give me love like never before

di ehiziosheeran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** London will bring me to love. ***
Capitolo 2: *** need help? yes, give me back my heart. ***



Capitolo 1
*** London will bring me to love. ***


Mi chiamo Deborah, ma tutti mi chiamano Deb, o Dè, o Debbie, o semplicemente Deborah. Ho diciassette anni e vivo a Sassari, in Sardegna.
C’è solo una persona in questo mondo oltre la mia migliore amica Valeria che mi fa cambiare umore in così poco tempo, Ed Sheeran.
Si lo so, è un po’ stupido definire il mio idolo una persona così importante per me, ma è così.
È pazzesco, la sua musica pu
ò cambiare la mia giornata e migliorarla, lui mi rende felice solo con la sua voce.
A giugno non sono andata a Milano per incontrarlo, è troppo lontano.
E' questo il problema,vivo in un’isola di cui lui probabilmente con conosce neanche l’esistenza.
Questo è il mio sogno, andare a un suo concerto, poterlo abbracciare, potergli dire cosa provo per lui e per la sua musica.
Anche a costo di stare nell’ultimo posto della fila più lontana dal palco.
Voglio sentire la sua voce e sapere che non proviene da un paio di cuffie, ma dall’angelo con i capelli rossi che ho davanti ai miei occhi. 



Avete presente quel tipo di giornata in cui ti svegli di malumore e potresti sbranare anche il comodino se solo ti provocasse?
Ecco, quella era una di quelle giornate.
Erano le 7 del mattino, era lunedì e dovevo andare a scuola. Motivo di tutto quello stress? COMPITO DI GEOGRAFIA!
Colazione lampo, doccia, mi misi i primi jeans e la prima maglietta trovata nell’armadio e mi catapultai a
 scuola con le note di “You Need Me, I don’t need you” che risuonavano nella mia testa.
Invidiavo decisamente le persone nelle pubblicità, tutti si alzano con calma, fanno colazione tutti insieme e salvano coccinelle spericolate che tentano il suicidio.
Io invece correvo come una ragazza problematica e con seri problemi di autocontrollo. Passiamo oltre scuola, geografia.
Guardai il compito: “Descrivi l’Inghilterra”.
–Bene, non ho studiato, suppongo che la mia vita sia finita-  dissi a Valeria.
Lei mi guardò con pietà di me mista a ironia: -Sei un caso perso Dè!-.
La buona notizia era che il giorno dopo saremmo partiti per due intere settimane a Londra.
La cattiva? Avevo preso 4...il prof mi guardò con disappunto come se fosse veramente deluso dal mio risultato.
Era fermamente convinto che per andare a Londra fosse obbligatorio conoscere tutte le catene montuose, fiumi e laghi di tutto il Regno Unito, non era una persona particolarmente normale.
Uscii da scuola e andai a casa a preparare le valigie, mi raggiunse anche Valeria.
Ma ti rendi conto che stiamo davvero partendo a Londra?- disse euforica.
–Beh diciamo che me ne sono resa conto quando l’ho scoperto- risposi io pensando di essere ironica...poi mi resi conto che forse non lo ero per niente.
Lei mi guardò confermando il mio ultimo dubbio, fece una risatina deficiente, non so se per confortarmi, per dirmi che non facevo ridere o per l’ansia.
Quella notte aveva dormito da me. Vivevo da sola, i miei genitori si erano separati e mi avevano costretto a prendere una casa tutta per me.
Da una parte mi piaceva, ma dall’altra mi sentivo sola, come se nessuno volesse stare con me.
Ecco perché mi tenevo stretta la mia migliore amica, lei mi confortava, potevo parlare di tutto con lei, era davvero la persona più speciale del mondo.

L’indomani andammo in aeroporto, l’aereo partì e arrivammo a Londra dopo circa 3 ore e mezza.
Stavo ritirando il bagaglio quando andai a sbattere contro qualcuno.
Cademmo entrambi e dopo aver realizzato che ero ancora tutta intera e che ero un totale casino gli chiesi scusa, poi alzai lo sguardo e lo guardai in faccia...

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Capitolo 2
*** need help? yes, give me back my heart. ***


Non credevo ai miei occhi, era lì davanti a me che mi guardava.
Era lì con i suoi capelli rossi, gli occhi color oceano e la pelle che ricordava vagamente una grande mozzarella con i capelli rossi.
Diamine, dopo le mozzarelle blu, ora quelle con i capelli rossi, bene.
No, non era Ron Weasley, era lui, Ed Sheeran.
Ringraziando tutti i santi dell’universo conosco l’ingl
ese, ma non parlavo, mi mancava il respiro e stavo sicuramente andando in iperventilazione.
Mi bloccai davanti a lui.
–Ehi, va tutto bene...ehm..?- mi disse dolcemente.
Io presi il respiro e riuscii a pronunciare due parole messe in croce.
-Sono Deborah, si, cioè no, cioè la caviglia!-
Mi calmai e ripresi a parlare:- Mi fa male la caviglia, non ti preoccupare, non importa. Comunque grazie.-
Accennai un sorriso in mezzo a tutta quell’ansia e cominciai a parlare alla velocità della luce:
-Tuforsenonlosaimasonolatuapiùgrandefan, cioètiamo!- 
In quel momento mi resi conto di aver detto la più grande idiozia della mia vita, lui mi guardò e si mise a ridere:
- Wow, grazie! Senti, ti porto al pronto soccorso, ok? Non voglio che tu vada via zoppicando.- Mi sorrise.
Io gli dissi di sì, e cosa fai? Rifiuti un aiuto dal tuo idolo?
Andai con lui, prendemmo un taxi, già, lui non sa guidare ma non era una delle mie più grandi preoccupazioni!
Per fortuna era solo una storta momentanea, stavo bene, apparte il mio cuore e altri svariati organi interni, quelli stavano esplodendo.
Continuavo a fissarlo, era la cosa più bella che avessi mai visto.
-Sei qui da sola?- mi chiese...NO!
Mi ero completamente dimenticata della mia classe!
Ero nei casini. Accesi il cellulare e vidi 25 chiamate perse da Vale.
La richiamai:- DEBORAH! DOVE SEI FINITA? Quell’idiota del prof non si è ancora accorto che non ci sei ma non credo ci vorrà molto prima che se ne faccia una minima idea! Insomma, DOVE DIAVOLO SEI?-
Sembrava posseduta da qualche strano demonio, ma probabilmente aveva i suoi buoni motivi:
-Vale, non ci crederai, è successo un casino, mi sono slogata una caviglia scontrandomi con Ed Sheeran in aeroporto, allora lui mi ha accompagnato al pronto soccorso, dove siete? Io arrivo subito!-
Ci fu un silenzio per circa cinque secondi, non capivo se era deceduta dall’altra parte del telefono e dovevo chiamare urgentemente l’agenzia funebre più vicina o se aveva capito che dopo quello che le avevo risposto non valeva la pena dire niente.
Poi riprese a parlare più sconvolta di prima, e più confusa, si, decisamente:
- Ehm..aspetta, hai detto che sei al pronto soccorso con Ed Sheeran? Sei sicura di stare bene Debby? Non dai l’idea di una persona che sta bene, anche se su di te quest’idea non ce l’ho mai avuta. Senti, con chiunque tu sia e ovunque tu sia vieni subito! ORA!-
Mi disse il nome dell’hotel e io lo dissi a Ed, sapeva dov’era e uscimmo dal pronto soccorso.
Prendemmo di nuovo quel benedetto taxi e arrivammo nell’hotel.
Avevamo paura che Ed fosse riconosciuto da qualche fan e che fosse travolto.
Dunque entrai solo io e vidi Valeria che mi corse incontro...si, insieme al prof.
Mi abbracciò, ma quell’abbraccio non durò molto. Quel cretino del prof ci separò.
Non sarei mai più potuta uscire senza il gruppo, mi minacciò anche di riportarmi in Italia, ma per fortuna non c’erano voli.
Uscii fuori per salutare Ed e ringraziarlo, sarei potuta svenire da un momento all’altro.
Mentre rientravo dentro, mi afferrò per un braccio, mi diede il suo numero e mi disse dolcemente:
-Ci rivedremo, giusto Deborah?-
Io mi girai:- In qualunque modo, ma ci rivedremo, presto.-
Sì, fuori sembravo totalmente calma, ma dentro morivo, di felicità è ovvio, ora il problema era un altro, come avrei potuto ingannare il prof?
Quella notte mi addormentai con le cuffie nelle orecchie, ascoltavo ‘Give Me Love’. Non sapevo se l’avrei più rivisto. 

Il giorno dopo mi svegliai presto, fin troppo presto, e credetemi, quando ho sonno spesso vengo paragonata a un Goblin, o a un qualcosa di simile.
Valeria dormiva ancora. Aprii la finestra, c’era un biglietto bloccato con un sassolino.

“Mi hai rubato il cuore, dal primo giorno che ti ho vista”.
Non sapevo di chi era, e sinceramente avevo un po' di paura.
Quella mattina andammo a London Bri
dge, avevo quel biglietto stretto in mano, ero sovrappensiero e a un certo punto sentii qualcuno che mi prese la mano.
Mi girai, era un ragazzo incappucciato, mi venne una paura terribile.
Mi prese con sé e mi portò in un sottopassaggio, non sapevo cosa fare.
Poi si tolse il cappuccio e gli occhiali. Era lui, ancora, sprizzavo felicità da tutti i pori e per istinto lo abbracciai, dopo un po’ si staccò e mi guardò dritta negli occhi: “Tu vieni con me, ok?”,
“Eeeeed! Verrei con te, ma sono con la scuola, il prof mi tiene d’occhio, se mi perde un'altra volta mi spedirà a casa.” Lui si guardò intorno e disse:” Senti, ti devo parlare, ti prego, vieni con me e lui non se ne accorgerà neanche, Fidati di me Deborah.”
Io sorrisi...lui? Lui voleva parlarmi? Il mio idolo e quel rosso che riempiva le mie inutili giornate attraverso due schifosissime cuffie mi voleva parlare?
“Ok, mi fido di te, dove andiamo?"
"No, non ora, ci vediamo stasera, ora goditi Londra. Ti chiamo e ci diamo appuntamento.”
Oddio, avevo un appuntamento con lui. Quasi svenivo.
Risalimmo sul London Bridge...DOVE ERANO TUTTI?
Bene, gli avevo persi di nuovo, e non era il destino, era della fottutissima sfiga.
Chiamai Vale:-Vale dove siete? Vi ho perso di nuovo!-,
-Dè, stiamo scendendo, corri, ORA!-
Corsi come una problematica, si, le cose non erano cambiate, non sono molto aggraziata quando corro, un orango tango che vede una banana sarebbe più elegante di me.
Li vidi! Erano seduti su un prato, ce l’avevo quasi fatta. Il prof mi stava venendo incontro, ecco.
La mia vita era FINITA. Prima che potesse dire anche solo una parola, tirai fuori una scusa:
-“ Professore, sono scivolata, non ve ne siete accorti e allora vi ho corso dietro ma non riuscivo a raggiungervi.”- YEAH. L’avevo convinto.
 Quella sera arrivai in camera, raccontai tutto a Vale, era rimasta con la bocca aperta e...beh sì, con un occhio da strabica, ce l’aveva ogni volta che era confusa, dunque quando parlava con me, sempre.
Quella sera chiamai Ed, ci dovevamo vedere, di nascosto certo, ma ci dovevamo vedere, sarei morta se non ci fossi riuscita.
Mi arrivò un messaggio:-Apri la finestra.-  La aprii e vidi un mucchio di foglie, e poi uno strano tizio dietro con i capelli color carota.
Ah sì, era lui. Scesi dalla finestra facendo attenzione a non cadere e... okay, eravamo al piano terra, non mi chiamo Superman dunque bisogna accontentarsi, ma raccontato così è figo.
Mi portò con lui, a casa sua.-Bene, ora che siamo qui devo dirti una cosa. Allora, io non so come ho fatto, ma ho perso la testa per te, si Deborah, proprio per te. Non ti rendi neanche conto quanto.”.
Io rimasi senza parole, stavo esplodendo, quelle farfalle che si erano tramutate in elicotteri, stavano diventando transformer.
Sì, io avevo i Transformer nello stomaco, e si scontravano contro il panino al formaggio che avevo mangiato a pranzo, e il panino stava vincendo.

Non sapevo cosa dire, e quel niente uscì dalla mia bocca:
-Ma,ma,ma Ed. Non mi conosci neanche.-.
-Ti conosco più di quanto credi, amore mio.-

Ok, a quell’AMORE MIO vinsero i transformer.
Non sapendo cosa dire seguii l’istinto e lo baciai. Perché? Non lo so. Lo amavo? Non ne ho idea.
Stavo per vomitare il panino? Non so neanche quello.
So solo che vedendolo in faccia dopo il bacio non sembrava particolarmente affranto, talmente tanto che mi restituii il bacio.
Ok, la domanda di prima era giunta a una risposta. LO AMAVO.
Forse stavo correndo troppo, ma avevo sognato quel momento per mesi, anni. E non potevo essere così codarda da tirarmi indietro.
Ci sdraiammo sul divano, guardammo un film, mangiammo Fajitas e ci addormentammo abbracciati e stretti sul divano....ero la persona più felice di questo mondo.
 


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Ehilà people. Allora, lo so, fa vagamente schifo, ma giuro che tra qualche capitolo diventerà più decente.
Se avete consigli, conigli, cocomeri o cose del genere lasciate una recensione. Vi starete chiedendo: 'perchè ha scritto cocomeri e conigli?'. ECCO, NON LO SO NEMMENO IO.
peace, love, e cocco bello.

-Marta.

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