quella ragazza non glielo permetteva affatto.
La bionda scosse le spalle.
-Se non fosse per il fatto che avrei preferito andarci da sola all'orfanotrofio, direi bene- disse stiracchiandosi in cerca di una posizione comoda sul sedile.
Harry le sorrise istintivamente e commentò il suo abbigliamento:
-Quella maglia vuol dire che sei aggressiva come una lepre?- la ragazza scosse la testa e ridendo aggiunse:
-Questa maglia vuol dire 'Un altro commento inadeguato e ti chiamerai Enrica- rispose sorridendo amabilmente.
Harry si portò una mano sui suoi gioielli di famiglia facendo ridere Jessie.
La sua risata è fastidiosa, poco fastidiosa. Ok, è orecchiabile penso Harry.
La ragazza si alzò e disse:
-Vado un attimo in bagno- probabilmente era imbarazzata siccome non lasciò nemmeno che Harry rispondesse che si catapultò al bagno.
Harry si stiracchiò mugugnando qualcosa di insensato per poi voltare lo sguardo verso il sediolino di Jessie.
Una foto.
Sul sediolino della bionda c'era una foto voltata, Harry la prese tra le mani. 

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<<Non è deliziosa? Stai attento, tanta bellezza può essere presa prima che lo faccia tu. -29>>
 

Quella foto ritraeva Jessie poco prima alla fermata della stazione.
Che quell'uomo li stesse seguendo? fu la prima cosa che Harry pensò voltandosi verso i sediolini accanto. Ma nulla, nessuno gli sembrava ricordare quell'uomo paffuto.
Osservò altri attimi quella foto fin quando non venne interrotto dalla voce di Jessie:
-Possibile che in questo treno non ci sia nemm.. hey, Styles cosa guardi?- chiese la ragazza cercando di vedere la foto ma non prima che lui l'avesse nascosta accuratamente nella sua giacca interna della camicia.
Jessie sbuffò e si risedette al suo posto, roteando gli occhi.


-Stazione di Boston! Ripeto.. stazione di Boston! I clienti sono pregati di accomodarsi all'uscita del treno entro cinque minuti- ripeté per la terza volta la voce metallica.
I due si alzarono dirigendosi fuori e cominciando a camminare svoltando, qualche volta, l'angolo sinistro.
Finalmente giunsero davanti a quello che doveva essere un orfanotrofio ma dall'aria sembrava un ritrovo malandato di drogati.
Harry citofonò e un vecchio con la ramazza in mano aprì il cancello scrutando attentamente le loro figure:
-Harry da quanto tempo, figliolo. E ciao anche a te piccola- ammiccò un sorriso il dolce anzianotto facendo spazio ai due per entrare.
-Lo so Jake ma sono stato occupato, scuola, compiti..- cominciò scusandosi.
-Ragazze- continuò la bionda beccandosi un'occhiata da Harry e un sorriso da Jake.
Jake cominciò a camminare mentre i due lo seguivano a ruota.
-I bambini chiedono quasi ogni giorno di te.. manchi a tutti, soprattutto alla piccola Kate- disse Jake aprendo la porta dell'orfanotrofio.
Jessie sorrise sommessamente, le piaceva il fatto che quel donnaiolo nascondesse una parte buona. Infondo non era male, no?
-Harry!- una decina di bambini si fiondarono sul riccio cominciando ad abbracciarlo e cercando di attirare l'attenzione del ragazzo.
L'attenzione della bionda fu catturata da un bambino, un po' più lontano dal resto del gruppo. Era isolato in un angolo dell'enorme stanza con in mano un robot probabilmente rotto.
-Jake, quel bambino?- chiese Jessie indicando con lo sguardo il piccolo.
Jake spostò lo sguardo sul bambino e sorridendo amaramente aggiunse:
-Quel bambino è lì la maggior parte del tempo, non è amico di nessuno e non parla mai con nessuno- detto questo Jessie prese a camminare verso il bimbo.
Una volta arrivata a lui si inginocchiò cercando di arrivare alla sua altezza.
Il bambino alzò la testa e la riabbassò tornando ad osservare il suo robot al quale sfortunatamente era stata tolto un braccio e, invano, cercava di riagganciarlo.
Jessie sorrise e sedendosi accanto a lui disse:
-Io sono Jessie Sam Kogan, e tu?- chiese cercando di sembrare il più simpatica possibile. Il bambino non rispose e Jessie sembrò intristirsi.
-Posso aiutarti? Sai, aggiusto giocattoli nel tempo libero e potrei aiutarti col tuo robot- mentì la ragazza. Le dispiaceva mentire ma almeno avrebbe fatto sorridere il bimbo.
Lui senza alzare la testa le porse il robot e il braccio.
-Si chiama Jonnhy e non è un robot, è il mio migliore amico- disse teneramente il bambino osservando il suo robot preferito confondersi tra le mani della bionda.
Poco più lontano da loro Harry e Jake fissavano entusiasti ed increduli la scena.
Quel bambino non aveva mai parlato con nessuno, figuriamoci con una perfetta sconosciuta, ma si stavano ricredendo.
Jessie sorrise al bambino e rispose:
-Scusami, io non lo sapevo..- aggiunse imbarazzata la bionda.
-Chris- balbettò il bimbo a denti stretti.
Jessie si voltò verso il bambino cercando di capire cosa intendesse.
-Il mio nome è Chris- disse sorridendole.
La ragazza si ricredette. Il sorriso più bello che avesse mai visto non era quello di Louis, ma di quel tenero bambino biondo.
-Bene Chris, sono contenta di dirti che Jonnhy è ancora intatto- disse la ragazza porgendogli il suo amato giocattolo e sorridendogli.
Chris prese entusiasta il suo amico e lo strinse al petto quasi a volerlo farlo entrare in se stesso.
-Grazie Sam, posso chiamarti così?- chiese dolcemente il biondo.
La ragazza annuì per poi rispondere:
-Anche mio fratello mi chiama così- sorrise.
Il bimbo la guardò negli occhi e pensò che mai prima d'ora aveva intrattenuto una conversazione così lunga, ma quella ragazza lo faceva sentire bambino e soprattutto lo faceva sentire amato.
-Posso essere il tuo fratellino del cuore?- aggiunse ingenuamente Chris facendo quasi sciogliere il cuore della bionda che a momenti sarebbe morta di diabete a causa della troppa dolcezza.
-Sarai il mio fratellino del cuore, Chris. Oh, e anche Jonnhy- aggiunse ridendo e stringendo in un abbraccio il piccolo che ricambiò.
Da lontano i due guardavano sconcertati la scena, era impossibile.
-Jake non è un miraggio, vero? Lo vedi anche tu?- chiese a bocca spalancata Harry che si beccò solo un dolce sì come risposta.
Harry decise di avvicinarsi ai due mentre ancora erano abbracciati.
Sorrise alla scena e quando Chris vide il riccio strinse la presa attorno alla vita di Jessie quasi a cercare conforto e protezione.
-Chris lui è.. lui non ti farà del male- esitò la ragazza accarezzando i capelli del bambino ancora stretto a lei.
-Hei Chris- cominciò Harry inginocchiandosi accanto a Jessie e passando una mano sulla sua schiena.
-Io sono buono, non ti farei mai del male- il bimbo girò i suoi occhioni verso Harry il quale si sentì sciogliere il cuore.
Aveva due occhioni castani così profondi da farti leggere l'anima.
-Sam..- chiese dolcemente il bambino distogliendo lo sguardo dal riccio.
Jessie annuì vocalmente e guardò dolcemente il bimbo.
-Tornerai vero?- lo chiese così dolcemente che per un attimo Jessie aveva voglia di piangere, per un attimo avrebbe voluto massacrare chiunque avesse lasciato solo quel povero angelo.
-Tornerò domani e ti porterò un robot nuovo, sì?- chiese sorridendo la bionda.
Harry fissava la conversazione tra i due come se stesse ascoltando la sua canzone preferita.
-Un giocattolo nuovo?!- balbettò entusiasta Chris.
La ragazza annuì sorridendo.
-Piccolo stasera pensa al nome per il tuo nuovo giocattolo, domani ce lo dirai. Ora io e Jess andiamo- disse Harry facendo comparire una smorfia triste sul volto del piccolo.
-Chris, guardami- pronunciò flebilmente la bionda.
Chris alzò lo sguardo incatenando i suoi occhi a quelli della bionda.
-Ti voglio bene- disse per poi schioccare un rumoroso bacio sulla fronte di Chris.
Il bambino pensò che non avrebbe desiderato altro; ora aveva una sorella e domani avrebbe avuto anche un nuovo migliore amico.
-Forse so già il nome..- balbettò sorridendo il piccolo.
Harry e Jessie annuirono con aria interrogativa.
-Lo chiamerò Sammie, così mi ricorderò anche di te- detto questo si appiccicò letteralmente al corpo di Jessie abbracciandola.
 

Jessie e Harry erano ormai usciti da pochi attimi da quel grande cancello, dopo aver salutato tutti ovviamente.
-Hai fatto un miracolo, Chris non ha mai parlato.. nemmeno con me- ammise il riccio. Jessie sorrise soddisfatta.
-Ti ricordo che stai parlando con me e non con una delle tue amichette- rispose altezzosa la bionda.
-Gelosa Kogan?- sorrise il riccio.
-Nemmeno se fossi costretta a farlo- esclamò la ragazza prendendo il biglietto del treno dalla borsa.


-Avvisiamo i gentili passeggeri che il treno Boston-Hartford sta per partire- trillò una voce metallica dopo che i due si furono accomodati l'uno accanto all'altro.
Harry era rimasto colpito da quell'insolita ragazza; non era una che si faceva mettere i piedi in testa facilmente ma era dolce.. o almeno con gli altri.
-Biglietto prego- trillò impaziente il bigliettaio, un uomo sulla settantina d'anni perennemente acido.
-Oh Styles, sei tu. Bene, tu e la tua amichetta dovete darmi i biglietti- trillò l'uomo sbuffando. I due gli passarono i biglietti e dopo aver confermato che erano veri passò ad altro.
-Persino su un treno ti conoscono?- chiese ridendo Jessie.
Harry le sorrise considerando il fatto che questa volta fosse stata lei ad iniziare una conversazione.
-Vedo che ti va di parlare, biondina- ammiccò il riccio facendo spuntare sul viso della ragazza una smorfia di ribrezzo.
Voltò il suo sguardo oltre il vetro in tempo per vedere luci correre dietro quella massa di buio.
Il buio e le luci della notte le avevano da sempre dato un senso di libertà e tranquillità. Si sentiva quasi come una lucciola libera di poter osservare tutto ciò che aveva intorno senza essere obbligata a scappare.
-Scherzavo- i suoi pensieri furono interrotti dalla voce compiaciuta di Harry che cercava di capire cosa stesse guardando di così interessante quella ragazza.
La ragazza sembrò quasi non udire quella parola siccome continuò a guardare oltre.
Harry sbuffò e cercò una posizione comoda per poter riposare.


'Tin-tin, tin-tin'
Il rumore di un messaggio risvegliò Harry dal suo pisolino nel treno. Il ragazzo aprì gli occhi uno per volta portandosi una mano chiusa in un pugno per massaggiarseli.
-Scusa, è il mio cellulare- disse flebilmente Jessie aprendo un messaggio.
Harry chiuse di nuovo gli occhi cercando di riprendere il sogno.
La ragazza aprì il messaggio e, leggendo il nome del mittente, fece comparire sul suo viso un meraviglioso sorriso.
-Domani ritorno a scuola Jess, finalmente. Kyle- Kyle. Il suo migliore amico da un'eternità e qualche giorno.
Erano sempre stati insieme sin da quando lei ed il fratello si erano trasferiti ad Hartford, proprio per questo Jaxon e Kyle erano amici o quasi fratelli.
La ragazza si affrettò a rispondere ancora sorridendo.
-Ho tante cose da raccontarti, non vedo l'ora. Jess- riposò il suo cellulare nella tasca posteriore della sua borsa.
I due avevano sempre avuto un rapporto che andava ben oltre l'amicizia, erano come fratelli acquisiti ed avevano quasi le stesse passioni, passavano tutto il tempo assieme, ad esclusione degli ultimi due giorni dove a causa della febbre di Kyle non potettero vedersi molto.


La bionda si sentì scuotere e aprì leggermente gli occhi, in tempo per vedere i ricci di Harry caderle sulle fronte. Era troppo vicino per i suoi gusti.
Mise una mano sul petto del riccio e lo allontanò bruscamente per poi alzarsi.
-Distanza personale- borbottò infastidita la ragazza dirigendosi verso l'uscita del treno in compagnia del silenzioso Styles.
La ragazza cominciò ad allontanarsi dirigendosi verso casa sua quando sentì ancora i passi fastidiosi di qualcuno. Si voltò credendo fosse Styles e invece, con sua sorpresa, si ritrovò Louis.
-Jess! Che ci fai qui a quest'ora?- chiese il moro avvicinandosi alla bionda e abbracciandola. Lei di tutta risposta sorrise e aggiunse:
-Potrei farti la stessa domanda, Tommo. Comunque sono appena tornata dall'orfanotrofio e sto ritornando a casa- 
Una luce balenò in ricordo nella mente di Jessie che cominciò ad urlare:
-Diamine, devo comprare un robot. Mi accompagni?- 
Il ragazzo non aspettava altro. Quella bionda l'aveva compito da subito e non poteva di certo lasciarsela scappare.
Annuì ed insieme si avviarono verso il primo negozio di giocattoli in città.


-Grazie- trillò la ragazza uscendo dal negozio con una piccola busta in mano.
-Grazie a lei, ed arrivederci- rispose dolcemente una vecchina.
Louis e Jessie cominciarono a camminare l'uno di fianco all'altro e, di rado, si sorridevano a sonnecchi.
A pochi passi da casa sua, Jessie si voltò fermandosi e regalò un bacio sulla guancia al moro che restò stupito da quel gesto.
-A domani, Jess- la salutò il ragazzo con un mezzo sorriso e girò l'angolo sinistro della strada. La ragazza rientrò in casa ritrovandosi Jaxon disteso sul divano.
-Jaxon!- urlò la ragazza posando velocemente la busta contenente il regalo sul primo scaffale e si buttò di getto sul fratello che grugnì dolorante.
-Hey, cos'è? Non si saluta più?- una voce disturbò l'abbraccio dei due fratelli.
Jessie si girò riconoscendo quella voce e, sorridendo si avvinghiò al ragazzo:
-Kyle! Da quanto tempo- trillava la ragazza mordendo le guance del povero moro.
Passarono l'intera serata tra discussioni e risate fin quando Jaxon decise di andar a letto e Jessie decise di raccontare l'episodio con Harry a Kyle.
-Tu mi stai dicendo che in realtà Harry va a trovare i bambini?- chiese Kyle trattenendo una risata.
Jessie annuì e Kyle rise scuotendo la testa.
-E questo Louis, chi è?- al sentir pronunciare quel nome Jess sorrise e con occhi sognanti esclamò:
-Un nuovo ragazzo, è simpatico. Domani te lo farò conoscere- rispose lei.
Kyle sembrò pensarci su e poi trillò:
-Ad una sola condizione- la ragazza lo guardò torvo.
-Dipende, quale?- lui le sorrise.
-Domani pranzi a mensa con me e i ragazzi, e per ragazzi intendo Zayn, Harry, Liam e Niall- disse malizioso. Sapeva quanto la ragazza potesse odiare quei quattro ragazzi ma non perdeva mai tempo per metterla a disagio scherzosamente.
-Penso che non conoscerai mai Louis, tesoro- disse Jess alzandosi e dandogli una pacca sulla spalla.
Kyle rise e una volta smesso aggiunse:
-Jess la fifona- la ragazza tossì infastidita e gli porse una mano.
Kyle la guardò con aria interrogativa.
-Io mangerò a mensa con quei quattro energumeni solo se tu riuscirai a dare un bacio a Taylor Black- trillò la ragazza con sorriso malizioso.
Conosceva tutti i punti deboli del suo migliore amico e sapeva di certo quanto odiasse quella sottospecie di ragazza-bambola.
-Accetto.- rispose esitando il ragazzo prima che entrambi andassero a dormire aspettando con ansia domani.

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Aloha lettori! 
Ultimamente vi vedo più afflosciati, cosa succede?
La mia storia diventa monotona? 
Hei people, la parte misteriosa e comica sta per arrivare dal prossimo capitolo! 

Ringrazio quelli che come al solito leggono la mia ff anche se in silenzio, e ringrazio soprattutto quelli che la recensiscono sempre, siete fantastici. Davvero.
Mi raccomando, se il capitolo vi è piaciuto magari fatemelo sapere con una piccola recensione.
Non vi ammazzo mica, eh. cwc
-la vostra (forse) Martina. 

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Capitolo 5
*** Cinquecentootto. ***


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Cinquecentootto.
cap. 5 

Harry si mise nel letto solo dopo essere rientrato a casa e aver salutato tutti come era solito fare.
Indossò il suo solito pigiama che consisteva solo ed unicamente in un boxer, per quanto possa far freddo di notte Harry era stato sempre un ragazzo che amava sentirsi libero, in un certo senso.
Chiuse gli occhi cullato dalla fresca brezza della sera.
Quando riaprì gli occhi non era più nella sua camera.
Tutto si ripeteva per la seconda volta.
Si ritrovava in quella cupa stanza, questa volta senza nessuno a custodirla. C'era solo una finestra dalla quale proveniva un raggio di luce che illuminava quella cattedra.
Perché era di nuovo lì? si chiese il ragazzo impaurito.
Per quanto possa essere coraggioso nella realtà quella situazione lo metteva a serio disagio e paura.
-C'è qualcuno qui?- strillò il ragazzo cercando di farsi sentire.
Ma nulla, sembrava che quell'uomo si fossa vaporizzato o.. ancora meglio, fosse solamente stato un'allucinazione.
Cercava indizi, cercava qualcosa che gli avesse fatto capire qualcosa.. fin quando notò, poggiata su quella cattedra un malloppo di fogli il cui nome della cartella era solamente:dispositivo cinquecentootto.
Quel numero gli ricordava qualcosa, ma cosa?
Lo aprì dapprima guardandosi attorno per accertarsi che nessuno l'avesse visto prendere quel documento.


Numero dispositivo vittima: 508.
Inizio: 17 Ottobre.
Fine: 16 Novembre.
Morte: 17%

Aiuto: work in progress.


Harry lesse più volte quel documento senza riuscirne a trarre le conclusioni.
-Cosa diamine vuol dire questo foglio!?- urlò esasperato il riccio lanciando alla ribalta quel documento dal quale uscirono altri fogli, uno più piccolo attirò la sua attenzione, lo prese e lo lesse:

Brando,
ho deciso di togliere al dispositivo cinquecentootto una delle speranze di vita. Come prontamente conosci, un ragazzo da te scelto la aiuterà a salvarsi ma la mia proposta, ancora più allettante è la seguente:
Perché non introdurre anche un diavolo? Qualcuno che ostacoli tutto e perché non io? Insomma.. tu la vuoi morta giusto?
Credo che questa sia un'opportunità da non perdere.
                                                -William T.


Qualcosa non quadrava in quella storia.
Chi era Brando? L'uomo? E soprattutto, cosa ancora più importante.. chi era il dispositivo 508 di cui tanto si parlava?
Doveva riuscire a capirne qualcosa, che fosse tutta una messa in scena per fargli leggere quel documento?
Non riuscì a trovare una risposta che un bagliore lo accecò facendolo ritornare nella sua camera.


Riaprì gli occhi, ancora scombussolato e con le idee ancora più confuse. Qualcuno bussò alla sua porta.
-Harry sei in ritardo per scuola, sbrigati- Anne gli lasciò un dolce bacio sulla fronte e prontamente andò via.
Il riccio sospirò per poi cominciare a vestirsi.


-Jaxon hai visto Kyle?- chiese Jessie all'entrata della scuola guardandosi attorno.
Jaxon scosse la testa.
-Dovrebbe essere già dentro- si limitò a rispondere.
-Bene allora entr..- la ragazza si fermò notando poco più lontano da loro Kyle scambiarsi effusioni con Taylor.
Possibile che perdesse sempre le scommesse?
La ragazza cominciò a piagnucolare finché Kyle non le si avvicinò e, dandole una pacca sulla spalla, aggiunse:
-Ci vediamo a mensa, Jess- le schioccò un bacio sulla guancia e se ne andò.
La ragazza sbuffò sonoramente e si avviò alla classe di biologia mentre Jaxon se la rideva sotto i baffi.


Tommo entrò in classe, come sempre, in ritardo.
Il professore lo guardò torvo prima di cominciare la sua quotidiana ramanzina.
-Tomlinson le sembra questo il momento di interromperci?- chiese retoricamente il professore.
-Ma lei la mattina fa colazione con cereali e simpatia?- sbuffò Louis.
-Ragazzino insolente! Si segga prima che la mandi dalla preside- trillò il professore.
Louis sorrise amabilmente e si sedette accanto a lei, sorridendole a sua volta.
-Bene, continuiamo. Come tutti sappiamo i b..- il professore cominciò con suo tono baritonale la sua noiosa lezione stimolatrice di diuresi.


La campanella finalmente trillò ed Harry, insieme a Niall, uscì dall'aula di letteratura senza aver ascoltato le raccomandazioni della professoressa Bridget.
-Amico andiamo a mensa?- chiese Niall dandogli una pacca sulla spalla e sorridendogli.
Quel ragazzo avrebbe potuto sciogliere un ghiacciaio anche solo sorridendo.
-Cer..- prima che potesse finire la sua risposta si scontrò contro qualcosa, o meglio.. qualcuno. Louis Tomlinson, il ragazzo nuovo.
Niall ringhiò silenziosamente, nemmeno a lui stava tanto simpatico il moro.
-Sta attento a dove metti i piedi, moccioso- trillò il biondo sputando quasi le sue parole in faccia al ragazzo. Louis annuì silenziosamente prima che a prendere la parola, fosse Harry.
Stava per riempire di schiaffi quel moro ma da lontano una figura attirò la sua attenzione: Jessie.
-Niall veditela tu, ho da fare- sorrise maliziosamente il riccio dirigendosi verso l'armadietto della Kogan.
La ragazza era in procinto di posare i libri dell'interessantissima lezione di biologia e prendere la sua usuale merenda.
Stava per chiudere l'armadietto quando qualcuno poggiò la sua mano sopra di esso, chiudendolo di botto e facendo sobbalzare la bionda.
-Styles, la delicatezza fatta persona- esclamò ironicamente Jessie sbuffando.
-Immag..- il ragazzo stava per ribattere fin quando qualcosa.. un numero, catturò la sua attenzione.
Inciso sull'armadietto della bionda c'era quel numero. Cinquecentootto.
Il ragazzo si sentì morire dentro finché non ebbe un flashback, come si suol dire.


-Come tu prontamente conosci, un ragazzo da te scelto la aiuterà a salvarsi ma la mia proposta, ancora più allettante è la seguente:
Perché non introdurre anche un diavolo? Qualcuno che ostacoli tutto e perché non io? Insomma.. tu la vuoi morta giusto?-


Quelle parole gli balenarono nella mente due o forse anche tre volte al minuto.
Ora gli restava da capire chi fosse questo William T.
La ragazza scosse la sua mano davanti agli occhi del riccio.
-Se non ti dispiace potresti togliere il tuo lurido braccio in modo che possa andare in mensa?- sbuffò la bionda.
Harry non se lo fece ripetere di nuovo che si spostò e la ragazza sospirando, si avviò.
 

Qualcosa gli arrivò alle sue spalle, quasi pungendogli il collo.
Mise di scatto la sua mano nel cappuccio della felpa e ne estrasse una cosa.. una foto.

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<<Sai troppe cose ragazzo, non ti facevo così intelligente. -28>>
 

Il ragazzo si guardò attorno ma nulla, il corridoio era vuoto e non c'era nemmeno l'ombra di un indizio. Prese la foto e la mise insieme alle altre due, nel suo portafogli, per poi prendere ad avviarsi verso la mensa.
-Jess una scommessa è una scommessa, l'hai persa e ora subisci le conseguenze- ripeté Kyle per la terza volta mentre spingeva la ragazza verso il tavolo dei quattro ragazzi, con scarsi risultati siccome la bionda teneva i piedi ben saldi al pavimento.
-Farò tutto quello che vuoi, diventerò anche amica di Tayl.. no quello no, ti prego farò quasi tutto ma non portarmi lì!- lo pregò la ragazza.
Kyle rise ripensando alla frase dell'amica e aggiunse:
-Sarò costretto a prenderti in braccio- non le lasciò nemmeno il tempo di ribattere che la prese di peso dirigendosi verso il tavolo.
Arrivato al tavolo rimise l'amica a terra, beccandosi uno sguardo tagliente da quest'ultima.
-A cosa dobbiamo questa visita, Kogan?- esclamò Zayn fissando ogni minimo particolare della bionda.
Kyle rise guardando la faccia buffa della sua migliore amica e aggiunse:
-Ha perso una scommessa e questa era la penitenza- rispose facendo segno all'amica di sedersi accanto a lui, proprio affianco a..
-Liam spostati un po'- ecco, sì. Liam, proprio lui.
-Kyle bell'amichetta che hai.. e dimmi, è brava anche a letto?- ammiccò Zayn facendo l'occhiolino alla bionda che prontamente rispose alzando il dito medio.
-In realtà il letto non serve solo per le tue 'unioni' Malik, noi ci dormiamo- rispose la ragazza.
-Abbassa il tono, piccoletta- trillò Niall, intimorendo Jessie.
Harry fissava tutta la scena in completo silenzio, quella ragazza odiava qualcosa in ognuno di loro e di certo nemmeno i ragazzi la adoravano.
-Ragazzi avete sentito parlare del corso di ballo?- disse Liam interrompendo quell'imbarazzante silenzio.
-Corso di ballo?- questa volta a parlare fu Harry.
Il ragazzo annuì e tutti ripresero a mangiare con nonchalance.
-Jess!- la ragazza si sentì chiamare e, ingoiando un pezzo di panino, si voltò nella direzione da cui proveniva quella voce.
-Hei Tommo!- urlò la ragazza scuotendo la mano e sorridendo.
Harry per la prima volta vide un sorriso sincero e si sentì morire per il semplice fatto che non fosse stato per merito suo.
Louis voltò l'angolo accompagnato dal fratello della bionda, mentre quest'ultima riprese a mangiare.
-Oh-oh, il nuovo si porterà a letto la Kogan- trillò Zayn ridendo.
Niall annuì e, ingoiando, aggiunse:
-Immaginate, ne uscirà un bel pargoletto con le guance rosse- detto questo la risata si diffuse per l'intero tavolo e, stranamente, anche Kyle rise.
Jessie si sentì tradita dapprima dal suo migliore amico e dopo da lei stessa, non avrebbe dovuto accettare così facilmente.
Prese la sua borsa portandola alla spalla destra e, senza dir nulla, si allontanò da quel tavolo dirigendosi verso i bagni.


-Ragazzi, questa volta avete esagerato- disse flebilmente Kyle sentendosi in colpa per la sua migliore amica.
-Andiamo è solo una ragazza, non se la prenderà. E se lo farà le compri un vestitino e puuf, tutto riparato- rispose sbuffando Liam.
Kyle scosse la testa.
-Lei non è così, scusate. Devo riparare al vostro errore- disse Kyle alzandosi.
-E' anche tuo!- urlò Harry in modo che quest'ultimo sentisse.


La ragazza era ormai da cinque minuti a singhiozzare, non era il tipo che piangeva per sciocchezze, ma vedere il proprio migliore amico ridere di lei l'aveva resa vulnerabile ai propri occhi.
Ingoiò a fatica l'ultimo pezzo del suo panino per poi asciugarsi quelle lacrime amare.
-Jess.. perdonami- la ragazza sobbalzò, sentendo la voce baritonale di Kyle spezzata dai singhiozzi.
-Ti prego, so che sei qui. Sono stato uno stupido, non posso perdere una come te- insistì il ragazzo sedendosi accanto alla porta del bagno in cui la ragazza ascoltava tutto. Si asciugò le ultime lacrime per poi aprire la porta e uscire.
Il ragazzo balzò in piedi guardandola fissa negli occhi.
Senza farla parlare la abbracciò tenendola stretta nel suo petto, proprio come facevano ogni volta che volevano consolarsi.
-Kyle..- cercò di parlare la ragazza.
-Scusami sono uno stupido, un emerito stupido. Non dovevo- parlò velocemente il ragazzo interrompendola.
-Kyle?- ribadì la ragazza ancora stretta al suo petto.
-Tu sei la cosa più importante che ho, non posso perderti- disse piangendo.
-Kyle..- cercò di attirare l'attenzione, invano.
-Sei come una sorell..- il ragazzo fu bloccato dalla bionda.
-Porca miseria Kyle! Mi fai parlare? C'è una ragazza che ti fissa, ti ricordo che siamo nel bagno delle femmine- disse ridendo Jessie trascinando fuori con se Kyle.
Kyle si lasciò trascinare dalla sua amica in imbarazzo.
-Davvero sono la cosa più importante che hai.. e davvero sono come una sorella, e davv..- questa volta la ragazza fu bloccata dal suo amico.
-Mi perdoni?- chiese il biondo.
-Come non potrei- rispose la ragazza giocando con i ricci del suo migliore amico.
-Sorellina in classe, Kyle fila di là!- e ovviamente Jaxon doveva rovinare il bel momento creatosi in un attimo.
I due sbuffarono ridendo precipitandosi nelle proprie classi.


Jessie entrò in classe di trigonometria leggermente in ritardo.
-Kogan, perfetto ritardo. Si accomodi- trillò il professore Lambert sbuffando.
La ragazza si scusò precipitandosi al suo solito posto quando la voce del prof. la fece fermare:
-No, si segga accanto a Malik- trillò sorridendo.
La ragazza roteò gli occhi al cielo e gettò lo zaino sul banco del ragazzo, creando un tonfo rumoroso.
-Delicata come un canguro in calore- sussurrò il ragazzo.
-Coglione- trillò in tutta risposta Jessie, sedendosi.
Zayn le riservò uno sguardo furioso poi riprese a seguire la lezione.
Non sapeva davvero cosa Harry ci trovasse in quelle mocciosa, era bella.. sì. Ma basta, non era nemmeno tanto simpatica.


-Bene ragazzi, adesso ognuno di voi.. insieme al proprio compagno di banco, deve recarsi in una classe diversa per il progetto di integrazione- trillò il professore.
Al solo pensiero di dover passare un'altra ora insieme a Zayn, Jessie rabbrividì sbuffando.
-Bene, Taylor Mcguire e il suo compagno in 2F- Jessie sbuffò pensando che quella fosse la classe di Kyle e Jaxon.
Zayn se la rise sotto i baffi.
-Kogan e Malik.. 3E- Malik cominciò a ridere sommessamente mentre la povera bionda per poco non si tirava i capelli.
La 3E era la classe di Harry e Niall e lei di certo non sopportava averli avanti per un'altra ora.
La ragazza prese la sua borsa e insieme al moro si avviò all'entrata della classe.
Il ragazzo bussò e senza attendere risposta entrò, tutti gli sguardi furono puntati sulle due figure.
-Malik, a cosa dobbiamo la vostra presenza?- sbuffò la professoressa.
-Progetto di integrazione- si limitò a rispondere il ragazzo, cercando posto tra i ragazzi. Appena vide quello accanto a Harry fece per avvicinarsi ma la voce della prof. lo bloccò.
-Malik credo non le dispiaccia lasciare il posto alla sua compagna, venga alla cattedra- Zayn sbuffò mentre Jessie si avviava verso il banco.
Sbuffò quando vide il sorriso malizioso di Harry ad accoglierla.
La professoressa continuò imperterrita la sua spiegazione mentre Harry aveva gli occhi puntati sulla bionda, quasi ipnotizzato.
-Smettila di farmi la radiografia, riccio- sussurrò la ragazza spiazzando Harry.
-Oggi dobbiamo andare all'orfanotrofio, ricordi?- tentò di cambiare discorso il riccio. Jessie annuì e aggiunse:
-Dobbiamo? Devo, tu non sei obbligato- sbuffò cercando di non farsi notare.
-Voglio venire, devo pure sempre accompagnarti.. tu non sai dove sia l'orfanotrofio- sussurrò Harry beccandosi un'occhiata storta dalla bionda.
Niall si voltò verso di loro e, guardando di traverso la bionda, le mandò delle occhiatacce.
-Hai qualche problema, biondo!?- ringhiò Jessie verso il ragazzo.
-Il problema sei tu, orfanella- la ragazza si sentì il sangue ribollire nelle vene.
-Io non sono un'orfanella, capito!?- disse la ragazza trattenendo Niall per il colletto della maglia sotto gli occhi confusi di Harry.
-Aggressiva.. mi piace- sorrise maliziosamente Niall.
La ragazza lo lasciò riservandogli una smorfia di disgusto.
-Cosa c'è Horan?- chiese Harry per sciogliere la tensione.
-Passeresti questo biglietto alla rossa al penultimo banco?- chiese il biondo facendogli l'occhiolino. Jessie roteò gli occhi mentre Harry, velocemente, prese il biglietto lanciandola alla diretta interessata la quale lo aprì e lo accartocciò buttandolo alle sue spalle.
Jessie rise alla scena mentre la rossa le sorrideva grata.

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Aloha potatoes!
Come va la vita? Spero male, sto scherzando.. sto scherzando.
Ma andrà male di sicuro a colpa della scuola.

Innanzi tutto scusatemi se ho postato il capitolo dopo due giorni, e poi grazie a chi li ha recensito o anche solo letto.

E grazie anche ai: 19 preferiti; 16 seguiti e 5 ricordati. Siete askjdhakfjdg.

Mi aspetto pareri su questo capitolo e ricordate che dal prossimo cominceranno le risate.
Dal prossimo capitolo arrivano i miei preferiti. c.c
-la vostra (questa volta sicuramente) Martina.

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Capitolo 6
*** Una giornata da non rivivere. ***


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Una giornata da non rivivere. 
cap. 6

La campanella trillò e tutti si avviarono all'uscita della classe.
-Hei bionda!- Jessie sentì chiamarsi in lontananza mentre, lentamente, chiudeva lo sportello del suo armadietto. Si voltò e trovò la stessa rossa della 3E scrutarla con un immenso sorriso.
-Ciao..- si limitò a rispondere osservandola da capo a piede.
Aveva degli occhioni neri da far invidia ad un pozzo di petrolio, dei capelli rosso fuoco che le contornavano le guance ricche di lentiggini che finivano alle sottili labbra rossee.
-Piacere, io sono Roxie- disse la rossa porgendole la mano.
-Jessie, Jessie Sam Kogan- rispose la bionda ricambiando la stretta.
Roxie sembrò pensarci su, poi sorridendo esclamò.
-Oh, ci presentiamo alla James Bond. Allora rifacciamo- la bionda sorrise all'affermazione in attesa che la rossa facesse il primo passo.
-Io sono Roxie, Roxie Anderson- disse la rossa sorridendo e porgendo, per la seconda volta, la sua pallida mano.
-Io sono.. oh andiamo, non ho cambiato nome in due minuti- disse la bionda scatenando la risata della rossa.
-Cos'hai fatto al polso?- disse la ragazza osservandole il polso fasciato. La bionda abbassò lo sguardo sulla sua mano per poi sorridere.
-Lunga storia..- si limitò a rispondere.
-Abbiamo tutto il tempo che vuoi..- rispose Roxie prendendola sottobraccio e aspettando che cominciasse a parlare, e così fu.


-Quindi è stato quel riccio, pensavo che io fossi l'unica a detestarli..- disse la rossa dopo aver sentito il lungo racconto della sua nuova amica.
La bionda ingoiò l'ultimo pezzo del cono gelato che stava accuratamente mangiando in attesa che Jaxon fosse uscito da scuola.
-Umh.. e il biondino, ci prova con te?- chiese Jessie. La rossa sorrise.
-Niall Horan dici?- chiese fissandola. Jessie annuì vocalmente.
-E' arrivato alla 'R', sai le liste che si fa.. giusto? Bene, la 'R' potrebbe stare per Rebecca la secchiona o per Roxie, e credo che la conseguenza sia ovvia- rispose sospirando. Jessie rise finché Jaxon non le si parò accanto.
-Fratellone- sbottò sorridendo Jessie mettendosi accanto al ragazzo.
-Lei è Roxie, Roxie lui è mio fratello, Jaxon- li presentò Jessie. I due si strinsero la mano e, salutandosi, Jessie e Jaxon si avviarono verso casa parlando del più e del meno.


-Sam c’è qualcuno per te alla porta!- ringhiò Jaxon dalla cucina.
La ragazza indossò frettolosamente la sua canotta bianco latte che terminava ai suoi fianchi dove partiva un lungo jeans stracciato sulle ginocchia.
Indossò le sua amate scarpe di ginnastica per poi precipitarsi giù.
-Jaxon chi er.. Styles- sbuffò la ragazza. Jaxon la guardò fulminante giusto in tempo per incutere timore alla sua povera sorellina.
-Sam, sorellina!- tuonò Jaxon rivolgendo la seconda parola a Harry che rise sotto i baffi.
-C’è qualcosa che devi dirmi?- continuò ammiccando al riccio.
Jessie si grattò la testa in imbarazzo finché Harry non prese parola.
-Devo accompagnarla all’orfanotrofio, nulla in più.. nulla in meno- rispose sorridendo Harry.
Jaxon sembrò convincersi e permise ai due di andare finalmente via dopo che la bionda ebbe, ovviamente, preso la busta col nuovo robot.


-Come fai a sapere dove abito?- chiese la bionda dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
-E’ un segreto, ci rimetterei la professione- disse sarcasticamente il riccio.
-Styles, sono seria- sbuffò Jessie continuando a camminare verso la stazione.
Harry non riuscì a trattenere una risata osservando lo sguardo infastidito della bionda.
-Una ragazza abita di fronte a casa tua e mentre andavo da lei per.. per fare quello che tu già sai, ti ho vista entrare in casa e ho pensato abitassi lì- disse senza la minima sensazione d’imbarazzo.
-Oddio..- disse la ragazza sbalordita. Harry la fissò con aria interrogativa.
-Pensavi che la tua vicina fosse una stupida verginella?- ammiccò il riccio ridendo.
Jessie scosse la testa contrariata.
-Non sapevo sapessi pensare.. davvero sai farlo?- chiese ironicamente la ragazza beccandosi un’occhiata tagliente dal riccio.


-Come sarebbe che il treno è già partito!?- urlò Jessie sbattendo violentemente le mani sul bancone della stazione, spaventando le persone che in quel momento passavano quiete per i corridoi.
I due erano arrivati alla stazione con leggero ritardo e, a loro insaputa, il treno era già partito da cinque minuti tondi.
-Non ci sono altri treni per Boston, oggi?- chiese Harry speranzoso. Sapeva quanto Jessie avrebbe voluto rivedere Chris e nessuno l’avrebbe fermata.
L’anzianotto scosse la testa negando e la bionda ricominciò ad urlare.
-Diamine! E’ mai possibile che ci sia solo un treno per Boston!?- Harry le poggiò una mano sulla spalla cercando di calmarla, ma non fu proprio quella la sua reazione.
-Toccami di nuovo e ti grattugio i capelli, idiota!- Harry retrocedette di un passo sbarrando gli occhi.
L’anzianotto fece passare avanti due ragazze tra le quali una fece l’occhiolino al riccio.
Jessie vide la scena e, maliziosa, intervenne.
-Oh tesoro, sì tu!- disse indicando la mora che si voltò sorridendo.
-Lui, il mio amico, è gay- disse indicando Harry prima di portarlo fuori dalla stazione e cominciare a ridere, stranamente anche Harry rise incurante di tutto.
In quel momento si chiedeva cosa avessero quelle due persone contro una ragazza così solare. Insomma, non aveva fatto nulla di male. No?


-Dimmi perché ho deciso di accompagnarti a piedi fino a Boston, ti prego- trillò sbuffando Harry dopo un quarto d’ora di cammino sotto l’intenso sole di Hartford.
Jessie rise nonostante il fatto che anche lei stesse morendo dal caldo.
-Sarei finita in mezzo ad una discarica e non sarei mai arrivata all’orfanotrofio- disse ironicamente la bionda beccandosi uno sguardo torvo da parte del riccio.
-Parlami di te- chiese tutto d’un tratto Harry.
-Non ne ho voglia, e poi perché dovrei?- sbuffò la bionda. Harry sospirò infastidito per poi aggiungere:
-Io sono nato l’1 febbraio del ’94. Vivo con mia madre Anne e mia sorella maggiore Gemma. I miei si sono separati quando avevo solamente cinque anni. Posso sorridere e avere tutte le ragazze della scuola ai miei piedi..- Jessie accigliò il viso.
-Quasi tutte le ragazze- si corresse. Jessie sembrò pensarci su e poi disse:
-Quando?- Harry si girò verso di lei con aria interrogativa cercando di capire a cosa si riferisse.
-Quando cosa?- chiese ingenuamente.
-Quando ti ho chiesto di parlarmi di te?- disse la ragazza soddisfatta. Harry le fece una smorfia per poi spingerla scherzosamente.


I due stavano ormai camminando da un bel pezzo sotto il sole cocente continuando imperterriti a litigare l’uno contro l’altra.
-Ti ho detto che è meglio se prendiamo la via normale- continuava a ripete Harry indicando il tratto di via più lungo.
-E io ti dico che è meglio se prendiamo la collina, ci arriveremo prima- ripeté Jessie indicando il paesaggio alle sue spalle.
-Se continuiamo ad urlarci contro non arriveremo a nessuna conclusione- urlò Harry.
-Ma sei tu che urli!- sbottò urlando la bionda. Harry era esasperato dal caratteraccio di quella ragazza.
-Io vado di qui, tu sperditi sulla collina- sbottò Harry cominciando a camminare verso la periferia.
-A mai più!- urlò Jessie per poi partire a camminare nella parte opposta.
Harry si girò un’ultima volta per vedere la ragazza venir verso di lui, ma a sua grande sorpresa e dispiacere la bionda aveva cominciato a salire la collina senza la minima preoccupazione.
Harry sbuffò sapendo che la bionda gli avrebbe rinfacciato tutto e allora decise di andare nella direzione suggeritagli.
-Aspettami Jess- urlò Harry chiamando la ragazza. Jessie si voltò strafottente:
-Cos’è ora hai cambiato idea?- ammiccò la bionda.
-Zitta prima che la ricambi- sbottò il ragazzo cominciando a seguire la bionda.
I due cominciarono a camminare in silenzio. In quei momenti Harry cominciò a pensare, non che non lo facesse spesso.. ma questa volta pensò a Jessie.
Una ragazza così doveva per forza nascondere un segreto, se la logica non gli giocava brutti scherzi doveva esserci un motivo per il quale due uomini la volevano morta.
-Hola chicos!- i due furono disturbati dalla voce di una signora.
Si voltarono trovando una coppia di anzianotti a braccetto sorridenti, probabilmente spagnoli.
-Hola señora- rispose sorridente Harry. Jessie si voltò verso di lui accigliando lo sguardo:
-Parli spagnolo?- chiese. Harry scosse la testa.
-Quello che basta per capirne qualcosa- rispose strafottente.
-Puedo mostrarle la manera más fácil por Boston?- chiese il vecchietto. A Jessie sembrava che parlassero arabo, per quanto amasse lo spagnolo purtroppo non ne capiva un granché.
-Oh, gracias.- borbottò Harry. Jessie si voltò verso di lui.
-Che cavolo ha detto?- sussurrò. Ma prima che Harry potesse risponderle la vecchietta lo interruppe:
-Con una condición! El erizo tiene que bailar un tango conmigo- disse. Jessie si voltò verso Harry che, ridendo, tradusse:
-Ha detto che ci mostrerà la strada solo se io ballo un tango con lei- Jessie sorrise e spinse il riccio verso i due.
-Señora per me può anches scoperselos- disse la bionda cercando di parlare spagnolo.
Harry rise portando la testa all’indietro, mentre imbarazzato cominciava ad avvicinarsi alla vecchia.
Il marito della signora si sedette su una roccia accanto a Jessie osservando la scena.
-Pedofila..- si lasciò scappare la bionda.
-Còmo?- chiese il vecchio alzando il sopracciglio.
-Si trova in Lombardia, Italia..- rispose la ragazza credendo che quest’ultimo si riferisse ad una città.
Harry sentendo la risposta della ragazza cominciò a ridere sguaiatamente mentre la vecchia gli mostrava i passi giusti.


-Ci vuole ancora molto?- sbuffò la bionda facendo ridere il vecchio.
Calma Jessie. Auto-controllo. Si ripeteva la bionda.
-Ya hemos terminado, gracias erizo- la vecchietta lo sorrise per poi mostrargli la via giusta che consisteva in una stradina rocciosa e stretta.
Annuirono e finalmente si avviarono lungo quella stradina.
-Faremo tardi, non arriveremo mai in tempo- disse Harry quasi sussurrando.
-Io devo e voglio portare quel robot a quel bambino, al costo di arrivarci anche domani. Tu sei libero di tornartene con la spagnola se tanto vuoi- rispose a tono la bionda.
Harry scosse la testa e ricominciarono a camminare accennando qualche canzone qua e là.


-Era meglio la collina, giusto?- sbottò nervoso Harry.
Erano rimasti bloccati da una numerosa mandria di pecore che non avevo la minima intenzione di spostarsi. Jessie sbuffò esasperata.
-Su pecorelle, ci fate passare, per favore?- chiese gentilmente Jessie imitando il loro verso.
Harry rise e cominciò ad insultarla:
-Avevo dimenticato, lei parla il ‘pecorese’- Jessie lo fulminò con lo sguardo.
-Hai una tattica migliore, genio?- sbottò infastidita.
-In realtà sì. Tornare a casa o riprendere la strada di periferia- urlò. Jessie scosse di nuovo la testa.
-Non ho intenzione di tornare a casa senza prima aver dato questo maledetto robot a quel bambino! E non torno indietro, ci metteremmo ancora più tempo- gli urlò contro prima di riprendere a parlare con le pecore.
Harry avrebbe avuto la voglia di prenderla e strozzarla lì, ma l’innocenza di quella ragazzina lo metteva a serio disagio. Gli ricordava tanto lui da piccolo, tenero e testa dura.
Nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Mai.
-Basta non ce la faccio più- dopo circa dieci minuti passati a spostare inutilmente pecore, Jessie crollò, sedendosi affranta per terra.
Harry la osservò compiaciuto per poi sedersi accanto a lei. Lei alzò la testa e sembrava quasi come se stesse per piangere. Harry le asciugò col pollice una lacrima quasi invisibile.
-E ora perché piangi?- chiese cercando di essere il più dolce possibile.
-Se non riesco a portare questo robot in tempo a Chris, ci rimarrà male e non voglio che perda questa speranza- gli rispose la bionda poggiando il mento sulle sue ginocchia rannicchiate al petto.
Senza nemmeno risponderle Harry si alzò e, da bravo ragazzo, cercò in tutti i modi di spostare quelle pecore cominciando a spingerle qua e là.
Alcune pecore rispondeva alle spinte con degli scalci a causa dei quali Harry lanciava gemiti di dolore e Jessie si portava una mano sulla bocca per trattenere le risate, ma inutilmente.


-Dovevi vedere mentre quella pecora nera ti ha scalciato nel fianco, dio. Non lo potrei dimenticare mai- disse urlando e ridendo poggiandosi alla spalla di Harry.
Harry la guardò torvo prima che Jessie continuasse con una delle sue solite battutine.
-Vedila dal lato positivo, ora se non avrai un futuro scolastico puoi sempre iniziare la tua carriera come pastore- disse prima di ricominciare a ridere.
Harry sbuffò roteando gli occhi al cielo. In quello stesso momento la pancia gli fece un male cane.
-Jessie, Jessie- urlò mugugnando il riccio. Jessie si girò ancora ridendo.
-Ho un’urgenza. Devo.. urinare- mimò tra virgolette il riccio. Jessie rise ancora di più portandosi una mano sulla pancia e indicando con l’altra un albero non molto lontano.
Harry fece comparire una smorfia sul suo viso per poi dirigersi dietro l’albero con le risate in sottofondo della bionda.
Stava per tornarsene da Jessie quando il portafogli gli cadde nell’erba. Si abbassò per raccoglierlo e notò le tre foto di Jessie cadute, si affrettò a riprenderle ma notò una cosa diversa sulla prima foto.

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<<Il positivo è che avrai una carriera come pagliaccio. -28>> 


La scritta questa volta era diversa. Harry si guardò intorno. Ma che stregoneria è mai questa? Pensò il ragazzo riposando le foto nel suo portafogli.
-Pensavo che avessi annaffiato così tanto l’albero che fosse cresciuta una pianta di fagioli e fossi diventato il nuovo Jack- lo accolse la ragazza riferendosi al famoso film ‘Il fagiolo magico’.
Harry rise stranamente alla battuta per poi riprendere a camminare.
Il silenzio regnava durante il loro cammino e sembravano entrambi molto imbarazzati.
-Sono nata l’8 maggio del ’93 ad Hartford..- Harry si girò verso di lei che in quel momento sembrava infastidita, ma continuava a parlare.
-I miei, Gemma e Micheal, sono sempre fuori a causa del lavoro e in compenso ho un fratello, Jaxon.. che è un rompiballe esagerato, un gelosone ma per fortuna il migliore che mi potesse capitare..- sorrise pensando al fratello.
Harry sorrise e annuì. Ma prima che potesse rispondere la ragazza cadde dalla collina, rotolando sull’erba fangosa.
Harry, stando attento, la rincorreva giù dal dirupo cercando di non cadere.
Quando finalmente Jessie si fermò Harry la raggiunse e non riuscì a trattenersi dal ridere.
Jessie si alzò sporca quanto un maiale, sembrava quasi essersi mutata e aver fatto un bagno in quello stagno. Lanciò un urlo di rabbia e nervosismo per poi trillare:
-Non potrebbe andar peggio-


Fatto sta che cominciò a piovere pesantemente sui due.
-Quando ho detto che non poteva andar peggio era un desiderio, non una sfida!- urlò Jessie rivolta al cielo. Harry rise sguaiatamente:
-Vedila dal lato positivo, almeno ora l’acqua ti toglierà il letame di dosso- disse imitandola.
La ragazza gli lasciò uno sguardo torvo per poi riprendere a camminare sotto la pioggia e al freddo.


-Ragaz.. oddio, ma come siete conciati?- trillò Jake aprendo lentamente i cancelli dell’orfanotrofio.
I due ragazzi arrivarono venti minuti dopo all’edificio completamente fradici.
Jake li fece entrare coprendoli con un asciugamano abbastanza grande, poi prese a parlare:
-Jess.. Chris non vuole parlare di nuovo con nessuno per nessuna ragione, non ha mangiato, ne bevuto e credo che la colpa sia per il fatto che tu non sei venuta prima.. probabilmente pensa che non saresti tornata- disse amaramente.
La ragazza si sentì scoppiare il cuore mentre Harry la fissava dispiaciuto, si sentiva in colpa per il ritardo.
Senza rispondere si avvicinò al solito angolino dove ovviamente Chris era seduto in silenzio trattenendo Jonnhy al suo petto.
-Chris..- disse Jessie facendosi scappare una lacrima.
Il bambino alzò lo sguardo felice di aver finalmente risentito quell’amata voce.
-Jessie!- urlò il bambino accollandosi al collo della ragazza.
Le urla felici di quel bambino echeggiarono in tutta quella grande camera, richiamando l’attenzione di miriadi di bambini che non avevano mai sentito accennare una parola da quel curioso bimbo.
Nonostante fosse stata bagnata la ragazza sentì tutto il calore del bambino completare il suo corpo; non esitò a ricambiare l’abbraccio mentre da lontano Harry e Jake, insieme alla piccola Kate, osservavano felici la scena.
-Ho portato una cosa per te.. come promesso, ma te la do ad una sola condizione!- disse alzando l’indice con fare superiore. Chris ride, la risata più limpida mai udita al mondo.
-Cioè?- chiese dolcemente il bimbo fremente dalla gioia.
-Ti do il regalo solo se mi prometti che stasera mangerai un pezzo di pane..- disse la bionda.
Chris sembrò pensarci su.. poi disse:
-Affare fatto!- e riprese ad aprire il suo meraviglioso regalo. 

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Aloha lettori!
Come avete potuto vedere, a meno che non siate ciechi o non abbiate visto questo capitolo.. cosa molto difficile, ho postato il sesto capitolo della mia ff.

Vi starete chiedendo perché l'ho postato così presto, o forse no.
Beh, resta il fatto che in un giorno siete riusciti a regalarmi cinque fottute recensioni. Sapete quanto mi avete fatto felice?
Di certo non potete immaginarlo.

Concludo dicendo che questo è in assoluto uno dei capitoli più divertenti che abbia scritto e forse anche uno dei miei preferiti.
Mi aspetto tante recensioni su pareri personali e non.
-la vostra raffreddata Martina.

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Capitolo 7
*** Sposati per un giorno. ***


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Sposati per un giorno.
cap. 7

Il bambino continuava a scartare il suo regalo, mentre da lontano Harry si avvicinava con un tozzo di pane asciutto da dare al bambino.
Harry si sedette accanto alla ragazza, sorridendole dolcemente.
-E’ stupendo!- urlò Chris impugnando nelle mani quello che doveva essere il suo giocattolo nuovo.
-Ti piace?- chiese dolcemente Harry. Chris annuì per poi rivolgere l’attenzione a Jess.
-Sam grazie! Ho sempre desiderat..- il bimbo si bloccò.
-Hai sempre desiderato un giocattolo nuovo? Bene, eccoti Sammie- sorrise dolcemente la bionda.
Chris scosse la testa.
-Ho sempre desiderato una sorella come te- disse per poi stringere tra le sue piccole braccia il corpo esile di Jessie.
La bionda cominciò a singhiozzare mentre Harry le asciugava piccole lacrime ricadute sulle guance.


Passarono circa un’ora a parlare con quel meraviglioso bambino che, fortunatamente, fece amicizia anche con Harry.
-Ragazzi il treno è appena partito..- trillò Jake.Jessie ed Harry sbiancarono.
Avevano perso di nuovo il loro treno.
-Emh.. c’è un hotel qui accanto, passate la notte lì?- Jessie sbuffò mentre Harry sorrise al pensiero di dormire con lei.
Salutarono con un abbraccio il bambino per poi dirigersi, infreddoliti, verso quel vecchio hotel.


-Bussa tu- disse Jessie spingendo il riccio.
-Non c’è bisogno di bussare, entriamo e basta- sbuffò Harry aprendo la porta.
La signora al bancone era occupata in una conversazione con un altro signore, seduto sulla poltrona difronte.
-Ti rendi conto, Jacob? Hanno avuto la capacità di venire nel mio hotel e chiedere una stanza libera per la notte- trillò infastidita la vecchia commessa. Jessie ed Harry stavano a sentire la conversazione aspettando che la signora gli rivolgesse parola.
-E qual è il problema, Margaret?- chiese con aria interrogativa il vecchio, in procinto di fumare una pipa. La commessa scosse la testa.
-Non erano sposati! Ti rendi conto? E’ un oltraggio al mio hotel- disse la signora.
Jessie ed Harry si fissarono e il riccio automaticamente portò una mano sulla spalla della bionda.
-Oh, scusate non vi avevo visto- si scusò la commessa osservando i due.
-Vorremo affittare una camera per stanotte- disse Jessie infastidita dal braccio del riccio.
-Così giovani e siete sposati?- chiese stupefatta la donna.
-Colpi di fulmine, sa com’è- le sorride Harry amabilmente.
-Spero che ti arrivi in testa questo fulmine- sussurrò in modo da non farsi sentire la bionda.
La donna sembrò convincersi e prese il registro dell’hotel.
-Bene, che cognome metto?- chiese la donna porgendogli la penna.
-Kogan- trillò Jessie immediatamente seguita da Harry.
-Styles- i due si guardarono mentre la donna li scrutava infastidita.
-Emh.. amoruccio, quante volte devo dirti che dobbiamo dare il mio cognome?- esclamò a denti stretti Harry. Jessie lo fulminò con lo sguardo per poi annuire scusandosi con la commessa.
Firmarono per poi seguire la donna verso la loro camera.
-Andiamo pasticcino- disse Harry sottolineando l’ultima parola.
-Certo scemottino mio- trillò ironica la bionda mentre Harry tratteneva un risolino.
-Come sei dolce biscottino caramellato- disse Harry accarezzandole la guancia sotto lo sguardo lusingato della signora che li fissava amorevolmente.
-Coglione- sussurrò a denti stretto la bionda. Harry rise silenziosamente:
-Tesoruccio le prendi tu le chiavi?- chiese lasciandola lì insieme alla vecchia che dolcemente le porse le chiavi della loro camera; quattro.


-Sono io la donna e devo farmi la doccia per prima!- sbottò Jessie. Erano ormai cinque minuti che i due litigavano per chi dovesse farsi la doccia prima dell’altro.
Jessie continuava a maneggiare una carota puntandogliela al petto mentre lui le urlava contro:
-Sei una donna e come minimo uscirai tra due ore, io faccio tutto in due minuti, tesoruccio!- urlò il ragazzo sottolineando l’ultima parola mentre la bionda si avvicinava alla porta dopo aver sentito dei bussi.
-Se ti permetti di chiamarmi ancora così, ti infilo questa ca..- la ragazza si bloccò notando lo sguardo furioso della commessa scrutarla.
Deglutì rumorosamente pensando a qualcosa per riaggiustare tutto:
-Ti infilo questo ca.. calzino come so fare solo io, ricciolone bello?- esitò Jessie rivolgendo uno sguardo impaurito ad Harry, sbiancando.
La donna rilassò i nervi e scrutò con un sorriso i due:
-Tra venti minuti è pronto a tavola, vi aspettiamo al secondo piano scala ‘B’- sorrise la vecchina per poi andar via senza aspettare la risposta.
Jessie chiuse la porta e si voltò verso Harry.
-Me lo infili questo calzino, gattina?- chiese ridendo Harry entrando nella doccia.
Jessie fece un urlo di nervosismo per poi gettarsi di peso sul letto, aspettando il suo turno.
-Harry ti decidi ad uscire da questo benedetto bagno, sei lì da dieci minuti!- urlò esasperata la bionda aspettando fuori dal bagno.
Harry aprì di scatto la porta facendola sbattere contro Jessie che cominciò ad urlare dal dolore sotto le risate di Harry.
Continuando ad imprecare la ragazza entrò in bagno chiudendo la porta alle sue spalle e cominciando a spogliarsi.
Era ormai rimasta in mutande e stava per togliersi la canotta quando la porta si aprì di scatto.
-Ho dimenticato i pant..- stava per terminare la frase quando alzando gli occhi vide Jessie in mutande che cercava di coprirsi con qualcosa.
-Harry, esci subito dal bagno!- urlò prendendo i pantaloni e lanciandoglieli contro col viso arrossato.
Harry li prese al volo per poi uscire.
La ragazza stava per riprendere a spogliarsi quando Harry sbucò di nuovo dalla porta.
-Ah, bel culo Kogan!- disse facendole l’occhiolino.
La ragazza prese la prima cosa che avrebbe avuto a tiro; una converse e gliela lanciò contro. Per sfortuna colpì solamente la porta ormai chiusa.
Entrò nella doccia e finalmente ebbe dieci minuti di relax.


-Poi ero io quello che ci metteva tanto, giusto?- sbuffò Harry aspettando fuori dalla porta della loro stanza la bionda, ancora intenta a legare i capelli in una cipolla scomposta.
-Zitto riccio, e andiamo- disse prendendolo per il braccio e trascinandolo.
-Mi piace quando mi chiami riccio, bionda- ammiccò un sorriso malizioso.
-Odio quando mi chiami bionda, coglione- sorrise amabilmente la bionda sistemandosi per l’ultima volta il suo vestito scivoloso per poi entrare in cucina dove gli occhi dei commessi si puntarono sulle loro due figure vicine.
-Vi stavamo aspettando, accomodatevi- trillò un’anzianotta dai capelli corvini guardando con sguardo sognante suo marito.
I due non se lo fecero ripetere due volte che si avvicinarono al tavolo, prendendo la stessa sedia.
-E’ mia- sussurrò a denti stretto la bionda.
-Non fare la mocciosetta, l’ho visto prima io questo posto- trillò a voce bassa Harry.
-Soffro d’asma e stando vicino alla finestra non me ne accorgerei, qui c’è troppa polvere..- soffiò solenziosamente la bionda. Harry la fissò e sembrava quasi che dicesse la verità così, sorridendo, portò la sedia indietro facendo sedere la sua cosidetta moglie, per poi sedersi proprio accanto a lei.


-Allora non ci avete ancora raccontato come vi siete conosciuti- disse la commessa di poco prima.
-Al mare- disse Harry contemporaneamente a Jessie.
-Ad un picnik- i due si guardarono deglutendo rumorosamente.
-Ad un picnik sulla spiaggia.. sì- disse Harry. La commessa sorrise annuendo.
-E.. piccola, come si è dichiarato?- trillò l’anzianotto marito della donna dai capelli corvini.
-In un modo principesco!- trillò la ragazza con finti occhi sognanti. Harry le riservò uno sguardo torvo.
-Racconta, dai- la incintò Margaret.
Jessie ingoiò velocemente il boccone, per poi cominciare a parlare:
-Aveva proposto di andare su una spiaggia.. ovviamente dove c’era un grandissimo castello, diciamo come quello dei film, sì proprio così- cominciò la ragazza gesticolando con la forchetta.


-E.. alla fine si inginocchiò, porgendomi delicatamente una scatoletta rossa.. e quando la aprii BOOM! Ne uscì un meraviglioso, lussuosissimo, lucentissimo..- la ragazza venne interrotta da Harry.
-Bicchere d’acqua- la ragazza di girò verso di Harry strabuzzando gli occhi.
-Un bicchiere d’acqua in una scatoletta?- chiese Margaret stupendosi. Harry rise sguaiatamente.
-No, no. Volevo solo un bicchiere d’acqua- rispose scrollando le spalle e bevendo.
Tutti spostarono lo sguardo dal riccio alla bionda, ancora in procinto di gesticolare.
-Dicevo.. un meraviglioso, lussuosissimo, lucent..- la bionda venne bloccata di nuovo.
-Passa alla fine, ci fai venire l’ansia!- sbottò Harry sbuffando.
-Un anello- terminò sorridendo. Tutti immaginarono la scena principesca e se ne uscirono con un coro di ululati melodiosi.


Passarono il resto della serata tra risate e occhiatine fulminanti, fin quando..
-Baciatevi!- trillò il vecchietto entusiasta, Jessie rischiò di soffocare a causa della nocciolina che stava per ingoiare e cominciò a tossire nervosamente.
-Come?- chiese Harry strabuzzando gli occhi. Per quanto quella situazione potesse andare a suo favore non gli sembrava il momento giusto dare il loro primo bacio davanti a quattro vecchi.
-Sì un bacio, ragazzo un bacio!- gesticolò l’anzianotta.
-Emh.. n-noi siamo una coppia riservata- balbettò Jessie e Harry annuì.
-Ma dai, cosa volete che sia un innocuo bacetto?- sbuffò Margaret.
Harry si avvicinò e diede un bacio sulla guancia a Jessie.
-Cos’era quel coso?- chiese il vecchio.
-Un bacio- trillò Jessie. I vecchi li guardarono male.
-Allora sentite, non so cosa vi passi per la mente. Sembrate tanti vecchi pervert..- la ragazza non riuscì a terminare la frase che Harry prese con le sue possenti mani il volto della bionda posando le sua calde labbra su quelle della ragazza.
Le regalò solo un bacio a stampo, uno di quei baci che riuscirono a fargli venire la pelle d’oca in un attimo. Harry riaprì gli occhi e si staccò dal bacio, notando gli occhi strabuzzati di Jessie.
I vecchi applaudirono e sorridendo dissero:
-Questo si che era un bacio, riccio!- Harry sorrise per poi posare lo sguardo sul suo piatto e continuare a mangiare silenziosamente.


I due erano ormai ritornati in camera e, per loro sfortuna, dovettero coricarsi nello stesso letto a meno che uno dei due non avrebbe voluto dormire per terra.
-Sai a volte vorrei ci fosse qualcos’altro tra noi.. oltre l’odio- spezzò il silenzio Harry.
Jessie capì dove il riccio voleva puntare, così lo assecondò.
-Anche io- disse trattenendo un risolino.
-Davvero? Tipo cosa?- chiese Harry alzandosi euforico e guardando con un sorriso Jessie.
-Un muro di mattoni- rispose la bionda vedendo scomparire il sorriso di Harry trasformatosi in una smorfia di noia. Rise sguaiatamente per poi mettersi a dormire.
Prima di chiudere definitivamente gli occhi avvisò Harry:
-C’è una fondamentale regola che non va infranta, Harry. Se dormi a meno di un metro di distanza da me ti ritrovi un granchio nelle mutande. Intesi?- chiese dolcemente.
Harry si portò istintivamente le mani sui suoi gioielli di famiglia per poi annuire terrorizzato.
-Notte Jess- disse distendendosi dalla parte opposta.
-Sono ancora Jessie per te- rispose la bionda prima di chiudere definitivamente gli occhi.
Giurò di aver sentito un sbuffò da parte del riccio. 

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Aloha lettori. 
Innanzitutto mi scuso per la miniatura di capitolo che ho appena postato, probabilmente sarà anche noioso. Quindi scusatemi.
Rileggendo sto scoprendo che forse questa storia sta diventando un po’ noiosetta, voi che dite? (avrei bisogno di un parere sincero).

Vi ringrazio comunque per le: 34 recensioni totali; 2070 e passa di visioni totali; 22 preferiti; 7 ricordati e 24 seguiti.
Fatevi stuprare, ora.
Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-la vostra monotona Martina.

ps: dedico questo piccolo spazio alla nostra piccola ma grande Avalanna.
Nessuno merita di morire così e nessuno merita di farlo a sei anni.
Non ti dimenticheremo, è una promessa.

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Capitolo 8
*** E' più vicino di quanto credessi. ***


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E' più vicino di quanto credessi. 
cap. 8

-Portate il vostro culo gigante fuori dal mio treno- trillò il bigliettaio svegliando bruscamente i due, i quali si erano imbarcati sul treno alle prime ore dell’alba.
Senza farsi scrupoli li alzò di peso gettandoli fuori, senza pena.
Ancora troppo stanchi per parlare andarono ognuno nella propria direzione per andare a scuola.


-Jessie!- la bionda sentì chiamarsi alle spalle, così si voltò trovandosi Roxie accanto al suo armadietto.
-Hei rossa!- rispose Jessie sorridendo mentre chiudeva silenziosamente l’armadietto.
-Cos’hai alla prima ora?- chiese la rossa affiancando Jess mentre camminavano per i corridori.
-Fisica, odiosa. Tu?- sbuffò la bionda.
-Se fisica è noiosa, dio solo sa quanto lo sia storia. A dopo Jess- rispose la rossa schioccandole un bacio sulla guancia per poi avviarsi alla sua classe.
Jessie sorrise e riprese a camminare verso la palestra dove si sarebbe tenuta la lezione di pratica.
-Jess!- ancora una volta la bionda si sentì chiamare alla spalle, così si voltò trovandosi il volto di Louis a pochi centimetri dal suo. Il moro le schioccò un rumoroso bacio all’angolo della bocca facendo arrossire la ragazza.
-Tommo, cosa c’è?- chiese la bionda cercando di nascondere l’imbarazzo.
-Umh.. te ne parlo dopo, il prof di matematica mi guarda torvo, a dopo bella- disse schioccandole un altro bacio.
L’aveva chiamata bella pensò sognante Jessie accarezzandosi il punto dove c’era stato poco prima un bacio per poi riprendere a camminare.


-Prendi di nuovo una mia battuta e ti giuro che ti ritrovi a fettine, mocciosetta- ricattò Niall verso la bionda. La lezione era ormai iniziata da un’ora o poco più e Jessie aveva appena parato una battuta di Niall assicurando alla sua squadra una vincita sicura. Poco dopo si era ritirata negli spogliatoi femminili per cambiarsi ma la sorte volle che Niall la seguì.
-Cos’è hai bisogno di ricattarmi? Non sai nemmeno giocare pulito, Horan?- sorrise Jessie, anche se dentro solo lei sapeva quanto avesse paura di quel finto biondo.
In quel momento il biondo non sapeva proprio come controbattere, quella ragazza lo metteva a serio disagio così fece la prima cosa che gli balenò in mente.
Aprì lo sgabuzzino del bidello e la chiude spingendola dentro.
La ragazza cominciò ad urlare cercando di farsi riaprire ma nulla, fuori c’era troppo baccano per sentirla.


-Niall, dove sei stato tutto questo tempo? L’Anderson ti ha dato da fare?- chiese maliziosamente Harry poggiando la sua mano sulla spalla dell’amico. Niall scosse la testa.
-Magari Harry, sono stato negli spogliatoi con quella Kogan- disse il biondo aprendo la carta d’imballaggio del suo panino. Harry deglutì rumorosamente.
-Niall, cosa le hai fatto?- chiese Harry impaurito. Niall rise ripensando alla scena.
-L’ho solamente chiusa nello sgabuzzino del bidello, niente di che- rispose il biondo prendendo a morsi il panino.
Un flashback annebbiò la mente di Harry:
-Soffro d’asma e stando vicino alla finestra non me ne accorgerei, qui c’è troppa polvere..- 
Immediatamente prese a correre verso gli spogliatoi delle femmine mentre il suo amico biondo urlava:
-Cofa fuffede?- a causa del boccone ancora in bocca.


Il riccio entrò negli spogliatoi e al primo impatto non sentì nulla a parte un fiatone provenire da una delle piccole porte sul retro.
Si avviò velocemente alla porta cominciando a scalciare.
-Jessie respira, sto per aprire. Respira!- urlava preoccupato il riccio.
Riuscì con un colpo ad aprire la porta e la scena che gli si presentò agli occhi non era delle migliori.
La bionda teneva le sue mani strette al petto, tenendo in un pugno la sua maglietta mentre faticosamente inspirava la poca aria pulita.
Harry non la lasciò parlare che la prese di peso trascinandola fuori dai bagni dove, probabilmente, le sarebbe stato più facile respirare.
Cominciò a correre fin quando non si scontrò col biondo che, a vedere la scena, sembrò diventare una statua di cera.
Harry poggiò la bionda distesa al pavimento mentre le toccava i capelli cercando di rassicurarla.
-Ha-Harr..- la ragazza parlava faticosamente mentre l’asma ancora ostacolava la sua respirazione.
-Zayn corri a prenderle l’inalatore! Corri!- urlò Harry gesticolando.
Il moro non se lo fece ripetere due volte che corse, quasi anche lui preoccupato.
-Jessie respira, piano. Espira, inspira. E’ semplice- cercava di dire Harry con scarsi risultati.
Niall fissava la scena quasi in trance, per colpa sua stava quasi per far morire quella ragazza.
Per quanto l’odiasse si sentì veramente male e quasi si fece ribrezzo da solo.
-Harry tieni!- urlò Zayn passando l’inalatore a Harry che, immediatamente lo posò sulle labbra di Jessie che prese ben presto a respirare regolarmente.
-Jessie!- urlò Harry staccando l’inalatore e abbracciando la bionda, convinto che per un momento fosse la mossa giusta da fare.
-Puoi anche chiamarmi Jess ora- rispose flebilmente Jessie sorridendo forzatamente.
 

-Jess cos’è successo!?- urlò Kyle gettandosi atterra ai piedi della bionda, seguito da Jaxon che guardava Harry torvo.
-Se gli sguardi potessero uccidere..- trillò Harry preceduto da Jaxon.
-Saresti morto e decrepito, Styles- sbuffò il ragazzo prendendo Jessie di peso e portandola via insieme a Kyle che guardò compiaciuto Zayn, Harry e Niall.

Harry si voltò verso l’amico biondo che, al contatto con gli occhi del riccio, abbassò lo sguardo.
-Io non lo sapevo, Harry- si giustificò l’irlandese.
-Nemmeno io sapevo che tu te la prendessi anche con le ragazze, Niall- disse Harry con una punta di acidità. Zayn si mise in mezzo.
-Su ragazzi, è passato. La bionda sta bene, torniamo in classe- disse mettendosi tra loro e poggiando le sue braccia sulle spalle dei ragazzi, per poi prendere a camminare.


Jessie, in compagnia di Kyle, stava girovagando per i corridori in cerca dell’aula di biologia quando un gruppo di ragazzi ostacolò loro la via.
-Ragazzi, ma cosa succede qui?- chiese Kyle ad un ragazzo di fronte mentre Jessie era sulle punte per cercare di guardare cosa succedesse.
-Due ragazzi si stanno picchiando, dicono che sia a causa di una ragazza- Jessie sbarrò gli occhi. Stranamente pensava che quella ragazza fosse lei.
-Chi sono?- chiese Kyle curioso.
-Il nuovo arrivato, Tomlinson con Niall- all’udire quelle parole Jessie cominciò a spintonare ogni ragazzo che le ostacolasse la via fino ad arrivare ai due che, velocemente, si picchiavano.
-Non si toccano le ragazze, idiota!- ripeté Louis regalandogli un pugno nella pancia che fece sputare sangue a Niall, il quale non arrendendosi lo spintonò facendolo cadere a terra.
-Smettetela!- urlò Jessie mettendosi fra i due. Louis alzò il suo sguardo verso la bionda mentre l’irlandese si pulì il labbro insanguinante con la manica della sua maglia e guardando con ribrezzo il moro.
-Ha iniziato lui, non ti deve toccare- ruppe il silenzio Louis alzandosi grazie ad una mano tesa di uno dei ragazzi che formavano il cerchio.
Jessie si voltò verso l’irlandese e, quasi dolcemente, disse:
-La prossima volta che tocchi un mio amico ti ritrovi tu a fettine, se sai cosa intendo- disse riferendosi alla frase detta poco prima da Niall negli spogliatoi.
Il ragazzo stava per rispondere quando la bidella, munita di scopa, cominciò a scacciarli ognuno verso le proprie aule.
-Ragazzina- trillò la bidella verso Jessie –accompagna questo ragazzo in infermeria, avviso io la tua professoressa- disse riferendosi a Niall.
Il biondo stava per ribattere ma Jess annuì cominciando a camminare, seguita a ruota da lui.


-Possibile che in un’infermeria non ci sia nemmeno un’infermiera?- sbuffò Niall.
Jess senza ascoltarlo prese il primo strofinaccio che gli capitò a tiro e, bagnandolo nell’acqua fresca, lo poggiò sulle labbra del biondo.
-Perché?- chiese improvvisamente il biondo, interrompendo l’attenzione di Jess che staccò il pezzo di stoffa dalle labbra di Niall per bagnarlo di nuovo.
-Perché, cosa?- rispose esitando e dandogli le spalle.
-Perché mi aiuti? Insomma, ti ho quasi ucciso prima- rispose sottovoce. La bionda poggiò di nuovo la pezza sulle labbra di Niall quasi come per farlo zittire poi, trattenendo un risolino, disse:
-Non penso che tu sia così bastardo, giurerei che se avessi saputo che io soffro d’asma non l’avresti fatto- disse lasciando lo strofinaccio nelle mani di Niall mentre lei sciacquava le sue mani arrossate.
-Come fai ad essere così sicura di te?- chiese sbuffando il biondo.
-Mistero- rispose la bionda prima di chiudere la porta e dirigersi verso la propria aula, finalmente.


La campanella trillò assicurando la fine della quarta ora, tutti i ragazzi si precipitarono verso i propri armadietti per prendere i libri dell’ora successiva.. fin quando la voce meccanica del megafono non interruppe le loro chiacchiere.
-Tutti i ragazzi delle terze e delle quarte sono obbligati a raggiungere la palestra, ora- ripeté questo per tre volte dopodiché si spense.
Jessie ripose i libri di nuovo nell’armadietto per poi voltarsi e prendere uno spavento.
-Sono così brutta?- chiese la rossa ridendo. Jessie le diede una pacca sulla spalla per poi prendere a camminare.
-Secondo te cosa devono dirci?- interruppe il silenzio Jess.
-Forse vorranno parlarci del corso di ballo, ne ho sentito parlare ieri- rispose la rossa pensierosa.
Jessie sbuffò, sapeva probabilmente che se non avrebbe partecipato il fratello, sapendo la sua dote verso l’hip-hop, l’avrebbe iscritta senza il suo permesso.
Continuando a chiacchierare si avviarono in palestra, quasi piena di ragazzi di quarta e alcune cheerleader gonfiabili, più cotonate di qualunque altra cosa.
Si sedettero in terza fila in modo da non dare nell’occhio.
-Hei rossa! Anche tu qui?- le due ragazze vennero interrotte e, contemporaneamente, si voltarono verso la voce.
-Horan lo sai che prima o poi ti castrerò, vero?- rispose la rossa.
-Sono tutto tuo, baby- rispose maliziosamente il biondo per poi sedersi proprio accanto a Roxie.
Il resto della combriccola si sedette invece alla destra del biondo, fatta eccezione di Harry che si sedette accanto a Jess.
-Devo chiamarti Jess, giusto?- rise ironicamente il riccio.
Jessie sbuffò pentendosi delle sue stesse parole.
-Vuoi farti cambiare i connotati, Styles?- borbottò la bionda. Harry rise portando la testa all’indietro.
-Chiamami Harry, Jess- disse sottolineando l’ultima parola.
Prima che la bionda potesse obiettare la voce della preside attirò la loro attenzione.
-Come tutte le voci di corridoio possono confermare ormai tutti voi saprete del corso di ballo organizzato quest’anno in onore dei trent’anni del nostro edificio scolastico..- partì un colpo di tosse che fece ridere tutti.
-Dicevo.. questo corso di ballo si dividerà in due categorie; hip-hop e danza classica e verranno prese due coppie per ogni categoria. Adesso scrivete su un foglio di carta il vostro secondo nome seguito dall’iniziale del vostro cognome e mettetelo nella busta che ora la signorina Parker farà girare per la palestra. Ah, dimenticavo. Aggiungete anche la categoria alla quale volete partecipare- finì la preside mentre tutti prendevano i propri fogli e scrivevano il loro nome.
Jaxon si girò verso la sorella, insieme ad un sorriso di Louis, e con fare maestoso la obbligò a scrivere.
-Sam K./Hip-hop- scrisse la ragazza accartocciando il foglio e mettendolo nella busta della ragazza.


-Bene, adesso pescheremo due nomi a caso delle stesse medesime categorie, formando così delle coppie- disse la preside mentre tutti si alzarono coprendosi l’uno con l’altro.
-Per la categoria danza classica! Jawaad M. e Lucy J, Klen T. e Lisa S. ed infine.. James H. e Roxie A.- all’udire quelle parole la rossa sbuffò sonoramente mentre Niall se la rideva sotto i baffi.
-Per la categoria hip-hop invece.. Edward S. con Taylor W.- Harry sbuffò sonoramente. Non gli andava di certo di passare altro tempo con quella mora, per quanto fosse una ragazza ‘facile’ l’aveva stancato ormai da tempo.
-James P. con Danielle P- continuò la preside. Liam sorrise battendo il cinque con Horan, probabilmente Danielle doveva essere una delle sue prede.
-Ed infine.. Sam K. con.. oh, ecco..- la preside cercava di trovare l’ultimo biglietto mentre tutti si alzavano e cominciavano a saltare, coprendo ogni cosa.
-Con William T.- Harry si sentì cadere a pezzi.
Quel nome. Avevo detto proprio quel nome. Non riuscì a vedere chi in quel momento stesse parlando con la bionda, siccome Taylor si sbracciò su di lui oscurandogli la vista.
Quando riuscì a togliere le mani della mora dai suoi occhi di Jessie non ce n’era più l’ombra.
Quel William era più vicino di quanto credesse.

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No, okey. Ma vi rendete conto che allo scorso capitolo ho avuto ben 8 recensioni!? No, ma dico otto! sdkfhskg *dead*.
Ok, mi riprendo.
Vi ringrazio tantissimo della vostra partecipazione, siete canirissimi e dolcissimi.

Ora passiamo al commento sul capitolo, finisce con un bel colpo di scena, che dite? Umh.. e l'inizio? Credete che Jess si lascerà abbindolare da Harry solo per averla salvata..?
Lo scoprirete.

Mi aspetto commenti personali, critiche e chi più ne ha, più ne metta.
-la vostra (noiosa) Martina.

Vi lascio con una gif della nostra bellissima Sasha, nonché Jessie!

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Capitolo 9
*** Un giro nel futuro. ***


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Un giro nel futuro. 
cap. 9

-Roxie, mia povera Roxie- trillò Jessie ridendo mentre, accompagnata da Kyle, Louis e Jaxon si avviava fuori dall’istituto.
-Jessie ti sta per arrivare un pugno al naso- urlò Roxie facendo ridere tutti e anche se stessa.
-Per fortuna io sono capitata con William!- disse sorridendo.
-Hei Louis, sai che non sapevo che il tuo secondo nome fosse William?- chiese la ragazza abbracciandolo. Il ragazzo sorrise impercettibilmente; il suo piano andava a gonfie vele.
-Ora lo sai dolcezza- le fece l’occhiolino.
Continuarono a camminare fin quando Roxie in compagnia di Kyle e Louis non voltarono l’angolo.
-Jessie oggi alle 16.00 alla palestra sotto casa tua per le prove!- urlò Louis scuotendo la mano.
Jessie sorrise prendendo a camminare a braccetto col fratello.


-Mamma, Gemma sono a casa!- urlò Harry sbattendo la porta di casa e gettandosi di peso sul divano.
Sentì dei passi provenire dalla sua camera così alzò lo sguardo, trovandosi di fronte la madre con un paio di foto in mano. Quelle foto.
-Mi spieghi?- chiese la madre alzando le foto ad una ad una sotto il sguardo furioso del riccio.
-Cosa dovrei spiegarti? E poi perché rovisti nella mia roba?- trillò Harry prendendo le foto di scatto e mettendole nella tasca anteriore dei suoi pantaloni. La madre portò le mani ai suoi fianchi, chinando leggermente il capo.
-Perché hai foto di quella ragazza? Harry, sei ossessionato?- chiese Anne accarezzando la guancia al figlio. Harry sbuffò. Non ne poteva davvero più di quella situazione scomoda.
-Niente..- si limitò a rispondere prima di salire in camera, lasciando la madre di stucco e la sorella a mangiare cereali sulla tavola.


-Jaxon io sono pronta, vado a provare con Lou.. a dopo!- disse Jessie schioccando un rumoroso bacio sulla guancia sinistra di Jaxon che per un attimo la strinse a se come era solito fare.
-Sam!- urlò Jaxon prima che Jess potesse chiudere la porta.
Jessie si voltò impugnando ancora la maniglia.
-Sì?- chiese ingenuamente.
-Non tornarmi incinta, non mi va giù l’idea di essere zio a diciott’anni- trillò beccandosi un’occhiata fulminea da Jessie che chiuse la porta ridendo.
La ragazza arrivò in palestra dopo aver parlato col padrone, ma di Louis non c’era nemmeno l’ombra, così fece la prima cosa che le balenò in mente.
Accese lo stereo mettendo la traccia numero otto, la sua preferita; stereo hearts, e cominciò a ballarla sfoggiando passi di hip-hop che ormai conosceva da tempo.
Degli applausi la fecero fermare, si voltò e il suo sguardo incontrò quello di Louis.
-Lou..- disse sussurrando la ragazza, mentre con il braccio destro si asciugava la fronte sudata.
-Sei bravissima a ballare, insegnami i tuoi passi- disse posizionandosi accanto a lei che, di tanto in tanto, gli mostrava passi complicati.


Harry si distese sul suo letto a fissare il soffitto mentre la musica gli rimbombava nelle orecchie. Alzò ancora di più il volume come se la musica potesse coprire i suoi pensieri fissi su un solo argomento.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quella dolce melodia, per poi addormentarsi lentamente.
Aprì lentamente gli occhi, e come ormai da tempo succedeva si ritrovò di nuovo fuori dalla sua stanza.
Questa volta però in un cimitero.
-E ora cosa ci faccio qui?- sbuffò il ragazzo.
Abbassò lo sguardo sbuffando, quando la sua vista venne catturata da una scritta.


Jessie Sam Kogan.
nata:08.05.93
morta: 16.09.12


Il sangue gli si gelò nelle vene. Si trovava nel futuro? In che anno?
Queste domande gli balenarono nella mente, prese subito il cellulare che segnava il 3 settembre del 2062.
-Il ’62?! Ho sessantotto anni?- urlò Harry non badando alla situazione in cui si trovasse.
-Ragazzo, non strillare- un vecchio lo beccò, posizionandosi poi davanti alla tomba di Jessie.
Provò ad osservare il vecchio ma nulla, non gli ricordava nessuno.
-Com’è morta?- chiese Harry.
Si era trovato nel futuro, a quanto pare, e doveva esserci una spiegazione logica. No?
-C’è una leggenda sulla sua morte, emh..- probabilmente cercava il nome di Harry.
-Mark- lo anticipò Harry, mentendo.
-C’è una lunga storia, o meglio leggenda su questo.. Mark- gli rispose esitando l’anzianotto.
Aveva un accento quasi irlandese. Ecco chi gli ricordava!
Quell’anzianotto molto probabilmente doveva essere Niall!
-Si diceva che un mio amico, ex-amico, dovesse aiutarla.. o meglio dovesse salvarla. La leggenda trama che Jay-Jay.. come ero solito chiamarla, avesse solo un mese di vita e, un essere superiore, avesse dato al mio compagno l’incarico di salvarla ma purtroppo un ragazzo, credo che il suo secondo nome fosse William non lo permise e fece innamorare la ragazza di lui e così, allo scadere del mese la ragazza morì, ed ora eccola. Vengo qui ormai da.. saranno cinquant’anni, sì. Se la memoria non m’inganna sono proprio cinquanta tondi tondi. Era una ragazza forte, era riuscito a farmi cambiare; non sai quanto mi manca.
A volte quando sbaglio, o quando tratto male mia moglie.. Roxie, mi ricordo dei suoi ricatti e tutto mi passa. A distanza di cinquant’anni sento ancora le sue risate che riecheggiano nella mia sala da pranzo, era come una sorella. Era lo spirito della casa, se solo lo avessi saputo prima avrei ammazzato quell’essere ripugnante!- 
concluse l’uomo asciugandosi le lacrime che gli rigavano il volto.
Harry ascoltò tutto il racconto in silenzio, strozzando di tanto in tanto dei singhiozzi.
Aveva perso. Non era riuscito a salvarla.
-Qual’era il nome di William?- chiese velocemente Harry.
-Oh, io non ricordo giovanotto- si scusò Niall.
-La prego, cerchi di ricordare- lo implorò il riccio. Il vecchio si fermò a pensare.
-Se la memoria non m’inganna, dovrebbe essere qualcosa con la L.. tipo, Louis William Tomlinson. Sì proprio così- Harry potette giurare di essere più confuso di un ago in un pagliaio.
Louis era William T., colui che voleva uccidere Jessie.
Non poteva essere.
-E Harry, il ragazzo che fine ha fatto?- chiese Harry.
-Oh, il riccio non è mai venuto una volta al cimitero. Si è sposato con Taylor, diciamo che non ne ha più voluto sentire parlare di Jessie- disse tristemente Niall.
Harry si fece ribrezzo. Lui non poteva anzi, non voleva diventare un essere del genere.
Non l’avrebbe mai permesso.

Ringraziò il vecchio prima di ritornare nella sua stanza, quasi magicamente.


Saltò dal letto velocemente, alzando la cornetta del telefono e componendo velocemente il numero di casa Kogan.
-Pronto?- probabilmente a rispondere era stato Jaxon.
-Potresti passarmi Jessie, ti prego- era la prima volta che il riccio pregava qualcuno per questo Jaxon sembrò intenerirsi.
-Non è in casa, è in palestra con Louis..- disse Jaxon dispiaciuto.
Harry non diede al ragazzo il tempo per continuare che si precipitò alla porta, prendendo a correre verso la palestra noncurante delle urla della madre.


-Ok, dopo il salto potremmo magari continuare con una presa- chiese Louis.
-Dici?- chiese la ragazza imbarazzata. Lou annuì.
-Vai liggiù e corri verso di me, intanto io ti prendo per i fianchi facendoti girare. Capito?- esclamò Lou estasiato. Jessie sorrise e si allontanò di qualche metro.
Louis cliccò col pollice il pulsante play dello stereo dal quale partì una melodia pop.
Jessie prese il respiro per poi correre verso Louis in attesa che la prendesse.
Louis non prese la ragazza e lasciò che quest’ultima gli cadesse addosso.
Le labbra di Louis erano troppo vicine per i suoi gusti, ma il fatto è che a quella vicinanza non ebbe nulla. Nemmeno un brivido, nulla.
-Non ho buoni riflessi, scusa..- sussurrò Louis sulle labbra della ragazza.
Profumava di menta fusa all’arancia, la ragazza inspirò quell’aroma così dolce che gli scaldò il petto.
La bionda cercò di alzarsi ma i riflessi acuti di Louis non glielo permisero.
Il ragazzo mise le sue mani sui fianchi della ragazza.
-Non è così comoda come posizione, Tommo..- soffiò la ragazza.
Il suo respiro profumava di rossetto alla fragola. A quel sospiro Louis sentì avvamparsi, la voglia di baciare quella ragazza saliva sempre più.
Forse tutto quello andava al di fuori di ciò che doveva completare, forse quella ragazza lo stava accattivando sul serio. E questo non gli piaceva affatto.
Avvicinò lentamente le sue labbra a quelle della ragazza e nel preciso istante in cui stavano per incontrarsi..
-Louis William Tomlinson togli le tue grinfie da Jess, ora!- trillò Harry prendendo per il braccio Jessie e avvicinandosela. La ragazza lo guardò spaesata mentre Louis capì che Harry era ormai a conoscenza della verità.


-Styles come mai sei venuto a interrompere le nostre prove?- sbottò Louis infastidito.
In realtà Jessie gli era grata, non aveva voglia di intraprendere qualcosa con il moro. Nonostante fossero amici non voleva essere altro.
-Jessie puoi uscire un attimo?- chiese Harry senza guardarla negli occhi.
-Harry ma i..- la ragazza venne interrotta da Louis.
-Jessie esci- si limitò a dirgli.
La ragazza guardò il riccio come ad assicurarsi che non avesse brutte intenzioni per poi uscire e rimanere vicino alla porta siccome fuori pioveva.
-Ho capito chi sei. Tu sei William! Tu sei colui che mi vuole ostacolare per far morire Jessie- trillò Harry puntando un dito in petto a Louis che nel frattempo se la rideva.
-Finalmente ci sei arrivato Harry, pensavo che fossi ritardato..- aggiunse poi.
-Toccala e..- il riccio venne interrotto.
-Cosa fai? Mi picchi? Povero illuso- rise sguaiatamente il moro.
-Lo sai vero che se voglio posso far morire quella ragazza anche ora, solo che poi non ci sarebbe gusto. Io voglio vederti soffrire Harry, voglio vederti piangere quando Jessie morirà davanti ai tuoi stessi occhi. Voglio questo Harry- disse Louis prima di avvicinarsi alla porta e chiudersela dietro, uscendo.
Harry si abbassò inginocchiandosi, non ce la faceva davvero più.
Quella ragazza l’aveva messo in tremendi casini.
Una foto gli pizzicò la gamba, la prese e la guardò:

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<<Hai fatto un grande guaio, giovanotto. Ora ti restano solamente sette giorni per far innamorare questo bel faccino di te. Condoglianze.>> 
 

-Una settimana!?- strillò Harry verso il cielo. –E’ impossibile!- continuò poi.
Pensò per un momento di perdere ma no. Non poteva lasciare che quel sorriso si spegnesse.
Si alzò, rimboccandosi le maniche e posando la foto nel suo portafogli per poi uscire fuori.
-Cos’è successo!?- chiese Jessie vedendo il viso scosso di Harry.
Il riccio scosse la testa per poi accettare l’invito della bionda a restare almeno per quella sera da lei a causa del temporale.

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Aloha lettori!
Prima di tutto vorrei informarvi di una cosa importante:
posterò probabilmente ogni 3-4 giorni per darmi la possibilità di scrivere a pieno i capitoli. 

Se, per caso, vedessi che nelle recensioni desiderate così tanto il capitolo cercherò di postarlo a breve.
Scusatemi!

Passiamo ad altro.. cosa ne pensate
di questo capitolo? Un bel colpo di scena, che dite?
Ora però avrei bisogno di sincerità, 
per voi sta diventando troppo monotona?
verità, verità e verità. grazie. 
-la vostra tonta Martina.

ps: grazie a coloro che seguono/recensiscono/ricordano/preferiscono la mia stupida fan fiction. 

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Capitolo 10
*** Sette cose che odio di te. ***


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Sette cose che odio di te.  
cap. 10

-Jaxon abbiamo un ospite stasera- disse Jessie facendo entrare Harry e chiudendo con uno slancio la porta. Jaxon uscì dalla cucina con un grembiulino bianco e la faccia sporca di farina.
-Chi è.. oddio!- corse subito in cucina chiudendosi la porta a chiave e molto probabilmente anche arrossendo. Harry trattenne una risata ma nel vedere Jessie scoppiare a ridere non riuscì a trattenersi.


Harry aprì le ante dell’armadio di Jaxon estraendone un pigiama blu a righe gialle sotto lo sguardo vigile della bionda.
-No, ma fai come se fossi a casa tua.. eh- disse sarcasticamente Jessie arrotolando una ciocca ribelle attorno al suo dito.
Harry posò il pigiama sul letto e si avvicinò a Jessie, pericolosamente per i suoi gusti.
Le prese la ciocca e gliela posò dietro all’orecchio per poi sussurrargli:
-Questa prima o poi sarà anche casa mia, biondina- al contatto con quel sussurro Jessie rabbrividì e se ne pentì amaramente quando sentì la risata di Harry irrompere quel silenzio.
Lo spinse verso la porta del bagno e, lanciandogli il pigiama, urlò:
-Sbrigati a lavarti, dobbiamo mangiare- disse per poi uscire dalla porta.


-Oh-oh, Styles è tornato! Cos’è ti ci eri addormentato nella vasca?- chiese Jessie porgendo le patatine ad Harry. Quella tuta accentuava ancora di più le sue cosce palestrate anche se Jess non era mai stata sicura che quest’ultimo praticasse alcun genere di sport.
-Allora Styl..- prima che Jaxon potesse terminare, il riccio lo interruppe.
-Harry.- lo corresse masticando una patatina.
-Allora Harry, come mai non ti è simpatico il nuovo?- a sentir quella domanda sorrise e rispose:
-Me lo chiedi perché t’interessa?- Jess roteò gli occhi al cielo.
-Se non gli interessava non te lo avrebbe chiesto, genio- sbottò quest’ultima.
Harry rise prima di alzare le spalle.
-Non lo so, davvero..- si limitò a rispondere il riccio evitando ogni altra singola domanda.
Jaxon ingoiò un boccone del suo panino, terminandolo.
-Allora.. quindi per stanotte le cam..- il ragazzo venne interrotto immediatamente dalla sorella.
-Non ho la minima voglia di dormire di nuovo con quell’energumeno, quindi stasera dormo nella tua camera fratellino- disse la bionda sottolineando l’ultimo nome.
-Ma Sam..- borbottò Jaxon mettendo un finto broncio.
-Sai che non funzionerà con me. O dormi con me, o con Harry e sia chiaro.. a quel punto non vorrei sentire rumori molesti, se capite cosa intendo- disse la bionda assottigliando gli occhi.
Jaxon si alzò dalla tavola, imitando un finto arrabbiato, mentre Harry si godeva in silenzio la scena.
-Sam, fila subito in cam..- la ragazza lo bloccò.
-Jaxon un calcio nei maroni ti farebbe bene ogni tanto, sai? Buonanotte piccioncini, vi auguro una felice luna di miele- disse Jess baciando la guancia del fratello e scompigliando i capelli del riccio.


La ragazza stava per infilarsi sotto le coperte quando la porta della camera si aprì lentamente dando spazio ad una chioma riccia e folta; Harry.
-Come posso esserti utile?- sbuffò Jess.
Il riccio fece finta di non sentire il suo sbuffo e si sedette sul letto accanto a lei. La ragazza roteò gli occhi al cielo prima di ripetergli la domanda.                                      
-Domani usciamo insieme?- la ragazza cercò di trattenere le risate, ma inutilmente.
-Cosa ti fa pensare che io esca con te, Harry?- disse la ragazza asciugandosi due lacrime causate dalle troppe risate. Harry scosse le spalle.
-Perché mi odi?- chiese improvvisamente. Jessie aggrottò la fronte.
-Odiare? E’ una parola troppo forte, io semplicemente cerco di evitarti- rispose ironicamente.
Harry sembrò pensarci su, per poi urlare:
-Voglio una lista- borbottò.
-Harry la spesa la facciamo il venerdì, non rompere e tornatene in camera- Harry trattenne un risolino per poi aggiungere:
-Non intendevo quello. Voglio una lista, sette cose- terminò. Jess lo guardò con aria interrogativa.
-Cosa intendi per ‘sette cose’?- chiese ingenuamente.
-Voglio avere sette motivi, sette motivi per i quali non vuoi uscire con me, sette motivi per i quali cerchi di evitarmi.. sette motivi pe..- il ragazzo venne interrotto.
-Ho capito Harry, ma io cosa ci ricavo da questa sciocchezza?- chiese esasperata.
-Se riesci ad elencarmi sette motivi validi per i quali mi odi non ti chiederò di uscire mai- rispose.
Jessie sorrise impercettibilmente.
-Per mai intendi mai più?- chiese quel’ultima. Harry annuì vocalmente.
-Passami un foglio ed una penna- disse prima di cominciare a scrivere quella fatidica lista.


-Sei lì a scrivere da quindici minuti e trentasett.. trentott.. trantanov.. sei da quindici minuti! Ma quanto ci metti?- sbuffò Harry ormai quasi assonnato.
-Non rompere, mi mancano gli ultimi due punti!- urlò la ragazza mordicchiando il tappo della penna mentre ancora pensava. Era proprio ciò che sospettava, non sapeva cosa scrivere negli ultimi due punti. Harry trattenne una risata e Jess avrebbe potuto giurare di aver sentito ‘ci avrei giurato’.
-Bene, siccome l’attesa è un suicidio, che ne dici di cominciare a leggermi i primi cinque punti?-
Jessie annuì per poi posare la sua penna dietro all’orecchio destro e spostare il resto dei capelli sulla spalla sinistra e, con una smorfia labiale, cominciò a leggere i primi punti.. non prima di essersi schiarita la voce con un grugnito.
-Primo: odio il fatto che tu sia completamente fissato con i tuoi capelli, sembri una donna- disse la ragazza alzando lo sguardo dal foglio al ragazzo notando il suo sguardo contraddittorio.
-Non sono fissato con i miei ricci!- sbottò il ragazzo mettendo una mano tra i suoi capelli e massaggiandoli accuratamente. Jess accigliò lo sguardo.
-..E va bene, forse solo un po’- continuò sbuffando il ragazzo, gesticolando.
Jessie rise sommessamente per poi posare lo sguardo di nuovo sul foglio.
-Secondo: odio il fatto che quando io sia in pericolo ci sia sempre tu nei paraggi, mi fa sentire seguita- disse la ragazza tenendo gli occhi fermi sul foglio, quasi imbarazzata.
-Ma questo non è un motivo valido!- urlò Harry riprendendo a gesticolare.
Jess alzò lo sguardo e rispose:
-Sì che lo è! E ora se permetti vorrei continuare..- terminò. Harry sbuffò per poi annuire, solamente per la curiosità si sapere quali altre idiozie si fosse inventata quella bionda.
-Terzo: odio quando mi contraddici, è asfissiante! Non ammetti mai la verità!- disse sistemandosi una ciocca di capelli al lato.
-Ma non è vero!- urlò il ragazzo alzandosi leggermente.
-L’hai appena fatto, vedi?- disse la ragazza puntando il suo indice al petto del riccio.
-Su, continua- la incitò il riccio.
La ragazza sistemò meglio la penna sul suo orecchio e, con movimenti cauti, aggiustò la ciocca di ricci ribelli cadutale sulla fronte.
Harry fissava la scena in silenzio e si tratteneva dal saltargli letteralmente addosso.
-Sei bellissima..- si lasciò scappare, per poi coprirsi con le mani la sua stessa bocca.
Jess lo osservò imbarazzata, per poi urlare:
-Ora ho anche un sesto punto!- disse prendendo la penna e scrivendo qualcosa sul foglio.
La richiuse e riprese a leggere mentre Harry si malediceva da solo.
-Quarto: odio i tuoi amici, sono cretini..- la ragazza venne interrotta dal riccio.
-Ma i miei amici non c’entrano nulla con me!- spiegò. La bionda fece finta di non sentirlo per poi continuare a leggere.
-..E tra parentesi ho anche scritto che Niall è il peggiore- disse fiera di se. Harry sorrise, la leggerezza con la quale quella ragazza parlava era impressionante.
-Quinto: odio quando compari all’improvviso, come quand’ero con Louis. Mi spieghi cosa ci facevi lì?- chiese la ragazza lanciando la penna a terra e posizionandosi sotto le coperte pronta per addormentarsi.
-Coincidenze- si limitò a rispondere il ragazzo. Jessie scosse la testa contrariata, ma non volle ripetergli la domanda, era ormai troppo stanca per ascoltarlo.
-Sesto e, per ora, ultimo motivo: odio quando mi menti.- disse appallottolando il foglio e lanciandolo sul comodino, segno che aveva ormai finito di leggere e che il settimo punto era ancora sconosciuto.
-E quando ti avrei mentito per l’esattezza?- chiese Harry prendendo il foglio e posandolo nella tasca anteriore dei suoi pantaloni.
-Prima, non sono bellissima.. e ora ciao riccio- disse girandosi tra le coperte, ormai quasi addormentata.
Notando che ormai la dolce bionda aveva già chiuso gli occhi finendo in un lungo e asfissiante sonno il riccio si avvicinò a lei lasciandole un casto bacio sulla fronte per poi sussurrargli all’orecchio:
-Questo è vero, non sei bellissima.. sei molto di più- per poi uscire chiudendosi lentamente la porta alle spalle.  


Jessie aprì di peso gli occhi, sicura di aver sentito un tonfo proveniente dalla camera di fronte.
Si alzò e, massaggiandosi, gli occhi guardò l’orologio che segnava solamente le 4.15.
Promise a se stessa che anche se fosse stato un ladro lo avrebbe ammazzato di botte.
Prese la mazza da baseball e, impugnandola saldamente, si avviò verso la porta del fratello aprendola con un calcio.
-Aaaah!- stava per colpire qualcuno quando capì che quel ‘qualcuno’ era solamente Harry che era appena crollato dal letto ed era in procinto di massaggiarsi la nuca.
Probabilmente Jaxon lo aveva spinto nel sonno siccome non era la prima volta che succedeva.
Jessie rise e notando lo sguardo furioso di Harry fulminarla disse la prima cosa che gli balenò in mente:
-Dormi con me?- vide comparire sul volto di Harry una smorfia maliziosa e si pentì all’istante della proposta, ma ormai era troppo tardi.


-Harry ricordi la minaccia che ti feci a Boston? Bene, vale ancora- disse Jessie mettendosi sotto le coperte. Harry sbuffò.
-Intendi quella del metro di distanza? La ricordo- disse avvicinando il suo corpo a quello della bionda e, stringendola in un abbraccio, posò la sua testa dell’incavo del suo collo.
-Harry..- protestò debolmente la ragazza.
-Shh, dormi- rispose Harry prima di calare anche lui in un tremendo sonno.
Dormivano insieme. Probabilmente qualcosa stava cambiando. Ma se uno di loro avesse sbagliato?

Harry si svegliò, era la prima volta dopo che era venuto a sapere dell’eventuale morte di Jessie che non aveva sognato qualcosa su quel fatto.
Si strofinò gli occhi per osservare meglio Jess ancora mentre dormiva. Le accarezzò dolcemente la guancia quasi come se con un tocco potesse spezzarla.
-Cosa mi hai fatto, bionda?- sussurrò Harry prima di lasciargli un altro bacio sulla fronte e scendere le scale, con uno strano presentimento alla bocca dello stomaco.


-Harry..- Jessie si rotolò tra le coperte in cerca del riccio, ma a sua sorpresa non lo trovò. Probabilmente si sarà già svegliato pensò quest’ultima alzandosi e, sistemando la sua canotta all’altezza dei fianchi, aprì la porta sbadigliando di tanto in tanto.
Scese silenziosamente le scale mentre, con le mani tra i capelli, si scioglieva qualche ricciolo ribelle.
Quella mattina per uno strano motivo si sentiva un buco all’altezza della pancia, un intruglio tra ansia e paura. Cosa stava per succedere?
Scese l’ultimo gradino avviandosi verso la cucina dove, silenziosamente, sentì Harry intrattenere una conversazione con qualcuno:
-Senti, tu non le farai del male. Ho un compito ben preciso e tu non lo rovinerai, non hai nessun motivo per farlo- cercò di sussurrare Harry al telefono.
Probabilmente l’altra persona al cellulare lo stava facendo arrabbiare siccome il riccio cominciò a posare le sue dita tra i capelli, rigirandoli furiosamente.
-Devo farla innamorare di me! Devo far innamorare Jess di me oppure lei morirà e tu non me lo impedirai, non ho intenzione di farla morire, intesi? Dopo che sarà passata questa benedetta settimana sarà tua, ma solo dopo, ok!?- sbottò Harry.
Jessie rimase paralizzata. Aveva sentito bene? Harry doveva salvarla? Ma da cosa.. e soprattutto da chi? Harry riattaccò il cellulare voltandosi furioso, ma una volta girato il sangue gli si raggelò nelle vene. Vide Jessie avvicinarsi verso di lui con un viso tra l’arrabbiato e l’incredulo.
Sarebbe scoppiata tra esattamente tre.. due.. un..
-Cosa cavolo hai appena detto!?- in anticipo. Harry cercò di pensare una risposta velocemente o almeno sperava che quel Brando avesse, come in precedenza, fermato il tempo. Ma nessuna delle due cose accadde.
-Jess io ti posso spiegar..- Harry cercò di avvicinarsi alla bionda che, prontamente, fece un passo indietro.
-Non avvicinarti- scandì le due parole la ragazza. Harry la fissava tremando.
Il brutto presentimento alla bocca della pancia era realtà.
-Da chi mi devi salvare?- chiese la ragazza abbassando lo sguardo, gli occhi del ragazzo erano troppo comunicativi per lei.
-Non lo so, lo incontro solamente nei sogni..- rispose il riccio pensando che da lì a poco l’avrebbe preso per uno psicopatico. Ma Jessie non lo fece, lei credeva in questi tipi di conversazioni.. sin da piccola ci aveva sempre creduto.
-Quindi tutto quello che hai fatto era solamente per conquistarmi?- Jessie parlava mentre, lentamente si avvicinava al riccio puntandogli contro un dito mentre lui indietreggiava a tempo.
-Mi hai aiutato ad arrivare a Boston perché così facendo ti sarei stata grata..- Harry si limitava solamente a scuotere la testa negativamente, ma la ragazza continuava.
-Hai usato Niall per farmi rinchiudere in quello stanzino in modo che tu, sapendo il mio punto debole, avessi potuto salvarmi facilmente- Harry urlò un ‘no’ seguito da ‘nessuno sa questa storia a parte me’. Ma la bionda non lo ascoltò.
-Hai perso ogni minimo secondo, di questi tre fottuti giorni solamente per farmi innamorare di te?!- sbottò la ragazza fermandosi. Harry era ormai alle spalle del muro e non poteva andar oltre.
-Jessie non è andata così, io posso spieg..- la ragazza lo interruppe.
Gli occhi le cominciavano a bruciare e un nodo alla gola di stava formando lentamente, ritirò indietro le lacrime e con flebile voce anticipò:
-Esci da casa mia, e non farti vedere mai più.- disse indicando la porta poco più lontana da lì.
Harry seguì la traiettoria delle dita di Jessie per poi tornare al suo sguardo; impassibile e vuoto.
-Jess tu non capisci, se non ti innamori di me tu mor..- la ragazza lo bloccò di nuovo, con la stessa enfasi di poco prima.
-Fuori, non voglio rivederti. Ti odio!- disse spingendolo fuori e chiudendosi la porta alle spalle mentre, strusciando contro il marmo di quest’ultima, rimase seduta contro il pavimento a singhiozzare.
Perché sentiva che una parte di se era appena andata a farsi fottere?
Perché ogni volta che aveva un brutto presentimento, doveva essere vero?
Perché piangeva inutilmente per uno stupido ragazzo?
Perché non riusciva a rispondere a queste domande?
Perché.. perché si era appena accorta che era completamente, fottutamente, incondizionatamente innamorata di Harry Styles.. il donnaiolo più furibondo e mascalzone dell’intera Hartford?
Perché?



Harry quasi non poteva credere che tutto ciò che aveva tenuto dentro era stato scoperto, ma il fatto che più lo colpì fu che gli faceva male.
Gli faceva male sapere che per colpa sua sentiva Jessie singhiozzare.
Gli faceva male sapere che ora Jessie credeva che lui l’avesse solamente illusa.
Gli faceva male scalciare sassi mentre, velocemente, tornava a casa.
Gli faceva male aver scoperto di essere veramente, appassionatamente, interamente innamorato di Jessie Kogan.. la bionda più casta e antipatica dell’intera Hartford.
Gli faceva male.
Scalciò un altro sasso con più violenza fin quando un foglio di carta appallottolato gli cadde dalla tasca. Lo riconobbe immediatamente.
La lista. Le sette cose che Jessie odiava di lui.
Si fermò sospirando per poi aprire il foglio, stiracchiandolo con le dita. Fece scorrere lo sguardo sui punti e sulla tonda scrittura della bionda, per poi arrivare al settimo punto.
-Sette: odio il fatto che..- la frase era interrotta lì. Ma Harry no, Harry non sarebbe andato via senza prima aver saputo l’ultimo motivo. Non l’avrebbe mai fatto.
Fece dietro-front per poi riprendere furiosamente a camminare verso casa Kogan.


La porta d’entrata era socchiusa così entrò, senza bussare o chiedere il permesso.
-E tanto per concludere, io non so nemmeno il settimo motivo per il qual..- il ragazzo non riuscì a terminare la frase che due mani delicate lo presero da dietro, facendolo girare.
Capì di stare baciando Jessie solamente quando sentì le sue soffici labbra rosee socchiudersi e approfondire il bacio.
Harry lasciò cadere la lista ai suoi piedi mentre Jess continuava con foga a mordere quelle labbra dall’aspetto così invitante e che non si aspettava di desiderare.
Il riccio posò le sue mani sul viso della bionda avvicinandola ancora di più finché i loro corpi non furono così vicini che entrambi sentirono il battito accelerato dell’altro.
Jess sciolse quel contatto dopo un paio di minuti e, abbassandosi, prese il foglio dirigendosi verso l’entrata per poi uscire.
Harry la seguì in silenzio e, notando che si era appena seduta sulla panchina di fronte casa sua si sedette accanto a lei. Vide quest’ultima scrivere qualcosa sulla lista per poi riappallottolarla e posarla nelle sue mani. Gli lasciò un bacio a stampo per poi alzarsi e rientrare in casa probabilmente a svegliare il fratello.
Harry abbassò lo sguardo ancora incredulo che tutto quello fosse stato un semplice sogno.
-Sette: odio il fatto che non ti odio, nemmeno dopo tutto quello che ho saputo, nemmeno quasi, nemmeno poco, nemmeno.. niente- la lista terminava così.
Harry rilesse quella frase probabilmente per un centinaio di volte, se non di più, e.. per ogni volta che leggeva un brivido gli percorreva dalla testa fino ai piedi lungo tutta la spina dorsale.
Sorrise per poi posare il suo foglio di carta preferito, forse anche il più impasticciato, rovinato e piccolo del mondo. Ma il suo preferito.


Lei era probabilmente innamorata di lui.
Lui era ovviamente innamorato di lei. 

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Aloha belli!
Come avevo promesso ho aggiornato dopo tre(?) giorni. 

Allora, questo capitolo è innanzitutto il mio preferito, sappiatelo. 
Non solo perché c'è il loro primo
(vero) bacio. Ma perché ci ho messo impegno per scriverlo, e ne sono soddisfatta. 

Vi ringrazio tanto per la vostra partecipazione,
voi non sapete quanto siete importanti. 
Avete le redini di questa storia, se non ci foste voi probabilmente non continuerei a scrivere.

Grazie ancora, tornerò fra tre-quattro giorni!
Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-La vostra orgogliosa Martina.

ps: vi lascio con una gif della nostra amata Sasha, nonché Jessie!

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Capitolo 11
*** Pace fatta? ***


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Pace fatta? 
cap. 11

-Jess!- la rossa corse incontro alla sua migliore amica.
La ragazza, accompagnata dal fratello, era appena andata a scuola per un nuovo giorno di scuola e si era severamente imposta di evitare in ogni modo Harry.
Jessie si voltò, scuotendo a destra e a sinistra la sua mano, salutando Roxie.
-Hey rossa, cosa succede?- chiese affiancandola mentre Jaxon si avviava verso la sua classe.
Roxie sbuffò sonoramente, prima di aggiungere:
-Horan, non so come facciano a sopportarlo! Ti rendi conto che stava per ucciderti l’altro giorno? Ora ha anche il coraggio di venir da me e chiedermi scusa per la lista e per ogni volta che ha cercato di portami a letto, impossibile.- sbuffò la rossa.
Jess sembrò pensarci su. Sul serio quel ragazzo si era pentito di tutto?
Probabilmente sì, andiamo.. aveva quasi ucciso una ragazza, era logico che cambiasse da com’era prima. No?
-Secondo me dovresti perdonarlo, non dico che devi andargli vicino ed urlare ‘Hei Horan, ti perdono. Vieni qui che ti aspetto a braccia e gambe aperte dall’emozione’.. ma secondo me dovresti almeno provare ad ascoltarlo, no?- disse la bionda con vena ironica.
Roxie cominciò a ridere, fermandosi per non rischiare di cadere rovinosamente a terra.
-Oddio, il fatto delle braccia e delle gambe era fantastico, sei un mito Jess!- disse trattenendo un braccio sulla pancia. Jessie sbuffò.
-Possibile che hai sentito solo quella frase?- disse strabuzzando gli occhi. Roxie scosse la testa in segno di disapprovazione.
-Proverò a parlarci, ma non ti prometto nulla. Ora vado a lezione, a dopo- chiarì la rossa lasciando un bacio sulla guancia morbida dell’amica e dirigersi all’entrata della sua classe.


Dopo esser andato via, Harry aveva provato a rintracciare Jessie tramite telefono, aveva dimenticato un particolare più che importante.
Aveva dimenticato di dirle che colui che la voleva morta aveva coinvolto anche Louis.
Così aveva provato a parlarle ma senza risultati, Brando gli aveva severamente detto che dirgli anche di Louis sarebbe stato così scorretto che la ragazza si sarebbe ovviamente innamorata di lui e così aveva dovuto cedere.
-Harry sbrigati o faremo tardi per educazione fisica!- urlò Niall raggiungendo l’amico.
Il riccio scosse la testa come per allontanare quei ricordi e, annuendo, ripresero a correre verso la palestra.
-Allora, hai parlato con Roxie?- chiese il riccio mentre allacciava lentamente le sue scarpette da ginnastica. Niall tossì, imbarazzato.
-Sì, o almeno ho cercato di farlo.. ma appena ho cominciato a scusarmi mi ha riso contro, idiota- sbuffò il biondo cambiando la sua maglia verde con una canotta grigia.
-Tipica mossa femminile. Vedrai che cederà e ti perdonerà- disse il riccio prima di dargli una pacca sulla spalla ed entrare in palestra.


-Kogan oggi non ha azzeccato una sola battuta. Ma cosa le prende?- chiese arrabbiato il professore.
Jess si asciugò con il braccio la fronte sudata e, per la quinta volta di seguito, riprese il pallone fra le mani cercando di fare una battuta; se non riusciva a farla la colpa era solamente della frattura al polso che il prof pensava non fosse un problema.
-Via!- urlò quest’ultimo fischiando. Jess sospirò forzatamente e con la mano destra era pronta a schiacciare quando, per la sesta volta, sbagliò di nuovo.
Il professore scalciò la prima palla che gli capitò a tiro, leggermente innervosito.
-Kogan, la smetta di fare la vittima e faccia una benedetta batt..- il professore venne interrotto dalla voce acuta di Niall.
-Prof. non vede che non ce la fa? Ha il polso rotto e poi, giusto per dirlo, non si arrabbi se la sera nessuno gli si fila, arriverà il turno anche per lei- disse il biondo poggiando il braccio sulla spalla del prof, quasi se fosse un suo migliore amico.
Intanto Harry rideva mentre Jess fissava la scena incredula. Era cambiato, forse.
Il professore gli riservò uno sguardo torvo prima di passare alla ragazza successiva mentre Jess, si sedette sulla trave di legno in attesa della fine dell’ora.


-Vai a parlarle- disse Harry rivolto a Niall che, da lontano, fissava la ragazza.
Si sentiva tremendamente in colpa, doveva far in modo di farsi perdonare. Ma come?
Il biondo si girò, scuotendo il capo.
-Io? Scusarmi? Ma non farmi ridere!- mentì l’irlandese. Avrebbe tanto voluto farlo ma aveva vergogna, o ancor meglio, teneva così tanto alla sua reputazione che credeva che scusandosi l’avrebbe persa definitivamente.
Harry scosse la testa, ridacchiando fra sé e sé. Quel ragazzo era proprio testardo, ma non l’avrebbe vinta quella volta.
-Niall non fare l’orgoglioso, so che in realtà vorresti andare lì- il biondo lo guardò furioso.
-Smettila di dire stronzate, quella ragazza non può cambiare Niall James Horan, intesi?- sbottò Niall prendendo un pallone ed entrando in campo.
Harry scosse per la seconda volta la testa, raggiungendolo immediatamente.


-Jessie, sbrigati ad uscire! Non sei l’unica che deve fare pipì.. sai com’è- borbottò Roxie saltellando nei bagni, in attesa che Jessie uscisse.
Si sentì una risata strozzata di Jess che poi aprì la porta, la rossa si fiondò sul bagno mentre Jessie era in procinto di aggiustarsi la medicazione al polso.
-Oggi il prof era particolarmente acido, penso che per colpa sua dovrò tenere questa benda ancora per qualche giorno- sbuffò Jessie stringendola ben stretta al polso.
Roxie annuì sbuffando, non le era mai stato simpatico quel prof.
-E come te la sei cavata?- chiese quest’ultima aggiustandosi il pantalone.
-Niall, lui mi ha difeso- disse la ragazza sorridendo lievemente e avviandosi per i corridoi.
-Intendi Niall Horan, proprio quel Niall?- strabuzzò gli occhi Roxie.
Jess annuì vocalmente per poi entrare in mensa.


-Dai Harry, che ti succede?- chiese Taylor.
Era chiusa nei bagni in compagnia del riccio mentre cercava, astutamente, di fare ciò che immaginate.
Il ragazzo rifiutò due o tre volte ma la mora non voleva sentir controbattiti.
-Taylor, hai rotto. Ok? Ci vediamo oggi per il corso..- disse il riccio aprendo la porta e uscendo, per poi fermarsi e, girandosi continuò:
-E calma i tuoi ormoni ogni tanto- le fece un occhiolino e si avviò a mensa dove sicuramente i suoi tre amici lo stavano aspettando.
-Hey Hazza, finalmente.- sbottò arrabbiato Liam, lo si poteva notare dal suo colorito leggermente arrossato. Il riccio si scusò per poi accomodarsi accanto ai tre.
Zayn continuava a masticare e, balbettando chiese:
-Cos’avete fatto ieri, ragazzi?- poi deglutì.
Niall non esitò a rispondere:
-Sono andato a provare con Anderson, che noia- sbuffò quest’ultimo. Liam invece sorrise.
-Sono stato a casa di Danielle, cioè.. non pensate male! Sapete come sono, ci ho solamente parlato un po’- disse imbarazzato. Niall gli sorrise per rassicurarlo, mentre Zayn rise.
-Certo, parlare.. ovvio- disse malizioso. Liam e Niall non ci fecero tanto caso e voltarono i loro sguardi verso il riccio ancora in silenzio.
-E tu Harry? Sei stato da Taylor?- chiese Niall, Harry deglutì alla ricerca di una risposta.
-Sì.. emh, sono stato da lei, giusto- rispose. I ragazzi non parvero convinti ma non ci fecero caso, continuando a mangiare il loro panino.
Continuarono a chiacchierare per un po’ quando a Liam non cadde il cellulare sotto il tavolo.
-Sempre il solito sbadato- rise Harry. Liam rispose con un ghigno e poi si abbassò sotto il tavolo, per riprendere il suo cellulare.
-Ragazzi..- cominciò il biondo cenere risedendosi al tavolo.
-C’era questa foto sotto al tavolo..- continuò girando la foto verso i tre, Harry sbiancò.
Era una delle foto della Kogan. La prese al volo, lasciando basiti gli altri.

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<<Hai già scelto il colore della tomba? Sbrigati, potrebbe essere troppo tardi. Rammenti? -6>>
 

Il ragazzo strinse i pugni, sgualcendo la foto e chiudendo i denti. I ragazzi lo guardarono interrogativi.
-Harry, devi dirci qualcosa?- chiese Zayn. Quest’ultimo alzò lo sguardo dalla foto al suo sguardo, lasciandolo scorrere verso gli altri tre.
Stava per inventarsi una scusa, quando la campanella suonò.
-Vado a lezione, a dopo- si limitò a dire prima di alzarsi e dirigersi verso l’uscita della mensa.


-Harry! Aspetta!- il riccio sbuffò sentendo la voce di Niall in lontananza. Non che non sopportasse l’amico, ovvio, ma sicuramente quest’ultimo gli avrebbe chiesto qualcosa sulla fotografia.
-Cos’era quella foto?- come non detto. Harry scosse le spalle, riprendendo a camminare verso la sua classe mentre il biondo lo affiancò.
-Harry perché su quella foto c’era scritto di fare una tomba alla Kogan?- chiese l’irlandese aggiustandosi lo zaino.
-Si chiama Jessie, non Kogan- rispose il riccio. Niall sbuffò.
-Non cercare di cambiare discorso con me amico, sai che è impossibile farlo- disse quest’ultimo ma prima che Harry potesse ribattere la voce stridente della preside coprì la sua voce.
-Chiedo a tutti coloro che frequentano il corso di ballo di venire, immediatamente, in palestra!- ripeté questo per due volte dopodiché cessò e, come se non fosse successo niente, ripresero a camminare.
-Io e te oggi dobbiamo parlare- disse il biondo prima di sedersi in attesa che tutti arrivassero.


-Jess!- la bionda si sentì chiamare, così girandosi notò lo sguardo dolce di Louis scrutarla dalla testa fino ai piedi.
-Ehi Lou, sentito?- disse la bionda posando i libri nell’armadietto, riferendosi all’avviso della preside.
Louis annuì mentre Roxie, gettandosi sulle spalle dell’amica, la incitò a dirigersi verso la palestra.
-Sbrighiamoci, chissà cosa vorrà comunicarci..- sorrise la rossa, poi continuò.
-Magari un cambiamento di coppie, chissà!- disse con occhi sognanti. La bionda la spintonò ridendo.
-Non pensarci nemmeno- la sfotté Tommo ridendo accompagnato da un’occhiata fulminante della rossa e una sonora risata di Jess.


-Gentili studenti- strillò la preside cercando di attirare l’attenzione dei ragazzi, in procinto di chiacchierare fra loro.
La preside tossì al microfono, cercando di farsi sentire. Ma nulla, nessuno la considerava.
-Santissima carota incinta, quella pazza sul palco sta cercando di dirci qualche cazzata, facciamo silenzio così almeno parlerà e poi chiuderà quella fogna?!- urlò Louis superando le voci dei compagni, attirò l’attenzione e in un secondo tutti furono in silenzio.
Sorrise a Jess e Roxie mentre queste ultime ridevano e si accomodò, sotto lo sguardo furioso della preside.
-Come dicevo..- tossì la preside alzando lo sguardo verso gli studenti calorosamente attenti.
Forse non aveva mai ricevuto tanta attenzione in vita sua.
-Siccome vogliamo cominciare a vedere le coreografie, oggi pomeriggio alle 17.00 verrete tutti qui per una piccola prova. Mi raccomando non fate tardi!- comunicò la preside.
Tutti annuirono sbuffando e dirigendosi verso l’uscita.


-Jessie!- urlò qualcuno in fondo, la bionda si girò notando il suo migliore amico sbracciarsi verso la sua direzione. Kyle.
-Kyle, dimmi- sorrise la bionda, l’amico fece il finto offeso, voltando il capo verso sinistra con fare arrabbiato. Jessie sbuffò.
-Kyle, amore mio, dimmi un po’. Cosa succede?- riformulò la domanda baciando la sua guancia destra. Kyle sorrise, voltandosi di nuovo verso l’amica.
-Jessie, dolce cara Jessucc..- la bionda lo fermò.
-Arriva al punto, idiota- Kyle deglutì. Sapeva già delle urla che avrebbe dato l’amica dopo che gliel’avrebbe chiesto.
-Ti va di venire a casa mia, oggi, dopo mangiato?- chiese riducendo gli occhi a due fessure.
-Quante storie per chiedermi di venire da te, manco avessi invitato St..- la ragazza venne bloccata.
-Me? Oh, fidati. Mi ha invitato e non mancherò- si introdusse Harry sorridendo alla bionda e appoggiando una mano sulla spalla dell’amico. Niall abbassò lo sguardo, girandolo verso chissà cosa.
Cercava di evitare lo sguardo di Roxie ma soprattutto, e più doloroso e pungente, quello di Jessie.
-Kyle dimmi che sta mentendo, ti scongiuro- lo implorò la bionda cercando di non fissare il riccio.
Insomma nemmeno qualche ora prima si erano trovati a baciarsi, anzi.. lei lo aveva baciato ma lui di certo non aveva rifiutato. Eppure quella situazione la mise in imbarazzo.
Kyle le sorrise mostrando la sua perfetta dentatura e la ragazza gli regalò un pungo nella pancia.
-Odio il mio migliore amico!- urlò con sottofondo le risate di Louis e quelle di Harry, avrebbe giurato di aver visto un mezzo sorriso sul volto di Niall.
-..E tu, proteggimi!- disse la bionda dando una gomitata a Louis, che si massaggiò dolorante il braccio.
Harry s’irrigidì e Niall lo notò.
-Su Jess, non fare la preziosa. Vedrai che ci divertiremo. Alle 15.00 da me?- chiese Kyle sciogliendo la tensione. La ragazza annuì.
-E fammi trovare una barretta di cioccolato bianco, oppure mangio te!- urlò prima di prendere a braccetto Jaxon e andar via. Salutando con un bacio sulla guancia Louis.


-Jaxon, io scendo! Vado da Kyle!- urlò Jess aggiustandosi per l’ultima volta la sua camicia rossa a righe nere stiracchiandola per ben bene.
-Mi raccomando, non dimenticarti che alle 17.00 ci sarà la prova a scuola!- strillò quest’ultimo.
Jessie annuì visibilmente distratta prima di chiudersi la porta alle spalle e avviarsi verso casa del suo migliore amico, nonché il più stupido che avesse mai potuto avere.


La ragazza si trovò, finalmente, dinanzi quella grande porta. Bussò sbuffando, l’idea di trovarsi gli ‘amici’ di Kyle in giro per casa non era tanto allettante per i suoi gusti, ma doveva farlo per lui. Nemmeno un paio di secondi dopo e la porta si aprì, facendo intravedere una maestosa chioma riccioluta color biondo cenere; Liam.
-Hei Kogan, pensavamo che non venissi- disse quest’ultimo aprendo velocemente la porta per far entrare la ragazza.
-Quella volta che pensi, lo fai anche male. Straordinario!- ironizzò Jess entrando. Liam sbuffò; quella ragazza aveva la strana dote di riuscire ad avere sempre l’ultima parola, ed era una delle doti che né Liam, né il resto della combriccola sopportava.
-Jess!- urlò alla ‘tarzan’ il migliore amico della bionda.
Nemmeno il tempo di rispondere che si trovò sommersa nelle braccia dell’amico, sorrise impercettibilmente. Amava i suoi dolci abbracci, anche se la maggior parte erano rubati.
-Kyle!- urlò quest’ultima. Ma prima che l’amico potesse risponderle, continuò.
-Voglio la mia barretta di cioccolato, ora!- Kyle sorrise accompagnato dalla leggera risata di Harry, la ragazza si voltò notando che anche quest’ultimo era presente.
-In cucina, primo cassetto a destra- rispose prima di mollare l’amica e gettarsi sul divano.
Senza farselo ripetere due volte si avviò in cucina, attraversando tutto il corridoio superiore delle scale del secondo piano.
Entrò e, aprendo il cassetto, prese la sua barretta di cioccolato bianco aprendone l’estremità e mordicchiandone un angolo.
Uscì euforica dalla cucina passando, per la seconda volta per lo stesso corridoio ma questa volta sentì un leggero singhiozzio provenire da una delle stanze matrimoniali dei genitori di Kyle.
Ingoiò il cioccolato, cercando di continuare a camminare, ma il singhiozzio si ripeté una seconda volta e questa volta Jess aprì la porta, entrando.
A primo impatto non vide nulla, siccome la luce spenta e le finestra serrate, ma appena accese la luce notò, non molto distante dai piedi del letto, un Niall Horan rannicchiato per terra, piangendo.
Aspetta.. Niall Horan era capace di piangere? 
Jess si avvicinò notando lo sguardo incredulo di Niall, come si stesse pentendo di aver pianto.
La bionda si sedé accanto a lui, aspettando che parlasse.
-Niall Horan, sai piangere?- sdrammatizzò la bionda, ironizzando. Niall scosse le spalle, asciugandosi una lacrima. Jess deglutì. Mossa sbagliata.
-Perché piangi, Horan?- chiese quest’ultima.
-Da quanto ti interessi di quello che pensa uno stupido stronzo?- chiese l’irlandese, visibilmente scosso. La bionda scosse le spalle.
-Forse questa domanda l’avrei dovuta fare io, non credi?- disse. Niall abbassò lo sguardo.
-Scusa..- sussurrò probabilmente chiedendo scusa alla ragazza.
Ma secondo quelli che erano i pensieri di Jessie, Niall non chiedeva scusa a lei.
Niall stava chiedendo scusa a qualcuno di molto più importante di lei.
Niall stava chiedendo scusa a se stesso.
Si stava scusando per essere stato un donnaiolo, per aver ferito decine e decine di ragazze, rompendole il cuore.

-Non è un problema. Vuoi?- chiese Jessie porgendogli un pezzo di cioccolato bianco. Niall scosse negativamente il capo.
-Andiamo, non credere che solo perché sei uno stupido irlandese non sappia quanto tu ami il cioccolato, o anche solo mangiare in generale- rise la ragazza. Sul viso del biondo comparve un sorriso. Un sorriso che per un attimo illuminò la stanza più di quanto quella luce non facesse di già.
Niall afferrò con la mano destra il pezzo di cioccolato.
-Oggi Roxie mi ha fatto capire una cosa.- cominciò il biondo attirando l’attenzione di Jessie.
-In tutti questi anni ho sempre avuto tante ragazze ai miei piedi, ma nessuna era accanto a me per com’ero dentro. Sono tutte attirate dal mio aspetto fisico, e per quanto possa essere una mossa a mio favore in questo caso non lo è.
Roxie non mi nota. Roxie non mi sopporta. Lei mi fa capire tutti i miei errori ma ancor peggio lei non sa quanto possa far male vedersi odiare da lei.- 
si sfogò il biondo.
Non sapeva nemmeno lui perché le dicesse quelle cose, forse nemmeno lui le aveva mai pensate prima d’ora. La bionda sorrise, guardando l’armadio dinanzi a lei.
-Secondo me puoi cambiare. Andiamo, tutti lo fanno.
Guarda, tu.. Niall Horan, il ragazzo più goloso di Hartford sei riuscito a negare di volere un pezzo di cioccolato, è un passo avanti!- 
ironizzò Jessie facendo ridere Niall.
Poi di colpo la risata si arrestò e l’irlandese si rifugiò nelle braccia della bionda.
Sembrava fragile.
-Grazie Jay-Jaysorrise il biondo. La ragazza sciolse l’abbraccio, anche se avrebbe desiderato rimanere lì ancora per un po’.
-Com’è che mi hai chiamata?- chiese ridendo. Niall scosse le spalle.
-Jay-Jay, non ti piace?- rispose alzandosi e prendendo la mano di Jess, aiutandola ad alzarsi.
-Lo adoro- rispose la bionda uscendo dalla porta, accompagnata dal biondo.


Non è poi così male come amica pensò Niall.
Sono sicura che sarà un ottimo amico pensò invece Jessie. 

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Aloha potatoes! Eccomi qui dopo quattro giorni.
Che ne pensate del nuovo capitolo?
Troppo noioso, movimentato, monotono, 
interessante o semplicemente carino?

Beh, a voi la parola.

Vi ringrazio innanzitutto per le 
12 recensioni allo scorso capitolo.
No ma dico, DODICI recensioni?
Cazzo vi siete mangiati a colazione,
cereali e parlantina? (mangiatele spesso).
Vi ringrazio davvero, siete fondamentali
per la storia. 

Visto, finalmente Niall e Jess hanno fatto pace, 
ci voleva meno tensione, non credete?
Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-la vostra Martina.

ps: grazie a tutti coloro che hanno aggiunto fra i preferiti/seguiti la mia stupida ff. c:

 

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Capitolo 12
*** Due calamite diverse si attraggono. ***


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Due calamite diverse si attraggono. 
cap. 12

-Oh mio dio, è una visione questa. O sbaglio?- urlò Zayn vedendo scendere Niall e Jessie dalla rampa di scale mentre, sorridenti, parlavano di chissà cosa.
Harry sorrise; l’amico era riuscito a scusarsi finalmente.
-Molto spiritoso, davvero- rispose Niall gettandosi di peso sul divano, facendo finta di non aver notato la presenza di Liam che dolorante urlò:
-No, ma Niall.. fai come se non esistessi. Eh!- la stanza si racchiuse in una fragorosa risata.
-Cosa succede qui?- chiese Kyle entrando nel soggiorno mantenendo delle bottiglie di birra in mano.
Harry alzò la mano e Kyle, senza farselo dire, gli lanciò una birra che il riccio prese al volo.
-Anche io!- strillò Jessie. Kyle si voltò accigliando lo sguardo.
-Tu non reggi l’alcol, polpettina- ammiccò Kyle lasciando le altre tre birre per Niall, Zayn e Liam.
Jessie sbuffò rumorosamente, fingendosi offesa.
-Polpettina?- chiese Zayn portandosi la bottiglia fra le labbra, sorseggiando la sua birra.
-Oh no, ti prego..- quasi sussurrò Jessie, ma Kyle non si arrese e cominciò a raccontare l’origine di quel soprannome così strambo.
-Eravamo ad una festa organizzata da un amico di famiglia e Jessie, come vi ho detto, non reggendo l’alcol si ubriacò immediatamente. Cercai di fermarla e di farla ragionare ma nulla, continuava a parlare con i quadri, gli alberi o con tutto ciò che la circondasse..- il ragazzo si fermò, non riuscendo a trattenere una risata.
-Davvero molto divertente- sbottò scocciata la bionda. Kyle riprese immediatamente a raccontare:
-Dicevo.. parlava con chiunque e qualunque cosa le fosse intorno, dicendo cose del tipo ‘Oh mio bel fusto, hai delle foglie così invitanti. Posso diventare la tua Eva e tu il mio Adamo?’- a quella battuta tutti cominciarono a ridere e, Jessie, non ricordando minimamente quel buffo dettaglio rise anche lei promettendo a se stessa di non ubriacarsi mai più per tutta la durata della sua lunga vita.
-Poi siamo noi quelli senza cervello..- ironizzò Liam beccandosi una spallata da Niall che, generosamente, cercava di difendere la bionda. Jessie lo fulminò con lo sguardo.
-Poi arrivò davanti al maggiordomo del mio amico, Fred, e lei cominciò ad urlare ‘Hai delle polpette al posto delle tette?’ mentre gli toccava i pettorali afflosciati e tastando, urlò ‘Ma queste non sono polpette, queste sono frittate scotte’- terminò ridendo e trasportando tutti nella risata, compresa la bionda che, finalmente, aveva trovato il lato ironico di tutta quella storia.
-Non pensavo che l’alcol ti facesse questi effetti, Kogan- rise Zayn. La bionda scosse le spalle, asciugandosi una lacrima.
-Ero fatta della stessa sostanza di cui sono fatte le ragazze quando vengono a letto con te- ipotizzò beccandosi un caloroso applauso da tutti i presenti.
-Jay-Jay sei un mito! Sul serio!- urlò Niall poggiando le sue braccia intorno al collo della bionda, abbracciandola. Harry sorrise.
Niall Horan aveva appena chiamato Jay-Jay, Jessie.
Un flashback gli annebbiò la mente.

-La leggenda trama che Jay-Jay.. come ero solito chiamarla..- il destino era vero.
Il vecchio anziano di qualche giorno prima era lo stesso Niall da giovane e chiamava Jessie con lo stesso soprannome.
-Oh oh, Zayn vedo che la bionda ti da filo da torcere!- urlò Harry ridendo e beccandosi un’occhiata fulminea dal moro. Poi, contemporaneamente, Kyle e Niall urlarono:
-Ho fame!- facendo sorridere tutti.
-E come se non bastasse siete anche comunicati, perfetto- sorrise Jess.
Zayn e Liam si alzarono, prendendo i loro cappotti:
-Su andiamo a prendere delle pizze, torniamo tra mezz’ora. Giusto in tempo per andare al corso- dissero mentre, velocemente uscivano, lasciando Jessie in casa da sola.


La ragazza, non avendo la minima intenzione di starsene lì ferma, si alzò e cominciò a rovistare per i cassetti in cucina, in cerca di un altro pezzo di cioccolato bianco.
-Possibile che quell’idiota abbia finito tutti i pezzi di cioccolato?- urlò posando velocemente la mano sul ripiano di marmo, senza nemmeno far caso al coltello con il quale si tagliò l’estremità tra il pollice ed il polso.
-Dannazione!- urlò cercando di fermare il sangue con la maglietta, ma il risultato che ottenne fu solamente quello di aver sporcato la sua maglietta bianca.
Sbuffò e immediatamente si diresse verso il bagno, cercando di trovare una medicazione.
La prese e, ossigenando la ferita, usò un cerotto per poi posarlo sulla mano ma non prima di essersi tolta la maglia, ormai piena zeppa di sangue.
Uscì dal bagno, dirigendosi nella stanza di Kyle dove, sicuramente, avrebbe trovato un’altra maglia da indossare, anche se maschile.


-Allora ragazzi, che pizza compriamo per la Kogan?- chiese Liam. Zayn alzò le spalle, completamente disinteressato proprio come Harry. Niall si limitò a rispondere con un:
-Non ne ho la minima idea, Kyle?- chiese girandosi verso l’amico. Quasi sicuramente avrebbe saputo i gusti preferiti della sua migliore amica, no?
-Una bianca con patatine, grazie- sorrise al pizzaiolo che, immediatamente si mise all’opera.
Harry si poggiò di peso su uno dei cinque sgabelli e, socchiudendo gli occhi per riposarli, sentì una voce inondargli le orecchie.
-Mai pensato che forse non dovresti lasciare la bionda da sola?- quella voce.
Sì, quella voce era proprio quella di Brando. Harry aprì immediatamente gli occhi, alzandosi velocemente e correndo verso l’uscita.
Jessie era in pericolo.
Un braccio lo fermò, facendolo voltare:
-Un attimo di pazienza, le pizze arrivano subito Edward- ironizzò Zayn. Harry strattonò la presa.
-Torno a casa di Kyle, ci vediamo lì- lo liquidò lanciandolo lì impalato con la bocca spalancata probabilmente a chiedersi cosa avesse in mente.


La ragazza stava cercando ancora una maglietta adatta quando sentì sbattere la porta al piano inferiore. Pensò immediatamente che i ragazzi fossero ritornati così si sbrigò a mettersi la maglietta, ma prima che potesse farlo qualcuno spalancò la porta, col fiatone.
Harry col fiatone?
-Harry?- sbottò la ragazza prendendo la maglietta e infilandosela con una velocità assurda. Poi arrossì, da quando arrossiva per Styles?
-Jess, sono venuto a vedere come stavi- disse entrando in camera e gettandosi di peso sul letto, coprendo la testa col cuscino. Un peso in meno, era arrivato prima che Brando potesse far qualcosa. 
-A parte il fatto che stavo per ammazzarmi, direi piuttosto come cinque minuti fa- sorrise la bionda. Harry alzò il capo, riservandole uno sguardo torvo.
-Mi sono tagliata col coltello, per sbaglio..- disse imbarazzata la bionda, portandosi una mano dietro la nuca. Probabilmente non voleva far capire quanto fosse sbadata e tremendamente goffa.
Harry sorrise sereno, aveva pensato al peggio.
-E ora, stai bene?- chiese sedendosi e osservandole il cerotto.
-Da quando Styles è più protettivo di un padre?- rise la ragazza gettandosi di peso sul letto.
Mossa sbagliata.
Quando si rigirò si ritrovò letteralmente Harry a cavalcioni su di lei, mentre qualche ricciolo ribelle gli ricadeva dolcemente sul viso tondo.
La bionda deglutì, quel verde stagnante non era mai stato così vicino ai suoi occhi.
-Perché non ti piace avere attenzioni da me?- chiese Harry non avendo la minima intenzione di alzarsi da quella così piacevole posizione.
-A me non piace avere attenzioni da nessun tipo del sesso opposto, è diverso- la buttò sullo scherzare la bionda. Harry rise.
-Con Louis non è la stessa cosa, le sue attenzioni ti fanno piacere- la punzecchiò il riccio. Jess sbuffò.
-Geloso, Styles?- chiese ironicamente la ragazza. Harry sorrise.
-Gelosissimo, bionda- disse avvicinando il suo viso a quello della bionda e sussurrandogli il nomignolo.
Jess deglutì, rabbrividendo sotto il tocco del respiro di Harry.
Senza aspettare una risposta di alcun genere Harry cominciò a solleticarle la pancia, ricevendo delle risate come risposta.
-Har..Harry ti pr..prego smettila!- urlò ridendo. Il riccio rise vedendo il meraviglioso sorriso di quella ragazza.


Ora era fermamente convinto della sua teoria.
Non sempre l’odio nasconde l’amore, ma in quel caso sì.
In quel caso lui aveva scoperto di non odiare Jessie.
Aveva scoperto di odiare quando qualcuno le si avvicinava.
Odiava quando rimaneva sola.
Odiava persino quando sorrideva a qualcuno che non fosse lui.
Ma più di tutto odiava il fatto che l’amava, l’amava più di ogni altra cosa, amava il fatto che nessuno l’aveva mai fatto sentire così.
L’amava e la odiava nello stesso momento.



-Dimmi che ho i ricci più belli di Hartford e ti lascio andare- disse Harry ricattandola di ricominciare.
Jessie assottigliò lo sguardo, sorridendo.
-Io non dico le bugie. I ricci più belli sono quelli di Liam!- urlò ed Harry piombò in un baleno di nuovo su di lei, prendendo a solleticarle la pancia e i fianchi.
-Ha..Harry- continuava a ripetere Jessie, ridendo.
-Dillo e ti lascio andare- ribatté il riccio aumentando la velocità delle mani, Jessie non riusciva né a liberarsi della sua presa né a smettere di ridere.
-Hai i ricci più belli di Hartford!- urlò Jessie riaprendo gli occhi e costatando che Harry aveva smesso di solleticarle la pancia ma, ancor peggio, era a qualche centimetro di distanza dalle sue labbra.
Jessie deglutì.
-Perché non mi guardi negli occhi?- chiese Jessie notando che lo sguardo del riccio era esclusivamente rivolto alle sue labbra. Harry sorrise.
-Perché ieri mi hai baciato?- chiese, cambiando argomento.


E ora cosa avrebbe dovuto rispondergli?
‘Senti Harry, ti ho baciato perché mi sono resa conto che avendoti lontano non mi rimaneva nulla oltre al vuoto, mi sono resa conto che il mio tutto è il tuo sorriso; il mio tutto sono i tuoi ricci, le tue fossette quando ridi, i tuoi occhi verde stagnanti che brillano alla luce del sole.’ 
Tremendamente romantico.
‘Non avevo una ceppa da fare e, trovandoti dinanzi a me, ti ho preso e baciato. Sai, anche io bacio e rompo i cuori delle persone come te. Cosa credi?’ 
Decisamente falso. 


-Mi andava di farlo.- si limitò a rispondergli. Quella le sembrò la risposta più adatta da dare, o almeno quello che lei riteneva giusta per mentirgli.
Harry accigliò lo sguardo, leccandosi le labbra.
L’esercito di canguri saltellanti vibrarono nella pancia di Jessie. 
-Quindi tu baci le persone solamente perché ‘Ti andava di farlo’?- chiese Harry.
-Esattamente, proprio così- deglutì Jessie sapendo che se Harry le avesse anche chiesto di sposarlo in quel momento, avrebbe accettato sicuramente.
-Allora ho deciso una cosa- disse avvicinandosi ulteriormente.
-Cosa?- sussurrò Jessie.
Aveva il cuore in gola.
No, non era malformata, ma questo non era nemmeno un detto sputato a caso. Dopo che quest’ultimo si era avvicinato ancora una volta il cuore gli salì su, e ancora più su, fino alla gola, bloccandole le parole.

-Sto per baciarti perché ‘mi va di farlo’- disse Harry ripetendo le parole della bionda.
-Vendetta?- chiese Jessie mentre Harry sentiva il fiato della bionda impossessarsi delle sue narici.
-Non è vendetta, è piacere- disse avvicinandosi.
Jessie sentì il cuore uscirle dalla gola ma, fortunatamente, Harry bloccò le sue labbra con le sue. Unendole per la seconda volta.


Si sentì piena.
Sentiva che le sue labbra combaciavano perfettamente con quelle del riccio.
Il riccio si sentì pieno.
Sentiva che il suo cuore combaciava perfettamente con quello della bionda.



La ragazza approfondì il bacio e il riccio, ovviamente, la lasciò fare.
Erano in una posizione apparentemente scomoda e anche non adatta ai baci, se proprio lo si doveva precisare, ma nessuno dei due voleva mollare le labbra dell’altro, forse per la paura delle conseguenze o forse solamente perché si amavano.


E si sa, due calamite uguali non s’attraggono.
Loro erano diversi, ed era quello che faceva sì che l’una appartenesse all’altro.


_____________________________________________________________________________________________________________


Aloha carotine!
Ed eccomi qui, dopo cinque giorni di agonia
sono tornata all'attacco con il dodicesimo capitolo.
E' poco dire che, personalmente, adoro il finale
e soprattutto la situazione. 
kjshdskd

Vi ringrazio per tutto il sostegno che mi 
state dando, davvero.
 Forse lo ripeto sempre
ma siete dolcissimi e importanti.
Grazie per le 89 recensioni totali, cè. 
44 seguiti; 37 preferiti e 9 ricordati.
Sono tra gli autori preferiti di 8 persone (dead).


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-la vostra Martina, sempre puntuale.

ps: Vi lascio con una gif dei nostri tre personaggi. (in ordine): Roxie 
(Emma Watson)Jess (Sasha Pieterse) e Harry.

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Capitolo 13
*** Che vinca il migliore. ***


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Che vinca il migliore. 
cap. 13

Jessie posò le sue mani nei capelli di Harry, avvicinandolo se possibile ancora di più. Quest’ultimo sorrise sulle sue labbra.
Un tonfo della porta fece sobbalzare i due che, immediatamente, si allontanarono.
-Harry, Jessie sbrigatevi! Tra poco dobbiamo andare al corso!- urlò Niall probabilmente mentre addentava già la sua pizza.
Harry si alzò sorridendole malizioso mentre Jessie, aggiustandosi la maglia, abbassò il capo pronta ad uscire. Ma Harry, più velocemente, la fermò avvicinandola di nuovo a lui facendo incontrare i loro corpi e baciandola a stampo.
-Cos’è è un nuovo vizio questo? Baciare persone senza il loro perm..- la ragazza venne bloccata da un altro bacio del riccio. Istintivamente sorrise.
-Venite?- urlò Zayn dal piano di sotto. Harry superò la ragazza, scendendo le scale velocemente per poi gettarsi sul divano e divorare, letteralmente, la sua margherita.


-Cosa ftate preparando per il corfo di ballo tu e Louif?- chiese Niall mangiando la sua pizza. Jessie strabuzzò gli occhi.
-In che lingua hai parlato?- chiese ridendo. Zayn anticipò il biondo.
-Vuole sapere cosa state preparando tu e Louis- la ragazza annuì, limitandosi a scuotere le spalle. I ragazzi annuirono poco interessati per poi riprendere a mangiare.
-Andiamo?- disse Liam alzandosi e aprendo la porta.
Tutti annuirono precipitandosi verso la porta, ma Harry rimase fermo dentro.
-Vi raggiungo subito, voi avviatevi- disse prima di salire la ripida rampa di scale.


-Louis!- urlò la ragazza raggiungendo il moro, in procinto di parlare con Taylor.
-Jess, finalmente!- urlò il ragazzo abbracciando la bionda sotto lo sguardo vigile di Taylor a scrutarla.
Jessie si accorse dello sguardo di Taylor su di lei e, mollando la presa dal moro, prese ad avvicinarsi verso lei.
-Cosa diavolo ti guardi?- sbottò incazzata. La nera si alzò dalla sedia, scuotendo le sue chiappe a più non posso, facendo quasi salire un conato di vomito alla bionda.
-Sai, non è una ottima educazione quella di interrompere due persone mentre parlano- trillò la nera.
Louis si avvicinò cercando di allontanarle, ma non prima che Jess avesse risposto:
-Da quanto sai le lezioni sull’educazione? Pensavo che la tua intelligenza fosse pari alla misura del cervello che hai in testa.. ah dimenticavo, non ce l’hai- urlò, siccome Louis la portò lontano da lei, ma non troppo per non farsi sentire dalla nera.
-Hey, hey. Calma ok? Non è successo nulla- la rassicurò Lou accarezzandole il volto con un dito.
Jess gli sorrise soddisfatta.
-Sei la persona più buona di questo mondo, Tommo- disse la ragazza prima di sprofondare di nuovo in un abbraccio. Intanto Niall e Zayn fissavano da lontano la scena mentre Liam era occupato a fissare Danielle riscaldarsi per le prove di ballo.


-Eccomi, eccomi- urlò Harry irrompendo in palestra e distraendo tutti dalla lezione della preside.
Era arrivato con ben quindici minuti di ritardo, chissà cos’aveva fatto.
-Oh, oh. Il nostro cespuglio preferito ci ha degnati della sua presenza, commovente.- disse sarcastica la preside asciugandosi, fintamente, una lacrima sul viso.
Harry fece finta di non ascoltare la battuta della professoressa e si avviò immediatamente nella postazione accanto a quella di Taylor.


-Harry la smetti di fissare la Kogan, la tua compagna sono io. Non lei!- urlò Taylor cercando di superare il volume della musica.
In realtà Harry non fissava solamente Jessie, Harry fissava il modo con cui Louis fissava Jessie.
Se non avesse scoperto e saputo con certezza che lui la voleva morta, non sarebbe mai andato a dubitare proprio di lui.
La fissava come se stesse quasi in trance, era quasi come se lui e Louis la fissassero nello stesso medesimo modo.. e la cosa era alquanto fastidiosa per i suoi gusti.
-Non la sta fissando- cominciò Niall volteggiando insieme a Roxie.
-Sta solamente controllando che Louis non sia più veloce di lui- continuò facendo passare la ragazza sotto le sue gambe, per poi farla comparire alle sua spalle.
Roxie sorrideva ma cercava di nascondere il tutto con uno sbuffo, era innamorata del modo col quale Niall la prendeva per ballare. Ma del ballo, non certo di lui.
-Veloce in che senso?- chiese Taylor troppo poco astuta per capire.
Niall e Roxie si scambiarono uno sguardo d’intesa e si allontanarono ridendo.
Mentre Harry scosse le spalle venne dalla professoressa:
-Styles muova quelle gambe, un burattino sarebbe meno teso di lei!- urlò ed Harry prese immediatamente la nera per i fianchi, avvicinandola al suo corpo e facendola girare su se stessa per due volte, la fece cadere sulle sue braccia poste esattamente dietro la sua schiena. Fece rimanere tutti a bocca spalancata e gli occhi strabuzzati, compresi Lou e Jessie che quasi attenti fissavano la scena silenziosamente.
Poi, lo sguardo confuso dei ragazzi si spostò su quello di altre due figure; Jess venne trasportata da Louis al centro della pista, sotto gli occhi vigili di tutti.
Il moro la prese per i fianchi, facendola volteggiare tre volte nell’aria, poi la lasciò cadere sulle sua spalle, quasi come se fosse stata un sacco di patate. La bionda giurò a se stessa che appena sarebbe finita quella messinscena avrebbe strozzato Louis con le sue stesse mani.
Nel frattempo lei mosse le gambe in alto, per creare più enfasi al movimento.
Louis girò un’ultima volta e la poggiò ai suoi piedi dove la ragazza, alzandosi, improvvisò alcuni passi di hip-hop che fecero rimanere a bocca aperta tutti i presenti.
Louis prese i fianchi di Jess avvicinandosela e nello stesso momento nel quale i loro corpi si incontrarono la musica si arrestò e l’unico suono udibile furono i sospiri dei due e i ‘wow’ dei loro compagni. Harry fissava la scena in silenzio, stringendo i pugni fino a farsi male da solo.
-Bene, bene, bene. Vedete cos’abbiamo qui!- urlò la preside attirando l’attenzione verso di lei.
-Ho deciso chi saranno i due partecipanti per ciascuna categoria!- continuò euforica.
-Malik e Lucy con Roxie e Niall per la categoria danza classica- Niall prese immediatamente Roxie tra le braccia, sorridendole. Poi, rendendosi conto di aver portato l’attenzione solamente su di loro la lasciò, grattandosi la nuca. Intanto Zayn e Lucy si sorrisero, ma nulla di più, sembrava che nemmeno si sopportassero quei due.
-Mentre per la categoria hip-hop ho scelto il signorino Styles con la White- Taylor si aggrappò immediatamente al collo del riccio, sorridendogli e baciandogli una guancia.
Louis notò uno sguardo d’odio partire da Jessie e colpire Taylor, ma non ci fece caso.
-..E Tomlinson con Kogan!- urlò entusiasta e Louis abbracciò Jessie, ridendo.
Era sicuro di partecipare, andiamo, con una come Jessie brava e con talento perché sarebbero dovuti essere scartati?
-Bene, ora ritiratevi negli spogliatoi appositi per ognuno di voi, vi farò sapere di più domani a lezione- urlò la preside prendendo la borsa e andando via, seguita a ruota da tutti coloro che non furono scelti per il corso.


-Roxie, devi dirmi qualcosa?- chiese Jessie togliendo il tutù e indossando la sua tuta larga.
-Io? Cosa? Come? Quando? Perché?- chiese nervosa facendo cadere il deodorante.
Jessie rise alla scena, era così buffa in quel momento.
-Roxie.. smettila, anche se ti conosco da poco ti ho individuata già bene- rise la ragazza indossando le sue vans verdi.
-Già.. purtroppo- sussurrò amareggiata.
-Io e Niall abbiamo cominciato a.. sì, beh.. a frequentarci- disse nascondendo la sua testa nello zaino.
Jessie rise alla scena.
-Non devi vergognartene, anche io mi sono baciata due volte con Styles- sussurrò avvicinando le sue labbra allo zaino dell’amica.
-Cosa!? Tu e Styles?!- urlò tirando la sua testa fuori dal borsone. Jessie le posò una mano sulla bocca.
-Vuoi che lo sappia tutto il mondo?!- urlò la ragazza.
Roxie scosse la testa negativamente, cosicché Jess tolse la mano dalla bocca della rossa.
Mentre Roxie stava per pronunciare qualcosa venne interrotta dalla voce di Niall che fece ingresso negli spogliatoi femminili, ormai interamente vuoti se non per le due amiche.
-Rox, andiamo?- chiese visibilmente rosso e sorridendo a Jess.
La rossa annuì lasciando un bacio alla bionda per poi prendere il borsone ed uscire fuori.
-E’ tutta tua, biondo!- urlò sorridendogli. Niall si voltò e, facendole l’occhiolino, rispose:
-Senza alcun dubbio Jay-Jay- per poi andar via.
Jess prese subito a vestirsi.


-Harry noi andiamo, devo consolare Liam- disse Zayn riferendosial fatto che quest’ultimo non fosse stato scelto. Harry annuì e i due lasciarono la scuola, lasciandolo solo con Lou negli spogliatoi.
-Bene, il mio avversario in amore ora è diventato anche il mio avversario in un corso di ballo- disse ridendo sguaiatamente Louis, Harry cominciò ad irrigidirsi.
-Sappiamo bene che per la vicenda di Jessie non è una gara, e lei non è un trofeo!- urlò Harry mettendosi un cappotto. Louis annuì, assecondandolo.
-Io penso che vincerò- disse Louis alzandosi. Harry posò la sua mano a mezz’aria.
-Che vinca il migliore allora- disse e Louis gli strinse la mano, dopodiché Harry uscì, lasciandolo lì.
-..ovviamente il migliore sarò io- 
disse silenziosamente Lou prima di prendere a vestirsi

______________________________________________________________________________________________________________________________


Aloha carotine mie. 
Siete stupende, davvero. 

15 recensioni in quattro giorni?
Ma io muoio anche ora. sdjhg
No, a parte gli scherzi, ho postato prima dei 5 
giorni proprio per questo. 


Umh.. cosa ne pensate di questo capitolo? 
Non ci sono molti colpi di scena e a dir la verità
penso che sia anche il più bruttino e corto che ho postato, 
per questo avrei bisogno dei vostri pareri. 

Prometto che al prossimo capitolo ci sarà un colpo
di scena, però uno di quelli positivi. 
Infatti dal prossimo in poi.. no, sto spoilerando troppo. 

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, anticipataria, Martina.

ps: vi lascio con una gif della nostra stupenda Jessie 
(Sasha) e una di Harreh
 (e le sue labbra perfette).

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Capitolo 14
*** E' così difficile ammettere la verità. ***


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E’ così difficile ammettere la verità.  
cap. 14

-Roxie sei torn..?- la ragazza non riuscì a finire la frase che venne sbattuta letteralmente contro il muro degli spogliatoi.
Quando riaprì gli occhi notò la figura di Harry a pochi centimetri da lei.
-Harry dovresti controllare i tuoi istinti omicidi qualche volta- disse la ragazza intrappolata tra il suo petto e il muro freddo. Harry sorrise.
-Baciami- chiese Harry, ma quella non sembrava una richiesta, col tono che aveva adattato sembrava più un obbligo. Jess strabuzzò gli occhi.
-Non voglio- disse la ragazza, Harry si avvicinò ulteriormente alle sue labbra.
-Baciami- ripeté per la seconda volta. Jess deglutì.
-Non posso..- rispose questa volta. Harry poggiò le sue labbra a pochi centimetri da quelle della ragazza.
-Baciami prima che lo faccia io- ribadì Harry. Jess scosse la testa negativamente.
Harry si avvicinò alle labbra della ragazza.
-Uno..- si avvicinò di un altro millimetro.
-Due..- la ragazza era sicurissima che al tre il ragazzo l’avrebbe baciata ma perché non farlo lei?
Aveva l’esercito di canguri che le divoravano il fegato e un senso di ansia alla gola, doveva e voleva farlo.
-..Tr..-il ragazzo venne bloccato. Jessie prese le sue labbra e le incollò in un nano millesimo di secondo a quelle del riccio che, sorpreso, sorrise sulle sue labbra.
Il riccio prese per i fianchi la ragazza, facendoli legare al suo bacino, poi schiuse le labbra permettendole l’accesso.
Continuarono a baciarsi chissà per quanto fin quando i due, allo sfinimento, lasciarono le labbra dell’altro e Jess appoggiò la sua fronte e quella sudata del riccio, e affannosa aspettò che Harry dicesse qualcosa.
-Ho capito una cosa- soffiò il riccio, interrompendo quel silenzio.
-Cosa?- sussurrò Jess così silenziosamente che se Harry non avesse sentito non se ne sarebbe meravigliata.
-Ti amo e ti odio. Ti amo come Niall ama il cibo e odia le diete, come Louis ama le carote e odia la presunzione, come Danielle ama la danza e odia cantare, come Zayn ama fissarsi allo specchio e odia rimanere fisso con una sola ragazza, come Liam ama Danielle ma odia i cucchiai. Ma io ti amo come non ho mai amato nessuno e ti odio per questo fatto.- sussurrò Harry.
Jess rimase in silenzio ma solo lei sapeva le urla che gli pterodattili davano nella sua testa.
Gioiva e non sapeva nemmeno lei il perché.
-Vorrei che tu fossi solo mia, odio vederti abbracciata a Louis ma odio soprattutto il fatto che sia lui a farti sorridere. Odio vederti amica di Niall e sapere che tu odi me, od..- il ragazzo venne bloccato da un altro bacio di Jessie.
-Shh..- disse sensualmente Jess. Harry s’irrigidì.
-Amo questa parte dolce di te, dove l’hai tenuta nascosta Styles?- chiese Jessie legando le sue braccia dietro il collo di Harry.
-Cosa significava quel bacio?- chiese Harry ignorando la domanda di Jess.
Lei sorrise visibilmente contenta.
-Sì.- si limitò a rispondere. Harry face comparire un’aria interrogativa sul suo volto.
-Sì, cosa?- chiese. Jess sorride di nuovo.
-Sì, sono tua.- disse prima che Harry racchiudesse di nuovo le loro labbra in un casto bacio.


-Quindi ci state dicendo che voi due, Harry Styles e Jessie Kogan rivali da due anni, state insieme!?- chiese nuovamente Zayn.
-Per la diciassettesima e spero ultima volta, sì!- urlò Jessie appoggiata alle spalle di Harry che, dolcemente le accarezzava i capelli.
-E’ così difficile da capire?- chiese Harry sbuffando. I ragazzi scossero la testa.
-Da capire no, ma da credere sì- rispose Liam visibilmente sorpreso.
Roxie e Niall sembravano gli unici a non essere sorpresi più di tanto, forse perché erano gli unici ad aver capito i sentimenti dei loro amici prima che li capissero anche loro.
-Ah, quante storie..- sbottò Jess alzandosi dalle spalle del riccio e sedendosi con le gambe sul divano.
-Cosa sarà mai? La fine del mondo?- chiese ironicamente.
-Secondo me ci siamo vicini..- sdrammatizzò Niall beccandosi un pugno sulla spalla dalla bionda, che cominciò a ridere insieme a tutti.
-Ouw, vieni qui Jay-Jay- disse Niall prendendola tra le braccia e lasciandole un bacio sulla fronte sotto lo sguardo vigile di Harry che, notando il gesto, tossì infastidito.
I ragazzi risero e Jess sorrise imbarazzata.
-Ti ricordo che lei è mia, irlandese- disse Harry prendendola dalle sue braccia e stringendola.
-Cos’è Styles? Sei geloso?- chiese Jessie ridendo. Harry la fulminò con lo sguardo.
-Il fatto che stiamo insieme non vuol dire che tu finirai di lanciarmi frecciatine, giusto?- chiese sperando in una risposta negativa.
-Esattamente- rispose la bionda prima di lasciargli un bacio a stampo che lo fece sorridere.
-Io ancora non mi capacito di tutto questo..- intervenne Liam facendo ridere tutti ad eccezione di Jess e Harry che prontamente sbuffarono.


-Rimani a dormire qui con me? Stasera mia mamma e mia sorella non torneranno- chiese Harry una volta che tutti furono andati via. La ragazza si grattò la testa, imbarazzata.
In realtà doveva ancora realizzare il fatto che fosse ufficialmente fidanzata con Harry.
Era passata da odio puro a interesse per una persona che pensava di non considerare.
Perché?
Lo amava?
Cosa sarebbe successo?
Sarebbe morta?
Ne era innamorata?

Non riusciva a rispondere a nessuna di queste domande all’apparenza semplici.
-In realtà dovrei tornare da Jaxon e..- il ragazzo la bloccò.
Si avvicinò e le accarezzò il volto con un pollice, quel gesto le ricordò Louis.
-Ti prego.. resta con me- chiese implorandola e con tono dolce cosicché Jessie non seppe resistergli.
-Solo per dormire?- chiese sottolineando con la voce l’ultimo verbo. Harry sorrise.
-Solo per dormire, prometto- Jessie sorrise annuendo, allontanandosi per chiamare suo fratello.


-Tu e Harry state insieme!?- urlò al telefono Jaxon, così tanto che Jess dovette allontanare il telefono dall’orecchio se non voleva perdere l’udito.
-Dio Jaxon, ti ho detto di sì!- rispose sbuffando la bionda.
-Auguri!- urlò Jaxon spiazzando del tutto sua sorella, che rimase a bocca aperta.
-Puoi rimanere da lui, ma passamelo un attimo- disse Jaxon e Jessie lanciò il telefono a Harry, che mise il vivavoce.
-Harry mi raccomando, usate le precauzioni, non voglio piccoli pargoletti ricci in giro per casa!- disse Jaxon ignaro che sentisse anche Jessie, la quale divenne rossa in viso e cercò di coprirlo con un cuscino.
-Non ti preoccupare, dormiremo soltanto- rise Harry. Si sentì un sospiro dall’altra parte della cornetta e Jaxon, finalmente riattaccò.
-Jessie..- disse ridendo Harry avvicinandosi alla sua ragazza, ancora coperta dal cuscino.
La bionda non rispose, anzi si rannicchiò ancora di più.
-Hai l’intenzione di rimanere lì per sempre?- chiese ridendo il riccio, la bionda annuì con voce acuta.
-Bene, allora vado a spassarmela con Taylor- mentì il riccio alzandosi e aprendo la porta.
Jess lanciò il cuscino che prese al volo la testa di Harry, che se la grattò con una smorfia di dolore.
-Mi hai fatto male, bionda- disse grattandosi. La bionda rise.
-Ti fai male con un cuscino?- chiese stupita. Il riccio sbuffò.
-Mi ha colpito la cerniera..- disse avvicinandosi alla bionda.
-Sono più selvaggia di Taylor? Non intendo a letto, lei sicuramente era una bomba in quel campo- rispose la bionda incrociando le braccia e girando il viso dall’altra parte.
-Uh sì che lo era..- mentì Harry, in realtà la nera era una schiappa ma voleva farla ingelosire.
-Comincia a correre, se vuoi vivere- urlò Jessie cominciando a rincorrerlo per tutta la casa.
Harry rideva mentre la ragazza lo seguiva, ad un certo punto Harry cadde a terra.
Jessie rise ma dopo un po’ si fermò.
-Harry?- disse avvicinandosi. Il riccio non rispose né si mosse.
-Harry..?- disse sedendosi accanto a lui e scuotendolo, ma nulla.
-Harry cazzo, non scherzare!- lo scosse ancora di più, preoccupatissima.
Il riccio non rispose di nuovo, né diede segni di vita.
-Harry ho bisogno di te, cazzo! Non puoi lasciarmi così!- disse la ragazza mentre alcune lacrime gli solcavano il viso. Il riccio cominciò a ridere, spiazzando del tutto la bionda che, alzandosi, si diresse al piano di sopra leggermente infuriata.
Harry la raggiunse subito.


-Dai Jess, era uno scherzo- disse ridendo e sedendosi sul letto accanto alla bionda.
La ragazza non rispose ma serrò gli occhi.
-Per quanto tempo hai deciso di non parlarmi?- sbuffò Harry sorridendo.
Poggiò il suo mento sulle spalle della sua ragazza ma quest’ultima si girò, facendolo cadere col muso sul cuscino.
-E dai Jessie, ti amo, ma sei insopportabile quando fai così- sbuffò Harry girandola verso di sé.
La ragazza aprì gli occhi giusto in tempo per vedere il sorriso di Harry comparire sulle sue labbra.
-Harold caro, ti amo anche io, ma sei la persona più indecente e volgare di questo mondo!- trillò sbuffando e cercando di essere il più convincente possibile.
Harry sbarrò gli occhi, incredulo.
-Cos’hai detto?- chiese sorpreso. La ragazza sembrò pensarci su prima di rispondere:
-Ti ho chiamato Harold..- sbuffò girandosi. Harry la rigirò.
-No, dopo..- chiarì Harry.
-Che sei la persona più volgare di questo mondo- sorrise la ragazza. Harry scosse la testa.
-No, prima..- ribadì.
-Che sei indecente?- chiese ironicamente. Harry sbuffò.
-Jessie!- la richiamò. La ragazza rise, per poi sedersi sul letto.
-Che ti amo anch’io..- soffiò sulle sue labbra prima di racchiudere il tutto in un dolce e tiepido bacio.


-Ricordi la prima volta che dormimmo insieme? Dicesti che non dovevo toccarti e ora dormiamo persino abbracciati e accoccolati- sorrise Harry mentre Jess era abbracciata al suo torace senza la minima intenzione di staccarsi.
-Vedi che vale anche adesso..- rise la bionda. Harry fece finta di non sentirla.
-Buonanotte, Jess- disse lasciandole un bacio sulla fronte e sorridendole.
-‘Notte Harold..- chiuse gli occhi ma non prima avergli lasciato un bacio sulla guancia.


Non erano più solamente Styles e Kogan.
Non erano Edward e Sam.
Non erano nemmeno Jessie ed Harry.
Neanche Jess o Harreh.
Avevano unito il ‘tu ed io’ trasformandolo in ‘noi’.
E c’era cosa più perfetta di questa?


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Aloha swagghisty from doncastah(?)
Ta-dan! Come promesso finalmente è nata la coppia

Jarry (o preferite Hessie?). 
Fatto sta che io li trovo adorabili, dio parlo come se fossero
davvero due miei amici. 
C'est la vie. 


Voglio ringraziare le 9 persone che mi hanno messo tra 
gli autori preferiti, le 63 persone che seguono questa ff, 
le 19 persone che la ricordano e le 58 che la preferiscono. 

Ma soprattutto coloro che la recensiscono, davvero. 
Siete importanti e stupendi. 


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta. 
-vostra Martina.

ps: vi lascio con una gif di Jessie (Sasha) e una di Harry. 
Cosa ne pensate della nostra protagonista?

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Capitolo 15
*** Come amici. ***


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Come amici.  
cap. 15

-Dormiglioni, svegliatevi!- una voce calda e soffice interruppe il meraviglioso sonno di Jess e Harry.
La ragazza, se possibile, si strinse ancora di più nel petto del ragazzo mentre quest’ultimo aprì gli occhi osservando in cagnesco la figura di Kyle.
-Come sei entrato?- chiese con voce impastata dal sonno il riccio. Kyle scosse le spalle dando un bacio sulla fronte di Jessie, per poi rispondere:
-Finestre aperte, sono sempre utili- disse ridendo.
Harry annuì per poi abbassare lo sguardo sulla bionda distesa ancora accanto a lui.
A vederla dormire così tranquillamente gli venne quasi voglia di tenerla per se per tutto il giorno ma purtroppo un’altra assenza e la preside l’avrebbe decapitato.
-Harry svegliala tu, io vado a preparare delle crepes- disse Kyle scendendo al piano di sotto.
Harry accarezzò il volto caldo della sua ragazza, spostandole una ciocca mossa dalla fronte, per poi lasciarvi sopra un caldo bacio di buongiorno.
-Jessie, dai- la incitò il riccio ma la bionda non aveva la minima voglia di aprire gli occhi, così si rigirò nella parte opposta del letto.
Una cosa punse il collo del riccio, tanto che quest’ultimo emanò un urlo lieve per il dolore, poi prese l’oggetto che l’aveva colpito.
E indovinate un po’ cos’era? Oh sì, un’altra foto.

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<<Mancano ancora 5 giorni, non gioire. Tutto potrebbe cambiare. >>
 

In quella foto Jessie sembrava una specie di angelo, e se Harry non fosse stato sicuro che questi ultimi non potessero essere visti avrebbe quasi giurato che la sua ragazza fosse una di loro.
La porta si aprì e Harry portò la foto subito nel cassetto.
-Ma Harry, avevo detto di svegliarla!- sbuffò Kyle posando una crepes sulla mensola accanto al letto.
-Ci ho provato, ma a quanto vedi..- mentì Harry.
Kyle annuì e poi si avvicinò al letto.
-Devi sapere che per svegliare una come Jess non c’è bisogno solamente di scuoterla ma devi..- si avvicinò alla fronte.
-..baciarle la fronte- continuò. Jess mugugnò qualcosa di insensato.
-..poi strapazzarle le guance- disse prendendole le guance e tirandole. Jess sembrò muoversi, Harry rise. Kyle continuò.
-..E poi magari un bacio sulle labb..- non riuscì a finire la frase che Harry lo allontanò dalla sua ragazza  con una velocità assurda.
-Ho capito il concetto.- borbottò beccandosi una spallata scherzosa da Kyle.
Jess aprì gli occhi, grattandoseli con le mani chiuse in due pugni.
-Kyle.. cosa ci fai qui?- disse con un filo di voce e abbracciandolo.
-Oh, ma buongiorno anche a te amore mio, sì tutto bene, e a te?- li interruppe Harry geloso.
Kyle rise sguaiatamente accompagnato da un sorriso di Jess.
-Gelosone- ribadì Jessie dandogli una spallata. Harry si avvicinò a lei, portando le labbra a ‘papera’ sperando che quest’ultima capisse che voleva ricevere un bacio.
La ragazza sembrò capire siccome portò le sue mani intorno al collo del ragazzo e, avvinandoselo, lo baciò dolcemente.
-Ditemi la verità..- disse Kyle sedendosi sul letto accanto a loro.
-Chi vi ha obbligati a mettervi insieme?- chiese naturalmente.
Jessie scoppiò a ridere mentre Harry di divertente non ci trovò nulla.
-Okey, ora vado, se no faccio tardi! Sbrigatevi!- disse Kyle schioccando un bacio sulla guancia di Jess e uscire fuori velocemente a causa dello sguardo torvo di Harry.
Jess alzò lo sguardo verso Harry e, tossendo, disse:
-Dovrei vestirmi- il ragazzo si girò a guardarla.
-Fai pure, non disturbo- rispose il ragazzo addentando le crepes.
-Harry, fuori!- urlò la ragazza puntando il suo dito verso la porta.
-Ma..- il ragazzo fece gli occhi dolci ma Jess non si lasciò incantare.
-Non te lo ripeto- sorrise la ragazza.
-Cattiva, brutta, cretina fidanzata che mi sono scelto- borbottò Harry uscendo dalla stanza.
-Vuol dire che ora sei single!- urlò ironicamente Jess così forte che Harry sentì ed entrò correndo nella stanza, inginocchiandosi.
-Scherzavo, scherzavo!- ripeté il riccio. La ragazza rise lasciandogli un bacio a stampo per poi dirigersi in bagno, per vestirsi. La ragazza indossò una push-up verde stretta e legò i capelli in una coda disordinata.
-Cos’è quello?- chiese Harry indicando il push-up. Jessie si limitò a ridere.


-Oh, oh- disse malizioso un ragazzo passando accanto a Harry e Jessie, fischiando quest’ultima data la scollatura della sua maglia. Harry inghiottì il ragazzo con gli occhi, ma non prima che Jessie avesse afferrato la sua mano per calmarlo.
-Te l’avevo detto di non metterti questo sush-up!- urlò Harry.
-Push-up, Harry. Si chiama push-up- lo corresse Jessie. Harry sbuffò.
-Come ti pare, potrebbe chiamarsi anche tush-up o giraffa-up il contesto è quello. Metti questa- disse il riccio togliendosi la felpa e poggiandola sulle spalle della bionda che prontamente rise.
-Ci vediamo a mensa, riccio- disse la bionda lasciando un bacio a stampo al suo ragazzo e mollandogli la felpa sulla testa.
Harry la tolse, urlando qualcosa di insensato che non arrivò alle orecchie di Jess ormai già entrata nell’aula di letteratura.


-Tomlinson alla fine dell’anno anche io verrò all’esame per ultimo, per tutte le volte che lei ha fatto ritardo durante l’anno- gridò il professore all’ennesimo ritardo del moro.
-Mi farebbe un gran favore a non venire proprio- sbottò infastidito Tommo, andando al suo solito posto; accanto a Jessie.
-Tommo..- sussurrò Jessie facendo spazio alla sedia dell’amico. Louis le sorrise grato, poi si sedette.
-Bella.. emh, maglia?- disse imbarazzato Lou. Jess sorrise.
-E’ un push-up ed è l’unica cosa che ho trovato a casa di Harry..- sorrise la ragazza alzandosi di poco la scollatura. Louis tramutò il suo sorriso in una smorfia di fastidio.
-A casa di Harry? Allora le voci erano vere..- cercò di sussurrare il moro, la ragazza si nascose dietro la schiena del ragazzo avanti a loro, facendo una smorfia interrogativa.
-Spiegati..- gli chiese gentilmente. Louis annuì.
-Gira voce che tu ed Harry stiate insieme, avranno confuso tutto. Sei stata obbligata per qualche assurda ragione a dormire lì e loro hanno subito colto la palla al balzo, giusto?- chiese sperando in una conferma, ma quello che ebbe in risposta fu solo un sospiro e delle guance rossastre dinanzi a lui.
-Louis, in realtà..- il ragazzo non la lasciò finire, aveva capito tutto.
Alzò la mano.
-Prof posso andare in bagno?- il prof annuì distratto e Tommo si alzò, uscendo dalla porta di classe.
Jess rimase in silenzio, ancora con la bocca aperta e le parole strozzate in gola.
Perché si era comportato così? fu l’unica cosa che riuscì a chiedersi Jess prima di sprofondare tra i libri di letteratura italiana.


-Jessie, andiamo Jessie svegliati!- urlò qualcuno risvegliando la ragazza, appisolata durante l’ora di letteratura. Quando riaprì gli occhi notò tutti i banchi vuoti, ad eccezione della figura avanti a lei; Zayn.
-Notte bianca ieri notte?- ammiccò malizioso il nero. Jessie lo spinse, sbuffando.
-Solo solamente stanca.. Hai visto Louis?- chiese esitando.
Zayn portò una mano sotto il mento, cercando di ricordare.
-Mi pare abbia sentito dire che è andato in cortile, non so- Jessie annuì e senza lasciarlo finire si diresse verso la porta, la aprì ma prima di uscire disse:
-Grazie Malik- facendogli l’occhiolino e chiudendo la porta alle sue spalle.
Zayn sorrise semplicemente.


-Louis..- disse la ragazza sedendosi accanto all’amico.
Louis se ne stava seduto all’ombra di un ciliegio proprio dietro al cortile della scuola dove di solito la maggior parte degli studenti andava alla seconda ora.
Il moro alzò lo sguardo verso di lei, per poi riabbassarlo.
-Posso?- chiese la bionda indicando il posto accanto a lui. Louis non rispose ma si limitò a spostarsi un po’ più in là, come per far capire che lui stesso volevo che lei gli parlasse.
La ragazza sorrise, sedendosi.
-Perché sei andato via, prima?- chiese diretta.


Cosa avrebbe dovuto rispondere? Nemmeno lui sapeva perché l’aveva fatto, forse gli aveva dato fastidio? Eppure quella doveva essere solamente una vendetta, una missione.
Perché si stava lasciando andare così tanto?
Che si fosse innamorato di lei?



-Davvero non l’hai capito, Jess?- chiese alzando lo sguardo e inchiodandolo a quello della ragazza.
La bionda deglutì silenziosamente.
-Cosa avrei dovuto capire?- chiese ingenuamente.
Louis ingoiò le parole prima che fosse lui stesso a cacciarsi nei guai.
-Sono andato via perché avevo mal di pancia- rispose cercando di essere credibile. Jess annuì, sollevata. Poi gli sorrise.
-Ti voglio bene, Lou.. E so che è presto per dirtelo perché non ci conosciamo da tan..- il moro la bloccò, abbracciandola.
-Non fare la paranoica, te ne voglio anch’io- disse stringendola tra le sue braccia.
Quel momento così fantastico venne interrotto da un brusio più paragonabile a quello di Harry.
-Scusate, ero venuto a cercare Jessie ma vedo che è occup..- il riccio venne bloccato mentre tornava indietro. Si voltò trovandosi davanti Jessie, sorridente.
-Ho fatto, sono tutta tua ora!- disse prendendogli la mano. Harry sorrise, oltre che per il gesto di Jessie, anche per la faccia gelosa e arrabbiata di Louis.
-Jess oggi andiamo al bar insieme, come amici ovvio- chiese Louis sorridendo.
Harry stava per rispondergli male ma Jess fu più veloce di lui e annuì, per poi rientrare a scuola.


-Ora tu mi dici chi ti ha dato il permesso di accettare l’invito di Tomlinson- sbottò Harry sedendosi al tavolo nella mensa, senza notare la presenza degli altri, compresa Roxie.
-Si chiama Louis e poi ha detto ‘come amici’- chiarì Jessie salutando suo fratello con un bacio sulla guancia, per poi sorridere alla rossa e abbracciare Niall.
-Si chiama Louis.. gne gne gne- la imitò Harry cambiando la sua voce in quella di una papera.
Questo fece ridere tutti i presenti compresa Roxie che stava seriamente considerando che quel tavolo non era poi così male come pensava.
-Oggi verrò anch’io- sbottò Harry convinto prendendo una patatina dal piatto di Zayn che prontamente la riprese.
Jess rischiò di soffocarsi con i cereali cosicché Jaxon le diede a pugni dietro la schiena.
-Non mi sembra che qualcuno ti abbia invitato- chiarì la ragazza.
Liam sbuffò roteando gli occhi.
-E’ un auto-invito- disse sorridendo il riccio prima di baciarle la fronte, cosa che la fece addolcire ed annuire esasperata.


-Ma allora non stavate scherzando ieri sera al telefono!-  urlò Jaxon attirando l’attenzione di tutti che lo guardarono interrogativi. 
-State davvero insieme!- aguzzò lo sguardo verso i due. 
Tutto il tavolo rise ad eccezione di Harry e Jessie, ormai esasperati da tutto quello.

________________________________________________________________________________________________________________________


Aloha belli! 
Ok, non mi ammazzate e non lanciatemi pomodori.
So di aver aggiornato dopo 6 giorni, ma ieri non era giornata
 e se siete directioners capirete il perché.
Little things mi commuove ogni volta che la sento e non parliamo
delle tappe del tour. (evitiamo)
Comunque probabilmente ho convinto i miei, resta solo il problema dei biglietti.

Comunque..
 cosa ne pensate del capitolo? 
Si comincia con la parte divertente, babies! 

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, ritardataria, Martina.

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Capitolo 16
*** Un frappé alla panna o un calcio? ***


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Un frappé alla panna o un calcio?  
cap. 16

Harry si avvicinò alla sua ragazza e la strinse al suo petto mentre quest’ultima cercava di mordere il suo panino al sale.
Gli piaceva tenerla tra le braccia ma ancor di più gli piaceva sentire che lei non lo respingeva, gli piaceva tutto quello.
Ci avrebbe fatto anche l’abitudine se ne sarebbe stato necessario.

-Mi dispiace disturbarvi, piccioncini, ma Jess potresti accompagnarmi in bagno?- chiese Roxie diventando dello stesso colore dei suoi capelli; rosso peperone.
Jessie annuì lasciando un bacio a fior di labbra al suo ragazzo e si allontanò in compagnia della rossa.
I ragazzi le guardarono dirigersi verso i bagni, Niall fissava esclusivamente la sua rossa, come piaceva chiamarla in quel modo solo lui poteva saperlo, mentre il resto fissava il sedere della Kogan.
-Ah però, bel fondoschiena la Kogan- borbottò Zayn girandosi verso il tavolo siccome le figure delle due erano ormai troppo lontane.
Si rese conto troppo tardi dell’affermazione che aveva appena detto e si beccò un calcio nei suddetti gioielli di famiglia. Zayn si strinse in sé sbattendo con la testa sul tavolo, cercando di alleviare l’allucinante dolore.
Niall rise alla scena, quasi strozzandosi col panino. Liam osservò la scena insieme a Kyle e Jaxon sorrise, Harry aveva pur sempre difeso sua sorella. No?
-Harry.. cosa ci vedi in lei?- chiese Liam, il motivo del suo fidanzamento con la bionda gli era ancora sconosciuto. Harry scosse le spalle e, ingoiando, rispose:
-Quello che voi non riuscite a vedere- rispose semplicemente prima di alzarsi e dirigersi nei corridoi alla ricerca della sua meravigliosa biondina.


-Ehi Lou!- trillò Jess correndo verso il moro, il ragazzo sentendo la voce di Jess si girò e con un sorriso attese che quest’ultima arrivasse a lui.
-Jess?- chiese il moro. Jessie gli sorrise.
-A che ora e dove, oggi?- il moro sembrò pensarci su prima di rispondere.
-Oggi pomeriggio alle 16.00 davanti a bar della fontana?- chiese speranzoso. Jessie annuì per poi salutarlo con un gesto della mano, aveva visto da lontano il suo riccio.


-Cosa ci facevi con Tomlinson?- sbottò Harry prendendo per mano Jessie e facendo aderire i loro corpi contro un armadietto.
-La parte del geloso la fai troppo spesso..- rise Jessie, Harry fece comparire una smorfia di disappunto sul suo viso, per poi sbuffare.
Prese una ciocca di Jessie arrotolandola attorno al suo dito.
-Mi viene naturale- disse sarcastico prima di incollare le sue labbra a quelle della ragazza.


Non era di certo la prima volta che faceva aderire le loro labbra, ma ogni volta che lo faceva poteva giurare che le labbra della bionda diventassero sempre più soffici e invitanti.
Ormai le labbra di Jess erano questo per lui: droga.
Ne era dipendente e il solo pensiero di non poterle avere tutte per sé lo portava al desiderio del suicidio.
Strano ma pur sempre amore.



-Così finirai per mangiarla- la voce di Niall fece sobbalzare i due tanto che Harry per sbaglio morse il labbro inferiore di Jess, indolenzendolo.
-Ops, scusa Jay-Jay- si scusò Niall abbracciando la bionda. La ragazza sorrise portando ancora la mano sul suo labbro e guardando con odio Harry il quale rideva a crepapelle.
-Muori Styles- disse ironicamente la ragazza girando i tacchi per andar via ma non così in fretta, infatti Harry le prese il polso girandola verso di lui sotto lo sguardo vigile di tutti i passanti, compresa Taylor.
-Mi perdoni, amore mio?- soffiò sulle sue labbra.
-Credo che dovrò pensarci un po’ su- ironizzò la ragazza. Harry sorrise schioccandole un bacio a stampo.
-..E ora?- chiese speranzoso. La ragazza mugugnò qualcosa.
-Non so..- disse sorridendo. Harry si avvicinò ancora di più e la prese a baciare dolcemente schiudendo le labbra. Poi si allontanò.
-Invece adesso?- chiese ridendo. Jessie accompagnò la risata e annuì.
-Ora sei perdonato anche per cent’anni- ironizzò prendendolo per mano e avviandosi insieme verso l’aula di biologia.


Jess ed Harry si sedettero all’ultimo banco, fortunatamente libero, sotto lo sguardo incredulo di tutti i loro compagni del corso che fissavano i due quasi come una coppia di alieni.
Jess sbuffò, tutta quell’attenzione la faceva sentire a disagio.
-Siete così occupati a guardare il signorino –Cespuglio- e la signorina -Sono bionda ma non sono stupida- che non vi siete nemmeno accorti che sono entrata in classe!- urlò la professoressa sbattendo il registro sulla cattedra. Tutti si voltarono verso di lei, ridendo.
La cosa che gli studenti amavano di quella professoressa era il suo modo per scherzare anche se, per Harry, non era poi tanto divertente essere chiamato in quel modo.
Jess scosse la testa, imbarazzata. La prof cominciò la sua lezione alla quale parteciparono al massimo tre studenti.


-Harry, chi è colui che mi vuole morta?- chiese improvvisamente Jess, spiazzando Harry.
Il riccio mutò il suo sorriso in una smorfia d’ansia, non gli piaceva quell’argomento.
-Io non lo conosco, l’ho sognato tre volte circa e sento spesso la sua voce. Come quando siamo andati in pizzeria, lui mi aveva detto che sarebbe successo qualcosa a te e così sono tornato indietro- sussurrò il riccio.
La prof si guardò intorno ma non riuscì a capire chi stesse parlando.
-Sai il suo nome? Il perché mi vuole morta? Insomma.. hai qualche indizio?- sussurrò. Il riccio scosse la testa, negativamente.
-So che si chiama Brando, o almeno così si fa chiamare, per il resto non so niente- rispose.
-E se.. Harry, se fosse tutto uno scherzo?- ipotizzò la bionda. Il riccio ci pensò su.
-Non è uno scherzo, fidati- rispose pensando a Louis.
-Perché ne sei così convinto? Colui che mi vuole morta lo incontri solo nei sogni, giusto?- chiese ingenuamente. Harry le avrebbe raccontato di Louis, se gli fosse stato possibile. Per fortuna a salvarlo fu l’urlo della prof.
-Kogan il gatto le ha fatto crescere la lingua?- sbottò.
Il ragazzo al primo banco la guardò torvo.
-Ma non era il contrar..- il ragazzo venne bloccato.
-Io dico come voglio, chiaro!?- urlò prima di riprendere la lezione con sottofondo le risate dei suoi alunni e questa volta anche di Jessie ed Harry.


Il suono stridente della campanella interruppe la lezione della professoressa o meglio, interruppe le silenziose chiacchiere dei suoi studenti, tutt’altro che attenti.
Harry prese il suo libro riposandolo nel suo zaino mentre Jess lo strinse al petto, diretta a posarlo nel suo armadietto.
-Cosa metterai oggi?- la voce stridente di Roxie interruppe il silenzioso cammino dei due per i corridoi. Harry fulminò la rossa, non gli andava per niente di ricordare il fatto che oggi pomeriggio dovessero uscire con quel Tomlinson.
-Magari un vestitino con dei tacchi- disse ironica la ragazza facendo spuntare sul volto del riccio una smorfia di gelosia e fastidio.
-Non ho capito bene.- sbottò Harry fermandosi con tono autoritario. Roxie trattenne un risolino.
-Ho detto che magari metterò un vest..- Harry la bloccò.
-Questo l’avevo capito- sbuffò. Roxie non riuscì più a trattenersi e rise spudoratamente.
-Credo che una volta in camera tua brucerò ogni traccia di vestitini, gonne, pantaloncini e sush-up!- urlò Harry, soddisfatto.
-Push-up Harry, è la seconda volta che te lo ripeto- sbuffò annoiata e divertita la bionda.
Harry fece uno strano gesto della mano come a dire ‘tanto sempre bruciato sarà’ e aspettò che la ragazza posasse i suoi libri prima di dirigersi verso l’uscita dell’edificio ad aspettare Jaxon.


-Non sapevo che fosse tuo fratello a cucinare al posto tuo- rise Harreh lanciando di peso il suo zaino sul divano. Jaxon sbuffò, la pensava esattamente allo stesso modo ma se non voleva uccidere qualcuno non poteva lasciar cucinare la sorella.
-Fai come se fossi a casa tua, eh- ribadì la bionda. Harry rise, avvicinandosi a lei come qualche giorno prima.
-Ora posso confermare che questa è anche casa mia- le sussurrò nell’orecchio prima di baciarle la guancia, per poi scendere al mento e poggiare le sue labbra su quelle soffici della sua ragazza.
Jess strinse le sue mani attorno al collo di Harry avvicinandolo, se possibile, ancora di più.
-So che tocca a me cucinare, ma potreste darmi anche una mano invece che starvene lì a procreare piccoli pargoli ricci- sbuffò Jaxon.
Jessie si allontanò a malavoglia da Harry pronta per ammazzare suo fratello. Riusciva sempre a farla vergognare davanti a qualcuno.


-Allora ragazzi, oggi dove andate?- intervenne Jaxon ingoiando gli spaghetti che stranamente per la prima volta gli erano venuti bene.
-Esco con Louis- ammise la ragazza sorridente. Harry si voltò verso di lei e con un sorriso precisò:
-Usciamo con Tomlinson, usciamo!- facendo così scoppiare a ridere Jaxon.
-Siete così carucci insieme, penso che preferisco persino Harry a Louis..- sbottò Jax lasciando spiazzati sia il riccio che la bionda.
-Un punto a favore per me!- urlò entusiasta Harry sorridendo.
-E perché mai? Louis è così dolce, alto, simpatico, romantico, bell..- la ragazza venne bloccata da un’occhiata fulminea di Harry.
-Fino a prova contraria sei la mia ragazza, non quella di Tomlinson, quindi dovresti fare i complimenti a me e non a lui!- protestò Harry.
Jessie rise accompagnata da Jaxon.
-Oh mio ricciolino invidioso, sai che io voglio solo te- disse prima di baciarlo a stampo e facendolo sorridere sulle sue labbra.
-Così me la sciupi, Harreh!- borbottò Jaxon.
L’intero tavolo cominciò a ridere, prima di riprendere a mangiare.


-Posa quello straccio e metti questa!- urlò Harry togliendo dalle mano di Jessie una maglietta a spalline e lanciandole una felpa verde.
La ragazza sbuffò, troppo in ritardo per permettersi di controbattere.
La indossò e ci abbinò le sue blazer verdi e bianche. Stranamente si piaceva.
Andò in bagno, sorvegliata ovviamente dal suo ragazzo, e legò i suoi capelli in una treccia alta.
Mise un po’ di eyeliner sui suoi occhi per rendersi più presentabile.
-E a cosa ti serve quel coso!?- chiese Harry fissando la ragazza mentre si truccava con un rossetto rosso. Quest’ultima sbuffò.
-Harry potresti gentilmente aspettarmi giù con mio fratello?- chiese. Harry scosse la testa negativamente.
-Se non con le buone vai giù con le cattive- rispose la bionda prima di spingere Harry fuori alla porta e chiudersi a chiave per poi riprendere a truccarsi.


Harry vide scendere dalla rampa di scale Jess, avvolta negli jeans stretti e stracciati alle ginocchia.
Deglutì rumorosamente. Diamine e se lo attraeva. Cazzo se l’amava.
-Andiamo?- chiese quest’ultima sistemandosi un’ultima volta i capelli e salutando il fratello.
Harry annuì ancora troppo occupato a fissarla e poi, prendendola per mano si avviò verso il bar.


-Jessie!- urlò Louis vedendo entrare nel bar la ragazza. Corse ad abbracciarla per poi notare, proprio dietro di lei, Harry.
-Styles.. cosa ci fai qui?- chiese scontroso. Jess si grattò la nuca.
-Ho accompagnato la mia ragazza.- rispose porgendo enfasi sul ‘mia’.
-Scusami Tommo, ma ha insistito e non ho saputo come farlo smettere- sbottò dispiaciuta la bionda.
-Nulla, faremo finta che non ci sia- rispose Louis prendendola per il polso e sedendosi nel tavolo da lui ordinato. Notando che quest’ultimo avesse solamente due sedie Harry rubò una sedia dal tavolo accanto e si sedette accanto alla sua ragazza.


-Allora biondina, vuoi un frappé alla panna o al cioccolato?- chiese Lou accarezzandole la mano e sorridendole. Jess ricambiò il sorriso, imbarazzata. Harry spostò la mano di Louis da quella della bionda.
-Allora tesoro, vuoi un calcio in culo o nei denti?- chiese Harry sorridendo.
Louis s’irrigidì mandandogli un’occhiata fulminea mentre Jessie rise.
-Preferisco un cappuccino e basta, grazie- sorrise. Harry annuì con una smorfia.
-Ma il frap..- prima che Lou potesse finire Harry intervenne.
-Vuole un cappuccino, non un frappé. Non hai sentito?- lo sfotté il riccio. Louis si alzò dirigendosi al bancone, mentre Jess sorrideva sotto i baffi.
Quella situazione per quanto fastidiosa, le pareva quasi divertente ed il fatto che il suo ragazzo fosse così geloso di lei la faceva innamorare di lui sempre di più.


-Jaxon, sono tornata!- urlò Jess entrando dentro casa dopo essere stata accompagnata da Harry che, velocemente era dovuto ritirarsi a casa a causa di un malore della sorella.
-Jaxon?- ribadì la bionda. Ma senza alcuna risposta.
Posò il suo cellulare accanto al telefono di casa, giusto in tempo per notare un bigliettino su quest’ultimo. Lo prese, aprendolo.
<<A te, che nonostante tutto sei riuscita a controllarti. Sempre>>
Cosa diavolo è questo? pensò Jessie guardandosi attorno, per poi vederne un altro accanto al candelabro nel corridoio.
<<A te, che hai acceso la luce della speranza nonostante fossi nel buio>> diceva quest’ultimo.
Jessie sbuffò.
-Jaxon non è affatto divertente!- urlò la bionda salendo la rampa di scale.
Notò un altro biglietto sull’uscio della porta della camera di Jaxon, e chinandosi lo prese.
Quest’ultimo era appallottolato e quindi dovette stirarlo con le mani prima di leggerlo.
<<A te, che hai sempre perdonato. Questa volta ci riuscirai?>> diceva l’ultimo biglietto.
Prima che potesse dire o pensare qualcosa la porta della camera si aprì.
Si trovò avanti le ultime persone che avrebbe voluto vedere in quel momento, o meglio, le ultime persone che avrebbe voluto vedere in tutta la sua vita; i suoi genitori.

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Ta-ta-ta-taan! E dopo questi momenti di divertimento e, se posso dirlo, felicità, ci voleva proprio un colpo si scena. No?
E quale colpo se non quello di far tornare i genitori mancati dei due fratelli Kogan? 

Ok, sono stata cattivella a farvi aspettare altri sei giorni. Ma cosa ci posso fare se ci metto secoli e secoli a scrivere? 
Tanto sapete che vi amo comunque. 
Cè, per dire, sono tra gli autori preferiti di 12 persone. Ma *dead*.
Poi 79 persone hanno messo tra le seguite 'sta cosina chiamata fan fiction. 78 tra i preferiti e 25 tra i ricordati, per non parlare delle 148 recensioni totali.

Davvero, per essere la prima ff che pubblico è davvero un successo per me, mi fate sentire ksdjhgkj.

Purtroppo il mio umore cala appena si parla dei concerti, purtroppo non ci andrò e fa male, però dai. 
Li continuerò a supportare, sempre. 


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.

-vostra dolce, Martina.

Ora non vi annoio più ma vi lascio con una gif della nostra Jessie (Sasha Pieterse)! Non è stupenda? 

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Capitolo 17
*** Hai bisogno di me. ***


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Hai bisogno di me. 
cap. 17

-Jess..- il padre cercò di avvinarsi, ma Jessie con un gesto della mano lo bloccò.
-Non avvicinarti.- lo sentenziò. La madre deglutì.
Intanto sul letto c’era seduto Jaxon con la testa piegata verso il basso, probabilmente sapeva che quella sarebbe stata la reazione di sua sorella.
-Amore mio, mi sei mancata tantissimo- sorrise Genna, la madre dei due fratelli.
-Non chiamarmi in quel modo, e ancor meno, non mentirmi- rispose disgustata la bionda.
Con quale coraggio si erano permessi di tornare?
Con quale coraggio la chiamavano amore mio e le dicevano che le era mancata?
-Ma noi non stiamo mentendo Jess..- cercò di avvinarsi la madre.
-Ho detto di non avvinarti!- urlò la bionda.
Era sicura che da lì a poco avrebbe pianto, perché no, lei non era affatto forte.
-Ma noi siamo i tuoi genitori, non puoi comportarti così!- rispose Micheal alla figlia.
Jessie rise, una risata angosciante, una risata che racchiudeva il dolore.
-Genitori? Voi siete i nostri genitori? Avete anche il coraggio di sfruttare questa parola?
Con quale coraggio vi permettete di parlarmi così? Voi non siete nessuno, né tantomeno i miei genitori! Da quando in qua i genitori abbandonano i figli?- 
urlò la bionda fissando con odio le due figure dinanzi a lei.
-Sai bene che non vi abbiamo abbandonati, siamo dovuti andare via per il lavoro.- rispose il padre.
La ragazza rise di nuovo, stanca di sentire quella buffonate.
-Voi avete preferito lasciarmi qui a prendermi cura di Jaxon e viceversa solamente perché con voi saremmo stati solamente d’intralcio, ammettetelo!- gli ringhiò contro Jess.
Il padre strinse i punti, dopotutto non aveva tutti i torti.
-Ma noi pensavamo che voi foste abbastanza forti per cavarvela da soli..- sussurrò la mamma.
-Pensavate che eravamo forti? Di quale droga fate uso? Da quando in qua due ragazzini di dodic’anni hanno la forza di andare avanti da soli?
Spiegatemelo perché io davvero non lo capisco!- 
rispose.
A quella risposta nessuno dei due rispose.
-Vedete? Nemmeno voi lo sapete, perché non può essere!
Sapete cosa mi è costato essere picchiata dagli amichetti di Jaxon solamente perché era considerato uno sfigato?- 
urlò ancora. Jaxon alzò lo sguardo, fissando gli occhi rossi della sorella, segno che da lì a poco avrebbe pianto.
-..E chi è che mi curava quando tornavo a casa? Oh, ovvio. Nessuno!- urlò gesticolando.
Genna deglutì.
-E sapete perché? Perché qui, a casa, non c’era nessuno a prendersi cura di noi!- strillò.
-Era tutto un gioco, io mi ferivo e Jaxon mi curava, lui si faceva male e io lo curavo. E voi?
Oh, scusate. Voi eravate chissà dove a fare chissà cosa, e solamente ora venite qui con non so quale coscienza e vi permettete di dirci ‘mi siete mancati’?!
Sapete dove me le metto le vostre scuse? Eh, lo sapete!?- 
urlò mentre alcune lacrime le rigavano il volto. Jaxon si alzò, prendendo la sorella per il polso e trascinandola fuori da quella camera.
Sbatté la porta alle sue spalle e abbracciò la sorella, mentre le due figure di Genna e Micheal rimasero di stucco lì, in quella stanza. In piedi.


-Tieni.- sussurrò dolcemente Jaxon posando sul tavolo dinanzi a Jess una tazza di camomilla calda.
La ragazza spostò il bicchiere più avanti con un gesto della mano.
-Non ne ho bisogno.- si limitò a rispondere fissando un punto indefinito della stanza.
Intanto Genna e Micheal erano ancora in camera di Jaxon, mentre il marito cercava di consolare la moglie.
-Invece sì, bevi- rispose dall’altra parte del tavolo il fratello, spingendo di nuovo il bicchiere verso la sorella. Quest’ultima spostò lo sguardo dal muro negli occhi del fratello.


In quel momento Jaxon poté giurare di aver visto il verde più angoscioso e dolce di tutto il mondo.
Poté giurare, per un attimo, di essere annegato negli occhi di Jess.



Prese la tazza e la portò alle labbra, bevendone un piccolo sorso.
-Vuoi che chiami Kyle?- chiese Jaxon.
Sapeva benissimo che in quel momento Jess avesse solamente bisogno di una persona accanto che non sia lui, o almeno lo credeva.
-E’ in palestra- rispose spostando lo sguardo di nuovo sul muro. Jaxon deglutì.
-Allora chiamo Harry..- rispose alzandosi e avvicinando la cornetta del telefono all’orecchio mentre Jessie lo fissava, scuotendo la testa con disappunto.
-Pronto?- rispose Harry dall’altra parte del telefono.
-Harry, sono Jaxon. Puoi venire a casa nostra?- sussurrò al telefono quest’ultimo guardando con la coda dell’occhio la sorella che sorseggiava la sua camomilla.
-E’ successo qualcosa?- chiese quest’ultimo preoccupato.
-All’incirca, allora.. puoi venire?- chiese supplichevole.
-Dammi cinque minuti e sono da te- rispose il riccio prima di riattaccare, preoccupato.
Jaxon posò la cornetta al suo posto ma voltandosi trovò solamente la tazza di camomilla sul tavolo, probabilmente ancora piena, e di Jess nemmeno l’ombra.

Si affacciò al soggiorno e non la trovò.
Da bravo fratello qual’era sapeva che ogni volta che Jess voleva rimanere sola si rifugiava su in cantina.
Ma quella volta non l’avrebbe lasciata sola. Non avrebbe fatto come i suoi genitori.
Quella volta lui l’avrebbe accompagnata, quella volta lui l’avrebbe protetta e consolata come quando erano bambini.

Entrò in cantina e la trovò lì, seduta in un angolo a singhiozzare.
-Sam..- disse sedendosi accanto a lei. La ragazza alzò lo sguardo verso il fratello.
Rabbrividì e con la manica della maglia asciugò le lacrime che bagnavano il viso della sorella.
-Perché mi fa così male? Loro non sono nessuno però..- le parole le morirono in gola.
In quel momento Jaxon provava tenerezza e rabbia allo stesso momento.
Tenerezza perché vedere lì, a terra, la persona più forte mai conosciuta era segno che anche lei poteva piangere e farsi del male.
Rabbia per tutto il dolore che provava e che da lì a poco avrebbe ancora provato.
-Sam fa male anche a me, non sai quanto. Ma sai qual è il positivo?- chiese abbracciandola.
-Ah, perché c’è anche una cosa positiva in tutto questo?- sussurrò la bionda.
Nemmeno durante quei momenti riusciva a perdere la sua spontaneità e il suo modo di rispondere.
-La cosa positiva è che quando coloro che ti staranno accanto cadranno tu non cadrai, e sai perché? Perché tu sarai forte. Tu sarai già caduta tante e tante volte ed avrai imparato a superare ogni ostacolo.. mentre loro no, loro saranno lì. A terra. E non sapranno come alzarsi ed avranno bisogno di te. Perché tu sei forte.- le sussurrò sorridendo.
Jessie scoppiò di nuovo in un pianto isterico, questa volta con la consapevolezza che Jax avesse ragione. Lo strinse tra le sue braccia come si fa con un peluche.
Voleva bene a suo fratello, logico, e lo avrebbe protetto anche tra cent’anni se fosse stato necessario.
All’improvviso il campanello suonò e si sentirono alcune voci provenire da giù.
-Sam io vado a vedere chi è, aspettami qui. Ok?- chiese Jaxon accarezzandole i capelli. La bionda annuì e Jaxon si avviò giù.


Una volta arrivato al piano terreno trovò Harry a parlare con i suoi genitori, probabilmente loro gli avevano aperto la porta.
Senza nemmeno parlare Jax lo prese e gli raccontò tutto ciò che era accaduto qualche decina di minuti prima.
-Non posso crederci che abbiano il coraggio di venire qui all’improvviso e catapultarsi nelle vostre vite..- disse Harry arrabbiato. Jax sospirò.
-E ora dov’è lei?- chiese riferendosi a Jess.
-In cantina, vai a parlarle tu?- chiese il fratello. Harry annuì prima di dirigersi al piano superiore.


Harry aprì la porta scricchiolante della cantina, la stanza era completamente buia, se non per un fascio di luce che filtrava dalla finestra socchiusa, e silenziosa.
-Jaxon, sei tu?- chiese la vocina rotta dal piano della sua ragazza. Harry impercettibilmente fu invaso da brividi, non tanto perché aveva paura del buio, ma per aver sentito la sua ragazza piangere.
-No, sono Harry- disse quest’ultimo chiudendosi la porta alle spalle e cercando di capire dove fosse la ragazza.
-Ouh, Harry. Io non volevo disturbarti, scusa se mio fratello ti ha chiamato- rispose angosciata la ragazza. Harry capì la provenienza della voce e si sedette accanto a lei, prendendola in braccio e facendole appoggiare il capo sul suo petto.
-Sai che ogni volta che hai bisogno di me ci sono.- rispose lui lasciandole un bacio sulla testa.
-Non ho bisogno di te, ora ho solo bisogno di star sola- rispose la ragazza.
Harry sapeva bene che era fin troppo orgogliosa per ammettere che la presenza del riccio lì, con lei, le serviva tantissimo, soprattutto in quel momento.
-Tu hai bisogno di me ed io lo so- disse convinto il riccio prendendo il viso di Jess e baciandole dolcemente le labbra, per assaporarne un’altra volta il suo dolce sapore.


Restarono più di venti minuti così, in silenzio. Perché ora tra loro non c’era più bisogno di parlare.
Le parole sarebbero morte in gola ad entrambi. L’urlo più grande, si sa, è il silenzio.
-Posso portarti in un luogo speciale per me?- ruppe il silenzio Harreh.
Jess accigliò lo sguardo.
-Se dico di no mi ci porti lo stesso, vero?- chiese conferma la ragazza. Il riccio annuì prendendola per mano e dirigendosi verso la sua camera per prenderle un cappotto.
Glielo passò ed insieme scesero giù dove Jaxon probabilmente era uscito, c’erano solamente Genna e Micheal a disfare i loro bagagli.


-Dove vai, Jessie?- chiese Genna vedendo Jessie mano nella mano con Harry, quest’ultimo stava aprendo la porta d’ingresso quando vide Jess irrigidirsi e prepararsi a rispondere.
-Da quando ti importa dove vado? Non mi sembra che tu ci sia stata ultimamente, ah no, scusa. Non ci sei mai stata!- trillò uscendo fuori e tirando a sé Harry sbattendo la porta.
Giurò di aver sentito Micheal urlare il suo nome, ma non tornò indietro.


-Non credi di essere stata troppo.. cattiva?- chiese Harry camminando accanto alla bionda.
Quest’ultima gli fece una smorfia di disgusto.
-Se davvero pensi che loro abbiano ragione puoi anche tornartene a casa e magari sposarti con mia madre! Non mi meraviglierei se cercasse di rubarmi anche il ragazzo-sbottò incazzata Jess.
Harry sbuffò, ogni volta che cercava di fare qualcosa di giusto sbagliava.
-Non intendevo questo, bionda, sai che amo te.- disse con tono mieloso, tanto dolce che per un attimo Jess si addolcì e gli chiese persino scusa.


Harry e Jess erano ormai arrivati davanti ad un hotel e stavano per entrare. Jess guardò Harry con aria interrogativa ma prima che potesse fare una domanda quest’ultimo la tirò dentro.

-Harry non so cosa tu abbia in mente, ma io non voglio rubar..- la ragazza si bloccò notando che un uomo si stava avvicinando a loro.
-Styles, sempre più identico a tua madre. Come va? C’è qualcosa che desideri?- chiese l’uomo.
-In realtà vorrei..- Jess non riuscì a sentire nient’altro siccome il riccio sussurrò il resto all’orecchio del suo amico. Quest’ultimo sorrise e diede una chiave ad Harry, presa dalla tasca anteriore di suoi pantaloni.
Poi la fece entrare nell’ascensore e premette il tasto numero ‘7’. Ultimo piano.
-Possibile che tu conosca tutto e tutti?- sbuffò Jess. Harry rise.
-Stai parlando con Mr. Styles, tesoro- disse sorridendole malizioso.
-Ah giusto, dimenticavo.- disse roteando gli occhi al cielo. D’un tratto Harry sussultò.
-Jessie, Jessie!- sussurrò.
-Cosa c’è idiota? Perché parli a bassa voce?- disse imitandolo.
-Ho appena visto la ragazza più bella del mondo, è proprio alla tua destra, però non voltarti velocemente, potrebbe notarti- le sussurrò all’orecchio.
-Harry sei impazzito?- disse la ragazza cominciando a voltare lo sguardo.
-Non c’è nessun altro oltre a noi in questo ascensor..- la ragazza si bloccò.


Vide il suo riflesso.
Alla destra di loro due c’era uno specchio, e nello specchio c’era il loro riflesso.



Jess voltò completamente il suo corpo di fronte allo specchio e Harry poggiò il suo mento sulla spalla della bionda, sorridendole e schioccandole un bacio sulla guancia, poi le porte dell’ascensore di aprirono ed Harry, coprendole gli occhi, le fece strada.
Quando Harry tolse le mani dagli occhi di Jessie, quest’ultima poté notare che la vista era qualcosa di spettacolare.
Il buio del cielo di Hartford era illuminato da stelle che sembravano essere state appositamente messe lì per loro; si vedevano in miniatura tutte le piccole case e anche i grandi edifici dell'intera città, per non parlare delle luci, c'erano dei lampioni che illuminavano la città quasi sembrando delle lucciole da lontano.
Era innamorata quella vista.
-Vedi, la scuola!- disse la bionda indicando il loro edificio scolastico che da lontano sembrava poter essere calpestato. Lui sorrise soddisfatto e aggiunse:
-Qui ci venivo da piccolo con mio padre, ogni sabato.
Ma da quando i miei hanno divorziato vengo qui di rado beh, nessuno mai ha visto questo posto sotto la stessa luce con il quale lo vedo io- 
disse continuando a guardare quel panorama di fronte a sé, senza abbassare lo sguardo o indirizzarlo verso la ragazza.
-Ti prometto una cosa.- rispose quest’ultima sorridendogli, lui si voltò e accigliò il volto.
-Cosa?- la bionda gli sorrise e concluse:
-Prometto solennemente di portarti qui ogni volta che tu lo vorrai o ne avrai bisogno. Parola di scout- disse portandosi una mano sul petto con fare commovente. Lui le sorrise.


Quel sorriso illuminava più di qualsiasi altra stella.
Quel sorriso era nato solamente grazie a lei.
Se prima era innamorato di lei ora le avrebbe dato anche la vita, se fosse stato utile.

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Aloha lettrici/lettori (sempre se ce ne sono, ma suppongo di no), e finalmente dopo cinque giorni e sottolineo, in perfetto orario, ho aggiornato la mia fan fiction.
Spero che, ovviamente, il capitolo vi piaccia.
Bel colpo di scena con i genitori, vero?
E vogliamo parlare della dolcezza di Jess e Harreh? Mi sono affezzionata ai miei due bimbi. Auw. cc
Fatto sta che spero di avervi accontentato. Forse sto diventando pure troppo dolce. 

Sappiate che mi piace finire i capitoli con delle frasi che lasciano di stucco, secondo me ve ne siete resi conto, come vi siete resi conto (spero) che ho cambiato il rating della storia;
Da giallo ad arancione perché (SPOILER) nei prossimi capitoli ci sarà una scena di fichi fichi, non troppo dettagliata, ma ci sarà. e.e

Grazie per le 16 recensioni al capitolo precedente. Yeah, record! 
Voi mi farete morire, puttani. kfjhkg
Grazie per i 95 seguiti, 87 preferiti e 31 ricordati. 
E grazie anche alle 16 persone che mi hanno messo tra i loro autori preferiti.
Siete stupendi.


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, in perfetto orario, Martina. 

ps: 
Vi lascio con questa gif di Jessie (Sasha) che mi ricorda tanto il momento durante il litigio con i suoi. 

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Capitolo 18
*** Crimine di passione. ***


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Crimine di passione (pt. 1) 
cap. 18

-Harry?- Jess distesa sul pavimento sporco e spoglio del tetto di quell’hotel con la testa poggiata sul torace del riccio, lo chiamò.
-Sì, bionda?- chiese lui dolcemente, abbassando lo sguardo dalle stelle in cielo a due stelle accanto a lui, gli occhi di quella maledetta ragazza che lo aveva cambiato da un momento all’altro.
-Posso restare da te, stasera?- chiese colorandosi immediatamente di rosso -..se non disturbo, ovvio- continuò poi per non sembrare troppo indiscreta.
-Non te la senti proprio di rimanere in quella casa, eh?- chiese lui stringendola ancora più nel suo petto, così almeno avrebbe riscaldato entrambi.
-Non è che non ma senta..- sospirò la bionda –E’ che sicuramente anche Jaxon non sarà a casa e non voglio sopportarli ancora, non ce la farei- buttò giù.
Harry le sorrise, accarezzandole con una mano la guancia sinistra.
-Sai che mi fa sempre piacere averti tra i piedi, bionda- rispose trattenendo un risolino.
-Harold caro, sono ancora in tempo per mollarti e gettarti dal settimo piano di un hotel, dimentichi?- chiese retorica. Harry rise.
Jessie non aveva mai sentito una voce roca e dolce come quella del riccio. Mai.
-Torniamo a casa?- chiese tutto d’un tratto Harry.
-Di già?- chiese sbalordita la bionda –Mi trovo così bene qui, con te- sussurrò baciandolo.
Harry sorrise mordicchiandole dolcemente il labbro inferiore.
-Dimentichi che dobbiamo passare a casa tua per prendere i libri e i vestiti per domani?- domandò lui poi. La ragazza sbuffò alzandosi e stiracchiandosi con la mano la sua felpa, sporca di polvere.
Harry le prese la mano per poi scendere, insieme, verso l’uscita dell’hotel.


-Vai entra!- urlò Jessie spingendo Harry verso l’entrata della porta mentre lei, più indietro, cercava di restare fuori. Harry rise, voltandosi.
-Non entro senza di te, Jess- rise accarezzandola –Non so nemmeno dove sia la tua camera!- continuò poi ridendo sotto i baffi.
-Oh, andiamo- sbuffò la bionda –ci sei stato oggi, non fingere con me. Non funziona- trillò facendo comparire una smorfia di noia sul volto del riccio che, con un gesto della mano, arrestò la sua parlantina.
Jess mise le mani nella sua borsa, portando il volto in alto e pensando probabilmente a dove avesse nascosto le chiavi di casa.
-Un momento..- disse e vide Harry ridacchiare, gli cacciò la lingua proprio come una bimba.

-Eccole!- urlò entusiasta posandogliene nel palmo della mano.
Harry mise le chiavi giuste nella serratura della porta, ma prima di farle girare si voltò per l’ennesima volta indietro.
-Sei sicura?- chiese per la quinta volta -..e se mi prendono per un ladro e mi uccidono con un coltello?- sbottò Harry cercando di far tenerezza a quella che doveva essere la sua ragazza.
-Andiamo Harry, saranno anche due idioti ma nessuno si dimentica dei tuoi ricci, ti riconosceranno- sbuffò la ragazza. Harry si rivoltò facendo girare due volte la chiave e la porta si aprì.
-Chi è?- urlò una voce lontana, probabilmente Genna –Jessie, Jaxon siete voi?- ribadì.
Harry si voltò verso la ragazza.
-Entra!- sussurrò quest’ultima spingendo il suo ragazzo dentro e chiudendosi la porta alle spalle.


-Jessie.. Oh, sei tu- Micheal, il padre dei due fratelli, uscì dalla cucina e si fermò notando la figura del riccio sulla soglia della porta. Quest’ultimo si grattò la nuca in leggero imbarazzo.
-Emh..- disse tossicchiando –sono qui per prendere la roba di Jess.- concluse facendo due passi verso l’interno della casa.
Intanto Jess, fuori dalla casa, era seduta sui gradini e con un orecchio contro la porta cercava di ascoltare la conversazione.
-Perché? Non poteva venire a prenderla da sola?- chiese -..e poi cosa deve fare con la sua ‘roba’?- continuò poi Micheal. Harry sospirò.
-Jess ha deciso che per stasera resterà a dormire con me- biascicò il riccio. Il volto del padre divenne completamente rosso dalla rabbia.
-E chi l’avrebbe deciso?- sbottò poi mentre Genna, sentendo il tutto, si avvicinò alle spalle del marito.
-L’ha deciso lei..- sussurrò Harry, ma non abbastanza piano da non farsi sentire.
-E chi sarebbe lei? E’ una ragazzina, non può fare le proprie scelte da sola..- cominciò il padre –e tantomeno se queste scelte comportano il dormire con.. un ragazzo!- disse squadrandolo con gli occhi.
Harry strabuzzò gli occhi. Doveva ritenerla un’offesa?
-Non vorrei essere maleducato..- precisò Harry –Ma penso che Jess sia abbastanza matura per fare le proprie scelte e, per quanto riguarda me, può star certo che non le torcerei un capello- concluse.
La madre sorrise ad Harry, il quale quasi non lo notò.
-Questo non cambia nulla- sbuffò Micheal.
-Harry, vai sopra a prendere la roba di Jessie, a lui ci penso io- intervenne, per la gioia di Harry, Genna. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte che salì sopra per prendere tutto l’occorrente e metterlo in un borsone grigio.


-Genna, cosa ti è preso stavolta?- sbottò Micheal spaparanzandosi sul divano, arrabbiato.
Genna si sedette, con più cautela, accanto a lui poggiandogli una mano sulla spalla.
-Micheal devi capire che in un certo senso i nostri figli hanno ragione- disse con una punta di rammarico nella voce -..siamo stati assenti per tutto questo tempo e, per quanto possiamo essere i loro genitori, lo fanno per autodifesa.
Capisci? Noi non siamo i genitori perfetti e a loro occorre solo del tempo, forse tanto, ma basterà per far sì che almeno un po’ possano perdonarci.- 
sussurrò la madre.
Stranamente Jessie aveva smesso si ascoltare da quando Harry era salito sopra nella sua stanza, era fiera di lui ma soprattutto di come aveva arrestato, metaforicamente parlando, Micheal.


-Bene..- Harry attirò l’attenzione dei due, intenti ancora a consolarsi a vicenda.
Genna si girò velocemente verso la figura del riccio, alzandosi e dirigendosi accanto a lui.
Harry a quella vicinanza notò immediatamente la somiglianza tra gli occhi di Jess e quelli della madre.
-Io devo proprio andare..- disse grattandosi la nuca.
-Trattamela bene.- disse Genna accompagnandolo alla porta.
-A differenza di quello che potrebbe sembrare..- cominciò Harry abbassando piano la maniglia della porta, per poi continuare –Io non abbandono mai le persone che amo-concluse uscendo dalla porta e chiudendola.
A loro la libertà d’interpretazione pensò il riccio sorridendo e raggiungendo Jessie, poco più lontano da lui, seduta su una panchina.
Intanto Genna era rimasta immobile accanto alla porta a pensare a quelle parole mentre Micheal era davanti alla finestra e con la mano sinistra teneva aperta la tenda in modo da osservare i due andar via insieme.
-Si aggiusterà tutto, vedrai- sussurrò quest’ultimo. Genna sospirò.
-Lo spero.- disse prima di dirigersi in cucina a cucinare qualcosa per saziare il suo vuoto allo stomaco che, probabilmente, non era dovuto solo alla fame ma a qualcosa di più grande:il senso di colpa.
 

-Allora, com’è andata?- chiese Jess prendendo il borsone dalle mani di Harry e portandolo sulla sua spalla. Harry si voltò, guardandola torvo.
-Stai cercando di farmi credere che non hai minimamente spiato?- chiese ironicamente. Jess sbuffò.
-Sono così prevedibile?- domandò poi la ragazza.
-Diciamo che ho imparato a conoscerti..- sorrise il ragazzo.
-Tu? Imparare qualcosa?- trillò ridendo la ragazza e puntando l’indice sul petto del riccio.
-E’ geneticamente provato che una persona come te non potrà imparare mai nulla, Hazza!- continuò poi. Harry strinse le spalle, consapevole del fatto che ancora una volta Jessie era riuscito a spegnerlo.
-Riuscirò mai a farti stare zitta?- chiese lui. La ragazza rise, aggiustandosi la borsa sulla spalla.
-Dipende..- disse mettendosi di fronte a lui -..puoi farlo con un bacio, se vuoi- disse sorridendo.
Harry non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò a lei spostandole il borsone e poggiandolo a terra, la avvicinò ancora di più e le loro labbra si scontrarono per la milionesima volta.
Insieme erano perfetti.
Insieme erano un ‘noi’.
Insieme erano l’arma che avrebbe battuto chiunque, anche la morte.

-Credo che userò questo metodo parecchie volte- sussurrò il riccio lasciandole un bacio sulla fronte.

-Aspetta e spera, riccio!- disse la bionda cominciando a correre, dopo aver notato il cancello di entrata della casa di Harry.
-Non correre..- urlò Harry cercando di raggiungerla, invano.
-Pappamolle!- urlò di tutta risposta lei ridendo, per poi fermarsi sotto casa.


-Mamma, lei è Jessie- Harry indicò la sua ragazza che subito si colorò di rosso –Jessie, lei è mia madre- continuò poi il riccio.
La madre la riconobbe subito.
Quella ragazza era la stessa che era nelle foto che Harry nascondeva nel suo cassetto, convinto che lei non ci andasse a rovistare.
Ok, lo sapeva anche lei che quel tipo di cose non doveva farle o, ancor meno, non doveva impicciarsi nei fatti del figlio.. ma andiamo, era pur sempre curiosa! Quale madre non lo avrebbe fatto?
-Piacere Jess.- disse la donna porgendole la mano. Jess ricambiò la stretta.
-E’ un piacere mio, signora- rispose lei. La madre assunse uno sguardo di ribrezzo.
-Non chiamarmi signora, mi fa sentire vecchia- ridacchiò -..chiamami Anne- sorrise poi.
La ragazza annuì prima di seguire Harry nella sua stanza siccome la madre per qualche ragione assurda, o forse per aver notato le occhiatine imploranti di Harry, andò via.


-Harry, avrei bisogno di una doccia..- chiese Jess prendendo la borsone una tuta che fungeva da pigiama, o almeno, lo avrebbe fatto per quella sera –Dov’è il bagno?- continuò.
-In fondo al corridoio, a destra- disse il ragazzo indicandogli la porta. La ragazza gli sorrise ed uscì, recandosi in bagno.
Aprì il getto d’acqua calda e si spogliò posando l’intimo in una busta che si era appositamente presa dal borsone. Non voleva di certo che il suo intimo fosse sparso per il bagno, soprattutto se in giro c’era il suo cosiddetto ragazzo.
Entrò nella doccia e lasciò che tutte le preoccupazioni, che tutti i pensieri e i ricordi le scivolassero dalla mente e dal corpo.
Desiderava, anche solo per un attimo, dimenticarsi di tutto e tutti.


E se Harry stesse fingendo di amarla solamente per salvarla?
E se lei non si fosse innamorata veramente di lui?
Cosa sarebbe successo?


Non riusciva ancora una volta a rispondere a quelle domande ma sapeva che ci sarebbe riuscita.
Chiuse il getto d’acqua e portò la mano fuori dalla doccia, prendendo l’asciugamano bianco latte e mettendolo contro al suo corpo.
Lasciò gocciolare le punte dei suoi capelli sulla lastra della doccia e poi uscì, fissandosi allo specchio.


Era giovane e con la voglia di vivere.
Era bella, perché sì, non lo si poteva negare. Era di certo una bellissima ragazza con mille difetti.
Era una ragazza e pertanto doveva innamorarsi e far innamorare.



Jess uscì dal bagno alla ricerca del phon che, ovviamente, non trovò. Così ritornò nella stanza di Harry, trovandolo assorto tra i suoi pensieri disteso sul letto.
Il ragazzo morì, metaforicamente, alla visione di Jess con un asciugamano attorno al corpo bagnato che lasciava intravedere le sue lunghe cosce magre, i lunghi capelli biondi le ricadevano bagnati anch’essi sulle spalle e i suoi occhi, leggermente arrossati per colpa del bagnoschiuma.
Deglutì. –Jess, cosa c’è?- chiese cercando di trattenere l’emozione.
-Cercavo il phon, non vorrei prendere una polmonite- chiarì la ragazza leggermente imbarazzata.
Aveva notato come Harry l’aveva guardata, ovvio.


Harry si avviò nel bagno poco prima occupato da Jess e, da uno scaffale alto, ne estrasse il phon.
La ragazza lo ringraziò con un sorriso ma non prima di aver preso il tubo della doccia e schizzare il riccio con l’acqua.
-Sei proprio una stronza..- gridava Harry cercando di aprire gli occhi, ma il getto d’acqua non glielo permetteva -..proprio stronza!- urlò di nuovo.
Jess lo fece entrare nella doccia con ancora l’acqua puntata contro.
Il riccio con un gesto della mano riuscì a chiudere il getto d’acqua e con sguardo malizioso guardò la ragazza dinanzi a lui.


Jess giurò di aver perso tre anni di vita, come minimo.
Quella maglietta grigia che poco prima Harry indossava ora era completamente bagnata ed era diventata così aderente da mostrare perfettamente i suoi pettorali, cosa che, ovviamente, lo rendeva tremendamente attraente.



-Cazzo..- sussurrò Jess. Gli sarebbe saltata addosso tra non meno di due secondi, poco ma sicuro.

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Aloha, eccomi qui lettrici! 
Allora, vi devo un piccolo, grande, enorme grazie! 
Cioè vi rendete conto? 
21 RENCESIONI AL CAPITOLO 17. No, ma dico. 21 recensioni. 
Se solo ci ripenso sono tipo *dead*
Mi avete fatto la scrittrice più felice del momento, sdkhsg. 
Mi sembra scontato dirvelo ma 'vi amo'. Ok? ok.

Spero, ovviamente, che il capitolo vi piaccia. 
Siccome la scena hard (mlml) era troppo lunga ho diviso il capitolo in due, quindi il capitolo 19 avrà lo stesso titolo ma con pt.2.
Tanto lo so che volete la parte dove fanno fichi fichi, porcelline che siete!
Eheheh.

Comunque, passiamo ai ringraziamenti ufficiali:

Ringrazio le 109 persone che hanno messo 'sta cosina tra i seguiti, 97 preferiti e 33 ricordati. 
Fatevi stuprare, cè. 

Poi vi volevo fare una domanda,
 vi piacerebbe se mettessi qualche capitolo/parte dedicata anche alla coppia Noxie (Niall-Roxie)?
Fatemi sapere tramite recensione o semmai su twitter. @IndelibleSign


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina. 

La nostra bellissima Jessie (Sasha Pieterse): 

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Capitolo 19
*** Crimine di passione. (pt-2) ***


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Crimine di passione. (pt. 2)
cap. 19

 

-Cos’è’?- chiese Harry trascinando Jess con sé nella doccia, quest’ultima era ancora solamente coperta dall’asciugamano bianco -..ora non parli più?- disse ridacchiando.
Jess gli lasciò un gancio dentro sulla spalla prima che quest’ultimo unisse le loro labbra in un bacio bagnato, siccome entrambi, avevano le labbra bagnate a causa dell’acqua.
Harry poggiò le sue mani sulla schiena della bionda, avvicinandosela fino a quando i loro corpi non toccarono, immediatamente Jess arrossì, ma riuscì a controllarsi.
Continuarono a baciarsi per chissà quanto tempo fino a quando Harry, indietreggiando nella doccia, non sbatté con la schiena contro la maniglia della doccia, aprendola involontariamente.
Immediatamente i loro corpi si bagnarono ancora peggio di come già non fossero.
-Ho sempre sognato un bacio sotto la pioggia- sussurrò Harry baciando il collo di Jess, quest’ultima 
strozzò un gemito di piacere. Adorava i baci sul collo.

 

-Non siamo in strada, Harreh..- iniziò -..siamo sotto ad una doccia- puntualizzò tremando a causa della differenza di temperatura tra l’acqua fredda e le labbra di Harry, calde.. caldissime.
-Dettagli. Inutili dettagli- sussurrò lui. Jess non resisté più, prese il viso di Harry e rincollò le loro labbra, assaporando quel retrogusto dolce e che sapeva di menta. E lei amava la menta, anzi, da quel momento l’avrebbe amata sicuramente.
Harry scese le sue mani sul corpo leggero della ragazza mentre il flusso d’acqua fredda continuava imperterrito a scendere sui loro corpi.
Jess prese l’estremità della maglia di Harry e la alzò, togliendogliela, in modo da poter finalmente osservare i suoi addominali perfetti, notando che quest’ultimo avesse quattro capezzoli.
Ma non c’era nulla di più perfetto di lui in quel momento.
Passò la sua mano sinistra, stranamente tiepida, sui pettorali di Harry il quale sorrise soddisfatto.
I ricci gli ricadevano dolcemente sul viso, a causa dell’acqua, e sembrava quasi che la sua fronte gli chiedesse pietà.
Poi, immediatamente, Jess rincollò le loro labbra gettando la maglia ai loro piedi, e lasciandola calpestare dai loro piedi.



Harry lasciò scorrere per la terza volta le sue mani sul corpo della ragazza per fissare, probabilmente, un’immagine di lei ben definita nella sua mente.
Era l’essere più perfetto che Harry avesse mai accarezzato.
La ragazza lasciò scivolare l’asciugamano ai suoi piedi e, per un attimo, Harry restò ad osservare le sue forme così perfette.
Poi, forse per l’imbarazzo, forse per il freddo, la ragazza si lasciò abbracciare dal riccio che, immediatamente la prese tra le braccia riprendendo a baciare questa volta, una spalla destra, per poi scendere al seno e lasciarvi piccoli e casti baci sull’ombelico.
-Sei perfetta- le sussurrò il riccio all’orecchio, per poi morderle il lobo, cosa che la fece rabbrividire all’istante. Era felice di avere quell’effetto su di lei, lo faceva sentire in un certo senso, potente.
Jessie si accorse immediatamente del sorrisino soddisfatto di Harry e così sbottò:
-Non giocare col fuoco, Styles- per quanto la sua voce le permettesse. Lui ridacchiò.
-Mi scotto volentieri se il fuoco sei tu, e poi..- le sussurrò –devo ricordarti che sotto all’acqua il fuoco si spegne?- continuò ammiccando all’acqua aperta.
Jess era stufa delle chiacchiere, prese il volto del riccio e vi lasciò un altro bacio, non tanto casto.
Anzi, ricco di passione e sentimento.
Se amare fosse stato un crimine, di sicuro in quel momento sarebbero stati arrestati entrambi per un crimine di passione.


La ragazza lasciò scivolare le sue delicate mani fino alla cintura del riccio che, al tocco delle dita della sua ragazza, rabbrividì immediatamente. Lei sorrise, ora lei era soddisfatta.
Gli slacciò i pantaloni ed Harry, con un agile movimento del bacino, li lasciò scendere fino ai piedi per poi sfilarseli e lasciarli lì. Accattonati insieme alla maglia e l’asciugamano.
In quel momento indossava solamente dei boxer neri che fecero ridacchiare Jess.
Harry prese le gambe della bionda e le legò al suo bacino per poi riprendere a baciargli il collo e scendere al seno, stringendo fra i denti i suoi capezzoli.
Nonostante la posizione scomoda, Jessie lasciò scivolare le mani fino al bacino di Harry e gli sfilò i boxer, facendo sussultare Harry, il quale quasi arrossì.
-Sei sicura, Jess?- chiese lui per assicurarsi il suddetto ‘accesso’.
Lei annuì –Mai stata così sicura- sussurrò prima che quest’ultimo entrasse in lei.


Riceveva spinte leggere e dolci dal momento che Harry cercava di farla abituare alla sua presenza, dopodiché velocizzò i movimenti, penetrando sempre più a fondo e facendo godere entrambi.


Quanto si poteva amare una persona?
Nessuno dei due aveva mai risposto a quella domanda, ma ora sembrava quasi aver trovato una risposta.
Si ama all’infinito.



Harry continuò con le sue spinte, sempre più veloci ma indolori, anzi ricche di piacere tanto che Jess gemette, mordendogli la spalla.
Harry sorrise mordicchiandole poi le labbra quasi come a comunicarle che lui era lì, e ci sarebbe sempre stato.
L’avrebbe protetta sempre, soprattutto ora che era sua.
Completamente sua.
Uscì e l’abbraccio. Non c’era cosa più perfetta di quel gesto in quel momento.


La ringraziava per avergli insegnato ad amare.
La ringraziava per avergli insegnato a sorridere.

Ma più di tutto la ringraziava per avergli insegnato a fare l’amore, siccome, prima d’ora aveva fatto solamente del puro sesso. Nulla a che vedere con le emozioni che aveva provato.



-Girl what would you do? Would you wanna stay if I would say?-
Harry iniziò a cantargli una canzone, probabilmente scritta da lui e gli altri ragazzi siccome Jess aveva sentito spesso che questi scrivevano canzoni.
-I wanna be last, yeah. Baby let me be your, let me be your last first kiss- continuò lui.
Jess sorrise. La sua voce rauca diventava ancora più perfetta mentre cantava, aveva persino la pelle d’oca in quel momento.
-Wanna be the first to take it all the way like this
, and if you only knew I wanna be last, yeah- terminò prima di ribaciarla ancora, e ancora, e ancora.
-Primo..- Jess si fermò, baciandolo a stampo -..e ultimo!- urlò ribaciandolo.



E se Harry stesse fingendo di amarla solamente per salvarla? Impossibile.
E se lei non si fosse innamorata veramente di lui? Incredibilmente finto.
Cosa sarebbe successo? Non lo sapeva ancora.


Era riuscita a rispondere a due domande.
Ne bastava solo un’altra e sarebbe stato tutto perfetto, giusto

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Aloha lettrici! Ci fosse stata una recensione che non diceva 'aspetto la scena di fichi fichi'? Siete delle porcelline, ecco cosa.
HAHAHAHAHAHAHAH grazie mille per le 19 recensioni, vi amo come Niall ama il cibo, ok?


Avrete notato che ho cambiato il banner della storia?
Preferite questo o quello precedente? Consigliatemi. cc
la scena non è troppo spinta o troppo descritta e il capitolo è corto, lo so, mi fanno schifo questo genere di cose, perdonatemi. çç 

Vi ringrazio per le 206 recensioni totali, per essere la mia prima ff è davvero un progresso;
vi ringrazio per i 125 seguiti, 111 preferiti e 36 ricordati; ma soprattutto ringrazio chi recensisce ogni capitolo della mia storia, vi stuprerei. 

Comunque, comunque. Per chi non l'avesse capito la canzone che canta Harry alla nostra Jess è 'Last first kiss'. 
Spero che, ovviamente, il capitolo vi sia piaciuto e ora mi dileguo sennò vi annoio troppo. 


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif della nostra Jessie
 (Sasha) e una dell'occhiolino di Niall!

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Capitolo 20
*** L'inizio della fine. ***


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L'inizio della fine.
cap. 20

-Secondo me- iniziò Zayn -..siete perfetti!- trillò entusiasta.
Harry e Jess, dopo essersi dati una sistematina erano scesi giù in salone e cercando di trovare un po’ di pace avevano ritrovato fuori alla porta quelle tre pesti di Zayn, Liam e Niall.
-Cornetti?- urlò Niall dall’altro capo della stanza.
-Chi ha detto cornetti?- urlò raggiungendo il soggiorno e sprizzando allegria da tutti i pori.
-Perfetti, Niall- sbuffò Liam -..Ha detto ‘perfetti’ non ‘cornetti’- concluse roteando gli occhi.
Niall parve scosso e parecchio deluso, tanto che mise su un broncio che Jess definì tenerissimo.
-Dio..- Jess si alzò dal divano e, di conseguenza, dalle braccia di Harry e si diresse verso la figura di Niall ancora in piedi di fronte a loro -..sei tenerissimo!- disse strapazzandogli le guance.
Niall non riuscì a trattenersi un altro secondo che rise, accompagnato da tutti gli altri.
Le risate furono interrotte dal suono di un cellulare, probabilmente quello di Liam siccome quest’ultimo si alzò e lo prese dalla tasca.
-Probabilmente il messaggio dirà: ‘ciao sono il tuo cellulare, potresti gentilmente farmi un favore? Ti sarei grato se smettessi di tenermi nella tasca dei pantaloni accanto a –tu sai cosa-, c’è una gran puzza di marcio da quelle parti, qualcosa dev’essere andato a male’- recitò Niall facendo ridere nuovamente tutti mentre Liam, con un gesto della mano, si avviò alla porta portando il telefono all’orecchio. Danielle. Sicuramente era lei.


-Allora..- Zayn attirò l’attenzione su di lui -..cosa facevate prima che venissimo?- chiese rivolto alla neo-coppia.
Jessie avvampò fino alla punta dei piedi mentre Harry rischiò di affogare con la sua stessa saliva.
-Le facevo fare un giro per casa, ovvio- improvvisò il riccio. La ragazza annuì.
-Un giro per casa o un giro nei tuoi pantaloni, Hazza?- ammiccò Liam rientrando in camera.
Harry lo incenerì con lo sguardo mentre Niall lo fulminò.
-Parlando seriamente..- esordì Niall –non so se sia peggio che abbiamo appena scoperto che Jess e Harry hanno rockeggiato o che non mangio da mezz’ora, tipo- sbottò tranquillamente.
-Niall!- urlò Jess lanciando un cuscino contro la figura del biondo.
-Cosa c’è?- sbottò quest’ultimo come se parlare del loro rapporto fosse la cosa più naturale del mondo. La ragazza si alzò dirigendosi in cucina mentre imprecava contro l’irlandese in chissà quante lingue diverse.


-Jess..- la figura del riccio entrò in cucina trovando Jess a sorseggiare acqua da un bicchiere di vetro.
-..perdonali, sono..- la ragazza bloccò Harry.
-Idioti- lo precedette. –L’avevo capito- continuò poi posando il bicchiere nella lavastoviglie per poi gettarsi di peso su una delle sedia accanto al tavolo.
Harry sospirò chiudendosi la porta alle spalle e inginocchiandosi ai piedi della sua ragazza assorta in chissà quanti pensieri diversi.
-Ti hanno infastidito? No perché se è così vado di là e..- il ragazzo venne bloccato o meglio, al notare le lacrime sul viso della sua ragazza le parole gli morirono in gola.
-No, Harry..- singhiozzò la ragazza cancellando col pollice alcune lacrime –E’ solo che io..- non riuscì a smettere la frase che un singhiozzio gli partì dalla gola.


Piangeva ed Harry si sentiva inutile. Insignificante. Eppure non lo era affatto.
Per Jess la sua presenza lì, insieme a lei, era qualcosa di confortante e utile a dimenticare.


-Amore..- Jess sobbalzò a quel nomignolo stupendo –non credevo che te la prendessi così tanto, gli faccio vedere io com..- la bionda lo fermò, nuovamente.
-Non è per loro che piango, Harry..- soffiò lei poggiando il suo capo contro i ricci di Harry.
-E allora perché?- chiese lui avvicinandosi ancora e poggiando le sue mani sulle ginocchia della ragazza. –Scusa, ma non capisco proprio- spiegò.
-I miei genitori..- si limitò a rispondere –O meglio, Genna e Micheal- si corresse.
Per lei loro non erano i suoi genitori, per lei erano solamente due estranei che li avevano messi al mondo e lasciati in mano al destino. Soli.
Harold le poggiò le mani sulla guancia, asciugandole alcune lacrime amare, poi le sorrise.
-Cosa ridi?- sbottò lei infastidita –Non c’è tanto da ridere- continuò roteando gli occhi e trattenendo un singhiozzo.
-Rido perché sei bellissima. Sei bellissima anche mentre piangi e non te ne accorgi.
Sei bellissima quando sei imbarazzata, capisci a cosa mi riferisco- 
ammiccò il riccio beccandosi una spallata dalla bionda.
-Sei bellissima quando trattieni le lacrime e le tue guance si fanno rosse proprio come una bimba di tre anni. Sei stupenda persino quando mi insulti perché, come te, non lo fa nessun altro- continuò.
-E non deve farlo nessun altro- sussurrò lei cercando di non interromperlo.
In realtà quelle parole la facevano sentire bene con gli altri ma più che altro con se stessa.
-Sei bellissima persino quando ti arrabbi e rispondi male a tutti, anche senza senso- borbottò lui.
La ragazza gonfiò le guance mettendo il broncio, Harry le si avvicinò e gli posò un bacio sul labbro che la fece subito sciogliere il broncio e sorridere.
-Ma non ti amo perché sei bellissima.- spiegò.
Ti amo.
Gliel’aveva detto di nuovo e il cuore di Jess perse diversi battiti.

-Ti amo perché riesci ad essere te stessa ma nascondendo una parte fragile di te in qualunque momento- le disse lui cancellandole un’altra lacrima.
-Ti amo perché non riesci a mentirmi, i tuoi occhi dicono sempre la verità. E so che tu ora stai male, malissimo- continuò. Jess si portò le mani sugli occhi, coprendoli.
-Ti amo perché sei buffa, goffa, spiritosa ma..- la ragazza lo fermò.
-E’ sempre bello ricevere complimenti.- sbuffò facendo ridacchiare Harry.
-Fammi continuare- trillò lui. -..Ma soprattutto perché sei dolcissima, soprattutto quando fai così- disse prendendole le mani e spostandogliele lungo i fianchi.
Lei lo fissò per diversi secondi prima di incollare le sue labbra a quelle del riccio e poggiare le mani lungo il suo collo.
Le piaceva sentirsi amata, nessuno l’aveva mai fatto per lei.
-Harry..- Jess soffiò il nome del riccio sulle sue labbra.
-Umh?- mugugnò lui.
-Ti amo anche io- sussurrò lei prima di rincollare le loro labbra.
-Ti va di tornare di là?- chiese Harry accarezzandole i capelli, lei annuì e gli sorrise per poi prendergli la mano ed avviarsi verso il soggiorno dove tutti erano occupati a sgranocchiare pop-corn di fronte al megaschermo di casa Styles.
-Ragazzi, mica avete paura degli horror?- chiese Liam vedendo entrare i due. Loro scossero la testa, negando e si sedettero insieme a loro.


-Jess?- Zayn si voltò verso la bionda non trovandola più al suo posto. Ridacchiò.
-Jessie puoi uscire da dietro al divano, il film è finito.- disse ridendo. La ragazza si alzò stiracchiando il suo pigiama e sorrise al ragazzo ironicamente.
-Ti piacciono gli horror, da quanto ho capito- la prese in giro Liam.
Niall gli lanciò una patatina guardandolo torvo.
-Ragazzi credo sia l’ora di lasciare l’umile dimora Styl..- il biondo si fermò notando gli sguardi interrogativi dei suoi due amici.
-Insomma idioti, alzate il culo e usciamo da questa casa!- sbottò poi prendendo il giubbotto.
Tutti risero prima di riaccompagnarli alla porta e, finalmente, rimanere soli soletti come avevano aspettato per tanto tempo.


-Jess..?- la ragazza si rigirò nel letto trovandosi dinanzi il petto caldo di Harry, scoperto.
Lui la prese avvolgendola al petto cercando di riscaldarsi o forse di riscaldare lei.
-Era la tua prima volta?- chiese poi, esitando. Nonostante il buio riuscì a notare le guance di Jessie colorarsi di rosso, era tenerissima.
-Emh.. sì- tossicchiò -..sono pessima, vero?- disse intristita serrando gli occhi per paura di una risposta positiva che, fortunatamente, non arrivò.
-Sei stata perfetta, Jess..- le sussurrò lui -..quasi più di me.- disse altezzoso.
Lei sorrise ma poi cominciò a fare una serie di domande.
-Posso chiederti un paio di cose?- chiese rizzandosi sul posto e incrociando le gambe portando i gomiti sulle sue ginocchia.
-Ovvio ma.. per ‘un paio di cose’ intendi più di due, vero?- chiese Harry stanco. Lei annuì sorridente.
-Avresti potuto avere Taylor, perché hai scelto una come.. me?- chiese la bionda indicandosi con l’indice e facendo una smorfia di disappunto.
-Perché tu sei tu e Taylor è Taylor.- rispose Harry.
-Acuta osservazione, davvero acuta.- sbuffò Jess dando un pugno sulla spalla del riccio che d’un tratto aveva chiuso gli occhi, quasi addormentandosi.
-Vai avanti, in fretta- disse sottolineando le ultime due parole.
-Cosa ci trovi di bello in me?- chiese ed Harry posò le sue labbra su quelle della bionda, stampandole un bacio. La ragazza andò avanti, non capendo la risposta.
-Quando ti sei innamorato esattamente di me?- disse poi e di tutta risposta il riccio la ribaciò.
-Risposte molto esaurienti, davvero..- sospirò la bionda –Non pensi che i miei capelli siano troppo mossi?- chiese prendendone una ciocca e mettendogliela proprio di fronte ai suoi occhi.
Lui spostò la sua mano e la baciò a stampo per la terza volta.
-Harry!- sbottò la ragazza stufa -..fai il ragazzo serio, per favore.- disse prima di cominciare a fare domande su domande alle quali il povero riccio rispondeva costantemente con un bacio a stampo e la ragazza controbatteva con un sorriso nascosto ed altre domande sulla sua imperfezione.
Finirono per addormentarsi così, pieni di domande alle quali probabilmente una risposta non c’era.


-Harreh..- Jess si avvicinò al bordo del tavolo da colazione massaggiandosi gli occhi.
Harry si voltò ancora impegnato a cucinare delle focaccine, le andò vicino e le baciò il capo dolcemente -..ma tu fai sempre così?- continuò lei chiudendo gli occhi a causa del sonno.
-Così..- disse indicando la padella -..tutto da solo- specificò prendendo una focaccia e gustandosela.
-In realtà spero di fare tutto con te.- disse lui guardandola mangiare velocemente.
-Hai fatto colazione con latte e romanticismo?- chiese lei sorridendo. Harry si limitò a ridere sommessamente.


-Jessie..- Harry vicino alla porta si avvicinò di nuovo alla sua ragazza. Quest’ultima sbuffò.
-Sì, papà. Vado direttamente a casa, non mi fermo con gli sconosciuti che vogliono darmi la caramella perché probabilmente ci sarà droga dentro, non mi fermo a parlare con i conoscenti perché farei tardi a scuola. Ora vado.- ripeté le parole del riccio per la terza volta.
Lui rise schioccandole un bacio sulle labbra.
-Ci vediamo a scuola- urlò lui vedendola allontanarsi.
-Sempre se non muori, eh!- gridò lei correndo verso casa.


La ragazza camminava velocemente verso casa per tre motivi:
Uno non aveva minimamente voglia di arrivare tardi a scuola, secondo perché Harry le aveva chiesto di fare velocemente e terzo, e più importante, perché desiderava fare il più veloce possibile a casa e 
tornarsene tranquilla a scuola.
Un’amica di Taylor la guardò da capo a piede per poi girare le spalle e andar via, sbattendo le natiche a destra e manca.
Che essere squall..
Una mano si poggiò sulla bocca di Jess tirandola verso dietro.
La ragazza cominciò a dimenarsi ma la forza dell’uomo, probabilmente, era più forte della sua.
Quest’ultimo poggiò un fazzoletto unto di un non so cosa sotto al naso della bionda che immediatamente svenne tra le sue braccia.


Guai in vista.
E quando ci sono guai, si sa, nulla va a finire sempre bene.

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Aloha lettrici belle. Ho cinque cose da dirvi, quindi le elencherò:

1. Ringrazio infinitamente IncurableDreams per aver inviato una segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte.
E' davvero una cosa dolcissima.

2. Ringrazio tutte coloro che hanno recensito il 19° capitolo, ossia venti recensioni, cioè.. sono tantissime. Porcelline! Eheh

3. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, vi prego, non uccidetemi o non lanciatemi pomodori, il rapimento dovevo metterlo. Così è più intrigante. *si nasconde*

4. Ringrazio le 145 persone che hanno aggiunto questa cosetta tra le seguite, 123 preferiti e 40 seguiti e inoltre la storia ha raggiunto le 228 recensioni. *dead*

5. Ultimo punto, ma non meno importante, spero che questo capitolo vi sia piaciuto nonostante il finale e spero di non avervi deluso. çç

Ah, tanto per curiosità, siete pro-jarry (a favore di Jessie-Harry) o pro-jouis (a favore di Jessie-Louis)?

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, ritardataria, Martina.

ps: vi lascio con una gif della nostra amata Jessie (Sasha Pieterse)

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Capitolo 21
*** Il mio nome è Brando. ***


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Il mio nome è Brando.
cap. 21

Jaxon, Kyle e Roxie stavano allegramente parlottando tra loro dinanzi agli armadietti quando videro arrivare Harry sorridente.
-Heilà Harry- Jaxon allungò la mano schiacciandogli il cinque, il riccio ricambiò.
-Tua sorella?- chiese poi chiedendo di Jessie. Jaxon lo guardò con aria interrogativa.
-Ha dormito da te, Harry. Hai l’alzheimer?- disse ridendo e coinvolgendo anche Niall, appena arrivato insieme a Zayn.
-Jaxon questo lo ricordo..- sbottò Harry –Ma stamattina ha detto che sarebbe venuta da te per cambiarsi, quindi suppongo che doveva venire a casa.- continuò.
Tutto il gruppo smise di ridere in un nano secondo.
-Provo a chiamarla- intervenne Kyle impugnando il cellulare e digitando il numero della bionda mentre i ragazzi spiegavano la situazione a Liam, appena arrivato.
Kyle staccò il cellulare dall’orecchio e tutti tramutarono i loro sorrisi in una smorfia di terrore.
-Kyle?- chiese Liam immediatamente. Il ragazzo fissò il cellulare e poi rialzò lo sguardo.
-Il cellulare suona a vuoto, Jessie non risponde!- sbottò quest’ultimo portandosi una mano nei capelli con fare preoccupato e richiamando per la seconda volta il numero di Jessie.
-Dai ragazzi..- incominciò Roxie -..probabilmente sarà uno scherzo, sappiamo com’è Jess.- concluse cercando di convincere più se stessa che gli altri.
-Impossibile, Jess non ama gli scherzi.- disse Jaxon in preda ad uno dei suoi attacchi di panico.
Harry strinse i pugni cominciando a correre per i corridoi lasciando basiti il resto dei compagni.


Da lontano riconobbe la figura di Louis a parlare con alcuni ragazzi del suo corso di arte, senza frenare i suoi istinti si avvicinò sbattendolo contro uno degli armadietti e trattenendolo per il colletto.
-Dov’è Jessie?- ringhiò il riccio arrabbiato. Louis sorrise.
-Cosa vuoi che ne sappia io?- sbuffò –Sei tu che ci hai passato la notte insieme, non viceversa- concluse poi.
-Jessie non risponde al cellulare e nessuno la vede da stamattina. Cosa le avete fatto tu e quel Brando!?- sussurrò Harry allentando la presa. Il moro tramutò il suo sorrisino in una smorfia di terrore. Brando era capace di tutto ma arrivare a rapire Jessie gli sembrava fin troppo.
-Styles per quanto tu possa starmi antipatico ti giuro che non so niente.- disse e per quanto Harry potesse odiarlo poté giurare di aver letto la verità nei suoi occhi.
-Louis, ti prego..- sussurrò Harry facendo cadere una lacrima sul suo viso -..so che probabilmente ci odiamo a vicenda, ma non farle del male, cazzo!- sbottò spingendolo di nuovo contro gli armadietti.
-L’odio è ricambiato..- precisò Louis –Appena so qualcosa ti faccio sapere, ok?- chiese spingendo Harry in modo da liberarsi dalla sua presa per poi allontanarsi.
Non gli piaceva fare piaceri alla gente.
-Ah, e non lo faccio per te.- disse da lontano –Lo faccio perché mi preoccupo anch’io.- concluse entrando nell’aula di trigonometria.
Dov’era finita Jessie e soprattutto, cosa le stavano facendo?


Jessie aprì gli occhi e la prima cosa che notò fu il forte mal di testa e il buio che la circondava.
Dov’era finita ora? Chi l’aveva rapita e soprattutto, cosa volevano da lei?
-C’è qualcuno qui?- cercò di urlare ma l’unico suono che riuscì ad emettere fu un sussurro terrorizzante. La testa le sbatteva maledettamente; corrucciò la fronte.
D’un tratto una lucina si accese proprio di fronte al suo viso, la ragazza sobbalzò portando la faccia all’indietro per poi accorgersi che la lucina era solamente un accendino acceso da un ragazzo sulla ventina d’anni che la fissava sogghignando.
-Ah però..- sbottò il ragazzo accarezzandole il viso –Non pensavo che il dispositivo 508 fosse così carino.- concluse prima che Jessie, a causa delle mani legate dietro alla schiena, gli mordesse la mano facendogliela allontanare.
-Dispositivo 508? Cosa vuoi da me? Chi sei?- urlò la ragazza cercando di muoversi ma la situazione in cui era non glielo permetteva.
Era legata ad un palo, probabilmente, con le mani dietro la schiena e i piedi lungo il pavimento anch’essi legati strettamente.
-Troppe domande a cui non posso risponderti, dolcezza..- sorrise il ragazzo mostrando i suoi denti tra i quali un canino d’oro, tipico per i cattivi ragazzi.
-Comunque il mio nome è Ethan, piacere- sogghignò.
Jessie strabuzzò gli occhi.
-Non solo mi hai praticamente rapito e non vuoi dirmi il perché, ma ora ci provi anche con me?- sbottò Jessie urlando.
-..Per gli amici ‘la lepre’- disse ridendo.
La ragazza si dimenò cercando di sciogliere il nodo dei polsi ma l’unica cosa che ottenne fu un lungo graffio lungo metà della spalla a causa di uno del pezzo di legno del palo alle sue spalle.
-Non mi interessa minimamente come ti chiami! Voglio andarmene da qui, ora!- urlò la ragazza così ad alta voce che quasi coprì del tutto la risata del ragazzo dai capelli neri, Ethan.
La sua risata fu interrotta dallo scricchiolio della porta dalla quale provenne una luce accecante e un 
uomo massiccio, abbastanza anziano e dall’aria cupa.
-Vedo che la nostra ospite si è svegliata, finalmente..- sbottò con voce rauca entrando in quella che doveva essere una cantina e chiudendosi la porta alle spalle.
Ethan si alzò e gli andò incontro –Sì, ed è anche così aggressiva da essersi graffiata da sola- ammiccò alla ferita sanguinante di Jess sulla spalla.
Il vecchio rise facendo segno al ragazzo di prendere dell’acqua ossigenata per curarle la ferita dopodiché il ragazzo si allontanò scomparendo dietro la porta.
Il telefono di Jess cominciò a squillare e l’anziano si avvicinò alla tasca della ragazze estraendone il cellulare e portandoselo all’orecchio.


-Jessie, Jessie hai risposto!- urlò Kyle attirando l’attenzione di tutti che sospirarono tranquillizzati.
-Non sono Jessie..- ridacchiò la voce maschile –Passami Harry, ora.- disse poi.
Kyle non se lo fece ripetere due volte che passò il cellulare nelle mani di Harry.
-Harold..- ridacchiò l’uomo –Ti avevo detto che restavano altri quattro giorni per agire- concluse ed Harry riconobbe esattamente la voce dell’uomo. Quella voce.
-Brando!- urlò il ragazzo sentendo la risata di quest’ultimo dall’altro capo del telefono.
-Esattamente in tutto il mio splendore.- disse ironico l’uomo.
-Lascia andare Jessie o la situazione degenererà e finirai senza la testa!- urlò il riccio attirando l’attenzione degli altri che della faccenda Brando-Jessie ne sapevano ben poco o nulla.
-Harry!- il riccio si immobilizzò sentendo la voce di Jessie chiamarlo.
Immediatamente serrò i pugni e si morse il labbro. –Cosa vuoi, Brando!?- urlò.
L’uomo ridacchiò. –Del tempo, voglio solo del tempo, il resto verrà da se, mio caro Styles.- disse Brando. Era logico che nemmeno Jessie stesse capendo nulla siccome quest’ultima non sapeva che l’uomo fosse proprio Brando, colui che la voleva morta.
-Dove la tieni nascosta, dove!?- urlò Harry, ma l’unica cosa che riuscì a sentire fu una risata sfacciata da parte dell’uomo dopodiché solamente il tu-tu-tu del cellulare.
Lasciò cadere il cellulare ai suoi piedi prima di strusciare la schiena contro l’armadietto e sedersi a terra, singhiozzando.
Rivoleva la sua ragazza e l’avrebbe avuta di nuovo, ad ogni costo.
-Credo che tu debba raccontarci qualcosa, Harry.- esclamò Jaxon leggendo nel pensiero di tutti che in quel momento richiedevano solamente una spiegazione.


L’uomo ridacchiò lanciando il cellulare molto più lontano dal corpo della bionda e poi uscì dalla cantina nonostante le mille imprecazioni di Jessie.
Si sentiva sola, un’altra volta.
Si sentiva sporca e aveva bisogno di aiuto.
Senza nemmeno accorgersene cominciò a piangere, ultimamente non faceva nient’altro.
-Dispositivo 508, non piangere- la voce di Ethan la fece sobbalzare, non si era nemmeno resa conto della sua presenza.
-Perché continui a chiamarmi dispositivo 508?!- sbottò la bionda, il ragazzo aprì la bottiglietta di acqua ossigenata bagnando il batuffolo di ovatta.
-Finché non mi dici il tuo nome dovrò per forza continuare a chiamarti così- sorrise il ragazzo applicando l’ovatta sulla lunga ferita sanguinante della bionda che con una smorfia di dolore cercò di trattenersi.
-Il tuo capo, quell’uomo di prima, lo sapeva il mio nome.- esclamò la ragazza.
Ethan sorrise.
-Lui non parla mai con noi, se non per chiederci qualcosa.- disse continuando a pigiare il batuffolo lungo tutta la spalla.
-Mi chiamo Jessie.- sbuffò la ragazza.
Era impazzita? Ora parlava persino con uno dei tanti, chissà quanti, che l’aveva rapita.
Il ragazzo le sorrise ribagnando l’ovatta.
-Jessie, trattieni il respiro- la ragazza lo guardò torvo ma appena Ethan poggiò di nuovo il batuffolo sulla sua spalla la ferita riprese a bruciare e lei dovette trattenere il respiro per alleviare il dolore.
La lepre prese un pezzo di carta attorcigliando la ferita e sedendosi accanto a Jessie, con le spalle contro al muro.
-Perché mi avete rapito?- chiese la ragazza interrompendo il silenzio.
-Vorrei dirtelo, Jess, ma purtroppo non posso..- sospirò -..ci rimetterei la testa e, per quando possa essere vuota, ci tengo ancora ad essa- disse con una punta di rammarico.
La ragazza sbuffò tornando a fissare il voto avanti a lei aspettando che qualcosa o qualcuno arrivasse e le dicesse che era tutto uno scherzo e che ora poteva tornarsene a sbaciucchiare il suo Harry e a stuzzicare Roxie e Niall, ma nulla di tutto quello avvenne.


La porta della cantina si aprì d’improvviso lasciando trasparire la figura dell’uomo anziano di poco prima. Ethan si alzò probabilmente pronto ad uscire ma con un gesto della mano l’uomo lo fermò.
La lepre si sedette di nuovo contro al muro e sospirò vedendo il corpicino fragile di Jess prendere a tremare. Aveva paura del capo?
-Sono qui solo per dirti una cosa..- puntualizzò l’uomo impugnando la maniglia della porta.
La ragazza lo guardò con ribrezzo e l’uomo rise.
-ln caso non l’avessi ancora intuito, il mio nome è..- Jessie roteò gli occhi al cielo.
A lei non interessavano di certo i nomi dei suoi rapitori -..Brando- concluse ridendo e chiudendo la porta. Jessie sbarrò gli occhi.


Colui che la voleva morta e che si presentava nei sogni di Harry era Brando, la stessa persona che l’aveva appena rapita.

La voleva uccidere? 


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Aloha lettrici belle. 
Ok, vi giuro che quando ho visto che le recensioni allo scorso capitolo erano 29 sono tipo caduta dalla sedia, andata in iperventilazione, svenuta e deceduta.
E tutto questo grazie a voi! Mio dio, siete stupende.
E' inutile dire che quasi tutte siete pro-jarry (ovviamente) però c'è una ragazza che è pro-jouis. Che dite, la trucidiamo? (non è vero, noi ti amiamo comunque, non siamo razziste)

Comuuuunque, molte di voi credevano che l'avesse rapita Louis. ehehe
Povero cucciolo, cos'avete contro di lui? 
Umh, 
vi piace il personaggio di Ethan -la lepre-? Nel prossimo capitolo scopriremo molto più su di lui.

Ringrazio le 154 persone che hanno messo 'sta cosa tra i seguiti, 128 preferiti e 41 seguiti. 
Siete troppo stuprabili, cè. 

Spero che ovviamente il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso. çç

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, in orario, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Jessie 
(Sasha Pieterse) e una di Harreh!

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Capitolo 22
*** Chi cerca non sempre trova. ***


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Chi cerca non sempre trova.
cap. 22

-Mi stai dicendo che.. Harry, non sparare minchiate, ti prego- disse Jaxon scuotendo la testa dopo aver sentito tutta la storia raccontatagli dal riccio.
Il resto della combriccola sembrava stupita tanto quanto Jaxon.
-E’ scientificamente impossibile, dai- intervenne Liam seguito subito da Zayn.
-Ragazzi, tutto è impossibile ed intanto questo Brando ha rapito Jessie!- sbottò Niall alzandosi infuriato. –Esatto, dovremmo essere a cercarla e invece siamo qui a girarci i pollici- urlò Roxie.
Tutti sembrarono convincersi e così Harry riprese a parlare:
-Allora ragazzi, Jessie stamattina sarà passata sicuramente per il parco e lì di solito ci passano tantissimi ragazzi e ragazze di prima mattina, quindi credo che chiedere ai nostri compagni di scuola se l’hanno vista sia un buon punto di partenza..- disse –No?-chiese cercando un consenso.
I ragazzi annuirono con un cenno del capo, ancora troppo scossi e impauriti sul da farsi.
-Bene, quindi credo che dobbiamo dividerci.- la voce di Louis fece voltare tutti verso di lui, appena entrato nell’aula di arte in cui si erano nascosti i ragazzi.
-Jaxon e Kyle chiedono a quelli di prima, Roxie e Niall a quelli di seconda, Liam e Zayn andate da quelli di terza e quinta.- sbottò Louis mentre tutti annuivano cominciando ad uscire dall’aula –Io e te, Styles, andremo da quelli di quarta.- concluse voltandogli le spalle e cominciando a camminare verso i giardini della scuola dove sicuramente si sarebbero trovati la maggior parte degli alunni.


-Mangia.- tuonò Ethan poggiando un piatto di spaghetti, poco invitanti e appetibili, davanti al corpicino di Jessie.
-Ti ricordo che ho le mani legate..- sbuffò la bionda –E poi chi mi dice che non sia avvelenato?- chiese riferendosi al piatto.
Ethan sorrise, prendendone due fili con la forchetta e imboccandola, quasi come se fosse una bimba.
-Devi sapere che il capo non ti vuole ancora morta, lui preferisce divertirsi.- sbottò lui aspettando che quest’ultima ingoiasse.
-Divertirsi?- chiese Jessie. Ethan si limitò ad annuire, non potendo dire nient’altro.
-Ok, ho capito, non ti chiedo niente più.- sbuffò prima di masticare un altro boccone di spaghetti.
Per quanto quel ragazzo potesse sembrare cattivo di aspetto e averla rapita non sembrava, conoscendolo, così maligno.
Se era cattivo perché la aiutava a mangiare?
Perché non lasciava lì da sola?
Perché si ostinava a volerle fare compagnia?

Probabilmente a queste domande la risposta era la stessa: senso di colpa.


Intanto, in una camera più accanto alla sua Brando stava intrattenendo una conversazione al cellulare con Louis.
-Brando, perché l’hai rapita?- urlò il moro dall’altra parte del telefono.
Brando rise. Aveva capito che anche Louis si era innamorato di lei.
-L’ho fatto per te.- rispose il vecchio tossendo.
-Per me?! Come potrei farla innamorare di me se tu me la tieni lontana?- trillò Louis.
-Ho qualcosa in mente, William.- sorrise il vecchio.
-Racconta.- sospirò Tommo cominciando ad ascoltare il piano del suo capo.


-Roxie cominciamo dalla 2°B?- chiese Niall vedendo lo sguardo della rossa perdersi nel vuoto.
Dov’era la sua migliore amica? Chi l’aveva rapita? Era vera la storia di Harreh?
La ragazza alzò il viso, puntando i suoi occhi in quelli color cielo di Niall. Sospirò ed annuì cominciando a camminare per i corridoi.
-Senti Roxie,- cominciò il biondo grattandosi la nuca imbarazzato -..io credo che..- il biondo stava quasi per confermare e raccontargli della sua fantomatica cotta per lei.
Se n’era reso conto da qualche giorno quando era arrivato ad odiare chiunque le mettesse l’occhio addosso. Chiunque, persino un suo amico.
-Tu credi che?- chiese la ragazza sperando di sentire quella frase che tanto amava.
Anche lei l’aveva capito. Aveva capito di essere innamorata di lui quando amava sentirsi il suo fiato sul collo e il suo sguardo sulla pelle.
-Credo che.. dovremmo sbrigarci oppure non finiremo mai di chiedere ai ragazzi delle seconde.- improvvisò il biondo.
La rossa annuì leggermente delusa, riprendendo poi a camminare mentre, mentalmente, Niall si stava letteralmente mandando a quel paese autonomamente.


-Ethan..- la ragazza cercò, nel buio, di trovare il suo rapitore. Che fosse andato via?
-Sono qui, cinquecentootto.- sorrise il ragazzo facendo luce con un lumino. La ragazza sbuffò.
-Smettila di chiamarmi cinquecentootto.- borbottò -..e invece raccontami perché sei qui.- disse muovendosi cercando di trovare una posizione comoda, ma per quanto ci provasse a causa delle mani legate riuscì solamente a procurarsi un altro graffio su per il gomito.
-Ti fa male?- chiese Ethan asciugandole il sangue. Lei scosse la testa, negativamente.
-No, raccontami di te.- ripeté. Il ragazzo sospirò mettendosi a sedere proprio di fronte a lei.
-Non ho molto da raccontare, in verità. So solo di aver fatto tantissime brutte esperienze. Hai presente quando la vita ce l’ha con te ed hai il bisogno di vendicarti? Ecco, io mi sento esattamente in questo modo.- disse chinando il capo.
Jessie deglutì. Eppure non sembrava così cattivo.
-All’età di undici anni ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Un gruppo di tre persone gli sparò alla nuca, facendolo morire sul colpo, lasciandolo lì e prendendomi furtivamente. E’ da all’ora che sono qui.- borbottò e per un attimo Jess riuscì a vedere una lacrima fantasma cadergli dagli occhi.
-Non mi sono mai stato innamorato veramente, tutte le donne che ho avuto erano uno svago.
Non ho mai avuto una famiglia da quel giorno. Mai. Ho sempre cercato di scappar via, perché questa non è la vita che desideravo da piccolo, io volevo diventare un aviatore.- 
la lepre si ritrovò a singhiozzare silenziosamente.
Raccontare la sua vita a quella che doveva essere una sua vittima di rapimento non gli era mai 
successo; eppure sentiva il bisogno di farlo.
-L’esperienza più dolorosa per me è immaginare il futuro, specialmente il futuro che non potrò mai avere.- 
concluse sospirando per poi alzare lo sguardo verso Jessie, letteralmente a bocca aperta.
-Ti prometto che un giorno diventerai un aviatore. Quando mi lascerete libera, se lo farete, tu verrai con me. Io te lo prometto.- disse seriamente commossa.
Il ragazzo si limitò a sorridere mentre i suoi occhi rossi lasciavano trasparire una felicità assurda e un desiderio di cambiare vita abnorme.


-Taylor, fermati!- urlò Harry mentre Louis era in bagno a fare chissà cosa. Il riccio vide la nera con un’altra sua amica accanto, chiamandola.
-Desideri Styles? Ti sei stancato già della tua ragazza?- rise la ragazza schiacciando il cinque all’amica.
-E’ questo il problema. Non la vedo da stamattina, crediamo che sia stata rapita. L’avete vista?- disse Harry. Vide tramutare lo sguardo delle due ragazze da infastidito a preoccupato.
Taylor si preoccupava di Jessie?
-Io l’ho vista stamattina..- intervenne l’amica di Taylor portando l’attenzione su di lei.
-Dove?- disse Harry quasi urlando. La ragazza ci pensò su prima di rispondere –Di fronte al vicolo dello starbucks- Harry la ringraziò e corse verso i bagni scontrandosi contro Louis, appena uscito.
-So dove è stata stamattina Jess! Avvisiamo gli altri ed andiamo!- urlò tirandolo.
Louis William Tomlinson sapeva qualcosa in più.
Lui conosceva il piano di Brando e non avrebbe permesso ad Harry di vincere anche quella volta.
Jessie sarebbe stata sua e poi sarebbe morta, come doveva andare.



-Ho deciso.- Ethan interruppe i pensieri di Jessie, quasi strillando. La ragazza, per l’appunto, sobbalzò.
-Hai deciso, cosa?- sbuffò lei. Perché quel ragazzo doveva interromperla proprio quando aveva deciso di addormentarsi per un po’?
-Stasera scapperemo, ed io verrò con te.- sussurrò Ethan con un sorriso che quasi fece contenta Jessie. Quest’ultima cominciò a sorridere.
-Sul serio?- disse euforica –Sbatterei le mani se non fossero legate, quindi immagina che lo faccia.- disse facendo ridere il ragazzo.
-Grazie per avermi fatto cambiare idea, Jessie. Prometto che appena diventerò un aviatore ti porterò a fare un giro con il mio gioiellino- esclamò il ragazzo facendole l’occhiolino.
Il loro discorso fu interrotto dalla voce di Brando che fece ingresso nella cantina.
-Lepre dobbiamo curare le ferite a Jessie, scioglile i polsi e mettile queste..- disse lanciandogli un paio di manette -..poi ti aspetto nella mia stanza.- disse sbattendo la porta ed uscendo.
La ragazza guardò spaesata il ragazzo.
-Brando è un tipo strano, non preoccuparti.- esclamò Ethan bruciando con la sigaretta la fune attorno ai polso di Jess e facendole alzare.
La ragazza notò immediatamente i suoi polsi arrossati a causa delle corse e li massaggiò sorridendo ad Ethan che gli fece strada verso l’uscita della cantina.

-Stai in silenzio oppure vuoi che ti lasci sanguinare tutto il braccio?- disse Brando facendola sedere su una sedia.
La ragazza, se possibile, lo guardò con tutto l’odio possibile prima che stesse in silenzio per tutta quella messinscena che sperava finisse al più presto; come, per esempio, quella stessa sera.


-Harry, cosa ci servirà cercare indizi qui?- chiesero Zayn e Kyle all’unisono perlustrando la zona dove quella stessa mattina l’amica di Taylor aveva visto Jessie.
-Non lo so, ma troveremo pur qualcosa.- disse Harry chiudendo di scatto il cassonetto dell’immondizia dal quale proveniva un odorino poco gradevole.
Jaxon, invece, era seduto poco più in là con le mani tra i capelli e sembrava quasi che stesse piangendo.
Nessuno poteva capirlo.
Lui stava male, non era riuscito, di nuovo, a proteggere sua sorella.

-Ragazzi, guardate qui!- urlò Niall raccogliendo da terra un foglietto.
Il primo a voltarsi fu Louis che lo fulminò con lo sguardo, per fortuna il biondo non lo notò, e porse il biglietto a Roxie.
-E’ un numero cellulare..- urlò quest’ultima.
-Prendilo, stasera proveremo a sapere chi è. Ora è meglio riposare- intervenne Liam sospirando.
Tutti si voltarono verso di lui.
-Jessie è stata rapita e tu vuoi riposare?- urlò Harry affiancando l’amico.
-Su ragazzi..- intervenne Louis -..credo che in fondo Liam abbia ragione. Chi cerca non trova, bisogna aspettare.- disse e solo Harry riuscì a pensare ad un ’farabutto’ mentre il resto annuì non sapendo che il ‘William T.’ della storia fosse proprio il loro amico.


-Cinquecentootto, cinquecentootto- sussurrò Ethan scuotendo la ragazza che, siccome la tarda ora, si era addormentata.
-Andiamo Jess, svegliati!- disse muovendole le spalle attento a non toccarle la ferita.
La ragazza corrucciò le labbra e sbuffò, riaprendo gli occhi e sbattendoli due volte siccome il contatto con la luce del lumino della lepre.
-Dobbiamo scappare prima che le guardie vergano a controllare se tu dorma.- disse il ragazzo sciogliendo la corda dalle mani di Jess e facendola drizzare sul posto.
La ragazza gli sorrise prendendogli la mano e stringendola alla sua.
-Non preoccuparti..- gli disse –Vedrai che andrà tutto bene, te lo prometto.- terminò lei seguendolo verso l’uscita di quell’inferno.


-Vieni qui.. stai attenta e fai silenzio.- le sussurrò Ethan facendola uscire da dietro al pilastro e cominciando a correre verso l’uscita.
-Dove credete di andare?- la voce di una delle guardie li fece sbiancare completamente. 

-Cinquecentootto corri, cazzo, corri!- cominciò ad urlare il ragazzo tirando la ragazza mentre poco lontano da loro le guardie li inseguivano e sparavano a caso cercando di cogliere perlomeno uno di loro.
-Ho paura, Ethan!- urlò Jessie cercando di stare al passo con la lepre. Lui la guardò e le strinse la mano girando l’angolo.
-Se non io, tu uscirai di qui. E’ una promessa!- disse ma immediatamente un colpo di pistola alle calcagna li fece sobbalzare.
Ethan cadde al suolo e quando Jessie chinò lo sguardo notò subito decilitri di sangue uscire dalla gamba del ragazzo.
-Ethan, no! Cazzo!- urlò la ragazza poggiandosi sulle ginocchia e cercando di alzare il compagno mentre le guardie erano sempre più vicine.
-J-Jess..- sussurrò Ethan, stava perdendo fin troppo sangue e di questo passo non avrebbe retto per molto –V-Vai via.. ti ri-riprenderan..- la voce del ragazzo fu interrotta dall’urlo di una guardia.
-Prendetela!- urlò quest’ultimo e prima che Jessie potesse alzarsi e darsela a gambe fu presa e allontanata.
-Ethan! No!- urlò dimenandosi mentre alcune guardie le presero le braccia trascinandola all’indietro.
Notò subito come Brando lo riempiva di calci.


Il loro tentativo era andato invano.
Ethan probabilmente era morto siccome non si sentiva nemmeno più un suo strillo di dolore e , nonostante la lepre fosse uno dei suoi rapitori, lei si sentiva vuota, si sentiva malissimo.


Ethan non sarà mai un vero e proprio aviatore ma lui continuerà a volare –senza elicottero- ma con le ali di un angelo qual’era.


______________________________________________________________________________________________________________

Aloha belle, voglio chiedervi scusa per avervi deluso al capitolo precendete. Sapevo che era corto e deludente però speravo non così tanto.


Ma siccome ho notato che c'era una differenza di 10 recensioni in meno ho capito che faceva letteralmente schifo. lol

 

Perdonatemi.

 

 

Questo capitolo, spero, vi piaccia più di quello precedente anche perché.. Ethan ci ha abbandonaate, o forse no?
Lo scopriremo solo vivendo/leggendo.

Vi ringrazio per i 163 seguiti, 140 preferiti e 43 ricordati. mlml
Vi lowo, hihihi. 
(ok, la smetto)

Evviva le pro-jarry
Se non l'avesse letta ancora, qualche giorno fa (o settimana?) scrissi una one-shot contro la violenza sulle donne; mi farebbe piacere se passaste.


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-Martina, yo!

ps: vi lascio con una gif della nostra Jessie. 

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Capitolo 23
*** Il ricatto. ***


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Il ricatto.
cap. 23

-Harry non risponde nessuno..- sbuffò Liam passandogli il cellulare.
I ragazzi dopo essere tornati tutti a casa di Harry avevano provato a richiamare il numero trovato dove quella stessa mattina era stata rapita Jessie ma nessuno rispondeva.
-Provaci tu, se ci tieni tanto- disse alzandosi e andando via, probabilmente a tranquillizzarsi.
Non vedeva il perché anche loro dovessero cercare quella ragazzina che probabilmente stava fingendo tutto per avere il suo momento di attenzione. Patetica.
-Non ci pensare Hazza..- disse Niall portandogli una mano sulla spalla -..lo sai com’è.- gli sorrise rassicurandolo. Il riccio annuì prima di ricomporre il numero.
-Pronto?- rispose la voce dall’altro capo del telefono.
Immediatamente mise il vivavoce e tutti si avvicinarono al cellulare.
-Dove la tiene?! Dove avete nascosto Jessie!?- urlò Jaxon precedendo il ragazzo.
La persona dell’altro capo del cellulare tossì, sembrava proprio la voce di un’anzianotta –I cessi? Perché avrei dovuto nascondere i cessi?- chiese la signora.
I ragazzi si scambiarono uno sguardo interrogativo.
-Non faccia la finta tonta e ci dica dove l’avete portata!- urlò Zayn.
Perché si preoccupava tanto per Jessie? Logico, era pur sempre la ragazza di uno dei suoi migliori amici.
-Ma io non sto facendo nessuna torta..- disse con aria innocente –ne tanto meno una crostata!- continuò urlando.
Roxie e Louis incominciarono a ridere, allontanandosi dallo schermo del cellulare.
-Mi scusi..- intervenne Harry. –Potrebbe dirmi il suo nome?- chiese poi.
La vecchietta tossicchiò di nuovo, prima di rispondere: -Alvina Bertha Caris Hattie Joy O’Connel.. per gli amici del parco ‘La sorda’, ma non ho capito mai il perché.- sussurrò più a se stessa che al riccio al cellulare. Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
-Mi scusi tanto signora Calvina Benedetta Clarissa Ottavia Jolly O’Cannolo, abbiamo sbagliato numero.- intervenne Niall, scusandosi.
-Ma il mio nome è Alvina Berth..- la voce della vecchietta fu interrotta siccome Harry staccò la chiamata sbuffando mentre tutti se la ridevano.
Gli sembrava quello il momento di ridere, per caso?


La ragazza riaprì gli occhi ritrovandosi esattamente nello stesso luogo di qualche ora prima, questa volta però, senza la benché minima traccia di Ethan.
-Devo darti una notizia buona e una cattiva.- trillò Brando facendola sobbalzare sul posto, nonostante fosse ancora del tutto legata.
La ragazza tossì. Quella corsa non le aveva fatto per niente bene.
-Dimmi cosa vuoi e vai via.- urlò la ragazza.
Il dolore di aver perso un’altra persona cara, anche se conosciuta da poco, le lacerava l’anima.
Perché lei lo sapeva, sapeva che era morto solamente per colpa sua e del suo egoismo.
-La bella è che ti lasceremo andare, oggi.- disse Brando ridendo, mossa che fece chiaramente capire a Jessie che la brutta sarebbe stata una notizia davvero perfida.
-Vai avanti.- disse senza lasciar trasparire troppe emozioni mentre dentro se non vedeva l’ora di chiudere quel capitolo del rapimento, della morte di Ethan e tornare dai suoi cari amici e, ovviamente, Harry.
-La brutta è che, purtroppo per te, c’è un ‘se’.- disse Brando dondolandosi sul piede sinistro.
-Quale ‘se’?- sbuffò la ragazza roteando gli occhi al cielo.
-Ti lasceremo andare solo se mi prometterai di lasciare Harry e non frequentarlo più.- esclamò sorridente e altezzoso. Jessie strabuzzò gli occhi.
-Tu sei completamente matto! Matto da legare!- urlò Jessie dimenandosi, cosa che fece infuriare Brando il quale lanciò il bastone contro Jessie colpendola sul labbro inferiore e graffiandola.
La ragazza lo guardò con disprezzo.
-Siccome non sono un tipo che perdona, aumenterò il ricatto..- rise –Se non lascerai Harry sarà lui a pagarla e morirà. E’ una promessa.- disse avvicinando il suo viso a quello della biondina e 
sorridendogli maliziosamente.
La ragazza gli sputò in faccia e lui, con un ghigno divertito, uscì dalla cantina lasciandola di nuovo lì. Da sola ad imprecargli contro.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Rimanere con Harry o lasciare che quegli uomini lo uccidano?

Non ci volle molto tempo a trovare una risposta, quantomeno quella giusta:
Avrebbe sacrificato il suo amore pur di salvare Harry.


-Ragazzi io e Jaxon andiamo a casa mia, in caso riuscite a scoprire qualcosa sapete dove trovarmi.- disse Kyle indossando il cappotto di lana subito seguito da Jaxon.
-Harry..- Jaxon poggiò la mano sulla sua spalla dando piccole pacche –Vedrai che la libereranno presto, lo dico da fratello quale sono.- gli fece l’occhiolino per poi uscire e dirigersi verso la moto.
Harry sospirò sedendosi sul divano e portando le mani nei capelli, nervoso.
-Ragazzi andate rimango io con lui.- disse Liam. Zayn fu il primo ad annuire ed uscire mentre Niall cercò di obiettare.
-Niall tu accompagna Roxie a casa, non vorrai mica farla tornare da sola?- ammiccò Liam.
Il biondo si colorò immediatamente di rosso ed annuì, uscendo dalla porta in compagnia di Roxie.


-Merda, merda.- urlò Niall con le mani nelle tasche in cerca di qualcosa.
Il biondo si trovava davanti casa Anderson dopo aver accompagnato la ragazza.
La rossa lo guardò con aria interrogativa cercando di capire cosa succedesse.
-Merda!- ribadì l’irlandese calciando un sassolino e facendo sobbalzare Roxie. La ragazza allora capì.
-Le chiavi, diamine..- sbottò portandosi una mano nei capelli -..come ho fatto a dimenticarle?- chiese disperandosi.
-Va bene..- indietreggiò Roxie allungando un po’ troppo la ‘e’ e aprendo la porta d’entrata.
-Io vado, eh.- disse chiudendo la porta.
Per sua sfortuna la scaltrezza di Niall fu più veloce di lei, quest’ultimo infatti introdusse il suo piede nella porta così facendo non permise di chiudere la serratura.
-Dai Rox..- sbuffò il biondo –Non puoi lasciarmi fuori al freddo per tutta la notte!- disse mettendo il broncio. Roxie sospirò.
-Ci saranno i tuoi a casa, bussa ed entra.- ipotizzò lei.
-No, sono ad una riunione di famiglia, ti prego!- la supplicò ancora. Lei roteò gli occhi al cielo.
-Perché dovrei ospitarti e non lasciarti in mezzo alla via?- disse lei poggiando il peso del suo corpo sul piede destro e in attesa di una risposta esauriente.
-Perché per colpa del freddo finirei per congelarmi, la pelle si seccherebbe, non avrei più la saliva, il cuore smetterebbe di battere, morirei e ti rimarrei sulla coscienza!- urlò lui cercando di essere convincente. La ragazza lo guardò torvo.
-Niall non siamo al polo nord, siamo ad Hartford e, a meno che non venga dicembre, non morirai congelato di sicuro..- sbuffò lei.
Lui si inginocchiò ai suoi piedi e ripeté:
-Finirei per congelarmi, la pelle di seccherebbe, non avrei più la saliva, il cuore smett..- venne bloccato da uno sbuffo di Roxie che lo prese per le orecchie facendolo entrare in casa.
-E dormi sul divano, sia chiaro!- urlò lei andando al piano di sopra giusto in tempo per sentire l’irlandese urlare un: -Mi hai salvato la vita, rossa!- sorrise all’udire quelle parole.


La luce dei caldi raggi di sole entrò dalla finestra di casa Anderson colpendo il viso di Niall e Roxie i quali si svegliarono in simbiosi.
-Ma tu non dovevi dormire sul divano?- urlò Roxie alzandosi di scatto.
Niall scattò in piedi, assonnato.
-Io, emh, era scomodo lì sopra!- si giustificò –E poi non mi sembra di averti stuprato!- concluse.
Roxie lo guardò torvo.
-Sei un capriccioso, egoista, infantile, immatu..- la voce scontrosa di Roxie si trasformò in pacata quando l’irlandese la prese per i fianchi e la sbatté delicatamente contro la parete del muro fissandole le iridi verdi fiammeggianti.
-Dicevi?- chiese lui con un ghigno divertito in volto.
-..immaturo..- sussurrò così piano che quasi non si sentì nemmeno lei stessa.
Niall sorrise malizioso prima di baciarla, finalmente, dopo tanta attesa.
 

-Svegliati!- Jessie fu svegliata da un urlo.
Aprì gli occhi ritrovandosi Brando davanti. Quest’ultimo le sorrise.
-Puoi andare, le corde sono sciolte- disse l’anziano aprendogli la porta e facendogli cenno di uscire.
-Chi mi dice che non sia un piano per ammazzarmi?- chiese lei alzandosi e pulendosi dalla polvere.
-Ti avrei ammazzata qui e senza tutti questi giochetti, e poi..- disse –Ti ho ricattata e quindi posso farti uscire sapendo che rispetterai il mio ordine. Giusto?- concluse ridendo.
La ragazza lo guardò torvo prima di correre verso la porta, pronta ad andar via da tutto quel delirio.
-Ti odio! Ti odio!- scappò piangendo verso l’unico edificio dove, di mattina presto, avrebbe trovato tutti i suoi amici; la scuola.


Harry aprì l’armadietto in cerca del libro di chimica.
La sua attenzione fu catturata però da un fogliettino poggiato poco più lontano dal suo borsello, lo prese aprendolo e vedendo un’altra delle foto di Brando:

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 <<Mancano tre giorni, ora. Buona fortuna, Styles.>>

Il riccio chiuse l’anta dell’armadietto sbuffando e notando Kyle venire verso di lui.
-Styles, tutto bene?- chiese guardando il suo sorriso spento.
-Mi manca tantissimo Kyle, io.. mi sento morire.- disse poggiandosi di peso contro l’armadietto.
Di colpo vide Kyle irrigidirsi e spalancare la bocca.
-Kyle, cosa succede?- chiese il riccio sventolandogli la mano avanti alla faccia.
-Jessie!- urlò Kyle piangendo e correndo verso le spalle di Harry.
Quest’ultimo si voltò velocemente giusto in tempo per vedere Jessie essere abbracciata, o meglio strangolata, dal suo migliore amico.
-Jessie..- sussurrò Harry immobilizzandosi mentre gli occhi si riempivano di lacrime di gioia.


Jessie, la sua Jessie, era lì. Di fronte a lui.
Jessie era salva, a quanto pare.
C’era qualcosa dietro che lui non sapeva? 


____________________________________________________________________________________________________________________________

Aloha potatoes! Finalmente Jessie è stata liberata, avete visto/letto? 
Anche se.. con un piccolo, insignificante ricatto. NON MI AMMAZZATE! 
*si nasconde*

Ok, ho postato prima delle 18.00 siccome tra un'ora devo andare al corso di musica e.. non vi interessa, ok. 
Sapete una cosa? Ho cominciato a scrivere un'altra FF questa volta su Zayn
Sarà (o almeno credo) una FF di pochi capitoli, tipo 6-7. 
Spero vi piacerà. sdgh

Grazie mille per le 27 recensioni allo scorso capitolo. *dead*

Vi amissimissimo, lo sapete?
Suppongo di sì.

Sono tra gli autori preferiti di 35 persone. *cry*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Ethan (Cody Christian) 

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Capitolo 24
*** Tra noi finisce qui. ***


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Tra noi finisce qui.
cap. 24

-Jessie!- urlò Kyle ancora abbracciato a lei –Sei viva?!- chiese staccandosi e asciugandosi le lacrime.
-No, sono un ologramma.- ironizzò la bionda.
Immediatamente il suo sguardo fu catturato da Harry che aveva affiancato Kyle.
Il suo cuore perse diversi battiti quando notò che il riccio stava piangendo.
-J-Jess..- Harry cercò di parlare o quantomeno di mostrare la sua felicità ma le parole gli morirono in gola –Abbracciami, Harold.- sussurrò lei.
Il riccio non se lo fece ripetere due volte che affondò il viso della sua ragazza nel suo petto stringendola quasi come per realizzare che lei fosse davvero lì e non fosse solamente immaginazione.
-Jessie!- le voci di Jaxon, Roxie e Niall si sovrapposero ed entrambi si gettarono su Jessie, abbracciandola, mentre Liam e Zayn sorridevano accanto a Kyle.


-Chi ti ha fatto quel graffio? Oddio, ne hai altri?- disse Roxie indicando il graffio sul labbro.
Immediatamente Harry alzò lo sguardo verso le labbra e pensò a cosa avesse subito.


Avrebbero pagato. Tutti coloro che si era permessi anche solamente di sfiorarla sarebbero morti a breve. 
-Sì..- disse alzandosi la manica della sua camicia –Due graffietti, ma non è nulla..- disse sorridente.
Tutti posarono il loro sguardo sui lunghi e insanguinati graffi.
-Non sono nulla?- urlò Zayn. –Ma saranno profondissimi e faranno un male cane!- la riprese Liam afferrando il suo braccio.
-Se mi stringi mi fa male, però..- disse lei corrucciando la fronte.


Harry se ne stava lì davanti a lei, senza un’espressione ben definita in volto.
La vedeva serena, felice però era come se nascondesse qualcosa di grande e pericoloso.
Ma.. cosa?



-Dai..- la pregò Jaxon –Raccontaci cosa è successo.- disse sedendosi sul divano.
I ragazzi dopo il ritorno di Jessie avevano deciso di saltare scuola e rimanere, almeno per quella mattina, a casa di Kyle.
All’inizio Liam fu l’unico ad obbiettare un po’, ma dopo aver visto il viso di Jessie ferito da innumerevoli segni, non aveva resistito e aveva immediatamente accettato.
Prima di sentire l’accaduto, però, avevano permesso alla bionda di darsi una lavatina e di sistemarsi le bende attorno al braccio, lungo il gomito.
-Mettetevi comodi e coloro che hanno uno stomaco leggero sono pregati di preparare una bacinella antivomito, grazie.- ironizzò lei ridendo, ma si ammutolì appena notò le facce serie e spaventate di Niall e Jaxon. Harry era sempre lì, ancora scosso e a chiedersi come mai Jessie non gli avesse ancora parlato, né guardato e tantomeno baciato.


-..e poi, non so perché, mi ha lasciato andare via.- mentì sull’ultima parte, evitando di parlare della faccenda dove Brando le aveva chiesto di lasciare Harry.
-Così..?- intervenne Niall ancora commosso –Senza ricatti o niente del genere?- chiese poi, stupito.
Harry annuì, anche lui pensava che fosse alquanto strano.
-Sì, così.- deglutì lei. Non riusciva affatto a mentire, non ci era mai riuscita, figuriamoci se aveva puntati addosso otto paia di occhi; Niall, Jaxon, Roxie, Kyle, Louis, Harry, Liam e Zayn.
-Fingeremo di crederti.- intervenne Roxie non volendo intervenire ancora di più nella faccenda. Gli altri annuirono prendendo ad abbracciare la bionda.
-Ci sei mancata tantissimo, Jess.- intervenne Niall piangendo.
In quel momento erano perfetti.
Ognuno di loro aveva ritrovato una persona importante anche se in modo diverso, anche Liam e Zayn sembravano più sereni.


Dopo un pomeriggio tutti insieme tra risate, litigi tra Niall e Roxie e battibecchi vari dove Jess aveva prontamente evitato Harreh, tutti i ragazzi erano poggiati sul divano, letteralmente sfiniti.
-Ragazzi, scusatemi. Vorrei tornare a casa, anche se cercherò di evitare quei.. duechiese Jess riferendosi ai suoi genitori.
-Ti accompagno io.- si fece avanti Harry riportando tutti gli sguardi esclusivamente su di lui.
Jess annuì silenziosa.


Doveva essere quello il momento cruciale? Lo doveva lasciare proprio.. ora?
Proprio ora che stava andando tutto bene?



-Jaxon fra quanto torni a casa?- sussurrò Jessie.
Immediatamente il fratello notò lo sguardo triste e perso della sorella.
-Sam tutto bene?- le chiese accarezzandole la guancia.
-Sì, sono solo un po’ scossa.- si limitò a mentire, sorridendo.
Non era affatto vero.


Era triste perché per una volta che qualcuno l’amava e lei ricambiava, doveva lasciarlo.
Cos’aveva fatto di male?
Perché la volevano morta?



-Torno presto. Tu riposati.- disse schioccandole un bacio sulla nuca.
La bionda sorrise forzatamente prima di salutare gli altri ed avviarsi in macchina con Harry che, dopo qualche minuto di silenzio, partì.


-Ok, basta.- trillò Harry sbattendo le mani sul volante e parcheggiando sul primo marciapiede disponibile.
Sospirò per poi girarsi e fissare Jessie, in cerca di risposte.
-Perché non mi parli? Perché mi eviti?- le chiese cercando di essere dolce -..Potresti guardarmi!?- urlò poi mettendosi una mano nei capelli.
Perché faceva così?
Jessie alzò il suo sguardo incollandolo a quello di Harry.
Immediatamente lui notò che il verde degli occhi di Jess essere solamente un rossastro dovuto al troppo pianto.
-Ehi, ehi..- disse Harry avvicinandosi e accarezzandole la guancia con la sua calda e grande mano.
Jessie singhiozzò, trattenendo una lacrima.
-Sei ancora un po’ scossa?- chiese sorridendo.
La ragazza scosse la testa negativamente e fu allora che il riccio tramutò la sua aria interrogativa in una torva.
-Io..- Doveva farsi coraggio.
Non voleva vedere l’unica persona al mondo che amava, morire.
Non lo avrebbe permesso per niente al mondo.

-Credo che tra noi sia meglio finirla qui, Hazza.- sussurrò la ragazza cercando di non farsi sentire.


Quelle parole pensate facevano tutto un altro effetto.
Dirle a voce alta, piangendo e con avanti il proprio ex-ragazzo facevano un male cane.
Si sentiva.. morire.



-C-Cosa stai dicendo? Jessie, cosa succede?- urlò lui portandosi una mano nei capelli come ogni volta che era nervoso faceva.
-Ho sbagliato? Ho detto qualcosa che non and..- la ragazza lo bloccò poggiandogli un dito sulle labbra.
-No, Harry. Sei perfetto.. solo che..- la ragazza si ammutolì, abbassando il capo.
Riusciva a sentire i singhiozzi di Harry.
-Solo che..? Cazzo, Jessie io ti amo!- urlò lui sbattendo violentemente le mani sul volante.
Anche io Harry, ed è per questo che sto facendo tutto questo.’ avrebbe voluto rispondere lei.
Ma purtroppo non poté.
Si limitò a sospirare, lasciargli un bacio all’angolo delle labbra ed uscire dall’auto piangendo.
-..Io ti amo, Jess..- sussurrò ancora piangendo il riccio.


Aveva appena perso la sua ragazza, la sua felicità e il suo cuore.
Ma quello che più gli importava in quel momento era il dolore.
Aveva perso l’amore ma aveva ricevuto dolore.
Perché l’aveva lasciato?



-Mamma dov’è..- Jaxon appena rientrato in casa si bloccò.
Sua madre e suo padre non erano lì.
Corse in cucina e vi trovò solamente una lettera strappata a metà sulla superficie di legno del tavolo.
Sospirò prendendola e, unendo i due pezzi, prese a leggerne il contenuto.

 

"Cari Jaxon e Jessie,
se siete rientrati insieme a casa, siccome non sento Jessie da due giorni, ora starete leggendo questa lettera.
Sono Mamma e sono qui per dirvi che ci dispiace. Ci dispiace tantissimo, ve lo giuriamo, ma dobbiamo andar via.
Siamo costretti. C’è un problema molto più grande di ciò che possiamo fare, lì fuori.
Un problema dove i soldi non contano o meglio, un problema dove i soldi non sono la soluzione.
Ora scommetto che non starete capendo un granché, e mi scuso ancora.
Premetto che Papà non era d’accordo di andar via, ma l’ho convinto.
Con tutto l’amore di un genitore, alla prossima. Ancora una volta, vostra Madre."


Jaxon sospirò scuotendo la testa a destra e sinistra. Sapeva l’avrebbero rifatto.
Sapeva che loro erano così poco coraggiosi da affrontare il pericolo e tutti i loro problemi solamente scappando. Lo avevano fatto già una volta.
Richiuse la lettera, appallottolandola e lanciandola sul tavolo per poi avviarsi verso le scale dove sentì chiaramente il rumore di un oggetto frantumarsi.
Corse fino alla camera di Jessie spalancandola e notando pezzi di vaso ovunque e lei, poco più lontana da lui, accasciata al suolo mentre piangeva e cercava di tagliarsi con un pezzo di vetro.
Immediatamente lui gli corse contro.
-Lascia questo pezzo di vetro, Sam!- urlò gettandosi su di lei e cercando di strappargli quell’orrore dalle mani. Lei cominciò a dimenarsi piangendo sempre più forti.
-Sam, smettila cazzo!- urlò ancora e la ragazza si lasciò andare, distendendosi sulla spalla del fratello e piangendo tutto il dolore accumulato giorno per giorno.

-Dimmi cos’è successo..- sussurrò Jaxon lanciando il più lontano possibile quel pezzo di vetro, per poi stringere nel suo petto sua sorella.
-Sono andati via di nuovo, Jaxon.- singhiozzò lei Li odio.- continuò poi stringendo tra le sue dita affusolate la camicia del fratello e piangendo.
-Non ti è mai interessato di loro, Sam. Dimmi cosa succede davvero..- disse ancora lui.
Lei sembrò più serena.
Perché suo fratello la conosceva così bene?
-Ho lasciato Harry.- trillò lei e per un attimo quelle parole furono più dolorose di tutto il dolore che provava dentro.
Per un attimo quelle tre parole le uccisero l’anima.
-Perché? Oddio, Sam. Tu lo ami!- urlò il fratello alzandosi e fissando la sorella con occhi sbarrati.
Non riusciva a capire.
-Jessie smettila di piangere e parla!- urlò ancora e vide Jess corrucciare la fronte.
-Brando c’entra qualc..- il ragazzo fu bloccato da un urlo della sorella.
-Mi ha detto che se non lo lasciavo avrebbe fatto morire lui al mio posto!- urlò lei piangendo ed alzandosi per riuscire a fissare il fratello negli occhi.
Lui boccheggiò per un paio di secondi per poi afferrarle il braccio e stringerla nel suo petto.
-Tutto questo finirà presto. Quel bastardo la pagherà, te lo prometto, Sam.- le sussurrò Jaxon mentre la bionda continuava a versare lacrime su lacrime.


‘Riuscirò a mantenere questa promessa, Sam.
Perché per una volta.. per una sola volta voglio vederti sorridere grazie a me.
Non voglio che il tuo amore vada invano, voglio che tu sia felice proprio come sono io quando mi aiuti.’ 
si disse Jaxon Ci riuscirò.’ concluse stringendola ancor di più.


___________________________________________________________________________________________________________

Aloha lett- *pomodoro in faccia* OK, LO SO. HO AGGIORNATO DOPO 8 GIORNI.
Non mi odiate. Vi prego, io vi lowo. 
*lecchina time*
Il fatto è che non avevo ispirazione (anche se ho tutta la storia in mente) e poi ho scritto una os 'Cyberbullied' se vi va, passate.

Comuunque, spero che il capitolo vi piaccia 
(io, personalmente, lo odio) e poi non mi piace neanche come l'ho scritto. ee

Ringrazio le 181 persone che hanno aggiunto 'sta cosa tra i seguiti, 159 preferiti e 47 ricordati.
VI POSSO STUPRARE? SIETE LA FINE DEL MONDO! 
(cè, non sono simpatica?) 
E poi amatemi, ho aggiunto il capitolo il 21/12/12. Quindi di conseguenza il mio capitolo è la fine del mondo? BITCH PLEASE.
..ok la smetto sennò mi prendete per malata mentale. 
(vi lowo).

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Roxie 
(Emma Watson) e una di Niall. 

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POTTER NON C'ENTRA NADA! 
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NON VOGLIO LETTRICI INCINTE! 

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Capitolo 25
*** Facile. ***


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Facile.
cap. 25

-Ne hai parlato con lui?- le sussurrò Jaxon, accarezzandole con la mano destra la schiena scossa dai leggeri singhiozzi –Sa la verità?- ribadì ancora il concetto.
Jess si limitò a scuotere la testa negativamente e un senso di colpa mischiato alla rabbia e al dolore gli pervase l’intestino, divorandolo.
-..Cosa credi di fare ora?- chiese allora lui.
Certo, ormai era risaputo che entro la fine di quella settimana esattamente tra tre giorni, proprio il giorno della festa di ballo, Brando avrebbe fatto morire Jessie se lei non si fosse innamorata di Harry, ma Jaxon era più che sicuro che questo non sarebbe successo perché sua sorella era innamorata di Harold e un fidanzamento sciolto non avrebbe modificato di certo le cose.
-Devo allontanare Harry da me, non posso permettere che lui muoia. Mi sentirei colpevole.- disse lei sciogliendo l’abbraccio col fratello per poi uscire dalla camera e dirigersi in cucina, seguita da lui.
-Ma non puoi nemmeno permettere a quella bestia di rovinarti la vita.- urlò Jaxon vedendo la sorella aprire lo sportello del frigo e cercarvi qualcosa. –Jessie, in quel caso morirai tu.- disse.
Jessie prese la spremuta d’arancia versandosene un po’ in un bicchiere trasparente.
-Impossibile. Devo solamente cercare di evitarlo per tre giorni, fino a quel momento Brando penserà che io non sono più innamorata di lui e quindi non lo ucciderà..- Jaxon la bloccò, continuando a parlare lui, avendo capito il discorso logico della sorella.
-..E quindi tu, alla fine di quei tre giorni, potrai tornare con Harry siccome sarai ancora innamorata di lui e non avrai il timore che Brando possa ucciderlo.- concluse.
Jessie annuì portandosi il bicchiere alle labbra e bevendone il contenuto.
-C’è un problema, però..- intervenne lui –Come farai ad evitare Harry?- chiese ingenuamente.
-Facile.- rispose Jess poggiando il bicchiere sul tavolo e leccandosi le labbra, rinfrescandole –Uscirò con Louis.- concluse saggiamente.


-Ma Jessie!- trillò Jaxon entrando nella stanza della sorella, non badando al fatto che quest’ultima si fosse messa nel letto per riposare un po’
–Così farai solamente soffrire Harry!- urlò distendendosi accanto a lei.
Jessie sbuffò, girandosi dalla sua parte per potervi parlare meglio.
-Lo so, Jaxon. Non credi che mi dispiaccia?- gli chiese –Hai un’idea migliore tu?- chiese 
sperando in una risposta positiva che però, sfortunatamente, non arrivò.
-Se solo sapessi cosa fare. Se solo sapessi perché questo Brando ce l’ha tanto con noi..- sussurrò lui stringendo le mani in due saldi pugni.
Jessie gliele accarezzò, facendogli sciogliere la presa e sorridendo.
-Jaxon, se non fossimo fratelli sarei innamorata di te..- sussurrò lei, ironicamente, poi si rese conto della baggianata appena sparata e si corresse –Naah, non potrei mai innamorarmi di un castoro che ha le sembianze di un umano disordinato e antipatico.- disse ridendo.
Jaxon non sembrò badarci tanto ma d’improvviso balzò dal letto, con gli occhi fuori dalle orbite.
-Cosa succede?- chiese lei preoccupata.
-Sam, e se tu finissi per innamorarti di Louis?- chiese lui.
Jessie sembrò pensarci su e solo due opzioni gli balenarono in mente.
-Non potrei mai innamorarmi di lui, io amo Harry e Lou per me è solo un amico.- disse, ma venne interrotta da lui.
-E se succedesse?- ribadì.
-In quel caso sarò in un grosso guaio.- concluse lei, chiudendo gli occhi cercando di dimenticare per un momento tutti i problemi che la stavano portano allo sfinimento totale.


Il suono metallico più paragonato a quello della sveglia interruppe il sonno di Jessie che, con un’agile manata, interruppe il suo stridio gettandola sotto il cuscino e mugugnando qualcosa di incomprensibile.
-Forza Jessie..- si disse lei –E’ solo un altro giorno di scuola. Muoversi.- concluse alzandosi e dirigendosi in bagno per rinfrescarsi il viso, lavarsi i denti e vestirsi per fare colazione.


Jess entrò in cucina notando, al capo del tavolo, Jaxon intento a leggere un giornale.
Quando quest’ultimo sentì il rumore di una sedia scricchiolare, alzò gli occhi e sorrise alla figura di sua sorella.
-Buongiorno.- disse educatamente lui.
-Dove cavolo hai messo la marmellata? Lo sai che a me sul pane tostato piace solamente la marmellata!- urlò dolcemente Jessie ma, notando lo sguardo torvo del fratello, aggiunse:
-Ah, buongiorno anche a te.- disse schioccandogli un bacio sulla guancia.
Jaxon sorrise riprendendo la sua lettura mentre la bionda si diresse verso il cassetto delle merende e ne estrasse la marmellata spalmandola sul pane e mordicchiandone un pezzo.
-Io vado a scuola, ci vediamo lì- balbettò Jessie ancora masticando.
Jaxon la sentenziò con un gesto della mano e un ‘A dopo’ per poi riprendere la sua colazione.


-Forza Harry, sbrigati o farai tardi a scuola.- la voce ovattata di Anne arrivò alle orecchie di Harry che prontamente sbuffò.
Senza farselo ribadire nuovamente si alzò dal letto sospirando e dirigendosi immediatamente verso il suo armadio.
Oggi non era affatto di buonumore; né per il risveglio, né tantomeno per essersi mollato con Jessie.
Si sentiva vuoto, in un certo senso.
-Mamma dov’è la mia giacca rossa?- urlò lui cercandola invano.
-Nel primo cassetto a destra!- urlò quest’ultima. Harry aprì immediatamente il cassetto estraendone la giacca e aprendola pronta ad indossarla quando da quest’ultima uscì una foto, l’ennesimo segno che Brando era stato lì.

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<<Chi inviterai al ballo di dopodomani? Un uccellino mi ha detto che la tua cara Jessie ti ha mollato. Ouh, povero Harold. -2, remember it>>
 

-Giusto, il ballo!- urlò Harry schiaffeggiandosi la fronte così forte da arrossarsela.
Ma quello non era il vero pensiero che balenava nella sua mente.
Il ballo e chi invitarvi era l’ultimo dei suoi problemi.
Mancavano due giorni e se non riusciva a riprendersi la bionda, lei sarebbe.. No, non voleva nemmeno pensarci.
-Harry, ti sbrighi?- urlò la mamma distraendolo dai suoi pensieri.
Harry sbuffò riposando la foto nel suo portafogli –Arrivo, sono pronto!- urlò mettendosi la giacca ed uscendo dirigendosi verso la scuola.


-Jessie!- la voce di Niall interruppe la lettura di Jess che attentamente cercava di ripetere chimica per il compito in classe di quella mattina.
Appena si voltò vedendo il biondo chiuse il libro e gli sorrise, salutandolo.
-Compito in classe?- rise ironicamente lui e Jess capì che, o Niall non sapeva nulla di lei e Harry o semplicemente non voleva parlarne, ma siccome sapeva com’era fatto il biondo, optò per la prima opzione.
-Non ti ci mettere anche tu, Nialler.- sbuffò lei dandogli una leggera pacca sulla testa facendolo ridacchiare.
Il suono stridente della campanelle interrupe la loro conversazione, Jessie si congedò voltandosi velocemente e scontrandosi con qualcuno.
Alzando il viso notò che quel qualcuno fosse esattamente Harry. Aveva gli occhi verdi miscelati al blu e quel blu le entrò nel profondo e lì restò.

Era ipnotizzata.
Se solo avesse potuto ci sarebbe annegata e non ne sarebbe mai più uscita, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di evitare il suo contatto visivo, avviandosi verso la classe di chimica.



-Ehi Jess.- la soffice e delicata voce di Louis interruppe ancora la lettura di chimica. Jessie alzò il capo trovando il ragazzo più sereno del solito.
I suoi capelli non erano più lasciati sciolti sulla fronte, ma alzati grazie ad un po’ di gelatina.
-Tommo.- disse a mo’ di saluto lei, spostando lo zaino sulla sua sedia per lasciare spazio a Louis che, immediatamente, si sedette accanto a lei.
-Pronta per la verifica?- chiese lui notando la prof di chimica entrare in classe e cominciare a distribuire i fogli dei test.
-Io sono nata pronta, babe.- disse lei facendogli l’occhiolino scherzosamente.
-White!- trillò la professoressa richiamando un ragazzo in terza fila –Le sembra di stare seduto su un serpente!?- urlò. Immediatamente tutti gli sguardi si fecero interrogativi.
-Serpente?- chiese lui.
-Serpente? Ho detto serpente?- strabuzzò gli occhi lei sorridendo maliziosamente, probabilmente le ricordava qualcosa della sera precedente, chissà cosa –Intendevo dire ‘divano’, scusatemi.- si scusò facendo ridere tutti, compresa Jessie.
Fuori scherzava mentre dentro semplicemente desiderava disintegrarsi.


La campanella di fine lezione suonò, tutti posarono i loro compiti sulla cattedra per poi congedarsi ed avviarsi in mensa per fare merenda.
-Jessie!- la voce arrabbiata di Roxie fece voltare la bionda che subito notò la rossa in compagnia di Niall, entrambi con gli occhi fuori dalle orbite.
Sapevano.
-Vi prego, non cominciate a farmi la predica.- sbuffò lei –Non potete capire.- disse seguendo Louis e sedendosi a tavolo con lui.
Se proprio doveva evitare Harry al meglio, sarebbe stato efficace cominciare già da ora.


Quando Harry individuò la figura di Jess ridere al tavolo insieme a Louis strinse così forte la merenda tra le sue mani che più che una brioche, ora sembrava una pizza al cioccolato.
-Harry..- la voce di Zayn cercò di calmare Harry.
-Ehi, ragazzi. Come va?- Jaxon, purtroppo senza Kyle che era malato, si sedette al tavolo.
Harry immediatamente alzò il capo –A parte il fatto che ieri tua sorella mi abbia mollato senza motivo e che ora è sola al tavolo di Louis, direi bene.- ironizzò il riccio.
Immediatamente Jaxon si voltò in tempo per vedere Jess fissare il loro tavolo con rammarico.
-Harry, non puoi capire.- sospirò Jaxon, non poteva di certo parlare ad Harry del piano della sorella.
-Io non capisco! Hai ragione!- urlò Harry –Non capisco perché mi abbia lasciato senza motivo! Non capisco perché se ne sia andata così, all’improvviso!- poi ci pensò su, e ridendo rispose:
-E’ così semplice. Perché non ci sono arrivato prima? Mi ha lasciato perché non mi ha mai amato! Lei ha solamente amato il fatto che io potessi regalarle tutte le attenzioni che voleva.- rise lui con rammarico.
Jaxon lo fissò sbalordito. Come poteva dire certe stronzate tutte in una volta?
-Harry smettila..- sussurrò Niall, anche lui ne capiva tanto quanto gli altri ma di certo non avrebbe mai insultato Jessie.
-Sapete una cosa? Ora vado a parlare per l’ultima volta.- urlò alzandosi e dirigendosi verso il tavolo della bionda.
Quest’ultima, notando il suo ex-ragazzo avanti a lei, alzò lo sguardo seguita immediatamente da Louis.
-Sai una cosa Jessie?- urlò quest’ultimo attirando l’attenzione di parecchi studenti.
-Non ho la minima intenzione di continuare a venirti dietro e sai perché? Perché ti sei rivelata esattamente la persona che speravo non fossi: egoista, lunatica e bugiarda.-urlò lui portandosi una mano nei capelli.
Louis provò ad attaccarlo ma Jess gli si mise davanti, impedendogli di camminare.
-Io ti amavo, Jessie.- sbottò Harry con le gote rosse.
Gli occhi di Jessie si riempirono di lacrime e si sentì un groppo alla gola.
Quell’amavo stonava con tutto, perché lei, Jessie Sam Kogan, lo amava ancora.

_______________________________________________________________________________________________________


Aloha lettrici belle! Innanzitutto vi voglio augurare buon natale (anche se in ritardo) e buon anno nuovo, in caso non aggiornassi prima del 31!

Pooooi, vi voglio far vedere la differenza tra i capitoli precedenti e il 24°.
In quelli prima eravate tutte '
aggiorna o ti strappo i capelli' e in quest'ultimo eravate 'mi hai fatto piangere, auw'
HAHAHAHAHAHAHAHAH COME PASSARE DA MAFIOSE A PIAGNONE IN UN ISTANTE.


Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso per il finale, Harry la ama. Lo sappiamo!
JARRY NON PUO' MORIRE. 

Nei prossimi capitoli ci sarà un po' 
(troppo) di Jouis, ma fa parte della storia. çç

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, in orario, Martina.

ps: vi lascio con una gif della nostra Jessie 
(Sasha) 

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Capitolo 26
*** Ha scelto lui. ***


ATTENZIONE: vi chiedo per favore di leggere le note dell'autore, c'è un annuncio importante per il resto della storia!

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Ha scelto lui.
cap. 26

-..E tu Louis..- disse spostando l’attenzione sul ragazzo –Spero non ricadrai nella stessa mia rete perché a quel punto rimarrai deluso da.. lei.- pronunciò quel ‘lei’ con un tono di disprezzo che fece sentire Jessie una lurida spazzatura.
Quest’ultima infatti, corse via piangendo, seguita subito da Louis che prima di andare aveva fulminato Harry.
-Harry ma sei impazzito!?- urlò Jaxon spintonandolo.
-E voi cos’avete da guardare?- urlò Liam e tutti si voltarono continuando a parlottare tra loro e mangiare cautamente.
-Hazza..- Roxie cercò di avvicinarsi ma lui, con un gesto dell’avambraccio, si liberò dalla sua presa e si andò a sedere di nuovo proprio come se nulla fosse accaduto.


-Niall, ma cosa gli è preso?- sussurrò Roxie chiudendo l’anta del suo armadietto e sospirando, portando e stringendo al petto il libro di cultura inglese.
-Rox, Hazza non ha tutti i torti..- borbottò Niall intimidito –Insomma, Jess l’ha lasciato da un momento all’altro e senza dargli spiegazioni.- concluse.
-Appunto!- urlò Roxie cominciando a camminare seguita dal biondo, anche lui alla sua stessa lezione –Se Jessie l’ha lasciato senza motivo vuol dire che ci sta nascondendo qualcosa, e probabilmente quel qualcosa dipende da Brando!- disse intelligentemente.
Niall la fissò sbalordito e se ne uscì con un semplice –Sbrighiamoci, non voglio un’altra ramanzina da quel professore.- sospirarono per poi entrare nella classe.


-Avanti Jess, esci. Qui mi stanno fissando tutte male.- sbottò Louis.
Una volta corsa via dalla mensa, Jessie si era rifugiata nel bagno delle ragazze chiudendosi a chiave.
-Non c’è nessun altro oltre noi nel bagno, Tommo. Sono tutte ai loro corsi.- urlò lei asciugandosi le lacrime.
-Cosa che dovresti fare anche tu, lo sai?- disse.
-In questo momento la storia è l’ultimo dei miei problemi. Quei cinque coglioni morti nel passato sono morti e non li conoscevo. Stop.- balbettò lei facendo ridere dolcemente Louis.
Il piano di Louis era semplice e coinciso: entro questi tre giorni avrebbe fatto innamorare Jess di lui e così avrebbe avuto la sua vendetta.
-Vuol dire che resterò tutto il giorno qui e se verrà la preside mi sospenderà.- borbottò lui con finta voce rotta dal pianto.
Si sentì uno sbuffo da parte di Jess, la quale dopo svariati minuti aprì la porta del bagno.
Louis osservò la sua figura e non poté non notare gli occhi gonfi e rossi, la matita sciolta e le labbra mordicchiate, probabilmente per trattenere le lacrime.
Tommo rise beccandosi uno schiaffo sulla spalla da parte della bionda che immediatamente si diresse nella sua aula di storia.


-Kogan, è leggermente in ritardo.- precisò la professoressa vedendo entrare in classe Jessie con ben 10 minuti di ritardo.
-Mi scusi, prof., ho avuto un contrattempo.- si limitò a rispondere e la professoressa la sentenziò con un gesto della mano.
Guardandosi attorno notò che gli unici posti liberi erano: uno accanto a Liam e l’altro accanto al secchione della classe che stava passando il tempo a scaccolarsi e lasciare i residui sotto il banco.
Fece una faccia disgustata a causa della visione per poi sedersi accanto a Liam, pronta per un’altra ramanzina bella e buona.

Quando Liam fece per aprire bocca, Jess lo sentenziò con un:
-Non ho voglia di parlare del perché ho lasciato Harry, scusa.- disse precedendo la domanda.
Liam sembrò imbarazzato, infatti si grattò la nuca con una mano.
-In realtà volevo chiederti se avevi una matita, sai, l’ho dimenticata..- disse ridacchiando.
Jess si colorò immediatamente di rosso, prendendo dal suo borsello una matita.
-Sì, giusto. Che stupida.- si disse dandogli la matita -..l’avevo capito, eh.- esclamò poi.
Liam ridacchiò riprendendo a prendere appunti.
Secondo Jessie, Liam non era affatto un ragazzo di troppe parole, anzi, non l’aveva mai sentito parlare più di tanto.
Diciamo che Payne era più un ragazzo che preferiva ascoltare e dedurre le proprie conclusioni.
-Sai qual è il problema?- sbottò Jess facendo sobbalzare il ragazzo, del tutto occupato ad ascoltare la lezione.
-Non mi sembra di essere nell’ora di matematica.- ironizzò lui. Lei scosse le spalle, fingendo disinteresse.
-Il problema è che Harry crede che io non l’abbia mai amato, pensa che io sia una bugiarda!
Come può pensarlo?- 
sbuffò riprendendo a disegnare sgorbi sul banco.
Liam sospirò.
-Anche lui ti ama, ne sono sicuro- parlò –Solo che devi ammetterlo, lasciarlo senza una benché minima ragione non è stata una mossa del tutto giusta.- continuò poi.
Lei scosse le spalle, consapevole del fatto che anche lei avesse sbagliato.
-Hai ragione, ma..- la ragazza si bloccò mordicchiando la punta della penna.
-Ma?- la invogliò a continuare.
-Nulla.- sbuffò –Assolutamente nulla.- sospirò silenziosamente.
Liam la fissò per altri secondi, per poi fingere che nulla fosse accaduto.


Finalmente la campanella determinò la fine di quella stressante ed ultima ora di lezione.
Liam restituì la matita a Jess ringraziandola con un cenno del capo al quale la bionda a stento rispose; troppo pensierosa per farlo.
-La prossima volta interrogazione, preparatevi!- urlò la professoressa agli alunni che ormai quasi non l’ascoltavano più, troppo presi ad ammucchiarsi all’entrata dell’aula per spingersi ed uscire fuori.


Jessie raccattò tutti i suoi libri nel suo armadietto per poi sbuffare e chiuderlo di scatto.
Si voltò e la prima cosa con la quale si scontrò la fece sobbalzare e morire in due nani secondi.
Si scontrò con un petto caldo e ben magro, troppo conosciuto per i suoi gusti.
-Scusa.- la voce graffiata e roca la convinse che colui che si trovava di fronte a lei era niente poco di meno che Harry in carne ed ossa.
-Prendi questa collana e tirala a terra.-trillò lei togliendosi la sua collana di perle e dandogliela con un tono di voce impassibile.
Harry la guardò confuso, scuotendo negativamente la testa –Non dire sciocchezze, Jess.- continuò, ma lo sguardo serio della sua ex lo fece convincere.
-Fatto.- esclamò lui fissandone il risultato: la collana era stata sbattuta contro il pavimento e tutte le sue perle si erano sparse sul pavimento, una lontana dall’altra.
-Si è rotta?-chiese con fare ovvio Jessie.
-Sì, ovviamente.-sussurrò Harry non sapendo dove la bionda volesse arrivare.
-Adesso chiedile scusa.-continuò lei, sempre più convinta del suo esempio.
Il riccio esitò prima di fare come quest’ultima aveva chiesto. -Scusa.-
-È tornata come prima?-domandò lei alzando lo sguardo e incatenandolo al riccio.
-No.-sussurrò debolmente lui, immergendosi in quel verde che tanto amava.
-Ora capisci?-chiese saggiamente Jessie prima di stringersi nel cappotto, voltarsi e avviarsi verso l’uscita.
Amava Harry.
Lo amava nonostante tutte quelle baggianate dette in mensa davanti a tutti, ma l’aveva ferita.
Una ferita che poteva essere risanata, certo, ma doveva fingere che non lo fosse.



-Jessie!- la voce di Kyle fece sobbalzare Jess intenta ad aspettare il fratello sul muretto della scuola.
-Ehilà capo- sorrise lei, schioccandogli un leggero bacio sulla guancia mentre, studenti su studenti, le passavano accanto ridacchiando su quanto fosse accaduto in mensa.
-Tutto bene?- disse guardandosi attorno, per poi sporgersi e sussurrarle all’orecchio:
-Jaxon mi ha detto tutto, conta pure su di me.- ed immediatamente Jessie capì che si stesse riferendo al suo piano.
Per quando conoscesse Kyle e sapeva che quest’ultimo si potesse considerare come un attimo amico sapeva anche che lui era un ottimo chiacchierone.
-Mi raccomando però, non farne parola non nessuno. Nessuno!- sottolineò lei.
Lui scosse le spalle, disinteressato, per poi avvisarla:
-Jaxon mangia da me, ci sono problemi per te?- le chiese e Jess non fece altro che sorridere e scuotere negativamente la testa.
-Nessun problema, oggi vorrei tornare anche all’orfanotrofio. Avvisa Jaxon.- sorrise lei salutandolo e avviandosi sola verso casa.


Jessie introdusse le chiavi nella serratura della porta, aprendola dopo due girate e chiudendosela alle spalle con uno slancio del piede.
Sbuffò togliendosi il cappotto e poggiandolo sull’appendi-abiti mentre azionava con la mano la segreteria telefonica.
«Ehi Jess» la soffice voce di Louis riempì la sala facendo sorridere dolcemente Jessie la quale prese a posare i libri nella libreria di casa.
«Non vorrei sembrarti invadente perché so quanto tu odi questo genere di persone però..» il ragazzo si diede ad un sospiro che fece ridacchiare la bionda «Ora sembro una femminuccia. Comunque passo al sodo: oggi pomeriggio, se ti va ovviamente, ti andrebbe di uscire un po’? Io e te?» susseguirono un paio di secondi di silenzio«Richiamami appena puoi!» il messaggio si concluse con l’assordante ‘beep’.
Posò un libro dalla copertina rossa e sospirò, presa alla sprovvista.
Probabilmente avrebbe accettato l’invito.
Giusto?
«Jessie.» Jessie stava per posare altri libri quando la voce di Harry la fece sobbalzare e cadere i libri da mano.
Immediatamente corse al telefono, inginocchiandosi per ascoltare meglio.
«So che probabilmente adesso mi odierai. E lo so perché ora mi odio anche io.» cominciò con voce flebile. «Il fatto è che nulla di quello che ho detto oggi a mensa è vero. Non è affatto vero che penso che tu sia egoista e stronza, perché ti amo.» il cuore di Jess perse diversi battiti al secondo mentre le lacrime le contornavano gli occhi.
«Ti amo ma non so il perché tu mi abbia lasciato e sono così impazzito all’idea di non averti accanto che mi ritrovo solo a parlare con una seg- Mamma un attimo!»urlò probabilmente ad Anne. Jess ridacchiò asciugandosi con il pollice una lacrima.
«Scusami, dicevo. Mi ritrovo solo a parlare con una segreteria telefonica e so che probabilmente ora tu mi starai ascoltando ma mi odierai a tal punto da non rispondermi.» sospirò il riccio. Non ti rispondo perché finirei per raccontarti tutta la verità e non me lo perdonerei mai, si disse lei.
«..E sai cosa c’è? C’è che ora sto impazzendo! Se mi chiedessero di tagliarmi tutti i ricci e tingere i pochi capelli di verde lo farei, tutto pur di tornare insieme a te, Jess..» urlò il ragazzo e siccome Jessie conosceva abbastanza bene Harry, fu sicura che aveva appena oltrepassato il suo limite.
«Credo che tra qualche secondo la segreteria mi manderà a fanculo perché sto intasando le linee, ma ci tengo solamente a chiarire. Perché so che tu mi ami. Lo so.» sospirò ancora e Jess sorrise, era dolcissimo.
«Sai perché lo so? Perché ti amo anche io e un sentimento così non può finire da un giorno all’altro Jessie. Richiamami.» concluse. Susseguirono secondi di silenzio e dopo il lungo ‘beep’ segnò la fine del messaggio.


Sospirò prima di impugnare il telefono nelle mani e comporre il numero di Louis.
-Pronto? Jessie?- immediatamente la voce entusiasta di Lou riempì le sue orecchie.
-Sì, volevo dirti che ho ascoltato il messaggio che mi hai lasciato in segreteria..- disse ridacchiando sicura che dall’altro capo del telefono Louis fosse più che solamente imbarazzato.
-Oh sì, scusa. Non so cosa mi sia preso.- rispose balbettando.
-..e volevo chiederti se oggi hai voglia di venire con me all’orfanotrofio, ho voglia di incontrare Chris.- disse lei e non c’era nemmeno l’ombra di un sorriso.
Non perché non fosse felice di rivedere quel meraviglioso bimbo ma perché non voleva tornarci con Louis, lo avrebbe illuso.
-Per me va benissimo! A che ora?- trillò entusiasta.
-Appena puoi.- rispose lei, Louis annuì prima di staccare.
Riposò la cornetta del telefono per poi strusciare con la sua liscia schiena lungo l’armadietto e sedersi a terra, con il fondoschiena contro il pavimento freddo.


Aveva preso la sua scelta, e per quando difficile e rischiosa essa sia, ormai l’aveva fatto.
Aveva appena commesso un grande errore e ne era consapevole.
Nonostante il suo cuore, la sua mente, le sue labbra e ogni cellula del suo corpo desiderasse ardentemente Harry.. lei aveva scelto lui.
Aveva scelto Louis.


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Come vi avevo detto sopra, ecco l'annuncio
SICCOME STO VEDENDO CHE A MANO A MANO CHE POSTO CAPITOLI I LETTORI (o almeno, coloro che recensiscono) STANNO DIMINUENDO, 
HO PENSATO CHE QUESTA FF, PROBABILMENTE, VI STARA' DELUDENDO.
QUINDI VI CHIEDO: volete che smetta di scrivere o la continui? 
NON E' UNA DOMANDA STUPIDA, E' UNA DOMANDA CHE MI GIRA PER LA MENTE DA GIORNI E CI TENGO A SAPERE LA RISPOSTA, QUALUNQUE ESSA SIA.


Ringrazio le 203 persone che hanno questa FF tra i seguiti, 179 preferiti e 58 ricordati.
Vi giuro, vi amo tantissimo. 

Spero che il capitolo sia di vostro piacimento, nonostante le scene Jouis. 
Mica mi ammazzerete se dico che un po' mi piace anche la coppia Jouis? *si nasconde*

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Jessie. 

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Capitolo 27
*** Chris. ***


ATTENZIONE: vi chiedo per favore di leggere le note dell'autore, c'è un altro annuncio! (trasgry)

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Chris.
cap. 27

Dopo una manciata di minuti il corpicino esile di Jessie si rialzò, passo il suo braccio sugli occhi cercando di eliminare ogni semplice traccia del pianto.
Senza badare al fatto di non aver disattivato la segreteria telefonica si diresse verso la cucina, mettendo sul fuoco un paio di spaghetti al sugo mentre col piede tamburellava contro il pavimento.
Troppo silenzio, si disse, in questa casa ci vuole della musica, concluse drizzandosi sul posto e correndo verso lo stereo sul comodino.
Premette il pulsante per accenderlo e subito dopo le note di Euphoria –Loreen, riecheggiarono per tutta la sala mentre la bionda si divertiva a saltare da divano a divano, guastandosi i capelli.


A causa del baccano che regnava nel soggiorno Jess non si rese conto che il telefono stava esattamente suonando in quel momento.
«Risponde la segreteria telefonica di Jessie e Jaxon Kogan, al momento probabilmente non siamo in casa o semplicemente non vogliamo rispondere. Lasciate un messaggio dopo il ‘beep’» appena Jessie sentì la sua voce riecheggiare per la stanza, spense lo stereo avviandosi verso la cornetta del telefono ed impugnandola, senza degnarsi di vedere chi fosse.
«Cazzo, Jessie!» la voce delusa di Harry le riempì i timpani, ma decise di rimanere in silenzio siccome sapeva che il riccio pensava di star parlando con la segreteria.
«Non è giusto quello che fai. Non è per niente esatto. Perché non mi richiami? Mi odi così tanto, davvero?» No, cazzo. Harry io ti amo, pensò Jess.
«Pensi che evitarmi possa servire a qualcosa? Senti, biondina, io so che probabilmente non è colpa mia. Lo sento. So per certo che tutto questo è per colpa di Brando, ma ti prego lasciami prendere cura di te.» Non posso, non posso metterti in pericolo, amore mio.
«Da sola sei vulnerabile, da sola morirai, Jessie. Hai bisogno di me per vivere.» Lo so, Harry.
«Jessie ma sei lì?» trillò il riccio. Probabilmente la frase pensata da Jess non era stata frutto della sua mente ma detta dalle sue labbra, seppure silenziosamente.
Jess si portò le mani sulla bocca, zittendosi e permettendo a Harry di continuare come se nulla fosse accaduto.
«Jessie, io non ti amo da morire. Io ti amo da vivere. Ti amo così tanto che vivo grazie a te ma.. Cazzo, sono troppo sdolcinato. Parlerò come capita perché io sono così e l’amore lo dimostro a modo mio.» balbettò lui. Lei ridacchiò.
«Hai presente quando la mattina ti svegli a causa della sveglia, inciampi tra le coperta, cadi dal letto ma quando ti rialzi vedi il sole filtrare dalle finestre ed è come se tutto migliorasse?» chiese lui. Aspettò un paio di secondi, prima di rispondersi.
«Quel sole sei tu. Io mi alzo la mattina ed incontro deficienti che mi fanno girare le palle, i capelli si auto-comandano, Niall mangia il mio cibo, Liam mi obbliga a studiare, Louis a mangiare carote e Zayn si prende delle monete per pagarsi le sigarette.. eppure quando arrivi tu e mi dai un bacio tutto sembra continuare perfettamente. E mi sento bene. Fottutamente bene.» sospirò.
«Fino a quale giorno fa stavamo benissimo, poi è successo quello che puoi ricordare e siamo arrivati a questo. Non mi ami?
Ti prego Jess, nel caso la risposta fosse ‘No, non ti amo più’, non richiamarmi. Lasciami con questo dubbio. Io ti amo, ricordalo.» 
concluse. Sospirò per un paio di secondi e poi riattaccò lasciando le lacrime di Jess nell’assoluto silenzio di quella stanza ormai piena di parole e sospiri di Harry.


Quando Jess si ricordò degli spaghetti fu troppo tardi e dovette buttare quello che doveva essere il suo pranzo dentro l’immondizia e dirigersi al piano di sopra per svestirsi ed indossare i primi indumenti per uscire ed andare all’orfanotrofio.
Come era arrivata a tutto questo?
Proprio come aveva detto Harry poco prima, fino a qualche giorno prima andava tutto a gonfie vele. Tutto era cosme doveva essere.
Ma poi.. ‘Tin, ton’

Il suono assordante del campanello svegliò la bionda dal suo stato comatoso. Si affrettò ad aggiustare la sua camicia marroncina abbinata agli anfibi del medesimo colore e scese le scale, spalancando la porta.
La figura ordinata e composta di Louis le riempì gli occhi: indossava un jeans blu scuro, con una t-shirt a righe rosse e blu e delle superga rosse.
-Credevo ti fossi dimenticata dell’incontro.- ridacchiò lui, baciandole la guancia calda.
-Non ho ancora l’ailzheimer, fortunatamente per te.- rispose prendendo il cappotto, indossandolo e fissandosi allo specchio accanto alla porta d’ingresso.
-Sei pronta? Andiamo?- le chiese Lou sorridendole. Lei annuì spegnendo tutte le luci e chiudendosi la porta alle spalle.
Sarà un lungo pomeriggio, si disse lei prima di seguirlo.


-Dai Jessie, sali sulla moto.- sbuffò divertito Tommo.
Jess lo fulminò con lo sguardo, negando per l’ennesima volta.
-Non possiamo prendere il treno, scusa?- domandò lei, incrociando al petto le mani.
-Ho il motorino, perché sprecare soldi per il biglietto inutilmente?- chiese lui.

-Ho un’intera vita davanti, perché sprecarla perché tu non vuoi spendere due dollari?- rispose sarcasticamente facendo ridere Louis, tanto che quest’ultimo portò la testa all’indietro, ridendo a crepapelle. 

Jess si portò una mano nei capelli, stringendoli furiosamente.
-Io sono serissima, non ridere Tommo!- urlò. Lui strozzò un’ultima risata.
-Ti fidi di me?- chiese allora lui, porgendole una mano.
Jessie fissò prima lui e poi la mano, scuotendo la testa. –No, per niente.- dichiarò divertita.
-..E fai bene.- rise ancora.
-Ora sali, prometto che non ti farò del male, andrò pianissimo così da poter fare una gara con le lumache. Contenta?- ironizzò Louis, ma non tanto sarcasticamente perché la bionda finì per crederci e salire –ancora titubante- sulla moto.
-Se superi i 60 chilometri orari, ti strappo un occhio.- lo ricattò allacciando le sue braccia attorno al suo busto, posando la testa sulla schiena e serrando gli occhi, pronta a partire.
Riuscì a sentire un risolino del moro prima che un’ondata di vento le impedisse di udire altro.


-Siamo arrivati Jessie, puoi aprire gli occhi.- rise lui.
Immediatamente la bionda spalancò gli occhi sorridendo alla visione di quell’edificio dove qualche settimana prima era stata in compagnia con Harry.
..Harry, le mancava tantissimo..
-Ci abbiamo impiegato tre ore per arrivate, in treno ci saremmo arrivati in meno di due ore!- urlò tirandogli un pugno e affrettandosi a scendere da quell’aggeggio.
-..E come se non bastasse, hai corso per tutto il tempo. A quanto andavi? 350 all’ora!?- urlò ancora mentre lui si toglieva il casco, posandolo sulla sella della moto.
-In realtà ero ai 75 chilometri orari, genietto.- le sorrise lui passandole una mano nei capelli, guastandoglieli. Lei sbuffò, sovrapponendo le braccia.
-Certo, certo. Ogni scusa è buona per mentirmi e prendermi in giro!- sospirò lei.
Tommo le baciò una guancia dolcemente, cercando di farle togliere quell’amato broncio. E ci riuscì, siccome lei gli sorrise prima di premere il bottone del citofono:
-Non ti prendo in giro, sciocchina.- rise. Lei lo incenerì con gli occhi prima che Jake, il custode dell’orfanotrofio, aprisse la porta.
-Jake!- urlò la ragazza, baciando la tiepida guancia del vecchio.
Lui la fissò per alcuni istanti, fin quando non sorrise ricordandosi chi fosse –Jessie, mia cara. Da quanto tempo!- disse abbracciandola per poi spostare lo sguardo sul ragazzo.
-Vedo che non sei venuta con Harry oggi- borbottò lui, sorridendo a Louis.
Il volto di Jessie si rabbuiò.
-Piacere, Louis. Un amico.- esclamò lui stendendo la mano e conoscendosi con l’anziano.
Quest’ultimo ricambiò la presa e fece segno ai due di entrare dentro. Senza esitazioni, annuirono seguendolo.


-Allora Jake, come vanno le cose qui all’orfanotrofio?- chiese Jessie mentre i tre si avviavano verso la grande sala. Probabilmente i bambini stavano avendo lezione con un professore, siccome si sentiva un incredibile silenzio.
-Bene, da quando non torni abbiamo trovato famiglia già a tre bimbi, tra cui la bimba che Harry preferiva.- ridacchiò l’anziano sospirando.
-Mi fa piacere.- sorrise lei -..E Chris?- chiese curiosa.
-Ah, da quando gli hai regalato quel robot non se ne libera un attimo. Figurati che ci dorme anche, è delizioso. E ultimamente parla e mangia molto di più.- concluse entrando nella grande sala dove –come previsto- si stava svolgendo una lezione.
-Mi scusi l’interruzione, Mr. Thompson,- iniziò Jake –Abbiamo degli osp..- prima che Jake potesse finire di parlare un urlo di un bambino fece sobbalzare tutti.
-Sam!- urlò qualcuno dal fondo dell’aula.
Immediatamente Jessie voltò il suo sguardo verso la classe, notando tra le decine di bimbi e bimbe.. Chris.
Quest’ultimo si alzò dalla sedia, lasciandola cadere all’indietro e creando un gran frastuono per poi iniziare a correre, impugnando il suo robot Sammie, e saltare letteralmente nelle sue braccia, sorridendo più che mai.


-Signorina Thompson, vorrei passare un paio di minuti con Chris, se si può..- inizio titubante Jessie, prendendo in braccio il bambino.
-Certo non si preoccupi..- iniziò la professoressa sorridendole –Credo che questo giovanotto sarà più che contento di non fare le addizioni. Vero, Chris?- terminò accarezzando i capelli al bambino, che si limitò a scuotere le spalle con nonchalance.
Louis salutò tutti i bimbi scuotendo la mano prima di seguire Jess e Chris verso una piccola stanza appartata alla fine del corridoio.


-Ehi Chris, lui è Louis. Un mio amico.- li presentò lei sedendosi su un divano e portandosi il bimbo sulle gambe.
Louis allungò la sua mano porgendola verso il bimbo, aspettando una stretta che però non arrivò.
-E’ un po’ timido, Lou. Non si fida subito delle persone.- lo tranquillizzò lei sorridendolo.
Lui ricambiò, continuando a fissare il bimbo.
-Sam, ma dov’è Harry?- chiese innocentemente lui.
Jessie cominciò a tossire imbarazzata.
Insomma, parlare di Harry davanti a Louis, sapendo quanto non passasse buon sangue tra di loro, non era esattamente la cosa migliore da fare.
-Non.. c’è.- si limitò a rispondere lei.
Immediatamente Chris riposò lo sguardo su Louis scrutandolo in ogni minimo dettaglio fin quando quella stessa tensione fu spezzata dalla suoneria del cellulare di Jessie.

Quest’ultima si alzò allontanandosi dai due per rispondere:
-Pronto?- chiese, senza nemmeno degnarsi di vedere chi fosse.
-Jessie!- la voce di Harry le stonò l’orecchio, proprio mentre stava per richiudere il cellulare, lui la precedette –Ti prego non riattaccare!- la pregò.
Lei sospirò, riportandosi il cellulare all’orecchio e inspirando.
-Sai cos’era la mia vita prima che arrivassi tu? Tutto era una gran rottura, una gran palla. E non succedeva mai niente di interessante, niente. La gente era limitata e diffidente, tutta uguale. E io devo vivere con queste teste di cazzo per il resto della mia vita, pensavo.
Ma poi arrivasti tu..- 
annunciò, sospirando –..Tu che eri esattamente come loro: viziato, ribelle, d’apparenza anche antipatico e mi hai stravolto tutto.
Io ti amo, Harry.- 
concluse lei.
-E qual è il problema?!- urlò lui dall’altro capo del cellulare.
-Questo! E’ questo il problema, Harry!- urlò riattaccando.
Per quanto fosse forte e determinata sapeva che da lì a poco avrebbe pianto.
Portò il cellulare al petto, stringendolo mentre respirava a fondo, per poi tornare da Chris e Louis.


-Fallo andare via!- urlò Chris attaccandosi alla gamba di Jessie, indicando Lou.
La bionda –visibilmente ancora scossa- alzò lo sguardo verso Lou che la fissava con sguardo dispiaciuto. Si alzò per poi uscire fuori, facendole segno che l’avrebbe aspettata lì.
Lei gli sorrise e si sedette contro al muro insieme a Chris.
-Allora, mi dici cosa succede con Harry?- chiese lui accarezzandole i capelli.
La bionda lo guardò interrogativo. –Assolutamente nulla.- mentì.
-Per niente intendi tutto?- chiese saggiamente.
Lei rimase ovviamente incredula.
Era lei che era troppo leggibile o il bimbo che riusciva a capirla troppo presto?
-E’ che lui è così perfetto e io lo amo così tanto. Però l’ho dovuto fare, l’ho dovuto lasciare.- sospirò con rammarico.
-Ma tu non lo ami perché è perfetto, lo ami perché nonostante non lo sia sbaglia e riesce a farsi perdonare tutto.- sul serio quel bambino le stava dicendo quelle parole?
-Ti voglio tanto bene, Chris.- sussurrò lei prima di incollare le sue braccia attorno al suo collo.
-Te ne voglio anch’io, Sam.- il bimbo chiuse i suoi occhi inspirando dolcemente il profumo tiepido e leggero di Sam che tanto gli ricordava quello di sua madre quand’era ancora in vita.


Prima che Jessie potesse mollare l’abbraccio, Chris si ricordò una frase:
‘Tu non sei nessuno e per questo motivo non devi permetterti di guardarmi così. Harry non è nessuno. E’ una nullità proprio come te.
E sia tu che lui dovete lasciare in pace Jessie. Lei è mia e voi non le farete il lavaggio del cervello’ 
pronunciata da Louis poco prima del ritorno di Jessie a causa della chiamata.


_____________________________________________________________________________________________________

Siccome l'altra volta non ho iniziato col mio 'aloha', oggi ne metto due.
Alohacarissime lettrici più belle del mondo.

Dio, quanto ho pianto quando ho visto le 43 recensioni al capitolo precedente? NO VI RIPETO, 43. 
HO PIANTO TANTISSIMO!

Passiamo all'annuncio numero 2.
 *urli da stadio*
Siccome vedo che ultimemente metto secoli (7-8 giorni) per aggiornare vi faccio una piccola promessa. ok? ok:
SE SARETE SEMPRE CON ME, NONOSTANTE TUTTE LE DELUSIONI CHE POSSO DARVI CAPITOLO PER CAPITOLO 
VI PROMETTO CHE POSTERO' OGNI 4-5 GIORNI. 

Lo faccio perché mi rendete felice, sul serio.
Voi non sapete cosa ho provato quando ho visto le 427 recensioni totali. 

Se non mi credete chiedete a mia sorella (ironia): saltavo, urlavo e piangevo come un'idiota. *lo sono, lo so*

Poi tipo sono uscite una ventina di ragazze nuove a recensirmi e questo mi ha fatto ancora più felice, perché erano lettrici anonime (non recensivano, lol)
E vedere che ci tenevano alla storia mi ha fatto sentire bene:

Spero dunque che continuiate così con le recensioni -perché vi amerei ancora di più- e che il capitolo vi piaccia (ho messo anche alcune scene Jarry, visto? AMATEMI) e ho 
fatto il ritorno di Chris. AUW. :')

Ringrazio le 210 persone che seguono questa storia, le 185 che la preferiscono e le 58 che la ricordano.
VI AMO, CLACSON. 
*sinonimo di cazzo*

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Roxie: 

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Capitolo 28
*** Non andrò via. ***


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Non andrò via.
cap. 28

Dopo un po’ Jess mollò la presa, lasciando cadere le sue braccia lungo i fianchi mentre il piccolo Chris si drizzò sul posto.
-Sam, Sam!- iniziò ad urlare –Devo dirti una cosa!- sussurrò poi a bassa voce cercando di non far sentire nulla a Louis, fuori al cancello ad aspettare la sua amica.
La ragazza parve incuriosita, così si abbassò all’altezza del bambino sorridendolo e incitandolo a continuare.
-Louis mi ha detto una cosa!- saltellò lui.
-Cosa?- chiese lei, con una smorfia interrogativa.
Proprio nell’istante in cui il bambino stava per aprire bocca, la voce di Lou li interruppe:
-Jessie, dobbiamo sbrigarci.- trillò quest’ultimo fissando Chris con sguardo impassibile. Sguardo che, purtroppo, Jessie non notò minimamente.
-Un attimo..- gli rispose lei –Cosa devi dirmi, Chris?- gli sussurrò ancora.
Il bimbo alzò lo sguardo, incatenandolo a quello di Louis.
Sul viso di Louis si dipinse uno sguardo malefico che terrorizzò all’istante il bambino: un sorrisetto malizioso che conteneva tanta –tantissima- malvagità ed odio.
Chris ritornò con lo sguardo su Jess, deglutendo.
-Jessie, faremo tardi. Lo sai.- ribadì il moro.
A quel punto Jess sospirò, rassegnata. Si alzò prendendo Chris in braccio e dicendogli:
-Prometto che verrò a trovarti di nuovo. Sei contento, amore?- gli sorrise strizzandogli il nasino, cosa che lo fece sorridere tanto.
Chris l’abbraccio, regalandole un bacio sulla guancia e tornando in classe lasciando Jess sorpresa ed incuriosita da ciò che avrebbe dovuto dirle poco prima.
-Arrivo.- annunciò lei stringendosi nel cappotto e seguendolo fuori dall’orfanotrofio.


-Ho una fame pazzesca.- borbottò Jessie posando una mano sullo stomaco e girandola, come a massaggiarsi.
Louis ridacchiò, passandole il casco e allacciandoglielo.
-Ti porto a casa tua e ti preparo qualcosa, che dici?- borbottò. La ragazza annuì, leccandosi le labbra, già affamata.
-Però resti a mangiare anche tu- trillò lei –Promesso?- gli chiese.
Il ragazzo parve sorpreso dalla richiesta, ma non esitò ad annuire –Ovvio, però cucino io. Non vorrei che mi avvelenassi.- rise salendo sulla moto.
-Gneh!- urlò Jess fintamente offesa, cacciandogli la lingua.
Tommo rise un’ultima volta prima di partire verso casa.


-Kyle, la porta!- urlò dal piano inferiore la madre. Jaxon rise sentendo il suo amico sbuffare rumorosamente.
-Non hai le mani?- urlò di rimando lui, intento a giocare all’xbox con l’amico.
-Al momento sono occupate.- rispose la madre.
Mise in pausa il gioco, sbuffando e dirigendosi verso la porta d’ingresso, aprendola di scatto.
-Harry?- domandò il ragazzo trovandosi davanti il riccio.
Lui annuì, sorridendo anche se quel sorriso era più falso di una banconota da trenta euro.
-C’è Jaxon, per caso?- chiese il riccio guardando l’interno della casa.
-E’ nella mia camera, hai bisogno di qualcosa?- ribadì Kyle.
-In realtà vorrei chiedergli se posso passare a casa sua, devo parlare con Jessie.- spiegò.
Kyle gli sorrise, seriamente intenerito dalla figura davanti a sé.
-Jaxon, ci sono visite per te!- urlò quest’ultimo chiamando l’amico che, dopo nemmeno una manciata di secondi, scese le scale.
-Ehi Styles, come va?- disse lui battendogli il cinque.
Harry, ovviamente, ricambiò sorridendo.
-Ho bisogno di parlare con tua sorella, ma a casa non mi apre. Puoi farmi entrare tu?- gli chiese il riccio.
Jaxon tossì, non sapendo quale altra scusa inventarsi.
-Emh.. è all’orfanotrofio, con.. Louis.- sussurrò cercando di evitare lo sguardo di Harry, posando i suoi occhi sulle sue mani.
Immediatamente vide la presa delle sue mani indurirsi tanto da far divenire le nocche bianche.
-Portami a casa. A quest’ora le visite devono essere finite e lei deve essere a casa, per forza.- digrignò a denti stretti.
-Harry, io non so se posso farlo, sai che Jess non vuole..- ma prima che potesse continuare il riccio si avventò su di lui, prendendogli il colletto e avvicinando il suo viso a quello dell’amico.
-Portami da lei. Ti prego.- sussurrò marcando le parole e lasciando la presa.
Jaxon fissò per un attimo Kyle che annuì, segno che anche lui voleva che i due parlassero, poi prese il cappotto, lo indossò e si avviò verso l’uscita.
-Su, andiamo.- trillò ricominciando a camminare seguito da Harry.


-Siamo arrivati, parcheggio qui e il resto lo facciamo a piedi.- urlò Louis parcheggiando a qualche metro di distanza da casa Kogan.
-Jessie, ti senti bene?- trillò Lou vedendo scendere Jessie dal motorino e barcollare un po’.
-Sì, tutto bene.- sussurrò lei sorridendo.
-Non mi sembra.- esclamò prendendole il casco e posandolo.
-L’apparenza inganna.- rispose mentre gli occhi di lei si chiudevano sempre più velocemente tanto che quasi Louis credette di averla vista perdere l’equilibrio.
-Sicura?- domandò per accertarsi –Da quand’è che non mangi?- le chiese poi.
Lei sembrò pensarci su prima di rispondere: -Ieri sera.- con voce flebile.
-Mi stai dicendo che non mangi da più di venti ore? Jess, sei impazzita per caso?- urlò lui fissando gli occhi di lei chiudersi lentamente.
Lei ridacchiò, sinceramente divertita dal fatto che lui fosse preoccupato.
Lui sospirò, voltandosi e posò anche il suo casco dietro la moto.
-E comunque andiamo a casa tua, così mangi qualc..- quando si voltò trovò solamente il corpo di Jess svenuto a terra.
Si affrettò a distendersi sopra di lei, cercando di rianimarla.
–Jess, Jess!- urlò lui prendendola.


-Cosa ci metto nel tuo toast?- urlò Harry dalla cucina.
Jaxon abbassò il volume della TV per poi urlare: -Insalata e prosciutto! Li trovi nel frigo!- per poi alzare di nuovo la voce.
-Davvero? Pensavo che fossero nel forno!- ironizzò il riccio preparando il sandwich e mettendolo nel tostapane.
Si sentì una leggera risata di Jaxon interrotta dal suono del campanello.
-Apro io!- urlò quest’ultimo, spegnendo del tutto il televisore e aprendo la porta.
-Chi è?- Harry si pulì le mani con uno strofinaccio, per poi entrare nel salone e avvicinarsi alla porta per vedere chi avesse bussato.
Appena notò Louis con in braccio Jessie –apparentemente svenuta- e Jaxon con le mani nei capelli, cominciò a correre verso di loro.
-Cosa le hai fatto!? Eh? Cosa le hai fatto, pezzo di merda!?- urlò Harry prendendo Jess dalle sue braccia e stringendola a sé.
-Va tutto bene, Jess, va tutto bene.- le sussurrò accarezzandole una guancia prima che Jaxon la potesse prendere e la posasse sul divano.
-Cosa le hai fatto?- ribadì Harry stringendolo per il colletto.
Louis ridacchiò, facendo cenno con lo sguardo a voltarsi.
Il riccio eseguì e si voltò, notando Jessie –sveglia- con una mano tra i capelli, leggermente scombussolata e frastornata.
-Va tutto bene, ragazzi. Ho solamente perso i sensi. E’ stato un calo di zuccheri.- borbottò lei.
-Ero con Louis. Invece di aggredirlo, Harry, abbassa la voce che mi fa male la testa.- concluse con una smorfia di dolore.
Jaxon fissò Harry, facendogli segno di dirigersi in cucina.
-Vado a prepararti un po’ di brodo, ti farà bene.- annunciò il riccio –Per quanto riguarda te, parleremo più tardi. Da soli.- specificò diretto a Louis che annuì disinteressato prima di sedersi accanto a Jess e accarezzarle la schiena.


-Jaxon ti avevo detto di non portarlo qui, soprattutto ora che c’è Louis..- sospirò lei rivolta verso il fratello.
Quest’ultimo era intento a legarle i capelli, riluttante dei gridolini che emanava la sorella.
-Dovevi vederlo mentre me lo chiedeva..- cercò di spiegare –Jess, lui sta soffrendo e non poco.- concluse lasciandole andare i capelli legati in una coda di cavallo.
-Lasciando stare questo, sai di averli mandati entrambi in cucina.. vero?- domandò lei.
Lui scosse le spalle, non capendo.
-Sì, e quindi?- chiese.
-Sono insieme. Da soli. In cucina e..- prima che potesse finire di parlare Jaxon si diresse verso la cucina, correndo e urlando:
-I coltelli!- mentre la sorella rideva accasciata sul divano.


-Dovresti accendere il fuoco, sai.. il brodo non si cuoce con l’aria.- borbottò Louis poggiato con entrambe le mani sul tavolo mentre Harry era pratico ai fornelli.
-E’ stata colpa tua, vero?- trillò lui voltandosi verso di lui ed avvicinandosi vertiginosamente.
Louis resse lo sguardo pesante.
-Potrebbe essere e non potrebbe essere.- si limitò a rispondere con talmente nonchalance che Harry s’incazzò, prendendolo per il colletto.
-Osa farle del male ed io..- ma prima che potesse terminare, lui lo spostò.
-Non siamo esseri soprannaturali, Harold. Possiamo uccidere le persone normalmente, non posso controllare il suo intestino.- ridacchiò e il riccio si incazzò, prendendo il primo coltello a disposizione.
-Anche io posso uccidere le persone normalmente, lo sai?- disse puntandogli il coltello alla gola e avvicinandolo.
Louis deglutì, ridacchiando.
-Non saresti capace di uccidere un canarino in una foresta figuriamoci uccidere me in una casa con due persone dentro. Non farmi ridere, ti prego.- esclamò il moro.
Harry si irrigidì e provò a muoversi, ma per sua sfortuna entrò Jaxon.
-Posa quel coltello Harry, Jess è nella sua camera. Portaglielo lì il brodo.- intervenne lui, indicandogli la porta alle spalle.
Harry fissò un’ultima volta Louis con odio per poi lasciar cadere il coltello ai suoi piedi ed allontanarsi al piano superiore con in mano la ciotola col brodo: rimedio di mamma Anne.


-Roxie, te lo ripeto per la decima e spero ultima volta..- sbuffò –Ti ho detto che sto bene!- concluse sentendo l’ennesimo –esattamente l’undicesimo- sospiro dell’amica al telefono.
-Cosa è successo? Perché eri con Louis? Come mai Harry è a casa tua? Cosa state facendo? Insomma, non tenermi sulle spine!- urlò senza respirare la rossa.
Jessie rise.
-Una cosa per volta- cominciò –Ero con Louis perché siamo andati all’orfanotrofio a trovare Chris e quando sono tornata ho trovato Harry e Jaxon a casa quindi non so cosa voglia. Ora loro sono giù ed io in camera mia ad aspettare il brodo.- spiegò.
Roxie sembrò annuire capendo il discorso.
-Bene, perché io devo raccontarti una cosa! Ma cosa dico? Una cosa meravigliosa, stupenda, arcibella, ipermegaincred- prima che potesse terminare Jess sbuffò.
-Arriva al punto, Rox.- esclamò la bionda.
-Niall mi ha baciata e stasera mi ha invitata a casa sua!- urlò stonandole un orecchio.
-Davvero? Oddio, sono contentissima! Quando devi andarci?- rispose.
-Tra meno di mezz’ora quindi suppongo che debba prepararmi.- ridacchiò Roxie.
-Allora vai e.. buona fortuna!- le urlò –E mi raccomando, non voglio piccoli pargoletti dai capelli rossi per casa. Sappilo.- concluse staccando la chiamata, nonostante le urla della rossa.
Appena staccata la chiamata la bionda si voltò, ancora sorridendo.
Sorriso che scomparve appena notò sull’uscio della porta, appoggiato contro quest’ultima, Harry con la ciotola in mano.
-E così Niall si è finalmente deciso, eh?- borbottò lui sorridendo e posando la ciotola sul comodino accanto a lui.
-Sì, e ora puoi anche andare.- disse lei indicandogli la porta.
Harry ridacchiò, voltandosi e chiudendo la porta a chiave, buttando la chiave nella sua maglietta.
-No.- la sentenziò avvicinandosi a lei e regalandole un bacio a stampo.
Bacio che risvegliò tutto.
Un bacio che le fece capire quando le fossero mancate quelle labbra.
Quanto le fosse mancato lui.

-Non aprirò quella porta fin quando io e te non avremmo parlato e tu non mi avrai dato una ragione valida per farlo.- concluse il riccio incrociando al petto le braccia.

____________________________________________________________________________________________________


Aloha amori miei e scusatemi per il ritardo, solo che ho cominciato a seguire 'The Vampire Diaries' e non ho smesso un attimo di guardarlo.
Mi perdonate, vero? Vero! 
*spera*

Vi ringrazio per le 27 recensioni al capitolo precedente, vi lowo tantiximo. *truzza time*
E voglio dirvi che il 1° capitolo è arrivato ad oltre 6000 visite. 
6000 persone hanno letto l'inizio? 

Posso piaaangere, sì? 

Vi faccio un piccolo spoiler: Ethan sarà presente in un capitolo però (confermo alcuni dubbi) sappiate che è MORTO! 

Vi amo! 
Spero che il capitolo vi piaccia, anche se non è pieno di colpi di scena (a parte il bacino finale) ma diciamo è di passaggio. ee

Vi avviso che ormai la FF è agli scoccioli, mancano un paio di capitoli all'epilogo. Tipo 3-4. 
Ma sono felice di dirvi che ne comincerò un'altra, questa volta sarà soprannaturale (vampiri) e sarà su Zayn.
*non vi libererete di me, muahaha*

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina. 

ps: una gif di Jessie! 

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Capitolo 29
*** Manca poco. ***


ATTENZIONE: vi chiedo per favore di leggere le note dell'autore, c'è una cosa per voi! :)(trasgry)

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Manca poco.
cap. 29

-Harry ti prego, smettila ed esci da questa stanza.- sbuffò Jess –Non ho per niente voglia di giocare ora.- concluse voltandosi per non annegare nei suoi occhi.
Lui sogghignò. Sapeva che lei l’amava.
Lo capiva da come lo guardava e da come la sua voce tremava quando parlava con lui.
-Non sono qui per giocare. Sono qui per parlare.- spiegò.
-Non puoi entrare in questa camera, baciarmi, chiuderci dentro e volermi parlare come se niente fosse!- sbottò lei urlando e gesticolando.
Harry osservò minimamente ogni suo piccolo e goffo gesto, sorridendo.
-Lo sai che sei tenerissima?- provò ad avvicinarsi lui, distendendo le braccia per poterle toccare le guance.
Jessie, scaltra, riuscì ad abbassarsi e comparire furtivamente alle sue spalle.
-Fermati. Dammi le chiavi ed esci da qui.- provò a convincerlo mentre lui le si avvicinava sempre di più, facendola indietreggiare –Ora.- ribadì lei, calcando la parola.
Harry, a suo malgrado, non l’ascoltò e continuò ad avvicinarsi fin quando le spalle di Jessie non furono fermate dalla porta serrata e lui, di fronte a lei, con le mani appoggiate alla porta per impedirle di scappare di nuovo.
-Me lo dai un bacino?- trillò all’improvviso Harry beccandosi uno schiaffetto da Jess, che poi rise cercando di trattenersi.
-Hazza, smettila di fare l’idiota!- disse per l’appunto quest’ultima.
-Scusami, è una cosa che mi viene naturale.- disse lui, soffiandole le parole sul volto con il suo fiato caldo che quasi le accarezzò i lineamenti dolci.
-Soffro d’asma, lo sai. Se ti avvicini mi finisci tutta l’aria.- inventò al momento lei.
Lui la guardò, sorridendo ancora una volta.
-Vuol dire che se avrai bisogno di aria, ti darò la mia.- disse maliziosamente.
Jess strozzò una risata.
-..E come?- chiese ingenuamente.
Harry per tutto quel tempo non aveva fatto altro se non attendere quella domanda.
Sorrise maliziosamente prima di riprendere ad avvicinare i loro volti, sempre di più.
-Harry..- Jessie sussurrò così a bassa voce che lui quasi non la sentì e proprio nell’esatto momento in cui lui stava per baciarla, si sentì un:
-Jessie? Tutto bene?- da parte di Louis, che la fece immediatamente risvegliare dallo stato comatoso in cui era poco prima, per poi allontanarsi dal riccio che sbuffando stava pensando ad un modo per uccidere e torturare Lou.
-Sì, tutto bene!- urlò di rimando lei, cominciando nervosamente a gesticolare e ad indicare col suo indice la maglia di Harry, il quale sembrò non capire.
-Perché non apri?- domandò Louis tirando la maniglia della porta.
-Emh, sono nuda!- urlò indicandogli la maglia. Solo in quel momento Harry capì che si riferiva alle chiavi, così ridendo le prese lanciandogliele.
Jess gli intimò di nascondersi, cosa che cautamente lui fece, nascondendosi sotto al letto:
-Hai visto Harry? Non è più sceso.- esclamò Louis entrando in camera e sedendosi sul letto, fissandosi attorno.
Era sicuro che Harry era stato lì.
-Ha portato il brodo e poi è andato subito via.- mentì lei, leggermente agitata.
Si sentì una lieve risatina strozzata provenire da sotto al letto.
-Cos’era?- chiese Louis guardandosi attorno.
-Credo che Jaxon abbia acceso la TV di sotto, scendiamo?- disse lei indicandogli la porta.
Louis sbuffò.
-Ma io voglio rimanere qui con te. Al calduccio sotto le coperte.- rispose lui, sporgendo il labbro inferiore a mo’ di cucciolo –Magari nudi.- concluse calcando la parola.
-Tommo!- urlò Jessie balbettando e lanciandogli un destro sulla spalla.
-Eh no!- urlò Harry uscendo dal letto.
Immediatamente Jess si portò le mani sulla faccia, imprecando contro tutti i santi possibili.
Louis si voltò: -E tu da dove esci?- sbuffò.
Harry non lo considerò minimamente prima di avvicinarsi e prenderlo per il colletto:
-La parola ‘nudi’ non potrà mai essere in una tua frase se quest’ultima contiene il tuo nome con il suo. Intesi?- digrignò a denti stretti il riccio.
Louis ridacchiò, spingendolo per fare in modo che mollasse la presa.
-Ti aspetto giù, Jess.- si limitò a rispondere il moro prima di scendere ed andare da Jaxon.
Prima che Jess lo seguisse lasciò uno sguardo fulmineo verso Harry, per poi scendere.
L’ultima cosa che sentì prima di richiudersi la porta alle spalle fu un calcio ben piazzato al suo comodino.


-C’è un problema.- trillò Jaxon dopo aver asciugato e posato l’ultimo piatto nell’apposito ripiano.
-Del tipo?- domandò Hazza, posando lo strofinaccio e risedendosi sulla sedia.
-Le camere sono solamente due, voi due dove dormirete?- chiese Jaxon.
-E’ facile. Io dormirò con te e loro due insieme.- spiegò la bionda.
Harry e Louis si scambiarono uno sguardo torvo.
-Non credo sia una buona idea lasciare quei due insieme.- le sussurrò Jaxon.
Jess annuì. Dopotutto il fratello aveva ragione.
-Allora vedetevela voi, io sto in camera mia.- concluse alzandosi, salutando tutti con un cenno della mano ed avviarsi verso la sua camera.


Appena arrivò in camera la prima che fece fu cambiarsi e sprofondare nel suo morbido letto.
Conoscendo Jaxon non avrebbe fatto salire né Harry né Louis ma, al contrario, sarebbe venuto lui stesso a dormire con lei.
Passarono altri cinque minuti dove la bionda aveva finalmente preso sonno, socchiudendo gli occhi.
La porta scricchiolò e si richiuse silenziosamente, segno che qualcuno era finalmente entrato.
Jess non si mosse né tantomeno vide chi fosse, ma riuscì a sentire il rumore di un jeans a contatto col pavimento.
Fatto strano siccome Jaxon indossava una tuta.
Prima che potesse alzarsi, un corpo caldo e apparentemente solamente in mutande si distese accanto a lei, cingendole la vita e poggiando il mento sulla sua spalla.
Lei sospirò, inspirando profondamente l’aria.
Quel profumo.
-Harry!?- urlò la ragazza voltandosi e poggiando le mani sul petto dell’ex, allontanandolo.
Quest’ultimo la attirò di nuovo a lui, sorridendole e schioccandole un bacio sulla fronte.
-Perché non dormi e stai zitta?- sbuffò lui, riabbracciandola.
-Perché si da il caso che questa è la mia casa, questo il mio letto e tu non puoi entrarci e fare quello che vuoi senza il mio perm..- prima che potesse terminare Harry rincollò le loro labbra. Solamente a stampo.
Jessie spalancò gli occhi, bisognosa di incontrare –durante quel contatto- le iridi verdi di Harry.
Ma l’unica cosa che vide furono i suoi occhi chiusi.
Era un semplice bacio a stampo, sì. Ma perché allora non riusciva a scollarsi e tremava?

Con tutta la forza d’animo possibile, si staccò.
-Almeno così sei stata zitta.- ridacchiò il riccio.
Jessie sbuffò, rigirandosi e dandogli le spalle.
Ma, con uno scaltro gesto, Harry la tirò con i fianchi verso di lui, abbracciandola.
-Sai, sei cento volte meglio di un cuscino. Sei più morbida da abbracciare.- sentenziò.
-Un’altra parola e ti giuro che per domani i tuoi ricci li troverai in giro per casa. Solo un’altra sillaba.- trillò lei.
Immediatamente Harry serrò le labbra e in poco tempo finirono entrambi per addormentarsi.


Erano ormai le sette passate quando Jessie aprì gli occhi, mugugnando qualcosa di insensato e distendendosi dalla parte opposta del letto, proprio dove sarebbe dovuto esserci Harry.
Probabilmente quest’ultimo si era svegliato molto prima di lei ed era sceso giù, con Louis e Jaxon –sempre se loro fossero svegli-.
-Ehi, vedo che ti sei svegliata.- la voce, ancora assonnata, di Louis riempì la camera.
Jessie si alzò, mettendosi seduta, e strofinandosi gli occhi trillò:
-Che ore sono?- disse dolcemente scatenando tutta la sua dolcezza.
-Quasi le sette e mezza. Styles ha preparato dei cornetti, te ne porto uno su o scendi?- chiese lui schioccandole un bacio sulla fronte.
Lei sorrise dolcemente. –Scendo io, non preoccuparti.- concluse.
Louis annuì, salutandola con un cenno della mano e scendendo in cucina.


La suoneria del cellulare della bionda suonò, distraendola dalla scelta dei vestiti.
Sbuffò, rispondendo senza nemmeno degnarsi di vedere chi l’avesse cercata:
-Pronto?- sbuffò continuando a cercare qualcosa da indossare.
-Jessie..- la voce silenziosa della madre le riempì i timpani. Lieve ma allo stesso tempo forte e decisa.
-Cosa vuoi?- rispose lei bloccando la sua ricerca e concentrandosi su quella conversazione.
-So che ho sbagliato a fuggire di nuovo, credimi. Lo so perfettamente, ma lo faccio per te. Per proteggerti.- le rispose la madre indecisa.
Lei ridacchiò. Proteggere, certo.
-Arriva al punto, ti prego.- la sentenziò lei.
-Sai che domani sera ci sarà il ballo, vero?- chiese la madre. Lei sbuffò, annuendo.
-Bene, devi stare molto attenta, Jess. Non lo dico per spaventarti ma devi tenerti d’occhio.- la rassicurò. Jessie parve non importarsene minimamente di ciò che le aveva appena detto.
Riattaccò al cellulare, e nonostante i mille pensieri riuscì a vestirsi in men che non si dica.


-Jaxon dov’è il lievito?- chiese Harry. Stava cercando del lievito o pan degli angeli da mettere sui cornetti per renderli più appetitosi.
-Primo mobile a destra.- rispose lui.
Il riccio seguì le istruzioni e trovò il lievito. Una cosa che attrasse il suo interesse, però, fu una foto accanto al barattolo.

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<<Jessie e Chris, non sono tenerissimi? Peccato che domani sera il piccolo perderà una ‘sorella’ e tu perderai la ragazza che tanto ami. -1, condoglianze.>>
 

Il riccio si accertò che nessuno tra Louis o Jaxon l’avesse visto e posò la foto nel suo portafogli, per poi passare alla colazione.
-‘Giorno, belli e brutti.- disse la ragazza ridacchiando, indicando su ‘brutti’ suo fratello che la mandò a quel paese mentalmente facendo ridere tutti.
-Ecco.- sentenziò Harry posando sul tavolo i cornetti.
-Si mangia!- urlarono tutti e tre divorando letteralmente i cornetti.


La colazione venne bruscamente interrotta dal suono continuo del campanello.
-Vado io.- dichiarò Jessie alzandosi.
Appena aprì la porta si ritrovò davanti Roxie, quest’ultima aveva sulla spalla destra il suo zaino e i capelli raccolti in una cipolla disordinata.
-Sai cos’è domani, giusto?- sbottò euforica lei.
-Il ballo, sì. Lo so.- sbuffò disinteressata la bionda.
-Ballo uguale vestiti. Vestiti nuovi uguale shopping!- urlò allora la rossa. Jessie la guardò torva.
-Shopping uguale soldi, soldi uguale shopping senza Jessie.- rispose ridacchiando.
Roxie la fulminò. –Shopping, ora!- urlò gettando lo zaino a terra e salutando con un gesto della mano Louis, Harry e Jaxon, entrambi qualche metro più dietro di Jessie.
-Ma abbiamo scuola tra un po’- sbuffò contrariata la bionda.
-Vuol dire che entreremo alla seconda ora!- trillò Roxie trascinandola di peso fuori –A dopo, ragazzi!- urlò richiudendo la porta.
L’ultima cosa che riuscì a sentire Roxie fu: -Povero Niall, come si sarà fatto ad innamorare di lei?- e un sorriso si dipinse sul suo volto.
Lo amava anche lei.


-Roxie ti prego smettila di trascinarmi da una parte all’altra. I piedi mi fanno male.- piagnucolò la bionda.
-Eccolo!- urlò Roxie dopo aver –finalmente- trovato la taglia giusta per il suo vestito rosso.
Sorrise a Jessie prima di avviarsi verso lo sgabuzzino per misurarlo.
Intanto Jessie sorrideva girando per gli scaffali, alla ricerca di qualcosa che la colpisse sul serio.
Dappertutto c’erano vestiti troppo –troppo- corti. Lei non lo voleva così.
Ne voleva uno che arrivasse alle ginocchia e che non fosse provocante.
Insomma, voleva essere se stessa a quella festa, e non una bomboniera provocante.
Si avvicinò al penultimo scaffale, prendendo fra le mani un vestitino rosso sempliciotto.
Si avviò verso lo specchio di fronte e lo poggiò sui suoi abiti per vedere come facesse.
L’abito le arrivava poco più sopra delle ginocchia, era rosso a mono spalla e aveva una leggera coroncina di rose rosse poco sotto al seno che lo rendeva a palloncino.
-Quello!- la voce di Roxie la distrasse dai suoi pensieri –Devi assolutamente provarti quello!- urlò ancora indicandole il vestito che aveva tra le mani. 


___________________________________________________________________________________________________

Aloha! Oddio, ho aggiornato dopo 9 giorni. Faccio realmente schifo, scusate. Scusate davvero!
dlsfhskjg 
*cry*

Comunque, volevo dirvi: 
Siccome mancano due capitoli + epilogo e la ff finirà, voglio che mi mettiate nelle recensioni il vostro nome di twitter e quello di efp così 
che all'epilogo possa ringraziarvi una per una ed inserire il vostro nick!
Sempre se volete!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se è di passaggio. Spero l'abbiate capito.

Nel prossimo ci sarà la rivelazione di tutto. sdkfjshgk
Ossia, saprete il perché vogliono Jessie morta.
"FINALMENTE!" direte voi. 
E avete ragione. ehehe

Comunque x2, il bimbo che ho messo nella foto con Jessie è Chris. Visto quant'è tenero? sdkjfhsg

Vi ricordo che sto scrivendo un'altra ff (non ancora pubblicata) sui vampiri dove la protagonista è vampira e il protagonista (Zayn) è normale. lol
Quanti di voi la seguiranno? çç 

Ringrazio le 230 persone che hanno tra i seguiti questa ff, le 194 preferite e le 63 ricordate.

VI AMO, CE'. 

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, ritardataria, Martina. (@IndelibleSign on twittah!)

ps: vi lascio con una gif di Jessie (amo questa gif, sappiatelo) 

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Capitolo 30
*** Tutta la verità. ***


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Tutta la verità.
cap. 30

-Quant’è?- chiese Roxie alla commessa, poggiando il suo vestito e quello di Jessie sul bancone.
La commessa le sorrise prendendo gli abiti, piegandoli e ponendoli in una busta.
-Sono 75€.- borbottò poi consegnando la busta nelle mani della bionda.
Le due pagarono per poi salutare ed uscire, contente al massimo.
-Secondo te i ragazzi sono andati a scuola?- sbottò a quel punto Roxie.
-Sì, e ci andremo anche noi. Nessuna storia.- trillò a prescindere dalla risposta.
-E va bene,- sbuffò Roxie -..però passiamo prima a casa per posare i vestiti.- concluse ricominciando a camminare frettolosamente.


-Ehi, Horan!- la voce di Harry distrasse Niall dal suo momento di ripetizione per il compito –Dove sono Liam e Zayn?- borbottò quest’ultimo abbracciando l’amico che subito richiuse il libro.
-Liam probabilmente è ad invitare Danielle al ballo di domani, mentre Zayn sarà con qualche altra ragazza.- rispose quest’ultimo con nonchalance.
-Ah, il ballo! Giusto!- trillò Harry portandosi una mano contro la fronte.
-Tu chi inviterai?- chiese il riccio sapendo già la risposta, ovviamente scontata.
-Credo che inviterò Roxie, e tu?- rispose il biondo avviandosi verso la sua classe di matemtica.
-Ovviamente Jessie.- ridacchiò.


-Signorina Anderson le sembra questa l’ora di entrare in classe?- strillò la professoressa di matematica –Ho anche annullato il compito a causa sua!- urlò ancora.
-Mi scusi, prof.- si scusò la rossa –ho avuto un problema.- si limitò a raccontarle.
La prof la ascoltò con nonchalance, facendole segno di accomodarsi.
Per sua (s)fortuna l’unico posto libero era quello accanto a Niall, così non esitò a sedersi accanto a lui.
-Ehi, Rox.- sussurrò il biondo.
Appena Roxie voltò il suo sguardo verso il biondo, i suoi occhi furono catturati dalle sue labbra leggermente socchiuse, cosa che le ricordò il loro bacio il giorno prima.
-James.- ridacchiò la rossa. Niall odiava essere chiamato per il suo secondo nome, ma se proprio voleva veder sorridere Rox doveva accettare il fatto che lei continuasse a chiamarlo così ogni volta.
-Mi chiedevo se..- il ragazzo si portò una mano nei capelli, scostandoli.
Roxie aveva passato un’intera giornata in sua compagnia e aveva capito diversi atteggiamenti di Niall:
1) Quando si porta una mano nei capelli e comincia a balbettare, è visibilmente nervoso.
2) Quando parla e non ti guarda negli occhi sta chiaramente mentendo.
3) Quando mangia.. ah, no. Lui mangia sempre e senz’alcun motivo.

-Se?- lo incitò lei.
Niall prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi.
-Vuoivenirealballoconme?- disse velocemente –Allora, cosa ne dici?- le sorrise poi riaprendo gli occhi e trovandosi davanti una faccia allibita.
-Scusa, James, però non ho capito nulla.- ridacchiò lei attenta a non farsi sentire dalla professoressa.
Niall inspirò per la seconda volta, cercando di calmare il battito del suo cuore.
-Vuoi venire al ballo con me, domani sera?- chiese socchiudendo gli occhi in attesa di una risposta negativa.
-Ecco io so che probabilmente tu mi odi perché mangio in continuazione e parlo mentre lo faccio, quindi immagino che tu ora rifiuterai e per me va bene perché ti capisco..- il discorso insensato di Niall fu interrotto da un flebile:

-Sì.- sorridente di Roxie.
-Non preoccuparti, lo sapevo che avresti rifiut.. Cosa!?- urlò Niall sconvolto, attirando l’attenzione di tre quarti della classe, compresa la professoressa.
-Qualcosa della mia spiegazione non le è chiaro, Horan?- trillò appunto quest’ultima.
-Emh, no.. tutto chiaro.- si limitò a rispondere il biondo.
-Bene, venga alla lavagna a farmi quest’esercizio, allora.- concluse la prof porgendogli il gesso. Niall si alzò dal suo posto avviandosi verso la cattedra con in sottofondo la risatina inconfondibile di Roxie.
Si girò mostrandole il dito medio e l’unica cosa che seppe fare la rossa fu continuare a ridere.


-Buongiorno ragazzi.- trillò la professoressa Scarlett, la stessa professoressa che aveva sempre la battuta pronta e se ne usciva sempre con una frase insensata o fuori posto.
-Vedo che ci sono due assenti,- iniziò lei fissando il registro –Jonson e Kog..- ma proprio quando stava per pronunciare il cognome di Jessie quest’ultima varcò la soglia della porta, respirando affannosamente.
-Kogan!- urlò la professoressa –Ti sei data al footing?- ridacchiò.
Jessie rise, amava quella prof. Ormai era chiaro.
-Bene, accomodati pure. Ci sono due banchi liberi.- constatò.
Jessie fece per avviarsi verso un banco vuoto quando notò che gli unici due banchi liberi erano uno occupato da Louis e l’altro da Harry.
Chi avrebbe dovuto scegliere?
Senza pensarci su si avviò verso il banco di Louis, sedendosi senza voltarsi verso il riccio –sicura che la stesse osservando-.
-‘Giorno, Jess.- le sussurrò Tommo prima di essere fulminato da Harry.
-Ohohoh,- intervenne la professoressa Qui la tensione di taglia con un grissino!- strillò.
Un ragazzo al primo banco, lo stesso di pochi giorni prima, la corresse:
-Veramente è il tonno che si taglia con un grissino, la tensione di taglia con un coltello.- balbettò aggiustandosi gli occhiali.
Lo sguardo della prof. si spostò dal riccio al ragazzo che aveva parlato.
-Signorino Flack, scommetto che sarebbe contento di mostrare le sue tesi alla Signora Preside, vero?- sorrise amabilmente.
L’intera classe ridacchiò mentre il ragazzo si limitò a chinare il capo e assentire con un gesto della mano.
Scarlett sorrise annuendo. –Bene! Cominciamo con la nostra lezione e mi raccomando: sussurrate quando parlate tra voi, così sarà più facile credere che qualcuno mi ascolti.- concluse prendendo un pezzo di gesso e disegnando qualcosa alla lavagna.
Flack, il ragazzo, si limitò a sospirare cercando di calmare quella parte di lui che gli stava chiedendo di urlare ‘Questo è il manicomio?!’ e scappar via.
Fortunatamente ci riuscì ma quando la prof. si voltò trovando l’unico paia di occhi ad osservarla e ascoltarla, ossia quelli di Flack, urlò:
-Signorino Flack, pensa alle farfalle, si anticipi altri compiti, salta sui banchi o faccia pipì sui muri, ma non mi ascolti. La prego!- concluse lasciando basiti metà della classe che in quel momento la ascoltava.
‘Sì, è il manicomio’ dichiarò Flack.


-Ehi, che ne dici di venire al ballo con me, domani sera?- le chiese Louis affiancandola, subito dopo essere uscito dall’aula a causa della fine dell’ora.
-Sarebbe figo.- ridacchiò la bionda stringendo al petto i suoi libri.
-Lo prendo come un sì?- chiese euforico beccandosi un sorrisetto da parte di Jess.
-Esatto, è un sì.- rispose per poi voltarsi e scontrarsi contro Harry che aveva ascoltato tutta la conversazione, dato il suo sguardo perso, arrabbiato e frustato.
-Jessie..- provò a dire lui, ma lei lo bloccò scuotendo il capo negativamente.
-A domani, Hazza.- si congedò lei, allontanandosi.
Il suo piano andava a gonfie vele. Mancava poco, no?
Domani sera tutto sarebbe finito perché la scommessa con Brando aveva termine proprio il giorno del ballo.
Tutto sarebbe andato come doveva andare.
Giustamente.



-Roxie, Roxie!- la rossa riconoscendo la voce di Niall sbuffò, ma un senso di ansia mischiato a felicità si impossessò di lei.
-James.- disse lei fermandosi aspettando che il biondo la raggiungesse.
-Che ne dici di pranzare con me oggi?- le chiese lui, leggermente nervoso.
-Ma devo tornare a casa e..- iniziò la rossa, ma una volta notato lo sguardo perso di Niall si ritirò tutte le parole –Ok, è un’ottima idea. Dove?- concluse, quindi.
Vide lo sguardo si Niall rizzarsi di fronte a lei e le sue labbra incurvarsi in un sorriso dolcissimo.
-Io avevo pensato di andare da Nando’s, ma se preferisci qualcosa di più elegante per me va benissimo.- spiegò il biondo.
Roxie arricciò le labbra.
-Preferisco Nando’s.- rispose seguendo il biondo il quale pareva eccitato sia dal fatto che avrebbe mangiato da Nando’s, sia perché avrebbe mangiato con lei.


-Allora, cosa prendi tu?- le chiese Niall una volta sedutasi al tavolino vicino ai vetri.
-Credo che prenderò solamente un panino, e tu?- rispose lei sfogliando il menù.
Il biondo scosse le spalle. –I camerieri sapranno cosa ordino.- ridacchiò.
-Stai dicendo che sono una delle tante ragazze che hai invitato qui?- trillò infastidita.
-No, in realtà le ragazze volevano andare sempre ad un ristorante costoso..- sussurrò Niall –Intendevo che lo sanno perché vengo spesso qui, è una seconda casa per me.- concluse sorridendole. Immediatamente Roxie si nascose dietro il menù, consapevole del fatto che per un attimo aveva dimostrato di essere gelosa di lui.
-Quindi sono la prima che insieme a te viene qui?- sospirò lei chiudendo il menù e posandolo alla sua destra.
-In realtà sei anche la prima a cui ho dato un bacio, qui.- rispose lui.
La ragazza avvampò –In realtà non ci siamo baciati qui, James..- sussurrò Roxie.
-Ah giusto, provvedo subito.- rispose alzandosi, andandole alla sua sinistra e baciandole le labbra.
In quel momento non sapeva come avesse fatto a perdere tutta la sua timidezza e fare un azione del genere, ma gli piaceva e da come stava rispondendo lei, le piaceva sicuramente.
-Mi scusi,- una vecchietta sull’ottantina d’anni li interruppe, facendoli sobbalzare -..sa dirmi che ore sono?- chiese.
Roxie tossicchiò, imbarazzata, mentre Niall abbassò lo sguardo verso l’orologio al suo polso.
-Le 17.00, signora.- rispose lui, risedendosi e tenendo stretta la mano di Roxie.


“Giorno seguente, stessa ora.”
-Jessie, mancano solamente due ore alla festa e tu stai ancora in pigiama a mandarti messaggini con Louis!?- urlò Roxie entrando di soppiatto nella sua camera facendo roteare gli occhi alla bionda.
-No, ma fai pure come se fossi a casa tua. Eh!- urlò quest’ultima posando il cellulare sul comodino –E comunque la frase non è: ‘mancano solo due ore’, ma ‘mancano ancora due ore.’- sbuffò Jessie beccandosi un’occhiata fulminea dalla sua amica.
-Jessie Sam Kogan!- urlò Roxie gettando sul letto il suo borsone, dove probabilmente c’era tutto il necessario per la festa.
-Ok, ok.. ho capito.- sbuffò –Andiamo a prepararci.- concluse avviandosi verso l’armadio.
Roxie si lasciò scappare un gridolino d’eccitazione, per poi avviarsi nel bagno.


-Buongiorno signora.- trillò Niall salutando Anne, la madre di Harry.
-C’è Harry?- chiese il biondo guardandosi attorno.
-Sì, è a letto. Per favore, convincilo tu ad alzarsi.- sbuffò quest’ultima prima di salutare il biondo e dirigersi in cucina.
-Harry!- urlò Niall gettandosi sul letto e levandogli le coperte, scoprendo che fosse nudo.
-Ehi, fa freddo.- brontolò il riccio ritirandosi il lenzuolo.
Niall avvampò, sbuffando.
-Tra un’ora e mezza c’è la festa, perché sei ancora nel letto?- chiese ingenuamente.
-Facile, non ho intenzione di venirci.- dichiarò Hazza, sospirando e mettendo la testa sotto al cuscino, isolandosi.
-E’ per Jessie, è perché ci andrà con Louis?- chiese ancora.
Harry alzò la testa incatenando i loro sguardi e uccidendolo con gli occhi.
-Ok, ho capito.- dichiarò il biondo. –Ti ricordi che giorno è oggi?- aggiunse.
-Il giorno del ballo, l’avevo capito.- mugugnò.
-Errato!- urlò Niall –Oggi finisce la tua missione ‘Salvare Jessie’, il che vuol dire che Brando smetterà di darti filo da torcere e potrai tornare con lei!- spiegò saltellando.
Il riccio si rizzò sul posto, fissando con lo sguardo il calendario.
Niall aveva ragione, quella sera tutto sarebbe finito e Jessie –se fosse ancora innamorata di lui- sarebbe rimasta viva.
-Ti amo, fratello.- trillò lui gettandosi addosso all’amico.
-Ehi, Harold. Ti ricordo che sono un ragazzo impegnato ora, eh.- dichiarò Niall con uno strano accento fiero.
-Tu e la Anderson?- chiese sbalordito, Niall annuì.
-Ah, sono felice per te!- urlò Harry gettandosi addosso all’amico e abbracciandolo ancora.


-Jessie, dai scendi, per favore!- sbuffò Roxie dal piano inferiore.
Erano ormai le 19.05 e le ragazze avevano già cinque minuti di ritardo, tanto che Jaxon si era avviato con la sua accompagnatrice e Niall aspettava Roxie alla festa.
-Mi sento ridicola, sembro una ciliegia!- urlò dalle scale Jessie.
-Ti giuro che se non scendi ora io vengo su e ti faccio mettere i miei tacchi da 20 cm, e lo faccio!- la ricattò.
Nemmeno qualche secondo dopo che l’esile figura di Jessie scese le scale, fasciata nell’abito rosso, con ai piedi un tacco nero e i capelli ben stirati.
-Alla faccia della ciliegia, a me sembri una bonazza!- urlò volgarmente la rossa facendola girare.
La bionda sbuffò.
-Sbrighiamoci.- si limitò a dire indossando il lungo cappotto nero.


-Jessie!- la bionda si sentì chiamare, solamente quando si voltò notò la figura di Louis venire verso di lei: indossava uno smoking nero con una cravatta a righe blu, aveva i capelli alzati e in mano una coppa di champagne.
-Ehi, Tommo.- rispose lei salutandolo.
-Sei.. bellissimamente meravigliosa.- balbettò lui fissandola da capo a piede. Lei lo ringraziò con un cenno del capo, prima che quest’ultimo la prendesse per la mano e la tirasse verso le scale.
-Devo farti vedere un posto stupendo, vedrai.- disse lui, lei sorrise seguendolo.


-Harry, vedi lì!- urlò Niall indicandogli una scritta contro una vetrina della sala da ballo.
‘Controlla l’orologio, quanti minuti mancano alla morte di Jessie? Solamente cinque, Styles. Riuscirai a trovarla per salvarla?’ Harry sapeva perfettamente che l’autore di quella scritta fosse Brando e il fatto che mancassero cinque minuti lo rendeva tremendamente nervoso.
-Hai visto Jessie!?- urlò il riccio verso una marmaglia di gente.
Tutti lo fissarono sbilenchi, accennando un no.
-Io sì.- intervennero Liam e Zayn. –E’ salita sul tetto con Louis.- rise quest’ultimo.
Harry divenne immediatamente nervoso.
Il piano di Brando si stava compiendo.
Immediatamente si mise a correre verso le scale, -4 minuti.


-‘Dio Tommo, questa vista è stupenda.- dichiarò Jessie avviandosi verso i bordi del palazzo.
Da quell’altezza di vedeva una distesa di verde immensa, e lei amava i parchi.
Fece per voltarsi ma la scena che le si presentò davanti fu davvero orribile: Louis era armato con una pistola nera, puntata verso di lei.
-C-Cosa fai con quell’arma, Tommo?- balbettò lei, impaurendosi.
-Io sono il cattivo, Jessie. Io sono alleato con Brando e voglio vederti morta.- dichiarò quest’ultimo.
Jessie si immobilizzò.
Era impossibile, perché avrebbe dovuto fargli questo?
-Perché vuoi uccidermi?- urlò lei piangendo. Lui ridacchiò con gli occhi lucidi.
-Perché tu sei innamorata di Harry e quindi Brando ha perso la scommessa, ma noi vogliamo ugualmente vederti morta e quindi ti sparerò. Semplice.- concluse lui avvicinandosi, mentre Jessie si allontanò dal bordo.
-Cosa ti ho fatto!?- urlò ancora lei, cercando di non pensare al fatto che Louis le avesse chiaramente detto di volerla morta.
-Il problema non sei tu, amore, il problema sono i tuoi.- rispose lui, asciugandosi le lacrime.
-..Non capisco..- sussurrò lei.
-Tutto cominciò il 27 settembre di due anni fa. Io, mio padre e mia madre giravamo per Hartford a piedi. Io ero emozionato, stavano per comprarmi una macchina.
Cominciai a correre verso il negozio insieme a mio padre e mia madre, ma un improvviso rumore assordò le nostre orecchie. Ci voltammo e notammo che una macchina aveva investito mia madre. Lei era morta.- 
iniziò lui, quasi isolandosi e ritornando indietro nel tempo.
-Non capisco come tutto questo possa c’entrare con me!- urlò piangendo.
Louis la sentenziò, alzando ancora una volta l’arma verso di lei:
-La macchina era guidata dai tuoi genitori, Jessie. Quell’auto non si degnò a fermarsi, anzi, continuò a correre all’impazzata. Fu all’ora che ti vidi. I tuoi avevano una tua foto dietro al cofano dell’auto e io e mio padre giurammo che fino a quando tu non fossi morta, dando ai tuoi lo stesso dolore che avevamo noi in quel momento, noi non avremmo riposato in pace.-concluse il moro.
-Brando è tuo padre?- urlò Jessie.
Era rimasta sconvolta. Questo era il motivo di ogni fuga dei suoi?
Il motivo per il quale volevano proteggerla?

Louis annuì, puntandole ancora una volta la pistola.
-Ti prego Tommo, non ucc-uccidermi.- balbettò piangendo la bionda.
Louis la fissava con dolcezza.
Lui non aveva mai odiato Jess. Odiava solamente il fatto che fosse figlia di quei due stronzi che avevano rovinato la sua famiglia e per puro orgoglio doveva rovinare la loro.
-Io ti amo, lo sai benissimo.- le sussurrò Louis. –Ma ora che finalmente posso mettere fine a tutto questo dolore, devo farlo!- continuò asciugandosi la fronte impregnata dal sudore.
-Ma noi siamo amici.. ti prego.- ormai i pianti di Jessie sembravano essere l’unico rumore.
Passarono due minuti durante i quali Louis dondolava avanti e dietro e Jessie si limitava a pregarlo di risparmiarla e piangere.
-Basta.- intervenne ad un certo punto lui –Non posso ucciderti, ti amo.- concluse fissando di nuovo la sua amata Jessie.
Lei incurvò le sue labbra in un sorriso e nell’esatto momento in cui stava per ringraziarlo una pallottola le colpì la schiena, perforandola.
L’unica cosa che riuscì a pensare prima di cadere fu: ‘Se Louis era davanti a me, perché il colpo mi è arrivato alle spalle?’, poi il buio.

______________________________________________________________________________________________________________


Aloha! Oddio, non ci credo.. FINALMENTE SAPETE TUTTA LA VERITA'. 
Yeah. çç
Manca l'ultimo capitolo e l'epilogo e poi questa ff finisce. 
MI MANCHERETE, SANTO CLACSON IN CALORE.

Che ne dite? Il motivo era troppo sciocco? 
Il fatto è che ho cambiato 4873 motivi però questo mi sembrava il più "passabile", su.
Mi dispiace per il finale e..
SPOILER: 
nel prossimo capitolo ci sarà Ethan. :') 
Ethan è uno il mio personaggio preferito, sappiatelo.

In questo capitolo ho messo tanto -tanto- Noxie (Niall e Roxie) vi è piaciuto?
Io amo quella coppia. aww.

Questo è il vestito che indossa la nostra bellissima Jessie:

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E.. vi piace il nuovo banner? :3 
Io lo amo. sdfsg

Vi ringrazio per tutte le recensioni, siete la mia clacson di vita (oggi sono fine, eheh)

Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

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Capitolo 31
*** Grazie, angelo. ***


ATTENZIONE: vi consiglio di mettervi comode perché il capitolo è più lungo rispetto a quelli che scrivo di solito. 
ps: non fermatevi alle apparenze, leggete fino alla fine. Ci vediamo sotto, cioè.. non sotto in quel senso, emh.. ok, buona lettura. 

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Grazie, angelo.
cap. 31

-Cosa hai fatto!?- urlò Louis accovacciandosi accanto al corpo inerme di Jessie che perdeva tantissimo sangue. –Cosa!?- urlò ancora verso Brando.
-Dovevo farlo, Lou. Dovevo vendicare tua madre, dimentichi?- disse avvicinandosi al figlio e rialzandolo per le spalle.
-Ma lei non ha fatto nulla di male..- singhiozzò lui.
Il corpo di Jess non sembrava dare nessun segno di vita e la cosa lo stava spaventando tantissimo.
Che fosse.. morta?
-Dobbiamo andar via, figliolo. Sta arrivando.- spiegò Brando.
Louis lo guardò torvo –Sta arrivando chi?- chiese quest’ultimo al padre.
Prima che potesse ricevere una risposta, però, scomparvero correndo verso la scala di emergenza.


Quando Harry aprì la porta del terrazzo dell’edificio perse tutta la sua vita.
Il corpo inerme ed insanguinato di Jess era disteso a pochi metri da lui, immobile.
-No!- urlò correndo mentre miliardi di lacrime gli contornavano gli occhi.
Si gettò completamente a terra, accanto al corpo della povera ragazza e continuò a piangere.
-Jess, Jess apri gli occhi. Sono io, Jessie, sono Harry!- le urlò lui cercando in qualche modo di rianimarla.
Per fortuna a soccorrerlo ci furono Liam, Zayn, Niall, Roxie, Jaxon e Kyle che appena si ritrovarono dinanzi alla scena rimasero basiti per qualche attimo.
-Jessie, oddio..- Roxie rimase ferma nello stesso punto di qualche secondo prima, mentre Niall le portava il viso nell’incavo del suo collo, cercando di proteggerla da quella scena così straziante.
Liam e Zayn si avvicinarono al corpo mentre Jaxon e Kyle non pronunciavano una sola parola.
Jaxon aveva promesso di proteggerla. L’aveva promesso.
-Harry, il suo battito è lento ma c’è ancora. Dobbiamo portarla immediatamente al pronto soccorso, sta perdendo troppo sangue!- gli urlò Liam.
Harry continuò a piangere, quasi isolato dal mondo. Fu all’ora che Zayn prese lui stesso in braccio la bionda, avviandosi verso l’auto di Liam per portarla all’ospedale il prima possibile.
Non potevano perdere un’amica.
Non se lo sarebbero mai perdonati.



-Signora mi aiuti, la prego!- Zayn e Liam reggevano Jessie mentre urlavano contro un’infermiera. Quest’ultima era intenta a compilare alcuni moduli di un paziente appena uscito.
-Fate la fila e..- quando quest’ultima alzò lo sguardo, cominciò ad urlare:
-Dr. Homerk, urgente! Stanza 347!- urlò per due tre volte mentre, grazie ai due, posava Jessie su una barella e la portava correndo verso una sala ambulatoria a qualche metro di distanza.
Quando Liam e Zayn videro entrare la barella nella sala si sedettero su due sedie, pregando tutti i santi che Jess fosse stata bene.
-Dov’è!? Dove l’hanno portata!?- urlò Harry entrando nell’ospedale e attirando l’attenzione di alcuni pazienti anziani.
-Harry calmati, la stanno visitando.- lo tranquillizzò Niall alle sue spalle.
Intanto Zayn stava accarezzando la schiena di Roxie, scossa dai leggeri singhiozzi, mentre Liam fissava la stessa porta dove da poco prima alcuni medici erano entrati.
-No, Niall. Ho fallito tutto, è come nel mio sogno! L’ho persa per sempre!- urlò Harry accasciandosi contro al muro e strusciando contro il pavimento mentre piangendo, si dannava dei suoi errori.
L’unico modo in cui riuscirono a rispondere fu piangere insieme a lui.


Quasi tutti, tranne Liam e Harry, stavano ormai riposando sulle sedie dato il tardo orario: 2.05 di mattina.
Quando Harry vide due dei medici della sala di Jessie uscire dalla stanza, si alzò e si diresse verso di loro ancora con gli occhi arrossati a causa del pianto.

-Come sta, dottore?- balbettò il riccio.
I due colleghi si fissarono tra loro, spostando poi lo sguardo sulla loro cartella clinica.
-Il proiettile le ha perforato un polmone.- dichiarò uno dei due, il più alto.
-Ma voi l’avete tolto, vero?- chiese speranzoso il riccio.
-Ovvio, però non è così facile. Il proiettile ha perforato il polmone sinistro, colpendo per un centimetro anche il cuore.- spiegò l’altro.
Ad Harry parve di morire.
-Quanto è grave, esattamente?- chiese Liam affiancandolo mentre Harry fissava il vuoto davanti a lui.
-Abbastanza. Non credo supererà la notte.- dichiarò straziando il cuore di Harry.
Quest’ultimo, per l’appunto, si accasciò al suolo isolandosi e piangendo a dirotto mentre urlava ‘per favore, fate qualcosa’ mentre con pena, i dottori lo fissavano.
-Ci dispiace. Non c’è più nulla da fare.- sospirò –Provate a parlarle, i pazienti morenti di solito ascoltano, questo potrebbe aiutarla a non soffrire durante la morte.- disse l’altro dottore prima di congedarsi ed allontanarsi, mentre un Harry sofferente continuava a tirargli la sua tunica medica invocando il suo aiuto.
-Andiamo a parlarle, su.- gli sussurrò Liam, alzandolo e mantenendolo a lui.
-Liam non può morire, io la amo!- urlò Harry e nonostante l’orario, nonostante tutto moltissimi pazienti facevano finta di non sentirlo.
Nessuno avrebbe voluto perdere l’unica persona che amava.


Quando Harry entrò nella sala di Jessie un venticello fresco gli riempì il viso, scuotendogli alcuni ricci.
Liam si avvicinò alla finestra, chiudendola e permettendo a Harry di sedersi sulla sedia accanto al lettino.
Il riccio si sedette, prendendo la mano destra della bionda e stringendola nelle sue mentre, sommessamente, piangeva.
-Ti lascio solo?- chiese Liam poggiandogli una mano sulla spalla.
Notando che il riccio era completamente assente sospirò, per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle.
-Jessie..- sussurrò Harry spostandole un riccio dalla fronte alle orecchie. –Sono le 2.05 di mattina, che ne dici di andare a fare un giro al parco? Solo io e te.- le sussurrò ancora quasi come se si aspettasse che da un momento all’altro Jess si potesse svegliare e rispondergli.
Ma ciò non accadde.
-Non mi rispondi perché sei arrabbiata con me, vero? Sei arrabbiata perché non sono arrivato in tempo e non ho evitato tutto questo?- le chiese accarezzandole la mano mentre ancora piangeva –Anch’io sarei arrabbiato.- concluse baciandole una guancia.
-Ti giuro che volevo arrivare prima, Jess, però oggi il prof mi ha fatto fare otto giri di campo camminando e quindici correndo e mi dolevano le gambe. Mi perdoni, vero?- chiese.
Persino un bimbo in quel momento avrebbe provato tenerezza e compassione per uno come Harry.
Insomma, parlare con un corpo quasi morto non era una cosa intelligente da fare.. ma evidentemente il riccio era andato. Evidentemente ci sperava ancora.
-Fai bene a non rispondermi, ti do ragione. Continua solamente ad evitarmi. Tanto so che è tutto un gioco ed un modo per farmi sentire in colpa.- ridacchiò il riccio –Vi ho scoperti, vero?- sussurrò baciandole la fronte.
L’unico suono regolare in quella stanza era il ‘bip-bip’ della macchina che segnava i battiti di Jessie.
Non seppe dopo quanti minuti esattamente ma la macchina dei battiti cambiò il suo suono da ‘bip-bip’ ad un suono molto più veloce.
Corse verso la porta, urlando:
-Infermiera, aiuto!- continuò fino a quando alcune infermiere e due dottori non entrarono nella stanza, obbligandolo ad uscire.
Fuori dalla stanza, però, Harry e tutti gli altri –svegliatosi a casa del baccano- fissavano la scena da un piccolo vetro che dava alla stanza.
Videro che due dottori presero il defibrillatore, applicandolo al petto di Jessie e dandole continue scosse.
Dopo vari tentativi i due si fermarono, chinando il capo.
Il ‘bip-bip’ si trasformò in un lungo e fastidioso ‘bip’ e un’infermiera bionda coprì il volto di Jessie con il lenzuolo che copriva il resto del corpo.
Jaxon cominciò ad urlare insieme a tutti gli altri.
Jessie Sam Kogan era appena morta, avevano perso.


Soltanto quando tutti uscirono dalla stanza Harry si avvicinò al dottore, prendendolo per il colletto:
-Cos’è successo? Cosa le avete fatto? Perché l’avete coperta se sta bene!?- urlò il riccio mentre Niall –piangendo- l’allontanava.
-Mi dispiace.- sussurrò un’infermiera –La paziente è morta.- concluse.
Morire fisicamente recava un dolore insopportabile a tutti, ma morire psicologicamente continuando ad ascoltare parole dolorose è anche peggio.
Harry lo stava vivendo.

-No, no, no, no, no. Non è possibile!- il riccio urlò portandosi le mani nei capelli –No!- urlò ancora una volta entrando nella sala di Jessie, abbassandole il lenzuolo dal volto e toccando il suo viso.
L’unica cosa che riuscì a sentire fu il doloroso freddo che la divorava.


 

In paradiso:

-Su, dai. Jessie svegliati. C’è tanto lavoro da fare!- una voce roca, però conosciuta, continuava a persistere cercando di svegliare la bionda immersa nei suoi sogni.
-Umh, dopo mamma.- mugugnò la ragazza nascondendo il suo viso sotto il cuscino.
La persona le alzò il cuscino, lanciandolo lontano, e le levò le lenzuola da dosso, lasciandola completamente invulnerabile.
-Non sono mamma, cinquecentootto.- c’era solamente una persona che la chiamava così.
Una persona che ormai non c’era più, ma allora perché sentiva la sua voce?
La ragazza aprì gli occhi voltando il suo sguardo verso la figura.
-Ethan!- urlò lei coprendosi la bocca mentre i suoi occhi si contornavano di lacrime.
-In tutto il mio splendore, babe!- ridacchiò lui.
-Ma tu non eri morto?- rise lei abbracciandolo.
Tutto era così strano. Fino a poco prima si trovava sul tetto con Louis e ora era su un letto con Ethan. Era tutto un sogno?
-Sono morto, cinquecentootto.- disse lui accarezzandole i capelli.
Jessie gli era mancata tantissimo.
-E allora perché ti vedo?- chiese sbalordita lei. Lui ridacchiò.
-Semplice,- iniziò -..perché sei morta anche tu.- concluse scuotendo le spalle con nonchalance.
-Cosa!? Sono m-morta!?- urlò lei toccando il suo corpo.
Effettivamente non era da tutti i giorni andare girando con una tunica lunga e bianca e con i capelli legati.
-Sì, per colpa di Brando. Lui ti ha sparato.- disse lui con rammarico.
-Quindi non potrò mai tornare indietro? Non potrò mai più rivedere Harry?- disse iniziando a piangere. Ethan le si avvicinò, asciugandole una lacrima.
-Un modo c’è, ed io ti aiuterò ad arrivarci.- concluse lui.
-Promesso?- chiese lei incatenando i loro sguardi.
Ethan esitò –Promesso.- concluse per poi abbracciarla di nuovo, sorridendo.


-Gentilmente Ethan,- brontolò la bionda -..potresti dirmi qual è questo modo per tornare in vita?- concluse cercando di tenere passo all’amico.
Quest’ultimo continuava a camminare lungo un corridoio immenso dove gli unici colori erano dati dalle centinaia di porte.
-Il modo pretende che tu scopra tre motivi per i quali tornare sulla terra.- disse lui, fermandosi dinanzi alla porta numero 732.
-Ah, bene. Semplice.- sorrise lei.
-Entro mezz’ora.- precisò lui ed immediatamente il suo sorriso si trasformò in una smorfia di terrore.
-Sbrighiamoci, allora.- esclamò allora, mordicchiandosi le unghie, ansiosa.
Ethan annuì, strofinando fra di loro le sue mani indicandole poi la porta.
-Spia dalla serratura.- le sussurrò lui.
-Non ci sarà mica Gesù che fa la doccia, vero?- sdrammatizzò lei.
Ethan rise, scuotendo la testa. –Lui la fa nella 688.- concluse.
Jessie fece finta di non ascoltarlo, chinandosi verso la serratura e mettendo a fuoco l’immagine davanti a lei:
-Micheal, lo stiamo facendo per lei. Non possiamo permettere che quell’uomo la uccida. Se stiamo lontano da lei lui non la troverà mai.- sussurrò Genna, la madre, al marito, accarezzandolo mentre lui cullava la loro piccola bimba subito dopo aver messo a letto Jaxon.
-Ma sono così piccoli, Gen, come faranno a cavarsela da soli?- piagnucolò lui, accarezzando i lunghi e ricci capelli della figlia.
-Ce la faranno. Jessie ha un carattere forte, e nonostante abbia solamente sei anni si prenderà cura di Jaxon che ne ha quattro, lei è forte.- spiegò lei.
Si avvicinò al marito prendendogli dalle braccia Jessie, la baciò sulla nuca e poi la riposò nella sua culla accanto al fratello.
-Ciao, miei piccoli angioletti.- sussurrarono in simbiosi i due genitori, prima di chiudere la porta e scappare via. Il più lontano possibile.



-Cos’era questo?- chiese Jessie, rialzandosi dopo aver visto la scena.
-Sono i ricordi dei tuoi genitori, esattamente il ricordo di quando sono dovuti andar via.- specificò Ethan, osservando quanto la cosa l’avesse turbata.
-E quindi? A cosa mi serve tutto questo? Una delle ragioni per cui dovrei tornare in vita sono i miei genitori?- domandò lei.
Ethan scosse il capo, negativamente.
-E’ qualcosa che va oltre a quello che hai visto, cinquecentotto.- le sussurrò lui.
Lei sembrò non capire, così si limitò ad annuire.
-Quando i tuoi genitori ti hanno lasciata sola, cosa hanno avuto?- chiese lui.
-Indifferenza?- propose. Lui negò.
-Noncuranza?- riprovò.
-E’ qualcosa di più.. più.. forte! Ecco.- trillò lui, sorridendo.
-Hanno avuto immaturità, perché ci hanno lasciati soli nonostante i pericoli.- balbettò lei, non sapendo esattamente quello che stava dicendo.
-No, Jess!- sbuffò Ethan –Cazzo, ascoltami bene!- urlò ancora.
-Non sapevo che gli angeli potessero dire parolacce- ridacchiò Jessie.
Ethan la fulminò con uno sguardo, così che lei si mettesse in silenzio ad ascoltare.
-I tuoi genitori hanno avuto il ‘puntini-puntini’ di lasciarvi soli per affrontare da soli il pericolo di una morte certa a causa di Brando.- disse Ethan. –Ora sostituisci a ‘puntini-puntini’, una parola sensata!- urlò lui gesticolando.
-..Coraggio?- sospirò lei, trovando la risposta appena data troppo banale.
-Esatto! Esatto! Sì, sì, sì!- urlò Ethan abbracciandola.
Lei rise, accompagnando l’amico nell’abbraccio e saltellando entusiasta.
-Ok, ok,- si ricompose lui –Mancano 21 minuti, mettiamoci all’opera. Devi ancora indovinare gli altri due motivi.- concluse lui prendendola per il polso e tirandola verso un’altra porta.


-Stanza numero 6969, sul serio?- Jessie si voltò verso di Ethan che sogghignava, ridendo sotto i baffi. –L’ho scelta io la porta.- ridacchiò lui.
-Chissà perché non avevo dubbi.- sbuffò lei, prima di abbassarsi e spiare anche da questa serratura:
-All’età di undici anni ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Un gruppo di tre persone gli sparò alla nuca, facendolo morire sul colpo, lasciandolo lì e prendendomi furtivamente. E’ da all’ora che sono qui.- borbottò e per un attimo Jess riuscì a vedere una lacrima fantasma cadergli dagli occhi.
-Non mi sono mai stato innamorato veramente, tutte le donne che ho avuto erano uno svago.
Non ho mai avuto una famiglia da quel giorno. Mai. Ho sempre cercato di scappar via, perché questa non è la vita che desideravo da piccolo, io volevo diventare un aviatore.- 
la lepre si ritrovò a singhiozzare silenziosamente.



-La ricordo questa scena! Qui eravamo io e te nella cantina quando Brando mi rubò!- trillò Jessie voltandosi verso Ethan. Quest’ultimo annuì.
-Ricordi cosa provavo io in quel momento?- chiese lui.
-Tristezza?- chiese lei.
-Anche. Ma ricordati che devi trovare un altro motivo per tornare sulla terra, e non credo che la tristezza possa esserlo.- ridacchiò lui.
-..La speranza?- chiese.
Ethan drizzò il capo, sorridendole. –Sì, sì, sì, sì, sì! Vai così!- urlò ancora lui abbracciandola.
-Mancano 14 minuti, veloce!- Ethan prese Jessie per la mano, cominciando a correre lungo un corridoio stretto e nero.
-Dove andiamo?- chiese lei urlando.
-Mantieniti stretta a me e non lasciare la mia mano per nessun motivo!- le urlò lui prima saltare in un buco nero e urlando data la velocità con cui esso li risucchiava.


Quando Jessie sentì il suo corpo a contatto con un pavimento freddo e liscio, aprì gli occhi capendo di trovarsi in un ospedale.
Alzò il capo fissando Ethan dinanzi a lei, mentre fissava la persona sul lettino della sala, a quel punto anche lei si alzò rimanendo basita: sul lettino del letto c’era il suo corpo –morto- e un Harry distrutto che continuava a piangere, tanto che i suoi occhi rossi erano inconfondibili.
Una morsa le divorò il petto.
-E questo?- balbettò lei. Stava iniziando a piangere.
-Ascolta.- le suggerì Ethan riferendosi ad Harry.
Quest’ultima si voltò verso di lui, ascoltando ciò che stava dicendo al suo corpo morto.
-Non ho un bel carattere lo ammetto, anzi a dirla tutta sono davvero pessimo, in tutto.- il riccio iniziò a parlare, mentre delle lacrime ancora gli solcavano il viso. -Ero talmente terrorizzato dalla sofferenza che l’amore poteva recarmi che a stento riuscito a stare vicino a qualcuno e forse c'è da dire che mi tenevo a debita distanza, molto molto lontano..- la voce di Harry si interruppe a causa di un forte singhiozzo.
Jessie provò ad avvicinarsi per accarezzarlo ma, ricordandosi di essere morta, rimase dov’era.
-Poi è arrivato Brando con quel cazzo di ricatto e io ho finito per innamorarmi di te. Ma non innamorarmi futilmente. Innamorarmi con tutto il cuore, con tutte le labbra e con ogni cellula del mio corpo.- sussurrò al corpo, continuando ad avvicinarsi.
-Prima vivevo in un luogo tutto mio, ma non dove vivono principi e principesse, io ero da solo in mezzo all'oceano, e per quando bello e rilassante pur sempre di solitudine si trattava. A morir da soli non c'è gusto, non c'è divertimento, non c'è proprio un bel niente, solo tanto rimpianto. Per questo ora rinuncio a tutto e vorrei che per una volta tutto andasse proprio come deve andare.- balbettò –Vorrei che per una volta tutto cambiasse. Svegliati e dimmi che tutto questo può cambiare, Jess. Dimmelo.- sussurrò piangendo.
Quando Ethan si avvicinò a Jessie, mettendole una mano sulla spalla, le sussurrò:
-Ora dimmi, cos’è tutto questo?- le chiese lui.
E per la prima volta dopo due motivi cercati invano, Jessie seppe rispondere solamente:
-L’amore.- ovviamente, la risposta giusta.
Aveva trovato l’esatta risposta.
Aveva vinto la sua sfida e Ethan aveva svolto la sua missione: salvare Jessie, di nuovo.

-Addio, cinquecentootto. Mi mancherai.- le disse Ethan prima di regalarle un ultimo bacio sulla fronte e scomparire lentamente come un fantasma.
-Addio, angelo.- lo salutò lei –Ti voglio bene.- gli sussurrò prima che un vortice l’avvolgesse vertiginosamente senza farle capire più nulla.
Fu proprio in quel momento che il corpo morto di Jessie spalancò gli occhi.
-Jessie..!- urlò Harry mentre le lacrime ancora gli contornavano gli occhi e la ragazza pareva rimbambita.
L’unico suono che per la seconda volta si sentiva in quella stanza era il ‘bip-bip’ costante della macchinetta dei battiti.
Jessie Sam Kogan era ancora viva.

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Ecco il penultimo 'aloha' prima della fine di questa fan fiction.
Non potete immaginare quanto sto piangendo, ma dettaglini.

Vi è piaciuto il capitolo? 
Dite la verità, non vi aspettavate che facessi morire Jess e poi la resuscitassi.
*almeno spero..*


Voi forse non l'avete ancora capito, ma per me tutto quello che fate è importantissimo.
Mi fate sentire amata, e questo non mi accade nella realtà.
Lì tutti mi odiano e mi conoscono mentre qui nessuno mi conosce però mi fate sentire amata.
E' per questo che piango ogni volta e se solo penso che questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo mi sento male.
Angoscia, ecco.

Ora non vi rompo le palle e faccio i ringraziamenti citando la maggior parte (o quasi) delle persone che hanno recensito la mia FF! (lo faccio ora perché sono sicura che
all'epilogo le note dell'autore saranno più lunghe del capitolo, sappiatelo.) lol
RINGRAZIO (in ordine di recensioni):

xharoldssmileNorah KaiteChange_Your_Life_Luana_onedssmileMiriiSupertramp,
Martuffahunger niallxHaroldtiamomary22horantayspegicornnadaiseyes,
xtheyaremysmileChanel7FlyToLondonCIAAASTEENsciaobelliyoureperfectome,
foreveradreamerOneDirection_OnlyDream__swagfingersI am watching you,
MarinaLswiftssmile_baby_tvdC_Directioner4niallsbeauty
Giuls_Directionerharrehtatoos_ohRioAsia_Jodiseeintoyoureyesstellina08haroldshope
IncurableDreams!

Ringrazio anche tutte coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti, ricordati e seguiti. GRAZIE A TUTTE!


Mi aspetto pareri personali, critiche e chi più ne ha più ne metta.
-vostra, Martina.

ps: vi lascio con una gif di Jessie, ci vediamo all'epilogo. *cry*

 

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Capitolo 32
*** Epilogo. ***


ATTENZIONE: anche se è abbastanza lungo, leggete tutte le note dell'autore?
ps: Buona lettura. 

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Epilogo.
cap. 32

-Oddio, Jess, dimmi che non sto sognando. Ti prego, fa che sia tutto vero.- Harry si portò le mani nei capelli, piangeva e rideva. Non sapeva nemmeno lui cosa gli stesse accadendo.
Insomma, se non era un sogno cos’era?
Morire e resuscitare era possibile?
-Hazza..- la flebile voce di Jess lo riportò alla realtà. Quest’ultima tossì fissandosi attorno.
Non era più davanti al letto insieme ad Ethan, ma era nel suo corpo che prima era morto e aveva una decina di fili collegati tra loro.
-Dov’è Ethan?- chiese scombussolata.
Non riusciva a collegare ancora tutti gli avvenimenti.
-Ethan?- le chiese Harry asciugandosi una lacrima di gioia.
Solo all’ora Jessie riuscì a capire tutto: Ethan aveva fatto in modo che lei risolvesse quei rompicapo e tornasse sulla terra, da sola.
-Mi ha aiutato a tornare in vita, Harry, è solo grazie a lui se sono ancora viva.- decretò lei mentre piccole lacrime di compassione le riempivano gli occhi.
Era felice ma si sentiva in colpa. Perché lei era ancora viva se Ethan era dovuto morire?
-Amore mio, amore mio.- il riccio ormai non l’ascoltava più, proprio come non ragionava più.
Avvicinò il suo viso a quello di Jessie, lasciandole un lieve bacio a stampo sulle labbra bagnate dalle lacrime salate piene di gioia, tristezza e amore.
-Amore, come stai? Dove sei stata? Com’è possibile tutto questo?- chiese Harry.
Tutto quello era disgustosamente surreale. Ma nonostante tutto si sentiva bene.
Non sapeva chi o cosa l’avesse ascoltato, ma le sue preghiere non erano andate invano.
-Una cosa per volta, riccio..- ridacchiò –Difficile da credere, ma sono stata in paradiso. Ero con Ethan, Harry, era proprio come lo ricordavo! Forse pure più carino..-rise beccandosi una spallata da Harry. Gelosia, ovviamente.
-Mi stai dicendo che ti ha aiutata lui?- chiese il ragazzo baciandole ancora le labbra.
Mai in vita su aveva desiderato altro. Mai avrebbe voluto avere qualcun altro se non lei.
-Esattamente, era proprio lui, Harry!- urlò lei cominciando a togliersi i fili dalle parti del suo corpo. –Cosa fai?- le urlò il riccio.
-Sto perfettamente, devo andare dagli altri.- gli spiegò.
-Non puoi tu.. tu eri morta e ora, ora sei viva ma..- il riccio venne bloccato.
-Sto bene, Hazza. Devo correre da mio fratello, ora più che mai ha bisogno di me.- esclamò fissandolo negli occhi.
Harry esitò per qualche secondo, per poi abbassare lo sguardo e toglierle tutti i fili per poi alzarla e portarla fuori.
La scena che le si presentò davanti non fu delle migliori.
Liam e Zayn cercavano invano di tranquillizzare Niall e Roxie che non facevano altro che piangere, Kyle era disteso su una poltrona mentre i suoi singhiozzi la bagnavano, mentre più distante, in un angolo, Jaxon piangeva stringendosi al petto le sue ginocchia.
-Ho qualcosa da fare.- sussurrò Jessie avviandosi verso il fratello.
Siccome erano rivolti tutti di spalle, nessuno aveva notato la sua presenza.
Continuò a camminare come se nulla fosse accaduto, non sentiva nemmeno un po’ di dolore. Nulla di nulla.
Quando fu abbastanza vicina notò il viso di Jaxon rigato da mille lacrime, mentre lo nascondeva tra le sue ginocchia strette saldamente al petto, scosso dai leggeri singhiozzi.
-Ehi, Jax.- Jess posò la sua mano sul capo del fratello, lasciando passare fra le sue dita i ricci castano chiaro. Inizialmente –forse perché i singhiozzi erano più forti della sua voce- Jaxon non la sentì, così lei avvicinò le sue labbra alla sua guancia.
-Fratellino, mi abbracci?- sussurrò prima di baciargli la guancia.
Un momento dopo sentì i singhiozzi di Jaxon troncarsi, la presa sulle sue ginocchia si affievolì e il suo viso si alzò lentamente, quasi impaurito che quella voce e quel tocco fossero stati solo frutto della sua immaginazione.
Quando Jaxon incatenò i suoi occhi castani a quelli verde chiaro della sorella, si sentì rinascere.
-S-Sam?- balbettò confuso.
I suoi occhi erano gonfi ed evidentemente stanchi.
-Ehi, fratell..- ma prima che riuscisse a terminare la sua frase venne scaraventata all’indietro.
Si accorse di essere intrappolata in un meraviglioso abbraccio solamente quando sentì le lacrime di Jaxon bagnarle il vestitino.
-Sam!- le urla spezzate dal pianto riecheggiarono per tutto l’ospedale, attirando l’attenzione del resto dei ragazzi.
Appena questi ultimi videro la scena rimasero basiti, in particolare Kyle.
-Jessie..- sussurrò prima di iniziare a correre verso la sua migliore amica.
La strinse tra le sue braccia mentre, insieme a Jaxon, piangeva e rideva quasi come se tutto ciò fosse surreale. E lo era, lo era davvero.
Bastarono pochissimi secondi prima che tutto il gruppetto stesse abbracciato, escluso Harry che fissava sorridendo la scena.
Aveva ritrovato il suo sorriso e, poté giurare, che l’avesse scordato fino a qualche minuto prima.
Ora non era felice, era al settimo cielo.

-Com’è possibile? Com’è successo?- chiese Zayn asciugandosi due lacrime dovute alla gioia.
Lui e Liam non avevano mai avuto un rapporto stretto con Jessie, nemmeno ci aveva mai parlato tanto, ma sapere quanto Harry era stato bene con lei lo faceva sentire bene.
Si fidava di Jessie, e le voleva bene, in un certo senso.
-Grazie ad Ethan, lui mi ha aiutato a salvarmi.- spiegò semplicemente.
Tutti sorridevano piangendo, Roxie stava persino avendo un mancamento, ma a questo ci stava pensando Niall che la sorreggeva.
-Non ci posso credere, Sam, sorellina mia!- la voce squillante di Jaxon riempì di nuovo l’ambulatorio.
Jessie si rivoltò verso di lui, stringendolo tra le sue braccia.
-Scusami se non sono riuscito a proteggerti, scusami tesoro mio.- pianse il ricciolino.
Lei ridacchiò, commossa. –Tu mi hai difesa e protetta proprio come ogni fratello avrebbe potuto fare, tu mi hai salvata in tutti i modi, Jax.- gli sussurrò lei e la presa del loro abbraccio si stringeva sempre più. Erano un tutt’uno, di nuovo.
Quando Jessie fece la sua solita battutina sugli abbracci soffocanti, Jaxon la lasciò libera ridacchiando. Tutti si voltarono verso di Harry, felici finalmente di vederlo sorridere.
Fu in quel momento che Jessie non sentì altro se non il bisogno di correre tra le braccia di Harry e perdersi dentro esse, e così fece.
Corse fino a quando il suo petto non si scontrò con quello del riccio, che la teneva così stretta nel suo petto che sembrava avesse paura che potesse andar via una seconda volta.
-Mi sei mancata tantissimo, amore mio.- le sussurrò sulle labbra, piangendo.
La bionda si alzò sulle punte, baciando finalmente il suo unico amore.
Unico ed eterno amore, questa volta per sempre.


Marzo 2013: dopo 5 mesi.

-Harry, posso sapere dove mi stai portando?- erano ormai cinque minuti che Harry trascinava Jessie –bendata- sopra la collina.
Non sapeva dove stava andando ma il riccio le aveva severamente detto ‘Non parlare, non toglierti la benda e non sprecare fiato per dire stronzate’ molto dolcemente, ovviamente.
-Jessie chiudi quella fogna o ti lascio qui dispersa.- sbuffò il riccio.
-Ti ricordo che la fogna è la bocca che baci sempre e che tra poco ti mangerà la testa!- urlò esausta lei. Harry ridacchiò, lasciandole un bacio a stampo.
-Scusami, amore.- rise ancora.
-Uomini, chi li capisce.- sospirò Jessie sbattendo contro il legno di un albero.
-Harry dovresti pensare a guidarmi, ora mi diventerà il naso rosso come un pomodoro! Sei un’idiota patentato, ma perché proprio io? Perché!?- urlò lei assorta nei suoi pensieri.
Harry continuò a ridere, quasi accasciandosi al suolo.
-Ah, ah, sì. Davvero molto divertente, ah-ah.- finse lei.
A quel punto il riccio cercò di trattenersi prendendole la mano –Puoi ridere, scommetto che hai la faccia viola perché ti stai trattenendo troppo.- nemmeno il tempo di finire la frase che Harry ricominciò a ridere, con in sottofondo gli sbuffi della sua ragazza.
-Siamo quasi arrivati.- ribadì lui.
-Quante volte l’avrai detto questa frase? Trecentosettantuno?- urlò esasperata.
-No, questa volta siamo arrivati sul serio.- ridacchiò lui, fermandosi e sciogliendole la benda.
-Tieni ancora gli occhi chiusi, ti dico io quando aprirli.- esclamò lui.
Lei annuì, sbuffando.
Harry fece cenno di tenersi pronto a qualcuno dietro l’albero alle loro spalle, poi si rivolse a Jessie:
-Ora puoi aprirli.- decretò e finalmente Jessie aprì gli occhi.
Lo spettacolo che aveva davanti a se era meraviglioso, forse meraviglioso era troppo poco.
Era pomeriggio e questo determinava il fatto che il sole stesse calando proprio in quel momento sulle montagne, visibili da quella collina.
Sotto le montagne si poteva ben vedere ogni zona di Hartford, illuminata dal sole arancione caldo. Era così ammaliata da quella visione che non riuscì a dire nulla, nemmeno un flebile aggettivo.
Harry, contento, posò il suo mento sulla spalla destra della sua ragazza. Baciandole dolcemente il collo.
-Ti piace?- chiese lui, indicando il panorama.
L’unica cosa che lei riuscì a fare fu annuire, con la bocca ancora aperta.
-E’ stupendo, sul serio. Come l’hai trovato?- chiese voltandosi e poggiando le sue mani intorno al collo del suo ragazzo.
-Diciamo che mi ha aiutato una persona che è presente in questo momento.- ridacchiò il riccio. Lei lo fissò interrogativa.

-Chris, vieni.- disse lui a quel punto.
Jessie spostò il suo sguardo da Harry alla figura di un bambino proveniente da dietro ad un albero.
Corse immediatamente ad abbracciarlo, riconoscendolo.
-Chris, tesoro, tutto bene?- chiese lei baciandogli la fronte.
Il piccolo annuì avvicinandosi ad Harry e lasciandogli qualcosa in mano che purtroppo la bionda non riuscì a decifrare.
Lei li fissò sbuffando. Cos’era tutto questo mistero?
-Vieni qui, bionda.- le disse a quel punto lui.
Lei non se lo fece ripetere che si avvicinò, mentre Chris si posizionò accanto ad Harry che aveva le mani dietro la schiena.
Quando fu abbastanza vicina Harry si chinò, abbassandosi quasi all’altezza di Chris.
Portò le mani dalla schiena al suo petto, mostrando una piccola scatoletta arancione.
Il cuore di Jessie non riuscì più a capire nulla, i battiti andavano a cento all’ora.
-Jessie Sam Kogan, amore della mia vita, vuoi diventare la mia futura moglie e la madre di questo delizioso bambino?- chiese Harry riferendosi a Chris.
Sì, Harry amava Chris e siccome sapeva che anche Jessie l’adorava, aveva deciso di adottarlo.
-Io..- Jessie cominciò a balbettare, evidentemente emozionata.
-..Sarebbe la cosa più bella che potessi mai fare.- sussurrò lei chinandosi davanti a lui, alla stessa altezza. –Sì, lo voglio, amore mio.- concluse prima di catturare con le sue labbra quelle di Harry e baciarsi follemente.
-Bleah.- intervenne Chris voltandosi di spalla. –Siete disgustosamente innamorati.- concluse e l’unica cosa che su quella collina si udiva erano le tre risate di Jess, Harry e Chris unite.
Solo quello.


Maggio 2014: dopo 14 mesi.

-Avanti, Jessie, sbrigati o farai tardi per il matrimonio.- quel giorno, l’8 maggio 2014, c’era un via vai nella casa Styles, casa comprata da Jessie ed Harry dopo che si sarebbero sposati.
Il cielo era perfettamente azzurro, nemmeno un segno di nuvola, il sole era caldo e splendeva rendendo così luminose tutte le stanze di quella casa.
-Rox, devi solamente stringermi l’abito dietro, se ce la fai.- rispose lei cercando di mantenere l’abito su, solamente con l’aiuto delle sue mani.
-Ma Jess, non ci riesco!- sbuffò Roxie agitandosi.
-Posso abbottonarlo io?- la voce di Harry, chiuso fuori alla stanza, riecheggiava per tutta la casa. –Sei ancora qui?- ridacchiò Jess.
-Harry ti giuro che se non vai via ora invece che un matrimonio diverrà un funerale, e indovina chi sarà il morto?- urlò Roxie aprendo un po’ la porta, giusto quel poco che bastava per fulminare con gli occhi il riccio.
Quest’ultimo alzò gli occhi –Ok, ok. Ho capito. Jessie, ci vediamo sull’altare.- urlò Harry sorridente. Sorriso che subito dopo spuntò anche a lei.
-Ciao amore, ti amo!- urlò di rimando.
-Fate poco i piccioncini, riservate questi momenti per la luna di miele.- sospirò Roxie.
-Chi ha parlato di miele? Ho proprio un vuoto nello stomaco..- Jaxon fece il suo ingresso nella stanza rimanendo basito alla figura di sua sorella racchiusa in un abito –non ancora legato- che la rendeva più perfetta di quanto non fosse di suo.
-Ouh, Jax. Finalmente, mi aiuteresti ad allacciarmi il vestito?- gli chiese Jessie mostrandogli la schiena.
Il fratello le si avvicino legandole a poco a poco tutti i lacci mentre lei si fissava davanti allo specchio cercando qualcosa di imperfetto.
-Sei perfetta, Sam, lo sai?- le chiese il fratello regalandole un bacio sulla guancia, subito dopo aver finito il suo lavoro.
Lei si voltò, lasciando i ricci svolazzare un po’, poi legò le sue braccia attorno al collo di Jaxon.
-Ti amo tantissimo.- gli sussurrò lei, ed era vero.
Da quando era tornata viva, Jaxon le era stato sempre accanto. L’aveva aiutata a chiarire con i loro genitori, l’aveva aiutata con le pratiche per l’adotto di Chris e con la ricerca della casa con Harry. Insomma, era stata una figura molto utile per lei ultimamente.
-Ti ricordi quando picchiasti Costance, il bambino delle medie, perché mi aveva fatto un occhio nero?- chiese Jaxon, sedendosi sul letto, Jessie lo seguì.
-Come potrei scordarlo? Lui aveva una cotta per me ed io gli ho quasi spezzato il mignolo mentre tu pensavi di divenire cieco!- ridacchiò lei trascinando anche il fratello.
-E quando la prof. ti vide?- continuò lui.
-Rammento che il viaggio dalla preside non fu molto gradevole, insomma.- esclamò facendo ridere ancora una volta il fratello.
-Sei una grande, Sam. Sul serio, ti amo tantissimo.- dichiarò lui abbracciandola e arricciandole una ciocca di capelli con l’indice.
-Sei la mia sorella preferita.- dichiarò avviandosi verso la porta, doveva raggiungere la chiesa o avrebbe tardato, siccome doveva andare a prendere Niall e Roxie –i testimoni- ed accompagnarli sino lì.
-Ma io sono la tua unica sorella.- urlò lei, siccome lui era ormai sceso.
-Dettagli, Sam. Inutili dettagli!- urlò di rimando lui, facendo ridere la sorella.
C’era un’aria di felicità che ormai regnava da tempo fra tutti loro.


-Un po’ di profumo e sono pronta.- urlò Jessie dalle scale. Giù c’era Liam che l’aspettava per accompagnarla fino in chiesa.
Jess si avviò verso lo specchio, sedendosi sulla sedia di fronte.
Siccome aveva ricevuto una grande varietà di profumi, prese un piccolo pezzo di carta su cui provarne alcuni per decidere il migliore.
Prese il primo profumo, spruzzandone un po’ sulla carta.
Quando lo portò al viso per odorarlo, quel profumo le ricordò quello di qualcuno, ma non seppe riconoscere di chi. Ne spruzzò ancora un po’, odorandolo per la seconda volta.
Non c’erano dubbi, quel profumo l’aveva già sentito da qualche parte.
Abbassò lo sguardo sul pezzo di carta, notando che delle scritte chiare comparivano su di esso, come per magia.
“Auguri, cinquecentootto.” diceva quest’ultimo.
Riconobbe immediatamente l’autore del biglietto e una serie di lacrime le contornarono il viso.
-Oddio, Ethan sei proprio tu?- chiese prima di spruzzare un altro po’ di profumo sulla carta.
Immediatamente un’altra scritta apparve.
“Chi sennò? Non potevo non farti gli auguri proprio il giorno più importante della tua vita.” diceva quest’altro. Non riuscì a trattenersi, ed una lacrima le rigò il viso, cadendole dolcemente sulle labbra rosee.
-Mi manchi tantissimo, Eth. Non sarei dovuta tornare indietro, non senza di te- dichiarò lei dispiaciuta. Come previsto, spruzzò un altro po’ di profumo.
“Le ragazze belle non piangono, lo sapevi? Smettila che oggi sei perfetta. Non vorrei rovinarti questo giorno.” lei ridacchiò, asciugandosi le lacrime che pian piano le scendevano dagli occhi.
-Ti ho detto che mi manchi e tu non mi dici niente? Devo supporre che tu mi odia, bello?- rise lei, spruzzando il profumo.
Ormai di cose soprannaturali ne erano accadute a milioni, e questa non era da meno.
“Non ti smentisci mai, cinquecentootto. Vedi che sono un angelo e sono più buono di te, gneh. Mi manchi anche tu, piccoletta.” diceva.
In quel momento Jessie avrebbe dato di tutto per sentirsi dire quelle parole proprio della sua voce, ma quello era già qualcosa. No?
-E smettila di chiamarmi cinquecentootto, sei fastidioso.- sbuffò lei.
Questa volta non spruzzò il profumo sul foglio, ma sul suo collo e intorno ai suoi polsi.
Fu in quel momento che sentì una leggera pressione dietro di lei.
Alzò gli occhi verso lo specchio di fronte a lei, giusto in tempo per vedere dietro di lei Ethan in carne ed ossa. Beh, forse non proprio in carne ed ossa, ma sembrava fosse davvero vivo.
Quando però si voltò, non lo vide, ma tornando con lo sguardo sullo specchio lui c’era.
-E’ un altro dei tuoi trucchi, angelo?- disse lei, ridacchiando.
Le labbra di Ethan sullo specchio si incurvarono in un sorriso dolce e sincero.
-Sai che ti amo tantissimo, Jess? Sembri quasi una mia sorellina.- riuscì a sentire la sua voce.
Jessie giurò di averla sentita e sembrava persino più melodiosa del solito.
-Ti voglio bene anch’io, ovviamente come un fratello.- ridacchiò lei prima di sentire una leggera stretta attorno alle sue spalle. Lui la stava abbracciando, lo poteva sentire, proprio come poté sentire un rumoroso bacio sulla sua guancia sinistra.
-Su, Liam ti sta aspettando.- dichiarò a quel punto lui.
-Mi prometti che ti farai sentire al più presto?- disse lei guardandosi attorno, senza un oggetto di riferimento da guardare se non lo specchio dove però la sua figura non albergava più.
-Alla prossima, che sarà molto presto.- disse la sua voce –Auguri.- concluse prima che un piccolo venticello sorvolasse sulla testa di Jessie.
Era andato via e mai sino a quel momento Jess si era sentita pronta per il suo matrimonio.
-Andiamo!?- la voce di Liam la risvegliò.
-Sto scendendo!- urlò di rimando lei spruzzandosi un altro po’ di profumo e scendendo le scale cautamente.


-Bene. Siamo arrivati al mio momento preferito.- il prete, un prete alquanto insolito, era finalmente arrivato al momento cruciale di un matrimonio.
Inutile dire che Harry non aveva per nulla ascoltato la messa, lui si era soffermato a guardare ogni centimetro di pelle di Jessie, che sembrava ancora più perfetta.
La cosa che lo lusingava di più era che lei era vestita così per lui.
Per sposarsi con lui e non c’era cosa che l’avrebbe reso più felice.
-Vuoi tu, Harold Edward Styles, prendere come tua legittima sposa la qui presente Jessie Sam Kogan per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?- chiese il prete rivolgendosi verso Harry.
-Sì, lo voglio.- rispose sorridendo a Jess, prendendole la mano e stringendola nella sua.
Prima che il prete potesse rivolgersi a Jessie, le porte della chiesa si spalancarono.
Il rumore di scarpe –chiaramente tacco maschile- attirò l’attenzione di tutti i presenti che si voltarono per vedere chi fosse.
Quando sia Jess che Harry si voltarono, notarono Louis Tomlinson sedersi accanto ad una signora di anziana età.
Non lo vedevano dall’accaduto sul tetto, ma non lasciarono a lui rovinare quel momento.
Infatti, il prete prese subito a continuare la sua cerimonia:
- Vuoi tu, Jessie Sam Kogan, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Harold Edward Styles per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?- chiese alla sposa.
-Sì, lo voglio.- disse facendo incontrare i suoi occhi verdi con quelli del medesimo colore del suo attuale marito.
Erano sposati.
-Per il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa!- urlò il prete.
Harry non se lo fece ripetere due volte, prese Jessie per la vita ed avvicinò il suo petto a quello di sua moglie.
-Ti amo.- le sussurrò prima di fondere le sue labbra con quelle della bionda.
Un boato di urli felici riempì l’intera parrocchia.
Quello era l’amore.
Quella era la felicità.
Quelli erano Harry e Jess e la loro vita.



Agosto 2014: dopo tre mesi.

-Jess si può sapere perché hai svegliato me e Chris, per precisare alle tre del mattino, per dirci una cosa ‘importante’?- esclamò Harry mimando tra virgolette la parola “importante”.
Jessie aveva cominciato ad urlare girando per casa, solo lei sapeva il perché, e aveva finito per svegliare sia il piccolo Chris che Harry i quali erano stati successivamente costretti ad ascoltarla.
-E’ una cosa importante.- sussurrò lei smettendo di urlare per poi sedersi tra i suoi due uomini di casa, ormai.
Harry sbuffò. –L’avevo capito.- terminò chiudendo gli occhi.
Chris, che amava proteggere Jess, diede uno scappellotto a suo padre (ormai lo chiamava così), per poi battere il cinque alla bionda.
-E’ una cosa molto, molto, molto importante.- ribadì lei.
-Anche qualche settimana fa mi hai svegliato alle due di notte e ricordi qual’era il tuo motivo importante? Mancava il mais e non potevi farti l’insalata per il giorno dopo!- urlò Harry sbuffando, Jessie fece per aprire la bocca ma venne interrotta.
-Ah, e come dimenticarsi di venerdì scorso? Mi svegliasti alle cinque del mattino perché sentivi dei rumori strani provenire dal bagno. Era una lavatrice, Jess, un’innocua lavatrice accesa!- disse Harry facendo ridacchiare Chris.
-Sono incinta.- sussurrò Jess ridacchiando a accarezzandosi la pancia, non ancora ingrossata.
-E quella volta che mi svegl.. Cosa!?- urlò lui drizzandosi sul posto e fissandole le mani, poste sul suo addome. I suoi occhi divennero lucidi.
Sarebbe diventato padre e non c’era sensazione migliore.
Nulla in quel momento lo interessava più. Né le tasse, né i soldi, né nient’altro.
Aveva tutto ciò che desiderava.
Una moglie e tra poco un figlio.

-E’ una notizia.. perfetta, stupenda, meravigliosa, bellissima, incred..- ma prima che continuasse ancora a dire complimenti, Jess serrò le sue labbra con le sue.
Passarono una decina di minuti a chiacchierare fra loro. Raccontarono a Chris cosa significava essere incinte ed aspettare quindi una creatura ed iniziarono a fantasticare sul fatto che fosse femmina o maschio.
Harry desiderava un maschietto, mentre Jessie mostrava il suo disappunto: in quella casa di maschi ce n’erano fin troppi.
-Ho un’idea!- urlò Jess attirando l’attenzione dei due.
-Se sarà femmina la chiameremo Louise.- annunciò legando il suo sguardo a quello di Harry, il quale immediatamente capì.
Dopo il matrimonio sia lei che Harry si erano fermati a parlare con Louis. Avevano scoperto che Louis era davvero innamorato di Jessie e che non le avrebbe mai fatto del male.
Lui e Brando lasciavano la città come avrebbero lasciato per sempre la loro vita, e questo era un omaggio anche a loro.
-E se sarà maschio?- chiese Harry sorridendo.
Jessie non sembrò pensarci su, segno che era ben convinta su come chiamarlo –Se sarà un maschietto il suo nome sarà Ethan.- concluse.
L’unica cosa che in quella stanza si sentiva ormai, era il silenzio.
-Troverò il coraggio di ammetterlo, Jess. Perché tu sei la mia luce, la mia energia. Ti amo.-
-Troverò il coraggio di ammetterlo, Hazza. Perché tu sei la mia ancora di salvezza, la mia vita. Ti amo.-


Il 15 Maggio del 2015 Jessie Sam Kogan e Harry Edward Styles annunciarono l’arrivo di due gemelli: Louise ed Ethan Styles.
 

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Aloha belle mie,
siccome sono trasgry comincio questa mini-lettera "forse non tanto mini" con aloha e non con ciao.
Non so realmente come esprimere ciò che sto provando adesso, è in insieme di emozioni alle quali non riesco a dare un nome. Forse tristezza, angoscia, felicità, amore.
Tristezza perché questa FF è arrivata alla fine e ben presto quasi tutte si dimenticheranno di Jessie.
Angoscia perché so che mi mancherete. So che mi mancherà Jessie, mi mancherà il piccolo Chris, Ethan, Jaxon, Kyle e tutto il resto dei personaggi.
Felicità perché per la prima volta sono riuscita a terminare una FF e, devo dire, che sono contenta perché per essere la prima storia che pubblico qui su EFP è stato un successo per me. 569 recensioni mi hanno reso la ragazza più felice del mondo. Credetemi.
Amore perché giorno dopo giorno ci ho messo l'anima e tutto ciò che avevo per continuare questa FF e il merito è anche vostro.
Perché se voi non ci fosse state, se non ci fosse stato qualcuno a dirmi "vai avanti, a noi piace" io avrei smesso già dal primo capitolo perché è vero, io non mi ritengo una brava "scrittrice", ma è anche vero che quando voi mi fate i complimenti e mi dice che questa FF è una tra le migliori che avete letto, io mi sento realizzata e bene con me stessa perché sono riuscita a trasmettervi ciò che avevo dentro.

Credo che queste 'Note dell'autore' siano le più lunghe e noiose di sempre, eh?
Non riesco più a scrivere perché le lacrime mi annebbiano la vista.
Ora esce la mia seconda me da dentro e si mette ad urlare: "MINCHIA PIANGI, COGLIONA? LORO SI SONO FINALMENTE LIBERATE DI TE!" e diamole ragione, ya!

Ora smetto di fare la depressa e vi voglio dire solamente due cosucce, questa volta brevi. LO PROMETTO!

1) Grazie mille a tutte, grazie sul serio. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
2) Vi amo, siete state importantissime e avete riempito i miei giorni. V-I   A-M-O.

Ps: mi mancherete come l'aria, quindi sappiate che ho iniziato una mini-ff e mi piacerebbe che voi passaste e mi diceste com'è! Ci terrei davvero tanto.

 

Ancora una volta, grazie e.. Alla prossima!
-vostra, Martina. (:

 

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