Because you live, i live

di Marie Claire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una missione impossibile ... o no? ***
Capitolo 2: *** Chiacchierate e padellate ***
Capitolo 3: *** incidenti e presentazioni ***
Capitolo 4: *** cosa non dovrebbe succedere in biblioteca ***
Capitolo 5: *** Arrivano ***



Capitolo 1
*** una missione impossibile ... o no? ***


un’impresa impossibile … o no?
 
 
Konradin Beilschmit si trovava ancora a scuola alle cinque del pomeriggio.
I suoi compagni appena suonata la campanella si erano scagliati verso la porta, desiderosi di uscire il prima possibile e di correre all’aperto.
E non avevano tutti i torti. Chi preferisce stare chiuso in una stanza grigia a sentire parlare della legge di Ruffini quando fuori il sole splende e l’aria è fresca e piena del profumo dei bretzel appena sfornati?
Per  davanti a tutto questo.
Tranne per Konradin. Lui l’aveva un’ottima ragione per rimanere a scuola oltre l’orario scolastico.
Il club di arte, come gli altri circoli dell’istituto, rimaneva aperto anche dopo la fine delle lezioni, e gli studenti iscritti spesso si attardavano nelle attività persino fino alle sette di sera.
Sapeva però che a quell’ora soltanto una persona poteva trovarsi ancora lì a dipingere.
Arrivato davanti alla porta, socchiusa come sempre( “perché i nuovi arrivati sono i benvenuti, aru!” Come veniva spesso ripetuto dal presidente Wang Yao), si sporse appena per guardare dentro.
Una ragazza dai corti capelli castano chiaro stava ultimando il suo dipinto, una veduta di Berlino innevata alla luce della luna.
Il ragazzo la osservò bene.
Era magra e non molto alta, oltre ad essere piatta come poche ragazze della sua età, ma questi erano dettagli insignificanti, almeno per lui.
La sua attenzione era del tutto calamitata dagli occhi color miele, brillanti e accesi dall’entusiasmo, e dalla bocca morbida, sempre atteggiata in un sorriso.
Senza accorgersene, si appoggiò alla porta, facendola cigolare.
La ragazza distolse lo sguardo dalla tela.
Il sedicenne si sentì gelare. E se lo avesse visto? Avrebbe pensato che era un maniaco, si sarebbe spaventata e magari lo avrebbe odiato a morte, oppure-
–ciao! Vuoi entrare a far parte del club di arte?
Per poco non si prese un infarto.
Era davanti a lui, sorridente e per niente sorpresa o intimorita.
“ok Konradin, ce la puoi fare, le rispondi e ti presenti, non è difficile.”
Fece un respiro profondo, alzo gli occhi, aprì la bocca e …
 
 
–… e sono scappato, non ce l’ho fatta!
Ludwig alzò gli occhi al cielo. Ormai era un quarto d’ora che si sorbiva il cugino e i suoi lamenti.
–avrà pensato che sono un idiota!
Il diciassettenne si sedette davanti all’altro e gli porse una tazza di tè caldo.
–ehm, io non sono il massimo in queste cose, ma non puoi continuare a scappare e a commiserarti!
Konradin  guardò il cugino negli occhi.
–lo so che hai ragione, non faccio che ripetermelo anch’io, ma mi blocco ogni volta!
–eppure la forza e la volontà ce l’hai, no?
Ludwig e Konradin si somigliavano moltissimo.
Chi non li conosceva avrebbe potuto scambiarli per gemelli.
Erano entrambi alti , biondi e con gli occhi azzurri.
Ludwig era più atletico e alto del cugino, e portava i capelli tirati indietro.
Konradin era smilzo e meno prestante, e una frangetta gli copriva gli occhi.
Anche nel carattere presentavano molti punti in comune, come la diligenza e il rispetto delle regole, oltre che la totale incapacità nelle faccende amorose.
SBAM!
–salve, il magnifico me è a casa!
Un ragazzo sui vent’anni albino e con gli occhi rossi si catapultò nel salotto dell’appartamento, seguiti da i suoi “compagni di avventura”(come li chiamava lui), o “complici di imprese poco chiare”(come li chiamava Ludwig).
–ehi Kon, cos’è questo muso lungo? Non dirmi che una ragazza ti ha dato buca!
Doveva essere un’amichevole presa in giro, ma il biondo riprese a auto commiserarsi sul tavolo.
–eehh?? G-guarda che scherzavo! Dai, di sicuro non hai fatto una figuraccia, perfettino come sei!
Konradin si lamentò più forte.
“Mein Gott” pensò Ludwig, “fai tacere mio fratello!”
Fortunatamente(o sfortunatamente?) una voce maschile si intromise.
–Gilbert, lascia fare a me, questioni delicate come questa sono il mio pane.
Un ragazzo dai capelli biondi mossi e languidi occhi azzurri si avvicinò al sedicenne.
–so come ti senti, l’amour è un percorso arduo e difficile, molto accidentato e pericoloso, ma alla fine si riesce sempre a raggiungere lo scopo!
–davvero?
–oui! Ma dimmi, amico mio, chi è la fanciulla che ti ha rubato il cuore?
–è … si chiama Margherita Vargas.
–Vargas? Ma allora siamo a cavallo! Antonio, tu non conosci il fratello della nostra pulzella?
Disse Francis, portando l’attenzione dei presenti su un ragazzo moro dalla carnagione ambrata e lucenti occhi verdi.
–intendi Lovino? Beh, siamo amici, ma non è che conosca anche il resto della famiglia …
–se la ragazza ha lo stesso carattere di quel simpaticone, Kon è spacciato!-dichiarò Gilbert sghignazzando.
–l’amour vince tutto! È il sentimento più forte del mondo e non viene mai schiacciato da niente e nessuno!-affermò serafico Francis.
–parla quello che esce con una ragazza diversa ogni sera!
–l’amour è imprevedibile!
–dovresti trovarti una ragazza permanente.
–lui una fidanzata?! Più probabile che il magnifico me non abbia più successo con le ragazze!
–ho ottime possibilità allora,mes amis.
–ma che dici?! Cadono tutte ai piedi della mia magnificenza!
–tranne una …
Prima che Gilbert lanciasse il suo pulcino domestico sulla faccia del francese, Antonio esclamò:
–muchachos, donde està el chico rubio?
–è uscito un attimo, vi anche salutati, ma non lo avete sentito.
–visto? Si è stufato di sentire tanti sproloqui sulla amore e robaccia del genere!
–non è robaccia l’amour!
Ludwig si alzò e si diresse in cucina.
Meglio cominciare a preparare la cena, almeno quei tre si sarebbero calmati.
 
 
 
Alla fine avevano fatto tanto chiasso che era dovuto uscire per farsi passare il mal di testa.
Konradin vagava senza meta, tra le stradine tortuose e le bancarelle di dolci e birra.
L’unico consiglio decente era stato quello del cugino.
Doveva prendere il coraggio a due mani e parlarle.
Sarebbe stato difficile, dopo la “brillante” impressione che le aveva fatto.
PAM!
Si scontrò contro qualcuno, davanti a una bancarella di quadri.
–mi scusi, ero sovrappensiero.
–figurati, non è successo niente!
Disse una voce femminile allegra.
Margherita Vargas era lì , infagottata in un cappotto bianco e con una sciarpa verde al collo.
–ah, ma tu sei il tipo di oggi! Fai il corso di letteratura con me, sei …
–Konradin Bielschmit, p-piacere.
No! Non doveva balbettare!
–piacere, io sono Margherita Vargas!
 E gli strinse la mano. Konradin sentì un brivido scorrergli dalla punta delle dita fino alla radice dei capelli.
–fa freddino adesso, eh?
–Margherita, è tardi!
Una ragazza da un ordinato caschetto biondo le faceva cenno di andare.
–mio fratello si starà preoccupando!
–arrivo Lily! Ci vediamo a scuola, Konradin!
E raggiunse l’amica, per poi sparire in una via secondaria.
–sì… a scuola…
Ritornò a casa, con sorriso stampato in faccia.
Non era sto poi così difficile.
 
 
 
Angolo Marie
Salve  a tutti! Qui Marie!
Ecco, questa è la mia prima fic su Hetalia.
Avevo questa idea in testa da un po’, cercherò di renderla al meglio.
Per chi non lo avesse capito, Konradin è Sacro Romano Impero, mentre Margherita è Chibitalia.
Io amo questa coppia, ma amo anche la GerIta, quindi li ho separati!
Spero non sia schifoso come inizio!
Al prossimo capitolo,
Marie Claire
 

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Capitolo 2
*** Chiacchierate e padellate ***


Chiacchierate e padellate
 
 
–ehi Gil, perché ce ne siamo dovuti andare?
–non avevi detto che mangiavamo a casa tua? Tuo fratello aveva già preparato la birra e la brotsuppe*!
Gilbert si limitò a incrociare le mani dietro la testa.
–non è niente, mi andava di uscire fuori.
–con questo tempo? Moriremo assiderati!
Si lamentò Antonio sfregandosi le mani. Lui era spagnolo, abituato al caldo e al sole, e detestava il freddo.
–tranquillo Antonio, siamo arrivati a destinazione!
Gil indicò un locale davanti a loro. Era una strana via di mezzo tra una birreria e una sala da tè, recante il pittoresco nome di “Pietro il Grande”.
–ah, volevi fermarti qui? Non è-
–ehi, sbaglio o non eri tu quello che stava congelando? Su, dentro faremo un doppio giro di birra!
Antonio varcò la porta, invece Gil venne preso un attimo in disparte da Francis.
–che c’è? Da quando rifiuti la birra?
–te ne sei andato perché Konradin potesse rimanere a casa con Ludwig, vero?
Lo sguardo del francese era allo stesso tempo serio e malizioso.
–lo hai visto tornare a casa con la testa tra le nuvole e lo hai lasciato solo con lui perché si sfogasse. Non sapevo fossi un tale sentimentale, amico mio.
–ma che dici? Ma và, è che Lud aveva preparato poca birra, e-
–oui, oui …-disse gongolando l’altro.
–oooh, vuoi entrare? L’umido rovina la mia magnifica persona!
Francis sorrise rassegnato.
–entriamo … ma io prendo il vino.
Si ritrovarono in una sala calda, disseminata di vari tavolini in legno, con le pareti laterali piene di liste del menù e di ritratti di zar e paesaggi della steppa, mentre quella centrale era attraversata da un lungo bancone scuro.
Non era molto affollato. Ai tavoli si trovavano una coppia di vecchietti che sorseggiavano della birra scura, un ragazzo sepolto da una montagna di libri, una donna che leggeva il giornale e un uomo di mezz’età dall’aria assonnata.
I due raggiunsero Antonio a un tavolo vicino al bancone.
–hai già ordinato?
–no, non ancora.
Dopo qualche minuto un cameriere si avvicinò a loro.
–avete deciso?
Era molto giovane, appena sedici anni, alto, con i capelli scuri lunghi fino alle spalle, e gli occhi verde bottiglia.
Indossava un grembiule nero con il nome del locale.
–Toris! Lavori qui?
–già, mi hanno appena assunto!
–non mi sembrava avessi bisogno di soldi …
–in effetti no, però … ehm …
–Toris! Hai chiesto cosa desiderano i clienti?
Un ragazzone dall’aria bonaria si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla.
Toris rabbrividì.
–ehm, no, non gliel’ho ancora chiesto.
Il sorriso dell’altro si spianò. Stranamente, l’atmosfera si fece più densa.
–ma tu sei un cameriere. E devi chiederglielo, non perderti in chiacchiere.
E strinse la presa sul ragazzo, che sussultò.
–m-mi scusi.
I tre seduti decisero di intervenire per prevenire la scomparsa precoce del giovane.
–ehi Ivan, non ti preoccupare, ce la stava chiedendo l’ordinazione!
–già, gli abbiamo domandato una cosa noi, callate!
Ivan li guardò amichevolmente uno per uno, facendoli raggelare.
–volete forse insegnarmi come trattare i dipendenti?
–m-m-ma no, que estàs diciendo?
–perché-
–fratellone, sono tornata!
Una ragazza era comparsa nel bar. Portava un cappotto blu lungo fino al ginocchio, sotto al quale si vedevano stivali neri. Aveva gli  occhi violetti e i capelli biondo cenere, come Ivan.
Questa volta toccò ad Ivan rabbrividire, mentre Toris fece un sospiro appena accennato, che attirò pericolosamente l’attenzione di Francis sul ragazzo.
“allora è per questo … ah, c’est l’amour …”
Intanto la ragazza aveva raggiunto il fratello e teneva le mani sui fianchi.
–fratellone, mi avevi promesso di venire con me in centro!
–è vero Natalia, p … p-però ora sto lavorando …
–ma lo avevi promesso!
–puoi andare con Katsusha, no?
–non è la stessa cosa!
E detto questo prese il braccio di Ivan e lo strattonò verso la porta.
–s-sorellina, i … i clienti …!
–se i clienti hanno qualcosa da protestare- le sue labbra si curvarono in un sorriso sadico-possono sempre dirlo a me!
Ovviamente nessuno fiatò.
–andiamo, fratellone!
E lo portò via. Toris li guardò allontanarsi, poi ritornò alle ordinazioni.
–cosa prendete?
–... allora, una paella per me, una bouillabaisse per Francis e dei rollmops per Gilbert.
–e tanta, tanta birra!
–vino per me!
Appena il ragazzo fu a distanza di sicurezza, Francis si rivolse agli altri due.
–aaah, ma l’avete visto?
–una migliore non poteva sceglierla, eh?
–magari una che non rischi di affettare vittime innocenti …
–ma la volete piantare, bloody hell?! Ho di meglio da fare che ascoltare i vostri discorsi da vecchie comari!
A parlare era stato il cliente al tavolo pieno di libri, un ragazzo con i capelli color paglia dal colorito pallido, in cui spiccavano due occhi verdissimi.
–significa che ti abbiamo disturbato, Artie caro? E cosa studi di bello?
Francis si sporse per vedere il titolo del voluminoso libro che il ragazzo stava leggendo.
–olalà, giurisprudenza! Andiamo sul leggero, eh?
–beh, in fondo lo sapevamo già che voleva farci causa da anni!
–“mi oppongo, vostro onore! I miei scones non hanno portato alla morte nessuno!”
–ma fatti i cavoli tuoi, french blondie!
Prima che Francis potesse ribattere, un’altra ragazza entrò dalla porta.
–Antonio, ho un favore enorme da chiederti!
–Bella! Dì pure.
–ho promesso a Liz di portarle questo materiale da disegno che mi ha chiesto-e alzò un sacchetto contenente pennelli, inchiostro e carta da disegno-ma mio fratello torna adesso e devo andarlo a prendere, potresti portarglielo tu?
–ciert-
–non ti preoccupare Bella, glielo porterà il magnifico!
La ragazza si attorcigliò una ciocca di capelli biondi, perplessa.
–tu, Gil? Non credo sia il-
–perché? Cos’ha Antonio in più di me?
–non lo so, ma di sicuro non rischia di venir preso a padellate appena mette piede sulla soglia della nostra Elizaveta.
L’albino ignorò volutamente l’intervento di Francis, e continuò.
–in quanto vicino d’appartamento, è mio dovere portarglielo!
–fossi così motivato anche durante i test …
–conta su di me!
–ok …
 
 
–che ci fai TU  qui?
–ti ho portato queste cose, rovinando la mia bellezza per le intemperie.
La ragazza prese il sacchetto e lo guardò ironica.
–ma bravo il nostro soldatino coraggioso, vuoi un premio, magari?
–un bacio non sarebbe ma-
SWISS!
Gilbert schivò per un soffio la padellata.
–ma sei matta?! Potresti fratturarmi il cranio e rendermi menomato!
–sicuramente farei più miglioramenti che danni!
–co-
Una mano si posò sulla sua bocca.
–?!
–zitto!
Una musica leggera di un pianoforte, attuttita dalle pareti, si fece più forte.
Il ragazzo guardò Elizaveta. Aveva l’aria rapita.
–ma guarda-sghignazzò dopo che la ragazza tolse la mano-il damerino abita ancora qui?
–non chiamarlo-
–non così bravo se vive ancora in un condominio per comuni mortali!
–testa d’uovo, smettila-
–gli hai mostrato i tuoi disegni? Magari li trova interessanti!
–piantala!
–giuuusto, hai una cotta per lu-
SDENG!
E questo mise fine, per il momento, alla pacata e matura conversazione tra i due.
 

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Capitolo 3
*** incidenti e presentazioni ***


Incidenti e presentazioni
 
 
 
–ti fa male?
Toris girò la testa verso il ragazzo biondo seduto di fianco a lui.
–intendi questo?-indicò un livido sotto il mento- no, per fortuna non è nulla!
Konradin sospirò e guardò gli studenti intorno a loro.
Si trovavano nel cortile del liceo, uno spiazzo d’asfalto grande una ventina di metri quadrati, con alcuni alberi a dare un po’ di colore e qualche panchina in legno, come quella dove erano seduti i due ragazzi.
L’attenzione del più giovane dei Beilschmidt si rivolse in particolare a un gruppetto poco lontano da una grossa quercia.
Margherita era lì, con di Lily, scortata come al solito dal fratello Valsh, e stava parlando con un ragazzino dai lisci capelli biondi lunghi appena sotto il mento.
–certe volte Feliks dovrebbe contenere l’entusiasmo … vi siete quasi uccisi!
–eh … ma aveva insistito tanto …
 
--------------flashback-----------
 
 
 
–Toris! Andiamo, tipo, a scuola insieme?
il suo migliore amico si trovava davanti all’uscio di casa sua.
Feliks era molto magro e mingherlino per la sua età, tanto che Toris lo superava di ben dieci centimetri buoni.
Quel giorno indossava una camicia color salmone, e , per i suoi standard, considerò l’altro, era anche meno eccentrico del solito.
–come vuoi. Aspetta, non vorrai mica andare su … quella?!
Dietro al biondo si trovava la bicicletta più leziosa che avesse mai visto.
Il sellino era ricoperto da cuoricini adesivi, come i manubri, che avevano anche delle frange bianche ai bordi.
Ciliegina sulla torta, era di un adorabile rosa confetto.
–ah, che ne pensi? Non è tipo, totalmente fantastica?-disse Feliks  guardando amorevolmente la sua creazione.
–e hai visto la tonalità del colore? Così, tipo, assolutamente perfetta!
–ehm … ssì, è … CARINA, ma, non credi sia … un po’ … insomma …
Come faceva a dirli che era fin troppo femminile per un maschio?
–dai, salta su!-fece Feliks montando sulla bici e indicando  all’amico il sellino( di che colore, indovinate un po’!)rosa.
Toris fece un rapido calcolo mentale.
Arrivando a scuola con quel trabiccolo, si sarebbero giocati la loro reputazione a vita, ne era sicuro.
Quindi, ora la cosa migliore da fare era parlarne con calma, serietà e determinazione a Feliks, e convincerlo ad andare a piedi.
–Feliks, ehm, io … penso che … non sia il caso di usare quella, capisci? Non è adatta dei ragazzi, è più … da ragazze, ecco. Quindi, che ne dici se prendessimo l’autobus?
Il biondo alzò gli occhi verdi su di lui.
–non ti ho fatto vedere ancora il campanello!- mostrandogli un pupazzo a forma di cavallo che premette.
IHHHIHIII!
–fighissimo, non trovi?
Non aveva ascoltato una sola parola di quello che aveva detto.
–sì … bello …
–daiii, siamo troppo in ritardoo!
Abbandonando ogni resistenza, era infine salito sull’ordigno rosa.
Almeno, andare in bicicletta era sicuro, no?
 
… no, non lo era per niente, aveva pensato due minuti dopo.
–F-Feliks, vai piano, così ci schianteremo!
Il polacco sembrava completamente incurante di ogni limite di velocità.
–weeeee, più veloceeee!
Ogni volta che si ritrovava davanti a uno ostacolo( macchine, semafori, carrozzine, passanti) lo superava a solo due millimetri dal tranciarlo.
il povero Toris era costretto ad aggrapparsi alla schiena dell’amico per non cadere.
–Feliks, basta, così ci faremo mal-AAAAH!
–uh? Che c-AAAAAGH!
CRASH!
Finirono contro un muro, doloranti ma per fortuna illesi.
Al contrario, della bicicletta era rimasto solo del metallo ammaccato e dei pezzi di gomma.
–NOOOO, Polskaaa, mi dispiaceeee!
Il moro lo guardò stranito. Quella cosa aveva anche un nome …?
–non ti preoccupare, ti ricostruirò, ti chiamerò Polska seconda e ti metterò anche i freni, promesso!
–i … freni …?
Toris fissò il suo migliore amico, cercando di dare un senso a quelle parole.
–ti sei … dimenticato … di mettere i freni …?
–no, non li ho messi del tutto, tanto sono inutili!
–i … i … inutili …?
–ehi, Toris, ma ce la fai? Perché continui a balbettare?
–tu …. Tu …
Crollò sull’asfalto del marciapiede.
Non aveva neanche la forza di arrabbiarsi.
 
------fine flashback-------
 
 
–alla fine però è andato tutto bene, per fortuna.
–però-
–ciao, Konradin!
Margherita lo salutò allegramente, facendolo arrossire.
–M-M-Margherita! C-ciao …
–come va? Oggi è anche più freddo di ieri!
–s-sì …
Toris decise di intervenire.
–ciao, io sono-
–Toris, giusto? Feliks parla tantissimo di te! io sono Margherita Vargas!
–allora mi conosci già …
–beh, sei anche tu nel corso di letteratura, come me e Konradin!
Come me e Konradin … che bel suono avevano quelle parole …
Il ragazzo stava cominciando a diventare rosso come un pomodoro.
–Konradin ha la febbre?
–ma no, sarà una tua impressione …
–Vargas! Stavo cercando proprio te, aru!
Wang Yao si stava sbracciando dall’altro lato del cortile.
–dovevi finire quel quadro, aru! Ricordi?
–hai ragione! Ci vediamo, Toris, Konradin!
E sparì, seguita dal presidente del club di arte.
Beilschmidt dovette attendere fino al termine delle lezioni per poterle parlare di nuovo.
–n-non hai freddo qui fuori?
–Konradin! Un po’ sì, ma adesso dovrebbe arrivare mio fratello a prendermi.
–hai un fratello?
Si ricordava che Gilbert aveva detto qualcosa in riguardo.
–veramente ne ho due! Uno, Lovino, è più grande di me di due anni, mentre l’altro, Feliciano, ha la mia stessa età!
–siete gemelli?
–sì, però lui non abita un Germania, studia all’estero.
–se non sono troppo invadente, cosa f-
–Margherita! Ti vuoi sbrigare, ho la macchina parcheggiata più avanti!
Un ragazzo dai capelli castano scuro e gli stessi occhi dorati dell’italiana si avvicinava, palesemente scocciato.
–e lui chi è?
–un mio amico, Konradin Beilschmidt!
–Beilschmidt? Non sarai mica imparentato con quello scola-birra del Magnifico Tonto!
–fratellone, non si dicono queste cose!
–è mio cugino.
Lovino lo guardò in cagnesco. Nonostante lui fosse alto un metro e  settantaquattro e Konradin un metro e ottanta, il biondo rabbrividì.
–per ora passi, ma ti avverto, fai qualcosa a mia sorella e io ti-
–fratellone, andiamo! Ciao, Konradin!
–ciao …
Questa volta Gilbert ci aveva azzeccato, rifletté mentre i due si allontanavano.
Fortuna che Margherita non aveva quel caratteraccio …

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Capitolo 4
*** cosa non dovrebbe succedere in biblioteca ***


Cosa non dovrebbe succedere in biblioteca
 
 
 
Ludwig si guardò intorno.
Ogni singolo tavolo della biblioteca era occupato.
E ora dove avrebbe studiato? Non poteva tornare a casa, con suo fratello che gozzovigliava insieme ai suoi amici …
Aspetta, vicino a una delle due grandi finestre, si trovava un posto libero.
Sollevato, si approssimò con il suo libro di scienze sotto braccio.
Quando fu abbastanza vicino, capì perché non era stato occupato.
Lì sedeva un ragazzo dai lineamenti duri, intento a leggere un voluminoso librone.
Si chiamava Berwald,e, da quanto si diceva in giro, era il terrore di metà istituto.
Ludwig ne aveva sentite parecchie su di lui. Raccontavano che fosse in grado di pietrificare con lo sguardo una persona, per poi rapirla e portarla nel suo covo segreto.
Beilschmidt non era un tipo facilmente impressionabile( con un fratello come Gilbert per casa, poi), e non dava troppo retta a quelle storie.
Per questo, fece un passo avanti e si preparò ad affrontare l’ignoto.
–scusami se ti disturbo … posso sedermi qui?
Berwald alzò gli occhi su di lui.
Le due iridi azzurre nascoste dietro al severo paio di occhiali rimasero impassibili.
–… “rego.
–grazie.
Si sedette e sprofondò anche lui nella lettura.
Anche l’altro aveva riportato gli occhi sul suo libro.
Sembrava un tipo abbastanza taciturno, riflettè,  non spaventoso.
Beh, almeno avrebbe studiato in santa pace.
–BERWAAAAALD!
Un ragazzo dai capelli biondi raccolti in punte disordinate era entrato( no, fiondato è il verbo adatto) nella sala e aveva raggiunto il loro tavolo.
–shhhhh!
Senza curarsi che tutti i presenti gli stavano augurando di morire per le più orride torture immaginabili, si appoggiò sulla sedia di Berwald.
–devi venire. ORA. SUBITO.
–… “ono  “cupato.
–ma devi venire! È una cosa incredi-AUCH!
–tu non andrai da nessuna parte.
Un altro ragazzo, sempre con i capelli chiari, ma acconciati in un caschetto ordinato, guardava il tipo turbolento con aria seccata.
–ma Lukas, è-AUCH!
Lukas gli tirò una manata sul collo.
–abbiamo un test di storia domani, ricordi?
–ma non era la settimana prossima?
–no, questa settimana!-indicò Berwald, che sollevò appena la copertina del volume, lasciando intravedere il titolo: “la Storia e i Fatti”.
–aaaaah … vabbè, non è così importante …-E-EHI, CHE FAI?!
Lukas lo prese per il colletto della camicia e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Calmi, certo, ma minacciosi.
–L-lukas, c-calma … non è da te …
–Ma. Thi. As.-non aveva pronunciato il suo nome, l’aveva ringhiato-dobbiamo. Studiare. TU devi studiare. I tuoi voti non sono tanto meravigliosi, sai?
–eeeh, per qualche quattro-
–preso per dieci volte di fila?!
–ok, ok, studierò! Peròòòò … dai, non volete sapere cosa è successo?
Il silenzio che accompagnò la sua domanda fu esauriente.
–e va bene, ve lo dico io! In città si farà un concorso di arte! E non solo di pittura, ma di qualunque tipo di arte, dai quadri alle sculture di marmo, alle porcellane decorate al legno intagliato! E noi DOBBIAMO partecipare!
–… per i tuoi soliti standard, devo dire che mi aspettavo di peggio, ma non possiamo comunque, dato che sei nei guai con la scuola e io ti devo dare una mano.
Mathias cinse con un braccio le spalle di Lukas.
–dai Lukas, saremmo imbattibili! Che ci costa partecipare?
–ti ho detto di no, e togli quel braccio, grazie.
–Berwald! Tu sei bravo con le mani, faresti dei modellini perfetti!
–… “on “redo “ia “l “aso …
–tu! Tu vuoi unirti a me, vero?!
Ludwig sussultò. Che voleva quel tizio iperattivo da lui?!
–piantala di importunare chi ti capita a tiro, Mathias!
–non lo sto importunando, gli sto chiedendo se, a differenza di QUALCUNO  qua dentro, gli andava di mollare i libri per un po’!
–mollare i libri non significa usarli come fermaporta!
–intanto in quel caso sono utilissimi, e-
–LA VOLETE SMETTERE?! Qui si fa silenzio!
La bibliotecaria si era messa in mezzo fra i due.
–le avevo già spiegato chiaramente che, se si fosse ripresentato a fare rumore, l’avrei cacciato, signorino.
–signora Gretel, ci scusi.
–già, mi scuso per avere un amico tanto fifone e pigro, che si vergogna a dimostrare che non ha nessun talento in una gara d’arte.
–Mathias, basta-
–ah, e che russa di notte, dimenticavo.
–i … io …-Lukas esplose-IO NON RUSSO DI NOTTE, PEZZO DI SCEMO CHE NON SEI ALTRO!
–ma se non mi fai dormire! Dovresti dire ai professori che è colpa tua se non prendo dei voti decenti!
–NON È VERO!
–BASTA, FUORI DA QUI, TUTTI!
Furono sbattuti tutti e quattro fuori, anche Ludwig e Berwald, che avevano spiccicato sì e no due parole in croce.
–ancora un’altra figuraccia, non potevi calmarti?
–ma se hai fatto tu!
Lukas stava per ribattere, ma decise di tenere la bocca chiusa. Con le teste dure e per di più bacate fare un discorso ragionevole non era ancora possibile, per i comuni mortali.
Decise di rivolgersi ai due innocenti.
–scusate se vi hanno cacciato a causa di questo cretino.
–ehi!
–non fa niente.
–“nte.
–in ogni modo, io sono Lukas, e lui è-
–Mathias, piacere di conoscerti!
–io sono Ludwig, Ludwig Beilschmidt, il piacere è mio.
Per Lukas. Di Mathias non sapeva che pensare.
–allooora, partecipiamo?
–a cosa?
–al concorso!
–ancora con questa storia? … e va bene, se ci tieni tanto …
–evvai! The fantastic four vinceranno di sicuro!
–non cercare di coinvolgere anche Emil.
–invece sono sicuro che tuo fratello sarà entusiasta!
Continuarono a discutere anche mentre si allontanavano, seguiti da Berwald.
Che strani incontri si facevano in biblioteca.
Forse a casa non sarebbe stato così  difficile studiare con calma …
 

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Capitolo 5
*** Arrivano ***


Arrivano!
 
 
 
–ehi Gil … sei proprio sicuro di volerti fermare ancora qui?
–oui, l’ultima volta Ivan non aveva intenzioni amichevolissime.
Il ragazzo si limitò a guardarli sprezzante.
–pfah, non avrete mica paura di un russo soltanto perché è grande e grosso, vero?!
–…
–…en verdad, nosotro-
–kesesesese! Dentro, che volete che faccia, avvelenarci la birra?
–probabilmente no. Prima ci servirà il conto, poi ci avvelenerà la birra.
Purtroppo per loro, Gilbert voleva il suo boccale mattutino, e niente e nessuno(nemmeno un russo mastodontico capace di ucciderti con un sorriso) lo avrebbe fermato.
Pertanto, entrarono.
Il locale era affollato, e il morivo lo scoprirono qualche minuto dopo.
–il principale è stato trascina-ehm, ha accompagnato sua sorella in centro, quindi ha lasciato la gestione a Eduard e me-spiegò Toris ai tre amici mentre prendeva le ordinazioni.
–e infatti adesso è pieno di gente, ma chissà come mai-sogghignò Francis.
–ma tu smetterla di spettegolare no, stupid blondie?
Arthur li guardava stizzito dal tavolo accanto, riempito come al solito per tre quarti di libri.
–e tu mai di essere tanto simpatico, eh, cherie?
–non mi chiamare in quel modo, non sono una delle sciacquette  con cui ti vedi!
–sempre meglio di una certa zittellona acida di nostra conoscenza, vero?-ridacchiò Gilbert da sopra una birra color beige.
Il colorito dell’inglese assunse una tonalità purpurea. Quanto parlò di nuovo, la sua voce era fredda e tagliente quanto la lama di un rasoio.
––questi non sono affari che ti riguardano. Se non vi spiace, ritorno ai miei “mattoni”, che digerirò più in fretta di quanto faccia tu con quella roba che ti scoli.
E si immerse nella lettura del libro più vicino. Il trio lo fissò basito e sorpreso per un po’, per poi continuare a parlare(o meglio, sparlare) del più e del meno.
Arthur li fissava irritato con la coda dell’occhio.
Che ne potevano sapere loro, di come si sentiva lui, della sofferenza che aveva provato, e provava, per una persona a lui cara che ora non lo avrebbe mai ricambiato?
Francis, d’altra parte, mentre chiacchierava con Gilbert e Antonio, aveva notato che l’inglese aveva qualcosa che lo rodeva nel profondo.
“che l’acido e apatico inglese soffra per amore? Sarebbe una novità … però, se fosse così … io non potrei dirgli proprio niente.”
Cosa poteva aver passato quel tipo, trasferitosi tre anni prima in Germania, così distante e distaccato dal mondo, persino quando fissava la gente che passava fuori dalla birreria con occhi vuoti?
All’improvviso, questi ultimi scintillarono.
Una luce strana, come di felicità, rimpianto, dolore e perdita si agitava dentro le pupille dell’inglese.
Una luce che si trasformò in allarme.
–io … devo andare-disse prendendo su tutte le sue cose e cacciandole alla rinfusa dentro uno zaino.
–il conto!-gli urlò dietro Toris.
–tenete pure il resto-lasciò una banconota sul tavolino e uscì il più velocemente possibile.
–ehi … que pasa?
Chiese Antonio piuttosto perplesso.
–non so … è fuggito come se avesse visto un fantasma.
Qualche secondo dopo, la porta secondaria si aprì fragorosamente.
–hi! Avete degli hamburger?
Un ragazzo alto e ben piazzato, nonostante i lineamenti gli dessero appena sedici anni, dai i capelli castano chiaro con uno strano ciuffo che sfidava la legge di gravità, e un paio di occhiali portati negligentemente sul naso, si fiondò dentro come un ciclone, seguito da altre due figure più basse e mingherline.
–geeez, ho una fame che non ci vedo più! Voi no?
–ve! Non ti preoccupare, voi ordinate pure, io sono a posto!
–lo stesso per me, Alfred-san …
Antonio guardò con più attenzione il secondo ragazzo che aveva parlato.
Quel ricciolo … quei capelli castani, seppur più chiari, quell’aria rilassata … gli ricordavano qualcuno …
–perdona … per caso conosci Lovino Vargas?
Il castano si girò verso di lui sorridendo amichevolmente.
–sicuro, è mio fratello maggiore!
–cosacosacosa?! Sei imparentato con quel musone?! Davvero?
Gilbert era scioccato. Come poteva quel ragazzino tanto amichevole e tranquillo avere legami di sangue con quel musone più scorbutico di uno scaricatore di porto?!
–ve, non è musone, è un po’ … difficile, il mio fratellone, ma non è cattivo!
Gilbert stava per ribattere, quando Francis lo prese sottobraccio.
–amico mio, direi che riguardo a parentele impensate, anche tu non sei immune, oui?
In effetti, pensando a quanto fosse serio Ludwig e scapestrato Gilbert …
–ehi, Felì, chi sono questi tizi?
Il ragazzone stava divorando l’agognato hamburger, guardando con curiosità il gruppetto seduto.
–oh, ehm …
–Antonio Fernandez Carriedo, Ludwig Beilschmidt, Francis Bonnefoy, piacere.
–piacere mio! Loro sono Alfred F. Jones, Kiku Honda, e io sono Feliciano Vargas, ma chiamatevi pure Felì!
Al contrario di Kiku che si limitò a salutare rispettosamente con la testa, Alfred quasi stritolò le mani dei presenti.
–io sono Alfred, ma chiamatevi pure Hero!
Stavano per partire un paio di battute che avrebbero compromesso il clima felice della mattinata, fortunatamente soppresse sul nascere da Francis, che si rivolse a Feliciano.
–bien, cosa vi porta in Germania?
–già, Lovi diceva che stavi studiando all’estero!
–noi studiamo in una scuola d’arte, e siamo qui per prendere parte a un concorso internazionale!
–ve, rappresentiamo la scuola!
–però! e che-
BIPBIPBIPBIPBIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP!
–Felì rispondi a quell’affare!
–subito! Ve! Pronto. Nonno, noi- …. Ah, capito, ok. Sì, ci vediamo lì.
–tuo nonno?
–sì, ha detto che sta venendo a prenderci! È stato bello conoscervi!
–ci vediamo!
Uscirono seguiti da un fischio di Gilbert.
–certo che Lovino ha proprio due fratelli che più diversi da lui non potrebbero essere, eh?
–a chi lo dici, però anche lui a modo suo è simpatico, vale.
–quando, a ogni morte di papa?
francis rimase in silenzio.
Quel ragazzo, Alfred …
C’entrava qualcosa con Arthur?
Di sicuro, con un temperamento del genere, ci sarebbero state diverse novità.
l’apatia dell’inglese non avrebbe retto a lungo, pensò maliziosamente …

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